XVI LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di domenica 21 febbraio 2010

ATTI DI INDIRIZZO

Risoluzioni in Commissione:

La X Commissione,
premesso che:
la dipendenza energetica del nostro Paese dalle fonti fossili impone l'adozione di nuove strategie di approvvigionamento che puntino ad un maggiore sfruttamento delle fonti energetiche rinnovabili, con minori impatti dal punto di vista delle emissioni di anidride carbonica;
ai fini del raggiungimento degli obiettivi definiti nel protocollo di Kyoto, l'Italia ha recepito la direttiva europea 2001/77 in tema di incentivazione della produzione di energia elettrica da fonte rinnovabile;
il gestore dei servizi energetici (GSE) è l'ente attuatore del sistema di incentivazione dell'energia prodotta da fonti rinnovabili che, per gli impianti di potenza superiore ad 1 megawatt, avviene attraverso il rilascio di certificati verdi;
i certificati verdi sono emessi dal GSE a preventivo, o in alternativa, a consuntivo. In quest'ultimo caso il numero di certificati verdi viene determinato sulla base delle dichiarazioni di consumo di energia presentate dal produttore all'ufficio tecnico di finanza. I certificati verdi maturati in un determinato anno vengono emessi dal GSE entro il mese di marzo dell'anno successivo;
il meccanismo sopra descritto penalizza fortemente i produttori di energie rinnovabili, che possono disporre della monetizzazione dell'incentivo non prima del mese di marzo dell'anno successivo all'effettiva produzione, costringendoli a ricorrere alla fideiussione bancaria, ai sensi del decreto ministeriale 18 novembre 2008, per poter accedere al credito necessario a garantire la continuità degli investimenti;
la problematica riguarda, in particolare, i produttori IAFR (impianti alimentati da fonti rinnovabili) da biomassa ed oli vegetali che per pagare mensilmente, se non addirittura in anticipo, il combustibile sono costretti a ricorre al finanziamento delle banche. Gli oneri finanziari derivanti, insieme alla crescente difficoltà di accesso al credito, penalizzano fortemente i produttori ed incidono sull'efficienza del sistema di incentivazione;
sarebbe necessario, quindi, adottare appositi strumenti che consentano la riduzione dei tempi di emissione dei certificati verdi a consuntivo, permettendo quindi una rapida monetizzazione degli stessi senza costringere necessariamente i produttori a dover ricorrere al finanziamento delle banche,

impegna il Governo

ad emanare gli opportuni indirizzi, o se del caso ad adottare i necessari provvedimenti di competenza, affinché il Gestore dei servizi energetici possa procedere con maggiore celerità ed in tempi anticipati alla emissione dei certificati verdi a consuntivo, stabilendo una riduzione del tempo di monetizzazione degli stessi, a cadenza almeno trimestrale, anche per fornire maggiori certezze agli operatori del sistema.
(7-00270)«Fava».

La XIII Commissione,
premesso che:
nel mare antistante la costa nord dell'isola di San Pietro e il litorale del comune di Portoscuso sono ancora in attività le tonnare fisse che appartengono e mantengono una tradizione millenaria;
le origini di questa tipologia di pesca si perdono nella notte dei tempi e quelle sopra ricordate della Sardegna sono storicamente in ininterrotto esercizio dagli inizi del secolo XVI;

si tratta di un sistema di pesca che impegna per il periodo stagionale da marzo a luglio centinaia di lavoratori e, per la sua concezione, non ha mai inciso o pregiudicato la conservazione degli stock di tonno rosso del Mediterraneo;
la tonnara fissa è un complesso di reti di che si allontana dalla costa su cui è impiantato solo per qualche migliaio di metri (al massimo), fissato al fondo marino, non cerca il pesce, ma lo attende, e cattura limitate e marginali entità dei grandi branchi che, per ragioni proprie alla specie, nel periodo tardo primaverile si avvicinano nelle acque territoriali;
fino agli inizi degli anni Settanta questo sistema di pesca è stato l'unico che ha garantito l'approvvigionamento del blue fin o «tonno rosso che è sempre stata un'importante fonte di apporto di carni pregiate per la popolazione anche per il suo elevato tasso di proteine contenute. Inoltre le catture consentono il mantenimento di un'attività conserviera che attualmente sopravvive solo a Carloforte;
verso la prima metà degli anni settanta è apparso nei mari di tutto il mondo un sistema di pesca che già nell'Atlantico era stato utilizzato per la cattura del tonno yellow fin e altre specie similari;
si tratta della cosiddetta «tonnara volante» o «circuizione» che è caratterizzata da un indiscriminato e massiccio prelievo di pescato, in quanto utilizza sistemi di localizzazione, quali aerei o elicotteri, e/o dispositivi di attrazione e richiamo (FINN) attuato mediante navi tonniere, che calano enormi distese di reti che chiudendosi «a trappola» possono prelevare interi branchi di tonni;
tale situazione, per quanto riguarda il Mediterraneo e il tonno rosso, si è venuta ulteriormente ad aggravare dopo l'apertura del mercato giapponese e l'invenzione delle farm, ove il tonno pescato in mare aperto viene rinchiuso in gabbie off shore e alimentato per farlo ingrassare per poi rivenderlo;
tutto ciò ha incrementato a dismisura il prelievo in modo tale da creare i problemi di sopravvivenza della specie di cui oggi si discute;
in tutto questo sistema le tonnare fisse hanno incontrato notevoli difficoltà che hanno portato alla pressoché totale estinzione di questo sistema di pesca, tanto che oggi in Sardegna rimangono soltanto tre tonnare in esercizio. Ma questa attività non è soltanto una iniziativa economica, perché è profondamente radicata nella cultura e nella vita dei territori in cui vengono calati questi attrezzi. Pertanto, la perdita di essa significa anche la perdita delle tradizioni, della storia economica, di usi, mestieri e soprattutto della nostra cultura e di un tipico e fondamentale prodotto della tipologia regionale;
verso la metà degli anni novanta venne creato l'ICCAT (Commissione internazionale per la conservazione del tonno dell'Atlantico e del Mediterraneo) il quale, dopo un primo periodo di controllo delle catture, ha fissato per ogni nazione delle quote massime di pescato;
la Comunità europea ha aderito indistintamente a tale organismo, e quindi l'Italia, in quanto membro della Comunità europea, vi ha anch'essa aderito;
purtroppo, nell'aderire, l'Italia non ha mai tutelato il sistema di pesca tradizionale delle tonnare fisse, che è l'unica pesca del tonno che si può definire ecocompatibile;
infatti, mai le tonnare fisse hanno trovato opposizione da tutte le principali associazioni ambientaliste, anzi sono queste stesse a riconoscere i pregi e le qualità di un'attività di pesca che riesce a unire l'economia con un rispetto dell'ambiente unico nel suo genere;
infatti, per proteggere quest'attività alieutica il codice della navigazione prevede che per tutto il periodo (circa 4 mesi di calo della tonnara) venga interdetta in un'intera zona attorno alla tonnara una vasta zona di mare con una superficie di circa 12 miglia qualsiasi altra pesca. In tal

maniera si mettono a riposo notevoli aree costiere, provocando un effetto positivo sul generale ripopolamento ittico. Oltretutto, la rete della tonnara fissa utilizza una maglia molto larga che consente ai pesci più piccoli di non essere catturati, come non vi restano impigliati delfini o altre specie pelagiche di grossa taglia che non si accostano agli sbarramenti di rete;
ad oggi si ignora quale quota verrà riservata dal Ministero alle tonnare fisse, ed è messa in dubbio la possibilità che venga organizzata la campagna di pesca 2010, le cui attività preparatorie devono iniziare non oltre il mese di febbraio;
per garantire una sopravvivenza, attraverso un risultato utile, sono indispensabili:
la garanzia che solo per le tre tonnare di Sardegna siano consentite almeno 240 tonnellate di pescato considerando che per le tonnare maggiori, come quella di Carloforte-Isola Piana, il superamento dei costi si ha intorno alle 120 tonnellate e per le altre due minori di Portoscuso-Capo Altano e Portoscuso-Portopaglia attorno alle 60 tonnellate per ciascuna;
l'attribuzione di quote ad ogni singolo attrezzo, mentre una entità indivisa, cui attingerebbero anche le tonnare siciliane e quella ligure di Camogli, renderebbe impossibile il controllo durante la stagione perché con la quota indivisa se anche una sola tonnara realizzasse pescato anticipato toglierebbe la vita alle altre. In proposito è di comune esperienza che non tutte le tonnare conseguono risultato distribuito nei tre mesi di pesca, potendo accadere anzi che, come avviene per esempio per le tonnare di Carloforte, si abbia la maggiore entità di catture nel mese di giugno;
la chiusura della pesca al 30 giugno del 2010;
bisogna tenere presente che i costi maggiori per ogni singola tonnara sono rappresentati dalla preparazione dell'attrezzo, dal suo impiantamento in mare e dall'arruolamento del personale e questi costi, quindi, entro marzo sono già definiti e accollati;
se si persistesse sul criterio della quota indivisa, una volta che per avventura fosse raggiunta l'autorità obbligherebbe tutte le tonnare a interrompere l'attività, anche a quelle che abbiano ancora pescato poco, con che le esporrebbe a sicuro fallimento;
conclusivamente, deve essere garantito singolarmente un quantitativo minimo nei termini sopra indicati a tutte le tonnare in esercizio che devono essere quelle esistenti come risultano iscritte nell'apposito elenco che fu formato dal Ministero competente anteriormente al 2005 salvo poi che della quota globale, per quanto non utilizzata da altre tonnare, possano beneficiare le altre;

impegno del Governo e

riservare alle tonnare fisse sul contingente assegnato all'Italia una quota globale che consenta di attribuire ad ogni tonnara fissa iscritta nell'apposito elenco anteriormente al 2005 una singola quota di pescato non inferiore alle 120 tonnellate per le tonnare maggiori e 60 tonnellate per quelle minori e comunque una quota rapportata all'effettiva entità delle catture dichiarate negli ultimi tre anni;
a consentire la pesca nelle tonnare fisse dal 15 aprile al 30 giugno di ogni anno;
in subordine a interdire la pesca alle tonnare fisse per l'anno 2010 con conservazione, per quelle di Sardegna, della concessione per il 2011 e congruamente indennizzare dette tonnare fisse in base alla quantità di pesca conseguita nell'anno 2009.
(7-00268)«Bellotti, Ascierto».

La XIII Commissione,
premesso che:
i produttori europei di vini spumanti, fin dagli anni ottanta, si sono dotati di un sistema di regole inerenti all'etichettatura che sono state recepite e, di volta in volta, confermate nel sistema normativo comunitario, ogni qualvolta, lo stesso, è stato sottoposto a modificazioni;
il citato sistema di regole prevede che detti vini siano classificati come: vini spumanti; vini spumanti di qualità anche con indicazione di vitigno; vini spumanti a denominazione di origine;
la classificazione di cui sopra, in atto dagli anni ottanta, è rimasta, da allora, immutata, contribuendo alla crescita del settore e, quindi, mostrando la sua efficacia;
i vini spumanti di qualità e i vini spumanti di qualità a denominazione di origine potevano fregiarsi della menzione «riserva» rispettando alcune clausole legate alla durata dell'elaborazione che, comunque, non erano necessariamente condizionate al possesso della denominazione di origine;
a partire dal 1o agosto 2009, a seguito dell'entrata in vigore dei regolamenti dell'Unione europea sulla nuova organizzazione comune di mercato (OCM) viticola, la definizione del termine riserva è stata riportata nell'elenco di quelle di cui possono fregiarsi i vini a denominazione, mentre non figura nella sezione dedicata ai vini spumanti che, pertanto, non possono più farne uso a meno che non siano a denominazione di origine;
tale preclusione, oltre a determinare una immotivata discontinuità normativa in merito ad un aspetto che descrive un requisito qualitativo noto ai consumatori e dagli stessi riconosciuto come tale, reca grave pregiudizio alle future possibilità di qualificazione commerciale di prodotti già affermati sul mercato, proprio in ragione della loro qualità,

impegna il Governo

ad adottare ogni iniziativa necessaria, in sede di unione europea, per una revisione della normativa comunitaria in materia di OCM vino, nel senso di reintrodurre, anche per i vini spumanti di qualità senza denominazione di origine, la possibilità di utilizzare la menzione «riserva».
(7-00269)«Fogliato».

...

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA
DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazione a risposta in Commissione:

ZAMPA, MARAN, MOGHERINI REBESANI, BRANDOLINI e SCHIRRU. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
la tragedia che ha colpito Haiti ha messo in evidenza un fenomeno che negli ultimi anni si è ripetuto al succedersi di catastrofi similari. A detta di alcune organizzazioni non governative infatti, questi drammatici eventi hanno suscitato l'attenzione di molti soggetti istituzionali che, in modo spesso disorganico e scoordinato, si sono mossi per portare soccorso e solidarietà, talvolta con evidenti esigenze di visibilità e protagonismo politico, fino all'occupazione di spazi istituzionali non propri;
per quanto riguarda la situazione italiana si è assistito, anche nel caso di Haiti, alla ormai contemporanea presenza politica/decisionale di due protagonisti/antagonisti: il Ministero degli affari esteri con il Ministro e la Direzione generale per la cooperazione allo sviluppo (DGCS) e la Presidenza del Consiglio dei ministri con il Sottosegretario delegato e il Dipartimento della protezione civile (DPC);

se chiara e conosciuta è la posizione istituzionale del Ministero degli affari esteri (MAE) a cui istituzionalmente e incontestabilmente è affidato il compito di definire scelte e strategie politiche nei rapporti con gli altri Stati e quella della Direzione generale per la cooperazione allo sviluppo a cui la legge n. 49 del 1987 affida il compito di realizzare le attività di cooperazione con Paesi terzi (dalle attività per fronteggiare le emergenze a quelle per favorire lo sviluppo), è invece meno conosciuta la posizione istituzionale del Dipartimento della protezione civile rispetto alle risposte alle emergenze internazionali già previste dalla stessa legge n. 49 del 1987;
la legge n. 49 del 1987 è stata in questi anni, ad avviso degli interroganti, sistematicamente svilita da ripetute ordinanze e perfino da semplici commi inseriti in ordinanze di tutt'altro contenuto che hanno autorizzato il Dipartimento della Protezione civile ad acquisire un ruolo primario nella risposta alle emergenze all'estero;
a partire dagli anni '90 nessun Governo è stato in grado: a) di mantenere gli impegni internazionali per l'aumento delle risorse finanziarie da destinare alla cooperazione allo sviluppo; b) di attuare politiche in coerenza con le finalità di «solidarietà tra i popoli e di piena realizzazione dei diritti fondamentali dell'uomo» (articolo 1, comma 1); c) di garantire alla Direzione generale per la cooperazione allo sviluppo gli strumenti operativi e amministrativi necessari, con il relativo personale, per potere operare. Al contrario, le risorse sono gradualmente diminuite fino a giungere al livello minimo attuale (0,14 per cento) e la cooperazione internazionale è divenuta inevitabilmente una «non realtà». La paralisi della cooperazione allo sviluppo è il segno evidente della paralisi della politica e del marginale ruolo internazionale dell'Italia al di là di singole iniziative, quali il recente G8 o alcuni rapporti bilaterali (di carattere prevalentemente affaristico e militare), che possono fare apparire il contrario;
nel caso specifico di Haiti, un'ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri ha di fatto annullato lo spazio e l'azione del Ministero degli affari esteri con l'affidamento del coordinamento di tutti gli interventi pubblici al Dipartimento della protezione civile, insieme alla dotazione di un fondo operativo e alla possibilità di agire in deroga alle disposizioni della contabilità dello Stato;
ciò che è stato negato al Ministero per legge preposto agli interventi di cooperazione e di emergenza all'estero, viene concesso ad altra istituzione, benemerita ma con competenze istituzionali diverse, anche se talvolta operativamente coincidenti con quelle affidate per legge ad altra istituzione -:
se non ritenga di chiarire le ragioni e le opportunità alla base ditali scelte, operate dal Governo, che di fatto penalizzano notevolmente le competenze del Ministero degli affari esteri.
(5-02522)

