XVI LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di mercoledì 17 febbraio 2010

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA
DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazione a risposta orale:

OCCHIUTO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
le incessanti piogge delle ultime settimane hanno causato la frana a valle di un intero costone staccatosi da una collina a Maierato (Vibo Valentia), che ha lambito decine di abitazioni, mettendo a rischio anche gli edifici che si trovano alla sommità e che potrebbero scivolare a valle nel caso in cui la frana riprendesse a muoversi;
la frana del costone che sovrasta la litoranea che collega Pizzo Calabro (Vibo Valentia) con Vibo Marina, nel tratto a monte della vecchia stazione ferroviaria della cittadina tirrenica, ha trascinato con sé, ostruendo tutta la carreggiata stradale della ex statale 522, un fabbricato adibito a cabina elettrica che alimentava tutto il rione Stazione;
anche la provincia di Cosenza è stata interessata da frane e smottamenti di terreno. Difficoltà alla circolazione si sono avute a S. Marco Argentano (Cosenza) e a Lattarico (Cosenza) sulla strada statale 283 e sulla strada provinciale 99. In previsione di un peggioramento delle condizioni meteorologiche, la prefettura di Cosenza ha richiesto l'invio urgente di tecnici della commissione grandi rischi e di un team del Dipartimento della Protezione civile, per monitorare la situazione;
la strada statale, che collega l'autostrada A3 Salerno-Reggio Calabria con la costa tirrenica, è stata invasa da una slavina che ha completamente ricoperto la carreggiata. I carabinieri e i tecnici dell'Anas, giunti sul posto, hanno disposto la chiusura dell'arteria per timore di altri cedimenti. Un'altra interruzione è stata registrata inoltre sulla strada statale 18 tirrenica, a Cetraro (Cosenza), dove un costone minaccia di staccarsi e finire sulla carreggiata, per questo a scopo precauzionale il traffico è stato deviato all'interno del centro abitato di Cetraro Marina (Cosenza);
il dissesto idrogeologico e i movimenti franosi in molti comuni della Calabria hanno determinato l'evacuazione delle famiglie dalle abitazioni. In numerosi casi l'interruzione delle strade ha prodotto disagi con veri e propri rischi di isolamento;
il cento per cento dei comuni della Calabria si trova su un territorio considerato a rischio per frane e alluvioni, anche per effetto della progressiva cementificazione del territorio che ha sottratto terreni fertili all'agricoltura;
la situazione della Calabria, così come ha anche dichiarato la Coldiretti, «è considerevolmente più grave rispetto alla media dell'Italia dove ci sono 5.581 comuni, il 70 per cento del totale, a rischio idrogeologico dei quali 1.700 sono a rischio frana e 1.285 a rischio di alluvione, mentre 2.596 sono a rischio per entrambe le calamità -:
quali urgenti iniziative intendano adottare per fronteggiare la situazione di emergenza nei territori calabresi a rischio, in particolare per ripristinare la rete dei collegamenti stradali fortemente compromessa da frane e smottamenti anche al fine di salvaguardare l'incolumità dei cittadini ivi residenti;
se, in considerazione della gravità e straordinarietà dell'accaduto, ritengano opportuno proclamare in tempi rapidi lo stato di calamità naturale nei territori maggiormente colpiti e permettere l'invio di risorse straordinarie per fronteggiare la situazione di emergenza provocata dalle continue piogge e se non intendano adoperarsi per adottare un piano di intervento straordinario per la messa in sicurezza

sotto il profilo idrogeologico di tutto il territorio calabrese.
(3-00923)

Interrogazione a risposta in Commissione:

MATTESINI, GATTI, FONTANELLI, GIACOMELLI, CECCUZZI, REALACCI e MARIANI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno, al Ministro all'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro della salute, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
in relazione all'organizzazione della permanenza del Corpo dei vigili del fuoco nelle zone colpite dal terremoto del 6 aprile 2009, a novembre 2009 è stato inaugurato alla presenza del capo del corpo nazionale Antonio Gambardella e del capo compartimento prefetto Francesco Paolo Tronca, il campo base dei vigili del fuoco, nel sito dell'ex Agriformula a Monticchio (l'Aquila), territorio che si estende per circa 15.000 metri quadrati ed all'interno della quale il campo dei vigili del fuoco occupa circa 5.000 metri quadrati;
tale campo supera il concetto delle altre emergenze ed è considerato un campo strategico e sperimentale, destinato quindi a durare nel tempo e capace di ospitare in modo del tutto autonomi fino a 200 vigili;
tale campo è destinato ai vigili del fuoco della Toscana, Umbria e Friuli Venezia Giulia;
l'azienda Agriformula produceva in quel sito sostanze diserbanti ed altre ad alto contenuto tossico;
l'area in cui è situato il campo risulta essere area inquinata e vi è stata riscontrata la presenza di alcuni composti chimici pericolosi tra cui tetraconazolo, carbaril, frammisti ad arsenico, stagno e zinco;
risulta che già prima del terremoto del 6 aprile 2009, il NIPAF (nucleo investigativo provinciale del Corpo forestale dello Stato) stava portando avanti dei rilevamenti atti ad accertare il grado di pericolosità di quei luoghi;
sembra infatti risultare che sul sito dell'ex Agriformula, vi siano interramenti di rifiuti tossici così come accertato dalla polizia giudiziaria con dettagliati atti di indagine, trasmessi all'autorità giudiziaria presso la procura della Repubblica dell'Aquila, oltreché alla regione, alla provincia e al comune dell'Aquila;
la conferenza di servizi convocata dal comune dell'Aquila il 9 di dicembre 2009 ha deciso di procedere per la verifica di stato ambientale;
a seguito della conferenza di servizi è stata notificata ai vigili del fuoco una copia del verbale «ai fini delle determinazioni di loro competenza»;
tale comunicazione non ha prodotto nessun effetto, visto che ancora oggi i vigili del fuoco vivono in quel campo e non ci sono ipotesi di spostamento -:
se la localizzazione del campo dei vigili del fuoco in tale zona abbia tenuto conto della pericolosità di quell'area, e dell'esposizione degli stessi vigili del fuoco a rischi pesanti per la loro salute;
se siano previste analisi cliniche per verificare eventuali danni alla salute per coloro che vi hanno soggiornato, così come già fatto per i vigili del fuoco intervenuti in situazioni di soccorso a rischio chimico;
quanto sia costata l'installazione di quel campo;
quali iniziative intenda assumere il Governo ed in che tempi per assicurare lo spostamento del campo al fine di salvaguardare la salute dei vigili del fuoco che lì soggiornano.
(5-02507)

Interrogazioni a risposta scritta:

LAGANÀ FORTUGNO e OLIVERIO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
le perturbazioni che nel corso di quest'inverno hanno colpito quasi incessantemente

il Sud-Italia ed in particolare la regione Calabria hanno causato ingenti danni all'ambiente ed alle infrastrutture, determinando una situazione di tragica emergenza;
in tutta la Calabria vengono riportati alluvioni con frane e smottamenti, ma le zone più colpite sono quelle del cosentino, del catanzarese e soprattutto del vibonese, dove lunedì 15 febbraio 2010 un intero costone di montagna, che si trova a ridosso del paese di Maierato, è franato mettendo in pericolo numerose abitazioni. Già nella stessa giornata, il sindaco ha disposto a titolo precauzionale l'evacuazione delle prime 300 persone dalle abitazioni più a rischio, ma poi il provvedimento è stato esteso a tutto il paese, la cui popolazione ammonta a circa 2300 persone;
è facilmente comprensibile la situazione di disagio e di paura vissuta da questa popolazione, che ha sì salvato la vita, ma che è costretta a subire sistemazioni di emergenza nelle strutture messe loro a disposizione e per di più a temere anche per la stabilità e la conservazione delle proprie abitazioni;
questa è al momento la situazione emergenziale più grave, tuttavia, sono state segnalate in questi ultimi mesi innumerevoli altre frane e smottamenti che hanno minacciato alloggi, determinato la rottura di ponti e la chiusura di diversi tratti di strada e di autostrada, con forti penalizzazioni sulla già difficoltosa viabilità;
pertanto, le ripercussioni negative sul tessuto cittadino e sulle attività economiche di agricoltori, operai, negozianti, artigiani e piccoli e medi imprenditori si sono fatte sentire molto pesantemente;
in estrema sintesi, si può affermare che il precario e già disastrato assetto idrogeologico ed ambientale dell'intera regione è stato scosso profondamente, lasciando segni che potranno essere cancellati, allorquando sarà stata superata la situazione di emergenza, soltanto con l'adozione di interventi strutturali articolati e complessi di medio e lungo termine -:
se intenda riconoscere lo stato di calamità naturale su tutto le zone della Calabria che hanno subito forti danni a causa del maltempo;
se non ritenga di dover adottare iniziative urgenti, stanziando le risorse economiche necessarie, al fine di riparare i danni subiti che richiedono un intervento immediato;
se non sia il caso di demandare al dipartimento della Protezione civile un'articolata ricognizione del territorio al fine di individuare in maniera sistematica i danni subiti dall'ambiente, dalle strutture, dalle aziende e dalle attività agricole e artigianali in generale;
se intenda predisporre un programma di interventi di adeguamento e di prevenzione ambientale di medio/lungo termine per rendere il sistema idrogeologico calabro idoneo a fronteggiare in futuro situazioni di maltempo anche di forte intensità.
(4-06159)

ZAMPARUTTI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
secondo quanto riporta Il Corriere della Sera di martedì 16 febbraio 2010, il comune di San Fratello, provincia di Messina e territorio soggetto a dissesto idrogeologico, è stato devastato da una frana verificatasi il 14 febbraio 2010 tra i quartieri posti sul versante nord/est, opposto a quello dove si era verificata la precedente catastrofe del 1922;
lo smottamento ha coinvolto anche i centri limitrofi, isolando diversi paesi, provocando l'interruzione di molte strade di collegamento e ha costretto buona parte degli abitanti dell'area ad abbandonare le

proprie abitazioni che ora stanno franando verso il mare, nonostante le costruzioni fossero recenti, in cemento armato e con regolare concessione;
il sindaco di San Fratello, Salvatore Sidoti Pinto, ha emesso un'ordinanza di evacuazione per 1500 abitanti. L'emergenza idrogeologica nel territorio dei monti Nebrodi in provincia di Messina continua ad aggravarsi e l'incolumità dei cittadini è gravemente minacciata hanno scritto i sindaci dei Nebrodi in un telegramma inviato, tra gli altri, anche alla presidenze del Consiglio dei ministri e della regione siciliana. «Movimenti franosi, chiusura strade, crolli e smottamenti vari - si legge nel documento - necessitano interventi d'imperiosa urgenza, ben coordinati, delle strutture regionali e nazionali all'uopo deputate. Richiedesi altresì presenza sul territorio vertici autorità competenti»;
le valutazioni degli esperti precisano che, oltre al fronte di circa un chilometro, la frana è molto profonda. Il direttore dell'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia di Catania, Domenico Patanè, spiega: «Non è uno scivolamento come tanti ma un sommovimento molto profondo. Col rischio che muovendosi ancora questa frana possa intercettare le altre dalla parte opposta del paese. Per invertire la situazione ci vorrebbero decenni di rimboschimento». Lo stesso governatore Raffaele Lombardo parla di «fenomeno di dimensioni inimmaginabili» e annuncia che presto sarà dichiarato lo stato di calamità naturale sperando che anche il Governo intervenga;
secondo quanto riporta Il Corriere della Sera di martedì 16 febbraio 2010, la Calabria si sta sgretolando: le piogge degli ultimi giorni hanno flagellato il territorio. A Maierato, in provincia di Vibo Valentia, un intero costone è scivolato a valle. Duecento persone sono state fatte evacuare e alloggiate nella scuola di Polizia. A Pizzo Calabro, un altro costone si è staccato trascinando via una centrale Enel. Nel cosentino e a Gimigliano, nel catanzarese, decine di famiglie hanno dovuto abbandonare le case. A Germaneto 30 abitazioni sono minacciate da una frana. Le abbondanti piogge hanno poi ingrossato fiumi e torrenti. La piena dell'Alli (Catanzarese) ha causato la rottura della condotta idrica che ha lasciato a secco la parte alta del capoluogo, compreso ospedale e cliniche private (rifornite da autobotti). In pericolo anche molte strutture storiche. Difficili anche i collegamenti con l'entroterra. Acri e Castiglione Cosentino rischiano di restare isolati perché una frana ha interrotto l'unica via d'uscita. Ventisette tra strade e provinciali e statali sono inagibili. Molti ponti sono crollati. Da venti giorni è chiusa per frane la strada tra Magisano e Presila;
la Coldiretti ha lanciato l'allarme: «Il 100 per cento dei comuni calabresi è a rischio idrogeologico a causa della progressiva cementificazione selvaggia»;
in data 26 gennaio 2010 è stata approvata all'unanimità la mozione n. 1-00324 che ha impegnato il Governo su punti precisi in materia di governo del territorio: dalla dotazione di opportune risorse pluriennali per il piano nazionale straordinario per il rischio idrogeologico, alla sollecita attuazione della direttiva europea (2007/60/CE del 23 ottobre 2007) sulla gestione dei rischi di alluvioni; dalla definizione di un quadro di riferimento certo per le singole normative regionali al perseguimento di un'efficace e severa politica di contrasto alle violazioni in materia urbanistica e all'abusivismo edilizio -:
se e quali provvedimenti siano stati avviati per dare attuazione alla mozione concernente le misure di governo del territorio di cui sopra e per rimediare al grave danno paesaggistico-ambientale, al dissesto idrogeologico e alle lacune di legalità presenti nel nostro Paese;
quali iniziative i Ministri interrogati ritengano opportuno avviare in via immediata per perseguire e rendere imperativi gli obiettivi avanzati dalla mozione n. 1-00324 a partire dalle zone colpite dalle recenti calamità naturali.
(4-06161)

