XVI LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di giovedì 4 febbraio 2010

ATTI DI INDIRIZZO

Risoluzione in Commissione:

La VIII Commissione,
premesso che:
perdura negli anni lo stato di dissesto della strada statale E45, infrastruttura viaria che rappresenta il principale corridoio stradale che unisce la valle del Tevere con la Romagna, ma che soprattutto nel tratto tra Verghereto e Bagno di Romagna subisce una interruzione della viabilità a doppio senso di marcia con deviazioni del traffico su strade montane ed in centri abitati del tutto inadeguati a sopportare il pesante carico di autovetture e di mezzi di trasporto che quotidianamente percorrono tale superstrada;
la superstrada E45, per lunghi tratti compresi nel territorio emiliano e in quello umbro, presenta gravi condizioni di usura del manto stradale con sconnessioni insidiose per gli automobilisti che corrono seri rischi specialmente in prossimità dei viadotti;
in Parlamento sono stati presentati atti di sindacato ispettivi diretti ad evidenziare i disagi procurati alla circolazione stradale dai lavori di manutenzione della E45 Orte-Ravenna nel tratto Verghereto-Bagno di Romagna e a chiedere all'Esecutivo come intenda risolverli;
il Governo, in merito a tali questioni, ha riferito che l'ANAS ha indicato le previsioni di intervento a breve termine per ridurre i disagi alla circolazione e successivamente ha fornito la descrizione degli interventi programmati, sostanzialmente confermando il forte stato di precarietà di questa infrastruttura;
l'ANAS attesta che i lavori in corso di esecuzione riguardano l'adeguamento al tipo IIICNR/80 del tratto emiliano della E45 tra il chilometro 175+490 e il chilometro 185+000 e procedono come da proprio cronoprogramma;
per consentire i lavori del cantiere sito al chilometro 178+700 (svincolo San Piero in Bagno) della carreggiata sud della strada statale 3-bis Tiberina, è stato necessario chiudere al traffico la carreggiata sud e deviare il traffico sulla carreggiata nord con doppio senso di circolazione;
la situazione aggiornata della circolazione veicolare in transito lungo la strada statale 3-bis Tiberina nel tratto Verghereto-Bagno di Romagna, ove sono in corso i lavori di adeguamento al tipo IIICNR/80, evidenzia le seguenti limitazioni/deviazioni di carreggiata: chiusura della carreggiata nord (direzione Ravenna) tra il chilometro 177+300 e il chilometro 181+100 e la conseguente istituzione del doppio senso di circolazione sulla carreggiata opposta tra le medesime progressive; chiusura dell'ingresso in strada statale 3-bis, per il traffico che procede in direzione Ravenna, dello svincolo di San Piero in Bagno al chilometro 178+700; chiusura della corsia di marcia della carreggiata sud (direzione Roma) tra il chilometro 175+800 e il chilometro 177+300; chiusura della corsia di sorpasso della carreggiata nord (direzione Ravenna) tra il chilometro 175+800 e il chilometro 177+300; chiusura della carreggiata sud (direzione Roma) tra il chilometro 175+750 ed il chilometro 175+820 e la conseguente istituzione del doppio senso di circolazione sulla carreggiata opposta tra le medesime progressive. Disciplina questa prevista sino al 30 giugno 2010 come da ordinanze;
il tratto emiliano di statale risulta essere attualmente soggetto alle ulteriori deviazioni/limitazioni dovute alla presenza dei rispettivi cantieri dei lavori di manutenzione straordinaria, adeguamento e miglioramento della sede stradale. Tali lavori in corso di esecuzione possono sommariamente essere così descritti: per la presenza di lavori di rifacimento delle solette e della pavimentazione ammalorate, in carreggiata sud (direzione Roma), del viadotto Case Bruciate posto tra il chilometro 170+359 ed il chilometro 172+200 è stata prevista la deviazione del traffico veicolare che procede in direzione Roma, tra il

chilometro 172+450 (bretella di uscita provvisoria - località Bagno di Romagna) ed il chilometro 168+200 (svincolo di Verghereto) sulla strada provinciale 137;
è inoltre disposta la chiusura della corsia di sorpasso in carreggiata nord (direzione Ravenna) tra il chilometro 170+200 e il chilometro 172+250, prevista sino al 10 marzo 2010 come da ordinanze;
per la presenza di lavori di miglioramento statico e del livello di servizio del viadotto Fornello, sito al chilometro 167+800 (località Verghereto), è stata disposta la chiusura al traffico della carreggiata sud (direzione Roma) e conseguente istituzione di senso unico alternato, regolato da impianto semaforico, in carreggiata opposta (carreggiata direzione Ravenna), in corrispondenza del viadotto Fornello al chilometro 167+800 (transito a senso unico alternato tra il chilometro 167+900 ed il chilometro 167+000) prevista sino a tutto il 2010;
alla luce del confermato contesto critico in cui versa la E45 Orte-Ravenna e al fine di assicurarne condizioni di sicurezza e di funzionalità, appare necessaria ed urgente un'azione specifica del Governo in favore di questa importante arteria viaria,

impegna il Governo:

ad intraprendere ogni più utile ed efficace iniziativa che sia in grado di consentire, nel breve termine, la conclusione efficace e definitiva degli interventi di ristrutturazione e di manutenzione che riguardano, la E45, con particolare urgenza ai lavori che interessano il tratto Verghereto-Bagno di Romagna.
(7-00261)
«Alessandri, Pini, Mazzuca, Tommaso Foti».

...

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA
DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):

I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro dell'interno, il Ministro della giustizia, per sapere - premesso che:
l'escalation criminale che ha segnato l'anno appena concluso ha fatto registrare nel territorio calabrese uno stillicidio pressoché quotidiano di attentati e intimidazioni di stampo mafioso ai danni di amministratori pubblici, dirigenti e imprenditori, segno di un tentativo sempre più perniciosa e invasivo di condizionare il sistema politico e sociale di questa regione, che già detiene il ben poco invidiabile record italiano di amministrazioni comunali sciolte per mafia;
solo per il periodo che va da settembre a dicembre dello scorso anno a Reggio Calabria e provincia sono stati registrati 160 atti intimidatori, fra attentati al tritolo e colpi di pistola alle saracinesche dei negozi. Fra incendi alle attività commerciali e alle auto degli imprenditori. Solo 80 casi si sono verificati nel capoluogo (L'Espresso, «Dove comanda la mafia», 4 febbraio 2010);
il 3 gennaio ha segnato l'inizio della «tensione», e la bomba artigianale fatta esplodere davanti alla procura generale ha fatto scattare l'emergenza 'ndrangheta. Il 7 gennaio il ministro dell'Interno, Roberto Maroni, e il Ministro della giustizia, Angelino Alfano, arrivano nella città sullo stretto per una riunione d'urgenza, e lo stesso giorno viene ritrovato un ordigno rudimentale inesploso nel cortile dell'aula bunker, Il 21 gennaio, in occasione della «giornata della legalità», organizzata dal ministro dell'istruzione Maria Stella Gelmini, mentre sono in visita in città il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, e lo stato maggiore dell'antimafia, una soffiata fa ritrovare una macchina

con armi ed esplosivo a poche centinaia di metri dal percorso che le autorità avrebbero effettuato per andare in aeroporto. Il 25, infine, la minaccia di morte al magistrato antimafia Giuseppe Lombardo, sostituto procuratore della direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria: riceve una busta contenente un proiettile e un biglietto di minacce a lui e alla sua famiglia. («ESCALATION DELLA 'NDRANGHETA...» - www.nerinagatti.com);
sono dei veri e propri «messaggi alle istituzioni», come sospetta il procuratore nazionale antimafia Piero Grasso, il quale parla di intimidazione della 'ndrangheta, di un avvertimento delle cosche «che reagiscono nervosamente alla cattura dei latitanti e all'aggressione dei patrimoni»;
proprio il giorno dell'ultimo «messaggio», giorno delle minacce al pubblico ministero Lombardo, coincide con l'inizio della requisitoria al processo «Testamento»;
l'indagine «Testamento», eseguita dalla squadra mobile reggina, svela gli affari delle potenti cosche dei Libri e dei Condello, ma soprattutto mette in luce la commistione della criminalità organizzata con imprenditori e amministratori comunali di Reggio Calabria. Nell'indagine è coinvolto un ex amministratore, nonché ex poliziotto (..), che sarebbe l'anello di congiunzione tra i clan ed i soldi pubblici.(«ESCALATION DELLA 'NDRANGHETA...» - www.nerinagatti.com);
la prima parte della requisitoria del pni Lombardo si esplica, in particolare, sui cosiddetti «reati fine», tra i quali le estorsioni: «L'edilizia - afferma Lombardo - è il settore strategico della cosca Libri e in questo processo, più volte, abbiamo toccato con mano cosa significhi essere soggetti a logiche di omertà». («Processo Testamento», Martedì 19 gennaio 2010 in www.strill.it);
stando all'impianto accusatorio, il suddetto ex amministratore avrebbe consentito al capo locale di San Giorgio Extra, quartiere di Reggio Calabria, «di accreditarsi quale interlocutore privilegiato della pubblica amministrazione comunale nella gestione ed organizzazione di feste e mostre finanziate illegittimamente con denaro del Comune»;
il 2 febbraio 2010, il pm Giuseppe Lombardo, il magistrato della Dda a cui nei giorni corsi era stata inviata una busta con un messaggio di morte e una cartuccia di fucile, concludendo la requisitoria nel processo «Testamento», e chiedendo complessivamente 89 anni di reclusione in tutto, si è occupato dell'associazione mafiosa soffermandosi sulle attività della famiglia Libri, sostenendo che esercitava «una pressione asfissiante nel territorio di Cannavò, anche per ciò che riguarda l'edilizia privata, costringendo i cittadini ad accettare le forniture da soggetti vicini alla famiglia, come Bruno Crucitti». E parlando di Crucitti, il pm lo ha definito come «imprenditore della cosca che opera con la cosca e per la cosca»; («Clan Libri, il pm chiede sei condanne», Gazzetta del Sud, 3 febbraio 2010);
Lombardo ha fatto anche un approfondimento su alcuni ex amministratori: «Le loro condotte - ha sostenuto - sono gravi perché questi si interessavano per fare avere dei benefici alla cosca Libri impegnata ad accrescere il potere e la visibilità tramite esponenti politici. I rapporti di (...) con (...) assicurano il salto di qualità che l'organizzazione criminale cercava», («Clan Libri, il pm chiede sei condanne», Gazzetta del Sud, 3 febbraio 2010);
«l'ultimo messaggio» allo Stato è probabilmente quello più pericoloso. Il lavoro di Lombardo e Galletta oltre alla cosche è andato a colpire quella zona grigia di gente che con la 'ndrangheta va a braccetto. Gli imprenditori, i professionisti, i politici che con la 'ndrangheta fanno affari e si scambiano favori. Quelle persone che della 'ndrangheta hanno bisogno per essere eletti o per avere agevolazioni e che poi proprio per questa loro commistione diventano ricattabili («ESCALATION DELLA 'NDRANGHETA...» - www.nerinagatti.com);

si tratta, inequivocabilmente, di una situazione insostenibile che mina le basi stesse della convivenza civile e dello Stato di diritto, frutto di problemi endemici legati al sottosviluppo del Mezzogiorno, ma anche alla perversa deriva culturale di una società che non ha ancora trovato il coraggio e la forza di un rigetto definitivo ed inequivocabile della 'ndrangheta. «Quella che la gente nota a Reggio è una "mafia liquida" per usare il termine con il quale l'ex Presidente della commissione antimafia l'ha definita, per indicarne il "livello di pervasività" e la "pesantezza"». (L'Espresso, «Dove comanda la mafia», 4 febbraio 2010);
emerge, con sempre maggiore evidenza, un pericoloso sodalizio che si consolida intorno ad enormi interessi economici, che spaziano dal traffico internazionale di stupefacenti al racket, dal riciclo del denaro sporco in grandi attività imprenditoriali allo smaltimento abusivo dei rifiuti, tanto che «a Reggio le 'ndrine vogliono gestire direttamente le attività. Impongono la fornitura di materiali, i mezzi e gli uomini da impiegare. E ogni zona della città è divisa dai clan»;
nonostante un contesto così compromesso dalla violenza e dall'arroganza della criminalità organizzata, si assiste da alcuni anni ad una forte presa di coscienza da parte della società civile e della politica sana, grazie anche agli enormi sforzi fatti da magistratura e forze dell'ordine, che con mezzi insufficienti sono comunque riusciti a segnare importanti vittorie. Cresce, insomma, la consapevolezza che la mafia si può sconfiggere, ma soltanto se si riesce a opporre a essa un fronte compatto che non le consenta di fare breccia;
per ottenere questo risultato, però, non bastano la volontà e il coraggio di pochi, occorre soprattutto che lo Stato centrale si faccia garante di questo ambizioso e irrinunciabile obiettivo, mettendo a disposizione i mezzi e le risorse per combattere e vincere questa battaglia di libertà. Premessa imprescindibile, dunque, è il potenziamento delle forze dell'ordine e degli uffici giudiziari che operano sul territorio, la creazione di presidi di polizia nelle zone attualmente scoperte e l'avvio di una massiccia campagna a favore della legalità e della «cultura della legalità» intesa come primo strumento di lotta contro la criminalità organizzata, e che punti soprattutto alla formazione dei più giovani -:
quali iniziative di competenza il Governo intenda intraprendere, al fine tutelare la regolarità dei procedimenti di appalto ed impedire il controllo illegale del territorio, per contrastare la contiguità di esponenti delle istituzioni, del mondo degli affari e delle professioni con la criminalità organizzata e con il sistema di corruzione;
quali iniziative intenda adottare, in particolare, per garantire il regolare svolgimento delle procedure elettorali delle prossime elezioni regionali, la libera espressione del voto e impedire il coinvolgimento in esse di esponenti collusi con il sistema di illegalità e criminalità organizzata;
se il Governo non ritenga urgente e improcrastinabile, anche alla luce dei recenti fatti di Reggio Calabria, con la mobilitazione diretta dei ministri dell'interno e della giustizia, di agire in maniera efficace per contrastare la criminalità organizzata come una priorità - che come tale dovrebbe essere affrontata -, senza attendere l'ennesimo attentato o intimidazione prima di intervenire.
(2-00610)
«Leoluca Orlando, Messina, Di Stanislao, Zazzera, Barbato, Cambursano, Scilipoti, Razzi, Evangelisti, Favia, Porcino, Touadi, Zampa, Palomba, Luongo, Borghesi, Rota, Paladini, Cimadoro, Piffari, Di Giuseppe, Lo Moro, Monai, Donadi, Samperi, Vannucci, Zucchi, Palagiano, Pisicchio, Misiti, Laganà Fortugno, Vernetti, Porfidia».

