XVI LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di mercoledì 27 gennaio 2010

TESTO AGGIORNATO AL 28 GENNAIO 2010

ATTI DI INDIRIZZO

Risoluzioni in Commissione:

La VI Commissione,
premesso che:
il Gruppo Delta è composto da oltre 20 società che occupano complessivamente circa 900 lavoratori e vede l'applicazione prevalente del contratto collettivo di lavoro del credito;
il progetto di trasformazione in gruppo della Holding, in origine operante prevalentemente nel credito al consumo, fu avviato nel corso del 2004 con l'acquisizione della proprietà del Credito agricolo e industriale, banca che si era ritagliata una sua specificità nel credito agrario, peschereccio e fondiario, ora Sedicibanca;
il progetto, proseguito nel 2005 e perfezionatosi nel maggio 2006 con l'acquisizione dell'ex Sofid Sim, società di intermediazione immobiliare del Gruppo ENI (in seguito Eunice SIM) è culminato nell'iscrizione all'albo dei gruppi bancari il 17 agosto 2007;
l'obiettivo strategico era quello di operare sul mercato a largo spettro ed in settori che spaziavano dall'autonoleggio, al recupero crediti, all'assicurazione, mai prima appannaggio dell'attività bancaria;
attualmente il Gruppo è stato coinvolto dall'indagine della procura della Repubblica di Forlì sia per l'apertura, in conseguenza degli accertamenti ispettivi disposti dalla Banca d'Italia, della procedura di gestione provvisoria e, successivamente, di amministrazione straordinaria della Banca d'Italia;
la condizione di amministrazione straordinaria ha creato forti preoccupazioni tra i lavoratori, in virtù delle prospettive e per le possibili conseguenze negative a carico dell'occupazione;
fin dal 5 maggio 2009, data di inizio della procedura di gestione provvisoria, le organizzazioni sindacali presenti nel gruppo si sono rese disponibili all'avvio di un tavolo sindacale di confronto con i Commissari, al fine di chiarire la situazione dei 900 lavoratori coinvolti;
la particolarità della situazione, che vede la proprietà collocata in uno Stato estero e l'interlocutore rappresentato dai Commissari, non ha consentito un confronto trasparente e continuo con le organizzazioni sindacali;
di recente, in occasione di un incontro tra i referenti sindacali ed i commissari, e emerso la possibilità di un passaggio delle quote di Delta ad un primario Gruppo bancario italiano, il gruppo IntesaSanPaolo;
l'amministratore delegato di IntesaSanPaolo avrebbe dichiarato che il medesimo gruppo non si sarebbe fatto carico delle criticità finanziaria del gruppo Delta, dal quale emergerebbe un quadro contabile preoccupante;
il presidente della Cassa di risparmio di San Marino ha esposto l'ipotesi della possibile definizione di una bad bank, una struttura bancaria esterna che inglobi le sofferenze creditizie e degli asset invendibili, per agevolare la trattativa di vendita di Delta;
nell'ultimo incontro tra referenti sindacali ed i commissari è stato evidenziato che, qualora non si fosse approdati ad una conclusione entro l'anno appena concluso, sarebbe stato opportuno proiettare la situazione verso un progetto alternativo, con tutte le conseguenti difficoltà per i lavoratori coinvolti;
negli ultimi giorni sarebbe emerso che le trattative per la cessione del gruppo, stanno continuando nel massimo riserbo e che nonostante ripetute dichiarazioni di disponibilità da parte dei commissari le notizie restano non chiare;
tale situazione ha condotto le organizzazioni sindacali coinvolte a proclamare una prima giornata di sciopero generale

di tutte le aziende del gruppo per il giorno 26 gennaio 2010 davanti alla sede romana della Banca d'Italia,

impegna il Governo

a monitorare le dinamiche della situazione finanziaria del Gruppo, sollecitando, nei limiti delle proprie competenze, interventi finalizzati al riassetto finanziario, in modo da produrre anche effetti positivi sul piano occupazionale.
(7-00254) «Berardi, Di Biagio».

La VII Commissione,
premesso che:
le culture locali, ed in particolare la musica popolare, rappresentano la nostra identità e le nostre tradizioni, che sono di fondamentale importanza per rafforzare le radici che ci uniscono alla nostra storia;
ogni regione, di fatto, è ricca di elementi artistici, culturali, dialettici e musicali che la rendono differente da tutte le altre, caratterizzando così i suoi abitanti;
purtroppo, da qualche anno, le tradizioni culturali tramandate di generazione in generazione, anche dai cosiddetti cantastorie, stanno via via scomparendo;
inoltre, esistono in diverso regioni concorsi e rassegne musicali che premiano i migliori giovani musicisti emergenti,

impegna il Governo:

a farsi carico del problema citato in premessa affinché si eviti che questo immenso patrimonio culturale possa svanire per sempre;
ad adottare opportune iniziative, anche di natura finanziaria, a sostegno della musica o delle tradizioni locali, promuovendo, ad esempio, in ogni regione, un festival delle musiche popolari che possa coinvolgere i giovani artisti, attraverso una ricerca sul campo, nel raccogliere le testimonianze dei vecchi cantastorie.
(7-00255) «Grimoldi, Goisis».

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ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA
DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazioni a risposta scritta:

SCILIPOTI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
lo sviluppo economico e finanziario italiano si basa sugli scambi nazionali ed internazionali e il compito primario delle ambasciate italiane all'estero è quello di favorire gli scambi suddetti;
in data 28 novembre 2009 è stata inoltrata regolare lettera d'invito (corredata da tutti gli allegati previsti) all'ambasciata italiana a Dakar, competente anche per la Guinea, da parte della ditta «MG Macchine Grafiche» con sede in Roasio (Vercelli), interessata alla vendita di macchinari grafici ad uomini d'affari residenti in Guinea Conakry, per i quali si richiedeva il visto d'ingresso in Italia per il perfezionamento del contratto di vendita; nello specifico i destinatari dei suddetti visti d'ingresso sono i signori:
Mathurin Millimonò nato il 26 giugno 1967, nazionalità guineese, direttore della Mill Impression;
Anotoine Fodè Millimonò nato il 21 settembre 1942 nazionalità guineese, ingegnere elettro-meccanico, consulente della Mill Impression;
in data 15 gennaio 2010 (due mesi dopo), il signor Mathurin, recandosi all'ambasciata a Dakar per presentare i documenti necessari per il rilascio del

visto, è stato, invece rinviato al 18 giugno 2010, per essere ricevuto e, di conseguenza per poter presentare i documenti;
i tempi di istruzione della pratica dei visti, attuati dall'ambasciata italiana a Dakar - ad avviso dell'interrogante - potrebbero portare ad una rinuncia da parte degli imprenditori guineani, recando un grave danno non soltanto alla ditta venditrice, ma a tutta l'economia italiana, in quanto, i suddetti acquirenti hanno manifestato intenzione di chiudere la compravendita, qualora i tempi rimanessero questi, non più nel nostro Paese, bensì in Francia;
in previsione di possibili ulteriori sviluppi economici, sarebbe utile aprire un canale economico/diplomatico in questa direzione -:
se non si ritenga opportuno verificare, con l'urgenza del caso, l'adeguatezza delle tempistiche di rilascio dei visti d'ingresso.
(4-05878)

ZAMPARUTTI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
nel crollo di una palazzina nel centro storico di Favara, un paese a una decina di chilometri da Agrigento, avvenuto il 23 gennaio 2010, è rimasta coinvolta un'intera famiglia e due sorelline, Chiara, di tre anni, e Marianna Bellavia, di 14, sono morte e il loro fratellino Giovanni, di 12, è rimasto ferito mentre i genitori, Giuseppe Bellavia e Giuseppina Bello, sono riusciti a mettersi subito in salvo;
le cause del crollo sono ancora in corso di accertamento ma sembra probabile che si sia trattato di un cedimento strutturale. Una sorella di Giuseppina Bello, la mamma dei bambini rimasti sotto le macerie, spiega che la famiglia Bellavia aveva presentato richiesta per ottenere una casa popolare ma senza alcun esito. La palazzina crollata si trova infatti in una zona del centro storico di Favara particolarmente degradata e presentava numerosi cedimenti strutturali e infiltrazioni di acqua;
la zona in cui è avvenuto il crollo, detta «del calvario», è da tempo ad alto rischio. Erano già cadute le case adiacenti a quella crollata sabato. La palazzina della famiglia Bellavia era composta da un magazzino sotterraneo, un pianterreno e due piani superiori. Maurizio Cimino, della protezione civile regionale, che è sul luogo del crollo, sostiene che la casa era inagibile e che alcune opere di consolidamento effettuate sui piani superiori hanno reso ancora più critica la situazione. «Le fondamenta marce - dice - non hanno più retto e la casa si è accartocciata su se stessa»;
secondo notizie di stampa risulterebbe che c'erano 56 alloggi popolari realizzati dall'amministrazione comunale e mai assegnati ma lasciati degradare e divenire oggetto di atti vandalici;
l'Ordine degli architetti della regione Sicilia ha messo a disposizione personale per schedare le condizioni di stabilità degli edifici vicini a quello crollato a Favara;
quanto accaduto a Favara non è che l'ennesima tragedia conseguente ad un patrimonio edilizio privo di qualità -:
se non ritengano urgente avviare un grande progetto di riqualificazione edilizia incentivando il recupero e la riqualificazione del patrimonio edilizio, favorendo la realizzazione da parte dei comuni di piani di rottamazione (con eventuale «delocalizzazione») degli edifici pericolosi che sorgono in zone a rischio o privi di qualità e riconoscendo priorità di intervento alle aree ad elevato rischio idrogeologico;
se non ritengano di assumere iniziative, anche di carattere normativo, per introdurre il fascicolo di fabbricato quale documento in cui siano precisati i dati di analisi geotecnica del sottosuolo sui cui insiste l'edificio, la consistenza statica

della struttura con dati relativi a idoneità, vulnerabilità, impiantistica e valore culturale dello stesso.
(4-05881)

