XVI LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di giovedì 14 gennaio 2010

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA
DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazione a risposta in Commissione:

LOVELLI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
per fronteggiare la situazione di emergenza determinatasi nel sito dello stabilimento Ecolibarna in Serravalle Scrivia (Alessandria), inserito nel programma nazionale di bonifica previsto dalla legge n. 426 del 1998 è stato dichiarato lo stato di emergenza ai sensi dell'articolo 5 della legge n. 225 del 1992 ed è stata adottata l'ordinanza di protezione civile n. 3304 del 30 luglio 2003 e successive modificazioni e integrazioni;
con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 20 febbraio 2009 è stato prorogato fino al 31 gennaio 2010 lo stato di emergenza in relazione alla grave situazione determinatasi nello stabilimento «Ecolibarna» in Serravalle Scrivia, dove sono in corso interventi straordinari per la messa in sicurezza e lo smaltimento di rifiuti pericolosi ivi ubicati;
con ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri n. 3591 in data 24 maggio 2007 il prefetto di Alessandria era stato nominato commissario delegato per l'attuazione degli interventi di somma urgenza finalizzati a fronteggiare la grave situazione di inquinamento ivi esistente, particolarmente accentuata sul suolo nonché al livello della falda primaria e secondaria, a causa dell'elevata presenza di sostanze contaminanti (organiche ed inorganiche), anche cancerogene, particolarmente nocive alla salute umana e per l'ecosistema dell'intero comprensorio;
le azioni commissariali sono state finora svolte individuando alcune urgenti priorità (realizzazione di una barriera idraulica, caratterizzazione delle aree esterne e gestione delle discariche di rifiuti pericolosi e di melme acide) aventi innanzitutto l'obiettivo della messa in sicurezza del sito in via permanente, il cui onere complessivo ammonta a circa 14 milioni di euro, come evidenziato con nota n. 22184 del 20 novembre 2008 dello stesso prefetto inviata alla Presidenza del Consiglio dei ministri - Dipartimento della Protezione civile e la cui copertura finanziaria non è ad oggi completamente garantita, mentre una bonifica integrale del sito richiederebbe un fabbisogno stimato di circa 40 milioni di euro;
il Governo ha accolto l'ordine del giorno n. 9/2936/36 del 16 dicembre 2009 impegnandosi ad «attivarsi per rendere operativi, attraverso i necessari finanziamenti, gli interventi necessari per completare la bonifica e il risanamento ambientale del sito... sulla base delle relazioni presentate dal Prefetto di Alessandria, commissario delegato» e ad «adottare le opportune iniziative volte a prorogare lo stato di emergenza in scadenza il prossimo 31 gennaio 2010 per consentire la prosecuzione degli interventi commissariali programmati»;
con nota protocollo n. 18584 del 10 dicembre 2009 il prefetto di Alessandria ha trasmesso alla Presidenza del Consiglio dei ministri, dipartimento della protezione civile una relazione dettagliata sulla situazione di emergenza in atto e sugli interventi necessari per farvi fronte;
con nota protocollo 28644/10 del 29 dicembre 2009 la regione Piemonte ha espresso «parere favorevole alla possibilità di disporre la proroga dello stato di emergenza» sottolineando la necessità della «immediata destinazione di adeguate risorse»;
con nota protocollo DPC/CG/0001471 dell'11 gennaio 2010 il Capo dipartimento Protezione civile ha scritto alla regione Piemonte, al Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, alla provincia di Alessandria, al prefetto di Alessandria e al sindaco di Serravalle Scrivia chiedendo agli enti in indirizzo, che pure si

sono già fatti carico in precedenza di impegni finanziari specifici, di comunicare «l'eventuale disponibilità a destinare risorse finanziarie tratte dai propri bilanci per le finalità in questione»;
appare singolare che il Governo, dopo aver accolto un ordine del giorno che lo impegnava ad assumere iniziative puntuali per far fronte all'emergenza di cui sopra chieda ora alla regione e agli enti locali di destinare risorse proprie e non abbia ancora assunto determinazioni in merito alla proroga dello stato di emergenza che scade il prossimo 31 gennaio;
la richiesta indirizzata alle Regioni e agli Enti locali, trattandosi di un sito che rientra nel programma nazionale delle bonifiche ai sensi della legge 426 del 1998 appare all'interrogante decisamente contraddittoria -:
quali iniziative intenda assumere per realizzare la definitiva messa in sicurezza e bonifica del sito dell'ex stabilimento Ecolibarna di Serravalle Scrivia (Alessandria) sulla base degli indirizzi già specificati nell'ordine del giorno n. 9/2936/36 del 16 dicembre 2009 citato in premessa;
quando intenda adottare gli atti necessari per la proroga dello stato di emergenza in scadenza il prossimo 31 gennaio 2010.
(5-02340)

Interrogazione a risposta scritta:

VACCARO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
l'edizione romana del Corriere della Sera di venerdì 8 gennaio 2010 nelle pagine 18, 19 e 20 pubblicava l'ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri n. 3802 del 15 agosto 2009, con cui il commissario delegato per l'emergenza determinatasi nel settore del traffico e della mobilità nel territorio delle province di Treviso e Vicenza comunicava l'inizio dei «Lavori di realizzazione della superstrada a pedaggio Pedemontana Veneta»;
nelle suddette pagine si comunica l'avvio del procedimento per l'approvazione del progetto definitivo e dichiarazione di pubblica utilità ai sensi e per gli effetti dell'articolo 166, comma 2, del decreto legislativo 12 aprile 2006, degli articoli il e 16, comma 6, del decreto del Presidente della Repubblica n. 327 del 2001 e dell'articolo 8 della legge 7 agosto 1990, n. 241;
il suddetto articolo 8, rubricato «Modalità e contenuti della comunicazione di avvio del procedimento», prevede, al primo comma, che «L'amministrazione provvede a dare notizia dell'avvio del procedimento mediante comunicazione personale» e, nel secondo comma, che «Nella comunicazione debbono essere indicati:
a) l'amministrazione competente;
b) l'oggetto del procedimento promosso;
c) l'ufficio e la persona responsabile del procedimento;
c-bis) la data entro la quale, secondo i termini previsti dall'articolo 2, commi 2 o 3, deve concludersi il procedimento e i rimedi esperibili in caso di inerzia dell'amministrazione;
c-ter) nei procedimenti ad iniziativa di parte, la data di presentazione della relativa istanza;
d) l'ufficio in cui si può prendere visione degli atti;
la comunicazione del procedimento deve essere ispirata ai più generali principi di pubblicità e trasparenza di cui all'articolo 1 della legge n. 241 del 1990, così come modificato e integrato dalla legge n. 15 del 2005, che infatti prevede che: «L'attività amministrativa persegue i fini determinati dalla legge ed è retta da criteri di economicità, di efficacia e di pubblicità e di trasparenza, secondo le modalità previste dalla legge nonché dai principi dell'ordinamento comunitario»;
la spesa pubblica ivi sostenuta dal Governo per acquistare le pagine del suddetto

quotidiano e pubblicare l'ordinanza di cui sopra, appare del tutto inefficace allo scopo comunicativo che intende assolvere a causa dei caratteri eccessivamente piccoli ed incomprensibili della stessa stampa -:
se il Governo intenda continuare a sostenere la spesa pubblica per la diffusione di ordinanze, o comunque di atti esecutivi di differente tipologia, nonostante l'evidente inefficacia ed inadeguatezza delle pubblicità, sviluppata attraverso comunicazioni illeggibili;
se il Governo non intenda proporre e promuovere una soluzione che assolva una migliore comunicazione dei procedimenti amministrativi tra l'Esecutivo ed il pubblico;
se il Governo non intenda richiamare a principi di maggiore efficacia comunicativa l'operato del Commissario fornendo altresì indirizzi estensibili a tutti i commissari di Governo per ordinanze dello stesso tipo.
(4-05726)

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AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazione a risposta in Commissione:

ALESSANDRI. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
come si apprende da un comunicato stampa della Lega Nord di Zola Predosa del 14 settembre 2009, nello stesso comune di Zola Predosa si starebbero per realizzare due casse di espansione lungo il torrente Lavino, presso il confine con Monte San Pietro;
stando alle motivazioni raccolte sommariamente a livello locale, tali opere dovrebbero servire ad assorbire piene eccezionali del torrente, riducendo il rischio di esondazioni a valle;
sarebbero già prossime ad essere pienamente operativi i presupposti tecnici e strumentali diretti alla compiuta realizzazione delle casse di espansione, come la disponibilità di tutte le superfici oggetto delle opere o i finanziamenti occorrenti agli oneri delle stesse, al momento risulterebbero ancora in fase di acquisizione con forti dubbi sul loro buon esito;
come anche denunciato dal locale WWF sezione di Bologna e dalla Lega Nord di Zola Predosa, la vicenda assumerebbe aspetti preoccupanti per la tutela dell'ambiente e del paesaggio e ad ogni modo censurabili, soprattutto per ciò che riguarda l'omesso espletamento delle attese valutazioni di impatto ambientale e se del caso anche della valutazione ambientale strategica, evitate dalle amministrazioni competenti perché le stesse avrebbero eseguito una semplice procedura di screening legata al progetto conclusasi con delibera della giunta regionale n. 1543 del 30 luglio 2004 e che prevedeva, anche se con prescrizioni, l'esclusione dalla procedura di V.i.a.;
dalla delibera della giunta della regione Emilia Romagna del 23 aprile 2007, si riscontra che l'operazione in questione sarebbe iniziata nel 2006. Con delibera del 23 febbraio 2006 n. 1/7 il comitato istituzionale dell'Autorità di bacino del Reno ha adottato la variante al vigente piano stralcio per il bacino del torrente Samoggia, che riguarda la modifica della perimetrazione dell'area di localizzazione dell'intervento per la realizzazione delle casse di espansione per il torrente Lavino tra il ponte Rivabella della Strada Provinciale 26 «Valle del Lavino» ed il centro abitato di Zola Predosa;
la medesima Autorità ha pubblicato, in data 15 marzo 2006, nel Bollettino Ufficiale della regione Emilia-Romagna, l'avviso dell'avvenuta adozione della variante in oggetto;

l'Autorità di Bacino del Reno, con delibera del comitato istituzionale n. 2/6 in data 13 dicembre 2006, nel prendere atto che in tale periodo non sono pervenute osservazioni, ha poi adottato in via definitiva la variante in questione;
il progetto preliminare per la costruzione delle casse di espansione per la laminazione delle piene in località Rivabella in comune di Zola Predosa, approvato con determinazione del responsabile del servizio difesa del suolo e della costa n. 15161 del 12 novembre 2003, attua le indicazioni del piano stralcio di bacino del Torrente Samoggia, circa la soluzione delle condizioni di rischio idraulico individuate dagli studi preliminari;
il progetto complessivo, comprendente le due casse di espansione e l'area di miglioramento idraulico, occupano una superficie di circa 25 ettari con una capacità di invaso pari a circa 1.000.000 di metri cubi che, per essere realizzato, pone la necessità che siano asportati circa 450.000 metri cubi di ghiaia e sabbia alluvionale;
al fine di asportare e commercializzare il materiale ghiaioso e sabbioso, il comune di Zola Predosa ha predisposto il piano comunale delle attività estrattive che è stato approvato con delibera del consiglio comunale n. 41 del 1o giugno 2005;
come si evince dalla breve cronistoria riportata, si starebbero per realizzare due grosse cave di ghiaia attive per parecchi anni: i lavori creeranno un disagio notevole agli utenti del percorso vita e del frequentatissimo percorso pedonale fra Zola Predosa e Calderino, che dovranno transitare di fianco alle cave. I 416.000 metri cubi di materiale da rimuovere solo con il primo stralcio dei lavori graveranno pesantemente sulla provinciale del Lavino, strada già notevolmente trafficata e congestionata;
il predetto WWF sezione di Bologna segnala un rischio non trascurabile di inquinamento della falda idrica profonda a cui attingono i pozzi che riforniscono l'acquedotto bolognese, dato che queste cave si trovano proprio nella zona di assorbimento da cui si alimenta, tutelata dall'articolo 28 del Piano paesistico regionale;
ciò che appare particolarmente grave è che nella convenzione tra il comune e l'impresa esecutrice dei lavori, la «Lavino 2003», non sarebbe prevista alcuna sistemazione paesaggistica dell'opera, come è prassi consolidata nella regione Emilia Romagna per opere di questo tipo. Le casse d'espansione possono infatti essere realizzate con opportuni accorgimenti per diventare delle oasi ricche di vita naturale e non degli sterili «buchi» in cui possono riversarsi, non depurate dalla vegetazione, acque contaminate o rifiuti tossici. Le casse d'espansione del Secchia, in comune di Rubiera (Reggio Emilia) oggi sono una riserva naturale e rappresentano un valore aggiunto del territorio, molto apprezzato e fruito dai cittadini;
si tratta di mantenere un livello minimo vitale di acqua, di sagomare opportunamente le sponde, impiantare una siepe alberata perimetrale, per l'amministrazione sarebbe doveroso chiedere al cavatore il massimo ripristino ambientale, visti i margini altissimi di guadagno che realizza con la vendita della ghiaia;
la tutela rigorosa della falda idrica, il ripristino ambientale, la conservazione della biodiversità ed altre specifiche materie degne di tutela, dovrebbero essere prescritte dalla valutazione d'impatto ambientale, che non è stata prevista ma che sarebbe più che mai necessaria;
la Lega Nord di Zola Predosa ha inoltre denunciato come si sia venuti, a conoscenza solo mercoledì 9 settembre 2009, con la presentazione del progetto in commissione urbanistica del comune di Zola Predosa, dell'avvenuta autorizzazione del progetto con provvedimento del Commissario prefettizio preso il 18 maggio 2009, ossia pochi giorni prima delle elezioni amministrative, con ciò celando alla popolazione fatti importanti che avrebbero potuto comportare un'espressione del voto certamente maggiormente consapevole e critica;

la stessa Lega Nord locale ha evidenziato che le piene del Lavino sono poco frequenti, e dopo l'ultima del 1999, con modesta esondazione nei pressi della via Emilia, sono state fatte opere di rinforzo agli argini. Perciò risulterebbero più urgenti gli interventi a difesa di altre aree comunali, tra cui le zone di Riale e Ponte Ronca, dove si sono verificati numerosi eventi alluvionali e dove le opere idrauliche di difesa sono assenti o inadeguate. Gli esponenti del movimento politico evidenziano a riguardo la singolarità dell'omessa valutazione di impatto ambientale e ove si accettasse la spiegazione che considerate le date di adozione non fosse ancora obbligatoria la Via, non fare degli studi approfonditi di impatto ambientale lascia ora inevitabilmente nei cittadini la sensazione che si possa essere in presenza di potenziali situazioni critiche per la salute pubblica e per l'ambiente -:
se siano a conoscenza dei fatti esposti in premessa e se, ciascuno per i profili di propria competenza, non intendano acquisire pertinenti informazioni finalizzate a verificare se la realizzazione della casse di espansione lungo il torrente Lavino, presso il confine con Monte San Pietro, non abbiano impatti pregiudizievoli per l'ambiente, per il paesaggio e per le risorse naturali, con particolare riferimento alla tutela dell'integrità della falda acquifera che interessano l'area.
(5-02341)

