XVI LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di mercoledì 31 marzo 2010

TESTO AGGIORNATO AL 15 APRILE 2010

ATTI DI INDIRIZZO

Mozione:

La Camera,
premesso che:
la legge 26 febbraio 2010, n. 25, di conversione del decreto-legge 30 dicembre 2009, n. 194 - cosiddetta «mille proroghe» - ha introdotto in seconda lettura alla Camera l'articolo 10-sexies, concernente il «Differimento dell'applicazione di disposizioni in materia di contributi all'editoria», disponendo al comma 1, lettera d), una riduzione del 50 per cento del contributo complessivo calcolato per ciascun soggetto per i contributi relativi all'anno 2009, limitatamente ai quotidiani italiani editi e diffusi all'estero in considerazione della norma - inclusa nel medesimo provvedimento - tesa a ripristinare, per il 2010 e al massimo al 100 per cento, i contributi dovuti al diritto soggettivo per testate ed emittenti di partito, no profit e cooperative;
pur condividendo l'esigenza e la necessità di ripristinare totalmente i contributi dovuti al diritto soggettivo delle suindicate testate in Italia, si ritiene altrettanto doveroso, ed opportuno garantire la salvaguardia dei contributi a sostegno delle realtà editoriali italiane oltre confine, esorcizzando l'ipotesi che per sostenere un comparto si debba inevitabilmente deprimere l'altro;
l'applicazione della suindicata normativa va ad incidere in maniera vistosa sull'ammontare delle risorse destinate alle circa 150 testate italiane edite all'estero o edite in Italia per essere distribuite oltre confine applicando una riduzione del contributo relativo all'anno 2009 del 50 per cento mettendo in discussione la sopravvivenza stessa delle realtà editoriali, considerando anche che i costi del 2009 sono già stati sostenuti dalle imprese ed un riassorbimento retroattivo delle risorse risulterebbe difficilmente gestibile;
l'applicazione delle suindicate disposizioni comporterebbe un riassorbimento delle risorse alla stampa italiana oltre confine pari a 5 milioni di euro;
i prodotti editoriali, editi o distribuiti oltre confine, rappresentano il principale riferimento culturale ed informativo delle comunità italiane all'estero, oltre che il veicolo indiscusso della promozione della lingua e cultura italiana e della crescita e valorizzazione del made in Italy;
intervenire sulle risorse destinate all'editoria italiana oltre confine, con eventuale e conseguente chiusura di molte delle realtà editoriali storiche dell'emigrazione, rischierebbe di compromettere l'immagine stessa del nostro Paese, favorendo un percorso di scollamento culturale e sociale delle nostre collettività oltre confine dalla Patria e favorendo una inevitabile quanto deleteria dispersione non più veicolata entro canali informativi riconosciuti, apprezzati e consolidati;
il riassorbimento dell'ammontare dei contributi relativi all'anno 2009 si configura come una sorta di discriminazione nell'ambito del comparto dell'informazione ai danni del mondo editoriale italiano all'estero, andando inevitabilmente ad acuire le già pesanti criticità che caratterizzano la percezione che i cittadini oltre confine hanno nei confronti della gestione delle risorse a loro favore da parte del nostro Paese;
il diritto all'informazione, costituzionalmente sancito, rischia di essere messo seriamente in discussione dal citato provvedimento: con l'applicazione della suindicata normativa verrebbe compromesso il diritto attivo ad informare da parte delle testate ed il diritto passivo ad essere informati da parte dei cittadini residenti oltre confine che hanno difficoltà materiali - soprattutto se residenti migliaia di chilometri dall'Italia - a reperire

informazioni circa le dinamiche politiche, sociali e culturali del loro Paese;
le realtà editoriali italiane operanti oltre confine, impiegano centinaia di lavoratori, tra giornalisti specializzati e bilingui, amministrativi e distributori i cui profili occupazionali verrebbero inevitabilmente messi a repentaglio dalla riduzione dei contributi, tenendo conto che molte di queste realtà hanno già avviato una procedura di licenziamento;
dal febbraio 2010, i maggiori referenti rappresentativi della Stampa italiana oltre confine hanno dimostrato la loro contrarietà nei confronti del provvedimento, evidenziando il danno economico, occupazionale e culturale che tale scelta di riorganizzazione finanziaria potrà comportare sul breve periodo;
qualora non si realizzasse una rettifica della disposizione suindicata a vantaggio dell'editoria italiana all'estero, la riduzione retroattiva dei contributi rischierà di comportare delle evidenti difficoltà in sede di redazione del bilancio di esercizio da parte delle imprese,

impegna il Governo

ad assumere iniziative di carattere normativo volte a ripristinare l'ammontare completo dei contributi relativi all'anno 2009 erogati a favore delle realtà editoriali italiane operanti all'estero.
(1-00352)
«Di Biagio, Dima, Angeli, Berardi, Antonino Foti, Barbieri, De Luca, Vincenzo Antonio Fontana, Germanà, Frassinetti, Murgia, Minardo, Garofalo, Centemero, Proietti Cosimi, Aracri, Biava, Bernardo, De Angelis, Polidori, Perina, Holzmann, Cicu, Porcu, Pagano, Fallica, Tommaso Foti, Paglia, Gibiino, Torrisi, Barbaro».

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ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA
DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interpellanza:

I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri per sapere - premesso che:
il Presidente del Consiglio ha dichiarato al giornale La Gazzetta del Mezzogiorno del giorno 24 marzo 2010 che «la regione Puglia non ha bisogno di una centrale nucleare perché è già energeticamente autosufficiente»;
tale dichiarazione appare in aperto contrasto con la politica enunciata dallo stesso Governo di volere equilibrare con il 25 per cento di energia nucleare il mix delle fonti energetiche oggi pesantemente sbilanciato verso i combustibili fossili;
questa impostazione del Presidente del Consiglio dei ministri appare in contrasto con la procedura individuata nel decreto legislativo del Governo n. 31 del 2010 nel quale si indicano vari criteri di localizzazione per le centrali nucleari, fra i quali la sicurezza, ma in cui non figura il criterio della autosufficienza regionale -:
se il Presidente del Consiglio dei ministri intenda, attraverso la sopra citata dichiarazione, prospettare un mutamento dell'indirizzo politico del Governo, con particolare riferimento all'installazione di centrali nucleari in Italia che oltre che apparire in contrasto con l'obiettivo di riequilibrare il mix delle fonti energetiche, appare in contrasto con quanto previsto dal decreto legislativo n. 31 del 2010.
(2-00661) «La Malfa, Brugger».

Interrogazioni a risposta scritta:

SCILIPOTI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
da diversi anni nel settore industriale si sta sviluppando un metodo che mira sostanzialmente a disfarsi di personale, procedendo a licenziamenti collettivi di migliaia di lavoratori attraverso trasferimenti di rami d'azienda a società «satelliti» o create ad hoc per consentire queste operazioni;
si aggira in tal modo la normativa sui licenziamenti collettivi e si impedisce ai lavoratori una reale tutela dei loro diritti, mascherando un licenziamento con una fittizia continuità di rapporto lavorativo, destinato a concludersi in breve tempo con il definitivo licenziamento dei lavoratori operato dalla società, solo apparentemente acquirente, che spesso fallisce o chiude definitivamente; spesso le aziende acquirenti hanno già al momento dell'acquisto dei lavoratori un bilancio in rosso;
nel settore farmaceutico, che è il settore a maggior valore aggiunto industriale e che non conosce crisi, si sta perpetrando da diversi anni, ad avviso dell'interrogante, un sostanziale aggiramento delle norme in materia di licenziamenti collettivi attraverso l'abuso dello strumento delle cessioni di ramo d'azienda e della mobilità;
la Marvecspharma ha acquisito numerosi rami d'azienda dalle maggiori aziende farmaceutiche multinazionali. Si citano alcune di queste operazioni a titolo di esempio;
in data 31 gennaio 2007 ha acquisito da Pfizer 440 informatori scientifici al prezzo totale di 1000 euro. Non c'è chi non veda in ciò una palese anomalia in ordine al prezzo e all'oggetto della compravendita;
in data 25 luglio 2007 ha acquisito 120 informatori scientifici dalla multinazionale Astrazeneca (consociata Simesa);
in data 26 luglio 2007 ha acquisito 141 informatori scientifici del farmaco sempre da Astrazeneca;
in data 5 ottobre 2007 ha acquisito 15 informatori scientifici del farmaco sempre da Astrazeneca;
le acquisizioni di informatori scientifici sono proseguite al punto tale da rendere Marvecspharma la più grande impresa farmaceutica italiana per numero di informatori scientifici, cioè 1200 unità lavorative. Da notare che un numero di informatori scientifici pari a 1200 unità lavorative è un numero notevolmente superiore alla forza lavoro delle stesse società venditrici;
a questo punto comincia una progressiva attività di contrazione degli informatori scientifici già ceduti con le operazioni di trasferimento di ramo d'azienda, sulle cui reali finalità l'interrogante ritiene che sussistano molti dubbi;
quindi, in data 11 gennaio 2008 la Marvecspharma attiva la riduzione di personale e pone inizialmente in cassa integrazione guadagni straordinaria 200 informatori scientifici per arrivare in brevissimo tempo a 450 unità, scaricando sulla collettività gli oneri economici di operazioni che all'interrogante appaiono ciniche e socialmente dannose;
questi processi, a quanto consta all'interrogante, hanno indotto numerose persone a lasciare volontariamente l'azienda anche attraverso operazioni di mobilità mirate, per cui l'organico è passato in poco tempo da 1200 unità a 604;
in data 12 marzo 2010 l'azienda annuncia di voler collocare in cassa integrazione guadagni straordinaria ben 420 lavoratori mediante richiesta di proroga della stessa a partire dal 7 aprile 2010;
l'azienda sembrerebbe voler portare l'organico nel 2010 a 213 unità lavorative. Quindi in poco più di due anni, dei 1200

informatori scientifici fatti transitare da altre aziende verso Marvecspharma ne resterebbero in attività 213, con quello che all'interrogante appare di fatto un licenziamento di ben 987 unità;
inoltre, l'azienda Astrazeneca, che ha recentemente ceduto a Marvecspharma un consistente numero di informatori scientifici, ha attribuito tale inevitabile decisione a:
a) l'avvento dei farmaci generici che avrebbero eroso parte delle quote di mercato della stessa Astrazeneca;
b) le pressioni delle regioni con regolamenti sulle visite degli informatori scientifici presso i medici;
c) il taglio del prezzo dei farmaci operato dal Governo;
d) gli interventi dell'Aifa per il contenimento dei costi;
la medesima azienda ha effettuato le riduzioni di personale operando nel seguente modo:
in data 25 luglio 2007, con una cessione di ramo d'azienda (consociata Simesa) a Marvecspharma, 120 informatori scientifici del farmaco vengono ricollocati attraverso questo strumento;
in data 26 luglio 2007 con una cessione di ramo d'azienda altri 141 informatori scientifici del farmaco della stessa Astrazeneca sono stati ceduti sempre a Marvecspharma;
in data 5 ottobre 2007 viene effettuata ancora una cessione di ramo d'azienda a Marvecspharma, che riguarda altri 15 informatori scientifici;
da febbraio a dicembre 2009, per l'accordo di mobilità firmato all'agenzia regionale di Milano il 21 gennaio 2009, la stessa azienda ha licenziato n. 256 informatori scientifici del farmaco e 32 lavoratori della sede di Basiglio (Milano), dichiarando peraltro che non vi sarebbero stati altri licenziamenti;
in data 23 novembre 2009 - a distanza di soli sei mesi dal licenziamento collettivo operato per ben 256 informatori scientifici - Astrazeneca ha acquisito da Simesa spa, azienda di sua proprietà e da essa direttamente gestita, 170 informatori scientifici del farmaco;
in data 9 marzo 2010, dopo aver chiuso la precedente mobilità in data 31 dicembre 2009, Astrazeneca apre una nuova procedura di mobilità con le stesse motivazioni per ulteriori 41 persone;
queste scelte effettuate da aziende che hanno ceduto o che hanno acquistato rami d'azienda, di fatto con gli stessi effetti di licenziamenti collettivi, finiscono per impedire oggi il rientro dei cassintegrati al termine del periodo di cassa integrazione guadagni straordinaria, scaricandone quindi ingiustamente i costi sulla collettività;
lo Stato pertanto si ritrova ad avere erogato risorse per cosiddetti investimenti alle società che hanno ceduto i lavoratori (Pfizer, Astrazeneca e altre) e, insieme, a farsi carico di dover corrispondere ammortizzatori sociali non dovuti, atteso che chi ha ceduto i lavoratori non avrebbe avuto diritto, a giudizio dell'interrogante, ad accedere a tali risorse;
per quanto concerne l'emergenza occupazionale del settore, relativa, in particolare, alle figure professionali degli addetti all'informazione scientifica, si ricorda che è stato sottoscritto un articolato accordo tra Farmindustria e le organizzazioni sindacali, che hanno dato vita al progetto denominato Welfarma;
tale progetto la cui dotazione, erogata dallo Stato, risulta pari a 10 milioni di euro parrebbe aver registrato un totale fallimento, giacché, a fronte di 12.000 esuberi, solo 122 informatori scientifici del farmaco hanno firmato il patto per entrare in questo apparato, che dovrebbe ridare collocazione a lavoratori che però difficilmente riusciranno a ricollocarsi;
ad avviso dell'interrogante, le operazioni sopra descritte, verosimilmente, nascondono

la volontà di effettuare consistenti riduzioni di personale ed operazioni che formalmente appaiono conformi alla disciplina vigente, ma in realtà tendono ad aggirare la normativa in materia;
inoltre l'interrogante ritiene che non vi siano i motivi e le condizioni per avviare procedure di mobilità in settori che sono stati già oggetto di riduzione di personale -:
se il Governo disponga di elementi che confermino la ricostruzione di cui in premessa;
in caso affermativo, quali iniziative si intendano adottare affinché siano recuperati i costi di tutti gli ammortizzatori non dovuti, restituendo allo Stato quanto i competenti uffici rileveranno;
se si intendano assumere iniziative, per quanto di competenza, volte ad un'accurata verifica della politica dei prezzi dei farmaci delle aziende che hanno abbattuto i costi di produzione attraverso drastici tagli di personale;
se non si intenda, per quanto di competenza, effettuare una verifica dei contratti di cessione di ramo d'azienda e delle procedure di mobilità attivate dalle aziende farmaceutiche che vi hanno fatto ricorso, per accertare il rispetto della normativa ed operare il recupero delle somme eventualmente erogate in virtù del ricorso ad ammortizzatori sociali in mancanza dei presupposti di legge;
se non si ritenga di riconsiderare il sostegno del Ministero del lavoro e delle politiche sociali al progetto Welfarma, che, ad avviso dell'interrogante, è risultato del tutto fallimentare.
(4-06677)

ROSATO e MOTTA. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
il servizio prestato dai Vigili del fuoco è largamente apprezzato dai cittadini per la professionalità, l'impegno e l'umanità che continuamente dimostrano in ogni circostanza, dalle emergenze che richiedono l'intervento del soccorso tecnico urgente alle grandi operazioni connesse ad eventi calamitosi, ultimo tra i quali si annovera il terremoto del 6 aprile 2009 all'Aquila, per il cui lavoro non hanno ancora ricevuto il pagamento degli straordinari;
le decorazioni sono un'alta espressione simbolica attraverso cui lo Stato dimostra pubblica riconoscenza nei confronti dei suoi servitori in divisa o anche di comuni cittadini che si siano distinti per atti di straordinario coraggio o di particolare dedizione;
la stampa ha dato notizia che il Dipartimento della protezione civile ha prospettato in particolare ai Vigili del fuoco la possibilità di fregiarsi di un titolo di benemerenza previo l'acquisto di un apposito «kit» predisposto dalla società System Data Center SpA ai sensi del decreto del capo del Dipartimento della protezione civile del 28 aprile 2009, a sua volta attuativo del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 19 dicembre 2008;
detto «kit» sarebbe acquistabile sul sito www.benemerenze.it al costo indicativo di euro 130, da parte di tutti coloro che avessero prestato attività di soccorso ed assistenza in concomitanza degli eventi calamitosi segnalati sul medesimo sito;
ad avviso dell'interrogante è avvilente una simile pratica di compravendita delle benemerenze nonché mortificante e lesivo della dignità il fatto che a quanti hanno prestato servizio con passione e sacrificio sia proposto l'acquisto di un titolo onorifico -:
se il Presidente del Consiglio dei ministri sia a conoscenza degli elementi descritti in premessa e se non ritenga opportuno prendere tutte le misure affinché sia impedito il commercio delle benemerenze.
(4-06678)

DI STANISLAO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
nel settembre del 2000, durante il Vertice del Millennio delle Nazioni Unite, 189 Capi di Stato e di Governo, di Paesi ricchi e poveri, condivisero una visione del mondo senza povertà e adottarono la dichiarazione del millennio;
con essa si impegnarono a raggiungere, entro il 2015, otto obiettivi concreti e misurabili (gli obiettivi del millennio: combattere la fame, la disparità tra i sessi, la mortalità infantile, l'HIV/AIDS e, al contempo, migliorare l'accesso ai servizi pubblici essenziali, quali l'istruzione e la salute);
l'Italia ha una grande responsabilità, in sede ONU ha assunto l'impegno a dare entro il 2015 lo 0,7 per cento del proprio prodotto interno lordo in aiuto pubblico allo sviluppo. Questo impegno è stato successivamente confermato in diverse sedi internazionali e all'interno dell'Unione europea;
dopo 8 anni dalla Dichiarazione, alcuni dei Paesi più poveri dell'Africa hanno raggiunto obiettivi intermedi e se continueranno così riusciranno a raggiungere gli obiettivi del millennio entro il 2015;
è preoccupante constatare che i Paesi che sono più indietro sono proprio quelli che avrebbero le risorse per essere in prima linea nella lotta alla povertà;
molti dei paesi più ricchi, tra cui l'Italia, infatti, non stanno rispettando i propri impegni soprattutto in termini di efficacia degli aiuti e di regole commerciali;
l'Italia è decisamente indietro e risulta essere il fanalino di coda tra i Paesi europei. Il nostro Paese si è impegnato a dare lo 0,7 per cento del prodotto interno lordo in aiuto pubblico allo sviluppo entro il 2015, ma da un ultimo rapporto Ocse emerge che è fermo allo 0,19 per cento. Attualmente avrebbe già dovuto superare lo 0,33 per cento e dovrebbe aver già programmato una serie di interventi per raggiungere lo 0,51 per cento nel 2010;
serve una seria pianificazione volta ad un aumento progressivo delle risorse;
inoltre l'Italia si è impegnata a rispettare la dichiarazione di Parigi, con la quale dovrebbe in particolare riconoscere ai Paesi poveri un ruolo di leadership nell'elaborazione dei programmi e delle politiche di sviluppo e garantire che le risorse per lo sviluppo raggiungano i destinatari contribuendo a programmi di lotta alla povertà, di promozione della salute e dell'ambiente;
nel settembre 2010 si terrà a New York il summit delle Nazioni Unite sugli obiettivi del millennio. A dieci anni dalla firma della Dichiarazione del Millennio ed a cinque anni dalla data di scadenza per il raggiungimento degli 8 obiettivi, il summit sarà un'importante occasione che riunirà tutti i leader mondiali impegnati nella lotta alla povertà. Sarà il momento per valutare i progressi fatti nel raggiungimento degli obiettivi del millennio, definire cosa ha funzionato in questi 10 anni e cosa deve essere invece migliorato; i risultati raggiunti non sono, infatti, ancora soddisfacenti. Dovrà essere finalizzata una nuova strategia capace di mettere in atto un «final push» nel percorso di avvicinamento agli obiettivi del millennio, accelerando le azioni che da qui al 2015 dovranno portare a rimuovere quegli ostacoli che fino ad oggi non hanno permesso di mantenere fede agli impegni presi in sede internazionale -:
in che modo il Governo intenda raggiungere gli impegni presi nelle sedi internazionali ed europee e quali iniziative e attività intenda intraprendere all'interno della campagna del millennio in Italia;
se il Governo non ritenga di dover avviare un confronto nelle opportune sedi

al fine di valutare gli obiettivi raggiunti finora e predisporre un programma concreto per giungere al traguardo finale anche in vista del summit che si terrà a New York nel settembre 2010.
(4-06689)

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AFFARI ESTERI

Interrogazioni a risposta scritta:

JANNONE. - Al Ministro degli affari esteri, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro per le politiche europee. - Per sapere - premesso che:
l'Unione europea, riformati i meccanismi decisionali per migliorarne l'efficienza e la trasparenza, si prepara col Trattato di Lisbona ad un salto di qualità del processo integrativo comunitario. Intende dare all'Europa un ruolo di attore internazionale corrispondente alla sua importanza in un contesto di geopolitica mondiale in profonda evoluzione, ove purtroppo permangono aree di crisi e rigurgiti di terrorismo, autoritarismo, fanatismo e persino di pirateria;
il Trattato di Lisbona, entrato in funzione il 1o dicembre del 2009, consente di realizzare attraverso leggi comunitarie una politica europea dell'energia eco-compatibile per armonizzare le norme nazionali relative al funzionamento del mercato dell'energia, promuovere il risparmio energetico, e quindi l'efficienza dei relativi consumi e lo sviluppo di nuove energie e di energie rinnovabili a seguito di innovazioni tecnologiche, garantire la sicurezza dell'approvvigionamento energetico dell'Unione attualmente dipendente dalle importazioni, promuovere l'interconnessione delle reti energetiche;
l'annuale vertice Unione europea-USA tenutosi il 5 aprile 2009 a Praga, tra l'allora presidente di turno del Consiglio dell'Unione europea ed il presidente Barack Obama, ha deciso di istituire, nell'ambito del Consiglio economico transatlantico, il «Consiglio transatlantico dell'energia» che deve costituire un nuovo quadro di riferimento per le trattative bilaterale Unione europea-USA sulle questioni della sicurezza dell'approvvigionamento energetico, delle fonti energetiche a basse emissioni di carbonio e delle tecnologie energetiche: temi prioritari strettamente legati a quelli del cambiamento climatico e della ricerca dedicata alle tecnologie eco compatibili che devono ormai innovare le modalità di produzione dell'energia;
entro la fine del 2010 dovrebbe essere firmato dall'Unione europea e dalla Federazione russa un accordo di partenariato strategico che comporterà l'istituzione di un'area di libero scambio euro-russo, con la libera circolazione dei cittadini attraverso l'abolizione dei regimi dei visti. Nell'ultimo decennio le relazioni tra l'Unione europea e la Russia hanno consentito un processo di integrazione ed una interdipendenza economica destinati ad una ulteriore intensificazione. La Russia, con l'intervento diretto del Capo del Governo Putin, ha negoziato l'avvio di importanti progetti di 2 nuovi gasdotti verso l'Unione europea, sollecitandone la rapida realizzazione -:
quali iniziative i Ministri intendano attuare, all'interno della politica di cooperazione suddetta, al fine di stabilire con la Russia rapporti inerenti soprattutto alle tematiche relative allo sviluppo energetico del nostro Paese.
(4-06681)

DI STANISLAO. - Al Ministro degli affari esteri, al Ministro per le politiche europee. - Per sapere - premesso che:
lo scorso 22 marzo 2010 Lady Ashton ha illustrato ai ministri degli esteri dei 27 Paesi dell'Unione europea, il Servizio europeo di azione esterna (Seae). Esso avrà un potente segretario generale coadiuvato da due vice, sei direzioni generali e dei desk sia geografici che tematici. La proposta è maturata in un clima di scontro

inter-istituzionale, anche perché il Seae è una delle novità più importanti previste dal trattato di Lisbona;
la missione del nuovo servizio, secondo il trattato di Lisbona, è di affrancare l'alto rappresentante per gli affari esteri e la politica di sicurezza dell'Unione europea (AR) - ma anche il presidente del consiglio europeo e quello della Commissione - nello sforzo di razionalizzazione della politica estera europea attraverso un più efficace coordinamento delle politiche e degli strumenti per la proiezione dell'Unione europea sulla scena mondiale;
dal punto di vista organizzativo, il Seae dipenderà direttamente dall'alto rappresentante, che ne dovrà rendere conto sia davanti al Consiglio che al Parlamento. Una volta a pieno regime, il Servizio dovrebbe essere composto da personale per un terzo proveniente dal Consiglio, per un terzo dalla Commissione e un terzo distaccato dai servizi diplomatici nazionali. Ma l'alto numero dei funzionari della direzione generale per le relazioni esterne (Relex) della Commissione, che verrà incorporata nel Seae, renderà molto complesso il rispetto di queste proporzioni;
il servizio dovrebbe inoltre essere dotato di un segretario generale responsabile della gestione quotidiana del servizio e di due vicesegretari generali: uno incaricato delle relazioni interistituzionali e della comunicazione, l'altro responsabile del Comitato politico e di sicurezza (Cops) e più vicino alle funzioni di «direttore politico». Il centro di coordinamento dell'intelligence (Sitcen), dovrebbe far capo al segretario generale, come anche la direzione generale responsabile delle delegazioni esterne e del bilancio. Delle altre cinque direzioni generali, una dovrebbe avere una proiezione più globale (diritti umani, non proliferazione, rapporti con l'Onu) e occuparsi del crisis management, mentre le altre quattro dovrebbero occuparsi di aree o paesi specifici. Sotto la direzione generale che si occuperà delle questioni globali rientrerebbero anche le questioni relative alla Politica di sicurezza e difesa comune (Psdc, secondo la nuova denominazione introdotta con il trattato di Lisbona) e le strutture di pianificazione civile e militare (Military Staff, Crisis Management Planning Directorate, Civilian Planning and Conduct Capability). Nelle direzioni generali affari regionali confluirebbero invece gli attuali regional desks, ovvero quasi tutta l'attuale direzione generale Relex della commissione e parte del personale proveniente dalle diplomazie nazionali. In ossequio al principio della «non duplicazione», su cui c'è ampio consenso, l'obiettivo dichiarato è di evitare sovrapposizioni tra i compiti del Seae e quelli della Commissione e del Consiglio;
per cercare di assolvere i molteplici incarichi che il Trattato le attribuisce, Lady Ashton potrebbe nominare suoi inviati speciali. Questi potrebbero essere scelti sia tra i sei direttori generali, sia tra i commissari all'allargamento, allo sviluppo e agli aiuti umanitari, che il Trattato già prevede debbano coordinarsi con l'alto rappresentante. Secondo alcune fonti, anche i ministri degli esteri dei 27 Paesi dell'Unione europea potranno essere nominati rappresentanti speciali. Questi ultimi, dopo l'entrata in vigore del nuovo Trattato, lamentano di aver perso potere: il Consiglio affari esteri ormai è infatti presieduto dall'alto rappresentante (anziché, come in passato, dal ministro degli esteri della presidenza semestrale) e da un po' i capi delle diplomazie nazionali non partecipano neanche più alle riunioni del Consiglio europeo;
del Servizio faranno inoltre parte le 130 delegazioni dell'Unione europea all'estero, che comprenderanno tuttavia anche personale della Commissione che non entrerà a far parte del Seae, ma che sarà incaricato dell'attuazione delle politiche, come il commercio o l'allargamento (e relativi fondi), di cui la Commissione rimarrà responsabile. Ad esempio, il capo della delegazione dell'Unione europea in Turchia riceverà direttive sui rapporti bilaterali dall'alto rappresentante, mentre sull'allargamento riceverà istruzioni dal commissario competente. In un sistema

così complesso e un po' barocco, un coordinamento scarso o inefficace potrebbe indebolire determinare pericolosi effetti boomerang;
per la selezione del personale del Servizio ci si baserà su criteri meritocratici, ma è previsto che si tenga anche conto della necessità di assicurare un equilibrio geografico - fra i vari Paesi - e, «tendenzialmente», anche di genere. Nel Servizio potranno lavorare esperti esterni, anche se in un numero e per periodi di tempo limitati. Il principio della rotazione tra le diverse funzioni verrà applicato sia all'interno del quartier generale del Seae, a Bruxelles, sia tra questo e le delegazioni;
un'organizzazione pertanto molto complessa ed è una delle più impegnative sfide poste dall'attuazione del Trattato di Lisbona che riusciranno a vincere solo le leadership europee all'altezza;
il Ministro per le politiche comunitarie Andrea Ronchi, nel corso dell'audizione tenuta davanti alle commissioni riunite affari esteri e Politiche dell'Unione europea della Camera dei deputati, rispetto al Servizio diplomatico europeo ha affermato che «Da un punto di vista sostanziale i nodi da sciogliere sono ancora numerosi: mi riferisco in particolare alle competenze del Servizio, alla programmazione degli strumenti finanziari, alla composizione delle delegazioni, al bilancio, al personale»;
inoltre il Ministro Ronchi ha affermato che «Per quanto riguarda il personale stiamo sostenendo con fermezza la necessità di individuare procedure di selezione trasparenti e basate sul merito e che rispettino l'equilibrio geografico e di genere. Riteniamo inoltre importante, assicurare una presenza significativa nel Servizio di funzionari provenienti da tutte le diplomazie nazionali (pari circa ad un terzo dell'organico complessivo), assicurando nel contempo l'assoluta eguaglianza di trattamento con i funzionari "permanenti/statutari" provenienti dalle Istituzioni. Sarebbe inoltre auspicabile un sistema di rotazione obbligatoria - o comunque la previsione di un periodo di permanenza massimo - per tutte le posizioni nel Servizio, ciò al fine di permettere una continua dinamizzazione dello stesso»;
il Servizio diplomatico europeo sta prendendo forma e sostanza -:
come il Governo intenda concretamente procedere e quali iniziative intenda mettere in campo immediatamente;
come il Governo intenda affrontare concretamente la questione del reclutamento del personale e quale ruolo intenda assumere all'interno del servizio.
(4-06690)

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AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazioni a risposta scritta:

JANNONE. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
le domeniche ecologiche non sono sufficienti a far rientrare l'allarme sulla qualità dell'aria in tutta la provincia di Bergamo e in tutta la regione. Lo sostiene il coordinamento provinciale di Legambiente che ha inviato ai sindaci della bergamasca e alla provincia un elenco di interventi da eseguire nei prossimi anni per migliorare la situazione, «I dati pubblicati nel rapporto "Clean air for Europe" dell'agenzia europea dell'ambiente, spiega in una nota Legambiente, mostrano una situazione critica per tutta la pianura padana. Per il dossier dell'Unione europea, solo in Ungheria e Polonia si respira un'aria così sporca come quella della Lombardia. La mappa elaborata evidenzia due aree nere sul continente: l'Est Europa e il centro della Pianura Padana. Sono le zone in cui il rischio di malattie cardiache e polmonari è più alto, le regioni dove lo smog ha l'impatto più forte sulla salute della popolazione»;

in tema di trasporto di persone e merci Legambiente consiglia a comuni e provincia di individuare almeno tre centri di interscambio merci in aree dismesse e creare centri di interscambio bus - treni - biciclette nelle stazioni ferroviarie e degli autobus. Infine, si auspica un ampliamento del cinquanta per cento delle aree con teleriscaldamento edilizio ambientalmente sostenibile nei prossimi 24 mesi, mentre nei prossimi 36 si devono installare pannelli fotovoltaici sui tetti del 54 per cento degli edifici pubblici e delle aziende private;
proprio in riferimento all'ultimo blocco del traffico, di febbraio 2010, Legambiente ha inviato il vademecum a tutti i comuni di Bergamo e alla provincia con la richiesta che «il tavolo di regia provinciale per l'emergenza aria coinvolga subito i rappresentanti degli enti locali della pianura bergamasca, le forze economiche e sociali e le associazioni ambientaliste. Gli obiettivi devono essere quelli di predisporre ed approvare: un piano provinciale entro 18 mesi, un documento di strategia locale come il coordinamento dei sindaci -:
quali iniziative si intendano adottare al fine di incentivare l'utilizzo di edilizia ecologica non solo in Lombardia, ma anche su tutto il territorio nazionale;
quali iniziative di competenza i Ministri intendano attuare al fine di realizzare, in tutto il territorio nazionale e a seconda delle specifiche esigenze regionali, quanto proposto dal piano di Legambiente, e da altre associazioni ecologiche, in Lombardia.
(4-06680)

JANNONE. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
l'Olanda sarà il primo Paese dell'Europa ad introdurre un nuovo sistema tariffario per l'utilizzo delle strade, in base al quale il pedaggio non sarà più corrisposto soltanto in funzione delle distanze percorse, ma anche in considerazione dei danni ambientali arrecati;
il piano, che coinvolgerà tutti gli automobilisti e non soltanto il traffico merci, verrà realizzato installando su camion e su auto la cosiddetta «eurovignetta elettronica», ovvero un rilevatore satellitare che, attraverso una normale rete Gsm, trasmetterà una serie di dati ad un computer centralizzato destinato al calcolo del pedaggio. Tale calcolo verrà effettuato in base ad una molteplicità di criteri, che tengono conto, incrociandoli fra loro, della lunghezza del percorso, della stazza del veicolo, dell'efficienza energetica dello stesso, del consumo di carburante, delle emissioni di CO2, nonché dell'ora e del luogo in cui il veicolo avrà circolato;
l'iter per l'introduzione del nuovo sistema in Olanda è già avviato e ci si attende per il 2011 l'installazione delle vignette sul primo milione di mezzi pesanti, mentre entro il 2016 saranno nove milioni le auto ed i camion coinvolti da tale forma di controllo;
a L'Aja ci si attende che i proventi ottenuti attraverso l'eurovignetta elettronica sostituiscano con il tempo ogni tassa di circolazione e le imposte sull'acquisto di un veicolo, oltre ad una parte di quelle sui carburanti (il cui prezzo è oggi composto al 60 per cento proprio dalle tasse). Ma dall'eurovignetta elettronica ci si attendono anche altri benefici, in particolare che essa possa contribuire a «ripulire i cieli», poiché, secondo l'Unione europea, il nuovo sistema ridurrà potenzialmente del 6/8 per cento le emissioni di CO2 nei 27 Paesi membri e che abbia una funzione educativa, influenzando il comportamento degli automobilisti e convertendolo ad un utilizzo più consapevole dei veicoli;
un sistema tariffario simile, benché meno sofisticato rispetto a quello che verrà introdotto in Olanda è già stato collaudato con successo a Singapore, mentre in Europa Paesi quali Belgio, Lussemburgo, Danimarca e Svezia assicurano che

adotteranno presto provvedimenti analoghi. In Italia, invece, nella città di Milano (così come avviene anche a Londra) si tassa l'entrata nel centro urbano, ma si tratta di un concetto diverso da quello che sta alla base dell'eurovignetta elettronica -:
quali iniziative i Ministri intendano adottare al fine di ridurre l'impatto ambientale correlato al traffico su strada anche per garantire incentivi al trasporto su rotaia.
(4-06683)

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BENI E ATTIVITÀ CULTURALI

Interrogazione a risposta scritta:

ZAMPARUTTI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
intorno al 1449 Benozzo Gozzoli realizzò per la chiesa domenicana di Santa Maria Maggiore, a Narni, un'Annunciazione che quasi sicuramente è la prima opera firmata dall'artista;
la tavola è talmente pregevole da essere stata definita da un critico francese «ravissante» (incantevole);
una riproduzione del lavoro è esposta al museo Eroli di Narni mentre l'originale sarebbe stato sottoposto a restauro;
circa due mesi fa la Sovrintendenza ha annunciato l'avvio dei lavori per il recupero definitivo del dipinto;
un articolo, molto dettagliato, apparso in data 31 marzo 2010, nelle pagine di cronaca locale dedicate alla provincia di Terni dal quotidiano «La Nazione» informa che, in realtà, da ben nove anni, esattamente dopo un primo restauro fatto nel 2001, sono mancati i necessari interventi di restauro e che l'opera, giacente in un ambiente dell'ex sede vescovile di Narni a quanto pare neanche adeguatamente climatizzato, presenta preoccupanti lesioni;
in particolare si dice che la pellicola di vernice sia stata sollevata in diverse parti e l'elasticità del legno abbia causato danni consistenti -:
quali provvedimenti il Ministro intende urgentemente adottare per salvare dal definitivo deterioramento un bene di inestimabile valore sia dal punto di vista artistico-culturale che economico.
(4-06675)

TESTO AGGIORNATO AL 6 MAGGIO 2010

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DIFESA

Interrogazioni a risposta scritta:

MELIS, TOUADI e FARINA COSCIONI. - Al Ministro della difesa, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
alle 3 del mattino di sabato 14 giugno 2008 i cittadini Giuseppe Uva, 43 anni, e Alberto Biggiogero, 34, furono fermati in palese stato di ebbrezza alcolica da una volante dei carabinieri appartenenti alla locale stazione mentre bloccavano con alcune transenne l'accesso ad una strada del centro di Varese;
uno dei carabinieri della pattuglia, riconosciuto l'Uva, lo chiamava per nome. Datosi questi alla fuga, lo inseguiva e lo raggiungeva pochi metri oltre ove lo bloccava con violenza, mentre il Biggiogero era impedito di seguire l'amico dall'altro carabiniere. Sopraggiunte di rinforzo due volanti della Polizia, il Biggiogero veniva spinto a forza su una di queste, mentre l'Uva era caricato sull'auto dei Carabinieri. Giunte le tre macchine alla caserma dei Carabinieri alle 3,30, i due fermati venivano separati: Biggiogero dalla sala d'attesa, controllato a vista, sentiva distintamente (come da sua successiva testimonianza) le urla dell'Uva proveniente da altra stanza e forti rumori. Avendo chiesto ai carabinieri che lo sorvegliavano di smettere

di «massacrare» l'amico, veniva a sua volta minacciato (così ancora nella sua testimonianza). Verso le 4, profittando di un attimo di disattenzione dei militi, provava a chiamare con il suo cellulare il 118, riuscendo a mettersi in collegamento con un operatore, col quale avveniva una rapida conversazione della quale esiste ed è stato trasmesso dalle tv nastro registrato. L'operatore del 118, sentito dalla voce del Biggiogero che dalla caserma dei Carabinieri si richiedeva con urgenza l'intervento dell'ambulanza e il perché, richiamava il centralino della stazione e veniva rassicurato dal centralinista che nulla di anomalo stava accadendo e che si trattava soltanto di due ubriachi particolarmente agitati. Subito dopo al Biggiogero, anch'egli (sempre secondo quanto denunciato) malmenato, veniva sequestrato il cellulare;
alle 5 del mattino, finalmente, i Carabinieri stessi chiamavano l'ambulanza, dicendo che ad una persona fermata doveva essere praticato un trattamento sanitario obbligatorio. L'Uva era allora trasferito al pronto soccorso dell'ospedale di Circolo, ove, riscontratagli dai medici di turno una generica agitazione psicomotoria, era richiesto il TSO; la cartella medica, al punto 16, «provenienza del paziente», ometteva di indicare la provenienza dalla caserma dei Carabinieri. Nessun cenno si faceva alle lesioni, sebbene una voce del modulo richiedesse di segnalare eventualmente «violenze altrui»;
verso le 8,30 del mattino l'Uva veniva infine trasferito al reparto psichiatrico dello stesso ospedale, ove decedeva alle 11,10 per arresto cardiaco;
stando alle cronache di stampa, la autopsia, stranamente, indicava elementi che all'atto del ricovero non erano stati rilevati, quali «abusi misti, shock cariogeno e traumatismo faccia e naso». Dai successivi esami tossicologici risultava inoltre essere stati somministrati all'Uva dei farmaci inequivocabilmente e tassativamente controindicati in caso di assunzione di alcol. Risultava essere stato provocato l'arresto cardiaco da questo «errore»;
si evince dalla testimonianza dell'ispettore comandante il posto fisso di polizia dell'ospedale:
a) che della morte dell'Uva si dava comunicazione in ritardo, «pur non trattandosi, come si evince dall'allegato referto medico, di evento "non traumatico"» (in altre parole, trattandosi di evento traumatico, si sarebbe dovuta dare tempestiva comunicazione: è questa la prima volta che agli atti si legge trattarsi di «evento traumatico»);
b) che la salma giaceva «supina e senza abiti, con la parte ossea iniziale del naso in zona frontale munita di una vistosa ecchimosi rosso-bluastra, così dicasi per la parte relativa al collo sinistro, le cui ecchimosi proseguivano con discontinuità su tutta la parte dorsale, lesioni (la fonte è ancora il rapporto del comandante il posto di polizia) di cui non viene fatta menzione nel verbale medico di accettazione». Si aggiungeva non esservi traccia degli slip dell'Uva, indumento non consegnato ai parenti dopo il decesso «probabilmente perché intriso di sangue». A tergo dei pantaloni figuravano vistose macchie ematiche. Tracce di sangue anche sulle scarpe, di stoffa, che l'Uva indossava al momento del fermo. Scarpe la cui parte anteriore appariva «vistosamente consumata», come se l'Uva avesse opposto - sono ancora parole del comandante del posto di polizia - «un'estenuante difesa ad oltranza». L'autopsia sul cadavere, eseguita dall'anatomapatologo professor Motta confermava che «all'atto della prima ispezione il cadavere indossava un pannolone e una maglietta bianca»;
sui fatti qui sommariamente descritti risulta che la magistratura di Varese abbia in corso un'indagine, per quanto riguarda le violenze, contro ignoti;
da una successiva testimonianza del Biggiogero, resa anche in Tv, emergerebbe che il carabiniere che la sera del 14 giugno 2008 vide, inseguì e fermò l'Uva, aveva nei

suoi confronti motivi di rancore personale legati a una presunta relazione tra l'Uva e la propria consorte -:
se risulti cosa sia realmente accaduto tra le 3,30 e le 5 del 14 giugno 2008 nella caserma dei carabinieri di Varese ove l'Uva e il Biggiogero erano stati trattenuti per un'ora e mezza senza aver commesso alcun reato particolarmente grave;
se risulti chi abbia inferto all'Uva le gravi lesioni descritte dagli ultimi referti;
perché queste lesioni non siano state registrate in alcun rapporto o verbale dei carabinieri;
come sia possibile che ad un uomo in palese stato di ebbrezza alcolica si siano somministrati in caserma farmaci espressamente controindicati in presenza di tale condizione;
come mai nella Caserma suddetta si siano trattenuti per tutto il tempo della permanenza dei due fermati anche gli uomini delle due volanti della polizia di Stato e se risponda al vero quanto pubblicato dalla stampa, che cioè questa lunga sosta, tra l'altro a detrimento del normale servizio di pattuglia in città, non sarebbe stata denunciata in alcun rapporto di servizio;
quali iniziative i Ministri interrogati abbiano assunto o intendano assumere per chiarire i comportamenti delle forze dell'ordine e per individuare i responsabili del pestaggio in caserma e della morte del signor Giuseppe Uva.
(4-06667)

