XVI LEGISLATURA
TESTO AGGIORNATO AL 21 SETTEMBRE 2011
ATTI DI INDIRIZZO
Mozione:
La Camera,
premesso che:
il sistema giudiziario italiano ha urgente bisogno di interventi idonei a ridurre la durata dei processi civili e penali e, a tal fine, è necessario individuare strumenti moderni, soluzioni adeguate ed effettivamente praticabili per rispondere ai bisogni di sicurezza, per ripristinare un efficace servizio della giustizia nel rispetto dei principi costituzionali e per garantire l'effettività dei diritti di tutti i cittadini e la competitività del nostro sistema economico e produttivo;
la continua riduzione delle risorse stanziate a favore del Ministero della giustizia sta comportando gravi disfunzioni all'intero sistema rischiando di rendere inefficaci, anche alcune misure in via di sperimentazione in alcune sedi giudiziarie, quali quelle sulla digitalizzazione del processo;
l'introduzione del giudice unico di primo grado prevedendo la fusione di tribunali e preture ha comportato un modesto ma comunque primo recupero di efficienza, giacché i tribunali sotto-dimensionati sono divenuti circa il 72 per cento del totale;
attualmente le principali funzioni giudiziarie sono svolte da sette tipologie di uffici giudiziari e cioè da 848 uffici del giudice di pace, da 165 tribunali e relative procure, da 220 sezioni distaccate di tribunale, da 29 tribunali per i minorenni, da 29 corti d'appello (di cui 3 sezioni distaccate) e relative procure generali, dalla corte di cassazione e relativa procura generale e dal tribunale superiore delle acque pubbliche;
attraverso delle analisi compiute si è accertato che quando le dimensioni degli uffici giudiziari divengono troppe elevate (impiegando un numero di magistrati superiore a 80), si riscontra una perdita di efficienza legata al sovra-dimensionamento ma che tale perdita appare di gran lunga inferiore a quella che si ha nel caso inverso di eccessivo sottodimensionamento (la prima riforma decisiva per recuperare efficienza e razionalità al sistema giustizia è la riorganizzazione della geografia giudiziaria intesa non come occasione di risparmio in termini economici e di un più razionale impiego delle risorse umane, professionali e finanziarie disponibili, ma anche quale occasione per una valorizzazione uffici giudiziari di dimensioni ottimali sotto il profilo delle effettive possibilità di scambio e di confronto continuo, abbreviazione dei tempi, maggiore tempestività nelle risposte ai cittadini);
attraverso una nuova e più funzionale distribuzione sul territorio degli uffici giudiziari saranno incisivi anche tutti quegli interventi inerenti l'organizzazione e il supporto all'attività giudiziaria, affinché nelle aule di giustizia i processi si possano svolgere in modo ordinato, con l'assistenza dovuta, in forme dignitose per tutti i protagonisti, con sistemi di documentazione degli atti che non siano ripetutamente messi in forse dai tagli alle risorse economiche;
rilevata l'urgenza di una riforma che preveda la razionalizzazione degli uffici giudiziari sulla base di parametri commisurati ad una cosiddetta dimensione ottimale, da individuare sulla base dei dati a disposizione adeguatamente monitorati e dagli approfondimenti e dagli studi avanzati in questi anni da esperti del settore;
rilevato infine che il Consiglio superiore della magistratura ha approvato nella seduta straordinaria dell'11 gennaio 2010 una risoluzione proposta dalla sesta commissione concernente la revisione delle circoscrizioni giudiziarie che sottopone al Ministro della giustizia le seguenti conclusioni, che «il Consiglio Superiore della Magistratura, nell'ottica di una leale collaborazione istituzionale, ritiene doveroso
segnalare al Ministro della giustizia l'assoluta ed imprescindibile necessità di attivare una proposta legislativa diretta a rivedere le circoscrizioni giudiziarie. La riorganizzazione delle circoscrizioni giudiziarie costituisce, infatti, a parere del CSM, lo strumento indefettibile per realizzare un sistema moderno ed efficiente di amministrazione della giurisdizione, che sia in grado di fornire la dovuta risposta di merito alle istanze di giustizia, nel rispetto di tempi ragionevoli di durata del processo, nella consapevolezza che il ritardo nel giungere alla decisione si risolve in un diniego di giustizia,
impegna il Governo
ad assumere con la massima urgenza un'iniziativa normativa, sentiti gli operatori del settore, volta a prevedere una riorganizzazione delle circoscrizioni giudiziarie al fine di predispone una disciplina che consenta infine di garantire le esigenze di efficienza, qualità ed eguale trattamento dei diritti dei cittadini nelle diverse aree geografiche del Paese.
(1-00347)
«Andrea Orlando, Ferranti, Samperi, Rossomando, Touadi, Tidei, Capano, Melis, Concia, Cavallaro, Ciriello, Cuperlo».
Risoluzioni in Commissione:
L'VIII e la XIII Commissione,
premesso che:
la crisi finanziaria che sta colpendo le economie mondiali si ripercuote pesantemente, soprattutto nell'Unione europea, anche sul settore del legno, in particolare sulle lavorazioni del legname, con conseguente ridimensionamento delle disponibilità di legno post-consumo, quale materiale basilare per il sistema della produzione del pannello truciolare, dei pellets e delle centrali a biomassa;
le nuove scelte agronomiche adottate dal sistema agricolo in ragione della nuova politica agricola comune hanno determinato scelte ordinamentali meno favorevoli alla coltivazione di alberi da legno;
il tessuto industriale della filiera legno è formato anche da aziende di prima e seconda lavorazione del legno (quali segherie, produttori di imballaggi in legno, falegnamerie, fornitori di materiali per l'edilizia) che necessitano di considerevoli quantità di legno (che attualmente si vedono spesso costrette ad acquistare da paesi terzi) e che producono sottoprodotti legnosi in grandi quantità. Tali materiali in passato erano destinati soprattutto ai produttori di pannelli truciolari, mentre oggi trovano sbocchi interessanti anche per la produzione di energia da fonti rinnovabili;
va fatto presente che le predette aziende di prima e seconda lavorazione del legno nel corso degli anni hanno spesso incontrato numerose difficoltà nel collocare i loro sottoprodotti sul mercato se non gravandosi di notevoli costi per la loro cessione ed accusando oneri che in certi casi hanno messo in difficoltà finanziaria numerose aziende del settore;
sarebbe indispensabile, alla luce delle più favorevoli prospettive per l'uso dei sottoprodotti legnosi nei settori del mobile, nella produzione di pellets da riscaldamento e nelle energie rinnovabili, incentivare la coltivazione di alberi ad alto fusto per la produzione di legname da destinare alle aziende di prima e seconda lavorazione ed anche per sostenere la diffusione nelle aree interne e montane delle varietà boschive a rapido accrescimento o dei boschi cedui sia per sostenere una concreta tutela del territorio a più forte rischio idrogeologico e a vulnerabilità ambientale, sia per assicurare una maggiore disponibilità di legno per i nostri settori industriali del sistema del mobile e della prima e seconda lavorazione del legno;
in Italia attraverso specifici Consorzi di filiera, tra cui il consorzio Rilegno, si raccolgono, su tutto il territorio nazionale, rifiuti legnosi per oltre 1.500.000
tonnellate/anno, gli stessi vengono attualmente utilizzati dalle industrie di produzione di pannelli truciolari. Tali rifiuti rappresentano in alcune zone geografiche una vera e propria risorsa per le aziende produttrici di pannelli truciolari, mentre in altre zone sono un vero e proprio costo per i Consorzi di filiera che si vedono costretti a trasportare ingenti quantitativi di rifiuti da una parte all'altra dell' Italia, con conseguente inquinamento dovuto al trasporto e aumento del traffico sulle strade,
impegna il Governo:
a sviluppare azioni dirette a favorire l'esecuzione di attività di manutenzione periodiche degli alvei dei corpi idrici in maniera da liberarli da vegetazioni che potrebbero creare pericoli per il corretto deflusso delle acque, catastrofi e danni per l'integrità della vita, dei beni, degli insediamenti e dell'ambiente, allo scopo destinando ai settori che utilizzano le biomasse legnose, per usi industriali od energetici, il materiale ottenuto dalle predette attività di manutenzione ordinaria;
a favorire forme di impiego dei rifiuti di legno e dei sottoprodotti legnosi plurisettoriali, anche al fine di impedire il formarsi di fenomeni incrociati in cui determinati fattori di crisi o di rallentamento di certi settori, che non saprebbero come e dove collocare il loro sottoprodotto, possano riverberarsi negativamente anche verso altre realtà della filiera legno, tra cui i consorzi di filiera che hanno bisogno di avviare al riciclo o al recupero energetico le grosse quantità di rifiuti di legno raccolte;
a far sì che vengano create banche dati sulle produzioni e sugli usi delle biomasse generate dal settore produttivo della lavorazione del legno, allo scopo assicurando che i competenti organismi consortili incaricati del recupero e del riuso dei rifiuti del legno forniscano al Governo gli elementi necessari per emanare direttive atte a mantenere corretti equilibri nei mercati delle biomasse legnose, e di concerto con i predetti consorzi, per programmare in maniera sostenibile le quantità di biomasse necessarie ai riciclatori e ad ogni modo, a vantaggio del sistema industriale nazionale che fa uso del legno.
(7-00295) «Alessandri, Negro».
La X Commissione,
premesso che:
il distretto della ceramica di Sassuolo è attualmente colpito da una gravissima crisi economico-occupazionale;
in conseguenza della crisi finanziaria in atto e delle conseguenti cadute delle domande di beni e di servizi, la produzione della ceramica del comprensori di Sassuolo ha subito gravi contraccolpi, producendo seri danni ad uno dei più floridi comparti produttivi del paese;
nel 2009 il sistema della ceramica del territorio di Sassuolo ha rappresentato un fatturato di circa 8 miliardi di euro, una occupazione di oltre 42.000 lavoratori, con una esportazione di oltre il 70 per cento della produzione ceramica nazionale verso mercati di tutto il mondo e con un saldo attivo della bilancia commerciale di oltre 4 miliardi;
già alla metà del mese di marzo 2009 risultavano sospesi dal lavoro più di 5.000 lavoratori, di cui 3.000 in cassa integrazione ordinaria, 1.700 in cassa speciale, 500 a orario ridotto con contratto di solidarietà;
a titolo di esempio della crisi di cui trattasi, si potrebbe citare il gruppo Marazzi che ha recentemente prospettato un piano di riorganizzazione che prevede la chiusura degli stabilimenti di Jano, in comune di Scandiano (Reggio Emilia) e di Sassuolo (in provincia di Modena);
il gruppo Marazzi è uno dei principali produttori di piastrelle a livello mondiale. Lo stesso ha circa 19 stabilimenti nel mondo: in Italia, Spagna, Francia ed in America;
nel piano di riorganizzazione, recentemente annunciato dal Gruppo Marazzi, è prevista la chiusura dello stabilimento «Ragno» in località Jano di Scandiano;
lo stabilimento «Ragno» appartiene alla storia economica di Scandiano e rappresenta un importante bacino produttivo ed occupazionale per il territorio;
il Ministero dello sviluppo economico è a conoscenza della crisi del settore della ceramica e della vertenza Marazzi, che secondo la società, è stata causata dalla profonda crisi di mercato che ha investito il settore;
il Governo, anche valutando la qualità del distretto produttivo in oggetto, sia in termini di impianti, sia di professionalità, ha dato la propria disponibilità ad attivare, ove richiesto, un tavolo di confronto al fine di scongiurare la chiusura degli stabilimenti in crisi;
il Ministero dello sviluppo economico è consapevole della profonda crisi lamentata dal settore e intende monitorare l'evolversi della vicenda;
a tal proposito, il Ministero sta provvedendo ad attivare i sottogruppi di cui è costituito l'Osservatorio permanente. Lo stesso è istituito in seno al Consiglio nazionale ceramico, proprio al fine di mettere a punto una politica di sviluppo del settore;
sono stati convocati, a livello locale, per la prima settimana di dicembre tutti i sottogruppi dell'Osservatorio. Al fine di dare ufficialità e forza a tale iniziativa, il Ministero dello sviluppo economico ha ritenuto di incontrare due di questi sottogruppi, quello sulla «contraffazione» e quello sulla «formazione design e innovazione», presso la sede stessa del Ministero;
il Consiglio nazionale ceramico dovrebbe funzionare anche da «tavolo di crisi» o meglio da «tavolo di sviluppo e confronto», avendo al suo interno tutte le componenti necessarie e qualificate allo studio di misure ad hoc per il settore;
va evidenziato che l'intero settore della ceramica sta subendo, ormai da anni, l'aggressività di operatori esteri, soprattutto dei mercati asiatici, che riescono sempre più a conquistare consistenti quote di mercato interno e internazionale, ricorrendo a bassi costi di produzione ed alla falsificazione degli stili tradizionali italiani;
analogamente a quanto ha già fatto il Governo per altri settori produttivi, segnatamente per quello automobilistico, andrebbero adottati strumenti di sostegno e misure di incentivo alla domanda in favore del settore della produzione della ceramica con particolare riferimento al distretto di Sassuolo,
impegna il Governo,
ad intraprendere iniziative urgenti in favore del settore della ceramica nazionale ed in particolare di quello di Sassuolo oggi colpito dalla crisi finanziaria e commerciale, sostenendo, tramite concrete misure integrative e di compensazione della perdita del reddito, i lavoratori colpiti dalla disoccupazione in conseguenza dell'entrata in crisi del settore ceramico di Sassuolo,
ad individuare misure di sostegno dirette a favorire la ripresa della domanda dei prodotti del settore della ceramica nazionale ed a concorrere agli investimenti di ristrutturazione che dovranno effettuare le imprese interessate;
ad attuare azioni di contrasto alla concorrenza sleale ed ai comportamenti di pirateria commerciale che subiscono le nostre imprese della ceramica da parte di operatori scorretti di altri paesi.
(7-00294) «Fava, Alessandri, Allasia».
