XVI LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di lunedì 18 gennaio 2010

TESTO AGGIORNATO AL 19 GENNAIO 2010

ATTI DI INDIRIZZO

Mozioni:

La Camera,
premesso che:
la recessione mondiale si è arrestata e si sta ora profilando - secondo la Banca d'Italia - una ripresa, in larga parte grazie al sostegno delle politiche economiche espansive adottate nei principali Paesi;
secondo le previsioni degli organismi internazionali, tuttavia, la ripresa si presenterebbe con ritmi contenuti. Rimane molto elevata l'incertezza sulla sua solidità: vi è il rischio che con il venir meno degli stimoli fiscali e monetari, e una volta esaurito il ciclo di ricostituzione delle scorte, la domanda privata possa tornare a ristagnare, frenata in molte economie da una disoccupazione elevata e crescente, dalla limitata disponibilità di credito e dall'esigenza delle famiglie di risanare i propri bilanci;
le più recenti valutazioni degli organismi internazionali prospettano per la media del 2009 un calo dell'attività intorno al 4 per cento, seguito, secondo le previsioni del Fondo monetario internazionale, da un rialzo di pochi decimi di punto nel 2010;
pur in un contesto di domanda mondiale più favorevole, i dati disponibili sulle nostre esportazioni ne segnalano una persistente debolezza;
il credito bancario al settore privato non finanziario - secondo i dati forniti dalla Banca d'Italia - continua a risentire sia di una ridotta domanda di finanziamenti da parte delle imprese, a causa della difficile congiuntura economica, sia di un orientamento ancora restrittivo dei criteri di offerta, seppure con segnali di attenuazione. Qualità degli attivi e redditività delle banche hanno continuato a peggiorare; la raccolta ha ulteriormente rallentato, mentre sono migliorati i coefficienti patrimoniali dei maggiori gruppi bancari italiani;
secondo il direttore della vigilanza creditizia e finanziaria di Banca d'Italia, Stefano Mieli, le indagini sulle condizioni di accesso al credito condotte presso le banche e presso le imprese hanno rilevato che permane elevata la quota di imprese che dichiara di non ottenere l'ammontare di finanziamenti desiderati;
l'analisi delle politiche creditizie non può prescindere da un esame del tema dell'impatto dell'accordo «Basilea 2»;
l'accordo «Basilea 2» prevede sulla carta un trattamento di favore per le piccole e medie imprese, ipotizzando che, rispetto alle grandi, la loro rischiosità sia influenzata in misura minore dal ciclo economico e in misura maggiore da fattori di rischio specifici;
l'accordo «Basilea 2» si fonda sull'applicazione di metodologie statistico-quantitative all'attività creditizia, sia nella fase di selezione delle controparti da affidare, sia in quella della quantificazione del rischio di credito. Il riferimento naturale dell'accordo è alla informazione «pubblica» di tipo quantitativo (bilanci, indicatori andamentali), più agevolmente trattabile con strumenti statistici; la regolamentazione sottolinea, tuttavia, la necessità che i modelli di rating incorporino tutta l'informazione disponibile, compresi gli elementi qualitativi (principio di completezza delle informazioni). Essa introduce, inoltre, criteri definiti e restrittivi per il computo delle garanzie (credit risk mitigation) e richiede, quindi, una loro gestione ordinata;
in un contesto come quello italiano, dove la prevalenza della piccola e media impresa rende determinante il ruolo degli aspetti qualitativi, l'applicazione del requisito di completezza della informazione risulta particolarmente complessa e costosa. Si tratta, infatti, di:
a) raccogliere e aggiornare tempestivamente le informazioni, quantitative e qualitative;

b) trovare le modalità opportune per incorporare le informazioni qualitative nei modelli;
c) nel caso in cui ciò non sia possibile, modificare discrezionalmente i punteggi automatici attribuiti dal sistema di rating, facendo ricorso al cosiddetto override, cioè alla modifica discrezionale, ma motivata, che una banca può fare del rating attribuito dal modello statistico a un'impresa;
il punto cruciale è, comunque, la tempistica con la quale vengono aggiornate le informazioni sulle imprese e che oggi dà luogo a una prociclicità ritardata. I bilanci aziendali attualmente in corso sono quelli relativi al 2008, che offrono una rappresentazione inattuale dell'impresa stessa. Questo ritardo che oggi avvantaggia le imprese, domani le penalizzerà fortemente;
il metodo più proficuo per correggere il quadro regolamentare, adattandolo alla crisi in atto, sembra essere quella del dynamic provisioning, cioè quello di una rimodulazione anticiclica - come prevista in Canada ed in Spagna - degli accantonamenti di capitale da parte delle banche, tali da aumentare in periodi di alta congiuntura e da ridursi nei periodi di crisi, adeguatamente trattati sul piano fiscale, in maniera di non penalizzare il credito all'economia reale anche nei periodi di crisi;
c'è, tuttavia, da rilevare che i due Paesi citati hanno previsto che i rispettivi istituti di credito costituissero delle riserve prima dello scoppio della crisi finanziaria;
essendo stato sperimentato in una fase particolarmente critica, l'accordo «Basilea 2» è stato sottoposto a uno stress test particolarmente severo. Ma la soluzione non consiste nell'accantonare il nuovo quadro regolamentare, ma nell'attuarlo con gradualità e giudizio;
infatti, l'accordo «Basilea 2» è basata sull'analisi del rapporto rischio/redditività e sulla necessità di aggiornarlo di continuo, seguendo le aziende e il mercato molto da vicino. Questa prassi favorirà gli investimenti in innovazione e ricerca, che sono più rischiosi, ma possono generare maggiore reddito nel futuro e maggiore crescita economica. L'accordo «Basilea 2», inoltre, darà alle banche una maggiore discrezionalità nelle decisioni imprenditoriali di quelle imprese che chiedano un credito: in questo senso la banca diventa una sorta di consulente-controllore di qualità dell'impresa. Più accurate sono le analisi e le informazioni che una banca può ottenere rispetto ad un'impresa, meno la banca rischia che l'impresa non restituisca i soldi che le sono stati prestati. Meno la banca rischia, meno ha necessità di accantonare denaro per tutelarsi. Meno denaro accantona, meno lo deve ricaricare sui clienti, risultando, quindi, più competitiva;
nelle settimane scorse, Confindustria unitamente alla Confederazione degli industriali tedeschi (cioè le rappresentanze degli industriali dei due Paesi europei nei quali è più presente il settore manifatturiero) hanno chiesto come misura anticiclica una maggiore ed immediata flessibilità dei rating dell'accordo «Basilea 2»;
è, comunque, innegabile che, specie in Italia, le aziende devono essere aiutate a fare passi in avanti nella loro aggregazione e verso una maggiore capitalizzazione. L'Italia è un Paese che deve la sua ossatura produttiva alle piccole e medie imprese, ma che ha un sistema economico molto chiuso, carente di quella capacità di innovare che è la molla necessaria per la competitività. L'ovvia conseguenza è che le piccole e medie imprese dell'Italia risultano avere un livello di capitalizzazione basso. Per le imprese italiane, storicamente sottocapitalizzate e ancora basate sul pluriaffidamento bancario a breve, quello di capitalizzazione sarà l'indicatore che darà più preoccupazioni;
le imprese italiane, soprattutto quelle di minori dimensioni, non sono adeguatamente trasparenti; regole severe con sanzioni effettive per chi nasconde e occulta i dati contabili consentirebbero

alle banche di rischiare di più e chiedere meno garanzie;
l'entrata in vigore dello schema aggiornato di supervisione prudenziale pubblicato prima di Natale 2009 dal comitato di «Basilea 2» è stato dilazionato al 2012. I tempi lunghi della riforma generale del quadro regolatorio internazionale sui requisiti patrimoniali delle banche, nonché la complessità del processo di riforma che sconta una molteplicità di proposte di modifica da parte della Commissione europea e del comitato di «Basilea 2», impongono di esplorare anche strade alternative per rafforzare il sistema creditizio senza penalizzare il credito alle piccole e medie imprese;
l'articolo 11, comma 4, del decreto-legge n. 185 del 2008 ha introdotto la garanzia dello Stato sugli interventi del fondo di garanzia per le piccole e medie imprese, quale garanzia di ultima istanza. Quest'ultima, in relazione alla disciplina prudenziale, rientra tra le «tecniche di attenuazione del rischio di credito», qualificandosi come controgaranzia rilasciata da uno Stato sovrano. Di conseguenza, in relazione al requisito patrimoniale a fronte del rischio di credito, alle esposizioni assistite dal fondo nella forma della garanzia diretta e della controgaranzia a prima richiesta, si applica il fattore di ponderazione associato allo Stato italiano («ponderazione zero»), in quanto più favorevole di quello del soggetto debitore, nei limiti dell'importo che il fondo è tenuto a versare in caso di inadempimento del debitore principale ovvero dei confidi;
il decreto del Ministro dell'economia e delle finanze del 25 marzo 2009 ha stabilito criteri, condizioni e modalità di rilascio della garanzia di ultima istanza;
l'intervento del fondo di garanzia per le piccole e medie imprese avrà l'effetto di rendere «leggero» il debito delle imprese garantite ai fini del calcolo del patrimonio minimo che le banche devono possedere in relazione alla rischiosità della loro esposizione creditizia, così come stabilito dall'accordo «Basilea 2»;
istituito dal Governo Prodi (articolo 2, comma 100, lettera a), della legge n. 662 del 1996) in 9 anni di attività, il fondo di garanzia ha ammesso alla garanzia del fondo stesso oltre 58 mila operazioni finanziarie per un totale di finanziamenti garantiti pari a 11,2 miliardi di euro;
nel caso della garanzia diretta, il fondo interviene nella misura massima del 60 per cento dell'importo di ciascuna operazione finanziaria. Tale percentuale è elevata fino all'80 per cento in casi particolari (per le piccole e medie imprese a prevalente partecipazione femminile, per le piccole e medie imprese ubicate nelle zone 87.3 a) del Trattato che istituisce l'Unione europea, per le piccole e medie imprese aderenti a programmazione negoziata). Nel caso di controgaranzia, il fondo interviene, invece, nella misura massima del 90 per cento della garanzia prestata dai confidi o dagli altri fondi di garanzia;
alla data del 12 marzo 2009, risultano finanziamenti in essere per oltre 3,33 miliardi di euro ed un importo garantito totale in essere pari a circa 1,76 miliardi di euro. L'accantonamento medio risulta pari all'11,7 per cento e la percentuale media di copertura (rapporto tra le garanzie prestate ed i finanziamenti concessi) è pari al 52,9 per cento;
il moltiplicatore calcolato sul «finanziato», dato dal rapporto, è pari a circa 16. Con un euro di dotazione del fondo sono, dunque, attivabili 16 euro di finanziamenti. Il moltiplicatore calcolato sul «garantito» è, invece, pari a circa 8. Un euro di dotazione del fondo consente, pertanto, di attivare circa 8 euro di garanzia;
il fondo è stato finanziato per un miliardo e mezzo di euro per il quadriennio 2009-2012;
l'importo garantito dal fondo di garanzia per le piccole e medie imprese è stato innalzato, con decreto del Ministro dello sviluppo economico del 9 aprile 2009, da 500 mila euro a un milione e mezzo di euro;

l'intervento del fondo, inoltre, è stato esteso, per la prima volta, alle imprese artigiane, estendendo notevolmente la platea dei potenziali beneficiari. I circa 250 confidi dell'artigianato contano, infatti, circa 700 mila imprese associate;
dai dati citati appare evidente come l'entità dei finanziamenti a disposizione, il tetto dell'importo garantito, le percentuali su cui si applica la garanzia siano del tutto insufficienti e non consentono di fornire uno sostegno adeguato alle piccole e medie imprese, incluse le imprese artigiane, in particolare in questa fase di crisi,

impegna il Governo:

a promuovere nelle sedi opportune, una sospensione dei criteri del Nuovo accordo sul capitale di Basilea, fino all'entrata in vigore della sua revisione attualmente in corso;
a presentare al Parlamento una relazione periodica sullo stato di attuazione delle modifiche all'accordo «Basilea 2»;
a valutare opportuni meccanismi incentivanti ed agevolazioni per favorire l'aggregazione tra imprese e l'incremento patrimoniale delle stesse;
ad assicurare la continuità e l'estensione dell'attività di garanzia del fondo rivolto alle piccole e medie imprese, di cui all'articolo 15 della legge n. 266 del 1997, valutando la possibilità di incrementare in maniera consistente le risorse a disposizione del fondo di garanzia, il tetto dell'importo del credito garantito e le percentuali sulle quali si applica la garanzia.
(1-00312)
«Borghesi, Cambursano, Donadi, Messina, Barbato, Di Stanislao, Cimadoro».

La Camera,
premesso che:
la missione Isaf in Afghanistan è stata deliberata con un voto unanime delle Nazioni Unite, in quanto interesse comune della comunità internazionale, ed è stata gestita in un contesto multilaterale, con l'obiettivo di contrastare le reti del terrorismo jihadista e di assicurare la pace e la stabilità in quell'area strategica;
il Paese, dopo la liberazione dal regime talebano, è certamente cambiato, con l'avvio della ricostruzione, la riapertura delle scuole, il rientro di tanti profughi afghani; tuttavia, la situazione, anche a causa del dirottamento in passato di risorse verso la guerra in Iraq, resta drammatica: l'istituzione di autorità afghane deboli e inclini alla corruzione e le troppe e dolorose perdite tra i civili bombardati hanno favorito il reclutamento di nuovi ribelli; le condizioni generali della popolazione sono sempre più difficili; le zone insicure ed instabili si sono allargate oltre il livello di guardia e la pericolosità della minaccia dei talebani e dei gruppi terroristi è diventata più insidiosa;
è, dunque, urgente e necessario proseguire sulla via della ridefinizione della strategia della presenza internazionale nell'area, per avvicinare il momento in cui gli afghani saranno in grado di governare e gestire autonomamente la sicurezza nel loro Paese. Come in ogni pacificazione di successo, è decisivo dare un più consistente impulso all'azione politica e sociale, in modo da rendere efficace quella militare, destinare maggiori risorse alla popolazione e più attenzione allo sviluppo locale, sostenere vigorosamente la nuova concezione della sicurezza che consideri la protezione dei civili una priorità, sulla base della convinzione che la controguerriglia si vince sostanzialmente sul piano politico e non su quello puramente militare;
appare, peraltro, indispensabile avviare quanto prima nelle sedi internazionali un dibattito sulla imprescindibile necessità del superamento delle due missioni presenti in Afghanistan, Isaf ed Enduring freedom, stante il permanere della diversità di fondo dei loro obiettivi e la frequente confusione tra i ruoli e le regole

che le presiedono, rilanciando, altresì, nell'ambito del mandato delle Nazioni Unite, il ruolo della Nato quale luogo di elaborazione di decisioni effettivamente condivise tra gli alleati;
la presenza militare internazionale rimane, perciò, ancora indispensabile e solo una strategia graduale e coordinata con gli altri Paesi della Nato e con le Nazioni Unite, nonché il miglioramento della situazione sul terreno, potranno condurre alla progressiva riduzione della presenza militare. Senza le citate premesse il rischio è l'abbandono della popolazione afghana ad una nuova fase di guerra civile e di caos istituzionale ed all'anarchia dei signori della guerra e dell'oppio, con l'alta probabilità di un ritorno vendicativo dei talebani e con la non trascurabile possibilità che Afghanistan e Pakistan si smembrino, con incalcolabili conseguenze per la sicurezza regionale e mondiale, inclusa quella energetica,

impegna il Governo:

ad avviare quanto prima, nelle opportune sedi internazionali, un dibattito sull'urgente necessità di superare il dualismo esistente tra le due missioni in Afghanistan, nonché ad intensificare, rispetto al passato, la propria azione politico-diplomatica in sede Nato, così da assicurare che questa diventi un foro di decisioni intergovernative condivise e assunte su un piano di effettiva parità tra gli alleati;
a sostenere, specialmente nell'ambito dell'Onu, ogni iniziativa internazionale che promuova forme di coordinamento e coinvolgimento di tutti i Paesi dell'area, a partire da Iran, Pakistan e India, e l'adozione di un approccio regionale per giungere in tempi brevi ad una conferenza internazionale, in cui valorizzare il ruolo di mediazione del nostro Paese e dell'Unione europea;
a promuovere con forza il processo di afghanizzazione della sicurezza dell'area, aumentando le risorse disponibili all'addestramento dell'esercito e della polizia locale, al fine accelerare il trasferimento dei compiti di controllo del territorio;
a verificare l'efficacia dell'azione italiana nel riformare il sistema giudiziario afghano, adottando ogni ulteriore iniziativa utile a combattere con decisione la diffusa corruzione;
ad assumere iniziative volte a stanziare più credibili risorse finanziarie, sia destinate direttamente alla popolazione, sia dirette ad incentivare le attività di cooperazione civile presenti in loco, nonché a promuovere una rinnovata attenzione allo sviluppo locale, verificando e rilanciando nuove strategie atte ad affrontare con efficacia il problema dell'oppio, e a garantire la protezione dei civili, anche attraverso la soddisfazione dei loro diritti primari, quali l'educazione, la salute, l'accesso all'acqua e al cibo;
ad adottare ogni iniziativa utile, nelle opportune sedi internazionali, affinché, anche attraverso una maggior cooperazione con il Governo afghano, la pianificazione e la conduzione delle missioni internazionali in Afghanistan siano improntate ad un nuovo concetto di sicurezza che ponga la tutela dei civili e l'esclusione di cosiddetti «danni collaterali» tra gli obiettivi prioritari, garantendo, altresì, nei casi di vittime civili, indagini trasparenti e chiare sul rispetto delle norme internazionali di diritto umanitario;
ad adottare ogni iniziativa utile volta a sostenere un processo di dialogo tra tutte le forze afghane che hanno partecipato al voto, avviando così un serio percorso di riconciliazione con tutte le componenti, anche tra gli insorgenti, disponibili ad abbandonare l'uso della violenza, tale da permettere al popolo afghano di cercare le soluzioni politiche atte a garantire l'equilibrio tra le tradizioni religiose e culturali e la crescita democratica;
ad adottare ogni iniziativa utile, anche nelle opportune sedi internazionali,

per la realizzazione di programmi in sostegno delle donne afghane e per la promozione dei loro diritti e, più in generale, a favorire progetti di cooperazione che stimolino i diversi settori della società civile afghana, per una ricostruzione del Paese non solo materiale, ma anche morale e sociale;
a presentare prima dello svolgimento della prossima conferenza di Londra sull'Afghanistan una dettagliata relazione al Parlamento dei Ministri degli affari esteri e della difesa sulla continua evoluzione del contesto afghano, sulla linee politiche che il Governo intende sostenere in occasione della conferenza stessa, al fine di porre le Camere nella condizione di esercitare un effettivo controllo sulla qualità della presenza italiana in Afghanistan, ed infine sulle modalità con cui operano i nostri contingenti e sulle eventuali misure che il Governo intende adottare per rafforzare la protezione dei nostri soldati nello svolgimento della missione.
(1-00313)
«Fassino, Ventura, Maran, Villecco Calipari, Arturo Mario Luigi Parisi, Amici, Rosato, Barbi, Colombo, Corsini, Fedi, Fioroni, Garofani, Giacomelli, La Forgia, Laganà Fortugno, Letta, Migliavacca, Mogherini Rebesani, Narducci, Pistelli, Porta, Recchia, Rigoni, Rugghia, Sereni, Tempestini, Tocci».

La Camera,
premesso che:
il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, con la risoluzione n. 1386 del 20 dicembre 2001, ha autorizzato la costituzione di una forza multinazionale International security assistance force (Isaf), con il compito di condurre operazioni militari secondo il mandato ricevuto, in cooperazione e coordinazione con le forze di sicurezza afghane ed in coordinazione con le forze della coalizione, al fine di assistere il Governo afghano nel mantenimento della sicurezza, favorire lo sviluppo delle strutture di Governo, di estendere il controllo del Governo su tutto il Paese e di assistere gli sforzi umanitari e di ricostruzione, nel quadro degli accordi di Bonn del 5 dicembre 2001;
il nostro Paese è uno dei principali contributori alla missione Isaf in termini di personale militare, il cui operato è ampiamente e pienamente apprezzato non soltanto da tutti i partner presenti in quel teatro operativo, ma anche dalle autorità e dalle popolazioni locali, per l'umanità, la dedizione, la professionalità e lo spirito di sacrificio;
l'Italia ha svolto sin dal 2002 un significativo ruolo nella costruzione istituzionale dell'Afghanistan, a cominciare dall'iniziale assunzione della posizione di «nazione guida» nel settore della giustizia, che ha consentito di accompagnare l'Afghanistan nel lancio di un piano nazionale per la giustizia. Il nostro Paese continua a dare un importante contributo alla progressiva affermazione dei principi dello stato di diritto ed alla tutela e promozione dei diritti fondamentali dei cittadini;
il contributo qualitativo e quantitativo che l'Italia fornisce per la gestione delle crisi, nel più ampio quadro degli sforzi della comunità internazionale nella lotta al terrorismo e per il rispetto dei principi sacri della pace, della libertà e della legalità, e, in questo contesto, il contributo per la stabilizzazione ed il progresso economico, sociale ed istituzionale dell'Afghanistan, nel rispetto dei diritti umani, della Costituzione, delle leggi e dei principi internazionali, hanno consentito al Paese di acquisire un ruolo ed un prestigio di primissimo piano sulla scena internazionale;
l'operazione Isaf, tuttavia, non è una missione a tempo indeterminato, in quanto la strategia è unica ed è destinata a creare le condizioni per lasciare il Paese solo nel momento in cui gli obiettivi di

consolidamento della democrazia e delle istituzioni saranno integralmente raggiunti;
la fondamentale azione della componente militare nel garantire le condizioni di sicurezza e di controllo del territorio ed il ruolo della componente civile nella ricostruzione istituzionale ed economica costituiscono i due aspetti inscindibili dell'approccio onnicomprensivo adottato dalla comunità internazionale per la stabilizzazione e la ricostruzione dell'Afghanistan;
allo stesso tempo, serve un deciso cambio di marcia del Governo afghano, in vista della definizione di obiettivi che creino le condizioni per un graduale disimpegno internazionale nei tempi opportuni,

impegna il Governo:

a promuovere, nell'ambito della conferenza internazionale, prevista per il 28 gennaio 2010 a Londra, la definizione comune di obiettivi di breve e medio termine e delle modalità concrete per il loro raggiungimento;
a confermare, coerentemente con la nuova strategia discussa e condivisa nell'ambito dell'Alleanza atlantica, il proprio contributo aggiuntivo di risorse militari agli sforzi internazionali, ai fini dell'avvio della fase di transizione, destinata ad accelerare e completare il processo di trasferimento delle responsabilità in materia di sicurezza alle forze afghane;
a promuovere, nelle sedi competenti, le iniziative ed i progetti necessari a favorire la ricostruzione civile ed economica del Paese.
(1-00314)
«Cicu, Gidoni, Cirielli, Fava, Fallica, Baldelli, Antonione, Ascierto, Barba, De Angelis, Gregorio Fontana, Holzmann, Lamorte, Giulio Marini, Mazzoni, Moles, Paglia, Petrenga, Luciano Rossi, Sammarco, Scandroglio, Speciale, Boniver, Angeli, Biancofiore, Bonciani, Renato Farina, Lunardi, Malgieri, Migliori, Osvaldo Napoli, Nicolucci, Nirenstein, Pianetta, Picchi, Repetti, Tremaglia, Zacchera, Chiappori, Pirovano».

La Camera,
premesso che:
per il successo della missione Isaf in Afghanistan appare ormai necessario il passaggio ad una nuova strategia, più orientata a favorire aiuti umanitari e di ricostruzione, nonché a garantire più forza ed autorevolezza al Governo locale, facendo leva sull'addestramento delle forze afghane, con particolare riguardo a quelle di polizia;
questa nuova strategia è stata auspicata unanimemente anche dall'Assemblea parlamentare della Nato riunita recentemente ad Edimburgo;
il nostro contingente in quel teatro è fortemente impegnato proprio nell'addestramento delle forze armate e delle forze di polizia, affinché esse siano sempre più pronte ed adeguate a contrastare il terrorismo ed a garantire la sicurezza interna del Paese;
il Parlamento, nella sua interezza, ha dimostrato compattezza nel sostenere i nostri soldati, non soltanto nel momento del dolore, ma anche, e soprattutto, nel rifinanziamento delle missioni,

impegna il Governo:

a rafforzare la capacità di risposta e di protezione dei nostri soldati in termini di mezzi e di equipaggiamenti, nonché ad assumere iniziative per adeguare la tutela normativa connessa all'alto rischio che la missione comporta;
a valutare l'opportunità di potenziare la capacità addestrativa del contingente italiano, che già si è conquistata alta

considerazione, riconosciuta a livello internazionale, mediante l'incremento del numero delle unità addestrative;
a sviluppare maggiormente gli interventi di ricostruzione e di assistenza umanitaria alla popolazione afghana;
ad adeguare corrispondentemente le risorse necessarie al raggiungimento dei suddetti obiettivi.
(1-00315)
«Bosi, Vietti, Volontè, Compagnon, Ciccanti, Naro, Pisacane, Rao, Mereu, Galletti, Occhiuto, Adornato, Libè».

NUOVA FORMULAZIONE

La Camera,
premesso che:
per il successo della missione Isaf in Afghanistan appare ormai necessario il passaggio ad una nuova strategia, più orientata a favorire aiuti umanitari e di ricostruzione, nonché a garantire più forza ed autorevolezza al Governo locale, facendo leva sull'addestramento delle forze afgane, con particolare riguardo a quelle di polizia;
questa nuova strategia è stata auspicata unanimemente anche dall'Assemblea parlamentare della Nato riunita recentemente ad Edimburgo;
il nostro contingente in quel teatro è fortemente impegnato proprio nell'addestramento delle forze armate e delle forze di polizia, affinché esse siano sempre più pronte ed adeguate a contrastare il terrorismo ed a garantire la sicurezza interna del Paese;
il Parlamento, nella sua interezza, deve dimostrare compattezza nel sostenere i nostri soldati, non soltanto nel momento del dolore, ma anche, e soprattutto, nel rifinanziamento delle missioni,

impegna il Governo:

a rafforzare la capacità di risposta e di protezione dei nostri soldati in termini di mezzi e di equipaggiamenti, nonché ad assumere iniziative per adeguare la tutela normativa connessa all'alto rischio che la missione comporta;
a valutare l'opportunità di potenziare la capacità addestrativa del contingente italiano, che già si è conquistata alta considerazione, riconosciuta a livello internazionale, mediante l'incremento del numero delle unità addestrative;
a sviluppare maggiormente gli interventi di ricostruzione e di assistenza umanitaria alla popolazione afgana;
ad adeguare corrispondentemente le risorse necessarie al raggiungimento dei suddetti obiettivi.
(1-00315)
(Nuova formulazione) «Bosi, Vietti, Volontè, Compagnon, Ciccanti, Naro, Pisacane, Rao, Mereu, Galletti, Occhiuto, Adornato, Libè».

La Camera,
premesso che:
il nuovo accordo fra i Governatori delle Banche centrali del G10, meglio conosciuto come «Basilea 2», sui requisiti patrimoniali delle banche è entrato ufficialmente in vigore il 1o gennaio 2007;
le banche dei Paesi aderenti dovranno accantonare quote di capitale in modo proporzionale al rischio, derivante dall'instaurazione dei vari rapporti di credito, valutato attraverso lo strumento del rating;
secondo i Governatori delle Banche centrali le regole di «Basilea 2» sono indispensabili per poter fronteggiare al meglio la crisi economica e finanziaria e per realizzare un'equilibrata allocazione del credito, più funzionale e moderna, nell'interesse sia delle banche che delle aziende;
il Financial stability board, riunitosi il 9 gennaio 2010 sotto la presidenza del Governatore della Banca d'Italia Mario Draghi, ha dato tutto il proprio appoggio alle proposte del comitato di Basilea che a dicembre 2009 aveva ribadito l'impegno a riformare il sistema bancario, rafforzando la capitalizzazione delle banche e riducendo i rischi;
il Financial stability board ha sottolineato la necessità di sviluppare e migliorare le politiche regolatorie e per la supervisione nell'interesse della stabilità finanziaria;
la nuova disciplina, costringendo le banche a dotarsi di competenze professionali e di strumenti più adeguati a valutare il merito di credito di un'impresa, a potenziare la capacità di selezionare i clienti e di misurare e controllare la qualità del portafoglio creditizio, produrrà sicuramente un vantaggio della competitività e della solidità del sistema bancario italiano nel suo complesso;
il nuovo accordo, tuttavia, presenta alcune criticità su importanti aspetti, come il trattamento del rischio di liquidità e di mercato, tant'è che il mondo delle piccole e medie imprese, che costituisce l'asse portante del sistema produttivo italiano, ha denunciato l'inadeguata capacità delle banche di valutare il merito di credito delle imprese, chiedendo di congelare l'applicazione delle regole di «Basilea 2»;
i vincoli patrimoniali imposti da «Basilea 2» stanno, infatti, frenando le banche nel concedere finanziamenti alle imprese, come confermato dal calo del 10 per cento del tasso di crescita dei prestiti nel 2009 rispetto al 2008;
di contro, si deve registrare, però, che, grazie all'avviso comune tra l'Associazione bancaria italiana e le altre rappresentanze dell'Osservatorio permanente sui rapporti banche-imprese, con il quale si è concordata una moratoria del pagamento della quota capitale delle rate di mutuo vantate dalle banche nei confronti delle piccole e medie imprese, da novembre 2009 gli istituti bancari hanno lasciato alla disponibilità delle imprese oltre 5 miliardi di euro relativi alle quote di capitale sospese;
il credit crunch pesa, soprattutto, sulle piccole realtà, che spesso sono costrette a chiudere le loro attività per mancanza di liquidità, nonostante la loro integrità dal punto di vista produttivo, con conseguenze drammatiche per gli investimenti e l'occupazione;

le imprese italiane, inoltre, caratterizzate da un basso livello di capitalizzazione, spesso a conduzione familiare o basate sul pluriaffidamento bancario a breve, sono poco inclini all'immissione di nuovo capitale di rischio - attraverso sia l'ingresso di nuovi soci che l'utilizzo di nuovi strumenti finanziari - che rappresenterebbe lo strumento per diminuire il proprio grado di rischiosità per le valutazioni degli istituti bancari;
nel Mezzogiorno la stretta del credito alle imprese da parte degli istituti di credito (soprattutto da parte dei grandi gruppi bancari, che non tutti conoscono a fondo la storia delle aziende, ma guardano solo alle garanzie presentate) ha ulteriori risvolti negativi, in quanto spinge gli imprenditori, specie se piccoli, nelle mani degli usurai anche per poche migliaia di euro;
gli effetti prociclici dei requisiti di «Basilea 2» sono stati ampiamente riconosciuti sia dal rapporto De Larosiere che dalle conclusioni del Consiglio Ecofin del 7 luglio 2009;
già nel settembre 2009 la Confindustria italiana e quella tedesca avevano deciso di portare la questione a livello comunitario, con una lettera congiunta al Presidente della Commissione europea, José Manuel Barroso, e al Primo ministro svedese, Fredrik Reinfeld, presidente di turno del Consiglio europeo, sottolineando che, in una fase di crisi, l'aumento del rischio degli impieghi avrebbe indotto le banche a contrarre l'erogazione di credito, con la conseguenza di inasprire gli effetti della situazione economica;
una maggiore liquidità consentirebbe di affrontare meglio il quotidiano e far ripartire gli investimenti, scongiurando ulteriori cali di ordini e di fatturato che nel 2009 sono stati pari al 50-60 per cento rispetto al 2008;
è necessario, quindi, che i rapporti banche-imprese siano affidati più alle reali prospettive dell'impresa che a valutazioni automatiche,

impegna il Governo:

a prospettare una rinegoziazione dell'accordo «Basilea 2» volta a stabilire coefficienti di patrimonializzazione elastici in funzione dei trend economici;
a promuovere, nelle sedi opportune, la realizzazione, in via temporanea, dei minori accantonamenti a fronte dell'erogazione dei prestiti alle piccole e medie imprese, rendendo meno rigorosi i vincoli patrimoniali e stemperando la valutazione del rischio del credito;
a valutare l'opportunità di assumere iniziative volte a introdurre misure fiscali atte a compensare gli eventuali maggiori rischi e costi che gli istituti bancari potrebbero sostenere per effetto della sospensione dei criteri imposti dall'accordo «Basilea 2».
(1-00316)
«Occhiuto, Vietti, Galletti, Volontè, Compagnon, Ciccanti, Naro, Romano, Cera, Mereu, Libè».

La Camera,
premesso che:
il fallimento della Lehman brothers, avvenuto nel settembre del 2008, è assunto come simbolo dell'inizio della crisi finanziaria mondiale. Da allora il Governo, ad avviso dei firmatari del presente atto di indirizzo, non è stato in grado di assumere provvedimenti significativi per facilitare il rapporto fra banche ed imprese;
se è vero che le principali banche italiane hanno sofferto perdite più contenute rispetto a quelle di altri Paesi, grazie ad una scarsa esposizione a titoli tossici ed alla prudenza del quadro regolamentare e di supervisione, è altrettanto vero che le difficoltà del sistema creditizio si sono scaricate e si stanno scaricando pesantemente sul nostro sistema economico;
come noto, l'Italia è fatta, soprattutto, di piccole e piccolissime imprese che utilizzano prevalentemente credito bancario,

così che il credit crunch, che si è verificato a partire dagli ultimi mesi del 2008, ha colpito pesantemente anche quelle aziende che non avevano problemi di commesse;
le imprese segnalano, secondo la Banca d'Italia, difficoltà di accesso al credito: nell'agosto 2009 la crescita sui dodici mesi dei finanziamenti concessi dalle banche al settore privato non finanziario è scesa al 2,2 per cento, mentre un anno prima il credito cresceva a tassi molto più alti, del 10 per cento circa;
i prestiti erogati dai primi cinque gruppi bancari italiani, che rappresentano la metà di quelli complessivi nel nostro Paese, erano diminuiti nel mese di novembre 2009 del 3,5 per cento rispetto allo stesso mese del 2008;
gli strumenti ibridi messi a disposizione del sistema bancario con l'articolo 12 del decreto-legge 28 novembre 2008, n. 185, non sono stati utilizzati, se non marginalmente, dagli istituti di credito, eppure il tema della patrimonializzazione delle banche ha rappresentato e rappresenta ancora oggi un ostacolo da superare per garantire una normale iniezione di liquidità nel sistema economico italiano;
come ha ricordato il Governatore della Banca d'Italia Draghi all'assemblea annuale dell'Abi del luglio 2009, «le banche sono determinanti nel rendere la crisi che stiamo affrontando più o meno duratura, più o meno profonda. Bisogna conciliare il perseguimento di prudenti equilibri economici e patrimoniali con l'esigenza di non far mancare il sostegno finanziario alle imprese con buone opportunità di crescita, reali capacità di superare la crisi»;
un sistema bancario sano è condizione necessaria per lo sviluppo e per la tutela del risparmio, ma è, altresì, necessario che le banche integrino i risultati dei metodi statistici di scoring - che perdono parte della loro capacità predittiva in momenti eccezionali - con la conoscenza diretta del cliente, delle sue effettive potenzialità di crescita e di redditività nel lungo periodo;
durante l'attuale fase recessiva, le difficoltà che il mondo delle imprese ha segnalato rispetto al credito sono state collegate anche agli effetti determinati dall'accordo «Basilea 2», che in Italia è entrato in vigore a partire dall'inizio del 2008;
è stato rilevato che gli effetti prociclici dell'accordo incidono in questa fase in modo negativo, amplificando le fluttuazioni del ciclo economico. Nello specifico, questo significa che le banche che determinano il calcolo dei requisiti patrimoniali a fini di vigilanza sulla base dei rating interni registrano un fisiologico abbassamento del rating delle aziende. A tale riguardo è importante ricordare che solo quattro gruppi bancari sono stati autorizzati dalla Banca d'Italia a utilizzare a fini regolamentari i sistemi di rating interni per il calcolo degli assorbimenti patrimoniali;
l'obbligo per le banche di effettuare aggiustamenti più stringenti sul capitale proprio, nei momenti in cui sarebbero invece necessari interventi espansivi, una logica sostanzialmente prociclica, è un limite noto e messo in evidenza già durante i lavori per la definizione dell'accordo «Basilea 2»;
tali criticità sono note e correzioni sono allo studio: ad esempio, il comitato di Basilea il 17 dicembre 2009 ha pubblicato, per consultazione, alcune proposte finalizzate alla costituzione di specifici «cuscinetti» patrimoniali anticiclici;
il tema non è tanto mettere in discussione l'accordo «Basilea 2», quanto piuttosto dare una migliore applicazione a quei criteri, rendendo più moderne e trasparenti le relazioni tra banche e imprese, consentendo alle singole aziende di beneficiare di condizioni dipendenti dalla propria qualità creditizia;
sebbene il comitato di Basilea stia lavorando sull'ipotesi di introdurre meccanismi

che favoriscano l'accumulo di riserve nei periodi di ciclo economico positivo e l'utilizzo delle riserve in eccesso per fronteggiare la crescita dei crediti non performing nelle fasi di ciclo negativo, è evidente che il lavoro di modifica dell'accordo non si può concludere in breve tempo, poiché si tratta di un percorso lungo in cui è necessario effettuare studi di impatto sul capitale delle banche e i conseguenti aggiustamenti;
l'attenuazione degli effetti prociclici è, infatti, un obiettivo a medio termine, mentre sarebbero necessari interventi urgenti, specie per le piccole e medie imprese più intensamente colpite dal credit crunch;
da alcune parti, pertanto, è stato richiesto un intervento a livello nazionale, anche di tipo legislativo, per definire una «moratoria» nell'applicazione di «Basilea 2»;
tale proposta presenta alcuni elementi di criticità sia di tipo formale sia di merito;
anzitutto, si deve ricordare che le nuove regole di Basilea derivano da un processo legislativo complesso che nasce a livello di direttiva comunitaria e da un successivo recepimento a livello nazionale, effettuato in ambito parlamentare e da parte della nostra autorità di vigilanza (la Banca d'Italia) con apposite norme di rango primario e secondario: pertanto una «moratoria» di «Basilea 2» sarebbe, di fatto, non attuabile, tenuto conto dei vincoli a livello europeo;
per quanto riguarda il merito, immaginare una moratoria di «Basilea 2» significherebbe riportare il rapporto banca-impresa indietro nel tempo. «Basilea 2», introducendo criteri più razionali di misurazione del rischio, ha innovato profondamente il rapporto tra banche e imprese, rappresentando l'occasione per rendere più moderne e trasparenti le relazioni tra le banche e le imprese, consentendo alle singole aziende di beneficiare di condizioni dipendenti dalla propria qualità creditizia, senza dover scontare inefficienze di altri;
tuttavia, le imprese segnalano che vi sarebbe un'applicazione rigida dell'approccio dei rating e una modalità di attribuzione del rating che appare a volte oscura. Sembrerebbe, altresì, basso l'utilizzo delle informazioni qualitative che la banca acquisisce attraverso il suo radicamento sul territorio;
pertanto, se si volesse ipotizzare un'azione proattiva sull'offerta di credito intervenendo sull'accordo «Basilea 2», sarebbe utile non tanto intervenire sui sistemi di rating (moratoria di «Basilea 2»), quanto piuttosto identificare modalità volte a rendere meno severi i vincoli patrimoniali e, quindi, consentire alle banche di effettuare, a parità di altre condizioni, minori accantonamenti, ad esempio, a fronte dei crediti erogati alle piccole e medie imprese, non rinunciando, pertanto, a una corretta valutazione del rischio di credito, ma diluendo nel tempo gli effetti della valutazione medesima;
sarebbe, quindi, auspicabile un intervento, anche concertato con i partner europei, che preveda, per un tempo limitato (ad esempio, di 18 mesi) e con riferimento ai finanziamenti alle piccole e medie imprese, la riduzione delle ponderazioni del rischio di credito che determinano il livello di accantonamento delle banche, con evidenti e tangibili effetti in termini di sostegno alla crescita dell'economia;
tale riduzione dovrebbe riflettersi interamente sull'offerta di credito da parte delle banche alle piccole e medie imprese, anche mediante un aumento del limite percentuale annuo di deducibilità delle svalutazioni e una riduzione dei periodi di imposta a cui è consentita la deduzione delle svalutazioni eccedenti il limite stesso;
inoltre, tale allentamento dovrebbe accompagnarsi alla costituzione, sempre in via straordinaria e transitoria, di un fondo presso la gestione separata della Cassa depositi e prestiti, destinato alla prestazione di garanzie alle banche su finanziamenti a medio e lungo termine, anche garantiti dai confidi, concessi dalle banche

alle piccole e medie imprese e a favorire le operazioni di consolidamento a medio termine dei debiti a breve (anche medianti operazioni di cogaranzia effettuate dalle regioni e finalizzate al consolidamento);
un trattamento meno rigido per le imprese di minori dimensioni si giustificherebbe anche alla luce del fatto che, sebbene le piccole e medie imprese presentino spesso un rischio di insolvenza più elevato rispetto alle grandi, il fallimento di una piccola impresa ha un impatto sul sistema bancario molto più circoscritto,

impegna il Governo:

a promuovere in tutte le sedi internazionali la rapida conclusione del processo di revisione del trattato di «Basilea 2», diretto ad annullare gli effetti prociclici per quanto riguarda il medio periodo e, per l'immediato, la riduzione della ponderazione del rischio di credito che determina il livello di accantonamento delle banche con riferimento alle piccole e medie imprese, così garantendo a queste ultime un maggiore afflusso di liquidità;
ad assumere iniziative volte a costituire un fondo di garanzia pubblico sui finanziamenti a medio e lungo termine, anche garantiti dai confidi, concessi dalle banche alle piccole e medie imprese.
(1-00317)
«Fluvi, Lulli, Ventura, Maran, Boccia, Causi, Quartiani, Benamati, Carella, Ceccuzzi, Colaninno, D'Antoni, De Micheli, Fadda, Fogliardi, Froner, Gasbarra, Graziano, Marchignoli, Marchioni, Mastromauro, Peluffo, Piccolo, Pizzetti, Portas, Sanga, Scarpetti, Sposetti, Strizzolo, Federico Testa, Vico, Zunino».

La Camera,
premesso che:
i mercati finanziari mondiali, in base a quanto riportano gli indicatori economici ed i principali osservatori internazionali, appaiono quasi ovunque in fase di ripresa e di consolidamento dopo 18 mesi di crisi e di profonda ristrutturazione; sono, invece, in pieno svolgimento gli effetti negativi della bolla dei subprime sul sistema produttivo e sul lavoro, a causa del crollo dei consumi e della restrizione del credito;
il Governo ha provveduto dall'autunno 2008 a sostenere il mercato finanziario sia con interventi diretti, sia sul fronte dei crediti erogati, con interventi in favore dei cittadini mutuatari e delle imprese in difficoltà finanziarie; dal 2009 la politica economica del Governo si è concentrata, in particolare, sul sostegno al mercato del lavoro e sul mantenimento del tessuto produttivo; gli indicatori economici riportano che l'Italia si trova in una condizione migliore rispetto alla gran parte dei partner europei e dei Paesi Ocse, sia sotto il profilo finanziario, che sul fronte produttivo e del lavoro;
si tratta ora di sostenere la definitiva ripresa del sistema produttivo; a tale scopo sono intercorsi negli ultimi mesi diversi accordi, favoriti dal Governo, tra organizzazioni imprenditoriali e sistema creditizio, volti a favorire l'accesso al credito, in particolare delle piccole e medie imprese; tuttavia, le rilevazioni confermano che nei primi sette mesi del 2009 c'è stata una contrazione del credito alle imprese in tutti i Paesi dell'Unione europea. In Italia, in particolare, il tasso di crescita dei prestiti si è ridotto, nel giro di un anno, di dieci punti, colpendo in primo luogo le piccole e medie imprese;
l'accordo «Basilea 2», concernente l'individuazione di criteri comuni per l'erogazione del credito, tali da garantire la solidità del sistema creditizio, ha fatto molto discutere negli anni, in quanto uno dei principali punti critici è rappresentato dall'impatto dei nuovi requisiti sui finanziamenti alle piccole e medie imprese. I criteri impongono, infatti, alle banche maggiori accantonamenti di liquidità, ove, secondo sistemi di calcolo del rating, le

stesse siano esposte verso creditori con un alto tasso di rischio;
sin dalla primavera del 2009 dal mondo imprenditoriale giungono richieste di un'attenuazione, se non proprio di una moratoria, nell'applicazione dei criteri di «Basilea 2»; una loro applicazione rigida rischia di non supportare adeguatamente, soprattutto le piccole e medie imprese, per l'eccessiva meccanicità con cui le banche utilizzano i sistemi di valutazione basati sul rating, trascurando ogni informazione di tipo storico-qualitativo sulle imprese;
già durante i lavori di preparazione dell'accordo «Basilea 2», ne furono messi in evidenza gli aspetti prociclici, a causa dei quali nelle fasi recessive le banche stringono ancora di più le maglie del credito nei confronti delle aziende, le quali per carenza di liquidità sono costrette a rimandare i loro piani di investimento, con gravi ripercussioni sull'occupazione e sulle possibilità di ristrutturazione aziendale;
sono attualmente in fase di redazione, da parte del comitato di «Basilea 2», una serie di proposte correttive che prevedono anche un'attenuazione di tali effetti prociclici. Il lavoro di modifica dell'accordo comporta, tuttavia, tempi di attesa non tollerabili dal sistema produttivo, che ha esigenza, invece, di interventi di sostegno a breve,

impegna il Governo:

a promuovere l'accelerazione in tutte le sedi, per quanto di sua competenza, della rinegoziazione dell'accordo di Basilea, secondo criteri che tengano conto della necessità che il sistema creditizio sia chiamato a contrastare il ciclo economico negativo e dell'esigenza di valutare l'affidabilità delle imprese, in particolare le piccole e medie imprese, secondo criteri non meramente finanziari;
a sollecitare e a favorire la stipula di ulteriori accordi, rispetto a quelli già siglati nel 2009, tra il sistema creditizio e le organizzazioni imprenditoriali, relativi all'agevolazione dell'accesso al credito per le piccole e medie imprese;
ad assumere le opportune iniziative volte a introdurre ulteriori strumenti di sostegno al credito per le piccole e medie imprese.
(1-00318)
«Vignali, Moroni, Conte, Raisi, Baldelli, Abrignani, De Corato, Della Vedova, Faenzi, Galati, Gava, Golfo, Lazzari, Milanato, Pelino, Angelucci, Polidori, Versace, Mazzocchi, Berruti».