LEOLUCA ORLANDO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro degli affari esteri, al Ministro dell'interno, al Ministro della difesa, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
nella notte del 4 novembre 1994, in mezzo all'Adriatico, morirono 5 pescatori italiani (Giovanni Pansini, 45 anni, Luigi De Giglio, 56 anni, Saverio Gadaleta, 42, Francesco Zaza, 31 anni, e Mario De Nicolo, 28), a causa dell'affondamento del peschereccio «Francesco Padre» di Molfetta (La Stampa, 4 novembre 2008);
a distanza di 16 anni, il relitto del motopeschereccio molfettese, giace ancora a 243 metri di profondità nel mare Adriatico, a venti miglia dalla costa montenegrina e i corpi dei primi quattro risultano ancora dispersi in fondo al mare;
sull'intera vicenda ha sempre «aleggiato» l'insinuazione che sul Francesco Padre vi fosse un illecito trasporto di materiale esplosivo che, di fatto, avrebbe provocato l'esplosione, mentre dai documenti ufficiali risulta che «nessun residuo di esplosivo è stato rinvenuto sui resti rinvenuti, ma solo tracce di idrocarburi combusti» (pagina 84, Gianni Lannes, «Nato: colpito e affondato», La Meridiana, 2009);
Francesco Mastropierro, ingegnere navale e componente della Commissione d'inchiesta della direzione per i sinistri marittimi di Bari, non ha dubbi: «l'affondamento del Francesco Padre è stata una conseguenza diretta della deflagrazione di un ordigno esplosivo che si è venuto a trovare in corrispondenza della rete appena recuperata dal fondo», e gli fa eco l'ingegnere Vito Alfieri Fontana, consulente del magistrato: «L'esplosione è avvenuta all'esterno dell'imbarcazione, diffondendosi all'interno dello scafo»;
nell'area dove pescava il «Francesco Padre» - zona di rilascio delle bombe Nato a partire dal 1992 - era in corso l'operazione Nato «Sharp Guard», e che oltre ad un velivolo dell'Usaf e alle corvette italiane Fenice e Sagittario, stazionavano le unità da guerra «Uss Yorktown», «Hmcs Toronto», «Sps Tramontana», «Hnlms De Reuyter», «Sps Baleares», ed altre non identificate;
un telex riservato emesso dalla «Direzione Marittima di Bari» ha chiesto a Comparare Molfetta «copie autentiche bandi interdizione/pericolosità emanati con validità 03 et 04 novembre 1994»;
la magistratura non ha mai acquisito i tracciati radar registrati dalle navi e dagli aerei che perlustravano l'Adriatico 24 ore su 24. Non sono state mai richieste al Pentagono le fotografie satellitari del cosiddetto «incidente» nella «jettison areas» o quantomeno i rapporti integrali delle unità da combattimento. E nessun giudice ha mai osato domandare alla national security agency, copia delle registrazioni radio e telefoniche intercettate dal sistema «Echelon». I testimoni oculari dell'esplosione, i piloti nordamericani a bordo del velivolo P3c Orion non sono stati mai identificati. E neppure il vice ammiraglio José A. Martinez Sainz-Rosas, comandante della fregata spagnola «Baleares» è stato mai interrogato (pagina 67, Gianni Lannes, «Nato: colpito e affondato», La Meridiana, 2009);
la Procura della Repubblica di Trani (pubblico ministero Elisabetta Pugliese e poi Giancarlo Montedoro, gip Giulia Pavese), dirottata dalle contraddittorie tesi del consulente Giulio Russo Krauss (docente all'università di Napoli e all'Accademia navale di Livorno, nonché consulente della Nato, e che interrogato successivamente sul caso ha risposto: «adesso non ricordo nulla»), ha archiviato il caso nel 1997;
il procuratore aggiunto Pasquale Drago si è opposto alla riapertura delle indagini poiché «un eventuale recupero dello scafo adagiato su di un profondo

fondale marino - a parte gli elevati costi dell'operazione si muoverebbe nella stessa direzione della mera ricerca delle cause del sinistro, avulsa da qualsiasi concreta prospettiva di pervenire alla identificazione di eventuali responsabili»;
una nota del direttore marittimo Nicola Armando Romito (14 agosto 2002) attesta che «il giudice per le indagini preliminari ha disposto la confisca e la distruzione dei corpi di reato»: una decisione mai comunicata ai familiari delle vittime (pagina 83, Gianni Lannes, «Nato: colpito e affondato», La Meridiana, 2009);
l'11 luglio 1993 si era già sfiorata la tragedia: il «Francesco Padre» mentre era impegnato nella pesca in Adriatico, venne rimorchiato per circa 1,5 miglia verso est-nord-est da un sommergibile Usa a propulsione nucleare. La barca italiana subì una forte inclinazione, tanto da rischiare l'affondamento. Il governo Usa indennizzò il comandante del Francesco Padre con 9.554 dollari a condizione di non rivelare nulla;
in base alle conclusioni della Commissione d'inchiesta della direzione marittima si evince che il «Francesco Padre» era in attività di pesca;
ai familiari delle vittime dell'affondamento del «Francesco Padre» il nostro Governo aveva elargito sulla carta (decreto 1105 del 7 dicembre 1994) 50 milioni a famiglia e la somma non è stata mai erogata;
sull'intera vicenda è stato apposto il segreto di Stato con un decreto pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale il 6 luglio 2009;
a offendere la memoria dei cinque marinai, delle loro famiglie e di tutta la marineria molfettese, oltre che accusa di trasporto illegale di esplosivo a bordo riportata tra l'altro (corrieredelmezzogiorno.it, 16 novembre 2009), è la mancanza di risposte certe e il rifiuto dell'autorità competente al recupero del relitto -:
di quali informazioni disponga il Governo in ordine alla vicenda e quali iniziative intenda adottare per fare piena luce sull'accaduto, eventualmente anche intervenendo in sede Nato affinché siano acquisiti ulteriori elementi conoscitivi (rapporti ufficiali delle unità presenti quella notte: navi, sommergibili, aerei), e valutando l'opportunità di riaprire il caso;
se non valuti necessaria l'esigenza di rimuovere tutti i segreti militari e di Stato: facendo piena luce sui responsabili della strage e la catena di comando che avrebbe occultato la dinamica reale dell'affondamento, recuperando ciò che rimane delle salme e dando degna sepoltura alle vittime;
se corrisponda al vero che l'indennizzo di 50 milioni a famiglia da parte del Governo ai familiari delle vittime stabilito nel decreto n. 1105 del 7 dicembre 1994 non sia stato effettivamente corrisposto, e in caso affermativo, quali iniziative si ritenga opportuno adottare;
quali attività di recupero e bonifica nel mare Adriatico da ordigni e materiali bellici il Governo intenda intraprendere, oltre a quelle già effettuate.
(4-05884)

MANNUCCI, CECCACCI RUBINO, FRASSINETTI, REPETTI, MANCUSO e SARUBBI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno, al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
in un servizio della trasmissione «Striscia la Notizia» andato in onda lunedì 25 gennaio 2010 e in un articolo di Stefania Piazzo per La Padania datato 24 gennaio 2010, è descritta la situazione disastrosa e incivile in cui versa il canile comunale di Tricase in provincia di Lecce;
ospita 400 cani o forse di più che versano in condizioni inumane, malati, stipati in piccoli box, malnutriti, contravvenendo alla legge regionale della Puglia in materia di animali di affezione e contrasto al randagismo n. 12 del 1995 modificata in seguito dall'articolo 2 della legge Regionale n. 26 del 2006 che prevede il

vincolo per le strutture di ricovero sia pubbliche che private di rispettare una capienza massima di 200 posti;
per venire incontro ad alcuni comuni è stata operata una ulteriore e specifica modifica con la legge regionale n. 40 del 2007 che, all'articolo 3, comma 41, prevede la possibilità per i canili rifugio comunali di aumentare la capienza oltre i 200 posti, solo a determinate condizioni, non riscontrate nel suddetto canile;
per questo a breve potrebbe scattare il sequestro della struttura e in seguito non si potranno più adottare i cani rimasti all'interno;
numerose denunce da parte delle associazioni animaliste sono state presentate in merito alla situazione del canile, anche in ragion del fatto che non sembrerebbe possibile fotografare i cani e promuovere adozioni;
la maggior parte dei canili italiani soprattutto quelli del sud Italia, si trova in condizioni non degne di un Paese civile appartenente all'unione europea;
sarebbe opportuno che i canili sequestrati dalla magistratura per gravi carenze strutturali o maltrattamenti, non siano automaticamente riaffidati al precedente gestore, cioè a colui al quale sono stati sequestrati -:
se non si intenda aprire un tavolo tecnico, con la partecipazione di tutti gli enti interessati, per far fronte a questa vera e propria emergenza che costa allo Stato milioni di euro all'anno;
se non si intendano assumere iniziative affinché i volontari delle guardie zoofile, della protezione civile e del servizio civile nazionale possano espletare la loro attività all'interno dei canili insieme alle associazioni animaliste per salvaguardare il benessere degli animali ospitati e promuovere attività di adozione;
se il Governo non ritenga di adottare le iniziative di competenza, anche di carattere normativo, per impedire la conclusione di convenzioni tra privati cittadini non appartenenti ad associazioni animaliste legalmente riconosciute dagli albi regionali e i comuni e per assicurare che le strutture di ricovero presenti sul territorio nazionale siano censite e strutturalmente a norma.
(4-05890)

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AFFARI ESTERI

Interrogazione a risposta orale:

MANNINO. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
il protrarsi di una forte crisi locale, anche in ragione dell'incombenza di un pericolo bellico che periodicamente si rinnova tra l'Eritrea e l'Etiopia, sta aggravando i già critici problemi di approvvigionamento alimentare delle popolazioni eritree -:
se non ritenga di adottare urgenti iniziative politico-diplomatiche per alleviare in modo concreto le gravi carenze alimentari che affliggono le popolazioni eritree, prevedendo nel contempo interventi volti a garantire che ogni eventuale iniziativa giunga alla naturale destinazione rappresentata dalle popolazioni.
(3-00877)