La X Commissione,
premesso che:
l'articolo 14, comma 2, lettera e), del decreto legislativo 16 marzo 1999, n. 79, recante «Attuazione della direttiva 96/92/CE recante norme comuni per il
mercato interno dell'energia elettrica», ha previsto la costituzione da parte dell'Enel Spa, di una società separata avente lo scopo di provvedere allo smantellamento delle centrali elettronucleari dismesse, alla chiusura del ciclo del combustibile e alle attività connesse e conseguenti;
l'articolo 13, comma 4, dello stesso decreto legislativo 16 marzo 1999, n. 79, ha disposto che la soprarichiamata società debba attenersi agli indirizzi formulati dal Ministro dell'industria, del commercio e dell'artigianato, oggi Ministro dello sviluppo economico;
il 31 maggio 1999 l'Enel Spa ha costituito la società per azioni Sogin Spa per dare seguito al predetto articolo 13, comma 2, lettera e), del decreto legislativo 15 marzo 1999, n. 79 e in data 3 novembre 2000 le azioni della Sogin Spa sono state trasferite dall'Enel Spa al Ministero del tesoro, del bilancio e della programmazione economica, oggi Ministero dell'economia e delle finanze;
a seguito delle nuove scelte effettuate nella presente XVI Legislatura in materia di progressivo aumento dell'autosufficienza energetica nazionale nel rispetto della tutela ambientale e della riduzione delle emissioni climalteranti, l'Italia ha ripreso la politica di sviluppo della produzione dell'energia elettrica da fonte nucleare. In tale ambito è stata approvata la legge 23 luglio 2009, n. 99, il cui articolo 25 ha sancito il «ritorno» al nucleare energetico, conferendo al Governo una specifica delega in materia nucleare. Tale delega ha previsto in capo al Governo l'adozione di pertinenti decreti legislativi di riassetto normativo, che nel rispetto delle norme in tema di valutazione di impatto ambientale e di pubblicità delle relative procedure, prevedessero, tra l'altro, la disciplina della localizzazione nel territorio nazionale di impianti di produzione di energia elettrica nucleare, di impianti di fabbricazione del combustibile nucleare, dei sistemi di stoccaggio del combustibile irraggiato e dei rifiuti radioattivi, nonché dei sistemi per il deposito definitivo dei materiali e rifiuti radioattivi;
il successivo articolo 27, commi 8 e 9, della predetta legge n. 99 del 2009, ha disposto che con atto di indirizzo strategico del Ministro dello sviluppo economico e del Ministro dell'economia e delle finanze siano ridefiniti i compiti e le funzioni della società Sogin Spa, prevedendo le modalità per disporre il conferimento di beni o rami di azienda della società Sogin Spa ad una o più società, partecipate dallo Stato in misura non inferiore al 20 per cento, operanti nel settore energetico. Inoltre, ai fini dell'attuazione dell'atto di indirizzo strategico di cui trattasi e fino alla sua completa esecuzione, la norma in questione ha stabilito che con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, si provvedesse alla nomina di un commissario e di due vicecommissari per la società Sogin Spa, mantenendo in capo ad essa in fase transitoria gli attuali compiti, dipendenze e fonti di finanziamento, che saranno ridefiniti al fine di assicurare una maggiore efficienza nel settore. Infine, la disposizione in oggetto, ha stabilito che il consiglio di amministrazione della società Sogin Spa in carica alla data di entrata in vigore della legge n. 99 del 2009, decadesse alla medesima data;
la delega di cui all'articolo 25 della legge n. 99 del 2009 è stata eseguita ai sensi del decreto legislativo 15 febbraio 2010, n. 31, recante «Disciplina della localizzazione, della realizzazione e dell'esercizio nel territorio nazionale di impianti di produzione di energia elettrica nucleare, di impianti di fabbricazione del combustibile nucleare, dei sistemi di stoccaggio del combustibile irraggiato e dei rifiuti radioattivi, nonché misure compensative e campagne informative al pubblico». Tale decreto, all'articolo 25 dispone la creazione del «Deposito nazionale e Parco tecnologico» e riguardo alla Sogin Spa:
ai sensi dell'articolo 20, si prevede, tra l'altro, che all'attività di disattivazione degli impianti attende la Sogin S.pA. in coerenza con gli scopi statutari, le linee di indirizzo strategico del Ministro dello sviluppo economico e del Ministro dell'economia
e delle finanze di cui all'articolo 27 comma 8 della legge 23 luglio 2009, n. 99, nonché delle vigenti disposizioni in materia;
ai sensi dell'articolo 26, si prevede, in particolare, che la Sogin S.pA., in coerenza con l'atto di indirizzo previsto dall'articolo 27, comma 8 della legge 23 luglio 2009, n. 99, è il soggetto responsabile della disattivazione degli impianti a fine vita, del mantenimento in sicurezza degli stessi;
con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 16 agosto 2009, è stata nominata la struttura commissariale della Sogin Spa ai sensi dell'articolo 27 comma 9 della legge n. 99 del 2009. Tale decreto del Presidente del Consiglio dei ministri stabilisce i compiti della struttura commissariale e nel pieno spirito e secondo le intenzioni del legislatore preordinante, definisce tale struttura come un organo in cui il commissario ed i vice commissari sono intesi ai sensi di una unità collegiale diretta a svolgere, in maniera paritaria e senza gerarchie di posizione tra i tre componenti, le attività desumibili dalle funzioni stabilite dal predetto decreto del presidente del Consiglio, i limiti entro cui la struttura commissariale deve svolgere le proprie funzioni, la previsione della ripartizione dei compiti dei tre membri commissariali;
in particolare, l'articolo 2 del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 16 agosto 2009, prevede, che nello svolgimento dei propri compiti, il commissario ed i vice commissari della Sogin Spa:
a) si attengono agli obiettivi ed agli indirizzi dell'atto di indirizzo strategico del Ministro dello sviluppo economico e del Ministro dell'economia e delle finanze in applicazione dell'articolo 27, comma 8 della legge n. 99 del 2009;
b) predispongono un programma articolato pluriennale per la gestione e la messa in sicurezza dei rifiuti radioattivi che si intendono comprensivi degli elementi di combustibili irraggiati e dei materiali nucleari presenti nell'intero territorio nazionale e per lo smantellamento degli impianti nucleari dismessi con riferimento a diverse opzioni, provvedendo a stimare i costi da sostenere;
c) impostano una strategia per la messa in sicurezza dei rifiuti radioattivi delle diverse categorie, definendo le caratteristiche tecniche ed operative a cui devono rispondere i sistemi di stoccaggio ed i siti da individuare;
dalle norme, legislative e regolamentari, sopra richiamate, appare chiaro che la struttura commissariale preposta all'amministrazione transitoria della Sogin Spa ai sensi dell'articolo 27, comma 9 della legge n. 99 del 2009, debba gestire solo compiti circoscritti e puntualmente definiti, ed in particolare quelli elencati dall'articolo 2 del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 16 agosto 2009 e che in tale ambito debba procedere in modo collegiale e non monocratico e ad ogni modo debba tassativamente operare secondo l'atto di indirizzo strategico di cui all'articolo 27, comma 8, della legge n. 99 del 2009;
anche le attività affidate alla Sogin Spa ai sensi del decreto legislativo 15 febbraio 2010, n. 31, tra cui in particolare la realizzazione e l'esercizio del Deposito nazionale e del parco tecnologico di cui all'articolo 25, comprendente anche il trattamento e lo smaltimento dei rifiuti radioattivi, debbono essere svolte in osservanza dell'atto di indirizzo strategico del Ministro dello sviluppo economico e del Ministro dell'economia e delle finanze;
oltre le specifiche e delimitate attività stabilite dalla legge n. 99 del 2009, dal relativo, decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 16 agosto 2009 e dal decreto legislativo n. 31 del 2010, la struttura commissariale che ha sostituito il consiglio di amministrazione della Sogin Spa come sopra richiamato, non può e non deve esercitare alcuna altra finzione innovativa rispetto alla gestione della Sogin Spa, la quale, a sua volta, continua a svolgere secondo il proprio statuto e le norme di riferimento vigenti, le proprie
funzioni ordinarie. Ogni altra attività e funzione della Sogin Spa potranno essere rideterminate dall'atto di indirizzo strategico dei Ministri dello sviluppo economico e dell'economia e delle finanze;
si deve evidenziare che ad oggi non è stato ancora emanato l'atto di indirizzo strategico;
pur in mancanza dell'atto di indirizzo strategico il commissario ha inteso adottare numerose disposizioni per conto non dello stesso commissario, ma per conto della società ed ha altresì preso tutte le sue decisioni in composizione monocratica non ritenendo formalmente costituito un organo commissariale avente natura collegiale. In particolare il Commissario in composizione monocratica:
a) sta provvedendo alla gestione ordinaria e straordinaria della Sogin spa;
b) ha nominato nuovi dirigenti della Sogin spa;
c) ha sottoscritto e/o è in procinto di stipulare contratti di lavoro a tempo indeterminato per posizioni dirigenziali, che non hanno specifica competenza nel settore nucleare e del decommissioning;
d) ha preso, formalmente iniziative per il conferimento di beni o rami di azienda della Sogin Spa;
e) ha adottato le linee guida del nuovo piano industriale della Sogin Spa, concentrati essenzialmente sull'attività di ricerca e sviluppo di nuovi servizi nell'ambito del decommissioning da vendere sul mercato nazionale e internazionale, parcellizzando le competenze proprie di Enti pubblici nazionali istituzionalmente adibiti alla ricerca (ENEA);
f) ha varato una nuova struttura organizzativa della Sogin spa, in linea con le linee guida del nuovo piano industriale;
g) ha elaborato un piano strategico che prevede il coinvolgimento della Sogin spa nelle attività di costruzione e gestione di nuovi impianti nucleari in Italia;
contestualmente all'improprio esercizio delle funzioni in maniera monocratica, vanno evidenziate altre e correlate discutibili condotte infatti:
a) non è stata elaborata una analisi dei costi connessi alla gestione del personale e più in generale all'attuazione delle linee guida del piano industriale;
b) sono stati assunti dal Commissario ruoli operativi nella struttura organizzativa della Sogin spa (direttore della direzione strategie, internazionale e innovazione);
c) le attività di decommissioning hanno segnato un rallentamento;
d) non sono state emanate né pubblicate ordinanze e/o atti amministrativi comunque denominati per manifestare la volontà del rappresentante del governo;
e) non è stata effettuata una stima del valore dei beni o rami di azienda della Sogin spa su cui si è chiesto la manifestazione di interesse;
f) sono in corso di sottoscrizione accordi con enti di ricerca (CNR, INFS, eccetera) per sviluppare attività di ricerca;
g) non sono stati eseguiti i compiti di cui al decreto del Presidente del Consiglio dei ministri;
il Commissario della Sogin Spa sta adottando atti che secondo i sottoscritti del presente atto di indirizzo minano seriamente la continuità aziendale ed espongono potenzialmente l'azionista alla necessità di una ricapitalizzazione dell'azienda. Infatti, la gestione ordinaria e straordinaria pare seriamente affetta da vizi formali e sostanziali;
le attività ordinarie della Sogin Spa stanno registrando gravi punti di criticità. In tal senso si evidenzia che l'attività istituzionale di decommissioning segna un forte rallentamento;
è stata emanata da ultimo una comunicazione dal Ministero dell'economia e delle finanze che distingue tra compiti e funzioni del commissario e dei
vice commissari ed a riguardo si sottolinea che le attività messe in atto dallo stesso commissario non appaiono conformi alle relative disposizioni normative di rango principale ed in più che gli atti che sta adottando, ove anche non fossero viziati da abuso di potere e di sviamento dalla fonti principali, dovrebbero essere decisi in maniera collegiale e con responsabilità commissariale;
da ultimo si segnala che il Commissario di Sogin Spa avrebbe dato esecuzione ad un contratto con la società Energy Solutions (ES) per provvedere allo smaltimento di parte dei materiali radioattivi (con trasferimento di proprietà degli stessi), presenti nella centrale di Caorso e negli altri impianti gestiti da Sogin spa, fino a una quantità complessiva di circa ventimila tonnellate. Su tale questione è stato tra l'altro presentata una interrogazione parlamentare, la n. 02532, chiedendo al Governo di attivarsi affinché non si proceda alla stipula del contratto anche in considerazione delle valutazioni economico-politico-normative attualmente applicabili sulla materia;
andrebbe emanato urgentemente l'atto di indirizzo strategico di cui al comma 8 dell'articolo 27 della legge n. 99 del 2009;
sarebbe opportuno riconsiderare la nomina del commissario come già assunta,
impegna il Governo
ad emanare l'atto di indirizzo strategico di cui all'articolo 27, comma 8 della legge n. 99 del 2009;
a valutare la necessità di rivedere la composizione della struttura commissariale nominata ai sensi del decreto del presidente del Consiglio dei ministri 16 agosto 2009, nel senso di individuare un commissario effettivamente competente ed osservante delle prescrizioni regolamentari e normative previste a norma delle disposizioni vigenti in materia di gestione commissariale della Sogin Spa e che abbia provate conoscenze in materia di organizzazione del lavoro di regolazione delle attività e di gestione delle finzioni previste dalla legge n. 99 del 2009, dal decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 16 agosto 2009 e dal decreto legislativo n. 31 del 2010, ciò soprattutto ai fini del corretto svolgimento delle attività dei commissari e della efficace ridefinizione della missione della Sogin Spa;
ad intervenire urgentemente affinché le funzioni svolte dal commissario della Sogin Spa siano ricondotte alla piena conformità rispetto alle norme preordinanti ed alle prassi gestionali relativamente applicabili;
ad assumere le iniziative di competenza affinché non si proceda all'esecuzione del contratto con Energy Solutions (ES).
(7-00296)
«Fava, Polledri, Alessandri».
La XII Commissione,
premesso che:
la fondazione Santa Lucia di Roma, Istituto di ricovero e cura a carattere scientifico (Irccs) in 50 anni di attività si è qualificata come una struttura sanitaria di eccellenza nazionale nell'ambito della neuro-riabilitazione oltre a rappresentare un riferimento internazionale nel campo della ricerca scientifica del settore neuroscienze;
ogni anno la Fondazione ospita circa 2400 degenti gravi affetti da postumi di malattie del sistema nervoso e da patologie a carico del sistema osteo-articolare, di cui il 20 per cento proviene da altre regioni italiane. Quotidianamente sono seguiti circa 400 pazienti, soprattutto bambini, in programmi di riabilitazione, rappresentando un riferimento indiscusso nel panorama sanitario nazionale;
il presidente della regione Lazio in qualità di commissario ad acta ha emanato i decreti n. U0041/09 del 18 giugno 2009 ed U0056/09 del 28 luglio 2009, relativi alla definizione del fabbisogno di posti
letto e finanziamento delle prestazioni ospedaliere di riabilitazione e lungodegenza medica post-acuzie per l'anno 2009, nonché il piano sanitario regionale 2010-2012 emanato con il decreto U0087/09 del 18 dicembre 2009, che sono andati ad incidere pesantemente sull'offerta di riabilitazione nella regione Lazio;
l'applicazione delle suddette disposizioni, andando a ridefinire i criteri di accesso in riabilitazione e gli standard di posto letto di riabilitazione di pazienti con ictus e post comatosi e con lesioni del midollo spinale nonché gli standard del personale ed organizzativi, rischierebbe di comportare una riduzione delle prestazioni assistenziali di qualità fornite fino ad oggi dalle strutture riabilitative con l'impossibilità di ricoverare pazienti affetti da gravi patologie, costringendoli a rivolgersi a strutture riabilitative di altre regioni o oltre confine, oltre ad influenzare in maniera vistosa l'assetto organizzativo ed occupazionale della struttura sanitaria;
all'indomani della sospensione dell'efficacia dei suddetti decreti commissariali a seguito dell'ordinanza n. 00502/2010 del TAR del Lazio, la fondazione Santa Lucia ha provveduto a revocare i 241 licenziamenti già avviati nel 2009 a seguito dell'entrata in vigore delle disposizioni;
non essendo la sospensione propedeutica ad un annullamento dei decreti, continua a sussistere l'ipotesi che - sulla base del piano sanitario regionale 2010-2012 - si proceda ad una riduzione dei posti letto di alta specialità oltre che ad un riassorbimento dei profili occupazionali nella struttura;
a tali criticità si aggiunge il fatto che al momento sussistono profonde criticità nell'ambito della gestione commissariale ad opera della regione Lazio che non ha ancora provveduto a rettificare talune situazioni che al momento incidono sulla gestione ed organizzazione delle attività della struttura nonché sulla qualità dei servizi erogati;
non è stata ancora chiusa la pendenza che vede la fondazione esposta nei confronti dell'Inps per circa 10 milioni di euro di contributi, già pagati con cessione di fatture di credito verso l'azienda ASL Roma C, e non ancora versati dalla regione Lazio/azienda ASL Roma C allo stesso ente previdenziale relativamente al periodo che va dal 2005 al 2009;
nel 2007 la direzione generale della fondazione evidenziava la situazione di disagio a causa della inadempienza della regione Lazio sul versante dei rimborsi per i ricoveri e le prestazioni specialistiche erogate dalla struttura. Al momento la regione Lazio non ha provveduto a definire l'accordo di remunerazione a favore delle prestazioni già erogate dalla struttura per il periodo 2005-09 pari ad un importo di circa 57 milioni di euro, né ha definito un nuovo accordo per l'anno 2010 che tenga conto dei costi sostenuti dalla Fondazione,
impegna il Governo:
a valutare la sussistenza delle condizioni per adottare eventuali iniziative - nel rispetto delle proprie competenze - considerato il commissariamento ad acta per la realizzazione degli obiettivi di risanamento finanziario regionali previsti nei piano di rientro dai disavanzi nel settore sanitario, al fine di vagliare le criticità dei decreti commissariali nonché del piano sanitario regionale per le parti che appaiono in contrasto con la normativa nazionale vigente in materia di IRCCS e sulle strutture di alta specialità;
a promuovere - per quanto di propria competenza - iniziative volte ad avviare la risoluzione delle problematiche della fondazione Santa Lucia per quanto concerne i rimborsi per le prestazioni già erogate dalla struttura nonché per quanto riguarda i contributi INPS già versati dalla medesima struttura all'ASL competente ma non ancora versati dalla regione nonché a tutelare i lavoratori il cui profilo professionale nella struttura sanitaria rischierebbe
di essere nuovamente compromesso dall'applicazione delle direttive commissariali di cui in premessa.
(7-00293)
«Barani, Di Biagio, Antonino Foti, Moffa, Vincenzo Antonio Fontana, Cazzola, Ceccacci Rubino, Pelino, Minardo, Giammanco, Briguglio, Carlucci».
...
ATTI DI CONTROLLO
PRESIDENZA
DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI
Interrogazione a risposta in Commissione:
MARCO CARRA. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
si è appreso, nei giorni scorsi, della volontà del Governo di chiudere la conservatoria dei registri immobiliari di Castiglione delle Stiviere (Mantova) e di trasferire tutte le attività ed i servizi ad essa connesse a Mantova;
se tale intendimento trovasse conferma negli atti del Governo, ci troveremmo di fronte ad un grave danno arrecato alle comunità dell'alto mantovano. In particolare, assisteremmo ad un incremento dei costi per il sistema, molto diffuso, della piccola-media impresa e dei liberi professionisti;
sulla chiusura della conservatoria di cui sopra, si sono espressi negativamente ed in forma pubblica Confcommercio-Uncom e Confartigianato-Upa di Mantova -:
se il Governo intenda dar corso alla volontà di chiudere la conservatoria dei registri immobiliari di Castiglione delle Stiviere (Mantova), assumendosi la grave responsabilità di arrecare disagi ed aggravi di costo al tessuto sociale dell'alto mantovano, nelle sue diverse articolazioni.
(5-02670)
Interrogazioni a risposta scritta:
BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro degli affari esteri, al Ministro della giustizia, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
Internet è il più grande mezzo di comunicazione di massa della storia dell'umanità e ciò sia in termini di destinatari dell'informazione sia in termini di produttori di informazione;
un post su un blog, o strumenti consimili, ad alta visibilità, possono contribuire a formare o consolidare movimenti di opinioni, ed essere utilizzati per dar vita a manifestazioni di varia natura;
come per ogni strumento, le finalità perseguite tramite la rete, dipendono dalla volontà dell'agente e non dal mezzo stesso;
a questo proposito, a seguito della diffusione on line di dati riguardanti noti terroristi, la stampa e la tv, specificamente un servizio del TG5 trasmesso in data 29 novembre 2009, hanno fatto emergere la notizia riguardante alcuni latitanti degli anni di piombo - segnatamente Alessio Casimirri e Guglielmo Guglielmi. Costoro, macchiatisi di reati gravissimi, sarebbero facilmente rintracciabili in rete;
le persone di cui sopra hanno segnato tragicamente la storia del nostro Paese perché, il brigatista Alessio Casimirri ha preso parte al gruppo di fuoco del sequestro dell'onorevole prof. Aldo Moro ed, in seguito a tali crimini, è stato condannato a undici ergastoli;
in rete compaiono persino il suo numero di telefono, così come alcune foto da sommozzatore;
costui sarebbe l'ultimo latitante del caso Moro. È cittadino nicaraguense da oltre 15 anni, pur avendo l'Italia contestato le modalità di ottenimento del relativo passaporto;
Guglielmo Guglielmi è stato invece condannato a 30 anni e a 9 anni di carcere per duplice omicidio - pene mai scontate - ed apparteneva alle «unità combattenti comuniste» da cui si generò la «Brigata 28 marzo» che poi colpì a morte il giornalista Walter Tobagi. Anche lui sarebbe rintracciabile on line e, secondo altre fonti, sembrerebbe persino aver ottenuto un passaporto diplomatico per collaborare con le Nazioni Unite. Risiederebbe in Nicaragua di cui è cittadino dal 1989;
non esiste un quadro di accordi internazionali tra il nostro Paese ed il Nicaragua per richieste di estradizione di connazionali che abbiano commesso reati sul nostro territorio;
per l'eventuale ottenimento dell'estradizione, l'unico strumento utilizzabile, è quello del rapporto politico-diplomatico tra i due Stati, esercitando quella moral suasion utile al riguardo;
non esistono, altresì, accordi per la cooperazione giudiziaria tra i due Paesi, che consentano almeno lo svolgimento delle minime attività istruttorie;
i fatti sopra riportati, ove trovassero riscontro, rappresenterebbero, ad avviso degli interroganti, un grave vulnus allo stato di diritto e una grave ed ulteriore ingiustizia nei confronti dei familiari delle vittime -:
se quanto riportato in premessa corrisponda al vero;
se esista e, nell'eventualità positiva, da quali uffici della pubblica amministrazione sia svolta, un'azione sistematica di monitoraggio della rete, alla ricerca di notizie utili alla collettività;
se i Ministri interrogati non ritengano opportuno assumere le iniziative di competenza, conformemente agli usi formali ed informali propri del diritto internazionale che disciplina fattispecie di questo tipo, relativamente ai due specifici casi riportati in premessa;
se non ritengano opportuno effettuare approfondimenti presso le Nazioni Unite, per chiarire la posizione rivestita in quella organizzazione, da Guglielmo Guglielmi.
