XVI LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di lunedì 1 marzo 2010

TESTO AGGIORNATO AL 31 MARZO 2010

ATTI DI INDIRIZZO

Mozione:

La Camera,
premesso che:
secondo il rapporto diffuso il 30 dicembre 2009 dall'agenzia Fides, organo della Congregazione per l'evangelizzazione dei popoli, nell'anno 2009 sono Stati uccisi 37 operatori pastorali: 30 sacerdoti, 2 religiose, 2 seminaristi, 3 volontari laici. Sono quasi il doppio rispetto al precedente anno 2008, ed è il numero più alto registrato negli ultimi dieci anni. Il conteggio di Fides non riguarda solo i missionari ad gentes in senso stretto, ma tutti gli operatori pastorali morti in modo violento; di proposito l'agenzia non usa il termine «martiri», se non nel suo significato etimologico di «testimone»; nel mondo vi sono oggi circa 2 miliardi di fedeli cristiani, 200 milioni dei quali vittime di persecuzione. Secondo il Rapporto 2008 sulla libertà religiosa nel mondo dell'associazione Aiuto alla Chiesa che soffre (ACS) sono più di 60 le nazioni nel mondo dove si verificano gravi violazioni del diritto alla libertà religiosa dei propri cittadini, ma contro i cristiani in quanto tali sono rivolti tra il 75 e l'85 per cento degli atti contro una religione;
le situazioni di maggiore criticità si verificano:
in Iraq, dove dal 2003 continuano a verificarsi violenze ed esodi forzati di cristiani. Secondo l'episcopato caldeo dal 2003 circa 150mila cristiani hanno scelto la via dell'esilio e 750 fedeli hanno perso la vita in attentati. I cristiani erano 1,4 milioni nel 1987, oggi sono meno di 800.000. Durante la visita «ad limina Apostolorum» che i vescovi iracheni hanno effettuato in Vaticano alla fine di gennaio 2009, è stato denunciato il «silenzio assordante» sulla drammatica situazione dei cristiani iracheni. L'aggressione non è solamente fisica, ma si esercita anche tramite estorsioni, danneggiamenti ai beni, rapimenti, intimidazioni quotidiane in strada e sull'accesso dei luoghi di culto e l'imposizione della «jezya», la califfale tassa di protezione riservata ai non musulmani. La città di Mosul è stata teatro di una vere e proprie carneficine e, ad oggi, febbraio 2010, si assiste a circa un omicidio mirato al giorno. Il 23 febbraio 2010 una intera famiglia cristiana è stata sterminata nella propria abitazione. Alcune cittadine del nord a prevalenza cristiana hanno istituito proprie milizie, con le quali controllano gli accessi alla città. Numerosi cristiani stanno fuggendo dalle principali città (Mosul, Bagdad) in queste enclavi armate creando veri e propri ghetti;
in Pakistan, dove nei primi giorni di maggio del 2009 la Corte Suprema ha stabilito che la violazione della legge sulla blasfemia, in vigore dal 1986, comporta necessariamente la pena di morte; tale legge rappresenta lo strumento peggiore della repressione religiosa e della persecuzione dei cristiani (circa 4 milioni, il 2 per cento della popolazione) e secondo l'agenzia Asianews, che fa capo al Pontificio istituto missioni estere (PIME), ad essa sono imputabili almeno 50 esecuzioni; a Gojira, nel Punjab orientale, nell'agosto 2009 centinaia di estremisti musulmani hanno aggredito ed arso vivi 7 cristiani, tra cui quattro donne ed un bambino, accusati di aver profanato il Corano; la storia degli ultimi anni in Pakistan è piena di assalti a chiese e villaggi cristiani motivati da scandali sulla blasfemia montati ad arte: Kasur (giugno 2009); Tiasar (Karachi, aprile 2009); Sangla Hill (2005); Shantinagar (1997). Gli autori rimangono il più delle volte impuniti, grazie alla connivenza delle forze di polizia e dei funzionari di governo. Le leggi religiose pakistane creano dunque una sorta di umanità inferiore e aggredibile. Emblematico il caso della 12enne Shazia Bashir. La ragazza, di fede cristiana, è morta il 23 gennaio 2010 in seguito alle violenze - anche sessuali - inflitte dal suo datore di lavoro, un avvocato musulmano di Lahore, già presidente della locale camera penale. Nessun legale intende assumere le parti dell'uccisa in

quanto gli avvocati della città hanno minacciato di «bruciare vivo» chiunque oserà prendere le parti della vittima;
in India, dove una nuova ondata di attacchi contro cristiani e le loro istituzioni è cominciata nel settembre 2008 dopo l'uccisione ad opera di un commando maoista di un leader radicale indù, della quale sono stati accusati i cristiani. Secondo la All India catholic union, le violenze del settembre 2008, nel solo stato dell'Orissa, hanno fatto 60 morti e 18 mila feriti. Sono state distrutte 56 chiese (compresa l'antica cattedrale indiana di Jabaipur), 11 scuole, 4 sedi di ONG, attaccati 300 villaggi e incendiate o distrutte oltre 4 mila case spingendo alla fuga più di 50 mila persone. Il 30 settembre 2008 al vertice di Marsiglia tra UE e India, il presidente di turno Nikolas Sarkozy, su richiesta italiana, ha sollevato al premier indiano Manmohan Singh la questione del pogrom anticristiano cui è seguito l'annuncio del Governo indiano di comminare punizioni esemplari per fermare la barbarie nei confronti dei cristiani; tuttavia le violenze contro cittadini di religione cristiana sono proseguite anche se in tono minore; anche la recente decisione del Governo di risarcire con 200 mila rupie (circa 3.200 euro) ogni chiesa distrutta e 100 mila rupie quelle danneggiate, non ha mancato di scatenare le proteste dei fondamentalisti indù, che sono tornati a minacciare i cristiani;
in Egitto, dove si è tinta di sangue la vigilia del Natale copto; il 7 gennaio 2010 tre uomini a bordo di un'auto hanno ucciso sette persone all'uscita della messa. Secondo il vescovo della città Kirollos «...si tratta di "una guerra di religione vogliono mettere fine alla presenza cristiana in Egitto"» ed ha aggiunto: «Era il mio assassinio quello a cui mirava il piano. Per giorni ho atteso che accadesse qualcosa alla vigilia di Natale». I copti d'Egitto sono la più grande minoranza cristiana in Medio Oriente, rappresentando circa il 15 per cento della popolazione. Hanno da sempre lamentato episodi di discriminazione da parte della maggioranza musulmana. Negli ultimi 30 anni la stima dei fedeli rimasti uccisi o feriti in attacchi si aggira attorno alle 4 mila vittime. Il 21 gennaio 2010 il Parlamento europeo ha adottato una risoluzione di condanna delle violenze anticristiane del natale 2009; in una nota del ministero degli esteri egiziano del giorno successivo gli incidenti sono dichiarati «un affare interno» sui quali «nessuno dall'esterno deve interferire», rinfacciando alla UE comportamenti razzisti ed anti-islamici;
nei Paesi asiatici o del nord Africa islamico i Governi hanno in generale una struttura sufficientemente radicata per intervenire sul territorio: la persecuzione è quindi basata su leggi discriminatorie oppure, anche a fronte di una formale tutela minima, le violenze sono costituite da esplosioni locali con la copertura più o meno ampia delle autorità;
più complessa e variegata è invece la situazione nella cosiddetta «Africa nera» dove dal 1994 al 2008 sono stati uccisi ben 521 tra sacerdoti, religiosi e operatori pastorali di cui ben 248 di loro solo in Ruanda nel 1994 e 40 seminaristi in Burundi nel 1997 (le cifre sono state presentate nel novembre 2009 nella prima sessione del Sinodo Africano); in una sorta di tragica equazione si può dire che in quei luoghi le violenze sono direttamente proporzionali alla debolezza degli Stati, agli interessi economici collegati alle ricchezze del sottosuolo e alla progressiva avanzata dell'Islam, che radicalizza preesistenti attriti tribali; nell'Africa nera, i cristiani sono presenti tra la popolazione in percentuali sufficienti da organizzare una reazione, talvolta legale, ma altre volte violenta; occorre sottolineare che nei casi di violenza definibile «cristiana», come in Nigeria o in Egitto, questa è immediatamente e sistematicamente sconfessata dalla Chiesa locale e dalla Chiesa di Roma, una differenza enorme rispetto alle pratiche di giustificazione, se non addirittura di incitamento, che, salvo ammirabili eccezioni, sono in genere poste in essere dai leader religiosi islamici o induisti;

riferendosi a quanto accaduto nell'area sub-sahariana dell'Africa negli ultimi 12 mesi:
a fine gennaio 2009 la Corti islamiche conquistano Baidoa, in Somalia, sino ad allora controllata dalle truppe etiopi; primi giorni di luglio 2009, gli estremisti islamici somali del gruppo Al Shabaab, ricollegabili ad Al Quaeda, decapitano in Somalia sette persone accusate di essere «cristiane» e «spie»;
il 13 agosto 2009, in Sudan, sette cattolici africani sono stati atrocemente giustiziati da predoni ugandesi dell'LRA, che operano tra le frontiere di Uganda Sudan e Congo; il 16 agosto, ci sono state altre tre crocifissioni e altri sei cattolici sono stati assassinati nella stessa zona;
in Eritrea le autorità hanno ordinato alla Chiesa cattolica di cedere al Ministero per il benessere sociale e il lavoro tutte le strutture sociali, quali scuole, cliniche, orfanotrofi e centri d'istruzione per le donne. Varie fonti indicano che ci sono non meno di 2.000 a detenuti per ragioni religiose, arrestati a partire dal maggio 2002 per la loro fede, incarcerati per mesi e anni senza accuse formali e senza processo; l'Eritrea sta diventando un terminale dell'Iran per la distribuzione delle armi;
la situazione più grave si registra in Nigeria, che è uno Stato federale, dove la legge islamica è stata imposta in alcune regioni del nord, costringendo migliaia di cristiani ad abbandonare le proprie case. In alcune città del Paese, come Jos, nella regione centrale, le due comunità vivono a stretto contatto e ogni minima provocazione può far esplodere le violenze; nel luglio 2009 si registrano oltre 700 morti negli scontri tra esercito e integralisti islamici, che volevano estendere la sharia a tutta la Nigeria; nel gennaio 2010 almeno 464 le vittime, a Jos, in scontri tra cristiani e musulmani;
complessivamente negli ultimi decenni la popolazione cristiana in Africa è scesa dal 70 al 50 per cento. E in atto in Africa un forte processo di islamizzazione con un progetto diffuso anche se non organizzato: ghettizzare e successivamente annullare la presenza cristiana. Queste considerazioni sono evidenti se si segue l'avanzata in Nigeria, Ciad, Somalia, Sudan, Etiopia, Repubblica democratica del Congo; in questo ultimo Paese solo nel 2009 sono stati uccisi 4 missionari (2 sacerdoti, i religiosa e i operatore laico della Caritas); a riprova di quanto detto si segnala contemporaneo annuncio, il 1o febbraio 2010, di due diversi gruppi associati ad Al Quaeda con riferimento alla situazione in due diversi Stati africani: dopo le stragi dei mesi scorsi, Al Quaeda del Maghreb islamico si è messa a disposizione dei musulmani nigeriani promettendo formazione militare e offrendo armi; nello stesso giorno i miliziani islamici della Somalia, hanno unito le forze e hanno deciso di rilanciare la «jihad internazionale di Al Quaeda... per liberare l'Africa Orientale e il Corno dall'oppressione della minoranza cristiana»;
i sottoscrittori del presente atto di indirizzo non possono non sottolineare la enorme somiglianza di questa «escalation» di violenza e sopruso contro le minoranze cristiane, con quella che portò dalle leggi sulla protezione del sangue e dell'onore tedesco del 1935, alla notte dei cristalli del 1938, alla Shoah. Simile la progressiva demonizzazione e spersonalizzazione del presunto avversario, al fine di facilitarne la persecuzione e l'assassinio. Anche la metodologia utilizzata per giustificare le aggressioni o per classificarle come «spontanee» è similare. La notte dei cristalli fu descritta dal nazismo come reazione di popolo all'uccisione a Parigi di un consigliere d'ambasciata da parte di un giovane ebreo per vendicare la deportazione della sua famiglia; simile è pure la sostanziale inerzia, se non connivenza delle autorità locali, che in taluni casi forniscono addirittura copertura o appoggio logistico agli assalti; a questa inerzia si contrappongono spesso le promesse di intervento delle Autorità nazionali, con risarcimenti o condanne, che quasi mai giungono a buon fine; simile infine la

progressiva ghettizzazione della popolazione aggredita, che finisce col raccogliersi (o essere costretta) in aree di concentramento, nella speranza di potersi meglio difendere;
durante l'ultima Conferenza episcopale dei vescovi dell'Africa, a fine ottobre 2009, il vescovo della diocesi sudanese meridionale Tombura-Yambio, ha chiesto che l'Europa e tutta la comunità internazionale guardi con più attenzione al suo Paese, intervenendo per porre fine a una situazione di massacri quotidiani nei confronti dei cristiani che vivono in Africa; l'osservazione può essere estesa a tutte le comunità cristiane perseguitate nel mondo; di fronte ai massacri a sfondo anticristiano i giornali dell'occidente cosiddetto cristiano, in genere pregni di retorica solidaristica, si limitano a registrare i fatti, al punto che monsignor Angelo Amato, prefetto della Congregazione delle cause dei Santi ha correttamente osservato che taluni animali in via di estinzione sono più difesi dei cristiani;
osserva l'editorialista Panebianco che «... in un'epoca di risveglio religioso generalizzato sono ricominciate in molti luoghi le guerre di religione ... dove i cristiani sono solo vittime, mai carnefici. Da dove deriva tanto disinteresse per la loro sorte? Sono all'opera diverse cause. La prima è data da un atteggiamento farisaico secondo il quale non conviene parlare troppo delle persecuzioni dei cristiani se non si vuole alimentare lo «scontro di civiltà»; ... la seconda causa ricalca la tesi dei fondamentalisti islamici o indù secondo cui il cristianesimo altro non è se non uno strumento ideologico al servizio della volontà di dominio occidentale sui mondi extra occidentali... Ne derivano il silenzio sulla libertà religiosa negata ai cristiani, soprattutto nel mondo islamico, e il disinteresse per le persecuzioni che in tanti luoghi subiscono. Ne deriva anche una sorta di illusione ottica che a molti fa temere di più i segnali di risveglio cristiano (del tutto pacifico) in Italia (e il Europa) che tante manifestazioni di barbarie religiosa altrove...»;
la Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo, adottata dall'Assemblea generale delle Nazioni Unite il 10 dicembre 1948, sancisce all'articolo 18, fra l'altro, che «ogni individuo ha il diritto alla libertà di pensiero, coscienza e di religione; tale diritto include la libertà di cambiare religione o credo, e la libertà di manifestare, isolatamente o in comune, sia in pubblico che in privato, la propria religione o il proprio credo nell'insegnamento, nelle pratiche, nel culto e nell'osservanza dei riti.». Libertà di culto significa dunque libertà di manifestare la propria fede; viceversa in taluni Paesi sottoscrittori della Dichiarazione è considerato proselitismo, e quindi perseguibile, anche solo possedere la Bibbia; data l'impossibilità di fare missione esplicita, giudicata dai governi una forma di proselitismo, la presenza cristiana nei paesi islamici e in India si caratterizza in due modi: testimonianza della fede vivendo tra la gente; promozione di opere sociali, lavorando in ospedali, scuole, orfanotrofi. I missionari cristiani danno educazione e possibilità di riscatto a persone molto povere, toccando però gli interessi di coloro che sono abituati a sfruttarli; il fondamentalismo indù all'origine delle stragi in India, è da connettere al sistema sociale delle caste; d'altro canto «... la pazienza, il riserbo, la moderazione delle reazioni, lo spirito di perdono dimostrati dalle comunità cristiana hanno in sé un potere di evangelizzazione»;
il tema della libertà religiosa e della persecuzione dei cristiani nel Mondo è stato più volte affrontato dalle Camere che hanno approvato una serie di atti di indirizzo che hanno impegnato il Governo:
ad adoperarsi in tutte le sedi comunitarie ed internazionali nonché nell'ambito dei rapporti internazionali bilaterali, affinché vengano garantiti i diritti fondamentali della persona e le libertà religiose;
ad assumere in particolare iniziative volte a contrastare le persecuzioni delle comunità cristiane in India, in Iraq e in altri Paesi da parte di gruppi fondamentalisti ed estremisti;

a considerare il dramma delle persecuzioni come prioritario nell'ambito delle relazioni bilaterali ed internazionali;
ad attivarsi presso le autorità nazionali indiane, affinché garantiscano alla comunità cristiana il diritto alla libertà e alla sicurezza;
l'Unione europea ha recentemente approvato una risoluzione in cui è stata ribadita la centralità della difesa delle minoranze religiose e l'intenzione di considerare ulteriori iniziative per favorire la libertà di religione. Una risoluzione analoga contro l'intolleranza religiosa è stata presentata dall'Unione europea alle Nazioni Unite ed è stata approvata per consensus, ossia senza una esplicita espressione di voto contraria, nel dicembre 2009: la risoluzione conferma le posizioni e gli impegni da sempre patrimonio delle Nazioni Unite, tuttavia è ormai evidente la necessità sottoporre all'esame dell'Assemblea generale ONU un documento politico più avanzato che autorizzi l'applicazione di misure sanzionatorie nei confronti degli stati, che perseguano evidenti forme di persecuzione e discriminazione;

impegna il Governo

a perseguire con la massima determinazione gli indirizzi già approvati in sede parlamentare ed elencati in premessa;
ad attivarsi in sede comunitaria prima e presso le Nazioni unite successivamente, al fine di portare all'esame dell'Assemblea generale documenti che:
definiscano universalmente i concetti di blasfemia, ma soprattutto di proselitismo religioso, specificando che la testimonianza di fede e la promozione di opere sociali non possano essere in ogni caso ostacolate;
sottolineino l'incompatibilità tra la sottoscrizione della Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo e le limitazioni alla libertà di culto, prevedendo che gli Stati che approvano il documento possano applicare in forme progressive misure sanzionatorie per gli Stati che prevedano ostacoli legali alla libertà di culto, trattamenti legali differenziati per le minoranze religiose o che palesemente non intervengano nei confronti di atti persecutori contro la religione avvenuti nei propri confini;
introducano il concetto di reciprocità quale principio che deve regolare non solo i rapporti tra Stati, ma anche quelli tra confessioni religiose;
a valutare la possibilità di incrementare le quote di ingressi umanitari in favore degli immigrati cristiani provenienti da Paesi ove siano in corso persecuzioni, con particolare riguardo all'India, all'Iraq e all'Egitto;
a destinare quota dell'Aiuto pubblico allo sviluppo per il sostegno e la tutela delle missioni cristiane in Africa;
ad intervenire in via diplomatica, sia unilateralmente, sia assieme ai partner europei, nei confronti del Pakistan affinché sia soppressa la locale legge sulla blasfemia;
ad introdurre norme volte a favorire, in termini lavorativi, fiscali e di benefici per l'accesso al pubblico impiego, le attività di volontariato umanitario e cristiano in tutte le aree mondiali in stato di emergenza.
(1-00334)
«Marinello, Pagano, Gioacchino Alfano, Calabria, Ceroni, Ciccioli, De Girolamo, Fallica, Vincenzo Antonio Fontana, Frassinetti, Laboccetta, Moffa, Paroli, Romele, Saltamartini, Santelli, Di Biagio, Lorenzin, Leo, Biava, Proietti Cosimi, Toccafondi, Girlanda».

