XVI LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di venerdì 11 dicembre 2009

TESTO AGGIORNATO AL 14 MARZO 2011

ATTI DI INDIRIZZO

Mozioni:

La Camera,
premesso che:
gli stabilimenti balneari sono una importante realtà socio-economica tipica del settore del turismo del nostro Paese, che nel corso ormai centenario della loro attività hanno garantito un elevato livello di accoglienza e di servizi a favore dei cittadini e della clientela turistica internazionale;
gli stabilimenti balneari sono diffusi in tutto il territorio costiero del Paese ed in alcune particolari aree, come la Versilia e la costa romagnola e marchigiana, e hanno raggiunto livelli di significatività economica paragonabile a quella di veri e propri distretti produttivi manifatturieri. Sono, inoltre, fortemente integrati con l'offerta alberghiera contribuendo significativamente al prodotto interno lordo turistico;
sulla base di recenti dati, nel territorio nazionale sono attualmente operativi circa 28.000 stabilimenti balneari, che in media occupano durante la stagione estiva non meno di 300.000 addetti, ai quali vanno aggiunti gli addetti occupati nell'indotto, ovvero dagli esercizi pubblici e dagli esercizi commerciali che vivono a stretto contatto con gli stabilimenti balneari;
gli stabilimenti balneari, oltre a rappresentare un settore primario della nostra economia, svolgono una imprescindibile attività a tutela dei turisti garantendo loro le necessarie informazioni quotidiane sulla balneabilità del mare, la sorveglianza delle coste e l'assistenza immediata in caso di emergenza a mare;
non va dimenticato, inoltre, l'imprescindibile ruolo svolto dagli stabilimenti balneari a tutela dell'ambiente naturale costiero ed in particolare nelle operazioni di pulizia e di manutenzione degli arenili;
alla luce di quanto esposto la gestione di uno stabilimento balneare deve essere considerata una vera e propria attività imprenditoriale complessa, chiamata contemporaneamente a gestire una serie di servizi alla clientela turistica ed in conseguenza ad intrattenere rapporti di natura economica con altre attività commerciali, a garantire un adeguato livello occupazionale e a svolgere servizi di tutela pubblica dei bagnanti e di manutenzione ambientale dei tratti di costa di competenza;
proprio per le caratteristiche descritte, gli stabilimenti balneari del nostro Paese si distinguono profondamente da quelli del resto dei Paesi mediterranei a maggiore vocazione turistica, come Francia, Spagna e Grecia, dove la diffusione è assai più contenuta e in molti casi sono gestiti direttamente dagli alberghi e a disposizione esclusivamente della loro clientele;
l'attività imprenditoriale di gestione degli stabilimenti balneari nasce con il rilascio di una concessione demaniale marittima, valida per un determinato periodo di tempo e gli investimenti e la continuità operativa dell'attività dipendono essenzialmente dalla durata, dalle condizioni di esercizio, ovvero dai canoni concessori, e dalla possibilità di rinnovo della concessione;
proprio per far fronte alle esigenze di continuità operativa dell'attività di gestione di uno stabilimento balneare, l'articolo 37 del codice della navigazione stabilisce che nell'assegnazione della concessione e nella fase di rinnovo della medesima è preferito il richiedente che offra maggiori garanzie di proficua utilizzazione della concessione e si proponga di avvalersi di questa per un uso che risponda ad un più rilevante interesse pubblico;
con riguardo alla durata della concessione, l'articolo 10 della legge n. 88 del

2001, che ha modificato il comma 2 dell'articolo 1 del decreto-legge n. 400 del 1993, ha previsto un meccanismo di rinnovo automatico delle medesime con cadenza sessennale;
tale combinato disposto, insieme ad altre disposizioni normative che hanno demandato a regioni e comuni compiti di regolamentazione tecnica dell'attività, ha consentito nel corso degli ultimi anni un forte sviluppo dell'attività lungo tutta la costa nazionale e garantito la possibilità ai gestori degli stabilimenti balneari di programmare consistenti investimenti finalizzati a migliorare le strutture ricettive degli stabilimenti e ad innalzare il livello dei servizi offerti al cittadino;
in data 2 febbraio 2009, l'Unione europea ha aperto nei confronti dell'Italia una procedura d'infrazione n. 2008/4908 per il mancato adeguamento della normativa nazionale in materia di concessioni demaniali marittime ai contenuti previsti dalla «direttiva servizi», meglio conosciuta come direttiva Bolkenstein (direttiva 123/2006/CE);
la Direzione generale del mercato interno e dei servizi della Commissione europea, in una nota del 4 agosto 2009 inviata dalla rappresentanza permanente presso l'Unione europea al dipartimento delle politiche comunitarie presso la Presidenza del Consiglio dei ministri, ha evidenziato che la preferenza accordata dall'articolo 37 del codice della navigazione al concessionario uscente, oltre ad essere contraria all'articolo 43 del trattato istituito dalla comunità europea, è nel contempo in contrasto con l'articolo 12 della «direttiva servizi» ed ha invitato le autorità italiane ad adottare tutte le misure necessarie al fine di rendere l'ordinamento italiano pienamente conforme a quello comunitario entro il termine ultimo del 31 dicembre 2009;
per effetto della procedura di infrazione aperta dall'Unione europea, il Governo italiano si sta accingendo ad emanare un apposito decreto legislativo i cui contenuti non sono allo stato attuale ancora definiti, tanto da creare evidenti preoccupazioni a tutto il comparto del turismo balneare;
alla luce di quanto menzionato, infatti, nell'ipotesi di pieno adeguamento del nostro ordinamento alle indicazioni della «direttiva servizi» le concessioni demaniali marittime, a decorrere dal 2010, non potranno più essere rinnovate automaticamente, non valendo più il diritto di insistenza, ma anzi dovranno essere oggetto di un bando con procedura di evidenza pubblica alla scadenza temporale di ogni concessione;
la repentina modifica dell'ordinamento nazionale, il cui equilibrio è stato costruito in un lungo arco temporale, metterebbe in seria discussione la sopravvivenza di almeno 20.000 imprese, molte delle quali microimprese, con effetti disastrosi nei livelli occupazionali del settore turistico balneare e più in generale nell'economia turistica del Paese, con effetti ancora più gravi proprio nelle aree dove il settore turistico-balneare è più sviluppato;
le ragioni dell'annunciata difficoltà del settore turistico balneare nazionale appaiono del tutto evidenti: gran parte degli attuali concessionari, in gran parte rappresentato da piccoli imprenditori, non sarà più disposto ad investire e a migliorare i servizi in un settore come quello del turismo balneare, in mancanza di certezze sul ritorno economico dell'investimento e a fronte di una durata certa della concessione di soli sei anni;
a quello appena descritto, si aggiunge poi il danno che subirebbero gran parte delle piccole realtà imprenditoriali attuali concessionarie, che vedrebbero vanificati gli sforzi compiuti in lunghi anni di lavoro nella creazione del valore economico degli stabilimenti balneari e nella

creazione di un sistema di interrelazioni con le altre imprese del settore turistico ricreativo,


impegna il Governo:


a riconoscere la specificità del settore del turismo ricreativo balneare nazionale e a concordare in sede europea, proprio in ragione di tale specificità, il differimento temporale al 31 dicembre 2015 dell'applicazione delle disposizioni previste dalla direttiva n. 123/2006/CE al settore delle concessioni marittime balneari;
sulla base dell'unicità, dell'originalità e della specificità del sistema italiano, a promuovere ogni utile iniziativa in sede comunitaria al fine di pervenire ad una modifica della direttiva servizi n. 123/2006/CE che consenta di tener conto delle peculiarità del settore balneare italiano;
ad istituire un apposito tavolo istituzionale con la partecipazione dei rappresentanti delle regioni, degli enti locali e delle associazioni rappresentative dei gestori degli stabilimenti balneari finalizzato a concordare i contenuti della nuova disciplina di regolamentazione delle concessioni demaniali marittime, con particolare riguardo alle tematiche relative ai tempi di applicazione alle aziende in esercizio, alla definizione del numero effettivo delle concessioni, della validità o meno di quelle esistenti, dei criteri per il rilascio di nuove concessioni, della loro durata e dei criteri per l'eventuale revoca, dell'importo dei canoni concessori, del diritto di prelazione e dell'equo indennizzo dei concessionari nel caso di aggiudicazione della concessione ad altro soggetto o di revoca della concessione non dipendente da abusi o inadempienze da parte del concessionario, dei criteri di subingresso in caso di vendita o affitto, della devoluzione alle regioni e agli enti locali delle residue competenze.
(1-00296)
«Franceschini, Ventura, Maran, Villecco Calipari, Amici, Boccia, Lenzi, Quartiani, Giachetti, Rosato, Vannucci, Sani, Zunino, Tullo, Velo, Fontanelli, Baretta, Calvisi, Cuomo, Mariani, Marchioni, Andrea Orlando, Albonetti, Rossa, Tenaglia, Brandolini, Cesare Marini, Viola, Realacci, Bordo, Capodicasa, Castagnetti, Bossa, Ginefra, Servodio, Siragusa, Bratti, Codurelli, Rigoni, Carella, Levi, Cenni, Touadi, Cavallaro, Vico, Murer, Schirru, Giovanelli, De Biasi, Motta, Marchi, Rubinato, Graziano».

La Camera,
premesso che:
i rapporti dell'Italia con i Paesi dell'area balcanica rappresentano una priorità nel panorama delle linee di azione della politica estera italiana, per tradizione politica, collocazione geografica e affinità culturali: è evidente infatti che quello che accade nelle regioni a ridosso dell'Adriatico ha immediati riflessi sia sulla sicurezza interna che sulle relazioni esterne del nostro Paese;
dopo le crisi degli anni '90, rimane prioritario sostenere il consolidamento delle istituzioni democratiche e la transizione verso sistemi economici di libero mercato di quei Paesi. La realizzazione di un assetto equilibrato della regione costituisce infatti un elemento essenziale di un più ampio disegno di stabilizzazione complessiva dei nostro continente;
la prospettiva europea rappresenta uno slancio efficace per promuovere le riforme indispensabili alla modernizzazione dei Paesi dei Balcani occidentali;
obiettivo primario della politica europea di prossimità e preadesione è la creazione di uno spazio comune di Paesi che condividono i valori fondamentali della Unione europea, in una relazione sempre più stretta che vada oltre la cooperazione per contemplare uno stadio più avanzato d'integrazione politica ed economica in grado di assicurare stabilità, sviluppo economico e coesione sociale;
nel 1989 l'Italia, insieme ad Austria, Ungheria e all'allora Repubblica Federale di Jugoslavia, ha fattivamente contribuito alla nascita dell'Iniziativa Centro Europea (InCE) che oggi conta diciotto membri ovvero, Albania, Austria, Bielorussia,

Bosnia-Erzegovina, Bulgaria, Croazia, Italia, Macedonia, Moldova, Montenegro, Polonia, Repubblica Ceca, Romania, Serbia, Slovacchia, Slovenia, Ucraina e Ungheria;
l'Iniziativa Centro Europea (InCE) svolge un ruolo essenziale, in sinergia con l'impegno profuso dai singoli Stati e dalle istituzioni europee, nel sostenere il cammino verso l'adesione di quei Paesi dell'Europa Centro Orientale che ancora sono fuori dall'Unione europea e nell'avvicinarli agli standard richiesti dall'Unione europea;
obiettivo strategico dell'InCE è lavorare per la costruzione di una Europa unita, senza linee divisorie, fondata su valori condivisi e che comprenda tutti i Paesi, le regioni, i popoli e i cittadini del continente;
l'Iniziativa adriatico-ionica (IAI), di cui oggi fanno parte otto Paesi ovvero Albania, Bosnia-Erzegovina, Croazia, Grecia, Italia, Montenegro, Serbia e Slovenia, è stata avviata con la Conferenza sullo sviluppo e la sicurezza nel mare Adriatico e nello Ionio tenutasi ad Ancona il 19-20 maggio 2000. Obiettivo dell'Iniziativa, così come evidenziato nella «Dichiarazione di Ancona» siglata nel 2000, è il rafforzamento della cooperazione regionale per promuovere la stabilità politica ed economica della regione e per creare una solida base per il processo di integrazione europea;
gli ambiti della cooperazione regionale IAI si articolano in quattro tavoli di lavoro (piccole e medie imprese; trasporti e cooperazione marittima; turismo, cultura e cooperazione inter-universitaria; ambiente), ferma restando la possibilità per le Presidenze di turno di estendere la cooperazione in altre aree, previa approvazione del Consiglio dei ministri degli esteri (Consiglio adriatico-ionico) che è l'organo decisionale della IAI;
dal 1o giugno 2009, in coincidenza con il decimo anniversario della costituzione ad Ancona della IAI, per la durata di un anno, la Presidenza è stata assunta dall'Italia;
l'istituzione della IAI si inquadra nella medesima ottica che aveva condotto, già nel 1989, alla creazione dell'Iniziativa Centro Europea (InCE), rivolta ad un rafforzamento della dimensione regionale per assecondare, in una cornice di sicurezza, i processi di trasformazione politica ed economica dell'Europa Centrale ed Orientale avviatisi a partire dal crollo dei sistemi comunisti;
i Paesi della IAI (Albania, Bosnia-Erzegovina, Croazia, Grecia, Italia, Montenegro, Serbia e Slovenia) fanno tutti parte dell'InCE, ad eccezione della Grecia;
l'InCE ha una dimensione parlamentare strutturata i cui organi sono l'Assemblea parlamentare, la Commissione parlamentare, la Commissione permanente, tre Commissioni generali. Alle riunioni partecipano, secondo moduli differenti, le delegazioni parlamentari dei 18 Paesi membri su impulso del Parlamento che detiene la presidenza annuale. La Delegazione italiana, a composizione bicamerale, è costituita da 7 membri nominati dai Presidenti della Camera dei deputati e del Senato della Repubblica, su designazione dei Presidenti dei gruppi parlamentari;
la IAI ha una dimensione parlamentare, istituita nel 2001 che si concretizza nella riunione annuale dei Presidenti dei Parlamenti,


impegna il Governo


ad assumere iniziative di competenza di natura politica e diplomatica al fine di dare avvio ad un coordinamento strutturato tra la IAI e l'InCE per far sì che l'iniziativa Adriatico Jonica possa essere inquadrata, al pari di una sorta di cooperazione

rafforzata, all'interno dell'Iniziativa Centro Europea.
(1-00297)
«Ravetto, Fugatti, Scandroglio, Bernini Bovicelli, De Girolamo, Gioacchino Alfano, Marsilio, Del Tenno, Frassinetti, Di Biagio, Maran, Carlucci».

Risoluzione in Commissione:

Le Commissioni VII e VIII,
premesso che:
da parte di migliaia di singoli operatori del settore, delle associazioni di categoria, come la Confederazione nazionale dell'artigianato e della piccola e media impresa (CNA), e delle organizzazioni sindacali Feneal-Uil, Filca-Cisi-e Fillea-Cgil, si lamenta l'incongruità e l'incoerenza delle nuove prescrizioni relative ai requisiti necessari per il riconoscimento della qualifica di restauratore;
per effetto delle nuove prescrizioni alcune migliaia di persone verrebbero escluse dalla possibilità di accesso al titolo e, conseguentemente, migliaia di imprese verrebbero escluse dalla possibilità di accedere alla qualificazione necessaria per partecipare alle procedure di affidamento di appalti pubblici per l'esecuzione di lavori di restauro, depauperandosi, in tal modo, un patrimonio enorme di piccole e piccolissime imprese, oggi attive nel settore e cancellando in un colpo solo un'intera generazione di restauratori;
le citate nuove prescrizioni, provocando l'azzeramento del tessuto imprenditoriale esistente, tradiscono, di fatto, la loro principale ragion d'essere, il loro obiettivo di fondo, che resta fondata sulla necessità impellente di superare la tradizionale modalità di affidamento dei lavori di restauro basata su elementi di carattere fiduciario, atteso che l'applicazione delle direttive comunitarie in materia di appalti pubblici e del cosiddetto Codice degli appalti hanno imposto anche per gli interventi di restauro il rispetto della normativa in materia appalti pubblici di lavori e il loro affidamento secondo le ordinarie procedure di evidenza pubblica;
la professione di restauratore e l'esercizio imprenditoriale delle attività di restauro costituiscono un patrimonio di sapere e di eccellenza inestimabile, garantiscono all'Italia uno stabile primato mondiale nell'attività di restauro, conservazione e tutela del patrimonio storico-artistico, non solo nazionale, e rappresentato inoltre uno dei cardini della trasmissione della tradizione e del saper fare tipico degli antichi mestieri;
il decreto del Ministero per i beni e le attività culturali del 30 marzo 2009, n. 53 (regolamento recante la disciplina delle modalità per lo svolgimento della prova di idoneità utile all'acquisizione della qualifica di «restauratore di beni culturali», nonché della qualifica di «collaboratore restauratore di beni culturali», in attuazione dell'articolo 182, comma 1-quinquies, del Codice), i decreti ministeriali 26 maggio 2009, n. 86, e n. 87, e successivamente la circolare del Ministero per i beni e le attività culturali del 12 agosto 2009, n. 35, e il documento del segretariato generale del Ministero per i beni e le attività culturali sempre del 12 agosto 2009, recante «linee guida applicative dell'articolo 182, comma 1, 1-bis, 1-ter, 1-quater e 1-quinquies del Codice dei beni culturali e del paesaggio (disciplina transitoria degli operatori del restauro)», hanno varato norme attuative relative allo status di restauratore e di collaboratore;
a questa materia si applicano anche fonti normative che regolano la materia degli appalti pubblici, tra cui alcune con riferimento specifico al settore dei beni culturali: il decreto del Presidente della Repubblica 25 gennaio 2000, n. 34; il decreto ministeriale 3 agosto 2000, n. 294, come modificato dal decreto ministeriale 24 ottobre 2001, n. 420, da cui discendono le norme rispetto alle qualifiche richieste per l'accesso alla professione di restauratore (ovvero le categorie di opere pubbliche

