XVI LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di giovedì 15 aprile 2010

ATTI DI INDIRIZZO

Risoluzione in Commissione:

La III Commissione,
premesso che:
la prossima Conferenza di riesame del Trattato di non proliferazione avrà luogo dal 3 al 28 maggio 2010 a New York;
la Conferenza di riesame del Trattato di non proliferazione rappresenta un appuntamento di cruciale rilevanza politica, che può dare un forte slancio alle politiche di non proliferazione e di disarmo globali, in coerenza con le ambizioni della nuova presidenza statunitense di compiere passi concreti verso un mondo libero da armi nucleari;
affinché l'appuntamento di New York rappresenti l'occasione di scelte impegnative per la pace e la sicurezza globali assunte in un'autorevole sede multilaterale, è necessario uno sforzo corale della comunità internazionale sui 3 pilastri del Trattato di non proliferazione (disarmo, proliferazione e uso pacifico dell'energia nucleare), con una partecipazione di delegazioni degli Stati parti del Trattato ai più alti e rappresentativi livelli istituzionali;
in occasione della Conferenza di riesame del Trattato di non proliferazione del 2005, Germania, Giappone, Olanda e Svezia hanno incluso nelle loro delegazioni ufficiali membri delle rispettive assemblee parlamentari nazionali;
il 26 febbraio 2010 il Segretario generale dell'ONU Ban Ki-moon ha indirizzato una sua lettera a tutti i Parlamenti nazionali per incoraggiare i parlamentari di ogni Paese ad aumentare le loro iniziative a sostegno della pace, della non proliferazione e del disarmo nucleare;
in particolare, nella lettera Ban Ki-moon ha richiamato il suo «Piano in cinque punti per il disarmo nucleare», presentato nell'ottobre 2008, apprezzando il sostegno ricevuto a riguardo dall'Unione interparlamentare nell'aprile 2009, la quale chiedeva con un appello ai Parlamenti del mondo di impegnare i rispettivi Governi a sostenere la proposta del Segretario generale dell'ONU;
in relazione al citato «Piano in cinque punti per il disarmo nucleare», Sergio Duarte, Alto Rappresentante delle Nazioni Unite per gli affari del disarmo, ha dichiarato che «i Parlamenti, operando concretamente come ponti tra i governi e le società civili, possono giocare un ruolo cruciale nell'attuazione di questo Piano» e che la cooperazione tra Parlamenti nazionali è già oggi forte e cresce sempre più, e potrà alla fine fare veramente la differenza nell'orientare le scelte politiche necessarie in relazione ai prossimi importanti passi da compiere in materia di disarmo»,

impegna il Governo

ad avviare i necessari contatti con la Presidenza delle Camere affinché sia valutata la possibilità di includere nella delegazione italiana per la prossima Conferenza di riesame del Trattato di non proliferazione una rappresentanza parlamentare.
(7-00312)
«Tempestini, Mogherini Rebesani, Rugghia».

...

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA
DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazione a risposta orale:

DELFINO e CAPITANIO SANTOLINI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
secondo uno studio comparativo sulla spesa sociale in otto paesi dell'Unione

europea effettuato dal portale «Famigliaonline», su dati Eurostat relativi al periodo 1998-2008, in Italia per la famiglia si spende solo il 5,7 per cento delle risorse destinate alle politiche del welfare;
la media dei principali Paesi dell'Europa si attesta a quota 10,2 per cento con punte del 13,4 per cento (Regno Unito) e del 12,04 per cento (Svezia), ma il dato italiano è ampiamente inferiore ad un Paese di recente ingresso nell'Unione europea come la Repubblica Ceca che vanta l'11,3 per cento;
lo studio evidenzia il crescente aumento del divario nel corso degli anni rendendo sempre più oneroso ed impegnativo lo sforzo economico-finanziario necessario per recuperare il gap;
nonostante le risorse per le politiche del welfare, nel periodo considerato, siano aumentate di quasi tre punti percentuali (dal 35,8 per cento al 38,5 per cento), in base ai calcoli effettuati dal portale citato, per riallineare il nostro Paese alla media europea, sarebbe necessario investire 250 euro in più pro-capite, pari ad una manovra di circa 15 miliardi;
questo squilibrio è causato dalla scelta fatta dai Governi che si sono succeduti nel tempo, di impiegare principalmente le risorse del welfare per le politiche previdenziali, che in effetti assorbono circa l'80 per cento della spesa totale, puntando sui pensionati quale rete informale per il sostegno delle famiglie in via indiretta;
i provvedimenti varati dal Governo in questi mesi in favore delle famiglie italiane, ad avviso degli interroganti, non hanno migliorato sostanzialmente la loro situazione e la riforma fiscale annunciata dal Ministro dell'economia e delle finanze risulta ancora lontana né si prevede a breve un riequilibrio della spesa sociale -:
quali iniziative concrete si intendano adottare rispetto ad una situazione che vede le famiglie italiane largamente svantaggiate in termini assoluti quanto a spesa sociale ed interventi di sostegno rispetto a quelle dei principali Paesi europei.
(3-01017)

Interrogazioni a risposta scritta:

SCILIPOTI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
il Ministro del lavoro, protempore, con decreto ministeriale 12 marzo del 2008, articolo 1, lettera b), e successivamente l'INAIL - direzione centrale prestazioni Ufficio III - con atto n. 60002 del 19 maggio 2008, avevano limitato l'ambito di operatività della norma di cui all'articolo 1, commi 20, 21 e 22, della legge n. 247 del 2007, ad alcuni reparti di 15 dei 500 siti, per i quali era intervenuto l'atto di indirizzo del Ministro del lavoro della salute e delle politiche sociali che riconosceva la loro qualificata esposizione a polveri e fibre di amianto, ai fini di conferire il beneficio contributivo ex articolo 13 comma 8, legge n. 257 del 1992, utile ai fini dell'anticipata maturazione del diritto, con il coefficiente del 50 per cento dell'intero periodo di esposizione fino all'inizio delle bonifiche e comunque non oltre il 2 ottobre 2003;
molti dei siti sia della Regione Valle d'Aosta, come di altre regioni a statuto speciale, non ultima la Sicilia, dove era presente e si usava massicciamente amianto in matrice compatta e friabile, non sono stati contemplati in atti di indirizzo del Ministero del Lavoro, in forza della loro specificità territoriale ed istituzionale;
tuttavia, il Governo nazionale è intervenuto conferendo benefici contributivi, utili per anticipare la maturazione del diritto a pensione, pari al 50 per cento del riconosciuto periodo d'esposizione all'amianto, prolungati fino all'inizio delle bonifiche, ovvero al 2 ottobre 2003, secondo

la disposizione legislativa di cui all'articolo 1, commi 20, 21 e 22, Legge n. 247 del 2007.
per le regioni a statuto speciale, all'atto di indirizzo ministeriale, si sostituiscono gli equipollenti atti regionali;
per la regione Friuli Venezia Giulia, le norme della Costituzione, e le norme dello statuto speciale, e la legge regionale n. 22 del 2001, hanno approntato il registro regionale esposti;
tuttavia, il Ministro del Lavoro, con decreto ministeriale 12 marzo 2008, articolo 1, lettera b) e successivamente l'INAIL con un elenco di 15 siti, ha tentato di restringere l'ambito di operatività della norma;
le associazioni hanno ricorso al TAR del Lazio, il quale con sentenza n. 5750 del 2009 ha annullato parzialmente, e proprio per la parte in cui discriminava i siti delle regioni a statuto speciale e gli altri in tutta Italia, oggetto di atto di indirizzo ministeriale, di accertamento dell'esposizione dei lavoratori;
gli atti del Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali e dell'INAIL, dichiarati illegittimi dalla sentenza del Tribunale amministrativo hanno precluso a migliaia di lavoratori dell'amianto, della regione Friuli Venezia Giulia ed anche della regione Valle D'Aosta, come della regione Sicilia, Sardegna e del Trentino Alto Adige, come del resto d'Italia, il meritato accesso alla pensione, dopo anni di esposizione all'amianto. Infatti questi lavoratori risultano riconosciuti esposti all'amianto fino al 1992 e, per effetto dell'articolo 1, commi 20, 21 e 22, della legge n. 247 del 2007, hanno diritto a vedere esteso il periodo di riconoscimento, utile per accedere anticipatamente alla pensione pari al 50 per cento del periodo prolungato (fino al 2 ottobre 2003, come stabilisce la legge e come l'atto amministrativo illegittimo avrebbe voluto negare e che la sentenza del Tar ha annullato parzialmente proprio nell'articolo 1, lettera b) decreto ministeriale 12 marzo 2008);
è significativa la sentenza del Tar del Lazio n. 5750 del 2009, del 23 aprile 2009, depositata in data 18 giugno 2009, che ha statuito: «il ricorso va pertanto accolto e per l'effetto va annullato nel decreto ministeriale del Ministero del lavoro e della previdenza sociale e del Ministero dell'economia e finanze in data 12 marzo 2008 ed in particolare nell'articolo 1, lettera b), l'espressione «nei reparti indicati nei predetti atti di indirizzo limitatamente ai reparti od aree produttive per i quali i medesimi atti riconoscano l'esposizione protratta fino al 1992»; e nell'atto di cui alla nota INAIL - Direzione Centrale prestazioni - Ufficio III n. 60002 del 19 maggio 2008, ed, in particolare, al quarto capoverso, l'espressione «nei reparti per i quali i predetti atti di indirizzo riconoscano l'esposizione protratta fino a tutto il 1992», il quinto capoverso e l'elenco di cui all'allegato 3, nella parte in cui non prevede l'applicazione dei benefici di cui all'articolo 13, comma 8 della legge n. 257 del 1992, nei confronti di lavoratori i cui stabilimenti siano ricompresi in altrettanti atti di indirizzo che recano date di esposizione entro il 1992, e nella parte dispositiva: «Il Tribunale Amministrativo Regionale per il Lazio - Sezione Terza bis» definitivamente pronunziando sul ricorso in epigrafe, lo accoglie e per l'effetto annulla il decreto ministeriale del Ministero del lavoro e della previdenza sociale e del Ministero dell'economia e finanze in data 12 marzo 2008, e l'atto di cui alla nota INAIL - Direzione Centrale prestazioni - Ufficio III n. 60002 del 19 maggio 2008 nelle parti e secondo le modalità in motivazione indicate»;
attualmente l'INAIL, ivi compresi gli Uffici della regione Sicilia, Valle D'Aosta, Trentino Alto Adige, Friuli Venezia Giulia e Sardegna, nonostante il chiaro disposto della sentenza del Tar del Lazio e la chiara ed univoca disposizione normativa, rifiuta, ai lavoratori aventi diritto, il rilascio del certificato di esposizione che deve essere esibito all'INPS o all'INPDAP (a seconda dell'ente previdenziale di appartenenza), per ottenere l'accoglimento della domanda di prepensionamento;

il Governo risulta altresì inadempiente nell'emanare il regolamento per rendere esecutivo il fondo vittime dell'amianto, approvato con l'articolo 1, commi 241/246, della legge n. 244 del 2007, già finanziato, ma inoperativo;
sono in costante aumento le patologie asbesto correlate, in tutta Italia, anche e soprattutto tra i lavoratori della regione Sicilia, della regione Valle D'Aosta, della regione Trentino Alto Adige, della regione Lazio e della regione Friuli Venezia-Giulia;
appare grave che diritti e copertura costituzionale non trovino adeguata copertura nelle leggi e che alcuni enti previdenziali rimangano inadempiuti;
in ultimo anche i lavoratori esposti all'amianto della regione Valle D'Aosta, come prima già i lavoratori esposti all'amianto delle provincie autonome di Trento e Bolzano, e della regione Sicilia e Sardegna, ed a maggior ragione della Regione Friuli Venezia Giulia, hanno richiesto l'accredito contributivo per accedere al prepensionamento;
l'INAIL di Aosta con comunicazione del 17 marzo 2010, diretta al difensore di oltre 100 lavoratori esposti all'amianto nella regione Valle D'Aosta, presso la Cogne Acciaierie Speciali S.r.l., con sede in Aosta (AO) alla Via Paravera n. 16, ha comunicato il rigetto delle domande, motivando che la regione Valle d'Aosta non ha «emesso in materia ... alcun atto dello stesso rango» rispetto alla Regione Friuli Venezia Giulia, per i cui lavoratori il TAR del Lazio, accogliendo il ricorso con la Sentenza 5750 del 2009, ha equiparato l'iscrizione al registro regionale agli atti di indirizzo ministeriali, in forza dello statuto speciale che la regola e della norma di cui all'articolo 117 della Costituzione;
ciò appare evidentemente discriminatorio;
il rigetto è stato oggetto di contestazione, e gli operai vittime dell'amianto si riuniranno a breve in assemblea;
analoga vicenda per i lavoratori dell'amianto della provincia autonoma di Bolzano, le cui domande non hanno trovato accoglimento per presunta assenza di atto regionale (oltre quello nazionale) sicché la legge sarebbe a loro inapplicabile;
si tratta di centinaia di lavoratori delle Acciaierie Valbruna S.p.A., con sede in Bolzano (BZ) alla Via Volta n. 4 e di altri siti lavorati della provincia autonoma di Bolzano;
analoga condizione è riservata ai lavoratori del Friuli Venezia Giulia, che hanno visto rigettare le domande, nonostante fossero iscritti nel registro regionale degli esposti, in palese violazione dello statuto, delle leggi e del disposto della Sentenza del TAR del Lazio;
i diritti previdenziali, quali diritti sociali, godono dello statuto giuridico proprio dei diritti fondamentali e trovano la loro massima espressione nell'articolo 38 della Costituzione, che è la proiezione dei diritti fondamentali di cui agli articoli 2, 3 e 32 ed hanno trovato la loro tutela anche in atti e dichiarazioni internazionali;
ad oggi non è ancora operativo il Fondo Vittime dell'Amianto per assenza del decreto attuativo -:
se i Ministri interrogati siano a conoscenza di quanto esposto;
quali iniziative si intendano intraprendere al fine di far si che l'INAIL (ente strumentale dello Stato/Ministero del Lavoro), dalla sede di Aosta a quella di Bolzano, piuttosto che da quella di Messina a quella di Trieste, ponga fine alla condotta finora tenuta foriera ad avviso dell'interrogante di ingiustificati pregiudizi per i lavoratori esposti all'amianto e lesiva dei fondamentali loro diritti anche a copertura costituzionale, in contrasto anche delle norme internazionali;
quali iniziative di competenza intendano intraprendere per sapere questo stato di cose, i cui profili appaiono anche

discriminatori ed in contrasto con le nuove norme ormai operative, del trattato di Lisbona, ormai entrate in vigore;
quali iniziative intendano assumere per sollecitare l'INAIL al rilascio del certificato di esposizione all'amianto, utile per maturare anticipatamente il diritto a pensione e per ottenere l'erogazione della relativa prestazione per i lavoratori dell'amianto delle regioni a statuto speciale, come pure di tutte le altre, per il resto d'Italia;
se si intenda emanare il regolamento necessario per rendere esecutivo il Fondo vittime dell'amianto e per offrire un minimo risarcimento alle vittime, anche quelle per cui il datore di lavoro è fallito e comunque non più operante.
(4-06807)

