XVI LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di lunedì 8 marzo 2010

ATTI DI INDIRIZZO

Mozione:

La Camera,
premesso che:
l'attualità sta ponendo sotto i riflettori, mediatici, politici e sociali la legge contenente «Norme per l'esercizio del diritto di voto dei cittadini italiani residenti all'estero» - legge n. 459 del 27 dicembre 2001 - cosiddetta legge Tremaglia che ha riconosciuto il diritto di esercizio del voto ai cittadini italiani residenti oltre confine;
l'esercizio del diritto di voto dei cittadini italiani residenti all'estero è stata una conquista democratica e valoriale di un Paese e di un popolo, a cui si è giunti dopo anni di lavoro e di emancipazione professionale, sociale e culturale dei tanti italiani emigrati da ogni parte del Paese per giungere in territori a volte lontani migliaia di chilometri per una nuova vita ed una rinnovata dignità;
la legge Tremaglia rappresenta una pietra miliare nel percorso di crescita e di ridefinizione dell'immagine delle collettività italiane oltre confine, delle loro potenzialità e del valore aggiunto dato da queste al Paese;
l'immagine stessa degli italiani oltre confine ha subito una vigorosa evoluzione nel corso degli ultimi decenni: si è passati da una connotazione iconografica del cittadino meridionale con annessa valigia di cartone, a quella del giovane professionista, che intende specializzarsi oltre confine per avere più possibilità ed eventualmente rientrare in Italia per mettere sul mercato del lavoro l'expertise maturata all'estero - espressione della cosiddetta nuova emigrazione professionale - che costituisce una percentuale crescente dei profili delle nostre comunità oltre confine;
la definizione di un quadro normativo ad hoc per riconoscere ai cittadini residenti all'estero il diritto al voto in Italia è stata identificata unanimemente come il tentativo da parte del Paese di fare i conti con la sua storia, riconoscendo una sorta di riscatto civile a coloro che per anni si sono collocati a latere delle scelte politiche e sociali del Paese di cui erano e sono ancora cittadini e a cui si sentivano ancora visceralmente legati;
il caso del senatore Di Girolamo e le criticità emerse negli ultimi giorni dalle indagini della magistratura e rese oggetto di interventi mediatici e politici hanno definito un'immagine partigiana del mondo dell'emigrazione italiana nonché delle modalità di esercizio democratico del voto da parte di questa;
fin dalle prime battute è apparso evidente che la vastità del progetto legislativo, con la complessità di natura organizzativa e gestionale che questa normativa avrebbe comportato, avrebbe comportato alcuni aspetti problematici: non si è inteso sottovalutare il rischio di possibili difficoltà nella gestione delle schede e nella possibilità di avvicinare i cittadini al voto, consapevoli che soltanto un'analisi in itinere avrebbe potuto eventualmente evidenziare i suindicati aspetti;
già in occasione delle elezioni politiche del 2006 emersero alcune criticità dovute al sistema di corrispondenza nonché alle modalità di recapito delle schede elettorali ai cittadini aventi diritto nelle diverse circoscrizioni; spesso siffatte dinamiche erano affidate ad enti privati che dinanzi a vincoli di natura burocratica o eventuali imprecisioni si ritrovavano a non poter recapitare gli stessi documenti. Questo quadro è emerso anche in occasione delle ultime elezioni politiche nel 2008, in occasione delle quali molti referenti delle ripartizioni estere, nonché candidati delle stesse avevano provveduto a denunciare tali criticità agli, organi competenti nonché ai media;

i problemi palesi si sono verificati nel funzionamento della macchina burocratico-amministrativa che ruota intorno a questa legge;
il diritto sancito dalla legge Tremaglia si colloca in un quadro molto più vasto di rinnovamento e di rinvigorimento del legame della Patria con i cittadini che vivono altrove, legittimato dall'esigenza di tracciare maggiori network di scambi e di contatti con relativi feedback in Italia, in una cornice internazionale economica, culturale e politica sempre più globalizzata;
è già in corso una indagine conoscitiva, deliberata dalle Commissioni riunite affari costituzionali ed esteri del Senato sulle norme disciplinanti il voto dei cittadini italiani residenti all'estero,

impegna il Governo:

a fornire ogni elemento utile al Parlamento nell'ambito di un percorso di approfondimento delle criticità emerse con riferimento al diritto di elettorato attivo e passivo dei cittadini italiani residenti all'estero, nonché ad adottare iniziative normative per una riforma che garantisca tali diritti, in armonia con il dettato della Costituzione.
(1-00339)
«Di Biagio, Picchi, Angeli, Berardi, Centemero, Biancofiore, Vincenzo Antonio Fontana, Barani, Castellani, Pianetta, Frassinetti, Dell'Elce, Fallica, Ciccioli, Moffa, Bernardo, Holzmann, Polidori, Zacchera, Pagano, Migliori, Sbai, Cazzola, Iannarilli, Pili, Gregorio Fontana, Granata, Antonio Pepe, Di Caterina, Castiello, Girlanda, Laboccetta, Barbaro, Abrignani, Antonino Foti».

TESTO AGGIORNATO AL 9 MARZO 2010

...

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA
DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):

I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, per sapere - premesso che:
alle ore 3.30 della notte tra lunedì 22 e martedì 23 febbraio 2010, orario di fine turno del custode, venivano aperti i rubinetti di 7 cisterne che contenevano migliaia di metri cubi di gasolio e idrocarburi nel deposito della Lombarda Petroli, sito a Villasanta (in provincia di Monza e Brianza);
sono state manomesse le valvole dei rubinetti che consentono la fuoriuscita dei liquidi dalle cisterne che hanno il loro percorso nelle fogne, lungo 6 chilometri, fino al depuratore di Monza, unico ostacolo prima dell'ingresso nel fiume;
l'apertura delle cisterne necessità di una mano esperta che non compia nessun errore tra i complessi ingranaggi delle macchine;
non è chiaro perché un'azienda in fase di chiusura avesse quantità di carburante molto superiori a quelle che la regione Lombardia aveva autorizzato;
l'area del deposito, vasta chilometri, non aveva un sistema di sicurezza efficiente, in quanto nelle barriere di recinzione ci sono molteplici brecce e varchi in più punti e l'area non è completamente sottoposta a videosorveglianza;
la procura di Monza sta indagando ipotizzando anche condotte finalizzate alla speculazione edilizia. Infatti, l'area della ex raffineria è dal 2005 al centro di un progetto di recupero destinato a un'area ecologica verde, chiamata «Ecocity Villasanta Monza», approvato dal comune di Villasanta;

le vasche del depuratore di Monza, già piene viste le piogge degli, ultimi giorni, hanno trattenuto il 70 per cento dei liquidi. Il resto, galleggiando sull'acqua, è fuoriuscito dalle vasche riversandosi nel fiume Lambro. A quello dello sversamento nel fiume Lambro, nelle prossime settimane, si sommerà un ulteriore problema legato proprio al depuratore con la conseguenza che gli scarichi di circa 800 mila persone verranno immessi direttamente nel fiume senza alcun filtro;
soltanto alle ore 8.00 del mattino di martedì 23 febbraio 2010, gli operai della Lombarda Petroli hanno dato l'allarme relativo alla fuoriuscita dei liquidi, quando già oltre 2500 litri erano già usciti;
nella prima mattinata di mercoledì la macchia nera oleosa era già arrivata alla confluenza del Lambro nel Po. Anche qui la sera prima erano state poste barriere, poi rimosse perché instabili;
a Piacenza, il presidente della regione Emilia Romagna Errani ed il sindaco Reggi, convocavano la protezione civile e in poche ore con il presidente della provincia, il prefetto, i vigili dei fuoco l'Agenzia regionale per la protezione ambientale e la questura veniva attivato un coordinamento intraregionale che predisponeva il piano d'intervento con cinque sbarramenti: due nel territorio del comune di Calendasco (Cà del Bosco e località Emanuella), uno nel territorio del comune di Piacenza (all'altezza dello scalo del II reggimento del Genio pontieri), uno nel territorio del comune di Caorso, all'altezza della foce del torrente Nure, a protezione dell'isola di Pinedo, e l'ultimo nel territorio del comune di Monticelli d'Ongina, all'altezza del ponte di Sannazzaro, a monte della diga di Isola Serafini. Dopo questi ultimi c'è l'unico vero sbarramento lungo il corso del Po: la centrale ENEL a Isola Serafini, a Monticelli d'Ongina, provincia di Piacenza. Le barriere posizionate nel Piacentino sono risultate efficaci, così come lo sbarramento dell'isola Serafini, area principale diventata strategica per l'intervento di risanamento per l'asta del fiume fino alla foce;
sarebbero da approfondire i motivi per cui l'allarme è stato così ritardato sia dall'impresa coinvolta che dalle autorità lombarde considerato che le ore intercorse tra l'accaduto e il primo allarme sono state oltre cinque -:
se ci sia stata un'effettiva sopravalutazione delle misure adottate lungo il corso del fiume Lambro;
in quali impianti di smaltimento si intenda portare i materiali di risulta dalla prima bonifica che è in corso d'opera presso l'Isola Serafini considerato che gli impianti attivati a Piacenza non risultano sufficienti a ricevere l'intera quantità dei suddetti materiali di risulta;
se sia intenzione del Governo accogliere la richiesta degli enti locali, regione Emilia Romagna, provincia di Piacenza e comuni di Piacenza e Monticelli d'Ongina, di realizzare un coordinamento con sede sul territorio per l'intervento di bonifica finale, superata la fase emergenziale, e se si intenda assumere ogni iniziativa utile per lo stanziamento delle risorse necessarie per il ripristino delle condizioni ambientali del fiume Po, tenuto conto che l'area dell'Isola Serafini di fatto ha salvato il resto del corso del fiume da un danno ambientale ben maggiore.
(2-00642)
«De Micheli, Maran, Pizzetti, Madia, Fiano, Ferrari, Vaccaro, Mosca, Marchioni, Bordo, Verini, Castagnetti, Vannucci, Zucchi, Brandolini, Viola, Migliavacca, Tenaglia, Pistelli, Albonetti, Baretta, Fluvi, Lulli, Mattesini, Strizzolo, Bratti, Duilio, Causi, Letta, Motta, Vico, Trappolino, Pollastrini, Codurelli, Damiano, De Biasi, Lovelli, Misiani, Sanga, Melis, Velo, Farinone».

Interrogazione a risposta orale:

LOLLI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
con ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri n. 3771 del 2009,

commi 1 e 2 dell'articolo 4, si è determinata l'esenzione dal pagamento del pedaggio autostradale per gli automobilisti che in seguito al sisma del 6 aprile 2009 si trovano nella condizione di pendolari;
tale ordinanza prevedeva l'esenzione per i cittadini residenti nei comuni colpiti dal sisma che percorrono un tratto stradale compreso tra alcuni caselli delle autostrade A24-A25 e altre stazioni dell'A14;
i caselli indicati in tale ordinanza sono:
A24 - Tornimparte, L'Aquila Ovest, L'Aquila Est, Assergi, Colledara;
A25 - Bussi-Popoli;
A14 - S. Benedetto del Tronto, Val Vibrata, Teramo Giulianova, Roseto, Atri, Pescara Nord, Pescara Ovest, Francavilla, Ortona, Lanciano, Val di Sangro, Vasto Nord e Vasto Sud;
tale ordinanza fissava per il 30 ottobre 2009 la conclusione dell'esenzione;
con ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri n. 3797 del 2009 si aggiungeva tra i caselli indicati anche la stazione di Cocullo;
con ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri n. 3820 del 2009 si fissava come scadenza per l'esenzione la data del 31 dicembre 2009, poi prorogata fino al 31 gennaio 2010;
dal 1o febbraio 2010 l'esenzione non è più attiva;
in data 1o febbraio il commissario delegato per la ricostruzione Gianni Chiodi ha informato, tramite una nota, che «fara» richiesta di proroga della convenzione per continuare a garantire l'esenzione del pedaggio autostradale»;
oltre un mese dopo la scadenza dell'esenzione nessuna notizia è stata comunicata ai cittadini aquilani che sono costretti a pagare il pedaggio autostradale per spostarsi;
diversamente da quanto previsto, a oggi, molte migliaia di cittadini aquilani sono costretti a risiedere presso i comuni della costa o, comunque, lontano dall'Aquila dovendo, però, per motivi di lavoro o di studio, tornare quotidianamente nella loro città -:
quali iniziative si intendano assunte per risolvere nel più breve tempo possibile questa situazione che grava su cittadini già duramente provati dalle condizioni determinate dal sisma del 6 aprile 2009.
(3-00952)

Interrogazioni a risposta in Commissione:

FARINA COSCIONI, MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, MECACCI, ZAMPARUTTI, MURER e PEDOTO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
le leggi di istituzione e organizzazione del Servizio sanitario nazionale prevedono che il Governo, su proposta del Ministro della salute, predisponga e adotti il Piano sanitario nazionale che costituisce il documento di riferimento per tutto il sistema sanitario del Paese, per tutti gli operatori sanitari in materia di organizzazione sanitaria e strumento di tutela della salute per i cittadini;
in particolare all'articolo 1 del decreto legislativo 30 dicembre 1992, n. 502, così come integrato e aggiornato dalle successive leggi in materia (disponibile nel testo aggiornato presso il sito del ministero della salute) è riportato:
«9. Il Piano sanitario nazionale ha durata triennale ed è adottato dal Governo entro il 30 novembre dell'ultimo anno di vigenza del Piano precedente. Il Piano sanitario nazionale può essere modificato nel corso del triennio con la procedura di cui al comma 5.
10. Il Piano sanitario nazionale indica:
a) le aree prioritarie di intervento, anche ai fini di una progressiva riduzione delle diseguaglianze sociali e territoriali nei confronti della salute;

b) i livelli essenziali di assistenza sanitaria da assicurare per il triennio di validità del Piano;
c) la quota capitaria di finanziamento per ciascun anno di validità del Piano e la sua disaggregazione per livelli di assistenza;
d) gli indirizzi finalizzati a orientare il Servizio sanitario nazionale verso il miglioramento continuo della qualità dell'assistenza, anche attraverso la realizzazione di progetti di interesse sovraregionale;
e) i progetti-obiettivo, da realizzare anche mediante l'integrazione funzionale e operativa dei servizi sanitari e dei servizi socio-assistenziali degli enti locali;
f) le finalità generali e i settori principali della ricerca biomedica e sanitaria, prevedendo altresì il relativo programma di ricerca;
g) le esigenze relative alla formazione di base e gli indirizzi relativi alla formazione continua del personale, nonché al fabbisogno e alla valorizzazione delle risorse umane;
h) le linee guida e i relativi percorsi diagnostica-terapeutici allo scopo di favorire, all'interno di ciascuna struttura sanitaria, lo sviluppo di modalità sistematiche di revisione e valutazione della pratica clinica e assistenziale e di assicurare l'applicazione dei livelli essenziali di assistenza;
i) criteri e gli indicatori per la verifica dei livelli di assistenza assicurati in rapporto a quelli previsti.

11. I progetti obiettivo previsti dal Piano sanitario nazionale sono adottati dal Ministro della sanità con decreto di natura non regolamentare, di concerto con il Ministro del tesoro, del bilancio e della programmazione economica e con gli altri Ministri competenti per materia, d'intesa con la Conferenza unificata di cui all'articolo 8 del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281».
la situazione relativa all'approvazione dei piani sanitari nazionali negli ultimi dodici anni è così riassumibile (Fonte: Ministero della salute):
Piano Sanitario Nazionale 1998-2000, anno di pubblicazione: 1998;
Piano Sanitario Nazionale 2001-2003, anno di pubblicazione: 2001;
Piano Sanitario Nazionale 2003-2005, anno di pubblicazione: 2003;
Piano Sanitario Nazionale 2006-2008, anno di pubblicazione: 2006;
secondo l'articolo 1, comma 9, sopra riportato, il Piano sanitario nazionale 2009-2011 sarebbe dovuto essere predisposto entro il mese di novembre 2008 ed entrare in vigore per il 2009;
ad oggi non risulta predisposto ed adottato alcun Piano sanitario nazionale;
l'intero sistema sanitario del paese è privo di questo importantissimo riferimento di politica sanitaria e di salute -:
quali siano i gravissimi impedimenti per i quali il Governo nel suo complesso non abbia sinora provveduto a predisporre il Piano sanitario nazionale previsto fino a questa grave situazione;
come il Ministro della salute intenda risolvere, questa gravissima situazione che porta danno all'intero sistema sanitario nazionale ed indebolisce fortemente ogni possibile politica di tutela della salute dei cittadini.
(5-02611)

SIRAGUSA. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro per le pari opportunità. - Per sapere - premesso che:
la legge n. 285 del 1997, recante «Disposizioni per la promozione di diritti e di opportunità per l'infanzia e l'adolescenza» ha istituito, presso la Presidenza del Consiglio dei ministri, il Fondo nazionale per l'infanzia e l'adolescenza finalizzato alla realizzazione di interventi a livello

nazionale, regionale e locale per favorire la promozione dei diritti, la qualità della vita, lo sviluppo, la realizzazione individuale e la socializzazione dell'infanzia e dell'adolescenza, privilegiando l'ambiente ad esse più confacente ovvero la famiglia naturale, adottiva o affidataria, in attuazione dei principi della Convenzione sui diritti del fanciullo resa esecutiva ai sensi della legge 27 maggio 1991, n. 176, e degli articoli 1 e 5 della legge 5 febbraio 1992, n. 104;
la legge n. 285 del 1997, ha aperto un nuovo approccio nelle politiche socio-educative in Italia, superando la tradizionale ottica assistenzialistica e riparatoria nei confronti dei minori. Essa ha creato le condizioni operative per promuovere i diritti e le opportunità dei bambini e degli adolescenti, attuando concretamente i principi della Convenzione ONU per l'infanzia, ratificati in Italia con la legge n. 176 del 1991;
dal primo gennaio 2010, trentadue centri socio educativi, finanziati dal comune di Palermo con i fondi della legge n. 285 del 1997, sono stati privati del sostegno economico in attesa dell'espletamento del nuovo bando e dopo anni di presenza e di impegno sul territorio rischiano di chiudere;
si parla di oltre tremila ragazzi e oltre trecento operatori sociali, animatori, educatori, psicologi impegnati nei centri che in questi mesi sono stati abbandonati al loro destino dal comune di Palermo;
sono state chiuse le convenzioni in attesa che venisse completata la nuova assegnazione dei servizi, lasciando alla responsabilità degli enti e degli operatori l'accoglienza dei bambini e dei ragazzi;
ad oggi non si sa nulla sui tempi previsti dalla commissione per completare il lavoro di valutazione dei progetti;
secondo quanto dichiarato dagli operatori, la commissione non si incontra da settimane;
ancorché legittima non appare condivisibile la procedura messa in atto dal comune di Palermo che ha sospeso i servizi per l'infanzia e l'adolescenza in attesa delle nuove procedure, invece di prorogare tali servizi fino all'espletamento delle nuove gare -:
se il Ministro intenda nell'ambito delle proprie competenze, e in applicazione della legge n. 285 del 1997, verificare presso l'amministrazione comunale di Palermo i motivi di un tale ritardo che sta determinando conseguenze estremamente negative sui destinatari dei servizi per l'infanzia e l'adolescenza.
(5-02614)

Interrogazioni a risposta scritta:

VACCARO. - Alla Presidenza del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
nel corso dell'esame del disegno di legge AC 3210 (ora legge n. 25 del 2010) di conversione del decreto-legge n. 194 del 2009 - cosiddetto decreto-legge «Milleproroghe» - è stato approvato un emendamento che prevede che le imprese radiofoniche e televisive locali non abbiano più diritto alle provvidenze per l'editoria di cui all'articolo 11 della legge n. 67 del 1987, all'articolo 8 della legge n. 250 del 1990 e all'articolo 23 della legge n. 422 del 1993;
tale soppressione presenta una efficacia retroattiva a decorrere dal 1o gennaio 2009;
negli anni, le provvidenze per l'editoria hanno contribuito alla realizzazione e allo sviluppo delle redazioni nelle emittenti locali, che, a loro volta, sono state capaci di fornire informazioni puntuali sul territorio;
la suddetta soppressione è stata proposta e approvata inaspettatamente e senza alcun preventivo confronto con il sindacato dei giornalisti FNSI - federazione nazionale della stampa italiana - e con Aeranti-Corallo: l'organizzazione di categoria che rappresenta, alla data del 1o

settembre 2009, 985 imprese nel settore delle imprese radio televisive locali, satellitari e via internet;
la stessa Aeranti-Corallo ha sottoscritto nell'anno 2000 con la FNSI il contratto collettivo nazionale di lavoro per i giornalisti delle radio e tv locali e tale contratto è stato, da ultimo, rinnovato il 27 gennaio 2010 e viene applicato a oltre 1.600 giornalisti sull'intero territorio nazionale;
la soppressione delle provvidenze editoria mette seriamente a rischio le attività di informazione delle radio e tv locali, già in difficoltà per la crisi economica, con la conseguente perdita di molti posti di lavoro dei giornalisti ivi impiegati -:
se il Governo intenda adottare iniziative di carattere normativo volte a rimuovere tale soppressione delle provvidenze per l'editoria al fine di recuperare e garantire una forma di sostegno alle imprese e, conseguentemente, ai lavoratori che operano nel settore radio-televisivo locale.
(4-06394)

CALVISI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
da notizie di stampa apparse su La Repubblica del 3 marzo 2010 risulta che la Corte dei conti ha avviato la procedura di controllo sulla dichiarazione di grande evento per la manifestazione velistica «Louis Vuitton World Series», che si terrà nell'arcipelago dell'isola de «La Maddalena»;
la Corte dei conti «dubita» che la «Louis Vuitton World Series» possa essere «riconducibile alla categoria dei "grandi eventi rientranti nella competenza del dipartimento della Protezione civile"» il motivo è che i «grandi eventi», «quand'anche non si sostanzino in calamità o catastrofi, dovrebbero pur sempre riferirsi a situazioni di emergenza che mettano a grave rischio l'integrità della vita, dei beni, degli insediamenti e dell'ambiente»;
è la prima volta, di fatto, che la Corte dei conti solleva forti dubbi di legittimità su un «grande evento» affidato al Dipartimento della protezione civile;
la «convocazione» della Corte, trasmessa alla Presidenza del Consiglio dei ministri (segreteria generale, Dipartimento protezione civile, ufficio bilancio e ragioneria) e al Ministero dell'economia e delle finanze, si basa su un impianto di una decina di pagine, nelle due relazioni allegate (una del consigliere delegato all'ufficio di controllo di legittimità sui Ministeri istituzionali e una del magistrato istruttore dello stesso ufficio, in data 22 febbraio 2010) si parla di «urgenza», e si afferma che la Louis Vuitton poco, anzi nulla, ha a che fare con un «grande evento», almeno così come è inteso dal decreto della Presidenza del Consiglio;
non vi sarebbe nulla, secondo la Corte dei conti, che necessiti di «attività finalizzate alla tutela dell'integrità della vita, dei beni, degli insediamenti o dell'ambiente dai danni o dal pericolo di danni derivanti da calamità naturali, da catastrofi o da altri grandi eventi, che determinino situazioni di grave rischio»;
secondo la Corte dei conti in relazione alla Louis Vuitton non è idonea «l'asserita insorgenza di problematiche di varia e complessa natura sul piano della mobilità, della ricettività alberghiera, dell'accoglienza, dell'assistenza e dell'ordine pubblico, della disciplina del traffico marittimo e portuale e delle attività connesse...». Il richiamo è ancora più esplicito quando si afferma che «appare difficile ravvisare una proporzione tra le affermate esigenze e la natura delle iniziative (anche strutturali e di rilevante impatto finanziario) autorizzate dall'ordinanza e l'ampiezza delle deroghe alle norme vigenti, tanto da rendere dubbio il rispetto del principio, più volte affermato dalla Corte costituzionale, secondo cui le ordinanze di protezione civile debbono presentare un «nesso di adeguatezza e proporzione tra le misure adottate e a qualità e natura degli eventi»;

è l'ex Arsenale - sede del G8 poi trasferito all'Aquila - il luogo deputato ad ospitare le barche e i team della Louis Vitton, una struttura che dovrebbe essere completata in questi tre mesi: e anche su questo punto si soffermano i magistrati della Corte dei conti i quali nella relazione - che si conclude con un messaggio chiaro, «non sembra ravvisabile nella vicenda la competenza della Protezione civile» - fanno riferimento al richiamo all'esigenza di «assicurare il completamento delle opere avviate alla Maddalena in vista del G8», ora necessarie allo svolgimento delle regate;
all'interpellanza urgente n. 2-00622 il Sottosegretario Giuseppe Pizza rispondeva: «... Infatti, sempre nell'ottica di valorizzazione e recupero dell'arcipelago di La Maddalena, si svolgerà, nel corso dell'anno 2010, la manifestazione velistica Louis Vuitton World Series, dichiarata grande evento con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 2 ottobre 2009. Per questa manifestazione sono stati previsti ulteriori interventi da parte del Commissario delegato, elencati nell'articolo 1 dell'ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri n. 3838 del 30 dicembre 2009 (predisposizione di un piano antincendio, valorizzazione dei beni culturali dell'isola, riqualificazione ambientale). Tale evento, di risonanza internazionale, appare pienamente in linea con le iniziative già adottate dal Governo per il rilancio dell'area in termini turistici.» -:
se risultino vere le notizie apparse sulla stampa e se sia intenzione del Governo mantenere la Louis Vuitton Word Series nell'arcipelago della Maddalena;
se alla luce dei rilievi della Corte dei conti il Governo ritenga preclusa l'ultimazione dei lavori e il conseguente svolgimento della manifestazione sportiva o se sia sua intenzione avviare nuove procedure d'emergenza per spostarla in altro luogo, magari fuori dalla Sardegna, come è già accaduto per il G8.
(4-06398)

ZAMPARUTTI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
la legge finanziaria per il 2010 ha aumentato di ben sei volte i fondi per i voli di Stato, rispetto a quanto precedentemente stabilito in sei milioni di euro;
i milioni stanziati perii 2010 sono 37 -:
quanti siano stati i voli di Stato nel 2009 ed in questi primi mesi del 2010;
quanto sia costato ciascun volo e per quale motivo sia stato compiuto.
(4-06413)

FARINA COSCIONI, MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della salute, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
dal 9 rapporto del coordinamento nazionale delle associazioni dei malati cronici, di Cittadinanzattiva, emerge un quadro sconcertante fatto di cicli di riabilitazione interrotti, o a singhiozzo, per mancanza di fondi; protesi e ausili, spesso obsoleti, ottenuti solo dopo lunghe attese, mentre strumenti più avanzati giacciono nei depositi delle Asl; carrozzine elettroniche negate ai bambini con distrofia muscolare, un percorso di cura «a ostacoli» per molti malati cronici, anche sul fronte della riabilitazione;
numerosi pazienti denunciano la carenza di strutture di riabilitazione specializzate, che li costringe a lunghe attese, o a ricorrere alle cure fuori regione, o a rivolgersi pagando a centri privati. Per esempio, al Sud sono quasi inesistenti le unità spinali, in cui si assistono persone con lesione al midollo spinale di origine traumatica e non. In altri casi la carenza di un'équipe plurispecialistica obbliga i

malati a fare la spola da un centro all'altro. E, come se non bastasse, la carenza di fondi peggiora la situazione. In Campania lo scorso autunno per mancanza di quattrini furono sospesi tutti i cicli di riabilitazione e ci vollero le vibrate proteste dei cittadini per far trovare i finanziamenti necessari al ripristino delle prestazioni. Invece, nel Lazio dal prossimo aprile il 30 per cento della tariffa per la riabilitazione sarà a carico dei cittadini, o dei comuni a sostegno di chi ha reddito basso: chi fa riabilitazione in regime di ricovero dovrà pagare 35,44 euro al giorno, mentre chi la fa in ambulatorio pagherà 18,73 euro. Costi iniqui e insostenibili per la maggior parte dei malati, disabili e anziani;
il futuro non si prospetta migliore, dal momento che il cosiddetto nuovo patto per la salute prevede che le regioni a rischio di sforare il bilancio possano adottare provvedimenti come la riduzione, da 60 a 45 giorni, della degenza per la riabilitazione. Se sarà necessario un ciclo di 2 mesi, quindi, il malato dovrà pagarsi 15 giorni di tasca propria;
numerosi pazienti segnalano spesso lunghe attese per il rilascio di presidi, protesi e ausili previsti dal nomenclatore tariffario del 1999. Il nomenclatore, ovvero l'elenco ufficiale di ciò che può essere concesso, denuncia la dottoressa Cira Solvimene, direttore dell'Unione italiana lotta alla distrofia muscolare, «risale a dieci anni fa; da allora la tecnologia ha fatto enormi passi in avanti, ma i nuovi ausili non sono ancora garantiti dal servizio sanitario nazionale; per esempio, che soffre di distrofia muscolare non riesce ad ottenere, se non dopo estenuanti battaglie anche legali, né la carrozzina elettronica né ausili informatici come i puntatori ottici per comandare il computer con lo sguardo. E per i malati di sclerosi laterale amiotrofica non sono previsti i comunicatori vocali»;
i pazienti con broncopneumopatia cronica ostruttiva, con apnee nel sonno, non hanno accesso gratuito alla macchina che garantisce un flusso di aria continuo: niente sedie a rotelle, letti ortopedici, materassi antidecubito per chi soffre di infezioni osteoarticolari, nemmeno un semplice infila calze per chi ha l'artrite reumatoide e ha grandi difficoltà a vestirsi da solo;
nonostante le ripetute, innumerevoli denunce, sollecitazioni e richiami, risulta ancora che il cosiddetto nomenclatore, ovvero l'elenco ufficiale di ciò che può essere concesso, non è stato aggiornato, e risulta quindi fermo a dieci anni fa, cosicché i nuovi ausili non sono ancora garantiti dal Servizio sanitario nazionale -:
quali urgenti iniziative il Ministro intenda promuovere, e adottare a fronte di una così sconcertante situazione che si traduce in una inutile e inaccettabile sofferenza per i pazienti e le loro famiglie;
in considerazione del fatto che, sulla base del nuovo patto per la salute che prevede che le Regioni a rischio di sforare il bilancio possano adottare provvedimenti come la riduzione, da 60 a 45 giorni, della degenza per la riabilitazione costringendo così i pazienti che hanno necessità di un ciclo di due mesi di doversi pagare 15 giorni di tasca propria, se non si ritenga di dover disporre il ritiro immediato della disposizione;
per quali ragioni il nomenclatore non sia ancora stato aggiornato e quando finalmente lo sarà;
per quali ragioni i pazienti con broncopneumopatia cronica ostruttiva, con apnee nel sonno, non hanno accesso gratuito alla macchina che garantisce un flusso di aria continuo, e a tutti gli altri macchinari e alle altre attrezzature (sedie a rotelle, letti ortopedici, materassi antidecubito per chi soffre di infezioni osteoarticolari), di cui hanno vitale necessità e quali iniziative e provvedimenti si intendano porre in essere affinché queste fondamentali attrezzature siano finalmente garantite.
(4-06421)

AFFARI ESTERI

Interrogazioni a risposta scritta:

GIRLANDA. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
il colpo di stato militare in Niger 18 febbraio 2010 ha portato alla destituzione del presidente in carica Mamadou Tandja;
il Paese ha solidarizzato con gli ufficiali golpisti a causa degli eccessi di vari membri del precedente Governo;
il Paese è stato recentemente colpito da una grave carestia da cui sono derivati importanti aiuti dall'Unione europea, sospesi nelle ore immediatamente seguenti il colpo di Stato;
il Paese è tra i più poveri del mondo ma riveste un'importanza strategica in relazione ai giacimenti di uranio e alla rarità di questo minerale, in riferimento anche ai possibili usi nell'ambito degli armamenti nucleari;
sono attivi diversi progetti di cooperazione e sviluppo che vedono coinvolti nostri connazionali, ai quali si aggiunge l'azione di compagnie di rilievo strategico per il nostro Paese, come l'Eni -:
se i nostri connazionali e le imprese italiane ivi operanti siano a rischio in relazione al mutato scenario politico-governativo;
se risultino dagli elementi in possesso del Governo ingerenze straniere nel recente colpo di Stato da collegare con i giacimenti di uranio presenti nel Paese;
se, allo stato attuale delle cose, sia possibile prevedere il ripristino degli aiuti da parte dell'Unione europea e, con quale tempistica.
(4-06390)

DI BIAGIO. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
gli impiegati a contratto operanti presso l'ambasciata e l'istituto italiano di cultura di Belgrado ammontano a 23 unità di cui 15 sottoposti a legge locale e 8 a legge italiana;
sulla base dei dati raccolti dall'interrogante, i contratti disciplinati dalla normativa locale non risultano in linea con le variazioni apportate nella normativa serba degli ultimi armi, ovvero dalla fine della guerra dei Balcani ad oggi, ponendo di conseguenza gli impiegati sottoposti alla legge locale in una situazione di sostanziale irregolarità;
gli impiegati con contratto disciplinato dalla legge locale in servizio presso le suindicate sedi serbe avrebbero una copertura sociale e previdenziale limitata ad un decimo della retribuzione, anziché sul totale della stessa, diversamente da quanto sancito dalla normativa serba in materia. Tale aspetto emergerebbe anche nell'ambito dell'astensione obbligatoria per maternità e - solo negli ultimi anni - quattro dipendenti a contratto hanno ricevuto, durante tale periodo, solo il 10 per cento della retribuzione anziché il 100 per cento come previsto dalla normativa imperativa serba;
sulla base dei dati forniti dall'Istituto nazionale di statistica della Repubblica di Serbia emerge che per quanto riguarda le altre rappresentanze straniere in Serbia, in particolar modo quelle dei Paesi dell'Unione europea, vi è stato nel corso degli ultimi anni un adeguamento del profilo contrattuale degli impiegati alla normativa locale;
sebbene dai dati dell'Istituto di statistica si evidenzi un incremento del costo della vita in Serbia negli ultimi dieci anni pari al 1.500 per cento, al personale a contratto locale è stato conferito un unico aumento del 10 per cento nel 2004;
nell'ambito della pubblica amministrazione serba è stato avviato dal 2002 un

incremento delle retribuzioni dei dipendenti che va oltre il 300 per cento -:
se sia a conoscenza di quanto evidenziato in premessa e se corrisponda al vero che l'ambasciata d'Italia a Belgrado prelevi alla fonte, ai sensi della normativa serba, le ritenute fiscali da versare all'ente fiscale serbo nella misura del 12 per cento dello stipendio lordo, di cui 6 per cento a carico del lavoratore e 6 per cento a carico del datore di lavoro, ma che tale percentuale venga applicata su un decimo della retribuzione effettiva, ponendo così i lavoratori coinvolti di fatto in una situazione di irregolarità fiscale;
quali iniziative si intendano predisporre al fine di sanare le evidenti criticità fiscali e di procedere ad un pieno adeguamento contrattuale degli impiegati presso le citate sedi diplomatiche ai parametri normativi serbi.
(4-06396)

GARAVINI, BUCCHINO, PORTA e FEDI. - Al Ministro degli affari esteri, al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
in conseguenza delle leggi finanziarie varate negli ultimi anni, il Ministero degli affari esteri ha progressivamente ridotto le risorse destinate al contingente scolastico da inviare all'estero per il funzionamento delle scuole italiane e dei corsi di lingua e cultura italiane integrati nei sistemi scolastici locali;
negli ultimi anni, infatti, il contingente è diminuito di molte decine di unità, con intuibili ripercussioni sugli standard di efficienza e di qualità dell'offerta culturale dell'Italia all'estero;
le parallele riduzioni nei finanziamenti delle attività degli enti gestori hanno già determinato, come recenti verifiche hanno consentito di accertare, contrazione di corsi e di alunni e una diffusa disincentivazione delle decisioni delle famiglie di favorire l'apprendimento della lingua e della cultura italiana da parte dei figli;
si è aperta una spirale di graduale appiattimento dell'immagine dell'Italia in ambito globale, che non solo intacca profondamente il sistema faticosamente costruito nel tempo, ma delude le aspettative delle comunità italiane all'estero e penalizza gli stessi interessi del Paese in campo internazionale;
su questa situazione di emergenza si riversano le recenti notizie provenienti dal tavolo di concertazione del Ministero degli affari esteri, sindacati della scuola per l'estero, nel quale i rappresentanti ministeriali hanno annunciato il taglio nel contingente di 16 posti di dirigente scolastico, di 21 posti di insegnante nelle scuole italiane all'estero, di 8 posti di docente e personale Ata nei corsi di lingua e cultura italiana e di 12 posti di letterato, con il recupero di un solo posto a Gerusalemme;
per il prossimo anno scolastico, il Ministero degli affari esteri ha preventivamente congelato 9 posti di docente nelle scuole, 9 posti di docente nei corsi e 6 posti di lettorato, a conferma di una linea di tendenza di ulteriore restrizione e contenimento -:
se non si intenda considerare il livello attuale dell'offerta scolastica e formativa come un limite non valicabile dell'intervento pubblico in questo campo e procedere di conseguenza, alla revoca delle misure annunciate.
(4-06397)

...

AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazione a risposta in Commissione:

ALESSANDRI. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro per i beni e le attività culturali, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
sono in corso i lavori per la realizzazione dell'elettrodotto Terna nell'Isola d'Elba;

il progetto del 2004, che prevedeva la realizzazione di un elettrodotto interamente aereo è stato successivamente modificato nel 2008, prevedendo l'interramento di due tratti, per un totale di circa 8,7 chilometri, e la realizzazione di un tratto intermedio in linea aerea, per circa 6,9 chilometri;
tale ridimensionamento del progetto, che prevede la realizzazione di ben 21 tralicci sopra Portoferraio, alti mediamente 40 metri, non sembra tuttavia coerente con l'esigenza di salvaguardare l'ambiente naturale di particolare pregio dell'isola d'Elba;
Portoferraio il maggior centro abitato dell'Isola, che vanta un patrimonio naturale e culturale di risonanza internazionale è rappresenta una delle mete più ambite del turismo nazionale;
nelle simulazioni apparse sui giornali sono evidenti gli impatti visivi e le deturpazioni che provocheranno i tralicci e le linee elettriche ad uno dei migliori paesaggi del Paese e ciò, senz'altro, potrebbe avere ripercussioni negative sulle attività turistiche dell'isola;
all'atto della revisione del progetto del 2008, ottenuta grazie alle osservazioni di una serie di Associazioni ambientaliste e comitati di cittadini, dell'ente Parco nazionale dell'arcipelago toscano e del comune di Portoferraio, probabilmente, con disattenzione è stata autorizzata la linea a tralicci, sopra Portoferraio, poiché, sebbene tale linea risulti all'esterno della perimetrazione del parco dell'arcipelago Toscano, insiste all'interno di una Important Bird Area europea (IBA), compresa in Rete Natura 2000, e fa parte di un importante corridoio faunistico, tra due zone di protezione speciale, quelle di Monte Capanne-Promontorio dell'Enfola ed Elba Orientale;
risulta pertanto evidente l'impatto che tali tralicci potrebbero avere sull'avifauna, a scapito di tutto il sistema ecologico dell'Isola;
il progetto è stato regolarmente autorizzato ed ha rispettato gli obblighi di legge in materia di pubblicità, tuttavia occorrerebbe appellarsi al senso ecologico e paesaggistico della Società Terna per chiedere un ripensamento dell'elettrodotto già approvato che preveda l'interramento dell'intera linea;
attualmente Terna ha sospeso l'elevazione dei tralicci, mentre il consiglio regionale della Toscana ha approvato all'unanimità un ordine del giorno che impegna la giunta regionale all'interramento dell'intero elettrodotto;
nei giorni scorsi l'Unione dei comuni, l'Azienda di promozione turistica e le associazioni economiche dell'isola hanno inviato al Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare un'apposita istanza sull'argomento;
il 9 febbraio 2010 ha avuto luogo a Portoferraio una imponente manifestazione organizzata dal comitato dei cittadini costituitosi per chiedere l'interramento di tutto l'elettrodotto, a salvaguardia del patrimonio naturale e delle attività economiche dell'Isola che basa la gran parte della propria economia sul turismo;
la protesta civile coinvolge tutte le categorie economiche, tutte le forze politiche e sociali, le amministrazioni comunali dell'isola, le associazioni ambientaliste, l'azienda di promozione turistica, l'associazione degli albergatori, la confesercenti -:
se non si ritenga opportuno convocare urgentemente un tavolo di concertazione e di mediazione tra Terna e gli enti locali interessati, con la partecipazione dei Ministeri interessati, della Soprintendenza locale per il paesaggio e della regione Toscana, che possa promuovere una revisione del progetto per l'interramento dell'intero elettrodotto, in modo da non compromettere le bellezze naturalistiche e paesaggistiche del territorio dell'isola d'Elba e scongiurare le negative ricadute sull'economia turistica locale e di tutto il Paese.
(5-02607)

Interrogazioni a risposta scritta:

ZAMPARUTTI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
da notizie stampa risulta che un'area di circa quattro ettari di pineta, all'interno della quale si trova un villaggio turistico gestito dalla «Pino di Lenne spa», è stata sequestrata dai carabinieri a Palagiano (Taranto);
sulla vicenda è stata aperta un'indagine che ha accertato che presso il villaggio turistico, si stavano compiendo scavi per la realizzazione di impianti elettrici e idraulici per bungalow già esistenti. Inoltre, è stato rilevato che era in corso lo spianamento di una porzione di terreno a ridosso del fiume Lenne, per la realizzazione di cancelli e staccionate e il posizionamento di erbetta sintetica per la costruzione di un campo da tennis: tutti i lavori venivano compiuti su un'area sottoposta a vincoli paesaggistici e idrogeologici e per i beni culturali;
nel 2009 i militari avevano sequestrato nell'area alcuni mezzi di movimento terra e la recinzione a ridosso del corso d'acqua, segnalando gli abusi alla magistratura e al sindaco di Palagiano per i provvedimenti di competenza dell'amministrazione comunale;
nonostante l'ordinanza del sindaco, però, lo stato dei luoghi non è stato ripristinato -:
se corrisponda al vero quanto sopra riferito;
se e quali iniziative di competenza si intendano adottare per assicurare il ripristino dei luoghi.
(4-06414)

ZAMPARUTTI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
nel corso dell'ultima settimana si sono spiaggiati sei delfini sulle coste toscane nella zona che va dalla laguna di Orbetello a Livorno;
cinque cetacei sono stati trovati morti, uno era ancora vivo ed è riuscito a riprendere il largo;
sulle cause di questa lenta moria varie sono le ipotesi, nessuna ancora suffragata da prove;
mentre l'Arpat nega che le cause della morte possano essere dovute ad inquinamento, una relazione tecnica elaborata dall'Ispra afferma che la presenza di sostanze tra cui Ddt, di Ipa, Pcb è stata dimostrata essere massiccia in esemplari di stenelle free-ranging dell'area del Santuario se paragonata ad altre zone del Mediterraneo;
una spedizione di Greenpeace nel 2008 ha stimato un dimezzamento del popolamento di stenelle (rispetto al 1989-90) e ha trovato solo un quarto delle balenottere attese. Nel 2009 il professor Wurtz dell'Università di Genova, poi, ha stimato una diminuzione dell'ordine del 90 per cento nella popolazione delle balenottere -:
se il Ministro intenda acquisire informazioni sulle possibili cause della morte di cetacei lungo le coste della Toscana e quali iniziative intenda assumere di conseguenza.
(4-06415)

ZAMPARUTTI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
la Commissione europea ha lanciato la campagna «Energia sostenibile per l'Europa (SEE)», rivolta a soggetti pubblici e privati, e nel 2008 il patto dei sindaci al fine di impegnare le città nel raggiungere

e addirittura superare gli obiettivi di riduzione delle emissioni di CO2 al 2020;
il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare svolge una funzione di coordinamento al fine di coinvolgere il maggior numero di città e collabora direttamente con le città per la redazione dei piani di azione e nell'organizzazione di eventi sul territorio finalizzati ad accrescere la considerazione sui temi energetici;
nel maggio 2009 si è avviata in Italia una discussione per la redazione di linee guida utili per la redazione dei SEAP;
tali linee si sarebbero dovute predisporre tenendo in considerazione le esperienze già maturate da alcune città nell'ambito della preparazione dei propri piani e programma energetici locali e sulla base delle linee guida della Commissione europea -:
se le linee guida sopra citate siano state elaborate e quando;
come le linee guida siano state diffuse tra i soggetti interessati o si intenda diffonderle.
(4-06416)

ZAMPARUTTI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro della salute, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
l'Italia ha sottoscritto la Convenzione europea del Paesaggio (legge 9 gennaio 2006, n. 14, «Ratifica ed esecuzione della Convenzione europea sul Paesaggio, fatta a Firenze il 20 ottobre del 2000»);
nella regione Abruzzo è accaduto che richieste di apertura di nuove cave, pervenute alle Commissioni consiliari regionali e già autorizzate dalla Giunta regionale, prevedano varianti al Piano regionale paesaggistico che collegherebbero - in aree B1 e A2 - zone a protezione quasi integrale, Zone a protezione speciale (ZPS) e Siti di interesse comunitario (SIC) - cioè zone ad alta valenza naturalistica e paesaggistica: ciò annullerebbe le prospettive di una rinascita dell'Abruzzo attraverso un turismo eco-compatibile, la valorizzazione delle montagne e del paesaggio, che attraverso questa decisione dissennata vengono ancora una volta messe a rischio con ulteriori ricadute negative sui cittadini abruzzesi già colpiti dal terremoto;
in particolare, con legge regionale 7 marzo 2000, n. 23, furono «sottratte» ai confini del Parco naturale regionale Sirente-Velino le zone ricadenti nei territori dei Comuni di Castel di Ieri e Goriano Sicoli, rispettivamente denominate «Collepetra» e «La Maddalena» - adiacenti e confinanti - per permettere l'insediamento di una cava situata a duecento metri circa dall'ingresso del paese: un paese a forte vocazione turistica per l'importantissimo santuario di «Santa Gemma», la santa Maria Goretti del Medioevo, con la sua storia che conserva i resti dell'antica «Statule» e le «testimonianze» del Basso ed Alto Medioevo, il valore «etico-religioso» che è esaltato con le sue feste pagano-religiose in cui tutto il paese (compresi gli emigranti che dalla residenza estera inviano forti offerte e donazioni) contribuisce durante tutto l'arco dell'anno con prodotti della natura, grano, vino, ed offerte in denaro per ricostruire nella memoria il miracolo del pane che non «ammuffisce» tenendo, così, alto il valore morale delle tradizioni nell'Abruzzo e in tutto il mondo;
non sono state effettuate indagini approfondite così da consentire l'adozione di un provvedimento che sia capace di comprendere la sostenibilità globale alla modifica; né sono state prodotte elaborazioni formali, proprio in ragione dell'evidente carenza di bilanci ambientali e territoriali di carattere globale correlati non solo ad indicatori economici quantitativi, comunque condizionanti l'azione imprenditoriale, quanto invece a credibili ed incisive analisi tendenti a porre al centro dell'interesse l'ambiente naturale esistente e quello di contesto nella sua relazione antropica, valutando ad esempio le pressioni

funzionali derivanti da un'attività di escavazioni di circa 250.000 tonnellate/anno di materiale inerte per un periodo di 40 anni - e si fa riferimento alla sola cava di Piscina - capaci di disintegrare intere montagne, modificando la memoria collettiva delle comunità della Valle Subequana, pescinese e abruzzese, o dalla realizzazione di opifici industriali di enormi dimensioni, come il caso delle succitate cave, per la produzione di carbonato di calcio, di cui si ignorano gli effetti che potrebbero generare sull'ambiente e sulla salute pubblica;
inoltre, genera preoccupazione la possibilità che per il riempimento della cava non sia utilizzato del materiale inerte - per il riempimento ne sono necessarie tonnellate - ma che venga trasformata in una discarica;
ad avviso degli interroganti appare necessario che, le istituzioni competenti d'ufficio, cessino di autorizzare il rilascio di nuove attività di escavazione, anche alla luce delle indagini in materia in tutto l'Abruzzo da parte del Corpo forestale dello Stato e dei Carabinieri del NOE (Nucleo operativo ecologico) che stanno evidenziando numerosi illeciti e connivenze -:
quali provvedimenti il Governo intenda adottare rispetto a quegli atti autorizzativi per la realizzazione di nuove cave in aree particolarmente pregiate, comprese nel Parco nazionale d'Abruzzo (Piscina, «La porta di accesso al parco»), nel Parco nazionale del Gran Sasso (Castelvecchio Calvisio), ZPS e SIC;
se vi sia una conoscenza della situazione effettiva di tali detrattori ambientali, e cioè delle cave dismesse, in esercizio, di quelle effettivamente recuperate ai valori propri dell'ambiente e di quelle in corso di recupero, infine, per capire le ragioni che hanno portato a sottrarre aree di pregio (parchi, riserve, siti SIC e ZPS) alla tutela e se tali decisioni siano state avallate dalle competenti soprintendenze;
se e di quali elementi disponga il Ministro dell'interno in relazione a possibili infiltrazioni della criminalità organizzata nella gestione delle cave e dei materiali estratti con particolare riferimento agli appalti nel settore edilizio.
(4-06425)

ZAMPARUTTI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro della salute, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
secondo i dati di Legambiente, aggiornati al maggio 2009, in Friuli Venezia Giulia vi sarebbero 77 cave attive, mentre il numero di cave dismesse è un dato non pervenuto non essendovi una mappatura che consenta una stima precisa delle cave dismesse;
l'Italia ha sottoscritto la Convenzione europea del Paesaggio (legge 9 gennaio 2006, n. 14, «Ratifica ed esecuzione della Convenzione europea sul Paesaggio, fatta a Firenze il 20 ottobre del 2000»);
il territorio comprendente magredi e risorgive della provincia di Pordenone, ovvero quella zona inclusa tra i fiumi Livenza e Tagliamento e delimitata a Nord dall'alta pianura che scende verso sud dal pedemonte fino alla linea delle risorgive presenta peculiarità rispetto all'intera Europa con particolarità floristiche ed unicità del paesaggio;
l'attività estrattiva rischia di ledere queste zone ed in particolare si segnala il progetto presentato dalla «Cementizillo» per estrarre altri 7 milioni di metri cubi di roccia dalla cava sita sulle pendici del Monte S. Lorenzo, a cavallo dei comuni di Maniago e Frisanco (Pordenone);
tale attività estrattiva si aggiunge agli oltre 10 milioni di metri cubi estratti dal 1981 al 2007 e ai quasi 2 milioni di metri cubi ancora da scavare in base alle autorizzazioni precedenti;
ne verrebbe modificato, irreversibilmente, il profilo del monte, portando così a compimento uno scempio avviato da alcuni decenni;

la sommità del S. Lorenzo ha grande valenza ambientale e naturalistica e, insieme all'adiacente forra del torrente Colvera, era stata riconosciuta dal piano urbanistico regionale del 1978, che le aveva ricomprese entrambe in un «ambito di tutela ambientale»;
la cava di «Cementizillo», autorizzata poco dopo, si ampliò progressivamente, fino ad estendersi anche all'interno dell'area protetta;
accanto al danno paesaggistico, secondo il WWF, vi sarebbe anche la sottrazione di habitat di elevato pregio naturalistico, rappresentati da aree boscate e prative, con conseguenze negative per la fauna e soprattutto per gli uccelli, tra i quali sono numerose le specie protette e in pericolo di estinzione;
buona parte dell'area della cava ricade entro un'IBA (Important Bird Area), individuata in applicazione della Direttiva europea 79/409/CEE che impone che nell'IBA siano adottate «misure idonee a prevenire l'inquinamento o il deterioramento degli habitat, nonché le perturbazioni dannose agli uccelli»;
il comune di Maniago aveva presentato osservazioni che sottolineavano tra l'altro la situazione di grave debolezza in cui vengono a trovarsi i Comuni nei confronti dei cavatori, per la mancanza sia del PRAE (Piano Regionale delle Attività Estrattive), sia del piano paesaggistico -:
se il Ministro dell'Ambiente sia a conoscenza dello scempio ambientale prefigurato in premessa in merito all'attività estrattiva sulle pendici del Monte S. Lorenzo;
quali provvedimenti intenda adottare il Ministro dell'Ambiente, nell'ambito delle proprie competenze, per scongiurare che le modalità estrattive causino rispetto al Monte San Lorenzo e più in generale in Friuli Venezia Giulia deturpazioni ambientali e quali misure intenda in proposito adottare a tutela del paesaggio di aree pregiate della regione;
se si intenda, anche per il tramite dell'Istituto superiore di sanità, promuovere uno studio che sia diretto a valutare i principali effetti che le attività estrattive possono avere sulla salute dei cittadini e per evitare, ridurre, e possibilmente compensare rilevanti effetti negativi, e l'eventuale pericolosità determinata dalle polveri sottili, i carbonati di calcio misti a silicio;
se ed in che misura la coltivazione di cave e la loro gestione sia stata oggetto di attenzione da parte delle competenti autorità di bacino in relazione alla possibile alterazione delle falde ed ai rischi per la contaminazione delle acque;
se e di quali elementi disponga il Ministro dell'interno in relazione a possibili infiltrazioni della criminalità organizzata nella gestione delle cave e dei materiali estratti con particolare riferimento agli appalti nel settore edilizio.
(4-06426)

ZAMPARUTTI, BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro dell'interno, al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
secondo i dati di Legambiente, aggiornati al maggio 2009, in Campania vi sarebbero 264 cave attive e 1237 dismesse con una quantità estratta di inerti tra le più basse d'Italia ma dove sfuggono al controllo i quantitativi estratti tramite attività illegali, presenti negli 850.000 metri cubi di area interessata quanto a volumi di materiale estratto;
si tratterebbe della più grande concentrazione al mondo di aree di cava che, in un'ottica di pianificazione del territorio e di sviluppo economico ecosostenibile, richiederebbe urgenti e improrogabili interventi di ricomposizione ambientale;
il fenomeno sarebbe particolarmente grave nel casertano e nella provincia di Napoli con oltre 1000 cave abusive presenti

e dove le tante aree in stato di abbandono sono oggetto di smaltimento illegale di rifiuti;
l'Italia ha sottoscritto la Convenzione europea del Paesaggio (legge 9 gennaio 2006, n. 14, «Ratifica ed esecuzione della Convenzione europea sul Paesaggio, fatta a Firenze il 20 ottobre del 2000»);
in Campania vi è inoltre la possibilità di esercitare un'attività estrattiva senza autorizzazione poiché in base all'articolo 28 della Legge 54/1985 l'esercente di una cava senza autorizzazione a coltivare, in presenza di alterazione dell'ambiente ha l'obbligo di provvedere al suo ripristino o, quando non sia possibile, alla ricomposizione ambientale, ma nella realtà tutto ciò consente all'esercente di cava l'asportazione, ed ovviamente la commercializzazione, dei materiali estratti per altri 3-4 anni;
si è verificato che per le autorizzazioni rilasciate ai sensi della legge regionale 54/85 più volte già prorogate e avente come ultimo termine di scadenza il 31 marzo 2007 si sono concesse proroghe all'attività estrattiva attraverso decreti dirigenziali e direttive d'ufficio. Successivamente, con la legge regionale n. 14/08, la proroga all'attività estrattiva è diventata per le zone altamente critiche e le aree di crisi una proroga alla esclusiva ricomposizione ambientale. A dispetto di questa legge, si sono però approvati piani di ricomposizione ambientale nelle suddette aree che prevedono degli ingenti quantitativi di calcare da estrarre. Inoltre, precedentemente alla citata Legge regionale, una direttiva regionale ha escluso i piani di ricomposizione ambientale dalla procedura di VIA, derogando alle leggi nazionali e comunitarie -:
se non intenda il Ministro dell'Ambiente esercitare stringenti controlli per il tramite del comando carabinieri per la tutela dell'ambiente in relazione al conferimento abusivo in cave dismesse di rifiuti con specifico riguardo a rifiuti pericolosi e di quali informazioni disponga il Governo in materia;
se si intenda, anche per il tramite dell'Istituto superiore di sanità valutare l'opportunità di promuovere uno studio che sia diretto a valutare i principali effetti che le attività estrattive possono avere sulla salute dei cittadini e per evitare, ridurre, e possibilmente compensare rilevanti effetti negativi, e l'eventuale pericolosità determinata dalle polveri sottili, i carbonati di calcio misti a silicio;
quali siano le risultanze della gestione commissariale in Campania con riferimento all'utilizzo di cave dismesse come aree di deposito di rifiuti pericolosi e se vi siano rischi per la salute pubblica;
se e di quali elementi disponga il Ministro dell'Interno in relazione a possibili infiltrazioni della criminalità organizzata nella gestione delle cave e dei materiali.
(4-06427)

ZAMPARUTTI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro dell'interno, al Ministro della salute, al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
secondo i dati di Legambiente, aggiornati al maggio 2009, in Lazio vi sarebbero 318 cave attive, mentre il numero di cave dismesse non è conosciuto mancando una mappatura che consenta una stima precisa delle cave dismesse, né si hanno dati esaustivi rispetto al recupero delle aree abbandonate dalle attività estrattive;
secondo i dati di Legambiente, nel 2008 in Lazio la quantità estratta solo di materiali inerti era di 16 milioni di metri cubi ma nel 2009 è cresciuta notevolmente arrivando, secondo una stima, intorno ai 19.200.000 metri cubi. Si tratta di una delle regioni in cui si effettua il maggiore prelievo, dopo Puglia e Lombardia;
nel 2008 e nel 2009, per quanto è stato possibile apprendere, la giunta regionale

e le commissioni ambiente e le piccole e medie imprese della regione Lazio si sono trovate almeno una decina di volte per discutere di autorizzazioni all'esercizio di nuove cave;
il territorio di colline nella zona tra Ponte Galeria e Malagrotta, nelle immediate vicinanze di Roma, sta letteralmente scomparendo a causa dell'estrazione di sabbia e ghiaia a carico di un numero elevatissimo di aziende;
l'Italia ha sottoscritto la Convenzione europea del Paesaggio (legge 9 gennaio 2006, n. 14, «Ratifica ed esecuzione della Convenzione europea sul Paesaggio, fatta a Firenze il 20 ottobre del 2000») -:
quali iniziative siano state adottate dai Ministri interrogati, ognuno per le rispettive competenze, ove se ne sia presentata la necessità al fine garantire il rispetto delle norme nazionali ed europee a tutela della sicurezza del territorio, e dell'integrità del paesaggio;
quali iniziative si intendano assumere, per quanto di competenza, per avviare i necessari programmi di ricomposizione ambientale, rendendo immediatamente coercibile l'obbligo della ricomposizione medesima a carico dei soggetti responsabili delle attività illecite;
se si intenda, anche per il tramite dell'Istituto superiore di sanità, promuovere uno studio che sia diretto a valutare i principali effetti che le attività estrattive possono avere sulla salute dei cittadini e per evitare, ridurre, e possibilmente compensare rilevanti effetti negativi, e l'eventuale pericolosità determinata dalle polveri sottili, i carbonati di calcio misti a silicio;
se ed in quanti casi il Ministro dei beni culturali sia stato coinvolto nei procedimenti di rilascio di autorizzazioni alla coltivazione di cave in aree sottoposte a vincoli paesaggistici e con quale esito;
se e di quali elementi disponga il Ministro dell'interno in relazione a possibili infiltrazioni della criminalità organizzata nella gestione delle cave e dei materiali estratti con particolare riferimento agli appalti nel settore edilizio.
(4-06428)

TESTO AGGIORNATO AL 17 FEBBRAIO 2011

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BENI E ATTIVITÀ CULTURALI

Interrogazioni a risposta scritta:

MIGLIORI e CARLUCCI. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
nel comune di Scandicci (Firenze) vi è l'abbazia di S. Salvatore a Settimo, patrimonio storico, artistico, architettonico, risalente al X secolo, è considerata una delle testimonianze storiche più importanti della Toscana medioevale;
presso la chiesa ha sede una associazione che si prende cura della chiesa, dove sviluppa una serie di attività culturali;
all'interno dell'Abbazia è presente il Museo abbazia di San Salvatore a Settimo dove è possibile la visita nell'abbazia e vedere arredi liturgici, reperti archeologici e la documentazione sulla storia dell'Abbazia;
una parte dell'ex-convento è tuttora di proprietà privata e versa in gravi condizioni, tali da pregiudicare anche la parte di proprietà ecclesiale che con grandi sforzi è riuscita, anche con l'aiuto di privati, nel recupero e restauro;
molti appelli sono stati lanciati al Ministero per i beni le attività culturali e ai Governi per il recupero e la riappropriazione a fini culturali -:
quali iniziative urgenti, tali da non pregiudicarne ulteriormente lo stato conservativo, si intenda attuare per il recupero della proprietà e per praticare i dovuti restauri tali da potervi creare un'area museale e culturale che veda restituito alla propria comunità ed all'Italia

tutta un gioiello della nostra cultura nella sua completa e bellezza artistica.
(4-06400)

FARINA COSCIONI, MAURIZIO TURCO, BERNARDINI, BELTRANDI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
come ripetutamente hanno lamentato i residenti che vivono intorno a Villa Leopardi, tra via Nomentana e via Asmara a Roma, la storica palazzina «sta cadendo a pezzi, è invasa da sbandati e senzatetto accampati all'interno, per non parlare della montagna di rifiuti che la circonda»;
Villa Leopardi è completamente dimenticata e ridotta a discarica, nonostante accanto vi sia un parco utilizzato da bambini e anziani;
Villa Leopardi appare completamente devastata: vetri rotti, porte sfondate, cumuli di rifiuti negli splendidi saloni, escrementi, topi e altri animali;
Villa Leopardi è un vero gioiello architettonico, realizzato in stile neo-medioevale alla fine del 1800, le cui facciate, specialmente quella principale, sono arricchite da elementi decorativi, cornici, archi, colonne, balaustre, stucchi che per incuria rischiano di andare perduti per sempre;
negli anni Settanta era stata trasformata in albergo, inserito all'interno dell'omonima villa; dopo dieci anni l'albergo chiuse, e lì si trasferì la sede del II gruppo della polizia municipale; poi ci furono altri passaggi, tra gli altri i vigili del fuoco e i beni culturali; alla fine tuttavia nessun progetto è andato in porto e la villa è stata completamente abbandonata a se stessa;
appare inaccettabile che una struttura così bella e di pregio sia lasciata incustodita ed abbandonata all'incuria, «abitata» da persone che potrebbero, oltre a rovinare irreparabilmente la struttura e i suoi arredi - come in parte già avvenuto - anche accendere fuochi per riscaldarsi, mettendo così a repentaglio il parco storico di Villa Leopardi, che ospita tra l'altro il centro anziani e la biblioteca municipale -:
quali iniziative di competenza si ritenga di promuovere, adottare e sollecitare a fronte di quanto sopra esposto ed evidenziato.
(4-06420)

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DIFESA

Interrogazione a risposta in Commissione:

DI STANISLAO e DONADI. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
in Italia esistono migliaia di lavoratori, dipendenti di società cooperative, che da diversi anni sono addetti a servizi di manovalanza e facchinaggio presso gli enti, le basi e i reparti dell'Amministrazione della difesa;
tali lavoratori sono di fatto dei precari nonostante alcuni di loro svolgano le stesse mansioni da numerosi anni, risultando di sicuro affidamento per l'Amministrazione della difesa;
in particolare questi lavoratori si trovano in una situazione economica particolarmente svantaggiata percependo retribuzioni che spesso non consentono neppure di mantenere una famiglia, dei figli e vivere in una relativa tranquillità. Lo stesso dicasi per la loro situazione assicurativa e previdenziale;
quanto pagato alle cooperative da parte dell'Amministrazione della difesa, secondo quanto risulta agli interroganti, sarebbe di molto superiore a quanto percepito dagli addetti ai servizi di manovalanza e facchinaggio. Il rapporto sarebbe addirittura di 3 a 1;

l'Amministrazione della difesa, se assumesse tale personale precario direttamente nei suoi ruoli civili a tempo indeterminato, paradossalmente potrebbe realizzare un risparmio, generando un ciclo virtuoso a favore di molti lavoratori non disperdendo risorse pubbliche -:
quale sia il numero di cooperative o eventualmente società costituite in altra forma a cui il Ministero della difesa, e i suoi enti, basi e reparti appaltano i servizi di manovalanza e facchinaggio;
quale sia il numero di lavoratori dipendenti dalle predette cooperative e società;
quale sia il costo complessivo a carico dell'Amministrazione della difesa derivante dall'appalto all'esterno dei predetti servizi di manovalanza e facchinaggio;
quale sia il costo orario pagato dall'Amministrazione della difesa per ogni lavoratore e quanto quello percepito dai lavoratori;
se l'Amministrazione effettui controlli per verificare il rispetto dei diritti, anche retributivi, dei dipendenti di queste cooperative impiegati presso di essa.
(5-02605)

TESTO AGGIORNATO AL 17 FEBBRAIO 2011

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ECONOMIA E FINANZE

Interrogazione a risposta in Commissione:

NASTRI e CARLUCCI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
secondo gli ultimi dati diffusi dal nucleo Fiamme gialle della Guardia di finanza, nel 2009 sono stati effettuati 2.639 controlli che hanno accertato un'evasione fiscale complessiva pari ad oltre 18 milioni di euro;
l'evasione accertata sulle compravendite immobiliari risulta pari a 5,4 milioni di euro, mentre quella sulle locazioni ha superato invece l'importo di 12,8 milioni di euro;
appare evidente in considerazione dei dati suesposti, come sia lampante il problema dell'evasione fiscale nel settore immobiliare, nel nostro Paese, nonostante i controlli imponenti da parte dell'autorità preposte e soprattutto della Guardia di finanza -:
quali iniziative intenda intraprendere al fine di contrastare maggiormente il fenomeno esposto in premessa;
se non ritenga opportuno valutare l'opportunità di prevedere adeguate iniziative di carattere normativo volte a consentire l'introduzione della detrazione dell'affitto pagato dal reddito degli inquilini, al fine di determinare l'emersione dei contratti cosiddetti in nero.
(5-02610)

Interrogazioni a risposta scritta:

BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
notizie di stampa hanno riportato la notizia in base alla quale gli italiani che non pagano il canone ordinario sono 5,5 milioni (il 26,1 per cento delle famiglie), per circa 500 milioni di euro annui di mancati introiti per la Rai;
sarebbero almeno altrettanti gli evasori dei canoni speciali, dovuti da coloro che detengono l'apparecchio tv per usi «fuori dall'ambito domestico»;
secondo il consigliere d'amministrazione Rai Nino Rizzo Nervo, a pagare i canoni speciali sono stati nel 2009 solo 188.650 soggetti (che corrispondono per lo più agli esercizi pubblici), per un importo totale di 58 milioni di euro;
i soggetti tenuti a versare l'imposta sarebbero molti di più: dagli uffici, pubblici e privati, agli studi professionali, dagli

sportelli bancari alle sedi dei partiti politici. Tutti enti a cui né la Rai né l'Agenzia delle entrate hanno mandato solleciti di pagamento, nonostante siano esenti dal versamento solo gli ospedali militari, le sale di convegno di militari e Forze armate, i rivenditori e i riparatori di televisori, il personale militare delle basi Nato, le università e le scuole se utilizzano la televisione per scopi didattici (mentre devono pagare, ad esempio, per la televisione nella stanza del preside o del Direttore) -:
se i fatti riportati in premessa corrispondano al vero e, in caso positivo, quali iniziative necessarie ed urgenti intenda assumere per dare soluzione a tale problematica.
(4-06395)

RAZZI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione. - Per sapere - premesso che:
già in passato ancor prima delle critiche sempre più aspre che caratterizzano l'attuale situazione degli altissimi stipendi dei manager «overpagati», si era avanzata la necessità di porre un freno a questo inqualificabile fenomeno;
il mondo intero per mezzo delle sue principali istituzioni (sia americane sia europee, sia Capi di Stato e di Governo, sia i massimi livelli istituzionali finanziari) ha levato la voce contro questo fenomeno che già, tempo prima, era stato sollevato nel Parlamento italiano;
queste iniziative volte a modificare le procedure che regolano gli stipendi dei manager erano dettate dal buon senso e dall'esigenza di fermare casi eclatanti, tra cui un esempio per tutti può essere costituito dalle «buonuscite» pagate ai manager sotto la cui gestione si è determinato il disastro Alitalia;
occorre distinguere tra:
a) manager di aziende completamente private;
b) aziende private che godono di aiuti pubblici;
c) aziende private in concessione che godono di revenue in regime di tariffe (autostrade) e diritti (aeroporti);
d) aziende particolari come le banche, che seppure private, gestiscono interessi pubblici e godono di entrate determinate da un marketing spesso «fatto» per legge (basti pensare alle norme che obbligano i cittadini ad utilizzare le banche per infinite operazioni che valgono decine di miliardi di euro);
le aziende interamente private (senza interventi pubblici né diretti né indiretti ad alcun titolo) non possono non avere la libertà di determinare i compensi dei loro manager;
conseguentemente alle ondate di privatizzazione oggi non vi sono più sostanziali controlli sui bilanci delle aziende dello Stato (con manager pagati ad avviso dell'interrogante oltre ogni limite di tollerabilità) seppur «private» se non addirittura quotate in borsa;
un ufficio di un numero limitato di persone con tre soli vertici presso il Ministero dell'economia e delle finanze dovrebbe dare indicazioni o controllare o vigilare su Anas, Arcus, Cassa depositi e prestiti, Cinecittà Holding, Coni servizi spa, Consap spa, Consip spa, Enav spa, Enel spa gruppo, Eni spa gruppo, Eur spa, Ferrovie dello Stato spa gruppo, Finmeccanica spa gruppo, Fintecna spa gruppo, Gse spa, Istituto poligrafico e zecca spa, Italia lavoro spa, Poste italiane spa gruppo, RAI spa, Sace spa, Sicot srl, Società per lo sviluppo del Mercato dei fondi pensioni spa, Sogend spa, Sogin spa, Sviluppo Italia spa, e altre (queste aziende hanno un fatturato che incide tra il 15 per cento e il 20 per cento dell'intero prodotto interno lordo italiano per più di 600.000 lavoratori oltre un indotto enorme);
i manager di queste aziende ad avviso dell'interrogante finiscono per essere scelti non per meriti manageriali, ma per scelte politiche;

questi «manager politici» vengono ripetutamente e continuamente nominati nelle varie aziende di Stato indipendentemente dai risultati ottenuti nelle loro precedenti esperienze lavorative e dalle responsabilità gestionali. Anzi a volte manager che hanno avuto risultati a giudizio dell'interrogante disastrosi, tanto per fare alcuni esempi, sono stati nominati ai vertici di Alitalia, in Finmeccanica e nel gruppo Ferrovie dello Stato e viceversa;
un esempio per tutti può essere costituito dal vertice di Finmeccanica il cui AD e presidente risulterebbe la persona più pagata tra i manager di Stato con circa 5.560.000 euro (Corriere della Sera del 1o luglio 2009), oltre ad altri benefìci aziendali;
calcolando i soli emolumenti di 5.560.000 euro (per ogni giorno compresi quelli non lavorativi) l'AD e presidente di Finmeccanica ha un costo aziendale annuo corrispondente agli stipendi mensili di centinaia di persone;
a fronte di questi cospicui compensi ci si dovrebbe aspettare risultati esaltanti per il gruppo Finmeccanica e per lo Stato;
il gruppo Finmeccanica ha un fatturato che per il 70/80 per cento è fatturato captive (basterebbe calcolare le somme dirette o indirette dello Stato), cioè commesse obbligate a favore di Finmeccanica come per esempio le commesse dello Stato in posizioni particolari e del Governo, esempio ultimo quello di novecento milioni (di euro) in una unica soluzione nel dicembre del 2008;
si sono annunciate commesse che poi si sono rilevate certamente non prive di aspetti critici;
sono aumentate in Finmeccanica le criticità, come si può ricavare dalle indicazioni degli analisti anche internazionali e dalle notizie di stampa, soprattutto dalla stampa economica e/o dall'andamento del titolo stesso in borsa;
da notizie di stampa sembra che Finmeccanica inoltre si avvii sostanzialmente a vendere i «gioielli di famiglia» (dichiarazioni relative ad Ansaldo Energia e altre aziende di contenuto tecnologico) per far fronte ad esigenze finanziarie per la sopravvivenza del gruppo;
in Finmeccanica si continua a scaricare sullo Stato forti oneri (cassa integrazione per numeri consistenti di dipendenti, ad oggi si parla di non meno di 1.500 persone), dopo avere fatto grandi annunci di espansione soprattutto in periodo di rinnovi assembleari;
in tutto il mondo, in Europa così come in America, si è posto fine a tale situazione addirittura per i manager privati, mentre in Italia non si è fatto nulla neppure per i «manager politici»;
l'indennità del presidente degli Stati Uniti d'America è di 400.000 (quattrocentomila) dollari anno, (equivalente di 270.000, duecentosettantamila euro) -:
se intendano assumere iniziative normative urgenti per rimuovere tali situazioni intervenendo subito nelle aziende di Stato, a cominciare da Finmeccanica, in quanto essa vede al suo vertice il manager più pagato e con risultati che appaiono per di più critici nel complesso;
se si intenda intervenire immediatamente per far sì che per le «aziende statali» come Finmeccanica si ponga un limite massimo di stipendio non superiore a 500.000 euro (un miliardo delle vecchie lire, cioè l'equivalente di numerosi stipendi mensili di semplici dipendenti) e al fine di ancorare (come dicono autorevoli esponenti internazionali di fama come Trichet, e come dice il buon senso) lo stipendio al merito, cioè di vincolare risultati e stipendi, che con questo meccanismo possono superare anche gli attuali livelli retributivi se ancorati però agli utili reali e non agli utili fatti con il contributo dello Stato o con la ricchezza interna (vendita di asset, cassa integrazione, fondi a qualsiasi

titolo derivanti dallo Stato e comunque dal settore pubblico, e compressione dei livelli retributivi dei dipendenti).
(4-06424)

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GIUSTIZIA

Interrogazioni a risposta in Commissione:

ALESSANDRI. - Al Ministro della giustizia, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
una delle più belle isole del Parco nazionale dell'arcipelago toscano, l'isola di Pianosa, versa in stato di grave abbandono;
il paese, ormai abbandonato e in grave degrado, risulta già inaccessibile ai turisti;
a causa dell'insabbiamento del porto e dell'inagibilità di gran parte della banchina, sono peggiorate le condizioni di approccio, con la conseguenza di rendere sempre più difficoltoso l'attracco del traghetto Toremar che collega l'isola con l'entroterra;
il dragaggio dell'area rappresenta un intervento molto particolare, in considerazione dei delicatissimi fondali di Pianosa; l'intervento si rende ancora più difficile e sconfina all'immobilismo a causa del conflitto di competenza tra i diversi enti competenti nell'area ma soprattutto a causa della carenza di risorse;
la vita dell'isola è legata indissolubilmente alla vita della struttura carceraria presente nell'isola, ormai definitivamente chiusa dal 1998;
nel corso degli ultimi anni sono stati presentati una serie di progetti di riqualificazione dell'isola;
ultimamente il Governo ha smentito le voci sull'ipotesi di un ritorno nel penitenziario dei detenuti in regime «41-bis», ipotesi che ha prodotto forte preoccupazione e giuste proteste da parte dei cittadini e delle associazioni ambientaliste che temono danni all'ecosistema dell'isola, nonché degli amministratori locali, preoccupati per una ricaduta negativa in termini di presenze turistiche nelle isole dell'arcipelago toscano; in particolare, nella seduta di giovedì 7 maggio 2009, in Commissione Ambiente della Camera, in risposta all'interrogazione 5-00988, il Governo ha rilevato che «il territorio di cui trattasi, essendo caratterizzato da un particolare pregio ambientale, costituito dalla valenza archeologica, dal complesso di catacombe esistenti e ville imperiali romane, nonché per i sui di modificazione del gabbiano corso, per i meravigliosi fondali, sia in grado di costituire un valore aggiunto al territorio dei parchi nazionali in termini turistici, divulgativi e didattici, al fine della sua salvaguardia, nel giugno 2004, sottoscrisse con il Ministero di grazia e giustizia un protocollo di intesa con il quale, attraverso l'ausilio della manodopera dei detenuti, si promuovessero azioni concrete per raggiungere tali scopi»;
in attuazione del predetto protocollo nel corso del 2006 per l'isola di Pianosa fu erogata la somma complessiva di 895.000,00 euro;
da quanto riportato nella medesima risposta del Governo si apprende che «il Provveditore regionale per la Toscana - Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, oltre a relazionare sugli interventi realizzati sull'isola e a sottolineare l'importanza degli obiettivi raggiunti in termini di tutela, valorizzazione del territorio e avvio di iniziative per una fruizione eco-compatibile dell'isola, aveva avanzato la richiesta di ulteriori finanziamenti per la realizzazione di nuovi interventi che, però, a causa delle limitate disponibilità finanziarie, non è stato possibile accogliere»;
dal 2008, data l'insufficienza di fondi, nella struttura carceraria sono presenti soltanto due detenuti per lavori di piccola manutenzione;

la riapertura delle strutture carcerarie, non certo per i detenuti dell'articolo 41-bis ma come carcere leggero o come struttura particolare per detenute madri con bambini e in ogni caso per fattispecie di reati che permettano la visita dei turisti, potrebbe rappresentare l'occasione per la riqualificazione dell'isola e la soluzione ideale per individuare le risorse finanziarie necessarie per la riattivazione della vita turistica e il dissabbiamento del porto -:
se il Ministro non intenda valutare la possibilità della riapertura della struttura carceraria di Pianosa come carcere leggero per fattispecie di reati che permettano lo sviluppo turistico dell'isola, a tal fine individuando le risorse necessarie per la riqualificazione del porto e la valorizzazione del territorio attraverso iniziative per una fruizione eco-compatibile dell'isola da parte dei turisti.
(5-02612)

VACCARO. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
secondo i dati del Ministero della giustizia, la giustizia costa complessivamente 8 miliardi di euro l'anno, cioè circa 30 milioni di euro per ogni giornata lavorativa;
da un recente studio pubblicato dalla Commissione europea per l'efficienza della giustizia, si evince come l'Italia occupi uno dei primi posti in vetta alla classifica dei Paesi europei per la spesa giudiziaria più alta; stando infatti ai più recenti dati riferiti al 2006, essa supera i 2 miliardi e 600 milioni di euro, attestandosi attorno ai 45 euro pro capite;
dal rapporto Eurispes 2009 si evince inoltre come più dell'85 per cento delle spese sostenute annualmente dal Ministero della giustizia siano destinate all'organizzazione della complessa macchina giudiziaria;
l'analisi dei costi della macchina giudiziaria italiana evidenzia come tali spese si riflettano anche su imprese e famiglie, come ha avuto modo di sottolineare nella propria relazione annuale il Governatore della Banca d'Italia, Mario Draghi;
come si evince dalla relazione sull'amministrazione della giustizia nell'anno 2009, presentata in occasione dell'inaugurazione dell'anno giudiziario dal Presidente della Corte di Cassazione, Vincenzo Carbone, la classifica dei Paesi dell'area OCSE in tema di costi delle procedure rispetto al credito commerciale azionato, evidenzia come l'Italia si attesi al centocinquntaseiesimo posto con una percentuale del 29,9 per cento rispetto all'ottavo posto del Regno Unito con il 23,4 per cento, al quindicesimo posto della Francia con il 17,4 per cento, al sedicesimo posto della Spagna con il 17,2 per cento, al ventesimo posto della Germania con il 14,4 per cento;
tale primato dovrebbe garantire un sistema giudiziario che si distingua per alti livelli di qualità -:
quale sia, nella fattispecie, l'ammontare annuale della spesa sostenuta dal Ministero della giustizia per l'affitto delle sedi attualmente impiegate per l'esercizio delle attività dei tribunali nei distretti di Corte d'appello di Napoli e Salerno;
quanti e quali siano attualmente gli immobili adibiti e affittati in qualità di sedi di tribunali, ma sorti con scopi estranei a quelli inerenti all'esplicazione delle attività giurisdizionali;
quanti e quali siano gli immobili confiscati alla criminalità organizzata e attualmente impiegati come sedi per l'esercizio delle attività dei tribunali.
(5-02613)

Interrogazioni a risposta scritta:

BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
secondo quanto riportato da un lancio dell'agenzia ANSA del 25 febbraio

