XVI LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di giovedì 10 dicembre 2009

ATTI DI INDIRIZZO

Mozioni:

La Camera,
premesso che:
dal 1999 il Nomenclatore Tariffario è in attesa di revisione che, secondo lo stesso decreto ministeriale n. 322 del 1999, sarebbe dovuta avvenire entro il 2000, ma anche in violazione di questa norma ciò non è mai avvenuto;
in tal modo l'accesso all'innovazione in materia di protesi, dispositivi e opportunità di moderni percorsi riabilitativi basati su nuove tecnologie è stata in tutti questi anni quanto meno limitata se non compromessa;
nell'aprile 2008, a seguito del lavoro di una commissione istituita presso il Ministero della Salute, il rinnovo del Nomenclatore Tariffario è stato approvato dal Governo pro tempore ma non è stato perfezionato perché nel maggio dello stesso anno l'attuale Governo ne ha fermata l'applicazione, rilevando la mancata «bollinatura» da parte della Ragioneria dello Stato del provvedimento che contiene il rinnovo;
nel provvedimento sospeso la nuova versione del Nomenclatore è inserita nel più generale rinnovo dei LEA (Livelli Essenziali di Assistenza);
da allora dichiarazioni pubbliche di diversi responsabili di Governo in materia di salute hanno più volte assicurato che tale rinnovo sarebbe avvenuto di lì a pochi mesi o settimane;
ad oggi la versione del Nomenclatore in vigore per i cittadini è ancora quella del 1999 (che peraltro classifica prodotti risalenti spesso ai primi anni '90) e ciò significa che in molti casi i cittadini, per disporre di ausili moderni, debbono pagare di persona quello che sarebbe loro diritto avere gratuitamente ma che formalmente non fa parte del vecchio Nomenclatore;
nel 2007 e nel 2008 sono stati comunque stanziati 10 milioni di euro a beneficio delle Regioni, finalizzati alla fornitura di «comunicatori» di ultima generazione che consentono a soggetti con gravi patologie e disabilità progressive e con compromissione della parola di comunicare tramite sistemi (anche a comando oculare) di sintetizzazione della voce e di interazione con il mondo esterno;
nell'ultimo anno autorevoli fonti del Ministero competente hanno assicurato a parlamentari e esponenti di associazioni di malati che il reale impiego di tali stanziamenti ripartiti fra le Regioni sarebbe stato comunicato e pubblicizzato anche su internet in modo da rendere meglio accessibile l'informazione agli utenti e più semplice le loro eventuali richieste, regione per regione;
queste assicurazioni non si sono concretizzate ed anzi si hanno notizie di scarsa informazione per gli utenti e poca trasparenza di gestione che hanno portato a volte alla fornitura di sistemi tecnicamente inadeguati e spesso ad una forte carenza di assistenza;
il 23 ottobre 2009 è stato siglato un accordo Stato-Regioni che aumenta per il 2010 a oltre 106 miliardi di euro (e ancora più per i due anni successivi) il finanziamento per il SSN e dunque non hanno ragione di essere eventuali opposizioni di copertura relativamente al rinnovo dei LEA e del Nomenclatore;
permane particolarmente grave la situazione dei malati si SLA e di altre patologie degenerative del sistema neuromuscolare: in molti casi essi sono letteralmente prigionieri del proprio corpo e non riescono a comunicare all'esterno, manifestare volontà e pensiero perché privi di sistemi di nuova generazione che permetterebbero invece diritto di parola e di espressione;

in attesa del rinnovo dei LEA e del Nomenclatore le condizioni di assistenza anche domiciliare non vengono generalmente assicurate e questi cittadini e le loro famiglie sono drammaticamente lasciati soli;
dal 6 novembre alcuni malati di SLA Salvatore Usala, Giorgio Pinna e Mauro Serra hanno intrapreso iniziative non violente e gandhiane con uno sciopero della fame con l'obiettivo di far cessare questa situazione di isolamento, abbandono e violazione dei più elementari diritti costituzionali all'assistenza, sciopero della fame al quale si sono associati dal 7 novembre gli onorevoli Maria Antonietta Farina Coscioni e Maurizio Turco;
a questa azione si sono affiancati associazioni di malati, parlamentari di ogni orientamento e cittadini comuni che a centinaia hanno sostenuto tali richieste anche con digiuni di proposta e di dialogo nei confronti del Governo;
le situazioni di assistenza per i malati affetti da gravi patologie del sistema neuromuscolare sono molto diverse da regione a regione e solo in alcune regioni esistono centri e forme di assistenza quantitativamente e qualitativamente sufficienti;
l'onorevole Livia Turco e le altre colleghe e colleghi del PD della Commissione Affari Sociali, e non solo, hanno deciso di digiunare a «staffetta» in continuità con l'iniziativa della prima firmataria del presente atto, che si fanno carico anche loro in prima persona della sofferenza e della solitudine in cui troppe volte malati di SLA sono abbandonati,

impegna il Governo:

a rendere effettiva e operativa per gli utenti l'approvazione della nuova versione dei LEA e del Nomenclatore entro il 2009;
a comunicare entro tempi brevissimi l'effettivo utilizzo dei finanziamenti stanziati per i «comunicatori» di nuova generazione, regione per regione;
a rendere facilmente accessibili a tutti, anche su internet, le modalità di utilizzazione dei medesimi, individuando dei responsabili regione per regione cui gli utenti possano riferirsi tramite canali e modalità semplici e rapide;
a verificare entro tempi brevissimi le reali condizioni di assistenza anche domiciliare presenti nelle varie regioni;
ad assumere le iniziative di competenza anche, ove sussistano presupposti, attraverso l'esercizio di poteri commissariali, affinché possa essere garantito ai cittadini affetti da SLA o da patologie simili e alle loro famiglie l'effettivo godimento dei diritti costituzionali di parola, di espressione del pensiero, e ad una assistenza adeguata.
(1-00294)
«Farina Coscioni, Maurizio Turco, Livia Turco, Mario Pepe (PdL), Scilipoti, Bernardini, Beltrandi, Mecacci, Zamparutti, Schirru, Duilio, Melis, Marrocu, Calvisi, Fadda, Pes, Bossa, Cuperlo, Calgaro, Graziano, Murer, Sbrollini, Bocciardo, Angela Napoli, Lehner, Ventucci, Consolo, Touadi, Donadi, Di Stanislao, Razzi, Porcino, Cambursano, Paladini, Favia, Palagiano, Cimadoro, Di Pietro, Borghesi, Palomba, Barbato, Rota, Di Giuseppe, Aniello Formisano, Monai, Stagno D'Alcontres, Angeli, Mussolini, Di Biagio, Versace, Milanato, Della Vedova, Cesare Marini, Gianni Farina, Tidei, Carella, Zunino, Vannucci, Fluvi, Pizzetti, Capano, Gozi, Fiano, Scarpetti, Bellanova, Lolli, Concia, Albonetti, Delfino, Rugghia, Servodio, De Pasquale, Binetti, Pedoto, Bobba».

La Camera,
premesso che:
la fase più acuta della crisi, secondo le recenti dichiarazioni del presidente della Banca centrale europea, Jean-Claude Trichet, sembra ormai essersi stabilizzata nelle cause che l'hanno generata ma non negli effetti, che invece continuano ad avere ripercussioni drammatiche sul sistema produttivo italiano;
le ultime stime sulla produzione industriale parlano di un calo del 5,3 per cento in settembre su base mensile, e di una riduzione del 15,7 per cento su base annua, pur con un aumento del 4 per cento nel terzo trimestre dell'anno in corso, rispetto ai tre mesi precedenti. Nei primi nove mesi dell'anno la variazione è stata negativa per il 20 per cento sullo stesso periodo dell'anno precedente;
la riduzione degli ordinativi e la conseguente contrazione della produzione stanno producendo effetti devastanti sulla tenuta economica, finanziaria e occupazionale di molte piccole e medie imprese, che più delle grandi risentono della crisi, in un contesto segnato da una forte restrizione del credito;
da uno studio di Morgan Stanley sui prestiti alle piccole e medie imprese, confermato anche dal presidente di confindustria in una recente audizione alla Commissione Attività produttive della Camera dei deputati, è emerso che nei primi sette mesi dell'anno c'è stata una contrazione di 33 miliardi di euro da parte delle banche europee. In Italia, il tasso di crescita dei prestiti si è ridotto, nel giro di un anno, di dieci punti, colpendo in primo luogo le piccole e medie imprese;
in queste circostanze è fondamentale migliorare il sistema del credito nei confronti delle piccole e medie imprese che, non dobbiamo dimenticarlo, sono il motore della nostra economia, intervenendo in primo luogo sulla revisione dell'accordo di Basilea 2, la cui rigida applicazione, anche alla luce della crisi in atto, rischia di mettere in pericolo la sopravvivenza delle imprese stesse;
l'accordo di Basilea 2 ha fatto molto discutere negli anni ed uno dei principali punti critici è rappresentato dall'impatto dei nuovi requisiti sui finanziamenti alle piccole e medie imprese. I criteri impongono infatti, alle banche maggiori accantonamenti di liquidità ove, secondo sistemi di calcolo del rating, le stesse siano esposte verso creditori con un alto tasso di rischio;
le banche `sono portate a considerare le piccole e medie imprese, proprio per la loro natura, più rischiose e quindi assegnano loro un rating molto basso, con la conseguenza di far aumentare i tassi di interesse. Pertanto, le piccole e medie imprese risultano fortemente penalizzate dall'applicazione dell'accordo, sia in termini di possibilità di accesso al credito, sia in termini di aumento dei tassi di interesse legati all'erogazione del credito stesso;
l'applicazione di questi criteri ha posto, quindi, le piccole imprese in una condizione di subalternità rispetto alle grandi per l'eccessiva meccanicità con cui le banche utilizzano i sistemi di valutazione basati sul rating trascurando ogni informazione di tipo qualitativo sulle imprese. Per riagganciare la ripresa è necessario affidarsi non soltanto ai numeri, ma anche dell'andamento storico dell'azienda e quindi al grado di affidabilità che per le piccole imprese, quasi sempre a conduzione familiare, è estremamente alto;
gli imprenditori, inoltre, per poter accedere al credito devono soddisfare alcuni requisiti di natura finanziaria, necessari al calcolo del rating; tanto più le informazioni fornite alla banca sono dettagliate e complete, tanto più la valutazione di merito del credito è alta e con essa la possibilità di accedere ai finanziamenti in tempi brevi e con tassi di interesse ridotti. Ciò implica, dunque, un aumento dei costi di gestione dell'impresa, determinati dal peso che la funzione finanziaria acquista all'interno della struttura organizzativa, anche alla luce del

fatto che le modalità di attribuzione del rating da parte delle banche risultano poco chiare e trasparenti;
non bisogna trascurare poi il vincolo, messo in evidenza durante i lavori per la definizione dell'accordo di Basilea 2, che impone alle banche di effettuare sul proprio capitale aggiustamenti più stringenti nei momenti in cui sarebbero, invece, necessari interventi più espansivi. Gli elementi pro-ciclici generati da questo vincolo fanno sì che nelle fasi recessive le banche stringano ancora di più le maglie del credito nei confronti delle aziende, le quali per carenza di liquidità sono costrette a rimandare i loro piani di investimento, con gravi ripercussioni sull'occupazione;
il comitato di Basilea 2 sta lavorando ad una serie di proposte correttive, che prevedono anche un'attuazione di tali effetti pro-ciclici. È evidente che il lavoro di modifica dell'accordo, qualora dovesse andare a buon fine, esplicherà i suoi effetti soltanto in un periodo di tempo medio-lungo, con conseguenze dannose per le piccole e medie imprese. Occorre dunque prevedere interventi immediati salvaguardia del tessuto produttivo del nostro Paese;
fatta salva la necessità dell'adozione di una relazione da parte del Ministro dell'economia e delle finanze sullo stato di attuazione delle modifiche recate dagli accordi di Basilea 2 da presentare annualmente in Parlamento,

impegna il Governo

a promuovere nelle sedi opportune, in attesa di una rinegoziazione sostanziale dell'accordo, la sospensione dei criteri di Basilea 2, garantendo alle piccole e medie imprese un maggiore afflusso di liquidità, indispensabile per la loro stessa sopravvivenza.
(1-00295)
«Cota, Gibelli, Fava, Luciano Dussin, Dal Lago, Reguzzoni, Alessandri, Allasia, Bitonci, Bonino, Bragantini, Brigandì, Buonanno, Callegari, Caparini, Chiappori, Comaroli, Consiglio, Crosio, D'amico, Desiderati, Dozzo, Guido Dussin, Fedriga, Fogliato, Follegot, Forcolin, Fugatti, Gidoni, Goisis, Grimoldi, Lanzarin, Lussana, Maccanti, Laura Molteni, Nicola Molteni, Montagnoli, Munerato, Negro, Paolini, Pastore, Pini, Pirovano, Polledri, Rainieri, Rivolta, Rondini, Simonetti, Stucchi, Togni, Torazzi, Vanalli, Volpi, Stefani, Giancarlo Giorgetti, Del Tenno».

Risoluzione in Commissione:

La X Commissione,
premesso che:
nel corso della discussione e dei lavori che hanno portato la Commissione X ad adottare il testo base della proposta di legge n. 2624, è emersa la necessità di procedere in un secondo momento all'adozione di misure atte a sostenere la ricerca e lo sviluppo nel settore tessile;
la ragione dell'accantonamento della problematica inerente la ricerca e l'innovazione è da riferirsi unicamente all'opportunità di evitare voci di spesa nella citata proposta di legge n. 2624 e abbinate, al fine di non sovrapporsi con il contemporaneo iter della legge finanziaria 2009;
si ritiene comunque importante e prioritario procedere celermente all'emanazione di misure semplici ed immediate a sostegno dell'innovazione della nostra industria manifatturiera tessile;

impegna il Governo:

ad intraprendere ogni azione utile al fine di ripristinare interventi agevolati a favore delle aziende manifatturiere tessili che investono in ricerca e sviluppo;

ad attenersi, nella realizzazione di dette iniziative, a criteri di semplicità e massima trasparenza, non trascurando automatismi fiscali e altre misure similari.
(7-00237) «Reguzzoni».

TESTO AGGIORNATO AL 14 MARZO 2011

...

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA
DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):

I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro della giustizia, per sapere - premesso che:
dati alla mano (fonte, il sito internet del Consiglio superiore della magistratura, www.cosmag.it), ad oggi risultano in servizio presso i tribunali e le procure d'Italia 1831 giudici onorari di tribunale (G.O.T.) e 1673 viceprocuratori onorari (V.P.O.);
la figura dei G.O.T. e dei V.P.O. è stata introdotta nell'ordinamento giudiziario con il decreto legislativo 19 febbraio 1998, n. 51, cosiddetta «legge Carotti», con disciplina da applicarsi fino alla definizione del complessivo riordino del ruolo e delle funzioni della magistratura onoraria e con termine in origine fissato a non oltre cinque anni dall'entrata in vigore del decreto medesimo. Questo termine veniva modificato tre volte, l'ultima con la legge del 24 luglio 2008, n. 127, che lo portava al 31 dicembre 2009, impegnando il Governo a definire la riforma della magistratura onoraria entro tale data;
il Ministro della giustizia Angelino Alfano ha annunciato più volte, anche in Parlamento, il varo della riforma, proclamando il principio di non dispersione della professionalità acquisita dai magistrati onorari in servizio. Da ultimo il Sottosegretario senatore Giacomo Caliendo, nel corso della Conferenza nazionale dell'Organismo unitario dell'avvocatura ha annunciato il deposito del disegno di legge sul riordino della magistratura onoraria entro l'anno 2009;
al 31 dicembre 2009, pertanto, la riforma non sarà attuata e a quella data cesseranno dalle loro funzioni tutti i magistrati onorari di tribunale, il cui lavoro garantisce quel poco di puntuale e corretta amministrazione della giustizia, evitando il rischio di un aumento esponenziale delle infinite condanne che l'Italia continua a riportare in sede internazionale per violazione del principio della ragionevole durata del processo;
in particolare, a mero titolo esemplificativo, risulta dalle più recenti evidenze statistiche che i giudici onorari di tribunale «evadono» il 100 per cento dei procedimenti di esecuzione mobiliare; mentre i vice procuratori onorari «coprono» il 99,9 per cento delle udienze davanti al giudice di pace e il 98 per cento di quelle celebrate innanzi al tribunale in composizione monocratica;
agli interpellanti non risulta ancora aver trovato risposta la richiesta di fondi aggiuntivi alla giustizia avanzata dal Ministro Alfano, misura imprescindibile per la proroga dei magistrati onorari attualmente in servizio e per l'attuazione dell'annunciata riforma della categoria -:
se il Governo intenda assumere iniziative, anche di carattere normativo, volte a prorogare entro l'anno tutti i magistrati onorari di tribunale e in quali termini intenda definire con urgenza la riforma organica della magistratura onoraria.
(2-00564)
«Bernardini, Maran, Ferranti, Ventura, Villecco Calipari, Amici, Beltrandi, Boccia, Capano, Cavallaro, Ciriello, Concia, Cuperlo, Gianni Farina, Farina Coscioni, Giachetti, Lenzi, Mecacci, Melis, Andrea Orlando, Quartiani, Rosato, Rossomando, Samperi, Tenaglia, Tidei, Touadi, Maurizio Turco, Vaccaro, Zamparutti».

Interrogazioni a risposta in Commissione:

D'IPPOLITO VITALE e CARLUCCI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
il recente studio «ecosistema rischio 2009» realizzato da Legambiente e Protezione civile, ha lanciato un grave allarme sulla situazione di sicurezza idrogeologica del nostro Paese;
il 70 per cento del territorio nazionale è esposto a serio pericolo di sfaldamento;
sono più di 1.700 i comuni classificati ad alto rischio dal Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare;
risulta particolarmente preoccupante la situazione nella regione Calabria, che presenta il 100 per cento dei comuni in completa carenza di sicurezza idrogeologica;
si impongono interventi urgenti e pianificazioni strutturali di lunga durata;
l'esperienza de L'Aquila dimostra la necessità di assumere nuova responsabilità in direzione dell'attuazione di adeguate misure di prevenzione -:
quali iniziative siano state già avviate su tutto il territorio nazionale ed in particolare per la Calabria, regione - insieme all'Umbria - a più alto rischio idrogeologico;
se non sia opportuno avviare un confronto individualizzato con le amministrazioni comunali per trovare soluzioni possibili agli specifici problemi di messa in sicurezza del territorio e della rete urbana.
(5-02211)

ZAMPARUTTI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
da notizie stampa risulta che l'Enel avrebbe trasmesso al Governo una mappa in cui avrebbe individuato 8 località idonee alla realizzazione di centrali nucleari, quattro delle quali ospitano centrali nucleari dismesse: Borgo Sabotino (Latina), Garigliano (Caserta), Trino Vercellese (Vercelli), Caorso (Piacenza) a cui si aggiungerebbero le località di Montalto di Castro (Viterbo), Oristano, Palma (Agrigento) e Monfalcone (Gorizia);
il sottosegretario allo sviluppo economico Stefano Saglia in un'intervista di oggi al quotidiano il Tempo ha affermato: «La mappa dei siti delle future centrali non esiste e il governo non ha ricevuto nessuna richiesta dalle imprese per la costruzione per il semplice fatto che non è ancora possibile fare richieste perché non c'è un'architettura normativa. Mancano ancora alcuni passaggi normativi»;
tali passaggi normativi si dovrebbero sostanziare, secondo il sottosegretario Saglia, nella istituzione dell'Agenzia per la sicurezza del nucleare; nell'adozione, entro il 15 febbraio dei decreti per la localizzazione dei siti, per la definizione delle compensazioni ambientali ai territori che ospitano le centrali, nell'individuazione del deposito delle scorie ed infine con delibera CIPE nella scelta della tecnologia;
tuttavia, lo stesso amministratore delegato dell'Enel Fulvio Conti in un'intervista a La7 del 5 dicembre aveva dichiarato «I siti dove sorgeranno le centrali nucleari in Italia li abbiamo già individuati ma non li dico neanche sotto tortura. Aspettiamo l'imprimatur del Governo»;
inoltre, lo scorso 24 febbraio 2009, prima ancora fosse approvato il disegno di legge sul rientro nel nucleare, a Roma i Presidenti Berlusconi e Sarkozy hanno stretto un accordo con il coinvolgimento di Enel ed EDF, che di fatto delineerebbero come tecnologia di riferimento per la costruzione in Italia di almeno quattro centrali entro il 2020, i reattori di terza generazione EPR;
un lancio di agenzia Apcom del 9 dicembre, conferma che Enel pensa a 4

impianti del tipo Epr di terza generazione. In Italia, quindi, Enel punta a costruire 4 reattori modello Flamanville, con un investimento di circa 4-4,5 miliardi a impianto per una durata di 60 anni; reattori che serviranno a coprire la metà del 25 per cento di fabbisogno energetico da nucleare cui punta il governo per diversificare il mix energetico;
tale reattore costituisce una tecnologia fallimentare da un punto di vista industriale e della sicurezza secondo autorevoli fonti francesi. Da un articolo pubblicato su Mediapart.fr il 4 dicembre si apprende che «Areva ha dovuto riconoscere che il cantiere finalese (dove è in corso di realizzazione un reattore EPR) si traduce in questa fase in una perdita di 2,7 miliardi di euro, vale a dire quasi il costo di vendita (3 miliardi) del reattore. Inoltre, tra le questioni aperte con il cliente finlandese, il gruppo ha dovuto riconoscere dei nuovi ritardi, che porteranno alla realizzazione del reattore nel 2012 anziché nel 2009...» senza contare che le tre autorità per la sicurezza francese, inglese e finlandese in un recente comunicato congiunto hanno affermato che «il disegno dell'Epr, nel modo in cui esso è stato originariamente proposto dai licenziatari e dal produttore AREVA, non rispetta il principio di indipendenza» tra i sistemi di sicurezza e quelli di controllo, che costituisce un principio basilare della sicurezza e hanno quindi chiesto una revisione completa del sistema;
altre fonti stampa parlano inoltre della tecnologia america Ap 1000;
in Inghilterra, dove il Governo ha deciso all'inizio del 2008 di rilanciare la costruzione di centrali nucleari per sostituire i reattori vecchi, il 27 novembre la direzione sanità e sicurezza britannica (HSE) ha avvertito che potrebbe non approvare i progetti di nuovi reattori nucleari dei gruppi francesi EDF e Areva e il reattore AP1000 dell'americana Westinghouse qualora non rispondano alle riserve espresse in tema di sicurezza;
l'articolo 7 del decreto-legge 25 luglio 2008 n. 112 convertito dalla legge 6 agosto 2008 n. 133, stabiliva che ai fini della elaborazione della «Strategia energetica nazionale», il Ministro dello sviluppo economico avrebbe dovuto convocare, d'intesa con il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, entro sei mesi dall'entrata in vigore del decreto legge, la Conferenza nazionale dell'energia e dell'ambiente -:
se il Governo abbia mai ricevuto da Enel una mappa delle possibili località idonee alla realizzazione delle centrali nucleari in attesa dell'imprimatur per la costruzione come ha affermato l'AD di Enel Fulvio Conti;
se negli accordi franco-italiani del 24 febbraio 2009, si sia effettivamente già scelta la tecnologia Epr per la realizzazione delle centrali nucleari senza quindi attendere la delibera CIPE oltre agli altri adempimenti normativi;
se i Ministri interrogati siano al corrente dell'esito fallimentare, da un punto di vista industriale e della sicurezza, del reattore francese Epr e delle riserve in tema di sicurezza che la direzione sanità e sicurezza britannica ha espresso oltre che nei confronti dei nuovi reattori nucleari dei gruppi francesi EDF e Areva anche del reattore AP1000 dell'americana Westinghouse;
se il Governo ritenga di poter adottare i decreti menzionati in premessa entro il 15 febbraio 2010 tenuto conto che finora non ha rispettato né la scadenza della convocazione della Conferenza nazionale sull'energia, né quella per l'istituzione dell'Agenzia per la sicurezza nucleare che doveva avvenire entro novembre.
(5-02215)

