XVI LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di venerdì 22 gennaio 2010

TESTO AGGIORNATO AL 9 MARZO 2011

ATTI DI INDIRIZZO

Mozioni:

La Camera,
premesso che:
se è vero che il consumo del territorio è una delle conseguenze dell'attività umana che riduce, in termini qualitativi e quantitativi, i suoli, le aree libere o naturali e le trasforma, è anche vero che il «benessere» umano può essere garantito solo se il «consumo del suolo» si mantiene entro certi limiti e se consente di mantenere ecosistemi vitali e funzionali per il benessere della popolazione e del pianeta, nella consapevolezza che il territorio è una risorsa limitata e quindi esauribile;
un lavoro analitico avviato recentemente dal Wwf Italia con l'Università dell'Aquila fa emergere dati che devono far riflettere: dal 1956 al 2001 la superficie urbanizzata del nostro Paese è aumentata del 500 per cento e si è valutato che dal 1990 al 2005 siamo stati capaci di trasformare oltre 3,5 milioni di ettari, cioè una superficie grande quasi quanto il Lazio e l'Abruzzo messi insieme. Fra questi ci sono due milioni di fertile terreno agricolo, che oggi è stato coperto da capannoni, case, strade ed altro;
ogni italiano vede oggi attribuirsi una media di 230 metri quadrati di urbanizzazione ed anche se le percentuali cambiano da regione a regione (dai 120 metri quadrati per abitante della Basilicata ai 400 del Friuli Venezia Giulia), l'insieme dà l'immagine di un territorio quasi saturo, disordinato, una sorta di città diffusa;
stando ai dati Istat, nel 2005 si sono stimati in Italia 10,9 milioni di edifici ad uso abitativo e 1,9 milioni di edifici aventi altre funzioni, per un totale di 12,8 milioni di edifici. La suddivisione per unità abitative ha portato a stimare il patrimonio immobiliare in circa 27 milioni di abitazioni;
come riportato dal recente dossier del Wwf sul consumo del suolo in Italia, sempre secondo i dati forniti dall'Istat, il 19,2 per cento risulta realizzato prima del 1919, il 12,3 per cento tra il 1920 ed il 1945, il 50 per cento tra il 1946 e il 1981, l'11,50 per cento tra il 1982 ed il 1991 e il 7 per cento dal 1992 al 2005;
l'Enea ha stimato che i 4/5 del patrimonio edilizio italiano richiede interventi di riqualificazione energetica;
i forti interessi che sottendono spesso al comparto delle costruzioni si sommano agli storici interessi legati ai cambi di destinazione d'uso delle aree agricole e all'edificabilità dei suoli, entrando così troppo spesso in conflitto con una seria e corretta programmazione e gestione del territorio. Purtroppo i piani urbanistico-territoriali hanno frequentemente accompagnato ed assecondato questo orientamento. A ciò vanno aggiunti gli interessi dei grandi costruttori, molto spesso coincidenti con quelli fondiari: i costruttori da tempo comprano le terre su cui edificano e non sempre le comprano con l'edificabilità sancita nei piani regolatori. Poi quelle terre, per molti motivi, diventano edificabili. Il guadagno in questo caso si moltiplica di molto;
ci si trova purtroppo di fronte a un territorio consumato e segnato profondamente, anche «grazie» al contributo nefasto del fenomeno dell'abusivismo, troppo spesso ignorato o tollerato, e anzi alimentato anche da quelli che, a giudizio dei firmatari del presente atto di indirizzo, sono le deprecabili norme di condono edilizio approvate negli anni scorsi;
i condoni edilizi hanno, infatti, contribuito fortemente ad alimentare la convinzione diffusa che sul territorio si possa compiere qualsiasi azione, anche senza avere l'autorizzazione di legge. È, invece, indispensabile sconfiggere questa cultura e riportare la necessaria trasparenza

e rigore su tutti gli interventi che trasformano il territorio ed il paesaggio;
la pianificazione urbanistica e l'assetto del territorio sono inevitabilmente strettamente connesse. Il governo del territorio include, infatti, l'urbanistica, l'edilizia, i programmi infrastrutturali, il contrasto al dissesto idrogeologico, la difesa del suolo, la tutela del paesaggio;
gli interventi per la tutela ed il risanamento del suolo e del sottosuolo vanno, quindi, necessariamente coordinati - se vogliono essere realmente efficaci - con le legge urbanistiche e con i piani regolatori, soprattutto con quelli urbanistici comunali, e non soltanto con i grandi piani territoriali. Spesso, infatti, gli enti locali - per motivazioni politiche, quali, ad esempio, l'approvazione dei piani urbanistici o la destinazione delle aree edificabili - non attuano il principio della prevenzione e, a volte, strutture pubbliche, quali scuole, caserme, ospedali, stazioni, vengono costruite in aree a rischio, quali, per esempio, quelle nelle prossime vicinanze dei fiumi;
a ciò si aggiunge il fatto che gli oneri di urbanizzazione vengono spesso usati per ripianare i bilanci dei comuni e questo spinge i comuni stessi a costruire per «fare cassa», anche a scapito di una corretta gestione del territorio;
è importante, quindi, portare a compimento quanto in materia di difesa del suolo ha previsto prima la legge n. 183 del 1989 e attualmente il codice ambientale del 2006, che ha introdotto l'innovativo istituto dei distretti idrografici, prevedendo la soppressione delle vecchie autorità di bacino e le istituzioni di otto distretti idrografici, con le conseguenti otto autorità di bacino distrettuale a copertura dell'intero territorio nazionale. In realtà, ancora oggi, le autorità di bacino istituite dalla legge n. 183 del 1989 non sono state soppresse;
gli aspetti negativi del consumo di suolo derivante dai processi di urbanizzazione consistono principalmente nella sottrazione di spazi alla natura ed all'agricoltura e nell'aumento dei consumi energetici. Tale fenomeno non è, però, solo legato all'aumento demografico, ma soprattutto al cambiamento di stili di vita e ad uno sviluppo troppo spesso incontrollato del mercato edilizio;
è, quindi, compito specifico dello Stato quello di assumere come principio generale valido quello del risparmio della risorsa territorio, mentre deve spettare alle regioni la specifica competenza di dare concreta attuazione a questo principio, definendone le modalità di applicazione e le procedure;
va ricordato che il «governo del territorio» rientra nella cosiddetta legislazione «concorrente» tra Stato e regioni (articolo 117 della Costituzione). Si tratta, dunque, di una competenza e di una responsabilità condivisa, cosicché entrambi i soggetti «concorrono», ciascuno nell'ambito delle proprie competenze, per il raggiungimento di una finalità quale la difesa dell'interesse pubblico. E sempre nell'ambito della legislazione concorrente rientrano sia la materia urbanistica (sentenza della Corte costituzionale n. 303 del 2003), che quella edilizia (sentenza della Corte costituzionale n. 362 del 2003), in quanto comunque riconducibili al «governo del territorio»;
proprio in tema di politiche urbanistiche e di governo del territorio, nella XVI legislatura, e precisamente nel marzo 2009, il Governo ha avviato alcune misure per il rilancio del settore edilizio - il cosiddetto «piano casa 2» - che si sarebbe dovuto articolare in tre momenti tra loro collegati: un'intesa in sede di conferenza Stato-regioni, un decreto-legge con l'obiettivo di semplificare alcune procedure di competenza esclusiva dello Stato, al fine di rendere più rapida ed efficace la disciplina dell'attività edilizia, e un disegno di legge delega per un generale riordino della materia urbanistica-edilizia;
l'ordine logico e cronologico doveva essere quello individuato in sede di conferenza Stato-regioni del 31 marzo

2009: prima una sorta di legge quadro statale, quindi a seguire le leggi regionali di natura attuativa. In realtà si è assistito, ad avviso dei firmatari del presente atto di indirizzo, ad un'evidente anomala inversione: il Governo non ha ancora emanato alcun provvedimento in materia e si trova paradossalmente ad attendere che tutte le regioni abbiano fatto la propria legge, per poi promuovere l'adeguamento della normativa nazionale;
il risultato è purtroppo un'assenza di regole chiare e soprattutto uniformi su tutto il territorio nazionale, nonché una procedura che, ad avviso dei firmatari del presente atto di indirizzo, appare di dubbia costituzionalità;
il «cuore» del suddetto «piano casa» sta dimostrando nei fatti la possibilità di costruire in deroga ai piani regolatori, con l'obiettivo principale di rispondere alla necessità di sostenere il settore delle costruzioni e delle imprese colpite dalla crisi;
di fatto si sta, quindi, assistendo a interventi delle singole regioni effettuati con modalità diverse, sulla base delle loro esigenze territoriali e senza alcun coordinamento da parte dello Stato. Una serie di interventi che «gonfiano» le cubature esistenti (20-30 per cento), sopraelevano gli edifici, consentono di demolire e trasferire altrove;
secondo una stima del Cresme (istituto di ricerca economica per l'edilizia) il cosiddetto «piano casa» produrrà nel settore dell'edilizia abitativa investimenti aggiuntivi per 42 miliardi tra il 2009 e il 2012, equivalenti a 106 milioni di metri cubi di nuove stanze, con una crescita complessiva del settore del 27 per cento. Tali misure, tuttavia, si inseriscono all'interno di quadro connotato da un cospicuo abusivismo di circa 30 mila unità abitative all'anno e un incremento, nel 2007, del 33 per cento del cemento illegale nelle aree demaniali e un più 19 cento dei crimini a danno dell'ecosistema marino (stime dell'Associazione nazionale costruttori edili);
oggi si registra, invece, un grande bisogno di riqualificare il patrimonio esistente, sia dal punto di vista strutturale che da quello dell'efficienza energetica e della sua ecosostenibilità, nonché di nuove norme che regolamentino le nuove edificazioni e che partano dal presupposto che il territorio è oggettivamente ormai saturo,


impegna il Governo:


ad assumere iniziative, nel rispetto del riparto di competenza costituzionalmente previsto, per la definizione di una normativa rigorosa in materia di pianificazione e di governo del territorio, che contengano principi chiari, irrinunciabili, fortemente omogenei e condivisi, in modo tale da costituire un quadro di riferimento certo e rigoroso per le singole normative regionali e che individui alcuni punti qualificanti per una gestione rispettosa e sostenibile del paesaggio e del territorio, con particolare riferimento ai seguenti profili:
a) riconoscere il territorio come bene comune e risorsa limitata ed esauribile, quale presupposto irrinunciabile per una pianificazione urbanistica sostenibile;
b) perseguire l'obiettivo di limitare il consumo del suolo anche attraverso il contenimento della diffusione urbana;
c) consentire nuovi impieghi di suolo a fini insediativi e infrastrutturali, solo qualora non sussistano alternative per il riuso e la riorganizzazione degli insediamenti e delle infrastrutture esistenti;
d) prevedere, sempre nell'ambito delle proprie prerogative, che sul territorio non urbanizzato e agricolo gli strumenti di pianificazione non consentano nuove edificazioni, se non strettamente funzionali all'esercizio delle attività agro-silvo-pastorali;
ad assumere iniziative in relazione al patrimonio esistente per:
a) realizzare - nell'ambito delle proprie prerogative - un'efficace e severa

politica di contrasto alle violazioni in materia urbanistica e all'abusivismo edilizio, soprattutto costiero, che deturpa il nostro territorio e che in alcune aree del Paese ha una concentrazione intollerabile e rappresenta una vera e propria offesa al nostro territorio;
b) favorire una politica di «riutilizzazione» dell'attuale patrimonio, attraverso interventi per la sua messa in sicurezza e di adeguamento tecnologico, in coerenza con la necessità ineludibile di favorire un maggiore risparmio energetico;
c) incentivare e promuovere l'efficienza energetica nel settore dell'edilizia, anche attraverso la previsione di un sistema di incentivazione stabile e certo nel medio-lungo periodo, prevedendo a tal fine di portare finalmente a regime le norme attualmente vigenti di agevolazioni fiscali per gli interventi di riqualificazione energetica degli edifici;
d) sottoporre a rigorosa tutela, all'interno di idonei strumenti di pianificazione e nell'ambito delle proprie competenze, i centri e gli insediamenti storici che rappresentano l'identità culturale del nostro Paese;
e) prevedere, in stretto coordinamento con gli enti locali interessati, una mappatura degli insediamenti urbanistici nelle aree a più elevato rischio idrogeologico, favorendone la loro eventuale delocalizzazione e prevedendo contestualmente il divieto di edificabilità, in dette aree, di nuovi insediamenti e infrastrutture;
a dare piena attuazione e a portare a compimento quanto in materia di difesa del suolo ha previsto da ultimo il decreto legislativo n. 152 del 2006, che ha introdotto l'istituto dei distretti idrografici e la soppressione (di fatto non ancora avvenuta) delle vecchie autorità di bacino;
a prevedere il necessario e costante stretto coordinamento tra gli interventi per la tutela e il risanamento del suolo e del sottosuolo e quanto previsto dalle leggi urbanistiche e dai piani regolatori degli enti locali.
(1-00320) «Piffari, Scilipoti, Donadi, Borghesi, Evangelisti».

La Camera,
premesso che:
la situazione dei diritti umani in Iran ha conosciuto, secondo tutte le organizzazioni internazionali intergovernative e non governative specializzate, un ulteriore grave deterioramento negli ultimi sette mesi, dopo gli scontri di piazza avvenuti a seguito dei risultati delle elezioni presidenziali del 12 giugno 2009;
il numero delle persone tuttora detenute e scomparse in seguito alla repressione di quelle settimane è tuttora sconosciuto: secondo alcune fonti non si ha ancora alcuna notizia di 36 persone;
a seguito di processi considerati farsa dalle principali organizzazioni umanitarie, lo scorso 12 ottobre è stata emessa una quarta condanna a morte nei confronti di dissidenti politici, accusati di aver preso parte a manifestazioni contrarie alla sicurezza nazionale;
il numero delle esecuzioni in Iran è drammaticamente aumentato dall'inizio delle manifestazioni pro-democrazia dell'estate scorsa e il regime usa le esecuzioni per ristabilire un clima di terrore nel Paese;
mercoledì 4 novembre 2009, nel ricorrere del trentesimo anniversario dall'assalto all'Ambasciata americana a Teheran con la cattura dei 53 ostaggi, il movimento riformista noto come l'«Onda verde» è sceso nuovamente in piazza, annunciando di voler trasformare questa ricorrenza simbolo della repubblica islamica nell'occasione per una contro-manifestazione contro il Governo. Sono stati nuovamente registrati scontri violenti tra le forze del regime e i manifestanti;

il 18 dicembre 2009 l'assemblea generale dell'ONU ha adottato una risoluzione che condanna vigorosamente «le violazioni gravi, in corso e ripetute dei diritti umani» in Iran, e in particolare il numero crescente di impiccagioni e lapidazioni, nonché i casi di discriminazione, repressione brutale delle donne e minoranze etniche e religiose, la violenza e le intimidazioni da parte delle milizie controllate dal regime contro i manifestanti che hanno provocato numerose vittime, processi di massa, la tortura e lo stupro di detenuti;
pochi giorni dopo, il 27 dicembre 2009, in occasione della festività islamica scucita dell'Ashura, si sono svolte manifestazioni in numerose città iraniane duramente represse dalle forze del regime;
in dicembre, oltre 500 manifestanti sono stati arrestati a Teheran, a Ispahan e in altre città iraniane e centinaia sarebbero tuttora detenuti. In risposta alle proteste espresse da organizzazioni per i diritti umani e dalla comunità internazionale, autorità del regime - dal presidente Ahmadinejad alla «suprema guida» Khamenei e al generale della polizia Ahmadi Moghadam hanno dichiarato esplicitamente di volere rafforzare la repressione, accelerare i procedimenti di condanna e «non tollerare» altre manifestazioni;
in seguito a questa nuova ondata di repressione, l'Alto commissario ai diritti umani delle Nazioni unite si è detto «scioccato» e ha rivolto un appello al governo di Teheran perché siano fermati gli eccessi delle forze di sicurezza;
in gennaio, Amnesty International ha chiesto alle autorità iraniane di fermare l'impiccagione di almeno 17 curdi, tra cui una donna, condannati a morte per reati politici. La loro esecuzione potrebbe essere imminente, poiché già due cittadini iraniani curdi sono stati messi a morte nelle ultime settimane: l'ultima esecuzione, nei confronti di Fasih Yasmini, è avvenuta il 6 gennaio 2010;
questi condannati a morte sono stati ritenuti colpevoli di moharebeh (comportamento ostile nei confronti di Dio) per aver fatto parte di un gruppo politico curdo di opposizione illegale, il Partito per una vita libera in Kurdistan (Pjak) e di un gruppo armato marxista, il Komala. Alcuni prigionieri sarebbero stati torturati in carcere e non avrebbero avuto accesso alla difesa;
a rischiare l'esecuzione è anche un altro prigioniero politico, Ali Saremi, 62 anni, condannato il 29 dicembre 2009 sempre per «moharebeh» a causa della sua militanza nell'organizzazione dei mujaheddin del popolo dell'Iran (Pmoi). È stato arrestato nel settembre 2007 dopo che aveva preso la parola nel corso di una cerimonia funebre, organizzata al cimitero Kharavan di Teheran per commemorare le vittime del massacro delle prigioni del 1988. Complessivamente, ha trascorso 23 anni in carcere a causa delle sue attività politiche, prima e dopo la Rivoluzione islamica;
l'Osservatorio per la protezione dei difensori dei diritti umani, un programma della Federazione internazionale dei diritti dell'uomo (FIDH) e della Organizzazione mondiale contro la tortura (OMCT), ha lanciato un appello per l'immediata liberazione delle donne, attiviste della campagna «Un milione di firme» per l'emancipazione femminile, Atieh Youssefi, Parisa Kakaï, Samieh Rashidi, Maryam Zia, Bahareh Hedayat, Shiva Nazarahari, Mansoureh Shojaie, Haleh Sahabi e Mahsa Hekmat, arrestate fra il dicembre 2009 e il 2 gennaio 2010, e Bahman Ahmadi Amoui, arrestata nel luglio 2009 condannata il 4 gennaio 2010 a 7 anni e 4 mesi di reclusione. Di alcune delle arrestate non si conosce il luogo della detenzione;
la Dichiarazione sui difensori dei diritti umani, adottata il 9 dicembre 1998 dall'Assemblea generale dell'ONU, stabilisce all'articolo 1 che «ognuno ha diritto, individualmente o in associazione con altri, di promuovere la protezione e la realizzazione dei diritti umani e delle libertà fondamentali a livello nazionale e internazionale»; all'articolo 5(c) che