Risoluzioni in Commissione:

Le Commissioni VIII e IX,
premesso che:
sotto l'input dei Sindaci di Milano, Letizia Moratti, e di Torino, Sergio Chiamparino, si è formato un coordinamento permanente dei sindaci del nord coordinato

da ANCI nazionale, per affrontare le tematiche e le possibili soluzioni da coordinare con Governo e regioni relativamente alle problematiche relative al PM10. In quest'ambito è stata promossa una domenica senz'auto per combattere l'inquinamento atmosferico che affligge l'area della Pianura Padana. Si tratta di un atto concreto, seppur limitato, che ha anche un valore simbolico per sensibilizzare l'opinione pubblica sulla grave emergenza, sanitaria prima ancora che ambientale, che colpisce molte città italiane. All'iniziativa hanno aderito al momento un centinaio di comuni grandi e piccoli dell'area centro nord del Paese;
sono molte le fonti di emissione che quotidianamente riversano nell'aria grandi quantità di sostanze inquinanti. Le principali fonti di inquinamento atmosferico a livello nazionale sono rappresentate dal settore industriale e della produzione di energia (responsabili del 17 per cento delle emissioni di Pm10 primario, del 23 per cento di NOx), e dai trasporti (dove il contributo maggiore è attribuibile al trasporto su strada che contribuisce per il 26 per cento alle emissioni totali di Pm10 primario, 51 per cento di NOx sul totale. (fonte: Ispra - Inventario nazionale emissioni in atmosfera Corinair);
analizzando le fonti di emissione solo nelle aree urbane, l'inquinamento maggiore arriva dal traffico veicolare: a Roma e Milano ad esempio emette circa il 60 per cento delle polveri sottili e degli ossidi di azoto; a Napoli contribuisce per il 50 per cento del PM10 e a Torino per oltre il 50 per cento circa degli NOx (fonte: Legambiente/elaborazione LaMiaAria.it, su dati Arpa);
nel 2006 l'OMS ha dimostrato, con uno studio sulle principali città italiane, che, riportando i valori medi annui di polveri sottili al di sotto dei 20 microgrammi/metro cubo, si potrebbero evitare oltre 8220 morti all'anno, mentre uno studio promosso dal Centro nazionale per la prevenzione e il controllo delle malattie (CCM) dei 2009, ha messo in relazione la presenza degli inquinanti in atmosfera e gli effetti negativi a breve termine sulla salute in Italia. Secondo questo studio le conseguenze immediate dell'esposizione ad elevati livelli di inquinamento atmosferico sono molto gravi, soprattutto nei soggetti più sensibili come dimostra il forte incremento dei ricoveri di asma per i bambini (+9 per cento), in relazione all'aumento di NO2;
secondo uno studio di Legambiente, nel 2009 ben 57 città italiane hanno superato i 35 giorni di superamento all'anno consentiti dalla legge per il limite medio giornaliero di Pm10 (50 microgrammi/metro cubo). Tra le prime città sono risultate Napoli (156 giorni di superamento), Torino (151), Ancona (129) e Ravenna (126). Tra le altre grandi città primeggiano Milano (108), Roma (67) e Venezia (60). Le Regioni del nord sono quelle in cui si registrano i valori più critici con tutti i capoluoghi della Lombardia e dell'Emilia Romagna monitorati fuori dal limite di legge, 7 su 8 in Piemonte e 6 su 7 in Veneto;
dai dati forniti da ISPRA (Ispra - Inventario nazionale emissioni in atmosfera Corinair) emerge che all'interno del Bacino padano ben il 52 per cento di Nox sono imputabili al trasporto su strada, il 22 per cento all'industria, compreso le energetiche, e il 12 per cento al civile; le pm 10 primarie per il 25 per cento al trasporto, il 20 all'industria e ben il 19 per cento all'agricoltura;
nel gennaio 2009 è stata avviata una procedura di infrazione da parte della Commissione Europea nei confronti dell'Italia per l'elevato livello di polveri sottili e per l'insufficienza dei piani di risanamento dell'aria delle Regioni e la mancanza del piano di risanamento nazionale del ministero dell'Ambiente. Il nostro Paese dovrà rientrare nei limiti di qualità entro il 2011 per non dover pagare ulteriori sanzioni. Dopo aver presentato per la seconda volta una richiesta di moratoria (la prima è già stata bocciata da parte dell'Europa), si aspettano i prossimi mesi per il responso finale;

le misure per limitare l'inquinamento dell'aria sono efficaci anche per ottenere effetti positivi sulla riduzione delle emissioni di CO2 e per la lotta ai mutamenti climatici;
il fenomeno dell'inquinamento atmosferico richiede un programma di interventi strutturali e gestionali su area vasta, coerenti ed integrati, così da creare le condizioni per la sua risoluzione definitiva. Per arrivare a questo obiettivo e a significative riduzioni dell'inquinamento in atmosfera è indispensabile la collaborazione tra i diversi livelli istituzionali di governo, per mettere in campo politiche, multisettoriali, strutturali e gestionali per intervenire sulle diverse fonti di inquinanti,

impegnano il Governo:

ad avviare un piano straordinario per favorire il trasporto pubblico indirizzato a: a) una razionalizzazione dell'uso dell'auto privata, introducendo sistemi disincentivanti della circolazione di mezzi inquinanti e favorendo l'utilizzo di veicoli a gas metano, elettrici, ibridi e a gpl; b) estendere le aree pedonali e le zone a traffico limitato; c) riorganizzare la rete del trasporto urbano e collettivo; d) sostituire i vecchi mezzi pubblici inquinanti con quelli a basso impatto ambientale; e) ammodernare e potenziare i treni per i pendolari stanziando appositi fondi;
a permettere ai comuni di investire risorse escludendo dal patto di stabilità gli investimenti per la lotta ai cambiamenti climatici e per la riduzione delle emissioni inquinanti, oltre a prevedere incentivi per le città che promuovano misure limitative alla circolazione dei veicoli inquinanti;
ad avviare un programma di finanziamento per incentivare l'efficientamento energetico, e ottimizzare i consumi energetici per il riscaldamento privato attraverso impianti di teleriscaldamento su scala locale e disponendo controlli sull'efficienza degli impianti termici civili;
a stabilizzare la detrazione del 55 per cento per gli interventi di efficienza energetica degli edifici e di prevedere, nel conto energia, un incremento del premio per gli impianti fotovoltaici abbinati ad un uso efficiente di energia negli edifici pubblici;
a organizzare, in collaborazione con le regioni che insistono sulla pianura padana, politiche di emission trading, come avviene riguardo alla CO2 riguardo agli inquinanti quali gli ossidi di azoto precursori delle polveri sottili;
a finanziare i fondi e i sistemi di incentivo esistenti per ambiente e mobilità sostenibile non presenti nella finanziaria 2010 (ad esempio fondo rotativo per Kyoto, rifinanziamento Legge 211/1992).
(7-00276)
«Realacci, Meta, Mariani, Bratti, Margiotta, Bocci, Braga, Esposito, Ginoble, Iannuzzi, Marantelli, Martella, Morassut, Motta, Viola, Boffa, Bonavitacola, Cardinale, Fiano, Gentiloni Silveri, Ginefra, Laratta, Lovelli, Pierdomenico Martino, Melandri, Giorgio Merlo, Tullo, Velo».

La VIII Commissione
premesso che:
il decreto del Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare 17 dicembre 2009, recante istituzione del sistema di controllo della tracciabilità dei rifiuti, ai sensi dell'articolo 189 del decreto legislativo n. 152 del 2006 e dell'articolo 14-bis del decreto-legge n. 78 del 2009 convertito, con modificazioni, dalla legge n. 102 del 2009, ha il nobile obiettivo di assicurare il controllo e la repressione delle attività illecite connesse con il ciclo di gestione e dello smaltimento dei rifiuti;
il decreto rende operative disposizioni di legge che risalgono oramai al 2006 e sono diventate improcrastinabili ed ha lo scopo di innovare con sistemi elettronici,

adeguati ai nostri tempi l'attuale sistema cartaceo di controllo dell'intero ciclo di gestione dei rifiuti;
il decreto intende inoltre dare riscontro agli indirizzi legislativi comunitari, ivi compresa la nuova direttiva 2008/98/CE sui rifiuti, che prevede l'obbligo per gli Stati membri di adottare misure volte a garantire la tracciabilità dei rifiuti pericolosi dalla produzione alla destinazione finale, ma va ben oltre tali indirizzi, includendo negli obblighi del sistema anche i soggetti produttori di rifiuti speciali non pericolosi derivanti da attività industriali e artigianali o da attività di recupero e smaltimento di rifiuti, con più di 10 dipendenti;
l'obiettivo prioritario del sistema è quello di garantire in tempo reale, le informazioni necessarie sulla movimentazione dei rifiuti, in modo da consentire un rigoroso controllo da parte delle autorità e facilitarne la lotta contro i fenomeni di illegalità;
l'informatizzazione del sistema creerà senz'altro semplificazioni nel medio e lungo termine, in ordine agli attuali obblighi per le imprese del sistema cartaceo ed in particolare per la compilazione dei modelli MUD, registro di carico e scarico e formulario dei rifiuti;
tuttavia tale decreto ha creato difficoltà e preoccupazione tra gli operatori del settore sia per la previsione di costi eccessivi, sia per una serie di incertezze e difficoltà di interpretazione del testo;
le avversità degli operatori alle disposizioni del decreto sono dovute soprattutto:
a) alla rilevante confusione interpretativa, aggravata dal fatto che la violazione degli obblighi e delle prescrizioni è sanzionata oltre che civilmente anche penalmente;
b) alla scarsità dei mezzi previsti per garantire un soddisfacente controllo ed una adeguata preparazione delle autorità pubbliche deputate alla gestione del sistema;
c) alla previsione di costi eccessivi che penalizzerebbero sopratutto le piccole e medie imprese che costituiscono la maggioranza degli operatori interessati;
d) all'incertezza sulla gestione del SISTRI per il tratto italiano percorso dagli autotrasportatori in caso di trasporto transfrontaliero dei rifiuti;
il decreto già prevede una gradualità nell'entrata in vigore del sistema, distinguendo tra imprese grandi e piccole, tuttavia gli obblighi di iscrizione sono molto ravvicinati alla data dell'emanazione del decreto e creano enormi difficoltà alle imprese, ancora alle prese con interpretazioni e modalità di applicazione;
inoltre il decreto prevede l'istituzione di un comitato di vigilanza e di controllo per il monitoraggio del sistema che garantisce la partecipazione dei rappresentanti delle categorie interessate,

impegna il Governo:

a prevedere, con apposito provvedimento, un congruo periodo di proroga, di almeno sei mesi, dell'obbligo per le imprese e gli enti di iscriversi al sistema SISTRI, sospendendo nell'immediato gli effetti del decreto ministeriale del 17 dicembre 2009;
nella prima fase di attuazione del sistema SISTRI, a garantire, attraverso il comitato di vigilanza e di controllo, un monitoraggio specifico per la verifica di eventuali criticità e difficoltà di interpretazione, con analisi dei dati a cadenza almeno trimestrale, allo scopo di apportare le opportune correzioni verso il chiarimento e la semplificazione degli adempimenti burocratici per le imprese, tenendo conto di tali criticità e difficoltà di interpretazione nell'applicazione di eventuali sanzioni.
(7-00273)
«Togni, Fava, Lanzarin, Guido Dussin, Fedriga».

La VIII Commissione,
premesso che:
il problema dell'inquinamento, nelle sue varie sfaccettature, assume una particolare dimensione nel Mezzogiorno. Tale fenomeno colpisce non solo le grandi città meridionali come Napoli, Palermo, Bari o Reggio Calabria - letteralmente invase da gas di scarico nocivi provocati sia dal parco vetture più vetusto d'Italia, sia da navi, traghetti e aliscafi vecchi e inquinanti che, sia in fase di navigazione che durante l'attracco, scaricano enormi nubi velenose - ma anche le isole minori con danni ambientali e paesaggistici particolarmente gravi;
basti pensare al caso di Capri che si trova in stato di forte disagio ambientale a causa dell'inquinamento generato sia dagli scarichi di navi, traghetti e aliscafi che ne soffocano il porto, sia dalla massa ormai del tutto fuori controllo di autobus turistici che intasano Marina Grande e le strette vie dell'isola;
più nello specifico, l'isola di Capri è inoltre colpita da altri due fenomeni di degrado ambientale: la presenza di fumi scaricati nell'aria dall'ormai vetusta e inefficiente centrale elettrica la cui gestione è stata recentemente commissariata da parte del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare; l'inquinamento del mare causato dal cattivo funzionamento degli impianti di depurazione delle acque,

impegna il Governo:

ad attuare d'intesa con gli enti locali interessati e con l'associazione nazionale comuni isole minori (ANCIM), ogni provvedimento di competenza ritenuto necessario per la tutela ambientale e paesaggistica delle isole minori;
a valutare, per quanto di sua competenza, l'opportunità di un progetto ad hoc volto, alla riconversione ecologica del parco vetture e del parco navi presenti all'interno e al largo delle isole minori;
con specifico riferimento al caso di Capri:
a) ad attuare ogni misura necessaria per favorire la chiusura dell'inquinante centrale elettrica oggi funzionante e velocizzare le procedure di allacciamento dell'isola alla rete elettrica nazionale;
b) a intervenire, per quanto di sua competenza, per promuovere il corretto funzionamento degli impianti di depurazione delle acque;
c) in virtù della straordinaria importanza culturale e ambientale dell'isola, a studiare, di concerto con gli enti locali, progetti di corretta gestione ambientale che facciano di Capri un prototipo da estendere successivamente alle altre isole minori oggi minacciate dall'inquinamento.
(7-00275)
«Cosenza».

La XI Commissione,
premesso che:
l'Italia purtroppo è molto lontana dagli obiettivi stabiliti a Lisbona nel 2000 per quanto riguarda l'occupazione femminile: il numero delle donne occupate è fermo, infatti, al 46,1 per cento contro il 60 per cento che si sarebbe dovuto raggiungere entro l'anno in corso; siamo al 96o posto al mondo per la partecipazione delle donne nell'economia e all'88o per la presenza nel lavoro. Un dato inferiore a quello medio dell'Unione europea di circa dodici punti;
una disparità, rispetto agli altri Paesi europei, dovuta a molti fattori non ultimo, ancora, lo stereotipo per il quale assumere un donna significa «incorrere nel pericolo della maternità». In realtà, secondo una ricerca recentemente condotta dalla Sda Bocconi school of management la maternità rappresenta per le imprese lo 0,23 per cento del totale dei costi di gestione del personale. Secondo l'Isfol se in presenza di figli di età inferiore ad un anno il tasso di

attività degli uomini sale dall'85,6 per cento al 96,6 per cento, quello delle donne scende dal 64,2 per cento al 54,2;
elemento fondamentale per il raggiungimento degli obiettivi di Lisbona è l'ampliamento dei servizi alla prima infanzia, gli asili nido avrebbero dovuto raggiungere il 33 per cento dei bambini, mentre nel nostro Paese siamo notevolmente al di sotto; fondamentale poi, per l'occupazione femminile, la qualità del lavoro e la condivisione del lavoro di cura dei figli, rispetto al quale, più volte il Partito Democratico, ha presentato più proposte volte alla piena responsabilità degli uomini e delle donne sia all'interno della famiglia che nel lavoro;
le politiche di sostegno all'occupazione femminile vedono un tassello importante proprio nel sostegno alla prima infanzia. Il Governo Prodi, con la finanziaria 2007, aveva stanziato ben 727 milioni di euro in tre anni, di cui 446 dello Stato e 281 delle regioni. Lo stesso Sottosegretario con delega alle politiche per la famiglia, che, per l'anno in corso ha a disposizione 187 milioni di euro, con i quali deve occuparsi di adozioni, fondi nuovi nati, osservatorio famiglia, politiche di conciliazione famiglia-lavoro e altro ha recentemente dichiarato «In pratica non abbiamo ancora deciso se destinarli agli asili nido»;
per quanto riguarda le politiche per l'occupazione la legge finanziaria per il 2008 (Governo Prodi) all'articolo 2, comma 539, aveva previsto uno specifico intervento fiscale in favore delle donne del Mezzogiorno, concedendo ai datori di lavoro che, nel periodo compreso tra il 1o gennaio e il 31 dicembre incrementavano il numero dei lavoratori dipendenti con contratto a tempo indeterminato nelle regioni Calabria, Campania, Puglia, Sicilia, Basilicata, Sardegna, Abruzzo e Molise un credito d'imposta di 333 euro per ciascun lavoratore assunto, che sale a 416 euro per ciascuna lavoratrice. Nessuna specifica disposizione è stata prevista, né dalla finanziaria 2009 e quella 2010 né da alcun provvedimento al riguardo e l'intervento proposto dal Governo Prodi non è stato ulteriormente rifinanziato;
alcuni provvedimenti, messi in campo nel corso della presente legislatura, come l'abolizione della la legge n. 188 del 2007, sulle dimissioni in bianco, la limitazione del ricorso al part time, prevista dal decreto-legge n. 112 del 2008, il mancato rinnovo degli incentivi fiscali a favore delle donne lavoratrici del Mezzogiorno; hanno favorito, al contrario, il diffondersi di comportamenti sempre più scorretti da parte dei datori di lavoro nelle aziende e l'aumento della discriminazione nei confronti delle lavoratrici;
inoltre in risposta all'interrogazione n. 5-02121 al Ministro del lavoro e delle politiche sociali per chiedere chiarimenti sulle cause che determinano l'allontanamento delle donne dal mondo del lavoro in seguito alla nascita di un figlio è stato costretto a confermare: «infatti, si registrano un incremento percentuale tra il 2009 e il 2008, pari al 57 per cento per delle violazioni amministrative in ordine alla tutela economica (astensione obbligatoria e facoltativa) nonché, in materia di tutela fisica, del 155 per cento per le ipotesi di reato (divieto di lavoro notturno) e del 242 per cento per gli illeciti amministrativi (permessi "per allattamento"; licenziamenti o ripristino del rapporto di lavoro)»;
il 3 dicembre scorso, il Consiglio dei ministri ha approvato definitivamente lo schema di decreto legislativo che recepisce la direttiva 54/2006/CE, pubblicato ai primi di febbraio sulla Gazzetta Ufficiale, inerente l'attuazione del principio delle pari opportunità e della parità di trattamento fra uomini e donne in materia di occupazione e impiego, ma di fatto, come si apprende dalla cronaca quotidiana, sarebbe quanto mai necessaria la sua applicazione perché si registrano anche dimissioni «coatte» sia di lavoratrici con mansioni esecutive sia di dirigenti (come nel caso Red Bull);
il piano «Italia 2020 - Programma di azioni per l'inclusione delle donne nel

mercato del lavoro» presentato dal Governo, contiene utili analisi, ma senza risorse vere e reali sinergie tra ministeri e regioni da mettere in atto per le politiche a sostegno delle donne, della conciliazione dei tempi e del lavoro, a bilancio ci sono solo 4,1 milioni di euro, confermati in un nostro recente question-time;

impegna il Governo:

ad adoperarsi affinché siano aumentate le risorse a favore delle politiche a sostegno delle donne, della famiglia e del lavoro con particolare riguardo al sostegno dell'occupazione femminile;
ad attivarsi, nelle sedi opportune, affinché venga garantito ad ogni donna il diritto al lavoro e la possibilità di scegliere liberamente di diventare madre, anche attraverso la determinazione di specifiche risorse a favore dell'incremento degli asili nido, sul quale, al momento, manca uno specifico intervento dell'esecutivo, e in particolare:
a) rifinanziamento urgente e straordinario del piano governo Prodi sui nidi e servizi all'infanzia;
b) ripristino della legge 188 contro le dimissioni in bianco attraverso il superamento dei problemi di natura tecnica che hanno portato l'attuale Governo al suo depotenziamento;
c) potenziamento dei servizi sul territorio deputati alla vigilanza alla luce delle violazioni amministrative accertate in ordine alla tutela economica (astensione obbligatoria e facoltativa) della maternità;
d) ripristino del rifinanziamento della legge 53 e in particolare l'articolo 9 per le piccole realtà produttive;
e) incentivi a favore dell'occupazione femminile.
(7-00274)
«Codurelli, Damiano, Gnecchi, Gatti, Mosca, Bellanova, Berretta, Bobba, Boccuzzi, Madia, Mattesini, Miglioli, Rampi, Santagata, Schirru».