Interrogazione a risposta scritta:

LARATTA. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
il tracciato dell'elettrodotto Altomonte-Feroleto nel territorio di Montalto Uffugo

(Cosenza) risulta non conforme agli standard progettuali di qualità, di sicurezza di salute pubblica, di impatto ambientale ed urbanistico, previsti dalla normativa vigente, i quali più volte sono stati contestati e censurati dal comune di Montalto Uffugo (Cosenza) con lettere e delibere e che non vengono osservate inoltre le «fasce di rispetto» così come previsto nel recente decreto 29 maggio 2008, dall'APAT (Agenzia per la Protezione dell'ambiente e per i Servizi Tecnici) - supplemento ordinario n. 160 alla Gazzetta Ufficiale 5 luglio 2008 n. 156;
il percorso della linea contrasta con quanto stabilito dal suddetto decreto ministeriale n. 6102 del 2002, nella parte in cui impegnava la Terna SpA, «a valutare l'introduzione di migliorie tecniche progettuali, con particolare riferimento alle prescrizioni in merito a distanze da abitazioni ed insediamenti vari», in quanto nessuna miglioria è stata apportata da Terna, specialmente nei centri abitati attraversati di Pianette e Lucchetta;
con nota 6 dicembre 2005, il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare ha prodotto richiesta, indirizzata alla Commissione VIA, intesa a voler verificare la rispondenza del tracciato definitivo ed attuale con quello autorizzato nel citato decreto VIA 3062/1998 e di tale verifica non ci è dato conoscerne gli sviluppi;
in data 21 dicembre 2007, con nota TE/B2887815783 Terna SpA ha presentato al ministero dello sviluppo economico istanza di autorizzazione alla costruzione e all'esercizio della «nuova stazione elettrica 380/150 Kv di Lattarico (Cosenza) e variante dell'elettrodotto a 380 Kv in semplice terna che collega la SE di Altomonte alla SE di Feroleto» con richiesta di decreto di autorizzazione e di imposizione del vincolo preordinato all'esproprio;
con nota del 15 febbraio 2008, n. 0003148 il ministro dello sviluppo economico ha avviato il procedimento per l'autorizzazione alla costruzione e all'esercizio delle opere di cui sopra, ai sensi della legge 23 agosto 2004 n. 239;
con avviso pubblicato il 7 marzo 2008, sul quotidiano «la Repubblica» la società Terna SpA ha reso noto di aver presentato istanza con relativo progetto al ministro dello sviluppo economico ed al Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare al fine di ottenere l'autorizzazione alla costruzione ed esercizio dell'opera di cui in oggetto;
contestualmente è stata presentata a codesto spettabile ministero la richiesta di pronuncia di compatibilità ambientale sull'opera;
il progetto della nuova stazione di trasformazione e del tratto dell'elettrodotto in variante è stato regolarmente depositato a disposizione del pubblico per consultazione presso la regione Calabria, la provincia di Cosenza ed i comuni di Torano Castello, S. Martino di Finita, Rota Greca, Lattarico, S. Benedetto Ullano, Montalto Uffugo, S. Vincenzo la Costa, S. Fili e Rende, a seguito dell'autorizzazione concessa e conseguente comunicazione di avvio procedimento da parte del ministro dello sviluppo economico in data 15 febbraio 2008;
Terna, in fase di realizzazione dell'opera, si era impegnata per il comune di Montalto a introdurre delle migliorie tecniche progettuali, ma ciò non è avvenuto nonostante nei due centri abitati di Pianette e Lucchetta i fili dell'alta tensione siano posizionati a meno di 50 metri lineari da alcune abitazioni in presenza di un continuo ed insopportabile disturbo acustico (oltre il resto). Siamo anche certi che le cosiddette funi di guardia non sono tali ma sono funi di conduzione telefonica WIND e cioè la Terna espropriando per pubblica utilità ha fatto passare una fune di cavo telefonico per i suoi fini commerciali;
agli atti della regione Calabria non risulta prodotta alcuna Via (Valutazione di Impatto Ambientale) e non risulta redatta o richiesta nemmeno una Vas (Valutazione Ambientale Strategia) così come statuito dalla Unione europea secondo cui tutti gli stati membri si sarebbero dovuti adeguare

entro il 2004. Non è stata mai fornita da Terna idonea documentazione circa il cosiddetto «principio di precauzione» sull'elettromagnetismo. Inoltre il piano energetico della regione Calabria del 31 marzo 2005, prevede espressamente l'interramento dei cavi o tracciati alternati nel caso di attraversamento in aree antropizzate;
già prima della sua costruzione numerosissime sono state le manifestazioni di protesta e il 29 marzo 2006, c/o la sede dell'assessore regionale all'ambiente) il precedente assessore onorevole Tommasi ha istituito un tavolo tecnico di lavoro a cui hanno preso parte oltre alla stessa regione anche la provincia di Cosenza, il sindaco di Montalto e di alcuni comuni limitrofi, della Terna e dei rappresentanti dei comitati locali, al fine di individuare un tracciato alternativo e condiviso e risolvere in tal modo la criticità di Montalto. Successivamente è stata l'onorevole Laura Marchetti sottosegretario all'ambiente del precedente Governo a portare avanti la n/s legittima «battaglia», al punto di riuscire dopo numerosi incontri, sopralluoghi in loco, riunioni c/o la sede del ministro dell'ambiente a far emanare dal ministro dello sviluppo economico l'autorizzazione alla costruzione di un elettrodotto in variante contestuale avvio di procedimento;
il tracciato dell'elettrodotto Laino Feroleto-Rizziconi nel territorio di Montalto Uffugo risulta non conforme agli standard progettuali di qualità, di sicurezza, di salute pubblica, di impatto ambientale ed urbanistico, previsti dalla normativa vigente, i quali più volte sono stati contestati e censurati da singoli cittadini e dal comune di Montalto Uffugo con lettere e delibere e non vengono osservate, inoltre, le «fasce di rispetto» così come previsto nel recente decreto 29 maggio 2008, dall'APAT (Agenzia per la protezione dell'ambiente e per i servizi Tecnici) - supplemento ordinario n. 160 alla Gazzetta Ufficiale 5 luglio 2008 n. 156;
il percorso della linea contrasta con quanto stabilito dal suddetto decreto ministeriale n. 6102 del 2002 nella parte in cui impegnava la Terna SpA, «a valutare l'introduzione di migliorie tecniche progettuali, con particolare riferimento alle prescrizioni in merito a distanze da abitazioni ed insediamenti vari», in quanto nessuna miglioria è stata apportata da Terna, specialmente nei centri abitati attraversati di Pianette e Lucchetta di Montalto ove i cavi passano a meno di 50 metri dalle case, disattendendo chiaramente quanto già previsto dal decreto VIA/3062 del 1998 che espressamente prevede una distanza minima di 50 metri;
con nota 6 dicembre 2005, il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare ha prodotto richiesta, indirizzata alla Commissione Via, intesa a voler verificare la rispondenza del tracciato definitivo ed attuale con quello autorizzato nel citato dec. Via 3062/1998 e di tale verifica non ci è dato conoscerne gli sviluppi;
da perizia tecnica redatta dall'Ing. Giancarlo Spadanuda, su mandato dell'amministrazione del comune di Montalto, «si esprimono forti perplessità di ordine ingegneristico, biologico, sanitario ed ambientale...» all'elettrodotto «...nel territorio montaltese. Se ne consiglia prudentemente ed orientativamente l'ubicazione in altra zona con caratteristiche geografiche e demografiche ben diverse da quelle finora» utilizzate;
la criticità esistente nel territorio di Montalto nelle due frazioni di Pianette e di Lucchetta evidenziate già nel citato dec. VIA/3062 del 1998 ha consentito al precedente Sottosegretario all'ambiente onorevole Laura Marchetti, con il coinvolgendo anche della Regione Calabria e della Provincia di Cosenza, che si individuasse un tracciato alternativo identificato nella cosiddetta variante 5. Per cui in data 21 dicembre 2007, con nota TE/B2887815783 la Terna ha presentato al Ministro dello sviluppo economico istanza di variante dell'elettrodotto a 380 Kv in semplice terna che collega la SE di Altomonte (Cosenza) alla SE di Feroleto (Catanzaro)

con richiesta di decreto di autorizzazione e di imposizione del vincolo preordinato all'esproprio;
con nota del 15 febbraio 2008, n. 0003148 il Ministro dello sviluppo economico ha avviato il procedimento per l'autorizzazione alla costruzione e all'esercizio dell'opera di Variante ai sensi della legge 23 agosto 2004 n. 239 e contestualmente è stata presentata a codesto spettabile Ministero la richiesta di pronuncia di compatibilità ambientale sull'opera;
con nota del 28 luglio 2009, la Commissione Via (valutazione di impatto ambientale) ha espresso parere interlocutorio negativo riguardo alla richiesta di pronuncia di compatibilità ambientale sul progetto di Variante dell'elettrodotto;
numerosi sono i disturbi di natura fisica quali ad esempio sindrome vertiginosa e cefalea, lamentati da gran parte dei residenti delle frazioni sopra menzionate, inoltre anche le piante e l'erba in prossimità dei cavi tendono ad ingiallire e/o a seccare -:
cosa, intenda fare il Governo in relazione alla complessa situazione descritta;
quali siano le motivazioni che hanno orientato la Commissione Via ad emanare un seppur interlocutorio parere negativo sul progetto di variante e sulla stazione di trasformazione, sulla base di una documentazione fornita da Terna ad avviso dell'interrogante scarna e lacunosa, come si evince dalla lettura dello stesso parere;
se sia a conoscenza dei rischi reali che corre la popolazione interessata e, pertanto, se si vuole evitare che i cittadini di Pianette e di Lucchetta di Montalto e i loro figli si ammalino di cancro o di leucemia infantile prima di eliminare la fonte del pericolo di tali mali;
se intenda promuovere un'immediata azione conoscitiva, finalizzata a verificare la veridicità di quanto su esposto anche in considerazione del fatto che ad occuparsi della vicenda elettrodotto sul territorio di Montalto.
(4-05349)

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AFFARI ESTERI

Interrogazione a risposta orale:

COMPAGNON. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
il 28 novembre 2009 veniva compiuto un sanguinoso attentato terroristico sul treno veloce «Nevskij Express» lungo la tratta Mosca-San Pietroburgo;
l'esplosione di una bomba di 7 chilogrammi di tritolo posta sul convoglio faceva deragliare il treno, causando 27 morti od una novantina di feriti, tra i quali l'imprenditore friulano, Armando Noacco;
dopo l'attentato, il signor Noacco veniva trasportato nella clinica ortopedica di San Pietroburgo Dzhanelidze - ove è attualmente ricoverato nel reparto di terapia intensiva - per essere sottoposto ad un delicato intervento chirurgico al femore, complicato da una grave emorragia;
a quanto consta all'interrogante i familiari del Noacco che, nel frattempo, lo hanno raggiunto a San Pietroburgo riscontrano, per un verso, un'assistenza sanitaria inadeguata e, per altro verso, una incomprensibile leggerezza da parte del personale addetto dell'unità di crisi della Farnesina relativamente allo specifico caso, sul quale, tuttavia, è stato aperto un fascicolo;
nonostante la versione ufficiale tenda a ridimensionarne il quadro clinico, il signor Noacco versa in condizioni molto serie, destando la comprensibile preoccupazione dei familiari che raccontano di un comportamento abnorme da parte dei sanitari russi, oltremodo inaccettabile se si considera che è praticato nei confronti di un cittadino straniero rimasto vittima di un attentato terroristico, peraltro il secondo accaduto in tre anni sulla stessa linea ferroviaria -:
se risponda al vero che ai famigliari del signor Noacco venga sistematicamente

denegata la visione della cartella clinica del proprio congiunto;
se risponda al vero che gli stessi debbano provvedere direttamente all'alimentazione del paziente;
se risponda al vero che gli stessi debbano acquistare in proprio il materasso ospedaliero;
se per quanto consti alle autorità diplomatiche, le prime prestazioni ospedaliere e quelle continuative siano conformi a standard accettabili in campo sanitario;
se l'unità di crisi della Farnesina sia operativa anche durante i fine settimana;
se il Ministro non ritenga, comunque, nell'interesse del nostro connazionale provvedere a riportarlo immediatamente in Italia.
(3-00807)

Interrogazioni a risposta scritta:

FEDI. - Al Ministro degli affari esteri, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
l'adeguamento dei trattamenti economici per il personale a contratto del Ministero degli affari esteri dipende, ai sensi dell'articolo 157 del decreto del Presidente della Repubblica n. 18 del 1967, dalle proposte e dai dati raccolti dalla rete diplomatica e dalla relativa compilazione delle cosiddette schede retributive riportanti i dati delle altre rappresentanze diplomatiche accreditate localmente;
i dati vengono esaminati dall'amministrazione degli affari esteri per venire successivamente sottoposti al vaglio degli organi di controllo (UCB);
il procrastinarsi degli attuali livelli di remunerazione, a fronte dei consistenti aumenti del costo della vita, in numerose realtà all'estero, rischia di compromettere la funzionalità e il decoro delle nostre sedi diplomatico-consolari nel mondo;
in alcuni Paesi, come lo Zimbabwe, la recente «dollarizzazione» dell'economia ha comportato l'aumento incontrollato dei prezzi al consumo sia dei generi di prima necessità che dei servizi di base;
tale condizione compromette il tenore di vita del personale a contratto e pone a rischio anche la funzionalità della Ambasciata d'Italia di Harare -:
quali iniziative si riterrà opportuno adottare per rivalutare i trattamenti economici del personale a contratto basato in Zimbabwe;
quali iniziative si riterrà opportuno adottare per rivalutare i trattamenti economici del personale a contratto della nostra rete diplomatico-consolare in modo tale da garantire l'adeguamento ai trattamenti economici di Ambasciate di Paesi affini all'Italia per prestigio, proiezione e presenza internazionale.
(4-05331)

SARUBBI. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 1 della legge n. 49 del 1987 che disciplina la cooperazione allo sviluppo indica che essa è finalizzata al soddisfacimento dei bisogni primari, alla salvaguardia della vita umana, alla autosufficienza alimentare, alla valorizzazione delle risorse umane, alla conservazione del patrimonio ambientale, all'attuazione e al consolidamento dei processi di sviluppo endogeno e alla crescita economica, sociale e culturale dei paesi in via di sviluppo. Si prevede altresì che la cooperazione allo sviluppo deve essere finalizzata al miglioramento della condizione femminile e dell'infanzia ed al sostegno della promozione della donna;
l'articolo 13 della legge n. 69 del 2009 prevede che entro due mesi dalla data di entrata in vigore della legge con decreto del Ministro degli affari esteri di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze, siano definite le modalità semplificate di svolgimento delle procedure amministrative e contrattuali riguardanti

gli interventi di cooperazione anche in alcune aree, dando priorità ai Paesi che hanno sottoscritto accordi di rimpatrio o di collaborazione nella gestione dei flussi dell'immigrazione clandestina ovvero diretti ad agevolare l'esecuzione delle pene detentive delle persone condannate in Italia presso gli istituti esistenti nei luoghi di origine delle medesime. Inoltre, si attribuisce priorità ai progetti con i Paesi terzi per il rimpatrio volontario degli stranieri titolari di permesso di soggiorno che si trovino in stato di disoccupazione a causa della crisi economica;
l'articolo 13 della legge n. 69 del 2009 realizza una modifica dell'articolo 2 della legge n. 49 del 1987, introducendo nuove finalità. L'articolo 13 rischia di modificare l'asse geografico dell'azione della cooperazione allo sviluppo italiana; non più verso l'Africa sub-sahariana, dove adesso è previsto che si realizzi il 50 per cento degli interventi, ma verso Paesi a medio reddito, dove maggiore è l'emigrazione verso l'Italia, come Ucraina, Filippine o Cina;
nello stesso articolo 13 legge n. 69 del 2009 sono previste specifiche deroghe alle norme di contabilità generale dello Stato che superano molte delle difficoltà di rendicontazione che impediscono alla direzione generale cooperazione allo sviluppo (DGCS) una gestione veloce degli interventi, in particolare garantendo rapidi esborsi. Perciò, oltre alle scelte politiche, la cooperazione italiana potrebbe privilegiare interventi nei paesi accordi di rimpatrio per semplice opportunità amministrativa;
il problema della rendicontazione in deroga alle regole di contabilità generale è una questione cruciale per migliorare l'efficienza di tutta la direzione generale cooperazione allo sviluppo, purché si garantisca l'accurata trasparenza e valutazione dei risultati. Per questo la formulazione originale dell'articolo 15 della legge n. 49 del 1987 prevedeva che per la gestione delle attività dirette alla realizzazione delle finalità della legge si doveva provvedere in deroga alle norme sull'amministrazione del patrimonio e sulla contabilità generale dello Stato. L'indagine conoscitiva sulla politica della cooperazione allo sviluppo, svoltasi durante la XV legislatura, aveva accolto le raccomandazioni dei differenti soggetti uditi concordi sulla necessità di ristabilire la contabilità fuori bilancio -:
quali siano i Paesi con cui sono stati conclusi accordi di rimpatrio;
quali tra questi Paesi, siano quelli con cui si è avviata o s'intenda avviare un cooperazione semplificata;
quali siano i progetti finanziati dalla cooperazione allo sviluppo con i Paesi terzi per il rimpatrio volontario degli stranieri titolari di permesso di soggiorno;
se, sulla scorta delle conclusioni dell'indagine conoscitiva della XV legislatura, il Governo intenda affrontare la questione della deroga alla contabilità generale per le attività di cooperazione allo sviluppo gestite dalla direzione generale cooperazione allo sviluppo anche mediante opportune iniziative normative.
(4-05336)

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AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazioni a risposta scritta:

REGUZZONI. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro per la semplificazione normativa. - Per sapere - premesso che:
il Governo ha ben impostato un'opera significativa di riduzione dei carichi burocratici per cittadini e imprese, di semplificazione e di trasparenza;
le norme relative agli impianti termici, alla loro installazione e alla loro corretta manutenzione paiono, seppur oggetto di recenti e positivi interventi regolatori, ancora complicate ed eccessivamente burocratiche -:
se il Governo abbia intenzione di procedere ad iniziative - anche normative -

ai fini di ulteriormente semplificare la normativa concernente l'istallazione e la manutenzione di impianti termici, sia per i cittadini sia per le aziende, soprattutto medio-piccole e in tal caso quale sia il possibile contenuto delle citate iniziative.
(4-05334)

MARINELLO, CRISTALDI, GAROFALO e TORRISI. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
la società d'ambito SOGEIR spa è stata creata da diciassette comuni della provincia di Agrigento con lo scopo di rendere ottimale le attività correlate ai rifiuti solidi urbani;
fin dalla costituzione si è assistito ad un proliferare di scelte che sovente hanno interessato la magistratura che, apprendiamo dalla stampa, si è preoccupata di verificare la correttezza dell'operato della stessa s.p.a. pubblica;
è stato in più occasioni lanciato l'allarme da parte dei cittadini circa il mancato corretto vigilare da parte della detta SOGEIR che addirittura risulta avere realizzato la discarica in un area prospiciente un ovile nel quale si producono latticini (circostanza questa rilevata dai preposti organi sanitari in sede di rilascio delle licenze per la discarica che è stata letteralmente disattesa dalla SOGEIR, la quale ha omesso l'applicazione delle relative prescrizioni);
i tecnici che lavorano all'interno della SOGEIR più volte hanno fatto presente al Presidente della stessa la grave circostanza che presenta risvolti assai rilevanti per l'intera collettività (e non solo saccense) per la sfera della salute pubblica (basti pensare ai latticini «interessati» dai rifiuti della contigua discarica ed a tutti i prodotti agricoli prodotti in zona);
per il rilascio della licenza in favore della SOGEIR non risulta che sia stata chiesta alcuna delibera al consiglio comunale di Sciacca (la zona è destinata a terreni agricoli);
il percolato prodotto dalla discarica spesso è stato rinvenuto fuori dalla discarica con ciò danneggiando irreversibilmente la salute pubblica (parte del liquido/percolato viene avviato in fiumi dai quali si alimentano le falde ed i conseguenti processi di produzioni agricole);
gli organi di gestione della SOGEIR nel tempo hanno fatto sì che proliferassero numerose società collegate, al solo scopo di creare altro sottogoverno retribuito con i soldi dei cittadini;
in molti comuni si registrano legittime lamentele da parte dei sindaci e dei cittadini a causa dell'inefficienza della SOGEIR che causa disagi di ordine igienico e sanitario con conseguente danno d'immagine durante la stagione estiva;
risultano da più parti dubbi circa il corretto rapporto tra il quantitativo del percolato prodotto dalla discarica e quello effettivamente smaltito, al punto che lo stesso viene «allontanato» nei corsi d'acqua contigui alla discarica e non con le corrette procedure;
da anni i proprietari dei terreni vicini lamentano fumi e odori in tutte le ore ed in particolare nel periodo estivo a causa dei pericolosi gas prodotti dall'impianto che vengono a «vista» sprigionati dalla discarica;
è stato attivato un nuovo impianto di compostaggio realizzato dalla stessa società pubblica, il cui utilizzo può determinare ulteriori costi con conseguenti aggravi per i cittadini;
gli stessi tecnici della SOGEIR hanno sollevato dubbi relativi alla correttezza dei lavori eseguiti rispetto alle licenze proprio in considerazione di miasmi rilasciati dalla discarica e dei gas generati che vengono liberamente rilasciati in aria a danno della popolazione;

il comune di Sciacca da anni non dispone delle assicurazioni per inquinamento che la SOGEIR deve produrre;
per tutelare la salute pubblica si rende urgente ed indifferibile l'ispezione dei preposti organi tecnici del Ministero anche per individuare possibili condotte contrarie alla legge;
occorre intervenire tempestivamente al fine di evitare che la discarica della SOGEIR continui ad essere fonte di pericolo grave per l'ambiente e la salute pubblica nonché, ove ritenuto opportuno, per promuovere un accertamento della situazione da parte del comando dei carabinieri per la tutela dell'ambiente, finalizzata eventualmente anche ad accertare condotte dannose per la salute pubblica;
l'interrogante ritiene sia assai grave realizzare la discarica a pochi metri da un ovile con annesso laboratorio di produzione nonostante al riguardo i vincoli segnalati dall'ASL 1 e che il comune di Sciacca non disponga delle assicurazioni necessarie, che dovrebbero essere in possesso della SOGEIR, così come previsto dalla legge (l'inquinamento da assicurare fino a trent'anni e altre);
è grave che dopo le ultime licenze rilasciate con enfasi mediatica si continui a registrare l'emissione di gas e miasmi che vengono a vista emessi liberamente nel circondario circostante ed a danno della popolazione;
c'è da chiedersi quale sia il prezzo dello sversamento dei rifiuti nell'impianto di compostaggio (inaugurato il 29 novembre 2009) e quale amministrazione pubblica abbia approvato il prezzo relativo e con quali controlli e verifiche preventive -:
se non intenda accertare, per il tramite del comando dei carabinieri per la tutela dell'ambiente, i fatti rappresentati in premessa che, ove risultassero veri, costituirebbero una gravissima compromissione dell'ambiente e della salute dei cittadini.
(4-05351)