Interrogazioni a risposta scritta:

BORGHESI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
la base Ederle 2 è già avviata in modo deciso ed è in via di realizzazione;
l'area dove si appoggia vede la presenza della falda acquifera più importante del Veneto che fornisce acqua potabile oltre al vicentino a tutto il padovano e il rovigoto;
contaminare queste falde e costruire in quest'area porta a conseguenze che possono essere senza ritorno per tre provincie;
si sta costruendo sopra la falda e di conseguenza sono necessarie delle palafitte, ovvero pali da 20 metri circa di acciaio;
sembra siano necessarie 80 palafitte per reggere il peso di queste caserme;
affondare questa quantità di pali per pressione/percussione porta a queste conseguenze: si permette la comunicazione con la falda freatica (prima falda) con la falda artesiana sfondando il terreno e la guaina di protezione argillosa che le separa - quest'ultima essendo elastica va in pressione e si deforma con le conseguenze che si evidenziano in questi giorni: uscita di acqua fangosa a valle e ristagni di acqua e laghetti ad ogni palo che le pompe non riescono allontanare;
lo stesso sindaco di Vicenza Achille Variati, dopo i presidio «No dal Molin» ha dichiarato che è sempre stata una sua preoccupazione capire quanto possa influire sulla falda acquifera superficiale e su quella profonda la palificazione necessaria alla costruzione della base;
secondo il commissario Paolo Costa - spiegano i cittadini - quello della base Usa doveva essere un cantiere perfetto, all'avanguardia nella tutela del territorio, mentre dopo pochi mesi mostra già i devastanti segni del suo operare. Il riferimento è allo stato della falda acquifera, inspiegabilmente alto in alcune zone, agli alberi distrutti ed ai reperti archeologici recentemente scoperti. Viene da chiedersi cosa sarebbe avvenuto se la Valutazione di impatto ambientale, che invece non si è svolta per decisione del commissario, fosse stata eseguita -:
se il Ministro sia a conoscenza dei fatti sopra riportati;
se non ritenga di far sospendere i lavori e di avviare con urgenza uno studio approfondito sullo stato attuale della falda acquifera che coinvolga tecnici comunali, delegati dell'autorità di bacino e personalità indipendenti, in modo che si proceda alla costruzione della base nel rispetto dell'ambiente, nonché della salute, della sicurezza e della tutela dei beni culturali e paesaggistici.
(4-06018)

LO MONTE, LATTERI, COMMERCIO e LOMBARDO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
gli agricoltori siciliani da mesi denunciano la gravissima crisi dell'intero settore che ha falcidiato il reddito di decine di migliaia di aziende agricole;
i fattori che hanno determinato la crisi risiedono oltre che nel crollo dei prezzi dei prodotti agricoli e dal maltempo, anche dall'insostenibile incremento dei costi di produzione, quali ad esempio: concimi, energia, sementi e altro, che si sono aggiunti ai deficit strutturali già esistenti;
senza un intervento tempestivo ed immediato da parte del Governo l'intero comparto agricolo siciliano è destinato a collassare con gravissime e pesanti ricadute anche sui livelli occupazionali;
il comparto agricolo siciliano consta di oltre 100.000 imprese agricole che risultano iscritte alle Camere di commercio alle quali vanno aggiunte molte altre operanti

ma non iscritte alle Camere di commercio, la perdurante crisi è costata negli ultimi anni la cessazione delle attività di decine di migliaia di imprese;
i settori in particolare crisi risultano essere quello della viticoltura, dell'agrumicoltura e cerealicolo;
è da evitare assolutamente il rischio che le aziende agricole siano costrette a subire o a ricorrere all'usura o esposte alla grande criminalità organizzata che potrebbe approfittare della crisi del settore per penetrare nella filiera agricola -:
se non ritengano necessario e improrogabile dichiarare immediatamente lo stato di crisi per l'intero comparto agricolo della regione Sicilia allo scopo di evitarne il collasso e sostenere un settore produttivo ed economico strategico che vede la presenza in Sicilia di oltre 200.000 aziende;
se non ritengano necessario prevedere una deroga al regime di aiuti alle imprese così come è stato già fatto per altri settori produttivi ed economici, un intervento che permetterebbe di affrontare con efficacia la situazione di gravissima crisi della filiera agricola siciliana.
(4-06020)

ANGELA NAPOLI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno, al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
la fase pre-elettorale in Calabria si sta definendo in un preoccupante clima di tensione che sta minando la serenità e la sicurezza che dovrebbero accompagnare candidati ed elettori;
i noti fatti di Reggio Calabria e Rosarno che, purtroppo, hanno portato quella regione a ricalcare negativamente le scene televisive e dei media, hanno già visto l'impegno dell'intero Governo nazionale per garantire il contrasto alla 'ndrangheta;
'ndrangheta che, come sempre, è «impegnata» a devolvere il consenso elettorale per il proprio tornaconto;
dal mese di gennaio 2010, così come riportato dalle cronache giornalistiche e da un'interrogazione di alcuni senatori presentata il 12 gennaio 2010, il già coordinatore provinciale del PdL, dimessosi dall'incarico proprio lo scorso mese è stato vittima di minacce di chiaro stampo mafioso;
successivamente, sempre nel mese di gennaio, il sindaco del comune di San Lorenzo del Vallo (CS), Luciano Marranghello, ha ricevuto una lettera anonima, contenente anche un proiettile, con chiara minaccia di stampo mafioso;
nei giorni scorsi altri amministratori locali o possibili candidati sono stati destinatari di anonime minacciose missive mafiose;
notizie di stampa odierna (Gazzetta del Sud) comunicano il contenuto di una lettera minatoria ricevuta tre giorni fa dall'ex presidente di Confindustria Calabria, l'imprenditore Pippo Callipo, uno dei candidati a presidente per la regione Calabria;
la lettera, congiunta al blocco dell'Home page dell'imprenditore Callipo a causa di attacchi degli hacker, recitava testualmente; «devi farti da parte, altrimenti te la faremo pagare. Non fare il testardo. Lascia perdere la politica. Se proseguirai su questa strada ce la prenderemo con la tua famiglia e con la tua azienda. Guarda che non scherziamo»;
la strategia della tensione, messa in atto per mano della 'ndrangheta, sta creando viva preoccupazione e mancanza di serenità sia per la preparazione delle liste elettorali che per lo svolgimento della relativa competizione -:
quali urgenti iniziative intendano attuare per rafforzare il monitoraggio della preoccupante situazione in atto in Calabria;

quali urgenti iniziative intendano attuare per garantire lo svolgimento della campagna elettorale e delle relative votazioni con la massima sicurezza;
se il Governo non intenda promuovere iniziative normative volte a introdurre il divieto di svolgimento di propaganda elettorale per le persone sottoposte a misure di prevenzione.
(4-06026)

GAVA, MISTRELLO DESTRO, PANIZ, GOTTARDO, MILANATO, POLIDORI, ZORZATO, ANTONIONE e BELLOTTI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro della gioventù. - Per sapere - premesso che:
il 26 gennaio 2010 a Roma si è svolta una cerimonia di presentazione della proposta di candidatura della città di Roma quale sede dei XXXII Giochi Olimpici e Paraolimpici del 2020;
in precedenza, a Città di Venezia aveva proposto la propria candidatura per ospitare lo stesso evento;
secondo notizie di stampa, mai smentite, risulta che a sostegno della candidatura di Roma vi sono aziende nazionali, anche partecipate dal Ministero dell'economia e delle finanze, quali Trenitalia con l'amministratore delegato Mauro Moretti, Lottomatica con Marco Sala, RAI, Alitalia con l'amministratore delegato Rocco Sabelli;
è necessario garantire la neutralità ed un equo sostegno, del Governo Italiano, degli enti pubblici e delle società direttamente o indirettamente partecipati o controllati, facendo ritirare dette aziende dal Comitato di sostegno di Roma o, in alternativa, facendole partecipare ad entrambi -:
se non si ritenga inopportuna la partecipazione attiva di chi rappresenta aziende pubbliche di rilevanza nazionale al Comitato di sostegno di un'unica candidatura, quella di Roma;
se il Governo intenda assumere con urgenza le iniziative necessarie per garantire l'imparziale, autonoma e trasparente valutazione delle candidature che saranno presentate entro il 5 marzo 2010, affinché venga scelta la proposta migliore sulla base della documentazione che sarà sottoposta ad esame, assicurando valutazioni oggettive sui progetti di Roma e Venezia.
(4-06035)

TESTO AGGIORNATO AL 24 FEBBRAIO 2011

...

AFFARI ESTERI

Interrogazioni a risposta scritta:

ZACCHERA e CARLUCCI. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
è stata annunciata la chiusura del consolato italiano di Mulhouse, in Francia, e se il progetto andrà a sua conclusione - nonostante le gravi difficoltà in cui si troverà la nostra comunità residente nella zona - è stato annunciato che le operazioni e funzioni consolari verrebbero aggregate al consolato italiano di Metz che da Mulhouse dista centinaia di chilometri;
è comprensibile che ciò crei sconcerto e proteste da parte delle locali comunità italiane;
ben più vicini a Mulhouse rispetto a Metz sono i consolati italiani di Basilea in Svizzera e di Friburgo in Germania;
sarebbe molto più logico aggregare le funzioni del consolato di Mulhouse ad una di queste due sedi, con ciò favorendo le necessità della nostra comunità;
questa scelta sarebbe decisamente innovativa rispetto al passato tenuto - conto che si tratterebbe di aggregare in Europa consolati in nazioni diverse - ma ciò già

avviene in altri continenti dove ambasciate e consolati coprono territorio in nazioni diverse -:
come intenda agire il Governo in merito all'accorpamento del consolato di Mulhouse e se si vorrà tener conto dell'accennata ipotesi.
(4-06016)

DI STANISLAO. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
in questi giorni è iniziato in Aula del Senato l'esame del decreto-legge sul terremoto in Abruzzo, che comprende anche norme sui rifiuti in Campania e la riforma della protezione civile, con la costituzione di una Spa, la Protezione civile servizi Spa che dovrebbe passare sotto la competenza dell'attuale sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, nonché attuale direttore del dipartimento della protezione-civile;
nei giorni scorsi è stato firmato un protocollo tra il direttore della protezione civile e il Ministro degli affari esteri per gli interventi umanitari della cooperazione allo sviluppo. Un accordo che consentirà al Capo della Protezione civile di gestire gli interventi della cooperazione internazionale, finora in capo al Ministero degli affari esteri, per i quali nel 2009 sono stati utilizzati impiegati circa 350 milioni di euro;
finora il Ministero degli affari esteri questo impegno lo ha portato avanti unitamente ad organizzazioni non governative che si occupano di emergenze umanitarie (fra le oltre 250 accreditate), da ora in avanti tutto ciò sarà coordinato dalla protezione civile;
tra le altre, l'Agenzia italiana per la Risposta alle emergenze (AGIRE) che raggruppa alcune tra le più importanti ed autorevoli organizzazioni non governative presenti in Italia, a distanza di tre settimane dall'ultimo terremoto di magnitudo 7.3 della scala Richter che ha colpito il 12 gennaio 2010 l'isola di Haiti, ha raccolto fino ad oggi oltre 11 milioni di euro;
non vi sono attualmente elementi per valutare quale impatto avrà questo accordo nella gestione e nel coordinamento degli interventi umanitari sia per quanto riguarda l'imminente emergenza ad Haiti sia per tutte le altre;
nei siti del Ministero degli affari esteri e del dipartimento della protezione civile non c'è traccia degli undici articoli che compongono il protocollo in oggetto -:
se il Governo intenda esporre, chiarire e quantificare tempi, modi e procedure inerenti il protocollo siglato dal Ministro degli affari esteri ed il Capo della protezione civile;
se il Governo intenda chiarire eventuali relazioni tra la gestione degli interventi di operazione internazionale e la gestione della ormai imminente protezione civile Spa.
(4-06021)

BERTOLINI. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
la Dichiarazione universale dei diritti umani, firmata ed approvata anche dall'Italia, all'articolo 18 afferma che: «Ogni individuo ha diritto alla libertà di pensiero, di coscienza e di religione; tale diritto include la libertà di cambiare di religione o di credo, e la libertà di manifestare, isolatamente o in comune, e sia in pubblico che in privato, la propria religione o il proprio credo nell'insegnamento, nelle pratiche, nel culto e nell'osservanza dei riti»;
nonostante si professi l'inviolabilità e la non negoziabilità dei diritti umani, la libertà di professare liberamente la religione cristiana, purtroppo, viene sempre più spesso minacciata in molti Paesi e i cristiani sono vittime di violenze e persecuzioni;
episodi recenti hanno evidenziato copie persecuzioni nei confronti dei cristiani avvengano quasi quotidianamente in Paesi come il Sudan o l'Egitto; la situazione è molto grave anche in Pakistan, dove vivono

circa cinque milioni di cristiani, spesso vittime di minacce, violenze, discriminazioni e soprusi;
in Pakistan, il 99 per cento delle ragazze cristiane, provenienti da famiglie povere, lavorano come domestiche per ricchi musulmani, e sono spesso vittime di abusi e violenze fisiche, sessuali e psicologiche; l'ultimo caso risale al 22 gennaio 2010: una giovane cristiana di 12 anni, Shazia Bashir, è stata torturata, violentata e uccisa dal suo datore di lavoro, un ricco e potente avvocato musulmano di lavorare;
negli ultimi mesi nel Paese è stata registrata una escalation negli attacchi contro i cristiani e i loro luoghi di culto, perpetrati in nome di «presunte profanazioni del Corano»: molti cristiani denunciano la scarsa attenzione degli organi di informazione internazionali nei confronti della loro condizione;
il 22 aprile 2009 una banda di estremisti ha attaccato un gruppo di cristiani a Tiasar, sobborgo di Karachi, bruciando case e ferendo in modo grave tre persone; il 30 giugno, una folla di musulmani inferociti ha attaccato case dei cristiani nel villaggio di Bahmani Wala: circa 100 abitazioni sono state danneggiate; gli assalitori hanno anche rubato gioielli e contanti, distruggendo i mobili e altri arredi; il primo luglio 2009 un giovane cristiano, Imram Masih, è stato torturato a lungo da un gruppo di musulmani, poi è stato arrestato dalla polizia per aver «bruciato il Corano»; il 30 luglio migliaia di musulmani a Koriyan hanno messo a ferro e fuoco le proprietà dei cristiani, incendiando 51 abitazioni: a scatenare la follia dei musulmani, un presunto caso di blasfemia; due giorni più tardi - il primo agosto - almeno 3 mila estremisti hanno attaccato la comunità di Gojra, bruciando vive nove persone (tra cui due bambini e tre donne), ferendone altre 19 e incendiando dozzine di case;
nel settembre 2009 Shahbaz Bhatti, Ministro federale per minoranze, di fede cattolica, ha denunciato di essere da tempo vittima di pesanti minacce da parte di estremisti islamici, per aver chiesto giustizia per le vittime di Gojra e per il suo impegno parlamentare volto all'abolizione della controversa legge sulla blasfemia;
l'11 settembre 2009 ci sono state nuove violenze a Sialkot, per un presunto caso di blasfemia; i musulmani hanno attaccato la chiesa locale e alcuni edifici; un 20enne cristiano è stato arrestato e pochi giorni dopo è morto: per i secondini si è suicidato, ma i segni di tortura presenti su tutto il corpo indicano invece che le cause della morte sono state le violenze subite in cella;
i cristiani sono discriminati anche dal punto di vista sociale e professionale: nel lavoro, negli affari e nelle cariche pubbliche; la Costituzione prevede che i non musulmani «non possono assumere la carica di Presidente o di Primo Ministro»; in alcuni casi non sono ammessi come giudici o avvocati nel corso di processi; le ideologie promosse dagli estremisti e il fondamentalismo a sfondo confessionale sono sostenuti inoltre da alcune frange del Governo e del Parlamento, ma anche della magistratura, dell'esercito e delle forze dell'ordine;
la legge sulla blasfemia punisce con l'ergastolo chi offende il Corano e prevede la condanna a morte per chi insulta Maometto: dal 1996, anno in cui è entrata in vigore, decine di cristiani sono stati uccisi per aver diffamato l'islam, 560 persone sono state accusate, 30 sono ancora in attesa di giudizio; molto spesso la legge viene utilizzata per eliminare avversari e nemici; secondo i dati forniti da Ncjp (Commissione nazionale di giustizia e pace della Chiesa cattolica pakistana), che vanno dal 1986 all'agosto 2009, almeno 964 persone sono state incriminate per aver profanato il Corano; ad oggi sono 32 gli omicidi extra-giudiziali, perpetrati da folle di estremisti o singoli assassini, che il più delle volte restano impuniti;
come ha recentemente sottolineato Peter Jacob, segretario esecutivo della Ncjp, in Pakistan, l'unico Paese al mondo in cui vige una legge di questo tipo, è in

atto un tentativo di creare uno «Stato islamico», in cui è negato il principio «dell'uguaglianza fra i cittadini» sancito nel 1947 da Ali Jinnah, padre fondatore della nazione, durante il discorso all'Assemblea nazionale;
padre Emanuel Mani, direttore della Ncjp, ha affermato che manca «un impegno concreto del governo e del presidente Asif Ali Zardari» volto alla cancellazione della norma sulla blasfemia, e «non sono nemmeno state fissate le linee guida per arrivare al risultato»; il Parlamento non è emersa alcuna proposta concreta per abrogare la norma, ma isolate iniziative di singoli deputati, anche musulmani;
proprio adesso che in Europa si parla di costruzione di moschee e minareti, di tutela della libertà religiosa per i musulmani residenti sul suolo dei nostri Paesi europei, varrebbe la pena di ricordare e meditare seriamente su quanto accade in molte parti del mondo a maggioranza islamica -:
quali iniziative intenda assumere al fine di farsi portavoce di una protesta per quanto è accaduto e accade ogni giorno in Pakistan;
quali iniziative intenda adottare nei confronti del Governo pakistano affinché cessino le violenze nei confronti dei cristiani e sia garantito a tutti il diritto di vivere e manifestare liberamente il proprio credo;
se non ritenga utile promuovere, sostenere ed agevolare l'approvazione di un documento ufficiale dell'assemblea generale dell'ONU, nel quale si chieda il rispetto dei diritti individuali e la garanzia della dignità umana per i fedeli cristiani in tutti i Paesi del mondo;
se non ritenga necessario attivarsi presso l'Unione europea perché non si limiti a condannare le violenze contro i cristiani in Pakistan, ma si adoperi affinché la legge sulla blasfemia, che, ad avviso dell'interrogante, altro non è se non un pretesto per colpire le minoranze religiose nel Paese, venga abolita, nonché ponga in essere iniziative adeguate nei confronti dei Paesi nei quali la libertà religiosa non è rispettata.
(4-06024)

