XVI LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di giovedì 28 gennaio 2010

Allegato B
Seduta n. 275 del 28/1/2010
TESTO AGGIORNATO AL 1° MARZO 2010

ATTI DI INDIRIZZO

Mozione:

La Camera,
premesso che:
nei prossimi anni l'energia sarà una delle questioni centrali della politica internazionale e della nostra vita quotidiana, in quanto una fornitura energetica costante e accessibile genera sì ricchezza e consente lo sviluppo delle società, ma deve essere innanzitutto sostenibile per poter realisticamente impedire l'aggressione all'ambiente, senza tralasciare il dato, anch'esso rilevante, della sua «messa in sicurezza» per garantire una fornitura stabile nel prezzo e nell'approvvigionamento;
la grande sfida da affrontare è quella della globalizzazione sostenibile, caratterizzata dalla crescita degli scambi commerciali in tutto il mondo nel rispetto dell'ambiente richiedendo, di conseguenza, una riscrittura delle politiche mondiali sui cambiamenti climatici e gli strumenti per una lotta più efficace all'effetto serra;
in Europa, ad oggi, si è rilevato, che la fornitura principale di energia proviene, in proporzione: dal petrolio (36,7 per cento), dal gas (24 per cento), dal carbone e altri combustibili solidi (17,8 per cento), dall'energia nucleare (14,2 per cento), dalla biomassa (5,1 per cento), dall'energia idroelettrica (1,5 per cento) e dall'energia geotermica/solare/eolica (0,8 per cento);
ridurre pertanto la dipendenza dai combustibili fossili è necessario per garantire un quadro, di maggiore sicurezza negli approvvigionamenti energetici e di conseguenza nelle prospettive di crescita delle economie;
un primo passo verso una strategia comunitaria complessiva per l'adattamento ai cambiamenti climatici, è stato fatto con l'adozione da parte dell'Unione europea di 4 obiettivi prioritari per il 2020: ridurre i gas serra del 20 per cento rispetto ai livelli del 1990, aumentare l'efficienza energetica del 20 per cento, incrementare il peso delle energie rinnovabili fino al 20 per cento, sostituire il 10 per cento dell'attuale consumo di carburanti per veicoli con biocombustibili;
data la particolare vulnerabilità nell'approvvigionamento energetico, avendo un elevato grado di dipendenza dalle forniture estere, l'Italia necessita di un piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici, analogamente a quando hanno fatto altri Paesi europei, che vada definito attraverso il patrimonio di conoscenze e di tecnologie che ci appartengono, oltre che con il raccordo delle istituzioni e dei rappresentanti del sistema produttivo;
uno dei settori attraverso cui raggiungere obiettivi nazionali di autonomia, efficienza energetica e sostenibilità, è quello dello sviluppo di impianti di produzione e distribuzione di energia elettrica da cogenerazione e da fonti rinnovabili, quali in particolare le biomasse, che vanno nella direzione della sostenibilità sociale, economica ed ambientale;
questo percorso concorrerebbe, nel pieno rispetto della normativa comunitaria, il conseguimento degli obiettivi del protocollo di Kyoto, in quanto riducendo i costi di generazione di energia verde ed ad alta efficienza, consente una immediata riduzione di CO2, oltre che di evitare emissioni ad impatto locale, salvaguardando nel contempo l'ambiente senza gravare sul bilancio dello Stato e riducendo la spesa energetica per unità di prodotto, favorendo l'autoconsumo e cioè l'utilizzo diretto di energia elettrica prodotta da impianti a fonte rinnovabile e/o da Unità di cogenerazione ad alto rendimento, riducendo i costi di esercizio dell'utente utilizzatore di almeno il 15 per cento;
nello specifico, con un impianto di cogenerazione che produce, combinandola, elettricità e calore, si ottiene che il calore prodotto dalla combustione non venga disperso, bensì recuperato per altri usi. Questo significa che - a differenza di un

impianto convenzionale di produzione di energia elettrica - tale impianto ha una efficienza di circa il 35 per cento, mentre il restante 65 per cento viene disperso sotto forma di calore. In questo modo, la cogenerazione raggiunge una efficienza superiore al 90 per cento e questo permette di risparmiare energia primaria, di salvaguardare l'ambiente, di diminuire le emissioni di CO2 e di ridurre i costi;
le biomasse, considerate come risorse rinnovabili di energia, permettono già oggi un risparmio di quote rilevanti di combustibili fossili sia nei Paesi industrializzati, sia in quelli emergenti o a basso sviluppo tecnologico;
il sistema biomasse ha la capacità di influenzare molti settori e pertanto può essere un valido strumento per promuovere lo sviluppo sostenibile, il quale poggia tra l'altro sul risanamento e la difesa del territorio a rischio di degrado, dando agli usi energetici delle biomasse un notevole valore aggiunto;
difatti, l'uso razionale delle rispettive potenzialità può portare notevoli benefici ad entrambi i sistemi. Ad esempio, l'introduzione nell'uso del territorio di colture non alimentari innovative e la possibilità di utilizzare queste colture a fini energetici ed industriali potrebbero fornire un contributo non trascurabile alla rivalutazione dei terreni non più utilizzati per la produzione alimentare, e per i quali è necessario definire un programma di gestione;
a livello nazionale i documenti programmatici che si occupano di energia da biomasse sono relativamente scarni nelle previsioni in quanto si basano su un livello di informazione di base certamente carente; tra i fattori determinanti per le previsioni sulla bioenergia vi è certamente la quantità di territorio potenzialmente interessata alla produzione di biomassa sia sotto forma di residui e sottoprodotti sia di coltivazioni dedicate;
con il graduale passaggio delle competenze programmatorie in materia di fonti rinnovabili di energia, e quindi anche di biomasse, dallo Stato alle regioni ci si sarebbe aspettato un forte impegno da parte delle Amministrazioni nell'avvio di studi e ricerche puntuali che consentissero di valutare meglio le effettive potenzialità del territorio e di calare quindi la programmazione settoriale in un contesto di maggiore solidità. Sorprendentemente invece piani energetici delle regioni (o similari documenti di programmazione) sono, nella maggioranza dei casi estremamente superficiali in questo tipo di analisi e non si dispone ad oggi, quindi, di significativi dati utilizzabili;
ciò comporta spesso la conseguenza che l'imprenditore che si affaccia sul mercato della bioenergia tende al reperimento della biomassa combustibile con una logica esclusivamente commerciale, certamente lecita, ma che sottovaluta il rapporto con il territorio che potrebbe invece ampliare le ricadute positive del sistema biomasse,

impegna il Governo:

ad assumere iniziative per la definizione di nuovo quadro normativo per la promozione e l'uso delle energie rinnovabili e della cogenerazione in grado di realizzare quella stabilità di lungo termine di cui le imprese hanno bisogno per prendere decisioni di investimento razionali nel settore, anche attraverso la rapida attuazione delle direttive comunitarie in materia;
ad adottare, nell'ambito delle proprie competenze, a sviluppare e ad applicare politiche che aumentino il ricorso alle fonti rinnovabili, come la biomassa, nel settore energetico, oltre che a riformare la politica agricola per sostenere coltivazioni nazionali no food utilizzabili a fini energetici attraverso: la definizione e la messa in pratica di veri e propri distretti energetici basati sulla biomassa che consentano di chiudere la filiera in un contesto definito da un punto di vista sia geografico sia dell'insieme dei soggetti che devono interagire e che massimizzino effettivamente

tutte le ricadute; l'affermazione della biomassa come combustibile di elevata qualità differenziandolo sempre più dal rifiuto; la diffusione stabile nel contesto agricolo delle coltivazioni dedicate (erbacee ed arboree) in buona parte degli areali nazionali;
ad assumere iniziative volte a semplificare l'intero sistema normativo ed amministrativo che tengano conto delle caratteristiche specifiche del settore delle energie rinnovabili e della cogenerazione, che comprende molti produttori di piccole e medie dimensioni sparsi sul territorio.
(1-00325)
«Di Biagio, Versace, Granata, Murgia, Frassinetti, Vincenzo Antonio Fontana, Antonino Foti, Gibiino, Garofalo, Minardo, Tommaso Foti, Ghiglia, Barbaro, Dima, Scandroglio, Proietti Cosimi, Angeli, Picchi, Pianetta, Berardi, Cosenza».

Risoluzioni in Commissione:

La Commissione VIII,
premesso che:
su tutto il territorio nazionale (isole comprese), operano circa 1.000 imprese nel settore del recupero e riciclo di rottami ferrosi e non ferrosi, con un giro d'affari di oltre 6 miliardi di euro l'anno;
l'attività posta in essere da queste imprese, nel pieno e costante rispetto dell'ambiente, del territorio e della popolazione locale, ha contribuito e consentito nel 2008 una raccolta capillare di circa 18 milioni di tonnellate di rottame ferroso e non ferroso (nel termine «rottame», oltre alle cadute di lavorazione e alle demolizioni varie, di qualsiasi genere, sono ricompresi i rottami provenienti/costituiti da veicoli fuori uso, rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche (RAEE) imballaggi metallici, piazzole/isole ecologiche e batterie al piombo esauste);
il rottame raccolto, previi processi specifici di lavorazione controllati, è stato posto quasi interamente a disposizione dell'industria siderurgica/metallurgica nazionale sotto forma di materia prima secondaria (MPS) e quindi destinato alla rifusione finale;
l'attività di cui sopra viene esercitata nell'ambito del rispetto della vigente disciplina in materia di rifiuti, di cui al decreto legislativo n. 152 del 2006, vale a dire previo ottenimento e rinnovo di tutte le autorizzazioni necessarie relative alla raccolta e trasporto e alla realizzazione e gestione controllata degli impianti (stabilimenti) di recupero dei rifiuti in questione (rottami ferrosi e non ferrosi);
le imprese più virtuose operanti in tale settore sono rappresentate da Assofermet Rottami, che ha contatti istituzionali con i rappresentanti del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e del Ministero dello sviluppo economico ed è tra i firmatari dell'accordo nazionale di programma quadro per la gestione dei veicoli fuori uso;
la grave crisi economica, tuttora in atto a livello generalizzato, ha investito duramente tutte le aziende attive nel settore, dimezzandone sia i volumi, che la redditività (a causa della caduta delle quotazioni sui mercati delle materie prime secondarie e la contestuale drastica riduzione dei consumi di rottame da parte delle acciaierie/fonderie), determinando una serie di insormontabili difficoltà gestionali, i cui effetti si vedranno chiaramente sui bilanci delle attività degli anni 2009 e 2010;
tale settore non ha mai usufruito di alcun sostegno diretto o specifico da parte dello Stato italiano;


le imprese del settore manifestano in modo virtuoso e costante una quotidiana attenzione verso il territorio e la popolazione locale, lavoratori compresi, attraverso la raccolta ed il recupero di qualsiasi forma di rottame esistente a favore del riciclaggio, per la produzione di nuova materia (acciaio/metalli);
queste aziende rivestono un ruolo rilevante all'interno dell'economia di un Paese come l'Italia, che è da sempre carente dal punto di vista delle risorse interne reperibili e necessita di un costante approvvigionamento dall'estero;
la congiuntura negativa in atto e la mancanza di prospettive nel breve-medio periodo, rischia di portare le imprese di fronte alla necessità di maggiori richieste di provvedimenti di cassa integrazione in deroga, di drastiche riduzioni di personale e, non da ultimo, di cessazione delle attività;
la stipulazione di un accordo specifico, di settore, con i Ministeri competenti potrebbe costituire per tutti gli imprenditori coinvolti un segnale di speranza per il futuro e, soprattutto, un'iniezione di fiducia nel breve-medio periodo;
tale accordo, oltre a prevedere al suo interno una serie di specifiche misure di sostegno economico a favore del settore, avrebbe altresì lo scopo di:
a) adottare pratiche compatibili per la sostenibilità economica dell'intera catena di raccolta e lavorazione del rottame;
b) adottare modelli di comportamento che garantiscano, ad ogni livello, l'adozione di standard ambientali elevati;
c) promuovere un'efficace pianificazione dei diversi periodi del ciclo produttivo;
d) valorizzare lo sviluppo del patrimonio d'impresa esistente, con iniziative di formazione e innovazione;
e) studiare la fattibilità di percorsi che facilitino l'accesso al sistema bancario per le piccole e medie imprese della filiera,

impegna il Governo:

ad assumere iniziative per la semplificazione e armonizzazione della normativa in materia ambientale su tutto il territorio nazionale, con particolare riferimento alla disciplina relativa ai rifiuti (decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152);
ad assumere iniziative normative per una corretta attuazione della nuova direttiva quadro comunitaria in materia di rifiuti (2008/98/CE) anche mediante una modifica del decreto legislativo n. 152 del 2006, al fine di tener conto anche della specificità e delle esigenze del settore in esame che, in parte, rimane comunque disciplinato dalla normativa in materia di rifiuti;
ad assumere iniziative, anche con il coinvolgimento degli altri enti interessati, per addivenire ad una interpretazione univoca delle disposizioni esistenti, dal momento che l'interpretazione della normativa vigente a tutti i livelli (comunitario, nazionale, regionale e provinciale) ha ormai assunto un livello tale che anche gli addetti al settore riescono difficilmente a districarsi nel coacervo di norme, in assenza di interventi chiarificatori a livello centrale;
ad adottare iniziative, anche di carattere normativo, per definire termini certi di risposta da parte delle competenti Autorità, per quanto riguarda la definizione o il rinnovo di procedimenti autorizzativi in materia di rifiuti;


a rettificare qualora necessario, il recente decreto del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare del 17 dicembre 2009, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale del 13 gennaio 2010 e istitutivo del SISTRI (il nuovo sistema informatico di controllo della tracciabilità dei rifiuti, ai sensi dell'articolo 189 del decreto legislativo n. 152 del 2006 e dell'articolo 14-bis del decreto-legge n. 78 del 2009 convertito, con modificazioni, dalla legge n. 102 del 2009), il cui testo è attualmente oggetto di esame e approfondimento da parte delle associazioni e degli operatori del settore.
(7-00257)
«Libè, Anna Teresa Formisano, Pezzotta, Ruggeri, Dionisi, Mondello».

La III Commissione,
premesso che:
in Crimea e precisamente nelle città di Kerch vive una comunità di circa 300 oriundi italiani rientrati anni fa dal Kazakistan dove furono deportati in epoca staliniana; si tratta dei discendenti di cittadini italiani che si trasferirono in Crimea a partire dalla seconda metà dell'Ottocento, provenienti soprattutto da Trani, Bisceglie e Molfetta per svolgere attività agricole e per lavorare nelle attività marittime;
la comunità italiana cominciò ad essere perseguitata con l'avvento del comunismo perché gli italiani erano in possesso ancora di passaporto italiano e in contatto col nostro consolato di Odessa; molti scomparvero nelle purghe staliniane, altri furono privati delle proprietà agricole che vennero nazionalizzate e a partire dal 1939 subirono il divieto di rientrare in Italia e comunque si trovarono nell'impossibilità di farlo illegalmente, privi ormai di ogni mezzo economico;
nel gennaio 1942, in piena seconda guerra mondiale, tutti i rimasti, circa 2.000 persone (uomini, donne, bambini), vennero deportati in Kazakistan con l'accusa di popolo traditore in quanto italiani e circa due terzi morirono nel tragitto effettuato in carri piombati, per fame e malattie oppure nei luoghi di destinazione per il freddo e i maltrattamenti. Quasi tutti i bambini morirono;
al momento della deportazione vennero privati dalle autorità sovietiche di tutti i documenti, compresi i passaporti, che non furono mai più restituiti perché distrutti assieme ad ogni documentazione personale, sostituita con l'attestazione di deportato o altra infamante;
dopo la denuncia dei crimini staliniani ad opera di Kruscev, alcune centinaia poterono tornare in Crimea dove però ogni loro bene era stato confiscato e mai più restituito, mentre altri si dispersero in Russia, Kazakistan, Uzbekistan, dove essi e i loro discendenti tuttora vivono;
il Governo ucraino ha già concesso il riconoscimento di popolo deportato e vittima dello stalinismo ai Tartari, ai Tedeschi, ai Greci, e ad altre popolazioni deportate dalla Crimea su interessamento dei vari Stati di origine (per i Tartari, la Turchia); tale misura, oltre a costituire un riconoscimento morale, conferirebbe alcune agevolazioni di carattere amministrativo (quale ad esempio la possibilità del rientro a pieno titolo in Ucraina dei dimoranti negli altri Stati della ex URSS) e modestissimi vantaggi economici per i sopravvissuti. Peraltro nel 1993 la direzione regionale degli interni presso il comitato esecutivo del Consiglio dei deputati di Crimea ha confermato l'esistenza della deportazione di cittadini di nazionalità italiana;
recenti studi e ricerche storiche hanno ampiamente confermato la tragedia degli italiani di Crimea e identificato numerosi individui e famiglie vittime delle deportazioni staliniste e membri di questa comunità,

impegna il Governo:

ad intervenire presso il Governo ucraino affinché la Repubblica di Ucraina e la Repubblica autonoma di Crimea riconoscano ufficialmente la deportazione degli italiani e concedano alla comunità italiana di Crimea lo status di popolo deportato e vittima dello stalinismo;

a facilitare, anche attraverso specifiche iniziative normative, sul modello di quanto fatto nel 2008 dalla Polonia per gli oriundi polacchi provenienti dall'ex Unione Sovietica, il riacquisto della cittadinanza italiana da parte dei discendenti della comunità italiana di Crimea e, a tal fine, a richiedere la cooperazione delle autorità ucraine e della Repubblica autonoma di Crimea per la consultazione dei propri archivi;
ad agevolare la comunità italiana di Crimea nella ripresa dei rapporti culturali con l'Italia;
a valutare l'opportunità di stipulare con il Governo della Repubblica Ucraina un trattato bilaterale per permettere ai cittadini ucraini che ne abbiano i requisiti il possesso della doppia cittadinanza italiana e ucraina;
a valutare l'opportunità di estendere tali provvedimenti anche ai cittadini ex italiani dei territori già appartenenti all'Unione Sovietica e agli ex Paesi comunisti dell'Europa orientale.
(7-00256)
«Picchi, Mantini, Di Biagio, Pianetta, De Angelis, Moles».

TESTO AGGIORNATO AL 15 FEBBRAIO 2011

...