Risoluzione in Commissione:

La X Commissione,
premesso che:
il 2010 affronterà una grande sfida, quella della globalizzazione sostenibile, caratterizzata dalla crescita degli scambi commerciali in tutto il mondo nel rispetto dell'ambiente. L'obiettivo riveste un carattere fondamentale in quanto gli effetti della globalizzazione determineranno in misura crescente l'aumento della domanda di energia in tutto il mondo, richiedendo, di conseguenza, una riscrittura delle politiche mondiali sui cambiamenti climatici e gli strumenti per una lotta più efficace all'effetto serra;
nei prossimi anni l'energia sarà dunque una delle questioni centrali della politica internazionale e della nostra vita quotidiana, in quanto una fornitura energetica costante e accessibile genera sì ricchezza e consente lo sviluppo delle società, ma deve essere innanzitutto sostenibile per poter realisticamente impedire l'aggressione all'ambiente, senza tralasciare il dato, anch'esso rilevante, della sua «messa in sicurezza» per garantire una fornitura stabile nel prezzo e nell'approvvigionamento;
in Europa, si è rilevato, che la fornitura principale di energia proviene, in proporzione: dal petrolio (36,7 per cento),

dal gas (24 per cento), dal carbone e altri combustibili solidi (17,8 per cento) dall'energia nucleare (14,2 per cento), dalla biomassa (5,1 per cento), dall'energia idroelettrica (1,5 per cento) e dall'energia geotermica/solare/eolica (0,8 per cento);
nel 2008, l'Unione europea ha deciso di adottare un modello generale di «strategia europea per l'energia», che prevede 4 obiettivi prioritari per il 2020: ridurre i gas serra del 20 per cento rispetto ai livelli del 1990, aumentare l'efficienza energetica del 20 per cento, incrementare il peso delle energie rinnovabili fino al 20 per cento, sostituire il 10 per cento dell'attuale consumo di carburanti per veicoli con biocombustibili;
a livello nazionale, il piano per la riduzione delle emissioni di gas serra prevede interventi mirati al risparmio ed alla efficienza energetica degli edifici e delle fonti rinnovabili;
un percorso da valorizzare per raggiungere gli obiettivi prefissati è certamente quello di sviluppare impianti di produzione e distribuzione di energia elettrica, quali quelli della cogenerazione e delle fonti rinnovabili che vanno nella direzione della sostenibilità sociale, economica ed ambientale;
questo percorso concorrerebbe nel pieno rispetto della normativa comunitaria, al conseguimento degli obiettivi del protocollo di Kyoto, in quanto riducendo i costi di generazione di energia verde e ad alta efficienza, si consentirebbe una immediata riduzione di CO2, oltre ad evitare emissioni ad impatto locale, salvaguardando nel contempo l'ambiente senza gravare sul bilancio dello Stato, riducendo la spesa energetica per unità di prodotto, favorendo l'autoconsumo e cioè l'utilizzo diretto di energia elettrica prodotta da impianti a fonte rinnovabile e/o da unità di cogenerazione ad alto rendimento, riducendo i costi di esercizio dell'utente utilizzatore di almeno il 15 per cento;
nello specifico nella cogenerazione possono essere utilizzate molte fonti energetiche: carbone, gas naturale, fonti energetiche rinnovabili, con la capacità di variare, dalla microgenerazione nelle abitazioni private, fino alle reti di teleriscaldamento e negli impianti industriali;
con un impianto di cogenerazione che produce, combinandola, elettricità e calore, si ottiene che il calore prodotto dalla combustione non venga disperso, bensì recuperato per altri usi. Questo significa che esso - a differenza di un impianto convenzionale di produzione di energia elettrica - ha una efficienza di circa il 35 per cento, mentre il restante 65 per cento viene disperso sotto forma di calore. In questo modo, la cogenerazione raggiunge una efficienza superiore al 90 per cento e questo permette di risparmiare energia primaria, salvaguardare l'ambiente, diminuire le emissioni di CO2 e diminuire i costi. Inoltre, un rapporto del WWF e dell'AEBIOMawatt rivela che le emissioni di anidride carbonica potrebbero essere drasticamente ridotte se i Paesi OCSE usassero la biomassa (combustibile ottenuto con materiale derivante dalle coltivazioni o dalle foreste), anziché il carbone, per produrre elettricità, sostenendo che il grande vantaggio della biomassa rispetto alle altre fonti di energia rinnovabile, come il vento e il sole, è che può essere immagazzinata ed utilizzata quando se ne ha bisogno. La biomassa, dunque, è in grado di assicurare una fornitura costante e ininterrotta di elettricità,

impegna il Governo:

ad adottare le iniziative di competenza per la definizione di un nuovo quadro normativo per la promozione e l'uso delle energie rinnovabili e della cogenerazione in grado di realizzare quella stabilità di lungo termine di cui le imprese hanno bisogno per prendere decisioni di investimento razionali nel settore, anche attraverso la rapida attuazione delle direttive comunitarie in materia;
ad adottare, a sviluppare e ad applicare politiche che aumentino il ricorso alle

fonti rinnovabili, come la biomassa, nel settore energetico, e a promuovere una riforma della politica agricola per sostenere coltivazioni nazionali no food utilizzabili a fini energetici;
ad assumere iniziative volte a semplificare l'intero sistema normativo ed amministrativo, tenendo conto delle caratteristiche specifiche del settore delle energie rinnovabili e della cogenerazione, che comprende molti produttori di piccole e medie dimensioni sparsi sul territorio.
(7-00248)
«Vignali, Di Biagio, Raisi, Pelino».

...

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA
DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazione a risposta in Commissione:

META, VILLECCO CALIPARI, MADIA, POMPILI e ARGENTIN. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
con la privatizzazione dell'ex compagnia di bandiera Alitalia, ceduta alla società CAI che ne ha preso la gestione il 13 gennaio 2009, sono state tenute fuori dal perimetro aziendale in cessione alcuni rami aziendali dell'ex vettore di Stato, come Alitalia Maintenance System (AMS);
la società di manutenzione di motori per aerei di grandi dimensioni AMS, con base presso l'aeroporto di Roma Fiumicino, ha alle proprie dipendenze 367 lavoratori altamente qualificati in un settore che ha garantito all'ex compagnia di bandiera standard di sicurezza tra i più elevati al mondo;
i vertici della nuova Alitalia hanno annunciato pubblicamente di voler confermare il proprio orientamento ad affidare in esclusiva la manutenzione dei propri motori Airbus ad AMS, per la quale prosegue la trattativa per la vendita a soggetti privati, nel rispetto degli accordi sottoscritti a palazzo Chigi;
il 3 dicembre 2009 era stato ribadito dal Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei ministri, Gianni Letta, ad un vertice presso palazzo Chigi cui erano presenti tutte le parti, AMS, Alitalia, il commissario liquidatore Fantozzi, che Alitalia avrebbe dovuto continuare ad alimentare questo sito produttivo con i motori, invitando quindi i vertici CAI a rispettare l'accordo, con l'impegno che dopo le festività si sarebbe riaggiornato il tavolo e che il potenziale acquirente di AMS avrebbe presentato il piano di acquisizione anche al Governo;
il 23 dicembre 2009 Alitalia ha emesso un ordine di rilavorazione di un motore CFM56 presso SR Technics, società di manutenzione ex Swissair, anziché affidarlo alla AMS di Fiumicino;
il 7 gennaio 2010 i vertici CAI hanno deciso di bloccare la lavorazione di un altro motore per spedirlo sempre alla stessa società in Svizzera;
i lavoratori AMS, incerti per il proprio futuro e penalizzati da un anno e mezzo di cassa integrazione a rotazione, hanno deciso di fare un presidio permanente, nel piazzale antistante alle officine, per impedire la partenza del motore per la Svizzera, poi avvenuta nella notte dell'11 gennaio 2010 -:
quali urgenti iniziative intendano adottare per consentire che si rispettino gli accordi presi a palazzo Chigi tra lavoratori AMS e CAI, per garantire l'esistenza di uno strategico asset industriale e manutentivo per il nostro Paese che ha garantito livelli di sicurezza all'ex compagnia di bandiera Alitalia tra i più elevati al mondo, anche a tal fine facilitando una rapida e sicura cessione a privati di AMS

per consentire ai lavoratori di uscire dal tunnel della precarietà e della cassa integrazione.
(5-02344)

Interrogazioni a risposta scritta:

MAZZARELLA. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
in data 30 ottobre 2009 si è riunito il tavolo tecnico per l'aggiornamento della seduta del 29 ottobre 2009 relativa al Progetto BROS (Budget per il reinserimento occupazionale e sociale), presenti la dottoressa Matilde Mancini per il Ministero del lavoro, il dottor Francesco Girardi per la regione Campania, il dottor Massimo Ragosta per la provincia di Napoli, il dottor Gennaro Mola per il comune di Napoli;
il tavolo, ai sensi della convenzione stipulata, ha tra l'altro previsto il trasferimento delle risorse finalizzate al progetto BROS alla regione Campania, prevedendone l'erogazione della somma prevista in 4 tranche, di cui la prima a titolo di anticipazione e le successive sulla base dell'attivazione delle opportunità di lavoro, come da verbale del tavolo prot. int. 2446 del 30 ottobre 2009;
è urgente dare attuazione agli impegni concordati tra gli aderenti al tavolo tecnico del Progetto BROS perché si possa rispettare il cronoprogramma degli interventi previsti nella convenzione -:
a che punto sia il previsto trasferimento delle risorse alla regione Campania, considerato che tali risorse sono condizioni irrinunciabili per il buon esito della Convenzione.
(4-05736)

MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro degli affari esteri, al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
l'Ufficio per le istituzioni democratiche ed i diritti umani (ODHIR - Office for democratic Institutions and human Rights) è un'istituzione specializzata dell'OSCE che si occupa di elezioni, diritti umani e democratizzazione. In particolare assiste gli Stati membri dell'OSCE nell'attuazione dei loro impegni a dimensione umana, fornendo esperienza e supporto pratico nel rafforzamento delle istituzioni democratiche per mezzo di programmi a lungo termine per potenziare le norme di legge, la società civile ed il controllo democratico;
l'Italia è tra i paesi fondatori dell'OSCE dal 25 giugno 1973;
nell'ambito del progetto sui diritti umani del personale delle forze armate, nel 2004 è stato intrapreso uno studio preparatorio sullo scambio di informazioni sul Codice di condotta relativo agli aspetti politico-militari della sicurezza. A causa della grande disparità nella qualità e la natura delle informazioni disponibili, l'OSCE ha sviluppato un questionario dettagliato distribuito a tutte le missioni permanenti dei paesi membri nel 2005, al fine di ottenere dati sulle leggi, le politiche e le pratiche in materia di diritti umani delle forze armate così come sono riconosciuti ed applicati nei loro rispettivi ambiti;
come sintesi risultante dalla somministrazione del predetto questionario, l'Ufficio per le istituzioni democratiche e i diritti umani (ODIHR) dell'OSCE, insieme al centro per il controllo democratico delle Forze armate di Ginevra (DCAF), ha pubblicato il manuale per i diritti umani e le libertà fondamentali del Personale delle Forze armate. Esso propone una panoramica delle legislazioni, delle politiche e dei meccanismi per assicurare protezione e applicazione dei diritti umani e delle libertà fondamentali del personale delle forze armate;
da come si evince a pagina 20 del predetto manuale, solo i seguenti paesi hanno risposto esaurientemente:
Austria, Azerbaijan, Biellorussia, Belgio, Bosnia Erzegovina, Bulgaria, Canada,

Croazia, Repubblica Ceca, Danimarca, Estonia, Finlandia, Francia, Georgia, Germania, Irlanda, Lettonia, Lituania, Lussemburgo, Malta, Norvegia, Polonia, Portogallo, Russia, Serbia e Montenegro, Slovacchia, Slovenia, Spagna, Svezia, Svizzera, Turchia, Ucrania, Regno Unito, Stati Uniti. Mentre, il Liechtenstein (senza forze armate regolari), il Tajikistan, la Santa Sede (senza forze armate regolari) hanno trasmesso una semplice nota verbale di ricezione. L'Italia insieme ad Albania, Andorra (senza forze armate regolari), Armenia, Cipro, Grecia, Ungheria, Islanda (senza forze armate regolari), Kazakistan, Kirgikistan, L'allora Repubblica Yugoslava, Moldavia, Principato di Monaco (guardia di palazzo con semplici funzioni cerimoniali), Olanda, Romania, San Marino (senza forze armate regolari), Turkmenistan, Uzbekistan non ha risposto affatto;
il capo di stato maggiore dell'aeronautica con la lettera n. SMA/125/G5O-2/1-97, rivendicava con una punta di orgoglio quanto segue: «Da uno studio realizzato dall'OSCE che ha analizzato in un'ottica comparativa i diritti fondamentali degli appartenenti alle forze armate dei paesi aderenti, è possibile evincere che in tema di diritti civili o politici quali il diritto di associazione, la libertà di espressione e di manifestazione, e altri (...) per le limitazioni imposte ai propri militari, l'Italia è considerata uno Stato con «restrizioni moderate», ciò implica che il parametro di riferimento del Governo in materia di diritti dei militari siano Paesi come l'Albania, l'Armenia, il Kazakistan, il Kirgikistan, la Moldavia, il Turkmenistan, e l'Uzbekistan. Ossia quei Paesi che come l'Italia hanno ritenuto superfluo rispondere al questionario dell'OSCE e non quei partner europei cui si immaginerebbe l'Italia dovrebbe tendere ad assimilarsi più naturalmente quale Paese membro e fondatore dell'Unione europea -:
se il Governo intenda chiarire i motivi per cui l'Italia ha deciso di non dare il suo contributo all'iniziativa omettendo, sia di rispondere al questionario sottopostole dall'OSCE, sia di tradurre in italiano - oggi è disponibile solo in inglese, russo, francese, bosniaco, croato e serbo - il manuale per i dritti umani e le libertà fondamentali del personale delle forze armate, rendendolo così disponibile e agilmente fruibile da tutti gli addetti ai lavori e in primis ai militari a cui esso si rivolge.
(4-05742)

MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
da notizie di agenzia si apprende che l'ex Governatore della Banca d'Italia Antonio Fazio il 13 gennaio 2010, nel corso dell'interrogatorio per il tentativo di scalata ad Antoveneta, facendo riferimento al caso di Giampiero Fiorani della Popolare di Lodi ha dichiarato che: «Il giorno prima dell'ispezione Fiorani è venuto a casa mia alla Camilluccia e l'ho avvisato che il giorno dopo sarebbe partita l'ispezione». Alla domanda del pubblico ministero che gli chiedeva se un comportamento simile fosse stato adottato anche in altri casi, Fazio ha risposto «Sì, è capitato anche con Geronzi» -:
se non intenda adottare, nell'ambito delle proprie competenze, iniziative finalizzate a promuovere una disciplina che impedisca contatti preventivi tra l'autorità vigilante e i destinatari dell'attività ispettiva in questione.
(4-05747)

...

AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazione a risposta in Commissione:

ZAMPARUTTI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
in regione Veneto, il piano regolatore delle attività estrattive (Prac) attende ancora

di essere approvato dalla giunta ed il settore minerario e di cava viene tutt'oggi regolamentato da una legge regionale, la n. 44, risalente al settembre del 1982;
la stesura di un nuovo piano di settore si rende necessaria per aggiornare, riorganizzare e rivedere la complessa materia in base alle compatibilità e sostenibilità del territorio;
la gravità della situazione è stata anche oggetto di una indagine conoscitiva della Commissione territorio e ambiente del Senato nella XV legislatura, con realtà come quella del comune di Paese nel trevigiano dove si registravano un totale di 29 cave, di cui 11 adibite a discarica, 9 con falde acquifere affioranti; un totale di territorio comunale scavato di 2.450.000 metri quadrati con una percentuale di territorio scavato del 6 per cento, ben superiore a quanto fissato dall'articolo 13 della stessa legge regionale n. 44 del 1982; ben 32.750.000 metri cubi di materiale estratto che porta la percentuale comunale di materiale estratto al 17,2 per cento rispetto alla percentuale provinciale di 34,6 per cento;
nelle more dell'adozione del piano cave vengono chiesti e concessi «ampliamenti» come recentemente quello relativo alla cava la Morganella, tra i comuni di Paese e Ponzano, entrambi in provincia di Treviso per il quale il progetto dei cavatori prevede il prolungamento dell'attività per altri 20 anni, (divisi in un autorizzazione di 15 anni, più un'opzione per la proroga per ulteriori 5 anni) con l'estrazione di 8.800.000 metri cubi di ghiaia e l'approfondimento dell'estrazione dagli attuali 40 metri di profondità a ben 65 tale da divenire la cava di ghiaia più profonda d'Italia;
il consiglio comunale di Ponzano ha deciso in materia, con convocazione avvenuta la vigilia di Natale per il 30 dicembre 2009;
vi sono rischi che l'approfondimento sino a 65 metri metta in comunicazione falde acquifere diversificate contribuendo a diffondere l'inquinamento cronico di quelle più superficiali e la presenza di due discariche a confine con la cava che potrebbero inquinare la falda affiorante;
lo scorso anno inoltre la provincia di Treviso aveva rilevato alcuni abusi all'interno della cava Morganella e aveva rilevato una quota di profondità media di 43,38 metri, a fronte dei 40 consentiti, a cui è corrisposto un prelevamento di 54 mila metri cubi di ghiaia in più;
sarebbe poi attualmente in esame per la valutazione di impatto ambientale regionale, un mastodontico progetto di scavo alla Baracche, presentato dalle ditte Telve Rigo e Superbeton, sito che si trova a poca distanza da un'altra cava, la Vittoria, e prevede l'ampliamento dell'attuale scavo su ulteriori 500 mila metri quadrati -:
quali iniziative di competenza i Ministri interrogati intendano mettere in atto per evitare interventi di impatto ambientale come quelli descritti in premessa con particolare riferimento alla tutela dell'integrità delle falde acquifere;
in merito all'assenza di un piano cave, se i Ministri interrogati non ritengano, ove ne sussistano i presupposti, opportuno esercitare i poteri di cui all'articolo 5 del decreto legislativo n. 112 del 31 marzo 1998.
(5-02349)

...

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazione a risposta in Commissione:

GOZI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
i conti della Banca centrale argentina indicano riserve estere per oltre 40 miliardi di dollari USA;
stando alle informazioni riportate da diverse agenzie e quotidiani e soprattutto dai dati e dalle dichiarazioni ufficiali dell'American Task Force

Argentina, la Banca centrale argentina terrebbe circa 40 miliardi di dollari USA delle sue riserve (equivalenti a circa l'80 per cento delle riserve totali) presso la Banca dei regolamenti internazionali (BRI o Bank for international settlement (BIS)) con sede a Basilea, in Svizzera;
dai dati sopra riportati sembra evidente che l'Argentina dispone di liquidità, ma pur tuttavia non intende pagare il debito conseguito nel 2001 con la comunità e con gli investitori internazionali, tra cui oltre 180.000 investitori italiani;
gli investitori italiani che non hanno aderito allo Swap proposto dall'Argentina nel 2005 perché ritenuto inaccettabile, e che aspettano di essere ripagati da Governò argentino, sono oltre 180.000; la somma totale che il Governo deve agli investitori italiani, supera i 4 miliardi di dollari USA;
le condizioni che il Governo argentino vorrebbe offrire, se la Banca centrale argentina lo consentirà, sono persino peggiori dello Swap del 2005; la comunità internazionale e la stragrande maggioranza degli investitori hanno già definito il concambio paventato dall'Argentina inaccettabile;
non sono note le ragioni per cui un Paese debitore verso la comunità internazionale e in particolare verso oltre 180.000 investitori italiani, tenga come i dati dimostrano, riserve per oltre 40 miliardi di dollari USA presso la BRI -:
per quali ragioni il Governo italiano non abbia ancora operato, insieme alla comunità internazionale, per far sì che l'Argentina restituisca quanto dovuto agli investitori italiani;
per quali ragioni il Governo italiano non operi presso il Governo svizzero affinché questo intervenga presso la BRI;
per quali ragioni il Governo italiano non assuma iniziative nei confronti della BRI affinché quest'ultima spieghi alla comunità internazionale perché oltre 40 miliardi di riserve estere argentine sono nelle sue casse;
di quali ulteriori informazioni disponga il Governo italiano in ordine alla descritta inusuale situazione per la BRI e quali iniziative intenda assumere affinché le migliaia di investitori italiani possano essere ripagati.
(5-02347)

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GIUSTIZIA

Interrogazioni a risposta scritta:

STUCCHI, PIROVANO, CONSIGLIO e VANALLI. - Al Ministro della giustizia, al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
i lavoratori della procura della Repubblica di Bergamo hanno reso noto attraverso la diffusione di una lettera aperta la situazione in cui versa il personale amministrativo giudiziario;
gli stessi lavoratori dichiarano all'unanimità il proprio malcontento e il dissenso contro la propria Amministrazione, la quale ha formulato un contratto integrativo che demansiona e dequalifica il personale;
tali lavoratori sostengono che tutti gli altri settori del pubblico impiego hanno avuto una riqualificazione, che consiste in un riconoscimento economico e professionale del lavoro svolto -:
se non intendano verificare la sussistenza di quanto esposto dai lavoratori della procura della Repubblica di Bergamo, al fine di valutare la possibilità di addivenire ad una eventuale rivisitazione, qualora i fatti esposti risultino corrispondere alla realtà, del contratto che, secondo quanto sostenuto dagli stessi nella lettera

aperta, li vedrebbe fortemente penalizzati rispetto a tutti gli altri dipendenti dei settori pubblici.
(4-05734)

BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
secondo quanto riportato dall'osservatorio permanente sulle morti in carcere composto da Radicali italiani, associazione Antigone, associazione Il detenuto ignoto, associazione a buon diritto, Radiocarcere e Ristretti orizzonti, in data 16 gennaio 2010 il detenuto Mohamed El Aboubj si è tolto la vita nel bagno della sua cella nel carcere di San Vittore inalando gas dal fornelletto;
sulla vicenda l'avvocato del detenuto suicida, Mauro Straini, ha dichiarato quanto segue: «nel 2009 in Italia si è registrato un record di suicidi tra i reclusi, 72 casi, e in questo primo scorcio dell'anno si sono già verificati alcuni casi. Invece di discutere solo in merito alla costruzione di nuovi penitenziari bisognerebbe ripensare seriamente al senso della pena e della custodia cautelare che andrebbe applicata soltanto in casi estremi ridimensionando la facilità con la quale viene disposta oggi»;
con questo sono già 6 i suicidi registratisi nei primi 15 giorni dell'anno nelle carceri italiane (la media è di un suicidio ogni 60 ore). Prima di Mohamed El Aboubj si erano tolti la vita: Abellativ Eddine 27 anni, Massa Carrara; Attolini Giacomo 49 anni, Verona; Tammaro Antonio 28 anni, Sulmona (Aquila); Frau Celeste 62 anni, Cagliari; Ciullo Pierpaolo 39 anni, Altamura (Bari);
una tale frequenza di suicidi non si era mai stata registrata prima; per contenerla non è sufficiente un «piano carceri», anche perché gli interventi recentemente annunciati dal ministro Alfano non prevedono alcun rafforzamento dell'attività «trattamentale» verso i detenuti, quindi l'assunzione di psicologi, educatori e assistenti sociali;
il 12 gennaio 2010 la Camera dei deputati ha parzialmente approvato, su espresso parere favorevole del Governo, la mozione sulle carceri presentata dalla interrogante e sottoscritta da 93 deputati appartenenti a quasi tutte le forze politiche presenti in Parlamento;
la mozione approvata prevede, tra l'altro, la riduzione dei tempi di custodia cautelare, perlomeno per i reati meno gravi, nonché del potere della magistratura nell'applicazione delle misure cautelari personali a casi tassativamente previsti dal legislatore, previa modifica dell'articolo 280 del codice di procedura penale;
Mohamed El Aboubj era recluso in carcere in regime di custodia cautelare preventiva in quanto era stato condannato in primo grado a 6 mesi di carcere per aver partecipato alla «rivolta» avvenuta 5 mesi fa nel centro di identificazione ed espulsione (CIE) di Via Corelli (Milano);
tra un mese sarebbe stato scarcerato, probabilmente senza che arrivasse la sentenza definitiva, quindi dopo aver «scontato» in custodia cautelare una vera e propria «anticipazione della pena»" -:
di quali informazioni disponga il Ministro sui fatti riferiti in premessa e, in particolare, se non intenda avviare, nel rispetto e indipendentemente dall'inchiesta che sulla vicenda ha aperto la magistratura, un'indagine amministrativa interna volta a verificare eventuali responsabilità amministrative o disciplinari dell'amministrazione penitenziaria, anche alla luce della forte carenza di personale che limita inevitabilmente le possibilità di vigilanza sui detenuti;
se e quali urgenti iniziative di carattere normativo il Governo intenda adottare al fine di ridurre i tempi di custodia cautelare, perlomeno per i reati meno gravi, ed il conseguente potere della magistratura nell'applicazione delle misure cautelari personali a casi tassativamente previsti dal legislatore, previa modifica dell'articolo 280 del codice di procedura

penale, così come previsto dalla mozione n. 1-00288 approvata dalla Camera dei deputati il 12 gennaio 2010;
se e quali urgenti iniziative il Governo intenda adottare, sollecitare e promuovere al fine di aumentare gli organici del personale penitenziario ed amministrativo, nonché dei medici, degli infermieri, degli assistenti sociali, degli educatori e degli psicologi in servizio presso gli istituti di pena, in modo da rendere lo stesso adeguato al numero delle persone recluse, così come previsto dalla mozione n. 1-00288 approvata dalla Camera dei deputati il 12 gennaio 2010;
se non ritenga che l'alto tasso dei suicidi e dei tentati suicidi dipenda dall'elevato tasso di sovraffollamento degli istituti di pena dove attualmente sono ristretti quasi 66.000 detenuti a fronte di una capienza regolamentare di 43.000 posti;
se ritenga necessario assumere iniziative normative volte a modificare il regolamento sull'ordinamento penitenziario al fine di assicurare, attraverso una maggiore personalizzazione del trattamento, una «detenzione giusta», rispettosa del diritto alla vita e degli altri diritti fondamentali degli individui, se del caso, istituendo in ogni carcere degli appositi presidi specializzati per prevenire il rischio-suicidi e le altre emergenze legate ai disagi psicologici;
quali iniziative, più in generale, il Governo intenda assumere per contenere e ridurre l'alto tasso dei decessi per suicidio in carcere.
(4-05743)

BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della giustizia, al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
secondo quanto riportato dalle agenzie di stampa, Eddine Abellativ Sirage, ventisettenne, si è impiccato la mattina del 13 gennaio 2010 al tubo di una doccia del reparto infermeria del carcere di Massa;
Sirage, marocchino non in regola con il permesso di soggiorno, era stato arrestato quattro giorni prima di Natale dopo un rocambolesco inseguimento per aver rubato sotto effetto di stupefacenti un'automobile;
dopo appena qualche giorno di detenzione era stato trasferito nel reparto infermeria perché «soggetto psicologicamente molto provato, debole e probabilmente devastato dall'esperienza carceraria», come confermato anche dal direttore della Casa circondariale di Massa, dottor Salvatore Iodice;
il medico di turno e l'infermiere che hanno trovato il corpo esanime hanno dichiarato di non essere tenuti a sorvegliare a vista i detenuti del reparto infermeria;
la procura della Repubblica ha comunque disposto l'autopsia sul corpo per accertare le cause del decesso;
sulla vicenda Leoluca Orlando, presidente della Commissione di inchiesta sugli errori sanitari e i disavanzi sanitari regionali, ha dichiarato quanto segue: «Con riferimento all'ennesimo, tragico suicidio avvenuto nel carcere di Massa Carrara di cui si è avuta notizia poche ore fa, ricordo che la Commissione parlamentare di inchiesta sugli errori sanitari, da me presieduta, ha convocato per il prossimo 3 febbraio il direttore del Dap, Dipartimento amministrazione penitenziaria, con la cui audizione la commissione intende dare avvio concreto all'inchiesta, che sarà seguita dai deputati Melania De Nichilo Rizzoli e Doris Lo Moro, sul sistema carcerario e sul diritto alla integrità e alla salute dei detenuti. Diritto purtroppo non garantito a sufficienza, come dimostrano i decessi causati da autolesionismo, lesioni subite da terzi o mancata assistenza che si ripetono con drammatica cadenza»;
già dal 1987 è stato istituito presso tutti gli istituti di pena un particolare servizio per i detenuti e per gli internati nuovi giunti dalla libertà consistente in un presidio psicologico da affiancare alla

prima visita medica generale ed al colloquio di primo ingresso, un servizio affidato ad esperti specializzati in psicologia o criminologia clinica che hanno un colloquio con il detenuto il giorno stesso di ingresso nell'istituto e prima dell'assegnazione alle sezioni al fine di accertare l'eventuale rischio autolesionistico o suicidiario;
nei primi quindici giorni del nuovo anno sono già cinque i detenuti che hanno deciso di farla finita: oltre al suicidio di Eddine Abellativ Sirage, il 2 gennaio, ad Altamura (Bari), si è ucciso Pierpaolo Ciullo, 39 anni; tre giorni dopo si è impiccato nel carcere Buoncammino di Cagliari, Celeste Frau, 62 anni; nel supercarcere di Sulmona è stato trovato senza vita Amato Tammaro, 28 anni, di ritorno in cella dopo un permesso premio; il 7 gennaio si è tolto la vita nel carcere di Verona Giacomo Attolini;
l'ex sottosegretario alla giustizia, Luigi Manconi, ha sottolineato che «il ministro ha annunciato l'intenzione di assumere duemila agenti di polizia penitenziaria: decisione opportuna e saggia che rischia di evidenziare ancor più la mancata assunzione, da anni e anni, di educatori e psicologi, quegli operatori, cioè, che quelli che più potrebbero risultare essenziali al fine di ridurre il numero dei suicidi. Sa il ministro che in molti istituti il tempo che gli psicologi possono dedicare a ciascun detenuto è di appena dieci minuti al mese? Mai ho detto e mai dirò che la responsabilità dell'elevato numero dei suicidi debba attribuirsi al ministro della Giustizia, ma non ho taciuto e non tacerò sul fatto che l'immobilismo delle autorità politiche e amministrative rischia di farsi complicità»;
il 12 gennaio 2010 la Camera dei deputati ha parzialmente approvato, su espresso parere favorevole del Governo, la mozione sulle carceri presentata dalla prima firmataria del presente atto e sottoscritta da 93 deputati appartenenti a quasi tutte le forze politiche presenti in Parlamento;
la mozione approvata prevede, tra l'altro, alla lettera a), la riduzione dei tempi di custodia cautelare, perlomeno per i reati meno gravi, nonché del potere della magistratura nell'applicazione delle misure cautelari personali a casi tassativamente previsti dal legislatore, previa modifica dell'articolo 280 del codice di procedura penale; e, alla lettera n), l'adeguamento degli organici del personale penitenziario ed amministrativo, nonché dei medici, degli infermieri, degli assistenti sociali, degli educatori e degli psicologi, non solo per ciò che concerne la loro consistenza numerica, ma anche per ciò che riguarda la promozione di qualificazioni professionali atte a facilitare il reinserimento sociale dei detenuti -:
di quali informazioni dispongano i Ministri sui fatti riferiti in premessa e, in particolare, se non intendano avviare, negli ambiti di rispettiva competenza e nel rispetto indipendentemente dalla inchiesta che sulla vicenda ha aperto la magistratura, un'indagine amministrativa interna volta a verificare le responsabilità amministrative o disciplinari dell'amministrazione penitenziaria ed eventualmente di quella medico-sanitaria, ciò anche alla luce della forte carenza di personale, sia infermieristico che penitenziario, che limita inevitabilmente le possibilità di cura, assistenza, vigilanza e controllo dei detenuti;
se presso la casa circondariale di Massa sia presente, attivo e funzionante il servizio «nuovi giunti»;
se e quali urgenti iniziative di carattere normativo il Governo intenda adottare al fine di ridurre i tempi di custodia cautelare, perlomeno per i reati meno gravi, ed il conseguente potere della magistratura nell'applicazione delle misure cautelari personali a casi tassativamente previsti dal legislatore, previa modifica dell'articolo 280 del codice di procedura penale, così come previsto dalla mozione n. 1-00288 approvata dalla Camera dei deputati il 12 gennaio 2010;
se e quali urgenti iniziative il Governo intenda adottare, sollecitare e pro

muovere al fine di aumentare gli organici del personale penitenziario ed amministrativo, nonché dei medici, degli infermieri, degli assistenti sociali, degli educatori e degli psicologi in servizio presso gli istituti di pena, in modo da rendere lo stesso adeguato al numero delle persone recluse, così come previsto dalla mozione n. 1-00288 approvata dalla Camera dei deputati 12 gennaio 2010;
se non ritenga che l'alto tasso dei suicidi e dei tentati suicidi dipenda dall'elevato tasso di sovraffollamento degli istituti di pena dove attualmente sono ristretti quasi 66 mila detenuti a fronte di una capienza regolamentare di 43 mila posti;
se ritenga necessario assumere iniziative normative volte a modificare il regolamento sull'ordinamento penitenziario al fine di assicurare, attraverso una maggiore personalizzazione del trattamento, una «detenzione giusta», rispettosa del diritto alla vita e degli altri diritti fondamentali degli individui, se del caso, istituendo in ogni carcere degli appositi presidi specializzati per prevenire il rischio-suicidi e le altre emergenze legate ai disagi psicologici;
quali iniziative, più in generale, il Governo intenda assumere per contenere e ridurre l'alto tasso dei decessi per suicidio in carcere.
(4-05744)

BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della giustizia, al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
sul quotidiano Il Mattino di Padova del giorno 8 gennaio 2009 è apparso un articolo intitolato «Aveva due tumori al cervello, è morto dopo un'odissea tra carceri e ospedali»;
l'articolo narra la vicenda di Luciano Garavello, 64enne, di Pozzonovo, rinchiuso nella casa circondariale di Padova perché condannato a 16 anni e 8 mesi per l'assassinio della moglie e il tentato omicidio del figlio;
qualche settimana fa il suo difensore, Luisiana Malfatti, aveva sollecitato una serie di accertamenti medici per Garavello, in quanto l'uomo aveva cominciato a dimagrire, era depresso, piangeva spesso e appariva stanco;
trasferito in un primo momento presso l'ospedale di Padova, al detenuto non era stato riscontrato nulla di anomalo; ciononostante le condizioni di salute del medesimo continuavano a peggiorare sicché il difensore ha chiesto che Garavello venisse nuovamente trasferito nell'infermeria del carcere;
l'uomo, accolto presso l'infermerie dell'istituto di pena di Verona, venne subito accompagnato presso l'ospedale di Borgo Trento dove gli venne diagnosticata una doppia massa tumorale al cervello;
da oltre un mese il detenuto era ricoverato in fase terminale all'hospice di Montagnana, atteso che, nell'ottobre 2009, i medici dell'ospedale Borgo Trento di Verona gli avevano diagnosticato una doppia massa tumorale al cervello;
operato d'urgenza al cervello il 26 ottobre 2009, sembrava che Garavello non potesse avere più di due o tre giorni di vita, invece il suo corpo ha resistito alla malattia per molte settimane ancora;
gli ultimi giorni di vita Garavello li ha trascorsi presso l'hospice di Montagnana, dove era stato ricoverato in fase terminale -:
di quali informazioni dispongano i ministri sui fatti riferiti in premessa e, in particolare, se non intendano avviare, negli ambiti di rispettiva competenza, un'indagine amministrativa interna volta a verificare se siano stati assunti dall'amministrazione tutte le iniziative di competenza perché al detenuto fosse assicurata adeguata assistenza sanitaria e in caso

contrario se si possano riscontrare responsabilità di carattere amministrativo o disciplinare;
se la condanna inflitta al detenuto fosse divenuta definitiva e, in questo caso, se lo stesso avesse fatto richiesta di poter usufruire del differimento della pena sulla base degli articoli 146 e 147 del codice penale.
(4-05745)

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INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazione a risposta scritta:

MONTAGNOLI e CROSIO. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
le associazioni dell'autotrasporto hanno sottoscritto, prima della pausa estiva, un intesa con il Governo che prevedeva la messa a disposizione delle risorse necessarie ad acconsentire, entro il mese di ottobre 2009, la riduzione dei pedaggi autostradali per un importo pari a 60 milioni di euro;
le associazioni di fronte ai silenzi del Governo si sono viste costrette alla proclamazione del fermo dei servizi che si sarebbe dovuto effettuare a partire dal 9 dicembre 2009;
il primo di dicembre, al termine dell'incontro convocato dal Ministro interrogato, l'azione di fermo è stata sospesa con la sottoscrizione di un protocollo di intesa che definiva precisi impegni da parte del Governo;
tra questi la garanzia che le imprese di autotrasporto avrebbero potuto utilizzare, entro il 31 dicembre 2009, i 60 milioni concordati per le riduzioni dei pedaggi autostradali;
con una e-mail del 4 dicembre 2009 Invitalia dava notizia dell'avvenuto storno della somma suddetta, attraverso bonifico avente valuta 7 dicembre, a favore del capitolo n. 2368 del bilancio dello Stato;
il 17 dicembre 2009, durante un incontro avuto presso il dicastero delle infrastrutture e dei trasporti su sollecitazione delle associazioni il rappresentante del Governo confermava che il termine del 31 dicembre sarebbe stato rispettato anche perché la procedura era in stato avanzato;
nonostante le assicurazioni fornite, solo il 18 dicembre 2009 l'Albo veniva informato della comunicazione del 4 dicembre di Invitalia;
il 22 dicembre 2009 lo stesso Albo, anche su sollecitazione delle associazioni di categoria che avevano ricevuto l'indicazione a procedere in tal senso dai rappresentanti del Ministero nel corso dell'incontro del giorno 17 dicembre predisponeva una nota per il Ministro interrogato con la quale si formulava la proposta di riassegnazione dei fondi;
il 7 gennaio 2010 l'Albo, con ulteriore nota, rappresentava nuovamente al Ministro interrogato la necessità di chiedere al Ministero competente la riassegnazione dei fondi;
solo l'8 gennaio 2010, nonostante le assicurazioni fornite, veniva sottoposta alla firma del Ministro la richiesta di riassegnazione;
le imprese di autotrasporto, che avevano fatto affidamento sugli impegni assunti, potranno usufruire della riduzione forse alla fine di gennaio 2010 -:
se il Ministro interrogato possa indicare tempi certi per la riassegnazione dei fondi al fine di sostenere un comparto che ha dovuto sopportare i pesanti effetti della crisi economica che ha colpito il Paese.
(4-05739)

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INTERNO

Interrogazione a risposta scritta:

MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro dell'interno, al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
un comunicato dell'agenzia di stampa Adnkronos del 14 gennaio 2010 ha diffuso

la notizia dell'ennesimo suicidio di un appartenente alla Polizia di Stato -:
quanti siano stati i casi di suicidio che si sono verificati tra gli appartenenti alle forze di polizia negli ultimi 10 anni, quali le cause, quali gli interventi a favore dei familiari;
se i Ministri interrogati non ritengano doveroso istituire una apposita commissione d'indagine ministeriale per il costante controllo dei possibili casi di disagio fra il personale dipendente al fine di prevenire il ripetersi del tragico evento narrato in premessa se detta commissione è già stata istituita, in quale data e quali siano i risultati della sua attività.
(4-05741)

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ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazione a risposta scritta:

EVANGELISTI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
nel novembre del 2008, presso tutti i conservatori di musica, è stato attivato il II ciclo, ovvero il I anno del biennio per il conseguimento dell'abilitazione all'insegnamento dello strumento musicale (il costo si aggira intorno ai 4000 euro); diversamente, presso le università degli studi il relativo II ciclo dei corsi delle Scuole di specializzazione per l'insegnamento secondario (SSIS) non è stato attivato;
nel corso del 2009, il Ministro interrogato ha disposto il blocco dell'inclusione nelle graduatorie a esaurimento degli abilitandi del II ciclo (immatricolati nel 2008) permettendo invece l'inclusione nelle stesse graduatorie «con riserva» degli abilitandi iscritti al secondo anno del I ciclo (immatricolati nel 2007) che sono stati inseriti nella graduatoria permanente in modo definitivo al conseguimento dell'abilitazione avvenuta entro il 30 giugno 2009;
tale scelta di includere nelle graduatorie a esaurimento solo i docenti immatricolati nel 2007/2008 (I ciclo) opera di fatto una discriminazione senza precedenti verso gli immatricolati dell'anno successivo tuttora frequentanti il II anno dei medesimi corsi abilitanti -:
di quali notizie aggiornate disponga su quanto evidenziato in premessa;
se non ritenga assumere iniziative per assicurare la proroga al 30 giugno 2010 per l'inserimento in graduatoria permanente, relativa all'insegnamento dello strumento musicale, per i frequentanti del II anno del II ciclo che, tra l'altro, entro tale data avranno conseguito l'abilitazione.
(4-05735)

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LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta scritta:

MISIANI e SANGA. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
la multinazionale svizzera Triumph International ha comunicato ai sindacati la decisione di spostare l'attività di spedizione e imballaggio del prodotto, attualmente svolta dalla sede di Trescore (provincia di Bergamo), in altri centri di distribuzione europei del gruppo. Secondo l'azienda la decisione sarebbe il risultato del processo di analisi e ristrutturazione della catena logistica Triumph nel mondo e risponderebbe a necessità di efficienza e competitività nel contesto internazionale;
la sede bergamasca della Triumph è stata oggetto negli ultimi anni di un progressivo ridimensionamento. Lo spostamento delle attività logistiche comporterebbe a Trescore la cancellazione di ulteriori

56 posti di lavoro, quasi tutti occupati da donne -:
quali iniziative intendano assumere per salvaguardare la realtà aziendale di Triumph in provincia di Bergamo e tutelare i lavoratori e le lavoratrici interessate.
(4-05737)

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POLITICHE AGRICOLE, ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazione a risposta in Commissione:

NASTRI. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
il sequestro di 12 tonnellate di prodotti a base di carne e di 200 capi di bestiame, avvenuto recentemente ad opera dei Nas, che ha chiuso sette impianti, denunciando undici persone alle autorità giudiziarie e sanitarie locali, ripropone il problema della macellazione clandestina, nonché della stessa sicurezza alimentare in Italia;
secondo una stima effettuata dalla Coldiretti la macellazione clandestina, alimentata dal furto di animali negli allevamenti, ha fatto sparire quasi 100 mila animali dalle stalle italiane a danno degli agricoltori, mettendo a rischio la salute dei cittadini;
le numerose denunce degli allevatori, a giudizio della Coldiretti, hanno evidenziato un ritorno all'abigeato, ovvero la sottrazione di bestiame alle aziende agricole, che era un reato molto diffuso nel passato ed è presente nel diritto penale italiano come aggravante del furto;
la denuncia della stessa Coldiretti, conferma inoltre come ad essere colpiti siano le mucche, i cavalli, i maiali, ma anche le pecore, gli agnelli e il pollame e gli animali rubati, alimentano il fenomeno della macellazione clandestina, come suesposto, rendendolo particolarmente pericoloso anche per la stessa salute dei consumatori e dei cittadini in quanto privo delle necessarie garanzie sanitarie che servono per accompagnare il bestiame;
l'operazione dei Nas, evidenzia la Coldiretti, riespone l'importanza della garanzia della rintracciabilità delle produzioni attraverso un adeguato sistema di etichettatura trasparente sulla reale origine del prodotto;
l'etichetta di origine obbligatoria è attualmente in vigore per la carne bovina, ma non ancora per quella di maiale, di pecora, di coniglio e per il pollame, carni per le quali la Coldiretti ne chiede l'immediata estensione -:
quali iniziative, nell'ambito delle rispettive competenze, intendano intraprendere al fine di debellare il fenomeno della macellazione clandestina, che come esposto in premessa, appare tuttora in ascesa nel nostro Paese;
quali iniziative, intendano inoltre adottare, nell'ambito delle rispettive competenze, al fine di tutelare e salvaguardare, la salute dei consumatori, nonché degli stessi operatori agricoli;
se non intendano altresì avviare opportune verifiche su scala nazionale, al fine di prevenire ulteriori sequestri di carne oggetto di macellazione clandestina;
se infine non intendano provvedere attraverso un'iniziativa normativa ad hoc, al fine di estendere l'obbligatorietà dell'etichettature di origine anche per gli altri animali esposti in premessa e che attualmente sono privi di tale indispensabile certificato.
(5-02346)

Interrogazione a risposta scritta:

ZAZZERA e DI GIUSEPPE. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
la crisi economico-finanziaria internazionale ha arrecato ingenti danni anche al settore produttivo del nostro Paese, in particolare, quello agricolo;

il cambiamento della politica dell'Unione europea inoltre ha contribuito ad indebolire l'intero comparto, creando un importante divario tra i costi di produzione e quelli di acquisto del prodotto finale;
per l'anno 2009 infatti i prodotti agricoli hanno subito un aumento dell'8 per cento al consumatore, mentre i prezzi al produttore hanno registrato una riduzione del 13 per cento;
nella regione Puglia la crisi del settore agricolo è particolarmente sentita, tanto da indurre la giunta a chiedere al Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali l'emanazione del decreto che fissi lo stato di crisi, al fine di garantire agli imprenditori la possibilità di beneficiare di quanto previsto dalla legge 29 aprile 2005, n. 71, e dalla legge n. 231 del 2005, e di esentare i produttori agricoli dal pagamento dei contributi assistenziali e previdenziali;
se nel 1989 un quintale di olive veniva pagato al produttore 120.000 lire, nel 2009 lo stesso quintale viene pagato solo 23 euro. A causa dei costi di produzione in continuo aumento, gli agricoltori pugliesi non sono più in grado di mantenere la propria attività. Il capitale liquido per le imprese si contrae mentre aumentano le garanzie richieste per l'accesso al credito delle stesse;
conseguentemente nella regione è stata avviata una mobilitazione generale da parte delle principali associazioni di categoria e sindacati (Confagricoltura, CIA, Confcooperative), sono state indette diverse manifestazioni e centinaia di agricoltori hanno attivato blocchi stradali e organizzato sit-in in segno di protesta;
le principali richieste avanzate dall'intero settore sono:
a) il finanziamento del Fondo di solidarietà nazionale;
b) il reintegro dei fondi FAS sottratti all'agricoltura (850 milioni di euro);
c) la moratoria sui contributi Inps e la sospensione delle procedure esecutive in corso;
d) il ripristino da parte dell'Unione europea dei meccanismi di tutela e di protezione dei mercati agricoli;
e) l'estensione delle agevolazioni fiscali per gli investimenti previsti dal decreto-legge n. 78 del 2009 noto come «Tremonti ter» alle imprese agricole -:
quali iniziative il Ministro interrogato intenda assumere al fine di tutelare il comparto agricolo pugliese e se intenda soddisfare le richieste di cui in premessa;
quali iniziative il Ministro interrogato intenda assumere per fronteggiare la crisi delle aziende agricole pugliesi, anche al fine di impedire l'imminente chiusura delle stesse.
(4-05738)

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PUBBLICA AMMINISTRAZIONE E INNOVAZIONE

Interrogazione a risposta scritta:

BOBBA. - Al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione, al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 17-bis del decreto legislativo n. 165 del 2001, ha introdotto nell'ordinamento amministrativo la vicedirigenza dello Stato, stabilendo che «la contrattazione collettiva del comparto Ministeri disciplina l'istituzione di un'apposita separata area della vicedirigenza nella quale è ricompreso il personale laureato appartenente alle posizioni C2 e C3, che abbia maturato complessivamente cinque anni di anzianità in dette posizioni o nelle corrispondenti qualifiche VIII e IX del precedente ordinamento...»;
il predetto articolo è stato ripreso nel decreto attuativo alla legge delega n. 15 del 2009 relativa al pubblico impiego,

pertanto l'articolo 17-bis del decreto legislativo 165 del 2001 è rimasto invariato;
con la riforma della dirigenza attuata dalla legge 15 luglio 2002 n. 145 si introduce l'area separata della vicedirigenza che modifica sostanzialmente la struttura del pubblico impiego che, prima dell'introduzione di detta area, vedeva i dipendenti pubblici suddivisi nei due blocchi contrapposti di dirigenti e degli altri dipendenti affidati ad un sistema uniforme di contrattazione collettiva;
l'introduzione del termine «separata» per l'area della vicedirigenza rappresenta la volontà del legislatore di non ricomprendere questa categoria nel Contratto di comparto, bensì in una contrattazione specifica;
la ratio della norma risiede nell'impossibilità di definire il rapporto di lavoro del personale direttivo mediante gli strumenti utilizzati dal contratto di comparto, in quanto il personale direttivo espleta compiti più vicini a quelli del dirigente piuttosto che a quelli degli impiegati;
la vicedirigenza, pertanto, non è un'area funzionale interna al contratto del personale livellato, bensì un'area contrattuale separata da questo contesto, completamente autonoma oppure inserita, a budget separato, nell'area della dirigenza;
la figura del vicedirigente, indispensabile in una organizzazione efficiente ed efficace, dovrebbe rappresentare l'area dei quadri direttivi dell'Amministrazione italiana;
nella sentenza 4399 del 7 marzo 2008 del tribunale di Roma, veniva riconosciuto a 82 funzionari del Ministero dei beni culturali e ambientali la qualifica di vicedirigente e il risarcimento dei danni liquidati in via equitativa in euro 15.000;
nella sentenza 12847 del 17 luglio 2009, il tribunale di Roma confermava il proprio orientamento in tema di vicedirigenza nell'impiego pubblico, attribuendo un valore immediatamente precettivo all'articolo 17-bis del decreto legislativo n. 165 del 2001, prescindendo dalla disciplina dell'istituto della vicedirigenza in sede di ccnl, e disapplicando l'articolo 8 della legge 15 marzo 2009. Secondo il Tribunale di Roma la lesione della posizione giuridica del lavoratore deriverebbe proprio dall'illegittima inapplicazione della disposizione di legge, nelle more di una disciplina contrattuale che non sarebbe necessaria. L'articolo 17-bis del decreto citato, non sarebbe una norma meramente programmatica, bensì «si tratterebbe di fonte idonea ad istituire direttamente l'area stessa avendo già determinato i requisiti soggettivi dei dipendenti da inserire nella stessa»;
il tribunale di Napoli, sezione lavoro, nella sentenza del 3 febbraio 2009, specificava che: «i ricorrenti legittimamente, dunque, lamentano il danno derivante dalla mancata attribuzione della qualifica spettante. La mancata attuazione della disciplina della nuova area professionale in sede contrattuale va qualificata come condotta inadempiente»;
la regione Sicilia a seguito della sentenza n. 488 del 2009 del Consiglio di Giustizia amministrativa istituisce la vicedirigenza;
ad oggi la vicedirigenza risulta sia stata introdotta nelle regioni Puglia e Liguria, oltre alla Sicilia;
secondo le sentenze sopracitate e l'interpretazione autentica della legge, si demanda alla contrattazione collettiva la sola disciplina e non l'istituzione della posizione lavorativa, che risulta automatica secondo la normativa di riferimento;
la Comunità Europea, con vari atti di indirizzo, ha già più volte censurato il comportamento dell'Italia, in quanto l'unica in Europa a non aver previsto, nell'ordinamento pubblico, l'area dei quadri nel comparto pubblico;
la direttiva n. 36 del 2005 sulle alte professionalità, concernente sia il settore pubblico che privato, recepita in Italia con legge comunitaria, ha previsto all'articolo 17 lettera e);

il riconoscimento di uno status normativo ed economico diverso per chi svolge da cinque anni funzioni direttive o di quadro;
appare all'interrogante lesivo del principio di uguaglianza il fatto che l'attuazione della legislazione, nazionale ed europea, sia stata assicurata solo in alcune regioni italiane;
appare altresì lesivo dei principi di efficacia e di efficienza della pubblica amministrazione, che i funzionari pubblici, già per legge dirigenti, debbano adire il giudice ordinario per veder realizzato e applicato un proprio diritto, con conseguente risarcimento del danno, a scapito dell'erario pubblico -:
come mai in Italia venga disattesa non solo la normativa nazionale, ma anche quella comunitaria;
se i ministri interrogati non ritengano opportuno porre in essere quanto necessario per garantire nel settore pubblico a tutti i lavoratori, aventi i requisiti, lo status di vicedirigenti dello Stato.
(4-05740)

...

