XVI LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di martedì 2 febbraio 2010

Allegato B
Seduta n. 276 del 2/2/2010
TESTO AGGIORNATO AL 2 MARZO 2010

ATTI DI INDIRIZZO

Risoluzioni in Commissione:

La VIII Commissione,
premesso che:
l'articolo 1, comma 1116, della legge n. 296 del 2006 (legge finanziaria per il 2007), ha previsto la realizzazione di un sistema integrato per il controllo e la tracciabilità dei rifiuti, in funzione della sicurezza nazionale ed in rapporto all'esigenza di prevenzione e repressione dei gravi fenomeni di criminalità organizzata nell'ambito dello smaltimento illecito dei rifiuti;
il decreto legislativo n. 4 del 2008, con una modifica all'articolo 189, comma 3-bis, del decreto legislativo n. 152 del 2006 (Codice ambientale), ha previsto, nell'ambito della disciplina del catasto dei rifiuti, la realizzazione di un sistema informatico di controllo della tracciabilità dei rifiuti per la trasmissione e raccolta di informazioni su produzione, detenzione, trasporto e smaltimento di rifiuti e l'invio in formato elettronico del formulario di identificazione dei rifiuti, dei registri di carico e scarico e del modello unico di dichiarazione ambientale (M.U.D.);
la direttiva quadro in materia di rifiuti 2008/98/CE stabilisce, all'articolo 17, che gli Stati membri adottano le misure necessarie affinché la produzione, la raccolta, il trasporto, lo stoccaggio e il trattamento dei rifiuti pericolosi siano eseguiti in condizioni tali da garantire la protezione dell'ambiente e della salute umana, comprese misure volte a garantire la tracciabilità dalla produzione alla destinazione finale e il controllo dei rifiuti pericolosi;
l'articolo 14-bis del decreto-legge n. 78 del 2009 ha dettato le modalità di finanziamento del sistema nazionale per il controllo e la tracciabilità dei rifiuti;
in attuazione di quanto disposto dall'articolo 189, comma 3-bis del citato decreto legislativo n. 152 del 2006, il decreto ministeriale 17 dicembre 2009 ha quindi istituito il sistema di controllo della tracciabilità dei rifiuti, dettando le modalità di iscrizione ed i tempi di attuazione del nuovo sistema;
alcune associazioni imprenditoriali hanno espresso preoccupazione circa alcuni aspetti del provvedimento del Governo in tema di «tracciabilità» dei rifiuti, con particolare riferimento all'aumento dei costi, soprattutto per gli operatori medio-piccoli,

impegna il Governo:

a valutare - in considerazione della grave crisi economica in atto - tutte le iniziative utili volte a non far ricadere i costi del sistema sulle imprese;
a garantire un avvio graduale del sistema, limitando la prima fase alle imprese più grandi e la seconda fase alle imprese più piccole;
ad introdurre modalità organizzative volte a semplificare tutti gli adempimenti burocratici a carico delle imprese;
a valorizzare il contributo delle associazioni imprenditoriali, soprattutto nella fase di avvio del nuovo sistema, anche al fine di garantire una maggiore uniformità di comportamenti ed un più corretto rispetto delle regole;
a svolgere un monitoraggio nella prima fase attuativa, volto a evidenziare eventuali criticità che potranno determinarsi, in vista di una possibile correzione del provvedimento;
a chiarire la natura giuridica del Sistema di controllo della tracciabilità dei rifiuti (SISTRI), che non risulta essere un soggetto giuridico formalmente costituito.
(7-00258)
«Mariani, Realacci, Bocci, Braga, Bratti, Esposito, Ginoble, Iannuzzi, Marantelli, Margiotta, Martella, Morassut, Motta, Viola, Marco Carra».

La X Commissione,
premesso che:
la forte dipendenza energetica del nostro Paese dal petrolio impone l'adozione di modelli di sviluppo economico basati sul maggiore sfruttamento delle fonti energetiche rinnovabili, a bassa emissione di anidride carbonica;
l'Unione europea, di fronte al costante aumento della domanda di energia a livello mondiale, è stata spinta a rivedere le proprie strategie energetiche, puntando all'adozione di un modello di sviluppo che prevede per il 2020 il raggiungimento di quattro importanti obiettivi: ridurre del 20 per cento i gas climalteranti, aumentare del 20 per cento l'efficienza energetica, incrementare del 20 per cento il peso delle energie rinnovabili, sostituire il 10 per cento dell'attuale consumo di carburanti per veicoli con biocombustibili;
in Europa infatti, la fornitura principale di energia proviene in proporzione: dal petrolio (36,7 per cento), dal gas (24 per cento) dal carbone e da altri combustibili solidi (17,8 per cento), dal nucleare (14,2 per cento), dalla biomassa (5,1 per cento), dall'energia idroelettrica (1,5 per cento), dall'energia geotermica, solare ed eolica (0,8 per cento);
per limitare l'utilizzo di combustibili fossili sono state pertanto intraprese da parte di molti Paesi, in particolare dall'Italia, diverse azioni volte alla produzione di energia da fonti alternative, nonché al risparmio e all'efficienza energetica degli edifici;
la realizzazione di un modello di cogenerazione per la produzione di energia elettrica rappresenta per l'Italia un'opportunità per raggiungere, nel breve periodo, importanti risultati in termini di riduzioni di emissioni inquinanti;
nella cogenerazione possono essere utilizzate diverse fonti energetiche come il carbone, il gas naturale e le fonti energetiche rinnovabili, con capacità di impiego che vanno dalla micro generazione nelle abitazione private alle reti di teleriscaldamento, nonché agli impianti industriali. Lo sfruttamento di questa tecnologia è dunque auspicabile anche per contribuire ad accrescere l'efficienza del nostro tessuto imprenditoriale;
a differenza di un impianto convenzionale di produzione di energia elettrica, che ha una efficienza di circa il 35 per cento, mentre il restante 65 per cento viene disperso sotto forma di calore, un impianto di cogenerazione permette di recuperare la parte di calore prodotto dalla combustione per indirizzarla altri usi. In questo modo, la cogenerazione raggiunge una efficienza superiore al 90 per cento e questo permette di risparmiare energia primaria, salvaguardare l'ambiente, diminuire le emissioni di CO2 e diminuire i costi, anche in linea con gli obiettivi di Kyoto;
la materia prima con cui alimentare gli impianti che utilizzano la tecnologia della cogenerazione dovrebbe rientrare tra le produzioni agricole appartenenti al sistema delle agroenergie. In tal senso andrebbe incentivato l'uso di biomasse, oli vegetali e bioalcol provenienti da accordi volontari e vincolanti, tra cui i contratti quadro e gli accordi di filiera, che prevedano l'utilizzo di tali materiali prodotti nelle aree circostanti la sede degli impianti di cogenerazione,

impegna il Governo:

ad assumere iniziative per la definizione di un nuovo quadro normativo per la promozione e l'uso delle energie rinnovabili e della cogenerazione in grado di realizzare quella stabilità di lungo termine di cui le imprese hanno bisogno per prendere decisioni di investimento razionali nel settore, anche attraverso la rapida attuazione delle direttive comunitarie in materia;
ad adottare, a sviluppare e ad applicare politiche che aumentino il ricorso alle fonti rinnovabili, come la biomassa, nel settore energetico, e a promuovere una

riforma della politica agricola per sostenere coltivazioni utilizzabili ai fini energetici;
ad assumere iniziative volte a semplificare l'intero sistema normativo ed amministrativo, tenendo conto delle caratteristiche specifiche del settore delle rinnovabili e della cogenerazione, che comprende molti produttori di piccole e medie dimensioni sparsi nel territorio;
a promuovere il ricorso a strumenti quali le intese di filiera e o i contratti quadro, affinché per alimentare gli impianti a cogenerazione siano utilizzati materiali provenienti da intese di filiera e da filiera corta.
(7-00259)
«Fava, Reguzzoni, Torazzi, Allasia, Brigandì».

TESTO AGGIORNATO AL 24 FEBBRAIO 2011

...

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA
DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazione a risposta orale:

PALOMBA. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
lo svolgimento del vertice del «G8», inizialmente previsto all'isola di La Maddalena in Sardegna per il luglio 2009, in seguito al sisma che ha colpito l'Abruzzo nell'aprile del medesimo anno, è stato spostato nel territorio della città di L'Aquila;
l'articolo 17 del decreto-legge 28 aprile 2009, n. 39, recante «Interventi urgenti in favore delle popolazioni colpite dagli eventi sismici nella regione Abruzzo nel mese di aprile 2009 e ulteriori interventi urgenti di protezione civile», ha infatti disposto detto spostamento prevedendo che, dalla riprogrammazione e rifunzionalizzazione degli interventi per l'organizzazione del vertice stesso, sarebbero derivati risparmi di spesa quantificati in 220 milioni di euro per l'anno 2009;
secondo i dati della Protezione civile, riportati dal quotidiano La nuova Sardegna del 15 maggio 2009 le spese totali per il G8 a La Maddalena avrebbero dovuto ammontare a circa 377 milioni e 500 mila euro mentre erano stanziati 323 milioni di euro, con una differenza di ben 54 milioni e 500 mila euro;
si ha ragione di intendere che il G8 sia stato spostato in Abruzzo, oltre che per motivi economici, anche per l'impossibilità di concludere i lavori progettati in Sardegna;
con l'ordine del giorno n. 9/2468/49, del 23 giugno 2009 a prima firma dell'interrogante, accolto come raccomandazione, si impegnava il Governo - tra l'altro - a recuperare le risorse necessarie, per la realizzazione ed il completamento degli interventi originariamente previsti per lo svolgimento del vertice del G8 a La Maddalena e, in particolare, per la realizzazione delle cosiddette opere collaterali; a prendere le opportune iniziative al fine di rimborsare le spese documentate sostenute dagli operatori economici in vista del vertice del G8 a La Maddalena nonché il loro previsto mancato guadagno; a riferire al Parlamento sullo stato dei lavori eseguiti e da portare a compimento nonché i relativi costi e risorse;
in relazione a tale ordine del giorno il Ministero dell'economia e delle finanze ha comunicato, con una lettera indirizzata all'interrogante, quanto segue: «Con riferimento al recupero delle risorse necessarie a completare gli interventi originariamente previsti per lo svolgimento del G8 a La Maddalena, si precisa che, ai sensi dell'articolo 17 del decreto-legge n. 39 del 2009, i risparmi derivanti dall'applicazione dello stesso articolo devono essere destinati alla ricostruzione dei territori della regione Abruzzo colpiti dal sisma. Conseguentemente, per la realizzazione degli interventi originariamente previsti per lo svolgimento del G8 a La Maddalena e non già realizzati, occorre individuare specifica

e idonea forma di copertura finanziaria, fermo restando che i medesimi, qualora ritenuti prioritari per la valorizzazione e lo sviluppo del territorio, potrebbero essere finanziati nell'ambito del programma attuativo della regione Sardegna, risorse FAS - quota regionale - già preordinate alla medesima regione con la delibera CIPE n. 1/2009»;
quindi, le fonti per reintegrare quanto tolto alle opere previste a La Maddalena per il G8 non ci sono. Il Governo sostiene dunque che, se si vogliono completare le opere, si debbono utilizzare le risorse della regione Sardegna;
da tempo l'interrogante, ma non solo, ha denunciato il grave danno per l'erario e per l'economia dell'isola, a seguito del mancato svolgimento del G8 a La Maddalena. Alle richieste di informazioni e di chiarimento il Governo - come già detto - ha ribadito che non vi erano risorse per completare le opere incompiute e non ha, inoltre, riferito al Parlamento sullo stato dell'opera dei lavori e sui costi sopportati dallo Stato;
il quotidiano La Repubblica del 28 gennaio 2010 ha denunciato lo stato di abbandono dei lavori e di degrado delle strutture finora realizzate a La Maddalena, con conseguente inaccettabile spreco di denaro pubblico;
secondo gli stessi dati forniti dalla Protezione civile, i lavori a La Maddalena sono costati 327 milioni di euro, e le strutture destinate ad accogliere gli otto Capi di Stato nell'estate scorsa versano in condizioni penose di degrado: infiltrazioni, soffitti crollati, umidità, e altro;
come riportato dal suddetto quotidiano, «vi sono costruzioni compiute e inutilizzate, Nella fretta è stato speso più del necessario, e nella fretta è stato svenduto - praticamente regalandolo alla "Mita Resort" - l'Arsenale. La Regione, proprietaria della struttura, è stata tagliata fuori e oggi è totalmente immobile»;
come riporta ancora La Repubblica sono due le mega-opere costruite nell'ex Arsenale e nell'ex ospedale militare: una, la grande area dove si sarebbe dovuto svolgere il vertice, è andata in gestione per 40 anni ad un prezzo assai modesto alla «Mita Resort» di Emma Marcegaglia, l'altra opera è invece l'hotel a 5 stelle da 101 camere, costato 742 mila euro a stanza, ma che non ha trovato l'interesse di nessun imprenditore;
insomma, quello che doveva essere un volano per l'economia dell'isola si è tradotto - come prevedibile - in un vero fallimento, in uno sperpero inaudito di risorse pubbliche e, in definitiva, in un vergognoso affare per pochissimi;
a fronte dei maxi-investimenti oggi non c'è nemmeno una persona assunta, al contrario delle promesse fatte -:
quale sia lo stato economico dei lavori eseguiti a La Maddalena, con i costi affrontati e quelli ancora da affrontare, quale sia lo stato di manutenzione e di conservazione degli immobili realizzati, la loro destinazione attuale, lo stato giuridico ed il canone degli immobili ceduti in locazione o concessione, con ogni notizia utile o necessaria per comprendere quanto lo Stato abbia speso e perso nelle opere realizzate a La Maddalena fino allo spostamento del G8;
quante sono le risorse stanziate o che risultano spese per lavori non ancora eseguiti;
quali siano stati i criteri con i quali sono stati assegnati gli appalti, e se non si intenda verificare - nell'ambito delle proprie prerogative - se vi siano delle violazioni della normativa vigente in materia;
se il Governo abbia assunto le necessarie iniziative volte a garantire la piena efficienza e trasparenza sui lavori per la realizzazione delle opere per il G8;
se risponde al vero quanto riportato dettagliatamente dall'articolo indicato in premessa;

quali iniziative il Governo intende assumere per recuperare una delle più belle aree del mondo deturpata da insediamenti faraonici, che si sono rivelati non solo del tutto inutili ma probabilmente inutilizzabili, con evidente e grave danno per l'erario, e per la straordinaria valenza ambientale dell'isola.
(3-00879)

Interrogazione a risposta in Commissione:

BOCCI e SERENI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
le popolazioni di Umbria e Marche hanno subito ingenti danni a strutture abitative e produttive per effetto del sisma del 1997;
i danni prodotti hanno richiesto interventi di particolare complessità in considerazione del loro numero e dell'estesa superficie territoriale di intervento;
l'articolo 12 della legge 27 dicembre 1997, n. 449 (Misure per la stabilizzazione della finanza pubblica) ha previsto agevolazioni per i territori delle regioni Umbria e Marche colpiti dagli eventi sismici del 1997 in relazione all'acquisto e all'importazione di beni utilizzati e servizi, anche professionali, utili alla riparazione o alla ricostruzione di edifici o opere pubbliche distrutti o danneggiati;
le agevolazioni disciplinate dalla legge riguardano la concessione di un contributo corrispondente all'ammontare dell'IVA pagata per interventi di riparazione o ricostruzione che eccedono le opere coperte dall'entità dei fondi concessi dallo Stato per la ricostruzione;
il decreto del Ministro dell'interno del 28 settembre 1998, n. 499, ha definito modalità e procedure per accedere al contributo ed ha individuato nei comuni i soggetti competenti per l'espletamento dei relativi adempimenti;
i termini per accedere al beneficio sono stati ripetutamente prorogati per consentirne l'accesso anche a chi si è trovato nell'impossibilità di usufruirne a causa di ritardi nel riconoscimento delle condizioni di legge per averne diritto;
il Dipartimento della protezione civile presso la Presidenza del Consiglio dei ministri ha reso noto che, a seguito della mancata proroga dei termini di presentazione delle istanze di accesso ai benefici previsti dall'articolo 12 della legge n. 449 del 1997, saranno esaminate le sole richieste inoltrate entro il 31 dicembre 2008 e solo compatibilmente con le risorse finanziarie disponibili;
non sembra equo determinare situazioni di disparità non imputabili ai soggetti danneggiati dagli eventi sismici, per effetto di circostanze non dipendenti da loro volontà o da inerzia -:
quali iniziative, anche di carattere normativo, intenda adottare per garantire a tutti i cittadini delle zone colpite dal terremoto del 1997 un trattamento equo e non discriminatorio.
(5-02418)

Interrogazioni a risposta scritta:

BITONCI, STUCCHI, LUCIANO DUSSIN e LANZARIN. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
il terremoto che ha devastato Haiti rappresenta una tragedia di proporzioni enormi, che conta oltre 500 mila morti e un numero imprecisato di persone disperse;
interi quartieri sono stati completamente distrutti, a causa del crollo di edifici e costruzioni;
purtroppo c'è anche chi approfitta del dramma che sta vivendo Haiti: ci sono infatti notizie di assalti e saccheggi nella capitale e poiché il sisma ha danneggiato anche gli edifici della polizia, si rendono più difficoltose le operazioni di coordinamento dell'attività di controllo e repressione delle azioni criminali;

è crollato il carcere più importante del Paese e molti detenuti sono scappati;
Haiti è uno dei Paesi più poveri del mondo, il più povero in assoluto di tutto il continente americano e le condizioni di indigenza di gran parte della popolazione rischiano di rendere esplosiva la situazione;
avvertendo immediatamente la gravità della situazione ad Haiti, subito sono stati attivati aiuti da parte di numerose nazioni, seguiti da appelli alla solidarietà lanciati da organizzazioni umanitarie italiane e internazionali;
molte associazioni italiane, operanti nel campo delle adozioni internazionali, si sono attivate per chiedere le adeguate autorizzazioni, al fine di rispondere alle numerose richieste di famiglie intenzionate ad adottare i bambini di Haiti rimasti orfani;
tali associazioni risultano ancora in attesa di ricevere i permessi, mentre si apprende dai media che ad Haiti alcuni bambini risultano misteriosamente scomparsi dagli ospedali, acuendo il timore di verosimili operazioni di traffico dei minori -:
se si intenda accelerare l'iter burocratico-amministrativo per il rilascio delle previste autorizzazioni necessarie per le adozioni, in modo tale che, quando saranno rese note le stime dei bambini effettivamente orfani, si possa provvedere in tempi ragionevoli a dar seguito alle richieste delle famiglie.
(4-05923)

ZAMPARUTTI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
lo schema di decreto legislativo sui criteri per l'individuazione dei siti nucleari è tutt'ora all'esame delle Commissioni parlamentari competenti per un parere e la Conferenza unificata non ha ancora espresso il suo parere a riguardo;
dopo le parole dell'amministratore delegato di ENEL Fulvio Conti, che in un'intervista a La7 del 5 dicembre aveva dichiarato: «I siti dove sorgeranno le centrali nucleari in Italia li abbiamo già individuati ma non li dico neanche sotto tortura. Aspettiamo l'imprimatur del Governo», il 27 gennaio Cesare Pillon, amministratore dell'APS AGEGAS ha dichiarato al quotidiano Leggo di Padova: «Il nostro territorio è uno dei siti indicati per la possibile costruzione di una centrale nucleare. Se la linea è questa; occorre chiarirsi bene le idee. Il Governo ha le idee chiare, hanno già fatto le mappe dei siti e il triveneto è una delle aree per ospitare le centrali. Più precisamente le zone sono quelle vicino a Monfalcone e a Rosolina, nel polesine» -:
se risponda al vero quanto sopra riferito in merito alla già avvenuta individuazione delle mappe dei siti con l'indicazione, per quanto riguarda il Triveneto, di Monfalcone e Rosolina.
(4-05930)

PILI e CARLUCCI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro per le politiche europee, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dell'interno, al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
il dramma di un intero territorio, il Sulcis Iglesiente, è esploso in tutta la sua gravità nella giornata del 29 gennaio 2010 con l'occupazione dell'aeroporto di Cagliari-Elmas messa in atto dai lavoratori della società Alcoa;
il blocco dell'aeroporto ha provocato il dirottamento su altri scali di voli in arrivo e il ritardo di altri in partenza;
la tensione sociale rischia di sfociare in azioni ancora più drammatiche e clamorose che testimoniano il risultato che si

avrebbe davanti alla decisione di fermare gli impianti della società Alcoa di Portovesme;
con reiterati atti di sindacato ispettivo l'interrogante ha sollecitato l'intervento del Governo al fine di portare a compimento una puntuale ed efficace politica di riequilibrio del costo energetico nelle regioni insulari con particolare riferimento alla regione Sardegna;
nell'ambito degli atti di sindacato ispettivo veniva richiesto l'intervento autorevole del Governo affinché si ponesse fine ad una palese e insostenibile situazione di cartello elettrico monopolistico in Sardegna;
un anno fa nell'area industriale di Portovesme la società Eurallumina chiudeva la produzione di alumina, materia prima fondamentale per la produzione di alluminio primario;
nel mese di novembre 2009 la Commissione europea decideva di dichiarare aiuti di Stato gli interventi di riequilibrio proposti dal Governo italiano per consentire alle società energivore di poter proseguire la produzione con un costo dell'energia alla pari delle altre realtà produttive europee;
la decisione della Commissione europea comportava di fatto una sanzione di oltre 300 milioni di dollari per la società Alcoa, smelter di primaria importanza mondiale nel settore della produzione di alluminio primario;
a seguito di quella decisione la società Alcoa ha avviato con il Governo nazionale un serrato confronto al fine di definire strumenti in grado di consentire il mantenimento della produzione con un costo energetico alla pari delle altre realtà europee;
il confronto ha portato a definire un costo medio europeo dell'energia elettrica a 30 euro MW/ora;
il costo attuale praticato dalle società elettriche in Sardegna è di circa 65 euro MW/ora;
il Governo italiano al fine di perseguire l'obiettivo di riallineare il costo dell'energia alla pari della media europea ha proposto un articolato provvedimento (legge n. 99 del 2009) che prevedeva il ricorso al mercato virtuale, sia in termini di virtual power plant che di interconnector, oltre all'utilizzo di energia interrompibile erogabile a determinate condizioni di mercato;
l'applicazione del virtual power plant è risultato fallimentare per la scelta di destinare tale energia alle società produttrici di energia elettrica e non, come sarebbe stato auspicabile, alle industrie energivore;
l'applicazione degli altri strumenti previsti nella legge n. 99 del 2009, ipotizzata in una seconda fase dal Governo, al fine di scongiurare il pericolo di una fermata degli impianti dell'Alcoa di Portovesme e di Fusina, risultava di difficile applicazione per le implicazioni internazionali e i tempi per una verifica di compatibilità comunitaria risultavano eccessivamente lunghi per scongiurare la fermata degli impianti anticipata dalla società Alcoa;
una delle condizioni fondamentali per il mantenimento in marcia degli impianti è la definizione di azioni che escludano nuove sanzioni da parte della Commissione europea considerata l'impraticabilità giuridica di utilizzare nuovi strumenti regolatori del prezzo dell'energia da parte di chi aveva già subito sanzioni comunitarie, come nel caso di Alcoa;
il Governo in data 22 gennaio 2010 ha approvato un decreto-legge relativo allo strumento di erogazione dell'energia interrompibile il cui iter è appena stato avviato al Senato;
sul decreto-legge, utile al raggiungimento della soglia del prezzo medio europeo, non esiste nessun pronunciamento della Commissione europea che, come previsto dalle norme in materia si potrà pronunciare solo una volta che l'iter del

provvedimento finale sarà sottoposto alla valutazione di compatibilità comunitaria;
la società Alcoa ha annunciato che non esistendo nessun tipo di certezza sulla compatibilità comunitaria dei provvedimenti ritiene di dover fermare la produzione per sei mesi in attesa della definizione dei provvedimenti e la conseguente valutazione di compatibilità comunitaria;
la fermata degli impianti deve essere assolutamente scongiurata per evitare danni rilevanti sia sul piano tecnico che su quello produttivo e di mercato;
appare assolutamente necessario impedire, sia per i tempi che per scelta politica industriale, che un soggetto del rilievo internazionale di Alcoa, primo produttore mondiale di alluminio primario, abbandoni il polo industriale di Portovesme;
l'esigenza, sostenuta in tutte le precedenti interrogazioni, è quella di un autorevole intervento, nelle modalità che più si riterranno opportune, per la definizione di un immediato, improcrastinabile, indispensabile, accordo bilaterale tra la società Alcoa e un primario soggetto di produzione elettrica come l'Enel;
l'accordo bilaterale risulta l'unica ed ultima strada percorribile per scongiurare un disastro economico sociale senza precedenti che ancora può essere evitato con il mantenimento della produzione;
tale indispensabile necessità è rafforzata dal fatto che se il provvedimento proposto dal Governo, con l'ultimo decreto-legge sulla materia, avesse il via libera della Commissione europea si tratterebbe di un accordo bilaterale a tempo, sino all'approvazione degli strumenti attuativi contenuti nel provvedimento del Governo;
all'inderogabile accordo bilaterale per il quale esistono precedenti che hanno visto l'intervento delle pubbliche amministrazioni nella fase propedeutica va aggiunta l'immediata ripresa di un'azione strategica che disegni un percorso compiuto sulla strada dell'autoproduzione energetica;
nel 2003 le società Eurallumina, Alcoa e Portovesme srl presentarono di concerto con la regione Sardegna il progetto di centrale elettrica di autoproduzione a carbone con il rilancio del progetto Carbosulcis;
tale progetto rappresenta una soluzione strategica per l'intera area industriale e consentirebbe nel contempo di riavviare gli impianti di Eurallumina anche attraverso il coinvolgimento della società Glencord che dispone di una quota della stessa società di produzione di alumina;
la stessa società Glencord, già impegnata anche nella produzione dell'alluminio, potrebbe essere coinvolta direttamente in un progetto integrato con Alcoa e Rusal nel ciclo integrato metallurgico energetico del Sulcis;
la grave tensione sociale che in questi giorni si sta manifestando in tutta la sua gravità in Sardegna rischia di mettere a dura prova l'ordine pubblico;
la necessità di attivare un immediato confronto strategico istituzionale negli organismi comunitari rappresenta un passo decisivo nella definizione della vertenza -:
se non ritenga il Governo, al fine di non rendere vano il positivo impegno sin qui profuso, di attivare sin dalle prossime ore tutti gli interventi necessari per sollecitare la definizione di un accordo bilaterale a tempo sino al pronunciamento della commissione europea sui provvedimenti che saranno adottati dal Parlamento;
se non ritenga di dover valutare l'opportunità di avviare un immediato e serrato confronto con la Commissione europea perché la stessa possa vagliare nei tempi più rapidi possibili i provvedimenti che saranno adottati;
se non ritenga di riavviare con urgenza un tavolo con i soggetti interessati ad un progetto strategico energetico metallurgico

coinvolgendo prioritariamente Alcoa, Glencord e Rusal che consenta di definire il rilancio del comparto industriale della metallurgia primaria;
quale sia il «livello di guardia» con riferimento alla situazione dell'ordine pubblico conseguente alla grave crisi, economica sociale legata alla paventata chiusura degli impianti Alcoa di Portovesme.
(4-05934)

RUBINATO, FOGLIARDI, MONAI, MARTELLA, VIOLA e BARETTA. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro della gioventù. - Per sapere - premesso che:
il 26 gennaio 2010 a Roma si è svolta una cerimonia di presentazione della proposta di candidatura della città di Roma quale sede delle Olimpiadi del 2020;
in precedenza, anche la città di Venezia ha proposto la propria candidatura per la stessa prestigiosa manifestazione sportiva;
secondo recenti notizie apparse sulla stampa, risulta che tra le imprese che si sono schierate a sostegno della candidatura della capitale vi sono aziende nazionali, anche partecipate dal Ministero dell'economia e delle finanze, quali Ferrovie dello Stato con l'amministratore delegato Mauro Moretti, Lottomatica con Marco Sala, RAI, Alitalia con l'amministratore delegato Rocco Sabelli;
risulta altresì che al comitato di supporto abbiamo aderito anche aziende facenti capo alla famiglia del Presidente del Consiglio dei ministri, quali Mediaset e Medusa Film, quest'ultima rappresentata dall'amministratore delegato Giampaolo Letta;
da alcune notizie di stampa si evincerebbe altresì che il vertice del CONI sarebbe già orientato a scegliere la città di Roma, e che l'amministrazione di Venezia avrebbe avuto pressioni per il ritiro della propria candidatura;
è necessario garantire la neutralità, almeno nella fase istruttoria e prima della decisione del CONI, del Governo italiano, degli enti pubblici e delle società di interesse nazionale direttamente o indirettamente partecipati o controllati -:
se non si ritenga quantomeno meno inopportuna la partecipazione attiva di aziende a partecipazione pubblica ai comitati a sostegno della scelta di una delle candidature;
se il Governo intenda assumere con urgenza le iniziative necessarie ed opportune per garantire l'imparziale, autonoma e trasparente valutazione delle candidature che saranno presentate entro il termine del 5 marzo 2010, affinché venga scelta la proposta migliore sulla base dei dossier che saranno presentati, assicurando pari opportunità alle città candidate.
(4-05935)

SCILIPOTI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
sembra che sia intenzione del Governo e del Ministro interrogato attuare una riforma scolastica volta in sostanza ad eliminare la geografia dalle materie di studio;
la riforma che sta per essere varata penalizza fortemente una disciplina, già tanto «mortificata» negli anni passati. La scomparsa in tutti gli istituti professionali, in quasi tutti i tecnici e la drastica riduzione nei licei (dove era ridotta per due ore settimanali solo nel primo biennio) pone dei seri problemi per la formazione dei giovani, che sono sempre più estranei rispetto al territorio dove vivono e spesso disconoscono quel che riguarda il resto del mondo;
la geografia è scienza dell'umanizzazione del pianeta Terra e quindi dei processi attivati dalle collettività nelle relazioni

con la natura, processi che nel corso del tempo hanno trasformato l'ambiente e hanno «costruito» il territorio nel quale oggi vive l'umanità;
la geografia è attenta al presente, che studia nelle varie articolazioni spaziali e nei suoi aspetti demografici, socio-culturali ed economici;
la geografia non può prescindere dalla dimensione del tempo, poiché lo spazio non è statico, cosa da cui essa trae la possibilità di leggere e interpretare i fatti che proprio nel territorio hanno lasciato testimonianza;
fare geografia a scuola vuol dire formare cittadini italiani e del mondo consapevoli, autonomi, responsabili e critici, che sappiano convivere con il loro ambiente e sappiano modificarlo in modo creativo e sostenibile, guardando al futuro;
la carenza o addirittura la completa assenza della geografia nella scuola secondaria di secondo grado priva gli studenti di conoscenze indispensabili, fra le quali quelle relative ai grandi problemi mondiali (ambientali, socio-economici, geopolitici e culturali) legati alla globalizzazione. Di particolare gravità risulta, inoltre, la carenza di conoscenze relative al nostro Paese. Infatti, la geografia d'Italia si studia nella scuola primaria, quando l'età non ne consente un'analisi più complessa (nella scuola secondaria di primo grado si studiano l'Europa e il mondo);
si rilevano allo stato attuale della riforma l'assenza della geografia in gran parte degli istituti tecnici e in tutti i professionali, nonché un preoccupante ridimensionamento della stessa nel liceo scientifico, dove nel biennio la geografia (a differenza degli altri licei) è associata alla storia con 99 ore (tre ore settimanali tra storia e geografia). Si ritiene necessario il ripristino delle 66 ore destinate autonomamente alla geografia, tenendo presente che, a differenza di altre discipline di base, è del tutto assente nel triennio. Un modulo di 66 ore nel biennio costituisce il tempo minimo per consentire una formazione geografica basilare e indispensabile;
negli istituti tecnici (oltre che in quelli professionali) la situazione è veramente anomala, giacché nella maggior parte degli indirizzi la geografia è del tutto assente, con la pesante conseguenza di immettere in una società complessa giovani che non sanno «orientarsi» tra le problematiche socio-territoriali per individuare e/o progettare soluzioni idonee;
laddove l'insegnamento della geografia è presente, subisce un ridimensionamento pesante, come accade in amministrazione, finanze e marketing, dove è attivato solo nel primo biennio, mentre oggi e anche nella precedente versione del testo della riforma (Ministro Moratti - liceo economico) era presente pure nel secondo biennio. È, a giudizio dell'interrogante, un arretramento grave, cui si dovrebbe porre rimedio prevedendo un triennio di approfondimento legato in particolare alla geografia economica;
ad avviso dell'interrogante, risulta incomprensibile l'eliminazione della geografia in logistica e trasporti; nei precedenti istituti tecnici nautici, infatti, la geografia ha un ruolo significativo (geografia del mare e geografia delle comunicazioni, del commercio e dei trasporti marittimi), che dovrebbe assolutamente mantenere proprio perché indispensabile nella formazione di specifiche professionalità;
anche in indirizzi impostati sull'ambiente e il territorio (come agricoltura e sviluppo rurale e costruzioni, ambiente e territorio) manca l'insegnamento della geografia, che proprio questi due concetti analizza e approfondisce);
le grandi sfide di oggi, e ancor più di domani (dalla globalizzazione ai mutamenti climatici), trovano nella geografia i presupposti di base per una conoscenza adeguata. I fenomeni migratori, i cambiamenti geopolitici e i confini mutevoli (non solo politici, ma anche culturali, sociali, economici), lo sviluppo sostenibile, le identità spaziali, le diversità culturali sono altrettanti temi cruciali per la società di competenza geografica;

l'associazione italiana insegnanti di geografia si è mobilitata, promuovendo un appello insieme alle altre associazioni geografiche, nel tentativo di trovare una soluzione adeguata che non mortifichi l'insegnamento della geografia;
detto appello ha riscosso un successo che va al di là delle stesse aspettative, non avendo a disposizione grandi mezzi per comunicare. Nel giro di una settimana hanno aderito circa 12.000 persone, tra cui molti rettori, presidi, giornalisti, oltre che docenti e studenti, casalinghe e pensionati -:
se siano stati opportunamente valutati i danni, derivanti da tale riforma, al bagaglio culturale degli studenti italiani;
se il Governo non intenda considerare la possibilità di una sostanziale revisione del contenuto della riforma, orientata a garantire la giusta importanza alla materia in questione.
(4-05941)

JANNONE e CARLUCCI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
cinque grandi tende bianche con la croce rossa sorgono nel cortile dell'ospedale Saint Damien: una capacità operativa da 150 pazienti al giorno che andrà dalla banale ingessatura fino al codice rosso, e che ha visto da subito i chirurghi al lavoro. La Protezione civile italiana, dopo l'avanguardia dei sopralluoghi, è sbarcata ad Haiti con uno staff medico di venti persone e potrà finalmente alleviare lo sforzo massacrante portato avanti finora dall'equipe delle fondazioni «Nph» e «Francesca Rava». Lo sbarco è stato tecnicamente un po' più complicato del previsto a causa del traffico aereo militar-umanitario, soprattutto americano, che ormai da giorni copre l'aeroporto 24 ore su 24: il volo con le strutture della Protezione civile italiana è stato costretto ad attendere tre ore prima di poter toccare terra per la mancanza di una minima finestra di spazio libero tra un cargo militare e l'altro;
il coordinatore sanitario della missione Rosario Chiarenza, insieme al chirurgo Giuseppe Arcidiacono, tengono a sottolineare lo spirito di collaborazione instauratosi fin dal primo momento con i medici volontari, come tutti qui, del Saint Damien, che peraltro ha a sua volta un altro italiano, Roberto dall'Amico, nel ruolo di direttore sanitario: l'obiettivo, spiegano, è quello di dirottare progressivamente sulla Protezione civile tutte le centinaia di pazienti adulti riversatisi qui e consentire così al Saint Damien di tornare pian piano alla sua natura di ospedale pediatrico. Le emergenze dell'ospedale, dove dopo il dramma indescrivibile dei primi giorni ci si sta lentamente avviando a una «emergenza di ordinata routine», sono tutt'altro che concluse, come del resto in tutta la città di Port-au-Prince, a cominciare dall'acqua potabile;
ma ciò che desta maggiore preoccupazione è il futuro dei bimbi estratti vivi dalle macerie e che non hanno più una famiglia. Quotidianamente, centinaia di telefonate giungono ai centralini delle associazioni chiedendo di adottare i bimbi di Haiti. La Commissione per le adozioni internazionali ha annunciato che è stato già stanziato un milione di euro per procedere alle adozioni, anche se il dilemma principale è quello di decidere se sostenere i bambini di Haiti in patria, oppure portarli in Italia. Sul punto ci sono idee divergenti. Se dall'Unicef Italia si invita a «non aggiungere al terremoto fisico quello psichico dello sradicamento dal proprio Paese» e dalla Fondazione Rava si invita a «sostenere gli orfanotrofi, anche per non spopolare l'isola dove l'età media è di 17 anni», dall'Aibi, Amici dei Bambini, si invita a offrire a quei piccoli soli una famiglia;
il sottosegretario Giovanardi ha affermato: «Cercheremo di aiutare le associazioni che sono già presenti, come la Caritas e l'Unicef. Sosterremo gli orfanotrofi di Haiti. Quindi aiuteremo le organizzazioni che creeranno là strutture per rispondere alle richieste di adozione che

arrivano già numerose alle associazioni italiane. Occorre controllare che i bimbi siano adottabili. Per poi assegnarli a coppie già riconosciute idonee dal tribunale. Poi penseremo ad affidi temporanei». Secondo una stima imprecisa, d'obbligo in un Paese dove i neonati spesso non vengono registrati e un bimbo su 10 muore entro i 5 anni, sono circa tre milioni e mezzo gli haitiani con meno di 20 anni. Non si sa quanti siano gli orfani. Anche se si calcola che circa 2 milioni di bambini siano stati coinvolti nel terremoto. «In questo momento i bambini di Haiti sono più morti che vivi e bisogna farli sopravvivere», spiegano dalla Fondazione Rava, che sta costruendo là un orfanotrofio da 600 posti, avvertendo allo stesso tempo che portar via i bambini significa «togliere il futuro all'isola». Il direttore di Save the children Italia, Valerio Neri, invita alla prudenza: «Un conto sono i neonati. Altro è sradicare un bambino dal suo Paese e dalla sua cultura per portarlo chissà dove. I bambini non sono pacchi, E poi con un governo inesistente quali garanzie abbiamo che finiscano in famiglie sicure e non siano oggetto di commercio?»;
«La sfida più importante, per il mondo che oggi apre il cuore e il portafoglio con una generosità davvero toccante, è quella di non abbandonare Haiti e gli haitiani a se stessi dopo che le troupe tv se ne saranno andate dall'isola». Dalla sua casa a Nord di Manhattan, la scrittrice afro-americana Toni Morrison, vincitrice del Premio Nobel per la letteratura nel 1993, lancia un appello alla comunità internazionale: «Restate nell'isola fino a che l'isola avrà bisogno di voi. È già successo tante volte in passato, dopo le guerre, gli uragani e le tante calamità che hanno flagellato la storia anche recente di Haiti le troupe smontano le tende e il mondo dimentica». Il premio Nobel auspica che sia organizzato ed attuato un «piano Marshall» per Haiti, identico a quello implementato nell'Europa post-bellica. «I Paesi che possono permetterselo e che oggi guidano la gara della solidarietà debbono allearsi per ricostruire da zero l'economia e le infrastrutture dell'isola distrutta»;
altra problematica è la violenza che sta scoppiando in questi giorni. Nelle strade ci sono saccheggi, assalti, linciaggi. Per prendere quel poco che è rimasto, o per difenderlo, si spara. Nei giorni scorsi una pallottola aveva colpito un bambino di sette anni, uscendogli dalla schiena. Per salvarlo bastava un drenaggio toracico. Purtroppo, con due sole sale operatorie a disposizione piene di feriti, la corsa contro il tempo è una sfida davvero impari. All'ospedale Choscal, nella bidonville di Cité Soleil, la situazione è disastrosa. Delle due sale operatorie una viene usata per le amputazioni e l'altra per i parti cesarei. È una pena: la maggior parte degli organi amputati potrebbero essere salvati, se ci fossero condizioni normali, con disinfezioni e cure prolungate che ora non possono essere offerte, Per questo si amputa, impedendo così che la cancrena si diffonda fino ad uccidere. Gli episodi di sciacallaggio aggravano la situazione: sono più di duecento le persone ferite negli scontri -:
quali iniziative il Governo intenda attuare per rafforzare il proprio contributo alla gravosa situazione ambientale e civile che ha colpito l'isola di Haiti;
quali misure possano in particolare essere adottate in favore delle migliaia di bambini rimasti senza casa e senza famiglia e, troppo spesso, assistiti da cure mediche inadeguate.
(4-05942)

...