...

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA
DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazioni a risposta scritta:

FEDI, DI BIAGIO, NARDUCCI, BUCCHINO, PICCHI, PORTA, ANGELI, BERARDI, GARAVINI, RICARDO ANTONIO MERLO, GIANNI FARINA e RAZZI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
Rai Italia è un punto di riferimento insostituibile e fondamentale per le nostre comunità all'estero ed è attualmente l'unico strumento d'informazione radiotelevisiva del nostro Paese all'estero;
è quindi assolutamente indispensabile garantire la qualità del prodotto, poiché l'immagine televisiva diventa l'immagine dell'Italia, in competizione con l'immagine data da altri canali radiotelevisivi europei che possono contare su risorse decisamente superiori;
Rai Italia è lo strumento d'informazione e comunicazione radiotelevisiva internazionale del sistema Italia nel mondo;
Rai Italia svolge un importante ruolo di informazione, formazione e comunicazione a favore delle comunità italiane e nella promozione del sistema economico-commerciale italiano nel mondo, oltre a garantire la presenza dell'informazione radio-televisiva di lingua italiana all'estero;
la convenzione tra il dipartimento per l'informazione e l'editoria della Presidenza del Consiglio dei ministri e la RAI, stipulata il 26 luglio 2007, prevede la trasmissione di programmi televisivi e radiofonici destinati all'estero per la diffusione e la conoscenza della lingua e la

cultura italiana nel mondo attraverso i palinsesti di Rai Italia, ex-RAI International;
l'articolo 7 della Convenzione stabilisce in 35 milioni di euro (30 milioni per il 2007) il corrispettivo che la Presidenza del Consiglio dei ministri dovrà corrispondere alla Rai per le prestazioni oggetto della Convenzione;
l'articolo 10 stabilisce che la convenzione abbia pari durata della concessione del servizio pubblico generale radiotelevisivo affidato alla RAI dalla normativa vigente fino al 6 maggio 2016, fermo restando che la parti si sono impegnate a rivedere condizioni e modalità delle prestazioni della convenzione ogni tre anni;
la convenzione prevede l'istituzione di una commissione permanente, presieduta dal capo del dipartimento per l'informazione e l'editoria della Presidenza del Consiglio dei ministri e composta da tre rappresentanti della Presidenza del Consiglio dei ministri e quattro della Rai, nonché da un rappresentante del Ministero degli affari esteri, che sottoporrà le proprie considerazioni ad un comitato presieduto dal sottosegretario di Stato della Presidenza del Consiglio dei ministri con delega per l'informazione e l'editoria, per l'adozione degli eventuali interventi correttivi;
il taglio previsto alla dotazione della convenzione è di circa 12 milioni di euro -:
quali iniziative intendano assumere al fine di:
a) ripristinare la dotazione di bilancio della Convenzione tra la Presidenza del Consiglio dei ministri e Rai volta ad assicurare la continuazione, il miglioramento e lo sviluppo della presenza di Rai Italia nel mondo e a realizzare gli obiettivi costitutivi di Rai Italia e la sua capacità di raggiungere, con un prodotto di qualità, le comunità italiane nel mondo e le società dei Paesi in cui queste risiedono;
b) istituire sia la Commissione permanente della Presidenza del Consiglio dei ministri-Rai-Ministero degli affari esteri che il comitato per assicurare l'azione di monitoraggio e di valutazione della convenzione dandone comunicazione al Parlamento.
(4-06292)

LEOLUCA ORLANDO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
il 2 febbraio 1992, l'ex colonnello dell'AMI, Sandro Marcucci rimase vittima di un strano «incidente aereo», mentre era in missione di avvistamento incendi per la regione Toscana;
all'epoca è stata aperta un'inchiesta sull'incidente che, chiusa molto rapidamente, concludeva che le cause dell'accaduto erano da attribuirsi al forte vento e al fatto che il velivolo si trovava, senza poterlo fare, ad una quota inferiore ai 500 piedi;
da documentazione fotografica sembra, però, che l'incendio del velivolo pilotato da Marcucci non sia scoppiato al momento dell'impatto a terra, ma quando il velivolo si trovava ancora in volo, tanto che l'albero accanto alla testa di Marcucci, che aveva il corpo completamente carbonizzato, non è minimamente toccato dal fuoco, né dal fumo dell'incendio;
per quanto riguarda il vento, sembra, secondo numerose testimonianze che quel giorno nel momento della disgrazia tale vento non ci fosse;
infine sul fatto che il piper volava sotto i 500 piedi si deve osservare che nella normativa che regola la supervisione aerea e la missione del c130 dotato di sistema maffs si dice che proprio per la specifica missione di avvistamento e spegnimento incendi è consentito volare sotto i 500 piedi Vfr (normativa volo a vista);
il c130, i g222, il canadair volano per spegnere gli incendi a 150 piedi di altitudine, infatti, tenuto conto dell'ostacolo più alto a terra;

il velivolo leader e tutti gli aerei ad ala fissa, come il piper che pilotava Marcucci il 2 febbraio 1992, come il c130, i g222, il canadair, sono tutti autorizzati a volare sotto i 500 piedi Vfr di altitudine, per la specifica missione di avvistamento incendi e supervisione aerea degli stessi;
Sandro Marcucci aveva svolto, insieme a Mario Ciancarella, ex capitano dell'AMI, un lavoro di indagine sulla strage di Ustica avvenuta il 27 giugno 1980, e sembra aver trovato, all'epoca, due testimoni, entrambi militari, dei quali si riservava di fare i nomi a tempo debito e che avrebbero affermato, davanti al giudice che il Mig libico caduto sulla Sila era partito da Pratica di mare;
tale vicenda è stata oggetto dell'interrogazione a risposta immediata n. 5-02540 cui il Governo però non ha risposto nel merito segnalando che la materia è stata decaduta a seguito del decreto legislativo n. 66 del 1999 all'Agenzia nazionale per la sicurezza del volo -:
di quali elementi disponga la citata agenzia nazionale in relazione a quanto narrato in premessa e quali eventuali iniziative di competenza intenda adottare per far chiarezza sulla vicenda.
(4-06313)

FARINA COSCIONI, MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere:
se sia vero che, in occasione del vertice del G8 che si è svolto a L'Aquila, sia stato affidato al signor Mario Catalano che, parrebbe essere stato in passato scenografo di «Colpo Grosso» trasmissione andata in onda sulle televisioni private negli anni Ottanta, la cui caratteristica era costituita da spogliarelli effettuati dalle concorrenti, l'incarico di verificare fa piena applicazione della legge 626 che regola la sicurezza del lavoro;
in base a quale specifica competenza si sia scelto il signor Catalano per l'incarico di verifica della piena applicazione della legge 626 che regola la sicurezza del lavoro in occasione del vertice del G8 dell'Aquila;
chi abbia deciso di affidare al signor Catalano la citata consulenza;
se sia vero che per tale incarico ha ricevuto 92 mila euro;
se sia vero che il signor Catalano ha curato l'immagine del Presidente del Consiglio e gli eventi pubblici a cui il signor Presidente partecipa.
(4-06318)

FARINA COSCIONI, MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere:
se sia vero che in occasione del vertice del G8 che doveva aver luogo a La Maddalena e che successivamente è stato trasferito a L'Aquila si siano spesi 10 mila euro circa per bolliacqua del the;
in caso affermativo, quanti di questi bolliacqua siano stati forniti, e chi li abbia forniti.
(4-06319)

FARINA COSCIONI, MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere:
se sia vero che in occasione del vertice del G8 che doveva aver luogo a La Maddalena e che successivamente è stato trasferito a L'Aquila si siano spesi 10.200 euro per la fornitura di posacenere da parte della ditta Nolostand;
in caso affermativo, quanti posacenere siano stati forniti.
(4-06320)

FARINA COSCIONI, MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere: se sia vero che in occasione del vertice del G8 che doveva aver luogo a La

Maddalena e che successivamente è stato trasferito a L'Aquila si siano spesi 22.500 euro per la fornitura di 45 ciotoline in argento omaggiate.
(4-06321)

FARINA COSCIONI, MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere:
se sia vero che in occasione del vertice del G8 che doveva aver luogo a La Maddalena e che successivamente è stato trasferito a L'Aquila si siano spesi 175.576,80 euro per la fornitura di pennoni e bandiere da parte della ditta Forcing Srl, Mib Srl, Fidanza Srl;
in caso affermativo, quanti album, quanti pennoni e quante bandiere siano state fornite.
(4-06322)

FARINA COSCIONI, MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere:
se sia vero che in occasione del vertice del G8 che doveva aver luogo a La Maddalena e che successivamente è stato trasferito a L'Aquila si siano spesi 373.233,30 euro per la fornitura sedute a noleggio di poltrone Frau;
in caso affermativo quante poltrone Frau sono state noleggiate, e per quanti giorni.
(4-06323)

FARINA COSCIONI, MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere:
se sia vero che in occasione del vertice del G8 che doveva aver luogo a La Maddalena e che successivamente è stato trasferito a L'Aquila si siano spesi 26.000 euro per la fornitura di 60 penne edizione unica commissionate a «Museovivo»;
in caso affermativo a chi queste sessanta penne sono state omaggiate.
(4-06324)

FARINA COSCIONI, MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere:
se sia vero che in occasione del vertice del G8 che doveva aver luogo a La Maddalena e che successivamente è stato trasferito a L'Aquila si siano spesi 78.163,20 euro per la fornitura di album, sottomano da scrivania, portablocchi cartelle, commissionati alla ditta Pineider Spa;
in caso affermativo, quanti album, quanti sottomano da scrivania, quanti portablocchi cartelle siano stati forniti.
(4-06325)

FARINA COSCIONI, MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere:
se sia vero che alla Las Mobili, azienda abruzzese che fabbrica attrezzature per uffici di cui il signor Giulio Pedicone è titolare - al pari della Pedicone Holding - sia stata chiamata direttamente, e senza alcuna gara, per fornire, in occasione del vertice del G8 che si è svolto a L'Aquila, mobili per circa 300mila euro;
se sia vero che la scelta della Las Mobili sia stata effettuata «dopo un'approfondita indagine di mercato»;
quali siano i dettagli di questa «approfondita indagine di mercato»; chi l'abbia effettuata, se sia stata presentata una

relazione scritta, e quale sia il suo contenuto; quali altre aziende siano state esaminate;
se sia vero che della Pedicone Holding, titolare del 64 per cento della Las, dal 2007 sia sindaco supplente il signor Gianni Chiodi, presidente della regione Abruzzo dal dicembre 2008 e commissario delegato all'emergenza terremoto e alla ricostruzione.
(4-06326)

FARINA COSCIONI, MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere:
se sia vero che in occasione del vertice del G8 che doveva aver luogo a La Maddalena e che successivamente è stato trasferito a L'Aquila si siano spesi 24.420 euro per la fornitura di accappatoi e asciugamani, commissionati alla ditta Spaziale Splendy G.I.L. Srl;
in caso affermativo quanti accappatoi e quanti asciugamani siano stati forniti.
(4-06327)

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AFFARI ESTERI

Interpellanza:

Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro degli affari esteri, per sapere - premesso che:
nella città di Mosul, in Iraq, è in atto una vera e propria strage di cristiani;
da ultimo, il giorno 23 febbraio 2010, un commando è entrato nella casa di Aishwa Marosi, cristiano, uccidendo lui e i suoi due figli, portando a otto il numero delle vittime negli ultimi dieci giorni;
a causa del terrore seminato tra la popolazione siro-cristiana di Mosul è in atto un vero e proprio esodo di centinaia di famiglie, determinando una condizione di vera e propria emergenza umanitaria, come denunciato il 25 febbraio 2010 dal vescovo caldeo di Mosul monsignor Shimoun Nona (successore di monsignor Paulos Faraj Rahho, assassinato da estremisti islamici nel 2008);
tale campagna di terrore sembra finalizzata, con la complicità del governo di Baghdad, a trasferire la residua popolazione cristiana a una sorta di confino nella piana di Ninive e, nell'immediato, a impedire loro nei fatti di poter partecipare alle elezioni politiche del prossimo 7 marzo;
il segretario di Stato della Santa Sede, cardinale Tarciso Bertone, ha scritto il 2 gennaio una lettera di protesta al premier irakeno Al Maliki;
i vescovi cristiani di Mosul (monsignor Emile Shimoun Nona, arcivescovo caldeo-cattolico monsignor Georges Casamoussa, arcivescovo siro-cattolico, e monsignor Gergorios Salibò, arcivescovo greco-ortodosso) hanno scritto analoga lettera al governatore della regione e al premier Al Maliki;
Mar Ignazio Giuseppe III, Patriarca della Chiesa di Antiochia dei siri cattolici ha pure scritto una lettera di denuncia al primo ministro irakeno Nuri al Maliki in cui tra l'altro afferma: «i cristiani vengono uccisi, immolati e attaccati nelle strade, nelle scuole e anche nelle proprie case, ciò avviene solamente a causa della loro appartenenza religiosa che è differente da quella della maggioranza che vive in quella città». Mar Ignazio manifesta poi il suo stupore per le «scuse dei responsabili del Governo che appaiono come una complicità al piano di svuotare Mosul dai cristiani che vi abitano da secoli e dove le pietre delle costruzioni spruzzano ancora oggi il sudore dei loro padri» -:
se non ritenga di assumere una iniziativa urgente e determinata nei confronti del Governo presieduto da Nuri Al Maliki, secondo l'interrogante evidentemente responsabile quantomeno di non riuscire a impedire le violenze nei confronti della popolazione cristiana di Mosul;

se non ritenga di assumere le necessarie iniziative diplomatiche con uguale determinazione nei confronti del Governo degli Stati Uniti, che continua ad avere una consistente presenza militare in quel Paese, senza riuscire ad esercitare alcuna deterrenza nei confronti di questo vero e proprio genocidio della popolazione cristiana.
(2-00630) «Castagnetti».

Interrogazione a risposta in Commissione:

MECACCI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
il 19 febbraio 2010 un gruppo di autorevoli intellettuali, ex prigionieri politici ed esponenti dell'opposizione russa hanno sottoscritto un appello di denuncia dal titolo «Gli Amici Europei di Vladimir Putin», che è stato ripreso dai giornali della stampa internazionale tra i quali La Repubblica, e Le Monde;
in tale testo si dichiara che nel corso del 2009 sono stati più di una decina i giornalisti, militanti dei diritti umani, e oppositori politici che sono stati assassinati in Russia mentre sono in corso limitazioni sempre più dure delle loro libertà;
i firmatari dell'appello sono: Elena Bonner-Sakharov; Konstantin Borovoi (presidente del Partito della Libertà economica); Vladimir Boukovsky (saggista, ex prigioniero politico del Gulag); Natalia Gorbanevskaia (poetessa, ex prigioniera politica del Gulag); Andrei Ilarionov (ex consigliere di Vladimir Putin), Garry Kasparov (leader del Fronte United Citizens); Sergej Kovalev (dirigente di Memorial, Associazione russa per la difesa dei diritti umani, ex prigioniero politico del Gulag); Andrei Mironov (ex prigioniero politico del Gulag); Andrei Nekrasov (regista cinematografico), Valeria Novodvorskaya (leader di Democratic Unity of Russia), Oleg Panfilov (presentatore tv, presidente dell'Associazione dei giornalisti in situazioni estreme); Grigory Pasko (giornalista, militante ecologista, ex detenuto politico in Russia); Leonid Plyushch (saggista, ex prigioniero politico del Gulag); Alexander Podrabinek (giornalista, ex prigioniero politico del Gulag); Zoia Svetova (giornalista); Mairbek Vatchagaev (storico ceceno); Tatiana Yankelevitch (archivista, Harvard); Lydia Youssoupova (avvocato, insignita dei premi Rafto e Martin Ennais «per il suo eccezionale coraggio», nominata per il Nobel per la pace nel 2007);
nel suddetto appello si rendono note le seguenti notizie riguardanti le violazioni dei diritti umani in Russia:
1) lo scorso 31 gennaio, la polizia ha arrestato decine di cittadini colpevoli solo di essersi riuniti pacificamente a sostegno della libertà di riunione, e che chiedevano al governo di rispettare l'articolo 31 della Costituzione russa, che sancisce il diritto di «radunarsi pacificamente e di indire convegni, manifestazioni, marce e picchetti». La risposta è stata durissima;
2) nella classifica annuale sulla libertà di espressione nel mondo redatta da Reporter senza Frontiere (RSF), la Russia si trova al 141o posto e nel rapporto annuale di Freedom House del 2009 dal titolo «Freedom of the press 2009» rientra già da anni nel gruppo dei paesi privi di libertà di stampa;
3) l'ultima vittima della censura in Russia è il canale televisivo caucasico Prvyi Kavkazsky (Primo Caucasico). Fino a poco tempo fa questa emittente di recente creazione, che trasmette in lingua russa, era liberamente accessibile ai telespettatori dell'area post-sovietica. Ma alla fine di gennaio il Gruppo Eutelsat, con sede a Parigi, ha escluso questo canale dalla sua rete satellitare accessibile agli utenti russi. Ciò a seguito del megacontratto firmato il 15 gennaio 2010 tra l'operatore russo Intersputnik e Eutelsat, in cui si è posta come condizione la fine dei suoi rapporti di partenariato con l'emittente Prvyi Kavkazsky;

occorre inoltre ricordare due casi di assassinii di giornalisti russi che sono ad oggi rimasti impuniti:
a) quello della giornalista di origine ucraina, Anna Politkovskaja, che ha pagato con la vita - trovata uccisa da 4 colpi di arma da fuoco nell'androne della sua casa moscovita nell'ottobre del 2006 - il fatto di essersi prodigata per ricercare la verità e denunciare le nefandezze della politica nel suo paese con il libro (pubblicato postumo) «Proibito parlare. Cecenia, Beslan, Teatro Dubrovka: le verità scomode della Russia di Putin»;
b) il recente caso (aprile 2009) di Serghiei Protazanov, che lavorava per «Il consenso civile», un quotidiano d'opposizione di Khimki, alle porte di Mosca e, che è stato aggredito e brutalmente picchiato da sconosciuti, poi deceduto in ospedale probabilmente perché in quel periodo stava lavorando a un'inchiesta sui presunti brogli nelle elezioni del marzo scorso nella sua città;
i firmatari dell'appello denunciano inoltre che, nonostante questo scenario di mancato rispetto di alcuni diritti fondamentali, i principali leader europei non si limitano solo a tacere di fronte alle limitazioni della libertà di espressione, ma auspicano apertamente più stretti legami con il potere russo, e anche la stessa Nato dichiara l'intenzione di «rafforzare» questi rapporti;
in particolare, la Germania che vanta «relazioni speciali» con questo paese, visto che sta portando avanti imponenti progetti energetici con il monopolista Gazprom;
l'Italia, dove non solo il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi si è recato da poco a Mosca per celebrare il 59o compleanno di Vladimir Putin, ma è di recente - febbraio 2010 - che a Naberezhnye Chelny è stato firmato un accordo ufficiale che prevede la creazione di una joint venture tra Fiat e Sollers per la produzione di 500.000 auto l'anno. Secondo quanto reso noto dal governo russo, l'accordo ha un valore di 2,4 miliardi di dollari e prevede la realizzazione di 9 modelli sulla base delle piattaforme Fiat-Chrysler;
la Francia è impegnata in negoziati con la Russia per la vendita delle modernissime navi da guerra portaelicotteri Mistral, benché i militari russi non abbiano fatto mistero delle loro intenzioni riguardo all'uso che potrebbero farne e che contrasta con gli obiettivi della NATO. Nel settembre scorso l'ammiraglio Vladimir Vysotskyi ha dichiarato trionfalmente: «Con una nave come questa la flotta del Mar Nero avrebbe potuto compiere la sua missione (l'invasione della Georgia) non in 26 ore ma in 40 minuti -:
quali iniziative intende assumere il Governo italiano, anche in vista degli stretti rapporti politici diplomatici tra l'Italia e la Federazione Russa, nei confronti di un paese che a quel che risulta da quanto riportato in premessa limita fortemente la libertà di stampa e le attività dei giornalisti russi, e che ne lascia impuniti gli omicidi e le violenze a loro danno.
(5-02565)

Interrogazione a risposta scritta:

MIGLIORI. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
a Cuba in data odierna si apprende dai quotidiani nazionali dei funerali del signor Orlando Zapata Tamayo, dissidente e prigioniero politico cubano, morto a soli 42 anni dopo uno sciopero della fame di 85 giorni; Zapata Tomayo aveva cominciato lo sciopero della fame il 3 dicembre 2010 per protestare contro gli abusi subiti in carcere. Il funerale è stato presidiato dalla polizia;
il dissidente era uno dei 53 oppositori, sui 75 del gruppo originario (gruppo dei 75) ancora in carcere dal 2003, condannato a 36 anni per diversi «reati», fra cui «vilipendio della figura del comandante»;

la commissione per i diritti umani e la riconciliazione nazionale (un gruppo di oppositori politici teoricamente illegali a Cuba ma di fatto tollerati) nei giorni scorsi aveva lanciato un grido di allarme, facendo sapere che Zapata Tamayo si trovava in condizioni disperate, invocando un intervento estero -:
quali iniziative urgenti il Governo intenda attuare sul piano politico-diplomatico per tutelare i diritti umani a Cuba ed eventualmente al fine di promuovere una revisione della decisione di sospensione delle misure penalizzanti il regime castrista.
(4-06296)

...

AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazione a risposta in Commissione:

RONDINI, DESIDERATI, GRIMOLDI, POLLEDRI, TOGNI, GUIDO DUSSIN, LANZARIN e ALESSANDRI. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
in data 23 febbraio 2010 si è verificato un imponente sversamento di idrocarburi nel fiume Lambro in territorio della provincia di Monza e Brianza che ha creato gravi impatti ambientali;
il fiume Lambro, a seguito della realizzazione di depuratori lungo il suo corso, aveva intrapreso, negli ultimi decenni, un percorso di miglioramento ambientale, rispetto alle critiche condizioni in cui ha versato fino agli anni 80 in quanto interessato da scarichi civili e industriali;
la regione Lombardia ha chiesto per l'evento sopra riportato lo stato di emergenza;
nel 2015 la Città di Milano ospiterà l'Esposizione universale e uno dei temi principali della manifestazione è appunto l'acqua, tuttavia il suo fiume più importante versa oggi in condizioni tali da essere il più inquinato d'Europa -:
se il Ministro intenda fornire elementi sull'evoluzione dei fatti in premessa, con particolare riferimento alla quantificazione del danno ambientale sin qui stimabile, e alle responsabilità sin qui acclarate dalle autorità competenti e se intenda finanziare un progetto complessivo di bonifica e riqualificazione ambientale del fiume Lambro lungo tutto il suo tratto che interessa 5 province lombarde.
(5-02562)

Interrogazioni a risposta scritta:

BELLOTTI. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
alle 3.30 di martedì 23 febbraio 2010 il petrolio di alcune cisterne di un deposito di carburante della Lombarda Petroli a Villasanta, nella provincia di Monza e Brianza, è fuoriuscito in grande quantità e si è riversato nelle acque del fiume Lambro, tributario di sinistra del Po;
sarebbero, a quanto si apprende dalla stampa, più di 2 mila e 500 i metri cubi di petrolio e gasolio finiti nel corso d'acqua, creando un gravissimo danno ambientale;
il carburante fuoriuscito sarebbe poi giunto il 24 febbraio nel Po;
la situazione è talmente grave da aver indotto la regione Lombardia a chiedere lo stato di calamità, mentre l'Emilia Romagna ha chiesto lo stato d'emergenza;
nonostante siano stati e saranno predisposti tutti i mezzi per bloccare l'avanzata della sostanza inquinante nel fiume Po, sembra ormai inevitabile che un certo quantitativo di petrolio e gasolio arriveranno nell'Adriatico;
sebbene preoccupi il disastro provocato sull'intero ecosistema rivierasco, particolari timori starebbero emergendo in

queste ore per l'impatto che l'arrivo degli idrocarburi avrebbero sul fragile e particolarissimo equilibrio del delta del Po, una delle zone fociali più estese nell'intera Europa;
è notorio che l'intera area deltizia abbia specificità a livello di flora e fauna che richiedono particolari tutele, tanto da aver portato la regione a istituire un parco per la tutela ambientale della zona;
il delta del Po è inoltre un'area su cui si svolge l'attività di migliaia di pescatori che potrebbero subire gravi danni da un'immissione consistente di idrocarburi nelle acque in cui svolgono le loro attività -:
quali siano allo stato attuale i danni sull'ecosistema e sulle colture derivanti dalla fuoriuscita di idrocarburi dal deposito di Villasanta e quali misure intenda attuare per ridurre al minimo le conseguenze negative di questo evento sull'area del delta del Po e sull'attività dei pescatori che lì svolgono la propria attività.
(4-06291)

FARINA COSCIONI, MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
il Corriere della Sera, nella pagina 2 della sua Cronaca Romana del 28 febbraio 2010, riferisce che «i cassoni di amianto sono ancora lì, vicino a Ponte Milvio. Due settimane dopo la segnalazione sulle pagine del "Corriere", dieci cassoni di amianto giacciono abbandonati, in modo criminale, sulla sponda del Tevere»;
la loro presenza è stata accertata da esponenti dell'associazione Legambiente, dopo un sopralluogo compiuto in seguito a numerose segnalazioni;
è stato inviato un esposto alle autorità competenti per chiedere l'immediata adozione di tutti i provvedimenti che si riterranno più opportuni e idonei per il ripristino di adeguate condizioni ambientali nell'area;
quei vecchi cassoni dell'acqua in eternit abbandonati sono pericolosi, e le polveri di amianto sono cancerogene;
appare incredibile, scandaloso e intollerabile che possono essere abbandonati lungo le sponde del Tevere, con il rischio che l'amianto si disperda nelle acque -:
se non si ritenga di dover promuovere e sollecitare, nell'ambito delle rispettive competenze e prerogative, tutte le iniziative per accertare come sia accaduto questo sconcertante episodio e come mai materiale pericoloso risulta ancora non rimosso.
(4-06305)

ZAMPARUTTI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
secondo quanto riporta il quotidiano Terra di venerdì 26 febbraio 2010, risulta che sarebbe in costruzione dalla società «Luminosa», a ridosso della città di Benevento, una mega centrale a turbogas da 385 MW;
la Luminosa Srl, nata a Napoli, è ora per il 94 per cento della società BKW, multinazionale che realizza impianti eolici, solari ma anche nucleari in Europa;
l'impianto di Benevento dovrebbe sorgere alla confluenza di due fiumi, a pochi metri da un ponte romano e in una zona umida con conseguente stagnazione degli inquinanti;
il progetto inoltre prevede la realizzazione di un gasdotto di 4,8 chilometri per fornire il metano alla centrale e di un

elettrodotto di 10 chilometri per trasferire in altre province l'energia prodotta;
nel 2006 il consorzio ASI, che a nome del comune, della provincia e della camera di commercio di Benevento gestisce la zona industriale, assegna l'area in questione alla Luminosa senza tenere conto che quella zona è considerata dalla regione Campania un «corridoio ecologico» e dunque non è edificabile. Inoltre, sempre la regione, prevedeva per le aree campane interne una sola centrale a turbogas, quella di Flumeri, in provincia di Avellino;
è intervenuta anche la Commissione ministeriale di valutazione d'impatto ambientale che ha dato parere favorevole a condizione che la Luminosa fornisca il calore prodotto alle aziende già presenti nell'area, le quali, rinunciando ai propri impianti di riscaldamento, ridurrebbero le emissioni nocive nella zona;
eppure, nel progetto della centrale, la rete per la diffusione del calore non era prevista e le aziende locali si dichiararono fin da principio indisponibili a rinunciare ai propri impianti;
quando nel 2008 il decreto ambientale del governo ha ratificato la relazione VIA, sono cominciate le proteste degli ambientalisti di Benevento che hanno costretto comune e provincia a dare parere negativo alla centrale -:
di quali informazioni disponga il Governo in relazione alla realizzazione del citato progetto e dei problemi ambientali che lo stesso può creare, e se essi siano stati tutti presi in considerazione durante la procedura di VIA;
se sia vero che nel progetto della centrale della Luminosa Srl non sia prevista la rete per la diffusione del calore alle aziende già presenti dell'area, considerato che tale mancanza costituirebbe deroga alla condizione posta dalla commissione ministeriale di VIA per una riduzione delle emissioni nocive.
(4-06315)

Allegato B
Seduta n. 291 del 1/3/2010
TESTO AGGIORNATO AL 2 MARZO 2010

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ECONOMIA E FINANZE

Interrogazioni a risposta scritta:

ZAMPARUTTI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
l'opportunità di spostare una parte non marginale del gettito dalle imposte che colpiscono il lavoro a quelle che - in senso lato - riguardano il prelievo di risorse naturali è da tempo auspicata sia a livello teorico che istituzionale;
l'Oecd ha istituito negli anni Novanta un programma finalizzato a promuovere il trasferimento di almeno il 10 per cento del gettito, sostenendo che in questo modo si potrebbe ridurre in modo significativo l'impatto distorsivo del sistema tributario e insieme incentivare comportamenti più virtuosi da un punto di vista ambientale;
secondo un articolo pubblicato da www.lavoce.info a firma Antonio Massarutto, fra le «100 tasse» degli italiani, quelle assimilabili a imposte ambientali sono molte in numero, ma se si escludono quelle sui carburanti, determinano gettiti trascurabili o poco più che simbolici;
dei circa 41 miliardi annui di gettito totale (circa il 7 per cento del carico fiscale complessivo), il 77 per cento proviene dal settore energetico, il 22 per cento dal trasporto automobilistico, e solo l'1 per cento da «inquinamento e risorse», pari allo 0,02 per cento del Pil;
per di più, in buona parte, sono «ambientali» solo di nome, avendo un presupposto correlato con il tema ambientale, ma non essendo poi strutturate in modo da incentivare comportamenti virtuosi;
nel resto d'Europa, dove in media l'incidenza delle imposte ambientali è analoga alla nostra, il peso di quest'ultima voce sul totale è tre volte superiore, e corrisponde allo 0,12 per cento del Pil;

ma in alcuni paesi questo rapporto raggiunge valori ben più ragguardevoli. In Danimarca e Olanda, le tasse ambientali raggiungono rispettivamente il 5,8 e il 4 per cento del Pil, e quelle sull'inquinamento rappresentano circa l'1,2 e lo 0,4 per cento;
ci sarebbe dunque margine per attuare anche in Italia una «green tax reform» che, a parità di gettito, potrebbe spostare almeno 1 punto di Pil (e 2 punti di pressione fiscale) dalle imposte distorsive su lavoro e imprese alle esternalità ambientali: dalle persone che producono alle cose che inquinano, appunto. Rifiuti, scarichi nell'acqua, prelievi di materiali inerti, rumore, traffico, smog, attività pericolose;
un serio programma in questa direzione potrebbe rappresentare un passo in avanti, non solo perché si aumenterebbe l'efficienza complessiva del sistema (da imposte distorsive a imposte non distorsive o distorsive «in senso buono»), ma anche perché molte imposte ambientali si prestano a essere prelevate in sede locale, e rappresentano perciò un cespite ideale per un fisco più federale;
le imposte ambientali potrebbero prestarsi anche a un impiego incentivante all'interno di schemi bastone-carota, con il fine di disincentivare certi comportamenti e utilizzare il gettito per promuoverne altri;
secondo «Ambiente Italia 2010», l'annuale rapporto sullo stato di salute del Paese di Legambiente, la tassazione ambientale ha raggiunto il minimo storico degli ultimi decenni. In rapporto al Pil, l'Italia mostra la massima riduzione della tassazione ambientale in tutta l'Unione europea nonostante l'intensità energetica sia rimasta pressoché invariata (a differenza degli altri paesi europei). L'entità della tassazione è composta per il 77 per cento da tasse energetiche e in particolare dalle accise petrolifere, per il 22 per cento da tasse automobilistiche e per l'1 per cento da tributo di discarica e altre imposte, mentre non esistono imposte riferibili specificatamente al consumo di risorse ambientali -:
se il Ministro intenda seguire il programma dell'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico che sostiene la promozione del trasferimento di almeno il 10 per cento del gettito;
se e come il Ministro intenda riequilibrare la pressione fiscale verso una tassazione maggiore di quei comportamenti che si traducono nel prelievo di risorse naturali e insieme incentivare comportamenti più virtuosi da un punto di vista ambientale.
(4-06302)

BRUGGER, AMICI, BRESSA e PISICCHIO. - Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
la legge 3 agosto 2004 n. 206 recante «Nuove norme in favore delle vittime del terrorismo e delle stragi di tale matrice» è stata, novellata con legge 24 dicembre 2007 n. 244 (legge finanziaria 2008), la quale, all'articolo 15 comma 2, ha aggiunto il seguente periodo: «I benefici di cui alla presente legge si applicano anche agli eventi verificatisi all'estero a decorrere dal 1o gennaio 1961, dei quali sono stati vittime cittadini italiani residenti in Italia al momento dell'evento»;
l'intervento legislativo del 2008 si era reso necessario poiché il testo dell'articolo 15, comma 2, nella originaria formulazione, prevedeva una diversa decorrenza temporale per l'applicazione dei benefici; con ciò, creando una sorta di «doppio binario» tra vittime di serie A (coloro che, fossero stati vittime di eventi terroristici a partire dal 1o gennaio 1961 sul territorio italiano) destinatarie del complesso dei benefici contemplati dalla legge n. 206 del 2004 e vittime di serie B (coloro che, pur subendo lo stesso pregiudizio, nello stesso periodo temporale, ne fossero stati vittime all'estero) escluse dai suddetti benefici per una evidente lacuna legis;

con l'articolo 2, comma 106, lett. d), della legge n. 244 del 2007 si estende - colmando finalmente una imbarazzante lacuna - l'applicazione dei benefici previsti dalla normativa «anche agli eventi verificatisi all'estero a decorrere dal 1o gennaio 1961, dei quali sono stati vittime cittadine italiani residenti in Italia al momento dell'evento»;
pertanto la novella legislativa è intervenuta per porre rimedio ad una situazione che è stata fonte di gravi ed ingiustificate discriminazioni;
nonostante l'intento dell'intervento legislativo fosse chiaro, esso è stato ampiamente e grossolanamente disatteso in sede di attuazione della citata normativa, posto che si è ritenuto di interpretare la ricordata normativa facendone decorrere i benefici - con riferimento ai soli accadimenti avvenuti all'estero - a far data dal 1o gennaio 2008;
con questa errata applicazione si è ripristinato uno stato di formale e sostanziale discriminazione tra coloro che si giovano di quei benefici dal 2004 e quanti ne fruiscono - pur in eguaglianza di posizioni giuridiche tra appartenenti alla medesima categoria - a far data dal 2008;
tale errata applicazione è fonte di grave pregiudizio, al pari di quello che la legge n. 244 del 2007 era intervenuta a sanare, in quanto assegna, tra l'altro, alla legge n. 206 del 2004 evidenti profili di incostituzionalità per violazione degli articoli 2 e 3 della Costituzione, né consentirebbe un effettivo ristoro dei danni sofferti, tra i quali, si collocano, il danno biologico, il danno esistenziale, il danno alla vita di relazione, il danno morale, il danno derivante dalla diminuzione e/o perdita della capacità lavorativa;
tali profili di danno sfuggono all'effettivo ristoro che la natura indennitaria, e non risarcitoria, dei benefici previsti, già in sé fatica a coprire;
ed infatti, la volontà del legislatore - quale emerge attraverso l'interpretazione di tutto il complesso normativo che dà vita al sistema di tutele approntate, non già in seguito all'esame isolato di una singola norma - è stato proprio quella di predisporre un sistema di tutele specialissime, con istituti particolarissimi, operanti anche in deroga alle norme previste dai singoli ordinamenti;
tale carattere di specialità è stato tanto valorizzato dal legislatore quanto mortificato nella successiva interpretazione ed applicazione della normativa, svilendo così l'effettiva portata della stessa e dandone una interpretazione distorta e fuorviante, fonte di gravi ed ingiustificate - oltre che, incostituzionali - disparità di trattamento;
in merito alla portata e alle finalità della legge n. 206 del 2004 è intervenuta la direttiva del 27 luglio 2007 della Presidenza del Consiglio dei ministri, che ha fornito l'interpretazione ufficiale di alcuni aspetti della citata normativa, sottolineandone, tra l'altro il carattere di «normativa affatto speciale, caratterizzata da istituti particolarissimi che postulano, in eguaglianza di posizioni tra gli appartenenti alla medesima categoria, benefici economici, fiscali, assistenziali, pensionistici e previdenziali anche in deroga alle norme previste dai singoli ordinamenti» -:
se i Ministri interrogati non ritengano doveroso assumere ogni iniziativa utile, atta ad assicurare alle vittime del terrorismo e ai loro familiari una tutela omogenea, che consenta di superare le attuali discrasie interpretative - fonti di gravi pregiudizi morali e materiali - e ricostituire un assetto di legalità formale e sostanziale.
(4-06303)

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GIUSTIZIA

Interrogazioni a risposta scritta:

BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
l'osservatorio permanente sulle morti in carcere composto da radicali italiani,

dalla redazione di Ristretti orizzonti e Radiocarcere, nonché dalle associazioni «Il detenuto Ignoto», «A Buon Diritto» e «Antigone», ha diramato un comunicato nel quale si rende noto che nella casa circondariale di Vibo Valentia, la mattina del 25 febbraio, un detenuto 42enne si è suicidato mediante impiccagione con le lenzuola in dotazione nella sua cella;
l'uomo, dopo aver appeso il proprio accappatoio alla finestra in modo da impedire la visuale e aver scritto una lettera di addio rivolta alla famiglia ha dato luogo all'estremo gesto. Il personale prontamente accorso non ha potuto far altro che constatarne il decesso;
sulla vicenda il Segretario Generale della Uil-Pa Penitenziari, Eugenio Sarno, ha dichiarato: «Questo è il quarto suicidio nel giro di 36 ore. Troppo. Davvero troppo. Le undici autosoppressioni avvenute all'interno dei penitenziari italiani ripropongono drammaticamente la necessità di individuare quelle soluzioni necessarie a ripristinare legalità, dignità e civiltà all'interno delle nostre prigioni. Vogliamo auspicare che gli impegni assunti dal Ministro Alfano circa una corsia preferenziale per le norme accompagnatorie al piano carceri trovino attenzione ed accoglimento nel Governo e nell'intero Parlamento. Il dramma della questione penitenziaria è una vergogna nazionale, che un Paese civile come l'Italia non merita. A questo punto una Amministrazione Penitenziaria attenta e vigile avrebbe già trovato soluzioni tampone. Penso all'adozione delle lenzuola di carta, al posto di quelle in tela attraverso le quali si pongono in essere la maggioranza dei suicidi»;
con questo suicidio salgono a 11 i detenuti che si sono tolti la vita dall'inizio dell'anno: Pierpaolo Ciullo, 39 anni; Celeste Frau, 62 anni; Antonio Tammaro, 28 anni; Giacomo Attolini, 49 anni; Eddine Abellativ, 27 anni; Mohamed El Abbouby, 25 anni; Ivano Volpi, 29 anni e un cittadino tunisino di 26 anni; Walid Aloui, 28 anni; Vincenzo Balsamo, 42 anni;
secondo uno studio condotto dal citato «Osservatorio Permanente sulle morti in carcere», confrontando il tasso di sovraffollamento delle 11 carceri dove sono avvenuti i suicidi di quest'anno con il numero totale dei suicidi registrati negli ultimi cinque anni, è emerso che la frequenza dei suicidi arriva a triplicare nelle condizioni di maggiore affollamento, ma anche di particolare fatiscenza delle celle e assenza di attività trattamentali -:
di quali informazioni il Ministro interrogato disponga circa i fatti riferiti in premessa;
nel rispetto e indipendentemente dall'inchiesta avviata dalla magistratura se intenda avviare una indagine nell'ambito dell'amministrazione penitenziaria al fine di accertare modalità inequivoche ed eventuali responsabilità in ordine al suicidio avvenuto nel carcere di Vibo Valentia;
se il Ministro non ritenga opportuno fornire urgentemente ogni elemento a sua disposizione sulla reale consistenza del fenomeno delle morti in carcere in modo che possano essere concretamente distinti i suicidi dalle morti per cause naturali e da quelle invece per cause sospette;
se non intenda immediatamente stanziare fondi per migliorare la vita degli agenti penitenziari e dei detenuti in modo che il carcere, anche attraverso pene alternative, non sia solo un luogo di espiazione e di dannazione ma diventi soprattutto un luogo, attraverso attività culturali, lavorative e sociali, in cui i detenuti possano avviare un percorso concreto per essere reinseriti a pieno titolo nella società;
quali siano gli intendimenti del Governo in ordine alla esigenza di riforma della legge n. 354 del 26 luglio 1975 e dunque dell'ordinamento penitenziario e dei criteri di esecuzione delle pene e delle altre misure privative o limitative della libertà;
se non ritenga opportuno ritirare le disposizioni attualmente vigenti in base alle quali il personale penitenziario non può fornire alcuna notizia o comunicazione

in ordine a quanto avviene all'interno degli istituti di pena nel caso in cui non sia stato preventivamente autorizzato dallo stesso capo del dipartimento dell'amministrazione penitenziaria;
quali provvedimenti urgenti intenda adottare al fine di ricondurre le condizioni di detenzione vigenti all'interno della Casa di reclusione di Vibo Valentia conformi al dettato costituzionale e normativo.
(4-06300)

BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
Roberto Giuliani, 47 anni, trasferito a Rebibbia quasi un anno fa, si è impiccato il 25 febbraio 2010 nel bagno della cella del reparto G11 del carcere romano;
Giuliani era stato condannato nel 2002 per concorso in duplice omicidio e sarebbe uscito dal carcere nel 2028. Giudicato paziente psichiatrico a rischio, era stato nelle carceri di Frosinone e Spoleto e poi negli ospedali psichiatrici giudiziari di Montelupo, Aversa e Barcellona Pozzo di Gotto, prima di approdare, la scorsa primavera, a Rebibbia nuovo complesso, sezione G11, dove ha vissuto in questi mesi insieme ad altri 450 detenuti affetti da patologie cliniche di varia natura;
sulla vicenda il garante dei detenuti del Lazio ha dichiarato: «Dallo scorso settembre Roberto era sottoposto a regime di grande sorveglianza. Ma tale misura non è servita ad evitare la tragedia. A Rebibbia nuovo complesso in questi giorni sono presenti 1685 detenuti, la presenza più alta di sempre. È evidente che il sovraffollamento e la carenza di risorse umane e finanziarie crea una situazione di perenne emergenza in carcere, all'interno della quale ogni misura precauzionale assunta ha una efficacia relativa. La storia clinica di Roberto Giuliani indicava chiaramente che era incompatibile con una reclusione di tipo tradizionale, e non è un caso che questa persona fosse sottoposta a regime di grande sorveglianza. Ma in una situazione fuori controllo come quella che si sta vivendo nelle carceri, è drammaticamente evidente che molte situazioni al limite possano finire in questo modo»;
con questo suicidio salgono a 12 i detenuti che si sono tolti la vita dall'inizio dell'anno (ovvero in neanche due mesi): Pierpaolo Ciullo, 39 anni; Celeste Frau, 62 anni; Antonio Tammaro, 28 anni; Giacomo Attolini, 49 anni; Eddine Abellativ, 27 anni; Mohamed El Abbouby, 25 anni; Ivano Volpi, 29 anni e un cittadino tunisino di 26 anni; Walid Aloui, 28 anni; Vincenzo Balsamo, 42 anni;
secondo uno studio condotto dall'«Osservatorio Permanente sulle morti in carcere», composto da Radicali italiani, dalla redazione di Ristretti Orizzonti e Radiocarcere, nonché dalle associazioni «Il detenuto ignoto», «A Buon Diritto» e «Antigone», se si confronta il tasso di sovraffollamento delle carceri dove sono avvenuti i suicidi di quest'anno con il numero totale dei suicidi registrati negli ultimi cinque anni, ci si rende conto come la frequenza dei suicidi arrivi a triplicare nelle condizioni di maggiore affollamento, ma anche di particolare fatiscenza delle celle e assenza di attività trattamentali;
Roberto Giuliani soffriva di una grave patologia psichica; persone così gravemente sofferenti dal punto di vista psichico non dovrebbero necessariamente scontare la pena all'interno di istituti non attrezzati per la cura di simili patologie -:
di quali informazioni il Ministro interrogato disponga circa i fatti riferiti in premessa;
se intenda verificare, per quanto di competenza, il modo in cui si sono svolti i fatti per appurare se nei confronti del detenuto Roberto Giuliani siano state messe in atto tutte le misure di sorveglianza previste e necessarie e quindi se non vi siano responsabilità di omessa vigilanza e cura da parte dell'amministrazione dell'istituto penitenziario romano;

se, nel corso della detenzione nel carcere romano, il signor Roberto Giuliano abbia usufruito di una adeguata terapia di supporto psicologico così come richiesto dal suo precario stato di salute mentale;
se non ritenga che l'alto tasso di suicidi in carcere dipenda dalle condizioni di sovraffollamento degli istituti di pena e dalle aspettative frustrate di migliori condizioni di vita al loro interno, soprattutto per quanto riguarda le persone sottoposte al regime di isolamento o comunque ad altre forme di inasprimento del regime detentivo e quali iniziative intenda assumere in proposito;
se non intenda immediatamente stanziare fondi per migliorare la vita degli agenti penitenziari e dei detenuti in modo che il carcere, anche attraverso pene alternative, non sia solo un luogo di espiazione e di dannazione ma diventi soprattutto un luogo, attraverso attività culturali, lavorative e sociali, in cui i detenuti possano avviare un percorso concreto per essere reinseriti a pieno titolo nella società;
quali siano gli intendimenti del Governo in ordine alla esigenza di riforma della legge n. 354 del 26 luglio 1975 e dunque dell'ordinamento penitenziario e dei criteri di esecuzione delle pene e delle altre misure privative o limitative della libertà;
quali iniziative urgenti intenda adottare al fine di ricondurre le condizioni di detenzione vigenti all'interno del carcere di Rebibbia conformi al dettato costituzionale e normativo.
(4-06301)

BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della giustizia, al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
il 25 febbraio 2010 è apparso un articolo sul quotidiano Terra firmato da Fiorentina Barbieri dove viene narrata la vicenda di Antonio, detenuto nel carcere romano di Rebibbia;
Antonio è detenuto dal 1998, da allora è transitato in diversi istituti penitenziari del Lazio in quanto deve scontare una serie di reati commessi nel sud pontino; dal 1997 non riesce a parlare perché affetto da «astasia-abasia», una patologia che impedisce una postura normale, condiziona i movimenti del viso e del corpo della persona che ne è affetta e dà dolori diffusi;
a causa della predetta patologia, Antonio è stato dapprima trasferito nel carcere milanese di Opera, dove un medico lo ha inviato al centro di alta specializzazione «Carlo Besta»; dopodiché è stato trasferito a Rebibbia e, nel 2007, ne è stato disposto il ricovero presso l'infermeria del carcere romano;
da circa un mese è stato ricondotto in un reparto «normale», ossia in una cella con il blindato, dove la carrozzina non passa dalla porta, e poiché le dimensioni della cella rendono l'accesso al water troppo complicato, gli è stato lasciato il catetere. In pratica Antonio, viste le suo critiche condizioni di salute, si è improvvisamente trovato impossibilitato ad uscire dalla sua cella, vedendosi costretto a trascorrere le giornate steso sul letto, 24 ore su 24, salvo che per i colloqui, quando qualcuno lo prende in braccio aiutandolo a fargli raggiungere il corridoio. Da qualche giorno gli è stata assegnata una cella più larga, dove, almeno, la carrozzina può passare;
sebbene di recente la magistratura di sorveglianza abbia confermato la compatibilità dello stato di salute di Antonio con il regime carcerario, a giudizio della prima firmataria del presente atto, ai fini della espiazione della pena, il detenuto andrebbe collocato in un posto più appropriato, possibilmente in un centro clinico dove vi sia personale specializzato in grado di prendersi cura del detenuto -:
di quali informazioni dispongano i Ministri interrogati con riferimento ai fatti esposti in premessa;

se sia noto se sia stata formulata una ulteriore richiesta per il trasferimento in ricovero esterno del detenuto, viste le sue precarie condizioni di salute, e se questo sia stato disposto;
quanti siano i detenuti in condizione di disabilità nelle carceri italiane ed, in quali condizioni vengano garantiti i trattamenti necessari per la loro salute;
se i Ministri interrogati, a fronte di quanto esposto in premessa e nel quadro del trasferimento di funzioni dal Ministero della giustizia al Servizio sanitario nazionale, non ritengano di dover dare risposte e mezzi certi per assicurare ai cittadini detenuti affetti da disabilità l'assistenza sanitaria minima, contribuendo con ciò ad eliminare le situazioni di più evidente criticità che spesso sono la causa dei decessi all'interno degli istituti di pena.
(4-06317)

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INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazione a risposta in Commissione:

NASTRI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
i treni di nuova generazione ETR 500 denominati Frecciarossa, protagonisti a partire dal 2009 della mobilità nazionale con oltre un milione di passeggeri al mese, rappresentano per il sistema dei trasporti del nostro Paese, un valore aggiunto di indubbia competitività e di sviluppo, nell'era dell'alta velocità in contrapposizione all'utilizzo di altri mezzi di trasporto;
i risultati dopo meno di un anno appaiono, a giudizio dell'interrogante, positivi nonostante alcune lacune riconducibili alle mancate soste dei treni in importanti scali ferroviari, specie al Nord, come ad esempio sulla tratta Torino-Milano;
risultano altresì evidenti ulteriori carenze riguardanti i nuovi treni Frecciarossa, per quanto concerne sia la predisposizione nelle carrozze, di adeguati spazi volti a garantire sufficiente spazio per le carrozzine e i passeggini per i neonati e i bambini di piccola età che di zone adibite al cambio per i pannolini;
appare evidente in considerazione di quanto invece altri Paesi europei prevedono, che tali carenze sui treni che si vantano di essere tra i più efficienti e moderni a livello internazionale, risultano certamente poco edificanti, per un Paese come l'Italia che rappresenta il settimo Paese più industrializzato del mondo -:
quali iniziative intenda intraprendere in considerazione di quanto esposto in premessa;
se non ritenga conseguentemente opportuno, prevedere per le carrozze dei treni Frecciarossa, adeguati e confortevoli spazi a sostegno dei neonati e bambini di piccola età, che possano rendere più comodo e accogliente il viaggio a bordo dei treni di nuova generazione.
(5-02564)

Interrogazione a risposta scritta:

ZAMPARUTTI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro per le pari opportunità. - Per sapere - premesso che:
per chi è cieco o ipovedente muoversi in autonomia con i mezzi pubblici per recarsi al lavoro, sbrigare una commissione o semplicemente fare una passeggiata significa affrontare ogni volta la sfida del buio;
piccoli accorgimenti su autobus e metro potrebbero agevolare l'orientamento di ciechi e ipovedenti;
Tommaso Daniele, presidente dell'Unione italiana ciechi, spiega: «Più volte abbiamo chiesto alle amministrazioni locali di installare sistemi di annuncio delle fermate e predisporre indicatori di direzione, acustici e luminosi, come esistono in

molti Paesi europei. Qualcosa è stato fatto, ma non è ancora abbastanza. La maggior parte degli autobus, nelle grandi città come in quelle più piccole, ne è ancora sprovvista»;
si tratta di lacune evidenziate anche da un'indagine condotta nelle maggiori città italiane dal Corriere della Sera di cui si dà conto con un articolo pubblicato il 25 febbraio 2010 relativamente a Torino, Milano, Firenze, Roma, Napoli e Palermo;
se cicalini e annunci vocali sono presenti nella maggior parte dei treni e delle metropolitane - non sempre però in funzione su tutta la tratta - invece, sono davvero pochi all'interno degli autobus e quasi inesistenti all'esterno. Inoltre, a volte sono installati ma non funzionanti -:
se i Ministri interroganti intendano verificare la situazione esposta;
se i Ministri interrogati intendano attuare un monitoraggio della situazione di disagio per gli utenti non vedenti dei mezzi pubblici in Italia e quali iniziative di competenza intendano assumere al riguardo;
se esista o se si intendano assumere iniziative per l'istituzione di un fondo apposito da trasferire agli enti locali per interventi che favoriscano gli spostamenti dei cittadini non vedenti.
(4-06298)

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INTERNO

Interrogazioni a risposta scritta:

CIRIELLI. - Al Ministro dell'interno, al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 37 del decreto legislativo n. 139 del 2005 (legge istitutiva della professione di dottore commercialista) prevede l'iscrizione in un apposito elenco speciale per i dottori commercialisti che, pur possedendo i requisiti per l'abilitazione professionale, non possono esercitare la professione per incompatibilità oggettiva;
tale incompatibilità sussiste ogni qual volta il professionista, nell'esercitare attività dirigenziali, non può svolgere la libera professione ed è pertanto preclusa la sua iscrizione alla sezione «A» dell'albo nazionale dei dottori commercialisti ed esperti contabili;
gli iscritti all'elenco speciale di cui all'articolo 37 del decreto legislativo n. 139 del 2005, in quanto esercenti attività considerate incompatibili dall'articolo 4 del medesimo decreto, non possono assumere l'incarico di revisore dei conti, dal momento che l'iscrizione all'elenco speciale sospende momentaneamente dall'attività consentita chi possiede l'abilitazione a svolgere la professione di dottore commercialista ed esperto contabile;
da segnalazioni pervenute all'interrogante, emergerebbero gravi irregolarità in ordine alla formazione del collegio dei revisori dei conti del comune di Cava de' Tirreni (Salerno), ed in tal senso è stato sollecitato anche l'intervento del commissario straordinario del medesimo ente il quale, con nota prot. 11232 del 19 febbraio 2010, ha interpellato il consiglio nazionale dei dottori commercialisti e degli esperti contabili, al fine di acquisire elementi m merito;
in particolare, il suddetto organo collegiale presenterebbe, tra i suoi componenti per il triennio 2009-2012, un membro che, in quanto iscritto all'albo speciale dei dottori commercialisti della circoscrizione di Salerno, non sarebbe in possesso dei requisiti per partecipare al collegio dei revisori dei conti del comune di Cava de' Tirreni;
il soggetto in questione, già dirigente capo della ragioneria del comune di Salerno, nonché dirigente dell'ufficio ICI del medesimo comune, non essendo iscritto alla sezione «A» dell'albo dei dottori commercialisti, non potrebbe quindi assumere l'incarico di revisore dei conti del comune di Cava de' Tirreni;

il suddetto revisore starebbe, quindi, esercitando indebitamente le proprie funzioni in assenza dei requisiti di legge;
il Collegio dei revisori dei conti svolge funzioni molto delicate per il buon andamento dell'attività amministrativa dell'ente comunale e necessita, pertanto, di completa autonomia e trasparenza nella sua gestione -:
se il Governo sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali iniziative, per il tramite del commissario straordinario del comune di Cava de' Tirreni, intenda adottare al fine di garantire il rispetto dei principi di imparzialità, trasparenza, efficienza ed efficacia nella gestione delle amministrazioni periferiche.
(4-06312)

BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
nel nostro Paese sono stati diversi, negli ultimi mesi, gli episodi di intolleranza e razzismo che hanno avuto per oggetto membri della comunità Rom;
in passato l'Unione europea ha richiamato l'Italia per la mancata applicazione della «Direttiva contro la discriminazione basata sulla razza e le origini etniche» (2000/43/CE), segnalando che la presenza delle popolazioni Rom sul nostro territorio, e la loro stessa vita, sono a rischio;
il nostro Paese è stato in passato (durante il regime fascista), promotore di una feroce politica di discriminazione razzista del popolo Rom e, dal 1938, di una sistematica azione di persecuzione, deportazione e sterminio;
il numero dei Rom entro i nostri confini è andato aumentando negli ultimi anni a seguito della guerra che ha sconvolto nel 1999 la Jugoslavia e, segnatamente, a seguito della loro cacciata dai territori kosovari;
a questa incontestabile realtà non pare corrispondere, a giudizio della prima firmataria del presente atto, un proporzionato intervento delle istituzioni a tutela e difesa dei diritti dei membri della comunità Rom, come dimostra una vicenda verificatasi recentemente nel quartiere milanese della Bovisa, davvero esemplare;
Romeo, un bambino di etnia rom, frequentava fino a qualche giorno fa la prima elementare nel quartiere della Bovisa, Via Guicciardi, in piena periferia milanese, e, nei suoi primi sei anni di vita, ha vissuto varie volte l'esperienza dello sgombero, essendo giunto nella scuola milanese dopo essere stato allontanato dal Rubattino ed aver interrotto la sua frequenza scolastica alle elementari di via Feltre;
pochi giorni fa Romeo, insieme ad un'altra bambina che frequentava la quarta elementare e alle loro famiglie, è stato sgomberato dalle forze di polizia dal capannone in cui viveva;
per qualche notte è stato ospitato in un centro di accoglienza, ma a breve verrà sgomberato anche dal luogo in cui ha trovato riparo;
nel corso degli ultimi mesi la famiglia di Romeo è stata continuamente sgomberata nonostante la sua evidente volontà di iniziare un percorso nuovo di integrazione e inserimento sociale, il che comporta che al loro figlio, Romeo, vengano tuttora negati diritti fondamentali quali la casa e l'istruzione, essendo il suo percorso scolastico e affettivo continuamente interrotto -:
di quali informazioni il Ministro interrogato disponga circa i fatti riferiti in premessa;
quali iniziative urgenti il Ministro interrogato intenda porre in essere per il tramite del commissario per l'«emergenza rom» perché si adempia agli obblighi di solidarietà ed accoglienza, anche in adempimento della citata direttiva contro la discriminazione basata sulla razza e le origini etniche;

quali misure urgenti il Governo voglia approntare al fine di garantire la sicurezza e i diritti delle comunità rom in occasione delle numerose azioni di sgombero portate avanti su tutto il territorio nazionale;
quali interventi di carattere progettuale il Governo intenda porre in essere al fine di dare attuazione alla direttiva europea contro la discriminazione basata sulla razza.
(4-06316)