Interrogazione a risposta scritta:

CARDINALE. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
il maltempo che ha imperversato nelle scorse settimane nel territorio della provincia di Caltanissetta ha causato notevoli dissesti sulle strade;
i danni maggiori si sono registrati su quelle aree che, per la peculiarità della loro natura geologica a forte contenuto argilloso, sono facilmente friabili e soggette a continue frane e smottamenti di notevoli entità;
in tali aree prevalentemente collinari e montane sorgono numerosi comuni che rischiano, senza un adeguato e tempestivo intervento, di rimanere isolati perché non esistono altre strade di collegamento se non quelle interessate dalle frane;
tutto ciò rischia di arrecare gravissimi disagi ai cittadini anche per l'impossibilità

di utilizzare agevolmente i servizi pubblici intercomunali, in particolare le scuole e gli uffici zonali -:
quale iniziative il Governo intenda adottare e se non ritenga urgente dichiarare lo stato di calamità assumendo i provvedimenti consequenziali.
(4-06216)

TESTO AGGIORNATO AL 23 FEBBRAIO 2011

...

AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazione a risposta in Commissione:

SANI, CENNI, OLIVERIO e MARIANI. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
negli ultimi 20 la distribuzione del lupo in Italia è stata in lenta espansione fino ad occupare gran parte degli Appennini fino all'Aspromonte, con un sub areale nelle zone collinari tirreniche tra il Lazio settentrionale e la Toscana centro meridionale;
per una serie di circostanze connesse alla sua tutela, disciplinata da normativa nazionale e comunitaria e alle condizioni climatiche e alimentari particolarmente favorevoli, è stata confermata la tendenza demografica all'espansione del lupo che ha rioccupato anche aree con grande vocazione rurale e densamente popolate dall'uomo e da attività zootecniche;
nell'ultimo triennio si è potuto constatare, seppur in alcune e delimitate aree, un incremento della frequenza di attacchi da parte di lupi o altri canidi selvatici agli allevamenti di ovini e ciò ha causato un inasprimento della tensione sociale in particolare tra gli allevatori e gravi danni al patrimonio zootecnico con la conseguente cessazione dell'attività di molte aziende operanti nel settore, in particolare nelle aree interne ed economicamente più svantaggiate;
in particolar modo la Toscana, per la sua centralità geografica e la varietà di condizioni ecologiche, ospita una percentuale rilevante della popolazione italiana di lupi in piena continuità con i lupi che occupano gli areali condivisi con le regioni vicine ed è inoltre presente anche un numero significativo di animali «ibridi» (tra cane e lupo) che mostrano lo stesso comportamento del lupo e la stessa capacità di attacco al bestiame domestico, in particolare nelle province di Arezzo, Grosseto, Firenze, Lucca e Massa Carrara;
in relazione a tali attacchi su capi di allevamenti regolarmente assicurati in Toscana il dato che emerge è che nel 2007 vi sono stati 183 attacchi per 653 capi abbattuti e nel 2008 sono stati riscontrati 182 attacchi per 809 capi abbattuti e che tale stima ufficiale appare sottostimata rispetto alla reale portata delle aggressioni;
la regione Toscana, fra l'altro, già da alcuni anni, a tutela delle imprese zootecniche, con specifica legge regionale (n. 26 del 2006), ha impegnato un sostegno economico superiore al milione di euro per azioni di prevenzione, di sostegno agli agricoltori e di compartecipazione al danno con l'agevolazione di specifiche polizze assicurative e, nonostante lo sforzo economico, ancora non è stato trovato un equilibrio tale da garantire serenità e continuità di gestione dell'impresa agricola in tali aree interne particolarmente disagevoli sul piano economico e orografico;
da numerose valutazioni e ricerche scientifiche, la maggioranza di tali attacchi sembra sia da attribuire non solo al lupo, ovvero al soggetto ben identificato e tutelato dalla direttiva habitat 92/43CE, ma anche ad altre tipologie di canidi selvatici come i cani inselvatichiti e gli esemplari ibridi nati dall'incrocio tra lupi e cani vaganti rinselvatichiti;
la presenza degli ibridi, confermata da analisi di laboratorio in diverse aree della Toscana, pone anche il difficile problema di assicurare la piena applicazione della direttiva habitat che richiede di proteggere

le specie dalla competizione con specie simili e dall'inquinamento della loro identità genetica;
gli ibridi sono assenti dalla normativa nazionale e comunitaria e pongono problemi di natura legale, tecnica e scientifica finora trascurati, la cui soluzione appare oggi centrale per una strategia di conservazione del lupo;
nell'ambito delle competenze regionali, emerge l'impossibilità di gestire il problema nel suo complesso a causa delle specificità normative e per le dinamiche ecologiche su aree vaste che travalicano i confini regionali. Molte delle possibili soluzioni sono nell'ambito di direttive comunitarie a tutela dei grandi carnivori e/o di normative nazionali che riguardano la gestione di cani e ibridi sfuggiti al controllo dell'uomo;
nonostante varie sollecitazioni dirette (tra cui l'ultima del 6 luglio 2009), anche agli uffici della Commissione europea - direzione generale dell'ambiente, per svolgere, fra l'altro, un seminario di approfondimento congiuntamente con le autorità nazionali e regionali sul tema della salvaguardia del lupo contestualmente ad una tutela delle economie agricole, la Commissione, solo nell'ottobre 2009, ha risposto alla regione Toscana richiamando la competenza nazionale e le azioni di prevenzione e rimandando a «linee guida elaborate da una commissione di esperti» a livello comunitario che non hanno affrontato il tema della sostenibilità del lupo con l'economia agricola e zootecnica in aree marginali e montane -:
quali iniziative di competenza intendano assumere per affrontare tali problematicità, anche al fine di tutelare le attività zootecniche con azioni tese a limitare e contenere il fenomeno degli attacchi al patrimonio zootecnico e, inoltre, nell'ambito delle azioni a tutela del lupo e della salvaguardia della sua identità genetica dal pericolo di ibridazione, quali azioni intendano assumere per il contenimento della diffusione delle altre tipologie di canidi e/o di altri esemplari ibridi -:
se non ritengano opportuno, data la specificità di quella regione, accogliere la proposta del presidente della giunta regionale della Toscana, Claudio Martini, rivolto il 6 luglio del 2009 anche al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare di organizzare un seminario tecnico e scientifico (cui avevano gia aderito informalmente i principali esperti scientifici a livello nazionale) dedicato al rilancio di una strategia di conservazione del lupo che assicuri la integrità della specie contestualmente alla tutela delle attività zootecniche.
(5-02516)

Interrogazioni a risposta scritta:

ZAMPARUTTI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro della salute, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
nelle date 7 luglio 2009, seduta n. 198, e 14 settembre 2009, seduta n. 213, gli interroganti hanno presentato le interrogazioni n. 4-03482 e n. 4-03956 relative alla preoccupante situazione ambientale creatasi a Stroncone e in una vasta area comprendente limitrofi comuni del Ternano in seguito all'incendio divampato all'Ecorecuperi di Vascigliano di Stroncone (Terni) nella notte tra il primo e il due luglio 2009;
in quel rogo, sedato dai vigili del fuoco con grande difficoltà e dopo diversi giorni di strenuo impegno (ben centotredici interventi nell'arco di quarantotto giorni), sono andati distrutti capannoni stipati all'inverosimile di rottami di plastica provenienti da carcasse di automobili (6929 tonnellate di plastica rispetto alle 3200 concesse);

a tutt'oggi rimangono non ancora adeguatamente conosciute le proporzioni del disastro che ha scatenato la diffusione nell'ecosistema di diossine e altri inquinanti cancerogeni, a discapito della salute degli abitanti e di numerosi piccoli agricoltori e allevatori della zona rimasti, tra l'altro, per mesi senza alcuna protezione e finiti economicamente sul lastrico;
su disposizioni del giudice per le indagini preliminari del tribunale di Terni, dottor Maurizio Santoloci, su richiesta del sostituto procuratore della Repubblica, dottoressa Elisabetta Massini, sono state avanzate richieste di misure cautelari nei confronti dell'architetto Nicola Beranzoli, sindaco di Stroncone, del professor Terenzio Malvetani, noto esponente politico di lunga militanza democristiana, imprenditore nonché presidente della Cassa di risparmio di Terni e Narni, dell'ingegner Adriano Rossi, direttore del dipartimento provinciale dell'Arpa, nonché di Massimo Scerna, titolare della Ecorecuperi;
le accuse della magistratura sono estremamente gravi e vanno dall'incendio colposo alla produzione e commercializzazione di alimenti con diossina, al favoreggiamento di interessi economici di privati (come il figlio del Malvetani, proprietario di un agriturismo situato nel raggio di tre chilometri dalla Ecorecuperi), nonché alla dolosa attività di falsificazioni seriale e sistematica della realtà delle cose reali, creando disinformazione sulle gravissime e probabilmente non note conseguenze del disastro ambientale verificatosi;
la stampa locale, e in particolare il Messaggero e il Giornale dell'Umbria, in articoli apparsi mercoledì 17 febbraio 2010, riportando stralci della ricostruzione del pubblico ministero accolta dal giudice e contenuta nelle sessantacinque pagine dell'ordinanza, hanno parlato di una sorta di «cupola» il cui unico intento sarebbe consistito nel minimizzare, per evidenti tornaconti, l'allarme diossina e che avrebbe agito con pressioni, contatti, rilevazioni «pilotate» testimoniante anche da sei mesi di intercettazioni telefoniche;
sempre secondo le accuse, a causa delle blande ordinanze emanate dall'amministrazione comunale di concerto con l'Arpa, la popolazione avrebbe continuato a nutrirsi con alimenti contaminati, bevendo latte inquinato, mangiando carne di animali che avevano assunto diossina, nonché a commercializzare prodotti ortofrutticoli potenzialmente fortemente cancerogeni;
sono ovviamente riscontrabili nella popolazione sconcerto, indignazione, viva preoccupazione per la mancanza di dati effettivamente attendibili -:
se i Ministri interrogati intendano procedere con urgenza, e con quali strumenti, affinché si faccia chiarezza sulla dimensione del disastro ambientale prodottosi a Vascigliano di Stroncone, anche promuovendo per il tramite dell'istituto superiore di sanità un accertamento degli effetti dell'incendio sulla salute della popolazione e quali rimedi i Ministri si intendano adottare per ricondurre la situazione ad un minimo di normalità con riferimento, in primo luogo, alla tutela della salute della popolazione.
(4-06213)

PILI e CARLUCCI. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
in località Monte Arci nei comuni di Ales, Pau e Morgongiori sorge il campo eolico di Monte Arci composto da 34 torri eoliche per un totale di 10,8 megawatt;
gli aereogeneratori utilizzati a Monte Arci sono del tipo bipala con un'apertura di 33 metri;
il Monte Arci è una delle aree ambientali più sensibili della Sardegna centrale nella provincia di Oristano;
l'Enel, proprietaria degli impianti, costruiti nel 1999, avrebbe dovuto provvedere all'abbattimento dell'ormai abbandonato sito di ferro, ma ancora non si sa quando inizieranno i lavori di dismissione;

il parco eolico del Monte Arci si è fermato poco dopo installazione, ma i rottami delle grandi pale spuntano ancora tra i boschi di lecci e le distese di ossidiana;
i motori degli impianti eolici sono stati smontati, i grandi pali sono ancora impiantati nel pregiato sito naturalistico del monte Arci;
l'Enel ha più volte dichiarato che l'impianto è rimasto in funzione sino a quando sono stati disponibili i ricambi;
il paesaggio è compromesso;
i sindaci dei tre paesi Ales, Morgongiori e Pau che hanno ceduto una fetta del loro territorio per realizzare la centrale eolica hanno rappresentato la grave situazione ambientale e le gravi responsabilità dell'Enel;
il sindaco di Morgongiori ha avviato una procedura legale contro l'Enel, accusata di aver abbandonato l'area e la centrale;
il sindaco di Morgongiori ha dichiarato: «Questo parco non ha quasi mai funzionato e non ha assicurato il ritorno economico che era stato promesso, tant'è vero che il nostro Comune ottiene 3500 euro all'anno per un'area estesissima. In dieci anni non è mai stata fatta la manutenzione necessaria e infatti alcune pale sono cadute e i pali sono tutti arrugginiti. Abbiamo avuto soltanto un danno economico e ambientale»;
il parco avrebbe dovuto avere un capacità complessiva di quasi 11 megawatt, ma qualche tempo dopo la conclusione dei lavori l'azienda danese che ha fabbricato gli impianti è fallita;
il sindaco di Ales ha dichiarato :«Ciò che resta di quel parco è a dir poco orribile. Dopo tutto questo tempo credo sia ora di ripristinare l'area ed eliminare quei rottami che non servono a nulla e creano solo impatto ambientale»;
i tre comuni hanno affidato l'incarico ad un legale per avviare una causa contro l'Enel chiedendo un risarcimento per il disastro paesaggistico e la risoluzione del contratto;
il sindaco di Pau ha dichiarato: «L'Enel non si può dimenticare di aver sottoscritto con i nostri Comuni un preciso contratto di locazione per trent'anni per la realizzazione di una centrale eolica e se vuole dismettere questo parco deve prima confrontarsi con noi firmatari di quel contratto» -:
se il Governo non intenda accertare la reale situazione sul piano ambientale e paesaggistico per quanto di propria competenza;
se non intenda promuovere, per quanto di competenza, un'indagine, con particolare riferimento agli incentivi di competenza statale, sull'intero territorio regionale sardo dove gran parte degli impianti eolici insediati risultano totalmente fermi;
se non intenda verificare quali incentivi siano stati utilizzati per l'impianto suddetto e per tutti quelli che risultano fermi;
se non intenda far conoscere qual è la ripartizione regionale degli impianti eolici in Italia e le relative proporzioni degli incentivi assegnati;
se non intenda verificare, per i profili di competenza, tutti i contratti in essere e quali siano le aree utilizzate per tali impianti;
se tali impianti eolici a livello nazionale possano costituire base di negoziazione per la definizione di accordi bilaterali a favore delle grandi industrie energivore;
se non intenda promuovere una ricognizione puntuale dell'utilizzo degli incentivi all'energia eolica;

se non intenda predisporre un piano per utilizzare questi incentivi alternativamente su un piano di incentivi destinati alle piccole e medie imprese e alle stesse utenze urbane al fine dell'efficientamento energetico e ambientale così come sta avvenendo in diversi Paesi europei.
(4-06222)

TESTO AGGIORNATO AL 21 LUGLIO 2010

...