OS2A e OS2B); il decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 30; il decreto legislativo 12 aprile 2006, n. 163;
il citato documento sulla «Disciplina transitoria degli operatori del restauro» del Ministero per i beni e le attività culturali indica che ad oggi «[...] non esiste ancora nel nostro ordinamento una compiuta disciplina delle relative figure professionali» e che «è generale la convinzione che la capacità professionale dei singoli operatori assuma ruolo strategico insostituibile per assicurare la qualità degli interventi conservativi» perché sino ad ora «il problema di verificare che tale idoneità sussistesse in concreto è stato per lungo tempo risolto all'interno di una prassi che vedeva il ricorso pressoché generalizzato ad affidamenti di carattere fiduciario» che hanno condotto oggi alla esigenza di «verifica su basi oggettive della capacità professionale degli operatori»; la circolare ministeriale prevede l'attribuzione della qualifica a coloro che hanno conseguito un diploma presso una scuola di restauro riconosciuta. Ad oggi sono solo tre gli istituti riconosciuti in Italia;
tali scuole a livello statale sono l'Opificio delle pietre dure, l'istituto superiore per la conservazione ed il restauro e l'Istituto centrale di patologia del libro (oggi inglobato, ai sensi del decreto del Presidente della Repubblica 26 novembre 2007, n. 233, nell'Istituto centrale per il restauro e la conservazione del patrimonio archivistico e librario) che si aggiungono a quelle di livello regionale. Queste ultime risultano essere state le più frequentate dai restauratori. Tuttavia, la frequenza di queste scuole ha avuto luogo quando non erano ancora accreditate, con la conseguenza che moltissimi restauratori qualificati sono in possesso di un diploma non coerente con le indicazioni fornite dal Ministero con i provvedimenti emanati a ridosso dell'estate 2009; la documentazione richiesta dal Ministero per i beni e le attività culturali per l'accesso alla prova di idoneità si riferisce ad un periodo temporale anteriore all'anno 2000, ed è per la maggior parte degli operatori del settore impossibile da reperire;
una diffusa «...negligenza delle stazioni appaltanti (...) nella redazione dei certificati dì esecuzione dei lavori (allegato D al decreto del Presidente della Repubblica n. 34 del 2000)» è stata evidenziata anche nella determinazione dell'Autorità per la vigilanza sui contratti pubblici di lavori, servizi e forniture del 3 aprile 2002, n. 6;
il certificato è stato introdotto dall'allegato D del decreto del Presidente della Repubblica n. 34 del 2000 (regolamento recante istituzione del sistema di qualificazione per gli esecutori di lavori pubblici, ai sensi dell'articolo 8 della legge 11 febbraio 1994, n. 109, e successive modificazioni). Quindi per i candidati alla prova di idoneità, ai quali è richiesto di avere svolto attività di restauro per almeno quattro anni alla data di entrata in vigore del decreto ministeriale n. 420 del 2001, è sostanzialmente impossibile documentare la propria attività mediante tale certificato;


impegna il Governo:


ad assumere tutte le iniziative necessarie a garantire, concretamente, il superamento della tradizionale modalità di affidamento dei lavori di restauro basata su elementi di carattere fiduciario e l'applicazione puntuale, anche nel settore del restauro, della normativa in materia appalti pubblici di lavori, a partire dall'affidamento degli stessi lavori secondo le ordinarie procedure di evidenza pubblica, preservando al tempo stesso lo straordinario patrimonio professionale, culturale e imprenditoriale rappresentato dalle migliaia di piccole e piccolissime imprese di restauro oggi esistente nel Paese;
ad assumere iniziative di carattere normativo volte a modificare l'articolo 182 del Codice dei beni culturali e del paesaggio di cui al decreto legislativo n. 42 del 2004, consentendo la possibilità di valutare l'attività svolta alla data attuale e non

limitarla al 24 ottobre 2001, data di entrata in vigore del decreto ministeriale n. 420 del 2001;
ad eliminare gli elementi ostativi alla partecipazione alla prova introdotti dal decreto ministeriale n. 53 del 2009 e non previsti dal citato articolo 182 del Codice dei beni culturali e del paesaggio ed in particolare l'assimilazione della responsabilità derivante dal ruolo di direttore di cantiere con la «responsabilità diretta nella gestione tecnica dell'intervento» (decreto ministeriale 30 marzo 2009, n. 53, articolo 2, comma 3, lettera a), in previsione del fatto che, in ossequio alla circolare del Ministero per i beni e le attività culturali n. 35 del 12 agosto 2009, gli uffici interessati si troveranno a dover verificare «ora per allora» situazioni che si riferiscono a lavori e ruoli svolti prima del 2000;
ad attenersi all'interpretazione di «responsabilità diretta nella gestione tecnica dell'intervento» data dalla sentenza del Tar del Lazio n. 1844 del 2004 che chiarisce come la nozione di responsabilità diretta nella gestione tecnica dell'intervento, richiesta per il conseguimento della qualifica di restauratore, non va intesa nel suo stretto significato tecnico-giuridico, giacché è evidente che non può farsi carico chi esegue effettivamente il restauro dei rapporti e delle responsabilità che sono, sul piano giuridico, esclusivamente riconducibili all'impresa assuntrice dei lavori;
ad assumere iniziative, anche di carattere normativo, finalizzate ad includere tra i titoli di studio utili, per la partecipazione all'esame, anche la laurea in conservazione dei beni culturali;
a riconoscere, in via transitoria, il titolo di collaboratore restauratore a tutti coloro che abbiano frequentato corsi professionali istituiti dalle regioni o da istituti privati con riconoscimento regionale (sia biennali che triennali) e ai lavoratori che dimostrino, con qualsiasi mezzo documentale, di aver lavorato in cantieri di restauro;
a modificare il decreto 30 marzo 2009, n. 53 del Ministero per i beni e le attività culturali, con il quale si individuano gli ambiti di competenza, in base ai quali dovranno essere svolte le prove d'esame, prevedendo una maggiore articolazione degli stessi, allo scopo di evitare che operatori fortemente specializzati in un ambito professionale debbano sostenere le prove stesse su materie ad essi estranee sul piano dell'attività svolta.
(7-00238)
«Realacci, Ghizzoni, Granata, Tommaso Foti, Bellanova, Bossa, Braga, Brandolini, Cardinale, Marco Carra, Ceccuzzi, Cenni, De Biasi, De Pasquale, Esposito, Fontanelli, Froner, Gatti, Gnecchi, Laratta, Marchi, Margiotta, Mariani, Mattesini, Melis, Motta, Narducci, Andrea Orlando, Pizzetti, Rampi, Rigoni, Rossa, Rubinato, Antonino Russo, Sarubbi, Schirru, Trappolino, Tullo, Vannucci, Velo, Veltroni, Vico, Sereni, Graziano, Codurelli, Boccuzzi, Colaninno, Ghiglia, Stradella, Peluffo, Piffari».

...

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA
DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):

I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro dell'interno, il Ministro della giustizia, per sapere - premesso che:
il decreto-legge 12 aprile 2006 n. 163, relativo al «Codice dei contratti pubblici relativi a lavori, servizi e forniture in attuazione delle direttive 2004/17/CE e 2004/18/CE» pubblicato nella Gazzetta Ufficiale

2 maggio 2006 n. 100, dispone all'articolo 118, commi 2, 5 e 8:
«2. La Stazione appaltante è tenuta ad indicare nel progetto e nel bando di gara le singole prestazioni e, per i lavori, la categoria prevalente con il relativo importo, nonché le ulteriori categorie, relative a tutte le altre lavorazioni previste in progetto, anch'esse con il relativo importo. Tutte le prestazioni nonché lavorazioni, a qualsiasi categoria appartengano, sono subappaltabili e affidabili in cottimo. Per i lavori, per quanto riguarda la categoria prevalente, con il regolamento, è definita la quota parte subappaltabile, in misura eventualmente diversificata a seconda delle categorie medesime, ma in ogni caso non superiore al trenta per cento. Per i servizi e le forniture, tale quota è riferita all'importo complessivo del contratto. L'affidamento in subappalto o in cottimo è sottoposto alle seguenti condizioni:
1) che i concorrenti all'atto dell'offerta o l'affidatario, nel caso di varianti in corso di esecuzione, all'atto dell'affidamento, abbiano indicato i lavori o le parti di opere ovvero i servizi e le forniture o parti di servizi e forniture che intendono subappaltare o concedere in cottimo;
2) che l'affidatario provveda al deposito del contratto di subappalto presso la Stazione appaltante almeno venti giorni prima della data di effettivo inizio dell'esecuzione delle relative prestazioni;
3) che al momento del deposito del contratto di subappalto presso la stazione appaltante l'affidatario trasmetta altresì la certificazione attestante il possesso da parte del subappaltatore dei requisiti di qualificazione prescritti dal presente codice in relazione alla prestazione subappaltata e la dichiarazione del subappaltatore attestante il possesso dei requisiti generali di cui all'articolo 38;
4) che non sussista, nei confronti dell'affidatario del subappalto o del cottimo, alcuno dei divieti previsti dall'articolo 10 della legge 31 maggio 1965, n. 575, e successive modificazioni. [...].
5. Per i lavori, nei cartelli esposti all'esterno del cantiere devono essere indicati anche i nominativi di tutte le imprese subappaltatrici, nonché i dati di cui al comma 2. n. 3. [...].
8. L'affidatario che si avvale del subappalto o del cottimo deve allegare alla copia autentica del contratto la dichiarazione circa la sussistenza o meno di eventuali forme di controllo o di collegamento a norma dell'articolo 2359 del codice civile con il titolare del subappalto o del cottimo. Analoga dichiarazione deve essere effettuata da ciascuno dei soggetti partecipanti nel caso di raggruppamento temporaneo, società o consorzio. La stazione appaltante provvede al rilascio dell'autorizzazione entro trenta giorni dalla relativa richiesta; tale termine può essere prorogato una sola volta, ove ricorrano giustificati motivi. Trascorso tale termine senza che si sia provveduto, l'autorizzazione si intende concessa. Per i subappalti o cottimi di importo inferiore al 2 per cento dell'importo delle prestazioni affidate o di importo inferiore a 100.000 euro, i termini per il rilascio dell'autorizzazione da parte della stazione appaltante sono ridotti della metà. [...]»;
il decreto-legge 28 aprile 2009, n. 39 noto come «Decreto Abruzzo», recante interventi urgenti in favore delle popolazioni colpite dagli eventi sismici nella regione Abruzzo nel mese di aprile 2009 e ulteriori interventi urgenti di protezione civile, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 giugno 2009, n. 77 pubblicata lo stesso giorno sulla Gazzetta Ufficiale n. 97, dispone all'articolo 2:
[...] 9. L'affidamento degli interventi avviene entro trenta giorni dalla data di entrata in vigore del presente decreto con le modalità di cui all'articolo 57, comma 6, del codice dei contratti pubblici relativi ai lavori, servizi e forniture, di cui al decreto legislativo 12 aprile 2006, n. 163, anche in caso di affidamento ai sensi dell'articolo 176 del medesimo decreto legislativo, compatibilmente con il quadro emergenziale e con la collaborazione, anche in ambito

locale, degli ordini professionali e delle associazioni di categoria di settore. In deroga all'articolo 118 del decreto legislativo 12 aprile 2006, n. 163, è consentito il subappalto delle lavorazioni della categoria prevalente fino al cinquanta per cento»;
articoli di stampa hanno segnalato irregolarità nei subappalti, la presenza di ditte sospette e la non corretta esposizione dei cartelli nei cantieri, in particolare per le ditte subappaltatrici;
nel corso di ispezioni nei cantieri del Progetto C.A.S.E sono state rilevate le posizioni di ben 132 ditte, nei confronti delle quali le Forze di polizia hanno riscontrato la necessità di procedere ad approfondimenti per verificare eventuali ipotesi di violazioni delle disposizioni dell'articolo 118 del decreto-legge 12 aprile 2006, n. 163, per subappalto non autorizzato: a quella data 6 ditte erano già state deferite all'autorità giudiziaria per tali ipotesi di reato e il Dipartimento di protezione civile, come stazione appaltante, comunicò di aver subito revocato l'autorizzazione al subappalto nei confronti di una sola ditta subappaltatrice;
l'ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri 12 novembre 2009, n. 3820, recante ulteriori interventi diretti a fronteggiare gli eventi sismici verificatisi nella regione Abruzzo il giorno 6 aprile 2009 e altre disposizioni di protezione civile, all'articolo 2, comma 1, dispone:
«le autorizzazioni rilasciate dal Dipartimento della protezione civile per il subappalto dei lavori relativi alle strutture abitative e scolastiche realizzate o in corso di realizzazione per fronteggiare la situazione emergenziale prodotta dal sisma del 6 aprile 2009, hanno efficacia dalla data di presentazione delle relative domande, fermo restando il rispetto delle disposizioni di cui all'articolo 118, comma 2, del decreto legislativo n. 163 del 2006» -:
se l'articolo 2 comma 1 dell'ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri del 12 novembre 2009 n. 3820 non costituisca un abuso del potere di ordinanza da parte del Dipartimento di protezione civile, vanificando gli accertamenti e le verifiche su almeno 132 subappalti sospetti e rendendo inutilizzabili le prove già raccolte da parte delle forze dell'ordine.
(2-00565)
«Garavini, Vico, Villecco Calipari, Fogliardi, Cavallaro, Marchi, Zampa, De Micheli, Cesare Marini, Ferrari, Boccia, Duilio, Nannicini, Ceccuzzi, Lulli, Fluvi, Rubinato, Andrea Orlando, Morassut, Melis, Gatti, Vaccaro, Touadi, Bossa, Cesario, Misiani, Vannucci, Bratti, Porta, Fedi, De Biasi, Mastromauro, Mattesini, Boccuzzi, Lo Moro, Iannuzzi, Marchignoli, Genovese».

Interrogazioni a risposta scritta:

GARAVINI, BORDO, MARCHI e ANDREA ORLANDO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
il decreto-legge 28 aprile 2009, n. 39 noto come «Decreto Abruzzo», recante interventi urgenti in favore delle popolazioni colpite dagli eventi sismici nella regione Abruzzo nel mese di aprile 2009 e ulteriori interventi urgenti di protezione civile per come convertito dalla legge 24 giugno 2009 n. 77 pubblicata lo stesso giorno sulla Gazzetta Ufficiale n. 97, dispone, al fine di prevenire le infiltrazioni della criminalità organizzata negli interventi per l'emergenza e la ricostruzione delle zone terremotate, permeanti controlli antimafia sui contratti pubblici e sui successivi subappalti e subcontratti aventi ad oggetto lavori, servizi e forniture (articolo 16, comma 4);
tali controlli siano da effettuarsi con l'osservanza delle linee guida indicate dal «Comitato di coordinamento per l'alta sorveglianza delle grandi opere»;

per garantire l'efficacia dei controlli antimafia nei contratti pubblici e nei successivi subappalti e subcontratti aventi a oggetto lavori, servizi e forniture e nelle erogazioni e concessioni di provvidenze pubbliche, è prevista la tracciabilità dei relativi flussi finanziari (articolo 16, comma 5);
detta tracciabilità, per come espressa in ultimo dalle «Linee guida antimafia di cui all'articolo 16, comma 4, del decreto-legge 28 aprile 2009, n. 39» emanate dal Ministero dell'interno con comunicato 8 luglio 2009 (pubblicato nella Gazzetta Ufficiale della stessa data) contempli l'obbligo, in capo alla prefettura di L'Aquila, di realizzare, anche ai fini del raccordo delle informazioni con GICER e SDI la «Istituzione della white list delle imprese «oneste» cui possono rivolgersi i soggetti aggiudicatari per il conferimento di subappalti e altri affidamenti per l'esecuzione delle opere e dei lavori connessi alla ricostruzione» (audizione del Prefetto di L'Aquila alla Commissione Antimafia, 15 ottobre 2009);
detta «White list» rappresenterebbe un indubbio elemento di garanzia come di trasparenza anche per le ditte appaltatrici che sono costrette a subappaltare ad altre imprese fino al 50 per cento dei lavori a causa dei ristretti tempi di esecuzione delle opere così come fissati nelle gare di appalto -:
quali siano i provvedimenti sinora messi in atto e quali si intendano prendere nel prossimo futuro, per celermente costituire, presso il Prefetto di L'Aquila, l'anagrafe informatica di elenchi di fornitori e prestatori di servizi, non soggetti a rischio di inquinamento mafioso, cui possono rivolgersi gli esecutori dei lavori oggetto del decreto Abruzzo, in ossequio all'articolo 15, comma 5, di detto decreto;
se tale compito non costituisca, nonostante le difficoltà applicative, una priorità per il Governo, anche perché consentirebbe di completare il quadro già offerto dal sito della prefettura aquilana con il censimento delle ditte affidatarie dei lavori - invero di assai minore entità e rilevanza - in capo agli enti locali e al Provveditorato delle opere pubbliche (cosiddetta «Operazione Fiducia»).
(4-05378)

REGUZZONI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro degli affari esteri. - Per sapere _ premesso che:
dal primo gennaio 2010 - con la piena operatività del Trattato di Lisbona - si rafforzerà notevolmente il ruolo diplomatico della Commissione Europea, il cui rappresentante per la politica estera - Lady Ashton - rappresenterà tutti i Paesi dell'Unione europea contando su un vero e proprio servizio diplomatico, aperto anche ai cittadini italiani -:
se e quali accorgimenti, riorganizzazioni, tagli, risparmi, adattamenti e rivisitazioni il Governo intenda attuare ai fini di meglio strutturare il nostro Ministero degli Esteri alle mutate esigenze;
quale sia l'ammontare dei risparmi effettuati e delle economie ottenute;
quale sia il maggior costo della diplomazia UE, con particolare riferimento agli oneri sostenuti indirettamente o direttamente dal nostro Paese.
(4-05380)

REGUZZONI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
il prossimo 24 febbraio 2010 ricorrerà il ventesimo anniversario della scomparsa di Sandro Pertini, nostro Presidente della Repubblica, già medaglia d'oro per la lotta di liberazione partigiana condotta nella Milano occupata dai nazisti -:
se e quali iniziative il Governo abbia inteso organizzare ai fini di ricordare adeguatamente la figura di Sandro Pertini.
(4-05386)

REGUZZONI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
il comune di Saronno (Varese) è famoso nel mondo sia per gli amaretti, sia per il liquore dagli stessi ricavato, sia per altri prodotti da forno di alta qualità;
il comune di Saronno è ricco di numerose opere architettoniche, artistiche e culturali meritevoli di essere visitate: tra le tante si citano il Santuario, il molto attivo Teatro «Giuditta Pasta» e il Museo dell'Industria e del Lavoro;
a pochissimi chilometri si svolgerà l'Expo 2015 dedicato all'alimentazione -:
se e quali iniziative - anche per tramite della società controllata SOGE - il Governo intenda attuare ai fini di coinvolgere il Comune di Saronno (Varese) nell'organizzazione dell'Expo 2015 e degli eventi collaterali allo stesso collegati.
(4-05388)