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazioni a risposta in Commissione:

GRAZIANO. - Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
Ixfin S.p.a. (ex Olivetti) di Marcianise, operante nel settore informatico e delle telecomunicazioni, da anni specializzata nella produzione di schede elettroniche, è un'azienda in procedura fallimentare dal giugno 2006, dichiarata con sentenza n. 353 del 2006 dal tribunale di Napoli, i cui lavoratori, circa 700, sono attualmente in regime di cassa integrazione in deroga fino al 31 dicembre 2009;
da gennaio 2010, in assenza di alternative alla messa in mobilità, il giudice fallimentare darà avvio al licenziamento dei lavoratori, la maggior parte dei quali giovani al di sotto dei 40 anni e con elevate competenze tecniche, senza possibilità per gli Stessi di beneficiare di alcun meccanismo di prepensionamento indolore, né di veder garantito il loro diritto al lavoro, tagliati fuori dal tessuto occupazionale del già fortemente penalizzato mondo del lavoro meridionale;
l'unica alternativa valida alla messa in mobilità risiede nel contratto di programma per la reindustrializzazione delle aziende in crisi di Caserta, siglato a Roma nel maggio 2008, tra la Presidenza del Consiglio dei ministri, la regione Campania, le organizzazioni sindacali, la provincia di Caserta e Confindustria Caserta, il quale ha previsto, a fronte di un cospicuo finanziamento, la riallocazione degli addetti delle aziende in crisi, tra cui Ixfin S.p.a.;
il contratto di programma, al momento, è al suo punto di arrivo solo per la parte di finanziamento di competenza della regione Campania, in via di completamento entro il mese di dicembre 2009, come si evince dall'incontro, avente ad oggetto le tematiche rappresentate, che si è svolto presso la presidenza della giunta regionale nel mese di ottobre 2009 e al quale hanno partecipato il commissario straordinario della provincia di Caserta, le rappresentanze sindacali provinciali e Confindustria Caserta;
il 9 dicembre 2009, presso il settore osservatorio regionale del mercato del lavoro, emigrazione ed immigrazione (O.R.ME.L.) della regione Campania, le organizzazioni sindacali di categoria e la curatela fallimentare hanno convenuto di rinviare la chiusura formale della procedura di mobilità, già in scadenza, dal 10 al 21 dicembre 2009, nell'attesa dei finanziamenti di competenza regionale al contratto di programma e nell'attesa che le aziende del Consorzio Socratis, entità che raccoglie le aziende che hanno presentato

progetti di reindustrializzazione dell'area ex 3M, possano manifestare l'intento di riallocare i lavoratori Ixfin;
la mancata attuazione dei provvedimenti relativi al contratto di programma implicherebbe il parere negativo del giudice sulla concessione di un ulteriore anno di cassa integrazione e la conseguente compromissione della possibilità di proseguire il percorso di riallocazione dei lavoratori nel ciclo produttivo -:
quali iniziative i Ministri interrogati ritengano, con urgenza, di intraprendere per garantire la copertura finanziaria di competenza del Governo, prevista per il varo del contratto di programma, a fronte di quello che, ad avviso dell'interrogante, è un ritardo grave e ingiustificato dello stesso nel rendere disponibile la sua parte;
se i Ministri interrogati non ritengano di convocare immediatamente un tavolo di confronto sull'area di Caserta, sia sul piano degli ammortizzatori sociali, sia su quello degli investimenti previsti dagli strumenti già in essere, al quale partecipino la regione Campania, le organizzazioni sindacali e le rappresentanze degli industriali.
(5-02345)

BELTRANDI. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
nella giornata di sabato 16 gennaio, sul sito web di uno dei più importanti settimanali italiani, è apparsa la testuale seguente notizia: La Fapav chiede a un tribunale di imporre a Telecom misure contro gli utenti e siti peer to peer. Si ripete, in grande, il caso Peppermint. E questa volta può succedere di tutto. La Fapav (Federazione antipirateria audiovisiva) ha monitorato le connessioni degli utenti Telecom Italia e così ha rilevato che «in centinaia di migliaia» hanno scambiato film pirata. È andata così dal giudice, presso il tribunale civile di Roma, per imporre a Telecom 1) di denunciare alle autorità gli utenti che fanno peer to peer e violano il diritto d'autore 2) di oscurare alcuni siti, con filtri (cioè impedirne l'accesso ai propri utenti). Tra questi ultimi c'è il solito The Pirate Bay ma anche siti di varia natura, non tutti collegabili direttamente alla pirateria: Italianshare, ItalianSubs, Vedogratis, Youandus, Italianstreaming, 1337x, Dduniverse, Angelmule, Italiafilm, Ilcorsaronero. Non è stata ancora fissata l'udienza, ma sarà nei prossimi giorni, visto che Fapav ha chiesto un provvedimento d'urgenza. Telecom, appoggiata da Aiip e dalle associazioni consumatori, intende però far battaglia. Non va giù soprattutto l'aspetto: che Fapav abbia «spiato» gli utenti, per coglierli in fallo, come nota anche Stefano Quintarelli. Zambardino evidenza che Fapav potrebbe pure aver violato la legge, in questo modo. In passato, in un caso simile i consumatori hanno vinto, perché solo le forze dell'ordine possono monitorare il traffico degli utenti;
dal sito della Fapav si apprende che la stessa «è nata nel 1988, come associazione senza scopo di lucro, per proteggere la Proprietà Intellettuale, il Diritto d'Autore ed i diritti connessi e quindi per combattere tutte le forme di illecita duplicazione di opere cinematografiche e audiovisive, con finalità di tutela dei propri associati e dell'intero settore audiovisivo e dei dischi ottici. Ad essa aderiscono sia le industrie del settore sia le associazioni che operano per la tutela e la promozione dell'industria audiovisiva e cinematografica in Italia. Ne sono membri permanenti: ANICA, AGIS, UNIVIDEO e MPA. Tra gli associati figurano inoltre RAI, MEDIASET, SKY TV e molte case di produzione e distribuzione cinematografica. L'obiettivo specifico della Federazione è quello di agire con ogni mezzo legittimo contro a pirateria in tutte le sue forme. L'impegno della Federazione si concretizza principalmente in azioni di prevenzione che vengono attuate attraverso attività di comunicazione, informazione e coordinamento con gli operatori di settore ed il pubblico in generale per evidenziare la portata del fenomeno della pirateria e gli effetti di ingiustizia sociale

che esso provoca. Vengono in tal senso sottolineati il finanziamento illecito e lo sviluppo delle organizzazioni criminali e dell'evasione fiscale, con un contestuale e progressivo indebolimento del settore cinematografico. Fapav, in collaborazione con la Presidenza del Consiglio, ha realizzato alcune campagne di informazione rivolte al grande pubblico dei consumatori attraverso spot antipirateria di grande successo, tra cui quello diretto dal regista Carlo Verdone. Queste iniziative sono state promosse in collaborazione con AGIS, ANICA, UNIVIDEO e MPA. Per quanto riguarda le attività di prevenzione, esiste un coordinamento della Federazione sia con i referenti istituzionali che con le Forze dell'Ordine operative sull'intero territorio, per creare un costante flusso di scambi informativi»;
la RAI risulta tra gli associati Fapav che ha tra i propri obiettivi, oltre a quello di «proteggere la Proprietà Intellettuale, il Diritto d'Autore ed i diritti connessi e quindi per combattere tutte le forme di illecita duplicazione di opere cinematografiche e audio visive, con finalità di tutela dei propri associati» anche un metodo per perseguire tali scopi, metodo che è descritto nel Sito istituzionale della Fapav ed è chiaramente quello di «agire con ogni mezzo legittimo» affermazione, quest'ultima, che si è dimostrata fallace, e che necessita di una vigile attenzione non solo delle istituzioni preposte alla prevenzione del reato, ma anche alla Fapav al fine di evitare condotte che sono state già oggetto di indagini e condanne per violazione di legge (caso Peppermint) -:
se sia a conoscenza dei fatti e, nell'eventualità positiva, se essi corrispondano al vero;
quali siano gli esatti contenuti dell'attività di «coordinamento della Federazione sia con i referenti istituzionali che con le Forze dell'Ordine operative sull'intero territorio, per creare un costante flusso di scambi informativi» svolta dalla Fapav e se comunque non ritenga necessario ricondurre tali forme di collaborazione al rigoroso rispetto della normativa posto che attività come quelle ricordate in premessa sono di competenza esclusiva delle forze dell'ordine a seguito di un provvedimento della magistratura.
(5-02348)

Interrogazione a risposta scritta:

CIOCCHETTI, ANNA TERESA FORMISANO e DIONISI. - Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
secondo il Centro Studi di Confcommercio, la regione Lazio nell'anno 2008 ha raggiunto il primo posto in Italia, per numero di prodotti contraffatti o non a norma, con un fatturato intorno agli 800 milioni di euro (alimentare escluso);
la Guardia di Finanza ha sequestrato lo scorso anno, trentuno milioni di prodotti, di cui 29 milioni di prodotti contraffatti e il resto non a norma; mentre Roma raggiunge la pole position a livello nazionale con 29,5 milioni di articoli intercettati nel 2008 dalle Fiamme Gialle;
nonostante le azioni di contrasto alla contraffazione siano aumentate nella capitale, per effetto della firma lo scorso luglio, del «Patto per Roma sicura», il fenomeno non sembra diminuire, infatti, nel 2008 il Comando provinciale della Guardia di Finanza di Roma ha sequestrato oltre 21 milioni di prodotti elettronici, cifra cresciuta di venti volte rispetto al 2007;
la Guardia di Finanza ha dedicato ingenti risorse, specie nella capitale, per il contrasto a contraffazione, pirateria e vendita di prodotti non sicuri, registrando nell'area romana importanti insediamenti di prodotti illeciti, destinati ad essere immessi non solo sul mercato del Lazio, ma anche in molte altre regioni;
le indagini hanno dimostrato che, nel mercato dei prodotti econtraffatti o non a norma e in quello della pirateria, sono

coinvolte organizzazioni criminali capaci di gestire l'intera filiera -:
quali urgenti iniziative intenda intraprendere, per debellare il fenomeno elencato in premessa e gestito da organizzazioni criminali;
se non ritenga di adottare ulteriori misure a sostegno del made in Italy e contro la contraffazione di prodotti, in generale in tutta Italia e nello specifico nel Lazio e nella capitale, dove il mercato dell'illegalità raggiunge i picchi più elevati.
(4-05746)

...

Apposizione di una firma ad una interrogazione.

L'interrogazione a risposta in commissione Ghizzoni e altri n. 5-02330, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 13 gennaio 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Codurelli.

Trasformazione di documenti del Sindacato ispettivo.

I seguenti documenti sono stati così trasformati su richiesta dei presentatori:
interrogazione a risposta orale Ciocchetti e altri n. 3-00484 del 20 aprile 2009 in interrogazione a risposta scritta n. 4-05746;
interrogazione a risposta in Commissione Bobba n. 5-02070 del 10 novembre 2009 in interrogazione a risposta scritta n. 4-05740.

INTERROGAZIONI PER LE QUALI È PERVENUTARISPOSTA SCRITTA ALLA PRESIDENZA

BELLOTTI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
la società Socotherm nello stabilimento di Adria in Provincia di Rovigo da lavoro a oltre 200 dipendenti, configurandosi come uno dei centri occupazionali più significativi della zona;
la crisi economica, che ha colpito nel nostro Paese molte imprese, si è abbattuta con preoccupante violenza contro la suddetta azienda che si è trovata a richiedere la mobilità per 80 dipendenti su 200;
le Rsu della suddetta Socotherm di Adria, hanno interpellato i politici locali e il Ministro al fine di garantire attenzione da parte delle Istituzioni per i dipendenti e per le loro famiglie, che versano in una drammatica situazione d'incertezza;
i conti dell'azienda non lasciano ben sperare: da quanto risulterebbe dagli organi di stampa l'assemblea dei soci, dopo aver preso atto della situazione patrimoniale al 31 dicembre 2008, ha deliberato di riportare a nuovo le perdite accumulate e ha rinviato la decisione relativa alla copertura delle perdite all'esercizio corrente all'approvazione del bilancio d'esercizio del 31 dicembre 2009;
dai dati in possesso dei lavoratori non è possibile essere ottimisti: il rischio di forti tagli al personale o di chiusura dello stabilimento, con danni incalcolabili per la zona, è un'ipotesi che risulta probabile;
il lavoro è uno dei capisaldi della nostra Costituzione: i dipendenti della Socotherm di Adria non devono essere abbandonati ad un destino che appare oggi quanto mai incerto -:
se sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa, se già in passato sia stata sollevata presso il Ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali la problematica in oggetto e quali misure di propria competenza il Governo intenda adottare al fine di evitare la perdita massiccia di posti di lavoro nell'azienda Socotherm di Adria (Rovigo) e garantire ai suoi dipendenti tutele sufficienti a offrire loro garanzie nell'immediato futuro.
(4-03075)

Risposta. - Con riferimento all'atto di sindacato ispettivo in esame, inerente alla situazione occupazionale dei dipendenti della società Socotherm spa - stabilimento di Adria (Ro), sulla base dei dati forniti dai competenti uffici del Ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali, del Ministero dello sviluppo economico e della regione Veneto, si rappresenta quanto segue.
In data 17 aprile 2009 la società in parola, che opera (con sede legale a Vicenza e diversi stabilimenti dislocati sul territorio nazionale) principalmente nella produzione di tubazioni per il trasporto di gas e petrolio, ha dato avvio alla procedura di cui alla legge n. 223 del 1991, per riduzione del personale impiegato presso lo stabilimento di Adria, in conseguenza di difficoltà finanziarie determinate da una considerevole diminuzione del fatturato.


In data 10 e 30 giugno 2009, presso la regione Veneto, si sono svolti due incontri con le diverse parti istituzionalmente coinvolte nel corso dei quali sono state avanzate soluzioni alternative di gestione della crisi senza raggiungere, però, una posizione condivisa.
In data 30 giugno 2009 è stato, quindi, sottoscritto verbale di mancato accordo.
Ulteriori tentativi di ovviare alla procedura di mobilità sono stati infruttuosamente esperiti, in diverse sedi, da rappresentanti delle istituzioni politiche ed economiche presenti sul territorio finché, in data 3 luglio 2009, la Socotherm spa ha provveduto a comunicare l'attivazione della procedura in parola, per 32 unità, su un totale di 160 lavoratori.
Nei successivi mesi di agosto e settembre, si è verificata un'ulteriore riduzione di personale a causa della scadenza di contratti di lavoro stipulati per far fronte a temporanei picchi di lavoro e commesse.
Conseguentemente, in data 30 settembre 2009, risultavano ancora in forza presso lo stabilimento di Adria 117 dipendenti, tutti assunti con contratto di lavoro a tempo indeterminato.
Con riguardo ai licenziamenti avvenuti all'esito della procedura di mobilità, si fa presente che alcuni dei dipendenti coinvolti hanno provveduto, nei termini di legge, alla relativa impugnazione e che, nei giorni 24 settembre e 9 ottobre 2009, è stato esperito, presso la competente Direzione provinciale del lavoro, il tentativo obbligatorio di conciliazione, ai sensi degli articoli 410 e 410-
bis del codice di procedura civile.
In particolare, in data 24 settembre 2009, innanzi alla commissione provinciale del lavoro di Rovigo è stato redatto processo verbale con il quale, ai sensi e per gli effetti dell'articolo 2113 del codice civile n. 12 lavoratori della ditta in argomento, precedentemente posti in mobilità, hanno concordato con le rappresentanze aziendali di rinunciare all'impugnazione dei licenziamenti loro intimati a fronte di un importo pari a 2.200,00 euro, al netto delle ritenute di legge.
Ad oggi, non risulta pervenuta ai competenti uffici del Ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali, alcuna istanza, con specifico riferimento allo stabilimento in argomento, di ammissione al trattamento straordinario di integrazione salariale.
Sulla base delle informazioni acquisite dai competenti uffici del predetto Ministero presso alcune associazioni di categoria operanti sul territorio, si è appreso che la Socotherm, in considerazione dei buoni margini di profitto ottenuti nell'ultimo periodo, intenderebbe salvaguardare l'impianto di Adria attraverso una ristrutturazione del debito contratto con gli istituti bancari.
A tal fine, in data 4 agosto 2009, la società ha provveduto al deposito, presso il Tribunale di Vicenza, di una istanza di concordato preventivo; tale proposta è stata accolta dal Tribunale che ha provveduto a fissare, per il 28 gennaio 2009, la data di convocazione dei creditori.
Per completezza espositiva, si rappresenta altresì che, con specifico riferimento all'unità produttiva di Pozzallo (RG), risulta pervenuta, in data 14 settembre 2009, ai competenti uffici del Ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali, apposita istanza finalizzata al trattamento straordinario di integrazione salariale, per crisi aziendale, relativamente al periodo 13 luglio-31 ottobre 2009.
Da ultimo, si fa presente che, ad oggi non risulta pervenuta alcuna richiesta delle parti sociali in ordine all'apertura di un tavolo di confronto sulla vicenda in argomento; peraltro, qualora tale richiesta dovesse essere inoltrata si garantisce la più ampia disponibilità del Governo all'accoglimento della stessa.

Il Sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali: Pasquale Viespoli.

BITONCI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
recenti indagini eseguite dalla Polizia tributaria della Guardia di finanza di Verona, hanno portato alla luce gravissime

carenze nel sistema di erogazione dei sussidi concessi dall'INPS come «assegno sociale», che dovrebbe essere destinato a cittadini ultrasessantacinquenni che versano in condizioni economiche disagiate;
le indagini condotte dalla Guardia di finanza hanno infatti smascherato una truffa colossale messa in atto da cittadini extracomunitari che, assicurandosi in un primo tempo il ricongiungimento di qualche familiare, al quale faceva seguito l'ottenimento della residenza, riscuotevano l'assegno sociale per i propri congiunti. Costoro, una volta ottenuto il beneficio economico, dopo qualche tempo facevano ritorno al proprio Paese d'origine, continuando tuttavia a percepire il denaro pubblico che veniva versato con regolarità nel loro conto corrente bancario o postale;
il sistema, ormai ben collaudato, funzionava perfettamente e gli stranieri, dopo una permanenza minima nel nostro Paese, rientravano di fatto tra i soggetti per i quali la legge prevedeva l'erogazione dell'aiuto economico, delegando un parente al ritiro dell'assegno sociale;
l'assegno sociale, che varia a seconda dell'età da 395 a 585 euro mensili, viene revocato solamente nel caso in cui dovesse venir meno la residenza effettiva o la dimora abituale in Italia -:
se il Ministro sia a conoscenza dei fatti sopra citati e quali provvedimenti intenda assumere per verificare se, oltre ai casi scoperti a Verona, vi siano nel nostro Paese identiche situazioni;
se intenda provvedere al recupero delle somme indebitamente riscosse da parte di soggetti privi dei requisiti richiesti dalla legge;
se infine intenda disporre puntuali e periodiche verifiche riferite ai soggetti che già percepiscono l'assegno sociale per verificare che i requisiti a suo tempo presentati per l'ottenimento del beneficio economico siano ancora validi e soprattutto sussistano nel tempo.
(4-04445)

Risposta. - Con riferimento all'interrogazione in esame, sulla base delle informazioni acquisite dai competenti uffici dell'INPS e del Ministero dell'economia e delle finanze, si rappresenta quanto segue.
La normativa vigente in materia di assegno sociale individua come beneficiari i cittadini italiani, comunitari ed extracomunitari, ultrasessantacinquenni, in possesso di idoneo titolo di soggiorno, residenti effettivamente e stabilmente in Italia con redditi di importo inferiore ai limiti previsti dalla legge.
Dal 1o gennaio 2009, rappresenta un ulteriore elemento costitutivo del diritto alla prestazione assistenziale in argomento (e per il mantenimento dello stesso, ex articolo 20 della legge n. 133 del 2008) il soggiorno legale, in via continuativa, per almeno dieci anni sul territorio nazionale.
I diversi soggetti istituzionalmente preposti quali l'INPS, la Guardia di Finanza e gli organi territorialmente competenti, attivano sistematicamente una serie di azioni di verifica integrate al fine di meglio garantire che l'assegno sociale venga erogato agli aventi diritto.
Le sedi dell'INPS, in fase istruttoria, provvedono ad un attento controllo in ordine alla sussistenza di detti requisiti; in particolare, per quanto concerne la residenza, che si perfeziona con la dimora effettiva, stabile ed abituale in Italia, gli accertamenti hanno luogo sulla base di elementi concreti poiché il semplice riscontro delle risultanze anagrafiche non è in grado di offrire adeguate garanzie.
Il fenomeno riguarda anche i cittadini italiani i quali, divenuti titolari della medesima prestazione, si recano per periodi più o meno prolungati all'estero; l'INPS, in proposito, ha assicurato di aver fornito disposizioni alle proprie sedi in ordine alla necessità di prestare la massima attenzione soprattutto con riferimento a quelle situazioni in cui i soggetti stranieri, beneficiari della prestazione di che trattasi, rientrano nel Paese di origine, rilasciando la delega per continuare a riscuotere il trattamento.
In particolare, con messaggio del 6 giugno 2008, l'Istituto ha disposto la sospensione dell'assegno sociale in caso di permanenza

all'estero del beneficiario per un periodo superiore ad un mese, fatti salvi gravi motivi sanitari opportunamente documentati dall'interessato.
Con specifico riferimento ai cittadini extracomunitari gli accertamenti risultano comunque alquanto complessi in quanto la dichiarazione dello spostamento di residenza all'estero può intervenire da parte dell'interessato anche diverso tempo dopo l'effettivo trasferimento.
Le procedure informatiche dell'INPS, al fine di agevolare le sedi nell'individuazione dei titolari di assegno sociale sui quali svolgere accertamenti mirati, sono state implementate con i dati relativi alla cittadinanza (UE ed extra UE). Lo strumento informatico consente altresì anche un rapido intervento sulla sospensione della prestazione, ove necessario.
Per quanto riguarda la vicenda illustrata nel presente atto ispettivo, l'INPS ha reso noto che l'indagine, avviata dalla Guardia di Finanza di Verona, è stata condotta in sinergia con la locale sede dell'Istituto, nell'ambito dei controlli periodici di verifica della permanenza dei requisiti per l'erogazione delle prestazioni sociali, effettuati con riferimento ad un campione significativo selezionato in base a parametri predeterminati (nazionalità dei soggetti più presenti in base a specifici flussi migratori, prestazioni con pagamenti a mezzo di delegati, oppure su conti correnti, o casi particolari a conoscenza della sede).
Sulla base dei dati forniti dall'Inps, nel periodo compreso tra luglio 2008 e agosto 2009, risultavano effettuati 42.172 controlli sulla residenza dei titolari di assegni sociali, mentre 8.406 accertamenti risultavano, a quella data, ancora in corso, con il seguente esito: 1.073 prestazioni sospese e 687 revocate.
Per quanto concerne i risultati conseguiti all'attuazione del comma 12, articolo 20 della legge 133 del 2008, l'INPS ha comunicato che i medesimi sono ancora in fase di elaborazione. L'istituto ha, inoltre, evidenziato che attraverso l'attuazione del predetto articolo, potranno essere recuperate somme indebitamente percepite più che realizzare un risparmio in termini di spesa previdenziale. Il fine della norma è, infatti, quello di velocizzare la trasmissione dei dati in parola (decessi, variazioni di stato civile) in modo da corrispondere la prestazione assistenziale soltanto a chi ne ha diritto.
In conclusione, si assicura la massima attenzione da parte del Governo in ordine alle vicende sollecitate nel presente atto parlamentare, attribuendo un rilievo primario alla necessità di garantire che l'assegno sociale venga corrisposto esclusivamente a quei soggetti in possesso dei requisiti prescritti dalle disposizioni normative vigenti in materia; a tal fine proseguiranno, da parte di tutti i soggetti istituzionalmente preposti, i necessari controlli.

Il Sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali: Pasquale Viespoli.

BONAVITACOLA. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
il Consiglio Comunale di Cava de Tirreni, fin dal settembre 2002, ha deliberato di conferire nella disponibilità dell'ASL SA 1 un'area di proprietà comunale dell'estensione di circa 6.000 metri quadrati, con accesso da via Filangieri, già destinata ad attrezzature scolastiche, per consentire la realizzazione della nuova sede del Distretto sanitario di zona;
nel dicembre 2003 il Direttore Generale dell'ASL SA 1 (delibera n. 1694) approvava un primo progetto definitivo, per l'importo di euro 2.840.512,42, prevedendo di finanziare l'opera con i fondi di cui all'articolo 20 della legge n. 67 del 1988 - seconda fase;
negli anni successivi la vicenda è stata segnata da svariate vicissitudini inerenti la definizione del progetto definitivo, specificamente riguardanti l'acquisizione dei pareri favorevoli dell'ARSAN e del Nucleo di Valutazione dell'edilizia sanitaria e socio-sanitaria;

in epoca più recente, con Delibera del Direttore Generale n. 1081 del 2007; è stato approvato il progetto definitivo di primo stralcio per l'importo di euro 2.840.512,94, su cui è stato acquisito il parere favorevole dell'ARSAN (nota 3530 del 21 dicembre 2007);
nel contempo è stata indetta anche la gara di appalto con ricorso al metodo dell'appalto integrato ai sensi del decreto legislativo n. 163 del 2006, la cui procedura è sospesa in attesa del perfezionamento del finanziamento da parte del Ministero della salute;
il decreto regionale di richiesta di finanziamento è stato inoltrato al Ministero della Salute nel maggio 2008, ma alla data attuale non risulta ancora emanato il decreto ministeriale che dispone la copertura finanziaria dell'intervento;
la realizzazione della nuova sede del Distretto sanitario è vivamente attesa nella città di Cava de Tirreni, in quanto strumentale ad un significativo miglioramento delle prestazioni di servizi sanitari e socio-sanitari nei confronti della popolazione tutta, ed in particolare dell'utenza più disagiata anziani e ceti sociali meno abbienti) -:
quali siano le ragioni della mancata emissione del decreto ministeriale di finanziamento dell'opera pubblica di cui in premessa, nonché quali iniziative intenda promuovere per consentire la sollecita realizzazione di tale risultato.
(4-03091)

Risposta. - L'intervento per la realizzazione del distretto sanitario di Cava dei Tirreni è stato inserito nell'accordo di programma sottoscritto con la regione Campania il 22 dicembre 2000; pertanto, da tale data, i finanziamenti assegnati al progetto (euro 2.698.487,29) erano disponibili, su richiesta della regione, per l'ammissione a finanziamento dell'intervento e per il successivo appalto.
Peraltro, in mancanza della suddetta richiesta nei termini previsti, l'intervento è stato revocato ai sensi della legge 23 dicembre 2005, n. 266.
Con il decreto ministeriale 10 aprile 2007, che riassegna il 35 per cento delle risorse revocate sull'accordo di programma sottoscritto dalla regione Campania nel dicembre 2000, l'intervento denominato «Costruzione del distretto sanitario di Cava de' Tirreni» dell'Azienda sanitaria locale SA1, è stato nuovamente inserito per l'importo già precisato; l'azienda sanitaria cofinanzia l'intervento con uno stanziamento di euro 1.096.129,09.
L'ammissione a finanziamento dell'intervento e la conseguente effettiva realizzazione del progetto sono ad oggi sospese in attesa della definizione del processo di razionalizzazione dei distretti che interessa l'intero territorio regionale, nell'ambito del più ampio disegno di razionalizzazione delle reti assistenziali, in conformità a quanto previsto nel piano di rientro dal deficit sanitario, così come comunicato dalla stessa regione Campania con nota del 6 marzo 2009.
Solo successivamente a tale definizione, questo Ministero potrà valutare la coerenza dell'intervento programmato, al fine di consentirne l'ammissione al finanziamento.

Il Sottosegretario di Stato per la salute: Francesca Martini.

CATANOSO. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
il Ministero della Difesa, in seguito alla riforma del servizio militare ed all'istituzione del servizio militare su base volontaria, indice regolarmente dei concorsi per i volontari, in ferma breve o in servizio permanente;
tutti coloro che hanno prestato servizio come volontario, sia in ferma prefissata di un anno che in ferma triennale o quadriennale possono partecipare, successivamente ai concorsi che il ministero dell'interno bandisce per l'assunzione degli agenti di Polizia;
i bandi di concorso citano come condizione essenziale l'aver svolto il servizio militare come volontario per almeno un

anno, tacendo dell'eventuale servizio svolto come leva obbligatoria;
a giudizio dell'interrogante, anche in considerazione dell'ormai esiguo numero dei concorrenti che possano vantare i 12 mesi di servizio militare di leva obbligatoria, si tratta di una ingiustizia escludere a priori dei soggetti che hanno fatto il proprio dovere di cittadini con la leva obbligatoria e favorire solo quelli che hanno svolto il servizio volontario di un anno in una delle Forze armate;
a giudizio dell'interrogante non vi sono differenze tra il servizio prestato con la leva obbligatoria e quello prestato come VFP1 ai fini dell'ammissione alle procedure concorsuali del ministero della difesa e dell'interno;
a giudizio dell'interrogante basterebbe che nei bandi di concorso non venissero specificate le modalità di raggiungimento dei 12 mesi di servizio militare ed in tal modo potrebbero partecipare anche coloro che hanno svolto solo il servizio militare di leva -:
quali provvedimenti intenda adottare il ministro interrogato al fine di risolvere le problematiche esposte in premessa.
(4-02887)

Risposta. - La legge 23 agosto 2004 n. 226, nel sospendere il servizio di leva obbligatorio, ha introdotto nuove disposizioni per il reclutamento del personale volontario in ferma prefissata di 1 anno (vfp1) e in ferma prefissata quadriennale (vfp4) nelle Forze armate e per l'accesso alle carriere iniziali delle forze di Polizia (fdP).
In particolare la norma ha previsto, quale requisito per la partecipazione ai concorsi per il reclutamento dei vfp4 e per l'accesso alle fdP, l'effettuazione del servizio di 12 mesi in qualità di vfp1.
Il meccanismo di reclutamento originato da tale norma ed imperniato sulla riserva assoluta dei posti a favore dei vfp1 nei predetti concorsi, ha consentito di ottenere, allo stato, un'armonica e soddisfacente alimentazione dei ruoli delle carriere iniziali delle Forze armate e delle fdP.
Pertanto, sotto il profilo della funzionalità, non sono ravvisabili, al momento, i presupposti per interventi correttivi al vigente sistema di alimentazione, che, peraltro, sarebbero realizzabili solo attraverso una specifica modifica legislativa.
D'altro canto, una modifica della previsione normativa nel senso auspicato, ovvero di «non specificare le modalità di raggiungimento dei 12 mesi di servizio», estendendo la possibilità di partecipare a tali concorsi anche a chi non ha il predetto requisito (vfp1), non pare realizzabile, in relazione all'impossibilità di equiparare il servizio svolto in assolvimento degli obblighi di leva a quello invece effettuato in qualità di vfp1.
In proposito è importante sottolineare innanzitutto che, dal momento dell'entrata in vigore della legge, ogni cittadino, anche dopo aver svolto il servizio di leva, prima del compimento del venticinquesimo anno di età, avrebbe potuto acquisire il titolo ai fini della partecipazione ai concorsi per l'accesso nelle Forze armate e nelle forze di Polizia, svolgendo la ferma volontaria di 1 anno nelle Forze armate.
In secondo luogo, contrariamente a quanto affermato all'interno dell'atto, sussistono molteplici elementi di difformità tra lo
status del militare di leva e quello del vfp1, che non ne consentono l'equiparazione.
Prima di tutto, il reclutamento dei vfp1 avviene per concorso, previa domanda dell'interessato e non per «chiamata alle armi» come nel caso dell'assolvimento degli obblighi di leva.
È diversa, inoltre, la durata del servizio, in quanto a partire dal 1o gennaio 1997, la leva è stata ridotta a 10 mesi, a fronte dei 12 mesi invece svolti dal vfp1, così come di maggior durata è il periodo di addestramento di base svolto dai vfp1 rispetto a quello effettuato dai militari di leva.
Allo stesso tempo sussiste una sostanziale diversità per quanto concerne il profilo sanitario compatibile ai fini dello svolgimento del servizio.
Il profilo sanitario è un sistema che consente una valutazione rapida e sintetica delle condizioni psico-fisiche del soggetto,

mediante nove caratteristiche somato-funzionali che riguardano: sistema psichico (ps); costituzione (co); apparato cardiocircolatorio (ac); apparato respiratorio (ar); apparati vari (av); apparato locomotore superiore (ls) e inferiore (li); funzione visiva (vs) e funzione uditiva (au).
Ciascuna caratteristica somato-funzionale viene delineata mediante l'attribuzione di un coefficiente di validità decrescente da 1 a 4.
Al riguardo occorre precisare che i vfp1 devono possedere i medesimi requisiti fisici previsti per il servizio permanente (profilo sanitario corrispondente a coefficienti massimi non superiori a 2), mentre per i militari di leva è sufficiente un profilo sanitario con coefficienti fino a 4.
Il possesso dell'adeguato profilo sanitario, pertanto, assume fondamentale importanza, in quanto costituisce requisito indispensabile ai fini della selezione, pena l'esclusione dalla partecipazione ai concorsi in argomento.

Il Ministro della difesa: Ignazio La Russa.

CIOCCHETTI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro per le pari opportunità. - Per sapere - premesso che:
ad una bambina dichiarata invalida e cieca civile, in possesso di regolare certificato di invalidità e residente a Napoli, sono state comminate diverse sanzioni amministrative per divieto di sosta e per accesso a corsie preferenziali;
il comune di Napoli le ha rilasciato a seguito di documentata istanza, un regolare contrassegno speciale, per poter usufruire di parcheggi riservati a persone diversamente abili;
tale contrassegno deve essere esposto nella parte anteriore del veicolo, in base a quanto stabilito dagli articoli 11 e 12 del decreto del Presidente della Repubblica 24 luglio 1996, n. 503;
lo stesso decreto stabilisce inoltre all'articolo 11, comma 1, che la circolazione e la sosta del veicolo sia concessa alle persone disabili la cui auto sia dotata di regolare contrassegno, anche nel caso di sospensione o limitazione del traffico per motivi di pubblico interesse e di sicurezza pubblica; sempre l'articolo 11, comma 4, estende l'uso delle corsie preferenziali o di percorsi preferenziali normalmente dedicati a taxi e autobus, anche alle persone diversamente abili che godano del requisito del contrassegno sopra menzionato;
una nota del Ministro dei trasporti del 6 febbraio 2006, protocollo 107, chiarisce poi che non si possa chiedere il pagamento della tariffa oraria, né la segnalazione dell'orario in cui la sosta ha avuto inizio a un disabile che trovando il posto a lui riservato occupato ed esponendo il regolare contrassegno, occupi le strisce blu, in base agli articoli precedentemente citati e agli articoli 188, comma 2, e 7 del codice della strada, che prevedono il godimento di importanti agevolazioni per facilitare gli spostamenti delle persone affette da handicap;
nonostante la presenza di una chiara legislazione che disciplina la circolazione e la sosta su strada dei veicoli che trasportano persone disabili, numerosi sono gli articoli di giornali locali e nazionali che riportano le lamentele di persone affette da disabilità multate per aver parcheggiato negli spazi blu o poco al di fuori di essi, o per aver circolato nelle zone a traffico limitate (ZTL), ove le telecamere preposte al controllo funzionavano male, o anche per aver usato le corsie gialle, quelle dedicate al trasporto collettivo -:
quali iniziative intendano assumere per promuovere, con la partecipazione di tutti gli enti e le istituzioni interessate, una campagna di sensibilizzazione sul rispetto del diritto alla mobilità delle persone disabili.
(4-04433)

Risposta. - In riferimento all'interrogazione in esame, si forniscono i seguenti elementi di risposta.


Il legislatore ha posto particolare attenzione alle problematiche afferenti la sfera dell'
handicap motorio attraverso una serie di norme che facilitano la mobilità dei diversamente abili, garantendo a questi ultimi un rapporto «attivo» con la strada. In particolare, l'articolo 188 del decreto legislativo 30 aprile 1992, n. 285 (Codice della strada) e il decreto del Presidente della Repubblica 24 luglio 1996, n. 503 prevedono che gli utenti diversamente abili possano usufruire di importanti agevolazioni, esponendo il contrassegno previsto dall'articolo 381 del Regolamento di esecuzione del Codice della strada (decreto del Presidente della Repubblica 16 dicembre 1992, n. 495).
Il contrassegno, che ha validità nazionale, permette una rapida individuazione da parte degli organi di polizia stradale dei veicoli al servizio della persona diversamente abile. L'esposizione dell'autorizzazione pone l'agente accertatore in condizione di non rilevare eventuali infrazioni ad obblighi dai quali gli aventi diritto sono esonerati come ad esempio il transito nelle corsie preferenziali, la sosta in zone di divieto dove è espressa la deroga, la sosta e il transito in zone ove vige il divieto ai sensi dell'articolo 7 del codice della strada e la sosta gratuita nelle aree a tariffazione.
Il fine del contrassegno, pertanto, è quello di agevolare la mobilità delle persone disabili e nel contempo garantire loro la possibilità di usufruire delle facilitazioni previste dal Codice della strada e dal decreto del Presidente della Repubblica n. 503 del 1996, al riparo da improprie contestazioni o verbalizzazioni di infrazioni.
Ciò detto, si fa presente che non è di competenza del ministero delle infrastrutture e dei trasporti sindacare sull'operato della polizia municipale locale nell'espletamento delle sue funzioni, poiché è sempre consentito al cittadino di far valere i propri diritti attraverso gli strumenti giuridici a sua disposizione. Questo anche in considerazione del fatto che, pur essendo una categoria protetta, i diversamente abili sono tenuti a comportamenti che tengano conto di quanto prescritto dal Codice della strada.
In via esemplificativa si ricorda che l'accesso nelle zone a traffico limitato (ztl) controllate da sistemi elettronici da parte dei disabili non residenti prevede, nella maggior parte dei casi, che gli stessi comunichino in tempo utile la targa del veicolo all'amministrazione interessata al fine di poterla immettere nelle liste dei veicoli autorizzati. In caso contrario dovranno ottemperare a quanto previsto dalla stessa amministrazione per il caso specifico o procedere alla presentazione di apposito ricorso all'organo competente. Allo stesso modo si rammenta che l'accesso nelle corsie riservate è permesso solo se sulle stesse sono ammessi a circolare, oltre ai mezzi di trasporto pubblico, anche i taxi (articolo 11, comma 4, decreto del Presidente della Repubblica n. 503 del 1996).
Per quanto attiene specificamente alla circolazione e sosta dei veicoli al servizio di persone diversamente abili, si fa presente che l'articolo 11 del citato decreto del Presidente della Repubblica n. 503/1996, prevede che, nei casi in cui siano stabiliti obblighi o divieti di carattere permanente o temporaneo, oppure quando sia stata vietata o limitata la circolazione e la sosta, i veicoli al servizio di persone diversamente abili, detentrici del contrassegno, possono circolare o sostare solo se in possesso di un apposito permesso rilasciato dalle autorità competenti. Inoltre, la fermata e la sosta del veicolo al servizio di persone diversamente abili non è ammessa nei luoghi dove vige il divieto di fermata e di sosta (articolo 158 C.d.S.), anche se il veicolo parcheggiato non ostacola nessuno, né è consentito sostare nei luoghi ove tale divieto è indicato da apposito segnale, a meno che lo stesso segnale non indichi che la sosta è consentita ai veicoli al servizio di persone invalide.

Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti: Altero Matteoli.