DIFESA

Interrogazione a risposta scritta:

BRIGANDÌ e STUCCHI. - Al Ministro della difesa, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
in Torino, via Paolo Gaidano n. 103/3, risulta essere terminata - dall'agosto del 2003 - la costruzione di due palazzine per complessivi 58 alloggi finalizzati ad ospitare appartenenti alle Forze dell'ordine provenienti da altre regioni per la lotta alla criminalità organizzata, come da previsione dell'articolo 18 della legge n. 203 del 1991;
la convenzione stipulata a suo tempo che ha dato via ai lavori è relativa ad un accordo tra il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, il comune di Torino e la cooperativa Acacia, vincitrice del bando, con uno stanziamento del predetto Ministero di circa 3 milioni di euro;
nonostante il tempo trascorso dal termine dei lavori (agosto 2003), i suddetti alloggi non risultano ancora formalmente consegnati alla prefettura di Torino per l'assegnazione;
l'ente comunale per l'edilizia popolare e agevolata (ATC), in attesa di prenderli in consegna, ha rilevato che mancano ancora le caldaie e il certificato di idoneità da parte dei vigili del fuoco;
nonostante il lungo lasso di tempo trascorso ed il costante interessamento da parte dei mass-media, nulla è allo stato cambiato;
pervengono pressanti richieste da parte di numerosi appartenenti alle Forze di Polizia, che denunciano gravi difficoltà nel poter sostenere le proprie famiglie a causa degli alti importi da destinare agli affitti presenti sul libero mercato, ovvero la cronica carenza di immobili che impedisce anche il ricongiungimento dei propri nuclei familiari;
tale inerzia cagiona un danno notevole ai potenziali beneficiari, nonché un grave danno all'erario per gli investimenti pubblici sostenuti, per i mancati introiti e per il degrado e l'abbandono in cui versano gli immobili;
il permanere di siffatta situazione ha suscitato l'attenzione del comune di Torino, nelle persone del sindaco Sergio Chiamparino e dell'assessore alla casa Roberto Tricarico i quali hanno manifestato - già nel novembre del 2007 - interesse all'acquisizione dell'immobile allo scopo di destinarli ad edilizia popolare;
tale vicenda è già stata oggetto di pressanti richieste da parte del CoBaR della Guardia di finanza del Piemonte che, con più delibere, nel tempo ha chiesto alle autorità competenti un intervento risolutore, nonché l'interessamento della Corte dei conti allo scopo di accertare eventuali danni erariali connessi allo spreco di denaro pubblico evidenziato;
presso la procura regionale per il Piemonte della Corte dei conti risulterebbe essere iniziata fin dal 26 marzo 2003 un'istruttoria inerente la costruzione degli alloggi oggetto della presente;
nel marzo 2009, su sollecitazione sempre della rappresentanza militare della Guardia di finanza, in un'intervista della trasmissione televisiva «Le Iene» il Ministro alle infrastrutture e dei trasporti Altero Matteoli aveva promesso un intervento

risolutore per giungere finalmente alla consegna degli alloggi agli aventi diritto -:
se i Ministri competenti non intendano intervenire al fine di pervenire finalmente all'assegnazione degli alloggi in questione alle Forze dell'ordine di Torino.
(4-06225)

...

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazione a risposta in Commissione:

VANNUCCI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
si è avviata la riforma dell'organizzazione dell'Agenzia delle entrate in attuazione della delibera 55 del comitato di gestione e dell'articolo 5 del regolamento di amministrazione;
la direzione provinciale di Pesaro e Urbino è stata attivata il 1o febbraio 2010 ed è stata articolata in tre uffici territoriali di Pesaro, Fano e Urbino;
dalla comunicazione della direzione regionale delle Marche sui nuovi assetti dell'Agenzia delle entrate, nella provincia di Pesaro e Urbino, si rileva che la competenza a trattare i rimborsi IVA è attribuita soltanto all'ufficio territoriale di Pesaro;
la provincia di Pesaro e Urbino è composta da 60 comuni, in gran parte dislocati in comunità montane, il territorio è molto vasto e non adeguatamente servito da infrastrutture e servizi viari;
anche in ragione della particolarità del territorio oltre alle ragioni storiche, Urbino è città co-capoluogo di provincia assieme a Pesaro;
la decisione di concentrare la materia dei rimborsi IVA esclusivamente a Pesaro appare pertanto poter produrre forti disagi per cittadini ed operatori;
l'ufficio di Urbino è punto di riferimento di circa 30 comuni con le problematiche caratteristiche richiamate;
lo stesso «status» di cocapoluogo del comune di Urbino avrebbe suggerito di mantenere la competenza ad Urbino -:
se il Ministro in considerazione del particolare caso del comune d'Urbino, co-capoluogo di provincia, intenda intervenire presso la direzione dell'Agenzia delle entrate perché venga ripristinata la competenza dell'ufficio di Urbino a trattare i rimborsi IVA e perché l'ufficio di Urbino sia fornito del personale necessario, formato e qualificato, per assolvere ai nuovi compiti compresi quelli riferiti all'IVA.
(5-02518)

Interrogazioni a risposta scritta:

ZAMPARUTTI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
negli ultimi due mesi molti utenti/pendolari ferroviari della regione Lazio hanno protestato a causa del servizio ferroviario regionale inerente la linea FR1 (Orte-Fara Sabina-Roma Tiburtina-Fiumicino Aeroporto), caratterizzato da innumerevoli disservizi: in particolare, frequentissimi ritardi rispetto agli orari ufficiali (ritardi che arrivano anche ai 15-20 minuti), non di rado soppressione di intere corse, malfunzionamento di porte e toilette, mancata diffusione di informazioni durante i ritardi e durante i lunghi intervalli dei treni, degrado delle stazioni, e altro;
il gruppo Ferrovie dello Stato S.p.A. è posseduto al 100 per cento dallo Stato attraverso il Ministero dell'Economia e delle Finanze -:
se corrisponda al vero quanto esposto sopra;
quali siano le cause di tale grave situazione;

se vi siano connessioni con analoghi disservizi lamentati sempre negli ultimi mesi in altre regioni, per esempio in Piemonte e in Toscana;
se esista o se si abbia intenzione di porre in essere una banca dati pubblica e on-line (quindi pubblicata in apposito sito internet), contenente informazioni disponibili per tutti sulla puntualità (o mancata puntualità) di tutte le corse ferroviarie regionali dell'intero Paese;
quali provvedimenti il Ministro intenda adottare per porre rimedio a tale intollerabile situazione di disagio per migliaia di cittadini/utenti.
(4-06207)

SCILIPOTI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
risulta dalla stampa che numerose, banche, tra cui in particolare quelle appartenenti al gruppo Unicredit Banca d'Impresa, hanno stipulato con la propria clientela pubblica ma soprattutto privata, per diversi migliaia di casi nei confronti di quest'ultima, contratti in derivati;
la pressoché totalità dei risultati di tali contratti ha prodotto pesanti perdite per le imprese e gli enti sottoscrittori;
conseguentemente, è da ritenersi plausibile che tali contratti siano stati proposti dalle banche sulla base di condizioni già in partenza sfavorevoli per i clienti ovvero con condizioni non adeguatamente valutate dagli stessi operatori bancari per le inevitabili conseguenze a proprio favore ed a sfavore del cliente, attraverso anche meccanismi di rimodulazione dei contratti in essere a condizioni, dichiarate dalle banche come migliorative dei precedenti contratti, ma in realtà contenenti già in partenza condizioni ancora più intensamente finalizzate all'indebitamento delle imprese;
l'attuale situazione di crisi delle piccole e medie imprese nonché della finanza degli enti locali è aggravata proprio dall'esistenza di siffatti contratti in derivati, già in partenza preordinati a favorire le banche proponenti -:
quanti contratti su derivati (Swap) abbiano sino ad oggi stipulato le banche italiane con la propria clientela privata e pubblica e, più nel dettaglio, quanti ne abbiano stipulati le banche del gruppo Unicredit;
quale sia l'indebitamento da Swap dei clienti privati e pubblici nei confronti delle banche italiane e, in particolare, quale sia quello nei confronti delle banche del gruppo Unicredit al 31 dicembre 2009 o ad altra data anteriore, laddove non disponibile un dato più aggiornato;
quanti contratti di Swap siano stati impugnati giudizialmente dai clienti e quante cause si siano concluse per sentenza o a seguito di transazione stragiudiziale e quante siano ancora attualmente pendenti;
quali e quante sanzioni la Consob abbia irrogato a banche o a dirigenti di banche per operazioni su derivati;
se intenda proporre all'attenzione del CICR l'attuale situazione di indebitamento delle imprese e degli enti pubblici italiani nei confronti delle banche;
quali eventuali rimedi, intenda proporre al CICR per risolvere i problemi derivanti da contratti di Swap della specie, preordinati a creare indebiti vantaggi alle banche ed ingenti carichi finanziari per le imprese e gli enti locali.
(4-06226)

...

GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta scritta:

MINASSO. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
nella XV Legislatura è stato predisposto dal Governo un disegno di legge recante «Istituzione dell'ufficio per il processo,

riorganizzazione funzionale dei dipendenti dell'Amministrazione giudiziaria e delega al Governo in materia di notificazione ed esecuzione di atti giudiziari, nonché registrazione di provvedimenti giudiziari in materia civile, il quale scaturiva da un protocollo di intesa firmato dalla maggioranza delle organizzazioni sindacali del personale della giustizia;
quel disegno di legge prevedeva la riqualificazione del personale della giustizia attraverso un progetto di valorizzazione che avrebbe permesso: la ricomposizione dei profili professionali, una maggiore flessibilità, 2.800 assunzioni, un progetto di modernizzazione, investimenti adeguati per il processo telematico e l'informatizzazione;
il disegno di legge di cui sopra è stato approvato in maniera bipartisan e con gli emendamenti dell'opposizione pro tempore, dalla II Commissione permanente (Giustizia) della Camera nel gennaio 2008;
il disegno di legge citato, il cui iter è stato interrotto a causa della cessazione della legislatura, è stato ripresentato nella presente legislatura, ed è attualmente in discussione in 2a Commissione permanente (Giustizia) al Senato come atto Senato 579;
le trattative relative all'annoso problema della riqualificazione che i lavoratori della giustizia attendono dal 2000 che sono rese stringenti dalla necessità di adeguare il contratto integrativo del Ministero dopo a firma del contratto collettivo nazionale del lavoro 2006-2009, si sono arenate con la nuova legislatura;
il Ministro ha ricevuto le organizzazioni sindacali solo nel febbraio 2009: sebbene in quella occasione il Ministro abbia assicurato soluzioni in tempi brevi, iniziative risolutive in merito ancora non sono state intraprese;
il Governo nell'allegato al Documento di programmazione economico-finanziaria 2010-2013 ha stabilito che, per attuare le riforme in programma e quelle già avviate (riforma del codice civile, pacchetto sicurezza, e altre), è necessario riqualificare il personale e procedere a 3.000 assunzioni in modo tale da sopperire alle «gravi carenze di organico» e garantire la prosecuzione del servizio. Si chiedono, dunque, 40 milioni di euro per le progressioni professionali tra le aree e 114 milioni di euro per le assunzioni;
l'amministrazione del comparto giustizia ha tuttavia dichiarato di non poter garantire i cosiddetti passaggi di area che porterebbero alla ricomposizione dei profili professionali, in quanto le previsioni contenute nel Documento di programmazione economico-finanziaria 2010-2013 non hanno avuto alcun esito. Nell'attuale situazione è possibile garantire solo un mero passaggio economico per il personale da finanziare con i soldi del fondo unico di amministrazione (Fua), inizialmente destinato a finanziare la produttività individuale e di gruppo;
il contratto nazionale, per garantire una maggiore flessibilità nell'ambito dei profili, individua il profilo professionale e il lavoro ad esso riconducibile su di un'unica area funzionale;
il contratto integrativo del 2000 aveva ricomposto i processi lavorativi in figure professionali uniche capaci di garantire, anche grazie ad alcuni accordi sulla interfungibilità, la prosecuzione del servizio, nonostante le gravi carenze di organico;
il contratto nazionale impone che tali figure professionali vengano ricomposte in un'unica area, verso l'alto, per una maggiore qualificazione degli stessi lavoratori;
nelle more della riorganizzazione del comparto giustizia, l'amministrazione ha proposto un ordinamento professionale, firmato in data 15 dicembre 2009, che apparirebbe contrario al contratto nazionale 2006-2009 di cui sopra;
il nuovo ordinamento dell'amministrazione propone, infatti, di dividere il lavoro, separare le funzioni e rivalutare le figure professionali verso il basso e non prevede alcun impegno formale che vincoli l'amministrazione circa la ricomposizione

delle figure professionali. A tal riguardo si è omesso di dire che, proprio con l'entrata in vigore della legge n. 15 del 2009 in materia di lavoro pubblico e di efficienza e trasparenza della pubblica amministrazione, sarà impossibile procedere alla ricomposizione dei profili in quanto, per l'accesso all'area superiore, si dovrà essere in possesso del titolo di studio necessario per l'accesso dall'esterno e, dunque, per migliaia di cancellieri, ufficiali giudiziari e altri dipendenti, l'attività prestata negli ultimi anni sarà resa nulla e non consentirà la progressione nella carriera;
tale accordo appare inoltre viziato dalla marginale rappresentatività delle organizzazioni sindacali che hanno aderito e firmato lo stesso. Non è stata invece oggetto di trattativa la proposta di accordo, completa di un ordinamento rispettoso del contratto collettivo nazionale del lavoro e improntato all'efficienza ed alla flessibilità, presentata dalla maggioranza delle organizzazioni sindacali;
tale proposta, fra gli altri interventi previsti ed in base a quanto stabilito nel Documento di programmazione economico-finanziaria 2010-2013 presentato dallo stesso Governo, dilazionava i passaggi del personale tra le aree in tre anni e prevedeva l'istituzione della figura dell'«assistente di procedura informatica», volta a reinternalizzare un servizio importante come l'assistenza informatica, assicurando così stabilità contrattuale ai dipendenti e garantendo, allo stesso tempo, sicurezza del servizio e sulla circolazione dei dati sensibili relativi agli uffici giudiziari -:
come il Ministro intenda garantire un'efficiente attuazione del cosiddetto processo breve, stante la condizione di sotto-organico e mancanza di risorse di cui soffrono gli uffici giudiziari;
come intenda dare concreta esecuzione a quanto stabilito nel Documento di programmazione economico-finanziaria in relazione alle necessità pregiudiziali per procedere alle riforme, ovvero la riqualificazione del personale e 3.000 nuove assunzioni;
se intenda riesaminare la proposta presentata dalla maggioranza delle organizzazioni sindacali e reperire i fondi previsti nel Documento di programmazione economico-finanziaria, necessari a garantire la prosecuzione del servizio;
se intenda assumere iniziative affinché possa stipularsi un'accordo che acquisisca validità in quanto firmato dalla maggioranza delle organizzazioni sindacali e dunque rappresentativo del maggior consenso da parte dei lavoratori della giustizia;
se, infine, intenda procedere alla reinternalizzazione del servizio di assistenza informatica e di verbalizzazione, alfine di garantire una maggiore sicurezza al servizio della giustizia.
(4-06208)

TESTO AGGIORNATO AL 23 FEBBRAIO 2011

...