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AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazione a risposta in Commissione:

MARIANI. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
l'Unione europea ha adottato il pacchetto legislativo «energia-clima» contenente misure volte a combattere i cambiamenti climatici e a promuovere le energie rinnovabili, che consentirà alla Unione europea di ridurre del 20 per cento le emissioni di gas a effetto serra, di portare al 20 per cento il risparmio energetico e di aumentare al 20 per cento la quota di energia da fonti rinnovabili sul consumo finale di energia da qui al 2020. Tra le misure rientra anche la direttiva 2009/28/CE sulla promozione delle energie rinnovabili, con la quale si intende fissare obiettivi giuridicamente vincolanti per ciascuno Stato membro, tali da incrementare l'attuale quota complessiva di energie rinnovabili sui consumo energetico finale della Unione europea fino al 20 per cento nel 2020. Per l'Italia l'incremento finale, entro il 2020, dovrà essere non inferiore al 17 per cento;
il principale meccanismo di incentivazione della produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili è costituito dai certificati verdi, introdotti nell'ordinamento nazionale dall'articolo 11 del decreto legislativo n. 79 del 1999 per superare il vecchio criterio di incentivazione noto come CIP6;
la legge n. 244 del 2007 (finanziaria per il 2008) ha delineato una nuova disciplina di incentivazione per gli impianti entrati in esercizio dopo il 31 dicembre 2007 che prevede in alternativa ai certificati

verdi, titoli emessi dal gestore dei servizi elettrici (GSE) attestanti la produzione di energia da fonti rinnovabili per gli impianti di potenza superiore a 1 megawatt, una tariffa fissa onnicomprensiva, variabile a seconda della fonte utilizzata, per gli impianti di potenza elettrica non superiore a 1 megawatt;
le prime direttive generali per regolare la transizione dal vecchio meccanismo di incentivazione (certificati verdi) al nuovo (tariffa onnicomprensiva in alternativa ai certificati verdi) e dal quale rimane esclusa la tecnologia fotovoltaica che gode di una forma di incentivazione specifica, sono state emanate, in attuazione della legge n. 244 del 2007, con il decreto ministeriale 18 dicembre 2008;
tra le misure incentivanti le fonti rinnovabili contenute nella legge n. 199 del 2009, si segnalano inoltre quelle che consentono ai comuni fino a 20.000 residenti di usufruire del servizio di «scambio sul posto» per gli impianti di potenza non superiore a 200 chilowatt di cui sono proprietari, a copertura dei consumi di proprie utenze, e a tutti i comuni di destinare aree del proprio patrimonio disponibile alla realizzazione di impianti per l'erogazione in «conto energia» e di servizi di «scambio sul posto» dell'energia elettrica prodotta, da cedere a privati cittadini;
nonostante i progressi tecnologici e le politiche incentivanti, secondo i dati diffusi dall'Enea, attualmente il costo di un megawattora prodotto da rinnovabili è, se si esclude l'idroelettrico (75-100 euro/megawattora) e il geotermico (80 euro/megawattora), molto alto: 140 euro/megawattora per l'eolico, da 50 a 140 per il biogas, 240 per le biomasse, 140 per l'energia da rifiuti e circa 500 euro/megawattora per il solare;
secondo notizie di stampa il Governo starebbe lavorando ad una riduzione graduale degli incentivi alle energie rinnovabili, a cominciare da quelli per il fotovoltaico;
tali notizie rischiano di destabilizzare il mercato e di bloccare gli investimenti privati;
in questo clima di insicurezza, gli operatori del settore chiedono maggiori certezze al Governo -:
quali informazioni possa fornire il Ministro in merito alla paventata riduzione degli incentivi, che potrebbe compromettere lo sviluppo delle fonti rinnovabili;
quali iniziative intenda assumere il Governo per salvaguardare la promozione e l'uso delle energie rinnovabili in grado di realizzare quella stabilità di lungo termine di cui le imprese hanno bisogno per programmare gli investimenti.
(5-02445)

Interrogazione a risposta scritta:

REALACCI. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
ai sensi dell'articolo IX della Convenzione sul commercio internazionale di specie animali e vegetali in via di estinzione conosciuta come Convenzione di Washington o CITES, ratificata dall'Italia nel 1975, e dell'articolo 13 del regolamento (CE) n. 338/97, ogni Stato parte della Convenzione ed ogni Stato membro dell'Unione europea si deve dotare di un'apposita autorità scientifica che svolga le funzioni previste dalla Convenzione stessa e dai regolamenti comunitari;
il 1o dicembre 2009 l'autorità scientifica italiana denominata Commissione scientifica CITES prevista dall'articolo 4, comma 5, della legge 7 febbraio 1992, n. 150, ha cessato la sua attività per fine mandato;
ad oggi non risulta ancora emanato il decreto interministeriale di nomina dei nuovi componenti e non è la prima volta che si verificano forti ritardi nella costituzione di questo organo (come evidenziato nell'interrogazione a risposta scritta

4-00646 del Senatore Marini Giulio nella XV legislatura) nonostante l'importanza cruciale per la buona applicazione della normativa internazionale e comunitaria e anche per fornire i pareri e autorizzazioni relativamente a vari aspetti della vita economica e sociale che si riferiscono alla detenzione e all'uso di animali esotici in Italia;
in particolare:
con la promulgazione della legge n. 426 del dicembre 1998 il legislatore ha richiesto alla Commissione scientifica CITES di indicare specifici criteri di detenzione di esemplari di animati esotici e/o pericolosi da parte di quelle strutture, come circhi e mostre viaggianti, che per la loro natura erratica presentano strutture di contenimento degli esemplari ospitati differenti da quelle di qualsiasi altra struttura fissa che il legislatore abbia voluto considerare nella legge n. 150 e successive modificazioni, richiedendo quindi criteri specifici di giudizio, relativamente a tali strutture di contenimento;
con i criteri generali promossi nell'aprile del 1998, e con i successivi criteri emanati il 10 maggio 2000, la Commissione scientifica CITES ha pubblicato un testo, approvato dal Ministero dell'ambiente, contenente parametri minimi per la corretta sopravvivenza degli animali cui si riferiscono, nonché le indicazioni di carattere sanitario ed amministrativo che devono essere osservate dalle strutture che detengono animali da utilizzare negli spettacoli;
pur essendo rivolti alle autorità competenti, che dovrebbero avvalersene nei sopralluoghi effettuati in occasione di rilascio di autorizzazioni, nonché ai professionisti chiamati ad esprimere pareri in qualità di periti, non risulta che tali criteri siano «normalmente» citati come parametri di riferimento all'interno dei verbali di ispezione, anzi, fatti che salgono alla ribalta della cronaca denunciano come in Italia tali disposizioni siano di fatto inosservate anche per mancanza di specifici provvedimenti di chiarificazione, raccordo, omogeneizzazione e repressione da parte del Ministero deputato;
nel 2006 la Commissione ha provveduto ad aggiornare detti criteri, emanando un documento definito «linee guida» che però non risulta fatto proprio e ufficializzato dal Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, fatto che vanifica il lavoro di esperti e che mortifica la loro professionalità e autorità;
i lavori della Commissione, per rivisitare tali criteri, sono inspiegabilmente fermi da lungo tempo -:
se non si ritenga di dover procedere con urgenza alla nomina dei componenti la Commissione scientifica CITES;
se non si ritenga di dover assumere iniziative, anche di carattere normativo, con finalità di omogeneizzazione in ordine alle varie competenze del settore facente capo alla Commissione citata;
se non si ritenga di adottare iniziative per accelerare l'iter di revisione dei «Criteri per il mantenimento degli animali nei circhi e nelle mostre itineranti» della Commissione citata.
(4-06023)

TESTO AGGIORNATO AL 13 APRILE 2010

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BENI E ATTIVITÀ CULTURALI

Interpellanza:

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro per i beni e le attività culturali, per sapere - premesso che:
da notizie, apparse recentemente sulla stampa locale, l'Istituto di studi pirandelliani, non avrebbe fondi sufficienti per continuare a garantirne l'apertura al pubblico della casa museo di Luigi Pirandello, di via Antonio Bosio a Roma;
nella casa sono visitabili, soltanto dal lunedì al venerdì dalle 9,00 alle 14,00, il soggiorno, che fungeva da studio con la

preziosissima biblioteca del premio Nobel per la letteratura, e la camera da letto dove Pirandello morì;
sarebbero numerosi gli studiosi e appassionati di teatro che visitano la casa di Luigi Pirandello nella quale è possibile visionare i manoscritti, foto, lettere di Marta Abba, disegni e quadretti, la divisa che lo scrittore indossò quando divenne accademico d'Italia nel 1929, ed oltre duemila volumi;
questo prezioso materiale si starebbe danneggiando e l'Istituto non avrebbe fondi sufficienti per restaurarlo né per digitalizzarlo al fine di consentirne la conservazione e la divulgazione;
tale situazione, che rischia di compromettere questo importante patrimonio storico e culturale, sarebbe stata prodotta dal rigetto di una richiesta di finanziamento presentata dall'istituto -:
se tale situazione corrisponda al vero;
quali iniziative intenda intraprendere al fine di tutelare e valorizzare la casa museo di Luigi Pirandello di via Antonio Bosio a Roma;
se non ritenga di dover promuovere l'utilizzo di risorse straordinarie al fine di consentire la digitalizzazione e, ove necessario, il restauro al fine di garantire la conservazione e la divulgazione del prezioso materiale contenuto nella casa-museo di Luigi Pirandello.
(2-00609)
«Capodicasa, Berretta, Causi, Antonino Russo, Siragusa».

Interrogazione a risposta in Commissione:

GIULIETTI e BARBARESCHI. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
da settimane si rincorrono le più disparate notizie in ordine alla situazione IMAIE;
il Governo ha promosso una serie di confronti con le parti sociali per individuare una possibile soluzione;
la situazione che si è ormai determinata ha già prodotto una immagine di grave incertezza sul futuro dell'istituto;
il direttore generale della SIAE, Gaetano Blandini, intervenendo ad una audizione informale, nella sede della commissione Cultura della Camera dei deputati, ha affermato che la SIAE non ha intenzione alcuna di assorbire l'IMAIE che, peraltro, ha una sua indiscutibile autonomia amministrativa, politica e societaria -:
quali siano le informazioni attualmente in possesso del Governo e in quale modo si intenda garantire al Parlamento la conoscenza degli atti compiuti e su quelli in itinere.
(5-02443)

Interrogazione a risposta scritta:

ZAMPARUTTI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. - Al Ministro per i beni e le attività culturali, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
secondo quanto riporta il quotidiano Terra del 26 gennaio 2010, il polo della logistica di Passo Corese (Rieti), previsto su circa 200 ettari di colline nella valle del Tevere, si appresta a coprire di cemento e capannoni un'area incontaminata a nord di Passo Corese;
il polo stesso continua a dividere la Sabina su diversi fronti: innanzitutto, su quello del devastante impatto ambientale; in secondo luogo, su quello sociale della vivibilità per gli abitanti dell'intera area; ancora, su quello incerto e preoccupante del dissesto idrogeologico; infine, ma non meno rilevante, su quello del patrimonio archeologico che ne rimarrebbe insidiato;
sul territorio considerato e nell'area circostante sono stati rinvenuti nel tempo

centinaia di siti archeologici, distribuiti in dieci periodi storici, già ben documentati dagli esiti di due indagini: la prima a cura della professoressa Maria Pia Muzzioli (pubblicata nel 1980 da Olschki, collana Forma Italiae), la seconda finanziata dalla British Academy ed effettuata nel 2000 da un gruppo internazionale di ricercatori coordinati dalla dottoressa Helga Di Giuseppe (pubblicata nel 2002 nel n. 70 dei Papers of the British School at Rome) che individuava siti archeologici distribuiti in ben 10 periodi storici (quest'ultima ricognizione ha rilevato un numero cinque volte maggiore di siti archeologici rispetto alla ricognizione precedente);
il piano territoriale paesistico regionale della regione Lazio ha indicato con chiarezza nella tavola B20 le presenze archeologiche dell'area, da salvaguardare con una fascia di rispetto di 100 metri, ed ha indicato nella tavola C20 l'area in questione come parte di un'area vocata a parco archeologico e culturale;
un documento prodotto al termine di una riunione, avvenuta presso la sede del consorzio per lo sviluppo industriale della provincia di Rieti e tenutasi il 12 gennaio 2010 - riunione alla quale hanno partecipato il presidente della Società Parco Industriale della Sabina (la spa per il 97 per cento privata a cui è stata affidata l'intera operazione immobiliare del polo della logistica), quello della Camera di commercio di Rieti, il direttore di Confindustria Publio Scipioni, il direttore di Federlazio ed alcuni esponenti sindacali - sottolinea come le necessarie indagini archeologiche siano in questo momento eseguite «a tappeto» sull'intero territorio e come ciò abbia comportato un lungo ritardo all'avvio dei lavori, con incremento dei costi e incapacità di determinare con certezza la data di consegna dei lotti urbanizzati agli imprenditori assegnatari;
nello stesso documento i partecipanti all'incontro hanno richiesto alle forze politiche locali e alle realtà territoriali di non estendere ulteriormente i tempi delle indagini, perché ciò sfavorirebbe i progetti degli imprenditori che hanno ferme ed immediate intenzioni di investire nel mega-progetto;
tale documento viene ora prontamente contestato da parte di associazioni e comitati - la risposta al documento è stata sottoscritta da Legambiente Bassa Sabina, Sabina Futura, Arci Poggio Mirteto, Amici del Museo Ercole Nardi, Associazione Germogli, Post Tribù e Sabina Radicale - che sollevano alcune criticità non irrilevanti;
infatti, attraverso le foto scattate nell'area, si dimostra come le indagini archeologiche riguardino al momento soltanto un terzo circa della superficie del terreno in questione (a sud ne manca ben più della metà) e non quindi la totalità dell'area, come dichiara il documento;
inoltre, le indagini sono state eseguite finora soltanto con lo scotico superficiale, mentre richiederebbero strumenti più sofisticati e più fasi di intervento, come asserito anche dal consorzio per lo sviluppo industriale stesso nella valutazione impatto ambientale (tavola 13, aspetti archeologici), indagini che oggi si compiono non più con lo scotico superficiale ma con l'ausilio di nuove tecnologie più veloci, più economiche e più efficaci, come le prospezioni geofisiche e i voli aerei all'infrarosso;
infine, in merito all'obiezione sollevata per l'avere provocato ritardi all'avvio dei lavori, comitati e associazioni chiariscono il ruolo degli attori chiamati in causa: «Sia le organizzazioni che difendono l'ambiente, sia la Soprintendenza si assumono quotidianamente le loro responsabilità», cercando di «trattare un territorio prezioso come quello Sabino con la cura che merita, nell'interesse di tutti» e lavorando «tutti i giorni, con pochissimi mezzi ed un territorio enorme, nel modo migliore e con i tempi lenti, che tutti conoscono, degli archeologi, per salvaguardare un territorio prezioso» -:
di quali elementi dispongano i Ministri interrogati in ordine a quanto esposto

in premessa e quali iniziative di competenza intendano assumere al fine di avviare un ripensamento dei progetti logistici che minacciano la valle del Tevere, tenendo in considerazione, a tal proposito, tutti gli aspetti sopra indicati e attinenti alle questioni ambientali, sociali e culturali, valutando, ove ne sussistano i presupposti, la possibilità di inibire o sospendere in via cautelativa il progetto di costruzione del polo della logistica di Passo Corese.
(4-06028)