GIRLANDA. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
la legge 30 marzo 2004, n. 92, ha istituito il «giorno del ricordo», in memoria delle vittime delle foibe e dell'esodo giuliano-dalmata;
tale giorno è considerato una solennità civile ai sensi della legge 27 maggio 1949, n. 260;
in occasione di altre importanti ricorrenze di carattere storico e civile, quali la giornata della memoria, la festa della liberazione o la festa della Repubblica la stampa e i media radiofonici e televisivi danno ampio spazio a programmi o approfondimenti in merito al senso e alla portata della ricorrenza;
l'importanza della ricorrenza del «giorno del ricordo» è direttamente proporzionale ai decenni in cui è stata relegata nell'oblio collettiva, nonché persino negata;
si tratta di un evento di carattere precipuamente nazionale;
in occasione del «giorno del ricordo» la ricorrenza non compariva nelle riepilogative diffuse delle agenzie di stampa ai giornali il 9 febbraio 2010;
la maggior parte dei quotidiani nazionali e locali del 10 febbraio non menzionavano, o quanto meno menzionavano solo in modo marginale, la ricorrenza del giorno del ricordo;
le stesse riepilogative delle principali agenzie di stampa confinavano la ricorrenza in oggetto a notizia marginale della giornata, senza fornire materiale di approfondimento di carattere storico nei loro lanci -:
quali iniziative di competenza intenda assumere affinché sia adeguatamente valorizzata la festività del «giorno del ricordo».
(4-06164)

BORGHESI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
i lavoratori dell'azienda Voicity spa ex Alba Rental srl ex Omnia Service Center spa da mesi non percepiscono lo stipendio;
fino al 15 settembre 2009 la Omnia Service Center faceva capo alla multinazionale Omnia Network spa che aveva come controllate una serie di società tra le quali anche Vox2Web spa e Ogs srl. A tale data, Omnia Network spa cedeva ad Alba Rental srl le tre Società controllate accollando inoltre su di essa tutto il debito maturato fino ad allora;
Alba Rental srl il suo capitale sociale ora di 10.000 euro non ha mai posseduto un sito internet ed era persino difficile avere qualsivoglia tipo di rapporto o dialogo;
in novembre Alba Rental srl si estingue e appare Voicity spa la quale si accolla tutti i debiti e fa sapere ai dipendenti che, come la precedente, le retribuzioni non sarebbero state erogate regolarmente (da un anno i lavoratori non percepiscono regolarmente lo stipendio);
pertanto il personale si trova a lavorare in un azienda che produce reddito e redditività attraverso il loro lavoro e l'attività di outsourcing per clienti importanti quali Wind, Mediaset, Unicredit, H3G che pagano regolarmente le commesse ma a coloro che generano questi introiti non arriva nulla. Voicity spa lavora in attivo ma inesorabilmente chiuderà per un debito accumulato da un'altra azienda;
questo significa che non c'è crisi nel settore, che l'azienda produce reddito ma che è destinata a chiudere pa ragioni scarsamente comprensibili, grazie alle operazioni citate Omnia Network spa ha conseguito da un certo punto di vista una serie di risultati finanziariamente molto brillanti:
1) si è liberata dai debiti generati dalle scelte dei suoi manager scaricandoli ad un'altra società;

2) ha risanato il proprio bilancio che era stato impugnato dalla Consob e che aveva portato al blocco del titolo in borsa (azioni che erano state vendute nel 2004 a 14 euro l'una e che erano arrivati a valere 30 eurocent l'una a danno dei risparmiatori). E adesso sbarcherà di nuovo in borsa con un bilancio «pulito»;
3) si libererà di quasi tutti i lavoratori a tempo indeterminato in un colpo solo con il fallimento di Voicity spa, di cui il dottor Alessandro Gili è amministratore unico, essendo anche contemporaneamente membro del consiglio di amministrazione di Omnia Network spa;
4) otterrà gli introiti delle commesse in outsourcing Wind, Mediaset, Unicredit, H3G trasferendoli a dirette controllate o controllandole essa stessa -:
se i ministri siano a conoscenza dei fatti sopra riportati;
quali iniziative intendano assumere in relazione a quanto esposto in premessa al fine di assicurare la tutela dei diritti dei lavoratori e quale sia l'intendimento del Governo con riguardo alla necessità di evitare in futuro, tali situazioni.
(4-06168)

ZAMPARUTTI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
secondo quanto riporta il quotidiano Terra di venerdì 12 febbraio 2010, il Sarno - il corso d'acqua che porta nel golfo di Castellammare di Stabia litri e litri di rifiuti, gettandoli direttamente in mare - è il fiume più inquinato d'Europa e tra i più inquinati del mondo;
lo specchio d'acqua, dunque, è quello antistante la foce del Sarno, il fiume che è stato dichiarato «morto» nel 2007 da Legambiente a causa delta scarsissima presenza di ossigeno nelle sue acque;
il Sarno porta con sé i veleni dell'agro nocerino-sarnese e dell'area torrese-stabiese, due zone tra le più densamente popolate del pianeta. L'impianto di depurazione non funziona ancora a dovere, i guasti sono frequenti, come sono abbondanti le quantità di liquami sporcano le acque del fiume;
nonostante ciò, proprio di fronte al tratto di costa in cui il corso d'acqua sfocia, il mare sembra essere popolato da elevate quantità di pesci, spesso di grosse dimensioni, che attraggono l'attività non solo di tantissimi pescatori, ma anche di numerosi pescherecci che evidentemente vanno ad imbandire i banchi delle pescherie della zona torrese e stabiese -:
di quali elementi dispongono i Ministri interrogati in ordine a quanto sopra esposto;
se non si ritenga opportuno, ove ne sussistano i presupposti, avviare, anche per il tramite dell'istituto superiore di sanità, un'indagine ampia per la tutela della salute pubblica, considerato il livello di inquinamento delle acque del fiume che sfociano direttamente in un tratto di mare pescoso;
se i Ministri interrogati non ritengono opportuno assumere iniziative, anche ricorrendo ai poteri sostitutivi ove ne sussistano i presupposti, per la riduzione del livello dell'inquinamento delle acque del Sarno, affinché si limitino i gravi danni ambientali;
se i Ministri interrogati non ritengano opportuno avviare ogni iniziativa di competenza per un miglioramento immediato degli impianti di depurazione del corso d'acqua, anche in relazione all'esigenza di assicurare il rispetto degli obblighi comunitari;
se i Ministri interrogati non ritengano opportuno avviare iniziative per il monitoraggio della filiera alimentare e per tutelare la salute della popolazione, a rischio per il consumo dei prodotti provenienti dall'area considerata.
(4-06172)

AFFARI ESTERI

Interrogazione a risposta scritta:

LO MONTE. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
fonti dell'ambasciata italiana di Caracas (Venezuela) confermano il rapimento di Francesco Giunta, un giovane italo-venezuelano di 22 anni di origine messinese, avvenuto a Ciudad Ojeda, la terza città più grande della regione di Zulia, al confine con la Colombia;
secondo le testimonianze, il giovane è stato avvicinato da quattro persone armate mentre si trovava con la sua auto nel parcheggio di un edificio, dove stava per accomiatarsi dalla fidanzata. I malviventi, puntandogli contro le armi, lo hanno trascinato a bordo di un'altra auto, mentre la ragazza, urlando, assisteva inerme al rapimento;
la polizia dello Stato di Zulia sta vagliando tutte le ipotesi del sequestro senza escludere un legame con quello del nonno omonimo, commerciante di suini, avvenuto nel 2004;
a distanza di oltre cinque giorni dal rapimento del giovane non ci sono ancora sue notizie né richieste di riscatto;
Francesco Giunta, che soffre di problemi neurologici e che versa in precarie condizioni di salute, si stava sottoponendo ad un rigoroso trattamento medico la cui protratta interruzione potrebbe provocargli gravi difficoltà motorie -:
se non ritenga opportuno attivarsi, nelle competenti sedi, al fine di fare piena luce sulla vicenda, promuovendo ulteriori iniziative diplomatiche affinché si giunga quanto prima alla liberazione del giovane Francesco Giunta.
(4-06166)

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AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazione a risposta scritta:

PELUFFO, MARIANI, REALACCI e BRAGA. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
la zona della ex cava Ronchi, sita nel comune di Baranzate, rappresenta un'area fortemente inquinata;
dalla metà degli anni '50 al 1964 i proprietari della cava furono autorizzati all'estrazione di ghiaia e sabbia, l'attività estrattiva continuò fino al 1969, anno in cui fu raggiunta la prima falda freatica a ventitre metri di profondità;
dal 1970 al 1984 risulta che nell'area furono conferiti rifiuti inquinanti da industrie confinanti nonché del comune di Bollate (sul cui territorio l'area insisteva prima dell'istituzione del comune di Baranzate, isitituito nel 2004) e dal comune di Milano (chimica di base e di trasformazione, chimica organica e solventi, metalli, plastica, farmaceutica);
già dal 1985 la regione Lombardia inserì la ex cava Ronchi nel piano regionale di bonifica delle aree contaminate e la individuò quale sito di intervento prioritario;
nel 1991 il comune di Bollate protocollò l'indagine di ENI-AMBIENTE SPA che indicava in 40/45.000 metri cubi di rifiuti altamente pericolosi, con rischio di contaminazione della falda, con rischi di scoppi, incendi o esalazioni, contenuti in 440.000 m3 di terreno. Dichiarò la situazione a rischio per la salute pubblica e per l'ambiente;
il 10 dicembre 1992 Lombardia Risorse SPA presentò il piano regionale di bonifica che comprendeva 2120 aree contaminate: l'area dell'ex cava Ronchi rientrava nei primi dieci siti contaminati ed il 31 maggio del 1994 la regione Lombardia prese atto del Piano regionale di bonifica

in cui si evidenziava che la cava Ronchi era fra i dieci siti a più alta priorità;
nel 1996 venne stipulata una convenzione tra regione Lombardia ed ENEA per l'elaborazione di uno studio per l'individuazione di tecnologie di bonifica;
il 31 luglio del 1999 venne emesso il rapporto da parte dell'ENEA che rivelava che, rispetto al 1990, i prodotti gassosi e volatili si erano trasmessi nell'atmosfera e le sostanze inquinanti nel terreno erano diminuite per dilavamento; risultavano invece immodificate le sostanze in fusti e taniche in superficie e in profondità;
il 20 gennaio del 2000 la regione Lombardia comunicò che gli uffici della direzione generale tutela ambientale avevano ritenuto opportuno chiedere al competente servizio del Ministero dell'ambiente un parere in merito agli interventi di bonifica previsti sul sito soprattutto sulla base della spesa prevista variabile tra i 22,2 miliardi di lire (messa in sicurezza del sito) e 302,4 miliardi di euro (asportazione dei rifiuti tal quali presso poli esterni di smaltimento);
la regione Lombardia, nell'ultimo piano regionale di bonifica delle aree contaminate, approvato il 30 dicembre del 2002, poneva la ex cava Ronchi in quarta posizione nell'ordine di priorità tra i siti ricadenti nel primo ambito d'intervento ma, anche in considerazione di una complessa vicenda giudiziaria che ha coinvolto gli eredi dei titolari del sito, la regione Lombardia e il comune di Baranzate, nonostante sia stata riconosciuta la gravità dell'inquinamento dell'area, la bonifica del sito non ha avuto alcun sostanziale impulso;
a distanza di 40 anni dall'inizio del conferimento dei rifiuti tossico-nocivi la questione non è stata ancora risolta e gli effetti sugli effetti degli inquinanti sull'aria e sull'acqua e quindi sulla salute dei cittadini sono assai rilevanti -:
se, in considerazione di quanto riportato in premessa, dei costi della bonifica e della necessità di intervenire con urgenza a tutela della pubblica incolumità e della salubrità dell'area, che risulta prossima anche a strutture sanitarie di rilevanza nazionale, non sia opportuno valutare se il sito dell'ex cava Ronchi possa essere inserito tra i siti da bonificare di interesse nazionale.
(4-06178)

TESTO AGGIORNATO AL 6 MAGGIO 2010

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BENI E ATTIVITÀ CULTURALI

Interrogazione a risposta orale:

MELIS, FADDA, SORO, SCHIRRU, MARROCU, PES, CALVISI, ARTURO MARIO LUIGI PARISI e FARINA COSCIONI. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
sul sito archeologico di Tuvixeddu (Cagliari), patrimonio di inestimabile valore storico, culturale e paesaggistico, testimonianza unica del succedersi in Sardegna e nel Mediterraneo di più civiltà antiche, oggetto già nel giugno 2008 di una preoccupata interpellanza urgente dei deputati del Partito Democratico sardo, è in atto da tempo una devastante opera di edificazione e urbanizzazione ad opera di privati, sviluppatasi con il consenso del comune di Cagliari. Tale comune, su delega della Regione sarda, aveva a suo tempo concesso alla Nuova iniziativa costruzioni coimpresa di realizzare sulla collina 28 unità immobiliari sviluppanti un volume di 14.630 metri cubi; l'autorizzazione successivamente annullata dall'allora soprintendente per i beni architettonici e paesaggistici della Sardegna, era stata però ritenuta legittima nella sentenza, pronunciata su ricorso della Nuova Iniziativa Costruzioni, del Tar di Cagliari in data 8 febbraio 2008, nella quale si bocciavano i provvedimenti sospensivi dei lavori emanati dalla regione sarda; regione sarda che interveniva ancora, con analogo provvedimento del 4 settembre 2008, al fine di scongiurare «il pericolo» del venir meno dei «connotati primari e qualificanti il patrimonio storico e archeologico di Tivixeddu», con proprio provvedimento