AFFARI ESTERI

Interrogazioni a risposta scritta:

PICCHI. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
il piano di razionalizzazione della rete consolare prevederebbe il declassamento o la soppressione di numerose sedi e in particolare la chiusura del consolato

di Mulhouse in Francia con il conseguente spostamento di tutte le funzioni e del personale presso il consolato di Metz;
la sede consolare di Metz dista molte centinaia di chilometri da Mulhouse rendendo molto difficile la vita della comunità italiana di Mulhouse e creando difficoltà logistiche per lo spostamento del personale e degli archivi; sarebbe quindi più opportuno il trasferimento della sede di Mulhouse presso il consolato di Friburgo in Germania o quello di Basilea in Svizzera che distano solo pochi chilometri, con evidenti benefici sia per i cittadini che per l'amministrazione -:
per quali motivi si sia scelto di aggregare il consolato di Mulhouse a quello di Metz e non a quello di Friburgo in Germania o di Basilea in Svizzera;
se non ritenga opportuno procedere alla creazione di circoscrizioni consolari transfrontaliere ovvero che insistano su territori appartenenti a Paesi diversi ove questo semplifichi la vita dei cittadini e sia più efficiente per l'organizzazione dell'amministrazione.
(4-05939)

ANGELI. - Al Ministro degli affari esteri, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
per i principi di cui all'articolo 2 della Costituzione in materia di garanzia dei diritti inviolabili dell'uomo, sia come singolo, sia nelle formazioni sociali dove svolge la sua personalità che richiede l'adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale da parte dello Stato, nonché dell'articolo 3 recante l'obbligo di parità e dignità sociale del cittadino davanti alla legge, da anni si dibatte su un importante questione riguardante una nostra realtà sociale, quella dei nostri connazionali all'estero; occorre, per loro, dare, la piena ed effettiva attuazione del predetto principio costituzionale della pari dignità sociale ed eguaglianza davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di religione, di cultura di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali del cittadino, senza contare il disposto di cui al secondo comma dell'articolo 3 della Costituzione, secondo cui, è compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine sociale, che limitano, di fatto, la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione all'organizzazione politica economica e sociale del nostro Paese;
infatti, non possiamo dimenticare l'esistenza di un'altra Italia, costituita dalla collettività dei nostri connazionali stabilmente residenti all'estero, la quale ha diritto alle stesse prerogative e stessi diritti riservati ai cittadini italiani che vivono in Italia e la necessità di assicurare ai nostri connazionali, i medesimi trattamenti in materia assistenziale e previdenziale, ai fini della tutela della loro salute e dignità sociale e dei diritti tutti costituzionalmente sanciti che sono, di fatto, inderogabili;
per quanto riguarda la questione della concessione dell'assegno sociale (ex pensione sociale) ai connazionali che risiedono all'estero, è sicuramente un tema che impone considerazione ed adeguata trattazione, ma purtroppo da diverse legislature, non trova adeguata risoluzione. Sin dalla seduta del 22 ottobre 1976, durante la discussione del bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 1977, possiamo infatti trovarne traccia. In quell'occasione il deputato Tremaglia presentò un ordine del giorno dove era possibile leggere: «La Camera, nella osservanza e nel rispetto dei princìpi della giustizia sociale e della parità costituzionale dei cittadini, invita il Governo a corrispondere agli italiani residenti all'estero (...) e che rientrano nei casi previsti dalla legge, la pensione sociale con uguaglianza di trattamento rispetto a quanti si trovano in Italia (...)». Sono passati trentadue anni da quella seduta, ma ancora non si è trovata soluzione a questo problema anche se tutti i Governi ne hanno fatto una propria bandiera, soprattutto nelle ultime campagne elettorali,

nelle quali gli italiani all'estero hanno giocato un ruolo da protagonisti;
l'interrogante, avendo nel cuore i nostri connazionali emigrati e conoscendo approfonditamente le difficoltà, non solo economiche, che i nostri connazionali lontani dalla patria incontrano quotidianamente, intende riproporre la questione, auspicandone l'esame e la risoluzione dal Governo;
peraltro, l'interrogante è già intervenuto a favore dei connazionali in Argentina sia con question time dallo stesso discusso in III Commissione il 19 gennaio scorso (interrogazione n. 5-02351 «Sul rinnovo del contratto con la SWISS MEDICAL, compagnia assicuratrice per gli Italiani residenti in Argentina») sia, a seguito di non soddisfacente risposta del Governo, con interrogazione a risposta scritta n. 4-05868 pubblicata il 26 gennaio scorso, presentata al Ministro degli affari esteri ed al Ministro dell'economia e delle finanze;
in quest'ultima, l'interrogante ha chiesto chiarimenti al Governo sulla effettiva e rapida risoluzione della grave situazione per cui sono stati ridotti i fondi alla SWISS MEDICAL ed alle risorse per la polizza sanitaria in Argentina, rispetto all'insieme dei sussidi ed interventi gravanti sui fondi del capitolo 3121 del bilancio del Ministero degli affari esteri, che vengono erogati a tutta la rete estera dei connazionali indigenti, in misura del 23 per cento rispetto al precedente importo annuo, quindi la riduzione dei fondi per vincoli di bilancio, ha comportato dannosi effetti sulla platea dei beneficiari, ridotta del 40 per cento, e cioè dagli 8.320 già coperti si è passati a 5.000, con drastica riduzione di 3.200 anziani indigenti dalla copertura;
la riduzione è stata operata con l'utilizzo di criteri di misura di indigenza su base di criteri omogenei indicati dall'ambasciata in Argentina che hanno generato l'esclusione dalla copertura di ben 3.200 nostri connazionali, che ora sono inseriti nella lista suppletiva stilata con medesimi parametri, con danni alla salute e qualità di vita degli esclusi, che potrebbero versare in pericolo di vita, in quanto indigenti ed anziani, senza contare la possibilità di risarcimenti alla collettività e contenzioso contro la pubblica amministrazione, con aggravi al bilancio statale in caso di incapienza economica degli esclusi a sopperire alle spese sanitarie necessarie;
sono state chieste al Governo misure da adottare per eliminare detta discriminante esclusione dalla copertura sanitaria ai danni di una fascia sociale debole ed indifesa, che potrebbe essere assistita presso gli ospedali italiani presenti in Sudamerica, a pari condizioni di quelli rientranti nella fascia assicurata, cui potrebbero essere erogati i fondi decurtati alla SWISS MEDICAL, attingendo a risorse finanziarie disponibili, da stornare e erogare con priorità assoluta sui fondi dell'apposito capitolo del bilancio del Ministero degli affari esteri sopra citato, al fine di dare continuità all'assistenza sanitaria, ritenendo dall'interrogante altresì ingiusto e discriminatorio, che i connazionali indigenti già censiti e non inclusi nella polizza assicurativa con Swiss Medical - in aggiunta alle prestazioni previste dal Servizio Nazionale Pubblico argentino (PAMI) - possano solo usufruire per esigenze sanitarie, nell'ambito delle risorse finanziarie esistenti, dell'assistenza degli Uffici consolari attraverso l'erogazione d'interventi diretti;
a tale proposito l'interrogante quantifica la lista degli indigenti italiani in Argentina, secondo le stime esposte dal Governo, con cifre e criteri di cui sopra, censiti perciò in 8.320 unità, con la piena attendibilità assenta dal Governo;
si rende necessario, altresì, sanare un'altra manifesta iniquità e disparità di trattamento dei nostri connazionali residenti all'estero rispetto a chi risiede in patria e a tal fine, il nostro Governo, che sta dimostrando grande sensibilità e considerazione per la tutela dei lavoratori e della fasce indifese e indigenti della popolazione, dovrebbe auspicabilmente provvedere

a garantire pari dignità e trattamento a chi onora ed ha onorato la Nazione in suolo straniero, lì insediandovi la propria esistenza, la famiglia, il lavoro, ma col cuore sempre presente nella terra natìa;
l'interrogante si riferisce all'assegno sociale che, come è noto, è una prestazione di natura assistenziale, riservata ai cittadini italiani che hanno 65 anni di età, che risiedono stabilmente in Italia e che hanno redditi inferiori ai limiti previsti dalla legge. Dal 1o gennaio 1996 l'assegno sociale ha sostituito la pensione sociale, che continua comunque ad essere erogata a coloro che, avendone i requisiti, ne hanno fatto domanda entro il 31 dicembre 1995;
altrettanto noto è che un cittadino italiano, o equiparato, può fare domanda di assegno sociale quando non percepisce alcun reddito o ne percepisce uno inferiore all'importo corrente dell'assegno sociale, ha raggiunto i 65 anni di età e risiede abitualmente in Italia. Sono equiparati ai cittadini italiani: gli abitanti di San Marino, i rifugiati politici, i cittadini di uno Stato dell'Unione europea residenti in Italia e i cittadini extracomunitari in possesso di carta di soggiorno. La residenza abituale in Italia è un requisito fondamentale tanto che, se il titolare di assegno sociale trasferisce all'estero la propria residenza, ne perde il diritto. Dal 1o gennaio 2009, inoltre, è richiesto l'ulteriore requisito costituito dal soggiorno legale, in via continuativa, per almeno dieci anni in Italia. L'assegno sociale, infine, è una prestazione che non spetta ai superstiti;
infatti, l'articolo 20, comma 10, del decreto-legge 25 giugno 2008 n. 112 (convertito, con modificazioni, dalla legge n. 133 del 2008) ha stabilito che, a decorrere dal 1o gennaio 2009, l'assegno sociale, di cui all'articolo 3, comma 6, della legge n. 335 del 1995, debba essere corrisposto a coloro che, oltre al possesso dei prescritti requisiti, abbiano soggiornato legalmente, per almeno dieci anni in via continuativa, sul territorio nazionale. Attraverso tale previsione, in materia di immigrazione, si è inteso, in primo luogo, sanzionare quei ricongiungimenti familiari effettuati al solo scopo di ottenere la liquidazione delle prestazioni in argomento;
per l'anno 2009, l'importo mensile dell'assegno è di 409,05 euro. Ne deriva che, per lo stesso anno, l'importo annuo dell'assegno sociale è di 5.317,65 euro (cioè 409,05 x 13) e pertanto i limiti di reddito sono di 5.317,65 euro se il richiedente non è coniugato e di 10.635,30 euro annui (cioè 5.317,65 x 2) se il richiedente è coniugato. Se chi fa domanda non ha alcun reddito personale né insieme all'eventuale coniuge, percepisce l'assegno sociale in misura intera. Se, invece, i suoi redditi, quelli dell'eventuale coniuge oppure la somma di entrambi superano i limiti di legge, l'assegno sociale viene negato. Nel caso in cui il reddito del richiedente o quello del coniuge o la loro somma siano inferiori ai limiti di legge, l'assegno viene erogato con l'importo ridotto. In questo caso, sarà pagato un importo annuo pari alla differenza tra l'importo intero annuale dell'assegno sociale corrente e l'ammontare del reddito annuale;
per tutto quanto sopra, si può affermare che, alla pari dei cittadini italiani, comunitari (con l'iscrizione all'anagrafe comunale), extracomunitari (titolari di permesso di soggiorno CE per soggiornanti di lungo periodo), rifugiati politici e apolidi (titolari dei rispettivi titoli di soggiorno rilasciati dalle competenti autorità) anche i nostri connazionali ultrassessantacinquenni nati in Italia e residenti all'estero, che sono sprovvisti di reddito, ovvero possiedono redditi di importo inferiore ai limiti stabiliti dalla legge (italiana) e per di più parzialmente sprovvisti di copertura sanitaria, come in Argentina, avrebbero diritto, per motivi di equità, umanitari e di parità costituzionale a detta prestazione di carattere assistenziale, corrisposta dall'Inps per tredici mensilità e che prescinde dal pagamento dei contributi previdenziali, da erogare secondo reddito da considerare

in relazione al cambio valutario, il tutto secondo modalità di legge vigenti;
detta prestazione assistenziale che la legge n. 335 del 1995 (cosiddetta «Riforma Dini») ha istituito, in luogo della pensione, prescinde dall'esistenza di un rapporto assicurativo e contributivo ma, come sopra detto, per l'erogazione attualmente è necessario possedere determinati requisiti di natura reddituale e di cittadinanza e di obbligo di residenza abituale in Italia; ciò non deve essere un ostacolo affinché ne possano usufruire anche i nostri connazionali residenti all'estero in possesso dei requisiti di legge. Per quanto concerne i capitoli di spesa dai quali attingere i fondi, potrebbe essere possibile farlo dagli stessi capitoli per i quali si attinge per gli italiani che risiedono nella madre patria ed assimilati, alla stregua di tutti i cittadini equiparati, per cui i nostri connazionali residenti all'estero, potrebbero presentare domanda su carta libera all'INPS tramite la più vicina rappresentanza consolare o diplomatica italiana che, compiuti i necessari accertamenti, la inoltrerebbe all'Istituto con proprio parere e, nel contempo, predisporrebbe per ogni circoscrizione, un apposito registro con le indicazioni essenziali per la individuazione del soggetto e della decorrenza del provvedimento concessorio;
in particolare, ai cittadini italiani ultrasessantacinquenni, nati nel territorio della Repubblica italiana e residenti in Argentina, già al momento censiti ai fini della classificazione di indigenza secondo i parametri omogenei indicata dalla nostra Ambasciata (8.320 unità) come affermato dal Governo in occasione delle summenzionate interrogazioni recentemente presentate dall'interrogante, potrebbe venire erogato, in tempi più rapidi, dall'Istituto nazionale della previdenza sociale (INPS), per tredici mensilità l'anno, l'«assegno sociale» -:
quali iniziative anche di carattere normativo intenda adottare il Governo a favore dei nostri connazionali residenti all'estero, alla pari di tutti i cittadini italiani residenti in Patria e loro equiparati, per corrispondere l'«assegno sociale», alla pari dei cittadini italiani, dei comunitari (con l'iscrizione all'anagrafe comunale), degli extracomunitari (titolari di permesso di soggiorno CE per soggiornanti di lungo periodo), dei rifugiati politici e degli apolidi (titolari dei rispettivi titoli di soggiorno rilasciati dalle competenti autorità) poiché anche i nostri connazionali ultrassessantacinquenni nati in Italia e residenti all'estero, che sono sprovvisti di reddito, ovvero possiedono redditi di importo inferiore ai limiti stabiliti dalla legge italiana e per di più parzialmente sprovvisti di copertura sanitaria, come in Argentina dove sono stati già censiti dalle autorità consolari, avrebbero diritto, per motivi di equità, umanitari e di parità costituzionale, come detto in premessa, rispetto agli immigrati e ai cittadini italiani residenti in Italia, a detta prestazione di carattere assistenziale.
(4-05946)

...

BENI E ATTIVITÀ CULTURALI

Interpellanza:

Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro per i beni e le attività culturali, per sapere - premesso che:
la chiesa di San Biagio a Cividale del Friuli, edificio di culto di prestigiosa bellezza della città candidata nel 2009 dallo Stato italiano per entrare nella lista del patrimonio mondiale dell'umanità UNESCO, è oggetto di restauro da parte del Ministero per i beni e le attività culturali da 22 anni, e i lavori non sono ancora compiuti;
l'offerta museale della città ducale è da tempo pronta per allargarsi nella sede di Palazzo de Nordis, che invece rimane chiusa, nonostante gli interventi di adeguamento si siano conclusi da tempo;
i cospicui fondi statali erogati per un'urgente opera di sistemazione delle pareti interne del duomo e per il prosieguo

delle azioni di restauro nella chiesa di San Giovanni in Xenodochio, ulteriore cantiere ormai datato, sono stati revocati per i ritardi accumulati dalla Sovrintendenza;
il Ministro Sandro Bondi, in occasione delle elezioni amministrative del 2005 e in successive occasioni istituzionali, come nella sua visita ad Aquileia del 27 luglio 2008, garantì il massimo appoggio anche finanziario suo e del premier alla candidatura Unesco della città di Cividale, il cui progetto di gestione trova nelle suddette opere delle eccellenze e dei punti di forza -:
se, come e quando il Ministro intenda assumere iniziative concrete per dar seguito al promesso impegno, in particolare nelle suddette linee di intervento.
(2-00599) «Monai».

Interrogazione a risposta orale:

GOISIS. - Al Ministro per i beni e le attività culturali, al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
l'Amministrazione comunale della città di Padova con deliberazione della giunta n. 2010/0005 del 12 gennaio 2010 ha deciso di procedere ad una progressiva dismissione dell'edificio di via Concariola, sede della scuola secondaria di primo grado «F. Petrarca» dall'uso scolastico «limitando per il prossimo anno scolastico 2010-11 la formazione delle classi prime a solo due e a nessuna per il successivo anno scolastico 2011-12», garantendo da quest'ultimo anno la sola continuazione delle classi seconde e terze;
l'istituto in questione ospita complessivamente più di mille allievi distribuiti nel modo seguente:
a) 305 alunni della scuola secondaria di primo grado;
b) oltre 800 alunni frequentanti il centro territoriale permanente della scuola media statale «Petrarca» istituito nel 1970 per adempiere alle richieste di educazione per adulti, e comprendente l'offerta educativa della «scuola secondaria di I grado per adulti nonché il biennio per la scuola secondaria di II grado»;
il piano di dismissione prevede che l'utenza dell'istituto comprensivo citato sia dislocata nella sede della «scuola media statale Giotto», che teoricamente potrebbe garantire l'attivazione di tre classi prime, in quanto la quarta classe sarebbe riservata alla sezione musicale. L'istituto «Giotto» dovrebbe di fatto sopprimere la predetta sezione musicale;
la dismissione della scuola «Petrarca» creerebbe evidenti disagi sia al «bacino d'utenza» del quartiere situato nel settore sud-ovest del centro della città, sia agli studenti provenienti dalla periferia, costretti ad utilizzare un trasporto trasversale all'interno dei quartieri;
la «dismissione» non consentirebbe il mantenimento del centro territoriale permanente la cui offerta formativa di qualità consente la frequentazione di numerosi corsi convenzionati e riconosciuti a livello europeo, nonché corsi di alfabetizzazione della lingua italiana, favorendo così l'integrazione dei bambini stranieri;
la motivazione addotta dalla giunta nella citata deliberazione evidenzierebbe la necessità di operare detta dismissione a causa della negativa valutazione costi-benefici ascrivibile all'esoso stanziamento di risorse per l'integrale restauro dell'edificio, in particolare delle strutture lignee di copertura e dei solai del soffitto in cannucciato e di tutti gli elementi di pregio presenti quali opere pittoriche, stucchi, pavimenti in terrazzo alla veneziana;
la mancanza di fondi per la messa in sicurezza dell'edificio scolastico, nonché le prescrizioni della Soprintendenza territorialmente competente per le attività di restauro del suddetto palazzo storico, risalente alla prima metà del Settecento, consentirebbero a fine lavori, un uso limitato e condizionato dei locali dell'edificio da parte degli studenti;

al riguardo, si segnala che la maggior parte degli istituti scolastici del centro storico è collocata in edifici di pregio con oggettivi problemi strutturali, e quindi il carattere storico delle sedi scolastiche non può essere visto come un limite posto dalla scarsa efficienza dei locali;
il progetto di restauro, approntato dall'Amministrazione comunale, avrebbe un costo di 5 milioni di euro, molto superiore rispetto ai due milioni di euro stanziati dalla regione;
la scuola Petrarca ha sede nel palazzo Mussato, automaticamente inserito nell'elenco dei beni vincolati in quanto di proprietà pubblica, costruito da più di cinquanta anni, il cui progettista è Gerolamo Frigimelica Roberti morto nel lontano 1732;
la stessa Amministrazione comunale nel 1992 con la variante al centro storico ne avrebbe riconosciuto il valore inserendolo fra le unità di piano di classe A, in quanto edificio «con carattere di permanenza storica e di particolare valore architettonico e urbanistico» in cui si potrebbe operare solo con il restauro filologico, oltre alla manutenzione ordinaria, con l'obbligo della conservazione o del ripristino dell'impianto distributivo originario e degli spazi scoperti;
quest'antica residenza signorile rischia di essere trasformata in alloggi privati di lusso «per pochi eletti», divenendo «indisponibile» alla fruizione pubblica;
la predetta trasformazione porterebbe nelle casse del comune di Padova 15 milioni di euro, ma annullerebbe il valore economico che prestigiosi rappresentanti istituzionali e l'associazione Italia Nostra assegnano ai beni culturali e al paesaggio;
ai sensi degli articoli 10 e 12 del Codice dei beni culturali si deve per prima cosa procedere alla verifica del valore storico e culturale del palazzo, per ottenere l'autorizzazione alla alienazione;
pochi paesi privilegiati come il nostro possono permettersi di far crescere almeno una parte dei propri giovani cittadini in immobili di pregio, che non devono essere abbandonati per mere questioni di sicurezza -:
quali iniziative di competenza i ministri interrogati intendano intraprendere per impedire la progressiva dismissione della scuola «Petrarca», anche attraverso adeguati interventi di sostegni finanziario, onde evitare di disperdere il patrimonio educativo che la predetta scuola ha consolidato nel tempo, entrando nelle cronache della storia locale di Padova, nonché per fornire alle famiglie degli studenti la garanzia di trovare una importante sede scolastica nel quartiere di residenza per i propri figli, limitando così l'esodo delle coppie giovani.
(3-00892)

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DIFESA

Interrogazione a risposta scritta:

MAURIZIO TURCO, FARINA COSCIONI, BELTRANDI, BERNARDINI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
il 14 febbraio 2008 il direttore generale della sanità militare ha emanato una direttiva tecnica in applicazione del decreto ministeriale 31 marzo 2003, inerente alle procedure applicative e alla data di introduzione delle schedule vaccinali e delle altre misure di profilassi;
nell'allegato «B» alla direttiva sono indicati le modalità e le dosi di somministrazione, le controindicazioni di ogni singolo vaccino;
dopo il devastante sisma che ha colpito la Repubblica di Haiti, ed in particolare la capitale Port au Prince, il Ministro della difesa ha deciso, motu proprio, di inviare, oltre alla portaerei Cavour, un contingente militare composto da 120 carabinieri con il compito di garantire la sicurezza durante le operazioni di soccorso alle popolazioni;

le condizione igienico-sanitarie nella Repubblica di Haiti sono state gravemente compromesse dagli eventi e quindi i rischi epidemiologici sono, attualmente, particolarmente elevati;
risulta agli interroganti che i militari scelti per partecipare alla missione denominata «Operazione White Crane» siano stati sottoposti a numerose vaccinazioni, per alcuni di essi fino a 11 vaccini somministrati contemporaneamente; non è chiaro, al riguardo, se siano state rispettate le prescrizioni di non contemporaneità e le tempistiche prescritte dalla direttiva tecnica citata;
sul sito ufficiale del Ministero della difesa, il giorno 24 gennaio 2010 è stato pubblicato un comunicato in cui si legge «A bordo della portaerei italiana il clima è sereno e il personale si sta sottoponendo ad un ciclo di vaccinazioni per poter operare agevolmente sull'isola. Reparti degli alpini della brigata Julia dell'esercito, militari dell'aeronautica, dei carabinieri e personale della croce rossa italiana, insieme agli uomini del reggimento San Marco e al personale imbarcato della Marina militare stanno affinando il piano di sbarco degli aiuti previsto per i primi giorni di febbraio, dopo aver prelevato in Brasile personale medico ed elicotteri»;
sono numerosi i casi di morte o gravi patologie contratte da militari a seguito dell'errata somministrazione di vaccini; è infatti timore degli interroganti che la mancata osservanza delle prescrizioni contenute nella richiamata direttiva potrebbe avere anche gravi effetti sull'integrità fisica e la salute dei vaccinandi -:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti narrati in premessa, se corrispondano al vero, e in caso affermativo se intenda assumere immediati provvedimenti nei confronti di tutti coloro che hanno eventualmente disatteso alle modalità di somministrazione dei vaccini come stabilito dalla direttiva tecnica;
quali siano le vaccinazioni a cui è stato sottoposto il personale militare precettato per la missione di soccorso, con quali modalità e tempi di somministrazione;
quanti siano stati i casi in cui i militari sottoposti al ciclo di profilassi vaccinale hanno accusato effetti collaterali, di quale entità e con quali conseguenze;
quanti siano i militari deceduti o colpiti da gravi patologie a causa delle vaccinazioni a cui sono stati sottoposti durante il servizio o per ragioni di servizio e se risulti che gli stessi abbiano prestato il loro consenso alle vaccinazioni.
(4-05948)

TESTO AGGIORNATO AL 24 FEBBRAIO 2011

...

ECONOMIA E FINANZE

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'economia e delle finanze, il Ministro dello sviluppo economico, per sapere - premesso che:
nei giorni scorsi la stampa ha ampiamente riferito le ipotesi di una prossima fusione tra Telecom Italia e Telefonica e il Ministro dello sviluppo economico ha preannunciato l'acquisizione di informazioni su tali ipotesi;
la capitalizzazione del gruppo Telefonica è quattro volte quella di Telecom Italia e questa diversa consistenza non potrebbe che riflettersi sugli equilibri azionari e di governance del gruppo risultante da una eventuale fusione;
l'accesso a internet si configura come un servizio pubblico di natura universale, alla stregua di servizi come posta, luce o telefono nel secolo scorso;
Telecom Italia possiede la infrastruttura nazionale di accesso a internet, infrastruttura che non è duplicabile trattandosi di monopolio naturale;
questa infrastruttura costituisce il sistema nervoso dell'intera economia, e per

questo in tutti i principali Paesi del mondo il suo controllo è in mano dello Stato o di aziende private del Paese stesso;
nei prossimi anni la rete dovrà essere oggetto di forti investimenti per la banda ultralarga, componente irrinunciabile del futuro di tutte le economie sviluppate;
le telecomunicazioni, settore strategico all'avanguardia dell'industria nazionale, attraversano una fase difficile e i piani industriali dell'incumbent Telecom Italia hanno un impatto rilevante sul fatturato e sui livelli occupazionali dell'indotto;
il Ministro dell'economia e delle finanze è titolare nei confronti di Telecom Italia dei poteri speciali di cui alla legge n. 474 del 1994 (golden share), e tali poteri sono stati confermati e meglio definiti dal decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 10 giugno 2004 -:
quale sia la posizione del Governo in merito alle ipotesi di fusione tra Telefonica e Telecom Italia anche in relazione all'esercizio dei poteri speciali;
quali condizioni il Governo intenda porre per assicurare da parte di Telecom Italia continuità di investimenti sulla rete e sulle attività di ricerca nonché il mantenimento dei livelli occupazionali;
quali iniziative il Governo intenda adottare per assicurare sia il superamento del digital divide che lo sviluppo degli investimenti per la fibra ottica delle reti di prossima generazione.
(2-00602)
«Gentiloni Silveri, Giachetti, Maran».

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

VI Commissione:

FLUVI e CAUSI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
con la sentenza n. 238 del 24 luglio 2009, la Corte costituzionale ha, seppur incidentalmente, affermato che la TIA (tariffa di igiene ambientale), presentando tutte le caratteristiche del tributo, è estranea all'ambito di applicazione dell'IVA;
al contrario, precedentemente alla citata sentenza sia il decreto ministeriale n. 370 del 2000, sia il n. 127/sexiesdecies della Tabella A, parte III, allegata al decreto del Presidente della Repubblica n. 633 del 1972, nonché la risoluzione 250E/2008 dell'Agenzia delle entrate avevano ribadito l'assoggettabilità ad IVA della tariffa in questione;
la collocazione della TIA nell'ambito delle prestazioni patrimoniali imposte implica, di conseguenza, la necessità di una revisione urgente della normativa di secondo livello collegata alla stessa tariffa e delle prassi operative consolidatesi nel tempo;
di assoluta rilevanza è, inoltre, il potenziale impatto derivante dalla citata sentenza, non solo sui conti dello Stato, percettore in ultima istanza dell'IVA, ma anche su quelli dei soggetti gestori in via diretta (comuni, ambiti territoriali ottimali e altro) o in via indiretta (aziende concessionarie) delle responsabilità in merito alla fornitura dei servizi ambientali, nonché alla riscossione dei relativi pagamenti da parte di famiglie e imprese;
sono passati alcuni mesi dalla pronuncia della Corte costituzionale senza che sia stato predisposto un intervento normativo organico di definizione della problematica di cui trattasi, determinando così situazioni di grave incertezza e preoccupazione nel settore, già appesantito dalla crisi del sistema gestionale dei rifiuti, danni alla operatività delle aziende e frustrazione delle legittime aspettative di rimborso da parte dei cittadini;
stanno scadendo i termini di approvazione dei bilanci dei comuni e delle imprese di igiene ambientale, soggetti che si trovano impossibilitati a procedere in mancanza di precise indicazioni normative -:
quali iniziative intenda assumere il Governo per dare risposta alle preoccupazioni

degli amministratori locali e alle legittime attese dei cittadini, senza al contempo penalizzare le aziende del settore e i bilanci degli enti locali.
(5-02425)

BRAGANTINI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
il comma 11 dell'articolo 21 della legge 27 dicembre 1997, n. 449, ha attribuito agli amministratori di condominio la qualifica di sostituto di imposta, con il conseguente obbligo di operare all'atto dei pagamenti la ritenuta a titolo di acconto dell'imposta sul reddito delle persone fisiche dovuta dai percipienti, con obbligo di rivalsa e di compilare e trasmettere annualmente il Modello 770;
il comma 43 dell'articolo 1 della legge 27 dicembre 2006, n. 296, ha introdotto l'ulteriore obbligo a carico dell'amministratore di operare una ritenuta del 4 per cento a titolo di acconto dell'imposta sul reddito dovuta dal percipiente, con obbligo di rivalsa, sui corrispettivi dovuti per prestazioni relative a contratti di appalto di opere o servizi, anche se rese a terzi o nell'interesse di terzi, effettuate nell'esercizio di impresa;
attualmente l'invio della certificazione della regolarità/irregolarità del modello 770 da parte dell'Agenzia delle entrate è effettuato presso il domicilio fiscale del contribuente, oppure telematicamente presso l'intermediario che ha effettuato l'invio della dichiarazione;
nel caso specifico il contribuente è costituito dal condominio e, di conseguenza, le comunicazioni sono inviate all'indirizzo del condominio stesso, con il concreto rischio che vadano perse -:
se ritenga di modificare, tramite apposito provvedimento, le modalità di trasmissione delle certificazioni di regolarità delle dichiarazioni, facendo in modo che le stesse vengano trasmesse direttamente all'amministratore e non ai singoli condomini.
(5-02426)

MILO, ZELLER e BRUGGER. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 1 della legge 27 dicembre 1997, n. 449 (legge finanziaria per il 1998), come da ultimo prorogato fino al 31 dicembre 2011 dalla legge 23 dicembre 2009, n. 191 (legge finanziaria per il 2010), concede una detrazione in misura pari al 36 per cento fino a un tetto massimo di spesa, per interventi di ristrutturazione edilizia, espressamente prevedendo che, qualora si tratti di immobili soggetti al vincolo della tutela del patrimonio culturale, le agevolazioni già previste per tali beni siano fruibili nella misura ridotta alla metà se cumulate alle detrazioni del 36 per cento per le ristrutturazioni edilizie;
successivamente, la legge 27 dicembre 2006, n. 296 (legge finanziaria per il 2007), ha introdotto anche le detrazioni fiscali pari al 55 per cento per interventi di risparmio energetico, senza specificare espressamente quale regime fiscale dovesse applicarsi agli immobili soggetti al vincolo della tutela del patrimonio culturale, ovvero se anche in questo caso le due agevolazioni fossero cumulabili e se la detrazione spettante propriamente agli immobili sottoposti a vincolo andasse ridotta alla metà;
a norma dell'articolo 6, comma 3, del decreto legislativo 30 maggio 2008, n. 115, di attuazione della direttiva 2006/32/CE, dal 1o gennaio 2009, gli incentivi fiscali per la promozione dell'efficienza energetica non sono più cumulabili con altri contributi comunitari, regionali o locali, senza alcun riferimento alle altre agevolazioni statali -:
se ritenga cumulabili le detrazioni fiscali del 55 per cento per interventi di risparmio energetico con le detrazioni del 19 per cento previste per interventi su immobili soggetti al vincolo della tutela del patrimonio culturale e, in caso affermativo, se il cumulo delle detrazioni dia luogo al recupero pieno del 19 per cento oppure se vada applicata la riduzione al 50 per

cento, come prevista dall'articolo 1 della legge 27 dicembre 1997, n. 449.
(5-02427)

BARBATO. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
i due maggiori gruppi bancari italiani, Unicredit e Intesa SanPaolo, starebbero avviando, e, nel caso di Unicredit, avrebbero già realizzato, un processo di massiccia esternalizzazione all'estero di molti servizi bancari di grande impatto sul piano occupazionale;
in particolare, il gruppo Intesa SanPaolo starebbe trasferendo in Romania, a partire dalla seconda metà del 2009, una serie di attività quali le lavorazioni relative agli archivi, le attività dei centri servizi, la produzione degli estratti conto periodici, nonché attività di retrosportello;
il gruppo Unicredit avrebbe invece già di fatto concluso tali operazioni di esternalizzazione all'estero;
in tale contesto i sindacati del settore hanno chiesto un incontro urgente con la controparte datoriale, che dovrebbe aver luogo nei primi giorni del mese di febbraio 2010;
è evidente come tale processo, riguardando i due maggiori gruppi bancari, che hanno rapporti con circa il 70 per cento dell'intera clientela bancaria, determini riflessi decisivi sui complessivi assetti sistema creditizio nazionale;
tale strategia, evidentemente finalizzata ad un abbattimento massiccio dei costi delle banche, pone seri interrogativi, sia sotto il profilo delle ricadute negative che esso avrà inevitabilmente sull'occupazione nel nostro Paese, sia per quanto riguarda le sue conseguenze rispetto alla struttura complessiva ed all'operatività del sistema bancario e creditizio italiano;
sussiste infatti il rischio che politiche molto aggressive di esternalizzazione, inizialmente circoscritte alle attività meramente esecutive, possano progressivamente estendersi anche a funzioni a più elevato valore aggiunto e di maggior rilievo decisionale e strategico, portando ad un progressivo impoverimento e ad una disarticolazione della struttura bancaria del Paese;
inoltre, è fondato il timore che tali strategie aggravino il fenomeno, già avvertito in particolare nelle aree del Mezzogiorno, dell'allontanamento dal territorio degli operatori bancari, riducendo ulteriormente la loro conoscenza delle realtà locali e la loro capacità di sostenere la crescita delle piccole e medie imprese;
ulteriori preoccupazioni riguardano altresì le ricadute che tali iniziative di esternalizzazione possono avere sulla qualità e trasparenza dei servizi offerti ai consumatori dalle banche;
quali iniziative di competenza intenda assumere rispetto alle problematiche evidenziate in premessa, anche a tutela dei livelli occupazionali.
(5-02428)

PUGLIESE. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
il comma 2-ter dell'articolo 12 della legge n. 289 del 2002 prevede che i debiti tributari iscritti in ruoli emessi dal 1o gennaio al 30 giugno 2001 possono essere estinti dai debitori, sulla base di apposita comunicazione dai concessionari del servizio nazionale della riscossione, attraverso il versamento di una somma pari a 25 per cento dell'importo iscritto, da versarsi in due soluzioni;
la norma appena descritta è stata introdotta nel testo dell'articolo 12 della predetta legge n. 289 del 2002 dal comma 2-ter dell'articolo 1 del decreto-legge n. 143 del 2003, comma a sua volta inserito nel decreto-legge n. 143 dalla legge di conversione 1o agosto 2003, n. 212, la quale è entrata in vigore il 12 agosto 2003;
in forza di tale previsione, numerosi contribuenti sono stati informati dall'Amministrazione finanziaria della possibilità

di avvalersi di tale strumento di definizione dei propri debiti tributari ed hanno proceduto al versamento della prevista percentuale del 25 per cento della somma iscritta al ruolo;
a distanza di diversi anni, gli uffici dell'Amministrazione finanziaria hanno contestato a numerosi contribuenti la validità di tale definizione, sostenendo che le comunicazioni inviate dagli stessi uffici tributari non sarebbero state valide, in quanto precedenti all'entrata in vigore della norma, di cui al predetto articolo 1, comma 2-ter, del decreto-legge n. 143 del 2003 che la prevede;
conseguentemente, i contribuenti interessati sono stati invitati a versare l'intero ammontare della somma iscritta al ruolo;
la situazione appena descritta risulta quanto meno paradossale, suscitando gravi perplessità circa il comportamento tenuto dai concessionari della riscossione, i quali avrebbero proposto ai contribuenti di avvalersi di una forma di definizione dei loro carichi tributari prima che ciò fosse previsto dalla normativa in materia;
in ogni caso, ancor più paradossale risulta l'ulteriore atteggiamento assunto dall'amministrazione tributaria nel suo complesso, la quale non si è fatta carico delle responsabilità nel caso specifico, e non ha trovato altra soluzione che quella di richiedere ulteriori somme ai contribuenti, senza, ad esempio, valutare se la successiva entrata in vigore, a decorrere dal 12 agosto 2003, del comma 2-ter dell'articolo 1 della legge n. 289, introdotto dal decreto-legge n. 143 del 2003, come integrato dalla legge n. 212 del 2003, abbia potuto sanare gli errori commessi nell'invio delle predette comunicazioni;
al di là di tali aspetti, appare comunque prioritario, in ottemperanza allo statuto dei diritti del contribuente, tutelare gli interessi dei contribuenti coinvolti i quali, in piena buona fede ed in modo assolutamente incolpevole, hanno aderito ad una proposta di definizione avanzata nei loro confronti dall'Amministrazione finanziaria, evitando che ad essi siano addossati oneri ulteriori per errori compiuti dalla stessa Amministrazione -:
se ritenga possibile riconoscere validità ai versamenti effettuati dai contribuenti a titolo di definizione dei carichi di ruolo emessi nel periodo compreso tra il 1o gennaio ed il 30 giugno 2001 sulla base di comunicazioni in tal senso pervenute dall'Amministrazione finanziaria anche prima dell'entrata in vigore della legge di conversione del decreto-legge n. 143 del 2003, e, in ogni caso, quali iniziative intenda assumere al fine di evitare ogni ulteriore onere a carico di tali contribuenti, a salvaguardia della loro buona fede e nel rispetto dei principi sanciti dallo Statuto dei diritti del contribuente.
(5-02429)

Interrogazioni a risposta in Commissione:

LENZI, BENAMATI, DAMIANO e MIGLIOLI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
ormai da parecchi mesi il gruppo Delta di proprietà della cassa di risparmio di San Marino versa in situazione di difficoltà;
il Gruppo è composto da oltre 20 società che occupano complessivamente circa 900 lavoratori e vede l'applicazione prevalente del contratto collettivo di lavoro del credito, si aggiungono altri 1.500 lavoratori nell'indotto;
attualmente il Gruppo si trova agli onori della cronaca a seguito di un indagine penale avviata dalla procura della Repubblica di Forlì e in conseguenza degli accertamenti ispettivi disposti da Bankitalia, e si trova in amministrazione straordinaria;
tale situazione ha generato uno stato di forte tensione tra i lavoratori, preoccupati per le prospettive e per le possibili conseguenze negative a carico dell'occupazione.