ZAMPARUTTI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
da un reportage pubblicato da Io Donna si apprende che il Lambro immette nel Po - e quindi nell'Adriatico - il 60 per cento di tutto l'azoto in arrivo dagli scarichi civili, il 40 per cento di tutti i metalli tossici come piombo e cadmio, il 20 per cento di rame e zinco, il 15 per cento di cromo nichel e arsenico. Un intruglio che impiega una ventina di chilometri prima d'essere assorbito; dicono che dall'alto si vede un pennacchio scuro dipanarsi sulla riva sinistra, dallo sversamento fino a Piacenza;
secondo quanto riferito nell'articolo, dal 1973 quando il sindaco di Milano Aldo Aniasi insediò la prima commissione di esperti per il depuratore e poi dal 1975 quando Giorgio Ruffolo stanziò cinquemila miliardi per il risanamento del Lambro sono trascorsi inutilmente decenni, con miliardi di lire divorati, spartizione di appalti a suon di tangenti, gente in galera; fino ai giorni nostri con milioni di euro pagati in multe per violazione delle direttive europee;
mentre il Tamigi diventava balneabile, il Ruhr è uno dei fiumi più pescosi della Germania, solo da un lustro Milano ha tre depuratori che però lasciano il Lambro, con il 53 per cento costituito da escrementi (che in estate può diventare l'80 per cento);
nell'imbuto del Lambro, che comprende anche il Seveso e l'Olona e quindi il Varesotto, convogliano infatti scarichi biologici e industriali che neanche un fiume come il Danubio riuscirebbe a reggere;
vi sarebbero pompe che nel Basso Lambro attingerebbero dal Lambro, acqua per l'irrigazione ed inoltre ogni estate ci sono ricoveri per malori causati dall'effetto aerosol al balzo in zona San Rocco -:
anche rispetto al progetto «Contratto di fiume per il Lambro» quali iniziative il

Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare intenda adottare a sostegno della depurazione del fiume Lambro, anche a salvaguardia degli abitanti della zona.
(4-05356)

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ECONOMIA E FINANZE

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'economia e delle finanze, il Ministro per i rapporti con le regioni, il Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, per sapere - premesso che:
lo squilibrio tra costi e ricavi del sistema sanitario della regione Lazio ha origini antiche, almeno decennali;
la risposta della regione Lazio al crescere di tale squilibrio è stata, nella prima metà del presente decennio, da quando lo Stato centrale ha smesso di effettuare il ripiano dei disavanzi ex-post a «piè di lista», di natura prevalentemente finanziaria;
tale azione ha visto prima la cartolarizzazione degli ospedali, attraverso l'operazione di sale and lease back (San.Im.), che ha, in cambio di cassa, vincolato 49 strutture fino al 2033 (oltre ovviamente all'appesantimento del conto corrente del bilancio per il pagamento delle rate di restituzione e dei relativi interessi); successivamente, tre operazioni di dilazione di pagamento rispettivamente a 5, 3 e 10 anni (l'ultima nel 2005), che hanno prodotto un peso crescente sul fondo sanitario corrente, disarticolando il rapporto tra competenza e cassa;
in precedenza, per dare copertura al disavanzo 2001, era stata effettuata un'anticipazione da parte della Banca di Roma a fronte della destinazione, per 10 anni (dal 2004 al 2014), di una quota pari a 90 milioni di euro, del gettito delle addizionali regionali. A questo si è affiancato, per le strutture convenzionate, prima un sistema di fattorizzazione (fino al 2005) e successivamente (fino al 2008) un meccanismo di pagamento basato su procedure di acconto e saldo, rivelatosi particolarmente difficile da gestire sotto il profilo contabile;
anche per le farmacie era stato adottato uno strumento finanziario specifico (l'operazione Mercurius attuata con il veicolo Kimono finance), che consentiva la cessione dei crediti futuri; l'operazione è stata messa in crisi dal downgrading (da A- a BBB con outlook negativo) della regione - attualmente è risalito a BBB+ con outlook stabile - da parte di Standard&Poor's verificatosi a fine 2006 e dal piano di rientro, che ha messo fine a questo genere di operazioni;
soltanto fra il 2005 e il 2006 emerge una chiara consapevolezza politica sulla necessità di intervenire a rimuovere le cause reali e strutturali dello squilibrio fra costi e ricavi del sistema sanitario del Lazio; le soluzioni meramente finanziarie al disallineamento dei conti, infatti, piuttosto che risolvere il problema, lo hanno traslato sul futuro e ne hanno aumentato dimensioni e impatto sulla finanza corrente della regione;
la nuova giunta regionale, appena insediata, si è peraltro trovata in difficili condizioni di accesso e di comprensione delle diverse informazioni necessarie, e si è trovata nelle condizioni di approvare, praticamente a scatola chiusa, la terza operazione di dilazione di pagamento;
soltanto alla fine del 2006, dopo più di un anno di lavoro, la realtà ha preso il sopravvento sulle ipotesi contabili basate su dati incerti e non adeguatamente verificati, mentre venivano avviati percorsi di controllo, monitoraggio e governance dei conti sanitari;
sulla base di questo lavoro la regione ha potuto sottoscrivere il 28 febbraio 2007, un piano di rientro, ai sensi dell'articolo 1,

comma 180, della legge n. 311 del 2004, con il Ministero della salute e con il Ministero dell'economia e delle finanze;
con le seguenti parole il documento ufficiale dell'accordo Governo-regione sul piano di rientro sintetizza i dati dello squilibrio: «nel 2003 il disavanzo d'esercizio passa dai 433 milioni di euro del preconsuntivo ai 735 milioni di euro del consuntivo, con uno scarto di 302 milioni di euro, e nel 2004 dai 426 milioni di euro del preconsuntivo ai 2.048 milioni di euro, con un incremento di 1.622 milioni di euro (...). Il risultato del 2005 (...) risulta essere negativo, dai dati di preconsuntivo, per 1.881 milioni di euro»;
la scelta di un approccio prevalentemente finanziario per fronteggiare il crescente squilibrio tra costi e ricavi della sanità laziale è stata accompagnata dalla completa disattenzione, non solo politica ma anche amministrativa, risalente a ben prima della precedente legislatura regionale, in merito alla struttura dei conti, sia delle aziende sanitarie che del segmento regionale centralizzato;
nell'estate 2005, tutti i bilanci delle aziende sanitarie relativi al 2003 erano ancora aperti; in alcuni casi, come ad esempio quello della ASL Roma C, oggetto di inchieste della magistratura, la mancata chiusura delle situazioni contabili risaliva fino al 2000;
si registrava l'assenza completa di programmazione finanziaria e di ogni forma di budgetizzazione, l'inesistenza dì un sistema informativo capace di tracciare un Sistema di costi di produzione per una spesa che supera i 10 miliardi annui, lo scollegamento tra le azioni svolte centralmente dalla regione e le contabilità delle aziende sanitarie;
masse finanziarie ingenti di crediti sanitari sono state in tal modo cedute sui mercati finanziari, sfuggendo alle stesse operazioni di dilazione di pagamento, giungendo, di cessione in cessione, a factor aggressivi ed hedge fund, con la progressiva riduzione delle possibilità di negoziazione e l'attivazione di pignoramenti a catena che, dalle aziende sanitarie, sono giunti, nel giugno 2008, fino alla cassa della regione, con il blocco di 551 milioni di euro;
la conoscenza analitica di questi debiti, ottenuta attraverso la riconciliazione del debito effettuata in attuazione del piano di rientro, ha consentito l'individuazione dei soggetti creditori e l'avvio di una trattativa stringente, che si è conclusa nel mese di dicembre 2008, con lo sblocco di grande parte dei fondi pignorati;
una parte dei crediti non sono stati certificati dalle ASL (per circa 140 milioni di euro); in molti casi la ragione è dovuta al fatto che le posizioni si riferiscono a prestazioni effettuate in convenzione in eccesso rispetto ai tetti fissati a suo tempo dal sistema sanitario regionale; tuttavia tali crediti sono stati oggetto di azioni di recupero e di pronunce giurisdizionali che hanno intimato alle aziende sanitarie il pagamento; si tratta quindi di crediti in gran parte esigibili, oggetto di numerose due diligence, il cui pagamento consentirebbe di chiudere definitivamente la partita del debito pregresso;
l'amministrazione regionale, nel 2005, non aveva cognizione dell'ampiezza del debito sanitario e solo verso la metà del 2006 si cominciò a percepire l'impossibilità di coprire con le risorse del bilancio regionale lo squilibrio relativo agli anni 2004 e 2005, che complessivamente ammontava a 4 miliardi di euro;
dai bilanci delle aziende del 2005, in particolare dagli stati patrimoniali, che nessuno fino ad allora aveva mai analizzato a tutti i livelli di controllo, emergeva un ulteriore extradebito di notevoli proporzioni. La riconciliazione prevista dal piano di rientro, completata nel marzo 2008, ha quantificato rispetto alle originarie stime di 3,7 miliardi di euro, una sorte per 2,8 miliardi di euro, da integrare con una stima per interessi pari a 300 milioni di euro per un totale di 3,1 miliardi di euro;

il debito transatto e non transatto insieme raggiungevano uno stock di dimensioni enormi: 10 miliardi di euro;
l'azione di risanamento si è dispiegata su due fronti, entrambi previsti dal piano di rientro; la prima azione è stata l'estinzione anticipata del debito transatto, attraverso un prestito del Ministero dell'economia e delle finanze alla regione, da restituire in 30 anni, la cui rata viene quantificata in 310 milioni di euro annui; l'azione di estinzione, molto complessa, viene attuata nel corso del 2008 e rifonde anticipatamente la quota residua di debito transatto, pari a circa 4,0 miliardi, mentre le quote in scadenza relative al 2006 ed al 2007, pari rispettivamente a le 1,5 miliardi di euro vengono pagate dalla regione utilizzando risorse del fondo corrente successivamente reintegrate;
la seconda azione e stata la regolazione del debito non transatto, successivamente alla riconciliazione, utilizzando risorse appositamente dedicate: circa 800 milioni di euro del prestito del Ministero dell'economia e delle finanze (pari complessivamente a circa 4,8 miliardi), 2,1 miliardi di risorse straordinarie erogate dallo Stato (con il decreto-legge n. 23 del 2007) e ulteriori fondi, per circa 1 miliardo di euro, relativi a trasferimenti statali, subordinati al conseguimento degli obiettivi del piano;
nello stesso periodo, per evitare la formazione di nuove masse debitorie, vengono puntualmente coperti i disavanzi sanitari annuali del 2006, 2007, 2008 e infine 2009; dal 2006 non viene più prodotto nuovo debito sanitario poiché sono interamente coperti i singoli disavanzi annuali; questo lavoro ha prodotto risultati notevoli, che sarebbero vanificati con l'interruzione del flusso di trasferimenti dallo Stato alla regione;
il tempo di pagamento dei crediti sanitari da parte della regione, indeterminato nel 2005, è sceso progressivamente, per attestarsi intorno ai 400 giorni dalla data di emissione della fattura, creando le premesse per il salto di qualità del 2009, che ha portato il termine di pagamento dei crediti maturati a 180 giorni, delineando il riequilibrio definitivo tra la competenza e la cassa;
il sistema a regime prevede, a partire dal 2009, il pagamento sia dei fornitori di beni e servizi, sia delle strutture convenzionate, entro sei mesi, e la liquidazione della fattura rispettivamente entro 120 e 60 giorni; si tratta di una vera e propria rivoluzione delle metodologie adottate fino ad oggi dalla regione Lazio; le fatture non vengono più inviate direttamente alle Asl, ma, in attuazione di accordi volontari tra queste e le strutture sanitarie, sono inserite in un portale e, via web, giungono ad un gruppo centrale regionale che giornalmente le invia telematicamente alle aziende; da questo momento parte il conteggio dei giorni previsti per il completamento del processo di liquidazione, che potrà essere monitorato dal fornitore e dal gruppo regionale che assiste l'azienda sanitaria; è stata avviata la mappatura dei centri di liquidazione di ciascuna Asl per consentire un tempestivo intervento sulla liquidazione tecnica; i fornitori e le strutture accreditate, dopo la registrazione sul web, indicano gli estremi dei contratti di fornitura e, insieme alle fatture, gli ordini di riferimento; i sistemi contabili delle Asl sono stati messi in comunicazione con il portale consentendo il precaricamento della fattura ed il rinvio al gruppo regionale del documento liquidato, con economia di tempi e drastica riduzione degli errori;
nel sistema entrano i fornitori di beni e servizi e le strutture convenzionate, per una massa di pagamenti superiore ai 4 miliardi di euro annui e potenzialmente l'intero sistema dei pagamenti sanitari potrebbe essere gestito in questo modo (inserendo anche farmacie e prestazioni specialistiche);
mentre le strutture convenzionate sono state inserite nel sistema fin dal mese di gennaio 2009, per i fornitori di beni e servizi la complessità delle tipologie di fatturazione ha determinato l'avvio tra

maggio e luglio del 2009; si è creata quindi una massa di crediti, relativi ai primi mesi dell'anno, una sorta di appendice, di circa 400 milioni di euro, che è stata liquidata dalle aziende sanitarie parallelamente e di cui è previsto il pagamento entro la fine dell'anno 2009; la sospensione dei trasferimenti potrebbe compromettere il progetto della fatturazione elettronica, in fase di consolidamento;
nella presente legislatura regionale lo squilibrio dei conti della sanità è stato il dato dominante e su questo si sono concentrate le energie della amministrazione, con il conseguimento di alcuni risultati importanti, primo fra tutti la sua riduzione da 2,2 miliardi di euro nel 2006 ad un preconsuntivo 2009 che, in base alle stime effettuate dal sub-commissario e approvate dal Ministero dell'economia e delle finanze, si attesta a 1.350 milioni di euro con una contrazione del deficit annuale pari quindi a 850 milioni di euro;
la sanità ha drenato risorse dal bilancia regionale, per contribuire alla copertura dei disavanzi dal 2006 al 2008; l'equilibrio tra costi e ricavi è stato conseguito con tre distinte voci: risorse regionali, gettito delle addizionali al massimo livello e contributo straordinario dello stato (il cosiddetto «fondino»);
anche nel 2009 e nel 2010 (primo anno senza il contributo straordinario) il gettito fiscale addizionale dovrà essere Integrato da risorse del bilancio regionale per evitare la formazione di nuovo disavanzo;
è necessario disciplinare con maggiore precisione le prerogative del Governo e le limitazioni dell'autonomia regionale in caso di operazioni che hanno le caratteristiche di un salvataggio, in cui rientra il piano di rientro della sanità nel Lazio; in caso contrario, oltre ai conflitti tra le tecnostrutture, si potrebbe verificare uno scontro di natura politica, in caso di maggioranze divergenti alla guida del Governo centrale e di quello locale, che va assolutamente evitato, riconducendo la composizione degli interessi in gioco nella sfera istituzionale;
ciò vale, in particolare, per le risorse derivanti dallo sforzo fiscale addizionale richiesto alla collettività regionale sui tributi propri derivati e sull'imposta sui redditi personali; in parte ciò dipende dalla natura di tali gettiti, anche alla luce dell'articolo 119 della Costituzione e legge delega per la sua attuazione, la legge n. 42 del 5 maggio 2009; in parte dipende dall'ingente ammontare delle somme in questione, visto che le basi imponibili del Lazio sono seconde in Italia soltanto a quelle della Lombardia;
da questo si deduce che, accanto all'importante ruolo giocato dai trasferimenti statali, un ruolo altrettanto importante è stato svolto ai fini del risanamento dalle addizionali regionali (poco meno di un miliardo di euro all'anno), a testimonianza dello sforzo fiscale che la collettività del Lazio si è accollato; ne segue che eccessivi ritardi nei trasferimenti di tali somme, o di loro adeguati anticipi, rischiano di penalizzare per due volte i cittadini e le imprese del Lazio;
è comunque ineludibile che, in caso di salvataggio, venga imposto un controllo sulle azioni di risanamento e, in qualche modo, si determini una forma di ingerenza nella sfera di competenza del soggetto aiutato;
la regione ha avuto dal Governo centrale un aiuto importante, pari a 2.079 milioni di euro, attraverso il decreto-legge n. 23 del 2007, interamente erogati;
la prossima legislatura regionale avrà tra i suoi problemi quello di ridurre ulteriormente i costi del sistema sanitario (oltre un miliardo di euro in aggiunta agli 850 milioni annui già risparmiati); un'impresa molto complessa, che richiede una manovra annuale dell'ordine di 200 milioni di euro annui, da attuare con una nuova edizione del piano di rientro, rigorosa e sostenibile;
per consentire il riallineamento tra competenza e cassa nel segmento sanitario è importante ridurre il ritardo temporale con cui viene trasferito il gettito delle

imposte regionali destinate al settore; sulla base delle stime del Dipartimento delle entrate dovrebbe essere trasferita almeno una quota significativa del gettito relativo sia all'anno precedente che a quello in corso (attualmente lo scarto, per il Lazio, è pari a 2,2 miliardi di euro);
si tratta di risorse regionali e non appare corretta la piena correlazione di tali trasferimenti al raggiungimento degli obiettivi del piano; il ritardo del trasferimento è comune anche alle altre regioni, ma per il Lazio assume particolare rilievo per l'importanza del gettito addizionale richiesto per sanare lo squilibrio tra costi e ricavi della sanità;
le altre somme, connesse alle quote del Fondo sanitario nazionale corrente ed al contributo straordinario (il cosiddetto «fondino»), nonché alle quote di annualità pregresse del Fondo sanitario nazionale (la regione Lazio deve avere complessivamente 1.730 milioni di euro), sono collegate agli adempimenti previsti e al conseguimento degli obiettivi del piano di rientro, valutati dal tavolo di verifica;
il ritardo nei trasferimenti obbliga la regione (e le aziende sanitarie) al tiraggio dell'anticipazione straordinaria presso la tesoreria fino al limite massimo, con ingenti oneri per interessi (oltre 100 milioni di euro l'anno);
il rischio del blocco dei pagamenti sanitari da parte della regione ha un valore particolarmente negativo, anche alla luce della attuale fase di crisi per l'insieme delle imprese e del sistema economico regionale;
il tavolo di verifica ha operato fino ad ora correttamente, fornendo alla regione Lazio il supporto e gli stimoli necessari per favorire sia il riequilibrio tra costi e ricavi, sia quello tra competenza e cassa, del sistema sanitario regionale;
dalla relazione svolta dal sub commissario al tavolo di verifica del 10 novembre 2009 emerge un notevole sforzo attuato dalla regione;
in particolare, è stato rispettato il blocco del turn-over al 90 per cento sono state avviate le procedure di gara per gli acquisti centralizzati, è stata aggiudicata quella per i vaccini ed è imminente il completamento di quella per i farmaci; la spesa farmaceutica convenzionata a carico del sistema sanitario regionale è diminuita del 6 per cento nel periodo gennaio-agosto 2009 al confronto con il corrispondente periodo del 2008; si è proceduto alla revisione dei contratti e delle tariffe per la fornitura di servizi da parte di erogatori privati accreditati, con percentuali di avanzamento molto elevate, nonostante numerosi fornitori abbiano avviato su questo tema un contenzioso in sede amministrativa;
ulteriori elementi conoscitivi in merito ai risultati di altre azioni coerenti con gli obiettivi di risanamento e concordate nel piano di rientro, sottoposti a monitoraggio condiviso fra Stato e regione, verranno presentati in occasione della prossima riunione del tavolo di verifica, convocata per il 10 dicembre 2009;
nonostante questo sforzo, molti obiettivi devono essere ancora pienamente conseguiti;
è necessario, anche alla luce della nuova gestione commissariale, ricalibrare il piano di rientro, per l'arco della prossima legislatura regionale -:
se sia intenzione del Governo, anche in relazione ai lavori in corso nel tavolo di verifica, anticipare, prima della chiusura dei conti del 2009 e previa concertazione con la Conferenza dei presidenti delle regioni, una quota del gettito fiscale di competenza della regione Lazio, nonché una parte delle quote del Fondo sanitario nazionale, di competenza della regione Lazio, connesse alla attuazione degli obiettivi del piano di rientro;
se la somma trasferita sarà di ammontare sufficiente per fronteggiare i pagamenti dei crediti sanitari previsti per la

fine dell'anno 2009 per reintegrare le anticipazioni di tesoreria.
(2-00563)
«Veltroni, Ventura, Amici, Causi, Argentin, Bachelet, Carella, Coscia, Ferranti, Fioroni, Gasbarra, Gentiloni Silveri, Giachetti, Madia, Meta, Morassut, Pompili, Recchia, Rugghia, Sposetti, Tidei, Tocci, Touadi».