Interrogazione a risposta scritta:

FEDI. - Al Ministro degli affari esteri, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
l'adeguamento dei trattamenti economici per il personale a contratto del Ministero degli affari esteri dipende, ai sensi dell'articolo 157 del decreto del Presidente della Repubblica n. 18 del 1967, dalle proposte e dai dati raccolti dalla rete diplomatica e dalla relativa compilazione delle cosiddette schede retributive riportanti i dati delle altre rappresentanze diplomatiche accreditate localmente;

i dati vengono esaminati dall'amministrazione degli affari esteri per venire successivamente sottoposti al vaglio degli organi di controllo (UCB);
il procrastinarsi degli attuali livelli di remunerazione, a fronte dei consistenti aumenti del costo della vita, in numerose realtà all'estero, sta creando serie difficoltà pratiche per il sostentamento quotidiano delle famiglie del personale a contratto impiegato all'estero dal Ministero degli affari esteri;
in alcuni Paesi, come il Pakistan, la rappresentanza diplomatica italiana non ha ancora fornito i dati necessari al fine della determinazione dell'adeguamento, sebbene la prassi - come contemplato nell'articolo 157 del decreto del Presidente della Repubblica n. 18 del 1967 - di richiedere alle amministrazioni di altri Paesi il loro livello di stipendio sia non solo gratuita ma anche anacronistica;
tale condizione pone a rischio anche la funzionalità delle nostre rappresentanze in Pakistan -:
quali iniziative si ritenga opportuno adottare per rivalutare i trattamenti economici del personale a contratto nel suddetto Paese;
quali iniziative si ritenga opportuno adottare per rivalutare i trattamenti economici del personale a contratto della nostra rete diplomatico-consolare, in modo tale da garantire l'adeguamento ai trattamenti economici di ambasciate di Paesi affini all'Italia per prestigio, proiezione e presenza internazionale.
(4-05889)

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AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazione a risposta scritta:

ZAMPARUTTI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
secondo quanto riporta il Corriere della Sera del 26 gennaio 2010, tra le 88 maggiori città italiane, 57 nel 2009 hanno superato i limiti di inquinamento previsti dalle leggi europee;
la classifica delle città più inquinate nel 2009 è stata messa a punto nel rapporto Mal'aria di Legambiente: Napoli al primo posto (156 superamenti), seguita da Torino (151), Ancona (129) e Ravenna (126). Milano è a 108 giorni di aria irrespirabile, Venezia a 60;
le città più sofferenti in questo inizio 2010 sono Milano, Padova e Vicenza, che hanno superato per 18 giorni i 50 microgrammi per metro cubo di polveri sottili: tale soglia non andrebbe superata per più di 35 volte nell'intero anno. In meno di quattro settimane, queste città hanno già utilizzato oltre la metà del bonus concesso per dodici mesi;
il quadro complessivo del bacino padano è drammatico: tutti i capoluoghi della Lombardia e dell'Emilia Romagna sono fuori dal limite di legge, 7 su 8 in Piemonte, 6 su 7 in Veneto;
secondo le stime di Legambiente, gli abitanti dei capoluoghi, in media, fanno appena un viaggio e mezzo a settimana con i trasporti pubblici; le zone a traffico limitato diminuiscono invece di aumentare (da 2,38 metri quadrati per abitante del 2008, ai 2,08 metri quadrati del 2009); la velocità media delle auto nelle città non supera mai i 25 chilometri orari;
secondo quanto riportato dai quotidiani Terra e Corriere della Sera del 26 gennaio 2010, a Milano la situazione dell'inquinamento è particolarmente sconcertante: per il tredicesimo giorno consecutivo è stata superata la soglia di allarme per le polveri sottili nell'aria;
superamenti di polveri sottili sono segnalati anche a Terni, dove le centraline di rilevazione degli inquinanti atmosferici

hanno registrato il 25 gennaio tre superamenti di pm 10 a Le Grazie (81,4 e microgrammi/metrocubo, Borgo Rivo (55,2 microgrammi/metrocubo e Verga (52,5 microgrammi/metrocubo);
se alcuni comuni come Vicenza, Pordenone, Cordenons e Porcia hanno disposto blocchi, Milano e la Lombardia invece non prevedono blocchi d'emergenza. In Emilia Romagna, il 7 gennaio, sono ripartiti i «giovedì del polmone»: blocco preventivo del traffico esteso alla maggior parte delle auto. Questi provvedimenti a livello locale, che avanzano in ordine sparso, sono sintomo dell'assenza di un piano d'azione nazionale, atteso da anni e ancora in «fase di stesura»;
la Commissione europea ha aperto una procedura di infrazione contro l'Italia per il «persistente superamento dei valori limite di inquinamento»;
nonostante la nuova direttiva del 2008 conceda agli Stati la possibilità di una proroga se dimostreranno di poter rientrare sotto le soglie entro il 2011, una prima richiesta di moratoria da parte dell'Italia è stata bocciata a settembre 2009, mentre entro marzo 2010 dovrebbe arrivare il verdetto sulla seconda richiesta: se sarà negativo, il fascicolo potrebbe passare alla Corte di giustizia. In tal caso, il nostro Paese potrebbe essere soggetto a pesanti multe; il documento della Commissione europea chiarisce, almeno in parte, chi sono i responsabili dell'aria avvelenata in Italia: per la pianura padana, ad esempio, la Commissione considera «le condizioni climatiche avverse» come elemento di oggettiva difficoltà. L'Europa riconosce l'impegno della maggior parte delle istituzioni locali, ma a settembre ha chiarito che «senza misure nazionali i soli provvedimenti regionali non bastano» -:
se i Ministri interrogati confermino i dati sopra riferiti;
se i Ministri interrogati non ritengano opportuno adottare urgentemente il piano d'azione nazionale in questa materia atteso da tempo;
quali iniziative i ministri interrogati ritengano di adottare conformemente alle richieste poste in essere dalla Commissione europea, affinché il nostro Paese si adegui agli standard europei in materia.
(4-05882)

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BENI E ATTIVITÀ CULTURALI

Interrogazione a risposta scritta:

GRIMOLDI. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
con decreto del Ministero per i beni e le attività culturali del 30 dicembre 2009 «Determinazione del compenso per la riproduzione guidata di fotogrammi e di videogrammi ai sensi dell'articolo 71-septies della legge 22 aprile 1941, n. 633» è stato determinato un compenso relativo ai diritti d'autore SIAE per la riproduzione di foto e video su supporti digitali privati;
le tabelle allegate al decreto prevedono che sia riconosciuto un compenso, oltre che per gli apparecchi multimediali, anche per tutti i supporti dati generici, quali ad esempio gli hard disk (o memorie di massa) portatili o quelli inseriti nei personal computer, a prescindere dall'utilizzo effettivo per dati audio o video sottoposti a copyright;
numerosi utenti utilizzano i propri hard disk per salvare dati personali e/o che non sono soggetti a copyright;
secondo il decreto, ad esempio, su un disco di 500 gigabyte che costa poche decine di euro si andrebbe a pagare un compenso per i diritti d'autore SIAE di circa 30 euro, stravolgendo dunque il prezzo del prodotto, a prescindere dall'effettivo uso e quindi dalla presenza effettiva dei diritti d'autore;
considerato che i prezzi al mercato di questa tipologia di prodotti hi-tech, quali le memorie di massa, sono in continua e

costante diminuzione, tale compenso fisso rischia di incidere in modo sempre più elevato -:
se il Ministro non ritenga che il compenso SIAE così stabilito imponga un peso troppo elevato su coloro che usano le memorie di massa ed i personal computer per lavoro e ricerca, senza usufruire di dati sottoposti a copyright;
se non ritenga quindi maggiormente corretto eliminare il compenso sulle memorie di massa;
se non ritenga altresì opportuno imporre sui sistemi multimediali compensi che siano proporzionali al prezzo di mercato invece che alla dimensione della capacità di memoria che, nel tempo, a parità di prezzo sarà più elevata.
(4-05888)

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ECONOMIA E FINANZE

Interrogazione a risposta orale:

LULLI e GIACOMELLI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
recenti studi e notizie di stampa sottolineano come nel distretto tessile di Prato le aziende che fanno capo a imprenditori di origine cinese, a fine 2007 fossero 3.528 (+17 per cento sul 2006), di cui 2.440 nel comparto delle confezioni e 215 in quello tessile;
secondo tali dati un'azienda ogni otto, a Prato, sarebbe condotta da imprenditori cinesi (12,5 per cento) con un turnover del 60 per cento contro il 15,7 per cento delle imprese italiane;
in generale gli imprenditori cinesi comprerebbero tessuti in prevalenza importati dalla Cina - con un aumento negli ultimi dieci anni dell'import cinese di oltre il 3mila per cento - e sempre più si organizzerebbero autonomamente anche per quanto riguarda la logistica e i trasporti;
il costo del lavoro per unità di prodotto quale risulta dai bilanci delle aziende cinesi è del 42,7 per cento contro il 73,2 per cento del distretto tessile ufficiale, nessun lavoratore cinese è iscritto al sindacato e il 46 per cento dei contratti di lavoro, nelle imprese cinesi del pronto moda, dura meno di sei mesi;
nei casi, molto frequenti, di chiusura di tali aziende i dipendenti si dimettono, essendo molto rara l'applicazione delle regole in materia di tutela del lavoro e, a quanto sembra il livello di evasione della sola tassa sui rifiuti viaggerebbe intorno all'80 per cento;
il distretto tessile pratese ufficiale che quotidianamente combatte per riuscire a competere sui mercati internazionali, non ha punti di contatto sostanziali con il distretto cinese, qualità e tipologia di prodotto sono diversi, ma la coesistenza con imprenditori, chiunque essi siano, che non rispettano le regole, crea distorsioni economiche e alza il livello di allarme sociale, soprattutto riguardo a dove e come venga reinvestito il denaro accumulato in nero;
i cinesi di Prato, solo nel 2007, hanno inviato in patria 384 milioni di euro attraverso i money transfer, ma, visto il superamento delle norme di tracciabilità dei pagamenti e delle transazioni, il contante «esportato» potrebbe essere molto di più e magari ora regolarizzato dalle recenti norme sullo «scudo fiscale»;
gli imprenditori italiani del distretto di Prato hanno lanciato nei giorni scorsi l'allarme sul rischio che l'ampiezza dell'economia illegale possa sfociare in criminalità economica e sulla necessità di integrare nel distretto di Prato la parte sana dell'imprenditoria immigrata, emarginando e colpendo attraverso l'applicazione delle regole e di controlli puntuali e continuativi la parte illegale dell'imprenditoria pratese;

la città di Prato ha una grande tradizione e una forte capacità di accoglienza e tolleranza ma il disagio sta crescendo e rende urgente un intervento prima che il clima sociale si deteriori ulteriormente -:
quali siano i dati in possesso dell'Agenzia delle entrate e dell'INPS riguardo alla riscossione di tributi e di contributi pensionistici versati dalle aziende cinesi del distretto tessile pratese.
(3-00876)