Interrogazioni a risposta scritta:

ZAMPARUTTI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro per il turismo. - Per sapere - premesso che:
in Salento, dal 22 dicembre 2009, diverse aree litorali, stabilimenti balneari e dune sono stati cancellati a causa di violente mareggiate abbattutesi sia sulla costa adriatica che su quella jonica, che conta le maggiori perdite;
i danni ammonterebbero ad oltre un milione e mezzo di euro, secondo Assobalneari, rischiando di pregiudicare la prossima stagione balneare;
il sindaco di Porto Cesareo, Vito Foscarini e il consigliere delegato al demanio Gino Baldi hanno chiesto lo stato di calamità naturale per l'erosione del cordone costiero del comune leccese;
a causare i danni non sarebbe stato solo il maltempo ma anche abusivismo, speculazioni e l'assenza di una programmazione a difesa del patrimonio territoriale -:
quali iniziative di competenza si intendano mettere in atto per ripristinare le aree ed evitare futuri eventi di simile impatto sull'area.
(4-05718)

ZAMPARUTTI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
notizie stampa riferiscono che in Italia, ogni anno, vengono prodotti circa 5 milioni di tonnellate di rifiuti ferrosi;
la rottamazione dell'auto produrrebbe 2,5 tonnellate ogni anno del quale almeno il 50 per cento si potrebbe recuperare;
nel nostro Paese scarseggiano gli impianti che possono trattare e smaltire i rifiuti ferrosi;
nell'assenza di una norma che specifichi la differenza tra rifiuto e materia prima secondaria, la criminalità lucrerebbe con l'immissione sul mercato nero delle vetture «rottamate» come dimostra una recente operazione del Comando Carabinieri per la tutela dell'ambiente di Catanzaro -:
se corrisponda al vero quanto sopra riferito e con quali iniziative il Ministro intenda contenere il fenomeno.
(4-05719)

ZAMPARUTTI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
il 27 gennaio 2010 dovrebbe entrare in esercizio la centrale turbogas di Sorgenia a Modugno in Puglia; secondo quanto riportato dal quotidiano Terra il 13 gennaio 2010 risulterebbe che l'impianto manca delle necessarie autorizzazioni ambientali ed è situato in un'area in cui il livello di pm10, le polveri sottili inquinanti, risulta fuori dai parametri di norma;
il 10 giugno 2009 si è verificato un incidente causato proprio dal malfunzionamento dell'impianto;
il giorno successivo all'incidente responsabili tecnici dell'impianto avevano rassicurato la popolazione, ma a tutt'oggi mancano l'autorizzazione integrale ambientale ed il certificato di agibilità per una struttura che si trova in una zona già altamente inquinata rispetto alla quale non è stata intrapresa alcuna azione di risanamento per ridurre l'alto livello di inquinamento rilevato dall'Agenzia per la protezione ambientale della Basilicata -:
se quanto sopra riportato corrisponda al vero;
quali iniziative intendano adottare perché l'impianto operi in conformità ai requisiti richiesti per legge e quali misure intendano adottare a tutela della salute e dell'ambiente.
(4-05720)

ZAMPARUTTI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
in data 11 dicembre 2009 sul sito del Ministero dell'ambiente della tutela del territorio e del mare è stato pubblicato un quadro riepilogativo dello stato di avanzamento delle procedure approvative dei Piani del Parco dal quale emerge che:
per quanto concerne il Parco Nazionale della Val Grande - istituito con decreto del Presidente della Repubblica 23 novembre 1994 - il piano approvato dal Consiglio direttivo del parco e adottato dalla regione Piemonte nel 1999, non è stato ancora approvato dalla stessa regione Piemonte e dunque non risulta essere in vigore;
per quanto concerne il Parco Nazionale dell'Asinara - istituito con decreto del Presidente della Repubblica 3 ottobre 2003 - il Piano approvato dal consiglio direttivo del parco il 28 ottobre 2005 non è stato ancora approvato dalla regione Sardegna e dunque non risulta essere in vigore;
per quanto concerne il parco Nazionale dei Monti Sibillini - istituito con decreto del Presidente della Repubblica 6 agosto 1993 - il piano approvato dal consiglio direttivo del parco il 18 novembre 2002 non è stato ancora approvato dalla Regione Marche, essendo attualmente in corso l'istruttoria per la valutazione delle 1237 osservazioni presentate, e dunque non risulta essere in vigore;
per quanto concerne il Parco Nazionale del Gran Sasso Monti della Laga - istituito con decreto del Presidente della Repubblica 5 giugno 1995 - il Piano approvato dal Consiglio Direttivo del Parco il 21 dicembre 1999 è trasmesso alle Regioni Abruzzo, Lazio e Marche in data 10 marzo 2000 non è stato ancora approvato definitivamente, essendo attualmente in corso l'istruttoria per la valutazione delle 250 osservazioni presentate, e dunque non risulta essere in vigore;
per quanto concerne il parco nazionale delle Cinque Terre - istituito con decreto del Presidente della Repubblica 6 ottobre 1999 - il Piano adottato dalla Regione Liguria il 24 maggio 2002 non è stato approvato definitivamente dalla stessa Regione, essendo in corso una procedura

volta all'acquisizione di una pre-intesa tra l'ente Parco e i Comuni, e dunque non risulta essere in vigore;
per quanto concerne il parco nazionale del Vesuvio - istituito con decreto del Presidente della Repubblica 5 giugno 1995 - il piano approvato dal consiglio direttivo il 21 dicembre 2004 e trasmesso alla regione Campania il 4 giugno 2005 non è stato approvato definitivamente, essendo attualmente in corso di definizione le intese presso la Regione Campania, e dunque non risulta essere in vigore;
per quanto concerne il parco nazionale delle foreste Casentinesi - istituito con decreto del Presidente della Repubblica 12 luglio 1993 - il piano approvato dal consiglio direttivo nel 2002 e adottato dalla regione Emilia Romagna e Toscana con delibere nn. 280 del 14 febbraio 2005 e n. 399 del 14 marzo 2005 non è stato approvato definitivamente dalle regioni in questione e dunque non risulta essere in vigore;
per quanto concerne il parco nazionale del Cilento e Vallo di Diano - istituito con decreto del Presidente della Repubblica 5 giugno 1995 - il piano adottato dalla Regione Campania con delibera n. 611 del 14 febbraio 2003 non è stato ancora approvato definitivamente dalla regione in questione e dunque non risulta essere in vigore;
la legge 6 dicembre 1991, n. 391 - come modificata dalla legge 9 dicembre 1998, n. 426 - prevede che qualora il piano non venga approvato entro ventiquattro mesi dall'istituzione dell'Ente Parco, alla regione si sostituisce un comitato misto costituito da rappresentanti del Ministero dell'ambiente e da rappresentanti delle regioni e province autonome;
nella nota prot. 2009-26719 dell'11 dicembre 2009, indirizzata a Marco Eramo in risposta a un atto di significazione diffida avente come oggetto proprio il mancato esercizio da parte del Ministro dell'ambiente della tutela del territorio e del mare dei poteri sostitutivi previsti dalla legge quadro, il Direttore Generale per la Protezione della Natura ha precisato, alla luce di un parere reso dal Consiglio di Stato in seguito alla modifica del Titolo V della Costituzione, che per quanto concerne la fase conclusiva del procedimento di approvazione del piano del parco affidata alle regioni interessate «nessun intervento ulteriore, al di là del compito - meramente strumentale e esecutivo - della trasmissione del piano e dei relativi allegati ai comuni, alle comunità montane e alle regioni, può ritenersi consentito al commissario ad acta in caso di inerzia regionale;
nella stessa nota del direttore generale si legge che «la corretta interpretazione dei poteri sostitutivi in questione ha rilevanza - e significato - meramente endoprocedimentale in quanto volta a superare, nel quadro del complesso procedimento alla conclusiva approvazione del piano fasi di stallo o di impasse suscettibili di determinare un arresto del procedimento stesso» e dunque si esclude che «l'eccezionale provvedimento sostitutivo di che trattasi da parte del Ministero sia attributario di una valenza para-sanzionatoria rispetto a eventuali elementi inerziali riconducibili, nella materia, alle attribuzioni regionali»;
nel caso dei Parchi Nazionali sopra richiamati i termini previsti dalla legge per l'approvazione definitiva del piano da parte delle regioni competenti sono ampiamente trascorsi;
in base alla lettura del quadro normativo sopra richiamata - proposta dal direttore generale sulla base di un parere del Consiglio di Stato, reso in merito alla sussistenza o meno dei poteri sostitutivi del Ministro dell'ambiente della tutela del territorio e del mare in seguito all'approvazione del nuovo Titolo V della Costituzione, - quest'ultimo non dispone di strumenti per impedire che le regioni, una volta adottato e trasmesso il piano del Parco, impieghino anni per giungere alla sua approvazione definitiva;
la pianificazione delle aree comprese nei parchi nazionali - fermi restando il

riformato Titolo V della Costituzione e i nuovi poteri locali e regionali risponde essenzialmente all'esigenza di tutelare l'interesse nazionale alla tutela dell'ambiente e dell'ecosistema -:
se sia in possesso di informazioni più aggiornate e circostanziate in merito allo stato di avanzamento delle procedure approvative dei parchi nazionali sopra richiamati;
se si intenda continuare a escludere la possibilità di attivare la procedura prevista dalla legge quadro in tutti i casi in cui il piano del parco non risulti approvato dalle regioni a distanza di 24 mesi dall'istituzione dello stesso ente Parco;
se ritenga che i margini operativi che il Ministero allo stato attuale ha nei confronti degli enti regionali per quel che concerne la pianificazione dei parchi Nazionali siano idonei ad assicurare, a beneficio dell'intera collettività nazionale, la tutela dell'ambiente e dell'ecosistema che sono materie di competenza esclusiva dello Stato e, in caso contrario quale iniziative anche normative, intenda assumere in proposito.
(4-05730)

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BENI E ATTIVITÀ CULTURALI

Interrogazione a risposta scritta:

COSENZA. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
sul Mattino del 10 gennaio 2010 è apparso il seguente articolo che denuncia l'incuria e lo stato di abbandono in cui versano le bellezze storico-architettoniche dei Campi Flegrei: «La pioggia ha trasformato da mesi il Sacello degli Augustali in un laghetto naturale, accessibile solo alle anatre, una cabina elettrica fulminata tiene ancora al buio 54 delle 55 sezioni del Castello di Baia e un catastrofico incendio di 46 anni fa ha lasciato la comunità dei fedeli di Pozzuoli orfana del Duomo del Rione Terra, ristrutturato ma chiuso. Il percorso dei beni culturali e archeologici negati ai turisti e ai visitatori dei Campi Flegrei e lungo. Almeno quanto le polemiche e gli scambi di accuse che si trascinano da anni. Nemmeno i soldi dell'Europa hanno potuto granché. Il Grand Tour negato parte dal Duomo-cattedrale di Pozzuoli lavori ultimati, ma sito chiuso al culto ed al turismo per vie di fuga inadeguate, canonica e campanile da ultimare e un nuovo percorso pedonale da aprire. Dall'acropoli di Pozzuoli il viaggiatore del passato poteva scorgere il Castello Aragonese di Baia: oggi museo archeologico dei Campi Flegrei, custode dei reperti provenienti dal Rione Terra, dall'antica Puteoli, da Misenum e da Liternum. Cinquantacinque stanze inaugurate dal Capo dello Stato, che ospitano altrettante sezioni: oggi tutte chiuse tranne una, per colpa di lavori in corso e per una querelle burocratico-amministrativa tra Regione Campania e Ministero per i beni culturali in materia di gestione dei personale di custodia. Il «Viaggiatore con il cannocchiale» di sir William Hamilton è stato scelto dalla Regione come simbolo dell'itinerario Re-Tour nei Campi Flegrei, ma nel tour dei siti negati, il cannocchiale serve a cercare i custodi privati delle chiavi per visitare le Cento Camerelle, note anche con il nome di «Prigioni di Nerone», oppure la Grotta della Dragonara o la Piscina Mirabilis. Custodi che si tramandano di generazione in generazione le chiavi di accesso a un mondo antico. Affascinante per i visitatori e i turisti, ma solo per coloro che hanno la fortuna di sapere a quale porta bussare. Per tutti gli altri mistero fitto. Inaccessibile, poi, anche la necropoli imperiale tra Misenum e Cuma: primo cimitero dei marinai della flotta imperiale, con urne cinerarie di ufficiali e sottufficiali adornate dagli affreschi di una menade danzante e della dea Selene, restaurate con 900.000 euro dei «por» e mostrate ai bacolesi nel giorno dell'Epifania. Stime ufficiali non ce ne sono, ma almeno il 40 per cento dei siti dei Campi Flegrei resta chiuso. Un miraggio. Come la Casina Vanvitelliana