d'urgenza imponeva il blocco dei lavori alla Nuova iniziativa costruzioni coimpresa (da cui un contenzioso giudiziario in atto tra l'impresa e la regione davanti al tribunale di Cagliari);
ora la VI Sezione del Consiglio di Stato, con recente sentenza n. 538/2010 -, accogliendo il ricorso dell'Amministrazione dei beni culturali e riformando quindi in radice la precedente pronuncia del Tar Cagliari - ha ritenuto pienamente legittimo il primo decreto di annullamento del soprintendente, e ciò per essere stato assunto il provvedimento autorizzatorio del Comune «senza attendere ad una pur minima valutazione in ordine alla pure asserita compatibilità paesaggistica dell'intervento con le peculiarità del sito, con i vincoli sull'area, oltre che con le prescrizioni introdotte dal piano paesaggistico regionale per il corrispondente ambito di paesaggio»;
il Consiglio di Stato è altresì entrato nel merito della autorizzazione paesaggistica rilasciata dalla Regione sarda il 27 maggio 1999, dalla quale era poi disceso il 15 settembre 2000 il cosiddetto «accordo di programma» (con relativo Piano di attuazione), sottoscritto all'epoca dal comune di Cagliari, dalla regione sarda e da vari soggetti privati aventi interesse tra i quali Nuova iniziativa costruzioni coimpresa. In merito la VI Sezione ha ritenuto tali atti, e il preteso «diritto a costruire comunque» che oggi ne deriverebbero, tutt'altro che fuori discussione, giacché - scrive il supremo giudice amministrativo - nell'autorizzazione del 1999 «non è dato riscontrare un livello di dettaglio tale da giustificare una sostanziale omissione, a valle, di ogni ulteriore impegno istruttorio, valutativo e motivazionale», mancando in quella autorizzazione per così dire «originaria» «una valutazione di compatibilità paesistica più dettagliatamente attenta alle specifiche modalità costruttive da osservare in sede di realizzazione dei singoli interventi edilizi, oltre che, per esempio, alle altezze, alla organizzazione dei singoli edifici, alle volumetrie». Da ciò, secondo il Consiglio di Stato, sarebbe dovuta derivare l'esigenza inderogabile di «un più incisivo apprezzamento di coerenza paesaggistica a valle, volto a verificare se con le ragioni di tutela sottese all'approvazione del vincolo paesaggistico siano coerenti quelle modalità realizzative dei singoli interventi edilizi non dettagliatamente prese in considerazione nel giudizio sul piano» espresso dalla regione all'atto dell'autorizzazione del 1999;
d'altra parte il 31 dicembre 2009 (e ciò è in qualche modo tranquillizzante) si è concluso il regime transitorio per il rilascio delle autorizzazioni paesaggistiche secondo le modalità fissate dall'articolo 159 del decreto legislativo n. 42 del 2004. Dal 1o gennaio 2010, pertanto, tali autorizzazioni devono essere rilasciate dalle regioni (o dai comuni a tanto delegati previo accertamento del possesso di specifici requisiti) sulla scorta di un parere vincolante delle soprintendenze per i beni architettonici e paesaggistici;
per effetto di tali rilevanti ed opportune modifiche, sono già stati instaurati - presso tutti i comuni italiani - numerosissimi procedimenti volti al conseguimento delle autorizzazioni paesaggistiche, attraverso la predisposizione di atti, l'effettuazione delle relative istruttorie e l'inoltro alle competenti soprintendenze; il Ministero per beni e le attività culturali ha già provveduto a diramare istruzioni agli uffici periferici e, in conseguenza delle nuove regole, molte soprintendenze hanno proceduto alla radicale riorganizzazione del lavoro al fine di far fronte ai nuovi compiti che le vedono impegnate in prima linea nella tutela del paesaggio;
si sono diffuse voci insistenti - provenienti da ambienti ministeriali - per le quali sarebbe allo studio un'ulteriore proroga del regime transitorio definito dal citato articolo 159 del decreto legislativo n. 42 del 2004 - sebbene la scadenza del 31 dicembre 2009 sia superata da tempo - la conseguenza di restituire al comune di Cagliari il potere di rilasciare autorizzazioni paesaggistiche e, con esso, la possibilità

di reiterare le autorizzazioni annullate dal Soprintendente della Sardegna -:
quali azioni intenda porre in essere il Ministro per i beni e le attività culturali per smentire immediatamente tali voci incontrollate, che gettano discredito sull'istituzione rappresentata e alimentano sospetti in ordine ad un provvedimento di portata nazionale che avrebbe la conseguenza di favorire l'edificazione dell'area di Tuvixeddu, iniziativa giudicata devastante dall'intero mondo della cultura;
più in generale, anche con riferimento agli impegni assunti dal sottosegretario Pizza nel rispondere in Aula alla precedente interpellanza urgente Schirru e altri del giugno 2008, quali iniziative intenda assumere il Ministro per garantire definitivamente la piena tutela dei valori culturali e paesaggistici posti a rischio nel caso di Tuvixeddu.
(3-00925)

Interrogazione a risposta in Commissione:

VANNUCCI. - Al Ministro per i beni e le attività culturali, al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
il giudice per le indagini preliminari del tribunale di Pesaro Lorena Mussoni con una importante sentenza ha disposto la confisca dell'«ATLETA» reperto archeologico in bronzo a grandezza naturale capolavoro attribuito a Lisippo;
l'opera è conservata al Getty Museum di Malibù negli Stati Uniti d'America;
i presupposti della sentenza sono verosimilmente basati sulla illecita esportazione di un bene inalienabile dello Stato italiano oltre che sull'incauto acquisto;
dalle notizie circolate, l'opera ritrovata nel 1964 nel mar Adriatico, nelle acque antistanti la città di Fano, dopo un lungo periodo di occultamento è ricomparsa negli Stati Uniti (arrivata in casse di forniture mediche) con l'esposizione al Museo nel 1974;
il Ministro per i beni e le attività culturali è stato rappresentato in udienza dall'avvocato dello Stato, dottor Fiorilli Maurizio che ha ricevuto i complimenti generali dalle istituzioni interessate;
la sentenza emessa rappresenta una coraggiosa azione della magistratura competente alla quale riconoscere il meritato plauso;
da notizie di stampa i rappresentanti del Getty Museum hanno preannunciato ricorso in Cassazione;
è da prevedere una probabile richiesta di rogatoria internazionale per la confisca, che, verosimilmente, verrà avanzata dal pubblico ministero al Ministro della giustizia che si auspica venga adeguatamente sostenuta dal Ministro per i beni e le attività culturali;
vi è la possibilità per lo Stato italiano di intraprendere una azione civilistica per la restituzione del bene;
l'eventuale preannunciato ricorso in Cassazione infatti non si ritiene sospenda la rogatoria o l'azione civilistica;
una terza ipotesi preliminare al resto, nel rapporto fra Stati è senz'altro la via diplomatica per una risoluzione bonaria delle controversie posto che il Getty Museum può essere in qualche modo associato ad una istituzione di interesse pubblico;
nell'ipotesi del rientro del capolavoro in Italia lo stesso andrebbe esposto nella città di Fano considerato che probabilmente proviene appunto da Fanum Fortunae importante città romana;
l'opera costituirebbe una grande attrazione potendosi inserire nello straordinario percorso archeologico della provincia di Pesaro e Urbino che da Fano si snoda per la via Flaminia ed i suoi diverticoli sino al fantastico reperto archeologico

costituito dal gruppo equestre dei bronzi di Cartoceto esposti a Pergola -:
se il Ministro degli affari esteri intenda intraprendere una via diplomatica per una positiva soluzione;
se nell'eventualità del ricorso in Cassazione del Getty Museum il Ministero per i beni e le attività culturali intenda costituirsi in giudizio al fine di organizzare nella maniera migliore la propria rappresentanza legale per scongiurare il rischio della mancata esecuzione della sentenza.
(5-02502)

Interrogazione a risposta scritta:

GRIMOLDI e GOISIS. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
la Società italiana editoria (S.I.A.E.) è un ente pubblico economico, finanziato però per la maggior parte da soggetti privati (l'80 per cento dei finanziamenti deriva dagli autori di musica);
i costi amministrativi della S.I.A.E. sono tra i più alti del mondo; l'ente opera in regime di monopolio;
la S.I.A.E. vive un momento difficile sotto il profilo economico, con un bilancio 2009 in perdita e un previsionale 2010 negativo;
recentemente è stato nominato, su proposta ministeriale, il nuovo direttore generale, con elevati compensi e benefit -:
come il Ministro intenda intervenire per garantire la trasparenza nella gestione economica della S.I.A.E., per agevolare le forme di dialogo con gli autori e gli editori e per aumentarne il loro peso decisionale all'interno dell'ente.
(4-06175)

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DIFESA

Interrogazioni a risposta scritta:

MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
risulta all'interrogante che ai militari impegnati nelle missioni all'estero venga imposta la somministrazione del vaccino influenzale H1N1 e che coloro che legittimamente vi si oppongono correrebbero il rischio di subire pregiudizi professionali;
nel corso della trasmissione «Mi Manda Rai Tre» andata in onda il 5 febbraio 2010, nel corso di un servizio dal titolo «sindrome da vaccino», un telespettatore anonimo ha affermato che ai militari viene imposta la vaccinazione con la minaccia di essere rimpatriato (per quelli già in servizio all'estero) o di essere escluso dal contingente del personale precettato per l'invio in missione nei territori dove si svolgono le differenti missioni internazionali;
in merito all'obbligatorietà della vaccinazione H1N1 per il personale della difesa impiegato in missioni operative all'estero o in pianificazione per l'impiego operativo all'estero il Ministero della difesa - direzione generale della sanità militare - lo scorso 2 settembre 2009 ha emanato, con il protocollo n. M_D GSAN Prot. 0015117, la direttiva «Linee guida ad interim per fronteggiare la pandemia influenzale da virus A/H1N1v» e, successivamente, con il n. M_D GSAN Prot. 0019347 dell'11 novembre 2009, la seconda variante;
ad avviso degli interroganti la direttiva citata per come formulata in premessa sembra violare i fondamentali diritti in tema di salute dei cittadini militari -:
quanti siano i militari effettivamente vaccinati e quanti quelli impiegati nelle missioni internazionali di cui al decreto-legge n. 1 del 2010, quanti quelli che hanno rifiutato di sottoporsi alla vaccinazione e

sono stati esclusi dai contingenti in pianificazione per l'impiego all'estero, quanti quelli rimpatriati a seguito del rifiuto di sottoporsi alla vaccinazione e con quali eventuali conseguenze.
(4-06169)

MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
in una agenzia stampa Apcom del 16 febbraio 2010 vengono riportate delle dichiarazioni del Ministro della difesa, Ignazio La Russa in merito all'operazione Mushtarak condotta dalle forze ISAF;
secondo la fonte giornalistica il ministro interrogato avrebbe dichiarato che «nessun italiano partecipa all'operazione militare in corso nella provincia di Helmand, ma naturalmente c'è qualcuno nella linea di comando a Kabul»;
il ministro avrebbe anche affermato che «Sì, si sta vincendo nel senso che stiamo occupando il territorio. Ma si sta vincendo senza avere eliminato il pericolo, perché stanno utilizzando il concetto "soldato vivo buono per la prossima volta". Una vecchia frase di luogo comune che sintetizza un concetto militare. Gli insorti sono impegnati ma quando possono si sottraggono al combattimento. Certamente l'operazione va avanti con meno difficoltà del previsto e l'obiettivo del controllo del territorio viene raggiunto, questo però non toglie che le forze ribelli rimangono con poche perdite. Il problema è se hanno la possibilità di riorganizzarsi per attività di guerriglia anziché di confronto duro»;
numerose agenzie di stampa hanno diffuso la notizia della morte di cittadini afghani non appartenenti alle forze ribelli coinvolte nei combattimenti;
l'impiego di militari italiani, anche solo con compiti coordinamento e di comando, in azioni di guerra come è in effetti l'operazione Mushtarak, che prevede l'occupazione militare di un determinato territorio afghano, ad avviso degli interroganti, viola palesemente l'articolo 11 della Costituzione;
sempre ad avviso degli interroganti le dichiarazioni del Ministro della difesa appaiono improntate a diffondere una chiara volontà del Governo italiano tesa all'occupazioni militare di un territorio straniero, con l'uso delle armi e finalizzata al totale annientamento delle forze ribelli -:
quanti siano i militari italiani che a qualsiasi titolo hanno preso parte alla predetta operazione Mushtarak, con quali incarichi, per assolvere quali ordini e se risultino coinvolti negli eventi bellici che hanno causato la morte di civili afghani.
(4-06171)

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ECONOMIA E FINANZE

Interrogazione a risposta in Commissione:

TULLO, ANDREA ORLANDO, ROSSA e ZUNINO. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
nella giornata di venerdì 12 febbraio, la stampa genovese ha dato ampio spazio alla situazione, denunciata dal difensore civico della Provincia, che ha come protagonisti una famiglia composta dai coniugi e i loro tre figli che si sono visti mettere all'asta, da parte di Equitalia, la casa in cui vivono e che costituisce l'unica loro proprietà, asta prevista per il prossimo 10 marzo;
Equitalia per conto di INPS, INAIL ed amministrazioni pubbliche varie, attraverso questa vendita vuole recuperare un debito di circa 17.000 euro che era stato prodotto in anni precedenti, quando il capofamiglia svolgeva un'attività artigianale;
se pur nulla si può eccepire rispetto al mandato e alla legittimità dell'operato di Equitalia, in un quadro di grave crisi finanziaria, in cui si cercano di tutelare le

famiglie anche con misure che hanno portato le banche a rinviare talvolta le rate dei mutui e si cerca di dare proroghe al dramma degli sfratti, non è pensabile che la pubblica amministrazione genericamente intesa, non preveda alla sospensione del recupero dei propri crediti -:
se e quali iniziative di competenza si intendano mettere in atto per intervenire sulla situazione denunciata e su casi eguali, autorizzando Equitalia a sospendere la vendita;
se, non si possano assumere iniziative normative che tutelino chi ha debiti nei confronti di enti ed istituti pubblici, per evitare nel caso in cui l'immobile costituisca abitazione principale ed in assenza di altre proprietà, la messa in vendita dello stesso.
(5-02498)

Interrogazioni a risposta scritta:

POLI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
il sistema dei fondi pensione in Italia sostiene una parte importante della nostra struttura sociale e il suo rendimento e la sua corretta amministrazione sono cruciali nella politica di assistenza e sviluppo sociale;
nonostante i fondi pensione italiani abbiano sofferto e continuino a soffrire dell'attuale clima finanziario, esiste un segmento in cui i gestori hanno l'opportunità di potenziare le prestazioni dei medesimi fondi;
la maggior parte dei fondi pensione italiani, ove consentito, ha una parte del proprio portafoglio investito al di fuori dei confini nazionali, nel mercato mondiale azionario e dei crediti;
secondo le più importanti società specializzate nei servizi di recupero fiscale concernente le ritenute alla fonte, tale proporzione varia tra il 25 per cento e il 50 per cento, a seconda della strategia di investimento adottata dal fondo;
il reddito derivante da tali investimenti internazionali è tassato nel paese di investimento in base ad un'aliquota stabilita per legge, che può arrivare addirittura al 35 per cento;
le stesse società specializzate ritengono altresì che l'importo complessivo delle trattenute fiscali a livello mondiale si aggiri annualmente tra i 50 e i 300 miliardi di dollari;
in base agli accordi sulle doppie imposizioni esiste in molte occasioni il diritto degli investitori di recuperare una parte delle tasse trattenute all'estero;
annualmente centinaia di miliardi di euro sono persi dagli investitori perché chi riceve tali redditi o li gestisce, molto spesso, non provvede al recupero delle doppie imposizioni;
è un dato ormai acquisito nel settore che far valere tali diritti sia difficile e complesso dal momento che ciascuno dei Paesi cofirmatari degli accordi sulle doppie imposizioni prevede procedure ed adempimenti diversi per quanto riguarda la presentazione delle richieste di recupero;
la conseguenza di tale complessità è che molti dei fondi pensione italiani non presentano richieste di rimborso, venendo così meno allo scopo degli accordi (si valuta che meno del 10 per cento di questi diritti siano in genere riscossi);
inoltre, se il diritto al rimborso non viene esercitato entro un termine di decadenza, la cui durata varia in ciascun Paese contraente dell'accordo, la somma è definitivamente persa;
negli anni precedenti in cui i rendimenti degli investimenti erano buoni, tali recuperi venivano spesso ignorati, oggi invece, in un momento in cui i rendimenti del capitale investito sono cosi bassi, è opportuno che il valore dei fondi pensione venga tutelato nella misura più ampia possibile;
i Paesi più avanzati hanno proceduto a riforme delle loro discipline legislative e regolamentari degli investimenti,

allo scopo di fornire ai propri fondi pensione migliori opportunità e prospettive, in grado di accrescerne il rendimento, all'interno di un contesto di rischio più limitato -:
quali iniziative il Ministro intenda adottare per rilanciare il rendimento del sistema italiano di fondi pensione, introducendo magari un obbligo di governance a carico dei gestori dei fondi pensione e dei loro fiduciari affinché facciano valere i diritti sanciti dagli accordi sulla doppia imposizione.
(4-06158)

BELLANOVA. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
i lavoratori dell'ex Monopoli di Stato, dichiarati in esubero a seguito del ridimensionamento dell'apparato produttivo messo in atto dall'ETI spa prima e dalla BAT (British American Tabacco) poi, in attuazione dell'articolo 4, commi 1 e 4, del decreto legislativo 9 luglio 1998, n. 283, inseriti nel ruolo 1/G del Ministero dell'economia e delle finanze e dal 1o gennaio 2010 nel ruolo unico, si trovano in una posizione di assoluta incertezza dal punto di vista normativo e, di riflesso, economico;
i suddetti lavoratori da anni hanno la carriera bloccata in quanto non hanno usufruito delle norme che la legge quadro sul pubblico impiego e i contratti collettivi dei comparti aziende e Ministeri prevedono in tal senso;
la situazione è ulteriormente peggiorata perché i lavoratori ex Monopoli non hanno diritto a partecipare non solo alle progressioni orizzontali e/o verticali negli enti che li utilizzano ma neanche a quelle del Ministero dell'economia e delle finanze;
è evidente la grossa disparità di trattamento e di opportunità con tutti gli altri dipendenti del settore pubblico;
ad oggi dopo vari incontri tra organizzazioni sindacali e dirigenti del dipartimento fiscale non si è arrivati a nessun esito per la corretta applicazione della norma succitata;
il Sottosegretario, con delega al personale del Ministero dell'economia e delle finanze, onorevole Giorgetti, nell'incontro con le organizzazioni sindacali del 17 novembre 2009 avrebbe preso l'impegno per una chiusura positiva dell'annosa vertenza;
gli impegni presi dai dirigenti del Ministero dell'economia e delle finanze e dal Sottosegretario Giorgetti per una rapida conclusione della trattativa non paiono all'interrogante mantenuti né trovano riscontro le ripetute richieste d'incontro fatte dal sindacato e dai lavoratori interessati;
in data 21 maggio 2009 l'interrogante ha presentato un atto di sindacato ispettivo (n. 4-03093) inerente alla stessa problematica alla quale non è giunta ancora, dal Ministro competente, alcuna risposta -:
quali iniziative il Governo intenda adottare per garantire una rapida e positiva conclusione della trattativa in corso con i sindacati di categoria presso il dipartimento finanze, che riguarda i lavoratori ex Monopoli inseriti nel ruolo 1/G del Ministero dell'economia e delle finanze e ricollocati in posizione di comando o di distacco presso altre amministrazioni pubbliche e per mettere fine quanto prima a questo stato di assoluta disparità di trattamento e incertezza normativa.
(4-06170)

BELLOTTI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
le aziende, specie quelle di proprietà dello Stato, dovrebbero garantire ai cittadini servizi trasparenti ed efficienti al fine di affiancare alla ricerca lecita dell'utile economico un comportamento che sia corretto e rispondente non solo alle norme di diritto ma anche ai più basilari principi etici;

le Poste Italiane, da quanto si evince da un articolo de Il Resto del Carlino di Rovigo, avrebbero assunto atti che certo non corrisponderebbero, ove fossero verificati, ai criteri sopra esposti;
da quanto si evince dallo stesso articolo infatti decine di persone si sarebbero rivolte alla Lega dei Consumatori di Rovigo per lamentare il fatto che, nel momento in cui essi si rivolgevano alle Poste italiane per riscuotere la polizza vita di un familiare defunto, il denaro non sarebbe più stato disponibile;
la problematica sarebbe emersa riguardo alle polizze di Poste Italiane denominate «Index Cup», che prevedono programmi di investimento a breve termine, tra i 5 e i 10 anni, con formule rivolte in special modo ad anziani e famiglie;
sarebbero stati molti i risparmiatori ad orientarsi verso questo tipo di investimento a partire dal 2000 anche perché veniva definito come piuttosto sicuro e più redditizio dei titoli di Stato;
al momento del riscatto, però, i beneficiari, solitamente parenti del contraente, si troverebbero nell'impossibilità di entrare in possesso del denaro, dato che questo sarebbe nel frattempo confluito nel fondo nazionale di solidarietà per le vittime di frodi finanziarie;
ciò sarebbe connesso a quanto previsto in relazione ai termini di prescrizione per gli indennizzi assicurativi;
nonostante i beneficiari avessero un anno di tempo per ritirare il denaro, poi passato a due anni, e dal 2008 la normativa sia cambiata, Poste Vita spa avrebbe affermato in una clausola del contratto «Index Cup» che non intendeva «avvalersi di tale diritto per tutti i dieci anni successivi all'evento»;
sarebbe emerso tuttavia che ad alcune persone sarebbe stato rifiutato il riscatto del denaro sebbene il termine dei due anni non fosse ancora trascorso, mentre ad altre, che si erano recate alle poste pochi giorni dopo la scomparsa del titolare, sarebbe stato consigliato dagli impiegati di lasciare i soldi in deposito fino alla scadenza naturale del contratto, salvo poi scoprire, alla scadenza, che i loro soldi avrebbero dovuto confluire nel «Fondo per le vittime di frodi finanziarie;
Poste Vita infatti sarebbe obbligata dalle disposizioni della legge finanziaria per il 2006 a versare tali somme nel citato fondo e quindi a non poter accogliere la richiesta di liquidazione;
le somme investite sarebbero in media dai 20 ai 50 mila euro, con danni ingentissimi per i soggetti beneficiari delle suddette polizze;
all'interrogante appare quanto mai inopportuna questo tipo di condotta, ove fosse verificata, essendo volta a devolvere i soldi dei cittadini al finanziamento di un fondo pubblico, ottenendo questo risultato con un'informazione che sarebbe riduttivo definire poco chiara -:
di quali elementi dispongano i Ministri interrogati in ordine alla vicenda di cui in premessa e se non intendano fornire rassicurazioni circa il pieno rispetto dei diritti dei beneficiari delle polizze Index Cup da parte di Poste Italiane, così garantendo il risparmio e gli investimenti dei cittadini.
(4-06173)

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GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta orale:

ROMANO. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
da autorevoli organi di stampa si apprende che gli avvocati di Giarre sono in agitazione a causa di un inspiegabile depotenziamento a livello di organico nel nuovo tribunale che, peraltro, ha sede in un'accogliente e funzionale struttura, aperta appena nell'estate del 2009, dopo tanti anni di attesa;

alla cronica carenza di personale nelle cancellerie si aggiungono i gravi problemi derivanti dalla mancata sostituzione del secondo magistrato, dopo il trasferimento del dottor Carmelo Mazzeo alla Corte d'appello di Catania;
nonostante l'indefesso impegno del solo magistrato dirigente, dottoressa Maria Pia Urso, il foro di Giarre vive una situazione insostenibile, poiché un solo giudice non può affrontare i notevoli carichi esistenti, soprattutto in considerazione che già negli anni scorsi Giarre ha subito la riduzione da tre a due magistrati e che in altre sezioni distaccate del tribunale di Catania vi sono addirittura tre giudici togati -:
quali iniziative di competenza intenda intraprendere per risolvere i problemi organizzativi di cui in premessa e giungere anzitutto ad una sollecita assegnazione del secondo magistrato, in modo da venire incontro alle esigenze primarie degli operatori di diritto e, soprattutto, dei fruitori del servizio «giustizia» nell'ex mandamento di Giarre che, con l'accorpamento della pretura di Linguaglossa, serve oltre 150.000 cittadini.
(3-00922)

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INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazione a risposta in Commissione:

GRIMOLDI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
il progetto preliminare della tangenziale est esterna di Milano (TEM) ha ottenuto nel luglio 2005 l'approvazione del CIPE, tra le opere previste dalla legge obiettivo n. 443 del 2001;
nel novembre 2007 è stato definito l'accordo di programma per la realizzazione della TEM, che prevede anche il potenziamento del trasporto pubblico collettivo, quale, tra l'altro, il prolungamento delle linee metropolitane MM2 e MM3;
ad oggi, risulta in corso la progettazione definitiva della TEM e delle opere ad essa connesse a carico del concessionario (opere di tipologia A), mentre restano allo stadio di fattibilità le opere di tipologia B e C;
relativamente al trasporto collettivo, risulta svolta la revisione dei progetti preliminari dei prolungamenti delle linee metropolitane MM2 e MM3 verso Vimercate e Paullo; tali progetti, però, non hanno tuttora ricevuto l'approvazione del CIPE ed i conseguenti finanziamenti;
la regione Lombardia e tutti gli enti locali della zona interessata si sono adoperati per ribadire l'importanza della realizzazione di tutte le opere previste nell'accordo di programma;
l'area metropolitana milanese e la provincia di Monza e Brianza, tra le aree più popolate ed urbanizzate d'Europa, soffrono di gravissimi problemi di inquinamento dovuti all'eccessivo utilizzo di autovetture ed alla mancanza cronica di mezzi di spostamento alternativi;
la zona è fortemente industrializzazione ed è sede di numerose multinazionali;
nel 2015 a Milano ed in Lombardia si terrà l'Expo, con la previsione di milioni di visitatori che andranno ad utilizzare il sistema infrastrutturale milanese; è dunque necessario agire in modo tempestivo affinché le opere previste vengano approvate e finanziate in tempi brevi -:
se il Ministro non intenda adoperarsi affinché venga rispettato integralmente l'accordo di programma di cui alle premesse e vengano dunque approvate, finanziate e realizzate in tempi rapidi tutte le opere infrastrutturali previste in tale accordo, ed in particolare i prolungamenti delle linee metropolitane MM2 e MM3, assumendo le iniziative necessarie ad assicurare lo stanziamento nel bilancio dello Stato delle risorse necessarie per tali fondamentali opere.
(5-02499)

Interrogazioni a risposta scritta:

NASTRI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
la nuova linea dei treni eurostar Italia denominati «Frecciarossa», del gruppo Ferrovie dello Stato, recentemente inaugurati che rappresenta il nuovo e moderno sistema di trasporto, sta rivoluzionando positivamente la concezione di mobilità di milioni di italiani, con evidenti vantaggi anche per i pendolari;
l'attivazione della linea alta velocità Frecciarossa, infatti, ha modificato il modo di viaggiare di milioni di passeggeri fruitori del servizio di trasporto ferroviario su scala nazionale: ovvero collegamenti più veloci e maggiore frequenza dei treni sulla linee a maggior traffico;
nonostante Rti - Rete ferroviaria italiana abbia previsto che i collegamenti della nuova linea Frecciarossa includano le direttrici più importanti della penisola, quale ad esempio la linea Torino-Milano, con soste nelle principali città, tuttavia appaiono tuttora incomplete le fermate della nuova linea in molte città di rilevanza economica e commerciale;
la città di Novara, ad esempio, strategica nella posizione geografica tra il Piemonte e la Lombardia e che rappresenta un centro commerciale importante della Pianura Padana, essendo crocevia strategico di considerevoli traffici commerciali tra le assi viarie che congiungono Milano, Torino e Genova alla Svizzera, attualmente non rientra fra lo scalo ferroviario del treno Frecciarossa, penalizzando conseguentemente, migliaia di pendolari di viaggiatori novaresi, nonché i centri abitati limitrofi, oltre che la stessa economia cittadina;
appare pertanto fondamentale che per la parte orientale del Piemonte, venga garantita una sosta del treno Frecciarossa, con le conseguenti infrastrutture necessarie a stabilire la fermata ferroviaria presso Novara -:
se non ritenga opportuno, in considerazione delle argomentazioni esposte in premessa, intervenire urgentemente, al fine di prevedere anche per la città di Novara, che rappresenta la seconda città più popolosa del Piemonte, la sosta del treno Frecciarossa, il cui scalo determinerebbe un indubitabile aumento del volume dei viaggiatori ferroviari novaresi e della stessa provincia limitrofa, oltre ad un evidente giovamento per l'attività economica e commerciale dell'area interessata.
(4-06154)