(4-06551)
FARINA COSCIONI, MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
sul quotidiano La Stampa del 12 gennaio 2010, nella sezione cronaca di Torino, è riportato un articolo di Massimo Numa: «Una molecola killer ha ucciso 27 eroinomani - La scoperta dopo gli esami della Scientifica»;
l'articolo riporta la notizia che i laboratori della polizia scientifica hanno individuato uno stupefacente oppioide particolare, denominato «6-Mam», di provenienza afgana, che avrebbe provocato la morte di 27 cittadini tossicodipendenti, in provincia di Torino, nell'estate del 2009;
l'articolo riporta anche le dichiarazioni del professor Giovanni Serpelloni, direttore del Dipartimento per le politiche antidroga della Presidenza del Consiglio dei ministri: «Alcuni cadaveri sono stati trovati con ancora le siringhe conficcate nelle braccia. Una morte fulminea. Il tempo di assimilazione della molecola è di pochi secondi, molto più veloce dell'eroina (...) Allora, non fu perso un solo istante. Decidemmo di istituire il livello di massima allerta 24 ore dopo avere ricevuto, dagli organismi locali, i dati sul numero e sulle circostanze dei decessi. Ma il caso Torino è stato unico in Italia, in quel periodo, e ci ha consentito di studiare a fondo ogni dettaglio di questa vera e propria strage». Rispetto al perché è stato immessa sul mercato criminale uno stupefacente così letale, Serpelloni dichiara: «Impossibile ricostruire questo tipo di scenari, noi possiamo solo accertare il tipo di sostanza utilizzata, le caratteristiche chimiche, le aree di provenienza. E cercare di evitare, in futuro, con la prevenzione, una catena di morti di queste dimensioni spaventose»;
il decreto 23 gennaio 2009 del Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio con delega alle politiche per la famiglia, per il contrasto alle tossicodipendenze e servizio civile (decreto sull'organizzazione interna della struttura di missione «Dipartimento per le politiche antidroga»), e in particolare, l'articolo 2, comma 6 (funzioni del Dipartimento per le politiche antidroga), così recita: «Il Dipartimento, mediante sistemi di allerta precoce e il coordinamento delle altre amministrazioni centrali coinvolte, provvede alla sorveglianza epidemiologica, delle caratteristiche delle sostanze stupefacenti circolanti, dei comportamenti di abuso e dei fenomeni droga correlati, per l'evidenziazione precoce dei rischi e delle possibili conseguenze rilevanti per la salute della popolazione»;
solamente una piccola parte dell'opinione pubblica (i lettori dell'articolo de La Stampa citato in premessa) è venuta a conoscenza dei risultati dei laboratori della polizia scientifica non durante l'escalation delle morti, bensì alcuni mesi dopo le overdose mortali;
ad avviso degli interroganti un sistema di somministrazione controllata di eroina - sull'esempio di quello esistente in Svizzera, a cento chilometri da Torino - avrebbe evitato alcune di quelle overdose mortali, se non tutte;
analogamente la presenza di una o più narcosale nella città di Torino - sull'esempio di quelle operanti da un ventennio in varie città europee - avrebbe evitato alcune di quelle overdose;
l'utilizzo dell'oppio afgano per produrre morfina come proposto prima dai radicali e poi dal Parlamento europeo avrebbe impedito la trasformazione di quell'oppio in eroina e, nel caso specifico, in «6-Mam», il conseguente smercio sulla piazza criminale torinese e la conseguente morte di 27 persone -:
quale sia la finalità del «sistema di allerta precoce», la cui istituzione e gestione rientra fra i compiti del Dipartimento per le politiche antidroga della Presidenza del Consiglio dei ministri, tenendo conto che tale istituto non è riuscito ad evitare nemmeno una delle 27 morti per overdose citate in premessa;
se non ritenga di assumere le iniziative di competenza, al fine di definire una nuova strategia in materia volta a superare quello che, ad avviso degli interroganti, è un vero e proprio regime proibizionista esistente su alcune droghe che appare il vero responsabile dei 27 decessi per overdose a Torino dell'estate del 2009.
(4-06554)
FARINA COSCIONI, MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
il decreto-legge n. 112 del 2008, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 133 del 2008, ha previsto una serie di norme volte a semplificare i controlli amministrativi a carico delle imprese soggette a certificazione ambientate o di qualità. In particolare l'articolo 30 ha disposto che, per le certificazioni ambientali o di qualità rilasciate da soggetti certificatori accreditati, i controlli periodici degli enti certificatori sostituiscono quelli degli organi amministrativi, ai quali spettano solo poteri di verifica della certificazione;
il comma 2 del suddetto articolo ha, poi, chiarito che questa disposizione «è espressione di un principio generale di sussidiarietà orizzontale ed attiene ai livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali che devono essere garantiti su tutto il territorio nazionale ai sensi dell'articolo 117, secondo comma, lettera m), della Costituzione», precisando che resta ferma la potestà delle regioni e degli enti locali, nell'ambito delle rispettive competenze, di garantire livelli ulteriori di tutela;
il comma 3, infine, ha previsto che con regolamento, da emanarsi ai sensi
dell'articolo 17, comma 2, della legge 23 agosto 1988, n. 400, entro 60 giorni dalla data di entrata in vigore del decreto-legge, sono individuati le tipologie dei controlli e gli ambiti nei quali trova applicazione la disposizione, con l'obiettivo di evitare duplicazioni e sovrapposizioni di controlli, nonché le modalità necessarie per la compiuta attuazione della disposizione medesima;
la Corte costituzionale, con sentenza n. 322 del 4 dicembre 2009 ha confermato la legittimità del principio recato dall'articolo 30, secondo il quale, appunto, per le certificazioni ambientali (Emas o Ecolabel) o di qualità rilasciate da soggetti certificatori accreditati, i controlli periodici degli enti certificatori sostituiscono quelli degli organi amministrativi;
a due anni dall'entrata in vigore del decreto-legge n. 112 del 2008, e a tre mesi dalla citata sentenza della Corte costituzionale, ancora non è stato emanato il regolamento di cui al comma 3 dell'articolo 30 -:
quali siano i motivi che hanno impedito, fino ad oggi, di emanare il regolamento che individua le tipologie dei controlli e gli ambiti di applicazione delle certificazioni ambientali;
se tali impedimenti siano stati superati e in quali tempi verrà emanato il previsto regolamento.
(4-06562)
FARINA COSCIONI, MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
il 12 febbraio 2009, il Giudice dell'udienza preliminare di Tivoli Pierluigi Balestrieri ha emesso ordinanza di rinvio a giudizio per i cinque imputati di essere responsabili dei presunti abusi sessuali compiuti su almeno ventuno bambini dell'asilo «Olga Rovere» di Rignano Flaminio;
l'ordinanza è stata emessa dopo più di due anni di indagini preliminari;
in merito alla suddetta decisione del Giudice dell'udienza preliminare di Tivoli, il Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri, onorevole Carlo Giovanardi, dichiarandosi convinto dell'innocenza delle maestre di Rignano, ha rilasciato affermazioni gravissime ed inaccettabili di accusa nei confronti della magistratura e della giustizia del nostro Paese, sulla scia della politica ormai consolidata del Governo in carica, fondata, ad avviso degli interroganti, sul costante tentativo di delegittimare l'autorità giudiziaria e sul diniego dei relativi controlli di legalità che la Costituzione attribuisce ai titolari del potere giudiziario;
a giudizio degli interroganti, senza avere la conoscenza dei fatti e la competenza istituzionale, il Sottosegretario ha emesso una sentenza assolutoria e ha tacciato di incompetenza i magistrati impegnati in un caso tanto complicato e delicato come quello in questione;
le dichiarazioni dell'onorevole Giovanardi risultano ancora più inaudite e gravi in quanto fatte da un Sottosegretario con delega alla famiglia;
le sue parole hanno suscitato l'indignazione delle associazioni per la tutela dei diritti ai minori e, in particolare, la presidente del CIATDM (Coordinamento internazionale delle associazioni per la tutela ai minori) ha definito quanto detto dall'onorevole Giovanardi «scandaloso ed indecente»;
uno dei principi cardine dello Stato liberale consiste proprio nella divisione dei poteri dello Stato;
ad avviso degli interroganti, ogni forma di ingerenza dell'Esecutivo in questioni di carattere giudiziario è da ritenersi illegittima e in contrasto con la Costituzione;
a partire dal 1989, cioè dall'entrata in vigore del nuovo codice di procedura penale (sostituivo del codice Rocco del 1930,
caratterizzato da una struttura inquisitoria), l'obiettivo primario del nostro ordinamento giuridico è proprio quello di tutelare il diritto alla difesa: l'imputato è innocente fino a prova contraria, in attuazione, peraltro, del principio costituzionale sancito all'articolo 27;
l'unica via, dunque, per fugare il dubbio se gli imputati siano o meno rei di quelle nefandezze è solo quella di svolgere un processo che garantisca alle persone accusate la possibilità di difendersi in contraddittorio tra le parti e in ben tre gradi di giudizio -:
se il Governo condivida la posizione espressa dal sottosegretario Giovanardi in merito alle questioni di cui in premessa;
quali iniziative il Governo intenda intraprendere nella difesa dell'infanzia e dei suoi diritti, ivi compreso il diritto a non subire abuso e violenza da nessuno.
(4-06563)
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AFFARI ESTERI
Interrogazione a risposta scritta:
ZACCHERA. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
il Cile è stato sconvolto nelle scorse settimane da uno spaventoso terremoto che ha causato innumerevoli vittime, danni incalcolabili, difficoltà nelle comunicazioni ed ha colpito anche la locale, numerosa comunità italiana;
si ha notizia che vi è stato un pronto intervento della nostra ambasciata a Santiago per accertare le conseguenze subite dai nostri connazionali, molti dei quali - però - si sono ritrovati in condizioni molto precarie e tuttora versano in gravi difficoltà -:
a quanto siano stimati tali danni e quanti siano gli italiani che sono stati coinvolti nel disastro;
se siano state segnalate situazioni di particolari difficoltà e in che cosa siano consistiti i primi aiuti di emergenza;
se il Ministro degli affari esteri abbia avviato programmi di aiuto o collaborazione a medio o lungo termine per assistere membri della nostra comunità in particolari difficoltà e - più in generale - interventi verso l'amica Nazione cilena così duramente provata.
(4-06556)
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AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE
Interrogazioni a risposta in Commissione:
MARCO CARRA. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
con propria delibera (n. 166 del 21 dicembre 2007), il Cipe ha destinato 180 milioni di euro all'autorità di bacino del Po a valere sulle risorse Fas al progetto strategica speciale (Pss) denominato «Valle del Fiume Po»;
il Pss persegue obiettivi di miglioramento delle condizioni di sicurezza delle popolazioni rivierasche attraverso il completamento della sistemazione ambientale ed il riassetto idrogeomorfologico dell'asta del fiume Po, di tutela delle aree incluse nelle fasce fluviali, di potenziamento della rete ecologica, di conservazione qualitativa e quantitativa della risorsa idrica e di promozione della fruizione delle risorse ambientali e storico-culturali presenti nell'ambito di riferimento e del turismo fluviale;
in questo quadro, anche l'amministrazione provinciale di Mantova ha partecipato a questa progettualità prevedendo interventi di ripiantumazione e rinaturalizzazione delle golene, realizzazione di ciclovie ed attracchi fluviali;
con il decreto-legge n. 112 del 2008, convertito con modificazioni dalla legge n. 133 del 2008, i 180 milioni di euro di cui sopra sono confluiti in un fondo, appositamente costituito presso la Presidenza del Consiglio dei ministri, per il finanziamento di interventi strategici;
tale scelta è stata giustamente criticata dai territori interessati (nelle loro differenti articolazioni istituzionali) in quanto, ancora una volta, è stato penalizzato un importante intervento nel Nord, con particolare riferimento ad uno dei patrimoni più prestigiosi del Paese;
è particolarmente grave che questi fondi siano stati, nello specifico, utilizzati per affrontare l'emergenza rifiuti di Palermo, frutto del cattivo governo di quella città -:
se e come il Governo intenda rifinanziare questo progetto, ripristinando i 180 milioni inopportunamente destinati a finalità diverse da quelle originariamente individuate, mortificando ad avviso dell'interrogante, in questo modo, i territori e le comunità rivierasche.
(5-02668)
CECCUZZI, MARIANI, FONTANELLI, SANI, CENNI e CAUSI. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
la normativa nazionale, relativa alla gestione del servizio idrico integrato, è stata sostanzialmente modificata nel corso degli ultimi mesi con interventi che appaiono scoordinati e privi di una necessaria visione di insieme. Nello specifico l'articolo 15 del decreto-legge n. 135 del 2009 (convertito dalla legge n. 166 del 2009) dispone la liberalizzazione della gestione di alcuni servizi pubblici locali, compresi quelli idrici. Parallelamente il comma 1-quinquies dell'articolo 1 del disegno di legge A.C. 3146 «Conversione in legge del decreto-legge 25 gennaio 2010, n. 2, recante interventi urgenti concernenti enti locali e regioni», approvato in prima lettura dalla Camera dei deputati, sopprime le Autorità di ambito territoriale di cui all'articolo 148 (gestione della risorsa idrica) del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, e successive modificazioni;
i suddetti interventi normativi possono compromettere la qualità della gestione industriale e dei correlati processi di privatizzazione del servizio idrico, dal momento che la soppressione delle Autorità d'ambito territoriale, che svolgono una funzione essenziale nella programmazione e nel controllo a garanzia degli utenti, si colloca in un contesto nel quale il legislatore vuole favorire la presenza nel mercato di operatori anche a maggioranza di capitale privato o persino senza alcuna partecipazione pubblica;
tali disposizioni possono persino produrre un immediato vuoto normativo e contrattuale e vanificare la programmazione e la realizzazione degli investimenti di cui necessita urgentemente il settore idrico, fondamentale per l'intera collettività;
serie e gravissime ripercussioni sulla corretta e continua gestione del servizio idrico stanno già caratterizzando numerose realtà locali: la Cassa depositi e prestiti ha infatti comunicato, in data 8 marzo 2010, all'Acquedotto del Fiora spa, che non sussistono attualmente le condizioni per accogliere la richiesta di incremento degli affidamenti operativi (richiesta dall'Acquedotto del Fiora e relativa al finanziamento, Bridge sottoscritto in data 13 marzo con la stessa Cassa depositi e prestiti e altri istituti di credito) «per la presenza di una oggettiva incertezza normativa in materia di affidamento dei servizi pubblici locali (articolo 23-bis del decreto-legge n. 112 del 2008 innovato dall'articolo 15 della legge 20 novembre 2009, n. 166)». Incertezza normativa che «potrebbe comportare la cessazione al 31 dicembre 2011 della convenzione con l'Autorità d'ambito territoriale ottimale n. 6 Ombrone»;
il Comitato crediti della cassa depositi e prestiti ha per di più evidenziato che l'Acquedotto del Fiora «sta operando in un mercato stabile, con un apprezzabile
supporto tecnico gestionale del socio privato di riferimento e in un contesto territoriale favorevole» e «presenta dati di bilancio che evidenziano una situazione complessivamente equilibrata». Le cause del mancato accoglimento di incremento dell'affidamento operativo sarebbero quindi imputabili esclusivamente alle attuali ambiguità del quadro normativo nazionale;
in questo contesto è utile ricordare che l'Acquedotto del Fiora spa è una società che opera in un vasto territorio della regione Toscana svolgendo attività relative alla gestione integrale di tutte le tipologie di servizio idrico. L'azienda è la più estesa realtà gestionale dell'Italia centrale e si occupa dell'insieme dei servizi di captazione, adduzione e distribuzione di acqua ad usi civili, di fognatura e di depurazione delle acque reflue, oltre che del trattamento terziario delle acque per il loro riutilizzo e della dissalazione di acqua di mare e di acque salmastrose;
risulta evidente che con il presente quadro normativo si viene a vanificare o i seriamente compromettere in modo irreparabile un ambizioso ed ampiamente condiviso processo di ammodernamento ed efficientamento di servizi essenziali (come quello della gestione idrica) avviato da oltre un decennio. Un servizio indispensabile per la collettività e che, seppur con risultati differenti nei diversi territori, ha consentito di elevare in modo esponenziale la quantità e la qualità di investimenti e superato la frammentazione delle gestioni fonte di inefficienza e di dispersione delle risorse naturali -:
quali siano le iniziative urgenti che il Governo intende adottare, per quanto di competenza, affinché il servizio idrico venga svolto con continuità senza recare disagi per i cittadini, nonché aggravi sulle tariffe e per evitare ogni possibile ripercussione sull'ambiente e sulla tutela delle risorse naturali, tenuto conto che gravi conseguenze alla gestione del servizio idrico possono derivare dalla mancata erogazione di finanziamenti al soggetto gestore del servizio idrico integrato;
quali iniziative di competenza, anche normative, il Governo intenda adottare per assicurare il corretto esercizio del servizio idrico, tenuto conto che i soggetti interessati all'applicazione della normativa attribuiscono all'entrata in vigore dell'articolo 15 del decreto-legge n. 135 del 2009, un carattere retroattivo per considerare revocabili anche quelle concessioni, di cui è titolare la Società Acquedotto del Fiora, assegnate con gara ad evidenza pubblica nell'anno 2001 e con durata di 25 anni.
(5-02675)
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BENI E ATTIVITÀ CULTURALI
Interrogazione a risposta in Commissione:
MARIANI e GHIZZONI. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
dal 1o gennaio 2010 è scaduto il regime provvisorio per l'autorizzazione paesaggistica e le Soprintendenze sono state investite di questa funzione senza l'adeguato supporto organizzativo;
sono numerose le difficoltà in cui versano le Soprintendenze per i beni culturali del nostro Paese, in cui si registrano tagli del budget fino al 50 per cento e conseguenti problemi per organizzare missioni o avviare gli interventi di restauro;
gravi sono anche i problemi del personale, con sedi prive dei Soprintendenti, andati in pensioni e mai sostituiti, e continui ed irrazionali avvicendamenti, che hanno il solo risultato di rendere impossibile la pianificazione e la programmazione del lavoro;
tra le Soprintendenze colpite da questa incresciosa situazione vi è la Soprintendenza per i beni architettonici, paesaggistici, storici, artistici ed etnoantropologici per le province di Lucca e Massa Carrara, istituita nei settembre 2004 dal Ministro Giuliano Urbani in virtù della
ricchezza e della diffusione del patrimonio artistico e dell'importanza paesaggistica delle province di Lucca e Massa Carrara, e confermata nelle successive riorganizzazioni delle articolazioni periferiche del Ministero per i beni e le attività culturali;
negli ultimi cinque anni a Lucca sono stati cambiati cinque Soprintendenti; a tutto il 28 febbraio 2010 l'incarico di Soprintendente risultava ricoperto ad interim dall'architetto Guglielmo Malchiodi, titolare della Soprintendenza di Pisa e Livorno, e a seguito della cessazione dal servizio dello stesso Malchiodi in data 1o marzo 2010 il Ministero ha affidato il medesimo incarico unitamente all'interim di Pisa all'architetto Agostino Bureca, Soprintendente di Arezzo -:
se il Ministro interrogato non ritenga di dover porre fine ad una situazione di incertezza organizzativa e di avviare le necessarie iniziative per stabilizzare la situazione della Soprintendenza di Lucca, procedendo finalmente ad una nomina dirigenziale stabile che ponga fine al susseguirsi di incarichi temporanei e non esclusivi, col ragionevole rischio di metterne a repentaglio la funzionalità e il prestigio.