SCHIRRU, LULLI, MELIS, MARROCU, FADDA, PES e CALVISI. - Al Ministro della difesa, al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
la notizia appresa sui quotidiani regionali sardi nei giorni scorsi che le sperimentazioni sull'aereo senza pilota Sky X avrebbero lasciato l'Ogliastra e la Sardegna a favore della Puglia ha registrato notevoli preoccupazioni;
la realizzazione di una pista di volo a Monte Cardiga è la pregiudiziale, insieme all'autorizzazione di un corridoio di volo con Decimomannu, per la messa in rete dei quattro poligoni sperimentali della Sardegna. Una struttura unica in Italia, adatta per le sperimentazioni sia militari che civili di grande rilevanza, possibili grazie alla disponibilità di un territorio esteso per dodicimila ettari, più un ampio braccio di mare sulla Costa orientale. Il «quadrilatero sardo» sarebbe l'unico in grado di contrastare le mire egemoniche del metadistretto dell'aerospazio recentemente costituito da Alenia-Finmeccanica con le regioni di Piemonte, Campania e Puglia, le Università e 300 imprese locali. Alla realizzazione della pista di volo a Monte Cardiga è collegato anche il progetto di un centro per la sperimentazione ambientale di rilevanza europea. La nascita del polo aerospaziale rappresenta, quindi, per alcuni territori sardi, l'unica possibilità di un futuro industriale;
il Ministero della difesa ha ribadito il via libera alla nuova pista di volo del poligono. Ma le sperimentazioni sui velivoli Sky e Neuron dipendono dall'accordo fra vertici militari e Finmeccanica;
la realizzazione dell'opera, fondamentale per le sperimentazioni aerospaziali, sia militari che civili, è appunto legata all'esito delle trattative in corso con Finmeccanica riguardo alla ripartizione dei costi e delle modalità di utilizzo della pista sperimentale da parte di entrambi i contraenti;
le modalità dell'accordo prefigurerebbero, su scala ridotta, le caratteristiche di quella new company tra soggetto pubblico e industrie private auspicata dalla Nato per il potenziamento del Poligono;
anche la sperimentazione sui due prototipi di aereo senza pilota (Sky X e Neuron), che vede in primo piano il gruppo italiano Alenia-Finmeccanica, è frutto di una collaborazione europea. Solo che l'Italia investe appena il 4 per cento nel settore della ricerca aerospaziale, a fronte del 13 per cento della Francia e

all'11 per cento di Germania e Gran Bretagna. Per colmare questo divario è stato costituito recentemente il metadistretto italiano dell'aerospazio tra le regioni Piemonte, Puglia e Calabria;
la Sardegna è stata tagliata fuori, nonostante rappresenti con il Poligono del Salto di Quirra (da collegare all'aeroporto militare di Decimo tramite un corridoio aereo) il quarto vertice naturale del sistema, indispensabile per chiudere il quadrilatero delle sperimentazioni più impegnative made in Italy. Salvo ricorrere a costose trasferte presso i poligoni del Nord Europa. Sindacato, forze politiche e amministratori dell'Ogliastra sono ora impegnati per recuperare al territorio un ruolo adeguato in un contesto di tecnologia avanzata del valore prossimo ai 5 miliardi di euro;
per quanto riguarda la realizzazione della pista di volo a Monte Cardiga, si sta lavorando ad una bozza d'accordo con Finmeccanica che prevede a carico del Poligono l'esecuzione dei lavori di movimento terra affidato a uomini e mezzi del Genio militare. Il Ministero della difesa ha ribadito per due volte quest'anno l'importanza primaria della striscia tattica polifunzionale a Monte Cardiga, respingendo le motivazioni del parere negativo pronunciato dal comitato paritetico. Il 24 aprile Arturo Parisi, Ministro della difesa del Governo Prodi, aveva dato il primo via libera alla realizzazione della pista. La decisione è stata ribadita il 25 luglio dal successore Ignazio La Russa con l'avvento del Governo Berlusconi -:
se le notizie sopra riportate siano fondate e quale sia la posizione del Governo in ordine all'opportunità che il progetto possa comprendere anche la regione Sardegna.
(4-06669)

ASCIERTO. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
la legge 24 novembre 2003, n. 326, all'articolo 26, comma 11-quater, stabiliva l'alienazione, con le modalità previste dalla legge n. 410 del 2001, degli alloggi ubicati all'esterno delle infrastrutture militari occupate da personale con titolo concessorio scaduto;
il conseguente decreto ministeriale 2004, emesso in data 2 marzo 2006, e registrato alla Corte dei conti il 21 marzo 2006, individuava 4.493 alloggi alienabili in quanto non più utili ai fini istituzionali, numero che conteneva, fra l'altro, tutti gli alloggi di Padova, ubicati all'esterno delle infrastrutture militari;
l'amministrazione della difesa dava assicurazione agli utenti che ne avevano fatto espressa richiesta circa la alienabilità dell'alloggio dagli stessi occupato;
inspiegabilmente, dopo circa due anni dalla registrazione del decreto ministeriale 2004, l'amministrazione non aveva ancora proceduto al trasferimento ed iscrizione dei beni individuati come alienabili nel patrimonio disponibile dello Stato, arrecando fra l'altro un palese danno all'erario;
con la successiva legge 24 dicembre 2007, n. 244, all'articolo 2, comma 631, veniva abrogato l'articolo 26, comma 11-quater della legge 24 novembre 2003, n. 326, ed il Ministro della difesa smetteva, in applicazione della legge 24 dicembre 1993, n. 537, articolo 9, comma 7, un unico decreto ministeriale annuale relativo al piano di gestione del patrimonio abitativa della difesa per gli anni 2004, 2005, 2006 e 2007 senza inserire alcun alloggio alienabile;
inspiegabilmente per l'anno 2004 sono oggi operanti due decreti ministeriali relativi all'anno 2004 entrambi registrati alla Corte dei conti dei quali il primo dichiara alienabili 4.493 alloggi non più utili ai fini istituzionali, mentre il secondo riporta come alienabili zero alloggi;
la legge n. 244 del 2007, prevede all'articolo 2, comma 627, lettera b), la vendita di un primo lotto di alloggi, non più utili ai fini istituzionali, non inferiore a 3.000, per dare avvio al rinnovo dell'intero patrimonio con una nuova fase di costruzione/acquisizione di alloggi;

gli utenti avevano sperato di poter acquistare l'alloggio che il Ministero della difesa aveva deciso di alienare e risolti si erano già attivati per accendere un mutuo e quindi è apparso a loro inspiegabile, per non dire di una vera e propria beffa, la retromarcia della difesa e del tesoro quando hanno annullato tutti gli elenchi degli immobili da vendere;
in Italia e maggiormente nel Nord-Est risolte caserme sono state chiuse, altre ridimensionate nell'organico e quindi vi è una situazione infrastrutturale e abitativa militare che va rivista rivista e riorganizzata;
proteste sono giunte, in modo particolare, anche dagli inquilini delle abitazioni di via Pomponio e di altre zone della Città di Padova che vivono in alloggi della difesa ubicati fuori dalle infrastrutture militari;
queste persone ritengono che tali alloggi proprio perché fuori dal perimetro delle caserme possano essere venduti in blocco ma temono che il prossimo regolamento ministeriale le escluda per immotivate decisioni dei vertici militari -:
quali direttive il Ministro interrogato intenda impartire agli enti dipendenti perché nel futuro elenco degli alloggi alienabili siano inseriti i precedenti 4.494, con particolare riguardo a tutti quelli esistenti in Padova, ubicati all'esterno delle infrastrutture militari.
(4-06673)

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ECONOMIA E FINANZE

Interrogazione a risposta scritta:

MISTRELLO DESTRO. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
la risoluzione prot. n. 363413 Ministero dell'economia e delle finanze del 13 marzo 1978 (allegato 11) dispone che al solfato di rame indipendentemente dagli usi è applicata un'aliquota del 6 per cento poi elevata al 10 per cento;
l'aliquota del 10 per cento risulta adeguata visto che il solfato di rame è alla base della produzione della poltiglia bordolese, ovvero il verderame, anticrittogamico per eccellenza, utilizzato soprattutto nella difesa dei vigneti degli attacchi della peronospora;
il solfato di rame e l'ossicloruro di rame, impiegati quali fitosanitari e commercializzati con l'applicazione dell'IVA pari al 10 per cento, vengono però considerati da alcune aziende del settore come fertilizzanti e, dunque, importati, acquisiti e venduti con un'aliquota del 4 per cento;
è necessario uniformare il comportamento degli operatori nell'ambito dell'applicazione delle aliquote IVA relative all'importazione ed alla vendita dei prodotti succitati, allo scopo di evitare frodi commerciali relative all'etichettatura che permette di distinguere chiaramente un concime da un fitofarmaco, impedire distorsioni di mercato causate da una concorrenza sleale, nonché tutelare gli interessi erariali che potrebbero essere lesi da una errata applicazione di una aliquota IVA agevolata;
tale modalità di tassazione difforme ha determinato tra l'altro una diminuzione delle vendite e purtroppo anche il licenziamento di molti operai -:
se non si ritenga assolutamente urgente e indispensabile disporre che sia sempre applicata la medesima aliquota del 10 per cento sul solfato di rame onde evitare l'insorgere della concorrenza sleale e di disordine amministrativo, qualunque sia l'impiego della sostanza.
(4-06670)

GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta in Commissione:

CONTENTO. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
è prassi diffusa che, al momento della ricezione di denunce e querele, gli sportelli di numerose procure della Repubblica richiedano all'esponente una marca da bollo pari a 3,54 euro per il rilascio dell'attestazione di avvenuto deposito;
ciò non avviene se lo stesso atto introduttivo venga presentato ad un qualche presidio territoriale di polizia giudiziaria, i cui operatori provvedono a redigere e a consegnare gratuitamente un verbale di ricezione;
il codice di rito sembra convalidare quest'ultima condotta anziché quella praticata dalle procure, atteso che l'articolo 337 c.p.p. in merito alle formalità della querela prevede e espressamente un verbale da far sottoscrivere alla persona (comma secondo), nonché l'indicazione da parte dell'agente che riceve l'atto di data, luogo e generalità del presentante (comma quarto);
i due diversi orientamenti creano, evidentemente, delle disparità di trattamento di una medesima situazione di fatto e di diritto -:
se sia corretto richiedere una marca da bollo da 3,54 euro per dimostrare l'avvenuto deposito di una denuncia o querela e, in caso di risposta negativa, quali iniziative intenda assumere, anche mediante l'emissione di apposita circolare esplicativa, per porre termine alla prassi esposta in narrativa.
(5-02706)

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INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazioni a risposta in Commissione:

GAROFALO. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
il 15 giugno 2009 è stata inaugurata la metroferrovia Giampilieri - Messina Centrale, e già è stata sospesa dal 19 ottobre 2009 in attesa della firma del contratto di servizio fra la regione e Trenitalia;
con delibera della giunta regionale dell'8 gennaio 2001 è stato approvato un accordo di collaborazione tra il Gruppo Ferrovie dello Stato, la regione e il comune di Messina finalizzato alla realizzazione della metroferrovia;
il 5 ottobre dello stesso anno il Ministero dell'economia e delle finanze, il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, la regione siciliana, le Ferrovie dello Stato spa, la gestione governativa ferrovie Circumetnea hanno sottoscritto un accordo quadro di programma per il trasporto ferroviario, nell'ambito del quale è stato disposto il finanziamento di 37 milioni e 700mila euro circa per il potenziamento tecnologico della tratta ferroviaria Messina - Giampilieri;
il summenzionato finanziamento è stato concesso alla società Ferrovie dello Stato per un importo di circa 28 milioni e mezzo per le opere ferroviarie e 9 milioni 296 mila 224 euro sono stati concessi al Comune di Messina per la viabilità urbana;
al fine dell'attivazione della metroferrovia, il gruppo Ferrovie dello Stato, attraverso le società controllate rete ferroviaria italiana e Trenitalia ha assunto l'onere di realizzare le opere ferroviarie e di gestire il servizio appena partito;
l'intero costo dell'intervento è stato finanziato in parte con risorse derivanti dalle leggi n. 221 del 1992 e n. 488 del

1999 e per la parte rimanente, con i fondi del Programma operativo regionale 2000/06 di cui al quinto asse «città, misura potenziamento trasporti urbano», vale a dire risorse comunitarie;
con l'accordo il gruppo Ferrovie dello Stato è stato designato soggetto attuatore degli interventi ferroviari e della gestione del servizio;
obiettivo dell'intervento: la realizzazione di un sistema di trasporto pubblico su rotaie, in grado di decongestionare il centro storico della città con successiva tutela dei valori ambientali, tutela della salute dei cittadini e contenimento dei consumi energetici;
ad oggi purtroppo ci si trova di fronte a quanto segue: Trenitalia, interamente controllata dalle Ferrovie dello Stato, dopo aver collaudato le infrastrutture e attivato il servizio, con nota del 15 ottobre 2010 ha disposto l'interruzione delle corse a stretto giro, assicurate dal moderno «Minuetto» a causa della mancata sottoscrizione del contratto di servizio con la regione;
a seguito dell'attivazione di un tavolo di concertazione, promosso dal sindaco Buzzanca, Trenitalia e l'esecutivo siciliano avevano fornito rassicurazioni in merito alla riattivazione del servizio dal 1o febbraio 2010. Impegno, purtroppo, non mantenuto;
oltre a tutti i problemi tecnici di cui sopra, i pendolari devono fare anche i conti con la chiusura di un comodo e sicuro passaggio pedonale a causa delle pessime condizioni di pulizia. Molti cittadini lamentano troppa sporcizia -:
quali iniziative si ritenga di attuare tenendo ben presente che la fonte del finanziamento per la realizzazione delle infrastrutture ha impegnato ingenti risorse nazionali, regionali e comunitarie e che le Ferrovie dello Stato e le società controllate dal gruppo sono state destinatarie di ben 28 milioni e mezzo circa per la realizzazione del servizio, ad oggi ad avviso dell'interrogante inopinatamente sospeso;
se non sia il caso di intervenire al fine di verificare il corretto adempimento da parte di Rete ferroviaria italiana e Trenitalia degli accordi contrattuali conclusi e delle garanzie offerte all'Unione europea;
come si pensa di rimuovere celermente gli ostacoli che si frappongono alla riapertura del servizio al fine di una ripresa definitiva e non momentanea che debba avvenire rispettando le esigenze di tutti i pendolari.
(5-02704)

MARIANI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
la complessità e farraginosità delle norme e delle procedure in materia di affidamento dei lavori pubblici induce, talvolta, le pubbliche amministrazioni a richiedere supporto più o meno direttamente, soprattutto nei casi in cui si intendano realizzare grandi interventi e di impatto sul tessuto urbanistico, a organismi statali, anziché ricorrere a concorsi di progettazione;
la principale ragione per la quale gli enti locali spesso preferiscono affidarsi ad organismi statali va cercata nell'ingarbugliato intreccio di normative nazionali, regionali e comunali in materia di edilizia ed urbanistica, tale da rendere molto difficile lavorare nel campo dell'edilizia senza rischiare di incorrere in irregolarità di carattere procedurale; a ciò si aggiunge la necessità di rispettare i tempi e di evitare il pericolo di incorrere in errori procedurali o amministrativi;
la situazione descritta chiarisce la necessità di provvedere ad una riforma organica dei sistemi di gestione del territorio che possa individuare nuove regole per la progettazione di opere pubbliche, scongiuri la costituzione di riserve di potere protette e garantisca a tutti i cittadini, con la necessaria trasparenza, pari opportunità di lavoro e competizione;

un elemento fondamentale ed imprescindibile di una efficace revisione delle regole per l'affidamento dei lavori pubblici è quello di considerare essenziale la qualità del progetto, in modo da renderla determinante al fine dell'individuazione dell'offerta economicamente più vantaggiosa;
il provveditorato interregionale svolge, in particolare, le funzioni di competenza nei seguenti ambiti di attività:
a) opere pubbliche di competenza del Ministero;
b) attività di vigilanza sulle opere pubbliche finanziate dal Ministero e da altri enti pubblici;
c) attività di supporto su base convenzionale nella programmazione, progettazione ed esecuzione di opere anche di competenza di amministrazioni non statali, anche ad ordinamento autonomo, economico e non, nonché di enti ed organismi pubblici;
recentemente anche il comune di Lucca, per l'avvio dei progetti del piano integrato di sviluppo urbano sostenibile (PIUSS), ha ritenuto di affidare l'intera gestione dei lavori pubblici al provveditorato interregionale delle opere pubbliche Toscana-Umbria, in questo contesto si è ritenuto opportuno regolare i rapporti con il provveditorato interregionale per le opere pubbliche Toscana-Umbria per la realizzazione del progetto con apposita convenzione e che lo stesso, ha manifestato la propria disponibilità ad assumere le funzioni di stazione appaltante. Il recupero nella città di Lucca è articolato in 14 progetti, il cui costo si aggira intorno ai 55 milioni di euro, che comprendono tra gli altri un centro di competenza per lo sviluppo e l'insediamento di impresa ad alta innovazione tecnologica ed uno di competenza in tecnologie arte e spettacolo;
più volte dal Ministero si è specificato che, di norma, gli appalti non vengono mai indetti dal dicastero;
appare all'interrogante che la scelta del comune di Lucca, capoluogo di provincia, di rinunciare al proprio naturale ruolo di stazione appaltante per gli interventi connessi ad un progetto di così grande importanza per il proprio tessuto professionale ed imprenditoriale sia un'incomprensibile anomalia -:
se non si intenda studiare dei correttivi di carattere normativo o amministrativo affinché enti locali di indubbia autorevolezza svolgano appieno il loro ruolo gestionale e di responsabilità;
se il ruolo di supporto dei provveditorati alle opere pubbliche possa tradursi nella gestione diretta anche laddove non si tratta di opere pubbliche di competenza del Ministero, e se, la condotta del comune di Lucca possa pertanto ritenersi conforme alla normativa vigente o meno;
attraverso quali relazioni formali tra il comune di Lucca e il provveditorato interregionale per le opere pubbliche Toscana-Umbria si è reso possibile il passaggio di gestione dei progetti PIUSS e quali procedure di affidamento siano state adottate;
quali gare siano già state affidate e con quali modalità anche temporali;
quali rapporti economici siano intercorsi tra il comune di Lucca e il provveditorato interregionale per le opere pubbliche Toscana-Umbria per il ruolo assunto dal provveditorato;
quali strumenti di controllo e vigilanza saranno adottati se il Provveditorato - che di norma esercita la funzione di vigilanza e controllo - ha assunto il ruolo di stazione appaltante.
(5-02707)

Interrogazione a risposta scritta:

JANNONE. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
il restyling della stazione di Bergamo è ormai divenuto una questione annosa,

già posta all'attenzione attraverso un'interrogazione a risposta scritta presentata dall'interrogante nel mese di gennaio 2010;
tuttavia, nonostante le ripetute sollecitazioni da più parti ricevute, la società Centostazioni (che si occupa di gestire le 103 strutture di dimensione media e che ha ottenuto nel marzo 2009 l'approvazione del progetto esecutivo di riqualificazione della stazione ferroviaria di Bergamo), invocando la particolare complessità dell'iter di affidamento dell'appalto, ha di nuovo rinviato il termine per l'inizio dei lavori, che dovrebbero ora prendere avvio in estate e protrarsi per 18 mesi;
pertanto, salvo ulteriori proroghe (dato che, finora, le scadenze annunciate sono state puntualmente disattese), occorrerà attendere il 2011 prima di vedere concluso il lavoro di recupero e cura di cui la vetusta struttura ferroviaria (che conta ormai 112 anni) necessita;
la situazione di stallo risulta aggravata dal fatto che, nell'attesa dell'intervento complessivo di restyling, si continuano a rimandare interventi minori e tuttavia fondamentali, quali ad esempio la sistemazione di un ascensore per disabili;
conseguenza di quanto descritto è che la stazione orobica, quinta in Italia per traffico di passeggeri nella categoria medie dimensioni, versa in condizioni di scarsa funzionalità e scarso decoro, incapace di rispondere adeguatamente alle esigenze dell'utenza, e risultando ancora gravata da inaccettabili barriere architettoniche;
a complicare il quadro della situazione si aggiunge il fatto che l'area delle stazioni si trova interessata da una pluralità di progetti, spesso tra loro contraddittori: nel disegno pensato per Porta Sud (dove le Ferrovie sono presenti con sistemi urbani), il destino della stazione attuale (oggetto, invece, di riqualificazione da parte di Centostazioni) sarà l'abbattimento -:
quali iniziative il Ministro intenda adottare al fine di sollecitare Centostazioni ad attuare con celerità il progetto di riqualificazione, anche in funzione dell'ormai prossimo raduno nazionale degli alpini, che porterà a Bergamo circa 400.000 persone, di cui molte attraverso i convogli ferroviari;
quali iniziative intenda adottare affinché l'evidente mancanza di coordinamento tra le diverse società delle Ferrovie non sia fonte di ulteriori ritardi e battute d'arresto nella realizzazione dei progetti.
(4-06685)

...

INTERNO

Interrogazioni a risposta scritta:

LOLLI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il Corpo nazionale dei vigili del fuoco affronta l'annoso problema della carenza di personale ricorrendo in modo sempre più massiccio e costante a personale discontinuo e precario che viene richiamato in servizio per periodi che vanno dai 20 ai 160 giorni l'anno;
il personale discontinuo rappresenta in molte zone del paese il 30 per cento degli effettivi;
il costo dei lavoratori discontinui ha superato oramai la cifra di 100 milioni di euro l'anno;
la carenza di organico del corpo è calcolata in circa 3.000 unità;
con la legge finanziaria per il 2010 si è deciso di sbloccare il limite delle assunzioni imposto dal decreto-legge n. 112 del 2008 per quanto riguarda il Corpo nazionale dei vigili del fuoco;
all'articolo 2, comma 209 della legge finanziaria per il 2010 si prevede che venga destinato il 45 per cento del turn over al personale VFB (volontari in ferma breve) proveniente dalle forze armate;

le necessità di formazione di nuovi vigili immessi permetterà l'inserimento di nuove figure non prima di un anno mentre la stabilizzazione del personale già formato e presente sul territorio avrebbe un effetto immediato senza particolari oneri in quanto si tratta di personale già inquadrato e retribuito;
la graduatoria di stabilizzazione del personale discontinuo è attualmente vigente mentre è stato bandito un concorso per 814 posti nel ruolo di vigile del fuoco nel quale è prevista una riserva del 45 per cento per il personale VFB (Volontari in ferma breve);
l'ingresso di nuovi lavoratori tramite il concorso potrà evitare il peggioramento della situazione ma senza inserire i lavoratori discontinui nell'organico non si saneranno le carenze pregresse lasciando che una parte importante del personale sia, dal punto di vista dei diritti e dell'inquadramento, diversa dal resto del corpo per il quale però è indispensabile;
considerando la presenza di una riserva già nel concorso per 814 vigili del fuoco è immaginabile garantire una via più veloce di stabilizzazione dei discontinui già formati per il turn over facendo riferimento alla graduatoria pubblicata nel decreto ministeriale 1996 del 2008 e eliminando la quota del 45 per cento garantita ai VFB delle forze armate prevista all'articolo 2, comma 209, della legge finanziaria per il 2010 -:
cosa intenda fare, anche dal punto di vista normativo, il Ministro per affrontare tale situazione e per dare risposte concrete sia al Corpo nazionale dei vigili del fuoco che vede una grande carenza di organico sia ai lavoratori discontinui in attesa di stabilizzazione.
(4-06666)

JANNONE. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
i dati elaborati dal Ministero dell'interno sulla lotta allo spaccio di sostanze stupefacenti compiuta dalle forze dell'ordine nel 2009 sono in grado di fornire un'immagine molto precisa dell'attività di contrasto al narcotraffico in quanto prodotti considerando e sintetizzando i risultati conseguiti da polizia, carabinieri e Fiamme gialle;
dalla loro analisi si può anche evincere l'entità del traffico di droga per ciascuna provincia italiana;
in particolare, dall'indagine emerge che nella provincia di Bergamo, nel 2009, sono stati sequestrati 602 chili di droga, per una media giornaliera di 1,6 chilogrammi. Nella classifica delle province italiane in cui vengono sequestrati più stupefacenti, la Bergamasca si colloca, a livello nazionale, al quattordicesimo posto, mentre in Lombardia è seconda solo a Milano;
con riferimento alle tipologie di stupefacenti più diffuse nella provincia orobica, secondo i dati aggiornati al mese di febbraio 2010, il primo posto è occupato dall'eroina: Bergamo è la quarta provincia in Italia, e la seconda in Lombardia, per sequestri di tale sostanza. Per quanto riguarda la cocaina, la bergamasca è al quindicesimo posto in Italia ed al quarto in Lombardia, mentre per l'hashish al ventiduesimo a livello nazionale ed al terzo a livello regionale;
si osserva inoltre come i dati relativi alla diffusione dell'eroina nella provincia di Bergamo confermino quanto già segnalato negli anni scorsi dalle forze dell'ordine, ovvero l'importante ripresa dello spaccio e del consumo di tale droga, che sembrava, invece, destinata alla scomparsa -:
quali iniziative, anche in un contesto di educazione e di prevenzione dedicate alla popolazione giovanile, il Ministro intenda adottare per reprimere e prevenire il narcotraffico nella provincia bergamasca, divenuta ormai seconda, in Lombardia, alla sola città di Milano.
(4-06684)

GIRLANDA. - Al Ministro dell'interno, al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
il quotidiano Corriere della Sera del 14 dicembre 2008 riporta che nell'ospedale Sant'Anna di Como, in fase di costruzione, con ultimazione prevista per luglio 2010, è stata prevista una «sala di meditazione» per credenti di religioni diverse da quella cattolica, a cominciare da quella islamica;
il Giornale dell'Umbria del 21 marzo 2010, pagina 11, riporta la disponibilità dei vertici della struttura ospedaliera Santa Maria di Terni di concedere una sala per i fedeli di religione musulmana, così come richiesto dal centro culturale islamico di via Vellusio;
tali concessioni possono costituire precedenti ai quali potrebbero appellarsi fedeli di altre religioni;
tale disponibilità potrebbe creare situazioni disomogenee all'interno del territorio nazionale -:
se il Ministero dell'interno e della salute intendano assumere iniziative normative in materia al fine di disciplinare questo genere di richieste per evitare che esse siano rimesse esclusivamente alla discrezione dei vertici delle strutture ospedaliere locali.
(4-06691)

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ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazioni a risposta in Commissione:

PES, GHIZZONI, SIRAGUSA, NICOLAIS, DE PASQUALE, SCHIRRU e MELIS. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
in data 22 febbraio 2010 il direttore dell'ANSAS (Agenzia nazionale per lo sviluppo dell'autonomia scolastica, ex INDIRE), dottor Massimo Radiciotti, ha inviato a tutte le associazioni disciplinari e professionali degli insegnanti, alle organizzazioni sindacali, ai direttori generali degli uffici scolastici regionali e ai dirigenti scolastici una lettera circolare nella quale si comunica che a partire dal 2011 saranno valutati in modo «molto consistente», nei bandi pubblici per il reclutamento dei tutor, i titoli che documentino il conseguimento di qualcuno dei molti master offerti dalle università italiane;
in data 25 febbraio 2010 le associazioni disciplinari e professionali degli insegnanti hanno ricevuto da parte della professoressa Stefania Fuscagni, presidente dello IUL (Italian university line) nonché commissario straordinario ANSAS (decreto del Presidente del Consiglio del 27 gennaio 2010) una nota nella quale viene spiegato che lo IUL è un'«università telematica, pubblica, non statale» nata da un consorzio tra cinque università italiane e l'ANSAS, dove ha, tra l'altro, la propria sede;
in tale nota viene altresì comunicato che sono aperte le iscrizioni ad un master di primo livello (per iscriversi è quindi sufficiente la laurea triennale) dal titolo «Trasformare gli ambienti di apprendimento: ruolo, strategie e competenze del tutor per la formazione in servizio degli insegnanti»;
nel sito della IUL (www.iuline.it) vengono presentati gli obiettivi del master, facendo presente che «l'offerta del Master intende porsi in linea con le precedenti iniziative di formazione offerte agli insegnanti da parte del MIUR», mentre nulla è detto sul regolamento e sul corpo docente, di cui viene indicato solo il direttore professor Luca Toschi;
il costo del master è di euro 1.440 e si svolge interamente on-line;
in data 12 marzo 2010 nel sito della IUL vengono presentati altri due master di primo livello per la formazione di tutor: «Ambienti di apprendimento per la Matematica: ruolo, strategie e competenze del Tutor per le Discipline Matematiche nella formazione in servizio degli insegnanti», diretto dal professor Brunetto Piochi e

«L'insegnamento dell'italiano nei nuovi ambienti di apprendimento: ruolo, strategie e competenze del Tutor per le Discipline linguistiche nella formazione in servizio degli insegnanti», diretto dalla Professoressa Nicoletta Maraschio;
in seguito a questa serie di circolari, le associazioni scientifico-disciplinari GISCEL, LEND, ADI-SD e AICC, che fanno parte, con propri esperti, del comitato tecnico scientifico del progetto Poseidon e PON Poseidon per l'educazione linguistico-letteraria, hanno richiesto chiarimenti e precisazioni al direttore dell'ANSAS, dottor Massimo Radiciotti;
è certamente opportuno che la selezione di tutor e formatori debba avvenire mediante istituzione di graduatorie che premino il possesso di titoli professionali e culturali adeguati e pertinenti, compresi i master, ma non si devono tralasciare gli altri titoli, ben più rilevanti, di dottorato di ricerca, di specializzazione, pubblicazioni scientifiche;
i «titoli» professionali e le competenze acquisite dai tutor formatisi all'interno di progetti ministeriali, (Poseidon, Azione Italiano, L2 per citarne alcuni) rischiano di non pesare nella valutazione a vantaggio dei master, a pagamento, indicati dall'ANSAS;
sarebbe un grave danno disperdere il grande patrimonio di competenze professionali maturato in questi anni nella scuola e dai docenti sia grazie al lavoro delle associazioni professionali di insegnanti, sia grazie ai numerosi progetti ministeriali di formazioni per i quali sono è stato speso denaro pubblico -:
se sia a conoscenza di quanto descritto in premessa;
se non ritenga opportuno specificare i criteri necessari per il conseguimento di titoli professionali inerenti la figura dei tutor, anche in relazione alla decennale esperienza delle SSIS;
se si ritenga opportuno che l'ANSAS che, da quanto risulta agli interroganti, sostiene e partecipa alla formazione di personale che dovrà essa stessa valutare e reclutare, sostenga master della cui organizzazione-gestione è corresponsabile, con iscrizioni a pagamento.
(5-02703)

GHIZZONI e DE PASQUALE. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
nel corso dell'anno scolastico 2009-2010, come già segnalato con la precedente interrogazione n. 5-02379, presentata dalla prima firmataria del presente atto, in molte scuole di ogni ordine e grado le attività alternative all'insegnamento della religione cattolica non sono state realizzate per la pesante riduzione degli organici e per l'entrata in vigore delle nuove norme che, in modo specifico nella scuola secondaria, hanno previsto l'eliminazione delle ore a disposizione dei docenti. In particolare, i dirigenti scolastici hanno spesso adottato soluzioni di emergenza inadeguate all'apprendimento, quali la distribuzione degli allievi che non si avvalgono dell'insegnamento della religione cattolica in altre classi per seguire le lezioni di discipline diverse;
la circolare ministeriale n. 316 del 1987, tuttora vigente, prevede che le scuole, sulla base delle scelte operate dai genitori all'atto dell'iscrizione, debbano nominare docenti supplenti in assenza di personale interno con ore a disposizione o disposto a prestare ore eccedenti per coprire le ore alternative all'insegnamento della religione cattolica o per predisporre le attività con assistenza di personale docente;
la scuola deve disporre tali nomine a seguito della sentenza della Corte costituzionale n. 13 del 1991, secondo la quale le scelte predisposte dal Ministero con le circolari n. 188 e n. 189 del 1989 di «a) attività didattiche e formative; b) attività di studio e/o di ricerca individuali con assistenza di personale docente; c) nessuna attività, che l'Amministrazione interpreta

come libera attività di studio e/o di ricerca senza assistenza di personale docente», più la scelta suggerita in quella stessa sentenza «di allontanarsi o assentarsi dall'edificio della scuola» traducano fedelmente lo «stato di non-obbligo» in cui ricade chi non si avvale dell'insegnamento della religione cattolica;
tali nomine, che riguardando attività previste per tutta la durata dell'anno scolastico, non sono effettuabili con supplenze cosiddette «brevi» che rientrano tra le spese sostenibili con le risorse assegnate ai bilanci delle scuole, bensì richiedono incarichi o supplenze annuali appositamente finanziati con capitoli del bilancio dello Stato che, per ogni tipo di scuola (infanzia, primaria, secondaria di primo e secondo grado), prevedono per ciascun ufficio scolastico regionale un fondo per le «Spese per l'insegnamento della religione cattolica e per i docenti da nominare per le attività didattiche e formative alternative all'insegnamento della religione cattolica...». Si ricorda, in particolare, che le suddette attività sono obbligatorie poiché derivano dai principi stabiliti dalla Corte costituzionale per la costituzionalità del Concordato Lateranense;
l'eventuale mancata nomina dei supplenti o degli incaricati annuali per gli alunni e gli studenti che non si avvalgono dell'insegnamento di religione cattolica appare alle interroganti come una forma di discriminazione attuata in palese violazione delle disposizioni concordatarie -:
per quale motivo non si sia ancora inteso comunicare ufficialmente alle istituzioni scolastiche, che per le attività didattiche e formative alternative alla religione cattolica, programmate nel piano dell'offerta formativa per la durata dell'intero anno scolastico, è possibile nominare dei supplenti o degli incaricati annuali tramite i fondi regionali appositamente previsti;
in quale proporzione, negli anni scolastici precedenti, tali fondi siano stati utilizzati, rispettivamente per gli insegnanti di religione cattolica e per gli insegnanti di materie alternative all'insegnamento di religione cattolica.
(5-02708)

GHIZZONI e DE PASQUALE. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
la sezione terza-bis del tribunale amministrativo regionale del Lazio in data 3 marzo 2010 ha emesso un'ordinanza con la quale si rinvia al 13 maggio 2010 la decisione in materia del ricorso, presentato il 13 maggio 2009, dal comune di Fiesole e da un congruo numero di insegnanti e di genitori richiedente l'annullamento della circolare del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca n. 38 del 2 aprile 2009, con la quale il capo dipartimento dell'istruzione dettava istruzioni ai direttori degli Uffici scolastici regionali per la determinazione dell'organico di diritto relativo all'anno scolastico 2009/2010, allegandovi uno schema di decreto interministeriale sugli organici. Previa declaratoria di nullità, con tale ricorso si richiedeva anche l'annullamento del predetto schema di decreto interministeriale, che tra l'altro stabilisce per l'anno scolastico in corso, integrando il relativo regolamento, le modalità per la determinazione dell'organico nella classi della scuola primaria successive alla prima, e i parametri che hanno portato alla soppressione oltre 40 mila posti di docente e al licenziamento di alcune decine di migliaia dei medesimi;
gli stessi ricorrenti avevano richiesto, in precedenza, l'annullamento previa sospensione della circolare del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca n. 4 del 15 gennaio 2009 avente ad oggetto «Iscrizione nelle scuole dell'infanzia e alle scuole di ogni ordine e grado». In quella circostanza il suddetto tribunale amministrativo regionale non riconoscendo validi i motivi della domanda di sospensione cautelare, in attesa di una decisione in materia della Corte costituzionale (la decisione riguardava peraltro la

definizione delle sfere di competenza legislativa), aveva rinviato al 13 luglio 2009 la trattazione del merito del ricorso. Il 13 luglio, essendo ormai sopravvenuti a sanatoria postuma i relativi regolamenti, il tribunale amministrativo regionale ha respinto l'istanza contro la circolare n. 4 e ha rinviato invece ad una successiva udienza l'esame della richiesta riguardante il decreto interministeriale sugli organici che non risultava all'epoca noto al TAR;
in quella occasione il tribunale amministrativo regionale formulava al Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca una richiesta ultimativa per entrare in possesso di questo documento in assenza del quale, a quanto risulta, non si poteva procedere in giudizio;
il 3 marzo 2010, poiché il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca non ha trasmesso il testo del decreto, che non risulta ancora pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale, il tribunale amministrativo regionale si è venuto a trovare nuovamente nell'impossibilità di assumere ogni decisione, rinviata al 13 maggio 2010;
fra poco dovrà essere adottato il decreto interministeriale sugli organici relativo al prossimo anno scolastico -:
per quali motivi il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca non abbia adempiuto alla richiesta formulata dal TAR 13 luglio 2009;
in quali tempi si intenda procedere all'adozione e alla pubblicazione del citato decreto interministeriale.
(5-02709)

Interrogazione a risposta scritta:

GHIZZONI e DE PASQUALE. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
sui 42 mila punti di erogazione del servizio scolastico sono ben 12 mila le sedi che, in presenza di criticità strutturali, ai sensi dell'apposito decreto interministeriale del 23 settembre 2009 non avrebbero dovuto subire l'aumento del numero di alunni per classe previsto dal decreto del Presidente della Repubblica n. 81 del 3 luglio 2009 sulla razionalizzazione della rete scolastica;
il suddetto decreto del Presidente della Repubblica all'articolo 3, comma 2, prevede: «Per il solo anno scolastico 2009-2010 restano confermati i limiti massimi di alunni per classe previsti dal decreto del Ministro della pubblica istruzione in data 24 luglio 1998, n. 331, e successive modificazioni, per le istituzioni scolastiche individuate in un apposito piano generale di riqualificazione dell'edilizia scolastica adottato dal Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, d'intesa con il Ministro dell'economia e delle finanze»;
il suddetto decreto interministeriale, con gli allegati elenchi regionali delle scuole interessate alla deroga, sono stati resi noti solo di recente;
in ogni caso il suddetto decreto interministeriale risale al 23 settembre 2009, quando l'anno scolastico era già iniziato ed erano già state costituite le classi alle quali non si sarebbero dovuti applicare i nuovi criteri di determinazione;
la ritardata firma del decreto e la sua mancata applicazione non hanno consentito che quanto previsto dalla citata norma regolamentare trovasse una qualche applicazione;
non si sono così evitati i gravi disagi che si sono verificati a causa delle classi sovraffollate e si sono fatti correre agli studenti e al personale seri pericoli dovuti alle precarie condizioni di sicurezza che caratterizzavano tali ambienti -:
perché il suddetto decreto interministeriale sia stato emanato ad anno scolastico avviato;
perché il decreto e i relativi elenchi non siano stati resi noti fino ad ora;
come sia potuto accadere che gli uffici scolastici regionali e i corrispettivi assessorati regionali non ne fossero a conoscenza;

perché dopo il piano programmatico e dopo il decreto interministeriale sugli organici dei docenti per l'anno scolastico 2009-10, continui quella che agli interroganti appare una prassi illegittima degli atti amministrativi «fantasma»;
dato che la situazione delle scuole interessate non è sicuramente cambiata dal mese di settembre fino ad oggi, e poiché è stato previsto dal Governo che da quest'anno aumenti il numero massimo degli alunni per classe, se non ritenga indispensabile applicare per il prossimo anno scolastico quanto disatteso nel presente anno.
(4-06671)

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LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta orale:

COMPAGNON. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
la Croce rossa italiana è un ente pubblico non economico e, come tale, è soggetto alla disciplina che regola tutte le pubbliche amministrazioni;
dato il diffuso fenomeno del precariato nell'ambito della Croce rossa italiana, la legge finanziaria per il 2007 includeva il personale in servizio a tempo determinato dell'Ente in un graduale processo di stabilizzazione;
con avviso pubblico del 15 novembre 2007, l'amministrazione della Croce rossa italiana richiedeva l'autorizzazione per la procedura di stabilizzazione per 16 lavoratori a tempo determinato su circa 1.860 precari, ingenerando in tal modo un'evidente disparità di trattamento tra i primi ed i secondi;
dal contenzioso nato tra il personale rimasto escluso dalla stabilizzazione e la Croce rossa italiana si è prodotta una copiosa giurisprudenza (circa 25 sentenze dei giudici del lavoro dei Tribunali di: Genova, Alessandria, Ancona, Chiavari, Voghera, Ferrara, Pescara, Milano, Lodi, Urbino, Crotone, Macerata, Torino, Bergamo, Camerino, Varese, Roma, Busto Arsizio e Savona) di generale condanna della Croce rossa italiana, nella quale viene sostanzialmente intimato all'Amministrazione dell'Ente di procedere all'immissione in ruolo dei suddetti dipendenti, mediante la stipula di contratti ad hoc a tempo indeterminato;
nonostante l'immediata esecutività di tali sentenze (anche in pendenza di appello), peraltro notificate da tempo alla sede legate della Croce rossa italiana, il direttore generale non ha ancora provveduto a darne esecuzione, disattendendo ai precisi disposti di dette pronunzie -:
se sia a conoscenza della situazione esposta in premessa;
se, per quanto di propria competenza, ritenga di assumere le necessarie iniziative presso la dirigenza della Croce rossa italiana, affinché dia corso alle richiamate sentenze della magistratura del lavoro, tanto più che esse interessano una materia particolarmente delicata e critica, quale la stabilizzazione di circa 1.860 lavoratori a tempo indeterminato.
(3-00994)

Interrogazione a risposta in Commissione:

BRANDOLINI. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 9, comma 5, della legge 11 marzo 1988, n. 67, e successive modificazioni, prevede la concessione di agevolazioni contributive per i lavoratori agricoli delle zone di montagna o svantaggiate;
il pagamento in misura ridotta dei contributi relativi ai lavoratori agricoli delle cooperative che svolgono attività di trasformazione ai sensi della legge n. 240 del 1984 operanti nelle zone non rientranti nelle agevolazioni contributive, relativamente ai conferimenti dei soci aventi

aziende situate in zone di montagna o svantaggiate, è stato riconosciuto dall'INPS sulla base della circolare ex SCAU n. 28 del 20 giugno 1985, tuttora vigente;
il 14 luglio 2009 nella risposta all'interrogazione n. 5-01388 il sottosegretario Pasquale Viespoli comunicava che l'INPS aveva provveduto al superamento dei ritardi nel rimborso della maggiore contribuzione riconoscendo a richiesta alle cooperative interessate la possibilità di compensare in sede di pagamento dei contributi, mentre per quanto riguarda l'INAIL - che non ha ancora riconosciuto le agevolazioni contributive alle suddette cooperative - informava della costituzione di un apposito tavolo di confronto volto ad individuare le possibili soluzioni per rendere applicabile, sul piano tecnico, anche per l'INAIL, quanto già operato per l'INPS;
in risposta ad una richiesta di riconoscimento delle agevolazioni contributive nella quale si faceva esplicito riferimento alla interrogazione di cui sopra l'INAIL sede di Forlì - senza attendere le conclusioni del preannunciato tavolo tecnico - in data 10 agosto 2009 comunicava l'impossibilità di aderire «poiché la normativa di cui all'articolo 9 comma 5 della legge n. 67 del 1988 e successive modificazioni non consente a questa sede, come da disposizioni della direzione centrale rischi INAIL del 6 novembre 2008, l'interpretazione estensiva del beneficio contributivo;
nella risposta fornita dall'INAIL alla sopraccitata interrogazione si afferma che l'agevolazione contributiva è risultata inapplicabile in quanto «dovrebbe essere individuata nell'ambito della massa salariale, la quota parte di retribuzioni relative ai soci che conferiscono il prodotto provenienti dalle zone svantaggiate»;
al fine di determinare la massa salariale per il calcolo delle agevolazioni è possibile acquisire dalle cooperative interessate i dati e la documentazione relativi ai quantitativi conferiti ed acquistati da terzi sudditi per provenienza (zona pianura - zona svantaggiata - zona montana);
il 28 gennaio 2010 in risposta alla interrogazione n. 5-01767 il sottosegretario Pasquale Viespoli sottolineava che la questione «risulta ancora non del tutto definita» facendo presente in «riferimento al tavolo di confronto, costituito nell'intento di addivenire alla individuazione di soluzioni omogenee per l'INAIL e l'INPS in ordine all'individuazione della platea dei beneficiari delle agevolazioni contributive» e «che il prossimo incontro tra le direzioni tecniche degli istituti si terrà il 1o febbraio prossimo venturo», assicurando «che, qualora, all'esito del confronto in corso, si dovesse adottare un orientamento estensivo, conformemente all'INPS, si potrà procedere al rimborso dei premi assicurativi»;
i responsabili dell'INPS e dell'INAIL, nell'incontro del tavolo tecnico tenutosi come previsto il 1o febbraio scorso, sarebbero pervenuti alla conclusione di considerare legittimo sia l'operato dell'INPS che avrebbe applicato correttamente la norma riconoscendo le agevolazioni contributive, sia l'operato dell'INAIL che, altrettanto correttamente, sugli stessi lavoratori e sulle stesse retribuzioni non ha applicato la medesima norma non riconoscendo le agevolazioni contributive; tale comportamento dell'INAIL, oltre a non essere suffragato da nessun disposizione legislativa, contraddice lo suo stesso operato in quanto:
l'istituto assicuratore con circolare n.18/95 ha confermato il diritto alle agevolazioni contributive per gli operai a tempo indeterminato dipendenti di cooperative con sede in zone svantaggiate;
a seguito della legge n. 247 del 2007 che modifica in parte l'articolo 3 della legge n. 240 del 1984 assimilando ai fini INAIL gli operati a tempo determinato a quelli a tempo indeterminato, l'istituto assicuratore con circolare 17/2008 recepisce la norma ed al paragrafo profili contributivi, stabilisce: «a decorrere dal 1o gennaio 2008 anche gli operai a tempo determinato pendenti dalle imprese in oggetto devono essere assicurati nella forma

prevista dal titolo I del testo unico n. 1124/1965» ed ancora «Il premio assicurativo dovuto all'INAIL deve essere calcolato e versato con le stesse modalità e negli stessi termini previsti per gli operai a tempo indeterminato», confermando di fatto il diritto alle agevolazioni anche per gli operai a tempo determinato;
lo stesso ente interviene in materia con nota n. 9660 del 12 dicembre 2008 che così recita: «si forniscono le istruzioni per l'applicazione all'Autoliquidazione 2008/2009 delle riduzioni contributive in favore delle imprese ubicate nelle zone svantaggiate, previste dall'articolo 9, comma 5, della legge n. 67/1988 (2) e successive modificazioni» e precisa: «I premi ed i contributi relativi alle gestioni previdenziali ed assistenziali, dovuti dai datori di lavoro agricolo per il proprio personale dipendente, occupato a tempo indeterminato e a tempo determinato ...dal 1o gennaio 2006, per lo stesso periodo di cui al comma 1, le agevolazioni contributive previste dall'articolo 9, commi 5, 5-bis e 5-ter, della legge 11 marzo 1988, n. 67, e successive modificazioni, sono così determinate: a) nei territori montani particolarmente svantaggiati la riduzione contributiva compete nella misura del 75 per cento dei contributi a carico del datore di lavoro, previsti dal citato articolo 9, commi 5, 5-bis e 5-ter, della legge n. 67 del 1988; b) nelle zone agricole svantaggiate, compresi le aree dell'obiettivo 1 di cui al regolamento (CE) n. 1260/1999 del consiglio, del 21 giugno 1999, nonché i territori dei comuni delle regioni Abruzzo, Molise e Basilicata, la riduzione contributiva compete nella misura del 68 per cento.»;
l'ufficio entrate della direzione centrale rischi dell'istituto nella nota prot. INAIL 600.10.01/03/2010.0001960 informa che la legge finanziaria per il 2010 ha esteso l'applicazione dal 1o gennaio al 31 luglio 2010 delle percentuali di riduzione contributiva (75 per cento e 68 per cento), già in vigore fino al 31 dicembre 2009, in favore delle imprese cooperative che manipolano, trasformano e commercializzano prodotti agricoli e zootecnici ubicate nei territori montani particolarmente svantaggiati e nelle zone agricole svantaggiate, ai sensi dell'articolo 9, comma 5, 5-bis e 5-ter della legge n. 67/1988 e successive modificazioni;

pertanto, tale agevolazione contributiva si applica:
dal 1o gennaio al 31 luglio 2010 nella misura del 75 per cento per i territori montani particolarmente svantaggiati - codice di agevolazione 005 e nella misura del 68 per cento per le zone agricole svantaggiate - codice di agevolazione 025;
dal 1o agosto al 31 dicembre 2010 nella misura del 70 per cento per le «aree di montagna particolarmente svantaggiate» - codice di agevolazione 005 e nella misura del 40 per cento per le altre aree svantaggiate - codice di agevolazione 0254;
quanto sopra esposto rappresenta e dimostra in modo inequivocabile il diritto ad usufruire delle agevolazioni contributive per i lavoratori agricoli a tempo determinato ed indeterminato delle cooperative che svolgono attività di trasformazione ai sensi della legge n. 240/1984 operanti nelle zone non rientranti nelle agevolazioni contributive, relativamente ai conferimenti dei soci aventi aziende situate in zone di montagna o svantaggiate -:
quali iniziative intenda porre in essere affinché l'INAIL, al pari dell'INPS, riconosca le agevolazioni contributive di cui in premessa, senza ulteriori dilazioni, al fine di evitare - dopo cinque anni di argomentazioni che appaiono all'interrogante senza fondamento e fra loro contraddittorie - che la questione si trasformi in contenzioso giudiziario con ulteriori costi a carico della collettività.
(5-02705)

Interrogazioni a risposta scritta:

SBROLLINI. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
la proprietà della «Mecc Alte» di Creazzo (Vicenza), leader a livello internazionale nella produzione di alternatori sincroni, avrebbe annunciato il taglio di 80 dei trecento dipendenti;
per contestare tale ipotesi i lavoratori hanno attuato nei giorni scorsi alcune ore di sciopero, che hanno visto la presenza di operai e impiegati assieme ai rappresentanti sindacali;
alla proprietà viene contestata l'ipotesi dei licenziamenti essendoci ancora ammortizzatori sociali da poter utilizzare, basti pensare che nell'ultimo anno l'azienda ha utilizzato la cassa integrazione ordinaria per 13 delle 52 settimane a disposizione;
è mancato finora un tavolo di discussione tra le parti per valutare soluzioni diverse dai licenziamenti o riduzioni salariali -:
quali iniziative il Governo intenda mettere in atto, in riferimento alla «Mecc Alte» di Creazzo (Vicenza), per scongiurare i licenziamenti spingendo la proprietà ad utilizzare gli ammortizzatori sociali;
se il Governo intenda promuovere con urgenza l'apertura di un tavolo di confronto tra le parti per individuare ogni possibile intervento al fine di mantenere i livelli occupazionali in una provincia già duramente colpita dalla crisi economica in atto.
(4-06676)

DI STANISLAO. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
circa 84 milioni di persone nella nostra ricca Europa vivono in povertà, e hanno difficoltà a soddisfare i bisogni di base. La situazione è aggravata dalla crisi economica, che potrebbe avere ripercussioni sociali di lungo termine. L'Europa fa della lotta alla povertà una priorità, e consacra il 2010 a sensibilizzare governi e cittadini su questa dura realtà;
il diritto a «vivere dignitosamente» è riconosciuto come diritto fondamentale dall'Unione europea, eppure un cittadino europeo su sei vive in condizioni di povertà. Visto che le politiche sociali, e in particolare la ridistribuzione della ricchezza, incombono principalmente ai governi nazionali, le azioni di lotta contro la povertà che l'Europa mette in campo in occasione dell'Anno europeo vanno in due direzioni: avvicinare le comunità emarginate (una serie di azioni mira a raggiungere le persone che vivono in povertà o in condizioni di esclusione sociale, per spiegare quali sono i loro diritti, e quali possibilità hanno per costruire un cammino di uscita dall'esclusione) e sensibilizzare società e media (altre iniziative saranno indirizzate a un pubblico generale, e in particolare agli studenti e ai media, per far comprendere le problematiche complesse della povertà e creare legami con le comunità emarginate nella loro comunità.);
«La povertà e l'emarginazione sociale sono presenti anche in Europa. La povertà e l'esclusione di un individuo contribuiscono alla povertà della società intera. Di conseguenza, la forza dell'Europa risiede nel potenziale dei singoli individui». Sono questi gli assunti che, nel mese di marzo del 2000 a Lisbona, in occasione dell'avvio della strategia per la crescita e l'occupazione, hanno convinto i leader dell'Unione europea ad imprimere una svolta decisiva alla lotta contro la povertà entro il 2010;
successivamente, il 22 ottobre 2008 Parlamento e il Consiglio dell'Unione europea con la decisione n. 1098/2008/Ce hanno designato il 2010 anno europeo della lotta alla povertà e all'esclusione sociale sulla base dell'Agenda sociale 2005-2010 della Commissione europea;
con il documento quadro strategico sulle «Priorità e orientamenti per le attività

dell'anno europeo 2010, la Commissione europea ha dato attuazione alla decisione, chiamando ciascuno Stato membro ad elaborare il proprio programma nazionale, da sottoporre alla valutazione ed all'approvazione della Commissione Europea;
il Programma nazionale dell'Italia, elaborato dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali prevede l'aggiornamento della strategia di lotta alla povertà nel contesto dell'attuale situazione economico-sociale del Paese e del nuovo indirizzo delle politiche sociali del Governo. Il Rapporto strategico nazionale 2008-2010 contro la povertà e il libro bianco sul futuro del modello sociale hanno posto l'accento sulle leve della partecipazione sociale, della responsabilità diffusa di tutta la comunità nella prevenzione e nel contrasto alla povertà, dell'attivazione dei processi di inclusione attiva;
in questa cornice si inserisce la progettazione nazionale dell'anno europeo nella consapevolezza della necessità di uno sforzo integrato e di lungo periodo che prevede il coinvolgimento di tutti i livelli di governance: gli operatori delle politiche di settore, gli attori economici e la società civile;
nel programma nazionale 2010 l'Italia si è impegnata a raggiungere una serie di obiettivi attraverso iniziative, campagne e progetti e la consultazione della società civile e delle parti interessate;
nel programma vengono inoltre riportati una serie di step per ogni mese dell'anno e un bilancio indicativo di risorse destinate al finanziamento del programma nazionale per il 2010 pari a 1 milione e 500 mila euro, tenuto conto anche della quota di finanziamento a carico della Commissione europea e da aggiungere a queste le risorse a carico del Ministero del lavoro e delle politiche sociali;
nel Programma sono stati individuati quali obiettivi strategici:
a) il riconoscimento del diritto delle persone che vivono in condizione di povertà e di esclusione sociale a condurre una vita dignitosa e a svolgere un ruolo attivo nella società;
b) la responsabilità condivisa e la partecipazione nella realizzazione delle politiche di inclusione sociale attraverso l'impegno di tutti, soggetti pubblici e privati, nelle azioni di contrasto alla povertà ed all'emarginazione;
c) il rafforzamento dei fattori di coesione sociale, attraverso la sensibilizzazione della collettività rispetto ai vantaggi derivanti dalla riduzione delle situazioni di povertà ed esclusione sociale -:
se il Governo intenda illustrare le iniziative già intraprese e gli obiettivi raggiunti nei primi tre mesi di Programma nazionale e le relative risorse utilizzate fin'ora;
se il Governo intenda illustrare nel dettaglio i programmi futuri in relazione ai principali obiettivi strategici del programma.
(4-06679)

...

POLITICHE AGRICOLE, ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazione a risposta scritta:

JANNONE. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
la crisi economica degli ultimi due anni ha investito anche il settore agricolo, provocando un aumento considerevole dei prezzi a fronte di una redditività aziendale in costante diminuzione. In un rapporto consegnato dalla Confagricoltura al Ministero delle politiche agricole alimentari forestali a fine 2009 si traccia il bilancio di tale situazione: tra il 2008 e il 2009 a fronte di un calo dello 0,8 per cento dei

prezzi all'origine dei prodotti agricoli, gli agricoltori hanno dovuto sopportare un aumento del 26,8 per cento dei prezzi dei mezzi di produzione. Il reddito reale per addetto in agricoltura tra 2005 e 2007 nei 27 Pesi europei è cresciuto del 7,7 per cento, in Italia è sceso del 12,1 per cento. Nel solo 2008 nell'Europa a 15, è sceso dello 0,2 per cento in Italia del 18,9 per cento. La competitività dei prodotti italiani, di fronte a una concorrenza sempre più agguerrita, ha mostrato segni di cedimento anche in settori una volta forti, come quelli dell'ortofrutta e del vino;
l'ultimo rapporto di Nomisma sull'agricoltura rileva che l'export alimentare sta perdendo quota. Quasi tutti i settori ne sono stati coinvolti: vino, cereali, olio. «Tra i principali competitori europei, afferma il rapporto di Nomisma, l'Italia non solo presenta il valore aggiunto per addetto più basso (19.600 euro contro i 26.000 della Spagna e i quasi 55.000 dei Paesi Bassi) ma denota anche una perdita di competitività: mentre le imprese agricole degli altri Paesi europei hanno ottenuto performance reddituali in crescita, le italiane sono rimaste ferme»;
a questo si aggiunge un settore, quello delle piccole aziende, che, come sintetizza Denis Pantini, responsabile di Nomisma, è stato storicamente considerato come un comparto da sovvenzionare per tutelare l'occupazione più che un campo strategico dell'economia come avviene negli altri Paesi europei. In un universo che, nell'insieme della filiera agroalimentare «produce» l'8,4 per cento del prodotto interno lordo (ma si sale al 15 per cento con l'indotto) e assorbe il 12 per cento dell'occupazione, nella sostanza, secondo il rapporto Nomisma, si è teso sempre a difendere i piccoli, per ragioni politiche ed anche economiche;
è proprio nel modo di considerare l'agricoltura, nei provvedimenti da studiare per essa, nella sua rilevanza nella politica economica nazionale che si è aperto un primo dibattito con le organizzazioni rappresentative. Negli ultimi tempi, infatti, sono state avanzate molte iniziative tese a difendere piccoli produttori e consumatori con il sostegno della Coldiretti: mercati dei coltivatori, campagne sui chilometri zero, difesa del «made in Italy», «hamburger made in Italy». Secondo Federico Secchioni, 42 anni, al secondo mandato da presidente della Confagricoltura a «questo grande supporto all'immagine del made in Italy è certamente importante. Ma il "made in Italy" potrà sopravvivere solo se sarà supportato sotto il profilo produttivo da produzioni agricole competitive e da aziende che possono avere dei ritorni della loro attività imprenditoriale. Altrimenti resteranno dei marchi fini a se stessi e non ce ne faremo nulla, perché non avranno né ricadute opzionali né economiche. La spinta mediatica che il nostro settore ha sempre garantito a diversi uomini politici deve coesistere con la possibilità per le imprese agricole di essere in grado di produrre con ritorni decenti»;
Secchioni auspica una politica che consideri l'agricoltura alla pari con tutti gli altri settori e che progetti, oltre ai necessari interventi anti-crisi, infrastrutture logistiche, agevolazioni negli investimenti, contenimento dei costi previdenziali e fiscali, provvedimenti per aumentare il potere di contrattazione nei confronti della grande distribuzione come la fissazione di prezzi minimi e tempi di pagamento decenti, reciprocità tra la possibilità di esportare i prodotti italiani e il trattamento che Paesi, anche europei, adottano nei confronti delle nostre produzioni, riduzione degli oneri fiscali -:
quali iniziative il Ministro intenda adottare al fine di realizzare quanto auspicato da Confagricoltura per ridare slancio ad un settore vitale per l'economia italiana.
(4-06682)

SALUTE

Interrogazioni a risposta scritta:

TOTO. - Al Ministro della salute, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
molteplici provvedimenti della giunta regionale dell'Abruzzo e del commissario ad acta per la realizzazione del piano di rientro dai disavanzi del settore sanità della regione Abruzzo, in materia di sanità, sono stati impugnati innanzi alla giustizia amministrativa esitandone l'annullamento totale o parziale dei medesimi; nel solo scorcio del corrente anno, due sentenze del Tar hanno annullato quattro deliberazioni, tre del Commissario ad acta e una della giunta regionale;
la gestione commissariale, con deliberazione del commissario ad acta del 18 febbraio 2010 n. 14/2010, definiti, per ciascun erogatore, i tetti di spesa programmati per l'acquisto di prestazioni sanitarie da privati provvisoriamente accreditati alle prestazioni ospedaliere per l'anno 2010 ha «offerto» agli erogatori privati contratti da stipulare entro il termine massimo del 20 aprile 2010 dietro «minaccia» dell'automatica sospensione, «nei confronti degli erogatori privati che non intenderanno stipulare il contratto offerto», dell'accreditamento predefinitivo con inibizione, a decorrere dalla data del 21 aprile 2010, dell'erogazione di prestazioni a carico del servizio sanitario, per l'asserita statuizione dell'«articolo 8-quinquies, comma 2-quinquies, del decreto legislativo n. 502/92 e successive modificazioni e integrazioni», in tal senso interpretato;
da notizie correnti, confermate da mezzi di comunicazione che ne hanno dato ampio risalto, risulta che i principali erogatori privati provvisoriamente accreditati operanti sul territorio muovano numerosi, cospicui e pregiudiziali rilievi in ordine a questioni sia procedimentali, lamentando, in specie, fondamentali deficienze di informazioni in fase precontrattuale, oggetto anche di un ricorso al Tar a seguito del denegato accesso alla documentazione occorrente per la prescritta «negoziazione» partecipativa, che sostanziali, in particolare per «l'imposizione» di un modello contrattuale adottato nella citata deliberazione n. 14/2010 del commissario ad acta;
invero, detta deliberazione commissariale, di cui il «modello di contratto negoziale» (tale qualificato in deliberazione) «per le prestazioni di assistenza ospedaliera, erogate dalle strutture private provvisoriamente accreditate» è parte integrante, appare di una ostinazione sesquipedale sul piano politico-istituzionale, di una temerarietà improvvida su quello amministrativo e di una dannosità potenziale sull'altro ancora, economico, per la disinvoltura con la quale si ripropongono una modalità procedimentale e uno schema contrattuale già censurati e travolti da precedenti sentenze della giustizia amministrativa, di annullamento delle deliberazioni che li adottavano;
in effetti, il Tar Abruzzo, con sentenze n. 264/2009 e n. 22/2010, ha già puntualizzato di non potersi «sostenere che, al verificarsi del fatto oggettivo costituito dalla mancata sottoscrizione, possa conseguire, in via di automatismo, la sospensione dell'accreditamento», così inficiando di illegittimità «conseguenza sanzionatoria minacciata» per l'erogatore dissenziente non disponibile alla sottoscrizione del contratto «unilateralmente predisposto», mentre nella citata sentenza n. 22/2010 quel Tar ha pure richiamata la pronuncia della Corte Costituzionale, laddove, consacrandosi il principio secondo cui «la natura negoziale di questi accordi», quelli, appunto, tra regioni-ASL competenti e strutture private, «esclude (...) il preteso carattere di arbitrarietà delle scelte poste in essere in questo settore dalle amministrazioni competenti, cosicché appare insussistente anche la censura formulata in riferimento ai canoni di buon andamento e imparzialità», «è stata valorizzata», sostiene il Tar Abruzzo, «la fase negoziale di (effettivo) confronto

tra l'autorità sanitaria e le strutture accreditate prevista dall'articolo 8-quinquies del decreto legislativo n. 229/1999»;
si configura come dirimente, dunque, ai fini di una corretta e legittima definizione dei rapporti con le strutture sanitarie private, la prodromica concessione di, garanzie partecipative a favore di quest'ultime, il preventivo confronto tra le medesime e la regione, nell'ambito di una procedura partecipata, appunto, e che sostanzi la natura «negoziale» della regolamentazione contrattuale dei rapporti tra erogatori privati e pubblica amministrazione;
rispetto ai principi statuiti nelle richiamate sentenze, appare all'interrogante, quindi, come una perniciosa «libido succumbendi», l'inclusione, nell'atto commissariale di cui è evidenza, di fattispecie ad elevato rischio caducatorio, all'esito di eventuali impugnative. Connotazione fatalmente acconcia per quelle clausole caratterizzate, tra l'altro, da meccanismi di consenso «obbligato», già giudizialmente censurate, contenute in un modello di contratto unilateralmente predisposto al quale si è pervenuti per determinazione autoritativa del Commissario ad acta, con l'adozione della deliberazione in argomento, in relazione alla quale emergono esiziali difetti di consensualità, idonei a preconizzarne una sorte effimera, se impugnata, avendo introdotto regole, di per sé pur indispensabili, in violazione, tuttavia, di quelle altre, altrettanto fondamentali, desumibili dall'ordinamento e dal «diritto vivo» di natura giurisprudenziale. Di tal guisa che ne sortisce una contrapposizione di «regole», nella quale è manifesta una contraddizione fattuale e in termini non funzionale al perseguimento degli obiettivi dichiarati in narrativa della citata deliberazione;
in proposito e incidentalmente, è d'uopo rilevare che a fronte della pluralità di pronunce giudiziali che ha cassato deliberazioni e decisioni della giunta regionale o del commissario ad acta, il presidente della giunta regionale d'Abruzzo e commissario ad acta per l'attuazione del piano di rientro dai disavanzi della sanità, ha ritenuto di dover esporre una strategia di contrasto che, oggettivamente, stupisce, inquieta e preoccupa l'interrogante, non foss'altro per l'indubbia stravaganza istituzionale e per la velleitaria inutilità del proponimento, riassunta in questi termini: «andremo a dire loro», rivolto ai giudici amministrativi, «che se dovessero continuare ad emanare pronunce favorevoli alle case di cura, farebbero saltare il piano di rientro» ...! In altri termini, secondo l'assunto, le pronunce giudiziali non dovrebbero essere ancorate alle disposizioni ordinamentali e al «diritto vivo», sopra richiamato, ma orientate e condizionate dall'esito della simulazione dei probabili o verosimili effetti che produrrebbero, talché un amministratore pubblico potrebbe ritenersi tutelato da supposte superiori ragioni «di Stato» rispetto alle violazioni amministrative, specie se abnormi, commesse nell'adozione di atti. In sintesi, un'«esimente» di assoluta singolarità, teorizzata, ancorché, in ipotesi, involontariamente, tenendo totalmente in non cale ogni e qualsivoglia rilievo eccepibile da chi vi abbia interesse;
in realtà, la concomitante evenienza della procedura fallimentare, che interessa una delle principali strutture sanitarie private che operano sul territorio, la casa di cura «Villa Pini d'Abruzzo», per la quale la curatela fallimentare attende, con prospettive al momento frustrate dalla gestione commissariale, la revoca della sospensione dell'accreditamento, fattore decisivo per orientare, l'assetto economico di una struttura che oltre a dare lavoro a un rilevante numero di persone, da ormai un anno circa in attività lavorativa senza percepire uno stipendio, pur considerando il contemperamento, molto parziale, derivante dalla fruizione, per i soli addetti della casa di cura «Villa Pini», della cassa integrazione guadagni in deroga, è suscettibile di ingenerare una parossistica acutizzazione delle obiettive, enormi difficoltà del sistema sanitario regionale abruzzese, sia con riguardo prioritario alla capacità

di erogazione delle prestazioni sanitarie richieste sia relativamente all'aggravamento dei conti del settore;
il rischio paventato, già elevato nella situazione data, è insito nella statuizione iugulatoria, che lo rafforza ulteriormente, della sanzione applicativa della sospensione dell'accreditamento in caso di mancata sottoscrizione del contratto «offerto» agli erogatori privati, recata dalla richiamata deliberazione commissariale del 18 febbraio 2010; dal 21 aprile 2010, infatti, ogni mancata sottoscrizione contrattuale da parte dei singoli erogatori determinerebbe una contrazione repentina della quantità di prestazioni erogabili, con un vulnus comunque certo per la salute dei pazienti, sia di quelli residenti nella regione che dei sempre meno numerosi extra regionali, in primis, e, nel contempo, anche per i disavanzi sanitari della regione, per il perverso e combinato effetto di una pluralità di fattori implementati a catena a partire dall'allungamento aggiuntivo delle liste d'attesa, già oggi «pazzesche», secondo l'opinione espressa dall'assessore regionale alle politiche della salute, in un suo intervento pubblico, che indurrebbe chi può e costringerebbe ad arrangiarsi, se e come può, chi dovrebbe, a rivolgere la propria domanda di prestazioni sanitarie, per diagnosi e cura, a strutture pubbliche o private «convenzionate» fuori regione, col risultato di un geometrico incremento di disavanzo nei conti della sanità regionale, il cui aumento è, peraltro, già in atto;
relativamente ai rischi per la salute dei pazienti sul territorio, posto che l'attuale erogazione dei livelli bassi essenziali di assistenza avvenga nel rispetto delle condizioni di appropriatezza e di efficienza nell'utilizzo delle risorse, è necessario almeno chiedersi, tempestivamente e preventivamente, se con l'eventuale, ulteriore ridimensionamento della parte privata del sistema sanitario locale si erogheranno, e come e da chi, le prestazioni stesse ricomprese tra i LEA; considerato che, per esemplificare l'ordinaria e inaccettabile realtà sanitaria regionale, una paziente affetta da un tumore al sistema linfatico, diagnosticato nel mese di novembre, non riusciva a prenotare, per il successivo mese di dicembre, un esame tomografico computerizzato (TAC), di controllo, prescritto per un intervallo temporale coincidente con le festività natalizie, occorrendo quell'esame per ulteriori decisioni terapeutiche, al termine di un primo periodo di quattro settimane di somministrazione di farmaci antiblastici;
lo scenario configurato dall'insieme degli elementi rappresentati, prospetta almeno due rilevanti questioni sulle quali occorre che il Governo fornisca elementi di chiarezza e che attengono, rispettivamente, alla legittimità degli atti posti in essere dal commissario ad acta, nei quali sembra reiterarsi il difetto di aderenza ai dettati normativi, almeno nel senso e nei limiti, invero ampi, descritti nelle succitate sentenze dei giudici amministrativi, i cui assunti non pare trovino riscontro e attenzione nelle decisioni ulteriormente assunte dalla pubblica amministrazione, nel caso di specie, dal commissario ad acta, apparendo, pertanto, suscettibili di eventuali rinnovate censure dalle superiori istanze giudiziali, ove esperite, e al pericolo che la «politica sanitaria» presentemente attuata dalla gestione commissariale, sia idonea a precostituire minaccia di gravi disservizi, oltre quelli quotidianamente affrontati, in Abruzzo, dai pazienti, nell'erogazione delle prestazioni del servizio sanitario regionale e alla capacità stessa del servizio sanitario regionale di garantire le prestazioni e i servizi contemplati nei livelli essenziali di assistenza (LEA), previsti e definiti nella normativa nazionale, in particolare ai sensi dell'articolo 1 del decreto legislativo 30 dicembre 1992, n. 502 e successive modificazioni;
è, inoltre, opportuno dissipare ogni dubbio per escludere che la fase, già avviatasi, di cospicua contrazione del ruolo della sanità privata nel panorama regionale, non predetermini, singolarmente, l'agevolazione per una futura sua riespansione in un mutato assetto imprenditoriale, anche sull'onda di ragioni emergenziali, nel frattempo pienamente maturate,

posto che la parte pubblica del sistema sanitario regionale già oggi, palesemente, mostra di non essere in grado di poter sempre fornire prestazioni e servizi in tempi ragionevoli o prescritti o, relativamente a una sequela di esigenze diagnostiche e terapeutiche, semplicemente essenziali per la salute dei pazienti, donde, oltretutto, l'incremento della mobilità sanitaria interregionale passiva, registrato per l'Abruzzo -:
se, in atto i LEA risultino, e in che misura, soddisfatti nel territorio regionale abruzzese;
se, il Governo, alla luce delle richiamate sentenze di annullamento totale o parziale delle deliberazioni della giunta regionale dell'Abruzzo o del commissario ad acta per la realizzazione del piano di rientro dai disavanzi del settore sanità della regione Abruzzo, non ritenga di dover impartire al commissario ad acta governativo, con formale e idoneo atto, opportune linee guida per disporre la corrispondenza degli eventuali deliberati adottandi alle massime sentenziate e, fatto salvo il diritto di appello, per imporre l'ottemperanza delle sentenze, anche in funzione della prevenzione di inutili aggravi di costi e, in generale, di possibili danni economici, individuandole quali azioni ricomprese tra quelle specificative della funzione attribuita al commissario;
se, rispetto alla possibile evoluzione del quadro di assetto del sistema sanitario regionale, in particolare alla luce della deliberazione del commissario ad acta del 18 febbraio 2010 n. 14 del 2010, non ritenga di dover dar luogo ad una convocazione straordinaria del commissario ad acta, medesimo perché, illustrandone le modalità, dia ampie, motivate assicurazioni sulla capacità di erogazione delle prestazioni sanitarie da parte del sistema locale e, parimenti, sulla loro continuità, successivamente al 20 aprile 2010, nell'eventualità dell'applicazione della sanzione minacciata della revoca dell'accreditamento per gli erogatori privati che rifiutassero, entro quella stessa data, di sottoscrivere i contratti «offerti» col medesimo citato atto deliberativo del commissario ad acta;
se il Governo ritenga che gli interventi attuati dalla gestione commissariale del piano di rientro dai disavanzi del settore sanitario della regione Abruzzo, in particolare la più volte citata deliberazione del 18 febbraio 2010 n. 22 del commissario ad acta, non sottoposta al parere preventivo dei Ministeri della salute e dell'economia e delle finanze per asserite ragioni di urgenza, rispondano pienamente a quelli individuati nella deliberazione del Consiglio dei ministri dell'11 dicembre 2009 di nomina del commissario ad acta.
(4-06672)

JANNONE. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
si è tenuta sabato 20 marzo 2010 alla fiera di Bergamo l'assemblea nel corso della quale è stato tracciato dal presidente provinciale Oscar Bianchi il bilancio dell'ultimo anno dell'Avis;
nel 2009 si è confermato un aumento delle donazioni di sangue e di plasma, che raggiungono quota 67.332 (oltre 2000 in più rispetto all'anno precedente);
l'assemblea è stata anche occasione per illustrare due progetti fondamentali che prenderanno avvio nel 2010, frutto della collaborazione tra regione Lombardia e l'azienda ospedaliera «Ospedali Riuniti di Bergamo»;
il primo, denominato «Promozione della donazione di cellule staminali da cordone ombelicale», si pone l'obiettivo di sensibilizzare il territorio bergamasco su questa tipologia di donazione, che permetterebbe di sfruttare le potenzialità di tali cellule nella cura delle patologie tumorali. Secondo Marcello Raimondi, sottosegretario alla presidenza della regione Lombardia, si tratterebbe di un progetto pilota, che meriterebbe di essere esteso anche al resto dell'Italia, dato l'elevato valore educativo che lo contraddistingue e l'importante

contributo che è in grado di offrire nella diffusione di una cultura di solidarietà e gratuità;
il secondo progetto, invece, «Smaschera la celiachia» darà avvio a maggio allo screening per la malattia celiaca di circa 30 mila donatori periodici iscritti all'Avis, rappresentando il più grande studio osservazionale mai condotto in Europa. Gli obiettivi consistono: nel valutare la prevalenza della celiachia e dei geni correlati alla malattia in una popolazione asintomatica o con sintomi lievi e aspecifici; nel valutare l'impatto che la celiachia allo stato latente ha avuto in relazione ad una eventuale carenza di ferro in un donatore periodico e prevenire questo problema; nel valutare i costi diretti e indiretti di una diagnosi tardiva;
nel corso dell'assemblea inoltre, i sindaci di alcuni comuni bergamaschi (Boltiere e Clusone) hanno assicurato una soluzione all'individuazione di nuove unità di raccolta nei loro territori, che diverranno punti di riferimento per numerosi comuni delle aree circostanti -:
quali iniziative il Ministro intenda intraprendere al fine di sensibilizzare ed educare l'opinione pubblica sul tema della donazione di sangue e plasma, sostenendone e promuovendone la diffusione;
se il Ministro intenda adottare anche a livello nazionale progetti analoghi a quello che prenderà avvio nel 2010 in Lombardia finalizzati alla promozione della donazione delle cellule staminali da cordone ombelicale.
(4-06686)

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SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazioni a risposta scritta:

BENAMATI. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
dal novembre 2009 l'ufficio postale di Vidiciatico nel comune di Lizzano in Belvedere (provincia di Bologna) ha ridotto le giornate di apertura al pubblico;
la direzione provinciale di Bologna di Poste italiane spa (filiale di Bologna 2) ha adottato il criterio di modulare su 3 giorni e con orari parziali l'ufficio postale della frazione di Vidiciatico in base alle analisi sui flussi di clientela;
i criteri adottati nella decisione di chiudere parzialmente l'ufficio postale di Vidiciatico si basano essenzialmente su valutazioni di tipo economico e non considerano Vidiciatico come il centro di maggiore presenza turistica del comune in oggetto;
nel comune di Lizzano in Belvedere è presente una popolazione anziana, spesso non autosufficiente negli spostamenti, che vive in aree montane in cui vi sono problemi di trasporti e mobilità;
questa decisione limita fortemente le esigenze organizzative delle imprese del territorio le quali sono costrette a rinviare al giorno successivo ogni necessità di servizio postale oppure obbliga a lunghi spostamenti verso uffici postali;
il concentrarsi dell'utenza (privati ed aziende) nella fascia mattutina su tre giorni di apertura al pubblico rischia di aumentare fortemente i tempi di attesa;
la riduzione del servizio contrasta con la tendenza generale di un ampliamento dei servizi pubblici offerti alla collettività nell'ottica di facilitare e agevolare il rapporto con il cittadino -:
se quanto detto corrisponda al vero e quali iniziative intenda porre in essere per sollecitare la direzione dell'azienda Poste italiane a riattivare la chiusura parziale dell'ufficio postale di Vidiciatico per assicurare un servizio efficiente ai cittadini e alle attività produttive che operano nel bacino di utenza del comune di Lizzano in Belvedere.
(4-06668)

SBROLLINI. - Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
la tintoria Olimpias di Grumolo delle Abbadesse (Vicenza), satellite della Benetton come azienda terzista, a seguito della riduzione drastica delle commesse da parte del gruppo trevigiano è stata costretta tre settimane fa al fermo totale dell'attività;
le difficoltà della tintoria Olimpias, risalgono al dicembre 2009, da allora molti dei 130 dipendenti si trovano in cassa integrazione guadagni;
secondo gli accordi sottoscritti, il periodo di cassa integrazione dei lavoratori durerà fino al prossimo dicembre, è però ipotizzabile che l'azienda possa decidere di ridimensionare il proprio organico o di chiudere;
lo stop totale pare sia dovuto alle diverse strategie del gruppo Benetton, gruppo che rappresenta l'80 per cento del lavoro commissionato all'Olimpias, strategie che comprendono anche la delocalizzazione dell'attività in Tunisia;
i vertici dell'Olimpias hanno comunicato in questi giorni alle rappresentanze sindacali che «non ci sono le condizioni per una ripresa dell'attività» e già il campionario di luglio non verrà fatto;
questo ha determinato tra i lavoratori sconcerto e forte preoccupazione per un futuro incerto e privo di prospettive concrete -:
quali iniziative il Governo intenda mettere in atto per scongiurare la chiusura della tintoria «Olimpias» di Grumolo delle Abbadesse (Vicenza) con i conseguenti licenziamenti dei lavoratori e delle lavoratrici;
se il Governo intenda promuovere con urgenza l'apertura di un tavolo di confronto tra le parti per individuare possibili soluzioni ed interventi, al fine di mantenere i livelli occupazionali in una provincia fortemente colpita dalla crisi economica in atto e per evitare la delocalizzazione delle attività produttive in un momento di grave crisi per il mondo del lavoro e della produzione in Veneto.
(4-06674)

JANNONE. - Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
il settore lombardo delle poste è attraversato da difficoltà che si palesano nei due fronti di conflitto aperti, nella regione, tra i sindacati e la società Poste Italiane spa;
il primo scontro con Poste Italiane (che porterà ad uno sciopero all'inizio di aprile 2010) è stato aperto nel febbraio 2010 dai sindacati di categoria regionali Cgil, Cisl, Uil, Confsal e Ugl e riguarda la carenza negli organici di circa 400 unità alla sportelleria, i mancati investimenti in innovazione, strutture e mezzi, nonché una formazione ritenuta insufficiente e non adeguata a fornire al personale gli strumenti necessari per poter offrire servizi di qualità;
accanto alle problematiche comuni all'intera regione, a Bergamo i sindacati (unitamente alle rappresentanze sindacali unitarie di filiale 1 e 2) hanno aperto una seconda vertenza contro Poste Italiane, che attiene ad una dimensione esclusivamente provinciale, per risolvere i disagi che colpiscono i lavoratori del recapito, e, di riflesso, anche i cittadini;
i sindacati denunciano al riguardo il mancato rispetto degli accordi e delle regole contrattuali nella gestione della carenza di personale addetto allo smistamento della posta ed una situazione di vera e propria disorganizzazione aziendale, nella quale si registra, tra l'altro, un utilizzo non regolare della flessibilità prevista per assenze improvvise di personale: l'azienda infatti ricorrerebbe a tale strumento

anche per coprire periodi di ferie, ovvero assenze di personale ampiamente prevedibili -:
quali iniziative intendano intraprendere al fine di verificare la veridicità delle mancanze contestate a Poste Italiane spa nel rispetto degli impegni assunti, e quali misure intendano assumere per contenere i disagi subiti da lavoratori e cittadini per quanto concerne l'erogazione dei servizi postali in Lombardia e nella provincia di Bergamo.
(4-06687)

DI BIAGIO. - Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro per la semplificazione normativa, al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione. - Per sapere - premesso che:
la nuova direttiva europea per la promozione delle fonti rinnovabili fissa obiettivi nazionali obbligatori formulati in termini di percentuale di consumo finale di energia che assicuri il raggiungimento di obiettivi comunitari nel 2020;
l'obiettivo globale nazionale fissato per l'Italia è del 17 per cento, ed è previsto un piano nazionale di ripartizione da notificare alla Commissione europea entro il 30 giugno 2010;
la legislazione nazionale prevede da tempo che il Ministero dello sviluppo economico, di intesa con la Conferenza Stato-regioni, stabilisca con decreti la ripartizione tra regioni, in base a pregresse analisi, delle quote di energia da fonti rinnovabili per il raggiungimento dell'obiettivo nazionale del 17 per cento;
ad oggi il quadro normativo italiano di riferimento risulta piuttosto frammentato ed infatti 18 regioni hanno già approvato il piano energetico regionale, ma non tutte perseguono gli obiettivi per il 2020, in quando è mancato e manca uno standard comune di riferimento nella loro elaborazione oltre a tempi certi di elaborazione dei piani energetici regionali;
a pochi mesi dall'elaborazione del piano di azione nazionale imposto dalla Comunità europea, quindi, tra le cause che si evidenziano della mancanza di efficacia delle politiche di promozione delle fonti rinnovabili si annovera un mancato coordinamento tra le leggi di emanazione nazionale e quelle regionali oltre ad una mancanza di definizione dei ruoli;
nell'ambito dell'incentivazione dell'energia elettrica da biomasse, si evidenzia, altresì anche una certa incertezza normativa derivante da una non congrua definizione del concetto di «potenza media nominale annua, così come riportato nell'articolo 2 nella legge 244 del 27 dicembre del 2007 (legge finanziaria del 2008), e l'interpretazione data dal GSE;
il concetto di potenza media nominale è un concetto tipico ed esclusivo degli impianti idroelettrici. Nel caso delle biomasse, gli impianti erogano normalmente una potenza fissa in quanto vengono alimentati con un combustibile in modo costante, per cui la potenza media nominale viene assunta pari a quella del generatore elettrico e che quindi non può superare la potenza di 1 megawatt;
ne deriva una problematica fondamentale: i consumi ausiliari dell'impianto, ovvero l'elettricità che serve per far funzionare l'impianto stesso va a diminuire la potenza che può essere ceduta alla rete e questo va ad inficiare una reale efficienza energetica dell'impianto oltre alla reale possibilità di poter immettere in rete più potenza elettrica installata a parità di incentivi -:
se i ministri interrogati possano attraverso un chiarimento normativo, in raccordo con le autorità amministrative competenti, adottare una definizione di potenza che non introduca delle disparità tra

le diverse fonti energetiche rinnovabili e che sia congrua con la produzione di energia elettrica da biomasse a tale che limiti a 1 megawatt la potenza media annua riversata in rete, senza porre limiti alla potenza del generatore elettrico in modo da poter soddisfare anche le utenze interne.
(4-06688)

...