del Fusaro: riserva di caccia e di pesca dei Borbone, luogo amato da Luigi Einaudi nel suo settennato al Quirinale e sala da affittare a 240 euro per i matrimoni civili, ma solo fino al 31 maggio 2006. Da allora tutto chiuso per restauro, completato quasi un anno fa e gestione passata al Consorzio Ittico Campano, un ente pubblico. Dei turisti nemmeno l'ombra, così come dei promessi sposi: serve una delibera, mentre circola la voce che il costo del fitto della splendida sala sia lievitato a 500 euro per una cerimonia nuziale di mezz'ora. Chiusa al pubblico anche la Fescina, monumento funerario tra Quarto e Pozzuoli: ennesima tappa del tour negato»;
l'area dei Campi Flegrei - comprendente i territori di Pozzuoli, Bacoli, Monte di Procida, Quarto Flegreo, di tre quartieri (Posillipo, Fuorigrotta e Agnano) e di tre frazioni di Napoli (Pianura, Pisani e Soccavo) - è contraddistinta dalla presenza di un patrimonio storico-archeologico tra i più belli e allo stesso tempo peggio gestiti d'Europa;
la storia dei Campi Flegrei ha un enorme valore. Fu qui, infatti, che nel VII secolo a.C. sorse la città di Cuma, celebre centro della Magna Graecia, da cui poi sarebbe nata l'attuale città di Napoli. In epoca imperiale romana, i Campi Flegrei costituirono il secondo sistema urbano-territoriale del mondo comprendendo il porto e la città commerciale di Puteoli, i porti militari di Lucrino e Miseno, il sistema delle ville imperiali e termali di Baia-Bauli e, appunto, Cuma. Dopo un parziale periodo di decadenza in epoca medievale, i Campi Flegrei risorsero come importante luogo di soggiorno termale. Quindi divennero meta ambita del Grand-Tour europeo tra la fine del Settecento e l'inizio dell'Ottocento grazie alla voga con cui, allora, si guardava alla mitologia che voleva proprio i Campi Flegrei tra i teatri delle gesta di Ulisse ed Enea e alla celebrità portata dall'afflusso di importanti pittori che li privilegiavano come soggetti dei loro quadri;
tale imponente carico di storia si riflette sulle straordinarie bellezze archeologiche dei Campi Flegrei, che figurano al quarto posto in Europa per il tasso di concentrazione di attrattive storiche rispetto all'estensione territoriale. Basti pensare allo stupefacente parco archeologico sommerso di Baia o allo splendido complesso termale del Parco archeologico di Bacoli, considerato dagli storici come il modello in base al quale sarebbero successivamente sorti, a Roma, monumenti celeberrimi, quale ad esempio il Pantheon;
la dilapidazione di tali potenzialità turistiche è un esempio simbolo delle inefficienze che da sempre soffocano il possibile sviluppo economico di alcune aree del Mezzogiorno ed è ancor più inaccettabile se si pensa che, nello specifico, i Campi Flegrei rappresentano sul piano morfologico il continuum della costiera, sia sorrentina che amalfitana, e per questo dovrebbe essere interesse di tutti, a partire dagli enti locali, valorizzarne il ruolo invece di lasciarli nello scandaloso stato di abbandono di oggi;
la conferma più autorevole di quanto forte sia ormai il degrado dell'area è giunta dal cattivo esito delle domande effettuate dall'Amministrazione comunale di Pozzuoli per l'inserimento dei Campi Flegrei nella lista del patrimonio mondiale dell'Unesco in quanto, come scritto in una comunicazione ufficiale del Ministero per i beni e le attività culturali con lettera del 26 marzo 2009, il sito «non dimostra di possedere tutti i requisiti richiesti dall'Unesco (...) ed in particolare si fa riferimento al requisito dell'integrità e della autenticità, dell'eccellenza rispetto allo stato di conservazione del bene e della sua presentazione al pubblico» -:
quali urgenti iniziative, per quanto di sua competenza, intenda assumere per porre rimedio alla grave situazione descritta in premessa;
se nello specifico sia realizzabile un tavolo tecnico di concertazione tra il Mi- nistero

per i beni e le attività culturali e gli enti locali interessati per il rilancio culturale (e quindi anche turistico) dei Campi Flegrei.
(4-05728)

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DIFESA

Interrogazioni a risposta scritta:

PALADINI. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
il 30 settembre 2009 numerosi ufficiali di marina e capitanerie di porto manifestavano in Roma volendo richiamare l'attenzione sul loro stato di precarietà nel lavoro altresì richiedendo la loro stabilizzazione anche alla luce delle carenze di organico in seno alla Marina militare;
il Ministero della difesa ha bandito il 9o concorso per ufficiali in forma prefissata (quindi precari a tempo determinato) non tenendo dunque in considerazione la possibilità di stabilizzare gli Ufficiali già formati, motivati e per di più richiamati nel maggio scorso per un periodo di 6/7 mesi onde supplire alle urgenti carenze di organico;
dovrebbe costituire priorità dell'amministrazione dello Stato quella di garantire tanto la stabilità del lavoro quanto la economicità nelle scelte da operarsi;
la formazione di nuovi ufficiali comporterebbe secondo l'interrogante un vero e proprio sperpero di denaro pubblico, a maggior ragione, quando in presenza di altro personale già formato ed in attesa da tempo di stabilizzazione -:
se il Ministro preso atto della descritta situazione intenda assumere ogni determinazione che vada nella direzione della stabilizzazione degli Ufficiali precari della Marina Militare.
(4-05715)

MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
è presente sul web il sito www.associazionecarabinieripodgora.com che riporta nella sua home page lo stemma dell'Arma dei Carabinieri e la scritta «Associazione Carabinieri Podgora»;
dai dati risultanti dal dettaglio del dominio registrati risulta che il citato sito sia intestato al signor Giuseppe Giugno di Cassino (Frosinone);
il comma 3, dell'articolo 8 della legge 11 luglio 1978, n. 382 stabilisce che «La costituzione di associazioni o circoli fra militari è subordinata al preventivo assenso del Ministro della difesa» -:
quante siano le domande per la costituzione di associazioni fra militari pervenute al ministero della difesa dalla data di entrata in vigore della legge di cui in premessa tese ad ottenere il preventivo assenso di cui all'articolo 8, comma 3, della citata legge, quali quelle che siano state autorizzate e quali, se ve ne sono, quelle a cui detto assenso sia stato negato, indicando in tal caso, quali siano le ragioni del diniego;
se il Ministro interrogato sia a conoscenza dell'esistenza di una associazione Carabinieri Podgora e se questa risulti fra quelle autorizzate, chi siano i soci fondatori, quanti siano gli associati e quali siano gli scopi;
se la vendita degli articoli citati sia stata preventivamente autorizzata dai responsabili dei servizi amministrativi dei citati enti militari secondo le vigenti norme, in caso contrario quali immediati provvedimenti intenda adottare per accertare eventuali responsabilità amministrative in ordine ai fatti in premessa.
(4-05722)

GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta scritta:

ZAMPARUTTI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
a Ferdinando Cesarano, detenuto nell'Area Riservata della sezione 41-bis del carcere di L'Aquila, è stata preclusa la possibilità di «ricevere quotidiani locali del territorio di provenienza criminale»;
la misura è stata disposta dal magistrato di sorveglianza il 6 novembre 2009 con effetto fino al 30 aprile 2010 sulla base di una nota della casa Circondariale di L'Aquila del 30 ottobre 2009 e in considerazione del fatto che «la lettura dei quotidiani locali da parte dei detenuti sottoposti al regime differenziato, abbonati a detti quotidiani, potrebbe favorire un collegamento diretto con il relativo gruppo criminale»;
nel provvedimento si legge che «al fine di prevenire la possibile commissione di gravi reati contro la persona, all'ordine pubblico ed al patrimonio, appare opportuno disporre che il detenuto suddetto non possa ricevere quotidiani locali del territorio di provenienza criminale»;
inoltre, pochi giorni prima di Natale, nella cella di Ferdinando Cesarano sono state installate due telecamere, una nella stanza e una in bagno -:
fatta salva l'indipendenza della magistratura quali siano i presupposti di legge, regolamentari e soggettivi di un trattamento, quale quello riservato al signor Cesarano Ferdinando e se non sia il caso di assumere eventuali iniziative volte a correggere disposizioni normative che appaiono agli interroganti superare le normali e ragionevoli esigenze di sicurezza.
(4-05733)

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INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazione a risposta in Commissione:

TULLO, ANDREA ORLANDO, ROSSA e ZUNINO. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
Trenitalia ha provveduto a riorganizzare i bandi per le gare di pulizia dei treni sui territori regionali, anche a seguito dei disservizi registrati ed auspicando un miglioramento del servizio;
a seguito di tali decisioni in Liguria due aziende avrebbero dovuto sostituire da metà dicembre 2009 l'azienda che deteneva l'appalto precedentemente;
a seguito di tale scelta e dei ricorsi legali conseguenti all'assegnazione della gara, si è determinata una situazione che ha creato gravi problemi sulla qualità degli interventi di pulizia con ricadute per i passeggeri e di grande incertezza per i lavoratori dell'azienda;
attualmente i lavoratori impegnati sono circa 350 e non sanno quanti saranno riassunti dalle nuove aziende appaltatrici, mentre si sono registrati problemi anche per i buoni pasto che devono ricevere -:
se sia a conoscenza della situazione che si è determinata;
se ritenga di intervenire su Trenitalia al fine di ristabilire qualità per i passeggeri e certezze per i lavoratori che da 18 mesi sono in uno stato di incertezza occupazionale, assicurando altresì che Trenitalia si faccia carico di corrispondere i buoni pasto ai lavoratori stessi, in base alla legge Biagi, quale concessionario.
(5-02337)

Interrogazioni a risposta scritta:

DI PIETRO, PIFFARI e SCILIPOTI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 1-bis del decreto-legge 28 aprile 2009, n. 39, convertito, con modificazioni,

dalla legge 24 giugno 2009, n. 77 (recante «Interventi urgenti in favore delle popolazioni colpite dagli eventi sismici nella regione Abruzzo nel mese di aprile 2009 e ulteriori interventi urgenti di protezione civile»), recita: «(Misure urgenti in materia antisismica). - 1. All'articolo 20, comma 1, del decreto-legge 31 dicembre 2007, n. 248, convertito, con modificazioni, dalla legge 28 febbraio 2008, n. 31, e successive modificazioni, al primo periodo, le parole: "30 giugno 2010" sono sostituite dalle seguenti: "30 giugno 2009 e il secondo periodo è soppresso"»;
alla data del 30 giugno 2009, si anticipa di un anno l'entrata in vigore del decreto ministeriale 14 gennaio 2008 in materia di aggiornamento delle norme tecniche per le costruzioni di cui alla legge 5 novembre 1971, n. 1086, alla legge 2 febbraio 1974, n. 64, al decreto del Presidente della Repubblica 6 giugno 2001, n. 380, ed alla legge 27 luglio 2004, n. 186, di conversione del decreto-legge 28 maggio 2004, n. 136, dopo che il decreto-legge 30 dicembre 2008, n. 207, convertito, con modificazioni, dalla legge 27 febbraio 2009, n. 14, (recante «Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 30 dicembre 2008 n. 207 recante proroga di termini previsti da disposizioni legislative e disposizioni finanziarie urgenti»), l'aveva prorogata al 30 giugno 2010;
il regime transitorio per l'operatività della revisione delle norme tecniche per le costruzioni ha permesso l'applicazione facoltativa delle nuove norme tecniche per le costruzioni di cui al decreto ministeriale 14 gennaio 2008, delle norme tecniche di cui al precedente decreto ministeriale 14 settembre 2005, e dei decreti del Ministro dei lavori pubblici 20 novembre 1987, 3 dicembre 1987, 11 marzo 1988, 4 maggio 1990, 9 gennaio 1996 e 16 gennaio 1996;
tale confusa stratificazione nella legislazione in materia ha indotto gli addetti del settore edilizio a prediligere - anche in ragione dei costi economici - la normativa precedente alle norme tecniche per le costruzioni di cui al decreto ministeriale 14 gennaio 2008, con il risultato che l'improvvisa entrata in vigore delle nuove norme e gli adempimenti burocratici da esse scaturenti, hanno causato un intasamento del Servizio tecnico centrale del Consiglio superiore dei lavori pubblici, con evidenti ritardi nelle operazioni di protocollo delle documentazioni rese dalle imprese;
i tempi di attesa per il rilascio delle certificazioni di idoneità lasciano gli operatori del settore interessato in una condizione di difficile sopravvivenza, tenuto conto anche della crisi economica in atto -:
se il Ministro sia a conoscenza delle difficoltà operative riscontrate dagli addetti al settore edilizio in relazione alla confusa situazione della normativa evidenziata in premessa, nell'assetto normativo di riferimento e se ritenga opportuno acquisire elementi utili ai fini di una valutazione dell'impatto derivante dall'introduzione delle norme in questione;
quale strategia il Governo intenda perseguire per smaltire le pratiche accumulate e per assicurare in tempi certi l'uscita da una grave situazione di «impasse» estremamente negativa soprattutto per le piccole e medie imprese attive nel settore edilizio.
(4-05713)