(5-02671)
Interrogazioni a risposta scritta:
SAMPERI e BURTONE. - Al Ministro per i beni e le attività culturali, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
l'isola di Lipari vive da qualche anno un grave problema sociale, a causa di un'assurda diatriba sulla riconversione delle cave di pomice che, alla fine, ha portato alla chiusura dell'industria Pumex SpA di Lipari con conseguente perdita di oltre 50 posti di lavoro, oltre l'indotto;
da 2 anni 50 famiglie vivono una situazione drammatica e, cosa più grave, non s'intravede alcuna prospettiva;
da oltre un triennio, i 50 ex lavoratori della pomice (tutti eoliani) continuano ad essere «mortificati» dai governi comunale, regionale e nazionale che non riescono, in alcun modo, a trovare una soluzione concreta per mettere fine ad un dramma sociale;
i lavoratori della cava di pomice, a seguito del sequestro giudiziario eseguito a carico della Pumex, sembrano essere gli unici destinatari delle conseguenze negative di ritardi, furbizie e mancate assunzioni di responsabilità da parte dei soggetti interessati che avrebbero dovuto avviare la riconversione delle aree di cava e dell'intero sito industriale;
questi ex lavoratori, arrivati all'ultima spiaggia, stanchi, delusi, impauriti per il loro futuro e quello delle loro famiglie, hanno messo in atto, da 5 giorni, un'eclatante azione di protesta, occupando la stanza del Sindaco di Lipari e a avviando, contestualmente, uno sciopero della fame ad oltranza -:
quali iniziative i Ministeri intendono intraprendere affinché possa essere individuata una soluzione rapida ed immediata e venga sollecitato alla Regione Sicilia, il Piano di Riconversione delle cave di pomice per consentire di avviare il progetto del Parco geo-minerario della Pomice, già citato nel rapporto di Missione Unesco del 2007, che consentirebbe ai lavoratori della Pumex di riavere il loro dignitoso posto di lavoro.
(4-06550)
FARINONE. - Al Ministro per i beni e le attività culturali, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
il 31 dicembre 2009 il parco del Ticino è stato condannato al risarcimento dei danni per un sinistro mortale avvenuto lungo la pista ciclabile del Naviglio Grande provocato, pare, anche dalle cattive condizioni del tratto e dalla mancanza di protezioni;
lo scorso 21 gennaio il parco del Ticino ha emesso ordinanza di chiusura dell'alzaia a tempo indeterminato;
l'ente parco del Ticino ha calcolato nell'ordine dei cinque milioni di euro il costo necessario per la messa in sicurezza della pista e l'impianto delle barriere;
la Soprintendenza regionale lombarda si è espressa negativamente sull'impianto stesso perché i Navigli e le loro sponde sono state dichiarate patrimonio culturale e parte del demanio;
l'alzaia del naviglio grande da Turbigo ad Abbiategrasso è ritenuta una delle più belle, e frequentate, green way della Regione Lombardia: un'area verde a pochi chilometri da Milano frequentata ogni anno da oltre cinquantamila persone, soprattutto nel periodo primaverile ed estivo;
la prevista esposizione universale del 2015 non può prescindere dalla valorizzazione di tale arpa;
i cittadini e i comuni rivieraschi stanno subendo forti danni economici e di immagine quale esito dell'ordinanza di chiusura -:
se i Ministri Interrogati intendano promuovere l'avvio di un tavolo di negoziazione e intesa fra gli enti interessati, al fine di trovare una soluzione concordata per garantire ai cittadini la fruizione dell'alzaia medesima in condizioni di massima sicurezza.
(4-06552)
TESTO AGGIORNATO AL 16 FEBBRAIO 2011
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ECONOMIA E FINANZE
Interrogazioni a risposta orale:
BARBIERI e CARLUCCI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'interno, al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
la Banca nazionale del lavoro (BNL), ancor prima di entrare nel gruppo BNP Paribas, è stata una delle maggiori banche italiane al servizio di piccole e medie imprese, specie del Mezzogiorno d'Italia;
la Comesa srl di Antonio Grimaldi, piccola industria meccanica operante nella zona industriale di Fisciano (Salerno), ebbe a stipulare in data 4 dicembre 2001 con la BNL agenzia di Salerno un contratto di finanziamento per 800 milioni di lire (pari a 413.000 euro) da rimborsare in dieci anni con rate semestrali, garantito da ipoteca sull'opificio industriale del valore di oltre 2 miliardi di lire;
dopo il versamento delle prime rate, a causa di un delicato intervento al cuore subito nel 2004 dal titolare della Comesa srl, rimanevano insolute alcune rate del mutuo, che durante la convalescenza del titolare venivano prontamente pagate mediante versamenti pari ad oltre 65.000 euro mentre il saldo di 30.000 euro, a mezzo di assegno circolare del 31 ottobre 2005, veniva rifiutato;
il 5 settembre 2006 veniva notificata alla Comesa srl l'ingiunzione di pagamento dell'intera somma del mutuo senza neppure detrarre gli acconti versati, pari a complessivi 67.000 euro, con l'aggiunta di una somma per interessi (senza indicare il tasso);
il 2 ottobre 2006 veniva notificato il pignoramento dell'immobile su cui gravava l'ipoteca e il 12 gennaio 2007 veniva chiesto il fallimento della Comesa srl con istanza del tribunale di Salerno (iscritta al n. 512 del 2006), poi rigettata dallo stesso tribunale in data 19 luglio 2007;
con raccomandata del 19 luglio 2007 Comesa srl proponeva alla BNL il pagamento immediato di tutte le rate scadute, ma, con raccomandata del 10 settembre 2007, la BNL, divenuta gruppo BNP Paribas, comunicava di aver ceduto il credito sin dall'8 maggio 2007 a Cordusio srl, ora Calliope srl, che a sua volta aveva conferito procura alla Pirelli Re Crediting, subentrata nella procedura espropriativa, rifiutando ogni possibile intesa;
detta cessione del credito, dopo l'espletamento a raffica di azioni giudiziarie, sembra giustificata dall'esigenza di definire il bilancio in vista dell'atto di fusione con BNP PARIBAS, avvenuto proprio il 15 maggio 2007 ed il 12 luglio 2007;
la Pirelli Re Crediting spa, quale procuratrice della Calliope srl e acquirente del Credito BNL, riproponeva l'istanza di fallimento contro la Comesa srl, sebbene fesse stata già proposta dalla BNL per lo stesso credito ed oggetto di sentenza di rigetto del 19 luglio 2007 del tribunale di Salerno, ottenendo (in assenza di nuovi creditori, ad eccezione dell'ETR ora EQUITALIA spa, già nota quale creditore anche al precedente giudice fallimentare), la dichiarazione di fallimento della Comesa srl, con sentenza del 10 novembre 2009, oggetto di impugnativa e di reclamo alla carte di appello di Salerno;
appare evidente che agli obiettivi della BNL di far cassa e monetizzare il mutuo concesso alla Comesa, nei momento della sua fusione con BNP Paribas, era subentrato l'interesse dell'acquirente del credito Calliope srl e della sua procuratrice Pirelli Re Crediting spa a procedere alla vendita degli immobili, frutto di sacrifici e del lavoro di una vita, di rilevante valore (oltre 2 milioni di euro) a prezzi fallimentari;
in questo particolare momento le banche dovrebbero fornire alle aziende sane del Mezzogiorno d'Italia un assistenza e supporto adeguati -:
se non ritengano che sia opportuno rafforzare il ruolo degli istituti di credito nazionale in favore delle piccole e medie imprese del Mezzogiorno;
se non ritenga opportuno attribuire agli osservatori sul credito, istituiti con decreto-legge n. 185 del 29 novembre 2008, convertito dalla legge n. 2 del 28 gennaio 2009, presso le prefetture periferiche, un controllo più incisivo anche in merito ai rapporti tra banche ed imprenditori e all'eventuale violazione di leggi vigenti in materia.
(3-00975)
NUNZIO FRANCESCO TESTA. - Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
la stampa nazionale ha più volte evidenziato che le disastrate casse del comune di Napoli sono aggravate dal costo del personale dirigente, che non «ha eguali per numero, a differenza delle altre amministrazioni degli altri comuni d'Italia, per oltre venti milioni di euro;
lo stesso comune si è segnalato per il numero smisurato di consulenze esterne e per la sussistenza di una sfera fuori controllo, tant'è che in un recente passato l'assessore al bilancio, nel denunciare lo sfascio finanziario, ha ritenuto di rimettere il mandato con la clamorosa denuncia di una gestione delle risorse del tutto assurda ed insostenibile;
il quotidiano il Mattino in data 5 marzo 2010 ha dato notizia di un'ennesima sanatoria per altri 104 dirigenti reclutati a suo tempo con contratto a tempo determinato e/o mobilità dall'esterno;
in effetti, si tratta di sistemare in pianta organica e a tempo indeterminato staffisti e/o capita staff assegnando agli stessi titoli preferenziali ai fini della valutazione finale, di fatto danneggiando, ovviamente, tutti coloro che hanno partecipato al concorso pubblico in possesso dei soli requisiti prescritti dalla legge e/o dal bando;
secondo il Mattino, l'infornata annunziata in occasione delle elezioni regionali partirà nel momento in cui scatterà il conto alla rovescia per le elezioni al comune di Napoli che si terranno nel 2011;
il costo del personale in questione dichiarato pari a 20 milioni di euro annui in realtà è sottostimato in quanto non comprende la rilevante quota degli accessori -:
quali iniziative intendano assumere, anche attraverso i servizi ispettivi di finanza pubblica, al fine di verificare la situazione di bilancio del comune di Napoli,
che, come è noto, si distingue per l'inadeguatezza dei servizi e per il caos amministrativo, a fronte di costi di funzionamento ormai insopportabili per i cittadini napoletani.
(3-00977)
Interrogazione a risposta scritta:
ZACCHERA e CARLUCCI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
recenti notizie di stampa hanno pubblicato i redditi medi per il 2008 delle diverse province italiane;
da tali dati - apparsi e commentati con ampio risalto anche dal Sole 24 ore - si apprende che in Piemonte la provincia di Verbania (VCO) è quella con il reddito medio più basso a sottolineare le crescenti difficoltà economiche del territorio;
nonostante ciò i cosiddetti «Studi di Settore» continuano a parificare questa zona come al massimo livello economico equiparandola per esempio a Varese e Milano, dove la situazione media è grandemente migliore;
ciò comporta una obbiettiva discriminazione delle aziende operanti a Verbania e nella sua provincia ed ingiuste sperequazioni nel calcolo dei redditi presunti delle aziende e più in generale dei contribuenti -:
se non ritenga necessario rivedere i coefficienti-base degli studi di settore in modo da tener conto della effettiva situazione economica delle diverse province italiane.
(4-06543)
TESTO AGGIORNATO AL 16 FEBBRAIO 2011
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GIUSTIZIA
Interrogazioni a risposta scritta:
SCILIPOTI. - Al Ministro della giustizia, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
attraverso vari Comunicati Stampa del Centro Studi Giuridici SNARP - Sindacato Nazionale Antiusura e Riabilitazione Protestati e dell'ADIUBAN Associazione Difesa Utenti Bancari, hanno richiamato l'attenzione sugli effetti e le conseguenze di attuazione della legge n. 130 del 1999, che ha introdotto in Italia la disciplina della cartolarizzazione dei crediti bancari, più nota come securitization, mutuandola dal sistema bancario o finanziario statunitense, definita dall'ABI «una tecnica finanziaria mediante la quale i flussi di cassa derivanti da impieghi creditizi vengono selezionati ed aggregati al fine di costituire supporto finanziario e garanzia ai titoli rappresentativi di tali crediti, collocati nel mercato di capitali».
gli obiettivi della cartolarizzazione sono stati definiti dalla Commissione permanente finanze con relazione n. 5058 - A del 22 febbraio 1999: «Nelle esperienze estere i crediti oggetto di cartolarizzazione sono prevalentemente relativi a contratti standardizzati e crediti "buoni", cioè non incagliati o inesigibili. La cartolarizzazione non è impiegata per lo smobilizzo dei crediti ad alto rischio o in sofferenza, ma come strumento per migliorare la struttura creditizia del mercato».
secondo l'opinione diffusa nella letteratura e presso gli operatori internazionali, condivisa dall'Associazione bancaria italiana, gli osservatori, le autorità monetarie, le forze politiche, i ministeri del tesoro e delle finanze e la stessa commissione, la legge sulla cartolarizzazione doveva servire principalmente a dotare il Paese di una legislazione coerente con il resto del mondo finanziariamente sviluppato, per consentire di raggiungere obiettivi di irrobustimento della struttura creditizia, e solo accidentalmente per essere essere impiegata per la cartolarizzazione di crediti «cattivi», creando un convincimento largamente diffuso;
invece, secondo le stime dello SNARP e dell'ADIUBAN, dal 1999 ad oggi le banche avrebbero cartolarizzato crediti per oltre 300 miliardi di euro, principalmente
per finalità di elusione fiscale per conseguire una ingente evasione tributaria;
è una realtà innegabile il fatto che ogni istituto di credito ha creato una o più società proprie controllate alle quali sono stati ceduti in blocco i propri crediti ipotecari, mediamente al 40 per cento del loro valore facciale e al 5 per cento i crediti chirografari, operazioni rivelatesi autentiche simulazioni di perdite creditizie nell'ordine del 60 per cento medio sull'ipotecario e del 95 per cento sui chirografi, con la conseguente elusione del pagamento delle imposte correlate, stimate nell'ordine di almeno 120 miliardi di euro, imposte a cui hanno dovuto sopperire gli ignari cittadini;
le società cedute, invece hanno acquistato i crediti ipotecari al 40 per cento e quelli chirografi al 5 per cento, ma hanno subito iscritto nelle proprie situazioni patrimoniali i crediti al loro valore integrale, così realizzando sopravvenienze attive del 250 per cento per i crediti ipotecari e del 2000 per cento per i crediti chirografi, sui quali hanno continuato e continueranno ad esigere interessi convenzionali contrattuali, che costituiranno a loro volta ulteriori sopravvenienze attive;
la tematica è stata oggetto di una dettagliata relazione del professor Petrino inserita sul secondo volume delle «Relazioni delle 3 Giornate di Ascolto delle Organizzazioni Antiracket e Antiusura» pubblicato dal Ministero dell'interno e distribuito in maggio 2007 a cura del Commissario straordinario di Governo per il coordinamento di iniziative antiracket e antiusura;
ultime in ordine di tempo, sono pervenute sollecitazioni da SNARP o ADIUBAN associazioni che aggregano insieme circa 60.000 soci che denunciano il notevole incremento delle esecuzioni immobiliari aumentate di circa il 20 per cento nel solo anno 2009, che fanno emergere ineludibile la necessità di soluzioni normative e o legislative idonee a ricondurre nell'alveo della legalità fiscale-tributaria o antiusura lo strumento delle cartolarizzazioni, sia per le banche cedenti, che per le finanziarie cedute, con la promulgazione di una apposita legge integrativa che preveda per le banche l'obbligo del pagamento di una cedolare secca a monte di ogni operazione di cartolarizzazione, pari al 10 per cento del valore facciale della cessione, da elevarsi al 20 per cento per le finanziare acquirenti sul valore facciale dei crediti acquisiti, soluzione che permetterebbe entrate certe per il bilancio dello Stato e consentirebbe altresì di ridistribuire e far ricadere anche sulle banche il carico fiscale oggi imposto ai soli cittadini;
inoltre, nell'intento di ridimensionare le ingenti sopravvenienze attive delle società cedute, atteso che il cumulo degli interessi convenzionali è divenuto insostenibile, sarebbe opportuno obbligare le finanziarie acquirenti a riscuotere sul valore facciale delle cessioni, solo interessi a saggio legale, soluzione che contribuirebbe al salvataggio di una infinità di immobili, oggi prevalentemente a beneficio delle immobiliari speculative di emanazione bancaria ed eviterebbe il dissanguamento di famiglie ed imprese che per salvare il proprio immobile sono costrette a ricorrere agli usurai -:
se no si intendano assumere iniziative normative in linea con quanto proposto da SNARP e ADIUBAN al fine di far fronte alle problematiche ricordate in premessa.
(4-06541)
LABOCCETTA e CARLUCCI. - Al Ministro della giustizia, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
l'Amministrazione Comunale di Napoli, recentemente e prendendo spunto dalle norme introdotte dalla legge finanziaria per il 2010 e dallo schema di decreto legislativo approvato dal CDM per l'attuazione del cosiddetto federalismo demaniale, ha espresso il proprio interesse
all'acquisizione di alcuni beni demaniali esistenti nel territorio comunale ed in particolare delle caserme Boscariello e Bicchelli, in uso al Ministero della difesa;
già a far data dall'anno 2001 erano state avviate intese in tal senso tra la predetta Amministrazione comunale e il Dicastero della difesa;
in più occasioni il Consiglio comunale di Napoli ha approvato documenti di indirizzo tendenti ad avviare le procedure amministrative per l'acquisizione, tra gli altri, degli immobili demaniali costituiti dalle caserme Boscariello e Bicchelli;
in particolare, per la caserma Boscariello, l'amministrazione comunale di Napoli ha previsto la realizzazione di una «città dello sport» nella quale dare adeguata sistemazione a realtà sportive di assoluta eccellenza che operano nei quartieri di Scampia e Secondigliano, tra le quali quelle animate con estrema passione e competenza dalla famiglia Maddaloni, che ha visto primeggiare a livello mondiale nella disciplina del judo Pino Maddaloni, vincitore della medaglia d'oro alle Olimpiadi di Sidney del 2000;
nello specifico, la caserma Boscariello è inserita nel decreto ministeriale del 23 novembre 2008, che ai sensi dell'articolo 27 del decreto-legge n. 269 del 2003, ne ha determinato il passaggio nel patrimonio disponibile dello Stato e previsto la riconsegna all'Agenzia del Demanio per fini di valorizzazione e razionalizzazione del patrimonio statale -:
se sia vero che il Ministero della giustizia abbia chiesto l'assegnazione in uso di una porzione del complesso per un proprio utilizzo e per destinarlo ad altra sede dell'Archivio di Stato ignorando la volontà, come detto, più volte ribadita dall'Amministrazione Comunale di realizzarvi la «città dello sport»;
se non ritengano invece, di privilegiare la citata iniziativa anche nel quadro di una sempre più proficua collaborazione tra Governo centrale ed enti locali che costituisce una delle linee guida dell'esecutivo Berlusconi impegnato a realizzare attraverso il federalismo una migliore organizzazione dello Stato.