«ognuno ha diritto, individualmente o in associazione con altri, a livello nazionale e internazionale, [...] di comunicare con organizzazioni internazionali non governative o intergovernative»; e all'articolo 12.2 che «lo Stato deve assumere tutte le misure necessarie ad assicurare la protezione da parte delle autorità competenti di chiunque, individualmente e in associazione con altri, contro qualsiasi violenza, minaccia, ritorsione, de facto o de jure e contro discriminazioni, pressioni o ogni altra azione arbitraria come conseguenza del suo legittimo esercizio dei diritti sanciti nella dichiarazione»;
nel gennaio 2010, secondo un rapporto della International campaign for human rights in Iran, mass media del regime hanno sostenuto che le dimostrazioni dell'Ashura sarebbero state causate anche da persone della comunità religiosa Baha'i, contro la quale è in corso una repressione sempre più aspra;
in questi giorni è in corso un processo contro sette esponenti della comunità Baha'i iraniana arrestati nella primavera 2008 (Fariba Kamalabadi, Jamaloddin Khanjani, Afif Naeimi, Saeid Rezaie, Mahvash Sabet, Behrouz Tavakkoli, and Vahid Tizfahm) e le nuove accuse potrebbero portare a una loro condanna a morte;
secondo informazioni giunte da oppositori, il regime starebbe pianificando esecuzioni di massa di prigionieri politici, come già avvenuto negli anni immediatamente successivi alla rivoluzione islamica,


impegna il Governo:


ad operare sul piano internazionale per fare luce sulla sorte delle persone scomparse nel corso delle repressioni delle manifestazioni in Iran dal giugno 2009 ad oggi;
ad adottare iniziative nei confronti del governo iraniano per desecretare le circostanze relative alla loro detenzione, assicurare loro l'assistenza di un legale di fiducia e il contatto con i propri familiari e rilasciarle immediatamente, trattandosi con assoluta evidenza, per i firmatari del presente atto di indirizzo, di detenzione arbitraria finalizzata a fermare la loro pacifica attività in favore dei diritti umani;
a farsi promotore in sede europea di una politica comune volta a fare chiarezza sulle continue violazioni di diritti umani in Iran;
a mettere in campo tutti gli strumenti diplomatici, politici ed economici per fare pressione sul regime iraniano affinché siano liberati tutti i prigionieri politici e gli arrestati della rivolta;
a rivedere, anche di concerto con l'Unione europea e gli altri Stati membri, le relazioni economico-politiche con l'Iran fino alla cessazione totale della repressione, della tortura e delle impiccagioni;
a esigere dal Governo iraniano in ogni circostanza l'incolumità degli attivisti per i diritti umani, come sancito dal diritto internazionale;
a sostenere, in particolare, la causa dei diritti delle donne e di ogni minoranza in Iran e chiedere il rispetto della risoluzione per la moratoria delle esecuzioni approvata dall'Assemblea generale dell'ONU.
(1-00321) «Ciccioli, Zamparutti, Sbai, Bernardini, Renato Farina, Beltrandi, Costa, Gava, Scilipoti, Giulietti, Belcastro, Iannaccone, Toccafondi, Carlucci».

Risoluzioni in Commissione:

Le Commissioni II e X,
premesso che:
l'annoso fenomeno dei ritardi di pagamento nelle transazioni commerciali è tornato d'attualità in questa difficile fase di congiuntura economica in quanto rappresenta un vero ostacolo alla crescita competitiva delle imprese commerciali;

sono, in particolare, le piccole e medie imprese, già fortemente provate dalle difficoltà di accesso al credito bancario, ad accusare i ritardi più marcati nei pagamenti, i quali sono suscettibili di provocare addirittura il fallimento di molte aziende, con conseguenze dannose per l'intera filiera produttiva;
un rapporto del Sole 24 Ore ha evidenziato che esiste una correlazione inversa tra fatturato e puntualità nei pagamenti, nonché una maggiore propensione delle imprese più piccole a saldare nei tempi stabiliti i pagamenti. I numeri confermano che, dal 2007 ad oggi, la percentuale delle società puntuali nel pagare i fornitori è scesa di circa il 10 per cento, mentre sempre nell'ultimo biennio il 54 per cento delle aziende ha peggiorato la propria prestazione. Infatti, a fronte di un 32 per cento che ha mantenuto invariate le proprie abitudini di pagamento, solo il 14 per cento le ha migliorate. Le società meno puntuali nel saldare i pagamenti appartengono alla grande distribuzione, al commercio al dettaglio ed infine alla pubblica amministrazione;
per arginare il fenomeno distorsivo dei ritardi di pagamento nelle transazioni commerciali, che interessa la maggior parte dei Paesi dell'Unione europea, la Commissione europea ha recentemente avviato una revisione della direttiva 2000/35/CE, finalizzata a migliorare l'efficienza e l'efficacia degli strumenti di ricorso contro i ritardi di pagamento, con particolare riferimento a quelli dovuti dalle pubbliche amministrazioni, data la rilevanza economica dei contratti da queste stipulati;
l'Unione europea, proseguendo lungo il cammino tracciato dallo «Small Business Act», intende garantire alle imprese creditrici gli strumenti per esercitare pienamente ed efficacemente i loro diritti quando sono pagate in ritardo, mettendo le autorità pubbliche di fronte a misure che le dissuadano dal pagare in ritardo i propri fornitori. La proposta, in particolare, intende accorciare i termini di pagamento alle imprese, che vengono fissati in 30 giorni con un risarcimento forfetario a partire dal primo giorno di ritardo pari al 5 per cento dell'importo fatturato;
nell'Unione europea i pagamenti in ritardo ammontano a circa 1,9 miliardi di euro all'anno, mentre dal punto di vista temporale in media occorrono 65 giorni per il pagamento di una fattura, con una vetta di 155 giorni in Portogallo e punte di 117 giorni in Spagna. In Italia, i tempi contrattuali nella pubblica amministrazione sono di circa 95 giorni, mentre quelli effettivi superano i 135 giorni;
il perpetrarsi del fenomeno dei ritardi di pagamento sopratutto nei settori della grande distribuzione e della pubblica amministrazione rischia di generare danni irreparabili al nostro tessuto imprenditoriale. L'allungamento dei tempi di pagamento per il settore della grande distribuzione organizzata, ad esempio, è passato da una media contrattuale di 70 giorni agli attuali 103, colpendo il 90 per cento dei fornitori. Le imprese in questo modo verrebbero gravate di costi eccessivi che ostacolano la realizzazione degli investimenti programmati, a danno dell'economia del nostro territorio;
sulla base delle suddette considerazioni è necessario ed urgente un intervento che, in linea con quanto già è stato fatto in altri Paesi dell'Unione europea, porti al miglioramento degli strumenti che le imprese fornitrici hanno a disposizione per il recupero dei crediti;
l'economia francese, in particolare, ha tratto un considerevole beneficio dall'approvazione da parte del Governo francese della legge sulla modernizzazione dell'economia che, fra l'altro, modifica la disciplina sui termini di pagamento nelle transazioni commerciali. La legge fissa in 60 giorni massimi il tetto «legale» per i ritardi nei pagamenti commerciali, tetto che entrerà tassativamente in vigore nella sua pienezza a partire dal 1o gennaio 2012, dopo un periodo transitorio regolato da accordi specifici per ogni singolo settore commerciale ed introduce una sanzione

di 15.000 euro per i trasgressori o per coloro che abbiano fissato delle condizioni di esigibilità secondo modalità non conformi alle disposizioni di legge o agli accordi di applicazione,


impegna il Governo


ad adottare, quanto prima, iniziative normative di modifica dell'attuale disciplina sui ritardi di pagamento nelle transazioni commerciali, che puntino al miglioramento dell'efficienza e dell'efficacia degli strumenti di ricorso contro tali ritardi con il conseguente inasprimento delle sanzioni nei confronti dei trasgressori, anche tenendo conto delle positive esperienze raggiunte in altri Paesi dell'Unione europea come ad esempio la Francia.
(7-00252) «Fava, Nicola Molteni, Brigandì, Torazzi, Reguzzoni, Allasia».

La XII Commissione,
premesso che:
si fa riferimento a quanto pubblicato recentemente dal Corriere della sera su intercettazioni di due medici del Policlinico S. Orsola Malpigli di Bologna e riguardanti il senatore Marino, docente di chirurgia dei trapianti e Presidente della commissione «malasanità» al Senato.
a prescindere dal contenuto delle intercettazioni che evidenziano, come dice la procura di Crotone «le azioni ostruzionistiche che alcuni dirigenti dell'ASL di Bologna avrebbero posto in essere nei confronti del senatore Ignazio Marino, candidato alle primarie del PD. In particolare non gli sarebbero stati perfezionati i contratti che lo avrebbero legato, quale chirurgo, al Policlinico S. Orsola Malpigli di Bologna, per essersi contrapposto all'onorevole Luigi Bersani nella corsa all'elezione di segretario del PD», emerge un quadro devastante della politicizzazione della sanità bolognese ed emiliano-romagnola, ove per beghe interne al PD viene deciso con motivazioni capziose di annullare un contratto con un noto professionista in quanto non in linea con gli orientamenti regionali del PD, Tutto ciò è particolarmente grave in quanto configura per i firmatari del presente atto di indirizzo uno scenario oggettivamente malavitoso, già in passato oggetto di interpellanze da parte del sottoscritto, nel quale si accede a posizioni di massima responsabilità per la salute del cittadino non per meriti professionali ma per simpatie politiche e, se ciò è accaduto per un alto dirigente del PD, per giunta senatore e conosciuto chirurgo, come per tanti altri non chiamati a Bologna per ragioni politiche, si ha un'idea di quanto potrebbe essere accaduto per illustri medici non in sintonia con la sinistra, che hanno asserito di essere stati pesantemente boicottati ad esempio nei concorsi a primario.
Lo scandalo «concorsopoli» della facoltà di Medicina e chirurgia di Bologna, di cui si sta occupando da anni la magistratura, evidenzia un clima di grave condizionamento ideologico al quale non risulta essere estraneo il direttore generale pro tempore dell'azienda universitaria ed in altre realtà i direttori nominati dall'assessore regionale alla sanità,


impegna il Governo


anche in riferimento a recenti casi di malasanità che hanno coinvolto il Policlinico S. Orsola Malpigli, l'azienda sanitaria di Forlì e quella di Ferrara, attraverso tutti i poteri di competenza a tutelare i livelli essenziali di assistenza dei cittadini e la professionalità del personale medico da interferenze politiche.
(7-00253) «Barani, Garagnani, Carlucci».

...

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA
DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interpellanza:

Il sottoscritto chiede di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, per sapere - premesso che:
l'interpellante ha già interessato il Governo - con l'interpellanza n. 2-560 del

1o dicembre 2009 - circa l'anomalia di un organo dello Stato che cita in giudizio un componente di un altro organo dello Stato;
nell'atto citato l'interpellante si doleva dei toni e dei contenuti degli atti dell'Avvocatura dello Stato, chiedendo al Presidente del Consiglio «se esistano - nell'ambito dell'autonomia tecnico-professionale della medesima - criteri generali o linee guida che disciplinino le facoltà di difesa dell'Avvocatura dello Stato e delle sue sedi periferiche» nonché «se esistano linee guida circa i contenuti e i toni che l'Avvocatura medesima possa adoperare nella redazione degli atti di competenza»;
in una lettera che il sottoscritto ha inviato al Rettore dell'Università di Bologna, nella quale si espone che «in riferimento alla prossima udienza di appello in cui sarò citato dall'Avvocatura dello Stato a nome dell'Università di Bologna per l'ipotesi di avere diffamato l'Università medesima con due interpellanze al Governo nell'esercizio delle mie funzioni di parlamentare ed anche a seguito della constatazione che il CdA dell'Ateneo non ha mai dato mandato all'Avvocatura dello Stato di rappresentarla in giudizio contro il sottoscritto, [si chiede al signor Rettore] quali iniziative intenda intraprendere per chiarire e distinguere la posizione dell'Università felsinea da quella personale dell'ex Rettore Calzolari, come risulta peraltro dalla risposta da Lei data al Rappresentante del Governo nella seduta del 19 gennaio 2010, della quale ho avuto conferma scritta dal medesimo;
consta all'interpellante che l'Avvocatura distrettuale dello Stato abbia citato in giudizio, in nome e per conto dell'Ateneo felsineo, il sottoscritto interpellante ed un suo collega, senza avere ricevuto mandato dal consiglio d'amministrazione dell'università, come ha peraltro affermato il Rettore medesimo, così esercitando in modo discutibile, a parere dell'interpellante, le sue funzioni, arrivando anche all'offesa personale -:
su quali basi e in ragione di quale mandato, in relazione a quanto esposto in premessa, l'Avvocatura dello Stato rappresenti in giudizio l'università di Bologna.
(2-00588) «Garagnani».

Interrogazione a risposta orale:

COMPAGNON. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
in data 3 ottobre 1978 veniva siglata la Convenzione tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica federale del Brasile per evitare le doppie imposizioni e prevenire le evasioni fiscali in materia di imposte sul reddito, ratificata con legge 29 novembre 1980, n. 844;
fino al 31 dicembre 1999, i due Governi hanno dato uniforme applicazione all'accordo bilaterale relativamente alle tassazione delle pensioni erogate dagli enti previdenziali italiani e percepite dai nostri connazionali residenti in Brasile, riconoscendo peraltro l'esclusiva potestà impositiva del Brasile quale paese di residenza, come prescritto dell'articolo 19, comma 4 della predetta Convenzione in tema di «sicurezza sociale»;
dal 1o gennaio 2000, senza che fosse in alcun modo mutato il quadro normativo di riferimento, l'Amministrazione finanziaria italiana ha unilateralmente cambiato l'interpretazione della norma succitata, affermando che essa riguarderebbe solamente le somme erogate a titolo di «solidarietà», mentre per le ordinarie pensioni di vecchiaia e anzianità risulterebbe applicabile la diversa disciplina recata dell'articolo 18 della Convenzione in parola, che prevede la coesistenza del potere impositivo dei due Paesi (fatto salvo un importo pari a cinquemila dollari statunitensi) ed individua altresì nel meccanismo dell'articolo 23 il rimedio alla conseguente doppia imposizione;
tale nuova interpretazione ha creato una situazione paradossale che vede un medesimo soggetto tassato due volte in

violazione dei principi emergenti dalla Convenzione e che peraltro configura una inaccettabile penalizzazione a danno dei pensionati italiani residenti in Brasile, rispetto ad un più equo trattamento fiscale, ad esempio, della numerosa comunità di connazionali residenti in altri Paesi dell'America latina;
secondo il Ministero dell'economia e delle finanze italiane l'unico modo per porre fine alla doppia imposizione fiscale risulterebbe la presentazione di istanze di rimborso alle competenti autorità brasiliane, le quali, al contrario, respingono ogni richiesta in tal senso;
risulterebbe inoltre all'interrogante che il Brasile, interpellato di recente dall'Amministrazione finanziaria italiana al fine di addivenire ad un accordo amichevole, abbia espressamente escluso ogni possibilità di accordo sulla questione, mancando il necessario presupposto giuridico relativo alla incertezza interpretativa della norma;
da circa nove anni è in corso un serrato contenzioso tra una parte dei circa undicimila pensionati italiani residenti in Brasile e l'Erario italiano, del quale hanno dato notizia alcuni importanti organi di stampa nazionale (vedasi Il Sole 24 ore del 6 aprile 2009) -:
come il Governo intenda, di concerto con gli organi competenti dell'Amministrazione fiscale italiana, individuare le possibili ed opportune iniziative volte a risolvere definitivamente le difficoltà sorte nel quadro della vigente Convenzione, ponendo fine alla vessatoria condizione dei pensionati italiani residenti in Brasile.
(3-00861)

Interrogazioni a risposta scritta:

BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il 14 gennaio 2010, alle quattro del mattino, il consiglio regionale della Basilicata ha approvato all'unanimità la legge riguardante «norme relative al sistema di elezione del Presidente della giunta regionale e dei consiglieri regionali, ai sensi della legge 2 luglio 2004, n. 165 - Disposizioni di attuazione dell'articolo 122, primo comma della Costituzione»;
il Quotidiano della Basilicata del 15 gennaio 2010 riportava la notizia di una nota diramata dal Ministro dell'Interno, «giunta nel Palazzo della Regione nei primi giorni del nuovo anno», «in cui veniva spiegato che i costi per la preparazione della nuova modulistica e per la gestione di una procedura elettorale federale sarebbero stati a carico della stessa Regione Basilicata»;
le modifiche apportate all'articolo 15 della legge 17 febbraio 1968, n. 108, così come modificata dall'articolo 3, legge 23 febbraio 1995, n. 43, comportano cambiamenti sostanziali rispetto alle istruzioni e alla modulistica da sempre predisposti dal Ministero dell'interno per assicurare il regolare svolgimento delle elezioni regionali in tutte le sue fasi, dalla presentazione delle candidature, alle fasi delle votazioni e dell'esito con la ripartizione dei seggi fra le liste concorrenti;
il giorno 15 gennaio 2010, Maurizio Bolognetti, nella sua qualità di membro della direzione Nazionale di Radicali italiani, ha inviato una lettera al Presidente del consiglio regionale Prospero De Franchi e, per conoscenza, al Presidente della giunta Regionale Vito De Filippo, nella quale veniva rappresentata «la necessità di poter entrare immediatamente in possesso del testo modificato dall'assemblea regionale» e di «poter disporre della modulistica necessaria alla raccolta delle firme oltre che di poter conoscere le modalità della raccolta stessa»;
l'interrogante e il rappresentante della lista Bonino Pannella in Basilicata Maurizio Bolognetti sono venuti in possesso del testo della legge nella giornata di lunedì 18 gennaio, a seguito di un incontro

richiesto e ottenuto con il Presidente del consiglio regionale onorevole Prospero De Franchi;
nel sito della Regione Basilicata, www.basilicatanet.it, alla data del 20 gennaio 2010 non sono ancora disponibili né la nuova legge elettorale regionale, né le istruzioni, né la modulistica necessaria alla raccolta delle firme per la presentazione delle liste e delle candidature; anzi, nel Bollettino ufficiale della regione i dati sono «aggiornati» al 31 dicembre 2009;
il Consiglio d'Europa indica in quello dell'anno il termine minimo per il cambiamento delle leggi elettorali onde evitare di considerare il diritto elettorale uno strumento che chi ha il potere manipola a suo favore a danno della sovranità popolare;
a quel che risulta all'interrogante la regione Basilicata non avrebbe adottato lo statuto che recepisce la modifica costituzionale intervenuta -:
se il Governo, a seguito della pubblicazione della legge approvata dal Consiglio regionale della Basilicata il 14 gennaio 2010, intenda valutare con estrema attenzione la sussistenza dei presupposti per l'impugnazione della medesima ai sensi dell'articolo 127, primo comma, della Costituzione.
(4-05832)

SCILIPOTI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
nell'attuale crisi generalizzata, il settore farmaceutico gode di ottima salute giacché è l'unico in netta controtendenza rispetto a tutti gli altri settori industriali;
l'azienda farmaceutica AstraZeneca spa, con sede in Basiglio (Milano) controlla anche l'azienda farmaceutica Simesa spa con sede in Basiglio (Milano);
entrambe le società hanno una rete di informatori scientifici del farmaco (ISF) diffusa in tutta Italia;
AstraZeneca in Italia commercializza i propri farmaci sia direttamente e sia attraverso licenza affidata ad altre aziende, tra cui la stessa società controllata Simesa S.p.A.;
le due reti di informazione sui farmaci di AstraZeneca e Simesa hanno promosso farmaci composti dal medesimo principio attivo e quindi direttamente concorrenti tra loro (Antra/Losec, Symbicort/Assieme, Nexium/Axagon, Crestor/Simestat): le reti erano coordinate in sede e sul territorio direttamente e solamente dai manager di AstraZeneca;
le due reti di informazione sui farmaci di AstraZeneca e Simesa promuovono da qualche anno solo farmaci AstraZeneca, pur disponendo Simesa di farmaci propri. In tal modo AstraZeneca arricchisce i propri fatturati e carica su Simesa i costi di personale impiegato per produrre per altra azienda che è la stessa AstraZeneca;
Simesa ha effettuato una co-promotion dei farmaci di AstraZeneca, identici ai farmaci della stessa Simesa per i quali ha ricevuto dal Ministero della salute la specifica autorizzazione all'immissione in commercio (A.I.C.);
AstraZeneca, in data 3 marzo 2005, ha aperto una procedura di mobilità per 28 unità lavorative di cui 16 della rete di informazione scientifica sui farmaci; in data 25 luglio 2007 ha disposto la cessione di ramo d'azienda bella linea 2-Gastro-Intestinale (G.I.) di Simesa a Marvecspharma, eliminando attraverso questo strumento 120 informatori scientifici del farmaco Simesa;
in data 26 luglio 2007 ha effettuato una cessione di contratto con esodo volontario di numerosi altri informatori

scientifici del farmaco della linea gastro-intestinale (G.I.) di AstraZeneca a Marvecspharma;
in data 5 ottobre 2007 ha effettuato una cessione di ramo d'azienda di 15 informatori scientifici a Marvecspharma;
nei primi mesi del 2008 Marvecspharma ha poi posto in cassa integrazione guadagni straordinaria 450 informatori scientifici tra i quali numerosi informatori provenienti dalle cessioni di ramo d'azienda e dalle cessioni di contratto AstraZeneca e Simesa;
in data 21 gennaio 2009 ha avviato una procedura di mobilità per ristrutturazione aziendale dovuta all'asserita necessità di creare una «struttura snella e tale da affrontare proficuamente il mercato nei prossimi anni». Per tale mobilità ha licenziato, da febbraio a maggio 2009, l'intera linea Resp e G.I., più altri informatori scientifici, per un totale di n. 256 informatori scientifici del farmaco. Ed è stata posta in mobilità l'intera linea Resp e G.I., sostenendo asseritamente l'infungibilità delle mansioni svolte dagli informatori scientifici della linea G.I. e Resp Inoltre è stata disposta la dismissione dell'informazione sui farmaci G.I. e Resp per sopravvenute esigenze di mercato;
la mobilità non è stata approvata da tutti i delegati sindacali e da tutte le organizzazioni sindacali coinvolte;
a distanza di soli sei mesi dal licenziamento collettivo operato per ben 256 informatori scientifici del farmaco, e cioè in data 23 novembre 2009, AstraZeneca ha dato avvio sorprendentemente all'acquisizione di ben 170 informatori scientifici del farmaco, mediante procedura di cessione/acquisizione di ramo d'azienda, direttamente dalla controllata società farmaceutica Simesa. Simesa ha ceduto l'intera rete esterna di informatori scientifici del farmaco, ma ha mantenuto la registrazione di importanti farmaci che dovrà promuovere attraverso la ricostituzione di una rete di informatori scientifici del farmaco con costi di selezione e di formazione considerevoli. Le motivazioni per le quali AstraZeneca ha dichiarato di dovere procedere all'assunzione di ben 170 informatori scientifici del farmaco (dopo che ne aveva licenziati ben 256) sono le seguenti:
a) rafforzare la competitività di AstraZeneca per il lancio di nuovi prodotti nell'area primary care (l'esatto contrario di quanto asserito per avallare la mobilità di sei mesi or sono);
b) ottimizzare l'efficacia dell'informazione scientifica all'interno di un'unica struttura (l'esatto contrario di quanto asserito per avallare la mobilità di sei mesi or sono, visto che AstraZeneca aveva già l'unica struttura che ha diviso in due per licenziarne una metà con la mobilità);
c) evitare duplicazione di attività e procedure (la duplicazione di attività sarà invece presente, atteso che ci saranno gli stessi farmaci in promozione);
AstraZeneca ha caricato sugli oneri sociali ben 256 lavoratori, dato che ha asserito di dovere far fronte al mercato acquisendo, per esigenze produttive, 170 dipendenti di Simesa dopo avere messo in mobilità, solo sei mesi prima, la linea dedicata alla stessa informazione scientifica che ora svolge con il «ramo acquistato» da Simesa;
le esigenze produttive dichiarate da AstraZeneca appaiono, alla luce dei fatti sopra citati, non vere. Infatti, dopo soli sei mesi, ricostituisce la linea Resp e G.I. attraverso quella che all'interrogante appare una poco credibile «acquisizione di ramo d'azienda» proprio e direttamente dalla società controllata Simesa, la quale, solo un anno prima, aveva anche essa ceduto una ipotetica linea G.I.;
ad avviso dell'interrogante le operazioni sopradescritte, verosimilmente, nascondono la volontà di effettuare consistenti riduzioni di personale ed operazioni

che formalmente appaiono conformi alla disciplina vigente, ma in realtà tendono ad aggirare la normativa in materia -:
quali iniziative intendano assumere per impedire che gli ammortizzatori sociali vengano concessi ad aziende farmaceutiche con floridi bilanci, che li sottraggono a lavoratori dipendenti da aziende realmente in crisi, acquisendo a tal fine elementi circa le operazioni finanziarie riguardanti i rapporti tra le due società AstraZeneca e Simesa;
se, nell'ambito delle proprie competenze, non intenda acquisire elementi circa la gestione, a giudizio dell'interrogante disinvolta, di AstraZeneca nel governare i listini concorrenti dei farmaci appartenenti ad AstraZeneca e Simesa;
quali iniziative si intendano assumere per verificare l'opportunità della decurtazione del prezzo dei farmaci AstraZeneca e Simesa, i cui costi di informazione scientifica sui farmaci sono stati abbattuti rispetto al momento della contrattazione dei prezzi.
(4-05835)

...

DIFESA

Interrogazione a risposta scritta:

PEZZOTTA. - Al Ministro della difesa, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
stante la precaria situazione logistica della sede del Comitato provinciale di Taranto, la Croce rossa italiana, anche in considerazione della propria natura giuridica, ha fatto richiesta d'uso e/o acquisto alla Marina militare (Comando in capo del Dipartimento militare marittimo dello Jonio e del Canale d'Otranto - Taranto), dell'ex stazione carabinieri per la Marina militare, sito nel comprensorio «Chiapparo» -:
se siano a conoscenza della richiesta del Comitato provinciale della Croce rossa italiana di Taranto fatta allo Stato Maggiore delle Marina, ora titolare della disponibilità del bene;
se non ritengano, considerata la natura pubblicistica della Croce rossa italiana, la sua ausiliarietà alle Forze armate, la sua natura volontaristica certamente di interesse comunitario e di particolare attenzione al territorio, di agevolare tale richiesta che avrebbe anche il notevole vantaggio di valorizzare un patrimonio comunque pubblico.
(4-05833)

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ECONOMIA E FINANZE

Interrogazione a risposta orale:

COMPAGNON. - Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
l'assistenza alle persone affette da infermità costituisce uno dei compiti essenziali cui è chiamato lo Stato, alla luce del principio di uguaglianza di cui all'articolo 3 della Costituzione e recentemente proclamato anche dalla Risoluzione con cui lo scorso 24 aprile 2009 il Parlamento europeo ha approvato la Convenzione sui diritti delle persone con disabilità ed il relativo Protocollo opzionale, entrambi adottati dall'Assemblea Generale delle Nazioni Unite il 13 dicembre 2006;
la mobilità è un'esigenza primaria per i disabili e per coloro i quali si dedicano alla loro cura e assistenza, sia all'interno della famiglia, sia per conto delle organizzazioni di volontariato, allorché essa non rappresenta soltanto una necessità legata al primario esercizio del diritto individuale alla salute, ma costituisce altresì una manifestazione delle libertà fondamentali della persona, il cui esercizio non deve subire discriminazioni causate dall'handicap, come stabilito dall'articolo 21, comma 1, della Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea e dal Regolamento europeo del 5 luglio 2006

n. 1107, Relativo ai diritti delle persone con disabilità e delle persone a mobilità ridotta nel trasporto aereo, entrato in vigore lo scorso 28 luglio 2008;
nell'ordinamento interno le più importanti agevolazioni tributarie di cui beneficiano le persone socialmente svantaggiate a causa delle loro patologie sono: la detrazione IRPEF del 19 per cento delle spese di acquisto e riparazione sostenute per i mezzi di locomozione (articolo 15, comma 1, lettera c), decreto del Presidente della Repubblica n. 917 del 1986); la riduzione dell'aliquota IVA dal 20 per cento al 4 per cento per le spese di acquisto e di eventuale adattamento dei veicoli (Tabella A, parte II, n. 31, allegata al decreto del Presidente della Repubblica n. 633 del 1972); l'esenzione permanente dalla tassa di circolazione (articolo 17, lettera f-bis), decreto del Presidente della Repubblica n. 39 del 1953);
le quattro categorie di destinatari delle suddette agevolazioni fiscali sono: i disabili con «ridotte o impedite capacità motorie permanenti» (ex articolo 8, comma 3, legge n. 447 del 1997); «non vedenti e sordomuti», prima esclusi e successivamente ammessi alla sola detrazione IRPEF (ex articolo 6, comma 1, lettera e) legge n. 488 del 1999); soggetti «con handicap psichico o mentale di gravità tale da aver determinato il riconoscimento dell'indennità di accompagnamento» (ex articolo 30, comma 7, legge n. 388 del 2000); «invalidi con grave limitazione della capacità di deambulazione o affetti da pluriamputazioni» (ex articolo 30, comma 7, legge n. 388 del 2000);
per quanto concerne la prima e l'ultima categoria, è di tutta evidenza come l'operatività di tale disciplina richieda l'accertamento dell'effettiva condizione psicofisica del contribuente e dunque presupponga l'applicazione della vigente legislazione sanitaria. A tal proposito, «disabilità» ed «invalidità» costituiscono due status giuridici autonomi e distinti sotto plurimi profili: dal punto di vista classificatorio, nell'ambito dell'Organizzazione mondiale della sanità, alla «disabilità» corrisponde una disfunzionalità tale da costituire per l'individuo un handicap nello svolgimento delle sue attività secondo i criteri comunemente noti come International Classification of Functioning, Disability and Health (ICF), mentre alla «invalidità civile» si riferisce una infermità idonea ad incidere in modo permanente sulla capacità lavorativa generica;
i predetti status trovano, infatti, fondamento positivo in norme distinte: ai sensi dell'articolo 3, comma 1, legge n. 104 del 1992, il «disabile» «presenta una minorazione fisica, psichica o sensoriale, stabilizzata o progressiva, che è causa di difficoltà di apprendimento, di relazione o di integrazione lavorativa e tale da determinare un processo di svantaggio sociale o di emarginazione»; ai sensi del successivo comma 3, vi è «disabilità grave» «qualora la minorazione, singola o plurima, abbia ridotto l'autonomia personale, correlata all'età, in modo da rendere necessario un intervento assistenziale permanente, continuativo e globale nella sfera individuale o in quella di relazione»; ai sensi dell'articolo 2, comma 2, legge n. 118 del 1971, per «invalidi civili» si intendono invece «i cittadini affetti da minorazioni congenite o acquisite, anche a carattere progressivo, compresi gli irregolari psichici per oligofrenie di carattere organico o dismetabolico, insufficienze mentali derivanti da difetti sensoriali e funzionali che abbiano subito una riduzione permanente della capacità lavorativa non inferiore a un terzo o, se minori di anni 18, che abbiano difficoltà persistenti a svolgere i compiti e le funzioni proprie della loro età», con la precisazione del successivo capoverso, secondo cui «ai soli fini dell'assistenza socio-sanitaria e della concessione dell'indennità di accompagnamento, si considerano mutilati ed invalidi i soggetti ultra-sessantacinquenni che abbiano difficoltà persistenti a svolgere i compiti e le funzioni proprie della loro età»;
in merito all'aspetto amministrativo, le principali norme che conferiscono all'autorità sanitaria il potere di accertare