Apposizione di una firma a una mozione.

La mozione Marinello e altri n. 1-00334, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 1o marzo 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Girlanda.

INTERROGAZIONI PER LE QUALI È PERVENUTA RISPOSTA SCRITTA ALLA PRESIDENZA

ARACRI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
nella stazione di Ladispoli ci sono più di 8.000 pendolari giornalieri che si dirigono a Roma o a Civitavecchia per lavoro o per studio;
il comune di Ladispoli ha inaugurato nel mese di maggio il sottopassaggio della stazione ferroviaria di Ladispoli;
Rete ferroviaria italiana, società delle Ferrovie dello Stato, ha realizzato da un anno un ascensore al III binario della stazione ferroviaria di Ladispoli per permettere alle persone disagiate o disabili di raggiungere la piattaforma sovrastante per prendere il treno nella direzione di Roma;
non esiste un ascensore o un passaggio per permettere alle persone disabili di prendere il treno, per chi si dirige al II binario per prendere il treno nella direzione di Civitavecchia;
non esiste un ascensore o un passaggio per permettere alle persone disabili di prendere il treno, anche per i pendolari che tornano da Roma, fermandosi il treno al II binario;
per ovviare alle deficienze del suddetto II binario molti pendolari scendendo dal treno attraversano i binari mettendo a rischio la propria sicurezza;
nella stazione ferroviaria di Ladispoli vi sono altri due binari di servizio IV e V poco utilizzati per il passaggio e la sosta dei treni -:
quali misure di competenza si intendano adottare al fine di fare piena luce sulla vicenda;
se e quali interventi siano previsti per l'abbattimento delle barriere architettoniche della stazione ferroviaria di Ladispoli;
come si intenda intervenire per porre termine a questa situazione di pericolo per la popolazione che quotidianamente usufruisce del suddetto servizio pubblico;
quali siano le ragioni che vedono ancora non funzionante l'ascensore sito al terzo binario della suddetta stazione realizzato da oltre un anno;
per quale motivo in fase di progettazione non si sia pensato a queste primarie esigenze: abbattimento di tutte le barriere architettoniche e ascensori di servizio attivi e funzionanti.
(4-05148)

Risposta. - In riferimento all'interrogazione in esame, si forniscono i seguenti elementi di risposta.
La stazione di Ladispoli è servita da quattro binari: il secondo e il terzo sono destinati alla normale circolazione, il quarto e il quinto sono binari utilizzati prevalentemente per movimentare il materiale rotabile o per far fronte a problemi di perturbazione della circolazione nonché per consentire precedenze di treni in transito.
Nella suddetta stazione, rete ferroviaria italiana ha realizzato per i viaggiatori disabili totali o parziali diretti verso Roma un ascensore al terzo binario che sarà posto in

esercizio non appena concluso l'iter autorizzativo previsto dalla normativa vigente.
Per quanto riguarda, invece, l'accessibilità al secondo binario per permettere alle persone disabili di prendere il treno nella direzione di Civitavecchia, in una prima fase è stato ipotizzato di realizzarla con la corrispondente chiusura del primo binario, ipotesi successivamente scartata per i possibili effetti negativi sulla regolarità della circolazione. In alternativa a tale ipotesi, si sta studiando la possibilità di realizzare un altro impianto elevatore che colleghi il secondo binario con il sottopasso.
L'assenza della piattaforma elevatrice al secondo binario non pregiudica comunque la sicurezza dei viaggiatori che devono servirsi del sottopasso di stazione per evitare l'indebito e ingiustificato attraversamento dei binari, peraltro vietato in qualsiasi condizione.
Infine, si segnala che anche quando sarà posta in esercizio la piattaforma elevatrice, questa non potrà comunque dare soluzione ai cattivi comportamenti dei numerosi frequentatori abili che nelle fasce di punta, salendo o scendendo dai treni, attraversano deliberatamente i binari nonostante risultino correttamente segnalate le norme di sicurezza che vanno rispettate nelle stazioni ferroviarie.

Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti: Altero Matteoli.

BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro dell'interno, al Ministro della giustizia, al Ministro per le pari opportunità. - Per sapere - premesso che.
giovedì 9 aprile 2009, a Milano è stato messo sotto sequestro preventivo il «Club illumined» circolo privato affiliato Arcigay, frequentato da persone gay maggiorenni;
la motivazione principale del sequestro è stata la presenza di persone iscritte in altri club affiliati alla stessa Associazione nazionale legalmente riconosciuta e confederata ARCI e quindi non iscritte direttamente nel circolo «club illumined», ma aventi pari diritti associativi così come previsto dall'articolo 148 decreto del Presidente della Repubblica n. 917 del 1986, (TUIR);
a seguito di tale motivazione il circolo privato «Club illumined» è stato ricondotto a «locale di fatto aperto al pubblico all'interno del quale si tenevano trattenimenti e ritrovi senza aver osservato le prescrizioni dell'autorità di PS»;
tale iniziativa si è verificata dopo molteplici denunce ed esposti presentate solo e sempre da un singolo cittadino abitante nello stesso stabile dove è inserita la sede del circolo «Club illumined», che ha richiesto i relativi controlli da parte delle autorità competenti e che in più di un'occasione ha espresso commenti discriminatori sullo stesso;
in Italia molte associazioni nazionali hanno di fatto una propria «tessera», che associa i dati personali di ogni singolo membro e che consente al medesimo di circolare e frequentare una molteplicità di circoli privati, purché affiliati alla medesima associazione, e solo in alcuni rari casi è stata contestata la «circolarità» delle tessere a livello nazionale; peraltro ciò è avvenuto quasi esclusivamente presso circoli affiliati all'Associazione arcigay milanese;
tale sistema di tesseramento è il medesimo per le Associazioni nazionali Arci, Fipe, Uisp, Arcigay, DLF (Dopo Lavoro Ferroviario) oltre che per varie associazioni culturali e ricreative, inclusi i circuiti sportivi e le palestre tutte rientranti tra quelle previste dall'articolo 148, comma 3 del TUIR;
nel corso di due anni di esistenza il «Club illumined» è stato oggetto di verifica e controlli di vari organi diverse decine di volte, sollecitati sempre e solo dalla medesima persona di cui sopra, nei quali le contestazioni emerse sono quasi sempre state inerenti al sistema di tesseramento, e nonostante lo stesso circolo abbia presentato più

volte ricorsi e chiarimenti non ha mai ottenuto risposte in merito;
ad avviso degli interroganti l'accaduto con le relative conseguenze legali, risulta del tutto ingiustificato e sproporzionato -:
se il Governo intenda assumere iniziative, anche di carattere normativo, volte a consentire la circolazione degli iscritti all'interno di circoli di tipo associativo, che siano aderenti alla stessa Associazione nazionale.
(4-03628)

Risposta. - Le vicende relative al sequestro preventivo del «Club Illumined», circolo privato affiliato all'Arcigay e sito in Milano, pongono il problema della libera circolazione degli iscritti all'interno dei circoli privati affiliati ad enti nazionali a carattere ricreativo, culturale, assistenziale.
I circoli privati, generalmente, non sono sottoposti ad alcun regime autorizzatorio, essendo l'accesso ai locali consentito esclusivamente ai soci, salvo che per la somministrazione di alimenti e bevande, attività, quest'ultima, riconducibile a quella di un pubblico esercizio.
Visto il crescente numero di circoli privati svolgenti attività assimilabili proprio a quelle degli esercizi pubblici o dei locali di pubblico spettacolo, la materia è stata oggetto di un'apposita circolare diramata dal Ministero dell'interno in data 30 aprile 1996.
Infatti, si è posta l'esigenza di accendere un faro sui casi in cui i circoli privati affiliati ad enti nazionali a carattere ricreativo, culturale ed assistenziale consentano l'ingresso anche a non soci, facendo ricorso al rilascio di una tessera con la quale il cliente acquista sul momento la qualità di socio.
Trattandosi spesso di un semplice espediente volto fraudolentemente ad eludere l'obbligo gravante sui gestori di esercizi pubblici di munirsi della prescritta licenza per svolgere una vera e propria attività imprenditoriale, il Ministero dell'interno ha dettato alcune linee guida volte a rendere più penetranti i controlli sui predetti circoli al fine di evitare il deprecabile fenomeno in base al quale tali strutture, sotto la parvenza di finalità culturali, assistenziali o ricreative operano in realtà come esercizi pubblici.
Lo stesso problema si è posto anche in relazione allo svolgimento di attività di spettacolo e trattenimento che sovente avviene in tali circoli. Anche per esse, infatti, la circolare ministeriale in precedenza citata ha dettato linee operative volte ad evitare surrettizie elusioni della disciplina posta dall'articolo 118 del regio decreto n. 635 del 1940, che stabilisce che il circolo privato deve obbligatoriamente munirsi della licenza ex articolo 68 Testo unico leggi di pubblica sicurezza qualora agli eventi in parola accedano, previa esibizione di un biglietto d'invito, persone diverse dai soci.
Per quanto riguarda nello specifico l'
Arcigay, si rileva che le procedure di tesseramento prevedono diversi livelli di formalità onde evitare la possibilità che vengano costituiti dei falsi circoli.
A partire dall'anno 2000 vige, inoltre, un sistema di controllo informatizzato e centralizzato che prevede procedure per il tesseramento e per l'accesso ai circoli affiliati molto rigorose.
Attraverso tale sistema di tesseramento l'
Arcigay può seguire il socio tramite la sua tessera ogniqualvolta utilizzi le proprie strutture impedendo l'accesso a persone che non sono titolari di tessera associativa.
Gli accertamenti esperiti presso il circolo privato
associazione nazionale Arcigay, sito in Milano, rientrano nell'ambito di una programmata serie di controlli presso esercizi pubblici, discoteche e circoli privati, effettuati dalle forze dell'ordine su delega dell'Autorità giudiziaria, nel mese di dicembre 2008.
Peraltro, nel corso dei controlli è stato constatato che, all'atto dell'ingresso, agli avventori veniva richiesto il documento di identità e la tessera associativa; laddove l'utente dichiarava di non essere socio, gli veniva, invece, rilasciata una tessera «temporanea» del costo di euro 25.00.
In merito al tesseramento immediato si sottolinea che, nello statuto del
club in argomento, è previsto che il consiglio direttivo del circolo valuti, al fine di accettarla

o meno, la domanda di ammissione del socio entro trenta giorni dalla data di presentazione.
Nell'attesa della decisione del consiglio direttivo, era consentito, mediante presentazione di un documento d'identità, il rilascio immediato al richiedente, della tessera
Arcigay e della tessera magnetica di riconoscimento, per mezzo delle quali si poteva immediatamente partecipare alle attività sociali con la qualifica di socio «temporaneo».
Dalle verifiche sono emersi, pertanto, elementi tali da far ritenere che quanto stabilito dallo Statuto del club non fosse altro che un espediente per consentire l'accesso a chiunque si presentasse presso il circolo in argomento, alla stessa stregua di un pubblico esercizio.
Durante i controlli è stata altresì rilevata la presenza nei locali di oggetti ed indumenti, di genere sexy-erotico, sui quali era apposto il relativo prezzo di vendita.
Inoltre, è stato accertato che all'interno del circolo veniva effettuata la somministrazione di bevande a persone in possesso di tessera
Arcigay e non di tessera del Club Illumined e, pertanto, è stato elevato verbale di contestazione di sanzione amministrativa da parte della polizia annonaria del comune di Milano, per aver posto in essere attività di somministrazione di bevande a persone non in possesso della qualità di socio.
Il sequestro dei locali disposto dalla locale Autorità giudiziaria, cui fa riferimento l'interrogazione, ha avuto luogo per numerose violazioni in materia di sicurezza contestate dal personale dei vigili del fuoco intervenuto in occasione dei controlli e i cui esiti sono stati inoltrati per competenza all'Autorità Giudiziaria.
A seguito di verifiche fiscali da parte della guardia di finanza il
Club Illumined è stato configurato quale locale pubblico, o aperto al pubblico, contestando i reati di cui all'articolo 291-bis commi 1 e 2 del decreto del Presidente della Repubblica n. 43 del 1973.
La situazione rilevata evidenzia che, anche in una prospettiva
de iure condendo, nella materia in argomento è sempre opportuno contemperare la libertà di associazione nei suoi molteplici risvolti con l'esigenza di valorizzare l'associazionismo reale, sottolineando altresì il particolare disvalore di quello fittizio.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Nitto Francesco Palma.

BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro dell'interno, al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
secondo quanto riportato da una nota dell'agenzia Adn-Kronos del 19 dicembre 2009, a partire dal 2010 si interromperà la collaborazione tra Croce rossa italiana e ASL Roma D; collaborazione che, fino ad oggi, aveva garantito l'erogazione delle prestazioni sanitarie alle centinaia di immigrati ospiti del Centro di identificazione ed espulsione (CIE) di Ponte Galeria;
alla base della interruzione della collaborazione ci sarebbe anche la presa d'atto, da parte della Asl, di una nota della prefettura di Roma del maggio 2009 secondo cui i CIE devono essere considerati aree operative riservate all'interno delle quali possono prestare servizio unicamente personale amministrativo, sanitario e tecnico dell'Amministrazione dell'interno;
sulla vicenda il Garante dei detenuti del Lazio, avvocato Angiolo Marroni, ha dichiarato quanto segue: «La gravità della decisione sta tutta nel fatto che essa mette concretamente a rischio la salute degli ospiti del CIE di Ponte Galeria, ora costretti ad essere accompagnati all'esterno per poter ottenere le prescrizioni mediche necessarie. Cosa tutt'altro che semplice data la situazione giuridica degli immigrati, trattenuti nel Centro e impossibilitati ad entrare ed uscire liberamente. Inoltre, tutto ciò comporterà un inutile spreco di risorse umane ed economiche per garantire queste trasferte; soldi che potevano,

ad esempio, essere impegnati per migliorare le condizioni di vita all'interno del Centro. Il caso era stato più volte segnalato dal sottoscritto con lettere inviate alla Direzione Generale della Asl Rm D, al Distretto Sanitario competente, al Prefetto di Roma e alla Croce Rossa, ricordando come nel CIE fosse scarsa la disponibilità di ricettari, fondamentali per le prescrizioni di prestazioni mediche, forniti dalla Asl sulla base di un Protocollo d'Intesa scaduto ad ottobre 2008 e mai rinnovato. Ciononostante la Asl Rm D ha comunicato ufficialmente alla Direzione Sanitaria del Centro di Identificazione ed Espulsione l'interruzione di ogni rapporto di collaborazione e pertanto, da oggi, gli ospiti del Centro per avere prescrizioni mediche di qualsiasi natura dovranno essere accompagnati fuori dal CIE -:
quali siano le informazioni in possesso del Governo sui fatti riferiti in premessa e, in particolare, se corrisponda al vero il fatto che secondo una nota della prefettura di Roma del maggio 2009 i CIE devono essere considerati aree operative riservate, all'interno delle quali può prestare servizio unicamente personale amministrativo, sanitario e tecnico dell'Amministrazione dell'interno;
se, negli ambiti di rispettiva competenza, non intendano urgentemente ripristinare la collaborazione tra Croce rossa italiana e ASL Roma D in modo da ovviare alle disfunzioni denunciate dal Garante dei detenuti, avvocato Angiolo Marroni;
quali iniziative urgenti, negli ambiti di rispettiva competenza, i Ministri interrogati intendano adottare e sollecitare al fine di rendere adeguata la disponibilità dei ricettari all'interno del Centro di Ponte Galeria.
(4-05650)

Risposta. - I cittadini stranieri trattenuti nel Centro Identificazione ed Espulsione di Ponte Galeria continuano ad usufruire regolarmente dell'assistenza sanitaria che, in base al capitolato relativo alla gestione della struttura, è a carico dell'ente gestore e viene erogata direttamente o attraverso apposite convenzioni con il servizio sanitario regionale o con soggetti privati.
All'interno della struttura di Ponte Galeria, in esecuzione della convenzione stipulata con l'ente cui è affidata la gestione del centro, opera un ambulatorio sanitario presidiato continuamente nell'arco delle 24 ore da uno o due medici che assicurano lo
screening sanitario di tutti i cittadini stranieri trattenuti nel C.I.E., nonché il servizio di pronto soccorso e di assistenza sanitaria ordinaria. Inoltre è operativo quotidianamente un ambulatorio odontoiatrico ed è disponibile, 24 ore su 24, un'autoambulanza per necessità di trasporto urgente.
Per le eventuali prestazioni specialistiche, l'Ente gestore del Centro ha stipulato diverse convenzioni con Aziende ospedaliere di Roma quali - ad esempio - la convenzione con l'ospedale Spallanzani per il ricovero immediato delle persone risultate, in seguito alla visita medica effettuata al momento dell'ingresso, affette da tubercolosi.
La nota del 20 maggio 2009 del prefetto di Roma - citata dall'interrogante - riguardava esclusivamente aspetti relativi alla sicurezza del luogo di lavoro e non l'assistenza ai cittadini stranieri trattenuti nel centro.
Con tale nota, infatti, il prefetto si era limitato a rappresentare al direttore generale dell'Azienda sanitaria locale interessata le ragioni della mancata autorizzazione, al personale della medesima Azienda, ad accedere al centro, spiegando che la struttura (al pari di tutti gli ex centri di permanenza temporanea, ora Centri di Identificazione ed Espulsione) è considerata «area operativa riservata», in applicazione dell'articolo 23, comma 4, del decreto legislativo n. 626 del 19 settembre 1994. Pertanto, la vigilanza e la sorveglianza sul rispetto delle norme di legge in materia di sicurezza e di salute nei luoghi di lavoro all'interno del centro viene effettuata in via esclusiva dal personale amministrativo, sanitario e tecnico dell'amministrazione dell'interno, appositamente incaricato.
Per quanto concerne la scarsa disponibilità dei ricettari occorrenti per le prestazioni sanitarie, si rappresenta che il prefetto di Roma ha interessato tempestivamente il

vice presidente della regione Lazio, affinché intervenisse presso la competente, struttura sanitaria regionale per la consegna dei predetti ricettari al personale medico della Croce rossa italiana operante presso il Centro.
Ne è seguita una nota, con la quale la direzione regionale programmazione sanitaria del dipartimento sociale della regione Lazio ha autorizzato la competente azienda sanitaria locale al ripristino del protocollo d'intesa con la Croce rossa ed alla conseguente consegna dei ricettari.

Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Nitto Francesco Palma.

CROSIO. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
nella mattinata di lunedì, 25 gennaio 2010, verso le 9 uno smottamento consistente in enormi massi distaccatisi a circa 800 metri di quota, ha interessato entrambi i sensi di marcia della superstrada 36, nel tratto compreso tra Bellano e Lecco, all'altezza del chilometro 74 nel territorio di Varenna;
i blocchi hanno divelto, nell'ordine, due file di barriere paramassi e la barriera rigida paramassi posta sul muro di controripa della statale. Alcuni massi franati hanno addirittura oltrepassato le due carreggiate della strada statale 36, andando a mettere in pericolo alcune abitazioni sottostanti;
le autorità hanno chiuso la via di collegamento tra lo svincolo di Abbadia Lariana (chilometro 57,700) e lo svincolo di Bellano (chilometro 75,400). Le auto sono state fatte deviare sulla strada provinciale 72 oppure sulla strada provinciale 62 «della Valsassina»;
la chiusura della strada statale 36 ha provocato enormi disagi alla viabilità che si protrarranno nel tempo visto che l'analisi della situazione è stata fatta il giorno 26 gennaio con un vertice in prefettura a Lecco;
la zona è stata interessata altre volte da importanti smottamenti a cui si è posto rimedio;
appare importante ricordare che nei pressi del luogo dello smottamento, in parallelo alla strada statale 36, si sviluppa la linea ferroviaria che porta a Sondrio -:
se il Ministro sia a conoscenza della situazione ed intenda intervenire in tempi rapidi al fine di mettere in sicurezza la zona ed evitare che altri eventuali smottamenti possano sia creare situazioni di estremo pericolo per la popolazione residente, sia bloccare l'intero sistema viabilistico e ferroviario della zona, che, essendo priva di vie alternative a quelle interessate dagli eventi descritti, rischierebbe la paralisi ed un isolamento totale.
(4-05875)

Risposta. - In riferimento all'interrogazione in esame, si forniscono i seguenti elementi di risposta.
In data 25 gennaio 2010 alle ore 9.00 circa, in località Pino di Varenna (Lecco) si è verificata una frana provocata da enormi massi distaccatisi dalle pendici montane, poste a circa 800 metri di quota, che hanno raggiunto le pertinenze della strada statale 36 ed hanno divelto due file di barriere paramassi e la barriera rigida paramassi posta sul muro di controripa della statale.
I massi hanno raggiunto le due carreggiate della strada statale immediatamente chiusa in corrispondenza dei chilometri 70+000 creando gravi danni sia al corpo stradale sia alle barriere metalliche di sicurezza.
Sul posto si sono recati funzionari dell'Anas, geologi della regione Lombardia, rappresentanti della provincia di Lecco, della Polstrada, dei vigili del fuoco, dei carabinieri, della guardia di finanza e della protezione civile, per valutare le cause dell'evento franoso e per verificare la stabilità del versante roccioso.
I geologi della regione hanno effettuato un primo sopralluogo in elicottero, ma, a

causa della foschia presente ad alta quota, non è stato possibile valutare le condizioni di stabilità della parete rocciosa e, vista la complessità della situazione, è stata convocata una riunione in prefettura con i rappresentanti degli enti coinvolti che, preso atto dell'impossibilità di garantire le condizioni di sicurezza, hanno concordato di non riaprire al traffico la strada statale n. 36.
Pertanto, è stata disposta la chiusura della strada statale 36 «del lago di Como e dello Spluga» in entrambe le direzioni di marcia tra lo svincolo di Abbadia Lariana (chilometri 57+700) e lo svincolo di Bellano (chilometri 75+400).
Poiché alcuni massi franati hanno superato le due carreggiate della statale 36 ed hanno messo in pericolo alcune abitazioni sottostanti, il sindaco di Varenna, dopo un sopralluogo dei geologi e dei vigili del fuoco, ha disposto, a scopo precauzionale, l'evacuazione delle abitazioni interessate.
Il giorno successivo, 26 gennaio 2010, i geologi della regione Lombardia hanno effettuato un'ispezione, sempre mediante elicottero, sulla zona colpita dalla frana.
I massi franati in territorio comunale di Varenna si sono staccati dalle pendici di una montagna non strettamente di pertinenza dell'Anas, tuttavia, la società è intervenuta sin dalle prime ore del mattino ed ha provveduto a mettere in sicurezza la statale.
A seguito dell'ispezione è stata tenuta presso la Prefettura di Lecco una ulteriore riunione nella quale sono stati decisi, di concerto con gli enti locali, una serie di interventi da eseguire con tempestività volti al ripristino della viabilità lungo la sola carreggiata sud in entrambe le direzioni.
Tali interventi, effettuati dall'Anas, sono consistiti da operazioni di disgaggio e di bonifica della pendice montana, nel risanamento delle barriere paramassi in sommità del muro e nell'installazione di un muro provvisorio in geoblocchi.
Alle ore 20.30 del 1o febbraio 2010 è stata quindi riaperta la carreggiata sud della statale n. 36 (fra i chilometri 69+900 ed i chilometri 72+000) in entrambi i sensi di marcia sia in direzione Colico sia in direzione Lecco.
Per motivi di sicurezza in tale tratto della strada statale 36, di 2 chilometri circa, il limite di velocità è stato fissato a 50 km/h.
La carreggiata nord potrà essere riaperta solo dopo che Anas, regione Lombardia e comune di Varenna, ciascuno per le proprie competenze, avranno completato le opere di ripristino ed integrazione delle barriere paramassi lungo la pendice montana irrimediabilmente danneggiata dall'evento.

Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti: Altero Matteoli.

DE POLI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
nel 2003 in base alla legge n. 449 del 1997 sono iniziati gli aumenti unilaterali da parte dell'Anas del canone sui passi carrai. Una tassa che costringe chi ha accesso a strade di competenza regionale e nazionale a corrispondere un canone, che arriva anche a migliaia di euro;
per qualche attività, in Veneto, questi aumenti sono arrivati anche l'8.000 per cento. Qualche esercente si è visto arrivare ingiunzioni di pagamento di 130.000 euro, i privati richieste da 500 a 1.500 euro;
proteste e ricorsi non hanno prodotto alcun effetto ed ora i comitati «Vittime di passi carrai» stanno meditando il ricorso alla Corte europea dei diritti dell'uomo;
nel 2003 l'Anas ha limitato gli aumenti al 150 per cento negli anni successivi ha determinato liberamente l'ammontare di tutti i canoni in base a tabelle e a coefficienti di calcolo che hanno comportato aumenti fino all'8.000 per cento;
l'8 febbraio 2010, davanti alla sede dell'Anas di Mestre, è previsto un sit-in messo in atto dal comitato che chiede la soppressione della tassa sui passi carrai;
la manifestazione serve ad appoggiare le iniziative di esponenti politici

veneti che hanno presentato al Senato proposte emendative per l'eliminazione della tassa;
in sede regionale la questione è stata affrontata e risolta con l'eliminazione del canone annuo dal 2009;
restano gli arretrati e le competenze in capo all'Anas -:
quali iniziative il Governo intenda assumere al fine di pervenire ad una sospensione delle richieste di arretrati da parte di Anas favorendo una ridefinizione degli importi con parametri che tengano conto della situazione economica di cittadini e imprese.
(4-06097)

Risposta. - In riferimento all'interrogazione in esame, si forniscono i seguenti elementi di risposta.
I «passi carrai» rientrano nella fattispecie degli «accessi e diramazioni» e consistono in interventi sull'infrastruttura viaria tali da consentire immissioni di veicoli da e verso un'area privata laterale. Come tali, esulano dall'uso ordinario della strada, ossia libero a tutti e non condizionato da alcun atto amministrativo, concretandone un uso eccezionale che deve quindi essere assentito, mediante apposito provvedimento, dall'Ente proprietario della strada interessata, che nel caso ci si riferisca alla rete stradale di interesse nazionale è ANAS s.p.a. ai sensi dell'articolo 2 del decreto legislativo n. 143 del 1994, richiamato dall'articolo 7 comma 2 del decreto-legge n. 138 del 2002, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 178 del 2008.
La materia è dettagliatamente disciplinata dal Titolo II del Codice della strada e relativo Regolamento di esecuzione. In particolare, l'articolo 22 del Codice della strada e gli articoli 44-46 del Regolamento fissano le regole in base alle quali l'Ente proprietario può o non può assentire l'apertura di un accesso.
Inoltre, la legge dispone che sia l'apertura sia il mantenimento di accessi siano subordinati al pagamento di una somma, canone annuo, stabilendone altresì i criteri di quantificazione. Infatti, secondo l'articolo 27 comma 8 del Codice della strada, nella determinazione di detta somma si deve aver riguardo:
alle soggezioni che derivano alla strada;
al valore economico risultante dal provvedimento;
al vantaggio che il beneficiario ricava dal provvedimento stesso.

L'articolo 55 comma 23 della legge 27 dicembre 1997, n. 449 ha disciplinato, da un lato, il procedimento con cui ANAS deve addivenire alla determinazione annuale dei canoni (delibera del Consiglio di amministrazione, atto firmato dal Presidente, esercizio della vigilanza ministeriale eccetera) e, d'altro lato, ha stabilito un tetto quantitativo al primo adeguamento dei canoni ai criteri del Codice della strada del 1992 (aumento massimo del 150 per cento), ma non ha messo in discussione i poteri discrezionali di ANAS nel formulare le tabelle di calcolo, anzi, li ha confermati pienamente.
Il provvedimento annuale di determinazione dei canoni ANAS ha natura discrezionale proprio perché dà un contenuto numerico ai parametri indicati, genericamente, nel citato articolo 27 comma 8 del Codice della strada. La formula di calcolo del canone, invero, nel quantificare «le soggezioni che derivano alla strada», «il valore economico del provvedimento» e «l'utilità goduta dall'utente», combina tra loro varie tipologie di accessi, giacché è intuitivamente diverso il caso di un accesso alla propria privata abitazione da quello di un accesso ad un'attività commerciale, a diversi coefficienti di importanza della tratta stradale (in base al traffico, alla vicinanza ai più grossi centri abitati, eccetera).
L'esistenza del margine di discrezionalità in questione è stata esplicitamente riconosciuta dalla giurisprudenza del Consiglio di Stato (v. sentenza n. 3062/2001) e della Corte di Cassazione (v. sentenza delle Sezioni unite n. 8518/2007).
Del resto, a conferma della correttezza della linea gestionale tenuta in materia, si

può evidenziare che molte Amministrazioni locali, per gli accessi alle strade di rispettiva competenza, adottano i canoni elaborati da ANAS. Scelte diverse di Enti locali anche di esenzione per alcune categorie (es. accessi agricoli), costituiscono evidentemente attuazione di indirizzi politico-amministrativi assunti dagli Enti stessi nell'ambito delle competenze loro attribuite in materia del governo del territorio.
Si evidenzia che i canoni ANAS vengono applicati in maniera del tutto uniforme sull'intero territorio italiano, conformemente alla natura della rete viaria gestita dalla Società («rete stradale di interesse nazionale») ed al carattere nazionale della Società stessa.
Infine, in ordine al problema pratico dei canoni dovuti e non ancora versati per anni pregressi, ANAS si è già dichiarata disponibile, in interlocuzioni dirette con rappresentanze locali degli utenti, ad accordare forme di rateizzazione.

Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti: Altero Matteoli.

DI BIAGIO, MUSSOLINI, GRANATA, FRASSINETTI, MURGIA, PELINO, PAGLIA, VERSACE, MOFFA, ANTONINO FOTI, DE ANGELIS, SAGLIA e PICCHI. - Al Ministro dell'interno, al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
il sisma che ha coinvolto lo scorso 6 aprile la regione Abruzzo, ed il conseguente sciame sismico, hanno rappresentato un dramma indescrivibile per il nostro Paese, segnatamente sotto il profilo umano. Nella sciagura hanno perso la vita circa 300 persone, di cui 20 cittadini stranieri, molti sono attualmente i feriti e circa 30.000 sono i cittadini aquilani e dei paesi coinvolti, che hanno perso la loro casa, i loro beni e i loro riferimenti;
in questa triste escalation, sia i media che le istituzioni sono stati avari nell'elargire dati ed informazioni circa la situazione dei cittadini stranieri, residenti nelle zone coinvolte dagli eventi sismici, che hanno perso la vita tra le macerie delle proprie case o che hanno perso la casa e il lavoro;
i dati attestano a circa 4.000, di cui quasi 600 minorenni, gli stranieri residenti nella zona dell'epicentro del sisma che ha colpito l'Abruzzo;
molti cittadini stranieri residenti nei territori della provincia di L'Aquila provengono da Paesi extracomunitari. Considerando, infatti, soltanto le prime dieci comunità più numerose, il 53,6 per cento dei residenti proviene da un Paese non comunitario;
la presenza femminile è più marcata rispetto ad altre aree dell'Italia sia fra le cittadine comunitarie (63 per cento) che fra quelle non comunitarie (56,3 per cento);
le attività lavorative dove si registra una maggiore occupazione sono per le donne relative alla cura della persona, in particolare degli anziani, e per gli uomini nell'agricoltura e nella piccola industria;
segnatamente da più parti è stato lodato l'impegno e l'abnegazione delle tante donne straniere che sono rimaste accanto agli anziani che custodivano sia durante i momenti critici del sisma sia nei giorni immediatamente successivi, malgrado il sussistere di disagi ampiamente documentati dagli organi di informazione;
lo stato di calamità naturale, riconosciuto dal Governo, ha imposto il blocco delle attività produttive con la conseguente perdita del posto di lavoro anche per centinaia di lavoratori stranieri;
la vigente normativa in materia di immigrazione impone come condizione per la permanenza regolare nel nostro Paese, il possesso di un regolare contratto di lavoro;
il SEI UGL, Sindacato emigrati immigrati, ha denunciato il rischio che in seguito alla perdita del posto di lavoro centinaia di cittadini stranieri si ritroveranno in una situazione di illegalità con drammatiche conseguenze sotto il profilo

umano e con conseguente impoverimento del tessuto produttivo e sociale -:
quali iniziative si intendano porre in essere per scongiurare l'espulsione dei cittadini stranieri non comunitari residenti nelle aree interessate dal sisma e che, a causa di esso, hanno perso il lavoro;
se sia previsto il rilascio di un permesso di soggiorno con motivazioni umanitarie per i cittadini stranieri non comunitari coinvolti che hanno perso il lavoro;
se il Governo si sia adoperato per assicurare il rientro nei Paesi di origine delle salme dei circa venti cittadini stranieri deceduti a causa del terremoto.
(4-02852)

Risposta. - Il Governo ha adottato diverse iniziative per evitare che la particolare situazione determinata dal sisma che ha colpito la provincia di L'Aquila potesse ripercuotersi, tra l'altro, sulla posizione dei lavoratori extracomunitari regolarmente soggiornanti.
Già il 4 maggio 2009 si è svolta una riunione interministeriale nel corso della quale sono state definite alcune misure, alla luce anche delle previsioni introdotte dagli atti normativi di emergenza emanati per l'occasione.
Per quanto riguarda, in particolare, il rinnovo dei permessi di soggiorno, il dipartimento della pubblica sicurezza ha ritenuto che la sospensione dei termini legali - prevista dall'articolo 6 dell'ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri n. 3753 del 6 aprile 2009 - costituisse già una misura di sufficiente garanzia, ferma restando la necessità di applicare questo beneficio ai soli stranieri già legalmente presenti alla data del 6 aprile 2009 in uno dei comuni colpiti dal terremoto.
Con il ricorso a tale misura è stata riconosciuta l'esistenza di una causa di forza maggiore che ha consentito di rinnovare i titoli di soggiorno pure nel caso di scadenza dei termini. Inoltre, è stata valutata positivamente anche la possibilità di rilasciare permessi «per attesa occupazione» a favore degli stranieri dipendenti di imprese che non fossero al momento in grado di offrire la continuità lavorativa.
Quanto al trasporto delle salme degli stranieri deceduti nel sisma, va premesso che la competenza a rilasciare tutta la necessaria documentazione («cosiddetto passaporto mortuario») è da tempo devoluta ai comuni. La prefettura dell'Aquila, comunque, ha comunicato che tutte le salme, anche quelle degli stranieri, sono state traslate nei luoghi d'origine.

Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Nitto Francesco Palma.

DI PIETRO. - Al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione. - Per sapere - premesso che:
in data 22 settembre 2009, l'interrogante ha presentato l'interpellanza urgente 2-00478 alla quale ha risposto il Governo;
l'interpellanza in oggetto verteva sull'articolo 73, comma 2, del decreto del Presidente della Repubblica n. 748 del 1972 che dispone che le pensioni ordinarie per i funzionari direttivi dello Stato, già appartenenti alle qualifiche di ispettore generale e di direttore di divisione o equiparate ai così detti ruoli ad esaurimento vanno liquidate «sulla base del trattamento economico che sarebbe ad essi spettato se, all'atto della cessazione dal servizio, avessero conseguito l'inquadramento a primo dirigente», ora dirigente di seconda fascia;
il Governo, nella sua risposta, ha tenuto a dichiarare che il trattamento economico previsto dall'articolo 73, comma 2, del decreto del Presidente della Repubblica n. 748 del 1972, secondo la circolare del dipartimento della Funzione pubblica n. 12 del 24 ottobre 2000; riconosce come base pensionabile il trattamento economico fondamentale dello stesso dirigente (ora dirigente di seconda fascia), ma con esclusione del trattamento economico accessorio, individuato dalla somma della retribuzione di posizione e della retribuzione di risultato;

la Direttiva n. 4/06 impartita dallo stesso dipartimento della funzione pubblica chiarisce espressamente che nell'ambito della struttura retributiva dei dirigenti, gli emolumenti aventi carattere accessorio consistono, oltre che nella retribuzione di risultato, nella sola parte variabile della retribuzione di posizione e quindi, per esclusione, la parte fissa o minima di quest'ultima non può che rientrare nel trattamento economico fondamentale del dirigente e, pertanto, nella base retributiva per il calcolo delle pensioni degli ex funzionari delle qualifiche ad esaurimento, contrariamente a quanto previsto dalla circolare n. 12/2000, che la esclude arbitrariamente;
il Governo ha poi reso noto che nel gennaio 2002 il Dipartimento della funzione pubblica, dopo ripetuti approfondimenti, propose alla ragioneria generale dello Stato una modifica della circolare in questione, nel senso di includere nella base pensionabile anche la retribuzione di posizione di parte fissa o minima, precisando, tuttavia, che il Ministero dell'economia e delle finanze aveva espresso parere contrario, confermando l'orientamento della circolare 12/2000;
tuttavia, considerato che, quasi contestualmente, la ragioneria generale, proprio in relazione a tale proposta, si era espressa in senso favorevole con la nota n. 23330 del 1° marzo 2002, non si capisce il motivo per cui non fu dato, a suo tempo, il giusto peso al parere della ragioneria, che oltre a far parte della struttura del Ministero delle finanze, dispone di specifiche competenze tecnico-istituzionali per quanto attiene agli aspetti finanziari di determinati atti di Governo, come quello di cui alla fattispecie che stiamo considerando;
nella sua risposta, il Governo ha escluso la possibilità di una soluzione della problematica in via amministrativa mediante la modifica della Circolare 12/2000, senza considerare che tale modifica sarebbe da configurarsi come un vero e proprio obbligo imprescindibile, soprattutto dopo l'emanazione della nota Circolare n. 7/2008 del 17 luglio 2008 dello stesso dipartimento della funzione pubblica che, nel disporre in ordine alle assenze per malattia dei pubblici dipendenti, ha espressamente dichiarato che tra le voci del trattamento economico fondamentale dei dirigenti dell'Area I (dirigenti ministeriali) rientra anche la retribuzione di posizione di parte fissa;
ci si chiede come possano coesistere, in un ordinamento amministrativo, due atti dello stesso dipartimento in contraddizione tra di loro, in ciascuno dei quali il trattamento economico fondamentale del dirigente può comprendere o non comprendere la retribuzione di posizione di parte fissa a seconda delle diverse finalità per le quali detto parametro viene preso in considerazione;
in riferimento a quanto viene allusivamente riferito circa gli «stringenti vincoli e criteri di copertura e monitoraggio della spesa imposti dal decreto-legge n. 194 del 2002, convertito dalla legge n. 246 del 2002», si deve rilevare che, nella fattispecie, ciò non può configurarsi come la causa di legittimo impedimento, né può giustificare il disconoscimento di un diritto che la categoria interessata rivendica da molti anni;
l'interrogante ritiene che sinora, l'operato della pubblica amministrazione contrasti, in maniera evidente, anche con i principi costituzionali (articoli 3, 35, 36 e 97) -:
quali iniziative, anche normative, si intendano adottare al fine di risolvere l'annosa questione in ordine alla portata dell'articolo 73, decreto del Presidente della Repubblica n. 748 del 1972 e all'inclusione della retribuzione di posizione nel trattamento economico fondamentale e quindi nella determinazione della pensione per il personale del R.E.
(4-05319)

Risposta. - In riferimento all'interrogazione in esame, si ribadisce quanto già rappresentato in risposta all'interpellanza

n. 2/00478 e, in particolare, che «l'eventuale accoglimento dell'istanza in esame, unitamente alle altre avanzate dal personale interessato, non può che trovare soluzione in sede legislativa mediante una modifica normativa del citato articolo 73 del decreto del Presidente della Repubblica n. 748 del 1972, previa adeguata individuazione delle fonti di copertura finanziaria come prescritto dalle vigenti norme di contabilità generale dello Stato in materia di bilancio, di cui alla legge n. 468 del 1978 e successive modificazioni e integrazioni».
Al riguardo si sottolinea che il suddetto riferimento alla «previa adeguata individuazione delle fonti di copertura finanziaria come prescritto dalle vigenti norme di contabilità generale dello Stato in materia di bilancio» va correttamente inteso nel senso che le iniziative normative in questione possono essere intraprese solo a seguito della assegnazione di specifiche risorse finanziarie, determinazione quest'ultima che deve essere necessariamente rimessa al competente Ministro dell'economia e delle finanze.
Si precisa inoltra che la richiesta dell'interrogante attiene a materie non riconducibili all'ambito delle competenze delegate al Ministro, per la pubblica amministrazione e l'innovazione il quale, infatti, ha dato riscontro alla precedente interpellanza al solo fine di chiarire profili di presunta contraddittorietà rilevati dall'interpellante con riferimento ad alcune circolari del Dipartimento della funzione pubblica. Quanto, invece, agli aspetti strettamente connessi alla materia pensionistica nonché al trattamento economico dei pubblici dipendenti, appare di tutta evidenza che si tratta di questioni riconducibili alla competenza rispettivamente del Ministro del lavoro e delle politiche sociali e del già citato Ministro dell'economia e delle finanze, fermo restando, peraltro, che una eventuale modifica normativa deve, essere sottoposta alla valutazione collegiale del Governo.

