XVI LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di giovedì 21 gennaio 2010

ATTI DI INDIRIZZO

Mozione:

La Camera,
premesso che:
il management del gruppo Fiat auto ha esternato la volontà di interrompere la produzione di autoveicoli presso lo stabilimento di Termini Imerese (PA), motivando questa decisione con le condizioni di svantaggio competitivo e le difficoltà strutturali in cui il gruppo stesso si troverebbe ad operare nel sito siciliano;
più precisamente la chiusura dello stabilimento viene motivata dalle diseconomie che, a giudizio della Fiat, comporterebbe la produzione di automobili a Termini Imerese nella misura quantificata in mille euro in più per unità di auto prodotta, costo determinato dall'assenza di infrastrutture idonee e di un indotto adeguatamente sviluppato;
il suddetto evento rappresenterebbe un colpo durissimo per l'industria siciliana, che vede proprio nello stabilimento di Termini Imerese, che conta oltre duemila addetti, la sua espressione più significativa, per non parlare degli effetti sull'indotto e delle conseguenze occupazionali, economiche e sociali che ricadrebbero sul territorio madonita;
lo stabilimento Fiat di Termini Imerese ed il suo indotto, infatti, rappresentano una forte realtà economica ed occupazionale che dovrebbe, piuttosto, essere valorizzata ed ulteriormente sviluppata, essendo un sito produttivo attivo dall'aprile del 1970 che ha tagliato il traguardo dei 4 milioni di autovetture prodotte;
la scomparsa di una realtà produttiva come quella rappresentata dalla Fiat e dalle fabbriche dell'indotto nella zona industriale di Termini Imerese assesterebbe un colpo mortale non solo ai livelli occupazionali dell'area, che perderebbe d'un sol colpo oltre duemila posti di lavoro, ma anche alle prospettive di sviluppo dell'intera regione, dal momento che la Fiat è oggi uno dei pochi grandi gruppi industriali operanti nell'isola;
la presenza dello stabilimento ha consolidato nel corso di 40 anni un «know how tecnologico e territoriale importante. Inoltre, attorno allo stabilimento si può sviluppare innovazione e ricerca tecnologica, soprattutto nei decisivi settori delle fonti rinnovabili di energia e dei motori ecologici (ibridi, elettrici, ad idrogeno);
l'idea di una riconversione industriale è stata esplicitamente e fortemente respinta dal governo regionale siciliano che, schieratosi dalla parte dei lavoratori, ha stanziato 250 milioni per il rilancio del sito produttivo siciliano, grazie a fondi derivanti dal vecchio piano, poi arenatosi a causa di una lunga inerzia, che avrebbe dovuto rendere più funzionali le infrastrutture. Con interventi finanziari di tale portata, il governo regionale è convinto che si renderà conveniente per la Fiat rafforzare e mantenere la sua presenza nell'isola;
esistono oggi tutte le condizioni per mantenere una presenza produttiva di automobili a Termini Imerese, prima fra tutte la sua collocazione strategica nel contesto del Mediterraneo, ed anche alla luce delle enormi potenzialità di mercato che sempre più si aprono nell'area di libero scambio e che coinvolgeranno Paesi in cui la crescita della domanda di automobili incrementerà notevolmente nei prossimi anni;
il rilevante processo di internazionalizzazione in cui è impegnato il management della Fiat non può compromettere la sorte degli stabilimenti italiani ed in particolare di quello dì Termini Imerese. Sarebbe deprecabile inoltre che il grave stato di incertezza in cui versa la Fiat auto e la grande operazione del suo riposizionamento industriale in ambito internazionale, trascinino con sé anche il destino di quella che, per la Sicilia ed i siciliani,

rappresenta il principale riferimento per le aspirazioni di industrializzazione e sviluppo della regione;
d'altra parte la stessa Fiat appena un anno e mezzo fa aveva sottoscritto con il governo regionale un duplice piano di rilancio dello stabilimento di Termini Imerese, con il primo dei quali avrebbe dovuto allocare la produzione di tre nuovi modelli di auto, con un'ampia espansione dell'indotto, ed il ciclo produttivo degli stampati e delle presse, e con il secondo, successivamente, avrebbe dovuto avviare nello stabilimento di Termini Imerese una missione produttiva finalizzata sempre al settore delle automobili con una parte di investimenti e di nuova occupazione, per quanto non della stessa portata della precedente;
alla luce di questa nuova inversione di rotta, c'è da chiedersi quali fossero le reali ragioni che appena un anno e mezzo fa spinsero la Fiat a non abbandonare, anzi a rilanciare lo stabilimento di Termini Imerese;
la definitiva approvazione il 26 giugno 2009 da parte del Cipe, del progetto preliminare dell'interporto di Termini Imerese, già incluso tra gli hub interportuali del programma delle infrastrutture strategiche varato nel 2001, ed il relativo stanziamento di 80 milioni di euro, possono rappresentare un potente volano in grado di ridare fiato a tutta l'economia regionale e a sostenere l'occupazione. L'interporto, infatti, si configura come un centro di trasporto ed interscambio delle merci dotato di impianti capaci di integrare il trasporto ferroviario e quello su gomma ed il distretto di Termini Imerese potrà tornare al centro dell'economia siciliana;
sul piano sociale l'incertezza del futuro assetto di SicilFiat continua a generare inevitabilmente forti malesseri sociali ed a minare la serenità degli operai e delle loro famiglie, determinando azioni di mobilitazione degli stessi a difesa della loro fabbrica, che, nell'ultimo decennio, come altre aziende siciliane, ha beneficiato di agevolazioni pubbliche a fronte di prospettive di salvaguardia e di sviluppo occupazionale puntualmente disattese;
si vuole scongiurare che in danno dei lavoratori si svolga un gioco di interessi e di piccole astuzie a cui si è recentemente assistito in occasione dell'ultima crisi dell'Alitalia;
il dibattito nel frattempo emerso sulla vicenda, sia in sede nazionale che regionale, ha riconfermato, senza confini di parte politica, che sussistono tutte le condizioni per continuare a garantire, per il futuro, il mantenimento produttivo del polo di Termini Imerese anche in ragione del varo, a partire dal 2010, dell'area di libero scambio nell'intero bacino del Mediterraneo destinato ad aprire nuovi scenari e significativi mercati;
il parlamento siciliano ha percepito sul territorio un clima di «rivolta sociale» e, nel farsi espressione del popolo siciliano che soffre, che vuole cambiare e che richiede a viva voce un riconoscimento della storia dei propri lavoratori, ha votato all'unanimità un ordine del giorno per portare alla ribalta nazionale il problema dell'operatività del distretto industriale, dando mandato al presidente della regione di farsi portavoce, in un Consiglio dei ministri appositamente convocato, delle ragioni dei lavoratori siciliani;
il gruppo Fiat, nel corso della sua lunga storia aziendale, è stato ripetutamente beneficiato dal sostegno economico pubblico al punto che al giorno d'oggi è difficile delineare il quadro complessivo degli aiuti ricevuti in dote dalle istituzioni per costruire o implementare i suoi stabilimenti;
l'azienda torinese, infatti, più volte sull'orlo del disastro economico, è abilmente ricorsa alla strategia che da molti è stata definita «della socializzazione delle perdite e della privatizzazione dei profitti»;
è stato calcolato che soltanto tra il 1990 ed il 2009 lo Stato italiano, ha elargito alla Fiat, a fronte quello che

appare ai firmatari del presente atto di indirizzo un alterno «ricatto» occupazionale, circa 5 mila milioni di euro sotto variegate forme di sussidio come esenzioni decennali dalle imposte sul reddito, ammortizzatori sociali, prepensionamenti, mobilità lunga, incentivi alla rottamazione e contributi in conto capitale e in conto interessi per gli investimenti nelle aree depresse grazie alla sola legge n. 448 del 1992, che dal 1996 al 2009 ha reso all'azienda automobilistica 208 milioni di euro, dei quali 48,27 milioni sono stati destinati ad agevolare un investimento per Termini Imerese;
oggi che la situazione economica del gruppo industriale, che ha conquistato una quota di mercato pari al 32 per cento, appare nettamente diversa essendo stata abilmente risanata, come d'altra parte confermano anche gli indicatori di fine anno e relativi al volume di affari per il 2009 che registrano un incremento pari al 2,7 per cento rispetto all'anno precedente, resta la drammatica scelta del management di scaricare su altri le gravi ripercussioni di quelle che ai firmatari del presente atto di indirizzo appaiono scelte di comodo, come la vicenda della paventata chiusura dello stabilimento siciliano di Termini Imerese, da cui dipende l'economia di una vasta area della Sicilia, e le mancate garanzie dell'operatività di quello di Pomigliano d'Arco dimostrano;
oggi i destini di questi due distretti industriali sono tristemente intrecciati, essendo incerto il futuro lavorativo dei circa 7 mila addetti;
la Fiat, dunque, immemore dell'enorme debito morale che ha con lo Stato italiano pari almeno ai finanziamenti diretti e indiretti ricevuti nel corso degli anni, con dichiarazioni ad avviso dei firmatari del presente atto di indirizzo, pretestuose e deprecabili, dichiara che la produzione presso lo stabilimento di Termini Imerese non è competitiva, ricorrendo all'ausilio delle inesorabili leggi di mercato per giustificare il blocco della produzione di auto in una regione, la Sicilia, che sicuramente rappresenta la base logistica più grossa del Mediterraneo;
sarebbe pari a 425 milioni di euro, approssimati per difetto, la cifra stanziata dalle istituzioni siciliane negli ultimi anni per sostenere il distretto industriale termitano, dei quali 40 milioni per la formazione speciale degli operai dello stabilimento, 45 milioni per la realizzazione del porto di Fiumetorto, (che sarebbe dovuto servire per spedire le auto sul continente ma che non viene più utilizzato dalla Fiat che, con ovvio aggravio di spese, ha sempre preferito i porti di Catania e di Augusta), 45 milioni per la costruzione della stazione ferroviaria a piccola e media velocità di Fiumetorto, che dista appena un chilometro dalla fabbrica di Termini Imerese ed alla quale hanno contribuito anche l'Anas e le Ferrovie dello Stato, 95 milioni in funzione del contratto di programma 2001/2005, 200 milioni di investimento, sottratti ai complessivi 350 che l'Enel aveva destinato all'intera Sicilia, ma che ha utilizzato per riconvertire le sue centrali a combustione vicino l'impianto di Termini in centrali a metano, operazione richiesta dalla stessa Fiat in quanto la fuliggine e le emissioni di quelle a combustione danneggiavano i suoi impianti, ed, in ultimo, pari al 25 per cento il cofinanziamento della regione Sicilia in tutti gli investimenti e le spese della Fiat nell'impianto di Termini Imerese;
ai suddetti importi vanno oggi aggiunti 400 milioni che la regione siciliana è pronta ad investire, di cui 200 in infrastrutture e 200 in innovazione tecnologica;
nell'aprile del 2009 è arrivata dalla Commissione europea l'autorizzazione, per le autorità italiane, a concedere alla Fiat, per un progetto che prevede la produzione di un nuovo modello di automobile in Sicilia, aiuti per 46 milioni di euro per investimenti a finalità regionale volti ad ampliare lo stabilimento Fiat di Termini Imerese, a modificare il processo di produzione

e a diversificare la produzione stessa, permettendo così di salvaguardare i posti di lavoro esistenti nella regione. Tale misura, secondo le autorità di Bruxelles, «risulta compatibile con i requisiti previsti dagli orientamenti sugli aiuti di Stato a finalità regionale 2007-2013 e dalle norme sui grandi progetti di investimento, perché Fiat non aumenterebbe considerevolmente la sua capacità di produzione»; la stessa Commissione osservava che: «Si può pertanto ritenere che gli effetti positivi di questo investimento in termini di sviluppo regionale superino le possibili distorsioni della concorrenza»;

impegna il Governo:

ad avviare un fruttuoso percorso di dialogo, con l'azienda, la regione Siciliana e le parti sociali al fine di garantire un futuro certo ad un'area industriale come quella di Termini Imerese e del suo indotto che dispone di numerose e qualificate risorse umane;
a prevedere che in caso di incentivazioni statali a filiere produttive, queste non vengano concesse alla Fiat in assenza di una revisione delle posizioni assunte dal suo attuale management rispetto al futuro del distretto industriale di Termini Imerese;
a mettere a punto, anche mediante un'attività di concertazione con le realtà istituzionali e sociali del territorio, un piano di interventi per il rilancio della presenza della Fiat in Sicilia, che faccia perno sul miglioramento del contesto infrastrutturale, sulla riqualificazione professionale dei lavoratori addetti, e sulla predisposizione di opportunità e risorse per favorire, insieme ad enti accademici ed enti di ricerca, la realizzazione di iniziative volte alla ricerca ed all'innovazione tecnologica legate all'automobile, ma anche ad altre produzioni di interesse del gruppo Fiat.
(1-00319)
«Lo Monte, Commercio, Latteri, Lombardo, Brugger».

Risoluzioni in Commissione:

La IX Commissione,
premesso che:
nel 2008, in base al disposto dell'articolo 4 del decreto legislativo 10 agosto 2007, n. 162, di recepimento della direttiva 2004/49/CE del Parlamento europeo e del Consiglio del 29 aprile 2004 relativa alla sicurezza delle ferrovie comunitarie, è stata istituita l'Agenzia italiana per la sicurezza delle ferrovie (ANSF);
l'ANSF nasce come soggetto pubblico indipendente rispetto a tutti gli operatori nel campo del trasporto ferroviario, al quale sono stati attribuiti compiti di regolamentazione, di vigilanza e di controllo sulla sicurezza del sistema ferroviario nazionale e sul trasporto ferroviario, precedentemente esercitati dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, attraverso la Direzione generale del trasporto ferroviario, e da Ferrovie dello Stato spa, attraverso la sua controllata rete ferroviaria italiana spa;
l'ANSF, in base al disposto del suddetto decreto legislativo n. 162 del 2007, ha inoltre il compito di promuovere il costante miglioramento della sicurezza ferroviaria, in relazione al progresso tecnico e scientifico, di garantire un trattamento equo e non discriminatorio a tutti i soggetti interessati alla produzione di trasporti ferroviari, di contribuire all'armonizzazione delle norme di sicurezza nazionali e internazionali, di favorire l'interoperabilità della rete nazionale con la rete ferroviaria europea, di verificare l'applicazione delle norme adottate, di promuovere processi autorizzativi e omologativi di sistemi, di sottosistemi e di componenti, nonché di rilasciare i certificati di sicurezza alle imprese ferroviarie e le autorizzazioni di sicurezza ai gestori dell'infrastruttura, di effettuare attività di indagine, ispezione e di audit per accertare le condizioni di sicurezza del sistema ferroviario nazionale;

il citato decreto legislativo n. 162 del 2007 di istituzione dell'ANSF, con lo scopo di garantire un passaggio di competenze, responsabilità e funzioni all'ANSF graduale e senza discontinuità, ha previsto un periodo transitorio (articolo 4, comma 8) di funzionamento dell'ANSF, durante il quale è previsto che l'ANFS utilizzi, nel limite massimo di 205 unità, «personale tecnico, avente riconosciute capacità e competenza, anche proveniente da F.S. S.p.A., R.F.I. S.p.A. e da società controllate da F.S Sp.A., individuato, con procedura selettiva, sulla base di apposite convenzione»;
coerentemente con l'avvio dell'operatività dell'Agenzia, a partire dal giugno 2008, è stato posto alle dipendenze funzionali, in maniera esclusiva, della stessa Agenzia parte del personale che in precedenza espletava tali compiti nell'ambito di Ferrovie dello Stato - RFI;
l'Agenzia deve ancora acquisire da RFI le competenze in materia di ammissione tecnica di sistemi e sottosistemi di terra e di autorizzazione di sicurezza per i gestori della rete;
in tal modo sono state selezionate 34 unità di personale che a tutt'oggi non sono state messe a disposizione dell'Agenzia;
l'ANSF sta operando con un organico insufficiente, in quanto attualmente dispone di sole 73 unità provenienti da RFI S.p.A. (erano 103 il 16 giugno 2008) e 5 unità provenienti dal Ministero;
l'ANSF ha necessità di operare con tutte le risorse previste dal decreto legislativo n. 162 del 2007 per esercitare autorevolmente i compiti in materia di sicurezza ed evitare di compromettere il raggiungimento dei necessari standard di sicurezza da garantire, anche alla luce del processo di liberalizzazione in atto nel sistema ferroviario;
al fine di favorire il passaggio delle risorse provenienti dal gruppo F.S. spa verso l'Agenzia, il decreto-legge n. 135 del 2009, all'articolo 2, comma 2, ha individuato il trattamento giuridico ed economico da applicare al personale dell'Agenzia, equiparandolo a quello riconosciuto al personale dell'Agenzia nazionale per la sicurezza del volo e dell'Ente nazionale per l'aviazione civile;
nel quadro della futura liberalizzazione del mercato ferroviario e con il completamento della rete ferroviaria AV/AC, emerge in tutta evidenza l'esigenza di garantire la piena funzionalità dell'ANSF, secondo le modalità opportunamente previste dal decreto legislativo n. 162 del 2007;
l'effettiva entrata in funzione a regime dell'ANSF è stata subordinata all'adozione di una serie di regolamenti relativi all'attuazione dello statuto dell'Agenzia, all'organizzazione dell'Agenzia, all'amministrazione, alla contabilità e al reclutamento del personale;
con i decreti del Presidente della Repubblica n. 34, n. 35 e n. 36 del 2009, pubblicati nella Gazzetta Ufficiale 21 aprile 2009, n. 92, sono entrati in vigore i regolamenti di attuazione relativi allo statuto, all'organizzazione e alla contabilità dell'ANSF;
allo stato attuale rimane da emanare il regolamento per la disciplina del reclutamento del personale, che risulta in fase di definizione, e che consentirà l'avvio delle procedure di assunzione che permetteranno all'Agenzia di raggiungere la piena operatività ed indipendenza, grazie ad un proprio organico;
al fine di garantire il mantenimento del patrimonio di conoscenze disponibili e la continuità di azione nelle delicate attività di presidio della sicurezza, per quanto riguarda il regolamento per la disciplina di reclutamento del personale, l'articolo 6 del decreto legislativo n. 162 del 2007 ha giustamente previsto una riserva di posti per il personale scelto e utilizzato, dall'Agenzia nel periodo transitorio,

impegna il Governo:

ad assumere le iniziative necessarie a rendere l'ANSF pienamente operativa e in

grado di assumere tutti i compiti in materia di sicurezza del sistema ferroviario nazionale assicurando tutto il personale previsto dal decreto legislativo 162 del 2007;
a definire il regolamento per la disciplina di reclutamento del personale dell'ANSF, al fine di individuare una procedura che garantisca l'immediato reclutamento, da parte dell'Agenzia, del personale tecnico, qualificato e competente di Ferrovie dello Stato già attualmente utilizzato dall'ANSF, scongiurando il pericolo di una perdita netta del know-how di settore e di una mancanza di continuità nelle attività di presidio della sicurezza ferroviaria sin'ora svolte dall'Agenzia.
(7-00251)
«Velo, Meta, Lovelli, Boffa, Bonavitacola, Cardinale, Fiano, Gentiloni Silveri, Ginefra, Laratta, Pierdomenico Martino, Melandri, Giorgio Merlo, Tullo».