CIOCCHETTI. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
il comma 3 dell'articolo 8 della legge 11 luglio 1978, n. 382, subordinando la costituzione di associazioni o circoli fra

militari al preventivo assenso del Ministro della difesa, implicitamente dà la conferma della titolarità di tale diritto in capo ai militari in servizio;
l'Associazione Carabinieri in servizio «Pastrengo» con sede legale in Padova (Pordenone), è stata costituita nell'anno 1999, secondo quanto previsto dalle norme che regolano il diritto militare. L'Associazione, infatti, sulla base di un parere favorevole del Ministro della difesa in data 4 settembre 1999 si costituiva con atto pubblico in data 26 ottobre 1999 repertorio n. 23073, Racc. 15113 della dottoressa Anna Maria Siciliano, notaio in Palermo, atto con il quale veniva recepito il primo testo di Statuto associativo;
il successivo 9 dicembre 2005 con decreto del Ministro della difesa pro tempore veniva approvato lo statuto definitivo. Il 3 agosto del 2007, il Ministro della difesa, con proprio decreto revocava l'assenso alla costituzione dell'Associazione Pastrengo, ex articolo 8 della legge 11 luglio 1978, n. 382, su richiesta del Comando Generale dell'Arma dei Carabinieri sulla base di una presunta deriva sindacale, tra l'altro mai dimostrata, nelle sedi preposte;
l'Associazione in questione ha iscritto più di ventimila carabinieri a dimostrazione dell'enorme sostegno e seguito che il sodalizio possedeva dentro l'Arma;
a seguito di tale revoca i carabinieri non hanno più un'associazione riconosciuta dove potersi riunire e confrontare, atteso che l'Associazione Nazionale Carabinieri, per i noti limiti statutari previsti nei confronti degli iscritti che sono ancora in servizio (non hanno diritto al voto e non possono candidarsi ad una qualsiasi delle cariche associative previste dallo statuto) non riunisce i requisiti minimi di democrazia e rappresentatività -:
se intenda rivedere la sua posizione nei confronti dell'Associazione Carabinieri in servizio «Pastrengo» per restituirgli quella legittimità necessaria a continuare ad operare dentro l'Arma.
(4-04679)

Risposta. - Con decreto del Ministro della difesa datato 3 agosto 2007, si è proceduto alla revoca dell'assenso alla costituzione dell'associazione Carabinieri in servizio «Pastrengo», a suo tempo concesso in data 4 settembre 1999.
Le ragioni sottese a detta revoca sono individuabili nella:
emersione di rilevanti debiti contratti in nome del sodalizio, per attività non in linea con i fini associativi, con derivante discredito per l'Arma dei carabinieri e per i militari in servizio rappresentati dal sodalizio medesimo;
incapacità di onorare le obbligazioni contratte con la stessa amministrazione militare, in relazione all'accordo-convenzione sottoscritto con l'Arma, in data 19 novembre 2002, per il prelievo delle quote mensili d'iscrizione dei soci;
incertezza sulla titolarità dell'associazione, a seguito del convegno di Roma del 23 novembre 2005, successivamente al quale sono emersi due o più vertici sociali;
possibile deriva sindacale del sodalizio, con particolare riferimento ad una riunione tenutasi a Brescia in data 4 ottobre 2005, nella quale è stata sollecitata la raccolta d'iscrizioni per la costituzione di uno «strumento democratico di rappresentanza militare realmente efficace».

Nell'occasione, peraltro, erano presenti anche rappresentanti sindacali della Polizia di Stato.
Ciò posto, a seguito del decreto ministeriale di revoca, l'Associazione «Pastrengo», con ricorso notificato in data 15 ottobre 2007 al Ministero della difesa presso l'Avvocatura distrettuale dello Stato di Milano, ne chiedeva l'annullamento, previa sospensione del provvedimento stesso, eccependo l'infondatezza della motivazione.
Il 15 novembre 2007, il Tribunale amministrativo regionale per la Lombardia - Sezione III, accogliendo la domanda incidentale di sospensione proposta dalla ricorrente

associazione, emetteva ordinanza sospensiva del provvedimento oggetto di gravame.
Il Consiglio di Stato, in data 4 marzo 2008, riconoscendo il
fumus di fondatezza del gravame d'appello proposto dalla difesa, lo accoglieva, riformando l'ordinanza del Tribunale amministrativo regionale per la Lombardia e, conseguentemente, annullando, sia pur sola in sede cautelare, l'ordinanza di sospensione del primo giudice della determinazione ministeriale di revoca dell'assenso.
L'Associazione «Pastrengo», a seguito di regolamento di competenza che aveva individuato il tribunale amministrativo regionale Lazio come competente per territorio alla delibazione di merito, ha poi riassunto il ricorso innanzi al citato giudice amministrativo, notificato alle parti in data 28 aprile 2009: non risulta al momento essere ancora stata fissata l'udienza di merito.
Premesso quanto sopra, e con specifico riferimento al merito della questione, giova chiarire che l'articolo 8 della legge 11 luglio 1978, n. 382, recante «Norme di principio sulla disciplina militare», subordina, per i militari, l'esercizio del diritto di libera associazione all'assenso da parte del Ministro della difesa, di fatto determinando l'affievolimento di tale diritto verso una posizione qualificabile come d'interesse legittimo pretensivo.
Da ciò consegue che le decisioni dell'amministrazione in materia sono connotate da carattere di discrezionalità, in ragione del quale le istanze di parte sono suscettibili di accoglimento solo ove risulti parimenti soddisfatto l'interesse pubblico (tutela della compattezza, dell'apoliticità, dell'onore, del decoro e del prestigio delle forze armate).
Ciò posto, è di tutta evidenza come la questione della eccepita deriva sindacale dell'Associazione «Pastrengo» assuma una connotazione del tutto peculiare, ai fini che qui ne occupa, proprio con riferimento al potere di sindacato che la richiamata legge n. 382 del 1978 riconosce all'amministrazione della difesa nel prevedere l'assenso, ex articolo 8, alla costituzione di associazioni tra militari.
Al riguardo, va sottolineato come risulti palese il progetto coltivato dai promotori dell'Associazione di rendere la stessa un soggetto alternativo agli attuali organismi della rappresentanza militare (RM), ai quali la stessa legge n. 382 del 1978 conferisce il mandato rappresentativo del personale militare, peraltro circoscrivendolo a specifiche e ben delimitate materie di competenza.
Infatti, il disegno dei promotori dell'Associazione «Pastrengo» di assumere una posizione alternativa rispetto agli organismi della rappresentanza militare appare in tutta la sua evidenza proprio dalle asserzioni esternate nel corso della già citata riunione di Brescia del 4 ottobre 2005, allorquando fu dichiarato che la «Pastrengo avrebbe potuto esprimere un'efficacia reale, soprattutto a livello locale», con ciò affermando, implicitamente, la scarsa efficacia degli attuali organismi di rappresentanza.
In tale quadro, la volontà da parte dell'Associazione «Pastrengo» di passare dalla forma statutaria (autorizzata dal Ministero della difesa, in quanto priva del carattere della sindacalità) verso una di carattere diverso, addirittura concorrenziale rispetto al sistema della rappresentanza militare, ha come dichiarato scopo quello di acquisire quella concreta valenza sindacale che il più volte richiamato articolo 8 della «legge sui princìpi» vieta in assoluto.

Il Ministro della difesa: Ignazio La Russa.

COTA. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
dal 16 giugno 2008 la linea S6 Milano-Novara è stata prolungata fino alla stazione di Rogoredo e questo ha evidenziato ancora una volta lo stato di degrado in cui versa il sistema di trasporto ferroviario a servizio dei pendolari. Numerose

sono le segnalazioni e le sollecitazioni che vengono evidenziate da mesi da pendolari per i frequenti disservizi: ritardi, soppressioni, composizione ridotta dei treni rispetto allo standard previsto dal Contratto di servizio tra Regione Lombardia e Trenitalia (7 a doppio piano o 8 a piano ribassato), carrozze chiuse, sporche e fatiscenti;
con il prolungamento della linea a Rogoredo i pendolari si sono trovati in una situazione simile a Dicembre 2004, quando entrò in funzione il Passante: Trenitalia e Regione Lombardia si impegnarono a garantire un servizio estremamente impegnativo in totale assenza di mezzi (treni e personale). La soluzione adottata fu semplice: ridurre il numero di carrozze di ogni singolo treno per avere più treni a disposizione. Fu il caos. Ci vollero tre mesi perché la situazione si assestasse senza mai tornare minimamente accettabile;
ripetendo gli interventi del passato dall'inizio dell'estate appena trascorsa Trenitalia ha unilateralmente tagliato la composizione dei treni della linea S6 per i medesimi motivi;
a titolo di esempio, il treno 10657, da sempre composto da 7 carrozze a doppio piano (ne servirebbero 8, essendo il treno con maggiore affluenza di pendolari), viaggia abitualmente con una composizione di 6 carrozze, e talvolta è addirittura ridotta a 5. Il risultato è che il 15 ottobre scorso una signora è stata colta da malore mentre viaggiava stipata con altre centinaia di pendolari sull'ultima carrozza del treno 10657;
durante questi anni, i pendolari hanno sopportato disservizi di ogni genere (riscaldamento guasto, condizionamento inesistente, la pulizia dopo anni di proclami è rimasta ai livelli di indecenza che sono sotto gli occhi di tutti, la sicurezza è da tempo immemore una non-priorità di Trenitalia, informazione carente e pressappochista) e beffe (aumento dei biglietti senza miglioramento del servizio, abolizione del bonus mensile) ma ora che l'afflusso di viaggiatori è tornato ai livelli consueti non è più immaginabile viaggiare con treni in queste condizioni, a composizione ridotta soprattutto quando la composizione minima è stata concordata in un contratto di servizio;
all'inizio del 2007 a seguito di un esposto del Comitato dei pendolari, l'Azienda Sanitaria Locale di Novara si pronunciò circa le condizioni di pulizia dei nostri treni. Dopo una serie di ispezioni vennero rilevate «carenti condizioni di pulizia», «servizi igienici in carenti condizioni di manutenzione», «degrado igienico», «odori molesti» il tutto dovuto a «scarsa attenzione nella pulizia delle carrozze, che vengono utilizzate diverse volte nella tratta, senza probabilmente sottoporle ad adeguati interventi di pulizia: lo testimoniano le carenti condizioni di pulizia rilevate già nelle ore del mattino». Trenitalia non ha fatto nulla, neanche dopo l'intervento dell'ASL;
il 10 gennaio 2009, si è svolto un incontro presso la sede della Provincia di Novara, ove erano presenti sia le istituzioni sia i comitati dei pendolari e sia Trenitalia con il dirigente regionale Claudio Teti;
nell'occasione sono stati portati all'attenzione dell'Azienda tutti i problemi che quotidianamente vivono i pendolari sulla tratta Novara-Milano, situazioni verificate dalle stesse Istituzioni locali, nel corso di viaggi sui treni della tratta;
nell'occasione il rappresentante di Trenitalia ha evitato di proporre soluzioni, anzi oltre a silenzi prolungati, al limite della reticenza ha solo presentato una serie di problematiche burocratiche, per la cui soluzione basterebbe solo un minimo impegno, unito alla volontà di cambiamento di prassi aziendale -:
se i ministri, essendo a conoscenza della situazione, non ritengano opportuno adoperarsi affinché Trenitalia si impegni a svolgere in modo soddisfacente la propria missione industriale cioè trasportare in condizioni dignitose, di sicurezza e puntualmente i pendolari, cioè i propri clienti,

che quotidianamente percorrono la tratta Milano-Novara e se non ritenga altresì opportuno segnalare formalmente a Trenitalia l'inadeguatezza dei dirigenti citati a fronte di un problema così delicato, proprio allo scopo che l'azienda possa correttamente rispondere alle esigenze dei suoi clienti.
(4-02088)

Risposta. - In riferimento all'interrogazione in esame, si forniscono i seguenti elementi di risposta.
Con riferimento ai collegamenti ferroviari regionali sulla relazione Novara-Milano (e viceversa), si deve premettere che la programmazione dei servizi regionali è di competenza delle singole Regioni e, per la direttrice di cui trattasi, della regione Lombardia e della regione Piemonte i cui rapporti con Trenitalia sono disciplinati da appositi contratti di servizio nell'ambito dei quali vengono definiti il volume e le caratteristiche dei servizi da effettuare, anche sulla base delle risorse economiche rese disponibili.
Relativamente alla direttrice Novara-Milano, Ferrovie dello Stato fa sapere che il precedente attestamento era su Milano Porta Vittoria. Con il cambio orario di giugno 2008 il nuovo attestamento è stato realizzato a Milano Rogoredo a seguito dell'avvenuto prolungamento del passante ferroviario da Porta Vittoria a Rogoredo.
Tale soluzione è stata adottata transitoriamente, in attesa della conclusione degli interventi infrastrutturali riguardanti il Passante, prolungamento su Treviglio sia della direttrice S6 Novara-Milano, sia della S5 Varese/Gallarate-Pioltello, e del conseguente completamento del progetto orario del quadrante est della Lombardia iniziato con l'orario di dicembre 2008.
Il completamento del suddetto progetto è anche legato alla definizione del contratto di servizio con la regione Lombardia, che deve consentire la disponibilità delle risorse economiche necessarie alla copertura dell'offerta.
Relativamente alle composizioni dei convogli, Ferrovie dello Stato informa che, a partire dal 2008, è stato avviato il progetto «Carta di identità del treno» con il quale è stato introdotto il modello di servizio «a composizioni bloccate» che prevede l'allestimento dei convogli con vetture omogenee e che determina benefici sia sotto l'aspetto della qualità percepita sia sotto quello dell'efficientamento del processo industriale.
Una delle prime direttrici su cui è stato attivato questo programma è stata la Novara-Milano, dove coesistevano composizioni di diversa tipologia di materiali, che ha visto l'introduzione esclusivamente di composizioni a sei vetture doppio piano a partire da giugno 2008.
Successivamente, in considerazione delle frequentazioni riscontrate e della disponibilità di ulteriore nuovo materiale rotabile, nonché della richiesta proveniente dalle associazioni dei pendolari della direttrice interessata, nel gennaio scorso, Ferrovie dello Stato ha incrementato la composizione di tutti i treni della Novara-Milano da sei a sette vetture a doppio piano, per un totale di 1.012 posti a sedere.
Relativamente, infine, alla qualità della pulizia a bordo treno, Ferrovie dello Stato fa presente che, proprio allo scopo di elevare lo
standard di pulizia dei rotabili risultato insoddisfacente, sono state bandite le nuove gare d'appalto per l'affidamento del servizio, basate su capitolati rigorosi che assicurano, tra l'altro, prestazioni e qualità erogata facili da verificare e da sanzionare in caso di risultati inadeguati.
Il primo gruppo di gare, relativamente al servizio di pulizia dei treni che dipendono dagli impianti ferroviari di Lombardia, Liguria, Lazio, Campania, Puglia, Molise e Basilicata, è già stato aggiudicato ed è in corso il subentro delle nuove ditte.

Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti: Altero Matteoli.

DE TORRE. - Al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione. - Per sapere - premesso che:
nel decreto-legge n. 112 del 2008, all'articolo 61, comma 8, viene ridotto l'incentivo alla progettazione interna per i

tecnici della pubblica amministrazione dal 2 per cento allo 0.50 per cento;
al medesimo articolo, al comma 9, è riportata una riduzione del 50 per cento sui compensi spettanti ai collaudatori ed ai componenti dei collegi arbitrali che svolgono tali funzioni in seno alla pubblica amministrazione -:
come intenda premiare il tanto auspicato lavoro dei dipendenti pubblici volenterosi visto che il provvedimento legislativo ha comportato per gli incentivi previsti dall'articolo 92, comma 5, decreto legislativo n. 163 del 2006 tagli del 75 per cento per le progettazioni delle opere pubbliche e del 50 per cento per i collaudi e gli arbitrati.
(4-04785)

Risposta. - Con l'atto di sindacato ispettivo in esame l'interrogante chiede chiarimenti in merito alle riduzioni degli incentivi alla progettazione interna per i tecnici della pubblica amministrazione e dei compensi spettanti ai collaudatori e ai componenti dei collegi arbitrali che svolgono tali funzioni in seno alla pubblica amministrazione, previste, rispettivamente, ai commi 8 e 9 dell'articolo 61 del decreto-legge n. 112 del 2008, come convertito dalla legge n. 133 del 2008.
In via preliminare, è d'uopo rappresentare che il Governo, nell'introdurre misure opportunamente volte all'incoraggiamento della professionalità e del merito nella pubblica amministrazione, mediante la previsione di istituti premiali e di incentivi per i lavoratori meritevoli, è tenuto, tuttavia, ad assicurare il contenimento della spesa pubblica.
In questa prospettiva va ad inserirsi l'articolo 61 del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133, che prevede un insieme di misure volte al contenimento e alla riqualificazione della spesa pubblica, coerentemente con l'impianto complessivo degli impegni assunti dal Governo in sede di presentazione al Parlamento del documento di programmazione economico-finanziario per gli anni 2009-2013.
Nello specifico, con il comma 8 del citato articolo 61, si è inteso rimodulare l'importo del corrispettivo che è ripartito per ogni singola opera o lavoro, con le modalità ed i criteri previsti dalla contrattazione collettiva e assunti in un regolamento adottato dall'amministrazione interessata, tra il responsabile del procedimento e gli incaricati della redazione del progetto, del piano di sicurezza, della direzione dei lavori, nonché del collaudo; per effetto di tali variazioni lo 0,5 per cento continua ad essere corrisposto con le predette modalità e per le medesime finalità di cui all'articolo 92, comma 5, del decreto legislativo 12 aprile 2006, n. 163, mentre il restante 1,5 per cento dell'importo è destinato all'entrata del bilancio dello Stato.
Con il comma 9, invece, si è inteso rivedere la percentuale del compenso spettante ai collaudatori ed ai componenti dei collegi arbitrali che svolgono funzioni in seno alla pubblica amministrazione, destinandone il 50 per cento ad apposito capitolo del bilancio dello Stato.
Le somme provenienti dalle predette riduzioni di spesa, confluite, come previsto al comma 17 del medesimo articolo 61, in apposito capitolo dell'entrata di bilancio dello Stato, sono riassegnate ad incremento del Fondo di parte corrente. Le risorse di tale fondo potranno essere finalizzate, tra l'altro, con l'obiettivo della riqualificazione della spesa pubblica, alla tutela della sicurezza pubblica e del soccorso pubblico e al finanziamento della contrattazione collettiva integrativa delle amministrazioni dello Stato, delle agenzie, degli enti pubblici non economici, inclusi gli enti di ricerca, nonché le università.
Si segnala, altresì, che le quote del fondo eccedenti i 200 milioni di euro e non destinate alle predette finalità entro il 31 dicembre di ogni anno costituiranno economie di bilancio, in linea con il piano di stabilizzazione triennale della finanza pubblica avviato con il decreto-legge n. 112 del 2008.
Da quanto rappresentato, risulta evidente che l'intento del Governo, pur nelle criticità del ciclo economico in atto, è quindi quello di assicurare adeguate risorse finalizzate al riconoscimento del merito e

della professionalità nella pubblica amministrazione, senza per questo trascurare l'esigenza del risanamento delle finanze pubbliche, coerentemente con quell'azione di «spending-review» in grado di coniugare stabilizzazione e miglioramento della spesa pubblica con meritocrazia, innovazione ed efficienza.
Il Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione: Renato Brunetta.

DI STANISLAO. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
dal secondo dopoguerra ad oggi l'Italia ha partecipato sempre più intensamente a missioni militari fuori dai confini nazionali ed il ruolo delle Forze armate è divenuto sempre più significativo come strumento di politica estera e di sicurezza nell'ambito della comunità internazionale;
la missione primaria delle Forze armate è sempre più concretamente volta alla prevenzione, al controllo ed alla stabilizzazione delle crisi che mettono in pericolo la pace e la sicurezza internazionale, divenendo tutt'uno con gli interessi della difesa nazionale;
ne deriva un concetto di difesa più ampio, dinamico e costruttivo rispetto al tradizionale schieramento lungo i confini e negli spazi territoriali nazionali, inadeguato a corrispondere efficacemente alle grandi sfide caratterizzate oggi da eventi e fenomeni, fortemente interdipendenti;
per assicurare nel futuro a tutti gli operatori addestramento e dotazioni omogenee ed integrabili e per facilitare l'individuazione concreta di azioni volte a razionalizzare le forze armate nei vari settori e a perseguire il recupero ed il mantenimento dell'efficienza, il Ministero della difesa ha deciso di istituire «la Commissione di alta consulenza e studio per la ridefinizione del sistema di sicurezza e difesa nazionale»;
detta Commissione avrebbe dovuto avere il compito di pervenire a un riassetto delle Forze armate e a una revisione del modello di difesa esistente, per non soggiacere ad una logica di mera compatibilità finanziaria, avrebbe dovuto avvalersi di un più ampio spettro di contributi, come di esperti del settore, di esponenti della società civile e di membri del Parlamento e da ultimo, ma non per ultimo, della Commissione difesa, sempre più spesso relegata ad un ruolo residuale di ratifica di scelte e provvedimenti definiti altrove, secondo un approccio multidisciplinare esteso anche alle altre amministrazioni dello Stato che svolgono un ruolo significativo nel settore della sicurezza e difesa, considerato nella sua più ampia accezione;
la Commissione avrebbe dovuto concludere i lavori il 31 luglio 2009 con la presentazione di un progetto di riforma delle Forze Armate, ma non ha mantenuto fede al mandato ricevuto -:
se la «Commissione di alta consulenza e studio per la ridefinizione del sistema di sicurezza e difesa nazionale» sia ancora operativa e se il Ministro non reputi opportuno valutare i risultati dei lavori della Commissione stessa alla luce della spesa necessaria per il suo mantenimento.
(4-04407)

Risposta. - In relazione ai contenuti e al quesito posto con l'atto in esame, circa l'attività ed i risultati raggiunti dalla Commissione di alta consulenza e studio per la ridefinizione del sistema di sicurezza e difesa nazionale, faccio presente che è in corso di pianificazione, presumibilmente per la terza decade di dicembre 2009, una mia audizione su tale specifico argomento dinanzi alle Commissioni difesa riunite della Camera dei deputati e del Senato della Repubblica.
Il Ministro della difesa: Ignazio La Russa.

DUILIO. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
la legge n. 210 del 1992, in materia di indennizzi a favore dei soggetti danneggiati

da vaccinazioni obbligatorie ed emotrasfusioni, affida alle commissioni mediche ospedaliere (CMO) il compito di esprimere il giudizio sanitario in merito al nesso causale tra il trattamento terapeutico e la menomazione o la morte del cittadino, nonché in merito alla tempestività della domanda, rispetto ai termini di decadenza previsti;
ai sensi dell'articolo 5 della legge, contro la decisione delle CMO è ammesso ricorso al Ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali;
come l'interrogante ha già avuto modo di evidenziare nella propria interrogazione a risposta in commissione n. 5-01451 del 21 maggio 2009, presso gli uffici del Ministero, in sede di decisione in via gerarchica, è invalsa una prassi non conforme al dettato normativo;
in effetti, nei frequenti casi in cui i cittadini ricorrenti impugnino il giudizio delle CMO per i soli profili inerenti la tempestività della domanda, il citato Ministero ha spesso provveduto a riformare nel merito i provvedimenti emanati delle commissioni mediche, nuovamente sindacando ed escludendo l'esistenza del nesso causale tra morbo e vaccinazione, prima invece pacificamente riconosciuto;
in sede di risposta, resa all'interrogante il 29 settembre 2009, il Ministro interrogato ha riferito che «nella considerazione della unicità della vicenda clinica cui fa riferimento ogni istanza di indennizzo», «appare imprescindibile che in ambito di ricorso ai sensi dell'articolo 5 della legge n. 210/92, trattandosi di erogazione di indennizzo da parte dello Stato, l'Ufficio Medico Legale, acquisite tutte le informazioni ritenute utili e valutata la vicenda clinica nella sua globalità, si esprima, al pari della CMO, verificando la presenza dei requisiti di legge e con unicità di giudizio»;
in tutta evidenza, non solo la risposta si dimostra non pertinente rispetto alla puntuale questione sollevata, ma con essa si conferma l'esistenza e la gravità della prassi censurata nella precedente interrogazione, in patente violazione ad avviso dell'interrogante dell'articolo 5 del decreto del Presidente della Repubblica n. 1199 del 1971 recante norme generali in materia di ricorsi amministrativi;
ed infatti in materia di ricorsi amministrativi, ed in particolare di ricorso gerarchico proprio ed improprio, vista la natura giustiziale, trova applicazione il principio generale proprio della funzione giurisdizionale della corrispondenza tra chiesto (petitum) e pronunciato (decisum), con divieto per l'autorità amministrativa di pronunciarsi ultrapetita, riformando o annullando l'atto impugnato per motivi differenti da quelli oggetto di gravame;
questa regola, unanimemente riferita dalla dottrina e già affermata in risalenti decisioni giurisdizionali (ex plurimis, Consiglio Stato, sezione V, 31 ottobre 1980, n. 909) è stata definitivamente ribadita dall'Adunanza generale del Consiglio di Stato del 10 giugno 1999, n. 8, secondo la quale l'autorità amministrativa investita del ricorso può prendere in esame solo le censure ivi prospettate e non ha il potere di integrare d'ufficio l'oggetto del procedimento;
conseguentemente, come già notato dell'interrogante in sede replica, la prassi censurata appare priva di qualsiasi fondamento normativo e mossa esclusivamente da considerazioni d'ordine finanziario, non pertinenti e non consentite dalla legge;
per l'effetto, non solo si aggrava la posizione del ricorrente in sede di ricorso giurisdizionale, ma, una volta rilevata dal giudice ordinario l'illegittimità dei provvedimenti emanati, si espone il Ministero a pesanti e non necessarie condanne alle spese di giudizio -:
se, alla luce dei chiari precedenti del Consiglio di Stato, il Ministro interrogato non intenda emanare appositi atti di indirizzo ai propri uffici, conformi al dettato normativo, modificando così la propria prassi in materia di ricorsi ex lege n. 210

del 1992, in particolare limitando il proprio sindacato ai motivi proposti dalle parti ricorrenti, comunque escludendo, ove non espressamente richiesto, una nuova valutazione medico legale sul nesso causale tra vaccinazione (o emotrasfusione) e patologia;
se, quantomeno, il Ministro interrogato non reputi opportuno rimeditare la propria prassi, acquisendo, sul punto, i pareri dei competenti organi di consulenza istituzionale al Governo, ed in particolare, del Consiglio di Stato e dell'Avvocatura generale dello Stato.
(4-05375)

Risposta. - Il ricorso previsto dall'articolo 5 della legge 25 febbraio 1992, n. 210, rientra nella fattispecie dei ricorsi gerarchici impropri. La norma che detta la disciplina di tali ricorsi è il decreto del Presidente della Repubblica n. 1199 del 1971 che, all'articolo 5, dispone: «L'organo decidente, se riconosce che il ricorso non poteva essere proposto, lo dichiara inammissibile. Se ravvisa una irregolarità sanabile, assegna al ricorrente un termine per la regolarizzazione e, se questi non vi provvede, dichiara il ricorso improcedibile. Se riconosce infondato il ricorso, lo respinge. Se lo accoglie per incompetenza, annulla l'atto e rimette l'affare all'organo competente. Se lo accoglie per altri motivi di legittimità o per motivi di merito, annulla o riforma l'atto salvo, ove occorra, il rinvio dell'affare all'organo che lo ha emanato». Al proposito, si fa rilevare che la disposizione citata non individua espressamente dei limiti al giudicato dell'amministrazione che esamina e decide sul ricorso né, in dottrina ed in giurisprudenza, vi è unanimità di vedute al riguardo.
Premesso quanto sopra, considerato che l'articolo 5 della legge n. 210 del 1992, dispone che «il Ministro della sanità, sentito l'ufficio medico-legale, decide sul ricorso», tale ultima decisione dovrà necessariamente tenere in considerazione le conclusioni del suddetto ufficio, trattandosi, peraltro, di valutazioni di natura puramente tecnica, che in nessun modo involgono l'opportunità ed il merito dell'agire amministrativo.
In tale quadro non si tratta, per l'Amministrazione, di «precostituire una difesa» negli eventuali giudizi dinanzi alla giurisdizione ordinaria, come rappresentato nell'interrogazione, ma di rilevare la mancanza di sussistenza dei presupposti richiesti dalla legge per accedere al beneficio da parte dei ricorrenti. Prescindere da tale valutazione comporterebbe l'erogazione del beneficio al di fuori dei requisiti indicati dalla norma, con un'esposizione dell'amministrazione a sanzioni per danno erariale.
Si deve inoltre aggiungere che le modalità sopra descritte di decisione dei ricorsi vengono adottate da oltre quindici anni, senza che l'amministrazione sia mai incorsa in pronunce giurisdizionali che sanzionassero tale operato.

Il Sottosegretario di Stato per la salute: Francesca Martini.

EVANGELISTI. - Al Ministro della difesa, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
nel tratto di costa sarda di Perdasdefogu, noto per la sua spettacolare bellezza paesaggistica, insiste, su un'area interamente demaniale di 14.000 ettari, il poligono interforze di Salto di Quirra, centro missilistico sperimentale utilizzato per l'addestramento delle forze armate italiane, gestito dall'Aeronautica e messo a disposizione della Nato;
è dal 1956, anno in cui è stato inaugurato, che, come si evince da un articolo apparso sul sito www.altreconomia.it, «eserciti di mezzo mondo e aziende leader nel settore bellico fanno la fila per poter testare missili, bombe, propellenti, aerei senza pilota, sistemi a impulsi elettromagnetici, munizioni teleguidate e, volendo, armi non convenzionali»;
i controlli sull'uso di tale materiale bellico, data l'estensione dell'area, sono pressoché impossibili; inoltre, l'affitto per l'utilizzo orario di quest'area è irrisorio visto che si parla di 50.000 euro/h a fronte dello sgretolamento quotidiano del territorio

stesso e chi affitta deve solo compilare una autocertificazione e poco importa se si tratta eventualmente di materiale chimicamente instabile o di munizionamento all'uranio impoverito;
dalle pagine del quotidiano l'Unione Sarda del 13 agosto 2009 si apprende che nella base di Teulada le navi della Marina statunitense hanno bombardato e distrutto un isolotto e nel poligono di Quirra è stata sacrificata una grotta, habitat del tritone sardo di montagna (specie in via di estinzione) dichiarato patrimonio naturale nell'ambito del progetto nazionale Cofin 2001-2003, nonché meta di studiosi e escursionisti;
il crollo sarebbe stato provocato dall'onda d'urto dovuta a esperimenti, organizzati nel cuore del poligono tra Villaputzu e Perdasdefogu, sull'utilizzo delle bombe a guida laser di recente acquistate dal ministero interrogato e messe a disposizione di Marina militare e Aeronautica;
risulta allo scrivente che nel 2008 il presidente della Finmeccanica è stato individuato come partner dal ministero della difesa per la costruzione di una pista di volo nella piana sottostante il Monte Cardiga a sud di Perdasdefogu per l'utilizzo sperimentale di velivoli senza pilota (denominati Sky X) guidati da un sistema radar molto potente, un intervento ritenuto, a quanto pare, addirittura urgente e indispensabile per favorire «..intensi e proficui programmi di ricerca aeronautica e aerospaziale in cooperazione civile-militare, nazionali e internazionali» (tratto dal sito web citato precedentemente);
attualmente si stanno sperimentando le capacità belliche di questo velivolo in Puglia;
da troppe parti, politiche e amministrative, si decantano i vantaggi per la difesa nazionale e per le multinazionali delle armi di allargare e rendere ancora più appetibile il poligono interforze di Salto di Quirra, già compreso in un'area di grande estensione terra-mare-cielo, e viene proposta la creazione di un corridoio militare di volo Decimomannu-Perdasdefogu/Quirra, con inevitabili ripercussioni per lo spazio aereo di Cagliari e del suo aeroporto con deviazioni e tempi di percorrenza penalizzanti per passeggeri e aerei civili;
viceversa, è da molto tempo che invece si discute della necessità di un radicale ridimensionamento delle servitù militari concentrate in Sardegna in misura spropositata tale da sottrarre spazi e risorse produttive, da procurare danni all'ambiente come sopra descritto, con una casistica preoccupante di civili e militari, coinvolti in varia maniera nelle attività militari, ammalatisi di leucemie o sofferenti di alterazioni genetiche;
è urgente un ripensamento dello status quo e avviare un'alternativa a questa che si può definire un'economia di guerra ridefinendo programmi di sviluppo nella direzione di una valorizzazione delle risorse locali, della tutela della salute dei lavoratori -:
se al Ministro della difesa sia noto a che punto siano i controlli per verificare cosa effettivamente viene esploso nelle zone citate in premessa;
quali controlli siano stati previsti per verificare se sia stato utilizzato materiale chimicamente instabile o munizionamento all'uranio impoverito durante gli esperimenti citati in premessa;
se e quale decisione sia stata adottata in merito alla construenda pista di volo citata e al corridoio militare di Decimomannu;
se si ritenga di prevedere un'alternativa all'economia di guerra, per uno sviluppo che valorizzi le risorse locali, tuteli i lavoratori e la salute di tutti;
di quali notizie disponga in merito a quanto citato in premessa con riferimento all'interessamento di una zona dichiarata patrimonio naturale fortemente messa in pericolo dagli esperimenti militari di cui sopra;

quali iniziative intenda adottare per difenderne l'integrità e se non ritenga di voler prevedere un risarcimento per i danni irreversibili occorsi alle grotte su menzionate.
(4-04359)

Risposta. - Le attività del poligono interforze di Salto di Quirra (PISQ) si svolgono nel pieno rispetto sia della normativa ambientale, sia delle procedure volte a garantire la sicurezza del personale che vi opera. Infatti, sin dal 2004 è stato adottato, inizialmente in via sperimentale ed a partire dal 2008 in maniera definitiva, un disciplinare ambientale che, nel rispetto della normativa vigente, regolamenta le procedure per autorizzare le attività all'interno del poligono.
Come conseguenza dell'entrata in vigore del disciplinare, ogni attività subisce una valutazione preventiva basata sulla documentazione tecnica del materiale da utilizzare, un controllo di coerenza tra le attività pianificate ed effettuate durante le esercitazioni e/o sperimentazioni - da tenersi in coordinamento tra personale del poligono ed utenti - e, infine, un controllo successivo alla esercitazione/sperimentazione durante il quale si interviene con la bonifica ove necessaria.
In relazione alla presenza di uranio impoverito presso il poligono, si conferma quanto costantemente comunicato in occasione di precedenti interrogazioni, ossia la non utilizzazione, immagazzinamento o custodia di munizionamento all'uranio impoverito presso le strutture militari in argomento e in nessun'altra sul territorio nazionale.
Con riferimento, invece, alla richiesta di un'indagine per fornire risposte esaustive e scientifiche sulle possibili contaminazioni da uranio impoverito, si specifica che già dal 2002 il Ministero della difesa ha affidato all'Università di Siena un'indagine sullo stato dell'ambiente nel poligono interforze di Salto di Quirra e delle aree limitrofe, per l'accertamento di eventuale presenza di elementi tossici pesanti.
I risultati dello studio hanno evidenziato «concentrazioni di uranio nel suolo assolutamente compatibili con la geochimica del substrato» e i risultati delle indagini isotopiche hanno confermato «l'assenza di apporti non naturali dell'elemento nel suolo».
Lo studio ha altresì evidenziato che la presenza di elementi tossici, quali arsenico, cadmio, ecc., riguarda zone al di fuori del poligono, interessate da attività minerarie pregresse. La relazione finale dello studio è consultabile sul sito internet del Ministero della difesa.
Per confermare quanto già stabilito nella predetta indagine, è stata avviata nel 2008 una campagna di monitoraggio ambientale con lo scopo di verificare, oltre la presenza di materiale radioattivo, anche la presenza di altre sostanze inquinanti quali metalli pesanti e nano particelle. I risultati definitivi del monitoraggio saranno disponibili entro febbraio 2010. Tuttavia, al momento, i risultati confermano quanto già rilevato nel 2002.
L'esigenza di realizzare presso il poligono interforze di Salto di Quirra una striscia tattica polifunzionale, individuata nel 2003 dal Capo di stato maggiore della difesa, approvata dal Ministro della difesa nell'aprile 2008 e confermata nell'ambito del Consiglio dei Ministri nel luglio dello stesso anno, è attualmente in fase di approfondimento tecnico-progettuale.
Con specifico riferimento, invece, ad alcune questioni affrontate nella premessa dell'atto, si devono chiarire tre distinti punti: il primo in relazione al prezzo di vendita dello
slot poligono (uno slot equivale a 50 minuti), il secondo relativo alla distruzione di una grotta in zona Cardiga abitata dal tritone sardo di montagna ed un terzo relativo al corridoio aereo Decimomannu-Quirra.
Per quanto riguarda la determinazione del prezzo di cessione delle attività del poligono va detto che, ovviamente, può variare a seconda delle prestazioni erogate.
Il prezzo viene calcolato tenendo conto dei costi reali di gestione dei beni demaniali e dei servizi richiesti dall'utente.
Per quanto riguarda, invece, l'impatto sull'
habitat del tritone sardo di esercitazioni con bombe a guida laser, di cui potrebbe essere un sintomo il distacco di un masso

dalla volta di ingresso di una grotta per cause ancora da determinare, si precisa che l'antro interessato dall'evento dista diverse centinaia di metri dalla zona di sgancio delle bombe, mentre le cavità hanno una copertura minima di 50 metri di coltre rocciosa calcarea.
L'armamento rilasciato in zona non è dotato di testa «in guerra», quindi di materiale esplosivo, ma è costruito con materiale inerte (ferro e cemento). Comunque, al fine di chiarire definitivamente gli eventi e le relative cause scatenanti, il poligono interforze di Salto di Quirra ha richiesto alla Federazione speleologica sarda di effettuare dei sopralluoghi per verificare i tempi e le possibili cause dei cedimenti avvenuti.
Relativamente al corridoio aereo tra Decimomannu e Quirra, si precisa che è stato istituito allo scopo di consentire a velivoli UAV (non pilotati) di poter raggiungere le aree del poligono nei limiti stabiliti dalla certificazione.
Questi corridoi non sono perennemente attivi ma attivabili tramite NOTAM (
Notice to air man - notizie/informazioni per i naviganti) da richiedere quindici giorni prima alle autorità competenti.
L'attivazione e, quindi, gli eventuali disagi, sono limitati ai soli periodi esercitativi e per lo stretto tempo necessario ai velivoli per raggiungere il poligono (circa 15 minuti).
Da quando sono stati istituiti, sono stati attivati una sola volta ad agosto 2009.
Al fine di verificare, poi, in modo definitivo la reale situazione ambientale del poligono, come già evidenziato in premessa, il Ministero della difesa ha deciso di intraprendere una campagna approfondita di valutazione delle condizioni in atto.
Tale attività, assegnata mediante procedura ad evidenza pubblica, in pieno coordinamento con gli enti territoriali sardi coinvolti nella gestione dell'ambiente e della salute pubblica, è svolta da società indipendenti e qualificate, esterne alla Difesa.
La valutazione dell'inquinamento ambientale del poligono interforze di Salto di Quirra è caratterizzata da cinque differenti attività, raggruppate in diversi lotti, per coprire le potenziali aree di pericolo per il personale del poligono interforze di Salto di Quirra e della popolazione circostante.
Il capitolato tecnico definitivo è stato predisposto recependo le indicazioni delle autorità locali e regionali della Sardegna e si suddivide in cinque lotti di seguito analiticamente specificati:
lotto 1) Controllo e monitoraggio continuo della radioattività aerodisperse.
Sono state acquisite quattro stazioni di rilevamento automatico, due fisse e due mobili, che dovranno operare in continuo per la determinazione dei radionuclidi aerodispersi e dell'equivalente di dose ambiente.
È stato previsto un numero adeguato di analisi per ogni giorno di funzionamento durante le attività del poligono o in caso di superamento dei limiti di legge.
Le analisi dei filtri sono effettuate presso un laboratorio accreditato SINAL (Sistema nazionale per l'accreditamento dei laboratori di prova) secondo la normativa UNI CEI EN ISO/ IEC 17025 o, in caso di metodologie non certificabili, secondo tecniche accettate e riconosciute a livello internazionale;

lotto 2) Controllo e monitoraggio delle Radiazioni Non Ionizzanti (Onde elettromagnetiche) in onda continua ed impulsiva presso il PISQ.

Questo lotto ha lo scopo di realizzare una campagna di misure sulle radiazioni non ionizzanti nelle aree del poligono interforze di Salto di Quirra dove usualmente il personale svolge attività lavorativa e dove vive la popolazione. La campagna di misure sarà effettuata mediante:
studio preliminare del sito per l'esame delle caratteristiche delle emissioni prodotte dagli apparati trasmittenti e delle aree con maggiore permanenza del personale e della popolazione;
valutazione teorica dei campi elettromagnetici per la validazione dello studio preliminare e delle misure sperimentali;

misura dei campi elettromagnetici nelle aree prossime alle antenne trasmittenti e nelle aree occupate dal personale e dalla popolazione, con l'individuazione di eventuali zone di rischio da interdire o limitare alla presenza umana;
relazione finale con i risultati delle misure e delle valutazioni conclusive sull'impatto elettromagnetico sul personale e sulla popolazione;

lotto 3) Controllo degli agenti chimici e radioattivi delle matrici ambientali (Campionamento terreni, acque, vegetali, metalli pesanti, nanoparticelle).

Le attività previste dal presente lotto hanno lo scopo di caratterizzare chimicamente il territorio nelle aree di Perdasdefogu e Capo San Lorenzo.
Dopo un'idonea pianificazione del campionamento dei terreni e delle acque nelle aree del poligono ed in quelle circostanti, sarà prevista la ricerca di metalli, anche in aggregazione su scala nanometrica (nanoparticelle).
Saranno determinati quantitativamente i seguenti analiti: alluminio, arsenico, bario, cadmio, cobalto, cromo, rame, ferro, nickel, piombo, tallio, tungsteno, zinco, zirconio, torio, uranio, perclorati, residui di esplosivi (trinitrotoluene, nitroaromatici, nitrammine), sulla base di procedure conformi a quanto stabilito dalle norme nazionali vigenti in fatto di metodiche analitiche per il controllo dell'ambiente. Il controllo sarà esteso anche alle componenti vegetali, animali ed ai loro derivati, presenti sul territorio, allo scopo di conoscere l'eventuale fenomeno di bioaccumulo lungo tutta la catena alimentare;

lotto 4) Formazione del personale del poligono di Salto di Quirra e delle amministrazioni locali ai fini di una successiva certificazione ambientale (ISO 14001) a cura di un ente accreditato presso un organismo di certificazione (SINCERT).

Le attività addestrative e di sperimentazione condotte presso le aree di Perdasdefogu e di Capo San Lorenzo comportano un notevole sforzo organizzativo ed operativo sulla gestione delle componenti ambientali. A tale scopo la Difesa si è già dotata di un «Disciplinare per la tutela ambientale del poligono». Tale sforzo ben si coniuga con l'avvio di un processo di gestione che inizierà con la formazione di base ed avanzata del personale, si concretizzerà con il monitoraggio ambientale del sito e con l'applicazione di un sistema di gestione ambientale che sia certificato secondo le regole della norma tecnica ISO 14001/2004.
L'addestramento sarà fornito al personale della Difesa incaricato di condurre valutazioni ambientali interne ed esterne. Potrà altresì partecipare alla formazione personale non appartenente alla Difesa, identificato dagli enti locali interessati dalle attività.
Questo addestramento sarà condotto al poligono interforze di Salto di Quirra e sarà indirizzato ai rispetto di requisiti, alle procedure di ispezione e di reportistica, alle responsabilità del capo team e dei membri del
team d'ispezione.
Per garantire la massima trasparenza, le attività precedentemente descritte saranno sviluppate da due differenti società, una di formazione ed una di certificazione;
lotto 5) Realizzazione di un sistema informativo ambientale.

Il sistema di accesso sarà realizzato a seconda del tipo di utente, prevedendo funzionalità di base aperte a tutti e funzionalità avanzate per utenti abilitati.
Il Ministro della difesa: Ignazio La Russa.