CAZZOLA. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
con decreto ministeriale 30 marzo 2010 in materia di «Tariffe postali agevolate per l'editoria» emanato dal Ministro dello sviluppo economico di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze, si dispone all'articolo uno che «Le tariffe agevolate per le spedizioni di prodotti editoriali di cui ai decreti ministeriali del 13 novembre 2002 e del 1o febbraio 2005, continuano ad applicarsi fino al 31 marzo 2010»;
all'articolo 2 del medesimo decreto ministeriale, si dispone che «Con successivo decreto potranno essere determinate tariffe agevolato per i residui periodi dell'anno 2010, in caso di sopravvenuto accertamento di disponibilità finanziarie nell'ambito del bilancio autonomo della Presidenza del Consiglio dei ministri»;
tali fondi ammontano a 50 milioni di euro per l'anno 2010 e sono destinati al rimborso delle agevolazioni tariffarie postali del settore dell'editoria, fermi restando gli stanziamenti previsti per le provvidenze all'editoria come determinati dalla Tabella C allegata alla legge 23 dicembre 2009, n. 191;
il decreto ministeriale diretto alla revisione delle tariffe agevolate come disposto dall'articolo 2 decreto ministeriale 30 marzo 2010, benché la norma in questione disponga «... potranno essere determinate tariffe agevolate per i residui periodi dell'anno 2010 ...» non essendo stato emanato, in tempo utile ai fini di una sua entrata in vigore con decorrenza dal 1o aprile 2010, di fatto crea una sospensione della legge dello Stato in materia di agevolazioni postali creando, quindi, una situazione di incertezza per i soggetti ammessi a tale beneficio che avrà, a meno di una proroga delle tariffe postali agevolate in vigore o di una previsione compensativa tra le tariffe postali applicate dal 1o aprile 2010 e la data di entrata in vigore delle nuove tariffe previste dall'articolo 2 del citato decreto ministeriale 30 marzo 2010, evidenti riflessi sul piano finanziario, occupazionale e sullo sviluppo di un settore come quello dell'editoria tradizionale e dell'editoria non profit, sempre più compressi dalla concorrenza dei nuovi media e di internet. Gli effetti di tale decreto ministeriale 30 marzo 2010 rischiano di compromettere, per il settore di riferimento, gli sforzi generali che il Governo sta compiendo per contrastare gli effetti della crisi economica attraverso complessi e positivi interventi a sostegno dei comparti produttivi del Paese;
la complessità della materia interessata ed il grado di articolazione del meccanismo di revisione, poi, non dovrebbero - a giudizio dell'interrogante - incidere sul diritto acquisito, o comunque in corso del periodo di agevolazione tariffaria, da parte dei soggetti ammessi a tale beneficio che ha durata annuale e che, peraltro, come si evincerebbe dall'interpretazione dell'articolo 3, comma 1, del decreto-legge 24 dicembre 2003, n. 353, convertito con la legge 27 febbraio 2004, n. 46, acquisiscono tale beneficio agevolativo in modo svincolato dalla disponibilità economica del fondo apposito che, invece, diviene un

vincolo nella corresponsione alla società poste italiane SpA della somma corrispondente all'ammontare delle riduzioni complessivamente applicate, comunque nei limiti dei fondi stanziati. Il primo periodo del comma 1 sopra citato infatti recita «Il Dipartimento per l'informazione o l'editoria della Presidenza del Consiglio dei ministri provvede al rimborso in favore della società Poste italiane S.p.a. della somma corrispondente all'ammontare delle riduzioni complessivamente applicate, nei limiti dei fondi stanziati sugli appositi capitoli del bilancio autonomo della Presidenza del Consiglio dei ministri»;
inoltre all'articolo 56, comma 4, della legge 23 luglio 2009, n. 99, è stato stabilito che, nelle more della liberalizzazione dei servizi postali e fino alla rideterminazione delle tariffe agevolate per la spedizione di prodotti editoriali di cui ai decreti del Ministro delle comunicazioni in data 13 novembre 2002, a decorrere dal 31 luglio 2009, il costo unitario cui si rapporta il rimborso in favore della società Poste italiane SpA nei limiti dei fondi stanziati sugli appositi capitoli di bilancio autonomo della Presidenza del Consiglio dei ministri, «è pari a quello rinveniente dalla convenzione in essere in analoga materia più favorevole al prenditore»;
si è avviato un tavolo tecnico presso la Presidenza del Consiglio dei ministri con Poste Italiane SpA e le associazioni di categoria (Uspi, Fieg, Aie, Fnsi, Fisc, File, Mediacoop, Anes) al quale non sono stati chiamati i rappresentanti del forum permanente del terzo settore, organismo maggiormente rappresentativo con oltre 130 associati di livello nazionale tra associazioni di volontariato, di promozione sociale e di cooperazione e imprenditoria sociale non profit che, con l'entrata in vigore del decreto ministeriale 30 marzo 2010 vedrebbero posta a rischio, con conseguente compressione dell'indotto tipografico e redazionale, le loro attività di stampa e continua attività di comunicazione per il raggiungimento delle loro finalità a carattere sociale e di assistenza ai più bisognosi;
il Governo nella seduta della Camera del 15 aprile 2010 ha risposto ad una interpellanza urgente su analogo tema -:
se non ritengano gli interrogati, ognuno nell'ambito delle proprie competenze od in caso contrario perché, nelle more di quanto previsto all'articolo 10-sexies, comma 4 del decreto-legge 30 dicembre 2009, n. 194, convertito, con modificazioni, dalla legge 26 febbraio 2010, n. 25, recante «Proroga di termini previsti da disposizioni legislative», ed in considerazione di quanto stabilito all'articolo 56, comma 4, della legge 23 luglio 2009, n. 99, di dover valutare una proroga dell'efficacia nel tempo delle tariffe stabilite dagli anzidetti decreti ministeriali 13 novembre 2002, che dovranno continuare a ricevere applicazione fino all'adozione delle nuove tariffe, eventualmente disposte con il decreto di cui all'articolo 2 del decreto ministeriale 30 marzo 2010;
quali siano stati, rispetto alla risposta del Governo del 15 aprile 2010 data alla Camera, gli ulteriori fatti e i conseguenti provvedimenti assunti successivamente dal Governo al fine di adottare altre misure complessivamente idonee ad affrontare i problemi del settore.
(4-06816)

CASSINELLI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
l'interrogante presentava, in data 3 febbraio 2010, l'interrogazione a risposta scritta n. 4-05980 al Ministro dell'interno per sapere come il Governo intendesse procedere per la copertura dei posti di vice prefetto aggiunto vacanti e se non ritenesse opportuno autorizzare l'assunzione dei 15 candidati risultati idonei al concorso pubblico, indetto con decreto ministeriale del 14 maggio 2007, di 35 posti per l'accesso alla qualifica iniziale della carriera prefettizia;
in data 1o aprile 2110, il Ministro dell'interno, tramite il Sottosegretario di

Stato senatore Nitto Francesco Palma, rispondeva di avere richiesto, con, lettera del 27 febbraio 2009 indirizzata alla Presidenza del Consiglio dei ministri - Dipartimento della funzione pubblica e al Ministero dell'economia e delle finanze, l'autorizzazione all'assunzione dei 15 candidati risultati idonei, oltre a quella prevista dei 35 vincitori di concorso;
il Ministro dell'interno aggiungeva ancora che «detta richiesta non è stata accolta, in quanto, con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri datato 22 aprile 2009, è stata autorizzata esclusivamente l'assunzione dei vincitori»;
come già evidenziato dall'interrogante nella già citata interrogazione a risposta scritta n. 4-05980, al 1o gennaio 2010, a fronte di 912 posti di vice prefetto aggiunto, ne risultavano coperti solo 550, nonostante la riduzione degli assetti organizzativi operata in forza di quanto previsto dal decreto-legge n. 112 del 2008, convertito dalla legge n. 133 del 2008 -:
se, anche alla luce delle pesanti carenze di ruolo, il Governo non, ritenga opportuno emanare apposito provvedimento, affinché venga autorizzata l'assunzione dei 15 candidati risultati idonei al concorso pubblico indetto con decreto ministeriale del 14 maggio 2007.
(4-06820)

...

AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interpellanza:

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, il Ministro dell'economia e delle finanze, per sapere - premesso che:
nell'ambito dell'attuazione del piano energetico nazionale, la società Terna Spa sta realizzando un nuovo elettrodotto per permettere la ristrutturazione e il potenziamento della rete di distribuzione elettrica tra l'isola d'Elba e la terraferma;
il progetto recentemente ridimensionato rispetto al tracciato originale, prevede la realizzazione di una nuova linea di 15,3 chilometri da San Giuseppe Portoferraio con due tratti interrati ed uno intermedio di circa 7 chilometri su linea aeri sostenuta da tralicci;
la linea aerea prevista per il nuovo elettrodotto insiste all'interno di un importante corridoio faunistico tra due zone di protezione speciale (Zps Monte Capanne-Promontorio dell'Enfola ed Elba Orientale) e rappresenta il collegamento tra le ultime due zone umide dell'isola;
l'intero arcipelago toscano costituisce, proprio per l'importanza dell'avifauna migratoria, stanziale e nidificante, una Important Bird Area europea (Iba), compresa in Rete Natura 2000;
sulla vicenda è forte la contrarietà delle amministrazioni locali interessate e della quasi totalità della cittadinanza che riunitisi in comitati denunciano perplessità in relazione alla realizzazione del progetto per come previsto, in quanto minaccerebbe gravemente l'impatto ambientale della zona con possibili ricadute negative anche dal punto di vista del turismo, considerando che l'isola d'Elba è fra le mete più ambite dal turismo nazionale e straniero;
la protesta civile si pone l'obiettivo di sensibilizzare tutti gli attori coinvolti nella vicenda nel tentativo di provvedere all'interramento anche dell'ultimo tratto aereo dell'elettrodotto in questione;
la società Terna recentemente ha diffuso alcuni dati sulla crescita del proprio utile con una crescita nel 2009 del +135,4 per cento rispetto al 2008 e un netto di plusvalenza di oltre 400 milioni, continuando a rilanciare fortemente l'impegno sullo sviluppo della rete elettrica italiana per ridurre i costi di sistema in sicurezza e nel rispetto dell'ambiente -:
se non ritengano opportuno intervenire, assumendo ogni possibile iniziativa in loro potere nei confronti di Terna Spa, per promuovere un progetto di totale interramento

dell'elettrodotto nel tratto che si sviluppa sull'isola d'Elba al fine di preservare le bellezze naturalistiche e paesaggistiche del territorio interessato.
(2-00675)
«Libè, Bosi, Poli».

Interrogazione a risposta in Commissione:

GIBIINO. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
in data 30 luglio 2008, presso il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, viene siglato l'«Accordo per la tutela delle acque e la gestione integrata delle risorse idriche stipulato in data 21 marzo 2005 - Accordo integrativo per la tutela dell'area marina protetta Isole Ciclopi» fra il Ministero stesso, regione siciliana - agenzia regionale per i rifiuti e le acque, autorità di ambito territoriale ottimale n. 2 - Catania Acque, comune di Acicastello, comune di Acicatena, comune di Acireale, comune di Catania;
in data 5 agosto 2008, presso l'agenzia regionale per i rifiuti e le acque, viene siglato il «Protocollo di intesa per il superamento delle problematiche relative all'inquinamento causato dallo sversamento di acque reflue non trattate nell'area marina protetta Isole dei Ciclopi» fra agenzia regionale per i rifiuti e le acque, autorità di ambito territoriale ottimale n. 2 - Catania Acque, comune di Acicastello, comune di Acicatena, comune di Acireale, comune di Catania, Servizi idrici etnei S.p.A. Il protocollo di fatto supera e precisa quanto stabilito con il precedente accordo del mese di luglio 2008, (trasmesso al Ministero dell'Ambiente dall'Agenzia regionale per i rifiuti e le acque con nota prot. 36371 del 29 settembre 2008);
i due documenti di intesa vengono predisposti sulla base delle risultanze del progetto definitivo redatto dall'autorità d'ambito territoriale ottimale in data 27 marzo 2007 (esitati positivamente con prescrizioni dalla segreteria tecnica ministeriale - ex articolo 1, comma 42, della legge n. 308 del 2004 - nella seduta del 22 maggio 2007 - verbale trasmesso dal Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare con nota prot. 15564/QdV/DI/III del 14 giugno 2007);
venne costituito un tavolo tecnico tra comune di Catania, Comune di Acicastello e l'Autorità d'ambito stessa per far sì che il progetto fosse condiviso dai Comuni coinvolti, in occasione dell'incontro convocato dal Ministero il 19 ottobre 2006 (verbale trasmesso dal Ministero con nota prot. 20983/Qdv/III del 25 ottobre 2006). Per lo svolgimento delle attività di confronto, valutazione e miglioramento, da parte del tavolo tecnico, degli elaborati progettuali è stato impegnato tutto l'arco di tempo compreso tra l'ottobre 2006 e il marzo 2007;
quanto alla copertura finanziaria dell'opera, l'articolo 2 dell'«accordo del 30 luglio 2008» e l'articolo 2 del «Protocollo di intesa del 5 agosto 2008» prevedono per la copertura finanziaria dell'opera la ripartizione di seguito indicata:
euro 5.900.000,00 a carico del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare;
euro 7.300.000,00 già inseriti nel POT ed assegnati all'ATO 2 CT (di cui 4,869 milioni di euro a carico del gestore e 2,431 milioni di euro ex delibera CIPE 17/2003);
euro 1.500.000,00 a carico dell'AATO 2 CT ex fondo articolo 155 decreto legislativo 152 del 2006;
euro 4.000.000,00 a carico dell'ARRA da economia dello stralcio dell'accordo di programma quadro;
euro 1.400.000,00 a carico del comune di Acicastello;
euro 750.000,00 a carico del comune di Acicatena;
euro 150.000,00 a carico del comune di Acireale;