RAZZI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
le Ferrovie dello Stato sono supportate da finanziamenti pubblici;
le Ferrovie dello Stato gestiscono la freccia rossa e la freccia argento e con scelte che all'interrogante appaiono talvolta discutibili e unilaterali;
le Ferrovie dello Stato gestiscono vari treni accelerati, diretti, regionali, rapidi, intercity, freccia argento e freccia rossa, che per una differenza di 5 chilometri di velocità, fanno pagare 5 euro in più (comunque un euro al minuto) anche su tragitti brevi, poco superiori all'ora di viaggio;
il servizio delle Ferrovie dello Stato peggiora in quanto aumentano i collegamenti terminali e vengono eliminate le fermate intermedie, e si risparmia riversando i costi sul cittadino e sulla collettività con danno per lo sviluppo economico;
in questa maniera le Ferrovie dello Stato diventano le ferrovie per i grandi agglomerati ed emarginano ampie zone del Paese;
è discutibile il sistema di manutenzione delle ferrovie;

sono sotto gli occhi di tutti i deragliamenti, gli incidenti e gli ultimi disastri ferroviari;
anche nei treni tipo freccia rossa e freccia argento spesso avviene che le luci e i bagni siano non funzionanti;
nelle Ferrovie dello Stato, ad avviso dell'interrogante, vi è carenza di cultura di marketing e commerciale e sarebbe opportuno, che si sviluppasse una classe dirigente più orientata a tali obiettivi -:
se non si intenda intervenire, per quanto di competenza, al fine di rimuovere le inefficienze e i disservizi di cui in premessa e garantire una gestione più oculata delle risorse finanziarie da parte delle Ferrovie dello Stato.
(4-06165)

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INTERNO

Interrogazione a risposta scritta:

GRIMOLDI e GOISIS. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
nella giornata di venerdì 5 febbraio 2010 alcune organizzazioni legate a movimenti studenteschi della provincia di Vicenza riconducibili all'estrema sinistra, hanno organizzato uno sciopero contro la riforma Gelmini;
i partecipanti alla manifestazione non sono stati più di un paio di centinaia;
si segnala, fra l'altro, che a tarda mattinata una ragazza minorenne è stata ricoverata in ospedale in coma etilico;
nel momento del passaggio davanti all'Istituto tecnico industriale «Alessandro Rossi» di Vicenza, noto per le simpatie politiche verso la Lega ed il centro destra, il corteo si è fermato e sono iniziati cori di offese verso gli studenti che, per la stragrande maggioranza, non hanno aderito allo sciopero, ma hanno regolarmente frequentato le lezioni;
sentendo questi cori d'offesa, diverse decine di studenti si sono affacciati alle finestre dell'istituto per capire cosa stesse succedendo; nel vedere i ragazzi alle finestre, dal corteo sono aumentati i cori ingiuriosi scanditi con megafoni; per risposta alcuni ragazzi dell'istituto hanno risposto, taluni sventolando fazzoletti della Lega Nord, per manifestare contrarietà a quello che stava accadendo (da segnalare che nel corteo comparivano numerose bandiere di Rifondazione Comunista e del PDCI);
alla visione dei vessilli verdi, i manifestanti hanno provato ad entrare con la forza all'interno dell'istituto; solo il pronto intervento dei carabinieri è riuscito ad allontanare gli scalmanati ed a far proseguire il corteo;
nella notte di sabato 6 febbraio 2010 sono comparse nei pressi dell'istituto frasi inneggianti alla resistenza, all'antifascismo e contro la Lega Nord («camice verdi a testa in giù), minacciando, anche personalmente, in modo grave ed inequivocabile («attento al cranio»), alcuni rappresentanti studenteschi in quota al movimento giovanile della Lega -:
quali iniziative il Governo intenda adottare per evitare il ripetersi di simili gravi episodi e per tutelare la libertà di espressione.
(4-06174)

TESTO AGGIORNATO AL 13 APRILE 2010

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ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazione a risposta orale:

CAPITANIO SANTOLINI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
a seguito di una ricerca dell'Invalsi (Istituto nazionale per la valutazione del sistema educativo di istruzione e formazione) emerge un forte divario nell'apprendimento tra nord e sud a partire dalle scuole primarie;
la ricerca che ha preso in considerazione quarantaseimila studenti in tutta Italia, e che ha coinvolto mille e sessantanove

scuole campione, è basata sugli apprendimenti di italiano e matematica nella seconda e nella quinta classe elementare;
essa ha rivelato che, per quanto riguarda l'italiano, in seconda elementare, i bambini scritti in un istituto del sud hanno dato una percentuale di risposte corrette inferiore del 6 per cento rispetto a quelli che frequentano la stessa classe in un istituto del nord e che questo divario non si interrompe neppure con il prosieguo delle classi, giacché in quinta il divario resta attorno al 2 per cento;
egualmente accade per le materie come la matematica, per le quali, seppure inizialmente nelle seconde classi degli istituiti considerati sia del nord che del sud esiste una sostanziale equivalenza, il sud perde questa parità nella classe quinta dove vi è un 3 per cento in più di risposte corrette per il nord;
questa situazione pone maggiormente in evidenza il divario socio economico tra nord e sud, divario che si ripercuoterà sul futuro degli alunni delle scuole del sud; infatti, un livello più basso di formazione porterà a un percorso professionale frammentario, a bassi salari e alla precarietà, ripetendo un ciclo infinito di mancato sviluppo e di povertà delle regioni meridionali con le conseguenze difficili che si registrano tutt'oggi;
la mancanza di fondi e strutture per le scuole del sud, che consentano di colmare il divario culturale degli alunni con realtà sociali più compromesse, rischia di incidere negativamente sullo sviluppo del nostro Paese -:
quali urgenti iniziative, anche di carattere normativo, intenda adottare per risolvere una situazione che si fa di giorno in giorno sempre più compromessa, per rimuovere quegli ostacoli di ordine economico e sociale, che limitano di fatto l'eguaglianza dei cittadini, ai fini del pieno sviluppo della persona umana e per consentire anche ai bambini delle regioni del sud di colmare il gap culturale che li divide sempre più da quelli del nord.
(3-00924)

Interrogazioni a risposta in Commissione:

CONTENTO. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
il comune di Valvasone (Pordenone), per il tramite dell'ufficio scolastico provinciale, ha avanzato domanda di contributo per l'acquisto di arredamento scolastico per la locale scuola media «Erasmo di Valvason»;
molti piccoli enti locali fanno affidamento sulla concessione di tale contributi al fine di offrire un servizio scolastico di buon livello;
non è dato sapere quali possibilità ci siano, per il comune di Valvasone, di ottenere l'aiuto richiesto -:
quali possibilità vi siano che il contributo richiesto possa essere concesso e, comunque, che tempi si prevedano per la definizione delle domande di analogo contenuto, presentate nello scorso anno.
(5-02500)

SCARPETTI e DE PASQUALE. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
l'Istituto tecnico commerciale «F. Pacini» di Pistoia è un istituto di istruzione secondaria di secondo grado con circa 1200 studenti, articolato su tre indirizzi: Igea (indirizzo giuridico economico aziendale), sperimentale biologico progetto «Brocca» e sperimentale linguistico progetto «Brocca», i suddetti indirizzi sperimentali sono stati definiti ed autorizzati con decreto del Ministero della pubblica istruzione in data 23 luglio 1996 e rilasciano diplomi di liceo scientifico e di liceo linguistico ed hanno prodotto fino ad ora risultati lusinghieri, come attestato dai successivi percorsi professionali ed universitari

degli alunni, dalla soddisfazione dell'utenza e dal consolidato legame con il territorio;
l'attuale dirigente di questo Istituto avrebbe annunciato recentemente che l'Istituto non può rilasciare, già a partire dall'anno scolastico in corso, diplomi di liceo scientifico né di liceo linguistico, cambiandone la denominazione in diploma tecnico scientifico e diploma tecnico linguistico; tale cambiamento non sarebbe stato deliberato con nessun atto formale né motivato alle famiglie;
tale scelta, ad avviso dell'interrogante, è in palese contraddizione con quanto affermato nel POF (piano dell'offerta formativa) 2009/2010 presentato a studenti e famiglie all'atto di iscrizione e sottoscritto dalla stessa dirigente, dove si riafferma che nell'indirizzo linguistico «Brocca» si consegue il diploma di liceo linguistico e che nell'indirizzo biologico «Brocca» si consegue il diploma di liceo scientifico e che, come scritto nello stesso documento, il POF è costitutivo dell'identità culturale e progettuale dell'Istituto superiore statale «F. Pacini» e che esso «rappresenta un documento vincolante per il lavoro di ogni soggetto operante, a garanzia della organicità e della coerenza dell'azione formativa»;
tale cambiamento, ritenuto arbitrario dagli studenti, dalle famiglie e da parte del corpo docente della scuola, ha causato uno stato di agitazione della scuola stessa e una situazione di grave disagio e preoccupazione nelle famiglie e nella città di Pistoia ed inoltre è causa di conseguenze negative che vanno a ledere pesantemente i diritti degli studenti ed il buon nome della scuola, conseguenze tanto più problematiche in quanto si verificano a ridosso delle iscrizioni per l'anno scolastico 2010-2011 -:
se il Ministro non ritenga opportuno acquisire elementi, anche per il tramite del competente ufficio scolastico provinciale, in ordine alla situazione che si è venuta a determinare all'Istituto Pacini di Pistoia, e quali iniziative di competenza intenda assumere al riguardo.
(5-02505)

TESTO AGGIORNATO AL 4 AGOSTO 2010

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LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta in Commissione:

BERRETTA. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
la Ratio Consulta spa di Motta Santa Anastasia (Catania) dal giugno 2008 ha svolto il servizio di assistenza al cliente per Enel Energia;
la Ratio Consulta spa ha usufruito dei fondi degli aiuti alle imprese di cui alla legge n. 488 del 1992 e degli sgravi contributivi previsti dalla legge n. 407 del 1990 per l'assunzione degli 80 dipendenti che avrebbero eseguito l'assistenza al cliente per Enel Energia;
il primo febbraio 2010 agli 80 dipendenti della Ratio Consulta spa sarebbe stato comunicate informalmente che da quel giorno avrebbero dovuto considerarsi in ferie forzate perché si era esaurita la commessa con Enel Energie;
l'eventuale cessazione delle attività della Ratio Consulta spa rappresenterebbe un ulteriore impoverimento del tessuto imprenditoriale della provincia di Catania, particolarmente colpita dalla crisi occupazionale -:
se non ritenga di assumere ogni iniziativa utile affinché, con il coinvolgimento della dirigenza della Ratio Consulta spa, di Enel Energie e delle organizzazioni sindacali, sia scongiurata la cessazione delle attività del call center Enel di Motta Santa Anastasia (Catania) e quali iniziative intenda intraprendere al fine di salvaguardare i livelli occupazionali.
(5-02506)

Interrogazioni a risposta scritta:

GRIMOLDI, RIXI, GOISIS e STUCCHI. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che -:
con la legge n. 244 del dicembre 2007 (finanziaria per il 2008), articolo 1, commi 241-246, è stato istituito il Fondo per le vittime dell'amianto, con stanziamenti per 40 milioni di euro per il 2008 ed il 2009, e di circa 30 milioni di euro per il 2010;
la gestione di tale fondo sarebbe affidata ad un comitato amministratore costituito dai Ministeri interessati, dall'INAIL, dall'Ipsema e dai rappresentanti delle organizzazioni datoriali e sindacali e delle associazione delle vittime dell'amianto;
avrebbero diritto alla prestazione erogata dal fondo i lavoratori che hanno contratto patologie asbesto correlate per esposizione all'amianto e alle fibra fiberfrax o gli eventuali eredi;
i regolamenti attuativi del Fondo per le vittime dell'amianto dovevano essere emanati entro 90 giorni dall'entrata in vigore della legge n. 244 del 2007;
ad oggi, dopo quasi 2 anni, tali regolamenti attuativi, che consentirebbero di accedere ai suddetti fondi, non sono ancora stati emanati -:
quali siano gli intendimenti del Governo relativamente all'emanazione di tali regolamenti attuativi, e quale sia la relativa tempistica.
(4-06163)

STRIZZOLO. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
negli stabilimenti dell'industria chimica Caffaro di Torviscosa (ex SAICI ed ex SNIA), dagli anni '60 a tutto il 1992, centinaia di lavoratori sono stati in quotidiano contatto con l'amianto presente nelle varie fasi di lavorazione dei prodotti chimici;
a seguito della esposizione prolungata all'amianto, moltissimi lavoratori hanno subito danni fisici gravissimi e alcuni sono anche deceduti;
a seguito di cause giudiziarie intentate dalla FEMCA-CISL e dall'INAS-CISL a tutela dei lavoratori della chimica Caffaro, il tribunale di Udine - dopo nove anni di un iter istruttorio complesso e approfondito - ha sentenziato che la lunga esposizione all'amianto ha determinato pesanti conseguenze per la salute di molti lavoratori, aprendo così la strada al riconoscimento di benefici previdenziali e alla concessione di risarcimenti totali o parziali ai singoli lavoratori per i danni fisici subiti;
il Contarp-Inail di Trieste recentemente ha emesso un parere tecnico che, di fatto, blocca l'erogazione dei risarcimenti e dei benefici previdenziali in favore di centinaia di lavoratori che hanno avuto una ultradecennale esposizione all'amianto, senza peraltro che da parte dell'INAIL o dell'INPS vi sia stata l'impugnazione della sentenza del tribunale di Udine;
l'ulteriore conseguenza di tale decisione che all'interrogante appare contraddittoria sarà l'inevitabile aprirsi di nuovi contenziosi i cui costi cadranno ancora una volta sui lavoratori e, successivamente, sulla collettività;
le ragioni della posizione assunta dal Contarp-Inail non appaiono del tutto chiare in relazione alla interpretazione di norme e di disposizioni vigenti - oltre che alla sopra richiamata sentenza del tribunale di Udine - e viene a determinare, secondo l'interrogante, una disparità di trattamento tra lavoratori che, pur avendo qualifiche diverse, svolgevano fianco a fianco le rispettive mansioni pertanto rimanendo nella stessa condizione di rischio -:
quali iniziative intendano assumere i Ministri interrogati per assicurare piena e doverosa tutela dei diritti dei lavoratori che - per anni - hanno operato in una

condizione di esposizione all'amianto presso l'industria chimica Caffaro di Torviscosa o presso altri stabilimenti di analogo rischio-amianto.
(4-06167)