SCILIPOTI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
il Ministro del lavoro, onorevole Cesare Damiano, con decreto ministeriale 12 marzo del 1992, articolo 1, lettera b), e successivamente l'INAIL - Direzione Centrale Prestazioni Ufficio III - con atto n. 60002 del 19 maggio 2008, avevano limitato l'ambito di operatività della norma di cui all'articolo 1, comma 20, 21 e 22, della legge n. 247 del 2007, ad alcuni reparti di 15 dei 500 siti, per i quali era intervenuto l'atto di indirizzo del Ministro del lavoro della salute e delle politiche sociali che riconosceva la loro qualificata esposizione a polveri e fibre di amianto, ai fini di conferire il beneficio contributivo ex articolo 13 comma 8, legge n. 257 del 1992, utile ai fini dell'anticipata maturazione del diritto, con il coefficiente del 50 per cento dell'intero periodo di esposizione fino all'inizio delle bonifiche e comunque non oltre il 2 ottobre 2003;
molti dei siti sia della Sicilia che del resto d'Italia, dove era presente e si usava massicciamente amianto in matrice compatta e friabile, sono oggetto di atto di indirizzo ministeriale, che sancisce l'accertamento della concreta esposizione di tutti i lavoratori che vi prestavano la loro attività e che in quanto tali debbono considerarsi ricompresi nella norma di cui all'articolo 1, commi 20, 21 e 22, della legge n. 247 del 2007;
la ingiusta ed ingiustificata esclusione di questi lavoratori, in particolare quelli della Valle del Mela dipendenti della raffineria, della centrale Enel, delle acciaierie Tuferrofin, della Sacelit, ed ancora dei cantieri navali di Messina, delle raffinerie di Gela e di Priolo, e di tutti gli altri siti contaminati da amianto della regione Sicilia oltre che del resto d'Italia, ha trovato censura nel Tribunale amministrativo regionale del Lazio con la sentenza 5750/09, che ha annullato parzialmente, e proprio per la parte in cui discriminava i siti siciliani e gli altri in tutta Italia, oggetto di atto di indirizzo ministeriale, di accertamento dell'esposizione dei lavoratori;
gli atti del Ministro del lavoro della salute e delle politiche sociali e dell'INAIL, dichiarati illegittimi dalla sentenza del Tribunale Amministrativo hanno precluso a migliaia di lavoratori dell'amianto, della Regione Sicilia, come del resto d'Italia, il meritato accesso alla pensione, dopo anni di esposizione all'amianto. Infatti questi lavoratori risultano riconosciuti esposti all'amianto fino al 1992 e per effetto dell'articolo 1, commi 20, 21 e 22, della legge n. 247 del 2007, hanno diritto a vedere esteso il periodo di riconoscimento, utile per accedere anticipatamente alla pensione pari al 50 per cento del periodo prolungato (fino al 2 ottobre 2003, come stabilisce la legge e come l'atto amministrativo illegittimo avrebbe voluto negare e che la sentenza del Tar ha annullato

parzialmente proprio nell'articolo 1, lettera b) decreto ministeriale 12 marzo 2008);
le associazioni dei lavoratori esposti all'amianto e vittime dell'amianto e singoli lavoratori, hanno impugnato gli atti nella parte illegittima, ingiustamente limitativa, contraria alla legge e la sentenza del Tar del Lazio n. 5750/09, del 23 aprile 2009, depositata in data 18 giugno 2009, che ha statuito: «il ricorso va pertanto accolto e per l'effetto va annullato nel decreto ministeriale del Ministero del lavoro e della previdenza sociale e del Ministero dell'economia e finanze in data 12 marzo 2008 ed in particolare nell'articolo 1, lettera b) l'espressione «nei reparti indicati nei predetti atti di indirizzo limitatamente ai reparti od aree produttive per i quali i medesimi atti riconoscano l'esposizione protratta fino al 1992»; e nell'atto di cui alla nota INAIL - Direzione Centrale prestazioni - Ufficio III n. 60002 del 19 maggio 2008, ed in particolare al quarto capoverso l'espressione «nei reparti per i quali i predetti atti di indirizzo riconoscano l'esposizione protratta fino a tutto il 1992», il quinto capoverso e l'elenco di cui all'allegato 3 nella parte in cui non prevede l'applicazione dei benefici di cui all'articolo 13, comma 8 della legge n. 257 del 1992, nei confronti di lavoratori i cui stabilimenti siano ricompresi in altrettanti atti di indirizzo che recano date di esposizione entro il 1992, e nella parte dispositiva: «Il Tribunale Amministrativo Regionale per il Lazio - Sezione Terza bis definitivamente pronunziando sul ricorso in epigrafe, lo accoglie e per l'effetto annulla il decreto ministeriale del Ministero del lavoro e della previdenza sociale e del Ministero dell'economia e finanze in data 12 marzo 2008, e l'atto di cui alla nota INAIL - Direzione Centrale prestazioni - Ufficio III n. 60002 del 19 maggio 2008 nelle parti e secondo le modalità in motivazione indicate»;
attualmente l'INAIL, ivi compresi gli Uffici della Regione Sicilia, nonostante il chiaro disposto della Sentenza del Tar del Lazio e la chiara ed univoca disposizione normativa, rifiuta, ai lavoratori aventi diritto, il rilascio del certificato di esposizione che deve essere esibito all'INPS o all'INPDAP (a seconda dell'Ente Previdenziale di appartenenza), per ottenere l'accoglimento della domanda di prepensionamento. Mentre l'INAIL di Pistoia sta dando applicazione alla Sentenza del Tar del Lazio, così determinando una ingiustificata discriminazione nei danni dei lavoratori della regione Sicilia e di altre regioni del meridione d'Italia e per la verità anche in alcune regioni del nord Italia;
il Governo risulta altresì inadempiente nell'emanare il regolamento per rendere esecutivo il fondo vittime dell'amianto, approvato con l'articolo 1, commi 241/246, della legge n. 244 del 2007, già finanziato, ma inoperativo;
il tribunale di Torino, dopo il rinvio a giudizio sta processando gli amministratori e responsabili dell'Eternit, il dibattimento ha avuto inizio il 10 dicembre 2009, e vede le Associazioni ed i singoli lavoratori e vittime ed i loro familiari, costituiti parte civile;
lo Stato italiano non risulta costituito parte civile;
lo Stato italiano, anche nelle varie articolazioni territoriali, ha dovuto impiegare enormi risorse pubbliche per bonificare i siti, ma non si è costituito parte civile nei confronti degli imputati, al fine di far ricadere i costi della bonifica, sugli effettivi responsabili, ed evitare di scaricarli così sulla collettività;
alcune delle vittime, hanno chiesto al Tribunale di chiamare in causa lo Stato italiano, inadempiente, anche nel recepimento delle direttive comunitarie, e perciò condannato dalla Corte di giustizia, con la sentenza 13 dicembre 1990, nella causa n. 240 del 1989 (per tardivo recepimento della direttiva comunitaria 477/83/CEE, cui ha fatto seguito il decreto legislativo n. 277 del 1991), e con la sentenza 15 novembre 2001, della causa 49/00 (per inadempimento circa l'esatto recepimento della direttiva 391/89/CEE);

lo stesso Stato italiano, nella persona del Presidente del Consiglio dei ministri, in seguito alla richiesta, è stato chiamato in causa come responsabile civile nel processo Eternit, sia perché inadempiente degli obblighi costituzionali, internazionali e comunitari, in materia di protezione dei lavoratori esposti all'amianto sia per l'insicurezza del luogo di lavoro che per tardivo recepimento delle direttive comunitarie in materia;
sono in costante aumento le patologie asbesto correlate, in tutta Italia, anche e soprattutto tra i lavoratori della regione Sicilia, della regione Lazio e della regione Friuli Venezia-Giulia;
appare grave che diritti e copertura costituzionale non trovino adeguata copertura nelle leggi e che alcuni enti previdenziali rimangano inadempiuti;
se i Ministri interrogati siano a conoscenza di quanto esposto;
quali iniziative si intendano intraprendere al fine di far sì che l'INAIL (Ente strumentale dello Stato/Ministero del Lavoro) ponga fine alla condotta finora tenuta che provoca danni ai lavoratori e si pone in contrasto con le pronunce della magistratura;
quali iniziative si intendano intraprendere per sollecitare l'INAIL ad istruire le varie domande di rilascio di esposizione all'amianto, indispensabili per l'erogazione della prestazione, che giacciono da anni, senza risposta;
se si intenda emanare il regolamento necessario per rendere esecutivo il Fondo vittime dell'amianto e per offrire un minimo risarcimento alle vittime, anche quelle per cui il datore di lavoro è fallito e comunque non più operante;
se i Ministri interrogati siano a conoscenza della chiamata in causa dello Stato, come responsabile civile, se, ad oggi, sia stato previsto di risarcire le vittime del processo Eternit e quali siano i motivi per i cui lo Stato non risultava costituito parte civile, nonostante le enormi somme spese per bonificare il sito di Casale Monferrato e altri siti inquinati dagli imputati di quel processo.
(4-05393)

...

AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazione a risposta scritta:

REGUZZONI. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
durante il vertice di Copenaghen sono stati diffusi dati circa i cambiamenti climatici e la relazione degli stessi con l'aumento delle emissioni inquinanti in atmosfera;
numerose dispute anche tra autorevoli esponenti e scienziati ambientalisti pongono seri dubbi riguardo la correlazione sopra citata -:
quali siano gli intendimenti del Ministro in proposito, anche alla luce dei dati in possesso del nostro Governo;
se e quali iniziative e/o studi di approfondimento siano in corso o in programmazione.
(4-05384)

...

BENI E ATTIVITÀ CULTURALI

Interrogazione a risposta in Commissione:

GHIZZONI, MARIANI e MADIA. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
a giugno 2009 è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale il cosiddetto regolamento sull'archeologia preventiva, (decreto ministeriale n. 60 del 20 marzo 2009), come previsto dall'articolo 95 del Codice degli appalti (decreto legislativo n. 163 del 2006) in attuazione dell'articolo 28, comma 4, del Codice dei beni culturali e

del paesaggio (decreto legislativo n. 42 del 2004), richiamato anche nell'articolo 2-ter del decreto legislativo n. 63 del 2005 (convertito, con modificazioni, dalla legge n. 109 del 2005);
tale regolamento prevede l'istituzione presso il Ministero per i beni e le attività culturali di un elenco di soggetti abilitati alla raccolta e all'elaborazione dei dati per la «Verifica preventiva dell'interesse archeologico»;
il decreto ministeriale n. 60 del 20 marzo 2009, articolo 1, prevede che l'elenco sia tenuto dalla Direzione generale per le antichità, già Direzione generale per i beni archeologici;
lo stesso decreto ministeriale prevede, all'articolo 7, commi 1-3, che le domande di ammissione all'elenco siano presentate secondo il modello predisposto dalla stessa Direzione generale alle antichità e dalla Direzione generale per l'innovazione tecnologica e la promozione;
le suddette Direzioni generali avrebbero dovuto provvedere in tempi ragionevoli alla predisposizione di tale modello e a più di otto mesi, tale modello non è stato ancora diffuso nelle modalità previste dal decreto né è stato emanato alcun avviso ufficiale da parte del Ministero per i beni e le attività culturali;
su alcuni siti internet vengono diffusi impropriamente impropri modelli per l'inserimento nell'elenco anche per soggetti non previsti dal testo di legge, ovvero soggetti imprenditoriali e altri;
la mancata costituzione dell'elenco, a oltre tre anni dal decreto legislativo n. 163 del 2006 che ne prevedeva l'istituzione, si configura come un incalcolabile danno professionale ed economico per i soggetti in possesso dei requisiti previsti, di fatto ancora esclusi dalla possibilità di partecipare alle procedure per la verifica preventiva dell'interesse archeologico -:
se il Ministro interrogato non ritenga di dare immediata attuazione alle norme e ai principi disposti dal decreto ministeriale di cui in premessa e se non intenda avviare urgenti iniziative al fine di normare anche il settore dei lavori archeologici non sottoposti al Codice degli appalti pubblici.
(5-02223)

TESTO AGGIORNATO AL 14 MARZO 2011

...

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazioni a risposta in Commissione:

TADDEI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
l'Agenzia delle Dogane ha indetto concorso pubblico per esami a complessivi 60 posti nel profilo professionale di funzionario tributario, Area C, posizione economica C2, pubblicato in Gazzetta Ufficiale sezione speciali concorsi il 23 dicembre 2003;
la procedura concorsuale prevedeva due prove scritte, uno stage della durata di sei mesi ed una prova orale finale;
la prima prova scritta veniva espletata in data 9 novembre 2005, la successiva seconda prova in data 18 gennaio 2006;
i concorsisti ammessi, poi, hanno dovuto aspettare il 15 dicembre 2008, ben tre anni dopo l'espletamento della seconda prova, per vedere avviare lo stage di sei mesi quale terza prova della procedura concorsuale;
a fine settembre 2009 è stata sostenuta la prova orale che avrebbe dovuto definire la graduatoria finale dei 60 vincitori;
per l'espletamento della procedura sono stati necessari, quindi, tempi lunghissimi: dalla pubblicazione del bando alla prova finale sono trascorsi quasi sei anni, ma ancora non è possibile considerare concluso l'iter, atteso che a tutt'oggi non è stata ancora pubblicata la graduatoria;

le lungaggini procedurali, già gravi a prescindere, assumono un livello di maggiore gravità nella considerazione che il concorso era riservato ad Avvocati iscritti al rispettivo Albo. Si pensi, infatti, a quei professionisti ammessi all'espletamento dello stage semestrale, in molti casi effettuato in sedi diverse e lontane da quelle in cui veniva esercitata l'attività professionale, che hanno progressivamente abbandonato il proprio precedente lavoro e che oggi, sostenuta e superata anche la prova orale, non prendono in carico, e ciò rispondendo ad un semplice e sano principio di correttezza e sicuramente anche di deontologia, la difesa legale nelle sedi civili, penali od amministrative, perché consapevoli di dovere rinunciare al mandato conferitogli non appena la summenzionata Agenzia delle dogane avesse intenzione di assumerli;
l'Amministrazione dimostra nei confronti di costoro, tenuti in una perenne attesa senza sapere se e quando la stessa avrà una fine;
in un momento storico particolarmente difficile, per le ben note vicende di crisi economica, in riferimento alla fattispecie appare più che opportuna la solerzia dell'Amministrazione per non deludere le, peraltro, legittime attese di coloro che hanno sostenuto e superato la procedura concorsuale, dal cui esito dipendono, per oggettivi motivi, fondamentali scelte di vita;
l'Agenzia delle dogane mentre a tali propri candidati non risparmia siffatta defaticante attesa, nel contempo sta provvedendo ad assumere personale, inizialmente attraverso contratti di formazione lavoro poi con definitivo inquadramento in ruolo, attingendo dalle graduatorie degli idonei relativi ai concorsi espletati dall'Agenzia delle Entrate;
appare evidente anche l'esigenza dell'Agenzia delle dogane di implementare la pianta organica a tutti i livelli, tra i quali senza dubbio rientra quello legale come del resto appurato dagli stessi concorsisti durante il periodo di stage -:
quale sia la ragione in base alla quale a tutt'oggi ancora non è stata pubblicata la graduatoria finale nonostante sia trascorso considerevole tempo dall'espletamento della prova finale (24 settembre 2009) che ha definito la procedura concorsuale in oggetto;
quali siano i tempi previsti per l'assunzione dei vincitori considerate, inoltre, le difficoltà degli esaminati, come esposto in premessa;
in subordine, qualora sussistessero problemi che impediscano una celere definizione della questione prospettata, se si intenda valutare l'opportunità di provvedere, nelle more, ad inserire in organico i vincitori attraverso contratti a tempo determinato o borse di studio, soluzione quest'ultima che, in similari occasioni, è stata adottata dalla Agenzia delle entrate.
(5-02225)

CONTENTO e CARLUCCI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
i lavori per il completamento della diga di Ravedis sono finanziati con fondi derivanti dall'annualità 2005;
allo stato, il consorzio bonifica «Cellina Meduna», ha dato corso al pagamento di ben quattro stati di avanzamento dei lavori per un totale di 14.734.676, 38 euro;
a fronte di ciò, lo stesso consorzio ha ricevuto la liquidazione relativa al solo primo stato di avanzamento per euro 4.714.189,21;
secondo il programma dei lavori, il consorzio dovrà pagare lavori per complessivi euro 16.929.159,03 al 20 settembre 2010, mentre al 31 dicembre 2010 l'importo sarà pari ad oltre 19 milioni di euro;
una recente norma di legge ha ridotto i termini di perenzione e ciò ha aumentato le preoccupazioni del consorzio dal momento che la mancanza di certezza circa

gli accreditamenti delle somme relative all'esecuzione dei lavori rischia di comportare un'improvvida sospensione dei medesimi tanto più grave in considerazione della rilevanza dell'opera e del suo definitivo completamento -:
se non ritenga opportuno farsi promotore di un'iniziativa volta a coinvolgere tutti gli uffici interessati alla vicenda, sia dei ministeri interessati che del magistrato delle acque di Venezia, dell'apposita commissione tecnica nonché del consorzio, allo scopo di definire, con urgenza, le disponibilità di cassa utilizzabili ed i tempi di erogazione;
quali interventi urgenti ritenga, in ogni caso, di avviare allo scopo di scongiurare la sospensione dei lavori e di assicurare il versamento delle somme relative al completamento della diga di Ravedis nei tempi più celeri e secondo gli stati di avanzamento dei lavori.
(5-02228)

TESTO AGGIORNATO AL 14 MARZO 2011

...

GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta in Commissione:

NASTRI e CARLUCCI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
secondo una recente indagine della Banca d'Italia, pubblicata dal quotidiano Il Corriere della Sera, in data 9 dicembre 2009, nel nostro Paese un'impresa per avere giustizia nell'ambito di una controversia commerciale, deve attendere in media 1.995 giorni, ovvero quasi cinque anni e mezzo;
sempre a giudizio della Banca d'Italia, la stessa impresa in una procedura d'insolvenza recupera poco più del 50 per cento, del credito (51,6 per cento);
i suddetti calcoli sono riportati da uno studio effettuato come detto, dalla Banca d'Italia, che riprende la classificazione predisposta dalla Banca Mondiale nel rapporto «doing business» nel quale l'Italia figura nel 2009 al 78o posto, in calo rispetto al 2008, e molto indietro rispetto agli altri Paesi più sviluppati;
il calcolo della Banca d'Italia inoltre, riporta risultati peggiori rispetto a quelli della Banca Mondiale, secondo la quale i tempi per la soluzione giudiziale delle controversie commerciali sono in Italia pari a 1210 giorni, a differenza della percentuale di recupero delle insolvenze è pari al 56,6 per cento, in linea con la media dell'Unione europea;
è stata approvata la riforma del processo civile, tanto attesa dal Paese, che mira ad introdurre nel nostro sistema un differente approccio culturale alla risoluzione dei conflitti civili;
sia il precedente Governo Berlusconi che l'attuale esecutivo si sono impegnati a riformare il sistema processuale civile ed amministrativo, consapevoli che la lentezza e la paralisi della giustizia in Italia imprigionano una enorme quantità di ricchezza, rappresentando pertanto una risorsa occulta, per cui risulta indispensabile restituire al circuito economico in un periodo di crisi, un sistema della giustizia snella e veloce;
la suddetta riforma del processo civile, prevede una delega di due anni, al fine dell'emanazione da parte del Governo dei decreti legislativi indispensabili nel rendere pienamente operativa la legge di riforma -:
se corrispondano al vero i contenuti riportati in premessa, concernenti l'indagine effettuata dalla Banca d'Italia, sui tempi e le percentuali che caratterizzano la lentezza del sistema della giustizia civile in Italia;
in caso affermativo, se non ritenga opportuno in considerazione delle valutazioni del rapporto suesposto, prevedere un periodo di tempo inferiore ai due anni per l'emanazione dei decreti legislativi che il Governo dovrà varare, al fine di velocizzare i tempi per la completa attuazione della legge di riforma della giustizia, tanto attesa dal Paese.
(5-02227)

Interrogazioni a risposta scritta:

BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della giustizia, al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
secondo quanto riportato dall'agenzia di stampa Il Velino del 4 dicembre 2009, Stefano D., detenuto di oltre due metri di altezza e 230 Kg. di peso, è stato temporaneamente ricoverato nella struttura protetta per detenuti dell'ospedale «Sandro Pertini» di Roma per sottoporsi ad alcuni accertamenti medici nonché per consentire all'amministrazione penitenziaria di capire quale sia il carcere più adeguato ad accoglierlo;
Stefano D., romano di 38 anni, afflitto da problemi di tossicodipendenza, dovrà finire di scontare la sua pena il 24 agosto del 2011 ed in passato ha raggiunto anche i 300 chili di peso, il che gli ha cagionato non pochi problemi cardiaci e varie ulcere alle gambe;
secondo quanto riferito dal garante dei diritti dei detenuti del Lazio, avvocato Angiolo Marroni, il detenuto non riesce a stare seduto sulle sedie a disposizione dell'istituto perché troppo deboli per la sua mole; avrebbe bisogno di fare lunghe passeggiate per aiutare la circolazione; usa con difficoltà il bagno e crea oggettivi problemi di convivenza ai suoi compagni di cella;
sulla vicenda il garante dei detenuti del Lazio ha dichiarato quanto segue: «Quello di Stefano è un caso limite ma è anche un altro segnale delle difficoltà in cui versano le carceri. È evidente che chi compie un reato deve essere punito, ma l'unica pena non può essere il carcere soprattutto per un ammalato con difficoltà oggettive. Ho già segnalato il caso al provveditore regionale dell'Amministrazione penitenziaria perché si adoperi per trovare una soluzione che soddisfi sia l'esigenza di garantire l'esecutività della pena che il rispetto del diritto alla salute. Stefano ha chiesto di scontare la pena in condizioni più umane, magari in una struttura sanitaria adeguata. So che ci si sta prodigando per trovare una struttura in grado di assisterlo, ma occorre farlo in tempi brevi perché, malgrado il prodigarsi del personale medico e paramedico dell'ospedale Pertini e della loro ricerca perché questo malato sia ospitato in una struttura capace di accoglierlo al meglio, la condizione di Stefano crea problemi insolubili a chi lo deve assistere» -:
se sia a conoscenza dei fatti riportati in premessa;
quali iniziative i Ministri interrogati, negli ambiti di rispettiva competenza, intendano adottare affinché sia garantito il rispetto dei diritti inviolabili dell'individuo considerando le condizioni di salute del detenuto e se, in considerazione delle condizioni di salute del signor Stefano D., il Ministro non intenda assumere iniziative urgenti affinché sia garantita al medesimo la sistemazione presso una struttura in grado di assisterlo, ciò a tutela della salute del detenuto che potrebbe essere ulteriormente compromessa da scelte dettate dal mero stato di necessità.
(4-05371)

GRIMALDI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
è nota la critica situazione in cui versa il tribunale di Enna, peraltro non meno disagiato di quello di Nicosia, con la cronica carenza della copertura in organico sia dei magistrati che del personale di cancelleria;
sono ormai in fase di trasferimento due magistrati giudicanti, mentre presso l'Ufficio del pubblico ministero, su cinque posti in organico, sono attualmente presenti solo il titolare ed un sostituto, peraltro entrambi a breve non più in servizio, il primo per annunciato pensionamento ed il secondo per trasferimento, col risultato che, di fatto, al Tribunale di Enna, oltre al Presidente, saranno presenti

solo altri otto magistrati, di cui uno esclusivamente assegnato per legge alla materia del lavoro ed altri due all'ufficio del G.I.P./G.U.P., mentre in Procura della Repubblica sarà presente a breve solo un magistrato applicato dal Distretto di Caltanissetta e solo a termine, su cinque posti in organico;
pur nel quadro di interventi innovativi in materia di politica giudiziaria, egregiamente portati avanti dal Ministro interrogato, si ritiene che sarebbe molto più appropriato verificare la possibilità di recuperare uomini e mezzi ai nostri tribunali di frontiera, veri e propri presidi contro la criminalità organizzata ed ultimo baluardo di salvaguardia dei diritti dei più deboli;
la drammatica situazione in cui si verranno a trovare le Procure della Repubblica di Enna e Nicosia impone un'immediata risposta alla domanda di giustizia da parte dei cittadini, che potrebbero vedere vanificati i propri diritti, atteso che gli uffici della procura non potrebbero materialmente smaltire i fascicoli pendenti e quelli sopravvenuti, creando di fatto un sistema che non garantisce, nel suo complesso, né la giusta punizione dei colpevoli, se del caso, né l'altrettanto legittima e dovuta assoluzione degli innocenti, specie nell'attuale ambito del dibattito della legge sul cosiddetto giusto processo e sui tempi certi della giustizia;
la sede di Enna dovrebbe essere a pieno titolo inserita fra quelle disagiate, al fine di incentivarne e promuoverne le istanze di trasferimento verso la stessa, atteso che con il sistema ordinario degli interpelli la copertura dei posti vacanti non può essere assicurata -:
quali provvedimenti di competenza intenda adottare per l'assegnazione, a breve, di magistrati e personale presso il tribunale di Enna e quello di Nicosia, soprattutto con riferimento alle rispettive procure della Repubblica.
(4-05376)

REGUZZONI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
a Busto Arsizio (Varese) è localizzato un carcere di massima sicurezza;
la struttura è aperta e attiva da molti anni ed ha ospitato e tuttora ospita centinaia di detenuti anche molto pericolosi -:
se e quali interventi infrastrutturali siano stati effettuati o siano in corso di programmazione riguardo il carcere di Busto Arsizio (Varese).
(4-05385)

BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della giustizia, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
alla foce del fiume Agri, in Policoro (Matera), si è dato inizio alla costruzione di un villaggio turistico in violazione di norme urbanistiche, il che ha provocato il sequestro da parte del giudice penale;
per il giorno 11 dicembre 2009 è fissata, innanzi al giudice competente, l'udienza preliminare in relazione alla costruzione di cui innanzi per reati di violazione di leggi urbanistiche e truffa aggravata ai danni dello Stato da parte del costruttore del villaggio e del sindaco di Policoro;
in epoca prossima alla realizzazione delle opere abusive, veniva avviata la vendita di immobili turistici a privati e per l'acquisto di un immobile si recava, sul luogo della costruzione, il dottor Giuseppe Chieco, procuratore della Repubblica di Matera, facendosi accompagnare da un ufficiale della Guardia di finanza;
negli anni scorsi, il predetto procuratore della Repubblica emanava, tra l'altro, una disposizione in virtù della quale tutti gli ufficiali di polizia giudiziaria dipendenti da quella procura avrebbero dovuto avvertirlo di eventuali indagini contro la pubblica amministrazione da parte di

altre autorità giudiziarie e, conseguentemente, anche da parte di procure che svolgessero indagini contro la sua persona;
di tali comportamenti del dottor Giuseppe Chieco, i giornali hanno dato notizia ai propri lettori, in particolare la notizia veniva pubblicata dal settimanale Il Resto il 21 aprile 2007;
in relazione a tali notizie, la moglie del procuratore della Repubblica ha esposto querela contro i giornalisti e contro il segretario dell'Associazione Radicali Lucani, Maurizio Bolognetti. Gli articoli oggetto di querela sono stati pubblicati il 10 maggio 2008 sul settimanale Il Resto e sul blog «www.lucania.ilcannocchiale.it» gestito dal segretario dell'Associazione Radicali Lucani;
a quanto consta agli interroganti per i relativi processi è previsto lo svolgimento nell'ufficio giudiziario presso cui il dottor Chieco esercita le proprie funzioni, sicché la pubblica accusa sarà affidata ad un magistrato che sarà suo sostituto;
resi noti questi fatti, il dottor Chieco annunciò egli stesso anni or sono di aver presentato istanza di trasferimento per incompatibilità ambientale. La notizia fu pubblicata sul quotidiano la Nuova del Sud nell'aprile 2007 in un articolo a firma Sissi Ruggi;
tale istanza, anche se avanzata, non ha ancora avuto alcun esito;
in relazione a quanto innanzi, il procuratore generale presso la Corte di appello di Potenza, venutone a conoscenza, ha comunque definito il dottor Chieco «ottimo procuratore». La notizia emerge nell'ambito dell'audizione presso il Consiglio giudiziario di Potenza tenutasi il 28 gennaio 2009 degli avvocati Vincenzo Montagna, Leonardo Pinto e Nicola Cataldo, del foro di Matera, rappresentanti del sindacato avvocati di Matera e dell'Associazione Autonomia Forense;
nell'area circostante il villaggio turistico ancora sotto sequestro si sono verificati, negli ultimi tempi, gravi episodi di criminalità tra i quali minacce a chi ha manifestato contrarietà alla realizzazione del villaggio alla foce del fiume Agri, come riportato in un articolo pubblicato sul Il Quotidiano della Basilicata in data 21 novembre 2009, a firma Leo Amato; nei mesi scorsi, il questore di Matera ha richiesto, per un pregiudicato della zona, un provvedimento di sorveglianza al quale, tuttavia, si è opposto il dottor Chieco;
il contrasto consumatosi tra questore e procuratore della Repubblica ha suscitato meraviglia e sconcerto tra le forze dell'ordine le quali si sentono ormai impotenti di fronte alla recrudescenza della criminalità;
ad avviso degli interroganti, le situazioni anomale e la precarietà oggettiva, in cui sono venuti a trovarsi il procuratore della Repubblica di Matera e il procuratore generale presso la Corte di appello di Potenza generano sfiducia dei cittadini verso la giustizia. Del primo, infatti, si è ampiamente detto nei punti che precedono. Del secondo si deve far presente che ha compiuto gli 8 anni di direzione dell'ufficio nel mese di aprile 2009. Tuttavia, non essendo stato nominato il nuovo procuratore generale, continua a dirigere l'ufficio non più come titolare ma come facente funzioni. Il che integra gli estremi, ad avviso degli interroganti, se non della violazione, certamente dell'elusione della legge. Ciò è tanto più grave ove si consideri che, per altri uffici, i nuovi preposti sono stati nominati entro due o al massimo tre mesi dalla vacanza determinatasi per scadenza dell'incarico o cessazione dell'attività del precedente titolare;
ad avviso degli interroganti, appare quanto meno anomalo il fatto che il segretario dell'Associazione Radicali Lucani e alcuni giornalisti debbano essere processati presso il tribunale di Matera in una situazione in cui la pubblica accusa sarà rappresentata da un sostituto del dottor Giuseppe Chieco, procuratore della Repubblica di Matera, nonché consorte della querelante signora Rosalba Pontrelli -:
se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti riportati in premessa;

di quali informazioni disponga il Ministro della giustizia in merito alla nomina del nuovo procuratore generale presso la Corte d'appello di Potenza e se abbia espresso il proprio concerto in relazione alla proposta di nomina, se pervenuta;
quali siano gli intendimenti del Governo in ordine alle misure da adottare per combattere la delinquenza in tutta la provincia e come si intenda dare sostegno alle forze dell'ordine anche al fine di ampliare la fiducia dei cittadini nelle istituzioni della Repubblica;
se con riferimento ai fatti di cui in premessa e, in particolare, in considerazione del fatto che i processi per diffamazione si celebrino presso il tribunale di Matera, il Ministro della giustizia non intenda avvalersi della facoltà di avviare, intanto, iniziative ispettive a seguito delle quali, se del caso, promuovere un'azione disciplinare nei confronti del dottor Giuseppe Chieco.
(4-05396)

...

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazioni a risposta in Commissione:

GINEFRA. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
apprendiamo da organi di stampa che a partire dal 13 dicembre 2009 il nuovo orario invernale varato da Trenitalia prevede la cancellazione dell'Eurostar Lecce-Torino;
a farne le spese saranno soprattutto i pendolari, studenti e lavoratori, che dal capoluogo salentino si spostano verso il Piemonte, e che presto saranno costretti ad allungare il tragitto e, conseguentemente, a pagare un biglietto con un prezzo più alto, per un minimo risparmio di tempo;
una tale decisione apporterà pesanti cambiamenti nelle vite di centinaia di cittadini che, solo per citare un esempio, vedranno il viaggio Torino-Lecce con cambio a Bologna durare 9 ore e 50 minuti, pagando un biglietto di 128,50 euro, anziché durare 10 ore e 47 minuti e pagare un biglietto che costa 77,40 euro: si risparmierà, così, meno di un'ora di viaggio su un totale di circa undici ore, a fronte di un aumento del prezzo pari al 66 per cento;
inoltre, come spesso avviene, se dovessero verificarsi degli imprevisti, i disagi aumenterebbero ulteriormente: tutti i passeggeri diretti a Torino, infatti, in caso di arrivo in ritardo alla stazione di Bologna, sarebbero costretti a ripiegare su soluzioni di emergenza che prevedono un ulteriore cambio di treno a Milano e l'arrivo a Torino dopo la mezzanotte, oppure, nella peggiore delle ipotesi, l'impossibilità di raggiungere il capoluogo piemontese in giornata;
in questo modo si penalizza l'intero territorio tagliandolo fuori dai collegamenti con le grandi città: quella che sta per essere soppressa è la coppia di treni a lunga percorrenza che ad oggi garantisce il collegamento diretto Lecce-Torino e Torino-Lecce, attraverso la linea che ferma, tra le altre, nelle città di Brindisi, Bari, Barletta, Foggia, Termoli, Pescara, Ancona, Rimini, Bologna, Piacenza;
analogo servizio, inoltre, nelle intenzioni di Trenitalia, sarà svolto attraverso l'utilizzo di treni ad alta velocità che imporranno il cambio del treno sia a Bologna, sia il transito a Milano, con differenze di prezzo esorbitanti rispetto alle soluzioni attualmente disponibili e tempi di viaggio pressoché equivalenti per i passeggeri;
il Ministro Matteoli rispondendo ad un quesito dell'interrogante nel corso dell'audizione tenutasi nella seduta del 4 novembre 2009 in Commissione Trasporti della Camera, in merito alle iniziative assunte dal Governo per evitare la soppressione di alcuni treni con particolare riferimento alle lunghe percorrenze dalla Puglia, aveva affermato: «sulle difficoltà

della Puglia, non dico che la regione sia servita bene per le lunghe percorrenze, però le riferisco che non abbiamo consentito il taglio di un solo treno dalla Puglia e, come Ministero, abbiamo investito, perché questo potesse accadere, 110 milioni di euro ogni anno, per tre anni. Questo proprio per consentire alla Puglia di non perdere e non tagliare nemmeno una corsa. Certamente dobbiamo migliorare il servizio, però, nonostante le Ferrovie avessero intenzione di tagliare perché ragionano in termini economici e non c'era sufficiente traffico - abbiamo comunque investito 330 milioni di euro proprio per consentire di non tagliare nulla» -:
se il Ministro interrogato non ritenga opportuno intervenire con urgenza su tale questione affinché, in un panorama nazionale in cui si progetta di velocizzare le comunicazioni ferroviarie tra le varie città italiane, anche la dorsale Adriatica, sempre più importante, a vantaggio sia della Puglia che delle altre regioni costiere, sia tenuta in dovuta considerazione.
(5-02222)