BELLANOVA. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
l'Italia è investita da una crisi economica senza precedenti e la recessione in atto colpisce anche il settore delle costruzioni. Dallo studio realizzato dal CRESME (Centro ricerche economiche e sociali di mercato per l'edilizia e il territorio) si evince che tra il 2007 ed il 2009 il valore della produzione del settore perde 1,2 miliardi di euro, passando dagli 11,2 miliardi di euro del 2007 ai 9,9 miliardi di euro del 2009, su base nazionale;

la grave crisi del settore è evidenziata anche da altri indicatori diretti ed indiretti, il primo dei quali è legato alle dinamiche occupazionali. Dati veramente preoccupanti in merito all'occupazione emergono dai rapporti Istat, nei primi sei mesi del 2009 gli occupati nel settore sono stati 119.000, nei primi sei mesi del 2008 erano ben 128.000: si tratta di una flessione di 9.000 addetti;
in questa difficile situazione, il comparto delle opere pubbliche dovrebbe avere a detta degli economisti una funzione anticiclica e di sostegno alla domanda, ma dal rapporto del CRESME si evidenzia, invece, che negli ultimi due anni tale comparto in Puglia non è stato in grado di far fronte alla crisi del settore. La stessa analisi dei bandi di gara e delle aggiudicazioni mostra che dopo aver chiuso il 2008 in crescita, il mercato dei bandi di gara per realizzare opere pubbliche nel 2009 segna una forte flessione. Tra gennaio e giugno 2009 sono stati promossi 986 interventi e 1,1 miliardi, valori che corrispondono ad una flessione rispettivamente del 24 per cento e del 20 per cento rispetto allo stesso periodo dell'anno 2008;
nel corso di questo anno, sempre secondo il suddetto rapporto, in Puglia a crescere sono state le iniziative di concessioni di costruzione su proposta della stazione appaltante e la gestione dei servizi di facility management. I principali responsabili della contrazione del mercato sembrerebbero essere le imprese a capitale pubblico e i comuni, principali committenti di opere pubbliche nella regione. Nei primi dieci mesi del 2009 hanno posto in gara 584 iniziative pari a 308 milioni di euro, con una riduzione del 24,2 per cento del numero di gare e del 32,7 per cento degli importi rispetto al 2008;
il 28 dicembre 2009 si inserisce in questo scenario, già a dir poco sconfortante, il bando di gara per i lavori di ammodernamento e adeguamento della strada statale 275 lungo l'itinerario Maglie - Santa Maria di Leuca indetto da ANAS e pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale che ha creato non poche proteste da parte dei costruttori salentini;
dal bando si evince, infatti, che l'appalto è unico per un importo complessivo di 200 milioni di euro e che per partecipare alla gara l'impresa deve essere in grado di dimostrare di aver già realizzato opere per 600 milioni di euro. Tutto ciò, a detta dei costruttori, determinerebbe l'assoluta inaccessibilità delle piccole e medie imprese salentine e pugliesi, che potrebbero rientrare a far parte dei lavori solo in condizioni di subappalto con meccanismi che tenderebbero però al ribasso e che potrebbero innescare anche lo spettro del lavoro nero e insicuro;
la proposta che invece mettono in campo le associazioni dei costruttori salentini - rappresentati nella consulta delle Costruzioni - costituita da Ance, Aniem, Conapi, Cna, Costruzioni, Confartigiano, Costruzioni, Claai Edil, Cgil, Cisl e Uil consta nella possibilità di suddividere l'appalto in più lotti funzionali e funzionanti al fine di garantire una maggiore celerità nella realizzazione dell'opera ed alle imprese del salento di partecipare alle gare;
la suddetta proposta avrebbe anche la finalità, certamente non trascurabile per quanto sopra citato, in relazione alla crisi in atto del settore, di coinvolgere come attore primario l'imprenditoria locale restituendole, in tal modo, una boccata di ossigeno in un contesto di crisi così schiacciante;
inoltre si potrebbe, in tal modo, monitorare con una maggiore capillarità il rischio che venga utilizzata, in contesti come quello dei subappalti, manodopera in nero -:
se il Ministro interrogato non ritenga utile attivarsi con urgenza presso ANAS S.p.a. per farsi portavoce dell'importante istanza avanzata dalla Consulta delle costruzioni, affinché si preveda l'espletamento della gara d'appalto dei lavori in oggetto attraverso stralci funzionali e funzionanti

che consentano anche la partecipazione delle imprese locali.
(4-05723)

ZAMPARUTTI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
da notizie stampa risulta che in Umbria, ancora in massima allerta per i prossimi giorni, si cominciano già a contare i danni e i disagi diffusi in tutto il territorio regionale: smottamenti, allagamenti, dissesti e problemi vari alle scarpate stradali, danni alle colture a causa dell'esondazione del Tevere e delle piene di tutti gli altri fiumi umbri;
secondo Legambiente i problemi sono legati ai maldestri interventi di bonifica idraulica e cattiva gestione delle fasce ripariali che trasformano un corso d'acqua in un canale non costituiscono certamente la migliore soluzione per il contenimento dei rischi e dei dissesti. Senza dimenticare le tante infrastrutture e i tanti interventi urbani realizzati direttamente (e che Legambiente da anni denuncia);
i casi più eclatanti a Ponte Pattoli a monte e a valle del ponte, dove sulla destra idrografica insistono una serie di baracche e ricoveri per animali, rimessaggi di mezzi agricoli, con tanto di eternit fatiscente come copertura;
a Ponte Nuovo di Torgiano tutta l'area «festa di Pontenuovo» con tanto di strutture in cemento è stata realizzata in area esondabile e immediatamente a valle della luce del ponte sul Tevere in zona esondabile. Sempre a Ponte Nuovo - insiste Legambiente - anche il centro sportivo e l'area verde sono stati realizzati in area esondabile mettendoli in «sicurezza» con un argine ma occupando l'arcata del ponte con una piattaforma stabile e non rimovibile per organizzare lo spazio pub per giovani (sempre in periodo di sagra), completa di impianti elettrici e acqua potabile. Altra situazione più volte segnalata presso l'abitato di Pretola, dove sulla destra idrografica insistono oltre che una nota azienda, tutto il centro sportivo, perennemente sott'acqua in caso di piena, nonostante le protezioni realizzate con soldi pubblici in questi anni: basti pensare che il livello del campo sportivo è quasi pari a quello del fiume. Ma lo stesso abitato di Pretola, in seguito alle arginature fatte negli anni nei tratti di monte, è ad alto rischio esondazione;
ad Umbertide invece è accaduto il più grave intervento che abbia mai subito il Tevere degli ultimi 30 anni dove le sponde per oltre 6 chilometri sono state arginate e cementificate per la realizzazione dell'impianto internazionale di pesca sportiva, addirittura realizzando una strada di servizio dove prima esisteva la struttura spondale -:
se corrisponda al vero quanto sopra riferito;
se e quali iniziative di competenza si intendano mettere in atto per evitare futuri eventi di tale grave impatto sull'ambiente.
(4-05731)

TESTO AGGIORNATO AL 19 GENNAIO 2010

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INTERNO

Interrogazione a risposta orale:

GINEFRA. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
lo scorso 7 gennaio a Rosarno, nella piana di Gioia Tauro, abbiamo assistito a scene di guerriglia urbana per la rivolta di alcune centinaia di lavoratori extracomunitari impegnati in agricoltura e accampati in condizioni inumane in una vecchia fabbrica in disuso e in un'altra struttura abbandonata;
a fare scoppiare la protesta è stato il ferimento compiuto da alcuni cittadini di

Rosarno ai danni di due extracomunitari, utilizzando un'arma ad aria compressa e pallini da caccia;
la volontà di reagire è stata quasi certamente determinata da una situazione pronta ad esplodere e che covava da tempo nella colonia di lavoratori ammassati nella struttura di Rosarno in condizioni ai limiti del sopportabile, e di altri nelle stesse condizioni a Gioia Tauro in locali dell'ex opera Sila;
ogni anno, nei mesi invernali, da novembre a febbraio, migliaia d'immigrati si riversano nelle campagne della piana di Gioia Tauro per lavorare alla raccolta di mandarini e arance e già nel novembre del 2007 gli operatori di Medici senza frontiere, venuti in contatto con le comunità di immigrati stagionali situati nell'area di Rosarno (Reggio Calabria), San Ferdinando (Reggio Calabria) e nella frazione di Marotta (Reggio Calabria), si sono resi conto delle condizioni spaventose nelle quali i lavoratori erano costretti: sfruttamento sul lavoro, alloggi totalmente inadeguati, esclusione sociale e in alcuni casi episodi di violenza che costituiscono ancora oggi la realtà quotidiana degli stagionali che prestano la propria opera in quest'area;
la situazione nella piana di Gioia Tauro presenta caratteristiche riferibili a un contesto di crisi umanitaria e un rapporto di Medici senza frontiere ha mostrato come le condizioni di vita e di lavoro non siano mutate in questi anni e che l'emergenza continua ed è sempre più allarmante: il 90 per cento degli intervistati vive in strutture abbandonate, quali fabbriche non più in uso o in cascinali disabitati sprovvisti di riscaldamento, elettricità, acqua corrente e servizi igienici; in alcuni casi i migranti sono costretti a pagare un affitto;
il Ministro dell'interno in una lunga intervista rilasciata il 10 gennaio 2010 a Sky ha ribadito che tutti gli immigrati trasferiti da Rosarno e Gioia Tauro nei centri di prima accoglienza di Crotone e Bari saranno identificati e, se trovati privi di documenti di soggiorno, verranno espulsi, anche se non sono state illustrate le modalità mediante le quali i suddetti cittadini dovranno lasciare il nostro Paese;
di fatto, tale decisione potrebbe essere ad avviso dell'interrogate un invito ad una ulteriore clandestinità, ovvero dopo lunghi mesi di internamento nei centri di identificazione ed espulsione appare improbabile che in pochi giorni oltre mille persone di diverse nazionalità, reduci dalle violenze di Rosarno, possano essere riconosciute dalle ambasciate dei Paesi di provenienza, dotati di documenti di viaggio ed accompagnate alla frontiera;
nella stessa intervista il Ministro ha rinnovato l'impegno del Governo ad aprire centri di detenzione nelle regioni che ne sono ancora prive, dando poi i numeri dei suoi successi, la drastica riduzione degli sbarchi in Sicilia, e le espulsioni che sarebbero state eseguite dall'Italia negli ultimi due anni: tali affermazioni sono state ribadite nell'informativa alla Camera dei deputati resa il 13 gennaio 2010;
pur non volendo entrare nel merito delle cifre citate, è noto come solo una minima parte degli immigrati che entrano irregolarmente in Italia attraversa il canale di Sicilia, e di questa minima parte oltre la metà sono donne, minori, richiedenti asilo; tante di queste persone sono state riconsegnate lo scorso anno al Governo libico, o bloccate prima della partenza grazie alla collaborazione dei nostri «agenti di collegamento» dislocati in Libia, una situazione gravemente lesiva dei diritti dell'uomo come documentato pochi mesi fa da Human Rights Watch;
il cosiddetto pacchetto sicurezza, con la introduzione del reato di immigrazione clandestina e con il prolungamento a sei mesi della detenzione amministrativa ha fatto diminuire le espulsioni effettivamente eseguite, su questo sono tutti concordi e basterebbe visitare un centri di identificazione ed espulsione per rendersene conto;
ogni anno, durante i mesi della raccolta, il numero degli immigrati presenti nella zona di Rosarno quadruplica, raggiungendo

circa le 4mila unità su una popolazione locale di 15mila e nel corso dell'indagine portata avanti sempre da medici senza frontiera, è emerso che le autorità locali sono consapevoli dello stato di emergenza igienico sanitaria delle comunità di lavoratori stagionali;
sembra che tuttavia non sia mai stato possibile realizzare interventi strutturali per garantire condizioni minime di accoglienza, con la motivazione che si trattava di lavoratori stranieri irregolari; a rendere la situazione ancora più drammatica, alcuni immigrati intervistati hanno denunciato di essere vittime di maltrattamenti e atti di violenza come il lancio di pietre e oggetti, per lo più da parte di adolescenti;
nella piana di Gioia Tauro sono state raccolte 111 interviste ed effettuate 124 visite mediche: il 90 per cento del campione è composto da immigrati irregolari, di cui l'87 per cento ha un'età inferiore ai 30 anni e dai dati raccolti emerge che solo la metà dei migranti intervistati stava lavorando e di questi nessuno era provvisto di un contratto di lavoro;
inoltre gli immigrati presenti nella zona lavorano in media due giorni a settimana per 25 euro al giorno, nell'85 per cento dei casi, gli stranieri devono acquistare stivali e guanti per affrontare il lavoro e ogni giorno, fin dalle prime ore dell'alba, si riversano nel centro del paese aspettando di essere reclutati da datori di lavoro e caporali, la maggior parte delle volte pagando 5 euro ai caporali per il trasporto al campo;
rimangono altresì preoccupanti le dichiarazioni del Ministro che attacca per «eccessiva tolleranza» le autorità locali, sembrerebbe dunque anche i prefetti, i questori ed il commissario straordinario al comune di Rosarno, dichiarazioni che ad avviso dell'interrogante rischiano di arrecare vantaggio per tutti coloro che in maniera tutt'altro che lecita e limpida hanno imposto la deportazione dei migranti dalla piana di Rosarno;
i provvedimenti di espulsione che le autorità di polizia si accingono a consegnare ai migranti vittime di quanto avvenuto nella Piana di Gioia Tauro, rischiano di essere percepiti come una sorta di legittimazione successiva dell'azione violenta condotta da criminali della zona e un grande guadagno per quei datori di lavoro che non hanno pagato le misere remunerazioni dovute ai braccianti agricoli stranieri impegnati da settimane alle loro dipendenze;
anche i mezzi di informazione hanno documentato come molti migranti non volessero lasciare Rosarno proprio per ottenere quanto loro dovuto da alcuni datori di lavoro, abitanti di quella cittadina che fino al giorno prima li hanno impunemente sfruttati;
a quanto è dato sapere, alcuni giornalisti hanno documentato richieste telefoniche dei migranti che chiamavano inutilmente i loro datori di lavoro per ottenere la paga dovuta, richieste senza risposta perché nessuno rispondeva al cellulare;
il procuratore della Repubblica di Palmi, inoltre, ha osservato come dietro la controrivolta dei rosarnesi si potesse nascondere la criminalità organizzata locale (ovvero la 'ndrangheta) ed uno dei tre arrestati, per i quali i rosarnesi chiedevano la libertà con striscioni esibiti anche durante i servizi televisivi, è il rampollo di una delle più importanti famiglie mafiose che controllano la piana di Gioia Tauro;
attualmente gli immigrati sono stati trasferiti da Rosarno per dirigersi verso il nord Italia o in centri di accoglienza calabresi e pugliesi: 428 sono stati portati nel centro di prima accoglienza di Crotone e 400 in quello di Bari; altri 300 hanno lasciato la piana di Gioia Tauro autonomamente, in treno, diretti a Milano, Napoli, Foggia, Palermo, e le due ex fabbriche utilizzate come dormitori, Opera Sila e Rognetta, si sono praticamente svuotate;
nel corso della stessa notte 324 immigrati sono arrivati nel CARA (Centro accoglienza richiedenti asilo) di Bari-Palese: 322 uomini e due donne, la nazionalità prevalente è quella del Ghana e il

