XVI LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di martedì 2 marzo 2010

TESTO AGGIORNATO AL 22 FEBBRAIO 2011

ATTI DI INDIRIZZO

Risoluzioni in Commissione:

Le Commissioni X e XIII,
premesso che:
la difficile situazione congiunturale europea sta evidenziando le gravi criticità relative alle priorità di impegno della materia prima rappresentata dal legno di recupero;
la flessione dei consumi in Europa, con la conseguente riduzione delle lavorazioni del legno, ha comportato una contrazione del 25-30 per cento delle quantità di legno post-consumo, che sono la fonte di approvvigionamento per i comparti della produzione del pannello truciolare;
la produzione di pannelli truciolati è un'eccellenza italiana che rappresenta il nostro Paese nel mondo per la capacità di trasformare quantitativamente e qualitativamente i rifiuti e i sottoprodotti del legno. La modernizzazione dei processi produttivi, unitamente alla carenza di superfici boschive, ha spinto, infatti, i produttori italiani di pannelli truciolari a sviluppare nuove tecnologie in grado di valorizzare le frazioni qualitativamente più povere, ai fini del riciclo;
in Italia si producono complessivamente circa 4.500.000 metri cubi di pannelli truciolari, impiegando oltre 3.000.000 tonnellate/anno di rifiuti e di sottoprodotti legnosi. Le quantità eccedenti la disponibilità nazionale sono importate da altri Paesi, tra cui la Germania, la Svizzera, la Francia e l'Austria, che pur avendo sviluppato livelli diversi di raccolta differenziata non dispongono della tecnologia necessaria per il riciclo del legno;
l'attuale carenza di materia prima da impiegare nel settore del riciclo è anche dovuta all'attuazione di politiche di incentivazione della produzione di energia da fonti rinnovabili, le quali, se da una parte favoriscono la riduzione dell'utilizzo dei prodotti petroliferi, dall'altra creano uno sperequazione che potrebbe risultare dannosa per la filiera del mobile;
i produttori di pannello truciolare, avendo difficoltà a reperire sul mercato la materia prima di cui abbisognano, sono costretti ad importarla dall'estero con un aggravio dei costi di approvvigionamento. Da ciò ne deriva l'innalzamento dei prezzi di vendita dei pannelli e l'indebolimento della capacità competitiva della filiera del legno a favore di quella estera;
l'incentivazione economica alla produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili consente ai soggetti beneficiari di tale incentivazione di proporsi sul mercato di approviggionamento dei rifiuti o sottoprodotti del legno con una superiore potenzialità economica di acquisto rispetto ai soggetti che effettuano il riciclo del legno per la filiera del mobile; ciò crea uno spostamento del mercato verso l'utilizzo di tali materiali per la produzione di energia elettrica;
ai fini del riequilibrio del sistema, sarebbe opportuna una programmazione della richiesta industriale per l'attività del riciclo del legno per la filiera del mobile ed una contestuale pianificazione delle quantità di biomasse da destinare alla produzione di energia elettrica e, a tal fine, diventa indispensabile un attento monitoraggio degli impianti a biomassa esistenti o in corso di realizzazione sul territorio nazionale,


impegnano il Governo:


ad adottare le opportune iniziative per la realizzazione di un programma di individuazione e di monitoraggio delle centrali elettriche a biomasse esistenti e in corso di realizzazione sul territorio nazionale;
fatti salvi gli interessi degli operatori agricoli rientranti nell'ambito della filiera «corta», a programmare l'autorizzazione di nuovi impianti alimentati a biomasse, tenendo conto delle necessità del sistema produttivo a cui le biomasse facevano

riferimento e assegnandone priorità agli utilizzi tradizionali, allo scopo di evitare squilibri nell'approvvigionamento delle materie prime da parte delle industrie del legno;
ad assegnare ad un organismo di controllo (Osservatorio nazionale dei rifiuti o altro organismo) il compito della determinazione delle quantità di biomasse necessarie ai riciclatori, sulla base delle dichiarazioni da loro inoltrate (FIR, MUD), con l'obbiettivo di eliminare o ridurre le importazioni dall'estero dei rifiuti o sottoprodotti del legno, a vantaggio del sistema industriale del mobile.
(7-00278)
«Fava, Rainieri, Reguzzoni, Torazzi, Allasia, Togni, Lanzarin, Brigandì, Fedriga, Bonino, Gidoni, Fugatti, Desiderati, Rondini, Grimoldi, Nicola Molteni».

La IX Commissione,
premesso che:
con legge 5 maggio 2009, n. 42 Reggio Calabria è stata indicata come «città metropolitana». Si è trattato di un riconoscimento importante che trae origine dalla necessità di assicurare al Mezzogiorno un nuovo ruolo negli equilibri economici del Paese. Ruolo che la Calabria ha, almeno in parte, conquistato sul campo visto il suo consistente, se paragonato al resto del Paese, tasso di sviluppo del reddito pro-capite, nonostante le criticabili condizioni della finanza pubblica regionale;
un simile riconoscimento implica la necessità di dotare la città di servizi adeguati al fine di consentirle di esercitare le funzioni che il legislatore ha voluto conferirle;
in una direzione opposta si muove, invece, l'azienda Poste che ha recentemente presentato un piano di riorganizzazione dei propri servizi che punta ad escludere la città, quale sede qualificata per la loro ubicazione. Si tratta in particolare della struttura «programma e controllo di gestione» e della competence center, che da Reggio dovrebbero essere trasferite a Catanzaro, destinata a divenire la sede in cui concentrare tutti i servizi regionali;
tutto ciò contraddice agli accordi siglati con le organizzazioni sindacali che prevedevano il mantenimento di molte strutture operative a Reggio Calabria e che per il solo competence center avevano comportato investimenti - già realizzati - per una spesa complessiva di circa 300 mila euro. Senza contare poi l'esistenza di un personale estremamente qualificato capace di assolvere ai compiti per i quali era stato formato e in grado di rendere immediatamente operative le suddette strutture,


impegna il Governo


a valutare l'opportunità di intervenire sui vertici aziendali affinché gli accordi sottoscritti siano onorati, evitando altresì che le risorse spese per rendere funzionali le sedi (locali, mobili, punti rete, e altro) si traducano in una perdita secca, il cui costo finirebbe comunque per gravare sui contribuenti, ed adoprarsi affinché si giunga ad un incontro con le parti sociali onde evitare che dall'intera operazione possa derivare un'ulteriore perdita di posti di lavoro in un momento così delicato per la vita economica e sociale dell'intera regione.
(7-00279) «Antonino Foti, Nucara, Carlucci».

La XI Commissione,
premesso che:
la società Eurofly è nata 19 anni fa ed attualmente dispone di una flotta mista di aeromobili Airbus A320 e A330 di ultima generazione;
suo attuale azionista di maggioranza è Meridiana (da tre anni), compagnia sarda con una flotta composta principalmente da vecchi MD80;

è prevista una fusione tra le due società che di fatto cancellerà Eurofly da Malpensa;
il personale di terra di Eurofly, circa 150 persone, lavora tra a sede di Milano (uffici commerciali, del personale e amministrativi) e il terminal di Malpensa - circa 90 persone (manutenzione, ingegneria e ruoli operativi);
nonostante non vi sia in previsione una diminuzione dei voli da/per Malpensa, la società non si è sentita in «obbligo» di mantenere la presenza del personale Eurofly presso Malpensa;
è previsto un trasferimento di tutto il personale di Eurofly ad Olbia per ottenere finanziamenti regionali (40 milioni di euro attraverso SFIRS - Società finanziaria industriale rinascita Sardegna SpA della regione Sardegna) e agevolazioni per la costruzione di nuovi hangar e ottenere dallo stato gli ammortizzatori sociali come la cassa integrazione nei periodi di magra del lavoro: è noto che l'aeroporto di Olbia lavora principalmente d'estate con arrivi e partenze di centinaia di migliaia di turisti;
i naviganti verranno suddivisi tra le varie basi di Meridiana: Verona-Firenze-Olbia e Cagliari;
Meridiana «offre» invece al personale di terra lombardo il trasferimento della loro sede di lavoro in Sardegna, al momento senza nessuna «agevolazione» se non quelle previste da contratto - 21 giorni di preavviso prima del trasferimento (No agevolazioni anche temporanee, per un appoggio logistico/biglietti agevolati per il rientro a LIN, eccetera) senza considerare che si tratta di persone che hanno radici, famiglia, vita in Lombardia e non avranno molto da scegliere: poche saranno le persone in grado di sopportare il trasferimento, sia in termini personali di affetti, che economici per la famiglia come un mutuo di una abitazione di proprietà da mantenere, oltre al proprio sostentamento in una regione non vicinissime;
al momento, dalle comunicazioni, pare non sia previsto alcun ammortizzatore sociale anzi l'azienda sostiene di avere esuberi (solo da parte di Eurofly) che oscillano tra i 120 ed i 130 (proprio i numeri di Malpensa);
non è stato prorogato nessun contratto a tempo determinato;
dopo alcuni anni di separata gestione del lavoro, anni nei quali al personale Eurofly è stata applicata la «solidarietà», e con un contratto tuttora scaduto, i vertici di Meridiana hanno deciso di unire le due forze lavoro secondo i seguenti progetti: creazione di una società di manutenzione «Meridiana Maintenance Srl», fusione dei due vettori GJ e IG in «Meridiana Fly», segnando così di fatto la fine del marchio Eurofly e la creazione della nuova Meridiana Express, che porterà lavoratori solo stagionali per la parte volo,


impegna il Governo


ad intraprendere, nelle more di un eventuale intervento da parte della magistratura del lavoro, azioni immediate per la salvaguardia del patrimonio umano consistente nel personale di Eurofly di base a Malpensa.
(7-00277) «Fedriga, Reguzzoni».

...

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA
DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interpellanze urgenti (ex articolo 138-bis del regolamento):

I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro dell'economia e delle finanze, il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti,

il Ministro dello sviluppo economico, il Ministro della gioventù, per sapere - premesso che:
il 26 gennaio 2010 a Roma si è svolta una cerimonia di presentazione della proposta di candidatura della città di Roma quale sede dei XXXII Giochi olimpici e paralimpici del 2020;
in precedenza, la città di Venezia aveva proposto la propria candidatura per ospitare lo stesso evento;
secondo notizie di stampa, mai smentite, risulta che a sostegno della candidatura di Roma vi siano aziende nazionali, anche partecipate dal Ministero dell'economia e delle finanze, quali Trenitalia con l'amministratore delegato Mauro Moretti, Lottomatica con Marco Sala, RAI, Alitalia con l'amministratore delegato Rocca Sabelli;
inoltre, sempre secondo notizie di stampa, risulta che, a sostegno della candidatura romana, siano scese in campo, tra le aziende private, anche Mediaset e Medusa Film;
è necessario garantire la neutralità ed un equo sostegno del Governo italiano, quanto meno degli enti pubblici e delle società direttamente o indirettamente partecipati o controllati, facendo ritirare dette aziende pubbliche dal Comitato di sostegno di Roma o, in alternativa, facendole partecipare ad entrambi -:
se non ritengano inopportuna la partecipazione attiva di chi rappresenta aziende pubbliche di rilevanza nazionale al Comitato di sostegno di un'unica candidatura, quella di Roma;
se il Governo intenda assumere con urgenza le iniziative necessarie per garantire l'imparziale, autonoma e trasparente valutazione tecnica da parte del Comitato olimpico nazionale delle candidature presentate entro il 5 marzo 2010, affinché venga scelta la proposta migliore sulla base della documentazione che sarà sottoposta ad esame, assicurando valutazioni oggettive sui progetti di Roma e Venezia.
(2-00632)
«Gava, Callegari, Rubinato, De Poli, Donadi, Dal Moro, Goisis, Dal Lago, Mogherini Rebesani, Luciano Dussin, Monai, Martella, Viola, Baretta, Fogliardi, Calearo Ciman, Zorzato, Paniz, Milanato, Antonione, Sbrollini, Mistrello Destro, Gottardo, Borghesi, Compagnon, Dozzo, Gidoni, Forcolin, Lanzarin, Bitonci, Montagnoli, Miotto, Munerato, Bragantini, Murer, Negro, Naccarato, Polidori».

I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, per sapere - premesso che:
il settimanale L'Espresso ha pubblicato nel numero in edicola questa settimana, alle pagine da 38 a 44, un servizio dal titolo «Un G8 da 500 milioni»;
la vicenda delle spese folli per organizzare un summit mondiale durato 3 giorni, occupa molte pagine di tutta la stampa nazionale ormai da settimane, ma al primo filone di interesse, che riguardava gli appalti e le spese per l'organizzazione dell'evento alla Maddalena, ora si è aggiunto il secondo, che riguarda gli appalti e le spese per il trasferimento dell'evento nella città de L'Aquila;
una scheda riassuntiva finale riporta una sintesi dei costi del G8 2009 organizzato dall'Italia, così suddivisa:
a) costo G8 Maddalena 327 milioni 500 mila euro;
b) costo G8 L'Aquila 184 milioni 974 mila 178 euro;

c) costo complessivo G8 512 milioni 474 mila 178 euro;
per fare un paragone, l'ultimo G8 organizzato dall'Italia è stato quello del 2001 a Genova, dove furono stanziati per l'organizzazione 20 miliardi di lire e per le opere accessorie 90 miliardi (meno di 47 milioni di euro) in quindici anni. Considerando tutti gli altri fondi, compresi quelli del Comune, il conto fu di 200 miliardi. Poco più di un quinto di quello che si è speso nel 2009. Cinquecentododici milioni di euro sono mille miliardi di vecchie lire;
a parte la sproporzione della cifra spesa in totale rispetto ai tre giorni dell'evento, preoccupa l'utilizzo che di quei soldi è stato fatto;
rimanendo sui costi del G8 de L'Aquila, tra i costi più incredibili, l'articolo de L'Espresso indica i seguenti:

Fornitore Oggetto Importo in Euro
(incluso IVA)
SPAZIALE SPLENDY G.I.L. SRL Fornitura accappatoi e asciugamani 24.420,00
PINEIDER SPA Fornitura materiale vario
(album, sottomano da scrivania,
portablocchi cartelle)
78.163,20
MUSEOVIVO Fornitura 60 penne edizione unica 26.000,05
POLTRONE FRAU SPA Fornitura sedute a noleggio 373.233,30
FORCING SRL, MIB SRL, FIDANZIA SRL Fornitura pennoni e bandiere 175.576,80
RUFFOLO SILVIA GRAFICA EDITORIALE Fornitura, declinazione e utilizzo logo G8 21.600,00
COGEDA SISTEMI Fornitura cartucce toner 12.733,20
ELCOMAN SRL Fornitura n. 30 distruggidocumenti 12.852,00
MEDIAMERKET SPA,
CIFONI DOMENICO SRL,
UNIEURO-CTE GROUP SRL,
TECNOVISIONI SRL
Fornitura televisori Lcd e noleggio plasma 347.348,00
BULGARI ITALIA SPA Fornitura 45 ciotoline in argento 22.500,00
FRATERNITAS SRL Fornitura megafoni 3.895,20
LANIFICIO FRATELLI CERRUTI SPA Fornitura tessuto per divise steward e hostess 13.555,20
LANIFICIO ORMEZZANO SPA Fornitura tessuto per divise steward e hostess 5.184,00
ANNALISA COLLEZIONI SRL Fornitura tessuto per divise (non specificate) 54.000,00
PUBLILASER SRL Fornitura tessuto con logo
per personalizzazione transenne
23.442,05
FIORI E PIANTE di Tontoranelli Daniela,
DEMI MONDE SRL
Fornitura addobbi floreali 64.020,00
ARTERIA SRL Fornitura servizio trasferimento scultura
«Il Guerriero di Capestrano»
da Chieti a sede G8 l'Aquila
11.122,80
ARTERIA SRL Servizio aggiuntivo per sollevamento
scultura «Il guerriero di Capestrano»
4.056,00
BORGHI INTERNATIONAL Trasporto opere d'arte 36.000,00
NOLOSTAND SPA Fornitura posacenere 10.200,00
PUBLILASER SRL Rivestimento ascensori con pellicola vinilic 9.072,00
ISTITUTO GRAMMA,
CENTRO RICERCHE MUSICALI, ORTO ONIRICO SRL, AGORÀ SRL
Realizzazione progetto
«A city to listen to - L'Aquila per il G8»
193.996,00
TOTALE . . . 1.522.969,80

non si può non rimanere sorpresi rileggendo la precedente tabella, pensando alla gravità del sisma che aveva colpito l'Abruzzo e alla dichiarata frugalità, per rispetto delle vittime e dei terremotati, a cui l'organizzazione del G8 doveva ispirarsi. Lussi e sprechi eccessivi per un vertice spostato tra i terremotati in nome

della sobrietà e della solidarietà. Si legge sul sito della Presidenza del Consiglio: «Non solo, il cambiamento di sede ha consentito un notevole risparmio di costi, soprattutto quelli previsti per gli apparati di sicurezza, che andranno a beneficio della popolazione terremotata, quindi una scelta austera e sobria» (http://www.governo.it/Governo/informa/Dossier/G8_terremoto);
non si può non trascurare inoltre il fatto che l'assegnazione degli appalti e delle commesse è avvenuta in apparente contrasto con il principio di trasparenza e di rispetto delle regole, al punto che tra i soggetti appaltanti si ritrovano anche le solite aziende ben inserite all'interno della protezione civile, alcune delle quali sono oggi al centro di indagini giudiziarie nell'ambito proprio di alcuni degli appalti per il G8;
tra le aziende «amiche» si evidenziano la Relais le jardin, che si è aggiudicata la fornitura del servizio di catering per i banchetti organizzati per i Capi di Stato e Delegazioni ricevendone in cambio un milione 65 mila 600 euro (DPC/G8, prot. 43308 del 1o luglio 2009); la Triumph, per la fornitura di materiali per giornalisti e delegazioni estere e del servizio di interpretariato con un compenso di un milione 250 mila euro; Mario Catalano, che cura l'immagine di Silvio Berlusconi e gli eventi pubblici in cui è coinvolto, inviato a L'Aquila, da quanto riportato da L'Espresso, non si sa a che titolo, per verificare la piena applicazione della legge n. 626 che regola la sicurezza sul lavoro. Il tutto per 92 mila euro; la Pedicone holding e la Las Mobili, quest'ultima per una fornitura di mobili per circa 300 mila euro. La Pedicone detiene il 64 per cento della Las, di cui è sindaco supplente il presidente della regione Abruzzo, Gianni Chiodi; e l'elenco potrebbe allungarsi;
non è inoltre dato sapere quale utilizzo sia stato fatto o a chi sono state destinate o dove sono conservate attualmente le suppellettili, le forniture e i materiali acquistati, dopo che è passato il G8, come ad esempio i 735 frigoriferi, i 931 televisori, i 30 distruggi documenti, le 45 ciotoline d'argento (costate 22.500,00 euro), i 1.000 bolliacqua, le bandiere e i pennoni costati 88 mila 836 euro (fornite da Kaufgut Spa, Dpc/G8, prot. 43270 del 26 giugno 2009), le 18 bandiere costate 12 mila 480 euro (fornite da Fidanzia Sistemi Srl, DPC/G8 prot. 45030 del 6 luglio 2009), le 5 bandiere costate 3 mila 480 euro (fornite da Fidanzia Sistemi Srl, DPC/G8 prot. 44232 del 1o luglio 2009),le 250 prolunghe elettriche; le 25 scrivanie, 25 sedie e 887 adattatori spina costati 23 mila 988 euro (forniti da Composad SRL, DPC/G8 prot. 44798 del 4 luglio 2009) e altro;
le difficoltà aumentano pensando a quali «spese infrastrutturali» siano state fatte e che possano rimanere stabilmente a servizio di una terra martoriata dal sisma;
con fondi che L'Espresso dice essere arrivati anche extra budget, è stata pagata l'installazione Isoradio, che da informazioni sul traffico, sull'autostrada Roma-Aquila-Pescara, da anni gestita in concessione da Carlo Toto, ex proprietario di AirOne. In questo modo la protezione civile si sarebbe fatta carico di pagare un conto che, secondo un accordo tra Rai e società autostradali, sarebbe a carico delle società. Infatti l'accordo prevede che la Rai reperisca le frequenze, mentre le società garantiscono l'acquisizione e la manutenzione degli impianti;
oltre 23 milioni di euro sono stati spesi per gli interventi nella scuola sottoufficiali delle Fiamme Gialle, che si sviluppa su oltre 45 ettari, in modo che potesse ospitare i lavori del G8 e dare ospitalità alle delegazioni: sono state risistemate 1.090 stanze, ridipinte pareti esterni installata sull'intera superficie la rete in fibra ottica; sistemati oltre 120 mila metri quadri di verde; arredati al top tutti gli ambienti, ma anche fatti lavori radicali di rifacimento degli impianti, adeguamento della rete di distribuzione dell'ener

gia elettrica, manutenzione delle cucine, messa a punto della pressione dell'acqua;
ma i lavori fatti nella scuola sottoufficiali non rimarranno a stabile vantaggio degli abruzzesi che in quei giorni del G8 soffrivano l'afa nelle tendopoli: infatti l'immobile non è di proprietà pubblica, bensì di un pool di banche e istituzioni finanziarie come Immobiliare Sgr spa, Imi, Barclays Capital, Royal Bank of Scotland e Lehman Brothers, a cui lo Stato paga ogni anno 13 milioni di euro di affitto. La proprietà non solo si è avvantaggiata gratuitamente della radicale ristrutturazione e dell'adeguamento della struttura, ma ha pure ottenuto, a G8 terminato, il totale ripristino dei luoghi, ossia il ritorno delle sale del summit a scuola militare, costato altri 4 milioni di euro. Sul sito della Presidenza del Consiglio dei ministri tuttavia, si legge ancora oggi: «Un altro risultato tangibile innescato dal vertice, è quello relativo alle infrastrutture: in primo luogo l'adeguamento dell'aeroporto de L'Aquila e l'ampliamento della rete stradale. Inoltre, gli alloggi utilizzati dalle delegazioni - approntati per il Vertice - diverranno, dopo il G8, ulteriore supporto abitativo destinato alle persone che hanno perso la casa» (http://www.governo.it/GovernoInforma/Dossier/G8_terremoto) -:
come si giustifichino le spese sostenute per il G8 a L'Aquila, a fronte della dichiarata scelta di solidarietà ai terremotati, sobrietà e austerità;
con quali criteri e nel rispetto di quali regole sono state scelte le aziende che hanno fornito servizi e materiali e che hanno svolti lavori per il G8 a L'Aquila;
quale utilizzo sia stato fatto o a chi sono state destinate le suppellettili, le forniture e i materiali acquistati in occasione del G8.
(2-00634)
«Donadi, Borghesi, Evangelisti, Di Stanislao, Palomba».

Interrogazioni a risposta scritta:

ZAMPARUTTI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
le macerie causate dal terremoto in Abruzzo sono state assimilate dall'articolo 9 del decreto-legge n. 39 del 28 aprile 2009, convertito dalla legge n. 77 del 24 giugno 2009, ai rifiuti urbani con codice CER 20.03.99;
un'ordinanza della Presidenza del Consiglio dei ministri, n. 3767 del 13 maggio 2009, attribuisce poi ai comuni il compito di organizzarsi individuando i siti e procedendo alla rimozione entro tre mesi dall'entrata in vigore del provvedimento (18 maggio);
in base all'articolo 19, comma 1, dell'ordinanza della Presidenza del Consiglio dei ministri n. 3797 del 30 luglio 2009 «il commissario delegato può provvedere, in sostituzione dei comuni (...) alla individuazione dei siti da adibire a deposito temporaneo e selezione dei materiali derivanti dal crollo degli edifici pubblici e privati nonché di quelli provenienti dalle demolizioni degli edifici danneggiati dal sisma (...)». Per occupare, requisire e realizzare i siti, il provvedimento attribuisce al commissario anche la possibilità di avvalersi delle deroghe per interventi d'emergenza elencate dall'ordinanza n. 3753 del 6 aprile 2009;
la struttura commissariale avrebbe potuto agire in via sostitutiva dei comuni e non l'ha fatto se non per il sito ex Teges -:
se sia vero quanto sopra esposto e per quali motivi la struttura commissariale non abbia agito in via sostitutiva ai comuni e si sia limitata ad adottare una comunicazione (prot. 6571/09) per sollecitare i comuni del «cratere» a provvedere all'individuazione dei siti di stoccaggio.
(4-06334)

ZAMPARUTTI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
secondo Legambiente sono 8.500.000 i metri cubi di sola ghiaia e sabbia estratti ogni anno in Abruzzo che ne fanno la regione italiana con la più alta produzione di inerti pro capite: 6,42 metri cubi all'anno contro una media nazionale di 2,39;
le macerie aquilane potrebbero contribuire alla produzione di materiale riciclato e limitare l'attività estrattiva ai fini della ricostruzione;
a giudizio degli interroganti una filiera legata al riuso delle macerie può rappresentare un piccolo pezzo di economia del territorio;
tuttavia la differenza tra i 4-5 euro/metro cubo pagati sul mercato per il materiale «vergine» e i 5-7 euro/metro cubo del costo dell'aggregato riciclato rischia di giocare a sfavore del recupero;
i due bandi per la rimozione e lo smaltimento delle macerie fatti finora dal comune dell'Aquila prevedono l'avvio al riciclo di almeno il 50 per cento degli inerti. Nelle ipotesi formulate dalla regione si potrebbe arrivare ad avviare al riuso anche l'80-90 per cento del materiale, derivante dalla demolizione selettiva degli edifici;
l'Anpar (Associazione nazionale produttori di aggregati riciclati) dice che un impianto di riciclaggio di taglia medio-grande può trattare fino a 250 mila tonnellate di inerti all'anno. Il che significa che, potenzialmente, una decina di impianti dislocati nel territorio della provincia potrebbero lavorare in circa due anni tutti gli inerti derivanti dalle macerie del terremoto e produrre oltre 4 milioni di tonnellate di aggregato riciclato (la quantità di aggregato riciclato prodotto coincide in genere con la quantità di materiale lavorato);
sempre secondo l'Anpar, oggi in Italia sono attivi impianti per il riciclaggio degli inerti in grado di trattare dai 5 ai 5,5 milioni di tonnellate di materiale all'anno. Più che sufficienti per i 4,5 milioni di tonnellate di macerie qualora si ipotizzasse un piano che preveda la solidarietà delle altre regioni, disposte a farsi carico del problema smaltimento, sulla falsariga della emergenza rifiuti campana -:
se il Governo stia valutando l'opportunità di misure di defiscalizzazione e incentivazione dell'utilizzo di aggregato riciclato in edilizia, con apposite direttive o leggi specifiche, al contempo rendendo sempre meno conveniente il materiale di cava;
se si intendano adottare iniziative, anche di carattere normativo, che, in merito alla ricostruzione in Abruzzo, stabiliscano strumenti che obblighino o incentivino i comuni a utilizzare aggregati riciclati per la realizzazione di opere pubbliche, a partire dalle infrastrutture.
(4-06335)

ZAMPARUTTI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
la decisione della Corte dei conti di approvare con riserva lo schema di finanziamento del ponte di Messina e l'esame della documentazione prodotta da Stretto di Messina spa fanno emergere dubbi sulla sostenibilità economico-finanziaria del progetto e sulla fondatezza degli accordi recentemente intercorsi con il general contractor;
i dubbi riguardano in particolare le stime dei flussi di traffico, dalla cui accuratezza dipende la «tenuta» dei ricavi, e la rideterminazione del corrispettivo riconosciuto a Eurolink;
come si legge in un articolo pubblicato su lavoce.info a firma di Guido Signorino,

dopo la conclusione della gara per il general contractor, Stretto di Messina spa ha rielaborato le stime dei flussi di traffico del ponte al 2017, riducendole del 5 per cento per le auto e del 10 per cento per i camion;
lo scenario trasportistico di questa analisi è quello definito «sfavorevole» nel progetto preliminare, stando al quale il 65 per cento della domanda di attraversamento dello Stretto si rivolgerà al ponte;
lo scenario non è compatibile con le valutazioni dell'advisor governativo, secondo cui «la quota potenzialmente attratta dall'attraversamento stabile è complessivamente afferente al 40 per cento del totale» dei passeggeri;
nel valutare il contesto infrastrutturale, poi, vengono considerati solo gli sviluppi passibili di aumentare funzionalità e attrattività del ponte (rilocalizzazione degli approdi di Messina, collegamenti metropolitani Reggio-Messina via ponte, completamento della A3, estensione al sud dell'alta velocità), mentre la crescita del trasporto aereo viene attribuita esclusivamente al «progressivo decadimento del livello di servizio delle infrastrutture terrestri». Non si tiene invece conto di sviluppi destinati a intercettare la parte più rilevante del flusso di attraversamento, ossia il pendolarismo (avvio della «metropolitana del mare» tra le due sponde);
nei documenti si legge che: «i tassi reali di crescita del Pil meridionale (1,4 per cento annuo nel periodo 2006) sono risultati ex-post inferiori a quelli ipotizzati per le precedenti previsioni (2,8 per cento annuo nell'ipotesi di "crescita intermedia")». In realtà, il progetto preliminare considera solo due scenari di crescita: alta (+3,8 per cento l'anno) e bassa (+1,8 per cento); il rimando a un inesplorato «scenario intermedio» occulta il fatto che l'evoluzione dell'economia meridionale è risultata inferiore perfino allo scenario pessimistico. Nel periodo 2002-07 (precedente la crisi), il tasso medio di crescita è stato al sud l'1,1 per cento, inferiore di ben il 40 per cento all'ipotesi minimale formulata nel progetto;
l'aggiornamento del piano finanziario riconosce a Eurolink una «maggiorazione» di 1.090.000.000 euro: il consorzio si riprende, raddoppiandolo, l'intero ribasso di mezzo miliardo che aveva offerto nella gara. Nel calcolare l'incremento si è tenuto conto (tra l'altro) dell'aumento dell'indice dei prezzi per le famiglie degli operai e impiegati (Foi) e dell'evoluzione del costo dell'acciaio;
tuttavia, mentre per la prima variabile si è valutata l'inflazione intercorsa e prevista tra il 2002 e il 2011, per il costo dell'acciaio si è considerato solo «l'eccezionale aumento dei prezzi dell'acciaio registrato tra il 2003 e il 2004»;
il valore dell'acciaio si è dimezzato tra il 2007 e il 2009, tornando quasi ai livelli del 1997, straordinariamente inferiori ai picchi del 2004. Per il futuro, la European Confederationof Iron and Steel Industries prevede una dinamica modestissima per la domanda europea: +0,9 per cento nel 2010, +4 per cento nel 2011. In quest'ultimo anno, per un livello atteso di domanda mondiale pari a 1,45 miliardi di tonnellate, l'offerta è stimata in 1,6 miliardi di tonnellate. Vi sono dunque ampi margini di crescita senza pressioni sul prezzo;
risulta pertanto anomalo proiettare al 2011 la dinamica dei prezzi e bloccare al 2004 quella del costo dell'acciaio;
nell'accordo intercorso tra Eurolink e Sdm nel settembre 2009 vengono inoltre alterate le condizioni contrattuali e di bando. Questo prevedeva un prefinanziamento a carico del general contractor compreso tra il 10 e il 20 per cento del valore dell'opera. Il contratto fissava tale percentuale al 15 per cento. Il nuovo accordo porta la quota al 10 per cento e ne prevede una possibile riduzione al 5 per cento. Ciò in considerazione del fatto «che la eccezionale congiuntura finanziaria sopravvenuta durante il periodo di mancato avvio dei lavori altera le condizioni di finanziamento dell'opera»;

a giudizio degli interroganti però due considerazioni devono essere fatte in proposito:
a) la congiuntura economica, abbassando il valore dell'acciaio, riduce le esigenze di finanziamento;
b) la variazione negoziata è asimmetricamente elastica: la quota di prefinanziamento si ridurrà ancora se le condizioni del mercato finanziario dovessero ulteriormente peggiorare, ma non aumenterà se queste dovessero migliorare -:
se corrisponda al vero quanto riferito in premessa;
se ed in che modo i Ministri interrogati intendano operare affinché la spesa per la realizzazione del Ponte sullo Stretto, che a tutti gli effetti appare essere un'opera che consente al contraente privato di realizzare un ottimo affare, senza alcun bilanciamento a tutela dei soldi dei contribuenti, sia riconvertita verso opere in grado di soddisfare i bisogni effettivi dei cittadini senza vantaggi esclusivi per i soli contraenti privati.
(4-06337)

LATTERI, COMMERCIO, LO MONTE e LOMBARDO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
a seguito della conversione in legge del decreto-legge n. 194 del 2009, cosiddetto decreto milleproroghe, approvato definitivamente dal Senato il 25 febbraio 2010, sono stati cancellati i contributi all'editoria previsti a favore delle emittenti televisive locali già a valere per l'anno 2009;
la norma inerente l'editoria introdotta al «decreto milleproroghe» rischia seriamente di causare il definitivo tracollo dell'intero settore dell'emittenza televisiva locale, già pesantemente messo a dura prova dalla crisi economica e dal passaggio al digitale terrestre;
grazie al sostegno delle provvidenze, che consistevano nella riduzione tariffaria del 50 per cento dei costi delle utenze telefoniche, nel rimborso del 40 per cento dei costi delle utenze elettriche e dei collegamenti satellitari e nel rimborso del 60 per cento del costo dei canoni di abbonamento delle agenzie di informazione, le emittenti televisive locali hanno potuto, finora, approntare le redazioni necessarie per offrire un efficiente servizio di informazione sul territorio che, con l'azzeramento dei sostegni delle provvidenze, non potrà essere più garantito;
uno degli effetti immediati di tale provvedimento sarà inoltre la perdita di numerosi posti di lavoro degli addetti all'informazione attualmente impiegati nelle redazioni giornalistiche delle Tv locali;
inoltre, la retroattività del provvedimento va ad incidere direttamente su bilanci già chiusi e costituisce una sottrazione senza precedenti, determinando un attentato diretto alle società editrici, molte delle quali, anche per effetto delle regole di Basilea 2, si vedranno revocare gli affidamenti bancari e saranno costrette a presentare i loro libri in Tribunale -:
quali iniziative il Governo abbia intenzione di intraprendere al fine di recuperare una forma di sostegno a favore di tali emittenti locali che non rappresenta, peraltro, un onere rilevante per lo Stato, mentre per le imprese radiotelevisive locali costituisce una misura di garanzia del pluralismo informativo e dell'occupazione nel comparto.
(4-06338)

ZAMPARUTTI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
domenica 28 febbraio 2010 si è svolta una manifestazione dal titolo «Liberiamo la città dalle macerie»;
secondo varie fonti nel capoluogo abruzzese il sisma ha determinato una

quantità complessiva di macerie (da crollo e da demolizione controllata) che si aggira intorno ai 4,5 milioni di tonnellate;
secondo Legambiente circa un terzo del totale, vale a dire 1 milione di metri cubi, si trova sulle strade, mentre 2 milioni sarebbero quelle accumulate all'interno delle case e nei cortili;
le stime relative al capoluogo non ricomprenderebbero invece i detriti derivanti dai lavori di ristrutturazione che saranno effettuati dai privati. A queste cifre vanno aggiunte le macerie presenti negli altri comuni del cratere, ma fino ad oggi non esistono stime attendibili;
ad esasperare gli abitanti dell'Aquila è soprattutto la presenza dei cumuli che impediscono la riapertura di molte vie del centro storico dove, accanto agli edifici crollati, si trovano anche numerose case dichiarate agibili dai tecnici, ma che non possono essere raggiunte e rioccupate dai proprietari;
sarebbe sufficiente spostarne gli occupanti per far partire i lavori sui circa 10 mila edifici danneggiati del centro storico pur tenendo in conto l'esclusione di macerie sotto sequestro (140 siti in tutto) per le inchieste della magistratura sui crolli «dolosi» e il fatto che questi crolli hanno interessato anche materiale «sensibile» proveniente da edifici di pregio storico-architettonico;
il cosiddetto «decreto-legge Abruzzo», n. 39 del 28 aprile 2009, prevedeva una riclassificazione delle macerie, quelle da crollo e quelle derivanti da demolizioni controllate. L'articolo 9 comma 1 recita: «I materiali derivanti dal crollo degli edifici pubblici e privati, nonché quelli provenienti dalle demolizioni degli edifici danneggiati dal terremoto sono classificati (ai sensi dell'allegato D della parte IV del decreto legislativo 3 aprile 2006 n. 152) come rifiuti urbani con codice Cer 20.03.99 limitatamente alle fasi di raccolta e trasporto presso le aree di deposito temporaneo individuate». Per i privati cittadini che dovranno ristrutturare le abitazioni nella fase della ricostruzione non vale questa riclassificazione (in questo caso il codice è 17);
tali materiali, essendo classificati come rifiuti urbani con codice CER 20.03.99, sono sottoposti al divieto di smaltimento fuori dal territorio regionale;
nel caso di preventivo trattamento in un impianto abruzzese, invece, i due tipi di rifiuti prodotti - codici CER 17.00.00, «rifiuti delle operazioni di costruzione e demolizione (compreso il terreno proveniente da siti contaminati)», e 19.12.12, «altri rifiuti (compresi materiali misti) prodotti dal trattamento meccanico dei rifiuti, diversi di quelli di cui alla voce 19.12.11», cioè non pericolosi - potrebbero tranquillamente uscire dalla regione ed essere ospitati in impianti nel resto del Paese, senza bisogno di deroghe introdotte per decreto-legge -:
se e quali iniziative di competenza, anche di supporto agli enti oggi competenti, si intendano adottare perché sia rimosso prioritariamente il milione di metri cubi di macerie che occupa le strade;
in merito allo smaltimento delle macerie, se si intendano assumere iniziative normative volte a derogare al divieto di smaltimento fuori dall'Abruzzo o se invece si ritenga di promuoverne il trattamento con tecniche di riciclaggio che potrebbero farle uscire dalla regione senza bisogno di deroghe;
comunque quali iniziative si intendano adottare a sostegno dei costi di trasporto dei materiali e di incentivo al riciclaggio.
(4-06343)

...

AFFARI ESTERI

Interrogazione a risposta scritta:

DI BIAGIO, PICCHI, BERARDI e ANGELI. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
alla luce delle attuali disposizioni definite dall'Amministrazione, il consolato

generale d'Italia a Losanna rientra tra le strutture diplomatico-consolari per le quali è prevista la chiusura a partire dal 2011;
l'utenza della suindicata struttura, costituita prevalentemente da cittadini italiani, subisce i disagi dovuti dall'orario di apertura al pubblico, stabilito unilateralmente dal capo missione che al riguardo ha addotto tali scelte alle esigenze rappresentate dalle associazioni locali;
attualmente la sede è aperta al pubblico tre mattine a settimana, di cui una coincide con il sabato, e solamente due pomeriggi;
al capo missione è stata avanzata la proposta - da parte del personale dello stesso consolato - di garantire l'apertura della sede per più turni pomeridiani settimanali, a fronte della chiusura del sabato mattina in analogia a quanto avviene al consolato di Ginevra - in considerazione anche del fatto che nella giornata di sabato gli uffici del Ministero sono chiusi, rendendo di fatto impossibile ogni tipo di consultazione tra il consolato, il Ministero ma anche tutti gli enti locali al fine di far fronte al prosieguo di una specifica attività consolare;
malgrado le evidenti e citate criticità non vi è stata disponibilità da parte del console a valutare l'alternativa proposta;
il sussistere di tale organizzazione della sede diplomatica ha sollevato notevoli e continui disagi per l'utenza esterna, che ha rappresentato più volte il proprio malcontento ed il proprio disagio -:
se sia a conoscenza di quanto indicato in premessa e quali siano le ragioni per cui il console continui ad operare in un contesto sociale le cui esigenze non possono essere soddisfatte a fronte di quanto suesposto con i conseguenti citati disservizi per la continuità italiana residente nel circondario di Losanna, che è pari a circa 60.000 cittadini;
se i suindicati aspetti organizzativi rientrino in un programma, condiviso con l'amministrazione, orientato alla ridefinizione del ruolo della struttura consolare alla luce del piano di razionalizzazione annunciato dal Ministro degli affari esteri.
(4-06330)

TESTO AGGIORNATO AL 22 FEBBRAIO 2011

...

AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, per sapere - premesso che:
secondo gli ultimi dati Eurispes, Taranto rientra tra le quattordici aree ad alto rischio ambientale, rappresentando un grande problema nazionale per le allarmanti emissioni di sostanze inquinanti attribuibili ai grandi stabilimenti industriali: Ilva, Eni, Edison, Cementir;
nell'ambito della nota questione ambientale dell'area tarantina si evidenziano gravi problemi di protezione ambientale e di tutela dei livelli occupazionali del territorio;
entrambi i problemi determinano, sotto differenti profili, elevati livelli di preoccupazione sociale per la salubrità del contesto ambientale e, allo stesso tempo, per le gravi conseguenze occupazionali che deriverebbero all'economia locale dalla chiusura degli stabilimenti industriali in questione;
tale situazione, insistentemente evidenziata dai mass media, sta provocando una psicosi collettiva che, ad avviso degli interpellanti, la regione Puglia ha inteso «cavalcare», adottando una legge di impossibile applicazione tecnica, priva peraltro di ogni copertura finanziaria;
l'Ilva contesta la concreta praticabilità di tale legge con particolare riferimento

al raggiungimento degli obiettivi temporali di abbattimento delle emissioni di diossina -:
se non ritenga di dover intervenire, per adottare, nell'ambito delle competenze costituzionali che in materia di ambiente ricadono ancora sullo Stato centrale, le più urgenti e opportune iniziative per affrontare, in maniera determinata e con intenti risolutivi, l'annosa questione, che molto impropriamente viene definita con il generico e abusato termine di «emergenza» e, che in realtà, rappresenta una grave e pericolosa patologia, con la quale sono costrette a fare i conti Taranto e la sua provincia anche con pesanti costi di vite umane.
(2-00633)
«Patarino, Sbai, Franzoso, De Camillis, Nastri, Vitali, Angela Napoli, Versace, Bocciardo, Mussolini, Marinello, Cristaldi, Landolfi, Dima, Di Cagno Abbrescia, Nola, Mancuso, Palumbo, Catanoso, Proietti Cosimi, Dell'Elce, Laboccetta, Sisto, Scandroglio, Beccalossi, Rosso, De Corato, Pelino, Di Virgilio, Fucci, Castellani, Porcu, Murgia, Testoni, Lisi, Girlanda, Scelli, Lazzari, Formichella, Moffa, Barbieri».