Il Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione: Renato Brunetta.

DIMA. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
i lavori di ammodernamento e di messa in sicurezza della strada statale 106 si sono resi necessari per adeguare questa importante arteria stradale agli standard di sicurezza attualmente in vigore che impongono, tra gli altri, il rispetto di alcuni requisiti finalizzati non solo a salvaguardare l'incolumità dei fruitori ma anche a garantire la scorrevolezza del traffico privato e commerciale;
la complessità dell'intervento, che è determinato sia dalla lunghezza dell'infrastruttura, circa 490 Km, con il tratto più importante ed impegnativo sul versante ionico della Calabria, sia dalla necessità di operare varianti di tracciato rispetto all'originario, ha prodotto un impegno finanziario di non poco conto che ha costretto l'Anas a suddividere il tratto calabrese in dodici macrolotti, alcuni dei quali già appaltati ed in corso di esecuzione, per un investimento totale stimato di circa 15 miliardi di euro tanto che si è deciso di procedere al finanziamento dei singoli lotti;
la stessa Anas ritiene questa opera di ammodernamento come uno degli assi portanti e di supporto dell'urbanizzazione costiera del Mezzogiorno e questa arteria fondamentale nel sistema viario nazionale perché costituisce la chiusura del corridoio trasportistico tra l'Autostrada Salerno/Reggio Calabria e la E90; rappresenta l'unica strada di accesso, sul versante ionico, alle regioni Calabria, Basilicata e Puglia; è l'itinerario di collegamento della dorsale ionica al versante adriatico;
in attesa del completamento dei lavori di ammodernamento della statale ionica, è necessario comunque dare una risposta concreta ed immediata, in termini di sicurezza, aitanti fruitori di questa arteria che, per l'alto numero di incidenti registrati, molti dei quali purtroppo mortali, ha assunto il triste nome di «strada della morte» ed il non invidiabile primato di essere tra le strade meno sicure d'Italia;

la stampa nazionale ha riportato la notizia che l'Anas, a partire dal prossimo mese di giugno, inizierà la sperimentazione del tutor su tre strade statali tra le più pericolose dell'intera rete nazionale e cioè la Romea, l'Aurelia e la Domiziana;
in molte relazioni della polizia stradale e della stessa Anas si evidenzia che nei tratti stradali ed autostradali dov'è installato il sistema di misurazione della velocità media, la percentuale delle violazioni al codice della strada e degli incidenti mortali legati all'alta velocità si è drasticamente ridotta -:
se il Ministro ritenga opportuno avviare, di concerto con l'Anas, la sperimentazione del tutor anche sulla strada statale 106 al fine di garantire più sicurezza alla circolazione e ridurre il numero degli incidenti in attesa del completamento delle opere di ammodernamento della stessa.
(4-05078)

Risposta. - In riferimento all'interrogazione in esame, si forniscono i seguenti elementi di risposta.
Premesso che le problematiche relative all'organizzazione e gestione dei controlli su strada rientrano essenzialmente nelle competenze del Ministero dell'interno, si ritiene che l'avvio della sperimentazione di sistemi per il controllo della velocità media dei veicoli, anche su tratte non autostradali caratterizzate da idoneo tracciato e conformazione, può rappresentare una valida proposta d'intervento.
In tal senso, il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti non mancherà di offrire ogni necessario stimolo e supporto, nell'ambito delle relative competenze, a simili iniziative per il miglioramento della sicurezza di tratte ad elevato rischio di incidentalità.
Nello specifico, in merito all'opportunità di avviare la sperimentazione della tecnologia
tutor in esercizio, anche lungo la strada statale 106 «Jonica» nelle more del completamento dell'ammodernamento della statale stessa, si precisa che il sistema tutor di rilevazione della velocità dei veicoli è stato omologato per l'utilizzo lungo la rete autostradale le cui infrastrutture hanno caratteristiche diverse rispetto alle strade statali.
Per quanto riguarda la rete stradale nazionale, Azienda Nazionale Autonoma Strade ha avviato la sperimentazione di sistemi di rilevazione della velocità media dei veicoli utilizzabili sulle strade statali non aventi caratteristiche autostradali al fine di accertare le violazioni dei limiti di velocità e conseguentemente migliorare la sicurezza.
Giova ricordare che l'installazione del suddetto sistema per la rilevazione della velocità media dei veicoli, che in ambito autostradale ha consentito un abbattimento di oltre il 50 per cento della mortalità, durante le fasi applicative su tratte non autostradali, laddove effettuate, ha confermato la validità di detto sistema evidenziando, altresì, riduzioni della mortalità anche superiori a quelle ottenute in ambito autostradale.
Anas ha quindi bandito nel 2009 una gara di appalto per l'affidamento della progettazione e realizzazione di impianti sperimentali per la rilevazione della velocità media dei veicoli su alcuni tratti delle strade statali Aurelia, Domitiana e Romea.
Una volta realizzata tale sperimentazione del nuovo sistema per la rilevazione della velocità media lungo le suddette statali, Anas programmerà ulteriori installazioni sulle strade extraurbane nazionali con particolari criticità e tra queste sarà presa in esame anche la statale 106 «Jonica».

Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti: Altero Matteoli.

GIANNI FARINA. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
la Procura di Zurigo ha aperto questa estate un'azione giudiziaria a carico del signor Antonio Giacchetta, già responsabile del Patronato INCA dell'Ufficio di Zurigo, (una delle organizzazioni di tutela e assistenza ai nostri connazionali in Svizzera, in Europa e nel mondo, la cui opera è universalmente apprezzata e appare oggi eventualmente vittima, unitamente ai connazionali

interessati, di un raggiro criminoso da parte di un suo dipendente - decaduto dalle sue funzioni al primo emergere dei fatti - tale da aprire una attenta riflessione sulla catena di controllo interno degli incaricati di operazioni di particolare delicatezza) per verificare la veridicità di sue gravi responsabilità per essersi trattamento indebitamente degli averi di cassa pensione (in Italia equivale al «trattamento di fine rapporto») di numerosi cittadini italiani residenti nella Confederazione elvetica, i quali gli avevano affidato - consapevolmente o non e attraverso procedure alquanto singolari - le loro pratiche pensionistiche;
data l'entità del fenomeno, che secondo una stima non ufficiale pare riguardi un centinaio di casi per una somma complessiva di circa 20 milioni di franchi svizzeri (circa 13 milioni di euro), le operazioni finanziarie condotte dal signor Antonio Giacchetta, richiedevano procedure e modalità appropriate, alcune delle quali presso il Consolato generale d'Italia in Zurigo, per permettere in primo luogo agli enti gestori delle casse pensioni svizzere di ottemperare alle richieste di riscossione del capitale da parte degli assicurati, capitale successivamente versato su conti correnti bancari intestati al signor Antonio Giacchetta, e in secondo luogo, agli istituti bancari di versare dai suddetti conti una rendita mensile ai cittadini e alle cittadine indicati dal signor Giacchetta come titolari di un'inedita rendita pensionistica;
il caso è esploso quando alcuni titolari della rendita di cassa pensione non si sono visti più accreditare sul loro conto corrente bancario l'abituale importo mensile e hanno deciso di denunciare pubblicamente l'accaduto -:
se siano state rilevate irregolarità nel corso degli ultimi 6-7 anni presso l'ufficio del Consolato generale d'Italia in Zurigo, autorizzato a rilasciare atti ufficiali, con timbro del Consolato generale d'Italia in Zurigo e firma del funzionario preposto, nonché ad attestare l'autenticità della firma consensuale del legittimo beneficiario, da esibire agli enti gestori dei fondi di cassa pensione ai fini della restituzione del capitale appartenente al titolare del premio di previdenza sociale;
se, in considerazione dei fatti sopra esposti, sia stata avviata un'indagine ispettiva presso il Consolato generale d'Italia in Zurigo per verificare eventuali irregolarità compiute nel corso degli ultimi 6-7 anni presso l'Ufficio del Consolato generale d'Italia in Zurigo, autorizzato a rilasciare atti ufficiali, con timbro del Consolato generale d'Italia in Zurigo e firma del funzionario preposto, da esibire agli enti gestori dei fondi di cassa pensione ai fini della restituzione del capitale appartenente al legittimo titolare del premio di previdenza sociale;
se, in presenza di accadimenti di una tale gravità, verificatisi attraverso metodi perlomeno inabituali, (la riscossione del capitale della cassa pensione riguarda, generalmente, ogni singolo beneficiario, e sembra che non tutte le casse abbiano avvalorato l'inedita procedura) le istituzioni italiane, a tutela dei loro cittadini, abbiano intraprese o intendano intraprendere le necessarie iniziative presso le competenti autorità locali per verificare eventuali responsabilità delle stesse casse pensioni nel non aver proceduto ai necessari controlli di fattibilità e regolarità di ogni singola operazione che, da quanto emerge, ha messo a repentaglio i fondi pensione accumulati dai nostri connazionali;
se, data la grave situazione finanziaria di tanti nostri connazionali, determinata dagli accadimenti sopradescritti, il Ministro interrogato non possa prevedere un intervento di sostegno economico nel tempo (un fondo straordinario), sino alla definizione delle responsabilità in sede giudiziaria, a favore dei nostri connazionali colpiti a cui viene a mancare un pilastro fondamentale per la loro esistenza.
(4-04037)

Risposta. - In data 23 ottobre 2008, il consolato generale d'Italia a Zurigo ha

provveduto a segnalare alla procura della Repubblica presso il tribunale di Roma un esposto del connazionale Andrea Gianelli.
Quest'ultimo, il 17 luglio 2008, aveva infatti ricevuto una lettera da parte della propria cassa pensionistica in cui si comunicava che il suo fondo pensionistico integrativo, pari ad oltre 308.000 franchi svizzeri, sarebbe stato depositato su un conto corrente della banca AKB di Bremgarten (Cantone Argovia) intestato a INCA - Giacchetta (all'epoca, responsabile dell'ufficio del patronato INCA di Zurigo). Dopo aver bloccato il trasferimento, il Signor Gianelli aveva verificato presso la cassa pensionistica in parola che il bonifico era stato ordinato sulla base di un mandato di pagamento nel quale la sua firma e quella della consorte erano state falsificate e corredate da timbri consolari.
Il 21 agosto 2008, i coniugi Giannelli si erano recati in consolato, dichiarando che le loro firme erano appunto state falsificate, che non si erano mai presentati in consolato per farle autenticare e che alta data riportata sul documentò erano in vacanza in Italia. Di conseguenza, l'allora console generale aveva subito avviato gli opportuni accertamenti presso le varie parti coinvolte (non agevoli anche per questioni di
«privacy») e aveva nel contempo ripetutamente interpellato il signor Giacchetta. Solo l'8 ottobre 2008, il responsabile INCA ammetteva finalmente per iscritto di essere stato l'autore delle falsificazioni perpetrate, circostanza evidenziata nella suddetta segnalazione consolare del 23 ottobre 2008 alle istanze italiane, dopo aver esperito le necessarie, ulteriori verifiche interne.
Va sottolineato che, contrariamente a quanto è stato pubblicato su alcuni organi di stampa, la procedura per le pratiche di pensionamento curate dai patronati all'estero non comporta alcuna «raccolta di deleghe presso il consolato», tutt'al più l'autenticazione della firma dell'interessato. Quest'ultimo deve presentarsi personalmente presso la sede consolare e, previa identificazione, firmare in presenza dell'addetto il quale controfirmerà apponendo sul carteggio il proprio timbro personale, il timbro di «autentica di firma» con gli estremi del documento di identità e il timbro tondo (sigillo), nonché la vignetta di gratuità ove previsto dalla normativa vigente.
A seguito dell'esposto inviato dal Consolato generale a Zurigo, il ministero degli affari esteri ha provveduto a segnalare i fatti al ministero del lavoro e delle politiche sociali, competente per legge in materia di sorveglianza sui patronati in Italia e all'estero, il quale a sua volta ha informato la sede nazionale a Roma dell'INCA. Sulla base dei successivi controlli interni, il patronato INCA a Zurigo ha provveduto, il 18 gennaio 2009, ad interrompere il rapporto di lavoro con il signor Giacchetta ed il giorno seguente ha segnalato i fatti alla procura di Zurigo. L'8 marzo 2009 l'INCA-Svizzera ha emesso un comunicato stampa in cui segnalava di aver «disdetto il rapporto di lavoro con il direttore dell'ufficio del patronato INCA di Zurigo» dopo aver «verificato la fondatezza» delle irregolarità segnalate dal Ministero degli affari esteri. Tramite il proprio legale, il signor Giacchetta ha ottenuto l'immediata inibizione alla pubblicazione di tale comunicato da parte della stampa locale.
Nel corso dell'inchiesta avviata dalla procura di Zurigo - secondo quanto segnalato da connazionali coinvolti - nell'aprile 2009 sono stati bloccati i conti correnti del signor Giacchetta. A luglio il predetto è stato sottoposto a misure di custodia cautelare e si trova attualmente nel carcere di Kloten (Canton Zurigo). A partire dallo scorso mese di maggio, circa una dozzina di connazionali si sono presentati presso il nostro consolato generale a Zurigo per segnalare di aver denunciato il signor Giacchetta alla procura di Zurigo. I predetti, infatti, dallo scorso aprile non hanno più ricevuto le loro rendite mensili relative alla pensione integrativa e, informandosi presso le rispettive casse pensionistiche, hanno scoperto che il loro capitale era stato a suo tempo trasferito su un conto corrente intestato a INCA-Giacchetta sulla base di un mandato di pagamento corredato dalla loro firma (falsificata) e da presunti timbri consolari. I pagamenti mensili ricevuti fino ad aprile provenivano direttamente

dal signor Giacchetta e non dalle casse pensionistiche. Certo suscita delle perplessità il fatto che le casse pensione svizzere coinvolte (e le rispettive banche) abbiano potuto procedere al trasferimento di somme anche ingenti senza avvertire l'esigenza (tranne nel caso Gianelli) di interpellare, o almeno informare, gli utenti. È un aspetto che le competenti autorità svizzere potranno opportunamente chiarire.
Anche in ciascuna di tali occasioni, il nostro consolato generale a Zurigo ha subito trasmesso singolarmente gli esposti dei predetti connazionali alla procura della Repubblica di Roma per le determinazioni di competenza, informandone, per conoscenza, il Ministero degli affari esteri.
Le circostanze della vicenda escludono, in base alle informazioni finora disponibili, un coinvolgimento del consolato generale, che appare anzi essere vittima della truffa nella misura, in cui sarebbero stati falsificati timbri e firme dello stesso ufficio. Il consolato generale ha provveduto, come detto, a segnalare all'autorità giudiziaria italiana gli elementi venuti a sua conoscenza, in quanto riferiti da alcune vittime della truffa. La vicenda e i possibili reati contro lo Stato italiano si pongono in un ambito d'indagine giudiziaria.
Si informa che alcuni connazionali coinvolti nella vicenda, dopo una prima riunione svoltasi presso la «Casa d'Italia» di Zurigo lo scorso 12 settembre 2009, hanno formalmente costituito, il 17 settembre 2009, un Comitato per la difesa delle famiglie vittime della truffa alla cassa pensione che al momento riunisce 37 famiglie. Il Comitato intenderebbe coordinare le azioni legali per il recupero delle somme sottratte, nonché sensibilizzare le istituzioni italiane e locali al fine di ottenere sostegno e forme di assistenza. Il nostro consolato generale a Zurigo ha immediatamente informato il Comitato di essere disponibile a concedere sussidi, secondo le disposizioni vigenti, su richiesta dei singoli interessati ed ha invitato gli stessi a rivolgersi all'ufficio assistenza sociale del consolato. A tale riguardo questo Ministero degli affari esteri ha già provveduto ad accordare una integrazione sul relativo capitolo di bilancio del consolato generale.
Durante la riunione del direttivo del Comitato tenutasi il 24 settembre 2009, sempre presso la «Casa d'Italia», il nostro consolato generale a Zurigo - invitato a partecipare per fornire informazioni utili - ha comunicato di aver inviato alle competenti autorità elvetiche richiesta di «congelare» eventuali ingiunzioni di pagamento a carico delle vittime della truffa per imposte relative alla pensione integrativa. Ha inoltre fatto presente di aver sensibilizzato la «Fondazione Giovanni Iviglia», che eroga borse di studio a persone in difficoltà finanziaria, al fine di agevolare per quanto possibile le richieste provenienti da soggetti coinvolti nel «caso Giacchetta» con figli in età scolare. Ad oggi, sono nove i sussidi richiesti e subito concessi dal consolato generale, mentre un paio sono in corso d'esame.

Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Alfredo Mantica.

FOLLEGOT e REGUZZONI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 55, comma 23 della legge n. 449 del 1997, relativamente ai cosiddetti «passi carrai», prevede che «Le entrate proprie dell'Ente nazionale per le strade, ente pubblico economico, derivanti dai canoni e dai corrispettivi dovuti per le concessioni e le autorizzazioni...., sono adeguate ai criteri del decreto legislativo 30 aprile 1992, n. 285, (...) entro il 31 gennaio 1998 ed aggiornate ogni anno, con atto dell'amministratore dell'Ente; in base a delibera del Consiglio (...); in sede di primo adeguamento, l'aumento richiesto a ciascun soggetto titolare di concessione o autorizzazione non può superare il 150 per cento del canone o corrispettivo attualmente dovuto»;
successivamente l'ANAS S.p.a. avreb- be interpretato la norma secondo cui il limite del 150 per cento valeva solo per il primo anno di applicazione, mentre per gli

anni successivi il canone sarebbe dovuto sulla base di parametri individuati dall'ANAS stessa;
le nuove tabelle e coefficienti di calcolo avrebbero comportato aumenti discrezionali;
gli importi dovuti da imprese e famiglie appaiono non equi con riferimento agli aumenti successivi all'anno 1998 -:
se la legge sia applicata in tutte le regioni;
quali siano gli importi finora registrati in ciascuna regione;
quali provvedimenti intenda adottare al fine di ridurre gli importi dei canoni che in alcuni casi appaiono non equi;
come intenda risolvere la questione dei canoni dovuti per gli anni pregressi.
(4-05292)

Risposta. - In riferimento all'interrogazione in esame, si forniscono i seguenti elementi di risposta.
I «passi carrai» rientrano nella fattispecie degli «accessi e diramazioni» e consistono in interventi sull'infrastruttura viaria tali da consentire immissioni di veicoli da e verso un'area privata laterale. Come tali, esulano dall'uso ordinario della strada, ossia libero a tutti e non condizionato da alcun atto amministrativo, concretandone un uso eccezionale che deve quindi essere assentito, mediante apposito provvedimento, dall'Ente proprietario della strada interessata, che nel caso ci si riferisca alla rete stradale di interesse nazionale è ANAS s.p.a. ai sensi dell'articolo 2 del decreto legislativo n. 143 del 1994, richiamato dall'articolo 7 comma 2 del decreto-legge n. 138 del 2002, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 178 del 2008.
La materia è dettagliatamente disciplinata dal Titolo II del Codice della strada e relativo Regolamento di esecuzione. In particolare, l'articolo 22 del Codice della strada e gli articoli 44-46 del Regolamento fissano le regole in base alle quali l'Ente proprietario può o non può assentire l'apertura di un accesso.
Inoltre, la legge dispone che sia l'apertura sia il mantenimento di accessi siano subordinati al pagamento di una somma, canone annuo, stabilendone altresì i criteri di quantificazione. Infatti, secondo l'articolo 27 comma 8 del Codice della strada, nella determinazione di detta somma si deve aver riguardo:
alle soggezioni che derivano alla strada;
al valore economico risultante dal provvedimento;
al vantaggio che il beneficiario ricava dal provvedimento stesso.

L'articolo 55 comma 23 della legge 27 dicembre 1997, n. 449 ha disciplinato, da un lato, il procedimento con cui ANAS deve addivenire alla determinazione annuale dei canoni (delibera del Consiglio di amministrazione, atto firmato dal Presidente, esercizio della vigilanza ministeriale eccetera) e, d'altro lato, ha stabilito un tetto quantitativo al primo adeguamento dei canoni ai criteri del Codice della strada del 1992 (aumento massimo del 150 per cento), ma non ha messo in discussione i poteri discrezionali di ANAS nel formulare le tabelle di calcolo, anzi, li ha confermati pienamente.
Il provvedimento annuale di determinazione dei canoni ANAS ha natura discrezionale proprio perché dà un contenuto numerico ai parametri indicati, genericamente, nel citato articolo 27 comma 8 del Codice della strada. La formula di calcolo del canone, invero, nel quantificare «le soggezioni che derivano alla strada», «il valore economico del provvedimento» e «l'utilità goduta dall'utente», combina tra loro varie tipologie di accessi, giacché è intuitivamente diverso il caso di un accesso alla propria privata abitazione da quello di un accesso ad un'attività commerciale, a diversi coefficienti di importanza della tratta stradale (in base al traffico, alla vicinanza ai più grossi centri abitati, eccetera).
L'esistenza del margine di discrezionalità in questione è stata esplicitamente riconosciuta

dalla giurisprudenza del Consiglio di Stato (v. sentenza n. 3062/2001) e della Corte di Cassazione (v. sentenza delle Sezioni unite n. 8518/2007).
Del resto, a conferma della correttezza della linea gestionale tenuta in materia, si può evidenziare che molte Amministrazioni locali, per gli accessi alle strade di rispettiva competenza, adottano i canoni elaborati da ANAS. Scelte diverse di Enti locali anche di esenzione per alcune categorie (es. accessi agricoli), costituiscono evidentemente attuazione di indirizzi politico-amministrativi assunti dagli Enti stessi nell'ambito delle competenze loro attribuite in materia del governo del territorio.
Si evidenzia che i canoni ANAS vengono applicati in maniera del tutto uniforme sull'intero territorio italiano, conformemente alla natura della rete viaria gestita dalla Società («rete stradale di interesse nazionale») ed al carattere nazionale della Società stessa.
Infine, in ordine al problema pratico dei canoni dovuti e non ancora versati per anni pregressi, ANAS si è già dichiarata disponibile, in interlocuzioni dirette con rappresentanze locali degli utenti, ad accordare forme di rateizzazione.

Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti: Altero Matteoli.

TOMMASO FOTI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
oramai da tempo viene ipotizzata la chiusura definitiva della biglietteria posta all'interno della stazione di Fiorenzuola d'Arda (in provincia di Piacenza), anch'essa come struttura ormai da tempo abbandonata a livello di manutenzione da parte di Trenitalia;
l'eventuale chiusura della biglietteria comporterebbe un declassamento della stazione in questione, nonostante la storica funzione che la stessa ha svolto anche nei secoli passati (Giuseppe Verdi la utilizzava per i suoi spostamenti in treno) e con conseguente grave penalizzazione per il bacino turistico della Val d'Arda e per le centinaia di pendolari che quotidianamente utilizzano la stazione di Fiorenzuola -:
se e quali iniziative intenda assumere al riguardo, con l'urgenza che il caso richiede anche al fine di evitare che solo la stazione di Piacenza possa offrire tutti i servizi necessari a coloro che utilizzano il trasporto ferroviario.
(4-03607)

Risposta. - In riferimento all'interrogazione in esame, si forniscono i seguenti elementi di risposta.
Ferrovie dello Stato fa presente che nei programmi di Trenitalia non è prevista la chiusura definitiva della biglietteria di Fiorenzuola d'Arda.
È piuttosto stato previsto dalla società un intervento di ristrutturazione dei locali e rinnovo delle attrezzature della biglietteria che dovrebbe essere effettuato in contemporanea con lavori di risistemazione della stazione da parte della società RFI.

Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti: Altero Matteoli.

FUCCI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
nel nuovo orario di Trenitalia, in vigore dal 13 dicembre 2009, all'abolizione della fermata di Barletta del treno Eurostar Lecce-Roma delle ore 08.15, già decisa nel 2008, si va ad aggiungere anche quella, sulla medesima tratta, della fermata delle ore 06.14;
la situazione è tale che ormai il primo treno Eurostar della mattina che collega Barletta alla capitale è quello delle ore 10.30 con arrivo a Roma alle ore 14.15, cioè in un orario del tutto illogico e inutile per quanti avessero necessità di raggiungere Roma - per motivi di lavoro, di studio o di pratiche burocratiche da sbrigare nella capitale - già in mattinata;
tale assetto dell'orario appare ancor più illogico se si pensa che, nel pomeriggio,

il treno Eurostar tra Roma e Barletta parte alle ore 16.45 rendendo di fatto impossibile la pratica, finora molto diffusa tra i viaggiatori della provincia di Barletta-Andria-Trani, di arrivare nella capitale durante la mattinata, condurre le proprie attività e quindi ripartire nella stessa giornata;
le scelte di Trenitalia - alle quale è ormai teoricamente possibile ovviare solo a costo di inutili disagi andando con un treno intercity o regionale da Barletta a Foggia e quindi aspettando la coincidenza per Roma - appaiono, ad avviso dell'interrogante, inopportune perché in tal modo si va a penalizzare ulteriormente, proprio nel momento in cui essa è divenuta ormai pienamente operativa, l'intera provincia di Barletta-Andria-Trani, la quale è contraddistinta da una popolazione di ben 400 mila abitanti e da importanti attività imprenditoriali per le quali è indispensabile un collegamento rapido ed efficace sia con la capitale che con gli aeroporti di Roma -:
quali siano gli intendimenti del Ministro interrogato su quanto esposto in premessa;
se ritenga opportuno assumere, per quanto di sua competenza, iniziative nei confronti di Trenitalia rappresentando le giuste e comprensibili esigenze della provincia di Barletta-Andria-Trani.
(4-05397)

Risposta. - In riferimento all'interrogazione in esame, si forniscono i seguenti elementi di risposta.
Ferrovie dello Stato fa sapere che la fermata nella stazione di Barletta dei treni Eurostar da/per Roma, non è stata soppressa bensì posticipata dalle ore 6,14 alle ore 10,30; la partenza di detti treni da Bari per Roma, precedentemente prevista alle ore 5,35, con il nuovo orario del 13 dicembre 2009 è stata infatti spostata alle ore 9,50, orario di maggior interesse per l'utenza.
Ferrovie dello Stato precisa che questo collegamento, per effetto della partenza eccessivamente anticipata, ha avuto nel 2009 un livello di frequentazione estremamente basso, 160 viaggiatori medi totali, con una perdita annua di circa 2 milioni di euro, interamente a carico del bilancio di Trenitalia, trattandosi di un servizio a mercato effettuato senza alcuna contribuzione pubblica.
Nella fascia di primo mattino, peraltro, Barletta è attualmente collegata con Roma attraverso interscambio a Foggia con l'Eurostar Fast 9350 (partenza da Barletta alle ore 6,43/arrivo a Roma alle ore 11,15).

Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti: Altero Matteoli.

FUGATTI e REGUZZONI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
da notizie di stampa si apprende dell'ennesimo disservizio ferroviario nella provincia di Trento sulla linea che da Ala va a Trento;
i pendolari hanno manifestato tutto il loro disappunto ieri mattina quando il treno regionale da Ala a Trento delle 7.37 è stato soppresso;
l'evento ha creato nuovamente disagi ai pendolari che lo utilizzano per raggiungere Rovereto e Trento;
l'episodio purtroppo non è isolato: un analogo episodio era già accaduto pochi giorni fa, ma, a differenza del passato, ieri i viaggiatori che attendevano il convoglio a Mori non sono stati nemmeno avvisati ufficialmente dalle Ferrovie dello Stato;
è opportuno che gli organi competenti si attivino per fare in modo che tali soppressioni di convogli non abbiano più a verificarsi, in quanto i disagi per gli utenti (per lo più studenti e lavoratori) sono elevati -:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza della situazione e se intenda assumere iniziative nei confronti di Trenitalia al fine di assicurare il rispetto degli accordi sottoscritti, alla luce dei disagi quotidiani che smentiscono i dati forniti dall'azienda,

al fine di eliminare i disagi per i pendolari che quotidianamente sono costretti ad utilizzare il treno per raggiungere il posto di lavoro o per gli studenti che devono raggiungere le sedi scolastiche.
(4-04843)

Risposta. - In merito all'interrogazione in esame, occorre premettere che le problematiche rappresentate riguardano servizi di trasporto d'interesse regionale che, ai sensi del decreto legislativo n. 422 del 1997 e successive modifiche e integrazioni, non sono più di diretta competenza dello Stato ma sono oggetto di diretta regolazione da parte delle regioni tramite appositi contratti di servizio stipulati direttamente con Trenitalia s.p.a.
Tuttavia, al fine di fornire una risposta ai quesiti posti con l'atto ispettivo in esame, si informa che alla società Ferrovie dello Stato non risultano altre soppressioni nel periodo relativo all'episodio descritto nell'interrogazione, salvo quella avvenuta, in data 28 ottobre 2009, del regionale 20474 in servizio tra Ala e Bolzano. Detto treno è stato soppresso a causa di un'avaria, verificatasi nella stazione di Ala, al sistema di telecomando della vettura semipilota. I viaggiatori delle stazioni interessate hanno potuto utilizzare il treno successivo, il regionale 10910, programmato in partenza a 22 minuti di distanza dal treno soppresso.
Ferrovie dello stato informa che nel periodo gennaio-ottobre 2009, nonostante l'intenso traffico di treni passeggeri e merci sulla linea internazionale del Brennero dove si colloca la tratta Ala-Trento, si sono registrati livelli apprezzabili di puntualità: la percentuale dei treni regionali, giunti a destinazione entro i 7 e 15 minuti dall'orario previsto, si è attestata mediamente intorno al 95 per cento e al 99 per cento. Del resto il contratto di servizio in essere con la provincia autonoma di Trento, a cui compete la gestione del servizio ferroviario di interesse del territorio, fissa come obiettivo di puntualità il raggiungimento delle percentuali del 92 per cento e del 94 per cento dei treni regionali in arrivo a Trento, rispettivamente, entro i 7 ed i 15 minuti.
Per quanto attiene il mancato annuncio presso la stazione di Mori della soppressione del treno, Ferrovie dello Stato fa sapere che, nonostante sia stato regolarmente effettuato l'avviso, un inconveniente tecnico alla scheda periferica di trasmissione ne ha impedito la corretta diffusione in quella stazione. Il problema, tuttavia, è stato tempestivamente eliminato nelle ore successive.

Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti: Altero Matteoli.

GHIGLIA. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
secondo quanto riportato dagli organi di stampa, l'amministratore delegato del gruppo Ferrovie dello Stato, Mauro Moretti, avrebbe annunciato che i treni Frecciarossa non fermeranno presso la stazione ferroviaria di Torino-Porta Susa;
la stazione ferroviaria di Torino-Porta Susa, con dispendio di risorse pubbliche, è stata recentemente ampliata proprio per ospitare i passeggeri dei Frecciarossa;
durante l'inaugurazione di una parte della stazione, il 19 ottobre 2009, l'amministratore delegato del gruppo Ferrovie dello Stato, Mauro Moretti, e il sindaco di Torino avevano ribadito il ruolo centrale dello scalo nei collegamenti della rete ad alta velocità -:
se corrisponda al vero che i treni Frecciarossa non faranno scalo presso la stazione Torino-Porta Susa e, in caso affermativo, le motivazioni di tale scelta.
(4-05058)

Risposta. - In riferimento all'interrogazione in esame, riguardante le fermate dei treni Eurostar Alta Velocità «Frecciarossa» nella stazione di Torino Porta Susa, si fa presente che con il nuovo orario in vigore dal 13 dicembre 2009, tale fermata è stata prevista per quattro collegamenti al giorno, e precisamente:
ES AV «Fast» 9607 in partenza per Milano alle ore 6.50;


ES AV 9553 in partenza per Milano alle ore 7.47;
ES AV 9552 in arrivo da Milano alle ore 13.42;
ES AV «Fast» 9618 in arrivo da Milano alle ore 18.06.

Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti: Altero Matteoli.

GRIMOLDI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - per sapere - premesso che:
le compagnie aree low cost come Ryanair svolgono un importantissimo servizio e, anche durante le festività, hanno fatto volare milioni di persone con voli economici;
l'Enac - l'Ente nazionale per l'aviazione civile - ha richiamato a compagnia irlandese - Ryanair, con varie ordinanze (Ref No. 26/2009 e 79320/dirgen/dg), ad accettare più semplici «forme di identificazione per i passeggeri che viaggiano sulle rotte domestiche», ovvero tutti i documenti emessi da una qualsiasi amministrazione dello Stato, provvisti di fotografia e timbro, tra cui, ad esempio, badge aziendali o licenze di pesca;
questa decisione contrasta con i parametri di sicurezza di Ryanair; la compagnia, infatti, effettua solo check in online o si riserva il diritto di accettare solo la carta d'identità e il passaporto come documenti validi per l'imbarco; non sono accettati dunque patente o generici tesserini, come fanno altri vettori che operano nei cieli italiani, e come chiede di fare l'Enac, nel rispetto della normativa nazionale;
a normativa nazionale in questione risale ad un periodo antecedente agli attentati terroristici e all'inasprimento dei controlli di sicurezza in tutto il mondo; peraltro, proprio pochi giorni fa, sono stati ulteriormente innalzati i parametri di sicurezza aerea a seguito dell'ennesimo episodio terroristico;
evidentemente, gli unici documenti che possono essere considerati sufficientemente sicuri sono carta d'identità e passaporto;
in data 23 dicembre 2009 Ryanair ha annunciato, come forma di protesta contro le richieste dell'Enac, di voler sospendere tutti i voli interni operati in dieci aeroporti italiani, a partire dal 23 gennaio 2010; gli scali interessati sono quelli di Ciampino (Roma), Orio al Serio (Bergamo), Alghero, Bari, Bologna, Brindisi, Cagliari, Pescara, Pisa e Trapani;
la compagnia rivendica il diritto di chiedere passaporto o carta d'identità ai passeggeri ai gate d'imbarco per garantire gli standard di sicurezza;
attualmente non è più possibile prenotare un volo nazionale e a quanti avevano già effettuato una prenotazione sono state inviate mail di annullamento;
se la decisione non verrà modificata, migliaia di passeggeri che hanno prenotato voli in partenza o in arrivo dopo il 23 gennaio 2010, tra cui quelli che gravitano su Bergamo Orio al Serio, principale hub della compagnia, subiranno notevoli disagi ed avranno seri problemi a trovare biglietti sostitutivi a prezzi contenuti -:
se il Ministro non intenda intervenire al più presto per evitare che vi siano disservizi e disagi per i cittadini;
se il Ministro non ritenga opportuno assumere iniziative volte ad una modifica della normativa nazionale che obbliga i vettori ad accettare forme non sicure di identificazione, alfine di garantire la sicurezza dei passeggeri, considerato l'elevato rischio di attentati terroristici;
se sussista il rischio che le ordinanze dell'Enac producano un vantaggio indiretto per la compagnia aerea Alitalia.
(4-05698)

Risposta. - In riferimento all'interrogazione in esame, si forniscono i seguenti elementi di risposta.


Le problematiche relative alla documentazione di riconoscimento dei passeggeri per l'identificazione in ambito aeroportuale, accettate dal vettore RyanAir, sono state affrontate da Enac nei primi giorni di gennaio 2010.
Nello specifico, il 7 gennaio 2010, presso la sede centrale dell'Enac, nell'ambito della riunione CISA (Comitato interministeriale per la sicurezza del trasporto aereo e degli aeroporti), si è svolto un incontro fra i rappresentanti della compagnia aerea irlandese ed i vertici dell'ente, con la partecipazione dei Ministeri delle infrastrutture e dei trasporti, dell'interno, della salute nonché delle autorità di sicurezza pubblica e degli enti preposti alla sicurezza in ambito aeroportuale.
Al termine dell'incontro è stata raggiunta un'intesa in base alla quale Ryanair ha ripristinato i voli domestici italiani, accettando come documenti di riconoscimento, oltre ai passaporti ed alle carte d'identità, anche tutte le tessere di identificazione rilasciate dalla pubblica amministrazione ai propri dipendenti.
L'Enac e la compagnia aerea irlandese hanno poi condiviso la necessità di procedere ad approfondimenti tecnici sulla possibilità di accettare anche altri documenti, tra cui la patente di guida.
Inoltre, nel corso dell'incontro, Ryanair si è impegnata a fornire adeguata ed esaustiva informazione all'utenza, ribadendo il proprio proposito di sviluppare ulteriormente il traffico sul nostro territorio.
Per quanto concerne quindi il problema della sicurezza aeroportuale, si rileva che le attuali disposizioni garantiscono la massima tutela dei passeggeri.
La validità, ai fini dell'identificazione, di ulteriori documenti, oltre la carta di identità ed il passaporto, è, si ricorda, comunque contemplata dalla normativa vigente da cui il vettore straniero non può prescindere.

Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti: Altero Matteoli.