prefetto di Bari ha comunicato che nella mattinata successiva al loro arrivo, la metà di loro era già stata identificata e che di questi oltre 160 hanno un regolare permesso di soggiorno per motivi di lavoro e hanno chiesto di lasciare il Cara: gli immigrati in regola sono stati accompagnati alla stazione senza alcuna forma di sostegno economico per affrontare le spese del viaggio;
quanti invece dovranno essere espulsi sono stati trasferiti al Centro di identificazione e espulsione: ad oggi 26 immigrati sono ancora ospiti della suddetta struttura; 14 sono stati arrestati senza che all'interrogante siano note le reali motivazioni e condotti nelle carceri di Bari e Trani; 18 sono stati trasferiti al centri di identificazione ed espulsione di Ponte Galeria, a Roma;
il Ministro ha annunciato durante l'informativa alla Camera dei deputati sui fatti di Rosarno, l'avvio delle procedure per la concessione del permesso di soggiorno per motivi umanitari a quei cittadini stranieri rimasti feriti durante i noti scontri, ma nessun riferimento è stato fatto alla possibilità di estendere tale misura, ai sensi dell'articolo 18 del Testo Unico sull'immigrazione e per le fattispecie in esso previste, agli altri immigrati sprovvisti di permesso; nessun riferimento alla concreta possibilità che molti degli immigrati possano essere stati oggetto di sfruttamento e di riduzione in schiavitù da parte della 'ndrangheta;
inoltre, le stesse condizioni di sfruttamento e precarietà riguardano anche altri settori delle attività lavorative e produttive estese a tutto il territorio nazionale quali l'edilizia, l'industria tessile e manifatturiera: è infatti dimostrato dalle quotidiane notizie di cronaca sulle tante «morti bianche» e di donne, minori e uomini ridotti in schiavitù a lavorare in turni massacranti, anche 16 ore al giorno, in malsani e lugubri scantinati -:
se il Ministro non intenda sostenere le vittime dello sfruttamento che denunciano violazioni alle leggi dello Stato e ai diritti umani dando piena attuazione, a tale fine, all'articolo 18 del Testo unico delle leggi sull'immigrazione, che prevede l'accesso alla protezione per collaborazione di giustizia a tutti i migranti che denunciano tali situazioni di sfruttamento e schiavismo, indipendentemente dal loro status di presenza sul territorio;
se non intenda, inoltre, intraprendere tutte le iniziative possibili a livello locale e nazionale, per contrastare i fenomeni di sfruttamento della manodopera, del caporalato e dello schiavismo, coinvolgendo in forma attiva, le forze di polizia, gli enti locali, le organizzazioni professionali dei produttori, dei coltivatori e dei consumatori, le organizzazioni sindacali, le organizzazioni della società civile promuovendo, a tale scopo, l'istituzione di un tavolo comune per la realizzazione di strumenti di controllo dell'intera filiera produttiva e di trasformazione dei prodotti agro-alimentari, individuando marchi di certificazione etica nello spirito del Global Compact e sulla responsabilità d'impresa.
(3-00838)

Interrogazione a risposta in Commissione:

TULLO e ANDREA ORLANDO. - Al Ministro dell'interno, al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
nella notte di lunedì 4 gennaio 2010 nella città di Sanremo si è sviluppato un incendio di carattere doloso che ha completamente distrutto un bar situato in corso Cavallotti a poche decine di metri dal commissariato di polizia;
nonostante il profuso e professionale impegno delle Forze dell'ordine, permangono motivi di grave preoccupazione legati ad altri episodi analoghi avvenuti nel ponente Ligure, se si pensa ad esempio all'attentato, fortunatamente non andato a segno al palazzo di giustizia di Imperia;
è necessario continuare a sostenere l'azione delle forze dell'ordine della procura di Sanremo e della sezione distrettuale antimafia di Genova, che da tempo indagano

per comprendere e colpire attività delittuose che possono essere ricondotte alla criminalità organizzata, tenendo conto quindi della «qualità» dei reati e rafforzando la risposta che lo Stato deve dare;
da tempo, in particolare, alla procura di Sanremo, vi sono gravissime carenze di organico che se colmate rafforzerebbero l'azione di indagine; per un'azione di controllo del territorio sono necessarie maggiori forze a disposizione di Carabinieri e Polizia -:
con quali misure e in che tempi ritenga di intervenire per sostenere maggiormente l'attività delle Forze dell'ordine e della procura di Sanremo.
(5-02336)

Interrogazioni a risposta scritta:

PALADINI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il Ministro dell'interno, ha emanato nei giorni scorsi il decreto di assegnazione dei fondi ex articolo 61, comma 18, del decreto-legge n. 112 del 2008, pari a cento milioni di euro, destinati a città italiane che avessero presentato progetti inerenti la sicurezza urbana, considerando prioritario il parametro dell'indice di criminalità;
in virtù di tale decreto, i finanziamenti per la città di Genova ammontano ad euro zero nonostante la civica amministrazione genovese abbia presentato, in data 26 giugno 2009, due progetti;
il primo progetto, per un valore di 500.000 euro, prevedeva la totale riqualificazione e messa in sicurezza dell'area più degradata del quartiere di Genova «Sampierdarena» e che un secondo progetto prevedeva altresì la ristrutturazione e messa a norma di un immobile, sede della Polizia municipale;
tali progetti, se attuati, avrebbe consentito una migliore qualità del servizio ed un maggior presidio del territorio nonché risparmi di denaro pubblico da riutilizzare per l'ulteriore implementazione delle dotazioni del Corpo di polizia municipale;
il finanziamento è stato accordato ad altri progetti, assolutamente simili, provenienti spesso da piccole realtà locali quali ad esempio i comuni di San Cipriano Po, Parghelia, Monastero di Vasco, Soriano Calabro, Maglie, Adelfia, e altri, che godranno di cospicui finanziamenti pur annoverando un numero di abitanti assolutamente inferiore a quello della sesta città d'Italia;
l'indice di criminalità di una città metropolitana non può essere così sottovalutato rispetto a piccole realtà quali quelle sopra descritte -:
quali siano stati i criteri in base ai quali sia stato possibile adottare la decisione di neon assegnare alcun finanziamento alla città di Genova;
se il Ministro intenda porre rimedio alla descritta situazione nell'interesse della popolazione della sesta città d'Italia per numero di abitanti.
(4-05714)

VACCARO. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il Corpo nazionale dei vigili del fuoco nasce come tale con il regio decreto legge del 27 febbraio 1939 e successivamente viene convertito dalla legge 1570 del 27 dicembre 1941;
in seguito allo sviluppo del paese i compiti del Corpo di Vigili del Fuoco diventano sempre più complessi e differenziati: il decreto legislativo n. 139 dell'8 marzo 2006 stabilisce infatti che: «Il Corpo nazionale dei Vigili del Fuoco, è una struttura dello Stato ad ordinamento civile, incardinata nel Ministero dell'interno - Dipartimento dei vigili del fuoco, del soccorso pubblico e della difesa civile, per mezzo del quale il Ministero dell'interno assicura, anche per la difesa civile, il servizio di soccorso pubblico e di prevenzione ed estinzione degli incendi su tutto il territorio nazionale, nonché lo svolgimento delle altre attività assegnate al

Corpo nazionale dalle leggi e dai regolamenti, secondo quanto previsto nel presente decreto legislativo»;
però, ad oggi, nella Provincia di Salerno, una delle province più vaste d'Italia, il numero effettivo dei vigili del fuoco impiegati è pari ad un totale di 370 unità per 158 comuni, a fronte di un organico che ne prevederebbe almeno 460;
emblematico risulta essere il caso del comune di Nocera Inferiore, il quale conta, in totale, 5 vigili del fuoco effettivi e 3 volontari - peraltro presenti a turnazione - che coprono turni minimi estremamente lunghi;
nel comune di Sarno la scarsità di mezzi e risorse umane è altrettanto evidente; ivi infatti la squadra dei vigili del fuoco è composta, per necessità, sia da elementi effettivi che da unità volontarie. La precarietà della situazione, pronta ad essere smantellata in qualsiasi momento, è quindi evidente;
non migliore è la situazione dell'area geografica di Eboli: essa, pur essendo molto ampia, conta ben 60 caposquadra in meno;
su tutto il territorio della provincia di Salerno, a causa della carenza di risorse umane, qualora la squadra di vigili del fuoco viene impegnata in un qualsivoglia intervento, la caserma viene chiusa per mancanza di personale, sino al successivo rientro post-intervento della medesima squadra -:
se, considerata l'importanza della rapidità di intervento, della competenza e dell'esperienza del Corpo nazionale dei vigili del fuoco, il Ministero dell'interno abbia progettato e sviluppato un piano per garantire un'adeguata copertura, in termini di mezzi e di uomini, per l'intera provincia di Salerno;
se il Governo intenda procedere ad un piano di riqualificazione del comando provinciale di Salerno anche mediante dislocamento e decentramento nelle zone più importanti della stessa provincia, tenendo in considerazione la peculiarità dell'ampiezza del territorio campano;
se siano già state individuate talune priorità territoriali a cui dare sollievo in termini di mezzi e uomini, e nel tal caso quali siano queste aree;
in che tempi il suddetto piano potrà essere realizzato;
se lo stesso Ministero dell'interno intenda garantire un riconoscimento economico adeguato al Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco, sempre e comunque all'altezza delle emergenze che di volta in volta si susseguono.
(4-05725)

SCILIPOTI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 20 della legge 23 febbraio 1999, n. 44 (disposizioni concernenti il Fondo di solidarietà per le vittime elle richieste estorsive e dell'usura) stabilisce che le vittime di usura e di estorsione possano beneficiare della sospensione, per 300 giorni, dei termini di scadenza degli adempimenti amministrativi e fiscali, dei ratei) dei mutui bancari ed ipotecari, dei titoli esecutivi, nonché dei termini di prescrizione e di decadenza, legali e convenzionali;
lo stesso commissario straordinario del Governo per il coordinamento delle iniziative antiracket ed antiusura, con propria circolare n. 2436/BE del 26 ottobre 2004 ha spiegato come «... Si comprende, quindi, la ratio della norma che è quella di agevolare la ripresa economica della vittima una volta che l'ordinamento è stato posto in grado di neutralizzare l'azione criminosa...» ed ancora: «... Il Legislatore, nel costruire la trama della disciplina antiracket ed antiusura, ha voluto, tra l'altro, definire un meccanismo che potesse consentire agli imprenditori che avessero denunciato i propri estorsori ed usurai di non soffocare, in attesa delle provvidenze di sostegno previste dalla legge n. 44 del 1999 e dalla legge n. 108

del 1996, nel mare delle scadenze che ragionevolmente si sono accumulate anche a causa della pressione illecita di cui sono stati vittime... »;
qualora però, i lunghi tempi giudiziari si dovessero protrarre per diversi anni, la vittima che si è affidata alla protezione dello Stato, rischierebbe di perdere ogni beneficio, perché non essendoci uniformità nell'applicazione dell'articolo 20 legge n. 44 del 1999, i giudici o i presidenti dei tribunali, potrebbero ritenere che, trascorso un certo lasso di tempo, (tre anni per il presidente del tribunale di Ascoli Piceno) in assenza di rinvio a giudizio, ogni beneficio concesso dallo Stato dovrebbe cessare;
il risultato ovviamente sarebbe quello di porre nel nulla una legge dello Stato creata come incentivo per la lotta alla criminalità, andando inoltre a danneggiare quanti avevano riposto fiducia nelle istituzioni;
coloro i quali avessero denunciato fatti di usura ed estorsione, si ritroverebbero, dopo tre anni, improvvisamente privi della tutela dello Stato con i procedimenti giudiziari ancora pendenti;
inevitabile conseguenza sarebbe quella di tornare ad essere vittima delle illegittime pretese dei propri aguzzini;
quanto detto vale per l'usura «comune» ma ancora e di più per quella «bancaria», in quanto gli istituti di credito, in forza di titoli privilegiati, risulterebbero garantiti nella riscossione dei crediti rispetto a tutti gli altri «creditori sani»;
la vittima di usura, ha creduto nella protezione dello Stato e privata della sospensione dei termini avrebbe invero subito solo e meramente una lenta agonia, mentre le banche per le quali sono previsti aiuti di ogni genere da parte delle istituzioni, avrebbero piena soddisfazione delle loro ragioni, in danno altresì dei creditori terzi, i cui crediti avrebbero potuto trovare soddisfazione dalle somme erogate dal fondo di solidarietà;
sono documentate varie segnalazioni da parte di imprenditori ed associazioni antiracket ed antiusura circa i dinieghi posti dalla prefettura di Ascoli Piceno, la quale pare negherebbe il rilascio della proroga del suddetto beneficio, anche laddove sono presenti tutti gli elementi oggettivi previsti dalle speciali norme antiracket ed antiusura;
in particolare, viene segnalato che i responsabili dell'ufficio antiracket ed antiusura della prefettura di Ascoli Piceno riferiscono che pur riconoscendo la fondatezza delle domande, non concederebbero la tutela apprestata dalla legge in quanto obbligati ad ottemperare al parere negativo espresso dal presidente del tribunale, asseritamente vincolante per la prefettura, invocando una non meglio precisata circolare del Ministero dell'interno;
il presidente del tribunale di Ascoli Piceno, d'altro canto, interpellato sul punto dalle associazioni, pur ritenendo di non dover rilasciare altre proroghe dopo 3 anni di sospensione, in forza di quella che all'interrogante appare una personale interpretazione della legge, avrebbe anche riferito che il proprio parere non sarebbe assolutamente vincolante, essendo il prefetto il solo plenipotenziario in ordine alla concessione o meno della sospensione prevista dal comma 7 dell'articolo 20 citato;
se non venissero concesse tali proroghe, anche dopo i tre anni, il senso dei precedenti provvedimenti e la ratio della normativa stessa perderebbero di utilità. Difatti se così fosse si dovrebbe pensare alla stessa legge come ad un provvedimento che consente solo una lenta agonia e che non vede la ripresa economica della vittima di usura e di estorsione;
ritardare o negare il beneficio ex-articolo 20 legge n. 44 del 1999 e/o la sua proroga determina una lesione di diritti riconosciuti dall'ordinamento alle vittime dei suddetti reati, le quali necessitano di essere garantite a reinserirsi nell'economia legale, da parte di chi è istituzionalmente preposto a tutelarle;