Interrogazioni a risposta immediata:

COTA, LUCIANO DUSSIN, DAL LAGO, REGUZZONI, ALESSANDRI, ALLASIA, BITONCI, BONINO, BRAGANTINI, BRIGANDÌ, BUONANNO, CALLEGARI, CAPARINI, CHIAPPORI, COMAROLI, CONSIGLIO, CROSIO, D'AMICO, DESIDERATI, DOZZO, GUIDO DUSSIN, FAVA, FEDRIGA, FOGLIATO, FOLLEGOT, FORCOLIN, FUGATTI, GIBELLI, GIDONI, GIANCARLO GIORGETTI, GOISIS, GRIMOLDI, LANZARIN, LUSSANA, MACCANTI, LAURA MOLTENI, NICOLA MOLTENI, MONTAGNOLI, MUNERATO, NEGRO, PAOLINI, PASTORE, PINI, PIROVANO, POLLEDRI, RAINIERI, RIVOLTA, RIXI, RONDINI, SIMONETTI, STEFANI, STUCCHI, TOGNI, TORAZZI, VANALLI e VOLPI. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
il disastro ambientale del 23 febbraio 2010, provocato dall'imponente sversamento di oltre 5 mila tonnellate di idrocarburi nel fiume Lambro, è stato affrontato prontamente e con grande competenza dalla protezione civile e dai volontari;
l'intervento all'Isola Serafini, anche grazie al contributo dell'Enel, ha evitato ingenti danni alla potabilizzazione dell'acqua del territorio ferrarese;
sembrerebbe che la macchia sia stata ormai assorbita per il 90 per cento fino all'altezza di Piacenza e le analisi sulla qualità dell'acqua nel delta del Po dimostrano l'assenza di inquinanti: situazione tranquillizzante che dimostra la fine della fase di emergenza;
comincia, pertanto, la fase di bonifica, della stima dei danni e della ricerca dei colpevoli, per l'abnorme ferita inflitta al bacino del Po, un'arteria vitale per tutto il territorio padano, che ha vanificato gli sforzi e gli investimenti dei comuni rivieraschi, che, con il contributo della regione, hanno contribuito negli ultimi anni al recupero e alla riqualificazione degli ambienti fluviali del Po;
le ultime notizie di stampa riportano l'avvio dell'inchiesta dalla procura di Monza non solo per i reati principali ipotizzati dalla magistratura, ma anche per violazione della cosiddetta «normativa Seveso» contro l'amministratore delegato e rappresentante legale della Lombarda petroli (titolare dei depositi dell'attività abbandonata da anni), per omessa dichiarazione e violazione della norma ambientale, che consente di conservare nei depositi di stoccaggio non più di 2.500 tonnellate di materiale inquinante;
occorre agire velocemente, individuando le opportune risorse e superando le lentezze del sistema e la frammentazione

delle competenze tra autorità di bacino, Agenzia interregionale per il fiume Po (A.i.Po), regioni ed enti locali, rilanciando la necessità di arrivare ad un'unica cabina di regia per l'immediato intervento di bonifica -:
se il Ministro interrogato intenda procedere alla costituzione di un'unica cabina di regia, che superi le lentezze del sistema e la frammentazione delle competenze tra i diversi organi attualmente incaricati per la gestione e l'attuazione degli interventi nel bacino del Po, al fine di provvedere prontamente alla gestione della fase di bonifica, quantificando il danno ambientale all'ecosistema fluviale e gli eventuali danni provocati alla falda acquifera ed individuando le risorse occorrenti per un immediato intervento.
(3-00943)

BRATTI, FRANCESCHINI, BERSANI, MARAN, LENZI, MARIANI, BRAGA, ALBONETTI, BENAMATI, BOCCI, BRANDOLINI, MARCO CARRA, CASTAGNETTI, CODURELLI, COLANINNO, COLOMBO, CORSINI, DE BIASI, DE MICHELI, DUILIO, ESPOSITO, FARINONE, FERRARI, FIANO, GHIZZONI, GIACHETTI, GINOBLE, IANNUZZI, LA FORGIA, LETTA, MARANTELLI, MARCHI, MARCHIGNOLI, MARCHIONI, MARGIOTTA, MIGLIAVACCA, MIGLIOLI, MISIANI, MORASSUT, MOSCA, MOTTA, PELUFFO, PIZZETTI, POLLASTRINI, QUARTIANI, REALACCI, SANGA, SORO, VASSALLO, VIOLA, ZACCARIA, ZAMPA e ZUCCHI. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
il bacino del Po è il più grande bacino idrografico di Italia: 70.000 metri quadri, con un'area di pianura di 46.000 chilometri quadrati;
vi insistono più di 16.000.000 di abitanti, di cui 3.171.000 addetti all'industria e 2.791.000 addetti al terziario;
gli allevamenti di bestiame sono costituiti circa da 4 milioni di bovini, 5 milioni di suini (Piemonte, Lombardia e Emilia Romagna 55 per cento del patrimonio nazionale zootecnico);
vi si trova il 37 per cento dell'industria nazionale, il 47 per cento dei posti di lavoro;
un'area di 34.000 chilometri quadrati di superficie coltivata, di cui il 50 per cento irrigato (circa il 35 per cento della produzione nazionale);
all'interno del bacino vi è un consumo energetico pari al 48 per cento di quello nazionale e vi è una produzione di circa il 40 per cento di anidride carbonica equivalente di tutto il Paese;
durante i mesi invernali la qualità dell'aria presenta, in quest'area, livelli molto bassi, a causa dell'accumulo dei numerosi inquinanti derivanti dalle attività umane, in maniera particolare il trasporto su strada, aggravato dalle condizioni atmosferiche e dalla situazione geografica;
l'incidente verificatosi lunedì 22 febbraio 2010 concernente lo sversamento di idrocarburi nel fiume Lambro, a causa dell'apertura di rubinetti di 7 cisterne nel deposito della Lombarda petroli, sito in Villasanta, in provincia di Monza, ha messo in evidenza tutte le criticità relative alla sicurezza e alla gestione ambientale dell'intero bacino idrografico del Po, nonché la debolezza delle procedure di controllo e prevenzione di incidenti, ancor più dolosi, di tale gravità (con molta probabilità le cisterne della Lombarda petroli contenevano quantità di combustibile maggiore di quanto dichiarato alle autorità competenti, il deposito non sottostava alla disciplina della cosiddetta «direttiva Severo», non vi era un'adeguata sorveglianza per impedire accessi non consentiti agli impianti dello stabilimento, assenza di vasche intermedie tra il deposito e il corpo idrico). Anche i primi interventi messi in atto a monte (a livello del fiume Lambro) sono apparsi in qualche misura tardivi e scarsamente coordinati, dando l'impressione

che nella fase immediatamente successiva all'incidente la gravità dell'emergenza sia stata sottovalutata;
l'applicazione della normativa relativa agli stabilimenti ad alto rischio di incidente rilevante, a cui anche i depositi di idrocarburi devono attenersi, non è stata completata (sono oltre 1100 gli impianti in Italia che soggiacciono a tale normativa);
gli impianti dismessi o in via di dismissione dovrebbero essere controllati con grande attenzione, in quanto costituiscono un potenziale pericolo ambientale, spesso sottovalutato perché la cessazione delle attività corrisponde ad un allentamento dei controlli di sicurezza;
ciascuna regione deve aver predisposto, in coordinamento con gli enti locali, un piano di protezione civile che preveda interventi di prevenzione e di tutela da rischi di carattere industriale, sismico, idraulico ed idrogeologico, con i relativi riferimenti anche alla gestione delle emergenze connesse. Solo per il caso di attualità, la regione Emilia Romagna ha dovuto impegnare nella prima emergenza circa 900.000 euro;
il codice ambientale, decreto legislativo n. 152 del 2006, riguardante anche la definizione dei distretti idrografici, è ad oggi in fase di revisione da parte del Ministro interrogato, che ha chiesto delega al Parlamento, e tarda l'adeguamento alla normativa comunitaria, che prevedeva l'individuazione di grandi distretti idrografici proprio per uniformare la gestione dei grandi fiumi: allo stato attuale, non dà la necessaria autorevolezza all'autorità di bacino per poter gestire tutte le indispensabili attività da eseguire sul fiume Po;
numerosi e troppi sono gli enti che interferiscono con la gestione della risorsa idrica all'interno del bacino del Po;
il recente disastro ambientale ha fatto emergere come qualsiasi episodio che si verifica a monte del fiume ha un impatto su tutto il suo corso, compreso il delta, e che qualsiasi progetto o intervento non può non considerare il Po come un unicum al di là dei confini amministrativi;
si rileva che allo stato attuale l'unico progetto organico sul Po, denominato «valle del Po», che prevedeva un finanziamento di 180 milioni di euro anche per interventi strutturali, è stato di fatto cancellato dal Governo -:
quali iniziative e provvedimenti intenda intraprendere per costituire un sistema di governo autorevole del bacino del Po, d'intesa con le regioni interessate, adeguato ad affrontare in un percorso ordinario le complesse emergenze di carattere ambientale, che interessano il bacino idrografico più grande e ricco del Paese e che attengono, oltre che al rischio industriale, a quello idraulico ed a quello idrogeologico, e in quali tempi e con quali risorse intenda definire un piano organico di tutela e valorizzazione del più importante fiume del nostro Paese.
(3-00944)

Interrogazioni a risposta scritta:

GIRLANDA e CARLUCCI. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
la media delle precipitazioni nel 2009 è quasi raddoppiata rispetto al periodo 1971-2000;
questo fenomeno ha assunto connotati ancora maggiori nell'Italia centro-meridionale e in Sicilia, arrivando a precipitazioni medie di tre volte superiori rispetto all'ultimo trentennio del Novecento;
il 70 per cento dei comuni italiani sono a rischio di dissesto idrogeologico;
a gennaio 2010 le precipitazioni piovose e nevose sono cresciute del 43 per cento rispetto alla media stagionale;
a seguito dei dati sopra elencati vi sono stati effetti di portata disastrosa in alcune regioni dell'Italia meridionale, come la Calabria e la Sicilia;

l'esondazione di importanti corsi d'acqua in diverse regioni ha portato molti enti a richiedere lo stato di calamità naturale;
la progressiva tropicalizzazione del clima può provocare danni ambientali di portata tale da obbligare alla revisione della strutturazione dell'antropizzazione di diversi territori;
gli effetti di questa situazione si ripercuotono negativamente sulle colture ed i raccolti, sia nella stagione invernale quanto in previsione di quella estiva -:
se il Ministro intenda disporre linee di indirizzo in collaborazione con gli enti locali, in particolar modo le regioni, i consorzi di bonifica e le autorità di bacino, al fine di prevedere la costruzione di nuovi bacini di allagamento in prossimità dei maggiori fiumi della penisola;
in quali regioni il Ministro ritenga prioritario procedere, per quanto di competenza, con interventi mirati al contenimento dei danni provocati dalle piene dei fiumi, con riferimento particolare a quelle che hanno richiesto lo stato di calamità naturale.
(4-06331)

ZAMPARUTTI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
il Tribunale amministrativo regionale di Lecce ha sospeso gli effetti delle autorizzazioni ambientali rilasciate dal Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e dal Ministero per i beni e le attività culturali per l'esecuzione dei sondaggi petroliferi previsti al largo delle coste pugliesi;
l'autorizzazione era stata data con un decreto il 15 ottobre 2009 con cui si rilasciava istanza di permesso esplorativo alla società inglese Northern Petroleum ltd di fronte le coste pugliesi;
con queste autorizzazioni la società inglese poteva procedere all'esecuzione di rilievi di vario tipo per tentare di individuare la presenza di idrocarburi liquidi e gassosi, in un'area a 25 chilometri ad est di Monopoli. E nel caso che la Northern Petroleum ltd avesse trovato il giacimento avrebbe potuto chiedere di trasformare il permesso di ricerca in concessione di produzione, e realizzare quindi la piattaforma petrolifera offshore;
il Tribunale amministrativo regionale ha infatti accolto i rilievi dei comuni di Fasano e Ostuni e della regione Puglia, evidenziando vizi di procedura e carenze sostanziali, inerenti all'insufficiente valutazione degli impatti ambientali previsti;
la perforazione di un pozzo esplorativo deve infatti essere sottoposta a valutazione di impatto ambientale che evidentemente non è stata ritenuta adeguata. «L'intero progetto presentato dalla società petrolifera, a partire dalla tecnica di prospezione geofisica denominata Air-gun - ha dichiarato il presidente di Legambiente Puglia, Francesco Tarantini - è fortemente impattante per l'ambiente, le attività produttive e il turismo delle coste pugliesi, come ha palesato il Tar nell'ordinanza»;
uno dei motivi della sospensione delle autorizzazioni rilasciate dal Ministero alla Northern Petroleum ltd è l'utilizzo dalla tecnica di prospezione geofisica denominata air-gun, che come si legge in un comunicato del Wwf «potrebbe determinare diminuzioni del pescato tra il 45 per cento e il 70 per cento in un raggio di quaranta miglia nautiche, circa settanta chilometri»;
inoltre risulterebbe oramai accertato che le ricerche petrolifere con la tecnica dell'air-gun, ufficialmente annoverata tra le forme riconosciute di inquinamento, arrecano seri danni alla biodiversità marina, in primo luogo ai mammiferi ma anche a pesci, invertebrati e tartarughe marine -:
se vi siano altri casi di autorizzazioni ambientali rilasciate relativamente ad attività

che facciano ricorso alla tecnica di prospezione geofisica denominata air-gun;
in caso di risposta affermativa, se non ritengano di rivedere le autorizzazioni concesse.
(4-06336)

ZAMPARUTTI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
i sindaci di alcuni comuni vicini al fiume Lambro hanno vietato l'utilizzo dell'acqua del rubinetto per scopi potabili e alimentari a causa di un inquinamento da 1.2 dicloroetano; da notizie stampa risulterebbe infatti che, approfittando del velo oleoso provocato dagli idrocarburi sversati nel Lambro che non permetteva di far vedere immediatamente l'ingresso in acqua delle sostanze inquinanti, alcuni criminali hanno versato nel Po l'1,2 dicloroetano;
l'1.2 dicloroetano o cloruro di etilene è un composto cancerogeno, molto infiammabile, nocivo ed irritante per le vie respiratorie. Il suo principale utilizzo è come intermedio nella sintesi del cloruro di vinile, a sua volta precursore del PVC (il polivinilcloruro, che è una delle materie plastiche di maggior consumo al mondo), ma è anche usato come agente sgrassante e diluente per vernici;
a fronte di questa ulteriore emergenza risulta ancora una volta di più la necessità di una gestione coordinata ed integrata a livello di bacino idrografico come previsto dalle Direttive Quadro acque (2000/60/CE) e «rischio alluvionale» (2007/60/CE) -:
se il Ministro dell'Ambiente e della tutela del territorio e del mare intenda procedere tempestivamente alla definizione e istituzione dei distretti di bacino idrografico e richiedere adeguate risorse affinché sia possibile riavviare un'azione ordinaria e coordinata di pianificazione e gestione nei nostri fiumi che consenta di realizzare un «catasto degli scarichi» complessivo e aggiornato del bacino del Po; di individuare le «attività a rischio» nelle «aree a rischio idrogeologico e/o di esondazione» lungo i nostri fiumi; di provvedere alla loro urgente delocalizzazione o messa in sicurezza;
quali misure si intendano adottare per favorire l'avvio di controlli su tutte le possibili situazioni a «rischio scarico» lungo il Lambro, il Po e i suoi principali rami.
(4-06340)

...

BENI E ATTIVITÀ CULTURALI

Interrogazione a risposta in Commissione:

POLLEDRI e TOMMASO FOTI. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
in data 7 febbraio 2007, la Società Dalmazia Trieste alienò alla società Demofonte S.r.l., per la cifra di euro 130.364.000,00, un portafoglio immobiliare comprensivo di diversi immobili tra un immobile posto in Piacenza, viale Risorgimento angolo via Campo della Fiera, denominato ex scuola Enel; immobile, in origine, facente parte del patrimonio immobiliare del gruppo Enel e stimato per un valore di 5,4 milioni di euro;
nello stesso anno, in data 28 settembre 2007 la società Demofonte S.r.l., sopra citata, rivende a sua volta l'immobile in oggetto alla immobiliare Campo della Fiera S.r.l. alla cifra di 9.350.000,00 euro con un notevole incremento del valore dell'immobile e quindi con un notevole margine di guadagno;
con nota 19 marzo 2009 il signor Tirelli, amministratore unico della società immobiliare Campo della Fiera S.r.l., ora proprietaria dell'immobile ex scuola Enel, chiese, ai sensi dell'articolo 41 della legge regionale dell'Emilia Romagna 24 marzo 2000 n. 20 e dell'articolo 30 della legge 5

agosto 1978 n. 457 e successive modifiche e integrazioni, l'approvazione del piano di recupero di iniziativa privata in variante al piano regolatore generale (PRG) vigente relativo all'immobile acquistato, edificio classificato dal PRG come «servizi urbano-territoriali con destinazione specifica sedi amministrative» ed edificio di «recente formazione»;
la società Immobiliare Campo della Fiera, con il piano di recupero presentato, ha richiesto la variante della classificazione urbanistica dell'immobile in oggetto da «servizi urbano territoriali: sedi amministrative» a «tessuto del centro storico», prevedendo, inoltre, nello stesso piano di recupero, per il fabbricato, intervento di ristrutturazione edilizia che si sostanzia nella proposta di demolizione dello stesso fabbricato e nella sua ricostruzione. Il progetto così come presentato dalla società immobiliare Campo della Fiera, in particolare, porterà alla realizzazione di un nuovo complesso edilizio che dovrebbe comporsi di due piani interrati di autorimesse, piano terreno e primo piano destinato interamente a funzioni terziarie, secondo, terzo e quarto piano destinati ad uso residenziale;
in data 19 gennaio 2009 la società immobiliare Campo della Fiera, in considerazione del fatto che una porzione dell'area di realizzazione del nuovo complesso era stata oggetto di ritrovamenti archeologici, tra cui resti delle mura di epoca repubblicana, inoltrò una richiesta di parere alla soprintendenza per i beni archeologici dell'Emilia Romagna in merito ai lavori di ristrutturazione da eseguire. I ritrovamenti di cui in oggetto, a lavori ultimati, infatti, verrebbero a trovarsi in corrispondenza del secondo livello delle autorimesse interrate;
in riferimento alla richiesta di parere la Soprintendenza ritenne che «allo stato attuale delle conoscenze» non vi fossero elementi ostativi alla realizzazione del progetto edilizio «secondo le modalità descritte». Tuttavia, la soprintendenza nello stesso parere sottolineava la necessità di un possibile controllo di carattere stratigrafico nell'area immediatamente circostante le strutture, nonché qualche integrazione della documentazione grafica e fotografica esistente;
il consiglio comunale di Piacenza, nella seduta del 26 ottobre 2009, nonostante le numerose perplessità evidenziate da diversi consiglieri circa l'opportunità dell'opera e il rispetto delle norme urbanistiche a tutela del centro storico, ha approvato l'adozione del piano di recupero in oggetto, in variante al PRG, che però ad avviso degli interroganti, pone in serio pericolo l'attuale assetto e conservazione del centro storico posto che si accrescono notevolmente le volumetrie esistenti (da 2470 metri quadri a 6900 metri quadri) impattando fortemente sulla stessa struttura del centro storico nell'area;
peraltro non è noto se la demolizione e ricostruzione dell'edificio, con volumetrie molto maggiori e che presenta senza dubbio un forte impatto sul piano della conservazione dei reperti sopra citati, siano state chiaramente rappresentate alla soprintendenza all'atto della richiesta di detto parere -:
se il Ministro interrogato non ritenga opportuno, alla luce di quanto sopra ricordato, assumere le informazioni di competenza circa gli effetti che l'intervento e la conseguente opera di ristrutturazione in oggetto, che implicano la ricostruzione dell'edificio, possano avere sull'attuale assetto del centro storico anche al fine di valutare se esistano elementi nuovi che possano portare la soprintendenza a riconsiderare il parere reso;
se in particolare si intenda chiarire a quali effettivi rischi siano sottoposti i ritrovamenti archeologici di cui in premessa, considerato che tali ritrovamenti verrebbero a trovarsi in corrispondenza del II livello delle autorimesse interrate e considerato che nel parere della Soprintendenza per i beni Archeologici dell'Emilia Romagna si prospetta la possibilità di controlli stratigrafici nell'area circostante le strutture e possibili integrazioni documentali

grafiche e fotografiche, a conferma del rischio che tale operazione possa per essi comportare.
(5-02575)

...

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:
VI Commissione:

FUGATTI e REGUZZONI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 33, comma 3, della legge n. 388 del 2000 stabilisce che: «I trasferimenti di beni immobili in aree soggette a piani urbanistici particolareggiati, comunque denominati, regolarmente approvati ai sensi della normativa statale o regionale, sono soggetti all'imposta di registro dell'1 per cento e alle imposte ipotecarie e catastali in misura fissa, a condizione che l'utilizzazione edificatoria dell'area avvenga entro cinque anni dal trasferimento.»;
successivamente il legislatore, con l'articolo 76 della legge n. 448 del 2001, è di nuovo intervenuto sull'argomento, stabilendo che: «Il regime fiscale previsto dall'articolo 33, comma 3, della legge 23 dicembre 2000, n. 388, si intende applicabile nei confronti dei trasferimenti di beni immobili, compresi in piani urbanistici particolareggiati, comunque denominati, regolarmente approvati ai sensi della normativa statale o regionale, a condizione che l'utilizzazione edificatoria dell'area avvenga entro cinque anni dal trasferimento, anche nel caso in cui l'acquirente non disponesse in precedenza di altro immobile compreso nello stesso piano urbanistico.»;
l'intento del legislatore è evidentemente quello di agevolare i trasferimenti di beni immobili consistenti in aree edificabili detenute da privato, statuendo in tale ambito la sostanziale equiparazione di tale atto con quello analogo, ma effettuato da un'impresa, e che, pertanto, sarebbe soggetto ad IVA, in quanto l'assoggettamento ad imposta di registro in misura piena si tradurrebbe in un incremento dei costi di acquisizione dell'area;
il legislatore non ha invece richiesto che la società beneficiaria dell'agevolazione e la società che realizza la costruzione dell'immobile o degli immobili debbano coincidere; infatti, nelle citate disposizioni sono stabilite le condizioni di concessione dell'agevolazione, tra le quali il termine temporale («entro cinque anni»), mentre non si fa alcun riferimento al soggetto realizzatore; tale scelta appare del resto del tutto congruente con la ratio della norma, la quale è funzionale a dare impulso all'attività edilizia, e considerato che - successivamente alla fruizione dell'agevolazione da parte di una società - qualunque trasferimento successivo è soggetto ad IVA e quindi neutro ai fini fiscali: pertanto, l'unico motivo che può causare la revoca dell'agevolazione è la mancata utilizzazione edificatoria entro cinque anni dal trasferimento del bene immobile, essendo invece irrilevante il requisito soggettivo;
sebbene vi siano numerose pronunzie della magistratura tributaria che confermano l'orientamento indicato, tra le quali si può citare la sentenza della Commissione tributaria, provinciale di Treviso n. 94 del 12 settembre 2007, appare comunque opportuno eliminare ogni dubbio in materia -:
quali iniziative intenda assumere per fare definitiva chiarezza sulla questione, ribadendo che il regime fiscale agevolativo previsto dall'articolo 33, comma 3, della legge n. 388 del 2000, si applica a prescindere dai successivi passaggi di proprietà del bene oggetto dell'agevolazione avvenuti in regime di sottoposizione all'IVA.
(5-02569)

MILO, ZELLER e BRUGGER. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
la legge comunitaria 2008 (legge n. 88 del 2009) ha recepito nel nostro ordinamento le direttive 2008/8/CE, 2008/9/CE e 2008/117/CE, di modifica della precedente direttiva 2006/112/CE, per quanto riguarda la territorialità IVA delle prestazioni di servizi e lo scambio di informazioni;
già in sede di esame del disegno di legge comunitaria 2008 (AC 2320) il Governo, con l'accettazione di un ordine del giorno, si era impegnato ad adottare il decreto legislativo di recepimento delle direttive comunitarie nei tempi più rapidi possibili, in modo da consentire alle imprese di avere il tempo necessario per adeguarsi alla nuova normativa fiscale che è entrata in vigore il 1o gennaio 2010;
il relativo decreto legislativo 11 febbraio 2010, n. 18, è entrato in vigore il 20 febbraio 2010 con effetto retroattivo dal 1o gennaio 2010, ma la dottrina ritiene che l'efficacia riguardi solamente le disposizioni stabilite nella direttiva in modo sufficientemente dettagliato e cogente, come sembra emergere anche dalla circolare ministeriale n. 58/E del 31 dicembre 2009;
il predetto decreto attua anche alcune disposizioni, previste nella direttiva 2006/112/CE come facoltative, e che, pertanto, possono avere effetto solo dall'entrata in vigore del decreto legislativo (20 febbraio 2010) e non prima;
le diverse disposizioni di attuazione in parte sono state emanate e portate a conoscenza dei contribuenti in modo informale - come è accaduto con il decreto ministeriale del 22 febbraio 2010, che stabilisce i termini e le modalità per l'invio degli elenchi riepilogativi, tutt'ora non pubblicato, e sul quale si basa la determinazione, dello stesso giorno, dei direttori dell'Agenzia delle dogane e dell'Agenzia delle entrate, con la quale sono stati pubblicati i nuovi modelli Intrastat - in parte ancora da emanare - come i decreti per le richieste di rimborso da parte dei soggetti residenti e di quelli non residenti, nonché il decreto con le nuove procedure ed i modelli di dichiarazione per gli enti non commerciali (Mod. Intra 12 e Intra 13);
la prima scadenza a carico dei contribuenti era quella relativa ai nuovi elenchi riepilogativi su supporto magnetico, fissata per il 20 febbraio 2010, il giorno 25 febbraio 2010 era fissata quella per l'invio telematico; la modulistica e le procedure software sono state messe a disposizione dei contribuenti, peraltro in modo incompleto, solamente a ridosso della scadenza, rendendo di fatto impossibile il corretto adempimento soprattutto per le medie e grandi imprese, che devono estrapolare i dati dai sistemi gestionali con proprie procedure;
le modifiche contenute nei nuovi elenchi e nelle nuove procedure sono notevoli e riguardano, tra l'altro, anche gli elenchi per le cessioni/acquisti di beni, come l'obbligo per l'invio telematico e le nuove periodicità (peraltro, l'Italia non ha utilizzato né la facoltà, concessa dalla direttiva 2008/117/CE, di stabilire la soglia più alta di 100.000 euro per la periodicità trimestrale, né la facoltà della predisposizione trimestrale generalizzata per i servizi intracomunitari, come invece stabilito in altri Stati comunitari al fine di semplificare gli impegni a carico dei contribuenti);
l'Agenzia delle entrate (circolare n. 5/E del 17 febbraio 2009) e l'Agenzia delle dogane (comunicazione 24265/RU del 17 febbraio 2009), con riferimento allo Statuto del contribuente, hanno chiarito che non applicheranno sanzioni in caso di eventuali violazioni concernenti la compilazione dei suddetti elenchi, relativi ai mesi da gennaio a maggio 2010, a condizione che gli eventuali errori vengano sanati con elenchi integrativi inviati entro il 20 luglio 2010, cioè in ogni caso nei termini;
a parte l'evidente violazione delle norme previste dallo Statuto del contribuente

(legge n. 212 del 2000), che all'articolo 3, comma 2, stabilisce che «in ogni caso, le disposizioni tributarie non possono prevedere adempimenti a carico dei contribuenti la cui scadenza sia fissata anteriormente al sessantesimo giorno dalla data della loro entrata in vigore», si ritiene che il contribuente non possa avere violato alcuna disposizione, se questa formalmente non esiste -:
se ritenga opportuno, nei tempi più rapidi possibili, stabilire con chiarezza l'entrata in vigore delle disposizioni comunitarie facoltative, attuate con il predetto decreto legislativo 11 febbraio 2010, n. 18, sanando gli eventuali comportamenti difformi dei contribuenti, le eventuali violazioni concernenti la compilazione degli elenchi riepilogativi, gli eventuali ritardi ed omissioni, nonché tutti gli errori commessi dai contribuenti in buona fede, in questa fase di incertezza sulle nuove regole di territorialità.
(5-02570)

GERMANÀ. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 12 della legge n. 289 del 2002 prevede che i debiti tributari iscritti in ruoli emessi fino al 30 giugno 2001 possono essere estinti dai debitori, sulla base di apposita comunicazione dai concessionari del servizio nazionale della riscossione, attraverso il versamento di una somma pari a 25 per cento dell'importo iscritto, da versarsi in due soluzioni;
in forza di tale previsione, numerosi contribuenti si sono avvalsi di tale strumento per definire anche gli importi iscritti a ruolo relativi a violazioni in materia di tasse automobilistiche erariali e regionali ed hanno proceduto, entro i termini previsti, al versamento della prevista percentuale della somma iscritta a ruolo;
a distanza di diversi anni, nel 2007, gli uffici dell'Agenzia delle entrate, sulla scorta di un'interpretazione della direzione centrale normativa e contenzioso della stessa Agenzia, hanno contestato ai contribuenti la validità di tale definizione, sostenendo che per le tasse automobilistiche erariali è esclusa l'applicabilità del predetto articolo 12 della legge n. 289 del 2002, in quanto tale fattispecie è disciplinata dalla norma ad hoc contenuta nell'articolo 5-quinquies del decreto-legge n. 282 del 2002, il quale prevede che le violazioni commesse entro il 31 dicembre 2001, connesse al mancato pagamento della tassa automobilistica erariale, possono essere definite mediante il pagamento della tassa entro il 16 aprile 2003;
analogamente, l'Agenzia ha ritenuto inapplicabile il medesimo articolo 12 anche alle tasse automobilistiche regionali, sostenendo che ciò sarebbe escluso dal dettato dell'articolo 13 della legge n. 289 del 2002, il quale demanda alle regioni la facoltà di adottare autonomi provvedimenti per la definizione agevolata dei tributi propri;
tale mutamento nella posizione dell'Agenzia delle entrate sta evidentemente determinando gravi disagi ed oneri per i numerosi contribuenti interessati;
l'interpretazione dell'Agenzia non considera, in primo luogo, che il già citato articolo 5-quinquies del decreto-legge n. 282 del 2002 è stato inserito nel corpo del predetto decreto-legge dalla legge di conversione n. 27 del 2003, ed è dunque entrato in vigore il 23 febbraio 2003, in data posteriore all'entrata in vigore (avvenuta il 1o gennaio 2003) dell'articolo 12 della legge n. 289 del 2002: conseguentemente, ben può darsi il caso che taluni contribuenti avessero definito i propri carichi di ruolo relativi a violazioni concernenti la tassa automobilistica in forza del predetto articolo 12 della legge n. 289 del 2002, prima dell'entrata in vigore dell'articolo 5-quinquies del decreto-legge n. 282 del 2002;
al di là di tali considerazioni, ciò che sconcerta maggiormente, come già riscontrato in casi analoghi, oggetto di recenti atti di sindacato ispettivo, è il fatto che, a quasi cinque anni dalla data di entrata in

vigore delle predette previsioni, gli uffici dell'Agenzia abbiano ritenuto di mutare il loro orientamento in materia, senza porsi minimamente il problema delle conseguenze per i contribuenti in buona fede, e nel più completo spregio delle previsioni dello Statuto dei diritti del contribuente di cui alla legge n. 212 del 2000, il quale impone esplicitamente che i rapporti tra contribuente e amministrazione finanziaria siano improntati al principio della collaborazione e della buona fede;
in tale contesto appare dunque necessario che il Governo intervenga tempestivamente per dare soluzione alla questione, in ottemperanza allo Statuto dei diritti del contribuente, tutelando i diritti dei contribuenti in buona fede ed evitando che ad essi siano addossati oneri ulteriori -:
quali iniziative intenda assumere al fine di evitare ulteriori oneri a carico dei contribuenti coinvolti nella vicenda evidenziata, a salvaguardia della loro buona fede e nel rispetto dei principi sanciti dallo Statuto dei diritti del contribuente, quantomeno escludendo l'applicazione di sanzioni e di interessi, e se ritenga comunque possibile riconoscere validità ai versamenti eventualmente effettuati dai contribuenti a titolo di definizione dei carichi di ruolo concernenti la tassa automobilistica erariale prima dell'entrata in vigore dell'articolo 5-quinquies del decreto-legge n. 282 del 2002.
(5-02571)

...

GIUSTIZIA

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della giustizia, per sapere - premesso che:
dalla relazione fatta dal Guardasigilli onorevole Alfano parrebbero esservi ritardi nelle pronunce giurisprudenziali;
l'intero Parlamento, in ogni sua componente, ha lamentato il bisogno di accrescere il numero dei magistrati -:
se non intenda verificare, ai sensi dell'articolo 7 della legge n. 1311 del 1962, a quante udienze abbiano partecipato i magistrati Caselli e Palamara nell'ultimo anno;
se non intenda verificare, sempre ai sensi dell'articolo 7 della legge n. 1311 del 1962, quante sentenze, ordinanze, decreti abbiano depositato in quest'ultimo anno;
quale sia l'emolumento annuo percepito dagli stessi.
(2-00631)
«Brigandì, Vanalli, Comaroli, Volpi, Allasia, Togni, Renato Farina, Pini, Barani, Paolini, Alessandri, Guido Dussin, Goisis, Germanà, Lehner, Ventucci, Laboccetta, Chiappori, Fava, Stucchi, Caparini, Fogliato, Grimoldi, Consiglio, Desiderati, Rondini, De Luca, Catone, Girlanda, Mancuso».

TESTO AGGIORNATO AL 22 FEBBRAIO 2011

...

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazione a risposta in Commissione:

MEREU. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
da alcune settimane sono sempre più numerose le notizie riprese dalla stampa di disservizi che si registrano sulle linee di trasporto ferroviario regionale sardo, in particolar modo nel tratto che collega Carbonia con Cagliari;
a gennaio, ad esempio, si sono accumulati un'infinità di soppressioni, ritardi ingiustificati e una continua mancanza d'informazione ai pendolari e utenti del trasporto ferroviario, situazione che continua a persistere e che provoca disagi evidenti;

difatti nel corso dello scorso mese i pendolari e i passeggeri del treno partito da Carbonia, verso Cagliari si sono trovati più di una volta senza coincidenze nello snodo ferroviario di Villamassargia, per un cambio di orari di cui non era stata data alcuna comunicazione;
ugualmente nel corso degli scorsi giorni i pendolari di fronte a un ritardo evidente del treno che poi sarebbe stato soppresso non hanno trovato né adeguate indicazioni, né alcun tipo di sostituzione con un grave danno per tutti coloro che fidavano sul servizio stesso, inoltre alla richiesta di maggiori informazioni rivolte al personale di Trenitalia hanno ricevuto ragguagli del tutto inesatti e fuorvianti;
a pagare le conseguenze di un tale disservizio sono soprattutto i lavoratori e gli studenti pendolari che ogni giorno assistono impotenti all'inadeguatezza che ormai caratterizza il trasporto ferroviario nella regione Sardegna;
è necessario un urgente e tempestivo intervento risolutore della problematica che sta recando continui disagi a moltissimi cittadini, che hanno scelto il trasporto pubblico, rendendone insostenibile la qualità della loro vita e le attività lavorative e familiari;
la vicenda è stata già segnalata dai comitati di cittadini alle autorità competenti ma nessuna risposta sembra ad oggi essere pervenuta;
di fronte a una necessità sempre più urgente di potenziare il trasporto ferroviario per i tragitti quotidiani di studenti e lavoratori, riconosciuta anche dal Governo, si configura un incongruenza stridente con la situazione sopradescritta -:
quali urgenti iniziative di competenza intenda adottare per risolvere gli ormai insostenibili disagi che ricadono regolarmente sui cittadini che utilizzano il trasporto ferroviario nella linea Carbonia-Cagliari.
(5-02567)

Interrogazioni a risposta scritta:

GIRLANDA e CARLUCCI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
la direttissima è una linea ferroviaria ad alta velocità che collega Roma a Firenze e consente il raggiungimento della velocità massima di 250 chilometri orari per i treni Eurostar, con tempo di percorrenza di 1 ora e 35 minuti;
tale linea è attiva dal 1977 nel tratto da Roma a Città della Pieve e dal 1985 da Arezzo a Città della Pieve;
la regione Umbria, a causa della sua configurazione geografica e orografica, non è attualmente interessata da nessuna delle direttrici dell'alta velocità e niente lascia prevedere che possa esserlo in un prossimo futuro;
questa situazione si riverbera negativamente sul territorio a livello economico e sociale, con riferimento particolare all'utenza pendolare e ai turisti diretti nell'area del lago Trasimeno;
il vicepresidente di Conftrasporti, Massimo Dolciami, ha dichiarato a mezzo stampa sul quotidiano Il Giornale dell'Umbria del 21 febbraio 2010, pagina 11, che sarebbe possibile predisporre più di una fermata giornaliera delle linee ad alta velocità nella stazione di Ponticelli, sita nel territorio comunale di Città della Pieve, con un investimento non superiore ai 3 milioni di euro, attraverso il coordinamento tra Trenitalia e gli enti locali umbri per la realizzazione delle infrastrutture indispensabili per la fermate dei treni;
non va trascurata la possibilità di una crescita dell'utenza determinata dalla previsione di una nuova fermata per i viaggiatori in partenza e in arrivo da tutta l'Umbria occidentale -:
se il Ministro ritenga oggettivamente realizzabile questa possibilità;
se il Ministro intenda sottoporre questa ipotesi ad una fase di approfondimento al fine di verificare la possibilità di concertare un'azione in questa direzione con Trenitalia.
(4-06328)

OLIVERIO. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
a partire dal 1o marzo 2010, sono ufficialmente soppressi i treni: intercity notte 761/768 «Scilla» Reggio-Torino e ritorno (sia via Mileto che via Roccella), intercity notte 751/752 «Tommaso Campanella» Reggio-Milano e ritorno (via Mileto e via Roccella), l'espresso 823-834 «freccia del sud» Agrigento-Milano e ritorno (rimane limitato a Roma), e l'espresso 1940/1941 «treno del sole» Siracusa/Palermo-Torino e ritorno, con i quali veniva assicurato il servizio agli utenti calabresi per il tratto compreso tra Lamezia Terme e il capoluogo dello stretto, lungo la costiera del basso Ionio;
i suddetti treni saranno sostituiti da un unico nuovo espresso con il solo servizio di letti e cuccette sulla tratta Siracusa/Palermo-Torino PN e ritorno, numerato 1943/1944, che in Calabria riprende la traccia dell'intercity notte 761/768;
stessa sorte è prevista per altre 8 corse sul tragitto Lamezia Terme-Reggio Calabria nelle due direzioni lungo il versante tirrenico; i treni provenienti dalla Sicilia andranno a sostituire queste corse da Villa San Giovanni, obbligando tutti i viaggiatori in partenza da Reggio Calabria a un cambio di vettura;
i suddetti tagli comporteranno gravissimi, ulteriori disagi, ai cittadini pendolari, oltre che una forte penalizzazione della regione dal punto di vista turistico, già poco facilmente raggiungibile a causa della situazione di criticità dei collegamenti stradali e autostradali;
il contratto di servizio pubblico per la fornitura di un adeguato collegamento ferroviario della regione Calabria con il resto del Paese intercorre, a livello nazionale, tra l'azienda Trenitalia e il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti;
l'azienda Trenitalia, che gestisce i collegamenti ferroviari, ha tagliato i servizi offerti all'utenza, a seguito di una riduzione dei fondi erogati dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti nel relativo contratto di servizio;
in risposta alle decisioni di Trenitalia e del Governo sono state, inoltre, indette dai sindacati calabresi Filt-Fit-Orsa-Fastferrovie due manifestazioni di protesta per contestare tagli e gli infiniti disservizi che aumentano di anno in anno e che, in questo caso, metterebbero a repentaglio circa 70 posti di lavoro. La prima è prevista per il 2 marzo 2010 a Locri e la seconda per il 6 marzo 2010 di fronte alla stazione di Reggio Calabria Centrale -:
se sia a conoscenza dei gravissimi ulteriori tagli imposti da Trenitalia al servizio ferroviario e quali siano i suoi intendimenti in ordine alle conseguenze di suddetta politica che porta sempre di più all'isolamento del sud dal resto d'Italia e d'Europa;
quali urgenti iniziative intenda intraprendere, nell'ambito delle sue competenze, anche ipotizzando la revisione del contratto di servizio in essere con Trenitalia, al fine di assicurare collegamenti ferroviari - tra la regione Calabria, la capitale e il nord del Paese - adeguati alle esigenze dei cittadini.
(4-06339)

...

INTERNO

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'interno, il Ministro per le pari opportunità, il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, per sapere - premesso che:
il comune di Goito, in provincia di Mantova, ha recentemente approvato un regolamento che all'articolo 1 pone come condizione per iscrivere il figlio all'asilo l'accettazione di una sorta di preambolo religioso: la provenienza da una famiglia

cattolica o cristiana, escludendo di fatto molte famiglie di immigrati di diverso orientamento religioso;
il sindaco motiva tale decisione con il fatto che «pur essendo l'asilo pubblico, da sempre viene gestito secondo criteri che si ispirano al cristianesimo»;
a parere degli interpellanti ci si trova in presenza di una grave violazione della nostra Carta costituzionale, in particolare rispetto ai principi contenuti nell'articolo 3 e nell'articolo 7 -:
se siano a conoscenza dei fatti descritti e, qualora essi corrispondano al vero, se non ritenga di adottare ogni iniziativa di competenza, anche al fine di attivare la procedura di cui all'articolo 138 del testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali.
(2-00636)
«Marco Carra, Lenzi, Franceschini, Fiano, Amici, Fassino, Castagnetti, Ghizzoni, Bressa, Colaninno, Veltroni, Mattesini, Fiorio, Ciriello, Meta, Naccarato, Berretta, Boccuzzi, Corsini, Giovanelli, Graziano, Zucchi, Ginefra, Argentin, Gianni Farina, Maran, Vannucci, Pizzetti, Fontanelli, Nannicini, Peluffo, Schirru, Touadi, Tullo».

TESTO AGGIORNATO AL 20 APRILE 2010

...

ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, per sapere - premesso che:
in data 18 febbraio 2010, con oggetto anagrafe dell'edilizia scolastica, il Capo Dipartimento per la programmazione del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca ha inviato, a tutte le istituzioni scolastiche statali di ogni ordine e grado e per conoscenza agli uffici scolastici regionali, una nota contenente la richiesta di compilazione di una rilevazione di dati atti a consentire «l'aggiornamento dei dati dell'anagrafe, presenti attualmente nel sistema informativo del Ministero»;
nella suddetta circolare si raccomanda che tale raccolta avvenga dal 23 febbraio al 1o marzo 2010; ciò, si afferma, per consentire le iniziative di programmazione degli investimenti;
con l'intesa, raggiunta nella Conferenza unificata del 28 gennaio 2009 pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale n. 33 del febbraio 2009, è stata prevista la costituzione - presso ciascuna regione e provincia autonoma, di appositi gruppi di lavoro composti da rappresentanze degli uffici scolastici regionali, dei provveditorati interregionali alle opere pubbliche, dell'ANCI, dell'UPI e dell'UNCEM, con il compito di costituire apposite squadre tecniche incaricate dell'effettuazione di sopralluoghi sugli edifici scolastici del rispettivo territorio e della compilazione di apposite schede, il cui contenuto era destinato a confluire successivamente nell'anagrafe nazionale dell'edilizia scolastica;
il Presidente del Consiglio dei ministri, per quanto consta agli interpellanti, aveva annunciato, in una delle conferenze stampa tenute insieme con il Ministro interpellato, che la suddetta iniziativa avrebbe dovuto essere completata, come scritto nell'intesa, entro il 6 agosto 2009;
ad oggi non è ancora stato reso noto lo stato di attuazione del piano di messa in sicurezza degli edifici scolastici di cui all'articolo 80, comma 21, della legge n. 289 del 2002 (finanziaria per il 2003), articolato in due stralci per complessivi 489 milioni di euro riferiti a 1.594 interventi;
inoltre non è stato ancora definito il terzo programma stralcio di 300 milioni di euro che doveva esser sottoposto al CIPE entro il 30 giugno 2009 unitamente ad una ricognizione complessiva dello stato degli

interventi al 31 dicembre 2008 in base a quanto previsto dalla delibera del CIPE n. 114 del 2008;
la legge finanziaria per il 2010, all'articolo 2, comma 239, ha previsto che entro il mese di gennaio le commissioni parlamentari competenti avrebbero dovuto approvare le indicazioni per il 3o piano stralcio, pari ad un importo di 300 milioni di euro, che avrebbe dovuto comprendere gli stanziamenti già indicati nella delibera CIPE n. 114 del 2008 più altri non meglio indicati. Tale scadenza è stata di recente prorogata;
la delibera CIPE del 6 marzo 2009 n. 3 ha assegnato al «Fondo Infrastrutture», di cui all'articolo 6-quinquies del decreto-legge 112 del 2008, 1 miliardo di euro da destinare al piano per la messa in sicurezza delle scuole - secondo quanto stabilito dall'articolo 18 del decreto-legge n. 185 del 2008, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 2 del 2009. In base a tale delibera entro il 6 agosto 2009 si doveva presentare il relativo programma;
del suddetto piano non vi è al momento alcuna traccia in quanto, detratti i 226,4 milioni di euro assegnati all'Abruzzo, ne devono essere programmati e assegnati altri 773,6;
la proroga dei termini di scadenza per la messa a norma degli edifici scolastici (al 31 dicembre 2009) prevista dalla finanziaria per il 2007 del Governo Prodi, non era generalizzata per tutte le scuole non a norma ma solo per quelle rientranti nei piani regionali per la sicurezza;
dovrebbe essere noto al Governo che da quella data (31 dicembre 2009) tutte le scuole non a norma sono «fuorilegge», e che dunque - anche per esigenze di tutela rispetto alle responsabilità, per legge, poste in capo ai dirigenti scolastici ed agli amministratori locali - dovrebbero essere sottoposte ai necessari interventi -:
a che punto sia la realizzazione della sopracitata intesa con le regioni sulla sicurezza;
quali siano le reali finalità degli ulteriori, numerosi elementi conoscitivi richiesti alle scuole con la nota del 18 febbraio 2010, considerato che già esiste un'intesa raggiunta in Conferenza unificata con il compito di costituire apposite squadre tecniche incaricate dell'effettuazione di sopralluoghi sugli edifici scolastici del rispettivo territorio e della compilazione di apposite schede, il cui contenuto è destinato a confluire successivamente nell'anagrafe nazionale dell'edilizia scolastica -:
quali siano le motivazioni che hanno indotto il Ministero ad attivare un'iniziativa, ad avviso degli interpellanti, superflua e onerosa dal punto di vista burocratico, a causa dell'impiego di tempo, di personale e di energie richiesto alle scuole, al solo fine di esigere altri dati che andrebbero a sovrapporsi a quelli già sino ad ora acquisiti dagli enti locali, peraltro titolari di competenze dirette, ai sensi della normativa vigente, sull'edilizia scolastica;
se il Governo sia in grado di valutare, sulla base dei dati attualmente disponibili, quante e quali siano le scuole che al 31 dicembre 2009 non hanno ottemperato alle norme per la messa in sicurezza;
quali iniziative intenda adottare al fine di consentire tempestivamente alle suddette scuole non a norma di essere sottoposte ai necessari interventi di messa in sicurezza, per esigenze di tutela degli utenti e per rispetto delle responsabilità poste in capo ai dirigenti scolastici ed agli amministratori locali dalla normativa vigente;
quando e come verrà data attuazione all'assegnazione dei fondi già stanziati per l'edilizia scolastica e sopra menzionati.
(2-00635)
«De Pasquale, Ghizzoni, Mattesini, Coscia, Siragusa, Rossa, Pes, De Torre, Antonino Russo, Bachelet, Lolli, Nicolais, Mazzarella, Levi, Benamati, Cenni, Sbrollini, Federico Testa, Rampi, Fluvi, Strizzolo, Tempestini, Mariani, Braga, Marchi, Marchignoli, Fogliardi, Santagata, Pedoto, Dal Moro, Gatti, D'Incecco, Berretta, De Biasi, Motta».

Interrogazioni a risposta immediata:

DELFINO, VIETTI, DE POLI, GALLETTI, PEZZOTTA, CAPITANIO SANTOLINI, CIOCCHETTI, COMPAGNON, CICCANTI, VOLONTÈ, MEREU e ANNA TERESA FORMISANO. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
con la sentenza n. 80 del 22 febbraio 2010, la Corte costituzionale ha dichiarato l'illegittimità dell'articolo 2 della legge n. 244 del 2007 (legge finanziaria per il 2008) nella parte in cui:
a) fissa un limite massimo al numero dei posti degli insegnanti di sostegno (comma 413);
b) esclude - in presenza di studenti con disabilità grave - la possibilità di assumere insegnanti di sostegno in deroga (comma 414);
la norma che pone un tetto ai professori di sostegno violerebbe ben otto articoli della Costituzione, rendendo impossibile «per il disabile grave conseguire il livello di istruzione obbligatoria prevista, quello superiore e l'avviamento professionale propedeutico per l'inserimento nel mondo del lavoro», «in contrasto con i valori di solidarietà collettiva nei confronti dei disabili gravi» ed impedirebbe «il pieno sviluppo, la loro effettiva partecipazione alla vita politica, economica e sociale del Paese», introducendo «un regime discriminatorio illogico e irrazionale che non tiene conto del diverso grado di disabilità di tali persone, incidendo così sul nucleo minimo dei loro diritti»;
per le associazioni che riuniscono i genitori di portatori di handicap si tratta di una vittoria importante dopo mesi di proteste e manifestazioni contro una norma che condannava i diversamente abili a «non avere insegnanti di sostegno, alla mancanza di continuità didattica, ad avere dirigenti scolastici e insegnanti incompetenti e non aggiornati, alle barriere architettoniche che impediscono di frequentare la scuola, a non avere l'assistenza igienica necessaria all'assenza di strutture in cui crescere e vivere e ad essere dimenticato»;
il pronunciamento della Corte costituzionale riaprirebbe, di fatto, le porte delle aule scolastiche ad un numero considerevole di docenti di sostegno, variabile fra le 10 e le 20 mila unità;
si ricorda che quest'anno, a fronte di un aumento di oltre 5 mila alunni disabili, l'organico è calato di oltre 400 posti: passando da 90.882 a 90.469 posti, con il risultato che parecchi alunni disabili, anche in grave situazione, hanno visto calare le ore dedicate loro dall'insegnante di sostegno;
questa situazione è il corollario naturale dei tagli lineari prodotti dal Governo, che hanno determinato gravi difficoltà nella riorganizzazione del personale docente, soprattutto per i plessi scolastici situati in zone montane e disagiate;
l'accoglienza e la piena integrazione dei soggetti disabili contraddistingue il livello di civiltà di una società e rappresenta per la scuola italiana un segnale di qualità -:
se non ritenga, in tempi rapidi, di adottare iniziative volte ad introdurre una revisione della normativa di cui in premessa e, nell'immediato, di procedere alla stabilizzazione degli insegnanti di sostegno precari attualmente in servizio.
(3-00941)

MASSIMO PARISI e BALDELLI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
il ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca ha reso noti i

risultati degli scrutini del primo quadrimestre delle scuole di primo e secondo grado;
i dati confermano la linea più severa e rigorosa attuata già dall'anno scolastico precedente in sede scrutinante, soprattutto nelle superiori;
nella stampa quotidiana sono state avanzate riserve sui dati comunicati dal ministero ed è stato rilevato come nella scuola media le insufficienze nel voto in condotta sembrerebbero diminuire -:
se le notizie di stampa corrispondano al vero e quali siano i dati aggiornati sugli esiti della rilevazione sulla valutazione degli alunni al termine del primo quadrimestre.
(3-00942)

Interrogazione a risposta in Commissione:

PES, CALVISI, FADDA, MARROCU, MELIS, SCHIRRU e DE PASQUALE. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 64, comma 4, del decreto-legge n. 112 del 2008 convertito dalla legge n. 133 del 6 agosto 2008, prevede, al comma 2, la predisposizione di un piano programmatico di interventi e misure finalizzati ad un più razionale utilizzo delle risorse umane e strumentali disponibili nel settore della scuola e la conseguente adozione di uno o più regolamenti ai sensi dell'articolo 17, comma 2, della legge 23 agosto 1988, n. 400;
l'articolo 3 del decreto-legge 7 ottobre 2008, n. 154, convertito, con modificazioni, dalla legge 4 dicembre 2008, n. 189, ha infine disposto il differimento all'anno scolastico 2010/2011, previa apposita intesa in sede di Conferenza unificata, dell'attività di dimensionamento della rete scolastica con particolare riferimento ai punti di erogazione del servizio scolastico;
tale intesa non è stata ad oggi sottoscritta;
sono stati invece formalmente approvati i regolamenti di riordino di licei, istituti tecnici e istituti professionali ed è indispensabile che la regione eserciti la sua competenza programmatoria attivando il percorso decisionale;
l'assessore della pubblica istruzione, beni culturali, informazione, spettacolo e sport della regione Sardegna ha emanato per il dimensionamento del 2008 2009 il decreto 60 del 21 ottobre 2008 con il quale è stato istituito un tavolo interistituzionale e sono stati definiti tempi, procedure e modalità decisionali, avviando così un processo che si è concluso con la delibera della Giunta regionale del 20 gennaio 2009;
non essendoci in Sardegna una legge sull'istruzione e altri documenti e atti programmatori che abbiano una validità pluriennale e a cui ci si possa rifare, la regione anche per il 2010-2011 avrebbe dovuto, pur in attesa dell'intesa Stato-Regioni (prevista dalla legge 4 dicembre 2008, n. 189 e ancora mancante) dettare nuove linee guida o almeno confermare quelle dello scorso anno;
il 25 gennaio 2010 nel corso di un incontro gli assessori provinciali hanno chiesto che la regione sostenga nella conferenza unificata la non opportunità di procedere in Sardegna ad ulteriori azioni di razionalizzazione, dati i pesanti interventi operati lo scorso anno, ma l'assessore regionale non ha dato nessuna garanzia in tal senso, ribadendo che il dimensionamento sarebbe Stato fatto comunque;
il 17 febbraio 2010 durante un incontro del tavolo interistituzionale regione, province, ufficio scolastico regionale «per la riorganizzazione della rete scolastica e per la redazione dell'offerta formativa per l'a.s. 2010-2011», l'assessore regionale alla pubblica istruzione ha comunicato che la regione, non solo non ha attivato nei tempi utili la procedura per la riorganizzazione della rete scolastica, ma non intende assumere alcuna delibera per il prossimo anno scolastico né accogliere piani provinciali,

rimettendo di fatto ogni decisione al Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca e all'ufficio scolastico regionale;
nelle intenzioni dell'assessore regionale il confronto per l'anno scolastico 2010-2011 deve dunque ritenersi concluso;
tutte le province hanno già tenuto degli incontri con le scuole da cui hanno ricevuto proposte a cui devono dare risposte urgentemente prima che si aprano le iscrizioni (25 febbraio);
le province in questo modo sono impossibilitate ad esercitare in maniera formalmente corretta la competenza relativa ai piani provinciali, lasciando campo libero all'ufficio scolastico regionale (e quindi al Ministero) che sostiene che in questa fase, per quanto riguarda la riforma delle scuole superiori, si tratta solo di competenze ordinamentali dal momento che non ci sarebbe altro che il passaggio automatico dal vecchio al nuovo ordinamento;
la regione Sardegna non esercita al momento la propria funzione in una fase complesse e delicata;
la riforma che si sta per attuare ad avviso degli interroganti non garantisce pari opportunità formative nel territorio nazionale: rischia piuttosto di depauperare l'attuale offerta formativa territoriale già carente e limitata per quantità e qualità e di aggravare il fenomeno della dispersione e dell'abbandono -:
quali siano gli intendimenti del Ministro in relazione alle problematiche rappresentate in premessa;
se non ritenga urgente adoperarsi affinché anche sul territorio della regione Sardegna i dirigenti scolastici siano posti nelle condizioni di iniziare il prossimo anno scolastico nelle migliori condizioni anche alla luce della riforma della scuola secondaria superiore contenuta nel decreto varati il 4 febbraio dal Consiglio dei ministri.
(5-02568)

Interrogazione a risposta scritta:

BOBBA. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca.- Per sapere - premesso che:
gli istituti autonomi valsesiani versano in una situazione economica di precarietà, che crea disagio agli studenti e alle loro famiglie e che costringe le istituzioni scolastiche a modificare la propria offerta formativa; allo stesso tempo la RIAV, la rete degli istituti autonomi valsesiani, ha reso noto che il credito che le stesse scuole vantano nei confronti del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca supera il milione di euro;
il bilancio negativo degli istituti autonomi valsesiani è dovuto al fatto che gli stessi devono contribuire con i propri fondi agli stipendi dei supplenti temporanei, ai materiali per la didattica e per il funzionamento degli uffici, ai materiali per la pulizia e per la gestione dei servizi interni, alle spese per i pasti dei docenti che assistono i bambini durante la mensa, alle quote di salario aggiuntivo dei docenti e del personale ausiliario, ai progetti per gli alunni e le famiglie, e alle iniziative di formazione per i docenti;
gli istituti in premessa, siti in territorio montano, sono già sfavoriti a causa della loro collocazione e la situazione venutasi a creare può accrescere il senso di esclusione e limitare il diritto all'istruzione per i bambini e i ragazzi che vi abitano;
nel 2009 la maggior parte delle scuole non ha neppure ricevuto dal Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca i fondi per la cancelleria, per i telefoni e persino per l'igiene dei servizi;
per ciò che concerne la gestione delle supplenze, alle scuole è assegnato un budget iniziale che definisce il tetto massimo che ciascun istituto cerca di non superare, attuando strategie di fortuna, in quanto di fatto si ostacola l'attività didattica, dovendosi ad esempio suddividere gli alunni in classi parallele;

in particolare, i crediti conseguiti in più anni riguardano, per le somme più ingenti, la direzione didattica di Borgosesia, per circa 152 mila euro, il liceo scientifico Ferrari di Borgosesia, per circa 113 mila euro, l'istituto alberghiero di Varrallo e Gattinara, per circa 116 mila euro, l'istituto D'Adda di Varrallo, per quasi 111 mila euro;
trattandosi di cifre già anticipate dagli istituti scolastici, i mancati versamenti da parte del Ministero comportano le conseguenti difficoltà nella gestione finanziaria delle scuole e l'impoverimento dell'offerta formativa;
nei giorni scorsi i presidi dei dodici istituti superiori e comprensivi valsesiani hanno inviato una lettera al Ministro interrogato, alla regione Piemonte e agli uffici del provveditorato, per denunciare la difficile situazione economica a cui sono costretti, loro malgrado -:
se non si ritenga necessario ed urgente intervenire al fine di estinguere il debito ed assicurare agli istituti scolastici in premessa la normale prosecuzione delle attività di gestione e di formazione finora offerte agli studenti e alle loro famiglie, evitando così di accrescere il senso di esclusione e di limitare il diritto all'istruzione per i bambini e i ragazzi ivi residenti.
(4-06329)

...

POLITICHE AGRICOLE, ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

XIII Commissione:

CENNI, OLIVERIO, ZUCCHI, BRATTI, AGOSTINI, BRANDOLINI, MARIANI, TRAPPOLINO e MARCO CARRA. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
la sentenza n. 201000183 del 19 gennaio 2010 del Consiglio di Stato ha accolto la richiesta presentata da un imprenditore agricolo sulla coltivazione di mais ogm. La stessa sentenza ha chiarito che tale autorizzazione è di esclusiva competenza dello Stato ed ha demandato al Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali, di rilasciare tale autorizzazione entro 90 giorni;
tra le motivazioni presenti nella sentenza assume particolare rilievo il fatto che non possa rappresentare un impedimento alla coltivazione di ogm la condotta delle regioni che non hanno ancora predisposto i piani locali di coesistenza fra culture «transgeniche», «biologiche» e «convenzionali» così come predisposto dalla legge 28 gennaio 2005, n. 5 in attuazione della raccomandazione della Commissione 2003/556/CE, del 23 luglio 2003;
in base alla sopraccitata sentenza fra meno di tre mesi in Italia si potrebbe iniziare quindi a coltivare il mais tipologia «Mon 810»: l'unico mais transgenico autorizzato per la coltivazione in Europa; ma risulta altresì dal nostro ordinamento, in virtù del decreto legislativo n. 212 del 24 aprile 2001, che la messa a coltura dei prodotti sementieri sia soggetta ad una specifica autorizzazione attraverso un provvedimento congiunto del Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali, del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e del Ministero della salute, previo parere della commissione per i prodotti sementieri di varietà geneticamente modificate (articolo 1, comma 3, del decreto legislativo n. 212 del 2001);
tale ipotesi non vedrebbe ad oggi la possibilità di applicare alcuna garanzia in relazione alle possibili contaminazioni per le coltivazioni biologiche e convenzionali;
ciò nonostante il decreto legislativo 24 aprile 2001, n. 212, prevede che vengano garantiti i prodotti sementiferi nazionali tradizionali dal contatto con quelli ogm, affinché questi non arrechino danno

biologico all'ambiente circostante, tenuto conto delle peculiarità agro-ecologiche, ambientali e pedoclimatiche;
in questa direzione va ricordato che la stessa Corte costituzionale, con sentenza 8 marzo 2006, n. 116 ha ribadito la competenza regionale a disciplinare, con proprie leggi, i piani di coesistenza;
risulterebbe che le regioni hanno concluso il lavoro di elaborazione delle linee guida;
lo stesso Governo italiano può attivare, la cosiddetta «clausola di salvaguardia» prevista dalla normativa comunitaria, che consente un divieto nazionale temporaneo di coltivazione, anche in relazione al fatto che tutti i tentativi di costringere alcuni di questi Stati membri a revocare i divieti nazionali, fatti fin qui dalla Commissione europea in base ai pareri dell'Efsa, sono stati respinti dalla maggioranza qualificata dei Ventisette nel Consiglio dell'unione europea;
durante l'ultimo Consiglio ambiente dell'Unione europea, il 25 giugno 2009 a Lussemburgo, alcuni Paesi hanno inoltre chiesto alla Commissione di promuovere una modifica della legislazione comunitaria che lasci agli Stati membri la decisione finale se coltivare o no degli ogm sul loro territorio, fatta salva la decisione a livello europeo sull'autorizzazione a commercializzare i prodotti transgenici importati;
lo stesso Presidente della Commissione europea Josè Manuel Barroso ha dichiarato il 15 febbraio 2010 a mezzo stampa che «in un settore come quello degli ogm dovrebbe essere possibile combinare un sistema di autorizzazioni comunitarie a base scientifica con la facoltà per gli Stati membri di decidere liberamente se intendono o meno coltivare specie geneticamente modificate sul loro territorio»;
la posizione risulterebbe condivisa pubblicamente anche dal Ministro interrogato: «penso che la posizione espressa in materia di Ogm dal Presidente Barroso sia condivisibile - ha dichiarato a mezzo stampa - perché ispirata a un buonsenso e a una prudenza non ideologici. Riconoscere il principio del diritto irrinunciabile per ciascuno Stato di decidere in autonomia, anche sulla base di pareri scientifici, se coltivare o meno gli organismi geneticamente modificati sul proprio territorio mi sembra un orientamento ineccepibile»;
lo stesso Ministro interrogato, negli ultimi giorni ha ribadito in numerose occasioni la sua contrarietà all'utilizzo di colture ogm in Italia: «rispettiamo la sentenza del Consiglio di Stato, ma ricorreremo in tutte le sedi. Faremo opposizione anche perché siamo convinti di rappresentare fino in fondo il volere dei cittadini. E tre cittadini su quattro, in Italia, non vogliono gli ogm. Lavoreremo - ha continuato - per garantire il diritto dei consumatori ad avere cibi "ogm free" e quello degli agricoltori di continuare a produrre agricoltura di qualità. Faremo tutto il possibile nell'ambito di ciò che la legge consente. Non esiste una sola strada, ve n'è più d'una: le proveremo tutte, purché venga rispettata la volontà dei cittadini italiani». «Finché ci sarò io in Italia - ha ribadito successivamente il Ministro interrogato - gli ogm non si coltivano: interverremo con un decreto o con altri strumenti, stiamo valutando. La sentenza non dà il via libera agli ogm, ma dice che bisogna regolamentare la materia: lo faremo nei modi che decideremo» -:
quali iniziative siano ad oggi state intraprese e quali si intendano intraprendere, e in quali tempi, per regolamentare la materia della coltivazione di ogm in Italia a seguito la sentenza n. 201000183 del 19 gennaio 2010 del Consiglio di Stato, nel rispetto della normativa e degli indirizzi comunitari e compatibilmente con le prerogative legislative delle regioni, per salvaguardare e garantire i prodotti sementiferi nazionali tradizionali dal contatto con quelli ogm, evitando che quest'ultimi arrechino danno biologico all'ambiente circostante.
(5-02572)

BELLOTTI e BECCALOSSI. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
il mondo dell'agricoltura ha bisogno di nuovi strumenti per uscire dalla crisi economica e vedere prospettive di rilancio, tramite l'attivazione di nuovi mercati;
una delle vie per favorire questo risultato, oltre che per l'abbattimento della dipendenza del nostro Paese dal petrolio e più in generale dall'approvvigionamento di fonti energetiche dall'estero, è quella delle agro energie, che rappresentano nel contempo un'importante opportunità per garantire ulteriori sbocchi commerciali all'agricoltura italiana;
il Parlamento, sulla scorta delle direttive comunitarie, ha a più riprese legiferato sul tema grazie soprattutto all'impulso iniziale dato dal Governo Berlusconi e dall'ex Ministro delle politiche agricole Gianni Alemanno;
anche durante il presente Governo la Camera dei deputati e il Senato della Repubblica sono stati investiti della questione;
ad oggi tuttavia non esiste una normativa di riferimento certa riguardo alla remunerazione dell'energia prodotta;
è indispensabile indicare certezze al mondo agricolo in modo che gli investimenti non siano compiuti «al buio», anche per favorire l'accesso al credito;
occorre definire un percorso chiaro per dare risposte al primario e a coloro che hanno voluto investire in questo settore innovativo, con speciale riferimento agli impianti di piccola taglia -:
se il Governo consideri necessario impegnarsi anche individuando tempi e modalità, al fine di consentire a coloro che hanno investito nella produzione di agroenergie di avere certezze riguardo alla remunerazione prevista per le energie rinnovabili.
(5-02573)

RUVOLO. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
il decreto-legge n. 171 del 2008, recante «Misure urgenti per il rilancio del settore agroalimentare», convertito, con modificazioni, dalla legge 30 dicembre 2008 n. 205 prevede all'articolo 3, comma 5-quater, l'immediata disponibilità di risorse economiche al fine di favorire programmi di realizzazione di infrastrutture irrigue di interesse nazionale nelle aree sottoutilizzate;
la norma è stata approvata durante l'esame del decreto-legge in questione;
tuttavia ad oggi non è stata data attuazione all'articolo in questione;
rispondendo ad una interrogazione immediata in Commissione, in data 30 giugno 2009, il Governo aveva risposto che per favorire la migliore attuazione dei programmi di realizzazione di infrastrutture irrigue di interesse nazionale nelle aree sottoutilizzate il commissario ad acta provvede nell'ambito delle economie di spesa realizzate sui fondi assegnati;
il Governo affermava, inoltre, che tale disposizione richiede l'adozione di un decreto con il quale sono disciplinati le modalità di gestione del fondo, decreto che, sempre secondo il Governo, è in via di definizione -:
quali iniziative intenda assumere al fine di sollecitare la predisposizione del decreto menzionato al fine di sbloccare una situazione che penalizza ogni giorno di più quelle zone del territorio nazionale caratterizzate da un ritardo economico e sociale e da un utilizzo inadeguato delle risorse.
(5-02574)

Interrogazione a risposta in Commissione:

OLIVERIO. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
il Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali, con decreto del 16

ottobre 2008, ha incaricato il Consorzio di tutela e valorizzazione dei vini Cirò e Melissa DOC di svolgere la funzione di controllo del rispetto del disciplinare di produzione nelle aree a denominazione di origine;
a seguito di tale decreto, con nota n. 11063 del 12 maggio 2008, il Dipartimento agricoltura, foreste e forestazione della regione Calabria ha individuato nel suddetto Consorzio l'organo preposto ad effettuare tali controlli;
successivamente il Consorzio di tutela e valorizzazione dei vini Cirò e Melissa DOC ha informato gli attori della filiera vitivinicola che non era più nelle condizioni di effettuare i controlli in quanto in contrasto con i requisiti previsti dall'articolo 48 del regolamento CE n.479/2008, (dal momento che il ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali lo aveva dichiarato non in grado di garantire obiettività ed imparzialità nei controlli) ed ha incaricato la società «Valoritalia - società per la certificazione della qualità e produzioni vitivinicole italiane s.r.l.» come organo incaricato a svolgere le funzioni di controllo, autorizzato dal ministero delle politiche agricole alimentari e forestali a sostituire il Consorzio nell'attività di controllo applicando le stesse tariffe;
la struttura operativa che avrebbe dovuto effettuare i controlli, nonostante l'incarico affidato a Valoritalia, è rimasta la stessa costituita dal Consorzio all'epoca in cui era titolare dell'attività di controllo;
i soggetti della filiera hanno comunque corrisposto al Consorzio, organo che non garantiva obiettività ed imparzialità, le tariffe relative ai controlli, nel periodo in cui gli stessi erano di sua competenza;
la società Valoritalia opera, in relazione alle politiche tariffarie, in modo alquanto disomogeneo sul territorio nazionale e in Calabria le suddette tariffe sono tra le più alte d'Italia, ovvero quattro volte superiori a quelle praticate in Abruzzo e mediamente doppie di quelle corrisposte dai soggetti della filiera delle altre DOC nazionali -:
se intenda il Ministro interrogato attivarsi affinché il Consorzio di tutela e di valorizzazione dei vini Cirò e Melissa doc restituisca ai soggetti della filiera le tariffe pagate nell'anno in cui i controlli dovevano essere effettuati dal Consorzio stesso, che il ministero delle politiche agricole alimentari e forestali aveva classificato, analogamente a tutti gli altri consorzi, inidoneo ad effettuare controlli in assenza di ogni garanzia di autonomia e separazione tra controllati e controllori;
se intenda il Ministro interrogato verificare la presenza di adeguate garanzie di obiettività e di imparzialità nella scelta operata da Valoritalia di utilizzare per i controlli la stessa struttura del Consorzio;
se intenda il Ministro interrogato assumere le iniziative di competenza affinché non siano applicate alla filiera del Cirò e del Melissa doc suddetto tariffe macroscopicamente superiori a tutte le altre, ciò proprio in una regione in cui il prezzo di mercato medio del vino è tra i più bassi d'Italia ed in cui ogni anno sempre più viticoltori non raccolgono l'uva perché non riescono a collocarla sul mercato;
se intenda il Ministro interrogato, in considerazione delle importanti funzioni che svolgono i Consorzi per la promozione del made in Italy e la valorizzazione delle nostre produzioni vinicole, promuovere tutte le iniziative utili a verificare la legittimazione della base costitutiva del Consorzio per la tutela e valorizzazione dei vini Cirò e Melissa doc, con idonei controlli che riguardano l'intera filiera e dunque i viticoltori, i vinificatori e gli imbottigliatori, come da decreto ministeriale del 29 marzo 2007;
se intenda, infine, effettuare appositi controlli sull'attività istituzionale dello stesso Consorzio, con particolare riferimento all'accordo intercorrente con Valoritalia che di fatto crea immedesimazione tra controllore e controllato, e sollecitare il Consorzio per la tutela e valorizzazione del vino Cirò e Melissa doc ad aprire una nuova stagione in cui

sia data la possibilità a tutti i soggetti interessati della filiera di poter far parte a pieno titolo del Consorzio.
(5-02566)

...

SALUTE

Interrogazioni a risposta scritta:

FARINA COSCIONI, MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
all'ospedale «Grassi» di Ostia, il signor Giovanni Di Feo è deceduto dopo tre mesi di agonia, per shock anafilattico;
fin dal primo momento del ricovero i medici erano stati avvertiti del fatto che il signor Di Feo soffriva di allergia ad un antibiotico;
il 17 novembre 2009 il signor Di Feo si è presentato nel reparto di chirurgia come gli era stato prescritto. Ha avvertito il personale che soffriva di allergia ad un antibiotico del quale non ricordava il nome, e per la preparazione alla sala operatoria gli è stato iniettato un farmaco. «Non sappiamo bene che cosa sia accaduto», ha raccontato la moglie del signor Di Feo al quotidiano Il Messaggero, «Fatto è che alle 11 si sono presentati a casa gli agenti della polizia per comunicarci che Giovanni era grave». Colto da shock anafilattico determinato dalla reazione allergica al farmaco il signor Di Feo ha perso i sensi ed è stato vittima di una gravissima crisi cardiocircolatoria. Rimasto in coma fino al 17 febbraio, alla fine è deceduto -:
nell'ambito delle sue prerogative e facoltà, quali iniziative intenda promuovere ed adottare in merito all'ennesimo episodio di malasanità di cui sopra.
(4-06341)

MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della salute, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
il maresciallo capo Vincenzo Lo Zito, è un dipendente della Croce rossa italiana corpo militare, in servizio presso il comitato regionale Abruzzo dell'Aquila con incarico di funzionario amministrativo qualifica C2;
il militare nello svolgimento del proprio incarico è venuto a conoscenza di presunte irregolarità amministrativo-contabili, rilevate all'interno del comitato regionale Abruzzo de L'Aquila, commesse da parte dei presidenti che ha prontamente provveduto a segnalare ai vertici della Croce rossa italiana fin dal 14 giugno 2007 e, successivamente alle Procure della Repubblica de L'Aquila (16 maggio 2008) e Campobasso (14 luglio 2008) nonché alla Corte dei Conti (16 maggio 2008);
il Presidente del comitato regionale Abruzzo, dottoressa Maria Teresa Letta, con la nota prot. 22/08 del 5 gennaio 2008, indirizzata al direttore nazionale del corpo militare della Croce rossa italiana, colonnello Piero Ridolfi, richiedeva l'immediato allontanamento del Maresciallo Lo Zito facendo presente al destinatario della missiva che «ad una richiesta di mio intervento a favore di un Militare della C.R.I. da lei segnalatomi, la mia risposta è stata concreta e immediata!!»;
con la nota protocollo 056/2008 del 22 gennaio 2008 il maresciallo Lo Zito informava la Procura militare presso il Tribunale militare di Roma degli avvenimenti di cui era venuto a conoscenza riguardo alla richiesta, avanzata dal Presidente del comitato regionale Abruzzo, di un suo allontanamento dalla sede di servizio;
nella segnalazione inviata dal maresciallo Lo Zito alla procura della Repubblica de L'Aquila il 16 maggio 2008, il militare ha scritto che «Contrariamente a

quanto dettato dal suddetto regolamento e dalla richiamata normativa, il comitato regionale Abruzzo de L'Aquila, ha un conto corrente bancario aperto presso la Banca Toscana con sede in Avezzano, luogo di residenza della Presidente, dove risulta depositata la firma sia della Presidente che di una dipendente a tempo determinato tale Giuseppina Angelino, le quali gestiscono autonomamente i pagamenti dell'unità apponendo le proprie firme sui «mandati di pagamento» e «reversali d'incasso». La signora Angelino, infatti, appone la propria firma in qualità di «Responsabile Amministrativo», nonostante in Sede sia assegnato un Direttore Regionale che, secondo quanto stabilito dall'articolo 32 dello Statuto CRI e dall'articolo 48 del regolamento, è l'unico autorizzato ad effettuare tali operazioni. I mandati di pagamento vengono emessi per spese varie dove non esiste né un impegno di spesa, né una regolare gara per l'individuazione della ditta fornitrice, ma esclusivamente a fronte di contatti diretti tra la presidente e la ditta fornitrice. Basti pensare che anche l'acquisto della minuta cancelleria da utilizzare al Comitato Regionale a L'Aquila viene effettuato solo ed esclusivamente dalla Presidente sempre nello stesso negozio di Avezzano... e tenendo opportunamente all'oscuro il Direttore regionale e gli uffici amministrativi del Comitato. È stata ultimamente effettuata una ispezione da parte di alcuni membri del collegio unico dei revisori, di stanza al comitato centrale di Roma, in data 14 marzo 2008 e nonostante fossero rimasti stupefatti dal rilievo dei numerosi illeciti evidenziati, dopo essere stati portati a pranzo dalla Presidente, al loro ritorno hanno immediatamente sospeso l'ispezione e sono rientrati a Roma abbandonando sul mio tavolo tutte le fotocopie degli atti illegali riscontrati (fatture, mandati di pagamento, spese varie senza motivazioni, eccetera) con la promessa che sarebbero tornati di li a qualche giorno. Alla data odierna ancora non si è visto nessuno, ne sono stati presi dei provvedimenti di qualsiasi genere, ... le conclusioni appaiono ovvie!!!»;
le presunte irregolarità riscontrate dal militare riguarderebbero la gestione del Comitato Locale Abruzzo da parte della signora Maria Teresa Letta la quale avrebbe firmato alcuni mandati di pagamento e avrebbe gestito direttamente e in modo autonomo due conti correnti bancari radicati presso la Banca Toscana, Agenzia di Avezzano (AQ), intestati al comitato locale di Avezzano il primo e al comitato regionale Abruzzo il secondo, contrariamente a quanto espressamente disposto dal regolamento di amministrazione della Croce Rossa, approvato con Delibera n. 7 del 20 febbraio 2008 del Comitato Centrale della Croce rossa italiana, che all'articolo 48, comma 2, stabilisce che «Le reversali d'incasso e i mandati di pagamento tratti sull'istituto cassiere sono firmati per il Comitato regionale dal direttore regionale per i comitati provinciali dai rispettivi presidenti o dal personale amministrativo all'uopo delegato di ruolo od a contratto a tempo indeterminato. In mancanza del Direttore Regionale il Presidente nominerà un dipendente con incarico temporaneo rinnovabile.»;
risulta agli interroganti che proprio il direttore regionale del comitato regionale Abruzzo, Dott.ssa M. Rita Salvetti, aveva più volte lamentato l'anomalia gestionale e le irregolarità sia alla Banca dove era radicato il C/C del Comitato Regionale Abruzzo, che alla sede centrale della Croce Rossa Italiana;
risulta agli interroganti che il maresciallo Lo Zito nelle more della vicenda sia stato costretto a ricorrere alle cure mediche e sottoporsi ad un delicato intervento chirurgico a seguito del quale la Commissione Medica del IX Centro di Mobilitazione di Roma in data 29 settembre 2009 con Verbale ML/ID/CRI n. 7/B, lo ha giudicato idoneo ai soli servizi territoriali se svolti nell'ambito della propria residenza, con esclusione dai servizi gravosi e di guida permanentemente;
con l'Ordinanza Commissariale n. 418/09 del 30 dicembre 2009, il Commissario Straordinario avvocato Francesco

Rocca ha ordinato all'ispettore nazionale del Corpo militare facente funzioni, colonnello Roberto Orchi, di avviare la procedura per avviare un «provvedimento disciplinare di stato» nei confronti del maresciallo capo Vincenzo Lo Zito avendolo indicato come il responsabile di alcune dichiarazione pubblicate sul web e ritenute lesive per il prestigio del Corpo militare e della Croce Rossa Italiana;
la vicenda in narrativa ha avuto un notevole risalto sulle maggiori riviste e quotidiani a carattere nazionale;
a parere degli interroganti è chiaro che il militare in premessa, per il solo fatto di aver adempiuto con elevata professionalità e senso di responsabilità ai propri doveri, è divenuto oggetto di particolari attenzioni da parte del presidente del comitato regionale Abruzzo e, successivamente, dal Commissario straordinario che, invece di fornire adeguate risposte ai rilievi segnalati ha preferito avviare un procedimento disciplinare di stato -:
se i Ministri in indirizzo siano a conoscenza dei fatti narrati e se non ritengano opportuno, ciascuno secondo le proprie competenze, istituire con la massima urgenza consentita una commissione interministeriale per verificare l'eventuale sussistenza la gravità e l'entità dei fatti segnalati dal militare in premessa, quali siano gli immediati provvedimenti che intendano emanare per ristabilire legalità e trasparenza nella Croce rossa Italiana in particolare nel comitato regionale Abruzzo;
se sia stata svolta, da chi e con quali risultati l'ispezione riferita nella denuncia citata in premessa;
quali siano i dati riportati nei bilanci del comitato Regionale Abruzzo per gli anni 2007, 2008 e 2009;
quante siano le reversali d'incasso e i mandati di pagamento tratti sull'istituto cassiere e per quali importi risultino essere stati firmati dal Presidente del comitato regionale abruzzo della Croce rossa Italiana, dottoressa Maria Teresa Letta e quanti dalla dipendente Giuseppina Angelino;
se presso le procure interessate siano state avviate indagini sui fatti narrati in premessa.
(4-06344)

TESTO AGGIORNATO AL 9 MARZO 2010

...

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazioni a risposta immediata:

CIMADORO, PIFFARI, SCILIPOTI, DONADI, BORGHESI e EVANGELISTI. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
la legge n. 99 del 2009, all'articolo 25, prevede che la costruzione di impianti per la produzione di energia elettrica nucleare e di impianti per la messa in sicurezza di rifiuti radioattivi e tutte le opere connesse siano soggette ad un'autorizzazione unica rilasciata dal Ministro interrogato, di concerto con il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e con il

Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, d'intesa solo con la Conferenza unificata;
la medesima leggo non tiene conto del ruolo delle regioni e dei comuni, limitandosi a prevedere un semplice parere in sede di Conferenza unificata e non una precisa intesa con a regione interessata dalla realizzazione di impianti per la produzione di energia nucleare, scavalcando completamente non solo le regioni stesso, ma anche gli enti locali ai fini della localizzazione di impianti e di aree. Insomma si assiste ad un'evidente sostanziale centralizzazione delle procedure;
la legge prevede, di fatto, che i siti delle nuove centrali e i luoghi per la gestione delle scorie potranno essere localizzati anche contro il parere della regione che dovrà ospitarli, dal momento che gli impianti potranno essere equiparati ad opere d'interesse strategico nazionale (al pari delle installazioni militari) e che, quindi, il Governo può essere legittimato a mandare l'esercito a difendere la sua scelta. Una strada, questa, peraltro già intrapresa con il decreto-legge sui rifiuti in Campania del giugno 2008;
è per questa esclusione di fatto dall'iter decisionale relativo alla localizzazione degli impianti che diverse regioni hanno già provveduto a impugnare la norma di fronte alla Corte costituzionale ed altre sono in procinto di farlo;
quasi tutte le regioni, infatti, hanno detto «no» al piano nucleare, sull'onda dei ricorsi alla Corte costituzionale presentati da 11 amministrazioni (Basilicata, Calabria, Emilia Romagna, Umbria, Lazio, Puglia, Liguria, Marche, Piemonte, Molise e Toscana), che hanno rilevato profili di incostituzionalità nelle procedure previste per la definizione dei siti e per i processi autorizzativi delle centrali;
in Sicilia Assemblea regionale ha detto «no» al nucleare con un ordine del giorno, approvato all'unanimità, con l'appoggio anche del presidente Raffaele Lombardo;
sebbene il Governo smentisca l'esistenza ad oggi di una mappa già definita dove ubicare gli impianti nucleari e di smaltimento delle scorie, si susseguono le notizie di una lista stilata da incaricati del Governo di dieci siti ospitanti le centrali nucleari e lo smaltimento delle scorie;
come riportato dal quotidiano La Stampa del 15 febbraio 2010, il 19 novembre 2009 Enel e Edf hanno chiuso la lista delle proposte dei siti dove realizzare le centrali nucleari in Italia;
appare del tutto secondario il ruolo del Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e dei mare nella scelta dei siti, scelta cui sembrano marginali i criteri di compatibilità ecologico, quali l'assetto idrogeologico, la sismicità dei territori e le caratteristiche geomorfologiche dei luoghi prescelti, nonché la valutazione dell'impatto ambientale degli impianti nucleari;
è evidente il grande imbarazzo del Governo nel comunicare all'opinione pubblica la definizione delle aree dove si è scelto di localizzare gli impianti nucleari, alla luce dell'estrema impopolarità di questa scelta energetica e della contestuale fase di vigilia delle prossime elezioni regionali;
gli stessi candidati a presidente del centrodestra, con malcelata difficoltà, non si assumono la responsabilità di fronte all'elettorato di sostenere l'eventuale indicazione della loro regione quale area prescelta per l'eventuale localizzazione del sito nucleare;
esemplare è il caso relativo alla possibilità di una riapertura del reattore di Caorso, in provincia di Piacenza. Il quotidiano Il Sole 24 ore del 25 febbraio 2010 riportava la proposta di un autorevole esponente del Popolo della libertà per la riattivazione della vecchia centrale di Caorso e il giorno seguente, il medesimo quotidiano, riportava la pronta dichiarazione dei sindaco piacentino del Popolo della libertà, Fabio Callori, evidentemente impegnato in campagna elettorale, che dichiarava: «siamo favorevoli al ritorno al

nucleare, ma non a Caorso, che sta ancora lottando per chiudere con il passato»;
è invece del tutto indispensabile per un corretto e democratico svolgimento delle stesse elezioni regionali che i candidati alla presidenza delle regioni si pronuncino con cognizione di causa su una scelta così importante quale l'installazione nel territorio della propria regione di una centrale nucleare o di un sito per a raccolta delle scorie nucleari, anche perché « tra l'altro» lo stesso Sottosegretario per lo sviluppo economico, Stefano Saglia, ha dichiarato (come riporta Il Corriere della Sera del 12 febbraio 2010) che: «è chiaro che nessuna centrale nucleare si farà contro la volontà della regione, è una cosa che non accadrà mai» -:
se il Governo non ritenga necessario e doveroso far conoscere ai cittadini italiani, prima della prossima scadenza elettorale, i siti individuati per l'installazione delle centrali nucleari, o comunque l'elenco completo delle aree potenzialmente interessate ad ospitare i medesimi siti. (Nuova formulazione)
(3-00945)

IANNACCONE e SARDELLI. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
il gruppo Fiat ha recentemente annunciato la chiusura dello stabilimento di Termini Imerese;
tutti gli stabilimenti del gruppo vivono una situazione di difficoltà, manifestatasi, tra l'altro, con ricorso massiccio ed esteso alla cassa integrazione e con l'allontanamento dei lavoratori con contratto a termine;
nell'ultimo incontro avvenuto con i vertici Fiat a Palazzo Chigi, gli stessi si sono impegnati ad aumentare la produzione di auto da 650 mila a 900 mila autovetture in Italia;
nello stesso tempo i vertici Fiat si sono impegnati a fornire, nei dettagli, i piani produttivi per i singoli stabilimenti, al fine di affrontare ogni specifica situazione produttiva;
sempre nel corso dell'incontro è stato richiesto ufficialmente di comunicare nei dettagli il piano di produzione dei motori entro la fine di marzo 2010;
nel piano industriale presentato il 22 dicembre 2009 la Fiat ha individuato nella struttura di Pomigliano d'Arco lo stabilimento nel quale si produrrà la carrozzeria della nuova versione della Panda, ma non ha individuato lo stabilimento dove dovranno essere prodotti i nuovi motori;
tale situazione ha determinato tra i tanti lavoratori impiegati presso lo stabilimento Fma di Pratola Serra momenti di turbamento e di grave preoccupazione, derivanti dall'incertezza sul futuro dello stabilimento e sul mantenimento dei livelli occupazionali;
da indiscrezioni giornalistiche si è appreso che la Fiat non ha investito alcuna risorsa per l'acquisto di nuovi macchinari e che ciò fa temere che si profili un trasferimento della produzione, visto oltretutto la volontà, espressa in più occasioni dalla Fiat, di potenziare gli stabilimenti del Nord e del Centro Italia, a tutto discapito degli stabilimenti ubicati nel Sud;
in tal senso è da apprezzare l'impegno preso dal Governo di non prorogare gli aiuti a tutto il settore auto, in assenza di garanzie sui livelli occupazionali e sul mantenimento delle produzioni in Italia -:
se il Governo intenda mantenere, con la dovuta fermezza, nel prossimo vertice con la Fiat la linea tesa a salvaguardare gli stabilimenti Fiat nel Sud Italia e gli attuali livelli occupazionali, con particolare riferimento alla necessità di produrre i motori per il nuovo modello della Panda presso lo stabilimento Fma di Pratola Serra, e come intenda comportarsi nel caso ci fosse un atteggiamento negativo da parte del gruppo Fiat.
(3-00946)