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazioni a risposta in Commissione:

TOTO e TOMMASO FOTI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
ANAS, negli anni scorsi, appaltò i lavori di costruzione della strada statale 16, e precisamente i lavori di costruzione «della Variante di Francavilla al Mare, con congiungimento della variante di Pescara con la variante di Ortona - 1o stralcio: dalla variante di Pescara alla strada statale n. 263 - 1o lotto funzionale ad una carreggiata»;
la tratta cui afferiscono i lavori è oggi aperta al traffico;
il progetto originario, in realtà, sembra prevedesse la realizzazione di due carreggiate per senso di marcia e che, successivamente, per ragioni di natura finanziaria, esso sia stato modificato in funzione della realizzazione di una sola carreggiata per entrambi i sensi di marcia;
il tronco di strada statale in questione è un tratto di viabilità extra-urbana

caratterizzato da elevate velocità di percorrenza e da altissima densità di traffico, condizioni, queste, foriere di notevoli rischi per la sicurezza stradale e, per ciò stesso, per gli utenti; esso, inoltre, comprende due gallerie, per la lunghezza complessiva di circa 6.500 metri, a doppio senso di marcia, ciascuna nelle direzioni nord-sud e sud-nord, prive di spartitraffico centrale;
la «variante di Francavilla al Mare» costituisce il naturale prolungamento della «variante di Pescara», lungo la strada statale 16, realizzata in precedenza, con due carreggiate per senso di marcia e connotata da standard di sicurezza adeguati agli attuali volumi di traffico -:
se il Governo abbia elementi per confermare le modificazioni che sarebbero state apportate all'originario progetto della «variante di Francavilla al Mare»;
se, sulla scorta di dati, rilievi e riscontri intorno ai profili strategici della suddetta «variante», degli obiettivi di sicurezza della circolazione stradale e in funzione del miglioramento della dinamicità dei flussi veicolari insistenti sulla tratta in argomento, anche in relazione all'indubbio ruolo di rilevante fattore economico esercitato dalla infrastruttura, il Governo non ritenga necessario e indifferibile assumere le decisioni e le iniziative finalizzate alla programmazione al finanziamento e alla realizzazione del raddoppio della «variante di Francavilla al Mare» della strada statale 16, a sud, e del suo completamento, nella zona nord, con la realizzazione di una tratta stradale extra-urbana tra Montesilvano e Silvi Marina (in provincia di Teramo), per sottrarre alle zone urbane dei menzionati centri gli imponenti volumi di traffico che vi si sviluppano quotidianamente.
(5-02517)

ENZO CARRA. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
da articoli di giornali nazionali emerge che i principali collegamenti diretti da Torino e da Milano per Reggio Calabria saranno soppressi a partire dal prossimo 1o marzo 2010. Questa circostanza è confermata da fonti interne di Trenitalia secondo le quali anche altri treni sono interessati a forti tagli (tra questi il treno notte Torino-Sicilia e il Milano-Sicilia, oltre ai treni auto al seguito);
le vetture notte sulle tratte Torino-Milano-Reggio Calabria e le relative «antenne Joniche» hanno sempre registrato frequenze altissime (da sempre il Milano-Reggio Calabria 751-752 funge da valvola di sfogo per l'impossibilità di prenotare sul 1921-1920 Milano-Sicilia, coppia di treni che ha un'alta richiesta, il cosiddetto load factor). Da informazioni circolanti in ambienti sindacali e tra gli addetti ai lavori è confermata l'ipotesi portata al vaglio del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti di sopprimere i collegamenti diretti notte lasciando quindi escluso il capoluogo reggino da treni notte verso il nord (a meno di cambi di treni, soluzioni più complesse e costose ad esempio arrivando a Salerno e da lì con i treni freccia rossa verso Milano o Torino ad un costo più elevato). Verrebbe meno così anche la capillarità di collegamento tra tutti i centri del sud toccati e quindi si determinerebbe la necessità di fare ricorso all'autovettura con l'inevitabile incremento del traffico già congestionato dell'autostrada Salerno-Reggio Calabria;
secondo stime nel caso in cui venissero confermate le soppressioni - che sembrerebbero derivare, tra l'altro, da una carenza di materiale rotabile e non da scelte commerciali - soltanto una esigua parte dei circa 750 mila viaggiatori annui, di cui circa 100 mila passeggeri trasportati in vagoni letto e cuccette, verrebbe riassorbita nei rimanenti treni;
questa misura penalizza ancora una volta i collegamenti del sud verso il nord, che non sono solo scadenti a livello di materiale, pulizia e tabella di marcia, ma

addirittura vengono annullati dall'oggi al domani in un contesto di contratto di servizio pubblico che li regolamenta -:
se tali notizie corrispondano al vero e se non intenda assumere le iniziative di competenza affinché, a fronte di contributi pubblici stabili nel triennio 2009-2011, resti stabile anche l'offerta di treni.
(5-02520)

GERMANÀ e CARLUCCI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
il Consorzio per le autostrade siciliane (CAS) è concessionario di alcune tratte stradali devolute in concessione nel 2000 dall'Anas S.p.A. tra le quali si segnalano per il flusso di traffico la tratta Messina-Catania e la tratta Messina-Palermo;
l'Anas nell'esercizio delle proprie funzioni di vigilanza di cui è titolare nell'ambito del predetto rapporto di concessione, ha contestato al CAS molteplici inadempienze tra le quali spiccano per la loro gravità le omissioni nelle manutenzioni relative anche alle tratte stradali suindicate per un importo pari circa a 54 milioni di euro finanziati dall'Anas per i lavori di manutenzione mai eseguiti a cui si aggiunge, come è dato apprendere dagli organi di stampa, il finanziamento da parte di Anas S.p.A. per gli anni 2006 e 2007 di circa 30 milioni di euro per lavori di manutenzione mai eseguiti (si cita come esempio di una gestione divenuta ormai insopportabile per la collettività la galleria che collega Rometta con Milazzo posta sulla A 20 chiusa al traffico da circa dieci anni);
le contestazioni elevate dall'Anas hanno peraltro dato luogo alla formalizzazione di un atto a firma del Ministro dell'infrastrutture e dei trasporti con cui si prospettava la revoca della concessione in danno del CAS;
ciononostante, al momento, l'unico provvedimento intrapreso è rappresentato dal commissariamento del CAS, atto che non sembra condurre alla soluzione dei problemi strutturali che affliggono l'ente; problemi che hanno prodotto e continuano a produrre, oltre che innumerevoli disagi, il rischio di incidenti anche gravi riconducibili al sedime stradale ormai compromesso con conseguente pregiudizio per l'incolumità degli utenti della strada;
la ricaduta negativa della gestione delle strade devolute in concessione al CAS sembra infatti imputabile a problematiche strutturali dell'ente quali l'inidoneità organizzativa e la mancanza di personale dotato delle necessarie professionalità. Il CAS è, infatti, contrariamente agli altri concessionari di Anas S.p.A., ancora un ente pubblico economico che opera con una veste giuridica ed organizzativa inadeguata ad imprimere la necessaria efficienza e trasparenza nell'azione amministrativa;
tale circostanza desta perplessità e preoccupazione ove si consideri che l'ammodernamento infrastrutturale della Sicilia riveste carattere propedeutico rispetto alla realizzazione del ponte sullo stretto e che al momento arterie autostradali vitali come la Messina-Catania versano in una stato di degrado e di cattiva manutenzione -:
in che modo il Ministro interrogato ritenga di intervenire al fine di garantire le condizioni necessarie ad una gestione efficiente e trasparente delle tratte stradali devolute al CAS e se, alla luce delle predette considerazioni, non intenda valutare l'opportunità di revocare le concessioni attribuite alla CAS.
(5-02521)

ALESSANDRI e RAINIERI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
il settore dell'autotrasporto italiano sta attraversando una difficile situazione di crisi e molti autotrasportatori versano in serie difficoltà economiche, con aziende prossime alla chiusura;

in aree specifiche del Paese concorrono ad inasprire la crisi del settore, oltre all'avversa situazione finanziaria mondiale, anche e soprattutto fenomeni di dubbia legalità e di scorrettezze competitive che rappresentano una negatività in forte espansione, principalmente in Italia;
agli interroganti pervengono lamentele e denunce su questa materia soprattutto dai trasportatori del comprensorio della zona ceramica di Sassuolo (MO), i quali chiedono un intervento per debellare presunte vicende di malaffare che riguardano direttamente il loro settore;
i problemi che affliggono il settore degli autotrasportatori di Sassuolo riguardano tutto il territorio nazionale, ma a detta degli interessati, nel comprensorio modenese si configura una situazione catastrofica;
in effetti, si riscontrerebbero casi diffusi di operatori che si sono «impossessati» del mercato dei trasporti locali con modalità che suscitano perplessità dal punto di vista della regolarità senza che nessuna autorità preposta si sia concretamente attivata per contrastarne la crescita;
si evidenzia che nel comprensorio in questione vi sarebbero aziende di trasporto con un parco macchine obsoleto che hanno facoltà di circolare per le strade locali quando per esse dovrebbe essere vietato;
si denuncia che alla guida di questi automezzi vi sarebbero autisti non in regola, pensionati, persone non più idonee alla guida o in regola come braccianti agricoli;
tali aziende potrebbero richiedere tariffe anche al di sotto del 40/50 per cento rispetto ad una regolare tariffa;
capiterebbe che da Roteglia a Ravenna il prezzo di un trasporto di argilla, al più dovrebbe aggirarsi sui 280/300 euro, ma in pratica si effettua al prezzo reale di 110 euro;
l'Italia è lo Stato dell'Unione europea con il parco di macchine pesanti più vecchio, addirittura superato dai paesi emergenti dell'est Europa e ciò indurrebbe a domandarsi se non vi siano resistenze di sistema che ostacolino lo sviluppo dei lavoratori nazionali, i quali sono sottoposti a fortissime imposizioni fiscali e a una burocrazia oltremodo pesante e lenta cui spesso sfuggono delicati controlli, tra cui la regolarità delle revisioni degli automezzi, allo scopo non reprimendo il grave fenomeno della cosiddetta «revisione dei libretti»;
si rende necessario ed urgente un intervento del Ministero affinché effettui controlli puntuali e rigorosi sulla regolarità di gestione e di operatività delle aziende di autotrasporto attive sul territorio nazionale e soprattutto nel comprensorio di Sassuolo, con particolare riferimento alle verifiche sulla regolarità dei documenti legali dei mezzi, dei loro autisti e delle tariffe che praticano -:
se non intenda con urgenza avviare una scrupolosa indagine e puntuali controlli nel settore del trasporto pesante nazionale e specialmente nel territorio di Sassuolo (MO), sia al fine di accertare i presunti profili di illegalità descritti in premessa, sia e soprattutto per mettere ordine e assicurare condizioni di sviluppo in favore del sistema italiano dell'autotrasporto.
(5-02523)

Interrogazioni a risposta scritta:

MONTAGNOLI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
Barletta (città di circa 100.000 abitanti, capoluogo capofila della provincia di Barletta-Andria-Trani e suo principale nodo ferroviario di riferimento), nell'indice di classificazione delle stazioni stilato dalle Ferrovie dello Stato, occupa il 3o posto nella regione Puglia (dopo Bari e Foggia) servendo un bacino potenziale di utenza di oltre 600.000 abitanti;
il traffico passeggeri ammonta a quasi 3 milioni di passeggeri annui, secondo