Manifestazioni di protesta si sono pacificamente svolte la settimana scorsa in diverse città italiane;
di recente, in occasione di un incontro tra i rappresentanti sindacali ed i commissari, è emerso di un possibile passaggio delle quote di Delta ad un primario gruppo bancario italiano, il gruppo Intesa;
l'amministratore delegato di Intesa, avrebbe dichiarato che il medesimo gruppo non si sarebbe fatto carico delle criticità finanziaria del gruppo Delta dal quale emergerebbe un quadro contabile preoccupante; da notizie di stampa si apprende che Delta dovrebbe costituire una bad company nella quale affluirebbero i 3,4 miliardi di debiti mentre le banche creditrici dovrebbero concedere una moratoria. In questo quadro è annunciata una drastica riduzione del numero dei dipendenti;
ieri 27 gennaio si è svolta una manifestazione dei lavoratori davanti Bankitalia cui è seguito un incontro;
peraltro, la peculiare situazione del gruppo è determinata, inoltre, dalla circostanza che la sede giuridica, è situata in uno stato estero non comunitario;
si segnala infine l'assenza, nel settore del credito, sia per agenti che per dipendenti, di strumenti universali di ammortizzatori sociali -:
quali iniziative si intendano intraprendere per garantire la tutela dei lavoratori e salvaguardare i posti di lavoro.
(5-02410)

VIOLA e FLUVI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
la grave crisi economica globale che ha interessato anche il nostro Paese a partire dal 2008 ha prodotto tra l'altro una distorsione evidente nel sistema di finanziamento delle imprese;
gli effetti sono stati una grave sofferenza nella capacità delle imprese di finanziarsi, sia per il mancato introito dei pagamenti per prestazioni svolte, sia per l'irrigidimento dell'erogazione di prestiti da parte del sistema bancario;
è noto che i ritardi di pagamento incidono negativamente sull'attività delle imprese, in particolare su quelle di piccole dimensioni, già messe in difficoltà oltre che dallo sfavorevole contesto economico, anche dal razionamento del credito;
le lunghe attese per incassare quanto fatturato riducono la liquidità aziendale e gli investimenti e impediscono il buon funzionamento del mercato interno, frenando la crescita e la competitività;
dai dati dell'indagine VenetoCongiuntura, realizzata da Unioncamere del Veneto su un campione di quasi 2 mila aziende manifatturiere, si evince che nei primi mesi del 2009 l'effetto della crisi si è riflesso sia nella diminuzione degli ordinativi, o nella sospensione/cancellazione di quelli già acquisiti, sia nel peggioramento delle condizioni di pagamento;
in particolare, nelle transazioni commerciali con clienti italiani, quasi la metà delle imprese ha accusato una dilazione dei tempi di incasso, registrando 44 giorni in più per riscuotere un credito (da 70 giorni nel 2008 ad oltre 113 giorni nel primo trimestre del 2009);
va ricordato che tra i cattivi pagatori di prestazioni svolte dalle imprese si collocano anche le pubbliche amministrazioni che, bloccate dal patto di stabilità, riversano sui fornitori la loro impossibilità di pagamento;
il mancato introito dei pagamenti attesi in conseguenza di prestazioni svolte, ha provocato un ulteriore gravissimo effetto e cioè che le imprese, specie le piccole e le medie, si sono trovate, a fronte dell'emissione di regolari fatture o comunque di dichiarazioni formali dell'avvenuta prestazione, a non avere le risorse finanziarie per assolvere ai conseguenti adempimenti fiscali e contributivi, risultando di fatto in mora nei confronti dell'erario;

in tale specifico caso è del tutto evidente che non vi è da parte delle piccole e medie imprese una volontà di evasione o di elusione fiscale, ma semplicemente l'impossibilità finanziaria di farvi fronte -:
se non ritenga di assumere iniziative per evitare che le imprese oggettivamente impossibilitate ad assolvere gli adempimenti fiscali per le motivazioni esposte in premessa subiscano un ulteriore danno a causa dei previsti accertamenti e della conseguente messa in mora da parte dell'erario.
(5-02417)

PICCHI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
il decreto-legge 27 maggio 2008, n. 93, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 luglio 2008, n. 126 «Recante disposizioni urgenti per salvaguardare il potere di acquisto delle famiglie» ha previsto la totale esenzione, a decorrere dal 2008, dell'imposta comunale sugli immobili per tutte le abitazioni principali con l'esclusione di quelle appartenenti alle categorie delle abitazioni di tipo signorile, delle ville, dei castelli e dei palazzi eminenti;
per la definizione di abitazione principale il decreto-legge n. 93 rinvia a quella contenuta nel decreto legislativo n. 504 del 1992, che disciplina il tributo. Tale norma stabilisce che per abitazione principale si intende quella nella quale il contribuente, che la possiede a titolo di proprietà, usufrutto od altro titolo reale, ed i suoi familiari, dimorano abitualmente e si identifica, salvo prova contraria, con la residenza anagrafica;
ai fini dell'interpretazione del decreto legislativo n. 504 del 1992, cui rinvia il decreto-legge n. 93 del 2008, l'articolo 1, comma 4-ter, del decreto-legge n. 16 del 1993 convertito dalla legge n. 75 del 1993, prevede che per i cittadini italiani non residenti nel territorio dello Stato, si consideri direttamente adibita ad abitazione principale l'unità immobiliare posseduta a titolo di proprietà o di usufrutto in Italia, a condizione che non risulti beata;
l'Agenzia delle entrate ha tuttavia ritenuto in via interpretativa di escludere dall'ambito di applicazione del decreto-legge 27 maggio 2008, n. 93, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 luglio 2008, n. 126 l'unità immobiliare posseduta a titolo di proprietà o di usufrutto in Italia dai cittadini italiani non residenti nel territorio dello Stato, a condizione che non risulti locata e che non appartenga alle categorie catastali A, A8 e A9, non applicando quanto previsto dal decreto-legge n. 13 del 1993;
il Governo ha provveduto a sostenere l'impegno a predispone un intervento legislativo chiarificatore in materia, accogliendo gli ordini del giorno all'atto Camera 1185 (9/01885/23), all'atto Camera 1972 (9/01972/05), e all'atto Camera 2561 (9/02561/126) -:
quale sia la stima di gettito fiscale annua per gli immobili detenuti da soggetti residenti all'estero (iscritti all'Anagrafe degli italiani residenti all'estero) che dovrebbero essere oggetto dell'esenzione ICI, ma che non lo sono secondo l'interpretazione dell'Agenzia delle entrate;
se siano allo studio interventi normativi chiarificatori in materia.
(5-02422)

CONTENTO e CARLUCCI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
ancora nel settembre 2006 il Ministro dell'interno autorizzava la prefettura di Pordenone alla stipula del contratto di locazione, alle condizioni stabilite dalla locale agenzia del demanio, concernente lo stabile di proprietà del comune di Spilimbergo (Pordenone) da destinarsi a sede della compagnia dei carabinieri;
seguivano una serie di adempimenti che si concludevano nel novembre del

2009 con la trasmissione di tutta la documentazione richiesta all'agenzia del demanio;
nonostante ciò, si sarebbe ora in attesa di una circolare esplicativa diretta a chiarire le modalità con le quali l'agenzia del demanio potrà stipulare il contratto di locazione con il comune di Spilimbergo;
la circostanza, però, se confermata rischia di ritardare l'utilizzo della caserma e l'insediamento della nuova compagnia dei carabinieri, presidio utile all'intero territorio provinciale -:
quali problemi siano insorti nella definizione del contratto di locazione dell'immobile in questione;
quali iniziative urgenti intendano assumere per scongiurare ulteriori ritardi.
(5-02431)

Interrogazioni a risposta scritta:

BORGHESI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
al fine di favorire la continuità dell'impresa agricola, anche se condotta in forma di società di persone, gli atti relativi ai beni costituenti l'azienda, ivi compresi i fabbricati, le pertinenze, le scorte vive e morte e quant'altro strumentale all'attività aziendale oggetto di successione o di donazione tra ascendenti e discendenti entro il terzo grado sono esenti dall'imposta sulle successioni e donazioni, dalle imposte catastali, di bollo e dall'INVIM e soggetti alle sole imposte ipotecarie in misura fissa qualora i soggetti interessati siano:
a) coltivatori diretti ovvero imprenditori agricoli a titolo principale, che non hanno ancora compiuto i quaranta anni, iscritti alle relative gestioni previdenziali, o a condizione che si iscrivano entro tre anni dal trasferimento;
b) giovani che non hanno ancora compiuto i quaranta anni a condizione che acquisiscano la qualifica di coltivatore diretto o di imprenditore agricolo a titolo principale entro ventiquattro mesi dal trasferimento, iscrivendosi alle relative gestioni previdenziali entro i successivi due anni;

le agevolazioni sopra indicate sono concesse a decorrere dal 1999 a condizione che i soggetti di cui al medesimo comma si obblighino a coltivare o condurre direttamente i fondi rustici per almeno sei anni;
ai soli fini delle imposte sui redditi, le rivalutazioni dei redditi dominicali ed agrari previste dall'articolo 31, comma 1, della legge 23 dicembre 1994, n. 724, e dall'articolo 3, comma 50, della legge 23 dicembre 1996, n. 662, a decorrere dalla data di entrata in vigore della presente legge non si applicano per i periodi di imposta durante i quali i terreni assoggettati alle medesime rivalutazioni sono concessi in affitto per usi agricoli a giovani che non hanno ancora compiuto i quaranta anni, aventi la qualifica di coltivatore diretto o di imprenditore agricolo a titolo principale o che acquisiscano tali qualifiche entro dodici mesi dalla stipula del contratto di affitto, purché la durata del contratto stesso non sia inferiore a cinque anni;
il testo unico delle imposte n. 346 del 1990, non sembra mai citare l'esecuzione in questione -:
se il Ministro sia a conoscenza dei fatti sopra riportati;
se ritenga se possa essere sufficiente un intervento in via amministrativa o se sia necessario un'iniziativa normativa.
(4-05919)

BORGHESI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
un numeroso gruppo di giovani ha partecipato all'ultimo concorso bandito nel 2008 dall'Agenzia delle entrate per 825

funzionari per attività amministrativo tributaria (Gazzetta Ufficiale 4a serie speciale concorsi n. 101 del 30 dicembre 2008);
il bando in questione si articolava su due prove scritte, il superamento delle quali dava diritto all'ammissione ad un periodo di tirocinio formativo della durata di sei mesi presso l'Agenzia delle entrate, e una prova orale (al termine dello svolgimento del suddetto tirocinio) con infine una assunzione a tempo indeterminato;
la particolarità di tale concorso consisteva nel raggiungimento, da parte dei candidati, di un voto almeno pari a 24/30 nelle due prove scritte per poter accedere al tirocinio formativo. Gli interessati hanno riportato in entrambe le prove scritte una votazione di gran lunga superiore al minimo previsto ossia 24/30, ma non si trovano collocati in una posizione utile per poter essere ammessi al tirocinio perché non rientranti nel limite massimo dei posti messi a concorso;
tale concorso, oltre alla complessità tipica dei concorsi banditi negli ultimi anni dall'Agenzia delle entrate, è stato caratterizzato quest'anno da un inspiegabile accorciamento del tempo a disposizione per risolvere la seconda prova scritta, ossia la prova decisiva che offriva a ciascun candidato la possibilità di accedere al tirocinio formativo; nonostante ciò tutti hanno riportato, nella maggior parte dei casi, un voto notevolmente superiore al minimo previsto dimostrando di essere dei validi futuri tirocinanti. Ed in effetti l'Agenzia delle entrate ha valutato i candidati idonei ad accedere al tirocinio in quanto inseriti in una graduatoria di merito, ma gli stessi non saranno mai ammessi al tirocinio per mancanza di posti;
nello stesso tempo l'Agenzia delle entrate ha manifestato, però, l'intenzione di voler rafforzare il proprio organico intendendo, nell'anno 2010, procedere ad una selezione per l'inserimento di ulteriori 1000 funzionari per il medesimo profilo professionale;
appare contraddittorio interrompere la procedura concorsuale per i candidati per mancanza di posti e procedere all'indizione di un concorso, per il medesimo profilo professionale, a distanza di pochi mesi dalla pubblicazione della graduatoria, (senza tenere in dovuta considerazione il periodo di quattro anni di vigenza delle graduatorie dei concorsi pubblici per il reclutamento del personale amministrativo previsto dall'articolo 35, comma 5, del decreto legislativo n. 165 del 2001);
la posizione assunta da parte dell'Agenzia del entrate non sembrerebbe essere coerente con i principi tipici dell'agire della pubblica amministrazione ossia economicità ed efficienza poiché, se dovesse bandire un nuovo concorso, impegnerebbe notevoli risorse per reclutare candidati (quantificabile all'incirca nella misura di 1.500 euro per ognuno dei posti da coprire) che di fatto ha attualmente a disposizione: basterebbe attingere alla graduatoria di merito di cui sopra con la duplice conseguenza di consentire, da un lato agli idonei in questione di essere ammessi al tirocinio formativo, e dall'altro lato far risparmiare allo Stato soldi e tempo;
qualora si consentisse all'Agenzia delle entrate di procedere ad un nuovo bando si creerebbe un duplice danno:
a) il primo relativo al fatto che l'attivazione di una nuova procedura concorsuale sarebbe un vero e proprio spreco di denaro pubblico;
b) il secondo, di non meno importanza, che tanti giovani, pur avendo già superato una dura selezione con una votazione maggiore o pari ai 24/30, vedrebbero vanificare tutti i loro sforzi e le loro legittime aspettative, e sarebbero costretti a partecipare alla nuova procedura concorsuale;
per evitare ciò e permettere a quanti hanno superato le prime due prove del concorso a 825 posti per funzionario amministrativo-tributario dell'Agenzia delle entrate di continuare l'agognato e meritato percorso verso l'assunzione a tempo indeterminato, l'amministrazione finanziaria,

prima di bandire nuovi concorsi, dovrebbe essere vincolata per legge ad attingere prioritariamente alle graduatorie degli idonei al tirocinio già esistenti fino ad esaurimento, consentendo a questi ultimi la possibilità di espletare l'iter concorsuale già brillantemente intrapreso (avendo superato le prime due prove);
già in relazione a precedenti concorsi (banditi nel 2005 e 2007 per l'assunzione di candidati con contratto di formazione lavoro) la legge finanziaria per il 2008, ha vincolato l'Agenzia delle entrate ad attingere, prioritariamente, gli idonei dalla graduatoria già esistente prima di bandire nuovi concorsi, facendo assorbire la restante parte della graduatoria all'Agenzia delle dogane -:
se il Ministro sia a conoscenza dei fatti sopra riportati;
se non ritenga di dover intervenire al fine di non procedere ad un nuovo bando in modo di dare la possibilità agli idonei al concorso 2009 di essere chiamati in servizio come loro diritto.
(4-05921)

FADDA, CALVISI, MARROCU, MELIS, ARTURO MARIO LUIGI PARISI, PES, SCHIRRU e FARINA COSCIONI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
si fa riferimento alle disposizioni contenute nell'articolo 77-bis della legge finanziaria 2009 e più precisamente delle norme sanzionatorie previste nei commi 20 e 21 del succitato articolo di legge;
il Comune di Sestu in Provincia di Cagliari, al pari di altri comuni della sardegna e del resto d'Italia, nel corso dell'anno 2009 non ha rispettato il patto di stabilità interno perché ciò avrebbe comportato il blocco totale delle opere pubbliche in corso di realizzazione;
il mancato rispetto del patto di stabilità, da parte del comune di Sestu, ha conseguito l'obiettivo di salvaguardare posti di lavoro e contrastare la disoccupazione in un momento particolare di profonda crisi economica e di seria preoccupazione per la crescente tensione sociale che ne sta conseguendo;
tale mancato rispetto è dovuto anche alla scelta del comune di Sestu di non dover sopportare un aggravio di oneri finanziari per il mancato pagamento dei lavori eseguiti e contabilizzati nei termini previsti dalle disposizioni vigenti;
l'applicazione delle sanzioni richiamate nei commi 20 e 21 dell'articolo 77-bis della legge finanziaria 2009 comporta la quasi impossibilità per i comuni in questione, di chiudere i bilanci per l'anno in corso;
il rispetto del patto di stabilità si potrebbe ottenere tagliando in modo secondo gli interroganti sconsiderato servizi essenziali soprattutto nei settori dei servizi sociali e dell'ambiente -:
se non ritengono necessario e opportuno assumere iniziative normative attenuino le sanzioni per il mancato rispetto del patto di stabilità per quanto riguarda il calcolo dei costi relativi alla gestione corrente e consentire, pertanto, che si portino a termine le opere pubbliche iniziate e appaltate.
(4-05925)

STUCCHI, PIROVANO, CONSIGLIO e VANALLI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
da una recente lettera congiunta dei sindacati di categoria del settore postale emerge la scarsa sicurezza negli ambienti di lavoro dell'azienda Poste Italiane;
l'ufficio postale di Seriate (Bergamo), che ha visto crollare parte del sottotetto, dopo l'unica nevicata precedente il Natale 2009, è ancora in condizione precarie, dovute sia all'instabilità della struttura, che a problemi di riscaldamento dell'edificio per la cessata fornitura di gasolio che costringe a tutt'oggi i dipendenti a lavorare a temperatura gelida;

l'inefficienza aziendale in questo ambito ha coinvolto nello stesso periodo altri uffici, tra cui quello di Zingonia (Bergamo), lasciato al freddo per oltre tre giorni, dopo i quali l'azienda ha provveduto alla riparazione del guasto alla caldaia del riscaldamento, ai montacarichi e ad arginare le infiltrazioni di acqua negli uffici;
a dicembre 2009 anche l'ufficio postale di via Pascoli a Bergamo ha registrato problemi relativi alla rottura di alcune tubature dell'impianto di riscaldamento e l'impossibilità di utilizzare il montacarichi per il trasporto della corrispondenza da un piano all'altro -:
se i Ministri interrogati intendano intervenire affinché l'azienda Poste Italiane garantisca il rispetto delle norme di sicurezza previste per gli ambienti di lavoro, al fine di evitare il verificarsi di eventuali incidenti a danno dei lavoratori, ma anche degli utenti del servizio, che si recano quotidianamente presso gli uffici postali presenti nella provincia di Bergamo.
(4-05933)

DE ANGELIS e CARLUCCI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
nell'anno 2006 è stato introdotto in Italia l'istituto del cinque per mille, ossia la possibilità per i contribuenti di destinare parte della propria imposta sul reddito a enti no profit, fondazioni, volontariato, ricerca scientifica, università e ricerca sanitaria;
i cittadini, negli anni, hanno accolto con grande favore tale possibilità;
le forze di polizia (Polizia di Stato, Corpo forestale dello Stato, Polizia penitenziaria, Guardia di finanza, Carabinieri) e i Vigili del fuoco sono considerate da tutte le statistiche e le ricerche gli organi dello Stato più vicini alla cittadinanza e verso le quali si nutre un elevatissimo senso di rispetto e fiducia;
spesso le stesse presentano difficoltà nel reperire fondi per l'acquisto di vestiario e strumentazioni per il proprio personale;
da sempre l'impegno del Governo nei confronti del comparto sicurezza è vivo e fondamentale -:
se non sia il caso di inserire tra i beneficiari del cinque per mille anche le Forze di polizia e i Vigili del fuoco, quale ulteriore segno di attenzione nei confronti di tali istituzioni.
(4-05938)

GERMANÀ. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
l'esercizio del gioco del «Bingo» è riservato, ex decreto ministeriale n. 29 del 31 gennaio 2000, al Ministero dell'economia e delle finanze;
lo stesso decreto ministeriale (articoli 2 e seguenti) determina le modalità attraverso le quali il Ministero attribuisce le concessioni per la gestione del gioco del «Bingo» in apposite sale a persone fisiche o società;
l'articolo 9 del decreto ministeriale n. 29 stabilisce che «Il concessionario presta all'Amministrazione finanziaria cauzione, a mezzo di fidejussione bancaria a «prima richiesta» o polizza assicurativa equivalente, di lire 1 miliardo (pari a lire 516.456,89) per ciascuna sala, al fine di garantire l'adempimento dei propri obblighi»;
gli articoli 106 e 107 del decreto legislativo n. 385 del 1993 disciplinano l'iscrizione degli intermediari finanziari rispettivamente nell'elenco speciale del Ministero dell'economia e delle finanze ed in un elenco speciale tenuto presso la Banca d'Italia;
i Confidi iscritti nell'elenco generale presso il Ministero dell'economia e delle finanze e nell'elenco speciale presso la Banca d'Italia sono intermediari finanziari sottoposti a regime di vigilanza equivalente a quello delle banche;

la predetta disciplina consente ai soggetti iscritti una maggiore operatività rispetto agli altri confidi, tenuto conto del loro assoggettamento a forme di vigilanza prudenziale;
in base alla disciplina sulle tecniche di attenuazione del rischio di credito le garanzie rilasciate da intermediari finanziari sottoposti a un regime di vigilanza equivalente a quello delle banche sono equiparate a quelle rilasciate da queste ultime;
la garanzia prestata da Confidi iscritta nell'elenco generale degli intermediari finanziari, quindi, non può non considerarsi rientrante nel novero delle garanzie «equivalenti» ex articolo 9, comma 1, del decreto ministeriale 31 gennaio 2000, n. 29;
di fatto, viene negato, ai soggetti destinatari di concessione per l'esercizio del gioco del «Bingo», la possibilità di usufruire, ex articolo 9, comma 1, del decreto ministeriale 31 gennaio 2000 n. 29, della garanzia fidejussoria prestata da Confidi iscritte negli elenchi sopra richiamati -:
se, alla luce delle su esposte ragioni, il Ministro interrogato non ritenga opportuno emanare un regolamento di attuazione che specifichi quali siano i criteri per l'individuazione della polizza assicurativa equivalente, ex articolo 9, comma 1, del decreto ministeriale 31 gennaio 2000, n. 29;
se, alla luce delle su richiamate norme il Ministro interrogato non ritenga opportuno includere le garanzie prestate dalle Confidi, iscritte negli elenchi di cui agli articoli 106 e 107 del Tub, alle garanzie ritenute equivalenti ex articolo 9, comma 1, del decreto ministeriale 31 gennaio 2000 n. 29.
(4-05940)

MISIANI, MIGLIOLI e MIOTTO. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
il 31 dicembre 2009 è venuta meno l'agevolazione fiscale per l'acquisto di GPL e di gasolio per riscaldamento (pari a circa 0,159 euro per chilogrammo per il GPL ed euro 0,129 euro per litro per il gasolio) nelle frazioni parzialmente non metanizzate di comuni ricadenti nella zona climatica E, ancorché nella stessa frazione sia ubicata la sede municipale, così come previsto nell'articolo 13, comma 2, della legge 28 dicembre 2001, n. 448;
l'estensione della riduzione di prezzo, costantemente prorogata dal 2002 tramite appositi disposti normativi (da ultimo dall'articolo 2, comma 13, della legge n. 203 del 2008), non è stato reiterata nella legge finanziaria per il 2010;
la mancata applicazione della riduzione di prezzo comporta per le famiglie e le aziende agricole delle aree montane interessate un notevole aggravio di spesa, penalizzando territori già di per sé svantaggiati e soggetti ad un progressivo spopolamento, e determina una rilevante differenziazione di trattamento tra cittadini che risiedono in diverse parti dello stesso territorio comunale, in quanto - a decorrere dal 1o gennaio 2010 - alcuni cittadini consumatori dei citati prodotti da riscaldamento, anche se ubicati nell'ambito dello stesso territorio comunale, non possono più accedere all'agevolazione fiscale a loro riconosciuta invece fino al 31 dicembre 2009. A ciò rischiano di aggiungersi notevoli problemi operativi e gestionali per le aziende fornitrici di gasolio e di GPL e per gli uffici chiamati ad effettuare i controlli in relazione all'individuazione dei cittadini aventi diritto alla riduzione di costo, con la probabile apertura di numerosi contenziosi amministrativi;
il Governo, in occasione della escussione del progetto di legge di bilancio 2010, ha accolto tre ordini del giorno (presentati dagli onorevoli Crosio, Napoli e Ventucci) che sollecitano la proroga dell'agevolazione fiscale anche per l'anno 2010. Fino alla data odierna tali atti di indirizzo non hanno però avuto alcun seguito concreto -:
quali iniziative di carattere normativo intenda assumere al fine di prorogare per l'anno 2010 l'agevolazione fiscale per l'acquisto di GPL e di gasolio per riscaldamento nelle frazioni parzialmente

non metanizzate di comuni ricadenti nella zona climatica E - ancorché nella stessa frazione sia ubicata la sede municipale, così come previsto nell'articolo 13, comma 2, della legge 28 dicembre 2001, n. 448, evitando così il verificarsi di immotivate differenziazioni di trattamento tra cittadini e tra diversi territori comunali.
(4-05954)

RAZZI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
continuano ad arrivare richieste di pagamento con iscrizione a ruolo ai cittadini italiani da parte del gruppo Equitalia;
tali comunicazioni hanno origine da parte di richieste di enti (enti locali, INPGI e altri) che potrebbero averle fatte o con superficialità o con leggerezza o senza i dovuti necessari approfondimenti e verifiche;
il cittadino in questa maniera è vessato perché contribuente, (pure non dovendo nessuna somma), che non può che ricorrere al giudice spendendo somme superiori al tributo, per spese legali, tempo e mancata produttività per sé e per il Paese e comunque molto di più di quello che non deve ricevendo un grande danno;
alto è il numero degli «sgravi per indebito» (cittadini che riescono a farsi riconoscere che quei soldi non erano dovuti) che il gruppo Equitalia deve continuamente e ripetutamente riscontrare con numero già alto e sempre più crescente;
ancor più alto è il numero delle persone che non avrebbero dovuto pagare se «agli sgravi indebiti» si aggiungono coloro che pagano per non dovere subire un danno maggiore per spese legali, del commercialista, del tempo, della mancata produttività, dello stato d'animo, e dell'angoscia;
le procedure di cancellazione e di sgravi da parte di Equiltalia (per eccessiva burocratizzazione da parte di questa struttura) prevede lunghe e farraginose trafile procedurali con danni sproporzionati e con spostamenti chilometrici enormi per i cittadini;
al gruppo Equitalia in caso «di sgravi per indebito» vengono comunque riconosciuti gli oneri tabellari a carico dell'ente impositore;
a tutt'oggi questo rivela secondo l'interrogante una profonda ingiustizia perché le persone agenti in nome degli enti impositori e di Equitalia non sono chiamati a pagare personalmente per le loro responsabilità in quanto pagano gli enti mentre il cittadino singolo deve pagare lui stesso anche per il danno ricevuto;
Equitalia iscrive ipoteche senza i preavvisi dovuti;
Equitalia procede al fermo amministrativo delle vetture senza poi più annullarlo seppure in presenza dell'avvenuto pagamento delle somme -:
quali iniziative urgenti il Ministero intenda prendere per porre fine a questa situazione che privilegia i diritti delle persone (giovani, pensionati, redditi bassi, diversamente abili, disoccupati), che non possono neppure permettersi le spese di giustizia per opporsi ad atti di ingiustizia grave e di arroganza istituzionale.
(4-05960)

BORGHESI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
il signor Vincenzo Zimarino versa annualmente i tributi al consorzio di bonifica Sud per terreni agricoli ereditati da suo padre, siti alla periferia di Vasto nella riserva di Punta Aderci;
nel 2003 e ancora nel 2004 ha ricevuto inviti di pagamento circa dieci volte superiori al dovuto, per un ammontare complessivo di circa 5.000 euro. Egli contatta il consorzio per capirne il motivo, richiede i giustificativi e scopre che, in seguito all'atto di successione di un parente

che aveva comportato, per legge, la devoluzione a lui stesso di una quota di possesso pari al 5 per cento, dei terreni del defunto, il consorzio aveva deciso di porre a suo carico i tributi relativi al 100 per cento dei terreni del defunto, anche questi siti in Vasto vicino ai suoi terreni;
scopre inoltre che un ignoto si era presentato al Consorzio chiedendo di volturare i tributi per quei terreni interamente a suo nome, a sua insaputa, e che il consorzio aveva eseguito senza alcun accertamento sulla sua legittimità;
l'interessato allora, spiega al consorzio che, in base ad una successione, si trova ad essere proprietario minoritario di quei terreni, invia allo stesso gli atti di successione di suo padre e di quel parente che dimostrano le quote di possesso, riceve assicurazioni telefoniche che l'errore sarebbe stato corretto. I contatti telefonici con il consorzio in merito a questo problema sono durati per circa 1 anno, sempre attraverso un operatore di nome Tittaferrante. Ad un certo punto il consorzio notifica al signor Zimarino una comunicazione di sospensione dei pagamenti inviata all'ente di riscossione SOGET, pur senza specificare nel testo la motivazione. La sospensione aveva validità per un periodo di alcuni mesi;
il consorzio dunque aveva riconosciuto l'errore, anche se i motivi non erano stati esplicitati nel testo del provvedimento di sospensione, e aveva dato assicurazioni telefoniche che lo sgravio sarebbe stato effettuato;
dopo qualche anno il signor Zimarino è stato invece raggiunto inesorabilmente dalla richiesta di pagamento dei tributi errati da parte dell'ESATRI di Milano. Al consorzio il presidente, signor Torricella, sostiene che il problema non è suo perché il suo mestiere e la pianificazione degli interventi sul territorio;
a questo punto l'interessato effettua un pagamento parziale, pari alla sua quota minoritaria di spettanza e inoltra una diffida, tramite il suo legale, che non ha ricevuto mai risposta. Si reca a Vasto e presenta ai Carabinieri una denuncia-querela contro Torricella, ma sino ad oggi senza seguito. Egli informa poi via email del comportamento omissivo del consorzio di bonifica sud anche l'ufficio della presidenza della regione Abruzzo;
nel corso degli anni l'interessato ha controllato periodicamente con ESATRI di Milano se fosse avvenuto lo sgravio, cosa che non è avvenuta fino ad oggi. A parte il potenziale danno patrimoniale derivante da un eventuale provvedimento esecutivo di ESATRI nei confronti dei Signor Zimarino, e il danno da turbamento della persona a causa della consapevolezza che un provvedimento esecutivo potrebbe raggiungerlo pretendendo a questo punto una somma lievitata negli anni a causa degli oneri, è il modus operandi omissivo e irresponsabile dell'ente che indigna particolarmente l'interrogante -:
di quali elementi disponga sulla vicenda e se non ritengano che sia necessario, assumere iniziative normative volte abolire totalmente questa ormai inutile entità, retaggio di tempi passati, attribuendone le funzioni alle regioni, che già hanno competenza in materia.
(4-05968)

LEOLUCA ORLANDO. - Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
la società SOGESID è lo strumento societario in house dello Stato, con capitale sociale di euro 54.820.920 e azionista unico il Ministero dell'economia e delle finanze. I diritti dell'azionista sono esercitati d'intesa con il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e con il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti. Il ruolo di governance è esercitato dal Consiglio di amministrazione e, ai sensi della legge 296 del 2006 (articolo 1), opera per le finalità del Ministero

dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. La Sogesid svolge un ruolo strumentale basato su trasparenza della gestione, efficacia del sistema di controllo interno e applicazione rigorosa della disciplina del conflitto d'interesse. Criticità ambientali come bonifiche di siti inquinati, politica emergenziale dei rifiuti, interventi per la riduzione del dissesto idrogeologico, sono gestiti attraverso apposite convenzioni per la fornitura di servizi ingegneristici. Il presidente di Sogesid è scelto tra i componenti designati dal Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, e attualmente è l'avvocato siracusano Assenza, mentre membro del Consiglio di amministrazione è l'avv. Pelaggi capo della segreteria tecnica del Ministero dell'ambiente. Unità operative sono dislocate in Napoli, Bari e Palermo e svolgono attività di coordinamento delle iniziative in corso nelle regioni Campania, Puglia e Sicilia;
le isole Eolie, presentano varie criticità ambientali: depurazione dei reflui nelle isole di Lipari e Vulcano e problemi di potabilità dell'acqua a Alicudi, Filicudi, Panarea, Stromboli e Vulcano;
nell'aprile 2000 il sindaco, a seguito del decreto della regione Sicilia che finanziava la realizzazione di un depuratore nel comune di Lipari, indice un bando di gara per la progettazione del ciclo integrato dell'acqua: (produzione di acqua, ciclo fognario e depurazione delle acque reflue con riutilizzo a scopi non umani) per tutte le isole del comune. La gara viene aggiudicata ad un consorzio capeggiato dalla ditta Lotti spa. Il sindaco, sulla base dei documenti progettuali, chiede il finanziamento delle opere al Ministero dell'ambiente. Nel 2001 subentra una nuova amministrazione. Nel 2002 il sindaco di Lipari viene nominato Commissario di Governo e delegato a gestire le risorse occorrenti alla realizzazione delle opere afferenti al ciclo dell'acqua. Tali risorse ammontano a 34 milioni di euro. Il commissario-sindaco affida alla Sogesid, la progettazione delle opere del ciclo dell'acqua, pur in presenza di una gara vinta dal raggruppamento con a capo la società Lotti spa. Il Ministero dell'Ambiente avrebbe chiesto integrazioni progettuali al sindaco-commissario che a sua volta avrebbe inoltrato tali richieste alla società Lotti spa, integrazioni trasmesse al sindaco e sembra mai trasmesse al Ministero dell'ambiente. Il sindaco-commissario avrebbe dichiarato poi che l'affidamento alla Sogesid era stato concordato con il Ministero dell'ambiente a causa della non validità del progetto nel conseguire gli obiettivi propri di un ciclo integrato dell'acqua;
con ordinanza n. 3738 del 2009 del Presidente del Consiglio dei ministri, recante una serie di disposizioni urgenti di protezione civile, all'articolo 17, viene indicato che «Al fine di assicurare la risoluzione del contesto emergenziale in atto nel territorio delle isole Eolie. limitatamente all'emergenza idrica, l'avvocato Luigi Pelaggi è nominato Commissario delegato in sostituzione del Prefetto di Messina», nominato in proroga, con ordinanza dello stesso Presidente del Consiglio dei ministri, Commissario per le emergenze di natura vulcanica e turistica. Il Commissario «è autorizzato ad avvalersi di un Comitato di indirizzo e controllo sulla programmazione e realizzazione degli interventi». E ancora l'ordinanza recita: «Con separato atto il Commissario delegato determina il compenso dei componenti del Comitato, sulla base di criteri di rigorosa perequazione connessi alla specifica professionalità posseduta, con oneri a carico dei fondi commissariali». Inoltre egli «può utilizzare le risorse finanziarie disponibili sulla contabilità speciale limitatamente a quelle assegnate per fronteggiare l'emergenza idrica»;
l'Autorità per la vigilanza sui contratti pubblici di lavori, servizi e forniture, di cui all'articolo 6 del decreto legislativo n. 163 del 2006 istituita in recepimento dell'articolo 81, paragrafo 2, della direttiva 2004/18 a cui aveva adito la società Lotti spa e la Confindustria Servizi Innovativi e Tecnologici, con delibera n. 65 del 23 dicembre 2008, rileva la non conformità all'ordinamento dell'atto sottoscritto tra il

sindaco-commissario e Sogesid. L'Autorità per la vigilanza sui contratti pubblici di lavori, servizi e forniture ha ottemperato al disposto del comma 5 dell'articolo 6 del Testo unico sugli appalti che così recita «L'Autorità vigila sui contratti pubblici, anche di interesse regionale, di lavori, servizi e forniture nei settori ordinari e nei settori speciali, nonché, nei limiti stabiliti dal presente codice, sui contratti pubblici di lavori, servizi e forniture esclusi dall'ambito di applicazione del presente codice, al fine di garantire l'osservanza dei principi di cui all'articolo 2 e, segnatamente, il rispetto dei principi di correttezza e trasparenza delle procedure di scelta del contraente, e di economica ed efficiente esecuzione dei contratti, nonché il rispetto delle regole della concorrenza nelle singole procedure di gara»;
il pronunciamento ha attivato l'Autorità garante della concorrenza e del mercato che ha richiamato la delibera del Presidente del Consiglio dei ministri del 22 ottobre 2004 sugli «Indirizzi in materia di protezione civile in relazione all'attività contrattuale riguardante gli appalti pubblici di lavori, di servizi e di forniture di rilievo comunitario». Le disposizioni della direttiva statuiscono che i commissari delegati devono provvedere alle aggiudicazioni necessarie, per il superamento delle situazioni di emergenza, nel rispetto delle norme comunitarie in materia di appalti pubblici di lavori, servizi e forniture;
«la sete delle Eolie» a causa della mancanza di acqua, determina da almeno 20 anni esborsi rilevanti e stimati in complessivi 400 milioni di euro. I soggetti beneficiari sono i gestori del «ciclo» di trasporto dell'acqua che verosimilmente non hanno, ad avviso dell'interrogante, nessun interesse alla soluzione del problema «mancanza di acqua», attraverso il progetto che la Lotto spa aveva predisposto;
dal 2001 l'Ente gestore dell'area marina protetta delle Isole Egadi è il comune di Favignana e il Ministero dell'ambiente annualmente eroga risorse finanziarie allocate sul capitolo di bilancio dello Stato denominato «Spese per la gestione delle riserve marine e per la loro promozione»;
in data 23 gennaio 2009 il Ministero dell'ambiente ha chiesto all'Ente gestore di trasmettere la relazione programmatica per le risorse stanziate e da assegnare all'area protetta per la stagione 2009;
in ottemperanza alla richiesta del Ministero, il sindaco del comune di Favignana inviava la relazione programmatica ed in ossequio al decreto del Ministro dell'ambiente n. 932 dell'11 dicembre 2003, con determinazione n. 9 del 26 febbraio 2009, individuava il responsabile della gestione dell'area marina protetta; la determinazione riguardante l'incarico e l'approvazione della bozza di contratto è stata anch'essa trasmessa al ministero, in data 6 marzo 2009;
l'ente gestore ha svolto con diligenza i compiti assegnati e riscontrabili in comportamenti e atti probatori;
con nota del 22 maggio 2009, il Ministro dell'ambiente dichiarava di avere riscontrato «gravi carenze tecnico-amministrative» nella gestione dell'Area marina protetta, «diventate recentemente sempre più evidenti» ed «anche in ragione (...) del pregiudizio che la perdurante presenza di gravi situazioni disfunzionali potrebbe arrecare all'immagine dell'area marina e al pregiudizio turistico dell'isola (...)» aveva chiesto al Presidente della Regione siciliana, in forza del protocollo di intesa Stato-Regione sottoscritto in data 14 marzo 2001, il suo parere obbligatorio e vincolante per revocare la gestione al comune di Favignana ed affidarla alla capitaneria di porto di Trapani. Il Presidente della Regione Sicilia esprimeva parere negativo motivato. Dal 3 agosto 2009 è stato quindi nominato direttore responsabile della gestione dell'Area marina protetta delle isole Egadi l'avvocato Pelaggi, capo della segreteria tecnica del Ministro;
in data 3 novembre 2008 è stato sottoscritto un accordo di programma tra il Ministero dell'ambiente, la Regione Sicilia

ed altri enti territoriali, per la bonifica del Sito di interesse nazionale di Priolo (SR). Le risorse per l'intervento ammontano a 770 milioni di euro. All'articolo 4 «Soggetti Attuatori» è statuito: «Per le attività di caratterizzazione, messa in sicurezza e bonifica il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare si avvarrà della collaborazione di Sogesid S.p.A. nonché di ISPRA, ISS, ARPA Sicilia. Tali soggetti sono tenuti, in caso di affidamento di prestazione all'esterno, al rispetto delle disposizioni nazionali e comunitarie in materia di affidamento di servizi e di lavori». Appare chiaramente esclusa dall'attività di bonifica la direzione generale del Ministero che si è sempre occupata delle bonifiche e le sue competenze appaiono trasferite alla Sogesid. Siti di interesse nazionale come quello di Piombino, Napoli Ovest e Taranto hanno come soggetto responsabile degli interventi la competente Direzione generale del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare come è verificabile negli accordi di programma sottoscritti;
l'avvocato Pelaggi, oltre a ricoprire gli incarichi di consigliere di amministrazione della Sogesid S.p.a, di commissario all'emergenza idrica delle Isole Eolie (dal febbraio 2009) e di responsabile della gestione dell'Area marina protetta delle isole Egadi, è membro dal settembre 2009 del Consiglio di amministrazione dell'ACEA;
l'avvocato Luigi Pelaggi, essendo capo della segreteria tecnica del Ministro dell'ambiente, esercita funzioni che certamente richiedono un notevole impegno, anche in termini di tempo;
ad avviso dell'interrogante, l'attività di responsabile dell'Area marina protetta configura una inopportuna commistione tra l'attività di gestione dell'Area marina protetta e quella istruttoria, di finanziamento e controllo, compiti questi inerenti la funzione di capo della segreteria tecnica del ministro;
graverà, tra l'altro, sui cittadini l'eventuale costo per il contenzioso attivato dalla società Lotti spa per la perdita dell'appalto, trasferito senza gara su Sogesid -:
se sia economico, efficace ed efficiente trasferire su Sogesid compiti che le direzioni del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare svolgono da anni;
se sia opportuno che l'avvocato Pelaggi svolga la pluralità di compiti di seguito elencati e se essi siano compatibili tra loro, anche in relazione all'esigenza di separazione tra indirizzo politico e gestione amministrativa, con conseguente rischio di lesione del pubblico interesse;
a) capo della segreteria tecnica del Ministero dell'ambiente;
b) direttore dell'Area marina protetta delle Isole Egadi;
c) membro del consiglio di amministrazione di ACEA spa;
d) commissario all'emergenza idrica alle isole Eolie;
e) avvocato in Roma;
per quali motivi il Ministro interrogato non abbia valutato le integrazioni progettuali richieste e trasmesse dalla società Lotti spa, a seguito di gara ad evidenza pubblica e per il ciclo integrato delle acque che servono le isole Eolie;
per quali motivi la delibera dell'Autorità per la vigilanza sui contratti pubblici di lavori, servizi e forniture, che ha statuito la illegittimità dell'affidamento a Sogesid, non abbia trovato applicazione, e perché il Ministero che esercita il compito di sorveglianza su Sogesid non abbia recepito e fatto applicare la delibera dell'autorità;
per quali ragioni le determinazioni dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato, che ha evidenziato il mancato rispetto delle norme interne e comunitarie nell'affidamento degli appalti pubblici, non abbiano trovato consequenziale riscontro da parte del Ministero dell'ambiente e

della tutela del territorio e del mare che esercita l'attività di controllo su Sogesid;
perché non si sia ritenuto di attivare la Corte dei Conti per i requisiti di competenza in materia di responsabilità amministrativo-contabile in relazione ai possibili danni che ricadono sulla fiscalità generale e quindi sul cittadino-contribuente.
(4-05970)

...