2010, nel carcere perugino di Capanne, dove a causa del sovraffollamento alcuni detenuti non hanno neppure una branda il che li costringe a dormire su dei materassi poggiati a terra, in poche ore si sarebbero verificati due tentativi di suicidio e un terzo detenuto ha minacciato di ferirsi con dei vetri;
protagonisti di tentativi di suicidio sono stati un nordafricano, che ha ingoiato delle lamette, ed un tossicodipendente italiano, che ha infilato la testa in un sacchetto di nylon per inalare il gas contenuto all'interno di alcune bombolette;
del terzo episodio è stato protagonista un campano, detenuto per questioni di droga, il quale dopo aver rotto lo specchio del bagno, ha minacciato di tagliarsi la gola per protestare contro i giudici che non l'hanno scarcerato;
i tre detenuti sono stati subito soccorsi dal personale di polizia penitenziaria e medicati in ospedale. Il sindacato di polizia penitenziaria Sinappe ha spiegato che coi problemi di sovraffollamento «il carcere di Capanne rischia di trasformarsi in una polveriera dove diventa difficile garantire la sicurezza» -:
se non ritenga di dover promuovere una verifica in ordine alla situazione del carcere di Capanne anche in relazione ai due recenti tentati suicidi, ultimi in ordine di tempo di una inquietante e lunga sequenza di gesti di autolesionismo compiuti da detenuti ristretti all'interno della struttura penitenziaria perugina;
quali provvedimenti intenda adottare e/o promuovere al fine di risolvere il grave problema del sovraffollamento del carcere di Capanne in modo da garantire ai detenuti ivi ristretti condizioni di vita dignitose e conformi ai parametri costituzionali.
(4-06402)

BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
secondo quanto riportato in un lancio dell'agenzia ANSA del 27 febbraio 2010 nel carcere di Imperia la popolazione detenuta tocca quota 121 unità, a fronte di una capienza massima regolamentare di 78 detenuti, il che porta la struttura penitenziaria in questione a subire un tasso di sovraffollamento del 50 per cento;
la stessa Polizia penitenziaria, a fronte di un organico di 78 unità, può contare solo su 54 agenti effettivamente in servizio;
il segretario regionale Uil Penitenziari Liguria, Fabio Pagani, ha dichiarato quanto segue: «Ciò che incide fortemente in maniera negativa sull'organizzazione dell'istituto è la discontinuità del Direttore, dottor Mangraviti, che considerato il suo doppio incarico, oltre al carcere di Imperia, ha anche la responsabilità del carcere di Savona. Sembrerebbe quasi un paradosso, considerato che l'amministrazione penitenziaria vanta il doppio dei direttori rispetto agli istituti di pena presenti su tutto il territorio nazionale, il che fa sì che al Personale di Polizia Penitenziaria non vengono garantiti i diritti minimi, dal riposo settimanale ai congedi, per non parlare poi del piano ferie (estivo e natalizio). Con queste condizioni è giornalmente a rischio la sicurezza dello stesso Istituto, già vittima la scorsa estate di un'evasione da parte di un detenuto magrebino»;
risulta alla prima firmataria del presente atto che, nonostante l'incredibile situazione di sovraffollamento, nelle ultime ore nel carcere di Imperia siano entrati altri 6 detenuti trasferiti dalla regione Lombardia;
vista la situazione di palese emergenza e criticità, occorre che i tanti poliziotti penitenziari distaccati nei ministeri, negli UEPE e altrove, tornassero a riprendere servizio nel carcere di Imperia e che il provveditore regionale contenesse nei limiti la popolazione detenuta nel predetto istituto di pena -:
se sia a conoscenza delle gravi carenze descritte in premessa riguardanti il

carcere ligure di Imperia e se sia consapevole del fatto che nelle condizioni sopra descritte è impossibile tendere alla rieducazione del condannato;
se non si intenda intervenire sul carcere di Imperia con innovazioni tecnologiche e innovativi sistemi di controllo in modo da rendere meno problematica o più adeguata la gestione della predetta struttura;
se, più in generale, visti gli attuali vuoti d'organico di cui soffre il corpo dei «baschi azzurri» il Governo non intenda richiamare in servizio i quasi 2000 agenti penitenziari distaccati tra Ministero e Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, il cui utilizzo sul campo risulterebbe quanto mai prezioso;
cosa intenda fare per ripristinare il rispetto dei principi costituzionali nel carcere di Imperia.
(4-06404)

BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
secondo quanto riportato in un comunicato di Ristretti Orizzonti del 5 marzo 2010 poi ripreso anche dal Corriere della Sera edizione online, Snoussi Habib, 30 enne, detenuto nei carcere di Livorno delle Sughere, sarebbe morto mercoledì 3 marzo perché colpito da infarto all'interno della sua cella;
secondo le prime ricostruzioni, Snoussi Habib avrebbe sniffato troppo gas dal fornellino utilizzato per prepararsi il caffè;
sulla vicenda, Francesco Morelli di Ristretti Orizzonti ha dichiarato quanto segue: «Habib era arrivato da poco alla Sughere ed era ospite del reparto transito. Prima di morire, aveva parlato con il responsabile del settore chiedendo informazioni sui colloqui e altro. Poi, approfittando del fatto che i compagni di cella erano fuori, era rientrato nella stanza. A questo punto avrebbe sniffato il gas della bomboletta che è in dotazione alla stanza. L'agente penitenziario addetto alla sorveglianza si è accorto della tragedia quando ha fatto il giro di controllo e ha chiamato il medico. Dei rilievi si è occupata la scientifica. La polizia ha ascoltato tutti e ha anche sequestrato il fornellino. Il detenuto era ospite in un settore sovraffollato, come del resto tutti i reparti delle Sughere. Come emerge dai dati denunciati dai sindacati degli agenti, in quell'area sono ospiti una settantina di detenuti, anche se la capienza è di circa 40, essendoci 22 celle;
secondo la redazione di Ristretti Orizzonti, Habib sarebbe la 14esima persona morta all'intorno dell'istituto di detenzione labronico in sette anni. A Regina Coeli nello stesso periodo si sono verificati 20 decessi, ma nel carcere romano ci sono più di mille detenuti, mentre nel carcere di Livorno nemmeno 400 -:
di quali informazioni disponga il Ministro sui fatti riferiti in premessa e, in particolare, se non intenda avviare, nel rispetto e indipendentemente dall'inchiesta che sulla vicenda ha aperto la magistratura, un'indagine amministrativa interna volta a verificare eventuali responsabilità amministrative o disciplinari dell'amministrazione penitenziaria, anche alla luce della forte carenza di personale che limita inevitabilmente le possibilità di vigilanza sui detenuti;
se non ritenga di dover promuovere una verifica in ordine alla situazione del carcere delle Sughere anche in relazione alla morte del signor Snoussi Habib, ultimo in ordine di tempo di una inquietante e lunga sequenza di detenuti trovati privi di vita all'interno delta struttura penitenziaria livornese.
(4-06406)

BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della giustizia, al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
in un lancio dell'agenzia AGI del 23 febbraio 2010, viene riportato il seguente

appello che i familiari di Francesco Catgiu, 68 anni, di Orgosolo, detenuto nel carcere di Secondigliano, hanno rivolto all'associazione «Socialismo Diritti Riforme» manifestando preoccupazione per le condizioni del loro congiunto ricoverato dal 16 ottobre 2008, nel centro diagnostico terapeutico del predetto istituto di pena: «Siamo molto preoccupati perché in 26 anni di detenzione non c'è mai stato un così prolungato silenzio. Chiediamo notizie del nostro congiunto ma dal carcere non è dato sapere alcunché. Temiamo per la sua vita considerate le gravi patologie che lo affliggono. Francesco non ha mai mancato l'appuntamento telefonico, anche nei momenti di maggiore difficoltà. E una persona dal carattere difficile, ma con me e i miei figli ha sempre mantenuto un costante rapporto. Le precarie condizioni di salute in cui si trova però non ci consentono di stare tranquilli. Ecco perché chiediamo il vostro aiuto»;
sulla vicenda, la presidente di «Socialismo Diritti e Riforme», Maria Grazia Caligaris, ha dichiarato: «Accogliendo l'allarme dei familiari abbiamo cercato inutilmente di avere notizie sulla situazione del detenuto sia attraverso la Direzione medica di Secondigliano sia attraverso il Cappellano del carcere. Dopo aver scritto al detenuto senza avere risposta, abbiamo interessato l'avvocato Herica Dessì, da alcuni mesi difensore di fiducia, che ha immediatamente rivolto formale istanza alla Direzione dell'istituto di Pena campano ma, fino ad oggi, non c'è stato riscontro. Anche il successivo sollecito è rimasto senza esito. Abbiamo tentato di inviare un fax alla Direzione, ma entrambi i numeri che ci sono stati forniti sono bloccati, ed è impossibile mettersi in contatto telefonico con il direttore. Una situazione che lascia sconcertati e conferma l'urgenza di restituire i cittadini detenuti al luogo in cui hanno i familiari, specialmente quando, come nel caso di Francesco Catgiu hanno gravi problemi di salute e hanno scontato 26 anni di pena senza usufruire di alcuno sconto»;
affetto dal morbo di Parkinson, da una forma di paraplegia che lo costringe a muoversi con le stampelle, dalla psoriasi, da gravi disturbi claustrofobici e da una artrosi progressiva che gli blocca un braccio, Francesco Catgiu, arrestato il 5 marzo 1984, è stato condannato a 30 anni per concorso nel sequestro del dirigente industriale Leone Concato rapito il 27 maggio del 1977 -:
quali iniziative il Ministro interrogato intenda adottare perché sia fatta piena luce su quanto esposto in premessa;
a cosa sia da attribuire il mancato rilascio di informazioni da parte delle autorità penitenziarie ai familiari di Francesco Catgiu;
quali provvedimenti urgenti si intendano adottare al fine di garantire il diritto alla salute del detenuto.
(4-06408)

BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
secondo quanto riportato da un articolo apparso su La Gazzetta di Mantova del 24 febbraio 2010, nelle tre stanze del carcere di Mantova adibite agli interrogatori con i magistrati e ai colloqui con avvocati e assistenti sociali, sono stati rinchiusi alcuni detenuti atteso che nelle altre celle non vi sarebbero più posti;
l'episodio è accaduto giovedì 24 febbraio, quando, in coincidenza con un blitz dei carabinieri e l'arresto di undici presunti spacciatori di droga, le persone recluse nella casa circondariale di Via Poma sono diventate 232, a fronte di un tetto massimo di 180 presenze previsto dal regolamento;
nel carcere di Mantova si trovano fino a dodici-tredici detenuti in celle che a malapena ne potrebbero contenere otto, con brande a castello da tre piani e materassi stesi sul pavimento a causa della mancanza di posti-letto disponibili;

sulla vicenda Raffaele Donnarumma, sovrintendente della polizia penitenziaria e rappresentante sindacale per la Cisl, ha dichiarato: «È una situazione tragica, se si pensa che non si vede una soluzione, né a breve né a lungo termine. E le cose potrebbero peggiorare ancora»;
per frenare l'emergenza nel novembre 2009 il procuratore capo Antonino Condorelli e il presidente del tribunale Filippo Nora hanno consigliato di processare subito gli arrestati per i reati minori e, in attesa della direttissima, di trattenerli nelle celle di sicurezza della questura e dei carabinieri in modo da non sovraffollate ulteriormente il carcere già strapieno;
oltre allo spazio, nel carcere di Mantova mancano anche gli agenti addetti ai servizi e alla sorveglianza. Secondo le rappresentanze sindacali della polizia penitenziaria in via Poma sarebbero necessari almeno altri dieci agenti per garantire un livello ottimale di sicurezza -:
come il Ministro intenda attivarsi affinché si provvedano a risolvere gli annosi problemi segnalati della casa circondariale di Mantova;
se il Ministro intenda disporre l'implemento dell'organico di unità di polizia penitenziaria utile per raggiungere i limiti stabiliti dalla pianta organica;
in che modo il Ministro intenda attivarsi per consentire il reperimento dei fondi necessari per far fronte ai segnalati disagi per l'istituto penitenziario indicato in premessa;
quali provvedimenti intenda adottare e/o promuovere al fine di risolvere il grave problema del sovraffollamento del carcere di Mantova in modo da garantire ai detenuti ivi ristretti condizioni di vita dignitose e conformi ai parametri costituzionali.
(4-06409)

BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della giustizia, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
secondo quanto riportato da un lancio dell'agenzia AGI del 23 febbraio 2010, un detenuto rom di origine italiana, pur dovendo incassare un risarcimento danni di oltre 400.000 euro dall'Ater, non può avere i soldi perché per le banche è un cliente indesiderato e non può aprire un conto corrente;
la vicenda è stata denunciata dal garante dei diritti dei detenuti del Lazio, avvocato Angiolo Marroni, in una lettera inviata al presidente dell'Associazione banche italiane (Abi), dottor Corrado Faissola;
il caso riguarda una persona detenuta nel carcere di Viterbo per reati contro il patrimonio, la quale ha ottenuto dal tribunale un risarcimento danni in quanto otto anni fa, a causa delle condizioni in cui versava lo stabile in cui abitava, cadde nella tromba dell'ascensore riportando numerose lesioni;
l'uomo, che uscirà dal carcere entro la fine di quest'anno, non può incassare il risarcimento perché detenuto; sicché per diversi mesi il suo avvocato ha interpellato le filiali di diverse banche, le quali, anche per iscritto come Unicredit, hanno fatto capire che si trattava di un cliente «indesiderato», rifiutando con ciò l'apertura del conto;
nella lettera inviata al dottor Corrado Faissola, il garante dei detenuti del Lazio ha scritto che «al di là della sua attuale condizione di persona privata della libertà personale, quest'uomo ha subito un grave danno cui, oggi, se ne aggiunge un secondo: quello di non poter incassare il risarcimento accordatogli. Io credo che, in un momento di crisi come quello che stiamo vivendo, ognuno dovrebbe essere pronto a fare la propria parte. Anche le banche, che hanno il potere di aprire quei rubinetti economici che possono dare ossigeno a tante famiglie altrimenti senza speranza. In questo caso, invece, le banche, si sono comportate in maniera opposta

abbandonandosi ad un comportamento miope, discriminatorio e assolutamente in contrasto con ogni norma di carattere etico e comportamentale. Per questo motivo spero in un suo autorevole intervento che possa consentire a quest'uomo di entrare in possesso di quanto legittimamente suo, concedendogli una nuova opportunità di tornare a far parte della nostra società» -:
quali iniziative di competenza i Ministri interrogati, negli ambiti di rispettiva competenza, intendano adottare, promuovere con riferimento ai fatti esposti in premessa.
(4-06429)

TESTO AGGIORNATO AL 9 MARZO 2010

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INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazioni a risposta in Commissione:

QUARTIANI e META. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
a seguito della attivazione dell'alta velocità lungola linea Milano-Bologna ed a seguito della sperimentazione in corso del servizio metropolitano del passante ferroviario lungo l'asse ferroviario Lodi-Melegnano-Milano sono stati aggiornati gli orari ferroviari concernenti il servizio ferroviario regionale e tra regioni per quanto riguarda il traffico passeggeri sulla linea dedicata al trasporto locale e interregionale;
il servizio metropolitano consiste in treni che nei due sensi di marcia osservano fermate locali, compresa quella di Melegnano, ogni mezz'ora circa, nella fascia oraria 9-17 dei giorni feriali;
tale orario non dà risposta alla domanda dell'utenza pendolare locale;
nelle fasce orarie escluse dal servizio del passante metropolitano sono state soppresse fermate di treni durante periodi di affollamento da parte dei viaggiatori pendolari, studenti e lavoratori, abbonati e non, non ultima quella delle ore 7,54 proveniente da Piacenza in direzione Milano presso la stazione di Melegnano -:
quali iniziative il Ministro intenda intraprendere nei confronti delle Ferrovie dello Stato affinché negli orari di punta sia garantita agli utenti del servizio ferroviario una qualità accettabile del servizio medesimo anche per quanto concerne la regolarità delle fermate nonché la loro effettuazione secondo orari rispondenti alla domanda, anziché alle esigenze di traffico dei gestori del servizio unilateralmente determinate.
(5-02602)

CALVISI, PES, FADDA, MARROCU, MELIS, ARTURO MARIO LUIGI PARISI e SCHIRRU. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro per il turismo. - Per sapere - premesso che:
il sostegno a tutte le produzioni di energia da fonte alternativa ai combustibili compatibili deve essere coniugato con un'attenta salvaguardia dei valori ambientali, naturalistici, paesaggistici, storico-culturali del territorio sardo e deve essere funzionale all'effettivo fabbisogno energetico della Sardegna;
il sole ed il vento sono beni comuni da considerare di proprietà pubblica e il loro sfruttamento va finalizzato ad effettivi vantaggi per le popolazioni locali in termini di abbattimento dei costi energetici e di riduzione di emissioni inquinanti;
la Sardegna risulta essere oggetto d'interesse di diverse società che si occupano di impianti eolici off-shore;
secondo quanto riportato nei giorni scorsi dai quotidiani sardi, il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti avrebbe stabilito il termine del 30 marzo 2010 per presentare eventuali osservazioni al progetto di realizzazione di alcuni parchi eolici nel golfo di Cagliari;

dalle notizie diffuse risulta che ai sindaci dei comuni di Cagliari, Capoterra, Sarroch, Quartu e Assemini sarebbe pervenuta una missiva da parte della capitaneria di porto di Cagliari, con cui si veniva comunicato il termine per le osservazioni, in assenza delle quali si sarebbe dato corso alla prosecuzione dell'iter per la realizzazione dei parchi eolici;
i contenuti dei progetti, uno dei quali è stato predisposto dalla società Trevi Energy di Cesena e prevede l'installazione di ben 33 pale alte 90 metri in prossimità della costa cagliaritana, non sono ancora noti e neppure gli enti locali chiamati a dare il parere sono stati messi nella condizione di poterli esaminare con la dovuta attenzione;
per questo impianto è previsto il posizionamento di un cavo sottomarino di lunghezza pari a circa 10,2 chilometri che dalla cabina di trasformazione a mare giunge sino alla zona di approdo presso la spiaggia del Giorgino di Cagliari con grave rischio di compromissione delle praterie di posidonia fondamentali per la salute del mare;
a quanto risulta i progetti riguarderebbero complessivamente 70 pale eoliche nel golfo degli Angeli ed altre 30 nel golfo di Palmas, a circa 5 miglia dalla costa, mentre le concessioni demaniali richieste sarebbero comprese fra 30 e 50 anni;
la scarsa trasparenza dell'operazione ed il timore che l'impatto ambientale e paesaggistico dell'intervento non abbiano alcuna contropartita sotto il profilo economico ed occupazionale hanno determinato la posizione fortemente critica di tutte le amministrazioni locali coinvolte;
considerando ad oggi i soli parchi eolici installati o in corso di realizzazione in Sardegna (600 megawatt) e quelli per i quali è stato avviato il procedimento di valutazione di impatto ambientale (altri 400 megawatt), sono in grado di produrre oltre 2000 GWH (attività media 2000 h per anno) ovvero il 20 per cento dei consumi elettrici in Sardegna, considerando il caso, improbabile, di protratta attività a pieno regime delle industrie energivore del settore metallurgico;
la realizzazione di centrali eoliche in aree marine è assoggettata al preventivo e vincolante (articolo 29 del decreto legislativo n. 152 del 2006 e successive modifiche ed integrazioni; legge n. 99 del 2009) procedimento di valutazione di impatto ambientale (articolo 20 del decreto legislativo n. 152 del 2006 e successive modifiche ed integrazioni, allegato II, punto 7-bis);
ad oggi i parchi eolici installati in Sardegna e quelli già autorizzati coprono largamente le possibilità di effettivo utilizzo della rete elettrica sarda e qualsiasi ulteriore autorizzazione non comporterebbe una riduzione nella attività delle centrali termoelettriche tradizionali e delle relative emissioni di sostanze inquinanti e di CO2;
l'articolo 12 del decreto legislativo 29 dicembre 2003, n. 387, modificato dall'articolo 27, comma 44, della legge 23 luglio 2009, n. 99, che disciplina i procedimenti di autorizzazione degli impianti off-shore, garantisce ampiamente l'esercizio delle competenze regionali in materia, come confermato dalla Corte costituzionale; quest'ultima, infatti, con la sentenza n. 88 del 2009, ha affermato che «il tenore letterale della disposizione non può lasciare alcun margine di dubbio circa la persistenza della titolarità della competenza amministrativa in questione in capo alla Regione»;
sotto altro profilo il procedimento autorizzativo dei richiamati impianti off-shore desta dubbi sul piano della legittimità in quanto non sono mai state coinvolte le autorità preposte alla tutela paesaggistica (Soprintendenze ed uffici per la tutela del paesaggio) -:
se i Ministri interrogati abbiano il quadro complessivo degli impianti off-shore per i quali sono state avviate le procedure autorizzative e se abbiano, ognuno per quanto di propria competenza, elaborato una dettagliata valutazione sull'efficienza

della produzione energetica, sui rapporti costi-benefici, sull'impatto ambientale e paesaggistico e sulle possibili conseguenze negative per il turismo e per la navigabilità delle acque;
se i Ministri interrogati non ritengano che i tempi stabiliti per l'esame e la valutazione dei progetti da parte degli enti locali coinvolti siano del tutto insufficienti e se non ritengano di dover consentire un più ampio e accurato esame di un intervento di così grande impatto sui territori interessati;
quali siano stati gli esiti delle procedure di valutazione di impatto ambientale e di valutazione ambientale strategica dei progetti di realizzazione dei parchi off-shore della Sardegna;
se il Governo non ritenga di dover valutare l'opportunità di stabilire un meccanismo di ripartizione territoriale della produzione elettrica - eventualmente attraverso l'assegnazione di quote regionali - in modo da evitare il rischio di ingiustificate «concentrazioni» di specifiche infrastrutture produttive, con immaginabili conseguenze negative per altri importanti settori economici, quali l'agricoltura ed il turismo.
(5-02604)

Interrogazioni a risposta scritta:

ZAMPARUTTI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro della salute, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
in una nota del Comitato per la riduzione dell'impatto ambientale dell'aeroporto di Ciampino vengono riportate le tappe più significative della vicenda dell'aeroporto omonimo;
nella nota si spiega che l'individuazione delle zone di rispetto intorno all'aeroporto entro le quali non devono essere superati i limiti massimi di rumore previsti dalla legge è compito che «doveva essere assolto già dal 1998 dalla Commissione Aeroportuale, istituita dai decreti applicativi della 447/1995, e insediatasi in quell'anno proprio con questo scopo e chi, in base ai tempi concessi dalla legge, già entro quell'anno avrebbe dovuto concludere i suoi lavori»;
al contrario, la Commissione aeroportuale presieduta dall'Enac non ha portato a termine il suo lavoro ed è rimasta «insediata» per 12 anni, fino al 2009, senza assolvere il suo compito che consisteva nell'individuare i limiti, nel confrontarli con i piani regolatori dei comuni e con le aree abitate esistenti e nel consentire la limitazione del traffico ai livelli ammissibili per legge, a garanzia della salute dei cittadini e del territorio;
a partire dal Giubileo del 2001, senza alcuna Valutazione Ambientale dei rischi per la salute dei cittadini, sono stati portati a Ciampino i voli di linea delle compagnie low cost, passando da meno di 20.000 voli all'anno a oltre 60.000 e da 700 mila passeggeri all'anno a 5 milioni;
quando finalmente l'Agenzia Regionale per l'Ambiente (Arpa Lazio), nell'ambito dei suoi compiti istituzionali, e appoggiandosi ad Arpa Lombardia (che aveva già adottato queste misure a Linate), ha finalmente fatto la zonizzazione acustica dell'aeroporto di Ciampino, è emersa una situazione drammatica di totale superamento dei limiti di legge - sottolinea la nota - tanto che, per stare entro i limiti, i voli dovrebbero essere ridotti da oltre 160 a non più di 60 al giorno (arrivi e partenze) -:
se corrisponda al vero quanto riferito nella nota del Comitato di cui in premessa;
se e quali iniziative si intendano intraprendere per porre rimedio immediato alla grave situazione di sostanziale deroga alla normativa vigente;
se e quali iniziative si intendano adottare per sostenere le richieste evidenziate nella nota del Comitato, già da diverso tempo segnalate da Arpa Lazio, e

perché sia definita finalmente, sulla base dei dati della stessa Arpa Lazio, la zonizzazione acustica dell'aeroporto di Ciampino, nel pieno rispetto delle leggi e dei piani regolatori dei comuni colpiti.
(4-06391)

NASTRI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
la tragedia avvenuta recentemente nei pressi della stazione di Viareggio, induce a rafforzare i controlli e la prevenzione dei rischi che lo stoccaggio e il trasporto di sostanze pericolose inevitabilmente comporta;
per conoscere con esattezza le responsabilità, ed accertare la veridicità dei tragici fatti, sarà necessario attendere i risultati delle indagini, sebbene sia evidente come l'opinione pubblica sia interessata nel comprendere quali garanzie in termini di sicurezza esistano attualmente per la salvaguardia della salute e la tutela ambientale degli individui e delle strutture sia pubbliche, che private;
appare evidente conseguentemente la necessità di rafforzare le verifiche dei controlli e l'intero sistema di sorveglianza dei convogli ferroviari che trasportano materiale pericoloso e infiammabile, attraverso il coinvolgimento delle province, mediante l'istituzione di osservatori sullo stoccaggio dei prodotti pericolosi;
in particolare risulta importante evidenziare che una realtà come quella della provincia di Novara, ad alta densità di realtà produttive che trattano sostanze pericolose, rappresenta un esempio lampante di come determinate zone abitative e industriali in cui sono situate stazioni ferroviarie limitrofe, andrebbero messe in sicurezza attraverso interventi sistematici e accurati -:
se non ritengano opportuno intervenire, nell'ambito delle proprie responsabilità, al fine di promuovere l'istituzione degli osservatori esposti in premessa, responsabilizzando conseguentemente gli enti locali con il compito di controllo e di coordinamento sulla verifica e la sorveglianza del rischio che i convogli ferroviari esposti in premessa, comportano.
(4-06392)

BERRETTA. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
a seguito di recenti fenomeni metereologici la strada statale 575 ha subito gravi ed ingenti danni: si sono verificati smottamenti delle pendici della pertinenza stradale, diversi movimenti franosi hanno riversato sul piano viabile materiale detritico, in alcuni tratti si sono verificati smottamenti ovvero deformazione del piano viabile;
a seguito di tali danni la direzione regionale dell'ANAS, al fine garantire la sicurezza pubblica, ha proceduto all'interdizione totale al traffico, provocando non pochi disagi all'utenza che dal comune di Troina intende raggiungere Catania;
tutta la zona è investita, già da tempo, da episodi di dissesto idrogeologico che mettono periodicamente a rischio la funzionalità e la sicurezza della viabilità;
nel comune di Troina la strada comunale denominata «Lercara-Maddalena», già un anno fa, è stata interessata da un movimento franoso, a seguito del quale il sindaco, d'intesa con la Protezione civile, con apposita ordinanza ha chiuso al traffico pedonale e veicolare la suddetta strada;
lo stato di persistente pericolosità in cui versano i collegamenti viari della città di troina è stato più volte richiamato all'attenzione del Governo, senza che a ciò abbiano fatto seguito interventi necessari a prevenire i significativi disagi subiti dai cittadini di Troina -:
se sia a conoscenza dei fatti esposti e quali interventi urgenti si intendano realizzare

per ripristinare la piena funzionalità e la messa in sicurezza della strada statale 575;
quali risorse aggiuntive intenda destinare ad un piano straordinario per la viabilità interna della Sicilia la cui funzionalità viene periodicamente compromessa da eventi climatici anche di non rilevante entità.
(4-06422)

FAVA. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
il comune di Viadana aveva adottato nel 2007 le apparecchiature T-Red per la rilevazione fotografica delle infrazioni semaforiche;
l'amministrazione comunale, a seguito del decreto di sequestro preventivo emesso dalla procura di Verona, ha comunicato la risoluzione del contratto in data 27 febbraio 2009;
queste apparecchiature sono State poste sotto sequestro essendo stati sollevati dubbi sulla regolarità del loro funzionamento;
a conferma di quanto sopra il giudice di pace di Viadana ha accolto molti ricorsi presentati dai cittadini sanzionati;
tuttavia ciò ha creato disparità di trattamento rispetto ai cittadini che non hanno presentato ricorso ed hanno pagato la sanzione oppure hanno presentato ricorso ma lo stesso è stato respinto;
i rilevamenti fotografici avvenivano in assenza degli agenti accertatori in chiaro disprezzo delle indicazioni della Corte di Cassazione come da ultimo ribadito nella sentenza n. 27414/09 -:
quali iniziative di competenza intenda assumere per assicurare che l'installazione e il funzionamento delle apparecchiature per le rilevazioni fotografiche delle infrazioni semaforiche gestite dagli enti locali siano conformi alla normativa vigente e per evitare che si determinino situazioni di danno per i cittadini come nel caso di cui in premessa.
(4-06423)

TESTO AGGIORNATO AL 26 LUGLIO 2010

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INTERNO

Interpellanza:

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'interno, per sapere - premesso che:
la prefettura di Biella ha deciso di vietare l'esposizione di manifesti e di striscioni elettorali ai banchetti organizzati dalle liste che si presentano alle elezioni regionali del 28 e 29 marzo 2010;
analoga proibizione è stata attuata dalla prefettura di Torino, con l'introduzione della «modica quantità»: sono ammessi non più di quattro manifesti per banchetto; sugli striscioni vige la tolleranza zero;
nella riunione interpartitica tenutasi presso la prefettura di Torino il giorno 2 marzo 2010 (al termine della quale l'esponente della Lista Bonino-Pannella è stato l'unico a rifiutarsi di firmare il punto del verbale statuente la suddetta «proibizione attenuata») il funzionario della prefettura ha fatto discendere tali proibizioni da una nota del Ministero dell'interno (citata nella nota della prefettura di Torino del 15 marzo 2006, prot. n. 2006001744, distribuita nel corso della riunione), inerente alle passate elezioni politiche dell'aprile 2006, che effettivamente dispone che sulle postazioni fisse (cosiddetti gazebo) non possano essere affissi striscioni e manifesti, in violazione degli articoli 6, comma 1, della legge n. 212 del 1956 e s.m.i (Norme per la disciplina della propaganda elettorale); dalla nota della prefettura di Torino succitata, si evince che il prefetto di Torino

ha esteso la proibizione anche ai cosiddetti banchetti;
le proibizioni suddette (con o senza «modica quantità») costituiscono ad avviso degli interpellanti una patente e grave violazione dei diritti costituzionali dei cittadini, organizzati nelle suddette liste per le elezioni regionali: i «banchetti» sono a tutti gli effetti «comizi elettorali»; prova ne è il fatto che nei trenta giorni antecedenti le votazioni non è vigente il solito iter burocratico previsto per le occupazioni di suolo pubblico ma vale la semplice notifica al comune interessato, che può vietare il banchetto solamente se il luogo richiesto è già stato assegnato a un'altra lista; ai banchetti/comizio i candidati e i militanti devono essere liberi di esporre manifesti e striscioni nella quantità da essi, e unicamente da essi, liberamente scelta; in caso contrario, saremmo di fronte a una violazione non solo delle leggi elettorali ma anche e soprattutto delle libertà garantite dalla Costituzione (articoli 3, 21 e 49);
eventuali abusi che vi sono stati in passato (ad esempio, candidati che fanno installare decine di gazebo, tenendoli vuoti di militanti e pieni di manifesti e striscioni per aggirare la norma che vieta le affissioni abusive) possono e devono essere colpiti caso per caso e non possono giustificare la compressione indebita dei diritti costituzionali dei cittadini, da soli o organizzati in partiti e liste elettorali -:
se intenda emanare immediatamente una circolare che faccia chiarezza sulla questione citata in premessa, garantendo ai candidati delle liste per le elezioni regionali del 28 e 29 marzo 2010 la possibilità di poter svolgere la propria campagna elettorale senza l'indebita compressione di diritti garantiti sia dalla legge ordinaria sia, soprattutto, dalla Costituzione.
(2-00640)
«Zamparutti, Beltrandi, Bernardini, Farina Coscioni, Mecacci, Maurizio Turco».

Interrogazioni a risposta scritta:

LIVIA TURCO. - Al Ministro dell'interno, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
il 29 luglio 2008 veniva rinvenuto, nelle campagne di Campomaggiore (Campobasso), il cadavere del cittadino rumeno con regolare permesso Radu Gheorche, morto per un malore provocato dal gran caldo e dalla fatica mentre era impiegato come bracciante agricolo nella raccolta dei pomodori, insieme ad altri lavoratori stranieri molti dei quali non assunti e non in regola che per paura di perdere il posto di lavoro o di essere espulsi non hanno prestato soccorso al giovane Radu;
attualmente sono tre le persone che risultarono indagate per omissione di soccorso a seguito della morte del giovane Radu Gheorche, l'imprenditore agricolo che risulta essere il proprietario del terreno e due uomini pugliesi, considerati i «caporali» che avevano portato il rumeno ed altri cittadini stranieri a lavorare nei campi del basso Molise;
Gheorche aveva un regolare permesso di soggiorno e faceva sacrifici per mandare a casa il necessario per la sopravvivenza mentre ad oggi alla famiglia del giovane bracciante agricolo è stato dato un contributo di 500 euro solo dal comune di Torremaggiore, dove il giovane risiedeva insieme alla moglie e alla figlia, per il rimpatrio della salma in Romania -:
se sia stata promossa un'azione concertata tra l'Ispettorato del lavoro, l'azienda sanitaria regionale del Molise, i servizi ispettivi di Inps e Inail, le Forze di polizia e la regione Molise per debellare il fenomeno del lavoro nero e irregolare in agricoltura;
se, a venti mesi dalla morte del giovane cittadino rumeno, siano state avviate le procedure affinché siano riconosciuti ai familiari del giovane Radu Gheorche i benefici e le tutele previste dalla legge, compresa la rendita INAIL.
(4-06393)

FAVA, TORAZZI, BRIGANDÌ, COMAROLI e STUCCHI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
in data 23 febbraio 2010, nel quadro dell'inchiesta sul riciclaggio internazionale operato dall'organizzazione criminale nota sotto il nome di 'ndrangheta, è stato arrestato a Isola Capo Rizzuto il signor Franco Pugliese, residente a Viadana;
Franco Pugliese non è il primo sospetto esponente della cosca di Isola Capo Rizzuto attivo nelle regioni settentrionali, giacché arresti di presunti 'ndranghetisti appartenenti alla medesima cellula criminale sono stati operati anche a Reggio Emilia;
è a questo punto certa la presenza nella provincia di Mantova di infiltrazioni malavitose collegate alla 'ndrangheta, che troverebbe i suoi naturali punti di appoggio nelle comunità dei calabresi insediatesi al nord a partire dagli anni cinquanta -:
quali siano le informazioni in possesso del Governo circa le dimensioni delle infiltrazioni 'ndranghetiste nella provincia di Mantova, ed in particolare nella zona di Viadana, e a quali misure di contrasto il Governo ritenga di poter far ricorso.
(4-06399)

BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
sul quotidiano Il Manifesto del 27 febbraio 2010,è apparso un articolo intitolato: «CIE di Lamezia Terme: girone dantesco dal vivo»;
l'articolo, firmato da Jacopo Storni, descrive la realtà drammatica e disumana in cui sono costretti a vivere gli immigrati rinchiusi nella struttura lametina e per questo motivo la prima firmataria del presente atto ne riporta integralmente il contenuto: «Più che un centro per immigrati, ha tutta l'aria di un girone dantesco dove coabitano fantasmi rabbiosi senza speranze e senza documenti, ingabbiati in spazi angusti e svuotati di ogni energia vitale, se non quella che serve per inscenare violente rivolte contro tutto e tutti, dove tutto il distruttibile viene distrutto. La vigilanza racconta di cessi sradicati dal pavimento e frantumati fragorosamente a terra, lenzuoli infiammati con fiammiferi e materassi utilizzati come spargi incendio, porte sventrate con calci e grate attaccate con spranghe, rocambolesche fughe dai tetti e perentori inseguimenti. Ma a fianco delle prepotenze sugli oggetti, permangono gli autolesionismi: labbra cucite con ago e filo in segno di protesta, drammatici scioperi della fame, braccia lacerate con coltelli, lingue dilaniate con lamette da barba. Il girone infernale è il Cie di Lamezia Terme, una palazzina orwelliana circondata da barriere metalliche che si innalzano prepotentemente al cielo per stroncare sul nascere qualsiasi fantasia di fuga. Nella recente indagine sui Cie italiani, Medici senza frontiere ha definito il centro di Lamezia, insieme a quello di Trapani, il peggiore d'Italia «perché totalmente inadeguato a trattenere persone in termini di vivibilità». Msf ha invocato la chiusura immediata del centro. Un auspicio portato avanti anche da Gianni Speranza, il sindaco di Lamezia: «Sono anni che chiediamo ai ministri dell'interno di avviare una trasformazione della struttura da Cie a centro di accoglienza. Avviammo una progettazione concreta con l'ex viceministro dell'interno Minniti, ma il piano non è stato portato avanti da Maroni». Raggiungere il centro è un'avventura. Dopo le pratiche burocratiche tra prefettura e ministero dell'interno per ottenere l'autorizzazione ufficiale alla visita, c'è l'ardua impresa di trovare l'ubicazione del Cie, arrampicato in una sperduta collina d'uliveti nella frazione di Pian Del Duca, un luogo sconsolato e marginale che sfugge anche all'immaginario collettivo dei lametini. Al solo pronunciare la parola Cie molti passanti cadono dalle nuvole; altri, più volenterosi nel fornire informazioni, si sforzano di indicare un luogo, ma si arrendono: «Ho sentito dire che c'è un posto dove mettono i clandestini, ma sinceramente non saprei dirle dove si trova

esattamente. Alla fine, dopo un excursus bucolico tra le campagne dell'hinterland lamentino, la struttura si staglia davanti agli occhi come una temibile fortezza. Ad accogliermi c'è l'ispettore Sergio Carino, due agenti di polizia e Raffaello Conte, presidente della cooperativa Malgrado Tutto, gestrice del centro. Prima di entrare, la consegna del cellulare è d'obbligo: niente foto o riprese all'interno. Dopo due chiacchiere informative sul centro, l'ispettore e un agente di polizia fanno strada verso l'ingresso alla palazzina che, attualmente, ospita 55 detenuti, cinque dei quali provenienti da Rosarno. L'entrata è un dedalo di angusti passaggi militarizzati tra ferro e acciaio da cui traspare la vera essenza del Cie, una vera e propria gabbia di indigenza umana, surreale zoo nel quali i prigionieri (rinchiusi solo perché stranieri) sono implacabilmente serrati tra metalli, lucchetti, serrature, mandate di chiavi, labirinti di sbarre.
I «prigionieri», riuniti a grappoli nel minuscolo ed unico cortile che hanno a disposizione, appaiono inizialmente sulle loro. Ma basta un breve scambio di parole e la loro timidezza si trasforma in denuncia, in frenesia di raccontare la drammaticità del luogo nel quale sono costretti a vivere. Le prime accuse, pronunciate all'unanimità, sono già abbastanza significative: «Sapevano che sarebbe venuto un giornalista in visita e ieri hanno ripulito tutto il centro: i corridoi, le stanze, il cortile, le pareti. Fino a ieri era uno schifo, un vero porcile». Incoraggiati dal taccuino che comincia a riempirsi di appunti, i detenuti incalzano la scrittura: «Te lo dico sinceramente tuona una di loro il carcere è cento volte meglio di questo posto. E più spazioso, ci sono più diritti, i letti sono comodi, il bagno è dignitoso». Effettivamente, lo spazio è risicato. Tra le carenze più pesanti contenute nel rapporto di Msf c'è l'inadeguatezza dell'unico spazio esterno, «un cortile di circa 200 metri quadrati, inutilizzabile quando piove e d'estate quando vi batte il sole». Tra le altre lacune, Msf punta il dito, oltre che su un'inadeguata assistenza sanitaria, su «l'assenza di attività ricreative» e sul servizio di mediazione culturale che, «prestato da un unico operatore, appare insufficiente per rispondere alle esigenze di una popolazione variegata come quella del centro». Ma il problema sbandierato con più fervore dai detenuti resta l'assenza di vestiario (molti vivono con gli stessi luridi pantaloni da oltre un mese) e quello relativo ai bagni, assolutamente inospitali e indegni, i cui spazi sono strettissimi e fatiscenti, l'odore nauseante, la visuale stomachevole, i cessi inesistenti. «Abbiamo attivato un progetto per la ricostruzione e la riqualificazione dei bagni», tiene subito a precisare l'ispettore Carino. Il tour guidato (e rigorosamente accompagnato) continua nelle camere. Ad ogni passo, i detenuti lanciano denunce e lamenti, supplicano di ascoltarli e cercano nei miei occhi uno sguardo di comprensione. Le camere sono dotate di televisione e riscaldamento, ma per gli ospiti del Cie sono dettagli privi di significato: «Guarda questi materassi ruggisce Hamami, 36 enne marocchino Sono vecchissimi, piegati dappertutto, è impossibile non svegliarsi col mal di schiena». Hamami è uno dei più disinvolti, esuberante nel protestare, squillante nei suoi toni quasi collerici. È in Italia dagli anni Novanta e adesso, terminati i sei mesi al Cie, dovrà rimpatriare entro 5 giorni dal rilascio, pena (così dice la legge) quattro anni di galera. Hamami è arrivato al Cie dopo due anni di carcere (circa la metà dei detenuti del Cie ha scontato qualche mese di carcere): «Sono stato accusato perché avevo un pezzo di fumo e perché in tribunale mi sono ribellato alla legge, che si accanisce maggiormente contro gli stranieri senza permesso di soggiorno. Ho 3 diplomi, so fare tutti i lavori, adesso ho la coscienza a posto e non capisco perché la conseguenza debba essere il rimpatrio. Non è giusto, appena esco da qui, fuggo in un altro paese europeo, non voglio più saperne dell'Italia». Ma il vero dramma dei Cie non sono le condizioni di vita al suo interno, bensì l'inesorabile destino che attende i detenuti. Molti di loro sono in Italia da oltre vent'anni, hanno moglie e figli italiani ma sono condannati al rimpatrio a causa di tanti piccoli cavilli burocratici

che, per quanto coerenti con la legge, appaiono disumani se rapportati alle storie personali di ciascun immigrato. È il caso del marocchino Mohamed Farsane, in Italia da trent'anni. Mohamed è sposato con una donna marocchina e da anni gestisce una bancarella ambulante a Matera. Ha due figli piccoli, entrambi nati in Italia. Nonostante questo, il destino di Mohamed sembra essere il rimpatrio perché attualmente non è regolare. Adesso, dopo una vita trascorsa in Italia, un lavoro regolare e due figli italiani, Mohamed è disperato: «Sto vivendo un incubo. Ho il permesso di soggiorno dall'89 ma quando la mattina del 2 febbraio sono andato a rinnovarlo alla questura di Matera, la mia città, mi hanno detto che non era possibile procedere al rinnovo. Nel pomeriggio mi hanno portato ai Cie di Lamezia». Adesso Mohamed ha una paura folle: «Non voglio tornare in Marocco, tutti i miei familiari sono qui, abbiamo una bella casa, un lavoro, una vita». Tra le motivazioni che hanno contribuito al mancato rinnovo del permesso di soggiorno, ci sarebbe il reato di contraffazione di cui Mohamed si è macchiato oltre dieci anni fa, quando, dice lui, «per sopravvivere sono stato costretto a vendere cd contraffatti. Un gesto che seppur in palese violazione della legge umanamente parlando non giustifica il rimpatrio forzato di un essere umano che, dopo trent'anni di sacrifici, si è costruito una vita in Italia e, seppur inciampando nell'illegalità, ha sempre servito onestamente il paese che lo aveva accolto» -:
se quanto esposto in premessa corrisponda al vero;
se intenda chiudere il centro di identificazione ed espulsione di Lamezia Terme o quantomeno trasformare la predetta struttura in centro di accoglienza;
quali iniziative intenda intraprendere per garantire un trattamento umanitario all'interno dei centro di Lamezia Terme.
(4-06403)

MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
la questione del «principio dell'annualità dei concorsi» ha investito, con differenti effetti, gli ispettori capo vincitori dei concorsi per ispettore superiore S.U.P.S. e i sovrintendenti dei corsi 15o,16o e 17o;
successivamente al decreto-legge 197 del 1995, e fino al 2000, sono stati indetti tre concorsi interni per l'accesso al ruolo dei sovraintendenti della Polizia di Stato. Il primo, indetto con decreto ministeriale del 18 gennaio 1997 per le vacanze di organico al 31 dicembre 1996, era relativo a 1.500 posti di vice sovrintendente, ed i vincitori hanno frequentato il 15o corso di aggiornamento e formazione; il secondo, indetto con decreto ministeriale del 31 luglio 1998 per le vacanze di organico al 31 dicembre 1997, era relativo ad ulteriori 1.500 posti, ed i vincitori hanno frequentato il 16o corso di aggiornamento e formazione per vice sovrintendente; il terzo, indetto con decreto ministeriale del 3 luglio 1999 per le vacanze di organico al 31 dicembre 1998, era relativo a 2000 posti e i vincitori hanno frequentato il 17o corso di aggiornamento e formazione per vice sovrintendente. Per tutti questi vice sovrintendenti la decorrenza economica e giuridica era fissata alla fine del corso di formazione;
con le integrazioni e correzioni del riordino del 1995, operato con decreto legislativo 53 del 2001, veniva introdotto il così detto principio dell'annualità dei concorsi e stabilita una diversa decorrenza giuridica, fissata al «1o gennaio dell'anno successivo a quello nel quale si sono verificate le vacanze», e non più, com'era fino ad allora, «dal giorno successivo alla, data di conclusione del corso medesimo», al pari di quella economica;
al fine di evitare i previsti superamenti della decorrenza-giuridica, l'applicazione del «principio dell'annualità» introdotto con l'articolo 2 del decreto legislativo n. 53 del 2001 dovette, essere derogata per il primo concorso utile. Di qui

la norma transitoria introdotta con l'articolo 12 del medesimo decreto delegato, che però venne poi abrogata con l'articolo 36 della legge n. 3 del 2003 causando il paventato superamento da parte del concorso successivo, il cui corso di formazione si concludeva nel luglio 2004, ben tre anni e più dopo il precedente, scongiurato solo con provvedimento urgente ai sensi dell'articolo 5-ter del decreto-legge 10 settembre 2004, n. 238;
con decreto ministeriale del 30 gennaio 2003 è stato bandito un concorso interno a 3.824 posti per la nomina qualifica di vice sovrintendente del ruolo dei sovrintendenti della Polizia di Stato e con decreto del 21 dicembre 2004 ne è stato bandito un altro per 1.640 posti. Entrambi erano riferiti ai posti disponibili al 31 dicembre 2000 ed i vincitori hanno frequentato rispettivamente il 18o corso ed il 19o corso. I vincitori dei concorsi, banditi nel 2003 e 2004, stavano per superare nel ruolo i vincitori del concorso indetto nel luglio 1999 ed il cui corso di formazione, il 17o, era terminato ben tre anni prima, l'8 maggio 2001;
tale paradosso giuridico, che avrebbe visto vincitori di concorso indetti nel 2003 e 2004 avere una decorrenza giuridica nella qualifica di ben cinque mesi prima dei colleghi del corso precedente indetto nel 1999, pur avendo frequentato il corso diversi anni dopo di quelli, è stato sanato dall'articolo 5-ter del decreto-legge 10 settembre 2004, n. 238, convertito dalla legge 5 novembre 2004, n. 263, recante «Misure urgenti per il personale appartenente ai ruoli degli Ispettori delle Forze di Polizia e altre disposizioni concernenti il personale della Polizia di Stato e i consigli della rappresentanza militare» che dopo il comma 2 dell'articolo 12 del decreto legislativo 28 febbraio 2001, n. 53, e successive modificazioni, ha aggiunto il seguente comma 2-bis: «Per i vincitori del concorso interno, per titoli ed esame scritto, a 2.000 posti per l'accesso al corso di aggiornamento e formazione professionale per la nomina alla qualifica di vice sovrintendente del ruolo dei Sovrintendenti della Polizia di Stato, indetto in data 3 luglio 1999, la decorrenza giuridica della nomina è anticipata, senza alcun effetto economico anche ai fini della promozione alle qualifiche di sovrintendente e di sovrintendente capo, al 31 dicembre 2000», quindi un sol giorno prima del 18o corso;
pur evitando l'imbarazzante situazione che si era venuta a creare, il Parlamento non ha eliminato il comprensibile malcontento dei circa 4.000 operatori che non avevano potuto beneficiare del medesimo principio. Quindi, un sovrintendente del 15o corso, con undici anni effettivi di anzianità nel ruolo, ha dietro di sé migliaia di colleghi pari ruolo che con soli cinque anni effettivi di servizio in ruolo ne possono vantare quasi nove (al 1o gennaio 2010) di anzianità giuridica;
e parere degli interroganti, per un razionale concetto di equità, prevedere anche per il 15o corso di formazione per vice sovrintendenti l'applicazione delle integrazioni e correzioni del riordino del 1995, operate con decreto legislativo 53 del 2001, mediante le quali si stabilisce una diversa decorrenza giuridica, fissata al «1o gennaio dell'anno successivo a quello nel quale si sono verificate le vacanze», e non più, com'era fino ad allora, «dal giorno successivo alla data di conclusione del corso medesimo». Nel caso di specie la decorrenza del 15o corso in esame deve essere prevista dal 1o gennaio 1998 (1o gennaio dell'anno successivo a quello nel quale si sono verificate le vacanze) e non 12 dicembre 1998 (giorno successivo alla data di conclusione del corso medesimo);
il paradosso descritto diviene ancor più singolare se si pensa che i corsi 20 e 21 - ancora non terminato il primo e ancora non espletate le procedure del secondo - avranno decorrenza giuridica al 1o gennaio 2002, e avranno così già guadagnato qualifica e parametro stipendiale superiori senza mai aver esercitato nemmeno per un giorno le funzioni proprie del nuovo ruolo;
per poter estendere ai tre corsi su citati il medesimo principio e la retrodatazione

giuridica al 1o gennaio dell'anno in cui erano state accertate le vacanze di organico vi è stata la proposizione di emendamenti inseriti nella discussione della legge di conversione del decreto-legge n. 136 del 2004, del decreto-legge 238 del 2004 e dell'emendamento numero 3.05 presentato il 12 ottobre 2005 nel corso della discussione della legge delega di riordino poi naufragata al Senato nel gennaio 2006 (emendamenti fatti ritirare o respinti), ad oggi ancora si auspica un intervento legislativo finalizzato alla perequazione delle su elencate disparità -:
se il ministro interrogato non ritenga opportuno intervenire per riequilibrare la paradossale situazione illustrata al fine di restituire la necessaria dignità professionale agli operatori del comparto sicurezza danneggiati dagli squilibri introdotti dai provvedimenti normativi citati, e quali urgenti azioni intenda porre in essere.
(4-06410)

MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
da anni si discute senza esito di un provvedimento legislativo sulla questione del riordino dei ruoli delle Forze di polizia che sani tutte le disparità esistenti tra i diversi ordinamenti e all'interno dei ruoli dei singoli corpi;
considerata l'annosità della questione e l'improcrastinabile necessità di ripianare subito almeno quelle più stringenti, si evidenzia il paradosso innescato dal cosiddetto «principio dell'annualità dei concorsi» introdotto con il decreto legislativo n. 53 del 2001, vissuto con comprensibile mortificazione da alcune migliaia di operatori della Polizia di Stato;
con il decreto del Presidente della Repubblica n. 335 del 1982, così come novellato dal decreto legislativo n. 53 del 2001, rispettivamente all'articolo 31-bis e 24-quater, per i concorsi a ispettore superiore SUPS e a vice sovrintendente della Polizia di Stato veniva introdotto il principio dell'annualità. La ratio di tale novella era presupposta ai cronici ritardi nell'indizione dei concorsi che, di fatto, limitavano notevolmente le aspirazioni di carriera del personale avente titolo a parteciparvi e la progressione conseguente al superamento delle prove concorsuali e dei corsi di aggiornamento e formazione. In particolare, tale principio stabiliva che la decorrenza giuridica della nomina in ruolo e qualifica avvenisse al 1o gennaio dell'anno successivo a quello delle accertate vacanze di organico;
per effetto del decreto-legge n. 238 del 2004, convertito dalla legge n. 264 del 2004, nei confronti degli ispettori superiori SUPS, già ispettori capo del ruolo ad esaurimento e già sovrintendenti dei corsi 1o e 2o, veniva sanata la preesistente disparità di carriera verificatasi rispetto a quel personale che, prima sotto ordinato, li aveva scavalcati per effetto dell'istituzione del ruolo ad esaurimento degli ispettori (avvenuto con il decreto legislativo n. 197 del 1995);
con il disegno di legge n. 238 del 2004 il legislatore volle colmare questo paradosso giuridico operando però una distinzione tra gli ispettori capo dell'ex ruolo ad esaurimento, già sottufficiali delle guardie di pubblica sicurezza, e quelli che, invece, accedevano al medesimo ruolo dopo la riforma del 1981 opera con la legge 121. In particolare si tratta dei vincitori del 1o e del 2o corso per vice sovrintendente della Polizia di Stato;
i soggetti di entrambe le categorie venivano riallineati nella progressione di carriera con la qualifica di ispettore superiore SUPS, i primi con decorrenza giuridica al 1o gennaio 2001 e i secondi con decorrenza al 1o gennaio 2003. Solo nei confronti dei primi veniva stabilito che avrebbero acquisito la denominazione di sostituto commissario dopo cinque e mezzo - e quindi al 1o luglio 2006 - mentre per i secondi, a norma dell'articolo 8 del decreto legislativo n. 193 del 2003, il medesimo trattamento di carriera si realizzerà dopo dieci anni e, quindi, al 1o gennaio 2013;

la norma contenuta nell'articolo 3, lettera f, del decreto legislativo n. 53 del 2001, prevede che dalla qualifica di ispettore superiore SUPS alla denominazione di sostituto commissario debbano passare complessivamente quindici anni;
la novella legislativa transitoria di cui al combinato disposto tra l'articolo 8 del decreto legislativo n. 193 del 2003, (Sistema dei parametri stipendiali per il personale non dirigente delle Forze di polizia e delle Forze armate) e l'articolo 1, commi 1o e 5o della legge n. 263 del 2004, (Misure urgenti per il personale appartenente ai ruoli degli ispettori delle Forze di polizia e altre disposizioni concernenti il personale della Polizia di Stato e i consigli della rappresentanza militare) ha fatto sì che questi venissero scavalcati giuridicamente dagli ispettori capo sottordinati gerarchicamente che, avendo superato i primi due concorsi per esami per l'accesso alla qualifica di ispettore superiore SUPS, in virtù del combinato disposto sopra riportato, hanno beneficiato di una decorrenza giuridica nella qualifica al 1o gennaio 2001, e l'accesso allo scrutinio per la denominazione di sostituto commissario al 1o luglio 2008, i primi (dopo sette anni e mezzo), al 1o gennaio 2002, e l'accesso alla denominazione di sostituto commissario al 1o gennaio 2011 i secondi dopo nove anni);
è opinione degli interroganti che per quanto narrato in premessa si rileva indispensabile stabilire per il periodo di permanenza nella qualifica di ispettore superiore e SUPS per la successiva acquisizione della denominazione di sostituto commissario. Al fine di evitare il protrarsi della situazione di disparità di trattamento i cui effetti inevitabilmente ricadono sia sull'aspetto giuridico che su quello economico appare indispensabile che la denominazione di sostituto commissario avvenga senza demerito dopo sette anni e sei mesi di permanenza nella qualifica di ispettore superiore e SUPS -:
se il Ministro interrogato non ritenga opportuno intervenire per riequilibrare la paradossale situazione illustrata al fine di restituire la necessaria dignità professionale agli operatori del comparto sicurezza vessati dagli squilibri introdotti dai provvedimenti normativi citati, e quali urgenti azioni intenda porre in essere.
(4-06411)

TESTO AGGIORNATO AL 9 GIUGNO 2010

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ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interpellanza:

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, il Ministro dello sviluppo economico, per sapere - premesso che:
l'istituto nazionale di Fisica nucleare - sezione di Padova - ha emesso il bando atto GE n. 8512 di concorso per la fornitura di un «centro di fresatura»;
il bando è stato pubblicato in data 28 gennaio 2010 con scadenza al 1o marzo 2010, e quindi con una scadenza estremamente ravvicinata;
le specifiche tecniche richieste per la partecipazione alla gara d'appalto contengono un livello di definizione estremamente inusuale e preciso;
tali specifiche sembrano presentare una certa analogia con le caratteristiche strutturali, costruttive e dimensionali della macchina di serie Millac 800 VH della società OKUMA;
questo comporta il rischio di ridurre fortemente l'ampiezza della partecipazione al bando limitando, eccessivamente le scelte tecniche possibili -:
quali azioni il ministro dell'istruzione, università e ricerca intenda intraprendere al fine di ristabilire la corretta pratica nella gestione dei bandi di enti pubblici di ricerca controllati da Miur;
se, accertata la veridicità dei fatti in premessa, non ritengano opportuno intervenire per porre in essere una modifica

del bando, al fine di evitare la possibile apertura di un contenzioso.
(2-00641)
«Torazzi, Bitonci, Goisis, Stucchi».

Interrogazioni a risposta in Commissione:

ANTONINO RUSSO. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
nello schema di regolamento recante l'accorpamento delle classi di concorso a cattedre e a posti di insegnamento di istruzione secondaria, le classi di concorso 75/A e 76/A (trattamento testi e dati, dattilografia, stenografia e trattamento testi, calcolo, contabilità elettronica e applicazioni gestionali) sono confluite nella nuova classe concorsuale A-58, senza che sia previsto tale insegnamento nei quadri orari dei regolamenti recanti le revisioni degli assetti ordinamentali, organizzativi e didattici dei licei, degli istituti tecnici e degli istituti professionali ai sensi dell'articolo 64, del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito dalla legge 6 agosto 2008, n. 133;
la circolare ministeriale n. 4 del 15 gennaio 2009 aveva autorizzato per l'anno scolastico 2009-2010 e famiglie a chiedere al momento dell'iscrizione che il complessivo orario settimanale riservato all'insegnamento delle lingue comunitarie, per un totale di cinque ore, fosse interamente riservato all'insegnamento della lingua inglese, compatibilmente con le disponibilità di organico, mentre in tutti i licei non è previsto l'insegnamento obbligatorio della seconda lingua comunitaria fin dal primo biennio;
l'insegnamento della musica diventa facoltativo nel liceo delle scienze umane, e nel portale del ministero soltanto una parte degli istituti musicali sperimentali esistenti è confluito nei nuovi licei musicali che apriranno il 1o settembre 2010, con la presenza di un solo Liceo coreutico a Roma;
il Tar del Lazio con l'ordinanza n. 601 del 2010 ha accolto il ricorso di alcuni docenti inseriti nelle graduatorie ad esaurimento, che avevano chiesto all'atto dell'ultimo aggiornamento la valutazione del titolo conseguito al termine del biennio abilitante di cui al decreto ministeriale n. 137 del 2007 alla stessa stregua di quello conseguito al termine degli altri percorsi biennali abilitanti post-universitari (biennio di didattica della musica, SSIS, Cobaslid);
la sentenza n. 80 del 26 febbraio 2010 della Corte costituzionale ha dichiarato illegittimo l'articolo 2, comma 413, della legge 24 dicembre 2007, n. 244, nella parte in cui fissa un limite massimo al numero dei posti degli insegnanti di sostegno, e il comma 414 dello stesso articolo 2 della legge n. 244 del 2007, nella parte in cui esclude la possibilità, già contemplata dalla legge 27 dicembre 1997, n. 449, di assumere insegnanti di sostegno in deroga al tetto massimo stabilito, mentre il Governo non ha provveduto ad attuare il piano di immissioni in ruolo previsto dalla stessa norma e dalla legge 26 dicembre 2006, n. 296;
in sede di conversione del decreto-legge n. 134 del 2009, il Senato ha approvato un ordine del giorno che impegna il Governo ad affrontare tempestivamente la questione dandole definitiva soluzione con particolare riferimento al profilo di cui al punto 4 «inserimento con riserva nelle graduatorie ad esaurimento dei docenti iscritti per l'anno scolastico 2008-2009 ai corsi abilitanti COBASLID, AFAM di strumento musicale (classe 77/A) e Scienze della formazione primaria», e che conseguiranno l'abilitazione prima dell'inizio del nuovo anno scolastico -:
quali disposizioni intenda emanare al fine del miglioramento dell'offerta didattica per l'anno scolastico 2010-2011, per garantire:
a) l'insegnamento della classe A-58 nella scuola superiore e della seconda lingua comunitaria nel primo e nel secondo ciclo d'istruzione;

b) l'apertura di un numero congruo e ben distribuito nel territorio di licei coreutico-musicali con chiare indicazioni rispetto al reclutamento delle nuove figure dei docenti di strumento musicale e delle altre materie di indirizzo anche in relazione ai punteggi da attribuire ai titoli del personale inserito nelle graduatorie;
c) l'assegnazione ad ogni alunno delle ore di sostegno richieste, in deroga al tetto massimo consentito, in presenza di certificazione di handicap grave;
d) l'inserimento con riserva nelle graduatorie ad esaurimento dei docenti iscritti per l'anno scolastico 2008-2009 ai corsi abilitanti COBASLID, AFAM di strumento musicale (classe 77/A) e scienze della formazione primaria, ai fini di un utilizzo di tale personale per l'attribuzione di incarichi a tempo determinato e indeterminato.
(5-02609)

CODURELLI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
la scuola pubblica, a causa dei tagli operati negli ultimi anni, come l'interrogante ha denunciato in numerosi atti di sindacato ispettivo nel corso della legislatura, sta vivendo un momento molto difficile. Tutto ciò inevitabilmente comporta conseguenze negative sulla possibilità di garantire il diritto all'istruzione;
negli ultimi due anni c'è stato un taglio di 8 miliardi di euro, che ha riguardato anche il personale;
la sola provincia di Lecco, nell'anno scolastico 2008/2009 ha perso 180 persone tra docenti e personale Ata ed ha avuto minori trasferimenti di risorse, al punto che le scuole non hanno ricevuto nessun finanziamento per il funzionamento ed hanno visto drasticamente diminuire i fondi riguardanti l'ampliamento dell'offerta formativa, la formazione e la sicurezza;
ulteriori tagli sono previsti in futuro e ciò inevitabilmente andrà a penalizzare ulteriormente il funzionamento delle scuole;
fin dal 2007, i dirigenti scolastici della provincia di Lecco hanno fatto presente la situazione di sofferenza finanziaria all'ufficio scolastico provinciale, a quello regionale ed al Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, lamentando in particolare la mancata restituzione da parte dello stesso Ministero dei fondi anticipati dalle scuole per pagare le supplenze, le ore eccedenti, gli esami di Stato;
già nel monitoraggio dell'aprile 2009 risultava che i residui attivi delle scuole della provincia di Lecco (cioè i fondi che il Ministero deve alle scuole stesse) ammontavano a 5.160.557 euro;
l'ufficio scolastico provinciale di Lecco ha più volte fatto presente, presso l'ufficio regionale, le ragioni delle scuole ma il Ministero non ha risposto se non affermando una pretesa incapacità nella gestione delle risorse;
l'ufficio scolastico regionale, che dal 2007 non ha più competenza diretta per i finanziamenti alle scuole, ha recentemente comunicato di non avere risorse per far fronte ai crediti fino al 2006, relativi a supplenze brevi e maternità, per i quali era allora competente;
nell'ultima nota della direzione generale per la politica finanziaria ed il bilancio, inviata alle istituzioni scolastiche in data 14 dicembre 2009, e contenente indicazioni per la predisposizione del programma annuale per il 2010, tra l'altro, è prevista l'iscrizione nelle «disponibilità da programmare» (aggregato Z del programma annuale) dei residui attivi dovuti dal Ministero alle scuole. Ciò significa, di fatto, chiedere alla scuole di rinunciare a risorse cui hanno diritto, mettendole in grave difficoltà nel predisporre un bilancio utile a realizzare le attività della scuola;
ciò sembrerebbe un tentativo per indurre le scuole a rinunciare al credito e ad

attingere altrove (soprattutto dalle famiglie che stanno attraversando una crisi senza precedenti) le risorse necessarie al funzionamento -:
se non reputi necessario assumere iniziative volte a stanziare le risorse necessarie a coprire i residui fino al 2006, poiché l'amministrazione ha il dovere di onorare gli impegni obbligatori per garantire il servizio scolastico in attuazione della normativa vigente;
se non ritenga doveroso, a fronte di una situazione sempre più a rischio, garantire, anche attraverso un piano pluriennale di reintegro, la restituzione totale alle scuole dei fondi che le stesse hanno anticipato per coprire spese obbligatorie di competenza ministeriale.
(5-02615)

TESTO AGGIORNATO AL 22 FEBBRAIO 2011

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POLITICHE AGRICOLE, ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazioni a risposta in Commissione:

MARCO CARRA, ZUCCHI, OLIVERIO, BRANDOLINI, FIORIO, SERVODIO, MARIO PEPE (PD), CENNI, MARROCU, TRAPPOLINO, DAL MORO, SANI, CUOMO e AGOSTINI. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
il 13 luglio 2009 la Commissione europea ha dichiarato incompatibile con la normativa comunitaria il regime italiano di esenzione delle accise sul gasolio utilizzato per il riscaldamento delle serre e, con propria decisione, ha intimato allo Stato italiano di avviare entro i quattro mesi successivi, il recupero dello sconto di accisa indebitamente concesso alle imprese italiane;
il 24 settembre 2009 il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali ha presentato ricorso presso il tribunale di primo grado delle Comunità europee per l'annullamento della decisione della Commissione europea;
stante la pendenza del ricorso si pensava che fino alla sua definizione, almeno per il corso del 2009, 1'accisa zero sarebbe rimasta in vigore;
l'agenzia delle dogane, con circolare del 3 novembre 2009, ha sancito che secondo l'amministrazione finanziaria, anche in mancanza di apposito provvedimento di legge specifico, la decisione, della Commissione europea non era da considerarsi sospesa e che pertanto l'Agenzia non avrebbe più riconosciuto lo sconto di accisa per le serre;
successivamente, il Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali è ulteriormente intervenuto per confutare la posizione dell'Agenzia delle dogane; pertanto sembrava che lo sconto di accisa potesse essere ripristinato;
con ulteriore circolare dell'Agenzia delle dogane del 13 novembre 2009 si ribadiva nuovamente la correttezza della decisione di sospensione dello sconto di accisa;
sulla Gazzetta Ufficiale europea del 12 dicembre 2009 è stata pubblicata la decisione della Commissione europea che considera come inaccettabile aiuto di Stato l'esenzione dal pagamento dell'accisa sul gasolio e stabilisce che «Il regime di aiuti sotto forma di esenzione dalle accise sul gasolio utilizzato per il riscaldamento delle serre, applicato illegittimamente dall'Italia nel periodo dal 3 ottobre 2000 al 30 giugno 2001, nonché negli anni 2002; 2003 e 2004, è incompatibile con il mercato comune»;
pertanto a partire dalla metà di novembre ad oggi, l'accisa applicata per il gasolio da riscaldamento delle serre è pari a quella prevista per il gasolio ad uso agricolo ovvero, anche sul gasolio per riscaldare le serre, si dovrà pagherà l'accisa al 22 per cento, come avviene per gli altri settori agricoli;

nelle coltivazioni sotto serra la «voce» riscaldamento incide tra il 15 per cento ed il 20 per cento sul totale dei costi aziendali e il ripristino dell'accisa metterebbe le produzioni italiane in una posizione di assoluto svantaggio rispetto a quelle europee ed extra europee, soprattutto se si considera che gli agricoltori degli altri Paesi europei hanno la possibilità di utilizzare energia elettrica e metano a costi bassissimi;
in base alla decisione della Commissione europea gli agricoltori italiani dovranno restituire le agevolazioni fiscali ottenute sugli acquisti di gasolio per riscaldare le loro serre negli anni 2000-2004 per un ammontare complessivo di un milione e mezzo di euro per ogni hanno indicato -:
quali iniziative urgenti intenda adottare per individuare una soluzione che consenta di mantenere l'esenzione delle accise sul gasolio utilizzato per il riscaldamento delle serre nelle precedenti annate;
quali misure alternative intenda individuare e promuovere per il prossimo futuro vista l'incompatibilità rispetto alla normativa comunitaria del regime di esenzione richiamato nelle premesse.
(5-02603)

NASTRI e CARLUCCI. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, al Ministro per le politiche europee. - Per sapere - premesso che:
la recente decisione della Commissione europea di consentire la produzione e la commercializzazione dei prodotti agroalimentari in Europa, a seguito della fine della moratoria che vigeva nell'Unione europea dal 1998 sulla coltivazione degli organismi geneticamente modificati (OGM), ripropone ancora una volta il tema controverso sull'utilizzo e la coltivazione dei prodotti agroalimentari ogm in Italia, non solo sul principio di precauzione in un settore delicatissimo quale quello della sicurezza alimentare, ma anche sulla considerazione delle ricadute che tali produzioni potrebbero avere sulla salute dei cittadini, oltre che sull'intera filiera di produzione agroalimentare italiana, che, a giudizio dell'interrogante, si deve distinguere sempre di più per il suo primato qualitativo;
risulta tuttavia importante distinguere la coltivazione di alcuni prodotti agroalimentari ogm per uso industriale, nonché la ricerca scientifica e tecnologica attraverso il massimo rispetto delle discipline di sicurezza, che ha ottenuto il via libera alla coltivazione in Europa da parte della Commissione europea, dalla tutela, la salvaguardia e la genuinità dei prodotti italiani;
l'adozione di approcci tecnologici all'agricoltura, come nel caso degli organismi geneticamente modificati (OGM) o del ricorso a prodotti chimici, dovrebbe essere sempre preceduto da un'attenta analisi delle loro implicazioni sull'ecosistema e sulla salute umana;
appare quindi necessario sostenere un approccio «di comprensione» dei fattori in gioco per addivenire ad un'effettiva e significativa riduzione dei trattamenti chimici, favorendo l'impiego di prodotti sempre più mirati, non tossici e non ad ampio spettro, meno deleteri per l'ecosistema, per la salute umana e quella animale. Lo stesso criterio risulta valido anche per quanto riguarda gli OGM -:
quali iniziative intendano intraprendere, nell'ambito delle rispettive competenze, al fine di salvaguardare la qualità dell'intera filiera agroalimentare italiana;
se corrisponda al vero che, secondo un parere emesso nel 2006 dall'Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa), la coltura in Europa della patata transgenica amflora per uso industriale, sia un prodotto sicuro per gli individui, gli animali e l'ambiente;
quali sia infine la posizione del nostro Paese in sede europea, con riferimento a quanto esposto in premessa, nei confronti dell'innovazione biotecnologica in un settore, tra l'altro, in cui l'approccio

protezionista dell'Europa ha provocato non poche tensioni commerciali con gli Stati Uniti ed il resto del mondo.
(5-02606)

NASTRI. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
il settore del tabacco versa in una situazione di profonda crisi, con il rischio che migliaia d'imprese possano chiudere la propria attività e conseguentemente accrescere la perdita di posti di lavoro nel comparto;
l'allarme lanciato dalla Cia - Confederazione italiana agricoltori, coinvolge le sorti dell'intera filiera del tabacco, e si è accentuato anche a causa dell'entrata in vigore della riforma relativa all'Organizzazione comune di mercato (OCM);
gli operatori del comparto infatti stanno vivendo una situazione di forte disagio e preoccupazione come confermato da uno studio commissionato ad una società di consulenza, da parte della Commissione europea, sull'impatto della riforma dell'Ocm, che evidenzia come non esistano alternative colturali vantaggiose e che la maggior parte dei produttori, proprio a seguito della riforma, ha deciso di abbandonare le coltivazioni;
appare pertanto evidente riaffermare l'esigenza di un tempestivo chiarimento e soprattutto di interventi e iniziative a difesa della produzione e del lavoro nel settore tabacchicolo -:
quali iniziative intenda intraprendere, nell'ambito delle sue competenze, al fine di salvaguardare il settore del tabacco, nonché di salvaguardare l'occupazione di migliaia di lavoratori che operano nel settore;
se non intenda altresì intervenire con urgenza al fine di arginare l'attuale tracollo di un settore quale quello del tabacco, la cui filiera costituisce un importante e pregevole segmento per l'economia territoriale dell'agricoltura italiana.
(5-02608)

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SALUTE

Interrogazioni a risposta scritta:

MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della salute, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
l'ufficio centrale per le ispezioni amministrative del Ministero della difesa, dal 15 settembre al 13 novembre 2009, ha eseguito una ispezione diretta ordinaria amministrativa e contabile settoriale presso il comitato centrale della Croce rossa italiana corpo militare e corpo delle infermiere volontarie;
nella relazione svolta dal brigadier generale Antonino Monteleone (ispettore centrale) e dal colonnello CC. Renato Sciullo (ispettore affiancato) si legge testualmente: «Il regio-decreto 10 febbraio 1936 n. 484 (allegato 33), all'articolo 116 prevede che il personale militare direttivo (Ufficiali) e di assistenza (Sottufficiali e Truppa) della Croce rossa italiana, riceva le competenze stabilite per ciascun grado dallo stesso regio-decreto, salvo provvedimenti da adottarsi dal Presidente Generale, in analogia a quanto venga praticato per il personale militare della difesa. In tempo di guerra, peraltro, detto personale riceve lo stesso trattamento economico dei pari grado dell'Esercito. Il decreto del Presidente della Repubblica 31 luglio 1980 n. 613 (allegato 38), inoltre, all'articolo 10 prevede che il Ministero della difesa, d'intesa con il Ministero del tesoro, potrà estendere, in quanto applicabili, le norme in vigore sullo stato del personale militare delle FF.AA., al citato personale del Corpo Militare della Croce rossa italiana. Allo stato il personale direttivo (Ufficiali) non

ha percepito i miglioramenti economici previsti dall'articolo 24 della legge 23 dicembre 1998 n. 448 per la dirigenza, fin dal 2005 in ottemperanza ai vari DPCM emanati annualmente per tali aggiornamenti, nonché trattamenti economici arretrati in seguito a promozioni di taluni Ufficiali. Analoga carenza riguarda il personale di assistenza (Sottufficiali) che ha ricevuto gli aggiornamenti, economici parametrali maturati nel tempo ma senza i relativi conguagli arretrati. Situazione di omissione che riguarda, peraltro, anche fattispecie individuali di promozione al grado di Maresciallo, per le quali non sono stati corrisposti i relativi trattamenti economici retroattivi, sulla base della decorrenza giuridica ed economica. Ciò, verosimilmente per motivazioni ostative di natura finanziaria. Peraltro, la Corte dei Conti in sede di relazione sul risultato del controllo eseguito sulla gestione finanziaria dell'Associazione degli esercizi finanziari 2003 e 2004 (allegato 112 ed allegato 113) ha evidenziato, fra l'altro, «la necessità di porre soluzione alla problematica con l'adozione di un definitivo assetto del trattamento giuridico ed economico del personale militare della Croce rossa italiana in armonia con quello previsto per i pari grado delle FF.AA.». È auspicabile perciò, che tale problematica possa trovare la giusta soluzione con l'adozione di specifici provvedimenti legislativi volti a risolvere le succitate sperequazioni. Ciò, anche per evitare consequenziali azioni legali e relativi contenziosi, motivo di inevitabili riflessi negativi sull'assetto funzionale dell'Associazione. In merito il Comitato Centrale è pregato di riferire a Ispedife» -:
se i ministri interrogati siano a conoscenza della problematica esposta in premessa e quali immediati interventi intendano adottare per ripristinare il rispetto delle norme in materia;
a quanto ammontino le competenze non retribuite al personale del Corpo militare in argomento, quali siano le immediate azioni intraprese per la corresponsione degli emolumenti arretrati e dei relativi interessi economici maturati;
quali siano stati gli elementi di risposta forniti dal comitato centrale della Croce rossa italiana ai rilievi degli ispettori ministeriali così come espressamente richiesti nella relazione citata.
(4-06401)

FARINA COSCIONI, MAURIZIO TURCO, BERNARDINI, BELTRANDI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
secondo quanto riferito dall'agenzia ANSA il 5 marzo 2010, in relazione a quanto accaduto a Merate (Lecco), dove un ragazzo di 14 anni si è presentato al locale pronto soccorso per la sospetta frattura al pollice sinistro, e si è visto assegnare il cosiddetto «codice bianco», destinato a quelle prestazioni che normalmente non si effettuano al pronto soccorso, ma possono essere eseguite dal medico di famiglia;
secondo quanto riferito dal genitore del ragazzo «il pronto soccorso ci ha consigliato di rivolgerci al medico di base, vista l'attesa per essere visitati, dal quale siamo andati e che poi ci ha rinviato nuovamente al pronto soccorso con la normale richiesta». Dopo essersi ripresentato al nosocomio il ragazzo si è visto assegnare di nuovo il codice bianco e, come spiega il genitore, «ha aspettato tre ore per essere sottoposto ad una lastra»;
successivamente il medico del pronto soccorso, non in grado di leggere l'esame, ha rinviato il ragazzo a presentarsi il giorno successivo al reparto di ortopedia, dopo aver chiesto il pagamento del ticket; l'indomani, presso il reparto di ortopedia dell'ospedale, dove è stata diagnosticata l'effettiva frattura al dito, il medico specialista ha invitato il genitore del ragazzo a segnalare alla direzione sanitaria il fatto che vi fosse stato richiesto il pagamento del ticket a fronte di una sospetta frattura. Rivoltosi all'Urp (Ufficio relazioni con il pubblico) il genitore si è visto spiegare che

«la frattura a un dito non costituisce un rischio per l'infortunato che può rivolgersi al proprio medico, il quale richiede una lastra e successivamente l'intervento di uno specialista»;
tutta la vicenda esposta appare assurda, perché l'ospedale ha di fatto confermato la propria linea di condotta senza tenere conto che, per un ragazzo, può essere un problema stare qualche giorno con il dito rotto senza nessun tipo di cura;
non appare comunque «normale» che un paziente debba stare con le dita rotte e senza alcun tipo di cure, solo perché la cosa non costituisce fattore di rischio -:
quali altre prestazioni - e specificamente quali tipi di fratture - vengano considerate «codice bianco», chi abbia stabilito che rientrino in quella fattispecie, e per quale motivazione.
(4-06405)

MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della salute, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
l'attività ispettiva disposta da Ispedife con le determinazioni n. MD GISP/4288 e n. 4290 in data 7 settembre 2009, ha interessato la gestione amministrativa e contabile riguardante, specificatamente, il «contributo» erogato dal Ministero della difesa negli anni finanziari dal 2002 al 2009, sul Cpt. 1356 E.F.2009 (cpt 4120 per gli E.F. 2002 e 2003), ascritto con apposita posta, nei relativi stati di previsione della spesa degli esercizi succitati con il seguente testo: «somma da corrispondere alla Croce rossa italiana per la preparazione del personale e dei materiali necessari per assicurare l'organizzazione ed il funzionamento del Corpo militare della Croce rossa italiana e del Corpo delle infermiere volontarie e ausiliarie delle forze armate»;
l'ufficio centrale per le ispezioni amministrative del Ministero della difesa, dal 15 settembre al 13 novembre 2009, ha eseguito una ispezione diretta ordinaria amministrativa e contabile settoriale presso il Comitato centrale della Croce rossa italiana corpo militare e corpo delle infermiere volontarie;
nella relazione svolta dal brigadier generale Antonino Monteleone (ispettore centrale) e dal colonnello CC. Renato Sciullo (ispettore affiancato) si legge che a decorre dall'anno 2002 fino al 20 ottobre 2009 i contributi ordinari e straordinari erogati dal Ministero della difesa dal 2002 al 2009, a favore del Comitato centrale della Croce Rossa Italiana - via Toscana 12-Roma, per essere quotizzati a favore del Corpo Militare della Croce Rossa Italiana - Ispettorato nazionale, dei centri di mobilitazione regionali e del Corpo delle infermiere volontarie, sono stati complessivamente pari a 125.028.594,76 euro;
per ciascun anno finanziario sono stati esaminati le erogazioni dei contributi ordinari e/o straordinari del Ministero della difesa, le corrispondenti spese contabilizzate a fronte di tali entrate, attraverso il riscontro, per quanto possibile, delle scritture contabili e degli «ordini di pagamento» esistenti negli archivi dell'associazione;
gli accertamenti sono stati condotti nell'ambito gestionale del Corpo Militare - ispettorato nazionale, del Comitato centrale Croce rossa italiana (negli archivi del quale risultano giacenti gli atti contabili e tutta la relativa documentazione di spesa propria, dell'ispettorato nazionale del corpo militare, del corpo delle II.VV. e dei centri di mobilitazione regionali e/o dei comitati regionali) e del Corpo delle infermiere volontarie della Croce rossa italiana;
il Ministro della difesa ha evidenziato a suo tempo, con lettera n. 1/14371/11.8.48/02o in data 21 marzo 2003, un anomalo utilizzo dei fondi erogati della Difesa, sottolineandone la dubbia legittimità ed invitando il commissario straordinario

pro-tempore a razionalizzarne l'impiego, privilegiando le attività addestrative e formative del personale militare e delle infermiere volontarie nonché il mantenimento dei relativi mezzi;
il bilancio di previsione 2002 è stato approvato con determinazione n. 0119 in data gennaio 2002 da Commiservizi, mentre quello consuntivo è stato approvato con determinazione n. 474 del gennaio 2004;
relativamente all'anno 2003 l'ispezione ministeriale ha rilevato un erroneo impiego del contributo della difesa per il pagamento degli oneri relativi al trattamento economico del personale militare per 12.235.852,32 euro (intero contributo di 11.359.986,00 euro con una eccedenza di 875.866,32 euro a carico delle risorse del Comitato Centrale), nonché residui passivi 2003 1.429.748,78 euro di cui ne risultano ancora esistenti 143.18,97 euro alla data del 15 ottobre 2009. Relativamente al contributo straordinario per «Antica Babilonia» IRAQ 2003-2006, a tutt'oggi non risultano definite varie spese del corpo militare relative all'anno 2003 per complessivi 2.812.685,00 euro mentre per la rimanente somma di 2.079.766,00 euro direttamente impiegata dal comitato centrale non risultano documentate le relative spese e/o impegni, quali residui passivi;
in merito alle succitate anomalie gestionali il comitato centrale ed il Corpo militare gli ispettori ministeriali hanno chiesto notizie e dimostrazioni documentali da fornire direttamente a Ispedife -:
se i ministri interrogati siano a conoscenza della problematica esposta in premessa e quali immediati interventi intendano adottare in relazione a quanto rappresentato in premessa;
quali siano stati gli elementi di risposta forniti dal Comitato centrale della Croce rossa italiana ai rilievi degli ispettori ministeriali così come espressamente richiesti nella relazione citata relativamente alla gestione economica della Croce rossa italiana nell'anno 2003.
(4-06407)