La XIII Commissione,
premesso che:
l'agricoltura, in particolar modo quella di qualità e certificata, rappresenta uno dei comparti economici di maggior rilievo della regione Toscana con 90 mila aziende e una produzione annua che si aggira sui 3 miliardi di euro;
il mese di dicembre 2009 ha visto un susseguirsi di avversità metereologiche straordinarie che hanno messo in serie difficoltà anche tutto il comparto agricolo e forestale sia nelle produzioni all'aperto che in serre che nelle strutture e infrastrutture di servizio all'impresa;
tali avversità, per la concentrazione temporale e per la loro intensità, hanno creato in alcune province della Toscana uno stato di calamità e di gravità che si ripercuoterà, secondo alcune prime stime, nel corso di tutta l'annata agraria 2010;
in particolare le maggiori avversità si sono concentrate nella seconda metà del mese di dicembre 2009 con neve e gelate che hanno toccato, in alcune aree della Toscana, anche i 20 gradi sotto zero e piogge incessanti che hanno provocato esondazioni e alluvioni (in particolare del fiume Serchio);
va poi aggiunto che l'andamento climatico sulle produzioni è stato ulteriormente deteriorato da una escursione termica di oltre 20 gradi che ha gravemente danneggiato molte colture con particolare riferimento alle produzioni florovivaistiche;
le maggiori ripercussioni sul settore agricolo si sono verificati nelle province di Pisa e Lucca dove, da una prima e parziale ricognizione, sono stati accertati i seguenti danni:
nella provincia di Lucca sono oltre 90 le aziende agricole coinvolte nei danni causati dalle esondazioni;
nella provincia di Pisa, a causa delle esondazioni, sono state coinvolte oltre 100 aziende agricole e 20.000 ettari sono nelle condizioni di non operatività;
sono state inoltre riscontrati alcuni danni nelle province Pistoia, Grosseto, Firenze, Siena, Arezzo, Livorno, Prato e Massa Carrara;
tali danni stanno aggravando pesantemente le produzioni dell'intero sistema agricolo territoriale della Toscana, già duramente colpito dalla crisi economica internazionale. I danni hanno infatti riguardato intere produzioni, le strutture aziendali e le attrezzature;
la regione Toscana ha stanziato, in tempi brevi, consistenti finanziamenti a sostegno delle zone maggiormente colpite ed ha presentato la richiesta di riconoscimento di calamità naturale che il Consiglio dei ministri ha accolto il 13 gennaio 2010;
da quanto emerge da organi di informazione nella riunione tecnica che si è svolta a Roma il 14 gennaio presso la sede della protezione civile ed alla cui hanno preso parte, fra gli altri, i rappresentanti della regione Toscana, della protezione

civile, dei Ministeri dell'economia e delle finanze, dell'ambiente e dell'agricoltura è emersa la preoccupante mancanza di chiarezza su tempi e disponibilità dei fondi nazionali necessari dal governo: «il silenzio del governo, e in particolare del Ministero dell'economia, rispetto alle nostre richieste preoccupa e sconcerta - ha dichiarato l'assessore regionale alla protezione civile, Marco Betti -. Alla Toscana servono 530 milioni di euro, di cui 80 per gli interventi di somma urgenza, molti dei quali già effettuati e conclusi nella fase dell'emergenza maltempo»;
va inoltre segnalato che i piani di bacino del Serchio e dell'Arno, elaborati dalle specifiche autorità nominate dal Ministero competente, e necessari per prevenire e limitare la possibilità di esondazione, non hanno finora trovato le risorse e l'impegno necessario per essere attuati;
va al tempo stesso ricordato che i fenomeni alluvionali sono stati particolarmente rilevanti dove i territori boschivi non erano state oggetto di cure colturali periodiche, mentre dove erano stati predisposti interventi con opere di stabilizzazione e contenimento dei dissesti, di regimazione dei deflussi, di corretta selvicoltura, il territorio ha tenuto a dimostrazione dell'efficacia di una corretta gestione,

impegna il Governo:

a stanziare in tempi certi, a seguito del riconoscimento dello stato di calamità naturale, risorse adeguate per il ripristino delle aree coltivabili ed a sostegno del settore agricolo nelle province toscane colpite;
a assumere iniziative volte a prevedere l'esonero dagli obblighi fiscali e la sospensione delle rate dei mutui per le aziende agricole colpite dagli eventi atmosferici per l'intero anno 2010, con l'obiettivo di alleviare la grave situazione economica di tali imprese, peraltro già colpite dalla pesante crisi internazionale;
a predisporre per quanto di competenza un piano adeguato per contrastare il dissesto idrogeologico nei territori colpiti dalle alluvioni e dalle esondazioni al fine di evitare un aggravamento delle problematiche evidenziate e prevenire ulteriori danni a infrastrutture, centri abitati ed attività produttive a partire dal corretto e urgente finanziamento dei piani di bacino dei fiumi Serchio ed Arno;
a predisporre le opportune iniziative di competenza per un finanziamento straordinario per l'assetto idrogeologico del fiume Serchio che preveda, tra l'altro, la procedura di gestione delle dighe, il monitoraggio costante dei livelli di acqua, il potenziamento di infrastrutture e di arginature al fine di prevenire o contenere con efficacia le conseguenze delle alluvioni.
(7-00249)
«Cenni, Fontanelli, Mariani, Gatti, Oliverio, Servodio, Trappolino, Brandolini, Agostini, Zucchi».

La XIII Commissione,
premesso che:
il fenomeno della moria delle api ha destato grande preoccupazione sulla stampa e presso l'opinione pubblica non essendo gli studi scientifici pervenuti a conclusioni certe circa le cause di questo fenomeno e data l'importante rilevanza delle api nell'equilibrio degli ecosistemi;
nell'ottica di prevenire significative diminuzioni nella popolazione delle api, il 20 settembre 2008 il Ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali ha proceduto all'emanazione di un decreto di sospensione dell'autorizzazione all'utilizzo per la concia delle sementi di mais di prodotti chimici appartenenti alla famiglia dei neonicotinoidi e al fipronil a seguito delle segnalazioni che ipotizzavano una correlazione tra moria delle api e utilizzo di sementi di mais conciante con tali prodotti;

i neonicotinoidi sono molecole commercializzate da anni e che hanno avuto una rapida accettazione da parte degli imprenditori agricoli in relazione alla loro efficacia come strumento di controllo per alcuni dei principali patogeni della coltura del mais stesso, quali elateridi, nottue, afidi vettori di virosi e diabrotica;
l'utilizzo di questi prodotti chimici coniuga l'esigenza della massima efficacia agronomica insieme alla minimizzazione delle quantità di prodotti chimici immessi nell'ambiente e della sicurezza sanitaria e d'impiego, con un quantitativo di principio attivo distribuito per esempio pari a solo lo 0,5 per cento di quello necessario per la lotta con prodotti chimici granulari da incorporare nel terreno (geodisinfestanti);
i neonicotinoidi, in formulati diversi, rimangono peraltro tuttora ampiamente utilizzati in molte altre colture, quali frutteti, vigneti, ortaggi (patate), tutte frequentate dalle api;
la sospensiva all'autorizzazione all'uso dei neonicotinoidi ha determinato nel corso dell'annata agraria 2009 il massiccio ricorso da parte dei maiscoltori all'impiego di ingenti quantità di geodisinfestanti e la distribuzione di insetticidi liquidi per la lotta agli adulti nel periodo estivo;
per il 2010 si stima che verranno utilizzati 8/9000 tonnellate di prodotti granulari e 400 tonnellate di insetticidi liquidi per la lotta agli adulti;
tali soluzioni tecniche hanno dimostrato alla prova dei fatti di accrescere significativamente i costi colturali, senza peraltro controllare efficacemente i parassiti, e con un forte impatto ambientale sul sistema suolo, sugli acquiferi e sulla fauna, come comprovato dalle numerose segnalazioni di morie di fauna selvatica;
le autorità competenti su scala nazionale e locale hanno indicato nella rotazione colturale la più efficacia tecnica di lotta ad uno dei più dannosi patogeni del mais, la diabrotica, soprattutto in zone ove questa coltura è predominante, con conseguenze molto pesanti sulla redditività degli agricoltori, sulla disponibilità di mais per le filiere alimentari che su di esso poggiano e per l'impatto ambientale;
in particolare si vede seriamente compromesso il legame di molte filiere agroalimentari con il territorio nazionale, venendo a mancare la disponibilità di mais nazionale, sostituito da prodotto di importazione proveniente da paesi in cui i neonicotinoidi, e spesso anche gli ogm, sono autorizzati;
il decreto di sospensione è stato rinnovato in data 20 settembre 2009, seppur in presenza dei risultati del progetto sperimentale Apenet del Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali che dimostravano:
che le sementi preparate con le tecniche innovative di concia messe a punto dall'industria sementiera sono in grado di garantire un livello di rilascio di polveri molto basso, inferiore alle soglie di sicurezza per le api identificate da altri Paesi membri dell'Unione europea in cui la concia con neonicotinoidi è tuttora ammessa;
che le modalità di modifica delle seminatrici sperimentate nell'ambito del progetto Apenet si sono dimostrate efficaci nell'abbattere (dimezzando) la dispersione di polveri contenenti prodotti concianti, già in partenza molto limitate;
che nella sperimentazione Apenet con sementi conciate e con seminatrici modificate non si sono riscontrati fenomeni di spopolamento degli alveari posizioni come controlli in campo;
che le api non frequentano le piante di mais durante la fase di guttazione;
indizi più consistenti lascerebbero intravedere la possibilità che le morie trovano forse elementi di spiegazione riconducibili all'esigenza di utilizzare antibiotici non approvati e poi presenti nel

miele, come evidenziato da indagini in corso della procura di Torino,

impegna il Governo:

a riammettere, alla luce dei risultati della sperimentazione Apenet, i prodotti neonicotinoidi per la concia delle sementi di mais anche in Italia, unico Paese comunitario in cui tutti i prodotti sono contemporaneamente sospesi;
ad attuare specifiche misure di vigilanza sull'impatto ambientale e sanitario delle pratiche di controllo dei patogeni del mais messe in atto in sostituzione all'uso di semente conciata, con particolare riferimento all'uso di geodisinfestanti e insetticidi fogliari.
(7-00250)«Bellotti».

TESTO AGGIORNATO AL 9 MARZO 2011

...

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA
DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazioni a risposta scritta:

ZAMPARUTTI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
da un articolo di stampa pubblicato sul sito www.corriere.it risulta che i residenti del quartiere Milano Santa Giulia, lamentano il mancato completamento del progetto urbanistico dell'architetto inglese Norman Foster che avrebbe dovuto fare di Santa Giulia una specie di città ideale, sintesi tra «i ritmi della vita urbana e la quiete della natura», proiettandola verso l'Expo 2015, e che invece resta incompiuto a causa di fatture false, fondi neri ed inchieste della magistratura;
il costruttore Luigi Zunino che prometteva due grandi parchi, un centro congressi, un tram ecologico che avrebbe attraversato il quartiere, un cinema multisala è finito sull'orlo del crack con la conseguenza che chi è andato a viverci combatte ancora per avere i servizi minimi essenziali, in una sorta di enorme cantiere dove lavori faraonici procedono con tempi biblici;
centinaia di appartamenti restano sfitti, il boulevard centrale - nei progetti gli Champs Elysèes di Santa Giulia - è un viale desolato, i negozi in vendita o in affitto. Il progetto del grande parco poi è fermo da sempre, il tram veloce ed ecologico non si farà mai;
ma soprattutto grava il sospetto che la zona, inquinata dall'ex azienda chimica Montedison, non sia stata del tutto bonificata. Sotto Santa Giulia ci sarebbero ancora rifiuti nocivi e sullo sfondo l'ombra della criminalità organizzata -:
se corrisponda al vero quanto sopra riferito;
quali iniziative si intendano assumere per assicurare la massima trasparenza sui nomi delle società appaltatrici e subappaltanti per le opere di Expo 2015 e per gli importi dei relativi lavori;
quali controlli siano previsti e quali siano stati effettuati sull'impresa di cui in premessa;
quale sia la situazione relativa alla bonifica della zona.
(4-05805)

MARAN e LENZI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione. - Per sapere - premesso che:
da una recente e approfondita indagine giornalistica del settimanale l'Espresso (n. 3 del 2010) emerge il quadro di una gestione finanziaria della Presidenza del Consiglio, a dir poco, non proprio attenta ai rigori della finanza

pubblica, incoerente rispetto ai tagli imposti alle altre amministrazioni dello Stato e palesemente in contrasto con uno stile di rigore e sobrietà che ci si attenderebbe alla luce della crisi economica internazionale e agli effetti che sta producendo sulla società e l'economia italiana;
tra i dati più eclatanti emergono: la lievitazione dei costi complessivi, arrivati a 4 miliardi e 294 milioni a fine 2008 e aumentati ancora nel 2009; la crescita a dismisura delle consulenze e degli incarichi a figure estranee alle pubbliche amministrazioni e con curricula non sempre esemplari o, ancora i 1.600 lavoratori in distacco da altri ministeri e amministrazioni, con un numero complessivo di personale impiegato che arriva 4.500 unità, 1.440 in più rispetto a quanto previsto nella pianta organica; spese milionarie per l'organizzazione di eventi mediatici; carriere improvvisate e ingiustificate;
secondo tale ricostruzione, emergerebbe inoltre che, mentre vengono create strutture ad hoc per giustificare nuovi incarichi affidati ad esterni all'amministrazione, molti funzionari di ruolo risulterebbero inutilizzati;
anche con riferimento alla gestione delle strutture di missione, che ammontano a circa trenta, risulterebbero sprechi e disfunzioni -:
quali siano i dati ufficiali relativi alla gestione finanziaria e del personale della Presidenza del Consiglio dei ministri, analizzando nel dettaglio l'evoluzione di tali indicatori nel corso degli ultimi anni e gli effetti sulla finanza pubblica;
se non ritenga necessario, qualora confermato il quadro delineato dalla citata inchiesta giornalistica, un urgente intervento di verifica e ridimensionamento delle spese della Presidenza del Consiglio dei ministri, in linea con i tagli imposti a tutte le altre amministrazioni dello Stato e nel rispetto delle difficoltà economiche che hanno investito complessivamente il Paese.
(4-05806)

SBAI e CARLUCCI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno, al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
si è perpetrato un gravissimo episodio di violenza e tortura, ai danni di Said Stati di nazionalità marocchina, che risiedeva a Gavardo, in provincia di Brescia, all'interno del centro di identificazione ed espulsione di Gradisca d'Isonzo (Gorizia) nella notte fra il 28 e il 29 dicembre 2009, denunciato dai co-presidenti dell'organizzazione per i diritti umani gruppo EveryOne gruppo internazionale di cooperazione per i diritti umani;
la vittima risiede in Italia da oltre 19 anni, ha sempre lavorato, pagato le tasse e rispettato i suoi doveri civici. Tutti i suoi parenti vivono nel nostro Paese: la madre e sei fratelli che sono tutti sposati, con figli. Durante il terremoto che ha colpito Salò nel 2005, Said ha perso la casa, la fabbrica dove lavorava ha chiuso e Said, con moglie e due figli piccoli, pur avendo fatto strenue ricerche, non ha più trovato in tempo, un'occupazione alternativa;
quando il suo permesso di soggiorno è scaduto egli è quindi divenuto «clandestino», e reo di immigrazione clandestina secondo quanto sancito dalla legge n. 94 del 2009 (pacchetto sicurezza) e, pertanto, l'11 novembre 2009, Said è stato arrestato e condotto al centro identificazione ed espulsione (CIE) di Gradisca d'Isonzo, dove è stato identificato e a seguito di convalida, ha ricevuto un decreto di espulsione;
Said quindi, è ricaduto nella piena applicazione dell'articolo 14. Esecuzione dell'espulsione del testo unico sull'immigrazione n. 286 del 1998 secondo cui al comma 1. «Quando non è possibile eseguire con immediatezza l'espulsione mediante accompagnamento alla frontiera ovvero il respingimento, perché occorre procedere al soccorso dello straniero, accertamenti supplementari in ordine alla sua identità o nazionalità, ovvero all'acquisizione di documenti per il viaggio, ovvero per l'indisponibilità di vettore o

altro mezzo di trasporto idoneo, il questore dispone che lo straniero sia trattenuto per il tempo strettamente necessario presso il centro di identificazione e di espulsione più vicino» ed al comma 5 - prima sostituito dal comma 1, dell'articolo 13, della legge 30 luglio 2002, n. 189 e poi modificato dalla lettera l), del comma 22, dell'articolo 1, della citata legge 15 luglio 2009, n. 94 in materia di sicurezza pubblica secondo cui «La convalida comporta la permanenza nel centro per un periodo di complessivi trenta giorni. Qualora l'accertamento dell'identità e della nazionalità, ovvero l'acquisizione di documenti per il viaggio presenti gravi difficoltà, il giudice, su richiesta del questore, può prorogare il termine di ulteriori trenta giorni. Anche prima di tale termine, il questore esegue l'espulsione o il respingimento, dandone comunicazione senza ritardo al giudice. Trascorso tale termine, in caso di mancata cooperazione al rimpatrio del cittadino del Paese terzo interessato o di ritardi nell'ottenimento della necessaria documentazione dai Paesi terzi, il questore può chiedere al giudice di pace la proroga del trattenimento per un periodo ulteriore di sessanta giorni. Qualora non sia possibile procedere all'espulsione in quanto, nonostante che sia stato compiuto ogni ragionevole sforzo, persistono le condizioni di cui al periodo precedente, il questore può chiedere al giudice un'ulteriore proroga di sessanta giorni. Il periodo massimo complessivo di trattenimento non può essere superiore a centottanta giorni. Il questore, in ogni caso, può eseguire l'espulsione e il respingimento anche prima della scadenza del termine prorogato, dandone comunicazione senza ritardo al giudice di pace», con notevole allungamento del tempo di permanenza da 90 a 180 giorni in detti centri;
il medesimo articolo 14, tuttavia, al comma 2, dispone che «Lo straniero è trattenuto nel centro con modalità tali da assicurare la necessaria assistenza ed il pieno rispetto della sua dignità», senza contare quanto prescrive la Costituzione in materia di rapporti civili all'articolo 13 sull'inviolabilità della libertà personale e sulle misure inderogabili in caso di restrizione della libertà stessa, punendo, al comma 3, ogni violenza fisica e morale alle persone comunque sottoposte a tali restrizioni quindi anche a chi è tenuto nei centri CIE alla stregua di chi sconta una pena detentiva;
grave infatti è l'allarme sull'emergenza delle carceri lanciato recentemente dal Ministro Alfano a seguito di dibattito parlamentare e altrettanto grave è l'allarme sulle condizioni in cui versano gli stranieri trattenuti nei centri di identificazione ed espulsione in attesa di espulsione ed in tempi così lunghi, tempi che secondo l'articolo 23 della citata legge n. 94 del 2009 si applicano ai cittadini extracomunitari «anche se già trattenuti nei centri di identificazione ed espulsione alla data di entrata in vigore della legge» (pubblicata in Gazzetta Ufficiale il 24 luglio 2009);
nonostante Said soffra di una grave forma di depressione e il medico curante gli abbia prescritto farmaci curativi, le autorità gli avrebbero negato di assumerli. Said avrebbe raccontato al telefono che nella notte fra il 28 e il 29 dicembre 2009, tre guardie lo hanno prelevato dalla sua cella, conducendolo in un'altra, dove gli è stato intimato di togliersi gli occhiali perché l'avrebbero sottoposto a un pestaggio. Ha inoltre confessato che per dare un esempio agli altri carcerati, è stato consentito ad alcuni detenuti di assistere alla violenza. Anche operatori in servizio presso il Centro hanno presenziato alla violazione dei suoi diritti umani. Said è stato picchiato con inaudita brutalità al capo, al tronco e in diverse altre parti del corpo, con pugni e colpi di manganello. Solo dopo averlo lasciato a terra, pesto e sanguinante, le guardie avrebbero consentito agli operatori di portarlo al pronto soccorso, dove è stato medicato;
il centro di identificazione ed espulsione di Gradisca di Isonzo sarebbe stato teatro di ripetute violenze e abusi sugli internati, e già uno di essi aveva videoripreso, il 21 settembre 2009, con un telefonino,

le immagini, di un pestaggio di massa da parte delle forze dell'ordine. In quell'occasione, l'episodio venne denunciato presso le sedi competenti in Italia e all'estero sempre dal Gruppo EveryOne e da altre organizzazioni per i diritti umani e i principali quotidiani lo riportarono, assieme alle stigmatizzazioni di autorità politiche e dalla società civile;
i rappresentanti del Gruppo EveryOne riferiscono che i trattamenti inumani e degradanti continuano a essere perpetrati dalle autorità per cui sarebbe opportuno che la procura di Gorizia e gli stessi ministeri dell'interno e della giustizia prendano provvedimenti per fare chiarezza sui fatti, punire se del caso i responsabili, e garantire condizioni umane ai trattenuti, soprattutto quelli «rei» di clandestinità per permesso scaduto come il povero Said che non devono essere tenuti in promiscuità con chi viene espulso per reati penali gravi e quindi reo di fattispecie delittuose e comportamenti devianti che potrebbero essere sintomo di personalità violenta e socialmente pericolosa per gli altri;
il Gruppo EveryOne ha informato della vicenda di Said il Comitato contro la tortura del Consiglio d'Europa, affinché venga inviata al centro di identificazione ed espulsione in questione quanto prima una commissione ispettiva d'inchiesta ed ha depositato un esposto presso la procura di Gorizia e una memoria all'Alto commissario per i diritti umani e all'Alto commissario per i rifugiati, presso gli uffici di Ginevra delle Nazioni Unite;
in uno Stato evoluto e civile, il giovane marocchino attende, distrutto nel corpo e nello spirito, di essere deportato in Marocco, dove non ha parenti né conoscenze. Said è un cittadino che si è comportato in maniera esemplare ha lavorato mantenendo i suoi cari e non ha mai avuto problemi con la giustizia risiedendo da tanti anni in Italia dove una serie di eventi drammatici gli hanno impedito di avere i requisiti per rinnovare, con le attuali disposizioni, il permesso di soggiorno;
i suoi figli, un bambino che frequenta la terza elementare e una bimba di tre anni, sono disperati e non si danno pace per la mancanza dell'amato papà, che è stato loro strappato senza che avesse alcuna colpa del mancato rinnovo del permesso. Occorre perciò sia garantire il rispetto dei principi costituzionali sul rispetto della dignità delle persone soggette a restrizione della libertà sia del comma 2, dell'articolo 14, del citato testo unico sull'immigrazione sia evitare che al dolore e alle ingiustizie patite dal giovane marocchino e da tanti altri come lui, si aggiunga un nuovo dramma, che colpirebbe un'intera famiglia incapace di sopravvivere dignitosamente e di porre rimedio ad una situazione così disperata ed irrimediabile -:
quali iniziative il Governo intenda intraprendere per far luce su detto deprecabile atto di violenza ai danni di un immigrato trattenuto nel centro di identificazione ed espulsione in premessa assumendo, se del caso le opportune iniziative per sottrarlo ad una sorte segnata e triste anche per i suoi congiunti, anche istituendo un'apposita Commissione ministeriale di inchiesta per la verifica delle condizioni dei centri di identificazione ed espulsione in Italia con costante monitoraggio per scongiurare la violazione dei principi costituzionali e legislativi sulla tutela della persona e della dignità di chi è comunque soggetto a restrizioni della libertà personale;
se si intendano assumere iniziative per riconsiderare le normative, citate in premessa, dagli effetti così radicali, come l'espulsione, per chi, come Said Stati, non abbia precedenti penali, abbia vissuto dignitosamente con tutta la sua famiglia e si sia integrato da tanti anni nel tessuto sociale del Paese ma si trovi incolpevolmente in difetto dei requisiti per il rinnovo del permesso di soggiorno, e quindi esposto a misure coercitive, a condizioni di promiscuità con soggetti socialmente pericolosi, a violenze e al rimpatrio, con effetti deleteri sia per l'immigrato stesso che per il nucleo familiare.
(4-05808)