(4-06565)
TESTO AGGIORNATO AL 15 APRILE 2010
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INFRASTRUTTURE E TRASPORTI
Interrogazioni a risposta scritta:
LEOLUCA ORLANDO. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, e al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
l'attivazione dello scalo aeroportuale di Comiso «Vincenzo Magliocco», in provincia di Ragusa, inaugurato il primo maggio del 2007 e frutto di un'importante opera di conversione ad uso civile e di ammodernamento della preesistente struttura di esclusivo utilizzo militare della Nato, resta ad oggi, di fatto, un'opera incompiuta;
si apprende, da fonti di stampa, che l'operatività e la funzionalità del suddetto aeroporto la cui struttura dovrebbe essere consegnata alla società di gestione entro marzo 2011, dopo quasi 4 anni di ritardo sulla data prevista, potrebbe slittare ulteriormente; infatti, lo start-up dell'aeroporto non sarà immediato: bisognerà attendere la conclusione dei lavori e, subito dopo, si dovrà completare la certificazione dello scalo ed avviare tutte le attività di programmazione e di gestione che richiederanno ancora otto o dieci mesi;
con una dichiarazione apparentemente distensiva, (www.gds.it, 12 marzo 2010) il presidente della regione Sicilia sembra aggiungere incertezza in chi crede e ha lavorato per la realizzazione dell'aeroporto di Comiso: «la Regione siciliana intende partecipare alla realizzazione di una struttura aeroportuale nel territorio di Agrigento, con il coinvolgimento degli enti locali del territorio interessato». Così si legge nella lettera inviata all'Enac dal
presidente della regione Sicilia in risposta alle dichiarazioni rese alla stampa dal presidente dell'Ente;
«la Giunta Regionale - prosegue la nota del presidente - credendo nella bontà del progetto in argomento, ha deliberato, il 27 ottobre dello scorso anno, di destinare la somma di 30 milioni di euro a questa infrastruttura, a valere su risorse Fas assegnate alla Regione e di affidare alla Provincia regionale di Agrigento la realizzazione dell'opera». «Successivamente - conclude la lettera - la Giunta regionale del 9 febbraio 2010, ha destinato al suddetto intervento, 30 milioni di euro della linea d'azione 7.1 - Spese di investimento degli enti locali del PAR FAS 2007-2013, ai quali dovranno aggiungersi risorse di soggetti privati (scelti, quest'ultimi, ovviamente, con le procedure e le modalità di legge) sia nella fase della realizzazione che in quella successiva di gestione dell'aeroporto, garantendo così l'autosufficienza economica»;
il business plan dell'aeroporto di Comiso (costato finora 36 milioni di euro, provenienti in massima parte da fondi europei) prevede, da anni, che una fetta di passeggeri agrigentini debbano usufruire dell'ex base Nato, altrimenti non sarebbe raggiunta quella quota di 400 mila passeggeri l'anno necessaria per fare entrare la struttura a profitto: da Comiso, Agrigento città dista circa un'ora e mezza di tratto (impervio) della strada statale 115, Licata e il suo hinterland sono addirittura a 45-50 minuti;
gli scali andrebbero in diretta concorrenza, essendo distanti circa 100 chilometri l'uno dall'altro, e il rischio è che l'uno o l'altro potrebbero non risultare necessari nel volgere di pochi mesi;
l'aeroporto di Comiso può certamente contribuire alla valorizzazione delle risorse di un territorio che ha in sé grandi potenzialità, e che deve iniziare (ma in parte ha già iniziato) un percorso di sviluppo ambizioso. Un grande passo avanti dell'economia locale potrà essere determinato dalla realizzazione delle grandi potenzialità del settore agroalimentare, oggi frustrate dall'eccessiva polverizzazione degli operatori, dalla loro incapacità di cooperare e da un sistema dei trasporti basato interamente sul gommato, che non consente di raggiungere mercati più lontani di quelli del nord Italia con tempi e costi ragionevoli;
inoltre, l'aeroporto di Catania dovrebbe chiudere, a fine anno, per lavori di manutenzione, e alcuni voli potrebbero essere dislocati a Comiso;
da notizie apparse sulla stampa, sembra che nonostante l'Enac (Ente nazionale per l'aviazione civile) stia accelerando le procedure per l'apertura dell'aeroporto, ad impedire l'attivazione dello scalo ci siano ancora una serie di problemi insoluti: dal nodo relativo alla sicurezza, a quello riguardante il passaggio della proprietà del sedime dell'aeroporto dal Ministero della difesa al demanio regionale, allo sblocco delle procedure per assicurare i servizi della navigazione aerea da parte dell'ENAV;
sempre il presidente dell'Enac ha anche annunciato che sta per essere emanato dal Ministro delle infrastrutture e dei trasporti il decreto che attribuisce all'Enav (Ente nazionale assistenza al volo) il controllo del traffico aereo al «Magliocco» mediante la torre di controllo, ed ha auspicato che si passi al più presto alla fase di start-up in modo da dare il via da subito alla promozione del «Magliocco» che servirà per attirare su Comiso compagnie di linea e low cost interessate all'utilizzo dell'aeroporto, impegnandosi a seguire da vicino la fase d'avvio e ad accelerare le procedure di collaudo delle attrezzature dell'aeroscalo;
subito dopo il Ministro dell'economia e delle finanze dovrebbe dare il via libera al finanziamento del servizio, passo cruciale verso l'effettiva operatività dello scalo;
quindi, anche a seguito delle dichiarazioni di tutti i diretti interessati, che sembra siano giunti ad un accordo per la
risoluzione delle problematiche procedurali che bloccano l'apertura dello scalo aeroportuale di Comiso, risulta improcrastinabile la firma del decreto che legittimerà l'Enav a poter utilizzare i fondi che, con riferimento all'anno 2009, risultano già affidati -:
se si sia in procinto di emanare il decreto utile ad assicurare la funzionalità dei servizi dell'ENAV per l'aeroporto di Comiso mediante l'utilizzo dello stanziamento pluriennale a tal scopo già disposto per legge, permettendo che gli impegni presi da tutti gli interessati possano essere assolti nei tempi previsti.
(4-06557)
REALACCI, MARIANI e MARCO CARRA. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
numerosi articoli apparsi sulla stampa nazionale sottolineano una contrazione dei fondi nazionali a sostegno del mercato dei piccoli lavori pubblici inferiori per importo al milione di euro. In particolare numerosi articoli, a firma Giorgio Santilli sul quotidiano «Il Sole24ore», sottolineano come la situazione si ripercuota soprattutto sulle imprese edili più piccole, dal momento che nel primo bimestre del 2010, si è registrata una contrazione del 30 per cento degli appalti (dagli 801 milioni del 2009 si è passati ai 561 milioni del 2010). Un ulteriore riduzione anche rispetto all'anno precedente in cui si era segnato un calo del 30 per cento rispetto al 2008;
fra le cause prioritarie di questa situazione, secondo quanto evidenziato dal Sole24ore, ci sono da segnalare le seguenti: l'Anas, grande committente di opere pubbliche di piccola entità, ha azzerato nel 2010 i fondi per i nuovi investimenti stradali per effetto della legge finanziaria per il 2010; il piano dell'edilizia scolastica è fermo in attesa del completamento dell'anagrafe delle scuole; i comuni e gli territoriali locali, costretti al rispetto del patto di abilità, non investono fondi a disposizione dei loro bilanci;
un'altra causa di sofferenza delle piccole opere sta nella scelta del Governo di privilegiare le opere di fascia alta e altissima: i dati riportati dal Sole24ore evidenziano come gli appalti per opere di importo superiore ai 50 milioni abbiano avuto nel primo bimestre del 2010 una crescita del 61 per cento rispetto al 2009;
inoltre al momento dell'assegnazione dei lavori, la concorrenza sempre più pressante fra piccole imprese genera ribassi d'asta medi che superano il 22-23 per cento tanto che sempre nel primo bimestre del 2010, si è registrato un calo del 20 per cento rispetto all'anno precedente, con appalti aggiudicati pari a 407,5 milioni di euro a fronte dei 510,9 milioni del 2009;
sebbene nell'ambito del piano delle infrastrutture prioritarie approvato dal Cipe il 26 giugno 2009, il Governo abbia previsto quattro programmi di intervento di media e piccola dimensione finanziaria, per un importo complessivo pari a 2.433,5 milioni di euro, soltanto il 44 per cento, secondo dati ANCE, risulta confermato dal Comitato interministeriale per la programmazione economica;
dalla metà del 2008 a oggi l'edilizia ha perso, secondo dati Cresme-UIL, 157 mila posti di lavoro, a cui se ne potrebbero aggiungere altre migliaia fra il 2010 e il 2011 per ANCE, ANCI e Confindustria. A tal proposito, sempre il Cresme, istituto di ricerca specializzato nell'edilizia, prevede che entro il prossimo anno chiuderà il 15 per cento delle piccole imprese del settore delle costruzioni;
riqualificare e rinnovare il patrimonio edilizio pubblico e privato individuando provvedimenti immediati ed efficaci, cantierabili da subito, può essere un volano per rilanciare l'economia nel segno della qualità. Questo deve avvenire nell'ambito di una politica industriale del settore delle costruzioni che migliori la qualità del prodotto, sostenga la professionalità e la competenza degli attori del processo, stimoli l'interesse e la sensibilità dei consumatori verso prodotti di qualità;
nei maggiori Paesi industrializzati ed, in particolar modo nei principali Paesi europei, il percorso più efficace individuato è quello di legare la riqualificazione del patrimonio immobiliare ad obiettivi di efficienza energetica e di diffusione dell'uso delle fonti rinnovabili. Un obiettivo ribadito dalla nuova direttiva 91/02 in discussione al Parlamento europeo che ne prevede l'applicazione in tutti gli interventi di riqualificazione del patrimonio edilizio esistente. Anche in Italia, lo sgravio fiscale del 55 per cento introdotto dal Governo Prodi è stata una misura che ha ottenuto degli effetti ingenti e importanti. Ha messo in moto un volano di affari superiore ai 3 miliardi di euro e ha permesso di ripagare lo sgravio fiscale previsto, attraverso l'emersione del sommerso e l'attivazione di una nuova economia. Inoltre ha coinvolto migliaia di imprese e decine di migliaia di occupati -:
quali iniziative urgenti e concrete intendano mettere in campo, per rilanciare il settore dell'edilizia delle piccole e medie imprese;
se non intendano rilanciare il piano nazionale per le piccole opere pubbliche volto alla manutenzione del territorio e della rete stradale, finanziando completamente il piano di opere piccole e medie licenziato dal Cipe nel giugno del 2009;
se non intendano promuovere una revisione della normativa del «patto di stabilità», per consentire ai comuni di investire fondi bloccati in piccole opere pubbliche cantierabili da subito e rimettere in moto il settore dell'edilizia e le piccole imprese di tale settore che operano sul territorio;
se non intendano, come previsto anche da diversi ordini del giorno accolti dal Governo anche alla Camera dei deputati e vista la scadenza della proroga a fine 2010, assumere iniziative per stabilizzare lo sgravio fiscale del 55 per cento per gli interventi di efficienza energetica estendendolo anche agli interventi di protezione sismica in edilizia.
(4-06558)
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INTERNO
Interrogazione a risposta scritta:
BARBATO, BOSSA, MAZZARELLA, SBAI, PALAGIANO, GARAVINI, NICOLAIS, ANIELLO FORMISANO, PICIERNO, RAZZI, SARUBBI, PICCOLO, MISITI, BOFFA e LAGANÀ FORTUGNO. - Al Ministro dell'interno, al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
alle elezioni comunali di Vitulazio (Caserta) del 6 e 7 giugno 2009 partecipavano cinque liste;
all'esito della consultazione elettorale risultava vincitrice per uno scarto di cinque voti la lista «Vivi Vitulazio»;
tra i candidati figurava la signora Scialdone Giovanna Lina, sorella del dottor Scialdone Antonio, direttore generale del consorzio unico di bacino delle province di Napoli e Caserta;
lo Scialdone Antonio partecipa attivamente, sia alla composizione della lista, che al procacciamento di consensi in favore della sorella Giovanna Lina che risulterà la più votata;
lo Scialdone Antonio, come si apprende da notizia di stampa risulterebbe indagato per il reato di associazione a delinquere, reato che sarebbe stato commesso nella qualità di funzionario del consorzio unitamente ad esponenti della criminalità organizzata (Mattino del 19 dicembre 2010);
in ragione di tale ipotesi delittuosa lo Scialdone subisce anche un provvedimento di sequestro di somme per l'importo di circa euro 500.000,00;
il dottor Scialdone Antonio, come si apprende da notizie di stampa, in prossimità delle elezioni comunali del 2009, procaccia posti di lavoro in favore di alcuni cittadini di Vitulazio, sia alle dipendenze
di società operanti nel settore dei rifiuti, sia alla dipendenze di società di vigilanza;
proprio in occasione della consultazione elettorale (giorno 7 giugno 2009) lo Scialdone Antonio si accompagna a tale Ferraro Luigi da Casal di Principe (fratello del deputato regionale Ferraro Nicola destinatario di alcuni provvedimenti cautelari) ed altri personaggi pure identificati dalle forze dell'ordine;
allo Scialdone Antonio sono riferibili anche altri consiglieri di maggioranza e segnatamente il presidente del consiglio comunale signora Pezzulo Giovanna (il cui consorte Iorio Giacomo) è dipendente del consorzio unico di bacino, Parillo Alessandro (che viene assunto alle dipendenze di una società di vigilanza riferibile allo Scialdone Antonio), l'assessore Terlizzi Renato (il cui figlio è stato assunto in concomitanza delle elezioni amministrative alle dipendenze di società di vigilanza per intercessione dello Scialdone);
di tali fatti veniva inoltrata al Ministero dell'interno e ad altre Autorità una articolata nota con allegati documenti circa le possibili infiltrazioni e condizionamenti del voto;
da tale documento, recapitato al Ministero dell'interno il 14 gennaio 2010 unitamente ad atti e documenti, si prospettano inquietanti condizionamenti del voto e della locale amministrazione per mano dello Scialdone Antonio -:
se i ministri interrogati non ritengano, ognuno per propria competenza:
a) avviare accertamenti a mezzo commissione di accesso presso l'Amministrazione comunale di Vitulazio al fine di accertare quanto risulta dai fatti esposti in premessa;
b) verificare se vi sono stati condizionamenti di natura criminale e camorristica sull'espressione del voto in occasione delle elezioni comunali del comune di Vitulazio (Caserta).
(4-06549)
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ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA
Interrogazione a risposta orale:
PICCOLO. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
nel comune di Vico Equense, in provincia di Napoli, è ubicato l'istituto «SS. Trinità e Paradiso», nato nel 1677 come conservatorio femminile con il fine primario di «provvedere all'educazione ed istruzione di fanciulle appartenenti a famiglie di civile condizione»;
il predetto è uno degli istituti della Campania che, insieme agli educandati, ai collegi di Maria e ad alcuni altri, è da considerarsi ente pubblico non statale ed, in quanto tale, soggetto alla normativa degli enti pubblici, anche sotto il profilo patrimoniale;
l'istituto «SS. Trinità e Paradiso» è ordinariamente gestito da un consiglio di amministrazione, composto da un presidente e due consiglieri, nominato dal Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca;
nel corso degli anni si sono succedute molteplici gestioni ordinarie e commissariali senza raggiungere i fini previsti dallo statuto, anzi con risultati negativi sia sotto l'aspetto patrimoniale che finanziario; in particolare, negli ultimi decenni il passivo finanziario è cresciuto a seguito di vertenze di lavoro promosse da ex dipendenti;
le istituzioni scolastiche attive presso l'ente si sono esaurite per mancanza di iscritti nel 1999;
nel 2002 il consiglio di amministrazione dell'epoca, con delibera n. 11 del 23 novembre 2002 adottata ai sensi del regio decreto 23 dicembre 1929, n. 2392, chiedeva la liquidazione dell'ente con trasferimento del patrimonio al comune di Vico
Equense per l'accertato esaurimento dello scopo statutario e per la persistente difficile situazione finanziaria;
in merito, nella XIV legislatura, fu presentata una proposta di legge che prevedeva, in analogia a quanto già avvenuto per altri istituti di educandato femminile, il trasferimento di beni, personale e oneri finanziari al comune di Vico Equense, consentendo, così, ai cittadini di continuare ad usufruire di spazi e strutture per attività sociali e culturali;
ad oggi nella predetta struttura monumentale trovano sede la biblioteca comunale, il centro anziani, l'associazione teatrale Teatro Mio, la scuola materna comunale, l'istituto professionale statale per i servizi alberghieri «De Gennaro», l'oratorio «Don Bosco», l'università della terza età (UNITRE);
nel chiostro dell'istituto, inoltre, si realizzano eventi teatrali e musicali estivi con manifestazioni di livello internazionale;
nel 2004, ignorando la succitata delibera di trasformazione dell'ente, il Ministero con decreto ministeriale del 20 marzo 2004, nominò un nuovo consiglio di amministrazione che, impossibilitato ad operare per la difficilissima situazione finanziaria, si dimise prima della scadenza del mandato;
a seguito di tali dimissioni, nell'agosto del 2008 il Ministero procedette alla nomina del signor Aniello Di Vuolo, quale commissario straordinario e, successivamente, con decreto ministeriale del 26 ottobre 2009, alla nomina di un nuovo consiglio di amministrazione, attribuendo singolarmente la funzione di presidente al suddetto commissario straordinario;
la procedura di nomina non sarebbe stata effettuata con la concertazione della direzione scolastica regionale e degli enti territoriali competenti;
dagli atti finora intrapresi dall'ex commissario e attuale presidente del consiglio di amministrazione appare manifesto lo scopo di sottrarre all'uso della comunità locale l'immobile della SS. Trinità e Paradiso -:
se risultino agli atti i motivi per i quali il Ministero abbia ritenuto di non dar corso alla delibera n. 11 del 23 novembre 2002 del consiglio di amministrazione che chiedeva la trasformazione dell'ente con l'assegnazione al comune di Vico Equense del patrimonio dell'ente SS Trinità e Paradiso, nonché del trasferimento del personale e degli oneri connessi;
se il commissario straordinario, alla fine del suo incarico come Commissario governativo, abbia prodotto, con riferimento all'incarico espletato, una relazione esplicativa, sia per gli aspetti contabili e finanziari, che per quelli amministrativi, con una documentata rendicontazione;
se la direzione scolastica regionale abbia redatto e trasmesso al Ministero una relazione sull'attività svolta dal commissario straordinario;
se il Ministero abbia approvato il nuovo statuto dell'ente proposto dal nuovo consiglio di amministrazione che prevede una radicale trasformazione dell'ente con un eventuale utilizzo del patrimonio immobiliare che, da un lato, tenderebbe ad escludere la fruizione per la comunità locale, dall'altro, sarebbe fortemente in contrasto con la struttura stessa dell'immobile (sottoposto a vincolo ambientale), che è costituito per lo più da locali di modeste dimensioni e non idonee per finalità di tipo universitario o per scopi di altra natura, non ben chiari;
se non si ritenga opportuno nominare ove ne sussistano i presupposti, un nuovo commissario straordinario con accertata competenza tecnica e finanziaria, valutando la possibilità di dare attuazione a quanto richiesto con la delibera n. 11 del 23 novembre 2002 del consiglio di amministrazione, al fine di tutelare i legittimi interessi della comunità locale, e assicurare un utilizzo per scopi sociali e culturali del patrimonio immobiliare dell'ente.