Interrogazioni a risposta scritta:

SCARPETTI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
Ansaldobreda è una società leader mondiale nel settore della progettazione e costruzione di mezzi di trasporto sia per la mobilità urbana che per quella ferroviaria e che occupa direttamente circa 2500 lavoratori ed è presente con quattro stabilimenti oltre a Pistoia, a Napoli, Reggio Calabria e Palermo;
un recente e poco conosciuto piano industriale definisce le missioni dei singoli stabilimenti affidando a quello di Pistoia la realizzazione dei treni ad alta velocità e che nei mesi scorsi è stato stipulato un accordo con la canadese Bombardier finalizzato alla partecipazione alla gara per la fornitura di nuovi treni che Trenitalia, nonostante impegni temporali precisi assunti dal proprio Amministratore Delegato, continua a rimandare;
sulla base di nuovi assetti derivanti dal nuovo piano industriale, periodicamente, si riaffacciano ipotesi di cessione delle funzioni che fanno riferimento allo stabilimento di Pistoia e ciò crea incertezza e preoccupazione -:
se il Tesoro nella sua qualità di azionista di riferimento di Finmeccanica, che detiene Ansaldobreda, intenda intervenire, in virtù di una politica industriale che valorizza le eccellenze presenti nel panorama dell'industria manifatturiera quale è appunto l'azienda di cui stiamo parlando, ritenendo strategica la presenza dell'Italia in questo settore e se il Governo ritenga opportuno per tutte le considerazioni fin qui svolte, richiedere all'azionista di Ansaldobreda di presentare un piano strategico che chiuda un volta per tutte l'ipotesi di vendite e/o cessioni, magari a società estere concorrenti, di una azienda che rappresenta molto del patrimonio industriale del Paese.
(4-05337)

ZAMPARUTTI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
il Governo, in seguito al sisma in Abruzzo aveva - senza obbligare nessuno - invitato le banche a concedere una rinegoziazione del mutuo e un allungamento dei termini, a chi non aveva più un lavoro e nemmeno più una casa;
il Ministro dell'economia e delle finanze, Giulio Tremonti, il 9 aprile 2009 aveva infatti sospeso i termini relativi a mutui e bollette per i cittadini coinvolti dal sisma in Abruzzo e inviato all'ABI una lettera chiedendo di considerare le ipotesi di rinviare effettivamente le rate dei mutui e di azzerare o ridurre i costi connessi alle operazioni bancarie;
vi sono però state recentemente segnalazioni per cui dal 1o gennaio 2010 gli abruzzesi dovrebbero ricominciare a pagare il mutuo, non solo relativamente alle rate del 2010, ma anche quelle del 2009 (da aprile a dicembre) -:
se risultino al Ministro interrogato tali casi;
in caso di risposta affermativa da parte di quali banche;
quali iniziative intenda adottare per rassicurare i cittadini abruzzesi su un trattamento differenziato in materia di rimborso di mutui.
(4-05353)

BORGHESI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
alla FRT (Federazione Radio Televisioni) aderiscono le associazioni: TV Nazionali (Mediaset, Telecom Italia Media e Sky Italia e alcuni content provider di canali satellitari), Radio (180 radio locali e 6 radio nazionali) e l'Associazione TV Locali con 135 emittenti associate (le più importanti in termini di fatturato e occupazione);
l'emittenza televisiva locale italiana ha da sempre rappresentato un importante volano per il sistema delle piccole e medie imprese (PMI) che hanno potuto incrementare i livelli occupazionali, la produzione e, di conseguenza, la vendita dei loro prodotti, anche attraverso la pubblicità televisiva diffusa dalle tv locali;
l'importante legame tra emittenza locale e PMI è stato pienamente recepito dal Parlamento che in un ordine del giorno approvato all'unanimità da entrambi i rami nei mesi a cavallo tra il 1992 ed il 1993, prendeva atto «della stretta correlazione fra lo sviluppo del sistema televisivo locale e la crescita delle piccole e medie imprese» e impegnava quindi il Governo ad assumere iniziative idonee a sostenere l'equilibrio economico delle emittenti locali;
a seguito di questo ordine del giorno fu approvato l'articolo 10 della legge n. 422 del 1993 che destinava - e destina - alle emittenti locali una cifra pari a 250 milioni di euro, da prelevare dalle ingenti risorse derivanti dal canone Rai, che i cittadini versano ogni anno;
alle emittenti locali, però, questi fondi non sono mai arrivati per intero: nell'anno 2008 ammontavano a 150 milioni di euro, dimezzati dalla legge finanziaria 2009 che li ridusse a 110 milioni per il 2009, 80 milioni per il 2010 e 60 milioni per il 2011;
con un collegato alla Finanziaria approvato nel corso dell'anno, per il 2009 i contributi sono stati riportati a 150 milioni di euro;
rimane, però il problema per gli anni a venire;
il 13 maggio 2009 un ordine del giorno, con il quale si impegna il Governo entro e non oltre la legge finanziaria 2010 a definire i contributi per l'emittenza locale in almeno 150 milioni di euro, a decorrere dal 2010;
sul suddetto ordine del giorno hanno espresso parere favorevole il Governo (Sottosegretario Sen. Urso) e il relatore (Sen. Paravia);
orbene, dall'esame del disegno di legge finanziaria 2010 e del disegno di legge di Bilancio di previsione dello Stato emerge che, oltre a non essere stati colmati i tagli sui contributi relativi agli anni 2010-2011 c'è un ulteriore taglio di 10 milioni di euro anche sul 2012;
ciò a fronte dell'impegno preso dal Governo con l'ordine del giorno suddetto;
la situazione è quindi estremamente grave, il contesto di crisi mondiale, europea e quindi italiana, ha avuto ripercussioni anche sulle tv locali che hanno visto nelle annualità 2008 e nel 2009 un forte calo dei fatturati: -30 per cento sulla pubblicità nazionale, -40 per cento sui redazionali e una flessione sulla pubblicità locale;
qualora il problema non si dovesse risolvere, e alla luce dei dati suddetti, già dai primi mesi del prossimo anno tante TV locali saranno a rischio di estinzione; con gli effetti devastanti della perdita di oltre 5.000 posti di lavoro e della cancellazione di un settore imprenditoriale, che ha dato un contributo rilevante allo sviluppo economico e al pluralismo dell'informazione;
riportare in questa finanziaria i contributi a 150 milioni di euro certo non risolverà definitivamente i problemi, ma darà all'emittenza locale la possibilità di tentare la sopravvivenza, di fare progetti per il futuro in un momento in cui, con il passaggio al digitale, saranno necessari consistenti investimenti, di continuare ad

essere punto di riferimento per il settore delle PMI e di assicurare al Paese pluralismo attraverso la loro pluralità -:
se non intenda confermare e individuare le misure per l'attuazione dell'impegno per definire i contributi per l'emittenza locale in misura pari almeno a 150 milioni di euro, per consentire la sopravvivenza alle TV locali.
(4-05370)

TESTO AGGIORNATO AL 6 MAGGIO 2010

...

GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta in Commissione:

MELIS, BERNARDINI e FARINA COSCIONI. - Al Ministro della giustizia, al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
nel caso della morte di Stefano Cucchi, deceduto il 22 ottobre 2009 nel reparto detenuti dell'ospedale Pertini di Roma, sono coinvolte diverse strutture mediche e medico-carcerarie. E in particolare:
alle ore 14 del giorno venerdì 16 ottobre 2009 il Cucchi è stato visitato presso l'ambulatorio del palazzo di giustizia di Roma, ove gli sono state riscontrate «lesioni ecchimodiche in regione palpebrale inferiore bilateralmente»;
nella stessa giornata, trasferito a Regina Coeli, la visita di ingresso ha evidenziato la presenza di «ecchimosi sacrale coccigea, tumefazione del volto bilaterale orbitaria, algia della deambulazione»;
trasportato perciò all'Ospedale Fatebenefratelli di Roma e sottoposto a radiografie alla schiena e al cranio, i sanitari di quella struttura hanno diagnosticato «la frattura vertebrale L3 dell'emisoma sinistra e la frattura della vertebra coccigea»;
visitato di nuovo a Regina Coeli il 17 mattina, sabato, e, date le sue condizioni evidentemente allarmanti, trasferito ancora al Fatebenefratelli, il Cucchi è stato trasportato alle 13,15 all'ospedale Pertini, che lo ha preso in cura;
nessuna delle strutture e dei sanitari che lo hanno avuto in osservazione e in cura ha ritenuto di ottemperare all'obbligo di compilare e inoltrare specifico referto, né tanto meno di avvertire l'autorità giudiziaria, e ciò risulta tanto più sconcertante dal momento che, a testimonianza resa dagli stessi medici del Pertini, è d'uso compilare il referto anche in casi di lesioni assai meno gravi di quelle evidenziate sul corpo del Cucchi -:
se non ravvisino i Ministri interrogati in questo comportamento dell'intera filiera medico-carceraria, e in particolare nella assenza di refertazione, una specifica omissione dei doveri professionali;
quali iniziative eventualmente intendano assumere i Ministri competenti per accertare le cause di questa, ad avviso degli interroganti, sconcertante serie di omissioni ed individuarne, per quanto di competenza, i responsabili.
(5-02210)

Interrogazioni a risposta scritta:

BRIGUGLIO. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
l'Assemblea degli Avvocati di Messina, riunita in seduta permanente straordinaria, esprimendo la propria proposta osservando quanto segue;
Messina ha oggi la possibilità di risolvere il problema del secondo palazzo di giustizia, ispirandosi, nella scelta, alla logica ed al buon senso;
l'esigenza di ridurre le disfunzioni causate dall'inadeguatezza degli spazi di palazzo Piacentini e dalla frammentazione degli altri uffici giudiziari deve prevalere su quella di conservare il finanziamento stanziato dal Governo;
la logica, quando si parla dei luoghi di amministrazione del servizio giustizia, significa vicinanza, facilità di collegamento,

agevole spostamento tra gli uffici, concentrazione di tutte le attività connesse alla giurisdizione ed all'attività forense;
le soluzioni di recente prospettate, verso le quali è orientato il Comune di Messina, non perseguono, ma anzi mortificano, quegli stessi criteri;
tali scelte non sono accettate dagli avvocati, così come possono e non devono essere condivise dall'intera cittadinanza;
gli avvocati messinesi sono invece dell'idea che il secondo palazzo di giustizia debba occupare l'intero complesso oggi destinato alle scuole Tommaso Cannizzaro e Galatti da trasferire nel limitrofo «Polo Scolastico» previsto nel progetto presentato dalla Società di trasformazione urbana del Tirone, in cui il comune partecipa in misura rilevante;
tale soluzione consentirà di amministrare la giustizia in spazi consoni, funzionali e con strutture adeguate, e quindi in maniera finalmente efficiente e dignitosa;
gli avvocati riaffermano quindi la necessità di concentrare gli uffici attualmente dislocati fuori da palazzo Piacentini, esprimendo contrarietà a scelte che allontanino dal palazzo di giustizia e dalla giustizia;
conseguentemente è stata promossa una raccolta di firme tra gli avvocati contro la frammentazione degli uffici giudiziari e il decentramento del secondo palazzo di giustizia;
l'Amministrazione comunale è stata invitata a revocare il procedimento (non vincolante per l'ente) di individuazione sul mercato di un immobile da destinare a secondo palazzo di giustizia -:
se intenda assumere le iniziative di competenza necessarie perché non vada revocato il finanziamento concesso per la realizzazione di nuovi uffici giudiziari a Messina, che - secondo l'auspicio dell'Ordine degli Avvocati - dovrebbero essere realizzati nel plesso che oggi ospita le scuole Cannizzaro e Galatti.
(4-05339)

BRIGUGLIO. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
con nota del 18 novembre 2009 il Presidente del tribunale di Messina dott. Giovanni Battista Macrì e il Presidente dell'ordine degli Avvocati avv. Francesco Marullo di Condojanni ricordano che il 15 dicembre 2008 si è svolto presso l'Ordine degli Avvocati di Messina un incontro alla presenza delle autorità locali e della deputazione nazionale e regionale per discutere della insostenibile situazione in cui versa la giustizia civile a Messina per l'inadeguatezza della pianta organica dei magistrati assegnati alla funzione giudicante rispetto al carico di lavoro ed al numero crescente di sopravvenienze annuali;
in quella occasione tutti gli intervenuti hanno assicurato il loro massimo impegno al fine di dare rapida soluzione ai problemi evidenziati;
il mese successivo si è svolto un incontro a Roma tra i vertici giudiziari e forensi del distretto ed il Ministro della giustizia;
nonostante le assicurazioni ricevute in sede ministeriale, sino ad oggi nessun provvedimento è stato adottato e la situazione si è ulteriormente aggravata;
in queste condizioni lo svolgimento dell'attività giurisdizionale nel circondario del tribunale di Messina è fortemente compromesso, né può tollerarsi l'attuale diffusa condizione di denegata giustizia -:
se intenda assumere, per quanto di competenza, urgenti e concrete iniziative per andare incontro alle drammatiche esigenze della giustizia in provincia di Messina.
(4-05340)

BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
secondo quanto dichiarato dalle principali rappresentanze sindacali del Corpo

della polizia penitenziaria, nel carcere Sant'Anna di Modena serve urgentemente un nuovo ed efficace impianto di video-sorveglianza;
i consiglieri comunali del partito democratico, Giulia Morini, Paolo Trande, Maurizio Dori, Francesco Rocco e Giulio Guerzoni, reduci da una recente visita nei locali della struttura penitenziaria modenese, hanno rilasciato la seguente dichiarazione: «Preso atto che la gestione del sistema penitenziario non compete all'ente locale ma allo Stato, che il presidio tecnologico è tanto più importante quanto più risulta carente la dotazione di personale, intendiamo rivolgere una interrogazione al Sindaco della nostra città per sapere se il Comune possa in maniera diretta od indiretta, andare a sostegno di questa importante necessità, cioè il sistema di video-sorveglianza digitale a presidio della sicurezza del personale di vigilanza del carcere, della città e dei detenuti»;
secondo alcune stime ufficiose il potenziamento del sistema di video-sorveglianza richiederebbe una spesa di circa 60mila euro -:
se sia a conoscenza dei fatti riportati in premessa;
quali provvedimenti urgenti intenda adottare, sollecitare e promuovere al fine di dotare il carcere Sant'Anna di Modena di un nuovo ed efficace impianto di video-sorveglianza.
(4-05341)

BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
secondo quanto riportato dall'Osservatorio permanente sulle morti in carcere di cui fanno parte i Radicali Italiani, l'associazione «Il Detenuto Ignoto», Radiocarcere, Ristretti Orizzonti e l'associazione Antigone, nella giornata di martedì 8 dicembre 2009, un detenuto 35enne, Ciro Ruffo, si sarebbe suicidato nel carcere «San Michele» di Alessandria. L'uomo - secondo quanto si è appreso - sarebbe stato trovato impiccato nella sua cella;
Ciro Ruffo si trovava in carcere per reati di criminalità organizzata ed aveva da poco iniziato a collaborare con i magistrati;
il detenuto morto suicida proveniva dal carcere di Ariano Irpino ed era arrivato nell'istituto di pena «San Michele» di Alessandria lunedì sera, quindi poche ore prima di morire;
agli interroganti risulta che il sabato precedente il detenuto avesse chiamato la moglie dicendole: «Devo darti una bella notizia: sono arrivate le carte del trasferimento, le aspettavo da quindici giorni. Da lunedì sono più vicino a te, ci vedremo più spesso»;
sulla vicenda la moglie di Ciro Ruffo ha dichiarato quanto segue: «La direttrice mi ha comunicato che lo hanno trovato impiccato, ma non è vero. Ho visto il corpo all'obitorio del cimitero di Alessandria: ha il naso rotto, un livido sotto l'occhio destro, tanti altri lividi sulla schiena, sulla pancia, in faccia. Ha perso sangue dagli occhi e dalle orecchie. È stato pestato;
quello di Ciro Ruffo è il terzo suicidio che avviene dall'inizio dell'anno nella casa di reclusione di Alessandria (all'interno della quale attualmente sono ristretti 384 detenuti, per una capienza regolamentare di 263 posti): il 26 aprile 2009 si è tolto la vita Franco Fuschi, 63 anni, ex agente segreto, in carcere per traffico di armi, mentre il 17 gennaio 2009 è morto Edward Ugwoj Osuagwu, 35 anni, nigeriano coinvolto in vicende di droga;
la morte Ciro Ruffo presenta alcune strane analogie anche con quella avvenuta il 17 novembre 2009 nel carcere di Palmi, dove Giovanni Lorusso, 41 anni, è stato ritrovato cadavere con un sacchetto di plastica infilato in testa e riempito di gas: entrambi i detenuti provenivano dal carcere di Ariano Irpino ed erano appena

arrivati in un nuovo istituto. Inoltre, a detta dei parenti, non avevano alcun motivo apparente né avevano mai manifestato l'intenzione di suicidarsi. Infine, entrambi i corpi, restituiti alle famiglie, risultano «segnati» da ferite;
Ruffo è il 67o detenuto che si è tolto la vita dall'inizio dell'anno 2009, il che purtroppo ci porta a sfiorare il massimo storico di suicidi verificatosi nel 2001 (69 casi). In pratica negli istituti di pena italiani in poco più di 11 mesi è stato superato il numero dei suicidi dell'intero anno 2008, con un aumento stimato di circa il 30 per cento;
sempre secondo quanto contenuto nel dossier «Morire di Carcere» curato da Ristretti Orizzonti, in dieci anni 1.500 detenuti hanno perso la vita all'interno delle carceri: in pratica nei nostri istituti di pena muoiono 150 detenuti all'anno (ma quest'anno siamo già a 169); un terzo per suicidio e gli altri due terzi per «cause naturali» non meglio specificate;
a tal proposito il presidente della Conferenza regionale volontariato e giustizia, Maurizio Mazzi, ha ribadito che, annualmente, in carcere si registra un tasso di suicidi pari a circa il 14 per cento, a fronte dello 0,7 per cento registrato all'esterno, suicidi che peraltro crescono in parallelo al sovraffollamento, e quindi al peggiorare delle condizioni di vita;
a giudizio degli interroganti una politica di fermezza verso il crimine non esclude certo la realizzazione di un sistema carcerario che, dovendo essere costituzionalmente finalizzato al recupero ed al reinserimento del detenuto, deve poter offrire una condizione minimale di vivibilità, soprattutto nei confronti di quei gruppi vulnerabili al rischio-suicidio come le persone sottoposte a isolamento o comunque a forme di inasprimento del regime detentivo;
il grave problema delle morti e dei suicidi all'interno delle strutture penitenziarie deve essere tenuto in alta considerazione da parte del Ministero della giustizia, atteso che la vita, la salute e, più in generale, il benessere fisico e psichico delle persone che si trovano in stato di privazione della libertà personale sono elementi che meritano una specifica attenzione ed un costante impegno giusto quanto disposto dallo stesso ordinamento penitenziario -:
se il Ministro sia a conoscenza dei fatti descritti in premessa;
se intenda avviare una indagine amministrativa interna al fine di appurare se quello di Ciro Ruffo possa essere effettivamente classificato come suicidio e, in caso di risposta positiva, se nei confronti del predetto detenuto siano state messe in atto tutte le misure di sorveglianza previste e necessarie e quindi se non vi siano responsabilità di omessa vigilanza e cura da parte dell'Amministrazione dell'istituto;
se non ritenga che l'alto tasso di suicidi in carcere dipenda dalle condizioni di sovraffollamento degli istituti di pena e dalle aspettative frustrate di migliori condizioni di vita al loro interno;
quali iniziative, più in generale, il Governo intenda assumere per contenere e ridurre l'alto tasso dei decessi per suicidio in carcere.
(4-05346)

ZAMPARUTTI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
il signor Bernardo Provenzano è detenuto in regime di 41-bis e isolamento ininterrottamente dal momento del suo arresto avvenuto l'11 aprile 2006, all'inizio e per quasi un anno nel carcere di Terni e, a partire dal 13 aprile 2007, in quello di Novara, dove vive da solo senza incontrare nessuno da più di due anni e mezzo;
in questa struttura, quando le condizioni climatiche e fisiche glielo consentono, il signor Provenzano va fuori all'aria, sempre da solo e, da oltre un anno, ai suoi familiari non viene consentito di far entrare cibo «per motivi di sicurezza»;

la condizione più allarmante è, però, quella sanitaria: operato (a Marsiglia) di carcinoma prostatico (che «ripete» a livello osseo) dovrebbe effettuare con cadenza semestrale, non solo i markes tumorali specifici ma anche quegli altri (mammario, gastrico e altro) necessari per la terapia praticata (DECAPTYL), oltre a una scintigrafia osseo total body;
a tale quadro clinico vanno aggiunte: epatopatia HCV correlate; vasculopatia con calcificazione dell'aorta e iperomocisterinemia (fattore di insorgenza di ictus, infarti, demenza, depressione); vertigini di natura non individuata che hanno provocato più volte delle cadute a terra; incontinenza urinaria grave (che gli impone di rimanere a letto, perché non è altrimenti più contenibile);
a fronte dell'ordinanza del Tribunale che il 23 giugno 2009 disponeva il ricovero del signor Provenzano in un Centro Diagnostico Terapeutico (CDT) dell'Amministrazione, si segnala ad avviso degli interroganti un «anomalo» interessamento del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria (DAP) che avrebbe chiesto al tribunale medesimo la revoca del provvedimento;
confermata dal Tribunale la propria ordinanza di ricovero in centro clinico dell'amministrazione, nuovamente il Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria avrebbe chiesto la revoca del provvedimento di ricovero;
a questo punto il Tribunale ha revocato il ricovero disposto (e ribadito) e che, pure, era stato ritenuto necessario;
gravano sul Provenzano le vertigini (di ignota eziologia); resta la grave incontinenza che peggiora senza alcun rimedio; preoccupano sempre i valori anomali di omocisteina; dopo tre anni d'isolamento assoluto, nel quale le uniche persone che incontra, per un'ora al mese sono la moglie e i figli, stanno decadendo progressivamente le capacità di attenzione e concentrazione e il tono dell'umore del detenuto;
il signor Provenzano manifesta ai familiari e al difensore l'assoluta mancanza di speranze in ordine alle proprie condizioni fisiche;
tale processo di decadimento psico-fisico ha avuto un brusco esordio all'atto della notifica, il 17 dicembre 2007, di un decreto di sorveglianza ex articolo 14-bis dell'ordinamento penitenziario, a seguito del quale, per sei mesi, è stato fatto divieto al Provenzano di disporre di televisione, radio portatile, fornellino, armadi con ante, libri e altro, essendo stato lasciato nella cella col solo letto, tavolo e sgabello; e ciò, fermi restando tutti gli altri divieti propri del 41-bis e fermo restando che per il detenuto è disposta, (da sempre) anche la permanenza all'aperto da solo -:
quali siano i presupposti di legge, regolamentari e soggettivi di un trattamento, quale quello riservato al signor Bernardo Provenzano, che pare superare le normali e ragionevoli esigenze di sicurezza per risolversi in atti di mero accanimento penitenziario come nel caso, ad esempio, del divieto a ricevere cibo dai familiari e dell'applicazione di un isolamento così assoluto e protratto nel tempo durante il quale è stato privato anche di televisione, radio portatile, fornellino o libri;
come si concili tale trattamento, oltre che con il senso di umanità che in base alla Costituzione non deve mai venire meno nella esecuzione della pena, anche con precise pronunce della Corte Costituzionale che ribadiscono il diritto anche dei detenuti in 41-bis a usufruire di un minimo di «socialità»;
se non ritenga il Ministro della giustizia di valutare la revoca del regime del 41-bis nei confronti del signor Bernardo Provenzano.
(4-05363)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazione a risposta in Commissione:

BARBARESCHI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
la Sardegna, già penalizzata per via dell'insularità, subisce il limite di essere tuttora dotata del sistema ferroviario più obsoleto di tutta la rete nazionale a causa di una serie di gravi carenze strutturali, patendo così forti ostacoli nello sviluppo delle attività che maggiormente rispondono alla vocazione economico-turistica della regione;
la rete ferroviaria sarda, che si estende per quasi 1.100 chilometri è l'unica, insieme a quella valdostana, a non utilizzare la rete elettrificata, ed è inoltre la regione con la più bassa percentuale di rete a binario doppio: infatti solo il 4 per cento è a doppio binario, contro una media del Sud Italia che si attesta intorno al 23 per cento, mentre al Centro e al Nord le percentuali si aggirano intorno, rispettivamente, al 54 per cento e al 43 per cento;
nonostante quanto sopra riportato, con riferimento alla realizzazione delle infrastrutture strategiche in Sardegna, tra gli interventi deliberati in attuazione della cosiddetta «legge obiettivo» (legge n. 443 del 2001), non figurano, ad oggi, stanziamenti destinati al potenziamento della rete ferroviaria;
come posto anche in evidenza dalla Corte dei conti - sezione del controllo per la regione Sardegna - in occasione di una recente indagine sulla gestione dei «Trasporti pubblici locali in Sardegna», il livello del servizio ferroviario appare decisamente scadente in primo luogo perché i tracciati, vecchi di oltre un secolo collocano la Sardegna agli ultimi posti nella graduatoria del traffico (appena il 2 per cento di quello nazionale) sia per l'accentuata tortuosità dei tracciati che consente una velocità media non superiore ai 40 chilometri orari sia per il fatto che nessuna linea serve località turistiche costiere, come sarebbe quanto mai auspicabile per lo sviluppo turistico;
la riforma del trasporto ferroviario appare ivi del tutto inattuata nonostante la cosiddetta legge Bassanini del 1997 abbia delegato alla regione le funzioni di programmazione ed amministrazione del trasporto ferroviario a far data dal 1° gennaio 2000, attraverso l'adozione di contratti di servizio di durata non ultra novennale, l'espletamento del servizio secondo principi di economicità ed efficienza, il superamento degli assetti monopolistici mediante regole di concorrenzialità nella gestione per conseguire l'abbassamento delle tariffe nonché la gestione efficiente ed economica del servizio;
la rete ferroviaria gestita dallo Stato risulta ormai vecchia di oltre un secolo determinando una notevole penalizzazione della qualità e velocità del servizio così come il regime del sistema ferroviario secondario, ormai attempato e quasi totalmente da ristrutturare -:
quali iniziative intenda adottare, nell'ambito delle proprie competenze, al fine di implementare il processo di riorganizzazione del servizio ferroviario nella regione Sardegna quale condizione imprescindibile per garantire il diritto alla mobilità dei cittadini e ridurre i consumi energetici e le cause di inquinamento ambientale riavviando, al contempo, un giusto processo di sviluppo dell'intera economia regionale.
(5-02208)

Interrogazioni a risposta scritta:

TERRANOVA. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
la Regione siciliana ha, così come previsto dallo Statuto, competenza esclusiva in tema di operazioni tecniche connesse alla revisione periodica dei veicoli

circolanti nel proprio territorio con conseguente incameramento dei diritti e dei tributi ad esse connessi;
per l'espletamento di tali operazioni tecniche, la regione si avvale di un sistema di gestione telematico, curato dal proprio istituto cassiere Banco Sicilia Unicredit Group, ai fini della riscossione dei diritti ad esse connessi di competenza della regione medesima;
il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti ha emanato il decreto dirigenziale n. 3662 del 10 luglio 2009 a firma ingegnere A. Fumero Capo Dipartimento Trasporti e della Circolare n. 70058 del 10 luglio 2009 a firma del Direttore Generale architetto Maurizio Vitelli a seguito del quale la Regione Siciliana, a partire dal 17 agosto 2009, si vedeva costretta ad utilizzare un sistema di revisione dei veicoli gestito da Poste italiane denominato portale dell'automobilista, al quale, tra l'altro, la Regione Siciliana non ha mai aderito in forza delle proprie potestà statutarie;
la Regione Siciliana si è formalmente opposta al succitato provvedimento sollevando, tra l'altro, conflitto di attribuzioni dinnanzi alla Corte Costituzionale;
la Regione Siciliana, con decreto del 28 luglio 2009, ha dato incarico al proprio istituto cassiere, che gestisce il portale telematico per la riscossione dei diritti e tributi di motorizzazione, di mantenere l'operatività del predetto sistema e di provvedere, a partire dal 17 agosto 2009, anche al rilascio del tagliando di revisione secondo le vigenti specifiche, integrato con l'intestazione «Regione Siciliana»;
la Regione Siciliana assicura l'uniformità di espletamento delle operazioni tecniche, poiché:
a) i requisiti per il rilascio delle autorizzazioni alle officine sono, come per il passato, quelli previsti in campo nazionale;
b) le operazioni, come per il passato, vengono espletate dalle officine siciliane e dai servizi periferici della motorizzazione, con le stesse modalità vigenti in campo nazionale;
c) le caratteristiche del tagliando riportante l'esito della revisione sono le stesse di quelle dei tagliandi stampati nelle altre regioni, con l'aggiunta dell'annotazione «Regione Siciliana»;
a partire dal 17 agosto 2009 ad oggi, sono state correttamente effettuate, nell'ambito della Regione Siciliana, oltre 300.000 revisioni, memorizzate nel data base del centro servizi della stessa regione, disponibile in tempo reale per le consultazioni delle forze dell'ordine ai fini dei previsti controlli;
la regione Siciliana ha più volte chiesto al Ministero infrastrutture e dei trasporti di poter trasmettere i dati relativi alle revisioni effettuate nel periodo prima indicato, ai fini dall'aggiornamento dell'archivio nazionale -:
quali siano le motivazioni che hanno indotto il ministero delle infrastrutture e dei trasporti ad apporre il diniego alla richiesta di aggiornamento dell'archivio nazionale dei veicoli, di cui agli articoli 225 e 226 del Codice della Strada, con i dati relativi alle revisioni effettuate a partire dal 17 agosto 2009, nell'ambito della Regione Siciliana, dalle officine all'uopo autorizzate poiché la richiesta di inserimento nell'archivio nazionale dei veicoli delle revisioni effettuate sul territorio della Regione Siciliana a partire dal 17 agosto 2009 riveste carattere d'urgenza, in quanto il mancato aggiornamento di tale archivio comporta difficoltà, sia per i cittadini-utenti che per le imprese che espletano la loro attività nel settore della revisione o di altre pratiche relative agli autoveicoli nella Regione Siciliana.
(4-05332)

CICCANTI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
sulla tratta Adriatica da Pescara ad Ancona l'EScity 9780 risulta abbia subìto

una variazione di orario, tale da non consentire più ai pendolari di arrivare in tempo nei luoghi di lavoro e negli uffici pubblici;
il mancato utilizzo dello stesso vanifica i benefici della carta «tuttotreno» Marche, che è stata sottoscritta dalla maggior parte dei pendolari nel mese di marzo 2009 con validità annuale con rinnovo di altre due annualità se non revocate da parte della regione Marche;
il suddetto accordo, ha per la regione un costo di 150.000,00 euro annuali;
sulla tratta Adriatica da Pesaro a Forlì l'EScity con partenza da Pesaro alle 7.40 e con arrivo a Forlì non giunge in tempo utile per l'orario d'ingresso negli uffici da parte dell'utenza pendolare;
l'EScity 9767 con tratta Milano (13.05) - Ancona (16.41) risulta sia soppresso senza che tale modifica appaia sul sito ufficiale di Trenitalia; mentre risulta sostituito EScity 9813 Milano (13.35) - Ancona (16.55) con diverso orario;
l'EScity 9779 da Torino (11.50) - Ancona (17.57) risulta sia stato soppresso senza che risulti sul sito ufficiale di Trenitalia;
tale decisione pare già decisa, ancorché la decorrenza sia il 13 dicembre 2009;
gravi sono le ripercussioni che si riversano sulla utenza marchigiana in riferimento ad orari, coincidenze, soppressioni e mancate fermate;
qualora Trenitalia avesse dovuto procedere alla rimodulazione dei servizi, si era convenuto di inserire nel programma di esercizio servizi ferroviari sostitutivi, previa l'individuazione degli stessi di comune accordo con la Regione senza costi aggiuntivi a carico dello stesso ente Regione -:
quali siano le ragioni della mancata comunicazione alle istituzioni regionali della modifica degli orari e delle tratte;
come tale modifica possa incidere sull'oneroso contratto già stipulato tra regione Marche e Trenitalia per la gestione dei servizi regionali del trasporto pubblico locale;
quali ragioni e vincoli abbiano determinato il ridimensionamento dei servizi regionali, tenendo conto che nel passato c'è già stata una pesante convenzione degli stessi servizi;
in quale modo Trenitalia garantirà l'attuale livello di coordinamento tra i servizi di lunga percorrenza, indispensabili per l'utenza pendolare marchigiana.
(4-05335)

TESTO AGGIORNATO AL 14 MARZO 2011

...

INTERNO

Interrogazione a risposta in Commissione:

COSCIA e MORASSUT. - Al Ministro dell'interno, al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
il circolo PD Talenti di Roma situato in via Giovanni Verga 54 è stato fatto oggetto nel corso degli ultimi anni di ripetuti atti vandalici, provocazioni e danneggiamenti che hanno messo a rischio l'incolumità delle persone e degli oggetti;
già nel 2006, durante la campagna elettorale per le elezioni amministrative sono stati strappati i manifesti, bruciata la bacheca esterna al circolo, e imbrattate sia le mura che l'insegna con svastiche e minacce come la seguente: «questo è solo l'inizio»;
è stato necessario per ben due volte che le insegne, fossero sostituite perché prima divelte e in seguito rubate;
nel marzo 2007 sono stati scritti nuovi slogan inneggianti alla violenza come: «Talenti fascista», «rosso maiale per te finisce male», «nazismo vince»;
nell'aprile 2008, durante la campagna elettorale per le elezioni politiche, presso il gazebo del Partito Democratico situato a

piazza Talenti i membri del circolo presenti sono stati aggrediti con il lancio di un estintore;
nel mese di agosto 2009 la sede del circolo è stata nuovamente fatta oggetto di atti lesivi attraverso la comparsa di svastiche e frasi ingiuriose ed intimidatorie rivolte contro i membri del circolo;
in questa circostanza, come in tutte quelle precedenti, la neo coordinatrice del circolo ha personalmente sporto denuncia presso il Comando dei carabinieri Roma-Talenti di via Federico de Roberto n. 20;
la notte del 29 ottobre 2009 sono stati fatti esplodere una bomba carta o un grosso petardo che ha procurato danni alla sede e, come è stato accertato, la porta d'ingresso era stata cosparsa di liquido infiammabile prima che fosse fatto esplodere il rudimentale ordigno. Nella stessa circostanza anche la porta posteriore, a vetri, è stata danneggiata a sprangate;
anche in questa circostanza la coordinatrice del circolo Francesca Leoncini ha sporto regolare denuncia presso il Comando dei carabinieri stazione Roma-Talenti;
inoltre, si desidera segnalare che da aprile a oggi né il municipio né il comune si sono occupati di ripulire la scritta a Piazza Primoli, «onore ai caduti, Talenti fascista»;
questi atti vandalici non possono essere sottovalutati perché denotano il prodursi di una grave frattura sociale e politica su cui si innestano i fenomeni di violenza ed è pertanto necessario individuare gli autori di questi gesti e comprendere che un atteggiamento permissivo rischia di diventare terreno fertile per chi punta ad innalzare il livello dello scontro politico -:
se siano state avviate indagini in ordine ai fatti esposti in premessa e in relazione al pesante e pericoloso clima di aggressione e intimidazione politica che è stato perseguito ai danni del predetto circolo del Pd di Roma;
se non si ritenga opportuno sollecitare il potenziamento delle misure di sicurezza nei confronti di questo circolo oggetto da mesi di atti vandalici di estrema pericolosità per l'incolumità delle persone e l'integrità della sede.
(5-02218)

Interrogazioni a risposta scritta:

NACCARATO. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
nel comune di Galliera Veneta, in provincia di Padova, si sono verificati due gravi episodi di razzismo ai danni di una ragazza di 24 anni, Gloria Okorocha, studentessa laureanda in lingue;
il primo episodio è avvenuto il 22 settembre 2009 quando alcune persone hanno imbrattato l'auto della ragazza, parcheggiata in un'area pubblica, scrivendo con uno spray nero «Negra» sul lunotto anteriore e disegnando sul finestrino una croce celtica;
a distanza di poco tempo, nei primi giorni del mese di dicembre, si è verificato un secondo analogo episodio. Di nuovo alcune persone hanno imbrattato l'abitazione della ragazza con la stessa scritta ingiuriosa e il disegno di una svastica;
giovedì 3 dicembre, subito dopo il secondo episodio di razzismo nei confronti di Gloria Okorocha, circa duecento cittadini hanno manifestato nella piazza del comune di Galliera Veneta per ribadire la vicinanza e la solidarietà alla ragazza e isolare gli autori, rimasti ancora ignoti, di questi due gravi episodi di intolleranza sui quali stanno indagando le forze dell'ordine a seguito della denuncia della madre della ragazza -:
se il Ministro sia a conoscenza dei fatti sopra esposti; quali misure il Ministro intenda porre in essere per evitare il ripetersi di gravi episodi di intolleranza, di incitamento all'odio razziale, e di propaganda di idee e simboli fascisti e razzisti; quali misure il Ministro intenda predisporre per contrastare in

modo efficace l'attività e gli atti di vandalismo di gruppi xenofobi e dichiaratamente neofascisti.
(4-05330)

BRIGUGLIO. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il Questore di Messina, attraverso dichiarazioni apparse sul quotidiano La Gazzetta del Sud del 29 novembre 2009 paventa infiltrazioni mafiose nel tessuto economico del comprensorio di Taormina;
dette allarmanti dichiarazioni seguono quelle dello stesso tenore lanciate circa un anno fa sulle colonne dello stesso giornale;
le segreterie provinciali dei sindacati di polizia ritengono non più rinviabili interventi più incisivi per affrontare i fenomeni preoccupanti ufficializzati dal questore e sollecitano una urgente convocazione del comitato per l'ordine e la sicurezza pubblica presieduto dal Prefetto per deliberare le misure necessarie;
dette organizzazioni sindacali ritengono inoltre che l'organico del commissariato PS di Taormina vada rinforzato anche con automezzi e sistemi informatici dei quali il Commissariato è carente e che vada potenziato, in modo significativo. L'ufficio indagini patrimoniali presso la locale divisione anticrimine al fine di dispiegare la necessaria attività di indagine;
d'altra parte le notizie circa dette infiltrazioni, costituiscono una preoccupante novità che coinvolge la capitale del turismo siciliano, incidendo negativamente sulle attività produttive e sull'immagine della città di Taormina e di tutta la Sicilia -:
se e quali elementi concreti siano nella disponibilità del Governo, del Ministero dell'interno e degli organi di polizia in ordine alle infiltrazioni mafiose denunciate dal questore di Messina, nel comprensorio di Taormina;
quali iniziative e provvedimenti intenda assumere al riguardo.
(4-05348)

LARATTA, D'INCECCO, BERRETTA, BOCCUZZI e BINETTI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
secondo fonti attendibili, il reparto scorte di Palermo non avrebbe più la carta per stampare gli ordini di servizio quotidiani del personale. E sarebbe pertanto costretto a riciclare i vecchi fogli, annullandone il fronte e stampando sul retro;
così sarebbe capitato che, tra quei mucchi di carta riutilizzata, si è trovata anche l'originale dell'ordine di servizio del 23 maggio 1992, il giorno della strage di Capaci! Davanti a questa sconfortante notizia, il dottor Franco Maccari, Segretario Generale del Coisp - il Sindacato Indipendente di Polizia ha affermato: «Ormai non si riescono a trovare parole adatte per esprimere quel profondo senso di abbandono e di isolamento che attraversano le fila della Polizia di Stato e soprattutto non si riesce a far comprendere all'opinione pubblica quanto sia lontano il vivere quotidiano dei poliziotti dalle false immagini propinate da stupide fiction e dai reali atteggiamenti della politica»;
davanti a questi fatti, forte è il senso di amarezza fra le forze di Polizia costrette a fare il proprio dovere nella più assoluta mancanza delle cose più elementari, come la carta per il servizio quotidiano;
le Forze di polizia sono tenute a difendere il cittadino, osservare e far osservare le leggi, tutelare l'ordine e la sicurezza pubblica, comporre i dissidi privati, intervenire in quelli pubblici. Ma sono poi costrette a fare i salti mortali per trovare la carta per i servizi o per la denuncia, la benzina per le volanti, per rendere le auto di servizio minimamente efficienti per le scorte;
sempre secondo Franco Maccari del Coisp: «In altre Amministrazioni dello Stato e negli Enti territoriali addirittura esistono surplus, vengono accantonati fondi per sfarzose celebrazioni, vengono accantonati mobilio e suppellettili perché

inutilizzati, vengono impiegate autovetture nuove e sicure, vengono stanziati benefit e premi produzione di tutti i tipi. Noi non vogliamo godere di attenzioni o di lussi estremi, ma chiediamo di essere messi nelle normali condizioni per lavorare e per lavorare bene» -:
se tutto quanto riportato in premessa sia a conoscenza del Governo;
cosa si intenda fare perché tali fatti gravi e inaccettabili non abbiano a ripetersi;
come il Ministro intende agire affinché le Forze di Polizia vengano messe in condizione di svolgere il loro dovere nelle condizioni minime necessarie, stante anche la delicatezza delle funzioni svolte per garantire la sicurezza dei cittadini.
(4-05350)

CIOCCHETTI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
a tutt'oggi nell'ambito dei ruoli del Ministero dell'interno, che riguardano il Corpo nazionale dei vigili del fuoco, non esiste un ruolo dei funzionari direttivi e dirigenti quali biologi, chimici e fisici -:
se ne sia a conoscenza e se intenda assumere adeguate iniziative, nell'ambito dello sue competenze, per l'istituzione del ruolo dei funzionari direttivi e dirigenti quali biologi, chimici e fisici del Corpo nazionale dei vigili del fuoco per poter sviluppare settori e funzioni che darebbero più funzionalità ed efficienza al Corpo e colmerebbero una grave lacuna di carattere tecnico-scientifico, presente attualmente nel quadro organizzativo del Corpo stesso.
(4-05354)

FORMICHELLA, LEHNER, SOGLIA e CARLUCCI. - Al Ministro dell'interno, al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
presso l'ospedale civile «San Luca» di Vallo della Lucania, in provincia di Salerno, il 4 agosto 2009, è deceduto Francesco Mastrogiovanni;
il ricovero presso detto nosocomio fu conseguenza di un provvedimento del sindaco di Pollica, Angelo Vassallo, che disponeva il trattamento sanitario obbligatorio per malattia mentale nei confronti del Mastrogiovanni;
in quella circostanza, il sindaco del suddetto comune aveva ritenuto necessario che lo stesso fosse sottoposto ad un trattamento sanitario obbligatorio in condizioni di degenza ospedaliera, ex articolo 2 legge n. 178 del 1980, perché affetto da patologia psichica che ne alterava i comportamenti;
nello specifico, il motivo alla base del provvedimento, sembra essere stato esclusivamente un episodio di guida in direzione opposta al senso di marcia consentito e, dunque, di violazione di una norma del codice della strada;
non emergono, infatti, anche dal racconto di testimoni, altri episodi tali da giustificare il provvedimento;
del resto Francesco Mastrogiovanni non era affetto da disturbi psichici tanto gravi da determinarne un'apprezzabile diminuzione delle capacità cognitive; né teneva comportamenti violenti o contrari alle regole della convivenza civile;
questi, infatti, svolgeva, proficuamente, la professione di maestro elementare, per la quale era particolarmente apprezzato da alunni e dirigenti scolastici;
viceversa, il sindaco, riteneva necessario disporre il trattamento sanitario obbligatorio in condizioni di degenza ospedaliera, modalità che, la legge n. 180 del 1978, consente solo in casi eccezionali, vale a dire «se esistano alterazioni psichiche tali da richiedere urgenti interventi terapeutici, se gli stessi non vengano accettati dall'infermo e se non vi siano le condizioni e le circostanze che consentano di adottare tempestive ed idonee misure sanitarie extra ospedaliere» (articolo 2 comma 2);
in ogni caso, qualunque trattamento sanitario, a norma della legge n. 180 del

1978 deve assicurare «il rispetto della dignità della persona e dei diritti civili e politici garantiti dalla Costituzione, compreso per quanto possibile il diritto alla libera scelta del medico e del luogo di cura» (articolo 1 comma 2);
Francesco Mastrogiovanni, al contrario, venne prelevato, probabilmente sul territorio di un comune diverso da quello di Pollica, con uno spiegamento di forza pubblica del tutto sproporzionato e trasportato, assolutamente contro la sua volontà, presso l'ospedale civile «S. Luca» di Vallo della Lucania al reparto di psichiatria;
giunto in ospedale, per tutti e quattro i giorni di degenza, Francesco Mastrogiovanni è stato sottoposto, da parte dei sanitari del reparto citato, esclusivamente ad un trattamento di contenzione;
il Mastrogiovanni, così come risulta dalle registrazioni video operate da una telecamera a circuito chiuso presente in reparto ed acquisite al fascicolo delle indagini, è stato contenuto ininterrottamente con legature rigide che ne impedissero ogni minimo movimento;
i medici legali nominati dal magistrato del pubblico ministero di Vallo della Lucania hanno stabilito che la morte è stata causata essenzialmente dalla contenzione operata dai sanitari;
dallo stesso esame autoptico del cadavere i medici legali hanno anche appurato che Francesco Mastrogiovanni non è stato né oggetto di specifiche attenzioni terapeutiche e neanche alimentato nel corso della degenza -:
se i Ministri interrogati siano a conoscenza della vicenda citata e se non ritengano necessario disporre accertamenti di competenza presso l'Ospedale Civile «San Luca» di Vallo della Lucania per verificare se siano stati perpetrati altri comportamenti simili a danno di altri pazienti del reparto di psichiatria e comunque per scongiurare che possano essere posti in essere altri episodi del genere.
(4-05362)

BOSSA. - Al Ministro dell'interno, al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
l'undici ottobre 2009 un militante del Partito dei Comitati di Appoggio alla Resistenza - per il Comunismo (Carc), Alessandro della Malva, segretario regionale della Toscana, è stato arrestato ed è tuttora in custodia cautelare in carcere; con lui sono stati arrestati anche Elisabetta Cipolli e Alessandro Organo e, un mese dopo, Yuri Bartolozzi, detenuti ai domiciliari;
gli arresti sono maturati nell'ambito di alcuni scontri avvenuti nella sede dell'organizzazione Casa Pound di Pistoia;
gli arrestati sono accusati di devastazione, saccheggio, lesioni e violenza privata per l'irruzione nella sede di Pistoia dell'associazione di destra;
secondo l'avvocato difensore di della Malva, il segretario regionale toscano del Carc, al momento del fatto, non si trovava a Pistoia e successivamente era impegnato in alcune riunioni politiche, così come hanno testimoniato diverse persone;
nell'ottobre 2009 circa 600 manifestanti hanno partecipato ad un corteo per chiedere la liberazione di Alessandro della Malva, a loro parere ingiustamente detenuto; alla manifestazione, promossa dal Carc, dalla Rete antifascista e dal Coordinamento antifascista regionale, hanno aderito anche esponenti di Rifondazione Comunista, di Sinistra Critica, del Partito Comunista dei lavoratori e Anarchici. Il tutto si è svolto senza disordini sotto il controllo di carabinieri e polizia in tenuta antisommossa;
dopo la manifestazione, della Malva è stato spostato dal carcere di Pistoia a quello di Prato e, nei giorni scorsi, di nuovo trasferito, questa volta al carcere di Parma, con modalità che hanno sollevato le proteste di amici e familiari;
la compagna di della Malva, Katiuscia Mazzuferi, riferisce che dal momento in cui il fidanzato è stato arrestato, subisce

continui pedinamenti da soggetti ignoti che la seguono e, quando essa rimane sola, si avvicinano per minacciarla verbalmente di crearle problemi sul lavoro e nella vita privata se non abbandona la battaglia che sta conducendo per la liberazione del compagno;
su tali pedinamenti e minacce è stata sporta denuncia presso la stazione dei carabinieri di Colle Val d'Elsa, senza però che essi siano cessati né che risultino interventi a tutela dell'incolumità e della sicurezza della signora Mazzuferi -:
se i Ministri interrogati non ritengano di dover disporre, ciascuno per la sua parte di competenza, verifiche, interventi e approfondimenti, con le modalità previste dalla normativa vigente e nell'ambito dei loro poteri, sull'intera vicenda dell'arresto del militante politico della Malva, sia in oggetto alla sua detenzione e ai frequenti trasferimenti con modalità che all'interrogante appaiono inusuali sia in oggetto alle minacce e alle intimidazioni subite dalla compagna di della Malva.
(4-05368)

TESTO AGGIORNATO AL 10 GIUGNO 2010

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ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazioni a risposta in Commissione:

SCHIRRU, GHIZZONI, PES, FADDA, MARROCU, CALVISI, FARINA COSCIONI, MELIS e SIRAGUSA. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
il Ministro ha costantemente indicato, come scelta qualificante di politica scolastica, la collaborazione scuola-famiglia e ha richiamato, anche nelle Linee guida emanate nel corso della scorsa estate, la bontà della legislazione italiana in materia di integrazione scolastica degli alunni con bisogni speciali;
nei decreti e nella legge di riforma il Ministro ha altresì insistito sull'importanza della qualità del servizio scolastico e quindi pure dell'integrazione degli alunni con disabilità che ne costituiscono tratto essenziale ovvero risorsa valoriale e pedagogica per le classi;
i genitori degli alunni frequentanti la Scuola dell'Infanzia e la Scuola Primaria dell'I.C. Settimo San Pietro, consci che il rapporto di sostegno assegnato ai bambini era inferiore a quello richiesto, secondo l'articolo 41, decreto ministeriale n. 331 del 1998, Legge 104/92 e decreto del Presidente del Consiglio dei ministri n. 165/06, hanno scritto il 19 ottobre 2009, una lettera al Ministro, al dirigente dell'Ufficio scolastico provinciale di Cagliari, al direttore dell'ufficio scolastico regionale, al direttore scolastico dell'I.C. Settimo San Pietro, a cui non hanno ancora ricevuto risposta, per richiedere l'aumento delle ore di sostegno con rapporto 1:1 agli alunni con disabilità;
si evidenzia che l'assegnazione di un numero inferiore di ore alla richiesta «nega il diritto fondamentale del minore disabile all'istruzione, all'inserimento scolastico e allo sviluppo della persona garantito dalla Carta Costituzionale e al minore ed alla sua famiglia grave e irreparabile danno», secondo quanto stabilito dall'ordinanza del tribunale di Roma del 7 febbraio 2004; poiché la situazione di handicap dei ragazzi è talmente grave da non consentir loro di stare in classe senza una figura di riferimento al loro fianco per il massimo numero di ore (come indicato nella diagnosi funzionale e nel PEI, dove è stato richiesto il rapporto 1:1), i genitori chiedevano che fosse accolta la richiesta del Dirigente Scolastico relativa ad ulteriori ore di sostegno in deroga al rapporto 1/138 (articolo 41 e 44 decreto ministeriale n. 331 del 1998), per avere un numero d'insegnanti di sostegno adeguato alle reali necessità ed esigenze di ciascun alunno;
il diritto all'educazione e all'istruzione della persona con handicap è garantito innanzitutto dalla Carta costituzionale (articolo 38: «Gli inabili ed i minorati hanno diritto all'educazione ed all'avviamento professionale. Ai compiti previsti da questo articolo provvedono organi ed istituti

predisposti o integrati dallo Stato») - articolo 34: «La scuola è aperta a tutti.»; articolo 2: «La Repubblica riconosce i diritti inviolabili dell'uomo ... nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità»);
il diritto all'inserimento sociale dei disabili è garantito dall'articolo 26 della carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea approvata il 7 dicembre 2000 e dall'articolo 26 della Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo approvata nel 1948;
il diritto discende, inoltre, dalla legge 5 febbraio 1992, n. 104 (legge-quadro per l'assistenza, l'integrazione sociale e i diritti delle persone handicappate) che, all'articolo 12, garantisce «( ... ) il diritto all'educazione e all'istruzione della persona handicappata (...) nelle classi comuni delle istituzioni scolastiche di ogni ordine e grado e nelle istituzioni universitarie» e stabilisce che «L'integrazione scolastica ha come obiettivo lo sviluppo delle potenzialità della persona handicappata nell'apprendimento, nella comunicazione, nelle relazioni e nella socializzazione» e che «l'esercizio del diritto all'educazione e all'istruzione non può essere impedito da difficoltà di apprendimento né da altre difficoltà derivanti dalle disabilità connesse all'handicap»;
la natura assoluta ed inviolabile del diritto è confermata dalla legge 27 dicembre 1997, n. 449 che, dopo aver fissato la dotazione organica di insegnanti di sostegno per l'integrazione degli alunni handicappati nella misura di un insegnante per ogni gruppo di 138 alunni complessivamente frequentanti gli istituti scolastici statali della provincia, consente espressamente, in attuazione dei principi della citata legge n. 104 del 1992 ai fini della integrazione scolastica degli alunni handicappati, «con (...) il ricorso all'ampia flessibilità organizzativa e funzionale delle classi prevista dall'articolo 21, commi 8 e 9, della legge 15 marzo 1997, n. 59 (...) la possibilità di assumere con contratto a tempo determinato insegnanti di sostegno in deroga al rapporto docenti-alunni (...) in presenza di handicap particolarmente gravi»;
pertanto, l'attribuzione al minore disabile di un numero non adeguato di ore di sostegno didattico si risolve nell'ingiustificata compromissione di un fondamentale diritto dell'individuo portatore di handicap all'educazione all'inserimento scolastico (diritto non suscettibile di affievolimento);
occorre assicurare la realizzazione di un percorso scolastico adeguato alle reali potenzialità degli alunni e per assicurare loro un'integrazione umanamente decorosa e di qualità -:
se non ritenga opportuno predisporre gli strumenti necessari affinché i provvedimenti sopraindicati siano presi con estrema urgenza, alla luce del fatto che l'anno scolastico è cominciato con gravi disagi per tutti gli alunni e le famiglie.
(5-02212)

GHIZZONI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
il decreto del Presidente della Repubblica n. 16 del 14 gennaio 2009, recante il Regolamento di riorganizzazione degli uffici di diretta collaborazione presso il ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, all'articolo comma 2 lettera d) riporta l'ufficio stampa tra «gli uffici di diretta collaborazione che esercitano i compiti di supporto all'organo di direzione politica e di raccordo tra questo e le strutture dell'amministrazione»;
tale ufficio non risulta attualmente inserito tra quelli di diretta collaborazione presentati sul sito ufficiale del Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca (http://www.pubblica.istruzione.it/organizzazione/uffici diretta.shtml);
il capo del suddetto ufficio stampa risulterebbe il dottor Massimo Zennaro;

il dottor Massimo Zennaro ricopre anche l'incarico di Direttore generale, di nomina esterna, della Direzione generale per lo studente, l'integrazione, la partecipazione e la comunicazione;
il suddetto direttore è a quel che consta all'interrogante l'unico, fra quelli preposti alle direzioni generali dei due dipartimenti centrali del Miur, a non riportare sul sito web ufficiale del Ministero il proprio curriculum vitae -:
se lo stesso direttore, Capo di un Ufficio di diretta collaborazione del ministro, risulti compatibile con la funzione di direttore generale di una direzione;
perché non sia stato reso pubblico il curriculum vitae sopraindicato e quali risultino essere le particolari caratteristiche culturali e i titoli professionali che giustifichino questo anomalo doppio incarico.
(5-02216)

Interrogazioni a risposta scritta:

GNECCHI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
già con nota di data 27 novembre 2006 - prot. 17.2/32.01/13985 la sovrintendente scolastica per la scuola in lingua italiana in provincia di Bolzano, ha sollecitato le competenti direzioni generali del ministero degli Affari esteri e del Ministero della pubblica istruzione, a voler adottare i necessari provvedimenti di competenza preordinati all'equiparazione delle classi di concorso A/096 e A/097 - tedesco lingua seconda nella scuola secondaria di I e II grado, alle classi di concorso A/045 e A/046 - tedesco lingua straniera, al fine di consentire anche ai docenti di tedesco seconda lingua, della provincia Autonoma di Bolzano la partecipazione alle prove di accertamento linguistico riservate al personale docente della scuola per prestare servizio nelle istituzioni scolastiche ed universitarie all'estero;
risulta all'interrogante che alcuni docenti delle classi A/096 e A/097, in possesso dei requisiti prescritti dalla lettera b) del comma 2 dell'articolo 2 del decreto ministeriale n. 4747 del 28 luglio 2006 hanno preso parte alle prove di selezione previste dal bando, superandole brillantemente e ciò nonostante sono stati esclusi, perché il Ministero competente non ha ancora provveduto all'equiparazione con le classi di concorso A/045 e A/046;
non si comprende quindi la motivazione per cui è consentita la possibilità di prestare servizio all'estero ai docenti di tedesco lingua straniera classi A/045 e A/046 che insegnano nelle altre regioni d'Italia e si escludono i docenti di tedesco seconda lingua delle classi A/096 e A/097 che risiedono e insegnano nella provincia di Bolzano -:
come si intenda procedere al fine di sanare una situazione di palese disparità di trattamento, che penalizza fortemente i docenti delle classi di concorso A/96 e A/097.
(4-05333)

GRIMOLDI e GOISIS. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
da quanto si apprende dalle notizie riportate dagli organi di stampa, la dirigente scolastica del comune di Lentate (Milano) attraverso atti formali ha negato che all'interno degli istituti scolastici potesse avvenire la consueta «benedizione natalizia». Tale presa di posizione da parte del dirigente scolastico ha suscitato rimostranze dei genitori degli alunni che non hanno capito il fondamento di tale iniziativa stigmatizzandola come una ingerenza ingiustificata dettata da preconcetti ideologici;
la circolare del Ministro della pubblica istruzione prot. 13377/544/MS del 13 febbraio 1992 ammette la possibilità di far rientrare, su iniziativa e deliberazione conforme degli organi collegiali dei singoli istituti, eventuali atti di culto, quali la celebrazione di una messa di inizio anno

scolastico e le benedizioni pasquali nell'ambito delle iniziative extrascolastiche di cui al decreto del Presidente della Repubblica n. 416 del 1974;
il decreto del Presidente della Repubblica n. 567 del 1996, recante la «Disciplina delle iniziative complementari scolastiche e delle attività integrative nelle istituzioni scolastiche» prevede che le istituzioni scolastiche «definiscono, promuovono e valutano iniziative complementari ed integrative dell'iter formativo degli studenti», queste ultime intese come «occasioni extracurricolari per la crescita umana e civile, attivate tenendo conto delle concrete esigenze rappresentate dagli studenti e dalle famiglie «cioè in un orario non curriculare ma non necessariamente extrascolastico; tali iniziative sono deliberate dal consiglio di circolo o d'istituto, che «ne valuta la compatibilità finanziaria e la coerenza con le finalità formative dell'istituzione scolastica»;
il nostro Stato, attraverso il Concordato e la protezione costituzionale di cui esso gode a norma dell'articolo 7 della Costituzione, riconosce alla Chiesa cattolica un fondamentale ruolo storico e sociale dato da una antica ininterrotta tradizione che lega il popolo italiano alle vicende della Chiesa cattolica. Il Concordato del 1984, pur superando l'affermazione prevista dal Trattato del 1929 per cui «la religione cattolica apostolica romana» veniva considerata «la sola religione dello Stato», ha riaffermato allo stesso tempo, ad avviso degli interroganti, che non sussiste una situazione di parità fra la Chiesa cattolica e le altre confessioni, né sul piano legislativo ordinario né sul piano costituzionale, come confermato dall'importante missione educativa affidata alla Chiesa cattolica, dalla previsione dell'insegnamento della religione cattolica nelle scuole pubbliche di ogni ordine e grado, dal riconoscimento degli effetti civili ai matrimoni contratti secondo le norme del diritto canonico e dalla riserva ai tribunali ecclesiastici, nei limiti fissati dalla giurisprudenza costituzionale, delle relative sentenze di nullità;
è necessario ribadire che lo Stato italiano attribuisce anche all'insegnamento della religione cattolica, svolto «nel quadro delle finalità della scuola», una dignità formativa e culturale pari a quella delle altre discipline. Tale riconoscimento si fonda su tre aspetti principali: il fatto religioso ha una notevole rilevanza culturale per comprendere la nostra storia; i principi del cattolicesimo fanno parte del patrimonio storico del popolo italiano; l'insegnamento della religione cattolica contribuisce a dare una risposta specifica al bisogno di significato che ciascuno ha in sé;
cancellare i simboli della nostra identità, collante indiscusso di una comunità, in nome di una ideologica visione relativista e laicista significa unicamente svuotare di significato i principi su cui si fonda la nostra società;
se da una lato la libertà religiosa, di credenza e di coscienza, è un diritto inviolabile consolidato nella cultura del popolo italiano e riconosciuto in modo inequivocabile dal combinato disposto degli articoli 3, 8, 19 e 20 della Costituzione italiana, è innegabile, dall'altro lato, che il patrimonio storico culturale del nostro Paese affonda le proprie radici nella civiltà e nella tradizione cristiana;
va inoltre ricordato che la religione cattolica, rispetto alle altre fedi, gode di una maggiore protezione anche in sede penale nell'ipotesi di «delitti contro il sentimento religioso» e che la Corte costituzionale, più volte adita in materia, ha rigettato le istanze volte a mettere in luce una violazione del principio di uguaglianza e di libertà, considerata la maggiore intensità delle reazioni sociali che suscitano le offese alla fede cattolica dato l'inscindibile legame tradizionale con il popolo italiano;
rispetto a questo sentimento religioso diffuso, si stanno da ultimo affermando tendenze laiciste che, in nome del rispetto della libertà religiosa, impongono l'abbandono di quelle tradizioni che costituiscono un punto di riferimento fondamentale per

le nostre radici culturali; il riferimento, in particolare, è alle azioni avviate da alcuni insegnanti e presidi nelle nostre scuole per sospendere quei riti - come il presepe e i canti natalizi - che da sempre contraddistinguono il Natale cattolico -:
quali iniziative il Ministro intenda adottare per promuovere, nelle scuole, la tutela delle tradizioni e dei riti che contraddistinguono le festività cattoliche, a partire dal Natale, riconoscendo alle radici cristiane un valore fondante della nostra cultura.
(4-05344)

POLLEDRI e STUCCHI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione. - Per sapere - premesso che:
in un recente Consiglio dei Ministri è stato approvato il decreto di riordino degli enti di ricerca tra cui ASI, CNR e INFN;
per quanto riguarda l'Agenzia spaziale (ASI) il decreto prevede al comma 3 dell'articolo 9 che il numero dei consiglieri di amministrazione sia ridotto a 4 oltre il presidente e che tra i designati vi sia per la prima volta il rappresentante del Ministero dell'economia e delle finanze;
il decreto tuttavia pone in evidenza, anche all'articolo 26, che il consiglio di amministrazione rimarrà in carica fino alla formulazione dello statuto o comunque fino alla nomina del nuovo consiglio di amministrazione;
in tal modo un consiglio d'amministrazione ormai di fatto delegittimato continua a rimanere in carica ed a assumere deliberazioni per l'Ente oltre che a partecipare con l'integrazione di esperti designati dal Ministro vigilante alla formulazione dello statuto dell'ente redigere lo statuto dell'ente di cui non faranno più parte;
conseguenza di questa situazione sarà un ulteriore aggravamento dell'ASI in cui il personale è completamente esautorato da una struttura di sytaff estera all'ASI composta da un avvocato dello stato, sua moglie e persone transitate in ASI dalla Finmeccanica principale destinataria dei finanziamenti dell'ASI -:
se il Ministro vigente non intenda eliminare le contraddizioni cui in premessa, provvedendo immediatamente e promuovere una modifica del citato decreto.
(4-05352)

PES. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
nell'anno scolastico 1980/81 viene istituito, come sede distaccata del liceo scientifico «Pitagora» di Isili, il liceo classico di Laconi (Oristano);
in questi 29 anni centinaia di ragazzi del Sarcidano, dell'Alta Marmilla e del Mandrolisai (zone svantaggiate della provincia di Oristano) hanno potuto frequentare il liceo classico senza doversi trasferire nel capoluogo o dover affrontare ore di viaggio (la distanza da Oristano è di circa sessanta chilometri e i mezzi pubblici impiegano oltre un'ora, senza considerare che durante il periodo invernale il collegamento viene rallentato o addirittura interrotto a causa del ghiaccio e della neve);
oltre il 40 per cento degli studenti che hanno conseguito il diploma presso il liceo classico di Laconi si sono laureati;
il liceo ha contribuito in maniera determinante ad elevare la condizione culturale e sociale in generale delle zone sopraelencate;
attualmente il liceo classico è frequentato da 66 alunni (14 in IV ginnasio, 13 in V, 10 in prima liceo, 18 in seconda, 9 in terza);
il liceo è ospitato in una parte dello stabile di proprietà del comune di Laconi dato in comodato alla provincia di Oristano, ubicato nell'area scolastica di circa 2 ettari;

nella stessa area scolastica sono presenti anche gli immobili che ospitano i vari plessi dell'Istituto verticalizzato (scuola dell'infanzia, primaria e secondaria di 1o grado); è presente una palestra coperta e un palazzetto dello sport con gradinate per circa 300 posti, un campetto polivalente e le strutture per la mensa scolastica;
l'Istituto verticalizzato di cui Laconi è sede, comprende anche i comuni di Genoni e Nuragus;
la popolazione scolastica dell'istituto verticalizzato è composta da un totale di 281 alunni (30 frequentano la scuola d'infanzia, 146 la primaria e 105 la secondaria di primo grado);
nel comune di Laconi è presente anche una scuola dell'infanzia comunale composta da 30 alunni;
il consiglio comunale di Laconi, con delibera n. 1 del 21 gennaio 2009 «Dimensionamento scolastico per l'anno scolastico 2009/10, esame situazione nelle scuole di Laconi e determinazioni conseguenti» ha formalmente proposto la costituzione dell'Istituto verticalizzato globale comprendente il liceo classico, la scuola materna, primaria e secondaria di primo grado di Laconi, la scuola primaria e dell'infanzia di Nuragus, la scuola secondaria di primo grado di Genoni;
tale istituto all'avvio conterebbe circa 380 studenti;
il consiglio comunale di Laconi ha inoltre deliberato che a partire dall'anno scolastico 2010/11 non saranno accettate nuove iscrizioni alla scuola materna comunale, di conseguenza tutta la popolazione scolastica di Laconi entro un triennio graviterà nella scuola statale;
la centralità di Laconi rispetto ai territori del Sarcidano, dell'Alta Marmilla e del Mandrolisai, coadiuvato da un adeguato servizio di autolinee, ha tutte le potenzialità per ampliare il numero degli studenti;
qualche settimana fa, il collegio dei docenti tenutosi ad Isili ha approvato la proposta di chiedere che il liceo di Laconi venga trasferito ad Isili, o in alternativa che venga istituito il liceo classico ad Isili -:
se il Ministro interrogato non ritenga opportuno incentivare la nascita di Istituti verticalizzati globali, che comprendano le scuole dell'obbligo e altri istituti che da soli non potrebbero sussistere e mantenere le strutture scolastiche già esistenti con una tradizione decennale che contribuiscono in maniera determinante ad elevare la condizione culturale e sociale di zone svantaggiate.
(4-05355)

ZAMPARUTTI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
già nel 2000 l'Ocse denunciava, per quanto riguarda l'Italia, le scarse conoscenze della lingua italiana, nel 2003 di quelle matematiche e nel 2006 delle scienze;
per il Program for International Student Assessment, l'Italia si trova al 36esimo posto su 57 Paesi partecipanti all'indagine;
non è un caso che oggi tutti i programmi di quiz non pongano più domande dirette ai concorrenti (come accadeva nel passato) ma varie opzioni di risposte, in modo che l'ignoranza sia supplita dalla logica e talvolta anche dall'ovvio buon senso;
i test d'ingresso universitari 2009 dicono che molti studenti non conoscono il significato di parole d'uso comune (velleità, procrastinare, refuso, ad esempio), si perdono nella punteggiatura e che numerose aspiranti matricole non sanno rispondere a quesiti semplici tipo «Cos'è la Cgil?»;
secondo una ricerca del Centro europeo dell'educazione, l'8 per cento dei nostri laureati non è in grado di utilizzare pienamente la scrittura;

21 laureati su 100 non vanno oltre il livello minimo di decifrazione di un testo e un laureato su cinque non riesce a dirimere un'ambiguità lessicale;
a fronte di questa situazione vi sarebbero atenei che avrebbero deciso di organizzare corsi di recupero di italiano per le matricole: grammatica e sintassi, cioè argomenti da prima media;
secondo recenti e sconfortanti statistiche, il 20 per cento dei laureati italiani rischia l'analfabetismo funzionale, cioè la perdita degli strumenti minimi per interpretare e scrivere un testo anche semplice;
tale percentuale sale tra i diplomati: 30 su 100 possono diventare semianalfabeti di ritorno;
soltanto 98 persone su 1.000 acquistano ogni giorno un quotidiano -:
quali siano le cause che hanno determinato una simile situazione e quali iniziative il Ministro interrogato intenda adottare o promuovere per porre rimedio al problema.
(4-05359)

GRIMOLDI e GOISIS. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
da quanto si apprende dalle notizie riportate dagli organi di stampa, in un istituto scolastico di II grado «Istituto tecnico Badoni», sito nel comune di Lecco, un docente a seguito di una serrata discussione con i suoi studenti è salito su una sedia e dopo aver rimosso il crocifisso appeso al muro lo ha gettato, con un gesto di ira, nel cestino della spazzatura;
sempre stando alle notizie riportate dagli organi stampa, il preside dell'istituto ha stigmatizzato immediatamente l'accaduto segnalando formalmente al provveditorato il gesto del professore. Il provveditore ha immediatamente avviato un procedimento disciplinare nei confronti del professore;
siamo di fronte all'ennesimo esempio di un utilizzo improprio della professione di insegnante. Professione che dovrebbe essere improntata non soltanto all'istruzione fine a se stessa ma alla formazione ed educazione dei giovani al fine di prepararli ad affrontare le sfide che nella vita inevitabilmente gli si presenteranno davanti;
ad avviso degli interroganti, l'odioso, blasfemo e violento gesto del professore, non deve essere sottovalutato perché tali comportamenti se sottaciuti rischiano di generare reazioni a catena incontrollabili;
cancellare i simboli della nostra identità, collante indiscusso di una comunità, in nome di una ideologica visione relativista e laicista significa unicamente svuotare di significato i princìpi su cui si fonda la nostra società;
se la libertà religiosa, di credenza e di coscienza, è un diritto inviolabile consolidato nella cultura del popolo italiano e riconosciuto in modo inequivocabile dal combinato disposto degli articoli 3, 8, 19 e 20 della Costituzione italiana, è innegabile che il patrimonio storico culturale del nostro Paese affonda le proprie radici nella civiltà e nella tradizione cristiana;
nel nostro Paese, l'esposizione del crocefisso nei luoghi statali è tuttora regolata dall'articolo 118 del regio decreto del 30 aprile 1924, n. 965 (Ordinamento interno delle giunte e dei regi istituti di istruzione media), nella parte in cui include il crocifisso tra gli «arredi» delle aule scolastiche e ne impone l'esposizione in ogni scuola e nei tribunali;
il Consiglio di Stato, nel parere n. 63 conferito in data 27 aprile 1988, ha autorevolmente avallato la suddetta disposizione, rilevando che «il Crocifisso o, più semplicemente, la Croce, a parte il significato per i credenti, rappresenta il simbolo della civiltà e della cultura cristiana, nella sua radice storica, come valore universale, indipendentemente da una specifica confessione religiosa»;
sempre il Consiglio di Stato, nel citato parere, ha argomentato che «la Costituzione repubblicana, pur assicurando

pari libertà a tutte le confessioni religiose, non prescrive alcun divieto all'esposizione nei pubblici uffici di un simbolo che, come quello del Crocifisso, per i principi che evoca [...] fa parte del patrimonio storico», soggiungendo che la presenza dell'immagine del Crocifisso nelle aule scolastiche non può «costituire motivo di costrizione della libertà individuale a manifestare le proprie convinzioni in materia religiosa»;
nel citato parere, il Consiglio di Stato ha riconosciuto inequivocabilmente che le disposizioni (articolo 118 del regio decreto 30 aprile 1924, n. 965 e l'allegato c del regio decreto 26 aprile 1928, n. 1297) concernenti l'esposizione del Crocifisso nelle scuole sono tuttora legittimamente operanti, che le medesime non si sono mai poste in contrasto con i Patti lateranensi, né tanto meno con l'ordine all'esposizione del Crocifisso nelle scuole;
l'articolo II-112, comma 4 del Trattato di Lisbona, inoltre, ribadisce che, laddove la CEDU riconosca diritti fondamentali quali risultano dalle tradizioni costituzionali comuni agli Stati membri, tali diritti devono essere interpretati in armonia con dette tradizioni;
considerato che il crocifisso, oltre a rappresentare un simbolo culturale e religioso, è stato identificato con costante giurisprudenza dai giudici nazionali come uno dei valori secolari della Costituzione, ci si domanda se, nel caso di specie possano ritenersi soddisfatte le condizioni previste dal Trattato di Lisbona;
in particolare, si evidenzia come la pronuncia della Corte di Strasburgo abbia interpretato il riferimento alla libertà religiosa contenuto nella CEDU in maniera non conforme alla tradizione costituzionale italiana;
il Governo italiano, nell'esprimere un giudizio politico fortemente critico nei confronti della decisione della Corte europea, ha preannunciato il proprio ricorso nei confronti della sentenza;
va inoltre ricordato che la religione cattolica, rispetto alle altre fedi, gode di una maggiore protezione anche in sede penale nell'ipotesi di «delitti contro il sentimento religioso» e che la Corte costituzionale, più volte adita in materia, ha rigettato le istanze volte a mettere in luce una violazione del principio di uguaglianza e di libertà, considerata la maggiore intensità delle reazioni sociali che suscitano le offese alla fede cattolica dato l'inscindibile legame tradizionale con il popolo italiano -:
quali iniziative il Ministro intenda assumere al fine di tutelare i simboli identitari che contraddistinguono il patrimonio culturale e religioso dei nostri popoli e di legittimare l'esposizione del crocifisso nelle scuole confermandone il mantenimento tra gli arredi scolastici;
se non ritenga, inoltre, necessario provvedere ad un richiamo formale nei confronti dei presidi e degli insegnanti che, in opposizione alle normative vigenti e senza rispetto per i principi e i valori insiti nella tradizione religiosa e culturale del nostro Paese, operano per diffondere la propria personale convinzione, «abusando» della posizione insita nel loro ruolo.
(4-05369)

TESTO AGGIORNATO AL 23 GIUGNO 2010

...