FARINA COSCIONI, MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, ZAMPARUTTI e MECACCI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
il quotidiano Il Messaggero nella sua edizione del 20 gennaio 2009 ha pubblicato un articolo del giornalista Claudio Marincola, significativamente intitolato:

«Al macero milioni di carrozzine, ma per ottenerne una c'è la fila»;
in particolare, si raccoglie la testimonianza di Alessandro Cossu, di Cittadinanzattiva: «Risale ormai a qualche tempo fa ma non potrei mai dimenticarlo: un paziente obeso, (che chiameremo Luca) richiese una sedia a rotelle molto particolare, adatta al suo notevole peso. Non rientrando nella categoria prevista la Asl competente pensò bene di autorizzare l'acquisto di due carrozzine. Due al posto di una». Come dire che il paziente avrebbe dovuto burocraticamente sdoppiarsi, spezzarsi in due; c'è poi il caso segnalato dalla signora Elena: «Mio padre è deceduto il 14 maggio 2008 - scrive - e subito dopo ho inviato alla Asl di Via Monza un fax con certificato di morte, affinché potessero provvedere al ritiro. A giugno mi venne risposto che se ne sarebbe parlato dopo l'estate perché la cooperativa non poteva subito provvedere. A dicembre li ho sollecitati, temendo di poter ritrovarmi in torto verso la Asl, e il dottore dell'Ufficio protesi mi ha detto che se la Cooperativa non aveva ancora provveduto al ritiro, molto probabilmente aveva i magazzini pieni e non sapevano dove metterla»;
secondo quanto riferisce Il Messaggero non si tratterebbero di casi isolati di gestione distorta che «tra non molto riguarderà circa 2 milioni e 700 mila italiani, quanti, secondo una stima del Censis, saranno il prossimo anno gli anziani non autosufficienti. Cui si aggiunge il numero incalcolabile di non deambulanti occasionali. Tradotto in carrozzine, in costosi materassi antidecubito, in letti ortopedici, in medicinali di ultima generazione o anche in semplici stampelle è uno spreco di dimensioni planetarie: milioni di euro buttati via. Come le sedie a rotelle, appunto»;
nel citato articolo si può ancora leggere: «La nostra sanità è una fabbrica degli sprechi: 13 milioni di ricoveri l'anno in ospedale; 79 milioni di giornate di degenza; 4 milioni e 700 mila interventi chirurgici, 1337 strutture pubbliche e private. È una sanità che non rottama, non rigenera e tutte le volte che può acquista ex novo. Un esempio? Se il malato guarisce, se si alza e cammina che fine fa la carrozzina? Si butta via come un rifiuto ingombrante. Succede nel Lazio ma anche in altre regioni. Più sono indebitate più si prende la strada del cassonetto...»; e questo nonostante il decreto ministeriale, il cosiddetto Nomenclatore indichi tipologie e tariffe, e preveda per legge la restituzione e il riciclo; si riferisce inoltre di quanto accade nell'«Ufficio protesi» della Asl Rmc di viale Monza: ha un bacino di utenza di 550mila persone... «Per ottenere informazioni si prendono i numeretti, come all'alimentari. Quelli blu e quelli rossi». «Lavoro qui solo da qualche giorno ma sono già una ventina le persone che mi hanno posto lo stesso problema: che ne faccio della carrozzina? Dove lo metto il letto di mia madre che non c'è più?». Fino al gennaio del 2008 a ritirare gli ausili sanitari provvedeva una cooperativa di facchinaggio. Poi il contratto è scaduto e nessuno ha pensato di rinnovarlo. E non esiste un magazzino per lo stoccaggio. «Da tre mesi è stata bandita una gara - fa sapere la dottoressa Maria Ferraresi, una delle responsabili della Asl di via Monza -. Ma non sempre conviene ritirare gli ausili, costa più ritirarle e sanificarle che comprarle nuove»;
l'articolo prosegue riferendo che una sedia a rotelle pieghevole costa circa mille euro. Una elettrica anche 4/5 mila euro accessoriate per esempio di schienale reclinabile, poggia polpaccio, blocco cinture; e si raccoglie la testimonianza di un titolare di ditta fornitrice: «Vado contro i miei interessi perché sono anche un cittadino che paga le tasse e sono contro gli sprechi. Ci sono sedie a rotelle particolari che al contribuente costano migliaia di euro. A volte la prassi per averle è talmente lunga che quando l'autorizzazione arriva non servono più». Restano avvolte nel cellophane, nuove di zecca, nessuno se le viene a prendere. Alla Asl RmB, altro che si estende Pietralata a Torre Spaccata, il servizio, non è proprio previsto. Alla

RmF si aspettano mesi e mesi e non è detto che ne valga la pena;
l'articolo si conclude con la testimonianza di Rossana Perini, presidente di un'associazione fondata in memoria del fratello morto di Sla: «Da noi, in Lombardia passano a ritirarle anche se ogni zona Asl ha il suo budget e un comportamento diverso. I parenti non sapendo cosa farne si rivolgono a noi. In questo momento, ad esempio, ho due letti nuovi, d'acciaio, rivestiti di legno. Appartenevano ad una coppia di coniugi. Nessuno li vuole, credo che anche noi cittadini abbiamo una parte di responsabilità. Quello che però non so spiegarmi - conclude la Perini - è come mai le Asl non cerchino di recuperare i medicinali. Siamo invasi dai farmaci, alcuni hanno un costo elevatissimo, roba da 800/1000 euro a confezione. Buttiamo via scatole intonse»;
appare scandaloso, in particolare in un momento di crisi quale quello che sta attraversando il paese, che carrozzine, materassi antidecubito, letti ortopedici, medicinali di ultima generazione e anche semplici stampelle invece di essere recuperati, siano rottamati e comunque non più utilizzati -:
se i fatti riferiti nel citato articolo de Il Messaggero corrispondano al vero;
se non si ritenga di dover accertare in quali regioni il decreto ministeriale (il cosiddetto Nomenclatore) che prevede la restituzione e il riciclo venga disatteso e quali iniziative intenda assumere, nelle opportune sedi istituzionali per individuare procedure e controlli adeguati per superare la situazione descritta in premessa.
(4-02234)

FARINA COSCIONI, MAURIZIO TURCO, MECACCI, ZAMPARUTTI, BELTRANDI e BERNARDINI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
il quotidiano II Riformista nella sua edizione del 1° marzo 2009, ha pubblicato un articolo della giornalista Serenella Mattera, nel quale tra l'altro si legge: «Quattro anni fa ho imparato a nuotare. Sono entrato in una piscina perché dovevo riabilitarmi, rimediare ai danni fisici che mi aveva causato una protesi obsoleta. La usavo perché era quel che passava la sanità italiana. E ne pagherò le conseguenze per il resto della mia vita. Così adesso per protesta nuoto. Nuoto per lunghi tratti, in mare aperto, nella speranza che qualcuno mi ascolti». Salvatore Cimmino ha 44 anni, una moglie, un figlio, un lavoro in Finmeccanica. Insomma una vita normale. Se non fosse per il fatto che da ragazzo a causa di un tumore ha perso la gamba destra e da allora si scontra ogni giorno con una società e una politica che «sembra non abbiano proprio sviluppato i sensi per percepire le problematiche di noi disabili»;
la barriera più alta che Salvatore ha incontrato sulla sua strada si chiama «nomenclatore tariffario» ed è l'elenco degli ausili e delle protesi che il Servizio Sanitario Nazionale riconosce ai disabili. Qual è il problema? Che quella lista risale al '99 e «intanto la tecnologia si è evoluta. Ma lo Stato continua a fornire protesi che sono vecchie e spesso, come nel mio caso, dannose». Perciò, da quando per curarsi ha dovuto imparare a nuotare, Salvatore non si è più fermato. Nel 2007 ha protestato facendo il giro d'Italia a nuoto. Da maggio sei tappe lo porteranno sulle coste d'Europa, «perché nel nostro paese per sollevare un problema servono gesti eclatanti. E spesso non bastano. Secondo fonti Inail, ogni giorno in Italia ci sono 147 nuovi disabili. Manca un censimento recente, ma si stima che in totale siano quasi tre milioni di persone. E per loro io chiedo maggiore sensibilità e che finalmente la politica si decida e approvi il nuovo nomenclatore»;
fino al 2005 Salvatore si è accontentato della protesi che gli passava lo Stato. «Leggevo sulle riviste delle evoluzioni della ricerca tecnologica, dei nuovi ausili elettronici e speravo che le ASL dessero anche a noi, Ma non è mai successo». La regione

Lazio, dove Salvatore vive, gli aveva fornito una protesi scheletrica («in titanio alluminio, con rivestimento di gommapiuma. Roba da anni '80»). Però ha iniziato ad avere problemi a stare a lungo in piedi, a soffrire di fitte alla schiena causate proprio da quella protesi, che lo costringeva a movimenti poco naturali. Solo allora gli è stato riconosciuto un ausilio di nuova generazione, uno di quelli elettronici che aveva a lungo atteso, senza poterselo permettere. «Era però un'eccezione alla regola, che ancora costringe migliaia di disabili, quelli che non possono pagare di tasca propria, ad accontentarsi di strumenti superati»;
Nevio Minici, che non può muovere braccia e gambe a causa di una tetraplegia, conosce il problema per esperienza personale e per mestiere. Vende articoli per la riabilitazione nel centro Italia e assicura che ci sono «aziende straniere che procurano appositamente materiale di qualità inferiore per potersi aggiudicare le gare da noi. Ne ho la certezza». Colpa, lamentano i disabili dei nomenclatore mai aggiornato, e di una mentalità che punta al risparmio. Anche se è dimostrato che alla lunga si paga un più alto costo sociale. CGIL stima in 550 mila i disabili che se messi in condizione, lavorerebbero. E Cimmino ricorda uno studio fatto dall'Università Bocconi nel 2004, in base al quale i dispositivi elettronici in partenza costano di più («il mio circa 30 mila euro, riabilitazione compresa»), però poi fanno risparmiare: perché il disabile riesce a muoversi meglio e perché il mio fisico subisce danni minori e si stanca meno, anche sul lavoro. «Senza considerare il guadagno il termini di dignità della persona». Il nuovo nomenclatore tariffario, in realtà, è pronto. È stato redatto, ma non è in vigore, perché attende il via libera della conferenza Stato-regioni...» -:
se quanto riferito dal Riformista corrisponda al vero e in caso affermativo se non ritenga incivile la situazione sopra descritta, e quali siano le iniziative che si intendano promuovere e sollecitare;
se sia vero che manca un censimento recente che possa consentire di conoscere quante siano le persone che, come il signor Cimmino hanno necessità di protesi, strumenti e ausili riconosciuti dal Servizio sanitario nazionale;
se sia vero che, come sostiene il signor Minici, vi siano aziende straniere che producono appositamente materiale di qualità inferiore per potersi aggiudicare gare in Italia; in caso affermativo quali siano queste aziende straniere, e a quanto ammontino le offerte che hanno consentito loro di aggiudicarsi le gare e in quali regioni;
se sia in grado di fornire tempi certi per il varo del decreto sul nuovo nomenclatore.
(4-02521)

Risposta. - Si risponde congiuntamente alle interrogazioni in problematiche inerenti l'assistenza protesica.
La vigente normativa in materia di assistenza protesica è contenuta nel decreto ministeriale 27 agosto 1999, n. 332. Tale decreto fissa i principi generali di erogazione dell'assistenza, ma demanda alle regioni ed alle Asl la definizione delle procedure specifiche per l'acquisizione e la fornitura delle protesi e degli ausili inclusi nei livelli essenziali di assistenza, coerentemente con il riparto delle competenze tra lo Stato e le regioni.
Si rileva che la maggior parte delle criticità evidenziate dalle interrogazioni attengono alla diretta competenza regionale. In particolare, l'articolo 4, comma 12, del decreto ministeriale n. 332 del 1999, attribuisce alle regioni la facoltà di «disciplinare modalità di cessione in comodato dei dispositivi per i quali sia possibile il riutilizzo, allo scopo di conseguire economie di gestione». L'apprezzamento circa la fattibilità e la convenienza dei processi di riutilizzo dei dispositivi spetta alle Regioni ed alle ASL, le quali dovranno valutare i costi (recupero, manutenzione, sanificazione e gestione del magazzino) ed i benefici derivanti dei processi stessi. In base alle notizie disponibili, la pratica del riutilizzo è molto diffusa sul territorio nazionale, anche se

con evidenti disomogeneità, ma risulta praticabile solo per alcune tipologie di ausili, non soggette a particolari personalizzazioni, non molto deteriorabili e di agevole ripristino dopo l'uso.
Anche le modalità di conduzione delle procedure pubbliche per l'acquisizione di dispositivi di serie (elenchi 2 e 3 del nomenclatore allegato al decreto ministeriale n. 332 del 1999) sono di diretta competenza regionale e aziendale e un intervento del Ministero sarebbe lesivo dell'autonomia riconosciuta a tale livello di governo del sistema. Anche in questo ambito, inoltre, le segnalazioni pervenute descrivono una situazione di forte disomogeneità territoriale, evidenziando come, in alcune aziende sanitarie, i capitolati siano redatti con precisione e competenza e le commissioni aggiudicatrici valutino correttamente, oltre all'offerta economica, anche la qualità dei prodotti forniti, mentre in altre aziende sanitarie le preoccupazioni circa lo stato dei bilanci possono indurre a privilegiare l'esigenza di contenere la spesa. Resta, in ogni caso, obbligatorio e vincolante per le ASL il parere dello specialista che, in sede di collaudo del dispositivo, deve certificare sotto la propria responsabilità che il dispositivo stesso sia idoneo a rispondere alle necessità dell'assistito (a prescindere dal paese in cui è stato fabbricato). Inoltre, in ampie aree del nostro paese, le gare pubbliche sono una modalità di acquisto praticamente sconosciuta e molte aziende sanitarie continuano a rimborsare ai fornitori dei dispositivi le tariffe previgenti all'entrata in vigore del decreto ministeriale n. 332 del 1999, con evidente lesione dei principi della concorrenza e del mercato e conseguenze negative sui conti pubblici.
Per ovviare a questi inconvenienti, le iniziative in corso presso il Ministero sono molteplici:
1. presso la direzione generale dei farmaci e dei dispositivi medici è in via di realizzazione il repertorio dei dispositivi medici, nel quale saranno censiti e registrati, secondo un sistema di classificazione già sviluppato, tutti i dispositivi in commercio in Italia. Per ciascun insieme di dispositivi omogenei la Cud (Commissione unica per i dispositivi) dovrà fissare un prezzo di riferimento da assumere come base d'asta per le forniture del Servizio sanitario nazionale. Tale misura porterà l'evidente vantaggio di omogeneizzare i prezzi di acquisto dei dispositivi ed evitare ingiustificate disparità.
2. lo schema di decreto del Presidente del Consiglio dei ministri sui nuovi livelli essenziali di assistenza, oltre ad introdurre dispositivi tecnologicamente più avanzati e di maggiore efficacia riabilitativa, prefigura due diverse modalità di acquisizione dei dispositivi di serie, distinguendo tra quelli che possono essere agevolmente acquistati a gara (elenco 2A) e quelli che, per rispondere alle specifiche esigenze dell'utilizzatore, devono essere individuati nominativamente (per marca e modello) all'interno di una tipologia omogenea (elenco 2B). In quest'ultimo caso, la ASL non procederà alla gara ma corrisponderà al fornitore il prezzo preventivamente fissato dalla Cud, con un margine di ulteriore negoziazione.
3. non appena entrato in vigore il nuovo nomenclatore, l'assistenza protesica entrerà nel sistema di monitoraggio della spesa sanitaria (istituito ai sensi dell'articolo 50 del decreto-legge 30 settembre 2003, n. 269, convertito con modificazioni dalla legge 24 novembre 2003, n. 326, e successive modificazioni e già attivo presso il ministero dell'economia e delle finanze per l'assistenza farmaceutica e l'assistenza specialistica), e le informazioni raccolte consentiranno approfondite valutazioni sulle eventuali criticità registrate, sia con riguardo alla domanda (inappropriatezza prescrittiva, sprechi, ecc.), sia con riguardo all'offerta (prezzi di aggiudicazione delle gare, distorsioni nella disponibilità di prodotti, operazioni di
marketing presso medici e pazienti, concorrenza sleale, ecc.).
L'effettiva realizzazione degli interventi correttivi in programma è condizionata dall'approvazione del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri sui nuovi Lea che, ormai definito e condiviso in sede tecnica, è tuttora al vaglio delle autorità di governo, centrali e regionali, per gli aspetti di natura economico-finanziaria, da valutare in concomitanza con i contenuti del nuovo Patto

per la salute che rappresenterà la cornice delle principali dinamiche del Ssn nei prossimi anni.
Il Sottosegretario di Stato per la salute: Francesca Martini.

FARINA COSCIONI, MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
il quotidiano La Gazzetta del Mezzogiorno, nelle pagine della cronaca di Taranto, a pagina IX, ha pubblicato un articolo intitolato «Grottaglie: è affetta da encefalopatia epilettica farmacoresistente. L'ASL dice no a Serena. La piccola non può andare negli USA per curarsi»;
nell'articolo si racconta la penosa vicenda di Serena Q., affetta da una particolare patologia e bisognosa di cure negli Usa;
in particolare risulterebbe che il distretto socio-sanitario di Grottaglie ha risposto negativamente alla richiesta del padre di Serena di poter curare la piccola, affetta da una encefalopatia epilettica farmaco resistente ad eziologia sconosciuta, presso un centro specializzato a Mahopac nello Stato di New York;
solo per poter diagnosticare la malattia di Serena Q., due anni compiuti il 13 gennaio 2009, si è reso necessario quello che non è esagerato definire un vero e proprio peregrinare in varie strutture italiane;
la piccola Serena è già stata visitata prima dai medici del «SS. Annunziata» di Taranto, dove il personale medico non ha saputo dare un esatto riscontro diagnostico; successivamente è stata la volta dei medici del più importante centro italiano, il «Gaslini» di Genova; quindi presso il «S. Orsola» di Bologna, infine al «Bambin Gesù» di Roma. L'esito di tutti questi esami e visite è «che Serena soffre di encefalopatia epilettica», senza sapere cosa l'avesse originata, e con un'aggravante: è farmacoresistente;
lo sviluppo fisico della piccola, racconta il padre, a prima vista, sembra normale: «Una bella bambina, con dei bei lineamenti, poi però ti accorgi che non cammina, non parla, lo sguardo è praticamente inesistente nonostante due occhioni neri spalancati. Ha crisi epilettiche terribili, anche una decina di volte al giorno, crisi con vomito e «bisogna reggerla in due perché sono talmente violente che ci sfugge dalle braccia». Notte o giorno non fa differenza, la famiglia di Serena Q. ha ormai dimenticato cosa sia un sonno tranquillo. Nel tunnel ci sono entrati intorno alla prima settimana di vita della bimba, che all'allattamento rispondeva con delle crisi di brevissima durata -:
di quali elementi disponga relativamente alla vicenda segnalata in premessa ed al verificarsi di situazioni analoghe sul territorio nazionale, e alla luce ditali elementi, se non intenda adottare ogni iniziativa di sua competenza, anche di carattere normativo, al fine di assicurare pienamente, con particolare riferimento a tali situazioni, un'effettiva tutela del diritto alla salute, costituzionalmente sancito.
(4-03705)

Risposta. - L'Azienda sanitaria locale di Taranto ha comunicato che alla bambina ricoverata nel febbraio 2007 presso il reparto di pediatria dello stabilimento ospedaliero «SS. Annunziata» di Taranto è stata formulata la diagnosi di «crisi di assenza», condizione patognomonica della sindrome epilettica, successivamente confermata nei centri clinici citati nella interrogazione parlamentare.
Nel marzo 2009, la suddetta azienda è venuta a conoscenza della volontà dei genitori di trasferire la bambina negli U.S.A. per sottoporla ad ossigenoterapia iperbarica (OTI); pertanto venivano presi contatti con una Onlus di Padova, unica in Italia impegnata nella procedura per l'avvio della sperimentazione clinica di tale trattamento.


Dalla stessa Onlus, l'azienda citata ha appreso della autorizzazione concessa in data 17 settembre 2008 dal Ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali per un trattamento compassionevole di Oti in favore di alcuni bimbi affetti da encefalopatia presso una struttura sanitaria lombarda e della petizione a sostegno della sperimentazione clinica controllata presentata al comitato etico dell'Azienda ospedaliera di Padova e alla regione Veneto.
In data 19 maggio 2009 il direttore della S.C. di Neurologia dell'ospedale «SS. Annunziata» di Taranto, rispondendo alla istanza di autorizzazione per cure all'estero inoltrata dal direttore del distretto socio sanitario n. 6 di Grottaglie, ha ricordato che «dai dati della letteratura internazionale e dalla esperienza neurologica quotidiana, non si ricavano evidenze cliniche circa l'efficacia del trattamento richiesto nel caso in questione».
La nota di risposta riporta anche alcune precisazioni, formulate nell'interesse dei pazienti, dei cittadini e dei medici praticanti la medicina iperbarica, dalla Simsi (Società italiana di medicina subacquea ed iperbarica): «L'uso, per scopo clinico, delle camere iperbariche monoposto pressurizzate con ossigeno al 100 per cento è da tempo proibito in Italia (...). Le camere iperbariche multiposto utilizzate dai centri iperbarici italiano sono tutte pressurizzate con aria (...). In Italia, infine, non vengono trattate con ossigenoterapia iperbarica (Oti) le paralisi cerebrali infantili e altre patologie neurologiche non in quanto le camere non siano adatte a tali trattamenti ma perché, al momento attuale, non esiste alcuna prova supportata dalla letteratura scientifica della efficacia ed utilità di tale intervento terapeutico».
Lo stesso direttore conclude affermando che «sul piano strettamente neurologico, non vi sono indicazioni al trattamento richiesto» dai genitori della paziente ed ha suggerito inoltre di chiedere un approfondito parere sul caso in discussione all'Istituto di ricovero e cura a carattere scientifico (Irccs) «E. Medea» Polo di Ostuni (BR), in quanto centro regionale di riferimento per la diagnosi e il trattamento delle paralisi cerebrali infantili e delle gravi cerebrolesioni in età evolutiva.
In data 23 giugno 2009 il suddetto istituto ha formulato, in maniera circostanziata ed esaustiva, «parere contrario alla concessione dell'autorizzazione» alle cure all'estero per la bambina, in quanto «la ossigenoterapia iperbarica nelle paralisi cerebrali infantili è attualmente una metodica che non è riconosciuta dalla comunità scientifica nazionale e internazionale come valida, sicura ed efficace».
Copia della relazione dell'Irccs è stata trasmessa ai genitori della minore dal direttore del distretto socio sanitario n. 6 di Grottaglie con una nota del 7 luglio 2009, con la quale, come successivamente chiarito dal direttore generale della ASL di Taranto su richiesta del legale della famiglia interessata, è da intendersi come «provvedimento conclusivo dell'
iter procedurale relativo alla richiesta di autorizzazione di cure all'estero per la piccola».
In merito alla reale efficacia della terapia in camera iperbarica, si precisa che l'utilizzo dell'ossigeno terapia iperbarica (Oti) risale al precedente trentennio, quando la relativa applicazione clinica nella gangrena gassosa corrispose all'efficacia terapeutica attesa.
Nel 2008 il Consiglio superiore di sanità (CSS) ha svolto un approfondito lavoro istruttorio con la disamina della letteratura scientifica, da cui è emerso che non esistono significative evidenze cliniche di beneficio, essendo del tutto insufficienti i dati sull'impiego dell'Oti nel trattamento della paralisi cerebrale infantile (Pci); inoltre sono stati segnalati in soggetti, in assenza di condizioni di particolare rischio, gravi effetti collaterali (convulsioni ed emorragie cerebrali), e nei bambini con Pci situazioni ad alto rischio neurologico (epilessia anche farmacoresistente) e polmonare (broncodisplasia).
Le evidenze cliniche disponibili in letteratura riguardano solo due
trials clinici e quattro studi osservazionali, nei quali sono stati arruolati soggetti di diversa età (da 1 a 19 anni).
La più importante sperimentazione fino ad ora condotta sull'uso dell'Oti nei bambini

con Pci ha evidenziato alcuni miglioramenti nelle perfomance motorie in soggetti trattati con 1.75 ATA per 60 minuti, per almeno 40-60 sedute, comunque non differenti dai risultati ottenuti dai gruppi di controllo utilizzati come paragone (che hanno ricevuto una ossigenoterapia a 1.3 ATA per lo stesso tempo e per lo stesso numero di sedute); i risultati, quindi, non depongono in maniera conclusiva per l'efficacia del trattamento.
Peraltro, alcuni pazienti, attentamente individuati per la loro specifica condizione, possono essere trattati nell'ambito delle norme vigenti che regolano l'uso compassionevole dei farmaci, quindi in un contesto di rapporto fiduciario tra paziente e medico curante, con l'assunzione da parte di quest'ultimo della responsabilità di quanto intrapreso.
Il trattamento, modulato sulla condizione clinica individuale, potrà essere iniziato solo dopo l'acquisizione del consenso informato sottoscritto dai genitori, consenso «che dovrà essere emendato rispetto alla formulazione attuale riguardo agli effetti avversi legati al trattamento stesso, alla necessità di escludere soggetti ad alto rischio (es. epilettici, broncodisplasici, asmatici) e alla possibilità da parte dei genitori di chiederne la sospensione in qualsiasi momento senza che ciò pregiudichi in alcun modo l'offerta di successive cure».
L'eventuale accadimento di effetti avversi e/o la sospensione anticipata del trattamento dovranno essere comunicati alla ASL competente e al Ministero.
Recentemente il Css ha ritenuto di approfondire ulteriormente la problematica; durante la riunione della sezione II del 27 maggio 2009, si è svolta l'audizione di rappresentanti della società italiana di medicina subacquea e iperbarica (Simsi) e dell'Associazione «Un sorriso per la vita», e si è evidenziata l'esigenza di invitare in una audizione anche esperti appartenenti a Società scientifiche dei fisioterapisti pediatrici e dei neuro psichiatri pediatrici.
Nella seduta del 24 giugno 2009, la sezione II ha ribadito che non è plausibile incrementare attese non scientificamente sostenibili, in quanto allo stato attuale non sussistono «i presupposti scientifici per l'avvio di
trial clinici volti a testare l'efficacia dell'ossigenoterapia iperbarica (Oti) somministrata sia singolarmente, sia in associazione con la fisioterapia nel trattamento delle paralisi cerebrali infantili (Pci)».
Permanendo pertanto la condizione di insussistenza dei presupposti scientifici per l'effettuazione di
trial clinici per l'utilizzo dell'Oti e neppure dell'azione combinata dell'Oti e della fisioterapia nel trattamento delle PCI, le conclusioni cui è pervenuto il Css non si discostano dalle precedenti già riportate.
Inoltre, poiché l'uso compassionevole dell'Oti effettuato presso l'istituto lombardo per la medicina iperbarica ha avuto una risonanza fuorviante, incentivando aspettative ingiustificate tra le famiglie interessate, ed alla luce dei risultati inefficaci forniti dallo stesso Istituto, è stato ribadito che il rilascio di autorizzazione al proseguimento della terapia con Oti per uso compassionevole in soggetti affetti da Pci, richiesta dal suddetto Istituto, non ricade nell'ambito delle competenze del Css, in quanto la scelta terapeutica in via compassionevole è demandata al «medico curante», nel rispetto dei termini previsti dalla vigente normativa in materia di medicinali per uso umano.
Considerata la molteplice ed eterogenea eziologia della Pci e constatato che qualche lieve miglioramento potrebbe derivare da una specifica, intensa e prolungata terapia fisica muscolo-motoria, appare più utile favorire sul territorio, nell'ambito del Servizio sanitario nazionale, un'adeguata offerta di servizi per indirizzare i pazienti verso la fisioterapia, piuttosto che verso onerosi viaggi all'estero per effettuare trattamenti non validati di cui non sono note prove di efficacia.

Il Sottosegretario di Stato per la salute: Francesca Martini.

GREGORIO FONTANA e ROMELE. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
in data 1° luglio 2009 il Comando Generale dell'Arma dei Carabinieri ha disposto

l'interruzione del servizio di vigilanza della motovedetta che, partendo da Sulzano (Brescia), pattugliava l'intera superficie del lago d'Iseo e monitorava tutta l'area del Sebino;
la decisione di sospendere il servizio di vigilanza dei Carabinieri sul Lago d'Iseo appare inopportuna, in quanto tale provvedimento viene assunto in piena stagione turistica, periodo nel quale sono importantissimi i controlli della navigazione e quelli ambientali;
i Carabinieri, nello svolgimento del suddetto servizio, controllavano la velocità dei motoscafi, identificavano le imbarcazioni, verificavano la regolarità dei libretti di circolazione e si occupavano anche di scarichi fognari, reati ambientali, provvedendo inoltre al controllo delle spiagge, al contrasto dell'abusivismo edilizio e alla prevenzione dei furti nei porti;
il servizio è stato interrotto nel pieno della stagione turistica lasciando senza controlli le varie manifestazioni estive (gare, regate e feste), facendo venir meno la sicurezza di chi frequenta l'area del Sebino;
l'interruzione del servizio di motovedetta contrasta con la richiesta di potenziamento del servizio di vigilanza, già da più parti precedentemente avanzata, in quanto l'ampia superficie del lago d'Iseo, costituita da 62 chilometri quadrati ed il continuo proliferare d'imbarcazioni a motore (oltre 2.500 ogni anno), richiederebbero l'aumento d'imbarcazioni destinate al controllo di quest'area, e la messa a disposizione di barche più moderne e attrezzature più consone alle attuali esigenze di sicurezza -:
se non ritenga necessario esaminare la questione al fine di valutare il ripristino del servizio di vigilanza dei Carabinieri effettuato attraverso l'utilizzo della motovedetta;
se, in attesa degli opportuni approfondimenti, sia possibile disporre una proroga immediata del suddetto servizio di vigilanza almeno fino alla fine del mese di settembre.
(4-03455)

Risposta. - Con riferimento alla problematica relativa al servizio di vigilanza del lago d'Iseo da parte della motovedetta 225 dell'Arma dei Carabinieri, del quale era stata disposta l'interruzione lo scorso 1o luglio, posso rassicurare l'interrogante che il Comando generale, in data 22 luglio 2009, ne ha autorizzato la riattivazione, in un primo momento, fino al 30 settembre 2009 e, successivamente, ha confermato il mantenimento in servizio della motovedetta fino al 31 dicembre 2010.
Ciò, in considerazione della disponibilità, rappresentata dalla regione Lombardia, a sostenere i costi di manutenzione ordinaria e straordinaria connessi alla prosecuzione del servizio di sorveglianza in questione.

Il Ministro della difesa: Ignazio La Russa.

ANTONINO FOTI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
l'Azienda ospedaliera «San Camillo-Forlanini» di Roma che è un IRCCS (Istituto di ricovero e cura a carattere scientifico), con bando di gara a procedura aperta pubblicato sulla G.U.R.I. 16 novembre 2007, n. 134, ha indetto una gara per la «Progettazione esecutiva e la ristrutturazione del Padiglione Busi dell'Ospedale San Camillo» in Roma, di importo complessivo pari a euro 8.880.000,00 di cui 380.000,00 per oneri di attuazione per la sicurezza non soggetti a ribasso, da aggiudicare con il criterio dell'offerta economicamente più vantaggiosa;
il predetto criterio, individuato ai sensi dell'articolo 83, comma 1, del decreto legislativo 163/2006, prevedeva:
a) prezzo punti 40;
b) valore tecnico/estetico punti 55, suddivisi in:
b1) progetto punti 30;
b2) soluzioni tecnologiche punti 15;

b3) caratteristiche tecniche e funzionali punti 10;
b4) costo d'utilizzazione e manutenzione punti 5;
al formale invito pubblico, rispondevano due ATI ed in particolare: ATI/CME ed ATI/BURLANDI, e, sulla base di una applicazione quantomeno erronea, del criterio di aggiudicazione prescelto è risultata infine aggiudicataria la ATI/CME;
l'Azienda ospedaliera «San Camillo-Forlanini» di Roma, in data 11 gennaio 2008, riceveva da ASSISTAL - Associazione Nazionale Costruttori di Impianti - una formale e motivata comunicazione/intimazione motivata che invitava l'Azienda Ospedaliera a riformare, in via di autotutela, la formula di cui al punto 1.5 del Capitolato Speciale d'Appalto, applicativa del criterio di aggiudicazione prescelto, in quanto essa, per come veniva erroneamente sviluppata, determinava la inidoneità e l'assoluta arbitrarietà del prescelto criterio ai fini dell'aggiudicazione;
l'Azienda Ospedaliera rispondeva con lettera del 21 gennaio 2008, dunque prima della scadenza del termine del 31 gennaio 2008, fissato per la presentazione delle offerte, preannunciando che sul sito aziendale sarebbe stato a breve diffuso un «avviso integrativo» relativo alla scelta del criterio di aggiudicazione tramite il metodo aggregativo compensatore di cui all'allegato B del decreto del Presidente della Repubblica n. 554/99 per la valutazione dell'offerta economicamente più vantaggiosa, avviso poi inviato nella G.U.C.E. il 17 gennaio 2008 ed effettivamente pubblicato sulla G.U.R.I. 23 gennaio 2008, n. 10;
l'Azienda Ospedaliera, nella risposta fornita ad ASSISTAL, non ribadiva la formula proposta ma neppure provvedeva a modificarla;
l'Azienda Ospedaliera, con verbale n. 7, seduta pubblica del 29 maggio 2008, aggiudicava l'appalto all'ATI/CME applicando l'erronea formula, malgrado la contestuale osservazione dell'errore - riportata a verbale - fatta dall'ATI/BURLANDI;
inoltre l'Azienda Ospedaliera, in seguito ad un ricorso al TAR del Lazio promosso dalla Burlandi Franco S.r.l., redigeva i verbali n. 8 del 4 luglio 2008 e n. 9 del 14 luglio 2008, nei quali faceva esplicitamente riferimento al metodo aggregativo compensatore di cui all'allegato B del decreto del Presidente della Repubblica n. 554/99, che in particolare al punto b) precisa come i coefficienti di valutazione devono essere pari a zero per gli elementi posti a base di gara e pari a uno per gli elementi più convenienti per la stazione appaltante;
inoltre, l'Azienda Ospedaliera, anche con l'utilizzazione del predetto metodo aggregativo compensatore, ha continuato ad applicare l'erronea formula, tramite la quale l'elemento offerta economica posta a base di gara non è uguale a zero (come richiesto dalla citata norma) bensì uguale a 0,763, alterando così i valori non tra zero e uno ma tra 0,763 ed 1;
numerose pronunce del complesso TAR/Consiglio di Stato, in modo inequivoco, censurano le distorsioni derivanti dall'erronea, nonché surrettizia, applicazione del criterio dell'offerta economicamente più vantaggiosa, alimentando le ragioni a sostegno della sfiducia tra gli operatori imprenditoriali rispetto alla correttezza ed alla trasparenza delle operazioni di aggiudicazione delle gare pubbliche -:
se il Ministro interrogato non intenda esercitare le proprie funzioni di vigilanza sull'IRCCS «San Camillo-Forlanini» onde acquisire elementi più approfonditi circa le vicende descritte in premessa ed attivarsi affinché eventuali profili di illegittimità siano rimossi dalla procedura di appalto menzionata.
(4-01593)

Risposta. - In via preliminare, occorre precisare che l'azienda ospedaliera «San Camillo - Forlanini» di Roma non è un Istituto di ricovero e cura a carattere

scientifico e non è quindi sottoposto alla vigilanza di questo Ministero.
Si riportano di seguito gli elementi conoscitivi trasmessi dalla regione Lazio.
A seguito del ricorso presentato dall'impresa Burlandi Franco s.r.l al TAR Lazio contro l'azienda suddetta, il presidente della stessa ha ritenuto opportuno riconvocare la commissione giudicatrice nella seduta riservata del 4 luglio 2008.
Dopo una attenta valutazione da parte della commissione del ricorso, degli elementi di fatto e di diritto rappresentati e della opportunità per l'azienda di agire in termini di autotutela, in data 14 luglio 2008 si è proceduto:
alla trasformazione dei punteggi attribuiti in sede di valutazione di offerta tecnica, così da consentire lo sviluppo della formula medesima in relazione ai pesi di ciascun elemento di valutazione, poiché il disposto di cui all'allegato B del decreto del Presidente della Repubblica n. 554 del 1999 prevede che per l'applicazione della formula C(a)=Σwi.V(a)i] devono essere utilizzati coefficienti compresi tra 0 e 1;
alla trasformazione delle offerte economiche delle imprese partecipanti in coefficienti compresi tra zero e 1, mediante la formula espressamente riportata nel capitolato speciale di gara, accertato che all'allegato B del decreto del Presidente della Repubblica n. 554 del 1999, lettera
b), si indica tra gli elementi di natura quantitativa «il prezzo» e non già il ribasso offerto.

La commissione in data 22 luglio 2008, in seduta pubblica (verbale n. 10) ha dato lettura delle risultanze dei verbali nn. 8 e 9.

Le operazioni effettuate dalla commissione per ogni opportuna chiarezza e precisione, non hanno comunque comportato variazioni rispetto al risultato ultimo della gara, debitamente aggiudicata a favore dell'ATI CME/Gesta S.p.a..
L'amministrazione, che ha sottolineato di aver sempre assunto un comportamento univoco nella gestione della gare, ha inoltre precisato che l'impresa Burlandi è risultata in passato aggiudicataria di appalti indetti dall'azienda ospedaliera, tutti aggiudicati con l'applicazione del medesimo criterio aggregativo compensatore e della stessa formula per la valutazione dell'offerta economica utilizzata nella gara per la progettazione e ristrutturazione del padiglione Busi.
In nessuna delle suddette gare l'impresa ha sollevato eccezioni.
Il ricorso proposto dinanzi al TAR Lazio per l'annullamento dell'aggiudicazione della gara d'appalto per l'affidamento dei lavori di ristrutturazione del Padiglione Busi, è diretto ad impugnare, in particolare, il verbale della commissione di gara della seduta pubblica del 29 maggio 2008, relativa all'attribuzione del miglior punteggio complessivo all'offerta dell'ATI CME, nonché con motivi aggiunti, la nota n. 396 del 1o luglio 2008, con la quale veniva riconvocata in via di autotutela la commissione di gara, ed ogni altro atto presupposto e conseguente coordinato con quelli indicati.
In data 8 ottobre 2008 si è svolta la discussione dell'istanza di sospensiva, definita con il rigetto da parte del TAR Lazio della richiesta di provvedimento cautelare (ordinanza n. 4722 del 2008), sul presupposto dell'infondatezza del ricorso per quanto concerne il
fumus boni iuris, e sull'insussistenza di una palese illegittimità nella conduzione delle operazioni di gara.
Detta ordinanza è stata oggetto di gravame da parte della società Burlandi, ma anche il Consiglio di Stato, con ordinanza n. 6469 del 2008 del 2 dicembre 2008, ha respinto l'appello, non ritenendolo fondato per assenza di
fumus boni iuris in quanto: «... sulle metodiche seguite dall'amministrazione... non sembrano emergere perplessità».
Infatti, a seguito dell'intervento in via di autotutela da parte della commissione aggiudicatrice con cui si è rivisitato l'iniziale
modus procedendi per l'attribuzione di punteggi, la stazione appaltante ha correttamente ed integralmente applicato il criterio dell'offerta economicamente più vantaggiosa, utilizzando il metodo aggregativo compensatore previsto dall'Allegato B del decreto del Presidente della Repubblica n. 554 del 1999, che lo stesso allegato B

traduce espressamente con la formula matematica «C(a)=S[W i .V(a) i]».
Tale formula presuppone la preventiva riduzione del prezzo e del punteggio qualità in coefficienti secondo la cosiddetta interpolazione lineare, ossia secondo quel metodo previsto dalla stessa legge per cui le valutazioni oscillano tra 0 e 1 e dove 1 è la massima valutazione attribuibile.
Detta operazione non viene disciplinata tassativamente dalla legge ed è rimessa alla discrezionalità dell'amministrazione che, a tal fine, fissa preventivamente il modello matematico più idoneo per parametrare i punteggi fra 0 e 1.
Secondo quanto riferito dall'azienda ospedaliera, ad un'attenta disamina, le censure mosse dalla società Burlandi non riguardano tanto il criterio dell'offerta economicamente più vantaggiosa né il metodo aggregativo compensatore, quanto piuttosto la diversa questione relativa alla formula impiegata per dare attuazione all'interpolazione lineare.
Nella fattispecie il criterio matematico adottato dall'amministrazione

Pi=40XCmin

Ci

dove Pi è il punteggio da attribuire al concorrente i-esimo, Ci è il prezzo offerto dal concorrente i-esimo, Cmin è il prezzo offerto più basso tra gli offerenti, è corrispondente alla disposizione normativa che, nel punto b) dell'allegato B al decreto del Presidente della Repubblica n. 554 del 1999 prevede la necessità di procedere alla cosiddetta interpolazione lineare degli elementi di valutazione di natura quantitativa, quale appunto è il prezzo, perché tale formula è idonea a ridurre i punteggi attribuiti a coefficienti ricompresi fra 1 e 0.
Sebbene esistano altri metodi di calcolo in grado di parametrare i punteggi nell'intervallo fra 1 e 0, quello prescelto dall'amministrazione nell'esercizio del potere discrezionale attribuito dalla legge, e poi utilizzato dalla commissione, è rispondente allo scopo anche perché è il risultato di una proporzione matematica.
Detta formula era stata preventivamente comunicata sulla
lex specialis, proprio al fine di rendere manifesto il criterio che sarebbe stato impiegato ed era conosciuta da tutti gli operatori economici, già dalla indizione della procedura concorsuale.
La regione Lazio sottolinea che le modalità operative seguite fanno ritenere che la condotta della amministrazione è stata improntata al rispetto del principio di legalità e del buon andamento, oltre che di imparzialità e trasparenza, in quanto i criteri della procedura di gara sono stati stabiliti in via preventiva e successivamente sono stati oggetto di tassativa applicazione.
In data 25 marzo 2009 si è tenuta la discussione in pubblica udienza del suddetto ricorso; con dispositivo di sentenza n. 107 del 2009, in totale accoglimento delle difese articolate dai procuratori dell'Azienda, il TAR del Lazio ha respinto il ricorso e la connessa istanza risarcitoria proposti dalla società Burlandi Franco s.r.l e società Sogiem s.r.l. per l'annullamento della gara per la progettazione esecutiva e ristrutturazione del padiglione Busi dell'ospedale San Camillo-Forlanini.

Il Sottosegretario di Stato per la salute: Francesca Martini.

GALATI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
secondo notizie di stampa la società Trenitalia S.p.A. avrebbe deciso, dal 1° marzo 2009, di chiudere gli scali di Lamezia Terme e di Cosenza, relativamente al settore cargo;
tale decisione determinerebbe, non solo per la Provincia, ma per l'intera regione Calabria pesanti conseguenze sul piano economico-sociale, posto che la soppressione del trasporto merci su rotaia, costringerebbe le imprese a utilizzare il trasporto stradale, con conseguenti aumenti dei relativi costi, in un periodo, peraltro, in cui com'è noto le strade dell'intera regione versano in uno stato emergenziale;
la regione, infatti, in questo momento, registra un vero e proprio stato di paralisi delle comunicazioni con il resto

del Paese, a causa dell'interruzione della rete autostradale e dell'intasamento degli altri percorsi viari, danneggiati dalle continue ed avverse condizioni meteorologiche che hanno provocato frane e gravissimi danni ambientali;
abolire tale stazione di snodo, fondamentale per l'intera regione, significherebbe emarginare ancora di più un territorio già fortemente penalizzato, sia per ciò che riguarda la mobilità dei cittadini, sia per ciò che riguarda la movimentazione delle merci e dei prodotti;
al fine di attuare una linea politica strategica di crescita e di sviluppo della regione Calabria, sarebbe opportuno invece non limitare, ma dar vita a forti interventi di potenziamento delle infrastrutture -:
se non ritenga opportuno, anche in considerazione del particolare momento di recessione economica in cui ci troviamo, adottare tutte le iniziative possibili, affinché non si dia corso a quanto citato in premessa;
quali urgenti misure il Ministro intenda intraprendere al fine di potenziare il sistema ferroviario, in particolare nella regione Calabria, consentendo in tal modo la ripresa e il rilancio delle imprese calabresi.
(4-02310)

Risposta. - In riferimento all'interrogazione parlamentare in esame cui si risponde per delega della Presidenza del Consiglio dei Ministri del 20 ottobre 2009, si forniscono i seguenti elementi di risposta.
In tutta Europa, già da alcuni anni, l'esigenza di efficientare e specializzare i servizi ferroviari ha determinato l'avvio di un processo di razionalizzazione e concentrazione del traffico ferroviario delle merci, in particolare, per il traffico diffuso, che è quello a carro singolo o gruppi di carri.
Pertanto, anche nel nostro paese, Trenitalia ha avviato, su tutto il territorio nazionale, un programma di riorganizzazione del sistema di offerta ferroviaria merci per il traffico diffuso.
Ciò risponde alla necessità sia di creare un modello di offerta più aderente alle esigenze dei fruitori del servizio, sia di realizzare un servizio più efficiente che consenta una migliore utilizzazione delle risorse disponibili e, quindi, economicamente sostenibile per Ferrovie dello Stato.
A quanto sopra si aggiunge, nell'ultimo periodo, una sensibile contrazione della domanda conseguente alla nota situazione di congiuntura economica e la riduzione nel 2009 dei contributi statali al trasporto merci, previsti dal contratto di servizio pubblico con Trenitalia che ammonta a circa 60 milioni di euro in meno rispetto alle previsioni del piano industriale FS.
In funzione dell'obiettivo di concentrazione del traffico diffuso, per il quale Trenitalia intende mantenere, comunque, tutte le attuali destinazioni dei trasporti, è stata definita una nuova modalità complessiva di inoltro al fruitore del servizio, che prevede l'attestamento ferroviario di questo tipo di trasporti su alcune piattaforme logistiche, dalle quali è possibile attuare soluzioni alternative per la presa-riconsegna nelle località di origine-destinazione.
Pertanto, non è in programma alcuna chiusura di scali merci, bensì una rimodulazione dell'offerta, per adeguarla al volume e alle caratteristiche della domanda e renderla economicamente sostenibile per Trenitalia.
Per la Calabria, la concentrazione del traffici a carro singolo per tutte le merceologie è stata individuata nella piattaforma logistica di Cosenza, mentre nessuna modifica organizzativa è in programma per il traffico a treno completo, che continua ad essere effettuato in tutti gli impianti precedentemente serviti, compresa Lamezia Terme.

Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti: Altero Matteoli.