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA
DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):

I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, per sapere - premesso che:
la tragedia del terremoto di Haiti ha determinato per la popolazione colpita, come è noto, condizioni estreme di sopravvivenza e gravi ostacoli per la fruizione delle più elementari condizioni di normalità, di cui fanno le spese in particolare i soggetti più deboli, tra i quali i bambini;
di fronte ad eventi tanto drammatici si è sollevata, a livello internazionale, un'ondata emotiva che, oltre a far lievitare l'offerta individuale di aiuti e a rafforzare la mobilitazione delle organizzazioni umanitarie, ha stimolato dichiarazioni di disponibilità per l'affidamento e l'adozione di bambini, che da più parti si chiede di realizzare anche con soluzioni di emergenza e con procedure accelerate;
la ricerca di soluzioni per la situazione di grave disagio in cui versano i bambini haitiani, per quanto sincera e generosa, non può prescindere dalla considerazione che l'adozione rappresenta un atto che incide profondamente sull'intera esistenza delle persone in essa coinvolte, a partire da quella dei bambini, e che nell'ordinamento internazionale e italiano esistono procedure di garanzia, volte ad accertare l'esistenza delle condizioni richieste per tale misura;
in particolare, devono essere acquisite in via formale la dichiarazione di adottabilità emessa dalle autorità del Paese nel quale il bambino risiede e quella di idoneità della coppia che avanza la richiesta di adozione;
alcuni precedenti inducono a grande prudenza e rigore proprio a tutela dell'equilibrio del bambino e del suo sviluppo psicologico e umano, in considerazione degli esiti in numerosi casi discutibili di operazioni compiute senza le garanzie procedurali richieste;
la stessa UNICEF, per bocca di alcuni suoi dirigenti internazionali, ha invitato a non cadere in una controproducente «precipitazione a causa della situazione di estrema confusione determinata dall'ampiezza della catastrofe» e a cercare tutte le strade possibili per fare in modo che i bambini siano assistiti in loco in modo adeguato;
nel caso specifico, occorre superare anche difficoltà legate al funzionamento

delle strutture pubbliche haitiane, come testimonia l'esperienza fatta sul campo dall'associazione NOVA, legalmente titolata ad effettuare adozioni con Haiti, che, dopo un impegno di alcuni anni profuso dal 2002 al 2005, è stata costretta a sospendere l'attività di adozione in quel Paese a seguito delle remore di ordine burocratico, attinenti al rispetto delle procedure previste;
in questi giorni diversi rappresentanti di organizzazioni direttamente impegnate nei soccorsi ad Haiti hanno richiesto di fare ogni sforzo possibile per non recidere i legami e gli affetti che i bambini hanno nella realtà in cui vivono e di aiutarli con adozioni a distanza o, comunque, con la prospettiva di uno stabile collegamento con il loro contesto di nascita e di vita -:
se le esigenze indicate abbiano trovato riscontro nelle indicazioni che il Governo ha dato per l'utilizzazione degli 1,8 milioni attribuiti in parte alla Caritas, a Save the children e all'UNICEF e quali criteri comunque intenda seguire nella ripartizione delle somme residue a favore di enti e organizzazioni che richiedano di intervenire in quella situazione;
se non intenda monitorare le situazioni di adozione in corso e in preparazione nei confronti dei bambini haitiani informandone adeguatamente il Parlamento, sviluppando nell'occasione anche gli opportuni contatti con le autorità competenti per accelerare gli affidamenti, come accaduto in passato con i bambini di Chernobyl, e verificare l'attento e responsabile rispetto delle procedure stabilite per le adozioni a tutela dei bambini interessati.
(2-00597)
«Bucchino, Murer, Farina Coscioni, D'Incecco, Sbrollini, Rossa, Pedoto, Livia Turco, Pollastrini, Mazzarella, Codurelli, Grassi, Miotto, Mattesini, Calgaro, Fedi, Porta, Di Biagio, Vincenzo Antonio Fontana, Germanà, Frassinetti, Granata, Murgia, Angeli, De Luca, Barani, Antonino Foti, Garavini, Argentin, Narducci, Lulli, Bossa, Rosato, Rampi, Tempestini, Siragusa, Strizzolo, Sposetti, Zunino, Servodio, Bratti, D'Antoni, Fadda, Fluvi, Ginoble, Lovelli, Lucà, Naccarato, Arturo Mario Luigi Parisi, Mario Pepe (PD), Portas, Rubinato, Soro, Federico Testa, Vannucci, Verini, Razzi, Boffa, Rossomando».

Interrogazione a risposta orale:

BOCCIA, VICO, BELLANOVA, BORDO, CAPANO, CONCIA, GINEFRA, GRASSI, LOSACCO, MASTROMAURO e SERVODIO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
la Multimedia Planet srl di Bitritto (Bari) - con sede legale in Bitritto alla strada statale 271 km. 8.680 - è una società del gruppo Omega-Phonemedia, che opera nel settore dei call-center;
la stessa Multimedia Planet srl risulta gravemente inadempiente nella corresponsione in favore dei lavoratori delle retribuzioni di ottobre e novembre 2009, omettendo di erogare i relativi prospetti paga per le mensilità indicate, nonché il saldo finale per la mensilità di settembre 2009;
relativamente alla mensilità di agosto e settembre 2009, detti lavoratori sono stati costretti ad adire l'autorità giudiziaria competente - mediante ricorso per decreto di ingiunzione ex articolo 633 del codice di procedura penale - al fine di ottenere gli importi corrispondenti, liquidati peraltro solo in parte, con procedure esecutive ancora in corso;
il principio della prova documentale, all'interno del processo civile, impone alla parte su cui grava l'onere della prova - ai sensi dell'articolo 2697 del codice civile - di fornire la documentazione dei fatti narrati quale oggetto materiale idoneo a

rappresentarli. Nella fattispecie ai lavoratori è - allo stato - impedito di promuovere un qualsiasi ricorso per l'emissione dei decreti ingiuntivi (corresponsione coatta delle mensilità non erogate) a causa dell'impossibilità di allegare i prospetti paga di riferimento, emessi dalla Multimedia Planet srl;
l'assenza fisica e materiale di interlocutori aziendali impedisce inoltre agli stessi lavoratori l'accesso di disoccupazione e la richiesta delle anticipazioni sul trattamento di fine rapporto -:
in che modo il Governo, intenda assumere iniziative in favore dei lavoratori della Multimedia Planet srl di Bitritto (Bari); se si abbia notizia di quando si procederà al commissariamento ai sensi della cosiddetta legge Marzano;
se il Governo intenda anticipare, anche parzialmente, in caso di insolvenza dell'impresa nel pagamento delle retribuzioni, i crediti maturati da tali lavoratori, anche promuovendo l'istituzione di un apposito Fondo di garanzia ad hoc per i crediti da lavoro; se, in ultimo, il Governo intenda promuovere, e in che tempi, un tavolo di lavoro con le parti interessate al fine di concordare soluzioni adeguate alla drammaticità della situazione.
(3-00878)

Interrogazione a risposta in Commissione:

CECCUZZI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per i beni e le attività culturali, al Ministro per le politiche europee. - Per sapere - premesso che:
la decisione numero 1622/2006/CE del Parlamento europeo e del Consiglio del 24 ottobre 2006 istituisce un'azione comunitaria a favore della manifestazione «Capitale europea della cultura» per gli anni dal 2007 al 2019;
la decisione numero 1622/2006/CE del Parlamento europeo e del Consiglio del 24 ottobre 2006 dispone quindi le procedure per l'assegnazione della «Capitale europea della cultura» per gli anni dal 2007 al 2019. L'allegato a tale documento stabilisce che per l'anno 2019 sarà una città italiana ad essere designata «Capitale europea della cultura»;
ad oggi numerose città italiane hanno manifestato la volontà di candidarsi a «Capitale europea della cultura» tra cui Matera, Bari, Venezia, Ravenna, Cagliari, Brindisi. Anche la città di Siena, per voce dell'amministrazione comunale, ha annunciato la sua prossima candidatura: una proposta accolta con entusiasmo da tutti i settori della società civile e sostenuta con forza dalle istituzioni locali, dai cittadini e dal mondo associazionistico, imprenditoriale produttivo provinciale;
a seguito di tale proposta l'interrogante ha presentato un atto di sindacato ispettivo (interrogazione a risposta in Commissione numero 5-01795) per conoscere tra l'altro, «quali iniziative abbia attivato il governo per la più adeguata preparazione della manifestazione Capitale europea della cultura», «se il Governo ed i Ministeri competenti abbiano attivato, ad oggi, le strutture abilitate alla pubblicazione dell'invito per la presentazione delle candidature» e se la stessa Siena possa presentare «le peculiarità adatte per essere inclusa fra le città potenzialmente interessate alla nomina»;
in data 10 novembre 2009, il sottosegretario di Stato per i beni e le attività culturali Francesco Giro, ha risposto alla sopracitata interrogazione numero 5-01795 sottolineando che ad oggi, «nessuna specifica e formate iniziativa è stata ad oggi attuata» rispetto alle candidature per la nomina a capitale europea per la cultura per l'anno 2019. «Ciò in quanto - ha spiegato testualmente Francesco Giro - la fase di preparazione prevede che sei anni prima dell'anno della manifestazione ciascuno Stato membro inviti le città del proprio paese che potrebbero essere interessate a presentare candidature. Conseguentemente il governo italiano pubblicherà nel 2012 un annuncio in tale senso, dopo il quale, trascorsi 10 mesi, la commissione selezionatrice italiana, composta

da sei esperti nominati dall'Italia e da sette nominati dalle istituzioni europee, si riunirà per decidere la città candidata»; al tempo stesso il Sottosegretario ha preso atto «con interesse ed attenzione delle argomentazioni storiche e culturali addotte dagli interroganti a sostegno di un'eventuale candidatura della città di Siena» ed ha aggiunto che «in data 6 ottobre 2009, si è tenuta una prima riunione presso il comune di Siena tra esponenti di istituzioni pubbliche, di realtà bancarie e universitarie locali, a cui hanno partecipato anche i Soprintendenti del Ministero i quali hanno formalmente aderito alla richiesta dell'Amministrazione Comunale di far parte del Comitato Promotore»;
secondo quanto emerso nei giorni scorsi in alcuni organi di informazione, il sindaco di Brindisi Domenico Mennitti avrebbe dichiarato testualmente che «Brindisi ha superato la prima scrematura tra le candidature italiane, preferita a città come Venezia, e resta tra le papabili per essere scelta dalla Commissione europea». Lo stesso sindaco Domenico Mennitti, sempre secondo quanto riferito dalla stampa, ha ricevuto questa comunicazione dal Ministero dei Beni culturali ed ha aggiunto che «città come Bari, Venezia, e Firenze sono state eliminate della competizione» mentre restano in corsa, oltre a Brindisi, «Padova, Ravenna, Matera, Verona, Agrigento e L'Aquila»;
sempre secondo i mass media il Sottosegretario Francesco Giro avrebbe, nei scorsi, apertamente promosso la candidatura de L'Aquila a «Capitale europea della cultura», una candidatura avanzata e sottoscritta dalla stessa Presidenza del Consiglio dei ministri: «designare L'Aquila Capitale della Cultura per il 2019 - ha aggiunto Francesco Giro - deve diventare un obiettivo nazionale condiviso anche dai Comuni e dalla Province che si sono mosse da tempo per promuovere la toro candidatura. Avendo il Ministero per i beni e le attività culturali la delega a monitorare in sede europea il dossier, ci impegneremo a preparare questo percorso nel modo migliore possibile» -:
se trovino riscontro in atti del Governo le notizie pubblicate sulla stampa, annunciate dal sindaco di Brindisi Domenico Mennitti, secondo le quali il Ministero per i beni e le attività culturali avrebbe già attuato una prima selezione delle città candidate a Capitale delta Cultura per il 2019 nonostante lo stesso sottosegretario Francesco Giro abbia rimarcato che la fase ufficiale per giungere alla designazione delle candidature verrà inaugurata solamente nel 2012;
se le dichiarazioni riportate dal sottosegretario Francesco Giro preannunciano una presa di posizione da parte del Governo, per il sostegno della candidatura unica de L'Aquila, una scelta, supportata da ragioni effettive per rilanciare dal punto di vista sociale, economico, produttivo la capitale dell'Abruzzo recentemente colpita da un gravissimo terremoto e che valorizzerebbe il patrimonio artistico, storico e culturale della città, ma che renderebbe di fatto inutili e controproducenti, fin dal primo momento, tutti gli sforzi logistici, organizzativi ed economici che verrebbero portati avanti, nei prossimi anni, dai numerosi centri urbani italiani che hanno avanzato la volontà di candidarsi a Capitale europea della cultura.
(5-02404)

Interrogazioni a risposta scritta:

CASSINELLI e CARLUCCI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 16, comma 5, del decreto-legge n. 185 del 2008 prevede che «Con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri possono essere individuate particolari tipologie di documenti analogici originali unici per le quali, in ragione di esigenze di natura pubblicistica, permane l'obbligo della conservazione dell'originale analogico oppure, in caso di conservazione

ottica sostitutiva, la loro conformità all'originale deve essere autenticata da un notaio o da altro pubblico ufficiale a ciò autorizzato con dichiarazione da questi firmata digitalmente ed allegata al documento informatico»;
ad oggi tale decreto del Presidente del Consiglio dei ministri non è ancora stato emanato -:
se sia intenzione del Governo procedere all'emanazione di tale decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, che rivestirebbe particolare importanza nel processo di informatizzazione nell'ambito di talune professioni.
(4-05894)

DIMA e CARLUCCI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
con ordinanza n 3836 del 2009 della Presidenza del Consiglio dei ministri, sono stati conferiti al Presidente della giunta regionale della Calabria i poteri di Commissario delegato per l'emergenza sanitaria;
in qualità di Commissario delegato, il presidente della regione ha firmato l'ordinanza n. 1/2009 in cui si delegano i soggetti attuatori ad adottare i provvedimenti ritenuti necessari ed indispensabili per la definizione delle procedure amministrative legate alla costruzione degli ospedali di Vibo Valentia, della Sibaritide, della Piana di Gioia Tauro e di Catanzaro nonché quelle relative al potenziamento delle attrezzature degli ospedali di Cosenza, Catanzaro e Reggio Calabria;
l'atto in questione è stato contestato dal Dipartimento della protezione civile della Presidenza del Consiglio dei ministri perché il commissario delegato non sarebbe titolare di una potestà direttamente conferita dalla norma ma agirebbe come soggetto delegato, nei cui confronti è quindi operato un trasferimento di poteri gestionali, e pertanto non ricorrerebbe in capo allo stesso alcuna titolarità dell'intervento che rimane in sempre nelle mani del Presidente del Consiglio dei ministri;
l'ufficio legislativo del Dipartimento della protezione civile ritiene impraticabile il percorso amministrativo avviato dal Commissario delegato, in sostanza, per il principio generale secondo il quale chi è delegato non può, a sua volta, conferire ad altri soggetti l'esercizio delle funzioni che gli sono state affidate;
il provvedimento in questione è stato contestato dal Commissario Loiero che avrebbe evidenziato la sussistenza di precedenti giurisprudenziali che supporterebbero, sotto il profilo giuridico, la decisione presa;
la questione assume particolare interesse per le ricadute territoriali legate alla necessità di avviare l'immediata costruzione dei nuovi ospedali -:
quali iniziative si intendano porre in essere per chiarire e definire le competenze e l'ambito d'azione del commissario delegato per l'emergenza sanitaria in Calabria.
(4-05902)

EVANGELISTI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
com'è noto tra il 21 e il 26 dicembre 2009 il nord Italia è stato interessato da intense precipitazioni atmosferiche, in particolare in Liguria, Toscana settentrionale e la parte emiliana dell'Emilia-Romagna con eventi anche di carattere alluvionale che hanno interessato corsi d'acqua abbastanza importanti come il Magra, il Serchio, il Secchia, il Panaro e il Reno;
presso il fiume Serchio, in particolare, si è registrata la rottura degli argini nella parte dritta del fiume e questo evidenzia viepiù che già insistevano situazioni che necessitavano di manutenzione e dunque di prevenzione; va segnalato, in tal senso, che i piani di bacino del Serchio e dell'Arno, elaborati dalle specifiche autorità nominate dal ministero competente, e necessari per prevenire e limitare la possibilità

di esondazione, non hanno finora trovato le risorse e l'impegno necessario per essere attuati;
il susseguirsi di avversità meteorologiche straordinarie hanno messo in serie difficoltà anche tutto il comparto agricolo e forestale, nelle produzioni all'aperto, nelle serre e nelle strutture e infrastrutture di servizio all'impresa;
tali avversità, per la concentrazione temporale e per la loro intensità assolutamente inusuali, hanno creato in alcune province della Toscana uno stato di calamità e di gravità che si ripercuoterà, secondo alcune prime stime, nel corso di tutta l'annata agraria 2010;
per quanto riguarda la stima dei danni si parla preventivamente di oltre 500 milioni di euro per i danni riportati, per il ripristino e per la messa in sicurezza del territorio interessato;
nel corso dell'informativa urgente del Governo sugli eccezionali eventi meteorologici che hanno colpito le regioni Emilia-Romagna, Liguria e Toscana, il sottosegretario Bertolaso, con riferimento ai danni occorsi agli imprenditori che hanno visto le proprie apparecchiature e attrezzature distrutte dalla rotta del Serchio, ha dichiarato: «...intendo destinare immediatamente una percentuale importante di questa somma di 20 milioni di euro a tutto questo comparto economico, consegnando di fatto ad ognuno un anticipo abbastanza considerevole di soldi che consenta loro di pagare i fornitori e di ripartire immediatamente con le proprie attività, nelle more della definitiva quantificazione dei danni e, quindi, poi degli ulteriori stanziamenti che saranno necessari»;
in realtà, si segnalano ben altre situazioni particolarmente critiche nelle province di Pisa (dove sono state coinvolte oltre 100 aziende agricole e 20.000 ettari attualmente in condizioni di non operatività) e Lucca (dove, da una prima e parziale ricognizione, sono stati accertati danni per oltre 90 aziende agricole;
purtroppo, tali danni aggravano ulteriormente la crisi dell'intero sistema agricolo territoriale della Toscana, già duramente colpito dalla crisi economica internazionale;
la regione Toscana si è già adoperata, in tempi brevi, stanziando consistenti finanziamenti a sostegno delle zone maggiormente colpite, avanzando nello stesso tempo al Governo la richiesta di riconoscimento di calamità naturale, prontamente accolta il 13 gennaio 2010 -:
come il Governo intenda garantire in tempi certi, a seguito del riconoscimento dello stato di calamità naturale, le risorse adeguate, a fronte della stima di 500 milioni di danni e della effettiva erogazione di soli 20 milioni sopra citata, per il ripristino delle aree coltivabili e a sostegno del settore agricolo nelle province toscane colpite;
quali urgenti iniziative si intendano adottare per contrastare il dissesto idrogeologico nei territori colpiti dalle alluvioni e dalle esondazioni a partire dal corretto e urgente finanziamento straordinario dei piani di bacino dei fiumi Serchio e Arno che prevedano, tra l'altro, la procedura di gestione delle dighe, il monitoraggio costante dei livelli di acqua, il potenziamento di infrastrutture e di arginature al fine di prevenire o contenere con efficacia le conseguenze delle alluvioni.
(4-05909)

TESTO AGGIORNATO AL 24 FEBBRAIO 2010

...

AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazioni a risposta in Commissione:

VANNUCCI, FAVIA, CICCANTI, GIOVANELLI, AGOSTINI e CAVALLARO. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
in data 15 ottobre 2009, la Soc. Edison Spa ha depositato l'istanza di VIA - valutazione di impatto ambientale, presso il Ministero dell'ambiente e della

tutela del territorio e del mare, per la realizzazione di una centrale termoelettrica ciclo combinato da 870 megawatt elettrici nel territorio del comune di Corinaldo (Ancona);
in data 16 ottobre 2009, è stato dato avviso di avvio del procedimento mediante pubblicazione sul quotidiano «Il Resto del Carlino»;
presso il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare - direzione generale per la salvaguardia ambientale - divisione III e divisione IV, sono in corso i procedimenti rispettivamente di VIA e AIA;
in data 15 gennaio 2010, si sarebbe tenuta presso il Ministero dello sviluppo economico - Dipartimento per l'Energia Direzione Generale per l'energia nucleare, le energie rinnovabili e l'efficienza energetica - divisione II - Produzione Elettrica, la prima riunione della Conferenza dei Servizi;
dai documenti risultano:
1) emissioni in atmosfera - dichiarate nello studio di impatto ambientate dal proponente - per 5.110.400 metri cubi per ora contenenti:
a) Monossido di Azoto NOx 24,2 chilogrammi per ora (196 t/anno);
b) Monossido di Carbonio CO 144,6 chilogrammi per ora (1.179 t/anno);
c) Biossido di Carbonio CO2 313.556 chilogrammi per ora (2.555.924 t/anno);
2) elevato impatto acustico dell'impianto, quale si evince dell'apposita relazione previsionale;
3) ingente consumo annuo idrico per circa 79.200 metri cubi;
4) elevata dispersione in atmosfera di energia termica, pari a 811 megawatt termici.

Il territorio interessato risulta avere le seguenti caratteristiche:
1) valore paesaggistico dell'area interessata dall'intervento. Il progetto si inserisce in un contesto caratterizzato dalla presenza di «paesaggi agrari di interesse storico-ambientale», «nuclei e centri storici», «aree di rilevante valore paesaggistico-ambientale» e «punti e percorsi panoramici» individuati dal PPAR. Relativamente a tali aspetti si segnala che la Centrale ricade interamente in un'area «di alta percettività visiva» «V» ed in prossimità dell'area C «a qualità diffusa» No. 41 Mondavio segnalate dal PPAR. La centrale in progetto ricade all'interno della fascia di tutela fluviale di 150 per lato (Articolo 142 decreto legislativo n. 42 del 2004, ex legge n. 431 del 1985) del Fiume Cesano ed è situata a breve distanza Est dalla «Villa di San Lorenzetto» (articolo 136 decreto legislativo n. 42/04, ex legge n. 1497/39) ubicata nel Comune di Corinaldo;
2) a breve distanza Ovest è collocato il sito «Archeologico dell'Antica città di Suasa» ubicata nel comune di Castelleone di Suasa, nemmeno presa in considerazione dal progetto;
3) il PEAR delle Marche non prevede la realizzazione di centrali turbogas di grossa taglia quali quella prospettata. Pertanto l'approvazione del progetto costituisce variante al PEAR delle Marche e deve essere sottoposta a VAS - valutazione ambientale strategica ai sensi della parte seconda - Titolo II del decreto legislativo n. 152 del 2006, e della DGR Marche nr. 1400 del 20 ottobre 2008;
4) l'applicazione della VAS, peraltro, deve avvenire in conformità al dettato europeo ed essere consequenziale, provvedendo in primis alla quantificazione delle risorse disponibili, quindi dei fabbisogni, infine alla pianificazione delle soluzioni a eventuale copertura dei fabbisogni con l'indicazione dei siti idonei a determinare minore impatto ambientale l'impianto proposto dalla soc. Edison Spa a Corinaldo appare sproporzionato rispetto alle

esigenze dell'intera regione Marche in quanto prevede l'installazione di 870 megawatt elettrici a fronte del deficit di 455 megawatt elettrici e tanto senza tener conto dell'attuale contingenza relativa al calo dei consumi energetici;
il progetto è gravemente carente laddove considera «trascurabili» le PST - polveri totali sospese emesse. Per un impianto da 870 megawatt elettrici, si stimano emissioni di polveri dell'ordine delle centinaia di tonnellate/anno (50-60 per cento degli NOx prodotti). Le polveri emesse sono del tipo PM10, PM2,5 e PM0,1 («grossolane», «fini» e «ultrafini», di diametro rispettivamente inferiore a 10, 2,5 e 0,1 millesimi di millimetro);
stando a dati raccolti e analizzati dai ricercatori del CNR, «la gran parte (>95 per cento) del particolato primario prodotto dalla combustione del gas naturale in turbina rientra nella categoria PM2,5». La maggior parte del particolato è secondario e si forma in atmosfera e la porzione più rilevante di questo particolato è del tipo PM2,5 (quindi non rilevabile al camino);
le emissioni atmosferiche della centrale, contemplate e/o taciute dal S.I.A., determineranno un peggioramento della qualità della vita dei residenti e, in particolare, rappresenteranno un grave pregiudizio per la salute dei cittadini;
l'ingente emissione termica determinerà una grave alterazione del microclima locale;
le emissioni acustiche dell'impianto investiranno numerosi ricettori sensibili (abitazioni);
la compromissione paesaggistica è insita nelle dimensioni dell'impianto, per superficie di estensione e altezza dei corpi di fabbrica (12-20-28-34 metri, camini 50 metri);
a seguito del peggioramento delle condizioni ambientali, paesaggistiche della vivibilità e della fruibilità del territorio, la realizzazione della prospettata centrale termoelettrica determinerà una grave svalutazione del patrimonio immobiliare e delle attività insediate, in particolare del turismo rurale sviluppatosi con importanti investimenti pubblici;
la realizzazione della centrale contribuirà in maniera ingente all'aumento dei gas clima-alteranti (cosiddetti gas serra) e comporterà un enorme spreco di potenziale energetico a causa delle dispersioni di energia termica in atmosfera;
è attivo un Comitato, operativo in 35 comuni delle province di Pesaro e Urbino e Ancona, che sta svolgendo capillare attività di informazione della cittadinanza sul progetto, sulle fasi del procedimento amministrativo e sulle posizioni e atti adottati o no dalle varie amministrazioni; ha avviato una petizione popolare contro la realizzazione della centrale in oggetto attualmente sottoscritta da oltre 8.000 cittadini; ha provveduto a predisporre ed inviare al ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare le osservazioni al progetto;
gli enti locali del territorio e precisamente i comuni di Corinaldo, Castelleone di Suasa, Barbara, Arcevia, Ripe, Castelcolonna, Monterado, Senigallia, Ostra, Ostra Vetere, Montecarotto, Morro d'Alba, Serra dei Conti, Belvedere Ostrense, Mondavio, Monte Porzio, Orciano di Pesaro, S. Giorgio di Pesaro, Piagge, Fano, Monte Maggiore al Metauro, Mondolfo, S. Costanzo, Barchi, Fratte Rosa, S. Lorenzo in Campo, Pergola, Isola del Piano, S. Ippolito, Fossombrone, Cartoceto, Saltara, Serrungarina, Frontone, Serra S. Abbondio, e le province di Pesaro e Urbino e Ancona, per le suddette ragioni, hanno già deliberato la propria ferma opposizione alla realizzazione della centrale termoelettrica a ciclo combinato da 870 megawatt elettrici proposta da Edison S.p.a in area ZIPA di Corinaldo (Ancona) -:
quale sia lo stato di avanzamento della pratica richiamata;
se i ministri interrogati intendono intervenire per sospendere immediatamente

l'iter del procedimento considerati i pareri contrari espressi dalla regione Marche, dalle province interessate dai comuni del territorio per poter così approfondire la problematica e nel caso che i rilievi esposti in premessa siano confermati non autorizzare la realizzazione proposta.
(5-02403)

BOCCI e CORSINI. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
a Perugia, la sede Unesco che ospita il segretariato del programma di valutazione mondiale dell'acqua è a rischio di trasferimento in altri Paesi per via della mancata ratifica da parte del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare del protocollo di intesa tra Governo, Unesco e regione Umbria;
non essendo ancora stata emanata la legge che stabilisce un fondo fisso (2 milioni 500 mila euro) per le attività della più grande agenzia sull'acqua globale, l'Unesco sta pensando di trasferire fuori dal nostro Paese il segretariato. Al momento ha concesso una proroga di alcuni mesi;
il professor Lucio Ubertini, rappresentante Ihp (International Hydrological Programme) Unesco a Parigi, ha ricordato come faticosamente nel 2007 l'Italia, dopo diversi anni e molte riunioni, abbia strappato questo prestigioso riconoscimento sulle acque globali, battendo la concorrenza di Giappone, Svezia e Germania, che già da tempo finanziavano con molti milioni di euro l'attività sul fabbisogno mondiale dell'acqua;
il segretariato dell'Unesco coordina 26 agenzie delle Nazioni Unite e altre di natura regionale o affiliate per un totale 46 agenzie che si occupano di acqua: è l'agenzia dell'«acqua del mondo» -:
quali siano gli eventuali ostacoli che impediscono di procedere alla ratifica del protocollo d'intesa e quali siano i tempi previsti per tale adempimento.
(5-02407)

Interrogazione a risposta scritta:

ZAMPARUTTI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
le piante nelle nostre città rischiano di essere sempre più rare, con pesanti conseguenze sia per il mantenimento della biodiversità sia per la tutela dell'ambiente;
le nostre metropoli sono infatti sempre più assediate e consumate dall'avanzata del cemento, per la costruzione di nuove infrastrutture, parcheggi e centri commerciali;
gli alberi rivestono un ruolo fondamentale nel nostro ecosistema: producono ossigeno, filtrano l'inquinamento, ci proteggono dal rumore, rinfrescano il clima;
secondo i dati forniti dal rapporto Lipu, Lega italiana protezione uccelli, una pianta con un diametro di 25-30 centimetri assorbe ogni anno circa 30 chilogrammi di anidride carbonica (Co2), rilasciando una quantità di ossigeno equivalente a quella necessaria per la vita di dieci persone. Inoltre, la presenza di venti alberi è in grado di annullare e emissioni annue di Co2 di un'automobile, mentre le fasce di vegetazione possono ridurre i rumori del 70-80 per cento, ed anche azzerare i fenomeni franosi;
spesso, tuttavia, gli alberi sono considerati solo un ingombro inutile, di conseguenza potati in modo maldestro o eliminati selvaggiamente;
non è solo in corso un disboscamento selvaggio, ma anche una mala gestione del patrimonio arboreo esistente, con danni irreparabili non solo alla vita delle piante, ma anche alla vita delle 190 specie di uccelli, di cui 83 di grande interesse conservazionistico;
come spiega Marco Dinetti, autore del dossier o responsabile ecologia urbana della Lipu, «le aree verdi e la vegetazione

immettono ossigeno, rimuovono le sostanze inquinanti, comprese le pericolose polveri sottili Pm10, schermano il rumore, migliorano il microclima oltre che aumentare il valore delle aree urbane e favorire il contatto tra le persone e la natura. Purtroppo queste funzioni non sono conosciute, valorizzate e potenziate, spesso per ragioni legate a una incultura sbagliata, che non considera il valore, anche economico, della natura e degli alberi»;
la situazione in Europa è diversa: pensiamo a Berlino, capitale in cui gli alberi sono protetti e non possono essere abbattuti o potati, salvo casi eccezionali; in Svizzera, inoltre, la potatura sistematica è considerata «una cattiva tradizione dei paesi latini» e «non esistono motivi economici ed ecologici che possano giustificarla»;
la Convenzione europea del paesaggio - adottata dal Comitato dei ministri della coltura e dell'ambiente del Consiglio d'Europa il 19 luglio 2000, ufficialmente sottoscritta a Firenze il 20 ottobre 2000, da ventisette Stati della Comunità europea, ratificata da dieci, tra cui l'Italia nel 2006 prevede all'articolo 2 che la presente Convenzione «si applica all'intero territorio delle Parti e interessa le aree naturali, rurali, urbane e periurbane. Include le zone terrestri, i corpi d'acqua e il mare. Riguarda i paesaggi che possono essere considerati importanti così come quelli comuni e degradati». All'articolo 3: «gli scopi di questa Convenzione sono la promozione della protezione del paesaggio, la gestione e la pianificazione, insieme all'organizzazione di una cooperazione sul tema del paesaggio a livello europeo. Il paesaggio è definito come "una determinata parte di territorio il cui carattere deriva dall'azione di fattori naturali e/o umani e dalle loro interrelazioni"» -:
se i ministri interrogati non ritengano opportuno, ove ne sussistano i presupposti, verificare lo stato delle cose sulla base di quanto esposto;
se non ritengano opportuno invertire la direzione di marcia del nostro Paese, dedicando particolare attenzione al tema dell'ecologia urbana e adeguando i parametri dello stesso agli atti giuridicamente vincolanti conseguiti sul piano internazionale (Convenzione europea del paesaggio).
(4-05897)

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BENI E ATTIVITÀ CULTURALI

Interrogazione a risposta in Commissione:

MELANDRI. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
il 30 dicembre 2009, il Ministro per i beni e le attività culturali ha firmato il decreto ministeriale di cui all'articolo 71-septies della legge 22 aprile 1941, n. 633, recante «determinazione della misura del compenso per copia privata»;
sul sito del Ministero per i beni e le attività culturali viene divulgata la notizia dell'imminente pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale del sopracitato decreto ministeriale;
ai sensi dell'articolo 71-septies della legge 22 aprile 1941, n. 633 è consentita la riproduzione privata di fonogrammi e videogrammi su qualsiasi supporto, effettuata da una persona fisica per uso esclusivamente personale;
per attività di cosiddetta «copia privata» l'articolo 71-septies della legge 22 aprile 1941, n. 633, prevede che agli autori e ai produttori di fonogrammi, nonché ai produttori originari di opere audiovisive, agli artisti indipendenti e ai produttori di videogrammi, e ai loro aventi causa, sia attribuito un compenso per a riproduzione privata di fonogrammi e videogrammi recanti opere tutelate dal diritto d'autore;
il decreto ministeriale, da una parte, interviene alla rideterminazione delle tariffe del compenso per la copia privata,

dall'altra opera estendendo ad libitum gli apparecchi soggetti al pagamento dell'equo compenso;
con le nuove norme, dunque, strumenti tecnologici dotati di «memoria», come i telefoni cellulari o le chiavette USB, pur non avendo come finalità la riproduzione di fonogrammi o videogrammi, rientrano nel meccanismo dell'equo compenso;
la rideterminazione della misura del compenso per copia privata produrrà inevitabilmente l'aumento del costo dei prodotti tecnologici inseriti nell'allegato tecnico del decreto -:
quali misure il Ministro intenda concretamente adottare per evitare che gli inevitabili rincari ricadano sui consumatori finali, disincentivando, di conseguenza l'acquisto di prodotti ad alto contento tecnologico.
(5-02408)

Interrogazioni a risposta scritta:

ZAMPARUTTI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
il comune di Salerno ha previsto la realizzazione sull'area di Santa Teresa, fino a pochi mesi fa di natura demaniale, di un enorme edificio, denominato Crescent, ad uso privato per residenze di lusso;
l'edificio è stato progettato dall'architetto catalano Ricardo Bofill in forma semicircolare di diametro interno di 215 metri ed altezza di metri 33 circa, tale da occludere, come era per l'edificio di Punta Perotti a Bari, la storica relazione e la visuale tra città antica e mare, danneggiando in maniera irreparabile l'iconografia della città storica;
l'autorizzazione paesaggistica, rilasciata dal comune per il PUA (Piano urbanistico attuativo) comprendente detto progetto e inoltrata alla Soprintendenza per il controllo previsto dall'articolo 159 del decreto legislativo n. 42 del 2004, si è consolidata per effetto della decorrenza del termine di 60 giorni in cui la Soprintendenza stessa avrebbe disporne l'annullamento;
la decorrenza del termine è stata determinata da una serie di «errori» ed omissioni, tali da destare non poche perplessità:
con nota prot. 11599 del 15 aprile 2008, il responsabile del procedimento riscontrava, nella documentazione inviata, la mancanza del «rendering fotografico che metta in evidenza il rapporto della nuova progettazione con l'ambiente urbano (fotoinserimento)»;
a tale richiesta di documenti il comune rimaneva inerte;
la soprintendenza, nonostante tale omissione rappresentasse una palese violazione di quanto disposto dal decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 12 dicembre 2005, non annullava l'autorizzazione comunale, ma sospendeva il provvedimento e, del tutto irritualmente, trasmetteva il progetto al Comitato tecnico scientifico per i beni architettonici e paesaggistici il quale, ricevuto il progetto in data 14 luglio 2008, non renderà mai il parere richiesto;
la successiva autorizzazione paesaggistica, relativa al progetto definitivo del Crescent, veniva confermata - questa volta con provvedimento espresso - ma sempre a seguito di comportamenti contraddittori:
in data 3 febbraio 2009, con nota prot. 3074, la soprintendenza - ricevuta la nuova autorizzazione - chiedeva al comune di integrare la pratica trasmessa con «simulazioni fotografiche, o fotoinserimenti», che fornissero una veduta complessiva del progetto rispetto all'ambito cittadino, in ossequio alle disposizioni del citato decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 12 dicembre 2005;
il comune non trasmetteva quanto richiesto ma soltanto alcune fotografie di un plastico;