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PARI OPPORTUNITÀ

Interrogazione a risposta scritta:

FARINA COSCIONI, MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro per le pari opportunità, al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
se sia a conoscenza della richiesta avanzata dall'European disability forum, in una lettera aperta inviata ai capi di Stato e di Governo riuniti in occasione di un forum a Bruxelles, che invita ad adottare il cosiddetto «Patto europeo sulla disabilità»;
in particolare, si invita a passare dalla teoria alla pratica, per quel che riguarda il riconoscimento dei diritti dei disabili nell'Unione europea: «perché la strategia 2020 si possa definire un successo i disabili devono essere coinvolti in tutti i processi decisionali che li riguardano, secondo il principio "niente su di noi senza di noi"»;
un tale coinvolgimento, secondo l'Edf, passa attraverso l'adozione, da parte dell'Unione europea, del patto europeo sulla disabilità;
in concreto ci si propone di definire obiettivi chiari e raggiungibili per quel che riguarda l'impiego, l'inclusione e la protezione sociale delle persone con disabilità: istituzione di organi di controllo che verifichino l'attuazione degli obiettivi prefissati; coordinamento fra le istituzioni europee e gli Stati membri in merito alle politiche sulla disabilità e coinvolgimento delle organizzazioni che rappresentano i disabili in tutti i processi decisionali che li riguardano;
infine l'European disability forum chiede che l'Unione europea, dopo la ratifica della convenzione Onu sui diritti dei disabili, si impegni a far sì che il documento non resti lettera morta ma sia messo in pratica in tutti i suoi articoli -:
quali iniziative, per quanto di sua competenza ritenga di dover promuovere, adottare e sollecitare in ordine a quanto sopra esposto.
(4-06156)

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POLITICHE AGRICOLE, ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazioni a risposta scritta:

ZAMPARUTTI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
la pineta di Casamicciola Terme, Isola d'Ischia, è un'area vincolata, posta in una zona a tutela paesaggistica a protezione integrale;
è in corso l'abbattimento di una vasta porzione di tale pineta, perpetrato per consentire un «abuso edilizio di Stato»: mentre sull'isola lo stato procedeva a demolire le prime case costruite abusivamente da semplici cittadini, contemporaneamente lo stesso Stato abbatteva una pineta secolare per dare spazio ad una megacaserma del Corpo forestale dello Stato provvista, tra le altre strutture, di una foresteria e di un impianto per la sauna;
secondo quanto denunciano i verdi: «Hanno abbattuto e bruciato oltre 100 pini per realizzare una nuova megastruttura di quasi mille metri quadri con foresteria e sauna» e ancora: «Hanno sbancato una zona a tutela paesaggistica a protezione integrale e a forte rischio di dissesto idrogeologico. Hanno formalizzato l'abuso di Stato mentre abbattono le prime

case ai normali cittadini. [...] I vigili urbani di Casamicciola hanno effettuato diversi sopralluoghi sul cantiere rilevando diverse stranezze e siamo in attesa di un nuovo parere della Sovrintendenza». Lo stesso sindaco di Casamicciola Terme, Enzo D'Ambrosio, si è dichiarato contrario alla realizzazione della caserma, promuovendo inoltre una serie di azioni legali basandosi sui rilievi dei vigili urbani -:
se i Ministri interrogati non ritengano opportuno, ove ne sussistano i presupposti, tenere in considerazione l'azione degli esponenti della politica ambientalista campana, contrari all'abbattimento della pineta, e le proteste diffuse ai vari ambiti della società civile e quali provvedimenti i Ministri intendano avviare affinché siano rispettate le norme e sia tutelata un'area di grande valore paesaggistico e si eviti il disastro idrogeologico.
(4-06160)

CALEARO CIMAN. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
molti sono gli additivi usati nella trasformazione dell'uva in vino, ma la regina tra questi è indiscutibilmente l'anidride solforosa. Sono stati fatti molti studi sulla tossicità dei solfiti, ma i risultati sono a tutt'oggi poco chiari;
l'utilizzo dell'anidride solforosa in vinificazione risale ai primi del 900 anche se il suo impiego massiccio inizia dopo la seconda guerra mondiale con lo sviluppo industriale;
negli ultimi anni si è parlato molto di vino e solfiti, soprattutto da quando la normativa italiana, con il decreto legislativo n. 114 del 2006, ha modificato il decreto legislativo n. 109 del 1992, che ha recepito la direttiva 2003/89/CE, detta la direttiva allergeni, entrata in vigore il 25 novembre 2003. Questa obbliga i produttori del settore alimentare a presentare in etichetta tutti i prodotti allergeni (e tossici), tra cui l'anidride solforosa e i suoi derivati (- formula chimica SOx - internazionalmente siglati con E220-E221-E222-E223-E224-E226-E227-E228). La normativa prevede che vengano riportati i solfiti in concentrazioni superiori a 10 milligrammi per litro o 10 milligrammi per chilo;
l'anidride solforosa (o biossido di zolfo - SO2) è un gas incolore, dall'odore pungente che viene impiegata, nonostante l'elevata tossicità, come additivo in tutti i campi alimentari, in particolare l'enologia. Si trova ad esempio in: baccalà, gamberi e conserve, crostacei freschi o congelati, frutta secca, prodotti sott'aceto e sott'olio, marmellate e confetture, aceto, vini, bevande a base di succo di frutta, e altro;
l'anidride solforosa ha parecchie proprietà che ne giustificano l'impiego generalizzato:
antisettico: le due principali attività antisettiche sono l'azione selezionatrice della microflora dei mosti e l'azione antimicrobica nella conservazione dei vini;
antiossidante: in presenza di catalizzatori combina l'ossigeno disciolto; questa lenta reazione consente di proteggere i vini da ossidazioni di natura chimica, come ad esempio l'ossidazione di alcuni polifenoli e di alcune sostanze aromatiche;
antiossidasico: inibisce l'effetto, e talvolta ne determina la distruzione, degli enzimi ossidasici nel mosto. Ne risulta una protezione per i mosti dalle ossidazioni prefermentative;
solubilizzazione: l'anidride solforosa a contatto con le bucce favorisce la diffusione delle sostanze coloranti poco polimerizzate contenute nei vacuoli, per mezzo di piccoli fori presenti sulle pareti cellulari, favorendo così la fuoriuscita degli antociani;
combinante: un impiego calibrato dell'SO2 migliora le qualità olfattive e gustative dei vini, in quanto questo conservante si combina con alcune sostanze di odore o sapore pungente, come l'acetaldeide e l'acido piruvico, rendendoli non più percettibili all'assaggio;
chiarificante: l'SO2 ha infine una blanda azione chiarificante, in quanto favorisce

la coagulazione delle sostanze colloidali, incrementando il fenomeno della precipitazione spontanea delle fecce;
le attuali normative fissano per l'Italia i limiti massimi a 160 milligrammi per litro per i vini rossi, 210 per i bianchi, 400 per i vini dolci. Il disciplinare biologico, invece, prevede le soglie di 60 milligrammi per litro per i vini rossi, 80 per i bianchi, 120 per i vini dolci, anche se il quantitativo consigliato è inferiore ai 20 milligrammi per litro;
tossico per inalazione, corrosivo e irritante per le vie respiratorie e il tubo digerente, l'anidride solforosa può provocare alterazioni nel metabolismo di alcuni amminoacidi e della vitamina B1. In particolare il principale effetto negativo dell'anidride solforosa, in individui non affetti da ipersensibilità, è connessa all'azione degradativa a carico della vitamina B1 (tiamina), la cui carenza nell'uomo può provocare significative alterazioni a carico del metabolismo degli zuccheri (diabete);
in base a quanto emerso da autorevoli studi, nei soggetti sensibili ai solfiti si possono scatenare asma, difficoltà respiratoria, fiato corto, respiro affannoso e tosse. Tali soggetti devono limitarne il più possibile l'ingestione;
le varie organizzazioni di controllo, a partire dalla FDA (Food and drugs administration - USA) hanno stabilito che gli alimenti (tra cui il vino) aventi un contenuto di solfiti superiore alla soglia di 10 milligrammi per chilo o litro devono riportarne il superamento in etichetta;
l'OMS (Organizzazione mondiale per la sanità) ha stabilito, dopo accurati studi, la DGA (dose giornaliera ammissibile) a 0,7 milligrammi di SO2 giornalieri per chilo di peso corporeo;
tenuto conto della DGA la dose accettabile per l'uomo è compresa tra 42 e 56 milligrammi per giorno in funzione del peso corporeo, compreso tra 60 e 80 chili. Attraverso il consumo di mezza bottiglia al giorno (375 ml) sarebbe possibile assumere una superiore quantità di SO2. Se il tenore di SO2 totale è al livello massimo autorizzato dalla UE, 160 milligrammi per litro per i vini rossi e 210 microgrammi per litro per i vini bianchi, la quantità di SO2 assunta con metà bottiglia è pari a 60 milligrammi per i primi e 79 milligrammi per i secondi. Per quanto riguarda alcuni vini speciali, passiti e botritizzati (che possono contenere fino a 400 milligrammi per litro) la dose assunta con mezza bottiglia e addirittura di 150 milligrammi di solforosa (pari a 2,5 milligrammi per chilo per una persona di 60 chili e 1,87 microgrammi per chilo per una persona di 80 chili);
la conversione dei solfiti in solfati avviene durante il passaggio attraverso l'apparato digerente. Nello stomaco, dove il pH (la forza acida) è molto basso in fase di digestione, l'ossidazione è molto lenta, mentre risulta assai più rapida nell'intestino e nel sangue (pH subalcalino). L'irritazione gastrica dipende dal fatto che i solfiti, a reazione decisamente acida, liberano anidride solforosa, che provoca una sensazione dolorosa accompagnata a vomito se la dose di anidride solforosa ingerita supera i 3,5 milligrammi per chilo di peso (avvelenamento acuto). La trasformazione dei solfiti in solfati avviene grazie all'intermediazione di una emoproteina (solfito-ossidasi) che contiene molibdeno, abbondante soprattutto nel fegato e nei reni. La sensazione del famoso cerchio alla testa che si può verificare dopo ingestione di una dose significativa di anidride solforosa sembrerebbe proprio legata all'azione di questa emoproteina che impiegando sia pure in quantità limitate l'ossigeno nella formazione di solfati, delimiterebbe l'afflusso al cervello, che reagisce con la nota sintomatologia dolorosa;
nell'ottica di ridurre al minimo indispensabile la presenza di SO2 in vinificazione l'odierna enologia suggerisce di utilizzare uve sane e integre, raccolte preferibilmente a mano per essere riposte in cassette, opportunamente refrigerate all'interno di efficienti celle adibite alla frigo conservazione del prodotto fresco. L'utilizzo di celle di frigo conservazione in

atmosfera controllata permetterebbe di evitare l'instaurarsi di fermentazioni indesiderate senza dover ricorrere all'impiego della SO2 mentre nel contempo consentirebbe di ridurre la velocità con cui decorrono sia lo sviluppo delle popolazioni microbiche sia i processi degenerativi responsabili della sovra maturazione e quindi della senescenza dell'uva utilizzata;
l'utilizzo di una materia prima integra, poi, e consente di minimizzare i rischi connessi alla presenza di micotossine e richiede l'impiego di quantitativi di SO2 nettamente inferiori per controllare lo sviluppo dei lieviti selvaggi che, eventualmente, si siano riprodotti durante le fasi di raccolta e trasporto;
nell'eventualità si debbano lavorare uve danneggiate da agenti fisici o microbici, converrebbe procedere a una rapida diraspa/pigiatura al fine di limitare la riproduzione dei lieviti selvaggi e per limitare la quantità di SO2;
ad ogni modo l'uso di altri additivi (acido ascorbico e lisozima) ad azione sinergica e/o di pratiche enologiche adeguate (uso del freddo, gas inerti) permette oggi di ridurre significativamente le concentrazioni di SO2, l'impiego del lisozima (enzima ammesso nell'impiego enologico) sia in fase di vinificazione che di conservazione di un vino bianco consente ad esempio, di ridurre le dosi di anidride solforosa necessarie per limitare la proliferazione dei batteri lattici;
adottando questi accorgimenti, un tenore di SO2 non superiore a 100 milligrammi/litro dovrebbe essere più che sufficiente a garantire, una sufficiente stabilità al prodotto;
per quanto riguarda infine i vini per la preparazione di spumanti, sono state in passato impiegate dosi eccessive di SO2 che non sempre appaiono giustificate;
il rapporto esistente in un vino finito tra anidride solforosa libera e combinata permette di formulare alcune ipotesi inerenti lo stadio della lavorazione in cui questo additivo è stato impiegato. Infatti, un vino dotato di un elevato tenore di SO2 combinata probabilmente deriva da un mosto con dosi elevate di SO2, mentre al contrario, una sua ridotta presenza potrebbe indicare come questo additivo sia stato aggiunto preminentemente al vino finito. La dose di anidride solforosa libera richiesta nella stabilizzazione del prodotto finito corrisponderebbe in questo caso, a un basso livello di anidride solforosa totale. Nei vini spumanti, e in particolare nei prodotti contraddistinti da un elevato residuo in zuccheri (spumanti dolci e semi dolci) la maggior parte dell'anidride solforosa viene ritrovata in forma combinata;
nel caso dei vini rossi, i tenori di SO2 possono essere notevolmente più ridotti rispetto a quelli necessari a stabilizzare i bianchi. La maggior parte di questi prodotti subisce infatti, la fermentazione malo lattica e pertanto questi vini risultano sufficientemente stabili, specie se conservati in ambiente privo di ossigeno quale è quello assicurato dalla bottiglia commerciale;
occorre sottolineare come un vino di qualità si programmi a partire dal vigneto. È necessario tornare ad una viticoltura senza chimica e a un'enologia meno «tecnologica» per avere vini più tipici, unici, inimitabili, finalmente vera espressione di quello che i francesi definiscono terroir in netto dissenso con la standardizzazione e omologazione della maggior parte dei vini in commercio;
la coltivazione deve essere rispettosa della zona (terroir) e del vitigno, evitando forzature come irrigazione, concimazioni chimiche e antiparassitari sistemici che tendono a stimolare produzioni quantitative della pianta a scapito di quelle qualitative e a modificare quel rapporto terreno/pianta/clima che è la condizione indispensabile per lo sviluppo di una pianta forte che produce uve sane, equilibrate e ricche, uniche, inimitabili e soprattutto identificabili;
la vigna a conduzione biologica seguita con impegno, (quindi con un alto