ZAMPARUTTI, FARINA COSCIONI, BELTRANDI, BERNARDINI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. - Al Ministro della salute, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
secondo quanto riporta il settimanale L'Espresso di venerdì 5 marzo 2010, le previsioni per la spesa pubblica farmaceutica per l'anno in corso sono drammatiche: il tetto è fissato al 15,7 per cento del Fondo sanitario nazionale, quindi a 16,4 miliardi, ma se ne spenderanno almeno 19,3;
i soldi pubblici spesi per i farmaci seguono due canali: le farmacie e gli ospedali. Per la prima categoria esiste oggi un tetto pari al 13,6 per cento del Fondo sanitario nazionale, oltre il quale lo sfondamento deve essere ripianato anche dalle aziende. Per la spesa ospedaliera invece, le regioni che sfondano il tetto del 2,4 per cento si devono pagare da sole il surplus;
le misure di contenimento pensate dall'Aifa (Agenzia italiana del farmaco) tra il 2004 e il 2008 e la pressione delle Regioni sui medici di famiglia stanno dando i loro frutti: da un lato alle aziende non conviene innalzare fatturati che poi dovranno restituire al Servizio sanitario nazionale; dall'altro, i dottori temono le condanne della Corte dei conti per «irragionevoli prescrizioni». Ciò significa un allentamento della pressione delle aziende sulla spesa farmaceutica ai privati. Tuttavia, si inasprisce la pressione delle stesse sulla spesa ospedaliera;
negli ultimi anni, l'avvento di medicinali complessi e costosi, i cosiddetti biologici, per malattie di massa come il cancro e le reumatiche, ma anche per patologie più rare ma senza cure, ha sconvolto i budget ospedalieri;
«la spesa per i farmaci negli ospedali oggi è il doppio del tetto. Siamo almeno al 4,6 per cento e questo dovrebbe essere il

margine da osservare se si vuole essere credibili», commenta Giovanni Bissoni, assessore alla sanità dell'Emilia Romagna e consigliere dell'Aifa. «Ma dobbiamo anche introdurre dei meccanismi di governo della spesa ospedaliera che contengano la pressione delle aziende», ad esempio estendendo all'ospedale i limiti disegnati per la spesa farmaceutica, primo fra tutti l'arresto delle false innovazioni;
per anni, infatti, le aziende hanno forzato il mercato mettendo in commercio specialità, differenziate da piccole variazioni chimiche e di associazione di composti, del tutto analoghe per valore terapeutico. Per ogni microscopica variazione spuntavano prezzi diversi e il pressing degli informatori sui medici spostava le prescrizioni sulle specialità più nuove e costose;
a proposito dei farmaci biologici per il cancro e le malattie reumatiche, la medicina dice chiaramente che si tratta di prodotti molto efficaci, ma che per lo più funzionano solo in presenza di determinate anomalie genetiche, spesso non conosciute: i medici, trovandosi a decidere, sulla base di pochi fattori noti, se somministrare cicli che costano decine di migliaia di euro, spesso decidono di farlo;
l'Aifa avrebbe messo a punto un modo per riequilibrare il sistema: il Sistema sanitario nazionale rimborserà il farmaco solo se funziona, altrimenti l'azienda dovrà coprire le spese del medicamento. Occorre dunque affinare i meccanismi di autorizzazione di nuovi medicinali legando il rimborso alla loro efficacia e stabilire un rapporto tra quanto un farmaco innova e quanto costa -:
se i Ministri interrogati non ritengano opportuno prendere in considerazione le proposte avanzate dall'Aifa in vista di una efficace regolamentazione del sistema;
se e quali azioni i Ministri interrogati intendano intraprendere per sostenere l'introduzione di meccanismi di governo della spesa ospedaliera che contengano la pressione delle aziende.
(4-06412)

ZAMPARUTTI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. - Al Ministro della salute, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
i comuni limitrofi al polo industriale di Milazzo presentano concentrazioni di O3 in atmosfera abbondantemente superiori al limite di concentrazione per la protezione della vegetazione con gravi effetti sulle rese agricole dei territori interessati;
tale concentrazione può costituire un grave rischio sanitario, può ostacolare lo sviluppo del processo cognitivo e delle prestazioni intellettuali nei bambini, nonché aumentare la pressione sanguigna e le patologie cardiovascolari negli adulti;
lo studio di ARTEMISIA 2 dell'ENEA ha consentito di rilevare che la popolazione residente nelle due fasce di comuni più vicine al polo industriale di Milazzo è caratterizzata da uno stato di salute peggiore rispetto alla fascia dei Comuni più distanti nonché da una mortalità significativamente superiore per tumori del polmone, del fegato e per malattie respiratorie nelle classi di età inferiori a 65 anni -:
se e quali misure siano state finora adottate per prevenire e ridurre l'inquinamento dell'aria, del suolo e delle acque superficiali e sotterranee, nonché per ridurre i rischi per la salute umana conseguenti ai rilasci degli impianti industriali che insistono nel comprensorio di Milazzo anche tenuto conto che esistono zone da bonificare di interesse nazionale nell'area;
se e quali iniziative si intendano adottare per favorire il recupero dei guasti prodotti all'ambiente dai siti inquinanti che mettono a rischio la qualità della vita e la vita stessa di coloro che gravitano attorno al polo industriale di Milazzo e ai suoi dintorni.
(4-06417)

FARINA COSCIONI, MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della salute, al Ministro per le pari opportunità, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
a Treviso, una ragazza cieca non ha potuto entrare in un bar perché aveva con sé il cane-guida;
l'episodio, denunciato dall'unione ciechi di Treviso è stato successivamente reso noto dal quotidiano La tribuna di Treviso;
secondo quanto denunciato la ragazza avrebbe dovuto pranzare nel locale con alcune colleghe di lavoro; era accompagnata da un cane Labrador retrivier che la segue ovunque e che, per farsi riconoscere, aveva la pettorina con la croce rossa stampata sopra;
considerando che la legge 37 del 1974 stabilisce e garantisce ovunque e senza limitazione l'ingresso gratuito al cane guida che accompagna il disabile visivo, anche laddove i cani normalmente non sono ammessi (ad esempio: taxi, servizi pubblici di trasporto, ambulanze, esercizi commerciali, ospedali, chiese e luoghi di culto, hotel, e altro), e che il cane-guida è esonerato per via della sua funzione, dall'obbligo della museruola, in base all'ordinanza del 23 marzo 2009, e il cane-guida, costituendo di fatto e di diritto gli occhi di chi non vede, e dunque va considerato «ausilio» per persona con disabilità, per legge non può essere allontanato dal disabile visivo che accompagna; non deve essere disturbato e va rispettato; si tratta di un cane addestrato, pulito, legalmente, in regola con tutte le vaccinazioni e addestrato a non sporcare, appare grave e offensivo che sia stato respinto il cane-guida di un non vedente, e appare un atto di intolleranza e di discriminazione da condannare fermamente -:
quali iniziative, nell'ambito delle rispettive prerogative, si intendono promuovere, sollecitare e adottare in relazione a quanto sopra esposto e in particolare:
a) se non si ritenga inoltre di dover predisporre un adeguato piano di informazione, attraverso apposite circolari e depliant, da inviare a tutti i luoghi pubblici, esercizi commerciali e altro, che informi i titolari dei diritti del cittadino non vedente per quel che riguarda il cane-guida;
b) se non si ritenga infine di doversi attivare perché i cittadini non vedenti che utilizzano il cane-guida siano adeguatamente informati dei loro diritti, e possano quindi reagire nel caso di soprusi e/o violazioni di legge come accaduto nel caso di Treviso segnalato con questa interrogazione.
(4-06419)

...

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazioni a risposta orale:

DELFINO. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
da alcuni mesi, nel comune di Guarene e soprattutto nella frazione Vaccheria (provincia di Cuneo), la consegna della corrispondenza viene effettuata in maniera estremamente inadeguata ed è caratterizzata da gravi ritardi e disfunzioni nel recapito;
una tale superficialità e inefficienza del servizio postale ha determinato, nella maggior parte dei casi, danni di natura economica dovuti alla consegna posticipata o al mancato recapito dei bollettini di pagamento o delle relative comunicazioni;
già in passato i cittadini del sopra citato comune hanno dovuto subire pesanti disagi causati dalla riduzione del

l'orario di apertura degli uffici postali locali;
le numerose lamentele da parte dei cittadini dimostrano come il servizio postale offerto abbia ormai raggiunto livelli inaccettabili in termini di pubblica utilità -:
se non ritenga necessario intraprendere ogni utile iniziativa di competenza al fine di garantire una corretta e responsabile gestione nella distribuzione della corrispondenza su tutto il territorio di Guarene, nel pieno rispetto dei tempi di consegna, nonché di implementare gli orari di apertura degli uffici postali locali in modo da offrire ai cittadini un servizio puntuale e costante.
(3-00951)

MEREU. - Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro per le politiche europee. - Per sapere - premesso che:
si apprende da organi di stampa che a seguito di una denuncia presentata alla commissione europea nel 2006 sarebbe stata avviata un'indagine con conseguente richiesta da parte delle autorità europee al Governo italiano di chiarimenti e riscontri sull'erogazione di denaro pubblico nei confronti della Carbosulcis s.p.a., società della regione autonoma della Sardegna, titolare della concessione mineraria «Monte Sinni» per la coltivazione del giacimento carbonifero del Sulcis;
risulterebbe infatti che la società in questione sia stata finanziata dallo Stato dal 1998 al 2003 con alcuni provvedimenti legislativi, quali il decreto-legge n. 35 del 2005, che, tra l'altro, stabilisce, sulla base di quanto previsto dal decreto del Presidente della Repubblica del 28 gennaio 1994, che la regione Sardegna assegni una concessione integrata per la gestione della miniera di carbone e la produzione di energia elettrica con lo scopo di ridurre i costi di fornitura di energia alle imprese sarde;
altri finanziamenti sia tramite il fondo per le aree sottosviluppate sia con appositi strumenti legislativi regionali sono stati concessi, dal 2000 al 2009, per un totale di più di 360 milioni di euro a più titolo erogati a favore dell'azienda mineraria;
le autorità europee, in due fasi, a settembre del 2008 e a giugno del 2009, avrebbero chiesto nuove informazioni al Governo, sollecitando risposte il più possibile circostanziate sulla natura dei provvedimenti, con particolare riferimento alla gestione complessiva dell'azienda, alle procedure contrattuali stipulate con Enel, ai costi di produzione e alla rendicontazione delle perdite;
alla base della procedura intrapresa dall'Unione europea vi sarebbe il sospetto che l'erogazione di fondi e finanziamenti operata con i provvedimenti normativi sopra menzionati nasconderebbe la violazione delle norme europee in materia di aiuti di Stato a soggetti privati;
allo stato attuale risulterebbe che il Governo non abbia provveduto a fornire le risposte adeguate ai quesiti posti dall'Unione europea a sostegno di Carbonsulcis;
considerata la concreta possibilità che si configuri una sanzione da parte dell'Europa, la mancata attenzione e le risposte non date dal Governo rischiano di ripercuotersi sulla vita dell'azienda e soprattutto dei lavoratori che operano in Carbosulcis (nell'attività sono occupati quasi 500 addetti), mettendo ancora più in crisi un settore e un territorio già fortemente condizionato dalla crisi economica internazionale e che ancora oggi vive le drammatiche vicende legate al costo dell'energia in Sardegna e per la cui risoluzione la Carbonsulcis ha un ruolo importante e determinante -:
se corrispondano al vero le notizie riportate dagli organi di stampa e se il Governo non intenda attivarsi per fornire al più presto all'Unione europea tutti i chiarimenti richiesti in relazione alla vicenda Carbonsulcis.
(3-00953)

Interrogazione a risposta scritta:

ZAMPARUTTI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. - Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
a distanza di quindici anni a Bagnoli dove il risanamento della grande area industriale (SIN) prevedeva di trasformare l'acciaieria inquinante in un polo di sviluppo turistico non si registrano progressi significativi;
la Corte dei conti è andata ad analizzare lo stato della trasformazione partita nel 1994 ed ha affermato che: «Per la bonifica ed il recupero dell'area sono stati spesi, ad oggi, complessivamente euro 77.243.278 (circa il 30 per cento di una disponibilità totale pari a euro 259.358.195); ciò nonostante, i lavori di bonifica dei suoli non sono stati completati, la balneabilità delle spiagge non è stata ancora ripristinata perché i fondali marini ed i litorali non sono ancora stati completamente bonificati a causa della colmata, fonte di continuo inquinamento, che non è stata rimossa»;
a giudizio degli interroganti la responsabilità del raggiungimento degli scarsi risultati non è addebitabile alla mancanza di fondi, che al contrario sono stati elargiti, ma al comportamento delle istituzioni coinvolte -:
per quali ragioni in quindici anni solo un terzo dell'operazione fondamentale per dare un futuro nuovo a Napoli si sia concretizzato in risultati;
se e quali provvedimenti intendano adottare per accelerare le opere di bonifica e riconversione;
se e quali provvedimenti intendano adottare per assicurare la massima tra- sparenza nella gestione delle risorse pubbliche a tal fine destinate.
(4-06418)

...

Ritiro di un documento del sindacato ispettivo.

Il seguente documento è stato ritirato dal presentatore:

interrogazione a risposta scritta Toccafondi n. 4-04542 del 13 ottobre 2009.

Trasformazione di un documento del sindacato ispettivo.

Il seguente documento è stato così trasformato su richiesta del presentatore:
interrogazione a risposta in commissione Nastri n. 5-01608 dell'8 luglio 2009 in interrogazione a risposta scritta n. 4-06392.

INTERROGAZIONI PER LE QUALI È PERVENUTA RISPOSTA SCRITTA ALLA PRESIDENZA

BORGHESI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
recenti notizie di stampa, hanno sollevato preoccupazione in ordine alla situazione economico-patrimoniale della società Autostrada Brescia-Padova S.p.A. (meglio conosciuta come Serenissima);
giova ricordare che la predetta società è titolare della concessione di servizi autostradali in scadenza all'anno 2013 ed il cui rinnovo al 2036 è attualmente sottoposto ad un giudizio di infrazione a livello dell'Unione Europea;
la solidità patrimoniale della Società risulterebbe messa in discussione da una garanzia rilasciata ad una società partecipata (Infracom S.p.A.) per i debiti da questa contratti. In particolare la società concessionaria potrebbe essere chiamata a rispondere di un debito di 162.000.000 di Euro nei confronti del Gruppo Intesa dei quali 135.000.000 Euro per un finanziamento fatto alla società Infogruppo S.p.A., detentrice del 66 per cento del capitale di Infracom S.p.A. e partecipata al 49 per cento appunto dalla società Autostrada Brescia-Padova e per i restanti 37.000.000 di Euro direttamente prestati a Infracom;
la società Infracom si trova in questo momento in difficoltà gestionali ed in particolari finanziarie non solo per perdite di bilancio ma anche per aver un'esposizione bancaria pari al triplo del suo fatturato;
di fronte a tale situazione la società Serenissima qualora dovesse essere chiamata a rispondere delle garanzie prestate per 162 milioni di Euro rischierebbe conseguenze gravissime fino al fallimento;
il Consiglio di Amministrazione della società, di fronte a tali fatti avrebbe deciso di richiedere una nuova ulteriore linea di credito per salvare la controllata e avrebbe altresì deciso la cessione di partecipazioni ritenute «non strategiche» e quelle in società legate a finanza di progetto, come ad esempio la «Pedemontana veneta S.p.A.»;
va sottolineato che l'azionariato della società Autostrada Brescia-Padova è in larga parte rappresentato da Enti Pubblici (Comune capoluogo, Provincia, Camera di Commercio) delle Provincia di Verona, Vicenza, Padova, Venezia, Brescia, Bergamo e Milano, che insieme detengono oltre il 75 per cento del capitale oltre a soci privati tra i quali spicca il finanziere Mario Rino Gambari che attraverso le sue società detiene il capitale residuo.
proprio questo ultimo socio è ritenuto il vero dominus della gestione che ha portato nell'arco di cinque anni la società Autostrada Brescia-Padova a detenere la partecipazione di controllo di Infracom;
anche le organizzazioni sindacali hanno espresso la gravi preoccupazioni in ordine all'andamento gestionale;
vi è una concreta possibilità che gli enti pubblici, soci fondatori della società autostradale perdano l'intero loro capitale

e siano sostituiti da Banca Intesa attraverso l'escussione della garanzia che detiene;
il rapporto concessorio in capo ad ANAS prevede un significativo piano di investimenti ora parzialmente sospeso e che forse non potrà più essere realizzato;
va ulteriormente precisato che l'interrogante presentò nel corso della XV legislatura due interrogazioni, rispettivamente la n. 4-01299 presentata il 17 ottobre 2006 e la n. 4-01933 presentata il 12 dicembre 2006;
in particolare in questa ultima si facevano presenti alcune situazioni preoccupanti che avevano portato la società Autostrada Brescia-Padova alla partecipazione in una trentina di società nell'arco di pochi anni, durante i quali il risultato della gestione era passato da un utile netto del 20 per cento rispetto agli incassi ad una perdita della gestione caratteristica del 3 per cento;
nella predetta interrogazione tra l'altro si rilevava come le azioni di Infracom S.p.A. fossero state trasferite ad una società estera (Unifracom B.V.) con sede a Rotterdam -:
se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti sopra riportati;
se non ritengano che la situazione delineata vada controllata al fine di scongiurare che possibili azioni di natura concorsuale possano determinare l'interruzione del servizio pubblico di cui la società è concessionaria;
se non ritenga di chiedere conto ad ANAS in qualità di Ente concedente di quanto da essa fatto per controllare lo stato attuale dell'equilibrio economico-finanziario della concedente;
se non ritenga di dover disporre attraverso ANAS un'ispezione diretta ad accertare la situazione;
se il Collegio Sindacale, uno dei componenti del quale è designato da ANAS, abbia tempestivamente segnalato la situazione ed i rischi in capo alla società concessionaria;
se non ritenga di chiedere agli Enti Pubblici soci della concessionaria una valutazione sull'impatto che da quanto emerso in capo alla concessionaria potrebbe derivarne per il loro bilancio;
se non ritenga che data la situazione ANAS proceda all'immediata revoca della concessione per impossibilità della società di mantenere gli impegni assunti con il piano finanziario, subentrando alla stessa in tutti i suoi rapporti attivi e passivi.
(4-03019)

Risposta. - In riferimento all'interrogazione in esame, si forniscono i seguenti elementi di risposta.
La situazione della Società Autostrada Brescia-Padova Spa è oggetto, da tempo, di un attento monitoraggio da parte dell'ispettorato di vigilanza concessioni autostradali (Ivca), a tutela degli interessi pubblici sottesi.
Nel corso del 2008, l'Ivca ha svolto una specifica ispezione sulla concessionaria, relativamente ad una pluralità di profili, in applicazione del nuovo scenario normativo, introdotto dal decreto-legge n. 262 del 2006, come successivamente modificato ed integrato.
A seguito delle risultanze di tale attività, l'ispettorato ha formulato un espresso richiamo alla Società Brescia-Padova, proprio in relazione alle immobilizzazioni finanziarie da questa poste in essere, a tutela dell'equilibrio del piano economico-finanziario della concessione. L'ispettorato medesimo ha parimenti deciso di mantenere aperti gli accertamenti ispettivi in relazione agli aspetti più significativi della situazione economico-finanziaria della concessionaria.
In tal senso, sono state effettuate e sono in corso ulteriori acquisizioni informative e documentali.
Per quanto attiene, in particolare, ad Infracom Italia spa (i cui principali azionisti sono Infragruppo spa e La Serenissima Investimenti srl, entrambe riferibili, con diversa incidenza, alla concessionaria), si rammenta che questa è stata costituita

nel 1999 da Brescia Padova, con il nome di Serenissima Infracom spa, ed è una società attiva nel campo dell'informazione tecnologica e delle telecomunicazioni, proprietaria di una rete in fibra, installata lungo l'asse dell'autostrada Brescia-Padova.
Nonostante precedenti interventi di Brescia-Padova, la situazione di Infracom presenta margini di criticità, per quanto attiene alla relativa situazione economica, tali da far ritenere necessaria, tra l'altro, una significativa immissione di liquidità.
Il consiglio di amministrazione di Infracom, nel marzo 2009, ha approvato un piano di misure volte a risanare la posizione finanziaria della società, attraverso la dismissione di talune partecipazioni non
core business, prontamente dismissibili; la ristrutturazione del debito esistente verso istituti finanziari; la ristrutturazione aziendale ed il contenimento dei relativi costi.
Si è inoltre registrata la stipula di un «accordo quadro» in virtù del quale i soci di Infragruppo (tra i quali, come detto, Brescia-Padova) si sono impegnati a porre in essere specifiche azioni di sostegno finanziario e di rilancio del gruppo Infragruppo/Infracom.
L'ispettorato di vigilanza ha richiesto alla concessionaria dettagliati elementi cognitivi sulla operazione, sull'entità complessiva del fabbisogno finanziario di Infracom, con indicazioni relative al piano di rientro ed alla permanenza della continuità aziendale nonché sulle garanzie rilasciate da Infracom in relazione all'eventuale utilizzo di linee di credito. Tali richieste sono state integrate, di recente, alla luce della notizia circa la possibile dismissione della partecipazione di Infragruppo in Infracom.
L'ispettorato, alla luce della definizione del quadro oggetto di analisi ispettiva, procederà alla valutazione di ogni più pertinente iniziativa, ivi compreso, ove ne sussistano gli elementi di legittima applicabilità, il procedimento sanzionatorio, a danno della concessionaria.
È stato comunque già formulato un preciso richiamo formale alla concessionaria al fatto che le operazioni in questione non possono e non debbono influire negativamente sul piano economico e finanziario, né distogliere, in alcun modo, risorse necessarie per lo svolgimento delle attività assentite in concessione.

Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti: Altero Matteoli.

CICCANTI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
il presidente della regione Marche ha fatto sapere, attraverso una dichiarazione alla stampa, che sarebbero stati stornati per le opere di ricostruzione della città dell'Aquila i finanziamenti già stanziati per il 1° lotto (tra Trisungo e Favalanciata, nel comune di Arquata del Tronto) della strada statale 4 Salaria;
da area cantierabile, tali lavori - già in fase di conferenza dei servizi per le autorizzazioni amministrative e per gli espropri - sarebbero stati spostati ad area di «inservibilità finanziaria», in attesa di migliori fortune finanziarie -:
con quali provvedimenti sono stati eventualmente stornati i finanziamenti già assegnati;
quali prospettive concrete di appalto dei lavori sono da prendere in considerazione, stante le decennali attese di tutta la comunità picena per vedere realizzata detta importante variante che, oltre a ridurre i tempi di percorrenza, assicura una migliore sicurezza di tracciato per il traffico locale.
(4-04428)

Risposta. - In riferimento all'interrogazione in esame, si forniscono i seguenti elementi di risposta.
L'intervento di ammodernamento della strada statale 4 «Salaria» nel tratto Trisungo-Acquasanta è stato suddiviso in due lotti:
lotto 1: Trisungo-Favalanciata;
lotto 2: Favalanciata-Acquasanta.


Per quanto riguarda il lotto 1, si comunica che la costruzione del primo stralcio è stata completata.
L'ANAS ha completato anche il progetto definitivo del secondo stralcio dal chilometro 151+000 al chilometro 153+780. L'intervento, inizialmente finanziato dal contratto di programma 2008, nel corso della rimodulazione effettuata con decreto ministeriale 4218 del 25 settembre 2008 è stato trasferito dalla tabella 1 (appaltabilità) alla tabella 2 (inseribilità) del contratto stesso in quanto il relativo progetto era manchevole dei pareri e delle autorizzazioni di legge da parte degli enti competenti necessari ad appaltare l'opera entro il 31 dicembre 2008.
A seguito del decreto legge 28 aprile 2009, n. 39 «Provvidenze in favore delle famiglie, dei lavoratori, delle imprese interessate dagli eventi sismici che hanno colpito la provincia di l'Aquila ed altri comuni della regione Abruzzo il giorno 6 aprile 2009», con il quale sono stati destinati 200 milioni di euro alla rete stradale abruzzese nell'area colpita dal terremoto, è stato necessario operare una modifica alla suddetta ipotesi.
Pertanto, per reperire le risorse necessarie alla rete stradale abruzzese, sono stati spostati in tabella 2 tutti quegli interventi che al 28 aprile 2009, come nel caso del tratto Trisungo-Acquasanta lotto 1-secondo stralcio, si trovavano in fase procedurale meno avanzata. In effetti, per il tratto in questione solo il 15 luglio 2009 è stata aperta la conferenza di servizi e il progetto definitivo è stato approvato il 9 settembre 2009.
Per il lotto 2 Favalanciata-Acquasanta si comunica che il progetto preliminare dell'intervento dal chilometro 155+400 (galleria Valgarizia) al chilometro 159+000 è stato redatto dalla provincia di Ascoli Piceno con la supervisione tecnica dell'Anas.
L'intervento è previsto nel piano degli investimenti 2007/2011 (area di inseribilità) ed è in attesa di finanziamento.

Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti: Altero Matteoli.

DELLA VEDOVA. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
il decreto ministeriale 19 gennaio 2005 del Ministero delle politiche agricole e forestali di concerto con il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare («Prescrizioni per la valutazione del rischio per l'agrobiodiversità, i sistemi agrari e la filiera agro-alimentare, relativamente alle attività di rilascio deliberato nell'ambiente di OGM per qualsiasi fine diverso dall'immissione sul mercato», pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 29 marzo 2005) definisce le prescrizioni ai fini della valutazione dei rischi per l'agrobiodiversità, i sistemi agrari e la filiera agro-alimentare, connessi con l'emissione deliberata nell'ambiente di organismi geneticamente modificati per qualsiasi fine diverso dall'immissione sul mercato;
in base al suddetto decreto ministeriale, il Ministro delle politiche agricole e forestali, sentito il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, acquisito il parere favorevole di un Comitato tecnico di coordinamento istituito dal decreto ministeriale stesso e composto da rappresentanti ministeriali e da rappresentanti delle regioni e delle province autonome designati dalla Conferenza Stato-Regioni, definisce con proprio decreto i protocolli tecnici operativi per la gestione del rischio delle singole specie geneticamente modificate;
tali protocolli individuano le caratteristiche della specie considerata, le modalità operative e le misure da adottare all'atto dell'emissione deliberata nell'ambiente;
sulla base del decreto ministeriale 19 gennaio 2005, alcune regioni hanno provveduto ad individuare i siti del proprio territorio utilizzabili per la sperimentazione;
in data 20 novembre 2008 il Comitato tecnico di coordinamento ha espresso parere

favorevole allo schema di nove protocolli tecnici operativi relativi ad altrettante colture ogm (actinidia, agrumi, ciliegio dolce, fragola, mais, melanzana, olivo, pomodoro, vite);
pur nelle more dell'emanazione del decreto ministeriale da parte del Ministero delle Politiche agricole e forestali, al fine di accelerare il procedimento autorizzativo, la Regione Lombardia ha ritenuto opportuno sottoporre tali protocolli all'attenzione dei gestori dei siti candidati ad ospitare le sperimentazioni;
il perdurare del vuoto regolatorio rispetto alla coltivazione ed alla sperimentazione di sementi geneticamente modificati inibisce lo sviluppo in Italia di un importante filone di ricerca scientifica, impedendo al nostro Paese di restare al passo con i maggiori competitori internazionali sul fronte dello sviluppo di nuove biotecnologie -:
per quali motivi, a distanza di dodici mesi dal parere favorevole espresso dal Comitato tecnico di coordinamento sui nove protocolli tecnici operativi sopra richiamati, non sia ancora stato emanato il relativo decreto ministeriale.
(4-04893)

Risposta. - In riferimento all'interrogazione in esame, si fa presente quanto segue.
Il decreto di questo Ministero del 19 gennaio 2005, all'articolo 1, comma 2, prevede che «il Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, sentito il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio, acquisito il parere del Comitato di cui all'articolo 4 dello stesso decreto, definisce, con proprio decreto, i protocolli tecnici operativi per la gestione del rischio delle singole specie geneticamente modificate».
Detti protocolli tecnici sono stati approvati dal comitato di cui all'articolo 4 del decreto ministeriale 19 gennaio 2005, ed è stato sentito il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, che ha formulato le proprie osservazioni.
Il testo definitivo del provvedimento in questione, con i relativi protocolli allegati, è stato successivamente oggetto di esame da parte della conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome che, al riguardo, «ha espresso parere favorevole sul provvedimento con la richiesta di impegno al Ministro che, prima della campagna di semina 2009 del mais, venga convocato il comitato di cui all'articolo 4 del decreto ministeriale 19 gennaio 2005 per la valutazione delle nuove evidenze scientifiche in materia di OGM e per l'eventuale inserimento delle conseguenti correzioni allo specifico protocollo Mais, valutandone anche la coerenza con i contenuti delle linee guida per le normative regionali di coesistenza tra colture convenzionali, biologiche e geneticamente modificate approvate dalla conferenza delle regioni e province autonome, e con la garanzia che il comitato proceda in ogni caso tempestivamente all'adeguamento dei protocolli sulla base delle nuove evidenze scientifiche che emergeranno».
Nel frattempo, in fase di esame delle linee guida di coesistenza tra colture convenzionali, biologiche e geneticamente modificate effettuato nell'ambito dell'apposito gruppo tecnico interregionale, sono emersi ulteriori elementi tecnici aventi ripercussioni anche a carico dei protocolli sperimentali, ad esempio differenze tra le distanze di isolamento previste per il mais.
Per quanto sopra, prima della definitiva approvazione dei citati protocolli sperimentali, si ritiene opportuno procedere ad un allineamento dei due documenti, allo scopo di licenziare un documento sul quale non sia necessario intervenire con ulteriori modifiche.
Tutto ciò premesso i tempi per l'avvio delle sperimentazioni in campo sono strettamente connessi e subordinati alla adozione delle sopracitate linee guida di coesistenza, che ad oggi ancora non risultano perfezionate in quanto le stesse sono subordinate a una approvazione politica dei contenuti, in forza di una specifica intesa in sede di conferenza Stato-Regioni.
In conclusione, l'interpretazione di questo Ministero riguardo alla materia degli organismi geneticamente modificati è, relativamente all'attività di sperimentazione, quella di garantire e sostenere il progresso

della scienza e la libertà di ricerca, nel rispetto della legislazione comunitaria e nazionale, contemperando però, nel settore della coltivazione, anche l'esigenza della tutela e della valorizzazione della qualità del nostro sistema agro-alimentare, che è un obiettivo di rilevanza strategica.
Per questo motivo, si ritiene indispensabile difendere anche il diritto del sistema agro-alimentare italiano di essere esente dal transgenico e garantire quindi l'effettiva separazione delle filiere con organismi geneticamente modificati, dalle filiere Ogm
free, allo scopo di costituire l'indispensabile premessa attraverso la quale consentire una tracciabilità, una riconoscibilità ed una etichettatura ad effettiva garanzia del consumatore.
Il Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali: Luca Zaia.

DI STANISLAO. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
la sicurezza stradale interessa tutti i cittadini e tutti devono contribuire a rendere le strade più sicure, sebbene le azioni finora intraprese siano state efficaci, nell'Unione europea il numero degli incidenti stradali mortali continua ad essere troppo elevato: ogni anno 1,3 milioni di incidenti stradali provocano 43.000 morti e 1,7 milioni di feriti. Il costo diretto o indiretto, è stato stimato a 160 miliardi di euro, che corrispondono al 2 per cento del PNL dell'Unione europea (UE). Certi gruppi della popolazione e certe categorie d'utenti sono particolarmente colpiti: i giovani di età compresa fra 15 e 24 anni (10.000 morti l'anno), i pedoni (7.000 morti) e ciclisti (1.800 morti);
il comportamento degli utenti della strada è considerato la causa principale di mortalità: alta velocità, consumo di alcool o droga, stanchezza, mancato utilizzo delle cinture di sicurezza o del casco, e altro;
questa problematica sta ricevendo una crescente attenzione in tutta l'Unione europea. L'obiettivo proposto è ambizioso: ridurre entro il 2010 il numero degli incidenti stradali mortali del 50 per cento. Per il raggiungimento di questo obiettivo è necessario un approccio sistematico;
il programma di azione europeo per la sicurezza stradale individua alcuni settori di intervento principali: incoraggiare gli utenti della strada ad assumere un comportamento più responsabile (garantendo un maggiore rispetto della normativa vigente e reprimendo con interventi più rigorosi i comportamenti pericolosi), rendere i veicoli più sicuri incoraggiando innovazioni tecnologiche, migliorare le infrastrutture stradali attraverso le tecnologie dell'informazione e della comunicazione;
tra le altre importanti iniziative in programma si segnalano la raccolta e l'analisi dei dati relativi alle lesioni fisiche dovute agli incidenti stradali, nonché attività di ricerca per trovare soluzioni ottimali. Per il successo di tali iniziative, è importante che vi sia una condivisione delle responsabilità tra le parti interessate (Stati membri, enti regionali e locali, industrie, società di trasporto e utenti privati). Il programma di azione propone che tutte le parti coinvolte aderiscano alla Carta europea della sicurezza stradale;
ad avviso dell'interrogante, lo Stato italiano ha risposto a questa problematica con un sempre calante presidio del territorio e con un grave ritardo nell'adeguamento degli organici delle forze dell'ordine e delle norme del Codice della strada;
dopo ogni incidente grave, inizia un doloroso ed estenuante iter legale che dovrebbe portare alla individuazione delle responsabilità, alla punizione delle responsabili con pene commisurate alla gravità dei loro reati, e ad assicurare alle vittime o ai loro familiari un risarcimento equo. Anche in questo campo l'Italia si distingue negativamente dal resto d'Europa, con una giustizia lenta ed approssimativa, che calpesta continuamente la dignità dell'uomo e quei valori che la nostra Costituzione dovrebbe tutelare;

secondo il rapporto presentato da Aci e Istat nel 2008 sono state 4.731 le vittime sulle strade italiane, i più colpiti sono sempre i giovani tra i 25 e 29 anni. Ad oggi, ogni giorno in Italia si verificano in media 598 incidenti stradali con la morte di 13 persone e il ferimento di 849. Tra i conducenti morti a seguito di incidente stradale i più colpiti sono i giovani tra i 25 e i 29 anni (370 in valore assoluto). A partire dai 33 anni i conducenti che hanno riportato conseguenze in incidente stradali iniziano progressivamente a diminuire. I pedoni nel rapporto sono indicati come la vera «utenza debole della strada», con il 6,6 per cento dei feriti e il 13,7 per cento dei morti: nel 2008 sono state 648 le vittime da investimento. In pratica 57 pedoni ogni giorno vengono investiti e ricoverati e 2 perdono la vita. Un pedone su tre viene investito sulle strisce. Il rischio è particolarmente elevato per la popolazione anziana. Il valore massimo per quanto riguarda i morti (84) si registra nella fascia di età tra 80 e 84 anni, mentre per i feriti in quella tra 70 e 74 anni (1.556 nel 2008). Si sono poi dovuti stendere anche 19 lenzuoli bianchi per i bambini;
sono le strade extraurbane quelle più pericolose e che causano maggiori danni agli automobilisti. Le autostrade registrano 452 i morti. Ben diversa la situazione sulle strade di collegamento extraurbane, spesso teatro di autentici disastri: su questi tratti 5,7 decessi ogni 100 incidenti (2.203 morti). Gli incidenti sulle strade urbane sono oltre 168.000;
il fenomeno, oltre a mietere lutti e dolore, pesa sulla collettività anche in termini di costi sociali per una cifra complessiva di 30 miliardi di euro, l'equivalente di una finanziaria;
è pertanto necessario:
a) incoraggiare a un migliore comportamento mediante il rispetto più rigoroso della normativa esistente, armonizzando le sanzioni a livello europeo, ricorrendo alla formazione continua dei conducenti privati e professionali, migliorando i controlli di polizia e incoraggiando campagne d'istruzione e di sensibilizzazione degli utenti;
b) fissare migliori livelli di sicurezza per i veicoli, armonizzando le misure di sicurezza passiva (come l'obbligo dell'installazione delle cinture di sicurezza) e sostenendo il progresso tecnico, generalizzare i sistemi di fissazione universali destinati ai dispositivi di sicurezza per bambini, migliorare le automobili per ridurre la gravità degli incidenti che coinvolgono pedoni e ciclisti, eliminare l'angolo morto per i mezzi pesanti, agevolare la circolazione delle persone a mobilità ridotta, migliorare la sicurezza dei motocicli;
c) migliorare le infrastrutture stradali, identificando ed eliminando i punti pericolosi con una proposta di direttiva sulla sicurezza delle infrastrutture stradali, lo sviluppo d'indirizzi tecnici riguardanti i metodi di audit, la gestione della sicurezza in ambiente urbano, le tecniche di riduzione della velocità, l'elaborazione di una guida di buona pratica per la sicurezza dei passaggi a livello, la realizzazione di progetti di ricerca e di dimostrazione sul tema delle «strade intelligenti», la realizzazione di studi d'impatto sulla sicurezza dei nuovi progetti, il miglioramento dei livelli di sicurezza in galleria;
d) ridurre il numero d'incidenti legati agli automezzi pesanti e disciplinare la formazione di conducenti professionisti e il rispetto dei tempi di guida e di riposo;
e) esaminare le migliori prassi nel campo delle cure mediche post-trauma. Molte migliaia di vite potrebbero essere salvate migliorando la rapidità d'intervento e di diagnosi al momento dell'incidente stradale. Il numero d'emergenza 112 consente agli operatori della rete telefonica di fornire ai servizi di soccorso le informazioni che consentono l'individuazione delle chiamate urgenti in caso d'incidente. È opportuno altresì avere informazioni precise sulla gravità delle ferite per capire come ridurre nel modo migliore i danni e per misurare l'efficienza dei

servizi di pronto soccorso. A tal proposito occorrono progetti di dimostrazione, coinvolgendo tutta la catena dei soccorsi, e studio delle migliori pratiche post-incidente;
f) migliorare la raccolta e l'analisi dei dati relativi agli incidenti per individuare i campi d'azione prioritari. Gli incidenti sono eventi imprevedibili, ma non sono una fatalità ed è necessario conoscerne le cause, le circostanze e le conseguenze per controllarli ed evitarli, o almeno attenuarne la gravità. Le indagini devono essere condotte a livello nazionale con diligenza e adottando una metodologia europea; risultati dovrebbero esser comunicati a un comitato di esperti indipendenti con l'incarico di migliorare le normativa e di adattare la metodologia all'evoluzione della tecnica -:
se il Governo intenda affrontare in maniera completa, sistematica e costante il problema della sicurezza stradale, prendendo in considerazione il «Programma di azione europeo per la sicurezza stradale»;
se il Governo intenda introdurre nelle scuole corsi, progetti e campagne di educazione stradale e guida sicura, al fine di sensibilizzare non solo i futuri giovani automobilisti, ma i cittadini in generale;
se il Governo intenda mettere in primo piano il problema infrastrutture e quali iniziative concrete intenda avviare, nel medio e nel lungo termine, e con quali risorse.
(4-05282)

Risposta. - In riferimento all'interrogazione in esame, si forniscono i seguenti elementi di risposta.
Si premette che le problematiche evidenziate nell'atto ispettivo rappresentano una delle priorità di intervento del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti. Con l'attuazione del piano nazionale per la sicurezza stradale (Pnss), istituito ai sensi dell'articolo 32 della legge n. 144 del 1999 a partire dal 2002, grazie anche ai programmi annuali di attuazione dello stesso piano, è stata avviata una numerosa serie di interventi che ha consentito al nostro Paese una riduzione di circa il 33 per cento della mortalità stradale tra il 2002 ed il 2008. I dati ufficiali e completi relativi al 2009 non sono ancora disponibili, anche se le stime, basate sui dati parziali di polizia e carabinieri, indicano una ulteriore riduzione della mortalità.
Il Pnss è stato concepito e redatto in sintonia ed in perfetto allineamento a quanto previsto dal vigente programma di azione europeo per la sicurezza stradale, ovvero, con l'obiettivo di riduzione del 50 per cento dei decessi entro il 31 dicembre 2010.
Per quanto attiene l'introduzione dei corsi di educazione alla sicurezza stradale nelle scuole, ai sensi dell'articolo 230 dell'attuale codice della strada, i tecnici del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti hanno sempre svolto un intenso lavoro in collaborazione con il Ministero dell'istruzione dell'università e della ricerca e direttamente con molti istituti scolastici. Inoltre, è all'attenzione del legislatore nell'ambito dei lavori del disegno di legge AS 1720 la possibilità d'intensificare i corsi di educazione stradale nelle scuole di ogni ordine e grado, eventualmente rendendoli obbligatori a decorrere dall'anno scolastico 2010/2011.
Per quanto attiene le campagne di comunicazione istituzionale, il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti ha puntualmente condotto tale attività con un impegno economico e finanziario di notevole entità su tutti i principali media (TV, radio,
internet, giornali) e nel corso del 2010 sarà avviata la nuova campagna che si protrarrà per tutto l'anno in prosecuzione di quella svolta nel 2009 dal claim «Sulla buona strada...».
Circa il problema infrastrutturale, si segnala che con l'attuazione della direttiva 2008/96/CE, che dovrà essere recepita nel nostro ordinamento entro il 19 dicembre 2010, gli enti proprietari e gestori di strade facenti parte della rete TEN-T (
Trans European Network-Transport) dovranno attivarsi per monitorare il livello effettivo di sicurezza delle loro strade e attivarsi per sanare eventuali non conformità.
Tale direttiva si prefigge lo scopo di migliorare il livello di sicurezza delle infrastrutture

attraverso una serie di misure preventive di analisi e verifiche sotto il profilo della sicurezza a livello di pianificazione e progettazione delle strade, e dei relativi adeguamenti, oltre che di una serie di controlli, ispezioni e monitoraggi della rete stradale esistente. Il recepimento della direttiva consentirà di estenderne i princìpi alle strade non appartenenti alla rete TEN, seppur in modo non cogente, ed in ogni caso di rendere fruibili a tutti i gestori di strade strumenti e procedure per la valutazione della sicurezza delle loro strade.
Oltre a questa specifica e contingente attività, che vedrà i frutti a medio-lungo termine, il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti attraverso la società Anas, che per conto dello Stato gestisce la rete di interesse nazionale, attua una serie di interventi infrastrutturali che sono direttamente o indirettamente finalizzati alla sicurezza. Il contratto di programma Anas 2009, prevede la realizzazione di una serie di nuovi interventi o adeguamenti di tratte esistenti, per un ammontare complessivo di 862 milioni di euro e interventi di manutenzione straordinaria per un ammontare complessivo di circa 569 milioni di euro.
Inoltre, il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti conduce sempre attraverso l'Anas e mediante specifici finanziamenti derivanti dalla legge n. 166 del 2002, nell'attuale periodo, un piano di adeguamento e messa in sicurezza della rete di interesse nazionale, che comprende in particolare l'eliminazione dei cosiddetti «punti neri», caratterizzati da una forte incidentalità. L'articolo 15, della citata legge n. 166 del 2002 prevede la realizzazione di un programma, cofinanziato con un limite di impegno quindicennale di 20 milioni di euro (complessivi 300 milioni di euro), quale concorso dello Stato agli oneri derivanti da mutui che la società Anas è autorizzata ad effettuare. Nel marzo 2006, l'Anas spa ha contratto un mutuo di euro 228.417.413,12, con durata 2006-2020, i cui oneri sono corrisposti direttamente dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti alla banca mutuante. L'Anas spa si è impegnata a finanziare il programma, con proprie risorse, per 200 milioni di euro. Il programma comprende circa 214 interventi di cui 79 ultimati, 57 in corso di attuazione o approvati ed altri in corso di approvazione, per un importo complessivo di 483,771 milioni di euro.
Infine, la rete autostradale in concessione, peraltro già caratterizzata da tassi di incidentalità decisamente inferiori alla media delle altre strade, subisce continui e progressivi adeguamenti ed integrazioni consistenti in una serie di interventi diffusi sul territorio nazionale, finalizzati non solo alla soluzione di problemi di congestione del traffico ma anche e soprattutto all'incremento del livello di sicurezza della circolazione.
Oltre a ciò il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti è impegnato, nell'ambito delle proprie competenze, nella predisposizione di norme di progettazione e gestione delle infrastrutture, anch'esse mirate ad un innalzamento del livello di sicurezza delle strade di tutte le classi e tipologie.

Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti: Altero Matteoli.

FUGATTI e REGUZZONI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
quotidianamente le associazioni di pubblica assistenza contribuiscono al soccorso ed alla gestione delle emergenze in tutto il Paese;
gli automezzi di pubblica assistenza non possiedono targhe speciali al pari della Croce Rossa, di conseguenza i mezzi vengono guidati con patenti ordinarie;
sarebbe importante dare la possibilità agli autisti soccorritori, iscritti come soci attivi in associazioni private di pubblica assistenza di partecipare a corsi di guida specifici per ambulanze, tenuti da esperti di soccorso;
altrettanto importante la possibilità per le associazioni di assistenza di poter targare i propri mezzi con targhe speciali, con la possibilità di rientrare nell'ambito della Protezione civile;

tali attività porterebbero al rilascio di un patentino professionale che qualificherebbe gli operatori del settore -:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza della situazione e quali iniziative intenda assumere per evitare che gli operatori delle associazioni di pubblica assistenza, nello svolgimento dei loro compiti, non incappino nella decurtazione dei punti della patente ordinaria, creando una disarmonia con quanto avviene nei confronti di autisti che operano con patenti di servizio.
(4-04703)

Risposta. - In riferimento all'interrogazione in esame, si forniscono i seguenti elementi di risposta.
Si osserva che gli operatori cui l'interrogante fa riferimento sono impegnati nei settori dell'assistenza sanitaria e della protezione civile, per i quali sono chiamati normalmente ad intervenire in situazioni di emergenza.
È evidente che si tratta di ambiti nei quali la tempestività dell'azione di soccorso è decisiva ed impone spesso l'esigenza di porre in essere eccezionalmente comportamenti di guida normalmente vietati (superamento dei limiti di velocità, mancato rispetto della segnaletica stradale, eccetera).
Ciò premesso, si evidenzia che il vigente codice della strada tutela i conducenti di veicoli adibiti al soccorso di emergenza sanitaria o protezione civile attraverso la disciplina contenuta nell'articolo 177 del decreto legislativo 30 aprile 1992, n. 285 (nuovo codice della strada).
Infatti, non solo gli organismi pubblici ma anche le associazioni di volontariato che gestiscono servizi di soccorso o di trasporto a mezzo di autoambulanze ovvero che utilizzano veicoli adibiti a servizi di protezione civile sono legittimati, nel rispetto dei criteri stabiliti dalla norma, all'uso dei dispositivi supplementari luminosi (luce lampeggiante blu) e sonori (sirena). Ciò è funzionale alla deroga, consentita dal medesimo articolo 177, alle comuni norme di comportamento su strada, necessitata appunto dall'esigenza di consentire la massima celerità dell'intervento di emergenza.
Pertanto, alla luce di quanto illustrato si ribadisce che gli operatori che, nello svolgimento dei propri compiti ed in presenza di una richiesta d'intervento in emergenza, violano le comuni norme di comportamento su strada non sono, ai sensi e per gli effetti del richiamato articolo 177 del Codice della strada, né soggetti a sanzione amministrativa pecuniaria né, tantomeno, soggetti a decurtazione di punti patente.

Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti: Altero Matteoli.

JANNONE. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
l'edilizia urbana si espande a discapito della maggior parte dei terreni agricoli, che triplicano il loro valore non'appena si inizia a costruirvi sopra. Il catasto dichiara che in Italia esistono circa 28 milioni di abitazioni regolarmente denunciate, ma se si considera la differenza fra le abitazioni occupate e quelle variamente disponibili sul mercato, si conta un surplus di circa 8 milioni di abitazioni rispetto alle necessità, senza tener conto di quelle abusive. Tuttavia sembra che non ci siano abbastanza case per tutti, visto che una fetta di popolazione precaria è sempre alla ricerca di una casa, difficilmente disponibile, anche se la città si allarga, occupando territorio, senza rispettare e gli equilibri riguardanti il rapporto tra valori immobiliari e reddito;
l'edilizia italiana sottostà ancora alla normativa del 1942, ad oggi vigente, nonostante siano stati prodotti una quantità enorme di strumenti aggiuntivi praticabili in deroga. Nel corso degli anni, grazie agli accordi di programma, l'urbanistica è diventata mediatrice fra le amministrazioni comunali, i proprietari dei suoli ed i costruttori. L'iter previsto per la costruzione di nuove abitazioni, anche su terreni destinati ad altro uso, prevede che, dopo aver varato il piano regolatore, i costruttori e l'amministrazione comunale di riferimento stipulino un accordo di programma,

per cui il terreno da agricolo, diventa edificabile. In questo modo, i comuni comprano a prezzo agricolo le aree destinate all'edilizia, le sistemano perché ci si possa vivere e solo allora le cedono ai costruttori;
il piano regolatore, però, di norma, non prevede la stipula degli accordi di programma, anche se questa pratica è diventata ormai consuetudine in Italia. A causa dell'abuso degli accordi di programma, non esistono più città disegnate o costruite insieme ai cittadini, ma si seguono soltanto i dettami di chi ha interesse a far diventare i propri terreni edificabili, vendendoli alle amministrazioni comunali;
a Berlino, ad esempio, lo sviluppo urbano segue le direttrici del trasporto pubblico già esistente, facendo si che la costruzione di nuove zone non porti a un aumento del traffico di automobili. Grazie a questa politica, ogni anno all'interno della città il traffico di auto private diminuisce dell'uno per cento a fronte di un sensibile aumento dell'utilizzo dei mezzi pubblici. La realizzazione dei progetti urbani a Parigi, invece, prevede che si stabilisca preliminarmente quale tipologia di alloggi costruire su un dato terreno ed il loro quantitativo, senza la possibilità di cambiarne la destinazione. Queste città hanno seguito i dettami del pensiero economico liberale, secondo il quale occorre fare interventi di edilizia popolare dentro la città, e attivare una serie di pesi e contrappesi per tenere i valori in equilibrio, senza rubare territorio e tempo a chi si deve spostare;
diversamente da quanto si cerca di fare nel resto d'Europa, la situazione di una città come Roma è ostacolata dalla mancanza di regole da seguire per lo sviluppo della propria edilizia. Ogni giorno, nella capitale d'Italia, entrano circa mezzo milione di automobili, rispetto alle cento mila che si contavano soltanto dieci anni fa, bloccandone interamente il traffico pubblico e privato. Questo accade non perché la popolazione di Roma sia aumentata a dismisura, ma perché l'edilizia urbana ha fatto si che gli abitanti si siano spostati nelle zone periferiche, in cui si è verificato uno straordinario sviluppo dell'edilizia privata a basso costo rispetto ad altri quartieri, ma che non ha seguito alcuna regola capace di dettarne le giuste direttrici. In Germania la maggior parte dell'attività edilizia ha luogo all'interno della città. Si utilizzano terreni incolti o vecchie aree ferroviarie o postali, di modo che la popolazione aumenti all'interno delle città, a discapito dello spazio suburbano. Si può quindi parlare di una rinascita delle città e di una crisi dei sobborghi;
a partire dal 2001 nel Veneto si è verificato un sensibile aumento della costruzione di nuove abitazioni, che fa seguito all'incremento di fabbricati ad uso produttivo. Nonostante la popolazione della Regione si sia intensificata di circa quaranta mila nuovi residenti all'anno, è stato accumulato un eccesso di patrimonio edilizio, che potrebbe essere sufficiente a soddisfare la domanda abitativa per i prossimi quindici anni. Questa situazione è provocata dal continuo ricorso agli accordi di programma, senza definire preliminarmente regole precise e rigide riguardanti lo sviluppo edilizio di ciascun paese e città;
è necessario, pertanto, effettuare il passaggio dall'«etica della crescita» ad un'«etica dell'adeguamento», dove per adeguamento si intendono i bisogni degli esseri umani rispetto a quelle che sono le reali capacità di sostenimento dei nostri sistemi naturali. Se la popolazione si trova al di fuori di questa capacità di carico, di riflesso farà si che il territorio diventi incapace di sostenere il modello di sviluppo sociale ed economico proposto, per questo è necessario un adattamento -:
quali iniziative urgenti il Ministro intenda adottare per promuovere una legge urbanistica nazionale, abrogando o modificando la normativa in vigore dal 1942.
(4-04221)

Risposta. - In riferimento all'interrogazione in esame, si forniscono i seguenti elementi di risposta.
Negli anni '80 e '90 si sono affermati, nell'ambito delle iniziative volte, da un lato, a far sì che le scelte pianificatorie fossero il più possibile coerenti con le esigenze provenienti dal territorio, dall'altro, a snellire e velocizzare i processi decisionali, i nuovi istituti della conferenza di servizi e degli accordi di programma, strumenti concertativi previsti dalle due leggi che hanno segnato una svolta sulla via del consensualismo (la n. 142 e la n. 241 del 1990), quali istituti di semplificazione preordinati a garantire una amministrazione cosiddetta di risultato mediante l'accelerazione, la concentrazione, e finanche l'elisione dei procedimenti. Tali nuovi strumenti attraverso i quali è possibile anche operare, in maniera puntuale, significative varianti al piano regolatore vigente, sono in grado di rispondere in maniera più immediata e flessibile alle nuove esigenze delle realtà locali, attraverso un rapporto diretto tra amministrazioni pubbliche e soggetti privati.
L'istituto dell'accordo di programma previsto e disciplinato dal Testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali (articolo 34 del decreto legislativo n. 267 del 2000), nasce, come noto, dall'esigenza di pervenire alla definizione e all'attuazione di opere, di interventi o di programmi di intervento che richiedono, per la loro completa realizzazione, l'azione integrata e coordinata di comuni, di province e regioni, di amministrazioni statali e di altri soggetti pubblici, o comunque di due o più tra i soggetti predetti. In tali casi il presidente della regione o il presidente della provincia o il sindaco, in relazione alla competenza primaria o prevalente sull'opera o sugli interventi o sui programmi di intervento, promuove la conclusione di un accordo di programma, anche su richiesta di uno o più dei soggetti interessati, per assicurare il coordinamento delle azioni e per determinarne i tempi, le modalità, il finanziamento ed ogni altro connesso adempimento. Ove l'accordo comporti variazione degli strumenti urbanistici, l'adesione del sindaco allo stesso deve essere ratificata dal consiglio comunale (cui, ai sensi dell'articolo 42 del medesimo Testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali è attribuita la competenza sui piani territoriali e urbanistici) entro trenta giorni a pena di decadenza.
L'istituto dell'accordo di programma, in disparte le valutazioni sugli utilizzi difformi dalla
ratio delle leggi che ne contengono la disciplina che tuttavia appartengono alla patologia dell'attività amministrativa, è tuttora lo strumento amministrativo più idoneo a concretizzare il principio della concertazione nell'attività amministrativa, in luogo di quello della autoritarietà. L'accordo, quindi, nella legislazione statale e regionale, da strumento speciale, disomogeneo, finalizzato alla soluzione di singole e determinate situazioni di emergenza, si è trasformato in strumento di più generale ed uniforme applicazione, utilizzabile in vista di molteplici finalità.
A livello di disciplina statale i processi di trasformazione urbanistica ed edilizia sono comunque regolamentati, in generale, dai principi desumibili dal Testo unico per l'edilizia (decreto del Presidente della Repubblica 6 giugno 2001, n. 380 e successive modificazioni) e dai limiti inderogabili di densità edilizia, di altezza, di distanza fra i fabbricati e rapporti massimi tra spazi destinati agli insediamenti residenziali e produttivi e spazi pubblici o riservati alle attività collettive, al verde pubblico o a parcheggi da osservare ai fini della formazione dei nuovi strumenti urbanistici o della revisione di quelli esistenti, ai sensi dell'articolo 17 della legge 6 agosto 1967, n. 765 (decreto ministeriale 2 aprile 1968, n. 1444) e, nello specifico, da limiti stabiliti da leggi statali di settore, quali ad esempio le disposizioni inderogabili presenti nel codice della strada in ordine alle fasce di rispetto stradale, nonché le norme concernenti la dotazione minima di parcheggi a servizio delle varie tipologie di insediamento (legge 24 marzo 1989, n. 122, cosiddetta legge Tognoli).
Con particolare riferimento al predetto decreto ministeriale 2 aprile 1968, n. 1444, preme sottolineare che gli orientamenti

della giurisprudenza costituzionale, civile e amministrativa hanno anche in tempi recenti confermato la piena validità ed attualità dei precetti ivi contenuti (ex plurimis Corte costituzionale. sentenza n. 232 del 2005; Cassazione civile, sezione II, sentenza n. 5741 del 2008; tribunale amministrativo regionale Molise, sez. I, sentenza n. 599 del 2009, con specifico riferimento alle distanze legali tra gli edifici).
A livello di azione amministrativa è necessario evidenziare che il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti ha adottato negli ultimi anni politiche territoriali finalizzate al recupero e alla riqualificazione urbana e ambientale, come ad esempio i programmi di recupero urbano (PRU) e i programmi di riqualificazione urbana e sviluppo sostenibile del territorio, nonché i programmi innovativi in ambito urbano che hanno frenato il consumo di nuovo territorio.
Ancor più di recente con il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 16 luglio 2009, è stato approvato il «Piano nazionale di edilizia abitativa» previsto dall'articolo 11 del decreto-legge n. 112 del 2008, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133, al fine di garantire su tutto il territorio nazionale i livelli minimi essenziali di fabbisogno abitativo per il pieno sviluppo della persona umana. Tale piano prevede, tra l'altro, che il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti promuova con le regioni ed i comuni, sulla base delle procedure attuative di cui all'articolo 8 del medesimo decreto del Presidente del Consiglio dei ministri la sottoscrizione di appositi accordi di programma al fine di concentrare gli interventi sull'effettiva richiesta abitativa nei singoli contesti, rapportati alla dimensione fisica e demografica del territorio di riferimento attraverso la realizzazione di programmi integrati di promozione di edilizia residenziale anche sociale e di riqualificazione urbana, caratterizzati da elevati livelli di vivibilità, salubrità, sicurezza e sostenibilità ambientale ed energetica, anche attraverso la risoluzione di problemi di mobilità, promuovendo e valorizzando la partecipazione di soggetti pubblici e privati.
Passando all'esame delle questioni poste dall'interrogante che attengono alle iniziative connesse al varo di una nuova legge di riforma urbanistica si rappresenta quanto segue.
A partire dal decentramento delle funzioni amministrative via via operato nel corso del tempo, fino a giungere alla legge costituzionale 18 ottobre 2001, n. 3, che ha novellato il titolo V della parte seconda della Costituzione, si è registrata, come noto, una progressiva riduzione degli ambiti in precedenza riservati all'intervento statale a vantaggio del sistema delle autonomie.
In base agli ormai consolidati orientamenti della Corte costituzionale, la materia dell'urbanistica rientra nel più complessivo ambito della materia «governo del territorio» assoggettata alla potestà legislativa concorrente, ai sensi dell'articolo 117, comma 3, della Costituzione.
Ad oggi, è in corso di esame in comitato ristretto presso l'VIII Commissione della Camera dei deputati la proposta di legge di iniziativa parlamentare n. A.C. 438 e abbinate recante «Principi fondamentali per il governo del territorio».
Data la complessità e la delicatezza della materia, è opportuno svolgere alcune considerazioni di carattere generale. Uno degli elementi fondanti della materia consiste nella ridefinizione dei poteri tra centro e periferia. In particolare, nel ridisegnare gli ambiti competenziali tra la potestà legislativa dello Stato e quella delle regioni, il legislatore costituzionale del 2001, come già precisato, ha previsto la materia «governo del territorio» tra quelle di competenza legislativa concorrente, di cui all'articolo 117, comma 3, della Costituzione. Stante la dizione utilizzata dal testo costituzionale, la locuzione «governo del territorio» connota, rispetto alla sola «urbanistica» del passato, una materia composta da una pluralità di discipline, tutte caratterizzate da un legame inscindibile con il territorio. In tal senso, il Giudice delle leggi ha osservato come la disciplina del «governo del territorio» comprensiva, in linea di principio, di «tutto ciò che attiene all'uso del territorio e alla localizzazione di impianti o attività» (cfr. sentenza n. 307 del 2003), comprenda

«l'insieme delle norme che consentono di identificare e graduare gli interessi in base ai quali possono essere regolati gli usi ammissibili del territorio» (cfr. sentenza n. 196 del 2004).
La caratterizzazione del «governo del territorio» come un sistema composito ha posto, innanzitutto, il problema di definire con esattezza il suo contenuto, identificando le materie o submaterie ad esso riconducibili. In proposito, la Corte costituzionale, che a seguito della modifica del Titolo V della Costituzione, operata con la legge costituzionale n. 3 del 2001, più volte ha avuto occasione di fornire utili indicazioni per la delimitazione dell'ambito oggettivo della materia «governo del territorio», ha individuato come rientranti nella nozione di «governo del territorio» le materie dell'urbanistica (sentenze Corte costituzionale n. 303/03; n. 362/03; n. 196/2004); dell'edilizia (sentenze Corte costituzionale n. 303/03; n. 362/03; n. 196/2004); della difesa del suolo (sentenza Corte costituzionale n. 282/2004); relativamente agli aspetti urbanistico-edilizi, è stata, altresì, individuata l'espropriazione per pubblica utilità.
La disciplina del «governo del territorio» riguarda l'insieme delle politiche, azioni, interventi e regolamentazioni che incidono sul territorio e ne determinano le trasformazioni, con ciò ricomprendendo anche la realizzazione delle grandi opere di interesse statale per l'infrastrutturazione del territorio. Anche se l'attuale formulazione dell'articolo 117 della Costituzione non sembra essere conformata su tale assimilazione (sono ascritte alla potestà legislativa concorrente, da un lato, la materia del governo del territorio, dall'altro, le grandi reti di trasporto e di navigazione), in tal senso sono indirizzate le citate proposte legislative (AC. 438 e abbinate) di riforma del governo del territorio attualmente all'esame del Parlamento.
Infatti, sono attribuite allo Stato l'esercizio delle funzioni amministrative in materia di identificazione delle linee fondamentali di assetto del territorio e di articolazione territoriale delle reti infrastrutturali e delle opere di competenza statale, fissando il criterio che, in materia di governo del territorio, è essenziale un'azione congiunta Stato-Regioni, da attuare in sede di conferenza unificata. Allo Stato è attribuito, inoltre, il ruolo centrale nel fissare i valori unificanti e gli elementi strutturali del sistema di azione e governo territoriale.
La proposte legislative in questione, nel precisare che il governo del territorio consiste nella disciplina degli usi del suolo e della mobilità, nel rispetto della tutela del suolo, dell'ambiente, dell'ecosistema dei beni culturali e paesaggistici, indicano alcuni elementi comuni:
la co-pianificazione tra Stato e regioni: lo Stato esercita le funzioni amministrative concernenti l'identificazione delle linee fondamentali dell'assetto del territorio nazionale e quelle relative all'articolazione territoriale delle reti infrastrutturali e delle opere di competenza statale d'intesa con la conferenza unificata; le opere e gli interventi di competenza statale sono individuati tramite programmi predisposti dallo Stato, d'intesa con la conferenza unificata;
la sussidiarietà che ispira la ripartizione delle attribuzioni e delle competenze fra i diversi soggetti istituzionali e i rapporti tra questi e i soggetti interessati;
la cooperazione e il coordinamento, attuati tramite intese e accordi, fra i soggetti istituzionali e fra questi e i soggetti interessati, ai quali viene riconosciuto il diritto di partecipazione ai procedimenti di programmazione e pianificazione del territorio;
la pianificazione per ambiti unitari: ovunque, ormai, sul medesimo territorio si sovrappongono piani diversi aventi frequentemente disposizioni incompatibili fra loro (piani urbanistici, piani paesistici, piani di bacino, piani dei parchi e così via). Un complesso di strumenti che oggi genera conflittualità, incertezza applicativa, contenzioso. Prevedere, dunque, che la disciplina degli interventi sul territorio debba trovar sede in un piano cui possa corrispondere un ambito territoriale anche sovracomunale, significa introdurre una profonda modificazione nel sistema normativo italiano;


le dotazioni territoriali: nella pianificazione deve essere garantita la dotazione necessaria di attrezzature e servizi pubblici e di interesse pubblico o generale, nonché la relativa gestione connessa per avere una prestazione concreta ed effettiva del servizio. L'entità dell'offerta di servizi è misurata in base a criteri prestazionali, con l'obiettivo di garantirne comunque un livello minimo anche con il concorso dei soggetti privati. Ciò, in relazione alla determinazione dei livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali che devono essere garantiti su tutto il territorio nazionale, materia sottoposta alla competenza legislativa esclusiva dello Stato, ai sensi dell'articolo 117, comma 2, lettera
m), della Costituzione;
la perequazione e la compensazione: le disposizioni sulla perequazione e compensazione dovrebbero fissare le regole in tema di regime o statuto della proprietà, al fine di pervenire alla soluzione delle problematiche connesse all'individuazione da una parte del contenuto minimo della proprietà (quali facoltà, cioè, il proprietario può esercitare in assenza di pianificazione), e, dall'altra sul diritto all'edificazione e sull'indennizzabilità dei vincoli. È ormai del tutto evidente la necessità di ridurre il ricorso all'istituto dell'esproprio, fonte di contenziosi giudiziari e di aggravi finanziari per le amministrazioni.
Inoltre, è di particolare rilevanza porre l'attenzione, nell'ambito della ridefinizione delle regole generali per la trasformazione del territorio, sulla disciplina che le proposte di legge prevedono con riferimento al tema della fiscalità urbanistica e immobiliare.
Tali proposte legislative, in ragione della portata innovativa delle disposizioni ivi contenute e dell'aderenza alla nuova concezione di «governo del territorio» che si è andata configurando nel tempo, possono costituire una solida base di discussione per orientare l'iniziativa legislativa diretta all'individuazione dei principi fondamentali nella materia.

Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti: Altero Matteoli.

MINARDO. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
il progetto per la realizzazione dell'aeroporto di Comiso, in provincia di Ragusa, è frutto di un'importante opera di conversione ad uso civile e di ammodernamento della preesistente struttura per anni di esclusivo utilizzo militare in fase di ultimazione;
il suddetto aeroporto risponderà alle molteplici funzioni di base per linee charter per compagnie low cost per le quali si stima un bacino di utenza di circa quattrocentomila passeggeri l'anno e di base cargo strategica per potenziare lo sviluppo delle attività commerciali della Sicilia meridionale ed orientale, come, ad esempio, quelle legate al settore agro-alimentare, oggi fortemente limitate da un sistema dei trasporti su gomma, inadatto a rispondere all'esigenza di apertura ai mercati internazionali;
tale aeroporto, una volta entrato in funzione, potrà, contribuire significativamente alla risoluzione delle problematiche della mobilità che affliggono il territorio siciliano che soffre un grave deficit infrastrutturale;
l'aeroporto della provincia iblea, dunque, in considerazione della peculiare ubicazione territoriale e del suo ruolo strategico, risponde propriamente ai requisiti degli aeroporti d'interesse nazionale;
l'apertura dello scalo al momento risulta bloccata a causa della mancanza di finanziamenti indispensabili a coprire i costi per i servizi per la sicurezza ed in particolare per il servizio di assistenza al volo;
a tale scopo, il Parlamento ha approvato, con largo consenso, il disegno di legge di conversione decreto legge 1° luglio 2009, n. 78 che, al comma 3 dell'articolo 4-ter, inserisce l'aeroporto di Comiso tra gli aeroporti per i quali è autorizzata la spesa di 8,8 milioni di euro per l'anno 2009 e di 21,1 milioni di euro per ciascuno degli anni 2010, 2011 e 2012 con la finalità

di assicurare la piena funzionalità dei servizi di navigazione aerea da parte della società per azioni denominata Ente nazionale per assistenza al volo (ENAV);
risulta che il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti abbia predisposto un decreto indispensabile a sbloccare parte del suddetto stanziamento dell'ENAV in favore dell'aeroporto di Comiso per la finalità di copertura dei costi per l'assistenza al volo -:
quali siano i tempi previsti per l'adozione del decreto utile a sbloccare lo stanziamento dell'ENAV in favore dell'aeroporto di Comiso, in provincia di Ragusa, e se non ritenga opportuno farlo nel più breve tempo possibile considerata l'urgenza dell'accesso a fondi indispensabili per l'entrata in funzione di tale opera in fase di completamento, che contribuirà significativamente al risanamento e alla valorizzazione di un territorio che soffre un grave deficit infrastrutturale.
(4-05177)

Risposta. - In riferimento all'interrogazione in esame, si forniscono i seguenti elementi di risposta.
Si comunica che a seguito di quanto stabilito dall'articolo 4-
ter del decreto legge n. 78 del 1o luglio 2009, convertito con modificazioni dalla legge n. 102 del 3 agosto 2009, il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti ha provveduto ad effettuare l'impegno ed il trasferimento della somma di otto milioni ed ottocentomila euro relativi all'anno 2009 a favore dell'Ente nazionale di assistenza al volo con decreto dirigenziale n. 11366, in data 3 novembre 2009.
Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti: Altero Matteoli.

LEOLUCA ORLANDO. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
Mazara del Vallo, città collocata geograficamente nel canale di Sicilia, dista da Pantelleria 56 miglia marine mentre da Trapani circa 80 miglia marine;
da Mazara del Vallo si raggiunge Pantelleria con circa tre ore di navigazione, mentre da Trapani si raggiunge la stessa con circa sei ore nel periodo estivo e sette nel periodo invernale, rischiando talvolta di rimandare anche al giorno successivo il rientro a causa del maltempo;
facendo la tratta più breve, e cioè da Mazara, si potrebbero diminuire i costi di trasporto per i passeggeri e per le merci, incrementando, inoltre, sia il turismo che il commercio;
Trapani possiede numerosi collegamenti marittimi regionali, nazionali e internazionali e per Pantelleria possiede ben due collegamenti giornalieri;
in aggiunta o in sostituzione di uno dei due facenti capo a Trapani un collegamento lo si potrebbe spostare a Mazara, dotando così i cittadini mazaresi di un servizio che eviti loro di fare il tragitto più lungo e dispendioso per arrivare a destinazione;
se tale disservizio dovesse protrarsi i cittadini di Mazara del Vallo si vedrebbero costretti a costituire un Comitato «pro Pantelleria» rivolgendosi al Parlamento europeo -:
quali misure il Ministro, anche di concerto con le competenti Autorità regionali, intenda adottare affinché venga costituito un collegamento diretto da Mazara del Vallo verso Pantelleria.
(4-02801)

Risposta. - In riferimento all'interrogazione in esame, si forniscono i seguenti elementi di risposta.
Ai sensi di quanto stabilito dall'articolo 19-
ter, comma 7, della legge 166 del 20 novembre 2009, a decorrere dal 1o gennaio 2010, è stato trasferito alle regioni territorialmente competenti l'esercizio delle funzioni e dei compiti di programmazione e di amministrazione relativi ai servizi di cabotaggio marittimo di servizio pubblico che si svolgono all'interno della stessa regione. Per le regioni a statuto speciale il conferimento delle funzioni e dei compiti avviene nel rispetto dei rispettivi statuti.


Alla luce della citata norma, questioni inerenti eventuali modifiche degli assetti delle rotte svolte dalla società di navigazione Siremar non sono più di competenza del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti bensì della Regione siciliana.

Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti: Altero Matteoli.

PIFFARI e CIMADORO. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
mercoledì 13 maggio 2009, come riportato dalla stampa locale (L'EcodiBergamo.it del 13 maggio) l'ANAS ha provveduto, con notevole ritardo nonostante i ripetuti solleciti del comune di Bergamo, all'apertura al traffico della «Bretella di Colognola al Piano»;
l'opera in oggetto si inserisce nell'ambito dei lavori di completamento del I lotto dell'asse interurbano di Bergamo, da Ponte San Pietro a Bergamo, con il nuovo collegamento alla strada statale 342 Briantea e Mapello;
la nuova soluzione viaria rappresenta una risposta importante ai problemi di viabilità che, da oltre 20 anni, interessano moltissimi pendolari non più obbligati a percorrere il centro abitato della frazione di Colognola al Piano;
i 1.400 metri di nuova strada collegano l'asse interurbano di Bergamo, in corrispondenza dell'esistente svincolo di Colognola al Piano (aperto al traffico nel 1998) e la strada statale 42 «del Tonale e della Mendola», con innesto a rotatoria in corrispondenza del Comune di Stezzano;
la «Bretella di Colognola», come riportato da una agenzia del 13 maggio (Adnkronos) e secondo quanto affermato dallo stesso presidente dell'ANAS, «ha comportato un investimento complessivo di circa 2,5 milioni di euro»;
contestualmente alla sua apertura, la gestione della «Bretella» è stata trasferita alla Provincia di Bergamo, senza la possibilità per l'Ente di apportare modifiche strutturali;
da un articolo del quotidiano locale on-line «Bergamonews» di mercoledì 8 luglio 2009 si apprende che «se il meteo annuncia pioggia la bretella va chiusa in anticipo» a titolo precauzionale a causa del mal funzionamento dell'impianto di scolo e dell'inadeguatezza delle pompe preposte al deflusso dell'acqua piovana -:
se e quando il Ministro intenda intervenire sollecitando l'ANAS a farsi carico delle necessarie modifiche strutturali risolutive dell'annosa vicenda che, oltre al palese disagio arrecato agli utenti, rappresenta un paradosso tipicamente nostrano che minaccia qualsiasi opera pubblica e che, in virtù dell'attuale livello di progresso nelle tecniche di costruzione, appare agli interroganti inaccettabile e oltremodo offensivo per i contribuenti.
(4-03664)

Risposta. - In riferimento all'interrogazione in esame, si forniscono i seguenti elementi di risposta.
Si fa presente che la variante alla strada statale 342 «Briantea» in località «Colognola al Piano» è parte dell'opera di completamento del 1o lotto (da Ponte San Pietro a Bergamo) dell'asse interurbano di Bergamo con nuovo collegamento alla strada statale n. 342 «Briantea» a Mapello.
Tale progetto è stato ritualmente approvato in conferenza di servizi anche dalla provincia di Bergamo, alla quale, ai sensi della legge n. 59 del 1997 e successivi decreti attuativi del Ministero dell'economia e delle finanze, sono stati consegnati i tratti stradali dell'opera già completati ed aperti al transito.
A causa di un evento meteorologico eccezionale verificatosi nella notte tra il 6 ed il 7 luglio 2009, il fango dilavato dalle scarpate del tracciato in trincea ha danneggiato e provocato il corto circuito delle apparecchiature elettriche di comando delle pompe di sollevamento del sottopasso ferroviario, funzionale alla statale. Anas ha

immediatamente ripristinato l'impianto elettrico, tuttora regolarmente funzionante.
Contestualmente, la società stradale ha predisposto un progetto per l'ulteriore potenziamento dell'impianto di sollevamento nonché di implementazione del sistema di allarme/telecontrollo tramite modem Gsm.
Il competente compartimento Anas di Milano ha esperito la relativa gara d'appalto dei lavori aggiudicandola all'Impresa SIEI srl di Quinto Vicentino (VI) ed ha provveduto alla relativa consegna dei lavori in data 24 novembre 2009 con previsione di ultimazione degli stessi entro il corrente mese di febbraio 2010.

Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti: Altero Matteoli.

REALACCI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
è di metà novembre la notizia, apparsa su «il Tirreno» e «La Nazione», che Trenitalia ha annunciato che dal 13 dicembre 2009, data di entrata in vigore dell'orario invernale, gli intercity plus non fermeranno più in molte stazioni della linea tirrenica in Toscana;
il nuovo orario prevedrebbe infatti che treni di qualità come gli intercity plus fermino alternativamente in una delle stazioni di Follonica, Cecina, Campiglia e Orbetello, tagliando così i maggiori centri della costa toscana;
tale decisione escluderebbe de facto la Maremma dai collegamenti veloci e diretti con il territorio nazionale, la capitale in primis, dirottandoli su Firenze con un aggravio di tempo e costi per l'utenza;
questa grave situazione lascia poi prevedere un sicuro incremento dell'uso dell'automobile fra coloro che hanno necessità ogni giorno di spostarsi per lavoro, il che costituirà un notevole aggravio economico per i pendolari, un congestionamento del traffico stradale e un serio impatto in termini di emissioni inquinanti e sulla qualità della vita;
la regione Toscana ha da tempo richiesto un tavolo di concertazione tra Ferrovie dello Stato ed enti locali per la razionalizzazione e il potenziamento del trasporto pubblico e la progettazione condivisa ed integrata dei servizi al cittadino,
il treno rappresenta per professionisti, lavoratori e studenti l'unica possibilità di raggiungere il posto di lavoro e di studio in maniera economica -:
quali iniziative il Ministro interrogato intenda intraprendere nei confronti di Trenitalia e Rete ferroviaria italiana per scongiurare il taglio delle fermate toscane sulla linea tirrenica, e al contrario, per migliorare l'infrastruttura e lo standard dei servizi ferroviari offerti alla clientela e per favorire l'uso del treno che rappresenta il sistema di trasporto più popolare e a minor impatto ambientale.
(4-05028)

Risposta. - In riferimento all'interrogazione in esame, riguardante i collegamenti ferroviari di media e lunga percorrenza della linea tirrenica tratta Livorno-Grosseto-Roma, Ferrovie dello Stato fa presente che con il nuovo orario del 13 dicembre 2009, nessuna variazione è stata prevista per le fermate che riguardano i collegamenti Intercity (otto treni).
Sono stati, invece, previsti il potenziamento e la velocizzazione dei treni Eurostar City in servizio sulla linea tirrenica nord, attraverso l'istituzione di una nuova coppia di Eurostar City nelle fasce di primo mattino e tarda sera e la razionalizzazione del sistema delle fermate tra Livorno e Roma.
Per effetto di quest'ultimo provvedimento, finalizzato alla riduzione dei tempi di percorrenza, ogni Eurostar City effettua, oltre a quelle di sistema (Civitavecchia e Grosseto), un'altra sola fermata alternando Cecina (due fermate), Campiglia (due fermate), Follonica (quattro fermate) e Orbetello (due fermate).
Va evidenziato che gli Eurostar City sono treni a mercato, che vengono effettuati a rischio d'impresa, senza alcuna contribuzione pubblica e la quantità di fermate è stata assegnata tenendo conto dei volumi di

traffico passeggeri di lunga percorrenza di ciascuna stazione.
Sulla stessa tratta, peraltro, è programmato un efficace servizio regionale biorario, ogni due ore, con fermate in tutte le località toscane sopra indicate.

Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti: Altero Matteoli.

