XVI LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di mercoledì 20 gennaio 2010

TESTO AGGIORNATO AL 9 MARZO 2011

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA
DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazione a risposta orale:

MALGIERI e CARLUCCI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della giustizia, al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
le notizie pubblicate sull'edizione del 13 gennaio 2009 dal quotidiano Libero relative all'installazione negli impianti telefonici aziendali della Coop di «cimici» per spiare i dipendenti hanno riproposto all'attenzione delle cronache il tema delle intercettazioni illegali che, insieme alla diffusa tendenza alla pubblicazione di quelle legali, traccia i contorni di un fenomeno inquietante, che espone i cittadini al rischio di continue violazioni della loro privacy;
la pratica delle intercettazioni tende sempre più a diventare una sorta di indecente e crudele sport nazionale che miete vittime sia tra illustri esponenti della nomenclatura sia tra semplici, ignari cittadini i quali incappano nelle reti di personaggi senza scrupoli, disposti a violare privatissime esistenze per usare in modo improprio le informazioni carpite -:
di quali elementi il Governo disponga sulla vicenda delle intercettazioni telefoniche disposte in ambito Coop, in particolare alla luce dell'esigenza complessiva di garantire la tutela della privacy di tutti i cittadini e quali siano gli intendimenti al riguardo;
quali iniziative, anche di carattere normativo, intenda assumere per aggiornare in maniera organica la materia delle intercettazioni telefoniche;
in particolare, se non ritenga necessario assumere rapide iniziative volte a disciplinare la materia delle intercettazioni, riconducendo il ricorso a tale strumento investigativo ad un alveo conforme alle norme ed ai principi costituzionali.
(3-00848)

Interrogazioni a risposta scritta:

REGUZZONI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della gioventù. - Per sapere - premesso che:
l'area che ospiterà l'Expo 2015 a Milano è vasta e per la maggior parte di proprietà di Fondazione Fiera Milano, ente con finalità sociali;
è notoria la mancanza - a Milano e nel Paese - di spazi dedicati ai giovani e alla musica -:
se non ritenga utile ed opportuno studiare e valutare - nell'ambito delle aree che ospiteranno l'Expo 2015 a Milano e per il periodo anche successivo all'effettuazione della manifestazione - la localizzazione di apposite strutture o infrastrutture, anche ad opere, da destinare ai giovani e alla musica.
(4-05769)

ZAMPARUTTI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
le stime del centro studi dell'Ance, Associazione nazionale costruttori edili, riportate in un articolo del Sole 24 Ore del 13 gennaio 2010, documentano una riduzione degli investimenti pubblici in infrastrutture per il terzo anno consecutivo essendo passati dal -5,1 per cento nel 2008, al -8,1 per cento nel 2009, per arrivare al -3,9 per cento nel 2010;
ad incamerare le risorse comunque stanziate per l'intervento infrastrutturale sarebbero al 70 per cento le cosiddette «grandi opere»;

aprono, infatti, i cantieri di nuove infrastrutture: ponte sullo stretto di Messina, Brebemi, Pedemontana, Cecina-Civitavecchia, terzo valico tra Milano e Genova, prima tranche dell'alta velocità Milano-Verona mentre il piano del Governo per le piccole opere locali immediatamente cantierabili non decolla e rimane stazionario nella fase procedurale, fra risorse assegnate e poi tagliate e annunci di accelerazioni imminenti in seguito vanificati;
il Cipe e il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti hanno assegnato risorse per 11,2 miliardi di euro, ma i finanziamenti effettivi, secondo le stime dell'Ance (Associazione nazionale costruttori edili), sono pari a 6,6 miliardi;
il centro studi Ance ha svolto inoltre un aggiornamento dello stato del piano infrastrutture destinato alle piccole opere, che esprime una preoccupazione seria: il piano vale 825 milioni di euro ed è stato finanziato per 413 milioni. Di questi, però, solo 186 vanno in competenza 2010. Lo stanziamento del Cipe per il 2010 permetterà di compensare parzialmente la progressiva diminuzione in finanziaria delle risorse ordinarie per i provveditorati (-111,6 milioni negli ultimi due anni, pari a una riduzione del 39 per cento tra il 2008 e il 2010). Infine, solo il piano carceri ha avuto tutti i 200 milioni assegnati, mentre il piano per la messa in sicurezza delle scuole ha avuto 226,4 milioni dei mille previsti;
l'ultima Finanziaria reintroduce la possibilità di finanziare «lotti costruttivi» e non più solo «lotti funzionali» delle infrastrutture previste dalla legge obiettivo con il risultato che si potranno così aprire molti nuovi cantieri con il rischio che si moltiplichino i casi di puro spreco delle risorse pubbliche;
secondo gli economisti Marco Ponti ed Andrea Boitani, con i «lotti costruttivi» si riapre la strada al moltiplicarsi degli stop and go, i quali costano molto cari: spesso, quando i cantieri sono bloccati, non risulta possibile licenziare la mano d'opera occupata o dismettere i macchinari noleggiati con contratti a lungo termine. Inoltre, lo stesso prolungamento dei tempi di costruzione, anche se non vi fosse alcuno spreco, né inflazione, genera un altro costo sociale, dovuto al fatto che il capitale pubblico investito non genera benefici per molto tempo. Per fare un banale esempio numerico, a parità di ogni altro costo, un'opera che richiede il doppio del tempo fisiologico a essere terminata, costa alla collettività dal 9 per cento in più (se si usa un saggio di sconto del 3 per cento) al 21 per cento in più (se si usa un saggio di sconto del 5 per cento) -:
se i dati sopra riferiti siano corretti;
quali siano le ragioni per cui si preferisce l'avvio di nuovi cantieri legati a progetti contenuti nella legge obiettivo a discapito di quelle piccole opere locali immediatamente cantierabili;
quali siano le ragioni, di fronte all'esiguità di risorse effettivamente stanziate e quindi all'incertezza di una prospettiva di lungo termine di finanziare «lotti costruttivi» e non più solo «lotti funzionali» delle infrastrutture previste dalla legge obiettivo.
(4-05773)

PALADINI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione. - Per sapere - premesso che:
in riferimento al concorso per 293 ispettori di vigilanza C1 dell'INPS in data 17 novembre 2009 è stato emanato un decreto del Presidente del Consiglio dei ministri che autorizzerebbe 1000 assunzioni di cui 711 progressioni verticali;
tale provvedimento diventa un investimento prezioso capace di generare ingenti entrate finanziarie, ora oggetto di evasione;
alla data odierna non risulterebbe essere stata ancora pubblicata la graduatoria del concorso che evidentemente costituisce l'atto propedeutico alla procedura

di assunzione, ancora avvolto da incertezze e rinvii come denunciato dal comitato Co.fi.ve;
risulterebbe opportuno intraprendere ogni più sollecito e concreto provvedimento per l'assunzione, oltre che dei vincitori, altresì di tutti gli idonei alla graduatoria del concorso nonché per la pubblicazione della stessa -:
se sia imminente la pubblicazione della graduatoria del concorso per l'assunzione degli ispettori di vigilanza dell'INPS e quale sia la tempistica per l'effettivo impiego delle risorse.
(4-05786)

LEOLUCA ORLANDO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno, al Ministro per i beni e le attività culturali, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
il 15 dicembre 2009 alle ore 14.11 un violento sisma anomalo, forza 4,2-4,5 scala Richter sconvolgeva il territorio del comune di Marsciano (Perugia);
la violenza esplosa, oltre a sconvolgere la popolazione, creando panico e sconforto, procurava un'onda che si espandeva fino ai territori dei comuni di Perugia, Piegaro, Deruta e Torgiano, determinando nelle frazioni suddette una devastazione interna delle costruzioni, lasciando uno stato di blocco abitativo e dei servizi tutti;
immediate e repentine sono state le operazioni di intervento, guidate dal sindaco del comune di Marsciano, con l'ausilio delle Forze dell'ordine, dei vigili del fuoco e della Protezione civile;
nel periodo successivo il comune di Marsciano, sopportato da somme messe a disposizione dalla regione dell'Umbria, provvedeva a riattare in parte e trovare nuovi spazi per la riapertura delle scuole materne, elementari e media esistenti;
il gravissimo stato complessivo delle strutture danneggiate, bloccava specialmente nella storica frazione di Spina, popolosa e al centro della zona, tutte le attività commerciali ed economiche, mentre le famiglie senza tetto, per un totale di circa 400-450 persone, trovavano alloggio in zona con il modulo dell'autonoma sistemazione;
a causa del degrado conseguente al sisma, e nonostante gli sforzi finora operati, la situazione sociale versa in un latente stato di peggioramento complessivo;
da notizie apparse sulla stampa (Terni Magazine on line, 16 gennaio 2010), ammonterebbero a circa 400 milioni di euro i danni provocati dal sisma nel marscianese, e di questi 265 milioni nel comune di Marsciano;
il comune di Marsciano necessita di ulteriori e significativi finanziamenti per i costi degli affitti alle famiglie evacuate, e di un adeguato supporto economico per le riparazioni di piccola entità, onde far rientrare con rapidità le famiglie interessate, e consentire un'immediata ripresa dell'attività edilizia, al fine di sopportare il recupero delle prime case e delle attività commerciali, artigianali ed agricole;
sarebbe opportuno ricevere un'idonea garanzia da parte del Governo circa il completamento delle opere provvisionali onde evitare crolli, specialmente in strutture di valore storico, un'adeguata disponibilità per garantire il miglioramento di tutto il patrimonio edilizio già catalogato e quantizzato, anche, e soprattutto, per la parte che riguarda il castello di Spina e tutti i beni culturali;
il comune di Marsciano e la provincia chiedono di poter intervenire a livello strutturale ed infrastrutturale, onde evitare ulteriore degrado e distacco funzionale dalla vicina area della città di Perugia, con speciale riguardo alla viabilità in coordinamento fra provincia e Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, ed un supporto per le attività economiche e commerciali per un dilazionamento o sospensione di oneri fiscali e tasse stante il

blocco totale dal 15 dicembre 2009, al fine di evitare contenziosi e inadempienze;
in data 23 dicembre 2009 il Consiglio dei ministri ha deliberato «lo stato d'emergenza per i gravi eventi sismici che hanno colpito il territorio dell'Umbria il 15 dicembre scorso» consentendo alla Protezione civile di poter attivare tutte le procedure per l'emissione delle ordinanze;
in attesa di queste ordinanze, la regione ha già garantito le risorse minime per quelle famiglie che non hanno trovato altre soluzioni affinché possano far ricorso all'autonoma sistemazione, così come ha messo a disposizione altre risorse per far fronte all'emergenza -:
in quali tempi il Governo intenda predisporre le direttive attuative (mediante apposite ordinanze) per lo stato d'emergenza, in quanto all'emanazione dei provvedimenti attuativi, con nomina di Commissario delegato, è legata tutta la fase della ricostruzione e della riparazione di questa nuova ondata di danni che, malauguratamente, si è abbattuta su una parte così cospicua dell'Umbria.
(4-05788)

LEOLUCA ORLANDO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
a partire dal 1950, in Turchia è stato introdotto un sistema politico multipartitico. Quella del luglio 2007 è stata la 16esima elezione della Grande Assemblea Nazionale Turca (TMBB) a partire dal 1946. Tuttora per i partiti che presentano liste di candidati è richiesto il superamento della soglia del 10 per cento dei voti su scala nazionale per ottenere seggi parlamentari. Le procedure elettorali sono seguite da Yuksek Seçim Kurulu, YSK (Supremo Consiglio Elettorale);
nell'attuale composizione del TMBB (550 seggi complessivi) risulta maggioritario il Partito della Giustizia e dello sviluppo (Adalet ve Kalkmma Partisi, AKP): ha 341 seggi, 26 in meno rispetto alla legislatura inaugurata nel novembre 2002. Il Partito del Popolo Repubblicano, di orientamento kemalista (Cumhuriyet Haik Partisi, CHP), ha 112 seggi (contro i 178 del periodo 2002-2007). Il Partito del Movimento Nazionalista (Milliyetci Hareket Partisi, MHP) ha conseguito 71 seggi, ottenendo oltre il 14 per cento dei voti (a differenza del 2002, quando non aveva oltrepassato la soglia);
fra i partiti rappresentati in Parlamento il DTP (Partito della società democratica) già prima della chiusura non era indicato: ciò è dovuto al fatto che per ovviare al problema della soglia i candidati erano stati presentati come indipendenti. Dopo l'elezione, avevano potuto costituire un proprio gruppo parlamentare, al quale si era aggregato anche Ufuk Uras, Leader dei Socialisti Libertari. Il Partito della Pace e della Democrazia (Barış Demokrasi Partisi, BDP) ha sostituito il DTP;
la storia dei partiti messi al bando, in Turchia è di lunga data (già nel giugno 1925 era stato bandito il Partito Progressista Repubblicano: Terakkiperver Cumhuriyet Flrkasl), e ben 27 sono i movimenti politici incorsi finora nel divieto;
l'accanimento maggiore si è ad ogni modo registrato nei confronti dei movimenti politici filo-kurdi;
già il 14 aprile 2009 la polizia ha avviato, simultaneamente in 13 province del sud est della Turchia, una massiccia operazione contro il DTP (Partito della Società democratica), e nell'ambito di tale operazione, più di 70 esponenti, dirigenti e attivisti, compresi i tre vice-presidenti del DTP, sono stati arrestati;
l'operazione condotta dalle forze di sicurezza turche contro il DTP, all'indomani della sua clamorosa vittoria elettorale, affermandosi come primo partito nelle 10 province del sud-est della Turchia, rappresenta un duro colpo alle aspirazioni di pace e di democrazia della popolazione kurda. Infatti, gli esponenti politici del DTP hanno stabilito, tra le richieste da rivolgere al Governo centrale, di rivedere le leggi antiterrorismo e le procedure per

la chiusura dei partiti, ma anche di riconoscere il PKK e il suo leader Ocalan come interlocutori legittimi per affrontare e risolvere la questione kurda;
l'11 dicembre 2009 la Corte costituzionale ha messo fuori legge il partito kurdo DTP, facendo cadere il mandato dei copresidenti Ahmet Turk e Aysel Tugluk e imponendo, inoltre, il divieto di fare politica per 5 anni a 37 dirigenti del DTP, con la motivazione di essere una minaccia per l'unità nazionale secondo quanto previsto dagli articoli 101 e 102 del codice penale;
alla vigilia di Natale, è iniziata una vasta operazione di polizia, da parte delle Forze di sicurezza turche che hanno portato all'arresto di decine di sindaci e amministratori locali del neonato partito BDP (Partito della pace e della democrazia) simultaneamente a Diyarbakir, Siirt, Sanliurfa, Mardin, Sirnak e Batman, dove fra le persone messe in stato di fermo ci sono sindaci eletti democraticamente a rappresentare la popolazione ed esponenti della società civile kurda, tra cui l'avvocato Muharrem Erbey, presidente della sezione di Diyarbakir della Associazione dei diritti umani e vice presidente nazionale della stessa, colpevole di aver parlato della questione kurda nelle sedi istituzionali europee e Hatip Dicle, co-presidente del DTK (Congresso della società democratica);
l'opinione pubblica internazionale e le organizzazioni internazionali non dovrebbero rimanere in silenzio e insensibili nei confronti del processo anti-democratico ancora esistente in Turchia, in quanto queste operazioni dimostrano, ancora con maggior forza, l'assoluta mancanza di volontà della Turchia di avviare un reale confronto democratico con il popolo kurdo ed i suoi rappresentanti, legalmente e democraticamente eletti nelle elezioni amministrative della scorsa primavera, e chiudono un 2009 che ha visto, da marzo ad oggi, l'arresto di centinaia di amministratori locali del DTP (Partito della società democratica) e attivisti della società civile kurda;
alla repressione delle forme democratiche e alla cancellazione del diritto di rappresentanza politica segue la repressione armata e la guerra, e questi esponenti politici non hanno mai usato un'arma e non sono mai stati coinvolti in atti di violenza;
gli esponenti politici arrestati, ad oggi, non sono stati ancora portati davanti alla Corte di giustizia e non è stato ancora aperto un fascicolo sul loro caso, mentre alcuni di loro versano in condizioni di salute precaria e nonostante ciò continuano ad essere tenuti in carcere per motivi politici;
la questione kurda non potrà essere risolta senza riconoscere la volontà del popolo kurdo e senza aprire un dialogo con i loro rappresentanti eletti;
questi attacchi non fanno altro che aumentare la crisi e la violenza politica interna. La soluzione non è arrestare la volontà politica dei kurdi ma conoscere le loro posizioni ed accettarli come interlocutori per cercare assieme delle soluzioni condivise, e il tentativo dell'AKP di trovare una soluzione alla questione kurda senza i kurdi vuol dire spingere la Turchia verso una guerra totale, generando una tensione che, sviluppandosi dalla Turchia, potrebbe influenzare negativamente la più vasta scena politica medio-orientale;
fra gli arrestati il 24 dicembre 2009 c'è anche l'avvocato Muharrem Erbey, vice presidente dell'Associazione per i diritti umani (IHD) e presidente della sede di Diyarbakir della stessa associazione, con l'accusa di aver partecipato a un workshop sulla Costituzione tenutosi a Diyarbakir, di aver parlato della questione kurda nei Parlamenti di Belgio, Svezia e Inghilterra, di aver partecipato al film festival Kurdo in Italia e di essere divenuto il consulente legale di Osman Baydemir (Sindaco di Diyarbakir);
Muharrem Erbey è un difensore dei diritti umani che ha sempre parlato nei Parlamenti di Belgio, Svezia e Inghilterra della questione kurda, che è il problema

più importante in Turchia, ed è stato accusato di essere «un funzionario per gli affari internazionali di un'organizzazione illegale»;
i citati Paesi sono membri dell'Unione europea, con la quale la Turchia è in fase negoziale per la piena adesione, e la stessa società civile italiana, in questi anni ha avviato importanti progetti di collaborazione e di sviluppo con le amministrazioni del DTP nel Kurdistan turco;
la scelta del popolo kurdo di affermare i propri diritti attraverso negoziati politici e di lottare per vivere insieme in uno Stato plurinazionale è un esempio per il mondo intero. La repressione contro i leader e gli attivisti del DTP, ad avviso dell'interrogante, non è solo una pesante violazione dei diritti umani, civili e politici ma è anche un danno per il futuro e le prospettive della Turchia. Si sperava che, con i negoziati per l'entrata, ormai importante, nell'Unione europea, la Turchia attuasse le leggi per il rispetto dei diritti umani delle minoranze ed abolisse il famigerato articolo 301 del codice penale, che tiene in carcere migliaia di persone, violando ogni forma di libertà di espressione ed associazione vigente in Europa. Ma, purtroppo, a distanza di anni sembra che non sia cambiato nulla;
secondo la Dichiarazione delle Nazioni Unite sui difensori dei diritti umani, invece, il Governo dovrebbe proteggere i difensori dei diritti umani -:
se il Governo non intenda riferire in Parlamento sugli arresti perpetrati in Turchia da aprile a dicembre 2009;
se il Governo non intenda adoperarsi in sede internazionale, con intenti bilaterali, nonché nelle sedi delle istituzioni internazionali (Organizzazioni delle Nazioni Unite - Unione Europea), affinché si prenda posizione contro questo ennesimo attacco antidemocratico nei confronti dei rappresentanti politici del popolo kurdo, e contro tutte le istituzioni democratiche della Turchia;
quali iniziative il Governo intenda intraprendere, per quanto di propria competenza e nell'ambito dell'Unione europea, per promuovere a livello comunitario una sempre più concreta azione politico-diplomatica nei confronti del Governo turco sul tema delle garanzie dei diritti umani e di condanna di ogni violazione degli stessi, e per ricercare una soluzione politica del conflitto che da più di vent'anni insanguina il destino dei popoli kurdo e turco, visto che la pace e la democrazia in Medio Oriente rappresentano l'affermazione dei diritti universali per tutti.
(4-05793)