grado di consapevolezza) può garantire la produzione di uve di ottima qualità e salubrità;
al fine di ottenere un vino integrale e medicinale di qualità, bisognerebbe applicare quei procedimenti che rispettino, il più possibile, la costituzione naturale del mosto, che altro non è che il succo contenuto negli acini dell'uva (ne è un esempio l'innovativa pratica del lavaggio delle uve sperimentata a Tenno (Trento) che consente di eliminare le impurità aggregatisi nel raspo e nelle bucce che potrebbero inquinare il succo all'interno dell'acino attraverso trattamenti fisici, e di avere vini stabili per limpidezza e per il potenziale di ossido riduzione, escludendo precipitazioni metalliche, proteiche, tartariche, ossaliche, e altro);
un vino «sano» acquista un valevole significato come integratore alimentare e un meritevole inserimento nella dietetica clinica (esaltando le proprietà medicamentose dell'uva);
l'uso moderato di vino in un soggetto sano è in grado di ridurre di oltre il 25 per cento il rischio di cardiopatie. Ne sono un esempio gli Stati Uniti, dove da una ricerca è emerso che i bevitori moderati vivono più a lungo degli astemi;
la tesi è poi documentata anche da quello che è stato definito il «french paradox» ovvero il «Paradosso francese». I francesi, infatti, conducono una dieta con alte concentrazioni di grassi, burro e formaggio, alimenti considerati ben poco salutari in dosi non corrette. Inoltre risulta molto diffusa l'abitudine di fumare, aumentando così la probabilità di insorgenza di malattie cardiopatiche e tumorali. Eppure, nonostante questi comportamenti non esemplari in materia di salute, la percentuale di queste patologie è molto bassa, proprio grazie al diffuso consumo di dosi moderate di vino durante i pasti;
il vino svolge un ruolo di rilievo sia nel favorire l'eliminazione delle urine, sia nel mantenerle relativamente povere di scorie azotate;
dove i componenti del vino intervengono positivamente è nel transito degli alimenti, oramai parzialmente modificati e diventati bolo alimentare, nello stomaco, dove succhi gastrici svolgono importanti azioni di scissione, in particolare nei confronti delle proteine. In questo passaggio il vino, a contatto con la mucosa intestinale, sollecita una maggiore secrezione di succo, favorendo l'attività digestiva. Bisogna ricordare, che come anticipato in precedenza il vino presenta un pH acido come quello dello stomaco e non interferisce dunque negativamente nel processo digestivo;
il vino, pur essendo un prodotto alimentare complesso (coltivazione, vinificazione, imbottigliamento e sottoposto a lavorazioni con uso di molte sostanze chimiche) fino ad ora ha goduto di una favorevole impunità godendo dell'esenzione dall'obbligo di elencare gli ingredienti in etichetta, come altresì imposto a tutti gli altri prodotti alimentari;
la normativa che recentemente ha imposto la scritta in etichetta «contiene solfiti» o equivalenti, in realtà non permette al consumatore di scegliere vini a basso contenuto di solforosa, in quanto la dicitura è imposta sia per vini che contengono 11 milligrammi per litro di SO2, che per vini che ne contengono 210 milligrammi per litro. A tal proposito come per le bottiglie d'acqua, per evitare contestazioni in successivi controlli, sarebbe auspicabile indicare la data del certificato di analisi riferita al lotto di imbottigliamento;
inoltre, fra tutti gli additivi e coadiuvanti di uso enologico, l'anidride solforosa è l'unico di cui si siano verificati gli effetti tossicologici. Pertanto è importante attuare tutti i possibili metodi atti a ridurre il suo impiego in enologia;
ormai molti produttori hanno ridotto o eliminato l'uso di anidride solforosa nella produzione dei vini ma ciò è possibile solo quando, a monte, le uve sono sane ma soprattutto è possibile grazie

all'estrazione o all'utilizzo di antiossidanti esclusivamente naturali -:
se il Ministro competente intenda intervenire ed in che modo al fine di emanare un'apposita normativa che miri a stabilire l'obbligo di indicare in etichetta il quantitativo esatto della solforosa totale, con una dicitura dettagliata e trasparente quanto quella degli altri prodotti alimentari, ciò al fine di tutelare sia il consumatore, messo in condizione di conoscere i possibili effetti nocivi di una bottiglia di vino, e quei produttori che svolgono il loro lavoro in modo etico, utilizzando solo antiossidanti naturali, e che non devono vedere il loro impegno sprecato a causa di ingiuste produzioni concorrenziali non paragonabili.
(4-06162)

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PUBBLICA AMMINISTRAZIONE E INNOVAZIONE

Interrogazione a risposta in Commissione:

POLI e DELFINO. - Al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione. - Per sapere - premesso che:
il comma 100, dell'articolo 1, della legge 30 dicembre 2004, n. 311, ha prorogato di un triennio i termini di validità delle graduatorie per le assunzioni di personale presso le amministrazioni pubbliche che erano state soggette a limitazioni delle assunzioni per gli anni 2005, 2006 e 2007;
l'articolo 5 del decreto-legge 30 dicembre 2008, n. 207, convertito, con modificazioni, dalla legge 27 febbraio 2009, n. 14, recita che: «Il termine di cui all'articolo 1, comma 100, della legge 30 dicembre 2004, n. 311, è prorogato al 31 dicembre 2010 e si applica alle graduatorie per le assunzioni a tempo indeterminato approvate successivamente al 1o gennaio 1999 relative alle amministrazioni pubbliche soggette a limitazioni delle assunzioni.»;
la lettera della norma in esame, laddove evidenzia che si applica alle graduatorie approvate successivamente al 1o gennaio 1999, induce ad una interpretazione che esclude dalla proroga al 31 dicembre 2009, tutte le graduatorie approvate entro il 31 dicembre 1998;
la citata interpretazione, ad avviso dell'interrogante, renderebbe il dato normativo illogico, irragionevole ed ingiusto oltre che di dubbia costituzionalità -:
quali iniziative, anche normative, intenda assumere al fine di prorogare il termine di cui in premessa, applicandolo anche alle graduatorie per le assunzioni a tempo indeterminato approvate successivamente al 1o gennaio 1999 relative alle amministrazioni pubbliche soggette a limitazioni delle assunzioni.
(5-02504)

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SALUTE

Interrogazione a risposta immediata in Commissione:

XII Commissione:

BARANI. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
in data 16 gennaio 2010 è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale il decreto ministeriale che istituisce l'anagrafe dei fondi sanitari e definisce i criteri di calcolo della soglia del 20 per cento delle risorse impiegate per prestazioni sociosanitarie e odontoiatriche, necessaria ai fondi e alle casse sanitarie per avvalersi dei vantaggi fiscali relativi ai contributi ad essi versati;
l'anno 2010 è l'anno fissato dal decreto per le valutazioni dei requisiti;
il mancato adeguamento comporta per i fondi e per le relative aziende conferenti la possibile perdita dei benefici fiscali di legge;
le interpretazioni anche di mero buon senso, non appaiono scontate e per risorse impegnate, secondo una certa tendenza

si intende quelle materialmente erogate dai fondi sanitari come prestazioni ai propri beneficiari;
risulta indispensabile che il Fondo preveda tra le prestazioni da erogare quelle previste dal decreto, cioè odontoiatria e prestazioni per la non autosufficienza;
il tema trattato è strettamente connesso anche all'area della contrattazione collettiva;
dovendo essere il 2010 l'anno di osservazione stabilito dal decreto per verificare la presenza del 20 per cento dell'impegnato sulle prestazioni dei vari fondi, si ritiene che tale regola, considerando che gli attuali contratti esistenti sono in linea di massima tutti dipendenti dalla contrattazione di lavoro, debbano avere una soglia temporale compatibile per poter essere adeguati alla normativa, a maggior ragione visto che ancora le regole interpretative non sono state indicate -:
se il Ministro interrogato non ritenga necessaria una circolare dispositiva che chiarisca i termini temporali della valutazione e soprattutto quale debba essere l'area economica dell'impegnato su cui calcolare il 20 per cento delle prestazioni di cui al decreto.
(5-02501)

Interrogazione a risposta in Commissione:

MANCUSO, GIAMMANCO, MARSILIO, SARUBBI e FRASSINETTI. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
il giornalista Beppe Bigazzi nella trasmissione televisiva «la prova del cuoco» di giovedì 11 febbraio ha decantato le qualità della carne di gatto, arrivando a citare una ricetta su come «cucinare il gatto in umido», scendendo in numerosi particolari;
nei giorni successivi il giornalista in oggetto è stato sospeso dalla trasmissione che va in onda in una fascia oraria caratterizzata da notevole ascolto;
non va sottovalutata la gravità dell'episodio verificatosi nell'ambito di una trasmissione della televisione pubblica; infatti la Rai nel tempo si è limitata a diffondere saltuari spot contro la violenza sugli animali, ma non ha ancora dimostrato di avere una strategia generale per promuovere la cultura del rispetto per tutti gli animali, gatti compresi -:
tale episodio lascia ritenere agli interroganti che manchi un approccio verso il mondo animale corretto ed equilibrato, tenuto conto che la sensibilità animalista nel nostro Paese è arrivata a livelli percentuali molto alti, ed è pertanto opportuno promuovere campagne informative che rappresentano chiaramente la diffusa sensibilità degli italiani in materia -:
se il Ministro non intenda promuovere adeguate campagne informative che abbiano ad oggetto la tutela e il rispetto degli animali d'affezione al fine di assicurare una corretta informazione e formazione dell'opinione pubblica in materia.
(5-02503)

Interrogazioni a risposta scritta:

FARINA COSCIONI, MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
l'11 febbraio 2010 si è svolta la «Seconda giornata europea» del 112 come linea gratuita in tutta Europa per le emergenze;
le organizzazioni rappresentative delle persone con disabilità, nel contesto di questa giornata europea, hanno ribadito l'impegno perché il 112 sia al più presto accessibile a tutti i disabili;
«Reach 112» è un progetto triennale partito nel luglio 2009 in cinque Paesi (Svezia, Regno Unito, Francia, Spagna e Olanda), che si propone di mettere in atto maniere diverse di comunicazione con polizia, autoambulanze, vigili del fuoco, e altri dalla videoscrittura alla lingua dei

segni, dalla lettura delle labbra a conversazioni a voce via voip (lo stesso protocollo utilizzato da Skype), o sfruttando una o più di queste alternative. Inoltre si sta pensando a un sistema per mettere in contatto i disabili fra loro, sempre attraverso il 112;
ciò permetterebbe alle persone con disabilità di avere parità di accesso a un servizio tanto importante e di sviluppare quella che viene chiamata la «conversazione totale», attraverso diversi canali e possibile sia da telefonia fissa che in mobilità e, idealmente, in tutti gli Paesi dell'Unione europea;
l'Italia, per quel che riguarda questo prezioso servizio, risulta essere ancora parecchio indietro: il numero unico non è stato attivato, il 112 corrisponde al servizio di pronto intervento istituito e assicurato dall'arma dei Carabinieri;
l'Italia è stata già richiamata al rispetto della normativa comunitaria dalla Commissione dell'Unione europea;
fra un anno si celebrerà la terza giornata europea del 112, e si potranno valutare i primi passi avanti del progetto per un numero accessibile ai disabili -:
quali siano le ragioni di tale, grave inadempienza;
quali iniziative nell'ambito delle proprie competenze e prerogative si intendano adottare, promuovere, sollecitare perché anche l'Italia risulti finalmente adempiente alle normative comunitarie.
(4-06155)

FARINA COSCIONI, MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della salute, al Ministro per le pari opportunità. - Per sapere - premesso che:
l'agenzia «Redattore sociale» ha denunciato quello che appare un grave caso di discriminazione ai danni di un dipendente comunale non vedente di Giugliano, costretto a inerzia forzata;
in particolare, riferisce «Redattore sociale», il signor Mario Palma, un dipendente non vedente del comune di Giugliano, «non vuole fare il mangiapane a tradimento, vuole che lo si metta in condizioni di lavorare e vuole salvare la sua creatura, la rivista telematica "PcCiechi" che, dal 2001 al 2009, è stato un punto di riferimento per centinaia di non vedenti italiani, una bussola per orientarsi nel mare magnum dell'informatica e delle tecnologie assistite»;
il signor Palma, dopo gli studi giuridici, è stato assunto dal comune di Napoli nel 1986 dopo concorso pubblico e successivamente trasferito a Giugliano. Nel 1992 perde definitivamente la vista. Dal 1992 al 2001, Palma peregrina da un ufficio all'altro, eseguendo comunque in maniera impeccabile gli ordini di servizio che gli vengono impartiti, come testimoniano i rapporti dei suoi superiori. Dal 2001 in poi, tali ordini di servizio diventano fumosi e difficilmente assolvibili: l'ultimo in ordine di tempo recita: «Egli dovrà occuparsi in particolare della promozione e diffusione della cultura tra i ciechi, nonché predisporre la mappatura dei disabili sul territorio giuglianese»; il signor Palma viene sempre più relegato a mansioni marginali, non gli viene messa a disposizione la strumentazione idonea a svolgere il suo lavoro e non gli vengono date informazioni su concorsi interni per promozioni. L'ultima beffa: il signor Palma segue un corso di riqualificazione di cui dovrà sostenere l'esame a giugno ma, a differenza degli altri suoi colleghi, non gli vengono forniti i test per esercitarsi. Così, nella forzata inerzia, nel 2001 fonda la rivista «PcCiechi», un quindicinale telematico che, come dice il nome, raccoglie le ultime novità in merito a informatica e non vedenti. Più volte Palma cerca di coinvolgere il comune, che tiene sempre informato sulla sua attività pubblicistica, arrivando a offrire all'amministrazione comunale di Giugliano di diventare proprietaria ed editrice della rivista stessa a titolo gratuito. Dopo primi riscontri positivi, col cambio di direzione generale in comune, la cosa si blocca e il signor