se i tempi di accertamento della giustizia prevedono lunghi periodi, che nel caso della procura e del tribunale di Ascoli Piceno sono superiori ai tre anni, essi non debbono ripercuotersi in danno delle vittime di usura e di estorsione che abbiano attivato le provvidenze ex lege;
da una ordinanza del tribunale fallimentare di Ascoli Piceno, riunito in camera di consiglio il 29 giugno 2006 (Cron. n. 2329) risulta: «... quanto alla possibilità di proroga del termine di cui al 4o comma dell'articolo 20 legge n. 44 del 1999, va osservato che, se è vero che la legge non prevede la possibilità di prorogarlo, è altrettanto vero che la legge non esclude detta possibilità. Nel silenzio della legge, trattandosi di termine non perentorio (in quanto non qualificato tale dalla legge), bensì di termine dilatorio, risulta conforme alla ratio della normativa antiusura prevedere la possibilità di una o più proroghe, e ciò in quanto i tempi della procedura amministrativa di erogazione delle provvidenze pubbliche non possono riverberarsi a danno del soggetto istante, pena una palese incostituzionalità della norma sopra richiamata...»;
l'orientamento della prefettura di Ascoli Piceno di conformarsi al parere del presidente del tribunale è seguito da altre prefetture italiane -:
se le norme antiusura conferiscano effettivamente alla sola figura del prefetto, in ragione di una competenza funzionale esercitata dal medesimo, il quale dispone delle valutazioni di alta amministrazione implicanti interessi pubblici prioritari rispetto ai diritti dei creditori terzi estranei ai fatti di usura, la valutazione esclusiva della sussistenza dei presupposti richiesti per l'accesso e/o il rinnovo dei benefici di cui alla legge n. 44 del 1999, prescindendo dalla valutazione del presidente del tribunale;
se risponda al vero che il comma 7 dell'articolo 20 richiede che il provvedimento del prefetto sia obbligatoriamente supportato da quello del presidente del tribunale, ma che all'indispensabile acquisizione del parere in questione certamente non corrisponda un obbligo di conformarsi all'opinione del tribunale;
altresì se risponda al vero che il commissario straordinario del Governo abbia mai trasmesso agli uffici delle prefetture una propria circolare con la quale raccomanderebbe ai prefetti di conformarsi alle opinioni espresse dai presidenti dei tribunali, per il rilascio o il rinnovo della sospensione dei termini ex-articolo 20 legge n. 44 del 1999; anche in presenza di domande rispondenti ai requisiti dei dettati normativi;
se, alla luce dei fatti esposti, accertata l'eccezionalità e l'urgenza prevista dalla norma di tutela delle vittime di usura e di estorsione e considerato altresì il fatto che si esporrebbero le vittime denuncianti alle aggressioni dei soggetti indagati dei reati, non sia opportuno richiamare la prefettura di Ascoli Piceno, e tutte le altre prefetture italiane, ad adottare i provvedimenti appropriati al rigoroso rispetto delle normative, al fine di rendere detti benefici più aderenti alle effettive esigenze di utilità e celerità, che si ritengono indispensabili nella trattazione e sistemazione della disciplina antiracket ed antiusura ed al raggiungimento delle finalità ispiratrici il dettato normativo.
(4-05729)

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ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazione a risposta in Commissione:

VANNUCCI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
la legge n. 117 del 2009 entrata in vigore il 15 agosto 2009 ha sancito il distacco dei comuni di Casteldelci, Maiolo, Novafeltria, Pennabilli, San Leo, Sant'Agata Feltria e Talamello dalla regione Marche e la loro aggregazione alla regione Emilia Romagna, nell'ambito della provincia

di Rimini, ai sensi dell'articolo 132, secondo comma, della Costituzione; fattispecie unica nel panorama nazionale;
nel territorio interessato insistono tre istituti scolastici comprensivi ed un istituto d'istruzione secondaria superiore con una popolazione scolastica di circa 2.500 studenti, 250 docenti e 100 ata;
negli istituti richiamati vi è un elevato numero (circa 200 unità) di docenti, educatori e personale ATA, «precari» iscritti nelle graduatorie ad esaurimento nonché nelle graduatorie di circolo e di istituto della provincia di Pesaro e Urbino, che prestano servizio, alcuni da circa dieci anni, presso le istituzioni scolastiche dei suddetti comuni;
con l'avvenuto passaggio delle istituzioni scolastiche nel territorio della provincia di Rimini tale personale rischia di non ottenere un contratto di lavoro per gli anni scolastici futuri;
a seguito di quanto sopra, la continuità didattica negli istituti scolastici del territorio dell'Alta Valmarecchia verrebbe in tal modo seriamente compromessa, con inevitabile conseguente pregiudizio della qualità dei servizi formativi medesimi;
le graduatorie ad esaurimento, di circolo e di istituto «riapriranno» a decorrere dall'anno scolastico 2011-2012;
appare quanto mai opportuno per l'anno scolastico 2010-2011, prevedere in regime derogatorio, la possibilità per il personale iscritto nelle graduatorie della provincia di Pesaro e Urbino di poter essere impiegato nelle istituzioni scolastiche dei sette comuni dell'Alta Valmarecchia, con salvaguardia del «diritto al lavoro» e della continuità scolastica prevedendo un'apposita graduatoria da predisporsi con ordinanza ministeriale analogamente a quanto previsto con la conversione del decreto legge n.134 del 1999 «salva precari» stante la stessa fattispecie «assenza di possibilità di incarico annuale dopo numerosi anni di servizio continuativo»;
appare altresì opportuno per l'anno scolastico 2011-2012, con la riapertura delle suddette graduatorie, prevedere la possibilità per il personale medesimo di scegliere se rimanere iscritto nella provincia di Pesaro e Urbino o di essere inserito (con pari punteggio) nelle graduatorie di competenza della Provincia di Rimini -:
se il Ministero abbia previsto interventi in proposito e quali provvedimenti intenda assumere per garantire la continuità didattica ed i diritti acquisiti dei docenti sia di ruolo che «precari» come intenda agire per l'anno scolastico 2010-2011 e se per l'anno scolastico 2011-2012 intenda dare la possibilità ai docenti iscritti nelle graduatorie ad esaurimento della opzione fra l'iscrizione a Pesaro o a Rimini con l'inserimento «a pettine» nella nuova graduatoria, e vorrà considerare la possibilità in deroga della doppia iscrizione alle due graduatorie.
(5-02338)

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LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta in Commissione:

PALADINI. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
si è svolto di recente un incontro presso il consiglio regionale della Liguria tra i lavoratori dell'ILVA e di altre aziende per le quali è stata sospesa ed in alcuni casi addirittura revocata la procedura per il pensionamento con il riconoscimento del periodo sottoposto all'esposizione all'amianto, con quanto ne consegue sulla base delle disposizioni di legge in materia di esposizione a materiali dannosi;
lo stesso consiglio regionale della Liguria ha impegnato il presidente del consiglio regionale della Liguria nonché il presidente della stessa giunta ad intervenire al fine di chiarire le motivazioni di tali inspiegabili sospensioni e revoche;

la direzione nazionale dell'INAIL ha viceversa applicato regolarmente le disposizioni di legge in materia di esposizione all'amianto in altre province d'Italia ma inspiegabilmente non nel capoluogo ligure ed in specie non nei confronti dei lavoratori dell'ILVA -:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza di tale stato di cose e se intenda accertare le motivazioni per le quali l'INAIL non stia procedendo ad ogni riconoscimento dei benefici previsti dalla legge nei confronti dei lavoratori dell'ILVA e più in generale dei lavoratori liguri che siano stati esposti all'amianto ed abbiano aperto le procedure di pensionamento con il riconoscimento del periodo di esposizione allo stesso.
(5-02343)

Interrogazioni a risposta scritta:

STUCCHI, PIROVANO, CONSIGLIO e VANALLI. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
la Montecarlo Spa, azienda specializzata nella commercializzazione di abbigliamento e gadget tessili, ha recentemente raggiunto un accordo che prevede il ricorso ad un anno di cassa integrazione straordinaria in deroga per tutti gli attuali 34 dipendenti, a fronte della prospettiva di una cessazione d'attività;
solo nell'ultimo anno ha registrato un calo considerevole del fatturato e una forte inadempienza nei pagamenti;
la stessa fu fondata ad Azzano (Bergamo) nel 1981 e dal 1994 nel polo commerciale-artigianale «Galassia» di Bergamo, la Montecarlo non aveva mai registrato in precedenza particolari problemi sul fronte occupazionale;
l'azienda rimarrà aperta un breve periodo per la sistemazione degli ordini e per lo smaltimento del magazzino, con un organico ridotto al minimo;
la Montecarlo SpA è l'ennesima azienda della provincia di Bergamo colpita dalla grave crisi economica-occupazionale; in questo caso la novità consiste nel fatto che non si tratta di un'azienda produttrice di beni, ma di una società di commercializzazione di prodotti -:
quali iniziative intendano promuovere, per fare fronte alla crisi industriale e produttiva che da diversi anni investe pesantemente il comparto manifatturiero, ed ora pure commerciale, della bergamasca coinvolgendo migliaia di lavoratori.
(4-05717)

STUCCHI, PIROVANO, CONSIGLIO e VANALLI. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
l'azienda Triumph nel maggio 2004 annunciò 113 esuberi, poi scesi ad 88, per l'allora annunciata cessazione della produzione dell'intimo Sloggi, che fu spostata da Trescore Balneario (Bergamo) all'estero;
nei giorni scorsi la stessa azienda ha annunciato di essere costretta a chiudere il magazzino di Trescore Balneario (Bergamo), a fronte della situazione di crisi mondiale, anticipando la decisione di una eventuale mobilità per 56 addetti, di cui la maggior parte donne;
le ricadute sociali, se l'azienda non modificasse la sua decisione, aggraverebbero ancor più la già rilevante problematica occupazionale della bergamasca -:
se non ritengano necessario convocare l'azienda e i rappresentanti dei lavoratori, al fine di individuare ogni utile soluzione che possa permettere ai dipendenti interessati di ottenere garanzie circa il loro futuro occupazionale;
quali iniziative intendano promuovere, per fare fronte alla grave crisi che sta costringendo alla chiusura o ad un cospicuo ridimensionamento moltissime aziende, alcune con una tradizione industriale

storica sul territorio orobico, con pesanti ricadute occupazionali per migliaia di lavoratori.
(4-05727)

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PUBBLICA AMMINISTRAZIONE E INNOVAZIONE

Interrogazione a risposta scritta:

BORGHESI. - Al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione, al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
i quotidiani del 3 dicembre 2009, riportano in prima pagina la proposta del Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione Renato Brunetta, che per porre un freno ai contratti multimilionari dei conduttori televisivi Rai invita l'emittente pubblica a riportarne i compensi nei titoli di testa o di coda dei programmi;
in qualità di «maggior contribuente SIAE in termini di incassi», il Presidente della società di edizioni musicali Universal Music Publishing Ricordi Claudio Buja ne approfitta per chiedere al Ministro che analoga attività di vigilanza venga esercitata nei confronti della società degli autori, rendendo di dominio pubblico, in particolare, gli emolumenti percepiti dal nuovo direttore generale Gaetano Blandini. «In quanto ente pubblico economico», premette Buja in un'intervista rilasciata a Rockol, «la SIAE vive un'anomalia: i suoi dipendenti sono dipendenti pubblici ma vengono pagati con soldi privati, quelli degli autori e degli editori». «Con una procedura piuttosto anomala», aggiunge, «il nuovo direttore generale è stato individuato prima ancora che venissero definite le sue condizioni contrattuali. A proposito delle quali girano strane voci: si dice per esempio che il contratto sia di durata quadriennale e che al suo termine, in caso di mancata rinonima, a Blandini verrà comunque garantito un inserimento ai massimi livelli dirigenziali SIAE; si dice anche che tale contratto preveda una retribuzione più che doppia rispetto a quella percepita dal precedente direttore generale»;
in un'assemblea tenutasi lunedì 30 novembre 2009, sulla vicenda al presidente SIAE Giorgio Assumma è stato richiesto un chiarimento. «Ma Assumma», dice Buja, «non ha fornito dettagli rispondendo che il contratto stesso era in via di definizione e doveva ancora essere firmato. Durante la stessa assemblea, però, è pervenuta una e-mail con la quale Blandini si dichiarava felice di accettare l'incarico proclamandosi fedele servitore dello Stato (dal 2004 ad oggi ha svolto l'incarico di direttore generale per il cinema nell'ambito del Ministero per i beni e le attività culturali;
la SIAE vive un momento difficile sotto il profilo economico, con un bilancio 2009 in perdita e una situazione complicata anche per quanto riguarda il 2010 -:
quali siano le condizioni economiche previste dal contratto del direttore generale, non solo per quanto riguarda la retribuzione fissa ma anche e specialmente per quanto attiene al premio di risultato quale ne sia l'entità e sulla base di quali parametri tale premio verrà calcolato;
come intenda intervenire per garantire la trasparenza nella gestione economica della SIAE, ente pubblico economico;
quali misure intenda adottare alla luce di quanto sopra, in modo da garantire che il contratto in questione abbia termini economici compatibili con la difficile situazione del Paese e con la natura pubblica dell'Ente.
(4-05724)