ZACCHERA e CARLUCCI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
la ex Bemberg è una azienda che a Gozzano (Novara) in un proprio stabilimento occupava in passato più di 2000 dipendenti e produceva filato cupro conosciuto a livello mondiale. Oggi i dipendenti sono ridotti a 170 in capo a F.D.G. (con a capo un commissario straordinario nominato dal Governo) e 260 in capo a B.M.I. in liquidazione (produzione) e PASELL ORTA (immobili). Tutti i lavoratori sono in cassa integrazione, salvo 15 persone addette alla vigilanza;
da marzo 2009 la produzione è cessata. I furti all'interno dello stabilimento sono continui e le condizioni dell'azienda sono di totale abbandono;
sull'area sono state abbandonate le materie prime di produzione che oggi sono considerati rifiuti speciali. Migliaia di tonnellate tra acido solforico, cloridrico, ammoniaca, soda caustica, oli, amianto e materiale di ogni tipo;
l'amministrazione comunale ha emesso un'ordinanza contingibile ed urgente riguardante la rimozione dei liquidi presenti nelle aree esterne della proprietà che non è stata ottemperata dalla proprietà stessa e ha costretto l'amministrazione ad intervenire per il momento rimuovendo l'acido solforico;
oggi gli organi competenti (ARPA; ASL; SPRESAL; provincia di Novara, vigili del fuoco) hanno evidenziato l'inderogabile necessità di provvedere in primis alla messa in sicurezza del sito attraverso un'indagine preliminare finalizzata agli interventi di rimozione e smaltimento globale delle migliaia di tonnellate di rifiuti pericolosi e secondariamente alla futura caratterizzazione del sito (già inserito nell'anagrafe regionale e provinciale);
è il caso di specificare che il complesso industriale in questione, che si estende per circa 450.000 metri quadri è ubicato nel cuore del paese e ridosso del Lago d'Orta e nel passato (1926-1929) fu la responsabile ecologica della morte di questo lago per massicce immissioni di ammoniaca che portarono alla scomparsa di ogni presenza ittica. Solo negli anni '80 la situazione migliorò grazie alla «operazione liming» che riportò il lago alle sue pregresse situazioni chimiche;
all'interno dello stabilimento non esiste più un impianto antincendio a seguito di danneggiamento delle relative condotte. E la situazione è aggravata ulteriormente dalla presenza di magazzino di prodotti finiti (filato poliammidico altamente infiammabile) per una valore di circa 4 milioni di euro. Gli addetti alla sorveglianza sono stati rimossi dall'incarico da parte del liquidatore della B.M.I. e parimenti non esiste un apparato tecnico che garantisca quel minimo di manutenzione necessario ad evitare gli ormai evidenti segnali del degrado degli impianti;
le associazioni sindacali chiedono tavoli di confronto per far fronte alle esigenza dei lavoratori;
alla luce di quanto sopra esposto e in considerazione che il prorogarsi di tale situazione sta plausibilmente creando i presupposti di un vero e proprio «disastro ecologico» al quale l'amministrazione comunale è chiamata ad intervenire purtroppo con risorse e strumenti allo stato attuale inadeguati rispetto alla mole del problema aggravato altresì dalla pressoché incomprensibile responsabilità giuridica dei soggetti sopraccitati ai quali dovranno essere rivolti i provvedimenti con tingibili ed urgenti di competenza del sindaco -:
quali interventi intendono effettuare i ministri delle attività produttive, quello dell'ambiente nonché la Presidenza del consiglio per il tramite del Dipartimento per la protezione civile al fine di acquisire ogni utile ed indispensabile notizia per definire il quadro delle azioni e dei soggetti a cui rivolgerle poiché si rischiano pesantissime conseguenze di carattere ambientale, di pubblica sicurezza, occupazionale e finanziario;

se non si ritiene di dover porre maggiore attenzione al problema dello stabilimento ex Bemberg che ad oggi pare sottovalutato da parte del Governo, anche valutando l'opportunità di inserire la citata, stabilendo tra le aree da bonificare di interesse nazionale.
(4-05817)

ZAMPARUTTI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
nel maggio 2008 il cittadino musulmano libanese Alì Sibat si è recato in pellegrinaggio religioso alla Mecca e in altre città sante in terra saudita;
a causa della sua attività di mago, che svolge presso la tv libanese, visibile anche in alcuni Paesi arabi, Alì Sibat mentre si trovava in visita a Medina, è stato arrestato dalla polizia e incarcerato con l'accusa di essere uno stregone;
in Arabia Saudita sono molte le persone vittime degli spietati precetti del fondamentalismo wahabita; tali precetti prevedono la pena di morte per chiunque professi il politeismo o il paganesimo; queste regole impongono la continua mobilitazione delle speciali unità della polizia religiosa saudita perennemente a caccia di sospetti indovini, amanti del sovrannaturale e adepti della magia nera; i giudici delle corti religiose somministrano la pena capitale per decapitazione;
il 2 novembre 2007 è stato decapitato Mustaf Ibrahim, un farmacista condannato a morte per aver tentato un esorcismo capace, riferivano le denunce anonime su cui si è basata la sentenza della corte, di spingere al divorzio una coppia;
diverse organizzazioni umanitarie internazionali hanno chiesto la liberazione di Alì Sibat -:
quali iniziative il Governo intenda promuovere affinché venga salvata la vita di Alì Sibat;
quali iniziative, anche in ambito europeo, siano state promosse dal Governo nei confronti dell'Arabia Saudita riguardo alla gravissima violazione dei diritti umani e contro la pena di morte così diffusamente praticata;
se il Ministro interrogato non ritenga urgente intervenire presso il suo omologo saudita per esprimere le preoccupazioni del Governo italiano riguardo a quanto segnalato in premessa.
(4-05819)

CAZZOLA e CARLUCCI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno, al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione. - Per sapere - premesso che:
il quotidiano Il Sole 24 Ore del 18 gennaio 2010, a pagina 13 in un articolo dal titolo «un milione di permessi senza rinnovo», riportava l'iniziativa di 300 immigrati in sciopero della fame dal 13 dicembre 2009 per denunciare tempi di attesa in cui si troverebbero quasi un milione di stranieri che hanno richiesto il rilascio o il rinnovo del permesso di soggiorno;
il medesimo quotidiano riportando fonti sindacali, afferma che «un immigrato regolarmente residente in Italia attende mediamente 289 giorni ovvero quasi dieci mesi per rinnovare il proprio permesso»;
il limite di tempo di attesa per il rilascio, il rinnovo o la conversione del permesso di soggiorno, secondo il testo unico sull'immigrazione e le modifiche apportate dalla cosiddetta legge Bossi-Fini, dal pacchetto sicurezza e dalla legge n. 94 del 2009, deve essere non superiore ai 20 giorni di attesa;
il Dipartimento di pubblica sicurezza del Ministero dell'interno, sempre secondo il medesimo quotidiano, stima in 291 giorni l'attesa per rilascio, il rinnovo o la conversione del permesso di soggiorno e recentemente ha avviato una procedura volta a limitare a 45 giorni il periodo di

attesa. Termine temporale che resta, comunque, più del doppio di quanto previsto dalla normativa vigente;
inoltre, il Dipartimento di pubblica sicurezza del Ministero dell'interno fa sapere che per quanto concerne gli arretrati delle pratiche inevase per il rilascio di detti permessi di soggiorno, almeno il 50 per cento di queste sarà completato entro il 30 gennaio 2010, mentre per il restante si calcola ci vorranno almeno altri cento giorni di attesa;
quanto sopra spiega, in parte, l'esistenza di una «zona grigia» tra lavoro regolare ed irregolare che dipende principalmente da carenze normative e da disfunzioni della pubblica amministrazione;
uno Stato che vuole giustamente contrastare la clandestinità e le nuove forme di schiavismo deve mettersi - a giudizio dell'interrogante - nelle condizioni di far rispettare le leggi che le sue istituzioni hanno posto a disciplina e a tutela del lavoro regolare degli immigrati;
l'articolo 7 del decreto legislativo del 20 dicembre 2009, n. 198, in materia di «Attuazione dell'articolo 4 della legge 4 marzo 2009, n. 15, in materia di ricorso per l'efficienza delle amministrazioni e dei concessionari di servizi pubblici», dispone, per entrambi gli ambiti di applicazione di cui ai commi 1 e 2, che la concreta applicazione del presente decreto... è determinata (...), anche progressivamente, con uno o più decreti del Presidente del Consiglio dei Ministri, su proposta del Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze,...» -:
come il Ministro dell'interno, nell'ambito delle proprie competenze, intenda attivarsi per superare le problematiche evidenziate per il rilascio, il rinnovo o per la conversione del permesso di soggiorno ai cittadini stranieri;
se il Governo, nell'ambito delle proprie competenze, intenda considerare le problematiche esposte in premessa, al fine di prevedere nei decreti di cui all'articolo 7 del decreto legislativo del 20 dicembre 2009, n. 198, norme volte a scongiurare il verificarsi di situazioni analoghe che potrebbero dare adito ad azioni collettive da parte degli interessati nei confronti delle amministrazioni pubbliche e dei concessionari di servizi pubblici, se a questi derivi una lesione diretta, concreta ed attuale dei propri interessi, dalla violazione di termini o dalla mancata emanazione di atti amministrativi generali obbligatori e non aventi contenuto normativo da emanarsi obbligatoriamente entro e non oltre un termine fissato da una legge o da un regolamento.
(4-05820)

RIVOLTA, NICOLA MOLTENI, REGUZZONI, POLLEDRI e CROSIO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della gioventù. - Per sapere - premesso che:
con circolare del 20 novembre 2009, a firma dell'onorevole professor Leonzio Borea, recante «nuove modalità di pagamento per i volontari su conto corrente bancario», l'ufficio nazionale per il servizio civile ha comunicato che «per i volontari avviati a decorrere dal 1o dicembre 2009, i compensi saranno accreditati da questo Ufficio esclusivamente su conto corrente bancario intestato o cointestato al volontario e non più su libretto postale nominativo»;
si ricorda che sino al 1o dicembre 2009, le spettanze ai volontari venivano accreditate su apposito libretto di risparmio postale, intestato al volontario;
sempre nella circolare del 20 novembre si può leggere che «Grazie all'accordo tra questo Ufficio e la BNL i volontari potranno aprire un conto corrente bancario (Conto BNL Revolution Under 27) senza spese di canone - sino al compimento di 27 anni - e a condizioni vantaggiose»;
la scelta di mutare le modalità di accredito delle spettanze dei volontari pare sia stata dettata da questioni di carattere finanziario, al fine di eliminare

la spesa di 500.000 euro prevista nella programmazione finanziaria dell'ufficio nazionale per il servizio civile per l'anno 2009 ed imputata alla «voce n. 4 - Convenzione con Poste Italiane SPA per gestione trattamento economico volontari in servizio civile»;
si segnala tuttavia che i cittadini italiani possono chiedere di svolgere servizio civile se aventi un'età minima di 18 anni ed un'età massima di 28. Pertanto numerosi volontari in servizio civile, avendo un'età superiore a 27 anni, non potranno accedere all'accordo tra l'ufficio nazionale per il servizio civile e BNL, e saranno gravati delle spese di tenuta conto;
si segnala inoltre che nel «documento di sintesi» del prodotto «conto Revolution under 27» di BNL è evidenziato come scatti un canone mensile di 6,90 euro nel caso di effettuazione di operazioni allo sportello: non corrisponde quindi al vero quanto affermato nella circolare sopra ricordata circa il fatto che il prodotto bancario offerto da BNL è in via assoluta «senza spese di canone». Preventivando anche una sola operazione mensile allo sportello da parte dei circa 25.000 volontari in servizio civile nell'anno 2010, ciò comporterà per gli stessi una spesa complessiva di oltre 172.000 euro;
ancora più grave il fatto che il «conto Revolution under 27» risulti gravato dall'imposta di bollo annua di 34,20 euro, come sempre si può evincere dal documento di sintesi del prodotto. Ciò significa che i 25.000 volontari in servizio civile nell'anno 2010 verseranno complessivamente oltre 850.000 euro di imposte di bollo, al fine di permettere un risparmio di 500.000 euro ad Ufficio nazionale per il servizio civile, grazie al non rinnovo del contratto con Poste Italiane SPA (si ricorda che i libretti di risparmio postale sino ad oggi utilizzati non sono gravati da imposta di bollo annuale);
le nuove modalità di pagamento dei volontari in servizio civile, ad avviso degli interroganti danno luogo ad un evidente caso di «trasferimento dei costi» dalla pubblica amministrazione ai singoli cittadini, ed in particolare per i volontari che si trovino nella sfortunata condizione di aver superato i 27 anni di età;
la sopra ricordata circolare del 20 novembre appare agli interroganti poco trasparente nella parte in cui afferma l'assenza di «spese di canone» -:
quali iniziative intendano adottare per evitare che nei prossimi mesi decine di migliaia di volontari siano costretti a versare centinaia di migliaia di euro in imposte di bollo, che incideranno sui loro magri assegni mensili di 434 euro, al solo fine di permettere un «risparmio» ad Ufficio nazionale per il servizio civile.
(4-05821)

TESTO AGGIORNATO AL 9 MARZO 2011

...

AFFARI ESTERI

Interrogazioni a risposta scritta:

FEDI. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
la comunità italo-australiana ha manifestato, attraverso una petizione che ha raggiunto oltre 15,000 sottoscrittori, la propria ferma opposizione alla prospettata chiusura dei Consolati di Adelaide e Brisbane;
i Comitati degli italiani all'estero d'Australia (Com.It.Es.), i rappresentanti al Consiglio generale degli italiani all'estero (C.G.I.E.), i rappresentanti di Associazioni nazionali e regionali e tutte le istanze rappresentative della comunità italiana, hanno unanimemente protestato contro tale scelta del Governo;
il Governo federale australiano, i Governi statali ed i Parlamenti federale e degli Stati d'Australia, hanno espresso legittime preoccupazioni per le prospettate chiusure di Adelaide e Brisbane chiedendo una modifica della decisione;

i cittadini italiani-utenti i servizi consolari chiedono rapporti forti con le istituzioni italiane e servizi efficienti dalle pubbliche amministrazioni del nostro Paese;
i continui tagli e le riduzioni di bilancio si sommano ai problemi organizzativi di una rete consolare che necessita invece piena dignità poiché rappresenta oggi un essenziale elemento di collegamento con le comunità italiane oltre ad essere al servizio del sistema Italia nel mondo;
i rapporti bilaterali tra l'Italia e i vari Stati d'Australia, i progetti regionali, la partecipazione australiana a importanti manifestazioni fieristiche nazionali e regionali, il livello dell'interscambio tra i due Paesi, si fondano su una reciprocità di impegno che la chiusura dei Consolati di Adelaide e Brisbane pone in dubbio;
il Governo italiano si era impegnato a comunicare al più presto un nuovo piano di riorganizzazione della rete consolare nel mondo -:
se si intenda mantenere operative le sedi consolari di Adelaide e Brisbane assicurando la pubblicità delle stesse alla scadenza del mandato di sede degli attuali consoli.
(4-05816)

ZACCHERA e CARLUCCI. - Al Ministro degli affari esteri, al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
negli ultimi tempi ci sono state diverse polemiche mediatiche per il delittuoso caso di Perugia con interventi da parte americana (come nel caso della senatrice Cantwell) nei confronti del nostro sistema giudiziario per l'avvenuta condanna di una loro cittadina;
numerosi cittadini italiani sono detenuti negli USA e già in passato sia il Parlamento che i Ministeri qui interessati hanno seguito il caso di Carlo Parlanti, italiano detenuto da più di sei anni in California nonostante che spesso su media nazionali siano state evidenziate prove di innocenza del nostro connazionale e irregolarità potenzialmente commesse nei sui confronti in sede Processuale;
negli ultimi tempi sono state rese note altre relazioni e dichiarazioni di esperti che giungono a conclusioni sempre più inquietanti:
1) non è mai stato appurato il presunto crimine, l'accusatrice del signor Parlanti non riporta lesioni, tranne due costole rotte, che grazie agli esperti oggi si scopre che con molta probabilità erano rotte da anni;
2) non sono state fatte investigazioni, non è stato sequestrato nulla nella casa;
3) i poliziotti dichiarano che non vi erano segni di crimine;
4) i vicini dichiarano di non aver notato nulla di strano;
5) viene evidenziato che ci sono diversi documenti in possesso della procura mai presentati in sede dibattimentale, documenti che avrebbero dimostrato l'inattendibilità dell'unica testimone contro il signor Parlanti (ovvero la stessa presunta vittima) e che avrebbero gettato grossi dubbi sulla regolarità e veridicità delle accuse mosse;
il dottor Vittorio Zingales medico chirurgo da quasi 29 anni con 18 anni di direzione di reparto del manicomio criminale più grande d'Italia e responsabile per quasi 15 anni del servizio medicina legale dell'ospedale psichiatrico giudiziario «Madia» di Barcellona, C.T.U. dal 1982 del Tribunale di Messina, di Barcellona, di Patti, di Milazzo, in una recente intervista mette in discussione e confuta le accuse di lesioni contestate al signor Parlanti concludendo: «Non entro nel merito della valutazione giuridica da parte di avvocati o procuratori o giudici, anche se nel caso mi sembra evidente una distorsione della giustizia e soprattutto in un Paese che si pensa sia paladino della democrazia e della giustizia, ma sembra di avere davanti una vicenda gestita e giudicata in un

tribunale turco di 40 anni addietro. Ma la cosa inaudita, incredibile e che non lascia spazio a repliche, è che tutti i medici che hanno visitato (?) e redatto certificazioni, non abbiano capito la gravità dei fatti esposti e di conseguenza non abbiano inviato la vittima in centri specializzati... Tale comportamento totalmente omissivo ed in contrasto con ogni elementare forma di deontologia professionale e di codice medico, è inaudito e dovrebbe esser sancito dalla legge e dall'ordine dei Medici con procedimenti disciplinari e penali ai danni dei medici stessi. Non trovo le parole per qualificare tali comportamenti omissivi e delinquenziali di professionisti»;
queste conclusioni sono opinioni che gettano pesanti ombre sulla gestione del caso Parlanti -:
se in occasione del suo prossimo viaggio negli USA il Ministro degli esteri non ritenga necessario sollecitare una revisione del processo ai danni di Carlo Parlanti, visto che la legge USA prevede questa possibilità in presenza di nuove prove o prove non discusse in sede dibattimentale;
di quali elementi dispongano i Ministri in relazione alla situazione giudiziaria del signor Parlanti e se intendano acquisire elementi sulla medesima.
(4-05818)

...

AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazioni a risposta in Commissione:

MARIANI e REALACCI. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
il Codice ambientale (decreto legislativo n. 152 del 2006) affida alle autorità di bacino il compito di approvare il piano di bacino distrettuale, che ha valore di piano territoriale di settore, ed è lo strumento conoscitivo, normativo e tecnico-operativo con il quale sono pianificate e programmate le azioni e le norme d'uso finalizzate alla conservazione, alla difesa e alla valorizzazione del suolo ed alla corretta utilizzazione delle acque;
nelle more dell'approvazione dei piani di bacino, le Autorità possono adottare piani stralcio di distretto per l'assetto idrogeologico (PAI), che contengono in particolare l'individuazione delle aree a rischio idrogeologico, la perimetrazione delle aree da sottoporre a misure di salvaguardia e la determinazione delle misure medesime;
le Autorità di bacino possono approvare, inoltre, piani straordinari diretti a rimuovere le situazioni a più elevato rischio idrogeologico, redatti anche sulla base delle proposte delle Regioni e degli enti locali;
l'attuazione dei piani di bacino avviene mediante programmi triennali di intervento, redatti tenendo conto degli indirizzi e delle finalità dei piani medesimi e indicando i mezzi per farvi fronte e la relativa copertura finanziaria;
tali programmi, ai sensi dell'articolo 72 del Codice, sono a totale carico dello Stato;
la legge finanziaria 2008 ha previsto, all'articolo 2, comma 321, l'adozione, da parte del Ministro dell'ambiente, di piani strategici nazionali e di intervento per la mitigazione del rischio idrogeologico e per favorire forme di adattamento dei territori, da attuare di d'intesa con le autorità di bacino competenti, le regioni e gli enti locali interessati e tenuto conto dei piani di bacino. Lo stesso comma ha autorizzato la spesa di 265 milioni di euro per ciascuno degli anni del biennio 2008-2009;
lo stesso articolo 2, comma 332 ha previsto la definizione e attivazione, da parte del Ministero dell'ambiente sulla base delle richieste dei comuni e delle comunità montane, di un programma di interventi di manutenzione del reticolo

idrografico minore e dei versanti che privilegi la realizzazione di opere tradizionali e a basso impatto ambientale;
in merito alla generale situazione di grave e diffuso rischio idrogeologico del Paese, la VIII Commissione della Camera ha più volte messo in evidenza, anche attraverso l'indagine conoscitiva sulle politiche per la difesa del suolo e la risoluzione sul Fondo regionale di Protezione Civile, la necessità di rafforzare la prevenzione o la pianificazione degli interventi per la messa in sicurezza del territorio. in tale ambito, la risoluzione 8-00040 ha impegnato il governo ad attuare un organico programma di interventi per la prevenzione del rischio idrogeologico e la manutenzione del territorio;
il 12 novembre 2009 lo stesso Governo nello svolgere un'informativa urgente sui recenti disastri di Messina ed Ischia, ha rilevato come la situazione di criticità idrogeologica del Paese imponga di agire rapidamente per garantire ai cittadini adeguate condizioni di sicurezza ed ha sottolineato la necessità di investire molto di più in prevenzione piuttosto che intervenire a posteriori;
la legge finanziaria 2010 ha destinato quindi ai piani straordinari diretti a rimuovere le situazioni a più elevato rischio idrogeologico 900 milioni di euro, che peraltro non coprono la drastica riduzione degli stanziamenti ordinari per l'assetto idrogeologico operata da questo governo con le ultime due leggi finanziare, che hanno ridotto ad un terzo, da oltre 2,2 miliardi a soli 897 milioni di euro il fondi del Ministero dell'ambiente;
con il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 27 dicembre 2002 si è provveduto ad approvare la proposta di programma di interventi urgenti e di iniziative per l'adozione delle misure di salvaguardia approvato con delibera del Comitato istituzionale dell'Autorità di bacino del Serchio n. 115 del 18 dicembre 2001;
il Piano di bacino stralcio per l'assetto idrogeologico è stato approvato dal Consiglio della Regione Toscana con delibera n. 20 del 1o febbraio 2005 (Gazzetta Ufficiale n. 64 del 18 marzo 2005). Il Piano contiene il programma degli interventi per la riduzione del rischio idrogeologico a livelli socialmente accettabili ed il relativo piano finanziario con una previsione totale di spesa di 1.089 milioni di euro. Gli interventi sono suddivisi in tre fasi, rispettivamente di 3 (primo programma triennale), 7 e 5 anni, previsti in un periodo complessivo di 15 anni;
l'Autorità di bacino del fiume Serchio ha stimato che il fabbisogno necessario per la riduzione del rischio idrogeologico a livelli socialmente accettabili ed al fine di permettere uno sviluppo sostenibile del territorio è di circa 1.089,21 milioni di euro, di cui circa la metà dell'importo necessario per la mitigazione del rischio da frana e l'altra metà per la mitigazione del rischio idraulico. A fronte di tale fabbisogno, sono stati finanziati nel bacino del fiume Serchio interventi urgenti per la mitigazione del rischio idrogeologico motto elevato pari ad un totale 3,2 milioni di euro a valere sui fondi messi a disposizione dallo Stato con il decreto-legge n. 180 del 1998, che sono stati ripartiti in ambito locale dalla regione Toscana;
il Governo, rispondendo all'interrogazione dell'onorevole Mariani n. 5-01355 in merito alle misure per la salvaguardia e il recupero ambientale del lago di Massaciuccoli (7 maggio 2009) ha sottolineato come il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio, in data 28 gennaio 2006, ha stipulato con tutti i soggetti coinvolti un Accordo di programma integrativo dell'accordo quadro già firmato con la Regione Toscana nel 2002, con particolare riferimento alla tutela e salvaguardia dei corpi idrici significativi, tra cui il fiume Serchio. Tale accordo ha una copertura finanziaria di 20,5 milioni di euro ed ha come finalità principale la realizzazione delle condizioni per il miglioramento della qualità delle acque del lago di Massaciuccoli, nonché il raggiungimento degli obiettivi di qualità fissati dal Piano di Tutela per il bacino del fiume

Serchio. Tra gli interventi prioritari e urgenti, l'Accordo prevedo la realizzazione di una derivazione dal fiume Serchio per addurre acque al lago e la mitigazione dell'inquinamento diffuso di origine agricola. L'opera di adduzione è stata finanziata nell'ambito dell'Accordo di Programma per un importo pari a 18 milioni di euro, tuttora disponibili -:
se e quali azioni il Ministro abbia avviato o intenda avviare al fine di garantire la piena funzionalità ed operatività delle autorità di bacino e l'effettivo finanziamento dei programmi diretti a rimuovere le situazioni a più elevato rischio idrogeologico;
in particolare, quali informazioni possa fornire il Ministro sulla vicenda relativa ai finanziamenti dell'autorità di bacino del fiume Serchio;
se e quante risorse intenda individuare al fine di avviare con urgenza un piano di interventi per la ristrutturazione degli immobili danneggiati e per la riparazione ed il ripristino delle infrastrutture colpite.
(5-02368)

MARCO CARRA. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
nel corso della legislatura 2004-2009, l'Amministrazione comunale di Sustinente (Mantova), nella persona dell'allora sindaco dottor Enzo Pedrazzoli, ha presentato ricorso straordinario al Presidente della Repubblica in opposizione all'autorizzazione all'incenerimento di Cdr (combustibile da rifiuto) presso l'azienda Sama;
il 2 ottobre 2009 la nuova Amministrazione comunale, guidata dal sindaco Matteo Pinzetta, ha inviato una lettera, protocollata il 4 novembre al Consiglio di Stato attraverso la quale si comunicava il disinteresse, dell'Amministrazione stessa, a proseguire nel ricorso;
il 6 gennaio 2010, il sindaco dottor Pinzetta ha reso noto, attraverso la Gazzetta di Mantova, di aver ricevuto una telefonata dal Ministero (senza precisare da quale Ministero) dove gli veniva comunicato che il ricorso dell'ex Amministrazione «non è accoglibile»;
se corrisponda al vero che il Ministero abbia comunicato verbalmente l'esito del ricorso dell'ex Amministrazione comunale e, se sì, se non si intenda rendere tale pronunciamento ufficiale.
(5-02370)

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BENI E ATTIVITÀ CULTURALI

Interrogazioni a risposta scritta:

GRIMOLDI e GOISIS. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
il FUS - Fondo unico dello spettacolo destina risorse ad istituzioni, fondazioni ed associazioni relativamente ad una vasta gamma di attività, dalla prosa al teatro, dai concerti al cinema;
la popolazione del nord de Paese è circa il doppio di quella del centro o del sud e la maggior parte dell'attività di spettacolo dal vivo si concentra al nord;
le commissioni istituite dal Ministero per i beni e la attività culturali dovrebbero garantire una coerente rappresentatività territoriale;
queste commissioni, nell'ambito delle competenze attribuite dalla norma istitutiva e dai regolamenti riguardanti i criteri e le modalità di erogazione dei contributi a favore delle diverse attività dello spettacolo, esprimono pareri e valutazioni in merito all'attività di sostegno e promozione delle iniziative proposte dai diversi soggetti del mondo dello spettacolo dal vivo;
all'interno di una delle commissioni dello spettacolo dal vivo (commissione consultiva musica) la rappresentatività territoriale succitata non è garantita ed anzi è fortemente sbilanciata a favore delle

altre aree del Paese in quanto su otto componenti nominati dal Ministero solo uno rappresenta l'area del nord -:
quali iniziative intenda intraprendere il Ministro affinché l'appartenenza e la rappresentatività territoriale venga garantita anche per le regioni del Nord.
(4-05803)

ZAMPARUTTI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
il teatro romano di Teramo, uno dei primi teatri in pietra edificato in età Augustea (coevo al teatro Marcello di Roma), posizionato al centro della città, a tre metri dall'anfiteatro e a 5 metri dal Duomo, è il punto centrale di un imponente parco archeologico urbano tra i più importanti d'Italia e sicuramente d'Abruzzo;
dopo le varie distruzioni della città, il suo impianto è ancora integro e ne è stato raccomandato il recupero in diverse occasioni e su più fronti;
gli unici elementi edilizi ostacolanti tale progetto sono il caseggiato Adamoli e il palazzo Salvoni, entrambi insistenti sulla cavea romana del teatro nell'area sud-est;
alcuni lavori di scavo furono iniziati già nel 1902 e negli anni Trenta il ministro della Cultura popolare Bottai decise di finanziare l'opera di recupero dei reperti romani, opera rimasta tuttora irrealizzata;
nel 1998, in seguito a sollecitazioni di cittadini dell'intellettualità teramana che auspicavano il recupero del Teatro Romano, il progetto di massima del 1938 venne ripreso: il Ministero dei beni culturali ed ambientali, con provvedimento del 31 luglio 1998, impose su casa Adamoli il vincolo archeologico e nel 2000, allo scopo di recuperare la cavea del teatro romano, assicurò 910 milioni di lire per l'acquisto e la demolizione dell'edificio, inviando altresì alla Sovrintendenza e al comune l'informazione affinché potessero esercitare il diritto di prelazione. La Sovrintendenza lasciò tuttavia scadere il termine senza far valere il diritto di prelazione: il contributo ministeriale andò perduto e l'immobiliare Costa Verde srl perfezionò l'acquisto, rivendendo in seguito l'edificio all'immobiliare 11. Nel dicembre 2004 la regione su sollecitazione dell'Amministrazione comunale, acquistò palazzo Adamoli per demolirlo e riportare alla luce il Teatro Romano. In aprile 2006 un protocollo d'intenti tra il comune di Teramo e la regione Abruzzo ribadì la volontà delle due amministrazioni diretta ad un recupero funzionale del teatro romano, previo abbattimento di casa Adamoli, per il quale l'assessore Elisabetta Mura stanziò 800.000 euro. Nel febbraio 2007 il direttore generale alla Sovrintendenza d'Abruzzo, Filippo Di Paola, in occasione della richiesta di notizie sul progetto di recupero del teatro romano da parte di una delegazione dell'associazione Teramo Nostra, dichiarò che «sotto gli edifici insistenti sul Teatro Romano di Teramo esistono cavea e fronte scenica» e «che sarebbe da pazzi affrontare cose del genere, senza questi riscontri». Nel maggio 2007 iniziarono i lavori di demolizione, ma ben presto si fermarono. Il cantiere rimase a lungo bloccato, senza che alcuno recasse spiegazioni. L'unica associazione che si prese ripetutamente cura della questione fu Teramo Nostra, che nel dicembre 2007 espresse preoccupazione per la lentezza, anzi per il blocco, dei lavori;
in un'intervista del 4 gennaio 2008 l'architetto Martella della Sovrintendenza ai beni artistici e architettonici dell'Aquila rivelò «che non è mai stato previsto l'abbattimento completo di casa Adamoli, né tanto meno il recupero del Teatro Romano». Tali dichiarazioni risultarono evidentemente gravi, considerando il milione 300 mila euro di spesa pubblica in vista del recupero dell'importante sito archeologico;
il 5 gennaio 2008, Teramo Nostra annunciò una conferenza stampa per il 7 gennaio 2008, in cui intendeva mostrare l'autorizzazione di accesso agli atti che le

avrebbe consentito di visionare il progetto di recupero del Teatro presso la Soprintendenza dell'Aquila. La conferenza venne anticipata dall'amministrazione comunale, che diffuse un comunicato stampa in cui il sindaco e l'assessore alla cultura si dichiaravano sorpresi dalle dichiarazioni di Martella e confermavano, al contrario, il complessivo progetto di recupero del teatro, quale «possibilità straordinaria»;
durante la Conferenza cittadina del 30 gennaio 2008 organizzata da Teramo Nostra, anche la direttrice della sovrintendenza ai beni culturali Anna Maria Reggiani dichiarò che il progetto di recupero del Teatro avrebbe previsto l'abbattimento di casa Adamoli e degli altri edifici non ancora espropriati, pur motivando la lentezza dei lavori con la difficoltà del procedimento stesso;
i lavori, tuttavia, non sono mai stati ripresi, mentre è stato avviato un restauro dell'edificio, nonostante il cartello informativo dell'opera recante la scritta: Teatro romano-lavori di valorizzazione mediante lo smontaggio di palazzo Adamoli;
l'8 settembre 2008 l'associazione Teramo Nostra si recò presso la sovrintendenza dell'Aquila per chiedere spiegazioni sul mancato abbattimento dei lavori di restauro di casa Adamoli: in un comunicato stampa, la sovrintendenza rese noto che lo smontaggio di casa Adamoli non si era potuto effettuare perché non era stato raggiunto un accordo col proprietario delle due stanze al primo piano. Due stanze che, si venne a sapere solo tramite il comunicato, la regione non aveva mai acquistato, pur avendo speso circa due miliardi e mezzo di lire per abbattere il manufatto;
il 29 ottobre 2008, il segretario del Ministro Bondi ricevette una delegazione di Teramo Nostra e assicurò all'associazione che avrebbe chiesto spiegazioni alla sovrintendenza. Solo nel dicembre 2008, in seguito alla richiesta di chiarimenti sopraggiunta anche da parte di una delegazione di Teramo Nostra, rispose di «essere in attesa della nuova situazione amministrativa regionale», in maniera giudicata insoddisfacente. In un secondo momento, dichiarò apertamente al segretario del ministro Bondi che a Teramo «esistono due posizioni differenti e contrastanti rispetto al recupero del teatro romano», dimenticando l'assunzione di responsabilità, volta al recupero, presa di fronte alla collettività teramana, sindaco e assessore regionale alla cultura presenti, nell'assemblea del 30 gennaio 2008;
nella nota informativa dell'11 gennaio 2010 a cura dell'associazione culturale Teramo Nostra - che non si arrende di fronte al «malaffare» (così denominato in più casi), anzi ribadisce la volontà di portare avanti la protesta per il recupero del sito archeologico e di contrastare fortemente la posizione della sovrintendenza con documenti probanti e in tutte le forme legali - si afferma la contraddizione persistente tra dichiarazione d'intenti - a carico di regione, provincia, comune, Fondazione Tercas, sovrintendenza ai beni culturali d'Abruzzo - e perfezionamento degli stessi: si tratterebbe addirittura di una diversa destinazione dei fondi CIPE (Comitato interministeriale per la programmazione economica) già disponibili, che ammontano a 1.600.000,00 euro -:
se il ministro interrogato non ritenga opportuno, ove ne sussistano i presupposti, prendere in considerazione le sollecitazioni dei cittadini teramani, la preoccupazione, le reiterate proteste e richieste di trasparenza dell'Associazione Teramo Nostra, che riconosce l'interesse del reperto archeologico monumentale più prestigioso di Teramo, unico in Abruzzo e capace di dare un futuro al turismo culturale della città di Teramo;
quali provvedimenti intenda adottare affinché sia avviato in via definitiva il progetto esistente e già in parte abbondantemente finanziato, in particolare, come sostiene l'associazione Teramo Nostra, suddividendo l'intero progetto in tre fasi: abbattimento del caseggiato Adamoli, acquisto o esproprio di casa Salvoni, recupero integrale delle cave (orchestra e frons scenae);

quali provvedimenti intenda adottare affinché, come richiesto dall'associazione Teramo Nostra, la somma immediatamente disponibile di 1.600.000,00 euro venga utilizzata «giustamente» per i punti sopraelencati (fasi del progetto) e non, come annunciato dalla regione Abruzzo, per operazioni di ripulitura e sistemazione, tali operazioni, infatti, appartengono all'ordinaria manutenzione del complesso archeologico, che dovrebbe essere obbligatoriamente assicurata da parte della sovrintendenza con fondi propri nell'ambito delle proprie competenze di tutela e conservazione del patrimonio archeologico.
(4-05813)

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DIFESA

Interrogazione a risposta in Commissione:

RUGGHIA. - Al Ministro della difesa, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
l'associazione di volontariato denominato «Associazione nazionale dei Rangers d'Italia» con sede in Padova, svolge le sue attività nell'ambito del territorio nazionale e si articola in ambiti regionali, sezioni provinciali e delegazioni locali, senza fini di lucro anche indiretti, nel campo della protezione civile, dell'ambiente e dei beni culturali;
è a conoscenza dell'interrogante che nella provincia di Reggio Calabria, nel comune di Bianco, sedicenti membri dell'Associazione sono soliti indossare uniformi che appaiono del tutto identiche a quelle dell'esercito italiano complete di gradi e distintivi;
indossando uniformi che appaiono identiche a quelle dell'Esercito, i membri dell'associazione avrebbero anche partecipato a cerimonie pubbliche e svolte attività di pubbliche relazioni;
l'uniforme rappresenta nel rapporto con la società civile, in servizio e fuori servizio, l'insieme di prerogative e doveri che ciascun militare si è assunto con un giuramento solenne nei confronti del Paese, prova ne sia la specificità delle disposizioni che disciplinano nei confronti di tutti i militari l'uso dell'uniforme -:
quali iniziative si ritenga opportuno assumere per verificare con esattezza l'accaduto e impedire l'uso illegittimo di divise delle Forze Armate italiane da parte di persone non autorizzate che in tal modo recano discredito anche all'associazione dei Rangers d'Italia.
(5-02372)

TESTO AGGIORNATO AL 9 MARZO 2011

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ECONOMIA E FINANZE

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'economia e delle finanze, il Ministro della giustizia, per sapere - premesso che:
recenti notizie di cronaca riferiscono che l'Italia dei Valori avrebbe ricevuto i rimborsi elettorali dalla Camera dei Deputati non già come partito politico, ma come associazione privata cui fa parte il leader attuale del partito;
in realtà i rimborsi elettorali spettanti alla lista «Idv-lista Di Pietro» sarebbero stati di fatto percepiti da una associazione composta dallo stesso Di Pietro, da una deputata componente del Gruppo, che ricopre anche la carica di Segretario di presidenza della Camera e da uno stretto congiunto del primo. Fra l'associazione e il partito vi è una diversa personalità giuridica tant'è che in una causa, pur presente l'associazione, è stata dichiarata la contumacia del partito;
l'ufficio di presidenza, di cui fa parte la sopradetta deputata socia dell'associazione, e proprio per autocertificazione della medesima, il 23.4.2009 ribadiva una propria linea giurisprudenziale per la quale si riteneva «che la lista elettorale