JANNONE. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
dopo l'entrata nell'Unione europea di paesi quali Polonia, Repubbliche Baltiche, Bulgaria, molti aerei di costruzione russa sono stati automaticamente registrati in Europa, con l'obbligo di rispondere alle norme di costruzione ad oggi vigenti. Con un decreto del 2003, alcuni modelli erano già stati autorizzati ad operare in EU, ma dopo le restrizioni del 28 marzo 2008, la maggior parte degli aeromobili russi sono stati banditi, restando in circolazione solo due tipologie, che dovevano essere omologate dalla EASA (Agenzia europea per la sicurezza aerea): l'Antonov AN-26 ed il Kamov 32;
l'Antonov An-26 è un bimotore a turboelica da trasporto leggero, realizzato in Unione Sovietica negli anni settanta. Venne progettato per uso principalmente militare ed è caratterizzato dalla dotazione, nella parte posteriore della fusoliera, di un ampio portellone di carico che funge anche da rampa. Ne venne ricavata anche una versione destinata al servizio civile. A causa della sua pesantezza, e delle tecniche di costruzioni non rispondenti alle direttrici UE, l'Antonov è uno dei velivoli per i quali è stato applicato il decreto deroga EC 287/2008;
il Kamov Ka-27 è un elicottero antisommergibile e antinave biturbina con rotori controrotanti a tre pale, impiegato inizialmente dalla aviazione navale Sovietica. Il sopraccitato decreto EC 287/2008, riguardante sia l'Antonov An-26 che il Kamov Ka-27, estendeva l'autorizzazione all'impiego fino al 28 settembre 2009. Entro tale data, si doveva concludere il processo di omologazione per entrambi i velivoli;
i velivoli di provenienza russa stanno volando in deroga, nei cieli europei dal 2003, con ovvie lamentele da parte degli operatori del settore, che investono in nuovi aerei, rispondenti alle attuali richieste di abbassamento di emissioni CO2, mentre il mercato continua ad essere intaccato da macchine che, nonostante il basso standard economico, risultano oggettivamente poco sicure, molto rumorose ed inquinanti;

l'Unione europea ha richiesto, a tutti gli operatori aerei, la presentazione, entro fine settembre, di un programma di monitoraggio delle emissioni di CO2 finalizzato ad una progressiva diminuzione degli elementi inquinanti. In tale ambito sarebbe quantomai contraddittorio continuare a far operare velivoli come l'Antonov An-26 ed il Kamov 32, le cui emissioni non sono affatto rispondenti alla ratio delle normative vigenti e la cui omologazione richiederebbe eccessivi costi aggiuntivi, quando esistono macchine come il Fokker 27 o il Fokker 50 che rispettano in toto i parametri europei;
per gli operatori del settore, mettere in servizio gli Antonov An 26 ed i Kamov 32, significherebbe riaprire i mercati a nuovi concorrenti, avvantaggiati da investimenti ridotti, contrapposti al serio impegno finanziario delle compagnie che hanno deliberato di investire in velivoli altamente qualificati sia dal punto di vista operativo che ambientale -:
quali iniziative di competenza il Ministro intenda intraprendere in ambito europeo al fine di bandire dai cieli europei velivoli non rispondenti alla richieste di bassa emissione dettate della UE, come Antonov An 26 e Kamov 32, non totalmente in linea con le normative vigenti in tema di sicurezza dei voli.
(4-04119)

Risposta. - In riferimento all'interrogazione in esame, si forniscono i seguenti elementi di risposta.
Allo stato attuale non esistono regolamenti o direttive o leggi nazionali che vietano agli aeromobili più inquinanti di volare. Viceversa, in Italia trova applicazione, sotto l'egida di un comitato costituito presso il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, la direttiva sull'
Emission Trading Scheme che prevede il pagamento di tariffe proporzionate ai livelli di emissioni inquinanti dei velivoli.
Diversa questione riguarderebbe la non rispondenza agli
standard di rumore equivalenti allo «stage 3» dell'annesso 16 dell'Icao. Secondo detta normativa per tali velivoli, salvo alcuni casi di deroga ben codificati, il loro utilizzo sarebbe vietato. Nel caso specifico, da verifiche effettuate, risulta che il modello di aeromobile Antonov An-26 risponde agli standard di emissione acustica previsti dal predetto «stage 3» dell'annesso 16 dell'Icao.
Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti: Altero Matteoli.

MADIA e MORASSUT. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
la riserva statale del litorale romano si estende per una vastissima superficie dei territori del comune di Roma e di quello di Fiumicino;
la riserva statale è un vero polmone verde e un importante insediamento agricolo per il territorio;
la riserva è gestita da due enti che operano, tra l'altro, sotto la vigilanza dei comuni competenti per territorio che ne definiscono il piano di gestione;
secondo le associazioni di cittadini, vi sarebbe un progetto di ampliamento dell'aeroporto di Fiumicino che coinvolgerebbe il territorio della riserva;
le audizioni tenute nella primavera del 2009 presso le competenti Commissioni di Camera e Senato hanno confermato che la progettazione è in stato avanzato e che una quarta pista dell'aeroporto dovrebbe essere realizzata entro il 2015;
secondo le associazioni di cittadini il progetto prevede l'esproprio di oltre 1500 ettari ricadenti integralmente nella riserva statale del litorale romano. Le associazioni sostengono che l'ampliamento dell'aeroporto, se sarà realizzato, avrà come effetto che molte abitazioni, terreni agricoli, piccole e medie aziende saranno espropriate

con l'effetto di uno stravolgimento del territorio e dell'ambiente -:
quale sia lo stato di avanzamento del processo di ampliamento dell'aeroporto e se e come tale ampliamento impatterà effettivamente sul territorio della riserva statale.
(4-04751)

Risposta. - In riferimento all'interrogazione in esame, si forniscono i seguenti elementi di risposta.
La società Aeroporti di Roma (ADR) ha presentato un'ipotesi di sviluppo dell'aeroporto di Roma Fiumicino «Leonardo da Vinci» all'anno 2020.
Tale ipotesi, ancora in fase di perfezionamento, prevede la realizzazione di una quarta pista, con un'espansione del sedime aeroportuale di circa 140 Ha, dei quali circa 1,0 Ha ricadenti in una parte marginale dell'area denominata «vasche di Maccarese».
Il piano di sviluppo, una volta ottenuto il nulla osta tecnico espresso dall'Enac, dovrà essere sottoposto al ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare per l'avvio della procedura di valutazione di impatto ambientale e, successivamente, al ministero delle infrastrutture e dei trasporti per la convocazione della Conferenza servizi finalizzata al conseguimento della compatibilità urbanistica.

Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti: Altero Matteoli.

MARINELLO. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
in data 10 febbraio 2006 è stato indetto un concorso pubblico, per esami, a 50 posti complessivi per operatore tributario seconda area, fascia retributiva F2, destinati alle direzioni regionali dell'Agenzia delle dogane;
con determinazione n. 8094/2008 la suddetta Agenzia ha approvato la graduatoria generale di merito e sono stati dichiarati i vincitori del concorso pubblico in parola per i posti relativi alla procedura nazionale;
l'assunzione dei vincitori non è ancora avvenuta ad oggi nonostante a gennaio scorso sia stata pubblicata dal dipartimento della funzione pubblica una nota circolare riguardante le autorizzazioni ad assumere che poneva come termine ultimo di assunzione la data 30 giugno 2009;
il termine è scaduto ma né l'Agenzia delle dogane né la funzione pubblica forniscono alcuna informazione o giustificazione relativa alla mancata autorizzazione all'assunzione -:
come il Governo intenda intervenire per rendere operativa tale graduatoria e per permettere l'assunzione dei vincitori del concorso che ne hanno diritto da più di un anno.
(4-04138)

Risposta. - Con il documento di sindacato ispettivo in esame l'interrogante ha chiesto di conoscere i tempi previsti per l'assunzione dei vincitori del concorso pubblico a complessivi 50 posti nel profilo professionale di operatore tributario, seconda area, fascia retributiva F2, destinati alle direzioni regionali dell'Agenzia delle dogane.
Al riguardo, si fa presente, innanzitutto, che l'Agenzia delle dogane - con determinazione n. 793 del 6 febbraio 2006, pubblicata sulla
Gazzetta Ufficiale n. 11 - IV serie speciale del 10 febbraio 2006 - ha indetto un concorso pubblico per esami a complessivi 50 posti nel profilo professionale di operatore tributario, seconda area, fascia retributiva F2. Con successiva determinazione n. 8094 del 30 gennaio 2008, l'agenzia ha approvato le relative graduatorie di merito e dei vincitori e con determinazione n. 199 del 31 gennaio 2008 (modificata con i provvedimenti n. 3805 del 5 febbraio 2009 e n. 15244 del 25 maggio 2009) ha disposto le relative assegnazioni di sede.
Le assunzioni dei vincitori di detto concorso, così come tutte le assunzioni di personale a tempo indeterminato, sono subordinate,

come noto, al rilascio delle autorizzazioni prescritte dalla legislazione vigente. Pertanto, in data 11 settembre 2008, l'Agenzia ha inoltrato ai competenti dicasteri (Presidenza del Consiglio dei ministri-dipartimento della funzione pubblica e Ministero dell'economia e delle finanze-Dipartimento della ragioneria generale dello Stato) la richiesta di autorizzazione alle assunzioni per l'anno 2008, ai sensi dell'articolo 1, comma 523, della legge n. 296 del 2006, che riguarda anche i vincitori del concorso di cui trattasi. Detta richiesta è stata formalizzata pur in assenza delle istruzioni operative utili alla formulazione delle domande di autorizzazione, in genere diffuse entro il mese di marzo di ogni anno.
Successivamente, la Presidenza del Consiglio dei ministri-Dipartimento della funzione pubblica, con circolare n. 3858 del 27 gennaio 2009, condivisa con il Ministero dell'economia e delle finanze-Dipartimento della ragioneria generale dello Stato, ha fornito istruzioni circa le modalità da seguire per formulare le richieste di autorizzazione alle assunzioni riguardanti l'anno 2008 e l'anno 2009.
In data 11 febbraio 2009 prima e 16 marzo 2009 poi, l'Agenzia delle dogane ha, quindi, rinnovato le richieste dell'11 settembre 2008, integrando la documentazione già prodotta, secondo le indicazioni operative recate dalla citata circolare. Il termine previsto per l'adozione del provvedimento di autorizzazione delle assunzioni in conto anno 2008 era previsto al 30 giugno 2009, così come precisato nella menzionata circolare della Presidenza del Consiglio dei ministri n. 3858 del 27 gennaio 2009, laddove, al paragrafo 3.1, si legge: «il decreto-legge 30 dicembre 2008, n. 207» - convertito con modificazioni dalla legge 27 febbraio 2009, n. 14 - «all'articolo 41, comma 1 prevede che il termine per procedere alle assunzioni di personale a tempo indeterminato di cui all'articolo 1 comma 523 della legge n. 296 del 2006 e successive modificazioni e prorogato al 31 dicembre 2009 e le relative autorizzazioni possono essere concesse entro il 30 giugno 2009. Ne scaturisce che le assunzioni per l'anno 2008 concesse con i relativi decreto del Presidente del Consiglio dei ministri (che potranno essere adottati non oltre il 30 giugno 2009) dovranno essere effettuate entro il termine massimo del 31 dicembre 2009».
L'articolo 17, comma 14, del decreto-legge 1o luglio 2009, n. 78 (convertito, con modificazioni, dalla legge 3 agosto 2009, n. 102), ha previsto un'ulteriore proroga di detti termini prescritti per l'emanazione del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri di autorizzazione e per le conseguenti assunzioni laddove dispone: «Il termine per procedere alle assunzioni di personale a tempo indeterminato relative alle cessazioni verificatosi nell'anno 2007, di cui all'articolo 1, commi 523 e 643 della legge 27 dicembre 2006, n. 296, e successive modificazioni e prorogato al 31 dicembre 2010 e le relative autorizzazioni possono essere concesse entro il 31 dicembre 2009». In sede di conversione di detto decreto-legge, il citato comma 14 è stato soppresso, ma detta proroga è stata confermata dall'articolo 23, comma 3 del medesimo decreto-legge n. 78 del 2009.
Tale decreto del Presidente del Consiglio dei ministri di autorizzazione alle assunzioni è stato sottoscritto il 17 novembre 2009 (ai sensi dell'articolo 1, comma 523, della legge n. 296 del 2006) ed è stato registrato presso la Corte dei conti in data 25 gennaio 2010 (registro 1, foglio 186) e pubblicato sulla
Gazzetta Ufficiale - serie generale, n. 37 del 15 febbraio 2010).
Pertanto, la direzione centrale del personale e organizzazione dell'Agenzia delle dogane ha inoltrato alle direzioni regionali interessate le direttive per le assunzioni dei vincitori del concorso in questione, stabilendo quale data di stipula dei contratti individuali di lavoro il 12 aprile 2010.

Il Sottosegretario di Stato per l'economia e per le finanze: Alberto Giorgetti.

MARINELLO. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
il 12 dicembre 2009 si è tenuto, presso l'Aula Magna del Liceo Classico

«Tommaso Falzello» di Sciacca, un incontro dal titolo: «Giornalismo e antimafia: il coraggio di denunciare e la voglia di lottare», a cui hanno partecipato esponenti del mondo imprenditoriale e giornalistico;
venerdì 18 dicembre 2009 si è svolto un ulteriore incontro dal titolo: «Politica, mafia e corruzione. L'impegno delle Istituzioni per combattere l'interazione», a cui prenderanno parte, tra gli altri, esponenti della politica (appartenenti alla minoranza);
la concessione dell'aula Magna per una manifestazione di carattere chiaramente politico appare inappropriata ed evidenzia una indubbia strumentalizzazione dell'istituzione scolastica -:
se il Ministro interrogato intenda intervenire al fine di verificare, nei modi e con i mezzi che riterrà più opportuni, le modalità e i criteri in base ai quali il dirigente scolastico del Liceo Classico «Tommaso Falzello» ha autorizzato e consentito lo svolgimento di tali incontri presso l'Aula Magna, al fine di evitare ogni strumentalizzazione politica nei confronti della scuola pubblica;
se non ritenga altresì opportuno predisporre un'indagine ispettiva all'interno del Liceo Classico «Tommaso Falzello» di Sciacca, finalizzata ad accertare il corretto utilizzo di locali di un istituto scolastico, in particolare dell'Aula Magna.
(4-05562)

Risposta. - Si fa riferimento a quanto rappresentato dall'interrogante, nell'interrogazione in esame circa l'incontro svoltosi il 12 dicembre 2009 nell'Aula magna del liceo classico «Tommaso Falzello» di Sciacca dal titolo «Giornalismo e antimafia: il coraggio di denunciare e la voglia di lottare».
A tale riguardo, il dirigente scolastico del predetto liceo, riscontrando la richiesta formulata dalla direzione scolastica regionale per la Sicilia, in data 20 gennaio 2009 ha inviato una relazione sull'episodio. Nella relazione inviata, il dirigente scolastico ha fornito la seguente esposizione dei fatti.
In data 26 novembre 2009 il consiglio di istituto, su proposta unanime della giunta esecutiva, ha approvato all'unanimità due conferenze, destinate alla comunità ed al pubblico, da tenere in aula magna nei giorni 12 e 18 dicembre 2009, aventi per tema, rispettivamente:
1) «Giornalismo ed antimafia: il coraggio di denunciare e la voglia di lottare»;
2) «Politica, mafia e corruzione: l'impegno delle istituzione per combattere l'interazione».

I nomi dei relatori delle due conferenze, approvati dal consiglio di istituto, sono stati i seguenti:
a) Benny Calasanzio, giornalista e blogger attivamente impegnato a contrastare la mafia ed a promuovere la cultura della legalità;
b) Pino Maniaci, giornalista direttore di Telejato, notoriamente destinatario di minacce per le sue denunce antimafiose;
c) Ignazio Cutrò, giovane imprenditore edile di Bidona, vittima di attentati per il suo coraggioso rifiuto di pagare il pizzo alla mafia ed oggi sotto tutela della polizia di Stato;
d) Salvatore Borsellino, fratello del giudice Paolo Borsellino, caduto in via D'Amelio con la sua scorta;
e) Gioacchino Genchi, collaboratore di procuratori e magistrati, tra i quali Giovanni Falcone;
f) Sonia Alfano, figlia del giornalista de La Sicilia Beppe Alfano ucciso per le sue coraggiose inchieste sulla mafia.

Quest'ultima, parlamentare europea per l'Italia dei Valori, sebbene invitata, non ha partecipato a nessuna delle due conferenze.
Nella seconda conferenza ha fatto da moderatore il signor Giancarlo Pumilia, ex allievo del liceo in parola, il quale, secondo quanto riferito dal dirigente scolastico, non risulta avere alcun ruolo in schieramenti di partito.

Sono intervenuti, altresì, nella loro qualità di promotori della conferenza, il dirigente scolastico medesimo - che ha precisato di non aver mai fatto politica attiva, di non aver mai partecipato a competizioni elettorali di alcun livello e di non avere alcuna tessera di partito - nonché il ragionier Pietro Mistretta, presidente della libera associazione di promozione sociale «L'altra Sciacca» che, sempre secondo il dirigente, è del tutto estranea a schieramenti partitici.
Il dirigente scolastico ha inoltre ritenuto di precisare che, a suo avviso, la qualità dei soggetti chiamati ad intervenire esula dalla fattispecie partitica e rientra, invece, nella categoria dei giornalisti impegnati contro la mafia e dei testimoni diretti della violenza mafiosa. Il medesimo dirigente ha, infine, precisato che la scuola ha vagliato le qualifiche dei relatori, non lo specifico dei loro interventi.
Poiché gli elementi comunicati dal dirigente scolastico non sono sembrati esaustivi al ministero, si è ravvisata l'opportunità di avere una più dettagliata relazione
super partes sull'episodio segnalato, da predisporsi sulla base di una specifica ispezione. L'ispezione è stata attivata dall'Ufficio scolastico regionale per la Sicilia con incarico ispettivo conferito il 24 febbraio 2010.
Il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca: Mariastella Gelmini.

MAZZOCCHI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
dal 1° luglio 2009 è obbligatoria l'applicazione delle nuove norme tecniche per le costruzioni di cui al decreto del Ministro delle infrastrutture 14 gennaio 2008 (Gazzetta Ufficiale 4 febbraio 2008 n. 29, S.O.);
con Circolare del 5 agosto 2009 (Gazzetta Ufficiale 13 agosto 2009 n. 187) il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti ha precisato che, in taluni casi, anche dopo il termine del 30 giugno 2009, è consentita l'applicazione della normativa tecnica precedentemente in vigore al citato decreto ministeriale 14 gennaio 2008 (Decreto ministeriale del 1996; Decreto ministeriale del 14 settembre 2005);
nello specifico viene operata una differenziazione tra i lavori pubblici e quelli privati;
per quel che riguarda i lavori pubblici, il Ministero ha ribadito la validità dell'articolo 20, comma 3, della legge n. 31 del 2008, il quale consente l'applicazione della normativa tecnica utilizzata per la redazione dei progetti (e fino all'ultimazione dei lavori e all'eventuale collaudo), e quindi anche quella previgente al decreto ministeriale 14 gennaio 2008, per le opere già affidate o iniziate alla data del 30 giugno 2009 e per quelle per le quali siano stati avviati, prima di tale data, i progetti definitivi o esecutivi secondo quanto accertato e dichiarato dal responsabile del procedimento di cui all'articolo 10 del decreto legislativo 12 aprile 2006, n. 163 (Codice dei contratti pubblici relativi a lavori, forniture, servizi in attuazione delle direttive 2004/17/CE e 2004/18/CE);
per quel che riguarda le costruzioni di natura privatistica viene chiarito invece l'applicazione obbligatoria della nuova normativa tecnica per tutte le costruzioni, di cui al decreto ministeriale 14 gennaio 2008, iniziate dopo il 30 giugno 2009 sulla base di una riconosciuta esigenza di rendere immediatamente operative le nuove norme in un ambito, quale quello del compatto costruttivo privatistico, che ha evidenziato maggiori criticità riguardo a controlli e verifiche sia sulla progettazione che in corso di esecuzione;
in merito a quest'ultimo punto, ciò che preme sottolineare all'interrogante, risulta essere il fatto che, nel prevedere per l'ambito privato l'applicazione obbligatoria della nuova normativa tecnica alle costruzioni iniziate dopo il 30 giugno 2009, non si sia tenuto conto né dei casi di progetti, redatti sulla base della precedente normativa, già depositati e autorizzati dal genio

civile entro il 30 giugno 2009, ma i cui lavori risultano essere non ancora iniziati perché non è stato possibile comunicare l'inizio dei medesimi per motivi burocratici o logistici né dei casi di progetti presentati entro il 30 giugno 2009 ma che siano stati esaminati e approvati dal genio civile solo nel mese di luglio 2009 -:
qualora i fatti corrispondano al vero se non ritenga opportuno, onde evitare possibili contenziosi con gli uffici del genio civile relativamente alle situazioni testé descritte, apportare delle modifiche alla circolare in modo che per i progetti presentati presso il genio civile entro il 30 giugno 2009 possano essere applicate le vecchie norme tecniche per le costruzioni.
(4-04322)

Risposta. - In riferimento all'interrogazione in esame, si forniscono i seguenti elementi di risposta.
Come noto, con l'entrata in vigore del decreto-legge 28 aprile 2009, n. 39, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 giugno 2009, n. 77, il 30 giugno 2009 è cessato il regime transitorio per l'operatività della revisione delle norme tecniche per le costruzioni.
La conseguente obbligatorietà di applicazione, a far data dal 1o luglio 2009, delle nuove norme tecniche per le costruzioni di cui al decreto ministeriale 14 gennaio 2008, ha suscitato da più parti un legittimo interesse teso all'ottenimento di chiarimenti in ordine al regime degli interventi per i quali, anche successivamente al termine del 30 giugno 2009, possa applicarsi la normativa tecnica precedentemente in vigore.
Con l'intento di orientare in maniera univoca gli operatori del settore, il ministero delle infrastrutture e dei trasporti ha emanato la circolare 5 agosto 2009 recante «Nuove norme tecniche per le costruzioni approvate con decreto del Ministro delle infrastrutture 14 gennaio 2008-Cessazione del regime transitorio di cui all'articolo 20, comma 1, del decreto-legge 31 dicembre 2007, n. 248».
Riguardo al merito della suddetta circolare, sono pervenute al ministero delle infrastrutture e dei trasporti numerose segnalazioni aventi quale comune denominatore l'evidenza di una persistente difficoltà di assimilazione della autentica portata della regolamentazione normativa del periodo successivo al 30 giugno 2009 laddove viene affrontata la questione del discrimine della obbligatorietà di applicazione della nuova normativa per le costruzioni di natura privatistica.
Tenuto conto della particolare rilevanza della materia in argomento che trascende l'ambito della disciplina del territorio per attingere a valori di tutela dell'incolumità pubblica, quale ulteriore contributo esplicativo e chiarificatore delle suddette problematiche, il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti ha emanato la circolare 11 dicembre 2009 «Entrata in vigore delle norme tecniche per le costruzioni di cui al decreto ministeriale 14 gennaio 2008 Circolare 5 agosto 2009. Ulteriori considerazioni esplicative» (
Gazzetta Ufficiale n. 297 del 22 dicembre 2009).
Tale circolare chiarisce, tra l'altro, che dovendosi individuare, anche con riguardo alle iniziative private, un momento certo ed incontestabile per potersi parlare di inizio delle costruzioni e delle opere infrastrutturali, detto momento non possa essere altro che quello dell'avvenuto deposito, ai sensi e per gli effetti degli articoli 65 e 93 del decreto del Presidente della Repubblica 6 giugno 2001, n. 380, entro la data del 30 giugno 2009, presso i competenti uffici comunali comunque denominati.
La predetta circolare dell'11 dicembre 2009 reca, inoltre, ulteriori chiarimenti in ordine alle varianti progettuali in corso d'opera, nonché, in relazione alle costruzioni ed opere infrastrutturali pubbliche o di interesse pubblico, all'ambito soggettivo di riferimento.

Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti: Altero Matteoli.

MIGLIOLI e SANTAGATA. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
come noto per sovraordinati principi comunitari le procedure volte alla realizzazione

di opere pubbliche sono tutte governate da criteri di trasparenza, par condicio ed evidenza pubblica;
uno dei sistemi di realizzazione delle opere pubbliche è quello meglio noto come project financing con individuazione del soggetto promotore;
anche la individuazione del cosiddetto «promotore» deve avvenire sulla base di procedure di evidenza pubblica idonee a garantire la par condicio tra tutte le imprese aspiranti;
in coerenza con quanto sopra e da quanto appreso da notizie apparse sulla stampa locale il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, nella sua ultima visita in Emilia, ha annunciato la prossima procedura di evidenza pubblica per la selezione dei soggetti interessati a promuovere la concessione di realizzazione e gestione del raccordo autostradale Campogalliano-Sassuolo di collegamento tra la A22 e la strada statale 467 Pedemontana;
però da quanto appreso, e secondo gli interroganti in aperta violazione dei richiamati principi, ANAS avrebbe invece intenzione di omettere il dovuto avviso o bando di gara, attribuendo il ruolo di promotore ad una impresa individuata in via diretta;
l'infrastruttura di cui si discute rientra tra le infrastrutture strategiche, il che ulteriormente rafforza l'esigenza che le varie fasi di individuazione dei soggetti privati interessati a concorrere alla sua realizzazione avvenga in regime di par condicio ed evidenza pubblica come del resto imposto dal codice dei contratti pubblici;
il rispetto delle regole di concorrenza e di evidenza pubblica non è rinunciabile né negoziabile, riferendosi ad interessi diffusi e collettivi di cui nemmeno la stazione appaltante può disporre;
pertanto nemmeno contenziosi relativi ad atti precedentemente assunti possono essere allegati da ANAS come ragione pretesamente giustificativa di quello che ad avviso degli interroganti è un inammissibile vantaggio che vorrebbe attribuirsi ad una ditta, beneficiandola di un affidamento diretto del ruolo di promotore in violazione delle richiamate inderogabili regole di concorrenza;
peraltro l'evidenza pubblica e la concorrenza sono funzionali ad ottenere in ogni fase della procedure le migliori condizioni per il pubblico interesse;
da quanto appreso l'Avvocatura generale dello Stato pur a conoscenza del citato intendimento di ANAS che agli interroganti appare non conforme alla normativa vigente non avrebbe ancora ad oggi segnalato tale gravissimo rischio di violazione di principi comunitari e nazionali che peraltro contrasterebbe con quanto indicato dal Ministro nella richiamata visita in Emilia;
peraltro la consumazione delle violazioni che verrebbero integrate dalla individuazione senza gara del soggetto promotore potrebbe esporre anche il Governo al rischio di sanzioni comunitarie;
il Ministero interrogato esercita attività di indirizzo, nomina e controllo sull'attività e sul management di ANAS mentre la Presidenza del Consiglio, sull'Avvocatura generale dello Stato -:
quali iniziative intenda adottare al fine di scongiurare le violazioni citate in premessa.
(4-04827)

Risposta. - In riferimento all'interrogazione in esame, si forniscono i seguenti elementi di risposta.
Il Consiglio di Stato, con provvedimento adottato all'esito dell'udienza del 10 novembre 2009, ha riformato la decisione del Tar Lazio n. 11149 del 2007, respingendo l'istanza cautelare formulata dalla Coopsette società cooperativa avverso il provvedimento con il quale l'Anas ha respinto la proposta della cooperativa, quale capogruppo di un raggruppamento di imprese, per la procedura di scelta del promotore della concessione per la progettazione e realizzazione della gestione.


L'Anas ha in fase di predisposizione il piano finanziano da porre a base di gara per l'affidamento della concessione, ai sensi dell'articolo 143 e seguenti del decreto legislativo n. 163 del 2006, per la realizzazione e gestione a pedaggio dell'intero collegamento da sottoporre all'approvazione del Cipe unitamente al progetto definitivo.
Inoltre, è opportuno segnalare che il 4 marzo 2009, è stata chiusa al conferenza dei servizi, indetta ai sensi dell'articolo n. 166 del decreto legislativo n. 163 del 2006, relativa alla realizzazione dell'intero collegamento autostradale Campogalliano - Sassuolo, propedeutica alla presentazione per la successiva approvazione del progetto definitivo al Cipe.
L'importo del contributo pubblico previsto è pari a 234,6 milioni di euro stanziati in via programmatica dal Cipe con delibera n. 54 del 27 marzo 2008.
Pertanto, una volta completata l'attività di competenza dell'Anas il ministero delle infrastrutture e dei trasporti trasmetterà al Cipe la relativa istruttoria con richiesta di approvazione e finanziamento.

Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti: Altero Matteoli.

MINARDO. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
il meridione in genere, ma soprattutto la Sicilia, è particolarmente penalizzato dal punto di vista dei collegamenti autostradali;
in Sicilia la zona del Ragusano risulta praticamente isolata, l'intera Provincia non è raggiunta da alcun raccordo autostradale, cosa che penalizza molto le aziende e l'economia locale;
l'autostrada Siracusa-Gela è stata realizzata solo fino a Rosolini (Siracusa) nonostante i finanziamenti per la gara d'appalto per i lotti 6+7 ed 8 siano già stanziati e fruibili;
la realizzazione di tali lotti permetterebbe il collegamento tra Rosolini (Siracusa) e Modica (Ragusa), garantendo una maggiore utilizzazione del raccordo autostradale all'intera Provincia, minori spese di trasporto sia per aziende e produttori in genere, sia per privati che diversamente dovrebbero utilizzare percorsi alternativi, non adeguatamente sicuri o adatti ad un traffico periodicamente intenso, e con maggiore dispendio economico, di tempo ed energie;
come si apprende dalla stampa locale, lo stanziamento previsto dal Programma Quadro sul Trasporto Stradale sarebbe sottostimato e pertanto insufficiente alla realizzazione del tratto Rosolini-Modica. Contestualmente il lotto 9, Modica-Scicli, risulta essere solo parzialmente finanziato mentre il progetto già presentato prevede un importo pari al doppio di quanto preventivato;
tra le infrastrutture ancora in attesa di realizzazione è da sollecitare anche l'Autoporto di Vittoria, progetto di rilievo, finalizzato a favorire il trasporto intermodale ed a decongestionare il traffico merci nella Provincia, destinato anche al deposito, stoccaggio e lavorazione di merci e prodotti;
da fonti di stampa si apprende che l'esecutivo nazionale avrebbe manifestato l'intenzione di tagliare una larga fetta delle risorse che nelle leggi finanziarie degli anni precedenti erano state accantonate per la realizzazione della strada statale 514, arteria che congiungendosi a sud con la SS 115 ed a nord con la SS 194, rappresenta un'importante via di comunicazione tra Ragusa e Catania;
la SS 115, largamente utilizzata sia nel trasporto locale che dai mezzi pesanti, è assolutamente inadatta all'ingente flusso, pertanto inserita tra le importanti opere previste nella Legge Obiettivo, ma ancora in attesa di lavori;
la Provincia di Ragusa ha un ruolo strategico dal punto di vista territoriale, in modo particolare in riferimento all'apertura, nel 2010 dell'Area di libero scambio;

entro tale data la Provincia di Ragusa e le sue infrastrutture dovranno essere pronte a rendere facilmente raggiungibile questa zona che diventerà snodo terminante vista la sua posizione centrale nel Mar Mediterraneo -:
se il Governo non intenda intervenire affinché l'intero raccordo autostradale della Siracusa-Gela sia portato a termine, rivedendo gli importi contenuti nell'accordo di programma quadro sul trasporto stradale, sottoscritto nel dicembre 2006 e, quindi, prevedendo l'intero finanziamento dei tratti autostradali Rosolini-Modica e Modica-Scicli;
se corrisponda al vero quanto sostenuto dalla stampa locale circa l'intenzione del Governo di tagliare i finanziamenti già previsti per la realizzazione della SS 514 che collega Ragusa a Catania;
se non si ritenga necessario intervenire in modo concreto affinché si realizzi il completamento della rete infrastrutturale dell'intera Provincia di Ragusa garantendo, così, un sistema di trasporti più efficiente e sicuro.
(4-01477)

Risposta. - In riferimento all'interrogazione in esame si forniscono i seguenti elementi di risposta.
La realizzazione dell'autostrada Siracusa-Gela è prevista dalla convenzione di concessione tra l'Anas ed Consorzio per le autostrade siciliane.
L'opera comprende le seguenti tratte:
completamento del 1o tronco Siracusa-Rosolini: lotti compresi da Cassibile a Rosolini;
completamento del 2o tronco Rosolini-Ragusa: lotti compresi da Rosolini a Ragusa.

Per quanto concerne lo stato dei lavori, Anas fa sapere che per il 1o tronco sono stati completati i lavori di realizzazione della stazione di Rosolini.
Per il 2 tronco Rosolini-Ragusa, il Consorzio per le autostrade siciliane ha avviato le procedure per l'acquisizione delle aree e per il superamento delle interferenze, ma non ha ancora provveduto all'appalto dei lavori in quanto si è resa necessaria una revisione dei progetti esecutivi sia per l'esigenza di aggiornare i prezzi e di prevedere impianti tecnologici, che nei progetti esecutivi approvati nel 2003 non erano compresi, sia per la necessità di accorpare i lotti in un unico appalto per la mancanza di cave di prestito di materiali per rilevato e la conseguente esigenza di riutilizzare i materiali di un lotto per realizzare i rilevati di un altro.
La concessionaria ha richiesto l'esclusione della valutazione d'impatto ambientale al ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare ed è in attesa dell'autorizzazione di quest'ultimo.
Nelle more, in data 2 marzo 2009, il Consorzio per le autostrade siciliane ha presentato il progetto ad Anas che ha ritenuto di sospendere l'istruttoria in attesa delle risultanze del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare.
Anas evidenzia che la revisione progettuale ha comportato l'aumento del costo dell'opera con la conseguente necessità di reperire ulteriori risorse finanziarie.
Le richieste di eventuali finanziamenti di legge obiettivo relativi all'opera in questione non sono ancora pervenuti al Ministero delle infrastrutture e dei trasporti.
Per quanto riguarda la strada statale n. 115 «sud occidentale sicula» che collega Trapani a Siracusa, si fa presente che l'opera è inserita nel primo programma di legge obiettivo.
In particolare per il tratto da Trapani a Mazara del Vallo, si informa che l'Anas ha redatto il progetto preliminare per il quale erano state avviate le procedure approvative di legge obiettivo e che nel mese di ottobre 2009 è stato emesso il parere favorevole con prescrizioni sulla compatibilità ambientale - nell'ambito della valutazione d'impatto ambientale regionale - e sulla localizzazione dell'infrastruttura.
Per il tratto da Castelvetrano a Gela, si fa presente che l'Anas, ha predisposto il relativo studio di fattibilità che ha trasmesso al ministero delle infrastrutture e dei trasporti e alla regione Sicilia al fine di

definire congiuntamente gli opportuni interventi e i programmi di realizzazione.
Per quanto concerne poi il tratto da Gela a Siracusa, si evidenzia che la provincia di Ragusa ha predisposto, con la supervisione tecnica di Anas, il progetto definitivo della variante tra Vittoria e Comiso per il quale sono stati ottenuti tutti i pareri favorevoli previsti dalla normativa vigente. Il progetto prevede un'arteria di categoria C, con una carreggiata di 10,50 metri di larghezza - una corsia per senso di marcia e banchine laterali - con uno sviluppo di 11 chilometri.
In merito al collegamento Ragusa-Catania, si informa che l'intervento prevede l'ammodernamento a quattro corsie per circa 68 chilometri della «strada statale n. 514 Di Chiaromonte» e della strada statale 194 Ragusana» nel tratto compreso fra lo svincolo con la strada statale n. 115, in prossimità di Comiso e il nuovo svincolo di Lentini dell'asse autostradale Catania-Siracusa. La realizzazione dell'itinerario Ragusa-Catania risponde all'esigenza di dotare le due città di un collegamento più veloce e sicuro dell'attuale. Il progetto prevede un asse principale, in parte di nuova costruzione in parte ricavato dall'adeguamento dell'arteria esistente, con sezione della piattaforma stradale di categoria B.
La realizzazione dell'infrastruttura è prevista come intervento in finanza di progetto.
Il consiglio di amministrazione dell'Anas ha dichiarato in data 23 aprile 2008, il pubblico interesse per la proposta del promotore costituito dall'ATI Silec Spa mandataria per un importo complessivo di 815,4 milioni di euro di cui 448,5 milioni di euro a carico della finanza di progetto e 366, 9 milioni di euro a carico di contributi statali a fondo perduto; di questi ultimi si conferma la disponibilità di 100 milioni di euro di fondi Anas e di ulteriori 49,20 milioni di euro assegnati ad Anas con legge n. 144 del 1999, per complessivi 149,2 milioni di euro. I residui 217,7 milioni di euro sono posti a carico del PAR Sicilia 2006-2013.
Il 16 febbraio 2009, Anas ha dato avvio all'
iter procedurale ex articoli 163, 165, 175, 182 e 183 del decreto legislativo n. 163 del 2006, per l'approvazione del progetto preliminare del promotore.
In data 25 giugno 2009, la ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare ha reso il proprio parere per il collegamento Ragusa-Catania.
In data 28 luglio 2009, il ministero per i beni e le attività culturali ha espresso il proprio parere positivo con prescrizioni.
In merito alla localizzazione, l'assessorato territorio e ambiente della regione Sicilia ha concluso l'istruttoria con esito positivo trasmettendola alla presidenza della regione che ha espresso parere positivo.
Da ultimo, nella seduta del 22 gennaio 2010, il Cipe ha approvato la proposta del promotore unitamente al progetto preliminare dell'intervento. Entro 30 giorni dalla data di pubblicazione della delibera sulla
Gazzetta Ufficiale, l'Anas bandirà la relativa gara di concessione per costruzione e gestione dell'opera.
Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti: Altero Matteoli.

MISIANI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
il TAR del Lazio sezione 3T, con ordinanza emessa nella camera di consiglio del 17 dicembre 2009, ha respinto la richiesta di sospensiva avanzata dalla compagnia Ryanair contro i provvedimenti dell'ENAC sulle disposizioni relative all'equipollenza dei documenti di riconoscimento che il vettore irlandese deve accettare ai fini della verifica dell'identità dei propri passeggeri;
le ordinanze emesse dalle Direzioni aeroportuali dell'Enac erano state motivate in relazione al fatto che la compagnia Ryanair, nell'atto del riscontro tra il nominativo sul biglietto e il documento di identità previsto dalle procedure di sicurezza, accettava solo alcuni documenti «determinando in tal modo» - secondo Enac - «disagi e disguidi a danno dei

passeggeri che non avevano con sé il passaporto o la carta di identità, ma che erano muniti di altri documenti di identità validi secondo le disposizioni normative in vigore in Italia»;
Ryanair, in seguito alla decisione del TAR, ha annunciato che cesserà di operare temporaneamente le rotte domestiche da/per le 10 basi italiane, Alghero, Bari, Bologna, Brindisi, Milano (Bergamo), Pescara, Pisa, Roma (Ciampino) e Trapani, a partire da sabato 23 gennaio 2010. Secondo la compagnia irlandese, «da quando Ryanair opera con il check-in online al 100 per cento è obbligatorio per la sicurezza di tutti i voli Ryanair, che tutti i passeggeri di Ryanair acconsentano al momento della prenotazione, di presentare o il passaporto o la carta di identità al gate d'imbarco prima di salire a bordo del proprio volo. Queste procedure di sicurezza sono sempre andate avanti in modo soddisfacente per molti anni su tutte le mille rotte di Ryanair sia per i voli domestici che per quelli internazionali in tutta l'Unione Europea. Ryanair è rimasta perciò sorpresa e delusa dal fatto che l'Enac, senza consultare o discuterne con Ryanair, ha introdotto unilateralmente le ordinanze di cui sopra», con cui «Enac minaccia di arrestare il personale dell'handling, se si rifiuta di far viaggiare i passeggeri con forme di identificazione non consentite comprese patenti di guida, badge lavorativi o licenze di pesca italiane. Dal momento che queste altre forme di identificazione non hanno soddisfatto gli standard internazionali di sicurezza, il solo risultato delle ordinanze dell'Enac sarà quello di ridurre la sicurezza dei passeggeri di Ryanair e dei voli sulle rotte domestiche italiane»;
la tipologia di documenti di identità validi è identificata dall'articolo 35, comma 2, del decreto del Presidente della Repubblica n. 445 del 2000, secondo cui «sono equipollenti alla carta di identità il passaporto, la patente di guida, la patente nautica, il libretto di pensione, il patentino di abilitazione alla conduzione di impianti termici, il porto d'armi, le tessere di riconoscimento, purché munite di fotografia e di timbro o di altra segnatura equivalente, rilasciate da un'amministrazione dello Stato». Questa normativa, ispirata al principio della semplificazione dei rapporti tra i cittadini e la pubblica amministrazione, è però antecedente agli attentati dell'11 settembre 2001, che hanno portato ad un generale inasprimento dei criteri di sicurezza adottati negli aeroporti;
l'opportunità dell'equipollenza di documenti di identità diversi dalla carta d'identità e dal passaporto andrebbe sottoposta a verifica, alla luce della necessità di rafforzare le misure di sicurezza per contrastare la minaccia terrorista;
la decisione di Ryanair di sospendere i voli domestici ha provocato sconcerto e preoccupazione tra i viaggiatori italiani, e mette a rischio le prospettive di realtà aeroportuali di grande rilievo economico -:
quali azioni intenda promuovere per superare i contrasti tra Enac e Ryanair ed evitare danni e disagi per i viaggiatori italiani;
se non ritenga opportuno un intervento normativo per allineare la normativa italiana sui documenti di identità ai migliori standard di sicurezza adottati dagli altri Paesi europei.
(4-05647)

Risposta. - In riferimento all'interrogazione in esame, si forniscono i seguenti elementi di risposta.
Le problematiche relative alla documentazione di riconoscimento dei passeggeri per l'identificazione in ambito aeroportuale, accettate dal vettore RyanAir, sono state affrontate da Enac nei primi giorni di gennaio 2010.
Nello specifico, il 7 gennaio 2010, presso la sede centrale dell'Enac, nell'ambito della riunione CISA (Comitato interministeriale per la sicurezza del trasporto aereo e degli aeroporti), si è svolto un incontro fra i rappresentanti della compagnia aerea irlandese ed i vertici dell'ente, con la partecipazione dei Ministeri delle infrastrutture e dei trasporti,

dell'interno, della salute nonché delle autorità di sicurezza pubblica e degli enti preposti alla sicurezza in ambito aeroportuale.
Al termine dell'incontro è stata raggiunta un'intesa in base alla quale Ryanair ha ripristinato i voli domestici italiani, accettando come documenti di riconoscimento, oltre ai passaporti ed alle carte d'identità, anche tutte le tessere di identificazione rilasciate dalla pubblica amministrazione ai propri dipendenti.
L'Enac e la compagnia aerea irlandese hanno poi condiviso la necessità di procedere ad approfondimenti tecnici sulla possibilità di accettare anche altri documenti, tra cui la patente di guida.
Inoltre, nel corso dell'incontro, Ryanair si è impegnata a fornire adeguata ed esaustiva informazione all'utenza, ribadendo il proprio proposito di sviluppare ulteriormente il traffico sul nostro territorio.
Per quanto concerne quindi il problema della sicurezza aeroportuale, si rileva che le attuali disposizioni garantiscono la massima tutela dei passeggeri.
La validità, ai fini dell'identificazione, di ulteriori documenti, oltre la carta di identità ed il passaporto, è, si ricorda, comunque contemplata dalla normativa vigente da cui il vettore straniero non può prescindere.

Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti: Altero Matteoli.

NASTRI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
la nuova linea dei treni eurostar Italia denominati «Frecciarossa», del gruppo Ferrovie dello Stato, recentemente inaugurati che rappresenta il nuovo e moderno sistema di trasporto, sta rivoluzionando positivamente la concezione di mobilità di milioni di italiani, con evidenti vantaggi anche per i pendolari;
l'attivazione della linea alta velocità Frecciarossa, infatti, ha modificato il modo di viaggiare di milioni di passeggeri fruitori del servizio di trasporto ferroviario su scala nazionale: ovvero collegamenti più veloci e maggiore frequenza dei treni sulla linee a maggior traffico;
nonostante Rti - Rete ferroviaria italiana abbia previsto che i collegamenti della nuova linea Frecciarossa includano le direttrici più importanti della penisola, quale ad esempio la linea Torino-Milano, con soste nelle principali città, tuttavia appaiono tuttora incomplete le fermate della nuova linea in molte città di rilevanza economica e commerciale;
la città di Novara, ad esempio, strategica nella posizione geografica tra il Piemonte e la Lombardia e che rappresenta un centro commerciale importante della Pianura Padana, essendo crocevia strategico di considerevoli traffici commerciali tra le assi viarie che congiungono Milano, Torino e Genova alla Svizzera, attualmente non rientra fra lo scalo ferroviario del treno Frecciarossa, penalizzando conseguentemente, migliaia di pendolari di viaggiatori novaresi, nonché i centri abitati limitrofi, oltre che la stessa economia cittadina;
appare pertanto fondamentale che per la parte orientale del Piemonte, venga garantita una sosta del treno Frecciarossa, con le conseguenti infrastrutture necessarie a stabilire la fermata ferroviaria presso Novara -:
se non ritenga opportuno, in considerazione delle argomentazioni esposte in premessa, intervenire urgentemente, al fine di prevedere anche per la città di Novara, che rappresenta la seconda città più popolosa del Piemonte, la sosta del treno Frecciarossa, il cui scalo determinerebbe un indubitabile aumento del volume dei viaggiatori ferroviari novaresi e della stessa provincia limitrofa, oltre ad un evidente giovamento per l'attività economica e commerciale dell'area interessata.
(4-06154)

Risposta. - In riferimento all'interrogazione in esame, si forniscono i seguenti elementi di risposta.
La realizzazione di una stazione AV a Novara è prevista nell'ambito di una serie di interventi di cui protocollo di intesa

quadro sull'assetto ferroviario del nodo di Novara sottoscritto il 28 luglio 2004, dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, regioni Piemonte e Lombardia, provincia di Novara, comuni di Novara e Galliate, RFI, TAV, FNM e SATAP.
In tale contesto TAV, nell'ambito dei lavori per la realizzazione della tratta AV/AC Novara-Milano, ha elaborato la progettazione esecutiva dell'intervento e realizzato il sedime della nuova stazione; questa sarà completata allorquando saranno state realizzate le seguenti opere, previste nel citato protocollo, che sono necessariamente integrate e sinergiche alla funzione e all'utilizzazione della nuova stazione AV:
la prospiciente futura stazione FNM di Galliate e la variante della linea FNM dall'attuale sottopasso dell'autostrada al chilometro 9+885, da realizzare a cura di FNM e da finanziare a carico del ministero delle infrastrutture e dei trasporti.
il collegamento pedonale tra la stazione autostradale Novara est e le stazioni AV e FNM, nonché la realizzazione dei parcheggi posti a sud dell'autostrada, il collegamento viario alla restante viabilità, anche da Novara città per via ordinaria, il tutto da realizzare a cura e spese di SATAP.

Si ritiene di inserire il finanziamento necessario al completamento della stazione nell'ambito dell'aggiornamento annuale del contratto di programma in tempi coerenti con le previsioni per la realizzazione delle citate opere sinergiche ed integrate alla funzionalità della stazione.
Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti: Altero Matteoli.

LEOLUCA ORLANDO. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione. - Per sapere - premesso che:
uno degli impegni più rilevanti affermati da questo Governo è quello di garantire e di promuovere, nel rispetto del principio della massima trasparenza, i processi di liberalizzazione e di concorrenza nel campo delle attività di impresa, soprattutto nel settore delle aziende di servizio agli enti locali;
l'Associazione nazionale dei comuni italiani (ANCI) negli anni 2006/2009 ha sottoscritto con il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare varie convenzioni (Monitor, Monitor 2, ambiente in comune) per un importo complessivo di oltre 15 (quindici) milioni di euro, e risulta all'interrogante che tali finanziamenti statali siano stati oggetto di successive assegnazioni ad enti terzi;
risulterebbe, in particolare, che il progetto «Monitor 2», pari a oltre 7 milioni di euro, sia stato attribuito da Anci ad Ancitel, da questa ad Ancitel Energia e Ambiente ed infine da quest'ultima oltre il 30 per cento del valore del finanziamento alla società Fenit SpA;
appare necessario acquisire dati sull'utilizzo delle citate risorse, con particolare riferimento all'impiego delle stesse da parte di soggetti terzi;
allo stesso tempo risulta che il vice presidente di Ancitel sia anche il responsabile Anci del settore ambiente ed energie, nonché il presidente ed amministratore delegato di Ancitel Energia e Ambiente srl e ciò pone un problema non solo di opportunità, ma anche di correttezza e di trasparenza amministrativa -:
se i Ministri interrogati siano a conoscenza di quanto esposto in premessa e quali iniziative e controlli intendano porre in essere al fine di assicurare che l'erogazione e l'utilizzo dei fondi statali per gli scopi di cui in premessa siano improntati a criteri di trasparenza e risultino coerenti con le finalità assegnate a tali finanziamenti pubblici, evitando ogni forma di «intermediazione», dannosa innanzitutto agli enti beneficiari ultimi, ovvero i comuni.
(4-05055)

Risposta. - In risposta all'interrogazione in esame, si informa che nell'ambito della gestione dell'accordo quadro sottoscritto in

data 28 dicembre 2006, sostitutivo dell'accordo quadro precedente, sottoscritto in data 23 luglio 2003, tra il ministero e l'ANCI, Associazione nazionale comuni italiani, «al fine di instaurare una permanente forma di collaborazione in temi di politica ambientale» sono state assegnate all'ANCI risorse per circa 27 milioni di euro per lo sviluppo di alcuni progetti, tra i quali:
la convenzione sottoscritta in data 22 dicembre 2004, per la realizzazione delle attività «per il monitoraggio della spesa in campo ambientale» (monitor).
la convenzione sottoscritta in data 29 dicembre 2006 per la realizzazione delle attività «Per il monitoraggio della spesa ed altre iniziative informative e conoscitive in campo ambientale» (ambiente in comune).
la convenzione sottoscritta in data 3 ottobre 2007, per la realizzazione de «il monitoraggio degli interventi in campo ambientale ed iniziative informative e conoscitive collegate,» (monitor2).

Le attività affidate all'ANCI sono state realizzate secondo le condizioni, le modalità e i tempi previsti nelle convenzioni e, ad oggi, sono state trasferite all'Associazione risorse pari a circa 19,5 milioni di euro.
Non risulta agli atti in possesso della Direzione generale competente per materia alcuna documentazione relativa a quanto rilevato nella suddetta interrogazione parlamentare

Il Sottosegretario di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare: Roberto Menia.

LEOLUCA ORLANDO. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
il 3 febbraio 2009 è stata costituita la società T-Link di navigazione SpA, iscritta nel registro delle imprese di Palermo il 25 febbraio successivo, con sede in Palermo e uffici locali in Genova e Termini Imerese, avente a oggetto sociale la realizzazione diretta o indiretta di iniziative armatoriali per il trasporto di passeggeri, merci, rotabili e contenitori, nonché la gestione di una vasta gamma di attività complementari;
come risulta da una visura camerale effettuata il 10 novembre 2009, la nuova società è attualmente dotata di un capitale sociale deliberato di oltre 12 milioni di euro, dei quali circa 6,5 sottoscritti e versati, ed al 7 ottobre 2009 è composta dai seguenti soci: Cape-Regione Siciliana società di gestione del risparmio SpA (per circa 3,33 milioni di euro del capitale deliberato); Aelle Investimenti srl (per circa 1,2 milioni di euro); Caronte & Tourist SpA (per circa 900 mila euro); Moby Spa (per circa 660 mila euro); Oxon srl (per circa 350 mila euro). Le cariche di presidente, di amministratore delegato incaricato della gestione operativa e di amministratore delegato incaricato della gestione e organizzazione aziendale sono ricoperte, rispettivamente, dal signor Salvatore Errante Parrino e dai signori Luca Romeo e Stefano Costa;
la società Cape-Regione Siciliana SpA, che risulta il socio di maggioranza relativa della nuova società, è la prima Società di gestione di un fondo italiano di private equity interamente dedito ad investimenti nella regione siciliana. Fa parte di una società di gestione del risparmio controllata dal gruppo Cape, leader nazionale del private equity e partecipata dalla regione siciliana;
la società Aelle Investimenti srl, secondo socio, sarebbe controllata dai due manager genovesi Luca Romeo e Stefano Costa, e cioè dai due amministratori delegati della nuova società;
la somma effettivamente investita in Sicilia dai partner di T-Link sarebbe quindi pari a oltre sei milioni di euro: alla data del 10 novembre 2009 il fondo Cape Regione Sicilia avrebbe già investito nella T-Link di Navigazione SpA circa 3,5 milioni di euro;
il fondo Cape Regione Sicilia è un fondo di investimento al quale la regione

siciliana ne avrebbe assegnato la disponibilità di una dotazione di 15 milioni di euro circa, non a fondo perduto ma a capitale di investimento, per sviluppare progetti in Sicilia;
il fondo Cape Regione Sicilia sarebbe gestito (Nautica e Trasporti, articolo comparso in edizione internet il 6 aprile 2009 - www.nauticaetrasporti.it) dalla Società Cimino & Partners di Milano, che in una recente dichiarazione, riportata in un articolo pubblicato su Milano Finanza il 17 ottobre 2009, p. 26, ha reso noto che i tre investimenti sinora realizzati dal fondo Cape Regione Sicilia (T-Link, Zappalà, e ICECUBE) stiano andando tutti male;
nel suddetto articolo di Milano Finanza si legge che, anche per queste attività in perdita, il fondo Cimino & Partners ha incassato dal fondo Cape Regione Sicilia le relative commissioni di gestione, per 2 milioni di euro;
in un articolo pubblicato sul Corriere Mercantile il 29 ottobre 2009, p. 17, si leggono ulteriori dettagli sulla situazione societaria e l'attività svolta da T-Link, la quale non avrebbe dipendenti in Sicilia e sarebbe titolare del solo collegamento marittimo Voltri-Termini Imerese;
l'attività della T-Link si rivelerebbe quindi fallimentare dal punto di vista imprenditoriale e completamente scollegata da ogni ipotesi di progetto, al punto tale da produrre tra i 12 e i 14 milioni di euro di perdite nell'arco di sei mesi. Gli amministratori genovesi di T-Link di Navigazione SpA, avrebbero rivolto accuse contro diversi soggetti (Grandi Navi Veloci, Autorità Portuale di Genova) per giustificare i risultati economici non positivi;
in particolare, la T-Link avrebbe utilizzato due navi a noleggio (di cui una di proprietà estera e bandiera inglese), senza creare posti di lavoro, non essendo l'armatore delle navi ma solo l'utilizzatore, e nei primi giorni di novembre 2009 la società avrebbe tolto, (fonte: inforMare - Notizie, articolo comparso in edizione internet il 10 novembre 2009 - www.informare.it), senza preavviso, una delle due navi dal servizio, la «Maria Grazia Onorato», giustificando tale decisione «sulla base di un sano e costruttivo piano di contenimento dei costi»;
benché T-Link di Navigazione SpA avesse pubblicamente e ripetutamente dato il messaggio di voler operare in maniera innovativa per trasferire quote di traffico «tutto strada» al «sistema intermodale marittimo», in sostanza la sua attività si sarebbe realizzata in una mera forma di concorrenza rispetto agli altri operatori già presenti da/per la Sicilia: sinora infatti, salvo rarissimi casi, non sarebbe riuscita ad acquistare traffici che prima utilizzavano il «sistema tutto strada», salvo rarissimi casi -:
se sia noto, anche sulla base dei dati disponibili presso le autorità portuali e marittime quali e quanti servizi siano resi dalla citata società nell'ambito del sistema delle «autostrade del mare».
(4-05576)

Risposta. - In riferimento all'interrogazione in esame, si forniscono i seguenti elementi di risposta.
Il ministero delle infrastrutture e dei trasporti ha competenza per le materie attinenti la portualità nazionale e, quindi, l'assetto ordinamentale dei porti, la disciplina delle attività di imbarco e sbarco delle merci e dei relativi servizi, la vigilanza amministrativo-contabile sulle autorità portuali e la programmazione ed il finanziamento di lavori ed opere di infrastrutturazione portuale. Relativamente alla promozione delle autostrade del mare, le competenze sono limitate ai profili connessi essenzialmente alla gestione della Convenzione attivata con la RAM (Rete autostrade mediterranee Spa), che agisce quale organismo
in house del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti prevalentemente per la cura dei progetti europei nella loro componente infrastrutturale e portuale.
L'interrogante pone una problematica del tutto incentrata sulla compagine, sull'assetto societario e sulle strategie imprenditoriali di una specifica compagnia di navigazione; tali elementi, in quanto attinenti

la sfera di autonomia privata e la libera attività imprenditoriale di detto soggetto privato, non sono sottoposti in alcun modo alla vigilanza di questa amministrazione.
Difatti, anche le imprese di navigazione che dichiarano di voler operare su rotte che possono qualificarsi come «autostrade del mare» restano a tutti gli effetti operatori privati e non vengono inclusi in particolari programmi di interesse dell'amministrazione a meno che non abbiano fatto domanda per partecipare a progetti comunitari in materia, elemento che non risulta sussistere nel caso di specie e che, in ogni caso, non muterebbe le modalità di partecipazione al mercato di detto soggetto.
È utile precisare, in proposito, che le uniche forme di incentivazione riconosciute alle autostrade del mare in Italia sono accordate agli autotrasportatori che si imbarcano su nave e non alle imprese di navigazione che effettuano il collegamento. Si tratta di agevolazioni economiche volte ad incentivare le imprese di autotrasporto che utilizzano le vie del mare, in luogo dei corrispondenti tragitti terrestri, sotto forma di sconti sulle tariffe marittime che trovano base giuridica nella legge n. 265 del 2002, di conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge n. 209 del 2002, e nel relativo regolamento di attuazione, adottato con decreto del Presidente della Repubblica n. 205 del 2006.
Premesso quanto sopra si può solo ribadire che la società in questione ha attivato un servizio sulla tratta Voltri-Termini Imerese e che non risultano, ad oggi, ulteriori collegamenti gestiti dalla stessa ed aventi connotazioni tali da farli rientrare nella nozione di «autostrade del mare».

Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti: Altero Matteoli.

PALADINI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
il T.A.R. per l'Emilia Romagna sezione II - sede di Bologna - con ordinanza n. 00807/2009, del 29 ottobre 2009, accogliendo un'istanza cautelare ha stabilito la necessità di adozione di procedura ad evidenza pubblica quanto ai lavori per la realizzazione e gestione del raccordo autostradale Campogliano Sassuolo di collegamento tra la A 22 e la SS 467 Pedemontana;
per sovraordinati principi comunitari, le procedure volte alla realizzazione di opere pubbliche, sono tutte governate da criteri di trasparenza, par condicio ed evidenza pubblica ove uno dei sistemi di realizzazione delle opere pubbliche è quello meglio noto come project financing con il quale anche l'individuazione del soggetto promotore deve avvenire sulla scorta di procedure di evidenza pubblica atte a garantire la par condicio tra tutte le imprese aspiranti;
coerentemente con quanto sopra e da quanto appreso da notizie apparse sulla stampa locale il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, nella sua ultima visita in Emilia Romagna, ha annunciato la prossima procedura di evidenza pubblica per la selezione dei soggetti interessati a promuovere la concessione di gestione e realizzazione del raccordo autostradale Campogliano-Sassuolo di collegamento tra la A 22 e la SS 467 Pedemontana;
da quanto appreso, e secondo l'interrogante, in violazione dei richiamati principi, ANAS avrebbe invece intenzione di omettere il dovuto avviso o bando di gara attribuendo il ruolo di promotore ad impresa individuata in via diretta;
l'infrastruttura di cui si discute rientra tra le cosiddette infrastrutture strategiche, il che ulteriormente rafforza l'esigenza che le varie fasi di individuazione dei soggetti privati interessati a concorrere alla sua realizzazione, avvenga in regime di par condicio ed evidenza pubblica come del resto imposto dal codice dei contratti pubblici, per il quale il rispetto delle richiamate regole non è rinunciabile né negoziabile, riferendosi ad interessi diffusi e collettivi di cui nemmeno la stazione appaltante può disporre anche qualora

sussistano contenziosi relativi ad atti precedentemente assunti che non potranno essere allegati da ANAS come ragione giustificativa dell'inammissibile vantaggio che vorrebbe attribuirsi ad una ditta beneficiandola di un affidamento diretto del ruolo di promotore;
l'Avvocatura generale dello Stato - pur a conoscenza di quello che all'interrogante appare un illegittimo intendimento di ANAS - non avrebbe ancora segnalato tale gravissimo rischio di violazione di princìpi tanto nazionali quanto comunitari che altresì potrebbe esporre il Governo a sanzioni da parte degli organi comunitari competenti -:
quali urgenti iniziative il Governo intenda assumere per fare piena luce sui fatti esposti e scongiurare eventuali violazioni.
(4-04972)

Risposta. - In riferimento all'interrogazione in esame, si forniscono i seguenti elementi di risposta.
Il Consiglio di Stato con provvedimento adottato all'esito dell'udienza del 10 novembre 2009, ha riformato la decisione del Tribunale amministrativo regionale del Lazio n. 11149 del 2007, respingendo l'istanza cautelare formulata dalla Coopsette società cooperativa avverso il provvedimento con il quale l'Anas ha respinto la proposta della cooperativa, quale capogruppo di un raggruppamento di imprese, per la procedura di scelta del promotore della concessione per la progettazione e realizzazione della gestione.
L'Anas ha in fase di predisposizione il piano finanziario da porre a base di gara per l'affidamento della concessione, ai sensi dell'articolo 143 e seguente del decreto legislativo n. 163 del 2006, per la realizzazione e gestione a pedaggio dell'intero collegamento da sottoporre all'approvazione del Cipe unitamente al progetto definitivo.
Inoltre, è opportuno segnalare che il 4 marzo 2009, è stata chiusa la conferenza dei servizi, indetta ai sensi dell'articolo n. 166 del decreto legislativo n. 163 del 2006, relativa alla realizzazione dell'intero collegamento autostradale Campogalliano - Sassuolo, propedeutica alla presentazione per la successiva approvazione del progetto definitivo al Cipe.
L'importo del contributo pubblico previsto è pari a 234,6 milioni di euro stanziati in via programmatica dal Cipe con delibera n. 54 del 27 marzo 2008.
Pertanto, una volta completata l'attività di competenza dell'Anas, il ministero delle infrastrutture e dei trasporti trasmetterà al Cipe la relativa istruttoria con richiesta di approvazione e finanziamento.

Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti: Altero Matteoli.

PORTA, BUCCHINO, GIANNI FARINA, FEDI, GARAVINI, NARDUCCI, DE TORRE e FRONER. - Al Ministro dell'interno, al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
la legge 14 dicembre 2000, n. 379, recante «Disposizione per il riconoscimento della cittadinanza italiana alle persone nate e già residenti nei territori appartenuti all'impero austro-ungarico e ai loro discendenti», i cui effetti sono stati prorogati al 2010 con il decreto-legge 30 dicembre 2005, n. 273, consente ai nati nei territori dell'ex Impero austro-ungarico di ottenere jure sanguinis il riconoscimento della cittadinanza italiana anche agli emigrati e ai loro discendenti;
questa opportunità risponde a criteri di uguaglianza tra cittadini italiani e all'attesa di centinaia di migliaia di persone che non hanno mai interrotto i loro legami con l'Italia e che hanno, anzi, conservato radici e richiami di origine a distanza di tempo;
le domande avanzate nel periodo di vigore della legge e soprattutto nei primi anni sembra che ammontino a diverse decine di migliaia in tutto il mondo, di cui circa 30.000 nel solo Brasile, dove si concentra il maggior numero di emigrati provenienti dal Trentino; agiscono, per iniziativa del movimento associativo regionale, otto centri di informazione e di

raccolta delle richieste di riconoscimento della cittadinanza;
l'aspetto significativo del flusso di richieste è nell'elevata percentuale di giovani che hanno richiesto la cittadinanza, dal momento che stime attendibili realizzate in alcune circoscrizioni consolari fanno ammontare a circa 1/3 le richieste presentate dai giovani fino ai 25 anni e a poco meno della metà quelle avanzate da persone entro i 40 anni di età, a testimonianza della possibilità di aprire e consolidare quel ponte con le nuove generazioni fortemente auspicato dalla recente Conferenza dei giovani di origine italiana nel mondo;
a tale fervore di richieste si è tuttavia contrapposta una paralizzante lentezza nell'espletamento delle pratiche, al punto che la percentuale di quelle che hanno concluso l'iter amministrativo sarebbe inferiore ad 1/10 del totale -:
se i Ministri interrogati non intendano rendere disponibili i dati delle richieste di riconoscimento della cittadinanza ex lege 14 dicembre 2000 n. 379, distinti per circoscrizione consolare e accompagnati da una ragionevole previsione dei tempi di espletamento delle pratiche sulla base della ordinaria attività della commissione interministeriale che le esamina;
se i Ministri interrogati, nel caso in cui i tempi di previsione risultassero eccessivamente lunghi, non ritengano di prevedere un rafforzamento dell'attività istruttoria di tali pratiche nonché una maggiore frequenza delle riunioni della commissione unitamente ad un eventuale potenziamento del numero dei suoi componenti.
(4-03847)

Risposta. - Il ministero dell'interno segue con attenzione tutte le problematiche relative agli italiani residenti all'estero, con particolare riferimento alla disciplina della cittadinanza e al riacquisto della medesima, nonché all'iscrizione al sistema anagrafico.
A tale proposito, per rendere più celere la definizione delle istanze pervenute ai sensi della legge 14 dicembre 2000, n. 379, sono state incrementate le unità lavorative poste a supporto della Commissione interministeriale insediata presso il dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione del Ministero dell'interno, che ha iniziato la propria attività il 17 ottobre 2002, e si riunisce mensilmente al fine di accertare il possesso dei requisiti previsti dalla legge richiamata in precedenza.
Nella medesima ottica, poi, sono state ridefinite le modalità di trasmissione delle istanze presentate presso le rappresentanze diplomatiche ed uffici consolari italiani all'estero allo scopo di aggregarle in ragione del comune ascendente, attraverso la predisposizione di un unico albero genealogico comprendente tutti i discendenti dal medesimo avo.
Inoltre, con decreto del Ministro dell'interno del 13 gennaio 2009, è stato stabilito che per le domande munite di documentazione completa, per le quali le autorità riceventi abbiano espresso parere favorevole, il nulla osta al riconoscimento della cittadinanza italiana venga rilasciato direttamente dal direttore centrale per i diritti civili, la cittadinanza e le minoranze senza il preventivo avviso della Commissione interministeriale.
Al momento sono pervenute 43.700 istanze, la maggior parte delle quali sono state presentate presso i consolati del Brasile e dell'Argentina. Le istanze definite risultano 14.750, con un considerevole incremento percentuale negli ultimi due anni grazie all'adozione delle misure di semplificazione appena richiamate.
I competenti uffici del Ministero dell'interno continueranno ad assicurare il massimo impegno affinché le istanze ancora pendenti vengano definite al più presto.

Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Nitto Francesco Palma.

QUARTIANI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
la Commissione censuaria centrale è stata costituita con decreto del Ministro

dell'economia e delle finanze in data 19 novembre 2007 e che i componenti della predetta commissione hanno giurato presso l'Agenzia del territorio a Roma in data 5 marzo 2008;
la Commissione che avrebbe dovuto occuparsi dell'aggiornamento degli estimi catastali tramite la predisposizione di direttive e linee guida che avrebbero dovuto essere accolte a livello locale (regioni, province, comuni o associazioni di comuni), con l'obiettivo della riforma degli estimi catastali di base, fermi ormai da 50 anni, fonte tra l'altro di considerevoli entrate per lo Stato, non è più stata convocata dalla data del giuramento -:
se il Ministro competente sia al corrente della situazione descritta in premessa e non intenda attivare tutti gli strumenti a disposizione del Governo e del Ministero al fine di garantire il funzionamento di una così importante Commissione che, a giudizio dell'interrogante, risulterebbe utile anche ai fini della definizione delle politiche volte alla perequazione tra territori nonché alla regolarizzazione delle fonti di entrata dello Stato.
(4-04244)

Risposta. - Con l'interrogazione in esame l'interrogante chiede di conoscere quali iniziative si intendano attivare al fine di garantire il funzionamento della Commissione censuaria centrale, commissione che, come l'interrogante rileva, non è stata più convocata dalla data del giuramento, avvenuto il 5 marzo 2008.
La risposta impone una premessa.
L'articolo 26, comma 2, lettera
e), del decreto del Presidente della Repubblica del 30 gennaio 2008, n. 43, recante il regolamento di riorganizzazione del Ministero dell'economia e delle finanze - un regolamento predisposto, approvato ed entrato in vigore nel corso della precedente legislatura, essendo frutto dell'articolo 1, comma 404, della legge 27 dicembre 2006, n. 296 -, ha abrogato, fra altri, gli articoli da 1 a 18 del decreto del Presidente della Repubblica n. 107 del 2001, recante il precedente regolamento di organizzazione del (solo) Ministero delle finanze.
In particolare, l'abrogato articolo 15 del regolamento n. 107 del 2001, stabiliva che
«continuano ad operare secondo le disposizioni vigenti (...) presso l'Agenzia del Territorio la Commissione censuaria centrale e le commissioni censuarie provinciali».
Questa singolare abrogazione ha fatto sorgere il legittimo ed inevitabile dubbio che, in, verità, il precedente Governo avesse inteso effettivamente sopprimere la Commissione censuaria centrale e le Commissioni censuarie provinciali. Questo spiega altresì perché, dopo il ricordato giuramento del 5 marzo 2008, la Commissione censuaria centrale non si sia convocata e riunita: occorreva, in effetti, dirimere innanzi tutto il dubbio interpretativo.
Allo scopo, è stato rivolto un apposito quesito interpretativo al Consiglio di Stato il quale, dopo una interlocutoria, con parere reso in data 1o febbraio 2010:
ha posto in rilievo la peculiarità delle Commissioni censuarie, che, nell'ambito del procedimento estimale di determinazione delle tariffe, svolgono funzioni in parte di amministrazione attiva, in parte consultive ed in parte decisorie di contenzioso amministrativo interno tra organi dello Stato;
in particolare, ha ritenuto che la peculiarità del procedimento di formazione dei quadri tariffari, nel quale le Commissioni censuarie sono chiamate ad interagire, «lascia emergere un quadro nel quale appare problematico sancirne la caducazione in assenza di specifiche previsioni in tal senso».
Può essere utile segnalare che anche un recente emendamento, in sede di conversione in legge del decreto-legge 30 dicembre 2009, n. 194, concernente la proroga di termini previsti da disposizioni legislative, consente, per i componenti delle commissioni censuarie già nominati alla data di entrata in vigore del citato decreto, la proroga della durata dell'incarico di ulteriori due anni, decorrenti dalla data di scadenza dell'incarico stesso.


Una ulteriore conferma che le Commissioni in argomento sono vive e vitali.

Il Sottosegretario di Stato per l'economia e per le finanze: Luigi Casero.

REGUZZONI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
piloti e assistenti di volo dell'Alitalia hanno annunciato un nuovo sciopero di 4 ore il prossimo 9 dicembre;
vista la situazione di Monopolio sulla tratta Milano-Roma si prevedono enormi disagi nei collegamenti interni -:
se e come il Governo intende accelerare le procedure di liberalizzazione del trasporto aereo, con particolare riferimento alla tratta Milano-Roma.
(4-05191)

Risposta. - Con riferimento all'interrogazione in esame, si comunica che la rotta Milano/Roma è già liberalizzata, così come previsto dal regolamento (CE) n. 1008/2008, e che le bande orarie assegnate alla compagnia Alitalia sono state concesse secondo la procedura prevista dal regolamento (CEE) n. 95 del 1993, modificato dal regolamento n. 793 del 2004.
Pertanto, la ridotta possibilità di ottenere bande orarie sull'aeroporto di Linate non è riconducibile a preclusioni nei confronti dei vettori ma è determinata dalla limitata capacità operativa dello scalo stesso nonché dalle restrizioni presenti sull'aeroporto imposte dal decreto ministeriale 3 marzo 2000 e dalla successiva modifica in data 5 gennaio 2001.

Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti: Altero Matteoli.

REGUZZONI. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
in data 19 novembre 2008, il Governo ha accolto un ordine del giorno (AC 9/1802/10) a prima firma del deputato Gianni Vernetti, che tra l'altro, recava: «nel luglio del 2007 veniva approvata all'unanimità dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite la risoluzione n. 1769 sulla situazione nella regione del Darfur, con la quale si disponeva l'invio di una forza di peacekeeping (UNAMID) pari a 26.000 caschi blu, quale impegno principale di protezione da parte della Comunità internazionale della popolazione locale (...). Le milizie janjaweed, tristemente note per la loro ferocia nei confronti delle popolazioni locali e supportate da bombardamenti aerei coordinati dal governo sudanese, continuano a terrorizzare la popolazione del Darfur, devastandone i villaggi e seminando morte e distruzione, mentre il Governo sudanese, nonostante le rassicurazioni ribadite più volte in sede Onu, continua a mettere in atto un ostruzionismo ormai palese per rallentare il dispiegamento della forza di pace. Ad oggi, la United Nations/African Union Mission in Darfur, autorizzata dalla risoluzione 1769, non ha ancora dispiegato interamente il contingente di 26.000 uomini previsti, non è stato fornito al contingente l'equipaggiamento necessario a tener fede al proprio mandato e, soprattutto, mancano ancora 18 elicotteri di medio carico per il trasporto rapido dei caschi blu, richiesti più volte dal segretario generale delle Nazioni Unite Ban Ki Moon, senza i quali verrebbe compromessa la capacità della forza internazionale di pace di rispondere velocemente agli eventi e di proteggere i civili in un'area grande quattro volte l'Italia»;
a fronte di detto ordine del giorno il Governo si era impegnato «ad attivarsi quanto prima presso i membri del Consiglio di sicurezza affinché si garantiscano tutte le risorse necessarie a dare integralmente attuazione quanto prima alla risoluzione n. 1769, sia per quanto riguarda il dispiegamento dei caschi blu e del loro equipaggiamento necessario, sia per quel che riguarda l'invio dei 18 elicotteri a medio carico richiesti a più riprese dal segretario generale Ban Ki Moon» ed inoltre «a valutare la possibilità di reperire le risorse necessarie per consentire

l'invio da parte dell'Italia, a partire dal prossimo decreto di rifinanziamento delle missioni internazionali che verrà presentato presumibilmente nel mese di gennaio, di alcuni mezzi, dotati delle caratteristiche necessarie per la perlustrazione dell'area in conflitto, quale possibile contributo italiano alla missione UNAMID» -:
se e come gli impegni assunti - sia in termini di attivazione sia in termini di valutazione - siano stati eseguiti;
quale sia l'attuale situazione nel Darfur e come intenda porsi il nostro Governo in futuro.
(4-05297)

Risposta. - Secondo l'ultimo rapporto del 29 gennaio 2009 del Segretario generale delle Nazioni Unite sulla missione di pace UNAMID in Darfur, la situazione di sicurezza in alcune aree della regione sudanese rimane marcata da operazioni militari intermittenti tra le forze del Governo sudanese e movimenti armati. Violenze intertribali e banditismo rimangono fonte di preoccupazione. Lo staff umanitario e la missione UNAMID sono esposti a significativi rischi e numerosi rimangono gli attacchi contro la missione che hanno, anche di recente, mietuto vittime fra i suoi uomini. Fonte di seria preoccupazione sono le violenze contro le donne e le bambine, specie nei campi profughi.
Nonostante il ridimensionamento di alcune iniziative umanitarie a causa delle precarie condizioni di sicurezza e dell'allontanamento di alcune organizzazioni non governative (ong) internazionali nel marzo del 2008, prosegue il lavoro delle ong nazionali ed internazionali con la distribuzione di risorse alimentari ed altri beni di prima necessità. I progressi compiuti nel dispiegamento di UNAMID, che ha raggiunto il 75 per cento del personale autorizzato, hanno consentito alla missione di concentrarsi sulla protezione dei civili e sulla facilitazione della consegna degli aiuti. Essa può dunque più efficacemente dedicarsi al proprio mandato di contribuire allo stabilimento di un ambiente sicuro e stabile in Darfur, in particolare a vantaggio dei profughi od altre fasce vulnerabili della popolazione. Continuano a verificarsi tuttavia restrizioni di movimento alla missione, sia da parte del Governo che da parte dei gruppi ribelli.
Sul fronte del processo di pace, proseguono gli sforzi della mediazione congiunta Nazioni Unite/Unione Africana al fine di avviare un negoziato tra il Governo di Khartoum e i gruppi ribelli darfuriani. Da ultimo è stato annunciato un accordo di cessate-il-fuoco tra Khartoum ed il movimento ribelle più forte militarmente, il JEM. Da rilevare, sempre in positivo, il compattamento di numerose fazioni minori in due maggiori entità, grazie agli sforzi di Libia, Egitto ed USA, ed il più intenso coinvolgimento nel processo di pace della società civile locale. Positivi effetti per la pacificazione della crisi nella regione potranno discendere, da un lato, dal miglioramento delle relazioni diplomatiche fra Sudan e Ciad (che sottenderebbe l'impegno dei due Stati, a non sostenere più i ribelli ostili ai rispettivi Governi), dall'altro, dalla definizione del futuro del Paese dopo il
referendum per l'auto-determinazione del sud Sudan. Certezze in tal senso sembrano infatti necessarie prima della firma di un accordo di pace sostenibile tra il Governo e i movimenti armati, che comporterà inevitabilmente una partecipazione di darfuriani al potere ed alle risorse del Paese. Va rilevato, inoltre, il rinnovato impegno dell'Unione africana verso la riconciliazione nazionale sudanese. Essa ha approvato nell'ottobre 2009 la raccomandazioni del Panel di esperti africani, guidato dall'ex Presidente sudafricano Mbeki, aventi l'obiettivo di perseguire la pace, sicurezza e la riconciliazione in Darfur e di promuovere il processo di riconciliazione tra il nord ed il sud del Sudan. Il lavoro del Panel è oggetto di interesse da parte della comunità internazionale, che ne valuta positivamente l'autorevolezza e la natura tutta africana, elementi di forza specie nel dialogo con Khartoum, infatti il Consiglio di sicurezza e l'Unione europea hanno di recente espresso apprezzamento per il lavoro del Panel.
Per quanto concerne le future azioni del Governo italiano in Darfur, occorre muovere dalla considerazione che il nostro

Paese detiene un ruolo «istituzionale» nel più generale processo di riconciliazione nazionale sudanese. Tale ruolo discende dalla propria qualità di testimoni dell'accordo globale di pace del 2005 (tra nord e sud Sudan) e di coordinatori di un gruppo di lavoro (sulla condivisione del potere) all'interno dell'organismo internazionale di monitoraggio dell'accordo (Assessment and evaluation commission). Tale coinvolgimento nello scenario sudanese impone di dedicare una particolare attenzione alle vicende darfuriane, impegno, cui, come in passato, s'intende mantenere fede.
Nel futuro sarà opportuno sostenere anche il dialogo tra nord e sud Sudan sui possibili assetti del Paese in vista dell'eventuale auto-determinazione del sud, per via referendaria, nel 2011. Si pensa infatti che il raggiungimento di un accordo su tali temi, schiudendo scenari più precisi sull'avvenire del Paese, potrebbe facilitare la soluzione della crisi darfuriana.
Si seguiterà a sostenere sia politicamente che finanziariamente (ove le risorse a disposizione lo consentiranno) l'attività del mediatore congiunto Nazioni Unite/Unione Africana, a cui è stato erogato nel corso del 2008 1 milione di euro. Sarà inoltre importante continuare ad appoggiare l'inclusività del processo di pace darfuriano, che non dovrà essere limitato a Governo e gruppi ribelli ma aprirsi al coinvolgimento delle altre realtà locali. Sarà opportuno poi sostenere gli sforzi di riunificazione dei gruppi ribelli al fine di facilitarne il negoziato con Khartoum, proseguendo, parimenti, nella sensibilizzazione degli attori regionali (Stati ed organizzazioni regionali) affinché giochino un ruolo positivo nella soluzione della crisi.
Riconfermata nel decreto missioni relativo al primo semestre 2010 decreto-legge n. 1 del 2010) la partecipazione italiana alla missione ibrida Unione Africana/Nazioni Unite UNAMID si sostanzierà in termini di trasporto di truppe.
Nel quadro delle iniziative umanitarie avviate dalla Cooperazione italiana, va ricordato che nel corso del 2009 sono stati corrisposti 300 mila euro a favore dell'Organizzazione mondiale della sanità per interventi sanitari d'emergenza, volti al rafforzamento delle cure mediche di base per gli sfollati interni ospitati nei campi di Zam Zam, nel nord, e di Kalma, nel sud. Inoltre, quale parte di un contributo d'emergenza a favore dell'OCHA (United Nations Office for the Coordination of Humanitarian Affairs) per un importo complessivo pari a 700 mila euro, si è sostenuta la risposta umanitaria dell'agenzia in Darfur, rafforzando il coordinamento tra i vari settori dell'intervento e l'attività quali la valutazione dei bisogni degli sfollati nei campi delle Nazioni Unite, nonché l'attività di analisi, informazione ed organizzazione logistica.

Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Enzo Scotti.

REGUZZONI. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere:
visto il contenuto della risposta all'interrogazione n. 4-03678, quale sia l'esito del negoziato avviato con la Moldavia e quali siano i principali motivi di divergenza.
(4-05459)

Risposta. - In riferimento all'interrogazione in esame, si forniscono i seguenti elementi di risposta.
Attualmente, le intese aeronautiche con la Moldova prevedono la monodesignazione. La capacità viene determinata congiuntamente dai vettori di ciascuna parte, all'inizio di ogni stagione di traffico in base alle esigenze del mercato (cosiddetta clausola bermudiana), fino ad un massimo di 3 frequenze settimanali sulla rotta Milano-Chisinau in
code sharing con il Vettore Meridiana.
L'Enac, in deroga agli accordi bilaterali vigenti nel settore del trasporto aereo, ha concesso per la stagione summer 2009 e winter 2009/2010 le seguenti autorizzazioni all'esercizio di diritti di traffico fra l'Italia e la Moldova.

Summer 2009: operatore Air Moldova Marketing Meridiana; Rotta Chisinau-Malpensa-Chisinau (every Wednesday and Sunday). Le due frequenze autorizzate all'Air Moldova sull'aeroporto di Malpensa non previste dal bilaterale sono state concesse

su base provvisoria in attesa della revisione degli accordi tra la Repubblica Moldova e l'Italia.
Winter 2009/10: operatore Air Moldova Marketing Meridiana; rotta Chisinau-Malpensa-Chisinau (every Wednesday and Sunday). Le due frequenze autorizzate dal bilaterale sono state concesse su base provvisoria in attesa della revisione degli accordi bilaterali tra la Repubblica Moldova e l'Italia.
La Moldova è tra i 39 Paesi ai quali, a seguito della emanazione della legge n. 2 del 2009, il ministero degli affari esteri, di concerto con il ministero delle infrastrutture e dei trasporti, ha inviato la nota di carattere generale finalizzata alla riapertura dell'accordo bilaterale sui servizi aerei, ad oggi non riscontrata.
Fin dalla firma dell'ultima intesa del 26 gennaio 2005, si è cercato di proseguire il dialogo con la Moldova, al fine di pervenire ad una maggiore liberalizzazione in termini di designazione dei vettori, di scali sui rispettivi territori e di capacità offerta.
In data 21 febbraio 2007 si sono tenuti nuovamente a Roma dei negoziati bilaterali con le autorità moldave che non hanno avuto esito positivo per l'atteggiamento di chiusura da queste mantenuto, persino a fronte della richiesta minima avanzata da parte italiana di prevedere un regime di doppia designazione a fronte della concessione dello scalo di Milano.

Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti: Altero Matteoli.