l'attribuzione di tali status sono la legge 104/1992 per la «disabilità» e la legge 295/1990 per l'«invalidità»;
nell'ambito dell'applicazione delle disposizioni emanate dall'Agenzia delle entrate, al fine della concessione dei benefici fiscali si registra spesso la più totale confusione tra le due predette figure di «disabilità» ed «invalidità civile»;
a titolo esemplificativo, nella circolare dell'Agenzia delle entrate del 27 gennaio 1998 n. 30, con riferimento alla disposizione di cui all'articolo 8, comma 3, legge n. 449 del 1997, prima si legge che «L'esenzione compete anche ai veicoli adattati per l'accompagnamento dei soggetti suindicati portatori di handicap che ne limiti le capacità motorie» e successivamente che «continuano ad essere esenti dalle tasse automobilistiche i velocipedi con motore ausiliario, i motocicli leggeri e le motocarrozzette leggere destinati a sostituire o integrare le possibilità di deambulazione dei mutilati ed invalidi per qualsiasi causa, a norma dell'articolo 17, lettera h), decreto del Presidente della Repubblica 5 febbraio 1953, n. 39», con ciò:
a) imputando ai portatori di handicap - e dunque alle persone affette da «disabilità» - i requisiti previsti per i soggetti «invalidi»;
b) ingenerando il dubbio che alla categoria degli «invalidi» non sia richiesta l'integrazione di alcun requisito ulteriore;
nella circolare dell'Agenzia delle entrate 15 luglio 1998 n. 186, con la pretesa di fornire ulteriori chiarimenti in merito al medesimo articolo 8, comma 3, legge n. 449 del 1997:
a) Si premette «che nella presente circolare si fa riferimento sempre a soggetti la cui invalidità comporta "ridotte o impedite capacità motorie permanenti«" e poi si aggiunge che «comunque, ai fini dell'applicazione della norma agevolativa in oggetto, questo Ministero ritiene che le "ridotte o impedite capacità motorie permanenti" possano desumersi qualora l'invalidità accertata comporti di per sé l'impossibilità o la difficoltà di deambulazione per patologie che escludono o limitano l'uso degli arti inferiori», laddove tali disfunzioni dovrebbero essere richieste ad integrare la «disabilità» e non l'«invalidità civile»;
b) Si precisa «che, ai fini della suddetta norma agevolativa, possono considerarsi soggetti con handicap, ai sensi dell'articolo 3 della legge n. 104 del 1992, non solo coloro che hanno ottenuto il relativo riconoscimento dalla Commissione prevista dal successivo articolo 4 della stessa legge, ma anche tutti coloro che hanno ottenuto il riconoscimento dell'invalidità, per differenti cause, da Commissioni mediche pubbliche diverse da quelle previste dall'articolo 4 della legge n. 104 del 1992 (invalidità civile, per lavoro, di guerra, eccetera)», quando invece all'epoca lo status di «invalidità» era di per sé beneficiato da una specifica norma (articolo 1, comma 1, legge 9 aprile 1986, n. 97) così come lo è attualmente in virtù delle disposizioni successivamente introdotte;
nella circolare dell'Agenzia delle entrate del 31 luglio 1998 n. 197, la confusione è aggravata dalla facoltà concessa ai contribuenti di presentare «autodichiarazione specificante che l'invalidità comporta ridotte o impedite capacità motorie permanenti e, se necessario, che il disabile è fiscalmente a carico dell'acquirente o del committente», con ciò:
a) si associa - come in precedenza - l'«invalidità» ai requisiti della «disabilità», riproponendo il medesimo errore;
b) si indica la medesima condizione personale prima come «invalidità» e poi come «disabilità», aumentando ulteriormente le difficoltà interpretative;
c) si consente al privato un'autocertificazione rispetto alla condizione di «invalidità», cui si aggiungono le «ridotte o impedite capacità motorie permanenti», con ciò non solo esponendo il cittadino a responsabilità penali, ma da lui pretendendo altresì l'attestazione di un fatto che

non può essere certificato da alcun pubblico ufficiale, proprio perché non corrisponde ad alcuna fattispecie normativamente prevista;
nella circolare dell'Agenzia delle entrate del 16 ottobre 2000 n. 207, nel commentare l'articolo 50, comma 1, legge n. 342 del 2000 - che ha da ultimo modificato le agevolazioni IVA - associa correttamente l'handicap alle «ridotte o impedite capacità motorie», ma non manca di richiamare i provvedimenti anteriori in cui la disciplina è stata fraintesa;
nella circolare dell'Agenzia delle entrate 11 maggio 2001 n. 46 non raggiunge l'obiettivo di chiarire l'applicazione dell'articolo 30, comma 7, legge n. 388 del 2000, giacché si limita a rinviare ad una nota del Dipartimento della prevenzione del Ministero della sanità ed a fornire alcune indicazioni operative alquanto fuorvianti, come la seguente: «L'adattamento funzionale del veicolo alle necessità del portatore di handicap rimane, invece, elemento essenziale, ai fini della concessione delle agevolazioni fiscali, per quei soggetti che, pur affetti da una ridotta o impedita capacità motoria permanente, non siano stati dichiarati portatori di "grave limitazione della capacità di deambulazione" da parte delle commissioni mediche competenti». Se è esatta l'attribuzione della «ridotta o impedita capacità motoria permanente» alla figura del «disabile», non è invece chiaro che il requisito alternativo, ossia la «grave limitazione alla capacità di deambulazione», si riferisce esclusivamente all'«invalido»;
è ancor più grave osservare che la confusione normativa sopra richiamata non investe direttamente soltanto i funzionari tenuti a darvi attuazione, ma anche e soprattutto i contribuenti, a causa delle consistenti inesattezze dei moduli e del materiale divulgativo prodotto dal Fisco. In particolare, nella guida alle agevolazioni fiscali per i disabili, edita nella serie «L'agenzia Informa» (2008) n. 6, periodico bimestrale dell'Agenzia delle entrate a distribuzione gratuita, si rilevano le seguenti criticità: nell'elencazione delle categorie beneficiate si legge: «Sono ammesse alle agevolazioni le seguenti categorie di disabili: 1. non vedenti e sordomuti; 2. disabili con handicap psichico o mentale titolari dell'indennità di accompagnamento; 3. disabili con grave limitazione della capacità di deambulazione o affetti da pluriamputazioni; 4. disabili con ridotte o impedite capacità motorie» (pagina 4), laddove invece al punto «3» dovrebbe contemplarsi il riferimento all'«invalidità» e non alla «disabilità» e al punto «4» non si riporta l'ulteriore requisito della «permanenza» nella ridotta capacità motoria. Peraltro, la successiva spiegazione, così recita: «disabili di cui ai punti 2 e 3 sono quelli che versano in una situazione di handicap grave prevista dal comma 3 dell'articolo 3 della legge n. 104 del 1992, certificata con verbale dalla Commissione per l'accertamento dell'handicap (di cui all'articolo 4 della citata legge n. 104 del 1992) presso la ASL», contribuendo ad alimentare malintesi poiché:
a) si assimilano i due status che invece dovrebbero essere considerati assolutamente eterogenei;
b) si qualifica come «grave» una disabilità che non lo è necessariamente;
c) si ricollega la terza ipotesi - che sarebbe quella relativa all'«invalidità» - all'accertamento compiuto dalla Commissione costituita ai sensi dell'articolo 4, legge n. 104 del 1992, mentre tale status è certificato da altro organo collegiale, e ciò a prescindere dal fatto che i componenti possano essere talvolta le medesime persone fisiche;
in conclusione, l'incertezza normativa in materia di esenzioni fiscali per «invalidi» e «disabili» non solo pregiudica l'esercizio del diritto alla mobilità delle categorie più svantaggiate, ma ostacola l'attività di assistenza e di cura nei loro confronti. Poiché l'articolo 30, comma 7, legge n. 388 del 2000 costituisce norma di recepimento del diritto comunitario, come si legge nell'intestazione del relativo Capo, esso merita particolare considerazione da

parte dei funzionari che, come è noto, devono far prevalere il diritto comunitario su quello interno e persino interpretare quest'ultimo alla luce del primo e dei principi che vi sono inclusi. La sua violazione, peraltro, rischia di esporre l'Italia all'ennesima procedura di infrazione, con ulteriore danno per l'Erario e per la credibilità delle nostre Istituzioni nell'intera Unione europea -:
se reputi legittimo che l'Ufficio locale dell'Agenzia delle entrate di Cervignano del Friuli, in provincia di Udine, abbia respinto per mancanza di «ridotte o impedite capacità motorie permanenti» le domande di esenzione da tasse automobilistiche presentate da soggetti «invalidi»;
se ritenga opportuno, anche alla luce di quanto sopra, avviare un'indagine conoscitiva ministeriale in ogni Regione con lo scopo di verificare:
1) il numero dei soggetti dichiarati «invalidi» dall'autorità sanitaria ed in possesso dei requisiti per ottenere le agevolazioni;
2) il numero delle domande di esonero effettivamente presentate agli Uffici fiscali;
3) il numero delle domande respinte e quello delle domande accolte;
4) i motivi dedotti dagli Uffici per non concedere l'esonero;
5) il numero e gli esiti delle istanze di autotutela o dei ricorsi innanzi alle Commissioni tributarie provinciali avverso i provvedimenti di rigetto;
6) il numero e gli esiti dei contenziosi instaurati nella specifica materia;
se, qualora da un'eventuale analisi statistica emergessero disparità di trattamento degli «invalidi» sul territorio nazionale, ritenga corretto e conforme a buona fede, considerata la delicatezza dell'argomento ed ai sensi dello Statuto del contribuente di cui alla legge n. 212 del 2000, che l'Agenzia delle entrate non abbia sinora inteso chiarire definitivamente la portata della disciplina di cui sopra ed anzi abbia fornito informazioni inesatte ai contribuenti;
se, indipendentemente da un'eventuale indagine conoscitiva, intenda prendere opportuni provvedimenti nei confronti di quegli Uffici - ed eventualmente contro quelle direzioni regionali dell'Agenzia delle entrate - che, pur a conoscenza del problema, non hanno avviato alcuna iniziativa per risolverlo, violando consapevolmente la legge e negando ad una categoria svantaggiata di cittadini l'esercizio di uno dei loro diritti fondamentali;
se, ed entro quali tempi, intenda adottare misure di ristoro e come ritenga di poter far fronte al conseguente impegno di spesa per l'Erario a favore dei contribuenti «invalidi» che, pur avendone diritto, non hanno presentato domanda di esenzione perché «dissuasi» dai funzionari addetti agli sportelli, ovvero non abbiano impugnato il diniego di esenzione illegittimamente emesso ovvero abbiano fatto ricorso contro il provvedimento di rigetto e siano risultati ingiustamente soccombenti; ovvero abbiano fatto ricorso vittoriosamente contro il rigetto, ma con la compensazione delle spese di giudizio, rimaste parzialmente a loro carico;
se ritenga che tali riparazioni si possano estendere anche ai contribuenti che si sono visti denegare le agevolazioni negli anni pregressi;
se, anche in considerazione degli impegni presi dall'Italia in sede internazionale, visto che la frammentazione normativa costituisce di per sé un ostacolo all'esercizio dei diritti fondamentali, ritenga opportuno promuovere le opportune iniziative per raccogliere le esenzioni in un unico testo organico, facilmente fruibile da contribuenti svantaggiati, loro familiari, strutture di assistenza ed enti di volontariato.
(3-00862)

GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta orale:

COMPAGNON. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
i recenti tagli alle risorse destinate alla giustizia effettuati dal Governo stanno ingenerando esiziali difficoltà di gestione ed efficienza amministrativa negli istituti penitenziari sull'intero territorio nazionale, difficoltà che, in taluni casi, raggiungono punte di vera e propria «emergenza umanitaria»;
le condizioni attuali di vita carceraria sono spesso lontane dai normali livelli di civiltà e di rispetto della dignità del detenuto, dal momento che il degrado è pesantemente connesso al sovraffollamento dei nostri istituti di pena (64 mila reclusi: record dal dopoguerra);
nell'ambito della Regione Friuli Venezia-Giulia, dopo una visita fatta lo scorso agosto alla casa circondariale di Udine alla presenza del direttore, dottor Francesco Macrì, l'interrogante ha potuto personalmente verificare la serietà della situazione ove, ad oggi, sono detenute 211 persone (di cui 81 uomini italiani e 130 stranieri), a fronte di una capienza massima di 164 unità;
l'aumento della popolazione carceraria nella casa circondariale di Udine risulta essere inversamente proporzionale alla presenza del personale di polizia penitenziaria, rappresentata da venti unità in meno rispetto a quelle previste (meno 15 per cento) -:
come intenda affrontare e risolvere la cronica situazione degli istituti penitenziari, in termini di sovraffollamento e carenza di personale, tenendo conto, per un verso, del principio di rieducazione e risocializzazione del condannato sancito nella Costituzione e, per altro verso, della necessità di una continua qualificazione e razionalizzare delle funzioni e dell'organico della polizia penitenziaria;
se intenda, altresì, intraprendere un'urgente e approfondita indagine conoscitiva nazionale, volta a raccogliere dati e osservazioni relativi alle carceri italiane in termini di: data di costruzione delle strutture e ultime ristrutturazioni; dimensione, capienza, igiene, illuminazione, decoro e clima delle celle; presenza dei presidi sanitari (infermerie, centri clinici, numero di medici), patologie più frequenti; segnalazioni di eventuali maltrattamenti e violenze, casi di suicidio nel 2009; corretta e compiuta attuazione dei regolamenti penitenziari, della legge sulle detenute madri e della legge sull'aids in carcere; adeguatezza degli spazi, della socialità e dell'attività dei detenuti; presenza media dei detenuti e del personale penitenziario (ivi inclusi educatori, assistenti sociali e psicologi); affidamento al servizio sociale, semilibertà, permessi, frequenza battitura sbarre, e così via.
(3-00865)

Interrogazione a risposta scritta:

BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della giustizia, al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
secondo quanto riportato dalla agenzia di stampa ANSA, Ivano Volpi, 29enne, si è impiccato nel reparto infermeria del carcere di Spoleto la mattina del 19 gennaio;
Volpi era entrato in carcere solo da qualche giorno, precisamente dal 16 gennaio, per reati di resistenza a pubblico ufficiale e danneggiamento;
dopo il processo per direttissima, era stato trasferito nel carcere di Spoleto;
non si sa bene per quali motivi, dopo appena qualche giorno di detenzione, Ivano Volpi era stato condotto nel reparto infermeria della predetta struttura penitenziaria;
già dal 1987 è stato istituito presso tutti gli istituti di pena un particolare

servizio per i detenuti e per gli internati nuovi giunti dalla libertà consistente in un presidio psicologico da affiancare alla prima visita medica generale ed al colloquio di primo ingresso, un servizio affidato ad esperti specializzati in psicologia o criminologia clinica che hanno un colloquio con il detenuto il giorno stesso di ingresso nell'istituto e prima dell'assegnazione alle sezioni al fine di accertare l'eventuale rischio autolesionistico o suicidiario;
nei primi venti giorni del nuovo anno sono già sette i detenuti che hanno deciso di togliersi la vita: oltre al suicidio di Ivano Volpi, il 2 gennaio 2010, ad Altamura (Bari), si è ucciso Pierpaolo Ciullo, 39 anni; tre giorni dopo si è impiccato nel carcere Buoncammino di Cagliari, Celeste Frau, 62 anni; nel supercarcere di Sulmona è stato trovato senza vita Amato Tammaro, 28 anni, di ritorno in cella dopo un permesso premio; il 7 gennaio si è tolto la vita nel carcere di Verona Giacomo Attolini; il 13 gennaio si è suicidato Eddine Abellativ Sirage, 27enne; il 16 gennaio Mohamed El Aboubj;
su ognuno di questi suicidi gli interroganti hanno rivolto altrettante interrogazioni a risposta scritta ai Ministri competenti chiedendo l'adozione da parte del Governo di alcuni provvedimenti e atti urgenti al fine quantomeno di ridurre nell'immediato le morti per suicidio all'interno degli istituti di pena, ma ai predetti atti di sindacato ispettivo non è stata data alcuna risposta;
il 12 gennaio la Camera dei Deputati ha parzialmente approvato, su espresso parere favorevole del Governo, la mozione sulle carceri presentata dalla interrogante e sottoscritta da 93 deputati appartenenti a quasi tutte le forze politiche presenti in Parlamento;
la mozione approvata prevede, tra l'altro, alla lettera a), la riduzione dei tempi di custodia cautelare, perlomeno per i reati meno gravi, nonché del potere della magistratura nell'applicazione delle misure cautelari personali a casi tassativamente previsti dal legislatore, previa modifica dell'articolo 280 del codice di procedura penale; e, alla lettera n), l'adeguamento degli organici del personale penitenziario ed amministrativo, nonché dei medici, degli infermieri, degli assistenti sociali, degli educatori e degli psicologi, non solo per ciò che concerne la loro consistenza numerica, ma anche per ciò che riguarda la promozione di qualificazioni professionali atte a facilitare il reinserimento sociale dei detenuti;
Ivano Volpi, nonostante fosse accusato di reati di scarsissimo allarme sociale, si trovava in regime di custodia cautelare in carcere -:
di quali informazioni dispongano i Ministri sui fatti riferiti in premessa e, in particolare, se non intendano avviare, negli ambiti di rispettiva competenza e nel rispetto e indipendentemente dalla inchiesta che sulla vicenda ha aperto la magistratura, un'indagine amministrativa interna volta a verificare le responsabilità dell'amministrazione penitenziaria ed eventualmente di quella medico-sanitaria, ciò anche alla luce della forte carenza di personale, sia infermieristico che penitenziario, che limita inevitabilmente le possibilità di cura, assistenza, vigilanza e controllo dei detenuti all'interno dei nostri istituti di pena;
per quali motivi il detenuto Ivano Volpi si trovasse nel reparto infermeria del carcere di Spoleto;
se presso la predetta struttura penitenziaria sia presente, attivo e funzionante il servizio «nuovi giunti» e se pertanto il detenuto Ivano Volpi abbia potuto usufruire di un colloquio con lo psicologo all'atto del suo ingresso in carcere e prima dell'assegnazione alle sezioni al fine di accertare un suo eventuale rischio autolesionistico o suicidiario;
se e quali urgenti iniziative di carattere normativo il Governo intenda adottare al fine di ridurre i tempi di custodia cautelare, perlomeno per i reati meno gravi, ed il conseguente potere della magistratura nell'applicazione delle misure cautelari personali a casi tassativamente

previsti dal legislatore, previa modifica dell'articolo 280 del codice di procedura penale, così come previsto dalla mozione n. 1-00288 approvata dalla Camera dei deputati il 12 gennaio 2010;
se e quali urgenti provvedimenti il Governo intenda adottare, sollecitare e promuovere al fine di aumentare gli organici del personale penitenziario ed amministrativo, nonché dei medici, degli infermieri, degli assistenti sociali, degli educatori e degli psicologi in servizio presso gli istituti di pena, in modo da rendere lo stesso adeguato al numero delle persone recluse, così come previsto dalla mozione n. 1-00288 approvata dalla Camera dei deputati lo scorso 12 gennaio 2010;
se non ritenga che l'alto tasso dei suicidi e dei tentati suicidi dipende dall'elevato tasso di sovraffollamento degli istituti di pena dove attualmente sono ristretti quasi 66 mila detenuti a fronte di una capienza regolamentare di 43 mila posti;
entro quali tempi il Governo intenda assumere iniziative normative volte a prevedere il ricorso alla detenzione domiciliare per i detenuti con residuo pena non superiore ad un anno e l'introduzione dell'istituto della messa alla prova per i reati punibili con pene non superiori ai tre anni di reclusione così come preannunciato dal Ministro della giustizia nel corso della sua relazione al Parlamento del 21 gennaio 2009;
quali iniziative, più in generale, il Governo intenda assumere per contenere e ridurre l'alto tasso dei decessi per suicidio in carcere.
(4-05831)