(3-00976)
Interrogazioni a risposta in Commissione:
GHIZZONI e DE PASQUALE. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
come già denunciato con precedente atto di sindacato ispettivo, 2-00613, la circolare ministeriale contenente le indicazioni riguardanti le risorse finanziarie su cui ogni singola istituzione scolastica potrà fare affidamento per redigere il suo programma annuale, ha detto preannunciato il mancato rimborso di circa un miliardo di euro dovuti dal Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca alle scuole, che hanno onorato - negli anni - spese di competenza dello Stato;
ciò avviene in concomitanza con i tagli operati dalla recente legge di bilancio 2010 rispetto ai dati della legge di assestamento 2009, con i quali sono stati ridotti gli stanziamenti dei capitoli riguardanti il funzionamento amministrativo e didattico delle scuole presenti in ciascuno dei Programmi riguardanti la scuola dell'infanzia, la scuola primaria, la scuola secondaria di primo e di secondo grado, per una ammontare complessivo di 226.838.243 euro, di cui 97.988.043 per il funzionamento e 128.850.200 per il personale, riportandoli ai livelli gravemente inadeguati stabiliti nella legge di previsione del bilancio 2009;
dalle disposizioni - a parere degli interroganti, illegittimamente contenute - della circolare emerge un'operazione che conferma non solo l'abolizione di uno specifico stanziamento, così come avvenuto lo scorso anno, per le spese riguardanti il funzionamento amministrativo e didattico, ma anche l'intenzione di scaricare sulle famiglie una parte consistente delle spese riguardanti il salario accessorio dei docenti e del personale e le stesse supplenze brevi;
tale situazione, che si protrae ormai nel tempo, determina una gravissima difficoltà nell'ordinario funzionamento delle scuole, «costringendole» a dover far ricorso al finanziamento volontario delle famiglie per poter affrontare le spese consuete;
in conseguenza di tale situazione in non pochi casi si sono create situazioni di grave conflittualità tra dirigenti scolastici che esigono il versamento dei contributi e famiglie e studenti che legittimante rifiutano tali imposizioni;
come risulta anche da una inchiesta realizzata dal portale studentesco Skuola.net si sono presentati casi, che risulterebbero molto diffusi, come quelli di seguito indicati: il caso del Liceo Cassini di Genova, dove una mamma lo scorso anno decise di non pagare più il contributo volontario, subendo come conseguenza il sequestro della pagella. Dopo segnalazione all'ufficio scolastico provinciale, con minaccia di fare denuncia è comparso un documento ufficioso con i voti. Quest'anno la contesa si è ripetuta e addirittura si pretendono i contributi per i due anni, tanto che la mamma si è vista costretta a recarsi alla caserma dei carabinieri e sporgere denuncia per omissione di atti d'ufficio e concussione. Il giorno successivo, con lettera del dirigente scolastico si invitava la famiglia a ritirare la pagella; il caso dell'istituto Ambrosoli di Roma, dove lo scorso novembre, non sono stati consegnati i pagellini trimestrali a una settantina studenti che si erano rifiutati di pagare l'oneroso contributo scolastico di 200 euro. I pagellini non sono mai arrivati, ma dopo la denuncia di Skuola.net al GT Ragazzi, il dirigente scolastico ha cambiato la propria decisione. Tuttavia, al secondo trimestre lo studente che aveva denunciato l'accaduto ha ottenuto la pagella, solo dopo essere andato in segreteria a chiedere una dichiarazione scritta della scuola su quello che stava accadendo; il caso del liceo Verga di Adrano (Catania), dove dai quadri di fine anno sono scomparsi i voti degli studenti che non avevano pagato il contributo scolastico volontario, con tanto di scritta «Non in regola con i pagamenti». Grazie alla successiva battaglia degli studenti, quest'anno la scuola esonera
dai pagamenti gli studenti under 16; il caso dell'istituto professionale Verri di Busto Arstizio (Varese), dove è stata inviata una lettera ufficiale a uno studente che si era rifiutato di pagare il contributo scolastico, a suo giudizio volontario e quindi non necessario. Nella comunicazione ufficiale si chiedeva di pagare entro 20 giorni. In caso di mancato saldo, la scuola non avrebbe rilasciato più allo studente documenti come «il diploma, certificati di iscrizione e frequenza, di voti»;
dalla citata inchiesta condotta da Skuola.net risulta che sono poche infatti le scuole che, come il Liceo Newton di Roma, dichiarano apertamente che i contributi scolastici siano volontari. Molte altre, invece, optano per il silenzio, sperando che tutti paghino i contributi, che spesso risultano essere particolarmente onerosi. Peraltro, non sarebbero pochi i casi in cui, come all'istituto comprensivo Tacito Guareschi di Roma, il fondo di funzionamento risulti finanziato in maniera prevalente dai contributi volontari delle famiglie, rispetto a quanto riconosciuto dal Ministero -:
quali iniziative intenda adottare per verificare se nelle suddette scuole permangano le situazioni di illegalità denunciate, nonché per segnalare ai dirigenti scolastici, che finora sono stati di diverso avviso, che i contributi delle famiglie non possono che essere considerati come volontari e, pertanto, non rientri tra i loro doveri d'ufficio pretenderne il versamento;
quale sia l'ammontare complessivo delle risorse corrispondenti ai contributi volontari delle famiglie e quali sia la loro incidenza percentuale rispetto ai finanziamenti che giungono alle istituzioni scolastiche;
quali iniziative intenda assumere al fine di verificare e garantire che le risorse provenienti dai contributi volontari delle famiglie siano effettivamente ed esclusivamente utilizzati per le finalità previste dalla legge.
(5-02672)
DE PASQUALE e GHIZZONI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
come più volte già evidenziato con interrogazioni, interpellanze urgenti, mozioni, risoluzioni, sono due anni che le scuole non ricevono fondi per il funzionamento didattico ed amministrativo;
nel 2009 il Ministro interrogato ha annunciato di avere inviato una tranche di finanziamenti a fine anno, dopo che le scuole, per l'intero anno scolastico, si erano trovate ad affrontare difficoltà insormontabili per far fronte alle sofferenze di cassa che le ha poste nella condizione di non riuscire spesso a rispondere al diritto/dovere costituzionalmente garantito di assicurare l'istruzione;
in realtà sono state poche le istituzioni scolastiche a beneficiare, a fine anno, di questo finanziamento;
inoltre tutto ciò è accaduto in assenza di criteri certi, trasparenti e verificabili, ad avviso degli interroganti in difformità dai principi di trasparenza amministrativa fissati dalle leggi dello Stato e dalle norme sulla contabilità;
questo finanziamento a «macchia di leopardo» ha comportato per quanto attiene le istituzioni scolastiche della Toscana un'effettiva erogazione di finanziamenti solo a poco meno del 25 per cento delle istituzioni scolastiche della regione;
per quanto attiene invece le istituzioni scolastiche dell'Emilia Romagna, solo poco meno del 38 per cento ha beneficiato dell'erogazione dei finanziamenti, se pur molto tardivamente;
da un attento esame della effettiva situazione parrebbe di comprendere che il criterio utilizzato sia quello della effettiva presenza di fondi nella cassa delle istituzioni scolastiche. Il «principio di cassa» appare però sovversivo del principio di competenza fissato dal regolamento di contabilità ed è puramente casuale la situazione delle somme giacenti in cassa
rispetto al momento temporale in cui viene effettuata la rilevazione (per esempio, presenza di somme ma vincolate nel loro impiego) -:
quali siano stati i criteri oggettivi che il Ministero ha adottato per erogare i finanziamenti alle istituzioni scolastiche, posto che nessuna, nel trascorso anno scolastico ne aveva ricevuti;
se il Ministro non reputi opportuno e rispondente ai principi di contabilità e di trasparenza dell'azione amministrativa, oltre che urgente, adottare, per l'erogazione dei prossimi finanziamenti, altri criteri che tengano conto della effettiva necessità di finanziamenti di tutte le scuole e che rientrino in quelli già previsti dal decreto ministeriale n. 21 del 2007.
(5-02673)
GHIZZONI e DE PASQUALE. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
prendendo spunto da una denuncia circostanziata e suffragata da testimonianze certe operata dalla trasmissione televisiva «Presa diretta», andata in onda su Rai Tre l'8 febbraio 2009, con precedente atto di sindacato ispettivo n. 5-01003 è stata segnalata all'attenzione di codesto Ministero, la realtà di molti istituti privati e paritari risultati vere e proprie «fabbriche di diplomi», dove sembra sufficiente pagare alcune migliaia di euro per ottenere un titolo di studio;
non solo, in tali realtà si utilizzano un gran numero di docenti precari che, pur di accumulare il punteggio necessario a mantenere una migliore posizione nelle graduatorie, accettano il compromesso di insegnare presso tali istituti privati senza percepire nessuna retribuzione, svilendo del tutto il proprio ruolo di insegnante;
è evidente come tale situazione rappresenti una grave lesione per i diritti degli insegnanti e al tempo stesso la negazione del principio costituzionale che riconosce il diritto allo studio di ogni cittadino e cittadina, garantendo l'accesso a strutture idonee e di eccellenza per la propria formazione ed istruzione;
nella risposta alla suddetta interrogazione, resa in data 17 giugno 2009, nonostante quella che agli interroganti appare una certa genericità e reticenza, si affermava che «La vigilanza sulle istituzioni scolastiche paritarie è esercitata dagli uffici scolastici regionali, che ogni anno predispongono un piano di interventi atti ad accertare il permanere delle condizioni richieste dalla legge per il riconoscimento della parità scolastica. (...) per un approfondimento di tutte le questioni che interessano questo delicato settore è stato di recente costituito un gruppo di lavoro tecnico di supporto alla parità, nel quale sono rappresentate le associazioni di gestori delle scuole paritarie maggiormente rappresentative. Il coinvolgimento delle predette associazioni consentirà al Ministero di definire congiuntamente strategie di intervento per una valorizzazione della funzione svolta dalla scuole paritarie e per l'eliminazione delle cause che determinano discredito nell'opinione pubblica nei confronti delle stesse scuole». Al contempo, ammettendo la necessità di «verificare con i mezzi a disposizione dell'amministrazione scolastica, l'esistenza della grave circostanza, come illustrata nella trasmissione televisiva, che vede il docente acquiescente a prestare servizio senza il corrispondente riconoscimento economico» e disponendo che il direttore scolastico regionale per la Campania (regione presa ad esempio come caso lampante delle suddette denunce portate alla luce dall'inchiesta della trasmissione televisiva) predisponesse «un'ulteriore visita ispettiva a tappeto per tutti gli istituti di istruzione secondaria di secondo grado della Campania, e non per la sola provincia di Salerno, per verificare la frequenza degli alunni, la presenza del contratto di lavoro, i registri e quant'altro il dirigente tecnico incaricato ritenga di verificare»;
a seguito delle visite ispettive effettuate, è stata decretata la revoca della parità scolastica, con decorrenza dall'anno
scolastico 2009-2010, ad alcune istituzioni scolastiche paritarie delle province di Salerno e di Napoli, mentre si rimaneva in attesa di conoscere eventuali osservazioni dopo le ispezioni avviate da parte dell'ispettorato del lavoro della Campania;
nonostante il rinnovato interesse sull'operato di tali istituti e le verifiche operate dalle competenti strutture ministeriali, previa sollecitazione parlamentare, non sono mancate, anche di recente, ulteriori notizie di comportamenti e criteri gestionali al limite della legittimità;
in particolare, sono state molteplici le segnalazioni di esplicito rifiuto o di indisponibilità organizzativa nell'accettazione di iscrizione di alunni con disabilità, in palese contrasto con la legge 10 marzo 2000, n. 62, norme per la parità scolastica e disposizioni sul diritto allo studio e all'istruzione, nonché con il recente n. 83 del 10 ottobre 2008, nel quale all'articolo 3, comma 4, lettera d) si sancisce che il gestore o il rappresentante legale della gestione delle scuole paritarie deve dichiarare, sotto la propria responsabilità di impegnarsi «ad applicare le norme vigenti in materia di inserimento di studenti con disabilità, con difficoltà specifiche di apprendimento o in condizioni di svantaggio». Condizione questa che, così come le altre previste dal citato decreto ministeriale, dovrà essere verificata dal locale Ufficio scolastico regionale;
anche in questo caso si tratta di gravi situazioni che, pregiudicando il diritto allo studio sulla base di inaccettabili discriminazioni della condizione personale, necessitano interventi immediati e rigorosi per il ripristino della legalità, per la revoca delle autorizzazioni illecitamente ottenute, nonché per operare l'indispensabile distinzione tra gli istituti che applicano lealmente e integralmente la disciplina in materia di parità scolastica e quelle che invece operano in maniera fraudolenta, per il solo scopo della massimizzazione del profitto, a scapito della vocazione formativa e dei diritti degli alunni e delle loro famiglie -:
quali siano i risultati del gruppo di lavoro tecnico di supporto alla parità, e se siano state effettivamente definite congiuntamente le citate strategie di intervento, di cui in premessa;
quali siano gli esiti degli impegni assunti in occasione della discussione dell'interrogazione 5-1003 con riferimento all'adozione di un'apposita circolare per evitare il ripetersi dei deprecabili abusi segnalati relativamente all'impiego di docenti senza retribuzioni;
con riferimento agli episodi di rifiuto all'iscrizione opposta alle famiglie degli alunni con disabilità, quali iniziative intenda assumere per avviare un'approfondita e rigorosa ispezione in tutta Italia, al fine di verificare la puntuale applicazione della normativa in materia di riconoscimento delle scuole paritarie, eventualmente adottando i necessari provvedimenti sanzionatori volti a debellare comportamenti che screditano la scuola tutta, danneggiano gli alunni e le loro famiglie, pregiudicando le previsioni costituzionali in materia di diritto all'istruzione.
(5-02674)
Interrogazioni a risposta scritta:
GIANNI FARINA. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
sul sito dell'istituto paritario «Diomede Carafa» (http://www.diomedecarafa.it) tecnico commerciale IGEA - liceo scientifico ITAS - dirigenti di comunità, con decreto N. 1/S del 20 dicembre 2006 - decreto N. 2/S2 - N. 1/S2 del 6 luglio 2009 - codice dell'Istituto: AVTD00500P Via Fontanuova - Ariano Irpino (Avellino), tel. e fax 0825 828790, e-mail: diomedecarafa@libero.it - corso OFIS «Operatore di magazzino merci», ha attirato l'attenzione dell'interrogante il «piano dell'offerta formativa» (P.O.F.) A.S. 2006/2007, dove, a pagina 6, terz'ultima
riga, si legge: «Negli ultimi anni ha avuto incremento la coltivazione del tabacco e dell'olio»;
considerando che l'olio non si coltiva, ma si produce, incuriosito da tale strafalcione, l'interrogante ha letto il piano con maggior attenzione e sempre a pagina 6, con meraviglia, ha notato che «Il centro di Ariano Irpino sorge su tre colli sostenuti da robuste mura» e poi ancora, «Nell'ambito del territorio generale funzionano...» e inoltre: «nelle graduatorie dei comuni irpini riferita al numero degli abitanti (23.471)». E ancora: «con la tomba dei Diomede Carafa (vescovo di Ariano nel 1511)» invece che «dal 1511» ancora: «18 mila quintali di latte trasformati nelle aziende o ceduto ai caseifici locali». A pagina 7 un altro errore: «Nel periodo estivo la sua altitudine diventa un piccolo centro di soggiorno...», e si potrebbe continuare così per tutte le pagine rimanenti, riscontrando errori di battitura, di grammatica, di sintassi e di contenuto;
ciò denota ad avviso dell'interrogante in maniera palese una scarsa professionalità dell'istituto, nonché carenze culturali e didattiche;
sul sito vi è la foto degli studenti: se ne contano quattordici (14), tra i quali si nota il figlio della titolare, tale Cecilia Majello Sampietro; tra l'altro, all'interrogante appare censurabile la pubblicazione sul sito della foto degli studenti, tra i quali alcuni senz'altro minorenni;
sul sito vi è anche la foto di nove (9) giovani donne con la dicitura (puntando il cursore) «i docenti del diomede carafa»;
è risultato che una delle insegnanti è la titolare dell'istituto, la già citata Cecilia Majello Sampietro, e un'altra è una segretaria;
i corsi sono organizzati dalla prima alla quinta classe e pertanto si potrebbe desumere che ogni classe è frequentata in media da 2,8 studenti;
se i 2,8 studenti per classe fossero suddivisi tra gli indirizzi tecnico-commerciale, liceo scientifico, dirigenti di comunità e operatore di magazzino merci, se ne potrebbe dedurre altresì che in ogni classe potrebbero essere presenti in media 0,7 studenti;
in definitiva, risulterebbe che ogni dipendente della scuola debba essere a carico di 1,75 studenti, ma se l'insegnamento è differenziato a seconda dell'indirizzo e della classe frequentata da ogni studente, gli insegnanti presenti dovrebbero essere venti (20) e non si capisce come in sette (7) possano svolgere il loro compito;
a pagina 23 del piano dell'offerta formativa, l'istituto dichiara letteralmente che: «La priorità nel settore degli investimenti è determinata dai Consigli di Classe e d'Istituto che stabiliscono quali sono i settori da privilegiare». Il che dimostra, a giudizio dell'interrogante, un'ignoranza estrema delle competenze degli organi scolastici in quanto i consigli di classe non hanno nessun potere nel determinare gli investimenti ed è impossibile eleggere un consiglio di classe in cui a conti fatti, ogni classe dovrebbe essere frequentata da 0,7 studenti;
la titolare della scuola, nel paese di Ariano Irpino, viene comunemente chiamata la preside;
risulta strano che a pagina 26 del P.O.F., paragrafo 41 sia riportato: «il Dirigente Scolastico ha scelto come suo collaboratore la Prof.ssa Puzo Raffaella che sarà di supporto alla didattica a all'organizzazione della scuola, unitamente ai coordinatori delle classi, e i gruppi di lavoro.»; salta agli occhi come non venga citato nome e cognome del dirigente scolastico;
nel paese si vocifera che gli insegnanti non siano pagati, ma svolgano la loro opera soltanto per acquisire punteggi e che gli allievi paghino una retta di 1.500 euro per frequentare un anno scolastico -:
se il numero degli studenti iscritti, comunicato ufficialmente, sia superiore a
quello degli studenti realmente frequentanti, nell'obiettivo di ricevere maggiori finanziamenti pubblici;
come sia possibile che l'istituto Diomede Carafa, con tale esigua presenza di studenti e insegnanti, e con un sito web visitando il quale, ad avviso dell'interrogante, si desume in maniera lampante il basso livello culturale e didattico, sia stato dichiarato paritario;
se l'istituto abbia un bilancio economico in attivo incassando dalle rette soltanto 21.000 euro all'anno e dovendo pagare l'affitto dei locali, l'energia elettrica, il riscaldamento, l'acqua, la tariffa per la raccolta dei rifiuti, il materiale didattico, nonché gli stipendi del personale dipendente;
se l'edificio che ospita la scuola sia a norma per quanto riguarda i certificati di igiene e prevenzione incendi previsti dal decreto legislativo n. 81 del 2008;
se la titolare sia laureata e se sì, in quale disciplina, e se abbia i requisiti per essere chiamata preside o dirigente scolastico, e se nell'istituto esista un dirigente scolastico con tutti i titoli previsti;
se intenda inviare in loco ispettori del Ministero ai fini dell'esercizio di tutti i poteri di competenza;
se intenda revocare il riconoscimento di istituto paritario al Diomede Carafa, che è frequentato soltanto da quattordici (14) studenti.