TESTO AGGIORNATO AL 4 APRILE 2011

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AFFARI ESTERI

Interrogazione a risposta orale:

BITONCI, NICOLA MOLTENI, LANZARIN, MONTAGNOLI, PASTORE, MUNERATO e NEGRO. - Al Ministro degli affari esteri, al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
decorso appena un anno e mezzo dal brutale omicidio della giovane Federica Squarise, già si diffondono voci allarmanti sulla possibile liberazione in Spagna del colpevole, a seguito della decorrenza dei termini di carcerazione preventiva;
nell'estate del 2008 la giovane ragazza fu violentata e uccisa per aver rifiutato una proposta sessuale dall'uruguaiano Victor Diaz Silva, soprannominato «El Gordo», a Lloret De Mar, dove si era recata per trascorre un periodo di vacanza insieme ad alcune amiche;
i familiari e l'avvocato Agnese Usai temono che nei prossimi mesi l'assassino, che ha confessato di aver violentato ed ucciso la ragazza, possa essere liberato a seguito della decorrenza dei termini dato che nel frattempo il processo non è ancora inizio;
in assenza di una sentenza di condanna o di un provvedimento che proroghi

la custodia cautelare, l'assassino dovrà quindi essere liberato per decorrenza dei termini di carcerazione preventiva;
la perizia psichiatrica cui «El Gordo» era stato sottoposto nel giugno 2009 dal tribunale di Girona aveva stabilito la sua imputabilità, perché al momento del delitto era capace di intendere e volere;
il processo non è ancora iniziato, perché in Spagna è in corso una diatriba giuridica dato che il tribunale supremo deve stabilire se tale tipologia di reati (omicidio e violenza) debba essere giudicata da un collegio di giudici togati, quindi professionisti, o da uno di giudici onorari, per cui in tali condizione molto difficilmente il processo potrà concludersi entro l'estate;
il Governo deve attivarsi per sostenere la famiglia della giovane Federica nella legittima istanza di giustizia ed impedire che debbano assistere alla liberazione di colui che li ha colpiti tanto duramente nei loro affetti più profondi -:
se e in quale arco temporale i Ministri intendano accertare la reale dinamica dei fatti riportati sulla possibile liberazione del feroce assassino ed, eventualmente, come intendano intervenire presso le autorità spagnole, pur nel rispetto delle prerogative della magistratura spagnola, per scongiurare una simile eventualità, ove fondata, e impedire che un reato tanto efferato possa restare impunito.
(3-00846)

Interrogazioni a risposta scritta:

REGUZZONI. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
la Comunità di lavoro «Regio Insubrica» è una organizzazione di tipo privatistico che riunisce le province italiane confinanti con il Canton Ticino (Chiasso) ed il Governo dello Stato del Canton Ticino, oltre a numerosissimi enti locali, associazioni e singoli privati dei territori interessati;
attualmente i rapporti Italia-Confederazione Elvetica sono molto tesi a causa delle note vicende legate allo scudo fiscale e ai lavoratori italiani transfrontalieri;
pur essendo - per natura e per storia - fuori dai canali diplomatici ufficiali, la «Regio Insubrica» ha rappresentato per decenni uno strumento utile di confronto pragmatico, teso a risolvere i problemi concreti -:
se e quali iniziative il Ministro abbia intenzione di attuare ai fini di promuovere e sostenere, nell'ambito della cooperazione Italo-Elvetica, la «Regio Insubrica».
(4-05761)

REGUZZONI. - Al Ministro degli affari esteri, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il Governo sta ottimamente operando contro l'immigrazione clandestina;
le comunità cinesi sul nostro territorio paiono particolarmente ostili all'integrazione culturale e vivono spesso appartate e quasi isolate;
il sequestro di una azienda «fantasma» con ottanta postazioni di lavoro a Casorate Sempione (Varese) è l'ennesima dimostrazione dell'esistenza di intere organizzazioni cinesi in pratica sconosciute allo Stato;
il Governo Cinese attiva una politica di forte controllo interno dell'emigrazione, imponendo lunghe trafile burocratiche per i cittadini cinesi che intendono emigrare -:
se e come il Governo intenda sottoporre o abbia sottoposto la questione al Governo cinese, chiedendo apposita collaborazione sul fronte della lotta all'immigrazione clandestina.
(4-05763)

REGUZZONI. - Al Ministro degli affari esteri, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
il nostro Paese eroga le indennità di cassa integrazione e/o di mobilità a cittadini anche di altri Paesi, sia comunitari che extracomunitari -:
ai cittadini di quali Paesi vengano erogate indennità di disoccupazione, di qualsiasi tipologia;
per quali di questi Paesi esista reciprocità per un lavoratore italiano che, residente in quel Paese e dipendente di un'azienda locale, fosse coinvolto in una crisi occupazionale aziendale.
(4-05764)

REGUZZONI. - Al Ministro degli affari esteri, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
è cronaca ormai quotidiana la scoperta di organizzazioni di lavoratori cinesi che - operando nella assoluta illegalità - gestiscono intere filiere produttive, ad esempio nel tessile, producendo e vendendo direttamente al consumatore - tramite ambulante - prodotti finiti;
altre attività generano flussi economici significativi, spesso associati a bonifici internazionali Italia-Cina -:
se e come il Governo abbia effettuato o effettuerà opportuni accordi con la Cina finalizzati a monitorare detti flussi di cassa;
quali siano i dati attualmente a nostra disposizione per capire l'entità del fenomeno;
se e come sia possibile coinvolgere, nel monitoraggio e nel controllo, il sistema bancario italiano e quello cinese.
(4-05765)

FEDI e BUCCHINO. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
il capitolo 1503 (competenze accessorie al personale al netto dell'imposta regionale sulle attività produttive e degli oneri sociali a carico dell'amministrazione, meglio nota come indennità di sede) della tabella 6, riguardante le previsioni per l'anno finanziario 2010 per il Ministero degli affari esteri, è stato aumentato, rispetto alle previsioni assestate per l'anno finanziario 2009, di 856.287,00 euro;
l'Amministrazione del Ministero degli affari esteri intende razionalizzare drasticamente la presenza delle nostre rappresentanze diplomatiche e consolari nel mondo, alla quale dovrebbe relativamente conseguire una minor presenza di personale di ruolo nelle sedi a rischio chiusura;
quali siano i motivi di questo aumento di risorse sul capitolo 1503;
se quest'aumento sia riconducibile ad un aumento della presenza di personale in missione all'estero ed in caso di risposta affermativa se non fosse possibile ovviare a questo aumento di costi con una maggiore presenza di personale locale che garantisca in ugual modo la funzionalità delle sedi estere;
quali siano motivi che portano l'amministrazione del Ministero degli affari esteri a ridurre da un lato il numero di rappresentanze diplomatiche e consolari all'estero per produrre risparmi e dall'altro a finanziare, annullando gli effetti benefici della suddetta rimodulazione, aumenti dell'indennità di sede per il personale di ruolo in servizio all'estero.
(4-05776)

CROSIO e STUCCHI. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
numerose firme sono state raccolte contro la decisione presa nel giugno 2009 dal Governo italiano di sopprimere l'Agenzia di Coira nel 2010 per necessità di risparmio;
sono state ben 2800 le persone che hanno sottoscritto la petizione a sostegno dell'Agenzia consolare d'Italia in Coira. Con le firme che sono state raccolte in ogni parte del Canton Grigioni, dall'Engadina alla capitale, dalla Val Monastero alla

Bregaglia, i cittadini italiani si esprimono contro lo smantellamento previsto dal Ministero degli affari esteri italiano;
è stato un successo di partecipazione. 2800 persone - il doppio di quante sono sufficienti nei Grigioni per la riuscita di un referendum - hanno deciso di utilizzare lo strumento per antonomasia della più autentica democrazia popolare, la propria firma. Un modo per manifestare la propria contrarietà alle intenzioni del Ministero degli affari esteri (MAE) italiano che vuole chiudere una importante quanto necessaria presenza italiana sul suolo grigionese. Sono stati superati tutti i tipi di steccati: da quelli nazionali (hanno firmato i cittadini italiani ma anche cittadini svizzeri) a quelli di schieramento politico (fra promotori e firmatari vi sono indistintamente persone appartenenti ai più diversi partiti);
tutti insieme i cittadini si sono uniti per un solo scopo: mantenere aperta e funzionante l'Agenzia consolare di Coira;
sostegno è stato espresso da numerosi politici, sia nei Grigioni (il Parlamento e il Governo cantonali così come il consiglio comunale della capitale Coira) sia in Italia, alla Camera dei deputati e al Senato, dove sono pure state approvate proprio nel dicembre 2009 due mozioni sugli uffici consolari italiani all'estero;
la chiusura dell'Agenzia consolare d'Italia in Coira non avrebbe pressoché alcun beneficio, né economico e finanziario né politico e culturale. Lo smantellamento di Coira e il trasferimento degli uffici a San Gallo reciderebbe forse definitivamente il cordone ombelicale che molti italiani vogliono mantenere vivo con la madre Patria e causerebbe a quegli stessi cittadini e figli della Repubblica italiana gravissimi inconvenienti, a cominciare dalle giornate che dovranno essere spese ed utilizzate per ricevere dei documenti o adempiere delle pratiche amministrative;
sebbene si comprenda la necessità di risparmio, ci si chiede se chi ha operato la scelta di chiusura conosca il territorio, le lunghe distanze e la difficoltà di spostamento nel periodo invernale. Ci si chiede, anche, se sia stata fatta un'attenta riflessione e una seria valutazione sull'effettivo risparmio e sul rapporto di costi-benefici nell'ipotesi di una chiusura;
i cittadini italiani residenti hanno formulato due proposte;
nella prima proposta si prevede che pur mantenendo la responsabilità dell'Agenzia sotto il controllo di un agente consolare capo-ufficio proveniente dal Ministero degli affari esteri, si potrebbe, al posto del secondo «ministeriale» assumere personale locale a contratto. Ciò comporterebbe un costo inferiore rispetto a quello sostenuto per un impiegato inviato da Roma, non fosse altro per le indennità che quest'ultimo percepisce per il lavoro all'estero (la cifra risparmiata potrebbe contribuire a coprire una parte delle spese di gestione);
in merito alla seconda si potrebbero cercare nuovi locali il cui canone di locazione sia inferiore a quello attuale, se del caso in collaborazione con la città di Coira o con il Cantone dei Grigioni -:
se il Ministro, essendo a conoscenza della situazione, non intenda prendere in considerazione le proposte che i cittadini italiani residenti hanno fatto che, ad avviso dell'interrogante, sono da ritenersi concrete e realizzabili.
(4-05785)

...

AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazione a risposta in Commissione:

BOBBA. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
il comma 1, dell'articolo 153 del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152 prevede che: «Le infrastrutture idriche di

proprietà degli enti locali ai sensi dell'articolo 143 sono affidate in concessione d'uso gratuita, per tutta la durata della gestione, al gestore del servizio idrico integrato, il quale ne assume i relativi oneri nei termini previsti dalla convenzione e dal relativo disciplinare»;
il comune di Vercelli, nonostante il dettato normativo, ha continuato e continua a chiedere il pagamento del canone idrico, sostenendo che la norma non si applica alle convenzioni già in uso, per le quali varrebbe la normativa in vigore all'atto di stipulazione ed in particolare l'articolo 9 della legge regionale n. 13 del 1997;
all'atto dell'entrata in vigore del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152 il canone di concessione trasferito sulla tariffa idrica ammontava ad euro 1.250.000 annui e che il comune di Vercelli ne ha deliberato il graduale azzeramento entro il 2012, l'importo che secondo i ricorrenti è stato e sarà illegittimamente richiesto ai cittadini di Vercelli ammonta a circa sei milioni di euro nell'intero periodo 2006-2012;
nel gennaio 2008, il gruppo «Iniziativa di Base» e la Federconsumatori Piemonte hanno promosso un ricorso al Tribunale amministrativo regionale (T.A.R.) del Piemonte per ottenere l'immediata applicazione del decreto legislativo citato;
con ordinanza n. 79 del 2009, depositata il 3 settembre 2009 e non ancora pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale, il T.A.R. Piemonte ha sollevato due questioni di legittimità costituzionale, sospendendo di conseguenza il processo;
in particolare il Tribunale amministrativo solleva la omessa richiesta di parere preventivo al Consiglio di Stato sul decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, come previsto, con riguardo ai testi unici, dall'articolo 16, punto 3, regio decreto n. 1054 del 1924, dall'articolo 17, comma 25, legge n. 127 del 1997, dall'articolo 17-bis, comma 2, legge n. 400 del 1988, omissione tale da invalidare, secondo il T.A.R., il cosiddetto Codice dell'ambiente nella sua interezza;
in secondo luogo il T.A.R. suppone la presunta violazione della norma delegante che pone l'obbligo di invarianza di oneri per la finanza pubblica, di cui all'articolo 1, comma 1 e 8, legge 308 del 2004, nonché dell'articolo 119, comma 1, della Costituzione, che riconosce autonomia finanziaria ai comuni: secondo il T.A.R. Piemonte, come già per il comune di Vercelli, la soppressione del canone di concessione delle infrastrutture idriche priva i comuni di una precedente entrata, costituendo così un onere per la finanza locale, in contrasto con la citata norma;
i consiglieri della regione Piemonte Alessandro Bizjak e Giorgio Canella, dopo aver sollevato il caso nella propria sede, hanno avuto l'appoggio della giunta regionale ed in particolare dell'assessore Deorsda che ha deciso di intervenire, costituendosi in sede di giudizio di costituzionalità;
i proventi del canone idrico del comune di Vercelli, non sono diretti a finalità di ammodernamento del servizio idrico, ma vengono utilizzati per scopi completamente estranei ad esso -:
se non si intendano acquisire, anche tramite la commissione per la vigilanza sulle risorse idriche, tutte le informazioni necessarie per far luce sulla problematica rappresentata in premessa e se non si ritenga necessario porre in essere un'iniziativa normativa che chiarisca il regime transitorio, con particolare riguardo alle convenzioni poste in essere prima dell'entrata in vigore del decreto legislativo numero 152 del 2006, anche considerato il rischio sotteso all'apertura di un contenzioso costituzionale sul punto.
(5-02363)

Interrogazione a risposta scritta:

ZAMPARUTTI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. - Al Ministro dell'ambiente

e della tutela del territorio e del mare, al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
da notizie stampa si apprende di un traffico illecito di rifiuti tossici in Lombardia;
i carabinieri del Gruppo tutela ambiente (Gta) di Treviso, con il sostegno dei carabinieri dei comandi provinciali di Varese, Monza, Milano e del secondo Elinucleo di Orio al Serio hanno sventato un'associazione per delinquere finalizzata al traffico illecito di rifiuti, falsità documentale e riciclaggio;
l'organizzazione, secondo quanto accertato dai carabinieri, operava attorno a un sito di Fagnano Olona (Varese), noto come La Valle, formalmente adibito a ricovero di mezzi, ma di fatto utilizzato illecitamente come base di stoccaggio e trattamento di rifiuti pericolosi. Coinvolti nell'inchiesta i membri della famiglia di Salvatore Accarino, che avrebbe coordinato l'illecita gestione di rifiuti provenienti dalla bonifica della cartiera Fornaci di Fagnano Olona, soprattutto terre contaminate da idrocarburi e metalli pesanti;
Salvatore Accarino, tramite la creazione di diverse società intestate a prestanome, avrebbe diretto l'organizzazione raccogliendo rifiuti speciali, pericolosi e non, in Lombardia e anziché trasferirli in luoghi autorizzati, li avrebbe trasferiti in siti non autorizzati con alti guadagni che sarebbero poi stati riciclati con l'acquisto di mezzi e attrezzature da impiegare nelle società collegate all'organizzazione, oppure acquistando nelle aste pubbliche mediante prestanomi unità immobiliari in passato pignorate alla famiglia Accarino;
nel 2008 Accarino era già stato condannato in primo grado a sei anni e mezzo proprio per il traffico di rifiuti tramite la società Lombarda Servizi di Olgiate Olona che coinvolgeva la Campania, la Lombardia e l'Emilia Romagna in un'operazione per cui rifiuti urbani raccolti a Napoli arrivavano di nascosto in provincia di Varese dove venivano mescolati con terra contaminata e veleni industriali di vario genere e poi inviati di nuovo in meridione e alla fine smaltiti come scarti non pericolosi in un deposito di Grottaglie (Taranto) o direttamente nelle campagne lombarde;
una delle aziende coinvolte arrivò a fatturare 1,5 milioni di euro e il perno dell'operazione erano i fondi pubblici del commissariato per l'emergenza rifiuti della Campania;
tra gli indagati vi sarebbero anche vertici locali di alcuni istituti bancari compiacenti;
nonostante il suo status di pluriprotestato, che impediva di fatto la titolarità dei depositi, Salvatore Accarino sarebbe stato sistematicamente favorito dai direttori e impiegati di banca di alcuni istituti di credito nelle province di Verbania, Varese e Milano;
nell'ultimo Rapporto di Legambiente sulle ecomafie si denuncia la scomparsa di 31 milioni di tonnellate di rifiuti speciali in un anno in Italia per un valore stimato di circa 7 miliardi di euro -:
se e quali dati siano in possesso dei Ministri interrogati circa il fenomeno del traffico illecito di rifiuti in Italia;
quali iniziative di competenza si intendano adottare per garantire maggiore trasparenza e maggiore informazione sullo stato effettivo della gestione dei rifiuti in Lombardia e sull'intero territorio nazionale;
se il ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare intenda costituirsi come parte civile nel procedimento in corso;
quali reali precauzioni sono state adottate o si intendano adottare per salvaguardare la salute dei cittadini dei comuni ricadenti nelle zone interessate.
(4-05790)

BENI E ATTIVITÀ CULTURALI

Interrogazioni a risposta scritta:

REGUZZONI. - Al Ministro per i beni e le attività culturali, al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere:
quali iniziative il Governo stia attuando o abbia intenzione di attuare ai fini di sostenere, promuovere ed ampliare il Museo della Scienza e della tecnologia «Leonardo da Vinci» a Milano;
quali altri Musei sul territorio italiano attinenti la scienza e la tecnica - o comunque affini - godono di sostegni pubblici, e in misura;
quali altri enti e/o istituzioni pubbliche o private concorrano al sostegno di altri Musei ed in che misura, stando ai dati in possesso del Governo.
(4-05767)

ZAMPARUTTI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. - Al Ministro per i beni e le attività culturali, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione. - Per sapere - premesso che:
secondo quanto riporta la stampa giovedì 14 gennaio 2010 è stato introdotto dal Governo, per decreto, l'equo compenso: la nuova tassa da versare alla Siae sui prodotti tecnologici dotati di memoria che riproducono opere artistiche;
le aziende - Confindustria Anie (imprese elettrotecniche ed elettroniche), Confindustria servizi innovativi e tecnologici, Assinform, Assotelecomunicazioni-Asstel - lamentano il grave danno all'industria di settore e la scorrettezza del Ministro per i beni culturali, che fino al 28 dicembre 2009 aveva assicurato di non varare alcun provvedimento senza la condivisione di tutte le controparti;
il decreto - che secondo l'accordo di massima raggiunto prima del 28 dicembre 2009 avrebbe dovuto prevedere l'estensione della tassa solo a chiavette e supporti ma non a pc, telefonini e consolle, oggetti di un successivo regolamento - è in vigore già da cinque anni, anche se finora colpiva al massimo i videoregistratori o i cd vergini sui quali masterizzare le canzoni;
con il decreto approvato giovedì 14 gennaio 2010, il Ministero per i beni culturali ha invece allargato i confini anche a quegli strumenti che non hanno come funzionalità principale la duplicazione di contenuti digitali;
il provvedimento «stravolge il regime vigente relativo alle copie private di filmati, musica ed altri contenuti digitali che il cittadino potrà fare, introducendo una tassa il cui importo cresce proporzionalmente alla capacità di memoria degli apparecchi elettronici»;
la naturale conseguenza del decreto sull'equo compenso è il rischio di un'ondata di aumenti per il settore hi-tech: la tassa sulle aziende si trasferirà facilmente sui consumatori. Secondo Adoc, associazione nazionale per la difesa e l'orientamento dei consumatori, l'incremento medio dei prezzi sarà del 4 per cento, con il rischio di un crollo degli acquisti e di una crescita dell'illegalità;
le associazioni della filiera elettronica hanno definito questo decreto «l'unico esempio al mondo di penalizzazione dell'innovazione». Secondo Anie, federazione nazionale imprese elettrotecniche ed elettroniche, infatti, le aziende di settore versano già a Siae circa 60-65 milioni di euro l'anno sulla copia privata: con questa estensione si va oltre i 100 milioni di euro l'anno;
la protesta si allarga ugualmente ai produttori di pc e di telefonini, che già pagano alla fonte la copia privata per le canzoni o i giochi che offrono nel pacchetto acquisto ai propri clienti. Tra questi

il colosso finlandese Nokia, preoccupato per l'impatto sulle vendite di telefonini;
«in tutto il mondo l'industria dei contenuti sta trovando soluzioni per vendere sul web e sta ottenendo successo; inoltre, la copia privata sta diminuendo a vantaggio dell'acquisto dei contenuti». Secondo quanto dichiara Stefano Parisi, presidente di Asstel (associazione confindustriale che raccoglie tutte le imprese del settore), in questi ultimi anni il mondo dell'industria «sta facendo grandi rivoluzioni commerciali per vendere i propri contributi riducendo insieme la pirateria. È dunque controproducente interrompere o minare questo processo». Inoltre, secondo Parisi, «la fruizione di video e contenuti musicali via telefonino cellulare prevede già il pagamento di apposite licenze da parte dell'utente. Si tratta dunque di una doppia tassazione»;
l'approvazione del decreto ha origine dalla direttiva comunitaria 2001/29/CE sul diritto d'autore e i diritti connessi nella società dell'informazione, direttiva recepita nel nostro Paese due anni dopo con decreto legislativo n. 68 del 2003 - provvedimento che ha modificato la legge sul diritto d'autore e affermato il diritto alla copia privato di opere protette, ma dietro il pagamento di un equo compenso ai titolari dei diritti, compenso a carico di chi fabbrica o importa in Italia apparecchi e supporti per registrare e riprodurre le opere protette;
se si prende in considerazione la situazione in Europa, alla quale il Governo dichiara di volersi uniformare, si nota che 23 Paesi su 27 non prevedono alcun compenso sui telefoni cellulari e sulle consolle, mentre i pc sono tassati in un solo Paese, la Germania -:
se i ministri interrogati non ritengono opportuno, ove ne sussistano i presupposti, prendere in considerazione i rilievi provenienti dal settore - le associazioni della filiera elettronica - che chiede una immediata modifica del decreto penalizzante innanzitutto l'innovazione tecnologica;
quali provvedimenti intendano, in tal senso, adottare per garantire l'equo compenso e combattere la pirateria;
se i ministri interrogati non ritengano opportuno, ove ne sussistano i presupposti, sospendere immediatamente il decreto e aprire una vera trattativa per modificarlo, in quanto, tra l'altro, risulta secondo gli interroganti inaccettabile la scelta di non escludere a priori dal decreto apparecchi e supporti per usi professionali di imprese e pubblica amministrazione.
(4-05772)

BORGHESI. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
uno dei problemi principali nella vita delle persone con disabilità visiva risiede tradizionalmente nel non potere leggere e studiare se non attraverso la conversione dei libri stampati in formati diversi da quello comune quali la registrazione audio e la trascrizione in caratteri a rilievo braille - procedimenti assai lenti e costosi;
le nuove tecnologie informatiche hanno radicalmente mutato la situazione, aprendo possibilità di studio e lettura senza precedenti non solo alle persone con disabilità visiva, ma anche a chi sia affetto da patologie che costringono alla immobilità, così come ai molti affetti da dislessia che necessitano di poter contemporaneamente fruire del testo stampato e della sua lettura in audio;
ogni libro nasce da tempo quale file di testo, e tale file è perfettamente ormai leggibile grazie a semplici dispositivi tecnologici, quali un sintetizzatore vocale o una barra braille;
affermare che «ciò che impedisce addirittura alle persone cieche di leggere e studiare non è più la sola cecità» corrisponde alla realtà dei fatti;
la consapevolezza di tale evidenza ha portato il Parlamento a disporre con l'articolo 1141 della legge finanziaria per il 2007 uno stanziamento funzionale a fare tesoro di questa opportunità;

in tale quadro il Ministero per i beni e le attività culturali, con decreto firmato dal Ministro Rutelli il 18 dicembre 2007, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 82 del 7 aprile 2008, ha destinato 2.750.000 euro al finanziamento di progetti tesi a rendere accessibili anche alle persone con disabilità un numero di titoli pari alle novità librarie che giungono in forma cartacea nelle maggiori librerie;
non è ad oggi noto - nonostante il tempo trascorso - quali progetti siano stati finanziati -:
se i progetti siano stati depositati;
se i progetti depositati siano stati esaminati;
se e quali progetti siano stati finanziati.
(4-05778)

TESTO AGGIORNATO AL 19 APRILE 2010

...

DIFESA

Interrogazione a risposta orale:

FAVA, GIDONI e PINI. - Al Ministro della difesa, al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
da nove anni i Governi che si sono succeduti hanno rispettato le disposizioni della risoluzione n. 7-01007, cosiddetta Ruffino dal nome del parlamentare che la promosse, approvata in sede di Commissione difesa il 16 gennaio 2001;
la predetta risoluzione indica un percorso preciso per i casi in cui si desideri avviare una missione militare all'estero;
tale iter prevede, in particolare, non solo l'informativa preliminare al Capo dello Stato ma, altresì, la consultazione preventiva del Parlamento, anche in sede di Commissione e persino limitatamente ad una Camera, al fine di constatare l'esistenza di una maggioranza disposta a sostenerne l'avvio;
ciò malgrado, senza aver esperito nessuno dei passaggi anzidetti, il Governo ha dato inizio, disponendo la partenza della portaerei Cavour verso il Brasile, ad un nuovo intervento, sia pure dettato da nobili finalità umanitarie, che si svolgerà ad Haiti;
il Governo si accinge altresì a considerare l'ipotesi di inviare sul suolo haitiano anche un robusto contingente terrestre di Carabinieri, quale parte di un intervento della gendarmeria dell'Unione europea;
il tutto senza aver discusso nelle Camere rischi operativi e finalità politiche dell'intervento e senza che sia stata nemmeno chiarita l'architettura complessiva di comando e controllo entro cui i nostri militari agiranno -:
quali siano le ragioni che hanno indotto il Governo ad assumere tale iniziativa, i costi attesi ed il contesto politico-militare di riferimento.
(3-00849)

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ECONOMIA E FINANZE

Interpellanza:

Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro dell'economia e delle finanze, il Ministro dello sviluppo economico, per sapere - premesso che:
nei giorni scorsi hanno avuto vasta eco sulla stampa le denunce della ditta Amorelli di Caltanissetta, nota ed apprezzata in tutto il mondo per la realizzazione di pipe;
come riferito dagli organi di stampa, il titolare della suddetta ditta avrebbe presentato un dettagliato esposto alla procura della Repubblica di Caltanissetta per denunciare la vicenda in cui si è venuto a trovare a seguito della richiesta di finanziamento avanzata al patto territoriale di Caltanissetta;
la ditta Amorelli ha avuto approvato il progetto ma non ha mai ricevuto le due ultime rate del finanziamento, nonostante

ben cinque identiche verificazioni amministrative, a causa dello scioglimento della Caltanissetta S.ca.r.l. soggetto responsabile del patto territoriale;
la mancata erogazione delle ultime due rate del finanziamento oltre a procurare gravi danni all'azienda ha costretto il titolare a rivolgersi al sistema creditizio, portandolo ad una esposizione bancaria insostenibile;
nel su citato esposto il signor Amorelli contesta al Banco di Sicilia di aver applicato costantemente «interessi superiori alla soglia di usura come stabilito dalla legge n. 108 del 1996 -:
se i fatti sopra esposti corrispondano al vero;
se non intendano assumere le iniziative di competenze al fine di erogare alla ditta Amorelli le risorse finanziare assegnate dal CIPE nell'ambito del patto territoriale di Caltanissetta;
quali verifiche siano state poste in essere dai ministeri in relazione all'attività della Caltanissetta S.ca.r.l., soggetto responsabile del patto territoriale nonché di chi sia ad essa succeduta;
quali iniziative di competenza intendano assumere al fine di evitare che possano verificarsi situazioni quale quella rappresentata in premessa assai penalizzante per le imprese fornitrici dei benefici derivati dalla programmazione negoziata.
(2-00583) «Berretta».

Interrogazione a risposta immediata in Commissione:

V Commissione:

BARETTA, LENZI e GNECCHI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
il Governo aveva valutato in circa 1.300.000 i potenziali beneficiari della social card, mentre per l'ISTAT, i soggetti che avrebbero potuto fruirne, dovevano essere circa 2.400.000;
secondo gli ultimi dati forniti dall'INPS, aggiornati al 31 agosto 2009, le richieste sarebbero state 788.000, delle quali, 567.000 social card sono state accreditate e 221.000 sono state respinte;
sono già stati verificati i redditi per il secondo anno di utilizzo, quindi deve essere già possibile una valutazione su tale misura a sostegno delle situazioni di bisogno con un monitoraggio costante -:
quante siano effettivamente le persone fisiche che attualmente stanno utilizzando la social card o, se tale dato non è disponibile, quante carte acquisti risultino al momento attive e quante siano, sul complesso dei beneficiari, le famiglie con bambini sotto i tre anni.
(5-02361)

Interrogazioni a risposta scritta:

REGUZZONI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
su un metro cubo di metano il cittadino paga le accise e l'IVA;
la spesa non è deducibile, anche se - specie nelle regioni del nord - trattasi di fabbisogno primario;
lo Stato ha molto interesse ad incentivare il consumo di gas metano, sia per questioni ambientali, sia per interesse economico, diretto ed indiretto quale azionista di ENI -:
se, come e quando il Governo intenda assumere iniziative per porre fine alle doppie imposizioni sul gas metano, portando anche sulla questione in argomento la razionalità e la volontà di riforma già dimostrata positivamente in altre problematiche.
(4-05760)

REGUZZONI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
le piccole e medie aziende non hanno, nella generalità, accesso alle opportunità offerte dalla quotazione delle proprie azioni ad un mercato regolamentato;
oltre a motivazioni di varia natura (culturali, strutturali e altre), allontanano dalla quotazione in Borsa le difficoltà burocratiche e i costi collegati;
la crisi finanziaria e di liquidità del nostro sistema produttivo è purtroppo tuttora molto forte -:
se e quali iniziative il Governo intenda assumere ai fini di semplificare la quotazione in Borsa di una piccola media impresa, riducendo gli adempimenti burocratici ed i costi connessi.
(4-05766)

NEGRO. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
la mancata emanazione, nei provvedimenti di fine anno 2009, della norma interpretativa sull'esclusione dell'ici dei fabbricati in possesso dei requisiti di ruralità, sta creando notevoli disagi alle centinaia di migliaia di coltivatori diretti e a tutte le cooperative agricole; secondo le organizzazioni di settore, diversi comuni hanno già iniziato, infatti, a intraprendere azioni di recupero con appositi avvisi di accertamento, anche per le annualità pregresse, in palese violazione, ad avviso dell'interrogante, dei principi di buona fede e legittimo affidamento dei contribuenti;
nel contesto economico attuale chiedere al settore agricolo di sopportare un prelievo iniquo (per sostanziale ammissione dello stesso Esecutivo, rispondendo ad un'apposita interrogazione a risposta immediata in Assemblea nella seduta dell'8 ottobre 2008) ed oneroso fa assumere alla misura un carattere particolarmente penalizzante per il comparto -:
se non ritenga di assumere in tempi rapidi iniziative di carattere normativo volte a chiarire in maniera definitiva l'esclusione dei fabbricati rurali dall'applicazione dell'ici, anche per evitare il sorgere, già preannunciato, di un oneroso contenzioso amministrativo e tributario da parte delle organizzazioni del settore e dei singoli interessati.
(4-05779)

...