LAVORO, SALUTE E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta in Commissione:

CAPARINI e FEDRIGA. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
con l'approvazione del decreto-legge n. 93 del 27 maggio 2008 il Governo ha introdotto importanti misure economiche per salvaguardare il potere di acquisto delle famiglie, tra le quali, all'articolo 2, la possibilità di beneficiare in via sperimentale fino al 31 dicembre 2008 di una tassazione agevolata al 10 per cento per

specifiche somme (straordinari) erogate ai lavoratori nel periodo 10 luglio-31 dicembre 2008;
al fine di specificare i soggetti beneficiari, le somme oggetto dell'agevolazione, l'applicazione dell'imposta sostitutiva nonché gli adempimenti del sostituto d'imposta, il Ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali e l'Agenzia delle entrate hanno emanato le circolari congiunte n. 49 e n. 59/E/2008;
con il decreto-legge n. 185 del 29 novembre 2008, il Governo, nell'emanare ulteriori nuove misure finalizzate a contenere ovvero ridurre l'impatto della crisi, ha previsto, all'articolo 5, la proroga della misura sperimentale in materia di detassazione introdotta dal citato decreto-legge n. 93 del 2008 anche per l'anno 2009, individuando nuovi limiti massimi in merito al reddito di riferimento oltre il quale il dipendente non potrà beneficiare della detassazione (35mila euro annui invece che 30mila) e il limite massimo detassabile (6mila invece che 3mila) e limitando il beneficio alle sole somme erogate a seguito dell'incremento della produttività del lavoro;
dal combinato delle citate disposizioni normative, e sulla base anche delle dichiarazioni a mezzo stampa del Ministro, a parere dell'interrogante sono esclusi dal beneficio della tassazione al 10 per cento per l'anno 2009 gli straordinari forfetizzati ovvero calcolati in senso stretto non incentivanti; di contro sono inclusi - sebbene non esplicitamente menzionati nel predetto articolo 5 del decreto-legge n. 185 del 2008 - gli straordinari «correlati ad incrementi di produttività, innovazione ed efficienza organizzativa»;
tuttavia risulta al sottoscritto che alcune aziende non abbiano applicato la normativa in oggetto, in attesa dell'emanazione di una ulteriore circolare interpretativa dell'agevolazione alle prestazioni di lavoro straordinario, ovvero qualcuna ha applicato la detassazione ed ora intende rivalersi sullo stipendio dei lavoratori;
se risulti al Ministro interrogato una differenziata applicazione da parte delle aziende della normativa in oggetto e delle circolari emanate dal Ministro congiuntamente all'Agenzia dell'entrate e se non convenga sulla necessità di intervenire urgentemente per chiarire la questione, considerato che a farne le spese sono le buste paga dei lavoratori.
(5-02209)

Interrogazioni a risposta scritta:

MIOTTO, MILANATO, NACCARATO, ZORZATO, BITONCI, MISTRELLO DESTRO e MIGLIOLI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
in questi giorni è stato comunicato alle rappresentanze sindacali dei lavoratori della EMERSON NETWORK POWER di Piove di Sacco (Padova) che la proprietà intenderebbe ridimensionare l'attività produttiva dell'Azienda chiudendo tre delle quattro linee di produzione ed ha annunciato il probabile licenziamento di 144 lavoratori sui 330 dipendenti. Fra gli esuberi, ben 112 dovrebbero essere operai, sui 150 ora dipendenti;
Emerson è una multinazionale con sede negli USA, presente in tutto il mondo con oltre 140.000 dipendenti, fornisce soluzioni, prodotti e servizi per la protezione dell'alimentazione elettrica, il condizionamento di precisione, la connettività dedicate a datacenter, reti di telecomunicazioni, applicazioni industriali e medicali;
Emerson realizza la mission aziendale attraverso alcuni marchi fra i quali Emerson Network Power di Piove di Sacco (Padova) che rappresenta anche il quartier generale di Emerson per l'Europa, il Medio Oriente ed Africa;
nella sede di Piove di Sacco si producono impianti di condizionamento di precisione oltre ad attività di ricerca, sviluppo, service, marketing e vendite;
l'azienda nasce a metà degli anni sessanta per iniziativa dell'ingegner Claudio

Rossi che fonda HIROSS e si afferma per una spiccata apertura internazionale, alta specializzazione, realizza elevata produttività e produce utili. Diventa la capofila del distretto «del freddo» che aggrega decine di aziende della filiera produttiva nell'area territoriale del Piovese e della Saccisica e contribuisce a far raggiungere al Veneto il primato della maggior concentrazione di aziende del settore in Europa, con una capacità produttiva di quasi il 60 per cento del totale. Nel 1998 Hiross viene ceduta ad Emerson e continua a realizzare performance positive;
ora, la scelta aziendale non è dettata da difficoltà del mercato e non è influenzata dalla crisi mondiale che ha colpito il gruppo in maniera marginale, ma è prevalentemente ispirata dalla strategia di delocalizzare la produzione nello stabilimento a Nove Mesto in Slovacchia al fine di ridurre il costo del lavoro;
è fonte di grande preoccupazione la prospettiva del ridimensionamento della Emerson Network Power, sia perché non è ipotizzabile il ricollocamento degli esuberi, ma soprattutto per le conseguenze che la delocalizzazione produrrà sull'indotto, indebolendo l'intero distretto «del freddo» ed impoverendo enormemente l'intera struttura produttiva ed occupazionale del Piovese -:
quali iniziative il Ministro interrogato intenda assumere per scongiurare la annunciata drastica riduzione dell'attività produttiva nello stabilimento Emerson Network Power di Piove di Sacco (Padova) e come intenda salvaguardare i livelli occupazionali.
(4-05338)

FARINA COSCIONI, BELTRANDI, BERNARDINI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
il 10 novembre 2009 un uomo, il signor Hossain Anwar, immigrato regolare, 50 anni, originario del Bangladesh, da anni in Italia, è deceduto, dopo aver accusato forti dolori allo stomaco nell'ospedale Pertini di Roma, dopo aver aspettato per ore che qualcuno lo visitasse;
come riferisce l'avvocato Marina Armelisasso, il signor Anwar è stato portato al pronto soccorso dal cugino, e già accusava fortissimi dolori e aveva avuto per tutta la notte violentissimi conati di vomito;
sempre secondo quanto riferito dall'avvocato Armelisasso, al signor Anwar sarebbe stato attribuito il codice verde; nonostante le insistenze del cugino, signor Mohammed Akmal al personale medico perché intervenisse, per ore il signor Anwar ha atteso senza che nessuno gli abbia prestato soccorso;
solo dopo circa due ore e mezza dall'ingresso in ospedale, quando il signor Anwar si è accasciato agonizzante sulla sedia della sala di attesa del Pronto Soccorso, è intervenuto il personale medico, per tentare la rianimazione. Poco dopo ne viene attestato il decesso;
per giorni la famiglia è stata tenuta all'oscuro dei motivi della morte del signor Anwar -:
se quanto sopra riferito corrisponda a verità;
in caso affermativo, quali iniziative di competenza si intendano promuovere e adottare in ordine a tale sconcertante episodio.
(4-05342)

REGUZZONI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, al Ministro per la semplificazione normativa. - Per sapere - premesso che:
il Governo ha ben operato per trovare le incombenze burocratiche a carico delle aziende, in particolare delle piccole e medie imprese;
l'attuale normativa in tema di medicina del lavoro pare - per alcune tipologie di aziende di dimensioni medio-piccole - eccessivamente onerosa, imponendo adempimenti come la nomina di un medico

«aziendale» e la redazione di «piani sanitari aziendali» anche per imprese le cui dimensioni e i cui settori seguirebbero incombenze meno onerose -:
se e quali iniziative il Governo - proseguendo lungo la linea positiva intrapresa - abbia intenzione di assumere al fine di modificare l'attuale normativa in tema di medicina del lavoro ai fini di semplificare le procedure e riguardo gli oneri a carico delle piccole e medie imprese.
(4-05347)

ZAMPARUTTI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
gli esperti dell'Associazione nazionale dietisti (Andid) durante il loro convegno annuale a Rimini hanno documentato come venga speso molto denaro per generi alimentari e bevande (nel 2007, secondo l'ISTAT, 466 euro al mese, pari a poco meno di un quinto di tutte le spese familiari), ma spesso e volentieri gran parte del cibo è buttato nella spazzatura;
ogni giorno i supermercati d'Italia gettano tra i rifiuti 170 tonnellate di cibi ancora buoni e finiscono in discarica sei milioni di tonnellate di alimenti consumabili;
secondo Stefania Vezzosi, responsabile regionale Andid Toscana, ciascuno butta nella pattumiera 27 chili di cibo commestibile ogni anno: il 5 per cento del pane, il 18 per cento della carne, il 12 per cento della frutta e della verdura pari a ben 584 euro sprecati;
questa tendenza sarebbe in crescita perché il nostro stile di vita sta inesorabilmente cambiando: si ha sempre meno tempo da dedicare alla preparazione dei pasti, non si recuperano gli avanzi;
così, mentre oltre sette milioni di italiani vivono sotto la soglia di povertà relativa, si buttano al macero cibi buoni perché ne sono stati comprati troppi (nel 40 per cento dei casi; nel 21 per cento perché ci siamo fatti convincere dall'allettante «prendi tre paghi due» senza riflettere sulle nostre reali necessità), perché sono scaduti o sono andati a male (24 per cento dei casi), perché non sono piaciuti (9 per cento) o perché non servivano proprio (7 per cento);
il cibo gettato via è un problema ambientale, sociale ed economico enorme in un momento in cui i prezzi delle materie prime aumentano (il riso è triplicato e il frumento raddoppiato durante il 2008);
le riserve alimentari mondiali si assottigliano e pure il Segretario generale delle Nazioni Unite ha espresso forti preoccupazioni sulla sicurezza alimentare e sull'effetto sui livelli globali di povertà;
con quello che si getta nei Paesi ricchi non solo si azzererebbe il problema della malnutrizione nei Paesi poveri (in 28 nazioni, soprattutto africane, la quota di popolazione che soffre la fame supera il 40 per cento), ma addirittura si «rischierebbe» di portare anche quei Paesi alle soglie della sovra-alimentazione e obesità;
secondo quanto riferito sul sito www.corriere.it da due studiosi americani Kevin Hall, del National Institute of Diabetes and Digestive and Kidney Diseases statunitense ed il matematico Carson Chow, la colpa per gran parte degli sprechi ricade sui consumatori: citando una ricerca recente della Cornell University, i due riferiscono che il 20 per cento delle perdite deriva dalla produzione, un altro 20 per cento dalla distribuzione, mentre il 60 per cento è da imputare ai cittadini -:
quali iniziative intendano adottare per contenere il fenomeno dello spreco di cibo anche in vista delle imminenti festività natalizie.
(4-05358)

FARINA COSCIONI, BELTRANDI, BERNARDINI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
la trasmissione Report curata dalla giornalista Milena Gabanelli, andata in onda domenica 6 dicembre 2009 su «Rai Tre» ha denunciato numerosi, sconcertanti casi di malasanità in Italia, da nord a sud, gli sprechi, la corruzione, i malfunzionamenti dei sistemi sanitari regionali;
l'inchiesta parte dal clamoroso caso costituito dalla regione Calabria, il cui deficit sanitario ha raggiunto una cifra esorbitante, e la cui situazione è già oggetto di numerosi atti di sindacato ispettivo, presentati anche dall'interrogante;
un dato vince su tutti ed è quello che rende il quadro della situazione e lascia senza parole: su 39 ospedali presenti in Calabria, 36 non sono in regola. Si parla di ospedali fatiscenti che cadono a pezzi, strutture deserte: strutture per circa due milioni di abitanti, 36 dei quali irregolari, 52.000 calabresi che ogni anno vanno fuori a farsi curare, in Lombardia o Emilia Romagna, un deficit che supera i 2 milioni e che non si riesce nemmeno a quantificare;
nel corso del viaggio-inchiesta Report si imbatte nel direttore di un'azienda sanitaria, quella di Locri, reduce dalla bufera antimafia che ha individuato ruberie e sprechi anche nell'ordine del 900 per cento di ricarico per gli ordinativi, Giustino Ranieri, pagato con soldi pubblici e chiamato ad amministrare un'azienda sanitaria pubblica, che si rifiuta di fornire un qualsiasi documento di acquisto al giornalista che glieli chiedeva, dimostrandosi anche sprovveduto di cose mediatiche nella misura in cui prima ha richiesto che venisse sistemata in uno sgabuzzino la telecamera (rimasta comunque accesa a sua insaputa), poi ha registrato la chiacchierata col telefono cellulare e poi avrebbe preteso che il giornalista firmasse un documento col quale si impegnava a non rendere pubblico il contenuto della chiacchierata;
l'assurdità è che mentre il deficit calabrese raggiunge somme improponibili, il sistema sanitario «obbliga» chi deve curarsi e farlo bene a «espatriare» verso le regioni del nord, proprio in quella parte di Italia dove - Lombardia, Veneto, Emilia Romagna, Toscana - la sanità non ha deficit, la ricerca va avanti e produce risultati soddisfacenti, le strutture private, insieme ad alcune pubbliche, stanno raggiungendo sempre più livelli di eccellenza -:
quali siano gli intendimenti del Ministro in ordine a quanto esposto in premessa e quali iniziative di competenza, anche di carattere normativo, intenda assumere o promuovere in particolare al fine di garantire la riduzione delle notevoli disparità esistenti fra i servizi sanitari regionali.
(4-05364)

FARINA COSCIONI, BELTRANDI, BERNARDINI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
il quotidiano La Repubblica, nella sua edizione del 7 dicembre 2009, pubblica, a pagina 27 un articolo intitolato «Il San Raffaele e la fondazione fantasma. Su "Report" gli sprechi della sanità romana»;
nel citato articolo, siglato «W.G.», che si riporta integralmente, si può leggere: Pagare un euro di affitto per novantanove anni. Sarebbe il sogno che per la Fondazione Silvana Paolini, ora Fondazione San Raffaele, è diventato realtà. Certo non ci sarebbe nulla di male a lasciare a una casa in affitto a una Fondazione che opera a favore della ricerca, dell'assistenza sanitaria per persone svantaggiate o per la cultura. Ma come hanno dimostrato le immagini dell'ultimo servizio di «Report», la trasmissione di Rai Tre condotta da Milena

Gabanelli, ci sono molti dubbi da chiarire su cosa avvenga realmente in quella palazzina. La struttura in questione è annessa all'ospedale San Raffaele di Roma. E oggi appartiene allo Stato. A venderla per 320 miliardi di lire era stata la famiglia Angelucci nel 2000, incassando una lauta plusvalenza, visto che l'aveva rilevata pochi mesi prima da don Luigi Verzé per 270 miliardi. Lo Stato aveva cercato di comprare il San Raffaele per 200 miliardi quando Rosy Bindi era ministro della Sanità, ma ricevette un netto rifiuto da don Verzé. Certo non si capisce come poi lo Stato abbia deciso di acquistarla per una cifra così elevata e soprattutto come mai la Regione abbia preso in gestione la struttura conservando tutti i contratti di servizi che le aziende di Angelucci avevano stipulato con l'ospedale prima della cessione. Tra le varie eredità, c'è anche l'affitto della palazzina a quella che nel 2000 si chiamava Fondazione Silvana Paolini e che oggi su chiama Fondazione San Raffaele. Il nome di Fondazione Silvana Paolini, arricchito dal cognome Angelucci, è ora appannaggio di un'altra Fondazione che opera appunto nella ricerca medica;
il servizio di «Report», tuttavia ha messo in evidenza come in quella palazzina all'apparenza non vi sia nessuna attività legata alla Fondazione, ma solo computer e centraline telefoniche. Si tratterebbe di un episodio di cattiva gestione della Sanità, che si associa a quanto rilevato da inchieste della Procura aperte sul settore, che vanno dal conflitto di interessi politici e di aziende della sanità (il caso dell'ex assessore alla regione Puglia Alfredo Tedesco) alle presunte tangenti (il caso di Raffaele Fitto, ex governatore della Puglia) -:
e se risulti, dagli atti depositati, su quali basi si sia proceduto all'acquisto dell'immobile citato ad un prezzo assai superiore a quello pagato dal dottor Angelucci e come sia stato definito un canone di affitto così irrisorio.
(4-05365)

ALESSANDRI e STUCCHI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
su un articolo riportato su Il Giornale del 9 dicembre 2009, è trattata una annosa vicenda relativa alle macellazioni rituali ed alle scabrose questioni che queste pongono, non solo sotto l'aspetto etico, ma anche sotto i profili sanitari e sociali;
l'articolo critica, a parere dell'interrogante giustamente, il comportamento che determinate amministrazioni locali assumono in favore di tali riti, evidenziando a tal proposito quanto segue «... l'Italia si mostra molto munifica nei confronti delle pretese religiose musulmane. È quanto accaduto pochi giorni fa nella provincia di Bologna, durante la festa di Id al-adha, re giorni durante i quali gli islamici hanno sgozzato e sacrificato ad Allah oltre 1.000 agnelli. È noto che, da decenni, è in corso una feroce polemica, non solo con gli animalisti, ma anche con persone comuni dotate di buon senso, le quali gradirebbero che chi viene ad abitare nella nazione italiana rispettasse le nostre normative»;
in alcune province del Nord, in maniera corretta e sostenibile, gli organismi religiosi islamici annualmente incontrano le amministrazioni e le associazioni interessate per firmare accordi volti a poter consentire lo stordimento degli animali prima del dissanguamento, ricevendone in cambio l'utilizzo di mattatoi, già funzionanti per la macellazione «normale», forniti di assistenza sanitaria e di un particolare permesso concertato con la Ue. Ma tale procedura non è sempre osservata da tutti gli altri enti locali, come di fatti si evince sia accaduto nella provincia di Bologna;
la vicenda segnalata nell'articolo riferisce anche un fatto che se veritiero sarebbe sconcertante, in quanto si dichiara che «... si apprende da due fonti autorevoli che nel bolognese amministratori comunali, provinciali e dirigenti dell'Asl si siano accordati per offrire ai musulmani, non solo mattatoi adeguati, ma con eccesso

di zelo e magnanimità, abbiano fatto molto di più. Oltre ai mattatoi, per sgozzare in pace pecore e capre gli amministratori hanno concesso agli islamici di fare scintillare le lame in aree all'aperto che sono state attrezzate per l'occasione. La loro ubicazione non è stata rivelata per ragioni di ordine pubblico, ma si parla anche delle aree da picnic a margine di autostrade e tangenziali. La prima fonte, mai smentita, è un articolo comparso il 25 novembre scorso sulle pagine bolognesi di Repubblica, a firma Antonella Cardone. La seconda fonte è di due giorni fa. Stella Borghi, presidente Enpa e Amici della terra di Reggio Emilia mi fa pervenire copia di una lettera indirizzata all'assessore bolognese Bissoni in cui chiede risposta scritta alla seguenti domande:
1) se la macellazione in aree pubbliche all'aperto, al di fuori dei mattatoi, trovi riscontro nel dettaglio legislativo attuale;
2) quali garanzie per l'ambiente siano state assicurate, stante la macellazione all'aperto in zone pubbliche, con particolare riferimento allo smaltimento dei rifiuti organici, sangue in primis, con quali autorizzazioni e quali controlli ex ante e ex post macellazione»;
l'estensore dell'articolo va ancora oltre e dichiara di essersi rivolto alla ASL competente per avere delucidazioni sulla materia, così riferendo: «... Devo ammettere che, mosso dalla stessa curiosità della Borghi, ho passato tre giornate al telefono con una dozzina di centralini, uffici, eccetera dell'Asl di Bologna ricavandone, come unica soddisfazione, l'ascolto di una magnifica esecuzione del Lago dei Cigni (direttore Giulini forse?). Nel caso qualcuno volesse godere ascoltando il capolavoro di Ciaikovskij, può partire dallo 051.6079817, deserto ufficio relazioni con i media che vi rimanderà al centralino, che vi inoltrerà all'Ufficio Stampa (dove lascerete un numero che non verrà mai richiamato), il quale vi proporrà in automatica la vera voce vivente di Francesca, la quale desolata vi offrirà di passarvi addirittura il direttore, dottor Francia, dell'Asl alla cui casella potreste lasciare un inutile messaggio, mentre, nel frattempo, vi rispondono dalla portineria (signora decreto-legge) che non c'è più nessuno. Tranquilli, il balletto di Ciaikovskij, una volta alla fine, riprende dall'inizio e lo potete ascoltare per ore e ore, forse anche di notte. Sempre che non siate sfiniti voi»;
il cattivo funzionamento della ASL descritto dal cronista, ove si riscontrasse veritiero, apparirebbe molto grave e sicuramente da censurare;
in materia di protezione degli animali durante la macellazione o l'abbattimento l'interrogante, il 9 luglio 2008, ha presentato una specifica proposta di legge con lo scopo di modificare il decreto legislativo 10 settembre 1998, n. 333, recante attuazione della direttiva 93/119/CE relativa alla protezione degli animali durante la macellazione o l'abbattimento. Con il progetto di legge, in particolare, si intende intervenire sulle disposizioni relative alle macellazioni secondo determinati riti religiosi, che vanno solamente ad arrecare ulteriori sofferenze agli animali. In esso si chiede che qualsiasi tipo di macellazione, anche quella eseguita per determinati riti religiosi, sia preceduta da una preventivo stordimento dell'animale, in modo da ridurne la sofferenza;
la macellazione rituale islamica, similmente a quella ebraica, consiste nel far uscire più sangue possibile tagliando di netto la gola dell'animale, ancora in stato di assoluta lucidità, e pronunciando la formula (Bismillàh) che tradotta significa «nel nome di Dio»;
in Italia, le norme in materia di macellazione sono molto chiare e severe, e tengono conto, prima di tutto, della tutela della salute del cittadino, imponendo l'osservanza di tutte le necessarie norme igieniche, e poi anche del rispetto degli animali;
quanto denunciato nell'articolo in oggetto sembrerebbe palesemente contrario alle predette disposizioni nazionali sulla

tutela del benessere degli animali, della sicurezza sanitaria e della salute dei cittadini -:
se siano a conoscenza dei fatti descritti in premessa ed in particolare se siano riscontrabili gli episodi accaduti in provincia di Bologna come riportati nell'articolo allo scopo citato;
se esistono indirizzi direttivi omogenei volti a disciplinare le macellazioni rituali ed in tal senso se siano compatibili con la normativa vigente le macellazioni in aree pubbliche all'aperto, al di fuori dei mattatoi e le relative modalità semplificate di smaltimento dei rifiuti organici, come, allo scopo sembrerebbe essere stato effettuato in provincia di Bologna;
se non ritengano necessario assumere iniziative volte a contrastare il fenomeno delle macellazioni rituali non conformi ai principi di tutela degli animali e della sicurezza sanitaria, se del caso emanando precise disposizioni volte a vietarle.
(4-05367)

...