LARATTA. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
secondo un'indagine annuale di Legambiente sui trasporti locali, in riferimento a quanto riportato dai quotidiani, ed in particolare da Repubblica.it del 10 dicembre 2009 «per i pendolari italiani un viaggio su tre diventa un'odissea. E la percentuale sale al 57 per cento a Milano e al 54 per cento a Roma. Si tratta di un monitoraggio effettuato in 13 stazioni di 11 città capoluogo di provincia, tra il 23 e il 27 novembre, nella fascia oraria 7-9 del mattino, per tre giorni consecutivi.»;
secondo i dati di Legambiente sono «1216 treni monitorati di cui ben 430 hanno registrato un ritardo superiore ai 5 minuti. 410 i convogli arrivati con un ritardo compreso tra uno e quattro minuti, mentre solo 374 treni (pari al 31 per cento del totale) sono giunti in orario. Il ritardo medio registrato (sempre calcolato a partire dai 5 minuti) è di 11 minuti. La media sale a 15 a Salerno e alla stazione di Genova Principe e a 16 a Messina. Più fortunati a Roma, Palermo, Bari e Torino, dove il ritardo medio arriva a 9 minuti. Dopo Milano e Roma, c'è Palermo: solo il 16 per cento dei treni monitorati in orario, il 41 per cento in ritardo di pochi minuti e il 43 per cento con un ritardo superiore ai 5. Poi Salerno (37 per cento dei convogli con ritardi dai 5 minuti), Torino (32 per cento dai 5 minuti) e Messina (30 per cento). Chiude invece la classifica la Stazione di Genova Principe con «solo» il 18 per cento dei treni pendolari in ritardo di più di 5 minuti ma ben il 44 per cento comunque fuori orario anche se entro i 5 minuti»;
oltre al problema dell'efficienza e della puntualità del sistema locale dei trasporti ferroviari, c'è da registrare anche le numerosissime proteste dei singoli utenti e delle tantissime associazioni di cittadini e di consumatori. Proteste legate all'igiene e alla pulizia dei convogli locali adibiti ai collegamenti regionali. Si tratta di treni ad alta frequentazione, destinati ai pendolari. In moltissimi casi, e in tutte le regioni italiane, i treni vengono segnalati sporchi, non adeguati al trasporto delle persone, molto carenti in quanto ad igiene delle carrozze e dei servizi igienici -:
se il Governo sia a conoscenza di questi dati;
quali iniziative intenda assumere per verificare l'impegno e gli investimenti di Trenitalia verso i trasporti locali e regionali;
se non intenda sollecitare Trenitalia ad investire maggiori risorse per potenziare i treni ad alta frequentazione e tutti i treni dedicati al trasporto dei pendolari, visto che il Paese non ha bisogno solo di treni ad alta velocità, ma anche di treni ordinari, di convogli locali che siano efficienti, puntuali e puliti.
(5-02224)

NASTRI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
la nuova linea dei treni eurostar Italia denominati «Frecciarossa», del gruppo Ferrovie dello Stato, recentemente inaugurati che rappresenta il nuovo e moderno sistema di trasporto, sta rivoluzionando positivamente la concezione di mobilità di milioni di italiani, con evidenti vantaggi anche per i pendolari;
l'attivazione della linea alta velocità Frecciarossa, infatti, ha modificato il modo di viaggiare di milioni di passeggeri fruitori del servizio di trasporto ferroviario su scala nazionale: ovvero collegamenti più veloci e maggiore frequenza dei treni sulla linee a maggior traffico;
nonostante Rti - Rete ferroviaria italiana abbia previsto che i collegamenti della nuova linea Frecciarossa includano le direttrici più importanti della penisola, quale ad esempio la linea Torino-Milano, con soste nelle principali città, tuttavia appaiono tuttora incomplete le fermate della nuova linea in molte città di rilevanza economica e commerciale;
la città di Novara, ad esempio, strategica nella posizione geografica tra il Piemonte e la Lombardia e che rappresenta un centro commerciale importante della Pianura Padana, essendo crocevia strategico di considerevoli traffici commerciali tra le assi viarie che congiungono Milano, Torino e Genova alla Svizzera, attualmente non rientra fra lo scalo ferroviario del treno Frecciarossa, penalizzando conseguentemente, migliaia di pendolari di viaggiatori novaresi, nonché i centri abitati limitrofi, oltre che la stessa economia cittadina;
appare pertanto fondamentale che per la parte orientale del Piemonte, venga garantita una sosta del treno Frecciarossa, con le conseguenti infrastrutture necessarie a stabilire la fermata ferroviaria presso Novara -:
se non ritenga opportuno, in considerazione delle argomentazioni esposte in premessa, intervenire urgentemente, al fine di prevedere anche per la città di Novara, che rappresenta la seconda città più popolosa del Piemonte, la sosta del treno Frecciarossa, il cui scalo determinerebbe un indubitabile aumento del volume dei viaggiatori ferroviari novaresi e della stessa provincia limitrofa, oltre ad un evidente giovamento per l'attività economica e commerciale dell'area interessata.
(5-02229)

REGUZZONI, DESIDERATI e MONTAGNOLI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere:
se corrisponda al vero quanto dichiarato dall'Assessore regionale Lombardo alle Infrastrutture - Raffaele Cattaneo - in merito all'apertura del cantiere della Pedemontana il prossimo 6 febbraio;
di quale lotto si tratti;
quale sia il cronoprogramma completo dell'opera.
(5-02233)

Interrogazione a risposta scritta:

ZACCHERA. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro per i rapporti con le regioni, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
in alcune parti d'Italia viene richiesto il «bollino blu» per gli autoveicoli sottomettendoli a periodica visita ispettiva presso autofficine autorizzate al fine di controllarne gli scarichi in atmosfera;
in altre parti, invece, sembra che tale elemento non venga richiesto -:
se i Ministri interrogati non ritengano di assumere iniziative, anche di carattere normativo, al fine di assicurare una maggior uniformità della disciplina concernente il controllo e la certificazione delle emissioni inquinanti dei veicoli, comunemente nota come «bollino blu».
(4-05392)

TESTO AGGIORNATO AL 14 MARZO 2011

INTERNO

Interrogazioni a risposta scritta:

GARAVINI, BORDO, MARCHI e ANDREA ORLANDO. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il decreto-legge 28 aprile 2009, n. 39 noto come «Decreto Abruzzo», recante interventi urgenti in favore delle popolazioni colpite dagli eventi sismici nella regione Abruzzo nel mese di aprile 2009 e ulteriori interventi urgenti di protezione civile per come convertito dalla legge 24 giugno 2009 n. 77 pubblicata lo stesso giorno sulla Gazzetta Ufficiale n. 97, dispone, al fine di prevenire le infiltrazioni della criminalità organizzata negli interventi per l'emergenza e la ricostruzione delle zone terremotate, la costituzione di una «Sezione specializzata» del «Comitato di coordinamento per l'alta sorveglianza delle grandi opere» che opera a diretto supporto del prefetto di L'Aquila, presso la prefettura di quel capoluogo (articolo 16, comma 2) nonché la costituzione, in ambito ministeriale (Dipartimento di pubblica sicurezza), di un «Gruppo interforze centrale per l'emergenza e ricostruzione» (cosiddetto GICER - articolo 16, comma 3);
alla definizione della composizione e dei compiti di questi due organismi la norma prevede si addivenga con decreto del Ministro dell'interno, di concerto con i Ministri della giustizia e delle infrastrutture e dei trasporti «da adottarsi entro 30 giorni dalla data di entrata in vigore del decreto»;
in occasione dell'audizione alla Commissione parlamentare d'inchiesta sul fenomeno della criminalità organizzata mafiosa o similare del 15 ottobre 2009, il prefetto di L'Aquila ha reso edotta la Commissione bicamerale d'inchiesta del decreto interministeriale 3 settembre 2009 - giacente presso la Corte dei Conti per la registrazione - che stabilisce composizioni e compiti dei due sopra indicati organismi;
in data 22 ottobre 2009 il Ministro dell'interno in visita a L'Aquila ha «presentato», presso la locale prefettura, «la sezione Specializzata del Comitato di Coordinamento per l'Alta Sorveglianza delle Grandi Opere e del Gruppo Interforze Centrale per l'Emergenza e la Ricostruzione (GICER)»;
il decreto interministeriale non risulta a oggi pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana, sebbene fonti di stampa e il movimento del personale dell'Interno mostrino come il dottor Andrea Maria Giuseppe Caridi sia stato destinato alle «esigenze GICER»;
nei siti internet istituzionali del Ministero dell'interno come in quello della prefettura di L'Aquila, a oggi, non vi sia alcuno spazio dedicato ai due organismi, dei quali, in pratica, non si rinviene cenno -:
se detti organismi si siano effettivamente insediati e siano stati convenientemente provvisti di personale, mezzi e strutture in grado di renderli operativi ed efficienti per il contrasto ai paventati e allarmanti fenomeni di infiltrazione che sono istituzionalmente chiamati a combattere.
(4-05377)

REGUZZONI. - Al Ministro dell'interno, al Ministro per le politiche europee. - Per sapere - premesso che:
il trattato di Lisbona - la cui piena operatività inizia il 1o gennaio 2010 - prevede norme a favore di una «politica comune dell'immigrazione»;
spesso il nostro Governo è parso doversi far carico di molteplici spinte migratorie provenienti dal bacino del Mediterraneo contribuendo alla lotta all'immigrazione clandestina anche per tutti gli altri paesi UE;

i risultati raggiunti sono stati condivisi - in termini di minor flusso migratorio clandestino - anche da tutto il resto dell'Unione -:
se e come i Paesi membri supportino l'azione meritoria del nostro Governo in tema di lotta all'immigrazione clandestina;
se detto sforzo sia sufficiente ovvero sia necessario ed opportuno richiedere maggior impegno all'Unione Europea o ai suoi Stati membri.
(4-05382)

CIRIELLI e CARLUCCI. - Al Ministro dell'interno, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
alcuni articoli apparsi di recente su organi di stampa nazionali hanno attribuito un forte impatto mediatico ad una inchiesta condotta dalla procura della Repubblica di Siracusa, che coinvolge il comandante della motovedetta «Denaro» del Corpo della guardia di finanza, inserito nel registro degli indagati per aver presumibilmente esercitato violenza a danno di immigrati clandestini;
in particolare, la suddetta inchiesta sarebbe destinata ad accertare presunte responsabilità penali del comandante e dell'equipaggio del pattugliatore «Denaro» a seguito di una missione dagli stessi compiuta il 31 agosto 2008 e nel corso della quale un natante, con a bordo 75 immigrati clandestini provenienti dalla Libia, sarebbe stato bloccato e poi riaccompagnato nel territorio dello Stato di provenienza;
la motovedetta, infatti, dopo aver bloccato in acque internazionali il barcone carico di clandestini, aveva provveduto ad effettuarne il riaccompagnamento presso il punto di partenza, dando così esecuzione alle attuali disposizioni di legge in tema di immigrazione clandestina;
il reato contestato dalla procura della Repubblica di Siracusa al comandante del pattugliatore sarebbe quello di violenza privata, di cui all'articolo 610 del codice penale, aggravata dalla qualifica di «pubblico ufficiale», in virtù del quale il militare indagato rischierebbe oltre quattro anni di carcere;
è noto che la legge 15 luglio 2009, n. 94 (cd. «pacchetto sicurezza») ha introdotto il reato di immigrazione clandestina, elevando quindi a fattispecie di reato penale l'indebito ingresso e soggiorno nel territorio nazionale degli extracomunitari privi di regolare permesso di soggiorno e prevedendo pene rigorose a carico dei trasgressori;
è altrettanto noto che, da ben due anni, vige un Protocollo di cooperazione intergovernativo tra l'Italia e la Libia, finalizzato a fronteggiare il crescente fenomeno dell'immigrazione clandestina, anche attraverso l'organizzazione di pattugliamenti marittimi congiunti davanti alle coste libiche, operazioni di controllo, ricerca e salvataggio nei luoghi di partenza e di transito e, se necessario, il fermo di natanti con clandestini a bordo;
alla luce del suddetto quadro normativo, potrebbe ritenersi che il comandante indagato, nel procedere al fermo con riaccompagnamento del natante individuato, non abbia fatto altro che attenersi alle vigenti disposizioni di legge in materia di contrasto all'immigrazione clandestina, posto che è lo stesso accordo Italia-Libia del dicembre 2007 a prevedere la possibilità del fermo dei barconi «sospetti»;
volendo, pertanto, ipotizzare un semplice adempimento dei propri doveri d'ufficio, il comandante risulterebbe indagato per motivazioni «politiche» legate ad una interpretazione parziale ed ideologica del reato di immigrazione clandestina;
tali supposizioni sarebbero suffragate dalla circostanza che la stessa Procura avrebbe sollevato, quasi in contemporanea, questione di illegittimità costituzionale della legge n. 94 del 2009, ritenendo il nuovo reato di immigrazione clandestina in contrasto col principio di uguaglianza tra i popoli;

di analogo sconcerto è il fatto che la Procura di Siracusa, nell'attivare una inchiesta su questioni inerenti accordi internazionali, avrebbe violato le più elementari norme di competenza territoriale, come ha evidenziato il Sottosegretario all'interno Alfredo Mantovano, il quale ha nell'occasione opportunamente sollevato l'esigenza di procedere ad una azione disciplinare nei confronti delle procure maggiormente «ideologizzate»;
gli organi di stampa, nel dare risalto all'inchiesta, hanno ipotizzato una ennesima manovra giudiziaria finalizzata alla destabilizzazione del potere esecutivo attraverso una interpretazione critica e distorta della legge sull'immigrazione clandestina;
è evidente che inchieste giudiziarie, che si rivelassero prive di reale fondamento, possono ledere alla corretta amministrazione della giustizia in Italia, con un dispendio di risorse processuali sottratte al perseguimento di altri fondamentali reati -:
se ritenga opportuno assumere informazioni preliminari sulla vicenda, al fine di valutare la sussistenza dei presupposti per un'azione disciplinare nei confronti dei magistrati della Procura della Repubblica di Siracusa;
se ritenga opportuno intensificare i controlli di frontiera, anche attraverso un coordinamento con i Corpi di polizia degli Stati esteri di appartenenza, al fine di impedire l'ingresso nel territorio dello Stato italiano agli immigrati extracomunitari clandestini, in coerenza con la politica di sicurezza e di contrasto all'immigrazione clandestina, opportunamente realizzata dall'attuale Governo.
(4-05394)

BOSSA. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il comune di Sant'Antimo (Napoli) registra da anni la presenza di una consolidata ramificazione della criminalità organizzata che, negli ultimi anni, con ripetute evidenze investigative, dimostra di aver accresciuto il suo potere di condizionamento sul territorio;
nell'area frattese le associazioni camorristiche sono largamente infiltrate ed hanno impiantato e diffuso una vasta rete di interessi illeciti, attuando un'azione penetrante e pervasiva di coinvolgimento collusivo per imbrigliare e condizionare settori e soggetti della vita pubblica e sociale;
la magistratura e le forze dell'ordine sono assiduamente impegnate in una meritoria, complessa azione investigativa per snidare e contrastare i sodalizi mafiosi che operano in zona;
nel contesto locale sono particolarmente e pericolosamente attivi i clan Ranucci-Puca-Verde che hanno una forte influenza sul territorio, con un formidabile potere economico e provando più volte ad esercitare un condizionamento sul potere politico, attraverso l'inserimento nelle istituzioni di esponenti collegati direttamente o indirettamente (per rapporti economico-imprenditoriali o, addirittura, familiari) all'organizzazione;
nel predetto comune è in carica una giunta di centrodestra guidata da Francesco Piemonte, eletto sindaco nel 2007;
di recente trentatré arresti di personaggi affiliati a tre clan attivi sono stati effettuati dalla polizia su ordine della Direzione distrettuale antimafia. Tra loro Stefano Ranucci, Pasquale Puca e Antonio Verde, 39 anni, figlio del capo storico del clan, Francesco. Con loro, fra gli arrestati, c'è anche un brigadiere dei carabinieri, indagato per favoreggiamento e corruzione, segno della capacità pervasiva dei clan di Sant'Antimo di infiltrarsi anche negli apparati dello Stato;
in base all'attività investigativa coordinata dai pubblici ministeri della Direzione distrettuale antimafia sarebbe emerso che i clan di Sant'Antimo pretendevano una percentuale del 20 per cento su tutte le attività illecite nel territorio, assurgendo così al ruolo di capicamorra di

un'area vasta, che va oltre Sant'Antimo e dà il segno di un potere in espansione;
durante la stessa operazione sono stati arrestati anche Eduardo Nuvoletta, figlio del capo camorra Angelo Nuvoletta, e Giacomo D'Aniello ed Emilio Mazzarella, entrambi ritenuti esponenti del clan dei Casalesi. La cosa fa capire quale sia oggi la forza dei clan di Sant'Antimo anche nel tessere trame di relazioni territoriali con altre potenti organizzazioni;
alcune settimane fa un funzionario del comune di Sant'Antimo è stato arrestato con l'accusa di falso e truffa, nell'ambito di una inchiesta condotta dalla Direzione distrettuale antimafia di Napoli. Il provvedimento restrittivo aveva per oggetto una serie di vicende illecite riguardanti le licenze rilasciate dal comune di Sant'Antimo a favore dell'esercizio commerciale denominato «bar Royal», esercizio situato in territorio del predetto comune, i cui locali sono stati, peraltro, sottoposti a sequestro preventivo in quanto totalmente abusivi;
dalle indagini è emerso che il funzionario dell'ufficio tecnico comunale, d'intesa con altri soggetti, tra cui i titolari della società che gestisce l'esercizio commerciale, nella sua qualità di geometra responsabile addetto all'ufficio urbanistica-edilizia privata del comune di Sant'Antimo, avrebbe formato atti ideologicamente falsi, e false attestazioni, certificando la conformità alle norme urbanistiche vigenti dei predetti locali, nonostante il carattere pacificamente abusivo sotto il profilo urbanistico degli stessi in tal modo consentendo il rilascio, da parte dell'amministrazione, dell'autorizzazione alla somministrazione di alimenti e bevande, nonché della autorizzazione sanitaria;
due anni fa, sempre per ordine della Direzione distrettuale antimafia di Napoli, grazie all'azione dei pubblici ministeri Capasso e Cannavale, finirono in carcere dodici persone che, per conto del clan Ranucci, organizzavano e gestivano una strategia per accaparrarsi appalti e controllare licenze edilizie e limitare la già scarsa vigilanza contro gli abusi edilizi;
nella poderosa ordinanza di custodia cautelare che diede luogo ai dodici arresti finì anche il nome dell'attuale sindaco di Sant'Antimo, Francesco Piemonte, benché estraneo ai fatti contestati e non indagato. In alcune intercettazioni ambientali presunti affiliati nonché parenti del clan Ranucci pronunciavano il suo nome, indicandolo come il candidato prescelto dal clan;
le intercettazioni di quella inchiesta hanno aperto una finestra sull'interesse che il clan Ranucci aveva per la politica, mostrando di aver tentato di partecipare attivamente alle elezioni del giugno del 2007. L'obiettivo del clan Ranucci è - testuali parole di alcune conversazioni intercettate -: «fare una strage di voti»; «presentarsi casa per casa e picchiare gli elettori»; «prendersi le schede elettorali». L'obiettivo è gestire il potere locale, strappare commesse pubbliche, pilotare appalti, orientare il mercato dell'edilizia;
in quell'ordinanza si fanno i nomi dell'imprenditore Crescenzo Barretta, contattato da Alessandro Ranucci, fratellastro del boss, e convinto a candidarsi. Barretta, a sua volta, secondo i magistrati, avrebbe avuto contatti con un altro candidato, Angelo Chianese, che gli fa presente di «stare con Francesco Piemonte» (sindaco in carica);
ulteriori intercettazioni, raccolte nel carcere di Poggioreale, confermano l'interesse di altri pregiudicati per la candidatura del sindaco Piemonte; tra loro Pasqualino Puca, che conferma la circostanza in un colloquio con un altro detenuto -:
se il Ministro non ritenga indispensabile ed urgente che venga disposto l'accesso, con le modalità previste dalla normativa vigente, presso il comune di Sant'Antimo al fine di acquisire dati, documenti e notizie, stante la necessità di verificare che non ricorrano pericoli di

infiltrazione di tipo mafioso nei servizi dell'ente e per, effettuare, altresì, un controllo di legalità ed accertare se, nell'ambito dell'apparato politico-amministrativo, emergano elementi su collegamenti, diretti o indiretti, con la criminalità organizzata ovvero sussistano forme di condizionamento degli amministratori che possano compromettere la determinazione degli organi elettivi ed il buon andamento dell'amministrazione comunale.
(4-05395)

...

ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, per sapere - premesso che:
la Costituzione italiana prevede l'uguaglianza tra i cittadini;
la Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali vieta qualsiasi discriminazione su base religiosa;
il Corriere della Sera in data 10 dicembre 2009, a firma Fabrizio Caccia, dà notizia che alcune mamme hanno chiesto l'allontanamento di un'insegnante perché «suora» dalla scuola elementare «Jean Piaget» di via Suvereto a Roma. Dice l'articolo: «Un gruppo di mamme ieri mattina ha incontrato la preside, Maria Matilde Filippini. Il motivo? La nuova maestra d'italiano della II C, da venerdì scorso, è una suora. Suor Annalisa Falasco, padovana, 61 anni, della congregazione di Maria Consolatrice, è stata mandata dal Provveditorato di Roma a sostituire l'insegnante di ruolo, che ha appena vinto una borsa di studio e se ne è andata altrove. Dice ora Patrizia Angiani, 36 anni, cassintegrata Alitalia, a nome pure delle altre mamme: "La nostra è una scuola pubblica, una scuola statale, perciò se serve faremo ricorso al Tar. Qui non è in discussione la persona, la suora sarà pure bravissima ma io contesto l'istituzione che rappresenta. Cioè la Chiesa. Voglio vedere cosa dirà la maestra a mio figlio quando Valerio le chiederà come è nato l'universo. Sono atea e credo che la scuola pubblica debba essere quantomeno laica. O no?"»;
nello stesso articolo la preside Filippini dichiara: «...l'insegnante che c'era prima impartiva ai bambini dei corsi di benessere yoga: li faceva sdraiare in cerchio, disegnava dei mandala e recitavano insieme dei mantra...» -:
di quali elementi disponga in ordine a quanto descritto in premessa;
se tutto questo non configuri una forma di discriminazione religiosa e in particolare anticattolica;
se i corsi di benessere yoga e la recita dei mantra siano compatibili con i programmi scolastici e la «laicità» della scuola;
come si debba intendere a giudizio del Ministro il concetto di «laicità della scuola».
(2-00566)
«Renato Farina, Toccafondi, Vaccaro, Mussolini, Di Centa, Capitanio Santolini, Delfino, Crosio, Palmieri, Lupi, Vignali, Antonione, Biancofiore, Bertolini, Mosca, Saltamartini, Bobba, Romele, Soglia, Lunardi, Pagano, Aprea, Picchi, Centemero, Vella, Lehner, Speciale, Mazzoni, Sbai, Traversa, Garagnani, Marinello, Migliori, Malgieri, Calabria, Rivolta, Polledri, Pianetta, Goisis, Pirovano, Maccanti, Comaroli, Vanalli, Polidori, Consiglio».

Interrogazioni a risposta scritta:

VANNUCCI, GHIZZONI e ROSSA. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
è stato firmato dal suo Ministero un protocollo con il CONI nazionale per introdurre l'attività fisica nella scuola primaria dove attualmente è assente;
l'iniziativa è lodevole ed importanti sono le risorse fornite dal CONI per far partire già dal 2010 la sperimentazione dell'attività in 1000 plessi scolastici distribuiti nel territorio nazionale;
il piano attuativo risulta recentemente deliberato e prevederebbe che in ogni Regione gli interventi si realizzino in una sola provincia e solo nel caso che nella stessa provincia non siano disponibili il numero di plessi indicati, l'attività si possa estendere ai territori vicini;
non è stata scelta la strada di una programmazione regionale che consentisse ad ogni territorio di partecipare, magari con l'integrazione delle risorse ad un così importante progetto che si sarebbe addirittura potuto ampliare in questo modo;
non risulta agli interroganti che la scelta delle province sia stata adottata sulla base di preliminari ed oggettivi criteri -:
quale sia l'elenco delle province prescelte, se queste abbiano avanzato richiesta di partecipazione, se ad ogni Provincia italiana sia stata chiesta la disponibilità ed infine in base a quali criteri oggettivi siano state individuate quelle prescelte.
(4-05372)

SBROLLINI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, al Ministro per le pari opportunità, al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione. - Per sapere - premesso che:
i Ministeri dell'istruzione e delle pari opportunità hanno opportunamente patrocinato una ricerca nazionale sulla categoria professionale degli insegnanti, i cui risultati risultano essere pubblicati sul n. 3/09 dell'autorevole rivista scientifica La Medicina del Lavoro;
la categoria professionale degli insegnanti (costituita all'82 per cento da donne) rientra - secondo la bibliografia scientifica internazionale - tra le cosiddette, helping profession ed è soggetta a un rischio specifico di usura psicofisica;
il disagio mentale professionale negli insegnanti risulta essere un problema di livello internazionale come confermato dalle istituzioni francesi i cui dati constatano come si tratti della categoria professionale col più elevato rischio suicidario tra i dipendenti della pubblica amministrazione;
in virtù dei suddetti rilievi, i dicasteri transalpini della Salute e della Pubblica Istruzione hanno reputato opportuno - già nel 2006 - assegnare d'ufficio agli insegnanti uno psichiatra (ogni 300 docenti) cui fare riferimento in caso di necessità;
dei docenti presi in carico dai servizi di psichiatria francesi, nell'ambito della suddetta iniziativa, il 50 per cento risultava affetto da problemi di adattamento con manifestazioni depressive, mentre il 10 per cento da sindrome post-traumatica da stress;
in Giappone un recente studio retrospettivo effettuato dai Ministeri della pubblica istruzione e della salute ha osservato che la percentuale delle assenze dal lavoro per causa psichiatrica era passata dal 34 per cento del 1995 al 54,6 per cento del 2004;
pur non disponendo di alcun dato istituzionale in proposito, recenti ricerche italiane - come lo studio pubblicato sul n. 5/04 de La Medicina del Lavoro - mostrano che nei grossi centri urbani del nostro Paese la categoria professionale degli insegnanti è soggetta a una frequenza

di patologie psichiatriche pari a due volte quella degli impiegati, due volte e mezzo quella del personale sanitario e tre volte quella degli operai;
ulteriori dati ad oggi disponibili mostrano inoltre che, dopo le quattro riforme previdenziali intervenuto dagli anni novanta ad oggi, la percentuale di accertamenti medici per l'inabilità al lavoro recanti una diagnosi psichiatrica è costantemente e cresciuta tra gli insegnanti passando dal 30 per cento del 1992 al 70 per cento del 2006;
lo studio oggi pubblicato su La Medicina del Lavoro (n. 3/09), peraltro patrocinato dai ministeri dell'istruzione dell'università e della ricerca e delle pari opportunità mostra come quasi 1/4 dei docenti faccia ricorso all'uso di psicofarmaci per affrontare lo stress lavoro correlato;
nel suddetto studio la metà del campione dei docenti risulta disinformato, sui propri diritti e doveri in materia di tutela della salute dei lavoratori, arrivando a considerare erroneamente illegittimo (alla stregua di un vero e proprio atto di mobbing) l'accertamento medico richiesto dal capo d'istituto senza il consenso dell'interessato;
la ricerca nazionale condotta sui dirigenti, scolastici nel 2008 - presentata alle istituzioni in sala stampa a Montecitorio in data 21 maggio 2008 - mostra come solo una minima percentuale (inferiore all'1 per cento del campione) saprebbe effettivamente gestire docenti affetti da disagio mentale professionale - attraverso il ricorso all'accertamento medico in commissione medica di verifica ponendo altresì a rischio la salute del lavoratore e l'incolumità dell'utenza; Il nuovo testo unico sulla tutela della salute dei lavoratori (articolo 28 del decreto legislativo n. 81 2008) prevede l'individuazione del rischio lavoro correlato (rischi psico-sociali) soppesato anche per sesso ed età nel documento di valutazione dei rischi (DVR) di ciascun istituto scolastico;
lo studio pubblicato su La Medicina del Lavoro (n. 3109) ha evidenziato come nella donna il rischio di sviluppare una patologia depressiva aumenta di 5 volte in periodo perimenopausale, rispetto al periodo fertile, e l'età media dei docenti, italiani (82 per cento donne) è di 50 anni;
la predetta ricerca ha evidenziato come solo una minima parte della categoria professionale in questione (11,8 per cento) possiede stima e fiducia nelle istituzioni competenti;
in data 16 maggio 2009, è scaduto il termine - già precedentemente oggetto di proroga - per l'individuazione dei rischi psico-sociali e l'elenco delle contromisure atte a contrastarli nel DVR;
la materia dei rischi psico-sociali negli insegnanti nonché la loro prevenzione e gestione - rispettivamente nei docenti e nei dirigenti scolastici - risulta essere sconosciuta in ambito scolastico ed il succitato argomento non è oggetto di fondazione istituzionale sistematica da parte di alcun ufficio scolastico regionale e provinciale seppure specificamente espresso per i capi d'istituto (comma 2, articolo 6 del decreto ministeriale n. 382 del 1998) e per i docenti (articoli 15 e 37 decreto legislativo n. 81 del 2008;
i reiterati episodi di cronaca nera riportati dai mass media (maestra che taglia la lingua ad alunno, professore investe di proposito due suoi studenti eccetera) meritano di essere attentamente considerati quale eventuale espressione di disagio mentale professionale anziché venir liquidati come fatti sporadici;
è in fase iniziale il dibattito sull'innalzamento dell'età pensionabile delle donne, pur non disponendo di alcun dato nazionale sul disagio mentale professionale degli insegnanti -:
se i Ministri interpellati non ritengano doveroso intervenire in merito alla problematica in oggetto, per tutelare la salute degli insegnanti e l'incolumità dell'utenza.

Se, in particolare, non ritengano opportuno intraprendere tempestivamente le seguenti iniziative:
a) attivare ricerche epidemiologiche per conoscere l'entità del disagio mentale professionale degli insegnanti accertando urgentemente: a) l'incidenza della patologia psichiatrica nelle assenze per malattia e negli accertamenti sanitari operati dalle commissioni mediche di verifica afferenti al Ministero dell'economia e delle finanze; b) il consumo di psicofarmaci (antidepressivi, ansiolitici, ipnotici) con l'aiuto dei medici di medicina generale; c) il tasso suicidario della categoria come peraltro già avviene in Francia;
b) avviare, a livello nazionale e regionale, iniziative formative omogenee e standardizzate a favore dei dirigenti scolastici per, una corretta prevenzione, il riconoscimento precoce dei segnali di disagio e soprattutto la gestione appropriata del disagio mentale professionale (attraverso il ricorso alle competenti commissioni mediche di verifica del Ministero dell'economia e delle finanze);
c) valutare nel tempo l'andamento dell'incidenza dei casi di patologia psichiatrica negli insegnanti, accertarne l'effettiva correlazione con la menopausa (le donne rappresentano l'82 per cento dei docenti e l'età media è di 50 anni), prima di ipotizzare una riforma dell'età pensionabile;
d) prevedere idonei stanziamenti per i suddetti interventi e per l'applicazione del decreto legislativo n. 81 del 2008, nella scuola attraverso opportune azioni di sensibilizzazione dei dirigenti, dei medici (di base, specialisti, componenti delle CMV), nonché di informazione, formazione prevenzione, cura e ricerca a favore di docenti e personale ATA;
e) effettuare campagne di comunicazione sociale a favore della professione docente col duplice obiettivo di: restituire il giusto prestigio e la relativa dignità di ruolo a coloro che hanno il compito di formare le future generazioni; ripristinare la fiducia nelle competenti istituzioni, attraverso una nuova e meritata attenzione verso una professione attualmente dimenticata e svilita.
(4-05374)

...

LAVORO, SALUTE E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta orale:

CIOCCHETTI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
circa 80 mila sopravvissuti alla polio, insieme ad altri 50 mila pazienti colpiti dal morbo di Charcot-Marie-Tooth avevano avuto la speranza di un miglioramento del loro stato di salute grazie alle innovative ed efficaci cure riabilitative prestate dall'equipe del professor Martini e della dottoressa Esposito presso l'ospedale Spolverini di Ariccia (Roma);
l'ospedale Spolverini è l'unica struttura pubblica, nella quale si recano pazienti provenienti da tutta Italia, in grado di garantire il beneficio delle più innovative terapie riabilitative, ai sopravvissuti della polio, alle vittime della sindrome post polio e ai portatori del morbo di CMT;
probabilmente a causa della politica dei tagli alle spese della Sanità nel Lazio, risulterebbero bloccate dette indispensabili prestazioni, causando non solo l'interruzione di un servizio pubblico, ma soprattutto il peggioramento dello stato fisico di tutti i pazienti finora beneficiari delle cure necessarie;
l'ospedale Spolverini è un ospedale in cui vengono erogate prestazioni riabilitative, in regime di ricovero e ambulatoriale, e che fornisce risposte anche a pazienti con patologie diverse dalla polio, quali politraumi, malattie degenerative del sistema nervoso, centrale, periferico e muscolare;

più volte è stata avallata da medici e pazienti la necessità di potenziare il servizio fornito dallo Spolverini visto il notevole afflusso di pazienti provenienti da tutta Italia, ma ad oggi non si riscontra alcun esito positivo per dette richieste -:
se la riduzione delle prestazioni rese dall'ospedale sia connessa all'attuazione del piano di rientro dal deficit della regione Lazio e quali urgenti iniziative intendano adottare per garantire all'ospedale di Ariccia di poter continuare a fornire i servizi necessari per la ricerca, la diagnosi e la riabilitazione di queste gravi patologie e al fine di garantire il sostegno necessario alle migliaia di persone che vedono sempre più sottovalutata la loro patologia a causa della mancanza di informazioni e di risorse adeguate.
(3-00808)

Interrogazione a risposta in Commissione:

CAZZOLA. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
nel 2006 il Ministero del lavoro ha bandito un concorso pubblico per esami per n. 22 posti da dirigente di seconda fascia, nei ruoli del Ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali;
alla fine di ottobre 2009 è stata pubblicata la graduatoria di merito senza che siano ancora state autorizzate le immissioni in ruolo di vincitori;
secondo quanto risulta all'interrogante, l'amministrazione in passato ha fatto fronte a carenze di organico dirigenziale sul territorio ricorrendo alla mobilità di segretari comunali e di dirigenti provenienti da altri comparti e, dalla data della pubblicazione del bando (2006) a quella della pubblicazione della graduatoria (2009) si sarebbero rese vacanti ben più delle 22 posizioni dirigenziali messe a concorso che aumenteranno tenuto conto che alla fine dell'anno 2009, un certo numero di dirigenti del Ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali andrà in pensione;
la situazione di carenza di organico non può non avere conseguenze su attività importantissime come la vigilanza relativa alle violazioni in materia di lavoro, sicurezza e legislazione sociale, nonché l'attività di contrasto al lavoro sommerso ed irregolare nei territori -:
se il Ministro interrogato intenda adottare, ed in caso contrario per quali ragioni, ulteriori iniziative volte a derogare alle disposizioni di cui all'articolo 17, comma 7, del decreto-legge 1o luglio 2009, n. 78, convertito, con modificazioni, dalla legge 3 agosto 2009, n. 102, al fine di consentire l'assunzione del personale del Ministero del lavoro della salute, da impiegarsi nei ruoli di dirigente di seconda fascia, le cui procedure concorsuali di reclutamento risultano concluse alla data di entrata in vigore della legge di conversione del decreto-legge sopra citato.
(5-02221)

Interrogazioni a risposta scritta:

DUILIO. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
la legge n. 210 del 1992, in materia di indennizzi a favore dei soggetti danneggiati da vaccinazioni obbligatorie ed emotrasfusioni, affida alle commissioni mediche ospedaliere (CMO) il compito di esprimere il giudizio sanitario in merito al nesso causale tra il trattamento terapeutico e la menomazione o la morte del cittadino, nonché in merito alla tempestività della domanda, rispetto ai termini di decadenza previsti;
ai sensi dell'articolo 5 della legge, contro la decisione delle CMO è ammesso ricorso al Ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali;
come l'interrogante ha già avuto modo di evidenziare nella propria interrogazione a risposta in commissione n. 5-01451 del 21 maggio 2009, presso gli uffici del Ministero, in sede di decisione in via gerarchica, è invalsa una prassi non conforme al dettato normativo;

in effetti, nei frequenti casi in cui i cittadini ricorrenti impugnino il giudizio delle CMO per i soli profili inerenti la tempestività della domanda, il citato Ministero ha spesso provveduto a riformare nel merito i provvedimenti emanati delle commissioni mediche, nuovamente sindacando ed escludendo l'esistenza del nesso causale tra morbo e vaccinazione, prima invece pacificamente riconosciuto;
in sede di risposta, resa all'interrogante il 29 settembre 2009, il Ministro interrogato ha riferito che «nella considerazione della unicità della vicenda clinica cui fa riferimento ogni istanza di indennizzo», «appare imprescindibile che in ambito di ricorso ai sensi dell'articolo 5 della legge n. 210/92, trattandosi di erogazione di indennizzo da parte dello Stato, l'Ufficio Medico Legale, acquisite tutte le informazioni ritenute utili e valutata la vicenda clinica nella sua globalità, si esprima, al pari della CMO, verificando la presenza dei requisiti di legge e con unicità di giudizio»;
in tutta evidenza, non solo la risposta si dimostra non pertinente rispetto alla puntuale questione sollevata, ma con essa si conferma l'esistenza e la gravità della prassi censurata nella precedente interrogazione, in patente violazione ad avviso dell'interrogante dell'articolo 5 del decreto del Presidente della Repubblica n. 1199 del 1971 recante norme generali in materia di ricorsi amministrativi;
ed infatti in materia di ricorsi amministrativi, ed in particolare di ricorso gerarchico proprio ed improprio, vista la natura giustiziale, trova applicazione il principio generale proprio della funzione giurisdizionale della corrispondenza tra chiesto (petitum) e pronunciato (decisum), con divieto per l'autorità amministrativa di pronunciarsi ultrapetita, riformando o annullando l'atto impugnato per motivi differenti da quelli oggetto di gravame;
questa regola, unanimemente riferita dalla dottrina e già affermata in risalenti decisioni giurisdizionali (ex plurimis, Consiglio Stato, sezione V, 31 ottobre 1980, n. 909) è stata definitivamente ribadita dall'Adunanza generale del Consiglio di Stato del 10 giugno 1999, n. 8, secondo la quale l'autorità amministrativa investita del ricorso può prendere in esame solo le censure ivi prospettate e non ha il potere di integrare d'ufficio l'oggetto del procedimento;
conseguentemente, come già notato dell'interrogante in sede replica, la prassi censurata appare priva di qualsiasi fondamento normativo e mossa esclusivamente da considerazioni d'ordine finanziario, non pertinenti e non consentite dalla legge;
per l'effetto, non solo si aggrava la posizione del ricorrente in sede di ricorso giurisdizionale, ma, una volta rilevata dal giudice ordinario l'illegittimità dei provvedimenti emanati, si espone il Ministero a pesanti e non necessarie condanne alle spese di giudizio -:
se, alla luce dei chiari precedenti del Consiglio di Stato, il Ministro interrogato non intenda emanare appositi atti di indirizzo ai propri uffici, conformi al dettato normativo, modificando così la propria prassi in materia di ricorsi ex lege n. 210 del 1992, in particolare limitando il proprio sindacato ai motivi proposti dalle parti ricorrenti, comunque escludendo, ove non espressamente richiesto, una nuova valutazione medico legale sul nesso causale tra vaccinazione (o emotrasfusione) e patologia;
se, quantomeno, il Ministro interrogato non reputi opportuno rimeditare la propria prassi, acquisendo, sul punto, i pareri dei competenti organi di consulenza istituzionale al Governo, ed in particolare, del Consiglio di Stato e dell'Avvocatura generale dello Stato.
(4-05375)

REGUZZONI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
negli ultimi anni il consumo di anti-depressivi e ansiolitici è aumentato notevolmente, triplicando nel periodo 2000-2006;

il maggior consumo si registra al Nord, e le maggiori utilizzatrici sembrano essere le donne, mentre aumenta il consumo negli adolescenti -:
quali siano i reali numeri del fenomeno;
se e quali azioni il Governo abbia attuato e intenda attuare anche in via preventiva per arginare l'uso di detti farmaci;
a quanto ammonta complessivamente la spesa per il S.S.N.
(4-05379)

REGUZZONI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, al Ministro per la semplificazione normativa. - Per sapere - premesso che:
il Governo ha ben operato nel senso della semplificazione e della trasparenza;
i meccanismi di calcolo della pensione sono molto complessi e per un lavoratore che desidera sapere oggi di quale pensione godrà al momento del collocamento a riposo i calcoli - ammesso di conoscere ogni meccanismo e ogni formula - paiono troppo complessi -:
come possa un lavoratore conoscere la pensione che percepirà al momento del collocamento a riposo, a chi possa chiedere informazioni simili;
se non sia possibile - e come - evidenziare le modalità di calcolo.
(4-05387)

TESTO AGGIORNATO AL 14 MARZO 2011

...

POLITICHE AGRICOLE, ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazioni a risposta in Commissione:

BOBBA. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
in data 5 luglio 2006 il consorzio di bonifica della Baraggia Biellese e Vercellese ha presentato alla provincia di Vercelli la domanda di avvio della fase di verifica della procedura di valutazione di impatto ambientale relativamente ad un progetto intitolato: «Opere per l'incremento dell'efficienza del sistema di derivazione irrigua in destra Sesia per le Rogge Comunale e Marchionale di Gattinara»;
il progetto prevede la realizzazione di una condotta forzata del diametro di metri 2,2 e della lunghezza di circa 3800 metri, che consente di derivare tutta la portata, di cui il consorzio Baraggia ha diritto, all'incile, ovvero il punto del corso d'acqua da cui si diparte il canale di irrigazione, della roggia comunale di Gattinara, posto allo sbarramento del fiume Sesia nel comune di Romagrano Sesia;
tale diritto preesistente non poteva essere esercitato in quanto mancava la condotta in grado di consentire il passaggio del flusso di acqua; la realizzazione dell'opera prevede la demolizione di circa 90.000 metri quadri di bosco, con alberi alti fino a 30 metri, lungo il ramo gattinarese del fiume;
nello stesso periodo veniva presentata un'istanza, da parte del consorzio Baraggia, per la concessione edilizia per la costruzione della condotta e delle opere accessorie, presso il comune di Gattinara;
in data 1o febbraio 2007, ha avuto luogo la conferenza dei servizi che ha sancito l'esclusione dell'intervento dalla valutazione di impatto ambientale;
a tale conferenza di servizi ha preso parte il Corpo forestale dello Stato;
i rappresentanti del Corpo, pur non opponendosi al fatto che l'opera potesse realizzarsi in mancanza di una valutazione d'impatto ambientale, formulava la richiesta di un «monitoraggio della situazione esistente dell'asta del Sesia, nel tratto interessato» considerando che «la modifica paventata al sistema fluviale deve essere valutata sulla base di dati reali»;

anche considerando l'impatto dell'opera sul patrimonio forestale l'interrogante ritiene sarebbe stato opportuno verificare con maggiore attenzione l'opportunità di una valutazione sull'impatto ambientale dell'intervento anche considerato che la decisione è stata presa con l'opposizione iniziale del comune di Romagnano Sesia e della provincia di Novara, successivamente esclusi in quanto le opere non sarebbero state realizzate su territorio di loro competenza, pur subendo le conseguenze della stessa realizzazione;
la realizzazione dell'opera ha incontrato la forte opposizione di cittadini ed enti locali interessati: nell'estate del 2009 un gruppo di cittadini del comune di Gattinara ha costituito una associazione, denominata «I Cavalieri del Sesia», con lo scopo di tutelare il territorio, che conta più di 1000 consociati, ed ha fatto proprie le istanze dei proprietari dei terreni interessati, i quali volevano opporsi al progetto, in quanto ne avrebbero subito una servitù passiva; in data 27 luglio 2009 il consiglio comunale di Romagnano Sesia ha deliberato all'unanimità il dissenso alla realizzazione dell'opera; il 9 settembre 2009, su impulso dei cittadini, il comune di Gattinara ha convocato un consiglio comunale aperto, durante il quale, all'unanimità è stato espresso un parere contrario alla realizzazione dell'opera; il 12 settembre 2009, il consigliere regionale, Alessandro Bizjak, ha presentato un'interrogazione relativa all'opera, soffermandosi in particolar modo sulla compatibilità del progetto in premessa con il piano regionale di tutela delle acque ed esprimendo diverse perplessità sulla procedura finora posta in essere -:
se le attività richieste dal Corpo forestale dello Stato nel corso della conferenza di servizi del 2007 siano state eseguite e quali ne siano le risultanze;
qualora le attività richieste non siano state eseguite quali iniziative il ministro intenda assumere affinché la giusta richiesta del Corpo forestale sia adeguatamente soddisfatta anche tenendo conto delle molteplici problematiche che la realizzazione dell'intervento produrrebbe problematiche peraltro già ampiamente segnalate ai diversi livelli istituzionali;
se sia stato verificato, sulla base di simulazioni basate sul reale stato del sistema fluviale interessato dall'intervento, come richiesto dal Corpo forestale dello Stato, quali conseguenze potrebbero derivare dalla sua realizzazione.
(5-02219)

NASTRI e CARLUCCI. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
il maxi sequestro di Chianti Dogc e Igt toscano, avvenuto il 9 dicembre 2009, da parte della Guardia di finanza di Siena, in collaborazione con l'Ispettorato del Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali, nell'ambito dell'inchiesta sui vini non conformi al disciplinare di produzione, ripropone nuovamente e in maniera preoccupante, il problema della sofisticazione e della contraffazione che avviene in Italia che coinvolge negativamente l'intero settore vitivinicolo;
le aziende vinicole secondo quanto risulta dagli organi di stampa, sarebbero addirittura 42 e decine gli indagati, tra i quali enologi e imprenditori vinicoli, anche di rilievo internazionale;
l'indagine operata dagli investigatori, che segue il filone di inchiesta avvenuta circa un anno fa, sul Brunello di Montalcino, si basa principalmente su enormi quantità di vino non rispondente al disciplinare (Igt e Docg), di scarsissima qualità, che veniva miscelato con vini da taglio, in modo da creare assemblaggi per circa 10 milioni di litri, per essere successivamente rivenduto sul mercato con denominazioni di pregio, tra cui anche il Brunello di Montalcino e il Rosso di Montalcino;
appare inoltre sconcertante come la scoperta da parte della Guardia di finanza di Siena, insieme agli ispettori del Ministero delle politiche agricole, alimentari e

forestali, coinvolga ampie aree geografiche del Paese, con sequestri oltre che in Toscana, anche in Abruzzo, Trentino, Piemonte, Lombardia ed Emilia Romagna -:
quali iniziative intendano intraprendere, nell'ambito delle rispettive competenze, a tutela della salute dei consumatori, nonché delle migliaia aziende vitivinicole italiane che quotidianamente, affrontando svariati problemi e sacrifici, svolgono onestamente e seriamente la professione di imprenditori agricoli del settore;
se, non ritengano opportuno, accertare che non sussistano pericoli per la salute dei consumatori che hanno acquistato il vino sequestrato e riportato in premessa;
quali siano i vitigni utilizzati per l'alterazione, nonché quale sia il canale di distribuzione utilizzato per la vendita dei vini adulterati e contraffatti;
se non ritengano opportuno, infine, adottare opportune iniziative al fine di rendere più efficiente, e con maggiore rigore, la rete di controlli sul commercio e la vendita del vino su scala nazionale, nonché sulle etichettature e sulla commercializzazione salvaguardando l'autenticità del vino venduto sul mercato e garantendo trasparenza ai consumatori.
(5-02230)

TRAPPOLINO, ZUCCHI, CENNI, BRANDOLINI e SERVODIO. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
da quanto risulta agli interroganti nel corso del 2009 la Società Buonitalia S.p.A. ha presentato progetti, approvati dal ministero per le politiche agricole, alimentari e forestali, per un valore di circa 40 milioni di euro;
sembra che tali progetti non siano stati oggetto di discussione con le Associazioni di categoria del comparto agroalimentare Italiano -:
se risponda al vero che gli unici interlocutori, rispettivamente, per il settore vitivinicolo e per il settore alimentare, individuati dall'attuale Presidenza di Buonitalia S.p.A., sono l'Ente Autonomo Fiere di Verona e l'Associazione Italiana Consorzi Indicazione Geografica e per quale motivo non siano stati coinvolti nelle progettazioni fin qui presentate, le associazioni professionali, le centrali di cooperazione e il panorama industriale;
per quale motivo alcune filiere produttive strategiche del settore agroalimentare made in Italy, quali ad esempio quella ortofrutticola, conserviera, olivicola, siano state escluse dai progetti presentati da Buonitalia S.p.A. e approvati dal ministero per le politiche agricole, alimentari e forestali;
quali tipologie procedurali siano state attuate, nella selezione dei partner e dei fornitori di progetto;
le suddette procedure siano conformi alla vigente normativa in materia di appalti, essendo Buonitalia S.p.A., un soggetto che utilizza risorse pubbliche;
se risulti che Buonitalia S.p.A., considerata la sua natura pubblica, non ha indetto alcuna procedura di affidamento ad evidenza pubblica, per incarichi a soggetti esterni in materia di consulenze;
quali siano le imprese fornitrici di servizi e prestazioni e in base a quali criteri vengono selezionati;
se non ritenga opportuno, al fine cautelativo della salvaguardia delle risorse pubbliche, attivare una attenta verifica al fine di fare piena luce sulla vicenda fornendo le risultanze al Parlamento.
(5-02231)

DI GIUSEPPE. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
il consorzio di bonifica destra Trigno e Basso Biferno rientra tra quelli istituiti con regio decreto del 13 febbraio 1993, n. 215, per la realizzazione di opere di bonifica e miglioramento fondiario. Esso

svolge un'attività di natura pubblicistica diretta alla salvaguardia del territorio e dell'ambiente anche mediante la regolamentazione e la valorizzazione delle risorse idriche;
detto consorzio ha realizzato l'impianto di irrigazione del basso Molise con fondi comunitari POP 94 del 1999;
l'acqua da utilizzare doveva provenire dall'invaso di Chiauci e l'obiettivo era quello di produrre una radicale riconversione colturale del comprensorio irriguo relativo alle zone di Montenero di Bisaccia e Mafalda, favorendo l'abbandono delle coltivazioni estensive e l'insediamento di quelle orticolo industriali;
purtroppo a tutt'oggi l'invaso non è ancora stato realizzato e pertanto la disponibilità che avviene solo ed esclusivamente a caduta, è limitata alla unica portata del fiume Trigno che deve essere ripartita anche con le aree abruzzesi a sinistra del Trigno con una disponibilità pari a 181 l/secondo, di molto inferiore al fabbisogno del comprensorio che è pari invece a 793,05 l/secondo. L'acqua inoltre, può essere erogata solo all'inizio della stagione irrigua (maggio al massimo) dopodiché, durante i mesi più caldi e siccitosi il quantitativo scende in concomitanza alla diminuzione della portata dal fiume Trigno a valori ancora più bassi e pertanto non è quasi mai disponibile;
conseguentemente a ciò si sono creati numerosi danni agli agricoltori, i quali credendo nella possibilità di irrigare hanno impiantato alcune colture che hanno poi dovuto spiantare o abbandonare per mancanza d'acqua;
nonostante ciò, il consorzio ha chiesto il pagamento di un doppio tributo (bonifica e irriguo) per dei servizi non effettuati. E sebbene l'articolo 59 del regio decreto n. 215 del 1933 all'articolo 11, stabilisce che la ripartizione delle quote di spesa tra i proprietari è fatta in ragione dei benefici conseguiti, il consorzio ha assoggettato tutti i terreni a suo dire dominati dall'impianto irriguo agro Montenero ad un canone pari a 100,00 euro per ettaro;
nel corso dell'anno 2006, il consorzio di bonifica Trigno e Biferno ha ricevuto oltre 250 ricorsi proposti dai proprietari dei terreni consorziati siti nel comune di Montenero di Bisaccia e Mafalda ed aventi ad oggetto l'impugnazione della cartella di pagamento per l'anno 2006 per inesistenza del beneficio fondiario e mancata effettuazione della fornitura idrica. Paradossalmente è accaduto in alcuni casi che lo stesso ricorrente abbia presentato ricorso con i medesimi estremi e sia stato una volta condannato e una volta sollevato dal pagamento del canone irriguo a seconda della diversa composizione della commissione tributaria;
la manifesta consapevolezza da parte dell'ente della mancata erogazione del servizio è stata poi dimostrata dalla decisione di abbassare il pagamento del tributo richiesto da 100,00 a 50,00 euro;
tale cifra, sebbene dimezzata, grava fortemente sul bilancio degli agricoltori dal momento che sono costretti a pagare per un servizio inesistente e che non consente loro di programmare coltivazioni redditizie che però hanno necessità di erogazione costante di acqua -:
se, al fine di evitare situazioni quale quella descritta in premessa, non ritenga di promuovere opportune iniziative normative volte a riformare i presupposti da cui dipende la riscossione dei contributi consortili.
(5-02234)

Interrogazione a risposta scritta:

ZACCHERA e CARLUCCI. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
in data 13 luglio 2009 la Commissione Europea ha ravvisato estremi di irregolarità nella concessione di una riduzione

delle accise per il consumo di gasolio agricolo da parte delle aziende del settore;
conseguentemente in data 2 novembre 2009 l'Agenzia delle dogane ha comunicato agli imprenditori agricoli che non si sarebbe potuto più godere degli sconti sulle accise per la fornitura del gasolio per il riscaldamento delle serre come previsto dall'articolo 2 legge 22 dicembre 2008 n. 203 (legge finanziaria per il 2009);
conseguentemente moltissime aziende del settore si sono trovate davanti ad un grave, improvviso ed inaspettato aggravio dei costi;
successivamente il Ministero delle politiche agricole ha comunicato a mezzo di un comunicato stampa che tale provvedimento non ha nulla a che vedere con la decisione n. 5497 della Commissione europea che rendeva incompatibili con il mercato comunitario solo alcune specifiche disposizioni e non quelle della legge finanziaria per il 2009;
nonostante queste precisazioni i fornitori di gasolio alle imprese agricole tuttora non concedono lo sconto sulle accise;
le aziende floricole italiane si trovano già in gravi difficoltà per la congiuntura economica, e tuttora nell'incertezza per la determinazione dei propri costi aziendali;
appare grave che di fronte a tale situazione non si sia proceduto a una consultazione tra le amministrazioni interessate; senza interventi immediati di carattere formale e non solo di comunicazione si sta creando una ingiustificata tensione tra gli operatori -:
quali iniziative e in quali tempi il Ministero intenda prendere urgenti provvedimenti affinché tutte le ramificazioni periferiche dell'Agenzia delle dogane prendano atto dei chiarimenti ministeriali ed intervengano quindi per ripristinare lo sconto sulle accise per il gasolio da riscaldamento delle serre agricole;
se il Ministero dell'economia e delle finanze - attraverso la direzione delle dogane - abbia consultato il Ministro delle politiche agricole considerato che l'agevolazione è indispensabile per le aziende che operano in agricoltura.
(4-05391)

...

POLITICHE EUROPEE

Interrogazione a risposta scritta:

REGUZZONI. - Al Ministro per le politiche europee. - Per sapere - premesso che:
il nostro Paese richiede da anni l'etichettatura obbligatoria sui prodotti tessili come misura per tutelare la nostra produzione manifatturiera;
risulta dalla stampa che alcuni Paesi europei si oppongano poiché privi di industria manifatturiera tessile -:
se tali informazioni corrispondano al vero e quali siano i Paesi in argomento;
se disponga di dati della produzione tessile europea, paese per paese e complessivamente e quali essi siano;
se e quali iniziative il Governo abbia inteso attivare ai fini di porre con determinazione le ragioni della nostra produzione tessile.
(4-05383)

...