GIUSTIZIA

Interrogazioni a risposta scritta:

DI STANISLAO. - Al Ministro di giustizia. - Per sapere - premesso che:
il 13 Gennaio 2010 in occasione del Consiglio dei Ministri, il Ministro della giustizia annuncia lo «stato di emergenza» per le carceri italiane fino al 31 dicembre 2010 e ha presentato il «Piano Carceri»;
il Ministro della giustizia afferma: «Nel corso di quest'anno intendiamo realizzare 47 nuovi padiglioni, cioè strutture che insistano e si affiancano a istituti di pena già esistenti, che non ci danno l'incombenza di dover individuare l'area, espropriarla e procedere a tutto l'iter amministrativo. Mentre apriamo questi 47 cantieri sul modello dell'Aquila, noi evadiamo tutta la procedura burocratica per realizzare nel 2011 e nel 2012 le strutture tradizionali e flessibili a cui daremo vita con tempi tipo l'Aquila e con modelli organizzativi di quel tipo. Abbiamo reperito 500 milioni nella legge Finanziaria e altri 100 milioni sono stati presi dal bilancio del ministero della Giustizia. Con 600 milioni costruiremo i 47 nuovi padiglioni e nel frattempo individueremo le modalità sia dal bilancio statale che dai finanziatori privati per realizzare gli altri istituti nel 2011 e nel 2012. Il totale dovrà fare 21.749 posti, che si aggiungeranno ai

posti attualmente disponibili. Quanto alle norme di accompagnamento che fanno parte del Piano, ci sarà un disegno di legge contenente due articoli. Il primo, che concede la possibilità a chi deve scontare un anno solo di reclusione, di scontarlo ai domiciliari e l'altra norma, che prevede la cosiddetta messa alla prova per coloro i quali hanno la possibilità di essere imputati per reati fino a tre anni, di svolgere lavori di pubblica utilità sospendendo il processo. Questo servirà a deflazionare il sistema Giustizia sia sul piano carcerario che su quello processuale»;
in Italia ci sono 40 istituti penitenziari già costruiti, spesso ultimati, a volte anche arredati e vigilati, che però sono inutilizzati e versano in uno stato d'abbandono totale:
l'istituto carcerario di Morcone (Benevento), per esempio, è stato costruito, abbandonato, ristrutturato, arredato e nuovamente abbandonato dopo un periodo di costante vigilanza armata ad opera di personale preposto;
l'istituto carcerario di Arghillà (Reggio Calabria), parimenti inutilizzato, è mancante della sola strada d'accesso, delle fogne e dell'allacciamento idrico, ma è per il resto ultimato e dotato di accorgimenti tecnici d'avanguardia;
vi sono intere ed impervie regioni nelle quali il problema delle strutture inutilizzate si sovrappone alla frammentazione ed alla sporadicità di quelle esistenti che costringono i preposti nuclei traduzioni e piantonamenti a frequenti e rischiosi viaggi diversamente non necessari; è il caso della Sardegna dove sono state frettolosamente dismesse ben otto case mandamentali (Ales, Bono, Carbonia, Ghilarza, Sanluri, Santavi, Terralba e soprattutto, per l'eccezionale spreco, Busachi, che, dopo essere costata 5 miliardi di lire, non è stata mai inaugurata), oppure regioni nelle quali a causa della mancata programmazione in funzione dell'estensione, si è costretti allo stesso andirivieni da e per istituti posti al limite provinciale come per Lecce nuovo complesso, sorto nel nord di una provincia che si estende per oltre 70 chilometri, quotidianamente percorsi da tutte le Forze dell'ordine provinciali che, ad esempio, potrebbero utilizzare (con semplici adeguamenti tecnici) la casa mandamentale di Maglie solo parzialmente utilizzata per ospitare detenuti semiliberi; ancora maggiore è lo spreco nella stessa provincia, nel comune di Galatina, dove l'istituto penitenziario è del tutto inutilizzato malgrado la posizione strategica;
ad Udine, si registra la chiusura della sezione femminile del penitenziario a fronte di situazioni «sature» in altri istituti, ormai al collasso;
a Gorizia risulta inagibile un intero piano dell'istituto carcerario e non sono stati programmati i necessari lavori, così come a Venezia e a Vicenza, dove la capacità ricettiva è ridotta a 50 unità;
a Pinerolo (Torino), il carcere è chiuso da dieci anni ma è stata individuata l'area ove costruirne uno nuovo;
a Revere (Mantova), dopo 17 anni dall'inizio dei lavori di costruzione, il carcere con capienza da 90 detenuti (costo stimato: 5 miliardi di lire) è ancora incompleto. Non solo, i lavori sono fermi dal 2000 e i locali, costati più di 2,5 milioni di euro, sono già stati saccheggiati;
l'istituto carcerario di Codigoro (Ferrara) che, nel 2001, dopo lunghi lavori, sembrava pronto all'uso, è ad oggi ancora chiuso;
a Pescia (Pistoia), il Ministero ha soppresso la casa mandamentale;
a Pontremoli (Massa-Carrara), il locale istituto femminile, inaugurato nel 1993, con capienza pari a 30 detenute, è attualmente chiuso;
ad Ancona Barcaglione, il penitenziario da 180 posti inaugurato nel 2005, nonostante le spese di mantenimento della struttura vuota ammontassero a mezzo milione di euro all'anno, gli ospiti non sono mai stati più di 20 e i dipendenti 50;

in Abruzzo, nel penitenziario di San Valentino (Pescara), costruito da 15 anni, non ha alloggiato nessun detenuto;
in Campania, l'istituto di Gragnano (Napoli) è stato inaugurato e chiuso a causa di una semplice frana; lo stesso è accaduto a Frigento (Benevento);
in Puglia, oltre a Minervino Murge (Bari), struttura mai entrata in funzione, c'è il caso di Casamassima (Bari), carcere mandamentale condannato all'oblio da un decreto del Dipartimento;
a Monopoli (Bari), nell'ex carcere mai inaugurato, non ci sono detenuti ma sfrattati che hanno occupato abusivamente le celle abbandonate da 30 anni;
ad Altamura (Bari), si aspetta ancora l'inaugurazione di una delle tre sezioni dell'istituto;
non sono state mai aperte le strutture mandamentali di Volturara Appula (Foggia), 45 posti, incompiuto, e Castelnuovo della Daunia (Foggia), arredato da 15 anni;
Accadia (Foggia), penitenziario consegnato nel 1993, ora del comune, è inutilizzato;
a Bovino, è presente una struttura da 120 posti, già pronta, chiusa da sempre come ad Orsara, nella stessa provincia di Foggia;
l'istituto di Irsina (Matera), costato 3,5 miliardi di lire negli anni ottanta, ha funzionato soltanto un anno ed oggi è un deposito del comune;
gli istituti di Mileto (Vibo Valentia) e di Squillace (Catanzaro) sono stati ristrutturati e poi chiusi. In quello di Cropani (Catanzaro), abita solo un custode comunale. Gli istituti di Arena (Vibo Valentia), Soriano Calabro (Vibo Valentia), Petilia Policastro (Crotone) e Cropalati (Cosenza) sono stati soppressi;
a Gela (Caltanissetta) esiste un penitenziario enorme, nuovissimo e mai aperto;
a Villalba (Caltanissetta), 20 anni fa è stato inaugurato un istituto per 140 detenuti, costato all'epoca 8 miliardi di lire, e che dal 1990 è stato chiuso e recentemente tramutato in centro polifunzionale;
il carcere di Licata (Agrigento) è completato, ma non essendo stato collaudato è ad oggi inutilizzato;
ad Agrigento, sei sole detenute occupano i 100 posti della sezione femminile;
tale disastrosa situazione è stata denunciata più volte dal sindacato della polizia penitenziaria;
dopo aver drasticamente tagliato risorse al comparto sicurezza ora il Governo ha dichiarato di voler stanziare 600 milioni di euro con la legge finanziaria per il 2010» e il bilancio del Ministero di giustizia chiedendo ulteriori fondi all'Unione europea con apposita proposta divenuta anche oggetto di una risoluzione dell'Europarlamento;
secondo le stime dello stesso dipartimento penitenziario, per erigere un padiglione da 200 posti occorrono circa 20 milioni di euro;
è pertanto evidente che i fondi stanziati dal Governo non sono minimamente sufficienti a gestire né l'emergenza annunciata e né la costruzione delle nuove carceri, tanto meno per adempiere all'intero piano annunciato e approvato in Consiglio dei Ministri;
la semplice e, soprattutto, notevolmente meno onerosa ristrutturazione degli edifici già presenti sul territorio risulterebbe attuabile sicuramente in tempi brevissimi se confrontati con quelli necessari alla costruzione ex novo di carceri, contribuendo così alla realizzazione della tanto perseguita razionalizzazione del sistema penitenziario, punto programmatico di Governo -:
se il Governo intenda intervenire, e come, sui 40 penitenziari incompleti e non inutilizzati ignorati dal piano carceri e se

non ritenga di considerarli una risorsa concreta ed immediata per fronteggiare l'emergenza annunciata.
(4-05771)

DI STANISLAO. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
il carcere di Sulmona ha una capienza massima di 235 detenuti e 50 internati. Ad oggi nel carcere si contano 326 detenuti (circa 300 i tossicodipendenti) e 170 internati, di cui 150 con gravi patologie psichiche. La polizia penitenziaria è presente con circa 200 unità a fronte delle 340 previste;
con le prossime consultazioni elettorali molti degli attuali agenti in servizio andranno in congedo per 45 giorni, come previsto per legge, perché si candideranno e sarà ulteriormente improponibile la copertura di tutti i turni;
la sezione degli internati è quella chiamata sezione «maledetta», dove i detenuti sono sottoposti alla misura alternativa della casa lavoro. Sono persone anche con problemi psicologici che hanno scontato la detenzione, ma non vengono rimessi in libertà perché reputati socialmente pericolosi. Affinché possano essere reinseriti nella società hanno bisogno di un periodo di transizione per imparare un lavoro prima di uscire. In questa sezione mancano proprio le opportunità di lavoro. Qui i detenuti, infatti, dovrebbero lavorare 8 ore al giorno, ma vengono impiegati nelle varie attività al massimo per 2 ore al giorno e non tutti;
il personale medico e paramedico ha indetto lo stato di agitazione «per le difficili condizioni alle quali sono sottoposti per prestare le cure ai detenuti». A causa del sovraffollamento e carenza di agenti penitenziari, i medici sono costretti a lavorare senza alcun supporto esponendosi a rischi che oltrepassano la previsione di contratto;
è stato definito il «Carcere dei suicidi» per il più alto numero di detenuti che si sono tolti la vita. Dall'inizio di questo anno si sono registrati un suicidio e 2 tentati suicidi nel giro di 48 ore, entrambi sventati dalla polizia penitenziaria, non possono che allarmare e accentuare un'emergenza per ora solo annunciata;
è necessaria una riduzione degli internati che dia non solo respiro alle condizioni lavorative degli agenti e di tutti gli operatori civili, ma anche condizioni di sicurezza adeguate;
la casa lavoro è del tutto inadeguata e non consente di dare lavoro a tutti gli internati nonostante i laboratori di falegnameria, sartoria e calzoleria non siano sfruttati per le loro potenzialità -:
se il Governo intenda immediatamente discutere la riorganizzazione e la gestione dell'istituto di Sulmona;
se il Governo intenda valutare la possibilità di una delocalizzazione della casa lavoro che non presenta caratteristiche adeguate per ospitare gli internati che di fatto scontano ad avviso dell'interrogante una impropria detenzione ordinaria.
(4-05781)

DI STANISLAO. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
nei giorni 11 e 12 Gennaio 2010 sono state discusse in Parlamento le 5 mozioni relative alla situazione delle carceri in Italia;
la mozione 1/00301 a prima firma dell'interrogante, è stata approvata all'unanimità ed il Governo si è impegnato per tutti i punti della mozione. Alcuni di questi riguardavano gli educatori penitenziari;
in particolare il Governo si è impegnato a: 1) a procedere all'assunzione immediata dei restanti educatori penitenziari previsti dalla pianta organica, da attingersi dagli idonei della vigente e menzionata graduatoria risultata dal concorso bandito per tale profilo professionale, affinché anche costoro possano partecipare ai previsti corsi di formazione che il

Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria deve attivare per questi operatori prima dell'ingresso nelle carceri a cui sono destinati, onde evitare sprechi di danaro per doverli riattivare in seguito; 2) a prorogare di almeno un quinquennio la validità della graduatoria di merito del concorso citato in premessa, in linea con gli orientamenti del Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione nonché con le disposizioni in materia di razionalizzazione delle spese pubbliche in vigore - per permetterne un graduale scorrimento parimenti all'avvicendarsi dei fisiologici turn-over pensionistici, al fine di evitare l'indizione di nuovi concorsi per il medesimo profilo che comporterebbero inutili oneri pubblici; 3) ad assumere iniziative per lo stanziamento di fondi necessari per completare l'organico di educatori previsti dalla pianta organica attualmente vigente presso il dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, considerato che lo sforzo economico da sostenere è annualmente molto esiguo, ma necessario per far funzionare meglio ed in modo più umano una branca importantissima del nostro sistema giustizia che non può più attendere;
successivamente alla seduta del 12 Gennaio, seduta in cui si sono svolte le votazioni delle mozioni, il Ministro della giustizia, durante il Consiglio dei ministri, ha dichiarato, lo stato di emergenza per le condizioni delle carceri e ha annunciato il piano carceri;
in tale circostanza e nello specifico nel piano carceri il Ministro della giustizia non ha fatto alcun cenno circa la necessaria assunzione degli educatori, così come invece si era convenuto qualche giorno innanzi con l'approvazione unanime della citata Mozione 1/00301;
sebbene il Ministro abbia dichiarato di ricorrere all'assunzione di ulteriori 2.000 agenti di polizia penitenziaria, peraltro decisamente ancora insufficienti per sopperire ai gravissimi disagi che è costretto a subire tale comparto, parrebbe aver completamente dimenticato gli educatori;
solo grazie alla presenza di un adeguato numero di educatori in servizio nelle nostre carceri si potrà garantire, nei giusti modi e nei tempi, l'espletamento di tutte quelle procedure atte all'accesso alle misure alternative auspicate dal Ministro, nonché potrà essere migliorata la qualità della vita e dell'intervento risocializzativo e rieducativo dei detenuti;
è necessario ribadire l'imprescindibilità dell'assunzioni di ulteriori unità di educatori e attivarsi affinché le assunzioni di questi educatori avvengano quanto prima, viste le numerosissime e autorevolissime richieste di tali figure professionali che provengono da tutto il mondo penitenziario, politico, medico, associativo, nonché dagli stessi detenuti che vivono sulla propria pelle il quotidiano disagio dell'affollamento e della mancanza di personale educativo che li accompagni, come valido supporto, durante tutta la loro esperienza penitenziaria;
tutto l'iter per l'assunzione di questi educatori deve essere investito della medesima urgenza e celerità che si intende dare per l'assunzione dell'altrettanto necessaria figura professionale che è rappresentato dall'agente di Polizia Penitenziaria -:
se il Governo intenda indicare una quota dei 600 milioni di euro, preventivati per il piano carceri, da destinare per l'assunzione di ulteriori unità di educatori tale da coprire almeno l'intera, anche se troppo esigua, pianta organica;
se il Governo intenda procedere immediatamente con l'assunzione dei detti educatori, attingendoli dalla vigente graduatoria degli idonei del concorso bandito nella Gazzetta Ufficiale n. 30 del 16 aprile 2004.
(4-05783)

BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della giustizia, al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
il signor Giancarlo Benedetti, 43enne, si trova attualmente recluso presso la casa circondariale di Velletri (Roma) perché accusato, insieme ad altre persone, dei reati di cui agli articoli, 81, 110, 648-ter e 61 n. 2 del codice penale, fattispecie aggravate ex articolo 7 legge n. 203 del 1991;
in sostanza il signor Benedetti, pur avendo sempre respinto con forza ogni addebito, è indagato per la nota vicenda relativa al tentato riciclaggio di una ingente somma di denaro di provenienza delittuosa per l'acquisto del capitale sociale della Lazio Spa;
la prima ordinanza di misura cautelare in carcere disposta il 22 luglio 2008 dal giudice per le indagini preliminari di Roma nei confronti del signor Benedetti venne annullata dal tribunale del riesame, dopodiché, su ricorso della pubblica accusa, la Cassazione annullò con rinvio il provvedimento emesso dal Tribunale della libertà, il quale, nuovamente investito della questione, in data 29 aprile 2009 ribaltò la sua precedente decisione, al che il signor Benedetti venne nuovamente arrestato in data 7 agosto 2009;
il detenuto si trova dunque ristretto in carcere per fatti risalenti al 2006, nonostante ad avviso degli interroganti gli indizi a suo carico risultino insufficienti e comunque contraddittori e senza considerare che l'indagato non solo è persona incensurata e priva di carichi pendenti, ma che le esigenze cautelari nel suo caso non sono in alcun modo ravvisabili;
ed invero la custodia cautelare ha come presupposti il pericolo di fuga, di inquinamento delle prove, sempre secondo gli interroganti, e di reiterazione del reato. Il signor Benedetti non può in alcun modo reiterare il reato essendo incensurato e non avendo avuto più alcun tipo di contatto con gli altri coindagati perlomeno dal 2006, come si evince dalle intercettazioni telefoniche acquisite agli atti, senza considerare che il medesimo non è persona informata o dotata di capacità tecniche bancarie e/o finanziarie. Allo stato non vi è neppure pericolo di inquinamento delle prove, né, per ragioni fin troppo evidenti di natura economica nonché di radicamento nel territorio, il pericolo di fuga;
pertanto secondo gli interroganti non risulta giustificabile in alcun modo la sua detenzione;
ciononostante le richieste di arresti domiciliari avanzate dalla difesa sono state sempre rigettate;
durante questi mesi di detenzione l'indagato è stato colpito da un inizio di depressione bipolare (stessa patologia che ha condotto sua madre al suicidio tre anni fa), perdita di capelli, dimagrimento a vista d'occhio, nausee, dolori di testa lancinanti, insonnia intermedia con risvegli precoci e angosciosi, caratterizzati da sudorazione diffusa e senso di soffocamento; tutte sintomatologie che lo stanno costringendo ad assumere ansiolitici benzodiazepinici (diazepam);
il precario stato di salute del detenuto è stato accertato con apposita perizia medico-legale dal professor dottor Maurizio Marasco, specialista in neurologia e in psichiatra il quale nella conclusione della sua Relazione clinica scrive quanto segue: «Dal punto di vista clinico-diagnostico, emerge il quadro di un soggetto, nella cui anamnesi familiare ricorre pesantemente il gene ed il fattore costituzionale della depressione ed in particolare del disturbo bipolare: vedi in particolare il disturbo bipolare della madre, il tentativo di suicidio da questa espletato mediante ingestione di acido muriatico con le conseguenze fatali che l'hanno condotta a morte, la patologia depressiva della zia e della cugina del ramo materno, il temperamento iperattivo del fratello minore, probabilmente tendente all'esaltazione ipomaniacale. Inoltre lo stesso Benedetti presenta una storia personale di ansia, depressione, attacchi di panico, insorta