Interrogazioni a risposta scritta:

FAVA, TORAZZI, ALLASIA e REGUZZONI. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
da anni le aziende della grande distribuzione assistono al dilagare di fenomeni illeciti legati al traffico dei pallet rubati, strumenti che permettono l'utilizzo dei carrelli elevatori per il trasferimento dei prodotti nelle aziende produttive, nei magazzini o nei centri di distribuzione;

i pallet sono solitamente di proprietà delle industrie produttrici di beni di largo consumo; tuttavia, la diffusione di attività illecite di acquisto e rivendita di bancali, spesso reclamizzata da rudimentali insegne pubblicitarie, ha portato alla nascita di un vero e proprio mercato parallelo, ampiamente sviluppato nei pressi delle zone industriali e dei caselli autostradali;
tali attività consistono nella sottrazione furtiva di bancali usati dai centri di distribuzione; gli stessi sono successivamente rivenduti alle industrie produttrici, con l'emissione di fattura, sulla quale i ricettatori/venditori riscuotono l'IVA, senza poi riversarla all'erario;
dietro lo svolgimento delle suddette attività si nasconde un vero e proprio reato di ricettazione;
il suddetto fenomeno risulta peraltro diffuso su tutto il territorio nazionale, procurando una frode fiscale per l'erario stimabile in euro 396.000.000 di imponibile evaso; in Italia hanno luogo statisticamente 4 cicli di utilizzo dei pallet per ogni abitante, pari a circa 240.000.000 di cicli di utilizzo annui. Di questi cicli circa il 30 per cento è gestito illegalmente e al prezzo medio di 5,50 euro/pallet danno appunto 396.000.000 euro;
oltre al danno per l'erario, è altresì ingente quello arrecato alle categorie di produttori e dei riparatori di pallet in possesso di regolari permessi e in regola con tutti gli adempimenti di legge sia fiscali, sia giuslavoristi, sia ambientali e sia in materia di sicurezza del lavoro. Infatti, l'attività illecita descritta consente alle imprese irregolari di avvantaggiarsi, nel profitto, del margine derivante dall'IVA riscossa e non riversata. In questo modo, le imprese che operano lecitamente spesso non sono in grado di sopportare una simile concorrenza;
inoltre, le organizzazioni che così operano, utilizzano sempre personale non registrato e quasi sempre costituito da immigrati clandestini, senza alcun rispetto della vigente normativa sulla sicurezza dei luoghi di lavoro né delle normative di pubblica sicurezza;
negli ultimi anni si è assistito ad un aumento degli infortuni sul lavoro legati al sensibile peggioramento della qualità dei pallet presenti sul mercato, il che è causato proprio dall'attività illegittima delle imprese suddette;
detto preoccupante fenomeno, come si vede, ha assunto proporzioni in grado di provocare un serio danno economico e perfino allarme sociale, agevolando e nascondendo molteplici prassi e condotte che integrano veri e propri illeciti penali -:
se voglia promuovere opportune verifiche sull'intensità del fenomeno descritto, al fine di elaborare ed attuare rapidamente una reale strategia di contenimento dello stesso con opportuni interventi delle Forze dell'Ordine, restringendo così l'area della illegalità, a vantaggio delle tante aziende oneste che operano sul mercato;
se voglia adottare opportune iniziative di tutela delle imprese di settore che passino attraverso ipotesi di riduzione dell'aliquota IVA applicata al mercato della compravendita dei pallet usati, facendo venire meno, in questo modo, i guadagni delle imprese che operano illegalmente nel mercato ed altresì recuperando significativamente una consistente base imponibile per l'Erario;
se non intenda adottare opportuni provvedimenti normativi relativi al settore dei pallet volti alla definizione sia di idonee procedure per la progettazione ed il dimensionamento corretti, che di chiare norme di utilizzo di tale prodotto, stabilendo in particolare le caratteristiche tecniche minime e di portata che tali prodotti devono possedere per essere immessi sul mercato, questo al fine di restituire maggiore sicurezza per gli operatori addetti, vittime, in tempi recenti, di numerosi incidenti sul lavoro anche mortali;
se, sempre nell'ambito del provvedimento normativo di cui sopra, intenda

definire i requisiti minimi di professionalità dei responsabili del settore nonché i requisiti minimi dei siti produttivi connessi sia con la produzione dei pallet nuovi e sia con la raccolta/selezione/riparazione dei pallet usati dando così maggiore competitività all'intero settore e avvalorando il «sistema pallet» italiano che è ormai in aperta concorrenza con quello degli altri Paesi europei.
(4-06332)

OLIVERIO. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
venerdì 26 febbraio 2010, nella zona Santa Croce di Crotone, è andata in tilt una centralina telefonica che ha provocato l'isolamento sin dal primo mattino di gran parte dei telefoni fissi dell'intera provincia. Tutti i numeri di telefonia voce (le linee dati Adsl hanno continuato a funzionare), ed anche quelli di emergenza, sono rimasti inutilizzabili per l'intera giornata, con i comprensibili disagi per tutta la popolazione;
l'interruzione delle linee telefoniche ha causato anche il rinvio di due processi in tribunale, in quanto non è stato possibile attivare i collegamenti in video conferenza con imputati detenuti;
Telecom Italia, attraverso il proprio ufficio stampa territoriale, ha fatto sapere che i tecnici - impegnati ad oltranza - contavano di riparare il guasto e ripristinare le linee in tarda serata;
la maggior parte delle attività economiche, commerciali ed imprenditoriali della provincia è rimasta senza la possibilità di operare, causando notevoli disagi agli scambi, alle vendite ed alla più generale attività di impresa;
lo stesso centralino della questura-prefettura era irraggiungibile. La Polizia di Stato ha attivato un'utenza radiomobile (334-6901562) per le richieste di interventi di emergenza da parte dei cittadini. Tale numero è rimasto attivo finché non sono state ripristinate le comunicazioni su linea fissa. Analoga iniziativa è stata adottata dal tornando provinciale dei carabinieri che ha attivato un numero (334-6918171) per le chiamate d'emergenza;
il disservizio, sempre secondo quanto comunicato dall'ufficio stampa di Telecom Italia, sarebbe stato causato dall'allagamento della centralina, le cui cause non sono state rese note. L'acqua ha mandato in tilt alcune apparecchiature e perciò è stato necessario sostituirle dopo che i locali sono stati sgombrati dai vigili del fuoco del comando provinciale -:
se il Ministro interrogato intenda attivarsi per accertare le cause di quanto accaduto e per promuovere tutte le iniziative di verifica dello stato di fatto delle centraline, delle relative strutture e delle linee telefoniche, la cui funzionalità non è perfettamente adeguata, e, comunque, tale da lasciare spesso la popolazione della provincia di Crotone senza linee telefoniche fisse;
se il Ministro interrogato intenda promuovere tutte le necessarie iniziative affinché l'intero territorio della provincia sia dotato di linee adsl per consentire alle imprese e ai cittadini crotonesi pari opportunità nell'apprendimento del sapere e nella possibilità di concorrere, alla pari con altre imprese ubicate in territori dotati di maggiore attenzione, e ciò anche in considerazione del fatto che il governo nel corso della campagna elettorale in atto, punta sulla informatizzazione, sull'innovazione e sull'accesso facilitato della vita del cittadino, ovunque risieda, rispetto al rapporto con la pubblica amministrazione;
quali iniziative, in funzione del superamento del digital divide, il Ministro intenda immediatamente attivare per favorire il processo democratico della conoscenza e dell'apprendimento collettivo, in particolare attraverso: a) l'accesso di studenti e comunità isolate all'informazione e alla comunicazione; b) la creazione di competenze locali e di attività economiche autosostenibili nell'ambito delle information and communication technology con particolare riferimento alle

regioni meridionali (nuove tecnologie dell'informazione e della comunicazione).
(4-06333)

DI BIAGIO. - Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
recentemente la stampa italiana ha riportato la notizia che la Commissione europea ha messo in mora lo Stato italiano, su una serie di voci improprie che da diversi anni gravano sulla bolletta elettrica degli italiani e che se tagliate permetterebbe alle famiglie italiane di beneficiare di 5,6 miliardi di euro;
tre le voci incriminate presenti in bolletta, la A2 che riguarda le spese di smantellamento delle centrali nucleari, disposto con il referendum del 1987, la A3 che riguarda le sovvenzioni alle energie alternative e la A5, che va ad incentivare le spese di ricerca nel settore energia;
la voce di spesa relativa allo smantellamento delle centrali nucleari, cosiddetta A2, a far data dal 1987, incide sulle bollette degli italiani oramai da più di 20 anni e per un costo annuo di 1 miliardo di euro;
a giudizio dell'interrogante, l'energia elettrica è il principale elemento di crescita necessario allo sviluppo di un Paese e pertanto è necessario rimuovere tutti gli ostacoli per contenere i prezzi energetici che sono relativamente elevati al fine di ridurre la pressione fiscale sui nuclei familiari -:
se i ministri interrogati possano informare sullo stato di avanzamento del piano di smantellamento delle centrali nucleari, a chi sia stato affidato l'incarico ed entro quale termine si debba concludere tale operazione, quali altresì le azioni di sorveglianza e supervisione attuate per il raggiungimento dell'obiettivo finale;
se i ministri interrogati non ritengano necessaria un'iniziativa normativa a sostegno del reddito familiare volto ad alleggerire la bolletta degli italiani da voci improprie e gravose.
(4-06342)

...

Apposizione di una firma ad una mozione.

La mozione Marinello e altri n. 1-00334, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 1o marzo 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Toccafondi.

Apposizione di una firma ad una risoluzione.

La risoluzione in commissione Mariani e altri n. 7-00258, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 2 febbraio 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato: Marco Carra.

Apposizione di firme ad una interrogazione a risposta scritta e modifica dell'ordine dei firmatari.

L'interrogazione a risposta scritta Amici ed altri n. 4-06303, pubblicata nell'Allegato B ai resoconti della seduta del 1o marzo 2010, deve intendersi sottoscritta anche dagli onorevoli Brugger e Pisicchio. Contestualmente, su richiesta del presentatore, l'ordine delle firme viene così modificato: «Brugger, Amici, Bressa, Pisicchio».

Ritiro di documenti del sindacato ispettivo.

I seguenti documenti sono stati ritirati dai presentatori:
interrogazione a risposta scritta Gava n. 4-06035 del 4 febbraio 2010;
interrogazione a risposta in commissione Cenni n. 5-02535 del 23 febbraio 2010.

Trasformazione di documenti del sindacato ispettivo.

I seguenti documenti sono stati così trasformati su richiesta dei presentatori:
interrogazione a risposta in commissione Fava e altri n. 5-02342 del 14 gennaio 2010 in interrogazione a risposta scritta n. 4-06332;

interrogazione a risposta orale Mereu n. 3-00896 del 4 febbraio 2010 in interrogazione a risposta in commissione n. 5-02567.

Allegato B
Seduta n. 292 del 2/3/2010
TESTO AGGIORNATO AL 4 MARZO 2010

INTERROGAZIONI PER LE QUALI È PERVENUTARISPOSTA SCRITTA ALLA PRESIDENZA

ANGELI e DI BIAGIO. - Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro degli affari esteri, al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
l'ambasciata d'Italia a Buenos Aires, in conformità a quanto previsto dal decreto legislativo n.163 del 2006 per la contrattazione del servizio di assistenza sanitaria a beneficio di cittadini italiani indigenti residenti in Argentina, ha sottoscritto nel novembre del 2007 con la Swiss Medical S.p.A., contratto di assistenza sanitaria a favore dei cittadini italiani indigenti;
la Swiss Medical S.p.A garantisce con il contratto la copertura di tutte le prestazioni sanitarie incluse nel Piano Medico Obbligatorio (PMO) attualmente vigente nella versione richiamata dalle risoluzioni del Ministero della Salute Pubblica della Repubblica Argentina, oltre che in aggiunta prestazioni offerte dalla società quali varianti migliorative al PMO, espressamente indicate dal contratto;
le prestazioni sanitarie sono garantite a 8230 beneficiari, distribuiti nelle diverse circoscrizioni consolari, così come individuati dagli uffici consolari in Argentina,
il contratto prevede anche un aumento pari al 5 per cento dei beneficiari che necessitano di copertura medica, se individuati e registrati dagli Uffici Consolari;
tale contratto verrà a scadenza in data 30 dicembre 2009, prorogabile per soli altri sei mesi;
analoghe iniziative di copertura sanitaria per i cittadini residenti in America Latina sono state intraprese tra il 2007 e il 2009 -:
se i beneficiari individuati dai Consolati abbiano usufruito delle prestazioni mediche e di quelle aggiuntive garantite dal contratto di copertura sanitaria;
se di tali prestazioni sanitarie abbiano goduto altri beneficiari individuati dagli Uffici Consolari;
se alla scadenza del contratto di assistenza sanitaria a favore di connazionali indigenti, sia stato previsto lo stanziamento di ulteriori fondi per garantire la continuità dell'assistenza sanitaria;
se intendano risolvere e affrontare con altre iniziative, che vadano anche a rafforzare le convenzioni sanitarie stipulate, il problema della assistenza sanitaria ai connazionali indigenti;
se intendano adottare iniziative di monitoraggio delle condizioni socio-economiche dei connazionali indigenti.
(4-03236)

Risposta. - Nel corso del 2008 e 2009, per assicurare la copertura medica a circa 10.000 connazionali indigenti residenti in Paesi dell'America latina, sono state stipulate convenzioni sanitarie assicurative (Argentina, Venezuela, Uruguay, Brasile limitatamente a Rio de Janeiro, Messico, Colombia e Cile). In considerazione dei risultati ottenuti alcune sono state o verranno riproposte per il 2010 (Argentina, 5000

beneficiari; Venezuela, 800; Uruguay, 150; Colombia, 113).
Gli oneri delle convenzioni sanitarie gravano sui fondi del capitolo 3121 del bilancio del ministero degli affari esteri. Tali fondi hanno natura di spesa non obbligatoria.
In particolare in Argentina, per garantire la copertura medica ai connazionali indigenti (8.230) colà residenti, nel 2007 era stata stipulata una polizza sanitaria biennale (2008-2009) con la Società
Swiss Medical, aggiudicataria di apposita gara europea. Il costo annuo di tale polizza è stato di euro 6.748.000.
L'individuazione dei beneficiari - indigenti nati in Italia - è stata effettuata applicando l'unico criterio realmente oggettivo, quello determinato dalla misura dell'indigenza dei connazionali presi in considerazione. È stato pertanto messo a punto un elenco, in modo che le fasce meno abbienti potessero beneficiare del servizio.
Con gli stessi parametri è stata stilata una lista suppletiva dalla quale attingere in caso di eventi che avessero modificato l'elenco dei beneficiari titolari (decesso, trasferimento, sopravvenuta mancanza del requisito di indigenza). Nel biennio 2008/2009 si sono registrate 1.025 sostituzioni di iscritti.
Dall'entrata in vigore della Convenzione è stata rilevata un'altissima percentuale di fruizione in aree quali quelle della capitale e della «grande» Buenos Aires, di Cordoba, di Mar del Plata e di Rosario (dal 95 al 100 per cento). Tale percentuale è stata inferiore nelle circoscrizioni consolari dove la dispersione su vaste aree dei connazionali e la distanza dalle sedi dei centri non sempre consentono agli iscritti di utilizzare le strutture mediche convenzionate, ovvero ove il sistema sanitario pubblico locale risulta maggiormente soddisfacente.
L'andamento della convenzione è stato oggetto di costante ed attento monitoraggio da parte dell'Ambasciata a Buenos Aires e della nostra rete consolare in Argentina.
Sulla base delle risorse finanziarie indicate in sede di bilancio di previsione 2010 (9,2 milioni di euro, aumentati a 12,3 milioni di euro con la legge di bilancio, con una contrazione rispetto al 2009 del 26,59 per cento), al fine di dare continuità all'assistenza sanitaria, avvalendosi di una clausola del precedente contratto, sono stati avviati contatti con la
Swiss Medical per il rinnovo dell'esecuzione di servizi analoghi a quelli previsti nella precedente polizza. Il negoziato con la controparte è stato condotto dall'ambasciata con la presenza, in alcune fasi, di un rappresentante della direzione generale per gli italiani all'estero e le politiche migratorie.
Il risultato è stato un nuovo contratto che prevede 5.000 beneficiari in Argentina per un ammontare complessivo annuo di 5.187.000 euro, con la copertura delle prestazioni sanitarie incluse nel piano medico obbligatorio (Pmo) argentino (cosiddetti servizi di base), dei servizi di odontoiatria e di emergenza, la fornitura di medicinali con sconti variabili, l'esecuzione di esami diagnostici ed interventi chirurgici. Il costo è stato giudicato congruo da una società esterna incaricata di una valutazione tecnica.
Lo schema di rimodulazione del nuovo contratto è stato preventivamente sottoposto alle valutazioni dei locali Comitati degli italiani residenti all'estero (Comites) e dei membri del Consiglio generale degli italiani all'estero (Cgie) e da essi approvato.
Alla luce dei vincoli di bilancio e dell'aumento dei costi, la riduzione del numero dei beneficiari di circa il 40 euro è stata ritenuta la soluzione di minor impatto, per continuare a garantire comunque l'erogazione del servizio dei due anni precedenti.
L'individuazione degli attuali beneficiari, come in passato, è stata effettuata applicando il criterio dell'indigenza ed il relativo elenco è stato messo a punto dai consolati sulla base di indicazioni fornite dall'ambasciata, onde consentire alle fasce meno abbienti di continuare a beneficiare del servizio.
Si rileva che il nuovo contratto - registrato e approvato dai competenti organi di controllo e regolarmente entrato in vigore il 1o gennaio 2010 - prevede la possibilità, allocando eventuali ulteriori fondi, di ampliare il numero dei beneficiari, attingendo ad una lista suppletiva di potenziali

assistiti, oltre 5.000 attualmente coperti dalla nuova polizza.
Si fa presente, infine, che i connazionali indigenti non inclusi in una polizza assicurativa - in aggiunta alle prestazioni previste dal servizio sanitario locale - possono usufruire per esigenze, sanitarie, nell'ambito delle risorse finanziarie esistenti, dell'assistenza degli uffici consolari attraverso l'erogazione di interventi diretti (sussidi in denaro a copertura di spese mediche o farmaceutiche, ovvero l'eventuale fornitura di medicinali, o ammissione a strutture geriatrico-sanitarie tramite presidi convenzionati).

Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Alfredo Mantica.

ANGELI. - Al Ministro degli affari esteri, al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Premesso che:
in America latina vivono migliaia di connazionali indigenti, molti dei quali anziani, che hanno diversi problemi di sopravvivenza oltre che problemi medici;
il Governo italiano ha garantito l'assistenza sanitaria ai connazionali bisognosi residenti in America latina mediante la sottoscrizione di un accordo con la Swiss Medical, che verrà in scadenza il 30 dicembre 2009;
diverse associazioni ed enti non profit, che si finanziano con raccolta di fondi e in minima parte con i contributi dei Governo italiano, concorrono ad aiutare i connazionali senza risorse, non solo con la consegna di farmaci, ma anche con attività di supporto materiale e psicologico;
nello specifico, nella sola città di Rosario (Argentina), il comitato di assistenza agli italiani (C.A.I.), ente senza fini di lucro, aiuta connazionali ultra sessantacinquenni (seicento anziani circa). Di questi oltre 200 si rivolgono al C.A.I. per avere farmaci, in quanto non beneficiari delle prestazioni mediche e aggiuntive previste dal contratto di assistenza sanitaria tra il Governo italiano e la Swiss Medical. Nell'anno 2009, il C.A.I. ha ricevuto dal Governo italiano contributi insufficienti per coprire le spese di acquisto di almeno un farmaco per ogni anziano assistito, considerando anche il continuo aumento del prezzo dei farmaci -:
quale sia il numero preciso di connazionali indigenti residenti in America latina bisognosi di prestazioni mediche e di farmaci e quanti tra questi abbiano diritto alle prestazioni mediche ed aggiuntive garantite dal contratto con la Swiss Medical;
quali siano, nello specifico, le prestazioni mediche e aggiuntive previste dal contratto di assistenza sanitaria sottoscritto con la Swiss Medical e quali siano le modalità con le quali verrà garantito il diritto di assistenza sanitaria ai connazionali indigenti alla scadenza del contratto Swiss Medical prevista entro dicembre 2009;
se non si ritenga necessario e urgente estendere a tutte le persone bisognose, tra cui gli anziani, l'assistenza sanitaria e medica concordata o attuare altre forme di tutela, come un'eventuale delega dell'assistenza sanitaria diretta e indiretta agli ospedali italiani con sede in America latina;
se si intendano adottare politiche di sostegno finanziario urgente a favore delle associazioni e degli enti non profit che garantiscono la distribuzione di farmaci salvavita.
(4-04280)

Risposta. - Nel corso del 2008 e 2009, per assicurare la copertura medica a circa 10.000 connazionali indigenti residenti in Paesi dell'America latina, sono state stipulate convenzioni sanitarie assicurative (Argentina, Venezuela, Uruguay, Brasile limitatamente a Rio de Janeiro, Messico, Colombia e Cile). In considerazione dei risultati ottenuti alcune sono state o verranno riproposte per il 2010 (Argentina, 5000 beneficiari; Venezuela, 800; Uruguay, 150; Colombia, 113).
Gli oneri delle Convenzioni sanitarie gravano sui fondi del capitolo 3121 del bilancio del ministero degli affari esteri. Tali fondi hanno natura di spesa non obbligatoria.


In particolare in Argentina, per garantire la copertura medica ai connazionali indigenti (8.230) colà residenti, nel 2007 era stata stipulata una polizza sanitaria biennale (2008-2009) con la Società
Swiss Medical, aggiudicataria di apposita gara europea costo annuo di tale polizza è stato di euro 6.748.000.
L'individuazione dei beneficiari - indigenti nati in Italia - è stata effettuata applicando l'unico criterio realmente oggettivo, quello determinato dalla misura dell'indigenza dei connazionali presi in considerazione. È stato pertanto messo a punto un elenco, in modo che le fasce meno abbienti potessero beneficiare del servizio.
Con gli stessi parametri è stata stilata una lista suppletiva dalla quale attingere in caso di eventi che avessero modificato l'elenco dei beneficiari titolari (decesso, trasferimento, sopravvenuta mancanza del requisito di indigenza). Nel biennio 2008/2009 si sono registrate 1025 sostituzioni di iscritti.
Dall'entrata in vigore della Convenzione è stata rilevata un'altissima percentuale di fruizione in aree quali quelle della capitale e della «grande» Buenos Aires, di Cordoba, di Mar del Plata e di Rosario (dal 95 al 100 per cento). Tale percentuale è stata inferiore nelle Circoscrizioni consolari dove la dispersione su vaste aree dei connazionali e la distanza dalle sedi dei centri non sempre consentono agli iscritti di utilizzare le strutture mediche convenzionate, ovvero ove il sistema sanitario pubblico locale risulta maggiormente soddisfacente.
L'andamento della Convenzione è stato oggetto di costante ed attento monitoraggio da parte dell'Ambasciata a Buenos Aires e della nostra rete consolare in Argentina.
Sulla base delle risorse finanziarie indicate in sede di bilancio di previsione 2010 (9,2 milioni di euro, aumentati a 12,3 milioni di euro con la legge di bilancio, con una contrazione rispetto al 2009 del 26,59), al fine di dare continuità all'assistenza sanitaria, avvalendosi di una clausola del precedente contratto, sono stati avviati contatti con la
Swiss Medical per il rinnovo dell'esecuzione di servizi analoghi a quelli previsti nella precedente polizza. Il negoziato con la controparte è stato condotto dall'Ambasciata con la presenza, in alcune fasi, di un rappresentante della direzione generale per gli italiani all'estero e le politiche migratorie.
Il risultato è stato un nuovo contratto che prevede 5.000 beneficiari in Argentina per un ammontare complessivo annuo di 5.187.000 euro, con la copertura delle prestazioni sanitarie incluse nel Piano medico obbligatorio (Pmo) argentino (cosiddetti servizi di base), dei servizi di odontoiatria e di emergenza, la fornitura di medicinali con sconti variabili, l'esecuzione di esami diagnostici ed interventi chirurgici. Il costo è stato giudicato congruo da una società esterna incaricata di una valutazione tecnica.
Lo schema di rimodulazione del nuovo contratto è stato preventivamente sottoposto alle valutazioni dei locali Comitati degli italiani residenti all'estero (Comites) e dei membri del Consiglio generale degli italiani all'estero (Cgie) e da essi approvato.
Alla luce dei vincoli di bilancio e dell'aumento dei costi, la riduzione del numero dei beneficiai di circa il 40 per cento è stata ritenuta la soluzione di minor impatto, per continuare a garantire comunque l'erogazione del servizio dei due anni precedenti.
L'individuazione degli attuali beneficiari, come in passato, è stata effettuata applicando il criterio dell'indigenza ed il relativo elenco è stato messo a punto dai Consolati sulla base di indicazioni fornite dall'Ambasciata, onde consentire alle fasce meno abbienti di continuare a beneficiare del servizio.
Si rileva che il nuovo contratto - registrato e approvato dai competenti organi di controllo e regolarmente entrato in vigore il 1o gennaio 2010 prevede la possibilità, allocando eventuali ulteriori fondi, di ampliare il numero dei beneficiari, attingendo ad una lista suppletiva di potenziali assistiti, oltre i 5.000 attualmente coperti dalla nuova polizza.
Si fa presente, infine, che i connazionali indigenti non inclusi in una polizza assicurativa - in aggiunta alle prestazioni previste dal servizio sanitario locale - possono usufruire per esigenze sanitarie, nell'ambito

delle risorse finanziarie esistenti, dell'assistenza degli uffici consolari attraverso l'erogazione di interventi diretti (sussidi in denaro a copertura di spese mediche o farmaceutiche, ovvero l'eventuale fornitura di medicinali, o ammissione a strutture geriatrico-sanitarie tramite presidi convenzionati).
In merito ai contributi ad enti che svolgono attività assistenziale (cosiddetta «assistenza indiretta», a valere sul capitolo 3105), va innanzitutto segnalato che la loro erogazione è subordinata alla presentazione del bilancio consuntivo dell'anno precedente, dall'esame del quale il ministero degli affari esteri stabilisce l'entità definitiva dello stesso. Gli organi di Controllo, infatti, non mancano di rilevare che la somma erogata a titolo di contributo agli enti debba essere decurtata dell'eventuale saldo attivo riscontrato in bilancio consuntivo.
Le risorse disponibili all'inizio del 2009 su tale capitolo erano 999.962 euro. Ciò aveva consentito di assegnare al Cai Comitato di assistenza agli italiani di Rosario un contributo pari a 8.000 euro, che non è stato erogato in quanto l'ente aveva riportato nel bilancio consuntivo relativo all'esercizio 2008 un saldo attivo pari a 11.884 euro.
In sede di assestamento di bilancio, sul cap. 3105 sono stati acquisiti ulteriori 397.270 euro che hanno elevato la dotazione complessiva del capitolo per l'esercizio finanziario 2009 a 1.397.232 euro. Di conseguenza sono state adeguate le assegnazioni di fondi agli Enti di assistenza, provvedendosi ad erogare un contributo di 7.000 euro al Cai di Rosario.
Per quanto attiene al corrente esercizio finanziario, si fa presente che le risorse disponibili sul capitolo 3105 ammontano ad euro 990.249 ed una volta che gli enti che hanno presentato domanda di contributi (tra essi figura anche il Cai di Rosario) avranno inviato il consuntivo 2009 (il termine previsto è il 31 marzo 2010) si provvederà a stabilire le relative assegnazioni.

Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Alfredo Mantica.

ANGELI. - Al Ministro degli affari esteri, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
l'interrogante ha già discusso in III Commissione il 20 gennaio scorso l'interrogazione a risposta immediata 5-02351 «Sul rinnovo del contratto con la Swiss Medical, compagnia assicuratrice per gli Italiani residenti in Argentina» rappresentando che il piano di assistenza sanitaria a favore di 8.320 nostri connazionali residenti in Argentina per lo più indigenti ed anziani, è stato attuato attraverso il contratto vigente nel biennio 2008-2009, stipulato per la prima volta nel 2007 e scaduto a fine anno scorso, sottoscritto tra l'Ambasciata Italiana in Argentina e la Swiss Medical, aggiudicataria di gara europea, per un costo annuo di euro 6.748.000, che è stato rinnovato alla medesima compagnia dall'inizio del corrente anno;
detta compagnia assicuratrice si è aggiudicata nuovamente il contratto a seguito di gara, ma il Governo ha concesso condizioni economiche differenti, tanto che si è reso necessario assumere informazioni dirette presso il console dell'ambasciata italiana a Buenos Aires, da cui è emerso che a seguito di dette mutate condizioni si è causata l'esclusione del ben il 40 per cento degli aventi diritto dalla polizza, che ora si trovano costretti ad affrontare direttamente le spese sanitarie con gravi conseguenze economiche e sulla salute in caso di incapienza reddituale;
infatti il Governo ha replicato in commissione che «gli oneri di questa polizza - come quelli relativi ad altre stipulate in America Latina - gravano sui fondi del capitolo 3121 del bilancio del Ministero degli affari esteri e che tali fondi hanno natura di spesa non obbligatoria. Si è reso pertanto necessario conoscere l'entità effettiva del bilancio di previsione 2010 prima di intraprendere qualsiasi iniziativa riguardante la nuova polizza. Alla fine dello scorso giugno, la dotazione del capitolo 3121 ammontava a 9,2 milioni di euro, poi diventati 12,3 milioni con la

Legge di Bilancio. La contrazione rispetto al 2009 risulta comunque pari al 26,59 per cento. Tenuto conto che sullo stesso capitolo 3121 gravano l'insieme dei sussidi ed interventi che, a vario titolo, vengono erogati da tutta la rete estera ai connazionali indigenti, le risorse per la polizza sanitaria in Argentina, sono state ridotte del 23 per cento rispetto al precedente importo annuo» confermando perciò, che «il risultato è stato un nuovo contratto che prevede la copertura di 5.000 beneficiari per un ammontare complessivo annuo di 5.187.000 euro. Il costo è stato giudicato congruo da una società esterna incaricata di una valutazione tecnica. Alla luce dei vincoli di bilancio, la riduzione del numero dei beneficiari di circa il 40 per cento è stata ritenuta la controindicazione di minor impatto, per continuare a garantire comunque l'erogazione...» dichiarando, inoltre che «l'individuazione degli attuali beneficiari è stata effettuata applicando l'unico criterio realmente oggettivo, proprio al fine di evitare discriminazioni, e cioè quello determinato dalla misura dell'indigenza dei connazionali presi in considerazione. Il relativo elenco è stato messo a punto dai Consolati sulla base dei parametri omogenei indicati dall'Ambasciata, in modo che proprio le fasce meno abbienti potessero continuare a beneficiare del servizio. Con gli stessi parametri è stata stilata la lista suppletiva...»;
questa situazione, generata dal taglio dei fondi deciso dal Governo, confermata la decurtazione di ben 3.200 connazionali indigenti, già assistiti ed ora inseriti nella surrichiamata lista suppletiva sul cui punto il Governo ha tenuto a precisare che «va tenuto presente che il contratto ...prevede la possibilità, allocando eventuali ulteriori fondi, di ampliare il numero dei beneficiari, attingendo ad una lista suppletiva di potenziali assistiti, oltre i 5.000 attualmente coperti dalla nuova polizza» ma nulla dicendo sulla reperibilità di detti fondi, è fonte di disagio sociale e danni alla collettività ingiustamente esclusa e deve trovare una giustificazione più che valida, oltre a quella fornita del criterio indicatore della misura dell'indigenza applicato, in quanto, in precedenza, il contratto con la Swiss Medical ha garantito all'Italia ed ai nostri concittadini anziani ed indigenti, residenti in Argentina tutti quanti beneficiari della polizza, la certezza di un buon risultato in termini di assistenza ed al nostro Paese condizioni economiche nei limiti dei fondi disponibili senza ricorrere a finanziamenti aggiuntivi e fuori tempi;
tale ingiusta esclusione del 40 per cento degli aventi diritto per anzianità ed indigenza a causa della riduzione dei fondi, evidenzia secondo l'interrogante una violazione alla tutela del diritto primario e inviolabile alla salute ed all'obbligo della solidarietà economica e sociale dello Stato nei confronti dei cittadini che devono avere pari dignità sociale e, non avendo avuto dal Governo i necessari esaustivi chiarimenti sulla riduzione delle risorse del 23 per cento per la polizza sanitaria in Argentina, rispetto all'insieme dei sussidi erogati per tutta la rete estera, si rende necessario provvedere a sanare detta situazione, che penalizza pesantemente una cospicua percentuale di cittadini italiani all'estero e mette a repentaglio la loro salute e la stessa vita, in caso di incapienza economica per fronteggiare in proprio le spese di cura e degenza, vista l'età avanzata degli aventi diritto e la probabile presenza di patologie geriatriche, anche fatali in mancanza di appropriata e rapida assistenza, senza contare il disagio economico per gli interessati ed il deterioramento della qualità della vita nonché le ripercussioni sul loro nucleo familiare cui grava l'obbligo di cura, con vero e proprio danno alla collettività, che potrebbe sfociare anche in stato d'emergenza sociale;
occorre altresì scongiurare dai rischi di contenzioso contro la pubblica amministrazione, con aggravi al bilancio statale;
si rende, perciò, necessario interrogare il Governo per valutare, nel bilanciamento degli interessi, la prevalenza dei diritti dei cittadini italiani residenti all'estero, anziani ed indigenti, che, con il loro lavoro hanno dato lustro alla Patria e

per ripristinare la situazione pregressa del piano assistenziale sanitario, affinché, rivedendo i criteri adottati, venga assicurata la copertura assicurativa alla totalità degli aventi diritto, onde eliminare ingiuste discriminazioni degli italiani in Argentina, rispetto ai connazionali residenti in Italia ed altri connazionali all'estero, ovvero assicurare l'assistenza della categoria esclusa tramite gli ospedali italiani esistenti, cui potrebbero essere erogati i fondi stornati alla Swiss Medical;
per i motivi esposti dal Governo, si potrebbe attingere a risorse finanziarie disponibili dallo Stato, dirottandole a questo scopo come priorità assoluta (ad esempio, utilizzare i fondi provenienti dallo scudo fiscale varato dal Governo per favorire il rimpatrio o la regolarizzazione delle attività finanziarie e patrimoniali illegalmente detenute all'estero fino al 31 dicembre 2008, stimando un rientro di capitali per un totale di circa 300 miliardi di euro, il Ministero dell'economia e delle finanze si aspetta un gettito fiscale una tantum di 3-5 miliardi di euro, il rimpatrio è infatti obbligatorio solo per le somme depositate presso paradisi fiscali, che hanno favorito una categoria privilegiata di cittadini e per equità che dovrebbero, per la quota spettante, sanare l'ingiustizia perpetrata ai danni di altri ben più bisognosi concittadini e ingiustificatamente esclusi dal godimento di diritti sacrosanti ed inviolabili -:
se al Governo intenda fornire ulteriori elementi sulla effettiva e rapida risoluzione della situazione in premessa;
quali urgenti misure intenda adottare per eliminare detta esclusione dalla copertura sanitaria ai danni di una fascia sociale debole ed indifesa, che potrebbe essere assistita presso gli ospedali italiani presenti in Sudamerica, a pari condizioni di quelli rientranti nella fascia assicurata.
(4-05868)

Risposta. - Nel corso del 2008 e 2009, per assicurare la copertura medica a circa 10.000 connazionali indigenti residenti in Paesi dell'America Latina, sono state stipulate Convenzioni sanitarie assicurative (Argentina, Venezuela, Uruguay, Brasile limitatamente a Rio de Janeiro, Messico, Colombia e Cile). In considerazione dei risultati ottenuti alcune sono state o verranno riproposte per il 2010 (Argentina, 5000 beneficiari; Venezuela, 800; Uruguay, 150; Colombia, 113).
Gli oneri delle Convenzioni, sanitarie gravano sui fondi del cap. 3121 del bilancio del Ministero degli Affari Esteri. Tali fondi hanno natura di spesa non obbligatoria.
In particolare in Argentina, per garantire la copertura medica ai connazionali indigenti (8.230) colà residenti, nel 2007 era stata stipulata una polizza sanitaria biennale (2008-2009) con la Società
Swiss Medical, aggiudicataria di apposita gara europea. Il costo annuo di tale polizza è stato di euro 6.748.000.
L'individuazione dei beneficiari - indigenti nati in Italia - è stata effettuata applicando l'unico criterio realmente oggettivo, quello determinato dalla misura dell'indigenza dei connazionali presi in considerazione. È stato pertanto messo a punto un elenco, in modo che le fasce meno abbienti potessero beneficiare del servizio.
Con gli stessi parametri è stata stilata una lista suppletiva dalla quale attingere in caso di eventi che avessero modificato l'elenco dei beneficiari titolari (decesso, trasferimento, sopravvenuta mancanza del requisito di indigenza). Nel biennio 2008/2009 si sono registrate 1025 sostituzioni di iscritti.
Dall'entrata in vigore della Convenzione è stata rilevata un'altissima percentuale di fruizione in aree quali quelle della capitale e della «grande» Buenos Aires, di Cordoba, di Mar del Plata e di Rosario (dal 95 al 100 per cento). Tale percentuale è stata inferiore nelle Circoscrizioni consolari dove la dispersione su vaste aree dei connazionali e la distanza dalle sedi dei centri non sempre consentono agli iscritti di utilizzare le strutture mediche convenzionate, ovvero ove il sistema sanitario pubblico locale risulta maggiormente soddisfacente.
L'andamento della Convenzione è stato oggetto di costante ed attento monitoraggio

da parte dell'Ambasciata a Buenos Aires e della nostra rete consolare in Argentina.
Sulla base delle risorse finanziarie indicate in sede di Bilancio di previsione 2010 (9,2 milioni di euro, aumentati a 12,3 milioni di euro con la legge di Bilancio, con una contrazione rispetto al 2009 del 26,59 per cento), al fine di dare continuità all'assistenza sanitaria, avvalendosi di una clausola del precedente contratto, sono stati avviati contatti con la
Swiss Medical per il rinnovo dell'esecuzione di servizi analoghi a quelli previsti nella precedente polizza. Il negoziato con la controparte è stato condotto dall'Ambasciata con la presenza, in alcune fasi, di un rappresentante della Direzione Generale per gli Italiani all'Estero e le Politiche Migratorie.
Il risultato è stato un nuovo contratto che prevede 5.000 beneficiari in Argentina per un ammontare complessivo annuo di 5.187.000 euro, con la copertura delle prestazioni sanitarie incluse nel Piano Medico Obbligatorio (Pmo) argentino (cosiddetti servizi di base), dei servizi di odontoiatria e di emergenza, la fornitura di medicinali con sconti variabili, l'esecuzione di esami diagnostici ed interventi chirurgici. Il costo è stato giudicato congruo da una società esterna incaricata di una valutazione tecnica.
Lo schema di rimodulazione del nuovo contratto è stato preventivamente sottoposto alle valutazioni dei locali Comitati degli Italiani Residenti all'Estero (Comites) e dei membri del Consiglio Generale degli Italiani all'Estero (Cgie) e da essi approvato.
Alla luce dei vincoli di bilancio e dell'aumento dei costi, la riduzione del numero dei beneficiari di circa il 40 per cento è stata ritenuta la soluzione di minor impatto, per continuare a garantire comunque l'erogazione del servizio dei due anni precedenti.
L'individuazione degli attuali beneficiari, come in passato, è stata effettuata applicando il criterio dell'indigenza ed il relativo elenco è stato messo a punto dai Consolati sulla base di indicazioni fornite dall'Ambasciata, onde consentire alle fasce meno abbienti di continuare a beneficiare del servizio.
Si rileva che il nuovo contratto - registrato e approvato dai competenti Organi di Controllo e regolarmente entrato in vigore lo scorso primo gennaio - prevede la possibilità, allocando eventuali ulteriori fondi, di ampliare il numero dei beneficiari, attingendo ad una lista suppletiva di potenziali assistiti, oltre i 5.000 attualmente coperti dalla nuova polizza.
Si fa presente, infine, che i connazionali indigenti non inclusi in una polizza assicurativa - in aggiunta alle prestazioni previste dal servizio sanitario locale - possono usufruire per esigenze sanitarie, nell'ambito delle risorse finanziarie esistenti, dell'assistenza degli Uffici consolari attraverso l'erogazione di interventi diretti (sussidi in denaro a copertura di spese mediche o farmaceutiche, ovvero l'eventuale fornitura di medicinali, o ammissione a strutture geriatrico-sanitarie tramite presidi convenzionati).

Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Alfredo Mantica.

BOCCHINO. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
in data 27 ottobre 2008, il Presidente del Consiglio Comunale di Sessa Aurunca (Caserta) faceva pervenire al protocollo dell'ente le proprie dimissioni dalla carica;
a seguito di tali dimissioni, così come indicato nel regolamento del consiglio comunale (articolo 6, comma 13) e dello Statuto (articolo 26, comma 14), bisognava procedere alla rielezione del presidente il più presto possibile e, comunque, entro e non oltre il termine massimo di venti giorni dalle stesse dimissioni;
dalla data delle dimissioni ad oggi si sono succedute diverse sedute di consiglio comunale senza che si sia addivenuti all'elezione del nuovo presidente;
da un'attenta lettura delle disposizioni legislative, statutarie e regolamentari sembra evincersi che in caso di non elezione del presidente, per mancanza del numero legale, non possa procedersi alla

discussione ed approvazione di altri argomenti (l'elezione è da porsi sempre al primo punto all'ordine del giorno del consiglio), poiché il summenzionato articolo 26 dello statuto stabilisce che per la validità della «seduta», con all'ordine del giorno tale elezione, occorre la presenza di almeno due terzi dei componenti l'assemblea;
utilizzando un'interpretazione assai estensiva dell'articolo 39 del Testo Unico degli enti locali, relativa alla fattispecie della presidenza del consiglio comunale affidata al consigliere anziano «quando lo statuto non dispone diversamente» (e lo statuto del comune di Sessa aurunca dispone diversamente, disciplinando la figura del vicepresidente), in occasione dei consigli comunali che, a rigore di norma, si sarebbero dovuti dichiarare conclusi preso atto della mancanza del prescritto numero legale dei due terzi dei consiglieri, ai sensi della previsione sopra riportata, le riunioni si sono invece tenute in quanto presiedute dal consigliere anziano;
nel corso di tali consigli, si è proceduto all'approvazione di numerosi provvedimenti che, quindi, risulterebbero viziati, stante la violazione del mancato rispetto del quorum strutturale necessario per considerare valide le sedute che recavano al primo punto dell'ordine del giorno l'elezione del presidente;
l'elezione del presidente del consiglio comunale è certamente un atto dovuto e, pertanto, la sua mancata effettuazione potrebbe integrare gli estremi della grave e persistente violazione di legge che, ai sensi dell'articolo 141, comma 1, del Testo Unico degli Enti Locali, comporta lo scioglimento del consiglio comunale -:
quali iniziative intenda intraprendere per verificare il corretto funzionamento del consiglio comunale di Sessa Aurunca, al fine di adottare i necessari provvedimenti di competenza governativa.
(4-03802)

Risposta. - La problematica segnalata dall'interrogante è da considerarsi ormai superata, in quanto il consiglio comunale di Sessa Aurunca (Caserta) - nella seduta del 10 agosto 2009 - ha provveduto ad eleggere il proprio Presidente.
Le difficoltà registrate nei mesi precedenti sono state obiettivamente determinate dalla particolarità delle disposizioni previste dallo Statuto e dal regolamento del comune che, per tale elezione, prevedono - in prima ed in seconda istanza -
un quorum strutturale e funzionale pari ai 2/3 dei consiglieri assegnati.
La finalità di tale regolamentazione, peraltro, è da ravvisarsi nel presumibile intento di far confluire sulla persona del Presidente del consiglio un numero di consensi particolarmente ampio, così da rafforzarne il ruolo di garanzia e di organo
super partes che lo contraddistingue.
Proprio per superare la situazione di stallo che si era verificata, la competente direzione centrale per le autonomie del ministero dell'interno, in un parere reso alla prefettura di Caserta, aveva rappresentato che poteva farsi ricorso alla norma del regolamento comunale che consentiva l'elezione del presidente, alla terza votazione, con il voto favorevole della maggioranza assoluta dei consiglieri assegnati.
A tale soluzione non era da considerarsi di ostacolo la previsione dell'articolo 32 dello statuto che, in via generale, prescrive che «il consiglio si riunisce validamente con una presenza della metà dei consiglieri assegnati, compreso il sindaco, salvo che sia richiesta una maggioranza speciale». Infatti, poiché la normativa locale non contempla espressamente uno specifico
quorum strutturale per la validità della seduta in cui si procede all'effettuazione della terza votazione, deve ritenersi che in tale caso trovi applicazione il parametro del numero legale determinato dalla maggioranza assoluta dei consiglieri assegnati anche per considerare l'organo consiliare validamente insediato.
Tale soluzione interpretativa è stata considerata adeguata all'esigenza di pervenire comunque al risultato dell'elezione del Presidente e, conseguentemente, di garantire la funzionalità del consiglio, in armonia con il prescritto obbligo per i comuni con popolazione superiore ai 15.000 abitanti (al cui novero

appartiene anche Sessa Aurunca) di separare la funzione di sindaco da quella di presidente del consiglio.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Michelino Davico.