REGUZZONI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
il Cipe nel 2008 ha deliberato l'approvazione del progetto relativo alla Metrotranvia Milano Parco Nord-Desio-Seregno, opera che prevede la riqualificazione della tranvia interurbana Milano-Desio e il suo prolungamento fino a Seregno. Il progetto prevede il rifacimento totale della sede dei binari, dei binari stessi e degli impianti oltre all'acquisto di 18 moderni tram bidirezionali;
detta opera infrastrutturale è molto importante per il miglioramento dei flussi veicolari all'interno della rete metropolitana milanese e riguarda i Comuni di Milano, di Bresso, di Cormano, di Cusano Milanino, di Paderno Dugnano, di Nova Milanese, di Desio e di Seregno;
il tracciato della metrotranvia Milano Parco Nord-Desio-Seregno si sviluppa per circa 14 chilometri, con 25 fermate. I primi 5,6 chilometri, dal Parco Nord a Calderara, nel Comune di Paderno Dugnano, sono previsti a doppio binario, mentre la seconda tratta da Calderara alla stazione ferroviaria di Seregno è prevista a binario singolo;
il protocollo d'intesa firmato dal presidente della Regione Lombardia Roberto Formigoni e dall'ex ministro alle infrastrutture, Antonio Di Pietro, inserisce la Metrotranvia Milano Parco Nord-Desio-Seregno come opera prioritaria nella rete metropolitana dell'area milanese e prevedeva l'avvio dei lavori nella primavera del 2010, con lavori della durata prevista in 42 mesi;
le principali caratteristiche dell'opera sono il prolungamento della linea, che dovrebbe raggiungere Milano da una parte (capolinea in piazzale Maciachini) e Seregno dall'altra; inoltre una volta a regime la metrotranvia triplicherà le corse, passando nelle ore di punta a una corsa ogni quattro minuti, nel tratto Milano-Calderara dove sarà realizzato il secondo binario, e una ogni dieci minuti da Calderara a Seregno, dove si correrà su un solo binario;
il Sindaco di Cusano Milanino - ingegner Ghisellini - ha ipotizzato la ragionevole possibilità di verificare la realizzazione dell'intero tracciato in un'unica rotaia, ai fini di agevolare la costruzione dell'opera e consentire una riduzione dei costi e dei tempi -:
quale sia la attuale situazione dell'iter di realizzazione dell'opera e se siano reali i tempi previsti per la messa in funzione;
se l'ipotesi avanzata dal Sindaco di Cusano Milanino sia allo stato percorribile e, in caso affermativo, con quali benefici;
se e quali altre iniziative il Ministro intenda assumere ai fini di favorire con la maggiore rapidità possibile la realizzazione di detta importante infrastruttura.
(4-04448)

Risposta. - In riferimento all'interrogazione in esame, si forniscono i seguenti elementi di risposta.
Il soggetto aggiudicatore dei lavori di realizzazione della Metrotranvia Milano Parco Nord-Desio-Seregno è la provincia di Milano.
Il progetto definitivo è stato approvato dal Comitato nella seduta del 27 marzo 2008, con un costo pari a 214,21 milioni di euro ed un finanziamento di 128,53 milioni di euro a carico dello Stato e 85,68 milioni di euro a carico degli enti locali.
Relativamente all'ipotesi avanzata dal sindaco di Cusano Milanino, circa la realizzazione dell'intero tracciato su un'unica rotaia, si evidenzia che eventuali proposte di variazioni al progetto approvato dal Cipe non possono che seguire l'
iter istruttorio ed approvativo previsto dall'articolo 169 del

decreto legislativo n. 163 del 2006, che espressamente distingue le competenze del (solo) soggetto aggiudicatore e del Cipe a seconda dell'incidenza delle varianti che si intendono apportare.
Con riferimento alla situazione attuale dell'
iter di realizzazione dell'opera, si segnala che si prevede di procedere all'aggiudicazione dell'appalto entro il 30 giugno 2011. Peraltro, trattandosi di un appalto integrato, il termine per la progettazione esecutiva è previsto per il 31 maggio 2011 con conseguente approvazione entro il 30 giugno 2011, ed inizio dei lavori programmato per il 1o luglio 2011 (con ultimazione al 30 settembre 2014).
Sul punto, il soggetto aggiudicatore ha precisato che la tempistica innanzi descritta ha subito scostamenti rispetto alle precedenti previsioni in considerazione delle esigenze di contenimento delle spese di bilancio 2009 a livello locale, del cambio di amministrazione presso più enti tra quelli interessati e della costituzione di un nuovo soggetto istituzionale quale la provincia di Monza e della Brianza territorialmente interessata e che ha comportato la necessità di una ulteriore condivisione.

Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti: Altero Matteoli.

REGUZZONI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
la realizzazione dei collegamenti dell'aerostazione di Malpensa con il territorio è un punto importante dell'azione di Governo;
tra gli interventi previsti rientrano la riqualificazione della SS 341 «Gallaratese» e la nuova SS 33 «del Sempione» [soprattutto nel tratto varesino e da Gallarate e Rho (Milano)] -:
quale sia lo stato di attuazione degli interventi citati e quale sarà la probabile prossima evoluzione del rispettivo iter realizzativo.
(4-04748)

Risposta. - In riferimento all'interrogazione in esame, in ordine alla riqualificazione della strada statale n. 341 «Gallaratese» Regione Lombardia e alla variante alla strada statale n. 33 «del Sempione» tra Rho e Gallarate, si forniscono i seguenti elementi di risposta.
La variante tra Rho e Gallarate sulla strada statale n. 33 è un intervento inserito nel primo programma della legge obiettivo per il quale è tuttora in corso la procedura approvativa prevista dalla legge.
Il ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e il ministero per i beni e le attività culturali hanno espresso parere favorevole con prescrizioni. Il Cipe non ha ancora emesso la delibera di approvazione.
Il costo previsto dell'infrastruttura è di 387 milioni di euro e finora è stato assegnato un finanziamento di 42,2 milioni di euro, a valere sui fondi della legge n. 345 del 1997 - Malpensa 2000.
Anche l'intervento sulla strada statale n. 341 - tratto tra l'autostrada A8 (Gallarate) e la strada statale n. 527 (Vanzaghello) - è previsto nel primo programma di legge obiettivo.
Il Cipe ha approvato il progetto preliminare nel 2008 e attualmente è in corso la gara per l'affidamento della progettazione definitiva.
Il costo previsto dell'infrastruttura è di 133 milioni di euro ed è interamente finanziato.

Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti: Altero Matteoli.

REGUZZONI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
alla barriera di Lainate (Milano) il pedaggio nel 1997 - anno di privatizzazione della società autostrade - era pari a lire 1.700, corrispondenti a 0,87 euro;
oggi il pedaggio è di 1,3 euro, con un aumento di quasi il 50 per cento, pari a circa il doppio dell'inflazione ISTAT nel periodo considerato;

il traffico che transita giornalmente sulla barriera di Lainate è sicuramente aumentato, si evince che - dall'anno della privatizzazione - la società Autostrade per l'Italia ha enormemente aumentato i propri introiti a danno dei pendolari lombardi;
il numero di veicoli che giornalmente attraversa la barriera di Lainate è tale che gli introiti del casello in argomento costituiscono fonte importantissima nel calcolo del valore della società ed al contempo un pesante obolo che il sistema produttivo lombardo è costretto a versare -:
se il Ministro ritenga corretti gli aumenti applicati o se invero non si sia verificato un errore in fase di privatizzazione della società;
se il Ministro non ritenga opportuno assumere iniziative dirette a bloccare il meccanismo che ha portato agli attuali livelli di pedaggio, impedendo ulteriori aumenti e favorendo al contrario una più equa ripartizione degli oneri su tutto il territorio nazionale.
(4-04936)

Risposta. - In riferimento all'interrogazione in esame, si forniscono i seguenti elementi di risposta.
La barriera autostradale di Lainate fa parte della tratta dell'autostrada A/8 Milano-Varese la quale è regolamentata dalla convenzione, approvata con legge n. 101 del 2008, sottoscritta da Autostrade per l'Italia S.p.A. ed Anas spa.
Pertanto, i livelli di pedaggio della tratta riconosciuti ed aggiornati annualmente sono conformi a quanto disposto dalla convenzione in vigore.

Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti: Altero Matteoli.

REGUZZONI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
in risposta ad un atto di sindacato ispettivo dell'interrogante, (4-03379) il Ministro informava che - in relazione alla strada statale n. 94 «del Verbano Orientale» e al progetto di ammodernamento planimetrico dal chilometro 38+170 al chilometro 41+650 1° e 2° lotto, intervento ubicato in prossimità di Maccagno (Varese) ed inserito nel piano degli investimenti ANAS 2007-2011 - fondi ordinari, «ANAS ha completato il progetto definitivo che è stato approvato da tutti gli enti competenti. Il costo complessivo è di 6,5 milioni ed è in corso la progettazione esecutiva, al cui completamento ANAS bandirà la gara per l'appalto dei lavori» -:
quali siano i tempi previsti per il termine della progettazione esecutiva;
quali siano i tempi previsti o prevedibili per il completamento dell'iter burocratico e il successivo bando della gara d'appalto con inizio lavori;
quali siano i tempi ipotizzabili per il termine dei lavori.
(4-04943)

Risposta. - In riferimento all'interrogazione in esame, si forniscono i seguenti elementi di risposta ad integrazione di quanto precedentemente riferito in risposta all'atto di sindacato ispettivo n. 4-03379 con nota n. 37086 del 22 settembre 2009.
L'intervento relativo all'ammodernamento della strada statale 394 «del Verbano Orientale» 1o e 2o lotto rientra nel piano degli investimenti ANAS 2007-2011 - Appaltabilità 2009 - è stato mandato in appalto su progetto esecutivo approvato e finanziato con dispositivo n. 165415 del 20 novembre 2009. Il relativo bando, pubblicato sulla
Gazzetta Ufficiale del 23 novembre 2009, prevede il termine per l'esecuzione dei lavori di 364 giorni decorrenti dalla data di consegna.
L'appalto finanziato con i fondi del bilancio Anas sarà aggiudicato con il criterio del prezzo più basso.

Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti: Altero Matteoli.

REGUZZONI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
l'interrogante interrogava il Governo con apposito atto di sindacato ispettivo (4/03530) circa il casello autostradale posto in località Cavaria con Premezzo (Varese) lungo la Milano-Varese, cui corrisponde analoga barriera a Besnate (Varese) verso/da Sesto Calende (Varese);
l'interrogante chiedeva - tra l'altro - «quanto sia l'incasso - dell'esercizio ad oggi - ascrivibile a detta barriera» e «se ritenga tuttora giustificabile il permanere di detta barriera e per quali ragioni;
con risposta scritta pubblicata lunedì 26 ottobre 2009 il Ministro interrogato rispondeva come segue: «Si premette che, dalla messa in esercizio ad oggi, lungo l'autostrada Milano-Varese sono presenti gli svincoli a pedaggio di Milano nord e Gallarate Nord ed altri dodici svincoli liberi dove è possibile transitare senza il pagamento di alcun pedaggio»; tale fatto risulta palesemente non corrispondente alla verità ed infondato, poiché la realizzazione dell'infrastruttura risale al 1927, mentre il casello di Gallarate Nord è dell'inizio degli anni '90, cioè oltre 60 anni dopo. Pertanto non trova riscontro nei fatti che tali barriere esistono «dalla messa in esercizio ad oggi»;
il Ministro interrogato proseguiva affermando: «L'importo pagato dall'utenza è riferito a percorrenze convenzionali, corrispondenti a circa la metà della tratta autostradale.»; tale affermazione è, ad avviso dell'interrogante, di difficile comprensione, anche perché non si fornisce alcun elemento numerico come invece era esplicitamente richiesto;
il Ministro interrogato proseguiva affermando: «Anas fa sapere che gli introiti, nel 2008, della barriera di Besnate (Varese) lungo l'Autostrada ammontano a 18 milioni di euro, corrispondenti a pedaggi netti per Autostrade per l'Italia Spa di circa 14 milioni di euro.»; da tale affermazione non si evince se l'introito sia riferito alla sola barriera di Besnate o anche a quella di Gallarate Nord, come si chiedeva nell'interrogazione, e dove finiscano 4 milioni di introiti l'anno;
il Ministro interrogato conclude affermando: «Anas precisa inoltre che il pagamento del pedaggio dell'autostrada Milano-Varese è finalizzato a coprire i costi di investimento per la realizzazione della rete e quelli di esercizio per la gestione e la manutenzione, nonché a finanziare interventi di potenziamento e di adeguamento in quanto a tale funzione è tenuta la società Autostrade per l'Italia concessionaria della tratta in questione fino all'anno 2038, anno di scadenza della concessione.» -:
se il Ministro non ritenga di rettificare le informazioni fornite;
se il Ministro non ritenga di integrare le informazioni mancanti;
se il Ministro ritenga tuttora giustificabile il permanere di detta barriera e per quali ragioni, anche alla luce della totale assenza di pedaggio in molte tratte autostradali del Paese.
(4-04948)

Risposta. - Con riferimento all'interrogazione in esame, occorre premettere che la barriera autostradale presente sulla A8/A9 Milano-Laghi in direzione Varese è quella di Gallarate nord e non Besnate, che è un casello gestito con il sistema di esazione in «chiuso» facente parte della diramazione A8/A26 che collega l'autostrada A8 dei Laghi alla A26 dei Trafori. Cavaria è, invece, il primo svincolo libero, cioè senza pagamento di pedaggio, a nord della barriera di Gallarate nord, sempre sulla A8 Milano-Varese.
L'autostrada A8/A9 Milano-Laghi ha da sempre adottato il sistema di esazione di tipo «aperto», ovvero l'importo pagato è riferito a percorrenze convenzionali non essendo possibile conoscere il percorso effettivamente compiuto dai veicoli.
Pertanto, si chiarisce che l'incasso complessivo nel 2008 della sola barriera di Gallarate nord è di 18 milioni di euro (comprensivi dell'IVA, di competenza dello

Stato, e dei sovrapprezzi, di competenza di Anas spa), corrispondente a pedaggi netti per Autostrade per l'Italia spa di circa 14 milioni di euro. Il pagamento del pedaggio è finalizzato a coprire gli investimenti per interventi di adeguamento e miglioramento della rete nonché i costi di gestione e manutenzione.
Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti: Altero Matteoli.

REGUZZONI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
la diffusione e l'affermazione delle realtà agri-turistiche rappresenta, in Lombardia più che altrove, un fenomeno positivo che coniuga natura, ambiente, turismo e sana alimentazione;
il rilancio e la promozione delle realtà agrituristiche delle nostre montagne rappresenta spesso uno dei pochi mezzi per contribuire attivamente a bloccare lo spopolamento e le fughe verso le città;
un ruolo importante in questo senso è svolto dalle regioni e dagli enti locali: purtuttavia appare utile e importante anche una decisa azione del Governo nazionale per rilanciare e sviluppare i nostri agriturismi -:
se e quali iniziative il Governo abbia assunto e intenda assumere, eventualmente a sostegno o in coordinamento con le regioni, ai fini di sostenere e promuovere i nostri agriturismi.
(4-04970)

Risposta. - In riferimento all'interrogazione in esame, si fa presente che il Dipartimento delle politiche competitive del mondo rurale e della qualità ha rappresentato quanto segue.
Si deve preliminarmente premettere che la materia dell'agriturismo è regolata dalla legge 20 febbraio 2006, n. 96 che ne definisce gli aspetti, le tipologie e le finalità per la valorizzazione del patrimonio rurale del territorio nazionale, demandando alle regioni e alle province autonome il compito di definire criteri, limiti e obblighi amministrativi per lo svolgimento dell'attività agrituristica,
Si tratta, pertanto, di una materia che è di competenza residuale, quindi, esclusiva delle regioni.
La suindicata legge è stata oggetto di impugnazione da parte delle regioni Toscana e Lazio che hanno sollevato questioni di legittimità costituzionale davanti alla Corte costituzionale, in quanto, pur sussistendo un potere legislativo concorrente dello Stato, la legge nazionale n. 96 del 2006 aveva inciso, in mancanza di interesse unitario, nella materia dell'agriturismo attribuita alla competenza residuale delle regioni.
Con sentenza n. 339 del 2007 la Corte costituzionale ha riconosciuto la fondatezza di alcune censure regionali, dichiarando l'illegittimità costituzionale di alcuni articoli della legge, e ritenendo per altro verso infondate altre questioni parimenti sottoposte al suo giudizio.
In particolare, la Corte ha confermato la legittimità costituzionale della legge in relazione alle seguenti disposizioni:
l'articolo 9, recante norme sulla determinazione dei criteri di classificazione omogenei degli agriturismi per l'intero territorio nazionale;
l'articolo 11, recante, tra l'altro, la previsione che questo ministero provveda alla realizzazione di un programma di durata triennale finalizzato alla promozione dell'agriturismo italiano sui mercati nazionali ed internazionali;
l'articolo 13, che prevede l'istituzione presso questo ministero dell'Osservatorio nazionale dell'agriturismo.

Per quanto riguarda quest'ultimo articolo, la Corte ha tuttavia ritenuto fondate le questioni di illegittimità costituzionale relativamente al comma 2, laddove per l'istituzione dell'Osservatorio non prevede alcun coinvolgimento delle regioni.
A seguito della sentenza della Corte costituzionale sopracitata, questo ministero,

in accordo con le regioni, le associazioni di settore e gli enti vigilati Ismea ed Inea, ha avviato un gruppo di lavoro al fine di istituire l'Osservatorio nazionale dell'agriturismo in coerenza con quanto stabilito dalla richiamata sentenza della Corte costituzionale.
Nella seduta del 19 novembre 2009, il CTA della Conferenza Stato-Regioni ha dato il proprio parere favorevole allo schema di decreto ministeriale che istituisce l'Osservatorio nazionale dell'agriturismo.
In particolare, l'Osservatorio dovrà occuparsi di:
formulare proposte di criteri di classificazione omogenei per l'intero territorio nazionale;
elaborare uno schema triennale finalizzato alla promozione dell' agriturismo italiano sui mercati nazionali e internazionali;
pubblicare annualmente un rapporto nazionale sullo stato dell'agriturismo e formulare proposte per lo sviluppo del settore.

Una volta costituito l'Osservatorio, del quale fanno parte due rappresentanti di questo Ministero, un rappresentante del Ministro del turismo, un rappresentante di ogni regione e provincia autonoma, un rappresentante per ciascuna associazione di settore (Agriturist, Terranostra, Turismo Verde) e un rappresentante dell'ISTAT, sarà cura di questa amministrazione avviare un confronto con le regioni, al fine di individuare concrete ipotesi di sviluppo del settore, con particolare riferimento alle aziende agrituristiche operanti in zone svantaggiate.
Il Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali: Luca Zaia.

REGUZZONI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
è in atto da parte di alcune compagnie aeree la pratica elusiva di immatricolare i velivoli in stati europei con una bassa aliquota di tassazione dei redditi societari;
risulterebbe che sia Alitalia sia CAI hanno immatricolato parecchi aeromobili in Irlanda;
tale comportamento sarebbe ad avviso assai grave, sia perché si tratterebbe di pratica elusiva poco sostenibile, sia perché Alitalia è tuttora pubblica, sia perché CAI ha più volte sbandierato la propria «italianità» -:
se la pratica elusiva citata in premessa è effettivamente utilizzata dalle compagnie aeree, e da quali;
nell'ambito delle proprie competenze il Governo intenda intervenire al fine di recuperare le somme eluse indebitamente o evase.
(4-05042)

Risposta. - In riferimento all'interrogazione in esame, si forniscono i seguenti elementi di risposta.
La materia è regolata dall'articolo 12, comma 1 del regolamento CE 1008/2008 del Parlamento europeo e del Consiglio, in cui si sancisce che: «[. ..] gli aeromobili utilizzati da un vettore aereo comunitario sono immatricolati, a scelta dello Stato membro la cui autorità competente rilascia la licenza d'esercizio, nel registro nazionale di detto Stato o nella Comunità». Secondo tale disposizione, quindi, è previsto l'obbligo dell'immatricolazione dell'aeromobile nella Comunità, mentre rientra solo nella discrezionalità di ciascuno Stato membro la pretesa di immatricolazione degli aeromobili nel proprio registro. Tale facoltà non è stata esercitata dall'Italia che non ha ratificato, a differenza dell'Irlanda, la Convenzione di Cape Town relativa alle garanzie internazionali di alcuni beni mobili e che assicura maggiori tutele ai proprietari o ai finanziatori degli aeromobili.
Alla luce di quanto sopra illustrato, la pratica dell'immatricolazione in Irlanda degli aeromobili utilizzati dai vettori nazionali

non può definirsi elusiva nella misura in cui risulta in linea con la normativa di riferimento.
Ciò premesso, CAI-Alitalia dispone di una flotta di 64 aeromobili di proprietà che sono immatricolati in Italia; a questi, si aggiungono altri 46 aeromobili in locazione utilizzati da CAI-Alitalia dei quali 14 risultano immatricolati in Italia, mentre gli altri sono immatricolati in Irlanda secondo una prassi che, peraltro, è seguita da gran parte delle altre Compagnie nazionali.
Le motivazioni di tale scelta sono da ricondurre indubbiamente alle agevolazioni sia di carattere fiscale, in quanto in Irlanda i canoni di
leasing non sono sottoposti a ritenute di acconto e vige un regime di esenzione fiscale all'importazione, sia di carattere giuridico, dato che nei Paesi di common law, come è noto, sono previsti meno vincoli e adempimenti per il recupero del bene oggetto del contratto di leasing a differenza del quadro normativo nazionale che, coerentemente con gli istituti di civil law, rende più difficoltosa la repossession dell'aeromobile nell'ipotesi della mancata corresponsione dei canoni o di azioni giudiziarie intraprese dai creditori del vettore.
Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti: Altero Matteoli.

REGUZZONI. - Al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
la normativa sugli appalti è tale che - qualora l'ente pubblico, per giustificati motivi, esente la fideiussione posta dall'impresa a garanzia dei propri obblighi contrattuali - nasce un contenzioso legale che vede troppo spesso soccombere l'interesse dell'ente -:
se e quali iniziative, anche normative, il Governo intenda adottare per rafforzare la posizione dell'ente pubblico nei confronti delle imprese, vincitrici di apposita gara, ma inadempienti per uno o più aspetti contrattuali.
(4-05211)

Risposta. - In riferimento all'interrogazione in esame, si forniscono i seguenti elementi di risposta.
La normativa sui contratti pubblici già contiene disposizioni volte a tutelare l'amministrazione nel caso di inadempimento dell'appaltatore.
Infatti, il decreto legislativo 12 aprile 2006, n. 163 (codice dei contratti pubblici) all'articolo 136 contempla il caso in cui il direttore dei lavori accerta che comportamenti dell'appaltatore concretano grave inadempimento alle obbligazioni contrattuali tale da compromettere la buona riuscita dei lavori, prevedendo in tale ipotesi una procedura di contestazione in contraddittorio preordinata alla risoluzione del contratto.
Il medesimo articolo 136, al comma 4, prevede che, anche nei casi di ritardo nell'esecuzione per negligenza dell'appaltatore rispetto alle previsioni del programma, il direttore dei lavori assegni un termine per il compimento delle lavorazioni in ritardo dei lavori, scaduto il quale verifica gli effetti dell'intimazione impartita e ne compila processo verbale, sulla base del quale, qualora l'inadempimento permanga, la stazione appaltante, su proposta del responsabile del procedimento, delibera la risoluzione del contratto.
L'articolo 133, comma 9, del codice dei contratti prevede, poi, che i progettisti e gli esecutori di lavori pubblici siano soggetti a penali per il ritardato adempimento dei loro obblighi contrattuali, stabilendo che le entità e le modalità di versamento sono disciplinate dal regolamento.
Si evidenzia inoltre che l'articolo 140 del codice dei contratti pubblici stabilisce che le stazioni appaltanti prevedano nel bando di gara che, in caso di fallimento dell'appaltatore o di risoluzione del contratto per grave inadempimento, potranno interpellare progressivamente i soggetti che hanno partecipato all'originaria procedura di gara, risultanti dalla relativa graduatoria, al fine di stipulare un nuovo contratto per l'affidamento del completamento dei lavori.
Oltre al codice dei contratti pubblici, anche il decreto del Presidente della Repubblica

21 dicembre 1999, n. 554 e il capitolato generale d'appalto dei lavori pubblici emanato con decreto ministeriale 19 aprile 2000, n. 145, entrambi ancora in vigore nei limiti di compatibilità con il codice, prevedono misure applicabili nel caso di ritardato adempimento degli obblighi contrattuali da parte degli esecutori di lavori pubblici. In particolare, si segnalano gli articoli 117 del decreto del Presidente della Repubblica n. 554 del 1999 e 22 del decreto ministeriale n. 145 del 2000 che prevedono che i capitolati speciali di appalto e i contratti debbano contenere la previsione delle penali da applicare, definendone le modalità di quantificazione e di applicazione.
Si evidenzia, infine, che il codice dei contratti pubblici ha introdotto alcune disposizioni innovative in materia di verifica del progetto e di garanzia globale - che saranno rese operative con l'entrata in vigore del nuovo regolamento generale di esecuzione - utili a rafforzare la posizione dell'amministrazione in caso di inadempimento da parte dell'appaltatore in fase realizzativa.
In particolare, la responsabilità che assume il responsabile del procedimento nell'ambito della validazione del progetto con riferimento alla verifica del capitolato speciale d'appalto e dello schema di contratto, dovrebbe garantire che il contratto sia adeguato alla specificità dell'opera da realizzare e contenga specifiche clausole contrattuali a tutela della stazione appaltante.

Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti: Altero Matteoli.

REGUZZONI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
l'aeroporto di Verona-Villafranca è posto al centro di una provincia molto attiva economicamente e di notevole importanza complessiva, tanto da rappresentare una infrastruttura importante per il trasporto aereo del Paese;
la presenza di aree turistiche, del distretto industriale veneto e della stessa città di Verona rendono importante la presenza di un aeroporto che può essere al contempo fonte di occupazione e volano di sviluppo;
la giusta politica di liberalizzazione del mercato del trasporto aereo introdotta finalmente da questo Governo dovrebbe favorire tutti gli scali che finora non hanno goduto di particolari scelte politiche ed al contrario insistono su un bacino commercialmente appetibile: tra questi scali sicuramente - accanto a Malpensa - vi è quello di Verona -:
quali siano i dati di traffico attuali e in prospettiva dell'aeroporto di Verona-Villafranca, ed in particolare quali siano concretamente gli obiettivi di sviluppo;
se e come l'ampliamento del traffico sull'aeroporto di Verona-Villafranca si inserisca nel quadro più ampio del processo di liberalizzazione del trasporto aereo.
(4-05241)

Risposta. - In riferimento all'interrogazione in esame, si forniscono i seguenti elementi di risposta.
L'aeroporto di Verona-Villafranca nell'anno 2008, si è attestato al tredicesimo posto nella graduatoria degli scali italiani, con 3.366.766 passeggeri trasportati sui servizi aerei commerciali.
Ciò posto, si fa presente che tra i compiti istituzionali di Enac non rientra quello d'intervenire per indirizzare le politiche di traffico degli operatori per i collegamenti comunitari.
Infatti, il nuovo regolamento n. 1008/2008 del 24 settembre 2008 del Parlamento europeo e del Consiglio, recante norme comuni per le prestazioni di servizi aerei nella Comunità, (che ha abrogato i precedenti regolamenti nn. 2407, 2408 e 2409 del 1992) ha confermato la libertà per gli operatori titolari di licenza di trasporto aereo di scegliere liberamente le rotte sulle quali operare.
In più, Enac evidenzia che, per i collegamenti con i Paesi al di fuori della Comunità, nel rispetto dei princìpi di liberalizzazione, gli accordi bilaterali danno facoltà

ai vettori designati dal nostro Paese di scegliere lo scalo di partenza in piena libertà, in considerazione di logiche legate allo sviluppo commerciale.
Si aggiunge altresì che per i vettori esteri interessati ai collegamenti con l'Italia, le intese raggiunte di recente hanno previsto, nella quasi totalità dei casi, un ampliamento degli scali operabili sul territorio italiano, lasciando facoltà di scelta ai vettori stessi, che potranno indicare lo scalo confacente agli interessi di mercato.

Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti: Altero Matteoli.

REGUZZONI. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
il Libanese Ali Sibatt è detenuto nelle carceri dell'Arabia Saudita in attesa di esecuzione di sentenza capitale per il reato di stregoneria -:
se e quali azioni diplomatiche il Governo abbia attuato o intenda attuare per protestare e se possibile impedire l'esecuzione di una condanna a morte per motivi che, sulla base della nostra cultura, appaiono superstizioni di epoca medievale.
(4-05411)

Risposta. - L'Italia è particolarmente sensibile alle tematiche relative al rispetto dei diritti umani e svolge un'azione incisiva per promuoverli nel mondo, nella convinzione che essi costituiscano una componente essenziale per garantire la pace e la sicurezza internazionale.
L'Italia si è soprattutto impegnata nel promuovere la moratoria universale della pena di morte e ha sostenuto in seno alle Nazioni Unite ed agli altri consessi multilaterali una politica di contrasto alle esecuzioni capitali.
Nei casi in cui la pena di morte venga mantenuta, l'Italia ha sostenuto la politica dell'Unione volta a sollecitare l'introduzione di una moratoria delle esecuzioni o comunque a vigilare sulle modalità di esecuzione inumane e degradanti, che violano gli standard internazionali stabiliti dall'ECOSOC nel 1984.
Tuttavia, consapevoli della necessità di un approccio graduale e rispettoso della cultura locale, crediamo che il cambiamento di mentalità non possa avvenire se non attraverso un processo che coinvolga la stessa società civile, in direzione di un maggiore rispetto dei diritti umani in quanto tutele individuali.
Come paese fondatore e membro dell'Unione europea, l'Italia si è attivata per promuovere un ruolo sempre più attivo dell'Europa nella difesa dei diritti fondamentali.
Per queste ragioni abbiamo pienamente sostenuto la dichiarazione della Presidenza svedese del Consiglio Europeo che, lo scorso 11 dicembre 2009, richiamando le risoluzioni 62/149 e 63/168 dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite ha esortato l'Arabia Saudita a stabilire la moratoria sulla pena di morte.
La presidenza svedese ha inoltre condannato l'Arabia Saudita per le sentenze capitali comminate per attività qualificate come «stregoneria». L'Unione europea, oltre a ribadire la ferma opposizione all'adozione della pena di morte in generale, ha affermato con forza la non punibilità ai sensi di legge delle attività qualificate come stregoneria, in quanto esse corrispondono semplicemente all'esercizio della libertà individuale di opinione ed espressione. La presidenza dell'Unione europea, da noi sostenuta, ha quindi chiesto all'Arabia Saudita di annullare tali sentenze.
Nel caso del signor Ali Sibatt, la corte di ultima istanza de La Mecca ha ribaltato la sentenza di primo grado (che prevedeva la pena capitale), ordinando la sospensione della condanna. La corte ha altresì stabilito che in caso di pentimento l'accusato verrà nuovamente sottoposto a giudizio in vista di una sentenza meno severa.
La sospensione della condanna probabilmente evidenzia il timore saudita di apparire, agli occhi dell'opinione pubblica internazionale, quale il regno dell'oscurantismo e del fanatismo religioso.


In Arabia Saudita è peraltro in corso un'importante riforma del sistema giudiziario fortemente voluta da Re Abdullah. La riorganizzazione della rete giudiziaria ha portato tra l'altro nel 2009 alla creazione di nuove corti primarie e d'appello, nell'ottica di migliorare la competenza dei giudici impegnati nelle diverse materie, ma anche di esercitare maggiore controllo sulla correttezza dell'operato dei magistrati.
Il percorso in atto in Arabia Saudita è probabilmente ancora lungo, tenuto conto delle difficoltà e degli ostacoli che il processo di riforme incontra nel regno. Si tratta però dell'unica strada percorribile perché penetri nella società civile, apportando un significativo e radicale cambiamento sociale che metta in primo piano il rispetto dei diritti umani.

Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Stefania Gabriella Anastasia Craxi.

REGUZZONI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
in risposta ad un atto del sindacato ispettivo dell'interrogante (4-03618) il Ministro riferiva che, alla data del 3 agosto 2009, il nostro Paese era «in attesa di riscontro delle proposte di modifica agli accordi aerei inviate ai seguenti Paesi: Kazakhistan, Georgia, Giamaica, Giordania, Brasile, Singapore, Hong Kong» -:
se, come e quali negoziati si siano conclusi positivamente;
se, come e quali negoziati si siano conclusi negativamente e per quali motivi;
quale sia l'intenzione del Governo in merito ai negoziati ancora in corso o conclusi negativamente.
(4-05460)

Risposta. - In riferimento all'interrogazione in esame, si forniscono i seguenti elementi di risposta.
In base alla legge n. 2 del 2009 sono state avviate una serie di iniziative bilaterali per la liberalizzazione degli accordi aerei.
In riferimento ad Hong Kong, si informa che in data 18 giugno 2009 è stata inoltrata una proposta alle autorità del suddetto Stato suggerendo, per quanto riguarda i servizi passeggeri, un incremento di sette servizi settimanali, addizionali rispetto alle dieci frequenze già previste dalle intese in vigore; inoltre, come previsto dal regolamento CEE 847/2004, è stato doverosamente proposto l'emendamento della parte normativa dell'accordo, prevedendo l'inclusione delle cosiddette clausole comunitarie.
Le autorità di Hong Kong, dopo un lungo carteggio, hanno infine suggerito una intesa di ampia liberalizzazione che prevedeva in sostanza quattordici servizi passeggeri settimanali, oltre al
plafond già previsto nonché una apertura dei voli tutto merci pressoché integrale ed estesa anche ai territori di Paesi terzi, aggiungendo altresì perplessità relativamente alle previsioni comunitarie.
Recentemente, la compagnia Cathay ha chiesto ed ottenuto dall'Enac un'autorizzazione provvisoria, parimenti prevista dalla richiamata legge n. 2 del 2009, per effettuare quattro voli settimanali da Hong Kong su Milano. Tale modello operativo pare integrare e definire, almeno nel breve-medio periodo, i reali interessi operativi di Hong Kong.
Tanto premesso, sembra confermata l'ipotesi iniziale che fotografa in sette frequenze settimanali addizionali passeggeri le reali esigenze, coprendo anche una ragionevole prospettiva di pianificazione; ciò ovviamente senza alcuna preclusione per ulteriori incrementi dei servizi che nel futuro si rendessero realmente necessari ed opportuni.
In sintesi, una soluzione di sette frequenze addizionali passeggeri, con l'inclusione delle clausole comunitarie, sembra una soluzione adeguata che potrà essere confermata e richiederebbe per la sua finalizzazione soltanto l'adesione della controparte, che è di fatto il soggetto al momento interessato, stante l'assenza di collegamenti da parte italiana nel settore passeggeri. Allo stato attuale lo scambio di note tra Italia e Hong Kong è tuttora in corso.


Per quanto riguarda gli Stati di Singapore, Georgia e Giordania sono state raggiunte nuove intese aeronautiche con incremento di frequenze e scali.
In particolare, per le intese aeronautiche con le autorità di Singapore, si fa presente che la proposta avanzata il 7 aprile 2009, di modifica del
Memorandum of understanding del 2006, che ha previsto un incremento di sette servizi settimanali per parte, è stata accettata dalla autorità di Singapore il 4 giugno 2009 ed è entrata in vigore provvisoriamente da tale data.
Per la Georgia, si informa che con note verbali dell'Ambasciata d'Italia a Tblisi del 10 aprile 2009 e del 14 luglio 2009 le autorità aeronautiche italiane hanno avanzato una proposta di intesa aeronautica tra i due Paesi. Con nota verbale del 13 ottobre 2009 la parte georgiana ha accettato la proposta italiana. Si tratta di un'intesa semplificata, onde poter rispondere alla esigenza condivisa di porre le premesse per collegamenti tra i due Paesi. L'intesa aeronautica si è conclusa a far data dall'accettazione georgiana avvenuta il 13 ottobre 2009. A livello comunitario è in fase di discussione l'accordo globale UE-Georgia.
Per la Giordania, si evidenzia che le ultime intese con le autorità aeronautiche giordane sono state finalizzate per via epistolare nel mese di agosto 2009, con espressa soddisfazione anche della Commissione europea. Esse hanno registrato l'ampliamento del regime di designazione a più vettori, l'incremento a quattordici frequenze settimanali per parte, di cui sette rispettivamente su Aqaba e/o un terzo scalo in Giordania e su Milano e/o un terzo scalo in Italia, e facoltà operative quali il
Third Country code sharing.
Riguardo poi al Kazakhistan, si informa che a livello comunitario è in fase di discussione l'accordo orizzontale che è stato siglato nel 2007. Il 4 febbraio 2009 le autorità aeronautiche del Kazakhistan hanno avanzato una proposta di accordo aeronautico senza riferimenti alle clausole comunitarie. Il 2 marzo 2009 le autorità aeronautiche italiane hanno avanzato una controproposta alle autorità aeronautiche del Kazakhistan con riferimento alle clausole comunitarie e all'accordo orizzontale. Su indicazione della Commissione europea la proposta, che prevede pluridesignazione con una frequenza settimanale, potrà essere conclusa solo dopo la firma a livello comunitario dell'Accordo orizzontale. Al momento dal Kazakhistan non si è avuto riscontro alle proposte negoziali italiane.
Per quanto attiene infine le intese aeronautiche tra l'Italia e il Brasile, che prevedono pluridesignazione e ventuno frequenze settimanali, si fa presente che a fine gennaio 2008, su richiesta dei vettori italiani, era previsto il negoziato con il Brasile che è stato rinviato a data da definirsi per coincidenza con l'incontro Brasile/Commissione europea. Nel maggio 2009 le autorità aeronautiche italiane hanno inviato per corrispondenza una proposta di revisione dell'accordo aereo. Tale proposta prevede un aumento a trenta frequenze settimanali, il
third country code sharing e l'inserimento delle clausole comunitarie. Le autorità brasiliane, allo scopo di finalizzare la proposta di accordo, il 10 novembre 2009 hanno proposto un incontro in Brasile il prossimo marzo 2010.
Da ultimo, in merito alle intese aeronautiche tra l'Italia e la Giamaica, che prevedono monodesignazione e quattro frequenze con a/m fino alla capacità B747, si specifica che le autorità giamaicane, con nota del 25 febbraio 2009, hanno avanzato la proposta di avviare i negoziati tra il 27 aprile e il 1o maggio 2009 al fine di una revisione delle intese aeronautiche. In data 26 marzo 2009 le autorità aeronautiche italiane hanno avanzato per corrispondenza una proposta di modifica dell'accordo aereo e il 16 ottobre le autorità aeronautiche giamaicane hanno inviato una controproposta. In data 12 novembre 2009 le autorità aeronautiche italiane hanno inviato un'ulteriore proposta alle autorità giamaicane. La proposta prevede pluridesignazione, un aumento della capacità,
stop over rights e le clausole comunitarie. Lo scambio di detti testi negoziali con la Giamaica prelude alla prossima, auspicata, conclusione di una nuova intesa.
Infine si informa che l'Enac, vista l'importanza del tema, ha deciso di riservare

una sezione dedicata agli accordi di traffico sul proprio portale istituzionale, dal quale è possibile trarre le informazioni richieste, anche contattando i referenti indicati.
Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti: Altero Matteoli.