"Italia dei Valori - Lista Di Pietro" quale soggetto giuridico avente titolo ai rimborsi elettorali, risultava rappresentata (in base ai documenti in atti e alle allegate autocertificazioni, allo stato giuridicamente efficaci e non inficiate da provvedimenti giudiziali) dalle persone fisiche autocertificate rappresentanti legali della stessa ai fini della erogazione dei contributi elettorali» per cui «l'assenta distinzione soggettiva tra movimento ed associazione Italia dei Valori non risultava rilevante ai fini dell'individuazione del soggetto elettorale avente titolo ai rimborsi». Ciò veniva giustificato per la «assenza di elementi ... che evidenziassero la presenza di altre persone fisiche aventi titolo a rivendicare la titolarità di detta rappresentanza»;
ai sensi dell'articolo 1 della legge 157/99 è attribuito ai movimenti e partiti politici un rimborso in relazione alle spese elettorali sostenute per le campagne per il rinnovo del parlamento, anche europeo, e consigli regionali sulla base di provviste finanziarie messe a disposizione dal ministero dell'economia e delle finanze;
ulteriormente occorre valutare che i partiti o movimenti politici non hanno una sorta di tipicità, dal punto di vista della natura giuridica della associazione quale assetto strumentale, ma certo potrebbe essere ipotizzabile la sostanziale identità della persona, ancorché non riconosciuta, quando una associazione sia posseduta dall'altra ad avviso dell'interrogante, tuttavia, il caso che ci occupa vede pacificamente due associazioni distinte, una che fa in concreto politica ed un'altra di persone che riscuote e dispone dei denari destinati ai soggetti politici;
ferma restando la competenza delle Camere nell'individuare i soggetti destinatari del rimborso, ad avviso degli interpellanti occorre fare piena luce sul regime contabile e fiscale della predetta società (nonché di riflesso sulle eventuali conseguenze di carattere penale) in relazione all'erogazione del rimborso;
è di facile accertamento se il movimento, e non la associazione, abbia sopportato le spese della campagna elettorale, essendo i bilanci dei partiti pubblici;
in caso di accertamento negativo (cioè qualora le spese per la campagna elettorale non siano state affrontate dal partito), due sono le considerazioni: a) il regime del rimborso forfetario non è la regola ma l'eccezione per cui quello che la legge ha concesso al partito non è applicabile per analogia alla associazione quindi occorrerà verificare se vi siano state delle plusvalenze fra i costi della campagna elettorale ed i ricavi dei rimborsi e assoggettarli a tassazione; b) essendo l'associazione soggetto diverso dal partito in sostanza questa avrebbe elargito servizi al partito economicamente valutabili e valutati che devono essere assoggettati alla normativa sul finanziamento privato ai partiti con le conseguenze di legge in caso di inottemperanza;
in caso di accertamento negativo (cioè qualora le spese per la campagna elettorale siano state affrontate dal partito), non si potrà che dedurre che i denari per rimborso, in quanto percepiti da soggetto diverso rispetto a chi ha effettuato l'esborso, in realtà non avrebbero di fatto contribuito alla remunerazione per tale titolo divenendo così mero ricavo. Appare evidentemente consequenziale che questi ricavi debbano essere assoggettati a tassazione;
questi fatti necessitano quindi sia una valutazione da parte del Governo, sia dell'acquisizione di elementi circa l'attività della magistratura con particolare riferimento: al titolo contabile cui l'associazione ha fatto riferimento in relazione all'acquisizione del denaro per rimborsi elettorali, all'eventuale mancata dichiarazione dei redditi e alle connesse conseguenze penali, alle modalità con le quali è stata considerata tale acquisizione di denaro alla luce degli obblighi imposti dalla legge in materia di finanziamento dei partiti -:
di quali elementi disponga il Governo sulla vicenda nell'ambito delle sue competenze;

quali azioni il Governo intenda adottare rispetto ai fatti esposti ed in particolare quali verifiche intenda effettuare rispetto a quanto evidenziato in premessa;
quale sia comunque il regime fiscale che il Governo applicherà ai fondi percepiti dall'associazione «Italia dei valori».
(2-00585)
«Brigandì, Barani, Comaroli, Vanalli, Pini, Fava, Allasia, Goisis, De Nichilo Rizzoli, De Luca, Di Biagio, Mussolini, Rondini, Saltamartini, Chiappori, Girlanda, Ciccioli, Castellani, Vincenzo Antonio Fontana, Mottola, Mazzuca, Pizzolante, Versace, Catone, Di Virgilio, Mancuso, Fucci, Dell'Elce, Palumbo, Toccafondi, Vessa, Gioacchino Alfano, Iapicca, Bergamini, Biasotti, Garagnani, Lehner, Paglia».

Interrogazione a risposta orale:

DELFINO. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
la società Equitalia S.p.A è incaricata dell'esercizio dell'attività di riscossione nazionale dei tributi;
stando ai dati, le modalità e gli strumenti adottati dalla società in questione risultano al limite delle legittimità: numerose sono le cartelle esattoriali che colpiscono contribuenti risultati ingiustamente morosi, elevatissimo è il numero degli avvisi di vendite immobiliari, nonché un eccessivo ricorso allo strumento del fermo amministrativo;
sono molte le imprese che non sono in grado di pagare le cartelle esattoriali e altrettante sono quelle che, pur avendo rateizzato gli importi, non riescono a rispettare le scadenze, incorrendo, di conseguenza, nell'applicazione di nuove sanzioni e interessi;
allo stato attuale risulterebbe opportuno esaminare la legittimità degli interessi applicati dalla società, nonché chiarire le procedure adottate dalle agenzie di riscossione per notificare il provvedimento di fermo amministrativo;
risulterebbe, inoltre, opportuno rendere espliciti i casi e le modalità nei quali si procede all'iscrizione di ipoteche su immobili di proprietà dei contribuenti morosi -:
quali urgenti iniziative in suo potere intenda intraprendere per una opportuna verifica della sovraesposta situazione, al fine di superare le modalità di riscossione in atto, che determinano oneri insopportabili per diversi contribuenti.
(3-00851)

Interrogazione a risposta in Commissione:

FUGATTI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 1, comma 132, della legge 24 dicembre 2007, n. 244, (legge finanziaria per il 2008) stabilisce che «A decorrere dall'anno 2008, per i soggetti di età pari o superiore a 75 anni e con un reddito proprio e del coniuge non superiore complessivamente a euro 516,46 per tredici mensilità, senza conviventi, è abolito il pagamento del canone di abbonamento alle radioaudizioni esclusivamente per l'apparecchio televisivo ubicato nel luogo di residenza. Per l'abuso è irrogata una sanzione amministrativa, in aggiunta al canone dovuto e agli interessi di mora, d'importo compreso tra euro 500 ed euro 2.000 per ciascuna annualità evasa»;
l'articolo 42, comma 2-ter, del decreto-legge 31 dicembre 2007, n. 248, convertito, con modificazioni, dalla legge 28 febbraio 2008, n. 31, stanziava 26 milioni di euro a decorrere dall'anno 2008 per far fronte agli oneri derivanti dall'esenzione dal pagamento del canone Rai introdotta dalla legge finanziaria per il 2008;
nei giorni scorsi alcuni organi di stampa denunciavano la mancata applicazione del comma 132 dell'articolo 1 della legge finanziaria per il 2008;

l'agevolazione citata, se applicata, andrebbe sicuramente a favore degli anziani meno abbienti, contribuendo ad aumentare il loro reddito disponibile, in una fase congiunturale molto difficile;
sarebbe inoltre uspicabile un allargamento dei beneficiari di tale agevolazione -:
se l'esenzione dal pagamento del canone Rai, introdotta con il comma 132 dell'articolo 1 della legge finanziaria per il 2008, sia stata effettivamente garantita ai beneficiari e se i 26 milioni di euro messi a disposizione per tale beneficio siano, per gli anni 2008 e 2009, stati sufficienti a coprire gli oneri derivanti da tale esenzione.
(5-02366)

Interrogazioni a risposta scritta:

STRIZZOLO e BARBIERI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
l'Agenzia delle dogane nell'anno 2001 ha bandito, per il personale dell'area B, un corso-concorso per il passaggio all'area C per un totale di 251 posti;
l'accordo sindacale del 1o agosto 2003 ha di fatto stravolto il bando (lex specialis) ammettendo tutti i B3 in soprannumero - anche quelli che avevano solo 5 anni di servizio - incuranti dei dipendenti B2 in possesso di comprovata esperienza professionale che hanno sempre svolto mansioni superiori inerenti l'atipicità e specificità del lavoro doganale;
a fronte dell'accordo sindacale ritenuto lesivo, i dipendenti B2 di tutta Italia impugnavano dinanzi ai TAR prima, ed al Consiglio di Stato poi, il suddetto accordo e tutti gli atti consequenziali;
nel febbraio 2006, dopo varie lettere e diffide da parte dell'avvocato i ricorrenti sono stati chiamati dall'Amministrazione per il percorso formativo e relativo elaborato finale;
tale accordo ha creato un notevole contenzioso che di fatto ha bloccato tutta la procedura, tanto che nel 2006/2007, l'allora direttore dell'Agenzia delle dogane dottor Mario Andrea Guaiana, chiese al dipartimento della funzione pubblica l'ampliamento dei posti motivando la richiesta con la grave carenza di personale nella terza area;
con prot. 6233-6299/2007 il direttore del personale dell'Agenzia delle dogane, dottor Alessandro Aronica, in risposta ad un atto di invito e diffida prodotto dall'avvocato Passalacqua ha alimentato le attese dei ricorrenti facendo presente che l'Agenzia «... si è già attivata presso le competenti sedi istituzionali per vagliare la percorribilità dell'ipotesi di un ampliamento dei posti originariamente messi a concorso con il relativo bando pubblicato nel 2001, tenendo presenti le attuali carenze di organico...»;
a seguito dell'ordinanza del Consiglio di Stato n. 2060 del 2008 la giustizia amministrativa ha disposto l'ammissione agli orali di tutti i ricorrenti, a conclusione del percorso formativo già effettuato;
a fine marzo 2009 si sono conclusi gli esami con esito positivo per tutti i ricorrenti, i quali, ai sensi dell'articolo 5, commi 4 e 5 del bando di concorso n. 356/2001, sono risultati idonei;
il 28 luglio 2009 l'Agenzia delle dogane con determina n. 28678 ha pubblicato la graduatoria non dichiarando idonei i ricorrenti che si vedono costretti, di nuovo, ad impugnare la suddetta graduatoria;
nel ruolo del personale dell'Agenzia delle dogane al 1o gennaio 2009 c'è una carenza di organico nell'Area C di ben 1.680 unità;
l'amministrazione ha già assunto e continua a stabilizzare personale proveniente da altre amministrazioni come, ad esempio, l'Agenzia delle entrate (che bandisce al contempo un concorso per la medesima qualifica per 2000 posti), senza tener conto della percentuale del 50 per

cento dei posti riservata per gli interni, così come stabilito dalle due sentenze della Corte costituzionale;
invece di coprire i posti vacanti nell'organico della terza area C1 (terza area F1) con il personale già formato dall'amministrazione delle dogane così come sancito dall'articolo 3, 35 e 97 della carta costituzionale, dalla legge n. 241 del 1990, dal decreto del Presidente della Repubblica n. 487 del 1994 e dal testo unico n. 165 del 2001 e successive modifiche, l'Agenzia delle dogane ha chiesto l'autorizzazione al Ministero per la pubblica amministrazione e l'innovazione per bandire un nuovo concorso per la medesima qualifica (oggi 3 Area F1) per 550 posti -:
se il Ministro, anche nel rispetto di quanto dettato dagli articoli 3, 35 e 97 della Costituzione, qualora reputi, al pari dell'interrogante, illegittimo e discriminatorio l'atteggiamento perseguito nei confronti del personale dell'Agenzia delle dogane di cui trattasi, ritenga di promuovere azioni per il riconoscimento dovuto al personale ricorrente dell'Agenzia delle dogane, che dovrebbe essere inquadrato dalla 2a area alla I fascia della 3a area, considerato che tali passaggi, dal punto di vista dei costi, non comportano alcun aggravio finanziario nel bilancio dello Stato in quanto la «riqualificazione» (passaggi entro e tra le aree) in argomento, prevista dall'articolo 15 contratto collettivo nazionale del lavoro comparto ministeri, si fonda sulle risorse finanziarie di cui alla legge n. 133 del 13 maggio 1999;
se, in base agli articoli 3, 35 e 97 della Carta Costituzionale sia legittimo che il personale appartenente ai ruoli delle dogane formato dall'amministrazione, professionalmente svolgente da anni funzioni di polizia giudiziaria e tributaria (così come citano gli articoli della tessera di servizio personale «... ai sensi degli articoli 57 del codice di procedura penale 30 e 31 della legge n. 4 del 1929, e con riferimento all'articolo 324 del decreto del Presidente della Repubblica n. 43 del 1973, all'articolo 32 del decreto-legge 331 del 1993, convertito dalla legge n. 427 del 1993, e agli articoli 18, 19 e 58 del decreto legislativo n. 504 del 1995 ...»), venga penalizzato a seguito dell'inserimento di personale nelle piante organiche dell'agenzia delle dogane, quale ad esempio i Cfl, che è stato stabilizzato, nei suddetti ruoli nonostante risultato idoneo in altri concorsi e soprattutto in altre agenzie fiscali, dove la tipologia di lavoro non è certamente quello del controllo doganale nonché quella del contrasto alla contraffazione dei marchi italiani;
se sia corretto inserire nei ruoli delle dogane personale di altre Amministrazioni posto che l'articolo 63 del decreto legislativo n. 300 del 1999 recita «... all'agenzia delle dogane passano tutte le funzioni dell'ex Dipartimento delle Dogane ...» significando che a far data 2001, all'atto del bando di concorso, l'unico personale che poteva essere inserito nei ruoli C1 delle dogane era il personale che aveva svolto funzioni doganali e con esclusione di altro personale non appartenente a questo ruolo, così come stabilito dal decreto legislativo n. 105 del 1990 istitutivo del suddetto dipartimento.
(4-05810)

TOCCAFONDI e CARLUCCI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
si apprende da notizie di stampa che, «Findomestic», società specializzata nel credito al consumo, ha annunciato 230 esuberi a livello nazionale, di cui 120 previsti a Firenze;
gli occupati di «Findomestic» sono circa 2000 e la metà è impiegata a Firenze;
oltre a tali esuberi, che per Firenze rappresentano oltre il 10 per cento dei dipendenti di «Findomestic», il nuovo piano di ristrutturazione prevederebbe trasferimenti di personale, chiusura di alcune agenzie e lo spostamento da Firenze a Roma della gestione hardware informatico;

già nel 2007 la società Findomestic, aveva attuato un piano di ristrutturazione aziendale molto sofferto, che oggi viene nuovamente messo in discussione;
come riportato da notizie di stampa la società «Findomestic», nel 2009, ha registrato 50 milioni di euro di utili, pertanto quella degli esuberi sembra una scelta non giustificabile -:
se il Governo sia a conoscenza di un piano di esuberi della società;
quali iniziative intenda intraprendere il Governo per affrontare una crisi occupazionale come quella sopraesposta.
(4-05822)

ZACCHERA. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
uno strumento di controllo dei contribuenti ad evitare le elusioni fiscali è quello degli studi di settore;
soprattutto in questo momento economico spesso degli imprenditori che pure in tutto e per tutto hanno osservato le normative si trovano «incongrui» rispetto ai conteggi effettuati con i parametri considerati;
un elemento a base dei calcoli è la «territorialità» dell'impresa ovvero la provincia dove ha sede l'attività;
conteggi precisi dall'interrogante personalmente effettuati sottolineano la grande differenza di risultato stimato a seconda della provincia di residenza e delle situazioni diverse che possono sussistere a seconda dei singoli compatti produttivi locali;
ciò crea delle situazioni profondamente ingiuste e la determinazione di cluster ben distanti dalla realtà, vanificando una obbiettiva congruità degli studi di settore;
un caso specifico è quello di Verbania e della sua provincia del Verbano Cusio Ossola dove, pur in presenza di una forte crisi industriale con reiterate chiusure di imprese, una conseguente contrazione del settore commerciale e la crisi del terziario (si pensi alle centinaia di imprese artigiane terziste delle industrie del casalingo «squassate» dalla concorrenza cinese che hanno chiuso in questi ultimi anni e soprattutto negli ultimi mesi) risulta all'interrogante che il coefficiente «provincia» sia uguale a quello di vicine regioni lombarde dove la crisi ha fortunatamente ben minori effetti e conseguenze;
se globalmente non si siano applicate per le aree meridionali coefficienti «provinciali» molto più bassi che non nel settentrione quando anche al sud vi sono situazioni di eccellenza e tali situazioni vadano considerate (ci si chiede, ad esempio, se, un hotel di Capri o Taormina deve godere di UNte di miglior favore rispetto a quello di aree del settentrione) -:
se non si ritenga di dover innanzitutto pubblicare i coefficienti «provinciali» di tutta Italia per verificarne la congruità e logicità;
se tali coefficienti non debbano essere determinati con specifica osservanza dei singoli settori produttivi di ogni territorio evidenziando congrue riduzioni là ove vi sia una situazione di comprovata crisi economica;
se nello specifico tale conteggio in riduzione non debba essere applicato con riferimento alla situazione congiunturale del Verbano Cusio Ossola.
(4-05824)

TESTO AGGIORNATO AL 9 MARZO 2011

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GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta orale:

DELFINO. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
per effetto del trasferimento (a richiesta) degli unici due sostituti procuratori, operanti presso il tribunale di Saluzzo,

tale tribunale si troverà nella condizione critica di non avere al suo servizio i propri magistrati;
gli effetti che si ripercuoteranno sull'attività della procura locale, rischiano di vanificare il lavoro svolto finora;
la procura della Repubblica rappresenta il primo baluardo giuridico nel contesto sociale, depotenziando tale istituto si rischia di generare una preoccupante paralisi della giustizia penale;
risulta quantomeno doveroso che gli organi giudiziari preposti si facciano carico delle giuste responsabilità, al fine di garantire la totale efficienza e funzionalità dei tribunali;
molte amministrazioni locali hanno espresso viva preoccupazione per l'attuale critica situazione, ribadendo l'importanza della procura ai fini del mantenimento di adeguate condizioni di legalità nel circondario di competenza;
appare più che mai opportuno provvedere ad un repentino adeguamento della normativa, al fine di regolarizzare le modalità dei trasferimenti a richiesta, in modo tale da non paralizzare l'attività dei tribunali privandoli dei loro magistrati e ovviare ad un consequenziale degrado delle condizioni di legalità del territorio interessato -:
quali urgenti iniziative in suo potere intenda avviare al fine di garantire al tribunale di Saluzzo la sua totale operatività, nel pieno rispetto dei principi e doveri sui quali si basa l'intera attività della procura della Repubblica.
(3-00852)

Interrogazione a risposta in Commissione:

MARCO CARRA. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
il Ministro interrogato ha inteso dar vita, con l'approvazione del Consiglio dei Ministri, ad un piano per affrontare «l'emergenza carceraria» che il nostro Paese sta vivendo;
è noto quanto, ormai, la situazione nelle carceri sia diventata insostenibile per il sovraffollamento che sta superando ogni limite del vivere civile, con tutti i problemi igienico - sanitari che vengono a crearsi;
la situazione sopradescritta è la causa prevalente dei numerosi suicidi avvenuti nelle carceri, i quali rappresentano una macchia indelebile per uno Stato nel quale i diritti dei cittadini devono essere garantiti;
in Italia ci sono circa 40 carceri che si trovano in uno stato di abbandono, a fronte di ingenti investimenti pubblici, e che potrebbero essere, con uno sforzo finanziario più contenuto, messi in funzione in tempi rapidi;
tra questi, vi è il carcere di Revere (Mantova) i cui lavori sono iniziati nel 1989 e, ad oggi, non sono terminati, rendendo impossibile un suo utilizzo -:
quali iniziative concrete si intendano assumere per completare la struttura penitenziaria di Revere e le altre strutture che si trovano nella medesima situazione.
(5-02367)

Interrogazioni a risposta scritta:

ZACCHERA e CARLUCCI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
uno dei motivi della lentezza della giustizia è legata anche alla carenza di strutture e nel personale di cancelleria;
presso il tribunale di Verbania - come già più volte è stato segnalato in passato anche con propri atti ispettivi - il sottoscritto sottolinea che vi sono tuttora carenze di organico che superano il 50 per cento dei ruoli;
è impensabile che i processi possano essere adeguatamente istruiti se non vi è un personale sufficiente per farlo, oltre che a compiere tutti gli altri atti delle diverse cancellerie;

in altre parti d'Italia non vi sono tali carenze o comunque con numeri molto meno preoccupanti che non a Verbania -:
se il Ministro non intenda concretamente operare affinché al tribunale di Verbania venga assegnato un congruo numero di nuovi cancellieri - anche procedendo ad accogliere domande di mobilità - perché gli uffici possano operare in termini di maggiore normalità.
(4-05798)