BORGHESI. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
dopo le recenti elezioni europee il Governo italiano ha deciso di ristrutturare la rete di rappresentanza diplomatica all'estero, con la previsione della chiusura di varie sedi consolari;
una di queste è il Consolato di Manchester, attualmente uno dei 4 uffici consolari in UK (consolati generati a Londra ed Edimburgo, più l'ufficio consolare permanente a Bedford). Con la chiusura verrebbero a mancare non solo i servizi burocratici ai nostri cittadini e ai cittadini britannici di questa parte di Regno Unito, ma anche un importante punto di riferimento culturale;
il Consolato di Manchester serve una collettività di oltre 30.000 italiani;
la Virtual Italian Academy, associazione che riunisce scienziati, ricercatori e professionisti italiani in GB, è solidale con la comunità italiana della circoscrizione di Manchester, che è fortemente contraria alla chiusura dei Consolato, anche perché le sue funzioni sarebbero trasferite ad Edimburgo o Londra. Appoggia quindi la protesta che il COMITES, rappresentante ufficiale della nostra comunità, ha lanciato con una petizione per impedirne la chiusura -:
se il Ministro sia a conoscenza dei fatti sopra riportati;
se ritenga di sospendere le procedure di chiusura del Consolato di Manchester vista la forte richiesta da parte dei cittadini;
cosa ritenga di fare in caso di chiusura per assicurare i servizi ai nostri connazionali.
(4-03806)

Risposta. - È innanzitutto opportuno sottolineare che il provvedimento riguardante la sede consolare di Manchester non ha carattere isolato, ma va ricondotto al più generale piano di razionalizzazione della rete estera che è stato presentato, in più occasioni, alle Commissioni esteri della Camera e del Senato, al Consiglio generale degli italiani all'estero ed alle organizzazioni sindacali. Tale piano inizialmente prevedeva scadenze più ravvicinate per l'attuazione dei provvedimenti di chiusura e già ab origine contemplava la chiusura dell'ufficio consolare di Manchester, con il contestuale trasferimento delle competenze ai consolati generali di Londra ed Edimburgo. Successivamente, questa previsione, in funzione degli approfondimenti svolti dall'Amministrazione in merito ai singoli aspetti di problematicità relativi alle sedi interessate nel processo, ha subito una successiva rimodulazione cronologica. In tale contesto, la chiusura della sede di Manchester non è stata per il momento calendarizzata.
Parallelamente infatti, il Ministero degli esteri sta proseguendo nella realizzazione di piattaforme informatiche innovative, progetto cui è stata attribuita particolare priorità dal punto di vista dei tempi di realizzazione e delle risorse dedicate. L'obiettivo è quello di garantire sia la promozione degli interessi nazionali, sia l'assistenza alle collettività italiane residenti all'estero. Come peraltro illustrato nel corso della visita di una delegazione di parlamentari al consolato di Bruxelles, il progetto è volto a consentire all'intera rete consolare di: aumentare il livello di produttività degli uffici, rendendoli sempre più efficienti e rispondenti alle esigenze dei connazionali; fornire all'utenza adeguati servizi telematici a distanza; corrispondere agli indirizzi governativi in tema di innovazione, digitalizzazione e dematerializzazione della pubblica amministrazione.
Saranno inoltre attivate strutture di supporto alla collettività residente (e finalizzate anche - ove del caso - al mantenimento dei rapporti con le autorità locali), quali uffici consolari onorari, sportelli consolari permanenti e
call center, al fine di

ridurre il disagio per l'utenza derivante dalle chiusure degli uffici consolari.
Per quanto riguarda, in particolare, il Regno Unito, è stata prevista una configurazione della rete consolare con due poli principali, costituiti dal consolato generale di Edimburgo a nord e dal consolato generale di Londra a sud. Queste strutture verranno coadiuvate, nella zona centrale del Paese, dal già esistente sportello consolare permanente di Bedford.
Con la chiusura del consolato di Manchester le competenze territoriali relative all'utenza ivi residente verranno suddivise fra il consolato generale di Londra ed il consolato generale ad Edimburgo. Nell'operare tale suddivisione si è tenuto conto tanto delle distanze geografiche, quanto della consistenza delle collettività residenti, decidendo di assegnare al consolato generale di Edimburgo la competenza per le contee situate nella fascia settentrionale della circoscrizione di Manchester, ove risiedono circa i due terzi dell'utenza interessata.
È infine opportuno evidenziare, nel caso specifico del Regno Unito, la presenza di una diffusa rete di consolati onorari nel Paese.

Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Alfredo Mantica.

CRISTALDI. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
lungo il porto canale di Mazara del Vallo da anni risultano ormeggiati numerosi e fatiscenti relitti di natanti, un tempo adibiti alla pesca, che intralciano la navigazione dentro il porto e costituiscono motivo di inquinamento per e acque dello stesso porto costituito dal fiume Mazaro che attraversa l'intera città;
la vicenda è ben nota alla capitaneria di porto di Mazara del Vallo i cui uffici hanno fatto precisa relazione sulla presenza dei vecchi natanti lasciati abbandonati dentro il porto canale;
nonostante il lavoro della capitaneria di porto, i relitti risultano lasciati senza alcuna custodia con i danni all'ambiente, alla navigazione ed al decoro che si possono intuire;
l'interrogante è anche il sindaco di Mazara del Vallo a cui, oltre tutto, pervengono continue lamentele di cittadini residenti, di turisti, di ambientalisti e di operatori della pesca senza poter dare seguito alle giuste rimostranze -:
quali elementi abbia il Governo sulla questione e quali iniziative intenda assumere perché venga eliminato il grave inconveniente che aggrava la situazione ambientale delle acque del fiume Mazaro e costituisce serio pericolo per la navigazione interna, anche il fiume Mazaro è spesso oggetto di fenomeni legati a repentini innalzamenti delle acque dovute alle continue azioni di alta marea, fenomeno conosciuto come «Marrobbio», che sistematicamente provoca danni ai natanti regolarmente ormeggiati e le cui operazioni di messa in sicurezza sono ostacolate dalla presenza dei relitti;
se il Governo sia a conoscenza dei nomi dei proprietari e delle ragioni per le quali tali relitti sono stati abbandonati nel porto canale di Mazara del Vallo.
(4-04658)

Risposta. - In risposta all'interrogazione in esame dove si lamenta la situazione in cui versa il porto di Mazara del Vallo per la presenza di relitti abbandonati, sulla scorta di quanto comunicato dalla competente capitaneria di porto, si rappresenta quanto segue.
La problematica concernente la rimozione dei relitti semisommersi presenti nell'ambito portuale di Mazara del Vallo è da tempo all'attenzione della capitaneria di porto di Mazara del Vallo, che, condividendo le considerazioni formulate nell'atto di sindacato ispettivo in parola, ritiene la predetta situazione elemento di degrado urbano e fortemente limitante l'operatività

del porto, già fortemente compromessa dai fondali con un battente d'acqua sempre minore.
Relativamente al paventato pericolo d'inquinamento, si evidenzia che esso appare alquanto limitato, atteso che le unità in questione al momento dell'affondamento erano quasi del tutto prive di carburante, e considerato che il fiume Mazaro, nel quale sono presenti quasi tutti i relitti semisommersi, è già inquinato da diversi decenni per la presenza di numerosi scarichi fognari non depurati, asserviti agli insediamenti civili di circa 30.000 abitanti e a industrie conserviere e cantine vinicole. Tale circostanza ha indotto l'ufficio marittimo, a seguito delle attività svolte con altri organismi di controllo preposti (Agenzia regionale protezione ambiente di Trapani), ad inoltrare correlate comunicazioni all'autorità giudiziaria e, nel contempo, a chiedere al comune di Mazara del Vallo l'adozione delle prescritte misure di limitazione/eliminazione dei fattori di inquinamento.
In merito alla situazione dei relitti nel porto di Mazara del Vallo, si riporta di seguito, una puntuale ricostruzione storica delle vicissitudini che hanno interessato i relitti e delle relative pratiche amministrative poste in essere dall'autorità marittima.

A) Moto peschereccio Giacomo Gancitano - Matr. 035 di Mazara del Vallo - Tsl 184.38 - Lunghezza 32.6 metri.
il moto peschereccio è affondato dal 24 ottobre 1997 ed in pari data è stata emanata l'ordinanza di sicurezza n. 59/1997;
gara per la rimozione effettuata dalla capitaneria di porto di Palermo
ex articolo 73 del codice navale, a seguito di autorizzazione ministeriale su istanza di questa autorità marittima; lavori aggiudicati dalla ditta Miceli Antonio di Trapani;
in data 8 ottobre 2009 la direzione marittima di Palermo ha trasmesso copia del decreto di impegno nr. camicia 3933 registrato dalla Ragioneria centrale, con il quale il superiore Ministero approvava il contratto stipulato il 1o luglio 2008 con la ditta Miceli per un importo di euro 44.887,20;
la ditta Miceli è stata convocata per il giorno 30 ottobre 2009 al fine di procedere alla consegna dei lavori;
in data 2 novembre 2009 la predetta ditta ha rinunciato ufficialmente all'esecuzione dei lavori adducendo come motivazione il considerevole aumento dei costi di smaltimento registratosi a distanza di più di un anno dalla data di stipula del contratto di lavoro.

B) Il satiro - N. MV 001 dei registri navi da diporto - (ex Annie Russo iscritto al n. 1000 RR.NN.MM.&GG. di Mazara del Vallo) Tsl 133.71 - lunghezza F.t. 24.7 metri;
dal 9 gennaio 2001 è di proprietà della società «Ingargiola Pesca, di Ingargiola Domenico & C. snc»;
tale unità è stata ammessa alla ricezione del premio per arresto definitivo grazie alle determinazioni dal decreto ministeriale 1o aprile 2003 del Ministero delle politiche agricole e forestali, che prevedeva l'erogazione del contributo anche in caso di destinazione del moto peschereccio a fini non di lucro. Infatti, il 5 febbraio 2004 l'unità è stata donata ad un'associazione Onlus denominata «Associazione sportiva disabili Mazara», la quale ha provveduto in data 11 agosto 2004 al passaggio al traffico della moto nave, ed il 1o dicembre 2006 all'iscrizione della stessa nei registri del diporto di questa autorità marittima con il nome «Il Satiro»);
in data 2 luglio 2008, la predetta nave da diporto veniva «venduta» al signor Asaro Nicolò nato a Mazara del Vallo il 29 marzo 1962, risultato nullatenente e nullafacente;
il Satiro è affondato il 24 febbraio 2009 ed il 25 febbraio 2009 è stata emanata l'ordinanza di sicurezza n. 12/2009;
in data 25 febbraio 2009 è stato emesso l'ordine ingiuntivo per il ripristino della galleggiabilità, inviato alla casa circondariale Pagliarelli di Palermo per la notifica al proprietario, il signor Asaro Nicolò;

notifica effettuata il 28 febbraio 2009;
in data 26 marzo 2009 è stato elevato il verbale amministrativo per inottemperanza all'ordine ingiuntivo;
in data 26 marzo 2009 è stato emesso nuovo ordine ingiuntivo per ripristino galleggiabilità;
notifica effettuata il 2 aprile 2009;
in data 12 agosto 2009 è stato elevato il verbale amministrativo per inottemperanza all'ordine ingiuntivo;
in data 12 agosto 2009 è stato emesso nuovo ordine ingiuntivo per ripristino galleggiabilità;
in data 20 settembre 2009 è stato emesso l'ordine ingiuntivo ai sensi dell'articolo 161 del codice della navigazione e legge n. 979 del 1982;

C) Moto nave Cristina I - N. 1149 dei RR.NN.MM.&GG. di Mazara del Vallo (ora traffico) Tsl 43.47 - Lunghezza 20.7 metri;
agli atti di questa autorità marittima è risultato che l'unità è rientrata nella procedura amministrativa atta all'ammissione al premio erogato dal Ministero delle politiche agricole e forestali per arresto definitivo dell'attività di pesca, previsto dallo Strumento finanziario di orientamento della pesca 2000/2006. In particolare l'allora proprietario, tale Marrone Giuseppe, nato a Mazara del Vallo il 13 dicembre 1946, grazie alla fattispecie prevista all'articolo 2 lettera
e) del decreto ministeriale 22 dicembre 2000 del Ministero delle politiche agricole e forestali (modificato dal decreto ministeriale 5 febbraio 2003), ha potuto percepire il suddetto contributo attraverso la cartolare sottrazione dell'unità dall'attività di pesca, il che è constato nella restituzione della relativa licenza al competente Ministero e nella destinazione definitiva della nave al traffico. Tale espediente ha permesso ai proprietari, in definitiva, l'incameramento delle somme del premio senza la necessità di provvedere alla relativa demolizione dell'imbarcazione;
il 30 giugno 2005 l'unità passa al traffico;
il 10 agosto 2006 il signor Marrone Giuseppe nato a Mazara del Vallo il 13 dicembre 1946, ha venduto l'unità al signor Norrito Mario, nato a Mazara del Vallo l'8 maggio 1957;
l'11 maggio 2007 l'unità veniva ancora «venduta» al signor Nicolò Asaro, nato a Mazara del Vallo il 29 marzo 1962, il quale, anche in questo caso non ha oggettivamente avuto i mezzi necessari alla custodia e manutenzione della nave;
la nave è affondata in data 14 gennaio 2008, ed il 15 gennaio 2008 è stata emanata l'ordinanza di sicurezza n. 3 del 2008;
in data 15 gennaio 2008 è stato emesso l'ordine ingiuntivo per il ripristino della galleggiabilità, inviato al comune di Mazara del Vallo per la notifica al proprietario mediante affissione all'albo pretorio, signor Asaro Nicolò;
in data 19 giugno 2008 è stato elevato il verbale amministrativo per inottemperanza all'ordine ingiuntivo;
in data 19 giugno 2008 è stato emesso nuovo ordine ingiuntivo per ripristino galleggiabilità;
in data 26 marzo 2009 è stato elevato il verbale amministrativo per inottemperanza all'ordine ingiuntivo;
notifica effettuata il 2 aprile 2009;
in data 12 agosto 2009 è stato elevato il verbale amministrativo per inottemperanza all'ordine ingiuntivo;
in data 12 agosto 2009 è stato emesso nuovo ordine ingiuntivo per ripristino galleggiabilità;
in data 20 ottobre 2009 è stato emesso l'ordine ingiuntivo ai sensi dell'articolo 161 del codice della navigazione e legge n. 979 del 1982;

D) Moto nave Grecale - N. 956 dei RR.NN.MM.&GG. di Mazara del Vallo (ora traffico) Tsl 149.95 - Lunghezza 30.45;
anche questa unità ha beneficiato del premio per l'arresto definitivo dell'attività di pesca secondo lo stesso decreto e con le

stesse modalità illustrate nella precedente scheda della moto nave Cristina I;
il 13 dicembre 2006 l'unità passa al traffico;
il 9 maggio 2008, la società «Margiotta Filippo e Pipitone Pietro snc» proprietari della nave vende l'unità al già citato signor Asaro Nicolò, nato a Mazara del Vallo il 29 marzo 1962;
l'Unità è affondata in data 25 febbraio 2009, in pari data è stata emanata l'ordinanza n. 13/09);
in data 27 febbraio 2009 è stato emesso ordine ingiuntivo per il ripristino della galleggiabilità, inviato alla Casa circondariale Pagliarelli di Palermo per la notifica al proprietario, signor Asaro Nicolò;
notifica effettuata il 28 febbraio 2009;
in data 12 agosto 2009 è stato elevato il verbale amministrativo per inottemperanza all'ordine ingiuntivo;
in data 12 agosto 2009 è stato emesso nuovo ordine ingiuntivo per ripristino galleggiabilità;
in data 20 ottobre 2009 è stato emesso l'ordine ingiuntivo ai sensi dell'articolo 161 del codice della navigazione e legge n. 979 del 1982;

E) Moto peschereccio Beruschi Dionisio - N. 1022 dei RR.NN.MM.&GG. di Mazara del Vallo Tsl 101.34 - lunghezza 26.50;
il moto peschereccio Beruschi Dionisio è stato ammesso a percepire il premio per l'arresto definitivo dell'attività di pesca per demolizione volontaria ai sensi del decreto ministeriale 22 dicembre 2000 del Ministero delle politiche agricole e forestali. Agli atti risulta che il proprietario, dopo aver percepito un anticipo del 50 per cento del premio (pari a euro 243.536,00), anche a seguito di diverse proroghe concesse dal Ministero delle politiche agricole e forestali, non ha mai portato a termine la demolizione del proprio moto peschereccio.
con Op. prot. 1131 del 7 maggio 2008 il Ministero delle politiche agricole e forestali ha avviato il procedimento di archiviazione della pratica con contestuale revoca del contributo concesso e recupero della somma indebitamente percepita;
a seguito dell'affondamento dell'unità, in data 13 gennaio 2004 è stato emesso l'ordine ingiuntivo per il ripristino della galleggiabilità notificato il 13 gennaio 2004 alla moglie del signor Rallo Salvatore, proprietario nato a Mazara del Vallo il 21 maggio 1970, nullatenente;
in data 15 febbraio 2005 è stato emesso l'ordine ingiuntivo per il ripristino della galleggiabilità notificato il 15 febbraio 2005 alla moglie del signor Rallo Salvatore;
in data 22 aprile 2005 è stato elevato verbale amministrativo per inottemperanza all'ordine ingiuntivo;
in data 21 aprile 2005 è stato emesso nuovo ordine ingiuntivo per ripristino galleggiabilità;
in data 22 aprile 2008 è stato emesso l'ordine ingiuntivo per il ripristino della galleggiabilità, inviato al comune di Mazara del Vallo per la notifica al proprietario mediante affissione all'albo pretorio;
in data 19 giugno 2008 è stato elevato il verbale amministrativo per inottemperanza all'ordine ingiuntivo;
in data 19 giugno 2008 è stato emesso nuovo ordine ingiuntivo per ripristino galleggiabilità;
in data 26 marzo 2009 è stato elevato il verbale amministrativo per inottemperanza all'ordine ingiuntivo;
in data 26 marzo 2009 è stato emesso nuovo ordine ingiuntivo per ripristino galleggiabilità;
in data 20 marzo 2009 è stato emesso l'ordine ingiuntivo ai sensi dell'articolo 161 del codice della navigazione e legge n. 979 del 1982;
appare opportuno evidenziare che il signor Rallo Salvatore è da diverso tempo irreperibile e da comunicazioni vie brevi

avute con la Guardia di finanza l'ultima dichiarazione dei redditi risale al 2005-2006;

F) Pontone Giovanni II - N. 2046 di Palermo - Tsl 159.1 - lunghezza 30.45;
dal 1996 è in completo stato di abbandono e semi-affondato all'interno dell'area demaniale marittima denominata «colmata B»;
prima richiesta di rimozione del relitto effettuata il 30 marzo 1996 alla S.A.I.L.E.M. Spa di Palermo (società dichiarata in stato di fallimento);
negli anni sono stati effettuati diversi ordini ingiuntivi e verbali amministrativi per relativa inottemperanza;
ultimo ordine ingiuntivo notificato tramite la Capitaneria di porto di Palermo all'attuale proprietario, signor Galletti Giuseppe, in data 30 aprile 2009 con contestuale notifica di verbale amministrativo per inottemperanza alle precedenti ingiunzioni elevate;
in data 20 ottobre 2009 emesso ordine ingiuntivo ai sensi dell'articolo 161 del codice della navigazione e legge n. 979 del 1992;

G) Unità da diporto - proprietario sconosciuto.
non essendo soggetta ad iscrizione in pubblici registri, sino ad oggi non è stato possibile individuare il legittimo proprietario del natante in oggetto;
in data 20 ottobre 2009 emesso ordine ingiuntivo a carico d'ignoti ai sensi dell'articolo 161 del codice della navigazione e legge n. 979 del 1982, tramite pubblicazione all'albo pretorio comunale in ottemperanza all'articolo 143 del codice di procedura civile.

Alla luce di quanto esposto nelle singole schede, appare acclarato che la situazione al momento creatasi dalla contemporanea presenza di alcuni relitti nel porto nuovo e nel porto canale di Mazara del Vallo, siano di vario tipo, per lo più legate a vicende correlate ai rispettivi proprietari/armatori (ad esempio fallimento di impresa commerciale, arresto definitivo dell'attività di pesca ed altre).
Quanto alle iniziative volte alla risoluzione della problematica, la reiterata notifica degli ordini ingiuntivi emessi nel corso degli anni ha rappresentato, da un lato, l'infruttuoso tentativo di far gravare, come giusto, ai proprietari delle unità l'onere della rimozione, e dall'altro, ha, comunque, costituito la necessaria attività prodromica per l'instaurarsi della procedura della rimozione d'ufficio, risultata, agli atti, ormai l'unica via percorribile per la soluzione della problematica.
Ad oggi, la capitaneria di porto è in attesa di ricevere i sottonotati pareri/determinazioni già richiesti, ai sensi e per gli effetti degli articoli 73 e 161 del codice della navigazione:
1) il parere dell'ufficio del genio civile opere marittime relativo alla cifra economica da riferire al superiore Ministero delle infrastrutture e trasporti, quale base della licitazione privata che dovrà esperirsi per l'aggiudicazione dei lavori di demolizioni da effettuarsi
in loco;
2) la designazione di un funzionario dell'Agenzia delle dogane per la partecipazione alla Commissione
ex. 92 del codice della navigazione per determinare il valore dei relitti affondati.

Acquisita la suddetta documentazione e quantificato l'onere finanziario, la capitaneria di porto richiederà al Ministero l'autorizzazione a procedere alla rimozione d'ufficio dei vari relitti.
Per i profili connessi alla commissione di eventuali illeciti, il personale della guardia costiera ha già provveduto ad informare la competente autorità giudiziaria.

Il Sottosegretario di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare: Roberto Menia.

D'IPPOLITO VITALE. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
nei giorni scorsi veniva trasmessa, nel corso del Tg1, un'inchiesta giornalistica riguardante lo scandaloso ed inaccettabile traffico illecito di animali esotici (pappagalli, scimmie, felini, rettili, roditori, pesci, testuggini), protetti e pericolosi, importati nel nostro Paese da collezionisti senza scrupoli e utilizzati impropriamente o come animali da compagnia o negli zoo e nei circhi;
secondo le stime del WWF tale mercato clandestino risulta essere il terzo al mondo per giro d'affari;
risulta preoccupante il quadro fornito dal rapporto Zoomafia 2009 della Lav (Lega antivivisezione) relativo al fiorente traffico illecito di fauna selvatica esotica protetta, che interessa circa un terzo di quello legale, con un business quantificabile in centinaia di milioni di euro l'anno: avorio, pappagalli, falchi, camaleonti, tartarughe, un leone, ma anche conchiglie, coralli, caviale, zampe di elefante, coccodrilli imbalsamati e prodotti in pelle di animali protetti, come leopardi, lupi, varani, e lontre;
il bracconaggio con i reati relativi all'uso e detenzione di armi e munizioni conferma la pericolosità di questo traffico, finalizzato anche alla vendita di animali imbalsamati e di fauna per l'alimentazione umana, con un giro d'affari di circa 5 milioni di euro;
accanto al traffico di animali vivi, si registra anche un fiorente commercio di prodotti ricavati da parti anatomiche, come la pelle, gli artigli, le corna, le zanne, e da organi interni (estratti ghiandolari) e di altro ancora: pettini, monili, gioielli, ricavati dal guscio di tartarughe, o dal dente del narvalo, pelli di zebra e leopardo, denti di squalo, conchiglie, stelle di mare e cavallucci marini, oggetti in avorio, sono solo alcuni fra i tanti esempi di depredazione del mondo animale;
in Italia, nei mercati e in alcune aziende, si possono trovare animali importati illegalmente e provvisti di documenti falsi. Posto che la vendita è valida e legale quando, insieme all'animale, vengano consegnati il certificato di provenienza (CITES) e la ricevuta fiscale, accade che il CITES venga falsificato, per esempio utilizzando quello di un animale deceduto;
gli animali selvatici nella loro totalità (esotici o meno) richiedono un habitat particolare, difficilmente riproducibile in ambiente domestico ed hanno esigenze climatiche ed alimentari specifiche, spesso non sufficientemente conosciute dai detentori e dai rivenditori;
il traffico di animali esotici è spesso caratterizzato da una lunga scia di violenze ai loro danni, che inizia con la ricerca, la caccia spietata e l'allontanamento forzato dalla famiglia di appartenenza e si conclude, durante il trasporto fino al nostro Paese, con la detenzione forzata in gabbie anguste;
tali viaggi vengono effettuati in condizioni sanitarie pessime: stenti, fame, sete, ferite e paura sono in molti casi all'origine della morte degli stessi animali (con un'incidenza talora anche del 90 per cento);
l'introduzione illegale di animali esotici può costituire pericolo per la salute e l'incolumità pubbliche;
le conseguenze di questo commercio risultano imprevedibili: è il caso di animali importati dall'estero e per incuria abbandonati in habitat naturali ma non originari, in territorio a loro straniero. In assenza di predatori, si procede con piani di abbattimento diretti al totale sterminio della specie abbandonata;
la situazione risulta aggravata dal frequente ricorso ad un sistema di compravendita di tali animali esotici mediante ordini via internet, cui segue la spedizione attraverso un normale servizio postale, con conseguente pericolo per coloro che,

ignorandone il contenuto, vengono a contatto con la merce;
esistono in Italia pochi istituti preposti alla cura e alla detenzione di tali animali;
l'attuale situazione di sovraffollamento degli spazi disponibili rende necessario ed urgente un intervento del Governo -:
se non si ritenga opportuno intervenire con adeguate iniziative - anche normative - al fine di impedire il commercio illegale di animali esotici protetti e/o pericolosi o di intensificare l'azione di repressione di tale commercio;
se non risulti utile allo scopo avviare un immediato confronto con l'istituto nazionale per la fauna selvatica o eventuali ulteriori interlocutori qualificati.
(4-03555)

Risposta. - Il 3 marzo del 1973 è stata firmata la convenzione di Washington sul commercio internazionale di specie minacciate di fauna e flora denominata (Cites), ed è entrata in vigore dal 1o luglio del 1975. L'Italia ha ratificato la convenzione il 2 ottobre del 1979.
La convenzione intende promuovere la protezione di piante ed animali minacciati di estinzione mediante il controllo del loro commercio.
Il Corpo forestale dello Stato, così come le altre forze di polizia mantiene un costante e rinnovato impegno nelle attività di controllo, prevenzione e repressione del commercio illegale di animali esotici e pericolosi. In particolare il servizio Cites del Corpo forestale dello Stato e la recente istituzione di due nuovi uffici (Servizio Cites territoriale di Pavia e Nucleo operativo Cites di Trapani), ha portato ad un totale di 52 uffici specializzati nella attività di controllo ed indagine su reati connessi al commercio illegale di specie di flora e fauna protette e di animali pericolosi.
Pur essendo già previste dalla normativa nazionale specifiche sanzioni penali ed amministrative per il commercio illegale di animali di specie protette e pericolose, anche in conformità a quanto previsto dalla direttiva 2008/99/CE, andrebbero promosse adeguate iniziative legislative volte ad un inasprimento delle sanzioni penali con particolare riferimento al commercio illegale di specie protette laddove lo stesso sia attuato attraverso organizzazioni criminali.
Per quanto riguarda il confronto con l'Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale) ed altri enti qualificati, si evidenzia che il Corpo forestale dello Stato già da tempo è supportato da tale ente e da altri organismi scientifici istituzionali, che forniscono collaborazione nelle attività di controllo ed indagini sul commercio illegale di specie protette, tali attività potrebbero comunque essere implementate stabilendo specifici protocolli operativi per rendere più efficace ed incisiva la operatività del personale preposto alle attività di controllo in materia di commercio di animali e vegetali protetti.
La convenzione di Washington norma in ogni caso la protezione di specie mediante la disciplina del loro commercio, non escludendo ulteriori forme di tutela a livello locale, nazionale ed internazionale.

Il Sottosegretario di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare: Roberto Menia.

DI PIETRO. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il 7 giugno 2009 si sono svolte le elezioni comunali nel comune di Castelnuovo di Porto (comune al di sotto dei quindicimila abitanti); dalle urne è uscita vincente la lista di centro-destra «Insieme per cambiare» con candidato sindaco il signor Fabio Stefoni;
il 12 giugno 2009 la signora Alessandra Paradisi, già consigliere comunale uscente e rieletta a capo della «lista civica la Campana» ha richiesto alla segreteria comunale l'elenco dei contenziosi instaurati da privati (individui o società) nei confronti del comune di Castelnuovo di Porto e, in via prioritaria, quelli in materia urbanistica ed edilizia eventualmente pro

posti dal sindaco neo eletto e dai nuovi componenti il consiglio comunale;
il 22 giugno 2009, la segreteria comunale ha trasmesso una prima risposta, allegando note dei responsabili dei servizi, in cui si attesta che il comune di Castelnuovo di Porto ha pendenti, tra gli altri, due contenziosi con la società Dueffe Costruzioni s.r.l. ed un contenzioso con la società Tre Effe s.r.l. In particolare: la società Dueffe Costruzioni s.r.l. ha presentato due ricorsi amministrativi avverso altrettanti provvedimenti del comune (il primo contro l'ordinanza di sospensione della lottizzazione abusiva ai sensi articolo 3 del decreto del Presidente della Repubblica 380 del 2001; il secondo contro la delibera del consiglio comunale di revoca della variante al piano regolatore generale); la società Tre Effe s.r.l. è invece oggetto di una contestazione del reato di lottizzazione abusiva da parte del comune (non risulta che la società abbia presentato ricorso avverso l'ordinanza comunale che invece risulta essere stato presentato dal compratore di uno degli immobili acquisiti);
risulta poi che siano stati aperti due procedimenti penali per accertamenti sui fatti urbanistici in questione a carico delle società Dueffe Costruzioni s.r.l. e Tre Effe s.r.l.;
le costruzioni realizzate da queste società sono state acquisite dal responsabile del servizio di edilizia privata del comune di Castelnuovo di Porto al patrimonio comunale con propri provvedimenti e il consiglio comunale, con propri provvedimenti e il consiglio comunale, con propria deliberazione n. 29-bis del 15 luglio 2008, ha provveduto a destinare a necessità pubbliche quelli realizzati dalla società Dueffe Costruzioni s.r.l.;
il 24 giugno 2009, nella seduta di insediamento del nuovo consiglio comunale, in occasione della deliberazione sulla convalida degli eletti, la signora Paradisi (che già aveva rilevato l'incompatibilità durante la campagna elettorale) ha sollevato vera e propria questione di incompatibilità nei confronti del neo-eletto sindaco signor Fabio Stefoni - notoriamente socio della società Dueffe Costruzioni s.r.l. e della Società Tre Effe s.r.l - in assenza di idonea documentazione che comprovasse la sua estraneità alle compagini societarie;
il neo-eletto sindaco, di fronte alla mozione della signora Paradisi, avrebbe infatti prodotto solo due visure storiche della Camera di commercio riguardanti le due società e una dichiarazione notarile di cessione di partecipazione sociale (maggio 2009) per la sola società Tre Effe s.r.l. Il neo eletto ha sostenuto in occasioni pubbliche di essere uscito dalla Dueffe nel 2002 (in particolare, pubblicando in risposta ai rilievi mossi dalla «lista civica la Campana» sul blog www.viverenuovo.it, un atto notarile dell'11 marzo 2002);
dalla visura storica camerale della Dueffe risulta che nonostante figuri effettivamente un atto di trasferimento in data 11 marzo 2002 a firma del notaio Politi di Roma, alla data di comunicazione dell'elenco soci del 28 febbraio 2005 non vi era traccia di ciò (tanto che ad una visura camerale ordinaria del 27 aprile 2009 il signor Stefoni risultava ancora fra i soci; solo successivamente, ma senza indicazione presso il registro dell'avvenuta cessione, con visura camerale del 4 giugno 2009 e dell'8 luglio 2009 lo Stefoni scompare come titolare di quote societarie a seguito di una comunicazione effettuata il 27 marzo 2009;
la cessione «formale» delle quote del signor Stefoni nella società Tre Effe, avviene il giorno 8 maggio 2009, con deposito alla Camera di commercio il giorno 11 maggio 2009, ovvero in piena campagna elettorale;
in tutte le società compare il signor Fabio Polinari (noto costruttore di zona, residente in Castelnuovo di Porto), socio, oltre che delle suddette compagini, di una serie di società tutte legate con queste e tra loro: Castelnuovo s.r.l. (con lottizzazione acquisita al patrimonio comunale); l'Edilizia Falpo s.r.l. (di cui è stato socio

anche l'ex sindaco Giampiero Salè - sindaco del Comune di Catelnuovo di Porto dal 1975 al 1995 - parente dello Stefoni); la Montelarco s.r.l.; tutte queste società hanno sede in Roma, in via Ottaviano 66, ad eccezione della Tre Effe (che ha sede in Castelnuovo di Porto);
la pretesa cessione delle quote della società dal signor Stefoni al signor Polinari per la Dueffe (2002) avviene al valore nominale delle quote (2080 euro) nonostante la ben altrimenti rilevante patrimonialità della compagine. La presunta cessione di quote del signor Stefoni al signor Falconi per la Tre Effe (2009) avviene al valore di 36.666 euro anche qui a fronte di ben altra patrimonialità della compagine;
la documentazione prodotta dal signor Stefoni (visure camerali e generica dichiarazione notarile) non dimostrerebbe l'estraneità dello stesso dalle compagini societarie tanto più in difetto dell'estratto notarile del libro soci, da cui risulti la cessione delle quote in un periodo certo, con certificazione della regolare istituzione e tenuta dello stesso libro soci: questo per l'opponibilità nei confronti della società delle cessioni delle quote, senza contare la discutibile opponibilità delle stesse cessioni nei confronti di terzi;
allo stato, il signor Fabio Stefoni, al di là della delibera consiliare di convalida degli eletti, non risulta pertanto compatibile con la carica di sindaco del comune di Castelnuovo di Porto ai sensi di quanto disposto dall'articolo 63 del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267 (testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali) -:
se il Ministro sia a conoscenza dei fatti ovvero intenda acquisire informazioni in merito ed assumere iniziative, nell'ambito delle proprie competenze, affinché sia promossa immediatamente l'azione per la decadenza del sindaco, ripristinando così una situazione di legalità all'interno del comune di Castelnuovo di Porto.
(4-03881)

Risposta. - La normativa vigente in materia prevede che il Consiglio comunale, nel corso della sua seduta d'insediamento e prima ancora di aver deliberato su qualsiasi altro oggetto, accerti l'assenza di situazioni di ineleggibilità e incompatibilità a carico del sindaco e dei componenti della giunta comunale. È infatti questo organo che - in base agli articoli 41 e 69 del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, Testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali - dichiara l'eventuale ineleggibilità degli eletti, provvedendo, nel caso, secondo la procedura indicata dall'articolo 69 del citato testo unico.
Nel caso di specie, il consiglio comunale di Castelnuovo di Porto, in occasione della sua prima seduta avvenuta il 24 giugno 2009, ha valutato le condizioni di eleggibilità e compatibilità dei neoeletti, riservando particolare attenzione al reclamo per lite pendente sollevato dal consigliere Alessandra Paradisi nei confronti della persona di Fabio Stefoni, sindaco neoeletto. In particolare, il sindaco ha prodotto al consiglio i seguenti atti:
dichiarazione di non sussistenza di lite pendente con il comune e di non partecipazione alle società Dueffe costruzioni srl e Tre Effe srl;
certificazione Camera di Commercio visura storica della società Dueffe - costruzione appalti e restauri del 4 giugno 2009;
certificazioni del notaio Politi in Roma di cessione delle quote sociali della società Tre Effe srl in data 8 maggio 2009;
certificazione Camera di Commercio visura storica relativa alla società Tre Effe in data 25 maggio 2009.

Sulla base del dibattito consiliare e della documentazione prodotta, il consiglio comunale ha respinto il reclamo del consigliere Paradisi e ha deliberato la convalida dell'elezione a sindaco del signor Fabio Stefoni.
Per completare il quadro della situazione, si informa inoltre che, prima della seduta di convalida, la posizione del signor Fabio Stefoni era stata comunque verificata dagli uffici tecnici del comune di Castelnuovo di Porto dietro richiesta del consigliere

Paradisi, ma che non era emersa alcuna lite pendente tra il neosindaco e il comune, mentre invece erano risultate in corso delle pendenze tra quest'ultimo e le società menzionate dall'interrogante.
Considerando i fatti riportati, si rappresenta l'impossibilità per questo Ministero di esercitare alcun potere di controllo sull'attività amministrativa esercitata dal comune di Castelnuovo di Porto. L'autonomia costituzionalmente riconosciuta agli Enti locali non permette infatti di effettuare alcuna verifica statale sulla legittimità degli atti, ammettendo solo il controllo sugli organi nei casi tassativamente previsti dalla legge che, in tale contesto, non vengono ravvisati da questa Amministrazione.

Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Michelino Davico.

DI STANISLAO. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
il mercato italiano della difesa sarà soggetto a radicali cambiamenti nell'ambito di un processo di trasformazione riguardante l'intero mercato europeo che ha come scopo principale il superamento della frammentazione del mercato europeo della difesa che rappresenta un limite sia per lo sviluppo delle capacità tecnologiche ed industriali europee, sia per la competizione con i grandi gruppi americani sul mercato internazionale;
il 5 dicembre 2007, la Commissione europea ha presentato un «Defence Package» contenente due proposte di direttiva, approvate tra il 2008 e 2009 e la cui pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale dell'Unione europea è avvenuta lo scorso aprile;
la prima direttiva è relativa al coordinamento delle procedure di aggiudicazione di appalti pubblici di lavori, di forniture e di servizi nei settori della difesa e della sicurezza. Prevede le autorità appaltanti possano chiedere che i competitori indichino, nell'ambito di una quota fissata, la quota che intendono subappaltare a società esterne, fino al 30 per cento. Spetta alla società proponente dire se rispetta la quota ed in quale parte del programma intende effettuare subappalti. Questa direttiva si applicherà agli appalti che hanno come oggetto la fornitura di equipaggiamenti militari e sarà estesa anche all'acquisto di prodotti «sensibili». Riguarderà anche alcuni acquisti particolarmente sensibili nel settore della sicurezza non militare, in aree come la protezione delle frontiere. Le azioni di polizia e le missioni di gestione della crisi;
la seconda direttiva consente l'eliminazione degli ostacoli relativi ai trasferimenti intracomunitari del materiale. Prevede tre forme di autorizzazione: licenza generale, globale e individuale. La prima consentirà il trasferimento di tutti i prodotti selezionati da ciascun Paese negli altri paesi europei a condizione che siano utilizzati, la seconda permetterà il trasferimento di uno specifico elenco di prodotti tra specifiche società. La terza resterà limitata ad operazioni singole, soprattutto quelle che coinvolgono prodotti «sensibili». Ogni Paese sarà libero di fissare limitazioni alle esportazioni verso paesi non europei, ma delegandone la responsabilità al Paese in cui l'equipaggiamento viene integrato;
le direttive saranno introdotte nelle legislazioni nazionali entro due anni dalla pubblicazione e la seconda sarà applicata entro tre anni;
la direttiva dovrà essere recepita negli ordinamenti nazionali e potrà convivere con norme e procedure degli Stati membri a condizione che non ne contraddicano l'impostazione e i contenuti. Richiederà un forte impegno del Governo e dell'amministrazione: anche noi dovremo «europeizzare» la normativa nazionale;
la frammentazione del mercato europeo non è più compatibile con il mutato scenario europeo e internazionale. La Commissione europea ha dovuto riconoscete che la specificità del mercato della difesa richiedeva regole particolari; i Governi europei, hanno preso atto che le forze armate richiedono equipaggiamenti

più avanzati al minor prezzo possibile e, quindi, un'industria più efficiente e competitiva; le imprese europee hanno accettato che è necessario avere un mercato di riferimento continentale, anche se devono accettare una maggiore competizione sui mercati domestici;
a partire dal 2011 il mercato europeo della difesa cesserà di essere solo un auspicabile obiettivo per cominciare a diventare una realtà concreta -:
come il Governo intenda recepire il Defence Package presentato dalla Commissione europea;
se il Governo intenda assumere le opportune iniziative in relazione al Defence Package, al fine di giungere nei tempi e nei modi consentiti ad adeguare il nostro quadro normativo e a colmare le carenze nel settore difesa, per evitare, come spesso accade, di essere fra gli ultimi a recepire nel nostro ordinamento le decisioni assunte a livello europeo.
(4-04902)

Risposta. - L'Italia ha partecipato attivamente alle iniziative comunitarie volte ad individuare delle soluzioni idonee a rendere il mercato della difesa più efficiente e competitivo.
La progressiva creazione di un «mercato unico europeo della difesa» è un elemento strategico per lo sviluppo delle capacità militari europee a sostegno del ruolo internazionale dell'Unione europea e costituisce, inoltre, un importante fattore di crescita per l'economia e la tecnologia europea e per le imprese attive nel settore della difesa e della sicurezza.
La promulgazione del cosiddetto «pacchetto difesa», avvenuta nel maggio e nel luglio del 2009, ma elaborata dalla commissione nel corso del 2008, costituisce un'azione strutturale che va proprio nella direzione di creare un vero e proprio «mercato unico europeo della difesa» senza, tuttavia, pregiudicare gli interessi di sicurezza degli Stati membri.
L'assunto alla base dell'iniziativa è quello secondo il quale la credibilità della politica europea di difesa dipende dall'esistenza e dallo sviluppo delle capacità europee e dal rafforzamento della base industriale e tecnologica del settore della difesa, mentre la filosofia di fondo è riconducibile all'incondizionata fiducia nella concorrenza come strumento di miglioramento dell'efficienza del mercato e di tutela dell'innovazione.
Il quadro giuridico offerto dalla direttiva sugli appalti pubblici (2009/81/CE) e da quella complementare sui trasferimenti intracomunitari (2009/43/CE), consente l'applicazione dei principi e delle norme comunitarie, semplifica la circolazione dei prodotti per la difesa tra i paesi dell'Unione europea ed individua un sistema di regole comuni per l'acquisizione di sistemi e prodotti militari per la difesa.
In particolare, la direttiva 2009/81/CE mira a soddisfare il bisogno manifestato dagli Stati e dagli attori economici del settore, di un nuovo quadro legislativo europeo adeguato all'aggiudicazione degli appalti pubblici in materia di sicurezza e difesa, in particolare garantendo la sicurezza delle informazioni, la sicurezza degli approvvigionamenti e più mirate procedure concorsuali di aggiudicazione degli appalti.
Oltre che a definire un quadro giuridico più specifico, seguendo comunque la logica del mercato interno, la direttiva si pone l'obiettivo di armonizzare i termini di pubblicazione, le procedure di presentazione delle offerte, i criteri di selezione e di attribuzione, e di diminuire i costi amministrativi, che gravano soprattutto sulle piccole e medie imprese. La riduzione dei costi unitari di produzione dovrebbe rendere i prodotti europei più competitivi sul mercato mondiale e dovrebbe mettere gli Stati membri dell'Unione europea in condizione di poter soddisfare le esigenze operative delle rispettive Forze armate a costi tendenzialmente inferiori.
In tale quadro, si fa presente che è attualmente in corso presso la Presidenza del Consiglio dei ministri - Dipartimento delle politiche europee, l'attività interministeriale volta all'inserimento di apposita delega nella legge comunitaria 2010 ai fini dell'emanazione di un decreto legislativo di recepimento della direttiva 2009/81/CE. Al

riguardo, è stato istituito, nell'ambito del Segretariato generale del dicastero un gruppo di lavoro specifico. La tempistica dei lavori finora svolti permette di confidare nel rispetto dei termini di recepimento.
Per quanto riguarda, invece, la direttiva 2009/43/CE che semplifica le modalità e le condizioni dei trasferimenti all'interno della Comunità di prodotti per la difesa, si precisa che le attività per un suo recepimento sono anch'esse in corso.
Al riguardo, vista la particolare complessità della materia e la rilevanza delle istanze dell'articolato quadro di riferimento che investe sia livelli istituzionali che altri variegati livelli dell'intero sistema paese, è stato istituito un tavolo tecnico interministeriale presso la Presidenza del Consiglio dei ministri UCPMA (Ufficio coordinamento per la produzione dei materiali d'armamento) articolazione dell'ufficio del Consigliere militare del Presidente del Consiglio, ufficio previsto all'articolo 8 dall'attuale legge per il controllo delle esportazioni di materiali d'armamento (legge 9 luglio 1990, n. 185).
Anche in tal caso l'attività si sta svolgendo con una tempistica che consente di ben confidare sul pieno rispetto dei termini fissati per il recepimento nazionale.