REGUZZONI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
l'utilizzo di vie d'acqua per il trasporto di alcune tipologie di merci rappresenta innegabili vantaggi rispetto ad altre modalità, sia ambientali che infrastrutturali e di traffico;
la pianura padana ha una enorme tradizione di costruzione, manutenzione e adattamento - nei secoli - anche varie esigenze, delle proprie vie d'acqua -:
quali siano i più significativi progetti ed interventi che il Governo abbia avviato e intenda avviare ai fini di favorire lo sviluppo delle vie d'acqua nella pianura padana.
(4-05461)

Risposta. - In riferimento all'interrogazione in esame, si evidenzia che il ministero delle infrastrutture e dei trasporti ha sempre pienamente sostenuto il ruolo del sistema idroviario padano-veneto ai fini del completamento della rete trasportistica nazionale e dello sviluppo di modalità alternative a quella terrestre per il trasferimento delle merci, per tutelare adeguatamente l'ambiente ed eliminare la congestione stradale.
La potenziale funzione di tale rete infrastrutturale si è andata particolarmente valorizzando in questi ultimi anni anche in relazione alla promozione delle autostrade del mare il cui obiettivo, com'è noto, è proprio quello di trasferire quote sempre più significative di traffico dalla strada alle modalità di trasporto con il minor impatto ambientale. In tale contesto i traffici fluviali e fluvio-marittimi, pur nella ridotta dimensione della rete, hanno già svolto in passato e svolgono tuttora un ruolo tutt'altro che marginale.
Le leggi emanate negli anni '90 a favore del risparmio energetico (gestite dall'allora ministero dell'industria) hanno anche accordato incentivazioni a favore della costruzione di unità navali specializzate per tale trasporto.
Le leggi statali emanate in materia e per le quali il ministero delle infrastrutture e dei trasporti ha gestito e continua a gestire talune competenze sono le seguenti: leggi nn. 380 del 1990, 194 del 1998, 413 del 98, 350 del 2003 e 376 del 2003; tali leggi hanno recato finanziamenti per la realizzazione di opere infrastrutturali relative all'adeguamento dei canali navigabili, delle relative sponde, delle conche di navigazione e degli approdi e piazzali destinati alla movimentazione delle merci, opere in parte ancora in corso di realizzazione da parte delle regioni interessate.
È utile sottolineare che, trattandosi di materia di competenza essenzialmente regionale, il ruolo del ministero delle infrastrutture e dei trasporti è stato quello di assicurare l'erogazione dei finanziamenti alle opere programmate dalle regioni interessate e da esse stesse realizzate quali «soggetti attuatori». Compito del ministero è, quindi, anche quello di verificare la coerenza delle opere con gli obiettivi posti dalla legge e monitorare la loro realizzazione approvando eventuali variazioni dei progetti.
Le risorse finanziarie per la realizzazione del sistema idroviario padano-veneto, recate dalle leggi nn. 413 del 1998, 350 del 2003 e 376 del 2003, sono stanziate nel bilancio del ministero delle infrastrutture e dei trasporti, mentre i fondi stanziati con le leggi nn. 380 del 1990 e 194 del 1998 sono stati a suo tempo depositati su appositi conti istituiti presso la Banca d'Italia cointestati al ministero delle infrastrutture e dei trasporti ed a ciascuna delle regioni Lombardia, Emilia-Romagna, Veneto, Friuli Venezia Giulia e Piemonte con vincolo a nome di questo dicastero. Trattasi di fondi in gran parte impegnati ed erogati alle Regioni.


Oltretutto, le regioni interessate ed i soggetti gestori dei porti interni e dell'idrovia si sono da tempo coordinati al fine di promuovere una piena operatività del sistema idroviario nel suo insieme, in particolare programmando e realizzando gli indispensabili adeguamenti infrastrutturali, con l'obiettivo, tra l'altro, di ottenere un riconoscimento del sistema stesso a livello europeo e, quindi, nel quadro delle strategie di sviluppo della rete di trasporto transeuropea.
L'ottica in cui si sono mosse le varie iniziative di promozione dell'idrovia è quella dello sviluppo di un sistema fluvio-marittimo al servizio del Nord Italia e dell'Adriatico, con possibili, ulteriori interconnessioni al Danubio-Mar Nero.
Attualmente esiste un progetto per la promozione del sistema idroviario lombardo-veneto lungo il corridoio europeo 5 che è stato presentato al bando TEN-T relativo al piano europeo di ripresa economica, a cura della Società Sistemi territoriali S.p.A., della provincia di Mantova e dell'Autorità portuale di Venezia.
Tale iniziativa, presentata nel mese di maggio 2009 alla Commissione europea per l'ottenimento del cofinanziamento comunitario, riguarda una serie di opere, molte delle quali immediatamente cantierabili, dirette all'adeguamento alla classe V europea del tratto Fissero-Tartaro-Canalbianco e Po Brondolo ed all'apertura di ulteriori opportunità per studi e progettazioni al riguardo con l'intento di prospettare un unico progetto globale che faccia da contenitore ad iniziative di più soggetti beneficiari.
A tutt'oggi non è stato possibile attivare ulteriori risorse per il sistema ma si conta sul successo dei progetti europei in materia per valorizzare e «moltiplicare» le risorse finanziarie già a suo tempo assegnate.

Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti: Altero Matteoli.

RUBINATO, VIOLA, CALEARO CIMAN, SBROLLINI, TEMPESTINI, NACCARATO, MOGHERINI REBESANI, FOGLIARDI, FEDERICO TESTA, MURER, MIOTTO, DAL MORO, BARETTA e MARTELLA. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
la legge finanziaria per il 2008 del Governo Prodi - legge n. 244 del 2007 - all'articolo 2, comma 292, ha disposto che «al fine di assicurare la realizzazione del secondo stralcio del sistema ferroviario metropolitano regionale veneto è autorizzato un contributo decennale di 10 milioni di euro annui a decorrere dall'anno 2008»;
si tratta di un sistema infrastrutturale che, attraverso reti ferroviarie esistenti e da realizzare, dovrebbe connettere le aree urbane centrali della Regione - ovvero Venezia, Padova, Treviso -, con treni regionali ad alta frequenza, che si dovrebbe poi estendere da ovest a est, da Rovigo a Portogruaro e, a nord, da Verona al Cadore interessando le principali città della Pedemontana;
per la realizzazione del secondo stralcio del predetto SFMR del Veneto, comprendente le tratte Quarto d'Altino-Portogruaro, Treviso-Conegliano, Castelfranco Veneto-Vicenza e Padova-Monselice, il contributo di 100 milioni di euro stanziati dalla predetta finanziaria 2008 era parte essenziale dei 140 milioni di euro complessivamente necessari;
il predetto contributo è stato dapprima oggetto di un taglio lineare in forza del decreto-legge n. 112 del 2008 e poi azzerato con la legge di bilancio per il 2009-2011 n. 204/2008;
in data 13 novembre 2008 era stato presentato dal Partito Democratico, in sede di approvazione del Bilancio, l'ordine del giorno n. 9/1714/10 affinché fossero ripristinate le risorse per il sistema ferroviario metropolitano veneto, ordine del giorno che è stato accolto dal Governo come raccomandazione
l'assessore regionale ai trasporti, Renato Chisso, sulla stampa locale di recente ha dapprima assicurato: «i finanziamenti ci sono... nessun atto ha mai tolto risorse

al nuovo sistema regionale» (Corriere del Veneto - 26 giugno 2009) e successivamente ha affermato che: «per quest'anno i soldi del governo sono andati alla ricostruzione dell'Abruzzo... i 100 milioni in ogni caso ci sono, magari spalmati a tranche più modeste su un periodo un po' più lungo, e di questo abbiamo la parola del Ministro» (Corriere del Veneto - 5 luglio 2009);
nella relazione sullo stato di attuazione del Programma Infrastrutture Strategiche del CIPE del 6 marzo 2009 è confermato il finanziamento per un importo complessivo di 1.500 milioni di euro per i sistemi metropolitani di Palermo, Catania, della regione Campania, di Bari, di Cagliari, di Roma e di Milano, ma non si fa alcun cenno al sistema ferroviario metropolitano regionale del Veneto;
il completamento del sistema ferroviario metropolitano regionale del Veneto costituisce un'opera infrastrutturale strategica per la mobilità della Regione che viene gravemente compromessa dalla cancellazione operata dal Governo Berlusconi del contributo già stanziato dal Governo Prodi -:
quali urgenti iniziative il Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti intenda intraprendere allo scopo di ripristinare con urgenza le risorse necessarie per il completamento del sistema metropolitano ferroviario regionale veneto.
(4-03500)

Risposta. - In riferimento all'interrogazione in esame, si forniscono i seguenti elementi di risposta.
La seconda fase del sistema ferroviario metropolitano regionale del Veneto (tratte: Vicenza-Castelfranco Veneto, Treviso-Conegliano, Quarto d'Altino-Portogruaro, Padova-Monselice) è stata inserita tra le «infrastrutture di preminente interesse nazionale per le quali occorre l'interesse regionale» oggetto dell'atto aggiuntivo, stipulato il 6 novembre 2009, all'intesa istituzionale quadro concernente la regione Veneto.
In tale atto aggiuntivo il costo dell'infrastruttura è stimato in complessivi 140 milioni di euro, 56 dei quali, a carico della regione, sono attualmente disponibili.
Per il reperimento degli ulteriori 84 milioni di euro necessari per la copertura totale del costo dell'opera è in corso la verifica delle relative fonti di finanziamento, al fine di portare a termine il completamento del sistema metropolitano ferroviario regionale veneto.

Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti: Altero Matteoli.

SIRAGUSA. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
i lavori di sostituzione delle barriere di sicurezza nel tratto di autostrada che da Palermo porta all'aeroporto di Punta Raisi, continuano a creare gravi disagi agli automobilisti, ai viaggiatori, ai lavoratori diretti a Punta Raisi e alle imprese della zona industriale di Carini;
tali lavori sono stati interrotti e poi ripresi evidentemente poiché non completati in precedenza;
si rileva altresì che i lavori delle gallerie di Sferracavallo e Isola delle Femmine, che sono interessate attualmente dalle deviazioni per le barriere, non sono ancora iniziati;
per ora i disagi anche nelle gallerie sono causati solo dai lavori delle barriere di sicurezza fuori dalle stesse;
è verosimile ipotizzare che fra un po' di tempo, i disagi per gli utenti saranno nuovamente gli stessi, ma questa volta solo per i lavori all'interno delle gallerie dove attualmente non lavora nessuno;
appare evidente che, così procedendo, i tempi delle chiusure, restringimenti, deviazioni e quant'altro acuiscono i disagi per gli automobilisti;
dopo le fallimentari scorse esperienze, i lavori da poco ripresi si sarebbero potuti effettuare di notte;

è stata realizzata una «zona di cantiere» (in un tratto autostradale così importante e così trafficato), di circa quattro chilometri anziché procedere a campioni con tratti più brevi per contenere i disagi - come l'ANAS usa fare solitamente in altre zone - e non sono stati allocati i sostegni delle nuove barriere prima di smontare le vecchie e poi montare la nuova barriera sui paletti già predisposti, evitando così i tempi lunghi dei lavori su strada;
a ciò si aggiunga che nonostante le gallerie di Isola delle Femmine e di Sferracavallo siano interessate per l'intera lunghezza dalle limitazioni imposte per i lavori delle barriere, al loro interno non vengono realizzati i lavori che sono stati già interrotti e che si presume prima o poi l'Anas dovrà completare;
si denota anche che spesso l'Anas siciliana non completa i lavori che inizia lasciandoli quindi incompleti per poi riprenderli successivamente con maggiori disagi per gli automobilisti e probabilmente con maggiori costi;
il tutto aggravato dalla mancata segnalazione all'utenza tramite i pannelli elettronici che indicavano un semplice «restringimento», e non la presenza di code chilometriche ed eventuali percorsi alternativi -:
se il Ministro interrogato, nell'ambito delle sue competenze, non ritenga opportuno avviare iniziative volte ad appurare se ci siano eventuali responsabilità e negligenze.
(4-05195)

Risposta. - In riferimento all'interrogazione in esame, si forniscono i seguenti elementi di risposta.
I disagi verificatisi nel tratto da Palermo a Punta Raisi dell'autostrada A/29 sono stati causati dai lavori per la sostituzione delle barriere di sicurezza, tra il chilometro 0+000 ed il chilometro 1+000 in prossimità della città di Palermo, già ultimati in anticipo rispetto ai tempi contrattuali.
Detti lavori di sostituzione e ammodernamento delle barriere spartitraffico si sono resi necessari per innalzare il livello di sicurezza e protezione della circolazione; i nuovi dispositivi, infatti, impediscono lo scambio di carreggiata in un tratto stradale interessato da alti livelli di traffico sia pesante sia veicolare.
Anas precisa che i lavori in questione sono stati eseguiti a traffico aperto ed hanno reso necessaria la parzializzazione della carreggiata di marcia per salvaguardare la sicurezza sia dell'utenza sia delle maestranze presenti in cantiere. Inoltre, la presenza di due gallerie in prossimità della zona dell'intervento ha reso necessaria la deviazione obbligatoria del traffico a circa 2 chilometri dal tratto interessato.
Le informazioni relative all'intervento sono state divulgate con apposita ordinanza e sono stati forniti aggiornamenti in tempo reale attraverso i pannelli a messaggio variabile in prossimità di Punta Raisi in direzione Palermo e di via Belgio in direzione Mazara del Vallo.

Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti: Altero Matteoli.

SPECIALE. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
la particolare incidenza negativa sulle produzioni agricole degli andamenti climatici ed atmosferici ha tradizionalmente indotto il legislatore a definire interventi in favore delle popolazioni e delle zone colpite da gravi calamità naturali - allo scopo di assicurare i soccorsi immediati, alleviare i disagi più preoccupanti e di garantire il più possibile la conservazione del patrimonio produttivo agricolo e delle sue potenzialità promuovendone il ripristino - tanto che nel tempo si è resa necessaria l'introduzione di una normativa di intervento di carattere generale, applicabile costantemente ed uniformemente in tutti i casi di calamità naturali, tale da eliminare la necessità di far ricorso, per oggi evento, a provvedimenti legislativi ad hoc;
con l'approvazione della legge 25 maggio 1970, n. 364, il settore agricolo è

stato dotato di un quadro normativo permanente che ha definito interventi di primo soccorso ed azioni di sostegno dei redditi agricoli e consentito di accelerare le procedure di avvio dell'intervento statale, attivando le risorse finanziarie mediante semplice provvedimento amministrativo come anche garantendo le risorse stesse attraverso la costituzione di un apposito Fondo di solidarietà nazionale;
con la legge 14 febbraio 1992, n. 185, il legislatore ha ridefinito le linee di fondo dell'intervento statale, tradizionalmente fondato su provvedimenti di carattere contributivo e creditizio, valorizzando invece la copertura assicurativa, attraverso contributi volti ad agevolare e promuovere la stipula di polizze;
nel tempo, la normativa è stata interamente sostituita da un provvedimento organico che, oltre ad accogliere le precedenti modalità di intervento compensativo dei danni subiti, ha soprattutto definito gli interventi volti ad incentivare misure di protezione precedenti al verificarsi degli eventi calamitosi e in particolare il ricorso al sistema assicurativo agevolato, trovando nuovo e più forte impulso nel decreto legislativo n. 102 del 2004, tanto da far assurgere il Fondo a mezzo di garanzia degli interventi finalizzati alla ripresa economica e produttiva delle aziende;
il Fondo di solidarietà nazionale si è rivelato e si rivela un valido strumento di copertura dei rischi gravanti in capo alle imprese agricole, che ha favorito significativi risparmi per lo Stato rispetto ai tradizionali interventi creditizi e contributivi, tanto da rappresentare oggi un mezzo indispensabile per una valida protezione assicurativa che, con risorse della fiscalità generale, può ben fronteggiare il disagio di un settore produttivo, quello primario, esposto sia alle problematiche di mercato che alle calamità atmosferiche;
il mondo agricolo organizzato ha segnalato da mesi la grave situazione finanziaria dei Consorzi di difesa che, in attesa, dei contributi preventivati, si sono necessariamente esposti per il 2008 con le banche e, qualora non fossero erogati per tempo i contributi per il 2008 e 2009, essi avrebbero forti difficoltà a pagare i premi alle compagnie assicurative per la campagna in corso, con il possibile blocco degli indennizzi agli agricoltori danneggiati;
secondo le stime fornite pubblicamente dalle associazioni degli agricoltori, i costi di produzione, tra il 2000 e il 2008, hanno subito un aumento del 31 per cento laddove nel medesimo periodo i prezzi all'origine sono cresciuti di appena il 15 per cento, determinandosi in tal modo una situazione così preoccupante che il mancato rifinanziamento del Fondo di solidarietà nazionale, attese la stagnante crisi di mercato e le affrontate e preventivabili avversità climatiche, rischierebbe di mettere a repentaglio la sopravvivenza di molte imprese agricole -:
se il Ministro interrogato non ritenga di dovere, attesa la contingenza e rilevanza della problematica de quo, impegnare con urgenza ogni autorità all'uopo competente ai fini dell'adozione delle misure necessarie per assicurare il rifinanziamento del Fondo di solidarietà nazionale, con le risorse idonee all'assicurazione agevolata per le campagne 2008/2009, in modo da consentirne la regolare operatività.
(4-04650)

Risposta. - In riferimento all'interrogazione in esame, concernente il rifinanziamento del Fondo di solidarietà nazionale per la copertura assicurativa dei rischi agricoli, si rappresenta quanto segue.
Al fine di garantire la continuità degli interventi di gestione dei rischi naturali in agricoltura, con la legge del 23 dicembre 2009, n. 191 (legge finanziaria 2010) è stato disposto il rifinanziamento del Fondo di solidarietà nazionale, assicurando 120 milioni di euro per ciascuno degli anni 2010, 2011 e 2012, a cui si aggiungono le risorse comunitarie attivabili nel contesto dell'organizzazione comune di mercato del settore del vino, pari a 20 milioni di euro per ciascuno dei tre anni considerati.

Per la stessa finalità, sono stati stanziati ulteriori 51,9 milioni per il 2010, 16,7 milioni per il 2011 e 16,7 milioni per il 2012 attinti dal fondo Igrue, a cui si aggiungono a titolo di cofinanziamento 23,3 milioni di euro per il 2010 e ulteriori 24,3 milioni per i due anni successivi.
Al complesso delle risorse così individuate, si sommano ulteriori 100 milioni di euro per ciascuno dei tre anni considerati, a valere sulle maggiori entrate derivanti dall'applicazione del cosiddetto «scudo fiscale».
L'azione del Governo ha permesso, inoltre, che le disponibilità finanziarie assegnate al Fondo di solidarietà nazionale possano essere utilizzate anche per la copertura dei fabbisogni di spesa degli anni precedenti a quello di competenza (campagne 2008/2009).
Riassumendo, per il triennio 2010-2012 e per gli scoperti degli anni antecedenti sono state complessivamente assicurate al Fondo risorse per un totale di 877,2 milioni di euro, come di seguito specificato.

Anno 2010
Articolo 68 reg.(CE) n. 73/09 €  120.000,000.00
Cofinanziamento nazionale »  23.300.000,00
OCM vino »  20.000.000,00
Tabella D legge fin. 2010 »  51.900.000,00
Comma 250, articolo 2, legge fin. 2010 »  100.000.000,00*
TOTALE »  315,200.000,00.
Anno 2011
Articolo 68 reg.(CE) n. 73/09 €  120.000,000.00
Cofinanziamento nazionale »  24.300.000,00
OCM vino »  20.000.000,00
Tabella D legge fin. 2010 »  16.700.000,00
Comma 250, articolo 2, legge fin. 2010 »  100.000.000,00*
TOTALE »  281,000.000,00.
Anno 2012
Articolo 68 reg.(CE) n. 73/09 €  120.000,000.00
Cofinanziamento nazionale »  24.300.000,00
OCM vino »  20.000.000,00
Tabella D legge fin. 2010 »  16.700.000,00
Comma 250, articolo 2, legge fin. 2010 »  100.000.000,00*
TOTALE »  281,000.000,00.
 
TOTALE GENERALE €  877.200.000.00

(*): Importo destinato a coprire fabbisogni di spesa anni pregressi.

Il Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali: Luca Zaia.

ZAMPARUTTI, BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
come riferito da un recente articolo del Sole 24 ore, il trentasettesimo rapporto «Conto nazionale delle infrastrutture e dei trasporti», redatto dal centro studi del Ministero, conferma come non risulti realizzato «quel riequilibrio logistico» dal trasporto via terra in trasporto via mare e come «l'Italia rimane sempre e comunque un Paese di guidatori»;
circa il 66 per cento delle merci viaggia infatti su gomma, mentre solo il 4 per cento del carico generale trasportato, su distanze superiori ai 500 chilometri, si sposta per mare. Questa percentuale, se elevata al 10 per cento eliminerebbe dalla strada 240 mila mezzi pesanti l'anno;
secondo i dati forniti da Ram Spa «i mezzi pesanti che utilizzano abitualmente le cosiddette autostrade del mare sono circa 1.500.000 l'anno. In tali condizioni, le navi destinate allo scopo possono contare su una capacità di riempimento di stiva che si attesta intorno al 50 per cento. Un ulteriore aumento pari al 50 per cento è ottenibile senza aggiuntivi costi economici, sociali ed ambientali»;

tuttavia, nonostante le potenzialità del vettore marittimo, peraltro riconosciute a livello comunitario ed enunciate nel libro bianco del 2001, sono diversi gli ostacoli strutturali che ne impediscono il definitivo decollo in Italia. Secondo Francesco Saverio Coppola, direttore responsabile di Srm (Associazione studi e ricerche per il mezzogiorno), che a giugno 2009 ha presentato a Roma uno studio meticoloso sul comparto, «le difficoltà dipendono da alcuni fattori: innanzitutto, dalla concorrenza del trasporto su gomma visto che l'operatore su strada, a differenza di quello marittimo, offre un servizio regolare in qualsiasi momento e in qualsiasi periodo dell'anno. Disparità che, in parte, si potrebbe risolvere facendo applicare rigorosamente ai camionisti il codice della strada»;
ad oggi, il traffico merci via mare in Italia è solo al 5 per cento del totale. I programmi del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti prevedono di arrivare all'8 per cento entro il 2011, in linea con quanto previsto dal piano generale della mobilità che punta allo sviluppo dell'intermodalità e al trasferimento di una quota sempre maggiore di traffico dalla strada verso ferrovie e autostrade del mare. Un aumento, a questo punto, che si rende necessario visto che, secondo le previsioni di studiosi ed esperti, «entro il 2010 il volume del traffico merci movimentato sul territorio nazionale crescerà di circa il 40 per cento». In assenza di interventi correttivi, ciò si tradurrà in «una crescita del traffico su gomma in misura superiore ai 100 mila veicoli commerciali al giorno» -:
quali iniziative intenda adottare il Ministro per accelerare il riequilibrio logistico del trasporto su gomma verso quello ferroviario e via mare.
(4-04717)

Risposta. - In riferimento all'interrogazione in esame, si forniscono i seguenti elementi di risposta.
Si ricorda, preliminarmente, che all'ecobonus sono destinate risorse per 77 milioni di curo annui per ciascuno degli anni 2008, 2009 e 2010, e che il beneficio viene erogato nella misura, rispettivamente del 25 per cento, sotto forma di rimborso delle tariffe pagate nell'anno precedente lungo le rotte esistenti, con l'eccezione di quelle da e per la Sicilia, per le quali è pari al 28 per cento per le rotte esistenti e del 30 per cento per le nuove rotte.
Obiettivo del regime d'aiuto in parola è il trasferimento di consistenti quote di traffico delle merci dalla strada al mare, coerentemente con gli orientamenti comunitari in materia di politica dei trasporti, che si propongono la finalità di potenziare lo sviluppo dell'intermodalità, e di favorire l'affermarsi di una matura mentalità logistica negli operatori del settore. I contributi
de qua costituiscono un decisivo strumento per l'attuazione del riequilibrio fra le differenti modalità di trasporto, grazie allo sviluppo delle rotte marittime di carattere longitudinale tirreniche, adriatiche e comunitarie che consentono di distogliere importanti volumi di traffico dalla modalità stradale.
Si tratta di un obiettivo ambizioso, in un Paese caratterizzato da una vocazione del trasporto merci sostanzialmente monomodale, che non può, di certo, realizzarsi nel breve periodo, anche in considerazione dei limiti infrastrutturali in generale e del sistema portuale italiano in particolare, e della scarsa vocazione logistica degli operatori del settore.
In tale ottica, le misure di incentivazione potranno sortire compiutamente i loro effetti a seguito di una adeguata riconversione del comparto verso una più matura concezione imprenditoriale a favore della logistica. Tra le cause del
deficit di logistica, giova ricordare lo scarso livello di terziarizzazione dei servizi connessi nonché la mancanza di processi di integrazione della catena logistica fra le imprese appartenenti alla stessa filiera del trasporto merci. Inoltre, si rendono necessari interventi di potenziamento degli impianti connessi ai servizi di stoccaggio e movimentazione delle merci, al pari delle tecnologie di informatizzazione delle funzioni portuali, con l'obiettivo di pervenire al miglioramento dell'efficienza e della competitività dei servizi

connessi alla funzione di trasbordo e dell'intermodalità.
Anche le società armatoriali, che godono di una sorta di posizione dominante da imputarsi alla scarsità dei vettori marittimi su alcune rotte, a fronte della crescita della domanda indotta dagli incentivi, dovrebbero utilizzare in misura maggiore le navi «tutto merci».
Intanto, la misura di aiuto in parola ha contribuito all'apertura di nuove rotte (Civitavecchia-Messina; Savona Vado-Termini Imerese; Marina di Carrara-Castellon de La Plana), individuate come incentivabili con decreto del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti 14 settembre 2009, n. 736, e già utilizzate dalle imprese di autotrasporto nel 2008.
In tale situazione, è presumibile la prosecuzione degli incentivi oltre l'anno 2010, come già richiesto anche dagli autotrasportatori, al fine di mantenere ed incrementare il coefficiente di riempimento della stiva adibita al trasporto delle merci, che già oggi supera in media il 60 per cento.

Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti: Altero Matteoli.

ZAMPARUTTI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
nella risposta all'interrogazione 4-03997 sul caso del nostro connazionale Fernando Nardini, si afferma che è stato arrestato il 29 giugno 2007 a Chonburi (Thailandia) con l'accusa di omicidio volontario in concorso con altre persone e possesso illegale di arma da fuoco, mentre risulterebbe che Nardini si sia presentato spontaneamente alla polizia dietro richiesta della moglie, tanto che vi sarebbe stato accompagnato dal figlio;
Nardini si sarebbe trovato, a seguito della visita alla moglie, nella posizione di inquisito senza mai poter avere comunicazioni con l'esterno e con un verbale che sarebbe stato redatto 4 giorni dopo;
nessun interprete si sarebbe mai presentato come tale, poiché Nardini ricorda solo la presenza di una persona che riteneva fosse un agente che gli ha semplicemente chiesto in inglese «Tu c'entri in qualche modo in questo episodio?» a cui Nardini ha risposto con un categorico «No!» a cui ha fatto seguito un diniego della possibilità di telefonare;
quanto all'affermazione che Nardini non si sarebbe mai presentato in ambasciata nel periodo di libertà provvisorio, risulterebbe invece che vi si è recato per la registrazione del certificato di morte del piccolo Lorenzo, e che in quell'occasione avrebbe anche affrontato il suo caso giudiziario;
quanto alle visite mediche, risulterebbe che un cittadino inglese detenuto nello stesso carcere di Nardini riceva regolarmente a cadenza mensile visite mediche, mentre il nostro connazionale ha ricevuto tali visite grazie al fatto che qualcuno ha pagato il medico e grazie all'intervento del console onorario che ne ha fatto richiesta;
inoltre mentre la nostra ambasciata utilizza un metodo per cui chiede l'autorizzazione alla visita, la Gran Bretagna ricorre ad un diverso metodo per cui si limita a comunicare il giorno;
nella risposta all'interrogazione si riconosce che, di fatto, la Thailandia non rispetta i termini delle Convenzioni sulle relazioni consolari -:
se e quali iniziative il Governo intenda adottare sul piano bilaterale per il rispetto da parte della Thailandia della Convenzione sulle relazioni consolari, a partire dal caso Nardini;
per quali motivi la prima visita a Nardini sia stata effettuata a circa 6 mesi di distanza dall'arresto;
quali iniziative si stiano attuando per consentire a Nardini di effettuare o ricevere telefonate dal carcere.
(4-05596)

Risposta. - Come indicato nella risposta all'interrogazione parlamentare n. 4-03997, il signor Nardini è stato arrestato in data 29 giugno 2007 a Chonburi con l'accusa di omicidio volontario in concorso con altre persone, nonché per il reato di possesso di arma da fuoco, in concorso con gli altri imputati (un cittadino francese e una thailandese). Tale informazione si evince dalle comunicazioni ufficiali della polizia thailandese (verbale di arresto redatto il 29 giugno 2007 e richiesta di custodia cautelare inoltrata dalla polizia all'autorità giudiziaria il 30 giugno 2007), agli atti dell'ambasciata d'Italia a Bangkok. La sentenza di condanna emessa il 19 febbraio 2009 conferma che l'accusa includeva anche la fattispecie del possesso illegale di arma da fuoco, mentre la sentenza infligge la condanna per questo reato al solo cittadino francese, quale esecutore materiale dell'omicidio, mentre il signor Nardini è stato riconosciuto colpevole unicamente per l'accusa di omicidio. L'addebito a carico del connazionale del capo di imputazione relativo al possesso illegale di arma da fuoco, pur omesso nel dispositivo di condanna, risulta quindi presente in maniera costante sia negli atti processuali sia in quelli di polizia.
Circa le attività di assistenza al connazionale messe in atto dall'ambasciata a Bangkok, si ritiene necessario elencare i diversi passi svolti. Innanzitutto, sin dall'arresto e per tutto il periodo in cui si trovava in libertà su cauzione, il signor Nardini non ha mai sollecitato dall'ambasciata alcun intervento o richiesta di assistenza né fornito aggiornamenti sulla propria situazione. Al contrario, essendosi recato una volta presso l'ufficio consolare per una pratica notarile, alla richiesta di informazioni sulla sua situazione giudiziaria ha risposto dimostrandosi particolarmente fiducioso circa gli esiti della vicenda processuale. Si precisa inoltre che, secondo quanto risulta agli atti della sede, l'ambasciata ha ricevuto la documentazione relativa alla registrazione della morte del figlio per il tramite del corrispondente consolare a Pattaya e non direttamente dal connazionale.
Stante quanto premesso, tuttavia, dal giorno dell'arresto il connazionale ha ricevuto 7 visite (5 da parte del corrispondente consolare dell'ambasciata operante a Pattaya, avvocato Paolo Battaglino, e 2 da parte dei funzionari dell'ambasciata) in un carcere, che, come noto, non si trova presso la capitale. Inoltre, a seguito della richiesta recentemente formulata dalla famiglia Nardini al ministero degli esteri, la nostra ambasciata sta valutando la possibilità di concedere un contributo per il pagamento delle spese legali, in particolare con riguardo alla parcella del legale (contattato dalla stessa Ambasciata) che si sta occupando della richiesta di libertà provvisoria dietro pagamento di cauzione (vista soprattutto la circostanza che per l'udienza al ricorso in appello occorrono 2-3 anni).
In secondo luogo, in merito a quanto rappresentato dagli interroganti circa l'assistenza medica, l'ambasciata inglese, appositamente contattata, ha escluso che i propri connazionali detenuti presso il penitenziario di Rayong siano regolamenti visitati con cadenza mensile ed ha specificato di provvedere a comunicare con congruo anticipo al carcere data e ora delle visite. La nostra ambasciata ha seguito e segue una procedura analoga: il corrispondente consolare e l'ambasciata informano le autorità penitenziarie dell'effettuazione della visita medica. Ancorché la comunicazione sia formulata, per motivi di cortesia istituzionale, come una richiesta di autorizzazione, si tratta in buona sostanza di una notifica, in quanto nella prassi tali richieste non sono mai riscontrate espressamente, ma sempre accolte tacitamente. A riguardo, si segnala altresì che le spese dell'ultima visita medica per il monitoraggio delle condizioni di salute del signor Nardini sono state sostenute dall'erario. È stato inoltre concordato con i colleghi inglesi di coordinare in future occasioni l'effettuazione di visite mediche per il signor Nardini e i detenuti inglesi.
In terzo luogo, l'ambasciata ha richiesto più volte ed a più istituzioni che, in deroga ai regolamenti carcerari, fosse consentito al signor Nardini di poter mantenere regolari contatti telefonici con i familiari in Italia.

La questione è stata sollevata con il ministero degli affari esteri, con le autorità carcerarie e con il «department of corrections», struttura del ministero della giustizia che sovrintende all'amministrazione di tutti i penitenziari del Paese. Dopo una serie di risposte negative, in riscontro alle ripetute sollecitazioni scritte e verbali, nei giorni scorsi il «department of corrections» ha accordato al signor Nardini un permesso straordinario per effettuare una chiamata alla famiglia in Italia dal telefono fisso del penitenziario.
Relativamente alle azioni intraprese dalla nostra ambasciata presso le autorità thailandesi, si segnala che la vicenda del signor Nardini è stata sollevata in occasione di un incontro con il reggente della competente direzione europa meridionale e settentrionale del ministero degli affari esteri thailandese, in cui si è evidenziato il grande interesse per il caso suscitato dai media presso l'opinione pubblica italiana, soprattutto in considerazione delle peculiarità della vicenda giudiziaria, nonché per le preoccupanti condizioni di salute del connazionale e per i ripetuti rifiuti delle richieste di libertà provvisoria in pendenza dell'appello.
In quella sede, dopo aver rinnovato il dovuto rispetto e la piena fiducia per il sistema giudiziario thailandese, la parte italiana ha espresso il vivo auspicio che venga assicurato un processo equo e rapido e concessa la libertà su cauzione al signor Nardini in pendenza dell'appello, nonché la garanzia di un costante regime di assistenza medica. Gli interlocutori locali hanno ribadito la trasparenza e l'indipendenza del sistema giudiziario thailandese e assicurato che quello del connazionale sarà un processo equo e rapido. In tale ambito, nel pieno rispetto dell'autonomia e dell'indipendenza della magistratura locale, gli uffici della Farnesina e l'ambasciata a Bangkok continueranno a seguire da vicino il procedimento di revisione del giudizio di primo grado, mantenendosi in contatto con i congiunti del singor Nardini e con l'avvocato incaricato della sua difesa.
Con riferimento al tema del rispetto della convenzione di Vienna sulle relazioni consolari, questo ministero e la nostra ambasciata a Bangkok hanno più volte sollevato la questione sia di fronte alle autorità locali sia in ambito dell'Unione europea.
In primo luogo, la nostra ambasciata è intervenuta in occasione delle locali riunioni di coordinamento consolare dei paesi membri dell'Unione europea, riscontrando come diverse rappresentanze di altri paesi europei sono in genere informate con ritardo dell'arresto e addirittura della morte di propri cittadini (articoli 36 e 37 della menzionata Convenzione). Questo ministero è invece intervenuto lo scorso novembre all'interno del gruppo affari consolari del consiglio dell'Unione europea, sottolineando la situazione particolarmente preoccupante in Thailandia che, grazie all'intervento da parte italiana, è stata identificata quale oggetto di interventi specifici da parte dell'Unione europea. A seguito di quanto concordato in quella sede, ha dunque avuto luogo un incontro con il direttore della divisione relazioni internazionali della polizia thailandese, in occasione del quale i paesi membri dell'Unione europea hanno chiesto alla Thailandia di voler facilitare l'esercizio delle proprie funzioni consolari rispettando gli impegni assunti in qualità di Stato parte della suddetta convenzione di Vienna.

Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Stefania Gabriella Anastasia Craxi.

ZAMPARUTTI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
nel maggio 2008 il cittadino musulmano libanese Alì Sibat si è recato in pellegrinaggio religioso alla Mecca e in altre città sante in terra saudita;
a causa della sua attività di mago, che svolge presso la tv libanese, visibile anche in alcuni Paesi arabi, Alì Sibat mentre si trovava in visita a Medina, è

stato arrestato dalla polizia e incarcerato con l'accusa di essere uno stregone;
in Arabia Saudita sono molte le persone vittime degli spietati precetti del fondamentalismo wahabita; tali precetti prevedono la pena di morte per chiunque professi il politeismo o il paganesimo; queste regole impongono la continua mobilitazione delle speciali unità della polizia religiosa saudita perennemente a caccia di sospetti indovini, amanti del sovrannaturale e adepti della magia nera; i giudici delle corti religiose somministrano la pena capitale per decapitazione;
il 2 novembre 2007 è stato decapitato Mustaf Ibrahim, un farmacista condannato a morte per aver tentato un esorcismo capace, riferivano le denunce anonime su cui si è basata la sentenza della corte, di spingere al divorzio una coppia;
diverse organizzazioni umanitarie internazionali hanno chiesto la liberazione di Alì Sibat -:
quali iniziative il Governo intenda promuovere affinché venga salvata la vita di Alì Sibat;
quali iniziative, anche in ambito europeo, siano state promosse dal Governo nei confronti dell'Arabia Saudita riguardo alla gravissima violazione dei diritti umani e contro la pena di morte così diffusamente praticata;
se il Ministro interrogato non ritenga urgente intervenire presso il suo omologo saudita per esprimere le preoccupazioni del Governo italiano riguardo a quanto segnalato in premessa.
(4-05819)

Risposta. - Il Governo italiano, anche su sollecitazione della società civile, è particolarmente sensibile alle tematiche relative al rispetto dei diritti umani e svolge un'azione incisiva per promuoverli nel mondo, nella convinzione che essi costituiscano una componente essenziale per garantire la pace e la sicurezza internazionale.
Per questo, l'Italia si è soprattutto impegnata nel promuovere la moratoria universale della pena di morte e ha sostenuto in seno alle Nazioni Unite ed agli altri consessi multilaterali una politica di contrasto alle esecuzioni capitali. Come noto, infatti, proprio l'Italia, ha contribuito ad avviare il confronto internazionale su un tema etico di grande importanza, come quello dell'abolizione della pena di morte.
Come paese fondatore e membro dell'Unione europea, l'Italia ha infatti agito per promuovere un ruolo sempre più attivo dell'Europa nella difesa dei diritti fondamentali. Tale impegno ha portato, nel 2007 e nel 2008, alla storica approvazione della risoluzione sulla moratoria per la pena di morte, ottenendo, nel solo arco temporale di un anno, un aumento dei voti favorevoli e una diminuzione di quelli contrari, a conferma dell'esistenza di un
trend internazionale verso l'abolizione della pena capitale.
Nei casi in cui la pena di morte venga mantenuta, l'Italia ha sostenuto la politica dell'Unione volta a sollecitare l'introduzione di una moratoria delle esecuzioni o comunque a vigilare sulle modalità di esecuzione inumane e degradanti, che violano gli
standard internazionali stabiliti dall'ECOSOC nel 1984.
Per queste ragioni abbiamo pienamente sostenuto la dichiarazione della presidenza svedese del Consiglio Europeo che l'11 dicembre 2009, richiamando le risoluzioni 62/149 e 63/168 dell'assemblea generale delle Nazioni Unite ha esortato l'Arabia Saudita a stabilire la moratoria sulla pena di morte.
Con riferimento al caso dei signor Ali Sibatt, si è appreso che il cittadino libanese è stato arrestato con l'accusa di praticare la stregoneria il 7 maggio 2008 in un albergo di Medina, dove si era recato per visitare la città santa dell'Islam. Il tribunale di Medina lo ha condannato a morte per la propria attività di chiaroveggente sul canale televisivo satellitare libanese «Sheherazade».
Nell'ordinamento giudiziario saudita non esiste peraltro una chiara definizione del reato di stregoneria. In generale la Sharia vieta la stregoneria, la magia e le varie arti divinatorie sulla base del principio secondo cui colui che le pratica sarebbe

colpevole di politeismo, essendo sortilegi e divinazioni possibili soltanto con l'invocazione e l'adorazione di entità sovrannaturali quali demoni e geni.
L'Unione europea, oltre a ribadire la ferma opposizione all'adozione della pena di morte in generale, ha affermato con forza la non punibilità ai sensi di legge di tali attività, in quanto esse corrispondono semplicemente all'esercizio della libertà individuale di credo, opinione ed espressione. La Presidenza dell'Unione europea da noi sostenuta, ha quindi chiesto all'Arabia Saudita di annullare questo genere di sentenze.
Nel caso in esame, la Corte di ultima istanza de La Mecca ha ribaltato la sentenza di primo grado (che condannava a morte il signor Ali Hussein Sibatt), ordinando la sospensione della condanna. La corte ha altresì stabilito che in caso di pentimento l'accusato verrà nuovamente sottoposto a giudizio in vista di una sentenza meno severa.
La sospensione della condanna probabilmente evidenzia il timore saudita di apparire, agli occhi dell'opinione pubblica internazionale, quale il regno dell'oscurantismo e del fanatismo religioso.
In Arabia Saudita è peraltro in corso un'importante riforma del sistema giudiziario fortemente voluta da Re Abdullah. La riorganizzazione della rete giudiziaria ha portato tra l'altro nel 2009 alla creazione di nuove corti primarie e d'appello, nell'ottica di migliorare la competenza dei giudici impegnati nelle diverse materie, ma anche di esercitare maggiore controllo sulla correttezza dell'operato dei magistrati.
L'Italia, consapevole della necessità di un approccio graduale e rispettoso della cultura locale, crede che il cambiamento di mentalità non possa avvenire se non attraverso un processo culturale e sociale, in direzione dell'interiorizzazione di un maggiore rispetto dei diritti umani in quanto tutele individuali.
Il percorso in atto in Arabia Saudita è probabilmente ancora lungo, tenuto conto delle difficoltà e degli ostacoli che il processo di riforme incontra nel regno. Si tratta però dell'unica strada percorribile perché penetri nella società civile, apportando un significativo e radicale cambiamento sociale che metta in primo piano il rispetto dei diritti umani.

Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Stefania Gabriella Anastasia Craxi.