TESTO AGGIORNATO ALL'8 FEBBRAIO 2010

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ECONOMIA E FINANZE

Interrogazioni a risposta scritta:

LO MONTE, COMMERCIO, LATTERI e LOMBARDO. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
la cassa depositi e prestiti è, come è noto, una società per azioni a controllo pubblico, lo Stato possiede il 70 per cento del capitale e il restante è distribuito tra fondazioni di origine bancaria;
lo scopo fondamentale della Cassa depositi e prestiti è quello di finanziare lo sviluppo del Paese, utilizzando risorse per favorire gli investimenti pubblici, opere infrastrutturali e altri interventi di interesse pubblico;
la fonte principale della raccolta di fondi della Cassa depositi e prestiti è costituita dai buoni fruttiferi postali e dai libretti di risparmio;
la Cassa depositi e prestiti può intervenire anche a sostegno delle piccole e medie imprese attraverso provvista al settore bancario vincolata a tale scopo, nonché finanziare infrastrutture e operazioni a sostegno dell'economia. Può farlo attingendo alla raccolta postale, senza incidere sul bilancio pubblico;
i progetti da finanziare devono: 1) essere di interesse pubblico; 2) «promossi» da soggetti pubblici; 3) presentare adeguato merito di credito; 4) essere sostenibili a livello economico-finanziario. Al di fuori di tali 4 vincoli, Cassa depositi e prestiti può operare attingendo alla raccolta non garantita dallo Stato e finanziare - in concorrenza con il sistema bancario - aziende o società di progetto per investimenti destinati alla fornitura di servizi pubblici;
da quanto sopra esposto si deduce che Cassa depositi e prestiti rappresenta un volano determinante per lo sviluppo del Paese;
più volte i parlamentari del Movimento per l'Autonomia hanno presentato atti di sindacato ispettivo al fine di sollecitare un uso più attento di tali disponibilità finanziarie al fine di sostenere la ripresa dello sviluppo nel nostro Paese, con particolare riferimento al Mezzogiorno, in un momento di grave crisi economica;
con tali iniziative si puntava a utilizzare tali fondi al fine di aiutare concretamente le piccole e medie imprese, gli enti locali e per la costituzione di fondi di rotazione atti a contrastare la crescente disoccupazione;
nella totalità dei casi, il Governo ha preso atto e accolto (in caso di ordini del giorno) tali proposte che si aspetta siano rese operative -:
quali siano i soggetti, pubblici e privati, che hanno usufruito delle risorse della Cassa depositi e prestiti, tenuto conto dei dati attualmente in possesso, negli ultimi tre anni, e, in particolare quale sia stata la distribuzione di tali risorse a livello regionale.
(4-06019)

DI PIETRO, DONADI, EVANGELISTI, BORGHESI, ANIELLO FORMISANO, BARBATO, PALADINI, PORCINO e VACCARO. - Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
la società agenzia Defendini srl lavora in Campania da gennaio 2004, gestendo

per conto di Equitalia Polis spa il servizio di notifica delle cartelle di pagamento;
per lo svolgimento della suddetta attività, la società si avvale della collaborazione di circa 800 persone, di cui più di 500 in Campania, tra dipendenti e collaboratori;
nel dicembre del 2008 la società Equitalia spa ha indetto una gara di appalto, per l'assegnazione delle lavorazioni di cui sopra. L'agenzia Defendini srl è risultata vincitrice;
successivamente, a seguito dell'analisi della documentazione, la commissione aggiudicatrice di Equitalia spa, ha rilevato due anomalie per le quali ha ritenuto di dover escludere l'agenzia Defendini srl dalla gara. Contro tale decisione l'agenzia Defendini srl ha effettuato ricorso al TAR del Lazio;
nel mese di novembre, il TAR del Lazio ha respinto il ricorso presentato dall'agenzia Defendini srl e solo tra alcuni mesi renderà note le sue motivazioni. Nell'attesa di conoscere le motivazioni del TAR del Lazio, l'agenzia Defendini srl ha avviato le procedure per il ricorso al consiglio di Stato e per chiedere presso il TAR l'esclusione di Poste italiane dalla gara;
nel frattempo Equitalia spa ha proceduto all'aggiudicazione definitiva della gara a Poste Italiane spa, ma non avendo ancora avviato le procedure per effettuare la notifica tramite Poste Italiane, l'agenzia Defendini srl sta continuando a lavorare in proroga di contratto in scadenza il 31 gennaio 2010. Dal 1o aprile 2010 le circa 800 persone occupate dall'agenzia Defendini srl perderanno il loro posto di lavoro -:
se il Governo, attraverso il Ministero dell'economia e delle finanze che controlla per il tramite dell'Agenzia delle entrate il 51 per cento del capitale di Equitalia, intenda acquisire elementi, indipendentemente dal giudizio attualmente pendente dinnanzi al Consiglio di Stato, in modo da valutare autonomamente l'assegnazione definitiva dell'appalto a Poste italiane;
se il Governo, nel caso in cui anche il Consiglio di Stato respingesse il ricorso della Defendini srl, intenda comunque promuovere interventi concreti ed effettivi che consentano la salvaguardia dei posti di lavoro.
(4-06029)

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GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta orale:

CICCIOLI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
il dottor Vito d'Ambrosio, attualmente sostituto procuratore generale di Cassazione è stato per molti anni in servizio presso gli uffici giudiziari di Ancona in qualità di pretore e pubblico ministero presso il tribunale;
lo stesso nel 1995 si mise in aspettativa per presentarsi candidato della sinistra e poi del centro-sinistra a presidente della giunta regionale delle Marche dove è stato eletto governatore dal 1995 al 2005;
al termine del mandato è rientrato in Cassazione dove tra l'altro ha svolto il ruolo di procuratore generale del procedimento disciplinare aperto dal Consiglio superiore della magistratura nei confronti del pubblico ministero Luigi De Magistris;
il dottor Vito D'Ambrosio ha presentato domanda a ruolo di procuratore generale presso la corte d'appello delle Marche al posto del dottor Gaetano Dragotto;
rientrando il dottor D'Ambrosio tra i 37 aspiranti al ruolo potrebbe essere nominato dal Consiglio superiore della magistratura a tale incarico sia per motivi di anzianità di servizio, che per i titoli che presenta;

ad avviso dell'interrogante tale nomina potrebbe rivestire carattere di grave pregiudizio nei confronti di cittadini sottoposti a giudizio diversamente orientati ed eventualmente di possibile valutazione benevola nei confronti di cittadini orientati nella stessa direzione politica del magistrato -:
se il Ministro non ritenga di tener conto, nell'esprimere il concerto, dell'inopportunità di una nomina caratterizzata politicamente nell'incarico così delicato di procuratore generale presso la corte d'appello della regione dove lo stesso è stato presidente di una maggioranza regionale chiaramente orientata;
di valutare l'opportunità di un'iniziativa normativa che preveda espressamente il divieto per i magistrati che si candidano in un determinato territorio di non poter più esercitare la funzione giurisdizionale in quel territorio.
(3-00898)

Interrogazioni a risposta scritta:

AMICI, GARAVINI e TOUADI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
il 10 dicembre 2009 veniva colpita una pericolosa consorteria criminale attiva ad Ostia guidata dal pluripregiudicato Carmine Fasciani;
nel corso dell'operazione che colpiva una rete criminale di narcotrafficanti si scopriva che il Fasciani continuava a comandare la sua consorteria anche se recluso presso la casa circondariale di Napoli Secondigliano;
giova riportare alcune delle inchieste che hanno riguardato il clan Fasciani: nel 1999, a seguito dell'operazione «Black Beach», venivano emessi su richiesta della direzione distrettuale antimafia di Roma numerosi provvedimenti restrittivi a carico di Carmine Fasciani più altri per reati associativi legati al traffico di droga, usura ed estorsione;
il Fasciani veniva arrestato solo nel 2000, in Germania, dalla direzione investigativa antimafia con un miliardo di lire; veniva successivamente scarcerato per motivi di salute, poi il 16 febbraio del 2001 veniva nuovamente arrestato per il delitto di associazione a delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti; il 7 luglio del 2008 la squadra mobile di Roma arrestava lo stesso Fasciani assieme ad alcuni medici accusati di associazione a delinquere finalizzata al falso e ad altri reati: secondo gli inquirenti risultava operativa una vera e propria centrale di smistamento di certificazioni mediche false, all'interno del Policlinico Gemelli di Roma, per poter ottenere pene alternative per pregiudicati già in carcere, agli arresti domiciliari o in attesa di giudizio;
nel 2009 la direzione distrettuale antimafia della capitale ha coordinato altre importanti operazioni contro sodalizi criminali colpendo rispettivamente i gruppi guidati da Michele Senese e dai fratelli Carmine e Venanzio Tripodo, capi di un sodalizio mafioso attivo in Fondi;
la recente condanna da parte della corte d'assise di Latina per associazione a delinquere di tipo mafioso ed omicidio a carico del sodalizio guidato da Ettore Mendico ha riconosciuto l'operatività nel basso Lazio di una costola del clan dei casalesi -:
se al Ministro interrogato risulti se gli organi competenti abbiamo disposto o intendano disporre il regime di cui all'articolo 41-bis della legge sull'ordinamento penitenziario a carico dei soggetti sopra indicati, considerata la loro elevata pericolosità e la possibilità concreta che continuino a guidare i rispettivi sodalizi dal carcere.
(4-06022)

CECCUZZI e CENNI. - Al Ministro della giustizia, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
l'11 ottobre 2009 il signor Alessandro della Malva è stato arrestato con l'accusa di devastazione, saccheggio, lesioni e violenza

privata, a seguito di alcuni scontri avvenuti nella sede dell'organizzazione denominata «Casa Pound» di Pistoia, attribuiti a membri del Carc-Comitati di appoggio alla resistenza comunista, di cui Della Malva è segretario regionale;
l'avvocato difensore del signor Alessandro Della Malva avrebbe dichiarato che, al momento del fatto, il suo assistito non si sarebbe trovato a Pistoia e successivamente sarebbe risultato impegnato presso alcune riunioni politiche, come risulterebbe anche dalle testimonianze di numerose persone;
il signor Alessandro Della Malva, inizialmente detenuto presso il penitenziario di Pistoia, è stato trasferito dapprima a Prato e successivamente a Parma, causando così evidenti lesioni del diritto di visita da parte di familiari e congiunti, disposta con cadenza quindicinale. Risulta inoltre all'interrogante che il signor Alessandro Della Malva sarebbe stato sottoposto alla misura di controllo della corrispondenza;
il 22 gennaio 2010 il signor Alessandro Della Malva ha ottenuto, dal tribunale di Pistoia, la concessione degli arresti domiciliari;
nel mese di febbraio 2010 il Tribunale di Pistoia ha revocato gli arresti domiciliari al signor Alessandro Della Malva disponendo esclusivamente l'obbligo di dimora nella provincia di residenza e l'obbligo di permanenza in casa la notte dalle 21 alle 7 del mattino;
secondo quanto riportato a mezzo stampa «l'accoglimento delle richieste dei difensori di Alessandro Della Malva non è un'anticipazione rispetto a quello che potrebbe essere la eventuale derubricazione del reato da devastazione a danneggiamento, come hanno chiesto gli avvocati della difesa, ma scaturisce dalla visione del filmato girato subito dopo l'episodio dalle telecamere di Tvl e visionato nel corso dell'ultima udienza, nonché dalle testimonianze ascoltate in aula. Da questi è emerso che la gravità dei fatti appare notevolmente diminuita rispetto al reato contestato» -:
se risulti che fosse effettivamente necessario trasferire l'imputato dal carcere di Pistoia a quello di Parma, senza privilegiare gli istituti di pena più vicini alla sede processuale, garantendo cosi il diritto di visita dei familiari.
(4-06033)

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INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazione a risposta orale:

MEREU. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
da alcune settimane sono sempre più numerose le notizie riprese dalla stampa di disservizi che si registrano sulle linee di trasporto ferroviario regionale sardo, in particolar modo nel tratto che collega Carbonia con Cagliari;
a gennaio, ad esempio, si sono accumulati un'infinità di soppressioni, ritardi ingiustificati e una continua mancanza d'informazione ai pendolari e utenti del trasporto ferroviario, situazione che continua a persistere e che provoca disagi evidenti;
difatti nel corso dello scorso mese i pendolari e i passeggeri del treno partito da Carbonia, verso Cagliari si sono trovati più di una volta senza coincidenze nello snodo ferroviario di Villamassargia, per un cambio di orari di cui non era stata data alcuna comunicazione;
ugualmente nel corso degli scorsi giorni i pendolari di fronte a un ritardo evidente del treno che poi sarebbe stato soppresso non hanno trovato né adeguate indicazioni, né alcun tipo di sostituzione con un grave danno per tutti coloro che fidavano sul servizio stesso, inoltre alla richiesta di maggiori informazioni rivolte

al personale di Trenitalia hanno ricevuto ragguagli del tutto inesatti e fuorvianti;
a pagare le conseguenze di un tale disservizio sono soprattutto i lavoratori e gli studenti pendolari che ogni giorno assistono impotenti all'inadeguatezza che ormai caratterizza il trasporto ferroviario nella regione Sardegna;
è necessario un urgente e tempestivo intervento risolutore della problematica che sta recando continui disagi a moltissimi cittadini, che hanno scelto il trasporto pubblico, rendendone insostenibile la qualità della loro vita e le attività lavorative e familiari;
la vicenda è stata già segnalata dai comitati di cittadini alle autorità competenti ma nessuna risposta sembra ad oggi essere pervenuta;
di fronte a una necessità sempre più urgente di potenziare il trasporto ferroviario per i tragitti quotidiani di studenti e lavoratori, riconosciuta anche dal Governo, si configura un incongruenza stridente con la situazione sopradescritta -:
quali urgenti iniziative di competenza intenda adottare per risolvere gli ormai insostenibili disagi che ricadono regolarmente sui cittadini che utilizzano il trasporto ferroviario nella linea Carbonia-Cagliari.
(3-00896)

Interrogazione a risposta scritta:

SIRAGUSA. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
l'ANAS in Sicilia sta attualmente effettuando significativi interventi di sostituzione dei guard-rail per tutto lo sviluppo della strada a scorrimento veloce Caltanissetta Gela;
percorrendo l'arteria stradale di cui sopra risultano evidenti i rischi per i lavoratori impiegati e per gli utenti della strada soprattutto in corrispondenza delle aree di cantiere ubicate in corrispondenza dei viadotti;
tali rischi sono dovuti al fatto che l'impresa appaltatrice sta effettuando gli interventi di sostituzione delle barriere dei viadotti senza aver istituito il senso unico alternato regolato da impianto semaforico normalmente impiegato per questa tipologia di lavori;
risulta altresì che la statale Caltanissetta-Gela, interessata giornalmente da un significativo numero di veicoli in elevata percentuale di tipo pesante, in corrispondenza ai cantieri è percorsa con doppio senso di circolazione e quindi con i veicoli che fiancheggiano a ridottissima distanza le aree di cantiere dove abitualmente stazionano mezzi e maestranze le quali inoltre si trovano a dover operare in spazi esigui in prossimità dei bordi del viadotto spesso privi di adeguate protezioni;
si aggiunga che tali aree di cantiere risultano separate dai veicoli in transito da una barriera metallica di modestissima altezza che ben difficilmente può offrire un'adeguata capacità di tenuta ad un possibile urto dovuto allo sbandamento di un mezzo pesante che sopraggiunge ad elevata velocità;
si segnala inoltre che il doppio senso di circolazione istituito su una sede stradale di ridotta larghezza e su viadotti di elevata lunghezza può determinare situazioni di pericolo e difficoltà di accesso per i mezzi di soccorso anche in occasione di un banale tamponamento;
a tale riguardo non è superfluo ricordare che tanti viadotti della Caltanissetta Gela presentano elevate altezze e pertanto si ritiene di vitale importanza provvedere a realizzare le opportune protezioni per il personale al lavoro e per i mezzi in transito -:
se la conduzione degli interventi da parte dell'impresa appaltatrice sia conforme alle norme vigenti in materia di sicurezza e ai piani di sicurezza allegati al contratto d'appalto;

se i lavori in corso di esecuzione siano altresì conformi a quanto previsto in progetto;
se risultano autorizzati dall'ANAS eventuali interventi in variante ai lavori approvati;
se per gli interventi in corso sono previsti maggiori oneri per l'ANAS ovvero riduzioni di intervento a parità di costo finale;
se i lavori proseguano conformemente al programma dei lavori approvato;
se nel cantiere in argomento vi sia stato l'intervento dei nuclei di controllo dell'Azienda Sanitaria e dell'Ispettorato del Lavoro competenti territorialmente;
se tali controlli siano effettivamente avvenuti quali siano gli esiti degli stessi;
se sia stato verificato l'avvenuto adempimento dell'impresa appaltatrice alle eventuali prescrizioni impartite.
(4-06013)

TESTO AGGIORNATO AL 21 LUGLIO 2010

...