riguardo al soggetto responsabile dell'attuazione dell'accordo, l'articolo 4 dell'accordo del 30 luglio 2008 prevede che «il responsabile dell'attuazione dell'accordo di programma, di cui all'articolo 31 dell'Accordo del 21 marzo 2005 è individuato nel dottor Felice Crosta - presidente dell'ARRA, il quale assume, anche per l'intervento previsto nel presente Accordo, le competenze, le responsabilità e gli adempimenti definiti nell'Accordo del 2005. L'ARRA provvede a predisporre gli atti necessari a dare attuazione agli adempimenti del presente Accordo. Per tutto quanto non previsto nel presente Accordo integrativo vale quanto stabilito in sede di Accordo 2005»;
l'articolo 37 dell'APQ 21 marzo 2005 «Poteri sostitutivi in caso di inerzie, ritardi ed inadempienze» fissa le azioni che il responsabile dell'Accordo attua in caso di inottemperanza degli enti sottoscrittori e/o dei responsabili degli interventi cui è imputabile l'inadempimento;
riguardo, inoltre, agli impegni dei soggetti sottoscrittori, l'articolo 2 del «Protocollo di intesa del 5 agosto 2008» prevede che «al fine di assicurare la conformità del progetto di cui sopra ai PARF dei Comuni interessati, l'ATO2 CT e gli stessi comuni, ciascuno per le proprie competenze, si impegnano a predisporre le eventuali varianti ai PARF da sottoporre entro sessanta giorni dalla sottoscrizione della presente intesa, all'approvazione dell'Agenzia regionale per i rifiuti e le Acque. Entro trenta giorni dall'avvenuta notifica relativa alla approvazione delle suddette varianti da parte dell'ARRA, l'ATO2 CT si impegna a trasmettere il progetto redatto in forma definitiva alla Commissione regionale dei lavori pubblici per ottenere il parere previsto dall'articolo 7-bis, comma 10, della legge n. 109 del 1994 nel testo vigente nella Regione Siciliana. Entro sessanta giorni dall'approvazione del progetto definitivo la SIE s.p.a. subordinatamente all'esito del parere che verrà reso dall'Avvocatura Distrettuale dello Stato in ordine alla progettazione esecutiva ed alla realizzazione dei lavori, si impegna a predisporre e presentare all'ATO2 CT il relativo progetto esecutivo;
finora sono state svolte le seguenti azioni:
a)articolo 2 del «Protocollo di intesa del 5 agosto 2008, primo paragrafo: predisposizione di eventuali varianti ai programmi di attuazione della rete fognaria dei comuni interessati;
nel merito si riporta quanto dichiarato dall'ARRA con nota prot. 2080 del 20 gennaio 2009: «nella considerazione che sono abbondantemente scaduti i termini di cui all'articolo 2 del protocollo di intesa, siglato il 5 agosto 2008, entro i quali i comuni interessati si erano impegnati a trasmettere alla scrivente Agenzia le eventuali istanze di variante dei PARF» si convoca un ulteriore incontro per il 23 gennaio 2009 «al fine di conoscere lo stato delle procedure tecnico-amministrative necessarie per consentire il finanziamento e la realizzazione delle opere in argomento», nella nota l'ARRA invita i comuni di Acireale, Acicatena, Acicastello e Catania ad attuare delle prescrizioni dettagliatamente riportate e precisa che la nota «deve essere intesa come formale diffida e pertanto questa Agenzia provvederà senza ulteriore avviso, proseguendo lo stato di inerzia delle Amministrazioni comunali, trascorsi 30 giorni a decorrere dal 23 gennaio 2009 ad avviare le procedure per gli interventi sostitutivi»;
le attività da espletarsi ex articolo 2 del «Protocollo di intesa del 5 agosto 2008» primo paragrafo, stimate in 60 giorni a partire dalla stipula dell'intesa e quindi entro il 6 ottobre 2008, si sono concluse con l'emissione da parte dell'ARRA del D.D.S. n. 450 del 20 ottobre 2009 e quindi con un ritardo di 12 mesi, certamente non addebitabile all'ATO;
b) articolo 2 del «Protocollo di intesa del 5 agosto 2008, secondo paragrafo: entro trenta giorni dall'avvenuta notifica relativa alla approvazione delle suddette varianti da parte dell'ARRA, l'ATO2 CT si impegna a trasmettere il progetto redatto

in forma definitiva alla Commissione regionale dei lavori pubblici per ottenere il parere previsto dall'articolo 7-bis, comma 10, della legge n. 109 del 1994 nel testo vigente nella regione siciliana;
nonostante non fosse ancora stata prodotta dall'ARRA la notifica della conclusione dell'iter di approvazione delle varianti ai PARF, così come previsto dal già citato articolo 2 del protocollo di intesa, a seguito di esplicita richiesta del Ministero in occasione dell'incontro convocato dall'ATO ad Acicastello il 7 settembre 2009 (verbale trasmesso dal comune di Acicastello nota prot. 23379 dell'8 settembre 2009), l'ARRA con nota prot. 34009 del 9 settembre 2009 invita l'ATO, in adempimento al mandato conferito dal Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio nel corso della riunione del 19 ottobre 2006 e nelle more dell'emissione del decreto di approvazione della variante al PARF del Comune di Acireale da parte della scrivente Agenzia, a produrre il citato Progetto Definitivo entro il termine di 15 giorni a partire dalla data della presente»... «La presente costituisce diffida ai sensi dell'articolo 7, comma 5 della legge regionale 19/2005 e pertanto decorso infruttuosamente il termine assegnato si provvederà ad attivare le procedure per l'intervento sostitutivo»;
il progetto viene aggiornato dall'ATO nei termini il 21 settembre 2009, esitato positivamente con prescrizioni dalla segreteria tecnica ministeriale (ex articolo 1, comma 42, della legge 308/2004) nella seduta del 1o ottobre 2009 (verbale trasmesso dal Ministero dell'ambiente con nota prot. 20925/QdV/DI/III del 14 ottobre 2009 del Ministero);
con nota prot., 2954 del 22 dicembre 2009 l'ATO ha inviato la documentazione progettuale all'Assessorato regionale lavori pubblici (commissione regionale Lavori pubblici ed al genio civile di Catania per la acquisizione del parere di competenza e con nota prot. 2961 del 23 dicembre 2009 ha trasmesso gli elaborati necessari ai 22 enti coinvolti (comuni, gestori sottoservizi, soprintendenza, anas, ed altri);
con nota prot. 075/QdV/DI/III del 5 gennaio 2010 il Ministero dell'Ambiente ha richiesto informazioni sullo stato dell'attuazione delle procedure poste in essere per la redazione del progetto definitivo, l'AATO ha puntualmente riscontrato la richiesta con nota prot. 14 del 7 gennaio 2010 informando sia il Ministero che l'ARRA sulle avvenute trasmissioni del progetto e sulle attività di campo attuate per disporre dei pareri nel minor tempo possibile;
in data 16 febbraio 2010 con nota prot. 4933 il genio civile di Catania ha acquisito in istruttoria il Progetto definitivo e richiesto l'integrazione di alcuni elaborati tra cui la «dichiarazione da parte del Comune di Catania circa lo stato di funzionamento del depuratore e del vecchio allacciante di Catania nel rispetto della normativa vigente»;
nelle more che venisse completato il procedimento di acquisizione dei documenti e pareri richiesti dal genio civile e/o richiesti agli enti interferiti, il Ministero ha ritenuto di dover indire un incontro per il giorno 17 marzo 2010 (nota prot. 5078/TRI/DI) convocando alcuni degli enti firmatari dell'accordo e del protocollo d'intesa, escludendo dalla convocazione l'Assessorato regionale dell'Energia e dei servizi di pubblica utilità - dipartimento regionale dell'acqua e dei rifiuti, subentrato all'ARRA;
come si evince dal verbale dell'incontro, nota prot. n. 6392/TRI/DI del Ministero, durante la riunione sono emerse diverse criticità relativamente all'iter di approvazione del progetto tra cui la necessità di acquisire il riscontro vincolante da parte di tutte le amministrazioni e gli enti contattati dall'ATO con nota prot. 2961 del 23 dicembre 2009 e, per accelerare i tempi l'ATO stessa, ha richiesto in quella sede di «poter considerare le dichiarazioni rese dai partecipanti alla riunione come riscontro ufficiale»;
infatti alcune delle amministrazioni comunali direttamente beneficiarie dell'opera (Comuni di Acicastello e di Acicatena)

e l'area marina protetta hanno attestato la mancanza di rilievi ed osservazioni nel merito ed il nulla osta a dar corso agli adempimenti successivi presenti solo a seguito di esplicita richiesta avvenuta nel corso del suddetto incontro (tre mesi dopo la richiesta);
in data successiva alla riunione del 17 marzo 2010 a seguito di ulteriore sollecito da parte dell'ATO con nota prot. n. 439 del 18 marzo 2010, il comune di Catania direzione lavori pubblici fognature con nota prot. 74345 del 19 marzo 2010 (acquisita al protocollo ATO al n. 456 del 22 marzo 2010) ha esposto dettagliatamente la situazione dell'appalto «manutenzione collettore vecchio allacciante - 2o intervento (FD/16A - CUP D37E05000000005) inserito nell'accordo di programma quadro del 23 dicembre 2003, la cui ultimazione per come indicato nell'accordo del 5 agosto 2008 era prevista per il 1o marzo 2010, attestandone lo stato di sospensione lavori con previsioni di ripresa entro e non oltre il 25 marzo e con presunta fine dei lavori per il 7 maggio 2011. Nella nota il Comune di Catania riferisce che «per quanto riguarda lo stato manutentivo dell'intero percorso dell'Allacciante (da Ognina a Pantano d'Arci), a meno della mancata consegna da parte della F.C.E. del sifone di Piazza Galatea (che costituisce dunque un'importante interruzione), gli Enti e gli uffici in indirizzo vogliano tenere in considerazione quanto riferirà la Sidra S.p.A. quale attuale gestore della fognatura di Catania e dell'impianto di depurazione di Pantano d'Arci»;
è da evidenziare che la predetta nota è in grave contraddizione con quanto dichiarato dal comune di Catania in diverse occasioni e confermato con nota prot. 102861 del 30 aprile 2009 come attività del tavolo tecnico a suo tempo costituito con la quale il comune di Catania, dopo aver analizzato gli elaborati progettuali dell'AATO nella versione del 27 marzo 2007, ha evidenziato «che le portate dichiarate nel progetto definitivo erano notevolmente differenti da quelle della variante al PARF di Acicastello e che a seguito di una verifica preliminare condotta a tale fine sul collettore vecchio allacciante, attestava condizioni non idonee al convogliamento dei reflui e richiamava come unica prescrizione all'immissione dei reflui prodotti dal territorio castellese quanto già indicato nel parere favorevole rilasciato dal Comune di Catania in data 4 maggio 2004 al comune di Acicastello e cioè:
«a) prima della redazione delle progettazioni esecutive vengano opportunamente concordati i dettagli costruttivi per la salvaguardia delle opere in corso ed in fase di programmazione nel territorio di Catania;
b) prima dell'attivazione del collettore di salvaguardia del Comune di Acicastello si siano conclusi i lavori di manutenzione straordinaria del collettore Vecchio Allacciante, costruiti o revisionati i previsti impianti di sollevamento a corredo delle opere di comune utilizzazione, reso corrente l'esercizio delle fasi di sterilizzazione e disinfezione dell'I.D. di Catania»;
sempre in data successiva all'incontro del 17 marzo 2010, la Sidra s.p.a. con nota prot. n. 3837 del 12 marzo 2010 (acquisita al protocollo ATO al n. 449 del 19 marzo 2010), ha dichiarato che «il convogliamento di ulteriori portate all'interno del cosiddetto "vecchio allacciante" potrebbe rappresentare un grave pregiudizio al funzionamento della rete fognaria catanese, e conseguentemente alla salvaguardia della costa, se non verranno poste in essere contestualmente tutte le azioni necessarie a garantire la piena funzionalità della citata primaria linea di trasporto dei reflui». Nella nota viene rappresentata la mancata funzionalità del vecchio allacciante a causa di interrimento in diversi tratti, immissione di acque da falda e da torrenti, tratti in contropendenza e, soprattutto, di uno sbarramento determinato dalla mancata consegna al Comune del «Sifone di Piazza Galatea», che risulta chiuso con paratie che hanno determinato il completo interrimento della condotta