SALUTE

Interrogazioni a risposta scritta:

STRIZZOLO. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
esiste una insidiosa patologia - da troppi trascurata - che procura fastidi a chi ne è affetto: si chiama acufene ed è un disturbo costituito da rumori che si originano all'interno dell'orecchio e vengono illusoriamente percepiti come fastidiosi suoni provenienti dall'ambiente esterno, provocando un grosso disagio;
questa patologia, ingiustamente trascurata, crea uno stato invalidante, coinvolgendo l'assetto psicologico ed emozionale del malato, la sua vita di relazione, il ritmo sonno-veglia, le attitudini lavorative, il livello di concentrazione, inducendo o potenziando stati ansiosodepressivi, ripercuotendosi gravemente sulla qualità della vita;
un'associazione (Associazione italiana tinnitus-acufene) da tempo si batte per la tutela dei diritti delle persone affette dall'acufene, nonché la promozione della conoscenza di questa malattia presso istituzioni, centri di ricerca e opinione pubblica;
in assenza di altri riferimenti, detta associazione è diventata il solo interlocutore di una vasta platea di cittadini che le fanno arrivare richieste volte a ottenere informazioni circa le strutture di cura specializzate, segno che la patologia è molto diffusa e preoccupa non poco la popolazione;
ad oggi, in Italia, la patologia in oggetto non è ancora sufficientemente conosciuta né adeguatamente studiata, nonostante diversi sondaggi abbiano rilevato l'esistenza di oltre 2 milioni di persone affette da forme di acufene, un numero probabilmente destinato a crescere in considerazione anche di particolari condizioni ambientali -:
se e come il Governo intenda intervenire su questa grave mancanza, in modo da effettuare un riconoscimento, ai sensi del decreto ministeriale n. 329 del 1999 e successive modifiche, dell'acufene come malattia cronica e invalidante, così da permetterne l'inserimento nei livelli essenziali di assistenza;
se il Governo abbia adottato, o intenda adottare, iniziative atte a promuovere studi e ricerche scientifiche su tale grave patologia, al fine di sviluppare un efficace protocollo terapeutico, e in caso affermativo, come esse si siano sostanziate.
(4-05716)

ZAMPARUTTI, BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. - Al Ministro della salute, al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
il WWF informa che per quanto riguarda la centrale nucleare del Garigliano, i cui lavori iniziarono nel 1959 e finirono nel 1964, già nel 1963 si registrò il primo di una lunga serie di incidenti e/o malfunzionamenti più o meno gravi;
per l'esattezza gli incidenti di rilievo furono 18 fino al 1982, ma solo nel novembre del 1980 ci fu la prima segnalazione ufficiale ai comuni limitrofi delle province di Caserta e Latina di un incidente dovuto alle infiltrazioni di acqua di falda nei sotterranei della centrale dove c'erano i contenitori di stoccaggio delle resine provenienti dal sistema di purificazione delle acque del reattore della centrale;
l'incidente provocò la fuoriuscita di ingenti quantità di materiale radioattivo (in particolare cesio 137, cesio 134 e cobalto 60). Qualche giorno dopo l'incidente si registrò la morte di 25 bufale che avevano pascolato in aree sommerse dal fiume e la moria di grossi pesci lungo il tratto di mare ove sfocia il fiume Garigliano;
casi simili a questo, oggetto di studi scientifici, sono innumerevoli come i casi di malformazioni fetali di piante, animali

ed esseri umani e di tumori ed altre patologie direttamente riconducibili all'inquinamento radioattivo, nella zona di Sessa Aurunca, Castelforte, Minturno e negli altri comuni vicini -:
se quanto sopra riferito sia vero;
se e come i Ministri interrogati intendano operare affinché la Sogin - l'ente proprietario dell'impianto e che dovrebbe occuparsi della sua dismissione - renda pubblici i dati attuali sulla presenza delle scorie radioattive stoccate presso la centrale;
in che modo intendano coinvolgere la popolazione locale e assicurare che tale impresa sia esente da qualsiasi rischio per la salute dell'essere umano, di tutte le altre forme di vita presenti e dell'ambiente.
(4-05721)

ANTONINO RUSSO. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
il decreto dell'assessore regionale alla sanità della Regione Sicilia dell'8 maggio 2009, «Nuova organizzazione delle cure palliative in Sicilia», ridefinisce e potenzia l'organizzazione delle cure palliative della Sicilia e, in attuazione dell'accordo con il Ministero della salute del 2001 e delle norme di settore nazionali e regionali, detta le procedure per l'attivazione e il funzionamento dei centri residenziali di cure palliative (hospice) e per l'implementazione delle cure domiciliari (ADI) per i malati terminali;
la rete regionale siciliana degli «Hospice» è composta da 15 strutture per complessivi 165 posti letto, con un tasso pari a 0,33 per 10.000 abitanti, inferiore allo standard nazionale che è di 0,47;
al fine di un corretto funzionamento, di monitorare e verificare i servizi erogati è stata prevista l'istituzione di un coordinamento operativo regionale per le cure palliative, con un apposito servizio chiamato «tutela della fragilità» facente capo al dipartimento per la pianificazione strategica dell'assessorato;
in Sicilia muoiono ogni anno, in media 6.353 uomini e 4.507 donne a causa di tumori maligni (ICD-IX140-208) fonte dati: Atlante Sanitario della Sicilia - Registro nominativo delle cause di morte (ReNcaM) dati D.O.E. - Regione Sicilia anni 2004-2005. Inoltre, secondo le statistiche più recenti, in Sicilia muoiono ogni anno circa 12.000 persone a causa di una malattia neoplastica ed oltre 13.000 per patologie cronico-degenerative;
la maggior parte delle persone affette da patologia oncologica necessita di un piano personalizzato di cura ed assistenza in grado di garantire la migliore qualità di vita residua durante gli ultimi mesi di vita. Tale fase, definita comunemente «fase terminale», è caratterizzata da una progressiva perdita di autonomia e dal manifestarsi di sintomi psicofisici spesso di difficile e complesso trattamento;
secondo i moderni criteri dell'assistenza, la migliore sede per alleviare le sofferenze di fine vita non è l'ospedale per acuti ma il contesto familiare della propria casa, con l'integrazione di una efficiente ed umana assistenza domiciliare o, in alternativa, una struttura appropriata come l'hospice;
l'organizzazione delle cure prevede il prezioso contributo delle associazioni di volontariato e delle Organizzazioni non lucrative di utilità sociale volto a creare anche consistenti benefici economici per il sistema, con la riduzione di ricoveri ospedalieri impropri, ma anche per i costi inferiori della cura domiciliare. Il costo corrisposto per paziente, per la cura a casa è, infatti, di 60 euro al netto dei farmaci e di supporti strumentali, mentre in hospice la spesa è complessivamente, incluso l'accompagnatore, di 220 euro. Il costo medio per paziente in hospice viene sostenuto anche a prescindere dalla effettiva prestazione di servizio;
l'hospice palermitano di via La Loggia, collocato presso l'ex ospedale psichiatrico, dotato a regime di 20 posti letto, è utilizzato in maniera ridotta e molto parziale. Ad oggi, a fronte di un numero

potenzialmente elevato di utenti, pare che nei momenti di maggior funzionamento abbia avuto una attività massima non superiore al 30 per cento delle potenzialità effettive;
per la realizzazione di questo ben curato centro residenziale di cure palliative, che risponde in pieno ai requisiti previsti dal decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 20 gennaio del 2000, sono stati spesi 2.365.000 euro finanziati con fondi del Ministero della salute e della stessa Ausl 6;
i criteri di accesso in hospice sono quelli già definiti in ambito regionale ed in particolare: a) la rapidità evolutiva della malattia con aspettativa di vita molto limitata; b) le condizioni di impossibilità a sostenere trattamenti specifici a domicilio, anche temporaneamente;
è doveroso rendere pienamente operativa ogni struttura della rete regionale di cure palliative, come previsto dal programma regionale per la realizzazione della rete di assistenza ai malati in fase avanzata e terminale, approvato con decreto n. 32881 del 9 ottobre 2000, adeguandola ai principi ed attività di cui alle recenti normative, nella quale l'hospice e l'ADI palliativa costituiscono i nodi centrali della rete;
appare utile, oltre che ragionevole, implementare il servizio di assistenza domiciliare palliativa come attività essenziale, omogenea e flessibile su tutto il territorio regionale e, al contempo, garantire le migliori cure nella fase terminale di malattia, sollevando e supportando il nucleo familiare e/o il care-giver mediante un più oculato, razionale ed ampio utilizzo degli hospice e dei relativi posti letto programmati, spesso, incomprensibilmente, costantemente sottoutilizzati -:
se la rete hospice della Sicilia sia stata completata, con quanto relativamente necessario per rendere effettivo il servizio e se gli stessi centri residenziali per le cure palliative siano utilizzati al meglio delle loro potenzialità di servizio anche con riferimento all'hospice di via La Loggia a Palermo.
(4-05732)

TESTO AGGIORNATO AL 6 MAGGIO 2010

...

SVILUPPO ECONOMICO

Interpellanza:

Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro dello sviluppo economico, il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, il Ministro dell'interno, per sapere - premesso che:
il quotidiano Libero nella sua edizione del giorno 13 gennaio 2010 pubblica in prima pagina un articolo a firma Gianluigi Nuzzi e dal titolo «La Coop ti spia»;
in detto articolo si afferma che: «In diverse coop in Lombardia sono state piazzate telecamere nascoste e sistemi di registrazioni audio per spiare i movimenti, le parole, i segreti, la vita privata di decine e decine di dipendenti. [..] Venivano installati anche impianti di intercettazione nei centralini dei supermercati che registravano ogni telefonata. Centinaia e centinaia di conversazioni che venivano ascoltate, filtrate e vagliate»;
in detto articolo si afferma che «Libero ha raccolto prove di quanto accaduto. Ha sentito quasi un migliaio di file audio, visionato decine di fumati girati da telecamere nascoste in numerosi punti vendita. Il materiale inevitabilmente sarà a disposizione dell'autorità giudiziaria che vorrà valutare la rilevanza penale di quanto accaduto, sempre che qualche inchiesta non sia già avviata»;
in detto articolo si sostiene poi che «da quanto Libero è in grado di ricostruire l'idea di monitorare l'attività dei dipendenti con ricognizioni audio e video risale agli inizi del 2004. All'epoca, da quanto affermano tre diversi testimoni, l'allora responsabile sicurezza di Coop Lombardia, Massimo Carnevali, avrebbe

contattato un'azienda di intercettazioni dell'hinterland milanese per predisporre un progetto pilota affinché tutte le conversazioni venissero registrate. L'idea di partenza era quella di estendere poi l'iniziativa a tutti i 50 punti vendita della regione. In modo che rimanessero custodite tutte le conversazioni che passavano dai centralini. Il primo progetto cadde sulla coop di Vigevano, alle porte di Pavia;
nel maggio del 2004 venne installata la prima centrale occulta d'ascolto. L'operazione avvenne di notte con gli operai della ditta specializzata che entrarono nella coop dopo che i responsabili sicurezza del supermercato avevano disinserito l'allarme. La centrale rimase attiva tre settimane e vennero raccolte oltre 800 telefonate. Nei mesi successivi vennero filtrate e ripulite da rumori e brusii di sottofondo, Dove queste siano finite ancora non è chiaro. Di sicuro il cd rom con tutte le conversazioni venne consegnato, alla presenza di testimoni, alla direzione centrale di Coop Lombardia di viale Famagosta: all'incontro avrebbe partecipato anche Daniele Ferrè, già vice sindaco di Busto Arsizio in quota Pds poi arrestato per concussione durante Mani pulite, uno dei dirigenti di rilievo del colosso della distribuzione in regione. Ferrè nel 2004 uscì assolto dalle accuse, veltroniano, oggi ricopre un incarico di primo piano nel mondo delle cooperative: è direttore sviluppo e affari istituzionali di Coop Lombardia, nella direzione di Legacoop Lombardia e partecipa all'assemblea regionale del Pd [...];
mentre era allo studio il progetto delle intercettazioni audio, la stessa società venite coinvolta in altri delicatissimi incarichi. L'installazione di telecamere nascoste sia all'ipercoop «la Torre» di Milano, ad esempio, con la giustificazione di riprendere eventuali dipendenti sleali, sia alla direzione generale, nel dicembre del 2007. Nel frattempo entra in azione un'altra telecamera nascosta in direzione generale. Stavolta l'obiettivo si allarga su E.A. che si occupa di qualità e di rapporti con i clienti. Per settimane, a sua insaputa, viene registrato ogni movimento in ufficio [...]. Da quanto è in grado di ricostruire Libero, limitandosi agli episodi certi e documentati con materiale video, il Grande Fratello era presente anche alle coop di Bonola e in quella di via Palmanova. Riprese sulle cassiere, nei magazzini, con l'occhio vigile nascosto dietro a quadri e orologi. Telecamere abusive quindi che venivano installate all'insaputa dei dipendenti e che filmavano con inquadrature e angolature diverse rispetto a quelle predisposte per la sicurezza della coop;
tale attività di raccolta di informazioni configurerebbe una sistematica, reiterata, premeditata violazione di tutte le norme a tutela della riservatezza personale, della libertà di comunicazione (sancita dall'articolo 15 della Costituzione) e di numerose altre norme a tutela dei diritti della persona e del lavoro;
l'azienda della grande distribuzione organizzata che si sarebbe resa responsabile della organizzazione di un tale sistematico apparato di raccolta illecita di informazioni riservate costituisce uno dei principali gruppi privati del settore distributivo e gode, in virtù della sua ragione sociale di cooperativa, di numerose agevolazioni di natura fiscale, tributaria e civilistica, pur operando secondo modelli di business e criteri organizzativi tipici delle multinazionali del settore -:
se il Governo sia a conoscenza dei fatti riportati in premessa;
se - ferma restando l'attività di accertamento degli eventuali reati e dei responsabili, persone fisiche e giuridiche, da parte dell'autorità giudiziaria - il Governo intenda avvalersi degli strumenti conoscitivi a sua disposizione per accertare la veridicità dei suddetti fatti e le caratteristiche generali di tale attività di raccolta di informazioni riservate;
se il Governo, avvalendosi delle prerogative costituzionali e ordinarie ad esso spettanti intenda adottare, nel caso di accertamento della veridicità dei fatti denunciati, mezzi sanzionatori idonei nei confronti dell'impresa;

se il Governo intenda assumere iniziative normative, aventi come obiettivi la tutela della riservatezza della corrispondenza personale e delle comunicazioni, prevedendo anche sanzioni specifiche che colpiscano le imprese che violino i dettati di legge.
(2-00577) «Stracquadanio».