Interrogazione a risposta in Commissione:

BARBATO. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
i due maggiori gruppi bancari italiani, Unicredit e Intesa SanPaolo starebbero avviando, e, nel caso di Unicredit, avrebbero già realizzato, un processo di massiccia esternalizzazione all'estero di molti servizi bancari di grande impatto sul piano occupazionale;
in particolare, il gruppo Intesa SanPaolo starebbe trasferendo in Romania, a partire dalla seconda metà del 2009, una serie di attività quali le lavorazioni relative agli archivi, le attività dei centri servizi, la produzione degli estratti conto periodici, nonché attività di retrosportello;
il gruppo Unicredit avrebbe invece già di fatto concluso tali operazioni di esternalizzazione all'estero;
in tale contesto i sindacati del settore hanno chiesto un incontro urgente con la controparte datoriale, che dovrebbe aver luogo nei primi giorni del prossimo mese di febbraio 2010;
è evidente come tale processo, riguardando i due maggiori gruppi bancari, che hanno rapporti con circa il 70 per cento dell'intera clientela bancaria, determini riflessi decisivi sui complessivi assetti sistema creditizio nazionale;
tale strategia, evidentemente finalizzata ad un abbattimento massiccio dei costi delle banche, pone seri interrogativi, sia sotto il profilo delle ricadute negative che esso avrà inevitabilmente sull'occupazione nel nostro Paese, sia per quanto riguarda le sue conseguenze rispetto alla struttura complessiva ed all'operatività del sistema bancario e creditizio italiano;
sussiste infatti il rischio che politiche molto aggressive di esternalizzazione, inizialmente circoscritte alle attività meramente esecutive, possano progressivamente estendersi anche a funzioni a più elevato valore aggiunto e di maggior rilievo decisionale e strategico, portando ad un progressivo impoverimento e ad una disarticolazione della struttura bancaria del Paese;
inoltre, è fondato il timore che tali strategie aggravino il fenomeno, già avvertito in particolare nelle aree del Mezzogiorno, dell'allontanamento dal territorio degli operatori bancari, riducendo ulteriormente la loro conoscenza delle realtà locali e la loro capacità di sostenere la crescita delle piccole e medie imprese;
ulteriori preoccupazioni riguardano altresì le ricadute che tali iniziative di esternalizzazione possono avere sulla qualità e trasparenza dei servizi offerti ai consumatori dalle banche -:
quali iniziative di competenze intenda assumere a tutela dei livelli occupazionali.
(5-02398)

Interrogazione a risposta scritta:

CODURELLI, SCHIRRU, GNECCHI, MATTESINI e ZAMPA. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
a partire dal 2006 gli enti autorizzati preposti all'adozione internazionale hanno posto all'attenzione dell'Agenzia delle entrate, il problema relativo alla necessità di definire con certezza gli aspetti legati alla esatta determinazione delle procedure e dei documenti giustificativi che originano le deduzioni fiscali pari al 50 per cento delle spese di adozione internazionale (in

capo alle singole coppie adottanti), oltreché alla definizione delle esatte procedure di imputazione contabile delle spese sostenute dalle coppie adottanti attraverso gli Enti per l'espletamento delle procedure di adozione, soprattutto con riferimento al trasferimento dei fondi di denaro verso i Paesi esteri di provenienza dei minori;
vi è la necessità, sentita dalla maggior parte degli enti che svolgono adozioni internazionale di minori, di chiarimenti e regolamentazioni circa le procedure relative: alla certificazione delle spese sostenute dalle coppie adottanti; alla natura della documentazione probatoria a supporto della contabilità del singolo Ente, relativamente ai trasferimenti di fondi di denaro all'estero presso i Paesi da cui provengono i minori adottati. Fondi, questi ultimi, destinati all'espletamento in quei Paesi delle pratiche utili a tale scopo;
gli enti autorizzati hanno l'esigenza di rappresentare le proprie operazioni in linea con le norme di legge civilistica, penale e tributaria sia di natura interna ai singoli enti sia di natura generale e di trasparenza per i rapporti con i singoli Paesi di origine dei minori adottati;
alla base della difficoltà documentale sta la totale gestione dei rapporti in Paesi con fiscalità difformi da quella italiana, il più delle volte priva persino delle elementari regole della contabilità di base, pertanto di difficile gestione in ordine ai documenti di supporto che possono essere rilasciati all'ente italiano, a parte ovviamente la ricevuta bancaria del trasferimento di denaro all'estero;
la complessità della materia ha trovato una prima risposta, in occasione della R.M. n. 77/E del 28 maggio 2004 a seguito di interpello proposto da alcuni enti alle direzioni regionali delle entrate di Piemonte e Lombardia e poi assunto dalla direzione generale dell'Agenzia delle entrate di Roma e definito con la risoluzione citata;
in detta risoluzione è stata trovata risposta ad alcuni aspetti gestionali del rapporto tra coppia ed Ente autorizzato. Tale risoluzione non pare tuttavia esaurire la complessità della materia, specificatamente per i due argomenti appena sopra citati;
va tenuto inoltre in considerazione: l'incremento delle procedure di adozione e il conseguente maggior peso economico e sociale che tale istituto rileva anche dal punto di vista tributario, in ordine alle possibili detrazioni e deduzioni di imposta per le persone fisiche, stante le diverse possibilità normative; il rinnovato interesse per le procedure di «adozione a distanza», generatrici di cifre significative in termini di potenziale materia imponibile costituente onere deducibile/detraibile delle persone fisiche che si affidano ad Onlus ex decreto legislativo n. 460 del 1997 per tale istituto;
la CAI, organismo istituzionalmente competente in tema di adozioni, non ha predisposto iniziative a sbrogliare questa situazione e nell'ottobre 2008 (delibera 13/2008/SG) ha approvato un nuovo regolamento, a cui gli enti autorizzati hanno l'obbligo di attenersi pena la cancellazione dall'Albo degli enti autorizzati. Tale regolamento presenta incongruenze di natura gestionale e civilistica, con risvolti tributari, tra le norme generali in materia di enti no profit e quanto disposto nel suddetto provvedimento agli articoli 18, comma 5, e 22, comma 1, lettera i) e vii) -:
se non ritenga necessario proporre precise disposizioni in merito volte a dissipare i dubbi sollevati in un settore «di nicchia» anche nel mondo del no profit ma pur sempre espressione importante di interessi sociali legati al mondo dell'infanzia, della famiglia e della solidarietà;
se non reputi quindi urgente intervenire al fine di permettere la regolamentazione giuridica delle procedure atte a garantire certezza in merito alle spese

deducibili dalle singole coppie adottanti oltreché in merito alla cifra oggetto di deduzione e, contemporaneamente, ottenere certezze in ordine alla documentazione che l'ente ha necessità di trattenere «a supporto» dei fondi di denaro trasferiti all'estero cioè nella propria contabilità.
(4-05883)

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INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazione a risposta in Commissione:

DESIDERATI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
la linea ferroviaria denominata «Molteno-Monza» attraversa le provincie di Lecco e di Monza e della Brianza, territori densamente popolati e con spiccata attitudine produttiva;
detta tratta oggi come nel 1907, anno di inizio della sua realizzazione, è a binario unico e non elettrificata, situazione non più sostenibile, dopo oltre un secolo, rispetto alle esigenze della popolazione residente;
la linea «Molteno-Monza» unisce i territori lecchese e brianzolo alla città di Milano essendo stata prolungata fino all'innesto con le metropolitane milanesi in comune di Sesto San Giovanni; quindi se venisse potenziata contribuirebbe in modo determinante alla riduzione del traffico veicolare da e per Milano, con conseguente riduzione dell'inquinamento ambientale -:
se e quali iniziative il Ministro intenda assumere nei confronti di rete ferroviaria italiana e con il coinvolgimento di tutti gli enti eventualmente interessati per la riqualificazione di questa tratta strategica per il territorio lombardo.
(5-02395)

Interrogazioni a risposta scritta:

GRIMOLDI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
la strada statale 73-bis collega la Toscana, l'Umbria e le Marche ed in particolare le province di Pesaro Perugia e Arezzo;
tale infrastruttura è di fondamentale importanza ed è utilizzata giornalmente da moltissimi utenti;
a causa delle forti piogge che hanno interessato la zona del valico di Bocca Trabaria, nei primi giorni di gennaio 2010 si è verificato un movimento franoso che ha interessato, per un tratto lungo circa 50 metri, un terzo della corsia riservata al senso di marcia in direzione Borgo Pace (Pesaro-Urbino) di Bocca Trabaria tra i chilometri 14 e 16, nelle vicinanze del valico, in territorio del comune di San Giustino (Perugia);
a seguito di questo movimento franoso di piccola entità, la strada è stata chiusa al transito a tempo indeterminato;
successivamente alla chiusura di questa infrastruttura da parte dell'Anas in data 7 gennaio 2010, non essendoci percorsi alternativi per superare i 50 metri di frana, gli utenti per raggiungere le Marche sono costretti ad allungare il loro percorso di 30 chilometri, da percorrere su irte strade di montagna con conseguente aumento dei tempi di percorrenza e notevoli disagi;
i disagi maggiori vengono sostenuti dai tanti studenti che si recano a studiare a Perugia, Urbino, Arezzo e Firenze, e dagli operai e commercianti che giornalmente la percorrono;
inoltre, con la chiusura di questa storica strada che fa parte del percorso della «mille miglia», la Valtiberina Toscana, l'Altotevere Umbro e la Valle del Metauro sono isolate le une dalle altre, a discapito degli storici legami culturali, sociali ed economici che da secoli le uniscono;

l'altra possibile infrastruttura che permetterebbe un'agevole e rapido «passaggio» nelle Marche è il traforo della Guinza, che, nonostante sia terminato, non è ancora stato aperto al traffico -:
se il Ministro non intenda intervenire affinché il valico di Bocca Trabaria della strada statale 73-bis sia messo in sicurezza e riaperto al più presto e se non ritenga opportuno attivarsi per risolvere l'annosa problematica relativa all'apertura del traforo della Guinza.
(4-05873)

CROSIO. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
nella mattinata di lunedì, 25 gennaio 2010, verso le 9 uno smottamento consistente in enormi massi distaccatisi a circa 800 metri di quota, ha interessato entrambi i sensi di marcia della superstrada 36, nel tratto compreso tra Bellano e Lecco, all'altezza del chilometro 74 nel territorio di Varenna;
i blocchi hanno divelto, nell'ordine, due file di barriere paramassi e la barriera rigida paramassi posta sul muro di controripa della statale. Alcuni massi franati hanno addirittura oltrepassato le due carreggiate della strada statale 36, andando a mettere in pericolo alcune abitazioni sottostanti;
le autorità hanno chiuso la via di collegamento tra lo svincolo di Abbadia Lariana (chilometro 57,700) e lo svincolo di Bellano (chilometro 75,400). Le auto sono state fatte deviare sulla strada provinciale 72 oppure sulla strada provinciale 62 «della Valsassina»;
la chiusura della strada statale 36 ha provocato enormi disagi alla viabilità che si protrarranno nel tempo visto che l'analisi della situazione è stata fatta il giorno 26 gennaio con un vertice in prefettura a Lecco;
la zona è stata interessata altre volte da importanti smottamenti a cui si è posto rimedio;
appare importante ricordare che nei pressi del luogo dello smottamento, in parallelo alla strada statale 36, si sviluppa la linea ferroviaria che porta a Sondrio -:
se il Ministro sia a conoscenza della situazione ed intenda intervenire in tempi rapidi al fine di mettere in sicurezza la zona ed evitare che altri eventuali smottamenti possano sia creare situazioni di estremo pericolo per la popolazione residente, sia bloccare l'intero sistema viabilistico e ferroviario della zona, che, essendo priva di vie alternative a quelle interessate dagli eventi descritti, rischierebbe la paralisi ed un isolamento totale.
(4-05875)

MARIANI e VELO. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
la linea ferroviaria Aulla-Lucca-Pisa, riveste importanza fondamentale per la mobilità del territorio che presenta invece ancora alcune carenze nella viabilità stradale, dovute soprattutto all'orografia e al notevole traffico di mezzi pesanti;
purtroppo non vengono investite risorse sufficienti per garantire un servizio ferroviario efficiente e sono molti i disagi lamentati dagli utenti, a cominciare dalla cronicità dei ritardi;
la linea è utilizzata da migliaia di persone: pendolari, lavoratori, studenti delle scuole superiori, studenti universitari, persone che debbono effettuare visite mediche presso gli ospedali di Lucca e Pisa o portare assistenza a familiari e congiunti ivi ricoverati nonché persone che si devono recare presso i vari uffici pubblici siti nel capoluogo di provincia;
è praticamente assente una forma di trasporto pubblico alternativa che possa supplire nei casi - peraltro piuttosto abituali - di disservizio;
i ritardi dei treni sono spesso superiori ai trenta minuti e non è infrequente che superino l'ora di tempo; talvolta i ritardi diventano così elevati da portare alla soppressione del treno;

il livello del materiale rotabile è decisamente inadeguato e gli utenti lamentano la scarsa igiene, lo stato complessivo di degrado e il cattivo funzionamento di gran parte dei servizi-bagni, riscaldamento, aria condizionata, e altro;
neppure le infrastrutture godono di buona salute e spesso i ritardi sono causati dall'inadeguatezza dei meccanismi degli scambi che si bloccano quando le temperature sono molto rigide;
la presenza di un solo binario comporta inevitabilmente che il ritardo di un solo treno si ripercuota su tutti gli altri a catena, provocando disagi per l'intera giornata;
analoghe considerazioni possono essere fatte sulle condizioni delle stazioni, sporche e in cui mancano i servizi minimi e dove spesso persino le macchine obliteratrici dei biglietti non funzionano;
un comitato spontaneo di utenti della tratta ferroviaria in questione ha mandato una lettera al Ministro interrogato e a tutti gli enti coinvolti per segnalare i disservizi e i disagi relativi alla linea ferroviaria Aulla-Lucca-Pisa e chiedere di migliorare la qualità del servizio;
alla fine del 2009 la Giunta regionale ha provveduto alla sottoscrizione del nuovo contratto di servizio con Trenitalia per la regolazione del trasporto pubblico locale regionale per il prossimo biennio, con il quale, a fronte di un corrispettivo di 237,2 milioni di euro, il gestore si è impegnato a migliorare il servizio per i pendolari (grazie anche agli ingenti sforzi economici sostenuti e previsti direttamente dalla regione per il rinnovo del materiale rotabile in esercizio) -:
se il Ministro interrogato non ritenga di doversi attivare, per quanto di propria competenza, al fine di favorire un netto e rapido miglioramento del servizio ferroviario di collegamento fra Lucca e la Garfagnana, promuovendo la realizzazione dei necessari interventi previsti nel nuovo contratto di servizio sottoscritto con Trenitalia;
se non ritenga necessario valutare l'opportunità di individuare nuove risorse per consentire l'ammodernamento e la riqualificazione della linea ferroviaria.
(4-05876)

MARIANI, BRAGA, MARGIOTTA, IANNUZZI, MOTTA, MARANTELLI e BRATTI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
il piano casa previsto dall'articolo 11 del decreto-legge n. 112 del 2008 avrebbe dovuto incrementare il patrimonio immobiliare ad uso abitativo attraverso offerta di alloggi di edilizia residenziale, da realizzare con il coinvolgimento di capitali pubblici e privati, destinati alle categorie sociali svantaggiate nell'accesso al libero mercato degli alloggi in locazione;
tuttavia il Governo non ha investito nuove risorse in tale programma e a oltre un anno e mezzo dall'approvazione della norma nulla è stato ancora realizzato; inoltre, con la legge finanziaria 2010 la missione 19 (Casa e assetto urbanistico) ha subito una riduzione consistente negli stanziamenti di competenza (-393,7 milioni di euro rispetto al 2009);
nel frattempo, il piano casa adottato dal Governo Prodi, in avanzato stato di attuazione, che con il decreto di riparto del dicembre 2007 aveva assegnato i finanziamenti ai singoli edifici interessati, che avrebbero potuto quindi avviare i lavori di ristrutturazione, è stato revocato per destinare le risorse al nuovo piano casa, producendo di fatto un blocco di tali opere per oltre due anni: solo con il decreto ministeriale del 18 novembre 2009, dopo un lungo braccio di ferro con le regioni, e stato infatti possibile recuperare 200 milioni di euro dalle risorse del 2007 e ripartirle per interventi di competenza degli ex IACP;
altri 150 milioni di euro sarebbero invece destinati alla costituzione di un sistema di fondi immobiliari per alloggi sociali sulla base di linee guida indicate da

un gruppo di lavoro costituito presso il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti;
secondo recenti notizie di stampa il gruppo di lavoro avrebbe finalmente concluso i propri lavori e si appresterebbe a indicare i requisiti che i regolamenti dei fondi devono possedere;
secondo quanto affermato dal Governo in sede di discussione del decreto legge n. 158 del 2008 sul blocco degli sfratti, la cui proroga è scaduta il 31 dicembre 2009, la finalità del provvedimento di sospensione doveva essere quella di ridurre il disagio abitativo per alcune categorie disagiate in attesa della realizzazione degli interventi del citato piano casa introdotto con l'articolo 11 del decreto-legge n. 112 del 2008 -:
quali informazioni possa fornire il Ministro sulle proposte del gruppo di lavoro e sulle successive fasi di attuazione del piano casa;
quali misure intenda intraprendere il Ministro per garantire che tali fondi tutelino gli interessi delle categorie svantaggiate come previsto dal citato articolo 11 del decreto-legge n. 112 del 2008;
quali iniziative intenda promuovere il Ministro per realizzare le altre linee di intervento previste dal decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 16 luglio 2009, con il quale il Consiglio dei ministri ha approvato il Piano nazionale di edilizia abitativa, ed in particolare: l'incremento del patrimonio di edilizia residenziale pubblica; la promozione finanziaria anche ad iniziativa di privati; le agevolazioni a cooperative edilizie costituite tra i soggetti destinatari degli interventi; i programmi integrati di promozione di edilizia residenziale anche sociale;
quali iniziative urgenti, infine, intenda promuovere il Ministro in materia di sfratti, posto che proroga della sospensione delle procedure esecutive di sfratto è scaduta il 31 dicembre 2010 mentre il piano casa non è ancora entrato nella sua fase esecutiva e non è quindi in grado di dare risposte immediate alle categorie che erano state oggetto del provvedimento di proroga.
(4-05879)