Il Ministro della difesa: Ignazio La Russa.

FARINA COSCIONI, BELTRANDI, BERNARDINI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
presso la Foce di Varano, in prossimità del lago di Lesina, in provincia di Foggia sette capodogli dai sette ai dieci metri di lunghezza sono morti e giacciono sulla spiaggia;
secondo quando sostengono responsabili della Capitaneria di Porto di Vieste sarebbe la prima volta che cetacei di queste dimensioni vengono trovati spiaggiati sulle coste del mare Adriatico -:
come si spieghi questo inusuale fenomeno e in particolare se si ritenga sia dovuto alla perdita di orientamento da parte dei cetacei, provocato dalle forti mareggiate che hanno interessato l'Adriatico in questi giorni, facendoli finire sulle spiagge del promontorio pugliese;
se non si ritenga comunque che il fenomeno sia riconducibile e collegabile anche al fenomeno del progressivo riscaldamento dei mari, e di conseguenza sulle nuove «rotte» di balenotteri e simili;
quali iniziative si siano adottate e si intendano promuovere per la salvaguardia e la tutela delle popolazioni residenti e degli stessi cetacei.
(4-05417)

Risposta. - In risposta all'interrogazione in esame, si osserva che l'evento di spiaggiamento di cetacei, avvenuto in data 10 dicembre 2009, ha interessato 7 esemplari di capodoglio (Physeter macrocephalus) subadulti e di sesso maschile.
Saputo dell'evento, il ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare ha prontamente coordinato e allertato le strutture idonee all'intervento ispettivo della situazione, al fine di programmare le idonee attività secondo il parere degli esperti intervenuti per conto dello stesso ministero.
In particolare, si tiene a precisare che, oltre al parere sull'evento e sulle necessarie attività di intervento richiesto all'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra), è intervenuta l'unità «necroscopie dei grandi cetacei» dell'università di Padova. Alla struttura sopracitata si aggiungevano le università di Teramo, Milano e Pavia per gli esami e le procedure
post-mortem, le attività necroscopiche e il rilievo dei dati biometrici e biologici dei soggetti.
Per quanto concerne le cause che hanno portato allo spiaggiamento degli esemplari, le strutture intervenute hanno in corso gli esami di tipo virologico, parassitologico, batteriologico, tossicologico e la valutazione dell'eventuale sindrome embolica. Al momento, quindi, non è possibile ancora esprimersi con certezza sulle cause dello spiaggiamento

degli esemplari se non quelle poi determinanti la morte per effetto della lunga permanenza sulla spiaggia e che riguardano il sistema cardio-circolatorio.
Il fenomeno ha sicuramente carattere di eccezionalità in Mar Mediterraneo. sebbene non sia isolato, essendo possibile ricordare almeno altri quattro casi intercorsi dal 1734 ad oggi e di cui uno ben più cospicuo, perché ha interessato 16 esemplari. Tale indicazione può far escludere che la causa dell'evento in discussione, sia riconducibile a fenomeni meteo-climatici avversi e di riscaldamento globale.
Si fa presente, infine, che, in tema di salvaguardia dei cetacei, il ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare ha predisposto, in ottemperanza agli accordi internazionali, sia attività di pronto intervento per eventi di spiaggiamenti di cetacei condotti dalle università menzionate e dall'Ispra (
task-force per casi di malattie infettive e non - progetto Morbillivirus), che attività di censimento e di monitoraggio delle popolazioni naturali nei mari circostanti l'Italia (censimenti Ispra e istituto Tethys).
Il Sottosegretario di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare: Roberto Menia.

FEDI. - Al Ministro degli affari esteri, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
l'adeguamento dei trattamenti economici per il personale a contratto del Ministero degli affari esteri dipende, ai sensi dell'articolo 157 del decreto del Presidente della Repubblica n. 18 del 1967, dalle proposte e dai dati raccolti dalla rete diplomatica e dalla relativa compilazione delle cosiddette schede retributive riportanti i dati delle altre rappresentanze diplomatiche accreditate localmente;
i dati vengono esaminati dall'amministrazione degli affari esteri per venire successivamente sottoposti al vaglio degli organi di controllo (UCB);
il procrastinarsi degli attuali livelli di remunerazione, a fronte dei consistenti aumenti del costo della vita, in numerose realtà all'estero, rischia di compromettere la funzionalità e il decoro delle nostre sedi diplomatico-consolari nel mondo;
in alcuni Paesi, come lo Zimbabwe, la recente «dollarizzazione» dell'economia ha comportato l'aumento incontrollato dei prezzi al consumo sia dei generi di prima necessità che dei servizi di base;
tale condizione compromette il tenore di vita del personale a contratto e pone a rischio anche la funzionalità della Ambasciata d'Italia di Harare -:
quali iniziative si riterrà opportuno adottare per rivalutare i trattamenti economici del personale a contratto basato in Zimbabwe;
quali iniziative si riterrà opportuno adottare per rivalutare i trattamenti economici del personale a contratto della nostra rete diplomatico-consolare in modo tale da garantire l'adeguamento ai trattamenti economici di Ambasciate di Paesi affini all'Italia per prestigio, proiezione e presenza internazionale.
(4-05331)

Risposta. - I provvedimenti di adeguamento delle retribuzioni del personale a contratto in servizio nella rete diplomatico-consolare sono adottati dall'Amministrazione sulla base di specifici parametri indicati nell'articolo 157 del decreto del Presidente della Repubblica 5 gennaio 1967, n. 18. Si tratta, in particolare, delle condizioni del mercato del lavoro locale, del costo della vita e delle retribuzioni corrisposte dalle principali rappresentanze diplomatiche, uffici consolari, istituzioni culturali di altri Paesi, in primo luogo di quelli dell'Unione europea, nonché da organizzazioni internazionali. Un riferimento, quest'ultimo, che ha carattere di prioritaria importanza ai sensi della stessa norma.
Le indicazioni sullo stato dei predetti parametri fornite di volta in volta dalle sedi richiedenti misure di adeguamento retributivo in favore del personale a contratto consentono l'armonizzazione delle retribuzioni

al livello medio di quelle corrisposte, nello stato di riferimento, dai datori di lavoro con caratteristiche assimilabili a quelle delle nostre sedi.
Tutto ciò premesso, l'Amministrazione tiene sotto costante monitoraggio la situazione delle retribuzioni degli impiegati a contratto, al fine di garantirne la congruità, ogniqualvolta si verifichino mutamenti dei parametri di riferimento. In particolare, sulla base di un approfondito esame dei dati inviati dalle sedi interessate, questa Amministrazione ha disposto negli ultimi anni un considerevole numero di misure di aumento. Esse hanno coinvolto, nell'anno 2006, 50 dipendenti in servizio in 7 Paesi; nel 2007, 92 impiegati in 12 Paesi; nel 2008, 514 dipendenti in 33 Paesi.
Nel caso specifico dello Zimbabwe sollevato dall'interrogante la situazione risente di un deterioramento delle condizioni economiche complessive del Paese che ha determinato in particolare un cospicuo incremento del costo della vita. Stando ai dati forniti nell'ottobre 2009 dal Fondo monetario internazionale l'inflazione annua media ha fatto rilevare dal 2001 un incremento totale pari quasi al 250 per cento con conseguente improvvisa riduzione del potere d'acquisto delle retribuzioni del personale in servizio presso l'ambasciata d'Italia a Harare.
Preso atto di tale stato di fatto, ed acquisiti nei mesi scorsi dalla sede gli elementi richiesti dall'articolo 157 decreto del Presidente della Repubblica n. 18 del 5 gennaio 1967, la Direzione generale competente per il personale sta ora valutando l'entità dell'aumento da autorizzare e procederà quindi, nei prossimi mesi, a disporre il corrispondente adeguamento in modo da garantire la congruità delle retribuzioni del predetto personale.

Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Alfredo Mantica.

GASBARRA. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
il taglio radicale di risorse economiche in dotazione del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare per il 2009 e la totale incertezza di bilancio per il 2010 rappresentano l'evidente disinteresse di questo Governo nei confronti della tutela ambientale, all'interno del quale vi è l'abbandono dei parchi nazionali: parchi che spesso sono costretti a far ricorso all'autofinanziamento, con diverse iniziative, ma che non trovano sostegno dal Ministero;
in particolare il Parco nazionale del Circeo, istituito con decreto ministeriale, del 2 luglio 1975 rappresenta una straordinaria risorsa ambientale sia per estensione (9.000 ettari) che per le ricchezze naturalistiche;
in questo periodo dell'anno, nella stragrande maggioranza dei Parchi nazionali italiani ed in particolare in quello del Circeo si apre la stagione micologica che, oltre a rappresentare una voce in attivo nei bilanci dei parchi, è anche un'opportunità unica per riavvicinare tanti cittadini (con le idoneità previste dalla legge) agli ambienti naturali custoditi nelle nostre riserve naturali;
dal 30 settembre 2009 il Consiglio direttivo del Parco nazionale del Circeo ha aperto - in deroga - la raccolta dei funghi all'interno dell'area protetta, introducendo delle limitazioni a dir poco incredibili che impediscono a tanti cittadini, tra cui quelli della città di Ardea (Roma), di potervi accedere per la tradizionale raccolta: una limitazione senza precedenti che discrimina e che causa al Parco una perdita di risorse economiche -:
quali siano i motivi che hanno condotto a questa scelta e i criteri alla base della discriminazione territoriale e quali iniziative intenda assumere il Ministro interrogato in relazione alla determinazione del Consiglio direttivo che non salvaguarda il Parco nazionale del Circeo.
(4-04516)

Risposta. - In risposta all'interrogazione in esame, con la quale si chiede di conoscere quali siano i motivi che hanno condotto

alla scelta dei criteri posti alla base della discriminazione territoriale per la raccolta dei funghi nel Parco Nazionale del Circeo, si rappresenta quanto segue.
In merito a quanto sopra, occorre premettere che, così come si legge dall'atto ispettivo in questione, lo stesso interrogante richiama le seguenti motivazioni a sostegno della richiesta:
il taglio radicale di risorse economiche in dotazione del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare per il 2009 e la totale incertezza di bilancio per il 2010 rappresentano l'evidente disinteresse di questo Governo nei confronti della tutela ambiente, all'interno del quale vi è l'abbandono dei parchi nazionali: parchi che spesso sono costretti a far ricorso all'autofinanziamento, con diverse iniziative, ma che non trovano sostegno dal Ministero;
in particolare il Parco nazionale del Circeo, istituito con decreto ministeriale del 2 luglio 1975 rappresenta una straordinaria risorsa ambientale sia per estensione (9.000 ettari) che per le ricchezze naturalistiche;
in questo periodo dell'anno, nella stragrande maggioranza dei Parchi nazionali italiani ed in particolare in quello del Circeo si apre la stagione mitologica che, oltre a rappresentare una voce in attivo nei bilanci dei parchi, è anche un'opportunità unica per ravvicinare tanti cittadini (con le idoneità previste dalla legge) agli ambienti naturali custoditi nelle nostre riserve naturali;
dal 30 settembre 2009 il consiglio direttivo del Parco nazionale del Circeo ha aperto - in deroga - la raccolta dei funghi all'interno dell'area protetta, introducendo delle limitazioni a dir poco incredibili che impediscono a tanti cittadini, tra cui quelli della città di Ardea (Roma), di potervi accedere per la tradizionale raccolta: una limitazione senza precedenti che discrimina e causa al Parco una perdita di risorse economiche.

Detto ciò, si è provveduto a richiedere elementi informativi all'ente Parco nazionale del Circeo che, con nota n. PNC/DIR/2009/4121 del 23 novembre 2009, premettendo:
che le esigenze, pur meritevoli di considerazione, di assicurare ai parchi importanti forme di (auto) finanziamento, devono intendersi, alla luce del vigente quadro normativo di riferimento, come necessariamente recessive rispetto alle finalità precipue, connesse alla tutela e alla conservazione dell'ambiente e degli ecosistemi, cui è deputata l'istituzione di aree naturali protette;
che l'articolo 11, comma 3, della legge n. 394 del 1991 prevede che nei parchi nazionali è vietata «a) la cattura, l'uccisione, il danneggiamento, il disturbo delle specie animali; la raccolta e il danneggiamento delle specie vegetali, salvo nei territori in cui sono consentite le attività agro-silvo-pastorali, nonché l'introduzione di specie estranee, vegetali o animali, che possano alterare l'equilibrio naturale»;
che è da ritenersi che tale divieto generale ricomprenda tutte le specie animali e vegetali, includendo in quest'ultime quegli organismi, come i funghi, che in una definizione generica come quella precedente sono da ritenersi inclusi;
che il successivo articolo 12 della stessa legge 6 dicembre 1991, n. 394, al comma punto b) prevede che nelle riserve generali orientate possono essere consentite le utilizzazioni produttive tradizionali, nonché interventi di gestione delle risorse naturali a cura dell'Ente Parco; e al comma 2 punto c) prevede che nelle aree di protezione possono continuare, secondo gli usi tradizionali, le attività di raccolta di prodotti naturali;
che il decreto del Presidente della Repubblica 4 aprile 2005, istitutivo dell'ente Parco nazionale del Circeo, all'articolo 3 delle norme di salvaguardia prevede che «Sono vietate su tutto il territorio del Parco Nazionale del Circeo, le seguenti attività»: [...] «b) la raccolta e il danneggiamento della flora spontanea, il taglio del bosco e della macchia mediterranea ad eccezione

delle esigenze connesse con il mantenimento dell'attività agricola tradizionale e, previa autorizzazione dell'ente parco, degli interventi migliorativi tendenti a favorire la reintroduzione delle essenze tipiche della zona e della specifica area fitoclimatica (...); sono consentiti il pascolo, le attività agro-silvo-pastorali e la raccolta di prodotti del sottobosco, nel rispetto delle vigenti normative, degli usi civici e delle normative locali»;
che la legge 23 agosto 1993, n. 352 che reca norme quadro in materia di raccolta e commercializzazione dei funghi epigei freschi e conservati, prevede all'articolo 6 che «la raccolta dei funghi epigei è vietata:
a) nelle riserve naturali integrali;
nelle aree ricadenti in parchi nazionali, in riserve naturali e in parchi naturali regionali, individuate dai relativi organismi di gestione;»
b) la stessa legge all'articolo 2, comma 2, prevede che siano determinate agevolazioni a favore dei cittadini che effettuano la raccolta dei funghi al fine di integrare il reddito;
che la legge regionale n. 32 del 5 agosto 1998, prevede all'articolo 10, comma 1, che «la raccolta dei funghi epigei spontanei e degli altri prodotti del sottobosco è vietata:
a) nelle riserve naturali integrali regionali;
b) nelle aree ricadenti in parchi e riserve naturali regionali, individuate dai relativi organismi di gestione;
[...]
d) nelle aree ricadenti in parchi nazionali e riserve naturali statali, salvo diverse disposizioni dei competenti organismi di gestione»;
ha evidenziato che, in merito alle problematiche relative alla regolamentazione della raccolta dei funghi all'interno del territorio del Parco, il consiglio direttivo dell'ente, con deliberazione CD n. 18 del 22 settembre 2008, approvava il «Regolamento per la raccolta di funghi epigei nel territorio del Parco nazionale del Circeo, con particolare riferimento alla foresta demaniale di Sabaudia».

Tale regolamento, sul quale veniva espresso parere favorevole da parte della comunità del parco, composta dalla regione Lazio, dalla provincia di Latina, dalla comunità isolana dell'arcipelago pontino e dai comuni di Latina, Ponza, Sabaudia e San Felice Circeo, prevedeva una limitata deroga, per la sola raccolta dei funghi, da parte dei residenti nei comuni del parco, alla luce della normativa sopra richiamata, al fine di non pregiudicare la conservazione dei funghi e del sottobosco.
Con la successiva deliberazione numero 21 del 13 ottobre 2008, il consiglio direttivo aggiungeva un ulteriore comma al regolamento, che prevedeva, a seguito di richiesta del comune di Pontina, visto il rapporto storico di detto comune con il territorio del parco - istituito durante la bonifica pontina insieme al parco nazionale stesso - l'emissione di n. 100 tesserini a favore dei residenti del comune di Pontina.
Il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, con nota prot. DPN/2009/776 del 16 gennaio 2009, comunicava, in sede di attività di vigilanza ai sensi dell'articolo 9 della legge 394 del 1991, una serie di osservazioni sulle deliberazioni del consiglio direttivo n. 18 e n. 21 del 2008, richiedendo chiarimenti, sospendendone l'efficacia.
Nel 2008, la raccolta - comunque - non fu mai aperta a causa delle condizioni meteo-climatiche sfavorevoli per la raccolta di funghi.
Per l'anno 2009, con le deliberazioni n. 23 e n. 24 dell'11 settembre 2009, l'ente Parco nazionale del Circeo ha approvato, rispettivamente, il regolamento e il disciplinare 2009 per la raccolta di funghi epigei, con particolare riferimento alla foresta demaniale di Sabaudia, con modalità del tutto analoghe a quelle già precedentemente

previste, avendo recepito le indicazioni del Ministero dell'ambiente.
Successivamente all'approvazione delle suddette delibere, sono pervenute all'ente parco anche le richieste del comune di Cisterna di Latina (Prot. n. 1450 del 29 aprile 2009 e Prot. n. 3579 del 30 settembre 2009), tese ad estendere anche a detto comune la possibilità di raccolta, nonché, anche le richieste del Comune di Terracina (Prot. n. 3586 del 30 settembre 2009) e della provincia di Latina (Prot. n. 3731 del 9 ottobre 2009), miranti ad evidenziare il discrimine verificatosi per i cittadini ivi residenti, nella mancata applicazione agli stessi delle deroghe per la raccolta di funghi nel Parco.
Per dette ragioni, l'ente, con provvedimento presidenziale urgente n. 3 del 12 ottobre 2009, ratificato con deliberazione del consiglio direttivo n. 33 del 30 ottobre 2009, all'esame del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare ha individuato, al fine di non compromettere la possibilità, da parte degli aventi diritto, di raccogliere funghi nella stagione autunnale, modalità che consentano seppur ad un numero controllato di soggetti, non residenti, di raccogliere funghi nel Parco, che, secondo quanto stabilito dal consiglio direttivo, avverrebbe mediante il controllo del numero di accessi nel parco, da sperimentare nella stagione autunnale.
Secondo quanto comunicato dall'ente parco, non sussisterebbe, dunque, alcun discrimine territoriale per la raccolta di funghi sul territorio del Parco nazionale del Circeo, ma solo l'applicazione di modalità di raccolta in deroga, indirizzate al rispetto del valore naturalistico internazionale dell'area, con specifici criteri di limitazione, definiti sperimentalmente mediante anche un numero di accessi autorizzati, con la condivisa partecipazione delle amministrazioni locali coinvolte.

Il Sottosegretario di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare: Roberto Menia.

GIDONI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
da quanto si apprende dalle notizie riportate dagli organi di stampa e dagli atti ufficiali presentati in consiglio comunale, nel comune di Ponte delle Alpi, sito in provincia di Belluno, in un locale al civico numero 12 di via Martiri è sorto un centro culturale islamico;
la destinazione urbanistica del locale è ad uso commerciale quindi ogni altro utilizzo dello stesso si configura come illecito;
le violazioni delle norme di destinazione del locale, visto anche il grande afflusso di persone, in particolar modo, nei giorni dedicati alla preghiera da parte della comunità islamica, mettono a repentaglio la sicurezza delle persone che frequentano il locale e creano disagi alla cittadinanza residente in prossimità del centro islamico abusivo;
è necessario intervenire in tempi rapidi anche attraverso l'utilizzo della normativa d'urgenza per stabilire che le Regioni, in attuazione di quanto stabilito in materia di governo del territorio dal terzo comma dell'articolo 117 della Costituzione, possano concedere l'autorizzazione per la realizzazione di nuovi edifici destinati a funzioni di culto, per la ristrutturazione o il loro cambiamento d'uso, alle confessioni religiose che non abbiano stipulato intesa con lo Stato secondo quanto disposto dall'articolo 8 della Costituzione, solo previa presentazione da parte del richiedente di apposita domanda da presentare alla Regione interessata corredata di progetto edilizio, dal piano economico finanziario e dall'elenco degli eventuali finanziatori italiani o esteri, sottoscritta da un numero di aderenti all'associazione stessa con atto notarile e approvata mediante referendum da parte della popolazione del Comune interessato, secondo le disposizioni del relativo statuto comunale;
in Italia il fenomeno sociale della diffusione di centri islamici e moschee, in molti casi abusivi, sta subendo negli ultimi anni un allarmante crescita esponenziale.

Nel giro di poco tempo sono sorte in tutta Italia: moschee di dimensioni enormi, centri culturali e religiosi, scuole coraniche e attività commerciali gestite direttamente dalle comunità musulmane (macellerie, phone center, eccetera);
sempre più spesso, stando alle notizie pubblicate dagli organi d'informazione, ci troviamo dinnanzi a casi emblematici dove è facilmente riscontrabile da un lato il manifesto rifiuto da parte delle comunità musulmane presenti in Italia di rispettare le normative vigenti e di adeguarsi alla regole comportamentali e culturali del nostro Paese e dall'altro lato l'atteggiamento superficiale delle istituzioni che non comprendendone i rischi adottano semplicistiche soluzioni, mettendo conseguentemente in pericolo la sicurezza dei cittadini;
il mantenimento di questa costosissima rete di associazioni islamiche in Italia è impensabile senza il sostegno e la solidarietà di moschee, centri universitari, donazioni, finanziamenti di Stati e banche che hanno come obiettivo la «diffusione della fede» (da'wa). È ipotizzabile, inoltre, che i finanziamenti di queste attività, avvengano anche attraverso strutture parallele formate da commerci illeciti, riciclaggio di denaro, sfruttamento dell'immigrazione;
è noto che questi centri culturali, oltre ad essere sede di attività religiosa, diventano anche centri della vita sociale e politica della comunità musulmana;
l'Islam si presenta fin dalle origini come un progetto globale che include tutti gli aspetti della vita, include un modo di vivere, di comportarsi, di concepire il matrimonio, la famiglia, l'educazione dei figli, perfino l'alimentazione. In questo sistema di vita è compreso anche l'aspetto politico: come organizzare lo Stato, come agire con gli altri popoli, come rapportarsi in questioni di guerra e di pace, come relazionarsi agli stranieri, eccetera. Tutti questi aspetti sono stati codificati a partire dal Corano e dalla sunna e sono rimasti «congelati» nei secoli. La legge religiosa determina la legge civile e gestisce la vita privata e sociale di chiunque vive in un contesto musulmano, e se questa prospettiva è destinata a rimanere immutata come è accaduto finora, la convivenza con chi non appartiene alla comunità islamica non può che risultare difficile;
per l'islam «l'adunata per l'esercizio del culto» è la massima espressione di fede e in quel momento il leader della comunità musulmana, l'imam, rappresenta, in sintesi, quello che per noi sono insieme il vescovo, il sindaco e il preside di una scuola; la legge islamica, rivolgendosi l'islam a tutta l'umanità, è una legge personale e non dipende in nessun modo dall'elemento territoriale. La stessa nazionalità non è collegata, come avviene nella tradizione occidentale, allo jus sanguinis e allo jus loci, ma allo jus religionis, cioè, alla appartenenza ad una comunità di credenti che non è legata all'esistenza di un'entità statuale;
mentre oramai è palese che anche in Italia all'interno di alcune comunità islamiche si annidi la presenza di gruppi eversivi allo stesso tempo non è invece facilmente riscontrabile una collaborazione con le Forze dell'ordine e la magistratura da parte di quei musulmani che si dichiarano moderati e che continuano a chiedere diritti dimostrando la volontà di volersi integrare nella nostra società;
è stato più volte documentato da fonti giornalistiche che molto spesso, in occasione di funzioni religiose o di semplici incontri associativi, gli imam predicano odio nei confronti della cultura occidentale e sentenziano condanne contro tutti coloro che non si comportano secondo i dettami coranici (inutile ribadire come questi, in molti casi, siano antitetici ai principi e ai valori su cui è fondata la nostra tradizione culturale e che come tali si ritrovano anche nella Costituzione italiana); è necessario quindi ribadire come non vi potrà mai essere integrazione senza la preventiva accettazione da parte di tutta la comunità islamica del principio fondamentale della separazione inequivocabile

tra la sfera laica e quella religiosa e delle normative vigenti in materia di libertà individuale e di pensiero, di obbligo scolastico, di autodeterminazione e di uguaglianza formale di tutti i cittadini davanti alla legge, lo status giuridico o religioso delle donne, il rispetto del diritto di famiglia e dell'istituto del matrimonio, dei minori e dei non credenti e il trattamento degli animali;
l'assenza di azioni istituzionali volte a scoraggiare tale fenomeno ha conseguentemente portato alla diffusione di uno stato di illegalità nel quale le organizzazioni islamiche di matrice fondamentalista hanno potuto operare in piena libertà -:
se il ministro possa fornire al Parlamento una mappatura completa di tutti centri culturali islamici presenti in Italia ed una scheda informativa sulle relative modalità di organizzazione e finanziamento;
quali provvedimenti il ministro intenda adottare per garantire da un lato la sicurezza dei cittadini e il rispetto della legalità da parte delle comunità musulmane presenti in Italia e dall'altro il diritto all'esercizio del culto a tutte le confessioni religiose presenti nel nostro Paese.
(4-04360)

Risposta. - Il ministero dell'interno dedica grande attenzione alle problematiche relative alla presenza di cittadini stranieri nel nostro Paese, in particolar modo al fenomeno dell'associazionismo di cittadini appartenenti al mondo islamico ed ai luoghi di aggregazione, nei quali, a prescindere dalla denominazione di centri culturali o moschee, si svolgono attività di vario genere.
Infatti, come comprovato da talune indagini di polizia giudiziaria, i predetti luoghi, talvolta, forniscono il pretesto per lo svolgimento, accanto alle normali attività religiose o culturali, di attività di proselitismo in chiave jihadista, mediante la raccolta di fondi ed il reclutamento e successivo addestramento di militanti.
Proprio per questo, il Dipartimento di Pubblica sicurezza svolge una costante attività di monitoraggio dei luoghi di aggregazione di cittadini islamici, al fine di prevenire il rischio di possibili infiltrazioni di matrice eversiva nell'ambito delle predette comunità, avviando, in presenza di notizie di reato, accurate attività d'indagine coordinate dalle competenti Procure della Repubblica.
Secondo i dati a disposizione del citato Dipartimento al momento risultano presenti in Italia 771 centri di aggregazione islamica, dei quali solo due, quello di Roma e quello di Milano, possono essere definiti, moschee in relazione ai canoni architettonici dell'Islam.
Negli altri casi si tratta di immobili adibiti a sale di preghiera, prevalentemente ricavati nell'ambito di appartamenti, garage o capannoni.
Il livello di attenzione è alto anche nel comune di Ponte delle Alpi, in provincia di Belluno, dove è presente l'associazione «Assalam - Pace»; la prefettura e le Forze dell'ordine operano una costante attività di monitoraggio al fine di rilevare eventuali attività illecite e che persista la volontà dell'associazione stessa di svilupparsi secondo principi democratici e di integrarsi effettivamente nel tessuto sociale, pur mantenendo la propria identità religiosa.
L'associazione citata che ha registrato il proprio atto costitutivo nel settembre 2009, persegue, per scopo, la solidarietà sociale nel campo dell'assistenza morale e materiale alle persone appartenenti a comunità straniere residenti nella provincia di Belluno; il sostentamento dell'associazione viene assicurato dalle quote versate dei propri membri, dalle sovvenzioni di enti pubblici, dai doni e lasciti, e da qualsiasi risorsa ammessa dalla legge n. 266 del 1991. Il coordinatore, che è anche l'Imam dell'associazione islamica «Annour» con sede nel comune di Santa Giustina, è un cittadino egiziano.
L'associazione utilizza due locali di un immobile, sito in via dei martiri, pagando un regolare canone: uno dei due locali viene utilizzato quale spogliatoio dove riporre le calzature prima della preghiera; l'altro

viene utilizzato per l'insegnamento dei precetti del Corano e delle tradizioni mussulmane. Nei giorni dedicati alla preghiera, la struttura viene abitualmente frequentata da circa 20 persone.
Il comune di Ponte delle Alpi, che ha disposto controlli e verifiche sulla posizione amministrativa dell'immobile, non ha riscontrato incompatibilità tra la destinazione urbanistica dello stesso e le attività in esso esercitate, trattandosi prevalentemente di una sede associativa e non di un vero e proprio centro di culto.

Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Nitto Francesco Palma.

HOLZMANN. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
si sta registrando viva preoccupazione da parte di molti nostri connazionali all'estero sull'ipotesi di chiusura di molti uffici consolari nel mondo;
il provvedimento, annunciato alle Commissioni esteri di Camera e Senato, porterebbe alla chiusura di diversi uffici, dopo che i precedenti Governi avevano già ridotto la rete di nostre rappresentanze all'estero;
la chiusura di questi uffici, tenuto conto degli ulteriori compiti a loro affidati, ad esempio il supporto fondamentale alle operazioni elettorali, finirebbe per causare disservizi alla comunità italiana ed italianofona nel mondo;
alcune manifestazioni di protesta si sono svolte in varie città della Germania ed altre stanno per essere promosse nel timore di uno smantellamento dei servizi minimi necessari alle comunità all'estero -:
quali siano le sedi consolari che verranno chiuse a breve e medio termine;
quale sia l'impatto che si prevede che avrà il provvedimento citato in premessa sul rapporto del Governo italiano con le comunità nazionali sparse nel mondo;
se sia stata effettuata una valutazione sulle difficoltà che incontreranno i nostri emigrati e le nostre imprese nell'inserirsi nel contesto economico ed amministrativo dei vari Paesi senza poter contare più sulla rete consolare esistente.
(4-03825)

Risposta. - Un elenco preliminare di sedi soggette a provvedimento di declassamento o chiusura è stato già fornito nel corso della prima audizione sul tema svoltasi presso le Commissioni congiunte di Camera e Senato in data 10 giugno 2009.
Successivamente, il piano di razionalizzazione della rete estera è stato presentato e discusso, in più occasioni, alle Commissioni esteri della Camera e del Senato, al Consiglio generale degli italiani all'estero (Ggie) ed alle organizzazioni sindacali.
L'elenco preliminare è frutto di una approfondita riflessione che ha tenuto conto di una serie di ragioni per le quali si ritiene ormai opportuno ridimensionare la rete degli uffici consolari, soprattutto in Europa. In primo luogo, analogamente a quanto già fatto da altri Paesi, vi è la necessità di adeguare la rete consolare, disegnata in un'epoca ormai lontana caratterizzata da forte emigrazione, alle nuove esigenze di collettività italiane oggi sempre più coinvolte nei processi di integrazione comunitaria. L'obiettivo è quello di qualificare i servizi forniti dagli uffici consolari all'estero con un migliore e più efficiente utilizzo delle risorse umane e finanziarie a disposizione, attualmente inferiori rispetto al passato.
Il principio operativo è quello della gradualità, modulando gli interventi sia in senso cronologico sia in base ad eventuali scadenze che coinvolgono le singole sedi. La procedura amministrativa necessaria è assai complessa e comprende, fra i primi passi, il parere del Consiglio generale degli italiani all'estero (CGIE). Durante tale articolata procedura le comunità locali si vedono quindi offerta la possibilità di sottoporre le proprie considerazioni a questo dicastero, in un clima di aperto e costante dialogo. In ogni caso, il ministero degli affari esteri intende mantenere inalterato il livello dei servizi offerti alle nostre comunità

all'estero, anche attraverso modalità differenti e innovative.
La Farnesina sta, infatti, proseguendo nella realizzazione di piattaforme informatiche innovative, progetto cui è stata attribuita particolare priorità dal punto di vista dei tempi di realizzazione e delle risorse dedicate: l'obiettivo è quello di garantire sia la promozione degli interessi nazionali, sia l'assistenza alle collettività italiane residenti all'estero. Come peraltro illustrato nel corso della visita nell'ottobre scorso di una delegazione di parlamentari al consolato di Bruxelles, tale progetto è volto a consentire all'intera rete consolare di:
a) aumentare il livello di produttività degli uffici, rendendoli sempre più efficienti e rispondenti alle esigenze dei connazionali;
b) fornire all'utenza adeguati servizi telematici a distanza;
c) corrispondere agli indirizzi governativi in tema di innovazione, digitalizzazione e dematerializzazione della pubblica Amministrazione.

Infine, la prevista riallocazione di risorse umane e finanziarie, rafforzando gli uffici che rileveranno le competenze delle sedi in chiusura, consentirà di rispondere in maniera adeguata alle istanze provenienti dalle nostre collettività.
Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Alfredo Mantica.

JANNONE. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
l'attività dell'ospedale militare milanese di Baggio, da quando è stata abolita la leva obbligatoria, si è notevolmente ridotta. Alcuni padiglioni sono stati chiusi e molte strutture sopravvivono inutilizzate, anche se mantenute bene e curate. L'ospedale è stato definito un gioiello nell'architettura del sistema sanitario;
migliaia di medici si sono trovati progressivamente a non svolgere più la loro piena ed intensa attività o magari ad occuparsi solo di questioni burocratiche, quali visite legali e cause di servizio. Come si evince da alcuni dati, a Baggio ci sono 45 ufficiali medici effettivi e 31 sottufficiali paramedici. Nel complesso l'organico conta su settanta unità che si muovono in una struttura diventata praticamente inoperosa -:
quali iniziative il Ministro interrogato intenda assumere per riorganizzare il complesso costruito alla fine degli anni Venti in modo da renderlo efficiente ed in grado di offrire un servizio di qualità ai cittadini;
se il Ministro abbia intenzione di adoperarsi per sfruttare al meglio le potenzialità dell'ospedale militare, valutando anche l'ipotesi di aprire parte della struttura ai civili con l'obiettivo di far arrivare nuove risorse economiche nelle casse dello Stato.
(4-02459)

Risposta. - Si specifica, in premessa, che il centro ospedaliero di Milano è un organo dell'organizzazione sanitaria militare con compiti di:
assistenza clinico-terapeutica del personale militare e di quello civile previsto dal decreto interministeriale sanità-difesa del 31 ottobre 2000;
aggiornamento scientifico e clinico del personale medico e paramedico.

Attualmente il nosocomio, insieme al Policlinico militare di Roma ed al centro ospedaliero di Taranto, è una delle tre strutture ospedaliere areali di cui le Forze armate si avvalgono a seguito della riorganizzazione dell'assetto territoriale interforze degli organismi sanitari militari.
Tale organizzazione è oggetto di sperimentazione per verificarne la rispondenza alla situazione contingente, che vede una drastica riduzione della domanda dovuta al depauperamento del bacino di utenza, prima costituito, in gran parte, dal servizio militare di leva, con una sensibile riduzione delle attività di ricovero e di cura - soprattutto nelle branche chirurgiche - e delle risorse ad esse devolute.

Per quanto attiene alle attività ed alle potenzialità del centro ospedaliero, il personale effettivo alla struttura, pari a 46 ufficiali medici e 31 sottufficiali paramedici, ha erogato:
nel corso del 2007: 1.983 ricoveri e 31.094 prestazioni sanitarie pari a circa 6,8 ricoveri e 107,2 prestazioni sanitarie giornaliere;
nel corso del 2008: 2.037 ricoveri e 33.590 prestazioni sanitarie pari a circa 7 ricoveri e 115,8 prestazioni sanitarie giornaliere.

A tali prestazioni occorre aggiungere quelle effettuate dal Dipartimento militare di medicina legale, insistente nel medesimo comprensorio del centro ospedaliero, che dal 1o gennaio 2007 al 31 dicembre 2008 ha definito circa 12.850 pratiche medico legali.
Chiarito quanto sopra e con specifico riferimento alle iniziative da «assumere per riorganizzare il complesso in modo, da renderlo efficiente ed in grado di offrire un servizio di qualità, ai cittadini», voglio sottolineare che è intendimento del dicastero rendere il nosocomio in argomento uno strumento sanitario più efficace, attraverso una nuova riorganizzazione in sinergia con il sistema sanitario regionale, con cui è stato firmato, nel settembre 2008, un accordo di collaborazione.
Al riguardo, specifico che il direttore del centro ospedaliero di Milano ha firmato tale accordo di collaborazione con la regione Lombardia di durata biennale, al fine di rafforzare le sinergie tra le strutture del sistema sanitario della regione in argomento e le strutture del corpo sanitario militare stanziate nel territorio regionale e di rendere concretamente possibile l'utilizzo della struttura da parte dei civili, così come ipotizzato dall'interrogante.
Gli ambiti d'intervento del citato accordo sono i seguenti:
studio di approfondimento tra il sistema informativo sanitario regionale e la carta sanitaria della difesa;
previsione/prevenzione e gestione nel campo delle urgenze/emergenze igienico-sanitarie, con particolare riferimento alle pandemie e agli eventi avversi, anche correlati a minacce di tipo non convenzionale;
sviluppo di campagne di prevenzione e d'informazione;
promozione di eventi formativi e partecipazione ad attività di ricerca.

Il Ministro della difesa: Ignazio La Russa.

LABOCCETTA. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il comune di San Giuseppe Vesuviano, già precedentemente monitorato dall'autorità giudiziaria, all'inizio del corrente anno ha visto l'insediamento della Commissione di accesso, a seguito di decreto prefettizio, incaricata di verificare la sussistenza o meno del pericolo di infiltrazione della criminalità organizzata nell'ambito della gestione politico-amministrativa della giunta municipale guidata dal sindaco Antonio Agostino Ambrosio;
l'attività della commissione d'accesso si è conclusa a luglio del 2009;
risulta all'interrogante che l'invio della commissione fosse dovuto alla sussistenza di gravi disfunzioni in molteplici settori di intervento, ivi compresi comportamenti di natura omissiva che si sarebbero tradotti in vantaggi per soggetti contigui alla criminalità organizzata, con la possibilità, pertanto, di condizionamenti dell'attività dell'ente locale da parte della malavita organizzata -:
se siano note le risultanze dell'attività della commissione d'accesso, quali siano state le eventuali anomalie rilevate, con particolare riferimento ai settori della raccolta e smaltimento dei rifiuti urbani, degli appalti e dell'edilizia, e, qualora sia accertata la sussistenza dei presupposti per lo scioglimento del comune, se il Ministro non intenda procedere celermente in tal senso come già avvenuto con riferimento al comune di Castello di Cisterna.
(4-04381)

Risposta. - In relazione alla richiesta di adozione della misura di rigore prevista dall'articolo 143 del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, si comunica che, nella seduta del Consiglio dei ministri del 3 dicembre 2009, è stato deliberato, ai sensi del predetto articolo, lo scioglimento del consiglio comunale di San Giuseppe Vesuviano (Napoli), in quanto sono state accertate forme di condizionamento della vita amministrativa da parte della criminalità organizzata.
Attualmente, pertanto, la gestione dell'ente medesimo è affidata, per la durata di diciotto mesi, ad una commissione straordinaria.

Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Michelino Davico.