casualmente dopo una esperienza traumatizzante, ma con caratteristiche sintomatologico-cliniche che, lungo il percorso esistenziale del soggetto, richiamano sì i disturbi d'ansia del tipo attacchi di panico, ma che per la loro tendenza ciclica al ripetersi in relazione alla familiarità psichiatrica, appaiono sintomatici di una forma depressiva endogena infida, perché mascherata da sintomi somatici, ipocondriaci e psicosomatici che nasconde al fondo il gene ed il carattere eredo-costituzionale delle forme di depressione di natura biologica.[...] Inoltre, in relazione al vissuto carcerario ed al trauma psicologico di una vicenda penale rispetto alla quale il Benedetti si ritiene estraneo, sulla base eredo-costituzionale correlata all'anamnesi familiare ed ai precedenti psichiatrici personali, nello specifico si è innestato un quadro depressivo-ansioso reattivo con disturbi somatoformi, neurovegetativi, attacchi di panico, insonnia, cefalea, inappetenza, nausea, dimagrimento; disturbi che appaiono palesemente sintomatici della condizione depressiva in cui il soggetto è sprofondato a seguito della perdita della libertà. In tal senso, considerando la familiarità psichiatrica, i precedenti specifici personali, l'attuale stato di ansia, depressione, con manifestazioni somatoformi, il quadro psicopatologico da cui risulta attualmente affetto il Benedetti è a mio avviso diagnosticabile come forma di depressione endo-reattiva, forma che nello specifico appare di severa entità, come attestato dal profilo MMPI che mostra la presenza di segni nevrotici di tipo depressivo e ipocondriaco ed anche aspetti psicopatologici di tipo paranoie, che confermano ulteriormente là gravità dei quadro psichiatrico da cui il Benedetti risulta affetto, quadro aggravatosi in intima correlazione modale, cronologica, quali-quantitativa con il trauma psicologico della vicenda penale che coinvolge il soggetto e pertanto destinato a risolversi solo con la cessazione dello stimolo frustrante e psico-stressante della detenzione, non apparendo in grado i soli farmaci di risolvere il quadro clinico, in relazione al quale sono necessari, oltre ai farmaci, supporto psicoterapeutico qualificato e sostegno da parte dei referenti affettivi con assiduità. Per tali motivi ritengo, secondo scienza e coscienza, incompatibili con la persistenza del regime detentivo le condizioni di salute di Benedetti Giancarlo»;
sulla base della predetta perizia la difesa del Benedetti ha avanzato richiesta di scarcerazione adducendo che lo stato di salute del detenuto fosse incompatibile col regime carcerario ma, in data 24 dicembre, il giudice per le indagini preliminari ha rigettato l'istanza, senza peraltro effettuare alcuna contro-perizia -:
quali iniziative il Ministro competente intenda adottare allo scopo di valutare la sussistenza nella fattispecie illustrata in premessa dei presupposti per un'eventuale promozione di un'azione disciplinare a carico dei magistrati investiti del processo nei confronti del signor Giancarlo Benedetti;
se la direzione della casa circondariale di Velletri stia garantendo al detenuto la presenza costante di un adeguato supporto psicoterapeutico e quali iniziative di rispettiva competenza intendano adottare affinché al detenuto Giancarlo Benedetti venga garantito il rispetto dei diritti inviolabili considerata la gravità delle sue condizioni di salute.
(4-05789)

BORGHESI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
permangono da molti mesi gravi disfunzioni dell'istituto penitenziario di Biella, più volte denunciate dalle organizzazioni sindacali (ed anche rese note da una interrogazione del sottoscritto, tuttora priva di riscontro del 19 ottobre 2009 n. 4-01950);
l'attuale direttore non sembra organizzare in maniera efficiente l'istituto e non si fa carico dei problemi di tutti i lavoratori, senza distinzione alcuna, che da troppo tempo attendono una soluzione. Ciò genera una serie d'inconvenienti di

servizio ormai non più sopportabili che compromettono l'ordine e a sicurezza dell'istituto;
presso l'istituto biellese, l'Ufficio servizi, che ha l'obbligo di effettuare turni per il personale di polizia penitenziaria uguale per tutti, esistono gravi criticità. Lo stesso è stato più volte denunciato dalle organizzazioni sindacali. Sul punto la direzione non è intervenuta;
risulterebbe che presso l'istituto di Biella è stata negata una richiesta sulla legge n. 53 del 2000 per i servizi notturni poiché non si può compiere straordinario eppure lo stesso ufficio effettua tra le venticinque e le trenta ore di straordinario mensile;
il sindacato UGL non partecipa alle contrattazioni decentrate in quanto la direzione di Biella non ha riscontrato a tutt'oggi le note n. 10/08 del 16 dicembre 2008 e 08/09 del 4 ottobre 2009 -:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti sopra riportati;
se non intenda verificare tali situazioni in modo da poter sanare con sollecitudine questo clima che espone il personale di polizia penitenziaria ad un servizio non correttamente gestito e a continue e ingiustificabili azioni da parte della direzione.
(4-05791)

CAZZOLA, BARETTA, DE NICHILO RIZZOLI, CALVISI, MARROCU, ZAMPARUTTI, GIACHETTI, SANTELLI, VIGNALI, VERSACE, BARANI e CESARE MARINI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
il 14 luglio 2009 alle ore 8,11 del mattino le agenzie di stampa iniziavano a diramare la notizia che il presidente della regione Abruzzo Ottaviano del Turco era stato arrestato dalla Guardia di finanza, nell'ambito dell'inchiesta sulla sanità condotta dalla procura della Repubblica di Pescara, e che il provvedimento di custodia cautelare riguardava, oltre allo stesso Del Turco, anche altri assessori regionali e funzionari dell'ente;
contemporaneamente le agenzie di stampa, in breve tempo, venivano messe in grado di rivelare particolari delle indagini in corso, che di fatto si protraevano da due anni, e che invece sarebbero dovuti restare riservati a garanzia dei diritti costituzionali degli indagati;
da diciassette mesi l'intervento della magistratura ad opera della procura della Repubblica di Pescara ha portato all'incriminazione del presidente della giunta regionale Ottaviano Del Turco con gravi provvedimenti di lunga custodia preventiva in carcere di cui i primi 3 giorni in totale isolamento;
a seguito della carcerazione il presidente della regione Abruzzo Ottaviano del Turco è stato «costretto» a presentare le proprie dimissioni;
significative od apparentemente incontrovertibili in occasione del grave provvedimento nei confronti del presidente della regione Abruzzo Ottaviano del Turco, sono state le dichiarazioni del procuratore della Repubblica di Pescara che in un'apposita conferenza stampa ha affermato che gli indagati erano «schiacciati da una valanga di prove»;
soltanto a fine 2009, quando la procura ha dovuto presentare quelle che riteneva inoppugnabili prove, sono risultati agli atti di fine indagine, dopo varie proroghe, fatti ed elementi purtroppo conosciuti già dall'avvio dei provvedimenti cautelari per l'ex-presidente Del Turco noti solo agli inquirenti ma non alla difesa degli imputati, come prescrive la legge. Questi sconcertanti elementi vengono così riassunti:
a) indagini precedenti disposte della procura della Repubblica di Pescara, e affidate all'Arma dei carabinieri, hanno segnalato gravissime irregolarità da parte delle cliniche private fra cui quello dell'«accusatore» Angelini tanto da indurre i Nas dei carabinieri a richiedere l'arresto

per impedire che Angelini potesse inquinare le prove e perpetuare i reati che stava commettendo;
b) dalla documentazione presentata dalla stessa procura risulta un rapporto della Guardia di finanza e uno della Banca d'Italia, secondo i quali sarebbero stati compiuti da parte di Angelini e di sua moglie ingenti prelevamenti di denaro contante e trasferimenti all'estero di decine di milioni di euro. Sembrerebbe che su questi fatti la procura di Pescara abbia omesso di svolgere alcune indagini vista l'ampiezza dei movimenti bancari;
c) risulta inoltre che la procura di Chieti ha aperto un fascicolo nei confronti di Angelini per l'ipotesi di bancarotta fraudolenta. Da tener presente che i dipendenti delle case di cura di Angelini non percepiscono da mesi gli stipendi; per tutte queste ragioni si riterrebbe necessaria, ad avviso degli interroganti, un'ispezione sulle modalità e sulle eventuali omissioni che hanno caratterizzato l'inchiesta che ha prodotto palesi violazioni di diritti costituzionali al fine di rassicurare un'opinione pubblica sorpresa e turbata da un esercizio abnorme di strutture giudiziarie in contrasto con elementari regole di una giustizia giusta -:
se il Ministro interrogato, alla luce dei fatti esposti, non ritenga di dover assumere iniziative ispettive ai fini dell'esercizio di tutti i poteri di sua competenza.
(4-05794)

ASCIERTO. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
il 10 dicembre 2008 ha avuto luogo, in Riano, una grande operazione di polizia per eseguire un decreto di sequestro preventivo emesso dal Giudice per le indagini preliminari presso il tribunale di Tivoli, relativo a 117 villini in relazione al reato di lottizzazione abusiva, addebitato ad un tecnico comunale, ai costruttori e agli acquirenti degli immobili;
le licenze erano state concesse dal comune di Riano, nel periodo tra il 1999 ed il 2001, per complessi residenziali (borghetti agricoli ed atelier) in zona agricola, secondo le prescrizioni del piano regolatore generale;
le abitazioni sequestrate sono state acquistate a prezzi di mercato da soggetti privati per la maggior parte dei casi dai costruttori, che avevano volturato le originarie concessioni;
tra i requisiti richiesti dal comune per il rilascio della concessione non vi era quello di essere soggetti addetti all'agricoltura; per gli immobili, nella tipologia di villetta con corte di terreno pertinenziale e spazi comuni condominiali, sono stati pagati gli oneri di urbanizzazione per tipologia «residenziale» e gli stessi sono stati regolarmente accatastati al nuovo catasto urbano; i rogiti delle singole unità finite sono stati effettuati da ben 76 notai diversi e le banche, che hanno rilasciato i mutui hanno inoltre fatto periziare gli immobili;
le case sequestrate risultano abitate da famiglie che in esse vivono da anni (in gran parte dal 2002-2003), ed alle quali è stato intimato, al momento della notifica del verbale di sequestro, di abbandonare l'abitazione entro trenta giorni, senza aver riguardo alla presenza di bambini piccoli (spesso iscritti nei locali istituti scolastici), di donne in stato di gravidanza, di anziani e di invalidi;
va peraltro rilevata la coincidenza per cui il pubblico ministero titolare dell'inchiesta in questione risulta co-presidente del Centro di azione giuridica di Legambiente, che si è dichiarata alla stampa come la prima a sollevare questioni di irregolarità sulla costruzione del complesso edilizio;
nel citato Centro di azione giuridica di Legambiente, l'ufficio di Presidenza di cui risulterebbe membro il pubblico ministero titolare delle indagini, ai sensi dello Statuto, «promuove e seleziona le iniziative giudiziarie di rilievo nazionale» e alla

voce «contatti» del sito Lexambiente viene indicato come unico recapito «per informazioni e per l'invio di pubblicazioni» il dottor Luca Ramacci, procura della Repubblica presso tribunale di Tivoli (Roma) e i relativi numeri di telefono della procura;
viene spontaneo chiedersi se, alla luce di quanto sopra esposto, non fosse stato opportuno da parte del magistrato demandare ad altri le indagini in questione, protrattesi peraltro per un tempo, ad avviso dell'interrogante, irragionevolmente lungo (dal 2004), essendo, nel frattempo, decorsi i termini di prescrizione in capo agli eventuali veri responsabili dell'abuso edilizio;
il pubblico ministero, pur avendo più volte sottolineato la vastità e la gravità di questa operazione lottizzatoria, non risulta aver effettuato ulteriori iscrizioni a carico di altri soggetti appartenenti al comune di Riano (sindaco pro tempore, assessore all'urbanistica, giunta comunale, commissione edilizia, e altri) e alla regione (a cui competono specifici doveri di vigilanza), e parimenti non risultano adottate dal pubblico ministero iniziative per verificare l'eventuale responsabilità dei 76 notai coinvolti nelle vendite degli immobili;
il consiglio comunale di Riano del maggio 2009, ha emanato una delibera di «interpretazione autentica» dello strumento urbanistico generale, nel senso della piena legittimità delle concessioni in questione;
il 15 gennaio 2010 si è dato il via agli sgomberi forzati degli alloggi di tutti gli abitanti, compresa la casa di una persona invalida, del complesso residenziale Borghetti di Riano;
è necessario riportare la serenità nella vita delle famiglie coinvolte, ad avviso dell'interrogante, incolpevolmente in questa incresciosa situazione -:
se il Ministro sia a conoscenza dei fatti sopra descritti e se non intenda assumere iniziative di carattere ispettivo ai fini dell'esercizio di tutti i poteri di sua competenza.
(4-05795)

...

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interpellanza:

Il sottoscritto chiede di interpellare il ministro delle infrastrutture e dei trasporti, per sapere - premesso che:
la stazione ferroviaria di Milazzo presenta una realtà di degrado, poiché l'abbattimento delle barriere architettoniche non è stato ancora previsto e al tempo stesso non vi sono ascensori e scale mobili;
purtroppo sono molteplici le denunce provenienti da disabili che si sono trovati a vivere spiacevoli esperienze in riferimento alla stazione in questione e una volta scesi dai treni non hanno trovato le passerelle per poter raggiungere l'uscita;
è bene sottolineare che non si tratta di un caso isolato, poiché dall'estate 2009 ad oggi ci sono state varie testimonianze;
è assurdo, inconcepibile e inaccettabile che ancora oggi vi siano ostacoli che impediscono la normale mobilità delle persone disabili o degli anziani. Si tratta, ad avviso dell'interrogante, di un vero e proprio inadempimento di precise norme di legge e di mancanza di rispetto verso la società civile e i suoi cittadini;
sempre in riferimento alla stazione in questione, occorre purtroppo segnalare altri disservizi come ad esempio: assenza di personale di vigilanza; monitor difettosi tanto che molte volte è impossibile leggere sugli stessi gli orari di arrivo e partenza e non vi è nessuno che annunci gli eventuali ritardi; altoparlanti automatici non sempre funzionanti poiché presentano problemi di acustica; biglietteria chiusa e distributori automatici che non funzionano regolarmente; l'unico bar presente

all'interno della struttura ferroviaria è chiuso a causa di una controversia sull'agibilità;
quanto esposto è l'esatto contrario di quanto pubblicizzato da Trenitalia nelle sue campagne promozionali;
il sindaco di Milazzo ha inviato diverse lettere alla direzione generale di Trenitalia per segnalare i disservizi esistenti, ma le risposte, fino ad oggi avute, sono state evasive e sicuramente non risolutive;
ormai ci troviamo di fronte a una situazione di degrado che si trascina da diverso tempo. Le proteste sono molteplici e per di più provenienti dalle varie parti;
il giorno 5 gennaio 2010 è stato pubblicato un video sul sito del Corriere.it che definisce la stazione di Milazzo come la «stazione della vergogna», quella dove niente e nulla funziona;
è anche allarmante il fatto che ad oggi non siano state realizzate alternative al fine di agevolare i disabili che si trovano a passare per la stazione di Milazzo -:
chi abbia autorizzato l'eliminazione delle passerelle di legno che, seppur apparentemente precarie, consentivano alle persone portatrici di handicap l'attraversamento dei binari per raggiungere i treni e/o l'uscita dalla stazione;
come e quando si intenda intervenire al fine di garantire un adeguato servizio ai portatori di handicap;
quali iniziative si intendano assumere al fine di eliminare tutti i disservizi segnalati e migliorare l'immagine della stazione e quindi della Città che rappresenta;
quali verifiche siano state realizzate dal settembre 2009 ad oggi e quali siano i criteri utilizzati per vigilare sulla corretta efficienza della stazione ferroviaria;
come mai non si sia ancora provveduto ad eliminare gli innumerevoli disagi esistenti.
(2-00582)«Garofalo».