Allegato B
Seduta n. 291 del 1/3/2010
TESTO AGGIORNATO AL 3 MARZO 2010

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ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazione a risposta orale:

CASTAGNETTI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
la situazione delle scuole primarie e secondarie in Italia è drammatica, sia dal punto di vista dell'organizzazione didattica sia dal punto di vista del personale sia, ancora, sotto l'aspetto dell'edilizia e delle strutture;
migliaia di lavoratori precari sono inseriti provvisoriamente nelle strutture scolastiche per brevi periodi e senza garanzie di continuità né per se medesimi né per i primi ed essenziali fruitori del servizio, vale a dire le famiglie e gli alunni;
i finanziamenti per le supplenze sono stati sostanzialmente azzerati. Ne deriva che, tranne che per i casi di supplenze annuali, le sostituzioni giornaliere o settimanali non sono retribuite con fondi ministeriali ma rimesse alle valutazioni di autonoma gestione dei singoli istituti scolastici. A questi, tuttavia, non sono mai forniti i fondi necessari sicché i supplenti semplicemente non vengono chiamati. La conseguenza è che in caso di malattia o altro legittimo impedimento dell'insegnante le classi rimangono scoperte. Talora succede anche che le classi vengano smembrate temporaneamente e vari gruppi di alunni della classe smembrata siano sic et simpliciter associati ad altre classi, quale che sia l'età degli alunni della classe di destinazione e la materia che in quel momento vi viene insegnata. Sono anche episodi accertati nelle scuole medie che gruppi di alunni vaghino per i corridoi alla ricerca della classe nella quale sostare per le ore di «buco». Ovviamente queste situazioni non sono di responsabilità dei dirigenti scolastici che in mancanza di finanziamenti sono totalmente privi di mezzi per far fronte alle emergenze;
il quadro è ulteriormente peggiorato dalla situazione dell'edilizia scolastica e della manutenzione degli immobili. Pur appartenendo la materia alla competenza degli enti locali, la riduzione drastica e immotivata dei trasferimenti dallo Stato fa sì che comuni e province non riescano a svolgere i loro compiti in modo adeguato: i plessi scolastici sono fatiscenti, presentano quasi sempre porte ammaccate, con i cardini allentati, muri sbeccati, finestre rotte, servizi igienici inservibili. I tagli del Governo sono arrivati a privare i bidelli della scorta di segatura per i giorni di pioggia, sicché gli alunni entrano negli istituti bagnando completamente i pavimenti e rendendoli insicuri;
tutto ciò appare all'interrogante totalmente in contrasto con lo spirito dell'articolo 34 della Costituzione, specialmente nei suoi commi secondo e quarto, nei quali si prescrive l'effettività del diritto allo studio;
la situazione descritta, assolutamente conclamata, è peraltro contraria al senso stesso di una collettività, al buon andamento della vita civile e alle speranze di futuro delle giovani generazioni;
le risorse destinate alla scuola pubblica non appaiono sufficienti a garantire alle future generazioni l'istruzione e la formazione necessaria per una crescita e uno sviluppo pieno della loro personalità -:
quali iniziative intenda assumere per avviare a soluzione le carenze di organico nelle scuole italiane;

se creda che i provvedimenti sinora assunti nei confronti dei lavoratori precari della scuola siano conformi ai principi costituzionali e comunque rispondenti alle esigenze delle famiglie italiane;
quali iniziative intenda assumere per incrementare le risorse destinate alle scuole;
se ritenga di aver conseguito risultati soddisfacenti nell'affrontare le croniche carenze strutturali ed edilizie della scuola pubblica italiana.
(3-00940)

Interrogazione a risposta in Commissione:

GHIZZONI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
con nota n. 160 del 4 settembre 2009, il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca ha illustrato alle università i princìpi e i contenuti generali degli interventi che lo stesso intende attuare per l'ulteriore razionalizzazione e qualificazione dell'offerta formativa universitaria;
tali nuovi princìpi contenuti generali dovranno trovar riscontro in un nuovo decreto ministeriale modificativo dal decreto ministeriale 31 ottobre 2007, n. 544, che attualmente risulta ancora in via di adozione e, quindi, nemmeno al vaglio di legittimità da parte della Corte dei conti;
l'adeguamento ai contenuti delineati nella citata nota 160 comporterebbe per gli atenei una riprogettazione complessiva della propria offerta formativa, aspetto che richiederà un congruo arco temporale;
tuttavia, con nota dell'ufficio V, prot. n. 18 del 27 gennaio 2010, nel richiamare l'attenzione sulla circostanza della «rilevante restrizione delle risorse disponibili sul fondo di finanziamento ordinario per il corrente anno e, soprattutto, per i prossimi esercizi» - aspetto più volte denunciato dall'interrogante - si invitano comunque le università ad adeguarsi quanto più possibile ai contenuti della richiamata nota 160, nella definizione dell'offerta formativa già per l'anno accademico 2010-2011, affinché quest'ultima risulti «effettivamente sostenibile» con i parametri quantitativi della nota e limitando i costi derivanti dall'attivazione di corsi di studio e insegnamento che potrebbero essere successivamente soppressi a fronte dei citati tagli finanziari;
non solo, nella nota del 27 gennaio 2010, si sollecita un'ulteriore recepimento anticipato delle indicazioni contenute nella nota 160 con riguardo alla verifica del possesso dei requisiti necessari per la docenza, le procedure di valutazione comparativa, i corsi interclasse e altro ancora;
in buona sostanza, con un inedito e inspiegabile processo di sovvertimento della gerarchia delle fonti, si sollecitano le università italiane ad adeguarsi immediatamente - pur in vigenza del decreto ministeriale 31 ottobre 2007, n. 544 - a un nuovo sistema di definizione delle modalità e delle condizioni per la programmazione dell'offerta formativa universitaria, delineato in un nota ministeriale e che dovrà trovare riscontro in un emanando decreto ministeriale, di cui ancora non vi è traccia;
peraltro, dopo mesi di incertezza, le sollecitazioni operate con la citata nota 18 sono pervenute alle università solo alla vigilia della chiusura delle operazioni di caricamento degli ordinamenti didattici nella sezione RAD, rendendo materialmente impraticabile ogni ulteriore revisione;
l'eventuale ottemperanza alle indicazioni della richiamata nota 160 è, ad avviso dell'interrogante, di dubbia legittimità -:
sulla base di quale presupposto giuridico le università dovrebbero attenersi a indicazioni formulate solo in una nota ministeriale, pur in vigenza del decreto ministeriale n. 544 del 2007;
se non ritenga opportuno chiarire che le nuove regole non potranno riguardare l'offerta formativa relativa all'anno

accademico 2010-2011, già programmata e definita dagli atenei.
(5-02563)

Interrogazione a risposta scritta:

ZAMPARUTTI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro della salute, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
le scuole italiane sono vecchie e poco ecologiche, secondo «Ecosistema scuola», la ricerca annuale di Legambiente sullo stato dell'edilizia scolastica nel nostro Paese, presentata in data 24 febbraio 2010 a Napoli;
il dossier di Legambiente denuncia che molte delle 42 mila scuole italiane continuano ad avere problemi, come dimostrato dal fatto che negli ultimi cinque anni la metà degli edifici è stato sottoposto ad interventi di manutenzione straordinaria e il 30 per cento ne ha ancora bisogno urgente;
finora sono stati spesi oltre 270 milioni di euro, pari a 42 mila euro per edificio, eppure in alcune zone d'Italia non sembra essere stato sufficiente;
i valori d'eccellenza sono per Emilia Romagna, Lazio, Lombardia, Piemonte e Toscana, mentre nel meridione la Sicilia ha speso moltissimo ma solo in manutenzione straordinaria;
i problemi sono confermati dal mancato completamento dell'anagrafe scolastica, ma soprattutto dall'anzianità delle scuole: il 60 per cento di queste è antecedente al 1974. Nel sud, tuttavia, quasi la metà degli edifici ha meno di quarant'anni (il 53 per cento nelle isole), mentre il 23 per cento sono stati costruiti addirittura dopo il 1990;
sono proprio le amministrazioni sud e delle isola a segnalare le necessità di interventi urgenti (rispettivamente per il 47 per cento e il 40 per cento delle scuole), mentre al centro hanno problemi il 26 per cento nel nord il 21 per cento;
se, da una parte, la raccolta differenziata viene attuata in quasi l'87 per cento delle amministrazioni e la metà delle scuole usa inoltre un'illuminazione a basso consumo mentre il 25 per cento risparmia energia in altre forme, dall'altra, tuttavia, appaiono carenze per quanto riguarda lo sviluppo della bioedilizia (che coinvolge solo lo 0,34 per cento delle scuole) e delle energie rinnovabili, di cui si avvale solo il delle amministrazioni. Un dato fermo da anni;
oltre il 7 per cento delle scuole continua ad essere situato a meno di un chilometro dalle industrie, mentre sono diminuite le azioni di bonifica dall'amianto (dall'8 per cento al 4 per cento in un anno) e sono aumentati i casi certificati della presenza di questo materiale, passati dal 5,50 per cento al 10 per cento;
per quanto riguarda il rischio terremoti, il 73,5 per cento delle scuole del centro Italia è antisismico ma solo il 51 per cento possiede il certificato di idoneità statica e il esegue prove d'evacuazione. Percentuali che nel sud scendono rispettivamente all'11 per cento e al 62 per cento, nonostante gli edifici a rischio siano oltre il 60 per cento;
gli interventi da attuare, dunque, sono tanti ma i fondi restano incerti;
una delibera del Cipe un anno fa ha stanziato un altro miliardo di euro, poi ridotto a 773 milioni, a seguito del trasferimento alle scuole abruzzesi -:
se i Ministri interrogati non ritengano opportuno, ove ne sussistano i presupposti, verificare la situazione dell'edilizia scolastica del Paese;
se i Ministri interrogati non ritengano opportuno avviare, per quanto di competenza, un'ampia indagine per la tutela della salute pubblica, sia relativamente

alla presenza di edifici bisognosi di urgente manutenzione sia alla presenza di amianto;
se e come i Ministri interrogati intendano provvedere al completamento dell'anagrafe scolastica;
se e quali iniziative di competenza si intendano assumere per un intervento immediato e strutturale di manutenzione per quel 60 per cento di edifici scolastici antecedenti al 1974;
se e con quali mezzi si intenda procedere per rispondere alla necessità di interventi urgenti segnalata dalle amministrazioni del sud Italia e delle isole;
se si intenda procedere con strumenti immediati per un'azione di bonifica dall'amianto degli edifici interessati;
se corrisponda al vero il fatto che solo il 51 per cento o delle scuole del centro Italia e solo l'11 per cento di quelle del sud possiede il certificato di idoneità statica;
se intendano assumere iniziative volte ad aumentare gli stanziamenti per le misure necessarie all'edilizia scolastica e se intendano provvedere immediatamente al trasferimento agli enti locali dei fondi stanziati appositamente per interventi concreti.
(4-06295)

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LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta orale:

MOSELLA. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro per le pari opportunità. - Per sapere - premesso che:
risulta all'interrogante da notizie apparse su un quotidiano toscano che la giovane Natasha Mashiah Salemi non trovi lavoro nella città di Siena perché «poco italiana» per aspetto ed accento;
la ragazza, di madrelingua italiana ed inglese, laureanda in lingue e diplomata al liceo classico, venga regolarmente scartata ai colloqui di lavoro a causa del suo aspetto ed del suo accento non «italiani»;
la ragazza, dopo aver lavorato con successo all'estero, intenderebbe portare a Siena, città ove risiede, la sua pluriennale esperienza in vari settori, trovando però sempre un vero muro dovuto al suo aspetto;
della questione è stato investito anche il sindaco di Siena -:
se i ministri interrogati intendano mettere in atto una campagna finalizzata alla vera integrazione ed al superamento di situazione quali quella in premessa.
(3-00938)

Interrogazione a risposta scritta:

DI PIETRO, DONADI, EVANGELISTI, BORGHESI, ANNA TERESA FORMISANO, BARBATO, PALADINI e PORCINO. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
nell'ottobre del 2004, la Birra Peroni s.p.a. ha attivato la procedura di messa in mobilità per cessazione dell'attività nei confronti di tutto il personale in forza nello stabilimento di Napoli. Dagli iniziali 152 dipendenti, oggi la Peroni s.p.a. ne conta 132;
gli assessorati al lavoro della regione Campania e del comune di Napoli, insieme alla struttura territoriale campana di Italia Lavoro, decisero uno specifico programma finalizzato all'attivazione di azioni di sostegno per la ricollocazione dei lavoratori in esubero;
in data 27 gennaio 2005 l'azienda, preso atto delle iniziative assunte, si è dichiarata disponibile ad attivare la procedura di cassa integrazione straordinaria per crisi aziendale per cessazione di attività dello stabilimento di Napoli a decorrere dal 31 gennaio 2005 e per un periodo di 12 mesi;

l'accordo prevedeva la cassa integrazione straordinaria per 12 mesi, un piano di riqualificazione e di ricollocazione del personale da effettuare da parte di aziende-acquirenti specializzate, un riassetto organizzativo della funzione commerciale, azioni di sostegno per la ricollocazione dei lavoratori dello stabilimento di Napoli, attraverso un progetto di outplacement della durata di 12 mesi decorrenti dal termine della cassa integrazione straordinaria, da affidare ad azienda specializzata e l'incentivazione economica all'esodo;
nel corpus dell'accordo raggiunto, si prevedevano inoltre incontri di verifica bimestrali, al fine di monitorare l'andamento delle azioni gestionali sopra citate. Durante il periodo di cassa integrazione si verificavano delle assunzioni senza alcuna forma di selezione tecnico-professionale fra gli ex dipendenti ed, inoltre, alcuni lavoratori venivano ad essere destinatari di proposte di assunzione provenienti da anonime società che offrivano, a quanto pare arbitrariamente, lavori con contratti a tempo determinato in violazione del contenuto degli accordi istituzionali intrapresi precedentemente;
in data 27 giugno 2006 veniva stipulato un accordo fra la Birra Peroni s.pa. ed un possibile acquirente, la MI.NO.TER., con sede a Cagliari. Nello specifico, la MI.NO.TER. si impegnava ad intraprendere delle iniziative imprenditoriali nell'area su cui è ubicato lo stabilimento produttivo dismesso, finalizzate ad assumere gli ex dipendenti della Peroni;
nonostante l'accordo comprendesse i tempi e la tipologia contrattuale delle assunzioni, il luogo e la caratteristica delle mansioni da svolgere, sembrerebbe che, arbitrariamente, la MI.NO.TER, attraverso una sua controllata, la CUALBU, abbia offerto ai lavoratori degli impieghi part-time e compensi monetari sostitutivi della posizione lavorativa;
l'epilogo della snervante querelle è costituito dalla scadenza della mobilità concessa ai lavoratori;
si rilevano, altresì, forti interrelazioni politiche-imprenditoriali, aventi ad oggetto ingenti ed esorbitanti introiti derivanti dall'utilizzo commerciale del sito, trascurando come al solito, la vita degli ex dipendenti e delle loro famiglie, prive di un seppur minimo sostentamento economico per far fronte alle asprezze della quotidianità -:
se il Governo non ritenga indispensabile prorogare la mobilità in deroga per tutti i lavoratori della Peroni s.p.a. e di intervenire affinché venga rispettato l'accordo stipulato con le organizzazioni sindacali che prevede la ricollocazione dei lavoratori con i diritti e le condizioni previste dagli accordi.
(4-06308)

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PUBBLICA AMMINISTRAZIONE E INNOVAZIONE

Interrogazioni a risposta scritta:

MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro della salute, al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
la Croce rossa italiana (CRI), eretta a ente morale con la legge 30 maggio 1884, n. 1243, ha, ai sensi dell'articolo 7 del decreto-legge 20 settembre 1995, n. 390, convertito, con modificazioni, dalla legge 20 novembre 1995, n. 490 (Gazzetta Ufficiale 20 novembre 1995, n. 271), ad ogni effetto di legge qualificazione e natura di ente dotato di personalità giuridica di diritto pubblico e, in quanto tale, è soggetta alla disciplina normativa e giuridica degli enti pubblici e che la natura pubblica è espressamente richiamata anche dall'articolo 5 dello Statuto dell'associazione approvato con decreto del Presidente del

Consiglio dei ministri 6 maggio 2005, n. 97 (Gazzetta Ufficiale 8 giugno 2005, n. 131);
per l'assolvimento dei suoi servizi in tempo di pace e di guerra la Croce rossa italiana dispone di un corpo militare ausiliario delle Forze armate dello Stato il cui personale è disciplinato per quanto concerne «stato giuridico, reclutamento, avanzamento e trattamento economico» dal regio decreto 10 febbraio 1936, n. 484, casi come modificato dalla legge 25 luglio 1941, n. 883, e dal decreto legislativo luogotenenziale 22 febbraio 1946, n. 379; ai sensi degli articoli 29, 249 e 116 del citato regio decreto n. 484 del 1936, gli iscritti nel Corpo militare della Croce rossa italiana, chiamati in servizio, sono militari e sottoposti alle norme del regolamento di disciplina militare e del codice penale militare;
ai sensi della disciplina di cui al regio decreto n. 484 del 1936 e successive modificazioni, il Corpo militare della CRI dipende direttamente dal Presidente nazionale, mentre il Direttore generale esercita i poteri di gestione dell'associazione e tutte le funzioni di cui all'articolo 16 del decreto legislativo n. 165 del 2001, tra cui l'adozione di atti e provvedimenti amministrativi e l'esercizio dei poteri di spesa e di acquisizione delle entrate;
l'amministrazione della CRI con ordinanza n. 336 del 2008 ha disposto l'annullamento delle ordinanze n. 1382, n. 1383 e n. 1384 del 17 luglio 2003 del Commissario di Governo pro tempore, dotato di poteri ordinari e straordinari (atti sottoscritti da alti dirigenti del comitato centrale e condivisi sia dal collegio dei revisori dei conti pro tempore che dalla Corte dei conti che, in occasione della stesura della relazione al Parlamento dell'anno 2006 relativa al conto consuntivo 2003 ha addirittura evidenziato con favore la procedura adottata) con i quali era stato avviato un iter amministrativo di transazione per il riconoscimento di quanto dovuto a titolo di competenze arretrate per promozioni e adeguamenti stipendiali per i quali il personale aveva sottoscritto rinuncia sia agli interessi di legge che all'esperimento di future azioni legali. In tal modo 915 lavoratori hanno ricevuto una formale comunicazione di interruzione dei termini di prescrizione e preavviso di restituzione di somme (al lordo degli importi) per un circa 11 milioni di euro, gettando nello sconforto le rispettive famiglie;
da oltre tre anni dall'amministrazione centrale della CRI non sono ancora stati assegnati all'ispettorato nazionale del Corpo militare della CRI, nonostante le incessanti richieste, circa 14 milioni di euro che il Ministero della difesa ha destinato esclusivamente al Corpo militare per l'ammodernamento e il potenziamento delle strutture operative mobilitabili che vengono impiegate su richiesta delle Forze armate. Ciò mina l'operatività e l'efficienza del personale determinando malcontento e frustrazione;
risultano, inoltre, in servizio 378 militari richiamati (alcuni precari da oltre un decennio) che sono stati esclusi dalle procedure di stabilizzazione previste dalle recenti leggi finanziarie -:
quali provvedimenti i Ministri interrogati, in quanto organi di vigilanza della CRI, intendano assumere per affrontare sia i problemi più annosi sia le ultime drammatiche emergenze.
(4-06304)