Palma viene minacciato di procedimenti disciplinari se continuerà a occuparsi della rivista in orario di lavoro. Avvalendosi anche di un consulente sindacale, il signor Palma presenta un progetto articolato all'amministrazione comunale, in cui rientra anche «PcCiechi», ma che comprende anche corsi di informatica e inglese per non vedenti, corsi di alfabetizzazione Braille, corsi di cucina e di autonomia domestica, digitalizzazione della biblioteca comunale, promozione dello sport fra i disabili giuglianesi e istituzione di un centro polivalente. Il progetto non riceve alcuna risposta dal comune e, nel dicembre 2009, un ingegnere che doveva approntare al signor Palma una postazione informatica per permettergli di lavorare alla pari degli altri dipendenti, interviene peggiorando la situazione e rendendo il computer di Palma inservibile, riservandosi di sistemare la cosa in un futuro non meglio specificato; attualmente il signor Palma non ha un telefono per comunicare verso l'esterno, non ha accesso alla rete del comune né a internet, dal 28 dicembre 2010 non ha un computer e non gli è consentito di lavorare alla rivista «PcCiechi». Non si sa bene cosa i superiori vogliano da lui né quali debbano essere le sue attività quotidiane: si era parlato di una rassegna stampa, poi di aggiornare il sito del comune, di telelavoro, ora l'ultima ipotesi è quella dell'organizzazione di un cineforum. Intanto il suo progetto è finito nel dimenticatoio, è in corso un contenzioso legale al tribunale del lavoro per trattamento discriminatorio nei suoi confronti, e il comune ha minacciato un ulteriore provvedimento disciplinare se non si interromperanno le centinaia di fax e mail di solidarietà che il signor Palma sta ricevendo dai non vedenti di tutta Italia -:
se quanto sopra riferito corrisponde a verità;
di conoscere quali valutazioni si diano della vicenda;
quali iniziative, nell'ambito delle loro competenze e prerogative, si intendano promuovere e adottare in ordine a quella che appare agli interroganti una odiosa e ingiustificata discriminazione.
(4-06157)

FARINA COSCIONI, BELTRANDI, BERNARDINI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al ministro della salute, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
il vice-presidente nazionale dell'Associazione dei medici per l'ambiente (ISDE), dottor Gaetano Rivezzi, pediatra dell'ospedale di Caserta, secondo quanto riferito dal quotidiano Il Mattino nella sua edizione del 16 febbraio 2010, sostiene che ormai si assisterebbe a una vera e propria emergenza senza fine, e che si comincia a osservare una pericolosa contaminazione del latte materno;
a cura degli esperti dell'Istituto zooprofilattico di Teramo e un gruppo di medici dell'ospedale di Caserta, si è realizzato un primo studio scientifico che prova a documentare il caso, è stato condotto su un centinaio di donne tra i 23 e i 35 anni, tutte alla prima gravidanza e residenti in una trentina di comuni dell'area a nord di Napoli e nella provincia di Caserta, per individuare la presenza di diossina nel latte materno;
nel citato studio emerge che «nel 10 per cento dei campioni individuali il livello di diossina è preoccupante; ed è indicativo l'aumento della presenza di queste sostanze tra le donne che risiedono nelle zone più inquinate... I valori sono crescenti con l'età»; come spiega il professor Rivezzi «le tracce di diossina riscontrate possono anche essere messe in relazione con i comuni di residenza e il fenomeno degli incendi e i rifiuti»;
i dati fanno ulteriormente aumentare timori e inquietudini se si considera che, sostengono gli esperti, l'ultimo censimento dell'ARPAC segnala la presenza di 1186 discariche legali e illegali nella provincia

di Napoli, 815 nella provincia di Caserta, 320 nella provincia di Salerno, 125 in Irpinia -:
per sapere quali iniziative, in ordine alle rispettive competenze e prerogative, si intendono promuovere a fronte di quanto sopra evidenziato.
(4-06176)

FARINA COSCIONI, MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
agenzie di stampa, siti internet e quotidiani hanno riferito che «a Milano si sono registrati nuovi casi di leucemia infantile, i casi salgono a sette in poco più di un mese», in particolare nel periodo che va tra il 14 dicembre 2009 e il 22 gennaio 2010;
secondo il professor Luigi Bisanti, responsabile dell'epidemiologia dell'ASL di Milano, si tratta di una «concentrazione eccezionale di casi che rende doverose le indagini in corso sui fattori di rischio e su ipotetici legami con l'ambiente in cui i piccoli hanno vissuto»;
gli esperti, pur invitando alla cautela, non nascondono che i «motivi di preoccupazione non sono infondati soprattutto considerato che a Milano, secondo quanto suggerito dall'andamento epidemiologico della malattia, ci si aspettano 8-12 casi in un anno. In meno di due mesi abbiamo già raggiunto questa soglia» -:
di quali informazioni si disponga in relazione alla vicenda succintamente esposta e quali iniziative, per quanto di sua competenza, ritenga di dover promuovere.
(4-06177)

...

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazione a risposta orale:

LULLI, FOGLIARDI, FEDERICO TESTA, BENAMATI, COLANINNO, FADDA, FRONER, MARCHIONI, MASTROMAURO, PELUFFO, PORTAS, QUARTIANI, SANGA, SCARPETTI, VICO e ZUNINO. - Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
la GlaxoSmithline ha annunciato in questi giorni la chiusura del centro ricerche di Verona, dove rischiano il posto di lavoro 550 ricercatori giovani ed eccellenti, oltre a circa 200 lavoratori collegati alla struttura;
si tratta di lavoratori estremamente specializzati e preparati che sarebbero costretti a cercare all'estero un nuovo impiego, con conseguente ulteriore danno alla ricerca italiana;
la prevista chiusura sarebbe legata ai risultati 2009 che secondo l'azienda, non sarebbero all'altezza delle attese degli azionisti, nonostante la multinazionale riconosca che i risultati economico-finanziari del gruppo siano abbastanza buoni;
la multinazionale farmaceutica - la più grande d'Europa - ha annunciato che i suoi utili sono aumentati del 66 per cento, portandosi a 1.63 miliardi di sterline (2,6 per cento miliardi di dollari), ciò nonostante l'azienda ha confermato la propria volontà di optare per un ampliamento del progetto di ristrutturazione finalizzato a produrre ulteriori economie per il 70 per cento destinate a risparmi e per il 30 per cento reinvestimento, ma in realtà diverse rispetto a quella veronese;
il centro di Verona della GlaxoSmithline rappresenta una realtà unica per la ricerca italiana e la sua chiusura inciderebbe negativamente non solo sulla città e sulla regione Veneto ma più in generale sulla ricerca a livello nazionale;
la realtà veronese paga lo scotto di far parte del network di studi sulle neuroscienze, ovvero di occuparsi di una ricerca impegnata in prima linea in un settore dove più alto è il rischio che le ricerche non portino alla commercializzazione in tempi brevi di nuove molecole;

negli ultimi due anni e a fronte di importanti impegni di sviluppo assunti da GlaxoSmithline, i sindacati del settore hanno concordato due progetti di riorganizzazione che hanno comportato l'uscita di duecento lavoratori anche dalle attività di ricerca, fatto che rende ancor più sconcertante l'atteggiamento dell'azienda;
la Glaxo, presente in Italia dal 1932, ha ricevuto moltissimo dal nostro Paese, solo nel 2009 ha ottenuto 24 milioni di euro per finanziare propri progetti di ricerca, anche per questa ragione e per il fatto che il principale cliente di Glaxo in Italia è lo Stato, il Governo deve far leva su tale realtà per fermare l'iniziativa unilaterale della multinazionale;
questo nuovo caso si aggiunge ad altre drammatiche crisi industriali che giorno per giorno stanno investendo il nostro Paese, la decisione di GlaxoSmithline in un settore ad alto valore aggiunto come quello farmaceutico, destinato a morire senza attività di ricerca, prefigura la scomparsa di un pezzo di tessuto industriale strategico per l'Italia;
la vicenda della Glaxo pone l'accento sulla grave crisi economica ed occupazionale che coinvolge anche il nord-est del Paese, il processo di deindustrializzazione che da anni è in atto anche nei territori trainanti da un punto di vista produttivo e della ricerca deve essere fermato, non passa giorno, infatti, senza che le imprese annuncino tagli, chiusure, cassa integrazione, licenziamenti;
il Governo si è impegnato ad intervenire sulla questione della chiusura del centro di ricerca della Glaxo di Verona «senza poter garantire nulla ma cercando soluzioni, locali e non, per non disperdere questo patrimonio creato negli anni» ma ciò non è sufficiente, devono essere messi in campo nuovi investimenti nella ricerca visto che l'Italia è agli ultimi posti rispetto agli altri paesi europei ed è lontanissima dagli obiettivi dettati dall'agenda di Lisbona;
privarsi di una punta d'eccellenza come il Centro di Verona è un rischio che il Paese non può e non deve correre, il caso Glaxo è simbolico a livello nazionale e sta assumendo una valenza europea, è indispensabile mantenere alta l'attenzione su una vicenda che riguarda un'eccellenza del nostro paese e che deve arrivare ad una soluzione positiva per tutti i lavoratori coinvolti;
per uscire da questo periodo negativo serve una politica industriale, nazionale, regionale e locale, i prossimi mesi, le prossime settimane, saranno determinanti, perché la ripresa più volte annunciata in realtà non si vede e questa situazione sta devastando l'economia nazionale e sta lasciando per la strada troppi lavoratori, troppe famiglie -:
quali iniziative intendano assumere i Ministri per far recedere GlaxoSmithline dalla scelta della chiusura del centro ricerche di Verona, anche tramite l'apertura di un tavolo interministeriale che abbia il principale obiettivo di salvaguardare posti di lavoro;
quali misure e quali risorse intendano impegnare al fine di restituire valore e certezza al sistema della ricerca nazionale.
(3-00921)

Interrogazione a risposta in Commissione:

BRANDOLINI. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
dal novembre 2009 l'ufficio postale di Gambettola ha anticipato la chiusura alle ore 13,30 anziché alle ore 18,30;
la decisione è stata motivata dalla direzione provinciale di Forlì di Poste Italiane S.p.A. dalla necessità di «ottimizzare gli orari di apertura degli uffici postali», sostenendo che «l'ufficio postale di Gambettola con l'apertura del turno antimeridiano è in grado di soddisfare adeguatamente le esigenze locali, assicurando gli standard di qualità e il rispetto dei parametri previsti dalle normative vigenti»;

tale ultima affermazione è stata contestata con un ordine del giorno, approvato alla unanimità, dal consiglio comunale il quale, come lamentato da più parti, ritiene che la decisione di sopprimere l'apertura pomeridiana dell'ufficio postale di Gambettola, in realtà penalizzi fortemente il servizio offerto all'utenza poiché:
a) limita fortemente le esigenze organizzative delle imprese del territorio le quali sono costrette a rinviare al giorno successivo ogni necessità di servizio postale prima «usufruito» nel pomeriggio oppure obbliga a lunghi spostamenti verso uffici postali aperti al pomeriggio;
b) il concentrarsi dell'utenza (privati ed aziende) nella fascia mattutina rischia di aumentare fortemente i tempi di attesa con conseguente «non tollerabile» impiego di tempo per la fila allo sportello (disagio ulteriormente aumentato per le aziende che sono costrette a pagare il proprio personale dipendente per fare la fila - anche per più di un'ora - all'ufficio postale);
c) la riduzione del servizio - conseguente alla chiusura pomeridiana - contrasta con la tendenza generale di un ampliamento dei servizi pubblici offerti alla collettività nell'ottica di facilitare/agevolare il rapporto con il cittadino/utente;
nel comune di Gambettola, ove la popolazione ha già da tempo superato i 10.000 abitanti, è presente un unico ufficio postale il quale, peraltro, deve dare risposta alle esigenze di un bacino di utenza molto più ampio e con una forte presenza di attività produttive e commerciali; pertanto, la chiusura pomeridiana determina continui disagi ai cittadini e alle imprese, tenuto conto che nel raggio di una decina di chilometri nessun ufficio postale è aperto nella fascia pomeridiana -:
quali iniziative intenda porre in essere per sollecitare la direzione dell'azienda Poste Italiane a ripristinare l'apertura pomeridiana dell'ufficio postale di Gambettola al fine di assicurare, in un momento particolarmente difficile per l'economia, un servizio efficiente ai cittadini e alle attività produttive che operano nel vasto bacino di utenza del comune di Gambettola.
(5-02497)

...

Apposizione di una firma ad una interpellanza urgente.

L'interpellanza urgente Fassino e altri n. 2-00623, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 16 febbraio 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Narducci, che con il consenso degli altri sottoscrittori, ne diventa il terzo firmatario.

Ritiro di un documento del sindacato ispettivo.

Il seguente documento è stato ritirato dal presentatore: interrogazione a risposta in commissione Santagata n. 5-02146 del 24 novembre 2009.

Trasformazione di un documento del sindacato ispettivo.

Il seguente documento è stato così trasformato su richiesta del presentatore: interrogazione a risposta in commissione Nastri n. 5-02229 dell'11 dicembre 2009 in interrogazione a risposta scritta n. 4-06154.