nel tratto a monte e che, per quanto riferito dalla Sidra, risulta incompleto in tutte le sue parti funzionali con evidente grave rischio che l'apporto proveniente dal collettore di salvaguardia finisca con lo sversarsi nella costa catanese piuttosto che in quella castellese;
acquisita e valutata tutta la documentazione richiesta, il responsabile unico del progetto dell'AATO ha emesso la nota prot. 464 del 22 marzo 2010 ai fini dell'accertamento ex articolo 8, comma 1, lettere a) e c) del decreto del Presidente della Repubblica n. 554 del 1999 della fattibilità e della compatibilità dell'opera al fine di garantire la spedita prosecuzione delle attività assegnate a questo Consorzio ATO 2 CT in conformità ai dettami di legge;
contestualmente, con nota prot. 488 del 25 marzo 2010, è stato fornito immediato riscontro alla nota prot. 6392/TRI/DI del Ministero comunicando allo stesso, all'assessorato regionale ed al soggetto Attuatore di cui all'OPCM n. 3852 quale fosse lo stato dell'iter procedurale e che, per le emergenze acquisite, non era possibile redigere un cronoprogramma vincolante sino alla conclusione positiva dell'iter di accertamento avviato dal RUP;
con nota prot. 79278 del 25 marzo 2010 il comune di Catania trasmette, su richiesta dell'ATO, la nota emessa dalla gestione governativa ferrovia circumetnea (prot. 1459 dell'8 febbraio 2010 a firma del RUP dott. Arch. Antonio Trapani) con la quale «si porta a conoscenza (il comune di Catania) che sono attualmente in corso le operazioni di collaudo, pertanto si ritiene che a breve, non appena il collaudatore statico avrà trasmesso il relativo certificato si potrà procedere alla consegna delle opere eseguite da questa Gestione Governativa»;
con nota prot. 7763/TRI/DI del 1o aprile 2010 il Ministero rileva che «la tempistica indicata per gli adempimenti è stata completamente disattesa, nonostante i molteplici solleciti ed iniziative del Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio. Inoltre risulta che, ad oltre diciotto mesi dalla sottoscrizione dell'Accordo integrativo, non si riscontrano significativi avanzamenti procedurali, che consentano di prevedere con certezza una data di attivazione nella realizzazione dell'opera infrastrutturale infatti non è stato approvato, dagli Organi regionali competenti, il progetto definitivo dell'intervento», attesta «che alla scrivente Direzione Generale non risulta che l'ATO abbia adempiuto a quanto indicato nel verbale della riunione del 17 marzo 2010», sulla base di quanto sopra il Ministero autorizza «il Soggetto Attuatore di cui all'OPCM del 19 febbraio 2010 a subentrare in danno nella realizzazione dell'opera, sulla base di quanto previsto dall'articolo 4 della succitata Ordinanza al fine di velocizzare la sua risoluzione per la grave situazione di degrado ambientale dell'area»;
alla suddetta nota segue un riscontro e diffida da parte dell'ATO (nota prot. 569/10) con la quale si richiede un intervento in autotutela per consentire un corretto riavvio della procedura essendo stata comunicata l'evidente impossibilità a procedere con la redazione del cronoprogramma richiesto per i sopravvenuti riscontri del comune di Catania e della Sidra che hanno reso necessario l'avvio, da parte del RUP, dell'accertamento della compatibilità ambientale dell'opera e della sua fattibilità;
nella nota «si invita e diffida a dare riscontro alla presente in giorni 5 (cinque) dalla sua ricezione, avvertendo che, in caso contrario, saremo costretti ad agire a tutela del consorzio e dei comuni a esso appartenenti, con ogni evidente e conseguente imputazione, a Vs. carico, degli eventuali aggravi di spesa»;
l'ultimo atto è stato eseguito dal soggetto Attuatore, ingegner Dario Ticali, che con nota prot. 171/TAI con riferimento ai contenuti della nota del Ministero prot. 7763/TRI/DI, nonostante la delicata fase di accertamento avviata dal RUP e propedeutica alla prosecuzione delle attività

conseguenti, ha ritenuto di dover convocare per giorno 20 aprile 2010: l'ATO, i Comuni interessati, l'Area Marina Protetta, il Ministero, il Genio Civile di Catania, la SIE s.p.a., la Sidra e l'ARTA - servizio VAS -:
su quali basi istruttorie il Ministero abbia deciso di emettere la nota prot. 7763/TRI/DI del 1o aprile 2010 nella quale non viene fatto alcun riferimento a tutte le azioni che si sono succedute negli ultimi 18 mesi da parte degli enti istituzionalmente competenti e non viene riscontrata la nota prot. 488/10 dell'ATO;
come ritenga il Ministero di dover giustificare l'affermazione relativa ad una presunta «fase di stallo degli ultimi 18 mesi» di cui alla nota ministeriale prot. 7763/TRI/DI del 1o aprile 2010 laddove tra i procedimenti posti in essere ai fini dell'avanzamento dell'iter per la realizzazione dell'opera figura la «Valutazione positiva da parte della Segreteria Tecnica Ministeriale (14 ottobre 2009) del nuovo progetto aggiornato»;
per quale motivo il Ministero non abbia ritenuto di prendere atto dell'evidente difficoltà che si frapponeva al completamento della progettazione (e al successivo avvio dell'opera) costituita dalla mancata funzionalità del vecchio allacciante, a servizio della fognatura del comune di Catania circostanza emersa accidentalmente, soltanto per effetto dei molteplici solleciti effettuati (in applicazione degli impegni assunti giusta verbale della riunione del 17 marzo 2010) nei confronti dell'ente locale etneo, che - per parte sua nonostante avesse partecipato a tutti i precedenti incontri istruttori, non l'aveva mai fatta rilevare;
quali informazioni possa dare il Ministro in merito all'atto sanzionatorio (nota prot. 7763/TRI/DI del 1o aprile 2010) che appare in palese contrasto con quanto stabilito dal «Regolamento recante riorganizzazione del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare», n. 140 del 3 agosto 2009, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale 16 ottobre 2009, secondo in quale (articolo 3) i poteri di istruzione e predisposizione, su richiesta del Ministro, degli atti attinenti ai poteri di vigilanza, di diffida e sostitutivi nei confronti delle pubbliche amministrazioni vengono affidati al segretario generale;
quali siano i provvedimenti che il Ministero intenda emettere in autotutela.
(5-02760)

Interrogazione a risposta scritta:

STUCCHI, PIROVANO, CONSIGLIO e VANALLI. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
come noto l'articolo 4, comma 3, della legge 11 febbraio 1992, n. 157, dispone che «l'attività di cattura per l'inanellamento e la cessione a fini di richiamo può essere svolta esclusivamente da impianti (comunemente noti nelle province di Bergamo e di Brescia come Roccoli) della cui autorizzazione siano titolari le province e che siano gestiti da personale qualificato e valutato idoneo dall'Istituto nazionale per la fauna selvatica» (oggi ISPRA);
dal 28 giugno 2001, l'ISPRA non ha più provveduto a organizzare alcuna prova di abilitazione in provincia di Bergamo e che l'età anagrafica dei gestori degli impianti di cattura già abilitati dall'Istituto nazionale per la fauna selvatica (INFS) è, in provincia di Bergamo, mediamente elevata e che alla data attuale sono pervenute 142 richieste di aspiranti candidati alla gestione degli impianti di cattura (roccolatori). La provincia di Bergamo, con nota del 17 dicembre 2007, ha richiesto una nuova sessione di esami all'INFS (oggi ISPRA);
l'ISPRA, con nota del 28 febbraio 2008, ha così riscontrato la richiesta: «lo scrivente Istituto si è trovato nell'impossibilità di dichiarare che sussistono le condizioni per il rilascio delle autorizzazioni al prelievo in deroga degli uccelli da richiamo, ai sensi della n. 79/409/CEE e della legge della regione Lombardia n. 3

del 5 febbraio 2007, articolo 1, comma 1. Permane pertanto la situazione già segnalata gli scorsi anni e l'impossibilità da parte di questo Istituto di stipulare i protocolli d'intesa per l'attivazione degli impianti di cattura siano essi nuovi o già operanti in passato. Mancano pertanto i presupposti affinché questo Istituto svolga i compiti di controllo e di certificazione dell'attività svolta dagli impianti come previsto dalla legge n. 157 del 1992, articolo 4, comma 3. Parimenti vengono meno le condizioni affinché possano essere ammessi a sostenere l'esame di idoneità gli aspiranti candidati alla gestione degli impianti di cattura»;
l'indisponibilità dell'ISPRA è stata ribadita anche alla regione Lombardia che analogamente alla provincia di Bergamo e su sollecitazione di quest'ultima aveva chiesto, con nota del 17 aprile 2008, l'attivazione di una nuova sessione d'esame;
giova ricordare che in provincia di Bergamo i cacciatori che esercitano la caccia da appostamento fisso avvalendosi di richiami vivi, la cui provenienza legittima è quella indicata dalla legge e cioè gli impianti di cattura autorizzati, sono attualmente 4.500;
in tal senso, l'indisponibilità di provvedere al ricambio generazionale dei titolari degli impianti di cattura ha come diretta conseguenza il mancato servizio che la pubblica amministrazione deve offrire ai cacciatori che praticano l'attività venatoria in forma esclusiva da appostamento fisso, proprio come postulato dallo stesso INFS (oggi ISPRA) con circolare prot. n. 2359/TAG2 del 15 settembre 1998;
l'attività dei «roccolatori» parrebbe avviata alla chiusura a causa semplicemente di un mancato ricambio generazionale dovuto ad inadempienza ex lege dell'ISPRA;
anche le cacce tradizionali, legate al destino dei «roccoli», sono destinate ad avere conseguenze negative -:
se il Ministro sia a conoscenza della situazione sopra descritta e, in caso affermativo, se e in che modo intenda intervenire al fine di consentire l'applicazione delle norme previste dalla legge n. 157 del 1992 e sbloccare la situazione di stallo in cui versano gli aspiranti «roccolatori».
(4-06809)

...

BENI E ATTIVITÀ CULTURALI

Interrogazione a risposta scritta:

ROSATO. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
con interrogazione n. 4-05480 di data 16 dicembre 2009, cui il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti ha risposto il 17 marzo 2010 (risposta pubblicata nell'allegato B del resoconto della seduta dell'Assemblea del 31 marzo 2010), si richiedevano notizie sull'iter relativo all'erogazione del finanziamento necessario alla costruzione della cosiddetta piattaforma logistica, la cui realizzazione è prevista all'interno del porto di Trieste, anche al fine di accelerare l'iter medesimo;
tale piattaforma logistica è concordemente ritenuta un'infrastruttura indispensabile allo sviluppo commerciale del porto di Trieste, e dunque della regione autonoma Friuli Venezia Giulia, e per l'incremento complessivo dei traffici dell'intero Paese;
la realizzazione della piattaforma era già inserita nella delibera n. 121 del Comitato interministeriale per la programmazione economica (CIPE) del 21 dicembre 2001, e parte dell'opera risulta finanziata con delibera CIPE n. 75 del 29 marzo 2006;
nella risposta fornita dal Ministro delle infrastrutture e dei trasporti si fa riferimento ad un parere necessario, ma al momento ancora mancante, che dovrebbe essere fornito da parte del Ministero per i

beni e le attività culturali al fine di sbloccare l'erogazione del finanziamento -:
se il Ministero per i beni e le attività culturali abbia preso in carico il procedimento;
quali siano i tempi entro cui il Ministro interrogato ritenga di poter fornire il parere richiesto.
(4-06811)

...

DIFESA

Interrogazioni a risposta scritta:

PISICCHIO. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
con una decisione dello Stato maggiore della Marina militare si è deciso di non pagare il compenso forfetario di impiego negli ultimi quattro mesi del 2009;
si tratta di un provvedimento grave, deciso «inaudita altera parte» dalle autorità militari e dopo che le prestazioni erano state effettuate, motivato dalla carenza di fondi;
è appena il caso di rilevare che il cosiddetto «compenso forfettario di impiego» interessa una platea di circa 5.000 marinai. L'indennità in questione è corrisposta a titolo di straordinario forfetizzato, pari a 50 euro circa per ogni giorno trascorso in navigazione. La mancata corresponsione dell'indennità rappresenta, dunque, una perdita consistente in busta paga per militari che guadagnano uno stipendio base che varia dai 1.200 euro per i marinai, a poco più di 2.000 euro per gli ufficiali con il grado fino a capitano di fregata (tenente colonnello). E, soprattutto si tratta di una gratifica non trascurabile per chi è impegnato in mare aperto per lunghi periodi;
per quanto è dato sapere, allo stato dell'arte il compenso che toccherebbe a migliaia di marinai impegnati nelle esercitazioni e nelle delicate missioni fuori area, consisterebbe, nella migliore delle ipotesi, nella trasformazione dello straordinario previsto per la navigazione in ore di recupero da scontare quando la nave sarà tornata in porto, con gravissimo pregiudizio nei confronti dei militari che, è opportuno ricordare, hanno già fornito le prestazioni lavorative;
Cocer ha preparato una serie di proposte per cercare di superare la situazione, chiedendo, ad esempio, di poter coprire il «buco» con i fondi destinati al personale di terra a cominciare dalle fasce di reddito più alte; né va trascurato di considerare che a notizia dei tagli sta, com'è comprensibile, generando apprensione tra i militari -:
cosa il Ministro interrogato intenda fare per portare a soluzione il delicatissimo problema che sta generando un allarme, peraltro giustificato, in migliaia di famiglie di militari della Marina.
(4-06804)

MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
il Ministro interrogato nel rispondere all'atto di sindacato ispettivo n. 4-03584 con la nota prot. n. 5/NIP/15019/14.1.6(10) del 30 marzo 2010 ha affermato che il competente Comando Legione Carabinieri Lazio ha diramato la circolare n. 182/5 IND del 27 luglio 2007 con lo scopo di evidenziare che in sede di verifica e controllo delle contabilità relative alla liquidazione dei certificati di viaggio «...sono emerse ... incongruenze formali risolvibili in via amministrativa...» e ricondurre l'attività alla piena aderenza rispetto alla normativa vigente;
il Ministro nel fornire risposta all'interrogazione citata ha puntualizzato che «Lo stesso Comando Generale ha precisato, altresì, che non risulta essere stata posta in essere alcuna spesa in difformità alle disposizioni amministrative in materia di trattamento economico di missione.»;

con l'interrogazione a risposta scritta n. 4-05552 gli interroganti hanno evidenziato che già in data 12 ottobre 2009 «il pubblico ministero, sostituto procuratore della Repubblica, dottor Giovanni Barone, ha ritenuto di disporre l'acquisizione dei fogli di viaggio dei delegati del Cobar Lazio e l'iscrizione della notizia di reato a carico di «ignoti militari» per il reato di «falso in fogli di via e simili (articolo 220 codice penale militare di pace)»;
con la richiamata nota del 27 luglio 2007, il Comando Regione Carabinieri Lazio ha evidenziato che «... il messaggio che dispone il servizio, spesso, è di carattere generico e non specifica il nominativo dell'interessato, il luogo di missione e la data e l'ora di partenza; si è riscontrato che nella medesima data vengono rilasciati dai Comandi di appartenenza certificati di viaggio per più giorni della medesima settimana ovvero per più giorni di settimane successive; a fronte della norma generale (Legge 26 luglio 1978 n. 417, articolo 4) che sancisce l'obbligo del rientro in sede per le località raggiungibili entro 90 minuti (all. 1), si è rilevata la frequente autorizzazione a permanere a Roma del personale comandato in servizio anche da località vicine alla capitale, con conseguente diritto al trattamento di missione con il regime forfettario o normale, così determinando un notevole aggravio economico; la richiesta di fatture e pasti non fruiti per inderogabili esigenze di servizio quando il personale si reca presso strutture militari provviste di mensa (Comando generale - Comando Interregionale - Comando Regione - Comandi Provinciali); la presentazione di fatture di esercizi di ristorazione sprovvisti dei prescritti requisiti (Cognome e Nome, Codice Fiscale del militare).»;
la circolare citata evidenzia chiaramente la rilevazione da parte del Comando legionale di una serie, non trascurabile, di irregolarità amministrative che, ad avviso degli interroganti, potrebbero avere anche un rilievo penale, poste in essere dal personale, comandato in missione;
è opinione degli interroganti che il Comando generale dell'Arma dei carabinieri, nel fornire gli elementi di risposta al Ministro interrogato, non abbia adeguatamente preso in considerazione l'esistenza di quei gravi rilievi chiaramente emersi in sede di verifica e dettagliatamente riportati nella citata circolare;
è evidente, secondo gli interroganti, che vi siano seri problemi di comunicazione del Comando generale dell'Arma dei carabinieri con gli uffici del Ministro. Infatti, gli interroganti non riescono a comprendere come, alla luce dell'esistenza di indagini da parte della procura militare della Repubblica di Roma, inerenti ai fogli di viaggio rilasciati a delegati della rappresentanza militare, il Ministro interrogato abbia potuto rispondere negando l'esistenza dei presunti illeciti oggetto di dette indagini, ed abbia inoltre sempre ad avviso degli interroganti disatteso le domande che, con la medesima interrogazione, gli sono state rivolte, inducendo l'impressione di «proteggere» i delegati della rappresentanza militare, in particolare quelli appartenenti all'Arma dei carabinieri, che come è noto sono stati spesso oggetto di numerosi atti di sindacato ispettivo -:
quanti siano i delegati della rappresentanza militare che risultano iscritti nel registro degli indagati presso le procure militari della Repubblica e per quali ipotesi di reato;
quanti delegati della rappresentanza militare fruiscano di trattamento economico di missione in regime forfettario e quanti di aggregazione per vitto e alloggio presso strutture o enti dell'Amministrazione militare;
quanti siano i delegati della rappresentanza militare che prestando servizio in sedi, reparti o enti delle Forze armate, ovvero che abbiano dichiarato di partire dalla dimora abituale, distanti non più di novanta minuti di viaggio dalla località della missione, hanno usufruito del regime di missione forfettario;