ciò nonostante, il Soprintendente, con nota n. 5805 del 2 marzo 2009, sottoscritta insieme al funzionario responsabile del procedimento comunicava di ritenere che non sussistessero gli estremi per predisporre l'annullamento dell'autorizzazione paesaggistica;
sorprendente appare poi l'affermazione del 2 marzo 2009, in base alla quale «le integrazioni richieste da questa Soprintendenza, con nota n. 3074 del 10 dicembre 2008, pervenute in data 17 febbraio 2009 con prot. 4464, hanno confermato la rispondenza tra il P.U.A. e il progetto definitivo». Affermazioni, queste, contraddittorie rispetto al fatto che la Soprintendenza aveva chiesto dei documenti specifici, quali i rendering, mai, di fatto, inviati;
eloquente è la nota prot. 11599 del 15 aprile 2008 a firma dell'architetto coordinatore, con la quale si precisa al comune di Salerno «non risulta alcun rendering fotografico che metta in evidenza il rapporto della nuova progettazione con l'ambiente urbano» e continua affermando «pertanto si invita la S.V. a provvedere nel più breve tempo ad integrare la documentazione richiesta»;
malgrado la perentoria richiesta detta documentazione a quel che consta agli interroganti non è stata mai depositata, tanto che, in data 3 febbraio 2008, con nota prot. 3074, la Soprintendenza ritornava a chiedere integrazioni documentali al comune, in particolare le «simulazioni fotografiche»;
il comune si limitava a inviare alla soprintendenza sette fotografie del plastico, in campo azzurro, assolutamente non idonee allo scopo di avere una veduta complessiva del progetto rispetto all'ambito cittadino, come invece la legge vorrebbe prescrivendo la redazione dei rendering;
dubbi sollevavano pure i rapporti istituzionali instaurati tra l'amministrazione comunale di Salerno e la dirigenza della soprintendenza per i beni architettonici e paesaggistici di Salerno e Avellino parallelamente allo svolgersi della vicenda amministrativa che ha portato all'approvazione del progetto in argomento;
il Soprintendente Giuseppe Zampino ha chiesto e ottenuto, dal comune di Salerno, il finanziamento per l'organizzazione di alcune mostre-convegno e l'organizzazione dell'archivio comunale dell'architettura contemporanea, per l'importo di euro 504.000, nonché la nomina a «responsabile dell'Urban Center»; tali rapporti avrebbero potuto, ad avviso dell'interrogante, ledere la necessaria autonomia propria degli enti di controllo e tutela;
la direzione regionale per i beni culturali e paesaggistici della Campania, con sede in Napoli, pure esprimeva dubbi circa il progetto. Con nota del 21 settembre 2009 (Prot. n. 14476), a firma del direttore regionale dottor Angelini, l'ente è intervenuto nella vicenda sottolineando che il progetto era stato trasmesso al comitato tecnico scientifico per acquisirne parere nel merito, e che solo il decorrere dei tempi procedurali a causa della pausa nel mese di agosto ha di fatto impedito l'annullamento della autorizzazione paesaggistica comunale da parte della competente Soprintendenza territoriale, che pure nutriva forti perplessità in merito alla soluzione progettuale;
tale Nota conclude affermando la necessità di rivisitazione del progetto da parte del comune;
il progetto di costruzione del mastodontico edificio ha scatenato un notevole dissenso civico al punto che numerosissimi cittadini di Salerno si sono riuniti in associazione, costituendo il comitato «No Crescent»;
il 19 gennaio 2010 il Ministro interrogato in relazione al comportamento tenuto dalla soprintendenza di Salerno sull'intervento urbanistico in argomento, ha predisposto un'ispezione ministeriale presso la locale soprintendenza -:
quali siano le risultanze di detta ispezione;

se risulti che il controllo ex articolo 159 del decreto legislativo n. 42 del 2004 delle autorizzazioni paesaggistiche citate, cui potranno ascriversi irreversibili danni paesistici, sia avvenuto in base alle procedure previste e conformemente alle vigente disposizioni di legge;
se costituisca prassi comune per le soprintendenze inoltrare le autorizzazioni paesaggistiche al Comitato tecnico scientifico per i beni architettonici e paesaggistici onde acquisirne il parere nella procedura di controllo ex articolo 159, decreto legislativo n. 42 del 2004 e in quanto e quali casi ciò sia avvenuto;
se la nota del 21 settembre 2009 (Prot. n. 14476) della direzione regionale per i beni culturali e paesaggistici della Campania, a firma del direttore regionale dottor Angelini, rappresenti la posizione ufficiale del Ministero per i beni e le attività culturali e se la stessa costituisca, quindi, esplicita sconfessione dell'operato della soprintendenza per i beni architettonici e paesaggistici di Salerno;
quali azioni intenda porre in essere per scongiurare l'ormai manifesto ed imminente danno paesaggistico, e per accertare le eventuali responsabilità amministrative disciplinari dei funzionari e dirigenti della locale soprintendenza.
(4-05898)

BELLANOVA. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
in data 31 luglio 2008 il Ministro per i beni e le attività culturali Sandro Bondi, ha sciolto il consiglio di amministrazione della fondazione Teatro Carlo Felice di Genova attraverso un decreto ministeriale;
nel medesimo decreto veniva nominato commissario straordinario per il tempo strettamente necessario alla ricostruzione del consiglio di amministrazione della fondazione e comunque per un periodo non superiore a sei mesi il signor Giuseppe Ferrazza;
nonostante i problemi finanziari che avevano portato al commissariamento siano risolti Giuseppe Ferrazza è stato ad avviso dell'interrogante inspiegabilmente, confermato commissario straordinario della fondazione Teatro Carlo Felice di Genova sino al 31 maggio 2010;
il signor Giuseppe Ferrazza non soltanto ricopre l'incarico di commissario straordinario della fondazione Teatro Carlo Felice di Genova, ma attualmente contemporaneamente sta svolgendo il suo secondo mandato come presidente dell'ente teatrale italiano, ETI, incarico estremamente gravoso ed impegnativo;
dal giugno 2004 il signor Giuseppe Ferrazza, il quale attualmente ricopre anche la carica di presidente del collegio sindacale dell'IMAIE, di cui sono note le oscure vicende economiche, è stato nominato dal Ministero per i beni e le attività culturali membro del Comitato paritetico Stato-Regioni, per l'elaborazione di una proposta di riforma del Fondo unico per lo spettacolo a seguito dell'entrata in vigore del nuovo titolo V della Costituzione;
in qualità di presidente dei revisori dei conti e revisore dei conti effettivo o supplente il signor Giuseppe Ferrazza lavora con le seguenti società: fondazione Toscana Spettacolo, associazione Teatro di Roma, fondazione Teatro Regio di Parma, fondazione La scuola di Roma per le arti sceniche dell'università di Roma Tor Vergata, Cinecittà Holding S.p.A., Istituto nazionale del dramma antico, Società musica per Roma, Teatro pubblico - Emilia Romagna teatro;
ha lavorato come revisore dei conti dell'Istituto del dramma italiano chiuso per difficoltà economiche -:
quali siano le ragioni della concentrazione di incarichi pubblici, prestigiosi e straordinariamente impegnativi, in capo ad un unico soggetto;
se non sia opportuno provvedere alla redistribuzione di parte degli incarichi ricoperti dal signor Giuseppe Ferrazza anche ad altri soggetti con percorsi professionali

altrettanto meritevoli e certamente meno gravati da impegni istituzionali e personali rispetto all'attuale presidente dell'ente teatrale italiano.
(4-05913)

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ECONOMIA E FINANZE

Interrogazioni a risposta scritta:

D'INCECCO, BOCCUZZI, BINETTI, CASTAGNETTI, LARATTA, GRASSI, AGOSTINI, PORTAS, LA FORGIA e MISIANI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
il Corpo della guardia di finanza annovera tra i suoi piloti militari sette appartenenti alla categoria sottufficiali (ruolo ispettori); la restante parte, quantificabile in circa quaranta unità, è inquadrata nella categoria ufficiali;
tutte le forze armate e le forze di polizia ad ordinamento militare in Europa inquadrano la figura professionale del pilota militare (da non confondere con i militari in possesso del brevetto militare di pilota d'elicottero) nel ruolo ufficiali;
l'Aeronautica militare italiana, arma deputata per eccellenza all'effettuazione dell'attività di volo, ha, negli anni '80, avviato ed incentivato il passaggio alla categoria ufficiali di tutto il personale appartenente alla categoria sottufficiali in possesso del brevetto di pilota militare;
tutto ciò, è avvenuto in ragione della particolare attività del pilota militare, responsabile del mezzo aereo con cui opera e dell'incolumità dell'equipaggio, e per dare il giusto riconoscimento alle singole capacità professionali ed una più adeguata remunerazione economica;
la guardia di finanza, a giudizio dell'interrogante, con l'indizione di corsi di pilota militare aperti al ruolo di ispettore, sembra aver fatto un passo indietro, senza tener conto del fatto che altre forze armate hanno inteso limitare ai soli ufficiali tale profilo;
la normativa che disciplina i ruoli del Corpo della guardia di finanza, il decreto legislativo 19 marzo 2001, n. 69, penalizza la progressione di carriera di chi, appartenente al ruolo degli ispettori, è in possesso di specializzazione del comparto aeronavale, prevedendo, nei pochi concorsi banditi, a differenza del ruolo speciale, il requisito della laurea specialistica -:
se non si intenda intervenire al fine di eliminare tale disparità di trattamento che danneggia i marescialli piloti militari del Corpo della guardia di finanza e quali siano le modalità con cui si intendono superare tali disuguaglianze.
(4-05903)

PALAGIANO. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
in data 13 novembre 2008 è stato accolto dal Governo un ordine del giorno al disegno di legge di bilancio inerente a possibili detrazioni fiscali da applicare ai prodotti per l'infanzia;
nell'atto suddetto, presentato all'interrogante e cofirmato dall'onorevole Antonio Borghesi, si chiedeva al Governo italiano, in linea con quanto previsto da molti Paesi europei, di adottare le opportune iniziative normative a favore delle famiglie, concentrandosi in particolare sugli sgravi fiscali sui servizi per l'infanzia;
l'Italia è tra gli ultimi Paesi europei in termini di prestazioni sociali a favore della famiglia e dei bambini: infatti solo il 4,5 per cento delle prestazioni sociali totali è destinato a questo settore, contro una media europea dell'8 per cento;
altri Paesi superano abbondantemente questa percentuale: l'Irlanda (14,7 per cento), la Danimarca (13,1 per cento), la Germania (11,1 per cento) o la Francia (8,6 per cento);
il Parlamento europeo si è più volte espresso favorevolmente in materia di sgravi fiscali sui servizi per l'infanzia, che

possono avere un'incidenza positiva su problemi che destano allarme: la crisi di natalità e la nuova povertà;
in Europa il 17 per cento delle famiglie è a rischio povertà. Tale percentuale sale in Italia che, con il 23 per cento dei nuclei familiari con figli a carico a rischio, si pone al primo posto, insieme a Grecia e Polonia;
il tasso di rischio povertà per i minori in Italia è inoltre pari al 24 per cento, rispetto ad una media europea del 19 per cento. E le aspettative per il futuro non inducono all'ottimismo: il 58 per cento degli italiani ritiene che la propria situazione socio-economica peggiorerà nei prossimi 20 anni;
Regno Unito ed Irlanda applicano aliquota zero su vestiario e calzature per bambini;
il Lussemburgo, si limita ad applicare l'Iva del 3 per cento; mentre Portogallo, Polonia e Repubblica Ceca praticano l'aliquota ridotta sui pannolini per bambini;
ormai più di un anno fa il Ministro per le politiche europee, Andrea Ronchi, annunciava che entro dicembre 2009 il Governo avrebbe dato vita ad un provvedimento ad hoc «che consenta agevolazioni fiscali per le famiglie per l'acquisto dei pannolini per bambini» -:
per quali motivi il Governo non abbia provveduto a dare seguito all'impegno preso attraverso l'accoglimento dell'ordine del giorno di cui in premessa;
a che punto siano le iniziative che il Governo intende porre in essere per agevolare le famiglie italiane, specie per quel che riguarda il settore infanzia, in un momento di difficile situazione economica come quello che stiamo attraversando.
(4-05911)

TESTO AGGIORNATO AL 16 FEBBRAIO 2011

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GIUSTIZIA

Interrogazioni a risposta scritta:

TOCCAFONDI e CARLUCCI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
nel territorio di Montelupo Fiorentino vi è una struttura dedicata a ospedale psichiatrico giudiziario ubicata presso una Villa Medicea parzialmente utilizzata come presidio ospedaliero e interamente sotto la giurisdizione del Ministero della giustizia;
alla luce di un decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 1o aprile 2008, per le strutture come l'ospedale psichiatrico giudiziario sopra richiamato, è stato disposto il riconoscimento di struttura carceraria amministrativamente gestita dal Ministero della giustizia, ma il personale sanitario è transitato negli organici della ASL e, la messa a regime dei contenuti del decreto avrebbe previsto una progressiva sanitarizzazione su base regionale, destinando a Montelupo solo i degenti toscani o di regioni limitrofe non dotate di strutture similari con ciò forse contribuendo anche a risolvere, almeno parzialmente, il problema del sovraffollamento;
il giorno 27 gennaio 2010 è stata firmata una convenzione tra Ministero e regione Toscana che, ipotizzerebbe, almeno a quanto si apprende da organi di stampa, come futura destinazione per l'attuale ospedale psichiatrico giudiziario di Montelupo un utilizzo come carcere ordinario, trasferendo i degenti toscani affetti da patologie psichiatriche presso la struttura carceraria di «Solliccianino» a Firenze -:
se l'ospedale psichiatrico giudiziario di Montelupo Fiorentino sia realmente destinato ad essere riconvertito in carcere ordinario e in tal caso quali sarebbero i tempi previsti dal processo di riconversione;

quale si ritenga essere la capienza di internati prevista, e conseguentemente la dotazione di personale amministrativo, di polizia penitenziaria e di personale medico e paramedico;
se la destinazione d'uso ipotizzata presupponga l'utilizzo dell'intera struttura carceraria di Montelupo o, se, come attualmente si sta verificando, ci sia una parte (quella di interesse storico-artistico) che non si intende utilizzare;
se ed eventualmente in che termini vi sia la disponibilità a condividere anche con il Ministero per i beni e le attività culturali una prospettiva di restituzione alla fruibilità pubblica della parte non utilizzata.
(4-05891)

CASSINELLI e CARLUCCI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
nel 2003 il Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, facente capo a codesto Ministero, bandiva un concorso pubblico per 298 posti di vicecommissario della polizia penitenziaria;
risultavano vincitori di tale concorso solamente circa 140 candidati, non potendosi così coprire per intero i posti disponibili, lasciando in tal modo incompleta la pianta organica necessaria;
nel 2006 il Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria bandiva un nuovo concorso pubblico per 133 posti di vicecommissario della polizia penitenziaria;
la procedura di selezione concorsuale ha avuto inizio nel giugno 2007 e si è conclusa nell'aprile 2009, avendo raggiunto l'idoneità circa 300 candidati;
non risulta che sia ancora stata pubblicata la graduatoria definitiva del concorso;
con il recente «piano carceri» si prevede l'assunzione di 2.000 agenti di Polizia penitenziaria;
non essendo ancora stati assunti in ruolo i vincitori di concorsi passati, ed essendo già ora molti i posti scoperti, il bando di un nuovo concorso pubblico apparirebbe come un inutile dispendio di risorse economiche, potendosi attingere dalle graduatorie relative ai concorsi precedenti -:
quali, iniziative il Governo intenda assumere affinché siano coperti tutti i posti di agente di polizia penitenziaria e siano assunti i vincitori dei concorsi degli anni scorsi.
(4-05892)

CASSINELLI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
il 19 dicembre 2002 l'Amministrazione degli archivi notarili presso il Ministero della giustizia bandiva un concorso pubblico per la copertura di 35 posti da conservatore degli archivi notarili;
la graduatoria finale di tale concorso è stata pubblicata su bollettino ufficiale del Ministero della giustizia n. 10 del 31 maggio 2007;
con il decreto del Presidente della Repubblica del 29 novembre 2007 l'amministrazione degli archivi notarili è stata autorizzata ad assumere 5 unità nel ruolo di conservatore degli archivi notarili, alla cui assunzione si è proceduto nel maggio del 2008;
con il decreto del Presidente della Repubblica del 28 agosto 2009 l'Amministrazione degli archivi notarili è stata autorizzata ad assumere ulteriori 25 unità nel medesimo ruolo di conservatore degli archivi notarili;
con il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 17 novembre 2009 l'amministrazione degli archivi notarili è stata ancora una volta autorizzata ad assumere 4 unità nel ruolo di conservatore degli archivi notarili;
ad oggi, non si è ancora dato corso alle assunzioni di cui ai punti precedenti,

ed i vincitori del concorso bandito nel 2002 non sono ancora stati assunti -:
quali iniziative il Governo intenda intraprendere affinché si possa procedere all'assunzione dei vincitori del concorso.
(4-05893)

TOMMASO FOTI e CARLUCCI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
la casa circondariale di Piacenza non rientra tra gli istituti di destinazione di alcuna unità del 159o corso e parrebbe anche dei successivi;
l'istituto in questione, a breve, ospiterà, in ragione dei lavori recentemente ultimati, un reparto d'osservazione psichiatrica, il che rende assolutamente indispensabile un incremento d'organico giacché si dovrà vigilare su un'altra sezione (almeno una unità per turno) per poi effettuare le ritraduzioni dei detenuti osservati negli istituti penitenziari di provenienza, la qual cosa risulta pressoché impossibile con solo 14 unità del nucleo traduzioni piantonamenti;
la casa circondariale di Piacenza ospiterà un padiglione, entro il 2012, di 200 ulteriori detenuti;
appare evidente che la situazione non risulta più ulteriormente sopportabile, atteso che gli effettivi in servizio al 31 dicembre 2009 risultano 157 (di cui 20 in distacco in uscita e 3 in entrata, 5 al Gruppo operativo mobile, 1 in missione ed 1 in PS), a fronte di un organico previsto dal decreto ministeriale del 2001 di 179 unità -:
se si ritenga che la casa circondariale di Piacenza possa essere tenuta in dovuta considerazione in occasione dell'assegnazione del personale del 160o e 161o corso.
(4-05906)

VENTUCCI, LEHNER e CARLUCCI. - Al Ministro della giustizia, al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
nel dicembre 2009 un pubblico ministero milanese avrebbe indirizzato una lettera al Ministro della giustizia americana, Eric Holder;
in siffatta missiva ufficiale il magistrato italiano avrebbe contestato nientemeno che inadeguatezza e disattenzione al Governo degli Stati Uniti d'America per «mancata collaborazione» con l'Italia nella predisposizione di elementi di accusa contro imputati di appropriazione indebita e frode fiscale negli acquisti di diritti televisivi;
il pubblico ministero milanese si sarebbe richiamato, nel testo della medesima lettera, in termini tutt'altro che sfumati, alla ben nota sensibilità dell'opinione pubblica americana in tema di evasione fiscale;
è opinione degli interroganti che in tale contatto sia ravvisabile un'interpretazione dell'indipendenza e dell'autonomia della magistratura difficilmente conciliabile con quella prevista nella Costituzione italiana -:
se i Ministri interrogati abbiano avuto notizia dell'iniziativa presa dal magistrato milanese;
se e come il Ministro della giustizia intenda attivarsi per verificare eventuali presupposti per l'esercizio dell'azione disciplinare;
se e come il Ministro degli affari esteri intenda chiarire sul piano diplomatico, come recentemente accaduto in tema di protezione civile, forma e portata dei rapporti dello Stato italiano con gli USA.
(4-05912)