GHIZZONI. - Al Ministro della difesa, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
l'Unione italiana di tiro a segno (UITS) è un ente pubblico nazionale posto

sotto la vigilanza del Ministero della difesa, ai sensi del regio decreto-legge 16 dicembre 1935, n. 2430, convertito dalla legge 4 giugno 1936, n. 1143, e successive modificazioni;
l'UITS è stata ricompresa, dall'allegato A della legge n. 244 del 2007 (finanziaria 2008), tra gli enti da trasformare, riordinare o sopprimere;
il Governo, sulla base dei criteri indicati dal comma 634 della legge n. 244 del 2007, ha manifestato la volontà di riordinare tale ente;
le attività di tiro a segno della UITS si svolgono presso le sezioni di tiro a segno nazionale (TSN) e sono soggette alla vigilanza degli organi del Ministero dell'interno, a norma della legge 18 aprile 1975, n. 110 e successive modificazioni;
il Ministro della difesa ha ratificato con proprio decreto, in data 15 aprile 2009, il nuovo organo direttivo dell'Unione italiana di tiro a segno (UITS), confermando alla presidenza, per il secondo mandato, l'Ing. Ernfried Obrist, nato a Stoccarda, in Germania, ma residente in Alto Adige, nella cittadina di Caldaro;
il 25 aprile 2009, giorno della celebrazione del 64° anniversario della liberazione d'Italia dall'occupazione nazi-fascista, il presidente della UITS, accompagnato dal consigliere nazionale Riccardo Fino
i, si è recato in visita presso la sezione di tiro a segno nazionale di Sant'Arcangelo di Romagna, la quale ha organizzato una gara di tiro in concomitanza con l'anniversario della Liberazione;
nel corso di tale evento si sarebbe verificato, a detta di alcuni militanti dell'UITS, un increscioso episodio, legato alla persona del presidente dell'ente, il quale sarebbe stato più volte fotografato, apparentemente sorridente e divertito, circondato da uomini muniti di armi e vestiti con uniformi appartenenti alle «Waffen SS», le famigerate truppe d'occupazione tedesche, artefici nel corso del secondo conflitto mondiale di spaventosi ed inumani eccidi ai danni della popolazione italiana;
non si hanno maggiori informazioni sulla natura della manifestazione indetta dalla sezione di TSN di Sant'Arcangelo di Romagna né sulle modalità di svolgimento della stessa;
tale raduno potrebbe aver avuto carattere «folkloristico», con la presenza di iscritti in uniformi militari storiche, risulta però incomprensibile e offensivo che sia stato consentito di indossare uniformi di un corpo militare noto per la sua ferocia e che il presidente dell'UITS, nel caso i fatti descritti siano accertati, non abbia avvertito l'inopportunità della sua presenza, proprio in un giorno dall'enorme valore simbolico per il nostro Paese;
l'episodio suddetto avveniva nello stesso giorno in cui il Ministro della difesa, accompagnava il Presidente della Repubblica, alla presenza delle massime autorità dello Stato, a rendere il solenne e doveroso omaggio al sacello del milite ignoto, presso l'Altare della Patria, a Roma -:
se i fatti descritti rispondono al vero e se non intendano, altresì, effettuare tutte le verifiche del caso per accertare nell'ambito delle rispettive competenze la natura e le modalità di svolgimento della manifestazione organizzata il 25 aprile 2009 dalla sezione di tiro a segno di Sant'Arcangelo di Romagna e la correttezza del comportamento del presidente dell'Unione italiana di tiro a segno.
(4-03324)

Risposta. - Nelle giornate del 25 e 26 aprile 2009, la sezione di Tiro a Segno nazionale (TSN) del poligono di Santarcangelo di Romagna (Rimini), sita in via Provinciale Uso n. 2115, ha ospitato le gare nazionali comprese nel calendario nazionale di tiro ex ordinanza (specialità riservata all'uso di armi a retrocarica adottate da diversi Paesi almeno fino al 1945).
Le gare come quelle in argomento sono denominate
ex ordinanza, in quanto vengono utilizzate armi in dotazione a Forze

armate e Corpi militari in passato e che oggi non sono più in uso presso alcun esercito.
Si tratta di manifestazioni di natura sportiva, alle quali partecipano iscritti con armi e con uniformi storiche.
Si conferma la circostanza evidenziata nell'atto stesso e già resa nota a numerose personalità e istituzioni con segnalazione di un appartenente all'ente, autore di altri esposti nei confronti dello stesso Presidente e, cioè, che alcuni gruppi si sono presentati con uniformi storiche delle Forze armate tedesche, tra le quali anche delle Waffen SS.
Il calendario delle attività 2009
ex ordinanza prevede che le gare si svolgano nei giorni di sabato e domenica nel periodo compreso da marzo a settembre.
Pertanto, lo svolgimento di predetta iniziativa è coinciso casualmente con le commemorazioni dell'Anniversario della Liberazione, ma l'episodio oggetto dell'interrogazione in argomento, si è verificato presso il predetto Tiro a segno di Santarcangelo di Romagna il giorno di domenica 26 aprile e non sabato 25 aprile.
Il 26 aprile, come già detto, alcuni partecipanti alle sessioni di tiro, in occasione della rivisitazione storica collegata alle gare, hanno indossato uniformi d'epoca appartenenti ad alcuni dei Paesi belligeranti del secondo conflitto mondiale; in particolare sono state indossate due uniformi appartenenti all'esercito Americano, una appartenente all'esercito Inglese e tre appartenenti all'esercito Tedesco, di cui una provvista di mostrine delle «Waffen SS».
Si soggiunge, per doverosa informazione, che presso il medesimo poligono è stata organizzata nel 2008 una competizione di tiro denominata «Trofeo San Martino», nel corso della quale gli iscritti hanno indossato abiti d'epoca e, di recente, è stata indetta analoga manifestazione con l'uso di abiti da
cow boy.
Ciò posto, con specifico riferimento a quanto accaduto, risulta che il 26 aprile, il Presidente Nazionale dell'U.I.T.S. (Unione Italiana di Tiro a Segno), ingegnere Ernfried Obrist - su invito del referente del TSN di Santarcangelo di Romagna, signor Rossi Bruno - ha visitato quel poligono intrattenendosi dalle ore 11.00 alle ore 15.00 circa e partecipando al pranzo prenotato dai partecipanti alle gare.
Al termine del pranzo, alcuni convitati hanno chiesto di fare una fotografia con l'ingegnere Obrist, il quale, visto il momento festoso che stava caratterizzando la pausa delle gare, ha accolto l'invito senza avvedersi che uno dei raffigurati che vestiva l'uniforme tedesca recava i fregi delle «Waffen SS». Tra l'altro sembrerebbe che le foto siano state scattate con la fotocamera del telefono cellulare di un partecipante.
Nell'occorso il Presidente del TSN di Santarcangelo non ha ricevuto lamentele da parte dei presenti considerando che si era trattato di un momento di svago e non di un evento programmato, in quanto le uniformi erano state indossate in occasione della gara e non in previsione della partecipazione del Presidente ingegnere Ernfried Obrist.
Sull'episodio della fotografia con persona in uniforme tedesca con fregi delle «Waffen SS», il Presidente del TSN di Santarcangelo di Romagna, sig. Rossi Bruno, in data 8 luglio 2009 è stato convocato a Roma, presso la sede della Procura Federale dell'U.I.T.S., per riferire a quella Commissione in proposito.
In merito a quest'ultima circostanza si è appreso che, in buona sostanza, il citato Presidente del TSN di Santarcangelo di Romagna riferiva ciò che è stato sopra esposto e in quel contesto veniva a conoscenza che il reclamo aveva prodotto una interrogazione parlamentare.
Si partecipa, inoltre, che la manifestazione in parola risulta ancora pubblicizzata sul sito internet
www.tsnsantarcangelo.it del poligono e nelle foto d'archivio gli interessati appaiono di fatto indossare normali abiti.
Si rappresenta, infine, per completezza d'informazione, che nelle stesse foto sopra citate è possibile scorgere una scritta, posta su un cartello ed espressa in dialetto locale, della quale si riporta la traduzione letterale:
«fintanto che si tirerà ai bersagli la guerra nel mondo non si farà mai».

Il Ministro della difesa: Ignazio La Russa.

GRIMOLDI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
il sistema sanitario e assistenziale in Italia, sia pure con diversi livelli di efficienza nelle diverse aree del Paese, è in grado di competere con gli altri Paesi europei, in termini di prestazioni;
in Italia, fortunatamente, si va sempre più diffondendo la cultura della sussidiarietà sia orizzontale, sia verticale, nell'ambito della quale sia i singoli cittadini, sia le imprese, aiutano concretamente tutte quelle associazioni, fondazioni, enti pubblici, aziende ospedaliere che compongono il tessuto del sistema socio-sanitario;
il decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917 prevede una detrazione pari al 19 per cento (con diversi limiti massimi) degli oneri sostenuti per le erogazioni liberali operate nei confronti delle ONLUS, delle iniziative umanitarie gestite da fondazioni, associazioni, comitati ed enti pubblici, delle società ed associazioni sportive dilettantistiche, degli istituti scolastici;
la sussidiarietà non sempre si esplica nell'erogazione liberale in denaro, ma può avvenire tramite l'acquisto dei beni e delle attrezzature che più necessitano agli ospedali o alle associazioni;
gli acquisti di beni e attrezzature da donare sono assoggettati ad IVA con aliquota del 20 per cento, del 10 per cento o del 4 per cento, al pari degli acquisti ad uso privato -:
se il Governo non ritenga opportuno, al fine di incentivare le donazioni da parte sia dei singoli, sia delle imprese, prevedere, compatibilmente con le norme europee, l'applicazione sugli acquisti di beni ed attrezzature da donare successivamente ad enti pubblici, ONLUS, Fondazioni, Aziende Ospedaliere, di un'aliquota IVA agevolata, o, in alternativa, di prevedere una detrazione sull'imposta sui redditi, che compensi almeno l'aliquota IVA assolta dal donatore.
(4-00409)

Risposta. - Con l'interrogazione al nostro esame l'interrogante chiede se il Governo non ritenga opportuna, al fine di incentivare le donazioni da parte sia dei singoli, sia delle imprese, compatibilmente con le norme europee, l'applicazione sugli acquisti di beni ed attrezzature da donare ad enti pubblici, Onlus, fondazioni, aziende ospedaliere, di un'aliquota Iva agevolata, o, in alternativa, di una detrazione dall'imposta sui redditi, che compensi almeno l'aliquota Iva assolta dal donatore.
Al riguardo l'Agenzia delle entrate rappresenta che, per quanto concerne le erogazioni liberali operate nei confronti delle Onlus, delle iniziative umanitarie gestite da fondazioni, associazioni, comitati ed enti pubblici, delle società ed associazioni sportive dilettantistiche, degli istituti scolastici, il decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917, prevede una detrazione pari al 19 per cento degli oneri sostenuti.
Al riguardo l'Agenzia delle entrate osserva quanto segue.
Ai fini Iva, l'allegato III della Direttiva CE 28 novembre 2006, n. 112, nell'elencare le cessioni di beni e le prestazioni di servizi che gli Stati membri possono assoggettare ad aliquote ridotte, non fa alcun riferimento alle cessioni di beni destinati ad essere oggetto di erogazioni liberali.
Ne consegue che eventuali modifiche legislative volte ad applicare un'aliquota agevolata agli acquisti di beni effettuati al fine di donare i medesimi beni a determinati soggetti, si porrebbe in contrasto con la normativa sopra richiamata.
Per quanto riguarda le agevolazioni fiscali, ai fini delle imposte sui redditi, per le erogazioni liberali in natura a favore degli anzidetti enti, si fa presente che l'articolo 14, del decreto-legge 14 marzo 2005, n. 35, convertito, con modificazioni, dalla legge 14 maggio 2005, n. 80, prevede che sia le persone fisiche, sia gli enti soggetti all'Istituto di ricerche economiche e sociali possono portare in deduzione dal reddito complessivo, nel limite del 10 per cento del reddito dichiarato e comunque nella misura massima di 70.000 euro annui, sia le

liberalità in denaro, sia liberalità in natura erogate in favore di:
Onlus;
associazioni di promozione sociale iscritte nell'apposito registro nazionale;
fondazioni e associazioni riconosciute aventi per oggetto statutario la tutela, la promozione e la valorizzazione dei beni di interesse artistico, storico e paesaggistico;
università, fondazioni universitarie, istituzioni universitarie pubbliche, enti di ricerca pubblici, fondazioni e associazioni riconosciute aventi scopo statutario lo svolgimento e la promozione di attività di ricerca scientifica individuate con decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri 8 maggio 2007.

Il Sottosegretario di Stato per l'economia e per le finanze: Daniele Molgora.

JANNONE. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
la strage di Viareggio, occorsa nella notte fra il 29 ed il 30 giugno 2009, ha provocato ventisei vittime, fra le quali si contano anche alcuni bambini. Il disastro è stato causato dal deragliamento del treno merci 50325 composto da 14 carri cisterna contenenti gpl, proveniente da Trecate e diretto a Gricignano. Nel punto in cui il treno, alle 23.49, è entrato nella stazione di Viareggio, sono state riscontrate tracce di scavalco sulla rotaia destra nel senso di marcia del treno e dopo circa 9 metri, si vede che la ruota sinistra del primo carrello del primo carro è finita all'interno del binario, tranciando le traversine e accumulando pietre della massicciata. Il treno ha proseguito per circa 500 metri, fermandosi oltre la stazione. Le prime cinque carrozze si sono ribaltate sul fianco sinistro. La prima si è rotta, il gas è uscito e dopo circa 5 minuti è avvenuta l'esplosione;
dopo l'incidente è stato accertato che l'asse del primo carrello della prima cisterna si à spezzato nella parte che sporge dalla mota, che costituisce il fusello coperto dalla boccola. La sezione di rottura, stando alle prime verifiche, presenta una fenditura sottile e profonda che ha ridotto di oltre due terzi il fusello, fino al totale cedimento. È da questa frattura, la cui probabile responsabile è la ruggine, che prende le mosse l'inchiesta della procura di Lucca per disastro ferroviario, omicidio colposo plurimo e incendio colposo;
l'inchiesta dovrà far luce sulle responsabilità sia in materia di revisioni e manutenzioni del treno merci, che di controllo dei convogli che percorrono la linea. Per chiarire l'intera dinamica del gravoso incidente, i periti dovranno valutare l'intero stato del materiale rotabile: non solo l'asse che ha ceduto nella sua parte terminale, detta fusello, che, formando la boccola, sostiene il peso del carrello, ma anche, le ruote, per valutarne lo stato di usura, oltre che la tenuta delle cisterne, contenenti gpl. L'esame «metallografico», in programma per i prossimi giorni, sarà utile per chiarire alcuni dettagli, come ad esempio: la durezza del metallo, le sue caratteristiche tecniche e chimiche, nonché il tempo impiegato dalla fenditura per crescere fino a tranciare di netto la boccola, componente molto importante per la stabilità di qualsiasi treno, dato che, il malfunzionamento di una sola di esse, provocherebbe un deragliamento certo;
il viceministro delle infrastrutture e dei trasporti, sen. Roberto Castelli, ha espresso in questi giorni, la necessità di aggiornare le normative europee sulla sicurezza, già molto rigide. Riflettendo sulle enormi e gravi conseguenze della sciagura, il sen. Castelli si à detto fermamente deciso ad esprimere la volontà italiana di innalzare gli standard di sicurezza a livelli europeo, in modo da agire sui chilometri percorsi, cioè sulle sollecitazioni cui viene sottoposto il materiale, dato che in Italia, il 10-15 per cento del trasporto di gpl avviene su rotaia, percentuale destinata ad aumentare, in quanto la ferrovia è considerata

meno pericolosa del trasporto su strada. Secondo il vice presidente della Commissione europea responsabile per i trasporti, Tajani, la normativa europea è già abbastanza severa, ma per quanto riguarda le verifiche, sarà necessario cominciare a valutare il chilometraggio, piuttosto che il tempo tra un controllo e un altro, soprattutto per i vagoni con merci a rischio -:
quali iniziative il Ministro intenda intraprendere per intensificare i controlli dei convogli italiani ed esteri, che viaggiano sulla nostra rete ferroviaria;
se il Ministro voglia sollecitare la Commissione europea a promuovere iniziative al fine di assicurare una maggiore incisività della normativa relativa alla sicurezza ferroviaria, sia dei convogli che della rete.
(4-04635)

Risposta. - In riferimento all'interrogazione in esame, si forniscono i seguenti elementi di risposta.
Per quanto attiene le misure per il trasporto di merci pericolose, si informa che l'Agenzia nazionale per la sicurezza delle ferrovie ha disposto che per tutte le motrici che esercitano il traino di convogli che trasportano merci pericolose devono essere attrezzate, senza ulteriori dilazioni, di sistemi di protezione della marcia del treno, cioè sistemi capaci di fermare automaticamente il freno in caso di errore del macchinista (superamento di un semaforo rosso, eccetera).
In ambito europeo, l'Agenzia stessa ha sollecitato in seno all'ERA (European Railway Agency) alcune misure di carattere tecnico che mirano ad intensificare i controlli sui carri e sulle singole parti degli stessi.
A seguito della conferenza sulla sicurezza ferroviaria, tenuta a Bruxelles l'8 settembre 2009, l'ERA ha istituito infatti un apposito gruppo di lavoro per l'elaborazione di norme europee al fine di aumentare il livello di sicurezza delle infrastrutture, quello dei trasporti merci, la sicurezza da un punto di vista tecnico dei mezzi utilizzati.
Di più, l'Agenzia italiana proporrà sempre in sede ERA, dove partecipa per il sottosistema «Materiale rotabile carri merci», l'obbligo di installazione di un apposito rilevatore inerziale di svio a bordo dei singoli vagoni utilizzati per il trasporto delle merci pericolose capace di far arrestare il convoglio se una ruota perde il contatto con la rotaia.
Va poi evidenziato che il trasporto delle merci pericolose per ferrovia è soggetto al regolamento internazionale RID (Reglement International Dangereuses), per la parte che riguarda i sistemi di contenimento delle merci, e alla normativa generale di circolazione dei treni anch'essa riconducibile a norme regolamentari internazionali.
Già precedentemente all'incidente di Viareggio, il ministero delle infrastrutture e dei trasporti, nell'ambito delle attività attualmente in corso di riordino del quadro normativo nel settore della sicurezza ferroviaria, ha svolto un approfondito esame della materia del trasporto di merci pericolose per ferrovia attraverso l'istituzione di uno specifico gruppo di lavoro, anche al fine di identificare i soggetti cui attribuire specifiche responsabilità per ciascuna delle disposizioni previste dal regolamento internazionale RID che, come è noto, disciplina il trasporto internazionale delle merci pericolose per ferrovia. Lo stesso rapporto conclusivo rassegnato dal suddetto gruppo di lavoro ha infatti ipotizzato un articolato quadro di ripartizione di attività ed attribuzione di responsabilità tra i soggetti competenti in materia. La definitiva attribuzione delle rispettive competenze, dopo il necessario confronto con tutti i soggetti interessati, dovrà avvenire con l'emanazione di una specifica disposizione normativa.
In quanto alle immediate disposizioni adottate a seguito dell'incidente, il Ministro Matteoli ha emanato il 29 luglio 2009 una Direttiva con la quale impegna il Gruppo FS ad intensificare l'attività di controllo ed ad adottare misure al fine di mitigare i rischi derivanti dal trasporto merci pericolose per ferrovia unitamente ad altri adempimenti finalizzati al conseguimento nel più breve tempo possibile di un più elevato
standard di sicurezza ferroviaria.


Il ministero delle infrastrutture e dei trasporti, al fine di anticipare l'applicazione di alcuni contenuti della direttiva 2008/110/CE (relativa alla sicurezza delle ferrovie comunitarie da attuare entro il 24 dicembre 2010) riguardanti i principi base di un sistema comune di certificazione dei soggetti responsabili della manutenzione dei carri merci, ha sottoscritto in data 14 maggio 2009 un Memorandum di intenti con altri nove Paesi della Comunità.
Da ultimo si evidenzia che, su proposta di questa amministrazione, il Consiglio dei Ministri, nella seduta del 15 ottobre, ha approvato in via preliminare il decreto legislativo con il quale viene recepita la direttiva comunitaria 2008/68 relativa al trasporto di merci pericolose su strada, per ferrovie e per vie navigabili. Il testo prevede la possibilità, come del resto è facoltà della direttiva, di dettare norme più restrittive rispetto a quelle poste in essere dal RID - Reglement International Dangereuses, e, in particolare, contempla un inasprimento delle sanzioni di carattere sia amministrativo che penale.
Il testo del provvedimento è attualmente all'esame delle competenti Commissioni parlamentari, prima della definitiva approvazione.

Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti: Altero Matteoli.

LENZI e MOTTA. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
la Sensibilità Chimica Multipla (MCS) è una patologia che si sviluppa in seguito ad un'esposizione acuta o cronica a sostanze tossiche (profumi, prodotti per l'igiene personale, detersivi, deodoranti ambientali, ammorbidenti, insetticidi, erbicidi, solventi, smog e fumi industriali, sgasamento delle materie plastiche, farmaci, eccetera) che producono una sensibilizzazione a più sostanze chimiche;
all'inizio i sintomi quali rinite, asma, dermatite, mal di testa, irregolarità cardiocircolatoria, disturbi digestivi, stanchezza cronica, dolori articolari e muscolari, disturbi uditivi e della vista, compaiono a seguito della esposizione e scompaiono evitando le stesse. Con il progredire della malattia i sintomi si cronicizzano con uno stato infiammatorio generale che produce un danno organico irreversibile (ictus, infarto, cancro, patologie autoimmunitarie, Sclerosi Multipla, artrite reumatoide, Parkinson, eccetera);
l'ipotesi più accreditata della causa della MCS è una ridotta capacità di metabolizzazione delle sostanze xenobiotiche a causa di una carenza genetica o della rottura dei meccanismi enzimatici di metabolizzazione a seguito della esposizione tossica;
tra la fine del 2004 e l'inizio del 2005 tre regioni hanno riconosciuto la MCS come patologia rara: Toscana, Emilia Romagna, Abruzzo. Nel 2006 anche la regione Lazio ha compiuto questo riconoscimento, rinnovandolo nell'articolo 50 della legge finanziaria del 2007;
negli ultimi anni diversi malati con MCS di grave entità hanno ottenuto l'invalidità al 100 per cento, il riconoscimento della Legge 104 e, in un caso, anche l'accompagno. Molti altri hanno ottenuto dalla ASL, il rimborso delle cure all'estero per patologia residuale o la fornitura di ausili terapeutici come purificatori dell'aria, mascherine ai carboni, umidificatori dell'ossigeno in vetro dell'AEHF, eccetera;
è evidente che nei casi più gravi è impossibile per il malato utilizzare un normale mezzo di trasporto e mai i mezzi pubblici;
l'articolo 1 della legge 97 del 9 aprile 1986 recante «Disposizioni per l'assoggettamento all'imposta sul valore aggiunto con aliquota ridotta dei veicoli adattati ad invalidi» prevede l'aliquota IVA agevolata al 4 per cento per le cessioni o importazioni di veicoli adattati a soggetti invalidi a causa di ridotte o impedite capacità motorie permanenti;
alcuni malati hanno provveduto a allestire un veicolo speciale con materiali

atossici e sistema di purificazione dell'aria, perché le automobili cosiddette «normali», a causa delle plastiche dei tessuti di origine petrolchimica, producono una grande quantità di composti organici volatili nocivi;
la Direzione Regionale del Lazio dell'Agenzia delle Entrate, rispondendo ad interpello in data 6 novembre 2008 n. prot. 954-159388/2008, ha rifiutato il riconoscimento delle agevolazioni, pur in presenza di certificazione Asl sia di invalidità che di parificazione della invalidità da MSC a permanente riduzione di capacità motoria -:
se non si debba intendere per ridotta mobilità l'impossibilità di adoperare mezzi di trasporto pubblici o privati non adeguatamente adattati alla specifica invalidità;
se non si debba intervenire nei confronti dell'Agenzia delle Entrate per una interpretazione più moderna e legata agli effettivi impedimenti alla mobilità.
(4-04858)

Risposta. - Con l'interrogazione in esame, si chiedono taluni chiarimenti circa l'applicabilità dell'aliquota IVA del 4 per cento per l'acquisto di autoveicoli da parte dei soggetti affetti da Sensibilità Chimica Multipla (MCS), patologia che comporta reazioni multi organo in caso di esposizione a diverse sostanze chimiche.
Al riguardo si fa presente che la normativa fiscale che ha riconosciuto ad alcune categorie di disabili il diritto a beneficiare dell'aliquota Iva del quattro per cento (di cui al punto n. 31) della Tabella A, parte II, allegata al decreto del presidente della Repubblica 26 ottobre 1972, n. 633) per l'acquisto di veicoli, ha subìto nel tempo diverse modifiche che hanno esteso l'agevolazione a categorie non contemplate originariamente tra quelle aventi diritto al beneficio fiscale.
In particolare, l'agevolazione, inizialmente prevista dall'articolo 8 della legge 27 dicembre 1997, n. 449, in favore dei soli portatori di
handicap di cui all'articolo 3 della legge 5 febbraio 1992, n. 104, con ridotte o impedite capacità motorie permanenti, per l'acquisto di veicoli adattati in funzione della disabilità, è stata poi estesa, prescindendo dall'adattamento del veicolo, ai:
disabili con
handicap psichico o mentale, ai quali è stata riconosciuta l'indennità di accompagnamento, e agli invalidi con grave limitazione della capacità di deambulazione o affetti da pluriamputazioni (articolo 30, comma 7, della legge 23 dicembre 2000, n. 388);
sordomuti e non vedenti (articolo 50 della legge 21 novembre 2000, n. 342).

Le categorie di disabili ammesse a fruire dell'aliquota Iva del quattro per cento per l'acquisto di veicoli sono dunque individuate specificatamente dalla normativa vigente in materia e il diritto a godere di tale beneficio, collegato alla tipologia di handicap, come precisato dall'Agenzia delle entrate, viene riconosciuto dall'amministrazione finanziaria esclusivamente sulla base di quanto attestato dalla documentazione sanitaria prodotta dal disabile circa il suo stato di salute.
La necessità di far riferimento alla certificazione medica è stata sottolineata, con particolare riferimento alle disabilità di tipo motorio, con circolare 15 luglio 1998, n. 186/E, con la quale l'amministrazione finanziaria ha precisato che, oltre alle patologie che escludono o limitano l'uso degli arti inferiori, «vi possono comunque essere altre fattispecie di patologie che comportano ridotte o impedite capacità motorie permanenti la cui valutazione - richiedendo specifiche conoscenze mediche - non può essere effettuata dall'ufficio tributario che deve riconoscere l'esenzione».
In particolare, per l'acquisto agevolato di vetture adattate, previsto unicamente in favore di soggetti che presentano un
handicap di natura motoria permanente, affinché ricorrano i presupposti per la fruizione dell'agevolazione è necessario che l'adattamento sia prescritto dalla commissione medica locale di cui all'articolo 119 del codice della strada, e che gli adattamenti,

correlati alle specifiche esigenze del portatore di handicap, risultino espressamente dalla carta di circolazione.
Per quanto concerne, poi, l'interpretazione fornita con nota n. 159388 del 6 novembre 2008, richiamata nell'interrogazione, l'Agenzia delle entrate precisa di aver negato il diritto all'applicazione dell'aliquota Iva del quattro per cento per l'acquisto dell'autoveicolo in quanto la documentazione medica allegata all'istanza non indicava una riduzione permanente delle capacità motorie, requisito questo indispensabile ai fini del riconoscimento del beneficio fiscale in discorso.
La predetta Agenzia ritiene che per poter estendere ai soggetti affetti da Sensibilità Chimica Multipla, anche qualora non sussista una riduzione permanente della capacità di deambulazione, il diritto a beneficiare dell'aliquota Iva del quattro per cento per l'acquisto di veicoli, sia necessario, pertanto, un intervento che modifichi la normativa vigente in materia.
Per quanto attiene alla specifica competenza del Ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali, detto dicastero ha riferito quanto segue.
La condizione segnalata con l'interrogazione è nota da tempo all'Amministrazione, anche a seguito di numerose richieste pervenute.
Nelle more della definizione dei criteri diagnostici e di prestazioni rispondenti a criteri di appropriatezza ed efficacia, il predetto ministero ha ritenuto di sollecitare formalmente il Centro Nazionale per le Malattie Rare (CNMR) dell'Istituto superiore di sanità (ISS) ad istituire un gruppo di lavoro, cui ha partecipato la direzione generale della programmazione sanitaria, dei livelli di assistenza e dei principi etici di sistema del Ministero stesso, per la definizione di tutele assistenziali in favore di pazienti con sintomi riferiti alla sensibilità chimica multipla.
Il Consiglio superiore di sanità, seconda Sezione, nella seduta del 25 settembre 2008, esprimendo parere sul documento di sintesi prodotto dal citato gruppo di lavoro, ha ritenuto che la indisponibilità di evidenze nella letteratura internazionale non consenta, al momento, di considerare la sensibilità chimica multipla come entità nosologicamente individuabile, ritenendo, comunque, che il Servizio sanitario nazionale sia già in grado di fornire assistenza a coloro che mostrano intolleranza all'esposizione a sostanze chimiche.

Il Sottosegretario di Stato per l'economia e per le finanze: Daniele Molgora.

MARCHIONI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
La Repubblica di San Marino ha recentemente avviato la distribuzione di una card (Smac - San Marino Card) che al momento dell'effettuazione di acquisti presso esercizi convenzionati viene dall'esercente caricata di un importo equivalente allo sconto predeterminato, successivamente spendibile in uno dei punti vendita affiliati all'iniziativa;
i carburanti per autotrazione in vendita nell'ambito del predetto Stato, sia in ragione di un loro minore costo in confronto a quello dei carburanti venduti nel territorio italiano, sia in conseguenza dell'iniziativa «Smac Card», hanno un prezzo inferiore di circa 16 centesimi di euro al litro rispetto a quello praticato in Italia;
l'ulteriore diminuzione del prezzo dei carburanti a San Marino ha ancora di più penalizzato i gestori degli impianti di distribuzione nelle aree confinanti, che hanno visto crollare il volume dei carburanti venduti -:
se non ritenga di predisporre nuove iniziative legislative volte a ridurre il prezzo dei carburanti nelle aree confinanti con la Repubblica di San Marino, in analogia con le disposizioni già adottate con l'articolo 2-ter del decreto-legge 7 ottobre 2008, n. 154, convertito dalla legge n. 189 del 4 dicembre 2008, al fine di

diminuire la concorrenzialità delle rivendite di carburanti situate nel territorio elvetico.
(4-05128)

Risposta. - Con il documento di sindacato ispettivo in esame l'interrogante chiede di conoscere quali iniziative si intendano adottare per ridurre il prezzo dei carburanti nelle zone confinanti con la Repubblica di San Marino in considerazione, tra l'altro, dell'iniziativa «Smart Card» recentemente avviata dal predetto Stato, e in analogia con le disposizioni volte a ridurre la concorrenzialità delle rivendite di carburanti situate nel territorio elvetico di cui all'articolo 2-ter del decreto-legge 7 ottobre 2008, n. 154 (convertito dalla legge 4 dicembre 2008, n. 189).
A tal proposito, si fa presente che l'articolo 25 della legge 7 luglio 2009, n. 88 (Legge comunitaria 2008) ha previsto l'inserimento, all'articolo 41 del decreto-legge 30 dicembre 2008, n. 207 (convertito dalla legge 27 febbraio 2009, n. 14), del comma 16-
sexiesdecies, ai sensi del quale viene istituito un fondo di 2 milioni di euro annui, in favore delle regioni confinanti con la Repubblica di San Marino, finalizzato all'erogazione di contributi alle persone fisiche ai fini della riduzione del prezzo al distributore di benzina e gasolio per autotrazione.
L'efficacia della disposizione sopra menzionata è espressamente subordinata all'autorizzazione del Consiglio dell'Unione europea ai sensi dell'articolo 19 della direttiva 2003/96/CE sulla tassazione dell'energia.
Tuttavia, si ritiene opportuno segnalare, come riferito dal dipartimento delle finanze, che in materia di compatibilità alla normativa comunitaria delle disposizioni inerenti la tassazione dei prodotti energetici, è attualmente in atto una procedura di infrazione (2008/2164) relativa ad una analoga fattispecie di riduzione di prezzo sui carburanti per autotrazione applicata dalla regione Friuli Venezia Giulia in favore dei cittadini residenti nel proprio territorio regionale in virtù della legge regionale 12 novembre 1996, n. 47.

Il Sottosegretario di Stato per l'economia e per le finanze: Daniele Molgora.

NANNICINI e MISIANI. - Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
la società Polynt è un'industria chimica, nata da uno spin-off del colosso svizzero Lonza, che opera nel mercato di nicchia degli intermedi per la produzione di polimeri ed è uno dei principali operatori in alcuni altri settori delle anidridi, dei plastificanti, delle resine poliestere insature e dei Compound termoindurenti;
il gruppo multinazionale Polynt opera attraverso nove stabilimenti produttivi, di cui cinque in Italia: lo stabilimento di Scansorosciate (Bergamo) con 454 dipendenti, lo stabilimento di San Giovanni Valdarno con 242 dipendenti, lo stabilimento di Brembate Sopra (Bergamo) con 80 dipendenti, e lo stabilimento di Ravenna con 68 dipendenti e lo stabilimento di Cavaglià (Biella) con 48 dipendenti;
nel 2006 la Polynt - ex Lonza S.p.a - gruppo chimico, controllata al 100 per cento dalla olandese Lonza Europe BV a sua volta detenuta dalla svizzera Lonza Group A.G. - lanciò una IPO, cioè un'Offerta al Pubblico, dei titoli per quotarsi dall'ottobre 2006 alla Borsa di Milano;
dopo il collocamento sul mercato l'azionista di riferimento rimase la Lonza Europe B.V. con circa il 30 per cento. La Polynt non incassò nulla dall'operazione di IPO, ma addirittura ne sostenne i costi di circa 2 milioni di euro;
in occasione dell'approvazione del Bilancio 2005, propedeutico alla quotazione in Borsa, furono rivalutate le immobilizzazioni materiali rappresentate dagli impianti, terreni ed edifici dei siti industriali, con valori peritati a maggio 2006, ma riferiti al 31 dicembre 2002, oltre ad adottare diversi e più lunghi periodi di ammortamento ottenuti con l'applicazione dei principi IFRS;
da notare come nella perizia (disponibile nella sezione investor della società) non si riportano i valori contabili dei

cespiti oggetto della perizia e questo genera qualche cattivo pensiero sui valori peritati;
la decisione del Consiglio d'amministrazione di sostituire il bilancio d'esercizio «chiuso al 31 dicembre 2005 redatto secondo i principi contabili italiani, già approvati dall'assemblea, con il bilancio individuale per l'esercizio chiuso al 31 dicembre 2005 redatto secondo gli IFRS» portò alle dimissioni del Collegio Sindacale. Tale collegio era composto dal Presidente Gianluca Ponzellini e dai sindaci Antonio Guastoni, Enrico Pierfrancesco Muscato, Emilio Fano e Guido Mori;
la diatriba si risolse quindi con la nomina da parte dell'assemblea dei soci che in realtà era composta dall'unico azionista Lonza Europe BV con la nomina di un nuovo Collegio Sindacale composto dal Presidente Fabrizio Gardi, dai sindaci effettivi Giovanni Monti, Ernesto Bosi e dai Sindaci supplenti Enrico Rimini e Paolo Antonio Ranieri, i quali espressero parere favorevole sul bilancio IFRS del 2005;
in effetti nel 2006 fu distribuito un dividendo ordinario di 16 milioni di euro ed uno straordinario di 12 milioni di euro per un totale di 28 milioni di euro che andarono nelle i tasche del socio unico Lonza Europe BV;
per distribuire tali dividendi e quindi liquidità, la Polynt fece ricorso all'indebitamento verso il sistema bancario come si può leggere nel Prospetto Informativo: «La società ha proceduto alla distribuzione dei dividendi facendo ricorso a forme di finanziamento concesse da istituti bancari»;
le azioni furono collocate in Borsa nell'ottobre 2006 e vendute a 1,80 euro, con un incasso della Lonza Europe BV di circa 134 milioni di euro;
il 27 dicembre 2007 Polimeri Speciali S.p.a., società che fa capo indirettamente ad Investindustrial un fondo della famiglia Bonomi, si impegnò ad acquistare il 28 per cento di Polynt dalla Lonza al prezzo di euro 3,67 per azione;
in data 12 febbraio 2008 è stata data esecuzione agli accordi per l'acquisto della partecipazione e l'offerente è divenuto titolare di n. 28.896.047 azioni ordinarie Polynt, pari al 28 per cento circa del relativo capitale sociale, ad un prezzo unitario per azione pari ad euro 3,67;
tali azioni erano per il 27,61 per cento di proprietà di Lonza Europe BV ed il restante 0,39 per cento dall'Amministratore Delegato di Polynt, Rosario Valido e dei Direttori Generali di Polynt Mario Novelli, Paolo Carugati e Sergio Moreno;
la Lonza Europe BV incassò quindi per tale operazione circa 104 milioni di euro, con un utile di libro di 63 milioni di euro;
sempre in data 12 febbraio 2008, in adempimento degli obblighi precedentemente assunti gli amministratori ed i manager hanno stipulato accordi parasociali ed accordi sulla remunerazione;
nell'anno 2007 i compensi presi da amministratori e sindaci revisori e manager sono i seguenti:

Nome e cognome Carica ricoperta Totale compensi annui
Stefano Meloni Presidente 241.000 Euro
Rosario Valido Amministratore Delegato 1.022.460 Euro
Angelo Maria Triulzi Amministratore 71.000 Euro
Toralf Haag Amministratore 71.000 Euro
Cristian Dudeck Amministratore 71.000 Euro
Fabrizio Gardi Presidente del Collegio sindacale 65.623 Euro
Giovanni Monti Sindaco effettivo 47.050 Euro
Ernesto Bosi Sindaco effettivo 47.470 Euro
Paolo Carugati Direttore Generale Finanza e Contr. 423.373 Euro
Sergio Moreno Direttore Generale Corporate 465.702 Euro
Mario Novelli Direttore Generale Operations 343.491 Euro
TOTALE . . . 2.878.169 Euro

(Fonte Comunicato del Consiglio di Amministrazione di Polynt, ai sensi dell'articolo 103, comma 3, del TUF, 11 marzo 2008);

in data 11 marzo 2008 il Consiglio di Amministrazione ha deliberato di riconoscere all'Amministratore Delegato, Rosario Valido, ed ai Direttori Generali, Sergio Moreno, Mario Novelli e Paolo Carugati un corrispettivo aggregato lordo pari a complessivi euro 2.170.000 a fronte dell'impegno a restare in carica sino alla data di approvazione del progetto di bilancio di esercizio Polynt al 31 dicembre 2008;
il Consiglio di Amministrazione ha inoltre deliberato che sia riconosciuta ai manager una remunerazione fissa, cui potrà aggiungersi una remunerazione variabile, a seconda del raggiungimento degli obiettivi, fino ad un importo massimo di euro 3.040.000. La delibera prevede altresì che in caso di cessazione del rapporto di lavoro a ciascun manager sia dovuta un'indennità pari a 45 mensilità della remunerazione complessiva;
nel marzo 2008 Investindustrial, volendo togliere il titolo dalla Borsa, tramite Polimeri Speciale S.p.a, lancia un'OPA (Offerta Pubblica di acquisto) sulla parte restante del capitale sempre a 3,67 Euro per azione, prezzo a cui in effetti avvenne l'operazione. La Polynt era stata la matricola di maggior successo dal 2006, dopo la Kerself, avendo quasi raddoppiato il valore dell'IPO: +93 per cento;
in data 11 marzo 2008 in Milano, presenti o collegati in teleconferenza tutti gli amministratori, ad eccezione del consigliere Filippo Aleotti, che ha giustificato la propria assenza. Presenti o collegati in teleconferenza tutti i componenti del collegio sindacale si riunì il Consiglio di amministrazione di Polynt. Nel comunicato dello stesso, ai sensi dell'articolo 103, comma 3, del TUF al punto 1.12 dal titolo «Informazioni concernenti gli interessi dell'impresa, i livelli occupazionali e l'organizzazione dei siti produttivi» si precisava che «in base a quanto indicato nel Documento di Offerta, nonché nel Comunicato 12 febbraio 2008, l'Offerente non prevede che eventuali ristrutturazioni societarie possano avere un impatto sui livelli occupazionali del gruppo facente capo all'Emittente né sull'organizzazione dei siti produttivi dello stesso»;
la Polimeri Speciale S.p.A. diviene quindi il possessore del 100 per cento delle azioni Polynt;
i manager della Polynt reinvestendo in tutto o in parte i proventi loro derivanti da operazioni di compravendita delle azioni della Polynt stessa posseggono una partecipazione di Polimeri Speciali Holding (3 per cento) controllante la Polimeri Speciale S.p.a.;
Polimeri Speciali S.p.a., è una società a sua volta controllata da Investindustrial fondo di Private equity di diritto inglese, costituito nella forma di limited parternship e gestito, in qualità di General Partner, da Investindustrial partner Ltd che è a sua volta controllata da Bi-Invest Holding Ltd;
Investindustrial è attivo sul mercato dell'assunzione di partecipazioni, finanziarie

e di controllo di medie imprese prevalentemente localizzate in Italia ed in Spagna. Il Private equity è un'attività finanziaria mediante la quale un investitore istituzionale rileva quote di una società, sia acquisendo le azioni, sia apportando nuovi capitali all'interno di una società (target). Generalmente le società target presentano un'elevata capacità di generare flussi di cassa (cash flow) costanti ed altamente prevedibili, ovvero importanti tassi di crescita potenziale. L'investitore si propone di disinvestire nel medio-lungo termine, realizzando una plusvalenza dalla vendita della partecipazione azionaria;
gli investimenti in private equity raggruppano un ampio spettro di operazioni, in funzione: sia della fase di sviluppo che l'azienda target attraversa durante l'operazione di private equity e sia della tecnica d'investimento usata;
generalmente, i fondi di private equity sono strutturati con particolari architetture societarie specializzate. In particolare le limited Partnership, del nostro caso, sono simili alla società in accomandita per azioni della disciplina italiana, con soci limitatamente responsabili e soci illimitatamente responsabili;
I General partners di un fondo ottengono i fondi da Investitori Istituzionali che formalizzano il loro investimento diventando dei limited partner ovvero senza responsabilità oltre a quanto versato. I General partners invece sono responsabili in solido per le attività dei fondi, quando i General partner identificano un investimento idoneo alle finalità del Fondo, svolgono una serie di analisi e strutturano un processo al termine del quale «chiamano» quote di capitale dagli investitori (Capital Call) e ciascun investitore sottoscrive pro-quota;
tutte le decisioni di investimento, gestione e dismissione sono gestite dai General Partners, a volte raccolti assieme agli investitori principali nei Consigli di Amministrazione del Fondo, l'insieme degli investimenti di un fondo di private equity si definisce Investment Portfolio;
i fondi Private Equity come Investindustrial hanno, negli ultimi anni, acquistato aziende a ritmi via via crescenti;
gli utili sono stati enormi fino al 2005-2006, - essi sono stati gli anni in cui venne decisa l'OPA su Polynt e da allora l'acquisto di aziende è stato fatto a prezzi via via più elevati. Si pensi che la prima quotazione Polynt alla borsa di Milano era di euro 1,80 ad azione con attività valutate, diciamo, molto bene;
nonostante questo la Investindustrial ha comprato a 3,67 euro ad azione e cioè a + 27,80 per cento della quotazione di borsa nell'ultimo mese;
le private equity hanno spinto quindi molti investitori a mettere una parte dei capitali in questi fondi, o in strutture che investono in questo settore;
è evidente che la discesa delle borse mondiali ha portato e continua a portare ad una svalutazione del valore di tali partecipazioni;
la maggior parte delle operazioni dei Fondi sono state impostate con un utilizzo, secondo gli interroganti, sconsiderato della leva finanziaria;
nel documento di offerta si può leggere che «per coprire l'esborso massimo pari ad euro 272.695.508 l'offerente utilizzerà i mezzi finanziari propri fino ad euro 92.417.329 e per il residuo finanziamenti messi a disposizione da Intesa Sanpaolo S.p.A.»;
in particolare euro 50.000.000 di aumento di capitale dell'offerente ed altri circa euro 130.000.000 di debito sono stati finanziati dalla banca milanese. Pertanto il costo complessivo per l'acquisto del 100 per cento del capitale sociale di Polynt è stato pari a circa euro 379.000.000, comprensivo dell'importo della partecipazione, di cui circa euro 151.000.000 finanziati mediante mezzi propri dell'offerente e per la restante parte di circa Euro 228.000.000 mediante ricorso a mezzi finanziari;
questo credito è stato concesso dalle banche con la condizione di generare cash flow

o redditività che devono essere rispettate dalle aziende acquisite;
gli interroganti si domandano se Intesa San Paolo, in caso di recessione prolungata possa ritenere necessario richiedere indietro il finanziamento col rischio che Investindustrial, per ripagare il debito, possa vendere a prezzi molto più bassi l'azienda;
se ciò si verificasse sarebbe prevedibile che gli investitori cercherebbero di uscire dal fondo provocando una crisi di liquidità che costringerebbe il fondo a vendere gli asset;
ulteriore conseguenza potrebbe essere che le banche, non riuscendo a farsi rimborsare i prestiti dal fondo, avendo a loro volta cartolarizzato quei crediti trasformati in obbligazioni piazzate ad istituzioni finanziarie - quali fondi pensione o fondi obbligazionari - scarichino tutto sui risparmiatori;
per evitare questi effetti, che appaiono nefasti agli interroganti, sarebbe opportuno favorire la rinegoziazione del debito della Polynt con le banche, in particolare il debito con Intesa San Paolo Spa, per permettere all'azienda di superare la congiuntura economica sfavorevole anche negli importanti settori della chimica nei quali gode di una posizione di eccellenza;
la Polynt è, secondo gli interroganti, l'esempio di come oggi le politiche industriali seguono una logica quasi esclusivamente di natura finanziaria;
le proprietà mirano a «fare cassa» nel breve periodo dopo aver lasciato le aziende sempre più svuotate ed indebitate;
secondo gli interroganti, il manager che ha guidato queste operazioni ha tralasciato la ricerca, la manutenzione ed il rinnovamento degli impianti, insieme ad una seria programmazione in grado di garantire un futuro all'azienda e quindi all'economia del Paese, come si desume dal fatto che dal 1° marzo 2009 sono stati e saranno messi in cassa integrazione, a rotazione, negli stabilimenti situati in Italia, complessivamente circa 800 dipendenti -:
se questo modo di operare sia compatibile con la costruzione di «un mondo basato sul primato dell'etica, sul primato delle leggi sulle prassi, sul primato dei valori sugli interessi», per citare la conclusione dell'intervento alla Giornata mondiale del risparmio del 31 ottobre 2008 del Ministro dell'economia e delle finanze;
se il passaggio dai principi contabili Europei a quelli internazionali IAS IFRS abbia favorito nelle aziende fenomeni di sopravvalutazione di attività e sottovalutazione di passività;
se l'azienda intenda rispettare il punto 1.12 del comunicato emanato ai sensi dell'articolo 103 del Testo unico delle disposizioni in materia di intermediazione finanziaria, sopra citato, in modo da garantire la salvaguardia sia dei livelli occupazionali e sia di quelli organizzativi dei siti produttivi attraverso la redazione di un credibile Piano industriale, con un respiro strategico che favorisca la ricerca e la salvaguardia delle migliori professionalità;
quali provvedimenti intenda predisporre per una supervisione incisiva da parte pubblica, sui fondi di private equity, i quali comprando e vendendo società, senza avere alcuna partecipazione azionaria, vengono tuttavia ad assumere un ruolo dominante nella vita delle imprese;
se non intenda promuovere una nuova intesa con l'Abi per fare in modo di salvaguardare, mediante interventi volti ad evitare una eccessiva stretta sul rientro del credito, l'integrità del sistema industriale in una fase di gravissima crisi;
quali iniziative in definitiva si intenda porre in essere al fine di garantire dipendenti e risparmiatori, evitando che migliaia di famiglie si trovino a subire ulteriori conseguenze negative che andrebbero a incidere sulla fiducia nella ripresa di tutto il comparto.
(4-02564)

Risposta. - Si risponde all'interrogazione in esame, concernente la società Polynt S.p.A. e, in particolare, le ripercussioni di talune scelte operate dal management sulle ragioni dei piccoli risparmiatori e dei dipendenti.
Al riguardo, la Commissione Nazionale per le Società e la Borsa ha comunicato quanto segue.
Con riferimento all'applicazione da parte di Polynt dei principi contabili internazionali al bilancio 31 dicembre 2005, la Consob ha precisato che Polynt S.p.A., nell'ambito del progetto connesso all'offerta pubblica di vendita finalizzata alla quotazione sul mercato telematico azionario delle azioni ordinarie della società - in virtù delle disposizioni recate dal Regolamento n. 809/2004/CE, dalla raccomandazione 05-054b del
Committee of European Securities Regulators («CESR») e dal decreto legislativo 25 febbraio 2005, n. 38 - ha applicato i principi contabili internazionali (IFRS) adottati dalla Unione Europea a decorrere dall'esercizio chiuso al 31 dicembre 2005.
Infatti:

a) ai sensi del punto 20.1 dell'Allegato I al Regolamento citato, le informazioni finanziarie storiche relative agli ultimi due esercizi da includere nel prospetto «devono essere presentate e redatte in una forma coerente con quella che sarà adottata per i successivi bilanci annuali pubblicati dall'emittente, per quanto riguarda i principi contabili e la normativa applicabile a tali bilanci»;
b) ai sensi del citato decreto legislativo n. 38 del 2005, le società emittenti strumenti finanziari ammessi alla negoziazione in mercati regolamentati di qualsiasi Stato membro dell'Unione Europea sono tenute ad applicare gli IAS/IFRS nella predisposizione del proprio bilancio di esercizio e, se redatto, del proprio bilancio consolidato.