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INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazioni a risposta orale:

COMPAGNON. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
il Ministero delle infrastrutture e trasporti indiceva un concorso pubblico per esami per l'assunzione di quattro dirigenti tecnici riservati all'area infrastrutture aperto anche a candidati esterni, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 67 del 5 settembre 2006;
il predetto bando di concorso prevedeva che il trenta per cento dei posti messi a bando fosse riservato al personale appartenente da almeno quindici anni alla qualifica apicale - comunque denominata - della carriera direttiva dell'Amministrazione che indiceva il concorso medesimo;
le prove selettive si concludevano nell'aprile 2008;
il Ministero dette infrastrutture e trasporti, in data 17 maggio 2008, provvedeva ad assumere i tre vincitori, oltre al primo dei collocati utilmente, riservatario dei quattro posti messi a concorso;
la suddetta assunzione avveniva in pendenza della pubblicazione della graduatoria finale di merito, pubblicata in data 29 agosto 2008;
la circostanza che i candidati risultati idonei appartenessero alla pubblica amministrazione costituiva un risparmio di risorse pubbliche ai fini dell'assunzione del personale dirigenziale, a fronte di una partita di spesa fissa già gravante sui capitoli del bilancio del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, ovvero a carico dei capitoli di bilancio di altre amministrazioni statali;
tale economia di spesa avrebbe consentito l'assunzione di otto unità di personale risultato vincitore ovvero idoneo al concorso, atteso anche la carenza di personale dirigenziale di professionalità tecnica già accertata;
in data 30 maggio 2008 (anteriormente la pubblicazione della graduatoria di merito) l'amministrazione del Ministero delle infrastrutture e trasporti provvedeva all'assunzione, tramite scorrimento della predetta graduatoria, di altri due candidati: il candidato classificatosi al quarto

posto della graduatoria ed il candidato riservatario dei quattro posti messi a concorso;
risulta evidente che il limite del trenta per cento di cui sopra riservato al personale appartenente da almeno quindici anni alla qualifica apicale della carriera direttiva dell'Amministrazione veniva ampiamente superato, atteso che dei due posti interessati dallo scorrimento, uno (vale a dire il cinquanta per cento) era destinato al riservatario;
l'amministrazione del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti potrebbe aver, dunque, violato il disposto dell'articolo 1 del bando del concorso in parola, che pone al trenta per cento il limite massimo dei posti da riservare, senza considerare che taluni dei funzionari assunti a tempo determinato sarebbero addirittura risultati non idonei, in base alla graduatoria di merito del predetto concorso pubblico;
l'amministrazione, stante l'articolo 19, comma 6, del decreto legislativo 30 marzo 2001 n. 165 in materia di norme generali sull'ordinamento del lavoro alle dipendenze delle amministrazioni pubbliche, procedeva al conferimento di incarichi di funzioni dirigenziali di seconda fascia a tempo determinato della durata di tre anni, ascrivibili a professionalità tecnica, a soggetti supposti di possedere i requisiti indicati dal succitato comma 6, vale a dire: «(...) a persone di particolare e comprovata qualificazione professionale, che abbiano svolto attività in organismi ed enti pubblici o privati ovvero aziende pubbliche o private con esperienza acquisita per almeno un quinquennio in funzioni dirigenziali, o che abbiano conseguito una particolare specializzazione professionale, culturale e scientifica desumibile dalla formazione universitaria e postuniversitaria, da pubblicazioni scientifiche o da concrete esperienze di lavoro maturate, anche presso amministrazioni statali, ivi comprese quelle che conferiscono gli incarichi, in posizioni funzionali previste per l'accesso alla dirigenza, o che provengano dai settori della ricerca, della docenza universitaria, delle magistrature e dei ruoli degli avvocati e procuratori dello Stato (...)», ma non risultati presenti fra quelli enumerati nella graduatoria generale di merito in corso di validità di cui sopra;
l'amministrazione del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, ad avviso dell'interrogante, avrebbe operato una selezione del personale dirigenziale a tempo determinato, violando i principi di pubblicità, imparzialità, trasparenza ed idoneità non avendo verificato fra l'altro il possesso dei requisiti attitudinali e professionali dei candidati prescritti dall'articolo 35 del decreto legislativo n. 165 del 2001;
il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, a tutt'oggi, non si è ancora dotato di un Regolamento attinente le procedure di pubblicità, imparzialità, trasparenza nonché ricomprendente i criteri per l'assunzione di personale dirigente a tempo determinato, a differenza di quanto hanno già previsto e normato numerose Amministrazioni comunali, provinciali e diverse Aziende Sanitarie Locali -:
quali efficaci e tempestivi provvedimenti il Ministro interrogato intenda adottare al fine di ovviare a quella che all'interrogante appare una palese violazione della lex specialis del bando di concorso in parola che ha portato all'assunzione di dirigenti tecnici di seconda fascia assunti a tempo determinato in palese contrasto con l'articolo 19, comma 6 del decreto legislativo n. 165 del 2001, dal momento che è stato assunto personale interno all'Amministrazione che di fatto non ha superato la prova scritta volta ad: «(...) accertare l'attitudine dei concorrenti alla soluzione corretta, sotto il profilo della legittimità, della convenienza, dell'efficienza e della economicità organizzativa, di questioni tecnico-amministrative connesse con l'attività istituzionale dell'Amministrazione», come previsto dal bando del medesimo concorso;
se il Ministro in indirizzo intenda optare per la riserva dei posti, anche a

posteriori, per il successivo scorrimento della graduatoria dei vincitori del concorso pubblico in parola;
se infine intenda indicare a favore di quali altri eventuali capitoli della spesa corrente siano stati assegnati i fondi autorizzati dalla Funzione pubblica per l'assunzione di dirigenti tecnici, a seguito delle economie conseguite con l'assunzione di personale già appartenente nei ruoli del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti.
(3-00857)

COMPAGNON. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
sono in atto delle iniziative politiche volte a sottrarre le concessioni autostradali alla società concessionaria Autovie Venete a maggioranza partecipata della Regione Friuli Venezia Giulia e a trasferirle all'ANAS;
tale operazione presenta aspetti che all'interrogante appaiono inquietanti, tanto per il metodo poco trasparente con il quale si sta compiendo, quanto soprattutto per il merito, volto a depotenziare di fatto Autovie Venete e altre concessionarie;
questa discutibile iniziativa, oltre a provocare un gravissimo nocumento alla regione Friuli Venezia Giulia - la quale rischierebbe di perdere in tal modo il controllo e la gestione della rete autostradale di propria competenza, fondamentale per lo sviluppo ed il progresso del territorio e della collettività - metterebbe, altresì, a rischio i finanziamenti per i lavori della terza corsia dell'A4, opera di rilevanza strategica per la regione Friuli Venezia Giulia e per l'intero territorio nazionale -:
se e quali iniziative urgenti intenda adottare per fermare quello che, ad avviso dell'interrogante, è un blitz volto ad espropriare la società concessionaria Autovie Venete delle concessioni autostradali.
(3-00866)

TESTO AGGIORNATO AL 9 MARZO 2011

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INTERNO

Interrogazioni a risposta orale:

COMPAGNON. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
lo scorso 7 dicembre 2008 presso il Centro di identificazione ed espulsione di Gradisca d'Isonzo in provincia di Gorizia si verificavano gravi incidenti tra gli immigrati e tra questi ultimi e le forze di polizia;
tali incidenti rendevano inagibile la mensa del Centro, evidenziando palesi sofferenze sotto il profilo della sicurezza tanto per gli operatori quanto per gli stessi immigrati;
in data 16 dicembre 2008, il Comitato provinciale dell'ordine e sicurezza pubblica chiedeva formalmente agli organi competenti dell'amministrazione centrale l'autorizzazione a ripristinare gli offendicula e le cosiddette camere di parcellizzazione e/o compensazione, al fine di dividere i trattenuti, prevenire eventuali nuovi disordini, nonché evitare che l'etnìa più numerosa assumesse pericolosamente predominanza sulle altre;
in tale circostanziata richiesta, era altresì evidenziata la necessità di avviare alcuni importanti interventi infrastrutturali, quali il ripristino del sistema antincendio e di anti-intrusione, nonché di installare delle telecamere;
nonostante il tempo trascorso e gli impegni formali assunti dal Ministero dell'interno di realizzare i predetti interventi, tali lavori non sono mai stati avviati, nemmeno a fronte della riconversione della struttura in parola da CPA - Centro di prima accoglienza a CIE - Centro di identificazione ed espulsione;
tale riconversione ha peraltro comportato l'incremento numerico delle unità di immigrati dalle precedenti 130 unità agli attuali 210 trattenuti, i quali, stanti anche le modifiche normative introdotte

dal decreto-legge n. 11 del 23 febbraio 2009 che eleva il trattenimento a 180 giorni, hanno dato inizio ad un preoccupante innalzamento della soglia della tensione e della litigiosità all'interno del Centro, ingenerando un notevole appesantimento dell'attività degli operatori in servizio presso la Questura di Gorizia, impegnati nella gestione amministrativa degli stranieri, nelle numerose scorte dei trattenuti alla frontiera, presso i locali nosocomi, presso le autorità consolari e la Commissione territoriale del capoluogo isontino;
prima della riconversione, presso il Centro di prima accoglienza di Gradisca d'Isonzo prestavano servizio le seguenti unità di addetti: tre carabinieri per la vigilanza, cinque agenti della Questura, tre agenti del reparto mobile e sedici militari. Dopo la riconversione, prestano servizio: tredici militari e dieci aggregati del reparto mobile in via del tutto temporanea. Presso l'Ufficio immigrazione sono operativi undici agenti di PS e due ispettori per il coordinamento;
lo scorso 4 marzo 2009 il Questore di Gorizia chiedeva al Prefetto di disporre l'impiego del personale del Settore Polizia di frontiera terrestre di Gorizia (circa 70 unità) per il concorso nei servizi connessi al CIE isontino, dal momento che gli aggregati del reparto mobile sono assegnati solo in via temporanea e vengono progressivamente sottratte delle unità -:
quali determinazioni intenda assumere in merito alla delicata situazione descritta in premessa e se valuti l'opportunità di accogliere tempestivamente le richieste del Questore di Gorizia.
(3-00859)

COMPAGNON. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
con proprio decreto dell'11 settembre 2007, il Ministero dell'interno indiceva, per il personale precario della stessa Amministrazione, una procedura concorsuale per titoli ed esami per l'assunzione di 650 unità con contratto a tempo determinato nel profilo professionale di coadiutore amministrativo contabile, area funzionale B, posizione economica B1, da assegnare agli uffici delle questure e allo sportello unico per l'immigrazione presso le prefetture;
il predetto contratto a tempo determinato della durata complessiva di 36 mesi costituiva requisito necessario per la stabilizzazione delle 650 unità di personale precario;
nei primi giorni del gennaio 2008, venivano stipulati dall'Amministrazione dell'interno i contratti di lavoro individuali a tempo determinato di cui alla predetta procedura concorsuale;
il 31 dicembre 2008 il Ministero dell'interno emanava un messaggio urgentissimo prot. n. M/6161/650 COAD, nel quale precisava che il contratto sottoscritto dal personale specificato: «(...) avrà, al momento, durata di ventiquattro mesi non sussistendo la piena copertura finanziaria, relativamente ai previsti trentasei mesi. Si fa presente, comunque, che una volta acquisiti i necessari finanziamenti si procederà alla proroga dei citati contratti per ulteriori 12 mesi»;
le 650 unità di personale precario che da circa due anni presta la propria attività presso gli uffici delle questure e delle prefetture versa nella totale confusione e preoccupazione dal momento che, essendo allo stato loro impedita la possibilità di espletare gli ulteriori 12 mesi, rischia di vedersi preclusa la conseguente stabilizzazione nell'Amministrazione pubblica;
qualora le 650 unità di personale non fossero riconfermate, gli sportelli unici per l'immigrazione presso le prefetture, nonché gli uffici delle questure si troverebbero improvvisamente ad affrontare con un rilevante sotto-organico una funzione assai delicata come l'immigrazione -:
se intenda tempestivamente reperire i necessari finanziamenti per consentire all'Amministrazione di procedere alla proroga dei citati contratti per gli ulteriori 12 mesi, ciò al duplice fine di consentire alle

prefetture e alle questure di garantire con continuità l'organizzazione degli stessi uffici nelle delicate attività attinenti l'immigrazione, nonché di permettere alle 650 unità di personale di poter completare i 36 mesi complessivamente previsti per la loro stabilizzazione.
(3-00867)

Interrogazione a risposta in Commissione:

TOCCAFONDI e CARLUCCI. - Al Ministro dell'interno, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
all'inizio del 2009 sono stati pubblicati i bandi per il rinnovo delle convenzioni per la gestione dei centri per immigrati, sia Centri di identificazione ed espulsione che Centri di accoglienza;
le relative procedure, molto complesse, hanno procrastinato i tempi di affidamento;
le convenzioni con gli uffici territoriali del Governo sono state sottoscritte nel periodo aprile-luglio;
allo stato attuale sono state liquidate ai soggetti gestori somme risibili rispetto agli impegni per la gestione, pari a decine di milioni di euro per il periodo febbraio-ottobre 2009;
gli oneri non corrisposti rischiano fortemente di impedire la copertura di servizi primari, quale quello della fornitura dei pasti, nonché gli stipendi per il personale, destabilizzando economicamente i soggetti gestori -:
quali provvedimenti si intenda adottare urgentemente per la sollecita copertu- ra economica delle convenzioni per la gestione dei centri per immigrati.
(5-02373)

Interrogazioni a risposta scritta:

CATANOSO. - Al Ministro dell'interno, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
come risulta da quanto riportato dall'agenzia di stampa aeronautica AVIONEWS su denuncia del sindacato autonomo Confsal-Vigili del fuoco, l'Ente nazionale per l'aviazione civile (ENAC) sarebbe in procinto di predisporre una bozza di regolamento sulla costruzione e conduzione degli eliporti;
da quanto risulta al sindacato Confsal, la bozza di regolamento non tratterebbe affatto il fondamentale ruolo del Corpo nazionale dei vigili del fuoco sull'aspetto della sicurezza in quanto viene eliminata tout court l'obbligatorietà di dotare gli eliporti, adibiti al servizio di soccorso medico di emergenza con elicotteri (Hems-118) di servizio antincendio;
gli eliporti del 118 sono ubicati presso ospedali e quindi in centri cittadini fortemente abitati e sono dotati, nella maggior parte dei casi, di impianti di rifornimento ed erogazione carburanti;
attualmente, nel settore antincendio eliportuale sono impiegati circa un migliaio di addetti che, se dovesse passare questa norma, si troverebbero da un giorno all'altro senza lavoro;
gli operatori, per legge abilitati al servizio dal Ministero dell'interno, sono elementi di alta professionalità conseguita sia sul campo che in base ad una continua formazione;
la competenza in materia di sicurezza in generale che aeroportuale rimane del Ministero dell'interno e non si comprende cosa possa avere spinto l'Enac ad escludere una importante ed essenziale risorsa come il Corpo nazionale dei vigili del fuoco -:
se l'Enac sia davvero in procinto di emanare detto regolamento e se il suo contenuto preveda l'assenza del Corpo nazionale dei vigili del fuoco -:
quali iniziative intendono attivare i ministri interrogati affinché l'Enac corregga, in questa eventualità, il testo prima della sua pubblicazione.
(4-05827)