INTERNO

Interrogazione a risposta orale:

MOTTA. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
l'associazione CasaPound, come si legge sul sito www.casapound.org, «si propone di sviluppare in maniera organica un progetto ed una struttura politica nuova, che proietti nei futuro il patrimonio ideale ed umano, che il Fascismo italiano ha costruito con immenso sacrificio»;
nel suo programma, al punto 18, si propone di riscrivere la Costituzione: «La Costituzione della Repubblica italiana va riscritta. Essa è opera di uomini che la compilavano all'indomani della guerra civile ed adempivano a quel compito nella scia dei carri armati stranieri»;
i suoi esponenti in numerose interviste e comunicati si definiscono «fascisti del terzo millennio» e si rifanno esplicitamente al programma di San Sepolcro, elaborato da Mussolini nel marzo del 1919, con il quale furono fondati i Fasci di Combattimento e alla Repubblica di Salò;
il Blocco Studentesco nasce nell'estate 2006 a CasaPound e si rende protagonista dello scontro in piazza Navona dell'ottobre 2008 nell'ambito delle manifestazioni studentesche e dell'irruzione pochi giorni dopo alla RAI in via Teulada contro la trasmissione di RAI 3 «Chi l'ha visto»;
CasaPound ha sede in diverse città e si è resa protagonista di intimidazioni, irruzioni, provocazioni, aggressioni, spedizioni punitive nonché di iniziative di propaganda contro i disabili, contro la società multirazziale, e di brindisi alla Shoah;
in numerose città cittadini e comitati hanno dato vita a manifestazioni antifasciste, chiedendo la chiusura delle sedi di CasaPound -:
se esista una mappatura delle sedi e delle iniziative di CasaPound su tutto il territorio nazionale e se in caso negativo il Ministro abbia intenzione di disporla;
se vi sia compatibilità tra lo statuto e i programmi politici di CasaPound ed il riconoscimento alla stessa della qualifica di associazione di promozione sociale che consente di godere di particolari agevolazioni fiscali e della possibilità di accedere ai finanziamenti del 5 per mille;
se le iniziative e i programmi promossi da questa organizzazione, in considerazione della XII disposizione transitoria finale della Carta costituzionale che afferma: «È vietata la riorganizzazione, sotto qualsiasi forma, del disciolto partito fascista», siano configurabili come una forma di propaganda di chiara ispirazione neofascista e manifestamente contraria ai valori costituzionali, e in tal caso, quali iniziative di competenza intenda assumere.
(3-00897)

Interrogazioni a risposta scritta:

DI STANISLAO. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il 16 aprile 2009, poco dopo quindi il sisma in Abruzzo, il Procuratore nazionale antimafia Pietro Grasso, aveva invitato tutti a tenere alta l'attenzione e a vigilare su possibili infiltrazioni mafiose negli appalti legati alla ricostruzione delle zone terremotate, dichiarando: «serve una lista di aziende pulite che dovranno avere il ruolo di organizzatori di quanto c'è da fare per la ricostruzione delle zone terremotate»;
nei mesi successivi si sono registrate presenze mafiose che imponevano un controllo capillare sui rischi concreti di infiltrazione della criminalità organizzata nel circuito della ricostruzione. Come riportava il quotidiano La Repubblica del 31 agosto 2009, in questa fase di ricostruzione dell'Abruzzo, è iniziato il «balletto» per la «compravendita» dei certificati antimafia, indispensabili alle ditte interessate a partecipare alla medesima ricostruzione. Si parla di numerose società piccole e grandi coinvolte o sfiorate in investigazioni antimafia, e tutte in attesa per ottenere un appalto o un sub-appalto. Sono emersi casi, come quello relativo ad un'impresa di Gela priva dei requisiti antimafia rilasciati dalla prefettura di Caltanissetta che risulta invece già lavorare in alcuni sub-appalti in Abruzzo, che destano perplessità;
a settembre il segretario della Filca-Cisl, Lucio Girinelli, e il segretario regionale, Pietro Di Natale, lanciano l'allarme sulle aziende edili abruzzesi lasciate sostanzialmente fuori dalla ricostruzione post-terremoto. A L'Aquila, nei cantieri del progetto C.a.s.e., e delle altre iniziative in corso - hanno sottolineato i due esponenti della Filca-Cisl - lavorano solo imprese provenienti da fuori regione, con qualche subappalto concesso a ditte abruzzesi, che operano con manodopera non locale e un numero troppo elevato di addetti di provenienza straniera;
da subito, inoltre, è stata fortemente ribadita la necessità, nel rispetto della trasparenza e della concorrenza, di incrementare l'occupazione locale, cercando misure a sostegno dell'imprenditorialità, con incentivi e fiscalità di vantaggio coinvolgendo nella ricostruzione del territorio le imprese abruzzesi, in particolare aquilane, che rappresentano un patrimonio importante di professionalità;
l'opera di ricostruzione imponeva fin dall'inizio, peraltro, un controllo e un indispensabile monitoraggio di tutte le procedure di assegnazione dei lavori di ricostruzione in Abruzzo, per il contrasto alla criminalità organizzata e la sua infiltrazione nel contesto economico-istituzionale della regione. A tal fine era fondamentale il controllo sul territorio, e il coinvolgimento delle imprese locali;
nei giorni scorsi, a dieci mesi dal sisma, il magistrato Olga Capasso, uno dei quattro magistrati assegnati dalla procura nazionale antimafia a quella distrettuale abruzzese afferma: «Nella zona del terremoto dell'Aquila è sempre molto forte il pericolo di infiltrazioni di 'ndrangheta, cosa nostra e, soprattutto, camorra. Stiamo lavorando, la cosa difficile è che queste imprese non appaiono in prima persona, cercano di inserirsi in società in buona salute, o prestanomi, cercano di mimetizzarsi. Hanno tutte il certificato antimafia regolare, andando a scavare, però, si trova che le quote sociali sono possedute magari da camorristi, oppure che queste imprese che lavorano in Abruzzo e che hanno vinto appalti. Sono collegate sistematicamente in associazione temporanea di impresa con aziende calabresi legate alla 'ndrangheta. Andando a cercare nella storia di queste imprese questi collegamenti si vedono e il difficile è provare che effettivamente anche in questo caso le organizzazioni criminali siamo quelle alle quali alla fine arrivano i soldi»;
il 30 gennaio 2010 il presidente della Corte d'appello dell'Aquila, Giovanni Canzio, nella relazione sull'amministrazione

della giustizia presentata nel corso della inaugurazione dell'anno giudiziario nel distretto abruzzese, ha invitato a tenere la guardia alta in relazione all'attività di prevenzione e contrasto delle infiltrazioni mafiose nella ricostruzione post terremoto -:
se il Governo sia consapevole dei reali e concreti pericoli di infiltrazioni mafiose nella ricostruzione post-sisma in Abruzzo e, in merito a ciò, se intenda avviare tutte le iniziative necessarie a supportare il grande lavoro che sta svolgendo la procura antimafia in precarie condizioni e con scarse risorse di personale qualificato e di mezzi;
se il Governo non ritenga di dover fornire elementi sull'allarme lanciato, oramai divenuto realtà, del pericolo di infiltrazioni mafiose in Abruzzo e sugli immediati interventi che intenda intraprendere in merito.
(4-06015)

STRIZZOLO. - Al Ministro dell'interno. - per sapere - premesso che:
all'articolo 2 la Costituzione della Repubblica italiana riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell'uomo, sia come singolo che nelle formazioni sociali attraverso le quali si esplica la sua personalità;
all'articolo 3, sempre della Costituzione, viene affermata la pari dignità sociale di tutti i cittadini e la loro uguaglianza davanti alla legge senza distinzione di sesso, razza, lingua, religione, appartenenza politica e condizione sociale e personale;
all'articolo 6 viene solennemente dichiarato che la Repubblica tutela, con apposite norme, le minoranze linguistiche;
con la legge 15 dicembre 1999, n. 482, nella salvaguardia del principio della unità nazionale, viene riconosciuta la pluralità delle espressioni linguistiche e culturali del nostro Paese, valorizzando il ruolo delle autonomie attraverso l'attribuzione agli enti locali di fondamentali compiti attuativi della legge stessa;
tra le lingue e le culture che la legge 488 del 1999 si propone di tutelare e valorizzare vi è la lingua friulana, diffusa in maniera prevalente nelle province di Udine, Pordenone e Gorizia e anche nel vicino Veneto, in particolare nell'area di Portogruaro-San Michele al Tagliamento in provincia di Venezia e di Sappada in provincia di Belluno;
nel terzo rapporto dell'Italia sull'attuazione della Convenzione quadro per la protezione delle minoranze nazionali (ex articolo 25 paragrafo 2), pubblicato dalla direzione centrale per i dritti civili, la cittadinanza e le minoranze del Ministero dell'interno, viene riportata una limitata descrizione delle attività poste in essere da varie istituzioni locali in relazione alla tutela della lingua friulana e, precisamente, alle pagine 89 e 90 con l'indicazione delle iniziative attivate nelle province di Venezia e di Pordenone non riportando le numerose altre attività svolte - in particolare - nelle Province di Udine e di Gorizia -:
quali siano le motivazioni che hanno determinato l'insufficiente descrizione delle attività e delle iniziative promosse e svolte nel territorio del Friuli storico;
quali conseguenze negative possa aver provocato tale carenza così evidente nel Rapporto sopra richiamato.
(4-06017)

BITONCI, MONTAGNOLI, LANZARIN e STUCCHI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
in data 2 settembre 2009, Salvatore Scirè, in qualità di assessore alla sicurezza dell'Unione del Camposampierese, in provincia di Padova, ha partecipato con due agenti di polizia locale all'effettuazione di alcuni controlli nel territorio di competenza, miranti ad accertare l'eventuale presenza in alcuni appartamenti di extracomunitari privi del titolo necessario a soggiornare legalmente nel nostro Paese;
tale azione ha determinato la presentazione di un esposto-denuncia da

parte del segretario provinciale della Cgil a Padova, sottoscritto anche da due senegalesi, in cui si contesta al predetto assessore Salvatore Scirè l'abuso di ufficio e la perquisizione abusiva;
in seguito alla presentazione dell'esposto-denuncia di cui sopra, dal 1o febbraio 2010 Salvatore Scirè risulta iscritto nel registro degli indagati della procura di Padova;
i comuni dell'Unione del Camposampierese sono privi di commissariato di polizia e presidi delle Forze dell'ordine;
tale ultima circostanza, ai sensi dell'articolo 6 del decreto-legge 23 maggio 2008, n. 92, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 luglio 2008, n. 125, rende di fatto il sindaco autorità territoriale di pubblica sicurezza competente ad esercitare la vigilanza su tutto ciò che attiene al mantenimento dell'ordine pubblico -:
se il Governo sia a conoscenza dei fatti generalizzati nella premessa e quali iniziative ritenga di dover adottare per assicurare la corretta applicazione da parte di tutte le amministrazioni locali e dello Stato delle misure previste dall'articolo 6 del decreto-legge 23 maggio 2008, n. 92, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 luglio 2008, n. 125.
(4-06025)

AMICI, GARAVINI e TOUADI. - Al Ministro dell'interno, al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
il 10 settembre del 2001 veniva ucciso da un commando a Torvaianica Giuseppe Carlino, 43 anni, assieme ai fratelli Francesco e Calogero, boss di spicco della banda della Marranella;
il 18 ottobre 2002, alle ore 16,40, Paolo Frau, pluripregiudicato, già membro di spicco della «Banda della Magliana» e fino al decesso notoriamente capo dell'organizzazione criminale operante sul litorale romano e dedita alla commissione di molteplici e gravi delitti, veniva ucciso sotto la sua abitazione, sita in Ostia Lido, da due uomini con il volto coperto da caschi integrali, a colpi di arma da fuoco;
il 22 novembre dello stesso anno veniva assassinato a Ciampino Michele Stettanni, pregiudicato collegato alla consorteria criminale Senese;
il 29 febbraio del 2008 veniva assassinato a Roma Umberto Morzilli, collegato ai figli di Enrico Nicoletti, con i quali risultava essere condannato in primo grado per il delitto di tentata estorsione; Morzilli risultava altresì indagato nel procedimento contro il faccendiere Danilo Coppola;
il 5 giugno del 2009 veniva assassinato ad Acilia Emidio Salomone, già raggiunto da un provvedimento cautelare per il delitto di associazione a delinquere di tipo mafioso e secondo le indagini della squadra mobile di Roma elemento apicale di una consorteria criminale attiva ad Ostia;
il giudice per le indagini preliminari distrettuale di Roma, nell'ordinanza di custodia cautelare del 28 ottobre 2004, così descrive il Salomone: «Salomone Emidio è uno dei promotori, unitamente al Pergola Roberto, dell'associazione delinquenziale mafiosa individuata ed operante in Ostia Lido. Il predetto, già membro di spicco della cosiddetta «Banda della Magliana» e «braccio armato» del defunto Frau Paolo, dal quale ha «ereditato» il sodalizio in questione, annovera numerosi e gravi pregiudizi penali per traffico di sostanze stupefacenti, rapina, porto abusivo d'armi da fuoco, evasione, furto, ricettazione, lesioni dolose e danneggiamento aggravato, evasione, ed altro»;
tali delitti risultano palesemente ascrivibili alla criminalità organizzata e risultano impuniti -:
di quali elementi dispongono i Ministri interrogati sulle vicende sopra esposte e quali iniziative intendano assumere per rafforzare l'attività di contrasto alla criminalità, anche in relazione ai fatti delittuosi di cui in premessa.
(4-06034)

TESTO AGGIORNATO AL 27 APRILE 2010

ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazioni a risposta in Commissione:

ROSSA, TULLO e DE PASQUALE. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
la legge finanziaria per il 2007 (legge 27 dicembre 2006, n. 296), all'articolo 1, comma 601, prevede l'istituzione, nello stato di previsione del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, di due fondi, uno destinato alle «competenze dovute al personale delle istituzioni scolastiche, con esclusione delle spese per stipendi del personale a tempo indeterminato e determinato» e l'altro al «funzionamento delle istituzioni scolastiche»;
la legge di bilancio 2010 rispetto ai dati presenti nella legge di assestamento 2009, ha ridotto gli stanziamenti di tali capitoli, presenti in ciascuno dei programmi riguardanti la scuola dell'infanzia, la scuola primaria, la scuola secondaria di primo di secondo grado, per un totale di 226.838.243 euro di cui 97.988.043 euro per il funzionamento e 128.850.200 euro per il personale, riportandoli ai livelli, ad avviso degli interroganti, gravemente inadeguati stabiliti nella legge di previsione del bilancio 2009; gli articoli 1, 2, 3, 4 e le tabelle allegate del decreto ministeriale 1o marzo 2007, n. 21, hanno provveduto a stabilire i criteri di applicazione del citato articolo 1, comma 601, della finanziaria per il 2007;
il decreto del Presidente della Repubblica 8 marzo 1999, n. 275, concernente il regolamento di autonomia delle istituzioni scolastiche e il conseguente decreto 1o febbraio 2001, n. 44, del Ministro della pubblica istruzione di concerto con il Ministro del tesoro, del bilancio e della programmazione economica, avente per oggetto «Regolamento concernente le istruzioni generali sulla gestione amministrativo-contabile delle istituzioni scolastiche» rappresentano la normativa vigente per la gestione amministrativa delle scuole;
il 14 dicembre 2009, con la nota prot. n. 0009537, della direzione generale per la politica finanziaria e per il bilancio, recante ad oggetto «Indicazioni riepilogative per il programma annuale delle istituzioni scolastiche per l'anno 2010» è stata comunicata ad ogni singola scuola la risorsa finanziaria su cui può fare affidamento per redigere il suddetto programma;
tale nota presenta una serie di novità rispetto a quanto già stabilito dalla normativa vigente; alle scuole vengono assegnate solo risorse di provenienza contrattuale, esigui soldi per le supplenze, per gli esami di Stato;
la spesa per gli appalti viene ridotta del 25 per cento;
non essendo definito nelle norme di contabilità cosa possa essere una «eventuale deficienza di competenza», pone un vincolo non previsto dal regolamento di contabilità all'utilizzo dell'avanzo di amministrazione, configurando la possibilità che tale avanzo venga utilizzato per coprire il mancato finanziamento dello Stato;
un articolo di stampa del 2 febbraio 2010 evidenzia le preoccupazioni dei presidi, insegnati e genitori i quali temono che i crediti che gli istituti vantano dal Ministero possano essere azzerati in futuro;
in data 2 febbraio 2010 duecento presidi della Liguria si sono riuniti per mettere a fuoco le difficoltà che gli istituti stanno attraversando;
da tale incontro è emerso che ciascun istituto è in credito rispetto allo Stato di almeno 100 mila euro e che non hanno ancora ricevuto i fondi relativi agli anni 2006, 2008 e 2009, risultando corrisposti gli importi relativi al solo 2007;
un articolo di stampa del 3 febbraio 2010 rimarca le enormi difficoltà che stanno attraversando alcuni istituti scolastici di Genova;
in particolare viene riportata la notizia secondo cui i professori dell'istituto tecnico professionale «Attilio Odero» di

Sestri Ponente hanno fatto provocatoriamente una colletta per acquistare dei gratta e vinci, i quali eventuali proventi saranno utilizzati per le spese della scuola -:
in che modo il Ministro interrogato intenda garantire le risorse finanziarie necessarie per il normale svolgimento dell'attività scolastica e la restituzione dei fondi anticipati dagli istituti scolastici liguri.
(5-02444)

DELFINO e CAPITANIO SANTOLINI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
la direttiva n. 9537 emanata nel dicembre 2009 dal Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca prevede una diminuzione del 25 per cento del finanziamento per gli appalti di pulizie e attività ausiliare fondata esclusivamente su ragioni di taglio indiscriminato della spesa pubblica;
tale riduzione del personale è stata rimarcata da associazioni datoriali e organizzazioni sindacali in quanto le cooperative e le aziende coinvolte saranno costrette ad attivare procedure di riduzione del personale che coinvolgeranno circa 2.500 addetti;
tali procedure di licenziamento riguarderanno per lo più personale con rapporti di lavoro spesso a part time, prevalentemente donne, e con una impossibile ricollocazione sul mercato;
senza contare, inoltre, le forti conseguenze negative sui livelli igienici e quindi sulla salute di studenti e insegnanti -:
quali iniziative intendano assumere al fine di giungere ad una pronta soluzione di una vertenza che mette a dura prova i diritti di migliaia di lavoratori, nonché la salute di studenti ed insegnanti.
(5-02446)

DE PASQUALE. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione. - Per sapere - premesso che:
l'Ipsia per ciechi «Aurelio Nicolodi» di Firenze rappresenta per la provincia di Firenze una importante ed antica istituzione per l'istruzione e conseguente interazione tra i non vedenti e gli ipovedenti;
la scuola nasce dall'iniziativa di Aurelio Nicolodi - cieco della I guerra mondiale - che già nel 1923 ottenne che i vecchi istituti, di fatto meri ricoveri, per ciechi fossero non più di competenza del Ministero dell'interno ma più propriamente di quello della pubblica istruzione, pertanto per tale via fu garantita anche ai ciechi l'obbligatorietà e la gratuità dell'istruzione;
l'importante traguardo porta, nel 1931, alla nascita di una scuola innovativa sin dalla sua struttura edilizia, che ha investito in termini di risorse e saperi quanto di meglio all'epoca era possibile utilizzare per i non vedenti;
la scuola, che ha preso il nome dal suo fondatore, garantiva l'intero ciclo dell'istruzione, ovvero dalla scuola elementare alla qualifica professionale e copriva, e tutt'ora copre, l'intero ambito nazionale, consentendone la fruizione ad allievi provenienti da tutte le province ed ospitati nell'annesso convitto;
la struttura scolastica è parte di un più ampio ed ambizioso progetto per i non vedenti e si inserisce in un sistema articolato di servizi in ragione dei complessivi bisogni delle persone; infatti il quartiere stesso è organizzato in funzione dei non vedenti;
infatti nel medesimo quartiere vi si trovavano l'Opera nazionale lavoro dei ciechi, le abitazioni, e tutt'ora, la stamperia già nazionale braille e la sede Toscana dell'Unione italiana ciechi;
presso l'istituto nel 1941 venne istituita la scuola per massaggiatori;

l'istituto «Nicolodi» ad oggi rilascia due diplomi di qualifica triennali: massofisioterapista e centralinista telefonico;
nonostante la valenza della Scuola e la necessità di una sua attualizzazione (ferme restando le competenze didattiche e filologiche nel tempo acquisite) nelle bozze di regolamenti sul riordino dell'istruzione professionale, che non prevedono più il rilascio della qualifica triennale avendo portato a cinque anni la previsione ordinamentale dei professionali, non vi è alcun riferimento agli indirizzi previsti nelle scuole professionali di cui trattasi, ovvero massofisioterapia e centralinista che, stando al riordino previsto dalle bozze di regolamenti, dovrebbero anch'essi concludersi con il diploma quinquennale qualora inseriti nel nuovo ordinamento;
detta dimenticanza laddove non venisse corretta, si tradurrebbe nella perdita di una significativa esperienza di oltre 60 anni di attività e presenza qualificata sul territorio fiorentino e non solo, in quanto gli utenti della scuola provengono da tutto il territorio nazionale;
non bisogna infatti dimenticare la specificità di molti alunni del «Nicolodi», che arriva negli istituti per non vedenti già in età adulta (per motivi dipendenti dall'aggravarsi della patologia o a causa d'incidenti sul lavoro o sulle strade) e che quindi non potrebbero affrontare un corso di studi troppo lungo;
i regolamenti relativi alla scuola secondaria di II grado non tengono conto di queste problematiche;
un corso quinquennale di formazione professionale dei massoterapisti ciechi ed ipovedenti non può escludere un triennio di qualifica, necessario a quell'utenza adulta che resterebbe tagliata fuori dal mondo del lavoro;
di contro il biennio post-qualifica colmerebbe l'attuale vuoto scolastico e permetterebbe l'accesso al percorso universitario per quegli alunni che lo volessero intraprendere;
uguale attenzione merita il corso per centralinisti telefonici che, sulla base del regio decreto 29 agosto 1941 n. 1449, ha già la possibilità di essere praticato per la durata di un quinquennio, a fronte di richieste in tal senso dell'utenza non vedente, ipovedente e vedente (analogamente all'istituto Colosimo di Napoli). Anche per questo corso è necessario mantenere la possibilità dell'esame di qualifica intermedio, in modo da permettere a quegli alunni, che per età o per difficoltà ad affrontare un corso di studi più complesso, di conseguire in tempi brevi un titolo di qualifica che permetta loro di inserirsi nel mondo del lavoro;
dal quadro sopra delineato emerge con sufficiente chiarezza e con urgenza la necessità che si proceda alla definizione dei nuovi profili professionali ed alla loro collocazione -:
se il Ministro non ritenga urgente ridefinire i profili professionali dell'istituto «Nicolodi», secondo le prospettive delineate, nell'ambito dei regolamento di riordino degli istituti professionali;
se il Ministro ritenga opportuno stipulare accordi e convenzioni con la regione Toscana che prevedano la istituzione di qualifiche corrispondenti triennali e quinquennali.
(5-02450)

Interrogazione a risposta scritta:

AGOSTINI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
è forte l'interesse delle Università di Macerata e Camerino di stabilire un rapporto di stretta collaborazione, che possa portare ad una programmazione comune;
è stato firmato un protocollo d'intesa tra il Ministro dell'istruzione e della ricerca, pro tempore Maria Stella Gelmini; la Provincia di Macerata del Presidente pro tempore Franco Capponi; l'Università degli studi di Camerino nella persona del Rettore

pro tempore Fulvio Esposito; l'Università degli Studi di Macerata nella persona del Rettore pro tempore Roberto Sani nel quale vista la legge 9 maggio 2008 n. 180; visto il decreto-legge 10 novembre 2008, n. 280 convertito in legge 9 gennaio 2009, n. 1; si fanno alcune considerazioni generali sull'autonomia delle università ed alcune analisi sia sullo stato delle università marchigiane, sia sulla necessità di superare l'eccessiva frammentazione delle sedi universitarie; si valuta la necessità di qualificare l'offerta formativa degli Atenei marchigiani; si valuta la necessità di qualificare l'offerta formativa degli Atenei marchigiani; si suggerisce di avviare la realizzazione di un polo universitario delle Marche centro meridionali (province di Macerata, Fermo, Ascoli Piceno), definendone in una specifica convenzione le finalità e le procedure -:
se, in virtù del protocollo d'intesa firmato tra i soggetti sopra elencati, si intenda evitare che vi siano per i due Atenei nel prossimo bilancio e si garantisca così che le erogazioni verso i due atenei saranno almeno uguali a quelle dell'anno precedente.
(4-06031)

...

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta in Commissione:

RUVOLO e DELFINO. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
il Corpo forestale dello Stato da anni impiega personale operaio assunto con contratto di diritto privato per lavori condotti in amministrazione diretta;
il rapporto di lavoro di tali lavoratori è definito dalla legge (speciale) 5 aprile 1985, n. 124 e la loro utilità di impiego è ribadita dalla legge di riordino del Corpo forestale, legge 6 febbraio 2004 n. 36, la quale conferma all'articolo 5, comma 1, che «per consentire il supporto alle attività istituzionali del Corpo forestale dello Stato continuano ad applicarsi le norme previste dalla legge 5 aprile 1985, n. 124»;
si tratta di circa 1.800 operai forestali, unica figura prevista professionale dalla legge, ma che annovera anche un certo numero di laureati, che svolgono il proprio lavoro presso gli uffici territoriali per la biodiversità a protezione di importanti zone di interesse naturalistico del patrimonio forestale italiano;
da un punto di vista contrattuale, essi hanno come riferimento il Contratto Collettivo Nazionale di lavoro degli operai forestali ed un protocollo aggiuntivo approvato con decreto ministeriale, che definisce le parti normative da recepire e gli incrementi salariali di secondo livello;
tale protocollo, così come stabilito dall'articolo 30, deve essere definito entro il primo semestre successivo al rinnovo del Contratto Collettivo Nazionale di lavoro dei lavoratori forestali, cosa avvenuta il 2 agosto 2006;
ci si trova quindi di fronte ad un ritardo di ben 36 mesi e nonostante si siano effettuate già tre giornate di sciopero nazionale ed altre a livello locale con presidi sotto le prefetture si siano scritte lettere ed appelli al Ministro Zaia ed al capo del Corpo forestale dello Stato C. Patrone, si sia trattato il tema nelle competenti commissioni parlamentari si sia richiesto un incontro al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, mai ottenuto, la situazione non è minimamente mutata;
inoltre, nonostante l'impegno sottoscritto il 16 gennaio 2008 dal capo del corpo forestale, dottor Cesare Patrone, che prevedeva l'erogazione dei buoni pasto a partire dal mese di maggio 2008, nulla è successo sempre per mancanza di risorse. Tali ticket erano già stati concordati nel precedente rinnovo del protocollo sottoscritto il 6 febbraio 2003 e non erogati per mancanza di finanziamenti;
nel luglio 2009 il Governo rispondendo ad una interpellanza urgente su

questo argomento aveva dichiarato che è in corso un confronto con il Ministero dell'economia e delle finanze e il Dipartimento della funzione pubblica, al fine di trovare entro l'anno idonee soluzioni alle problematiche evidenziate -:
quali iniziative il Governo, anche in considerazione di quanto emerso a seguito dello svolgimento del precedente atto di sindacato ispettivo citato in premessa, intenda avviare al fine di pervenire ad una soluzione rapida del problema di questi lavoratori.
(5-02449)

Interrogazioni a risposta scritta:

DI STANISLAO. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
dagli ultimi dati diffusi dall'Istat emerge che a dicembre in Italia le persone senza lavoro erano 2.138.000 (il 22,4 per cento in più del 2008), mentre il tasso di disoccupazione ha raggiunto l'8,5 per cento, record degli ultimi sei anni. Si tratta di 392 mila unità in più sul dicembre del 2008 e di 57 mila sul novembre dello scorso anno;
a dicembre i dati dell'occupazione se reggono (+7 mila posti) su novembre crollano di 306 mila unità rispetto allo stesso mese del 2008. Occupazione stabile su base congiunturale e disoccupazione in aumento sono determinati dalla riduzione dell'inattività, vale a dire delle persone entrate nel mese di dicembre nel mercato del lavoro. I posti persi sono in gran parte concentrati nell'industria, settore a grande maggioranza maschile Gli uomini hanno un tasso di disoccupazione del 7,5 per cento (il più alto dal 2004, dall'inizio cioè delle serie storiche) e le donne del 10 per cento. La crisi occupazionale colpisce però in modo drammatico le nuove generazioni che fanno segnare un tasso del 26,2 per cento (tre punti in più sul dicembre 2008) nella fascia tra i 15 e i 24 anni, il triplo del dato complessivo;
il Ministro del lavoro e delle politiche sociali ha affermato che «l'Italia si trova in una situazione migliore rispetto ad altri Paesi», ma ammette che il 2010 «sarà difficile e complesso» e si appella all'Europa perché adotti «politiche e strategie comuni», ad esempio sull'uso del fondo sociale europeo;
è da tenere ben presente, inoltre, che il tasso di disoccupazione esprime il rapporto tra coloro che sono alla ricerca di un lavoro e il totale della popolazione attiva tra i 15 e i 64 anni: cioè le persone che lavorano e quelle che un'occupazione la cercano. Viene considerato disoccupato chi nelle settimane precedenti alla rivelazione statistica ha compiuto qualche azione attiva di ricerca di lavoro (anche solo rispondere ad un'inserzione sul giornale o rivolgersi ad un'agenzia di collocamento). Ciò vuol dire che l'aumento della disoccupazione dipende dalla perdita di posti di lavoro, ma anche dalla fiducia nella possibilità concreta di trovare un impiego;
ciò vuol dire che 2 milioni sono i disoccupati «ufficiali», ma ci sono anche circa 1,5 milioni di disoccupati scoraggiati, ovvero coloro che sono rassegnati e non cercano più lavoro perché ritengono di non essere in grado di trovano e non vengono affatto considerati da nessuna statistica e sembra che vengano dimenticati anche dal Governo;
i disoccupati reali, dunque, sono circa 3,5 milioni. A questa cifra se ne affiancano altre che sono indiscutibilmente drammatiche: circa 2 milioni di contratti a termine «ufficiali»; circa 200 mila contratti di somministrazione; circa 3,5 milioni di precari reali (attivi-inattivi); 850 mila parasubordinati a rischio precariato;
e ancora, 4 milioni di precari nell'area del lavoro nero per un totale di circa 8 milioni di precari-sommersi;
preso atto che il Ministro del lavoro e delle politiche sociali ritiene e afferma

ripetutamente che la situazione è grave, ma l'Italia va meglio degli altri Paesi europei e che la crisi passerà;
è evidente che le scelte fatte fin'ora dal Governo non corrispondono affatto alle necessità del Paese -:
se il Governo intenda realmente e concretamente affrontare la più grave crisi economica e sociale del nostro Paese avviando immediatamente una serie di tavoli di confronto con i tutti sindacati al fine di giungere a soluzioni concordate e adottare tutte le opportune iniziative in suo potere per fronteggiare una situazione non più sopportabile;
se il Governo intenda affrontare direttamente ed in maniera specifica la disoccupazione giovanile giunta al 26,2 per cento che coinvolge i ragazzi tra i 15 e i 24 anni adottando ogni mezzo e risorsa necessarie per dar loro un futuro dignitoso.
(4-06014)

SCHIRRU, MATTESINI, SBROLLINI, CARDINALE, ZAMPA e SIRAGUSA. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro per le pari opportunità. - Per sapere - premesso che:
il codice «114» è stato istituito con decreto interministeriale (Ministero delle comunicazioni, Ministero del lavoro e delle politiche sociali, Ministero delle pari opportunità) del 14 ottobre 2002 e costituisce «un servizio di emergenza accessibile da parte di chiunque intenda segnalare situazioni di emergenza e disagio» (articolo 1, comma 1). È attivo 24 ore al giorno, tutti i giorni dell'anno, è totalmente gratuito ed interviene in tutte quelle situazioni nelle quali si ravvisano gravi elementi di rischio per l'incolumità psicofisica del minore per le quali si necessita di un'attivazione immediata dei servizi territoriali;
per l'attuazione del servizio è necessaria una qualificata capacità di ascolto da parte degli operatori, volta in primo luogo ad analizzare le segnalazioni ricevute in modo da verificare se si tratti o meno di una situazione di emergenza. Altro obiettivo è caratterizzato da quel supporto psicologico e sociale necessario per contenere la situazione di forte squilibrio che caratterizza spesso la situazione di emergenza;
l'operatore che risponde al 114 è adeguatamente formato con costante aggiornamento specialistico ed è costituito da diverse figure professionali (psicologi, pedagogisti, giuristi, assistenti sociali) così come richiesto al Decreto interministeriale del 6 agosto 2003, che integrano le loro specifiche competenze nell'ottica di un continuo confronto su tutti gli aspetti di una situazione di pericolo immediato (clinica, socio-educativa, relazionale, giuridica);
il 26 febbraio 2003, a seguito di un bando pubblico, il servizio 114 emergenza infanzia è stato affidato a Telefono Azzurro per la fase di sperimentazione, inizialmente di tre mesi e poi prorogata a sei. La sperimentazione ha riguardato tre aree: i comuni di Milano e Palermo, la provincia e il comune di Treviso;
conclusa e valutata positivamente la sperimentazione, è stato predisposto l'avvio definitivo del servizio con il decreto interministeriale del 6 agosto 2003 (pubblicato in Gazzetta ufficiale n. 200 del 29 agosto 2003): a seguito di una selezione indetta con avviso pubblico nel settembre 2003, il servizio emergenza infanzia 114 è stato affidato a Telefono Azzurro;
con questo mandato e in qualità di ente gestore, per un periodo di tre anni, a cui ha fatto seguito una proroga di due anni (Convenzione del 7 novembre 2003 con il Ministero delle Comunicazioni), Telefono Azzurro si è impegnato ad estendere progressivamente l'accessibilità del servizio a tutto il territorio nazionale;
nel giugno del 2007, Telefono Azzurro a seguito di una procedura di emersione, ha assunto tutti gli operatori del servizio 114 emergenza infanzia con un contratto di dipendenza a tempo determinato con scadenza al 31 dicembre 2009;

alla mezzanotte del 31 dicembre 2009 tutti gli operatori esperti della sede di Palermo e di Milano, hanno perduto il loro posto di lavoro, nonostante il 17 dicembre 2009, il Ministero per le pari opportunità abbia concesso all'ente gestore Telefono Azzurro, una proroga al 30 aprile 2010 per il servizio 114;
nella riunione sindacale del 30 dicembre 2009, i vertici di SOS il Telefono Azzurro ONLUS, hanno motivato il drastico taglio degli operatori del servizio 114 emergenza infanzia con una «non sostenibilità economica del servizio» a fronte dei 400.000 euro, pari ad un terzo della somma stanziata annualmente, dal Ministero per le pari opportunità (articolo 8 del decreto del 6 agosto del 2003);
in una nota sindacale ripresa dell'agenzia ansa il 30 dicembre 2009 si legge «Gli operatori, dipendenti del Servizio 114 Emergenza infanzia, gestito dall'associazione Sos Telefono Azzurro Onlus, dal 1o gennaio 2010 perderanno il loro posto di lavoro, nonostante la proroga concessa dal Ministero delle Pari Opportunità che prevede la continuazione del Servizio con tutti i lavoratori... Il servizio esiste a Palermo dal 2003 e impegna circa 50 lavoratori tutti i giorni dell'anno. Il 114 Emergenza Infanzia accoglie segnalazioni da tutto il territorio nazionale, su casi di abuso e maltrattamento dell'infanzia. Solo da Palermo sono stati gestiti circa 10 mila casi. Dal primo gennaio il servizio sarà gestito dai volontari del servizio civile nazionale privi di adeguata formazione ed esperienza...»;
in risposta al suddetto comunicato, SOS il Telefono Azzurro ONLUS ha pubblicato sul proprio sito www.azzurro.it e sul sito www.114.it la seguente dichiarazione: «Telefono Azzurro gestisce ormai dal 2003 il servizio 114 emergenza infanzia in virtù di bandi di gara triennali, l'ultimo scaduto il 31 dicembre 2009. A fronte di una proroga di 4 mesi e in attesa del nuovo bando, Telefono Azzurro garantisce la continuità del servizio 114, gestito nelle sedi di Palermo, Milano e Napoli, quest'ultima da poco attiva nel campo dell'emergenza e l'alta professionalità dello stesso attraverso l'impiego di capoturno specializzati nella gestione delle emergenze. Il servizio gode anche del supporto dei volontari del servizio civile, formati e coordinati secondo standard qualitativi di eccellenza che permettono di garantire la puntualità della risposta telefonica a tutti quei bambini in stato di abuso e maltrattamento. Telefono Azzurro inoltre usufruisce di una importante rete di volontari che su tutto il territorio italiano assicurano il supporto alle molteplici attività dell'Associazione»;
nel comunicato di cui sopra si omette che attualmente la sede di Palermo è gestita da 7 capiturno in luogo dei precedenti 10, che garantiscono lo svolgimento del servizio 24 ore assolvendo al «nuovo» compito di supervisionare nella gestione telefonica i 24 volontari del Servizio Civile, entrati a far parte dell'organico del Telefono Azzurro dal 1o ottobre 2009, che rispondono al telefono in sostituzione e in veste di operatori esperti. In pratica, il capoturno deve affiancare fisicamente il volontario del servizio civile che accoglie una chiamata telefonica di emergenza, prestandosi come supporto tecnico per la gestione della consulenza. Il capoturno, così impegnato, è costretto a limitare il flusso delle chiamate in entrata in quanto logisticamente impossibilitato a potere gestire contemporaneamente più casi;
i ventiquattro volontari del servizio civile entrati il 1o ottobre del 2009, che sostituiscono i 25 operatori di risposta telefonica qualificati e specializzati, pur avendo ricevuto una rapida formazione bimestrale che ha consentito loro di svolgere un'utile attività di filtro per gli operatori esperti, non sono nelle condizioni di gestire chiamate in emergenza e di garantire gli alti standard nella risposta telefonica, in quanto, prima del 30 dicembre 2009, nessun volontario del servizio civile ha mai gestito una segnalazione telefonica;
in un comunicato stampa delle organizzazioni sindacali si sottolinea: «In data

5 gennaio 2010, a seguito dell'incontro tra SOS Il Telefono Azzurro ONLUS e le organizzazioni sindacali, Filcams CGIL e Fisascat CISL, finalizzato a riprendere la trattativa in ordine ai contratti a termine scaduti il 31 dicembre 2009, tutti gli operatori di risposta, dipendenti del servizio 114 emergenza infanzia, hanno perso il proprio posto di lavoro nonostante la proroga concessa dal Ministero delle Pari Opportunità che prevede la continuazione del servizio senza soluzione di continuità fino ad aprile 2010. Le organizzazioni sindacali hanno ribadito la propria contrarietà alla cessazione dei rapporti di lavoro a termine ritenendo che la scadenza dei contratti di lavoro fosse collegata alla durata naturale della convenzione e delle relative proroghe. Hanno manifestato altresì la propria disponibilità a rivedere la prestazione resa in termini di riduzione dell'orario di lavoro ed il ricorso al sistema degli ammortizzatori sociali. In atto, i sindacati Filcams CGIL e Fisascat Cisl continuano a coinvolgere il Ministero, la regione Siciliana, e l'Ambasciata in Italia dell'Oman, quest'ultima in relazione alla cospicua donazione di 2 milioni di euro a favore dell'Ente SOS Telefono Azzurro della sede di Palermo;
in un comunicato di Telefono Azzurro del 17 dicembre 2009 su www.azzurro.it e sulla bacheca Facebook di SOS Il Telefono Azzurro ONLUS, il 17 dicembre 2009 alle ore 19,23 viene pubblicizzato: «Telefono Azzurro ha aperto il 16 dicembre 2009 a Napoli in via della Giudecca Vecchia 29 il proprio "Centro territoriale per l'intervento in rete a sostegno dei bambini e degli adolescenti. La struttura, un immobile confiscato alla criminalità organizzata, rappresenta un presidio operativo che l'associazione ha fortemente voluto per manifestare la propria attenzione e la propria vicinanza al territorio campano"»;
risulta poco chiaro con quali fondi sia stato aperto il centro di Napoli, considerato che la proroga da parte del Ministero per le pari opportunità è stata stanziata per il servizio 114 emergenza infanzia, che l'8 agosto del 2008, come indica un comunicato stampa della stessa Associazione, il Telefono Azzurro ha ricevuto, da parte del Sultano dell'Oman, in visita a Palermo, una donazione di euro 2.000.000,00 per «incrementare la struttura tecnologica di supporto e lo sviluppo di progetti di emergenza per l'infanzia e l'adolescenza» da investire per la sede di Palermo e che la regione Sicilia sovvenziona annualmente con una congrua cifra il servizio 114 emergenza infanzia;
si rileva altresì che la sede di Palermo di Telefono Azzurro è ospitata presso dei locali confiscati alla mafia e che pertanto l'Ente non elargisce alcuna cifra economica per l'affitto;
risulta che ci siano state diverse manifestazioni e diversi comunicati stampa degli operatori del servizio 114 emergenza infanzia, congiuntamente alle organizzazioni sindacali CISL e CGIL, a difesa della professionalità degli operatori;
va considerato l'alto valore professionale prestato dagli operatori del 114 e la gestione autonoma di casi quali situazioni di abuso fisico e sessuale, violenza domestica, tentati suicidi;
se risponda a verità quanto illustrato in premessa e, in caso di risposta affermativa, se non si intenda chiarire nell'ambito delle rispettive competenze, quanto riportato in premessa;
quali interventi i Ministri intendano porre in essere per salvaguardare le professionalità degli operatori esperti.
(4-06030)

TESTO AGGIORNATO AL 24 FEBBRAIO 2011

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POLITICHE AGRICOLE, ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazione a risposta in Commissione:

NASTRI e CARLUCCI. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
secondo la Cia - Confederazione italiana agricoltori, i costi delle imprese agricole

continuano a crescere in maniera opprimente, mentre i prezzi sui campi sono sempre più in caduta libera;
risulta pertanto urgente ed indispensabile intervenire al fine di prevedere la proroga della fiscalizzazione degli oneri sociali (in scadenza il prossimo 31 luglio) per le aziende che operano in territori svantaggiati e di montagna e «l'accisa zero» sul gasolio per tutte le imprese non solo per le serre;
la suddetta Confederazione inoltre ricorda che dal primo agosto, allo scadere delle agevolazioni fiscali, gli aumenti saranno considerevoli, considerando che per le aziende di montagna le agevolazioni si riducono al 70 per cento mentre per quelle delle aree svantaggiate al 40 per cento;
appare conseguentemente rilevante il danno considerando che proprio l'80 per cento delle giornate denunciate all'Inps sono svolte in territori agevolati, mentre le aziende delle aree svantaggiate rappresentano il 55 per cento del totale -:
quali iniziative urgenti e necessarie intenda intraprendere al fine di sostenere il comparto agricolo la cui situazione attuale versa in condizioni di estrema urgenza;
se non ritenga opportuno prevedere attraverso un intervento legislativo ad hoc, al fine di prorogare la fiscalizzazione degli oneri sociali per le aziende esposte in premessa, incluso anche «l'accisa zero».
(5-02442)

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SALUTE

Interrogazione a risposta in Commissione:

MANCUSO, FRASSINETTI e GHIGLIA. - Al Ministro della salute, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
la tutela della sicurezza alimentare si ottiene anche tramite controlli da eseguire sui mezzi che trasportano animali vivi e derrate alimentari derivati da animali all'uopo allevati e macellati;
il percorso che porta alla produzione di un prodotto alimentare «dalla terra alla tavola» è un processo che vede coinvolti tutti i numerosi attori del sistema: commerciante all'ingrosso, commerciante al dettaglio e consumatore finale;
per la sicurezza igienico sanitaria di un alimento la fase del trasporto rappresenta la fase più delicata e sensibile della intera filiera alimentare;
infatti il consumatore finale non è in grado di sapere se il pesce che sta per acquistare sia stato trasportato con un mezzo idoneo, pulito o sotto ghiaccio -:
se il Governo intenda promuovere un tavolo tecnico, nel cui ambito coinvolgere anche il servizio di polizia stradale e i servizi veterinari regionali, al fine di organizzare controlli sui veicoli che trasportano alimenti di origine animale su tutta la rete autostradale.
(5-02448)

TESTO AGGIORNATO AL 26 LUGLIO 2010

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SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazione a risposta in Commissione:

PIZZETTI e VICO. - Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
nei giorni scorsi il presidente dell'Unione petrolifera ha sostenuto che il calo dei consumi e delle esportazioni porterà «alla chiusura di 4 o 5 raffinerie, che sono di troppo. Ogni raffineria dà lavoro, con l'indotto, a circa 1500 posti di lavoro -:
quali siano gli intendimenti del Governo in ordine a quanto rappresentato in premessa;
se il Governo sia a conoscenza degli impianti a rischio chiusura;

quali iniziative il Governo intenda assumere a tutela dei lavoratori a vario titolo coinvolti dalla ipotizzata chiusura di impianti;
come il Governo intenda agire per garantire la bonifica delle aree eventualmente interessate.
(5-02447)