BERNARDINI, MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, ZAMPARUTTI, FARINA COSCIONI e MECACCI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 72 del decreto-legge n. 112 del 2008, convertito dalla legge n. 133 del 2008 prevede che la domanda di trattenimento in servizio oltre il limite di età,

previsto dall'ordinamento di competenza, va presentata all'amministrazione di appartenenza dai ventiquattro ai dodici mesi precedenti il compimento del limite di età (70 anni). E ciò vale per tutti i funzionari dello Stato;
sulla base di tale norma il CSM ha emanato con delibera del 4 novembre 2008 un documento organico rubricato «Circolare sul trattenimento in servizio dei magistrati oltre il 70o anno d'età» in cui è specificato: a) che il termine indicato nel citato articolo 72 è perentorio; b) che le domande presentate oltre tale termine sono da considerarsi invalide;
in particolare, al punto n. 2.3 la predetta delibera prevede quanto segue: «L'articolo 16, comma 1, decreto legislativo n. 503 del 1993, come modificato dall'articolo 72 della legge n. 133 del 2008, prevede che la domanda di trattenimento va presentata dai 24 ai 12 mesi precedenti il compimento del limite di età previsto per il collocamento a riposo (70 anni o 72 anni, in caso di magistrato che già autorizzato a permanere in servizio per due anni intenda avvalersi in un momento successivo della facoltà prevista dal comma 1-bis dell'articolo 16). Le dichiarazioni relative alla richiesta di trattenimento in servizio - che il magistrato abbia interesse ad esprimere prima del termine di legge - non si considerano pertanto valide ai fini della procedura prevista per l'autorizzazione, che verrà avviata solo in caso di richiesta presentata nei termini sopra indicati e con le modalità previste dalla legge e dalla presente circolare (...)»;
dieci magistrati hanno omesso di presentare la domanda nei termini indicati, ciò nonostante alcuni di essi, pur avendo raggiunto il limite di età senza che nel frattempo sia intervenuta la proroga, continuano a permanere tuttora in servizio;
il 20 gennaio 2010 il CSM ha emanato una nuova circolare con la quale, dopo aver confermato la perentorietà dei termini, ha sanato le situazioni invalide precedenti invitando con ciò altri venti magistrati che si trovano nelle medesime condizioni dei precedenti dieci a presentare la domanda nonostante il decorso dei termini;
la lista dei magistrati comprende anche nome di estremo rilievo per gli incarichi ricoperti non solo nelle sedi giudiziarie ma anche come segretari di correnti della magistratura della stessa Associazione nazionale magistrati, come il presidente Mario Almerighi o il presidente Vittorio Borraccetti, oltre a vari altri magistrati noti come Vittorio Frascherelli, Francesco P. Amura, Mario Natalino Iapaolo, Franco Morano, Aldo Petrucci, Bartolomeo Quatraro, Claudio Rodà e Salvatore Sinagra;
a giudizio della prima firmataria del presente atto la delibera-sanatoria adottata dal Consiglio superiore della magistratura - nel momento in cui trasforma un termine perentorio in uno ordinatorio contiene una palese violazione di legge -:
di quali elementi disponga il Ministro interrogato e se non intenda promuovere iniziative normative per rendere univoca la disciplina in materia.
(4-05917)

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INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazioni a risposta scritta:

STUCCHI, PIROVANO, CONSIGLIO e VANALLI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
nell'anno 2008, Centostazioni, la società per azioni mista, costituita dal gruppo Ferrovie dello Stato e da Archimede 1, ha presentato un progetto di riqualificazione della stazione ferroviaria di Bergamo, che è stato esaminato con parere favorevole il 15 dicembre 2008 dalla Commissione edilizia del comune di Bergamo;

già nel marzo 2009 la società aveva ricevuto il via libera per l'esecuzione dei lavori e il 29 dicembre 2009 ha fatto richiesta di prorogare di altri sei mesi il termine per l'inizio dei lavori di riqualificazione della stazione ferroviaria di Bergamo;
a quasi un anno di distanza dalla data prevista di inizio dei lavori, migliaia di persone, tra le quali vi sono anche diversamente abili e anziani, nonché pendolari attendono la realizzazione del progetto;
la stazione ferroviaria di Bergamo versa attualmente in uno stato di limitata funzionalità e di scarso decoro, nonché del tutto inadeguata alle esigenze dell'utenza;
sono in programma a Bergamo già a partire dalla primavera 2010 alcune manifestazioni nazionali che porteranno nelle città migliaia di visitatori, provenienti da tutto il territorio, che userebbero la stazione ferroviaria, attualmente del tutto impreparata e inadeguata a tali eventi;
l'attuale amministrazione comunale ha più volte sollecitato la società Centostazioni S.p.A. a dar seguito agli impegni assunti -:
quali iniziative intenda intraprendere al fine di sollecitare la società Centostazioni S.p.A. alla realizzazione in tempi brevi del progetto di riqualificazione della stazione ferroviaria di Bergamo.
(4-05899)

MISIANI e SANGA. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
la società per azioni mista pubblico-privato Centostazioni s.p.a. (costituita dal gruppo Ferrovie dello Stato e dalla cordata privata Archimede 1) ha presentato nel 2008 un progetto di riqualificazione della stazione ferroviaria di Bergamo. Tale progetto è stato approvato nel dicembre dello stesso anno dalla Commissione edilizia del comune di Bergamo. Centostazioni ha ottenuto il permesso per l'inizio dei lavori nel marzo 2009;
a un anno di distanza dall'approvazione del progetto, Centostazioni non solo non ha ancora dato inizio ai lavori, ma il 29 dicembre 2009 ha presentato - così come denunciato dai gruppi consiliari di opposizione in comune di Bergamo - una richiesta di proroga di altri sei mesi dell'avvio del cantiere;
la stazione di Bergamo, uno tra i maggiori scali lombardi per numero di utenti, si trova in cattive condizioni dal punto di vista del decoro e della capacità di rispondere alle esigenze dell'utenza, in particolare per quanto riguarda l'accessibilità per gli anziani e i portatori di disabilità;
una stazione in tali condizioni rappresenta un cattivo «biglietto da visita» per una città a vocazione turistica come Bergamo, che tra pochi mesi ospiterà la prossima adunata nazionale degli Alpini -:
quali iniziative intenda assumere affinché la società Centostazioni faccia fronte agli impegni assunti, avviando in tempi celeri i lavori di riqualificazione della stazione ferroviaria di Bergamo.
(4-05904)

TESTO AGGIORNATO AL 3 GIUGNO 2010

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INTERNO

Interpellanza:

Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro dell'interno, per sapere - premesso che:
il 24 novembre 2009 il sindaco del comune di Licata, il vice presidente del consiglio comunale e l'Assessore comunale ai servizi sociali sono stati tratti in arresto con l'accusa di corruzione aggravata in concorso per atti contrari ai doveri d'ufficio;
in seguito insieme al provvedimento di revoca degli arresti domiciliari al Sindaco,

è stato disposto il divieto assoluto di soggiorno nel territorio comunale per la sussistenza di gravi indizi di colpevolezza;
viste le limitazioni sulle proprie capacità di movimento, che impediscono al Sindaco, di soggiornare nel proprio comune e di recarsi presso il Palazzo di città per l'assolvimento dei doveri d'ufficio, il sindaco anziché rimettere il mandato ha scelto di soggiornare in territorio di un altro comune, e da lì continuare ad esercitare le sue funzioni;
a seguito di questi avvenimenti tutti gli assessori in carica, tranne due, hanno rassegnato le loro dimissioni, uno dei due assessori che sono rimasti in carica è l'assessore ai servizi sociali coinvolto nell'inchiesta e sospeso nelle sue funzioni su provvedimento della magistratura;
il sindaco ha nominato dei nuovi assessori, ma non riesce a nominare la Giunta nella sua completezza poiché - come riportato dagli organi di stampa - tanti cittadini interpellati hanno opposto un rifiuto a far parte dell'esecutivo comunale;
per poter completare la giunta comunale il sindaco ha dovuto far ricorso a cittadini di altri comuni;
stante tale situazione, due terzi dei consiglieri comunali hanno presentato le dimissioni contestuali dal civico consesso provocandone lo scioglimento, a tal fine la regione siciliana ha già, provveduto alla nomina di un commissario regionale che sostituirà il consiglio Comunale nelle sue funzioni;
nei giorni scorsi, considerata la perdurante paralisi amministrativa, si è svolta una manifestazione promossa da una ventina di sigle tra cui partiti, associazioni culturali, organizzazioni sociali e professionali per richiedere le dimissioni del sindaco ed il ritorno alle urne;
sono già in avanzata fase organizzativa ben altre due manifestazioni tra cui lo sciopero generale indetto dalle organizzazioni sindacali maggiormente rappresentative;
essendo il comune di Licata un grosso centro dell'agrigentino dove si svolge una intensa e fiorente vita economica nel settore della pesca, dell'agricoltura e dell'artigianato, della piccola impresa e del turismo, il protrarsi di questa insostenibile situazione si ripercuote con gravissimi danni sulla città e sui cittadini;
fra i cittadini si è diffusa una sensazione di frustrazione e di impotenza per la paradossale situazione che vede il sindaco in «esilio», una giunta comunale estranea ai bisogni comunali, gli impiegati ed i dirigenti comunali costretti a fare la spola tra gli uffici comunali e l'attuale domicilio del sindaco, il consiglio comunale sciolto;
pendono davanti alla Corte dei conti, e presso i competenti uffici della regione siciliana, diversi esposti per violazioni delle norme di contabilità e di spesa, per il mancato rispetto del patto di stabilità avanzate in modo circostanziato dall'ex segretario comunale, in pensione, del comune di Licata -:
se sia a conoscenza della situazione in cui versa il comune di Licata e se non ritenga di acquisire ulteriori elementi tramite gli ordinari canali istituzionali.
(2-00596)«Capodicasa».

Interrogazioni a risposta scritta:

ZAMPARUTTI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
agli interroganti è stato segnalato quanto segue da Oberdan Ciucci e Abdelhafidh Oussaifi, rispettivamente Presidente nazionale e Presidente Frosinone di ANOLF a seguito di una loro visita effettuata il 12 presso il Centro di accoglienza dei richiedenti lo status di rifugiato politico

a Trevi nel Lazio, e più precisamente nella località degli Altipiani di Arcinazzo;
il centro ospitava a quella data 74 cittadini di varie nazionalità (somala, egiziana, eritrea) che versano in condizioni di grave disagio, sia logistico che sanitario, a causa di una promiscuità forzata legata alla presenza contemporanea di uomini, donne e nuclei familiari;
non risultano offerte opportunità di lavoro né di svolgimento di corsi di formazione professionale;
i richiedenti asilo lamentano l'assenza di forme di integrazione in una località che, durante i mesi invernali, è abitata da trecento persone che diventano circa venticinquemila nel periodo estivo con l'enorme afflusso di villeggianti motivo di numerosi episodi d'intolleranza durante l'estate tra commercianti, vacanzieri ed ospiti del centro;
quanto agli aspetti sanitari viene lamentata l'assenza del medico nella struttura nonostante la convenzione stipulata dalla cooperativa «Confraternita», gestore del centro con l'ospedale «San Galligano» di Roma, preveda la presenza di un medico per due volte la settimana. È infatti accaduto un episodio increscioso relativamente ad una bambina, figlia di genitori egiziani-cristiani, ammalatasi gravemente. Dopo le sollecitazione di questi ultimi al responsabile del centro la visita medica è stata ottenuta solo dopo una settimana dalla richiesta;
quanto al vitto, è stata riscontra la distribuzione ad ogni pasto dello stesso formato e condimento di pasta, e comunque tutti i prodotti alimentari risultano di qualità scadente; quanto all'alloggio, durante il corrente periodo invernale i riscaldamenti funzionano un'ora la mattina e un'ora la sera ed inoltre, per lunghi periodi, non è possibile utilizzare l'acqua calda, nonostante la presenza di bambini presenti nel centro -:
se i fatti sopra riferiti siano veri nel qual caso se non ritenga di chiudere il suddetto dentro e quali provvedimenti intenda adottare per rimediare alle carenze sopra riferite.
(4-05896)

ZACCARIA. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 3, comma 1, della Costituzione dispone che «tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione; di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali»;
l'articolo 19 della Costituzione garantisce che «tutti hanno il diritto di professare liberamente la propria fede religiosa in qualsiasi forma, individuale o associata, di farne propaganda, e di esercitarne in privato o in pubblico il culto, purché non si tratti di riti contrari al buon costume»;
in data 21 gennaio 2010 presso il Liceo artistico Mattia Preti di Reggio Calabria si è svolta la Giornata della legalità organizzata dalle Consulte provinciali degli studenti della Calabria alla presenza del Ministro Gelmini, e con l'intervento del Capo dello Stato;
secondo quanto riferito dal sindaco di Riace, Domenico Lucano, è stato impedito ad una bambina palestinese di nazionalità libanese di 13 anni dell'Istituto comprensivo di Riace, Fatima, di leggere un breve discorso nel corso della manifestazione. L'intervento della bambina era stato peraltro programmato in anticipo, tanto che Fatima si era recata il giorno prima a Reggio Calabria per le prove della manifestazione che si sarebbe tenuta l'indomani;
come confermato dalla stessa Fatima in un'intervista al Manifesto del 22 gennaio 2010, la ragione della sua esclusione sta nel velo che porta per motivi religiosi;
vi sarebbero state infatti ripetute pressioni telefoniche sulla vice-preside dell'Istituto dove Fatima studia affinché la bambina intervenisse solo se senza il velo e, al rifiuto della bambina di farlo, il suo intervento sarebbe stato per questa ragione

cancellato: al suo turno, infatti, la bambina non è stata chiamata ad intervenire;
sembrerebbe vi siano state pressioni per impedire alla piccola di parlare: in particolare, nel corso di una conferenza stampa, un amministrativo della scuola di Riace ha parlato di pressioni arrivate dal ministero dell'interno -:
se funzionari del ministero dell'interno abbiano esercitato pressioni sulla vice-preside dell'Istituto comprensivo di Riace affinché la piccola Fatima leggesse il suo discorso solo se a capo scoperto e, al rifiuto della bambina di farlo, abbiano per questa ragione cancellato il suo intervento dalla manifestazione;
se il Ministro non ritenga che nella gestione dell'immigrazione debbano avere priorità le politiche di integrazione degli immigrati nella società italiana e che siffatti episodi ostacolino il già difficile percorso verso tale obiettivo;
se il Ministro non ritenga che l'esclusione di una bambina da una manifestazione pubblica in ragione del velo indossato per motivi religiosi costituisca una violazione della libertà religiosa ed in particolare una gravissima discriminazione per motivi di religione, in netto contrasto con i principi fondamentali del nostro ordinamento costituzionale;
quali provvedimenti il Ministro intenda assumere per assicurare un'effettiva integrazione degli immigrati nella società italiana ed un'attuazione dei disposti costituzionali in materia di libertà religiosa.
(4-05901)

BITONCI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
nella stampa locale di sabato 23 e domenica 24 gennaio 2010, è stato dato ampio risalto ad un grave episodio di intolleranza e discriminazione commesso ai danni di simpatizzanti della Lega Nord mediante l'affissione, nella zona universitaria di Padova presso il CdQ 1 in piazza Capitaniato, di un annuncio per l'affitto di una camera ad inquilini esclusivamente «non leghisti»;
l'annuncio è stato ripreso anche dalle testate giornalistiche e televisive in servizi;
l'annuncio affisso da Alice, Chiara e Mattia, studenti universitari padovani, residenti in via Vergerio recitava: «Affittasi subito stanza singola in appartamento misto vicino al centro (via Vergerio). Internet, telefono, tv, lavatrice, lavastoviglie, parchetto sotto casa, cucina abitabile, lungo balcone, 4 stanze singole, 2 bagni, posto bici. Contratto singolo per studenti, benissimo anche Erasmus. Euro 282 tutto compreso. No Lega!!!»;
già in passato alcune frange estremiste per lo più appartenenti all'area dei «no global» hanno compiuto atti vandalici ed aggressioni verbali e fisiche nel corso di pubblici incontri verso esponenti e simpatizzanti della Lega, assaltando e rovesciando banchetti e gazebi allestiti in diverse occasioni nella città di Padova e provincia, arrivando addirittura a lanciare oggetti e bombe carta verso esponenti del Carroccio;
alla comprensibile reazione del mondo leghista, che in Padova conta decine di migliaia di aderenti, di rivendicare i propri diritti per vedere tutelata la propria immagine ed impedire tali discriminazioni anche mediante banchetti di sensibilizzazione collocati in area pubblica, l'Avvocato Aurora D'Agostino - già paladino di gruppi estremisti no global resisi in passato responsabili di gravi reati - prendendo le difese degli autori dell'annuncio, avrebbe formalmente diffidato la Lega dall'organizzare qualsiasi tipo di manifestazione idonea a stigmatizzare il gesto e dall'informare la cittadinanza sul grave gesto di intolleranza subito, prospettando non meglio specificate azioni legali con richiesta di risarcimento danni -:
se il Governo sia a conoscenza dei fatti sopra richiamati e quali iniziative intenda assumere per evitare situazioni che possano compromettere l'ordine e la

sicurezza pubblica, con ciò salvaguardando la libera appartenenza a partiti e movimenti politici e contrastando fenomeni di pesante discriminazione come nel caso di Padova.
(4-05908)

FUGATTI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
dalle cronache riportate dal giornale Adige del 27 gennaio 2010, si apprende del caso di un cittadino di nazionalità nigeriana, Frank Beginning, processato per violazione della legge Bossi-Fini, assolto dal reato di inottemperanza al decreto di espulsione in quanto in condizioni di indigenza;
da quanto riportato dal citato quotidiano il cittadino extracomunitario in questione era stato fermato dalle forze dell'ordine nel dicembre 2007, nell'ambito di un normale controllo; dai primi accertamenti risultava che lo stesso era stato destinatario di un provvedimento di espulsione da parte del questore di Bari nell'ottobre precedente;
il successivo processo, avviato in forza dell'articolo 14, comma 5-ter del decreto legislativo 25 luglio 1998 n. 286, recante il Testo unico delle disposizioni concernenti la disciplina dell'immigrazione e norme sulla condizione dello straniero si è concluso con l'assoluzione, in quanto il giudice procedente ha ritenuto che, essendo il Beginning privo di mezzi, al punto di vivere di elemosina, si potesse ritenere ricorrente il «giustificato motivo» in presenza del quale il citato articolo della legge esclude la punibilità del soggetto che si è trattenuto nel territorio italiano nonostante l'emissione a suo carico di un provvedimento di espulsione;
tale sentenza non rappresenta una pronuncia isolata, giacché le cronache riportano diversi casi simili di interpretazioni estensive che di fatto determinano la disapplicazione della norma citata;
un'interpretazione come quella riportata determina la non punibilità della mancata ottemperanza ad un provvedimento di espulsione in forza del semplice stato di indigenza del destinatario del provvedimento -:
se il Ministro sia a conoscenza dei fatti illustrati in premessa e quali iniziative anche di carattere normativo ritenga di intraprendere, per assicurare l'efficace applicazione della norma citata del testo unico sull'immigrazione.
(4-05915)

TESTO AGGIORNATO AL 16 MARZO 2010

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ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazioni a risposta in Commissione:

BOFFA e NICOLAIS. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
in data 23 giugno 2009 si presentava un'interrogazione a risposta scritta indirizzata al Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca alla quale ancora non si è data risposta con la quale si chiedeva di ridiscutere e modificare il piano programmatico e i regolamenti attuativi della finanziaria estiva in materia di pubblica istruzione;
con il decreto-legge n. 112 del 2008 convertito dalla legge n. 133 del 2008, il Governo adoperava un taglio sostanzioso ed indiscriminato di risorse (meno 8 miliardi di euro in 3 anni) e di personale (meno 132.000 posti tra docenti e personale ATA nel prossimo triennio) al settore della pubblica istruzione; mentre con la legge Finanziaria per il 2009 si riduceva di ben 50 milioni di euro il fondo per il funzionamento delle istituzioni scolastiche. Ed ancora con la circolare il interministeriale n. 38 del 2 aprile 2009 sulle dotazioni organiche del personale docente per l'anno scolastico 2009-2010 si quantificavano in oltre quarantamila posti le riduzioni da operare a partire dal prossimo anno scolastico;
i suddetti provvedimenti hanno scatenato la protesta del personale precario

docente ed Ata che da settembre ad oggi ha messo in piedi una grande mobilitazione nazionale partita dal Mezzogiorno ed in particolare dalla provincia di Benevento, dove ancora oggi la mobilitazione del personale precario continua;
In risposta alla suddetta mobilitazione il Governo ha approvato nello scorso mese di settembre il decreto legge n. 134 del 2009 «Disposizioni urgenti per garantire la continuità del servizio scolastico ed educativo per l'anno 2009-2010» detto «salva precari» convertito dalla legge n. 167 del 24 novembre 2009;
il provvedimento, che segue a uno specifico accordo siglato tra Ministero dell'istruzione, Ministero del lavoro e delle politiche sociali e INPS, riguarda esclusivamente il personale docente abilitato inserito nelle graduatorie ad esaurimento e il personale ATA inserito nelle relative graduatorie permanenti (articolo 554, decreto legislativo n. 297 del 1994) e nelle graduatorie provinciali ad esaurimento, che nello scorso anno è stato destinatario di contratto a tempo determinato di durata annuale o sino al termine delle attività didattiche;
le forme di tutela che vengono stabilite in caso di non riconferma dell'incarico annuale riguardano l'accesso all'indennità di disoccupazione (disposizione già vigente, aggiornata negli importi minimi per il 2009); il diritto di precedenza assoluta nel conferimento delle supplenze brevi; il diritto al riconoscimento dell'intero punteggio annuale (12 punti) ai fini dell'aggiornamento della posizione in graduatoria ad esaurimento per i docenti e del medesimo punteggio maturato nell'anno scolastico 2008-2009 per il personale ATA;
è prevista inoltre un'ulteriore forma di sostegno economico per detto personale da parte delle regioni, attivata tramite specifiche convenzioni col MIUR;
il provvedimento prevede la possibilità per le regioni di finanziare, attraverso appositi accordi con il Ministero dell'istruzione, progetti regionali a carattere straordinario volti al rafforzamento dell'offerta formativa, all'adempimento dell'obbligo di istruzione, per la lotta alla dispersione scolastica e il sostegno agli studenti in difficoltà;
diversi sono i ritardi che gli operatori del settore stanno incontrando e denunciando nell'attuazione delle misure sin qui riportate e molti sono i rilievi mossi dalle organizzazioni sindacali del comparto;
qui nel Mezzogiorno ad oggi le scuole non nominano i supplenti oppure, nei rari casi in cui lo fanno, non retribuiscono perché senza fondi;
con la nota n. 8767 inerente le istruzioni del programma annuale 2010, il Ministero dell'istruzione ha comunicato alle scuole la necessità di compilare bilanci a costo zero per le spese ordinarie. Nessuna risorsa inoltre è prevista per il funzionamento degli stessi istituti; pochissime le risorse riconosciute per le supplenze e tagli ai fondi per i piani dell'offerta formativa;
i fondi destinati dalla regione Campania per i progetti da affidare ai lavoratori precari perdenti posto sono attualmente bloccati;
la convenzione con l'INPS che avrebbe garantito la possibilità di ottenere l'indennità di disoccupazione ad intermittenza rispetto ad eventuali periodi di lavoro è ancora bloccata poiché il Ministero non avrebbe ancora consegnato all'Inps le liste degli aventi diritto -:
se non ritenga il Ministro di intervenire in tempi brevi per garantire lo sblocco della convenzione Inps per la corresponsione delle indennità di disoccupazione; lo sblocco dei fondi destinati alla regione Campania per i progetti di rafforzamento dell'offerta formativa; il riconoscimento dell'anzianità a favore del personale precario della scuola; risorse adeguate per i rinnovi contrattuali nonché l'estensione dei termini per il riconoscimento delle indennità di disoccupazione

e un piano programmatico per le immissioni in ruolo.
(5-02402)

CENTEMERO e APREA. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
come risulta dalle pagine del settimanale L'Espresso e del quotidiano Il Giornale:
nella facoltà di scienze della formazione dell'università di Perugia tre concorsi per ricercatori sono stati vinti da parenti di preside e docenti della medesima Facoltà;
Francesco Claudio Ugolini, figlio di Romano Ugolini preside della facoltà di scienze della formazione, ha vinto il concorso per ricercatore di pedagogia sperimentale indetto dalla stessa facoltà presieduta dal padre;
Francesco Claudio Ugolini è laureato in matematica e non in pedagogia;
a Francesco Claudio Ugolini, figlio del preside Romano, era già stato assegnato un precedente incarico di insegnamento presso la sede di Terni della stessa facoltà di scienze della formazione retta dal padre, prima di aggiudicarsi il suddetto concorso;
nella medesima facoltà di scienze della formazione il concorso per il posto da ricercatore in sociologia dei processi culturali è stato da Raffaele Federici fratello di Maria Caterina Federici, vicepreside della medesima facoltà e ordinario di sociologia generale;
secondo quanto riportato dalla stampa, in un altro concorso sarebbe stato favorito un candidato vicino al professor Rosati;
situazioni come quelle descritte hanno alimentato i sospetti di una pratica «nepotistica» all'interno della facoltà di scienze della formazione dell'università di Perugia -:
se gli esiti dei concorsi descritti in premessa sono stati annullati o sospesi;
quali iniziative intenda assumere il Ministro interrogato affinché venga limitata la carriera dei parenti di presidi e docenti all'interno della stessa Facoltà o nei medesimi ambiti per sconfiggere il nepotismo che ancora si annida in talune università italiane.
(5-02409)

...

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta in Commissione:

BELLANOVA. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
la crisi che sta colpendo i mercati internazionali non risparmia quello locale, anzi ne amplifica gli effetti essendo la nostra economia, per il settore manifatturiero, basata principalmente sulla subfornitura ed il conto terzi. Il momento che l'economia salentina sta vivendo non è certamente dei migliori e la situazione è resa ancor più grave dalla crisi che dal 2000 in poi ha colpito il settore del tessile, abbigliamento e calzaturiero con conseguente perdita di un numero consistente di occupati;
dal punto di vista finanziario la situazione che stanno vivendo le nostre piccole e medie imprese è drammatica. Gli accordi di Basilea nati per dare stabilità al sistema bancario e quindi al sistema economico, non hanno sortito gli effetti desiderati, anzi le difficoltà delle banche ad adempiere agli obblighi derivanti dalle nuove norme sono state trasferite sul sistema delle imprese che oggi non riescono più ad ottenere credito. I dati dell'osservatorio regionale confermati dal presidente della CONSOB Cardia sul credito alle piccole e medie imprese sono uno spaccato chiaro della difficoltà che le imprese vivono;
da qualche mese molte piccole e medie imprese del territorio salentino stanno vivendo una situazione molto preoccupante. Le sedi dell'INPS di Lecce e

Casarano, a seguito di un monitoraggio sui periodi di mobilità autorizzati negli ultimi dieci anni, stanno provvedendo al recupero del contributo di ingresso alla mobilità ex articolo 5, commi 4 e 6 della legge n. 223 del 1991 ingiungendo, ad un considerevole numero di aziende, il pagamento, entro il termine perentorio di 30 giorni, per somme elevate. In alcuni casi si parla anche di cifre superiori al milione di euro, che le stesse aziende non sono assolutamente in grado di poter versare in un'unica soluzione;
la legge n. 223 del 1991 prevede che le aziende con più di 15 dipendenti che debbano procedere a licenziamenti collettivi di manodopera, per almeno 5 unità, motivati da «riduzione di personale» o «cessazione dell'attività aziendale» di poter collocare in mobilità i lavoratori licenziati. In questo caso ai lavoratori sarà garantita, per almeno 24 mesi, da parte dello Stato una «indennità di mobilità»;
l'impresa che attiva la procedura di mobilità ha l'obbligo, in caso di riduzione di personale, di versare all'INPS un contributo di ingresso pari a nove mensilità per ogni lavoratore collocato in mobilità. In caso di cessazione dell'attività aziendale, l'impresa ha l'obbligo di versare all'INPS un contributo d'ingresso pari a sei mensilità per ogni lavoratore collocato in mobilità. Le mensilità suddette da versare all'INPS si riducono a tre se la procedura si attiva e si conclude con un verbale di consultazione aziendale sottoscritto dalle parti sociali organizzazione datoriali e organizzazioni sindacali;
le sedi INPS di Lecce e Casarano hanno dunque deciso di diffidare formalmente le imprese che non hanno versato il contributo di ingresso ed hanno intimato il saldo del debito, come sopra riportato. Ad ogni impresa è stato chiesto il massimo del contributo d'ingresso (sei o nove mensilità) prescindendo dal caso specifico e trasferendo l'onere della prova, al contrario, su ogni singola azienda;
in data 31 luglio 2009 presso gli Uffici del servizio politiche del lavoro della provincia di Lecce si è tenuto un incontro tra CONFAPI, Confindustria Lecce, Cgil, Cisl, Uil, l'assessore alla programmazione economica, l'assessore alle politiche del lavoro, l'assessore alle attività produttive ed il dirigente alla programmazione economica per l'amministrazione provinciale al fine di individuare una possibile soluzione per evitare di penalizzare ulteriormente le imprese salentine;
durante l'incontro è stata condivisa, da tutti i partecipanti, la scelta di attivare la costituzione di un tavolo di concertazione tra provincia di Lecce, parti datoriali e organizzazioni sindacali con il fine di chiedere alla direzione centrale dell'INPS, vista la drammatica crisi economico-occupazionale in atto, la sospensione per un periodo di due anni dell'avviata procedura e la successiva dilazione del pagamento su un periodo di 72 mesi, senza applicazione di interessi e sanzioni;
questo consentirebbe alle imprese di poter far fronte all'adempimento previsto dalla legge n. 223 del 1991 e al contempo permetterebbe alle stesse di poter sostenere le incombenze debitorie in un lasso di tempo più ampio in modo da poter continuare l'operatività aziendale, scongiurando anche la possibilità di un'eventuale chiusura delle stesse con ricadute drammatiche sulla già precaria situazione occupazionale -:
se il Ministro interrogato non intenda farsi portavoce presso la direzione centrale dell'INPS, della suddetta proposta avanzata dalle associazioni delle piccole e medie industrie (CONFAPI) della provincia di Lecce e da confindustria Lecce di concerto con le organizzazione sindacali in modo da permettere alle aziende interessate di poter sostenere le incombenze debitorie in un lasso di tempo più ampio senza precluderne il fabbisogno finanziario atto a garantire continuità all'operatività aziendale, scongiurando, in tal modo, anche una non trascurabile flessione occupazionale in un settore che è già ampiamente in crisi.
(5-02405)

TESTO AGGIORNATO AL 16 FEBBRAIO 2011

POLITICHE AGRICOLE, ALIMENTARI E FORESTALI

Interpellanza:

Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, per sapere - premesso che:
la normativa attualmente in vigore (decreto ministeriale del 31 luglio 2003), stabilisce che in merito alle autorizzazioni ad effettuare le operazioni di imbottigliamento al di fuori della zona di produzione del vino DOC «Frascati», in deroga alle disposizioni previste dall'articolo 5 del relativo disciplinare di produzione (decreto ministeriale 26 aprile 2005), il Ministero interpellato per le richieste di autorizzazione relativamente all'imbottigliamento dei, vini DOC e IGT al di fuori della zona di produzione, concede l'autorizzazione per un periodo temporale massimo di cinque anni, prorogabili, previa presentazione dell'istanza, nonché previa acquisizione del parere del Comitato nazionale per la tutela e la valorizzazione dei vini DOC e IGT;
il suddetto Ministero in particolare, ha recentemente autorizzato la ditta vinicola «F.lli Martini Secondo Luigi», ad effettuare nel proprio stabilimento, situato a Cossano Belbo in provincia di Cuneo, le operazioni di imbottigliamento del vino DOC «Frascati», in deroga alle disposizioni previste dall'articolo 5 del relativo disciplinare di produzione, successivamente modificato con decreto ministeriale del 26 aprile 2005, e comunque non oltre la cadenza del 30 novembre 2009;
la suddetta autorizzazione, precisa il Ministero interpellato, è peraltro di carattere transitorio ed è da ritenersi valida fino al pronunciamento definitivo, dell'autorità giudiziaria sui diversi contenziosi in corso, avviati dal Consorzio tutela, denominazione Frascati coop. arl, nonché dalla suesposta ditta F.lli Martini Secondo Luigi;
il suddetto Consorzio infatti nel novembre 2009, ha diffidato il Ministero interpellato, dal concedere ulteriori autorizzazioni alla suesposta ditta, per l'imbottigliamento fuori zona di origine del vino DOC Frascati dopo il termine del 30 novembre 2009, fissato dallo stesso Ministero come termine ultimo, in considerazione che, a giudizio del Consorzio, il disciplinare del 2005 attualmente vigente non consente in alcun caso l'imbottigliamento del vino DOC «Frascati» al di fuori della zona di produzione e di quella dei Castelli romani;
una recente ordinanza del Consiglio di Stato, ha respinto il ricorso di sospensiva, presentato dalla ditta F.lli Martini Secondo Luigi, avviata in seguito alla mancata autorizzazione di imbottigliamento di vino DOC «Frascati» fuori dalla zona di produzione, in quanto è stato rilevato che l'articolo 4 del decreto ministeriale 31 luglio 2003, che consente l'autorizzazione in deroga, per l'imbottigliamento dei vini DOC e IGT, al di fuori della zona di produzione per un periodo di cinque anni prorogabili, impone la presentazione della relativa istanza al Comitato nazionale per la tutela e la valorizzazione delle DOC e IGT e che tale adempimento non risulta essere stato rispettato dalla ditta interessata;
la suesposta sentenza del Consiglio di Stato ha conseguentemente accolto una delle tesi sostenute dal Consorzio tutela denominazione Frascati, confermando pertanto il diniego di sospensiva precedentemente pronunciato in primo grado dal Tar del Lazio;
in considerazione delle argomentazioni predette, destano evidenti perplessità le autorizzazioni in deroga recentemente concesse dal Ministero interpellato, all'imbottigliamento dei vini DOC e IGT al di fuori della zona di produzione per un periodo di cinque anni, se si considera come il medesimo Ministero si sia posto l'obiettivo primario della sua azione politica, di riportare al centro del dibattito nazionale ed internazionale, la tutela e la valorizzazione dei prodotti agroalimentari di qualità, contrastando le infrazioni dei disciplinari di produzione, le frodi alimentari e la promozione della rintracciabilità dei prodotti agroalimentari;

l'autorizzazione in deroga disposta dal Ministero interpellato, per l'imbottigliamento dei vini DOC e IGT fuori dalla zona di produzione, rischia di creare un evidente e pericoloso precedente che colpisce negativamente la credibilità dell'intera filiera vitivinicola nazionale, così come per evidente analogia di tutte le filiere agroalimentari di qualità, anche in conseguenza della giusta connessione tra zone di coltivazione ed aziende di trasformazione ed imbottigliamento -:
quali siano le motivazioni che hanno indotto il Ministero interpellato a concedere l'autorizzazione in deroga esposta in premessa, alla ditta F.lli Martini, nonostante le articolate obiezioni poste dal suddetto Consorzio di tutela e denominazione di Frascati, il quale diffidando il medesimo Ministero, ha espresso con chiarezza i pericoli e il danno sia di immagine che economico, che la deroga in questione ha causato, ledendo i diritti e gli interessi dei produttori vitivinicoli del territorio di produzione dei vino di Frascati;
se non ritenga infine opportuno, in considerazione di quanto esposto in premessa, riconsiderare in particolare la deroga delle autorizzazioni per imbottigliamento al di fuori della zona di produzione del vino DOC di Frascati, concesse, al fine di garantire una maggiore applicazione della tracciabilità e rintracciabilità della filiera vitivinicola.
(2-00595)
«Marinello, Franzoso, Marsilio, De Angelis, Toccafondi, Gioacchino Alfano, Germanà, Carlucci».