REGUZZONI e MONTAGNOLI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
in ordine al quesito posto dall'interrogante con l'atto di sindacato ispettivo n. 4-04157, il Ministro interrogato ha fornito la seguente risposta:
nel protocollo d'intesa del 26 marzo 2007 sottoscritto da ANAS, Ministero delle infrastrutture, Regione Lombardia, provincia di Varese e Rete ferroviaria italiana sono previsti lavori di ammodernamento e messa in sicurezza con scenario 2012, nell'ambito degli interventi di medio periodo, relativi ai tratti della strada statale 629 di seguito elencati, al momento non finanziati;
strada statale 629 Riqualifica del tratto Vergiate-Besozzo - 1° stralcio, inserito nel piano degli investimenti ANAS 2007-2011 - fondi ordinari con un costo complessivo aggiornato di circa 48 milioni di euro;
strada statale 629 riqualifica Vergiate-Besozzo - 2° stralcio, inserito nel piano di investimenti ANAS 2007-2011 - area d'inservibilità con un costo complessivo aggiornato è di 16 milioni di euro;
in ordine alla prospettata eliminazione degli incroci a raso lungo la statale 629, l'ANAS s.p.a. informa che trattasi di progetto il cui studio di fattibilità, predisposto prima dell'emanazione del decreto ministeriale infrastrutture del 19 aprile 2006 «Norme funzionali e geometriche per la costruzione delle intersezioni stradali», dovrà essere adeguato alle norme intervenute -:
se il ministro interrogato intenda indicare in modo più dettagliato i suoi intendimenti in ordine alla sistemazione della strada statale 629, soprattutto nel tratto Vergiate-Besozzo.
(4-05469)

Risposta. - In riferimento all'interrogazione in esame concernente la sistemazione della strada statale n. 629 «del Lago di Monate» con particolare riguardo al tratto Vergiate-Besozzo, si forniscono i seguenti elementi di risposta.
Allo stato, i progetti di ammodernamento e messa in sicurezza della citata strada statale, contenuti nel protocollo d'intesa sottoscritto nel 2007 dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, regione Lombardia, enti locali e Anas, sono classificati come interventi di medio-lungo periodo. Pertanto, la realizzazione di tale

intervento resta subordinata all'individuazione delle priorità ed alle effettive disponibilità finanziarie.
Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti: Altero Matteoli.

ROSATO. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
tra le infrastrutture strategiche di preminente interesse nazionale l'attuale Governo ha confermato la piattaforma logistica del porto di Trieste, sulla quale il Governo Prodi si era speso seguendone il complesso iter e rendendo disponibili risorse nel bilancio dello Stato;
si prevede che la struttura debba estendersi su un'area complessiva di 247 mila metri quadrati, di cui 24 mila metri quadrati coperti da nuovi magazzini, con uno sviluppo di banchine per complessivi 1.300 metri lineari e con fondati profondi 13 metri;
tale piattaforma logistica è concordemente ritenuta essenziale non solo per lo sviluppo delle attività portuali e retro portuali, e quindi di tutta l'economia del territorio, ma dovrebbe assolvere a un ruolo di amplissimo raggio, favorendo le relazioni commerciali del nostro Paese con aree ad alto potenziale economico come la Cina e l'Estremo Oriente;
l'avvio di questa struttura rappresenterebbe un forte incentivo all'insediamento in loco di grandi imprenditori, anche stranieri, quali ad esempio le Ferrovie russe che hanno già dimostrato il loro interesse, o che hanno esplicitamente espresso disponibilità a investirvi grandi risorse, come è il caso del Gruppo Gavio dichiaratosi pubblicamente pronto a impegnarsi per 100 milioni di euro;
nell'agosto del 2008 il presidente del Consiglio aveva riaffermato l'impegno del Governo per la sua realizzazione;
a marzo 2009, il Cipe risultava aver complessivamente destinato 435 milioni di euro - inseriti in un più ampio pacchetto di opere da 16,6 miliardi di euro nel quadro delle esigenze finanziarie e ripartiti su più annualità - alle due piastre di Trieste e Taranto accorpate in un'unica voce;
a fine aprile 2009, l'autorità portuale di Trieste rendeva noto che, pur essendo pronto il progetto definitivo per il primo lotto della piattaforma, non si poteva fare la gara per l'assegnazione dei lavori perché non c'era a disposizione l'intero ammontare previsto;
ad agosto 2009 il Ministro interrogato, rispondendo per iscritto all'assessore regionale del Friuli Venezia Giulia il quale a metà luglio gli aveva indirizzato una missiva in cui chiedeva che fosse fatta chiarezza sulla situazione della piattaforma, ha dichiarato che il progetto sarebbe stato inoltrato all'esame del Cipe «entro l'ottobre del 2009»;
superata senza esito la scadenza dell'ottobre 2009, anche il nuovo appuntamento per l'attesa deliberazione del Cipe dell'11 dicembre 2009 risulta trascorso in assenza di deliberazioni, cosicché a tutt'oggi risulta impossibile bandire la gara per la realizzazione del primo lotto dei lavori -:
se il Ministro interrogato condivida la valutazione secondo cui il futuro del porto di Trieste è legato alla rapidità con cui saranno avviate e realizzate e strutture che devono mettere il porto di Trieste in condizione di assolvere pienamente al suo ruolo, funzionale ai traffici commerciali in una vasta area europea, e alle sfide globali della logistica e quali iniziative intenda assumere al riguardo;
se il Ministro interrogato possa confermare l'impegno del Governo alla realizzazione della piattaforma logistica e garantire che entro la fine dell'anno 2009 saranno sbloccati i fondi necessari all'avvio del primo lotto di questa struttura, che risponde a un'esigenza di sviluppo di Trieste e della regione Friuli Venezia Giulia,

ma che coinvolge su larga scala le direttrici dell'economia nazionale.
(4-05480)

Risposta. - In riferimento all'interrogazione in esame, si forniscono i seguenti elementi di risposta.
Si precisa che l'intervento di realizzazione della «piattaforma logistica del porto di Trieste» era già inserito nella delibera Cipe n. 121 del 21 dicembre 2001.
L'opera, che prevede il così detto banchinamento dello spazio incluso tra lo scalo legnami e la ferriera di Servola per un'area complessiva di 247.000 metri quadrati (di cui 140.000 metri quadrati attualmente occupati da specchi d'acqua), determinerà un ampliamento delle aree operative esistenti. Il trasferimento delle attività dal porto vecchio alla nuova piastra ridurrà drasticamente il traffico pesante proveniente dalla grande viabilità triestina.
L'intervento, a livello di progettazione preliminare, è stato gia sottoposto dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti al Cipe che lo ha approvato con prescrizioni. In particolare, con delibera n. 75 del 29 marzo 2006, il Cipe ha assegnato un primo finanziamento di 32 milioni di euro.
Successivamente, in data 10 luglio 2009, il soggetto aggiudicatore ha trasmesso al Ministero delle infrastrutture e dei trasporti il progetto definitivo delle opere relative al 1o stralcio dell'opera, per un costo complessivo di 132,4 milioni di euro ed in data 1o ottobre 2009 si è svolta la conferenza di servizi a carattere istruttorio, convocata dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti.
Considerando il finanziamento già assentito dal Cipe e le risorse disponibili da parte dell'Autorità portuale, rimangono da reperire circa 51 milioni di euro.
Dal punto di vista tecnico, nel corso dell'
iter istruttorio il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti ha acquisito i pareri con prescrizioni dalle amministrazioni ed enti interessati; resta da acquisire unicamente il parere del Ministero per i beni e le attività culturali. Dal punto di vista economico e finanziario, il progetto ha già acquisito il parere positivo da parte dell'unità tecnica finanza di progetto.
Solo, una volta acquisito il parere del Ministero per i beni e le attività culturali, il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti potrà trasmettere al Cipe la relativa istruttoria con la richiesta di approvazione e il relativo finanziamento.

Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti: Altero Matteoli.

SCILIPOTI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
nel comune di Messina ricade la località Orto Liuzzo, servita da una tratta stradale, identificata come bretella, con barriera a pedaggio denominata Villafranca Tirrena;
il Consorzio per le autostrade siciliane impone il pagamento del pedaggio autostradale anche per la bretella con uscita denominata Villafranca Tirrena, che serve il villaggio, Orto Liuzzo del comune di Messina;
in riferimento alla località Orto Liuzzo, la barriera è la sola uscita dalla sede autostradale per i mezzi provenienti da Messina e, viceversa, l'ingresso in autostrada per i veicoli provenienti da Palermo, sull'Autostrada Messina-Palermo, trattandosi, invero, di una «bretella», e non di un vero e proprio «casello» che dovrebbe consentire l'ingresso e l'uscita dall'autostrada in entrambi i sensi di marcia;
la tratta stradale in oggetto è nata originariamente per consentire ai residenti a Messina, impiegati della fabbrica Pirelli impiantata in Orto Liuzzo, di giungere direttamente sul posto di lavoro;
da parecchi anni ormai, la fabbrica della Pirelli non è più esistente e la bretella è utilizzata, al pari di tratta urbana, soprattutto dai soli cittadini di Messina per muoversi agevolmente e per raggiungere il centro della città;

per le tratte autostradali che si sviluppano all'interno di un comune, come i raccordi e le tangenziali, non è dovuto alcun pedaggio;
la tratta in oggetto è parte integrante della tangenziale ricadente nel comune di Messina alla stessa stregua delle uscite denominate Boccetta, Centro, Gazzi, San Filippo e Tremestieri, non deve essere a pagamento;
la barriera autostradale, ovvero l'uscita di Orto Liuzzo «Villafranca Tirrena», giuridicamente non esiste;
nella ricevuta l'uscita di Orto Liuzzo «Villafranca» non è neanche segnalata come stazione di uscita né ha un numero che la contraddistingua. Ciò perché, in verità, l'uscita di Villafranca Tirrena non è un casello e, ovviamente, non ha una numerazione;
la richiesta di pagamento di un pedaggio di euro 1,10 per il tratto in questione da parte del Consorzio per le autostrade è totalmente destituita di fondamento giuridico;
il Consorzio per le autostrade siciliane obbliga tutti cittadini, residenti e non, a corrispondere il pedaggio nella misura di euro 1,10 per una distanza di soli 12 chilometri, che ricade nel comune di Messina, per un prezzo pari, a mero titolo esemplificativo, a quello pagato per la tratta Messina-Roccalumera, quasi tre volte superiore (circa 33 chilometri);
il Consorzio per le autostrade siciliane a dispetto del sistema chiuso, ove l'importo è direttamente proporzionale alla distanza percorsa dal veicolo, al coefficiente della sua classe e a un coefficiente variabile da autostrada ad autostrada, detto tariffa chilometrica, applica alla barriera di Villafranca il sistema aperto, mediante imposizione di pedaggio a tariffa fissa dipendente solo dalla classe del veicolo, lucrando in tal modo ingenti somme;
il comportamento assunto dal Consorzio potrebbe pregiudicare fortemente i diritti dei cittadini limitando di fatto il loro diritto alla mobilità;
peraltro l'Anas avrebbe già in passato proposto al Ministro la revoca della concessione autostradale nei confronti del Consorzio autostrade siciliane a seguito di vari e gravi inadempimenti ai suoi compiti di gestione e manutenzione della rete -:
se, tramite l'Anas, intenda acquisire informazioni sulla gestione delle tariffe da parte del Consorzio autostrade siciliane;
quale sia la natura giuridica della barriera autostradale citata in premessa;
come si intenda intervenire sul caso in oggetto, con particolare riferimento all'ipotesi di revoca della concessione ricordata in premessa.
(4-04256)

Risposta. - In riferimento all'interrogazione in esame cui si risponde per delega della Presidenza del Consiglio dei ministri del 24 settembre 2009, si forniscono i seguenti elementi di risposta.
La barriera, posta al chilometro 20+516 in direzione Palermo, è la prima barriera di esazione di pedaggio della A/20. Infatti, la tratta di autostrada in entrambe le direzioni di marcia, dal chilometro 0+000 (immediatamente successivo alla barriera di Messina sud della A/18 Messina-Catania, ubicata al chilometro 0+740 della A18) allo svincolo di Messina Boccetta chilometro 8+970, non è sottoposta a pedaggio, così come la tratta della A18 Messina-Catania dal chilometro 0+000 al chilometro 0+740.
L'Anas fa conoscere che la specifica richiesta di liberalizzazione del pedaggio alla barriera di esazione Villafranca Tirrena è stata già oggetto di ricorrenti istanze da parte dei cittadini residenti nella periferia nord della città di Messina che lamentano una presunta disparità di trattamento.
La succitata barriera di esazione consente all'utenza di Villafranca il solo accesso alla tangenziale di Messina in direzione Messina-Catania (tratta con pedaggio liberalizzato) nonché, provenendo da Catania o da Messina, la relativa uscita dalla tangenziale in direzione Villafranca.


L'eventuale accesso in autostrada in direzione Palermo e l'uscita dalla stessa, provenendo da Palermo, sono consentiti solo attraverso la barriera di esazione di Rometta, ubicata al chilometro 24+000 della medesima autostrada A/20 Messina-Palermo.
Pertanto, per la stazione di Villafranca Tirrena, per la quale è operante un sistema aperto, l'utenza è sottoposta al pagamento di pedaggio a tariffa fissa di euro 1,10, tariffa questa equiparata a quella della successiva barriera di esazione di Rometta.
Si evidenzia, inoltre, che l'utenza della periferia nord di Messina, tra cui gli abitanti della frazione di Orto Liuzzo, può, in alternativa all'autostrada A/20, utilizzare, in direzione Messina o Villafranca, la viabilità locale o statale attraverso lo svincolo di Messina Boccetta ricadente nella tratta dell'autostrada A/20 non sottoposta a pedaggio.
Si rammenta che già con dispositivo Anas risalente agli anni ottanta e prodromico alla chiusura della barriera Gazzi Bordonaro, originariamente realizzata sulla A/20 Messina-Palermo al chilometro 5+065, è stata approvata la liberalizzazione del pedaggio per la tratta della A/20 denominata tangenziale di Messina, al fine di spalmare i mancati introiti derivanti dalla predetta chiusura.
La corresponsione del pedaggio alla stazione di Villafranca Tirrena trova giustificazione nella convenzione di concessione vigente, stipulata il 27 novembre 2000. I relativi importi concorrono alla quantificazione dei ricavi di pedaggio espressi nel piano economico finanziario allegato alla convenzione stessa.
Conseguentemente, l'eventuale liberalizzazione del transito alla suddetta stazione costituirebbe una modifica unilaterale delle pattuizioni convenzionali e priverebbe il concessionario di risorse finanziarie necessarie alla realizzazione del programma degli investimenti ed alla gestione delle tratte in condizioni di equilibrio economico.
In particolare, la riduzione dei ricavi conseguente alla soppressione del pedaggio determinerebbe un divario tra il fabbisogno finanziario connesso alla gestione dell'infrastruttura autostradale e le fonti di finanziamento pregiudicando, in tal modo, il rispetto degli obblighi convenzionali e la continuità del servizio.

Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti: Altero Matteoli.

TIDEI. - Al Ministro per lo sviluppo economico, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
il Decreto Autorizzativo VIA del 4 novembre 2003 n. 680, approvato in data 24 dicembre 2003, della trasformazione a carbone della Centrale Enel S.p.A di Civitavecchia Torre Valdaliga Nord (Roma), fa esplicito riferimento alla realizzazione di due banchine nell'ambito della nuova darsena del porto di Civitavecchia, attrezzate per lo scarico del carbone e del calcare;
la trasformazione della centrale prevede, tra le altre opere connesse, la realizzazione di una banchina per lo scarico del carbone, di lunghezza complessiva di circa 350 metri, lunghezza 30 metri e pescaggio 18 metri ed una seconda banchina per lo scarico del calcare ed il carico di gesso e ceneri, di lunghezza 200 metri, larghezza 15 e pescaggio 12 metri, approssimativamente parallela al filo di costa e perpendicolare alla banchina carbone;
la stessa prevede inoltre che questa seconda banchina sia a sua volta munita di scaricatore di banchina, tramogge di carico/scarico e nastro di trasporto chiuso per il collegamento ai depositi di calcare e di gesso posti in centrale;
sempre la VIA prevede che lo scaricatore dovrà essere dotato di un terminale per il caricamento pneumatico della cenere nelle stive delle navi;
appare singolare il fatto che, malgrado il Decreto Autorizzativo specifichi esplicitamente le modalità di caricamento e smaltimento delle ceneri, del calcare e del gesso da adottare, queste vengono attualmente disattese. La Centrale infatti già in esercizio provvede a caricare il

calcare dai depositi tramite mezzi meccanici ed il trasporto avviene mediante camion e non a mezzo nave come da prescrizione -:
se il Ministro competente non intendano adottare le iniziative necessarie allo spegnimento della centrale di cui sopra finché non siano adottati i sistemi di smaltimento dei materiali previsti dal Decreto Autorizzativo, secondo le cui prescrizioni il calcare, le ceneri ed il gesso devono essere trasportati a mezzo nave, anziché tramite camion.
(4-03209)

Risposta. - Con riferimento all'interrogazione in esame relativa allo smaltimento delle ceneri prodotte dalla centrale Enel di Civitavecchia, si rappresenta quanto segue.
La società Enel produzione Spa con istanza in data 11 dicembre 2008, ha richiesto al Ministero dello sviluppo economico una proroga del termine di cui dall'articolo 3 del decreto di autorizzazione unica n. 55/02/2003, prevedendo al 30 settembre 2010, successivamente rettificato al 31 dicembre 2010, il termine di ultimazione dei lavori di realizzazione della banchina secondaria a servizio della centrale di Torrevaldaliga nord di Civitavecchia.
Con la documentazione trasmessa in allegato all'istanza di proroga citata, la predetta società ha dettagliatamente esposto le cause e le circostanze che hanno determinato il ritardo, per la produzione dell'opera citata, in particolare: i tempi necessari alla definizione del disciplinare di concessione dell'Autorità portuale, la sospensione dei lavori a mare a seguito dell'ordinanza del Presidente della regione Lazio, nonché le difficoltà intervenute nelle attività di dragaggio dei fondali.
Visto lo stato di avviamento della centrale, l'assenza del pontile secondario e delle relative opere e strutture previste per la gestione e la movimentazione di calcare, gesso e ceneri, hanno creato delle difficoltà operative per l'approvvigionamento e movimentazione del calcare e per la movimentazione e smaltimento di gesso e ceneri.
Pertanto, tenuto conto di tali criticità, nell'ambito del procedimento finalizzato al rilascio della proroga di ultimazione dei lavori, il Ministero dello sviluppo economico ha richiesto all'Enel di predisporre un piano di gestione transitoria dei materiali pulverulenti, da sottoporre all'approvazione del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e delle autorità competenti in materia di controlli ambientali ovvero all'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale e all'Agenzia regionale per la protezione ambientale del Lazio.
Il parere reso in data 4 giugno 2009 da parte dell'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale dell'Arpa Lazio, a conclusione dell'esame e valutazione effettuate in merito al suddetto piano conclude che: «le procedure in esso proposte possano assicurare il rispetto delle condizioni ambientali previste dalle procedure autorizzate, come misura provvisoria da adottare sino al completamento del pontile secondario».
Parimenti il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare con nota del 9 giugno 2009 in relazione alle attività svolte dall'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale e dall'Agenzia regionale per la protezione ambientale del Lazio in merito al citato piano di gestione predisposto da Enel, ha «rappresentato l'emergere di un quadro coerente e non lesivo per l'ambiente», richiamando al riguardo, il rispetto da parte della società delle prescrizioni recate dal suddetto parere delle autorità di controllo.
Sulla base delle valutazioni del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e delle autorità di controllo, è stato rilasciato da parte del Ministero dello sviluppo economico il provvedimento di proroga al 31 dicembre 2010 del termine di ultimazione dei lavori, previa osservanza da parte di Enel del piano per la gestione transitoria dei materiali pulverulenti e delle relative prescrizioni.
Il piano in questione dettaglia le operazioni per la movimentazione dei materiali pulverulenti secondo modalità in deroga che, seppur difformi da quelle previste dagli atti autorizzativi, per via dell'utilizzo di camion telonati attraverso percorsi interni

all'area della centrale, sono in grado di assicurare il rispetto delle condizioni ambientali previste dalle procedure autorizzate.
Le suddette modalità operative sono da intendersi sia come misura provvisoria da adottare nelle more del completamento del pontile secondario, sia come insieme di procedure proponibili alle autorità in caso di malfunzionamenti dei sistemi previsti dal progetto, dopo il termine del periodo di deroga concesso. In esecuzione del piano approvato, l'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale e l'Agenzia regionale per la protezione ambientale del Lazio hanno effettuato controlli straordinari presso gli impianti della centrale, sia il 20 luglio e sia il 18 dicembre 2009, in occasione dei quali è stata verificata la corretta applicazione delle procedure da parte del gestore. Sono state verificate, altresì, le stazioni di monitoraggio della qualità dell'aria presso la banchina principale e lo stato di avanzamento lavori del pontile secondario.
In esito alle suddette verifiche, i cui verbali e le relazioni sono stati trasmessi al Ministero dello sviluppo economico e al Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, non sono state evidenziate da parte delle autorità di controllo, situazioni di rischio ambientale o comunque elementi di criticità nella gestione transitoria dei materiali pulverulenti.
Non si ravvisa, pertanto, la necessità di adottare provvedimenti limitativi dell'esercizio degli impianti né tantomeno per lo spegnimento della centrale.

Il Sottosegretario di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare: Roberto Menia.

ZAMPARUTTI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
in un articolo pubblicato dal quotidiano la Repubblica del 7 settembre 2009 viene anticipata una parte del libro di Giuliano Foschini «Quindici passi» su Taranto, città inquinata da cui si apprende che: secondo dati di Legambiente lo stabilimento siderurgico Ilva di Taranto primeggia su tutte le altre aziende italiane per aver emesso in atmosfera 32 tonnellate di Ipa (pari al 95 per cento del totale nazionale delle emissioni industriali censite dall'Ines), 92 grammi di diossine e furani (pari al 92 per cento del totale), 74 tonnellate di piombo (78 per cento), 1,4 tonnellate di mercurio (57 per cento), 231 tonnellate di benzene (42 per cento), 366 kg di cadmio (42 per cento), 4 tonnellate di cromo (31 per cento);
tre classifiche invece riguardano i macroinquinanti le emissioni da primato nazionale dell'Ilva sono le 540 mila tonnellate di monossido di carbonio (pari all'80 per cento del totale nazionale delle emissioni industriali censite dall'Ines), le 43 mila tonnellate di SOx (15 per cento) e le 30 mila tonnellate di Nox (11 per cento);
gli effetti ambientali cominciano negli anni scorsi e continuano ancora oggi ma noi dobbiamo ancora conoscerli. Soltanto nei prossimi anni gli studi epidemiologici potranno dirci esattamente cosa hanno significato per la salute della gente tutte queste emissioni dannose. Oggi i dati ci segnalano la presenza anomala, rispetto al resto della provincia e della regione, di una serie di malattie neoplastiche riconducibili all'inquinamento ambientale -:
se confermino i dati riportati nell'articolo;
quali misure sono state adottate ed intendono adottare per accertare gli effetti ambientali e sulla salute pubblica dell'attività dell'Ilva;
quali misure intendono adottare a tutela dell'ambiente e della salute pubblica nella zona.
(4-04053)

Risposta. - In riferimento all'interrogazione in esame, relativa all'attività dello stabilimento dell'ILVA di Taranto, si fornisce quanto segue.


L'acciaieria ILVA di Taranto rientra nel campo di applicazione del decreto legislativo 18 febbraio 2005, n. 59, recante attuazione integrale della direttiva 96/61/CE relativa alla prevenzione e riduzione integrate dell'inquinamento (IPPC).
In particolare, lo stabilimento, in quanto rientrante nella categoria di impianti di cui al punto 3 dell'Allegato V al decreto legislativo n. 59 del 2005, risulta soggetto ad AIA (Autorizzazione integrata Ambientale) di competenza statale, da rilasciarsi con decreto del Ministro e dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, a seguito di istruttoria tecnica condotta dalla Commissione istruttoria per l'autorizzazione integrata ambientale - Integrated Pollution Prevention and Control IPPC e all'esito della conferenza dei servizi di cui all'articolo 5, comma 10, del citato decreto.
La domanda di AIA è stata presentata al Ministero nel rispetto dei termini di cui al calendario adottato con decreto ministeriale del 19 aprile 2006 e l'avvio del procedimento è stato comunicato al gestore con nota prot. DSA/2007/17422 del 26 giugno 2007.
La commissione IPPC, con nota prot. n. CIPPC/2009/2293 del 29 ottobre 2009 (
ex DSA/2009/29121 del 2 novembre 2009), ha provveduto a trasmettere il parere istruttorio conclusivo relativo allo stabilimento.
In vista della convocazione della conferenza di servizi, data la complessità dell'impianto industriale, la direzione competente, con nota prot. n. ex DSA/2009/30259 del 12 novembre 2009, ha inoltrato il suddetto parere istruttorio alle amministrazioni partecipanti alla conferenza per acquisirne le eventuali osservazioni.
Nell'ambito del provvedimento di AIA saranno fissati, tra l'altro, i limiti di emissione per i diversi inquinanti in base alle valutazioni effettuate, in fase istruttoria, dalla commissione IPPC in ordine agli interventi proposti dal gestore. Tali valutazioni tengono conto dei valori, associati alle migliori tecniche disponibili (MTD), riportati nei documenti di riferimento nazionali e comunitari, oltre che delle particolari esigenze derivanti dall'accertamento di specifiche criticità ambientali dell'area, nel rispetto delle vigenti normative.
Si rammenta che le MTD sono quelle tecniche che permettono di ottenere un elevato livello di protezione dell'ambiente nel suo complesso, tra quelle economicamente applicabili nelle specifiche condizioni del settore produttivo, sotto i profili impiantistico, gestionale, territoriale e ambientale.
Ai sensi dell'articolo 7, comma 6, del decreto legislativo n. 59 del 2005 il provvedimento di AIA deve contenere opportuni requisiti di controllo delle emissioni.
A tal fine, il parere istruttorio conclusivo relativo allo stabilimento, trasmesso dalla commissione IPPC con la citata nota del 29 ottobre 2009 ed attualmente all'esame delle amministrazioni interessate, comprende anche il piano di monitoraggio e controllo delle emissioni. Tale piano, predisposto sulla base della proposta presentata dal gestore in sede di domanda di AIA, indica, oltre alle misure di autocontrollo a carico del gestore, le misure di controllo programmate, da attuarsi con cadenza periodica ad opera dell'autorità di controllo.
Ai sensi dell'articolo 11, comma 4, del decreto legislativo n. 59 del 2005, è inoltre facoltà dell'autorità competente disporre ispezioni straordinarie sugli impianti autorizzati, con le disponibilità finanziarie del proprio bilancio.
Per quanto attiene alla pubblicità dei dati e delle informazioni relativi ai controlli, l'articolo 11, comma 2, del decreto legislativo n. 5 del 2005, prevede che il gestore trasmetta all'autorità competente e ai comuni interessati i relativi dati, secondo modalità e frequenze stabilite nel provvedimento di AIA. L'autorità competente provvede a mettere tali dati a disposizione del pubblico, tramite gli uffici individuati ai sensi dell'articolo 5, comma 6, del decreto legislativo n. 59 del 2005.
Anche l'articolo 11, comma 8, del decreto legislativo n. 59 del 2005, prevede che i risultati del controllo delle emissioni, richiesti dalle condizioni dell'AIA e in possesso dell'autorità competente, siano messi a disposizione del pubblico tramite l'ufficio

individuato all'articolo 5, comma 6, del decreto, nel rispetto di quanto previsto dal decreto legislativo n. 39 del 2005.
Sarà pertanto cura della direzione competente di questo ministero, a seguito del rilascio dell'AIA, di dare attuazione alle disposizioni sopra citate attraverso la pubblicazione dei dati relativi ai controlli, che saranno consultabili non solo presso gli uffici allo scopo individuati, ma anche in via telematica attraverso il sito
web http://aia.minambiente.it.
In caso di inosservanza delle prescrizioni autorizzatorie, o di esercizio in assenza di autorizzazione, l'autorità competente procede, ai sensi dell'articolo 1, comma 9, del decreto legislativo n. 59 del 2005 secondo la gravità delle infrazioni:

a) alla diffida, assegnando un termine entro il quale devono essere eliminate le irregolarità;
b) alla diffida e contestuale sospensione dell'attività autorizzata per un tempo determinato, ove si manifestino situazioni di pericolo per l'ambiente;
c) alla revoca dell'autorizzazione integrata ambientale e alla chiusura dell'impianto, in caso di mancato adeguamento alle prescrizioni imposte con la diffida e in caso di reiterate violazioni che determinino situazioni di pericolo e di danno per l'ambiente.

Si richiamano, inoltre, le sanzioni penali previste dall'articolo 6 del decreto legislativo n. 59 del 2005 nei confronti del gestore che, pur essendo in possesso dell'AIA, non ne osserva le prescrizioni o quelle imposte dall'autorità competente, nonché quelle amministrative nel caso del gestore che omette di comunicare all'autorità competente e ai comuni interessati i dati relativi alle misurazioni delle emissioni.
Con riferimento, più in generale, alla situazione dell'area industriale di Taranto, si fa presente che questo Ministero e la regione Puglia, alla luce delle complessità e criticità dell'intera area, hanno ritenuto opportuno procedere alla stipula di uno specifico accordo di programma ai sensi dell'articolo 5, comma 20 del decreto legislativo n. 59 del 2005, per il rilascio delle AIA agli impianti coinsediati nella zona industriale di Taranto e Statte (ILVA spa, EDISON spa, ENIPOWER spa, ENI spa, Cementir Italia srl, SANAC spa e AMIU). L'accordo è stato sottoscritto, in data 11 aprile 2008, dal Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, dal Presidente della regione Puglia e dai rappresentanti del Ministero dell'interno, del Ministero dello sviluppo economico, del Ministero della salute, della provincia di Taranto, del comune di Taranto, del comune di Statte, di APAT e di ARPA Puglia, e dalle società interessate.
Le azioni avviate nell'ambito dell'accordo di programma, e in particolare l'implementazione da parte dell'ILVA delle prime misure per la riduzione delle emissioni di diossine e furani dall'impianto di agglomerazione dello stabilimento siderurgico, hanno portato alla sottoscrizione in data 19 febbraio 2009 di un Protocollo integrativo dell'Accordo con cui la regione Puglia si è impegnata a definire strumenti interpretativi della normativa regionale emanata con la legge n. 44 del 2008, per la fissazione dei valori limite e le modalità di controllo delle emissioni in atmosfera di diossine e furani; l'ILVA, da parte sua, si è impegnata a presentare, entro il 30 dicembre 2009, uno studio di fattibilità dell'adeguamento dello stabilimento ai valori limite previsti dalla nuova normativa regionale, Con legge regionale n. 8 del 2009 sono stati forniti i chiarimenti sopra richiamati ed in particolare sono state indicate le modalità per calcolare il valore di emissione da confrontare con i valori limite al fine della verifica di conformità.
Per quanto concerne poi ai dati relativi alle emissioni indicati nell'interrogazione in esame, si osserva che l'esame condotto dalla divisione competente di questa Amministrazione, per tutti gli inquinanti citati dagli interroganti, sui dati riportati nelle dichiarazioni dell'Inventario nazionale emissioni e loro sorgenti INES e Pollutant release and transfer register PRTR (che, dal 2007, ha sostituito l'INES) rese dal gestore con riferimento agli anni 2005, 2006, 2007 e

2008, ha evidenziato che per molti inquinanti le emissioni totali annue dichiarate nel 2007 e 2008 sono notevolmente inferiori a quelle comunicate per gli anni 2005 e 2006.
La ragione di tale disallineamento può rinvenirsi confrontando le precisazioni fornite dal gestore nelle rispettive dichiarazioni.
In particolare, nelle note esplicative a corredo delle dichiarazioni INES contenenti i dati del 2005 e del 2006 viene indicato che i valori dichiarati sono tutti stimati e, più precisamente, «la stima delle emissioni è stata effettuata, in termini generali, considerando i flussi di massa massimi convogliati degli inquinanti specificatamente previsti negli atti autorizzativi con l'utilizzazione del 2005 [e 2006], e considerando, per gli altri inquinanti non esplicitamente previsti nei suddetti atti, i fattori di emissione massimi in assoluto contenuti nei BREF europei IPPC/BAT.
Diversamente, nelle dichiarazioni PRTR recanti i dati del 2007 e del 2008, il gestore riporta per molti inquinanti i valori reali misurati specificando che: «la determinazione delle emissioni in atmosfera è stata effettuata, in termini generali, considerando i flussi di massa rilevati nelle emissioni convogliate (per gli inquinanti presenti nel piano di monitoraggio presentato nella domanda di AIA ai sensi del decreto legislativo n. 59 del 2005 e le ore di utilizzazione degli impianti del 2007 [e 2008]. Per taluni inquinanti previsti i ambito PRTR (polveri, IPA, benzene ed SO2) e per i quali nell'ambito della suddetta domanda di AIA sono state operate delle stime delle emissioni diffuse, tale stima [...] è stata aggiunta ai dati rilevati sulle emissioni convogliate. La stima dei PM10 è stata effettuata considerando un rapporto PM10/PM pari a 0,5. Per le emissioni di PCDD/F, data la variabilità dei dati che sono stati rilevati sull'impianto di sinterizzazione, per la determinazione del flusso annuo si è fatto riferimento al fattore massimo di emissione contenuto nel BREF europeo, che sembrerebbe fornire una stima più rappresentativa dell'emissione globale annua. Per altri inquinanti viene operata ugualmente una loro stima considerando i fattori minimi di emissione contenuti nei BREF europei».
Il disallineamento sopra illustrato è evidenziato anche dalla commissione IPPC nel citato parere istruttorio conclusivo del 29 ottobre 2009, laddove viene segnalata l'impossibilità di effettuare in maniera univoca il confronto tra i dati contenuti nella domanda di AIA, riferiti all'anno 2005, e quelli della dichiarazione INES contenenti i dati del 2005, in quanto, per questi ultimi «la stima delle emissioni presentata è stata effettuata, come specificato dal gestore [...] considerando i flussi di massa massimi convogliati degli inquinanti specificatamente previsti negli atti autorizzativi [...]».
I dati relativi sia ai macroinquinanti che ai microinquinanti riportati nell'articolo pubblicato in data 7 settembre 2009 sul quotidiano
la Repubblica sembrano coincidere con quelli contenuti nella dichiarazione INES riportante i dati del 2006, i quali, alla luce di quanto sopra esposto, corrispondono a stime effettuate non sulla base delle emissioni medie annuali dell'impianto, ma in base ai valori massimi autorizzati.
Tali dati risultano, pertanto, notevolmente superiori rispetto ai valori medi di emissione dell'impianto comunicati dal gestore in sede di domanda di AIA ad eccezione del parametro diossine e furani. In particolare, i valori relativi ai macroinquinanti risulterebbero più che dimezzati rispetto a quelli riportati nel citato articolo, come peraltro evidenziato per le emissioni dalla cokeria nel parere istruttorio conclusivo del 29 ottobre 2009, in cui si legge che: «Per quanto riguarda i parametri NOx e SOx [...] il dato riportato nella domanda di AIA relativo al 2005 è circa la metà di quello della dichiarazione INES, mentre quello relativo alla capacità produttiva è dello stesso ordine di grandezza».
Da ultimo, si rappresenta che gli impatti sulla salute e l'ambiente riconducibili alle attività industriali che operano nell'area di Taranto sono, da ormai molti anni, oggetto di indagini epidemiologiche ed ambientali condotte da istituti di ricerca ed istituzioni preposte alla protezione dell'ambiente e della salute. Studi di mortalità, riferiti a

periodi temporali compresi tra il 1980 ed il 2000, evidenziano un quadro di mortalità critico caratterizzato da eccessi per cause che suggeriscono possibili correlazioni con fattori di rischio ambientali.
In aggiunta, l'eterogeneità spaziale delle osservazioni supporta l'ipotesi che tali fattori di rischio siano riconducibili ad emissioni atmosferiche delle attività industriali presenti nel comune di Taranto. Sebbene tali suggestioni siano abbastanza forti, gli studi condotti nell'area non hanno a tutt'oggi univocamente dimostrato un'associazione tra fattori di rischio industriale e patologie ad essi ascrivibili e attività finalizzate a chiarire questa complessa situazione sono attualmente messe in campo da istituzioni locali e nazionali.
Per quanto attiene la nozione di studio epidemiologico, si conferma che Taranto è oggetto di una serie di indagini coordinate dal reparto di epidemiologia ambientale nell'ambito del programma strategico «Ambiente e Salute», con riferimento sia al quadro di mortalità che alle modalità di esposizione ad inquinanti ambientali, queste ultime stimate attraverso un programma di biomonitoraggio.
L'Istituto superiore di sanità (ISS) è dal 2008 impegno nell'area, nell'ambito del programma strategico «Ambiente e Salute» afferente alla ricerca finalizzata 2006 del Ministero della salute, ed è stato incaricato dal Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare (MATTM) (nota prot. DSA/2008/0038040 del 24 dicembre 2008) di «provvedere, nell'ambito della attività istituzionali di propria competenza, alla definizione di un progetto, unico e condiviso con le Amministrazioni ed Enti competenti in materia sanitaria, in particolare con ASL di Taranto e con ARPA Puglia, per l'effettuazione di ulteriori indagini epidemiologiche finalizzate alla valutazione degli effetti sull'ambiente dell'esercizio degli impianti soggetti ad Autorizzazione Integrata Ambientale (AIA) che ricadono nell'area oggetto dell'Accordo di Programma».
L'incarico ha portato alla redazione di un progetto di ricerca finalizzato alla predisposizione di un affidabile sistema di indicatori ambientali e sanitari (qualità delle matrici ambientali, esposizione umana, indicatori biologici umani e non, dati sanitari ed epidemiologici) capaci di valutare e monitorare i rischi e gli effetti sulla salute connessi con gli impatti ambientali originati dall'esercizio degli impianti soggetti ad AIA che operano nell'area oggetto dell'Accordo di programma di Taranto e Statte. Il progetto, che è stato discusso ed approvato dai competenti uffici, attualmente in attesa di finanziamento:
si articola in nove linee di ricerca raggruppate nei tre sottoprogetti: monitoraggio della qualità ambientale, monitoraggio ecologico e biomonitoraggio umano, studi epidemiologici;
avrà durata triennale, oltre all'Istituto superiore di sanità prevede la partecipazione dell'Istituto superiore per la prevenzione e la sicurezza del lavoro (ISPESL), dell'Agenzia regionale per la protezione dell'ambiente (ARPA) della Puglia, dell'azienda sanitaria locale (ASL) di Taranto;
avrà il costo complessivamente stimabile in 4,66 milioni di euro, posti a carico del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare per il 40 per cento, dell'Istituto superiore di sanità per il 32 per cento, dell'Istituto superiore per la prevenzione e la sicurezza del lavoro per il 7 per cento, dell'azienda sanitaria locale di Taranto per il 6 per cento, dell'ARPA Puglia per il 14 per cento.

Il Sottosegretario di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare: Roberto Menia.

ZAMPARUTTI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
una recente sentenza della Corte di Cassazione ha stabilito che per considerare valide le multe per chi passa con il rosso frutto di infrazioni registrate da apparecchi automatici serve la presenza del vigile;

tale sentenza mette in discussione l'operato del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti che ha omologato questi rilevatori per il funzionamento senza presenza del vigile;
la materia dell'accertamento automatico del passaggio col rosso è molto delicata;
il primo rilevatore, come riporta il Sole 24 Ore, venne omologato nel 1986 sulla base di semplici dichiarazioni di buon funzionamento firmate da alcuni sindaci e i criteri di omologazione vennero successivamente perfezionati senza eliminare però un'alea di generale incertezza;
nel 2003 con il decreto-legge che istituì la patente a punti vennero introdotte alcune disposizioni che ampliarono per alcune infrazioni la possibilità di fare ricorso ai controlli pubblici;
tra il 2003 e il 2004 insorsero una serie di problemi per l'uso prolungato da parte di alcuni comuni di apparecchiature non più in regola con i nuovi criteri di omologazione con il risultato che solo chi non aveva pagato le multe poté fare ricorso per farsele annullare -:
se non ritenga il Ministro di dover intervenire emanando una direttiva sulla materia.
(4-05617)

Risposta. - In riferimento all'interrogazione in esame, si forniscono i seguenti elementi di risposta.
La recente sentenza della Corte di cassazione, sezione II civile, n. 27414 del 28 dicembre 2009 si riferisce ad un episodio specifico che, pertanto, non può essere generalizzato.
Nella sentenza si fa riferimento all'articolo 384 del decreto del Presidente della Repubblica 16 dicembre 1992, n. 495 (regolamento di esecuzione e di attuazione del nuovo codice della strada), evidenziando la prevalenza della norma primaria sulla norma regolamentare.
L'articolo 201, comma 1-
bis, lettera b), del decreto legislativo n. 285 del 1992 - Nuovo codice della strada - prevede espressamente, e in ogni caso, la contestazione non immediata della violazione in caso di attraversamento di un incrocio con il semaforo indicante la luce rossa.
Il successivo comma 1-
ter, inoltre, estende la portata della norma anche ai dispositivi di rilevamento appositamente approvati per funzionare in assenza degli organi di polizia stradale.
Pertanto, si ritiene che l'episodio sia avvenuto prima delle intervenute modifiche normative che hanno consentito la contestazione non immediata di talune violazioni.
Si evidenzia, inoltre, che le procedure di approvazione dei dispositivi di rilevamento si sono evolute nel tempo parallelamente alla normativa sanzionatoria; esse forniscono ogni garanzia affinché gli accertamenti, qualora condotti secondo le modalità indicate nei decreti di approvazione, risultino giuridicamente corretti e operativamente efficaci.

Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti: Altero Matteoli.