Interrogazioni a risposta scritta:

ZAMPARUTTI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. - Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
risulta che l'Italia non ha ancora inviato a Bruxelles il rapporto di previsione sulle energie rinnovabili;
in questo documento i governi devono indicare se stimano di produrre energie verdi sufficienti, in eccesso, o se dovranno ricorrere all'aiuto di altri stati per raggiungere gli obiettivi fissati da Bruxelles per il 2020 con la direttiva 2009/287CE;
il testo è preparatorio al piano d'azione nazionale definitivo da presentare entro fine giugno 2010, in cui si specifica il potenziale del paese in termini di rinnovabili;
inoltre il piano nazionale per l'efficienza energetica non risulta redatto entro il 2009 -:
per quali motivi il suddetto documento sulle energie rinnovabili non sia stato ancora inviato e quando si intenda inviarlo;
per quali motivi il piano per l'efficienza energetica non sia stato ancora inviato e quando si intenda inviarlo.
(4-06010)

ZAMPARUTTI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
le associazioni che operano nel settore dell'efficienza energetica e della cogenerazione lamentano un aggravio da parte del Governo di circa il 15 per cento dei costi di auto-produzione dell'energia elettrica da fonti rinnovabili e da cogenerazione ad alto rendimento;
infatti per effetto di recenti disposizioni chi produce energia rinnovabile usufruendo del sistema del conto energia con scambio sul posto, accessibile a tutti gli impianti da fonti rinnovabili e da cogenerazione fino a 200 kW di potenza, vedrebbe applicati i corrispettivi e gli oneri, su tutta l'energia auto-prodotta e consumata, senza cioè tener conto di quanto l'impianto ha effettivamente scambiato con la rete;
prima dell'entrata in vigore di queste disposizioni invece, come spiega dal sito www.greenreport.it «chi aveva un impianto di microgenerazione o di piccola taglia pagava la differenza tra l'energia che consumava e quella che produceva e fatturava il delta alla rete, in cui erano compresi i costi di trasmissione e distribuzione. Se per esempio fatturava 10 kWh su questi pagava il 30 per cento di oneri di trasmissione e fatturazione. Adesso con l'articolo 33 del Ddl sviluppo, a prescindere dalle quantità consumate e prodotte, gli oneri del 30 per cento si pagano su tutto. Salvo chi utilizza reti ad alta tensione, ovvero i grandi produttori che rimangono assoggettati al vecchio sistema»;
quindi in pratica vengono penalizzati in prima istanza proprio i piccoli produttori, ovvero la piccola impresa o i privati cittadini;
a peggiorare la situazione, secondo quanto sostengono le associazioni c'è poi il fatto che lo schema di decreto legislativo n. 115 del 2008 in materia di usi finali dell'energia con riguardo ai sistemi efficienti di utenza, non ha recepito le indicazioni utili a consentire un quadro normativo

certo per la cogenerazione ad alta efficienza: si tratta di una tecnologia che incrementa il rendimento del combustibile utilizzato fino al 75 per cento, suddivisi in 40 per cento per l'energia elettrica e 35 per cento per la produzione di calore -:
se il Governo intenda prendere in considerazione quanto espresso dalle associazioni del settore ed in particolare l'eliminazione di qualsiasi onere su questo tipo di energia, l'eliminazione di soglie dimensionali ai sistemi efficienti di produzione energetica, la possibilità di utilizzare la garanzia d'origine dell'energia cogenerata come titolo di esenzione nel nuovo meccanismo dei certificati verdi, che sposta l'obbligo di acquisto sui grossisti, e infine se non ritenga opportuno che venga data attuazione alle politiche europee di sviluppo della cogenerazione ad alto rendimento, cosa che si attende da almeno 7 anni.
(4-06011)

NICOLA MOLTENI, REGUZZONI e STUCCHI. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
Mariella Burani fashion group tradizionalmente è un interlocutore molto importante per la filiera serica comasca;
sono, infatti, numerose le ditte del territorio che intrattengono abituali rapporti di fornitura con l'azienda ed il grande gruppo di confezione di Reggio Emilia è uno dei più importanti clienti per il distretto tessile comasco. Si può stimare che il valore dei tessuti comaschi si aggiri attorno ai 20 milioni di euro annui;
Mariella Burani, come noto, si trova in condizioni di sofferenza finanziaria che hanno condotto il gruppo in una situazione di gravissima insolvenza e si prospetta il rischio di un concordato preventivo che interromperebbe i rapporti di fornitura in un momento in cui il mercato presenta già una forte flessione delle richieste;
molte le piccole e medie imprese che operano nel settore del tessile, collegate al gruppo Mariella Burani, stanno vivendo un momento molto difficoltoso e rischiano di chiudere la propria attività, con conseguenze assolutamente dannose sull'occupazione;
l'attivazione immediata di una procedura di amministrazione straordinaria, secondo quanto stabilito dalla legge 18 febbraio 2004, n. 39, e successive modificazioni, cosiddetta legge Marzano, potrebbe rappresentare, così come già accaduto per il gruppo IT Holding ormai un anno fa, un valido strumento per la tutela delle imprese che operano nell'indotto e dei livelli occupazionali;
in questo modo verrebbe salvaguardata la continuità dell'attività aziendale, verrebbe conservato il know-how ed una capacità produttiva che hanno dato lustro al made in Italy, verrebbero salvati i posti di lavoro e verrebbe assicurata continuità ad un flusso di forniture preziosissimo per le ditte del distretto comasco, ancor più in un momento di grave contrazione dei fatturati -:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza della problematica di cui in premessa e se intenda attivarsi affinché possa essere applicata, nel caso specifico, la procedura di amministrazione straordinaria, ai sensi della citata legge 18 febbraio 2004, n. 39, e successive modificazioni, cosiddetta legge Marzano, a tutela delle realtà imprenditoriali ed occupazionali che gravitano intorno all'azienda.
(4-06012)

STRIZZOLO, MARAN e ROSATO. - Al Ministro dello sviluppo economico. - per sapere - premesso che:
dopo 22 anni dal referendum del 1987, con i quali gli italiani dissero «no» alle centrali atomiche, il Governo Berlusconi ha deciso di riaprire la strada del nucleare, tecnologia energetica che, a giudizio degli interroganti, presenta enormi costi economici e ancora problematiche ambientali e di sicurezza. In quella occasione, si recò a votare il 65,1 per cento

degli elettori, con i seguenti risultati: l'80,6 per cento contrario alla costruzione di centrali nucleari in Italia; il 71,9 per cento contrario alla partecipazione dell'Enel a impianti nucleari all'estero; il 79,7 per cento contrario ai contributi per incentivare le centrali nucleari;
il Parlamento ha approvato, col voto contrario del Partito democratico, il complesso di norme che consentono il ritorno al nucleare in Italia (legge 23 luglio 2009, n. 99, cosiddetta «legge sviluppo»), indicato da molti esponenti del centrodestra, in particolare dal Ministro interrogato, sostanzialmente come la «panacea» per i problemi energetici del Paese;
i siti per la costruzione delle future centrali nucleari potranno sorgere in aree già sedi di centrali o che comunque abbiano una buona capacità di trasmissione elettrica e disponibilità di acqua, secondo quanto previsto dal decreto legislativo attuativo della citata «legge sviluppo», che fisserà i criteri per la localizzazione dei nuovi impianti. Secondo indiscrezioni di stampa, di cui sono venuti a conoscenza gli interroganti, sulla base dei contenuti del suddetto decreto legislativo, il Governo avrebbe individuato dieci aree candidate ad ospitare i nuovi impianti per la produzione di energia nucleare e per lo smaltimento delle scorie: Trino Vercellese (Vercelli) in Piemonte, Caorso (Piacenza) in Emilia Romagna, Monfalcone (Gorizia) in Friuli Venezia Giulia, Chioggia (Venezia) in Veneto, Montalto di Castro (Viterbo) nel Lazio, l'area alla confluenza tra l'Umbria e il Lazio del Tevere e del Nera tra Orte (Viterbo) e Magliano Sabina (Rieti), Oristano in Sardegna, Termoli (Campobasso) in Molise, Scanzano Jonico (Matera) in Basilicata, Termini Imerese (Palermo) e Palma (Agrigento) in Sicilia;
la localizzazione definitiva delle centrali nucleari, secondo quanto dichiarato dal Ministro interrogato, sarà di fatto affidata ai soggetti privati che realizzeranno gli impianti. Infatti il Ministero, ricevute le richieste degli operatori, provvederà a trasmettere alla conferenza Stato-Regioni e all'Agenzia per la sicurezza nucleare l'elenco completo delle aree per una valutazione di merito. L'Agenzia avrà 60 giorni per esprimere il proprio parere;
a giudizio degli interroganti, è importante evidenziare che, sempre in base alla «legge sviluppo», i siti delle nuove centrali e i luoghi per la gestione delle scorie potranno essere localizzati anche contro il parere della regione che dovrà ospitarli e inoltre gli impianti potranno essere equiparati ad installazioni militari e le informazioni sul loro funzionamento saranno in questo caso inaccessibili ai cittadini;
è importante sottolineare che ben undici regioni italiane hanno presentato ricorso alla Corte costituzionale contro la norma che consentirebbe di realizzare le centrali anche contro la volontà delle amministrazioni regionali coinvolte;
il Governo, rispondendo a un'interrogazione presentata alla Camera dei deputati dal Partito Democratico, non ha ritenuto di indicare l'elenco dei siti nucleari, ma non ha smentito che la lista in via di predisposizione ricalchi quella definita a suo tempo dal Comitato nazionale per energia nucleare (Cnen); tutto ciò significa semplicemente che degli oltre 40 siti della mappa nucleare dell'Italia, uno di questi si trova in Emilia Romagna, a Caorso, già sede di una storica centrale. Inoltre altri siti saranno valutati in zone costiere prossime alla medesima regione;
è opportuno sottolineare che il tipo di tecnologia che si adotterà sarà la tecnologia francese European pressurized reactor (EPR), che prevede una dimensione di 1.600 megawatt, che richiede quantità di acqua tali da escludere tutte le localizzazioni sul Po, la cui portata idrica non è stabile e, per molti mesi all'anno, molto inadeguata;
mentre ai cittadini non viene indicato dove nasceranno gli impianti nucleari, secondo gli interroganti, la lista sarebbe nota, non solo al Governo, ma anche alle imprese interessate all'affare, come avrebbe ammesso candidamente lo stesso

amministratore dell'Enel Fulvio Conti, dichiarando testualmente nel corso di una trasmissione televisiva («Effetto domino», andata in onda su La7 il 6 dicembre 2009) che «nemmeno sotto tortura» avrebbe rilevato la lista;
a giudizio degli interroganti a fronte di vantaggi incerti e discutibili, in Italia non arriverebbero benefici dal ritorno al nucleare che, al contrario, comporta rischi economici ed ambientali notevoli: i problemi irrisolti legati allo smaltimento delle scorie, ai costi esorbitanti per la realizzazione degli impianti (che aggraveranno la bolletta energetica senza sviluppare alcun sistema di imprese ad alta tecnologia, essendo totalmente sussidiari alla tecnologia francese e non inseriti in una strategia industriale italiana) e ai pericoli di proliferazione procedure quasi militari per la localizzazione e la gestione di siti e impianti; estromissione delle regioni dalle scelte localizzative;
mentre l'Italia sceglie di ritornare dopo vent'anni all'energia nucleare, nel resto del mondo i grandi Paesi industrializzati non investono più nel settore nucleare, soprattutto da quando il mercato energetico si è privatizzato e nessun operatore di mercato investe se non ha coperture dei costi da parte dello Stato. Gli altri Paesi incentrano le proprie politiche di innovazione energetica sul risparmio, sulle fonti rinnovabili e sulla ricerca, vedendo in tali opzioni le strade maestre per fronteggiare i problemi ambientali legati ai cambiamenti climatici e per rendere le proprie economie più moderne e competitive -:
se il Ministro interrogato sia in grado di escludere che tra le aree dove prevedibilmente sorgeranno le future centrali nucleari, vi sia la regione Friuli Venezia Giulia, con particolare riferimento alla zona della costa al confine con il Veneto, ovvero lungo il fiume Tagliamento tra Spilimbergo (Pordenone) e Latisana (Udine) o il territorio del comune di Monfalcone;
se il Ministro intenda fornire urgentemente elementi sui criteri e le modalità di scelta adottati per la realizzazione delle centrali nucleari, nonché sul numero dei siti individuati per la localizzazione degli impianti e dei depositi per le scorie nucleari.
(4-06027)

LULLI, VICO e MASTROMAURO. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
il programma annuale delle attività promozionali dell'Istituto nazionale per il commercio estero (ICE) è finalizzato a sostenere le attività estere delle imprese, per sviluppare i processi di internazionalizzazione del sistema-paese e sostenere la crescita del reddito nazionale e dell'occupazione;
l'approvazione da parte dell'ICE del programma annuale è subordinata alla previa emanazione di apposite linee direttrici da parte del Ministro dello sviluppo economico;
il termine per la emanazione di queste linee direttrici è fissato dalla legge entro il mese di febbraio dell'anno precedente, in modo che l'ICE possa provvedere alla approvazione del programma promozionale entro il successivo mese di ottobre;
alla data del 7 gennaio 2009 il Ministro dello sviluppo economico non ha ancora provveduto alla emanazione delle suddette linee direttrici e che conseguentemente l'ICE non ha ancora potuto approvare il programma delle attività promozionali per l'anno già iniziato;
il ritardo già registrato nella emanazione delle linee direttrici e del piano promozionale annuale dell'ICE realizza un danno per le nostre imprese esportatrici, particolarmente grave per il momento di difficoltà congiunturale che le stesse attraversano, anche dal punto di vista del portafoglio ordini dell'estero;
sarebbe preferibile concentrare le risorse su iniziative a forte e immediato ritorno commerciale per le imprese, che invece possono contare su risorse finanziarie sempre minori, invece che continuare

a finanziare generiche iniziative di immagine del made in Italy e iniziative di diplomazia commerciale di dubbia efficacia, anche se di sicuro ritorno mediatico -:
quali siano le ragioni di questo inspiegabile ritardo ed in particolare se lo stesso sia da addebitarsi ad incurie o carenze degli uffici ministeriali e se del caso quali misure il Ministro intenda adottare per sanzionare o rimuovere eventuali comportamenti omissivi;
se invece le ragioni del ritardo siano da ricercarsi in conflitti politici interni al Governo che si riflettono sulla stessa struttura ministeriale e non consentono una conduzione coerente della materia delle attività di sostegno all'internazionalizzazione.
(4-06032)

...

Apposizione di una firma ad una interpellanza.

L'interpellanza urgente Bucchino e altri n. 2-00597, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 28 gennaio 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Rossomando.

Apposizione di firme ad interrogazioni.

L'interrogazione a risposta in Commissione Tommaso Foti n. 5-02103, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 12 novembre 2009, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Alessandri.

L'interrogazione a risposta in Commissione Cavallaro n. 5-02189, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 9 dicembre 2009, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Mariani.

L'interrogazione a risposta in Commissione Amici n. 5-02257, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 16 dicembre 2009, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Miglioli.

L'interrogazione a risposta in Commissione Ghizzoni e altri n. 5-02330, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 13 gennaio 2010, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati Strizzolo, Maran, Rosato, Rubinato.

L'interrogazione a risposta scritta Grimoldi n. 4-05965, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 2 febbraio 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Paolini.

L'interrogazione a risposta in Commissione Fava e altri n. 5-02430, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 2 febbraio 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Munerato.

Ritiro di un documento del sindacato ispettivo.

Il seguente documento è stato ritirato dal presentatore: interrogazione a risposta scritta Belcastro n. 4-02249 del 5 febbraio 2009.