GIUSTIZIA

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della giustizia, per sapere - premesso che:
dalle ore 6.30 del giorno 26 gennaio 2010 circa 20 uomini appartenenti al comando provinciale dei carabinieri di Ravenna hanno effettuato perquisizioni nelle abitazioni e in altri locali di proprietà o nelle disponibilità di diversi sottoscrittori della lista della Lega Nord Romagna presentata per le elezioni amministrative del giugno 2009 del comune di Sant'Agata sul Santerno (Ravenna);
lo scopo delle perquisizioni, autorizzate dal pubblico ministero di Ravenna, Daniele Barberini, era quello di acquisire ogni documentazione attinente alla formazione, alla sottoscrizione e al deposito della predetta lista;
da notizie di stampa pubblicate nei giorni seguenti alla perquisizione disposta con notevole impiego di uomini e mezzi, gli interpellanti hanno appreso che l'ipotesi di reato riguarderebbe, nei fatti, irregolarità nell'apposizione di quattro firme su trentacinque totali;
sempre secondo notizie diffuse dalla stampa locale pare inoltre che il fascicolo di indagine sull'ipotesi di reato prevista dal comma 2 dell'articolo 90 del decreto del Presidente della Repubblica 570 del 1960 sia originato da un esposto dell'attuale sindaco del comune di Sant'Agata sul Santerno aperto dal giugno 2009 e che durante le fasi di indagine siano state sentite come persone informate sui fatti tutti i sottoscrittori della lista, anche più volte, spesso senza la presenza di un legale di fiducia nonostante gli stessi ne avessero espressamente richiesto il supporto;
da informazioni dirette reperite dalle persone ascoltate dai carabinieri della tenenza di Lugo, incaricate dal pubblico ministero a svolgere le indagini preliminari, pare che oltre alla verifica dell'autenticità della firma apposta come sottoscrizione della lista gli inquirenti abbiano rivolto domande relative all'orientamento politico generale ed all'orientamento di voto degli stessi;
per l'indagine pare siano state disposte numerose intercettazioni ambientali e di utenze telefoniche;
gli inquirenti non hanno mai contattato nessun esponente della Lega Nord per acquisire informazioni in merito alla lista elettorale oggetto di questa puntuale verifica;
gli onorevoli Pini e Albonetti nella seduta del 27 gennaio 2010 hanno dato notizia alla Camera dei deputati dei fatti, chiedendo di informare il Governo;
da verifiche anagrafiche risulterebbe che il querelante sia residente al medesimo indirizzo di un sott'ufficiale dei carabinieri particolarmente attivo nelle indagini citate;
ad avviso degli interpellanti si tratta di un abnorme e spropositato impiego di risorse di uomini e mezzi per una indagine relativa ad un'ipotesi di reato a suo tempo depenalizzata con la legge n. 61 del 2004, intervento legislativo poi cassato in parte con sentenza della Corte costituzionale n. 394 del 2006 tenuto anche conto del fatto che una verifica della regolarità delle sottoscrizioni è attuabile direttamente attraverso i documenti depositati presso il

comune e presso la commissione elettorale circondariale -:
di quali elementi disponga sulla vicenda e se intenda avviare iniziative ispettive, ai fini dell'eventuale esercizio di tutti i poteri di sua competenza.
(2-00607)
«Pini, Albonetti, Rondini, D'Amico, Togni, Fava, Goisis, Dal Lago, Nicola Molteni, Maccanti, Pirovano, Montagnoli, Stucchi, Pastore, Bitonci, Guido Dussin, Buonanno, Paolini, Lanzarin, Bonino, Fedriga, Desiderati, Callegari, Laura Molteni, Dozzo, Forcolin, Rivolta, Gidoni, Negro, Fugatti, Torazzi, Reguzzoni, Cota».

Interrogazioni a risposta scritta:

GIULIETTI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
La scuola «Otto Marzo» di via dell'Impruneta, 51, in Roma, è stata costruita negli anni '70. Alla fine degli anni '80 fu chiusa, e dopo un tentativo di trasformarla in commissariato, fu abbandonata definitivamente;
l'edificio divenne, come è facile dimostrare, terra di nessuno diventando luogo di spaccio di droghe e di traffici illeciti;
nel luglio 2007 circa 40 famiglie lo hanno occupato e in poco più di due anni lo hanno ristrutturato rendendolo abitabile rifacendo gli impianti e mettendo in sicurezza lo stabile grazie anche alla riparazione del tetto;
contemporaneamente il grande giardino, anch'esso abbandonato che era diventato una pattumiera a cielo aperto, è stato ripulito, venendo così incontro ad una grande richiesta popolare di avere uno spazio verde per i bambini e per le persone anziane; merito principale di questi significativi miglioramenti è da ascrivere al centro sociale «Macchia Rossa» che è da molti anni attivo nel quartiere dimostrando anche molta attenzione sulla questione urbanistica e abitativa e anche umana;
è opportuno ricordare che quando c'è stato un episodio di violenza; ad ottobre del 2007, «una senzatetto ospite della scuola occupata è stata accoltellata dal suo convivente», Francesca Cerretto, la ragazza arrestata, ha passato giorni e notti al suo capezzale all'ospedale Forlanini. Dimostrandosi sempre disponibile per qualsiasi tipo di necessità;
ancora, alla fine degli anni '90 i giovani del centro sociale hanno realizzato con la Lega Ambiente un progetto di riqualificazione della spalletta del Tevere, sempre a via dell'Impruneta;
tra gli anni 2006 e 2007 è stato aperto nei locali annessi al centro sociale, in via Pieve Foscania, un «ostello dello sfrattato» di prima accoglienza per i senza tetto;
l'ostello è presto divenuto insufficiente e le famiglie in esso ospitate, sostenute dal centro sociale, hanno deciso di utilizzare l'ex scuola «Otto Marzo», come detto, da lungo tempo abbandonata;
l'edificio, da come ci è dato conoscere, era stato assegnato dal comune alla società Sviluppo Italia che intendeva farne un incubatore di impresa. In seguito, il nuovo consiglio di amministrazione di sviluppo Italia ha programmato di farne un parcheggio, sacrificando, così, anche il rinato giardino, unica oasi verde della zona;
nei mesi scorsi l'occupazione dell'ex scuola «Otto Marzo» è stata oggetto di una campagna di stampa molto pesante e negativa utilizzando delle notizie riprese dai verbali di alcune dichiarazioni fatte nella caserma dei Carabinieri di Villa Bonelli, dove erano state raccolte testimonianze di cinque immigrati, allontanati dai luoghi occupati perché violenti;
appare particolarmente strano che le richiamate testimonianze, fatte da persone allontanate dalla scuola «Otto Marzo», perché violente, sono state, senza alcun

dubbio accettate, basta leggere il verbale per constatare «I fatti sono descritti senza livore, hanno contenuto verosimile, ed il racconto non presta il fianco a salti logici». Ancora, «Le dichiarazioni accusatorie sono tutte connotate dall'attendibilità del dichiarante, ... e infine dall'esistenza di riscontri esterni». Infine, e questa sembra la valutazione più disattenta «Sotto il primo profilo va valutata la personalità dei denuncianti e la genesi delle denuncie, che depongono per la genuinità delle stesse, per l'assenza di ragioni di interesse personale ad incolpare ingiustamente, tenuto conto anche del pericolo di ritorsioni a cui sono sottoposti»;
il 14 settembre, alle ore 4,40, a seguito di tali denuncie, si verifica un blitz di alcune centinaia di carabinieri, che circondano i locali occupati con blindati perquisiscono l'edificio non trovando, da come ci è dato sapere, nessun corpo di reato, ed arrestano cinque persone incensurate;
i cinque, lavoratori precari che non potendosi permettere un affitto a prezzi «romani» hanno avuto il merito di non rassegnarsi a sopravvivere ma al contrario di lottare insieme ad altri, bisognosi, spinti dalla necessità materiale di avere un tetto che li potesse proteggere. È così che in due anni di occupazione hanno trasformato un sogno in realtà;
i cinque, tre uomini ed una donna, vengono tradotti in carcere, il quinto viene messo agli arresti domiciliare. La donna, in particolare, viene trasferita due volte, prima a Civitavecchia e poi a Perugia, e data la sua presunta pericolosità, viene utilizzato un gabbiotto chiuso dentro il cellulare;
il 21 settembre, dopo l'interrogatorio di garanzia, viene, agli indagati, confermato l'arresto, il 29 settembre il tribunale del riesame ribadisce la necessità di misure cautelare, trasformandole m arresti domiciliare per tutti. Anche se gran parte delle accuse sono subito cadute, come l'associazione a delinquere, il possesso di armi quali mazze, catene e bottiglie incendiarie (armi da guerra) che non sono state trovate perché da varie testimonianze si è appreso che non erano mai esistite; l'inverosimile furto di 15 quintali di rame, organizzato da due degli imputati e che avrebbe reso loro un profitto superiore ai 10.000.00 euro, è stato dichiarato inesistente dalle perizie effettuate sullo stabile occupato;
per il furto di energia è opportuno ricordare che gli occupanti hanno fatto, più volte richiesta di regolare allaccio, tale regolarizzazione non è stata loro mai consentita;
in buona sostanza «dall'inchiesta - teorema» elaborata, e dell'impianto accusatorio da essa derivante rimangono: la presunta estorsione di 15 euro al mese versate, che l'assemblea degli occupanti gestisce per spese comuni, le cui ricevute sono già state presentate al GIP; e le accuse di violenze senza riscontro, fatte, come sopra descritto, da immigrati irregolari e senza tetto, erano stati allontanati dalla scuola perché violenti. Questo è ampiamente dimostrabile dalle persone che civilmente hanno occupato la scuola «Otto Marzo»;
il castello accusatorio si è andato sgretolando, perché privo di ogni ragionevole fondamento, ma continua la persecuzione contro di loro;
nelle ore successive al blitz, il sindaco Gianni Alemanno ha fatto riferimento, commentando l'operazione, appena conclusa, all'esistenza di un «vero e proprio racket delle occupazioni» del quale sarebbero vittime «persone costrette a pagare un affitto e a partecipare a manifestazioni» ed altre addirittura «aggredite e malmenate perché non pagano questi veri e propri pizzi». Una tesi, quella del primo cittadino capitolino, che fa eco a quanto più volte sostenuto dal presidente della commissione sicurezza del Comune, il quale aveva avuto modo di lanciare i suoi strali contro il blog del comitato di occupazione della «Otto Marzo», definendolo «un canale di informazione deviato». Vi è

da chiedersi se siano solo occasionali circostanze, oppure le circostanze non siano tali;
in sentenza ad avviso degli interroganti sembrano essersi verificati tali e tante anomalie da giustificare un approfondimento da parte del Ministro della giustizia;
infine, e questa è per il momento l'unica notizia positiva, che agli indagati sono stati revocati gli arresti domiciliari ed attualmente sono sottoposti all'obbligo di firma. Una forma, sia pure attenuata, di limitazione della loro libertà -:
se non si intendano assumere iniziative ispettive con riferimento e quanto riportato in premessa.
(4-05922)

BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
secondo quanto riportato dall'agenzia di stampa ANSA del 28 gennaio, nelle prossime settimane saranno trasferiti in Calabria, e precisamente nell'istituto di pena di Rossano, circa dieci persone accusate di terrorismo internazionale, alcune di queste già condannate;
in conseguenza di ciò l'amministrazione penitenziaria ha deciso di integrare l'organico del carcere di Rossano con dodici agenti di polizia penitenziaria, in parte provenienti da altre regioni;
a tutt'oggi però il Ministero della giustizia, nonostante le denunce provenienti in tal senso dalle principali organizzazioni sindacali di categoria, non ha ancora provveduto a stanziare risorse economiche adeguate per rafforzare i sistemi di sicurezza della predetta struttura penitenziaria, che già ospita detenuti ad alta sicurezza -:
quali provvedimenti urgenti intenda adottare al fine di potenziare i sistemi di prevenzione, sicurezza, vigilanza e controllo del carcere di Rossano.
(4-05928)

BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
secondo quanto denunciato all'agenzia di stampa AGI del 28 gennaio 2010 da Maria Grazia Caligaris, presidente dell'associazione «Socialismo, diritti, riforme», nel carcere di Buoncammino un detenuto, Roberto Vinci, continua a rimanere in cella nonostante le sue condizioni di salute siano state dichiarate incompatibili con la detenzione;
l'uomo, affetto da un grave disturbo depressivo cronico, con manie suicidarie, è detenuto in una cella del centro diagnostico terapeutico del carcere sardo dove viene costantemente monitorato attraverso una telecamera. Le sue condizioni peggiorano quotidianamente e diventa sempre più difficile contenerne le reazioni;
sulla vicenda Maria Grazia Caligaris ha dichiarato quanto segue: «È assurdo che una persona con una così grave sofferenza psichica possa essere tenuta di fatto in isolamento dentro un Istituto di Pena in cui non è possibile svolgere alcun tipo di terapia specifica. L'uomo peraltro soffre anche per la lontananza dai familiari che non possono garantirgli la costante presenza ai colloqui. Nelle lettere inviate all'associazione e negli incontri in carcere manifesta un profondo disagio e chiede insistentemente di poter andare in una comunità. È evidente che la mancanza in Sardegna di strutture idonee ad accogliere soggetti affetti da patologie psichiatriche sta mettendo in luce una situazione drammatica. In un Istituto come Buoncammino, sovraffollato, con un numero di agenti del tutto inadeguato, dove i medici a contratto non ricevono lo stipendio da settembre e dove si fanno i salti mortali per garantire un certo decoro, non può trovare ospitalità un detenuto incompatibile con il carcere e con l'ospedale psichiatrico giudiziario. Lo Stato in questo modo compromette la propria credibilità e si mette contro la legge di cui dovrebbe essere il principale fautore»;

come accertato dalle perizie, anche da quelle eseguite dai periti del Tribunale, Roberto Vinci è affetto da disturbo bipolare dell'umore di tipo I e disturbo di personalità. Un anno fa gli è stata diagnosticata una lombalgia e nello scorso mese di agosto ha subito un intervento chirurgico di nucleoplastica percutanea. Ultimamente, in seguito a una risonanza magnetica, gli sono state riscontrate anche due ernie del disco che gli provocano forti dolori -:
quali iniziative urgenti intenda adottare al fine di individuare una struttura adeguata capace di accogliere il detenuto in questione garantendogli con ciò le cure che il suo precario stato di salute, sia fisico che psicologico, richiede.
(4-05929)

BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della giustizia, al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
Ivano Volpi, 29enne, si è impiccato nel reparto infermeria del carcere di Spoleto la mattina di mercoledì 20 gennaio;
Volpi - arrestato quattro giorni prima per aver aggredito i propri familiari e le forze dell'ordine intervenute sul posto - era già stato ristretto nel carcere di Spoleto per qualche mese per fatti analoghi legati al suo stato di assuntore di sostanze stupefacenti e di alcol;
l'uomo in passato aveva seguito alcuni percorsi terapeutici presso diverse comunità di recupero ed anche in occasione di questo suo ultimo arresto aveva presentato una istanza per seguire un programma socio-terapeutico presso una comunità; luogo in cui sarebbe stato trasferito non appena il medico avesse controfirmato la richiesta;
risulta alla prima firmataria del presente atto che Ivano Volpi, soggetto in precarie condizioni psicologiche, per tutti i suoi ultimi quattro giorni di detenzione non avrebbe visto né incontrato uno psicologo;
nel carcere di Spoleto: a) non esiste servizio di accoglienza per detenuti nuovi giunti; b) il numero degli psicologi in servizio è ridotto al di sotto dei minimi termini; c) quei pochi psicologi che ci sono prestano servizio per appena 34 ore al mese ciascuno;
la circolare del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria Prot. N. GDAP - 0181045-2007 regolamenta il «servizio di accoglienza» e l'operatività dello staff Multidisciplinare per i cosiddetti «nuovi giunti dalla libertà»; entrambi i servizi sono stati successivamente estesi dalla lettera/circolare prot. N. GDAP - 0434312 del 18 dicembre 2009 a tutti i detenuti a rischio auto-eterolesivo o suicidiario. Sulla base delle richiamate circolari, lo staff (integrato con la presenza di specialisti quali operatori del Ser.T. e assistenti sociali) deve immediatamente prendersi carico dei soggetti provenienti dalla libertà e ritenuti più problematici proprio al fine di predisporre azioni specifiche per prevenire atti di autolesionismo;
a quanto è dato apprendere, al momento dell'ingresso in istituto del detenuto Volpi, soggetto tossicodipendente ed in forte stato di sofferenza psichica, non è stato attivato il servizio di accoglienza, in particolare il Ser.T. non è stato coinvolto entro le prime 12 ore dall'ingresso del detenuto; né sono stati attivati entro le successive 36 ore gli interventi dello psicologo per la valutazione del rischio auto/eterolesionistico;
l'uomo, morto suicida, è stato abbandonato a se stesso, senza alcun sostegno psicologico, in uno dei periodi più difficili della sua esistenza, ossia quello del suo reingresso in carcere, ciò per ben quattro giorni, fino a quando non è stato trovato impiccato nel reparto infermeria;
la mancanza di adeguata assistenza psicologica si va diffondendo in modo preoccupante in tutti gli istituti di pena

sparsi sul territorio nazionale, ciò accade nonostante il recente decreto di riordino della sanità penitenziaria sottolinei l'obbligatorietà di garantire pari opportunità di cura ai soggetti reclusi rispetto a quelli liberi;
i tagli all'assistenza psicologica carceraria si verificano mentre cresce inesorabilmente il sovraffollamento negli istituti di pena, con impennata dei detenuti stranieri soprattutto al Nord e dei consumatori di sostanze psicotrope e con conseguente aggravamento della condizione di vita in carcere; tutto ciò comporta un aumento esponenziale del rischio di condotte dimostrative e autolesioniste da parte dei detenuti, per non parlare poi del numero dei suicidi, mai così alto come in questi primi 26 giorni dell'anno;
è stato calcolato: a) che il tempo medio che ogni psicologo può dedicare ad ogni detenuto oscilla tra i 7 (sette) e i 15 (quindici) minuti al mese, tempo medio che include non solo il contatto diretto, ma anche la consultazione della documentazione, le riunioni di equipe, le relazioni e tutto ciò che ne consegue; peraltro negli ultimi anni il predetto monte insufficiente, è gradualmente diminuito fino a non rendere più possibile un serio intervento psicologico; b) che l'impegno economico per questa delicatissima attività è ormai la metà della metà di quello utilizzato non più di quattro anni fa;
la circostanza che l'assistenza psicologica nelle carceri italiane, a cominciare da quella legata alle attività di osservazione e trattamento dei detenuti, risulti essere assolutamente carente e deficitaria, comporta, come naturale conseguenza, che gli istituti di pena siano diventati una istituzione a carattere prevalentemente, se non esclusivamente, affettivo, ciò in palese violazione del dettato costituzionale che affida alla pena finalità rieducative e di risocializzazione;
va sottolineato che sul suicidio di Ivano Volpi gli interroganti hanno presentato un primo atto di sindacato ispettivo (n. 4-05831) al quale non è stata ancora data risposta -:
se quanto esposto in premessa corrisponda al vero;
per quali motivi nel carcere di Spoleto non sia attivo il «servizio di accoglienza» e l'operatività dello staff Multidisciplinare per i cosiddetti «nuovi giunti dalla libertà»;
per quali motivi al detenuto Ivano Volpi non sia stata assicurata la necessaria assistenza psicologica nel momento del suo ingresso in carcere;
se nel suicidio del signor Ivano Volpi non siano ravvisabili responsabilità della direzione dell'istituto penitenziario;
più in generale, quali provvedimenti urgenti il Governo intenda adottare al fine di garantire ai detenuti una non effimera attività di valutazione e trattamento, nonché i livelli essenziali di assistenza sanitario-psicologica previsti dalla legge.
(4-05931)

RUBINATO, ANDREA ORLANDO, PISTELLI, ARTURO MARIO LUIGI PARISI, FOGLIARDI, RECCHIA, ROSSOMANDO, VIOLA, MARTELLA, SAMPERI, RIGONI, BRAGA, VASSALLO, CARDINALE, MOTTA, FRONER, CARELLA, REALACCI, DE PASQUALE, MARCHI, MISIANI, VERINI, FERRARI, GIOVANELLI, CODURELLI, SCHIRRU, BOCCUZZI, MELIS, FERRANTI e SARUBBI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
secondo notizie di stampa pubblicate sul quotidiano «Avvenire», e in base ad informazioni accessibili in rete sul sito GrNet.it (portale di informazione indipendente per il comparto sicurezza e difesa) 40 istituti penitenziari in tutta Italia risultano costruiti e allestiti ma mai utilizzati;
tali strutture sono ora in stato di abbandono;
alcuni di questi penitenziari, come il penitenziario di Gela, il carcere di Morcone (Benevento), quello di Busachi in

Sardegna e l'istituto di Castelnuovo della Daunia (Foggia), integralmente completati, non hanno mai aperto le porte;
in Puglia si contano addirittura quattro istituti penitenziari costruiti, allestiti e mai inaugurati: il carcere di Bovino (Foggia) con 120 posti, di Minervino Murge (Bari), di Orsara (Foggia) e di Monopoli (Bari);
nel carcere di Monopoli le famiglie che hanno subito un provvedimento di sfratto hanno occupato le celle abbandonate da 30 anni;
il penitenziario di S. Valentino (Pescara), secondo quanto riportato anche dalla stampa (Il Tempo.it del 14 gennaio 2010), «funge oggi da rifugio per i cani randagi e da terreno da pascolo per mucche e pecore della zona»;
lo stesso penitenziario, ultimato nelle strutture, non è mai stato sottoposto a collaudo, così come il carcere di Licata, in Sicilia e quello di Codigoro a Ferrara;
per altri istituti si è provveduto ad una ridestinazione funzionale, come per il carcere di Villalba, in provincia di Caltanissetta, che è stato trasformato in un centro polifunzionale;
altre carceri risultano tutt'altro che sovraffollate, come il penitenziario di Agrigento, dove sei detenute occupano i cento posti della sezione femminile;
Ancona Barcaglione, un penitenziario da 180 posti inaugurato nel 2005, non ha mai avuto più di 20 detenuti;
altre carceri, come Revere (Mantova) e Arghilla (Reggio Calabria), appaltati da tempo, risultano ancora in costruzione;
i costi di costruzione e di allestimento di tali strutture sono molto elevati ed integralmente a carico della finanza pubblica; per il solo carcere di Busachi, in Sardegna, mai utilizzato, sono stati spesi 5 miliardi di lire -:
se il Ministro interrogato non ritenga:
a) di adottare ogni iniziativa per individuare e censire gli istituti penitenziari esistenti mai entrati in attività;
b) di analizzare le cause, generali e particolari, che hanno determinato il mancato utilizzo di queste strutture;
c) di effettuare una valutazione dei costi sostenuti per la realizzazione di tali istituti, di quelli derivanti dal loro mancato utilizzo, e delle spese necessarie per assicurarne, l'effettivo impiego nel sistema carcerario, ovvero per la loro ridestinazione d'uso;
d) di intervenire urgentemente per determinare il numero di presenze nelle carceri e per redistribuire opportunamente i detenuti presenti nelle carceri sovraffollate negli istituti non utilizzati o quasi deserti;
e) di verificare prima di procedere a nuovi stanziamenti, impegni ed appalti per la realizzazione di nuovi istituti, se non sia opportuno disporre misure e gli interventi necessari per aprire ed avviare gli istituti penitenziari costruiti e mai utilizzati.
(4-05947)

BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
sulla Gazzetta di Modena del 29 gennaio 2010, si dà notizia di un internato della casa di lavoro di Saliceta San Giuliano evaso durante il turno di attività;
a denunciare il grave episodio è stato il segretario generale aggiunto del Sindacato autonomo di polizia penitenziaria (Seppe), Giovanni Battista Durante, il quale sulla vicenda ha dichiarato quanto segue: «La polizia penitenziaria ha immediatamente allertato tutte le altre forze di polizia. Le ricerche continuano ininterrottamente da questa mattina ad opera della

polizia penitenziaria, della polizia di Stato e dei carabinieri. Questo ulteriore episodio conferma la gestione fallimentare di Saliceta e la necessità di procedere ad una immediata verifica ad opera dell'ufficio ispettivo del Dipartimento dell'Amministrazione Penitenziaria»;
l'episodio riferito dal Seppe non è il primo che solleva le lamentele dei sindacati di categoria per la situazione della casa di lavoro di Saliceta San Giuliano, dove si trovano internate persone che hanno già scontato interamente le condanne subite, ma che sono state poi giudicate socialmente pericolose dal magistrato di sorveglianza;
all'inizio dell'anno i rappresentanti sindacali avevano segnalato che nella struttura erano stati trovati telefoni cellulari e sim-card utilizzati dagli internati, e una siringa -:
quale sia l'esatta dinamica di questo episodio e se intenda aprire una rigorosa verifica sull'episodio di evasione segnalato in premessa;
se corrisponda al vero li rinvenimento presso la predetta struttura di telefoni cellulari, sim-card e siringhe e se non ritenga opportuno aprire un'indagine amministrativa in tal senso;
se non si reputi opportuno intervenire in modo deciso per sopperire alla carenza dell'organico del personale di polizia penitenziaria assegnato presso la casa di lavoro di Saliceta San Giuliano;
se non intenda promuovere gli opportuni provvedimenti normativi diretti a limitare l'applicazione delle misure di sicurezza ai soli soggetti non imputabili (abolendo il sistema del doppio binario) o comunque volti ad introdurre una maggiore restrizione dei presupposti applicativi delle misure di sicurezza a carattere detentivo, magari sostituendo al criterio della «pericolosità» (ritenuto di dubbio fondamento empirico) quello del «bisogno di trattamento».
(4-05959)

FLUVI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
il 27 gennaio 2010 è stato firmato un protocollo d'intesa fra la regione Toscana, i Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria ed il Dipartimento per la giustizia minorile, che definisce, anche alla luce della nuova normativa nazionale, relazioni, priorità, obiettivi e progetti che riguardano l'universo carcerario toscano;
il documento affronta temi di rilievo come la geografia carceraria regionale, quello delle strutture di semilibertà ed accoglienza esterna, della promozione delle comunità terapeutiche e riabilitative per minori, delle strutture a custodia attenuata per tossico ed alcoldipendenti, delle azioni in materia sociale, sportive, formative, dell'istruzione e del lavoro finalizzate al recupero e al reinserimento di detenuti ed ex detenuti;
il confronto ha riguardato anche l'utilizzazione dell'immobile che attualmente ospita l'ospedale psichiatrico giudiziario di Montelupo Fiorentino. L'intesa prevede il trasferimento degli attuali ospiti dell'ospedale psichiatrico giudiziario presso la casa circondariale di Sollicciano Firenze e la destinazione dell'edificio di Montelupo Fiorentino ad accogliere detenuti comuni;
l'ospedale psichiatrico giudiziario è attualmente situato all'interno della villa medicea dell'Ambrogiana. Un edificio di carattere storico che mal si addice ad ospitare una struttura carceraria;
l'inadeguatezza e l'irrazionalità della struttura come sede per una realtà carceraria, hanno spinto l'amministrazione comunale di Montelupo Fiorentino a porre il tema di un diverso utilizzo della Villa Medicea dell'Ambrogiana. È appena il caso di ricordare che il comune di Montelupo Fiorentino, sin dal 1974, si è reso disponibile a mettere a disposizione un'area dove costruire una nuova struttura tesa ad ospitare l'ospedale psichiatrico giudiziario. L'obiettivo dell'iniziativa comunale era quello di mettere a disposizione dei detenuti

e degli operatori dell'ospedale psichiatrico un edificio più consono ad una struttura penitenziaria;
tale posizione è stata da sempre sostenuta da tutte le forze politiche e sociali del territorio. Prova ne è il fatto che il consiglio regionale della Toscana in data 18 dicembre 2002 ed il consiglio provinciale di Firenze in data 17 luglio 2006 hanno approvato all'unanimità mozioni in tal senso;
nonostante le carenze strutturali, in tutti questi anni si sono registrati dei positivi rapporti di collaborazione fra l'amministrazione penitenziaria, le istituzioni locali e le diverse realtà associative del territorio, con conseguenze positive sull'attività all'interno dell'ospedale psichiatrico e ricadute importanti sulle attività di reinserimento degli ex detenuti;
il protocollo d'intesa firmato nei giorni scorsi, non solo esclude l'amministrazione comunale di Montelupo Fiorentino da qualunque decisione in merito alla destinazione della struttura, ma elude il problema di fondo: la villa medicea dell'Ambrogiana non è idonea per ospitare l'ospedale psichiatrico giudiziario e non è idonea per accogliere i detenuti comuni;
il protocollo prevede, inoltre, un tempo non breve per il trasferimento degli ospiti dell'ospedale psichiatrico giudiziario da Montelupo Fiorentino alla struttura di Sollicciano. Il rischio è che, nel frattempo, i problemi di «vivibilità» della struttura penitenziaria, più volte denunciati dal sindaco del comune di Montelupo Fiorentino, passino in secondo piano in attesa della nuova destinazione -:
se non intenda tener conto della disponibilità più volta manifestata dall'amministrazione comunale di Montelupo Fiorentino di mettere a disposizione un'area per costruire un nuovo edificio più funzionale ad ospitare i detenuti toscani dell'ospedale psichiatrico giudiziario.
(4-05961)

BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della giustizia, al Ministro della salute.- Per sapere - premesso che:
nel settembre 2009 è apparso un articolo sul quotidiano La Sicilia firmato da Giovanna Quasimodo dove viene narrata la vicenda di Filadelfo Pappalardo, 37enne, invalido sulla sedia a rotelle, trasferito da qualche mese nel carcere milanese di Opera, dove attualmente sta scontando una condanna di pochi anni per reati comuni;
l'uomo nel giorno del suo arresto, avvenuto il 23 gennaio del 2008, ha forzato un posto di blocco dei carabinieri a bordo della sua Fiat Uno e, nel corso dell'inseguimento, andò a schiantarsi contro un muro riportando gravi lesioni alle vertebre e al midollo osseo, oltre ad una frattura scomposta del femore, un trauma cranico-facciale, una parziale amputazione del padiglione auricolare e numerose altre lesioni;
dopo essere stato operato al femore e alla colonna vertebrale, gli fu prescritto un trattamento riabilitativo che però non fu mai eseguito appieno, dopodiché venne trasferito nel carcere di Messina;
il detenuto venne successivamente ricondotto una sola volta all'ospedale Cannizzaro di Catania per un controllo post-operatorio, peraltro in ritardo rispetto alla prescrizione medica, e nell'occasione i suoi accompagnatori dimenticarono persino di allegare la documentazione clinica relativa ai danni patiti dalla colonna vertebrale, presentando ai medici solo le «carte» relative alla frattura al bacino, cosicché la visita non venne svolta in maniera completa;
il 10 settembre 2008 -, ad avviso degli interroganti, con molto ingiustificabile ritardo - al Policlinico di Messina il signor Pappalardo fu finalmente controllato per la seconda volta e gli fu riscontrata la grave patologia della qua e soffre e che non gli consente tuttora di stare in posizione eretta. Una patologia che necessiterebbe di una costante terapia riabilitativa,

che però in carcere non gli viene praticata, neppure in quello di Opera che solo sulla carta è attrezzato di strutture sanitarie;
dopo una difficile trafila burocratica, il giovane è stato visitato, a proprie spese, da uno specialista privato in neurologia e psicoterapia, il quale, nella relazione poi sottoscritta, ha diagnosticato al detenuto una «mielopatia progressiva post-traumatica», prescrivendogli un serio trattamento terapeutico;
secondo quanto affermato dallo specialista nella sua relazione «tali disturbi non devono essere considerati ineluttabili, ma devono essere adeguatamente trattati, altrimenti possono condizionare negativamente l'evoluzione prognostica, giacché la malattia in oggetto comporta un deterioramento neurologico complessivo»;
le strutture carcerarie in cui è stato ristretto (prima Messina, poi Secondigliano, poi Spoleto e infine Opera), sono tutte non attrezzate per curarlo il detenuto si è andato aggravando a vista d'occhio, al punto che oggi rischia di andare incontro a tutte quelle conseguenze cliniche che lo specialista paventava già nella relazione prima citata;
nel frattempo nel signor Pappalardo sono emerse ulteriori patologie, sia all'apparato digerente che a quello urinario, nonché un preoccupante stato di depressione psichica che in più di un'occasione lo ha portato a dire ai suoi cari frasi tipo «non ce la faccio più»? o «prima o poi faccio una sciocchezza»;
il grave e perdurante stato di depressione di cui soffre il detenuto è dovuto al fatto che il medesimo è sempre stato recluso all'interno di istituti di pena situati a notevole distanza dal luogo in cui risiedono i suoi familiari, i quali, non avendo a disposizioni adeguate risorse economiche, raramente riescono ad andare a trovarlo;
le condizioni di salute di Filadelfo Pappalardo, vanno ulteriormente aggravandosi, nonostante gli specialisti continuino a sostenere che potrebbe, se non guarire del tutto, migliorare moltissimo;
il garante dei diritti dei detenuti siciliani, senatore Salvo Fleres, ha definito quello di Pappalardo un «caso di malasanità carceraria»;
il carcere di Opera è dotato di struttura sanitaria, ma la stessa non viene utilizzata e inoltre la cella in cui Pappalardo è ospite, non solo non è attrezzata per gli invalidi, ma è addirittura priva del bagno;
inoltre lo stesso detenuto ha riferito che non più tardi di qualche giorno fa, dopo aver avuto un battibecco con una dottoressa del carcere, gli agenti della polizia penitenziaria lo avrebbero condotto a forza in una cella isolata, buttato su un materasso bagnato e malmenato, procurandogli lividi e lesioni -:
di quali informazioni dispongano i Ministri interrogati in relazione a quanto esposto in premessa e se intendano avviare, negli ambiti di rispettiva competenza, una indagine amministrativa interna al fine di verificare l'esistenza di eventuali maltrattamenti patiti dal signor Pappalardo nel carcere di Opera;
se le autorità penitenziarie siano a conoscenza del disagio psicologico con conseguente depressione acuta di cui è affetto il detenuto e se siano state avviate tutte le procedure di precauzione per prevenire un suo eventuale atto suicidale;
se non si intenda disporre il trasferimento del detenuto in una cella con bagno ed attrezzata per il ricovero delle persone invalide;
per quale motivo il detenuto, viste le sue precarie condizioni di salute psico-fisiche, non sia stato ancora trasferito in ricovero esterno o quantomeno presso un istituto di pena più vicino al luogo di residenza dei suoi familiari, così come previsto dalle norme sull'ordinamento penitenziario, e se si intenda provvedere in tal senso;

quanti siano i detenuti in condizione di disabilità nelle carceri italiane ed in quali condizioni vengano garantiti i trattamenti necessari per la loro salute;
se i Ministri interrogati, a fronte di quanto esposto in premessa e nel quadro del trasferimento di funzioni dal Ministero della giustizia al Servizio sanitario nazionale, non ritengano di dover dare risposte e mezzi certi per assicurare ai cittadini detenuti affetti da disabilità l'assistenza sanitaria minima, contribuendo con ciò ad eliminare le situazioni di più evidente criticità che spesso sono la causa dei decessi all'interno degli istituti di pena.
(4-05971)

TESTO AGGIORNATO AL 19 APRILE 2010

...

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, per sapere - premesso che:
il sistema di emergenza-urgenza con l'utilizzo del numero unico 118 - nato nel 1992 con il decreto del Presidente della Repubblica 27 marzo 1992 «Atto di indirizzo e coordinamento alle regioni per la determinazione dei livelli di assistenza sanitaria di emergenza» - è il risultato del lavoro congiunto Stato-Regioni;
nel contesto del Servizio 118 emergenza sanitaria (o S.S.U.Em 118) i servizi di elisoccorso in Italia sono organizzati su base regionale, o provinciale;
la maggior parte dei servizi di elisoccorso è esercitata da società private di trasporto aereo, titolari del certificato di operatore aereo (COA) rilasciato dall'ENAC, mediante appalto da parte del servizio sanitario pubblico (regione o ASL);
in alcune regioni il servizio viene svolto dal corpo nazionale dei Vigili del fuoco sempre in convenzione con le ASL, o la regione;
per lo svolgimento di questi servizi gli elicotteri devono essere certificati in categoria A o equivalente ai sensi della JAR-OPS3 (Joint Aviation Requirements - Operations, dal 2008 EU-OPS), Sottoparte F, ovvero «Elicotteri plurimotori progettati con alcune prescrizione tecniche aggiuntive (JAR 27/29 o equivalenti) e con prestazioni che assicurano la capacità, se operati nei termini previsti dal Manuale di Volo, in caso di avaria al motore critico, di continuare il decollo e l'atterraggio o di interromperli e atterrare in sicurezza sull'elisuperficie da o per la quale si stanno effettuando le manovre»;
ciononostante, durante le operazioni di soccorso si registrano, purtroppo, numerosi incidenti dovuti all'impatto degli elicotteri con cavi non segnalati o non visibili. Tra gli ultimi e tra i più gravi, ricordiamo quello avvenuto nell'agosto 2009 a Pieve di Cadore durante il quale un elicottero del S.S.U.Em è precipitato sul Monte Cristallo dopo aver toccato i fili dell'alta tensione, causando la morte di quattro persone;
nel corso del 2007 la Direzione generale degli armamenti aeronautici (DGAA) ha rilasciato il Certificato di omologazione al sistema LOAM (Laser obstacle avoidance & monitoring), sistema di controllo e monitoraggio della rotta del volo degli elicotteri, in grado di informare in tempo reale il pilota sulla natura, distanza e direzione di eventuali ostacoli, in particolare gli ostacoli di ridotte dimensioni, come i fili e i tralicci, che costituiscono un reale pericolo per la navigazione perché spesso a causa dello scarso contrasto con lo sfondo, sono poco visibili, e causano l'80 per cento degli incidenti;
a seguito dell'omologazione, la marina militare è la prima forza armata italiana che installerà sugli elicotteri EH-101 il sistema LOAM a seguito dell'accordo

firmato dalla direzione generale degli armamenti aeronautici (ARMAEREO) nell'ottobre 2006 -:
se le caratteristiche tecniche degli elicotteri da utilizzare per le operazioni di elisoccorso siano sempre monitorate e aggiornate con le più moderne tecnologie;
se non ritenga di promuovere ogni azione utile per l'inserimento del sistema LOAM tra le caratteristiche richieste per gli elicotteri utilizzati per l'elisoccorso.
(2-00604)
«Bressa, Madia, Marantelli, Amici, Maran, Lenzi, Nicolais, Rossa, Letta, Mariani, Braga, Realacci, Sarubbi, D'Antona, Rosato, D'Alema, Peluffo, Pistelli, Livia Turco, Velo, De Torre, Margiotta, Levi, Morassut, Bratti, Colaninno, Baretta, Soro, Viola, Zampa, Zucchi, Vannucci, Gianni Farina, Tenaglia, Samperi, Gnecchi, Quartiani».