Interrogazioni a risposta in Commissione:

MELIS, CALVISI, FADDA, MARROCU, ARTURO MARIO LUIGI PARISI, PES, SCHIRRU, SORO, VICO e FARINA COSCIONI. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
la società Vinyls Italia, dopo avere rilevato a suo tempo gli impianti chimici ex-Ineos siti nella zona industriale di Porto Torres, nonché quelli di Porto Marghera e Ravenna con l'impegno di mantenervi le produzioni, in seguito a sentenza n. 64 del 19 giugno 2009 del tribunale di Venezia che ne ha riconosciuto lo stato di insolvenza, ha avviato le procedure fallimentari;
ammessa all'amministrazione straordinaria dal 7 agosto successivo, è stata da allora posta sotto la guida di tre commissari;
tutto ciò ha comportato gravissime conseguenze sulla produzione chimica nazionale (essendo la Vinyls parte integrante della filiera del cloro) e altrettanto drammatici effetti sui livelli occupativi, in particolare nel Nord Sardegna;
nel successivo accordo stipulato il 12 novembre 2009 fra ENI, commissari della Vinyls e Ministero dello sviluppo economico si stabilì tuttavia che gli impianti dovessero ripartire progressivamente a far data dal 15 dicembre 2009, dietro il presupposto che la società avrebbe ottenuto nel frattempo le necessarie fideiussioni dagli istituti di credito; era contestuale al programma la cassa integrazione per i 137 dipendenti Vinyls, da superarsi gradatamente via via che fosse ripresa in pieno la produzione;
alla data del 15 dicembre 2009 però tali fideiussioni non sono state disponibili. Ciò per precisa responsabilità delle banche, che hanno ritenuto «non bancabile» la posizione di una azienda in stato di amministrazione straordinaria; ed anche per responsabilità indiretta di chi (il Governo in primis) avrebbe dovuto esercitare la necessaria moral suasion;
essendo di conseguenza saltata la ripresa della produzione, i segretari nazionali dei sindacati chimici hanno scritto una lettera al ministro dello sviluppo economico Claudio Scajola e ai commissari straordinari della Vinyls chiedendo il rispetto degli impegni assunti;
è da notare a questo punto (e da stigmatizzare) la posizione dell'Eni, fornitore unico della materia necessaria alla produzione Vinyls, che in tutta questa delicatissima fase ha concorso prima con il fissare prezzi iniqui e, successivamente, rifiutando ogni altra forma di garanzia che non comportasse l'evidentemente impossibile finanziamento bancario, al perdurare delle difficoltà dell'azienda;
nel frattempo la regione Sardegna, tramite la finanziaria regionale, la Sfirs, aveva deliberato la concessione delle fideiussioni necessarie sino a 20 milioni di euro; ma essendo tale finanziamento soggetto al parere della Commissione europea, e protraendosi i tempi di valutazione da parte di quest'ultimo organismo, la situazione è precipitata;
si sono protratte intanto, sin dal 23 novembre 2009, forme di lotta e mobilitazione via via più onerose e radicali da parte dei lavoratori, culminate nell'attuale occupazione da parte dei dipendenti della torre aragonese antistante il porto di Porto Torres -:
quali siano gli intendimenti del Ministro rispetto all'attuale situazione, anche in relazione, alle sue reiterate dichiarazioni (ad esempio quelle del luglio 2009)

circa la rilevanza della produzione di Porto Torres nel quadro della strategia nazionale della chimica;
quali iniziative il Governo intenda assumere per garantire, come da intese e dichiarazioni più volte reiterate, le fideiussioni necessarie alla salvezza della Vinyls, la conseguente difesa degli obiettivi produttivi dell'impresa e dei livelli occupazionali nel Nord Sardegna nonché, in definitiva, consentire il mantenimento e l'ulteriore sviluppo della chimica in Italia, impedendo così la cancellazione di un settore di straordinaria rilevanza per il futuro del Paese.
(5-02339)

FAVA, TORAZZI, ALLASIA e REGUZZONI. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
da anni le aziende della grande distribuzione assistono al dilagare di fenomeni illeciti legati al traffico dei pallet rubati, strumenti che permettono l'utilizzo dei carrelli elevatori per il trasferimento dei prodotti nelle aziende produttive, nei magazzini o nei centri di distribuzione;
i pallet sono solitamente di proprietà delle industrie produttrici di beni di largo consumo; tuttavia, la diffusione di attività illecite di acquisto e rivendita di bancali, spesso reclamizzata da rudimentali insegne pubblicitarie, ha portato alla nascita di un vero e proprio mercato parallelo, ampiamente sviluppato nei pressi delle zone industriali e dei caselli autostradali;
tali attività consistono nella sottrazione furtiva di bancali usati dai centri di distribuzione; gli stessi sono successivamente rivenduti alle industrie produttrici, con l'emissione di fattura, sulla quale i ricettatori/venditori riscuotono l'IVA, senza poi riversarla all'erario;
dietro lo svolgimento delle suddette attività si nasconde un vero e proprio reato di ricettazione;
il suddetto fenomeno risulta peraltro diffuso su tutto il territorio nazionale, procurando una frode fiscale per l'erario stimabile in euro 396.000.000 di imponibile evaso; in Italia hanno luogo statisticamente 4 cicli di utilizzo dei pallet per ogni abitante, pari a circa 240.000.000 di cicli di utilizzo annui. Di questi cicli circa il 30 per cento è gestito illegalmente e al prezzo medio di 5,50 euro/pallet danno appunto 396.000.000 euro;
oltre al danno per l'erario, è altresì ingente quello arrecato alle categorie di produttori e dei riparatori di pallet in possesso di regolari permessi e in regola con tutti gli adempimenti di legge sia fiscali, sia giuslavoristi, sia ambientali e sia in materia di sicurezza del lavoro. Infatti, l'attività illecita descritta consente alle imprese irregolari di avvantaggiarsi, nel profitto, del margine derivante dall'IVA riscossa e non riversata. In questo modo, le imprese che operano lecitamente spesso non sono in grado di sopportare una simile concorrenza;
inoltre, le organizzazioni che così operano, utilizzano sempre personale non registrato e quasi sempre costituito da immigrati clandestini, senza alcun rispetto della vigente normativa sulla sicurezza dei luoghi di lavoro né delle normative di pubblica sicurezza;
negli ultimi anni si è assistito ad un aumento degli infortuni sul lavoro legati al sensibile peggioramento della qualità dei pallet presenti sul mercato, il che è causato proprio dall'attività illegittima delle imprese suddette;
detto preoccupante fenomeno, come si vede, ha assunto proporzioni in grado di provocare un serio danno economico e perfino allarme sociale, agevolando e nascondendo molteplici prassi e condotte che integrano veri e propri illeciti penali -:
se voglia promuovere opportune verifiche sull'intensità del fenomeno descritto, al fine di elaborare ed attuare rapidamente una reale strategia di contenimento dello stesso con opportuni interventi

delle Forze dell'Ordine, restringendo così l'area della illegalità, a vantaggio delle tante aziende oneste che operano sul mercato;
se voglia adottare opportune iniziative di tutela delle imprese di settore che passino attraverso ipotesi di riduzione dell'aliquota IVA applicata al mercato della compravendita dei pallet usati, facendo venire meno, in questo modo, i guadagni delle imprese che operano illegalmente nel mercato ed altresì recuperando significativamente una consistente base imponibile per l'Erario;
se non intenda adottare opportuni provvedimenti normativi relativi al settore dei pallet volti alla definizione sia di idonee procedure per la progettazione ed il dimensionamento corretti, che di chiare norme di utilizzo di tale prodotto, stabilendo in particolare le caratteristiche tecniche minime e di portata che tali prodotti devono possedere per essere immessi sul mercato, questo al fine di restituire maggiore sicurezza per gli operatori addetti, vittime, in tempi recenti, di numerosi incidenti sul lavoro anche mortali;
se, sempre nell'ambito del provvedimento normativo di cui sopra, intenda definire i requisiti minimi di professionalità dei responsabili del settore nonché i requisiti minimi dei siti produttivi connessi sia con la produzione dei pallet nuovi e sia con la raccolta/selezione/riparazione dei pallet usati dando così maggiore competitività all'intero settore e avvalorando il «sistema pallet» italiano che è ormai in aperta concorrenza con quello degli altri Paesi europei.
(5-02342)

...

Apposizione di una firma
ad una interrogazione.

L'interrogazione a risposta in commissione Ghizzoni e altri n. 5-02330, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 13 gennaio 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Lenzi.

Pubblicazione
di un testo riformulato.

Si pubblica il testo riformulato della mozione Di Pietro n. 1-00239, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 218 del 22 settembre 2009.

La Camera,
premesso che:
il nostro Paese è da lungo tempo impegnato in missioni internazionali di stabilizzazione e di mantenimento della pace: dalla prima missione in Libano del 1982 a quella in Afghanistan iniziata nell'agosto del 2003 in ambito Isaf (Nato), che - di fatto - si può considerare una continuazione dell'iniziativa statunitense Enduring freedom, avviata all'indomani dell'attentato alle Torri gemelle dell'11 settembre 2001;
una differenza ed una contraddizione evidente c'è sempre stata fra queste due ultime missioni: la Isaf è sempre stata intesa e percepita, e come tale si è sviluppata, come assistenza o sostegno alla popolazione, secondo i canoni di una vera o propria operazione di peacekeeping, mentre quella sotto il diretto comando Usa è sempre apparsa come una missione di lotta al terrorismo, secondo le logiche e le strategie di una guerra tout court;
tuttavia, nonostante il diffuso apprezzamento per l'azione del nostro contingente in Afghanistan, negli ultimi 4 anni si sono contati già 21 caduti fra i nostri militari e nel frattempo sembrano svaniti o dimenticati i presupposti e le ragioni per cui i nostri soldati partecipano alla missione Isaf;

come risulta da numerose denunce anche degli osservatori dell'Unione europea e dell'Onu, la produzione di oppio è continuata a crescere e i grandi trafficanti hanno fatto campagna elettorale in stretta alleanza con i signori della guerra;
l'attuale presenza militare internazionale ed italiana in quel Paese ha, ormai, assunto i caratteri di un vero e proprio conflitto armato, che mal si concilia e che, invece, è necessario torni a conformarsi con il dettato della nostra Carta costituzionale, e con la dovuta attenzione alla sicurezza dei nostri militari;
il nostro contingente si trova a operare nel pieno di una vera e propria guerra civile ed è quindi necessario porre al centro dell'attenzione nelle sedi internazionali una exit strategy, fermo restando il nostro impegno per la ricostruzione dell'Afghanistan;
il nostro Paese, allorquando il Presidente degli Stati Uniti ha annunciato la nuova strategia americana, prevedendo l'invio di 30.000 soldati in più in Afghanistan entro l'estate 2010, ha fatto sapere di poter assicurare la presenza di ulteriori 1.000 nostri militari (170 dei quali da subito, come indicato nel decreto-legge n. 1 del 2010, in attesa di essere convertito in legge tra qualche settimana), senza che un impegno di tal genere fosse stato portato all'attenzione nelle opportune sedi parlamentari;
il 28 gennaio 2010 si terrà a Londra una conferenza internazionale sull'Afghanistan e la sua stabilizzazione politica, cui parteciperà ovviamente anche il nostro Paese, e proprio su questo vale la pena ricordare che il neo Segretario generale della Nato, Anders Fogh Rasmussen, ha dichiarato: «ora sarà necessario un nuovo patto, un contratto tra Afghanistan e la comunità internazionale con una conferenza che al più presto, all'inizio del 2010, lanci un messaggio forte e chiaro»;
è pertanto auspicabile e non più rinviabile l'avvio di un confronto parlamentare, di un dibattito sereno, equilibrato e maturo sul nostro impegno in Afghanistan,

impegna il Governo:

a porre, senza indugi, nelle sedi internazionali, l'esigenza di un riesame e di una modifica dei tempi e della strategia d'intervento di ristabilimento della pace e della democrazia in Afghanistan, avviando un percorso di exit strategy, fermo restando il nostro impegno per la ricostruzione dell'Afghanistan;
a compiere tutti i passi necessari, in occasione della partecipazione alla citata conferenza internazionale di Londra, per tradurre in azioni concrete e efficaci gli intenti della nostra diplomazia circa la maggior responsabilizzazione del Governo Karzai sulle varie questioni che riguardano il futuro dell'Afghanistan, quali la lotta alla corruzione e al crimine organizzato, la stabilizzazione politica, la riconciliazione nazionale.
(1-00239)
(Nuova formulazione) «Di Pietro, Donadi, Leoluca Orlando, Evangelisti, Di Stanislao, Borghesi».

Trasformazione di un documento
del Sindacato ispettivo.

Il seguente documento è stato così trasformato su richiesta del presentatore:
interrogazione a risposta scritta Fava e altri n. 4-02771 del 7 aprile 2009 in interrogazione a risposta in commissione n. 5-02342.

...

ERRATA CORRIGE

Interrogazione a risposta in commissione Miglioli e altri n. 5-02329 pubblicata nell'Allegato B ai resoconti della seduta n. 265 del 13 gennaio 2010. Alla pagina n. 10305, seconda colonna, alla riga quarantasettesima, deve leggersi: «decreto-legge il tetto di reddito di cui» e non «decreto-legge il massimale di reddito di cui», come stampato.