Interrogazioni a risposta scritta:

GREGORIO FONTANA. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
la sezione di maiscultura di Bergamo è stata costituita nel 1920, grazie al contributo di diversi enti e istituzioni locali e dal 1968 è parte dell'Istituto sperimentale per la cerealicoltura e fin dall'inizio l'istituto ha contribuito allo sviluppo della maiscoltura italiana con la creazione di varietà adatte alle condizioni pedoclimatiche nazionali e, nell'immediato dopoguerra, con l'introduzione e l'adattamento dei mais ibridi;
negli ultimi 10 anni le principali linee di ricerca svolte dall'Istituto cerealicolo di Bergamo hanno contribuito al miglioramento genetico del mais e della qualità proteica del mais da granella, all'analisi dei meccanismi genetici e molecolari che influenzano la sintesi delle proteine di riserva del seme di mais, allo sviluppo della biologia cellulare, della coltura in vitro e dei metodi di trasformazione genetica in specie cereali, allo studio delle basi delle resistenze genetiche a stress biotici ed abiotici, al miglioramento genetico della specie, studio di alcuni sistemi interessanti il miglioramento genetico della specie utilizzando dei marcatori molecolari del dna;
attualmente l'Istituto svolge attività di ricerca prevalentemente indirizzata al miglioramento genetico del mais e particolarmente curato è il settore scientifico, che riguarda l'approccio genetico alla produttività, questo, grazie all'enorme aumento della resa produttiva degli ibridi di mais oggi coltivati, che permette un rapido ammortamento del costo della ricerca per gli operatori. In particolare, gli attuali temi di ricerca e sperimentazione della sezione riguardano le problematiche agronomiche, la scelta varietale, il miglioramento genetico, la fisiologia della produzione, la genetica formale e quantitativa, la genetica biochimica, fisiologica e cellulare, la biologia molecolare e studi avanzati sull'organizzazione del genoma del mais;
gli interessi scientifici ed operativi dell'Istituto cerealicolo di Bergamo sono indirizzati a ricerche sia di base che applicate al miglioramento genetico del mais condotte nel quadro di progetti finalizzati di interesse nazionale ed europeo;
nel 2005 l'allora Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali Gianni

Alemanno, bocciava il piano di riorganizzazione del CRA (Consiglio per la ricerca e Sperimentazione in agricoltura che fa capo al Ministero stesso) che prevedeva un ridimensionamento dell'Istituto bergamasco, valutandolo inopportuno e non rispondente all'equilibrata valorizzazione delle entità territoriali esistenti che devono mantenere la caratteristica di multidisciplinarità nella ricerca in agricoltura;
l'Istituto sperimentale per la cerealicoltura di Bergamo è una sede che si caratterizza per ricerche innovative che non vengono svolte da altre sezioni all'interno del Consiglio per la ricerca e la sperimentazione in agricoltura (CRA) e la cui competenza non è trasferibile;
la sezione di Bergamo è geograficamente sita in uno degli ambienti più accessibili ai partner di ricerca europei, data la vicinanza agli aeroporti di Linate, Orio al Serio, Malpensa e all'autostrada Milano-Venezia ed è collocata in un'area strategica della produzione agricola nazionale, la Pianura padana, dove l'agricoltura soddisfa più di altre aree agricole la domanda di derrate alimentari; infatti in questa area l'agricoltura è intensiva, altamente produttiva: si producono 10 milioni di tonnellate di mais, colonna portante della zootecnia nazionale per produzioni ad alto valore aggiunto (latte, carni e derivati);
le ricerche della sezione di Bergamo coinvolgono direttamente anche il rapporto con attività imprenditoriali non riguardanti il settore agricolo (chimico, tessile, farmaceutico, ambientale) e che sono d'importanza strategica per la ripresa economica italiana agendo sull'innovazione tecnologica trasversale;
tale diversa operatività rappresenta un elevato valore aggiunto per l'intero CRA e la provincia di Bergamo che dispongono al loro interno di una realtà di ricerca trasversale al settore agricolo-industriale strategicamente importante per l'accrescimento della competizione nazionale nei diversi settori d'interesse sopra citati;
il rilancio ed il potenziamento della struttura di Bergamo in centro specializzato del CRA in attività di ricerca avanzata nel settore dell'innovazione genetica dei vegetali, rappresenta un traguardo strategico importante sia a livello nazionale sia a livello locale non esistendo nulla di simile in Italia;
l'ambito territoriale interessato è ad elevata densità d'imprese agricole ed industriali, di cui Bergamo è un esempio indicativo ed il centro avrebbe la funzione di:
dotare il Paese di una struttura tecnologica di rilievo europeo di cui non esiste simile in Italia;
sostenere la formazione di nuove imprese dedicate ad attività d'innovazione tecnologica trasversale ai comparti chimico, tessile, farmaceutico, ambientale;
accrescere la redditività in agricoltura favorendo il collegamento della stessa con diversi settori produttivi;
promuovere l'occupazione nel settore dell'innovazione tecnologica;
attraverso il rilancio e il potenziamento del centro, la struttura di Bergamo sarebbe nelle condizioni ideali anche per agire da interfaccia dedicata a dialogare in modo organico con le strutture regionali e con le organizzazioni dei produttori e consumatori, per il trasferimento delle conoscenze e delle innovazioni che mirano a:
valorizzare il centro di maiscoltura esistente;
riorientare tecnologicamente ed incentivare l'interesse privato territoriale aprendo la strada ad una collaborazione pubblico-privato di grande interesse (programmazione e gestione unitaria con strutture complementari di enti diversi: Ente regionale per i servizi all'agricoltura e alle foreste, provincia, Camera di commercio, industria, artigianato e agricoltura, Unione agricoltori, Coldiretti, Unione Industriali, imprese pubbliche e private, University);

trasferire tecnologia e promuovere competitività -:
se, all'interno del «Piano di riorganizzazione e razionalizzazione della rete delle articolazioni territoriali» del CRA, sia stato ipotizzato il potenziamento e l'allargamento della sede di Lodi con conseguente chiusura dell'unità di ricerca per la maiscoltura di Bergamo o se tale progetto determini un ridimensionamento dell'Istituto;
se il Ministro interrogato non ritenga d'intervenire al fine di evitare la chiusura dell'Istituto di cerealicultura di Bergamo, che per la sua particolare peculiarità di centro di ricerca e di sperimentazione è unico nel suo genere, e se, attivando sinergie con i privati ed enti locali, non intenda sostenere il potenziamento ed il rilancio della sede di Bergamo per promuovere l'innovazione in un settore strategico per l'agricoltura italiana.
(4-05905)

FUCCI. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
da molti mesi il settore agricolo in Puglia sta vivendo una fase di forte crisi - in particolare nei comparti dell'olio extravergine di qualità, dell'ortofrutta e del vino - dovuta in particolare al crollo dei prezzi al consumo, alle speculazioni sui mercati, agli effetti della concorrenza sleale, alla contraffazione e all'arretratezza complessiva delle infrastrutture che di fatto ne compromettono le capacità di esportazione verso il resto del Paese e verso l'estero;
oltre a danneggiare in primo luogo gli imprenditori agricoli pugliesi, la crisi sta avendo anche pesanti risvolti sociali a causa dei negativi riflessi sui livelli di occupazione tra i braccianti;
nella seduta del 9 dicembre 2009 il consiglio regionale della Puglia ha approvato all'unanimità un ordine del giorno che impegna i vertici della regione a indirizzare al Governo nazionale due richieste:
attivare le procedure per l'emanazione del decreto con il quale dichiarare lo stato di crisi del comparto agricole delle sue produzioni, per porre gli imprenditori agricoli nelle condizioni di beneficiare di quanto disposto dalla legge 29 aprile 2005, n. 71, e dalla legge n. 231 del 2005;
dare attuazione alla piattaforma di proposto congiunturali, già approvata all'unanimità da tutte le regioni d'Italia in seno al comitato agricolo nazionale, traducendola in azioni concrete e adeguatamente finanziate con risorse aggiunte a quelle attualmente previste -:
quali urgenti iniziative intenda adottare il Governo al fine di offrire un concreto sostegno al comparto agricolo della Puglia così da consentire a tutti gli operatori coinvolti, dagli imprenditori agricoli ai braccianti, di superare l'attuale e drammatico momento di crisi per poi avviare una nuova fase di sviluppo e crescita.
(4-05907)

BURTONE e SAMPERI. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
l'agricoltura rappresenta, non solo uno degli assi portanti dell'economia siciliana, ma anche un elemento vitale per la difesa, la salvaguardia e la valorizzazione dell'ambiente delle aree rurali e interne dell'isola;
da alcuni anni, l'agrumicoltura siciliana vive una grave condizione di crisi commerciale con ripercussioni economiche e sociali;
negli ultimi mesi, si è ulteriormente allargato il divario tra i costi di produzione, prezzo all'origine dei prodotti e prezzo nei mercati all'ingrosso ed al dettaglio;

le arance rosse hanno attualmente una quotazione di 8 centesimi al chilogrammo, ma vengono vendute nei mercati anche a 2,70 euro al chilogrammo;
questa condizione di netto contrasto tra produzione e commercializzazione, probabilmente determinata da interessi speculativi, sta rendendo antieconomica l'attività agricola, con migliaia di quintali di prodotto non venduto, e il rischio del fallimento circa 35.000 aziende agricole, e di gravi ripercussioni sull'occupazione -:
quali iniziative intenda adottare per fronteggiare la grave crisi economica e sociale che sta colpendo vaste aree della Sicilia, penalizzata dalle difficoltà dell'agrumicoltura;
se non ritenga necessario affrontare l'emergenza, riconoscendo lo stato di crisi di mercato, con la sospensione delle scadenze contributive, la ristrutturazione a medio e lungo termine (10-20 anni) della situazione debitoria per tutte le aziende agricola, l'accesso al credito senza garanzie patrimoniali, la richiesta all'Unione europea della possibilità di riconoscere un aiuto economico ai produttori danneggiati dalla suddetta crisi;
se non consideri opportuno abbattere i costi di produzione assumendo iniziative di carattere normativo per azzerare le accise del carburante per usi agricoli, ridurre al 4 per cento l'IVA sui mezzi di produzione, stabilizzare le riduzioni degli oneri previdenziali abbassare il costo del denaro;
se non ritenga utile, per poter debellare fenomeni speculativi, assumere iniziative per introdurre l'obbligo dell'apposizione del doppio prezzo all'origine e al consumo come deterrente all'ingiustificato divario tra prezzi riconosciuti all'agricoltore e prezzi praticati nei mercati;
se non consideri necessario promuovere il ritiro dal mercato di una quota consistente di prodotto per destinano a interventi umanitari.
(4-05910)

...

PUBBLICA AMMINISTRAZIONE E INNOVAZIONE

Interpellanza:

Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione, il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, per sapere - premesso che:
in riferimento al numero e alla posizione cioè al tipo di rapporto dei dirigenti in attività presso l'università di Bologna, alla fine del 2009 risulta che all'ateneo facevano capo 22 dirigenti, così distribuiti:
6 dirigenti a tempo indeterminato, cioè di ruolo;
16 dirigenti a contratto, cioè a tempo determinato;
a causa di tre pensionamenti, attualmente i dirigenti ammontano a 19, così distribuiti:
4 dirigenti a tempo indeterminato (cioè di ruolo) e 15 dirigenti a contratto (cioè a tempo determinato);
si rileva, a parere del sottoscritto, alla luce di quanto sopra descritto che l'ateneo da anni non sembra rispettare i criteri fissati dal decreto legislativo n. 165 del 2001. Infatti, oltre all'eccessivo numero di posizioni dirigenziali (attualmente 15 con contratto a tempo determinato a fronte di 4 a tempo indeterminato) non tutte essenziali e non sempre ricoperte con adeguate professionalità, l'ateneo appare inadempiente rispetto all'articolo 19, comma 6, del decreto legislativo n. 165 del 2001 in base al quale gli incarichi dirigenziali possono essere conferiti con contratto a tempo determinato entro il limite del 10 per cento dei dirigenti di ruolo;
peraltro si fa presente che la Corte dei conti sezione giurisdizionale per la regione Lombardia nel 2008 con la sentenza n. 169 ha pesantemente condannato due direttori amministrativi (per un danno

erariale di oltre 1,3 milioni di euro) per non aver rispettato proprio il decreto legislativo n. 165 del 2001 relativamente al rapporto dirigenti di ruolo/dirigenti a contratto -:
se non si ritenga opportuno avviar accertamenti ispettivi presso l'università di Bologna.
(2-00598)«Garagnani».

Interrogazione a risposta scritta:

CASSINELLI. - Al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 16, comma 9, del decreto-legge n. 185 del 2008 stabilisce che le comunicazioni tra la pubblica amministrazione ed i soggetti iscritti negli albi professionali istituiti dalla legge possano avvenire per mezzo di posta elettronica certificata senza che sia necessario il consenso degli interessati;
ciò non accade nei rapporti tra pubblica amministrazione e cittadini non iscritti negli albi professionali;
dalla lettera della legge non è chiaro se il regime particolare di cui sono destinatari i soggetti iscritti negli albi professionali valga esclusivamente nello stretto ambito professionale oppure anche in situazioni estranee alla loro attività professionale;
un'interpretazione che privilegiasse la seconda ipotesi apparirebbe particolarmente iniqua, creando una ingiustificabile discriminazione tra cittadini iscritti e non iscritti negli albi professionale -:
se il Governo non intenda opportuno emanare apposita circolare, o altro atto, al fine di chiarire un punto poco chiaro del citato decreto-legge, la cui interpretazione letterale potrebbe dar vita a situazioni paradossali.
(4-05895)

TESTO AGGIORNATO AL 16 FEBBRAIO 2011

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SALUTE

Interrogazione a risposta scritta:

SCALERA e CARLUCCI. - Al Ministro della salute, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
la regione Campania nel 1998 con delibera della giunta regionale n. 377, nel regolamentare e programmare al meglio le attività sanitarie sul proprio territorio regionale, nell'ambito della specialistica ambulatoriale sia pubblica che privata temporaneamente accreditata, richiese a tutte le strutture sanitarie esistenti di autocertificare i requisiti tecnologici, strutturali ed organizzativi posseduti e previsti dalla delibera stessa, al fine di poterne classificare la tipologia, ossia il grado di complessità operativa;
nel caso dei laboratori di analisi la delibera della giunta regionale n. 377/98, ridefinisce le attività di laboratorio suddividendo tipologicamente il vecchio generico e onnicomprensivo laboratorio di analisi cliniche in «laboratorio generale di base», in «laboratorio specializzato» e in «laboratorio generale di base». Immediato effetto di tale riordino, fu la verifica dei requisiti richiesti, da parte di commissioni ASL, all'uopo istituite, che confermarono la sussistenza dei requisiti organizzativi, strutturali e tecnologici, per i settori specializzati autocertificati al 31 dicembre 1997, così come previsto dalla delibera della giunta regionale n. 337/98;
le conseguenti delibere delle singole aziende sanitarie classificarono i laboratori in regola come «laboratori generali di base con settori specializzati» e le relative prestazioni erogate, furono ininterrottamente remunerate fino al 2004 e, nel contempo, con norme successive alla delibera della giunta regionale n. 377/98, venne richiesto alle strutture sanitarie interessate, di produrre istanze finalizzate ad ottenere che, contestualmente al rinnovo dei vecchi decreti di apertura e funzionamento gli stessi, indicassero esplicitamente

i settori specializzati posseduti e già verificati. A tal fine, i laboratori inviarono, per ben due volte, regolari istanze di rinnovo dei decreti che, solo nel febbraio 2008, i sindaci poterono evadere a causa dell'inerzia burocratica degli uffici ASL, preposti alle verifiche di rito;
nell'agosto del 2004, la ASL NA 4, unica tra le ex tredici ASL della regione Campania, annullando le precedenti delibere di classificazione tipologica, con provvedimento unilaterale e pretestuoso, nel prendere atto che i vecchi decreti sindacali non indicavano i settori specializzati posseduti, ma allo stesso tempo, noncurante delle istanze di rinnovo dei decreti medesimi, prodotte e non ancora evase, declassò i laboratori del proprio territorio a «laboratori generali di base senza settori specializzati». In buona sostanza, con andamento altalenante, le amministrazioni succedutesi alla guida della ASL NA 4, dal 1997 ad oggi, hanno dapprima riconosciuto le organizzazioni dei laboratori con i settori specializzati ai sensi della delibera della giunta regionale n. 377/98, classificandoli con delibere aziendali interne e remunerandone le prestazioni fino al 2004 e poi, improvvisamente, hanno cambiato orientamento, declassando buona parte dei laboratori a soli laboratori generali di base privandoli dei settori specializzati e conseguentemente, non remunerandone più le prestazioni;
con la recente modifica del piano sanitario regionale della Campania, l'ex ASL NA 4 è stata accorpata con l'ex ASL NA 5, costituendo l'attuale ASL NA 3 SUD, trascinando, però, nell'ambito della nuova azienda sanitaria le anomalie rinvenienti dalla incapacità di disciplinare definitivamente i sistemi autorizzativi per i laboratori di propria competenza e creando, di fatto una grave situazione di sperequazione tra le strutture rinvenienti dalla ex ASL NA 4 e quelle della ASL NA 5 che, sebbene operanti con i medesimi decreti sindacali non sono mai state oggetto di provvedimenti restrittivi;
sarebbe opportuno che fosse uniformata la disciplina applicata dall'ex ASL NA 4, per la materia oggetto della presente interrogazione, a quella attualmente vigente nell'intero territorio della regione Campania al fine di evitare che:
a) i cittadini dell'ambito territoriale della ex ASL NA 4 debbano spostarsi con disagio altrove, per ottenere le prestazioni dei settori specializzati che avrebbero il diritto di ricevere nei propri comuni di residenza, con, inoltre, notevole risparmio di tempo e denaro considerato che, in ogni caso, l'ASL NA 4 dovrà corrispondere, alle strutture riceventi di altro territorio, gli importi delle prestazioni effettuate;
b) la chiusura dei laboratori insistenti sul territorio, giunti al collasso economico dopo ormai cinque anni di mancato riconoscimento delle prestazioni dei settori (60 per cento circa del fatturato), produca una conseguente perdita di circa 300 posti di lavoro oltre l'indotto;
c) si depauperi il territorio di professionalità e di servizi essenziali che i cittadini trovano a disposizione nei laboratori di analisi ubicati nei propri comuni, ancorché dichiarati necessari con la sottoscrizione dei programmi attuativi territoriali per il triennio 2007-2009 -:
di quali elementi dispongano i ministri interrogati in ordine all'utilizzo delle somme che la regione Campania ha accreditato alla ASL ex NA 4 ed ora alla ASL NA 3 SUD e che erano correttamente finalizzate alla spesa per le prestazioni afferenti i settori specializzati e che, per i fatti illustrati, non sono state erogate ai centri di analisi cliniche e quali verifiche di competenza intendano svolgere al riguardo, anche nel quadro del monitoraggio del piano di rientro dai disavanzi sanitari.
(4-05916)

TESTO AGGIORNATO AL 16 FEBBRAIO 2011

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazioni a risposta in Commissione:

TULLO. - Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro per il turismo. - Per sapere - premesso che:
la Columbus srl è un tour operator con sede a Genova, dove impiega 172 lavoratori dipendenti con contratto a tempo indeterminato e che fa parte, insieme alla milanese Viaggi del Ventaglio spa (181 dipendenti), di un più ampio gruppo che opera nel settore del turismo;
la Columbus ha alle spalle una storia pluriennale che la colloca per importanza, visibilità, livelli occupazionali e posizione sul mercato, tra le aziende più importanti nel panorama genovese;
Columbus nasce nel 1956 prevalentemente come società marittima, ma nel corso degli anni l'attività si evolve soprattutto nel campo del tour operating. Fino al 1996 (13 anni fa) la Columbus impiegava circa 40 persone a tempo pieno. Da quell'anno in poi la programmazione si ampliò notevolmente tanto che nel 2000, solo 4 anni dopo, il personale Columbus nella sede di Genova saliva a circa 105 figure professionali, triplicando i fatturati;
nel settembre del 2000 Columbus venne acquistata da Viaggi del Ventaglio e dal 2001 il gruppo Ventaglio, al quale Columbus appartiene, viene quotato in borsa;
sempre nel 2001, a causa dell'attentato alte torri gemelle, le attività del gruppo subisce un forte rallentamento. A tal scopo (al fine di dare continuità aziendale) i dipendenti accettano tutti una riduzione dello stipendio per alcuni mesi con grande sacrifico. Grazie all'impegno di tutti le vendite risalgono, tanto che nel 2003 il fatturato è in crescita del 22 per cento ed entra nei gruppo una nuova società, Livingston, una compagnia aerea controllata al 95 per cento dal gruppo stesso;
in quel periodo, il gruppo Ventaglio è il secondo operatore sul mercato italiano;
nel corso degli anni, sia per investimenti probabilmente inopportuni e da ultimo la crisi economica globale che ha determinato un vero e proprio stato di crisi del comparto turistico, la situazione finanziaria della società è precipitata accumulando passività e perdite;
nel 2009 è stata tentata la strada della ricapitalizzazione che non ha prodotto i risultati sperati. Il gruppo ha quindi presentato un nuovo progetto di rilancio che si è esplicitato nel seguente percorso:
richiesta di due concordati preventivi con ristrutturazione del debito (rispettivamente per Viaggi del Ventaglio e Columbus), presentati presso i competenti tribunali di Milano e Genova;
costituzione, a far data i febbraio 2010 di una «new co», nella quale sono confluiti circa 80 lavoratori (40 da Columbus Genova e 40 da Viaggi del Ventaglio Milano, scelti peraltro senza il rispetto di alcun diritto di precedenza) ed una selezione dei prodotti e dei servizi migliori e con massima possibilità di commercializzazione;
le organizzazioni sindacali, hanno lamentato come nel nuovo progetto non si faccia riferimento al mantenimento dei livelli occupazionali e che il Piano industriale presentato il 17 gennaio 2010 presso il Ministero dello sviluppo economico per il prossimo biennio prevede, per la realtà genovese della società Columbus, oltre 100 esuberi e la totale scomparsa dell'Azienda stessa, che verrebbe incorporata da Viaggi del Ventaglio;
sono di questi giorni le notizie delle dimissioni di varie figure all'interno del consiglio di amministrazione e dell'avvio di una class action da parte della «casa del consumatore» per tutelare i clienti di Viaggi del Ventaglio ed alcuni piccoli azionisti creditori;

al momento, l'unica certezza tangibile per i lavoratori è la cassa integrazione guadagni straordinaria partita a dicembre 2009 -:
se siano a conoscenza della grave situazione in cui versa la società Viaggi del Ventaglio e di conseguenza la società Columbus di Genova;
se e quali iniziative il Governo intenda porre in essere al fine di salvaguardare il lavoro dei 150 dipendenti coinvolti e quali iniziative si intendano porre in essere per garantire la continuità di questa importante realtà economica genovese.
(5-02401)