a quanto ammonti il pregiudizio economico derivante dalle irregolarità amministrative e contabili rilevate dal Comando Legione Carabinieri Lazio, che, ove accertato, costituirebbe danno erariale;
se il Ministro interrogato abbia disposto azioni volte al recupero delle maggiori somme liquidate e non dovute a titolo di indennità di missione e rimborsi di fatture o ricevute fiscali al personale titolare dei certificati di viaggio;
se abbia provveduto a segnalare i nominativi di coloro che si sono resi responsabili dei fatti accertati dal Comando Regione Carabinieri Lazio alle autorità giudiziarie competenti;
se il Ministro interrogato sia intenzionato a fare immediata chiarezza sulla vicenda, spiegando dettagliatamente i motivi che ad avviso degli interroganti lo hanno indotto in errore nel formulare la risposta all'interrogazione n. 4-03584;
se il Ministro, ove emergano gli elementi esposti in premessa, non ritenga opportuno adottare adeguati provvedimenti, che includano eventualmente la rimozione immediata dall'incarico nei confronti del comandante generale dell'Arma dei carabinieri;
se il Ministro interrogato non ritenga opportuno, nell'ottica di una razionalizzazione e riduzione della spesa pubblica, disporre immediatamente nei confronti del personale militare la cessazione della concessione del trattamento economico dimissione con il regime forfettario e nel contempo ordinarne l'aggregazione presso le strutture e gli enti militari di cui dispone il Ministero della difesa sul territorio nazionale.
(4-06818)

HOLZMANN. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
nel 2009 è stato concesso l'uso dell'ex caserma Rossi di Merano ad un'associazione di volontariato collegata ad Emergency;
la caserma Rossi non è separata dalla caserma presso cui ha sede il 24o Reggimento REMA «Dolomiti», fatto che crea promiscuità tra le attività militari e la presenza di civili che non possono essere costantemente controllati;
in considerazione di quanto sopra, a parere dell'interrogante, pare alquanto problematica la concessione di un permesso di occupazione per le associazioni collegate ad Emergency, previsto per i prossimi mesi estivi -:
se non si ritenga opportuno negare il sopra citato permesso.
(4-06819)

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ECONOMIA E FINANZE

Interrogazione a risposta scritta:

BOSI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
né la legge finanziaria dello Stato per l'anno 2010, né il decreto-legge di proroga di termini e disposizioni (cosiddetto mille proroghe) hanno riconfermato le agevolazioni tariffarie sul gasolio ed il gpl utilizzato per il riscaldamento nelle zone montane e in quelle della fascia climatica «E» non raggiunte dalla rete di metanizzazione;
tali agevolazioni risultano essere di fondamentale importanza per i cittadini e le aziende che in quei territori vivono e che tale sostegno si è sempre rivelato indispensabile per quelle Comunità che, non essendo servite dalla rete del metano, vivono in una situazione «svantaggiata», rispetto a chi invece può usufruire di tale servizio - tale decisione risulta essere ancora più inopportuna adesso che il nostro Paese, e di riflesso quindi anche i nostri territori, sono stretti nella morsa della crisi economica e del caro petroli;
i territori montani e i piccoli comuni delle isole minori nell'ultimo periodo sono

continuamente oggetto di provvedimenti che rischiano di aumentare la marginalità delle loro aree (disegno di legge Calderoli, tagli al Fondo sociale nazionale, soppressione del fondo per la montagna, e altri) e la decisione su gasolio e GPL risulta essere solo l'ultimo provvedimento con effetti negativi per i territori più deboli e più complessi;
se tale escalation negativa di misure, che finiscono per rendere ogni giorno più difficile la vita a chi in questi territori li vive, non si arresterà, rischieremo di assistere presto ad un nuovo processo di concentrazione urbana, con il conseguente spopolamento di quei territori -:
quali iniziative normative intenda assumere al fine di provvedere al ripristino delle agevolazioni su gasolio e GPL per le famiglie e le aziende dei territori montani e insulari non serviti dal metano.
(4-06803)

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GIUSTIZIA

Interrogazioni a risposta scritta:

MAZZONI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
la città di Prato affronta ormai da molti anni una vera e propria emergenza giudiziaria, a causa della grave inadeguatezza degli organici del tribunale e della procura;
questa emergenza è ampiamente dimostrata dall'enorme divario fra la situazione di una città che conta 186.798 (di cui 26.317 stranieri, con un numero imprecisato di clandestini, soprattutto di nazionalità cinese) e il numero di magistrati e di personale amministrativo in organico;
Prato, terza città del Centro Italia per numero di abitanti dopo Roma e Firenze, si colloca in Toscana agli ultimi posti per dotazione degli uffici giudiziari;
da un'analisi comparativa a livello nazionale emerge che non esiste nessuna città con un numero di abitanti superiore alle 150.000 unità e con un contenzioso assimilabile che abbia un organico così insufficiente;
nel tribunale di Prato operano attualmente 18 giudici sui 20 previsti in pianta organica;
si registra una grave carenza anche per quanto riguarda il personale amministrativo, tanto che in data 13 gennaio 2009 fu segnalata agli uffici del Ministero una carenza del 29,77 per cento (48 unità anziché le 69 previste dalla pianta organica) e la situazione ad oggi è ulteriormente peggiorata avendo perso a vario titolo quattro ulteriori unità;
il presidente del tribunale e il procuratore della Repubblica, insieme alle istituzioni locali, hanno più volte richiamato l'attenzione dei Ministri Guardasigilli che si sono succeduti negli ultimi dieci anni e del Consiglio superiore della magistratura sulla gravità della situazione;
nelle prossime settimane nove giudici verranno trasferiti in altre sedi, avendo il Consiglio superiore della magistratura accolto nei giorni scorsi la loro richiesta in tal senso, portando così la scopertura di organico al 50 per cento;
in queste condizioni diventa difficilissimo, se non impossibile amministrare la giustizia nella città di Prato, visto che c'è il rischio concreto della paralisi dell'attività giudiziaria, con il congelamento dei ruoli e il conseguente rinvio di centinaia di processi civili e penali -:
come intenda scongiurare la paralisi di fatto del tribunale di Prato in relazione alle carenze di cui in premessa;
in quali tempi, il Ministero abbia intenzione di completare gli organici del tribunale e della procura di Prato.
(4-06808)

GIRLANDA. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
il dibattito generato dalla convocazione del tavolo con i rappresentanti degli ordini e delle professioni del 15 aprile 2010 ha riproposto l'attualità della ridefinizione delle professioni, dei loro ambiti di competenza e del ripristino di alcune norme che la precedente legge sulle liberalizzazioni aveva introdotto;
tale evento costituisce un'occasione importante anche per procedere al confronto con le associazioni di categoria delle professioni attualmente non riconosciute;
esistono diversi progetti di legge, attualmente in corso di esame da parte delle Commissioni parlamentari preposte, relative all'istituzione di albi e ordini di professioni, non solamente intellettuali, attualmente prive di riconoscimento;
la crisi economica ha acuito la necessità di introdurre una normativa, seppur generica, a professioni in precedenza non regolamentate, mediante ad esempio la concessione di albi che stabiliscono dei parametri di riferimento per gli elementi operanti nel settore, a sostegno della formazione, degli investimenti e della qualità di questi ultimi, e dell'utenza;
sono presenti diversi progetti di legge che, a tale proposito, sono finalizzati al riconoscimento delle associazioni professionali non regolamentate;
l'intervento su questo genere di realtà consentirebbe un'importante azione riformatrice su ampie fette del mondo del lavoro, con ricadute importanti dal punto di vista occupazionale, anche in relazione alle nuove professioni nate dalla crisi economica e dall'ampiezza della stessa offerta formativa delle università, sulla quale si è puntato in questi ultimi anni -:
se il Ministro intenda procedere alla convocazione di tavoli tecnici con associazioni rappresentative di professioni attualmente non riconosciute, o con richiesta di riconoscimento;
se l'azione di riforma sul settore delle professioni preveda nel prossimo futuro, iniziative per l'istituzione di un registro delle associazioni delle professioni non riconosciute.
(4-06813)

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INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazioni a risposta scritta:

LAGANÀ FORTUGNO. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
il trasporto delle merci per ferrovia nel nostro Paese sta vivendo una fase di continua e graduale riduzione; la direzione del Gruppo F.S. prosegue imperterrita nell'azione di chiusura e di dismissione senza né coinvolgere né confrontarsi realisticamente e fattivamente con le parti sociali interessate, dimenticandosi che in gioco c'è la sussistenza di migliaia di posti di lavoro, sia nello specifico settore, sia in quelli ad esso collegati;
stando ai fatti, nella divisione cargo di Trenitalia si è passati dai 409 impianti terminali del 2005 a poco più di 150 alla fine del 2009; dai 57 milioni di chilometri percorsi dai treni merce nel 2007 ai 30 milioni del 2009; dagli oltre 4.200 macchinisti in forza nel 2007 ai circa 2.400 in servizio nel gennaio del 2010. Di fronte alle rilevanti esigenze di trasporto di merci nel nostro Paese, parlare di una politica di razionalizzazione, piuttosto che di una reale anemizzazione di tutto il settore, sembra più un discorso pretestuale che una precisa volontà di analizzare e risolvere i problemi che indubbiamente esistono;
nonostante l'amministratore delegato di Trenitalia, nei vari convegni, continui a insistere sulla necessità di rilanciare il trasporto merci su rotaia, rendendolo più economico, flessibile ed efficace, nella realtà dei fatti è incontestabile la significativa riduzione di tale tipo di trasporto;

tale riduzione, ad avviso dell'interrogante, sembra essere figlia non soltanto della crisi economico-finanziaria ma verosimilmente anche di un disimpegno del Governo, che fino ad ora, nonostante le numerose rassicurazioni fornite in varie circostanze dal Ministro interrogato e dal Sottosegretario Giachino, non ha dimostrato un interesse adeguato per la risoluzione della problematica del servizio dei trasporti su rotaia, anche nell'ottica di mantenere inalterato il numero dei posti di lavoro;
un evidente esempio negativo è costituito dalle infrastrutture realizzate a Gioia Tauro; infatti, nonostante il porto fosse stato definito e realizzato come struttura di «transhipment», ovvero di smistamento marittimo, le Ferrovie dello Stato hanno investito milioni di euro per realizzare strutture ferroviarie che si sono inevitabilmente dimostrate scarsamente utilizzabili, con un grave sperpero di risorse, peraltro già limitate;
tale quadro, anziché procedere a un continuo ridimensionamento del settore del trasporto merci attraverso la chiusura di decine di impianti, che comporta la messa in esubero di migliaia di operatori, sarebbe più opportuna una strategia basata sulla riorganizzazione dello stesso servizio per ridurre la marginalità geografica, commerciale ed industriale delle regioni del sud e di favorirne lo sviluppo -:
se non sia necessario ed opportuno un ripensamento sulle scelte già poste in essere e se non intenda adottare misure forti ed efficaci a favore del trasporto merci su rotaia, con un'azione persuasiva verso il Gruppo F.S., per il rilancio di questo trasporto, in particolare in quelle aree già penalizzate dal sottosviluppo economico e industriale.
(4-06802)

LO MONTE. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
tra il 2008 e il 2009 le Ferrovie dello Stato SpA, tramite Ferservizi, ha proceduto alla vendita di numerosi immobili nella Regione Sicilia;
gli immobili posti in vendita riguardavano terreni, case cantoniere, appartamenti fino a intere stazioni con annessi terreni e fabbricati;
in particolare, tra gli immobili oggetto della dismissione, sono state poste in vendita nel novembre del 2008 la stazione di Santa Ninfa nella provincia di Trapani, e nel marzo del 2009 la ex stazione ferroviaria di Margonia nel comune di Naro nella provincia di Agrigento;
tra il 2008 e il 2009 si è assistito alla dismissione da parte delle ferrovie dello Stato Spa, tramite la Ferservizi, di circa 50 immobili;
i citati immobili sarebbero potuti essere utilizzati dagli enti locali per fini pubblici -:
se è prevista da parte di Ferrovie dello Stato la dismissione di ulteriori immobili nel corso del 2010, quali sono, la loro consistenza e l'ubicazione;
se in relazione alla dismissioni avviate negli anni 2008 e 2009 siano stati sentiti e interessati i comuni ovvero il demanio regionale siciliano;
per quali motivi gli immobili interessati dalla dismissioni non siano entrati nelle disponibilità del demanio della regione Sicilia.
(4-06806)