Interrogazioni a risposta orale:

MEREU. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
sono sempre più numerose le notizie riportate sui disservizi che si registrano sulle linee di trasporto ferroviario regionale nella regione Sardegna, in particolar modo nella direttrice principale che collega il capoluogo con il nord dell'isola;
l'ultimo intoppo in ordine cronologico riguarda l'interruzione da più di un mese della linea Cagliari-Sassari a seguito di una frana verificatasi nel comune di Muros con disagi che sono aggravati dalla mancanza di coordinamento con il trasporto locale gommato che genera ulteriori ritardi;
il tutto è legato ad una situazione del trasporto ferrato regionale generale già fortemente penalizzante sia per il trasporto passeggeri che per quello commerciale, conseguenza del mancato potenziamento e ammodernamento dell'intera rete spesso annunciato ma che ad oggi stenta ad essere portato a compimento, costringendo la Sardegna a dover subire una situazione a dir poco disdicevole e non all'altezza di un Paese come l'Italia;
si riscontrano disservizi sotto tutti i profili, a partire dalle condizioni assolutamente obsolete delle linee, in larga parte oggi ancora non elettrificata, dalla lentezza dei convogli e dai progressivi ritardi e soppressioni di linee per la mancanza di convogli, senza poter tralasciare, inoltre, le problematiche legate alla gestione del personale, in particolare quello del settore commerciale, da molto tempo scioperante per la non condivisione delle linee programmatiche dell'azienda;
secondo alcuni dati diffusi ultimamente nella regione il tempo di percorrenza per completare i circa 200 chilometri della linea principale che collega Cagliari con il nord è di circa 2 ore e 50 minuti, con l'utilizzo di treni che raggiungono la velocità massima di 130 chilometri orari, a fronte invece di una media nazionale molto più bassa e senza considerare le punte di eccellenza del trasporto di alta velocità che, per esempio, copre la distanza simile tra la capitale e Napoli in appena 1 ora e 10 minuti ad una velocità massima dei convogli di circa 260 chilometri orari;
sono stati annunciati da tempo programmi per il potenziamento di alcuni tratti di rete, l'acquisto di nuove vetture e l'ammodernamento di alcune stazioni, ma ad oggi non si riscontra nessun segnale visibile di un cambio di direzione verso una politica di miglioramento generale del sistema del trasporto ferroviario sardo;
è necessario un urgente e tempestivo intervento risolutore della problematica che sta recando continui disagi a moltissimi cittadini sardi (si calcola che siano circa 15.000 i giornalieri, soprattutto studenti e lavoratori pendolari, che contribuiscono con i pagamenti per le emissioni di biglietteria a rendere un ricavo all'azienda

di circa 8 milioni di euro annui), rendendone insostenibile la qualità della loro vita e le attività lavorative e familiari -:
quali urgenti iniziative intenda adottare per ripristinare nel più breve tempo possibile l'utilizzo della tratta ferroviaria Cagliari-Sassari che sta recando insostenibili disagi ai cittadini che utilizzano l'intera rete di trasporto ferroviario nella regione Sardegna e se non ritenga opportuno inserire tra le priorità del Governo la predisposizione di un piano di intervento strategico per il settore del trasporto ferroviario sardo che preveda la stima completa degli interventi da effettuare e un impegno di risorse per coprire i relativi costi.
(3-00880)

COMPAGNON e DELFINO. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
con l'introduzione del nuovo orario ferroviario, i treni veloci Torino-Lecce Freccia Adriatica (già treno 9763) e Lecce-Torino (già treno 9766) risultano cancellati;
è indubbia che la soppressione della Freccia adriatica penalizza fortemente il basso Piemonte oltre a Voghera e il suo hinterland, che dopo essere stati privati di un collegamento veloce e diretto con Roma ora sono privati anche di un collegamento veloce diurno con l'Abruzzo, la Puglia e con la riviera romagnola e marchigiana;
inoltre tale soppressione viene a rendere più difficile la periodica frequenza, nelle loro regioni di origine, dei numerosi cittadini pugliesi e abruzzesi presenti nel basso Piemonte (Asti, Alessandria), a Voghera e nell'oltrepò pavese;
il treno veloce espresso Freccia adriatica, con partenza da Torino alle ore 7,45, fermata Voghera 9,05, arrivava a Lecce alle ore 18,43. Da Lecce partenza alle ore 11,28, arrivava a Voghera alle 20,47 ed era a Torino alle 22,15;
aldilà della lunga percorrenza, era utilizzato anche per le fermate intermedie di Bologna, Rimini, Ancona, Pescara e Bari, per cui è evidente il disservizio che si è creato con la soppressione, presentata «a sorpresa» con la pubblicazione del nuovo orario ferroviario;
inoltre altri gravi disagi derivano dalle decisioni di Trenitalia verso la Francia (Montecarlo, Nizza, e altre località) ove esistono molte residenze e interessi dei cittadini di Tortona, Voghera e dell'hinterland;
le ferrovie francesi non hanno infatti confermato gli accordi con le Ferrovie italiane e pertanto, in epoca di «globalizzazione», si registra un ulteriore disagio per i viaggiatori, in quanto si dovrà cambiare treno per ben due volte per arrivare a Nizza;
è assolutamente condivisa la realizzazione dell'ammodernamento ferroviario veloce Milano-Roma-Napoli e della TAV Lione/Torino/Milano, ma occorre sviluppare una politica di trasporto ferroviario efficiente, che risponda anche alle esigenze complessive di migliaia di pendolari che spesso viaggiano in carrozze indecorose e con gravi ritardi;
Trenitalia impegna significative risorse per comunicare le «eccellenze» del suo servizio ma, nel contempo, si vedono diminuire complessivamente le opportunità per ampie aree del territorio nazionale e crescere i disagi dei cittadini e dei lavoratori pendolari -:
quali siano gli intendimenti del Governo in ordine alla situazione descritta in premessa e ai minori servizi offerti al basso Piemonte e per la Lombardia, in particolare alla città di Voghera, all'oltrepò e al suo ampio hinterland, e quali iniziative intenda assumere verso Trenitalia per ripristinare i servizi già esistenti;
più in generale, quale sia l'impegno di Trenitalia per superare i gravi disagi denunciati dai viaggiatori sui percorsi interregionali e locali.
(3-00882)

Interrogazioni a risposta in Commissione:

MARCO CARRA e PIZZETTI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
il 26 gennaio 2010, il treno regionale 2654, partito da Mantova alle ore 14.45 per Milano è deragliato poco prima dell'ingresso nella stazione di Lodi;
fortunatamente, i 150 passeggeri sono usciti illesi da questo incidente;
dopo il deragliamento, i passeggeri hanno atteso oltre due ore prima di essere assistiti e trasferiti;
la linea ferroviaria Mantova-Cremona-Milano, da anni, versa in una situazione di abbandono da parte delle istituzioni competenti al punto che quotidianamente, si registrano pesanti ritardi e le carrozze sono lasciate in condizioni igieniche precarie e, spesso, private del riscaldamento -:
quali siano le cause che hanno originato il deragliamento;
se si sia in presenza di un piano di investimenti per rendere sicura la linea ferroviaria Mantova-Cremona-Milano, per eliminare i costanti ritardi e per ammodernare e rendere più confortevoli le carrozze.
(5-02411)

MARCO CARRA. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
il 19 gennaio 2010, il treno regionale 5537, diretto da Mantova a Modena, è stato soppresso senza nessun avviso ai pendolari in attesa presso la stazione di Gonzaga (Mantova);
simili episodi non sono, purtroppo, un'eccezione e rappresentano una lesione dei diritti dei pendolari -:
se siano previsti investimenti per rendere le sale d'attesa delle stazioni più confortevoli e per realizzare un sistema di comunicazione che consenta ai pendolari di essere messi al corrente, in tempo reale, del rispetto, o meno, degli orari dei treni.
(5-02413)

CECCUZZI, MARIANI, SANI e CENNI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
con l'accordo europeo sulle grandi strade a traffico internazionale, concluso a Ginevra il 15 novembre 1975, e recepito dall'Italia con la legge 29 novembre 1980, la strada di grande comunicazione Grosseto-Fano è stata inserita tra gli itinerari internazionali con la sigla E78. La rilevanza nazionale della strada di grande comunicazione Grosseto-Fano (E78) e la sua validità sono state ripetutamente ribadite dai Governi italiani che l'hanno inserita tra le priorità della intera rete italiana;
il 18 novembre 2006 è stato accolto un ordine del giorno alla legge finanziaria per il 2007, presentato dal primo firmatario del presente atto, che impegnava il Governo «a considerare nelle priorità nazionali la E78, strada di grande comunicazione Grosseto-Fano, che dovrà trovare inserimento nel documento del Ministero delle infrastrutture, titolato "Priorità infrastrutturali del Paese", che servirà ad individuare l'elenco delle opere prioritarie da realizzare e che sarà portato alla valutazione ed approvazione della Conferenza Stato-Regioni, in modo da poter finanziare, almeno in parte, l'avanzamento dei lavori e della progettazione della stessa E78»;
l'E78 è stata successivamente inserita nel documento «Priorità infrastrutturali» redatto dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti a conclusione della consultazione con le regioni. L'E78 è stata poi inserita nell'Allegato infrastrutture del documento di programmazione economica e finanziaria 2008-2012; in particolare, è presente nella Tabella B3 «Legge Obiettivo opere in corso con copertura parziale»;
l'E78, per quanto riguarda il tratto toscano, è suddivisa in tre tratti, a loro

volta scomposti in lotti: il tratto che va da Siena a Grosseto, nello specifico, è suddiviso in 11 lotti;
per quanto riguarda il lotto 1 (Grosseto-Montorsaio, chilometro 11 + 050), i lavori sono terminati ed il lotto è stato aperto al traffico;
per quanto riguarda il lotto 2 (Montorsaio-Paganico, chilometro 9 + 300) i lavori sono stati completati per circa il 95 per cento;
per quanto riguarda il lotto 3 (Paganico-Civitella Marittima, chilometro 6 + 850) è realizzato circa il 50 per cento dei lavori;
per quanto riguarda il lotto 4 (Paganico-Civitella Marittima, chilometro 2 + 280) Anas attende il completamento del progetto che dovrà essere approvato dal consiglio di amministrazione prima di essere inviato al Ministero delle infrastrutture e dei trasporti;
per quanto riguarda i lotti 5-6-7-8 (Civitella Marittima-Bagnaia, chilometro 11 + 560) il 3 agosto 2007 il Cipe ha approvato la progettazione definitiva per un importo di 268,69 milioni di euro. Tale delibera è stata pubblicata nel numero 111 della Gazzetta Ufficiale del 13 maggio 2008. Il progetto è stato approvato dall'Anas e la gara d'appalto bandita il 24 dicembre 2008;
per quanto riguarda il lotto 9 (Monticiano-Murlo-Sovicille, chilometro 11 + 800) l'Anas ha approvato il progetto definitivo e lo ha inviato da alcuni mesi al Ministero delle infrastrutture e dei trasporti;
per quanto riguarda il lotto 10 (Bagnala-San Salvatore a Pilli, chilometro 7 + 125) i lavori sono stati completati per circa il 42 per cento;
per quanto riguarda il lotto 11 (San Salvatore a Pilli-Siena, chilometro 3 + 036) i lavori sono terminati ed il lotto è stato aperto al traffico;
in data 15 ottobre 2008 il primo firmatario del presente atto ha presentato un atto di sindacato ispettivo (interrogazione a risposta scritta numero 4-01336) per richiedere al Ministero interrogato informazioni circa lo stato di avanzamento dei lavori e la tempistica di realizzazione della Siena-Grosseto ed in particolare del lotto 9 sopracitato. Il progetto definitivo di tale lotto giace infatti da mesi al dicastero delle infrastrutture e dei trasporti che tarda, ad avviso degli interroganti senza alcuna motivazione apparente, ad inviarlo al Cipe (Comitato interministeriale per la programmazione economica) per l'approvazione definitiva;
ad oggi, dopo 15 mesi, il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti non ha ancora risposto all'atto di sindacato ispettivo numero 4-01336;
la Siena-Grosseto rappresenta un'infrastruttura strategica per l'intero centro Italia ed i tempi di realizzazione sono molto importanti sia per la sicurezza di tutti coloro che la percorrono per i diversi motivi, sia per dare impulso all'economia dei territori che ne sono attraversati;
si possono produrre economie nei tempi di realizzazione grazie ad interventi di snellimento e velocizzazione di atti già approvati come i progetti definitivi o esecutivi, o con interventi amministrativi o persino normativi che prendano atto dell'esigenza di rivedere un iter definito ormai molti anni indietro e che allo stato rischia di provocare ulteriori ritardi;
venerdì 22 gennaio 2010 è stato firmato a palazzo Chigi l'atto aggiuntivo all'intesa generale quadro (strumento della legge obiettivo) tra il Governo e la regione Toscana. A siglare l'intesa il Presidente del Consiglio dei ministri, Silvio Berlusconi, il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, Altero Matteoli, il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, Stefania Prestigiacomo, il Ministro per gli affari regionali, Raffaele Fitto, e il presidente della regione Toscana, Claudio

Martini. Tra le opere previste nell'intesa è presente anche il completamento della Grosseto-Fano;
il lotto 9 sarebbe già stato esaminato dal Cipe che avrebbe avanzato delle prescrizioni senza tuttavia trasmetterle ad Anas per il recepimento nel progetto; in mancanza di tale aggiornamento il progetto non può essere approvato dal consiglio di amministrazione di Anas per essere, a sua volta, trasmesso nuovamente al Cipe per la delibera di finanziamento che consente di bandire la gara d'appalto, dalla cui espletazione all'inizio dei lavori può trascorrere anche un anno;
secondo quanto sopra l'ultimazione dei lavori nel lotto 9 non può, malgrado le aspettative delle popolazioni, essere preventivata che nel 2014, diversamente da quanto annunciato con l'intesa del 22 gennaio, in cui si è parlato del 2013;
il progetto del lotto 4 si trova in uno stato ancora più arretrato e ciò appare quantomai in contrasto con gli obiettivi dei cronoprogramma di realizzazione dell'opera, nonché con l'obiettivo del contenimento della spesa pubblica, dal momento che per poco più di 2 chilometri, si deve seguire la procedura di gara standard -:
quali iniziative intenda assumere il Ministro interrogato per accelerare l'iter del lotto 9 al fine di ottenere quanto prima la delibera del Cipe di approvazione e finanziamento, necessaria per l'indizione della gara di appalto;
quale sia, al momento, lo stato di avanzamento della progettazione del lotto 4 e quali iniziative intenda assumere il Ministro al fine di favorire l'ultimazione del progetto esecutivo per inviarlo al Cipe;
se il Ministro non intenda adottare iniziative amministrative o normative per accorpare il lotto 4, in considerazione del ritardo e della sua limitata estensione, con altri lotti della Siena-Grosseto per recuperare i ritardi sul cronoprogramma.
(5-02415)

Interrogazioni a risposta scritta:

OLIVERIO. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro della salute, al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
lungo il tracciato autostradale compreso tra Altilia Grimaldi (Cosenza) e Falerna (Catanzaro) sono in corso i lavori di ammodernamento del macrolotto 4b sulla A3 Salerno-Reggio Calabria; i lavori interessano 18,5 chilometri di tratto autostradale, dal chilometro 286, all'altezza dello svincolo di Altilia, al chilometro 304,200, presso lo svincolo di Falerna, in provincia di Catanzaro, per un costo complessivo di 380 milioni di euro;
a seguito dei rilevamenti è stata scoperta una vasta area archeologica in località Portavecchia di Nocera Terinese, con l'evidenza di una necropoli di origine greca (IV o V secolo a.C.);
in località Tribito del comune di Nocera Terinese è stata riscontrata la presenza di amianto; a causa di questo rilevamento, i lavori della prevista galleria sono stati sospesi perché il costo avrebbe potuto superare la spesa complessiva dell'opera; nella stessa località Tribito è stata inoltre aperta una cava di inerti che vengono venduti alla società che provvede ai lavori della A3;
la scoperta di una necropoli di origine greca, come ha affermato la Soprintendenza archeologica della Calabria, rappresenta un ritrovamento di grande valore scientifico e storico;
il costone collinare della località Tribito rappresenta la propaggine marina di un insieme di rocce che compongono il massiccio del Reventino (1417 metri), i cui monti principali sono Reventino, Mancuso e Tiriolo;
il monte Reventino ospita una cava di inerti di pietra verde in località Campo

Chiesa di Platania, cava che, a causa della pericolosa presenza del minerale di amianto, è stata chiusa;
recenti studi scientifici e tecnici (università della Calabria e Ispesi) hanno evidenziato la presenza nella roccia e nel particellato aerodisperso nei pressi della citata cava di località Campo Chiesa dell'anfibolo di amianto del tipo «tremolite»; inoltre risulta che gli inerti estratti siano stati utilizzati, in molti comuni della zona, per la pavimentazione di strade di campagna, piazzali, spazi pubblici e privati, come componenti di impasti cementizi utilizzati per la costruzione di abitazioni, e che grandi ammassi del materiale estratto dalla cava sarebbero stoccati sul territorio;
l'estrema pericolosità della tremolite e la situazione di rischio a cui è stata sottoposta per anni la popolazione interessata ed a cui oggi potrebbe essere sottoposta, dopo la scoperta della cava a Nocera Terinese in località Tribito, la popolazione del comune tirrenico, rappresenta un motivo di comprensibile allarme;
a tutt'oggi inerti così diffusi sul territorio continuano evidentemente a disperdere polveri nocive -:
se i Ministri interrogati intendano assumere le necessarie iniziative per accertare la quantità di polveri di amianto disperse e per stabilire se vi siano stati, o se permangano, dei pericoli per l'incolumità della popolazione dei comuni interessati e dei lavoratori;
se i Ministri interrogati intendano assicurare iniziative di monitoraggio per la tutela della salute delle popolazioni sottoposte al rischio amianto e se sia stato attivato il protocollo per la sorveglianza sanitaria secondo la legge nazionale e comunitaria;
quali interventi di messa in sicurezza della cava esistente in località Tribito siano stati promossi e se siano stati rilasciati i relativi permessi dalle autorità competenti;
quali urgenti interventi di bonifica siano previsti per la messa in sicurezza dell'area dove doveva essere costruita la galleria;
quali iniziative si intendano assumere per salvaguardare l'area archeologica della necropoli in località Portavecchia;
se, come stabiliscono i protocolli conclusi da Anas e Ministero per i beni e le attività culturali, i reperti ritrovati nell'area saranno custoditi in un museo e se l'area stessa sarà organizzata per garantire la pubblica fruizione del bene storico e archeologico, anche nei pressi del casello autostradale ed, in tal caso, a chi spetterà l'onere di predisporre l'area a fini turistici ed archeologici.
(4-05932)

JANNONE. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
la società per azioni mista pubblico-privata «Centostazioni» (costituita dal gruppo Ferrovie dello Stato e da Archimede 1, cordata con capofila Save - braccio operativo in tema di ristrutturazioni delle stazioni ferroviarie italiane), ha presentato nell'anno 2008 un progetto di riqualificazione della stazione ferroviaria di Bergamo, ottenendo, a seguito di parere favorevole della Commissione edilizia, il permesso di costruire, emesso in data 2 marzo 2009;
pur essendo trascorso ormai più un anno da tale data, i lavori non hanno ancora preso avvio, e, ad aggravare la situazione di stallo, è giunta, il 29 dicembre 2009, la richiesta, da parte di «Centostazioni», di prorogare di altri sei mesi il termine per l'inizio dei lavori, motivata dalla complessità delle procedure per l'aggiudicazione dell'appalto dell'opera;
intanto la stazione di Bergamo, tra le principali in Lombardia per numero di utenti, versa in condizioni di scarsa funzionalità e scarso decoro, risultando incapace di rispondere adeguatamente alle esigenze dell'utenza. In particolare, risultano

del tutto inadeguati gli accessi, troppo spesso gravati da barriere architettoniche, inaccettabili per i cittadini diversamente abili e gli anziani;
il degrado che affligge la stazione fa sì che essa sia, ad avviso dell'interrogante, per la città di Bergamo un pessimo «biglietto da visita» dal punto di vista turistico, ed il mancato inizio dei lavori di riqualificazione produrrà i suoi effetti negativi in occasione dell'ormai prossima adunata nazionale degli alpini in città, durante la quale l'afflusso previsto non potrà che evidenziare la vetustà della struttura, riflettendo un'immagine non consona alle tradizioni turistiche bergamasche -:
quali iniziative il Ministro intenda adottare la fine di sollecitare la società «Centostazioni» affinché si dedichi celermente alle attività di valorizzazione e riqualificazione della stazione di Bergamo, con una tempistica rispettosa degli impegni assunti.
(4-05943)

GERMANÀ. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
il 24 gennaio 2010, la strada statale n. 113 settentrionale sicula, all'altezza del chilometro 100+200, nel tratto compreso tra Capo d'Orlando ed il bivio Ponte Naso-Brolo, è stata interessata dall'ennesima frana; nei fatti è crollato il costone roccioso a monte della statale; il movimento franoso si è dunque riversato sulla strada, con decine di massi di diverse tonnellate, che per la loro mole hanno ostruito il passaggio qualsiasi mezzo di trasporto;
il fenomeno dell'erosione del costone adiacente alla strada statale è in continuo aumento e soprattutto negli ultimi anni i crolli sono divenuti all'ordine del giorno; bastano poche ore di pioggia per rendere instabile il costone e poco utili le bandiere che nel corso degli ultimi mesi sono state collocate per evitare il rotolamento dei detriti sul manto stradale;
la strada in questione viene percorsa da migliaia di veicoli che giornalmente usufruiscono di questa importante arteria di collegamento tra il centro paladino e i paesi limitrofi; molti sono i lavoratori che non risiedono nel comune di Capo d'Orlando e che debbono raggiungerlo quotidianamente, inoltre vi sono ubicate le scuole medie superiori, dell'intero comprensorio, e nelle giornate scolastiche la strada viene attraversata da decine di pullman che provvedono il trasporto degli alunni;
l'unica alternativa per raggiungere o per lasciare il comune di Capo d'Orlando è il transito attraverso l'autostrada A20 Messina-Palermo percorrendola tra gli svincoli autostradali di Patti, Brolo - Capo d'Orlando Est e Rocca di Caprileone - Capo d'Orlando Ovest; dunque gli automobilisti che sono costretti a percorrere quest'unica alternativa, per raggiungere o per lasciare il centro palatino, debbono accollarsi anche le spese del pedaggio autostradale;
i lavori per il ripristino e la messa in sicurezza della viabilità stradale nel tratto oggetto del recente movimento franoso, richiedono circa 2 mesi di lavoro con la chiusura totale al traffico dell'arteria stradale;
nel territorio di Lucca, colpito dall'alluvione del Natale 2009, la strada principale di collegamento tra Migliarino e La Versilia è stata chiusa al traffico, per cui tanti pendolari della zona sono costretti a servirsi dell'autostrada e dall'8 gennaio 2010 sono esentati dal pagamento del pedaggio da parte della società concessionaria del servizio su proposta del presidente dell'ANAS dottor Pietro Ciucci in accordo con il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti;
sarebbe opportuno che un'analoga esenzione fosse prevista anche per gli utenti siciliani di cui sopra, a parziale risarcimento dei disagi patiti dagli automobilisti costretti a interminabili code soprattutto negli orari di maggior traffico

poiché lo stesso si riversa inesorabilmente sulla medesima strada che non riesce a smaltire l'enorme flusso di mezzi;
tale accorgimento andrebbe attuato per evitare le disparità di trattamento tra i cittadini della Toscana e quelli della Sicilia, poiché le televisioni locali hanno ampiamente riportato la notizia dell'esenzione dal pagamento autostradale dei fortunati cittadini della Versilia -:
se si intenda assumere a breve un provvedimento di esenzione dal pedaggio secondo quanto descritto in premessa sul tratto autostradale, riguardante i caselli di Patti, di Brolo - Capo d'Orlando est e di Rocca di Caprileone - Capo d'Orlando ovest, onde evitare di far gravare le spese del pedaggio autostradale sul bilancio familiare degli automobilisti che per necessità sono costretti a percorrere l'autostrada non potendosi servire della strada statale.
(4-05945)

MONTAGNOLI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
con decreto del Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare del 17 dicembre 2009 è stato istituito, ai sensi dell'articolo 189 del decreto legislativo n. 152 del 2006 (Testo unico in materia ambientale) e dell'articolo 14-bis del decreto-legge n. 78 del 2009 (cosiddetto decreto-legge anticrisi), convertito con modificazioni dalla legge n. 102 del 2009, il sistema di controllo della tracciabilità dei rifiuti, in seguito detto anche SISTRI;
questo sistema si impone come obbligatorio per tutti i trasportatori di rifiuti speciali e pericolosi per conto di terzi, costringendoli ad iscriversi in tempi stretti ed entro la scadenza ravvicinata del 28 febbraio 2010 in uno specifico sito internet, a versare un oneroso contributo annuale per i costi di gestione e funzionamento, in funzione della loro sede legale, della diversa tipologia dei rifiuti trasportati e del numero degli autoveicoli in loro disponibilità, nonché a dotarsi di specifici dispositivi elettronici, quali chiavette USB e sistemi di controllo satellitare (black- box), questi ultimi da far installare a bordo dei menzionati autoveicoli da officine appositamente autorizzate, acquistando, per ognuno di questi, una carta telefonica SIM per la ricezione e trasmissione dei dati GPRS, con pesanti costi di installazione e di acquisto a totale carico dell'impresa;
detto sistema non viene imposto per il trasporto dei rifiuti urbani o dei rifiuti assimilabili agli urbani;
in particolare il SISTRI non viene esteso ai vettori esteri che operano in Italia, sia con servizi di cabotaggio stradale, che in quelli di trasporto internazionale, creando in tal modo una falla nel sistema di tracciabilità dei rifiuti, che non consente il pieno raggiungimento delle finalità che lo stesso si prefigge;
il SISTRI obbliga i vettori ad utilizzare il sistema di controllo satellitare (black-box) fabbricato da un unico operatore economico, che va a sovrapporsi a tutti gli altri tipi di sistemi satellitari già in commercio ed esistenti a bordo dei menzionati autoveicoli, sviluppati e dedicati al controllo dei percorsi da questi effettuati e alla gestione, da parte delle imprese di trasporto, del parco circolante, nonché per la sicurezza della merce e degli stessi conducenti -:
cosa si intenda fare per:
a) evitare le sopra citate conseguenze dannose a carico delle imprese di autotrasporto di rifiuti per conto di terzi, già provate da oltre due anni di crisi economica, riconosciuta nello specifico settore fin dal decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112;
b) garantire una pari concorrenza tra le imprese italiane, costrette ad iscriversi al SISTRI con pesanti costi economici, e le imprese di trasporto estere, che invece non sono obbligate ad aderire al

nuovo sistema e a dotarsi dei necessari dispositivi elettronici per il suo funzionamento;
c) consentire anche ad altri operatori economici di realizzare o adeguare i sistemi satellitari già installati a bordo dei veicoli adibiti al trasporto dei rifiuti, secondo le specifiche di funzionamento del nuovo sistema, anche facendosi parte attiva per una proroga dei tempi di iscrizione al SISTRI, di pagamento del relativo contributo e dell'installazione dei dispositivi elettronici, che permetta alle aziende di trasporto di salvaguardare l'investimento già sostenuto, ottimizzando i costi di gestione, installazione e manutenzione dei Sistemi satellitari già attualmente in uso.
(4-05957)

GRIMOLDI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
sul sito internet ilportaledellautomobilista.it, gestito dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, è esplicitamente affermato che è consentito apporre sulla patente di guida immagini a capo coperto, quando sussistano motivi religiosi;
il privilegio sembra in contrasto con l'esigenza di assicurare la riconoscibilità di coloro che guidano le autovetture, tanto più importante in un'epoca caratterizzata dall'esteso ricorso alla tecnica degli attentati suicidi;
la patente è inoltre un documento valido ai fini dell'identificazione della persona -:
quali siano gli intendimenti del Governo in merito a quanto rappresentato in premessa e se sia consentito dalla normativa vigente rilasciare un documento d'identità il cui titolare appare non riconoscibile, in quanto a capo coperto, ove sia richiesto in base a motivazioni religiose.
(4-05964)

TESTO AGGIORNATO AL 15 FEBBRAIO 2011

...

INTERNO

Interpellanze urgenti (ex articolo 138-bis del regolamento):

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'interno, per sapere - premesso che:
in data 7 febbraio 1985 crollava un edificio di sette piani per civili abitazioni nel comune di Castellaneta (Taranto), causando la morte di 34 persone;
mercoledì 26 luglio 2006 nella seduta n. 032, veniva presentata interpellanza urgente 2-00085 dal sottoscritto primo firmatario della presente interpellanza urgente (ed anche all'allora primo firmatario) e da altri trenta cofirmatari, con la quale si chiedeva all'allora Ministro dell'interno di intervenire con le più opportune iniziative per dare le risposte da tanti anni legittimamente attese dai familiari delle vittime;
in data 2 agosto 2006, tenutasi la discussione della predetta interpellanza urgente, dopo l'illustrazione dell'interpellante, il professore Alessandro Pajno, sottosegretario di Stato per l'interno rispondeva avanzando l'ipotesi di un intervento legislativo mirato, che, «viste le ristrettezze di natura economica, consenta allo Stato di adottare misure finanziarie che rendano possibili, anche eventualmente, il conseguimento del ristoro da parte degli interessati»;
in data 25 settembre 2007 trascorsi infruttuosamente 13 mesi, con una nota del sottoscritto primo firmatario si invitava il sottosegretario Pajno a dare seguito a quanto dichiarato nella seduta del 2 agosto 2006;
il sottosegretario Pajno faceva pervenire copia dell'atto n. 39-7/a 115 Uff. V, inviato dal Direttore dell'ufficio affari legislativi e relazioni parlamentari, dottor Magliozzi, al Ministro dell'Economia;
in data 15 dicembre 2007 in occasione della discussione sul P.d.L. di bilancio, veniva accolto con parere favorevole

del Governo, un ordine del giorno del sottoscritto primo firmatario del presente atto con il quale si impegnava il Governo a «rendersi promotore di un intervento legislativo mirato, che ... consenta allo Stato di adottare misure finanziarie che rendano possibile il conseguimento del ristoro da parte degli interessati»;
con sentenza n. 248 del 2005 della Corte di Appello di Lecce in Taranto veniva chiamato in causa anche il Ministero dell'interno, come da richiesta del comune di Castellaneta;
in data 11 gennaio 2008, con sentenza n. 127, il dottor Cavallone accoglieva l'eccezione dell'Avvocatura dello Stato dichiarando la controversia di competenza del Tribunale di Lecce;
riassunta dalle parti interessate la controversia dinanzi al Tribunale di Lecce, ex articolo 50 codice di procedura civile veniva fissata l'udienza per il 19 novembre 2009;
in quella data, però, i numerosi difensori delle parti avevano la sgradita sorpresa di constatare il già avvenuto rinvio d'ufficio, stabilito dal giudice istruttore, alla nuova udienza del 13 maggio 2010 in quanto, a dire di detto magistrato, «l'ingente carico dei proprio ruolo imponeva di differire le cause iscritte a ruolo in epoca più recente», quindi anche la n. 3494/2008 relativa al crollo di Castellaneta, non accorgendosi che tale controversia 3494/2008 riguardava la riassunzione di contenzioso per eventi risalenti al 7 febbraio 1985;
a seguito della citazione in giudizio del Ministero dell'interno, la questione risarcimento danni potrebbe trovare favorevole soluzione, atteso che adesso oltre al comune di Castellaneta, lo Stato è parte in causa e, quindi, dovrebbe esserci maggiore interesse alla definizione della controversia per il concorso di tre fattori positivi:
1) il comune non è più solo a sostenere l'enorme peso economico della vicenda (che determinerebbe automaticamente il dissesto del comune con conseguenze per tutti, anche per lo Stato);
2) il Ministero dell'interno per i più elementari principi di equità e di giustizia, non può ritenere di difendersi come un comune privato convenuto a giudizio, trincerandosi dietro cavilli processuali;
3) i familiari delle vittime del crollo hanno dichiarato di voler «conciliare» la controversia prendendo a base le somme riconosciute nella sentenza n. 428 del 2003 -:
se non ritenga di dover intervenire, con le più opportune iniziative eventualmente proponendo un atto di transazione da sottoscrivere dalle tre parti Comune di Castellaneta, Ministero dell'interno e gli aventi diritto al risarcimento nel rispetto di quanto già da tempo il Governo ha stabilito con atti ufficiali sia nella citata risposta all'interpellanza n. 2-00085, sia con l'approvazione dell'ordine del giorno citato in premessa per chiudere, nella maniera più equa, una vertenza che, proprio in questi giorni, celebra il suo triste 25o anniversario.
(2-00600)
«Patarino, Palumbo, Minasso, Di Virgilio, Dima, Scandroglio, Mancuso, Abelli, Bocciardo, De Corato, Catanoso, Taddei, Sammarco, Martinelli, Di Caterina, Castellani, D'ippolito Vitale, Girlanda, Catone, De Luca, Barani, Bellotti, Nola, Castiello, Savino, Franzoso, Terranova, Vitali, Torrisi, Lazzari, Milanato, Cristaldi, Consolo, Porcu, Angela Napoli, Lisi, Scelli, Fucci, Lamorte, Antonio Pepe».

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'interno, il Ministro della salute, per sapere - premesso che:
a seguito del fallito attentato terroristico contro il volo Amsterdam-Detroit lo scorso Natale, si è tenuta il 21 gennaio, a Toledo, una riunione informale dei Ministri

degli esteri della Ue, con la partecipazione del Ministro per la sicurezza interna dell'amministrazione degli Stati Uniti Janet Napolitano, per affrontare, tra le altre, anche la questione relativa alla possibile introduzione dei cosiddetti body-scanner in tutti gli aeroporti europei;
la presidenza spagnola di turno dell'Unione europea aveva fortemente auspicato nei giorni scorsi l'assunzione di una posizione comune da parte dell'Ue, a fronte della sollecita richiesta proveniente dall'amministrazione Usa affinché tali dispositivi, già in uso da tempo negli Stati Uniti, fossero introdotti anche in Europa;
proprio i delicati problemi sotto il profilo della tutela della privacy, della protezione dei dati personali e della salute hanno suggerito ai Ministri dell'Unione europea nell'incontro informale di rinviare l'assunzione di una decisione immediata sull'introduzione di questa tecnologia in tutti gli aeroporti europei, mentre si sta considerando nel frattempo la possibile introduzione di agenti di sicurezza sugli aerei, secondo un modello già ampiamente sperimentato negli Usa da anni;
secondo quanto riportato da agenzie di stampa, il direttore del dipartimento oncologia medica dell'istituto nazionale tumori di Aviano, Umberto Tirchi, avrebbe dichiarato che «è di prioritaria importanza una esplicita dichiarazione delle autorità sanitarie internazionali sulla sicurezza dei body scanner, viste le quantità di raggi X che dovrebbero essere utilizzati per determinare la presenza di oggetti pericolosi nascosti nel corpo e la frequenza del loro impiego in persone a rischio» specie alla luce dei risultati di uno studio Usa che ipotizza un legame fra le Tac eseguite negli Stati Uniti nel 2007 e 30 mila casi di tumori negli anni successivi;
secondo la ricerca selezionata dall'Associazione nazionale di oncologia medica (Aiom) e pubblicata nella rivista Archives of Internal Medicine, i danni più rilevanti derivano da esami dell'addome e della pelvi, del torace e della testa, ma anche da angiografia-Tac del torace. Un terzo dei tumori stimati sarebbero causati da Tac eseguite tra i 35 e i 54 anni d'età, il 15 per cento per Tac effettuate prima dei 18 anni e il 66 per cento nelle donne. L'uso della Tac negli Stati Uniti è risultato oltre tre volte maggiore rispetto al 1993, con circa 70 milioni di esami l'anno: gli effetti dell'esposizione a queste radiazioni sono superiori a quanto inizialmente calcolato, mentre nell'opinione pubblica americana si sta diffondendo una certa preoccupazione per i potenziali rischi legati a questa esposizione;
appare pertanto auspicabile una chiara pronuncia delle autorità sanitarie internazionali sui body scanner, il cui modello a raggi X è di fatto identico a quello utilizzato per le radiografie, pur sfruttando radiazioni a energia molto più bassa, in linea con quanto dichiarato dal Presidente di turno del Consiglio dei ministri, Rubalcaba, che ha affermato che l'Europa, prima di prendere una decisione, è in attesa dei risultati di un rapporto affidato alla Commissione Unione europea che analizzerà gli aspetti legati alla tutela della privacy, i rischi per la salute e la reale efficacia dei macchinari;
tuttavia, nella stessa giornata, il Ministro dell'interno, dopo aver partecipato all'incontro di Toledo, rilasciava una dichiarazione in cui annunciava che gli aeroporti italiani collegati con gli Stati Uniti saranno dotati per il momento di circa 15 body scanner, e preannunciava il via libera all'utilizzo del dispositivo in via sperimentale a Malpensa, Fiumicino e Venezia;
nella giornata del 22 gennaio 2010, anche il Ministro della Salute - che in un'intervista dell'8 gennaio, aveva espresso perplessità sugli effetti delle radiazioni e invocato cautela sull'introduzione di questi strumenti, istituendo una commissione ministeriale per approfondire la questione dichiarava, a soli quattordici giorni di distanza, e nonostante le perplessità espresse il giorno precedente da diversi paesi europei, che si poteva procedere in

assoluta tranquillità per i cittadini all'utilizzo dei body scanner -:
se e quali misure relative a garantire adeguatamente la tutela della salute e della privacy siano state adottate dai Ministri interrogati in considerazione della prossima utilizzazione di questa tecnologia in via sperimentale nonché quali siano le ragioni per cui hanno ritenuto non indispensabile attenersi ad un approccio coordinato a livello europeo, specie alla luce dell'inefficacia conseguente all'adozione di queste tecnologie solo in alcuni aeroporti europei.
(2-00603)
«Gozi, Garavini, Strizzolo, Concia, Schirru, Siragusa, Sanga, Pompili, Sani, Rampi, Bossa, Pes, Oliverio, Touadi, Coscia, Sereni, Fadda, Piccolo, Farinone, Cardinale, Pizzetti, Verini, Fluvi, Lolli, Bellanova, Zampa, Damiano, De Micheli, Vaccaro, Losacco».

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'interno, per sapere - premesso che:
la conferenza dei presidenti dei gruppi presso il consiglio regionale della Calabria, nella riunione dei 29 gennaio 2010, ha concordato con voto quasi unanime alcune importanti modifiche alla legge elettorale per le elezioni regionali già indette per il 28 e il 29 marzo 2010, in particolare l'abolizione del cosiddetto "listino", che saranno all'ordine dei giorno del consiglio regionale della Calabria in una seduta in programma, presumibilmente, per venerdì 5 febbraio 2010;
ferma restando la piena legittimità del legislatore regionale a legiferare, tali modifiche alla legge elettorale regionale interverrebbero in piena fase elettorale in corso, come dimostra il fatto che nelle prossime ore siano attesi i decreti di indizione delle elezioni regionali - i quali devono far riferimento alle norme da applicare in tali elezioni e dunque alla legge elettorale - da parte dei prefetti dei comuni capoluogo di provincia della regione Calabria;
se le regole elettorali venissero davvero modificate a procedimento in corso, occorrerebbe con ogni probabilità revocare il decreto di indizione già emesso da parte del prefetto di Catanzaro, con conseguenze inimmaginabili in ordine alla certezza dei procedimento elettorale e il rischio di un infinito contenzioso per il susseguirsi di ricorsi;
come ribadito in un circolare del Ministro dell'interno del 14 dicembre 2009 ai presidenti delle regioni, dei consigli regionali ed ai prefetti, l'organizzazione delle elezioni sulla base di una nuova legge elettorale regionale ricade esclusivamente nella responsabilità della regione: «nell'assoluto rispetto dell'autonomia regionale costituzionalmente garantita, non risulta, comunque, possibile allo stato dettare criteri interpretativi delle leggi elettorali. Pertanto, le direttive di attuazione delle eventuali nuove disposizioni regionali, cui consegue la gestione tecnico organizzativa del procedimento elettorale, non potranno che essere emanate direttamente dalle amministrazioni regionali, come peraltro già avvenuto in occasione delle elezioni del 2005 nelle Regioni legiferanti»;
allo stato non risulta che sia in attività un ufficio elettorale regionale pronto a farsi carico di tutti i complessi adempimenti eventualmente conseguenti alle modifiche della legge elettorale ed in grado di assicurare trasparenza e certezza del procedimento elettorale e non risulta che la regione Calabria abbia sottoscritto alcun protocollo di intesa con i prefetti interessati;
l'eventuale entrata in vigore di una nuova legge elettorale non garantirebbe i tempi tecnici indispensabili all'organizzazione delle elezioni regionali di marzo 2010, in particolare per le modifiche alle pubblicazioni relative a tutti gli attori del processo elettorale - né i tempi tecnici per elaborare e testare un nuovo programma informatico di diffusione dei risultati elettorali;

ad avviso degli interpellanti tali repentine e importanti modifiche alla legge elettorale, nel momento in cui sostanzialmente ha già avuto inizio la fase elettorale, configurano una grave violazione del principi e dei diritti tutelati dalla Costituzione, come, richiamati in particolare agli articoli 48 e 51 della Carta costituzionale;
a giudizio degli interpellanti, le sollecitazioni pressanti e le iniziative sempre più insistenti di queste ultime settimane a sostegno in particolare della abolizione del listino regionale, sarebbero in realtà strumentali a ottenere un rinvio - con ogni probabilità conseguente a modifiche tardive e complesse della legge elettorale - delle elezioni regionali per ragioni politiche di parte -:
se nel rispetto dei principi di leale collaborazione, il Ministro ritenga di richiamare l'attenzione dei competenti organi della regione Calabria sulle conseguenze che deriverebbero dall'approvazione delle modifiche sopra citate;
se risulti al Ministro che fino ad oggi non sia stata raggiunta alcuna intesa con le prefetture della Calabria ed in particolare con il prefetto di Catanzaro, al fine di curare le operazioni tecnico-organizzative relative al procedimento elettorale, e se ritenga, in presenza di eventuali modifiche delle norme elettorali, che le cinque prefetture della Calabria potranno ugualmente assicurare la gestione delle diverse operazioni tecnico-organizzative connesse alla fase elettorale;
quali indicazioni, per quanto di propria competenza, il Ministro intenda dare al prefetto di Catanzaro, sempre che le nuove norme non siano suscettibili di impugnazione davanti alla Corte Costituzionale, al fine di assicurare una corretta interpretazione delle nuove norme elettorali e conseguentemente delle relative circolari e atti procedurali formalmente richiesti in ordine alla raccolta delle firme, la stampa elle schede ed a tutti gli adempimenti elettorali richiesti;
nel caso che ciò non fosse possibile, se il Ministro non ritenga che sussistano i presupposti per procedere al rinvio ad altra data delle elezioni regionali medesime per la sola regione Calabria, per mancanza dei tempi tecnici per garantire il corretto procedimento elettorale.
(2-00605)
«Belcastro, Iannaccone, Milo, Sardelli, Brugger».