Interrogazioni a risposta scritta:

ZAMPARUTTI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
la Corte dei conti - Sezione centrale di controllo sulla gestione delle Amministrazioni dello Stato ha approvato nell'adunanza del 2o Collegio in data 15 dicembre 2009 una relazione concernente gli «Esiti dei finanziamenti per il ponte sullo Stretto di Messina»;
la spesa per il ponte sullo Stretto di Messina, «risultante dall'importo previsto nel progetto preliminare approvato nel 2003 - si legge nella nota della Corte dei conti - ammonterebbe a 4,68 miliardi di euro, ma nell'Allegato Infrastrutture al Dpef 2009/2013, l'importo per il ponte sullo Stretto di Messina, compreso tra gli interventi della Legge obiettivo da cantierare nel prossimo triennio, è indicato in 6,1 miliardi di euro». Lo stesso importo «è indicato nell'Allegato Infrastrutture al Dpef 2010/2013»;
al dicembre 2009 - scrive la suprema magistratura contabile - l'onere complessivo dell'investimento è indicato in euro 6.349.802.000 cui far fronte per la quota di 2,5 miliardi di euro (pari al 40 per cento del costo totale dell'investimento) con risorse pubbliche, in parte proprie della società «Stretto di Messina s.p.a.» (per 1,2 miliardi di euro) e con contributi in conto impianti assegnati dalla legge n. 102 del 2009 (1,3 miliardi di euro) o per la parte rimanente del 60 per cento da finanziamenti da reperire sui mercati internazionali ma con il debito coperto con il cash flow derivante dai ricavi da pedaggio;
la relazione chiede una «costante valutazione» da parte del Governo nel suo insieme e nelle sue articolazioni esecutive (ministeri e Cipe) e tecnico-operative (Stretto di Messina s.p.a. e suoi azionisti);

i profili da monitorare sono: la «fattibilità tecnica, analizzata nel 2000 e formalizzata nel progetto preliminare approvato nel 2003»; la «attualizzazione delle stime di traffico che stanno alla base del disegno progettuale del ponte sullo Stretto di Messina»; la «compatibilità ambientale, in relazione al contenuto sostanziale della procedura di messa in mora n. 2003/4090, avviata dalla Commissione Europea in data 12 ottobre 2005 e ritirata in data 17 ottobre 2007»; la «completezza delle modalità di imputazione nel bilancio dello Stato delle somme, già destinate all'intervento per il ponte sullo Stretto di Messina e successivamente oggetto di riutilizzazione»;
la società Stretto di Messina ha dovuto infatti rivedere al ribasso tutte le stime di traffico approvate nel 2003, considerando anche che i flussi di traffico reale si sono rivelati per i primi anni più bassi delle previsioni;
sul Sole 24 Ore si legge che «con orizzonte 2017, il traffico viene ridotto del 5 per cento per le autovetture, dei 10 per cento per i Tir, del 18 per cento per il traffico ferroviario passeggeri, del 23 per cento per i carri merci ferroviari;
con orizzonte 2014 il taglio al traffico merci è superiore al 40 per cento;
l'attuale crisi economica ha indotto inoltre Stretto di Messina a ulteriore prudenza nell'elaborazione del nuovo piano finanziario con un taglio del 5 per cento dei flussi fino al 2022 e l'azzeramento dei trend previsionali di crescita stradale e ferroviaria;
la Corte dei conti afferma pertanto che «soltanto un'adeguata stima dei volumi di traffico viario e ferroviario potrà effettivamente consentire - rispettando il quadro della finanza di progetto su cui si fonda circa il 60 per cento delle risorse complessivo - di sostenere gli oneri finanziari per interessi, che graveranno sui capitali presi a mutuo»;
la Corte dei conti ha reso pubblici e trasparenti, sia pur in forma di sintesi, dati e relazioni che negli ultimi mesi sono stati tenuti riservati dalla società Stretto di Messina e dal Governo;
questo vale per i contenuti della relazione al Cipe e al Ministero delle infrastrutture con cui il commissario straordinario ha dato notizia dell'approvazione dei nuovi contratti con Eurolonk (il general contractor guidato da Impregilo che realizzerà l'opera) e con Parsons (monitoraggio ambientale);
lo stesso vale per il nuovo piano economico-finanziario dell'opera approvato dal consiglio di amministrazione della società con un aumento del costo totale a 6.100 a 6.349 milioni di euro, aumento che in proporzione è andato molto più a vantaggio del general contractor guidato da Impregilo;
la Corte segnala inoltre alle amministrazioni coinvolte nel progetto (il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, direttamente, tramite proposte anche in sede CIPE o tramite opportune istruzioni all'azionista di riferimento) l'esigenza che sia mantenuta nel tempo una costante azione di verifica sugli aspetti di fattibilità, che appaiono strettamente connessi anche allo sviluppo tecnologico conseguito dal 2003 sino ad oggi, dai momento che dalla redazione del rapporto Steinman sono passati nove anni. La Corte evidenzia che la fattibilità assume maggiore interesse, poiché il modello progettuale infrange ogni primato sinora esistente (lunghezza dell'impalcato, larghezza della sede stradale e ferroviaria, altezza delle torri e diametro dei cavi): rispetto ai ponte più lungo ad unica campata attualmente esistente al mondo, il ponte giapponese di Akashi-Kaiky con una campata unica di metri 1.991, il ponte sullo stretto di Messina avrebbe una lunghezza superiore del 39,6 per cento, pari a metri 3.300;
la Corte segnala l'anomalia - sia pure realizzata in applicazione dell'articolo 5, comma 6, della legge n. 126 del 2008 - che viene a determinarsi poiché le somme oggetto di riutilizzo, già destinate

ad opere di investimento (ponte sullo Stretto di Messina), vengono destinate a finanziare spese correnti -:
per quali ragioni vengano destinate così ingenti risorse pubbliche ad un'opera di incerta utilità logistica;
per quali ragioni, nella gestione di così ingenti risorse, non siano assicurati standard minimi di trasparenza e pubblicità e ci si debba rimettere all'operato della Corte dei conti per conoscere dati e relazioni altrimenti non accessibili;
se non ritengano, a fronte dei rilievi della Corte dei conti, di destinare le risorse a ben più urgenti e necessari interventi a partire dalla lotta al dissesto idrogeologico e alla realizzazione di collegamenti ferroviari efficienti e di una mobilità alternativa a quella su strada.
(4-05757)

TORRISI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
lungo l'autostrada Palermo - Catania, importante arteria che collega le province di Palermo, Enna e Catania, esistono parecchi cartelli (che indicano le uscite per recarsi nei paesi viciniori riportando la denominazione degli stessi (ad esempio: Villabate, Bagheria, Casteldaccia, Altavilla Milicia, e altri). Stranamente l'uscita per recarsi a Paternò, (comune della provincia di Catania, che conta circa cinquantamila abitanti e nel quale gravitano moltissime attività produttive di tipo agricolo, imprenditoriale, artigianale e commerciale) è stata indicata con la denominazione «Gerbini» che è una contrada che fa parte del territorio di Paternò;
questa anomalia costringe gli automobilisti (che non sanno che lo svincolo «Gerbini» in effetti porta a Paternò) che vogliono recarsi a Paternò, ad utilizzare lo svincolo di Motta S. Anastasia per poi tornare indietro e arrivare a Paternò attraverso la vicina superstrada -:
se, considerata l'importanza che il comune di Paternò ha nell'ambito della provincia di Catania, si intenda disporre la sostituzione del cartello indicante «Gerbini» con quello riportante la denominazione «Paternò - Valle del Simeto».
(4-05758)

ZAMPARUTTI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
i giornali hanno riportato che, indagando sui ritardi dei treni ad alta velocità, il pubblico ministero di Torino Raffaele Guariniello ha riscontrato come, tra il 14 dicembre e Natale, tre quarti dei quattrocento treni sotto osservazione abbia avuto un ritardo superiore ai 15 minuti;
i giornali hanno anche riportato che Ferrovie dello Stato si è affrettata a replicare sostenendo che, se si prende in considerazione un periodo più lungo, i ritardi sopra i 15 minuti sono solo un quarto;
sono state anche invocate le avverse condizioni atmosferiche, che hanno causato disagi gravi alle ferrovie in tutta Europa, nonché la necessità di un periodo di assestamento dopo l'entrata in funzione delle nuove tratte alta velocità Bologna-Firenze e Novara-Milano, proprio il 14 dicembre 2009;
Ferrovie dello Stato ha sostenuto che i treni sono da considerarsi in orario qualora arrivino a destinazione con quindici minuti di ritardo affermando che vi sia una sorta di «consuetudine europea»;
in un articolo di Andrea Boitani del 12 gennaio 2010 però si documenta come non vi sia traccia nei documenti «europei» e nei siti come quello della Dg Tren della Commissione Europea o come quello della Comunità delle ferrovie europee (Cer) di tale consuetudine;
il 3 dicembre 2009 è entrato in vigore il regolamento europeo 1371/2007 sui diritti

dei passeggeri ferroviari, dove si afferma che il «ritardo significa la differenza di tempo tra l'ora in cui era programmato che il passeggero arrivasse, secondo l'orario pubblicato, e l'ora effettiva o attesa di arrivo» (articolo 3/12). Insomma, quello che qualsiasi persona di buon senso intende per «ritardo». Nessun cenno al quarto d'ora di «franchigia». Più avanti, agli articoli 15-18, il regolamento si limita a stabilire in che modo e misura i passeggeri debbano essere tutelati per ritardi superiori ai 60 minuti;
l'unico testo che conterrebbe un riferimento a «consuetudini europee» su questo sarebbe il Rapporto Bob railway case - Benchmarking passenger transport in railways, redatto per la Dg Tren da Nea, un istituto di ricerca indipendente, con base in Olanda nel 2004 e i cui dati si riferiscono al periodo 1999-2002;
il capitolo sulla puntualità a pagina 39 afferma che «In generale la definizione preferita di puntualità è la percentuale di treni che arrivano nelle stazioni entro 5 minuti dall'orario d'arrivo stabilito»;
la rilevanza per i passeggeri di un ritardo di 5 minuti si riduce al crescere della lunghezza del viaggio. Mentre per i passeggeri che vanno in treno da Roma a Milano (3 ore con il più veloce dei Frecciarossa) un ritardo di 15 minuti rappresenta solo l'8,33 per cento del tempo di viaggio, per chi va da Milano a Bologna rappresenta il 25 per cento del tempo di viaggio previsto e per chi va da Bologna a Firenze arriva a essere il 43 per cento. La Nea ha comunque scelto di misurare il ritardo a 5 minuti, compiendo una complessa operazione di ricostruzione dei dati. E singolare che nessun dato riguardante Trenitalia compaia nel rapporto;
tutte le compagnie considerate, comunque, fanno registrare una percentuale di treni in orario (cioè che arrivano al massimo con 5 minuti di ritardo) superiore all'84 per cento;
la puntualità (ribadiamo: a 5 minuti) dei treni della compagnia giapponese considerata (Jrk) arriva a superare, tra locali e lunga distanza, il 98 per cento, mentre in Finlandia, Ungheria e Danimarca i treni locali sono puntuali, rispettivamente, al 99, 97 e 95 per cento;
gli unici riferimenti alla puntualità nel bilancio di Fs per il 2008 sono contenuti alle pagine 31 e 32: «La puntualità dei treni alta velocità ed Eurostar ha visto una sensibile crescita nel corso dell'anno passando dall'88,6 per cento del 2007 al 91,5 per cento del 2008» -:
se la puntualità sia misurata ai 5 o ai 15 minuti;
quali misure intenda adottare per migliorare la performance dei treni ad alta velocità.
(4-05774)

DI STANISLAO. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
il 16 gennaio 2010 sono stati diffusi i dati del dossier Mal'Aria 2010 realizzato da Legambiente in collaborazione con il sito web www.lamiaaria.it;
è stata realizzata una classifica che vede al primo posto per inquinamento atmosferico le città di Napoli, Torino e Ancona per le concentrazioni di Pm10, rispettivamente con 156, 151 e 129 giorni. Situazione grave anche a Milano (108 superamenti), Roma (67) e Venezia (60). Lombardia e Emilia Romagna sono le regioni in cui si registrano valori critici per tutte le città monitorate, seguite da Piemonte (7 su 8) e Veneto (6 su 7). I dati relativi al PM1O e all'ozono presentati sono stati raccolti ed elaborati da LaMiaAria.it, che monitora le informazioni sulla qualità dell'aria quotidianamente. I dati riportati nel dossier, in particolare, si riferiscono al valore della centralina peggiore in ogni città capoluogo di provincia per cui sono disponibili dati tramite i siti

delle agenzie per la protezione dell'ambiente regionali, ovvero i dati che il comune cittadino può raccogliere per tenersi informato sulla qualità dell'aria della città in cui vive. Il valore della centralina peggiore dipende dal posizionamento della centralina stessa e, seppure possa non essere sempre indicativo dell'inquinamento medio di tutta il territorio comunale, rappresenta la situazione più critica alla quale i cittadini vengono esposti e di conseguenza il rischio maggiore di danni alla salute;
sono molte le fonti di emissione che quotidianamente riversano nell'aria grandi quantità di sostanze inquinanti. Se negli ultimi anni le concentrazioni di inquinanti come anidride solforosa (SO2), monossido di carbonio (CO) e benzene, sono state ridotte con interventi mirati, molto ancora si deve fare per le polveri sottili, l'ozono e biossido di azoto. Le principali fonti di inquinamento atmosferico a livello nazionale sono rappresentate dal settore industriale (responsabili del 26 per cento delle emissioni di Pm10, del 23 per cento di biossido di azoto (NO2), 79 per cento di ossidi di zolfo (SOx) e 34 per cento di idrocarburi policiclici aromatici) e dai trasporti, con il contributo maggiore attribuibile a quello su strada con il 22 per cento alle emissioni totali di Pm10, il 50 per cento di NO2, il 45 per cento di CO e il 55 per cento del benzene. Diversa è la situazione se analizziamo le fonti di emissione all'interno delle aree urbane dove a farla da padrone è il traffico veicolare, ad eccezione di alcune città che convivono con grandi complessi industriali. A Roma e Milano il traffico veicolare emette circa il 60 per cento delle polveri sottili e degli ossidi di azoto; a Napoli contribuisce per il 50 per cento del PM10 e a Torino per oltre il 50 per cento circa di NOx;
quella dell'inquinamento nelle nostre città è un'emergenza sanitaria prima ancora che ambientale, dimostrata da i numerosi e autorevoli studi pubblicati sull'argomento anche di recente. Nel 2006 l'Organizzazione mondiale della sanità ha dimostrato, con uno studio sulle principali città italiane, che riportando i valori medi annui di polveri sottili al di sotto della soglia stabilita dalla legge (40 microgrammi/metro cubo) si potrebbero evitare oltre 2.000 morti all'anno;
ma anche l'esposizione al rumore provoca notevoli effetti negativi sulla salute e la qualità della vita, eppure, secondo il rapporto ISTAT - indicatori ambientali urbani 2008, su 110 capoluoghi di provincia, a fine 2008 sono solamente 68 i comuni che hanno approvato un piano di zonizzazione acustica (5 in più rispetto al 2007), solo 15 hanno approvato una relazione biennale sullo stato acustico, 21 hanno un piano di risanamento e solo 11 hanno centraline fisse per il rilevamento del rumore;
ma in tutta Italia il traffico è sempre più congestionato da un parco macchine che non ha pari in Europa, ed è proprio il traffico la principale fonte di inquinamento. Il trasporto pubblico è scarsamente attrattivo e gli spazi dedicati ai pedoni o ad altre tipologie di trasporto sono sempre di meno;
è evidente che il mancato rispetto delle norme sui livelli di inquinamento dell'aria entro il 2011 esporrà l'Italia all'ennesima sanzione annunciata da parte dell'Unione europea -:
se e quali interventi concreti e risolutivi il Governo intenda mettere in campo per il risanamento della qualità dell'aria;
se il Governo intenda avviare, promuovere e sostenere progetti, campagne ed iniziative atte a sensibilizzare ed educare maggiormente i cittadini ad una riduzione dell'inquinamento e ad un miglioramento della vita anche in termini di salute.
(4-05784)

PISICCHIO. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
a partire dal febbraio 2010 la compagnia Easy jet ha annunciato la soppressione dei voli Roma-Bari e Bari-Roma;
la compagnia riteneva soddisfacente e remunerativa la copertura dei passeggeri lungo la tratta succitata;
tale cancellazione crea forti disagi nell'utenza del trasporto aereo e penalizza fortemente i pugliesi, in particolare i pendolari che dovranno sobbarcarsi maggiori spese vedendosi sopprimere l'unica compagnia low cost su quella tratta;
l'unico altro vettore che opera su quella tratta, anche quando applica tariffe promozionali è ben al di sopra delle tariffe low cost e, in regime di monopolio, è prevedibile che le tariffe proposte ai baresi saranno ulteriormente penalizzanti;
si tratta di una cifra considerevole se spalmata su tutto il periodo e si traduce in maggiori spese per cittadini già penalizzati dal dover prestare il proprio lavoro in altra sede;
il turismo regionale è destinato a subire le conseguenze negative di questa soppressione, poiché il volo giornaliero da e per Roma contribuisce a trasferire nel territorio qualche migliaio di turisti favorendo il coefficiente di riempimento delle strutture alberghiere; è infatti prevedibile un allontanamento da parte di flussi di viaggiatori da un aeroporto all'altro -:
quali urgenti iniziative si intendano adottare per favorire il pluralismo dei vettori, che certamente porta alla concorrenza e al miglioramento dei servizi (promuovendo così servizi più efficienti ed attenti alle esigenze del viaggiatore), affinché non siano i lavoratori e cittadini della Puglia a dover scontare le scelte dettate da un regime di non concorrenza.
(4-05796)

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INTERNO

Interrogazione a risposta orale:

BURTONE e CUOMO. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
nelle ultime settimane si stanno verificando nel comprensorio del metapontino ed in particolar modo nel territorio del comune di Pisticci (Matera) una serie di furti e rapine che stanno destando seria preoccupazione nell'ambito della comunità locale;
da ultimo la rapina ai danni di un pensionato ottantenne cardiopatico di Pisticci Scalo imbavagliato legato e minacciato;
altri furti si sono verificati ai danni di singoli e sedi di associazione di Pisticci nonché anche ai danni della parrocchia di Pisticci Scalo;
senza dimenticare la rapina all'ufficio postale di Marconia e le denuncie di furti da parte di diversi imprenditori;
una escalation mai verificatasi in un territorio abbastanza tranquillo;
va dato atto al grande impegno delle forze dell'ordine, della compagnia dei carabinieri e del locale commissariato di pubblica sicurezza che, pur in carenza di organico, garantiscono il controllo del territorio;
tuttavia è indispensabile potenziare gli organici delle forze dell'ordine e promuovere d'intesa con le istituzioni locali e con le organizzazioni di categoria un vero e proprio tavolo per la sicurezza per Pisticci -:
se e quali iniziative il Governo intenda nell'immediato porre in essere per rafforzare gli organici e le dotazioni di mezzi della compagnia dei carabinieri e del commissariato di polizia di Pisticci e se non intenda potenziare le attività di vigilanza

in relazione a quanto sta accadendo nel comprensorio al fine di porre fine all'ondata di furti e rapine garantendo la sicurezza dei cittadini.
(3-00847)

Interrogazione a risposta in Commissione:

GHIZZONI. - Al Ministro dell'interno, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
il decreto-legge 27 luglio 2005, n. 144, contenente «Misure urgenti per il contrasto del terrorismo internazionale», noto come «decreto Pisanu», del 27 luglio 2005, convertito, con modificazioni, dalla legge 31 luglio 2005, n. 155), contiene misure restrittive che riguardavano l'utilizzo di internet e delle nuove tecnologie;
il decreto-legge in questione è stato approvato in tempi ristretti e sull'onda emotiva delle stragi di Al Qaeda a Londra e Madrid, che avevano fatto ipotizzare l'utilizzo della rete internet da parte dei terroristi, per preparare eventuali attentati sul nostro territorio, e in particolare dei cyber point gestiti da cittadini extracomunitari;
la citata normativa risulta essere tra le più «punitive» e restrittive del mondo per quanto attiene l'uso di internet: ad esempio, il Patriot Act statunitense prevede inedite limitazioni alle libertà personali (comprese le intercettazioni del traffico dati sul web), ma non dispone alcun obbligo di registrazione per chi si connette alla rete, come invece è previsto dal cosiddetto «decreto Pisanu»;
in particolare, la norma prevede che coloro che offrono a pagamento o a titolo gratuito una connessione ad internet al pubblico sono tenuti: all'identificazione certa degli utenti tramite registrazione di carta d'identità o numero di cellulare; alla creazione e alla conservazione di un registro dei dati dei propri clienti o soci che si connettono a internet; alla custodia delle informazioni riguardanti il traffico effettuato (il cosiddetto «log») affinché le forze dell'ordine possano all'occorrenza consultare i dati;
le suddette disposizioni sono a carico non solo degli internet provider (Telecom, Infostrada, e altri) o degli «internet caffè», ma per chiunque - pubblico o privato - voglia fornire l'accesso al web. Ad esempio, sono state coinvolte dalle procedure di registrazione all'accesso anche le scuole, le università e gli enti pubblici che, in assenza di specifici regolamenti o circolari attuative delle suddette norme, sono stati caricati di oneri burocratici e gestionali eccessivi ed estranei alla loro missione;
le università e gli enti pubblici di ricerca, in particolare, sono e devono essere, per definizione, strutture «aperte» alle altre strutture omologhe, italiane e straniere: l'organizzazione di incontri e convegni, seminari e di ogni altra relazione scientifica comporta inevitabilmente un'attività di scambio di dati prevalentemente via web (nel rispetto, tra l'altro, dei criteri di efficienza ed economicità dell'azione) e l'ospitalità di ricercatori che professionalmente necessitano della connessione internet: identificare i colleghi e conservare i dati della loro attività di rete, oltre che professionalmente scorretto, è complicato e dispendioso, e costringe le strutture scientifiche italiane a sforzi interpretativi ed applicativi assolutamente irragionevoli;
tali disposizioni, nei fatti, hanno inoltre reso più difficile la diffusione del wi-fi in Italia, facendo sprofondare il nostro paese agli ultimi posti in Europa e nel mondo per il numero di accessi pubblici -:
se i Ministri interrogati, in merito all'applicazione delle norme del cosiddetto «decreto Pisanu», non ritengano di dover chiarire la disciplina delle comunicazioni informatiche e della relativa tutela dei dati con particolare riferimento alle istituzioni del sapere (scuola, università e enti di

ricerca) e alla pubblica amministrazione, anche al fine di agevolare ed incentivare la diffusione delle nuove tecnologie nel nostro Paese.
(5-02362)

Interrogazione a risposta scritta:

REGUZZONI. - Al Ministro dell'interno, al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
in molte realtà metropolitane del paese si sono registrati atti criminali ascrivibili al fenomeno delle «baby gang» o «pandillas», gruppi di giovani organizzati per delinquere;
dette organizzazioni - mutuate dal Sud-America con logiche, gerarchie, appartenenza simile alle organizzazioni mafiose - rischiamo di diventare lo strumento di reclutamento giovanile da parte della criminalità organizzata;
trattandosi spesso di minorenni, le misure di custodia cautelare rischiano spesso di essere inapplicate, inefficaci e a volte dannose -:
quale sia la strategia del Governo per contrastare il fenomeno delle «baby gang»;
se e quali siano le iniziative che il Governo intende attivare;
quale siano i reati contestabili in termini di «associazione a delinquere di stampo mafioso».
(4-05768)

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LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta in Commissione:

MIGLIOLI e BRANDOLINI. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
il decreto-legge n. 78 «provvedimento anticrisi» pubblicato nella Gazzetta Ufficiale il 4 agosto 2009, n. 179, interviene tra l'altro sulle normative che regolano i cosiddetti «contratti di solidarietà», infatti, all'articolo 1, comma 6, prevede: in via sperimentale per gli anni 2009/2010, che l'ammontare del trattamento di integrazione salariale per i contratti per i solidarietà di cui all'articolo 1 del decreto-legge 30 ottobre 1984, n. 726 sia aumentato nella misura del 20 per cento del trattamento perso a seguito della riduzione di orario nel limite massimo di 40 milioni di euro per l'anno 2009 e 80 milioni di euro per l'anno 2010. Con decreto del Ministro del lavoro della salute e delle politiche sociali, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze, sono stabilite le modalità di attuazione del presente comma e il relativo accordo con i complessivi interventi di ammortizzatori sociali in deroga come disciplinato dall'accordo tra Stato e Regioni del 12 febbraio 2009. L'Inps secondo le linee guida definite nel decreto del Ministro del lavoro e delle politiche sociali, provvede al monitoraggio dei provvedimenti autorizzativi consentendo l'erogazione dei medesimi nei limiti della risorsa da essa destinate ai sensi dello stesso decreto;
il provvedimento legislativo prima riportato ha favorito le numerose intese tra organizzazioni sindacali e aziende consentendo di evitare licenziamenti in gran parte del Paese;
a tutt'oggi non risulta che sia stato emesso il decreto attuativo del provvedimento atto che consente l'effettiva applicazione del dispositivo previsto dalla legge e ciò provoca pesanti conseguenze economiche per i lavoratori in quanto le aziende, in assenza del provvedimento attuativo non anticipano più quanto previsto dalla norma anzi in alcuni casi richiedono ai lavoratori la restituzione della quota già anticipata -:
quali provvedimenti il Ministro interrogato intenda assumere affinché sia emanato il decreto attuativo e dunque a garantire la copertura economica sia per il 2009 sia per il 2010 al fine di rendere

pienamente operativo il provvedimento legislativo contenuto nella legge 3 agosto 2009, relativo ai «contratti di solidarietà».
(5-02357)

Interrogazioni a risposta scritta:

REGUZZONI. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere quale sia stata la spesa - negli ultimi 6 mesi e negli ultimi 12 mesi - per sostenere la corresponsione delle indennità previste dalla cassa integrazione e/o della mobilità e/o da altre misure a sostegno del reddito di lavoratori temporaneamente oggetto di procedure di mobilità, con riferimento a cittadini non italiani, e in particolare ai cittadini extracomunitari.
(4-05759)

BORGHESI. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
nel nostro Paese il riscatto degli anni di laurea non è conveniente in quanto comporta un esborso considerevole a carico dei lavoratori richiedenti senza ricevere in contropartita certezze riguardo il termine effettivo delle prestazioni lavorative, il trattamento pensionistico (e questo potrebbe essere corretto in quanto nemmeno l'INPS oggi è in grado di fare previsioni attendibili relative allo scenario economico-sociale-previdenziale che verosimilmente si potrebbe configurare fra qualche decennio considerando le molteplici variabili in gioco);
la normativa è stata rivista recentemente ma sostanzialmente non è cambiata, nel senso che non garantisce un trattamento equo ai laureati in quanto, se il richiedente si laurea in servizio (come spesso capita a persone appartenenti a famiglie non abbienti) la stima del contributo da pagare diventa esageratamente onerosa raggiungendo per redditi mediobassi per una figura di laureato (circa 20.000 euro annui) cifre pari a 60.000 euro per il riscatto di 4 anni, mentre se il richiedente non ha mai lavorato prima del conseguimento del diploma di laurea (in quanto si suppone appartenga ad una famiglia in grado di finanziare la sua formazione accademica) paga una cifra irrisoria corrispondente al 33 per cento per ogni anno da riscattare, partendo da un reddito annuo minimo presunto pari a 13.919 euro;
in sintesi questa normativa oltre che a danneggiare i laureati in servizio, risulta essere penalizzante anche per le finanze statali: in questo scenario di recessione economica caratterizzato da scarsità di liquidità fiscali, il nostro Governo sottostima un potenziale enorme dato dall'introito che potrebbe incassare nel breve termine grazie ad una riforma della disciplina relativa al riscatto in oggetto;
negli ultimi 2 anni vari uffici INPS preposti al conteggio del contributo per il riscatto laurea hanno confermato che le richieste di conteggio stanno aumentando vertiginosamente anche se pochissimi richiedenti aderiscono ed iniziano a versare i relativi contributi, causa l'ingiustificata esosità degli importi richiesti. Se lo Stato facesse pagare a tutti incondizionatamente lo stesso importo per ogni anno da riscattare (applicando al reddito minimale annuo pari a 13.919 euro il 33 per cento per ogni anno da riscattare per un totale annuo di circa 4.600 euro) otterrebbe in consenso unanime di tutti i laureati (anche di quelli con redditi annui medi-bassi) in quanto l'onere previsto si ridimensionerebbe (a seconda che il periodo da riscattare sia di 4 o 5 anni) rispettivamente a 18.400 euro o a 23.000 euro. Se si ipotizzasse che i laureati siano in un numero pari a 1.000.000 e che ciascuno paghi minimo 4.600 euro all'anno (in rate mensili pari a 383,33 euro) l'entrata fiscale derivante non sarebbe da sottostimare anche perché permetterebbe di reperire maggiori risorse economiche a vantaggio dell'intera collettività;
attualmente in particolare vengono penalizzati gli studenti-lavoratori che in realtà sono più meritevoli degli studenti a tempo pieno visto che devono conciliare

esigenze lavorative ed accademiche e spesso familiari; il criterio «meritocratico» - se così si può definire - presente nella normativa in vigore finisce per premiare ed agevolare finanziariamente gli studenti full time (un conto pagare 60.000 euro di contributi per riscattare 4 anni, un conto pagarne *18.373 euro per gli stessi anni da riscattare). *18.373 euro calcolati applicando al reddito minimale annuo pari a 13.919 euro il 33 per cento per ogni anno da riscattare;
l'attuale normativa appare anche contraria al principio delle pari opportunità: per i laureati per i quali si applica la precedente disciplina (ancora applicabile per i riscatti di anni di corso anteriori al 1992) il conteggio viene effettuato con procedimento di calcolo basato sulla riserva matematica, che prevede l'applicazione di coefficienti molto più penalizzanti per le laureate in quanto basati sul principio che l'aspettativa di vita delle donne è maggiore di circa 7-8 anni rispetto a quella degli uomini;
per ultimo, si può fare l'esempio di una laureata in economia e commercio nel novembre 1997, occupata dal maggio 1996 a tempo indeterminato semplicemente come «ragioniera»; nel periodo compreso dal febbraio 2004 al marzo 2005 si è assentata per maternità 2 volte; dal marzo 2006 è rientrata a tempo parziale (22,5 ore settimanali fino al 30 luglio 2008; 26 ore settimanali dal 1o ottobre 2008 a dicembre 2008 ha presentato all'INPS richiesta di riscatto laurea per 4 anni di studi; a fine maggio il compito predisposto dall'INPS è stato pari a 60.000. Considerando che negli ultimi 3 anni ha guadagnato 18.000 lordi annui, l'onere richiesto e al di fuori di ogni possibilità;
altri esempi: una lavoratrice di sesso femminile di 44 anni, amministratore di un'azienda di famiglia con un reddito lordo annuo di 100 mila euro ha pagato 60 mila euro di contributo per il riscatto di quattro anni universitari svolti in una facoltà di Economia e Commercio anteriormente al 1992;
un lavoratore di 32 anni, quadro di azienda privata con un reddito lordo annuo di 40 mila euro ha ricevuto dall'Inps il calcolo del contributo da versare per il riscatto di cinque anni di corso di laurea in ingegneria meccanica. Il contributo richiesto è stato pari, in questo caso a 45 mila euro;
in sintesi, applicando le nozioni di matematica finanziaria ci si convince che il calcolo del riscatto operato dell'INPS non avvenga in base ad un procedimento matematico corretto; sembra invece che venga forfetizzato un contributo uguale per tutti i richiedenti (variabile da sede a sede INPS) indipendente dal reddito annuo effettivo -:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti sopra riportati;
se ritenga corretti i calcoli rappresentati;
se possa indicare il numero delle richieste di conteggio e quello delle domande effettive;
se non intenda assumere iniziative normative più favorevoli agli interessati e alle casse dello Stato in modo che non ci siano più discriminazioni nei conteggi e parificarli tutti ai laureati che richiedono il riscatto di laurea da disoccupati.
(4-05770)

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POLITICHE AGRICOLE, ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazione a risposta scritta:

CARLUCCI, CENTEMERO, HOLZMANN, DE ANGELIS, SPECIALE, MAZZONI, TOMMASO FOTI, GERMANÀ, GHIGLIA, RAMPELLI, SCALIA, COSENZA, MAZZUCA, PIZZOLANTE, BARBIERI, SCALERA, STASI, VALENTINI, CESARO, DEL TENNO, VESSA, BARBARESCHI, IAPICCA, APREA, PILI, VELLA, ARACRI, CERONI, LEO, ASCIERTO, GIULIO MARINI, GARAGNANI e DI CAGNO ABBRESCIA. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:

gli effetti della crisi finanziaria in atto, manifestati anche dalla recessione che attanaglia l'economia a livello mondiale, incluso il nostro Paese, interpretano solo in parte l'eccezionale situazione negativa e penalizzante che sta colpendo l'agricoltura italiana e in particolare quella pugliese;
si registra un calo dei consumi di frutta in Italia ed in Europa, peraltro in diminuzione a causa della recessione generale e molte industrie di trasformazione non hanno ancora iniziato a ritirare il prodotto per la produzione di succhi di frutta;
questa drammatica situazione è stata aggravata da un'ondata di maltempo che ha distrutto gran parte del raccolto nelle regioni meridionali;
questo insieme di circostanze ha determinato un forte deprezzamento, con prezzi all'origine particolarmente bassi, tali da non assicurare - in assenza di un adeguato recupero - la remunerazione dei costi di produzione;
si rileva una forte preoccupazione per le ripercussioni di questo stato di cose sull'agricoltura, sul lavoro e sui redditi delle imprese agricole, sull'occupazione, sull'indotto e sull'economia in generale;
le aziende ortofrutticole italiane si trovano a dover fronteggiare la concorrenza, secondo gli interpellanti sleale, delle altre imprese europee, le quali grazie a minori gravami fiscali e previdenziali, invadono il nostro mercato con merce di bassa qualità a prezzi molto bassi -:
se il Ministro interrogato, di concerto con le regioni, intenda porre in essere efficaci e straordinarie politiche di sostegno e valorizzazione del settore agricolo, utili a contrastare la crisi e a creare le premesse per il rilancio dell'economia nazionale, nella quale l'agricoltura deve mantenere un peso di assoluto rilievo, a partire dall'annullamento del pagamento fino a dicembre del presente anno dei contributi previdenziali a carico delle aziende ortofrutticole e di tutto il comparto agricolo ed un abbattimento degli stessi costi dagli attuali 11,5 euro a lavoratore fino alla ragionevole cifra di 5 euro pro capite.
(4-05756)

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PUBBLICA AMMINISTRAZIONE E INNOVAZIONE

Interrogazione a risposta scritta:

MARINELLO. - Al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione. - Per sapere - premesso che:
nell'anno 2006 è stato bandito ed espletato un concorso pubblico di categoria C3 dell'ente UNIRE;
l'UNIRE stava intraprendendo un importante progetto d'integrazione delle anagrafi equine chiamato E-UNIRE e aveva bisogno di professionalità elevate, fu bandito il suddetto concorso su volontà dell'allora segretario generale dottor Panzironi;
con determinazione n. 10 del 20 luglio 2007 pubblicata dal Dipartimento della funzione pubblica, sono state avviate le procedure per le assunzioni per l'anno 2007 mediante l'utilizzo di un apposito fondo;
l'assunzione dei vincitori non è ancora avvenuta ad oggi e l'ufficio del personale dell'UNIRE ha dichiarato che quei fondi sono stati utilizzati per l'immissione in ruolo di due dirigenti e per numerose progressioni interne volute dai sindacati interni RSU dell'Ente -:
come il Governo intenda intervenire per rendere operativa tale graduatoria e per permettere l'assunzione dei vincitori del concorso che ne hanno diritto da più di tre anni.
(4-05780)

RAPPORTI CON LE REGIONI

Interrogazione a risposta scritta:

RAISI.- Al Ministro per i rapporti con le regioni, al Ministro delle riforme per il federalismo, al Ministro per la semplificazione normativa. - Per sapere - premesso che:
ieri è stato richiesto da alcuni giornalisti del Resto del Carlino copia del regolamento sull'uso delle «Auto Blu» della Regione Emilia-Romagna;
l'ufficio di tale ente ha giustificato il diniego da parte dell'ente di consegnare il documento richiesto con la seguente motivazione «È un atto amministrativo. Non possiamo diffonderlo perché tutti i documenti sono stati consegnati alla Procura per l'inchiesta»;
esiste una legge per la trasparenza dei documenti pubblici -:
se non si ritenga doveroso promuovere nuove norme più stringenti che, anche mediante la predisposizione di linee guide, obblighino le amministrazioni pubbliche a rendere tutti i propri atti trasparenti, compresi i regolamenti, pubblicandoli direttamente sui siti informatici delle medesime.
(4-05792)

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SALUTE

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

XII Commissione:

MUSSOLINI e BARANI. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
l'introduzione delle legge n. 40 sulla procreazione medicalmente assistita ha limitato il numero degli embrioni a tre per garantire la salute e la tutela della salute della donna e del nascituro;
è di questi giorni la notizia di un parto plurigemellare che ha messo a rischio la salute della donna e dei nascituri -:
quali condizioni di salute hanno i figli nati da gravidanze plurime superiori a tre.
(5-02358)