TESTO AGGIORNATO AL 4 AGOSTO 2010

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INTERNO

Interrogazioni a risposta in Commissione:

GRIMOLDI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
nel nord la maggior parte dei vigili del fuoco sono volontari;
difatti, molti distaccamenti dei vigili del fuoco in questa parte del Paese garantiscono il servizio di emergenza grazie ai vigili del fuoco volontari;
i vigili del fuoco volontari vengono formati attraverso dei corsi della durata di 120 ore;
la carenza di tali corsi compromette l'attività dei distaccamenti, che rischiano quindi di chiudere in mancanza di vigili del fuoco volontari formati;
l'eventuale problema dei costi di questi corsi di preparazione può essere risolto attraverso l'organizzazione dei corsi direttamente presso i distaccamenti volontari, attraverso idonea garanzia e responsabilità del comandante dei vigili del fuoco volontari di ciascun distaccamento e successivo esame presso il comando provinciale -:
se il Ministro non ritenga opportuno salvaguardare i distaccamenti dei vigili del fuoco volontari attraverso la promozione dei corsi formativi di 120 ore rivolti ai vigili del fuoco volontari.
(5-02392)

MIGLIOLI e SANTAGATA. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
la lotta agli sprechi della pubblica amministrazione è un esercizio faticoso

che richiede attenzione e competenza e non ammette facili scorciatoie propagandistiche;
è questo il caso della ridefinizione dei criteri per assegnare ai comuni la qualifica di montani, definizione modificata nella legge finanziaria per il 2010 al fine di ridurre il numero e l'estensione delle comunità montane;
la fissazione di parametri rigidi quali il 75 per cento della superficie comunale oltre i 600 metri di quota porta a dei veri paradossi;
il comune di Sestola, la perla dell'Appennino tosco-emiliano, non è più classificato montano;
con Sestola perdono la qualifica di montano altre 91 comuni dell'Appennino emiliano-romagnolo -:
quali siano gli effetti derivanti dalla perdita della qualifica di comune montano in merito a tutte le agevolazioni attualmente legate a questa qualifica nel campo dei servizi, delle accise, delle attività produttive;
se quindi, dette agevolazioni debbano ritenersi decadute o meno alla perdita della qualifica di montano.
(5-02393)

Interrogazione a risposta scritta:

GRIMOLDI e STUCCHI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
la provincia di Monza e della Brianza è stata istituita con legge n. 146/2004 dell'11 giugno 2004, pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale n. 138 del 15 giugno 2004 con il titolo «Istituzione della provincia di Monza e della Brianza»;
tale provincia è composta da 55 comuni e si estende su una superficie di 405,49 chilometri quadrati; la popolazione residente è di circa 838.000 abitanti;
questa provincia è tra le più densamente popolate del Paese ed in essa operano migliaia di grandi, medie e piccole industrie;
a quasi sei anni dall'istituzione, nonostante ripetuti solleciti da parte delle amministrazioni del territorio, non è ancora stato costituito il comando provinciale dei Vigili del fuoco;
infatti, ad oggi, la provincia di Monza e della Brianza dipende ancora dal comando provinciale dei Vigili del fuoco di Milano -:
perché non sia ancora stato istituito il comando provinciale dei Vigili del fuoco di Monza e della Brianza;
quali azioni il Ministro intenda intraprendere affinché si operi celermente per colmare questa importante mancanza.
(4-05886)

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ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazioni a risposta scritta:

SCALERA. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
in data 19 ottobre 2009 il Capo Dipartimento per l'università del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca emanava una circolare indirizzata ai rettori delle università italiane con la quale comunicava le «nuove linee di indirizzo per le scuole di specializzazione da istituire presso le facoltà di medicina e chirurgia» redatte da una commissione di esperti;
le scuole da attivare in tutti gli atenei sono in totale 10 sulla base di requisiti particolarmente impegnativi quali: volume dell'attività formativa, dimensione di ogni singola facoltà di medicina, sussistenza di docenti della tipologia di ogni singola scuola;

il 9 dicembre 2009 il coordinatore dei direttori delle scuole di specializzazione inviava ai rettori il resoconto di una riunione presso il citato Ministero nel corso della quale il numero delle scuole di specializzazione veniva ulteriormente ridotto a 9;
non è mai stata data una spiegazione alla drastica riduzione delle scuole di specializzazione mediche rispetto al numero attuale;
la scuola di specializzazione in pneumologia, attualmente compresa fra le scuole esistenti, non compare fra quelle da attivare già dal prossimo anno accademico nonostante l'elevatissimo rilievo epidemiologico e socio economico delle malattie dell'apparato respiratorio e nonostante, l'organizzazione mondiale della sanità abbia dichiarato che insieme alla rianimazione la specialità «pneumologia» sarà quella chiamata ad affrontare prioritariamente le emergenze sanitarie -:
se non si ritenga di intervenire urgentemente per inserire la scuola di specializzazione in pneumologia fra quelle di prima fascia da attivare presso tutte le facoltà di medicina delle università italiane.
(4-05874)

LEHNER. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
la Accademia Britannica srl, già oggetto di diversi atti di sindacato ispettivo ai quali si contestavano episodi di evasione fiscale, si occupa tra l'altro delle vacanze di studio in Gran Bretagna e in Irlanda di studenti italiani, ai quali poi vengono rilasciati diplomi per l'accreditamento scolastico;
risulta all'interrogante che talune società operanti nel medesimo settore abbiamo avviato un procedimento dinanzi al Tribunale amministrativo regionale della Campania contestando l'emissione di diplomi non validi ai fini dell'accreditamento, in quanto gli istituti utilizzati in Gran Bretagna da Accademia Britannica srl non sarebbero riconosciuti dal British council;
in particolare risulta da documenti in possesso dell'interrogante che la Waterloo School, utilizzata da Accademia Britannica srl, con sedi in diverse località inglesi, sia riconosciuta dal British council per la sola sede di Londra;
da altro documento, presentato da società concorrente alla Accademia Britannica srl, emerge che a fronte di espressa richiesta effettuata al British council, riguardante il riconoscimento di una serie di istituti in elenco, questi abbia risposto che nessuno era riconosciuto;
porrebbe che analoga situazione sia stata rilevata in Irlanda -:
se non ritenga opportuno chiarire la validità, ai fini dell'accreditamento scolastico, dei diplomi di lingua inglese rilasciati da Accademia Britannica srl.
(4-05885)

TESTO AGGIORNATO AL 4 AGOSTO 2010

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LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta in Commissione:

MATTESINI. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
il Ministero della pubblica istruzione e ricerca con circolare n. 9537 del 14 dicembre 2009 «Programma annuale 2010», ed inviata alle Scuole in data 22 dicembre 2009 (ultimo giorno prima delle vacanze natalizie), comunica la riduzione del 25 per cento) per la spesa di appalti per le pulizie e sorveglianza a tutte le scuole di primo e secondo grado, a partire dal 1° gennaio 2010;
il taglio del 25 per cento riguarda anche appalti in corso ed in scadenza tra giugno e dicembre 2010, contratti regolarmente sottoscritti ed attualmente in pieno vigore;

per rendere possibile il taglio, il Ministero è ricorso all'applicazione dell'articolo 11 del regio decreto n. 2440 del 1923, in base al quale se nel corso dell'esecuzione del contratto occorra una diminuzione della prestazione, l'appaltatore è obbligato ad assoggettarvisi nella misura massima del 20 per cento. Oltre detta percentuale l'appaltatore, laddove non si avvalga della risoluzione del contratto, è obbligato ad assoggettarsi all'ulteriore riduzione;
tale scelta produrrà l'immediato licenziamento dei lavoratori delle ditte di appalto ed aumenteranno i carichi di lavoro del personale residuo delle ditte di appalto nonché del personale collaboratore scolastico già quest'anno falcidiato dai tagli ed in attesa degli ulteriori tagli di organico già previsti. Molte delle ditte di appalto sono cooperative di tipo B e quindi quelle cooperative che inseriscono al lavoro soggetti svantaggiati;
il personale interessato dagli appalti ha incarichi lavorativi che vanno da un minimo di 2 ad un massimo di 5 ore giornaliere la gran parte di tale personale è fatto di donne;
tale scelta è stata presa unilateralmente dal ministro Gelmini senza nessun confronto con le parti sociali;
la stessa Ministra Gelmini solo qualche settimana fa ha ripetuto, nella trasmissione «Ballarò» che per le scuole non c'erano problemi economici, che non c'erano stati licenziamenti nella scuola e che i precari erano tutti sistemati con i contratti di disponibilità;
tale scelta aumenta il processo di destrutturazione del sistema di istruzione pubblica tagliando risorse ed organici e renderà le scuole più insicure e sporche;
la perdita del posto di lavoro o della riduzione pressoché totale dell'orario di lavoro, riguarda circa 4.000 persone di cui la gran parte donne;
tale scelta avviene in un momento come l'attuale in cui la crisi economica sta raggiungendo la sua massima ricaduta sui livelli occupazionali ed il Governo anziché sostenere 1'occupazione, è causa esso stesso di perdita di occupazione -:
cosa intenda fare il governo al fine di evitare che le circa 4.000 persone interessate dal provvedimento vedano ridursi pressoché totalmente le loro ore di lavoro o non addirittura essere licenziate;
di chiarire quanto la scelta del taglio del 25 per cento aggiunta ai già previsti tagli del personale ATA, inciderà sui servizi scolastici erogati abbassando conseguentemente gli standard minimi di efficienza, igiene qualità delle scuole pubbliche.
(5-02397)

Interrogazioni a risposta scritta:

ROSATO, STRIZZOLO, COMPAGNON e MONAI. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
l'allargamento dell'Unione europea ha posto in Italia la questione del problema occupazionale del personale doganale e la necessaria riqualificazione delle figure professionali collegate all'operatività dei valichi di confine;
la regione italiana maggiormente sensibile all'abolizione delle frontiere è senza dubbio il Friuli Venezia Giulia: fra le province di Gorizia e Trieste l'allargamento ha coinvolto e coinvolgerà, con la ventilata entrata della Croazia nella oltre 1.000 persone;
il Ministro per i rapporti con il Parlamento, nel corso della seduta n. 279 del 12 marzo 2003, rispondendo al question time, formulava l'ipotesi di un'assunzione da parte dell'Agenzia delle dogane, direttamente al suo interno, dei doganalisti interessati dalle conseguenze negative derivanti dall'eliminazione della frontiera italo-slovena, precisando che tali assunzioni non sarebbero andate neanche in contrasto con l'allora blocco delle assunzioni nelle pubbliche amministrazioni

in quanto in linea con il dettato e dall'articolo 34, comma 6, legge finanziaria per il 2003, che consente «il ricorso alle procedure di autorizzazione alle assunzioni in via prioritaria, qualora il personale da assumere venga adibito a compiti connessi al rispetto degli obblighi internazionali»;
sono attualmente quasi duecento i lavoratori cui è stata riconosciuta la mobilità in deroga fino a dodici mesi, in seguito all'accordo quadro firmato a maggio 2009 recependo i contenuti dell'intesa del 29 aprile tra la regione ed il Ministero;
l'associazione degli spedizionieri doganali del Friuli Venezia Giulia ha presentato una petizione al Parlamento europeo (n. 0639 del 2007), il quale, pur riconoscendo la legittimità dell'istanza e il danno subito dai lavoratori, informa che l'azione comunitaria nel settembre dell'occupazione può intervenire solo a sostegno delle politiche nazionali;
il trattamento di mobilità in deroga non ha interessato i lavoratori maschi di età inferiore ai cinquant'anni;
chi ha trovato un'altra occupazione denuncia l'associazione - non ha potuto far valere, a fini contrattuali, l'esperienza, la professionalità e soprattutto gli avanzamenti di livello maturati nella precedente funzione;
anche l'onorevole Massimiliano Fedriga della Lega Nord-Padania ha presentato, nel corso della seduta 206 del 22 luglio 2009, un'interrogazione a risposta orale su questa medesima questione, rimasta ancora senza risposta;
l'occupazione va sostenuta trasversalmente, al di là dell'appartenenza politica, in spirito di collaborazione -:
se il Ministro intenda, in accordo con gli enti locali, divenire parte attiva in un processo di coinvolgimento e ricollocazione dei lavoratori, soprattutto appartenenti ai settori pregiudicati dai riflessi sul mercato dell'allargamento ad est dell'Unione europea;
quali motivazioni abbiano impedito di dar seguito a quanto pubblicamente annunciato dall'allora ministro pro tempore, ovvero l'assunzione nella propria organizzazione da parte dell'Agenzia delle dogane dei lavoratori doganali interessati dall'abolizione della frontiera con la Slovenia.
(4-05880)

GRIMOLDI e STUCCHI. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
è in atto una vertenza per il rinnovo di contratto dei lavoratori del gruppo Carrefour;
tale vertenza interessa oltre 25 mila lavoratori, occupati presso 1.563 punti vendita di cui 65 ipermercati Carrefour, 499 supermercati, Iperstore e Superstore GS, 984 supermercati di prossimità DìperDì, 15 cash&carry ad insegna Docks Market e Grossiper;
le proposte dell'Azienda riguardano:
a) il superamento strutturale di importanti istituti contrattuali quali i trattamenti economici riferibili alle maggiorazioni domenicali e festivo ed una quota del monte ore di permessi retribuiti;
b) la sospensione per il biennio 2010/2011 dell'erogazione del premio di salario variabile, senza dare chiara disponibilità all'automatico ripristino dell'istituto stesso negli anni successivi;
c) il congelamento per lo stesso periodo della maturazione del salario fisso aziendale ai nuovi assunti e a tutti coloro che stanno gradualmente maturando tale trattamento;
d) l'autonomia aziendale sulle decisioni in fatto di flessibilizzazione dell'orario di lavoro e dello mansioni delle lavoratrici e dei lavoratori del Gruppo;
l'applicazione delle regole aziendali di fatto provocherà un danno economico ai lavoratori che corrisponde ad una perdita di salario di circa 3.000,00 euro a

lavoratore tra pausa, indennità di disagio, compenso per lavoro domenicale, indennità di malattia e premio di produzione;
il gruppo Carrefour ha anche annunciato che, a partire da gennaio 2010, verrà attuato il Piano per il collaboratore aziendale, la cui applicazione era già stata annullata lo scorso anno a seguito dalla sentenza del tribunale di Torino che fino al 31 dicembre 2009 aveva ripristinato le norme contrattuali del vecchio Cia;
in questi giorni è stato proclamato lo stato di agitazione e un nuovo sciopero al fine di ripristinare i diritti dei lavoratori cancellati unilateralmente negli ultimi mesi;
la trattativa sindacale dura ormai dal luglio 2009, quando Carrefour ha comunicato la disdetta del contratto integrativo aziendale;
se moltiplichiamo i 3.000,00 euro a dipendente per 25.000 dipendenti in Italia osserviamo una ricaduta economica di circa 75 Milioni di euro che andrebbe a inficiare il nostro sistema economico in termini di minor spesa e minori investimenti, in un periodo in cui la situazione congiunturale non è delle più rosee;
inoltre, il problema si aggrava se pensiamo che altri operatori della grande distribuzione organizzata potrebbero essere alla finestra, in attesa di vedere come si conclude la vicenda contrattuale Carrefour -:
quali azioni intendano intraprendere i Ministeri affinché si trovino celermente soluzioni idonee per tutti soggetti coinvolti tali da garantire i diritti dei lavoratori, la continuità lavorativa e aziendale e quali iniziative di competenza si intendano assumere per il mantenimento delle condizioni economiche originario nel rispetto della normativa e dell'autonomia delle parti.
(4-05887)

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POLITICHE AGRICOLE, ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazione a risposta in Commissione:

MARIO PEPE (PD) e OLIVERIO. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
il Consorzio agrario di Benevento ha avuto sempre una concreta funzione di sostegno alle imprese agricole, promuovendo la crescita di una classe imprenditoriale capace di seguire le dinamiche di sviluppo dell'agricoltura;
il Consorzio agrario viene continuamente sottoposto a gestione commissariale, cosa che crea gravi preoccupazioni sulla tenuta ed il funzionamento dello stesso Consorzi rischiando di impoverire sempre più il suo patrimonio e le sue risorse operative -:
quali siano stati i criteri e quali le ragioni che hanno guidato il Ministro nella scelta del nuovo commissario, il dottor Giacomo Papa che, pur essendo un ottimo professionista, non risulta all'interrogante che abbia avuto esperienze nei settori afferenti al Consorzio.
(5-02396)

TESTO AGGIORNATO AL 4 MAGGIO 2010

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SALUTE

Interrogazione a risposta in Commissione:

FADDA, CALVISI, MARROCU, MELIS, ARTURO MARIO LUIGI PARISI, PES, SCHIRRU e FARINA COSCIONI. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
si è avuta notizia che è stata respinta ad un cittadino sardo, signor Antonello Trogu di Carbonia, la richiesta di indennizzo, avanzata per le gravi malformazioni causate dal talidomide in quanto nato nel maggio del 1958;

l'articolo 31, comma 1-bis, del decreto-legge n. 207 del 2008, dispone che l'in- dennizzo viene riconosciuto agli affetti da sindrome da talidomide nati dal 1959 al 1965;
il farmaco contenente tale sostanza fu introdotto nel mercato europeo nel 1957 e ritirato nel nostro Paese nel 1962 dopo che fu accertata inequivocabilmente la correlazione fra la sua assunzione e le gravissime malformazioni che determinava a carico dei nascituri;
nella legge su richiamata mentre è stato previdente indicare l'anno 1965 in quanto tale farmaco, che aveva una scadenza di 36 mesi, può essere stato venduto e distribuito entro tutto questo periodo sarebbe necessario indicare l'anno 1958 come periodo iniziale di possibile assunzione del farmaco;
per le Commissioni mediche indicate dalla legge, sono facilmente attribuibili le cause delle gravi malformazioni nei soggetti nati dal 1958 al 1965;
dai numerosissimi forum che si sono formati a seguito dell'approvazione della legge citata e che si possono consultare a mezzo internet, si evince che il caso del cittadino sardo non è l'unico -:
quali periodi siano indicati nella legislazione delle altre nazioni europee che riconoscono un indennizzo simile per gli affetti da sindrome di talidomide;
se siano stati individuati tutti i farmaci, in commercio nel periodo indicato, contenenti talidomide;
se siano disponibili le autorizzazioni al commercio di tali farmaci;
se non sia plausibile sospettare che tali farmaci fossero già in circolazione prima dell'autorizzazione ministeriale;
se non sia nelle intenzioni del signor Ministro, assumere un'iniziativa normativa urgente, volte a estendere a tutto il 1958 periodo a cui fare riferimento per ottenere l'indennizzo previsto dalla legge e nelle more del provvedimento estensivo autorizzare, comunque, le Commissioni mediche a sottoporre a visita di accertamento anche quanti, affetti dalla sindrome di talidomide, sono nati antecedentemente il 1959.
(5-02399)

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SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazioni a risposta in Commissione:

DESIDERATI. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
come riportato dai giornali locali numerosi cittadini lamentano ritardi e disservizi nel recapito postale nel comune di Villasanta e in genere di tutti i comuni facenti parte del territorio della provincia di Monza e Brianza;
i ritardati o mancati recapiti riguardano anche i moduli di pagamento di numerosi servizi e a causa di questo i cittadini si vedono applicare sanzioni o interessi di more senza che Poste Italiane se ne faccia carico;
la provincia di Monza e della Brianza è un'area ad alta densità di popolazione con un tessuto produttivo molto sviluppato e che necessita di un servizio postale migliore di quello ad oggi offerto -:
se e quali iniziative il Ministro abbia attivato od intenda attivare al fine di contribuire alla risoluzione dei disservizi segnalati nelle premesse concernenti il territorio del comune di Villasanta e di tutta la provincia di Monza e Brianza.
(5-02394)