DAMIANO, SARUBBI, BELLANOVA, BERRETTA, BOBBA, BOCCUZZI, CODURELLI, D'ANTONA, GATTI, GNECCHI, MADIA, MATTESINI, MIGLIOLI, MOSCA, NICOLAIS, RAMPI, SANTAGATA e SCHIRRU. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
Shared Service Center è una s.r.l. controllata al 100 per cento da Telecom Italia, che ne rappresenta anche pressoché l'unico cliente. L'azienda fu fondata nel 2003 per mettere a fattor comune tra Pirelli e Telecom le aree dedicate allo sviluppo del software corporate e gestionale;
in particolare sulla piattaforma SAP ed altri sistemi istituzionali, SSC occupa 600 lavoratori, fra le sedi di Roma, Napoli e Torino. La stragrande maggioranza dei lavoratori attuali viene dal gruppo Telecom tramite cessione di ramo d'azienda a SSC;
dopo l'uscita di Pirelli dal controllo di Telecom nel 2007, Pirelli riprese la sua quota personale; Telecom Italia tentò invece di vendere SSC al gruppo Accenture, ma l'accordo non andò in porto sia per la mancanza di un piano concreto di rilancio da parte di Accenture, sia per l'intervento del Ministro dello sviluppo economico, a cui le organizzazioni sindacali si erano rivolte per ottenere delle garanzie occupazionali;
il piano industriale del maggio 2008 in un arco temporale di 18 mesi prevedeva:
l'acquisizione di importanti certificazioni necessarie per competere tramite le strutture commerciali di Telecom Italia sul mercato dei prodotti ERP;
la ricerca di forme di partnership attraverso la cessione di quote di minoranza con aziende che avrebbero potuto acquisire quote di mercato;
tale piano industriale, condiviso con le organizzazioni sindacali si è realizzato solo per il primo punto con l'acquisizione delle certificazioni ISO 20000 relativamente ai processi produttivi e ai processi di gestione dei servizi;
il 17 settembre 2009 le relazioni industriali Telecom hanno riferito dell'esistenza di una trattativa di vendita della società SSC al gruppo Engineering Italia;
nel corso dell'incontro presso il Ministero delle sviluppo economico dell'11 novembre 2009 l'azienda ha dichiarato che la vendita di SSC è motivata soprattutto dal costo del lavoro, a sua detta, ben superiore alla media di mercato e che Enginnering, importante player nel mercato informativo, avrebbe maggiori possibilità di ridurlo meglio di quanto è riuscita a fare Telecom stessa;
i lavoratori sono preoccupati per la natura più finanziaria che industriale dell'operazione -:
se il Governo non intenda riattivare il tavolo di confronto presso il Ministero dello sviluppo economico allo scopo di addivenire ad un piano industriale credibile e accettabile per i contraenti, scongiurando ipotesi di riduzione dell'occupazione e garantendo le clausole sociali a vantaggio dei lavoratori di SSC sul modello di altre cessioni analoghe sottoscritte in sede ministeriale.
(5-02406)

Interrogazioni a risposta scritta:

POLLEDRI, CONSIGLIO, GOISIS, FUGATTI, CROSIO e STUCCHI. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
Poste Italiane Spa ha avviato, ormai da diversi anni, un processo di razionalizzazione degli uffici postali, procedendo sia alla chiusura degli stessi, sia alla riduzione degli orari di apertura degli sportelli in diverse aree del territorio nazionale;
la direzione provinciale delle Poste Italiane di Piacenza ha ventilato la probabile dismissione dell'ufficio postale di Trevozzo, una frazione del comune di Nibbiano (Piacenza), che serve anche le frazioni di Genepreto, Tassara, Sala Mandelli, Strà e altre frazioni minori della zona;
l'ufficio rispetta orari già significativamente ridotti, aprendo solo tre giorni a settimana per un totale di quindici ore e provocando quindi gravi disfunzioni nell'offerta del servizio ai cittadini di queste piccole frazioni per i quali gli uffici postali rappresentano uno dei pochi servizi pubblici essenziali;
la chiusura dell'ufficio postale si tradurrebbe in enormi disagi soprattutto per i residenti anziani, che costituiscono circa il 3 per cento della popolazione e che, non avendo né sostengo familiare, né trasporto pubblico, si troverebbero a non poter usufruire con la dovuta comodità di servizi essenziali quali il pagamento delle bollette o la riscossione della pensione, e costretti a frequenti e difficili spostamenti;
il contratto di programma tra lo Stato e Poste Italiane Spa per l'espletamento del servizio postale universale prevede, quale dovere per la società, quello di conseguire determinati obiettivi di qualità, tra cui quelli concernenti l'adeguatezza degli orari di apertura degli sportelli rispetto alle prestazioni richieste -:
quali misure il Ministro intenda adottare per favorire una concertazione tra la direzione di Poste Italiane Spa e le amministrazioni locali, al fine di scongiurare la possibile chiusura dell'ufficio postale di Trevozzo;
come il Ministro intenda intervenire per evitare che decisioni assunte da Poste Italiane Spa arrechino disagi agli abitanti delle piccole frazioni dei comuni di Piacenza e per garantire l'effettiva erogazione di un servizio pubblico di qualità.
(4-05900)

PILI e CARLUCCI. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
il decreto-legge 23 gennaio 2001, n. 5, reca «Disposizioni urgenti per lo sviluppo equilibrato dell'emittenza televisiva e per evitare la costituzione o il mantenimento di posizioni dominanti nel settore radiotelevisivo», convertito, con modificazioni, dalla legge 20 marzo 2001, n. 66 e successive modificazioni;
il decreto legislativo 1o agosto 2003, n. 259, reca «Codice delle comunicazioni elettroniche», pubblicato nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana n. 215 del 15 settembre 2003;
il decreto legislativo 31 luglio 2005, n. 177, reca il «Testo unico della radiotelevisione», pubblicato nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana n. 208 del 7 settembre 2005 - Supplemento Ordinario;
la delibera n. 435/01/CONS, dell'Autorità garante delle comunicazioni (AGCOM) del 15 novembre 2001, approva il regolamento relativo alla radiodiffusione terrestre in «tecnica digitale», pubblicata nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana del 6 dicembre 2001, n. 284, suppl. ord. n. 259, e successive modificazioni e integrazioni;
la delibera AGCOM n. 253/04/CONS, del 3 agosto 2004, dispone «Norme a garanzia dell'accesso dei fornitori di contenuti di particolare valore alle reti per la

televisione digitale terrestre», pubblicata nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana n. 197 del 23 agosto 2004;
la delibera AGCOM n. 136/05/CONS, del 2 marzo 2005, dispone «Interventi a tutela del pluralismo ai sensi della legge 3 maggio 2004, n. 112», pubblicata nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana dell'11 marzo 2005, supplemento ordinario n. 35;
la delibera AGCOM n. 163/06/CONS, del 22 marzo 2006, approva un programma di interventi volto a favorire l'utilizzazione razionale delle frequenze destinate ai servizi radiotelevisivi nella prospettiva della conversione alla «tecnica digitale»;
nella fase di avvio delle procedure di swicht off è stato sollecitato un provvedimento dell'autorità relativo alla numerazione da applicare all'ordinamento automatico dei programmi offerti su tecnologia digitale terrestre di cui all'articolo 29-bis, comma 10;
gli operatori hanno dichiarato reiteratamente il proprio favore alla definizione da parte dell'autorità di appositi criteri per l'assegnazione dei canali nella sintonizzazione automatica del telecomando, poiché tale fattore rappresentava un importante elemento di certezza nella fase di transizione del mercato;
le indicazioni contenute nei provvedimenti dell'autorità prevedono che gli operatori, in merito all'ordinamento automatico dei canali offerti su piattaforma digitale terrestre, satellitare e via cavo, nel determinare la numerazione da applicare all'ordinamento automatico dei canali tengano conto delle abitudini degli utenti finali, dei criteri di semplicità d'uso e dell'applicazione di condizioni eque, trasparenti e non discriminatorie;
i rilievi e le osservazioni formulate nell'ambito della consultazione dei soggetti interessati, relativamente ai limiti esposti sulla sintonizzazione automatica, le conseguenti modifiche ed integrazioni allo schema di provvedimento adottato il 23 novembre 2006 di cui alla delibera n. 663/06/CONS, hanno reso indispensabile una riformulazione di alcune disposizioni per assicurare maggior certezza rispondendo ai problemi emersi in sede applicativa;
l'autorità ha di fatto disposto che i piani di guida elettronica ai programmi, anche costituiti da semplici piani automatici di ordinamento dei canali della televisione digitale terrestre, satellitare o via cavo, fermo restando il diritto di ciascun utente a riordinare a piacimento i programmi offerti secondo quanto previsto dalla delibera n. 216/00/CONS, devono tener conto «delle esigenze di semplicità di uso dell'apparato di ricezione e delle abitudini e delle preferenze dei telespettatori, ed applicano condizioni eque, ragionevoli e non discriminatorie nei confronti di tutti i fornitori di contenuti»;
l'autorità ha ribadito che non devono essere praticate discriminazioni nei confronti dei fornitori di contenuti indipendenti e dei fornitori di contenuti a livello locale;
l'autorità si è impegnata a garantire il rispetto di tali condizioni ai sensi dell'articolo 42, comma 5, del Codice delle comunicazioni elettroniche anche intervenendo, ove giustificato, di propria iniziativa;
il Comitato Radio TV Locali (CRTL) ha avanzato una proposta in merito alla questione dell'ordinamento automatico dei programmi (logical channel number - LCN) nella piattaforma televisiva digitale terrestre;
la proposta prevede:
1.Riprodurre nel primo blocco di numeri (1-99) della piattaforma digitale l'ordinamento già presente nell'ambiente analogico, riproducendo, il più fedelmente possibile, la posizione sul telecomando dei vari canali ricevuti in tecnica analogica, ponendo quindi nei primi numeri i canali nazionali e nei successivi i canali delle tv locali nell'ordine della popolazione servita con le frequenze analogiche utilizzate. L'ordinamento deve comunque, rispettare

criteri equi, trasparenti e non discriminatori (tale non è certamente il criterio di cui si discute e che fa riferimento alle graduatorie Corecom per l'erogazione di contributi pubblici alle emittenti, graduatorie formate secondo criteri che non hanno alcun nesso con il grado di affezione dell'utenza all'emittente);
la Sardegna, prima regione a sperimentare l'attivazione del digitale terrestre ha pesantemente pagato l'aggravio della fase di avvio e della sua gestione;
nella fase sperimentale era stato definito un automatico riposizionamento delle reti affidando alle televisioni regionali sarde una collocazione nella sintonia automatica subito dopo le principali sette reti nazionali;
tale posizionamento automatico che rappresentava non solo il rispetto di posizioni di mercato conquistate con anni di attività informativa e di autonome produzioni televisive ma soprattutto una garanzia di tutela della specialità culturale, identitaria, della Sardegna;
l'informazione regionale garantita dalle Tv locali ha sempre rappresentato un fattore di democrazia rilevante nel panorama informativo sardo;
da mesi l'attivazione di una sintonia automatica non regionale ha duramente penalizzato e colpito le emittenti televisive sarde con un danno economico rilevante e soprattutto con una ricaduta inaccettabile sul piano democratico, inteso come il venir meno per i sardi del diritto all'informazione regionale e alla produzione culturale proposta dalle emittenti locali;
in gran parte delle regioni italiane si stanno moltiplicando le denuncie degli utenti e degli operatori delle tv locali che rischiano di subire un contraccolpo devastante se non si interverrà con un urgenza per ripristinare le condizioni di partenza che prevedevano appunto la tutela del posizionamento delle tv locali -:
se il Governo non intenda intervenire con tutti gli strumenti a disposizione per valutare il danno provocato da tale situazione al fine di individuare con somma urgenza le soluzioni necessarie;
se il Governo per quanto di competenza, non intenda valutare l'opportunità che l'articolazione del digitale terrestre sul territorio nazionale abbia come fondamento quello della suddivisione regionale delle sintonie automatiche, individuando procedure e soluzioni idonee a rendere tale processo immediatamente applicabile;
se il Governo non intenda promuovere iniziative utili a garantire il rispetto delle intese intercorse che avevano, proprio in Sardegna, garantito il rispetto e la salvaguardia dell'emittenza locale.
(4-05914)

...

Apposizione di firme ad una mozione.

La mozione Vico e altri n. 1-00311, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 13 gennaio 2010, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Carella, Graziano.

Apposizione di una firma ad una interpellanza.

L'interpellanza Monai n. 2-00537, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta dell'11 novembre 2009, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Rubinato.

Pubblicazione di un testo riformulato.

Si pubblica il testo riformulato della interrogazione a risposta in Commissione Amici n. 5-02257, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 259 del 16 dicembre 2009.

AMICI. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
il decreto-legge 30 settembre 2003, n. 269, modificato in sede di conversione dalla legge 24 novembre 2003, n. 326 e che modifica la legge n. 257 del 1992, riconosce anche al personale marittimo esposto a fibre di amianto per un decennio, il diritto alla concessione dei benefici previdenziali;
il decreto del Ministro del lavoro del 27 ottobre 2004, che dà attuazione alla legge 326 del 2003 stabilendo le modalità per l'ottenimento dei benefici previdenziali derivanti da esposizione all'amianto (articolo 3 comma 3), prevedo che l'avvio del procedimento di accertamento e la conseguente certificazione di esposizione all'amianto da parte dell'INAIL sono subordinati alla presentazione di un curriculum lavorativo che deve essere rilasciato dal datore di lavoro, dal quale risulti l'adibizione, in modo diretto ed abituale, ad una delle attività lavorative di cui all'articolo 2, comma 2, del sopracitato decreto, comportanti l'esposizione all'amianto;
l'articolo 1, comma 567, delta legge 23 dicembre 2005 n. 266 (legge finanziaria 2006) ha poi disposto il passaggio di competenza dall'INAIL all'istituto di previdenza per il settore marittimo (IPSEMA) relativamente al rilascio delle certificazioni di esposizione all'amianto per i lavoratori marittimi assicurati presso l'IPSEMA stesso;
l'applicazione della normativa generale presenta delle difficoltà per i lavoratori del settore marittimo in quanto è spesso difficile, se non impossibile, ricostruire la loro vita lavorativa a causa della peculiarità della attività svolta, caratterizzata da frequenti cambiamenti di luogo e di rapporto di lavoro o perché la residenza del lavoratore non coincide con il compartimento marittimo in cui è iscritta la società armatoriale;
pertanto, per i lavoratori marittimi, con direttiva del 14 luglio 2009, pervenuta ad IPSEMA il 20 luglio 2009, il Ministro del lavoro aveva ravvisato «l'esigenza di trovare adeguata soluzione, allo scopo di rendere completamente fruibile anche in favore dei lavoratori del settore marittimo il diritto al beneficio previdenziale, riconosciuto dalle disposizioni di cui all'articolo 47 del decreto-legge 30 settembre 2003 n. 269, convertito (...) dalla legge 24 novembre 2003 n. 326, si ritiene di poter applicare (...) la disposizione di cui all'articolo 3, comma 5 del decreto-legge 27 ottobre 2004 che (...) consente alla Direzione Provinciale del Lavoro di rilasciare (...) il curriculum lavorativo (...) pertanto, in tutti i casi di lavoratore marittimo impossibilitato a reperire il proprio curriculum lavorativo, la Direzione Provinciale del Lavoro (...) provvederà al rilascio del predetto curriculum (...) tramite validazione dell'estratto matricolare rilasciato dalla Capitaneria di Porto oppure del Libretto di Navigazione autenticato dalla medesima Capitaneria (...)»;
già in data 17 settembre 2009 l'IPSEMA denunciava l'assenza di circolare esplicativa e successivamente le Direzioni provinciali del lavoro, tra le quali quella di Trieste, con atto del 4 novembre 2009, hanno rifiutato di dare applicazione a detto atto di indirizzo ministeriale sul presupposto di carenza di «circolare esplicativa», rendendo di fatto non fruibili, per i lavoratori marittimi, i benefici contributivi per esposizione all'amianto -:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza di quanto esposto e quali iniziative intenda intraprendere al fine di interdire agli enti previdenziali queste condotte, e se intenda avviare una verifica sulla legittimità del modus operandi di cui sopra;
se intenda emanare la «circolare esplicativa» o le «istruzioni operative» ovvero adottare le più opportune iniziative nei confronti di chi non applica l'atto di

indirizzo del Ministro del lavoro e delle politiche sociali, adottato per rendere efficacemente fruibili i diritti per i benefici contributivi per esposizione all'amianto per lavoratori marittimi e per quelli malati e per le loro vedove ed orfani e quali iniziative intenda intraprendere per sollecitare l'IPSEMA ad istruire le varie domande di rilascio di esposizione all'amianto, indispensabili per l'erogazione della prestazione, che giacciono da anni, senza risposta.(5-02257)

...

ERRATA CORRIGE

Risoluzione in commissione Grimoldi Paolo e Goisis Paola n. 7-00255 pubblicata nell'Allegato B ai resoconti della seduta n. 274 del 27 gennaio 2010.

Alla pagina n. 10634, seconda colonna, alla riga quarta, deve leggersi: «(n. 7-00255) Grimoldi, Goisis» e non «(n. 7-00255) Goisis».