ROSATO. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
in data 16 dicembre 2009, l'interrogante con atto n. 4-05480, ha interrogato il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti;
dalla risposta del 17 marzo 2010 (n. 0011734) (pubblicata nell'allegato B del resoconto della seduta dell'Assemblea del 31 marzo 2010), si evince che, una volta acquisito il parere del Ministero per i beni e le attività culturali, il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti potrà trasmettere al CIPE l'istruttoria con la richiesta di approvazione ed il relativo finanziamento

necessario alla costruzione della piattaforma logistica nel porto di Trieste;
il costo complessivo per le opere relative al primo stralcio del progetto ammonta a 132,4 milioni di euro e rimangono da reperire ancora 51 milioni -:
se il Ministro interrogato possa assicurare che le risorse sono già nella disponibilità del Ministero e quindi che l'opera sia immediatamente finanziabile una volta acquisito il parere del Ministero per i beni e le attività culturali.
(4-06810)

LENZI e VASSALLO. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
il giorno 7 aprile 2010 un treno freccia rossa è rimasto fermo in galleria tra Firenze e Bologna per 5 ore circa a causa di un guasto alla linea dell'alta tensione;
ai passeggeri sono state fornite scarse informazioni sui tempi di ripartenza;
dopo circa 5 ore un locomotore ha poi trainato il treno fino a Firenze Rifredi e da lì i passeggeri sono stati trasferiti su un altro convoglio che li ha portati a Bologna attraverso la vecchia linea ferroviaria;
a decorrere dal 13 dicembre 2010, con l'entrata in vigore delle nuove «condizioni generali di trasporto delle persone» Trenitalia prevede solo un'indennità del 50 per cento del prezzo del biglietto per ritardi pari o superiori a 120 minuti e tale indennità può essere chiesta solo dopo 20 giorni;
tale clausola, a parere dell'interrogante, recepisce in maniera unidirezionale la disposizione contenuta nell'articolo 17, del Regolamento 1371/07(CE), laddove questo prevede che siano riconosciuti risarcimenti «minimi» del 25 per cento e del 50 per cento del biglietto, qualora i ritardi risultino rispettivamente compresi tra i 60 e i 119 minuti o siano pari o superiori ai 120 minuti;
fino al 12 dicembre scorso, i passeggeri italiani avevano diritto a rimborsi ben più significativi, se solo si tiene conto che per ritardi superiori a 25 minuti sugli Eurostar si aveva diritto al rimborso del 50 per cento del biglietto, per ritardi superiori a 30 minuti sugli intercity si aveva diritto a un rimborso del 30 per cento e per ritardi superiori a 60 minuti sugli espressi si aveva diritto a un rimborso del 20 per cento -:
se sia a conoscenza della situazione sopra riportata e quali iniziative intenda promuovere nei confronti di Trenitalia al fine di garantire ai cittadini un servizio di qualità, puntuale ed efficiente, salvaguardando e tutelando il diritto alla mobilità e alla sicurezza;
se il nuovo regime risarcitorio in vigore dal dicembre scorso risulti pienamente conforme a quanto stabilito dal Regolamento (CE) se non si ritenga opportuno assumere iniziative affinché Trenitalia ne riveda l'impostazione, prevedendo forme di rimborso congrue e adeguate ai disagi subiti dai passeggeri per ritardi così significativi.
(4-06815)

CESARE MARINI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
il mancato decollo del Mezzogiorno va ascritto a diversi fattori che chiamano in causa la politica economica nazionale e le responsabilità interne all'area;
esiste una concausa, non secondaria della situazione di stagnazione, dovuta all'inefficienza dei pubblici servizi;
il collegamento tra le diverse regioni e, in particolare tra il Sud, il Centro e il Nord è fondamentale per la promozione dello sviluppo;

in molti casi i disservizi sono aggravati dall'indifferenza degli amministratori degli stessi servizi;
lo sviluppo dei territori sottoutilizzati è possibile valorizzando le risorse esistenti;
tra queste una delle più importanti è il settore turistico in grado di offrire il mare e la montagna, facilmente fruibili;
l'area Jonica che va da Metaponto a Sibari accanto al mare dà la possibilità al turista di poter godere della triplice attrattiva del grande patrimonio culturale costituita dai siti archeologici della Magna Grecia, del mare Jonio e dei massicci del Pollino, della Sila e dell'Aspromonte;
annualmente si ripete la beffa dell'aspettativa delusa di poter ricevere lungo i litorali Jonici un grande flusso turistico, costretto a disertare la Calabria per le difficoltà rappresentate dall'antiquato e disagevole sistema dei trasporti;
in alcuni casi basterebbe una maggiore attenzione e disponibilità dei responsabili del trasporto ferroviario per risolvere i problemi delle coincidenze o del potenziamento del servizio nei mesi estivi per incentivare i flussi turistici;
il treno Taranto-Sibari-Crotone, per fare un esempio, transita dalla stazione di Metaponto alle ore 21,15 e, per un tempo brevissimo, non incrocia l'Eurostar proveniente da Roma e diretto a Taranto, per cui i viaggiatori, che pure potrebbero utilizzare il sistema di coincidenze per scegliere, una volta giunti nell'area Jonica della Basilicata, di proseguire sia verso Nord che verso Sud, sono privati della possibilità di recarsi in Calabria;
il collegamento Nord-Sud lungo la strada ferrata tirrenica non consente al viaggiatore che vuole recarsi nello Jonio cosentino di incrociare un treno a Paola che lo conduca a Sibari, non essendoci un treno diretto tra le due stazioni;
Trenitalia oltre al meritorio impegno per l'alta velocità, che comunque per molti anni ancora non potrà servire le regioni a sud della Campania, farà bene a migliorare le vecchie tratte in modo da consentire l'uso della ferrovia agli abitanti della costa Jonica -:
se ritenga di assumere iniziative presso Trenitalia S.p.A. per una più razionale organizzazione delle coincidenze delle varie tratte, sopra richiamate, in modo da favorire maggiori opportunità ai viaggiatori di raggiungere le località della Sibaritide.
(4-06817)

TESTO AGGIORNATO AL 9 GIUGNO 2010

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INTERNO

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'interno, per sapere - premesso che:
la legge 15 luglio 2009, n. 94, recante «Disposizioni in materia di sicurezza pubblica», ha introdotto nell'ordinamento italiano - attraverso un'integrazione al Testo unico sull'immigrazione, di cui al decreto legislativo n. 286 del 1998, e successive modificazioni ed integrazioni - il reato di ingresso e soggiorno illegale nel territorio dello Stato;
il decreto-legge n. 78 del 2009 «Provvedimenti anticrisi, nonché proroga di termini», convertito, con modificazioni, dalla legge n. 102 del 2009 all'articolo 1-ter, consente la regolarizzazione del lavoro domestico che nella maggior parte dei casi riguarda lavoratori extracomunitari;
lo stesso decreto-legge n. 78 del 2009 prevede, all'articolo 1-ter, comma 13, che: «non possono essere ammessi alla procedura di emersione prevista dal presente articolo i lavoratori extracomunitari:
a) nei confronti dei quali sia stato emesso un provvedimento di espulsione ai sensi dell'articolo 13, commi 1 e 2, lettera c), del testo unico di cui al decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286, e dell'articolo 3 del decreto-legge 27 luglio 2005,

n. 144, convertito, con modificazioni, dalla legge 31 luglio 2005, n. 155, e successive modificazioni;
b) che risultino segnalati, anche in base ad accordi o convenzioni internazionali in vigore per l'Italia, ai fini della non ammissione nel territorio dello Stato;
c) che risultino condannati, anche con sentenza non definitiva, compresa quella pronunciata anche a seguito di applicazione della pena su richiesta ai sensi dell'articolo 444 del codice di procedura penale, per uno dei reati previsti dagli articoli 380 e 381 del medesimo codice»;
in data 17 marzo 2010 il Ministero dell'interno ha diramato una circolare a firma del capo della polizia Manganelli avente ad oggetto: «Procedure di emersione del lavoro irregolare prestato da cittadini stranieri nell'attività di assistenza e sostegno alle famiglie. Motivi ostativi previsti dall'articolo 1-ter, comma 13, della legge 3 agosto 2009, n. 102» sostenendo che «rientra nell'ambito dell'articolo 381 del codice di procedura penale la prima figura di reato prevista dall'articolo 14, comma 5-ter, che punisce, con la reclusione da uno a quattro anni, lo straniero che senza giustificato motivo permane illegalmente nel territorio dello Stato in violazione dell'ordine impartito dal questore di allontanarsi dal territorio nazionale entro cinque giorni»;
in questi giorni, in relazione alla circolare sopraesposta, si stanno ponendo una serie di problematiche molto serie per i tanti lavoratori immigrati che hanno partecipato alla sanatoria per colf e badanti, in quanto, per effetto della circolare del capo della polizia, le questure hanno incominciato a respingere le domande presentate da chi avesse già ricevuto due volte il foglio di via. Il lavoratore immigrato che si trova in questa condizione e si reca allo sportello per espletare le pratiche relative al rilascio del permesso di soggiorno, rischia di essere espulso su due piedi. È successo a Trieste e Venezia, può accadere e accadrà in tante altre città italiane;
ogni sanatoria o regolarizzazione o emersione del lavoro sommerso comporta, fisiologicamente, un'autodenuncia. Chi vuole essere regolarizzato è costretto ad uscire allo scoperto, a declinare le proprie generalità, a smettere di essere invisibile; di questo è consapevole il legislatore se è vero che ha espressamente previsto, fino alla definizione della procedura di emersione, la sospensione di tutti i procedimenti, penali e amministrativi, connessi alla presenza sul territorio e al lavoro nero nei confronti del datore di lavoro e del lavoratore;
in realtà, il reato di cui alla prima parte dell'articolo 14, comma 5-ter, del decreto legislativo n. 286 del 1998 non è previsto dall'articolo 381 del codice di procedura penale e, quindi, la relativa condanna non è ostativa alla procedura di emersione di cui al decreto-legge n. 78 del 2009 -:
quante siano state le domande presentate per la regolarizzazione del lavoro domestico e quante abbiano riguardato persone extracomunitarie;
quante siano a tutt'oggi le domande evase e a quante sia stato dato esito positivo e negativo e tra quelle ad esito negativo, quante siano state rigettate in seguito all'interpretazione della circolare del capo della polizia;
se non ritenga opportuna una modifica dei termini della circolare, al fine di ricomprendere nella regolarizzazione tutti quegli immigrati che si sono autodenunciati, chiedendo la regolarizzazione della loro posizione sul territorio italiano pur avendo avuto più di un foglio d'espulsione, ma che non abbiano nel contempo commesso nessun altro reato rientrante nelle fattispecie ostative al rilascio del permesso stesso.
(2-00676)
«Livia Turco, Zaccaria, Lenzi, Damiano, Bossa, Brandolini, Bucchino, Capodicasa, Causi, Codurelli, D'Antona, Esposito, Farina Coscioni, Farinone, Ferranti, Fiano, Gatti, Gnecchi, Grassi, Lo Moro, Madia, Marchi, Melis, Miotto, Murer, Pedoto, Schirru, Tidei, Vannucci, Velo, Viola, Zampa, Amici, Argentin, Bordo, Bressa, Cardinale, De Biasi, De Torre, Genovese, Laganà Fortugno, Lucà, Mariani, Marrocu, Martella, Giorgio Merlo, Merloni, Migliavacca, Morassut, Peluffo, Realacci, Rugghia, Sani, Sarubbi, Sereni, Soro, Veltroni».

Interrogazione a risposta in Commissione:

GRIMOLDI, NICOLA MOLTENI, VOLPI, GOISIS, CAPARINI, RONDINI, FEDRIGA, MACCANTI, TOGNI, REGUZZONI, BONINO, FORCOLIN e TORAZZI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
è ormai nota la volontà di organizzare un gran premio di Formula 1 nella città di Roma oltre a quello storico di Monza, con le conseguenze che ciò potrebbe portare in termini di sostenibilità economica di due gran premio nello stesso Paese;
gli sponsor principali di questo nuovo circuito sono il sindaco di Roma Alemanno e l'imprenditore romano Flammini;
secondo un artico de il Sole 24 Ore del 10 marzo 2010 i lavori del tracciato, che si snoderà per 4,7 Km all'Eur, una zona di particolare pregio architettonico nell'area sud-est della capitale, dovrebbero iniziare entro la fine del 2010;
il tracciato, che si snoda tra i palazzi dell'Eur, prevede 4 punti di sorpasso e punte di 328 chilometri orari di velocità;
l'articolo riporta anche alcune indiscrezioni secondo le quali i via libera definitivi degli enti locali (comune, provincia e regione) e della Soprintendenza ai beni culturali dovrebbero arrivare per ottobre 2010;
il Ministero dell'interno, secondo il disposto della circolare 2 luglio 1962 n. 68 dello stesso Ministero, richiamata anche nella circolare 1o marzo 2006 n. 344 del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, deve accertare la sussistenza delle misure previste per l'incolumità del pubblico e dei piloti; l'autorizzazione per le gare di velocità, difatti, è subordinata a la suddetta verifica -:
se il Ministro, al fine delle verifiche di cui sopra, sia a conoscenza di un progetto formale del Comune relativamente al Gran Premio di Roma e, se tale progetto esista, quale dipartimento se ne stia occupando; se il Ministero dell'interno sia parte di un accordo di programma e, se sì, con quali soggetti.
(5-02759)

Interrogazione a risposta scritta:

RIVOLTA, NICOLA MOLTENI, REGUZZONI, CROSIO e STUCCHI. - Al Ministro dell'interno, al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
il decreto-legge n. 112 del 2008, convertito dalla legge n. 133 del 2008, all'articolo 31 ha stabilito l'allungamento della validità della carta d'identità a dieci anni, prevedendo altresì che la disposizione si applichi anche alle carte d'identità in corso di validità alla data di entrata in vigore del decreto medesimo;
in forza di tali previsioni normative i comuni hanno provveduto ad avvertire i titolari delle carte d'identità per le quali stesse scadendo il periodo originario di validità di cinque anni di presentarsi presso gli uffici dell'anagrafe, per far apporre un timbro che attestasse la proroga della validità per ulteriori cinque anni;
da segnalazioni presso i comuni e da notizie di stampa si apprende del caso di alcuni cittadini italiani che, muniti della carta d'identità recante il timbro di proroga di validità, hanno incontrato difficoltà in occasione del transito presso alcuni valichi di confine, in particolare con la Confederazione elvetica;
notizie di tali disagi sono riportati anche nel sito internet «Viaggiare sicuri», curato dal Ministero degli affari esteri;
risulta inoltre che vi siano stati «respingimenti» di cittadini italiani in possesso

della carta d'identità elettronica, accompagnata dal certificato cartaceo attestante la proroga -:
se i Ministri siano a conoscenza dei fatti illustrati in premessa e quali iniziative ritengano di intraprendere per risolvere le difficoltà riscontrate nel riconoscimento da parte di talune autorità straniere della validità delle carte d'identità con durata prorogata ai sensi del citato articolo 31 del decreto-legge 112 del 2008.
(4-06812)