VELO, VICO, LULLI, ROSATO, GINEFRA e MASTROMAURO. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
destano grande allarme le notizie diffuse dalla stampa nazionale sulla possibilità che la società russa Severstal sia pronta a uscire dal Gruppo Lucchini che acquisì per il 79,82 per cento tra il 2005 e il 2007;

secondo queste voci la società russa sta valutando il disimpegno dal Gruppo Lucchini a causa del calo della domanda che ha cominciato a pesare sul gruppo nel 2009, con una riduzione del 50 per cento delle quantità prodotte, riflesso del calo della domanda di acciaio sui mercati sviluppati;
ulteriore motivazione del possibile abbandono della Severstal sarebbero gli alti costi di produzione con conseguente e non semplice ricerca di un compratore per l'80 per cento del gruppo siderurgico italiano;
la svolta sarebbe avvenuta nel terzo trimestre del 2009 quando ai primi segnali di ripresa, fragili ma incoraggianti sul mercato russo, non è seguita analoga performance per le divisioni europee della società, mentre la Severstal ha intenzione di riaprire a marzo gli impianti in Ohio scommettendo sulla crescita dell'economia americana nel 2010;
fonti riprese dal quotidiano Vedomosti hanno confermato quanto l'agenzia russa Interfax aveva scritto il 23 gennaio 2010, citando ambienti bancari, ovvero che Severstal sta trattando la vendita del Gruppo Lucchini e che sta già conducendo negoziati in tal senso con diversi potenziali investitori;
Lucchini ha chiuso i primi nove mesi del 2009 con un fatturato, 1,2 miliardi di dollari, in calo del 63 per cento rispetto ai 3,3 miliardi dei primi nove mesi 2008; con un margine operativo lordo (ebitda) negativo per 212 milioni e una redditività scesa da +13 a -17,3 per cento;
si tratta del peggiore risultato del gruppo che nello stesso periodo ha registrato una redditività del 18 per cento in Russia o del 19 per cento negli Stati Uniti;
secondo fonti di stampa, tra i possibili acquirenti potrebbe esserci la stessa famiglia Lucchini, che già nel 2007 aveva riacquisto da Severstal per 127,8 milioni di euro la divisione Lucchini Sidermeccanica, ma viene fatto anche il nome del gruppo Riva;
potrebbe tuttavia profilarsi una proposta di Arcelor Mittal che a Piombino già controlla il gruppo Magona o secondo altre ipotesi una delle più grandi società cinesi, la Baosteel di Shanghai che secondo fonti di stampa potrebbe acquisire la Lucchini a un prezzo di un terzo inferiore a quanto sborsato a suo tempo da Severstal -:
quali iniziative intendano immediatamente assumere e quali interventi si intendano mettere in campo per seguire con attenzione l'eventuale vendita del gruppo Lucchini al fine di scongiurare gravissimi rischi per l'occupazione e per la tenuta sociale dell'area interessata.
(5-02400)

Interrogazione a risposta scritta:

TAGLIALATELA. - Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
è ormai da troppo tempo che si susseguono lamentele e proteste da parte di cittadini ed utenti partenopei che denunciano il persistere di ritardi e carenze nel servizio di recapito postale nella città di Napoli, dove, nonostante il grande impegno degli operatori sul territorio e degli impiegati agli sportelli, gli uffici postali sono letteralmente avviati al collasso;
si tratta di inammissibili disservizi che vengono segnalati sia in centro che in periferia e che determinano disagi alla cittadinanza perché il ritardo o il mancato recapito della corrispondenza arreca danni difficilmente quantificabili per i cittadini e le imprese, senza contare, le difficoltà dei cittadini costretti a vagare per gli uffici postali alla ricerca della posta a loro indirizzata;
non si tratta di un semplice disguido temporaneo, bensì un costante ritardo nella consegna della corrispondenza provocata dai tagli imposti agli uffici postali territoriali che determinano sovraccarichi e giacenze. Nel rione Poggioreale, in particolare

al civico n. 20 di via Nuova Poggioreale, isolati 9 e 10, e in via Zara n. 8 isolato 11, al Rione Ascarelli ed al Rione Luzzatti la posta ordinaria non viene più recapitata da molti mesi, con le conseguenze facilmente immaginabili, soprattutto a carico degli anziani;
anche la posta istituzionale dei consiglieri comunali di Napoli giunge con notevole ritardo così come segnalato dal vice presidente del consiglio comunale di Napoli, Vincenzo Moretto, che in data 9 settembre 2009, prot. 511.09, ha inviato una nota di reclamo al direttore generale di Poste Italiane - sede di Napoli - denunciando l'enorme mole di posta istituzionale spedita dai suoi uffici e inevasa con l'indicazione di «indirizzo sconosciuto, insufficiente, inesistente, inesatto ed a volte senza alcuna indicazione»;
di fronte ad un quadro così disastroso si rende urgente l'assunzione o l'invio, da parte della direzione di Poste italiane di personale (anche solo temporaneo ma in numero massiccio) che aiuti a smaltire la corrispondenza in eccesso che andrà ad aumentare inesorabilmente fino a dilatare i tempi di consegna della corrispondenza che già oggi porta nelle case bollette ed avvisi scaduti anche da tre settimane -:
quali iniziative s'intendano assumere per sanare le gravi carenze descritte con l'obiettivo di potenziare il servizio di recapito.
(4-05877)

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Apposizione di una firma ad una interrogazione.

L'interrogazione a risposta in Commissione Reguzzoni e Montagnoli n. 5-02241, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 15 dicembre 2009, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Desiderati.

Pubblicazione di un testo riformulato.

Si pubblica il testo riformulato della interrogazione a risposta scritta Borghesi n. 4-05555, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 261 del 22 dicembre 2009.

BORGHESI. - Al Ministro della giustizia, al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
la signora Milica Cupic, cittadina italiana, lamenta una serie di comportamenti quanto meno opinabili di organi della giustizia militare e civile in ordine a fatti da lei denunciati;
in più occasioni ed in data 4 ottobre 2003, la signora Cupic ha denunciato gravi fatti a sua detta ascrivibili a personaggi identificati e identificabili. In particolare riferiti al suo ex marito, generale a due stelle e dunque alta carica dell'Esercito italiano, che ella ebbe a denunciare già nel 1996 in relazione alla morte violenta della propria figlia e di un sottoufficiale dell'Esercito avvenuta il 3 febbraio 1986;
secondo quanto riferito dalla stessa signora Cupic ella avrebbe altresì avuto modo di segnalare come un alto grado della Guardia di Finanza avrebbe favorito la promozione al suo ex marito. Tale personaggio sarebbe poi diventato Comandante Generale della Guardia medesima;
la Procura della Repubblica di Roma, dopo aver ricevuto l'esposto firmato dalla signora Cupic, lo avrebbe trasmesso al Procuratore Aggiunto, dottor Ettore Torri, come esposto anonimo, mentre, ad avviso dell'interrogante, ne risultava esattamente identificato il soggetto che lo aveva inviato;
tali denunce sono state archiviate, ma è evidente che in tal caso la signora Cupic avrebbe dovuto essere indagata per calunnia, cosa che non è mai avvenuta; sembra per la verità che la denuncia della signora Cupic in merito alla morte del Sottoufficiale e della propria figlia siano state archiviate, giustificandole con il fatto che la signora sarebbe affetta da «sindrome

delirante lucida» e che di ciò la procura militare, per quanto riferito dall'interessata, sarebbe stata informata nel 1996, in modo improprio dal Tenente Colonnello dottor Corrado Ballarini di Bologna. La Cupic ha avuto più incontri, di sua spontanea volontà con il Capitano psichiatra criminologo Marco Cannavici nel 1995 presso il Policlinico Militare Celio di Roma, il quale fece in effetti un rapporto al direttore del Celio pro tempore sullo stato psicologico della signora, nel quale tuttavia mai pronunciò la diagnosi che avrebbe portato all'archiviazione;
in data 15 gennaio 2005, la signora Cupic presentò alla procura militare di Roma una formale denuncia contro il Capo di Stato Maggiore dell'Esercito, generale Giulio Fraticelli, per «omissioni in atti d'ufficio», in relazione alle denunce presentate nei confronti dell'ex marito ed alla documentazione a suo dire inviata al generale Pompegnani. Il generale Fraticelli avrebbe comunicato alla signora Cupic di aver relazionato al procuratore Intellisano, il quale per altro in un incontro avvenuto con la Cupic il 7 dicembre 2004, negò di aver mai ricevuto nulla;
della denuncia di cui sopra esiste traccia nella lettera che la procura militare della Repubblica presso il tribunale militare di Roma ha inviato allo studio legale Lombardi in data 16 maggio 2005, (Numero 8/C/04INT «mod. 45» di protocollo) a firma del Procuratore Intellisano;
nel dicembre 2004 la Cupic ebbe a presentare una denuncia alla Procura Militare contro il Tenente Colonnello Ballarini inviandola al A.G. Maresciallo Cervelli -:
di quali informazioni dispongano sulla vicenda e se intendano adottare iniziative nell'ambito delle proprie competenze. (4-05555)

Trasformazione di documenti del sindacato ispettivo.

I seguenti documenti sono stati così trasformati su richiesta dei presentatori:
interrogazione a risposta in Commissione Codurelli ed altri n. 5-02278 del 17 dicembre 2009 in interrogazione a risposta scritta n. 4-05883;
interrogazione a risposta scritta Mattesini n. 4-05812 del 21 gennaio 2010 in interrogazione a risposta in Commissione n. 5-02397.