BARBATO. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
Ignazio Cutrò, imprenditore residente a Bivona (Agrigento) è da sempre impegnato coraggiosamente nella lotta alla mafia e di questa sua scelta morale e politica ha fatto missione di vita, fondando la prima associazione antiracket dell'agrigentino, denominata «Terre Libere»;
per questa sua scelta ha dovuto sacrificare la sua attività imprenditoriale edile, che negli anni ha subito gravi perdite, compromettendo definitivamente la tranquillità e la serenità della sua famiglia e la qualità sua vita. Ignazio Cutrò negli anni ha subito una sequenza inenarrabile di attentati, intimidazioni, minacce, ingiurie e calunnie che hanno colpito non solo lui, ma tutti coloro che in questi anni gli sono stati vicino. Ignazio Cutrò vive da anni sotto scorta, garantita dall'Arma dei carabinieri, e la sua protezione nonostante la dedizione dell'Arma, appare molto precaria e pregiudizievole della sua incolumità stante la decisione di sostituire la Croma blindata con semplice Punto 55 senza alcuna protezione. E questa condizione di pregiudizievole precarietà e gravissimo rischio vale non solo per il Cutrò ma anche per tutta la sua famiglia e per gli uomini della scorta;
Ignazio Cutrò si è costituito parte civile nel processo Face off che è in corso di svolgimento a Sciacca e vede alla sbarra esponenti di riflette cosche agrigentine. Ignazio Cutrò, infatti, così come risulta dalle indagini, è tra le persone particolarmente danneggiate dagli indagati coinvolti nell'inchiesta Face off;
Ignazio Cutrò svolge una funzione non solo fattuale di lotta alla mafia, ma che è anche assurto a simbolo e punto di riferimento di tutti quanti, persone della società civile, quotidianamente si pongono la loro vita a argine e lotta alle cosche mafiose -:
per quali ragioni non si sia provveduto a sostituire la Croma blindata con vettura di analoga blindatura al fine di garantire adeguata protezione non solo al Cutrò, ma alla sua famiglia e ai conoscenti e anche alla uomini della scorta che con costante dedizione ne assicurano la quotidiana incolumità.
(4-05828)

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ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazione a risposta orale:

COMPAGNON. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
dall'indagine 2008 in materia di uso di tabacco, alcol e droghe illegali condotta dal dipartimento delle dipendenze dell'Azienda sanitaria numero 3 dell'Alto Friuli su tutte le classi seconde e quarte delle medie superiori di Gemona, Tolmezzo e Tarvisio risulta che, nel corso dell'anno, un adolescente su quattro abbia assunto cannabis ed uno su 13 inalanti (solventi, trielina, gas);
dalla predetta indagine condotta con 1084 questionari validi emergono dati significativi anche circa l'uso di cocaina (2,3 per cento, almeno una volta nel corso del 2008), eroina ed ecstasy (0,7 per cento);
dalle statistiche di cui sopra risulta che l'uso delle bevande alcoliche da parte degli adolescenti predilige i superalcolici e le cosiddette alcopops, ovvero le nuove bibite alcoliche aromatizzate alla frutta, sulle quali si sono concentrate predatorie strategie di marketing destinate specificamente ai giovani e giovanissimi;
il consumo di sostanze stupefacenti e di bevande alcoliche rappresenta un elevato fattore di rischio per la salute dei consumatori;
le istituzioni scolastiche rappresentano la sede eletta per educare, a cominciare dalla scuola primaria, alla prevenzione di tale fenomeno -:
se e quali iniziative intenda adottare al fine di inserire nei Piani dell'offerta formativa iniziative volte alla prevenzione

del fenomeno del consumo di sostanze stupefacenti e di bevande alcoliche da parte di preadolescenti e adolescenti, e se intenda prevedere, anche nell'ambito della prossima sessione di bilancio, adeguate risorse per la necessaria formazione dei docenti volta a trasmettere ai giovani la conoscenza e la consapevolezza della pericolosità degli effetti nocivi che tale consumo arreca alla salute fisica e psichica.
(3-00863)

TESTO AGGIORNATO AL 30 MARZO 2010

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LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, per sapere - premesso che:
i dipendenti del gruppo Mediaset nei giorni scorsi hanno protestato per l'esternalizzazione del reparto «Trucco, acconciatura e sartoria»;
si tratta di 56 persone tra Roma e Milano che lavorano per il gruppo televisivo da anni, alcuni dalla fondazione del gruppo nel 1980;
le due giornate di sciopero effettuate nel mese di gennaio dagli addetti al reparto, hanno visto la partecipazione per solidarietà dei loro colleghi che lavorano in produzione, nel montaggio e dei cameramen;
i giornalisti delle testate del gruppo (Tg5, Studio aperto, Tg4, Tgcom, Videonews, Sportmediaset) in un assemblea svoltasi il 19 gennaio 2010 hanno rinnovato la propria solidarietà. I giornalisti toglieranno la loro firma da tutti i servizi del 20 gennaio 2010. Nel loro comunicato i comitati di redazione scrivono: «i giornalisti si uniscono alla richiesta dei lavoratori all'azienda di recedere dal progetto e di offrire ulteriori elementi di chiarezza a garanzia del percorso di sviluppo strategico e delle scelte produttive, organizzative ed occupazionali»;
infatti, la cessione a un'altra società viene vista come l'anticamera del licenziamento, o comunque come la minaccia di un futuro alquanto incerto. I 3.796 dipendenti del gruppo Mediaset temono, malgrado le rassicurazioni della dirigenza del gruppo, che questa esternalizzazione sia solo l'inizio di un processo di smembramento più generale del gruppo stesso;
i dipendenti Mediaset sono così suddivisi: 1.870 sono dipendenti della Rti, 1.165 di Videotime, 517 di Elettronica industriale, 220 gli amministrativi, 24 quelli di Mediashopping. Il 72 per cento sono impiegati, il 14 per cento quadri, il 9 per cento giornalisti e il 5 per cento dirigenti. La gran parte del personale lavora a Milano (il 67 per cento), il 23 per cento a Roma, il restante 10 per cento in altre sedi;
il reparto «Trucco, acconciatura e sartoria» sarà ceduto alla «Pragma service srl», un'azienda che, a quanto risulta agli interpellanti, ha appena 11mila e 500 euro di capitale sociale;
i lavoratori e le organizzazioni sindacali temono che i lavoratori coinvolti nell'esternalizzazione siano destinati a perdere i benefici del contratto integrativo aziendale tenendo presente che la realtà esterna alla RAI e a Mediaset consiste spesso in una totale deregolamentazione, nella pratica del lavoro nero, mal pagato, nella diffusione del precariato, nella mortificazione delle professionalità e nell'impoverimento delle retribuzioni;
il presidente di Mediaset Fedele Confalonieri aveva assicurato, alla vigilia delle festività natalizie, che nessuno rischiava il proprio posto di lavoro in un'azienda sana come Mediaset. Il vicepresidente Piersilvio Berlusconi di recente ha annunciato l'acquisto di due emittenti televisive in Spagna, sottolineando la buona salute imprenditoriale del gruppo;
dopo l'incontro del 14 gennaio 2010 con le organizzazioni sindacali, Mediaset ha confermato la sua volontà di procedere alla cessione del reparto citato. La delegazione

sindacale ha dichiarato la propria contrarietà al progetto ed ha obiettato che l'incertezza sugli sviluppi futuri della capacità produttiva del gruppo, potrebbe fare ritenere la «cessione di ramo» un elemento rivelatore di una strategia di progressive esternalizzazioni -:
quali iniziative intenda assumere il Ministro interpellato per salvaguardare la stabilità dell'occupazione dei lavoratori citati e se non intenda convocare le parti al fine di ottenere dal Gruppo Mediaset la presentazione di un piano industriale nel quale siano indicate chiaramente le scelte produttive, organizzative ed occupazionali del gruppo stesso.
(2-00589) «Di Pietro, Donadi, Paladini, Porcino, Zazzera, Monai».

Interrogazione a risposta in Commissione:

PALADINI. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro della salute, al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
la Croce rossa italiana è un ente pubblico non economico e in seno alla stessa risulterebbero presenti taluni aspetti di criticità in fatto di precarizzazione del lavoro;
in specie, come risulta all'interrogante, sussisterebbero situazioni relative a rapporti di lavoro decennali stretti attraverso l'utilizzo di forme contrattuali atipiche e comunque attraverso l'esercizio di contratti a tempo rinnovati di anno in anno o addirittura di semestre in semestre;
sono altresì numerosi i dipendenti della Croce rossa italiana assunti con contratto di somministrazione per esigenze dell'ente;
risultano pendenti giudizi avanti il Tribunale del lavoro aventi ad oggetto i legami contrattuali tra Croce rossa italiana e numerosi dei suoi dipendenti;
risulta necessario porre chiarezza e garantire a tutti i lavoratori della Croce rossa italiana di esercitare il proprio diritto al lavoro -:
se il Ministro interrogato per quanto di sua competenza sia a conoscenza della esposta situazione e quali siano i suoi intendimenti al fine di accertare eventuali profili di criticità nella gestione del personale all'interno della Croce rossa italiana.
(5-02376)

Interrogazione a risposta scritta:

RIA e RUGGERI. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
nell'attuale crisi generalizzata, il settore farmaceutico gode di ottima salute giacché è l'unico in netta controtendenza rispetto a tutti gli altri settori industriali;
l'azienda farmaceutica AstraZeneca s.p.a., con sede in Basiglio (Milano) controlla anche l'azienda farmaceutica Simesa s.p.a. con sede in Basiglio (Milano);
entrambe le società hanno una rete di informatori scientifici del farmaco (ISF) diffusa in tutta Italia;
AstraZeneca in Italia commercializza i propri farmaci sia direttamente e sia attraverso licenza affidata ad altre aziende, tra cui la stessa società controllata Simesa s.p.a.;
le due reti di informazione sui farmaci di AstraZeneca e Simesa hanno promosso farmaci composti dal medesimo principio attivo e quindi direttamente concorrenti tra loro (Antra/Losec, Symbicort/Assieme, Nexium/Axagon, Crestor/Simestat): le reti erano coordinate in sede e sul territorio direttamente e solamente dai manager di AstraZeneca;
le due reti di informazione sui farmaci di AstraZeneca e Simesa promuovono da qualche anno solo farmaci AstraZeneca,

pur disponendo Simesa di farmaci propri. In tal modo AstraZeneca arricchisce i propri fatturati e carica su Simesa i costi di personale impiegato per produrre per altra azienda che è AstraZeneca;
Simesa ha quindi effettuato una co-promotion dei farmaci di AstraZeneca identici ai farmaci della stessa Simesa per i quali ha ricevuto dal Ministero della salute la specifica autorizzazione all'immissione in commercio (A.I.C.);
AstraZeneca:
in data 3 marzo 2005 ha aperto una procedura di mobilità per 28 unità lavorative di cui 16 della rete di informazione scientifica sui farmaci;
in data 25 luglio 2007 ha disposto la cessione di ramo d'azienda della linea 2-Gastro-Intestinale (G.I.) di Simesa a Marvecspharma, eliminando attraverso questo strumento 120 informatori scientifici del farmaco Simesa;
in data 26 luglio 2007 ha effettuato una cessione di contratto con esodo volontario di numerosi altri informatori scientifici del farmaco della linea gastro-intestinale (G.I.) di AstraZeneca a Marvecspharma;
in data 5 ottobre 2007 ha effettuato una cessione di ramo d'azienda di 15 informatori scientifici a Marvecspharma;
nei primi mesi del 2008 Marvecspharma ha poi posto in cassa integrazione guadagni straordinaria 450 informatori scientifici tra i quali numerosi informatori provenienti dalle cessioni di ramo d'azienda e dalle cessioni di contratto AstraZeneca e Simesa;
in data 21 gennaio 2009 ha avviato una procedura di mobilità per ristrutturazione aziendale dovuta all'asserita necessità di creare una «struttura snella e tale da affrontare proficuamente il mercato nei prossimi anni». Per tale mobilità ha licenziato, da febbraio a maggio 2009, l'intera linea Resp e G.I., più altri informatori scientifici, per un totale di n. 256 informatori scientifici. Ed è stata posta in mobilità l'intera linea Resp e G.I. sostenendo l'infungibilità delle mansioni svolte dagli informatori scientifici della linea G.I. e Resp. Inoltre è stata disposta la dismissione dell'informazione sui farmaci G.I. e Resp per sopravvenute esigenze di mercato;
la mobilità non è stata approvata da tutti i delegati sindacali e da tutte le organizzazioni sindacali coinvolte;
a distanza di soli sei mesi dal licenziamento collettivo operato per ben 256 informatori scientifici del farmaco, e cioè in data 23 novembre 2009, AstraZeneca ha dato avvio sorprendentemente all'acquisizione di ben 170 informatori scientifici del farmaco, mediante procedura di cessione/acquisizione di ramo d'azienda, direttamente dalla controllata società farmaceutica Simesa;
Simesa ha ceduto l'intera rete esterna di informatori scientifici del farmaco, ma ha mantenuto la registrazione di importanti farmaci che dovrà promuovere attraverso la ricostituzione di una rete di informatori scientifici del farmaco con costi di selezione e di formazione considerevoli;
le motivazioni per le quali AstraZeneca ha dichiarato di dovere procedere all'assunzione di ben 170 informatori scientifici del farmaco (dopo che ne aveva licenziati ben 256) sono le seguenti:
a) rafforzare la competitività di AstraZeneca per il lancio di nuovi prodotti nell'area primary care (l'esatto contrario di quanto asserito per avallare la mobilità di sei mesi or sono);
b) ottimizzare l'efficacia dell'informazione scientifica all'interno di un'unica struttura (l'esatto contrario di quanto asserito per avallare la mobilità di sei mesi or sono, visto che Astrazeneca aveva già l'unica struttura che ha diviso in due per licenziarne una metà con la mobilità);
c) evitare duplicazione di attività e procedure (la duplicazione di attività sarà invece presente, atteso che ci saranno gli stessi farmaci in promozione);

AstraZeneca ha caricato sugli oneri sociali ben 256 lavoratori, dato che ha asserito di dovere far fronte al mercato acquisendo, per esigenze produttive, 170 dipendenti di Simesa, dopo avere messo in mobilità, solo sei mesi prima, la linea dedicata alla stessa informazione scientifica che ora svolge con il «ramo acquistato» da Simesa;
le esigenze produttive dichiarate da AstraZeneca appaiono, alla luce dei fatti sopra citati, non vere. Infatti, dopo soli sei mesi, ricostituisce la linea Resp e G.I. attraverso quella che all'interrogante appare una poco credibile «acquisizione di ramo d'azienda» proprio e direttamente dalla società controllata Simesa, la quale, solo un anno prima, aveva anche essa ceduto una ipotetica linea G.I.;
ad avviso dell'interrogante le operazioni sopra descritte, verosimilmente, nascondono la volontà di effettuare consistenti riduzioni di personale ed operazioni che formalmente appaiono conformi alla disciplina vigente, ma in realtà tendono ad aggirare la normativa in materia -:
quali iniziative intendano assumere per impedire che gli ammortizzatori sociali vengano concessi ad aziende farmaceutiche con floridi bilanci, che li sottraggono a lavoratori dipendenti da aziende realmente in crisi, acquisendo a tal fine elementi circa le operazioni finanziarie riguardanti i rapporti tra le due società AstraZeneca e Simesa;
se, nell'ambito delle proprie competenze, non intenda acquisire elementi circa la gestione, a giudizio dell'interrogante disinvolta, di AstraZeneca nel governare i listini concorrenti dei farmaci appartenenti ad AstraZeneca e Simesa;
quali iniziative si intendano assumere per verificare l'opportunità della decurtazione del prezzo dei farmaci AstraZeneca e Simesa, i cui costi di informazione scientifica sui farmaci sono stati abbattuti rispetto al momento della contrattazione dei prezzi.
(4-05834)

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POLITICHE AGRICOLE, ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazione a risposta orale:

GINEFRA e SERVODIO. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
si apprende dagli organi di stampa che il Governo avrebbe intenzione di vietare la macellazione, la vendita e il relativo consumo in tavola della carne equina;
la carne di cavallo si è gradualmente imposta all'attenzione dei consumatori per il suo elevato contenuto di ferro, è considerata un alimento nobile, viene spesso consigliata agli sportivi, ai bambini in crescita, alle donne in gravidanza e alle persone anemiche; in ogni 100 grammi di carne di cavallo troviamo infatti 4 mg di ferro, ovvero più del doppio rispetto ai tagli bovini, e, al contrario di quello presente nei vegetali, il ferro contenuto nella carne di cavallo risulta altamente biodisponibile e può essere assorbito in proporzioni tre volte maggiori;
per quanto riguarda il profilo nutrizionale, la carne di cavallo si distingue per la sua magrezza e per il ridotto contenuto lipidico, facendo sì che i tagli freschi di giovani animali risultino particolarmente teneri e digeribili; il contenuto in vitamine consiste soprattutto in tiamina (B1), riboflavina (B2), niacina (PP), piridossina (B6), acido pantotenico e vitamina B12; il colesterolo è presente in proporzioni di circa 60 mg/100 grammi di carne - un quantitativo sicuramente non trascurabile ma sovrapponibile a quello delle altri carni magre (bovino, maiale leggero e petto di pollo), e a differenza delle altre, la carne di cavallo si distingue per un modesto contenuto in glicogeno (0,5-1 grammi) che contribuisce a conferirle il tipico sapore dolciastro;
inoltre la carne equina possiede una difesa naturale contro lo sviluppo batterico,

costituita dall'acido lattico, presente in quantità due o tre volte più elevata di quella riscontrabile nelle carni di altri animali da macello e ha, infine, un valore nutritivo tale da poter giustificare un aumento del suo consumo, ancor oggi poco diffuso;
è importante non sottovalutare, inoltre, il fatto che a differenza del maiale «alla diossina», del pollo «all'aviaria», o della mucca «pazza», per quanto riguarda gli equini non si sono mai registrati casi di avvelenamento della carne;
nel consumo della carne di cavallo vede al primo posto la Puglia, con il 32 per cento, segue la Lombardia che è al 14,3 per cento, il Piemonte al 10,8 per cento, l'Emilia Romagna al 9,2 per cento, il Veneto al 7,6 per cento e il Lazio al 5,5 per cento: in media ogni italiano consuma un chilogrammo all'anno di carne di cavallo;
oltre alle già illustrate proprietà nutritive, inoltre, è essenziale tenere conto del fatto che in molte regioni del sud Italia - come ad esempio in Puglia, in Sicilia e in Sardegna -, la macellazione e la vendita sia al dettaglio che all'ingrosso della carne di cavallo è un fattore importante dell'economia locale;
in particolar modo vi sono comuni famosi e rinomati in tutto il nostro Paese per le tipiche rosticcerie che commercializzano la carne equina e permettono ai clienti di scegliere direttamente la carne da acquistare e consumare in loco;
vietando la macellazione e il consumo della carne equina, quindi, potrebbe essere ulteriormente messo a rischio il sistema produttivo di determinate zone del Paese, approntando ancora una volta riforme senza tenere conto degli effetti negativi e devastanti che un tale provvedimento potrebbe portare a quei comuni che contano anche su questo tipo di entrate, già vessati dalla crisi occupazionale;
dichiarare, inoltre, così come fatto dal sottosegretario alla salute Francesca Martini che «si debba assicurare dignità e rispetto al cavallo, così come avviene per il gatto e il cane che nessuno si sognerebbe di mangiare», significherebbe dover esportare tale ragionamento a tutte le specie animali e «provare lo stesso tipo di disagio per le mucche, i vitellini, i maialini, creando un solco di una lunga tradizione culinaria, essenziale, come abbiamo illustrato, per molte regioni italiane -:
se i Ministri interrogati non intendano approfondire, prima di assumere iniziative normative che costringerebbero tanti affezionati consumatori a bandire la carne di cavallo dalla propria tavola, tutti gli aspetti afferenti alla questione, tenendo conto oltre che dell'iniqua privazione per molti cittadini di un alimento dalle comprovate proprietà nutritive, anche dei possibili danni economici derivanti dall'eventuale divieto relativo alla macellazione, alla vendita e al consumo della carne equina.
(3-00856)

Interrogazione a risposta in Commissione:

RUVOLO. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
dopo l'aumento del prezzo dei cereali negli anni 2007 e 2008, oggi si assiste all'aumento del prezzo dello zucchero, del caffè, del tè, del cacao e di altre materie prime «morbide», provenienti cioè da un processo di coltivazione e non di estrazione;
tale rialzo dall'inizio del 2010 si riverserà sui consumatori con probabili rincari non solo nei negozi ma anche per il caffè al bar o la cioccolata;
secondo le stime di Thomson Reuters, dal gennaio 2009 a metà dicembre 2009 il prezzo dello zucchero e aumentato del 165,1 per cento, mai così alto da 28 anni, il prezzo del succo d'arancia è salito dell'88,8 per cento, quello del tè dell'83,5 per cento, quello del caffè del 30,2 per cento e quello del cacao del 28,6 per cento;
la causa di tale fenomeno è dovuta principalmente al fatto che la domanda

globale è aumentata proprio mentre l'offerta diminuiva per gli effetti della crisi finanziaria, mentre le numerose calamità naturali hanno penalizzato molti raccolti;
poiché, inoltre, la produzione è in genere concentrata in un gruppo ristretto di Paesi in via di sviluppo, gli effetti sui prezzi hanno avuto un impatto maggiore;
a far schizzare verso l'alto i prezzi dello zucchero è stata infatti la forte domanda da parte dell'India, il secondo maggior produttore mondiale il cui raccolto quest'anno è stato danneggiato dal cattivo tempo riducendo così la sua produzione -:
quali iniziative ritenga opportuno assumere, anche tramite il garante per la sorveglianza dei prezzi, al fine di limitare i danni che tali rialzi dei prezzi potranno avere sui consumatori e sulla spesa di milioni di famiglie italiane.
(5-02374)

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PUBBLICA AMMINISTRAZIONE E INNOVAZIONE

Interrogazione a risposta orale:

FAVA, MAZZUCA, ALESSANDRI, PINI e TOMMASO FOTI. - Al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione. - Per sapere - premesso che:
sono ancora molti i settori dell'amministrazione pubblica, soprattutto di livello regionale e locale, in cui è assai difficile verificare con immediatezza e celerità il corretto e legittimo uso dei beni e dei servizi messi a disposizione dagli enti interessati ai loro dipendenti per l'esercizio delle pertinenti esigenze d'ufficio;
in questo caso potrebbe considerarsi come specifico esempio di difficoltà ad avere risposte sulla regolare utilizzazione delle auto di servizio, una vicenda descritta in una interrogazione posta dal capogruppo consiliare della Lega Nord della provincia di Mantova al presidente della provincia in ordine a specifiche attività svolte dall'attuale sindaco del comune di Bologna, professor Flavio Del Bono, per via di incarichi di natura privata conferiti dalla predetta provincia di Mantova allo stesso professore Del Bono. In tale circostanza, nel chiedere chiarimenti sulla partecipazione del professor Del Bono al nucleo di valutazione della provincia di Mantova, si volevano avere anche notizie sull'auto utilizzata dallo stesso professore per recarsi in provincia, sia quando rivestiva la carica di vice presidente della regione Emilia Romagna, sia nell'attuale veste di sindaco di Bologna, avendo dubbi sul fatto che l'auto blu fosse di proprietà dei relativi enti e perciò usata in maniera illegittima; su tale quesito non si è riusciti ad avere risposte per mancanza di competenza in materia da parte dell'interrogato;
il Governo, fin dall'inizio dell'attuale legislatura, ha inteso svolgere una concreta e costante opera di responsabilizzazione della pubblica amministrazione. In particolare il Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione ha avviato nel giugno 2008 una specifica operazione di trasparenza che sta dando ottimi risultati;
purtroppo sono molti i settori in cui è difficile individuare se determinate pratiche in cui i costi sostenuti per svolgere specifiche operazioni assunte dai dipendenti della pubblica amministrazione, sia di livello statale e sia di ambito regionale e locale, rientrino o meno nell'ambito dell'esercizio della relativa funzione pubblica e quindi da finanziare con le risorse pubbliche;
casi frequenti di uso illegittimo di beni e di servizi pubblici sono spesso riscontrabili nell'utilizzo delle auto di servizio da parte di dipendenti pubblici o di persone che rivestono cariche istituzionali relativamente a viaggi che di fatto sono estranei ad esigenze d'ufficio, con conseguenti inequivoche finalità di approfittamento privato;
a riguardo, gli interroganti, ritengono che sia necessario un intervento di moralizzazione anche in questo specifico contesto

dell'uso delle auto blu, non solo a livello centrale ma anche a livello regionale e periferico, possibilmente adottando direttive per le amministrazioni interessate che indichino l'esatta fattispecie in cui sia possibile utilizzare le auto di servizio e in tal senso pubblicizzare ai cittadini quali siano le persone che dispongono della facoltà di servirsi dell'auto di servizio, per quali operazioni ciò sia possibile e come rendere tracciabili a tutti i possibili interessati i processi di autorizzazione della stessa auto per ogni singolo viaggio per cui essa sia stata richiesta;
tale esigenza è molto avvertita soprattutto nell'ambito delle amministrazioni regionali e provinciali quando cariche istituzionali utilizzano le auto degli enti di appartenenza e non sempre per lo svolgimento di servizi connessi alla funzione rivestita e non è possibile sapere se l'amministrazione sia consapevole dell'uso specifico che della propria auto si stia facendo -:
se nel limite delle proprie competenze, non ritenga di affrontare la materia del corretto uso delle auto di servizio da parte dei titolari di cariche elettive e dei dipendenti delle pubbliche amministrazioni degli enti regionali, provinciali e locali, allo scopo valutando l'opportunità di adottare iniziative, anche in sede di Conferenza Stato-Regioni, volte alla definizione di procedimenti di evidenziazione verso il pubblico dei beneficiari dell'auto blu e su come poter rintracciare tale utilizzo quando venga esercitato.
(3-00868)

TESTO AGGIORNATO AL 9 MARZO 2011

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SALUTE

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della salute, per sapere - premesso che:
l'Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico, Fondazione Santa Lucia di Roma, è una struttura di eccellenza nazionale nel campo della neuro-riabilitazione ed un centro di rilievo internazionale per la ricerca scientifica nel campo delle neuroscienze;
la sentenza n. 338 del 1994 della Corte costituzionale e la decisione n. 3143/07 del Consiglio di Stato hanno riaffermato il principio che gli Istituti di ricovero e cura a carattere scientifico di natura privata sono equiparati alle strutture pubbliche del Servizio sanitario nazionale, in base alla presenza di standard di eccellenza e di attività finalizzate alla ricerca, didattica ed assistenza, svolte nel proprio ambito territoriale;
nel periodo 2005-2009 non sono stati riconosciuti alla Fondazione, costi per circa 60 milioni di euro, equiparando, di fatto, l'ente ad una casa di cura privata convenzionata mettendo in tal modo a rischio non solo i livelli occupazionali, ma anche la sua stessa funzionalità con grave pregiudizio per l'offerta di assistenza ai cittadini;
già dal dicembre 2007 il Direttore generale dell'ente denunciava «la situazione di estremo disagio della Fondazione stessa, a causa dell'ormai cronica inadempienza della Giunta regionale del Lazio, nei rimborsi per i ricoveri e le prestazioni specialistiche ambulatoriali erogate in convenzione nell'ultimo triennio»;
nel corso di varie assemblee i lavoratori e le organizzazioni sindacali RSA FP, CGIL, CISL FP,UIL FPL, ADONP, RSM e CIMOP avevano denunciato il grave stato di crisi economica in cui versava e versa l'IRCCS Fondazione Santa Lucia, ricevendo assicurazioni ed impegni da parte dei componenti della Commissione sanità della Regione Lazio nel corso di due audizioni;
la Fondazione effettua 110 mila giornate di degenza per circa 2.500 pazienti, di cui il 20 per cento provenienti da fuori regione, e nei poliambulatori specialistici, tra pazienti interni ed esterni, vengono

effettuate circa 250 mila prestazioni, per una media di prestazioni per circa 200 pazienti al giorno;
la struttura opera con 750 dipendenti con rapporto subordinato a tempo pieno con contratto a tempo indeterminato e ospita molti operatori dell'Università e di strutture di ricerca con circa 450 studenti che seguono i corsi di laurea per le professioni sanitarie, ma il protrarsi dell'attuale stato di crisi, sta mettendo a repentaglio i posti di lavoro, con l'avvio del licenziamento di circa 240 operatori;
se non ritenga di adottare, d'intesa con gli altri Ministri interessati, urgenti iniziative al fine di risolvere la grave situazione economica in cui versa la Fondazione Santa Lucia a garanzia del diritto dei pazienti ad essere curati in una struttura specializzata per il trattamento di gravi e complesse patologie nonché a garanzia dei livelli occupazionali dell'istituto, garantendo al medesimo la remunerazione in funzione della sua qualificazione nonché dei maggiori requisiti, strutturali, tecnologici, organizzativi e di ricerca.
(2-00586) «Anna Teresa Formisano, Ciocchetti, Dionisi, Vietti».

Interpellanza:

Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro della salute, il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, per sapere - premesso che:
si fa riferimento a quanto pubblicato recentemente dal Corriere della sera su intercettazioni di due medici del Policlinico S. Orsola Malpigli di Bologna e riguardanti il senatore Ignazio Marino, docente di chirurgia dei trapianti e Presidente della commissione malasanità al Senato;
in particolare andrebbe chiarito dal Governo, anche in riferimento a recenti casi di malasanità che hanno coinvolto il Policlinico S. Orsola Malpigli, l'azienda sanitaria di Forlì e quella di Ferrara, quali iniziative intenda adottare per tutelare i livelli essenziali di assistenza dei cittadini e la professionalità del personale medico da interferenze politiche;
a prescindere dal contenuto delle intercettazioni, come dice la Procura di Crotone «le azioni ostruzionistiche che alcuni dirigenti dell'ASL di Bologna avrebbero posto in essere nei confronti del senatore Ignazio Marino, candidato alle primarie del PD. In particolare non gli sarebbero stati perfezionati i contratti che lo avrebbero legato, quale chirurgo, al Policlinico S. Orsola Malpigli di Bologna, per essere contrapposto all'onorevole Luigi Bersani nella corsa all'elezione del segretario del PD» emerge un quadro devastante della politicizzazione della sanità bolognese ed emiliano-romagnola, ove, per beghe interne al PD, viene deciso con motivazioni capziose di annullare un contratto con un noto professionista perché non in linea con gli orientamenti regionali del PD. Tutto ciò è particolarmente grave in quanto configura per gli interpellanti uno scenario, oggettivamente malavitoso, già in passato oggetto di interpellanze da parte del sottoscritto, nel quale si accede a posizioni di massima responsabilità per la salute del cittadino non per meriti, professionali ma per simpatie politiche e, se ciò è accaduto per un alto dirigente del PD, per giunta senatore e conosciuto chirurgo, come per tanti altri non chiamati a Bologna per ragioni politiche, si ha un'idea di quanto potrebbe essere accaduto, ed il sottoscritto ha avuto varie testimonianze al riguardo, per illustri medici, non in sintonia, con la sinistra, che hanno asserito di essere stati pesantemente boicottati ad esempio nei concorsi a primario;
lo scandalo «concorsopoli» della facoltà di Medicina e chirurgia di Bologna, del quale si sta occupando da anni la magistratura, evidenzia un clima di grave condizionamento ideologico, al quale non è estraneo il direttore generale pro tempore dell'azienda universitaria e per altre realtà direttori la cui nomina è riconducibile all'assessore regionale alla sanità, tenuti oggettivamente ad un rapporto di

subordinazione totale nei confronti di chi li ha nominati. Questa impostazione politica ideologica infatti, che aldilà della condivisione consapevole o no di responsabilità particolari, non rende i direttori generali delle aziende sanitarie pienamente autonomi dal potere politico impone, ad avviso degli interpellanti, un qualche intervento del Governo attraverso l'uso del potere ispettivo che deve essere esercitato per la tutela dei cittadini in quanto non esistono zone franche e tutti i cittadini sono uguali davanti alla legge e alla fruizione delle prestazioni sanitarie -:
se non intenda adottare iniziative volte alla modifica dell'attuale normativa, anche costituzionale, che sostanzialmente lascia le regioni totalmente libere di gestire l'organizzazione sanitaria nei loro territori.
(2-00587) «Garagnani, Mazzuca, Carlucci».