(4-06546)
FARINA COSCIONI, MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
è stata emanata dal Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, il 14 dicembre 2009, la circolare n. 9537, prevedendo che la spesa per i contratti di fornitura dei servizi di pulizia ed altre attività ausiliarie di cui alla direttiva del Ministero n. 68/05 deve essere prevista nella misura massima del 75 per cento del corrispettivo pattuito nel contratto in essere ed imponendo alle scuole di primo e secondo grado un taglio del 25 per cento alle spese di pulizia e di sorveglianza;
l'osservanza della circolare n. 9537 comporta una decurtazione di circa 4.000 posti di lavoro su un totale di 10.000 occupati oggi nel settore;
la scelta della riduzione delle risorse si tradurrà in un peggioramento della qualità dei servizi sia per quanto riguarda l'igiene, sia per quanto riguarda la sorveglianza degli istituti e dei ragazzi;
si è di fronte ad un taglio ulteriore delle risorse per la scuola dopo quelli che hanno penalizzato gli insegnanti precari, le spese per le supplenze e per la normale amministrazione a fronte di recenti aumenti salariali per i soli insegnanti di religione;
a parere degli interroganti saranno soprattutto tante donne occupate nel settore a subire gli effetti di quanto la circolare prescrive alla dirigenza scolastica che già si trova in difficoltà a causa di annose carenze di organico e di risorse;
informare le scelte del Ministero a criteri, a giudizio dell'interrogante di mera ragioneria e contabilità, finisce per compromettere la qualità dello studio e le condizioni generali nelle quali esso deve essere garantito -:
se non ritenga di assumere le iniziative di competenza per garantire la stretta osservanza delle norme igienico-sanitarie nonché l'essenziale l'attività di sorveglianza delle strutture scolastiche e di tutti coloro che quotidianamente le frequentano;
se non ritenga di concordare, su questa materia, con le regioni il percorso istituzionale per un governo della scuola che dia qualità, tranquillità e sicurezza agli educatori, al personale, agli studenti e alle rispettive famiglie;
se non abbia conseguenze legali la scelta di intervenire unilateralmente con
tagli, già dai 1o gennaio 2010, anche nei confronti di contratti stipulati la cui scadenza non è né immediata, né imminente.
(4-06559)
...
LAVORO E POLITICHE SOCIALI
Interpellanza:
Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, il Ministro dell'economia e delle finanze, per sapere - premesso che:
la Fondazione Enpaia e le organizzazioni sindacali degli inquilini maggiormente rappresentative a livello territoriale hanno firmato in data 1o febbraio 2010 l'accordo per il rinnovo dei contratti di locazione ad uso abitativo nel comune di Roma;
tale accordo prevede aumenti del canone di locazione dal 60 all'80 per cento;
non sono stati interpellati in alcun modo gli inquilini degli immobili interessati;
la Fondazione Enpaia già ente di diritto pubblico è stata privatizzata con il decreto legislativo 30 giugno 1994, n. 509, conservando però le caratteristiche di non aver scopo di lucro (articolo 2), di essere soggetto alla vigilanza del Ministero del lavoro e delle politiche sociali, del Ministero dell'economia e delle finanze e degli altri Ministeri competenti (articolo 3, comma 1) nonché della Corte dei Conti (articolo 3, comma 5);
la suddetta privatizzazione ha riguardato anche altri enti gestori di forme di previdenza (Enasarco, Enapam, Enpaf) e tutti insieme in una sorta di «cartello» stanno applicando gli stessi aumenti dei canoni di affitto;
tali aumenti andranno ad incidere pesantemente sulla cittadinanza interessata composta in prevalenza da soggetti anziani, pensionati, monoreddito, disabili e categorie disagiate varie ed appaiono ingiustificati e meramente speculativi;
sembra che la motivazione principale di tali aumenti derivi da errati investimenti effettuati dall'ente (come riportato nell'articolo Il Sole 24ore del 25 luglio 2009: Bond Lehman Brothers per un valore complessivo di 45 milioni di euro) -:
quali iniziative urgenti intendano adottare, vista la generale difficoltà economica e la crisi degli alloggi endemica nella città di Roma, per limitare il lievitare degli affitti e quindi la difficoltà delle famiglie, ormai impossibilitate in larga misura, a far fronte ad aumenti così onerosi, tenendo altresì conto, che il patrimonio dell'Ente proviene dai versamenti dei contributi dei lavoratori dell'agricoltura, e che gli enti gestori di forma di previdenza hanno sempre svolto un utile ruolo moderatore degli affitti.
(2-00653) «Buttiglione».
Interrogazione a risposta in Commissione:
MARCO CARRA e BARBI. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
la ditta «Carla Carini» di Moglia (Mantova) è entrata in liquidazione lo scorso ottobre ed i dipendenti (circa 60) sono in cassa integrazione dall'inizio di novembre dell'anno scorso;
all'interrogante risulta che, dal novembre 2009 ad oggi, ai dipendenti non sia stata corrisposta l'indennità di cassa integrazione straordinaria;
se il punto precedente trovasse conferma, ci troveremmo di fronte ad un fatto sconcertante in quanto, da diversi mesi, questi dipendenti non riceverebbero alcuna indennità -:
se il Governo intenda riconoscere la cassa integrazione straordinaria per i dipendenti
della ditta «Carla Carini» di Moglia (Mantova);
se la richiesta di cui sopra fosse già stata accolta, quali ragioni abbiano ad oggi impedito l'erogazione dell'indennità di cassa integrazione straordinaria e, in ogni caso, si chiede di procedere celermente all'erogazione della stessa.
(5-02669)
Interrogazione a risposta scritta:
CATANOSO. - Al ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
a far data dal 1o gennaio 2010 l'Istituto nazionale della previdenza sociale è competente in toto nella gestione delle prestazioni di invalidità civile;
fino al 31 dicembre 2009 l'Inps riceveva i verbali di invalidità dalle locali usl, dalle regioni o dalle prefetture a seconda dell'organizzazione regionale e provvedeva, su domanda degli interessati alla liquidazione delle prestazioni;
i progressi tecnologici compiuti dall'istituto e gli sforzi dei dipendenti sono encomiabili sul lato dell'efficienza e dell'abbattimento dell'arretrato, però la situazione che il patronato Conf-lavoratori denuncia all'Inps di Acireale merita la dovuta attenzione del Governo;
a quanto risulta al patronato e all'interrogante il livello dell'arretrato nella liquidazione dell'invalidità civile dell'agenzia di produzione di Acireale è divenuto intollerabile per la cittadinanza;
la direzione provinciale di Catania sembrerebbe aver provveduto ad inviare del personale da altre sedi per affrontare e smaltire detto arretrato ma non si hanno ancora riscontri effettivi sulla liquidazione delle prestazioni;
la preoccupazione delle associazioni di categoria e della cittadinanza si aggiunge a quella concernente la gestione dell'ordinario che si somma, ogni giorno che passa all'arretrato che origina dal mese di luglio del 2009 -:
quali siano state le cause che hanno generato tale mole di arretrato nel settore delle invalidità civili;
quali iniziative intenda adottare il Ministro interrogato affinché la direzione provinciale di Catania e l'agenzia di produzione di Acireale affrontino la gestione dell'invalidità civile in modo tale da smaltire l'arretrato e da non crearne di nuovo e di più pesante.
(4-06553)
TESTO AGGIORNATO AL 16 FEBBRAIO 2011
...
POLITICHE AGRICOLE, ALIMENTARI E FORESTALI
Interrogazioni a risposta scritta:
CATANOSO. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione. - Per sapere - premesso che:
il 27 dicembre del 2000 veniva indetto un concorso per 150 «operatori del Corpo forestale dello Stato» e per 6 operatori ai servizi-addetti ai lavori di legatoria;
per quanto riguarda il secondo concorso, la graduatoria finale ha visto solo nove concorrenti, sei vincitori e tre idonei;
il concorso per operatore del Corpo forestale dello Stato ha visto, correttamente, a giudizio dell'interrogante, l'assunzione dei vincitori oltre che di numerosi idonei, il concorso per addetti ai servizi di legatoria, invece, l'assunzione solo dei vincitori;
nello stesso tempo, però, operatori del Corpo forestale dello Stato sono stati destinati ai servizi di legatoria per coprire i vuoti di organico che nel tempo si sono presentati lasciando i tre idonei in attesa e nella speranza di una chiamata -:
se sia stata prevista l'assunzione degli idonei al concorso di addetto di legatoria al Corpo forestale dello Stato;
quali iniziative si intendano adottare al fine di procedere all'assunzione degli idonei al concorso per addetti ai lavori di legatoria.
(4-06547)
CATANOSO e CARLUCCI. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
l'agricoltura, oltre a rappresentare uno degli assi portanti dell'economia siciliana è un elemento vitale per la difesa, la salvaguardia e la valorizzazione dell'ambiente delle aree rurali ed interne dell'isola;
i principali comparti agricoli, compreso quello zootecnico, vivono una situazione di pesantissima e preoccupante difficoltà, le cui cause sono da ricercare nella crisi congiunturale e nei ritardi infrastrutturali;
negli ultimi anni, il divario tra costi di produzione e prezzo all'origine dei prodotti si è ulteriormente allargato rendendo anti-economica l'attività agricola;
i processi di allargamento dei mercati, a giudizio dell'interrogante e di tutte le associazioni di categoria, non sono stati governati da idonee politiche di accompagnamento e di supporto indispensabili per aiutare le aziende ad affrontare le nuove sfide;
ad oggi non sono ancora state definite le misure per il superamento delle difficoltà legate alla insularità della Sicilia;
a giudizio dell'interrogante, dovrebbe essere dichiarato lo stato di crisi di tutto il settore agricolo siciliano e dovrebbero essere attuati interventi su molti altri aspetti del settore -:
quali iniziative intenda adottare il Ministro interrogato per risolvere le problematiche esposte in premessa.
(4-06548)
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SALUTE
Interrogazioni a risposta scritta:
FARINA COSCIONI, MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
nelle ultime settimane si sono registrati numerosi e inquietanti episodi di infezioni e disturbi di minorenni che durante proiezioni cinematografiche avevano utilizzato i cosiddetti «occhiali 3D», e l'ultimo episodio riguarda una bimba di tre anni che ha riportato una fortissima infiammazione all'occhio sinistro dopo qualche ora dalla visione di un film;
il consiglio superiore di sanità, in un parere formulato il 2 marzo 2010 ha proposto il divieto per i bambini sotto i 6 anni, oltre a stabilire un intervallo più lungo tra primo e secondo tempo, e a chiedere il divieto anche per gli occhiali non monouso;
il parere sottolinea che «per la visione di spettacoli cinematografici l'utilizzo degli occhiali 3D sia controindicato per i bambini al di sotto dei 6 anni di età; limitato nel tempo per gli adulti; garantito con fornitura del tipo monouso agli spettatori»;
lo stesso Consiglio superiore di sanità ritiene che «sia opportuna un'ampia divulgazione informativa circa l'utilizzo appropriato e corretto degli occhiali 3D nelle sale cinematografiche»;
i NAS hanno sequestrato almeno settemila occhialini per la visione in 3D per mancato rispetto di igienicità e mancanza di istruzioni sull'uso;
nei cinema vengono utilizzati due modelli di occhialini, i Real-D, usa e getta; e i modelli Dolby e X-Pand, che invece vanno puliti e sterilizzati dopo ogni uti- lizzo,
prima di essere riconsegnati agli spettatori dello spettacolo successivo -:
quali iniziative e provvedimenti si intendano adottare, sollecitare e comunque promuovere in relazione a quanto sopra esposto a tutela e garanzia della salute degli spettatori;
se non si ritenga opportuno assumere iniziative normative che recepiscano le indicazioni del Consiglio superiore di sanità;
se non si ritenga infine che gli occhiali in 3D debbano considerarsi a tutti gli effetti occhiali, e come tali essere muniti di marchio CE.
(4-06544)
PICCHI, TORTOLI e PALMIERI. - Al Ministro della salute, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
utilizzando varie modalità comunicative e da più tempo l'Associazione nazionale dentisti italiani (ANDI) ha, attraverso i suoi principali rappresentanti, il presidente nazionale, dottor Roberto Callioni, e il segretario sindacale Gianfranco Prada, denunciato il problema dell'abusivismo in campo odontoiatrico, sostenendo inchieste sia televisive (quali le trasmissioni «Striscia la Notizia» e altre sulle varie emittenti) sia sulla carta stampata nei maggiori quotidiani e periodici nazionali;
ANDI, con dati realistici, ha messo in evidenza le molteplici cause dell'abusivismo odontoiatrico, fenomeno peculiare della sanità italiana, che non si ravvisa in termini così allarmanti in nessun altro Paese dell'Unione europea;
gli esercenti abusivamente la professione, non laureati e non avendo le necessarie conoscenze e competenze creano danni alla salute dei cittadini, diffusione di malattie infettive trasmettibili, oltre ad un evidente evasione fiscale, in quanto non possono emettere fatture fiscali;
dati statistici attendibili segnalano in circa 15.000 gli esercenti abusivi la professione odontoiatrica;
considerato che nel 2009 quasi ogni due giorni è stato siglato dal Nucleo antisofisticazione e sanità dei Carabinieri (NAS) uno studio dentistico abusivo, appare sempre più evidente la necessità di intervenire in questo campo, al fine di tutelare, in primis, la salute dei cittadini come bene primario garantito dalla Costituzione, offrendo una garanzia di sicurezza irrinunciabile per tutti;
da tempo ed anche nelle precedenti legislature nei due rami del Parlamento, sono state presentate proposte di legge di modifica dell'articolo 348 del codice penale, che andrebbero ad incrementare le sanzioni pecuniarie, prevedendo infine la confisca delle attrezzature utilizzate per l'abuso, vero ed unico deterrente al fine di reprimere il fenomeno, in quanto attualmente gli abusivi, essendo il reato previsto per tutte le professioni, sono sottoposti solo ad una sanzione pecuniaria di poche centinaia di euro e riprendono immediatamente la loro attività -:
se i Ministri interrogati intendano assumere iniziative di carattere normativo al fine di contrastare questo pericoloso fenomeno.
(4-06555)
FARINA COSCIONI, MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della salute, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 31, comma 1-bis, del decreto-legge n. 207 del 2008, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 14 del 2009, dispone che l'indennizzo previsto per i soggetti affetti da sindrome da talidomide sia riconosciuto solo nei confronti di coloro i quali siano nati dal 1959 al 1965;
agli interroganti è giunta notizia che la richiesta di indennizzo avanzata da un cittadino sardo per le gravi malformazioni causategli dal talidomide sia stata respinta in quanto lo stesso sarebbe nato nel maggio 1958;
gli interroganti sono altresì a conoscenza dei caso di una signora nata nell'aprile 1966 affetta da handicap dovuto al talidomide, assunto dalla madre nei primi mesi di gravidanza, nel 1965;
il farmaco contenente tale sostanza fu introdotto nel mercato europeo nel 1957 e ritirato dal nostro Paese nel 1962, dopo che fu accertata inequivocabilmente la correlazione fra la sua assunzione e le gravissime malformazioni che determinava a carico dei nascituri;
tale farmaco aveva una validità di 36 mesi e dunque vi è la possibilità che sia stato venduto e distribuito in Italia fino al 1965, data infatti prevista dalla citata disposizione legislativa come termine ultimo ai fini della disciplina in essa contenuta;
secondo le commissioni mediche indicate dal decreto-legge n. 207 del 2008, sono facilmente attribuibili all'assunzione del farmaco in questione le gravi malformazioni dei soggetti nati dal 1958 al 1965;
dai numerosissimi forum che si sono formati a seguito dell'approvazione della normativa citata e che si possono consultare a mezzo internet, si evince che il caso del cittadino sardo non è l'unico -:
quale sia il periodo indicato nelle legislazioni delle altre Nazioni europee che riconoscono un indennizzo simile per i soggetti affetti da sindrome di talidomide;
se siano stati individuati tutti i farmaci, in commercio nel periodo indicato, contenenti talidomide;
se siano disponibili le autorizzazioni al commercio di tali farmaci ed eventualmente a partire da quando;
se non sia plausibile ritenere che tali farmaci fossero già in circolazione prima dell'autorizzazione ministeriale;
se il Governo intenda assumere un'iniziativa normativa urgente, volta ad estende e a tutto il 1958 e a tutto il 1966 il periodo a cui fare riferimento per ottenere l'indennizzo previsto dalla disposizione legislativa e, nelle more del provvedimento estensivo, se si intendano assumere iniziative volte ad autorizzare comunque le commissioni mediche a sottoporre a visita di accertamento anche quanti, affetti dalla sindrome di talidomide, siano nati prima del 1959 e nel corso dell'anno 1966.