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ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazione a risposta scritta:

CASSINELLI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
la struttura del cosiddetto «albergo dei poveri», di proprietà dell'Università degli studi di Genova, venne acquistata con lo scopo di farne un campus universitario per gli studenti;
tale struttura non è mai stata interamente utilizzata, essendo da tempo in fase di ristrutturazione: ancora oggi è per la maggior parte inagibile e versa in pessime condizioni;
alcune parti della struttura sono state ristrutturate ma non ancora consegnate al quotidiano utilizzo degli studenti, che oggi possono utilizzare solo pochissime aule, peraltro anch'esse pesantemente deteriorate;
per queste ragioni, gli studenti della facoltà di giurisprudenza e scienze politiche sono costretti a svolgere le proprie lezioni in alcune sale dei cinema della città, o presso aule messe a disposizione da altre facoltà dell'ateneo, con conseguenti problemi logistici ed altri disagi, anche didattici -:
di quali elementi disponga il Governo in ordine alla situazione del cosiddetto «albergo dei poveri», e alle ragioni per cui i lavori di ristrutturazione della struttura, che costano circa 1,5 milioni di euro ogni anno, non siano ancora terminati, anche sulla scorta delle relazioni annuali che il nucleo di valutazione dell'ateneo è tenuto a trasmettere al Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca e quali iniziative di competenza si intendano assumere al riguardo, anche per il tramite di servizi ispettivi di finanza pubblica.
(4-06821)

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LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta scritta:

DONADI. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione. - Per sapere - premesso che:
dopo tante affermazioni pubbliche di efficienza, grandi progetti di trasparenza nella pubblica amministrazione e di partecipazione dei cittadini, a novembre 2009 l'INPDAP ha indetto:
a) un concorso pubblico per titoli ed esami riguardante l'assunzione a tempo determinato di durata non superiore ad un anno, ulteriormente prorogabile per eccezionali esigenze, di n. 150 unità per l'area B, livello economico B1, profilo professionale amministrativo;
b) un concorso pubblico per titoli ed esami riguardante l'assunzione a tempo determinato di durata non superiore ad un anno, ulteriormente prorogabile per eccezionali esigenze, di n. 50 unità per l'area C, livello economico C1, profilo professionale amministrativo;
la preselezione per detti concorsi, secondo il bando, doveva essere effettuata solo ed esclusivamente attraverso il sito INPDAP;
diversi cittadini hanno provato inutilmente l'approccio on line per partecipare

al concorso per tutti i giorni e tutte le ore fino alle ore 23,59 dell'ultimo giorno di scadenza, il 3 dicembre 2009;
non è comprensibile cosa sia successo e chi siano stati i fortunati che hanno potuto avere accesso al sito;
il dato che appare ancora più sconcertante è l'indifferenza ed il silenzio che i responsabili del Ministero a quel che consta all'interrogante hanno tenuto nei confronti dei cittadini che hanno chiesto spiegazioni;
i concorsi, a quanto sembra, si svolgeranno regolarmente e da novembre 2010 si conosceranno le prove d'esami -:
se tali notizie corrispondano al vero e per quale motivo - stante l'intasamento del sito - il Ministero non abbia ritenuto di prolungare i tempi per l'accesso al sito medesimo;
se non ritenga il Ministro di dovere riaprire i termini per tali concorsi e se non ritenga di dover adottare in futuro adeguate modalità tali da non escludere arbitrariamente i cittadini che hanno i titoli e la volontà di partecipare ai concorsi per l'assunzione nelle pubbliche amministrazioni.
(4-06814)

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POLITICHE AGRICOLE, ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazione a risposta in Commissione:

NASTRI. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
secondo la Cia - Confederazione italiani agricoltori, sono oltre 100 mila le imprese agricole che rischiano di chiudere la propria attività entro pochi mesi, a causa del crollo dei prezzi sui campi, (meno 6,9 per cento a febbraio 2010 che fa seguito al meno 13,5 per cento del 2009) nonché della crescita record dei costi produttivi, contributivi e burocratici (più 15 per cento nel 2009, con punte del 35 per cento per il gasolio);
la preoccupazione a giudizio della stessa Cia è ancora maggiore se si considerano i redditi in caduta libera (meno 25,3 per cento) degli agricoltori, riferiti al 2009, nonché le recenti condizioni climatiche primaverili dell'anno in corso, sfavorevoli;
appare evidente pertanto intervenire tempestivamente sul comparto agricolo, al fine di determinare una serie di misure volte a tamponare l'emorragia negativa in atto, che ha causato negli ultimi dieci anni la chiusura di oltre 500 mila imprese agricole -:
quali iniziative urgenti intenda intraprendere al fine di prevedere adeguate misure volte a sostenere le imprese agricole, il cui valore aggiunto, a giudizio della Cia, dal 2000 al 2009 è sceso da 27 a 25 miliardi di euro (meno 7,4), mentre si sono persi oltre 19 mila chilometri quadrati di terreni coltivabili, praticamente come l'intero territorio Veneto;
se non ritenga opportuno convocare i neo-presidenti delle amministrazioni regionali, al fine di stabilire opportune iniziative a favore dell'agricoltura nazionale, in previsione delle scadenze sulla riforma della politica agricola e comune e del bilancio dell'Unione europea.
(5-02757)

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PUBBLICA AMMINISTRAZIONE E INNOVAZIONE

Interrogazione a risposta scritta:

DONADI e PALADINI. - Al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione. - Per sapere - premesso che:
tra coloro che si vedono negato il diritto al lavoro oggi c'è una nuova categoria, quella dei «vincitori di concorsi pubblici non assunti». Migliaia di giovani,

credendo che in Italia si riconosca importanza alla competenza e al merito, si impegnano per anni nello studio, fanno sacrifici economici per sostenere le spese per libri di testo, corsi per la preparazione delle prove concorsuali nonché per gli spostamenti e i pernottamenti nelle sedi di svolgimento delle suddette prove, nella convinzione che se supereranno un concorso pubblico, finalmente avranno la possibilità di trovare un lavoro;
superate tutte le prove concorsuali, pubblicata la graduatoria definitiva dei vincitori, questi giovani tirano un sospiro di sollievo. Purtroppo è proprio a questo punto che essi si vengono a trovare di fronte ad un amara realtà: i vincitori dei concorsi pubblici non verranno assunti, perché a causa della crisi internazionale, non ci sarebbero sufficienti risorse economiche;
il diritto all'assunzione di tutti questi giovani è stato «sospeso a tempo indeterminato» ad opera dell'articolo 17, comma 7, del decreto-legge 10 luglio 2009, n. 78, convertito dalla legge 3 agosto 2009, n. 102, che ha introdotto un ulteriore blocco delle assunzioni nelle pubbliche amministrazioni dopo che già l'articolo 74 del decreto-legge n. 112 del 2008, convertito dalla legge n. 133 del 2008, aveva previsto il divieto di procedere ad assunzioni in mancanza di riduzioni degli assetti organizzativi;
tale nuovo blocco è venuto meno con l'articolo 2, comma 8-septies, del decreto-legge 30 dicembre 2009, n. 194, convertito nella legge 26 febbraio 2010, n. 25; quindi, le amministrazioni che hanno ottemperato alle previsioni di cui all'articolo 74 della legge n. 133 del 2008, potranno procedere all'assunzione di personale;
occorre evidenziare, però, che la legge n. 25 del 2010, all'articolo 2, prevede un nuovo intervento di riduzione degli assetti organizzativi, che deve essere effettuato entro il 30 giugno 2010;
risulta, peraltro, evidente che le amministrazioni potranno assumere nuovo personale solo entro tale data, altrimenti, per scongiurare l'ulteriore blocco, dovranno adottare immediatamente i provvedimenti necessari a realizzare la nuova misura;
questa situazione non solo impedisce a migliaia di giovani vincitori di concorsi di essere assunti, ma secondo gli interroganti fa sì che il principio della raccomandazione si affermi sempre più come fondamento della nostra società, a scapito del principio della meritocrazia. Infatti, nel contempo risulta, paradossalmente, che alcune pubbliche amministrazioni al fine di ovviare ad esigenze di servizio, analoghe a quelle fondanti l'espletamento dei concorsi, stanno procedendo, al di fuori di ogni evidenza pubblica, ad assumere personale per mezzo di agenzie interinali di lavoro, con riserva, di futura stabilizzazione;
tale pratica ad avviso degli interroganti è non solo incomprensibile è anche in stridente contraddizione con la necessità del pubblico concorso e con le dichiarate difficoltà di bilancio che hanno determinato la sospensione degli effetti dei concorsi stessi e favorisce anche l'affermazione di logiche clientelari nel sistema di reclutamento del personale;
secondo le notizie diffuse dal «Comitato vincitori non assunti della Pubblica Amministrazione» attraverso il sito, internet http://www.facebook.com/l/77579;www.vincitori-non-assunti.org, sono circa 70.000 i cittadini che, vincitori e/o idonei di concorsi pubblici, si trovano ancora, dopo mesi e a volte anche anni, in attesa di assunzione;
a titolo esemplificativo ma non esaustivo si ricordano i vincitori/idonei dei concorsi per collaboratori amministrativi e per assistenti amministrativi contabili del Ministero dell'interno, per funzionari per assistenti amministrativi ed informatici del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca e i vincitori/idonei dei concorsi INAIL e INPS -:
se corrispondano al vero le stime del comitato suddetto e quali iniziative intende

assumere il Governo per bloccare le pratiche ad avviso degli interroganti clientelari esposte in premessa e per l'assunzione delle migliaia di vincitori di concorsi pubblici.
(4-06805)

TESTO AGGIORNATO AL 16 FEBBRAIO 2011

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SALUTE

Interrogazioni a risposta in Commissione:

MIOTTO e LIVIA TURCO. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
le cronache giornalistiche riferiscono di un fatto di straordinaria gravità accaduto nelle scorse settimane presso l'ospedale di Cemusco sul Naviglio ove è deceduta una bambina nigeriana di 13 mesi, dopo due giorni di ricovero;
dopo l'accesso al pronto soccorso - avvenuto alle 0.39 del 3 marzo 2010 la bambina sarebbe stata dimessa alle 0.46;
permanendo una situazione critica, i genitori avrebbero insistito per ottenere un ricovero che non sarebbe stato accordato se non dopo il ricorso ai carabinieri, alle 1.46 dello stesso giorno;
le prime indiscrezioni parlano di disidratazione, ma non è dato sapere se nei 7 minuti di permanenza nel pronto soccorso sia stata rilevata questa situazione;
i genitori della piccola hanno perso il lavoro e, pertanto, la tessera sanitaria, richiesta al pronto soccorso, risulterebbe scaduta -:
di quali elementi disponga il Ministro il merito alla vicenda di cui in premessa e quali iniziative di competenza intenda assumere per fare piena luce su quello che agli interrogati appare un episodio di straordinaria gravità.
(5-02755)

VIGNALI e BARANI. - Al Ministro della salute, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
la sanità si sta configurando come la voce più rilevante di spesa in tutte le regioni ed è per tale motivo che da più parti si sollecitano tagli e riduzioni dei costi. Spesso, però, tali misure di contenimento della spesa si traducono in indiscriminati tagli soprattutto nel settore dei dispositivi medici, senza valutare l'impatto, sia immediato che a lungo termine, che essi possono provocare sull'intero comparto industriale;
l'ultimo intervento in ordine temporale previsto per razionalizzare la spesa dei dispositivi medici è quello contenuto nella legge finanziaria per il 2007, che ha introdotto i prezzi di riferimento. Tale meccanismo si è rivelato, però assai farraginoso, perché avendo come criterio di scelta il prezzo, ha accorpato in macro categorie assolutamente improprie dispositivi medici che hanno destinazioni d'uso clinico e tecnico molto diverse tra loro;
le modalità, infatti, con cui fino ad oggi è stato affrontato il problema del «prezzo» dei dispositivi medici, (a partire dalla legge finanziaria per il 2003 che introduceva la CUD - Commissione unica dispositivi medici, fino ai provvedimenti contenuti nella finanziaria per il 2007), sono poco efficaci ed estremamente riduttive di un sistema di domanda e offerta decisamente più complesso;
la valenza e le specificità dei dispositivi medici e diagnostici in vitro impongono, anche ai fini degli acquisti di tali tecnologie, che venga prestata grande attenzione agli aspetti di qualità. Oggi infatti le imprese del settore dei dispositivi medici non possono essere considerate semplici fornitrici di beni, bensì fornitori di sistemi diagnostici e terapeutici complessi dove il dispositivo non è che una componente di un servizio più ampio e formato da aggiornamento tecnico-scientifico degli operatori, da apparecchiature e strumenti complessi che servono al corretto ed appropriato uso dei singoli dispositivi, da

servizi post-vendita complessi, finalizzati all'uso ottimale del dispositivo a favore del paziente;
secondo Assobiomedica, associazione che rappresenta la maggioranza dei produttori di dispositivi medici, per giungere a proposte concrete più soddisfacenti dei prezzi di riferimento in tema di contenimento e razionalizzazione della spesa in acquisti di beni e servizi, di trasparenza del mercato dei dispositivi medici, di health technology assessment occorre intervenire in fase di acquisto dei dispositivi medici, sull'implementazione di un osservatorio acquisti riferito a tali tecnologie, e su un corretto approccio all'health technology assessment (HTA);
in questo modo si supererebbe il concetto, introdotto dalla citata manovra finanziaria, del «prezzo di riferimento al ribasso» - nella convinzione che il prezzo «più basso» non rappresenti la best practice in relazione alle finalità e necessità del Servizio sanitario pubblico - e si andrebbero ad individuare le condizioni e gli spazi di reale miglioramento nell'acquisto e nell'utilizzo dei dispositivi medici, nella salvaguardia appunto sia della qualità che della concorrenza nel mercato;
secondo i dati in possesso di Assobiomedica, un osservatorio acquisti, comporterebbe: risparmi immediati, trasparenza del mercato, monitoraggio della dinamica prezzi e della spesa e appropriatezza. Infatti, una maggiore disponibilità di informazioni sugli acquisti già effettuati (ed un conseguente accesso alle informazioni da parte di tutti i soggetti interessati) andrebbe naturalmente a migliorare il funzionamento di un mercato grazie a maggiore tempestività, completezza e attendibilità delle informazioni in questione -:
se non ritenga necessario instaurare presso gli uffici della Direzione generale farmaci e dispositivi medici del Ministero della salute un «osservatorio acquisti» in grado di registrare gli eventi di acquisto di dispositivi medici realizzati dalle aziende sanitarie pubbliche, al fine di analizzarne il contenuto senza ignorare gli aspetti di complessità della fornitura e di restituire al mercato uno strumento trasparente di conoscenza, di valutazione e di monitoraggio della spesa.
(5-02758)