Per queste ragioni Polynt, in vista della quotazione, ha anticipato l'applicazione dei citati principi contabili internazionali ai fini della presentazione delle informazioni finanziarie storiche nel proprio prospetto informativo. In particolare, la data di transizione ai citati principi, in base a quanto previsto dall'IFRS 1 «First Time Adoption of International Financial Reporting Standards», è stata fissata al 1o gennaio 2004.
Polynt ha, quindi, redatto per l'esercizio chiuso al 31 dicembre 2005 il primo bilancio individuale e il primo bilancio consolidato in conformità ai principi IAS/IFRS.
Su tali bilanci la società di revisione KPMG ha espresso un giudizio senza rilievi.
Nello stesso prospetto informativo finalizzato alla quotazione veniva precisato inoltre che «il passaggio agli IFRS adottati dalla Unione europea ha comportato il mantenimento delle stime precedentemente formulate secondo i Principi contabili italiani, salvo che l'adozione dei principi contabili IFRS adottati dalla Unione europea non abbia richiesto la formulazione di stime secondo metodologie differenti».
Nel prospetto veniva evidenziato che, in sede di prima applicazione degli IFRS, la Società si era avvalsa della facoltà prevista dall'IFRS di valutare alcune attività materiali, in massima parte immobili strumentali e terreni pertinenziali, al «costo rivalutato» quale sostituto del costo storico. Tale costo rivalutato e la relativa vita utile dei cespiti in oggetto erano stati determinati dalla Polynt S.p.A. sulla base dei valori e dei dati evidenziati in apposita perizia redatta nel maggio 2006 dalla società Service and Consulting s.r.l. incaricata dalla stessa Polynt S.p.A. I beni oggetto di perizia rappresentavano la parte preponderante dei valori relativi agli immobili strumentali.
Tale perizia, secondo quanto riportato nel prospetto, ha determinato un valore delle immobilizzazioni materiali del Gruppo notevolmente superiore al valore attribuito alle stesse nel bilancio di esercizio chiuso al 31 dicembre 2005 redatto secondo i Principi contabili italiani ed una vita utile delle immobilizzazioni materiali sensibilmente più lunga rispetto a quanto utilizzato per la preparazione del bilancio di esercizio al 31 dicembre 2005 redatto secondo i Principi contabili italiani. La perizia è stata messa a disposizione del pubblico per la consultazione per tutta la validità del prospetto

informativo, presso la sede legale dell'Emittente, presso Borsa Italiana, nonché sul sito internet dell'Emittente, conformemente a quanto previsto dal Regolamento Emittenti della Consob.
L'Assemblea ordinaria della Società in data 6 settembre 2006 ha approvato il bilancio di esercizio 2005 redatto secondo gli IFRS in sostituzione del bilancio di esercizio 2005 redatto secondo i principi contabili italiani, revocando in tal modo la precedente delibera assembleare dell'11 aprile 2006.
Per quanto riguarda il secondo quesito posto nel documento parlamentare inteso a conoscere «se il passaggio dai principi contabili europei a quelli internazionali IAS IFRS abbia favorito nelle aziende fenomeni di sopravvalutazione di attività e sottovalutazione di passività», la Consob ha precisato che il passaggio agli IFRS rappresenta semplicemente un passaggio ad un nuovo metodo di valutazione sulla base di nuove regole. Pertanto, non pare possibile parlare né di fenomeni di sopravvalutazione, né di fenomeni di sottovalutazione.
Quanto poi alla circostanza, di cui è cenno nell'interrogazione, che la decisione del Consiglio di amministrazione di sostituire il bilancio d'esercizio chiuso al 31 dicembre 2005 redatto secondo i principi contabili italiani, già approvati dall'assemblea, con il bilancio individuale per l'esercizio chiuso al 31 dicembre 2005 redatto secondo gli IFRS portò alle dimissioni del Collegio sindacale, la Consob ha precisato che in data 6 settembre 2006, l'Assemblea dei soci di Polynt ha nominato i nuovi membri del Collegio sindacale.
Nel verbale dell'Assemblea ordinaria degli azionisti del 30 aprile 2007, il Presidente di Polynt ha, tra l'altro, precisato che gli ex Sindaci non erano disposti ad approvare un altro bilancio; essendo però obbligatorio il passaggio agli IAS/IFRS, in quanto imposto dalle Autorità nell'ipotesi di quotazione in Borsa, il Collegio sindacale ha deciso di dimettersi.
Con riferimento agli incrementi remunerativi spettanti ai
managers della società, la Consob ha comunicato che la previsione di tali remunerazioni ha formato oggetto di specifici approfondimenti da parte della stessa, i cui esiti sono stati trasfusi nell'ambito del Documento di offerta predisposto dalla società Polimeri Speciali S.p.A. in occasione del lancio dell'offerta pubblica di acquisto totalitaria delle azioni Polynt.
In particolare, la remunerazione complessiva prevista dagli accordi con i citati
managers:
risultava in linea con la remunerazione corrisposta nell'esercizio 2007, in caso di raggiungimento nell'esercizio 2008 degli obiettivi del
budget relativo allo stesso anno;
sarebbe stata incrementata rispetto alla remunerazione corrisposta nell'esercizio 2007, esclusivamente in caso di raggiungimento nell'esercizio 2008 di obiettivi di crescita eccezionale pari al 150 per cento degli obiettivi del
budget relativo all'anno 2008.

Per quanto riguarda le modalità di finanziamento previste per l'acquisizione, oltre all'apporto di mezzi propri da parte di Investindustrial, dei Co-investitori e dei Manager, è stato previsto il ricorso ad indebitamento in misura variabile a seconda dell'esito dell'offerta.
Il periodo di adesione all'offerta ha avuto inizio il 17 marzo 2008 e si è concluso il 22 aprile 2008.
La fusione è avvenuta, ai sensi dell'articolo 2505 del codice civile, senza aumentare il capitale sociale della società incorporante Polimeri Speciali S.p.A. e senza procedere ad alcun concambio, in quanto a tale data la società Polimeri Speciali S.p.A. deteneva l'intero capitale di Polynt. In data 1o settembre 2008 (data di efficacia civilistica della fusione) le azioni della Polynt S.p.A. sono state annullate e la società Polimeri Speciali S.p.A è subentrata nel patrimonio attivo e passivo della stessa Polynt S.p.A. ed in tutte le ragioni, azioni, diritti obblighi ed impegni di questa ultima di qualsiasi natura.
Inoltre, come previsto nel progetto di fusione, sono state imputate a Polimeri Speciali S.p.A le operazioni poste in essere dalla Polynt S.p.A. successivamente al 1o

aprile 2008. Da tale data sono altresì decorsi gli effetti fiscali di cui all'articolo 172 comma 9 del decreto del Presidente della Repubblica n. 917 del 1986.
In seguito al perfezionamento dell'operazione di fusione lo statuto di Polimeri Speciali S.p.A. ha subito alcune modifiche sostanziali, che hanno interessato in particolare:
(i) la denominazione sociale, mutata in «Polynt S.p.A.»;
(ii) le modalità di convocazione dell'assemblea;
(iii) il numero massimo di amministratori componenti il Consiglio di amministrazione, incrementato a 9;
(iv) l'introduzione della facoltà del Consiglio di amministrazione, ai sensi dell'articolo 2505, comma 2, del codice civile, di approvare la fusione per incorporazione di società interamente possedute nonché la fusione in società che possiedono l'intero capitale sociale mediante deliberazione assunta con atto pubblico;
(v) l'introduzione del divieto per gli amministratori di redigere il bilancio in forma abbreviata.

La descritta operazione di fusione è stata attuata in conformità a quanto previsto nel Documento di Offerta.
Successivamente, in data 22 dicembre 2008, a seguito dell'approvazione del progetto di fusione da parte delle rispettive assemblee straordinarie, in data 16 ottobre 2008, è stato stipulato l'atto di fusione per incorporazione di Chemial S.p.A. (società controllata al 100 per cento da Chemial Group S.p.A.) in Chemial Group S.p.A. (società controllata al 100 per cento da Polynt S.p.A.) e contemporanea fusione di quest'ultima in Polynt S.p.A.. Gli effetti civilistici della fusione sono decorsi dal 30 dicembre 2008 mentre gli effetti contabili sono decorsi dal 2 settembre 2008.
Come descritto nel Documento di Offerta, successivamente al completamento dell'OPA (e precisamente in data 21 maggio 2008) Polynt S.p.A. ha sottoscritto congiuntamente a Polimeri Speciali S.p.A un contratto di finanziamento con Intesa Sanpaolo S.p.A.
Secondo quanto riportato dalla società, i livelli occupazionali di Polynt S.p.A. sono stati mantenuti e non sono stati oggetto di alcun intervento.
Tuttavia, la società ha segnalato che, in conseguenza della crisi che ha colpito a livello globale i mercati finanziari e, più in generale, l'economia con contrazione dei consumi e delle produzioni, Polynt S.p.A. in data 4 febbraio 2009 per la sede di San Giovanni Valdarno, 9 febbraio 2009 per la sede di Scanzorosciate e 1o aprile 2009 per la sede di Ravenna ha avviato una procedura di cassa integrazione ordinaria che ha coinvolto complessivamente n. 629 dipendenti.
Nell'ambito di tale procedura, che ha visto il coinvolgimento delle RSU delle sedi di San Giovanni Valdarno, Scanzorosciate e Ravenna, sono stati sottoscritti tre accordi con le rappresentanze sindacali, rispettivamente in data 23 febbraio 2009, 2 marzo 2009 e 6 aprile 2009.
Gli accordi sottoscritti con i sindacati prevedono la cassa integrazione a rotazione tra i dipendenti coinvolti nel periodo di fermata dei diversi impianti presenti nei tre stabilimenti interessati.
La società ha, peraltro, precisato che la procedura di cassa integrazione ordinaria non è in alcun modo correlata né è altresì riconducibile all'OPA, né ad alcuna delle operazioni straordinarie che hanno coinvolto l'Emittente.

Il Sottosegretario di Stato per l'economia e per le finanze: Nicola Cosentino.

PAGANO. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
il 10 settembre 2009 - in occasione del vertice italo-spagnolo alla Maddalena - è stato firmato un accordo tra i due Paesi finalizzato a garantire, attraverso l'implementazione delle autostrade del mare, il trasferimento dal trasporto terrestre

a quello via mare di circa 400 mila TIR nei prossimi due anni;
l'accordo prevede, tra l'altro, l'istituzione di una Commissione mista con il compito di selezionare le varie proposte per i collegamenti marittimi tra Italia e Spagna attraverso apposite gare internazionali e l'elaborazione di un programma per determinare le modalità di finanziamento dei collegamenti;
le tratte marittime interessate al progetto sono undici Civitavecchia-Barcellona; Civitavecchia-Tarragona; Genova-Algeciras; Genova-Barcellona; Livorno-Barcellona; Livorno-Tarragona; Livorno-Valencia; Palermo-Valencia; Salerno-Tarragona; Salerno-Valencia; Marina di Carrara-Castellon de la Plana;
in prospettiva i benefici legati al raggiungimento dell'obiettivo di dirottare sul mare il traffico dei mezzi pesanti saranno molteplici soprattutto dal punto di vista commerciale, con un notevole incremento dei traffici tra Italia e Spagna, e dal punto di vista ambientale con l'abbattimento dei livelli di emissione di CO2;
le tratte fuori dal progetto rischiano concretamente di essere penalizzate in termini di sviluppo delle imprese e quindi di sviluppo economico;
ripercussioni più pesanti si avranno su realtà economiche e produttive più fragili come quella della Sicilia, la quale vede menzionata - tra quelle individuate - solo la tratta Palermo-Valencia mentre non viene indicata alcuna tratta che interessi la Sicilia meridionale;
così facendo si rischia di escludere la Sicilia da nuove occasioni di crescita e di indebolire anche le relazioni economico-sociali con i Paesi dell'area mediterranea che l'Italia intrattiene passando per i corridoi commerciali che attraversano l'isola;
il 21 e il 22 ottobre prossimi, il governo italiano e l'Unione europea ospiteranno a Napoli la Conferenza sul progetto TEN-T (Trans European Network Transports), il quale comprende grandi progetti prioritari che concernono il trasporto su strada e quello combinato, le vie navigabili e i porti marittimi nonché la rete europea dei treni a grande velocità. Anche i sistemi intelligenti di gestione dei trasporti rientrano in questa categoria, tra cui il progetto Galileo di posizionamento geografico via satellite;
in occasione della conferenza di Napoli, gli Stati membri si confronteranno, in particolare, sulle questioni concernenti il rapporto con il continente africano e il ruolo sempre più incisivo del Mediterraneo dal punto di vista geopolitico e commerciale;
il sud dell'Italia, e la Sicilia in particolare, avranno in questa prospettiva un ruolo sempre più strategico;
attualmente il Governo sta profondendo grande impegno nel sostenere a livello europeo - nell'ambito del rafforzamento del corridoio 24 (Genova-Rotterdam) e del corridoio V (Lisbona-Kiev) - la realizzazione di un progetto finalizzato a fare di Genova e Trieste dei «super porti» (o più tecnicamente, «porti corridoi») ovvero due corridoi intermodali capaci di collegare le navi alle ferrovie e ai centri di smistamento, governati da commissari con ampi poteri (addirittura sostitutivi di quelli degli amministratori locali) e finanziati attraverso il project financing che consente di coinvolgere la finanza e le imprese -:
quali iniziative intenda tempestivamente approntare al fine di valorizzare il ruolo della Sicilia - con particolare attenzione a quella meridionale - nella prospettiva di un incremento delle relazioni commerciali con i Paesi del Mediterraneo (il Nord Africa ma anche la Spagna), evitando in tal modo che i benefici commerciali e politici connessi alla realizzazione del progetto TEN-T siano dispersi con effetti negativi sull'economia dell'intero Paese;
se ritenga praticabile - altresì - la possibilità di realizzare, anche nel sud del Paese, un progetto analogo a quello citato

ed attualmente in itinere nel Nord Ovest e nel Nord Est del Paese.
(4-04479)

Risposta. - In riferimento all'interrogazione in esame, si forniscono i seguenti elementi di risposta.
Il tema degli interventi sulle infrastrutture nel Mezzogiorno è prevalentemente trattato all'interno del Programma operativo nazionale (PON) «Reti e Mobilità» 2007-2013 che, come è noto, individua le opere da realizzare in relazione a due criteri fondamentali:
sviluppo delle infrastrutture nodali di trasporto e logistica;
potenziamento delle connessioni tra sistemi locali e sistema infrastrutturale superiore.

In particolare, si evidenzia la sinergia tra le opere previste nel PON e quelle previste nel programma di sviluppo delle reti TEN-T di interesse nazionale, soprattutto in materia d'interconnessione delle infrastrutture portuali con i Corridoi transeuropei.
In campo ferroviario il PON si propone, infatti, di rafforzare l'armatura logistica del Mediterraneo e potenziare le connessioni tra le infrastrutture di rilevanza europea (Corridoi I e 21), con la finalità di accrescere le condizioni di competitività e di fruibilità del sistema logistico, attribuendo alle aree Convergenza un ruolo strategico.
Per quanto riguarda le Autostrade del mare, il PON interviene prioritariamente a sostegno dello sviluppo delle infrastrutture nodali e di adeguamento della rete dei terminali di cabotaggio. Tali azioni si accompagnano ad interventi volti al potenziamento degli scambi, alla cooperazione con i paesi dell'area euromediterranea e all'intensificazione dei collegamenti con il paesi che affacciano sull'Adriatico.
Gli interventi previsti nei porti siciliani dal predetto Programma sono i seguenti:
porto di Catania: prolungamento della diga foranea e realizzazione di una nuova darsena commerciale per il traffico RO-RO;
porto di Messina: costruzione del nuovo terminal
multipurpose in prossimità del molo Norimberga;
porto di Palermo: riqualificazione e ampliamento dei moli e delle banchine e approfondimento dei fondali a quota 15,00 metri.

In ordine alle problematiche di sostegno dell'alternativa modale marittima che mira a promuovere il ricorso alle «autostrade del mare», si evidenzia che il legislatore ha previsto lo strumento dell'ecobonus. Si tratta in sostanza della misura introdotta dalla legge n. 265 del 2002 che ha previsto finanziamenti per la promozione dell'intermodalità, in particolare le autostrade del mare e il cabotaggio marittimo.
Gli incentivi suddetti sono destinati alle imprese di autotrasporto che scelgono la modalità marittima in luogo del trasporto tutto-strada. La legge finanziaria 2008 prevede la spesa di 77 milioni di euro l'anno nel triennio 2008-2010. I contributi, agendo in funzione del riequilibrio fra le differenti modalità di trasporto, promuovono lo sviluppo e l'utilizzazione di linee marittime di «carattere longitudinale» tirreniche e adriatiche.
Per quanto riguarda in particolare la Sicilia, fermo restando che già in precedenza tale regione vedeva riconosciuta la linea Palermo-Valencia fra quelle incentivabili, è opportuno sottolineare che con il decreto ministeriale 14 settembre 2009, sono state individuate altre tratte marittime cui viene riconosciuta la natura di autostrada del mare, incentivabile ai fini del conseguimento di
ecobonus.
Tra le rotte ammesse sono incluse, in particolare, due tratte che concernono proprio la Sicilia, sebbene si sviluppino in ambito tirrenico dai porti della costa settentrionale dell'isola:
Civitavecchia-Messina;
Savona Vado-Termini Imerese.

Per queste due ipotesi, in merito alle percentuali di contribuzione sul prezzo

della tariffa del viaggio a favore delle imprese di autotrasporto che usano tali nuove rotte, i contributi per l'utilizzo sono stati fissati, in percentuale sulla tariffa pagata al vettore marittimo, come di seguito specificato:

Rotte nazionali Da 80 a 1599 viaggi annui effettuati dal 1° gennaio 2009 al 31 dicembre 2009 Da 1600 viaggi annui e oltre effettuati dal 1° gennaio 2008 al 31 dicembre 2009
Civitavecchia-Messina 28% 30%
Savona Vado-Termini Imerese 28% 30%

La misura del contributo prevista per gli anni 2008 e 2009 è suscettibile di eventuale revisione con apposite disposizioni, a seconda delle domande presentate e dei finanziamenti disponibili.
Ovviamente, viene posta in essere un'attività di monitoraggio preordinata alla verifica, nei confronti dei soggetti beneficiari dei contributi in ordine alla sussistenza dello stesso numero di viaggi effettuati sulle tratte marittime interessate dal contributo, ovvero dalla sussistenza dello stesso quantitativo di merci trasportate nel triennio per il quale siano stati ricevuti contributi.
Riguardo alle percentuali massime di
ecobonus concedibili alle autostrade del mare in generale, è da sottolineare che sono differenti a seconda che si riferiscano a tratte già utilizzate nel passato o a nuove tratte (20 per cento le prime e 30 per cento le seconde).
Per quanto concerne le rotte ammesse che riguardano la Sicilia, si fa presente che per venire incontro ad oggettive esigenze della regione, le percentuali sono state elevate al 28 per cento e al 30 per cento in ragione delle difficoltà che interessano la direttrice stradale che si svolge sull'autostrada Salerno-Reggio Calabria, su cui sono in corso consistenti interventi di ammodernamento, al fine di invogliare maggiormente all'uso delle tratte marittime.
Infine, per quanto riguarda la valorizzazione del ruolo della Sicilia nelle prospettive di un incremento delle relazioni commerciali con i Paesi del Mediterraneo, al fine di evitare una dispersione dei benefici connessi alla realizzazione del progetto di implementazione delle autostrade del mare, così come delineato nel corso del Vertice Italia e Spagna svoltosi a La Maddalena il 10 settembre 2009, si fa presente quanto segue.
La Sicilia è la principale Regione destinataria dell'
ecobonus, dal momento che la gran parte delle rotte incentivate ha come origine/destinazione porti siciliani. Peraltro, in virtù dei lavori attualmente in corso sull'autostrada A3, le percentuali del beneficio riconosciute alle rotte da e per la Sicilia è la massima consentita.
La Sicilia è inserita tra le regioni oggetto di interesse per l'elaborazione del
Master Plan delle Autostrade del Mare nel bacino del Mediterraneo occidentale, in corso di avvio a seguito di call for tender nell'ambito del progetto WEST MOS aggiudicato da Italia (capofila), Francia, Spagna e Malta. Conseguentemente detta Regione sarà oggetto di analisi ed approfondimento, nonché di attenta valutazione per proposte di potenziamento della sopracitata Rete Autostrade del Mare nel Mediterraneo.
La Sicilia è stata considerata anche nell'ambito del
Master Plan dell'Europa orientale elaborato nel corso del progetto EAST MED MOS con Grecia, Slovenia, Malta e Cipro.
Va comunque evidenziato che nelle pagine dell'accordo sottoscritto tra Italia e Spagna nel corso del vertice di cui in premessa non compare alcun esplicito motivo di esclusione della Regione siciliana dalle attività oggetto dello stesso; al contrario, prevedendosi anche la possibilità di avviare nuovi collegamenti tra i due paesi, il discorso appare aperto, sia dal punto di

vista formale che sostanziale, ad ogni potenzialità concretamente percorribile e sostenibile.
Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti: Altero Matteoli.

PELUFFO. - Al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 61, comma 8, del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, recante disposizioni urgenti per lo sviluppo economico, la semplificazione, la competitività, la stabilizzazione della finanza pubblica e la perequazione tributaria, prevede che la percentuale prevista dall'articolo 92, comma 5, del codice dei contratti pubblici relativi a lavori servizi e forniture, di cui al decreto legislativo 12 aprile 2006 è destinata nella misura dello 0,5 per cento alle finalità di cui alla medesima disposizione e, nella misura dell'1,5 per cento è versata ad apposito capitolo dell'entrata del bilancio dello Stato;
la norma in questione aggrava ulteriormente i bilanci degli enti locali, i quali non disponendo nel loro organico di figure professionali specifiche, dovranno incaricare professionisti esterni con conseguente aumento dei costi relativi a consulenze tecniche professionali;
il taglio riguarda anche quelle figure professionali che negli organici degli enti si occupano del coordinamento della sicurezza, che è sempre stato svolto da persone incaricate negli uffici, senza maggiori oneri per gli enti locali; dovendo quindi affidare questo incarico a figure esterne i costi lieviterebbero;
l'Anci a settembre 2009, nel corso di un'audizione presso l'autorità di vigilanza sui contratti pubblici di lavori, servizi e forniture avente ad oggetto «Gli incentivi alla progettazione», evidenziava le criticità che l'applicazione della norma può provocare nei comuni, soprattutto, quelli di piccole dimensioni, favorendo in ultimo anche il verificarsi una diminuzione della produttività ed efficienza degli uffici tecnici -:
se non ritenga opportuno assumere iniziative urgenti di carattere normativo al fine di rivedere la disciplina prevista dal decreto-legge n. 112 del 2008 affinché non ci sia ulteriore aggravio nella casse degli enti locali a discapito di una efficienza e produttività degli uffici tecnici.
(4-04806)

Risposta. - Con l'atto di sindacato ispettivo in oggetto indicato l'onorevole interrogante chiede chiarimenti in merito alla riduzione degli incentivi alla progettazione interna per i tecnici della pubblica amministrazione, disposte dal comma 8 dell'articolo 61 del decreto-legge n. 112 del 2008, come convertito dalla legge n. 133 del 2008.
Tale disposizione, asserisce l'interrogante, «(...) aggrava ulteriormente i bilanci degli enti locali, i quali non disponendo nel loro organico di figure professionali specifiche, dovranno incaricare professionisti esterni con conseguente aumento dei costi relativi, a consulenze tecniche professionali» causando, da ultimo, «(...) anche il verificarsi di una diminuzione della produttività ed efficienza degli uffici tecnici».
In via preliminare, è d'uopo rappresentare come il Governo, nell'introdurre misure opportunamente volte all'incoraggiamento della professionalità e del merito nella pubblica amministrazione, mediante la previsione di istituti premiali e di incentivi per i lavoratori meritevoli, è tenuto, pur tuttavia, ad assicurare il contenimento della spesa pubblica.
In questa prospettiva va ad inserirsi l'articolo 61 del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133, che prevede un insieme di misure volte al contenimento e alla riqualificazione della spesa pubblica, coerentemente con l'impianto complessivo degli impegni assunti dal Governo in sede di presentazione al Parlamento del Documento di programmazione economico-finanziario per gli anni 2009-2013.
Nello specifico, con il comma 8 del citato articolo 61 si è inteso rimodulare

l'importo del corrispettivo che è ripartito per ogni singola opera o lavoro, con le modalità ed i criteri previsti dalla contrattazione collettiva e assunti in un regolamento adottato dall'amministrazione interessata, tra il responsabile del procedimento e gli incaricati della redazione del progetto, del piano di sicurezza, della direzione dei lavori, nonché del collaudo; per effetto di tali variazioni lo 0,5 per cento continua ad essere corrisposto con le predette modalità e per le medesime finalità di cui all'articolo 92, comma 5, del decreto legislativo 12 aprile 2006, n. 163, mentre il restante 1,5 per cento dell'importo è destinato all'entrata del bilancio dello Stato.
Occorre precisare che le citate disposizioni, in un primo tempo abrogate dall'articolo 1, comma 10-
quater, lettera b), del decreto-legge 23 ottobre 2008, n. 162, convertito, con modificazioni, dalla legge 22 dicembre 2008, n. 201, sono state successivamente reintrodotte, con modificazioni, dall'articolo 18, comma 4-sexies, del decreto-legge 29 novembre 2008, n. 185, convertito, anch'esso con modificazioni, dalla legge 29 gennaio 2009, n. 2, recante «Misure urgenti per il sostegno a famiglie, lavoro, occupazione e impresa, e per ridisegnare in funzione anti-crisi il quadro strategico nazionale».
Rispetto alla formulazione originaria, quindi, è stato disposto che le somme provenienti dalle predette riduzioni di spesa, come previsto al successivo comma 17 del medesimo articolo 61, sono versate annualmente da ogni amministrazione ad apposito capitolo dell'entrata del bilancio dello Stato (capitolo n. 3493 capo X) e riassegnate, successivamente, ad un apposito fondo di parte corrente. Le risorse di tale fondo potranno essere finalizzate, tra l'altro, con l'obiettivo della riqualificazione della spesa pubblica, alla tutela della sicurezza pubblica e del soccorso pubblico e al finanziamento della contrattazione collettiva integrativa delle amministrazioni dello Stato, delle agenzie, degli enti pubblici non economici, inclusi gli enti di ricerca, nonché le università.
Tuttavia, il medesimo comma 17 precisa che «La disposizione di cui al primo periodo non si applica agli enti territoriali (...)». Il Legislatore ha, quindi, espressamente escluso l'obbligo a carico delle amministrazioni locali di versare al bilancio dello Stato i risparmi derivanti dalle riduzioni di spesa, conseguenti alla diminuzione della percentuale di incentivazione dell'attività dei tecnici dipendenti dalle amministrazioni medesime.
Tale «esenzione» ha determinato incertezza anche circa l'applicabilità agli enti locali della norma di cui al comma 8 dell'articolo 61 del decreto-legge n. 112 del 2008.
Infatti, da una lettura combinata dei commi 8 e 17, secondo periodo, dell'articolo 61, si potrebbe dedurre che gli enti locali se esentati dal versare allo Stato le somme corrispondenti all'1,5 per cento degli incentivi alla progettazione interna, potrebbero, conseguentemente, mantenere intatta la percentuale dell'incentivo al 2 per cento, così come previsto dall'articolo 92, comma 5, del codice dei contratti.
A supporto di tale interpretazione, ovvero della riferibilità della disposizione di cui al comma 8 alle sole amministrazioni statali, rileva l'asserzione di una illegittima ingerenza della disposizione
de qua sull'autonomia finanziaria degli enti locali, ingiustificatamente costretti a ridurre gli incentivi per i propri dipendenti, con il contestuale effetto di disincentivare l'attività di progettazione interna.
Ebbene, tale interpretazione non può essere condivisa.
Al riguardo, infatti, si osserva che il comma 15 dello stesso articolo 61 definisce espressamente quali sono le disposizioni che non si applicano direttamente agli enti locali, individuandole in quelle di cui ai commi 1, 2, 5 e 6, con la conseguente applicabilità diretta delle disposizioni di cui ai commi non menzionati, ivi incluso il comma 8 recante la riduzione dell'incentivo alla progettazione ex articolo 92, comma 5, del decreto legislativo n. 163 del 2006.
Pertanto, occorre considerare applicabile agli enti territoriali la riduzione dal 2 allo 0,5 per cento della percentuale prevista dal suddetto articolo 92, comma 5, del codice dei contratti, con la sola esclusione per gli

stessi dall'obbligo di versare le maggiori entrate nell'apposito capitolo del bilancio dello Stato.
Tali somme resteranno quindi a disposizione degli enti locali, che potranno decidere come impiegarle, in virtù dell'autonomia finanziaria loro riconosciuta ai sensi dell'articolo 119 della Costituzione.
Per quanto riguarda, poi, gli asseriti effetti disincentivanti che la riduzione della citata percentuale potrebbe avere sulla produttività ed efficienza degli uffici tecnici, occorre ricordare come la scelta delle amministrazioni di affidare le progettazioni all'esterno non è conseguenza diretta della misura dell'ammontare degli incentivi previsti per i dipendenti, bensì del verificarsi dei presupposti indicati puntualmente dall'articolo 90, comma 6, del codice dei contratti che prevede tale possibilità «(...) in caso di carenza di organico di personale tecnico, ovvero di difficoltà di rispettare i tempi della programmazione dei lavori o di svolgere le funzioni di istituto, ovvero in caso di lavori di speciale complessità o di rilevanza architettonica o ambientale o in caso di necessità di predisporre progetti integrali (...)».
Da quanto rappresentato, risulta evidente che l'intento del Governo, pur nelle criticità del ciclo economico in atto, è quindi quello di assicurare adeguate risorse finalizzate al riconoscimento del merito e della professionalità nella pubblica amministrazione, senza per questo trascurare l'esigenza del risanamento delle finanze pubbliche, coerentemente con quell'azione di «
spending-review» in grado di coniugare stabilizzazione e miglioramento della spesa pubblica con meritocrazia, innovazione ed efficienza.
Il Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione: Renato Brunetta.

REALACCI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
il progetto del nuovo elettrodotto a 380 chilovatt Santa Barbara-Tavarnuzze-Casellina di Terna spa, insiste pesantemente in un'area di alto pregio paesaggistico e di alto valore storico-ambientale, quale quello delle antiche cave medicee di Tavarnuzze, nel comune di Impruneta (Firenze);
quest'area è altresì interessata da un progetto di riqualificazione e di valorizzazione, presentato già nel 2002, che prevede la realizzazione di un Parco dell'Arte e anche di un parco pubblico;
quest'area è anche inserita nel Piano Strutturale del comune di Impruneta (Firenze), adottato con delibera consiliare il 10 gennaio 2006, come Parco culturale delle Cave, e sarà presto riconosciuta come Area naturale protetta di interesse locale (ANPIL), e nel piano strategico per l'Area metropolitana fiorentina (Firenze 2010), come Parco collinare e fluviale metropolitano per le sue caratteristiche ambientali da valorizzare;
i promotori del parco dell'arte, i cittadini e l'amministrazione comunale, nella persona del sindaco Ida Beneforti, hanno da tempo presentato le proprie osservazioni al progetto di Terna spa unitamente alla proposta di prolungare di 800 metri scarsi l'interramento dell'elettrodotto, già previsto lungo l'abitato di Tavarnuzze, per dar modo al Parco dell'Arte e al parco pubblico di poter essere realizzati, ricollocando la stazione di transizione aereo-cavo di 3.000 metri quadri in un'area compatibile con il paesaggio e l'abitato di Tavarnuzze, ed evitando così la presenza dei tralicci dell'alta tensione di fronte e nel cuore stesso del Parco dell'Arte;
i proprietari dei terreni interessati dalla variante hanno sottoscritto un documento in cui acconsentono agli espropri e agli asservimenti, di legge;
il quotidiano La Repubblica del 21 luglio 2009, nelle pagine della cronaca di Firenze pubblica una lettera aperta a firma di Adriano Sofri, nel quale si sottolinea come la costruzione dell'elettrodotto andrebbe a compromettere irreparabilmente

l'ambiente naturale di Tavarnuzze, unanimemente riconosciuto come il valore più prezioso dell'area;
un'interrogazione sullo stesso tema è stata presentata nella XV legislatura dall'onorevole Evangelisti, (atto n. 4-04040) senza ottenere risposta dai ministeri interrogati -:
se i Ministri interrogati non ritengano opportuno intervenire in ordine alla richiesta di prolungamento di 800 metri di cavo interrato per tutelare una collina storica e per rendere realizzabile un progetto di grande rilievo culturale.
(4-03686)

Risposta. - In riferimento all'interrogazione in esame, si forniscono i seguenti elementi di risposta.
L'intervento in questione rientra nel 1o programma di infrastrutture strategiche della legge obiettivo approvato dal Cipe con delibera 121 del 21 dicembre 2001.
Con delibera Cipe n. 73 del 3 agosto 2007 è stato approvato il progetto definitivo dell'Elettrodotto a 380 kv Santa Barbara-Tavarnuzze-Casellina da realizzarsi a cura della società Terna, soggetto aggiudicatore.
In data 25 febbraio 2009 la Società Terna, anche al fine di venire incontro ad una richiesta del comune di Impruneta, ha proposto istanza volta ad ottenere l'approvazione di due varianti all'opera relativa al progetto per la realizzazione della rete elettrica tra le città di Firenze ed Arezzo Linea Casellina-Tavarnuzze, prive di rilievo localizzativo e non comportanti modifiche sostanziali, consistenti nella traslazione nell'ambito del corridoio urbanistico della stazione elettrica di transizione aria-cavo sulla linea 380 kv Casellina-Tavarnuzze, da realizzare in località Fontelupo, nel comune di Impruneta e nell'inserimento a titolo provvisorio e temporaneo di un nuovo sostegno nel comune di Scandicci.
Il comune di Impruneta, nel cui ambito territoriale ricade l'abitato di Tavarnuzze, in data 25 febbraio 2009 ha avanzato richiesta di approvazione di una modifica migliorativa al progetto. Trattasi dello spostamento di una stazione di transizione, previa modifica del tracciato, al fine di tutelare la zona di valore naturalistico e storico della valle destinata a Parco dell'Arte ed in cui è prevista la realizzazione di tale stazione di transizione. Nella richiesta si chiede al Ministero delle infrastrutture e dei trasporti di verificare la fattibilità dell'intervento senza che questo debba comportare ritardi e nuove procedure autorizzative, precisando, altresì, che la richiesta di modifica presentata dalla Terna resta comunque valida in subordine a quella presentata dal comune stesso.
In data 9 marzo 2009, la regione Toscana ha chiesto a questa amministrazione di procedere all'esame della richiesta avanzata dal Comune di Impruneta valutando la possibilità di coniugare l'interesse alla rapida realizzazione dell'opera con le vocazioni culturali e paesaggistiche del territorio.
Poiché la variante proposta dal comune di Impruneta, nel comportare la collocazione della stazione di transizione aria-cavo situata in località Fonte Lupo, in un area al di fuori del corridoio infrastrutturale individuato dal progetto approvato dal Cipe, avrebbe richiesto l'attivazione di una nuova procedura autorizzativa da parte di tale Comitato, con conseguente allungamento dei tempi di realizzazione dell'opera, e considerato che in relazione al tracciato approvato è già stato attuato il piano di espropri, il ministero delle infrastrutture e dei trasporti ha proceduto a valutare l'istanza di modifiche presentata dalla Società Terna che, peraltro, l'amministrazione comunale di Impruneta aveva indicato come valida in subordine a quella avanzata dallo stesso comune.
In tale direzione è stato, dunque, acquisito il parere tecnico da parte da questo dicastero, reso nel senso che le varianti proposte dalla società Terna non assumono rilievo localizzativo, non comportano modifiche sostanziali rispetto al progetto approvato dal Cipe, non incidono sul piano di esproprio e non richiedono ulteriori finanziamenti per la loro realizzazione.
Pertanto, alla luce della specialità della disciplina, recata dall'articolo 179 del

codice dei contratti pubblici in materia di insediamenti produttivi e infrastrutture private strategiche per l'approvvigionamento energetico, rispetto alla disciplina generale per le infrastrutture strategiche di preminente interesse nazionale, di cui all'articolo 169, comma 3, del decreto legislativo n. 163 del 2006, è stato avviato e concluso l'iter per l'adozione, ai sensi dell'articolo 179, comma 6, del decreto legislativo n. 163 del 2006, del decreto interministeriale di concerto tra il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti ed il Ministero dello sviluppo economico recante l'approvazione di tali varianti.
In data 6 agosto 2009, nel trasmettere alla regione Toscana ed al comune di Impruneta copia di detto decreto interministeriale, è stato altresì comunicato che la variante proposta dal comune di Impruneta, recante lo spostamento della stazione di transizione di circa un chilometro, non è stata ritenuta accoglibile in quanto avrebbe comportato una modifica sostanziale del progetto, e, quindi, la necessità di avviare un nuovo procedimento autorizzativo con conseguente allungamento dei tempi di realizzazione del progetto e maggiorazione dei costi.
In proposito, sembra utile evidenziare che il comune di Impruneta si è dimostrato consapevole delle difficoltà di poter dare corso all'approvazione delle varianti dallo stesso proposte. Infatti, come emerge dalla nota del 10 agosto 2009, evidentemente redatta prima della citata comunicazione del 6 agosto 2009, il comune ritiene necessaria l'autorizzazione ministeriale in quanto la nuova ubicazione risulterebbe non interamente all'interno del corridoio infrastrutturale previsto. Tuttavia, poiché una nuova procedura avrebbe comportato tempi lunghi, il comune ha richiesto di considerare la nuova proposta, se pur al limite del corridoio infrastrutturale, una variante non sostanziale, in quanto solo migliorativa, e da attuare senza iniziare una nuova procedura, permettendo così una soluzione che, oltre a tutti i miglioramenti descritti, compresa la realizzazione del Parco, consentirebbe alla società Terna di continuare la costruzione dell'elettrodotto a 380 kv senza interrompere i lavori e rispettando i tempi.
Questo ministero, con la doverosa attenzione e sensibilità alle problematiche del territorio ed alle vocazioni culturali e paesaggistiche dello stesso, nel raccogliere con favore ed interesse le sollecitazioni e la partecipazione degli enti locali interessati dalla realizzazione delle opere strategiche, il cui vaglio è comunque subordinato all'interesse pubblico specifico sotteso a tale tipologia di opere, ha attentamente esaminato la richiesta avanzata dal comune di Impruneta. Tuttavia, tale richiesta non ha trovato immediata possibilità di accoglimento in quanto, comportando la collocazione della stazione di transizione in un area situata al di fuori del corridoio infrastrutturale individuato dal progetto approvato dal Cipe, non poteva essere considerata, contrariamente a quanto suggerito dal comune di Impruneta, una variante non sostanziale, in quanto solo migliorativa, e da attuare senza iniziare una nuova procedura.
Ciò in quanto la variante proposta dall'amministrazione comunale implica lo spostamento della stazione di transizione di circa un chilometro, con conseguente sua collocazione al di fuori del corridoio infrastrutturale, così integrando una modifica sostanziale al progetto approvato dal Cipe, che necessita l'avvio di un nuovo procedimento autorizzativo implicante un consistente allungamento dei tempi e maggiorazione dei costi.
Da ultimo questo ministero, in data 1o ottobre 2009, ha manifestato al comune di Impruneta ed alla regione Toscana, la propria disponibilità ad avviare la procedura autorizzativa di cui all'articolo 169 del decreto legislativo n. 163 del 2006 previa formale presentazione della proposta di variante per l'approvazione da parte del soggetto aggiudicatore, che sarà successivamente prontamente istruita da questa amministrazione.

Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti: Altero Matteoli.

REALACCI. - Al Ministro dell'interno, al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
la legge 25 giugno 1993, n. 205, inerente alle «Misure urgenti in materia di discriminazione razziale, etnica e religiosa» condanna gesti, azioni e slogan legati all'ideologia nazi-fascista e aventi per scopo l'incitazione alla violenza e alla discriminazione per motivi razziali, etnici religiosi o nazionali. Questa legge punisce altresì l'utilizzo di simbologie legate ai suddetti movimenti politici;
l'articolo 2 della sopraccitata norma stabilisce che «chiunque, in pubbliche riunioni, compia manifestazioni esteriori od ostenti emblemi o simboli propri o usuali delle organizzazioni, associazioni, movimenti o gruppi» come sopra definiti «è punito con la pena della reclusione fino a tre anni e con la multa da lire duecentomila a lire cinquecentomila». Inoltre lo stesso articolo vieta la propaganda fascista e razzista negli stadi, disponendo che «è vietato l'accesso ai luoghi dove si svolgono competizioni agonistiche alle persone che vi si recano con emblemi o simboli» di cui sopra. «Il contravventore è punito con l'arresto da tre mesi ad un anno»;
a Sant'Arcangelo di Romagna (Rimini) in occasione di una gara di tiro segno, concomitante con le celebrazioni del 64° anniversario della Liberazione dall'occupazione nazi-fascista in Italia, partecipanti alla festa ed appartenenti all'Unione italiana di tiro a segno (UITS) sono stati fotografati assieme al presidente della UITS Ernfried Obrist, nato a Stoccarda e residente a Caldaro (Bolzano), muniti di armi e uniformi che appartenevano chiaramente alle Waffen «SS», famosi reparti dell'esercito nazista di stanza in Italia come truppe occupanti e protagoniste di atroci violenze verso la popolazione civile italiana;
è dubbia l'ascrizione di questo, quantomeno spiacevole, evento a manifestazione a carattere folkloristico visto lo stridente contrasto con l'alto valore simbolico della giornata del 25 aprile e vista la particolare cura dei fregi di tali divise perfettamente originali e non a carattere di semplice rievocazione della memoria storica;
il presidente nazionale dell'Unione italiana di tiro a segno non ha mostrato alcun segno di imbarazzo, al contrario appare, dalle foto in questione, sorridente e divertito nell'essere circondato da un manipolo di sedicenti «Waffen SS»;
la vicenda è stata peraltro sollevata anche da un articolo apparso il 13 agosto 2009 sul quotidiano l'Unità e dal quotidiano Terra-news con un articolo dal titolo «Quando la caccia fa rima con il razzismo. In Italia è allarme», pubblicato il 3 settembre 2009;
l'Unione italiana di tiro a segno (UITS) è un ente pubblico nazionale posto sotto la vigilanza del Ministero della difesa, ai sensi del regio decreto-legge 16 dicembre 1935, n. 2430, convertito dalla legge 4 giugno 1936, n. 1143, e successive modificazioni, e le attività di tiro a segno della UITS si svolgono presso le sezioni di tiro a segno nazionale (TSN) e sono soggette alla vigilanza degli organi del Ministero dell'interno, a norma della legge 18 aprile 1975, n. 110 e successive modificazioni;
il Ministro della difesa ha ratificato con proprio decreto, in data 15 aprile 2009, il nuovo organo direttivo dell'Unione italiana di tiro a segno (UITS), confermando alla presidenza, per il secondo mandato, l'ingegner Ernfried Obrist, nato a Stoccarda, in Germania, ma residente in Alto Adige, nella cittadina di Caldaro;
un'interrogazione scritta sugli stessi fatti è stata presentata nella XVI legislatura anche dall'onorevole Ghizzoni, (atto n. 4-03324) senza ottenere risposta dai Ministri interrogati -:
se i Ministri interrogati non ritengano necessario effettuare le opportune verifiche per accertare, concordemente alle proprie competenze, l'effettivo significato di questa presunta rievocazione storica, le modalità di svolgimento della manifestazione

organizzata il 25 aprile 2009 dalla sezione di tiro a segno di Sant'Arcangelo di Romagna (Rimini) e la correttezza del comportamento del presidente dell'Unione italiana di tiro a segno.
(4-04038)

Risposta. - In relazione all'interrogazione in argomento, si forniscono di seguito gli elementi informativi trasmessi alla Difesa in proposito dalla Prefettura di Rimini.
Nelle giornate del 25 e 26 aprile 2009, la sezione di Tiro a Segno nazionale (Tsn) del poligono di Santarcangelo di Romagna (RN), sita in via Provinciale Uso n. 2115, ha ospitato le gare nazionali comprese nel calendario nazionale di tiro «ex ordinanza» (specialità riservata all'uso di armi a retrocarica adottate da diversi paesi almeno fino al 1945).
Le gare come quelle in argomento sono denominate «ex ordinanza», in quanto vengono utilizzate armi in dotazione a Forze armate e corpi militari in passato e che oggi non sono più in uso presso alcun esercito.
Si tratta di manifestazioni di natura sportiva, alle quali partecipano iscritti con armi e con uniformi storiche.
Si conferma la circostanza evidenziata nell'atto stesso e già resa nota a numerose personalità e istituzioni con segnalazione di un appartenente all'ente, autore di altri esposti nei confronti dello stesso presidente e, cioè, che alcuni gruppi si sono presentati con uniformi storiche delle Forze armate tedesche, tra le quali anche delle Waffen SS.
Il calendario delle attività 2009 «ex ordinanza» prevede che le gare si svolgano nei giorni di sabato e domenica nel periodo compreso da marzo a settembre.
Pertanto, lo svolgimento di predetta iniziativa è coinciso casualmente con le commemorazioni dell'anniversario della liberazione.
Dagli accertamenti esperiti, inoltre, è emerso che l'episodio oggetto dell'interrogazione in argomento, si è verificato presso il predetto tiro a segno di Santarcangelo di Romagna il giorno di domenica 26 aprile e non sabato 25 aprile, giorno dell'anniversario della Liberazione.
Il 26 aprile, come già detto, alcuni partecipanti alle sessioni di tiro, in occasione della rivisitazione storica collegata alle gare, hanno indossato uniformi d'epoca appartenenti ad alcuni dei paesi belligeranti del secondo conflitto mondiale; in particolare sono state indossate due uniformi appartenenti all'esercito americano, una appartenente all'esercito Inglese e tre appartenenti all'esercito tedesco, di cui una provvista di mostrine delle «Waffen SS».
Si soggiunge, per doverosa informazione, che presso il medesimo poligono è stata organizzata nel 2008 una competizione di tiro denominata «Trofeo San Martino», nel corso della quale gli iscritti hanno indossato abiti d'epoca e, di recente, è stata indetta analoga manifestazione con l'uso di abiti da cow boy.
Ciò posto, con specifico riferimento a quanto accaduto, risulta che il 26 aprile, il Presidente nazionale dell'Uits (Unione italiana di tiro a segno), ingegner Ernfried Obrist - su invito del referente del Tsn di Santarcangelo di Romagna, signor Rossi Bruno - ha visitato quel poligono intrattenendosi dalle ore 11.00 alle ore 15.00 circa e partecipando al pranzo prenotato dai garisti.
Al termine del pranzo, alcuni convitati hanno chiesto di fare una fotografia con l'ingegner Obrist, il quale, visto il momento festoso che stava caratterizzando la pausa delle gare, ha accolto l'invito senza avvedersi che uno dei raffigurati che vestiva l'uniforme tedesca recava i fregi delle «Waffen SS». Tra l'altro sembrerebbe che le foto siano state scattate con la fotocamera del telefono cellulare di un partecipante.
Nell'occorso il presidente del Tsn di Santarcangelo non ha ricevuto lamentele da parte dei presenti considerando che si era trattato di un momento di svago e non di un evento programmato, in quanto le uniformi erano state indossate in occasione della gara e non in previsione della partecipazione del presidente ingegner Ernfried Obrist.
Sull'episodio della fotografia con persona in uniforme tedesca con fregi delle «Waffen SS», il Presidente del Tsn di Santarcangelo di Romagna, signor Rossi

Bruno, in data 8 luglio 2009 è stato convocato a Roma, presso la sede della Procura federale dell'Uits, per riferire a quella commissione in proposito.
In merito a quest'ultima circostanza si è appreso che, in buona sostanza, il referente del Tsn riferiva ciò che è stato sopra esposto e in quel contesto veniva a conoscenza che il reclamo aveva prodotto una interrogazione parlamentare.
Si partecipa, inoltre, che la manifestazione in pubblicizzata sul sito internet www.tsnsantarcangelo.it del poligono e nelle foto d'archivio gli interessati appaiono di fatto indossare normali abiti.
Si rappresenta, infine, per completezza d'informazione, che nelle stesse foto sopra citate è possibile scorgere una scritta, posta su un cartello ed espressa in dialetto locale, della quale si riporta la traduzione letterale: «fintanto che si tirerà ai bersagli la guerra nel mondo non si farà mai».