(4-06560)
FARINA COSCIONI, MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della salute, al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
dall'indagine effettuata dalla Doxa per conto dell'istituto superiore di sanità, in collaborazione con l'istituto Mario Negri e la Lega italiana per la lotta contro i tumori (Lilt), presentata il 26 maggio 2009, si evidenzia che per la prima volta dopo sei anni cresce in Italia il numero dei fumatori, e in particolare quello delle fumatrici e degli ex-fumatori che tornano alla sigaretta;
«Nel nostro Paese - ha affermato la Lilt presentando la ricerca - attualmente fuma il 25,4 per cento delle persone di 15 anni e più, corrispondente a circa 13 milioni di italiani, di cui 7,1 milioni di uomini e 5,9 milioni di donne». La fascia d'età in cui si registra la prevalenza maggiore è quella dei 25-44 anni con il 32,1 per cento, mentre per i giovani di 15-24 anni la percentuale di fumatori è pari a quella che si riscontra negli adulti di 45-64 anni (rispettivamente 29 per cento e 29,3 per cento);
sempre la Lilt ha ribadito l'importanza di politiche di prevenzione primaria e di costanti interventi di educazione alla salute, che partano dalla scuola, per contrastare questa autentica epidemia di tabagismo che uccide ogni anno in Italia 80.000 persone, di cui 30.000 per tumore ai polmoni;
l'Organizzazione mondiale della sanità ha più volte dichiarato che nella lotta contro il tabagismo occorre passare dalle
parole alle immagini. Servono cioè immagini forti da apporre sui pacchetti di sigarette, che con maggiore forza evocativa ed emotiva informino sui danni alla salute legati all'uso del tabacco;
per questo, appare agli interroganti incomprensibile la decisione della fondazione Musica per Roma, che gestisce le attività dell'Auditorium Parco della Musica, di scegliere come main sponsor della rassegna «Processi alla Storia», programmata a febbraio 2010, l'azienda Japan Tobacco International, una delle principali multinazionali del tabacco;
soci fondatori della fondazione Musica per Roma sono il comune e la provincia di Roma e la regione Lazio, dunque istituzioni pubbliche tenute a perseguire in ogni occasione l'interesse generale, a cominciare da quello legato al diritto alla salute;
la Japan Tobacco International è il terzo produttore al mondo di sigarette, proprietaria di marchi come Camel, Winston, Benson&Hedges, Old Holborn;
a quanto risulta agli interroganti, la Japan Tobacco International ha avuto in precedenza rapporti con l'attuale sindaco di Roma Giovanni Alemanno, in particolare quand'era Ministro per le politiche agricole, alimentari e forestali; infatti, Alemanno firmò un accordo triennale con la multinazionale giapponese per l'acquisto di 21.000 tonnellate di tabacco italiano;
a giudizio degli interroganti, la scelta della fondazione Musica per Roma è contraddittoria con gli sforzi di molti Governi, compresi quelli italiani, di scoraggiare il consumo di sigarette -:
se i Ministri interrogati non ritengano opportuno promuovere le iniziative di competenza, anche di carattere normativo, tali da evitare che qualunque soggetto pubblico, o sostenuto con fondi pubblici possa accettare sponsorizzazioni o altre forme di contributo economico da aziende che producono e commercializzano prodotti da fumo.
(4-06564)
...
SVILUPPO ECONOMICO
Interrogazione a risposta in Commissione:
GINEFRA. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
«Telebari» è da sempre stata considerata la televisione dei baresi: nata il 19 aprile 1973, agli inizi della sua storia, la rete si è proposta come tv via cavo collegando buona parte del capoluogo regionale; nel corso di oltre trent'anni ha maturato esperienze irripetibili nei settori dell'editoria, dello spettacolo, delle telecomunicazioni, della pubblicità, del marketing, della realizzazione di eventi volti ad attirare e a coinvolgere grandi masse di pubblico;
a testimonianza del buon lavoro svolto si possono citare alcuni dei personaggi dello spettacolo e dell'informazione che, nati professionalmente negli studi di «Telebari», sono poi saliti alla ribalta nazionale realizzando carriere di grande successo: tra gli altri, Paolo Longo, Beppe Capano, Attilio Romita, Susanna Napolitano, Fortunata dell'Orzo e molti ancora;
la rete si è proposta, dunque, come una scuola di giornalismo e palcoscenico di lancio di grandi attori e personaggi del mondo dello spettacolo, come ad esempio l'attore Emilio Solfrizzi, e storiche rimarranno anche le prime telecronache di affidate alle voci di Beppe Capano, Paolo Longo e Nanni Besostri;
importante, inoltre, è stata in questi anni anche l'attività di coinvolgimento del pubblico televisivo, più volte messo al centro del processo produttivo dell'informazione;
da tempo, però, «Telebari» subisce interferenze sul Canale 48 che, nonostante le ripetute denunce all'ispettorato di Puglia
e Basilicata del Ministero dello sviluppo economico, continuano a manifestarsi;
analogo trattamento subisce anche l'unico canale radiofonico 88.8 da parte di altre emittenti e tale situazione, nonostante reiterate denunce, non ha trovato, ad oggi, alcuna soluzione;
da qualche settimana, la situazione si è ulteriormente aggravata: «Telebari» è costretta subire dannose interferenze da parte di un'altra emittente che è stata autorizzata, dall'Ispettorato di Puglia e Basilicata del Ministero dello sviluppo economico, a trasmettere sul Canale «G», utilizzato in tecnica digitale dalla stessa emittente sin dal 1985;
apparirebbe, dunque, leso un diritto per altro riconosciuto da sentenze della magistratura, in particolare dal pretore di Bari e dalla prima sezione civile del tribunale di Bari;
ci troveremmo, dunque, di fronte ad un vero e proprio sopruso che starebbe arrecando notevoli danni non solo sul piano tecnico e dell'immagine della rete, ma sul corretto svolgimento di un lavoro come quello dell'informazione, delicato, importante e che non tollera interferenze di alcun tipo;
è stata inoltrata una richiesta di chiarimenti all'ispettorato che ad oggi non ha avuto alcun esito;
come è noto, il periodo elettorale costituisce uno dei maggiori introiti per tutte le reti, soprattutto alla luce dei tagli operati al sistema dell'emittenza radiotelevisiva locale, a seguito del recente decreto milleproroghe (Legge 26 febbraio 2010, numero 25) e per il quale l'interrogante auspica un repentino ravvedimento da parte del Governo;
di fronte ai problemi fin qui illustrati, i proprietari della rete, dopo aver attivato ogni possibile azione, compresa quella giudiziaria, qualora non dovessero essere rimosse non le difficoltà di trasmissione e quindi di ricezione da parte dell'utenza, si vedrebbero costretti ad interrompere il rapporto di lavoro con tecnici, operatori e giornalisti;
allo stato attuale, quindi, c'è il rischio di una drastica riduzione di personale e, di conseguenza, di licenziamento per tutte le figure professionali impegnate nelle due emittenti -:
come il Ministro intenda intervenire per tutelare la libertà di informazione dei giornalisti delle due testate, evitando che il sopra citato provvedimento pregiudichi l'occupazione di tutti i lavoratori che attualmente operano in «Telebari» e «Radiobari»;
come intenda rimediare alla penalizzazione di tutte le emittenze radiotelevisive alla luce dei tagli operati con l'approvazione del recente decreto milleproroghe (Legge 26 febbraio 2010, numero 25), e con quali azioni intenda ripristinare le risorse.
(5-02667)
Interrogazioni a risposta scritta:
ANTONINO RUSSO. - Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro per i beni e le attività culturali, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
l'arcipelago eoliano, nel 2000, ebbe il riconoscimento e fu iscritto nella World Heritage List dell'UNESCO come patrimonio dell'umanità per i fenomeni e gli edifici vulcanici ed i giacimenti pomiciferi;
la Pumex, azienda leader nel settore pomicifero, in considerazione di quanto sopra, aveva già, sin dal 2003, presentato al Ministero dei beni culturali, che lo aveva trasmesso all'UNESCO, una proposta di riconversione e riqualificazione dell'area estrattiva nell'isola di Lipari;
tale proposta, con il suo piano industriale, era stata favorevolmente valutata dall'UNESCO nella riunione annuale del 2004, ed aveva, altresì, esortato lo Stato
membro a promuovere, nel lungo tempo, la sua realizzazione;
sin dal primo gennaio 2006 il Governo della regione siciliana aveva assicurato ai dipendenti, e con loro a tutta la popolazione delle Eolie, un provvedimento legislativo che favorisse la realizzazione di un progetto di riconversione che, oltre a mettere in sicurezza il territorio oggetto d'escavazione, realizzasse un grande parco geominerario che preservasse la memoria storica dell'attività produttiva della pomice per le future generazioni e creasse nuova occupazione: opere funzionali ad un turismo culturale e naturalistico destagionalizzato come un centro d'accoglienza, una sentieristica guidata, un visitor-centre, il ripascimento del litorale e il recupero delle spiagge bianche, e infine, utilizzando i soli fabbricati in disuso, una sede universitaria di geologia e vulcanologia, un museo vulcanologico, un museo della pomice, un osservatorio permanente internazionale d'ecologia marina, un centro culturale polifunzionale, un centro di talassoterapia e nuovi ma modesti insediamenti turistico alberghieri;
a questo proposito, sia il governo Regionale, sia il governo Nazionale ed in particolare il Ministero dei beni culturali, per bocca dell'allora sottosegretario Bono (che avrebbe assunto in questo senso anche impegni con l'UNESCO), si erano dichiarati disponibili a concorrere attivamente all'auspicata riconversione contribuendo al reperimento dei fondi necessari che, fra recupero e riqualificazione del territorio e riconversione delle attività produttive, ammonterebbe a circa 80 milioni di euro (50 milioni di investimento pubblico e 30 di investimento privato) e a mantenere questo progetto fra quelli in programma per il potenziamento del turismo e lo sviluppo del Mezzogiorno;
il 1o dicembre 2006 si è conclusa, sembrerebbe definitivamente, l'attività estrattiva della pomice nell'isola di Lipari attraverso le società Pumex spa ed Italpomice spa, lasciando senza lavoro circa un centinaio di dipendenti (oltre quelli dell'indotto e un'altra decina che sono stati licenziati negli ultimi anni e non hanno trovato possibilità di reinserimento nel tessuto produttivo);
da allora, nonostante i tanti incontri e le tante promesse, nessuna azione concreta, né a livello nazionale, né a livello regionale, ha prodotto risultati e trovato soluzioni per i lavoratori del settore pomicifero di Lipari;
il silenzio sembra caduto, da tempo, sul progetto di riconversione della cave di pomice dell'isola di Lipari dopo la chiusura prima dell'Italpomice e poi della Pumex che ormai risale a diversi anni fa;
altrettanto silenzio è calato sulle sorti dei dipendenti per i quali si sono venuti esaurendo, nel tempo, gli ammortizzatori sociali e che per protesta, da alcuni giorni, hanno dato vita ad uno sciopero della fame nell'ufficio del sindaco di Lipari -:
se il Governo abbia assunto, o intenda assumere iniziative, per dare vita ad un accordo di programma per la riconversione dell'industria della pomice di Lipari e per trovare una soluzione per gli ex lavoratori del settore;
se siano stati avviati contatti con la regione siciliana al fine di verificare come finanziare un eventuale e indispensabile accordo di programma per la riconversione dell'industria della pomice di Lipari;
se siano state previste in passato, e continuino ad essere accantonate, risorse per concorrere a realizzare il progetto di riconversione;
se e come intenda intervenire, nell'immediato, per dare certezze ai 38 lavoratori e alle loro famiglie che da alcuni giorni occupano la stanza del Sindaco di Lipari e attuano una dura forma di sciopero della fame, che già ha fatto registrare serie preoccupazioni per la salute di almeno 6 di essi.
(4-06542)
LEOLUCA ORLANDO. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
la Società siciliana automazione e tranciatura (SAT) è un'azienda, con sede nel comune di Aci Sant'Antonio (CT), che opera nel settore della produzione delle cosiddette «frames» per le industrie elettroniche, prodotti che costituiscono il supporto di base in rame per la costruzione di componenti elettronici di potenza e di segnale;
la società, per molti anni leader a livello internazionale nel proprio settore, annoverava tra i suoi clienti alcuni tra i maggiori produttori mondiali di componenti elettronici quali ON Semiconductor, STATS ChipPAC, Philips e soprattutto ST Microelectronics;
colpita dalla crisi generale del settore informatico e soprattutto dalla decisione di alcuni tra i suoi maggiori clienti di trasferire le proprie produzioni in Asia e/o subappaltare le stesse a terzi, l'azienda entra in una fase di crisi e nel 2007 valuta un esubero di 60 unità (su 182 lavoratori) sottoscrivendo successivamente con le organizzazioni sindacali un contratto di solidarietà per il periodo 4 giugno 2007-3 giugno 2008;
nel luglio 2007 ST Microelectronics decide di chiudere definitivamente il proprio stabilimento in Marocco trasferendo in Cina e in Corea le linee di produzione relative ai prodotti SAT, che rappresentavano il 70 per cento del fatturato della stessa società siciliana;
nel 2008, nonostante la SAT si trovasse in uno stato avanzato di crisi economico-finanziaria, la società americana Interplex dichiara di aver costituito una joint venture con la stessa SAT, chiamata Interplex SAT (HZ) Co. Ltd., finalizzata allo sviluppo delle attività nel mercato asiatico;
tuttavia, pochi mesi dopo l'accordo, nel gennaio 2009 gli amministratori della SAT annunciano la messa in liquidazione della società (il 20 febbraio viene presentata presso il tribunale di Catania la richiesta di ammissione alla procedura di concordato preventivo) e Interplex decide di presentarsi come acquirente dei beni della società siciliana, in particolare per i macchinari e gli impianti;
risulta all'interrogante che buona parte dei macchinari della SAT sarebbero stati acquistati per mezzo di fondi pubblici erogati alla stessa società in base alla legge 19 dicembre 1992, n. 488: infatti nella relazione sulla situazione patrimoniale, economica e finanziaria della SAT figurano «crediti v/Min. Attività Produttive ex legge n. 488 del 1992, progetto n. 99003/11» per un importo pari a 937.788,00 euro;
la crisi della SAT coinvolge ben 160 lavoratori i quali avrebbero peraltro già esaurito il periodo di 12 mesi di cassa integrazione guadagni ordinaria -:
se il Ministro sia a conoscenza della vicenda esposta in premessa;
quali azioni concrete il Ministro intenda porre in essere al fine di favorire la ricollocazione dei lavoratori SAT;
se risulti al Ministro che siano emerse anomalie o irregolarità nell'assegnazione di denaro pubblico nell'ambito degli investimenti effettuati da SAT, specialmente in relazione alla legge n. 488 del 1992;
quali siano i beni oggetto di finanziamento e le società acquirenti nell'ambito dell'attuale concordato;
quale sia l'ammontare complessivo dei fondi pubblici utilizzati per finanziare tali beni, oggi destinati ad altre aziende o al mercato estero;
quali azioni concrete il Ministro in indirizzo intenda porre in essere affinché i beni SAT finanziati con soldi pubblici restino in Italia al fine di garantire il mercato italiano e i lavoratori italiani.
(4-06545)
FARINA COSCIONI, MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro della salute, al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
la società GlaxoSmithKline si è insediata nel tessuto industriale della città di Verona fin dal 1932;
nel corso degli anni è diventata una realtà produttiva sempre più significativa per i livelli raggiunti nel campo della ricerca;
il suo ruolo scientifico e industriale va ben oltre la stessa città di Verona, assumendo una valenza quanto meno nazionale sia per il numero e la qualità professionale degli addetti, sia per i settori sui quali vanno ad incidere i risultati della ricerca medesima;
si è di fronte al dichiarato proposito della Glaxo di chiudere il suo centro di ricerca di Verona per ciò che riguarda le neuroscienze, con il conseguente licenziamento di circa 700 persone;
la scelta di chiudere centri di ricerca contraddice l'incessante invocazione della ricerca come chiave per invertire il ciclo economico mondiale e la qualità stessa dello sviluppo;
la chiusura del centro di ricerca neurologica di Verona non appare sostenibile neanche da un punto di vista strettamente contabile poiché, stando alle notizie di fonte GlaxoSmithKline, i bilanci di quell'azienda sono certamente floridi;
non è accettabile la dichiarazione secondo cui la chiusura sarebbe un passo necessario non per impreviste diseconomie, ma perché il profitto realizzato è più basso di quello perseguito, parole pronunciate a fronte di 2 milioni di disoccupati e di migliaia di aziende che non hanno certo bisogno di inventarsi le difficoltà;
il proposito di chiudere il centro ricerca di neuroscienze veronese ha il chiaro significato di trasferire altrove la tipologia di ricerca svolta oppure di esternalizzarla, con grave danno per il nostro Paese e la nostra comunità scientifica;
la chiusura annunciata costituisce un grave colpo alla dimensione economico-produttiva ma anche alle possibili sinergie tra azienda e facoltà di medicina per le opportunità offerte ai dottorandi -:
se non sia opportuno che il Governo soprassieda all'erogazione delle somme residue che il bando progetti di ricerca di interesse nazionale (Prin) per il 2006 ha assegnato alla GlaxoSmithKline nella misura di 23.697.226 euro;
a quali risultati si stia puntando con il tavolo interministeriale convocato dal Governo, al quale siedono tutte le parti interessate.
(4-06561)
...
Apposizione di firme a mozioni.
La mozione Gibiino e altri n. 1-00291 pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 26 novembre 2009, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Divella.
La mozione Bersani e altri n. 1-00340 pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 9 marzo 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato De Pasquale.
Apposizione di firme a risoluzioni.
La risoluzione in Commissione Velo e altri n. 7-00225, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 13 novembre 2009, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Tullo.
La risoluzione in Commissione Motta e altri n. 7-00266, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta dell'11 febbraio 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Schirru.
La risoluzione in Commissione Valducci e altri n. 7-00292 pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 16 marzo 2010, dove intendersi sottoscritta anche dai deputati Meta e Monai.
Apposizione di firme ad interrogazioni.
L'interrogazione a risposta in Commissione Codurelli n. 5-02462 pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 10 febbraio 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Velo.
L'interrogazione a risposta in Commissione Lovelli e altri n. 5-02617 pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 9 marzo 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Rampi.
L'interrogazione a risposta scritta Marinello e altri n. 4-06488, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta dell'11 marzo 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Contento.
Apposizione di firma ad una interrogazione a risposta immediata, modifica dell'ordine dei firmatari e ritiro di firma.
L'interrogazione a risposta immediata Moroni e Baldelli ed altri n. 3-00970, pubblicata nell'Allegato B ai resoconti della seduta del 16 marzo 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Girlanda. Inoltre il deputato Moroni ritira la sua firma e contestualmente, su richiesta del presentatore, l'ordine delle firme viene così modificato: «Girlanda e Baldelli».
Ritiro di documenti del sindacato ispettivo.
I seguenti documenti sono stati ritirati dai presentatori:
interrogazione a risposta in Commissione Zazzera n. 5-01409 del 13 maggio 2009;
interrogazione a risposta in Commissione Ghizzoni n. 5-02184 del 1o dicembre 2009.
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ERRATA CORRIGE
Interrogazione a risposta immediata in commissione Fogliardi e Fluvi n. 5-02663 pubblicata nell'Allegato B ai resoconti della seduta n. 299 del 16 marzo 2010. Alla pagina 11771, seconda colonna, alla riga ventiduesima, deve leggersi: «VI Commissione:» e non «V Commissione:», come stampato. Alla pagina 11801 seconda colonna, alla riga ottava, deve leggersi: «VI Commissione:» e non «V Commissione:», come stampato.