MURER, FARINA COSCIONI e MAURIZIO TURCO. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
il gruppo consiliare della Lega Nord della regione Friuli Venezia Giulia ha presentato una mozione con cui chiede alla giunta regionale di attivarsi con il Governo nazionale in ordine alla necessità di modificare la normativa sulla sicurezza e sull'immigrazione nel passaggio che riconosceva ai medici il diritto a non segnalare gli immigrati clandestini;
nello specifico la richiesta del gruppo consiliare della Lega è che, in sostituzione dei medici a cui viene riconosciuto il diritto a non denunciare i clandestini, tale denuncia venga fatta dal personale amministrativo in servizio in ospedale che, all'arrivo di un paziente senza documenti di identità e tessera sanitaria, dopo averlo indirizzato verso un medico per le prime cure, contemporaneamente lo segnali alle forze dell'ordine;
come più volte denunciato dall'Ordine dei medici e da associazioni impegnate sui temi della migrazione, la denuncia dei clandestini che si presentassero al pronto soccorso, sia essa fatta dai sanitari o dagli amministrativi, oltre ad essere un atto antiumanitario e contrario al dettato costituzionale, è anche fortemente rischioso perché, ad avviso dell'interrogante alimenterebbe, al tempo stesso, una «clandestinità sanitaria» con una sorta di «sanità parallela fuorilegge» e una ovvia diffusione di patologie causate da malattie non curate e quindi diffuse tra la popolazione -:
se e come il Governo intenda intervenire perché sia rispettato il diritto costituzionale alla salute e alla cura senza distinzioni di alcun genere su tutto il territorio nazionale;

se il Governo intenda intervenire pubblicamente per chiarire in maniera forte e definitiva il senso della normativa nazionale che garantisce agli stranieri su tutto il territorio nazionale le cure, senza denuncia, in modo da non alimentare un pericolo di allontanamento di questi dalle strutture sanitarie pubbliche con tutti i rischi correlati.
(5-02761)

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SVILUPPO ECONOMICO

Interpellanza:

Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro dello sviluppo economico, il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, per sapere - premesso che:
il gruppo Italian Leather ha fabbriche in Argentina, Italia, Germania, Stati Uniti e di recente in Romania. Il titolare dell'azienda è Attilio d'Apolito, definito dal blog argentino Ambientalmente «excéntrico impresario» e che all'interpellante invece risulta agisca nelle proprie aziende con comportamenti autoritari e padronali;
in particolare, da quanto riportato nel medesimo sito Ambientalmente, l'azienda argentina Curtasa del gruppo Italian Leather è al centro della protesta degli abitanti e della giunta municipale a causa dei rischi ambientali e alla salute legati allo sversamento di cromo, cadmio, zinco e acido solforico. Infatti, proprio nell'area ove sorge l'azienda si denuncia un incremento dell'incidenza di tumori del 18-25 per cento;
dallo stesso sito si riscontra che l'imprenditore sia stato denunciato penalmente e che la fabbrica sia stata chiusa per ben 2 volte nel 2009. Si rileva inoltre che la Curtasa in base alla misurazione di impatto ambientale è indicata come categoria 3 (grave rischio alla salute), e che pertanto non dovrebbe essere collocata in una zona abitata. Peraltro all'interpellante risulta che l'azienda non sia in possesso del certificato di idoneità ambientale scaduto il 22 novembre 2009;
nel 2006 l'Università nazionale di Lujàn denunciava alti livelli di contaminazione del terreno e degli affluenti del fiume Lujàn, determinati proprio dall'attività della conceria. Greenpeace ha considerato il caso della Curtasa come l'esempio di scarichi tossici per i corsi d'acqua a causa dell'alta concentrazione di zinco, cromo, piombo e composti organici;
la conceria Eco Leather di Monopoli, sita in località Torre d'Orta, è una delle società del gruppo Italian Leather che si occupa della colorazione e del taglio delle pelli, e che produce un fatturato annuo di 67 milioni di euro, con 430 dipendenti e con investimenti di oltre 3 milioni di euro;
la Eco Leather ha beneficiato di diversi finanziamenti pubblici grazie alla legge n. 488 del 1992 finalizzata alla creazione di occupazione stabile nelle aree svantaggiate del Mezzogiorno, tuttavia nel 2008 l'azienda ha chiuso con i bilanci in
rosso e tale situazione, secondo quanto dichiarato dal direttore delle risorse umane dottor Dino Petrone, non è certo migliorata con il bilancio del 2009;
nonostante l'imprenditore d'Apolito abbia sostanzialmente confermato la situazione non florida sul piano economico dell'azienda, dichiarando testualmente che nella attuali condizioni di mercato «dovrebbe imboccare la strada del declino», all'interpellante non risulta vi sia stata una flessione di commesse. L'Eco Leather avrebbe infatti persino acquistato un nuovo macchinario per la lavorazione delle pelli, attualmente depositato presso il porto di Napoli in attesa di essere utilizzato probabilmente presso una delle aziende in Romania;
il 3 agosto 2007 veniva firmato un accordo con la suddetta società e il sindacato, relativo a questioni di rilevante impatto sociale, prima fra tutte, la stabilizzazione dei contratti entro precisi archi temporali.

Detta stabilizzazione è avvenuta, per quanto consta all'interpellante, dopo le proteste dei sindacati e l'apertura di procedimenti da parte di alcuni dipendenti per l'applicazione dell'articolo 28 dello statuto dei lavoratori;
dal 25 febbraio 2008 vi sarebbe stata un'insolita emorragia di disdette dalla CGIL, molte spedite alla stessa ora presso il medesimo ufficio postale, e la maggioranza da parte di lavoratori con contratto in scadenza;
il 19 maggio 2008 la CGIL ha diffuso una nota nella quale ci si sofferma su alcune criticità contrattuali e fiscali della Eco Leather;
secondo quanto riportato dalla stampa l'azienda non applicherebbe il contratto collettivo nazionale, e gli inquadramenti e le qualifiche indicate sulle buste paga dei contratti a tempo indeterminato non sarebbero conformi alle reali mansioni svolte dai lavoratori;
l'azienda inoltre opererebbe discriminazioni tra i dipendenti, consentendo soltanto ad alcuni di usufruire del pasto, escludendone altri. Da quanto riferito all'interpellante la mensa gratuita sarebbe concessa solo a circa 70 persone, mentre le altre sarebbero costrette a mangiare in spazi non idonei all'interno dell'azienda;
nonostante i controlli medici a scadenza semestrale sullo stato di salute dei dipendenti di un'azienda a forte impatto ambientale, a quanto risulta all'interrogante in anni non sarebbero mai state riscontrate anomalie su un lavoratore della conceria. Tuttavia molti dipendenti farebbero ricorso ad astensioni dal lavoro per problemi di salute;
il 12 luglio 2008 la stampa ha riportato la notizia del sequestro preventivo della conceria per presunto inquinamento ambientale nel tratto di costa tra Torre d'Orta e Cala Corvino;
secondo gli inquirenti, oltre a scaricare ammoniaca e solventi chimici nelle acque del mare, l'Eco Leather lavorava su cadmio e mercurio senza adottare le misure di sicurezza per impedire contaminazioni atmosferiche;
il dissequestro è avvenuto per ripristinare il ciclo lavorativo, con l'impegno a sanare le irregolarità;
mercoledì 7 aprile 2010 e per due giorni gli operai della conceria hanno protestato davanti all'azienda contro il nuovo piano industriale dell'Eco Leather. La soluzione dell'azienda per risolvere lo stato di crisi si pone infatti come un aut aut per i lavoratori, perché prevede la turnazione 6 per 6 (sei ore di lavoro giornalieri per sei giorni senza maggiorazioni ed indennità) oppure la riduzione dell'organico con la messa in mobilità dalle 60 alle 200 unità di personale;
in tal modo, secondo i vertici della conceria, il costo del lavoro si abbassa, ma si abbassano anche gli stipendi dei lavoratori già provati dalla condizione di crisi generale;
tale soluzione per i sindacati è inaccettabile perché ignorerebbe le maggiorazioni contrattuali e le indennità di turno, e per questo hanno chiesto l'intervento di ammortizzatori sociali, il recupero degli scarti, l'aumento della produttività e l'ottimizzazione dei sistemi produttivi;
ma da quanto emerge dalla stampa, la dirigenza dell'azienda non avrebbe preso in considerazione ulteriori proposte, se non quella di delocalizzare l'attività;
infatti in una nota dell'11 aprile 2010 d'Apolito ha spiegato ai dipendenti le ragioni che spingono a delocalizzare totalmente o in parte l'attività industriale, dichiarando che «Il perdurare della crisi mondiale e il basso costo della mano d'opera nell'Europa dell'Est hanno messo fuori gioco (...) l'azienda. Infatti un'ora di lavoro in Eco Leather costa mediamente all'azienda euro 18,40 comprensivo di assenteismo e di tutti gli oneri previdenziali ed assistenziali di legge. A questo livello di costi l'azienda non è competitiva (....).»;

per queste motivazioni gli impiegati hanno minacciato di continuare lo sciopero ad oltranza;
il 12 aprile 2010 si è tenuto un incontro fra le rappresentanze sindacali unitarie, le segreterie sindacali e la conceria per porre fine allo stato di agitazione;
il confronto non ha prodotto alcun risultato, ma anzi ha aumentato il malcontento visto che d'Apolito ha riproposto un contratto di 6 ore lavorative per 5 giorni (anziché 6) e un contratto di solidarietà per le restanti ore che farebbe percepire ai dipendenti soltanto l'80 per cento della retribuzione attuale. In tale penoso contesto non sarebbe stata scartata neppure l'ipotesi del licenziamento delle 200 unità;
conseguentemente gli operai e i sindacalisti hanno promesso di continuare la protesta nella speranza di raggiungere una trattativa ragionevole, anche con l'aiuto delle istituzioni -:
se i Ministri interpellati siano a conoscenza dei gravi fatti descritti in premessa, e se intendano, per quanto di competenza, far luce su quanto riportato;
se ritengano opportuno verificare il rispetto delle norme ambientali, delle norme sindacali, delle disposizioni a tutela contrattuale e di salute dei lavoratori, da parte della conceria Eco Leather di Monopoli, anche avviando un'azione ispettiva da parte degli organi competenti, come il comando carabinieri per la tutela dell'ambiente e l'INAIL;
se i Ministri intendano adottare le opportune iniziative al fine di accertare il corretto utilizzo da parte della società Eco Leather di Monopoli dei finanziamenti percepiti ai sensi della legge 19 dicembre 1992, n. 488, e se effettivamente siano stati utilizzati per le finalità previste;
se i Ministri interpellati intendano aprire un tavolo di crisi nazionale, al fine di salvaguardare l'attività lavorativa dei dipendenti della Eco Leather.
(2-00677) «Zazzera».

Interrogazione a risposta in Commissione:

NASTRI. - Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il sequestro da parte della Guardia di finanza di Novara di oltre 330 mila capi di abbigliamento, per un valore complessivo all'ingrosso di oltre 600 mila euro, ripropone nuovamente il fenomeno sempre più esteso dell'invasione di prodotti contraffatti, provenienti soprattutto dai Paesi asiatici, che, connotati da costi di produzione decisamente molto convenienti e realizzati con materiali scadenti o privi dei necessari requisiti di sicurezza, hanno dei prezzi di vendita decisamente più bassi di quelli italiani;
l'indagine della stessa Guardia di finanza ha consentito di individuare una rete di produzione e di scambio di prodotti contraffatti che, a giudizio delle Fiamme gialle, avrebbe interessato diverse regioni del Nord Italia;
la merce, secondo quanto risulta al comando provinciale della Guardia di finanza di Novara, veniva fabbricata in Cina ed era verosimilmente introdotta in Italia da un'azienda lombarda, entrando sul territorio nazionale in Liguria, tramite alcuni container, che venivano smistati a varie imprese in contatto con la grande distribuzione organizzata;
i beni destinati ai centri commerciali del Nord Italia, erano pubblicizzati come «sotto costo» ed avevano un livello di finitura e di qualità che lasciava diversi dubbi agli operatori del settore;
gli investigatori, successivamente all'individuazione di un primo stock di prodotti contraffatti, coordinati anche dalla procura della Repubblica di Novara, hanno anche scoperto un importante polo distributivo, con magazzini e depositi nel Nord Est, a testimonianza della ramificazione molto organizzata su tutto il territorio

settentrionale, da parte di strutture che operano senza alcun rispetto delle norme vigenti -:
quali iniziative intendano intraprendere al fine di tutelare e salvaguardare l'attività delle imprese tessili e di abbigliamento italiane, in particolare del Nord, nonché dei lavoratori del settore e del relativo indotto;
se non ritengano opportuno favorire un'intensificazione dei controlli da parte di tutte le forze dell'ordine ed una ancor più incisiva azione sanzionatoria, al fine di indebolire e scoraggiare il fenomeno del commercio illegale di prodotti tessili e di abbigliamento di scarso pregio e contraffatti, che, comunque, inducono in inganno il consumatore e danneggiano grandemente le imprese del nostro Paese.
(5-02756)

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Apposizione di firme a mozioni.

La mozione Di Biagio e altri n. 1-00352, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 31 marzo 2010, devo intendersi sottoscritta anche dal deputato Barbaro.

La mozione Zamparutti e altri n. 1-00357, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 13 aprile 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Vernetti.

Apposizione di una firma ad una interpellanza.

L'interpellanza urgente Zamparutti e altri n. 2-00673, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 13 aprile 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Rubinato.

Apposizione di firme ad interrogazioni.

L'interrogazione a risposta scritta Realacci e Mariani n. 4-06558, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 17 marzo 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Marco Carra.

L'interrogazione a risposta scritta Realacci n. 4-06723, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta dell'8 aprile 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Marco Carra.

L'interrogazione a risposta in Commissione Velo e Lovelli n. 5-02743, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 13 aprile 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Marco Carra.