Rete ferroviaria italiana, grazie soprattutto all'interscambio tra le diverse linee e tra treno e bus. Nonostante ciò, Trenitalia continua a penalizzare questo territorio non facendo fermare 2 coppie di Eurostar fast veloci frecciargento che giornalmente dalla Puglia si dirigono a Roma e viceversa: precisamente, all'andata il treno che parte da Bari alle 7,16 e arriva a Roma alle 11,15 (Eurostar FAST 9350) e quello che parte da Bari alle 17,16 con arrivo nella Capitale alle 21,15 (Eurostar FAST 9356); al ritorno quelli che partono da Roma, il primo alle 14,45 (Eurostar FAST 9355) e il secondo alle 19,45 (Eurostar FAST 9359);
questi treni, con la fermata a Barletta, permetterebbero di coprire la distanza con la Capitale in soli 3 ore e 29 minuti; e invece i passeggeri di questo territorio ogni volta si devono sobbareare di uno scomodo e fastidioso trasbordo a Foggia creando enormi disagi ed un aumento della tariffa ferroviaria e del tempo impiegato per coprire la tratta, che può arrivare fino alle 2 ore in più;
numerose sono state le proteste dei cittadini a vari livelli nei confronti di Trenitalia; da ricordare sono le 6000 firme raccolte in pochi giorni nel 2009 e consegnate nelle mani del presidente della IX Commissione Trasporti della Camera, ed ai vertici delle Ferrovie dello stato;
Trenitalia si giustifica ancora oggi asserendo che i treni devono coprire la tratta Bari-Roma necessariamente in meno di 4 ore (in 3 ore e 59 minuti, per la precisione); per cui la fermata a Barletta allungherebbe di 4 minuti la durata del percorso. Però si confermano in ogni caso le fermate a Brindisi e Benevento, che in prima battuta erano state escluse e poi inspiegabilmente recuperate, nonostante abbiano un traffico passeggeri inferiore;
la predisposizione degli orari penalizza un territorio di oltre 600.000 abitanti e crea disagi agli utenti. Non interessa che gli eurostar fast da Bari sino a Roma marcino quasi vuoti;
appare difficile giustificare, la sosta di ben 9 minuti a Foggia invece dei 2 minuti normalmente previsti. Ciò accade perché, evidentemente, si deve consentire ancora oggi a tutti i treni provenienti dal sud della Puglia e diretti a Roma, un'anacronistica inversione di marcia verso Benevento e Caserta su una vecchia linea risalente al 1800, ai tempi dell'Unità d'Italia, e in cui gli stessi moderni eurostar per il momento procedono a una velocità massima ancora di circa 100 chilometri orari;
anche il progetto in itinere di realizzare una linea ad alta capacità (e non ad alta velocità) Bari-Napoli, non prima, però di dieci anni (si parla del 2020), sta riscontrando non pochi problemi dovuti proprio allo snodo ferroviario di Foggia che deve essere comunque necessariamente aggirato creando una bretella di allacciamento: dalla linea Adriatica, all'altezza di Incoronata, a quella per Benevento, all'altezza di Cervaro; costringendo perciò i passeggeri del foggiano ad un contestato trasbordo con navette fino alla stazione di Cervaro, ubicata a circa 10 chilometri dal capoluogo Dauno -:
se il Ministro sia a conoscenza della situazione e intenda intervenire nei confronti dei vertici di Trenitalia al fine di evitare che i cittadini di un'area che racchiude nei suoi confini oltre 600.000 abitanti possa essere penalizzata con la soppressione di convogli alta velocità negli orari utili sia per raggiungere Roma sia nella tratta inversa.
(4-06210)

FUGATTI, BRAGANTINI, MONTAGNOLI e NEGRO. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
le cronache quotidiane riportano di disagi cui sono costretti i pendolari ed i viaggiatori sulla linea che da Verona va a Trento;
all'ordine del giorno ci sono ritardi, soppressioni, a cui vanno ad aggiungersi treni incompleti, quindi con un minor numero di posti;

oltretutto presso la stazione di Verona alcune obliteratrici presenti sui binari spesso sono fuori funzione, così i passeggeri sono costretti a salire sui treni senza avere obliterato il biglietto, col rischio di incappare nella sanzione irrogata dai controllori come avvenuto in alcuni recenti casi riportati dalla stampa locale;
i viaggiatori già costretti a subire condizioni di viaggio disagiate lamentano anche l'assoluta inadeguatezza delle carrozze, sia in termini di pulizia che di disponibilità di posti, nonché dei bagni spesso fuori servizio;
a seguito della ridotta composizione dei convogli i passeggeri sono costretti a viaggiare in piedi in condizione di assoluto disagio soprattutto nelle ore di punta;
sino ad ora nessuna concreta iniziativa è stata assunta da Trenitalia per sopperire alle carenze strutturali in cui versa il trasporto locale sulla tratta in questione -:
se il Ministro sia a conoscenza della situazione e se intenda intervenire nei confronti di Trenitalia, al fine di porre fine ad una situazione insostenibile per i viaggiatori, soprattutto per quelli che tutti i giorni usano il treno per recarsi al lavoro o a scuola, tenuto conto che essi acquistano titoli di viaggio che meriterebbero di essere onorati con un servizio adeguato.
(4-06211)

ANTONINO FOTI, VINCENZO ANTONIO FONTANA, DI BIAGIO e CARLUCCI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
Grandi Stazioni spa ha il compito di riqualificare, ristrutturare, valorizzare e gestire i complessi immobiliari delle 13 stazioni più grandi d'Italia, che saranno riconsegnati a Rete ferroviaria italiana al termine del mandato quarantennale previsto per il 2040: Milano Centrale, Torino Porta Nuova, Genova Brignole e Genova piazza Principe, Venezia Mestre e Venezia Santa Lucia, Verona Porta Nuova, Bologna Centrale, Firenze Santa Maria Novella, Roma Termini, Napoli Centrale, Bari Centrale e Palermo Centrale;
il «programma Grandi Stazioni» si articola in due tipologie di interventi: adeguamento funzionale per gli edifici di stazione e infrastrutture complementari agli edifici di stazione;
il 14 marzo 2003, con delibera n. 10/03, il CIPE ha approvato i progetti definitivi di adeguamento funzionale per gli edifici di stazione, prevedendo il ricorso a fonti di finanziamento autonomamente reperite da Grandi Stazioni, ed i progetti preliminari delle infrastrutture complementari agli edifici di stazione (comprendenti il sistema integrato di videosorveglianza);
nelle sedute del 22 e 29 marzo 2006, con la delibera n. 129 sono stati approvati dal CIPE i progetti definitivi delle infrastrutture complementari agli edifici di stazione;
Grandi Stazioni spa, così come stabilito nella delibera CIPE del 2003, sta procedendo nella realizzazione del programma citato per la parte relativa agli adeguamenti funzionali delle stazioni attraverso il ricorso all'uso dei volumi disponibili trasformati in locali commerciali;
gli interventi infrastrutturali complementari, il cui ammontare complessivo è pari a 233 milioni di euro, di cui 210 milioni di euro a carico dello Stato - come previsto nella legge obiettivo - e 23 milioni di euro a carico di Grandi Stazioni spa, sono invece quasi tutti bloccati;
risulta che Grandi Stazioni ha in corso un contenzioso con le imprese appaltatrici per circa 300 milioni di euro e pre-contenzioso per ulteriori 300 milioni di euro, con conseguenti gravi problemi con gli enti locali interessati, nonché con grave danno per l'utenza e lo Stato che vede vanificare il denaro stanziato;
lo status degli interventi previsti per la stazione di Roma Termini «fotografa»

la procedura utilizzata e conferma lo stato di inadempienza da parte di Grandi Stazioni spa;
gli interventi finanziati con la delibera CIPE n. 129/2006 per la stazione di Roma Termini ammontano a euro 102.308.964, di cui euro 5.616.626, per l'area di Via Marsala - parcheggio interrato (1 livello) e sistemazioni esterne stazione; euro 40.952.552 per la «piastra» parcheggi sui binari (con accesso dal sottovia Cappellini); euro 55.546.513 per la «piastra» servizi ferroviari (ampliamento galleria di testa) e collegamento in quota tra le due «piastre» (parcheggi e servizi); euro 743.308 per altre tipologie di intervento;
il contratto d'appalto tra Grandi Stazione e l'ATI Salini Locatelli s.r.l., Castelli Lavori s.r.l., Ircop s.r.l. è stato stipulato in data 10 settembre 2008 con importo di circa 82,7 milioni di euro;
dopo la stipula del contratto con l'appaltatore, non si è ancora proceduto alla consegna dei lavori, in attesa di una definitiva condivisione con Rete ferroviaria italiana del piano di cantierizzazione dell'opera, particolarmente complesso in ragione delle interferenze con l'esercizio ferroviario;
sono al momento allo studio una serie di modifiche al progetto originario oggetto della gara, ai fini di un miglioramento della funzionalità e di una riduzione dell'impatto con l'esercizio ferroviario;
relativamente a tali modifiche, occorre tenere presente che le variazioni apportate contengono sostanziali modificazioni rispetto al progetto originariamente approvato dal CIPE, con nuovi costi e nuove spese;
tali variazioni apportate al progetto originario rilevano sotto l'aspetto localizzativo, con il risultato che occorrerà attendere la chiusura di un nuovo iter approvativo, corredato di tutte le autorizzazioni amministrative necessarie, e la convocazione di una nuova conferenza di servizi ai sensi degli articoli 166 e 169 del decreto legislativo n. 163 del 2006 -:
se il Ministro sia a conoscenza dei fatti di cui in premessa e come intenda assicurare un impiego appropriato delle risorse, anche attraverso le misure di vigilanza nei confronti del soggetto incaricato della realizzazione del programma degli interventi.
(4-06214)

CIMADORO. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
in data 18 febbraio 2010 il quotidiano il Sole 24ore ha pubblicato un articolo, a firma di Valeria Uva, dal titolo «La qualificazione dei costruttori. Quegli allarmi inascoltati sulle SOA»;
in tale articolo si legge: «L'allarme l'Autorità di vigilanza sugli appalti l'aveva dato già a luglio nella Relazione al Parlamento: nelle SOA, le società organismo di attestazione private che controllano i costruttori e di fatto regolano l'accesso al mercato dei lavori pubblici, accanto a società oneste, c'è "troppa polverizzazione azionaria", dilagano i prestanome perché molti azionisti "non hanno redditi corrispondenti alla loro natura di sottoscrittori" gli, investitori solidi come banche e assicurazioni si sono dileguati passando dal 40 per cento di azioni possedute nel 2000 al 20 per cento del 2008. Ma non è bastato. Così come non sono bastate le ispezioni, i rapporti della guardia di finanza e della direzione distrettuale antimafia di Napoli a fermare la SOA nazionale costruttori. Che alla fine ha sempre trovato nella giustizia amministrativa una scialuppa di salvataggio. La SOA napoletana è finita nelle intercettazioni di Firenze per via del suo azionista, quell'Antonio Di Nardo dipendente del Ministero delle infrastrutture, ma anche socio occulto del "Consorzio Novus" e secondo i carabinieri del Ros "vicino alla criminalità organizzata campana". È dal 2005 che l'Autorità, che per legge deve vigilare sulle SOA, prova a fermarla. Ma non c'è mai

riuscita. A bloccarla è stato prima il Consiglio di Stato, con la sentenza n. 4363/2008 (Presidente Barbagallo, estensore Buonvino) per la quale lo stesso Di Nardo, come è emerso dalle intercettazioni della procura di Firenze, si era interessato parlando con il giudice costituzionale Giuseppe Tesauro. La sentenza non si sofferma sui risultati delle indagini e delle ispezioni, ma dichiara illegittima la revoca dell'Autorità: primo "per l'illegittima tardiva comunicazione (alla Soa) dell'avvio del procedimento di revoca" poi perché l'Autorità si è sempre rifiutata di far vedere le carte delle accuse alla SOA, trincerandosi dietro il segreto istruttorio sui procedimenti penali in corso. E poco importa se dai controlli era emersa la "coincidenza - si legge nella stessa sentenza - tra il collegio sindacale delle SOA e quelli di altre due dalla medesima attestate". Se insomma controllore e controllato, di fatto, coincidevano. La guerra non è finita qui. L'Autorità ha continuato a negare il nulla osta alla Soa. Aveva scoperto che Di Nardo era socio anche dell'immobiliare "Paese del Sole", ancora un doppio ruolo di controllore e controllato vietato dal decreto del Presidente della Repubblica n. 34 del 2000 sulle SOA. Ma anche qui è arrivato un Tar Lazio (sentenza n. 2374/2009) a salvare Di Nardo. Oggi la SOA continua a rilasciare la patente di "credibilità" ai costruttori. È bastato che Di Nardo vendesse la propria quota, lasciandola comunque in famiglia, alla figlia Valentina. E che l'altro socio, Vittoria Falzarano, sua moglie, si liberasse delle azioni della società di certificazione, Promo cert. Resta, inascoltato, l'allarme dell'Autorità nella Relazione 2009 sul "pericolo della presenza diffusa di competitori più disinvolti, sia sul versante delle imprese che su quello degli attestatori"»;
i fatti rappresentati nel presente articolo appaiono di eccezionale gravità, sia alla luce dello scandalo che ha coinvolto recentemente il ruolo della Protezione civile nella gestione degli appalti pubblici, sia alla luce dei comportamenti che la stessa Autorità per la vigilanza sui contratti pubblici di lavori, servizi e forniture ha stigmatizzato nella relazione al Parlamento 2009;
la composizione azionaria degli organismi di attestazione (SOA) risulta caratterizzata da frequenti cessioni di azioni, dalla estrema parcellizzazione degli azionisti e dalla presenza di soci privi dei redditi necessari alla sottoscrizione di azioni. A tali elementi, si aggiunge il perdurante utilizzo di promotori. Questi, nonostante le prescrizioni dell'Autorità per la vigilanza sui contratti pubblici non risultano ancora pienamente inquadrati nell'organico delle SOA e ciò consente, ad avviso dell'interrogante, di attribuire ad essi la responsabilità esclusiva delle frequenti e numerose falsificazioni di certificati;
l'esame da parte dell'Autorità per la vigilanza sui contratti pubblici delle vicende connesse alle imprese qualificate ed alle regole che attualmente consentono agli operatori l'accesso al mercato ha evidenziato, invece, il fenomeno delle migrazioni delle imprese, ovvero, degli spostamenti da una SOA all'altra e le cessioni di azienda o di rami di azienda, spesso caratterizzate da fittizie e molteplici compravendite di uno stesso ramo aziendale. Le cessioni vengono spesso utilizzate per consentire la rigenerazione dei requisiti posseduti da imprese che, per esaurimento del ciclo di attività, per motivi fiscali, amministrativi o penali, risultino oramai fuori mercato, con la conseguente nascita di imprese prive di know-how aziendale, definibili quali «scatole vuote», che acquisiscono unicamente il diritto ad utilizzare certificati di esecuzione lavori;
in ragione di tali considerazioni, l'Autorità di vigilanza per i contratti pubblici ha sensibilizzato il consiglio dell'Ordine notarile in merito alla delicatezza ed importanza assunta degli atti di cessione d'azienda nel settore dei lavori pubblici -:
se i fatti sopra riportati corrispondano al vero e, in tal caso, quali iniziative

di competenza, anche normative, si intendano assumere, con urgenza, per ovviare alle criticità esposte in premessa nel rispetto delle competenza proprie della magistratura.
(4-06221)

...