MARINELLO. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
a Porto Empedocle i fondali portuali non sono adeguati ad accogliere navi di significativo tonnellaggio e questo a causa dell'incuria pluriennale di chi avrebbe dovuto provvedere al dragaggio ed alla manutenzione del porto medesimo;
in questa situazione di degrado, c'è un imprenditore, Salvatore Moncada, che è disposto a modernizzare e dragare adeguatamente questo scalo marittimo a propria cura e spese, al fine di consentire una migliore funzionalità ad un proprio stabilimento, situato nell'area industriale ex Montedison della città siciliana;
si stanno frapponendo inspiegabili ostacoli alla realizzazione di quest'opera, che sarebbe molto utile per rilanciare l'attività commerciale ed industriale di Porto Empedocle -:
quali siano le ragioni che ostacolano l'iniziativa di Salvatore Moncada per la modernizzazione ed il dragaggio sistematico dello scalo marittimo di Porto Empedocle e se non si ritenga necessario ed urgente rimuovere tali ostacoli che appaiono del tutto controproducenti per lo sviluppo economico e sociale dell'area.
(4-04463)

Risposta. - Per quanto indicato nell'interrogazione in esame, riguardante i lavori di completamento dell'escavazione dei fondali degli specchi acquei antistanti le banchine di levante e dell'imboccatura e pulizia dei fondali della darsena interna del porto di Porto Empedocle, stilla scorta di quanto comunicato dalla capitaneria di porto, si rappresenta quanto segue.
I lavori di dragaggio del porto di Porto Empedocle sono stati autorizzati, sulla scorta del progetto redatto dall'Ufficio 4 opere marittime Sicilia, dall'assessorato regionale territorio ed ambiente - servizio 2 Valutazione ambientale strategica Valutazione impatto ambientale con nota prot. 26717 del 18 aprile 2003, ai sensi dell'articolo 21 legge n. 179 del 2002.
Il predetto organo tecnico ha, quindi, iniziato gli interventi nel maggio 2004 per poi interromperli nel 2007, a seguito di rescissione contrattuale con la ditta aggiudicatrice dell'appalto. Durante il corso di tali lavori è stato eseguito il dragaggio di complessivi metri cubi 100.000 circa di materiale, regolarmente conferito presso la colmata autorizzata dall'assessorato regionale territorio ed ambiente.
Dovendosi, poi, procedere alla prosecuzione dell'intervento sospeso, sono state tenute diverse riunioni presso la sede della capitaneria di porto e dell'ufficio territoriale del Governo di Agrigento, nel corso delle quali è emersa la disponibilità di una società privata, la Moncada Energy Group (da poco concessionaria di un'area limitrofa al porto per lo stoccaggio di oli vegetali), a completare parzialmente l'intervento interrotto ed eseguire ulteriori lavori per la realizzazione di un canale di accesso al porto che permetta l'ingresso di navi con un pescaggio maggiore di quello attualmente consentito.
Infatti, l'originario progetto, già approvato ed autorizzato, prevedeva esclusivamente l'approfondimento dei fondali interni al porto, mentre nulla era programmato per la parte esterna. Ciò, anche in ragione della difficile previsione circa il mantenimento

dei fondali in una zona di mare non protetta.
Dopo avere eseguito una campagna di rilievi degli specchi acquei portuali, che hanno portato alla determinazione dei volumi di escavo necessari per il completamento dell'escavazione a quota m (- 8.50) nella darsena interna del porto, a quota di m (- 10.00) negli specchi acquei antistanti la banchina di levante ed a quota m (- 10.00) nell'imboccatura e nel varco di accesso portuale, compatibili con le previsioni del Piano regolatore portuale l'Ufficio 4 opere marittime ha proceduto a redigere apposito progetto ed inviarlo all'assessorato regionale territorio ed ambiente - servizio 2 Valutazione ambientale strategica Valutazione impatto ambientale - per la conferma della validità dei provvedimenti di autorizzazione già emanati.
Nell'ambito del suddetto progetto è stato evidenziato che i volumi di escavo sono di gran lunga superiori a quelli originariamente previsti ed ammontano a circa metri cubi 600.000 complessivi.
Stante la notevole differenza di volumi, l'ufficio 4 opere marittime, sulla scorta dei rilievi eseguiti, ha previsto che i primi 170.000 metri cubi verranno versati nella esistente colmata ASI (già autorizzata dall'assessorato regionale territorio ed ambiente), mentre per il restante materiale dovrà essere realizzata una seconda area di colmata di capacità ricettiva maggiore, compresa tra la radice del molo esterno di levante del porto e la colmata ASI.
La colmata di tale area demaniale marittima statale è coerente con le previsioni del vigente Prp.
Detto ciò, la capitaneria di porto, unitamente all'Ufficio 4 opere marittime Sicilia, sotto il coordinamento dell'ufficio territoriale del Governo, si è da subito attivata per ottenere in brevissimo tempo tutte le autorizzazioni necessarie, poiché la Moncada Energy Group, per esigenze economiche, ha rappresentato la necessità di eseguire gli interventi di dragaggio entro l'anno in corso.
Dagli incontri e dalle riunioni tenutesi, ma anche e soprattutto dalle precedenti autorizzazioni acquisite, è quindi emerso che i provvedimenti amministrativi necessari all'esecuzione degli interventi di dragaggio erano di competenza della Regione siciliana. In particolare, risultava necessario confermare i precedenti provvedimenti, acquisire la nuova autorizzazione
ex articolo 21 legge n. 179 del 2002, nonché l'autorizzazione ad ampliare l'area di colmata già in parte autorizzata nel 2005.
L'Assessorato regionale territorio ed ambiente - servizio 2 Valutazione ambientale strategica Valutazione impatto ambientale ha, quindi, proceduto a rilasciare il provvedimento autorizzativo
ex articolo 21 legge n. 179 del 2002 con nota prot. 78624 del 20 ottobre 2009, onerando l'Ufficio 4 opere marittime Sicilia di acquisire eventuali altre autorizzazioni previste dalla vigente normativa, ivi comprese quelle di natura ambientale, di cui alla parte II del decreto legislativo n. 152 del 2006, di competenza del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare.
Tale onere, che per fattispecie analoga e recente, relativa ad aria colmata in area limitrofa a quella oggetto della nuova proposta progettuale, l'assessorato regionale non aveva previsto, non è certamente compatibile con i tempi rappresentati dalla Moncada Energy Group.
Infatti, benché verosimilmente la procedura che l'Ufficio 4o opere marittime Sicilia dovrebbe attivare presso il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare è quella relativa all'esenzione Valutazione impatto ambientale di cui al citato Testo unico, sicuramente non si arriverebbe ad ottenere un provvedimento amministrativo entro breve tempo.
È pur vero che, ottenuta l'autorizzazione della Regione siciliana ai sensi dell'articolo 21 legge n. 179 del 2002, previo rilascio di apposita autorizzazione da parte della capitaneria, la Moncada Energy Groupp potrebbe immediatamente iniziare le operazioni di dragaggio per i primi 170.000 metri cubi, stante che l'area di colmata relativa a tali volumi risulta già autorizzata dalla Regione siciliana.
Tuttavia, sentiti per le vie brevi i tecnici della società, l'interesse della stessa è quello

di avere la certezza dei tempi per l'esecuzione dell'intervento di dragaggio nel suo complesso.
L'Ufficio 4o opere marittime, pur ritenendo superflua la procedura, stante la conformità delle opere di colmata da realizzare con le previsioni del vigente Piano regolatore portuale, ha comunque fatto sapere che invierà al più presto l'intera documentazione al ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare per la più volte citata procedura di esenzione Valutazione impatto ambientale.

Il Sottosegretario di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare: Roberto Menia.

MECACCI, BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
il Movimento Lao per i Diritti Umani (MLDH), presieduto da Vanida Thephsouvanh, ha diffuso il 3 novembre 2009, da Parigi, un comunicato stampa che riferisce di una manifestazione pacifica svoltasi il giorno precedente a Vientiane, capitale della Repubblica democratica popolare del Laos;
più di 300 persone hanno manifestato pacificamente inneggiando al «rispetto dei diritti umani» e, richiedendo «un sistema multipartitico», sono stati fermati ed arrestati dalla polizia segreta a Vientiane;
secondo le informazioni ottenute e diffuse dal MLDH «diverse centinaia di persone» sono state «arrestate simultaneamente in diverse parti del paese», all'alba di lunedì 2 novembre 2009; «più di 100 persone al centro di Pa
ading, nella provincia Bolikhamsay, una ventina di persone al centro di Phon Hong, nella Provincia Vientiane, mentre marciavano verso la celebrazione annuale del That Luang (Vientiane), e più di 200 persone nella capitale, prima che potessero riunirsi per una manifestazione pacifica»;
il Movimento Lao per i Diritti Umani, citando informazioni trasmesse all'interno della Repubblica democratica popolare del Laos, ha riferito che l'evento di ieri era stato organizzato per «una reale democrazia, per il rispetto dei diritti umani, per l'annullamento del trattato Speciale di cooperazione Laos-Vietnam nel 1977, per la liberazione dei prigionieri politici e per l'introduzione di un sistema politico multipartitico»;
mentre la maggior parte dei manifestanti fermati ed arrestati sono stati poi rilasciati, alcuni di loro risultano ancora in stato di detenzione; in particolare il MLDH segnala che Mrs Kingkèo (39 anni), Mr Soubinh (35 anni), Mr Souane (50 anni), Mr Sinpasong (43 anni) e Mr Khamsone (36 anni) arrestati a Hong Phon, Mr. Nou (54 anni) arrestato a Pa
ading, Miss Somchit (29 anni), Mr Somkhit (28 anni) e Mr Sourigna (26 anni) arrestati a Vientiane, sono tuttora detenuti e si comincia a nutrire forte preoccupazione per il destino di questi manifestanti;
le notizie di queste manifestazioni ed arresti sono state confermate da mezzi di informazione internazionali come Radio Free Asia (http://www.rfa.org/english/news/laos/detain-11032009192837.html? searchterm=None) -:
se il Governo intenda attivarsi nei confronti delle autorità laotiane, e all'interno dell'Unione europea, per chiedere formalmente e pubblicamente la liberazione di coloro che sono stati arrestati per avere manifestato, o cercato di manifestare, pubblicamente il loro pensiero come garantisce la Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo;
quali siano i rapporti bilaterali tra l'Italia e la Repubblica popolare socialista del Laos, considerato che si tratta di un regime retto da un sistema monopartitico dominato dal Partito comunista del Laos.
(4-04883)

Risposta. - L'Ambasciata d'Italia in Thailandia (competente anche per il Laos) si è prontamente attivata al fine di controllare la veridicità degli arresti di Ventiane. Sulla base dei riscontri effettuati dai capi missione Unione europea nella capitale laotiana e dalla locale delegazione dell'Unione europea, è stato possibile concordare sull'assenza di elementi atti a confermare la notizia, riportata da radio Free Asia, di una repressione che, per l'estensione ed il numero delle persone coinvolte, non sarebbe potuta passare inosservata agli occhi della comunità diplomatica e delle organizzazioni non governative residenti in Laos. La convinzione che quanto riportato non corrisponda a verità è stata inoltre suffragata dal fatto che, a lanciare la notizia, sia stata una fonte (Philip Smith, direttore esecutivo del center for public policy analysis di Washington) rivelatasi già in passato, ed in circostanze analoghe, non attendibile.
La situazione interna al Laos continua comunque a destare preoccupazione ed è oggetto di costante attenzione da parte italiana e dell'Unione europea. Stando a quanto riportato anche dai capi missione dell'Unione europea nei loro rapporti periodici, infatti, il Laos non può essere indicato come uno stato sottoposto alla
rule of law in quanto si registrano ancora numerosi casi di arresti e detenzioni arbitrarie. Preoccupazione destano anche la situazione degli appartenenti alle minoranze etniche, in particolare i cittadini di cima Hmong, che tuttora vedono in parte violati i loro i diritti, nonché quella dei profughi interni.
Per quanto attiene i rapporti bilaterali Italia-Laos, si segnala come lo stato delle relazioni e del dialogo politico rimanga di basso livello. Le relazioni diplomatiche tra Italia e Laos sono state stabilite nel luglio del 1962 e sono oggi mantenute attraverso l'ambasciatore residente in Thailandia e, da parte laotiana, tramite l'ambasciata a Parigi. Si registra un esiguo scambio di visite, l'ultima da parte di un rappresentante del Ministero degli affari esteri italiano a Vientiane risale al 2000 (da parte del Sottosegretario Intini che partecipò al vertice Unione europea-Asean). Lo scorso maggio ho incontrato la delegazione laotiana al vertice Unione europea-Asean di Phnom Penh.

Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Stefania Gabriella Anastasia Craxi.

MINNITI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il 2 gennaio 2008 sono stati assunti, attraverso concorso pubblico, per titoli ed esami, 650 unità complessive di personale (vedi decreto ministeriale 3 settembre 2007, decreto ministeriale 28 dicembre 2007, decreto ministeriale 20 febbraio 2008, decreto ministeriale 9 settembre 2008), profilo professionale di coadiutore amministrativo contabile, area funzionale B, posizione economica B1, con contratto a tempo determinato, dalla durata di tre anni, per le esigenze dello sportello unico per l'immigrazione presso le prefetture - uffici territoriali del Governo nonché degli uffici delle questure;
i 650 coadiutori amministrativi contabili hanno sottoscritto un primo contratto individuale della durata di un biennio (2008-2009), a cui agganciare, per il 2010, una proroga contrattuale di un ulteriore anno;
per quanto concerne la proroga contrattuale del terzo anno, a causa di un mero errore dell'amministrazione, la copertura finanziaria ha riguardato soltanto i primi 10 mesi, lasciando scoperti l'11° ed il 12° mese del 2010;
in questa fase, i 650 lavoratori lamentano la necessità di ottenere entro il 2009 la stipula del contratto relativo al 3° anno nonché la copertura finanziaria per l'11° ed il 12° mese del 2010;
i 650 lavoratori vincitori di concorso e precari che attualmente prestano servizio presso gli sportelli unici per l'immigrazione delle prefetture e gli uffici immigrazione delle questure sono, a detta della stessa amministrazione, indispensabili per l'ordinaria attività dello sportello

unico per l'immigrazione presso le prefetture - uffici territoriali del Governo nonché degli uffici delle questure -:
se il ministro interrogato sia a conoscenza delle predette questioni e della data in cui l'amministrazione procederà alla formalizzazione della proroga contrattuale del 3° anno;
quali normative urgenti intenda adottare per finanziare il completamento del 3° anno di contratto dei 650 lavoratori a tempo determinato, assicurando la copertura finanziaria relativa all'11° e 12° mese del 2010;
se il Ministro non intenda adottare tutti i necessari e urgenti provvedimenti per assicurare la stabilizzazione a tempo indeterminato delle 650 unità di cui sopra;
se il ministro sia conoscenza del fatto che, a dispetto dei 650 vincitori del predetto concorso il cui contratto scadrà a fine 2010, si è pensato di immettere altro personale nell'Amministrazione, attraverso un'agenzia di lavoro interinale individuata mediante appalto pubblico, chiamata a fornire entro il 2 gennaio 2010, ulteriori 650 lavoratori interinali, per un periodo massimo di otto mesi, nella posizione economica ex B1;
se il ministro interrogato intenda indicare i criteri di economicità e di buon andamento della pubblica amministrazione che hanno ispirato la decisione di far ricorso ad un'agenzia interinale per immettere nell'Amministrazione ulteriori 650 lavoratori interinali per soli otto mesi.
(4-05236)

Risposta. - Con ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri n. 3828 del 27 novembre 2009 - concernente «Ulteriori disposizioni urgenti di protezione civile per il contrasto e la gestione dell'eccezionale afflusso di cittadini di Stati non appartenenti all'Unione europea», pubblicata nella Gazzetta Ufficiale del 5 dicembre 2009 - è stata autorizzata la proroga fino al 31 dicembre 2010 della durata dei contratti a tempo determinato del personale assunto presso gli sportelli unici ai sensi dell'articolo 1, comma 349, della legge 24 dicembre 2007, n. 244, entro i limiti di spesa di 1.6 milioni di euro.
Inoltre, proprio per accelerare al massimo le procedure di emersione e garantire la massima efficienza e trasparenza del sistema, con la medesima ordinanza il Ministero dell'interno e il Ministero del lavoro e delle politiche sociali sono stati autorizzati ad utilizzare, per un periodo non superiore a sei mesi, per il tramite di una o più agenzie di somministrazione di lavoro, prestatori di lavoro con contratto a termine, nel limite massimo, rispettivamente, di 650 e 300 unità, da destinare alle sedi interessate dalle procedure di emersione.

Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Nitto Francesco Palma.

ANGELA NAPOLI. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
l'Amministrazione Comunale di Isola Capo Rizzuto (Crotone) ha autorizzato la concessione di un'area interna al porto peschereccio di «Le Castella» per la realizzazione di un impianto di lavorazione e commercializzazione del pescato SFOP, asse IV, misura 4.20 «protezione e sviluppo delle risorse acquatiche, acquacoltura, attrezzature dei porti da pesca, trasformazione e realizzazione»;
il decreto interministeriale 27 dicembre 1991, tra le finalità istitutive della Riserva naturale marina di Capo Rizzuto, prevede: «la conservazione e la valorizzazione del patrimonio naturale nazionale marino e costiero presente nell'area, con particolare riferimento alla qualità delle acque, alle caratteristiche geomorfologiche, alla flora e fauna marina»;
il citato impianto di lavorazione ricade nella zona «B» dell'Area marina protetta di Capo Rizzuto dove insistono vincoli archeologici;

l'impianto non è previsto nel piano delle attività antropiche approvate dall'ente gestore dell'Area marina protetta, cui, a norma del decreto 15 gennaio 1998, compete la disciplina e l'autorizzazione delle stesse attività della fascia territoriale costiera del demanio marittimo compresa nella riserva e nella zona dei trenta metri dal confine demaniale;
il decreto ministeriale del 19 febbraio 2002, di modifica del decreto interministeriale del 27 dicembre 1991, all'articolo 4, per l'A.M.P. «Capo Rizzuto» in particolare persegue: a) la protezione ambientale dell'area marina interessata e b) la tutela e la valorizzazione delle risorse biologiche e geomorfologiche della zona ed il ripopolamento ittico;
lo stesso citato decreto ministeriale del 19 febbraio 2002, all'articolo 5, vieta in particolare: alla lettera b) l'asportazione anche parziale e il danneggiamento di reperti archeologici, di formazioni geologiche e minerali e alla lettera c) l'alterazione con qualsiasi mezzo, diretto o indiretto, dell'ambiente geofisico e delle caratteristiche biochimiche dell'acqua, nonché la discarica di rifiuti solidi o liquidi e, in genere, l'immissione di qualsiasi sostanza che possa modificare, anche transitoriamente, le caratteristiche dell'ambiente marino;
non v'è dubbio che l'escavazione e la raccolta di materiali inerti per la realizzazione dell'impianto autorizzato, comporti la modifica, pur transitoria, delle caratteristiche dell'ambiente marino;
l'unico depuratore esistente nella frazione «Le Castella», si trova in prossimità dell'area portuale e, allo stato, risulta non funzionante;
l'autorizzazione alla costruzione dell'impianto di lavorazione e commercializzazione del pescato SFOP, è stata data anche se per la conferenza dei servizi, convocata per l'esame del progetto il 18 luglio 2007 e il 12 maggio 2008 per il riesame dello stesso progetto, alcuni degli enti interessati non avevano adottato alcun provvedimento in merito ed il settore geologico regionale aveva presentato il parere con prescrizioni;
l'opera manca della valutazione dell'impatto ambientale e della relativa pubblicità, così come previsto dal comma 3 dell'articolo 6 della legge n. 349 del 1986 e manca, altresì, dell'autorizzazione dell'autorità marittima, come prescritto dall'articolo 55 del codice navale, visto che l'impianto ricade nella fascia dei trenta metri dalla battigia -:
quali urgenti iniziative intendano attuare, per le parti di competenza, sia per verificare l'impatto ambientale dovuto alla costruzione dell'impianto di lavorazione e commercializzazione del pescato SFOP, sia per individuare le responsabilità di coloro che hanno trasgredito al rispetto delle norme ambientali e dei vincoli archeologici della Riserva Marina «Capo Rizzuto», in provincia di Crotone.
(4-02121)

Risposta. - In merito all'interrogazione in esame, riguardante la realizzazione di un impianto di lavorazione di pescato in località Le Castella, nel comune di Capo Rizzuto, si espone quanto segue.
Il progetto in questione, localizzato nell'area portuale di Le Castella, ricade all'interno di una particella catastale di proprietà del comune di Capo Rizzuto, senza interessare l'area marina protetta.
A seguito dei controlli effettuati dalle autorità competenti in materia: capitaneria di porto, Sovrintendenza dei beni archeologici, Carabinieri, eccetera, è emerso che la struttura non ricade nel sito di importanza comunitaria «Fondali da Crotone a Le Castella», da cui dista circa 400 metri, né nella zona B dell'area Marina protetta.
In particolare, la provincia di Crotone, ente gestore dell'area marina protetta «Capo Rizzuto», nel fornire elementi di conoscenza a questo ministero, ha allegato una ortofoto dell'area interessata dal manufatto da cui emerge con chiarezza come l'edificio sia al di fuori del perimetro dell'area marina protetta - Capo Rizzuto - Zona «B».


Inoltre, la struttura ha ottenuto i seguenti nulla osta, pareri ed autorizzazioni:
nulla osta della Sovraintendenza dei beni archeologici della Calabria, in data 15 novembre 2007, protocollo n. 22400;
parere favorevole della regione Calabria - Dipartimento urbanistica e governo del territorio, alla realizzazione dell'intervento sulla particella n. 915 del foglio catastale n. 40, variando la propria destinazione d'uso, del 26 novembre 2007, protocollo n. 2194/2883;
autorizzazione paesaggistica ambientale protocollo n. 128 del 2 gennaio 2008 giusta determina di approvazione n. 2057 del 31 dicembre 2007, trasmesso per competenza alla regione Calabria - Dipartimento ambiente e Soprintendenza per i beni ambientali, archeologici, artistici e storici di Cosenza per gli effetti ed ai sensi del comma 1, articolo 159 del decreto legislativo n. 159 del 2004 e comma 2, articolo 159 del decreto-legge n. 42 del 2004;
contratto di affitto tra il comune di Isola di Capo Rizzuto e la cooperativa Poseidon, per la concessione di anni 10, all'interno dell'area portuale destinata alla sosta dei pescherecci;
attestazione della regione Calabria - Dipartimento n. 9 - Settore tecnico n. 2 del Genio civile di Catanzaro;
parere favorevole del Genio civile opere marittime del 5 maggio 2008, rif. Pratica n. 2247 del 15 febbraio 2007, n. 516;
autorizzazione dell'agenzia delle dogane di Catanzaro, ai sensi dell'articolo 19 del decreto legislativo n. 374 del 1990 del 15 maggio 2008;
parere favorevole del 16 maggio 2008 del comune di Isola Capo Rizzuto al rilascio all'autorizzazione
ex articolo 55 da parte della Capitaneria di porto di Crotone;
parere favorevole del 7 maggio 2008 della regione Calabria - Dipartimento lavori pubblici - Settore 2-Servizio 8-Servizio tecnico regionale, vigilanza e controllo opere pubbliche: norme sismiche e geologico;
autorizzazione n. 554, ai sensi dell'articolo 55 del codice della navigazione, iscritto al n. 97 del 2008 da parte della Capitaneria di porto di Crotone.

Questo ministero, preso atto della compatibilità della struttura con l'ambiente circostante, non ricadendo la stessa all'interno delle aree protette ma in prossimità di esse, ha ribadito la necessità dell'adozione da parte delle Autorità preposte a livello locale, di iniziative collegate al criterio di precauzione, che possano essere attuate nei confronti di ogni intervento non sottoposto a valutazione di incidenza.
Infine, il dipartimento delle politiche dell'ambiente della regione Calabria, sollecitato dalla Direzione generale competente di questa Amministrazione a verificare gli aspetti connessi al rispetto delle direttive 92/43/CEE e al decreto del Presidente della Repubblica n. 120 del 2003 di recepimento, ha ritenuto che siano rispettati i criteri dettati dalla normativa sulla tutela delle aree naturali protette.

Il Sottosegretario di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare: Roberto Menia.

OCCHIUTO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
gli intensi fenomeni metereologici di fine settembre hanno segnato profondamente la regione Calabria il cui territorio ha mostrato ancora una volta tutta la sua vulnerabilità, rivelando situazioni di pericolo sempre più numerose, gravi ed incombenti a causa dell'intensità degli eventi, ma anche per la cattiva gestione del territorio e per l'assenza di qualsiasi manutenzione;

in particolare sono stati interessati dagli eventi alcuni comuni della provincia di Cosenza;
nel comune di Longobucco, a valle del centro abitato, in località Santa Brigida il deflusso delle acque ha provocato una frana che ha completamente distrutto oltre 30 metri di sede stradale della SS177 compromettendo irrimediabilmente la viabilità verso la costa ionica;
altre frane e smottamenti hanno interessato la stessa SS177 per oltre 10 chilometri;
l'interruzione dei collegamenti impedisce di fatto il normale svolgimento delle attività scolastiche, commerciali e degli uffici pubblici;
ai residenti non è al momento garantita un'opportuna sicurezza sanitaria visti i tempi di percorrenza di strade alternative;
l'approssimarsi della stagione invernale potrebbe compromettere la viabilità verso la Sila a causa di neve, valanghe, caduta di alberi o di altre frane, come del resto avvenuto negli anni scorsi, isolando di fatto il centro abitato -:
quali urgenti iniziative intendano intraprendere, constatata l'obiettiva situazione di disagio e pericolo in cui si trova la comunità longobucchese e se non sia il caso di realizzare in tempi brevi il ripristino della viabilità sulla SS177 su tutto il tratto interessato dagli eventi metereologici citati in premessa e nello specifico:
a) la sistemazione del tratto in frana della SS177 e il collegamento tra la SS177 e la construenda strada sul Trionto in località Santa Brigida;
b) la sistemazione idraulica del versante a monte di Località Santa Brigida;
c) la creazione di due bretelle stradali di collegamento tra la construenda strada sul Trionto e la SS177, una in contrada Sullacca, l'altra all'altezza del casello ANAS in prossimità del Ponte di Ortiano.
(4-04434)

Risposta. - Con riferimento alla interrogazione in esame, con la quale si chiede quali urgenti iniziative si intendano intraprendere in considerazione della situazione di disagio e pericolo nell'area del comune di Longobucco, sollecitando il ripristino della viabilità e la creazione di due ulteriori bretelle stradali, anche sulla scorta delle informazioni fatte pervenire dai ministeri delle infrastrutture e dei trasporti e delle politiche agricole, alimentari e forestali, si fa presente quanto segue.
Le perturbazioni protrattesi pressoché ininterrottamente dal 24 al 27 settembre 2009 hanno provocato scoscendimenti di materiale detritico, anche di grosse dimensioni; le reti di protezione sono state divelte in molti casi, ovvero si sono rigonfiate per l'accumulo di materiale.
Gli smottamenti, provenienti da monte, hanno investito la strada statale n. 177 per circa 10 chilometri. In particolare, nel tratto al chilometro 43 l'acqua piovana mista a pietre di vario diametro ha investito con grande forza e per diverse ore il corpo stradale che è stato trascinato a valle ed ha scalzato per circa 50 ml dalle fondamenta il muro di sostegno in pietra.
In conseguenza di tale grave dissesto, il paese di Longobucco, che sorge subito dopo la interruzione della statale, non poteva essere raggiunto.
L'Anas ha prontamente avviato i rilievi e i sondaggi propedeutici alla progettazione dell'intervento di ripristino del tratto in questione, stimato in 2 milioni di euro.
Peraltro, i fenomeni franosi hanno confermato lo stato di dissesto idrogeologico delle pendici, già noto agli enti locali, e per il quale si rendono necessari e imprescindibili interventi di messa in sicurezza e, in particolare, la sistemazione idraulica del versante a monte della località Santa Brigida.
L'ipotesi di collegamento tra la strada statale 177 e la construenda strada del Trionto in località Santa Brigida, mediante la creazione di due bretelle di collegamento, si riferisce, probabilmente, alla possibilità di utilizzare quale temporaneo
bypass, del tratto della strada statale 177 dissestato, una strada in costruzione ma non ancora

ultimata, da parte della locale comunità montana, e per la quale non è stata avanzata alcuna proposta tecnica, nemmeno a livello di fattibilità.
Per quanto riguarda la sistemazione idraulica e delle frane, si sottolinea che con il decreto-legge n. 195 del 2009, pubblicato il 30 dicembre 2009, sono state definite le norme attuative per la definizione del piano straordinario sul dissesto idrogeologico, che consentirà di avviare l'elaborazione degli interventi urgenti per il riassetto del territorio. In tempi brevissimi saranno individuati gli interventi prioritari nelle zone a più alto rischio, definite le modalità di finanziamento con accordi con gli enti locali, nell'ambito delle somme già stanziate ed a disposizione del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, e si potrà quindi procedere alla nomina dei commissari che dovranno assicurare la realizzazione delle opere, d'intesa con le regioni ed in tempi certi con procedure pienamente trasparenti.
In sede di attuazione del piano potranno essere prese utilmente in considerazione le esigenze del territorio del comune di Longobucco.
Il Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali, da parte sua, ha fatto sapere che per il sostegno alle imprese agricole colpite da avversità atmosferiche eccezionali, potranno essere attivati gli interventi compensativi
ex post del fondo di solidarietà nazionale, qualora le stesse non siano comprese nel piano assicurativo annuale per la copertura dei rischi con polizze assicurative agevolate.
Il Sottosegretario di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare: Roberto Menia.

OLIVERIO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
la regione Calabria e, in particolare, la provincia di Crotone rappresenta una delle zone del territorio italiano a più elevato rischio idrogeologico;
lo stesso progetto IFFI (inventario dei fenomeni franosi in Italia), il cui obiettivo era quella di ottenere una conoscenza globale del territorio nazionale, cercando di uniformare il più possibile i criteri di interpretazione e di definizione dei fenomeni franosi, ha evidenziato la diffusa fragilità del territorio crotonese;
secondo i dati del citato rapporto nella provincia di Crotone sono stati individuati ben 409 punti identificativi del fenomeno franoso, con 78 aree soggette a rischio frana, per un'estensione totale di territorio che supera i 40 chilometri quadrati;
a rendere più preoccupante il quadro, al dato statistico, si aggiungono le emergenze concrete, che nelle ultime settimane hanno dato luogo a situazioni molto critiche, come le frane che hanno colpito i comuni di Isola Capo Rizzuto, di Cutro, di Crucoli, di Roccabernarda, di Cirò Marina e di Cirò, con comprensibili pericoli e disagi per la popolazione;
in particolare, l'ultimo evento ha costretto il sindaco di Cirò, avvocato Mario Caruso, a convocare la conferenza dei sindaci della provincia di Crotone e alla clamorosa iniziativa di incatenarsi nell'aula consiliare per richiamare l'attenzione sulla difficile situazione che si trova ad affrontare, senza il dovuto supporto da parte degli organismi sovraterritoriali -:
quali iniziative intenda assumere il Governo per garantire tempestivi interventi per la messa in sicurezza idrogeologica del territorio della provincia di Crotone;
se il Governo intenda adeguare le risorse finanziarie destinate alla difesa del suolo e alla prevenzione del dissesto idrogeologico, assicurando che la distribuzione avvenga in modo da privilegiare le aree a più alto rischio franoso, come quella della provincia di Crotone.
(4-04961)

Risposta. - In risposta all'interrogazione in esame, con la quale si chiede quali iniziative il Governo intenda assumere per garantire tempestivi interventi per la messa in sicurezza del territorio della provincia di Crotone e se si intenda adeguare le risorse finanziarie destinate alla difesa del suolo, anche sulla scorta di quanto comunicato dalla regione Calabria, si fa presente quanto segue.
La regione Calabria ha destinato alla difesa del suolo una parte significativa dei fondi comunitari e delle risorse assegnate alla regione con delibere Comitato interministeriale programmazione economica e Fondo per le opere sottosviluppate.
Attualmente, dopo aver terminato la fase di ricognizione delle vane situazioni di pericolo sul territorio regionale, in cui sono state coinvolte anche le amministrazioni provinciali, è in fase di completamento la programmazione, che viene curata dal presidente della giunta regionale, nella sua qualità di commissario delegato, ai sensi dell'ordinanza di protezione civile n. 3741 del 18 febbraio 2009.
Il piano sarà suddiviso in due parti: la fase 1, che riguarda gli interventi di entità più modesta concentrati nelle aree che hanno subito danni nella stagione invernale 2008-2009 e la fase 2, che riguarda interventi strutturali più significativi.
Dopo il completamento dei piani di fase 1 e fase 2, previsto a breve, partiranno le procedure per l'esecuzione degli interventi.
I piani riguardano, ovviamente, l'intero territorio regionale, per cui, ad oggi, non è possibile definire la quantità di risorse che saranno destinate alla provincia di Crotone.
Il comma 240 dell'articolo 2 della legge 23 dicembre 2009, n. 191, Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge finanziaria per il 2010), assegna 1.000 milioni di euro, a valere sulle disponibilità del Fondo infrastrutture e del Fondo strategico per il Paese a sostegno dell'economia reale, ai piani straordinari diretti a rimuovere le situazioni a più elevato rischio idrogeologico.
Inoltre, con il decreto-legge n. 195 del 2009, pubblicato il 30 dicembre 2009 ed in corso di conversione da parte del Parlamento, sono state definite le norme attuative per la definizione del piano straordinario sul dissesto idrogeologico che consentirà di avviare l'elaborazione degli interventi urgenti per il riassetto del territorio. In tempi brevissimi saranno individuati gli interventi prioritari nelle zone a più alto rischio, definite le modalità di finanziamento con accordi con gli enti locali, nell'ambito delle somme già stanziate ed a disposizione del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, e si potrà quindi procedere alla nomina dei commissari che dovranno assicurare la realizzazione delle opere, d'intesa con le regioni ed in tempi certi con procedure pienamente trasparenti.

Il Sottosegretario di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare: Roberto Menia.

PEZZOTTA. - Al Ministro della difesa, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
stante la precaria situazione logistica della sede del Comitato provinciale di Taranto, la Croce rossa italiana, anche in considerazione della propria natura giuridica, ha fatto richiesta d'uso e/o acquisto alla Marina militare (Comando in capo del Dipartimento militare marittimo dello Jonio e del Canale d'Otranto - Taranto), dell'ex stazione carabinieri per la Marina militare, sito nel comprensorio «Chiapparo» -:
se siano a conoscenza della richiesta del Comitato provinciale della Croce rossa italiana di Taranto fatta allo Stato Maggiore delle Marina, ora titolare della disponibilità del bene;
se non ritengano, considerata la natura pubblicistica della Croce rossa italiana, la sua ausiliarietà alle Forze armate, la sua natura volontaristica certamente di interesse comunitario e di particolare attenzione al territorio, di agevolare tale richiesta che avrebbe anche il notevole

vantaggio di valorizzare un patrimonio comunque pubblico.
(4-05833)

Risposta. - A premessa della risposta all'interrogazione in esame, si rappresenta che l'immobile denominato ex caserma Carabinieri nel comprensorio Chiapparo, in provincia di Taranto, rientra tra quelli individuati per essere valorizzati, permutati, alienati e gestiti ai sensi delle procedure previste dal comma 3 dell'articolo 14-bis della legge 6 agosto 2008, n. 133.
Ciò posto, si sottolinea che, per quanto appresso specificato, la mancata cessione dello stesso al Comitato provinciale Croce rossa italiana di Taranto, non è derivata da fatti o eventi imputabili all'amministrazione della difesa.
In particolare, lo Stato Maggiore della Marina, in data 23 maggio 2005, aveva espresso il proprio nulla osta alla riconsegna definitiva del cespite alla competente autorità finanziaria (agenzia del demanio di Taranto) per la successiva concessione a favore del citato Comitato provinciale Croce rossa italiana e dell'Associazione nazionale per l'assistenza ai figli minorati di dipendenti ed ex dipendenti militari e civili del Ministero della difesa (di seguito Anafim), nonché il proprio benestare per una concessione provvisoria dell'immobile nelle more della definizione della pratica.
Conseguentemente, in data 24 febbraio 2006, la competente Direzione generale dei lavori e del demanio della difesa (di seguito Geniodife) autorizzava la citata dismissione, nonché la consegna provvisoria dello stesso alla Croce rossa italiana ed all'Anafim, nelle more dell'espletamento delle procedure per la dismissione definitiva.
In data 29 gennaio 2007, tuttavia, la filiale Puglia dell'agenzia del demanio evidenziava che la Croce rossa italiana di Taranto non aveva ancora prodotto la documentazione tecnica relativa agli interventi edilizi da effettuare sull'immobile in questione e che, a seguito dell'intervenuta legge finanziaria per il 2007, il cespite avrebbe dovuto essere dismesso definitivamente, non essendo più possibili dismissioni provvisorie.
Per inciso, comunque, si sottolinea che non risulta che la Croce rossa italiana di Taranto abbia mai provveduto alla presentazione della necessaria documentazione all'organo finanziario, al fine del completamento della procedura di dismissione.
Allo stesso modo, si segnala che anche l'Anafim annullò la propria richiesta, propendendo per altro immobile di maggiore gradimento.
Per completare il quadro delle dovute informazioni si segnala che, nel frattempo, la prefettura di Taranto, al fine di realizzare un centro di accoglienza per immigrati, ha chiesto all'Amministrazione militare l'acquisizione del cespite in questione e che lo stesso Comitato provinciale Croce rossa italiana di Taranto, nell'anno in corso, ha nuovamente manifestato interesse per lo stesso, formalizzandone conseguentemente la relativa richiesta di acquisizione.
Relativamente a queste due richieste di acquisizione del cespite, si sottolinea che la competente Geniodife ha avviato le attività per l'emanazione del decreto di individuazione degli immobili da valorizzare, come anticipato in premessa, ai sensi della succitata normativa.
Come noto, infatti, alla luce della menzionata normativa di settore (articolo 14-
bis della legge 6 agosto 2008, n. 133), la Difesa sta valutando il da farsi sulla destinazione del cespite oggetto dell'interrogazione in esame, come degli altri beni in uso.
Il Ministro della difesa: Ignazio La Russa.

PICCOLO, VELTRONI, GARAVINI, BOSSA, BORDO, ANDREA ORLANDO, BURTONE e MARCHI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
nel comune di S. Giuseppe Vesuviano, all'inizio del 2009, si è insediata la Commissione d'accesso, nominata con decreto prefettizio ai sensi delle vigenti disposizioni di legge, per accertare se, nell'ambito dell'apparato politico-amministrativo, si rilevassero elementi su collegamenti, diretti o indiretti, con la criminalità organizzata ovvero se sussistessero forme

di condizionamento degli amministratori che potessero compromettere la libera determinazione degli organi elettivi ed il buon andamento dell'amministrazione comunale, nonché il regolare funzionamento dei servizi alla stessa affidata;
la decisione di disporre l'accesso presso il predetto comune era scaturita, evidentemente, dalla segnalazione di fatti e/o comportamenti amministrativi che potessero far temere la sussistenza di un rischio concreto ed attuale di infiltrazione malavitosa nei servizi dell'ente, nonché di inquinamento complessivo dei normali, corretti rapporti istituzionali;
l'infiltrazione della camorra nelle istituzioni, in provincia di Napoli, ed il conseguente tentativo di condizionare le attività di governo sono tuttora frequenti, come dimostrano i numerosi provvedimenti di scioglimento dei consigli comunali adottati negli ultimi anni;
la prevenzione di tale gravissimo e devastante fenomeno deve costituire un impegno primario dello Stato al fine di garantire il libero esercizio dei diritti dei cittadini, assicurare la trasparenza e la correttezza di gestione delle amministrazioni pubbliche, ostacolare la corruzione e contrastare l'espansione dell'organizzazione mafiosa nella società;
è stato denunciato che in alcuni settori di attività del comune di S. Giuseppe Vesuviano (urbanistica, raccolta e smaltimento rifiuti, appalti, controlli sull'abusivismo edilizio, altro) si riscontrerebbero gravi e censurabili anomalie e/o irregolarità, tali da far temere la possibile interferenza di soggetti contigui a sodalizi malavitosi;
risulta che l'attività ispettiva e ricognitiva della Commissione di accesso si sia conclusa nel mese di luglio del 2009 -:
se dalla relazione conclusiva della Commissione d'accesso emergano fatti e/o elementi che suffraghino e confermino la sussistenza di un condizionamento degli amministratori e degli organi elettivi ovvero di collegamenti, diretti o indiretti, di pezzi dell'apparato burocratico con la criminalità organizzata;
quali specifiche anomalie e irregolarità siano state rilevate nei settori di attività e nei servizi comunali a maggior rischio di contaminazione affaristica e criminosa;
se la predetta relazione sia stata trasmessa al Ministero per i conseguenti provvedimenti;
se il Ministro interrogato non ritenga di dover procedere urgentemente alla necessaria istruttoria per lo scioglimento del consiglio comunale di S. Giuseppe Vesuviano, all'esito della verifica dei presupposti prescritti dalla vigente normativa.
(4-04675)

Risposta. - In relazione alla richiesta di adozione della misura di rigore prevista dall'articolo 143 del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, si comunica che, nella seduta del Consiglio dei Ministri del 3 dicembre 2009, è stato deliberato, ai sensi del predetto articolo, lo scioglimento del consiglio comunale di San Giuseppe Vesuviano (Napoli), in quanto sono state accertate forme di condizionamento della vita amministrativa da parte della criminalità organizzata.
Attualmente, pertanto, la gestione dell'ente medesimo è affidata, per la durata di diciotto mesi, ad una commissione straordinaria.

Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Michelino Davico.

PINI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
nel Comune di Rimini, in Via Islanda, risulta tuttora esistere un campo rom e sinti le cui condizioni costituiscono motivo di crescente allarme sociale, anche a causa delle precarie condizioni igieniche;
in particolare, il predetto campo risulta possedere fogne a cielo aperto, collegamenti idrici ed elettrici non a norma e allacciamenti volanti di dubbia liceità;

è stato altresì riscontrato l'uso improprio del greto di un vicino corso d'acqua, da parte dei residenti nel predetto campo e nelle sue adiacenze, anche per espletare i propri bisogni fisiologici;
del caso si è occupata anche la stampa locale -:
se il Ministro sia stato portato a conoscenza della situazione da parte del locale Ufficio territoriale di Governo;
quali siano i motivi per i quali non siano state applicate le norme varate dall'attuale Governo in materia da parte delle autorità locali e della amministrazione comunale di Rimini con particolare riferimento al degrado di natura igienico-sanitaria;
quale sia l'opinione del Ministro sulla situazione generalizzata nella premessa e cosa impedisca di procedere allo sgombero del campo di Via Islanda.
(4-01979)

Risposta. - La prefettura di Rimini si è, nel tempo, più volte attivata nei confronti del comune di Rimini per l'adozione dei necessari provvedimenti funzionali al ripristino di idonee condizioni igienico-sanitarie e di sicurezza nei campi nomadi.
In particolare la situazione del campo di via Islanda è costantemente monitorata attraverso controlli svolti con regolarità dalle Forze di polizia.
Sono state verificate le condizioni igienico-ambientali degli alloggi, la presenza di eventuali allacci abusivi ai contatori di acqua ed energia elettrica, il rispetto delle concessioni edilizie per i locali dati in disponibilità ai residenti.
Durante il recente controllo effettuato l'8 ottobre 2009 nel predetto campo, sono state controllate 55 persone di cui 22 straniere, nonché 15 autovetture e tutte le
roulotte presenti sul posto.
Periodicamente vengono svolti accertamenti sulla regolarità della permanenza in Italia dei cittadini comunitari senza fissa dimora, ai sensi del decreto legislativo n. 30 del 2007, come modificato dal decreto legislativo 28 febbraio 2008, n. 32.
La prefettura di Rimini, inoltre, ha assicurato che continuerà a monitorare la situazione e provvederà a sollecitare all'amministrazione comunale la tempestiva adozione dei provvedimenti necessari al fine di eliminare le illegalità eventualmente riscontrate o far fronte a sopravvenute situazioni di pericolo per l'incolumità pubblica o privata, non mancando, ove necessario, di azionare gli opportuni provvedimenti sostitutivi.

Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Nitto Francesco Palma.