Interrogazione a risposta orale:

COMPAGNON. - Al Ministro della salute, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
con la delibera n. 500 del 24 dicembre 2007, il Consiglio d'Amministrazione dell'Istituto Nazionale per l'Assicurazione contro gli Infortuni sul lavoro ha definito il nuovo ordinamento dell'Istituto che prevede che, a decorrere dal 2009, sia avviato il progetto di cosiddetto declassamento dette sedi dell'Istituto sulla base di un unico parametro di riferimento, ovvero del numero delle pratiche annue per infortuni e malattie fissato a quota ventiseimila;
tale declassamento comporterebbe il ridimensionamento o la chiusura definitiva delle sedi di Gorizia e Monfalcone con il trasferimento delle competenze alla sede Inail di Trieste;
il predetto criterio unico in base al quale verrà deciso se sopprimere o meno una sede Inail non terrà inevitabilmente conto della complessità di una realtà particolarmente delicata, quale quella esistente nella città di Monfalcone e nei suoi cantieri navali, realtà che rappresenta uno dei maggiori poli industriali, energetici e logistici del Friuli Venezia Giulia e dell'intero sistema-Paese;
il territorio del Monfalconese ha registrato il maggior numero di malattie professionali legate all'uso dell'amianto e ha recentemente pagato conseguenze esiziali in tema di infortuni sul lavoro;
l'Inail è uno dei soggetti sottoscrittori del Protocollo di trasparenza sugli appalti in Fincantieri, siglato all'inizio di novembre 2007 ed attivato nel dicembre 2008, a conferma del ruolo fondamentale svolto dall'Istituto in sede locale per ciò che attiene il controllo del rispetto delle regole sulla sicurezza da parte delle imprese;
le sedi territoriali dell'Inail, oltre ad essere un punto di riferimento per l'assicurazione e la riabilitazione dagli infortuni, rappresenta un sistema di strutture essenziali per ciò che attiene la prevenzione e il rispetto della normativa in materia -:
se e quali determinazioni intenda assumere in merito alla allarmante circostanza descritta in premessa e se intenda intervenire tempestivamente al fine di scongiurare ogni ipotesi di sciagurato declassamento con conseguente chiusura e/o ridimensionamento delle sedi Inail di Gorizia e Monfalcone.
(3-00860)

Interrogazione a risposta in Commissione:

FARINONE. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
ancora un episodio, uno dei tanti che spesso avvengono nel nostro Paese, richiama l'attenzione sul tema di un corretto rapporto di convivenza tra le persone e i cani, e soprattutto di alcune categorie di cani con particolari caratteristiche morfologiche e comportamentali;
a Paderno Dugnano, in prossimità di Milano, una bambina di cinque anni è stata assalita da un cane pit bull, di

proprietà di amici di famiglia, e ha riportato gravi ferite anche se, fortunatamente, non tali da rischiare la vita. Si tratta, tuttavia, di profonde ferite al capo e al volto che potrebbero comportare conseguenze estetiche permanenti;
anche in tale occasione, le prime dichiarazioni dei proprietari fanno riferimento alla apparente «tranquillità» dell'animale che non avrebbe mai dato manifestazioni di aggressività;
in genere la cronaca registra sugli organi di stampa solo i fatti più gravi, quelli che si concludono con la morte dell'essere umano aggredito. Ma gli episodi per così dire «minori» sono frequentissimi: sino a 70.000 all'anno, secondo la denuncia del CODACONS;
se queste sono le dimensioni del fenomeno, non sembra plausibile limitarsi a stigmatizzare «la mancanza di responsabilità dei proprietari»;
le misure adottate dai precedenti Governi, sia di centro-destra che di centro-sinistra, in particolare miranti all'individuazione di particolari razze potenzialmente pericolose, sono state annullate dal Governo in carica sulla base di un approccio diametralmente opposto, ma neanche le nuove misure appaiono aver prodotto maggior sicurezza e tranquillità;
alcuni cani - per apparato muscolare, potenza mascellare, agilità e capacità di spinta degli arti inferiori - possono aggredire alla gola un essere umano con un solo balzo. Cani che sono il prodotto di incroci genetici, la cui soglia di reattività è pericolosamente bassa, che non sono come gli altri ed esigono una responsabilizzazione piena dei loro padroni;
in Parlamento sono stati presentati diversi progetti di legge volti a disciplinare tale realtà, fornendo soluzioni per prevenire situazioni di pericolo e per richiamare alla concreta responsabilità i detentori ditali animali, in particolare prevedendo la frequentazione obbligatoria a corsi di formazione e test attitudinali -:
quali siano i dati a disposizione del Ministero in ordine agli episodi di aggressione di cani alle persone avvenuti negli ultimi anni e quali siano le correlazioni tra il numero degli episodi e le diverse razze coinvolte;
se non ritenga necessaria l'adozione di iniziative per disciplinare l'intera materia che, pertanto, non risulti condizionata dai diversi orientamenti contingenti, fattore che determina incertezza nella collettività e negli stessi proprietari di cani;
come valuti la possibilità che tra le misure da adottare sia ricompresa l'istituzione di corsi obbligatori e di test attitudinali per l'autorizzazione alla detenzione di cani con determinate caratteristiche morfologiche e comportamentali.
(5-02375)

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SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazioni a risposta orale:

COMPAGNON. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
il 1o febbraio 2009 Telecom Italia aumentava di 1,51 euro (da 14,57 a 16,08 euro) il canone del telefono fisso per gli abbonati residenziali;
il 17 febbraio 2009 l'Autorità garante per la concorrenza ed il mercato irrogava agli operatori TIM e Vodafone multe per complessivi un milione di euro, equamente distribuite, per aver modificato unilateralmente i contratti applicati ai propri abbonati, senza che questi ultimi avessero ricevuto informazioni sufficienti in merito;
nell'attuale situazione di acuta crisi economica per le famiglie italiane, il trend crescente delle tariffe telefoniche fisse e mobili rappresenta - ad avviso dell'interrogante - un segnale paradossale, oltre che in assoluta controtendenza con quanto sta accadendo per le altre tariffe regolamentate (negli ultimi undici mesi la tariffa

della luce è diminuita del 3,1 per cento e quella del gas metano dell'8,1 per cento);
Telecom Italia giustifica la richiesta del canone telefonico con la necessità di mantenere ed ammodernare la rete telefonica fissa nazionale;
tale rete, oltre ai duecentomila armadi esterni da cui passa internet, conta cinquemila km di cavi, dieci milioni di pali e soprattutto diecimila centrali di commutazione numerica che, seppur funzionanti, risalgono ad una tecnologia di oltre venti anni fa;
a tutt'oggi, si stima che circa dieci milioni di cittadini italiani non abbiano ancora accesso alla banda larga e che esistano vaste aree del territorio nazionale non ancora servite da tale tecnologia, con grave nocumento per i privati, per le imprese e per la competitività dell'intero sistema-Paese;
per sopperire alla mancata copertura della banda larga, la connessione satellitare rappresenta un'alternativa costosissima e non risolutiva;
il generale recente incremento delle tariffe telefoniche fisse e mobili appare in stridente contrasto con le misure di salvaguardia del potere di acquisto delle famiglie adottate dal Governo con il decreto-legge n. 185 del 2008 oltre che in forte controtendenza con la generale riduzione delle altre tariffe regolamentate (energia, treni regionali, autostrade) -:
se, conseguentemente a quanto sopra, non ritenga opportuno, nell'ambito della propria competenza, di adottare delle iniziative al fine di verificare se l'aumento del canone Telecom corrisponda ad un effettivo miglioramento qualitativo e/o quantitativo del servizio offerto, con riguardo soprattutto al servizio universale ovvero se sia giustificato da concreti interventi di innovazione della rete e delle centrali;
se non ritenga opportuno avviare tempestivamente una mappatura della reale situazione della rete della banda larga nel nostro Paese, al fine di individuare l'eventuale presenza di zone geografiche discriminate rispetto tale servizio;
quali siano, infine, le determinazioni in merito alla costituzione di una eventuale società partecipata anche dalla Cassa depositi e prestiti per la realizzazione della rete di nuova generazione, considerando che - qualora la stessa rete non fosse adeguatamente mantenuta ed ammodernata da Telecom Italia - l'onere finanziario del suo adeguamento ricadrebbe in modo esiziale sul contribuente.
(3-00858)

COMPAGNON. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
la direzione della filiale di Poste italiane di Udine, con propria determinazione, ha recentemente introdotto, dal 1° luglio al 31 agosto prossimo, una controversa rimodulazione dei giorni e orari di apertura al pubblico degli sportelli degli uffici postali, tra l'altro prevedendo la loro chiusura il sabato mattina;
tale determinazione - che ha sollevato vivaci proteste e comprensibile preoccupazione nella cittadinanza, in particolare anziana, soprattutto con riguardo al pagamento delle pensioni - coinvolge numerose direzioni delle filiali di Poste italiane S.p.A. sull'intero territorio nazionale ed è destinata a creare notevoli disagi, anche in considerazione del fatto che numerosi centri abitati dispongono di un unico ufficio postale;
la chiusura degli sportelli il sabato mattina rappresenta una decisione, a parere dell'interrogante, incongrua, dal momento che tale giornata è, per numerosi cittadini-utenti, l'unica tradizionalmente utilizzata per il disbrigo di tutta una serie di incombenze;
il decreto del ministero delle comunicazioni del 28 giugno 2007, nel definire le linee generali di intervento relative alla rimodulazione degli orari di apertura al pubblico degli uffici postali, tiene conto tanto delle esigenze organizzative di Poste

italiane S.p.A., quanto delle istanze del Consiglio nazionale dei consumatori e degli utenti, in modo tale che il contemperarsi delle prime con le seconde consenta di assicurare un livello di offerta del servizio in linea con le esigenze della popolazione su tutto il territorio nazionale -:
se e quali interventi intenda mettere in atto nei confronti di Poste italiane S.p.A., affinché venga scongiurato il rischio che gli uffici postali siano interessati da chiusure totali o parziali nel periodo estivo e che sia, comunque, assicurato ai cittadini il diritto ad usufruire del servizio universale postale sull'intero territorio nazionale.
(3-00864)

Interrogazioni a risposta scritta:

REGUZZONI. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
l'accordo di partnership raggiunto tra Fiat e Chrysler è stato da più parti considerato strategico per il rilancio delle attività negli stabilimenti del gruppo Fiat in Italia, con conseguente beneficio sulle realtà occupazionali;
l'alleanza avrebbe dovuto favorire, infatti, l'immissione nel mercato statunitense di autovetture a basso impatto ambientale supportate da motori Fiat, questi ultimi realizzati con l'impiego di tecnologia italiana, che è tra le più innovative ed avanzate tecnologie al mondo;
da notizie sembrerebbe, tuttavia, che le attività di ricerca e sviluppo sui motori a benzina di media ed alta gamma, in assoluto a maggior contenuto tecnologico, non vengano più svolte in Italia ma trasferite presso gli stabilimenti di Detroit;
una simile scelta, se confermata, genererebbe effetti di assoluta gravità sul tessuto produttivo ed occupazionale del Paese, portando alla distruzione dello straordinario patrimonio di competenze e di professionalità raggiunto negli stabilimenti italiani;
i lavoratori dello stabilimento di Arese, stanno già pagando con la perdita del proprio posto di lavoro gli effetti delle decisioni prospettate. Il gruppo Fiat ha, infatti, reso nota la propria strategia industriale che dovrebbe portare alla chiusura dello stabilimento -:
se il Ministro interrogato voglia fare chiarezza su quanto riportato nelle premesse al fine di poter apprendere se le azioni intraprese dal gruppo Fiat siano riconducibili ad una più ampia strategia di delocalizzazione delle attività di ricerca e sviluppo svolte negli stabilimenti italiani e quali iniziative intenda adottare nell'immediato per la tutela dell'occupazione presso lo stabilimento di Arese.
(4-05829)

GAROFALO. - Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
da mesi sulle varie testate giornalistiche si leggono articoli che chiamano in causa Poste Italiane con i suoi disservizi nel territorio siciliano;
essendo Poste Italiane S.p.a. concessionaria del servizio postale universale ai sensi del decreto ministeriale 17 aprile 2000 ed in attuazione dell'articolo 3 del decreto legislativo n. 261 del 1999, essa non può far gravare sui cittadini disservizi o sospensioni degli stessi in particolarissime realtà territoriali come quelle in cui ci rientrano alcuni comuni siciliani;
i disservizi sono molti e di varia natura;
in parecchi centri abitati della regione Sicilia si assiste all'apertura programmata degli sportelli e alla chiusura completa, addirittura, per alcuni giorni. Sembrerebbe che questa scelta sia giustificata, in certi casi, dalle stesse Poste con la riduzione del personale disponibile dovuta al blocco delle assunzioni e alla

necessità di soddisfare le ferie da parte dei pochi dipendenti rimasti in servizio e sottoposti, tra l'altro, a turni molto faticosi;
spesse volte si assiste al fatto che gli sportelli non vengono adibiti in modo specifico per le diverse operazioni, lasciando sempre più disorientati gli utenti;
da ciò ne conseguono difficoltà per molti cittadini, anziani in primis, che non potendo svolgere una determinata operazione presso la sede postale del loro paese sono costretti ad affrontare il disagio di percorrere diversi chilometri per recarsi all'ufficio postale più vicino ed eseguire l'operazione necessaria. Tra l'altro questa soluzione non è possibile per tutti indistintamente;
dispiace dover constatare che poste italiane spesso programmi i propri interventi non tenendo conto delle peculiarità territoriali e sociali entro cui sono inseriti i propri uffici;
lo stesso personale, a volte, stanco dei continui disagi in cui è costretto a lavorare, arriva a scioperare nella speranza che sollevando un polverone possa ottenere qualche beneficio;
tra le zone colpite posso riportare alcuni casi eclatanti che negli ultimi tempi stanno occupando le pagine dei vari giornali, come ad esempio: i villaggi di Cumia inferiore e superiore del comune di Messina dove il servizio di consegna della posta nel mese di ottobre dello scorso anno è stato sospeso per quasi 30 giorni e così molti cittadini hanno subito, a causa del disservizio, la sospensione dell'erogazione delle utenze per il ritardato recapito delle fatture. Le Poste come soluzione al problema hanno ben pensato di far recare gli utenti presso la sede centrale di Pistunina;
ritengo che la soluzione di cui sopra sia abbastanza inadeguata poiché non tutti gli utenti sono nelle condizioni di potersi recare altrove e tale comportamento lascia trasporre un'incuria nell'affrontare la problematica che, sulla pelle e agli occhi di chi la vive quotidianamente, risulta essere molto evidente e scomoda;
poi c'è l'ufficio postale di Saponara, che rischia di essere chiuso, che serve un bacino di utenza di 1589 residenti nel centro del comune, 834 residenti nella vicinissima frazione di Scarcelli e 686 residenti in quella di Cavaliere. A queste poi si aggiunge la piccola frazione di San Pietro, 150 residenti, collocata a sud del centro saponarese, la quale ha come unico ed indispensabile riferimento proprio l'ufficio di Saponara centro. Si tratta dunque di un potenziale bacino di utenza di 3.259 residenti, bacino che proprio nel periodo estivo aumenta ulteriormente per l'afflusso turistico e per i numerosi concittadini saponaresi, residenti altrove, che trascorrono l'estate con le loro rispettive famiglie nel loro paese d'origine;
in riferimento al caso di Saponara dove la chiusura, al momento parziale, dell'ufficio postale, punto periferico del territorio nazionale e della regione siciliana, crea già non pochi disagi, proviamo ad immaginare cosa accadrebbe se ci fosse la chiusura completa;
l'ufficio postale in una realtà geografica territorialmente vasta e variegata assume una rilevanza propriamente sociale. Infatti nella piramide demografica del comune in questione e del bacino di utenza sopra descritto (con esclusione della frazione di Saponara Marittima), gli ultrasessantenni sono quasi il 26 per cento e ciò sta ad indicare che si tratta di quasi 900 cittadini che in gran parte e spesso si trovano impossibilitati a raggiungere l'ufficio postale di Saponara Marittima, distante più di 6 chilometri dal centro e più di 10 dalla frazione di San Pietro;
proprio in questi giorni sulla stampa si legge che la situazione «numerica» del personale negli uffici postali delle filiali messinesi ha raggiunto i minimi storici questo perché l'azienda sta effettuando una consistente operazione di pre-pensionamento senza prevedere, nell'immediato, un'adeguata sostituzione del personale;

la scorsa estate si è assistito in «via sperimentale» alla chiusura di ben 17 uffici. Ma la cosa grave è che questa sperimentazione sta proseguendo e sembrerebbe a tempo indeterminato, come se in questo modo si volesse superare l'emergenza della mancanza di personale;
è assurdo ed inaccettabile che nel 2010 non si riesca ad avere un servizio postale tradizionale efficiente;
per risolvere parte dei problemi su esposti, Poste Italiane dovrebbe attuare un turn-over reale al fine di sostituire il personale che è andato in pensione -:
come si impegnano i Ministri interrogati al fine di interloquire con i vertici di Poste Italiane per una immediata risoluzione delle summenzionate problematiche;
se ritengano di assumere ogni possibile iniziativa affinché si contengano ed evitino il ridimensionamento del servizio postale nei comuni del territorio siciliano, ridimensionamento che tra l'altro causerebbe notevolissime difficoltà alla cittadinanza e gravissimi disagi sociali.
(4-05830)

...

Modifica dell'ordine delle firme e ritiro di una firma da una interrogazione.

Interrogazione a risposta orale Salvini n. 3-00231, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 13 novembre 2008, è da intendersi sottoscritta dal deputato Grimoldi che diventa il primo firmatario e contestualmente il deputato Salvini ritira la propria firma.

Trasformazione di documenti del Sindacato Ispettivo.

I seguenti documenti sono stati così trasformati su richiesta dei presentatori:
interrogazione a risposta scritta Compagnon n. 4-02102 del 22 gennaio 2009 in interrogazione a risposta orale n. 3-00857;
interrogazione a risposta scritta Compagnon n. 4-02443 del 9 marzo 2009 in interrogazione a risposta orale n. 3-00858;
interrogazione a risposta scritta Compagnon n. 4-02618 del 23 marzo 2009 in interrogazione a risposta orale n. 3-00859;
interrogazione a risposta scritta Compagnon n. 4-02805 del 20 aprile 2009 in interrogazione a risposta orale n. 3-00860;
interrogazione a risposta scritta Compagnon n. 4-02856 del 23 aprile 2009 in interrogazione a risposta orale n. 3-00861;
interrogazione a risposta scritta Compagnon n. 4-03076 del 20 maggio 2009 in interrogazione a risposta orale n. 3-00862;
interrogazione a risposta scritta Compagnon n. 4-03368 del 25 giugno 2009 in interrogazione a risposta orale n. 3-00863;
interrogazione a risposta scritta Compagnon n. 4-03770 del 28 luglio 2009 in interrogazione a risposta orale n. 3-00864;
interrogazione a risposta scritta Compagnon n. 4-04032 del 14 settembre 2009 in interrogazione a risposta orale n. 3-00865;
interrogazione a risposta scritta Compagnon n. 4-04684 del 22 ottobre 2009 in interrogazione a risposta orale n. 3-00866;
interrogazione a risposta orale Pezzotta n. 3-00747 del 9 novembre 2009 in interrogazione a risposta scritta n. 4-05833;
interrogazione a risposta scritta Compagnon n. 4-04884 del 9 novembre 2009 in interrogazione a risposta orale n. 3-00867.