INTERNO

Interrogazione a risposta scritta:

FARINA COSCIONI, MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro dell'interno, al Ministro della salute, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
appare agli interroganti gravissima e inquietante la pubblica denuncia del coordinatore nazionale delle rappresentanze di base dei vigili del fuoco Antonio Jiritano, secondo il quale il campo base dei vigili del fuoco di Monticchio, una frazione de L'Aquila, poggia su un deposito abusivo di scorie tossiche: arsenico, zinco, sostanze chimiche, che l'Agenzia per la protezione dell'ambiente e per i servizi tecnici ha stabilito essere estremamente pericoloso;
testualmente il signor Jiritano ha dichiarato: «Cose da pazzi. È da dieci mesi che siamo qua e nessuno ci ha detto niente. Con la neve dei giorni scorsi e poi le piogge, c'è stato uno smottamento, abbiamo ripianato un po' il terreno e sono saltate fuori bottiglie, fusti, roba strana. Coi nostri mezzi abbiamo fatto qualche verifica, s'è capito subito che erano sostanze tossiche. A quel punto ci siamo rivolti alle autorità locali ed è saltato fuori che tutti lo sapevano. La chiamavano la «fossa dei veleni», era una specie di discarica illegale. Davanti al campo c'è il vecchio impianto abbandonato dell'Agriformula, un'azienda chimica. Quando siamo arrivati qui c'era lo spiazzo, la ghiaia, abbiamo montato le tende e pensato solo a lavorare giorno e notte come pazzi. Ma tutti sapevano cosa c'era sotto e nessuno s'è preoccupato di avvisarci -:
quali iniziative, nell'ambito delle rispettive competenze, si siano adottate o si intendano adottare, per accertare le cause e le eventuali responsabilità amministrative e disciplinari per l'accaduto;
se i circa mille vigili del fuoco che da un anno occupano il campo a rotazione siano stati sottoposti a opportune visite mediche, e quali siano i risultati di dette visite;
se sia vero che della discarica illegale nella zona «tutti erano a conoscenza», e per quale ragione, pur essendone «tutti a conoscenza», in tutto questo tempo non si sia provveduto alla bonifica della zona.
(4-06215)

TESTO AGGIORNATO AL 23 FEBBRAIO 2011

...

ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazione a risposta in Commissione:

ROSSOMANDO. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
in data 18 gennaio 2010 presso la regione Piemonte, alla presenza dell'assessore all'istruzione e formazione professione G. Pentenero, del direttore all'istruzione, formazione professionale e lavoro dottor L. Albert, dell'assessore all'istruzione della città Torino, dottor Borgogno, delle organizzazioni sindacali, CISL Scuola, CGIL, UIL Scuola e SNALS, delle Confcooperative Piemonte, Legacoop Piemonte, dell'Anci Piemonte, dell'Asapi e dell'Andis si è riunito il tavolo così composto per esaminare la nota del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, Direzione generale per la politica finanziaria e il bilancio, prot. n. 0009537 del 14 dicembre 2009, avente ad oggetto «Indicazioni riepilogative per il programma annuale delle Istituzioni scolastiche per l'anno 2010»;

il tavolo si è concentrato sulle ripercussioni che il provvedimento in esame, se applicato, potrebbe provocare in 165 scuole del Piemonte, relativamente ai servizi di pulizia e di sorveglianza;
giova ricordare che l'affidamento a cooperative sociali di tipo B nella regione Piemonte ha una lunga e complessa storia e i contratti in essere hanno origine dal 1997. Infatti, la città di Torino e le principali città dell'area metropolitana scelsero di affidare alle cooperative sociali B la pulizia e sorveglianza dei servizi scolastici con un doppio intento: favorire l'inserimento lavorativo di persone svantaggiate attraverso le cooperative sociali ai sensi della legge n. 381 del 1991 e della legge regionale n. 18 del 1994 e offrire opportunità di servizi qualificati alle istituzioni scolastiche;
è una scelta che ha permesso di realizzare in ogni scuola l'inserimento lavorativo di persone disabili, provenienti da situazioni di disagio sociale e di altre fasce deboli del mercato del lavoro (donne sole con figli, persone con bassa scolarità, over 50 disoccupati e altri) producendo e consolidando negli anni buoni risultati;
la riduzione del 25 per cento delle prestazioni (servizio) disposta dal provvedimento in questione provocherebbe un aumento della disoccupazione e contestualmente un peggioramento dei servizi essenziali nelle scuole, quali la vigilanza, la sicurezza, l'igiene e il supporto alle direzioni didattiche, tanto che in alcuni casi sarebbero compromessi i livelli minimi di sicurezza e di igiene;
questa riduzione di fondi si aggiunge al progressivo taglio di risorse umane e finanziarie previsto dal piano programmatico di cui all'articolo 64 del decreto-legge n. 112 del 2008 convertito dalla legge n. 133 del 2008;
tale situazione è ulteriormente aggravata nella regione Piemonte dal mancato compimento della procedura di gara avviata nel 2005 a livello nazionale; questo fatto ha comportato la proroga dei contratti in essere e il mancato adeguamento dei costi del servizio fermi dal 1999, nonostante che nel frattempo siano intervenuti due rinnovi del contratto collettivo nazionale del lavoro di settore;
con la suddetta circolare, inoltre, si invitano le scuole ad inserire nell'aggregato Z (disponibilità da programmare) i «residui attivi» di competenza del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca. Questa indicazione oltre a non essere corretta sul piano formale è impossibile da applicare per ragioni sostanziali. Si tratta di spese obbligatorie già liquidate negli anni passati (per supplenze, esami di Stato o per spese comunque obbligatorie) quando le scuole hanno anticipato dalla «cassa» fondi provenienti da altri finanziamenti rispetto ai quali aspettano da anni il rimborso -:
se ed in che modo sia stato effettivamente verificato l'impatto delle riduzioni dei servizi già in atto in termini di impoverimento dei servizi resi all'utenza scolastica, ma anche sul fronte occupazionale con la totale destabilizzazione delle fasce più deboli di lavoratori, che fino ad oggi hanno trovato un utile ed ottimale collocazione sociale e professionale lavorativa;
se il Ministro - date le gravi conseguenze che si determinerebbero dall'applicazione della nota prot. n. 0009537 del 14 dicembre 2009 - non ritenga necessaria la revoca immediata delle disposizioni inerenti alla spesa per i contratti di fornitura per i servizi di pulizia ed altre attività ausiliarie, e il contestuale suo rifinanziamento a salvaguardia del diritto allo studio e del servizio scolastico.
(5-02519)

Interrogazioni a risposta scritta:

CICCIOLI e CARLUCCI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione. - Per sapere - premesso che:
il dottor Giovanni D'Angelo è dirigente scolastico dell'IPSSAR «F. Buscemi»

di San Benedetto del Tronto (Ascoli Piceno); ha ricevuto l'incarico di dirigenza a partire dall'anno scolastico 2007/2008, in seguito al trasferimento dal secondo circolo didattico di San Benedetto del Tronto (Ascoli Piceno), dopo lo scioglimento del consiglio del secondo circolo didattico di San Benedetto del Tronto (Ascoli Piceno), avvenuto successivamente ad una visita ispettiva inviata dall'ufficio scolastico regionale delle Marche;
la direzione scolastica regionale delle Marche, negli anni scolastici 2007/2008 e 2008/2009, ha sottoposto più volte a visite ispettive il dirigente scolastico dottor Giovanni D'Angelo e l'IPSSAR «F. Buscemi» di San Benedetto del Tronto;
nel corrente anno scolastico 2009/2010, presso l'IPSSAR «F. Buscemi» di San Benedetto del Tronto, è stata fatta una visita ispettiva condotta da due ispettori;
nell'istituto i rapporti tra Dirigente scolastico e personale docente e ata sono tesi e molti sono i conflitti; infatti, il «Capo di Istituto» ha inviato numerose lettere di contestazione al personale docente ed ata e numerosi provvedimenti disciplinari, ma posto che in molti casi esse non hanno avuto seguito, si può ritenere che il vero scopo delle medesime fosse di intimidire ed intimorire i lavoratori che svolgono diligentemente i loro compiti;
numerosi componenti del corpo docente ed ata, dopo anni di onorato servizio presso l'IPSSAR «F. Buscemi», a causa delle ripetute vessazioni del dirigente scolastico, hanno chiesto ed ottenuto il trasferimento in altre sedi scolastiche;
il dirigente scolastico è in conflitto sia con la provincia di Ascoli che con altre amministrazioni;
i revisori dei conti del suddetto istituto, nella loro attività di controllo della regolarità amministrativa e contabile, hanno rilevato diverse difformità di natura contabile;
diversi progetti didattici dell'Istituto non sono stati finanziati per mancanza di rinnovo dell'accreditamento presso la regione Marche;
il fondo d'Istituto (salario accessorio del personale della scuola) relativo all'anno scolastico 2008/2009 non è stato ancora distribuito per la mancata presentazione della necessaria documentazione da parte del dirigente in sede contrattuale;
la trattativa per il contratto integrativo di Istituto dell'anno scolastico 2009/2010 è bloccata perché il dirigente non comunica i residui dell'anno precedente e non fornisce la relativa documentazione;
desta perplessità la presenza nell'istituto di telecamere di sorveglianza nelle quali non è chiara l'utilità e la destinazione;
alcuni laboratori sono tenuti chiusi, mentre, ad avviso dell'interrogante, potrebbero essere utilizzati per lo svolgimento dell'attività didattica;
per quanto consta all'interrogante i dipendenti si sentono indifesi dalle istituzioni e dagli organi superiori che conoscono molto bene la situazione, poiché sono a conoscenza di moltissime circostanze, ma gli uffici competenti omettono i conseguenti dovuti provvedimenti -:
se intenda assumere le opportune iniziative ispettive per verificare se il comportamento del Dirigente scolastico dell'IPSSAR «F. Buscemi» di San Benedetto del Tronto possa formare oggetto di iniziative di carattere disciplinare.
(4-06218)

MARSILIO, RAMPELLI e CARLUCCI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
è ancora viva nella memoria dei congiunti delle vittime e di tutto il popolo italiano la tragedia delle vittime delle foibe sul fronte orientale;
per testimoniare il sentimento di vicinanza e la memoria di un evento così luttuoso, oltre che consentire di non dimenticare

questa pagina tragica per tanti italiani, è stata istituita, con la legge 30 marzo 2004, n. 92 la «Giornata del ricordo» con la quale, il 10 febbraio, vengono ricordate le vittime delle foibe e gli esuli giuliano-dalmati e tale giornata, anche quest'anno è stato celebrato con la dovuta solennità ai più alti livelli istituzionali;
in concomitanza della giornata del ricordo del corrente anno, sono apparse su organi di informazione notizie riguardanti il rifiuto, manifestato da parte di taluni dirigenti ed insegnanti di alcuni istituti scolastici della città di Roma, di consentire la celebrazione di questa ricorrenza nelle scuole di appartenenza;
sono stati proprio gli studenti a stigmatizzare e mettere in luce la circostanza, che ha impedito ad alcuni di loro di poter celebrare la giornata del ricordo;
è senza dubbio deprecabile che certi atteggiamenti provengano proprio dal corpo docente che ha lo specifico compito di dare messaggi e insegnamenti ai ragazzi per prepararli con coscienza a svolgere il proprio ruolo nella società;
questo comportamento, inoltre, offende la sensibilità di milioni di cittadini italiani che si riconoscono nel dramma della popolazione giuliano dalmata;
la tragedia delle foibe e degli esuli giuliano dalmati ha trovato ampio e documentato riscontro da parte di tutti coloro cui è demandata l'analisi degli eventi storici e la loro rispondenza con la realtà -:
se corrisponda al vero la circostanza che il Ministro abbia provveduto ad emanare e trasmettere a tutti gli istituti scolastici una circolare con cui gli stessi venivano invitati a celebrare la giornata del ricordo;
se effettivamente si sia verificato e quali eventualmente siano gli istituti in cui tale invito non sia stato accolto;
se e quali iniziative intenda assumere verso gli insegnati e/o i dirigenti scolastici che abbiano manifestato il proprio rifiuto a celebrare la Giornata del ricordo.
(4-06219)

...

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazioni a risposta orale:

POLI e BOSI. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
con l'operazione denominata «POSEIDON», avviata nel dicembre dello scorso anno, l'INPS, ha inviato migliaia di avvisi bonari ad altrettanti professionisti con oltre 65 anni, pensionati e non, regolarmente ed obbligatoriamente iscritti al proprio «ordine» o «collegio» e di conseguenza alla propria cassa previdenziale;
secondo l'INPS, i professionisti che continuano ad esercitare attività lavorativa dopo aver maturato il diritto alla pensione, devono versare i contributi alla gestione separata INPS e, ha contestualmente provveduto ad iscriverli a le gestione chiedendo i contributi stessi a partire dall'anno 2006 con aliquota del 15 per cento e successivamente del 17 per cento (i contributi delle casse di categoria sono nettamente inferiori) con applicazione delle sanzioni nella misura del 60 per cento. Ciò in base all'articolo 2, comma 26, della legge n. 335 del 1995 (legge Dini);
gli ordini professionali e le rispettive casse sostengono, al contrario, che i professionisti restano obbligatoriamente iscritti all'albo di appartenenza e quindi alle casse di categoria;
il contrasto tra le due interpretazioni ha prodotto un acceso dibattito a cui hanno partecipato sia i responsabili degli enti interessati che il professor De Tilla ed

il dottor Antonio Pastore, rispettivamente, presidente e il vicepresidente dell'ADEPP (associazione casse di previdenza private);
l'INPS si è dichiarato disponibile a risolvere il problema in tempi brevi ma ad oggi il problema è ancora aperto e nulla di concreto è stato fatto per risolverlo;
secondo notizie apprese dalla stampa, l'onorevole Alberto Brambilla, presidente del nucleo di valutazione della spesa previdenziale, organo del Ministero del lavoro e delle politiche sociali, in una riunione presso la cassa dei ragionieri ed esperti contabili ha comunicato che i contributi devono essere comunque versati alle casse di categoria o in alternativa all'INPS, magari con la previsione di una sanatoria per i periodi pregressi;
con tale soluzione, tuttavia, oltre un certo limite di età, il contributo non avrebbe più alcuna valenza previdenziale ma assumerebbe una rilevanza esclusivamente fiscale, trasformandosi in una tassa vera e propria;
in base alla citata legge Dini, i professionisti con più di 65 anni che producono reddito sono obbligati ad accantonare un corrispettivo previdenziale e l'INPS rivendicherebbe, pertanto, il diritto alla riscossione di tale contributo;
questo principio, tuttavia, è ben regolamentato dalle leggi e dagli statuti delle casse di categoria le quali prevedono tali ipotesi come opzione e non come obbligo legislativo. Si esprime in questo senso gli articoli 22 e 32 della legge n. 21 del 1986; l'articolo 65 della legge n. 388 del 2000; il testo della riforma Maroni, articolo 12 della legge n. 243 del 2004; il decreto ministeriale dell'agosto 1997 con cui il Ministero del lavoro e della previdenza sociale ha fatto propri i regolamenti delle casse -:
se non ritenga di istituire in tempi brevi una commissione paritetica Ministero-casse INPS con lo scopo di risolvere in tempi brevi la contesa vicenda che sta destando una sempre più crescente preoccupazione tra i professionisti interessati, bloccando nel contempo ogni pretesa dell'INPS.
(3-00927)