ANGELA NAPOLI. - Al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione, al Ministro per i rapporti con le regioni, al Ministro della giustizia, al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
nel mese di aprile del 2006, il consiglio di amministrazione dell'agenzia regionale per lo sviluppo e per i servizi in agricoltura (ARSSA) Calabria, con delibera n. 44/C, nell'ambito di una redistribuzione degli incarichi dei dirigenti di ruolo, ha individuato per dieci strutture dirigenziali vacanti un identico numero di funzionari, categoria D;

nel citato provvedimento, al fine di sopperire alle carenze di organico dei dirigenti, nelle more dell'attivazione delle relative procedure concorsuali veniva consentito di individuare tra il personale dell'ARSSA le necessarie professionalità e competenze cui affidare l'incarico per garantire ed assicurare funzionalità ed efficienza delle strutture dell'agenzia stessa;
dal 2006 non solo non è stata mai attivata alcuna procedura concorsuale dall'amministrazione dell'ARSSA, ma neppure risulta adottata alcuna procedura selettiva per l'individuazione dei funzionari cui attribuire l'incarico di dirigente in questione, incarico che avrebbe dovuto avere la durata di un anno;
i dieci incarichi di dirigente a funzionari categoria D, sono stati affidati non sulla base di quanto previsto dall'articolo 19, comma 6, del decreto legislativo n. 165 del 2001, bensì, a quel che sembra all'interrogante, solo su «vicinanza» all'attuale Amministrazione regionale calabrese, così come per il dottor Bruno Maiolo e per il dottor Benito Scazziota;
in prossimità della scadenza dell'incarico annuale affidato ai dieci dirigenti di cui sopra, il direttore generale pro-tempore dell'ARSSA, in data 16 marzo 2007, con circolare n. 7 protocollo n. 1423, ha avviato una procedura selettiva mai portata avanti, tesa al mantenimento dell'incarico ai nominati in precedenza;
in data 11 maggio 2007, è stata approvata dal consiglio regionale della Calabria la legge n. 9 che all'articolo 5 ha previsto la soppressione dell'ARSSA e la sua messa in liquidazione;
con Decreto giunta regionale n. 343 del 4 giugno 2007, è stato nominato il commissario liquidatore dell'ARSSA, alla presenza nella seduta di giunta dell'assessore Mario Maiolo, fratello dell'incaricato dirigente Bruno Maiolo; presenza rinvenuta anche nella giunta regionale del 19 novembre 2007, dove con delibera n. 748 è stata concessa la proroga dell'incarico di commissario liquidatore alla stessa persona;
la Decreto giunta regionale n. 343 del 2007, tra l'altro, prevedeva che la gestione del personale venisse attuata dal commissario liquidatore;
con delibera n. 137/CL del 23 novembre 2007, il commissario liquidatore dell'ARSSA, su proposta del direttore generale dell'agenzia regionale in questione, ha determinato la cessazione degli incarichi di dirigente attribuiti originariamente con la delibera 44/C del 26 aprile 2006, tranne che per il dottor Benito Scazziota e per il dottor Bruno Maiolo (quest'ultimo fratello dell'assessore regionale Mario, il quale, come evidenziato, risultava presente nelle delibere di incarico e di relativa proroga del commissario liquidatore);
gli altri dirigenti per i quali è stata deliberata la cessazione dall'incarico si sono rivolti alla magistratura e qualcuno ha già conseguito il risultato favorevole al proprio ricorso;
in data 21 luglio 2008, con delibera n. 460, la giunta regionale della Calabria, sempre con la presenza dell'assessore Mario Maiolo, fratello dell'incaricato dirigente Bruno Maiolo, scaduto l'incarico al commissario liquidatore, ha deliberato l'affidamento dello stesso incarico, al già presidente del consiglio di amministrazione dell'ARSSA, soppressa con l'articolo 5 della legge regionale n. 9 del 2007;
il nuovo commissario liquidatore, con delibera n. 357/CL del 1o dicembre 2008, su proposta del nuovo direttore generale dell'ARSSA, peraltro autorità di gestione del piano di sviluppo regionale dell'assessorato all'agricoltura della Calabria, ha prorogato fino al 31 dicembre 2008 gli incarichi di dirigenti ai dottori Bruno Maiolo e Benito Scazziota;
ancora, scaduto l'incarico a quest'ultimo commissario liquidatore, la giunta regionale della Calabria, in data 19 gennaio 2009, con delibera n. 16, e sempre con la presenza dell'assessore Mario Maiolo, ha prorogato per ulteriori sei mesi l'incarico del commissario liquidatore;

oltre alle discutibili attività amministrative fin qui evidenziate, occorre segnalare che gli incarichi dirigenziali sono stati rinnovati con altre tre sequenze di provvedimenti monocratici, senza proposta del direttore generale né parere di legittimità, il tutto in difformità della normativa vigente in merito alla separazione tra indirizzo politico e gestione amministrativa e al regolamento organizzativo dell'ex ARSSA;
con provvedimenti n. 2 e 3 del 5 marzo 2009, il Commissario liquidatore ha ulteriormente prorogato fino al 30 giugno 2009 (fino alla scadenza del commissariamento) gli incarichi di dirigente ai dottori Bruno Maiolo e Benito Scazziota;
ed ancora, il 10 luglio 2009, data nella quale il commissario liquidatore risultava in regime di prorogatio ed in attesa di riconferma, questi con i provvedimenti n. 3230 e 3231 redatti sottoforma di mera comunicazione formale, ha prorogato gli incarichi dirigenziali ai dottori Bruno Maiolo e Benito Scazziota fino al 31 dicembre 2009;
solo il 7 agosto 2009 la Giunta regionale della Calabria con delibera n. 530, sempre alla presenza dell'assessore Mario Maiolo, fratello dell'incaricato dirigente Bruno Maiolo, ha prorogato l'incarico per ulteriori sei mesi al Commissario liquidatore, già presidente del consiglio di amministrazione dell'ARSSA, soppressa con l'articolo 5 della legge regionale n. 9 del 2007 e dopo che lo stesso commissario liquidatore, pur nello status di prorogatio aveva prorogato i due incarichi dirigenziali;
dall'ultima proroga n. 530/2009 il Commissario liquidatore si trovava nuovamente in regime di prorogatio la cui scadenza era prevista per il 15 febbraio 2010, ai sensi della legge regionale 4 agosto 1995 n. 39 e, pertanto, avrebbe potuto adottare solo atti di ordinaria amministrazione;
nonostante ciò, in data 3 febbraio 2010 (periodo di definizione delle candidature per le prossime elezioni regionali), con provvedimenti n. 04 e 05 il commissario liquidatore ha prorogato nuovamente gli incarichi del dottor Bruno Maiolo e del dottor Benito Scazziota, questa volta addirittura fino al 30 aprile 2011 -:
se non ritengano necessario ed urgente predisporre un'adeguata visita ispettiva, a cura dell'apposito Ispettorato Generale di Finanze del Dipartimento della Ragioneria Generale dello Stato, nonché dell'ispettorato della Funzione Pubblica, previsti dall'articolo 60 commi 5 e 6 del decreto legislativo 165/2001, al fine di verificare l'efficacia dell'attività amministrativa, l'osservanza delle disposizioni vigenti sugli enti in liquidazione, il corretto affidamento degli incarichi dirigenziali da parte dell'ex ARSSA della Regione Calabria, nonché eventuali responsabilità a carico di singoli.
(4-06311)

...

SALUTE

Interrogazioni a risposta scritta:

FARINA COSCIONI, MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
come ha riferito il quotidiano Il Mattino nella sua edizione del 23 febbraio 2010, i genitori della piccola Luigia Lanzano, una bimba di tre anni morta all'ospedale Santa Maria delle Croci di Ravenna, durante il loro penoso calvario per salvare la loro bambina, sono stati tra l'altro apostrofati da un dipendente dell'ospedale, «come i soliti napoletani piagnoni»;
in considerazione dell'eccellenza di cui l'ospedale di Ravenna gode, appare particolarmente grave e inaccettabile l'accaduto, qualora le notizie riportate - sintesi di quanto pubblicato da Il Mattino - risultassero confermate -:
quali iniziative, nell'ambito delle sue competenze, si siano assunte o si intendano

assumere e promuovere in relazione all'accaduto, con particolare riferimento all'accertamento della dinamica della morte della minore.
(4-06290)

SANGA e PIZZETTI. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
l'ASL della provincia di Varese, capofila in unione tra le ASL di Milano 1, Milano 2, città di Milano, Pavia e Cremona, ha pubblicato il 9 febbraio 2010, sul supplemento alla Gazzetta Ufficiale dell'Unione europea, un bando di gara d'appalto pubblico finalizzato all'acquisto, per i prossimi quatto anni, di presidi diabetici, avente come criterio di aggiudicazione quello del prezzo più basso;
il bando di gara ha lo scopo di razionalizzare la spesa sanitaria;
nel 2009 il numero di pazienti, delle province interessate, serviti nel periodo gennaio-giugno 2009, è stato pari a 86.770 persone, su un totale di 500.000 cittadini lombardi diabetici;
all'esito della gara, entro i successivi 60 giorni, i pazienti diabetici saranno costretti a sostituire per i seguenti quattro anni gli strumenti di autocontrollo del diabete, a cui sono abituati e dei quali hanno perizia, con altri che comportano diverse funzionalità;
le ASL succitate, mettendo a disposizione solo i presidi più economici, comporteranno per le persone diabetiche delle province coinvolte l'impossibilità di poter scegliere, insieme al proprio diabetologo, il glucometro più preciso e affidabile, i dispositivi annessi più idonei alla propria terapia e gli aghi per penne di somministrazione di insulina; né sarà data loro la possibilità di usufruire di tutti i progressi scientifici e tecnologici che matureranno nel prossimo quadriennio. Tale limitazione è particolarmente grave se si considerano le conseguenze sui bambini diabetici;
sia nel testo del bando, sia nei capitolati, sia negli allegati relativi alla gara, non si fa alcun riferimento quale criterio per l'aggiudicazione, per la fornitura e per la stessa partecipazione né all'affidabilità, né alla qualità, né all'accuratezza che i presidi devono possedere;
il capitolato allegato al bando di gara di Varese prevede dei presidi non adatti ai pazienti diabetici, in quanto non tiene conto della frequenza dell'utilizzo degli stessi, delle loro peculiarità in termini di qualità, affidabilità, praticità ed efficienza, né rispetta parametri fondamentali, quali per esempio quello della dolorosità/penetrabilità propria per la valutazione degli aghi;
l'azienda Usl di Cesena, capofila tra le AUSL di Forlì, Rimini e Ravenna nell'espletare un bando similare a quello della ASL di Varese, nei criteri di aggiudicazione, articolo 5, oltre al requisito del prezzo più basso, a cui dava un coefficiente di 51/100, inseriva un punteggio anche alla dovuta qualità del prodotto, pari ad un coefficiente del restante 49/100, valutato da una apposita commissione giudicatrice, la quale avrebbe basato il detto punteggio su determinati e preordinati indici di qualità, quali, per esempio nel sistema di misurazione della glicemia in terapia insulinica intensiva, l'accuratezza nella determinazione dei valori glicemici, anche su valori alle estremità dei limiti di determinazione, la possibilità di altre funzioni del prodotto, la calibrazione dello strumento, l'autocontrollo del corretto funzionamento dell'apparecchio, e la semplice interfaccia con l'utente e verifica di possibilità di errori;
l'esempio della AUSL di Cesena dimostra che l'utilizzo razionale, efficace ed efficiente dell'autocontrollo e della prescrizione della terapia nella persona con diabete non può essere gestito solo dal punto di vista economico-finanziario, ma deve essere sempre e comunque garantita la qualità del prodotto;
i costi del diabete sono legati soprattutto alle complicanze, le quali si possono prevenire attraverso l'utilizzo di buoni presidi, per cui utilizzare prodotti meno costosi, ma anche meno opportuni, potrebbe

comportare ingenti aumenti di spesa per l'ospedalizzazione o per invalidità;
in alcune ASL della regione Campania la scelta di optare per presidi più economici provenienti da Paesi dell'area asiatica che non adottano criteri di controllo compatibili con i nostri ha già causato notevoli pregiudizi a pazienti diabetici come anche l'aumento di costi per il Servizio sanitario nazionale a causa di ospedalizzazioni evitabili;
il 15 gennaio 2010, il Coordinamento Lombardia associazioni diabetici, la Federazione tra le associazioni nazionali dei diabetici, l'Associazione italiana diabetici e l'Unione associazione lombarde giovani diabetici hanno diffuso una nota nella quale si afferma che «le gare per l'approvvigionamento dei presidi rappresentino una procedura frenante per le proposte derivanti da un mercato in continua evoluzione scientifica e tecnologica migliorativa e pongono una evidente grave limitazione»;
l'intenzione manifestata dall'ASL di Varese è in aperto contrasto con le raccomandazioni AMD (Associazione medici diabetologi), SID (Società italiana di diabetologia) e SIMG (Società italiana di medicina generale) nonché con tutte le leggi, a partire dalla Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo (1948), per poi arrivare alla legge n. 115 del 1987, e a seguire tutti i decreti e le circolari regionali approvate dal 1992 in poi, fortemente volute dalle associazioni dei pazienti, che hanno decretato quelli che devono essere i diritti irrinunciabili per la salute delle persone con diabete;
il 3 dicembre 2009, è stata accolta, presso il Senato della Repubblica, la mozione n. 1/00174, che impegnava il Governo a garantire l'accesso alla cura e alle prestazioni per i pazienti diabetici in modo omogeneo su tutto il territorio nazionale e ad inserire, in ottemperanza all'articolo 32 della Costituzione, la gratuità degli esami ematochimici, degli esami strumentali, dell'educazione terapeutica e di tutte le prestazioni connesse alla gestione del diabete e delle relative complicanze, in sede di revisione dei livelli essenziali di assistenza;
il Manifesto dei diritti delle persone con diabete, siglato il 9 luglio 2009 a Roma dall'Associazione parlamentare per la tutela e la promozione del diritto alla prevenzione, afferma il diritto alla scelta condivisa tra il paziente e il medico dei presidi e all'ottenimento delle prestazioni più efficaci e attuali;
il Gruppo di approfondimento tecnico (GAT) della regione Lombardia 2008-2009 ha affrontato il problema dei presidi ribadendo l'indispensabilità e l'imprescindibilità della scelta condivisa paziente-medico con riferimento ai presidi -:
quali concrete iniziative di competenza intenda attuare per tutelare il diritto dei cittadini affetti da diabete nella libertà di scelta della cura più idonea ed efficace;
se non si intenda intervenire, per quanto di competenza, al fine di garantire che la razionalizzazione della spesa sanitaria non vanifichi i princìpi del servizio sanitario nazionale e in particolare i diritti dei pazienti diabetici;
se, anche a seguito degli impegni assunti attraverso l'accoglimento della mozione 1/00174, non ritenga di assumere, per quanto di competenza, iniziative, anche di carattere normativo, al fine di garantire che i presidi sanitari per i diabetici, oggetto di procedure di gara come quelle di cui in premessa, siano individuati secondo parametri omogenei sul territorio nazionale che tengano adeguatamente conto dei requisiti tecnico-funzionali e di qualità.
(4-06294)

FARINA COSCIONI, MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
il 20 febbraio 2010 all'interno della casa di riposo «Il Sorriso» di Cervarezza di Busana, in provincia di Reggio Emilia,

si è sviluppato un incendio nel corso del quale un anziano ricoverato, il signor Pietro Lugari, ha riportato gravi ustioni;
il signor Lugari, a quanto avrebbero riferito i soccorritori, è stato trovato con un polso legato a una sponda del letto;
sarebbe opportuno accertare se tale pratica fosse usuale nella citata casa di riposo e se abbia riguardato, oltre al signor Lugari, anche altri pazienti -:
da cosa sia stato provocato il rogo che ha devastato la casa di riposo e se risulti che il signor Lugari fosse effettivamente legato come i soccorritori affermano;
quali iniziative, per quanto di competenza, abbia assunto o intenda assumere per accertare l'esatta dinamica della vicenda.
(4-06299)

FARINA COSCIONI, MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della salute, al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, al Ministro per le pari opportunità. - Per sapere - premesso che:
nell'articolo «Figlio Down? Lo iscriva alla Statale» siglato Ver.Cu., pubblicato da Il Messaggero nella sua edizione del 26 febbraio 2010 si dà conto dalla seguente denuncia;
nel citato articolo si racconta l'odissea di un bambino di sei anni rifiutato da tre istituti privati su cinque, e nell'istituto che lo ha accolto, l'insegnante di sostegno è a carico dei genitori;
la madre del piccolo, secondo quanto riferisce Il Messaggero si sarebbe sentita «consigliare»: «Signora, ma perché non iscrive suo figlio in una scuola statale? Lì sono organizzati meglio. Noi i ragazzi disabili non li prendiamo, non sapremmo come gestirli, non abbiamo insegnanti di sostegno»;
una vera e propria discriminazione in ambito scolastico, nonostante la legge sulla parità del 2000 preveda che le scuole che ottengono il sì del ministero debbano accogliere tutti, disabili compresi, e a questo fine, infatti, ogni anno vengono stanziati appositi fondi per il sostegno;
tutto ciò in ottemperanza a quanto stabilito nel 2002 dal tribunale di Roma con apposita sentenza, e ulteriormente confermato nel 2008 dal Ministro onorevole Mariastella Gelmini, con un decreto in cui si afferma che si ottiene la parità solo se si rispettano le norme di inserimento degli alunni disabili;
nonostante la legge parli chiaro, nella realtà sembra regnare il cosiddetto «fai-da-te»; da un'inchiesta condotta dall'agenzia Dire emerge quella che non è azzardato definire una vera e propria giungla. L'agenzia Dire, infatti ha contattato telefonicamente numerose scuole private paritarie, scoprendo che molte volte il bambino disabile riceve un secco, inequivocabile «no», quando poi arriva il sospirato «sì» emergono i problemi relativi al «sostegno». Su questo punto la confusione è totale. C'è chi dice «noi non ci attiviamo neanche per averlo», scaricando la colpa sul Ministero «che non garantisce i rimborsi, che stanzia pochi fondi», chi chiede rette aggiuntive per pagare l'insegnante in più, chi contributi parziali;
quanto sopra esposto appare assai grave -:
quali iniziative, nell'ambito delle rispettive prerogative, si intendano promuovere, sollecitare e adottare in relazione a quanto sopra esposto;
in particolare se non si ritenga di dover effettuare un'indagine conoscitiva per accertare quanti istituti privati tengano condotte non conformi alla legge che impone alle scuole paritarie l'accettazione di allievi disabili;
se non si ritenga di dover intervenire con urgenza perché discriminazioni come quelle denunciate dall'interrogante, abbiano a finire e quali iniziative si intendono promuovere per garantire un maggior sostegno alle famiglie con figli disabili.
(4-06306)