LOLLI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
il carcere di Sulmona, come il resto delle carceri italiane, è sovraffollato e contemporaneamente ha una carenza di personale del 30 per cento dell'organico necessario;
nel carcere di Sulmona, che vede la contestuale presenza di diversi circuiti penitenziari (alta sicurezza, detenuti comuni, internati, internati 41-bis e collaboratori è presente una casa di lavoro che, progressivamente, è diventata la più grande d'Italia. Nella stessa sono presenti 205 internati ed è previsto nei prossimi mesi l'arrivo di altri 200;
la naturale caratteristica dell'affollata casa di reclusione di Sulmona è di ospitare detenuti con condanne da 5 anni all'ergastolo. Questa condizione, combinata con la grave carenza di personale, rende impossibile la presenza della più grande casa di lavoro del nostro Paese all'interno della stessa struttura penitenziaria, poiché è evidente che l'impegno del personale in entrambe le funzioni rende impossibili le condizioni di permanenza sia di detenuti che di internati;
a causa dell'elevato numero di ristretti nella struttura, infatti, il rapporto tra operatori carcerari e internati risulta difficoltoso; stante l'inidoneità della struttura, gli internati sono gestiti come detenuti e vengono concesse loro solo 4 ore d'aria nell'arco della stessa giornata le restanti 20 ore vengono trascorse all'interno delle stanze di detenzione poiché la maggioranza di essi non lavora e molti di loro iniziano a svolgere un'attività lavorativa dopo 4-5 mesi di internamento e per periodi limitati;
sulle condizioni della casa di lavoro di Sulmona sono state presentate anche altre interrogazioni parlamentari;
va tenuto presente che pochi giorni fa si è suicidato un ospite della casa di lavoro, Antonio Tammaro di 28 anni, e altri, nello stesso periodo, hanno tentato il suicidio, non portato a termine grazie al pronto intervento degli operatori penitenziari;
purtroppo, già negli anni passati altri sette suicidi sono avvenuti nello stesso carcere. Inoltre, questo è il quarto suicidio che si è consumato nelle carceri italiane nei primi otto giorni del nuovo anno -:
se non intenda provvedere all'immediata chiusura della casa di lavoro di Sulmona o, quanto meno, prendere le opportune iniziative per rivedere la sua organizzazione e funzionalità, riducendo in maniera considerevole il numero di internati.
(4-05799)

TADDEI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
in data 29 marzo 2006 si è effettuata presso la casa circondariale di Potenza una ricognizione sui posti di servizio da parte del Provveditorato regionale della Basilicata del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, presenti per il Provveditorato la dottoressa Maria Pia Giuffrida, il dottor Cataldo Ferrarese e il dottor Giovanni Cesari e per la casa circondariale, il direttore Francesco Saverio De Martino e l'ispettore superiore Francesco Gruosso, comandante di reparto. Dal rapporto si evince che il personale di polizia penitenziaria ammonta a 143 unità, mentre per un efficiente servizio dovrebbe essere almeno di 172 unità, quindi con un saldo negativo di 29 unità;

con decreto ministeriale dell'anno 2001 il Ministro Guardasigilli onorevole Piero Fassino ha approvato la pianta organica, che non appare corrispondente alle affettive esigenze della struttura in questione;
l'interrogante il 30 settembre 2009 dopo aver visitato i luoghi di lavoro nella casa circondariale di Potenza, in occasione di una manifestazione indetta da tutte le sigle sindacali che rappresentano il Corpo di polizia penitenziaria, si è accertato che il personale in questione è costretto a effettuare turni che vanno oltre i canoni dettati dal contratto collettivo nazionale;
la città di Potenza è anche sede di Corte di appello, e la casa circondariale di Potenza in Basilicata è l'unica struttura con la sezione femminile; ne conseguono, quindi, ulteriori aggravi sui carichi di lavoro degli agenti in organico, dovuti allo spostamento ed alla relativa scorta e sorveglianza dei detenuti in giudizio, con evidente disparità di personale tra i due generi maschile e femminile con carenza di quello femminile;
inoltre il personale è collocato a riposo, senza alcun turnover che compensi l'effettiva presenza degli agenti di polizia penitenziaria in organico;
detta situazione pregiudica il morale del personale, l'efficienza del servizio e la necessaria sicurezza;
nei prossimi mesi parte del personale è in procinto di collocarsi in pensione per raggiunti limiti di età -:
se il Ministro interrogato intenda istituire una commissione ministeriale che valuti attentamente la situazione e i pericoli che ne scaturiscono e che riveda la pianta organica che attualmente è di 149 agenti di polizia penitenziaria.
(4-05804)

Allegato B
Seduta n. 270 del 21/1/2010
TESTO AGGIORNATO AL 4 MARZO 2010

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INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazione a risposta in Commissione:

VANNUCCI, SARUBBI e BRAGA. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
la strada statale 73 bis di Bocca Trabaria alla progressiva 14+300 in territorio umbro risulta completamente chiusa alla circolazione, a seguito di movimento franoso, dai primi giorni di gennaio 2010;
l'arteria rappresenta l'unico collegamento verso l'Umbria e la Toscana dei comuni marchigiani della Valle del Metauro;
in particolare, i cittadini dei comuni di Borgo Pace Mercatello sul Metauro, S. Angelo in Vado sono costretti a percorsi alternativi con allungamento di 80 chilometri di percorso con aggravio di spesa e di tempo per recarsi a lavoro, a scuola o accedere ai servizi primari;
la situazione è gravissima sotto ogni punto di vista ed è incomprensibile che un pubblico servizio sia interrotto da giorni senza che i cittadini siano adeguatamente informati;
risulta che per i primi giorni sia stato organizzato un senso unico alternato che poi sia stato rimosso prevedendo la completa chiusura dell'arteria;
se la decisione che venisse assunta fosse quella di mantenere la strada chiusa sino al termine dei lavori e non si procedesse con un immediato e pronto intervento per permettere l'apertura alternata, vi sarebbero gravi conseguenze sull'economia del territorio, sulla sicurezza, sulla vita dei cittadini -:
se il Ministro sia informato del caso e se intenda far valere il ruolo di indirizzo e vigilanza del Ministero verso l'ANAS affinché venga predisposto un pronto intervento (se questo risulterà possibile dopo le verifiche ministeriali) che permetta una

circolazione alternata e affinché in ogni caso i lavori necessari vengano iniziati e terminati nel minor tempo possibile.
(5-02371)

Interrogazione a risposta scritta:

ZACCHERA. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
con il nuovo orario ferroviario in vigore dallo scorso 13 dicembre Trenitalia ha stabilito che nessun treno di carattere internazionale fermi più alla stazione di Verbania - capoluogo di provincia - dove si limiteranno a sostare i soli treni per pendolari e regionali su Milano;
ciò ha provocato rabbia, sconcerto e proteste da parte dell'utenza tenendo conto che sulla stazione di Verbania Fondotoce gravita un bacino di utenza di oltre 100.000 persone e la città conta oltre un milione di presenze turistiche all'anno, secondo centro del Piemonte per visitatori;
viene penalizzata un'utenza utilizzatrice di biglietti a piena tariffa e quindi la soppressione della fermata appare davvero antieconomica per Trenitalia e società collegate;
ulteriori difficoltà per i viaggiatori è data dal fatto che quasi tutti i treni residui sono attestati alla stazione di Milano Porta Garibaldi e non Milano Centrale e quindi per proseguire verso altre località italiane occorre trasbordare di stazione con costi, disagi e perdite di tempo;
anche l'unica stazione della zona dove ancora fermano treni importanti è quella di Stresa (località peraltro che ha popolazione di meno di un sesto di Verbania) e che non è collegata - a differenza di Verbania - con la rete di bus interurbana -:
per quali motivi Trenitalia abbia operato tali scelte, tenuto conto che il tempo guadagnato sopprimendo la fermata di Verbania è calcolabile in 2 minuti compresa la fase di decelerazione e ripartita del treno e che molto spesso i convogli sostano per lunghi periodi tra Milano e Rho per l'intasamento delle linee;
non si ritenga di dover ripristinare le fermate esistenti - ed anzi potenziarle con ex treni Cisalpino - a decorrere dal prossimo orario ferroviario estivo.
(4-05825)

TESTO AGGIORNATO AL 9 MARZO 2011

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INTERNO

Interrogazione a risposta orale:

LIBÈ e GALLETTI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il comma 187 dell'articolo 2 della legge finanziaria per il 2010 ha ridefinito il concetto di «montanità» facendo rientrare tra i comuni montani quelle municipalità che hanno oltre il 75 per cento della loro superficie al di sopra dei 600 metri sopra il livello del mare (slm);
a seguito di tale modifica numerose comunità stanno incontrando notevoli difficoltà nel garantire alcuni servizi indispensabili per cittadini ed imprese che venivano prima assicurati in virtù di norme specifiche di salvaguardia per i comuni montani (in primis, il dimensionamento scolastico);
l'introduzione della nuova denominazione di «comune montano», quindi, rischia concretamente di far perdere tutti quei benefici ai comuni che non vi rientrano appieno, come la grande maggioranza dei comuni appenninici;
il provvedimento priverà questi comuni di significative risorse ed il danno che ne conseguirebbe alla montagna è stato fortemente rilevato dagli enti locali e dalle loro organizzazioni rappresentative;
oltre al servizio scolastico, che subirà pesanti tagli, saranno colpiti i fondi e i finanziamenti per l'agricoltura, la forestazione, lo sportello unico per le imprese e altro;

gli amministratori interessati sono soprattutto preoccupati per il destino delle scuole di montagna e di fondovalle che finora hanno garantito alle famiglie e agli studenti residenti in montagna un servizio scolastico meritorio;
l'applicazione dei criteri introdotto dalla citata legge finanziaria spesso colpiscono in maniera indiscriminata comuni che, pur avendo la maggior parte del loro territorio sopra i 600 metri, hanno il loro principale insediamento abitato sotto la soglia indicata dalla legge -:
se non ritenga di assumere iniziative volte ad affiancare, agli attuali parametri atti a definire il carattere di «comune montano», ulteriori elementi che definiscano in maniera inequivocabile tale carattere, al fine di scongiurare inutili penalizzazioni per numerose municipalità, soprattutto dell'appennino emiliano che si trovano nelle condizioni ricordate in premessa.
(3-00855)

Interrogazioni a risposta scritta:

GRIMOLDI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
in numerosi Paesi del mondo, e specialmente in quelli che fanno parte dell'arco che si estende dal Maghreb al Bangladesh, è pericolosamente diffusa la pratica di infliggere gravissime offese alla persona attraverso l'impiego dell'acido solforico o dell'acido muriatico;
della pratica sono vittime specialmente, ma non esclusivamente, le donne che, a causa di queste barbare aggressioni, finiscono per soffrire un irreparabile danno estetico, con conseguente pregiudizio delle proprie possibilità lavorative e della capacità di soddisfare le legittime aspirazioni ad una vita affettiva e sentimentale completa;
il fenomeno, veicolato dai flussi migratori diretti verso il nostro continente, sta iniziando a diffondersi anche in Italia;
nel corso del 2008, ad esempio, ne sono rimaste vittima una donna trentina, sfregiata dal marito marocchino secondo le ricostruzioni della stampa, ed uno spazzino, aggredito a La Spezia con gli acidi da un altro extracomunitario in ragione di un debito non estinto -:
quali siano gli intendimenti del Governo in merito ai fatti descritti in premessa e quali iniziative si ritenga possibile assumere per contenere la minaccia rappresentata dalle aggressioni condotte con acidi.
(4-05802)

LOVELLI e FIORIO. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
come si apprende dal periodico Il Monferrato di martedì 22 dicembre 2009 si è costituito a Casale Monferrato il circolo «Cuore Nero», associazione composta prevalentemente da giovani, collocata nell'estrema destra e che si ispira ai valori del fascismo;
nel corso della presentazione sono state pronunciate dai «camerati» - come si appellano tra di loro i componenti dell'associazione - frasi sconcertanti di elogio all'ideologia fascista ed alle leggi razziali, nonché agli istinti omicidi espressi nei confronti dei comunisti «che diffondono bugie storiche» e che destano pertanto profonde preoccupazioni;
la memoria storica sostiene la capacità di non disperdere la conoscenza di cosa abbia significato il periodo fascista per la nostra nazione e nel caso specifico per il territorio casalese, ovvero morte, deportazioni, follie e brutalità;
la nostra Costituzione, alla XII disposizione finale, pone il divieto di riorganizzare il disciolto partito fascista in qualsiasi forma a significare l'autorizzazione per il legislatore ordinario, che nel dare concreta attuazione attraverso le sue norme ai criteri espressi dalla norma costituzionale, a spingere i suoi «divieti» al di là degli atti veri e propri di riorganizzazione

strettamente intesi, comprendendovi anche quelli idonei a creare un effettivo pericolo;
la riorganizzazione del partito fascista può essere stimolata anche dalla libera circolazione, che avviene per sottovalutazione o indifferenza, di simboli neo-fascisti e da manifestazioni pubbliche in grado di impressionare le folle -:
se il Ministero sia a conoscenza di quanto esposto in premessa e se non ritenga necessario intervenire immediatamente per attuare ciò che le nostre norme ed il dettato costituzionale impongono affinché non sia resa possibile l'aberrazione della ricostituzione del disciolto partito fascista anche attraverso forme di associazionismo che ai suoi valori si ispirino.
(4-05811)

CATANOSO e CARLUCCI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il commissariato di polizia di Patti in provincia di Messina ha un organico di 36 unità di cui: 2 in aspettativa per 2 anni ai sensi della legge n. 104 del 1992, uno frequenta il corso di funzionario e 5 poliziotti usufruiscono dei benefici della citata legge n. 104 del 1992;
quotidianamente vengono impiegati 10 operatori per il servizio di ordine pubblico presso il C.A.R.A. di Sant'Angelo di Brolo. Oltre alle 5 unità che vengono utilizzati al C.O.T. (Centro operativo trasmissioni), rimangono 12 operatori per coprire esigenze di servizio quali servizio di ordine pubblico, inerente il basket ed il calcio e servizio di volante per il controllo del territorio;
gli altri poliziotti disponibili, circa 9 vengono impiegati per le misure di prevenzione, segreteria, automezzi, affari generale, Uigos, polizia giudiziaria o amministrativa, ufficio del personale, denunce ed atti di polizia giudiziaria;
nonostante il commissariato di Patti sia sede del servizio «113» per quella vastissima zona, è divenuta un'autentica rarità la presenza di una volante sul territorio a tutto beneficio della malavita locale. Solamente nel periodo estivo appena trascorso, grazie all'aggregazione di 5/6 unità è stato possibile coprire parzialmente il servizio di volante (controllo del territorio), che viste le copiose esigenze determinate dalla presenza di parecchie discoteche e locali notturni dovrebbe essere ulteriormente potenziato;
a questa situazione di continua carenza di organico, si aggiungono le normali incombenze riguardante l'assolvimento dei doveri nei confronti dell'Autorità giudiziaria e le varie malattie stagionali;
questa situazione di perenne emergenza viene radicalmente amplificata nei periodi di ferie tanto da determinare un accumulo fuori dell'ordinario di ferie e riposi da recuperare sottoponendo gli operatori ad un autentico stress;
i poliziotti tutti del commissariato di Patti, comunque, continuano a lavorare incessantemente nonostante la carenza di personale che perdura da diversi anni, posto che da anni non vi è alcuna assegnazione di personale;
a giudizio dell'interrogante e del sindacato Autonomi di Polizia al commissariato di Patti occorrono almeno altri dieci poliziotti, tale da sopperire almeno alle esigenze legate al C.A.R.A. di S. Angelo di Brolo ed per restituire ai poliziotti di detto commissariato la dignità e l'orgoglio di appartenere ad una istituzione al servizio della cittadinanza -:
quali iniziative intenda adottare il Ministro interrogato affinché le problematiche descritte in premessa vengano risolte.
(4-05814)

CATANOSO e CARLUCCI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il 12 gennaio 2010 un terribile sisma ha colpito l'isola caraibica di Haiti provocando migliaia di morti ed immani distruzioni;
i soccorsi internazionali sono scattati immediatamente ed anche l'Italia sta facendo la sua parte con i nostri migliori uomini e mezzi;

alla missione organizzata dalla nostra Protezione civile hanno preso parte tutte le componenti del sistema nazionale di Protezione civile, ad eccezione dei vigili del fuoco;
a giudizio dell'interrogante e della Confsal-Vigili del fuoco, si tratta di una omissione incomprensibile, dal momento che i vigili del fuoco rappresentano la componente fondamentale del sistema nazionale di Protezione civile italiano;
malgrado la professionalità dimostrata sul campo e ampiamente riconosciuta durante le ultime emergenze, il Corpo nazionale è stato messo da parte;
sarebbe stato logico e opportuno che i vigili del fuoco fossero stati immediatamente coinvolti nella risposta dello Stato italiano all'emergenza haitiana in modo da poter fornire, fin dalle prime ore, il proprio contributo altamente specialistico, attraverso l'invio di proprie squadre di soccorso tecnico, come noto da sempre attivabili in tempi brevissimi;
l'esperienza ci porta a prevedere che sarà una vicenda lunga e che, soprattutto, saranno i primissimi giorni quelli determinanti ed essenziali per la ricerca di persone ancora vive sotto le macerie ed i vigili del fuoco sono pronti a partire per offrire il loro contributo a questa lotta contro il tempo -:
quali iniziative intenda adottare il Ministro interrogato affinché una squadra dei nostri vigili del fuoco parta in tempi brevissimi per soccorrere la popolazione di Haiti.
(4-05815)

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ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, per sapere - premesso che:
il decreto ministeriale n. 45 del 23 settembre 2009, relativo ai criteri per la ripartizione del fondo di finanziamento ordinario delle università per l'anno 2009, registrato alla Corte dei conti il 22 novembre 2009, all'articolo 6 destina 6.000.000 di euro al «Programma per giovani ricercatori» con l'intento di favorire con contratti a tempo determinato il rientro nelle università italiane di giovani ricercatori che operano stabilmente all'estero;
il decreto del Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, del 27 novembre 2009, con cui si determinano i criteri di reclutamento e di selezione delle richieste, stabilisce che le domande devono essere presentate in rete entro e non oltre trenta giorni dalla data del medesimo decreto;
nel decreto ministeriale del 27 novembre 2009, registrato dalla Corte dei conti il 16 dicembre 2009 (Reg. 7, Foglio 122) e pubblicato sul sito web del Ministero solo il 19 gennaio 2010, si stabilisce che le domande debbono essere presentate entro e non oltre il 29 gennaio 2010, riducendo di fatto a dieci giorni il tempo della presentazione delle domande che nel decreto iniziale è fissato in trenta giorni;
le domande devono contenere, oltre al curriculum vitae, all'elenco delle pubblicazioni scientifiche e all'autocertificazione di stabile permanenza all'estero, anche documenti più complessi come il programma di ricerca che s'intende realizzare e le lettere di presentazione di due esperti stranieri -:
se il Ministro non intenda evitare che il laborioso iter burocratico e la ristrettezza dei tempi a disposizione per la preparazione della documentazione necessaria penalizzino i ricercatori interessati e riducano di fatto la platea dei possibili richiedenti;
se, di conseguenza, il Ministro non intenda disporre in tempo utile una ragionevole proroga del termine del 27 gennaio

2010, fissato per la presentazione delle domande.
(2-00584)
«Garavini, Lulli, Fedi, Bucchino, Mastromauro, Farinone, Narducci, Colaninno, Merloni, Giulietti, Boffa, Rossomando, D'Incecco, De Pasquale, Mosca, Cuperlo, Ferrari, Melandri, Picierno, Pierdomenico Martino, Pompili, Morassut, Tempestini, Porta, Pizzetti, Bossa, Samperi, Sereni, Scarpetti, Zampa, Cesare Marini, Ferranti, Mogherini Rebesani».