LULLI e GIACOMELLI. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
la stampa pratese riportava martedì 16 febbraio 2010 una notizia secondo la quale il Governo si appresterebbe a destinare i 50 milioni di euro a beneficio dei disoccupati privi ormai di ammortizzatori sociali, promessi già alla fine del 2009 dal Sottosegretario per il lavoro e le politiche sociali Pasquale Viespoli per tutta la regione Toscana, solo a Prato e nei prossimi giorni sarà convocato un tavolo di lavoro;
non esistono atti formali né sono noti gli estremi di tale provvedimento;
non è a conoscenza di tale provvedimento neppure l'assessore regionale toscano Gianfranco Simoncini, che ha scritto al Sottosegretario Viespoli per chiedere risorse aggiuntive che finanzino altri ammortizzatori sociali, a beneficio anche del distretto pratese;
in pratica mancano all'appello 22 milioni di euro per chiudere la cassa integrazione in deroga relativa al 2009 e la regione Toscana ha chiesto al Governo 100 milioni di euro nel 2010 per finanziare gli ammortizzatori destinati ai disoccupati che hanno esaurito anche la mobilità, con un impegno del 33 per cento in più da parte della regione -:
se corrisponda al vero che il Governo ha impegnato i suddetti 50 milioni esclusivamente a beneficio dei disoccupati di Prato senza più ammortizzatori sociali;
quale sia il provvedimento nel quale è o sarà contenuto il citato finanziamento.
(3-00928)

Interrogazioni a risposta scritta:

STRIZZOLO. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
le Ceramiche Girardi operano diversi anni, nel settore della produzione di materiale edilizio accessorio e di arredamento, nel comune di Palazzolo dello Stella, provincia di Udine, dando lavoro a circa 70 dipendenti, con un marchio conosciuto a livello mondiale stante la rilevante quantità di prodotto esportato, soprattutto verso la Cina, gli Stati Uniti e la Turchia;
negli ultimi anni, le difficoltà di mercato - unitamente a problematiche di tipo gestionale - hanno determinato la crisi dell'azienda che ha posto prima in cassa integrazione e ora in mobilità i lavoratori dipendenti nel frattempo ridottisi a circa 50 unità;
larga parte degli attuali 50 dipendenti sono persone con circa cinquanta anni di età e pertanto con maggiori difficoltà di reinserimento, posto che l'azienda è stata sottoposta a procedura fallimentare e che le prospettive di intervento e di rilancio da parte di altri imprenditori sono al momento incerte;
in questo periodo i lavoratori hanno lamentato - in più occasioni - una scarsa attenzione, da parte delle istituzioni pubbliche e delle stesse associazioni di categoria, alle difficoltà dell'azienda e alla conseguente perdita di un cospicuo numero di posti di lavoro, con ricadute economico-sociali significative in un'area - come la Bassa Friulana - già colpita da altre situazioni di crisi -:
quali iniziative intendano assumere i Ministri interrogati - anche con il coinvolgimento delle istituzioni pubbliche locali (comune, provincia e regione Friuli Venezia Giulia) e delle rappresentanze economiche e sindacali - per tutelare i lavoratori e per sostenere una nuova iniziativa imprenditoriale che consenta di riassorbire i dipendenti e di creare nuove opportunità di occupazione, tenendo conto delle professionalità acquisite e delle condizioni sociali complessive dell'area della Bassa Friulana.
(4-06217)

DE POLI. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
da programmi televisivi, dalla stampa nazionale o da semplici ricerche su internet vengono riportate numerose notizie drammatiche circa le morti per suicidio di imprenditori, si parla di circa 1700 imprenditori che si sono suicidati dal 2008 e purtroppo si può testimoniare l'alta incidenza del fenomeno proprio nel nord est rispetto alle altre zone del Paese;
un recente articolo pubblicato sul quotidiano La Stampa del 17 dicembre 2009 riporta l'orribile notizia dei suicidi da insolvenza da parte degli imprenditori;
questo fenomeno inizia a far notizia per l'elevato numero di persone che decidono di «risolvere» la loro situazione economica ponendo fine alla loro vita stessa;
non da ultimo, andrebbe tenuto conto, come si evince d'altronde da molte ricerche sociali, che l'imprenditore risulta essere abituato a non chiedere sostegno ai servizi sociali perché imposta la propria vita senza alcuna assistenza a differenza di altre categorie, dimostrando dunque carattere nell'affrontare i problemi della vita -:
quali iniziative si intendano assumere per sostenere le aziende che hanno ancora potenzialità ma che hanno bilanci distrutti dalla crisi, perché gli «aiuti» sono arrivati tardi;
alla luce dei recenti e deprecabili casi di aziende in forte deficit che sono state aiutate dallo Stato, come si intendano affrontare le difficoltà di accesso al credito

delle aziende che nonostante l'impegno e il sacrificio non riescono a tenere in ordine i propri bilanci e non rispondono ai criteri di Basilea II.
(4-06223)

...

POLITICHE AGRICOLE, ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazione a risposta in Commissione:

OLIVERIO, AGOSTINI, BRANDOLINI, MARCO CARRA, CENNI, CUOMO, DAL MORO, FIORIO, MARROCU, MARIO PEPE (PD), SANI, SERVODIO, TRAPPOLINO e ZUCCHI. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
l'offerta agroalimentare italiana può contare su giacimenti enogastronomici straordinari, unici, inimitabili, caratterizzati da qualità e intime connessioni territoriali. Un bagaglio ricco di eccellenze produttive, di molteplici valori materiali e immateriali, e storia;
il nostro Paese è leader comunitario dei prodotti che hanno ottenuto riconoscimenti di denominazioni di origine e di indicazioni geografiche. In particolare sono 124 i prodotti Dop, 72 quelli Igp e 2 i prodotti ad aver ricevuto il riconoscimento Stg;
tale qualità eccellente non basta a tenere il passo se non diventa reddito. La via dei mercati rappresenta ormai una direzione di sviluppo obbligata e occorrono risposte efficaci in termini di politiche commerciali prodotti - qualità - servizio e prezzo) capaci di sfruttare la crescita della domanda mondiale di cibo;
il tema della qualità alimentare, con particolare riguardo ai prodotti DOP e IGP, e degli strumenti per valorizzarla e promuoverla sono quindi ormai da tempo al centro del dibattito degli operatori della filiera agroalimentare;
nel corso della scorsa legislatura il precedente Governo con una serie di interventi ha attuato una politica strutturata di penetrazione dei mercati e di crescita internazionale del sistema agroalimentare nazionale e, in tale ambito, aveva favorito, con riguardo ad alcuni prodotti Dop e Igp che stavano attraversando un momento di crisi strutturale, un processo di promozione commerciale del Parmigiano Reggiano e della Bresaola con la McDonald's;
così come indicato da un comunicato stampa della McDonald's Italia del 21 gennaio 2010, grazie ai suddetti interventi solo nel 2009 sono 60 le tonnellate di Parmigiano-Reggiano DOP fornite a McDonald's da Parmareggio e circa una decina di tonnellate in più sono previste per quest'anno. Inoltre, a partire da gennaio 2010, il Parmigiano-Reggiano DOP sarà proposto nei McDonald's in Francia, per un totale esportazione pari a 150 tonnellate di prodotto;
in un altro comunicato della McDonald's Italia del 26 gennaio 2010 si annuncia che «Il Ministro Zaia presenta le nuove ricette italiane - McItaly»;
le nuove ricette «McItaly», 100 per cento italiano, lanciate dalla multinazionale del fast food, comprendono due nuovi panini: McItaly con asiago DOP, pane all'olio extra vergine di oliva dei Monti Iblei DOP e crema di carciofi e McItaly con pancetta affumicata della Val Venosta, pane con farina di grano saraceno e cipolle grigliate fino alla metà di marzo. Entrambi i panini sono con carne 100 per cento bovina italiana; in aggiunta ai due panini, una nuova insalata con bresaola della Valtellina IGP più scaglie di Parmigiano-Reggiano DOP e spicchi di mele della Valtellina;
McDonald's Italia ha chiuso il 2009 con un giro d'affari di 834 milioni di euro e una crescita pari al +9,4 per cento rispetto al 2008. I risultati 2009 sono in linea con il trend positivo registrato negli ultimi anni, e si dimostrano ancor più significativi se confrontati con un mercato della ristorazione informale che nel 2009

ha avuto una flessione dell'1,0 per cento. Ad oggi sono 392 i ristoranti McDonald's in Italia, di cui 29 inaugurati nell'ultimo anno. Nel 2010 si prevede l'apertura di 30 nuovi ristoranti;
l'amministratore delegato di McDonald's Italia ha dichiarato che «Siamo estremamente orgogliosi dell'importante riconoscimento che il Ministro Zaia ha voluto concedere a questo progetto che deriva dalla collaborazione tra McDonald's e alcune tra le più rappresentative realtà alimentari italiane. (...) Continueremo a lavorare in questa direzione, forti anche dello sprone che deriva dal patrocinio del Ministero delle Politiche agricole alimentari e forestali, che ancora ringraziamo.»;
in un articolo pubblicato sul Guardian il giornalista Matthew Fort ha aspramente criticato questa politica spiegando che l'Italia ha sempre goduto di una cultura alimentare di un'ineguagliabile ricchezza e diversità e che per molti italiani, il senso di identità si trova proprio nel cibo e nella sua distintività, diversamente dall'idea che McDonald's incarna;
il Ministro Zaia, a seguito del suddetto articolo, ha inviato una lettera al giornale con la quale dichiarava che «(...) La sinistra e i suoi megafoni continuano ad abbaiare alla luna, sempre più lontani dai reali problemi e chiusi nella loro sterile ortodossia mentale, che danneggia ogni tipo di sviluppo e ostacola una visione chiara della realtà. Con rammarico, vogliamo dare una brutta notizia a questa sinistra: Stalin è morto. E siamo certi che non si è mai seduto in un McDonald's, cosa che invece fanno migliaia di ragazzi europei tutti i giorni. (...) l'operazione McItaly porterà ogni mese nelle tasche dei contadini italiani 3.488.000 euro di nuove entrate». Inoltre, continua Zaia, «ciò consentirà ai clienti di McDonald's di mangiare un panino sano fatto con soli prodotti italiani». Il Ministro si augura che l'operazione McItaly convinca le persone ad «abbandonare il cibo spazzatura in favore di un'alimentazione più sana». Infine il Ministro conclude: «Siamo certi di convincerli. Diverremo dei moderni gesuiti e cercheremo di convertire gli infedeli di sinistra, che non si sono mai sporcati le mani lavorando nei campi»;
l'autorità garante della concorrenza e del mercato ha il compito di applicare la legge n. 287 del 1990 vigilando sulle intese restrittive della concorrenza, sugli abusi di posizione dominante, sulle operazioni di concentrazione che comportano la costituzione o il rafforzamento di una posizione dominante in modo tale da eliminare o ridurre in misura sostanziale e duratura la concorrenza; L'autorità ha anche il compito di applicare le norme contenute nel titolo III del decreto legislativo n. 206 del 2005 (codice del consumo) in materia di pratiche commerciali e nel decreto legislativo n. 145 del 2007, in materia di pubblicità ingannevole e comparativa a tutela delle imprese nei loro rapporti commerciali. È attribuito, infine, all'Autorità il compito di vigilare sui conflitti di interessi affinché i titolari di cariche di Governo, nell'esercizio delle loro funzioni, si dedichino esclusivamente alla cura degli interessi pubblici e si astengano dal porre in essere atti e dal partecipare a deliberazioni collegiali in situazione di conflitto di interessi. A questi compiti si aggiungono l'attività di segnalazione al Parlamento e al Governo e l'esercizio dell'attività consultiva;
la decisione dell'attuale Governo di accompagnare l'azione promozionale McItaly con il logo istituzionale del Mipaaf (patrocinio) va quindi ben oltre quanto fatto nel corso della precedente legislatura e potrebbe rappresentare una discriminazione nei confronti degli altri operatori dell'agroalimentare italiano configurandosi come un vero e proprio comportamento lesivo della concorrenza;
la politica agricola nazionale degli ultimi due anni a sostegno dell'integrazione dei mercati e della crescita internazionale è stata poco efficace -:
quali siano le motivazioni che hanno portato il Governo a concedere il patrocinio, impegnando il logo istituzionale del

Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali, per accompagnare esclusivamente l'intervento promozionale del panino McItaly commercializzato da una multinazionale straniera;
quali iniziative intenda adottare per evitare una pericolosa e preoccupante discriminazione nei confronti degli altri operatori del sistema agroalimentare causata da quello che all'interrogante appare un vero e proprio comportamento lesivo della concorrenza dovuta alla concessione del patrocinio del Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali alla McDonlad's;
quali iniziative e provvedimenti intenda adottare per favorire la necessaria integrazione dei mercati e la crescita del sistema produttivo agroalimentare italiano con particolare riferimento ai prodotti a denominazione di origine e ad indicazione geografica protetta.
(5-02515)

...