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'interno, per sapere - premesso che:
a seguito della legge 24 dicembre 2007, n. 244, che prevede che solo i comuni con popolazione tra i 100.000 e i 250.000 abitanti possono istituire le circoscrizioni di decentramento, il comune di Cesena, con un numero di abitanti minore di 100.000, ha rivisto organizzazione e le funzioni dei suoi quartieri, trasformandoli da organismi di decentramento in organismi di partecipazione, con riferimento all'articolo 8, «Partecipazione popolare», del Testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali (decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267);
il sindaco del comune di Cesena ha dichiarato pubblicamente che le elezioni dei consigli di quartiere si terranno assieme a quelle regionali del 21 e 22 marzo 2010;
la partecipazione popolare prevista dall'articolo 8 del Testo unico si articola principalmente su istanze, petizioni e proposte, oltre a forme di consultazione, anche su base di quartieri e libere forme associative, come il referendum, elemento più consistente in termini di coinvolgimento popolare, per cui si può dire che il referendum comunale rappresenta il riferimento principe per le altre componenti la partecipazione popolare;
i comuni sono tenuti a prevedere, nei loro statuti, le forme partecipative e a definirne gli opportuni regolamenti, in primis quello relativo al referendum;
il regolamento dei quartieri del comune di Cesena non stabilisce tempi e regole elettorali, mentre il regolamento

comunale relativo al referendum consultivo, elemento partecipativo più vicino alle elezioni di organi rappresentativi, stabilisce espressamente che non può essere tenuto nei tre mesi antecedenti alla data fissata per elezioni politiche, amministrative o referendarie;
a conferma dell'enunciato sopra espresso, è di questi giorni l'annuncio, da parte della giunta comunale di Cesena, della volontà di modificare il regolamento per i quartieri, a meno di un anno dalla sua approvazione, per introdurre la possibilità di convocare le relative elezioni anche in concomitanza di tornate elettorali regionali;
consultazioni relative ai quartieri non potrebbero comunque svolgersi negli stessi seggi ove si svolgono le consultazioni regionali e pertanto a nulla può valere la tesi di un ipotetico risparmio di costi. Anzi, in aggravio vi è comunque da considerare il fatto che la potenziale moltiplicazione di seggi nella città impiegherebbe un numero abnorme di forze dell'ordine, mettendo a rischio la copertura dei seggi istituzionali ove si svolgeranno le consultazioni regionali;
i piccoli partiti sarebbero in grande difficoltà ad esprimere la loro partecipazione contemporanea alle consultazioni regionali e alle elezioni dei rappresentanti nei quartieri cittadini, sia in ordine alle liste di candidati, che per la nomina di rappresentanti di lista;
ad avviso degli interpellanti, si configura un deficit di democrazia, intesa quale possibilità di espressione politica, in termini di uomini e mezzi, a seguito della limitazione che si procura ai piccoli partiti, soprattutto in relazione al reperimento di candidati e rappresentanti di lista per le consultazioni elettorali contemporanee, ma non congiunte, anche se svolte giustamente in seggi e sezioni dislocati in luoghi diversi e separati -:
se il contingente delle Forze dell'ordine sia sufficiente a garantire la copertura dei seggi in caso di concomitanza delle elezioni regionali e di quelle per i consigli di quartiere del comune di Cesena, ovvero se sussistano altre difficoltà organizzative e, in tal caso, quali iniziative di competenza il Ministro intenda adottare al riguardo;
se il Ministro intenda assumere le iniziative di competenza volte ad evitare ogni forma di confusione nell'elettorato e nella gestione dei seggi e ad assicurare il corretto e regolare esercizio del diritto di voto, anche in considerazione dei diversi presupposti per l'esercizio del medesimo nelle due citate consultazioni elettorali.
(2-00606)
«Pini, Dal Lago, Maccanti, Montagnoli, Laura Molteni, Pastore, Buonanno, Bitonci, Lanzarin, Fedriga, Callegari, Fava, Paolini, Negro, Togni, Desiderati, Rondini, Bonino, Nicola Molteni, Volpi, Allasia, Rainieri, Consiglio, Rivolta, Stucchi, Reguzzoni, Fugatti, Cota».

Interrogazioni a risposta in Commissione:

MARCO CARRA. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
nell'ottobre scorso, nell'ambito di una operazione nazionale eseguita dalle forze di polizia contro la 'ndrangheta, sono stati sequestrati beni per 35 milioni di euro;
tra questi beni sequestrati vi è anche un'abitazione privata, intestata al signor Francesco Monti, nel comune di Dosolo (Mantova);
l'allarme che questo sequestro ha provocato è stato rilevante, pur nella consapevolezza che le mafie non sono più fenomeni criminali circoscrivibili ad aree specifiche del Paese -:
se il Governo sia in grado di fornire dati relativi al livello di penetrazione delle mafie nel territorio provinciale di Mantova e quali misure si intendano adottare per evitare che questo territorio, complessivamente «incontaminato», diventi terra di conquista della mafia.
(5-02412)

LOVELLI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
i consiglieri comunali di minoranza del comune di Gavi (Alessandria) hanno ripetutamente segnalato a partire dal 2007 la situazione che si è determinata in quel comune e che non consente agli stessi di svolgere pienamente le loro funzioni ai sensi di legge;
tale situazione risulta documentata da una serie di lettere inviate al sindaco di Gavi e dalle risposte dallo stesso pervenute, oltreché da segnalazioni inviate al prefetto di Alessandria, al Ministero dell'interno, dipartimento per gli affari interni e territoriali, alla procura della Repubblica di Alessandria e alla Corte dei conti sezione regionale di Torino e riguardanti in particolare, diniego di accesso agli atti del comune, mancata convocazione del consiglio comunale ai sensi di legge, mancato invio ai capigruppo consiliari delle deliberazioni di giunta nonché mancata pubblicazione delle stesse;
il prefetto di Alessandria è più volte intervenuto sia in risposta alle istanze dei consiglieri comunali sia per segnalare al competente ufficio del Ministero dell'interno la situazione in atto rilevando fra l'altro, che per quanto riguarda il diritto di accesso agli atti del comune ai sensi dell'articolo 125 del decreto legislativo n. 267 del 2000 non sussistono «dubbi interpretativi di sorta in ordine all'obbligo di comunicare ai capigruppo consiliari l'elenco di deliberazioni di giunta che vengono contestualmente affisse all'Albo Pretorio» e che pertanto è compito del comune «dettare specifiche modalità operative di attuazione di siffatta normativa» al fine di consentire che i testi delle delibere siano «messi a disposizione» e «disponibili» presso gli uffici comunali per consentire il relativo accesso;
ancora di recente il prefetto di Alessandria avrebbe segnalato al competente ufficio ministeriale che continuano a sussistere da parte del sindaco comportamenti di diniego del diritto di accesso agli atti da parte dei consiglieri comunali;
nel frattempo è intervenuta la condanna nei confronti del sindaco del comune di Gavi con rito abbreviato a sei mesi di reclusione e interdizione per un anno dai pubblici uffici - pena sospesa - per il delitto di falsità ideologica in atto pubblico (articolo 479 del codice penale) e, per tale reato, anche la segretaria comunale è stata condannata nei giorni scorsi ad un anno di reclusione con interdizione dei pubblici uffici;
la situazione in atto presso il comune di Gavi presenta pertanto caratteristiche di oggettiva e reiterata impossibilità da parte dei consiglieri comunali di svolgere il loro compito in linea con il principio costituzionale di leale collaborazione fra gli organi e con l'esigenza di assicurare il rispetto dei principi di buon andamento e imparzialità sanciti dall'articolo 97 della Costituzione -:
quali siano gli intendimenti del Ministro interrogato in merito alla situazione in premessa evidenziata e più volte rappresentata al competente ufficio del Dipartimento per gli affari interni e territoriali del Ministero dell'interno;
se non intenda esercitare tutti i poteri di propria competenza nei confronti del sindaco di Gavi affinché sia garantito in quel comune il rispetto dei principi costituzionali, delle disposizioni legislative, nonché dell'orientamento giurisprudenziale riguardante l'accesso agli atti da parte dei consiglieri comunali, il pieno esercizio della loro funzione ispettiva e di controllo e, in generale, il buon andamento, l'imparzialità e la trasparenza dell'attività amministrativa in quel comune.
(5-02420)

Interrogazioni a risposta scritta:

BORGHESI. - Al Ministro dell'interno, al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
il signor Franco Les è nato a Cesena il 29 settembre 1947. La sua mamma era italiana, nata a Maglie (Lecce) e suo padre era un soldato polacco;

appena nato si trasferirono in Argentina, dove è cresciuto con documenti argentini che lo indicavano come cittadino italiano. Ha ricevuto all'indirizzo dei nonni materni la convocazione alle armi. Presentatosi al consolato in Argentina, è stato dispensato dall'effettivo servizio;
fino a che, nell'anno 1985, a causa del suo primo viaggio in Italia, con grande rammarico, venne a conoscenza di non essere riconosciuto cittadino italiano. Per viaggiare ha dovuto chiedere alle autorità argentine un passaporto speciale per stranieri;
quindi, a sua insaputa, è stato un apolide per quasi quaranta anni;
la sua mamma riacquistò la cittadinanza nell'anno 1981. Le leggi italiane consentivano ai mariti stranieri di queste donne di scegliere pure loro la cittadinanza italiana. E persino i figli a condizione di essere nati dopo il 1o gennaio 1948;
tutta la sua famiglia avrebbe potuto acquisire la cittadinanza italiana tranne lui stesso. La vicenda oltre che assurda è anche discriminatoria;
è vero che il problema si ricollega all'entrata in vigore della Costituzione italiana ma si dovrebbe trovare il modo di concedere, a quanti si trovano in tale situazione, la cittadinanza che spetta di diritto;
ad esempio alle donne che hanno riacquistato la cittadinanza, basterebbe ridarla senza interruzioni, senza lasciare quel vuoto tra il matrimonio e il riacquisto. Per altro, la mamma del signor Les, non ha mai accettato altre cittadinanze;
al momento l'interessato è cittadino argentino, residente in Italia da cinque anni e mezzo, ha fatto domanda di cittadinanza, ed è in attesa dell'esito che è comunque discrezionale, e, in ogni caso, avrà effetto da quel momento e non dalla nascita -:
se i ministri siano a conoscenza dei fatti sopra riportati;
se non ritengano di dover intervenire mediante apposite iniziative normative in modo da riconoscere la cittadinanza italiana a figli di genitori italiani anche se nati prima del 1948.
(4-05918)

ARACRI, COSENZA, MARINELLO, SAMMARCO e CASSINELLI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il decreto legislativo del 5 ottobre 2000 n. 334 ha ridotto i limiti di età di anni cinque per il collocamento a riposo d'ufficio del personale dei ruoli dei commissari e dei dirigenti della Polizia di Stato, ovvero da 65 anni a 60 anni;
tale disposizione normativa ha di fatto leso le aspettative di molti funzionari di Polizia, provocando disavanzi economici nel sistema pensionistico, nonché pregiudizio ai principi di uguaglianza sia con gli omologhi del corpo forestale dello Stato, sia con gli standard normativi delle Polizie europee;
l'articolo 13 del suddetto decreto, penalizza e limita i suddetti ruoli, anche nella loro libertà individuale, costringendo uomini ancora giovani e in grado di servire lo Stato con abnegazione e sacrificio, ad un collocamento forzato; tale differenze sono presenti perfino nell'ambito della stessa carriera dirigenziale, prevedendo l'articolo 13 una deroga al collocamento a riposo per le qualifiche di dirigente superiore e dirigente generale;
in particolare nella fattispecie dei primi dirigenti, tale disposizione appare come una sorta di «punizione» per coloro che per ragioni numeriche, non sono rientrati entro il 60o anno di età, negli scrutini per la promozione a dirigenti superiori, essendo gli stessi complessivamente solo 186, a fronte dei 693 primi dirigenti;
in precedenza l'ufficio legislativo del dicastero interrogato aveva predisposto una revisione del quadro normativo, ex articolo 13, proprio come fosse un «ravvedimento operoso» al fine di far cessare tale disuguaglianza, ma inspiegabilmente

l'atto, che sarebbe dovuto essere già vigente dal 2010, si è arrestato nei suddetti uffici -:
quali iniziative intende assumere il Ministro per far piena luce sulla vicenda e quali provvedimenti intenderà adottare nell'immediato, per promuovere la pronta deliberazione della suddetta bozza con la tabella esplicativa contenenti i nuovi parametri di ritardo del collocamento a riposo.
(4-05924)

JANNONE e CARLUCCI. - Al Ministro dell'interno, al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
il fenomeno del «bullismo» è diffuso, ma purtroppo desta preoccupazione solo in concomitanza con gravi fatti di cronaca, quali i pestaggi a scuola, i danneggiamenti, gli episodi di violenze sessuali fra coetanei. La realtà, tuttavia, è un'altra: molto estesa e preoccupante. Un sommerso, coperto dall'omertà che protegge i minorenni prepotenti, rende invisibili le loro vittime, confonde nella massa gli spettatori di abusi e aggressioni. Una scoperta inquietante che emerge da uno studio, il primo in Italia su questo fenomeno, di «pair education», coordinato dalla divisione Anticrimine della questura. Il 29 per cento dei ragazzi fra 12 e 15 anni, intervistati con questionari anonimi in sei scuole romane, hanno rivelato di aver subito atti di «bullismo» nel corso della loro esperienza scolastica, e di loro il 74 per cento ha confermato di non aver mai raccontato nulla. È questa, secondo l'inchiesta, la prima, inedita fotografia del «bullismo segreto»;
il «bullismo segreto» è «quello che nasconde violenze psichiche e prepotenze nelle quali non si possono ancora configurare reati da perseguire, ma che lasciano il segno su più giovani - sottolinea Rosario Vitarelli, dirigente dell'Anticrimine - la paura di raccontare le violenze, la vergogna, il consiglio dei genitori a lasciar perdere, a non denunciare, spiegano la disparità fra la situazione descritta dai dati e quella invece mostrata dal nostro studio. Ed è su questo che bisogna cominciare a lavorare». Per questo il bullismo, piaga del 2009 con numerosi episodi affrontati da polizia e carabinieri in molte scuole di Roma, è peggiore di quello che sembra;
da queste considerazioni nasce «il progetto di «pair education» - spiega ancora Vitarelli - su un campione di 1.600 studenti (49 per cento maschi, 51 per cento femmine), con la partecipazione dei ragazzi a gruppi di studio composti da insegnanti, genitori, poliziotti e psicologi. Una rete nella quale vengono coinvolti due studenti per gruppo che poi, a loro volta, creano altri gruppi nei quali inserire i loro compagni». Un modo insomma per sensibilizzare i giovani e affrontare il bullismo dal suo interno. Le risposte al questionario che sarà ripetuto quest'anno per verificare i progressi dell'iniziativa, sono sconcertanti: il 60,3 per cento degli intervistati ha subìto aggressioni a scuola, il 20,1 per cento a casa, il 19,5 per cento in altri luoghi;
il 53,8 per cento ha assistito di persona a episodi di bullismo, il 22,8 per cento di danneggiamento delle strutture scolastiche, il 55,3 per cento di scritte sui muri. Fra chi ha assistito alle «gesta» dei bulli, il 10 per cento dei ragazzi ha ammesso di essersi fermato per curiosità, mentre il 54 per cento è intervenuto in difesa delle vittime, il 30 per cento ha chiamato un adulto. Il 14 per cento di loro ha provato rabbia, il 51 per cento si è spaventato. Fra chi ha ammesso di essere un bullo solo il 25 per cento si è poi sentito in colpa, il 45 per cento ha provato dispiacere, ma il 13,2 per cento ha confessato di essersi divertito. Fra le vittime il 42 per cento ha raccontato di essere stato aggredito una volta, il 29,8 per cento almeno in tre occasioni, il 24 per cento spesso. Nel 60 per cento dei casi si è trattato di prepotenze verbali, nel 27 per cento fisiche, nel 12,3 per cento di tutte e due insieme;

e c'è anche chi, il 12 per cento, il bullismo lo ha subìto dai fratelli, anche se nella maggior parte dei casi si tratta di amici o coetanei. «Con questo studio - conclude Vitarelli - abbiamo iniziato un percorso di responsabilizzazione dei ragazzi. Un modo di gestire i conflitti fra di loro, autonomo e costruttivo peraltro già riconosciuto nel 1997 dall'Organizzazione mondiale della sanità. Negli incontri ogni studente si immedesima nelle varie parti: il bullo, la vittima, lo spettatore. E capisce in questo modo come reagire» -:
quali misure i Ministri intendano intraprendere, alla luce dei risultati derivanti dallo studio sopra esposto ed in pieno accordo con il progetto «pair education», per arginare il fenomeno del «bullismo».
(4-05937)

JANNONE e CARLUCCI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
l'ordigno esplosivo posto nella mattinata di domenica 3 gennaio 2010 davanti al portone della procura generale di Reggio Calabria è stato, quasi sicuramente, fabbricato da qualche artificiere affiliato alla 'ndrangheta, Il manufatto era simile ad altri ordigni utilizzati dal racket delle estorsioni per colpire imprenditori della città e della provincia: identica la tecnica costruttiva e, talvolta, persino il tipo di esplosivo utilizzato. Gli inquirenti hanno ipotizzato che l'attentato sia frutto di una decisione presa collegialmente dai diversi clan. In molte circostanze, infatti, sono già state rilevate alcune analogie, come la dimensione della bombola, il tipo di miccia a lenta combustione, l'innesco e persino le buste di plastica nere per contenere l'insieme. L'obiettivo era quello di fare danni, di lanciare un messaggio inequivocabile e devastante, come avrebbe potuto esserlo il congegno ad alto potenziale innescato davanti all'ingresso della procura generale di Reggio Calabria. Un ordigno rudimentale, ma confezionato da mani esperte. In grado, se fosse esploso in tutta la sua potenza, di distruggere l'intera parte anteriore degli uffici di via Cimino. La bomba era composta da una bombola di dieci chilogrammi di gas, sulla quale erano stati collocati un panetto di tritolo da almeno 200 grammi ed un detonatore;
la mattina del 18 dicembre 2009, un tale ordigno venne ritrovato davanti al bar Villa Arangea, l'innesco creò una fiammata che annerì la saracinesca senza fare grossi danni. Pochi giorni prima, a Gallico, al primo piano di un complesso residenziale in costruzione, fu piazzata una bomba capace di ridurre in briciole gli infissi, lesionando le strutture. I primi giorni dello stesso mese, al quartiere Argilla, saltò in aria un negozio di generi alimentari. Geograficamente gli episodi hanno riguardato diverse parti della città, ma lo stesso congegno è stato usato anche in provincia. Gli esperti stanno studiando un caso registratosi a Rizziconi ed un altro a Campo Calabro. Contemporaneamente il Ris di Messina è al lavoro sul video delle telecamere che hanno registrato i due attentatori piazzare l'ordigno. Gli uomini della 'ndrangheta, sapendo di essere filmati, si sono cautelati con caschi integrali, ma c'è la speranza che possano affiorare particolari importanti. Tanto per iniziare si lavora alla targa dello scooter che potrebbe essere stata contraffatta per renderla illeggibile;
nessun dubbio invece sul movente mafioso dell'avvertimento ai magistrati. Il procuratore aggiunto Michele Prestipino ha confermato che «le modalità di esecuzione e la professionalità dimostrata dalle due persone che lo hanno compiuto, inducono a pensare che l'attentato sia stato compiuto su preciso mandato della 'ndrangheta». Per individuare il movente in maniera più puntuale, la Direzione distrettuale antimafia sta effettuando uno screening dei procedimenti in carico all'ufficio con particolare riferimento ai processi d'appello contro le 'ndrine e a quelli concernenti la confisca dei beni. «L'attentato è l'inizio di una trattativa che la 'ndrangheta vuole aprire, un messaggio

per saggiare la nostra reazione», dice il procuratore capo della Repubblica di Reggio, Giuseppe Pignatone -:
quali iniziative il Ministro intenda attuare al fine di tutelare la magistratura di Reggio Calabria e di inasprire la lotta alle mafie.
(4-05944)

NACCARATO. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
nella notte tra il 27 e il 28 gennaio scorsi a Napoli i Carabinieri hanno arrestato, su segnalazione dei colleghi del nucleo investigativo di Mestre, cinque persone (Alfonso Sorrentino, Francesco e Michele Pepe, Gennaro Esposito e Giuseppe Rocco) con l'accusa di tentata estorsione in concorso con l'aggravante dell'uso di armi da fuoco e modalità mafiose;
uno degli arrestati, Alfonso Sorrentino, risulta essere affiliato al clan camorristico del quartiere Soccavo di Napoli;
gli arrestati la scorsa estate hanno intimidito violentemente, con l'uso di armi da fuoco, un commerciante di bibite (e due suoi collaboratori) che esercitava la sua attività sulle spiagge dei litorali di Caorle e Jesolo, in provincia di Venezia, cercando con minacce di morte di estorcergli la somma di 50.000 euro;
inoltre, dalle indagini delle forze dell'ordine emerge che il gruppo malavitoso arrestato si è reso protagonista lo scorso 21 giugno di una tentata estorsione ai danni di tre commercianti di bibite in tre occasioni diverse a Eraclea, Caorle e Jesolo. In tutti questi casi le vittime sono state minacciate con armi da fuoco: un ambulante è stato colpito con il calcio di una pistola mentre un secondo commerciante si è trovato una pistola carica puntata allo stomaco;
per questi motivi, data la pericolosità del gruppo criminale, le indagini stanno continuando per accertare altri simili episodi avvenuti sui litorali veneti e di altre regioni;
si tratta di un altro episodio preoccupante che conferma il tentativo delle organizzazioni criminali di infiltrarsi nel tessuto sociale ed economico del Veneto e, in generale, delle altre regioni del Nord Italia. Infatti, lo stesso procuratore nazionale antimafia più volte ha denunciato pubblicamente i diversi tentativi di riciclaggio portati avanti dalla criminalità organizzata in tutto il Nord Italia con l'investimento del denaro proveniente da attività illecite in progetti di tipo edilizio o commerciale (alberghi, bar, ristoranti) che garantiscono notevoli e sicuri guadagni alle organizzazioni criminali;
a tal proposito basta ricordare gli arresti di alcuni esponenti della famiglia mafiosa dei Lo Piccolo di Palermo interessati a investire una ingente somma di denaro (otto milioni di euro) nella costruzione di complessi edilizi all'interno dell'isola dei Saloni, intervenendo nel piano di riqualificazione urbanistica ambientale denominato «ex area Adria Docks», a Chioggia (Venezia) e nella costruzione di appartamenti a Cantarana di Cona (Venezia) e ad Abano Terme in provincia di Padova oppure le indagini della direzione distrettuale antimafia di Caltanissetta su irregolarità e infiltrazioni mafiose per la costruzione di due lotti dell'autostrada A31 (la «Valdastico Sud») -:
se il Ministro sia al corrente dei fatti sopra esposti, quali misure il Ministro intenda assumere per prevenire e contrastare efficacemente i tentativi della criminalità organizzata di stampo mafioso e camorristico di infiltrarsi ed espandersi in diverse zone del Nord Italia e, in particolare, nel Veneto.
(4-05953)

GRIMOLDI e PAOLINI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
nella serata di giovedì 28 gennaio 2010 i militanti della Lega Nord, del Movimento giovani padani hanno organizzato a Terni, presso il piazzale dello stadio, una manifestazione pubblica contro

il fenomeno della prostituzione e del suo sfruttamento nonché di denuncia dell'intollerabile situazione di degrado;
tale manifestazione era stata regolarmente autorizzata dalle competenti autorità;
i militanti leghisti sono stati accolti da un folto gruppo di individui, riconducibili all'area dell'estrema sinistra, che si erano lì appositamente radunati e che, dopo averli coperti di insulti e aver danneggiato alcune autovetture, li hanno aggrediti a spintoni, schiaffi e calci, impedendo loro con la forza di manifestare pacificamente le proprie idee;
inoltre, i suddetti individui, diversi dei quali visibilmente non sobri, hanno diffidato i militanti leghisti dall'organizzare qualunque altra manifestazione, minacciando, in caso contrario, di non limitarsi a urla e botte;
nonostante sul luogo della manifestazione fossero presenti funzionari della Digos e alcune autovetture di polizia e carabinieri, ciò non è stato sufficiente a garantire il diritto ad esprimere liberamente le proprie convinzioni, a causa del numero e della violenza degli aggressori -:
quali iniziative il Ministro intenda adottare per evitare il continuo ripetersi di questi intollerabili episodi di violenza nei confronti dei militanti della Lega Nord, per garantire il libero e pacifico svolgimento della vita democratica e per tutelare coloro che esercitano tale diritto.
(4-05965)

SIRAGUSA. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
nel 2001 una scuola materna abbandonata di Via Arrigo Boito a Palermo è stata occupata ed è diventata la sede di un centro sociale chiamato Zetalab;
lo Zetalab è diventato negli anni, attraverso la promozione di iniziative di aggregazione sociale e culturale, un punto di riferimento importante per i giovani e per i cittadini del quartiere;
gli operatori dello Zetalab hanno avviato programmi in favore di migranti e di richiedenti asilo: dal 2003 ospitano 32 migranti sudanesi, del Darfur, tutti con lo status di rifugiati politici;
l'immobile, di proprietà dell'Istituto autonomo case popolari, è stato assegnato attraverso un bando all'associazione Aspasia che nel 2005 si è rivolta al tribunale per chiederne lo sgombero;
una sentenza esecutiva ha ordinato la liberazione dei locali il cui sgombero è avvenuto il 19 gennaio 2010;
ad oggi i rifugiati sudanesi ospitati allo Zetalab vivono per strada in tende da campeggio montate sul marciapiede all'ingresso del laboratorio e si dichiarano preoccupati: «da quando siamo sgomberati, però, la nostra vita è cambiata, non ci sentiamo al sicuro, siamo molto preoccupati. Non sappiamo cosa accadrà domani, se avremo un nuovo posto, se possiamo vivere qui con serenità. Siamo esausti» (la Repubblica del 27 gennaio 2010);
il comune di Palermo, per il tramite dell'assessorato al patrimonio, ha proposto all'associazione assegnataria, l'Aspasia, di fruire di un altro immobile;
la trattativa ha fallito a seguito del rifiuto di Aspasia di trovare un accordo;
dalle notizie emerse parrebbe che l'associazione Aspasia abbia intenzione di utilizzare i locali di Zetalab per uso commerciale privato: asilo privato a pagamento, con opzione di trattamento di semiconvitto;
l'associazione Aspasia è stata peraltro coinvolta in passato in una vicenda di tangenti chieste ed incassate, dall'ex assessore comunale alle attività sociali, Giuseppe Scoma - zio dell'attuale vicesindaco onorevole Francesco Scoma - a fronte di convenzioni e contributi comunali concesse proprio all'Aspasia. Per la vicenda fu condannata anche la figlia della Presidente

dell'Associazione, Anna Ciulla, come riportato nell'articolo di Repubblica del 20 febbraio 2003 in cui si legge: «Cinque anni e mezzo all'ex assessore comunale alle attività sociali Giuseppe Scoma, per corruzione e concussione, è quanto ha deciso la quarta sezione del tribunale nel processo sulle convenzioni fra Comune e scuole private per le colonie estive. Condannati Anna e Pietro Ciulla,...»;
come si legge in un articolo a firma di Ignazio Panzica sul Sito http://www.siciliainformazioni.com/giornale/cronaca/78262/zeta.htm «i ragazzi del Lab/Zeta non riescono a comprendere le ragioni dell'insistenza della signora Ciulla di dover entrare in possesso a tutti i costi dell'immobile di Via Arrigo Boito, assegnatole nel 2003 dallo IACP. Anche, alla luce del fatto che l'attività dell'associazione potrebbe esplicarsi lo stesso - anzi meglio - in una villetta vuota già in sua disponibilità. Che parrebbe proveniente dai beni sequestrati ai mafiosi, allocata nel quartiere di Villagrazia, assegnata ad Aspasia, due anni fa, dal comune di Palermo, ma che, a tutt'oggi, risulterebbe, ancora inutilizzata. Venendo meno, così, al principio antimafia dell'importante testimonianza sociale del riutilizzo» -:
se risponda al vero quanto riportato all'ultimo punto della premessa e, in caso affermativo, quali iniziative intenda adottare nell'ambito delle sue competenze;
se non intenda, alla luce di quanto esposto, dare disposizioni al Prefetto perché, insieme all'amministrazione comunale, si individui al più presto una soluzione abitativa idonea per i 32 rifugiati sudanesi, considerando anche che lo Zetalab nel corso degli anni ha surrogato una grave mancanza di ospitalità e di accoglienza di competenza dello Stato e delle amministrazioni locali, facendo in modo che migranti e rifugiati politici, passati ed ospitati li, ricevessero orientamento e formazione e, soprattutto, salvaguardia verso pericolose situazioni di indigenza e sfruttamento da parte di organizzazioni criminali.
(4-05966)

GIRLANDA e CARLUCCI. - Al Ministro dell'interno, al Ministro per il turismo. - Per sapere - premesso che:
Pro Natura, associazione ambientalista e di promozione sociale riconosciuta con decreto del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, ha presentato nel 2008 alla procura della Repubblica di Roma un corposo dossier sotto forma di esposto-querela, dove si denunciavano, anche con l'ausilio di fotografie, una serie di illeciti riguardanti alcune decine di tassisti della capitale;
come riportava l'agenzia di stampa Apcom in data 20 dicembre 2008, «la denuncia depositata presso la Procura della Repubblica contiene, tra l'altro, numerose foto scattate all'interno di taxi che truffano i passeggeri applicando illegalmente nel centro urbano la "tariffa 2" riservata ai percorsi extraurbani, di importo sensibilmente superiore alla tariffa autorizzata dal Comune di Roma. Un altro aspetto dell'esposto riguarda alcuni taxi stazionanti al parcheggio di Piazza Pio XII, di fronte a San Pietro, che si rifiutano di prestare servizio a clienti italiani, attendendo unicamente clienti stranieri ai quali vengono applicate tariffe addirittura di 50-100 euro per brevi corse»;
un rappresentante di Pro Natura rilevava nella notizia di stampa sopra riportata: «questi tassisti sono in possesso di vetture apparentemente regolamentari e giustificano pretestuosamente il loro comportamento illecito di rifiuto del servizio pubblico dicendo di essere fuori turno, oppure di attendere un cliente, oppure ancora di non essere i primi della fila pur trovandosi nelle postazioni più anteriori del parcheggio. I turisti stranieri sono oggetto persino di contrattazioni tra i tassisti per poterli adescare come clienti»;
l'associazione, come riportato in un suo comunicato stampa, «ha più volte chiesto l'intervento dei vigili urbani stazionanti nella stessa Piazza Pio XII, facendo redigere numerosi verbali e spesso assistendo insieme alla stessa Polizia Municipale alla fuga repentina dei suddetti

tassisti non appena veniva richiesto l'intervento dei vigili. Ma alcuni taxi continuano indisturbati ad adescare turisti di fronte al Vaticano, sotto il naso della Polizia Municipale che è presente addirittura con una propria postazione sulla stessa medesima piazza»;
pur essendo note da lungo tempo le denunce dei cittadini, delle associazioni di consumatori e degli organi di stampa circa questo fenomeno, il permanere di tale situazione sta senza dubbio compromettendo l'immagine della capitale e del nostro Paese di fronte ai turisti che sono oggetto di continue truffe da parte di titolari di licenza di servizio pubblico -:
se e quali iniziative di competenza la prefettura di Roma intenda assumere al fine di prevenire e contrastare gli episodi di cui in premessa e di evitare possibili raggiri ai danni dell'utenza, considerato che, ad avviso dell'interrogante, paiono chiaramente configurabili nei comportamenti descritti i reati di truffa e di interruzione di pubblico servizio;
quali siano gli intendimenti del Governo in merito alle pesanti ricadute del fenomeno, che con ogni evidenza non sono limitate al solo comune di Roma ma riguardano l'immagine del nostro Paese anche di fronte ai moltissimi turisti internazionali che visitano la capitale italiana e la Città del Vaticano.
(4-05967)

FAVA, BRIGANDÌ, TORAZZI e STUCCHI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
l'amministrazione del comune di Brescia ha deciso di smantellare il proprio campo nomadi sito in via Orzinuovi trasferendo le famiglie di etnia sinti ivi residenti in strutture nuove che sorgeranno nel territorio provinciale di Mantova;
il progetto in corso, concertato tra comune di Brescia e le famiglie sinte interessate, è finalizzato a smantellare i grossi campi perché luoghi ghetto;
i nomadi della città di Brescia sono 123, persone che oggi vivono in roulotte e case di fortuna lungo gli argini del Mella in via Orzinuovi. La giunta di centrodestra guidata dall'onorevole Adriano Paroli, in accordo con la prefettura, sta appunto cercando nuove sistemazioni per loro. Così ha affidato l'operazione alla società controllata Brixia Sviluppo (che si occupa di infrastrutture e urbanistica);
il comune di Brescia, con i capitali della società controllata Brixia Sviluppo, ha acquistato nella provincia di Mantova alcuni terreni dove sorgeranno i nuovi insediamenti della comunità nomade di etnia sinti. L'operazione è stata condotta senza il coinvolgimento della amministrazioni comunali dove i nuovi insediamenti dovranno essere collocati;
gli amministratori bresciani hanno giustificato l'operazione di delocalizzazione dei campi nomadi nell'area territoriale di Mantova sostenendo che tale opzione nasce, proprio, dalla richiesta della popolazione nomade attualmente residente in via Orzinovi (Brescia), perché di origine mantovana;
da quanto si apprende dalle notizie riportate dagli organi di stampa locale, la società controllata dal comune, la Brixia Sviluppo, ha già acquistato un terreno a Birbesi di Guidizzolo e un altro sarebbe stato individuato a Gazzo Bigarello. I terreni verranno poi rivenduti alle famiglie sinte, attraverso l'accensione di un mutuo ventennale. Qui si trasferiranno con le loro case mobili;
sempre stando alle notizie riportate dagli organi di stampa il progetto è gestito dall'associazione mantovana Sucar Drom, guidata da Carlo Berini, che interpellato dalla stampa sull'assenza di concertazione con le amministrazioni comunali di Mantova interessate ha dichiarato: «i sindaci locali non sono stati avvisati perché non è necessario. Questi sono italiani che comprano un terreno; non c'è da informare il Comune. Se gli amministratori vogliono informazioni, comunque, ci chiamino»;

ad avviso degli interroganti è censurabile l'atteggiamento dell'amministrazione comunale di Brescia che ha previsto lo spostamento del campo nomadi nella provincia di Mantova senza coinvolgere le amministrazioni comunali interessate;
lo spostamento dei campi nomadi nei piccoli comuni di Birbesi di Guidizzolo e Gazzo Bigarello inevitabilmente avrà un forte impatto sociale sulla cittadinanza ivi residente con possibili conseguenze sulla sicurezza e l'ordine pubblico -:
se il ministro sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali iniziative di competenza ritenga opportuno adottare al fine di evitare possibili ricadute sull'ordine e la sicurezza pubblica nei territori dei comuni di Birbesi di Guidizzolo e Gazzo Bigarello nonché al fine di favorire il coordinamento tra le amministrazioni comunali interessate.
(4-05969)

TESTO AGGIORNATO AL 10 GIUGNO 2010

...

ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazione a risposta immediata:

COTA, LUCIANO DUSSIN, DAL LAGO, REGUZZONI, ALESSANDRI, ALLASIA, BITONCI, BONINO, BRAGANTINI, BRIGANDÌ, BUONANNO, CALLEGARI, CAPARINI, CHIAPPORI, COMAROLI, CONSIGLIO, CROSIO, D'AMICO, DESIDERATI, DOZZO, GUIDO DUSSIN, FAVA, FEDRIGA, FOGLIATO, FOLLEGOT, FORCOLIN, FUGATTI, GIBELLI, GIDONI, GIANCARLO GIORGETTI, GOISIS, GRIMOLDI, LANZARIN, LUSSANA, MACCANTI, LAURA MOLTENI, NICOLA MOLTENI, MONTAGNOLI, MUNERATO, NEGRO, PAOLINI, PASTORE, PINI, PIROVANO, POLLEDRI, RAINIERI, RIVOLTA, RONDINI, SIMONETTI, STEFANI, STUCCHI, TOGNI, TORAZZI, VANALLI e VOLPI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 64 del decreto-legge n. 112 del 2008, convertito dalla legge n. 133 del 2008, e successive modificazioni, e il relativo piano programmatico prevedono l'avvio dall'anno scolastico 2010/2011 della riforma del secondo ciclo di istruzione;
con nota circolare del ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca n. 3 del 15 gennaio 2010, relativa alle iscrizioni alle prime classi del secondo ciclo di istruzione, per l'anno scolastico 2010/2011, il termine di inizio e quello di scadenza per l'effettuazione delle iscrizioni alle istituzioni scolastiche del secondo ciclo è stato fissato rispettivamente al 26 febbraio e al 26 marzo 2010;
è necessario un periodo di orientamento per le famiglie e per gli studenti e di informazione per il personale della scuola, anche in considerazione della complessità della riforma che investe la nuova disciplina dei licei, degli istituti tecnici e degli istituti professionali e che comporta una modifica della programmazione dell'offerta formativa nelle diverse realtà territoriali -:
quali siano lo stato dei provvedimenti di attuazione della riforma e le correlate iniziative di accompagnamento che il Ministro interrogato intende assumere per garantire scelte consapevoli da parte degli studenti e delle famiglie e per assicurare l'ordinato avvio dell'anno scolastico.
(3-00890)

Interrogazione a risposta orale:

CERA. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
il decreto-legge n. 134 del 2009, così detto «salva precari», convertito, con modificazioni, dalla legge 24 novembre 2009, n. 167, garantisce ai precari che hanno avuto un contratto annuale nel 2008/2009 o che hanno fatto almeno 180 giorni di supplenza anche attraverso graduatorie di istituto, la corsia preferenziale per l'accesso alle sostituzioni brevi;

per accedere alle supplenze brevi che permettono di conservare il posto di lavoro ci deve essere stata nell'anno scolastico precedente una supplenza temporanea di 180 giorni oppure più supplenze temporanee cumulate, tramite proroghe dello stesso contratto;
dunque coloro che sono titolari di incarichi diversi e che hanno totalizzato 180 giorni di servizio in scuole diverse non vengono presi in considerazioni per l'accesso alle graduatorie per le supplenze brevi;
si crea quindi una situazione nella quale, a parità di esperienza lavorativa, alcuni insegnati vengono preferiti ad altri senza che vi sia una reale differenza;
questa preferenza inoltre rischia di ripercuotersi non solo nell'anno scolastico in corso ma nel corso di tutta la vita lavorativa dei docenti che quest'anno a causa di questa norma non potranno insegnare, dato che, mentre coloro che accetteranno tutte le supplenze brevi ad essi proposte, avranno diritto al punteggio per l'intero anno di servizio nelle graduatorie ad esaurimento e per il conteggio dell'anzianità al momento dell'immissione in ruolo, gli insegnati che non potranno accedere alle supplenze brevi perderanno un anno di servizio -:
quali iniziative, anche di carattere normativo, si ritenga opportuno intraprendere per la risoluzione della problematica sopra esposta, per evitare che a parità di condizioni si creino differenze ingiustificate che andranno a ripercuotersi sulla vita lavorativa dei soggetti interessati dalla norma.
(3-00881)

Interrogazioni a risposta in Commissione:

SIRAGUSA e GHIZZONI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
i bienni di II livello abilitanti nella classe di concorso A77 (strumento musicale nella scuola secondaria di primo grado) in essere presso i conservatori statali di musica ed istituti musicali pareggiati - e confermati anche per il loro III ciclo che avrà inizio in quest'anno accademico, presso i conservatori in cui è presente la cattedra di didattica della musica - sono stati istituiti e regolamentati dal decreto ministeriale n. 137 del 2007;
dalla lettura del testo vigente, emerge chiaramente come la figura del «supervisore di tirocinio» sia importante ed irrinunciabile, ancorché prescritta dal decreto stesso che lo pone anche come membro di diritto nella commissione d'esame che, di fatto, valida il titolo;
lo scorso anno, grazie all'emanazione di una nota da parte del dottor Chiappetta (direttore generale del personale scolastico del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca), era stata fatta chiarezza sulla legittimità e il diritto al semiesonero dall'orario di servizio della propria cattedra di appartenenza di detti supervisori (la nota chiedeva ai periferici uffici scolastici regionali di procedere alla concessione del previsto semiesonero);
nel caso di impossibilità di concederlo per via della mancanza di posti residuali nei contingente ex scuole di specializzazione all'insegnamento secondario (SSIS) avrebbero dovuto provvedere i conservatori stessi a corrispondere ai supervisori il pagamento per le ore eccedenti il loro orario di cattedra;
in Emilia Romagna ed in Toscana gli uffici scolastici regionali non erano nella possibilità di provvedere ai semiesoneri, e così qualche supervisore l'ha avuto grazie al «prestito» dell'ufficio scolastico regionale della regione del conservatorio in cui il supervisore prestava servizio, oppure - come indicato nella nota di cui sopra - con l'intervento economico da parte dei conservatori;
quest'anno, con il procedere dell'esaurimento delle scuole di specializzazione

all'insegnamento secondario ed il conseguente rientro degli ormai ex supervisori delle ex scuole di specializzazione all'insegnamento secondario, un po' in tutta Italia (anche in regioni in cui l'anno scorso dovettero provvedere i conservatori a pagare i supervisori) si stanno finalmente concedendo i semiesoneri ai supervisori, ma non in Emilia Romagna e nemmeno in Toscana;
per gli studenti delle regioni di cui sopra - paganti regolarmente tasse di iscrizione e frequenza - si configura, ad avviso degli interroganti - una situazione di ingiusta discriminazione a fronte di un diritto sancito dalla legislazione vigente -:
quali iniziative intenda adottare per sanare una situazione di ingiusta discriminazione a danno degli studenti dei bienni di II livello - abilitanti nella classe di concorso A77 - in essere presso i conservatori statali di musica ed istituti musicali pareggiati delle regioni Emilia Romagna e Toscana.
(5-02419)

SIRAGUSA e ANTONINO RUSSO. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
il Governo si appresta ad adottare il regolamento per il riordino degli istituti tecnici, nonché il riordino delle classi di concorso;
dalle bozze delle quali si ha notizia sembrerebbe che l'attuale classe di concorso A016 (costruzioni, tecnologia delle costruzioni e disegno tecnico) andrà a fondersi con l'attuale A072 (Topografia) formando la nuova classe A-35 «Scienze e tecnologie delle costruzioni»;
gli insegnanti delle suddette materie sono ingegneri civili ed architetti;
la materia disegno tecnico, che è sempre stata un insegnamento della A016, nel nuovo indirizzo verrà a chiamarsi «Tecnologie e tecniche di rappresentazione grafica», e non ricadrà più fra gli insegnamenti previsti dalla nuova A-35, diventando invece esclusivo appannaggio degli abilitati della nuova classe A-56, generata dalla fusione delle attuali classi di concorso A071, A027 e A023 (disegno e modellazione odontotecnica);
chi ha conseguito l'abilitazione all'insegnamento nella A016 attraverso i corsi abilitanti dell'ultimo decennio ha dovuto sostenere numerosi esami nelle materie grafiche in comune con la classe A071, quindi preparandosi sullo stesso programma e con gli stessi docenti, e acquisendo di fatto la stessa preparazione;
la nuova classe di concorso A-35 sarà specifica per il solo indirizzo «Costruzioni, Ambiente e Territorio» e non atterrà a nessun altro tipo di scuola, mentre la nuova A-56 riguarderà tutti gli istituti tecnici;
gli abilitati della nuova A-56 possono insegnare il disegno tecnico in quasi tutte le scuole mentre agli insegnanti della A-35 (parimenti competenti) viene negata questa possibilità anche nell'indirizzo specifico per geometri, con conseguenti esuberi del personale di ruolo e impossibilità per i precari di continuare ad insegnare;
gli insegnanti (della A016 attuale o A-35 futura) devono avere la possibilità di seguire gli allievi a partire dall'approccio iniziale col disegno (primo biennio) per condurli fino alla progettazione edile (secondo biennio e quinto anno). Solo così ci può essere una crescita professionale degli allievi che apprendono le tecniche di disegno nel primo biennio già con l'obiettivo della progettazione architettonica che sarà sviluppata dallo stesso insegnante nel secondo biennio ed al quinto anno -:
se non ritenga opportuno creare una continuità didattica tra l'insegnamento del disegno e quello della progettazione modificando a tal fine le classi di concorso.
(5-02424)

Interrogazioni a risposta scritta:

FADDA, CALVISI, MARROCU, MELIS, ARTURO MARIO LUIGI PARISI, PES, SCHIRRU e FARINA COSCIONI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
dal 2004 è in corso di realizzazione nell'altipiano di Pranu Sanguini, località del comune di San Basilio in provincia di Cagliari, il Sardinian radio telescope una delle stazioni di radio astronomia più grande e importante d'Europa;
per tale realizzazione sono stati investiti 65 milioni di euro con il concorso finanziario del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca scientifica, dell'Agenzia spaziale italiana e della regione Sardegna;
il progetto per le sue caratteristiche si inserisce a pieno titolo in un ampio programma di ricerca spaziale e di sviluppo scientifico e tecnologico di rilevanza mondiale;
l'attivazione e la gestione di questo notevole strumento scientifico, oltre che consente il suo utilizzo da parte di scienziati di astrofisica provenienti da tutto il mondo, rappresenta una reale opportunità occupazionale per circa trenta persone, uno strumento di costante formazione universitaria e post-universitaria e un impulso deciso a favore del turismo scientifico che è piuttosto diffuso in altre parti del mondo dove sono localizzati impianti analoghi;
è reale il pericolo che il taglio dei fondi sulla ricerca scientifica, annunciato dal Governo, renda questa aspettata iniziativa una incompiuta e trasformi in ridicolo - se non incomprensibile - un progetto che per la sua valenza scientifica sarà capace di rendere noto in tutto il mondo questo territorio della Sardegna che per il suo rilancio economico si sta affidando a questa importante iniziativa;
è condivisibile e giustificata la preoccupazione dei sindaci dei comuni interessati, che a tutela delle popolazioni hanno chiesto alla Regione di farsi carico urgentemente del problema e portarlo con ferma decisione all'attenzione del Governo -:
se non si ritenga necessario un suo intervento immediato al fine di garantire le necessarie risorse per ultimare la realizzazione della stazione di radio astronomia;
quali iniziative intenda adottare perché non solo venga ultimato il progetto ma lo stesso venga opportunamente valorizzato, destinando ulteriori risorse finanziarie, in campo internazionale perché sia anche una risorsa per lo sviluppo economico di questi territori della Sardegna colpiti purtroppo da una crisi economica senza precedenti.
(4-05926)

RIVOLTA, NICOLA MOLTENI e STUCCHI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
la circolare del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca n. 0009537 del 14 dicembre 2009, recante «Indicazioni riepilogative per il Programma annuale delle Istituzioni scolastiche per l'anno 2010», ha stabilito che le risorse finanziarie destinate alle singole istituzioni scolastiche statali a valere sul Fondo di funzionamento (aggregato 02.01 Finanziamenti dallo Stato-Dotazione ordinaria) sono senz'altro vincolo di destinazione che quello prioritario per lo svolgimento delle attività di istruzione e di orientamento proprie dell'istituzione;
dette erogazioni saranno erogate in quattro rate e perciò non saranno accompagnate dall'indicazione di come le medesime vadano suddivise tra le singole voci di spesa, dal momento che tale suddivisione è di competenza esclusiva delle singole istituzioni scolastiche;
le istituzioni scolastiche, in base alle disposizioni contenute nella circolare in parola, non possono iscrivere ulteriori importi

in entrata a carico del Ministero competente, se non dopo specifica comunicazione;
l'assegnazione di altre risorse potrebbe essere fatta, in via eccezionale, «previa verifica dell'inderogabilità» dell'ulteriore fabbisogno, sulla base della ripartizione delle risorse residuali di cui agli articoli 33, 62 e 87 del vigente, contratto collettivo nazionale di lavoro, corrispondente a circa 61 milioni di euro;
le istituzioni scolastiche della provincia di Como lamentano la lesione dell'autonomia scolastica, giacché, non potendo stendere i relativi bilanci (legati a dati oggettivi quali il numero degli alunni, il numero dei laboratori, la tipologia della scuola) non sarebbero in grado di attuare la regolare programmazione e la gestione dei finanziamenti. In particolare:
a) risultano non attribuibili i finanziamenti per il funzionamento didattico e amministrativo (materiali, laboratori, offerta formativa, servizi di pulizia);
b) risultano ridotti al minimo i finanziamenti per le supplenze con l'assegnazione di un budget che rischia di essere esaurito entro il prossimo mese, a fronte di sostituzioni obbligatorie e difficilmente programmabili;
c) non pare ci siano garanzie circa l'erogazione dei crediti vantati dalle singole istituzioni, col rischio di impedire alle istituzioni medesime di sanare i debiti attuali;
d) si prevede un taglio del 25 per cento dei fondi degli appalti per pulizie e vigilanza negli istituti scolastici che si avvalgono di un servizio esterno;
le maggior parte i dirigenti delle scuole della provincia di Como e del nord in generale sono impegnati da anni nell'azione di razionalizzazione delle risorse anche attraverso una attenta e oculata predisposizione e stesura dei bilanci, legati ai sopra citati dati oggettivi -:
quale sia l'ammontare dei crediti dei vari istituti disaggregati per regione e provincia a livello nazionale;
se non ritenga indispensabile chiarire che lo spostamento dei crediti da «ratei attivi» a «aggregato z, disponibilità da programmare» non sia premessa per la cancellazione dei suddetti crediti ma solo uno strumento per evitare che alcuni dirigenti possano predisporre i bilanci di previsione in modo non corretto, contando su poste ancore non finanziate;
se non ritenga opportuno comunque ripristinare l'assegnazione di finanziamenti certi e trasparenti alle scuole, per consentire il normale svolgimento delle attività didattiche;
se non reputi altresì improrogabile l'assegnazione dei crediti che le singole istituzioni vantano, avendo anticipato, con risorse proprie, competenze finanziarie del Ministero dell'istruzione, destinate alle supplenze e al funzionamento didattico-amministrativo.
(4-05927)

...

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta immediata:

PEZZOTTA, MANTINI, VOLONTÈ, VIETTI, COMPAGNON, DE POLI, POLI, DELFINO, ANNA TERESA FORMISANO, RUGGERI, CICCANTI, NARO, GALLETTI, LIBÈ, MEREU e OCCHIUTO. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
i lavoratori stanno pagando un prezzo sempre più alto alla crisi economica, come evidenziato da tutti i recenti rapporti Istat, Confindustria, Cgil: il tasso di disoccupazione, infatti, a dicembre 2009 è arrivato all'8,5 per cento, dall'8,3 per cento di novembre 2009, il dato peggiore dal 2004. Si tratta di un tasso record, che purtroppo è destinato a crescere ancora, tenuto conto che almeno una parte dei

lavoratori al momento in cassa integrazione dovranno cercarsi un nuovo posto di lavoro;
le persone senza lavoro hanno raggiunto la quota di 2.138.000 (dati Istat), con un incremento di 57.000 rispetto al mese precedente e 392.000 rispetto a dicembre 2008; la Cgil ha stimato che, considerando anche i lavoratori in cassa integrazione guadagni, la percentuale dei disoccupati ha già raggiunto la soglia del 10,1 per cento. Confindustria stima un trend ascendente della disoccupazione in Italia e rileva che è il 28,6 per cento delle imprese prevede di dover far ricorso alla riduzione del numero dei loro addetti nel solo anno 2010;
secondo il rapporto 2009 dell'osservatorio sulla cassa integrazione del dipartimento settori produttivi della Cgil, tra l'ottobre del 2008 e il dicembre 2009, sono state autorizzate 634.699.339 ore di cassa integrazione ordinaria e 370.384.779 di straordinaria. Il 2009 è stato l'anno in cui si è fatto maggiormente ricorso alla cassa integrazione, con un aumento del 311,43 per cento rispetto al 2008, con una richiesta pari a 918.146.733 ore e più di un milione di lavoratori coinvolti, con un periodo medio pari a 25 settimane;
per i lavoratori questi dati si sono tradotti in una perdita di reddito di oltre 3 miliardi e 300 milioni di euro, ma, se si considera la cassa integrazione a zero ore, si raggiungono anche i 3 miliardi e 700 milioni: in pratica, ogni lavoratore in cassa integrazione ordinaria o straordinaria per 5 settimane ha perso tra i 3.000 e i 3.500 euro dello stipendio, mentre un lavoratore a zero ore per tutto l'anno ha perso tra i 7.500 e gli 8.000 euro della retribuzione normale;
le regioni del Nord hanno subito l'aumento più marcato dei disoccupati: il Nord Ovest ha visto crescere il tasso di disoccupazione nel terzo trimestre 2009 fino al 5,5 per cento rispetto al 3,8 per cento del terzo trimestre 2008, sulla stessa linea il territorio del Nord Est, in cui il tasso di disoccupazione nel terzo trimestre 2009 ha raggiunto quota 4,6 per cento rispetto al tasso del 2,9 dello stesso periodo del 2008;
in Lombardia la crisi è stata particolarmente acuta, con un aumento medio delle ore di cassa integrazione guadagni ordinaria e straordinaria di ben 273 milioni nel solo 2009, mentre erano 46 milioni nel 2008 (una crescita del più 492 per cento): inoltre sono 12.000 le aziende che hanno richiesto la cassa in deroga per oltre 90.000 dipendenti, mentre ben 53.000 sono i licenziamenti ufficiali, oltre il 90 per cento, dato che ha portato al 5,2 per cento il tasso di disoccupazione nella regione;
è emblematica la tragedia del suicidio di Sergio Marra, operaio di Bergamo, che non riusciva più a pensare al futuro, dopo essere stato prima messo in cassa integrazione e poi, dopo pochi mesi, licenziato per la chiusura dell'azienda, una delle tante piccolissime aziende di stampati plastici della bergamasca che stanno pagando un pesantissimo dazio alla crisi. L'episodio tragico è un segnale drammatico della situazione traumatica in cui versano tutti i lavoratori disoccupati o in cassa integrazione, nessuno dei quali sa se avrà o meno l'opportunità di tornare di nuovo al lavoro;
la regione Lombardia ha programmato di investire 1,5 miliardi di euro per gli ammortizzatori sociali e il prolungamento della cassa integrazione guadagni ordinaria e straordinaria e il sostegno alle imprese in crisi e all'occupazione, ma di queste risorse sono stati fin qui investiti solo 600 milioni di euro;
più volte è stato richiesto un intervento del Governo per il sostegno della cassa integrazione guadagni, degli ammortizzatori sociali e dell'occupazione adeguato alle necessità imposte dagli effetti della crisi economica;
anche il Santo Padre ha esortato l'impegno di tutti alla responsabilità sociale e al sostegno dell'occupazione, affinché

l'economia sia al servizio dell'uomo e non viceversa, affermando che: «La crisi economica sta causando la perdita di numerosi posti di lavoro e questa situazione richiede grande senso di responsabilità da parte di tutti: imprenditori, lavoratori, governanti (...) Mi associo pertanto all'appello della conferenza episcopale italiana - ha aggiunto il Pontefice - che ha incoraggiato a fare tutto il possibile per tutelare e far crescere l'occupazione, assicurando un lavoro dignitoso e adeguato al sostentamento delle famiglie» -:
quali misure intenda con urgenza porre in essere per garantire effettivamente la cassa integrazione guadagni ordinaria e straordinaria, l'adeguamento degli ammortizzatori sociali per chi perde il lavoro ed il sostegno reale alle famiglie in difficoltà.
(3-00891)

Interrogazione a risposta orale:

BURTONE. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
in data 29 maggio 2008, con apposito protocollo di intesa sottoscritto presso la sede della provincia regionale di Catania, l'amministrazione comunale di Fiumefreddo e l'amministrazione provinciale di Catania si impegnarono ad avviare un tavolo di concertazione per cercare soluzioni occupazionali per i lavoratori della ex Keyes Italiana S.p.a. anche tramite l'inserimento dei lavoratori nel programma PARI secondo quanto stabilito nel menzionato protocollo di intesa;
l'amministrazione comunale di Fiumefreddo e la provincia regionale di Catania hanno fatto conoscere la propria disponibilità a continuare a collaborare nel processo di ricollocazione lavorativa dei dipendenti;
l'amministrazione comunale e la provincia regionale di Catania hanno inoltre, rappresentato la disponibilità a partecipare ad eventuali accordi istituzionali che interverranno in sede regionale per l'applicazione del programma PARI/Azioni di sistema e degli ammortizzatori in deroga a favore dei lavoratori ex Keyes in mobilità;
i lavoratori ex Keyes, licenziati il 31 ottobre 2002, hanno già beneficiato di ammortizzatori sociali in deroga fino al 31 dicembre 2009 -:
quali iniziative si intenda adottare, considerato che ancora non sono state trovate soluzioni occupazionali, per richiedere la concessione della mobilità in deroga anche per l'anno 2010 per i lavoratori ex Keyes, in applicazione all'articolo 2, comma 36, della legge n. 203 del 22 dicembre 2008 e del decreto-legge 29 novembre 2008 n. 185, che prevede la concessione degli ammortizzatori in deroga alla normativa vigente.
(3-00883)

Interrogazione a risposta in Commissione:

BERNINI BOVICELLI, CAZZOLA e MAZZUCA. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
lo stabilimento Omsa di Faenza (Ravenna) che, secondo quanto afferma la stessa Azienda, sarà chiuso e la produzione delocalizzata, a breve, in Serbia;
tale vicenda, oltre agli aspetti importanti della salvaguardia dei livelli occupazionali del territorio faentino, mette in evidenza il fenomeno della delocalizzazione verso i Paesi extra-europei, del vicino est europeo ed asiatici, di importanti quote della nostra produzione industriale e manifatturiera;
il fenomeno di delocalizzazione delle attività produttive italiane verso quei Paesi che hanno una regolamentazione - o deregolamentazione - delle politiche del lavoro o delle norme di produzione più favorevoli, e dunque capaci di garantire maggiore competitività dal punto di vista del contenimento dei costi di produzione rispetto al nostro Paese non è di per sé un fatto negativo se è collegata ad un processo di trasformazione e di qualificazione

delle attività produttive che rimangono nel nostro Paese e non - come nel caso dell'Omsa - un vero e proprio abbandono, in forma tale che appare seguire una logica di dumping sociale;
peraltro molti di quei Paesi, verso i quali si sono già indirizzate produzioni manifatturiere italiane, hanno legislazioni non sempre allineate agli standard dell'Unione Europea sulla qualità e certificazione dei prodotti che poi vengono immessi nuovamente sul nostro mercato interno, con la conseguenza che le cronache ci riportano con sempre maggiore frequenza casi prodotti di scarsa qualità e sicurezza;
sul tema della tutela della nostra produzione industriale e manifatturiera in particolare dei prodotti tessili, della pelletteria e calzaturieri, che sono l'elemento caratterizzante di quel fenomeno tutto Italiano che e il Made in Italy, si è già svolto, in prima lettura, alla Cartiera - e con la massima condivisione di tutte le forze politiche - l'esame del progetto di legge 2624 e abbinate, ora passata in seconda lettura al Senato (S. 1930), dove al comma 4 dell'articolo 1 si legge:
«L'impiego dell'indicazione Made in Italy è permesso esclusivamente per prodotti finiti per i quali le fasi di lavorazione, come definite ai commi 5, 6 e 7, hanno avuto luogo prevalentemente nel territorio nazionale e in particolare se almeno due delle fasi di lavorazione sono state eseguite nel territorio medesimo e se per le rimanenti fasi è verificabile la tracciabilità»;
questa norma, una volta divenuta legge dello Stato, in particolare porrà le aziende italiane che decidono di delocalizzare la produzione all'estero nella condizione di rispetto dei parametri di legge ai fini del mantenimento del marchio Made in Italy e dunque alla conservazione di siti produttivi sul territorio nazionale obbligandole, nel contempo, al rispetto delle norme sulla tracciabilità dei prodotti e dei semilavorati a garanzia dei consumatori, nonché dei parametri di qualità dei prodotti CEE;
la vicenda che riguarda la chiusura dello stabilimento Omsa di Faenza, marchio storico del Made in Italy che rischia così di scomparire, e che vede coinvolte circa 300 unità lavorative, ci pone innanzi al fenomeno della completa delocalizzazione all'estero delle produzioni, per cui a nulla varrebbero norme come quella precedentemente citata per il mantenimento del marchio Made in Italy, se, parallelamente, non vengono ricercate, con il pieno e responsabile coinvolgimento delle istituzioni, della proprietà e delle parti sociali, quelle soluzioni più adatte, anche di tipo contenitivo (contratti di solidarietà) volte a favorire non solo la salvaguardia dei livelli occupazionali, ma anche e soprattutto dei livelli qualitativi della produzione;
in tal senso si ricorda la risposta data a nome del Governo dal sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca, nella seduta di giovedì 21 gennaio 2010 all'interpellanza urgente «Iniziative a salvaguardia dei livelli occupazionali e per garantire la continuità produttiva dello stabilimento Omsa di Faenza (Ravenna) - n. 2-00580», presentata dal deputato Albonetti, dove si conferma la piena disponibilità dell'Esecutivo ad esaminare le situazioni di criticità venutesi a determinare al fine di individuare soluzioni in linea con la primaria esigenza di garantire i livelli occupazionali ed il mantenimento del Made in Italy che il guppo Omsa esprime da decenni pur evidenziando che «parte della produzione risulta già trasferita in Serbia, a fronte del crescente mercato rappresentato dai Paesi dell'est Europa, nonché dei minori costi affrontati dall'azienda attraverso tale delocalizzazione»;
nonostante le organizzazioni sindacali abbiano avviato iniziative pubbliche di protesta per evitare la chiusura dello stabilimento e la difesa dei livelli occupazionali, dalla risposta del Governo emerge che (si cita testualmente la risposta) «ad oggi, le parti sociali non hanno richiesto alcun incontro per l'esame della situazione occupazionale presso gli uffici del Ministero

del lavoro e delle politiche sociali, né è pervenuta altra segnalazione al riguardo» -:
se il Ministro interrogato, nell'ambito delle proprie competenze, intenda adoperarsi, anche a seguito di formale richiesta delle parti sociali interessate, per l'individuazione di quelle soluzioni che possono, salvaguardare, attraverso mantenimento dei livelli occupazionali, il polo produttivo della Omsa di Faenza che rappresenta un elemento importante del sistema del Made in Italy ed una risorsa insostituibile per il territorio faentino.
(5-02416)

Interrogazioni a risposta scritta:

ZAZZERA, PALADINI e PORCINO. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
l'Ilva di Taranto è una società per azioni appartenente al gruppo Riva, molto nota nel settore della siderurgia;
l'Ilva è la più grande realtà industriale esistente a Taranto, ed è anche uno dei siti più inquinanti d'Italia. Proprio a Taranto infatti è stato registrato un aumento in dieci anni del 40 per cento di leucemie, mielomi e linfomi;
l'impianto è responsabile del 95 per cento delle emissioni industriali di Ipa, del 92 per cento di diossine e furani, di circa il 75 per cento delle emissioni di piombo, del 57 per cento di mercurio, del 40 per cento di benzene e cadmio e del 31 per cento di cromo;
ma il polo siderurgico non fa parlare di sé solo per l'elevata capacità inquinante. La magistratura ha accertato che i dipendenti della fabbrica sono stati vittime di vero e proprio bossing, termine con cui si indica la strategia aziendale finalizzata alla riduzione del personale o all'allontanamento di un determinato lavoratore senza incorrere nei vincoli di legge. Il bossing viene attuato da un vertice aziendale nei confronti di un subordinato, attraverso abusi psicologici, vessazioni, emarginazione e umiliazioni, che perpetrati nel tempo arrecano gravi danni psicofisici;
presso l'Ilva di Taranto esisteva un capannone chiamato Laf, acronimo di laminatoio a freddo, ove venivano destinati i dipendenti che rifiutavano le dequalificazioni professionali;
il Laf era una struttura fatiscente, con scarsi servizi igienici, fredda e disagiata. La permanenza nel Laf dipendeva dalla soglia di resistenza individuale dei dipendenti, costretti alla «quarantena» sino all'accettazione della retrocessione illegale;
un dirigente aziendale sottoponeva periodicamente i «confinati» ad un colloquio per stabilire la disponibilità dei dipendenti ad accogliere la novazione del rapporto di lavoro proposto dall'Ilva, e se questi continuavano a rifiutare, la permanenza nel Laf aumentava;
il giornalista Carlo Vulpio, nel libro «La città delle nuvole» descrive così la vita dei reclusi nel Laf: «La palazzina Laf (..) è già un laboratorio in grado di produrre tutti gli effetti dell'alienazione umana. Gente che passeggia avanti e indietro contando i mattoni del pavimento o i buchi dei muri, gente che prende a calci le sedie o le scaraventa per terra, persone che fanno ginnastica o giocano a carte senza fermarsi mai, oppure che urlano a squarciagola tutti i pomeriggi alla stessa ora, o che camminano a testa bassa parlando da sole e ripetendo che loro sono lì per sbaglio e che usciranno presto. Ma c'è anche chi si arrampica su una gru e minaccia di spiccare il volo.»;
nel medesimo libro si riportano le parole del pubblico ministero Franco Sebastio in seguito al sopralluogo effettuato nel Laf, che chiama lager: «...Abbiamo visto persone umiliate e la loro dignità calpestata. Questo è il danno peggiore che si può infliggere a un essere umano, perché il danno patrimoniale si può risarcire, le percosse e le lesioni si possono ripianare,

ma il danno alla dignità, il danno agli aspetti più intimi della persona, quello non si potrà ripagare mai»;
nonostante l'Ilva sia stata condannata per bossing, all'interrogante risulta che la società continui ad utilizzare strategie di dubbia conformità alla normativa vigente in materia di riduzione di personale. In particolare, un dipendente dell'Ilva sarebbe stato vittima di gravi vessazioni psicologiche prima del licenziamento. Avrebbe inoltre dovuto sopportare il minimo inquadramento professionale dopo 7 anni di servizio, in violazione dei contratti e degli accordi pattuiti. Il dipendente, privo di lavoro dal 2008, avrebbe riportato seri problemi di salute causati dagli attacchi personali ricevuti da parte della direzione aziendale dell'Ilva;
sarebbe altresì necessario, ad avviso dell'interrogante, avere rassicurazioni circa il pieno rispetto della normativa per il diritto al lavoro dei disabili -:
se quanto riportato dall'interrogante corrisponda al vero e, in caso affermativo, quali iniziative ritenga opportuno adottare al fine di impedire che presso l'Ilva di Taranto si ripetano episodi di bossing, così come riportato in premessa;
quali iniziative intenda assumere al fine di tutelare i dipendenti dell'Ilva di Taranto, lesi nella dignità personale e lavorativa, nonché il diritto al lavoro dei disabili presso le aziende citate in premessa.
(4-05936)

BOBBA e CAZZOLA. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
in data 15 gennaio 2010 il presidente nazionale del patronato Acli e il direttore generale dell'istituto delle assicurazioni sociali d'Albania (ISSH) hanno sottoscritto a Roma un protocollo d'intesa;
in occasione della presentazione del protocollo erano presenti l'ambasciatore in Italia della Repubblica di Albania, signor Llesh Kola, e gli onorevoli interroganti Giuliano Cazzola e Luigi Bobba, vicepresidenti della XI Commissione «lavoro» della Camera dei deputati;
l'ISSH è dotato di personalità giuridica secondo la legislazione vigente della Repubblica di Albania, ha sede a Tirana ed è l'unica istituzione autorizzata dalla legge n. 7703 dell'11 maggio 1993 a gestire le assicurazioni sociali in Albania, con competenze sulle assicurazioni obbligatorie dei lavoratori;
per effetto di quanto disposto dall'articolo 28 del decreto del Consiglio dei ministri della Repubblica di Albania n. 249 del 5 giugno 1992, l'ISSH ha il diritto di collaborare e stipulare accordi in materia di assicurazioni sociali con le organizzazioni non governative internazionali;
in base a dati pubblici i cittadini albanesi presenti in Italia al 31 dicembre 2009 erano oltre 450.000, costituendo in tal modo la seconda comunità straniera presente in Italia;
il patronato Acli opera nel rispetto della legge 30 marzo 2001, n. 152, recante «Nuova disciplina per gli istituti di patronato e di assistenza sociale», in particolare dell'articolo 1, il quale riconosce gli istituti di patronato come persone giuridiche di diritto privato che svolgono un servizio di pubblica utilità;
il patronato Acli ha sottoscritto specifici Protocolli d'intesa con il Ministero dell'interno per coadiuvare il predetto Ministero nell'assistere e informare i cittadini stranieri, trasmettere le domande di rinnovo/rilascio dei permessi di soggiorno, di ricongiungimento familiare, di primo ingresso per motivi di lavoro subordinato e di emersione di lavoro irregolare;
il patronato Acli in collaborazione con l'IPSIA (Istituto pace sviluppo innovazione Acli) ha promosso l'apertura di uno sportello per migranti a Scutari, nel maggio 2007, aprendo successivamente, nel gennaio 2008, uno sportello anche nella capitale albanese Tirana;

il 15 gennaio 2010, il patronato Acli e l'ISSH convengono in un protocollo di intesa di attivare una collaborazione nella quale il patronato Acli è riconosciuto come soggetto abilitato a rappresentare i lavoratori albanesi nella richiesta relativa alla verifica della posizione assicurativa per la contribuzione versata in Albania, a tal fine l'ISSH riconosce valore ed efficacia al «mandato di assistenza» predisposto dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali della Repubblica italiana, e utilizzato normalmente dal Patronato Acli nei confronti degli enti italiani istituzionalmente preposti all'erogazione delle prestazioni previdenziali, assistenziali e sociali, per assumere la rappresentanza dei lavoratori in relazione alle pratiche finalizzate all'ottenimento di tali prestazioni;
le attività del patronato Acli consisteranno sostanzialmente nell'instaurazione di un dialogo, mediante anche mezzi informatici, con l'ISSH per dare concrete risposte alle domande sociali dei lavoratori albanesi che abbiano prestato lavoro in Italia e o che intendano migrare verso l'Italia;
in particolare, è previsto l'avvio presso le sedi dell'ISSH di uno sportello informativo per i migranti di ritorno che abbiano versato contribuzione in Italia ed in altri Paesi ove il patronato Acli ha proprie sedi;
nella stessa prospettiva il patronato Acli aprirà in Italia due sportelli informativi, in zone ad alta densità di immigrazione albanese, con operatori di cittadinanza albanese che fungeranno da punto di riferimento sperimentale nel territorio italiano nell'attuazione del protocollo;
il protocollo prevede inoltre di avviare preventivamente una fase di studio per verificare le dinamiche dei rientri dei migranti in Albania e le modalità di erogazione del servizio -:
se i Ministri interrogati non ritengano necessario costituire quanto prima una Commissione di studio sulla legislazione previdenziale dei due Paesi, nella prospettiva di predisporre una Convenzione bilaterale di sicurezza sociale che tenga conto degli ambiti delle prestazioni, dei costi e delle materie complessivamente oggetto della possibile Convenzione, coinvolgendo tecnici qualificati designati dall'Inps e dai patronati operanti in Albania.
(4-05958)

TESTO AGGIORNATO AL 15 FEBBRAIO 2011

...

POLITICHE AGRICOLE, ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazioni a risposta in Commissione:

NASTRI e CARLUCCI. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
secondo la recente denuncia della Cia - Confederazione italiana degli agricoltori per il grano duro cosiddetto made in Italy, la situazione attuale è sempre più allarmante;
i prezzi infatti, a giudizio della Cia, sono in caduta libera (meno 35-50 per cento nel 2009), i costi produttivi, contributivi e burocratici continuano a lievitare e, sempre secondo la Cia, le nuove semine registrano un'ulteriore diminuzione, con abbandoni dei terreni che avranno in un imminente futuro, esiti preoccupanti dal punto di vista sociale, culturale, nonché della tenuta idrogeologica soprattutto nelle aree marginali;
l'allarme lanciato dalla Cia, inoltre, conferma come i mercati nazionali siano praticamente invasi da produzioni straniere, alcune delle quali anche illegali;
occorre conseguentemente rafforzare un tavolo di confronto, secondo la Cia, per rilanciare la filiera agricola italiana, al fine di trovare adeguate soluzioni che possano consentire di salvare un importante settore dell'economia nazionale, in considerazione della situazione drammatica che attraversa il comparto;
il made in Italy per eccellenza quale la pasta, continua ad essere di provenienza straniera, in quanto la derivazione di origine del grano duro che quotidianamente giunge nei porti italiani, arriva da tutto il mondo;

il rapporto della Cia, prosegue, sostenendo che a Savona si scarica grano duro proveniente dalla Turchia, dal Messico, dal Canada, dagli Usa, dalla Grecia, dalla Spagna; ad Ancona si scarica grano canadese, statunitense e turco; mentre a Ravenna arriva grano duro proveniente dalla Grecia; ed infine a Bari si rileva merce proveniente soprattutto dall'Ucraina, dal Kazakistan, dall'Australia, dal Canada e dal Messico;
risulta tuttavia apprezzabile lo sforzo e l'impegno che sin dall'inizio della legislatura, il Ministro interrogato unitamente al Governo Berlusconi, stanno compiendo al fine di prevenire e reprimere le frodi commerciali alimentari, nonché le violazioni in materia di rintracciabilità delle produzioni agroalimentare che avvengono in Italia, attraverso l'introduzione di provvedimenti rigorosi e importanti i cui effetti positivi peraltro sono avvertiti -:
se la situazione negativa e preoccupante denunciata dalla Confederazione italiana agricoltori esposta in premessa, corrisponda al vero e in caso affermativo, quali iniziative intenda intraprendere al fine di tutelare, salvaguardare e rilanciare l'agricoltura nazionale ed in particolare i prodotti del cosiddetto made in Italy che riguardano la filiera agroalimentare che a giudizio della medesima Confederazione appaiono in seria difficoltà a causa della persistente invasione di prodotti come il grano duro proveniente in Italia da tutto il mondo;
se non ritenga infine opportuno avviare un'iniziativa di monitoraggio e di repressione presso i porti indicati in premessa, al fine di reprimere quell'invasione illegale di produzione straniera che giunge in Italia, presso gli scali marittimi suindicati.
(5-02414)

NASTRI e CARLUCCI. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
secondo una recente indagine pubblicata dall'Istat, l'agricoltura rappresenta il settore produttivo che ha generato le maggiori emissioni atmosferiche a livello nazionale, negli anni 1997-2007;
dal medesimo rapporto infatti, emerge che dei 19 inquinanti presi in esame dall'Istat per la sua rilevazione, quali: anidride carbonica (CO2), protossido di azoto (N2O), metano (CH4), ossidi di azoto (NOx), ossidi di zolfo (SOx), ammoniaca (NH3), composti organici volatili non metanici (COVNM), monossido di carbonio (CO), particolato (PM10), particolato fine (PM2,5), arsenico (As), cadmio (Cd), cromo (Cr), rame (Cu), mercurio (Hg), nichel (Ni), piombo (Pb), selenio (Se) e zinco (Zn), nello specifico settore agricolo, della caccia e della silvicoltura, le emissioni sono state pari al 42 per cento e relative a sostanze acidificanti, soprattutto ammoniaca dovuta all'uso di concimi a base di composti organici;
il predetto settore, prosegue l'indagine dell'Istat, è anche una delle principali fonti di particolato (25 per cento nel caso del particolato PM10 e 20 per cento per il particolato fine PM2,5), dovuto all'uso di concimi organici, all'incenerimento di rifiuti agricoli e all'uso di combustibili per le macchine agricole -:
se i dati numerici riportati in premessa e pubblicati dall'Istat, corrispondano al vero e in caso affermativo quali iniziative nell'ambito delle sue competenze intenda intraprendere, al fine di ridurre le percentuali delle emissioni di sostanze inquinanti alcune delle quali sono al centro delle recenti e costanti «emergenze smog».
(5-02423)

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SALUTE

Interrogazioni a risposta scritta:

BORGHESI. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
la fibromialgia o sindrome fibromialgica, oltre ad essere malattia cronica invalidante,

è spesso correlata alla CFS (Sindrome da fatica cronica) e alla MCS (Sensibilità chimica multipla);
queste invalidanti patologie, sono già riconosciute dall'OMS (Organizzazione mondiale della sanità), da parecchio tempo e di conseguenza dalla gran parte dei Paesi europei, tra i quali però non figura ancora l'Italia;
in Italia opera l'associazione nazionale A.N.FI.SC. (Associazione nazionale fibromialgia stanchezza cronica - Onlus), gruppo di sostegno ammalati e associazione Onlus;
i malati affetti da questa patologia appaiono all'interrogante orfani della sanità e abbandonati da ogni istituzione;
tutto ciò ha permesso alle patologie di svilupparsi in modo incisivo sulla popolazione e gravare sulla vita socio-economica di ogni individuo e della società;
l'A.N.FI.SC chiede alla commissione tecnica ministeriale di voler riconoscere le patologie sopra citate e approvare le richieste di seguito esplicitate con sollecitudine in modo da non gravare ulteriormente la situazione già precaria di questa fetta della popolazione gravemente colpita;
si tratta infatti di:
a) adeguarsi al resto d'Europa;
b) iniziare un progetto di ricerca per la caratterizzazione biologica e clinica di questa patologia;
c) riconoscere ai pazienti i necessari permessi di astensione al lavoro anche prolungati;
d) riconoscere il codice di esenzione dal pagamento dei ticket e/o farmaci -:
se il Ministro sia a conoscenza dei fatti sopra riportati;
cosa intenda fare per poter venire incontro alle richieste sopra elencate.
(4-05920)

FARINA COSCIONI, MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
secondo quanto riferito da agenzie di stampa e quotidiani, il 27 gennaio 2010 una giovane donna incinta di Catania, accusando un malore si è recata all'ospedale Canizzaro;
visitata dai medici si sarebbe riscontrato che il feto aveva una sofferenza respiratorie, e deciso di sottoporre la donna a parto cesareo;
nel reparto di terapia intensiva dell'ospedale non c'era posto, cosicché si è deciso di trasferire la signora in elisoccorso all'ospedale civico di Palermo;
una volta giuntavi, si sarebbe deciso un ulteriore trasferimento presso l'ospedale Cervello considerato più attrezzato per casi del genere;
dopo un giorno di terapia, tuttavia il neonato è morto -:
di quali informazioni disponga il Ministro interrogato in ordine all'esatta dinamica della vicenda e quali iniziative, nell'ambito delle sue competenze e prerogative, si ritenga di dover promuovere o adottare in relazione a quanto accaduto.
(4-05949)

PALAGIANO. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
la fibromialgia o sindrome fibromialgica (FM) è una patologia caratterizzata da dolore muscolare cronico diffuso associato a rigidità, alla quale si affiancano una vasta gamma di disturbi tra cui dolore cranico, insonnia e astenia;
la tensione muscolare è la principale causa di dolore, dolore che in alcuni casi è localizzato (le sedi più frequenti sono il collo, le spalle, la schiena, le gambe), ma talora è diffuso dappertutto provocando rigidità, limitando i movimenti o dando una sensazione di gonfiore a livello delle articolazioni;

chi è affetto da FM si sente sempre stanco e si affatica anche per minimi sforzi; la fibromialgia causa insonnia;
nel 1990 sono stati messi a punto i criteri diagnostici della malattia e nel 1994 la diagnosi di FM è stata accettata a livello internazionale con la cosiddetta «Dichiarazione di Copenaghen»: si tratta quindi di una malattia conosciuta da molto tempo, ma che solo recentemente è stata meglio definita;
i maggiori studi epidemiologici sulla FM evidenziano una frequenza nella popolazione generale compresa fra il 3 e il 4 per cento, che aumenta progressivamente con l'età e nel sesso femminile fino a raggiungere l'8-9 per cento: anche se si tratta soprattutto di studi americani e canadesi, quindi su popolazioni con caratteristiche demografiche differenti da quelle europee;
la ricerca medica in Italia non ha ancora approfondito in maniera adeguata studi sulla fibromialgia;
recentemente uno studio estero, esteso ad una popolazione italiana di 1000 soggetti, ha ricavato una prevalenza possibile del 4,1 per cento nella popolazione generale e del 6,9 per cento nelle sole donne; si potrebbe dunque ipotizzare una prevalenza in Italia nella popolazione generale intorno al 6-7 per cento (che significa tra i 3 e i 4 milioni di individui affetti);
la FM colpisce prevalentemente donne in età fertile ed è frequente, quindi, che le pazienti già in terapia per tale patologia consultino lo specialista per l'insorgenza della gravidanza; la malattia, dunque, non sembra influenzare la fertilità, ma non esistono ricerche volte a valutare gli effetti della fibromialgia in gravidanza (e viceversa);
tipico della fibromialgia, come di altri disturbi neurovegetativi, è che l'andamento dei sintomi varia in rapporto a numerosi fattori esterni che sono in grado di provocarne un peggioramento: c'è una evidente influenza dei fattori climatici (i dolori peggiorano nelle stagioni «di passaggio», cioè primavera e autunno e nei periodi di grande umidità), dei fattori ormonali (peggioramento nel periodo premestruale, peggioramento in caso di disfunzioni della tiroide), dei fattori stressanti (discussioni, litigi, tensioni sul lavoro e in famiglia);
alla fibromialgia spesso si correlano altre due gravi sindromi, la CFS (Chronic Fatigue Syndrome o sindrome da fatica cronica) e la MCS (o sindrome da multi-sensibilità chimica); in tutte e tre, in vario grado, è possibile osservare alterazioni in senso autoimmune del sistema immunitario dell'individuo affetto;
le cause di questa malattia sono tuttora sconosciute e la comunità medica sta conducendo diverse ricerche sulle cause e sui possibili strumenti a disposizione per la diagnosi certa della patologia;
questa sindrome è riconosciuta dall'Organizzazione mondiale della sanità che la classifica nell'International statistical classification of diseases and related health problems (ICD-10) alle voci M79, Other soft tissue disorders, not elsewhere classified, e M79.O, Rheymathism, Unspecified-Fibromyalgia-Fibrositis;
secondo la Dichiarazione del Parlamento europeo sulla fibromialgia, approvata il 13 gennaio 2009, circa 14 milioni di persone nell'Unione europea e l'1-3 per cento della popolazione mondiale soffrono di fibromialgia;
ad oggi, il Sistema sanitario nazionale non prevede alcuna forma di riconoscimento per questa patologia e non esistono per essa adeguati protocolli clinico-assistenziali;
i pazienti che soffrono di fibromialgia devono effettuare più visite generiche e specialistiche, ottenendo un maggior numero di certificati di malattia e ricorrendo più spesso ai servizi di degenza; essi rappresentano così un notevole onere economico;

i malati affetti da questa patologia possono essere considerati orfani della sanità, sia dal punto di vista della ricerca scientifica sia a livello di assistenza clinica, vista la difficoltà - anche per i medici - di far fronte ad una patologia che, in buona parte, non si conosce -:
quali iniziative si intendano assumere per il riconoscimento di questa patologia e delle patologie ad essa correlate e per la loro inclusione nell'elenco delle malattie sociali di cui al decreto del Presidente della Repubblica n. 249 del 1961;
quali iniziative intenda intraprendere per adeguare i protocolli clinico-sanitari del servizio sanitario nazionale;
quali forme di sostegno alla ricerca medica italiana si intendano adottare per completare gli studi e le sperimentazioni garantendo così al malato diagnosi rapide e certe, consentendo di approfondire la correlazione della malattia anche con fattori esterni all'organismo umano;
se il Ministro non ritenga opportuno assumere iniziative, anche di carattere normativo, per prevedere il riconoscimento, ai lavoratori affetti da questa patologia, di permessi di astensione dal lavoro per la cura della sintomatologia nonché per prevedere l'esenzione dal pagamento dei ticket e dei farmaci per la cura dei sintomi, per gli affetti da fibromialgia.
(4-05962)

FARINA COSCIONI, MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
secondo quanto riportato da numerosi organi di stampa, i due anziani erano ricoverati di notte in una stanza quattro metri per quattro, mura e tetto di plastica e di lamiera, privi di riscaldamento ed erano stati chiusi a chiave dall'esterno;
l'ultima ispezione nei locali della casa di riposo oasi villa Santa Chiara da parte dell'ASLRMF risale a due anni fa;
il locale dove i signori De Bernardino e Marongiu erano stati rinchiusi era in realtà adibito ufficialmente a deposito di attrezzi e risultava sprovvisto di qualsiasi requisito di abitabilità -:
quali iniziative, per quanto di sua competenza, ritenga di dover promuovere, adottare e sollecitare in relazione a quanto accaduto.
(4-05963)

...