Interrogazione a risposta in Commissione:

MARIANI, GHIZZONI, BRAGA e DE PASQUALE. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
il problema della sicurezza degli edifici scolastici si pone drammaticamente all'attenzione dell'Italia da diversi anni ma non è chiaro se i numerosi interventi che si sono succeduti negli anni abbiano portato ad un effettivo miglioramento della sicurezza nelle scuole;
esistono precise disposizioni normative in merito alla sicurezza degli edifici scolastici, in particolare:
la legge 11 gennaio 1996, n. 23, recante Norme per l'edilizia scolastica che ha previsto appositi piani generali triennali e piani annuali di attuazione predisposti e approvati dalle regioni;
la legge 27 dicembre 2002, n. 289, e, in particolare, l'articolo 80, comma 21, che ha previsto, nell'ambito del programma delle infrastrutture strategiche di cui alla legge n. 443 del 2001 (cosiddetta legge obiettivo), la predisposizione di un Piano straordinario di messa in sicurezza degli edifici scolastici, con particolare riguardo a quelli insistenti nelle zone soggette a rischio sismico, e che ha disposto la sottoposizione di detto piano al CIPE che, sentita la Conferenza unificata, è chiamato a ripartire le risorse, tenuto conto di quanto stabilito dalla citata legge n. 23 del 1996;
la legge 24 dicembre 2003, n. 350, e in particolare l'articolo 3, comma 91, che ha destinato al Piano un importo non inferiore al 10 per cento delle risorse di cui all'articolo 13, comma 1, della citata legge n. 166 del 2002, che risultavano disponibili al 1o gennaio 2004;»
la delibera CIPE 20 dicembre 2004, n. 102 (Gazzetta Ufficiale n. 186 del 2005), con la quale il CIPE ha approvato un primo Programma stralcio di messa in sicurezza degli edifici scolastici per un importo pari a euro 193.883.695, programma la cui attuazione ha formato oggetto di un'intesa istituzionale raggiunta dalla Conferenza unificata nella seduta del 13 ottobre 2005;
la delibera CIPE 2 dicembre 2005, n. 157 (Gazzetta Ufficiale n. 117 del 2006), con la quale, anche in relazione ai contenuti della menzionata intesa, sono state apportate alcune modifiche alla delibera sopra citata e, in particolare, per quanto concerne i profili regolatori, è stato previsto che le economie realizzate nelle varie fasi procedimentali restino vincolate alla realizzazione degli interventi inclusi nel Piano sino al completamento degli stessi e sono stato fornite indicazioni sugli adempimenti a carico degli istituti finanziatori;
la delibera CIPE 17 novembre 2006, n, 143 (Gazzetta Ufficiale n. 104/2007), con la quale il CIPE ha approvato un secondo Programma stralcio di messa in sicurezza degli edifici scolastici, per un costo complessivo di euro 295.199.000, e ha definanziato alcuni interventi inclusi nel primo programma stralcio, per complessivi euro 14.932.419, prevedendo l'utilizzo delle relative disponibilità per la realizzazione di 32 interventi localizzati nelle medesime regioni nelle quali le disponibilità si sono realizzate;
la delibera CIPE 21 febbraio 2008, n. 17 (Gazzetta Ufficiale n. 5/2009), con la

quale il CIPE ha approvato il Programma stralcio di rimodulazione del piano, procedendo al definanziamento, totale o parziale, di alcuni interventi ed alla riprogrammazione delle risorse così liberatesi;
il decreto-legge n. 137 del 2008, che ha previsto (articolo 7-bis) l'assegnazione, al citato piano straordinario per la messa in sicurezza degli edifici scolastici di un importo non inferiore al 5 per cento delle risorse stanziate per il programma delle infrastrutture strategiche in cui il piano stesso è ricompreso;
l'articolo 18 del decreto-legge n. 185 del 2008 che ha previsto, al comma 1, lettera b), che il CIPE assegni per la messa in sicurezza delle scuole una quota delle risorse nazionali del Fondo aree sottoutilizzate (FAS) al Fondo infrastrutture di cui all'articolo 6-quinquies del decreto-legge n. 112 del 2008;
la delibera CIPE 3/2009 che ha assegnato al Fondo infrastrutture 1 miliardo di euro da destinare al Piano straordinario di messa in sicurezza degli edifici scolastici. Nella medesima data la delibera n. 10 ha stanziato 489,083 milioni di euro per il primo e secondo programma stralcio;
la legge finanziaria 2010, all'articolo 2, comma 235, che ha introdotto alcune norme procedurali in merito alla realizzazione degli interventi di messa in sicurezza ed adeguamento antisismico delle scuole. Pertanto, entro trenta giorni dalla data di entrata in vigore della legge, previa approvazione di apposito atto di indirizzo delle competenti commissioni parlamentari anche per i profili di carattere finanziario, devono essere individuati gli interventi immediatamente realizzabili fino ad un importo complessivo di 300 milioni euro, con la relativa ripartizione tra gli enti territoriali interessati, nell'ambito delle risorse previste ai sensi del citato articolo 7-bis del decreto-legge n. 137 del 2008;
l'intesa sottoscritta il 28 gennaio 2009 in sede di Conferenza unificata sugli indirizzi per prevenire e fronteggiare eventuali situazioni di rischio connesse alla vulnerabilità di elementi anche non strutturali negli edifici scolastici, che prevede la costituzione - presso ciascuna regione o provincia autonoma - di appositi gruppi di lavoro, composti da rappresentanze degli uffici scolastici regionali, dei provveditorati interregionali alle opere pubbliche, dell'ANCI, dell'UPI e dell'UNCEM, con il compito di creare apposite squadre tecniche incaricate dell'effettuazione di sopralluoghi sugli edifici scolastici del rispettivo territorio e di compilare apposite schede, il cui contenuto è destinato a confluire successivamente nell'Anagrafe nazionale dell'edilizia scolastica -:
a fronte di tali numerosi provvedimenti, quale sia lo stato di attuazione del programma straordinario per l'edilizia scolastica e in particolare, del primo e del secondo programma stralcio, e quando il Governo intende definire il preannunciato terzo programma stralcio;
quali siano i risultati dei gruppi di lavoro costituiti ai sensi della citata intesa del 28 gennaio 2009 e quali conseguenti iniziative i competenti ministri abbiano intrapreso al riguardo;
quali interventi urgenti ed indifferibili il Governo intenda porre in atto per esprimere un deciso intento di accrescere le garanzie di sicurezza degli edifici scolastici ed in particolare, quali specifici investimenti intenda tempestivamente prevedere per questo obiettivo.
(5-02369)

TESTO AGGIORNATO AL 9 MARZO 2011

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LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazioni a risposta scritta:

CAUSI, ARGENTIN, BACHELET, CARELLA, COSCIA, GASBARRA, GENTILONI SILVERI, GIACHETTI, MADIA, META, MORASSUT, POMPILI, RECCHIA, RUGGHIA, TIDEI e TOCCI. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione. - Per sapere - premesso che:

nel gennaio 2008 - come ampiamente documentato dal quotidiano Europa del 13 gennaio 2010 - la Confederazione sindacale internazionale, organismo con sede a Bruxelles che raccoglie oltre 311 sindacati di 155 paesi in rappresentanza di più 175 milioni di lavoratori, ha respinto la domanda di affiliazione dell'Ugl richiesta dalla segretaria Renata Polverini;
il diniego opposto dal Consiglio generale della confederazione internazionale all'affiliazione dell'Ugl si è basato sul mancato rispetto da parte di questo sindacato dei criteri previsti dallo statuto della Csi per l'affiliazione, che impongono ad ogni organizzazione che voglia entrare a far parte della confederazione di essere «indipendente, democratica e realmente rappresentativa»;
come dichiarato al quotidiano Europa da Tim Noonan, direttore della comunicazione della confederazione internazionale: «il fattore determinante» che ha spinto la Csi a respingere la domanda dell'Ugl «è stata la scarsa trasparenza sugli iscritti: in particolare non sono stati forniti dati dettagliati sulle tessere»;
secondo quanto riportato in questi giorni da numerosi quotidiani nazionali permangono molti dubbi sul numero effettivo degli iscritti all'Ugl. Il sindacato guidato da Renata Polverini ha dichiarato ai ricercatori del Censis - per la redazione dell'ultimo rapporto dell'istituto di ricerca -, di avere nel 2008 due milioni e 54mila iscritti. Un numero, questo, dieci volte più grande rispetto al dato che emerge da una dettagliata ricerca compiuta dalla Cisl, Uil e Confsal, secondo la quale gli iscritti Ugl non supererebbero le 203 mila unità;
i dubbi si accentuano nel settore pubblico se si confrontano le cifre fornite dall'Ugl con quelle ufficiali dell'organismo che ha il compito di certificare la rappresentatività delle sigle presenti nella pubblica amministrazione: per quanto riguarda gli statali, l'Ugl ha comunicato al ministero 12.887 iscritti contro i 6.000 che si ricavano dalle tabelle dell'Aran; per i dipendenti degli enti locali, la forbice è ancora più grossa, 54.309 contro 16.400; per il settore della sanità, infine, la differenza maggiore, 42.124 contro 3.600;
la segretaria dell'Ugl Renata Polverini, recentemente intervistata su questa questione dal quotidiano il Riformista, non solo non ha fornito alcun chiarimento sul merito, ma non ha neanche smentito le affermazioni degli altri sindacati che accusano l'Ugl di gonfiare il numero degli iscritti per accreditarsi come sindacato rappresentativo e avere più posti nei Comitati di controllo degli enti previdenziali: ad oggi la segretaria Polverini non ha ancora ritenuto necessario dover fornire adeguate risposte in merito -:
quali iniziative si intendano promuovere per assicurare la trasparenza sui numeri degli iscritti ufficialmente dichiarati dall'Ugl, che come è noto non hanno un rilievo solo politico ma incidono sui posti assegnati alle organizzazioni sindacali nei comitati di vigilanza degli enti previdenziali;
se non si ritenga necessario procedere al rinnovo dei rappresentanti sindacali in seno ai comitati di vigilanza dell'INPDAP, laddove, come nel caso dell'Ugl, i numeri dichiarati dalle organizzazioni sindacali siano manifestamente difformi rispetto a quelli ufficiali forniti dall'ARAN.
(4-05807)

MATTESINI. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
il Ministero della pubblica istruzione e ricerca con circolare n. 9537 del 14 dicembre 2009 «Programma annuale 2010», ed inviata alle Scuole in data 22 dicembre 2009 (ultimo giorno prima delle vacanze natalizie), comunica la riduzione del 25 per cento) per la spesa di appalti

per le pulizie e sorveglianza a tutte le scuole di primo e secondo grado, a partire dal 1o gennaio 2010;
il taglio del 25 per cento riguarda anche appalti in corso ed in scadenza tra giugno e dicembre 2010, contratti regolarmente sottoscritti ed attualmente in pieno vigore;
per rendere possibile il taglio, il Ministero è ricorso all'applicazione dell'articolo 11 del regio decreto n. 2440 del 1923, in base al quale se nel corso dell'esecuzione del contratto occorra una diminuzione della prestazione, l'appaltatore è obbligato ad assoggettarvisi nella misura massima del 20 per cento. Oltre detta percentuale l'appaltatore, laddove non si avvalga della risoluzione del contratto, è obbligato ad assoggettarsi all'ulteriore riduzione;
tale scelta produrrà l'immediato licenziamento dei lavoratori delle ditte di appalto ed aumenteranno i carichi di lavoro del personale residuo delle ditte di appalto nonché del personale collaboratore scolastico già quest'anno falcidiato dai tagli ed in attesa degli ulteriori tagli di organico già previsti. Molte delle ditte di appalto sono cooperative di tipo B e quindi quelle cooperative che inseriscono al lavoro soggetti svantaggiati;
il personale interessato dagli appalti ha incarichi lavorativi che vanno da un minimo di 2 ad un massimo di 5 ore giornaliere la gran parte di tale personale è fatto di donne;
tale scelta è stata presa unilateralmente dal ministro Gelmini senza nessun confronto con le parti sociali;
la stessa Ministra Gelmini solo qualche settimana fa ha ripetuto, nella trasmissione «Ballarò» che per le scuole non c'erano problemi economici, che non c'erano stati licenziamenti nella scuola e che i precari erano tutti sistemati con i contratti di disponibilità;
tale scelta aumenta il processo di destrutturazione del sistema di istruzione pubblica tagliando risorse ed organici e renderà le scuole più insicure e sporche;
la perdita del posto di lavoro o della riduzione pressocché totale dell'orario di lavoro, riguarda circa 4.000 persone di cui la gran parte donne;
tale scelta avviene in un momento come l'attuale in cui la crisi economica sta raggiungendo la sua massima ricaduta sui livelli occupazionali ed il Governo anziché sostenere 1'occupazione, è causa esso stesso di perdita di occupazione -:
cosa intenda fare il governo al fine di evitare che le circa 4.000 persone interessate dal provvedimento vedano ridursi pressocché totalmente le loro ore di lavoro o non addirittura essere licenziate;
di chiarire quanto la scelta del taglio del 25 per cento aggiunta ai già previsti tagli del personale ATA, inciderà sui servizi scolastici erogati abbassando conseguentemente gli standard minimi di efficienza, igiene qualità delle scuole pubbliche.
(4-05812)

ZACCHERA e CARLUCCI. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
tra i vari problemi che affliggono il sistema ferroviario italiano vi è anche quello della pulizia delle stazioni e del materiale rotabile che spesso è del tutto insufficiente come da numerose proteste dell'utenza;
nello specifico, gli appalti per la pulizia delle stazioni sono stati oggetti di numerosi frazionamenti e sub-appalti che - come un diabolico sistema di scatole cinesi - impediscono di comprendere chiaramente le responsabilità dei disservizi e nel recente passato hanno anche visto il fallimento di aziende che avevano avuto in sub-appalto l'incarico;
spesso a subire le conseguenze di questi fatti sono anche i dipendenti come nel caso della ditta «Ditta Servizio Globali»

facente parte della A.T.I. Cofathec di Roma che è addetta alle operazioni di pulizia dell'impianto Rete ferroviaria italiana attraverso il contratto di pulizia con la società partecipata «Cento Stazioni»;
la predetta società si è poi trasformata nella Cofely che nel proprio appalto coinvolge altre 3 società ovvero la Società consortile gestione servizi ferroviari, il consorzio CNCP e quello Miles;
alla fine di tale catena di contatti e subappalti, la pulizia delle stazioni ferroviarie di Verbania e Domodossola è divenuta di competenza della società consortile servizi ferroviari che ha operato tramite la Società servizi globali e in subappalto tramite la CSI facente parte del consorzio Prisma;
consta all'interrogante che la SCSF è in crisi da mesi e non pagherebbe più regolarmente i propri dipendenti che sono in gravissime difficoltà economiche e che hanno ricevuto solo acconti di modesta entità -:
quali iniziative si vogliono intraprendere per far sì che nella catena di appalti e subappalti del servizio di pulizia delle stazioni ferroviarie in modo che sia assicurata la giusta tutela ai lavoratori che rimangono privi di adeguata copertura.
(4-05823)

LABOCCETTA e CARLUCCI. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
la delibera della giunta regionale della Campania n. 2130 del 7 dicembre 2007 prendeva atto delle proposte progettuali pervenute all'assessorato istruzione, formazione e lavoro ai sensi dell'articolo 26 della legge n. 845 del 1978 e ne disponeva la trasmissione al Ministro del lavoro e della previdenza sociale per l'approvazione ed il finanziamento;
con la successiva delibera n. 180 del 28 gennaio 2008 la stessa giunta regionale dava atto che, a parere dell'interrogante, con straordinario e assolutamente sospetto tempismo, lo stesso giorno dell'adozione della delibera precedente e nei cinque giorni successivi pervenivano ulteriori tre progetti, che pure venivano ritenuti coerenti con la programmazione di settore della regione e disponeva la trasmissione dei medesimi allo stesso Ministero per il relativo finanziamento;
le proposte progettuali di cui alla prima delibera, in numero di otto, provenivano da istituzioni accademiche e di ricerca pubbliche e le successive tre da enti di natura privata;
l'ammontare complessivo dei finanziamenti è pari ad oltre 48.000.000 di euro;
in particolare, tra i progetti inclusi nella seconda delibera era ricompreso quello dell'I.F.R, Padre Clemente Onlus, per l'importo di 16.074.700 euro, ente che al momento dell'approvazione aveva sedi in Sicilia ma non in Campania;
come ampiamente riportato dalla stampa locale, nell'aprile 2009, su iniziativa di uno dei più esperti sostituti procuratori della Repubblica presso il tribunale di Napoli, dottor Francesco Curcio, la polizia giudiziaria operava il sequestro di una grande quantità di atti relativi alle citate delibere di assegnazione dei finanziamenti;
il sequestro della documentazione, come riportato, era esteso anche agli atti relativi ad una successiva delibera della giunta regionale, la 2035 del 23 dicembre 2008, con la quale si prendeva atto e si approvavano 55 proposte progettuali da trasmettere al Ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali per il finanziamento ai sensi dell'articolo 26 della legge 21 dicembre 1978 n. 845;
la spesa prevista da questa delibera ammonta a circa 150 milioni di euro;
al finanziamento dei progetti si provvede utilizzando le entrate derivanti dal contributo integrativo dovuto sulle retribuzioni per l'assicurazione contro la disoccupazione involontaria che confluiscono su apposito capitolo di spesa dello stato di previsione del Ministero del lavoro e delle politiche sociali;

in definitiva le delibere della giunta regionale, adottate con modalità ad avviso dell'interrogante a dir poco singolari, quando si consideri che le richieste sono protocollate unicamente presso l'assessorato al Lavoro, istruzione e formazione e che addirittura l'ordine cronologico viene assunto a valore di graduatoria, impegnano fondi di competenza del Ministero del lavoro e delle politiche sociali;
opportunamente il sequestro disposto dall'autorità giudiziaria è stato esteso al registro protocollo della corrispondenza dell'assessorato;
a distanza ormai di oltre nove mesi dall'adozione del provvedimento di perquisizione e sequestro non sembra peraltro che da parte della Procura della Repubblica presso il tribunale di Napoli siano state chiuse le indagini preliminari, essendo decorso il termine di cui all'articolo 405 del codice di procedura penale -:
se siano a conoscenza dei fatti esposti;
se siano stati corrisposti i finanziamenti di cui alle delibere 2130/2007 e 180/2008 della giunta regionale della Campania, a quali soggetti ed in quali misure e se non sia stato invece ritenuto opportuno, considerato quanto riportato in premessa, non dar luogo a tali finanziamenti;
se e quali dei progetti di cui alla delibera 2035/08, pure oggetto di sequestro da parte dell'autorità giudiziaria, siano stati ritenuti meritevoli di finanziamento ed in quale misura.
(4-05826)

TESTO AGGIORNATO AL 9 MARZO 2011

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POLITICHE AGRICOLE, ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazione a risposta in Commissione:

NASTRI e CARLUCCI. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
il recente commissariamento del consorzio di tutela della mozzarella di bufala campana, ripropone nuovamente il tema della sicurezza alimentare in Italia, nonché dell'attività di controllo e di prevenzione che gli organismi di vigilanza preposti, devono esercitare sul territorio nazionale al fine di garantire per i consumatori, il massimo livello di qualità dei prodotti alimentari nonché della rintracciabilità degli stessi;
in particolare, nel caso specifico nonostante non sussisterebbero minacce per la salute dei consumatori e quindi per la sicurezza alimentare, in quanto a giudizio del Ministro interrogato, le motivazioni che hanno indotto il commissariamento del suddetto consorzio, sarebbero state causate dall'annacquamento del latte, appare importante effettuare i doverosi controlli sul livello di qualità del latte sequestrato;
a giudizio dell'interrogante appare necessario e indispensabile tuttavia, colpire tempestivamente le infrazioni nell'applicazione dei disciplinari di produzione, essendo tra l'altro fondamentale tutelare il prodotto interessato, in quanto punta dell'enogastronomia italiana e orgoglio della agroalimentare cosiddetto «made in Italy» esportato nel mondo;
i controlli in questo settore nonostante, spettino agli organi preposti dal Governo, dovrebbero tuttavia essere garantiti anche dalle regioni, attraverso una collaborazione più intensa e collaborativa, al fine di garantire un'innalzamento della qualità e della rintracciabilità dei prodotti;
quali iniziative, nell'ambito delle rispettive competenze, intendano intraprendere al fine di programmare iniziative volte a prevenire e monitorare sull'intero territorio nazionale, eventuali tentativi di frode commerciale dei prodotti agroalimentari italiani, come quello che ha colpito la mozzarella di bufala campana;
se non intendano accertare eventuali pericoli per la salute e la tutela dei consumatori, con riferimento al sequestro avvenuto di latte, che ha indotto il Ministro interrogato, a commissariare il consorzio esposto in premessa;

se infine non ritengano opportuno, nell'ambito delle rispettive competenze, avviare opportune iniziative volte e garantire un maggiore coordinamento tra Governo, regioni ed organi preposti alla vigilanza dei controlli nel settore interessato quale quello agroalimentare con l'obiettivo di rafforzare maggiormente i controlli e le azioni promozionali del patrimonio agroalimentare non solo del mezzogiorno, ma dell'Italia intera.
(5-02364)

Interrogazione a risposta scritta:

LARATTA. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
San Giovanni in fiore (Cosenza) è il centro più importante della Sila calabrese, tra i comuni più grandi per estensione (27.945 ettari di cui circa 15.000 nel Parco nazionale della Sila), di fatto il primo dei 21 comuni come superficie comunale ricompresa nell'area protetta;
gran parte del suo territorio, circa l'80 per cento, è coperto da boschi e foreste con una elevata biodiversità;
il territorio del comune di San Giovanni in Fiore si estende dai 400 fino ai 1880 metri di quota. All'interno di esso, oltre alla grande superficie ricadente del perimetro del Parco nazionale della Sila, esiste una parte della ZPS (zona di protezione speciale) del marchesato crotonese, nonché la zona di protezione speciale della Sila Grande e 4 SIC (siti di importanza comunitaria), tutte aree della rete europea, denominata «natura 2000»;
questo territorio per quanto prezioso e complesso, è spesso oggetto di numerosi e gravi incendi boschivi, nonché di gravi reati contro il patrimonio ambientale;
attualmente il Comando del Corpo forestale dello Stato di San Giovanni in Fiore è di fatto chiuso: vi opera infatti una sola unità, mentre in quello che controlla il Parco nazionale, il comando stazione Val di Neto, operano solo due unità;
secondo quanto si è appreso, il comando stazione di San Giovanni in Fiore è destinato a chiudere definitivamente per mancanza di personale. Nel 2009, erano tre le unità impiegate, ma una è stata collocata in pensionamento, altra unità è stata trasferita presso altro comando. Simile la situazione presso il comando stazione Val di Neto, dove rimarrebbe in servizio una sola unità;
per un territorio così vasto e articolato e di particolare importanza, appare del tutto insignificante il numero del personale impiegato. Pensare ad un suo ulteriore ridimensionamento, significherebbe di fatto eliminare definitivamente la fondamentale azione del Corpo forestale dello Stato a San Giovanni in Fiore e nell'area silana -:
se il Governo sia a conoscenza di quanto su esposto;
quali iniziative intenda assumere, per quanto di sua competenza, in merito al mantenimento della presenza e della funzione del Corpo forestale dello Stato su di un territorio così importante dal punto di vista forestale e naturalistico quale quello di San Giovanni in Fiore dell'intera area della Sila.
(4-05809)