NUNZIO FRANCESCO TESTA. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
il carcinoma della mammella rappresenta ancora oggi il tumore più frequente nella popolazione femminile, sia per incidenza che per mortalità. La probabilità di ammalarsi aumenta progressivamente con l'età: dato il continuo invecchiamento della popolazione residente in Italia, i casi di questa malattia sono aumentati;
grazie all'anticipazione diagnostica non solo si possono ridurre i tassi di malattia diagnosticata in stadio avanzato, ma si può decisamente migliorare la qualità di vita delle pazienti, favorendo la diffusione di trattamenti di tipo conservativo;
secondo la Iarc (The International agency for research on cancer), partecipare allo screening organizzato su invito attivo (mammografia biennale nelle donne di 50-69 anni) riduce del 35 per cento la probabilità di morire per cancro della mammella. È quindi necessario che i programmi di sanità pubblica assicurino almeno gli stessi livelli di qualità (se non superiori), grazie alla formazione degli operatori e allo sviluppo di un adeguato programma di assicurazione di qualità, così come raccomandato dalle linee guida europee;
nel 2008 sono stati oltre quattro milioni gli screening oncologici fatti nel nostro Paese, quasi otto milioni e mezzo gli italiani invitati a prendere parte ad uno

dei tre programmi di prevenzione previsti: quello mammografico, della cervice uterina e del colon rettale;
per ciò che riguarda l'applicazione di programmi di prevenzione oncologica si rileva al Nord un'ampia diffusione con un alto coinvolgimento di pazienti, al Sud si registrano dati bassi ancora lontani dai livelli accettabili, nello specifico, per lo screening mammografico da fare ogni 2 anni aderiscono il 61 per cento delle donne al nord, il 57 per cento al Centro e il 36 per cento al Sud -:
quali iniziative intenda adottare al fine di garantire un'adeguata offerta della mammografia attraverso un programma organizzato rivolto in modo attivo a tutta la popolazione, in modo da favorire l'equità di accesso anche per le donne più svantaggiate o meno consapevoli dell'importanza della prevenzione secondaria, se non intenda promuovere progetti di supporto per le donne a cui viene diagnosticato il tumore al seno e se non sia il caso di considerare detta malattia quale patologia sociale predisponendo linee guida per l'istituzione di programmi di screening mammografici che aiutino a contrastare la malattia anche attraverso una più efficace prevenzione.
(5-02359)

LIVIA TURCO e PEDOTO. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
il 26 maggio scorso, la Camera dei deputati ha approvato un insieme di atti di indirizzo, tra cui la mozione Turco e altri 1/00166, in materia di prevenzione e lotta alla diffusione dell'AIDS;
tra gli obiettivi di tali atti si ricorda la necessità dell'elaborazione di «linee guida nazionali per garantire, indurre e facilitare l'accesso ai test» diagnostici, nonché la realizzazione di specifiche «campagne di sensibilizzazione, informazione e prevenzione dell'AIDS, favorendo, tra l'altro, l'insegnamento della prevenzione nelle scuole secondarie di secondo grado, affinché anche gli adolescenti possano acquisire un'adeguata consapevolezza su tale infezione»;
a tutt'ora, non si ha notizia dell'adozione delle richiamate linee guida, mentre, per quanto concerne le campagne informative si regista soltanto una serie di messaggi pubblicitari televisivi, diffusi per soli 14 giorni;
purtroppo, quasi a testimoniare una scarsa attenzione e sensibilità del nostro Governo, anche sul piano degli obblighi internazionali, l'Italia risulta inadempiente rispetto all'impegno di corrispondere la quota annuale al fondo globale per la lotta all'AIDS -:
quale sia il reale intendimento del Governo rispetto agli obiettivi nazionali e internazionali di prevenzione e lotta all'AIDS e, in particolare, come intenda dare tempestiva attuazione alle indicazioni della citata mozione.
(5-02360)

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SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazioni a risposta scritta:

REGUZZONI. - Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dell'interno. - Per sapere:
se siano disponibili dati in ordine al numero delle contravvenzioni elevate ad acquirenti di prodotti contraffatti dal giorno in cui è entrata in vigore la nuova normativa che punisce non solo chi commercia, ma anche chi acquista;
dove siano state effettuate e per che importi complessivi.
(4-05762)

BORGHESI. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
le zone franche urbane (ZFU) sono delle aree individuate dalle regioni, nelle

quali le micro e piccole imprese ivi ubicate potranno usufruire di numerose agevolazioni fiscali;
in particolare ciò vale per le piccole e le micro imprese che avviano una nuova attività nella zona franca urbana tra il 1o gennaio 2008 e il 31 dicembre 2012. Anche le imprese già insediate potranno accedere al beneficio, nei limiti indicati dal regolamento sul de minimis;
i benefici fiscali previsti riguardano:
a) esenzione dalle imposte sul reddito per i primi 5 periodi di imposta, con graduale ripristino della posizione fiscale dal 6o al 14o periodo di imposta;
b) esenzione dall'IRAP per i primi 5 periodi di imposta;
c) esenzione dall'ICI per i primi 5 periodi di imposta;
d) esonero dal versamento dei contributi sulle retribuzioni da lavoro dipendente per i primi periodi di imposta, con graduale ripristino della posizione contributiva dal 6o al 14o periodo di imposta;
il regime di aiuto relativo alle zone franche urbane presenta le seguenti caratteristiche:
è una misura di aiuto orizzontale;
l'obiettivo perseguito dall'intervento ha natura sociale ed economica;
esso mira ad incidere strutturalmente sui quartieri e le circoscrizioni delle città «caratterizzati da degrado urbano e sociale», al fine di contrastare i fenomeni di esclusione sociale negli spazi urbani e favorire l'integrazione sociale e culturale;
il processo di attuazione delle zone franche urbane, istituite con la legge finanziaria per il 2007, con l'approvazione della notifica del regime di aiuto della direzione generale concorrenza della Commissione europea, è giunto alla sua fase conclusiva, ma con un grave handicap che rischia di annullare il presupposto stesso del provvedimento di incentivazione;
la Commissione europea, infatti, ha apposto nella notifica alcune forti limitazioni che il Governo italiano non ha ad avviso dell'interrogante, inspiegabilmente respinto, ma addirittura recepito ed accettato. - Il provvedimento della Commissione, nella parte relativa al cumulo degli aiuti - par. 2.4 punto (15) vieta qualsiasi cumulo degli incentivi delle zone franche urbane con altra tipologia di aiuto di Stato, compreso il regime de minimis;
questo vuol dire che le imprese che vorranno accedere alle zone franche urbane, non devono aver ricevuto aiuti di Stato (neanche per 1.000 euro) e che non potranno ricevere nessun altro aiuto di Stato per i prossimi 14 anni (annualità massime consentite per la detrazione delle imposte per le zone franche urbane);
generalmente il cumulo è inteso come l'addizionalità di aiuti sulle stesse spese tanto da apporre su ogni provvedimento la dicitura «divieto di cumulo sugli stessi costi ammissibili», ma in questo caso non è stata inserita questa dicitura, pertanto il provvedimento è da intendersi in modo restrittivo -:
se il Ministro sia a conoscenza dei fatti sopra riportati;
quali iniziative intenda adottare alla luce di quanto sopra, in modo da permettere che le zone franche urbane possano essere realmente strumento di sviluppo dei territori ove sono localizzate.
(4-05775)

GAGLIONE. - Al Ministro per lo sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
con decreto del Ministero dell'industria del 14 febbraio 1995 la società «Case di cura riunite» s.r.l. con sede in Bari, è stata ammessa alla procedura di amministrazione straordinaria ex lege n. 95 del 1997;
la vigilanza sulla regolarità della procedura è stata affidata, nel periodo citato, all'allora Ministero dell'industria;

l'amministrazione straordinaria dura ormai da circa 14 anni, in ragione di numerose e rinnovate proroghe -:
quali problematiche, allo stato attuale, permangano all'attenzione della gestione commissariale, quando sia previsto il termine per la chiusura della predetta gestione e quali siano state le spese per il mantenimento e il funzionamento della stessa dal 1995 ad oggi.
(4-05777)

DI STANISLAO. - Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
nella Gazzetta Ufficiale n. 176 del 31 luglio 2009 - Supplemento ordinario n. 136 - viene pubblicata la legge 23 luglio 2009 n. 99 «Disposizioni per lo sviluppo e l'internazionalizzazione delle imprese, nonché in materia di energia»;
nei giorni scorsi il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, nel corso del Consiglio informale dei ministri dell'ambiente Unione europea a Siviglia, afferma che il nucleare è una energia pulita, sicura ed è «assurdo che l'Italia ne sia rimasta fuori» e che ora «l'Italia ha fatto una scelta molto chiara», ha deciso «di investire anche sul nucleare»;
la riunione di Siviglia dei ministri, sotto presidenza spagnola, è dedicata principalmente alla strategia europea nel dopo vertice di Copenaghen sul clima;
in una riunione degli assessori regionali all'ambiente, tenutasi la scorsa settimana a Roma viene stipulato un documento comune in cui undici regioni italiane lamentano, rispetto alla delega del Governo per la localizzazione dei siti «l'ennesimo vulnus al principio di leale collaborazione» e chiedono «intese più forti»;
la legge sul ritorno al nucleare è stata impugnata da 11 regioni per «incostituzionalità»;
il documento anti-centrale è stato formulato dalle stesse 11 Regioni (Basilicata, Calabria, Emilia-Romagna, Umbria, Lazio, Puglia, Liguria, Marche, Piemonte, Mouse e Toscana) che hanno impugnato la legge sul ritorno al nucleare e che delega al governo la localizzazione dei siti. Successivamente il documento ha ricevuto il sostegno anche da parte del Veneto, della Campania, della Sardegna e della Sicilia, arrivando così a un totale 15 regioni;
nello specifico, tra i temi più importanti affrontanti dal documento si rileva che «il decreto non è assolutamente coordinato con la normativa vigente», manca un Piano energetico nazionale, un deposito di scorie e non risultano elementi sulla procedura Vas (Valutazione ambientale strategica), sul ruolo dell'agenzia per la sicurezza nucleare e sulle misure compensative per le regioni;
per l'autorizzazione, la localizzazione e la realizzazione degli impianti nucleari si ricorre a una mera intesa di Conferenza unificata invece di intese più forti con le regioni interessate territorialmente. Vi è «un eccesso di delega» relativamente alle procedure autorizzative oltre che al quadro pianificatorio strategico nazionale che esclude le regioni e i loro piani energetici. Un «eccesso» di delega viene ravvisato anche dalla previsione di attività per il riprocessamento del combustibile irraggiato e anche sul versante autorizzativo c'è un'altra forzatura con l'autorizzazione unica. Inoltre, il Consiglio dei ministri potrebbe superare «il diniego regionale all'intesa mediante una deliberazione motivata». E, poi, in un articolo si stabilisce che «sono abrogate le disposizioni vigenti in materia incompatibili con il presente decreto»;
si parla delle scorie che ci saranno senza pensare a quelle pregresse presenti sul territorio dall'86, che avrebbero bisogno dell'individuazione di un deposito nazionale;
in quanto alle procedure di impatto ambientale e strategico, si nota che la procedura Vas prevista dal decreto, non tiene

conto della localizzazione degli impianti, limitandosi a essere una procedura autorizzativa solo su parametri;
lo schema non individua le regioni tra i destinatari delle misure compensative né prevede che le regioni abbiano la competenza a effettuare l'attività programmatoria, di indirizzo e di verifica;
il ruolo dell'Agenzia risulta «ambiguo», essendo di fatto l'unico ente cui tutti i diversi enti competenti rilasciano le singole autorizzazioni e non c'è un piano energetico necessario per procedere -:
se e come il Governo intenda recepire il documento condiviso da 15 regioni italiane che hanno impugnato la legge «Disposizioni per lo sviluppo e l'internazionalizzazione delle imprese, nonché in materia di energia» per incostituzionalità;
se il Governo non ritenga necessario aprire un confronto diretto con le Regioni in materia di ritorno al nucleare e promuovere le giuste modifiche alla legge n. 99 del 2009 affinché venga preso in considerazione anche il parere degli enti locali e instaurare, quindi, un dibattito costruttivo e concreto con tutte le parti in causa.
(4-05782)

REALACCI. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
il nucleare viene presentato dall'attuale Governo come una fonte energetica in grado di risolvere i problemi energetici dell'Italia fornendo grandi quantità di energia elettrica a prezzi molto più bassi degli attuali;
la struttura dei costi del nucleare è particolare rispetto a quella delle altre fonti energetiche: incide molto la costruzione degli impianti, relativamente poco la gestione e il costo del combustibile, tantissimo lo smantellamento e la chiusura del ciclo, con la messa in sicurezza delle scorie (il solo impianto non definitivo per le scorie ad alta attività in costruzione in Francia a Bure ha un costo base di circa 15 miliardi di euro);
se in un'economia di mercato si tiene conto di tutti questi costi il ritorno al nucleare non è competitivo, mentre diverso è ovviamente il caso delle centrali già esistenti. Allo stato attuale di tecnologia in Italia questa fonte energetica, comporta dunque costi elevati, tempi molto lunghi, problemi legati allo smaltimento delle scorie radioattive;
in uno studio presentato il 19 gennaio 2009 da Greenpeace si riporta quanto segue: «in una recente nota di Enel si parla, per le imprese italiane, di: "commesse per circa 12 miliardi di euro: si tratta del 70 per cento dell'investimento totale (circa 16-18 miliardi per 4 centrali) che rientra nella parte 'convenzionale', come le opere civili, e che non sono dunque coinvolte nella parte 'convenzionale' (il reattore, il 'cuore' della centrale) per il quale Areva ha il brevetto esclusivo". Sul sito web della società francese EDF, relativo al reattore EPR Flamanville 3, attualmente in costruzione, è riportato invece a chiare lettere che: "La parte nucleare dell'impianto pesa per una quota pari al 60 per cento dell'ammontare totale dei costi, mentre la parte non convenzionale (non nucleare) pesa per la restante quota". Questo vuol dire che, in base ai dati di EDF, sul totale dei costi per i quattro EPR da realizzare in Italia il 60 per cento (e non il 30 per cento come afferma Enel) degli investimenti totali riguarderanno il "cuore" del reattore, mentre solo il 40 per cento (e non il 70 per cento come afferma Enel) delle commesse potrebbe riguardare le imprese italiane, che non possono essere coinvolte nella parte convenzionale, per la quale Areva ha il brevetto esclusivo»;

sempre nello studio di Greenpeace si evidenzia come «il debito di ENEL, quintuplicato nel 2007 dopo l'acquisizione della società spagnola Endesa, risulta essere ancora altissimo. L'indebitamento netto di Enel al 30 settembre 2009 è infatti pari a oltre 54 miliardi di euro». Inoltre «In una recente presentazione dal titolo "Aspetti economici e finanziari del programma nucleare", Enel ha dichiarato che "gli elevati costi di investimento richiedono una solida struttura finanziaria dell'operatore e proprietario dell'impianto", per finanziarne la realizzazione con risorse proprie e risorse finanziarie esterne»;
le valutazioni di Citigroup, la più grande azienda di servizi finanziari nel mondo, sui costi e sui rischi degli investimenti nelle centrali nucleari sono molto differenti da quello di Enel. In un rapporto del novembre 2009, Citigroup individua cinque grossi rischi a cui si sottopongono le imprese che sviluppano una centrale nucleare: rischi di pianificazione, di costruzione, di prezzo, rischi operativi e rischi di decommissioning. Citigroup sostiene che gli operatori del settore privato non sono in grado di sostenere autonomamente i rischi di costruzione, i rischi di prezzo dell'energia e i rischi operativi delle nuove centrali nucleari. Per sostenere questi rischi i rendimenti avrebbero bisogno di essere sostenuti dal Governo e i rischi condivisi con i contribuenti o i consumatori;
il nucleare appare come una scelta che sottrae risorse, sia pubbliche che private, a obiettivi quanto mai urgenti, come investire in efficienza energetica, sviluppo delle fonti rinnovabili a cominciare dal solare, promuovere l'innovazione tecnologica, che in tempi enormemente più brevi consentirebbero di abbattere le emissioni che alimentano i mutamenti climatici, di ridurre sensibilmente la nostra dipendenza energetica dall'importazione di petrolio, di accrescere la competitività delle nostre imprese, di alleggerire le bollette a carico delle famiglie -:
se non intenda chiarire quali siano i costi di un ritorno al nucleare e come siano ripartiti nel sistema economico del nostro Paese;
se non intenda verificare se esistano informazioni diverse da quelle presentate da EDF che consentano ad Enel di fare affermazioni così divergenti da quella del partner francese;
se non ritenga che sia preferibile per rilanciare il sistema energetico del nostro Paese, investire in efficienza e innovazione energetica e nel campo delle rinnovabili, settori che in tempi più brevi e con investimenti certi potrebbero rappresentare la vera frontiera energetica del nostro Paese, oltre a sostenere le scelte di imprese, istituzioni, cittadini che consentono di migliorare la qualità della nostra vita e la competitività della nostra economia, cogliendo le opportunità offerte dalla green economy.
(4-05787)

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Apposizione di una firma ad una interpellanza.

L'interpellanza urgente Peluffo e altri n. 2-00579, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 19 gennaio 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Siragusa.

Apposizione di firme ad interrogazioni.

L'interrogazione a risposta in commissione Motta n. 5-02125, pubblicata nell'allegato B

ai resoconti della seduta del 18 novembre 2009, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Vannucci.

L'interrogazione a risposta in commissione Murer e altri n. 5-02355, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 19 gennaio 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Cenni.

Ritiro di documenti del sindacato ispettivo.

I seguenti documenti sono stati ritirati dai presentatori:
interpellanza Ruvolo n. 2-00281 del 22 gennaio 2009;
interpellanza urgente Carlucci n. 2-00541 del 12 novembre 2009.