FARINA COSCIONI, MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
attraverso i mezzi di comunicazione il signor Oscar ha presentato la seguente denuncia: «Sono emofilico. Ho scoperto di aver contratto il virus del HCV perché ho sempre fatto uso, sin dalla nascita di cure salvavita (emoderivati). Cure che però, a seguito di negligenze e atti colposi da parte di alcuni funzionari del Ministero della Salute, hanno portato dal 1985 al 2008 2.605 morti a causa di trasfusioni da sangue infetto»;
le negligenze colpevoli di cui è stato vittima il signor Oscar sono state riconosciute dal Ministero della Salute, che nei numerosi processi che si sono succeduti, si è costituito parte civile contro quei suoi stessi funzionari non buone; invocando così l'imputazione di epidemia colposa e dolosa per le quali è prevista una prescrizione a 10-15 anni;
dopo anni di cause la legge 222 del dicembre 2007, ha stabilito la possibilità di effettuare transazioni con le persone in causa contro il Ministero della Salute «in analogia e coerenza» (stessi requisiti e uguali importi), con le precedenti transazioni che furono stipulate già nel 2003 (a favore di circa 400-500 emofilici);
il Parlamento da allora ha assicurato la necessaria copertura finanziaria «fino ad estinzione dei contenziosi»;
non risulta che il Ministero della salute, abbia ancora dato seguito a tale legge ed ha paventato il ricorso ad ingiuste discriminazioni tra danneggiati, basate su una prescrizione a cinque anni che contraddice le sue stesse richieste nei processi in cui si è dichiarato precedentemente parte civile;
la stessa corte di Strasburgo ha richiesto al Governo italiano di procedere urgentemente a definire e liquidare le persone colpite dalla strage dei trattamenti infetti; nello specifico sangue ed emoderivati;
su questi temi il Governo è stato già condannato per violazione dell'articolo 2 della convenzione (diritto alla vita);
gli «infettati» non ancora risarciti, chiedono al Governo di aprire in tempi brevissimi, un tavolo con tutte le associazioni che ci rappresentano (politrasfusi, fedemo, lagev, comitato 210, e altri) e di divulgare in tempi celeri le intenzioni del Ministero della salute; sia riguardo all'ammissione alla transazione, sia riguardo alle somme, che esso intende assegnare alle varie categorie di danneggiati (emofilici, talassemici, trasfusi occasionali, operatori sanitari eccetera) -:
se non si ritenga di dover corrispondere positivamente alle giuste e legittime richieste dei tanti cittadini «infettati» senza alcuna colpa o responsabilità, e che da troppo tempo attendono di essere risarciti;
se non si ritenga di dover dare seguito a transazioni con i cittadini «infettati» in «analogia e coerenza» con quella del 2003, e per quale ragione questa transazione doverosa e legittima ancora non è stata effettuata.
(4-06307)

FARINA COSCIONI, MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della salute, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro per le pari opportunità. - Per sapere - premesso che:
è stata pubblicata un'inchiesta realizzata dalla giornalista Maria Giovanna Faiella sul Corriere.it, da cui emerge come sui «mezzi pubblici siano ancora poche le voci guida per i non vedenti», che gli «autobus da bocciare», mentre «va meglio in metro dove ci sono cicalini e annunci vocali quasi dappertutto»;
in particolare, l'indagine è stata condotta in sei città italiane, Milano, Torino,

Firenze, Roma, Napoli, Palermo; a Milano per chi è cieco o ipovedente muoversi in autonomia coi mezzi pubblici per recarsi al lavoro, sbrigare una commissione o semplicemente fare una passeggiata significa affrontare ogni volta la sfida del buio. Piccoli accorgimenti su autobus e metro potrebbero agevolare il loro orientamento, come ha suggerito una lettrice in un messaggio «Disagi semplici da eliminare» arrivato a un nostro forum. «Più volte abbiamo chiesto alle amministrazioni locali di installare sistemi di annuncio delle fermate e predisporre indicatori di direzione, acustici e luminosi, come esistono in molti Paesi europei - dice Tommaso Daniele, presidente dell'Unione italiana ciechi. Qualcosa è stato fatto, ma non è ancora abbastanza. La maggior parte degli autobus, nelle grandi città come in quelle più piccole, ne è ancora sprovvista». Lacune evidenziate anche dalla nostra indagine in sei città: Torino, Milano, Firenze, Roma, Napoli e Palermo. Se cicalini e annunci vocali sono presenti nella maggior parte dei treni delle metropolitane - non sempre, però, in funzione su tutta la tratta -, sono davvero pochi, invece, all'interno degli autobus e quasi inesistenti all'esterno. Peccato, poi, che a volte siano installati ma non funzionino. Ma c'è anche una buona notizia: molte aziende che gestiscono il trasporto locale si stanno muovendo per abbattere gli ostacoli sensoriali e, in qualche caso, prima di rinnovare il parco veicoli, si consultano con le associazioni dei disabili;
sui treni della metro a Milano è attivo un avvisatore acustico che segnala quando la porta è aperta. I cicalini sono udibili anche all'interno della vettura per facilitare l'uscita. Anche la fase di chiusura delle porte è annunciata dal segnale acustico. I nuovi treni «Meneghino» hanno l'annuncio della destinazione del treno, della prossima fermata e del lato di uscita. Circa il 70 per cento degli autobus - assicurano all'Atm - ha il sistema di annuncio sonoro di prossima fermata. Di recente su 500 autobus sono stati installati display Lcd dotati di un sistema audio/video che annuncia la prossima fermata. A Torino, a bordo dei treni della metropolitana automatica, inaugurata in occasione dei giochi olimpici 2006, c'è l'annuncio della prossima fermata e il cicalino segnala quando la porta si chiude. Le porte del treno arrivato in stazione si aprono in contemporanea con l'apertura delle porte automatiche di banchina. Circa 500 autobus (su un totale di 1.200) dispongono di segnalatori acustici esterni: quando il bus giunge alla fermata, una voce preregistrata comunica numero e nome del capolinea verso il quale si sta dirigendo il veicolo. All'interno, invece, è presente un sistema audiovisivo, infobus, che annuncia la prossima fermata. Infobus è presente anche in 130 tram (su 200). Anche a Firenze circa il 70 per cento degli autobus (in tutto sono 440) ha gli avvisatori acustici: annunci vocali informano i passeggeri sulla direzione del veicolo e sulla prossima fermata. Inoltre, sulle vetture ci sono pulsanti in braille per l'apertura delle porte. Sui treni della linea A di Roma c'è sia un sistema vocale che comunica la stazione successiva e il lato di uscita, sia il segnalatore acustico di apertura e chiusura delle porte. Le stazioni della linea B hanno in banchina il sistema di sintesi vocale (in italiano e inglese), che annuncia l'arrivo del treno. Gli ascensori (non presenti, però, in tutte le stazioni delle 2 linee) sono dotati di pulsantiera in Braille e di un programma di sintesi vocale, in italiano e inglese, che informa sull'apertura delle porte e sul piano di arrivo. L'intera rete degli autobus della periferia ha il sistema apf, l'avviso di prossima fermata. E invece terminato il test di vocalizzazione delle informazioni sulla prossima fermata, fornite dai monitor «Moby», installati a bordo di circa 400 bus cittadini. I dati sono in fase di elaborazione, dicono all'Atac. Il servizio dovrebbe riprendere a breve. Su alcune paline elettroniche al centro della città si sta sperimentando, poi, un sistema di vocalizzazione delle informazioni presenti sul display (linee in arrivo e tempi di attesa previsti alla fermata). A Napoli sui treni della linea 1 e della funicolare di Montesanto

ci sono gli annunci vocali che informano sulla prossima fermata. Entro la primavera - assicurano a Metronapoli - anche le altre 3 funicolari potranno disporne. Ogni carrozza è comunque dotata del cicalino che annuncia l'apertura delle porte alla fermata. Sui nuovi treni della linea 2, c'è l'avviso vocale che annuncia la prossima fermata, mentre autobus e tram ne sono sprovvisti. A Palermo si sta avviando su alcuni autobus la sperimentazione di un sistema audiovisivo che comunica ai passeggeri la prossima fermata. Per chi invece è in attesa del bus alla fermata, nel momento in cui il veicolo si ferma il sistema vocale darà informazioni su numero della linea e direzione di marcia -:
quali iniziative, nell'ambito delle rispettive competenze, si intendono promuovere per assicurare anche a chi è non vedente la possibilità di poter usufruire in autonomia dei mezzi pubblici di trasporto.
(4-06309)

FARINA COSCIONI, MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
il pubblico ministero di Perugia, dottoressa Antonella Duchini ha iscritto nel registro degli indagati un medico della Terapia intensiva e della rianimazione dell'ospedale Santa Maria della Misericordia della stessa città, ipotizzando il reato di omissione colposa per colpa professionale nella morte della signora Maria Cristina Ricci, 16 anni, di San Giustino Umbro;
da come si apprende dal dettagliato articolo del giornalista Elio Clero Bertoldi pubblicato da il Corriere dell'Umbria del 25 febbraio 2010, «oltre alla persona nota il PM ha fatto riferimento ad alcuni sanitari ignoti che avrebbero compartecipato al presunto errore medico che sarebbe costato la vita della ragazza»;
l'indagine è stata aperta sulla scorta di un esposto denuncia, presentato dai genitori della vittima;
la vittima era ricoverata in ospedale dopo un drammatico incidente stradale la sera del 31 agosto 2006, in cui aveva riportato un trauma cranio-encefalico, un trauma toracico-chiuso e una lesione al piede sinistro;
il presunto caso di malasanità su cui indaga la dottoressa Duchini prende origine da un esposto denuncia presentato dalla famiglia Ricci alla procura di Perugia, nel quale si apprende che la signora Maria Cristina Ricci originariamente era stata trasportata all'ospedale di Città di Castello, ma i medici, considerando l'importante compromissione neurologica, avevano successivamente fatto trasferire la paziente al reparto di terapia intensiva e rianimazione dell'ospedale Santa Maria della Misericordia, a Perugia. Qui la ragazza era rimasta in coma fino al 3 settembre, poi il risveglio. Il 6 settembre 2006 i responsabili del reparto perugino disposero il trasferimento della paziente, considerandola fuori pericolo, all'ospedale di Città di Castello. Subito dopo l'arrivo, «immediatamente» e «repentinamente», le condizioni neurologiche della ragazza sono precipitate fino ad arrivare all'arresto respiratorio. I medici tifernati dopo aver invano cercato di rianimare la ragazza e dopo averla incubata, disposero il nuovo trasferimento della signora Maria Cristina Ricci alla rianimazione perugina; qui, dopo poche ore, la ragazza è deceduta;
la famiglia, sulla scorta di una perizia medico legale di parte, affidata al professor Mauro Bacci, direttore della sezione di medicina legale dell'università degli studi di Perugia, ritiene che i medici perugini con il loro comportamento, abbiano causato la morte della ragazza. I quattro rilievi riguardano la non sufficiente attenzione alla iponatriemia, attuando una terapia correttiva troppo blanda che, in particolare, non teneva conto della possibile origine neuroendrocrina del quadro clinico; la precoce sospensione della terapia antiedema con mannitolo che avrebbero accentuato un meccanismo irreversibile, non essendosi tenuto conto del cosiddetto

effetto rebound, cioè la ricomparsa dell'edema cerebrale e le manifestazioni ad esso correlate; il trasferimento all'ospedale di Città di Castello con il grave stress derivante dal trasporto della paziente e dalla inadeguatezza della struttura nella quale veniva inviata; la non corretta ed errata valutazione (o l'omessa valutazione) delle risultanze dell'esame TC del 6 settembre del personale medico perugino, esame che evidenziava ancora la presenza di un edema importante a carico della ragazza -:
quali iniziative, nell'ambito delle sue competenze, si ritiene di promuovere e adottare in relazione alla vicenda sopra esposta per accertare come si siano effettivamente svolti i fatti che hanno portato alla morte della signora Maria Cristina Ricci, e se vi siano responsabilità da parte del personale medico dell'ospedale perugino.
(4-06310)

ZAMPARUTTI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. - Al Ministro della salute, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro per il turismo. - Per sapere - premesso che:
secondo notizie stampa l'estate del 2009 è stata la peggiore per la balneazione in Campania: lo stato pessimo della costa campana ha fatto calare le presenze del 50 per cento con le conseguenti ricadute sul turismo e sull'immagine della regione;
nel 2009 Legambiente, per il secondo anno consecutivo, diede alla Campania la bandiera nera per l'elevato inquinamento delle coste. Le cause sono note: depuratori mal funzionanti, edilizia abusiva e tante abitazioni o interi centri abitati le cui fogne scaricano ancora nei fiumi;
secondo la relazione Mare nostrum 2009, solo nel 2009 ben il 14 per cento delle infrazioni in Italia per scarichi illegali e cattiva depurazione sono campane, la lunghezza di costa non balneabile risulta essere pari al 17 per cento mentre la media nazionale è del 3 per cento e in nessuna regione supera il 10 per cento. La salute del mare inoltre è peggiorata negli anni visto che siamo passati dai 74 chilometri di costa non balneabile del 2001 a 82 chilometri del 2009. Anche per quanto riguarda la classifica dei reati per abusi edilizi la Campania svetta prima in classifica a livello nazionale, con 783 reati accertati in un anno;
dall'ultima analisi dell'Arpac, datata febbraio 2010, la situazione non sembra variata di molto; anzi, da un'analisi più approfondita eseguita per la provincia di Caserta, dove ben il 61 per cento della costa risulta non balneabile, i risultati sono sconcertanti: solo il 10 per cento degli abitanti della provincia di Caserta scarica le proprie acque reflue attraverso depuratori regolarmente funzionanti, in particolare il 75 per cento è attaccato a depuratori parzialmente funzionanti e più del 10 per cento è privo di alcun allacciamento ad un impianto di depurazione. La situazione generale delle coste campane rimane per lo più immutata, eccetto una parziale bonifica del fiume Sarno, nonostante l'inizio dei lavori (per l'ennesima volta) di bonifica non abbia comportato interventi radicali sulle fonti di inquinamento più importanti, ad esempio ai depuratori obsoleti -:
se i Ministri interrogati intendano verificare i dati riportati;
se e quali iniziative intendano assumere per una riqualificazione degli impianti di depurazione anche in considerazione delle manifeste intenzioni dell'Unione europea di aprire una procedura di infrazione in materia contro l'Italia;
se e quali iniziative intendano avviare, nei limiti delle loro competenze, affinché sia posto in essere un piano di recupero dell'area interessata, prestando inoltre particolare attenzione alle misure che possano contrastare efficacemente lo sversamento illegale nei fiumi e sulla costa.
(4-06314)

TESTO AGGIORNATO AL 23 NOVEMBRE 2010

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazione a risposta orale:

LULLI. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
il malfunzionamento delle linee telefoniche a rete fissa gestite da Telecom nelle zone montane è fonte di profondo disagio tra le popolazioni;
una delle cause è sicuramente legata a problemi di mercato in zone poco popolate ma che dovrebbero avere pari opportunità rispetto ad altre dove il gestore garantisce un servizio adeguato;
lo scorso anno in occasione di una frana che isolò una frazione del comune di Cantagallo in provincia di Prato, il sindaco denunciò alle autorità competenti il malfunzionamento delle linee che in alcuni casi erano totalmente mute, in una zona dove peraltro non arriva neppure il segnale della rete mobile;
di recente la situazione si è ulteriormente aggravata, molti cittadini lamentano disservizi, gravi difficoltà in caso di nuovi allacciamenti e situazioni di pericolo relative all'usura dei pali posti su alcune strade comunali;
nonostante le segnalazioni rivolte a Telecom alcun situazioni storiche di scarsa manutenzione e fatiscenza non sono state ripristinate;
tale realtà contrasta con tutta evidenza con i recenti importanti investimenti della provincia di Prato finanziati dalla regione Toscana per portare la banda larga su tutto il territorio della regione -:
quali misure intenda assumere per obbligare Telecom nella sua veste di gestore della rete e dei servizi di telefonia fissa a rispondere con assoluta urgenza alle richieste dei cittadini del comune di Cantagallo ed in generale di tutte le realtà nelle quali è leso il diritto ad usufruire di un servizio telefonico di rete fissa adeguato ed efficiente.
(3-00939)

Interrogazioni a risposta scritta:

COSENZA. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
il 10 febbraio 2010 il Consiglio dei ministri ha approvato un decreto legislativo recante: «Riassetto della normativa in materia di ricerca e coltivazione delle risorse geotermiche, a norma dell'articolo 27, comma 28, della legge 23 luglio 2009, n. 99» -:
quali eventuali iniziative il Governo intenda assumere per incentivare lo sfruttamento, in un quadro di sicurezza e tutela dell'ambiente, delle importanti risorse geotermiche dei Campi flegrei assicurando al contempo che una quota dell'energia così prodotta sia destinato all'utilizzo da parte dei cittadini residenti nell'area in questione.
(4-06293)

FUGATTI e STUCCHI. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
nella zona dell'altopiano di Pinè, in Trentino, sempre più clienti di Telecom hanno problemi tecnici nell'accesso ad internet e, in particolare, con il servizio ADSL Alice;
la navigazione attraverso la suddetta connessione è spesso interrotta e per diverse ore o, addirittura, diversi giorni è impossibile il collegamento né peraltro è possibile un efficace accesso alla rete senza l'utilizzo della banda larga;
il servizio clienti di Telecom dà risposte evasive o addirittura contraddittorie,

riferendo comunque di problemi tecnici e di un sottodimensionamento della centrale rispetto al numero di utenti che si collegano;
l'ADSL Alice verrebbe pubblicizzata e venduta nella zona senza ovviamente avvertire i potenziali clienti dell'impossibilità tecnica di fornire un servizio di qualità a tutti;
la stessa Telecom riferisce di non avere idea dei tempi e dei modi con i quali intende intervenire per adeguare la centrale di Baselga, rimandando ogni decisione di investimento alla direzione centrale di Roma;
pur essendo il mercato in teoria libero, di fatto nella zona Telecom opera in regime di monopolio, non essendoci alcun altro gestore in grado di fornire il servizio con infrastrutture diverse da quelle di Telecom;
le procedure per i reclami a Telecom sono, tra l'altro, sempre farraginose e legate ancora alle vecchie raccomandate con ricevuta di ritorno e ai fax -:
se le cause dei disservizi segnalati siano effettivamente da imputare al sottodimensionamento strutturale della centrale di Baselga e se il Governo intenda intervenire per garantire, nel quadro dei programmi nazionali volti al superamento del digital divide e per lo sviluppo della «banda larga», condizioni di trasparenza e efficienza in un mercato che in alcune zone è di fatto monopolizzato da Telecom.
(4-06297)

...

Apposizione di una firma ad una mozione.

La mozione Di Biagio e altri n. 1-00325, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 28 gennaio 2010 deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Cosenza.

Apposizione di una firma ad una interrogazione.

L'interrogazione a risposta in commissione Peluffo e altri n. 5-02441, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 3 febbraio 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Mosca.

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ERRATA CORRIGE

Interrogazione a risposta orale Compagnon n. 3-00937 pubblicata nell'Allegato B ai resoconti della seduta n. 290 del 25 febbraio 2010. Alla pagina 11363, seconda colonna:
alla riga quinta deve leggersi «dello Stato, del cambio orario fino alla» e non «dello Stato, del cambio orario fino, alla», come stampato;
alla riga diciassettesima deve leggersi «quali: la non rispondenza della rete ad» e non «quali: la non rispondenza detta rete ad», come stampato;
alla riga quarantunesima deve leggersi «disagi alla vita privata e professionale» e non «disagi alta vita privata e professionale», come stampato.