Il Ministro della difesa: Ignazio La Russa.

REALACCI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che
Nortel è una società multinazionale canadese produttrice di tecnologie e apparati per le reti di comunicazione telefoniche e Internet fisse e mobili, tra i primi e più avanzati produttori al mondo nel settore con più di 10 miliardi di dollari di fatturato nel 2008, in 150 paesi con 25.000 dipendenti circa;
in Italia e presente da quando ha acquisito la divisione telecomunicazioni del gruppo Olivetti, nel 1997. Oggi impiega tra Roma e Milano 80 persone altamente qualificate tra ingegneri, progettisti e tecnici specializzati che hanno sviluppato e assistono alcune delle reti di comunicazione più tecnologicamente avanzate del settore privato e pubblico come quelle del Ministero dell'economia e delle Finanze (Sogei), degli affari esteri (compresa l'unità di crisi della Farnesina), dell'Interno, dell'interno, dell'istruzione, della Banca d'Italia, dell'Istat, dell'ENAV e del CNR. I clienti privati includono primari operatori di telecomunicazioni come Telecom Italia, Tiscali, Vodafone, Wind, British Telecom, grandi gruppi bancari come Intesa San Paolo, Unicredit;
nel gennaio 2009 la Nortel ha iniziato la procedura fallimentare di protezione dai creditori (credit protection, nota negli Stati Uniti come Chapter 11) in Canada, Stati Uniti ed Europa, allo scopo di procedere ad una rapida ristrutturazione della propria struttura societaria, gestita tramite la consulenza di Ernst & Young;
anche in Italia, come in altri paesi comunitari, è in atto una procedura di importante ristrutturazione nella quale i debiti vengono congelati mentre l'attività di business procedono regolarmente producendo fatturato;
lo scorso giugno Nortel ha rinunciato alla ristrutturazione e ha deciso di procedere invece alla vendita frazionata tramite asta, come previsto dalla procedura Chapter11, di tutte e 5 le divisioni di business che la compongono e della quota di maggioranza della proficua joint-venture asiatica con LG Electronics LG Nortel;
nonostante la filiale italiana della Nortel continui a generare fatturato ed anche profitti in costante crescita negli ultimi 3 anni, e sebbene, al 13 luglio 2009, la situazione di cassa di Nortel in Italia sia particolarmente positiva e pari a 18 milioni di dollari USA, Ernst&Young ha avviato lo scorso 2 luglio 2009 una procedura di licenziamento collettivo per 38 lavoratori su 81 distribuiti tra le sedi di Roma e Milano. Prevede l'utilizzo della mobilità ma non riconosce il pagamento del TFR trasformandolo in credito differito alla conclusione della vicenda globale del gruppo;
la decisione di Nortel di rinunciare al futuro industriale monetizzando completamente i propri asset ha modificato radicalmente il contesto delle vertenze per i licenziamenti nei paesi europei e in Italia;

nel momento in cui il Governo annuncia di voler investire da subito 800 milioni per le nuove reti broadband e quelle di nuova generazione NGN2 nel nostro Paese e a Roma viene avviato il progetto di «Roma digitale» che produrrà un investimento di circa 600 milioni di euro in 5 anni per portare la connessione a 100 mega a tutti i cittadini romani, Ernst&Young decide per Nortel di disperdere proprio le risorse umane da subito indispensabili per questi progetti;
sia in Spagna che in Francia, Ernst&Young ha inizialmente sostenuto l'indisponibilità di risorse economiche per evitare o mitigare l'impatto dei licenziamenti. Solo successivamente, di fronte alla reazione dei lavoratori e all'intervento dei governi dei sopraccitati Paesi, ha dovuto rivedere le proprie posizioni. In Italia invece Ernst&Young ha fino ad oggi rifiutato ogni proposta di dialogo con i lavoratori -:
quali azioni intenda intraprendere, il Ministro dello sviluppo economico, al fine di salvaguardare l'occupazione e il patrimonio di alta specializzazione delle risorse umane di Nortel e scongiurare l'impoverimento del sapere tecnologico italiano.
(4-04272)

Risposta. - Con riferimento all'atto di sindacato ispettivo in esame inerente alla situazione societaria della multinazionale Nortel, sulla base dei dati forniti dai competenti uffici del Ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali e dal Ministero dello sviluppo economico, si rappresenta quanto segue.
La Nortel Networks s.p.a. fa parte della multinazionale nordamericana Nortel, che opera nel settore delle comunicazioni e soluzioni di rete.
In Italia la società opera in due sedi, Roma e Milano (sede legale), ed esercita attività di commercializzazione dei sistemi di telecomunicazione.
Il gruppo
Nortel è attualmente interessato da una situazione di grave crisi dovuta in particolare, alla recessione del mercato globale, alla forte concorrenza nel settore delle telecomunicazioni ed all'elevato livello di indebitamento conseguente anche ai notevoli costi operativi.
Per le società del Gruppo operanti nei diversi Paesi europei, è stata attivata la procedura di
Administration, volta alla riorganizzazione delle medesime ovvero, in alternativa, alla loro liquidazione.
Gli amministratori del gruppo (nella fattispecie la società Ernst & Young), nell'ambito delle misure dirette ad un contenimento dei costi, a fronte del calo di fatturato previsto per l'anno corrente, si sono indirizzati verso la riduzione del personale delle varie società europee del gruppo.
Per quanto concerne le sedi presenti sul territorio nazionale si fa presente che è stata attivata la procedura di licenziamento collettivo nei confronti di 38 lavoratori (due dei quali hanno, in seguito, risolto il rapporto per dimissioni).
In particolare, presso il Ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali, nell'ambito della su citata procedura, si sono svolti due incontri, il 16 ed il 23 settembre scorsi, che si sono conclusi con la sottoscrizione di un verbale di mancato accordo.
Sulla base delle notizie acquisite, la direzione aziendale sarebbe attualmente orientata verso la vendita degli asset aziendali; le organizzazioni sindacali, in proposito, hanno promosso, davanti al Tribunale di Milano, un'azione per condotta antisindacale a causa della mancata informazione, da parte della società, dell'intenzione di procedere alla vendita dei rami aziendali.
Con riferimento alla problematica, della quale si fa cenno nel presente atto parlamentare, inerente alla previsione della mancata erogazione del trattamento di fine rapporto, si fa presente che i dipendenti cessati, per rivendicare il loro credito, hanno promosso un'azione giudiziale; la relativa udienza è stata fissata per il mese di marzo del prossimo anno.
Il Ministero dello sviluppo economico, ha reso noto di aver convocato, nello scorso mese di settembre, un tavolo di confronto riguardante la Nortel & Networks spa, al quale la società medesima ha, tuttavia,

ritenuto di non partecipare, non rendendo così possibile un confronto su un eventuale nuovo piano industriale.
Si fa presente, inoltre, che, ad oggi, non risulta pervenuta, presso i competenti uffici del Ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali, alcuna istanza, da parte della Nortel, finalizzata al riconoscimento dei benefici di integrazione salariale straordinaria per i lavoratori delle sedi di Roma e Milano.
Da ultimo, si ribadisce l'attenzione del Governo per la vicenda societaria sollecitata, garantendo la disponibilità da parte dell'Esecutivo a farsi promotore di un confronto tra le diverse parti coinvolte al fine di individuare soluzioni condivise che possano contemperare le esigenze imprenditoriali della società con le legittime aspettative dei lavoratori e delle loro famiglie.
Si afferma altresì l'impegno ad informare gli interroganti in merito agli ulteriori sviluppi della situazione in parola.

Il Sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali: Pasquale Viespoli.

REGUZZONI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
visti i dati diffusi sulla puntualità degli scali europei, l'aeroporto di Fiumicino risulta il peggiore;
detto fatto incide molto negativamente sia sull'immagine del Paese, sia sulla accessibilità dei nostri territori;
l'aeroporto di Malpensa è attualmente molto sotto-utilizzato;
il Governo ha accettato come raccomandazione un Ordine del giorno a firma Cota, Reguzzoni, Dal Lago (9/1094-A-R-2) che lo impegnava ad attivarsi verso la completa liberalizzazione del trasporto aereo;
il Governo ha ben operato gestendo la situazione di crisi dell'ex Alitalia ereditata sia perché ha evitato il protrarsi di situazioni di "assistenzialismo", finanziando le perdite costanti, sia per aver scelto la liberalizzazione dei cieli quale politica attiva del settore -:
quale sia l'intendimento del Governo sia in ordine alle politiche di tutela dell'immagine e dell'economia del nostro paese, sia in merito ad una più equa distribuzione del traffico internazionale sull'interno del nostro territorio;
quale siano i progressi ottenuti nel campo della liberalizzazione del trasporto aereo, sia in terra di distribuzione e riassegnazione degli slot, sia in tema di accordi bilaterali con paesi terzi;
quale sia il giudizio del Governo sull'efficienza degli scali nazionali e se e quali misure il Governo intenda attivare in ordine alla gestione delle operazioni di terra e, al regime di concessione a società private della gestione degli aeroporti.
(4-04200)

Risposta. - In riferimento all'interrogazione in esame, si forniscono i seguenti elementi di risposta.
Come è noto, il Parlamento italiano, nel corso della precedente Legislatura, ha adottato alcune norme finalizzate alla liberalizzazione del settore del trasporto aereo, nell'ambito del progressivo adeguamento del diritto nazionale alla normativa comunitaria.
Nel quadro di una più ampia politica di liberalizzazione (settore elettrico, servizi pubblici locali, commerciali e terziario), sono state infatti introdotte alcune disposizioni in materia di tariffe aeree. Si ricordano in proposito le disposizioni in materia di liberalizzazione tariffaria contenute nel decreto-legge 31 gennaio 2007, n. 7, convertito dalla legge 2 aprile 2007, n. 40, intervenendo a tutela del cittadino ha vietato e sanzionato, quali forme di pubblicità ingannevole, offerte e messaggi pubblicitari recanti l'indicazione del prezzo del volo al netto di spese, tasse ed altri oneri aggiuntivi ovvero riferiti a singole tratte di andata o ritorno. Le condizioni tariffarie devono essere quindi chiaramente ed immediatamente leggibili e deve esserci pari evidenza grafica di tutte le componenti del prezzo

finale, mediante l'inclusione nella tariffa di ogni onere economico, determinabile ex ante.
Il decreto sopra citato si è inserito nel quadro normativo concernente le modalità di definizione delle tariffe aeree tracciato dal Regolamento comunitario n. 2409/92 e si è mosso nella direzione indicata dall'Autorità garante della concorrenza e del mercato. In particolare, nell' ambito di un'indagine conoscitiva conclusa nell' aprile 2005, l'Autorità ha evidenziato come il processo di scomposizione del prezzo ha compromesso la trasparenza tariffaria, ostacolando la precisa ed immediata percezione del prezzo finale e fuorviando il consumatore, nel momento in cui molte compagnie aeree hanno iniziato a sottrarre dalla tariffa netta, quali «tasse aeroportuali», alcune voci (il sovrapprezzo carburante introdotto nel giugno 2000, oppure i supplementi connessi alle misure adottate in seguito agli attentati dell'11 settembre 2001) malgrado si trattasse di importi autonomamente determinati e percepiti dai vettori.
Le disposizioni sulla trasparenza tariffaria hanno incontrato il favore del Parlamento europeo il quale, già nel corso dell'esame della proposta di quello che sarebbe diventato il Regolamento n. 1008/2008, aveva presentato numerosi emendamenti finalizzati a rendere più espliciti i doveri di informazione degli utenti in materia di tariffe aeree. Difatti, il Regolamento n. 1008/2008, nel Capo IV dedicato alle «Disposizioni in materia di tariffe», ha previsto non solo come debba essere offerta l'informazione all'utenza ma ha anche prescritto l'istituzione, da parte degli Stati membri, di sanzioni in caso di violazione delle norme fissate nel Capo stesso.
Inoltre, appare fondamentale evidenziare la problematica della materia delle bande orarie.
Al fine di limitare la situazione critica in tale materia, il 7 maggio 2008, il Parlamento europeo ha approvato un'importante proposta della Commissione europea.
Tale nuova normativa di fatto va a modificare la legislazione vigente in materia di assegnazione di bande orarie, prevedendo il «congelamento» degli slot non utilizzati nella corrente stagione di traffico, fino alla stagione
summer 2010.
Prima di questo intervento la regola comunitaria, regolamento n. 793/2004 del Parlamento europeo e del Consiglio del 21 aprile 2004 che modifica il regolamento n. 95/93 del Consiglio, era basata sui cosiddetti
grandfather's rights e permetteva alle compagnie tradizionali di mantenere gli slot da una stagione all'altra omologa, negli aeroporti coordinati, solo se utilizzati per almeno l'80 per cento.
La nuova norma relativa al «congelamento» di
slot, se da un lato nel momento di crisi del sistema del trasporto aereo costituisce certamente una garanzia per i vettori che pur avendo visto una diminuzione della domanda di traffico possono conservare le bande orarie non utilizzate, dall'altro può limitare la concorrenza mantenendo inalterata l'assegnazione delle bande orarie sugli aeroporti coordinati, non favorendo lo sviluppo della concorrenza e, come ultima conseguenza, la liberalizzazione.
Infine, sempre in tema di liberalizzazione del trasporto aereo, il Governo ha emanato la legge 28 gennaio 2009, n. 2 sulla base della quale ministero degli affari esteri, d'intesa con il ministero delle infrastrutture e dei trasporti e con l'Ente nazionale per l'Aviazione civile, ha inviato nota verbale con cui si sono fornite istruzioni per prospettare ad un primo gruppo di 39 Paesi di accreditamento la possibilità di rinegoziare gli accordi aerei bilaterali.
I paesi compresi in questo primo gruppo sono i seguenti:
Algeria, Angola, Arabia Saudita, Argentina, Bangladesh, Bahrain, Bielorussia, Brasile, Capo Verde, Cuba, Egitto, Federazione Russa, Filippine, Georgia, Giamaica, Giappone, Giordania, Hong Kong, India, Israele, Kenia, Kuwait, Libia, Messico, Moldova, Nigeria, Pakistan, Qatar, Senegal, Singapore, Siria, Sri Lanka, Sud Africa, Thailandia, Tunisia, Turchia, Turkmenistan, Ucraina, Venezuela.

Per quanto concerne i progressi ottenuti nel campo della liberalizzazione del trasporto

aereo, in tema di accordi bilaterali con Paesi terzi si precisa che a far data dall'emanazione della legge 2/2009 e fino alla data odierna sono state raggiunte dieci nuove e più ampie intese bilaterali con i seguenti Paesi:
Corea del Sud, Cina, Giappone, Qatar, Taiwan, Emirati Arabi Uniti, Singapore, Sri Lanka, Giordania, Ucraina.

Infine, sono stati avviati negoziati bilaterali per corrispondenza con i sottoelencati Paesi terzi:
Kazakhstan, Georgia, Tunisia, Qatar, Hong Kong, Giamaica, Kuwait, Argentina, Algeria, Bangladesh, Brasile, Cuba, India, Nigeria, Pakistan, Siria, Panama, Federazione Russa.

Si ritiene utile precisare che la negoziazione di accordi di traffico con Paesi extraeuropei deve essere basata, almeno tendenzialmente, sul principio della reciprocità tra vantaggi concessi e ricevuti e si fonda pertanto sulla volontà delle due Parti di addivenire ad un nuovo Accordo o di modificare le intese vigenti.
Ogni iniziativa nazionale deve comunque prevedere negli accordi le cosiddette «clausole comunitarie» di allineamento delle intese vigenti alla normativa comunitaria, senza pregiudicare la posizione negoziale della Commissione dell'Unione europea, se questa conduce contemporaneamente negoziati cosiddetti «orizzontali», per la revisione degli stessi aspetti giuridici.

Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti: Altero Matteoli.

MAURIZIO TURCO, BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
Google è il più potente motore per la ricerca di informazioni e dati, disponibile gratuitamente sul web;
tra i servizi che Google offre agli utenti vi è anche quello che consente di visualizzare le mappe stradali, topografiche e satellitari di ogni parte del mondo;
l'interrogante ha potuto constatare come tutte le installazioni militari, presenti sul territorio dello Stato italiano, siano visibili da parte di chiunque con dovizia di particolari;
è possibile identificare, basi missilistiche, depositi di munizioni e carburanti, centri radar, centri di trasmissione radio, aeroporti, basi navali;
a parere dell'interrogante l'accuratezza delle immagini consentirebbe a un esperto di stabilire la tipologia delle istallazioni militari e, quindi, conseguentemente, stabilire con un sufficiente grado di precisione i sistemi adottati per la difesa del sito -:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza di quanto rappresentato in premessa e quali concrete azioni abbia adottato per evitare, o comunque limitare ogni possibile azione terroristica nei confronti di dette istallazioni militari e del personale che vi opera;
se ritenga opportuno richiedere alla società che gestisce il servizio conosciuto come «Google Maps» di provvedere al mascheramento delle zone dove hanno sede le istallazioni militari delle forze armate italiane.
(4-03389)

Risposta. - È un fatto di comune dominio la circostanza che, tra i servizi offerti da Google (sicuramente il più potente motore per la ricerca di informazioni e dati disponibile gratuitamente sul web), vi sia anche quello che consente la visualizzazione di mappe stradali, topografiche e satellitari di ogni parte del mondo.
Risponde pertanto a verità il fatto che siano visibili da parte di chiunque, con dovizia di particolari, anche installazioni militari presenti sul territorio dello Stato italiano.
Tuttavia, per meglio comprendere le problematiche sollevate con l'atto in questione, ritengo doverose alcune considerazioni preliminari.
Innanzitutto, va considerato che le immagini relative alle installazioni militari sul

territorio nazionale non riflettono, quasi mai, lo stato reale della situazione.
Infatti, le stesse sono difficilmente collocabili nel tempo e, pertanto, la semplice visione di tali immagini non comporta un'informazione sensibile per quanto visionabile anche da personale «esperto»; lo stesso aggiornamento delle informazioni e dei dati, inoltre, è in funzione delle scelte operative della società che gestisce il servizio e, in linea di massima, non è condotto con regolarità (a volte passano anni da un aggiornamento all'altro), né con uniformità in ogni parte del mondo.
Appare, a questo punto, evidente come la tematica vada oltre la protezione dei siti facenti riferimento al Dicastero Difesa, investendo tutte le installazioni sensibili ai fini della sicurezza nazionale.
A tal proposito, infatti, devo sottolineare come pure il servizio
web citato nell'interrogazione rappresenti solo la più evidente disponibilità di informazioni geospaziali sul territorio nazionale, essendoci altri provider di servizi di vendita di immagini satellitari commerciali a risoluzione molto più spinta di quelli offerti gratuitamente da Google, a cui chiunque può rivolgersi in ogni caso.
Chiarito quanto sopra e con specifico riferimento alle eventuali azioni ritenute necessarie sia «per evitare, o comunque limitare ogni possibile azione terroristica nei confronti delle installazioni militari e del personale che vi opera», sia per richiedere alla società titolare del servizio noto come «Google Maps» di «provvedere al mascheramento delle zone dove hanno sede le installazioni militari delle forze armate italiane», devo evidenziare come lo stesso legislatore, con l'emanazione del decreto del Presidente della Repubblica 29 del 2000 n. 367 recante norme per la semplificazione dei procedimenti relativi ai rilevamenti e alle riprese sul territorio nazionale e sulle acque territoriali (n. 112-
undecies dell'allegato 1 della legge n. 59 del 1997 e successive modificazioni), abbia preso atto del rilevante impatto causato dalle trasformazioni intervenute nello scenario internazionale e dal rapido sviluppo tecnologico nel campo delle riprese aeree.
In altri termini, non si è potuto fare a meno di constatare, da un lato, l'assoluta inefficacia della normativa all'epoca in vigore, nella misura in cui i satelliti risultavano al di fuori della sfera o della capacità di controllo nazionale a differenza dei velivoli tradizionali.
Dall'altro, ci si è resi conto che l'impostazione limitativa della libertà di informazione sia nei rapporti cittadini-Stato, sia nei rapporti fra gli Stati, era in netto contrasto sul piano interno, con la crescente richiesta di trasparenza, e sul piano internazionale, con l'obiettivo di creare un clima di reciproca fiducia, basata sul massimo livello di visibilità, nonché di salvaguardare la libertà commerciale, oggetto di precisi impegni previsti dai trattati della Comunità europea.
Il pensiero del legislatore si è, dunque, risolto nel senso di consentire la ripresa aerea solo quando ciò non fosse espressamente proibito («l'effettuazione di rilevamenti e riprese aeree sul territorio nazionale è consentita senza preventivi atti di assenso da parte di autorità o enti pubblici», articolo 3 del citato decreto del Presidente della Repubblica n. 367 del 2000).
La stessa logica, tuttavia, pare non possa applicarsi,
tout court, alle riprese satellitari commerciali, proprio in relazione alla situazione, sopra richiamata, per cui i satelliti (peraltro sempre più numerosi) risultano al di fuori della sfera o della capacità di controllo nazionale.
Di converso, la conoscenza della disponibilità delle informazioni da parte di organizzazioni potenzialmente ostili, consente agli stessi responsabili per la sicurezza dei siti di predisporre le opportune misure di protezione.

Il Ministro della difesa: Ignazio La Russa.

MAURIZIO TURCO. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
il 5 per mille del 2006, i cui proventi sono stati devoluti ai soggetti prescelti dal contribuente solo nel 2008, ha avuto un

iter giudicato al tempo lunghissimo e tormentato;
nel 2009 le lungaggini burocratiche invece di essere superate da un istituto non più nuovo per la macchina dello Stato, sono addirittura aumentate: ad oggi, infatti, non solo non è stato consegnato alcun contributo alle associazioni, istituti di ricerca, e altri enti relativo all'anno 2007 (nonostante siano passati due anni), ma non è stato ancora calcolato l'importo relativo alle scelte espresse per quell'anno (non vi è alcun riscontro sul sito dedicato del Ministero http://www.agenziaentrate.gov.it/ nella sezione 5 per Mille). Mentre rimangono addirittura sconosciute sia le scelte effettuate dai contribuenti, sia gli importi relativi del 5 per Mille 2008 (anche su questo non vi è alcun riscontro sul sito dedicato del Ministero http://www.agenziaentrate.gov.it);
questa situazione provoca un grave disagio per gli enti di ricerca, onlus, volontariato, le altre: La mancanza di dati e l'attesa dell'incasso delle somme stanno causando notevoli problemi alle organizzazioni; - cfr. Il Sole 24 Ore Lunedì 6 luglio 2009 pg. 10 dal titolo: "Onlus «tradite» dal 5 per mille" - in primo luogo in termini di bilanci consuntivi, dato che gli amministratori degli enti non sapevano quali importi riportare nello stato patrimoniale tra i crediti. Inoltre, in sede di redazione dei bilanci preventivi e di programmazione dell'attività futura, non si è potuto fare affidamento sul 5 per mille, data l'aleatorietà del momento di incasso di importi peraltro non certi». E ancora come denunciato da Angelo Maramai, condirettore generale per la gestione dell'ente Telethon sempre su Il Sole 24 Ore dello stesso giorno che dice: «La nostra commissione scientifica ha ricevuto ben 299 proposte di ricerca, delle quali 168 sono state selezionate. Al momento, però, solo le prime 36 sono sicuramente finanziabili, grazie al ricavato della maratona televisiva. Solo quando avremo certezza sui rimborsi del 5 per mille potremo dare disco verde ad altri progetti» -:
se il Ministro non ritenga di agire con la massima urgenza per provvedere a dare tempi certi sull'erogazione dei fondi del 5 per Mille del 2007 e quali siano le sue intenzioni per procedere per l'anno 2008 con tempi diversi dagli attuali, visto che ad oggi non sono stati effettuati neanche i conteggi delle scelte espresse.
(4-03582)

Risposta. - Con l'interrogazione in esame, nel rilevare il ritardo con cui vengono devoluti ai soggetti prescelti dai contribuenti i proventi del 5 per mille dell'Irpef si chiede di conoscere lo stato delle erogazioni del contributo relativo all'anno d'imposta 2007, nonché come si intenda procedere per ridurre il ritardo accumulatosi nelle erogazioni.
L'Agenzia delle entrate ha riferito di aver curato, in base alle disposizioni di attuazione del beneficio, la predisposizione dell'elenco degli enti del volontariato e l'acquisizione degli elenchi provenienti dalle altre amministrazioni interessate, in seguito pubblicati sul sito internet dell'Agenzia.
L'Agenzia ha curato altresì - fra gli altri suoi compiti in materia - le operazioni di controllo amministrativo delle dichiarazioni sostitutive e la determinazione del cinque per mille spettante a ciascun ente, in base alle scelte espresse dai contribuenti.
Ultimate le elaborazioni contabili, l'Agenzia ha trasmesso al dipartimento della Ragioneria generale dello Stato gli importi delle somme spettanti a ciascun soggetto. Tali dati sono stati inviati anche a ciascuno dei ministeri interessati.
Il Dipartimento della Ragioneria Generale dello Stato ha, quindi, provveduto all'assegnazione dei fondi negli stati di previsione dei Ministeri interessati, per consentire loro di procedere al pagamento in favore degli aventi diritto.
Occorre, tuttavia, fare presente che la legge finanziaria per il 2008 (legge 24 dicembre 2007, n. 244, articolo 3, comma 9) ha previsto lo stanziamento di 500.000 euro a favore del Ministero delta solidarietà sociale (ora Ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali), per consentire allo stesso una efficace e tempestiva

erogazione dei contributi del cinque per mille relativi agli anni finanziari 2006 e 2007.
Tale ministero, per effettuare in tempi rapidi il pagamento, ha chiesto la collaborazione amministrativa e contabile dell'Agenzia attraverso la sottoscrizione di una specifica convenzione (ai sensi dell'articolo 3, comma 11, della legge n. 244 del 2007).
In base alla convenzione, siglata nel mese di luglio 2008, l'Agenzia ha provveduto a raccogliere i dati delle coordinate bancarie e postali degli enti, fornendo altresì il supporto tecnico-operativo necessario all'emissione dei mandati di pagamento mediante accredito su conto corrente.
Relativamente all'anno finanziario 2006 l'Agenzia delle entrate riferisce che, per quanto le compete, l'iter relativo ai pagamenti è praticamente completato.
Infatti, con due successivi invii effettuati nel luglio e nel novembre 2008, sono stati trasmessi al Ministero gli elenchi dei beneficiari del contributo. In base ai dati forniti sono stati corrisposti circa 104,8 milioni in favore di 15.696 soggetti. Nel corrente anno è stato trasmesso al ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali l'elenco dei soggetti che avevano comunicato le coordinate bancarie successivamente alla trasmissione degli elenchi; in base ai dati forniti, sono stati effettuati pagamenti a n. 632 enti per un totale di circa 3,2 milioni, mentre per n. 3.609 ulteriori soggetti che non le avevano comunicate in precedenza, sono state inviate le lettere per la richiesta agli interessati del codice IBAN. Da ultimo, a seguito della raccolta delle coordinate IBAN, è stato effettuato un ulteriore ordinativo di pagamento per n. 1.950 soggetti beneficiari per un importo di euro 7.818.495,46. Per i rimanenti soggetti (n. 2.549) che non hanno beneficiari per un fornito le proprie coordinate IBAN, l'agenzia ha trasmesso gli elenchi al Ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali, perché provveda ai relativi pagamenti.
Per quanto riguarda l'esercizio 2007, si ricorda che il decreto-legge 1o ottobre 2007, n. 159 (articolo 20, comma 2), ha ammesso al riparto del cinque per mille le associazioni sportive dilettantistiche in possesso del riconoscimento ai fini sportivi rilasciato dal CONI a norma di legge. Successivamente, a fine 2007, sono state riammesse al riparto anche le fondazioni nazionali di carattere culturale (articolo 45, comma 1-
bis del decreto legge 31 dicembre 2007, n. 248).
Si è resa, pertanto, necessaria l'emanazione di un nuovo ed apposito decreto del Presidente del Consiglio dei ministri (24 aprile 2008) col quale sono state definite le modalità di ammissione al riparto dei citati enti.
Per effetto di queste nuove disposizioni, gli enti interessati hanno dovuto produrre una apposita dichiarazione sostitutiva e le Direzioni regionali dell'Agenzia hanno dovuto procedere ai conseguenti controlli.
Inoltre, per effetto della proroga introdotta dall'articolo 42, comma 5, del decreto legge 207 del 2008, i soggetti che avevano regolarmente prodotto domanda di iscrizione al contributo del cinque per mille per gli esercizi finanziari 2006 e 2007 ed erano stati successivamente esclusi dal beneficio per inadempienze procedurali, hanno potuto regolarizzare la propria posizione producendo la dichiarazione sostitutiva dell'atto di notorietà entro il 2 febbraio 2009.
Poi, l'articolo 63-
bis del decreto legge 25 giugno 2008, n. 112, ha previsto, per l'anno finanziario 2009, con riferimento alle dichiarazioni dei redditi relative al periodo di imposta 2008, la possibilità di avvalersi di detto istituto.
Il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri (del 3 aprile 2009), adottato in attuazione di detta disposizione, ha stabilito tra l'altro, per l'anno finanziario 2009, le modalità di richiesta, le liste dei soggetti ammessi al riparto e le modalità di riparto delle somme, nonché la destinazione della quota pari al cinque per mille dell'imposta sul reddito delle persone fisiche, in base alla scelta del contribuente, per finalità di sostegno del volontariato, finanziamento della ricerca scientifica e dell'università, finanziamento della ricerca sanitaria e sostegno alle associazioni sportive dilettantistiche.
Si segnala, inoltre, che per queste ultime associazioni, secondo quanto previsto dal medesimo articolo 63-
bis, comma 6, è stato

emanato il decreto del Ministro dell'economia e delle finanze, del 2 aprile 2009, che disciplina le modalità di ammissione al riparto di una quota pari al 5 per mille dell'Irpef, prevedendo particolari modalità di accesso, controllo e rendicontazione e limitando la fruizione del beneficio alle associazioni sportive dilettantistiche che svolgono una rilevante attività di interesse sociale. Tale decreto è stato di recente modificato dal decreto ministeriale 16 aprile 2009, che ha aggiunto l'articolo 5-bis, ampliando le tipologie di associazioni sportive dilettantistiche ammesse al beneficio di che trattasi.
Secondo le disposizioni recate dall'articolo 5, comma 2, del citato decreto ministeriale, per l'anno finanziario 2007, sono ammesse al riparto di una quota pari al 5 per mille le associazioni sportive dilettantistiche (che hanno a suo tempo prodotto la domanda di iscrizione negli elenchi del volontariato). Tali associazioni, ai sensi della richiamata normativa, hanno prodotto una ulteriore dichiarazione sostitutiva dell'atto di notorietà agli Uffici territoriali del CONI, entro 30 giorni intercorrenti dalla data di pubblicazione del provvedimento e, detti Uffici, entro i successivi 60 giorni hanno effettuato i controlli delle autocertificazioni, adottando i relativi provvedimenti e trasmettendo l'elenco degli ammessi e degli esclusi all'Agenzia delle entrate.
Tutti questi interventi normativi hanno comportato nuovi adempimenti a carico dei contribuenti, il reiterarsi, nonché lo slittamento, di attività di controllo da parte delle Direzioni regionali dell'Agenzia delle entrate e, successivamente, degli Uffici territoriali del CONI, che non hanno consentito una rapida definizione dell'elenco dei soggetti aventi diritto al beneficio relativamente all'esercizio finanziario 2007 e lo slittamento dei tempi ha avuto automatiche ripercussioni anche per l'anno 2008.
L'agenzia fa presente, comunque, che l'iter propedeutico alla liquidazione delle somme spettanti ai beneficiari per l'anno finanziario 2007 si è perfezionato.
L'Agenzia ha già provveduto, infatti, a fornire al Dipartimento della Ragioneria generale dello Stato i dati afferenti alle scelte per la devoluzione del cinque per mille dell'Irpef.
La Ragioneria generale dello Stato ha già emanato il decreto di ripartizione delle somme che consentirà ai dicasteri competenti la liquidazione del cinque per mille dell'Irpef agli aventi diritto, così come auspicato dall'interrogante.
Relativamente agli enti del volontariato l'Agenzia delle entrate - in base alla convenzione di cui all'articolo 3, comma 11, della legge n. 244 del 2007 - ha raccolto tutti i dati afferenti agli enti che hanno fornito le coordinate IBAN ed è in via di predisposizione il mandato unico di competenza del ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali, in virtù del quale la Banca d'Italia potrà accreditare le somme spettanti a circa 19.000 enti del volontariato.
Per quanto concerne, infine, l'anno finanziario 2008, l'Agenzia precisa che sono in fase di completamento i controlli da parte delle Direzioni regionali e degli Uffici territoriali del CONI, ai quali faranno seguito le attività propedeutiche alla liquidazione del contributo agli aventi diritto.

Il Sottosegretario di Stato per l'economia e per le finanze: Daniele Molgora.

MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della difesa, al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione, al Ministro per le pari opportunità, al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
il comitato paritetico sul fenomeno del mobbing del Ministero della difesa, istituito con decreto ministeriale 18 gennaio 2008, s'è insediato il 15 maggio 2008 presso l'Ufficio di gabinetto del Ministero della difesa ed in data 27 giugno 2008 ha approvato il regolamento sulla propria organizzazione ed attività;
il comitato opera per prevenire, rilevare e contrastare il fenomeno del mobbing, per tutelare la salute, la dignità e la professionalità delle lavoratrici e dei lavoratori

e per garantire un ambiente di lavoro sicuro, sereno, favorevole alle relazioni interpersonali e fondato su princìpi di solidarietà, trasparenza, cooperazione e rispetto reciproco;
per garantirne la composizione paritetica, il comitato è composto da 18 membri, designati, in pari numero dall'Amministrazione e dalle organizzazioni sindacali firmatarie dei contratti collettivi nazionali di lavoro. Per ogni componente effettivo è previsto un componente supplente;
il presidente del comitato è stato nominato dall'Amministrazione, mentre il vicepresidente è stato designato dai componenti di parte sindacale;
del comitato sul fenomeno del mobbing fa parte anche un rappresentante del comitato pari opportunità allo scopo di assicurare il raccordo delle attività dei due organismi;
il comitato rimane in carica per la durata di un quadriennio e, comunque, fino alla costituzione del nuovo -:
quali siano, ad oltre un anno dall'inizio delle sue attività, i risultati conseguiti dal comitato citato in premessa;
se il Ministro della difesa non ritenga opportuno integrare il decreto 18 gennaio 2008 in modo da ricomprendere nelle attività del predetto comitato anche la prevenzione, la rilevazione e il contrasto dei casi di mobbing, per tutelare la salute, la dignità e la professionalità delle lavoratrici e dei lavoratori che rivestono lo status di militare, al fine di garantire anche ad essi un ambiente di lavoro sicuro, sereno, favorevole alle relazioni interpersonali e fondato su princìpi di solidarietà, trasparenza, cooperazione e rispetto reciproco;
se i Ministri interrogati, non ritengano opportuno integrare la composizione del predetto comitato con i membri designati dalle associazioni che svolgono concretamente azioni di tutela e formazione del personale militare, regolarmente iscritte, ai sensi della legge 7 dicembre 2000, n. 383, nel registro nazionale delle associazioni di promozione sociale del Ministero del lavoro e delle politiche sociali - direzione generale per il volontariato, l'associazionismo e le formazioni sociali.
(4-03971)

Risposta. - L'articolo 6 del Contratto collettivo nazionale di lavoro (Ccnl) comparto Ministeri 2002-2005 contempla l'istituzione, presso ogni amministrazione, del comitato sul fenomeno del mobbing.
Analoga disposizione è contenuta nell'articolo 11 del Ccnl personale dirigente dell'area 1.
Il suddetto comitato è un organismo paritetico, costituito da componenti designati dalle organizzazioni sindacali firmatarie del Ccnl e da un pari numero di rappresentanti dell'amministrazione.
Dello stesso fa parte anche un rappresentante del comitato per le pari opportunità, allo scopo di assicurare il raccordo delle attività dei due organismi.
Presso l'amministrazione della Difesa, il comitato è stato costituito con decreto ministeriale 18 gennaio 2008.
Per quanto concerne le attività poste in essere da detto comitato lo stesso, dalla data di costituzione, ha:
adottato il proprio regolamento interno;
istituito un sito Internet «dedicato» all'interno del portale del Ministero della difesa;
creato una propria casella di posta elettronica;
scelto il proprio logo identificativo;
effettuato un monitoraggio sul contenzioso in materia all'interno dell'amministrazione della Difesa;
elaborato e diffuso tra il personale civile un questionario informativo per monitorare il fenomeno del
mobbing nell'ambito dell'amministrazione della Difesa, i cui risultati sono in corso di elaborazione;
organizzato un corso sul
mobbing per i membri stessi del comitato presso la scuola di formazione e perfezionamento del personale civile della Difesa;
costituito, nel proprio ambito, un gruppo di lavoro con il compito di elaborare un codice di condotta per la prevenzione ed il contrasto del fenomeno in

parola: l'incarico è stato assolto e l'elaborato sarà prossimamente esaminato dal comitato ai fini della formalizzazione con decreto ministeriale.

Relativamente, poi, alla possibilità di «ricomprendere nelle attività del predetto comitato anche la prevenzione, la rilevazione ed il contrasto dei casi di mobbing, per tutelare la salute, la dignità e la professionalità delle lavoratrici e dei lavoratori che rivestono lo status di militare», occorre evidenziare che, come ricordato in precedenza, il suddetto organismo - la cui istituzione è prevista dai contratti collettivi del personale contrattualizzato e dal decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165 - può essere composto solo da personale civile e può occuparsi solo di problematiche riguardanti dipendenti civili, unico personale nei confronti del quale trova applicazione la stessa contrattazione.
Le medesime argomentazioni valgono anche per spiegare come non sia possibile «integrare la composizione del predetto comitato con i membri designati dalle associazioni che svolgono concretamente azioni di tutela e formazione del personale militare», in quanto dello stesso comitato non possono far parte estranei all'amministrazione.

Il Ministro della difesa: Ignazio La Russa.

VITALI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
al fine di proteggere i passeggeri di aerei dalla nuova minaccia terroristica, costituita dall'uso di esplosivi in forma liquida, l'Unione Europea ha adottato nuove regole di sicurezza che limitano la quantità di sostanze liquide che è possibile trasportare attraverso i punti di controllo di sicurezza aeroportuale;
alle nuove regole, regolamento CE 1546/2006, entrate in vigore a decorrere dal 6 novembre 2006, sono soggetti tutti i passeggeri degli aeroporti dei Paesi facenti parte dell'Unione Europea, compresi i voli nazionali, qualunque sia la loro destinazione;
le norme suddette prevedono che il trasporto a bordo di aeromobili di sostanze liquide o similari di prodotti acquistati all'interno dell'area sterile di ogni aerostazione avvenga utilizzando esclusivamente buste e sacchetti trasparenti e dotati di chiusura sigillata che rilevi chiaramente eventuali manomissioni;
sebbene le norme suddette siano entrate in vigore, è stato riportato da molti mezzi di comunicazione che le stesse vengono parzialmente disattese o addirittura totalmente inapplicate dagli esercizi commerciali presenti nei nostri aeroporti. Tali comportamenti omissivi determinano preoccupanti problemi relativi alla sicurezza degli aeroporti in relazione alla normativa prevista dal legislatore per contenere i rischi di attentati di matrice terroristica oltre a costituire un ingente danno per i passeggeri che si vedono sequestrate le merci acquistate da coloro che sono addetti ai controlli;
è indispensabile, pertanto, intervenire per fare rispettare le norme suddette e per attuare tutte le misure legislative necessarie al fine di un sicuro ed efficace controllo -:
quali iniziative urgenti intendano adottare per verificare, presso gli esercizi commerciali presenti negli aeroporti, i casi di violazione o di mancato rispetto della normativa in materia di sicurezza nel trasporto aereo e se non sia necessario prevedere sanzioni adeguate per i casi di inosservanza delle norme richiamate nella premessa.
(4-04276)

Risposta. - In riferimento all'interrogazione in esame, si forniscono i seguenti elementi di risposta.
Relativamente ai controlli sui gestori di esercizi commerciali interni agli scali, per il rispetto della normativa in materia di
security, l'Ente nazionale aviazione civile fa conoscere che sul sito istituzionale dell'ente, alla sezione security, sono ampiamente e chiaramente illustrate le norme, le limitazioni e le modalità di trasporto di sostanze liquide nei bagagli trasportati a mano e nei bagagli da stiva.


Nel merito, mentre non vi sono limitazioni per i liquidi inseriti nel bagaglio da stiva (quello consegnato al check-in per essere ritirato nell'aeroporto di destinazione), nel bagaglio a mano, ossia quello che viene presentato ai punti di controlli di sicurezza aeroportuale, i liquidi consentiti sono invece in piccola quantità.
Essi dovranno infatti essere contenuti in recipienti aventi ciascuno la capacità massima di 100 millilitri (1/10 di litro) od equivalenti (es: 100 grammi) ed i recipienti in questione dovranno poi essere inseriti in un sacchetto di plastica trasparente e richiudibile, di capacità non superiore ad 1 litro (ovvero con dimensioni pari ad esempio a circa cm 18 x 20).
Possono essere trasportati al di fuori del sacchetto, e non sono soggetti a limitazione di volume, le medicine ed i liquidi prescritti a fini dietetici, come gli alimenti per bambini.
Le nuove regole non pongono alcun limite alle sostanze liquide che si possono acquistare presso i negozi situati nelle aree poste oltre i punti di controllo o a bordo degli aeromobili utilizzati da compagnie aree appartenenti all'Unione europea.
Si possono comprare liquidi come bevande e profumi, conservandone la prova d'acquisto, nei negozi, nei
duty free situati oltre i punti di controllo di sicurezza, ed a bordo degli aeromobili utilizzati dalle compagnie aree dell'Unione europea.
I prodotti acquistati presso i
duty free ed a bordo dei suddetti aeromobili saranno consegnati in sacchetti sigillati che si consiglia di non aprire prima di essere arrivati alla destinazione finale. In caso contrario, transitando presso gli eventuali aeroporti intermedi, i liquidi acquistati potrebbero essere sequestrati ai controlli di sicurezza.
Inoltre, si sottolinea che, in applicazione delle disposizioni del programma, nazionale di sicurezza (scheda 3 - controlli di Sicurezza merce, posta
catering, provviste e materiali di bordo), tutta la merce che entra in area sterile aeroportuale è soggetta a controlli di sicurezza.
L'Enac attraverso le proprie strutture territoriali, attua una puntuale azione di vigilanza anche sull'attuazione di tali prescrizioni in ambito aeroportuale, secondo i parametri e le modalità indicate nel programma nazionale di controlli sulla qualità della
security. A tale riguardo, da riscontri effettuati presso i principali scali nazionali è risultato che gli esercizi commerciali interni all'area sterile rispettano le disposizioni normative sull'uso di sacchetti sigillati; tale sigillatura ha lo scopo di dimostrare la provenienza interna della merce e, come riportato dalle disposizioni sopra richiamate, è consigliato ai passeggeri di non aprirle per evitare successivi sequestri.
Viceversa, i prodotti liquidi venduti dagli esercizi commerciali, quali bar e punti di ristoro, ovvero bottigliette di acqua o di altre bevande, non vengono chiuse in busta sterile per permetterne il pronto consumo da parte dei passeggeri. Gli stessi devono essere consumati prima dell'imbarco.
In relazione alle possibili sanzioni da applicare in caso di mancato rispetto delle norme relative alle modalità di vendita di prodotti liquidi negli esercizi commerciali aeroportuali, si ricorda che, in mancanza di una specifica disposizione legislativa, sono applicabili le disposizioni dell'articolo 1174 del codice della navigazione per mancato rispetto di norme di polizia.
Va infine evidenziato che in ambito comunitario sono in corso proposte di modifica dell'attuale regolamentazione in tema di liquidi trasportabili sugli aeromobili.

Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti: Altero Matteoli.