PUBBLICA AMMINISTRAZIONE E INNOVAZIONE

Interrogazione a risposta scritta:

REGUZZONI e FAVA. - Al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione, al Ministro per le politiche europee. - Per sapere:
se corrisponda al vero che il nostro Paese ha ricevuto un invito da organismi della Ue a rivedere i tempi di pagamento della pubblica amministrazione;
come il Governo abbia risposto;

se e come il Governo intenda attivarsi per ridurre i tempi di pagamento della pubblica amministrazione.
(4-05390)

...

SVILUPPO ECONOMICO

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dello sviluppo economico, per sapere - premesso che:
Selfin S.p.a, società fondata nel 1989 da Ibm Italia, operante nel settore della progettazione e realizzazione di sistemi informativi e software applicativi per il mercato pubblico e privato con sede a Caserta e filiali a Cagliari, Roma e Palermo, per quasi vent'anni ha realizzato utili significativi, rappresentando un punto di riferimento di eccellenza per il sistema industriale, in particolare campano;
Selfin S.p.a., sin dalla sua nascita ha beneficiato di professionalità altamente qualificate e ha avuto clienti del settore pubblico e del settore privato di assoluta rilevanza, tra i quali si segnalano Enel, Gruppo Fiat, Telecom, numerose Asl, Presidenza della Repubblica, Istituto superiore della sanità, Ministeri e banche. Nella sua attività, la società si è costantemente attestata su livelli di soddisfazione dei clienti, in linea e addirittura superiori agli standard di mercato, sviluppando importanti soluzioni tecnologiche;
nel corso del 2004, Selfin S.p.a. è oggetto da parte di Ibm di una prima fusione con un'altra azienda di proprietà di quest'ultima, denominata Industria per il Software. La decisione è motivata dalla volontà di creare un polo di eccellenza nel Mezzogiorno, di proprietà di Ibm. A seguito di tale scelta, sono trasferiti centinaia di dipendenti di Selfin S.p.a. di Roma alla società gemellata, denominata Sistemi Informativi, avente il medesimo consiglio di amministrazione e il medesimo amministratore delegato di Selfin S.p.a., dopo la fusione con Industria per il Software. In quest'anno, Ibm Italia procede a impiegare 13 mila dipendenti, di cui una buona parte in aziende dalla stessa totalmente controllate. La quota di forza lavoro impiegata al Sud raggiunge una percentuale irrisoria, nonostante ingenti finanziamenti per progetti di varia natura;
nello stesso periodo, poco dopo la richiamata fusione fortemente contestata anche a livello sindacale, Ibm chiede ed ottiene la dichiarazione di esuberi e la conseguente applicazione della cassa integrazione per le due società di sua esclusiva proprietà, Sistemi Informativi (con oltre 2000 dipendenti, al Centro-Nord) e Selfin S.p.a. (con 400 dipendenti, al Sud), nonostante la loro posizione: nell'illustrazione dei dati di performance di Ibm Italia, tradizionalmente riferiti ogni trimestre, Selfin S.p.a. e Sistemi Informativi risultano tra le aree di minore perdita del gruppo Ibm. Alla fine del 2004, Ibm, dopo aver usufruito di ingenti finanziamenti per il Mezzogiorno, decide la cessione di Selfin S.p.a di Caserta, che rappresenta il 50 per cento della forza lavoro di Ibm nel meridione, a Met Fin s.a.s.. La richiesta della direzione generale della corporation di aumentare gli utili di Ibm Italia è alla base di quella che appare agli interpellanti un'incomprensibile e ingiustificata decisione di soddisfare le direttive della multinazionale, dismettendo soltanto la parte del Mezzogiorno di Ibm Italia per ragioni di equilibrio interno alle linee manageriali della società, e non anche di Sistemi Informativi che ad oggi risulta ancora di proprietà di Ibm Italia;
le organizzazioni sindacali e la regione Campania, all'indomani della vendita, evidenziano all'allora Ministero delle attività produttive i rischi per i livelli occupazionali e i destini industriali di un'azienda di eccellenza nel settore delle tecnologie avanzate in relazione ai problemi finanziari del gruppo Met Fin s.a.s.. Di fatto, a pochi mesi dall'acquisizione da parte di quest'ultima, si mettono in essere gravissimi comportamenti da parte della

società, come il mancato pagamento di stipendi e contributi fino alla dichiarazione di insolvenza, nel luglio 2005, da parte del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere con richiesta di accesso alle procedure di cui al decreto legislativo n. 270 del 1999 (cosiddetto «Prodi-bis»);
nell'agosto 2005, prende avvio la procedura di amministrazione straordinaria con la quale si giunge ad esperire due gare per l'assegnazione di Selfin S.p.a. ad una nuova proprietà da parte dell'organismo commissariale;
all'inizio del 2006, nei mesi di crisi più acuta dopo la vendita di Selfin S.p.a. a Met Fin s.a.s., a favore di Selfin S.p.a. è siglato dai commissari un contratto di sostegno con Ibm del valore di circa 30 milioni di euro, di durata triennale, per garantire la completa occupazione in Selfin S.p.a., Oggi, la nuova proprietà dichiara che il suo mancato rispetto sia alla base della richiesta di cassa integrazione guadagno ordinaria;
nel mese di luglio 2006, la Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere procedeva all'arresto per bancarotta fraudolenta del titolare di Met Fin s.a.s., presidente del consiglio di amministrazione di Selfin S.p.a. e di due consiglieri di amministrazione di quest'ultima;
nel 2007, a seguito del secondo bando di gara, Selfin S.p.a., con circa 130 dipendenti, viene acquistata dal gruppo Comdata S.p.a. Il contratto di sostegno passa da 30 a 50 milioni di euro per una durata quinquennale, a supporto dell'attività di rilancio di Selfin S.p.a. Pur non sussistendo evidenti difficoltà, tale contratto ha impegnato un numero esiguo di risorse senza andare a regime, nonostante avrebbe potuto rappresentare l'opportunità per Selfin S.p.a. di rientrare su clienti storici di primaria importanza;
a partire dall'acquisto di Selfin S.p.a. da parte del gruppo Comdata, la situazione si è normalizzata almeno fino al mese di aprile 2008, quando l'azienda ha dichiarato le prime difficoltà economiche. Nonostante le difficoltà, il gruppo Comdata ha proseguito sulla via dell'espansione industriale sia in ambito del business process outsourcing che in ambito dell'information and communication technology, mediante varie acquisizioni;
al termine del periodo di vigilanza previsto dal decreto legislativo n. 270 del 1999, nel mese di febbraio 2009, l'azienda, decidendo unilateralmente di interrompere qualunque trattativa sindacale, richiede per l'intero anno l'applicazione della cassa integrazione guadagno ordinaria a rotazione a zero ore sul 35 per cento della forza lavoro complessiva di Selfin S.p.a., per un ammontare di migliaia di ore e con un costo a carico della collettività di più di un milione di euro;
a metà ottobre 2009, nell'ambito dell'ultimo tavolo presso il Ministero dello sviluppo economico, viene richiesto alla proprietà di fornire un convincente piano industriale per una definitiva prospettiva di Selfin S.p,a. nell'ambito di Comdata;
agli inizi del mese di novembre 2009, l'assemblea dei soci di Selfin S.p.a. delibera a sorpresa e senza concordare alcun passaggio con le rappresentanze sindacali la messa in liquidazione volontaria dell'azienda, nominando quale amministratore unico e liquidatore il dott. Generoso Galluccio, con successiva mancata erogazione delle spettanze del mese di ottobre e la richiesta di apertura della procedura di cassa integrazione straordinaria per liquidazione per tutti i 170 dipendenti;
agli interpellanti appaiono evidenti e gravi le responsabilità di Ibm Italia prima e di Comdata poi a danno del Mezzogiorno, dei lavoratori di Selfin S.p.a. e delle loro famiglie, e di una corretta logica di sviluppo industriale, nonostante le ingenti risorse pubbliche ottenute da Ibm in questi anni e il numero impressionante di acquisizioni societarie operate da Comdata negli ultimi tre anni, operazioni che hanno visto la stessa decuplicare il fatturato e

raggiungere 6.000 dipendenti. È altresì evidente che negli anni la convocazione di continui tavoli presso il Ministero competente, senza ulteriori interventi, non ha impedito il verificarsi dei fatti sopra riportati e ad oggi oltre che in Selfin S.p.a. esiste la paventata e concreta possibilità che siano messi irrimediabilmente a rischio migliaia di posti di lavoro in società riconducibili al gruppo Comdata S.p.a., le famiglie dei lavoratori e un'industria di eccellenza -:
quali iniziative il Ministro interpellato ritenga, con urgenza, di intraprendere nei riguardi di Comdata S,p.a., per garantire l'immediato ritorno alla gestione ordinaria, rispettando gli impegni assunti, ivi compreso il pagamento delle spettanze a tutti i lavoratori, fino all'identificazione di una nuova soluzione industriale in grado di tutelare tutti i dipendenti;
quali iniziative urgenti ritenga di intraprendere nei riguardi di Ibm, affinché la società ponga in essere nel più breve tempo possibile ogni azione utile, ivi compreso il riassorbimento delle maestranze, garantendo il reinsediamento nel Mezzogiorno di una industria di eccellenza intorno alla quale far ripartire una sana logica di sviluppo industriale;
quali iniziative e interventi ritenga di attuare per scongiurare la chiusura di Selfin S.p.a. in liquidazione volontaria e per garantire un futuro, per ora quanto mai incerto, per la sopravvivenza dell'azienda e per il destino dei lavoratori e delle loro famiglie;
se il Ministro interpellato ritenga di convocare immediatamente tutte le parti interessate al fine di definire il piano di uscita da questa difficile situazione di crisi.
(2-00567)
«Graziano, Maran, Ventura, Bersani, Quartiani, Cuomo, Fontanelli, Touadi, Brandolini, Picierno, Motta».

Interrogazioni a risposta in Commissione:

MARCO CARRA. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
da tempo, ormai, nel comune di Curtatone (Mantova) si stanno registrando pesanti disservizi nel recapito postale;
è del tutto evidente che tali disservizi stanno provocando gravi disagi alla popolazione e considerevoli danni alle imprese che insistono nel territorio di Curtatone;
in particolare, a Buscoldo (frazione di Curtatone) i cittadini hanno inteso dar voce all'intollerabile situazione che stanno vivendo e che sta portando all'esasperazione -:
se il Ministro intenda provvedere coinvolgendo Poste SpA per porre rapidamente rimedio a questa deprecabile situazione.
(5-02220)

VICO. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
la Elsag Datamat ha annunciato e confermato nei giorni scorsi la vendita dell'immobile Space Software Italia di Taranto nel quale opera, fin dalla sua nascita;
S.S.I., una società controllata di Elsag Datamat S.p.A. del gruppo Finmeccanica, è un'azienda leader nella progettazione e sviluppo di sistemi software avanzati per applicazioni ad alta criticità, affidabilità e qualità, rivolte al mercato nazionale ed internazionale nei settori della difesa, spazio, pubblica amministrazione;
S.S.I. realizza inoltre soluzioni e servizi tecnologicamente avanzati, che derivano sia dall'enorme patrimonio di competenze di Elsag Datamat sia da un continuo e costante impegno in attività di ricerca e sviluppo;
S.S.I. è nata nel 1988 in seguito ad una joint venture tra Aeritalia-Società Aerospaziale Italiana e Computer Sciences Corporation, nel 2007 S.S.I. è diventata una controllata di Elsag Datamat, una

società Finmeccanica, in cui sono confluite alcune delle competenze ICT del Gruppo, con sede legale a Taranto ed uffici a Roma e Pisa;
S.S.I. si avvale del patrimonio professionale di circa 250 persone di cui 110 unità a Taranto;
S.S.I. collabora con le principali istituzioni che operano nei settori spazio e difesa attraverso la partecipazione ai principali programmi dell'Agenzia spaziale italiana, dell'Agenzia spaziale europea e del Ministero della difesa; la vocazione internazionale si conferma anche nella ricerca e dello sviluppo attraverso la partecipazione a progetti di ricerca e innovazione promossi dalla Commissione europea per l'information technology;
la regione Puglia ha confermato un secondo investimento Por (Programma operativo regionale);
a tutt'oggi, l'azienda non ha informato le organizzazioni sindacali del piano di vendita e ancor meno dei programmi di lavoro suscitando tra le maestranze - che sono in stato di agitazione - e l'intera comunità jonica le legittime preoccupazioni sul futuro della pregiata realtà S.S.I. Spa -:
di quali elementi disponga il Ministro interrogato in ordine a quanto esposto in premessa, con particolare riferimento alle ragioni per le quali Finmeccanica intende procedere alla vendita dell'immobile, e se intenda rassicurare soprattutto sui programmi produttivi ed industriali dell'insediamento S.S.I. Spa di Taranto.
(5-02226)

REGUZZONI. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
il Vertice di Copenaghen sui temi del clima e dell'ambiente ha stabilito alcuni importanti impegni in tema di riduzione delle fonti inquinanti, di più responsabile utilizzo delle risorse, di maggior attenzione alle tematiche ambientali;
molte di queste pur importanti obbligazioni saranno a carico del sistema industriale e manifatturiero del nostro Paese -:
se e quali saranno gli effetti generali degli accordi di Copenaghen sul nostro sistema industriale;
se si prefiguri nel medio-breve periodo la necessità di uno o più interventi normativi di interesse del nostro sistema industriale e quali;
nei settori più importanti, se vi siano e quali, competitori internazionali avvantaggiati dalla non sottoscrizione - da parte dei rispettivi Paesi - degli accordi di Copenaghen.
(5-02232)

Interrogazioni a risposta scritta:

ZAMPARUTTI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. - Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
nel novembre 2007 a Bruxelles si è tenuta la conferenza internazionale Beyond Gdp (oltre il PIL) organizzata dalla Commissione europea, dal Parlamento Europeo, dall'Ocse e dal Wwf, che ha richiamato leader politici, la Banca Mondiale e le Nazioni unite con l'obiettivo di chiarire quali possano essere gli indicatori più appropriati per misurare il progresso;
nel 2008 il presidente francese Nicolas Sarkozy ha incaricato due premi Nobel per l'economia, l'americano Joseph Stiglitz e l'indiano Amartya Sen, di riflettere su come cambiare gli indicatori della crescita in Francia, che hanno recentemente prodotto un documento che analizza da una parte le criticità dell'indicatore Pil e dall'altra indica i criteri per giungere alla definizione di altri indicatori più rispondenti alle esigenze di conoscere la qualità del benessere complessivo di un Paese;
dal dibattito in sede internazionale emerge che sono necessari indicatori per

assicurare che le politiche e gli investimenti migliorino e garantiscono il benessere e le informazioni per le generazioni attuali e future;
dal punto di vista ambientale la sfida principale consiste nel definire, quantificare e valorizzare il capitale naturale;
l'Agenzia europea dell'ambiente (Eea, European Environment Agency) sta sviluppando tecniche coerenti di contabilità nazionale per registrare il contributo degli ecosistemi per il benessere della società;
in particolare l'Eea sta proponendo l'utilizzo di una serie di indicatori di potenziale ecologico, che rappresentano lo stato del paesaggio, la produzione degli ecosistemi, la biodiversità, l'acqua e la capacità di sostenere le popolazioni in buona salute;
tra questi un aspetto importante è quello dell'uso del suolo come una risorsa limitata ma fondamentale per la sostenibilità;
infatti la comprensione delle implicazioni che i cambiamenti nella copertura del suolo e nell'uso del territorio possono determinare in un territorio sia come cambiamento degli ecosistemi sia come impatto sulle aggregazioni sociali è una parte fondamentale della pianificazione per lo sviluppo sostenibile -:
se i Ministri interrogati intendano recepire la proposta dell'Agenzia europea dell'ambiente per l'utilizzo di una serie di indicatori di potenziale ecologico, che rappresentano lo stato del paesaggio, la produzione degli ecosistemi, la biodiversità, l'acqua e la capacità di sostenere le popolazioni in buona salute e come intendano usarli.
(4-05373)

REGUZZONI. - Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
il Governo ha ben operato nel senso della semplificazione e della trasparenza, lavorando con successo a norme che semplifichino e agevolino l'avvio di nuove imprese;
esistono alcune incombenze come il rilievo e l'analisi delle emissioni in atmosfera, i rilievi e le analisi per la mappatura dei rischi e verifica delle esposizioni dei lavoratori ad agenti chimici, fisici e biologici che creano spesso molta burocrazia inutile e costosa, ma non possono essere completamente eliminate poiché in alcuni casi sono utili e necessarie -:
se e come il Governo intenda ulteriormente intervenire - eventualmente anche con iniziative di carattere normativo - ai fini di ridurre le incombenze burocratiche a carico delle piccole e medie aziende, con particolare riferimento alle procedure connesse alla mappatura dei rischi e delle emissioni in atmosfera e per le imprese in fase di avvio.
(4-05389)

...

TURISMO

Interrogazione a risposta scritta:

REGUZZONI. - Al Ministro per il turismo, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
la stagione sciistica 2009-2010 vedrà le località alpine contribuire notevolmente al rilancio della nostra economia;
tra le località più famose ed apprezzate vi sono quelle lombarde della Val Brembana (Bergamo), dell'Aprila (Sondrio), di Bormio (Sondrio), di Livigno (Sondrio), di Santa Caterina Valfurva (Sondrio), quella piemontese di Macugnaga (Verbania Cusio-Ossola) e molte altri valdostane, piemontesi e lombarde poste in prossimità del confine elvetico;
il differente andamento dei corsi valutari ha portato ad un notevole apprezzamento dell'euro sul franco svizzero, minando

fortemente la competitività della nostra offerta turistica in paragone alle vicine località elvetiche -:
se e quali iniziative il Governo abbia attuato e intenda attuare, anche eventualmente a livello normativo, per supportare la competitività delle nostre principali stazioni sciistiche, con particolare riferimento alle località confinanti con la Svizzera.
(4-05381)

...

Trasformazione di un documento del sindacato ispettivo.

Il seguente documento è stato così trasformato su richiesta del presentatore:
interrogazione a risposta in Commissione Duilio n. 5-02196 del 9 dicembre 2009 in interrogazione a risposta scritta n. 4-05375.