SEMPLIFICAZIONE NORMATIVA

Interrogazione a risposta immediata:

PORCINO, DONADI, EVANGELISTI, BORGHESI, FAVIA e CAMBURSANO. - Al Ministro per la semplificazione normativa. - Per sapere - premesso che:
secondo i piani annunciati nel 2008 dal Ministro interrogato - e messi per iscritto nel decreto-legge n. 112 del 2008, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 133 del 2008 - gli enti cosiddetti «inutili» con meno di 50 dipendenti sarebbero stati soppressi ipso iure in tre mesi, il 20 novembre 2008;
la soppressione colpiva, inoltre, anche gli enti di maggiori dimensioni, qualora non avessero provveduto, entro il 31 marzo 2009, ad un riordino;
si sarebbero salvati dalla soppressione gli enti dichiarati «non inutili» per decreto dei dicasteri per la pubblica amministrazione e l'innovazione e per la semplificazione normativa;
il taglio degli enti cosiddetti «inutili» doveva fruttare oltre 400 milioni di euro per l'anno 2009, da assegnare, con successivo decreto, ai ministeri per essere impiegati in modo migliore, in migliori servizi della pubblica amministrazione ai cittadini contribuenti, che, ad avviso degli interroganti, foraggiano le casse dello Stato;
la scadenza del 31 marzo 2009 è stata via via prorogata al 31 ottobre 2009, il decreto di assegnazione delle risorse ai

ministeri non ha mai visto la luce, né gli obiettivi di risparmio sono stati conseguiti perché molti enti «inutili» sono stati dichiarati «utili» dai medesimi componenti del Governo;
la riduzione della rappresentanza politica locale, con l'annunciato taglio di cinquantamila «poltrone», all'avvio del 2009 inserita nel disegno di legge cosiddetto delle «autonomie» mai esaminato e da ultimo inserita nella legge finanziaria per il 2010, è stata rinviata al 2011 con il decreto-legge 25 gennaio 2010, n. 2, proposto dal Ministro interrogato;
per il 2010 non si provvederà alla riduzione della rappresentanza politica locale, bensì ad un taglio generalizzato dei trasferimenti ai comuni, che colpirà, ad avviso degli interroganti, i servizi ai cittadini contribuenti e non i costi della politica -:
se e come intenda provvedere per dare efficacia alle politiche di semplificazione normativa e riduzione dei costi.
(3-00886)

TESTO AGGIORNATO AL 29 GIUGNO 2010

...

SVILUPPO ECONOMICO

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dello sviluppo economico, per sapere - premesso che:
il 31 dicembre 2009 sono scaduti gli ecoincentivi che hanno permesso agli italiani di acquistare oltre un milione (1.059.504) di autovetture, secondo quanto riportato dall'Automobile Club d'Italia sulla base degli archivi del Pubblico registro automobilistico;
il Governo ha annunciato un nuovo pacchetto di misure al fine di rafforzare la crescita, focalizzato su incentivi al consumo nei settori che investono in innovazione e ricerca, non soltanto nel settore dell'auto;
si tratterebbe di un provvedimento di circa 1-1,2 miliardi di euro di cui al momento però non si conoscono né la tempistica né le modalità di impiego;
già il 7 dicembre 2009, a margine della riunione del Consiglio energia dell'Unione europea, ma anche in altre occasioni, il ministro Scajola aveva annunciato il varo in gennaio del decreto-legge per la proroga degli incentivi per le auto, anche se sarebbero stati «inferiori a quelli attuali per rientrare alla normalità nel 2011»;
sulla proroga degli incentivi auto, di contro, il Ministro dell'economia e delle finanze, Tremonti, non ha preso impegni, rinviando ogni decisione in attesa dell'Europa, «come è sempre stato»;
la FIAT ha annunciato la chiusura alla fine del 2011 dello stabilimento di Termini Imerese dove sono occupati circa 1.300 operai e il blocco di tutti gli stabilimenti dal 22 febbraio sino al 5 marzo;
a seguito di tale annuncio, che coinvolgerà circa 30 mila lavoratori senza contare gli effetti sull'indotto, è stato proclamato per mercoledì 3 febbraio lo sciopero dei lavoratori di tutti gli stabilimenti del gruppo FIAT;
il mancato rinnovo degli incentivi non ha certamente favorito il rinvio della difficile decisione del gruppo FIAT;
intervistato in relazione all'appello che il Pontefice ha rivolto affinché vengano tutelati i livelli occupazionali a rischio, il Ministro Scajola ha affermato che «il Governo Berlusconi è già fortemente impegnato a tutelare il sistema industriale italiano per garantire i posti di lavoro», anzi «questo è l'impegno prioritario che svolgiamo ogni giorno» -:
se non ritenga di assumere le necessarie iniziative, d'intesa con i ministri interessati e senza ulteriori ed ingiustificati ritardi, per l'adozione del provvedimento annunciato nonché atteso sia dalle case automobilistiche che da altri settori industriali in sofferenza ed in procinto di

effettuare gravi e dolorosi tagli al personale se non interverranno misure di sostegno adeguate.
(2-00601)
«Vietti, Delfino, Anna Teresa Formisano, Pezzotta, Rao, Ruggeri».

Interrogazioni a risposta immediata:

LANZILLOTTA, TABACCI, CALGARO e MOSELLA. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
la rete di telecomunicazioni è un'infrastruttura fondamentale del Paese, condizione essenziale per la sua crescita, per la sua competitività, per l'attrazione di investimenti e sempre più necessaria per garantire a tutti i cittadini l'accesso alla conoscenza e la fruizione di servizi pubblici;
la rete di telecomunicazioni è di proprietà di Telecom, che la gestisce in regime di monopolio, condizionandone lo sviluppo e le condizioni di accesso, nonché di universalità, e, di conseguenza, dal carattere strategico della rete deriva il carattere strategico di Telecom;
tutti i Paesi sviluppati stanno già attivando cospicui investimenti per realizzare la rete di nuova generazione, mentre in Italia sono stati cancellati i finanziamenti pubblici (800 milioni di euro) destinati al completamento della rete a banda larga (da cui oggi sono ancora esclusi circa otto milioni di cittadini);
la criticità della situazione debitoria di Telecom condiziona negativamente gli investimenti sulla rete, che, come rilevato anche di recente dal rapporto Caio, è soggetta ad un progressivo degrado, con effetti assai negativi sull'occupazione nelle telecomunicazioni e nel settore dell'information and communication technology (ict);
insistenti sono le voci (confermate dall'andamento dei titoli) di un'imminente fusione tra Telecom e la spagnola Telefonica, che determinerebbe il controllo di Telefonica sul gruppo Telecom e sulla rete italiana di telecomunicazioni, la cui governance sarebbe, quindi, del tutto estranea agli interessi strategici del nostro Paese;
da molto tempo si discute di diverse opzioni volte tutte a garantire un assetto della rete di telecomunicazioni, che garantisca l'interesse nazionale allo sviluppo degli investimenti e alla piena accessibilità e neutralità, condizioni che, peraltro, neppure nell'attuale assetto il regime open access ha reso effettive;
solo pochi mesi or sono il Governo è intervenuto per conservare l'italianità dell'Alitalia, società operante in un settore certo non più strategico di quello delle telecomunicazioni;
si rileva che l'inerzia del Governo nel caso Telecom ha fatto sorgere il dubbio, che, di fatto, non si voglia contrastare Telefonica, società che, su altri mercati, ha interessi comuni con aziende italiane molto vicine al Presidente del Consiglio dei ministri;
il Ministro dell'economia e delle finanze in più occasioni ha rivendicato il primato della politica sulla pura logica di mercato, allorché siano in gioco interessi e diritti dei cittadini, delle imprese e dell'intera comunità -:
se il Governo non ritenga in questo caso di dover intervenire per evitare il passaggio ad una società straniera del controllo della rete di telecomunicazioni, quali strumenti intenda eventualmente attivare a tale scopo e se non ritenga necessario a tali fini promuovere la creazione di una «società della rete», partecipata, oltre che da Telecom, da soci pubblici e privati e con un assetto idoneo a garantire neutralità, accessibilità e adeguati investimenti sull'infrastruttura.
(3-00887)

LULLI, MARAN, BOCCIA, QUARTIANI, GIACHETTI, BENAMATI, COLANINNO, FADDA, FRONER, MARCHIONI, MASTROMAURO, PELUFFO, PORTAS, SANGA, SCARPETTI, FEDERICO TESTA, VICO e ZUNINO. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
la crisi economica ancora in corso è per l'economia italiana la più seria dal

dopoguerra. Rispetto alle recessioni che hanno fatto seguito allo shock petrolifero della metà degli anni '70 e alla crisi valutaria del 1992, la contrazione del prodotto interno lordo e della produzione industriale sono state più rapide e intense;
il numero di occupati a dicembre 2009 è pari a 22 milioni 914 mila unità, inferiore dell'1,3 per cento (meno 306 mila unità) rispetto a dicembre 2008. Il tasso di occupazione è pari al 57,1 per cento, inferiore di 1,1 punti rispetto a dicembre 2008. Il numero delle persone in cerca di occupazione risulta pari a 2 milioni 138 mila unità, in crescita del 2,7 per cento (più 57 mila unità) rispetto al mese precedente e del 22,4 per cento (più 392 mila unità) rispetto a dicembre 2008. Il tasso di disoccupazione raggiunge l'8,5 per cento (più 0,2 punti percentuali rispetto al mese precedente e più 1,5 punti percentuali rispetto a dicembre 2008);
secondo elaborazioni effettuate dall'osservatorio sulla cassa integrazione della Cgil, in quindici mesi di crisi economica, dall'ottobre 2008 alla fine del 2009, le ore di cassa integrazione (ordinaria e straordinaria) hanno superato la cifra di un miliardo. Nel solo 2009 le ore di cassa integrazione hanno superato del 311 per cento quelle del 2008, toccando quota 918 milioni. E i lavoratori coinvolti nella cassa sono stati più di un milione;
secondo le stime dell'ultimo bollettino della Banca d'Italia, nella media del quarto trimestre 2009 l'attività industriale è calata rispetto al trimestre precedente, rimanendo su livelli ancora molto bassi, prossimi a quelli rilevati all'inizio degli anni '90 e inferiori di circa il 20 per cento rispetto al picco ciclico del primo trimestre del 2008;
secondo autorevoli centri studi, la crescita nel 2010 sarà dovuta più a effetti di rimbalzo dai minimi dopo il crollo del 2009, che a un effettivo inizio di una fase di recupero. La distanza dai livelli pre-crisi rimarrà amplissima, soprattutto per l'industria;
la situazione, pertanto, evidenzia un settore industriale con un eccesso di capacità produttiva elevatissimo, una domanda di lavoro in ripiegamento e la cassa integrazione che ha continuato ad aumentare nella seconda parte del 2009, con un preoccupante incremento della cassa straordinaria;
ciò nonostante, il dibattito più recente non ha portato all'introduzione nell'agenda del Governo di misure in grado di innalzare credibilmente il tasso di crescita dell'economia. Neanche la recente discussione sulla riforma fiscale, rapidamente tramontata, è sembrata affrontare gli elementi sostanziali su cui si innesta la scarsa crescita del nostro sistema economico, che rischiano, peraltro, di venire aggravati in una fase di impasse della politica economica;
nonostante i ripetuti annunci che ogni giorno vengono riportati dagli organi di informazione, a tutt'oggi manca un disegno organico di rilancio e sviluppo del sistema industriale e, per questa via, dell'economia italiana. In particolare, anche gli strumenti di incentivazione a sostegno della domanda appaiono frammentari ed estemporanei e alcuni di essi risultano esauriti, senza che alle dichiarazioni di un loro rinnovo seguano fatti concreti e senza che sia stata effettuata una circostanziata valutazione della loro reale efficacia. Al contempo, nonostante la contrarietà degli imprenditori, il Governo ha sostanzialmente vanificato, a causa del meccanismo del click-day, strumenti di provata efficacia, quali il credito d'imposta automatico per la ricerca e lo sviluppo -:
quali siano le cause della mancata definizione di una politica industriale organica e sistematica, in grado di offrire un sistema di riferimento credibile per arginare gli effetti della crisi e creare le condizioni per innalzare il tasso di crescita potenziale dell'economia nazionale.
(3-00888)

FAENZI, MASSIMO PARISI, MAZZONI, TOCCAFONDI, BIANCONI, PICCHI e MIGLIORI. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
la Costituzione prevede che il tema dell'energia è ricompreso nella competenza concorrente tra Stato e regioni;
la regione Toscana, nonostante l'aspetto fondamentale dell'energia geotermica, rimane gravemente deficitaria circa il fabbisogno energetico complessivo, che finisce per proiettarsi negativamente sul potenziale produttivo regionale;
è stato progettato al largo della costa toscana, prospiciente il comune di Rosignano (Livorno), un impianto di rigassificazione di gas naturale liquefatto, che, per un investimento di 600 milioni di euro, comporterebbe - secondo Edison Bpa Solvay - la produzione di 8 miliardi annui di metri cubi di gas, pari al 10 per cento del fabbisogno nazionale, occupando fino a 1000 addetti nella fase realizzativa e quasi un centinaio a regime, provvedendo, tra l'altro, allo smantellamento dell'attuale terminal di etilene in Rosignano Solvay;
nonostante le proteste dei sindacati e dello stesso comune interessato, la regione Toscana ha bocciato tale progetto, sostenendo che non è allo stato previsto dal proprio piano energetico regionale -:
quali iniziative urgenti, per quanto di competenza, si intendano assumere con riguardo alla tematica segnalata in premessa.
(3-00889)

Interrogazioni a risposta orale:

BURTONE. - Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
nel 2002 il gruppo multinazionale spagnolo Gas Natural, nato nel 1991 dalla fusione delle società Catalana De Gas e Gas Madrid, leader nel settore energetico in Spagna e in America Latina, per l'attività di approvvigionamento, trasporto, commercializzazione e distribuzione di gas naturale per il mercato industriale e domestico-commerciale, avviava la sua espansione nel mercato energetico in Europa ed in Italia. Infatti, nel 2004 entrava nel mercato italiano della distribuzione del gas acquistando tre società: il gruppo Brancato di Palermo, principale gestore privato presente in 73 comuni siciliani e abruzzesi, con 93 mila utenti, la società Smedigas presente in 24 comuni siciliani e la società Nettis presente nelle regioni Puglia, Calabria e Sicilia, con 91 mila utenti;
nel 2005 l'azienda attraversava una fase di consolidamento della struttura societaria con la creazione di tre società nelle quali si concentrava tutta l'attività del gruppo in Italia: Gas Natural Vendita Italia SpA, Gas Natural Distribuzione Italia SpA e Gas Natural Italia SpA, creando così tre utilità, che opereranno nel settore vendita, distribuzione e servizi;
nel settembre 2007 la Gas Natural rafforzava la sua presenza in Italia con l'acquisizione della società Italmeco; con questa operazione si assicurava la distribuzione e la vendita di gas in 31 comuni sparsi fra Basilicata, Calabria, Campania e Lazio per complessivi 15.000 utenti, e prefissandosi nel 2008 l'utente obiettivo di acquisire 700 mila clienti con un incremento rispetto al 2005 del 15 per cento, pari ad una crescita annua del 50 per cento;
il gruppo continuava la sua politica di espansione in Italia, acquistando in Puglia, la società Pitta Costruzione, consentendo così alla multinazionale spagnola di espandere la propria attività di distribuzione di gas naturale in altri 11 nuovi comuni della Puglia. Ancora, nel luglio 2008, Gas Natural chiudeva un accordo per l'acquisto del 45,3 per cento di Union Fenosa, società energetica del gruppo ACS. Nel luglio del 2009 Gas Natural rigassificazione Italia otteneva il decreto di approvazione ambientale per l'impianto di rigassificazione di Trieste;
a questa politica espansiva di acquisizioni, contemporaneamente, a decorrere

dall'inizio del 2008, la Gas Natural, dava inizio ad un processo di riorganizzazione aziendale, che investiva, in particolare, gli uffici dell'azienda dislocati in Sicilia e i cui punti principali comportavano:
a) la chiusura degli sportelli di front office soprattutto presso la sede di San Gregorio di Catania (sede dell'ex Smedigas) a causa dell'esternalizzazione del servizio utenza, affidato in appalto a ditte private locali, con il compito di gestire i nascituri «Centri Gas» e «Centri di Collaborazione». Se questa soluzione risultata ottimale per l'azienda, non altrettanto poteva dirsi per l'utenza che continua a subire notevoli disservizi, in quanto le ditte affidatarie del servizio non hanno l'esperienza tale da fornire un servizio pronto ed ottimale;
b) l'esternalizzazione dell'attività di verifica letture, misuratori, chiusure per morosità, riaperture contatori a seguito di chiusura morosità, cessazioni di contatori su richiesta dell'utenza, ed assistenza tecnica in favore al cliente finale dato in appaltato a ditte private;
c) l'esternalizzazione dell'archivio dei contratti degli utenti, affidato ad una ditta che gestisce gli archivi di grosse aziende private e pubbliche, con sede a Matera;
d) l'affidamento dell'informazione all'utenza ad un call center con sede a Matera, che gestisce reclami e contatti con il pubblico;
e) l'esternalizzazione del servizio di consegna delle bollette affidato ad una ditta di Bologna, che lo ha sua volta subappaltato a ditte locali;
tutto ciò ha creato non solo nell'utenza un costante malumore, ma a seguito della riorganizzazione aziendale, nell'ambito del territorio siciliano, problemi di natura occupazionale;
nonostante gli accordi stipulati tra organizzazione sindacali e società sulla volontarietà individuale del lavoratore al trasferimento in sedi lavoro fuori dalle sedi operative della regione siciliana, l'azienda ha imposto il trasferimento presso altre sedi, fuori dall'isola con gravi conseguenze sul piano economico e sociale, non solo per i lavoratori interessati, ma anche per i territori, depauperati da importanti servizi;
quali iniziative intenda adottare per far rispettare gli accordi sindacali, disattesi dall'azienda e penalizzanti per i lavoratori, anche al fine di evitare la delocalizzazione delle imprese possa comportare l'ulteriore compromissione dei livelli occupazionali.
(3-00884)

DELFINO e VIETTI. - AI Ministro dello sviluppo economico, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
l'azienda Phonemedia, nata otto anni fa, è diventata in poco tempo la principale azienda italiana del settore del contact center;
attualmente risulterebbero settemila i lavoratori alla sue dipendenze, i quali stanno vivendo drammaticamente le vicende legate alla crisi economica che ha colpito l'azienda;
dal dicembre 2008 l'azienda non è più in grado di pagare gli stipendi alla fine del mese, e a questo proposito avrebbe predisposto un piano di pagamenti in due tranche mensili;
a seguito della vendita delle attività al gruppo Omega (nel luglio 2009), le difficoltà che i lavoratori si trovano a dover affrontare stanno aumentando vorticosamente, in quanto i vertici di Omega avrebbero bloccato i pagamenti degli stipendi e posticipato di tre mesi le retribuzioni;
preoccupante è l'ipotesi dell'assenza di un concreto piano industriale a sostegno dell'azienda e soprattutto dei propri dipendenti, destinati a non avere certezze sul proprio futuro lavorativo;
a nulla sembrano essere serviti i tavoli di confronto con le diverse autorità

locali e le tante sollecitazioni da parte di vari parlamentari in merito a questa vicenda, in quanto all'impegno formale dell'azienda non sono seguite adeguate soluzioni;
il continuo malcontento dimostrato dai lavoratori per la loro preoccupante posizione lavorativa non può essere assolutamente sottovalutato, in quanto accanto ai numerosissimi precari ci sono altrettante famiglie che subiranno pesantemente eventuali scelte azzardate e al di fuori dell'ottica di chi ha messo a servizio dell'azienda se stesso;
è ormai necessario intervenire in modo incisivo, al fine di evitare che le aziende in crisi adottino provvedimenti che tutelano solo se stesse ignorando chi ha permesso il loro sviluppo -:
quali urgenti iniziative il Governo intenda intraprendere al fine di trovare adeguate soluzioni, nella piena tutela dei lavoratori, per il mantenimento dell'unità produttiva, per la piena applicazione degli ammortizzatori sociali e, in particolare, per il sostegno economico alle famiglie in difficoltà.
(3-00885)

Interrogazioni a risposta in Commissione:

POLIDORI. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
il Governo, al fine di contenere gli effetti della crisi economica in atto, è intervenuto d'urgenza con misure di supporto al settore industriale, varando una serie di incentivi;
secondo anticipazioni di stampa, a breve, dovrebbe essere approvato un provvedimento che prorogherebbe tali incentivi in favore delle grandi imprese, anche al 2010;
la crisi economica ha colpito l'intero sistema produttivo, ma tali incentivi riguarderebbero ancora una volta solo le grandi imprese, che a volte non salvaguardano neanche i livelli occupazionali, mentre sarebbero destinati alle piccole e medie imprese solo a condizione che le stesse si aggreghino;
non bisogna dimenticare che le piccole e medie imprese rappresentano la spina dorsale del nostro sistema produttivo e di certo, oggi, danno il principale contributo al benessere del Paese sia in termini di creazione del PIL che in termini di occupazione; esse rappresentano nella maggior parte dei casi, sinonimo di eccellenza qualitativa e contribuiscono a fare grande il «made in Italy» nel mondo;
è pertanto necessario, specie in questo difficile momento, sostenere anche le imprese di minori dimensioni favorendo i processi di innovazione e incentivando l'attività di tutti quegli imprenditori piccoli e medi che, a costo di notevoli sacrifici, investono e creano professionalità sul territorio, malgrado le notevoli difficoltà di accesso al credito dovute alle politiche restrittive adottate dalle banche -:
se quanto anticipato dalla stampa corrisponda al vero e se il ministro interrogato non ritenga opportuno assumere iniziative dirette a concedere anche alle piccole e medie imprese una serie significativa di agevolazioni ed incentivi pubblici indipendentemente dalla loro aggregazione con altre imprese.
(5-02421)

FAVA, TORAZZI, REGUZZONI, ALLASIA e MUNERATO. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
le difficoltà connesse alla crisi economica di alcuni settori strategici del nostro territorio non hanno mancato di colpire anche le imprese della filiera del tessile nella provincia di Mantova o di Rovigo che ospita uno tra i poli industriali più importanti del Paese per la produzione di calze;
la denuncia, nello specifico, arriva dai dipendenti della Contifibre di Casaloldo che da tempo chiedono di venire a conoscenza dei piani industriali dell'azienda, anche alla luce dell'imminente scadenza della cassa integrazione straordinaria per 72 dipendenti ed investe anche altre aziende collegate come la Contifil a Lendinara in provincia di Rovigo;
le scelte prospettate dall'azienda, che sembrerebbe sia decisa a chiudere lo stabilimento di Casaloldo, potrebbero avere un impatto devastante sul territorio che ha sempre visto nell'industria della calza un'opportunità di benessere e di sviluppo;
la Contifibre è uno dei principali fornitori di filati per l'industria della calza nel mantovano ed impiega circa 400 addetti tra Italia, Francia e Gran Bretagna con fatturato di oltre 110 milioni di euro annui;

il sistema industriale delle zone interessate rischia quindi di subire una seria battuta d'arresto per scelte che non hanno nulla a che fare con la realtà produttiva dello stabilimento e che potrebbero, a detta delle stesse organizzazioni sindacali, essere riconducibili a strategie di delocalizzazione della produzione -:
quali iniziative di competenza il Ministro interrogato intenda assumere affinché la Contifibre renda note e proprie scelte strategiche, anche in riferimento alle altre aziende del gruppo, attraverso l'immediata adozione di un piano industriale che tenga conto del ruolo strategico che l'industria della calza ha per il territorio, anche i termini occupazionali;
se non ritenga opportuno fare chiarezza sulla realtà di cui alle premesse al fine di poter apprendere se le azioni intraprese dalla Contifibre e dalle aziende ad essa collegate possano essere riconducibili ad una più ampia strategia di delocalizzazione della produzione. (5-02430)

Interrogazioni a risposta scritta:

MADIA. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
il 12 febbraio 2009 l'impresa tessile Ittierre s.p.a., che fa capo alla IT holding, viene ammessa alla procedura di amministrazione controllata con decreto del Ministro dello sviluppo economico. Il provvedimento è emanato sulla base dello stato di insolvenza dichiarato dalla società che presenta un indebitamento superiore ai 300 milioni di euro a cui si aggiungono garanzie per oltre 300 milioni rilasciate a favore di altre società del gruppo;
la Ittierre è un'importante realtà industriale nella regione Molise. Con 836 dipendenti opera nel campo dell'alta moda con una forte proiezione sui mercati esteri;
il gruppo Ittierre rappresenta, per il Molise, il punto di riferimento della filiera tessile nata intorno l'azienda che ad oggi conta più di mille addetti;
dalla data del fallimento tutto l'indotto, che lavora in regime di monocommittenza, è caduto nella più forte crisi di commesse degli ultimi venti anni;
il vertice commissariale, dopo l'accertamento dei debiti, ha presentato un piano industriale di risanamento dell'azienda. Il piano ancora non è stato discusso con le parti sociali e non si conoscono stime ufficiali;
attualmente 160 lavoratori sono in cassa integrazione ordinaria;
secondo quanto appreso dall'interrogante la gestione commissariale avrebbe un piano di ristrutturazione che porterebbe a 350 esuberi, a cui se ne aggiungerebbero altri 130 sui quali si interverrebbe attraverso forme di autoimpiego di tipo cooperativo ai fine di farne «contoterzisti» dell'azienda;
il vertice aziendale sta cercando di condurre la vertenza al fine di poter garantire agli esuberi una cassa integrazione straordinaria per 2 anni per poi proseguire con la mobilità;
la ristrutturazione del gruppo starebbe passando attraverso la cessione dei marchi che fanno capo al gruppo (It distribuzione srl, Manifatture Associate c.f. sas, mac marbella sl, Malo Spa, Plus It spa, It commercial service srl, ittierre

suisse s.a., it asia p.l., ittierre moden gmbh, ittierre france s.a., Extè srl, ITC Spa, Gianfranco Ferrè Spa);
un tale processo se non invertito potrebbe portare a un rapido declassamento dell'azienda che smetterebbe la produzione propria per ridimensionarsi a delle funzioni di confezionamento per altre imprese;
l'azienda è in Contatto con la regione Molise per l'attuazione di un piano di intervento sugli esuberi attraverso forme incentivanti di politica attiva;
al momento sarebbero circa 60 le richieste di acquisto presentate al Governo nazionale per rilevare il gruppo della moda, ma solo una trentina sono effettivamente al vaglio dell'esecutivo;
per quanto a conoscenza dell'interrogante la regione Molise avrebbe elaborato un «pacchetto Ittierre» che riguarderebbe esclusivamente il versante degli ammortizzatori -:
quali siano le iniziative e le azioni che il Governo intenda adottare ai fini del sostegno al piano di rilancio industriale di una delle più importanti realtà della regione Molise, con particolare riguardo alla tutela degli assetti occupazionali e produttivi dell'azienda e al fine di evitarne il ridimensionamento.
(4-05950)

REGUZZONI. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
non è noto, sulla base della relazione resa dall'Autorità garante per le comunicazioni, quali e quanti provvedimenti dell'Autorità medesima hanno interessato la società Tim spa per riguardo ad abusi di posizione dominante o ad altre manchevolezze o irregolarità circa il rispetto delle disposizioni dell'Autorità medesima, nonché quali di detti provvedimenti riguardano i diritti dei consumatori -:
quali iniziative, anche normative, intenda assumere ancorché i dati quali quelli delineati in premessa siano conoscibili e se in ogni caso non intenda acquisirli;
se e quali iniziative, anche normative, il Ministro intenda attuare per migliorare il servizio all'utenza e la concorrenzialità nel settore.
(4-05951)

REGUZZONI. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
TIM Spa ha attivato una procedura tesa ad impedire ad un utente abbonato ad altro operatore di telefonia mobile di accedere alle condizioni di gratuità al servizio informativo 119;
al medesimo servizio 119 in orari e condizioni normali l'attesa può superare mediamente i quindici minuti -:
se alla luce dei comportamenti di TIM Spa sopra descritti non si ravvisino estremi tali da giustificare un'iniziativa normativa tesa ad eliminare i disservizi all'utenza e migliorare le condizioni di concorrenzialità nel mercato della telefonia mobile.
(4-05952)

BITONCI e STUCCHI. - Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
Finmek s.p.a è una holding con sede a Padova, tale holding e leader tecnologico, principalmente nella comunicazioni, automazione e controllo, industriali, medico, multimedia;
lo stabilimento di Padova, ora di proprietà della Finmek in amministrazione straordinaria, nasce come una realtà logistico-produttiva della Necsy Spa, società del gruppo/Stet poi Italtel-Siemens che ha prodotto strumenti e apparati per il settore telecomunicazioni e Multimedia;
nel 1999 la Necsy viene smembrata in tre tronconi i due tronconi di prodotto passano a Tecktronix e Tecnosistemi mentre

la parte logistica produttiva passa a Elektromec, poi diventata gruppo Finmek;
il gruppo Finmek , del quale Padova oltre ad essere uno stabilimento produttivo diventa anche la direzione del gruppo, cresce notevolmente fino al 2003;
a partire dal 6 maggio 2004 la holding e le società del gruppo indicate nell'apposito elenco, sono state sottoposte ad amministrazione straordinaria ai sensi e per gli effetti del decreto-legge 23 dicembre 2003, n. 347 convertito con modificazioni dalla legge 18 febbraio 2004, n. 39, commissario straordinario è stato nominato il Dr. Gianluca Vidal di Mestre-Venezia;
da questo momento fino ad oggi si è passati attraverso un programma di ristrutturazione non approvato e proseguiti in un programma di cessione dei complessi aziendali con successivi rinnovi annuali;
il gruppo contava più di un migliaio di dipendenti e cento dipendenti dello stabilimento di via Lisbona 28, Padova sono in cassa integrazione straordinaria da sei anni;
sembra che il commissario straordinario stia studiando un ipotesi di accordo che nasce nel presupposto della complementarietà delle competenze, delle esperienze e delle attività svolte dalle due organizzazioni , in particolare di mercato, innovazione e progettazione per Visionee e sviluppo della supply chain per Finmek-PD;
il progetto consentirebbe di salvare dalla dispersione molte competenze nate prima dalle attività della Necsy e successivamente dalle competenze maturate in Finmek ed accumulate in anni di attività a Padova;
il progetto di cessione fortemente sostenuto dal commissario straordinario del gruppo Finmek , dottor Gianluca Vidal, seguirà un iter tipico previsto dell'amministrazione straordinaria percorrendo le fasi prima di affitto e successivamente di cessione vera e propria. Lo specifico piano industriale in via di consolidamento dovrà essere sostenuto sia dal territorio padovano che veneto e dovrà contare di interventi di moral suasion governativa nei segmenti di business di carattere e valenza nazionale;
il nuovo obiettivo dello stabilimento di Padova riguarda l'organizzazione e lo sviluppo del processo di ingegnerizzazione, industrializzazione e produzione di una serie di prodotti ideati da Visionee per il mercato telecomunicazioni e multimedia domestico ed Europeo;
Visionee è un' azienda leader nello sviluppo e realizzazione di apparati elettronici professionali e consumer per il settore delle telecomunicazioni e dei nuovi Media;
ad oggi l'opportunità principale nasce da una offerta Visionee ha fatto a Telecom Italia riguardante un progetto nazionale denominato Cubovision del quale le due società stanno iniziando le forniture a Telecom stessa;
Telecom ha dichiarato pubblicamente un forecast 2010 di circa 400.000 pezzi che una volta consolidato rappresenterebbe un bacino di attività tale da far rinascere lo stabilimento di Padova ed oltre, come la Finmek dell'Aquila;
Visionee con una solida fornitura in Telecom Italia potrà porsi verso i mercati europei come un fornitore di nuove soluzioni e prodotti completamente made in Italy sulle nuove applicazioni di massa basate sulle nuove reti NGN e sui progetti governativi a sostegno della riduzione del digital divide;
appare chiaro l'interesse strategico a mantenere Italiana la catena delle forniture impedendo la replica di quanto avvenuto nel recente passato in Enel dove il progetto contatori pagato con i soldi dei contribuenti ha percorso principalmente la strada della Cina o Far East;
un intervento di moral suasion governativa prima verso il principale operatore

telefonico nazionale come Telecom Italia e successivamente sul principale broadcaster come Mediaset: questo servirebbe a creare una nuova filiera italiana di tecnologie e servizi del futuro basati sull'erogazione di contenuti entertainment e servizi di pubblica amministrazione attivati sulla larga banda e un media center connesso alla TV;
questa rappresenta l'ultima occasione di rilancio delle attività in quanto a giugno di quest'anno scade l'amministrazione straordinaria -:
se il Governo sia a conoscenza dei fatti sopra richiamati e quali iniziative intenda assumere per un eventuale rilancio dell'azienda Finmek anche per la tutela dei lavoratori dipendenti impiegati.
(4-05955)

ROSATO. - Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
con il nome di «Ferriera di Servola» è designato uno stabilimento per la produzione di ghise, coke metallurgico ed altri prodotti da altoforno sito nel territorio del comune di Trieste, e particolarmente nel popoloso rione di Servola;
la nascita di questo complesso siderurgico risale al 24 novembre 1897 e, dopo innumerevoli vicende che si intrecciano con la storia della città e del Paese, è stata acquistata nel 1995 dal Gruppo Lucchini, il quale poi a sua volta, circa 5 anni or sono, ha ceduto il 79,82 per cento della proprietà al colosso dell'acciaio Severstal;
lo stabilimento, con il suo potenziale produttivo, rappresenta una significativa risorsa occupazionale per il territorio triestino, dal momento che attualmente vi sono occupate oltre 500 persone, senza considerare l'indotto;
recenti notizie diffuse dalla stampa hanno reso di pubblico dominio il fatto che le gravi difficoltà connesse alla crisi economica hanno causato perdite severe al gruppo Severstal, il quale, proprio mentre si trova in una crisi di liquidità, al contempo sarebbe chiamato anche far fronte a ingenti investimenti;
a seguito di tale situazione sono divenute insistenti, fino quasi alla certezza, le ipotesi intorno alle intenzioni del gruppo Severstal, il quale vorrebbe cedere la quota di controllo della Lucchini;
lo stato di incertezza che avvolge il destino della proprietà della ferriera non può che gettare una lunga e preoccupante ombra sul futuro dei lavoratori impiegati nello stabilimento, che va ad aggiungersi a una lunga e sofferta vicenda connessa all'impatto ambientale dello stabilimento e alla sua riconversione;
proprio in relazione all'esigenza di una riconversione fa esplicito riferimento la risoluzione n. 8-00009 prima firma Alessandri, approvata il 24 settembre 2008 dalla VIII Commissione della Camera con cui si è impegnato il Governo «a favorire, nel rispetto delle proprie competenze e fatte salve le prerogative della regione Friuli-Venezia Giulia in materia di gestione dei rifiuti e di bonifica dei siti inquinati di cui al titolo V della parte quarta del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, e successive modificazioni, la messa in atto di ogni più utile misura che si renda necessaria per conseguire, con il consenso della popolazione del rione di Servola, il rapido avvio della procedura di riconversione, cui seguirà l'eventuale chiusura della ferriera di Servola, allo scopo anche valutando l'opportunità di procedere ai sensi dell'articolo 252-bis del predetto decreto legislativo n. 152 del 2006, all'attuazione di un programma di riconversione, da adottare entro sessanta giorni, contenente interventi mirati allo sviluppo economico produttivo nel quale vengano previste anche soluzioni intermedie e di lungo periodo per i lavoratori che nella riconversione dovranno trovare adeguata ricollocazione»;
alla luce delle documentate criticità della Ferriera, già note al Governo, e degli sviluppi di più stringente attualità, se e in

quali tempi i Ministri interrogati intendano dare attuazione a quanto previsto dalla risoluzione sopra richiamata;
se il Governo ritenga in ogni caso opportuno monitorare l'evoluzione dell'annunciata cessione dello stabilimento da parte del gruppo Severstal, affinché eventuali repentini passaggi del pacchetto di controllo non debbano ripercuotersi, qualitativamente o quantitativamente, sui lavoratori.
(4-05956)

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Apposizione di una firma ad una interpellanza.

L'interpellanza urgente Bucchino e altri n. 2-00597, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 28 gennaio 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Boffa.

Apposizione di una firma ad una interrogazione.

L'interrogazione a risposta in commissione Ghizzoni e altri n. 5-02330, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 13 gennaio 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato De Micheli.

Ritiro di un documento del sindacato ispettivo.

Il seguente documento è stato ritirato dal presentatore: interrogazione a risposta in Commissione Barbato n. 5-02398 del 27 gennaio 2010.

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ERRATA CORRIGE

Interrogazione a risposta scritta Marinello n. 4-05562 pubblicata nell'Allegato B ai resoconti della seduta n. 261 del 22 dicembre 2009.
Alla pagina n. 10059, seconda colonna, alla riga quarantatreesima, deve leggersi: «Tommaso Fazello» di Sciacca, un in» e non «Tommaso Falzello di Sciacca, un in», come stampato.
Alla pagina n. 10060, prima colonna, alla riga diciottesima, deve leggersi: «Tommaso Fazello» ha autorizzato e» e non «Tommaso Falzello» ha autorizzato e», come stampato.
Alla pagina n. 10060, prima colonna, alla riga venticinquesima, deve leggersi: «del Liceo Classico «Tommaso Fazello» di» e non «del Liceo Classico «Tommaso Falzello» di», come stampato.