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SALUTE

Interrogazione a risposta orale:

DELFINO. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
a partire dal 1o dicembre scorso, per effetto del decreto n. 76 del 23 novembre 2009, è stata sospesa l'erogazione, gratuita dei prodotti alimentari aproteici, a carico del servizio sanitario nazionale, per i pazienti affetti da insufficienza renale cronica;
la motivazione alla base della decisione relativa alla sospensione è da ricondurre agli adempimenti previsti dal

«piano di rientro» per il debito sanitario e al loro mancato inserimento nei livelli essenziali di assistenza (LEA) attualmente in vigore;
se da un lato questo provvedimento viene considerato come atto dovuto per il rientro dal debito sanitario, dall'altro appare alquanto vessatorio nei confronti di persone malate;
la dieta aproteica è da considerarsi come strumento fondamentale della terapia conservativa, in quanto, parallelamente a trattamenti farmacologici, rallenta la progressione della malattia renale, ritardando il ricorso alla dialisi;
i prodotti aproteici, proprio per la loro specificità, non hanno costi accessibili per tutti, pertanto l'abrogazione della loro erogazione gratuita risulta essere una decisione estremamente grave e azzardata;
la sospensione di un tale servizio appare quanto mai vergognosa, in quanto gli interventi per il risanamento del debito non possono essere pianificati a scapito dei malati;
risulta estremamente necessario che la fornitura gratuita dei prodotti aproteici sia effettivamente inserita nella nuova formulazione dei livelli essenziali di assistenza, al fine di renderla quanto prima operativa;
le soluzioni e le cause dell'attuale situazione economica disastrosa vanno sicuramente ricercate altrove, mediante controlli seri e concreti al fine di annullare completamente ogni sorta di spreco o abuso, fino ad oggi passati in sordina -:
quali urgenti iniziative in suo potere intenda intraprendere al fine di ovviare alla problematica sopraesposta, restituendo ai malati la dovuta dignità.
(3-00850)

Interrogazioni a risposta scritta:

EVANGELISTI. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
è in corso di approvazione il decreto di attuazione del decreto legislativo 81 del 2008 in materia di tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro che è stato discusso in sede tecnica, per il parere preliminare, presso la conferenza Stato-Regioni, il 20 gennaio 2010;
in tale occasione si è registrata, tra l'altro, l'assenza dei rappresentanti del Ministero interrogato;
risulta inoltre che, pur trattando un tema di stretta competenza dello stesso Ministero, lo schema di decreto sia stato predisposto dai ministeri per le politiche sociali e delle infrastrutture e trasporti;
come è stato anche evidenziato dai rappresentanti dei lavoratori per la Sicurezza (RLS) sono stati rilevati consistenti limiti nel contenuto della bozza di decreto, poiché non tiene conto delle particolari difficoltà che si incontrano nel prestare soccorso ai viaggiatori (e agli stessi lavoratori) durante la marcia, in relazione alle distanze e alle difficoltà di essere raggiunti dal servizio di emergenza pubblico su linee o stazioni isolate;
tali limiti riguarderebbero soprattutto il fatto che:
a) ad oggi non esiste alcuna norma specifica di primo soccorso per la tutela della salute dei viaggiatori quando sono sui treni, infatti, le poche regole vigenti sono espressamente previste per i lavoratori e risultano essere del tutto inadeguate alla realtà quotidiana dei convogli che vedono la presenza anche di centinaia di persone;
b) le attuali norme, di cui al citato decreto legislativo sulla sicurezza nei luoghi di lavoro, prevedono l'obbligo per le imprese ferroviarie di dotare i treni esclusivamente di un «pacchetto di medicazione», cioè solo disinfettante e cerotti, ignorando completamente le esigenze di prevenzione e primo intervento nei confronti dei viaggiatori, mentre, invece, occorrerebbe dotare ciascun treno di moderne attrezzature, una cassetta di pronto soccorso potenziata con farmaci salva-vita, a disposizione di eventuali medici presenti sul convoglio;

c) l'altra grave lacuna riguarderebbe la formazione del personale dei treni al primo soccorso, ridotta rispetto alla formazione standard obbligatoria in tutte le normali imprese, cioè mediante corsi di 16 ore e non le previste 6 ore del cosiddetto «corso ridotto»;
d) nello schema di decreto citato, che ha già ricevuto il parere contrario delle regioni, risulterebbe carente l'aspetto della prevenzione sanitaria mentre risalterebbe invece una volontà di semplificazione degli oneri per le compagnie ferroviarie, proprio in tema di salvaguardia della salute -:
se non ritenga di voler intervenire tempestivamente nell'iter di approvazione in corso, per sanare le lacune sopra denunciate e arricchire il provvedimento dei contenuti pertinenti il suo dicastero, ovvero di adottare, con autonomo provvedimento una normativa cogente per tutte e imprese ferroviarie in materia di assistenza sanitaria e soccorso agli utenti del servizio ferroviario durante il viaggio.
(4-05797)

FARINA COSCIONI, BELTRANDI, BERNARDINI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
il testo del decreto legislativo n. 502 del 1992, come modificato dai successivi interventi legislativi, prevede:
all'articolo 1, comma 13: «Il Piano sanitario regionale rappresenta il piano strategico degli interventi per gli obiettivi di salute e il funzionamento dei servizi per soddisfare le esigenze specifiche della popolazione regionale anche in riferimento agli obiettivi del Piano sanitario nazionale.»;
all'articolo 2, comma 2-octies: «Salvo quanto diversamente disposto, quando la regione non adotta i provvedimenti previsti dai commi 2-bis e 2-quinquies, il Ministro della sanità, sentite la regione interessata e l'Agenzia per servizi sanitari regionali, fissa un congruo termine per provvedere; decorso tale termine, il Ministro della sanità, sentito il parere della medesima Agenzia e previa consultazione della Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano, propone al Consiglio dei Ministri l'intervento sostitutivo, anche sotto forma di nomina di un commissario ad acta. L'intervento adottato dal Governo non preclude l'esercizio delle funzioni regionali per le quali si è provveduto in via sostitutiva ed è efficace sino a quando i competenti organi regionali abbiano provveduto»;
la legislazione della regione Lombardia in materia sanitaria recepisce ovviamente le precedenti disposizioni nazionali citate ed anche il recente «Testo unico delle leggi regionali in materia di sanità», approvato nella seduta del consiglio regionale del 17 dicembre 2009, all'articolo 3 afferma:

«Art. 3.
(Piano sociosanitario regionale).

1. Il Consiglio regionale, su proposta del Presidente della Giunta regionale, approva, ogni triennio, il piano sociosanitario, quale strumento di programmazione unico e integrato, nel quale sono indicate, in particolare, le attività sanitarie e sociosanitarie da erogare per ognuno dei livelli essenziali di assistenza. Il piano definisce:
a) il quadro previsionale dei bisogni della popolazione lombarda;
b) gli indicatori in base ai quali sono determinati i volumi di attività per ognuno dei livelli essenziali di assistenza;
c) gli indicatori di risultato da impiegare per il controllo e la valutazione dell'efficienza, dell'efficacia e dell'economicità delle prestazioni e dei servizi erogati;
d) i progetti-obiettivo e le azioni programmate da adottare per rispondere a specifiche aree di bisogno e le relative modalità di finanziamento;

e) le linee di indirizzo del sistema regionale integrato di prevenzione secondo criteri di efficacia e appropriatezza.

2. Il piano sociosanitario, ferma restando la valenza triennale, può essere aggiornato annualmente con le medesime procedure di approvazione, nei tempi previsti per l'approvazione del documento di programmazione economico-finanziaria regionale.».
in sintesi il piano sanitario regionale è uno strumento fondamentale e necessario per lo sviluppo di una corretta politica sanitaria a livello regionale, la sua cadenza è triennale, la mancata approvazione è atto di grave carenza che la legge di organizzazione generale in materia di sanità prevede esplicitamente sia sanata mediante la nomina di un Commissario ad acta, dal parte del Consiglio dei ministri su proposta del Ministro della salute;
a conferma della decisiva importanza di predisposizione e approvazione del piano sanitario a livello regionale, uno dei primi atti del professore Guzzanti, Commissario in materia sanitaria della regione Lazio, è stato quello di deliberare il piano sanitario 2010-2012 (decreto n. 87 del 2009 del 18 dicembre 2009) per quella regione, assumendo per la gran parte quanto già era disponibile e predisposto a partire da marzo 2009 ed integrandolo opportunamente;
la regione Lombardia non ha approvato il piano sanitario regionale 2010-2012 né l'ha predisposto;
la giunta della regione Lombardia, in assenza di piano sanitario regionale procede mediante delibere di giunta e circolari ai principali attori del sistema sanitario, eludendo tutte le fasi di discussione, confronto e dibattito anche in consiglio regionale -:
quali iniziative il ministro interrogato abbia adottato o intenda adottare per far cessare la situazione di non conformità alla normativa vigente del sistema sanitario della Lombardia che non dispone ad oggi del piano sanitario regionale;
se e in quale seduta del Consiglio dei ministri intenda presentare la proposta di nomina di un Commissario ad acta (come la legge prevede) per la sanità della regione Lombardia;
quali altre regioni si trovino in una simile situazione di mancata attuazione delle previsioni di legge, non avendo predisposto ed approvato il relativo piano sanitario regionale, e quali auspicabili decise iniziative il Ministro interrogato abbia già avviato.
(4-05800)

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SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazioni a risposta orale:

DELFINO. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
la società tributi Italia S.p.A ha ottenuto l'esecuzione in appalto del servizio di riscossione delle imposte;
risulterebbe che la suddetta società, nonostante i numerosi solleciti da parte dei comuni interessati, non avrebbe provveduto ad adempiere agli obblighi contrattuali, riguardanti i versamenti delle spettanze comunali per i vari trimestri;
da mesi i sindaci dei comuni, che hanno affidato a Tributi Italia S.p.A il servizio per la gestione e riscossione dei tributi, combattono con i legali della società al fine di rescindere dai contratti e tornare a gestire autonomamente la raccolta delle imposte;
le denunce monitorate allo scorso novembre fanno emergere dati preoccupanti (circa 135 i comuni interessati e 90 milioni di euro di mancati trasferimenti) che potrebbero ulteriormente aumentare, visto che sono quasi 500 le amministrazioni che fanno riferimento a Tributi Italia S.p.A;

dopo l'avvio di procedimenti amministrativi per il mancato riversamento delle tasse raccolte, è notizia dei media che Tributi Italia S.p.A è stata sospesa dall'Albo dei soggetti abilitati alla riscossione e all'accertamento dei tributi;
nonostante questo coincida con un significativo passo in avanti, risulta quanto mai necessario pianificare un intervento mirato a favore dei comuni interessati, che dovranno essere risarciti -:
quali urgenti iniziative in suo potere intenda intraprendere per ovviare alla grave situazione economica che vede coinvolte numerose amministrazioni, a seguito della gestione del servizio di riscossione delle imposte da parte di Tributi Italia S.p.A.
(3-00853)

ANNA TERESA FORMISANO. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
si apprende da organi di stampa che ad oggi in alcune aree della provincia di Frosinone risulta non operativo il servizio di accesso alla rete tecnologica ADSL per mancanza di connessione;
la vicenda riguarda in particolar modo il comune di Casalvieri, dove gli stessi abitanti del comune hanno avviato una raccolta di firme per presentare la loro difficile situazione alle autorità competenti e sensibilizzare un intervento risolutore della questione;
nel 2010 l'importanza di un accesso rapido alla rete da parte di cittadini e imprese è un dato la cui importanza non può essere ignorata, la crescita dell'imprese del turismo locale e gli stessi fondamentali diritti di cittadinanza di accesso alle informazioni e ai servizi forniti tramite gli strumenti informatici vengono limitati e compromessi da uno sviluppo dell'ADSL inesistente;
il danno dovuto al mancato sviluppo della rete compromette gravemente l'economia di un territorio a grande vocazione turistica come Casalvieri e dell'intera provincia di Frosinone, limitata nella possibilità di usufruire di tutte le occasioni che una fruibilità maggiore della rete consentirebbe, e creando inoltre un gap tecnologico che si ripercuote sulla stessa qualità della vita dei cittadini -:
quali iniziative di competenza, anche nell'ambito del programma di abbattimento del digital divide, ritenga opportuno intraprendere per la risoluzione della problematica sopra esposta e per favorire, così, il miglioramento della qualità dei servizi per gli abitanti del comune di Casalvieri, che hanno subito e continuano a subire disagi nella propria vita personale e professionale.
(3-00854)

Interrogazione a risposta in Commissione:

PELUFFO. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
l'interrogante ha presentato e sottoscritto precedenti atti di sindacato ispettivo con cui si chiedeva al Governo di valutare le scelte societarie di Eutelia Spa, società quotata in borsa e operante dal 1998 nel settore delle telecomunicazioni e dell'informatica, interessata da una grave crisi finanziaria ed occupazionale,
il 15 giugno 2009, i lavoratori del ramo information technology di Eutelia sono stati trasferiti alla Agile srl, controllata della stessa Eutelia e, nello stesso giorno, la stessa Agile è stata ceduta al gruppo Omega;
la società Eutelia Spa, a seguito della cessione alla Agile srl, ha proceduto ad una riduzione del personale, trasferendo quasi duemila lavoratori, tra quadri, operai ed impiegati, molti di più rispetto a quelli inizialmente determinati;
parte del personale trasferito ha impugnato l'atto di trasferimento del proprio rapporto di lavoro, determinando il rifiuto, da parte del gruppo Omega, di eseguire il pagamento delle retribuzioni in suo favore, tanto che, dal mese di agosto

del 2009, circa 1.400 dipendenti ex Eutelia non ricevono lo stipendio e sono senza ammortizzatori sociali;
il 23 dicembre 2010, il Tribunale fallimentare ha ordinato il sequestro cautelativo del gruppo Omega nominando tre custodi cautelari;
con sentenza depositata in data 14 gennaio 2010, il tribunale di Roma, sezione lavoro, ha dichiarato antisindacale la condotta di Eutelia Spa e di Agile srl, in relazione alla mancata informativa in ordine al numero dei lavoratori coinvolti nella cessione condannando le società convenute alla rimozione degli effetti della cessione del ramo di azienda Information technology da Eutelia spa ad Agile srl ed al pagamento degli stipendi dei lavoratori; con questa sentenza, i dipendenti tornerebbero di nuovo in capo Eutelia, che ovviamente, al pari di Omega, si ritroverebbe nella situazione di non poter pagare un personale che ritornerebbe oltre le 2 mila unità, rispetto alle attuali 400-450 unità;
inoltre, la Eutelia spa e l'Agila srl non hanno adempiuto agli obblighi di informazione preventiva delle Organizzazioni sindacali circa il soggetto con cui pendevano le trattative per l'acquisto delle quote, impedendo al sindacato di informarsi sull'assetto di tale soggetto e sulla sua solidità e, conseguentemente, impedendogli anche di orientare la propria azione durante le successive fasi della procedura;
le organizzazioni sindacali (Fiom-Cgil e Uilm) denunciano da mesi la scarsa trasparenza di tutta l'operazione di cessione del ramo Information technology da Eutelia Spa ad Agile Srl, questione che emerge chiaramente anche dalla sentenza del giudice -:
se, in considerazione dell'ormai imminente udienza dinanzi al tribunale di Roma prevista per il 17 febbraio 2010 (per decidere sul commissariamento della società dopo la presentazione da parte dei lavoratori di un'istanza di insolvenza), il Governo intenda convocare con la massima urgenza un tavolo di concertazione con i rappresentanti di tutti gli enti interessati, per affrontare i problemi dei lavoratori coinvolti in questa vicenda, a partire da quello del sostegno al reddito e del mantenimento delle commesse, così come da impegni assunti dal sottosegretario alla Presidenza del Consiglio onorevole Gianni Letta.
(5-02365)

Interrogazione a risposta scritta:

GRIMOLDI, STUCCHI, VANALLI, PIROVANO e CONSIGLIO. - Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
gravi disservizi si verificano quotidianamente nella gestione dei servizi postali nella regione Lombardia, creando notevoli inconvenienti agli utenti, siano essi privati o persone giuridiche;
in particolare, nella città di Sonate (Bergamo), la qualità del servizio postale, già compromessa, sta fortemente peggiorando; nelle ultime settimane cittadini stanno subendo sempre più gravi inefficienze sia per i servizi di sportello sia per quelli di recapito della corrispondenza;
infatti, dopo anni di disservizi e, nonostante le promesse fatte dai responsabili di Poste italiane spa, il secondo ufficio della città non è mai stato aperto, i tempi d'attesa si sono allungati con file fino ad 80 persone, i disservizi nella distribuzione a domicilio non si sono mai interrotti, lasciando continuamente scoperte alcune zone cittadine;
inoltre, i noti problemi di manutenzione dell'unico punto di servizio postale in via Partigiani, che ne ha imposto la chiusura nel dicembre 2009, ne condizionano continuamente l'efficienza; tale inagibilità (completa prima, parziale ora) ha creato un notevole disagio all'intera città di quasi 24 mila abitanti e con importanti attività economiche e istituzionali; a risentirne sono ovviamente gli utenti, costretti a

file lunghissime prima di poter effettuare qualsiasi operazione, dalla trasmissione di corrispondenza ai servizi di conto corrente postale, dal pagamento di utenze alla riscossione di titoli;
nonostante e numerose proteste formali dell'Amministrazione comunale e le raccolte firme, seguite da incontri e dalle promesse di Poste italiane spa relativamente all'apertura di un secondo ufficio, data l'evidente inadeguatezza di quello esistente rispetto al numero dei potenziali utenti, non si è verificato alcun miglioramento;
a questa situazione si è aggiunto un diffuso disservizio nel recapito a domicilio della posta in arrivo: in alcune vie della città, quali via Marconi e viale Lombardia, il servizio non è stato assicurato; si tratta di zone di Seriate densamente abitate, con importanti sedi di attività commerciali e di terziario;
le numerose aziende della zona, i commercianti, gli uffici comunali e tutti i cittadini stanno dunque subendo insopportabili disagi per il ritardato o mancato recapito della corrispondenza; la ritardata consegna riguarda anche bollettini, fatture e raccomandate, e comporta per i cittadini notevoli inconvenienti ed il pagamento di multe; inoltre, gran parte dei rapporti tra istituti bancari, imprese e privati avviene attraverso i servizi di corrispondenza postale;
risulta quindi evidente che i disservizi sono notevoli e duraturi e comportano altresì una perdita di tempo e denaro per gli utenti, nonché spiacevoli inconvenienti -:
se i Ministri interrogati non intendano assumere iniziative per verificare quali siano le cause dei disservizi nella gestione del servizio postale nella città di Seriate (Bergamo) e quali azioni Poste spa stia attivando per superare la situazione di disservizio lamentata al fine di riportare efficienza e trasparenza nella gestione del servizio postale, in particolare relativamente alle seguenti problematiche:
a) stato della manutenzione dell'edificio di via Partigiani;
b) previsione della ripresa regolare della distribuzione postale nelle vie Marconi e Lombardia, indicando in particolare quali accorgimenti verranno presi per evitare il ripetersi della situazione lamentata e per garantire sempre la distribuzione su tutta la città;
e) tempistiche di attivazione di un secondo punto di servizio di Poste italiane spa nel territorio di Seriate.
(4-05801)

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Apposizione di firme ad una mozione.

La mozione Gibiino e altri n. 1-00291, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 26 novembre 2009, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Ruben, Antonio Pepe, Bertolini, Malgieri, Ascierto, Barba, Pugliese, Libè, Mondello.

Apposizione di una firma ad una interpellanza.

L'interpellanza urgente Ceccuzzi e altri n. 2-00581, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 19 gennaio 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Bindi.

Apposizione di una firma ad una interrogazione.

L'interrogazione a risposta in Commissione Bellanova e altri n. 5-02333, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 13 gennaio 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Lazzari.