PINI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
sabato 10 ottobre 2009 si è svolta a Cesena una manifestazione denominata «Tutti uguali, tutti diversi, tutti insieme - In cammino contro il razzismo»;
l'iniziativa ha avuto, tra gli altri, il patrocinio della Regione Emilia-Romagna;
durante la manifestazione sarebbe stata letta ed applaudita una poesia di Hamza Piccardo, fondatore ed esponente dell'UCOII (Unione delle comunità e organizzazioni islamiche italiane);
l'UCOII è una nota Associazione fondamentalista islamica, antisemita, che ha propugnato la distruzione dello Stato di Israele e sostiene la causa dei terroristi suicidi di cui esalta le sanguinarie iniziative;
sono ben noti i legami tra l'UCOII e i Fratelli musulmani, movimento estremista messo al bando in molti Paesi musulmani, tra cui l'Egitto, dove è nato, per il suo marcato fondamentalismo e radicalismo e la natura dei suoi obiettivi politici;
l'UCOII è sgradita anche a molte altre Associazioni islamiche presenti sul territorio nazionale poiché, con le sue pretese ultrafondamentaliste, ostacola il dialogo interculturale, come emerge anche dal fallimento della Carta dei valori, proposta dall'ex ministro Amato;

l'Associazione è dichiaratamente antioccidentale e promuove l'adozione, anche in Europa, delle leggi coraniche più oscurantiste e della sharia, una giustizia islamica parallela alla giustizia dei Paesi europei;
è noto, dalle dichiarazioni pubbliche rilasciate dai suoi vertici, come il Centro culturale islamico di Cesena, tra i promotori della manifestazione, sia affiliato o, quanto meno, collegato all'UCOII;
alla manifestazione erano presenti intere classi di studenti che, di certo, non sono stati messi al corrente dei legami in essere tra l'UCOII e i Fratelli Musulmani, e che addirittura avrebbero perso un giorno di scuola;
sembra che il corteo, fermatosi davanti al Duomo, abbia disturbato con suoni sempre più fragorosi la funzione che si stava svolgendo all'interno dell'edificio;
appaiono decisamente inopportuni il patrocinio e l'utilizzo del proprio logo da parte della regione Emilia Romagna dato il coinvolgimento di individui politicamente affini all'UCOII -:
se della manifestazione di cui in premessa fosse Stato dato preavviso alle autorità locali di pubblica sicurezza e se queste ultime abbiano stabilito particolari prescrizioni per il suo svolgimento;
se il Ministro interrogato ritenga che manifestazioni, organizzate da associazioni e movimenti fondamentalisti ed eversivi come quelli indicati in premessa, siano compatibili con le esigenze di tutela dell'ordine pubblico e quali iniziative intenda assumere affinché per il futuro siano predisposte misure atte ad evitare disordini e a salvaguardare la sicurezza della cittadinanza.
(4-04773)

Risposta. - Le Autorità di pubblica sicurezza di Forlì-Cesena hanno riferito che la manifestazione citata dall'interrogante - e per la quale erano stati predisposti adeguati servizi di ordine pubblico - si è svolta in un clima pacifico, che non ha comportato alcuna ripercussione negativa sul regolare svolgimento della vita cittadina.
L'iniziativa era stata regolarmente preavvisata in data 5 ottobre 2009 da Khouma Cheikkh, Presidente della consulta degli stranieri di Cesena, e ha registrato l'adesione di numerose sezioni locali di associazioni e organizzazioni di rilievo sia nazionale che internazionale - quali Emergency, operazione colomba, corpo non violento di pace della Comunità Papa Giovanni XXIII, e Arci - che operano nel campo del volontariato e della promozione sociale.
I partecipanti, circa 600, sono partiti alle ore 10,00 da piazza Karl Marx per raggiungere piazza Giovanni Paolo II, punto nevralgico della città antistante il Duomo, dove hanno compiuto una breve sosta - di circa mezz'ora - inframmezzata da brevi interventi e musiche. La Questura ha riferito che è possibile che la manifestazione abbia in qualche modo disturbato una funzione religiosa che, in quel momento - in via eccezionale e, quindi, non prevista - si stava svolgendo all'interno della Cattedrale, ma che, in ogni caso, non si sono mai avuti momenti di disordine o di eccessivo fragore.
Al termine, il corteo è confluito nei vicini giardini pubblici di corso Ubaldo Comandini, dove erano stati allestiti appositi
stand per rappresentazioni teatrali a tema. È in questo contesto che è stata letta in italiano la poesia a cui fa riferimento l'interrogante e che - a prescindere dal suo autore - era dedicata agli immigrati e a tutte le persone discriminate ed era priva di qualsiasi connotazione integralista o inneggiante a forme di odio razziale.
Per quanto concerne i presunti collegamenti tra il Centro Islamico di Cesena e l'Ucoii - o altri eventuali movimenti fondamentalisti - le indagini svolte non hanno finora evidenziato elementi a supporto di tale tesi. Fino ad oggi, nell'attuale sede del centro di cultura e di studi islamici, ubicata nel centro Storico di Cesena, via Dandini n. 50/52. non sono stati registrati particolari problemi sotto il profilo dell'ordine e della sicurezza pubblica.


Voglio assicurare, comunque, che le problematiche relative all'associazionismo islamico sono all'attenzione costante del Ministero dell'interno. In particolare, i competenti uffici mantengono un costante monitoraggio dei luoghi di aggregazione islamica e delle manifestazioni che si ispirano al predetto culto, al fine di prevenire il rischio di possibili infiltrazioni di matrice eversiva.

Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Nitto Francesco Palma.

RAZZI. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
già nel corso di una audizione del Sottosegretario di Stato onorevole Alfredo Mantica, alla Camera dei deputati in data 10 giugno 2009, erano state prospettate misure, da parte del Ministero degli affari esteri tendenti alla soppressione di diverse sedi consolari italiane all'estero: il tutto nell'ottica delle esigenze di razionalizzazione dei servizi e di risparmio di risorse finanziarie;
tra le sedi consolari interessate dalla chiusura vi è anche quella di Norimberga, la cui apertura (come vice consolato) risale al lontano 1967;
il Consolato di Norimberga ha giurisdizione su un territorio che si estende per 23.000 chilometri quadrati ed assiste una popolazione di quasi 29.000 connazionali residenti (dei quali circa 10.000 abitano nella sola zona di Norimberga Fürth-Erlangen);
nella veste e qualità di deputato eletto nella circoscrizione Estero - Europa come già segnalato al Sottosegretario Mantica nel corso della richiamata audizione parlamentare, l'interrogante si trova concorde con le esigenze di risparmio, a condizione che si salvaguardi comunque il diritto dei connazionali italiani residenti all'estero alla fruizione di servizi e di funzioni consolari;
si rende quindi inevitabile coniugare i due aspetti a cui si è fatto cenno, tenendo primariamente in grande evidenza quella fascia di connazionali deboli (purtroppo sempre più numerosa) che, per età e/o per condizioni economiche non abbienti, verrebbe penalizzata dalla programmata soppressione della sede consolare di Norimberga;
la chiusura del consolato di Norimberga creerebbe gravi disagi e molte difficoltà a tutta la collettività italiana residente in Franconia, appesantendo la situazione dei rapporti con l'Italia che si ripercuoterebbe negativamente anche sotto il profilo economico-commerciale: per tacere del fatto che i connazionali lì residenti dovrebbero sobbarcarsi oneri di trasferta insopportabili (se si pensa che costoro dovranno, in futuro, recarsi al Consolato generale d'Italia a Monaco di Baviera, che dista complessivamente circa 800 chilometri (viaggio di andata e di ritorno);
ben si comprende come i risparmi ottenuti con la chiusura della sede consolare di Norimberga non compenserebbero il danno d'immagine che si arrecherebbe al nostro Paese, i disagi enormi ai connazionali e, sicuramente, una difficoltà anche sotto il profilo delle relazioni commerciali tra la Franconia e l'Italia;
proprio su quest'ultimo aspetto, quello delle relazioni commerciali, l'interrogante intende richiamare l'attenzione del Ministro interrogato: in ambito europeo, l'Italia è il primo partner della Baviera per le esportazioni ed il secondo partner per le importazioni, dopo la Repubblica d'Austria. Perno di tale ingranaggio è sicuramente la città di Norimberga, seconda - per importanza - nel Land Baviera, dopo Monaco. Grazie alla sua posizione geografica ed alla sua forza economica, Norimberga ha ottenuto ufficialmente - già dal 2005 - il riconoscimento quale regione europea metropolitana;
il centro fiere di Norimberga occupa, per importanza, il settimo posto in Germania

(150 milioni di euro di fatturato per il 2008), addirittura precedendo Stoccarda; ed è tra i primi 20 a livello mondiale;
l'importanza del polo fieristico di Norimberga, a livello internazionale è dato dal fatto che il 51 per cento degli espositori proviene dall'estero; il Centro fiere occupa pertanto il sesto posto nella scala dei piazzamenti in Europa;
grazie alla sua posizione geografica strategica (al centro della Germania, nel cuore d'Europa) Norimberga è, già fin dal Medio Evo, il crocevia di grandi arterie di comunicazione e di traffici internazionali, con funzione di «collegamento» anche con i Paesi nuovi membri dell'Unione europea;
si riscontra, a Norimberga, un alto numero di espositori fieristici e visitatori italiani (in media 200 per la fiera del giocattolo; 300 per il salone dei prodotti biologici, 190 per la fiera del Marmo e delle pietre naturali, 90 per la fiera delle bevande, 90 per la fiera delle armi e dello sport, 100 per la interzoo);
tale dimensione fa sì che alla città di Norimberga, ed al suo polo fieristico, venga riconosciuto un primario livello e ruolo a livello mondiale ed europeo (ricordano, anche se non in maniera esaustiva, la fiera del giocattolo, la biofach; la IWA & outdoor classics; la brau-Beviale; la stone-tech; la interzoo; la IKK e la consumenta);
il Centro fiere di Norimberga si estende su una superficie di 160.000 metri quadrati e vede, tra i soci istituzionali la presenza paritaria (nel capitale sociale) tanto del comune di Norimberga quanto del Land Baviera (in misura paritaria del 49,96 per cento);
dopo gli espositori tedeschi gli italiani costituiscono, per tutte le manifestazioni di rilievo, il secondo gruppo per importanza e presenza, con un numero di visitatori che, nell'anno 2007, ha raggiunto la cifra di 1,24 milioni di presenze;
per tacere del fatto che le manifestazioni commerciali a Norimberga sono divenute centro di aggregazione e di partecipazione anche per i Paesi dell'Est Europa;
in Franconia sono presenti numerose filiali tedesche di ditte italiane, tra esse la FINSEDA di Neuhaus, sede centrale per la Germania della nota impresa napoletana (D'Amato). Le ditte italiane con sede principale in Franconia sono circa 800 se si considerano anche il settore gastronomico, del design e della moda. Le ditte tedesche con rapporti import-export con l'Italia sono alcune migliaia tra cui la INA-Schaeffler, l'ADIDAS e la PUMA di Herzogenaurach. Le ditte tedesche con filiali in Italia sono 80, tra cui la DATEV di Norimberga, la prima azienda tedesca nel campo del software per scopi contabili;
date le affinità in alcuni settori produttivi e la vicinanza geografica, da alcuni anni è stato avviato, su iniziativa dell'assessorato all'economia del comune di Norimberga, un proficuo rapporto di collaborazione tra le città di Norimberga e Verona: in tal proposito, il Consolato ha contribuito in maniera decisiva alla riuscita degli incontri ed al progressivo sviluppo ed ampliamento delle relazioni in tale ambito;
analoga progettualità è stata instaurata, dalla locale camera di commercio con la città di Trieste: anche su questo progetto si è potuto riscontrare un ruolo significativo del Consolato generale italiano;
questi dati hanno carattere esemplificativo, a dimostrazione dell'importanza che una sede consolare italiana in quel di Norimberga continui ad esistere e sussistere; e non è un caso che una recente visita ispettiva del Ministro degli affari esteri abbia pubblicamente attestato la funzionalità, l'efficienza della rete e servizi consolari erogati, per la comunità italiana e non;
l'interrogante si rende conto che sia opportuno e necessario, viste le condizioni

di finanza pubblica del nostro Stato e la recente crisi mondiale che ha interessato tutti i Paesi, intervenire sul fronte delle spese, razionalizzandole;
ciò però non deve avvenire a discapito di un servizio pubblico essenziale per l'italianità all'estero, come è quello reso da una sede consolare: ed è quindi necessario intervenire, qualora si confermasse la chiusura della sede consolare di Norimberga, con una pronta attività sostitutiva, ad avviso dell'interrogante creando in loco una sede consolare a titolo onorario;
l'interrogante è conscio dei limiti normativi che incontra la figura del Console onorario in termini di funzioni (articoli 45, 47 e 50 del decreto del Presidente della Repubblica 5 gennaio 1967, n. 18 recante «Ordinamento dell'amministrazione degli affari esteri»; convenzione di Vienna sulle convenzioni consolari del 24 aprile 1963, articoli 5 e 58; decreto del Presidente della Repubblica 5 gennaio 1967, n. 200) rispetto alla figura classica, tradizionale, del Console di carriera: pur tuttavia, la presenza sul territorio di Norimberga di una sede consolare onoraria andrebbe sicuramente a vantaggio dei locali connazionali, che, in caso contrario, sarebbero costretti a recarsi per la fruizione di servizi, presso la sede del Consolato generale d'Italia di Monaco di Baviera, con dispendio di energia e tempo;
un Consolato onorario assolverebbe a questo compito sostitutivo di raccordo, per quanto attiene ai servizi consolari, tra le legittime esigenze della collettività italiana e l'erogazione di servizi consolari, procurando, ad avviso dell'interrogante, il vantaggio, per lo Stato italiano, di non doversi accollare alcun onere finanziario per il funzionamento della struttura onorifica, la quale sarebbe esclusivamente a carico della designanda persona (sia esso agente consolare, o viceconsole, o console, o console generale onorario) -:
quali siano gli intendimento del Ministro interrogato in ordine a quanto rappresentato in premessa.
(4-03765)

Risposta. - Il provvedimento riguardante la sede consolare di Norimberga non ha carattere isolato, ma va ricondotto al più generale piano di razionalizzazione della rete estera che è stato presentato, in più occasioni, alle Commissioni esteri della Camera e del Senato, al Consiglio generale degli italiani all'estero (CGIE) ed alle organizzazioni sindacali. Tale piano, che inizialmente prevedeva scadenze più ravvicinate per l'attuazione dei provvedimenti di chiusura e che già ab origine contemplava l'ufficio consolare di Norimberga, ha subìto una successiva rimodulazione cronologica, in funzione degli approfondimenti svolti dall'Amministrazione in merito ai singoli aspetti di problematicità relativi alle sedi interessate nel processo. In questi approfondimenti, che sono ancora in corso, il Ministero degli affari esteri riserva comunque prioritario riguardo alla cura dei servizi destinati alle collettività italiane, che si intendono continuare a mantenere ad un livello qualitativo elevato, come legittimamente segnalato dalle varie istanze coinvolte, in particolare con la risoluzione della III Commissione della Camera dei deputati in data 21 luglio 2009.
Con specifico riferimento alla situazione del consolato d'Italia in Norimberga, essa non appare caratterizzata da profili di difficoltà tecnica o logistica di particolare rilievo. Il Consiglio d'amministrazione di questo ministero, nella seduta del 16 giugno 2009, ne ha potuto deliberare - in base all'articolo 30 del decreto del Presidente della Repubblica n. 18 del 1967 - l'accorpamento con il consolato generale di prima classe di Monaco di Baviera a partire dal 1o giugno 2010.
Allo stato attuale, pur non essendo prospettata la possibilità di mantenere operativa la sede di Norimberga nella sua attuale configurazione, sono oggetto di attento studio soluzioni alternative ai fini della salvaguardia dei livelli di assistenza prestati ai nostri connazionali residenti in Germania e, in particolare, nel
Land della Baviera, garantendo comunque il conseguimento di apprezzabili risparmi. In primo luogo, si conferma l'impegno del Governo al rafforzamento delle sedi consolari che riceveranno

le competenze dagli uffici in chiusura, permettendo il mantenimento degli adeguati livelli qualitativi nell'erogazione dei servizi ai cittadini ed alle imprese.
Priorità dell'Amministrazione è infatti che le risorse ottenute attraverso il piano di razionalizzazione vengano reinvestite nella rete all'estero, al fine di garantirne la sostenibilità nel suo insieme. In secondo luogo, viene attualmente presa in esame l'istituzione
in loco di adeguate strutture sostitutive degli uffici in chiusura, eventualmente in collaborazione e raccordo con le autorità locali ed in doverosa considerazione tanto dell'importanza delle città quanto delle istanze delle collettività italiane ivi residenti. In ogni caso, saranno gli uffici consolari destinatari delle competenze delle sedi in chiusura ad assicurare il collegamento tra il nostro Paese e le istituzioni estere statali o sub-statali con analoga assiduità rispetto al passato, così salvaguardando la qualità dei rapporti di carattere bilaterale, tanto più che la sede consolare di Monaco di Baviera è già affiancata dalla presenza di un attivo istituto di cultura.
Parallelamente, prosegue l'impegno del Ministero degli affari esteri nella realizzazione di piattaforme informatiche innovative, progetto cui è stata attribuita particolare priorità dal punto di vista dei tempi di realizzazione e delle risorse dedicate e nel perseguimento dell'obiettivo di garantire sia la promozione degli interessi nazionali, sia l'assistenza alle collettività italiane residenti all'estero. Come peraltro illustrato nel corso della visita di una delegazione di parlamentari italiani al consolato di Bruxelles, tale progetto è volto a consentire all'intera rete consolare di
a) aumentare il livello di produttività degli uffici, rendendoli sempre più efficienti e rispondenti alle esigenze dei connazionali; b) fornire all'utenza adeguati servizi telematici a distanza; c) corrispondere agli indirizzi governativi in tema di innovazione, digitalizzazione e dematerializzazione della pubblica Amministrazione.
Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Alfredo Mantica.

REALACCI, MARIANI e BRATTI. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
nella notte tra il 29 e il 30 giugno 2009 il deragliamento di un treno merci nella stazione di Viareggio (Lucca) ha provocato la fuoruscita e il conseguente scoppio di un carro-cisterna che trasportava GPL;
il grave incidente ferroviario ha causato ingenti danni alle strutture e alle abitazioni del quartiere circostante, causando la morte di 18 persone, tra residenti e passanti;
solo una settimana prima, nell'importante tratto ferroviario Bologna-Firenze, tra le stazioni di Vaiano e di Prato, un altro carro-cisterna, contenente acido cloridrico, è sviato dai binari, senza provocare vittime, comportando però danni all'infrastruttura e pesanti ritardi e cancellazioni su tutta la rete ferroviaria italiana. A questo vanno poi aggiunti altri tre incidenti gravi recentemente occorsi tra treni merci: il 19 maggio 2009 a Sesto Calende, il 3 giugno 2008 ad Ancona; il 17 luglio 2007 a Lecco;
tali accadimenti pongono all'attenzione del Parlamento e del Governo il problema della sicurezza nel trasporto ferroviario, con particolare riferimento al trasporto di merci e sostanze pericolose;
attraverso il decreto legislativo n. 334 del 1999 l'Italia ha recepito la direttiva comunitaria 96/82/CE, detta Direttiva Seveso 2, concernente il controllo dei rischi da incidente rilevante che coinvolgano sostanze pericolose;
l'articolo 4, comma 1, lettere c), d) e g) del decreto legislativo n. 334 del 1999 esclude esplicitamente dal campo di applicazione del decreto quelli che sono i maggiori rischi per la popolazione, ovvero:
il trasporto di sostanze pericolose e il deposito temporaneo intermedio su strada, per idrovia interna e marittima o per via aerea;

il trasporto di sostanze pericolose in condotta, comprese le stazioni di pompaggio, al di fuori degli stabilimenti di cui all'articolo 2, comma 1;
il trasporto di sostanze pericolose per ferrovia, nonché le soste tecniche temporanee intermedie, dall'accettazione alla riconsegna delle merci e le operazioni di composizione e scomposizione dei treni condotte negli scali di smistamento ferroviario, ad eccezione degli scali merci terminali di ferrovia di cui al comma 2;
a dieci anni quasi esatti dal recepimento della direttiva Seveso 2 non sono ancora stati emanati alcuni decreti attuativi da parte dei Ministeri competenti, previsti dai seguenti articoli del decreto legislativo n. 334 del 1999:
a) articolo 8, comma 4 (Rapporto di sicurezza) «Con uno o più decreti del Ministro dell'Ambiente, di concerto con i Ministri dell'interno, della sanità e dell'industria, del commercio e dell'artigianato, sentita la Conferenza Stato-regioni, sono definiti, secondo le indicazioni dell'allegato II e tenuto conto di quanto già previsto nel decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 31 marzo 1989, i criteri, i dati e le informazioni per la redazione del rapporto di sicurezza i criteri per l'adozione di iniziative specifiche in relazione ai diversi tipi di incidenti, nonché i criteri di valutazione del rapporto medesimo; fino all'emanazione di tali decreti valgono, in quanto applicabili, le disposizioni di cui ai decreti ministeriali emanati ai sensi dell'articolo 12 del decreto del Presidente della Repubblica 17 maggio 1988, n. 175, e successive modifiche»;
b) articolo 12, comma 1 (Effetto domino) «In attesa di quanto previsto dall'articolo 72 del decreto legislativo 31 marzo 1998, n. 112, il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio, sentiti la regione interessata e il Comitato, in base alle informazioni ricevute dai gestori a norma dell'articolo 6 e dell'articolo 8, individua gli stabilimenti tra quelli di cui all'articolo 2, comma 1, per i quali la probabilità o la possibilità o le conseguenze di un incidente rilevante possono essere maggiori a causa del luogo, della vicinanza degli stabilimenti stessi e dell'inventario delle sostanze pericolose presenti in essi»;
c) articolo 13, comma 1 (Aree ad elevata concentrazione di stabilimenti) «In attesa di quanto previsto dall'articolo 72 del decreto legislativo 31 marzo 1998, n. 112, il Ministero dell'Ambiente, sentita la regione interessata e il Comitato: a) individua le aree ad elevata concentrazione di stabilimenti sulla base dei criteri stabiliti dal decreto di cui al comma 2 e sulla base delle informazioni di cui all'articolo 12, comma 2; b) coordina fra tutti i gestori degli stabilimenti soggetti agli obblighi di cui agli articoli 6 e 8, presenti nell'area, avvalendosi del Comitato: 1) lo scambio delle informazioni necessarie per accertare la natura e l'entità del pericolo globale di incidenti rilevanti ed acquisisce e fornisce ai gestori stessi ogni altra informazione utile ai fini della valutazione dei rischi dell'area, compresi studi di sicurezza relativi agli altri stabilimenti esistenti nell'area in cui sono presenti sostanze pericolose; 2) la predisposizione, da parte dei gestori degli stabilimenti soggetti agli obblighi di cui agli articoli 6 e 8, anche mediante consorzio, di uno studio di sicurezza integrato dell'area, aggiornato nei tempi e con le modalità di cui all'articolo 8, comma 6; c) predispone, nelle aree di cui alla lettera a), anche sulla base delle indicazioni contenute nello studio di sicurezza integrato di cui al comma 1, lettera b), numero 2), un piano di intervento nel quale sono individuate le misure urgenti atte a ridurre o eliminare i fattori di rischio»;
d) articolo 13, comma 2 (Aree ad elevata concentrazione di stabilimenti) «Con uno o più decreti del Ministro dell'ambiente, di concerto con i Ministri dell'interno, della sanità e dell'industria, del commercio e dell'artigianato, d'intesa con la Conferenza Stato-regioni, sono stabiliti: a) i criteri per l'individuazione e la perimetrazione delle aree ad elevata concentrazione di stabilimenti pericolosi, nelle

quali il possibile effetto domino coinvolga gruppi di stabilimenti; b) le procedure per lo scambio delle informazioni fra i gestori e per la predisposizione e la valutazione dello studio di sicurezza integrato; c) le procedure per la diffusione delle informazioni alla popolazione; d) le linee guida per la predisposizione dei piani d'intervento di cui al comma 1, lettera c)»;
e) articolo 15, comma 1 (Funzioni del Ministero dell'Ambiente) «Con uno o più decreti del Ministro dell'ambiente, di concerto con i Ministri dell'interno, dell'industria, del commercio e dell'artigianato e della sanità, d'intesa con la Conferenza unificata, sono stabilite le norme tecniche di sicurezza per la prevenzione di rischi di incidenti rilevanti, le modalità con le quali il gestore deve procedere all'individuazione di tali rischi, all'adozione delle appropriate misure di sicurezza, all'informazione, all'addestramento e all'equipaggiamento di coloro che lavorano in situ, i criteri di valutazione dei rapporti di sicurezza, i criteri di riferimento per l'adozione di iniziative specifiche in relazione ai diversi tipi di incidente, nonché i criteri per l'individuazione delle modifiche alle attività industriali che possono avere implicazioni per i rischi di incidenti rilevanti; fino all'emanazione di tali decreti valgono, in quanto applicabili, le disposizioni di cui ai decreti ministeriali emanati sensi dell'articolo 12 del decreto del Presidente della Repubblica 17 maggio 1988, n. 175, e successive modifiche»;
f) articolo 16, comma 1 (Funzioni d'indirizzo) «Su proposta del Ministero dell'ambiente, di concerto con i Ministri dell'interno, della sanità e dell'industria, del commercio e dell'artigianato sono adottati atti di indirizzo e coordinamento ai sensi dell'articolo 8 della legge 15 marzo 1997, n. 59, al fine di stabilire criteri uniformi: a) per l'individuazione dell'effetto domino di cui all'articolo 12; b) per l'individuazione delle aree ad elevata concentrazione di cui all'articolo 13; c) relativi alle misure di controllo di cui all'articolo 25; d) diretti alla semplificazione e allo snellimento dei procedimenti per l'elaborazione dei provvedimenti discendenti dall'istruttoria tecnica di cui all'articolo 21»;
g) articolo 29, comma 2 (Norme di salvaguardia) «Con decreto del Ministro dell'ambiente di concerto con il Ministro dell'industria, del commercio e dell'artigianato e con il Ministro del tesoro, del bilancio e della programmazione economica sono disciplinate le modalità, anche contabili, e le tariffe da applicare in relazione alle istruttorie ed ai controlli previsti dal presente decreto» -:
se i Ministri interrogati non ritengano necessario lo studio di adeguati strumenti normativi per applicare, anche ai convogli merci che trasportano sostanze pericolose, le norme previste dal decreto legislativo n. 334 del 1999 per siti e attività di stoccaggio di sostanze nocive e se non ritengano opportuno emanare al più presto i sopraccitati decreti attuativi al fine di garantire la sicurezza ferroviaria.
(4-03447)

Risposta. - In risposta all'interrogazione in esame, riguardanti il tragico incidente ferroviario occorso presso lo scalo di Viareggio nella notte tra il 29 e 30 giugno 2009, e volta a chiedere la predisposizione di idonei strumenti normativi per applicare anche ai convogli merci che trasportano sostanze pericolose, si rappresenta quanto segue.
Il decreto legislativo 17 agosto 1999, n. 334 come testimonia la stessa denominazione, ha recepito nell'ordinamento italiano la direttiva 96/82/CE (cosiddetta direttiva Seveso) relativa al controllo dei pericoli di incidenti rilevanti connessi con determinate sostanze pericolose.
Analogamente a quanto previsto dalla direttiva comunitaria, il decreto legislativo ha disposto, all'articolo 4, comma 1, lettere
g) e h), l'esclusione dal campo di applicazione per:
il trasporto di sostanze pericolose per ferrovia, nonché le soste tecniche temporanee intermedie, dall'accettazione alla riconsegna delle merci e le operazioni di composizione e scomposizione dei treni condotte

negli scali di smistamento ferroviario ad eccezione degli scali merci terminali di ferrovia di cui al comma 2;
gli scali merci terminali di ferrovia individuati secondo le tipologie di cui all'allegato I del decreto del Ministro dell'ambiente 20 ottobre 1998, pubblicato nella
Gazzetta Ufficiale n. 261 del 7 novembre 1998 che svolgono in modo non occasionale le attività ivi menzionate, per i quali restano validi gli obblighi, gli adempimenti e i termini di adeguamento di cui agli articoli 2, 3, 4 del citato decreto 20 ottobre 1998.

In particolare, il decreto 20 ottobre 1998 disciplina le misure di sicurezza per gli scali merci terminali di ferrovia raccordati, di carrellamento ed intermodali (come espressamente definiti nello stesso decreto), prevedendo per tali scali merci che il responsabile dello scalo e le ditte speditrici e destinatarie adottino specifiche misure tecniche di sicurezza impiantistiche e gestionali individuate dagli allegati al predetto decreto. Ad oggi alla Divisione salvaguardia ambientale del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare risultano notificati, ai sensi dell'articolo 2 del decreto, 75 scali merci, tra cui non figura il sito dell'incidente di Viareggio.
Ad integrazione della disciplina comunitaria, il decreto legislativo n. 334 del 1999 ha comunque disposto, all'articolo 4, comma 2, l'assoggettamento degli scali merci terminali di ferrovie alla disciplina in materia del controllo dei pericoli di incidenti rilevanti quando:
svolgono attività di carico, scarico o travaso di sostanze pericolose presenti in quantità uguale o superiore a quelle indicate nell'allegato I nei o dai carri ferroviari sotto forma sfusa o in recipienti o in colli fino a un volume massimo di 450 litri e a una massa massima di 400 chilogrammi;
effettuano, in aree appositamente attrezzate, una specifica attività di deposito, diversa da quella propria delle fasi di trasporto, dall'accettazione alla riconsegna delle sostanze pericolose presenti in quantità uguale o superiore a quelle indicate nell'allegato I.
Tali scali merci sono soggetti a tutti gli adempimenti previsti dalla normativa Seveso ed in particolare alla presentazione e valutazione dei rapporti di sicurezza secondo le modalità previste dal decreto del Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare 5 novembre 1997, recante «modalità di presentazione e di valutazione dei rapporti di sicurezza degli scali merci terminali di ferrovia». Ad oggi, non risultano pervenute alla direzione salvaguardia ambientale del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare notifiche ai sensi dell'articolo 6 del decreto legislativo n. 334 del 1999, relative agli scali merci ferroviari di cui sopra.
Ciò premesso, il Ministero dell'ambiente ritiene condivisibile, sotto il profilo tecnico, l'estensione dei princìpi di cui al decreto legislativo n. 334 del 1999 al trasporto ed al deposito temporaneo delle sostanze pericolose, mediante l'adozione delle opportune modifiche normative. Tale azione risulterebbe però maggiormente efficace se attuata nel quadro di analoghe modifiche a livello europeo.
Si segnala a tal riguardo che l'Agenzia nazionale per la sicurezza delle ferrovie, ha sollecitato in seno all'Agenzia ferroviaria europea (Era) alcune misure di carattere tecnico che mirano ad intensificare i controlli sui carri e sulle singole parti degli stessi.
Inoltre - come riferito nel corso dell'interpellanza urgente n. 2-00454 presso questo ramo del Parlamento in data 17 settembre 2009 - a seguito della conferenza sulla sicurezza ferroviaria, tenuta a Bruxelles l'8 settembre 2009, l'Era ha istituito un apposito gruppo di lavoro per l'elaborazione di norme europee al fine di aumentare il livello di sicurezza delle infrastrutture, quello dei trasporti merci e della sicurezza tecnica dei mezzi utilizzati.
L'Agenzia italiana proporrà sempre in sede Era, dove partecipa per il sottosistema «materiale rotabile carri merci», l'obbligo di installazione di un apposito rilevatore inerziale di svio a bordo dei singoli vagoni utilizzati per il trasporto delle merci pericolose capace di far arrestare il convoglio se una ruota perde il contatto con la rotaia.

Va poi evidenziato che il trasporto internazionale delle merci pericolose per ferrovia è soggetto al regolamento internazionale Rid, per la parte che riguarda i sistemi di contenimento delle merci, e alla normativa generale di circolazione dei treni anch'essa riconducibile a norme regolamentari internazionali.
Si rappresenta inoltre, che già precedentemente all'incidente di Viareggio, il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, nell'ambito delle attività in corso di riordino del quadro normativo nel settore della sicurezza ferroviaria, ha svolto un approfondito esame della materia del trasporto di merci pericolose per ferrovia attraverso l'istituzione di uno specifico gruppo di lavoro, anche al fine di identificare i soggetti cui attribuire specifiche responsabilità per ciascuna delle disposizioni previste dal regolamento internazionale (Rid) che disciplina il trasporto internazionale delle merci pericolose per ferrovia.
Il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, al fine di anticipare l'applicazione di alcuni contenuti della direttiva 2008/110/CE (relativa alla sicurezza delle ferrovie comunitarie da attuare entro il 24 dicembre 2010) riguardanti i principi base di un sistema comune di certificazione dei soggetti responsabili della manutenzione dei carri merci, ha sottoscritto in data 14 maggio 2009 un
memorandum di intenti con altri nove Paesi della Comunità.
Si ricorda infine che in merito alle immediate disposizioni adottate a seguito dell'incidente, il Ministro Matteoli ha emanato il 29 luglio 2009 una direttiva con la quale impegna il gruppo Ferrovie dello Stato ad intensificare l'attività di controllo ed ad adottare misure al fine di mitigare i rischi derivanti dal trasporto merci pericolose per ferrovia unitamente ad altri adempimenti finalizzati al conseguimento, nel più breve tempo possibile, di un più elevato standard di sicurezza ferroviaria.
Infine, si conviene con gli interroganti nella necessità di porre in essere tutti i decreti ministeriali previsti dal decreto legislativo n. 334 del 1999; sul punto si rappresenta l'impegno degli uffici competenti che stanno lavorando alla loro realizzazione, le procedure sono
in itinere all'attenzione delle Amministrazioni il cui coinvolgimento è previsto nelle modalità individuate dal decreto legislativo n. 334 del 1999.
Il Sottosegretario di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare: Roberto Menia.

TAGLIALATELA. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, Testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali, all'articolo 143 (Scioglimento dei consigli comunali e provinciali conseguente a fenomeni di infiltrazione e di condizionamento di tipo mafioso), comma 1, prevede che i consigli comunali sono sciolti quando, anche a seguito di accertamenti effettuati a norma dell'articolo 59, comma 7, del medesimo testo unico, emergano elementi su collegamenti diretti o indiretti degli amministratori con la criminalità organizzata o su forme di condizionamento degli amministratori stessi, che compromettono la libera determinazione degli organi elettivi e il buon andamento delle amministrazioni comunali e provinciali, nonché il regolare funzionamento dei servizi alle stesse affidati ovvero che risultano tali da arrecare grave e perdurante pregiudizio per lo stato della sicurezza pubblica;
lo scioglimento è disposto con decreto del Presidente della Repubblica, su proposta del Ministro dell'interno, previa deliberazione del Consiglio dei ministri;
il procedimento è avviato dal prefetto della provincia con una relazione che tiene anche conto di elementi eventualmente acquisiti con i poteri delegati dal Ministro dell'interno ai sensi dell'articolo 2, comma 2-quater, del decreto-legge 29 ottobre 1991, n. 345, convertito, con modificazioni, dalla legge 30 dicembre 1991, n. 410 e successive modificazioni ed integrazioni;
nel comune di Castellammare di Stabia nel napoletano si sono verificati

gravissimi episodi criminali direttamente riconducibili alla malavita organizzata che da anni è presente sul territorio;
in particolare si ricorda l'episodio più grave, ovvero che nel mese di febbraio 2009 è stato assassinato Luigi Tommasino, consigliere comunale del PD, partito che sostiene con altri la maggioranza politica dell'amministrazione guidata dal sindaco Vozza;
a distanza di alcuni mesi in virtù di approfondite indagini degli inquirenti sono stati individuati gli esecutori materiali del delitto che sono direttamente collegati ad uno dei clan camorristici egemoni nell'area stabiese;
in seguito a controlli approfonditi è emerso che almeno uno dei quattro killer risulta iscritto al Partito Democratico;
il movente dell'omicidio non è stato del tutto chiarito, ma secondo le ricostruzioni degli inquirenti così come riportate dalla stampa locale e nazionale, sarebbe direttamente riconducibile alla presunta attività illecita che il consigliere comunale Tommasino svolgeva in diretto collegamento col clan camorristico;
i gravissimi fatti su esposti richiedono necessariamente che il Governo nazionale intervenga per ripristinare la legalità sul territorio e disponga l'invio di una Commissione di indagine per l'accesso agli atti del comune al fine di verificare l'intera attività amministrativa della Giunta Vozza e del Consiglio comunale di Castellammare di Stabia ed accertare se sussistano le condizioni di cui all'articolo 143 del decreto legislativo 18 agosto 2000 n. 267 (Testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali) -:
se non si ritenga opportuno disporre, mediante la Prefettura di Napoli, l'invio di una Commissione di indagine per l'accesso agli atti del comune di Castellammare di Stabia in modo da accertare l'eventuale condizionamento diretto o indiretto della criminalità organizzata nell'attività amministrativa dell'ente locale.
(4-04655)

Risposta. - Le vicende del comune di Castellammare di Stabia sono state attentamente seguite dall'amministrazione dell'interno che, come del resto avviene per altre aree sensibili del territorio nazionale, persegue da sempre l'obiettivo prioritario di garantire, nel dovuto rispetto dei princìpi costituzionali in materia di autonomie locali, le condizioni indispensabili ad assicurare trasparenza e regolarità all'attività amministrativa degli enti locali.
In base agli elementi di conoscenza e valutazione raccolti, la competente prefettura ha inoltrato al Ministro dell'interno la richiesta di delega dei poteri di accesso
ex decreto-legge n. 629 del 1982 presso il citato comune.
Pertanto, con decreto ministeriale del 29 ottobre 2009 il prefetto di Napoli è stato delegato ad esercitare i predetti poteri di accesso ed accertamento del comune di Castellammare di Stabia.
Successivamente, con decreto prefettizio del 3 novembre 2009, è stata costituita la commissione di accesso incaricata di disporre approfondite indagini aventi lo scopo di individuare eventuali possibili condizionamenti ed infiltrazioni della criminalità organizzata nell'ambito dell'attività gestionale-amministrativa del comune di Castellammare di Stabia.

Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Michelino Davico.

ZACCHERA. - Al Ministro degli affari esteri, al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
in occasione del Santo Natale, Rai International (Rai Italia), non ha ritenuto opportuno di trasmettere - come sempre avvenuto negli anni precedenti - la S. Messa della Vigilia di Natale celebrata in S. Pietro da Sua Santità Benedetto XVI, né si è collegata per trasmettere la benedizione papale con gli auguri natalizi;
ciò ha causato vivo sconcerto e proteste da parte delle comunità italiane all'estero -:
quali siano i motivi che hanno portato la Direzione RAI a prendere questa

decisione, tenuto conto che la trasmissione di Natale del Vaticano ha sempre avuto elevati indici di ascolto e da sempre rappresenta per le comunità italiane all'estero un tradizionale appuntamento.
(4-01974)

Risposta. - Il Ministero degli affari esteri dal 1998 effettua annualmente il monitoraggio della diffusione delle trasmissioni e del contenuto dei programmi del palinsesto Rai International/Rai Italia, sulla base degli elementi acquisiti dalle sedi diplomatico-consolari presso le collettività all'estero.
Tali riscontri vengono riportati da questa Amministrazione in una nota informativa trasmessa annualmente alla Presidenza del Consiglio dei ministri - Dipartimento per l'informazione e l'editoria, competente ai sensi della Convenzione stipulata tra detto Dipartimento e la RAI «per l'offerta televisiva, radiofonica e multimediale per l'estero (detta Rai
International)». La Convenzione è stata da ultimo rinnovata il 26 luglio 2007.
Il Ministero degli affari esteri non ha quindi titolo ad intervenire rispetto alla programmazione del palinsesto di Rai Italia, ma ad esso è demandato il monitoraggio della diffusione delle trasmissioni e del contenuto dei programmi.
Sulla questione specifica menzionata dall'interrogante si fa presente che la RAI, tramite la Direzione generale del Ministero dello sviluppo economico, ha comunicato di non aver mandato in onda su Raitalia la Santa Messa di Natale del 24 dicembre 2008, in quanto, tenuto conto dei fusi orari di riferimento dei canali di trasmissione di Rai
International, ha preferito inserire in palinsesto la Messa di Natale del giorno 25 mattina, assieme all'Angelus del Santo Padre, in diretta televisiva da piazza San Pietro.
A tale trasmissione ha fatto seguito la rubrica religiosa «Cristianità», condotta da suor Miriam Castelli.

Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Alfredo Mantica.

ZAMPARUTTI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
da notizie stampa del 4 settembre 2009 risulta che a Sapri, nel salernitano, i militari della Capitaneria di porto hanno condotto uno dei più grossi sequestri delle micidiali «spadare»;
sarebbero infatti stati sequestrati circa 40 chilometri delle micidiali reti utilizzate per catturare pesci di grossa taglia ma vietate per il loro effetto devastante sull'ecosistema marino;
si tratta di reti da posta derivanti, quindi non fisse, che vengono calate in mare e lasciate alla deriva, usate per la cattura di grossi pesci pelagici, come diverse specie di tonni, ma soprattutto per il pesce spada, da cui prendono appunto il nome;
le reti sequestrate nel porto di Sapri avrebbero potuto creare un muro lungo quanto il tratto di costa posto tra Salerno ed Agropoli, ovvero circa 20 miglia marine, pari alla distanza che va da Ischia a Punta Campanella;
per portare via le reti è stato necessario l'uso di tre tir -:
quali azioni stia conducendo il Ministero sul piano nazionale per debellare la pesca illegale e le attività esercitate in danno dell'ecosistema marino.
(4-04009)

Risposta. - In risposta all'interrogazione in esame, dove, con riferimento ad un eccezionale sequestro effettuato il 2 settembre 2009 dalla capitaneria di porto di Palinuro di reti da pesca illegalmente utilizzate nel porto di Sapri, si chiede un incisivo intervento per porre fine a tali attività, si rappresenta quanto segue.
Il sequestro ha riguardato circa 35 chilometri di reti derivanti, del tipo «spadare», i cui detentori risultano ignoti.
L'eccezionale sequestro effettuato è l'esito di una più ampia azione di repressione che l'autorità preposte stanno conducendo.
I centri controllo area pesca (Ccap) del comando generale del Corpo delle capitanerie

di porto, così come le altre Amministrazioni istituzionalmente coinvolte, hanno posto e pongono in essere un'attenta ed incisiva azione di monitoraggio e controllo, finalizzata a prevenire e/o reprimere tutti quei comportamenti difformi dalle vigenti normative di settore.
Le predette attività, svolte con l'utilizzo di mezzi navali ed aerei e con l'impiego di tecnologie sempre più avanzate, come il sistema di monitoraggio satellitare dei pescherecci, unitamente ai risultati conseguiti, dimostrano la consolidata preparazione e l'elevato livello di conoscenza della pertinenti disposizioni nazionali e comunitarie da parte degli organi preposti al controllo.
Il dato statistico evidenzia che, nel corso della campagna di pesca del 2008, sono stati sequestrati 346.000 metri di «spadare» e, nel solo primo semestre del 2009, le operazioni eseguite hanno già portato al sequestro di ulteriori 114.000 metri.
Lo sforzo operativo posto in essere dagli organi di vigilanza è stato, altresì, supportato sotto il profilo normativo dall'emanazione nel 2008 di nuove norme. Queste, in perfetta aderenza alla disciplina comunitaria, hanno introdotto nel nostro ordinamento giuridico il divieto di detenere attrezzi non consentiti, nonché, raddoppiato gli importi delle sanzioni amministrative per quei comportamenti illeciti di maggior impatto sull'ecosistema marino, quali l'esercizio della pesca in zone vietate o con attrezzi vietati.
Negli ultimi due anni, attraverso una programmazione delle citate attività di vigilanza e controllo, basato sull'oramai consolidato principio della «tolleranza zero», i risultati conseguiti dal Corpo delle capitanerie di porto nel comparto pesca, rendono ampia dimostrazione della bontà e dell'efficacia dell'azione di Governo intrapresa.
La stessa azione continuerà, secondo la medesima linea strategica, a tutela delle risorse ittiche e dell'ambiente.

Il Sottosegretario di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare: Roberto Menia.