PUBBLICA AMMINISTRAZIONE E INNOVAZIONE

Interrogazioni a risposta scritta:

MONAI. - Al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione. - Per sapere - premesso che:
talune categorie di lavoratori quali i minorati della vista, accedono a posti di lavoro solo grazie a disposizioni speciali, contenute in leggi di settore inerenti a specifiche attività lavorative (centralinismo, massofisioterapia, e altro);
le norme di cui alle leggi n. 113 del 1985 e n. 68 del 1999 sono da ritenersi lex specialis rispetto alle norme generali di inserimento e regolamentazione del rapporto di lavoro alle dipendenze delle pubbliche amministrazioni ex decreto legislativo n. 165 del 2001;
l'attuale blocco delle assunzioni (articolo 17, comma 7, del decreto-legge n. 78 del 2009 convertito dalla legge 3 agosto 2009, n. 102) dovrebbe dirsi lex generalis, tale da non prevalere sulla lex specialis che riguarda la tutela lavorativa delle categorie di lavoratori protette;
ritenuta opportuna una precisazione ufficiale sul punto -:
se il Ministro intenda o meno chiarire con apposito provvedimento se le disposizioni speciali per l'accesso al lavoro delle categorie protette (disabili, non vedenti, eccetera) non debbano intendersi superate o derogate dal blocco delle assunzioni nella P.A. disposto in via generale dai recenti provvedimenti normativi.
(4-06209)

FEDRIGA e SALVINI. - Al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione. - Per sapere - premesso che:
il CNR (Consiglio nazionale delle ricerche) con prot. IDPA n. 90 del 27 febbraio 2009 ha bandito la selezione, per titoli e colloquio, di n. 1 unità con profilo professionale di operatore di amministrazione livello VIII presso la U.O. di Milano dell'Istituto per la dinamica processi ambientali;
l'articolo 2 del succitato bando, nel dettare i requisiti di ammissione, recita che «La partecipazione alla selezione è libera senza limitazioni in ordine alla cittadinanza»;
a parere dell'interrogante il predetto bando è a rischio di incostituzionalità, giacché concede il diritto a partecipare a concorsi/selezioni della pubblica amministrazione anche ai cittadini extracomunitari;
l'articolo 51 della Costituzione, infatti, dispone che «tutti i cittadini (...) possono accedere agli uffici pubblici (...)» con ciò intendendo il legislatore costituzionale, come precisato da interpretazioni giurisprudenziali, garantire e tutelare al meglio il pubblico interesse (cfr. sent. 43/1985-Cons. Stato, Sez. VI);

parimenti, l'articolo 2 del decreto del Presidente della Repubblica n. 3 del 1957, recante il testo unico degli impiegati civili dello Stato, colloca la cittadinanza italiana fra i requisiti generali per l'ammissione agli impieghi civili dello Stato; la successiva produzione normativa (articolo 37 del decreto legislativo n. 29 del 1993, come modificato dall'articolo 24 del decreto legislativo n. 80 del 1998 e da ultimo dal vigente articolo 38 del decreto legislativo n. 165 del 2001) ha poi esteso l'accesso ai cittadini degli Stati membri dell'Unione europea, ponendo, comunque, il vincolo di non possibilità per i posti che implicano esercizio diretto o indiretto di pubblici poteri ovvero non attengano alla tutela dell'interesse nazionale e demandando ad un decreto della Presidenza del Consiglio dei ministri l'individuazione dei posti e delle funzioni per le quali non può prescindersi dal possesso della cittadinanza italiana;
sulla questione relativa alla possibilità di accesso nella pubblica amministrazione per i cittadini extracomunitari regolarmente soggiornanti in Italia è intervenuta anche la Presidenza del Consiglio-Dipartimento della funzione pubblica-Ufficio per il personale delle pubbliche amministrazioni, che con parere n. 96 del 28 settembre 2004, dopo una dettagliata disamina della normativa vigente e del rapporto tra quella nazionale e quella di origine comunitaria, esprimeva un orientamento restrittivo, ribadendo la possibilità di accedere ai posti di lavoro «pubblici» per i soli cittadini italiani e per i cittadini dell'Unione nei limiti individuati dal decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 7 febbraio 1994, n. 174 (recante, appunto, regolamento dell'accesso dei cittadini degli stati membri dell'Unione europea ai posti di lavoro presso le pubbliche amministrazioni) -:
se il Ministro interrogato non concordi con l'interrogante circa i profili di incostituzionalità e di contrarietà alle disposizioni di legge vigente del bando di cui in premessa e, in caso di risposta affermativa, se non ritenga opportuno intervenire con provvedimenti di propria competenza al fine di dichiarare nullo o comunque di rettificare il bando medesimo.
(4-06224)

...

SALUTE

Interrogazione a risposta scritta:

FARINA COSCIONI, MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della salute, al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
nelle carceri siciliane, secondo le ultime informazioni fornite dal dipartimento amministrazione penitenziaria, ci sono oltre 7.500 detenuti, il 26 per cento dei quali costituito da extracomunitari e ben 1.400 da tossicodipendenti;
la regione Sicilia, al pari di altre regioni, non ha ancora dato corso alla legge che impone il carico dell'assistenza medica delle carceri alle aziende sanitarie provinciali;
appare preoccupante che la popolazione carceraria risulti affetta da diverse, gravi, patologie, in particolare da infezioni da virus dell'epatite C, e che, su 100 infetti, solo poco più di un quarto riceva una terapia;
se non ritenga di dover assicurare all'interno dei penitenziari uno screening per l'epatite B e C;
un accorato grido d'allarme è stato lanciato dal dottor Sergio Cavallaro, medico incaricato del carcere Pagliarelli: «La situazione all'interno delle carceri siciliane è critica. Siamo al collasso. Al Pagliarelli il limite di detenuti era previsto a 999; siamo a circa 1.300. E la situazione dell'Ucciardone è ancora peggio» -:
quali iniziative urgenti, nell'ambito delle rispettive prerogative, si intendano adottare.
(4-06212)

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazione a risposta scritta:

BELLOTTI. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
la telefonia mobile è uno dei mezzi di comunicazione più usati in Italia, sia per lavoro, tanto per uso privato;
al carattere ormai irrinunciabile del telefono cellulare fa da contraltare l'esiguo numero di operatori che gestiscono il servizio, dato che porta a rendere necessaria una forte azione di regolazione e controllo, che non si può esaurire nell'attività dell'Autorità garante del mercato e della concorrenza, né in quella dell'Autorità per le garanzie nelle telecomunicazioni;
pochi anni fa è stato necessario un intervento legislativo per eliminare l'illegittima imputazione dei cosiddetti «costi di ricarica» agli utenti, mantenuti in forza di un comune accordo delle compagnie telefoniche;
al di là del permanere di costi di dubbia legittimità per gli utenti, come ad esempio il cosiddetto «scatto alla risposta», è la stessa tariffazione che pone seri dubbi circa la concorrenzialità dei servizi di telefonia mobile;
in molti luoghi pubblici appaiono campagne pubblicitarie rivolte a cittadini stranieri, come «Vodafone one nation», «Tim welcome home», «Wind call your country», che, come si evince dalla copia delle proposte tariffarie reperibili dai relativi siti internet degli operatori, offrono una tariffazione per chiamate all'estero, talvolta anche intercontinentali, nella maggior parte di molto inferiori rispetto a quelle dedicate ai cittadini italiani per le chiamate sul territorio nazionale;
per ciò che concerne «Vodafone one nation» è data la possibilità di telefonare a 10 centesimi al minuto verso Paesi dislocati in Africa, America, Asia ed Europa, mentre «Tim welcome nation» permette di telefonare in Cina a 2 centesimi al minuto e in India a 4 centesimi al minuto;
Wind consente di telefonare nei Paesi stranieri a 5 centesimi al minuto e 3 con «Super 0 mondo» ha una tariffa di addirittura 1 centesimo verso la Cina;
va ricordato a tal proposito che per il territorio nazionale le proposte di riferimento delle due principali compagnie sono «Tim base» che costa all'utente 30 centesimi al minuto e «Vodafone basic» che propone tariffazioni a 22 centesimi, mentre per le altre 2 compagnie valgono considerazioni analoghe;
è dunque lecito chiedersi, escludendo che le tariffazioni per stranieri abbiano costi superiori ai ricavi per le compagnie telefoniche, quale sia il reale margine di guadagno sulle tariffe in vigore sul territorio nazionale e soprattutto se queste non siano mantenute artificialmente elevate, al di fuori di logiche concorrenziali;
se le compagnie telefoniche sono in grado di proporre telefonate internazionali a prezzi esigui è logico domandarsi il motivo per cui non si attua tale scelta anche per le tariffe nazionali, specie se questo consentirebbe di acquisire clienti di altre compagnie;
è evidente che vanno riconsiderate le metodologie per consentire un reale mercato concorrenziale tra gli operatori di telefonia mobile -:
se sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali iniziative di propria competenza, anche di carattere normativo, intenda adottare per garantire maggiore concorrenza nel settore della telefonia mobile.
(4-06220)

...

Apposizione di una firma ad una interrogazione.

L'interrogazione a risposta in Commissione Togni e altri n. 5-02514, pubblicata

nell'allegato B ai resoconti della seduta del 18 febbraio 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Fedriga.

Apposizione di una firma ad una interrogazione a risposta in Commissione e cambio presentatore.

L'interrogazione a risposta in Commissione Salvini n. 5-01264, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 6 aprile 2009, è da intendersi sottoscritta dal deputato Fedriga che ne diventa il primo firmatario.

Pubblicazione di un testo riformulato.

Si pubblica il testo riformulato della risoluzione in Commissione Anna Teresa Formisano n. 7-00257 con l'esatta indicazione del primo firmatario e dei successivi cofirmatari, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 275 del 28 gennaio 2010.

La Commissione VIII,
premesso che:
su tutto il territorio nazionale (isole comprese), operano circa 1.000 imprese nel settore del recupero e riciclo di rottami ferrosi e non ferrosi, con un giro d'affari di oltre 6 miliardi di euro l'anno;
l'attività posta in essere da queste imprese, nel pieno e costante rispetto dell'ambiente, del territorio e della popolazione locale, ha contribuito e consentito nel 2008 una raccolta capillare di circa 18 milioni di tonnellate di rottame ferroso e non ferroso (nel termine «rottame», oltre alle cadute di lavorazione e alle demolizioni varie, di qualsiasi genere, sono ricompresi i rottami provenienti/costituiti da veicoli fuori uso, rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche (RAEE) imballaggi metallici, piazzole/isole ecologiche e batterie al piombo esauste);
il rottame raccolto, previi processi specifici di lavorazione controllati, è stato posto quasi interamente a disposizione dell'industria siderurgica/metallurgica nazionale sotto forma di materia prima secondaria (MPS) e quindi destinato alla rifusione finale;
l'attività di cui sopra viene esercitata nell'ambito del rispetto della vigente disciplina in materia di rifiuti, di cui al decreto legislativo n. 152 del 2006, vale a dire previo ottenimento e rinnovo di tutte le autorizzazioni necessarie relative alla raccolta e trasporto e alla realizzazione e gestione controllata degli impianti (stabilimenti) di recupero dei rifiuti in questione (rottami ferrosi e non ferrosi);
le imprese più virtuose operanti in tale settore sono rappresentate da Assofermet Rottami, che ha contatti istituzionali con i rappresentanti del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e del Ministero dello sviluppo economico ed è tra i firmatari dell'accordo nazionale di programma quadro per la gestione dei veicoli fuori uso;
la grave crisi economica, tuttora in atto a livello generalizzato, ha investito duramente tutte le aziende attive nel settore, dimezzandone sia i volumi, che la redditività (a causa della caduta delle quotazioni sui mercati delle materie prime secondarie e la contestuale drastica riduzione dei consumi di rottame da parte delle acciaierie/fonderie), determinando una serie di insormontabili difficoltà gestionali, i cui effetti si vedranno chiaramente sui bilanci delle attività degli anni 2009 e 2010;
tale settore non ha mai usufruito di alcun sostegno diretto o specifico da parte dello Stato italiano;
le imprese del settore manifestano in modo virtuoso e costante una quotidiana attenzione verso il territorio e la popolazione locale, lavoratori compresi, attraverso la raccolta ed il recupero di qualsiasi forma di rottame esistente a favore del riciclaggio, per la produzione di nuova materia (acciaio/metalli);

queste aziende rivestono un ruolo rilevante all'interno dell'economia di un Paese come l'Italia, che è da sempre carente dal punto di vista delle risorse interne reperibili e necessita di un costante approvvigionamento dall'estero;
la congiuntura negativa in atto e la mancanza di prospettive nel breve-medio periodo, rischia di portare le imprese di fronte alla necessità di maggiori richieste di provvedimenti di cassa integrazione in deroga, di drastiche riduzioni di personale e, non da ultimo, di cessazione delle attività;
la stipulazione di un accordo specifico, di settore, con i Ministeri competenti potrebbe costituire per tutti gli imprenditori coinvolti un segnale di speranza per il futuro e, soprattutto, un'iniezione di fiducia nel breve-medio periodo;
tale accordo, oltre a prevedere al suo interno una serie di specifiche misure di sostegno economico a favore del settore, avrebbe altresì lo scopo di:
a) adottare pratiche compatibili per la sostenibilità economica dell'intera catena di raccolta e lavorazione del rottame;
b) adottare modelli di comportamento che garantiscano, ad ogni livello, l'adozione di standard ambientali elevati;
c) promuovere un'efficace pianificazione dei diversi periodi del ciclo produttivo;
d) valorizzare lo sviluppo del patrimonio d'impresa esistente, con iniziative di formazione e innovazione;
e) studiare la fattibilità di percorsi che facilitino l'accesso al sistema bancario per le piccole e medie imprese della filiera,

impegna il Governo:

ad assumere iniziative per la semplificazione e armonizzazione della normativa in materia ambientale su tutto il territorio nazionale, con particolare riferimento alla disciplina relativa ai rifiuti (decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152);
ad assumere iniziative normative per una corretta attuazione della nuova direttiva quadro comunitaria in materia di rifiuti (2008/98/CE) anche mediante una modifica del decreto legislativo n. 152 del 2006, al fine di tener conto anche della specificità e delle esigenze del settore in esame che, in parte, rimane comunque disciplinato dalla normativa in materia di rifiuti;
ad assumere iniziative, anche con il coinvolgimento degli altri enti interessati, per addivenire ad una interpretazione univoca delle disposizioni esistenti, dal momento che l'interpretazione della normativa vigente a tutti i livelli (comunitario, nazionale, regionale e provinciale) ha ormai assunto un livello tale che anche gli addetti al settore riescono difficilmente a districarsi nel coacervo di norme, in assenza di interventi chiarificatori a livello centrale;
ad adottare iniziative, anche di carattere normativo, per definire termini certi di risposta da parte delle competenti Autorità, per quanto riguarda la definizione o il rinnovo di procedimenti autorizzativi in materia di rifiuti;
a rettificare qualora necessario, il recente decreto del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare del 17 dicembre 2009, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale del 13 gennaio 2010 e istitutivo del SISTRI (il nuovo sistema informatico di controllo della tracciabilità dei rifiuti, ai sensi dell'articolo 189 del decreto legislativo n. 152 del 2006 e dell'articolo 14-bis del decreto-legge n. 78 del 2009 convertito, con modificazioni, dalla legge n. 102 del 2009), il cui testo è attualmente oggetto di esame e approfondimento da parte delle associazioni e degli operatori del settore.
(7-00257)
«Libè, Anna Teresa Formisano, Pezzotta, Ruggeri, Dionisi, Mondello».

Ritiro di un documento del sindacato ispettivo.

Il seguente documento è stato ritirato dal presentatore: interpellanza Monai n. 2-00539 del 12 novembre 2009.

Trasformazione di un documento del sindacato ispettivo.

Il seguente documento è stato così trasformato su richiesta del presentatore: interrogazione a risposta in Commissione Fedriga e Salvini n. 5-01264 del 6 aprile 2009 in interrogazione a risposta scritta n. 4-06224.

...

ERRATA CORRIGE

Interrogazione a risposta in Commissione Lovelli n. 5-02470 pubblicata nell'Allegato B ai resoconti della seduta n. 282 dell'11 febbraio 2010. Alla pagina 11029, prima colonna, alla riga quinta, deve leggersi: «Ligure-San Bovo si è verificata nei giorni» e non «Ligure-San Bevo si è verificata nei giorni», come stampato.