POLITICHE AGRICOLE, ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazioni a risposta in Commissione:

MIGLIOLI. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
dal 24 luglio 2009 non è più possibile produrre aceto balsamico Modena senza che esso sia IGP, quindi occorre produrlo nelle province di Modena e Reggio Emilia, o in uno stabilimento certificato da CSQA;
il 6 agosto 2009 il Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali emetteva circolare con la quale si autorizzava alla giacenza delle scorte di prodotto (fino ad esaurimento) e delle etichette (fino all'aprile 2010) a condizione che esse fossero denunciati all'Ispettorato centrale per il controllo di qualità dei prodotti alimentari del Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali;
dopo alcuni mesi (quindi quando il prodotto avrebbe già dovuto essere almeno parzialmente IGP) i consorzi rilevavano con lettera indirizzata al Ministero che risultava che diverse ditte non avessero ancora né effettuato la dichiarazione delle giacenze, né fatto l'iscrizione all'organismo di controllo (CSQA); tali richieste sono state reiterate in diverse occasioni;
alla fine di ottobre, come evidenziato dalla stampa locale i carabinieri dei NAS hanno effettuato controlli e abbiano posto sotto sequestro amministrativo una grossa quantità (323.000) bottiglie di «aceto balsamico di Modena» che non avrebbe avuto i requisiti per l'utilizzo di tale denominazione;
da quanto affermato dalla stampa il 5 novembre 2009 le ragioni del sequestro erano da ricercare nel fatto che la produzione sarebbe stata effettuata dopo il 24 luglio in assenza di certificazione;
il giorno successivo, 6 novembre, la ditta oggetto del sequestro informava, sempre a mezzo stampa che il prodotto era stato oggetto di «immediato dissequestro» a seguito di un provvedimento del Ministero;
non comprendendo le ragioni di tale provvedimento, la Regione Emilia Romagna, la provincia di Modena, i consorzi dei produttori hanno richiesto chiarimenti e un formale accesso agli atti, ad oggi nessuna risposta appare sia stata ricevuta mentre l'accesso agli atti è stato respinto;
dopo alcuni giorni, risulta che la procura di Modena avrebbe disposto un nuovo sequestro convalidato dal GIP, anche se risulterebbe che nei pochi giorni tra il dissequestro e il nuovo sequestro [dissequestro il 5 novembre 2009, nuovo sequestro sembra il 12 novembre 2009 paiono scomparse 320.000 bottiglie circa probabilmente già vendute sul mercato (in particolare sul mercato tedesco come affermato da indiscrezioni di stampa)] -:
quali misure intenda porre in essere il Ministero, facendo chiarezza su quanto

è accaduto e quali misure intenda adottare al fine di garantire attraverso un sistema di vigilanza i produttori affinché sia rispettato la produzione DOP e IGP dell'aceto balsamico di Modena per tutelare il prodotto italiano contro qualunque frode e falsificazione.
(5-02214)

RAINIERI. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
si segnala una grave vicenda occorsa nel settore dell'industria agroalimentare del comparto della mozzarella di bufala campana DOP;
il caso riguarda un certificato di analisi del laboratorio dell'Ispettorato centrale della tutela della qualità e repressione frodi dei prodotti agro-alimentari (ICQ) in cui si evidenzia la presenza fraudolenta di latte vaccino, nella percentuale del 30 per cento, in un campione di mozzarella di bufala campana DOP prodotta nel mese di agosto 2009 e prelevata il 4 settembre 2009 in Palermo da ispettori del predetto ICQ;
a riguardo si deve sottolineare che le modalità di ottenimento del latticino designato dalla DOP mozzarella di bufala campana prescrivono che per tale mozzarella si utilizzi solo ed esclusivamente latte di bufala fresco;
sembrerebbe che il titolare del caseificio che avrebbe prodotto la mozzarella incriminata, sarebbe un rappresentante di vertice del Consorzio di tutela della mozzarella di bufala campana DOP;
parrebbe che attualmente lo stesso soggetto di vertice, controllerebbe in maniera diretta, tramite l'appoggio dei due terzi dei consiglieri, il funzionamento degli strumenti ispettivi che invece di svolgere i dovuti controlli sui prodotti da certificare con la DOP, sarebbero utilizzati per regolare le lotte intestine e le diatribe commerciali tra i soci del consorzio;
in tale contesto coloro che si trovano nelle condizioni più sfavorevoli sono i produttori di latte, gli allevatori di bufale che potrebbero beneficiare di prezzi più remunerativi quando vi è più richiesta di mozzarella di bufala DOP e quindi di latte di bufala, mentre a causa dell'uso di latte estraneo da parte degli industriali, essi non possono far valere la loro posizione di fornitori di una materia prima oggettivamente scarsa in ragione del limite produttivo imposto dalla fisiologia della bufala e dalla delimitazione della DOP -:
se sia a conoscenza delle circostanze indicate in premessa e se ad ogni modo non intenda effettuare una attenta verifica sulla corretta gestione del consorzio di tutela della mozzarella di bufala campana DOP, eventualmente anche finalizzata ad acquisire informazioni per ogni iniziativa di competenza.
(5-02217)

Interrogazione a risposta scritta:

ZAMPARUTTI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
il 24 gennaio 2008 è stato fornito alla procura di Potenza l'elenco dei beneficiari del contributo inerente la misura programma operativo regionale (POR) 2000-2006 IV.8B «bando per la realizzazione di piccoli investimenti aziendali»;
con l'adozione della circolare n. 19750 del 21 ottobre 2002 si sarebbe modificato l'elenco delle aziende titolate in base al bando originale ad usufruire dell'erogazione dei fondi comunitari, così avvantaggiando soggetti che pur non in possesso, al momento della pubblicazione del bando, dei requisiti di iscrizione all'albo del biologico, venivano utilmente collocati in graduatoria, beneficiando del punteggio aggiuntivo;
tale comportamento avrebbe procurato un ingiusto profitto, consistente nell'erogazione dei fondi comunitari nei confronti

di 64 titolari di aziende agricole elencate nell'avviso di conclusione delle indagini preliminari del 29 agosto 2007 con correlativo danno nei confronti di quanti, potenzialmente idonei ad essere collocati in graduatoria, perché inizialmente in possesso del requisito del biologico, venivano scavalcati dalle predette aziende, beneficiarie della rettifica al bando apportata dalla circolare di cui sopra;
il regolamento interno del Comitato di sorveglianza del Programma operativo regionale della Basilicata per il periodo 2000-2006 prevede che facciano parte dello stesso Comitato i rappresentanti di diverse strutture ministeriali, tra i quali un rappresentante del Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali -:
se sia al corrente della suddetta situazione e quali iniziative di competenza intenda adottare con riguardo alla corretta erogazione dei fondi europei, anche per il tramite dei rappresentanti del Governo in seno al comitato di sorveglianza del citato programma operativo regionale.
(4-05357)

TESTO AGGIORNATO AL 22 GIUGNO 2009

...

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazione a risposta in Commissione:

PES, CALVISI, FADDA, MARROCU, SCHIRRU, MELIS e ARTURO MARIO LUIGI PARISI. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
in data 8 dicembre 2009 il presidente dei Verdi Angelo Bonelli ha dichiarato che l'Enel ha inviato un dossier al Governo nel quale sono indicati i siti dove si dovrebbero realizzare le centrali nucleari in Italia;
secondo quanto afferma Angelo Bonelli le aree designate per ubicare le centrali nucleari sono: Montalto di Castro (Viterbo), Borgo Sabotino (Latina), Garigliano (Caserta), Trino Vercellese (Vercelli), Caorso (Piacenza), Palma (Agrigento), Monfalcone (Gorizia), Oristano;
l'Enel ha smentito la notizia dell'esistenza della lista, affermando che i siti saranno individuati solo in seguito alla definizione da parte dell'esecutivo e dell'Agenzia per la sicurezza nucleare dei criteri per la localizzazione;
il 4 dicembre 2009 l'amministratore delegato dell'Enel, Fulvio Conti, aveva invece dichiarato in un'intervista televisiva che l'azienda aveva già individuato le aree di interesse;
la preoccupazione per la realizzazione di nuove centrali nucleari era stata già espressa dalla prima firmataria del presente atto in data 9 marzo 2009 con un'interrogazione (4-02455) rimasta senza risposta;
nell'atto del 9 marzo 2009 si faceva riferimento all'accordo di cooperazione sull'energia nucleare tra Italia e Francia che apriva la strada alla costruzione in Italia di almeno quattro centrali nucleari di terza generazione avanzata del tipo Epr (European pressurized water reactor) entro il 2020;
nello stesso atto si evidenziava che il Ministro interrogato e il Presidente del Consiglio dei ministri avevano assicurato - in occasione del rinnovo del Consiglio regionale della Sardegna - che il Governo non aveva nessuna intenzione di costruire centrali nucleari in Sardegna -:
se il Ministro interrogato non ritenga opportuno ribadire ufficialmente la contrarietà del Governo alla costruzione di centrali nucleari in Sardegna.
(5-02213)

Interrogazioni a risposta scritta:

REGUZZONI. - Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro per la semplificazione normativa. - Per sapere - premesso che:
la normativa sul rispetto della privacy è in vigore da ormai qualche anno;

vi sono una serie di incombenze assai onerose, in particolar modo per numerose piccole e medie aziende -:
se e quali iniziative il Governo intenda assumere - anche sul piano normativo - in tema di adempimenti in carico alle piccole e medie aziende per il rispetto delle norme sulla privacy, operando in tal senso un'opera di trasparenza e semplificazione come, con successo, già realizzato in altri settori.
(4-05345)

LUSSANA e REGUZZONI. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
la possibilità di poter fruire dei servizi a banda larga è ormai diventato elemento fondamentale di competizione sia a livello economico che culturale ed è assolutamente indispensabile per chi utilizza gli strumenti informatici e telematici per lavoro;
il collegamento alla rete internet è importante per tutti i cittadini e concorre allo sviluppo della crescita culturale degli studenti;
internet, la posta elettronica, la linea per gli accessi rapidi sulla rete e sugli accessi sono diventati per gli imprenditori e per le piccole e grandi aziende uno strumento indispensabile, senza il quale si rimane esclusi dalla competizione commerciale;
la riorganizzazione e della digitalizzazione della pubblica amministrazione, così come prevista dal programma di Governo, passa anche attraverso l'utilizzo di internet, al fine di consentire il miglioramento delle interrelazioni tra organismi e utenti;
i cittadini e le aziende del Comune di Cerete (Bergamo) lamentano disservizi della linea Adsl, per rallentamenti eccessivi, specie nelle ore centrali della giornata, caduta della connessione e impossibilità di fruire correttamente delle opportunità multimediali fornite dalla rete Web;
la compagnia telefonica Telecom Italia ha installato, nel marzo 2007, una centralina per fornire il comune di Cerete della linea Adsl, ma gli abitanti del comune ricevono un servizio scarso e discontinuo, che compromette anche le più semplici operazioni di connessione e navigazione, senza rispettare, fra l'altro, la velocità di connessione di 2MB assicurata dal contratto che gli utenti hanno sottoscritto con la compagnia telefonica;
il sindaco del comune di Cerete, ha richiesto un incontro formale con un rappresentante della compagnia telefonica Telecom Italia al fine di verificare le eventuali soluzioni tecniche che consentano di superare le attuali limitazioni;
alla suddetta richiesta, inoltrata il 7 novembre 2009 e tuttora in attesa di risposta, è stata anche allegata copia della raccolta di 137 firme, per evidenziare la partecipazione della popolazione a tale problematica;
Telecom Italia percepisce annualmente, grazie al solo canone telefonico mensile, circa 5 miliardi di euro annui, che dovrebbero essere utilizzati anche per mantenere ed ammodernare la rete telefonica, eppure, a tutt'oggi, circa il 15-20 per cento delle sue centrali non sono in condizioni di erogare i servizi Adsl a causa di apparecchiature limitanti;
i cittadini del comune di Cerete, corrispondendo mensilmente il canone all'azienda telefonica, pretendono di vedere garantiti i loro diritti di cittadini e di utenti, esigendo l'erogazione del servizio adeguato da parte della compagnia telefonica Telecom Italia -:
quali iniziative, per quanto di sua competenza, il Ministro intenda intraprendere, anche nei confronti della compagnia telefonica Telecom Italia, per garantire la tutela dei diritti a tutti gli utenti consumatori, fra cui anche gli abitanti delle frazioni del comune di Cerete, che hanno subito e continuano a subire disagi e danni nella propria vita personale e professionale a causa della

mancanza del collegamento veloce ad internet e dei disservizi imputabili secondo gli interroganti alla suddetta compagnia telefonica.
(4-05360)

GRIMOLDI, GOISIS e STUCCHI. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
il nostro Paese, per essere competitivo a livello internazionale, necessita di un superamento dei vincoli strutturali che frenano la penetrazione della larga banda attraverso un serio intervento infrastrutturale che permetta il potenziamento della rete e l'aumento del numero degli accessi alla rete;
il collegamento alla rete internet è importante per tutti i cittadini, ed è assolutamente indispensabile per alcuni che, per impossibilità fisiche e gravi problemi di salute, sono costretti a lavorare dal proprio domicilio, utilizzando strumenti informatici e telematici;
l'informatica ha un ruolo fondamentale anche per lo sviluppo e la crescita culturale degli studenti, così come sottolineato anche dall'intervento del Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, nell'audizione svolta presso la commissione cultura della Camera dei deputati sulle linee programmatiche del suo dicastero;
internet, la posta elettronica, la linea per gli accessi rapidi sulla rete e sugli accessi sono diventati per gli imprenditori e per le piccole e grandi aziende uno strumento indispensabile, senza il quale si rimane esclusi dalla competizione commerciale;
i benefici della riorganizzazione e della digitalizzazione della pubblica amministrazione, così come prevista dal programma di Governo, consistono anche nel miglioramento delle interrelazioni tra organismi ed utenti attraverso l'utilizzo di internet;
solo la parte della popolazione che usufruisce di una connessione Adsl può effettivamente godere dei suddetti benefici, e questo presuppone che, per non operare una discriminazione nei confronti di alcuni cittadini, si deve garantire il servizio Adsl a tutti gli utenti;
gli abitanti della frazione di Salutio e delle zone limitrofe, nel comune di Castel Facognano lamentano l'impossibilità di utilizzare il collegamento veloce ad internet, oltre all'impossibilità di utilizzare la linea telefonica mobile a causa dell'assenza di un ripetitore di segnale nell'area;
Telecom Italia, nonostante percepisca grazie al solo canone telefonico mensile circa 5 miliardi di euro annui per mantenere ed ammodernare la rete telefonica, ad oggi vede il 15-20 per cento delle sue centrali impossibilitate ad erogare i servizi Adsl a causa di apparecchiature limitanti;
in Italia, il 64 per cento della popolazione che vive nelle città oltre i 100.000 abitanti può usufruire di una connessione Adsl, mentre solo il 15 per cento degli abitanti dei comuni sotto i 10.000 abitanti può godere dello stesso diritto, a causa dei piani aziendali di copertura del servizio Adsl che privilegiano le aree del territorio italiano economicamente più redditizie e di minori complessità realizzative perpetrando, di fatto, la discriminazione nei confronti degli abitanti dei piccoli comuni;
i cittadini delle frazioni del comune di Castel Facognano, corrispondendo mensilmente il canone all'azienda telefonica, ritengono di non dover essere discriminati rispetto agli abitanti delle zone più popolose e ritengono pertanto che sia loro diritto ricevere il servizio adeguato e la tutela dei loro diritti -:
quali iniziative il Ministro, per quanto di sua competenza, intenda mettere in atto, anche presso la compagnia telefonica Telecom Italia, per tutelare i diritti degli utenti consumatori, fra cui anche gli abitanti delle frazioni del comune di Castel Facognano, che hanno subito e continuano a subire disagi nella propria vita personale e professionale a causa della mancanza del collegamento

veloce ad internet, anche in previsione del processo di riorganizzazione e digitalizzazione della pubblica amministrazione che il Governo ha avviato.
(4-05361)

DI PIETRO, PALADINI, CIMADORO e PORCINO. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
la Selfin S.p.A ha operato per quasi vent'anni prevalentemente nel Mezzogiorno sempre producendo utili, rappresentando un punto di riferimento di eccellenza per il sistema industriale, in particolare campano;
la Selfin S.p.A. ha avuto, sin dalla sua nascita, al suo interno professionalità altamente qualificate in prevalenza laureati in materie scientifiche e diplomati in materie tecniche;
la Selfin S.p.A. ha avuto clienti del settore pubblico e del settore privato di assoluta rilevanza tra i quali si segnalano Enel, Gruppo Fiat, Telecom, Numerose Asl, Presidenza della Repubblica, istituto superiore della sanità, ministeri e banche;
la Selfin S.p.A. si attestava costantemente su livelli di soddisfazione dei clienti in linea o addirittura superiori allo standard di mercato e per questo in Selfin S.p.A. venivano sviluppate rilevantissime soluzioni tecnologiche;
la Selfin S.p.A. veniva fatta oggetto da parte della proprietà, interamente IBM, di quella che appare agli interroganti una prima incomprensibile scelta consistita nella fusione con un'altra azienda di proprietà della IBM, denominata Industria per il Software;
tale decisione veniva motivata con la volontà di creare un polo di eccellenza nel Mezzogiorno d'Italia di proprietà della IBM e contestualmente venivano trasferiti centinaia di dipendenti Selfin S.p.A. di Roma ad una società gemella denominata Sistemi Informativi avente il medesimo consiglio di amministrazione e il medesimo amministratore delegato di Selfin S.p.A. dopo la fusione con Industria per il Software;
i sindacati contestavano fortemente la fusione illustrata e in breve tempo la IBM chiedeva ed otteneva l'applicazione dei contratti di solidarietà in Selfin S.p.A. e in maniera molto più ridotta in Sistemi Informativi allora avente oltre 2000 dipendenti;
Selfin S.p.A. non ha mai goduto di una autonomia industriale sia nel settore pubblico che nel settore privato tale da poter essere considerata a tutti gli effetti una filiale specializzata del gruppo IBM;
nel 2004 iniziano a rincorrersi voci di dismissione sia della Sistemi Informativi che della Selfin S.p.A. a seguito della richiesta della direzione generale della Corporation di aumentare gli utili di IBM Italia;
durante l'illustrazione dei dati di performance di IBM Italia tradizionalmente riferiti ogni trimestre, la Selfin S.p.A., così come la Sistemi informativi, risultavano tra le aree di minore perdita del gruppo IBM;
nel 2004 fu adottata un'incomprensibile e ancora ingiustificata decisione, ad avviso degli interroganti, di soddisfare le direttive della multinazionale dismettendo soltanto la parte del Mezzogiorno di IBM Italia per un'evidente ragione di equilibrio tutto interno alle linee manageriali di allora di IBM Italia;
in quell'anno era Ministro della innovazione tecnologica l'ingegner Lucio Stanca, ex presidente ed amministratore delegato di IBM Italia;
nei piani IBM era prevista la dismissione anche di Sistemi Informativi che ad oggi risulta ancora interamente di proprietà di IBM Italia;
in data 31 dicembre 2004 la multinazionale IBM, dopo aver usufruito di ingenti finanziamenti governativi per il Mezzogiorno, vendeva la società di sua proprietà al 100 per cento denominata

Selfin S.p.A. di Caserta - che con i suoi 350 dipendenti rappresentava il 50 per cento della forza lavoro IBM nel meridione - alla MET FIN S.a.s, un gruppo imprenditoriale del nord Italia;
le organizzazioni sindacali e la stessa regione Campania evidenziarono con forza all'allora Ministro delle attività produttive tutti i rischi per i livelli occupazionali e i destini industriali di un'azienda di eccellenza nel settore delle tecnologie avanzate in funzione dei problemi finanziari che già trasparivano nel gruppo MET FIN S.a.s.;
di fatto a pochi mesi dall'acquisizione da parte della MET FIN S.a.s si mettevano in essere gravissimi comportamenti da parte dell'azienda come il mancato pagamento di stipendi e contributi, fino alla dichiarazione di insolvenza presso il tribunale di Santa Maria Capua Vetere con richiesta nel luglio 2005 di accesso alla legge n. 270 del 1999 (Prodi-bis);
il 3 agosto 2005 si apriva la procedura di amministrazione straordinaria (legge n. 270 del 1999) con la quale si è giunti ad esperire due gare per l'assegnazione della Selfin S.p.A. ad una nuova proprietà individuata dall'organismo commissariale nel gruppo COMDATA;
la procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere procedeva nel luglio 2006 all'arresto per bancarotta fraudolenta del titolare della MET FIN S.a.s, presidente del Consiglio di amministrazione della Selfin S.p.A., e di due consiglieri di amministrazione di quest'ultima;
nel gennaio del 2007 a seguito del secondo bando di gara la Selfin S.p.A. con circa 130 dipendenti veniva acquisita dal gruppo COMDATA;
nei mesi di crisi più acuta, in conseguenza della vendita di Selfin S.p.A. a MET FIN S.a.s, a favore di Selfin S.p.A. fu siglato dai commissari un contratto di sostegno con la IBM dell'importo di circa 30 milioni di euro, della durata di almeno tre anni e che doveva garantire la completa occupazione;
in seguito alla acquisizione della Selfin S.p.A. da parte del gruppo COMDATA il contratto con IBM, divenuto a tutti gli effetti di proprietà di Comdata, passò da 30 a 50 milioni di euro per una durata quinquennale. Pur non sussistendo evidenti difficoltà, tale contratto ha impegnato un numero esiguo di risorse senza mai andare a regime nonostante avrebbe potuto rappresentare l'opportunità per la Selfin S.p.A. di rientrare su clienti storici di primaria importanza;
dal momento dell'acquisto di Selfin S.p.A. da parte di COMDATA, la situazione si è normalizzata almeno fino al mese di aprile 2008, durante il quale l'azienda ha dichiarato le prime difficoltà economiche. Nonostante dette difficoltà il gruppo COMDATA ha proseguito sulla via dell'espansione industriale sia in ambito BPO che in ambito ICT mediante varie acquisizioni;
al termine del periodo di vigilanza previsto dalla legge Prodi-bis, febbraio 2009, l'azienda richiede per l'intero anno l'applicazione della cassa integrazione ordinaria in varie riprese sul 35 per cento della forza lavoro complessiva della Selfin S.p.A. per un ammontare di migliaia di ore e con un costo a carico della collettività di circa 1.500.000 euro;
a metà ottobre 2009, durante l'ultimo tavolo al Ministero dello sviluppo economico, viene richiesto alla proprietà di fornire un convincente piano industriale per dare una definitiva prospettiva alla Selfin S.p.A. nell'ambito del gruppo COMDATA;
agli inizi di novembre 2009 l'assemblea dei soci della Selfin S.p.A. delibera la messa in liquidazione volontaria della azienda nominando quale amministratore unico e liquidatore il dottor Generoso Galluccio con successiva mancata erogazione delle spettanze del mese di ottobre e la richiesta di apertura della procedura di cassa integrazione straordinaria per tutti i 170 dipendenti;
sono evidenti, a parere degli interroganti, le gravissime responsabilità a danno

del Mezzogiorno, dei lavoratori della Selfin S.p.A. e delle loro famiglie e di una corretta logica di sviluppo industriale più volte violata, gravissime responsabilità di IBM prima e di COMDATA dopo;
sono state ingenti le risorse pubbliche ottenute da IBM in quegli anni;
è impressionante il numero di acquisizioni societarie operate da COMDATA negli ultimi due anni, che l'hanno vista decuplicare i fatturati e raggiungere i 6000 dipendenti;
si deve constatare, a giudizio degli interroganti, l'assoluta mancanza di interventi, negli anni, da parte del Ministero per lo sviluppo economico, mancanza che a tutt'oggi pone irrimediabilmente a rischio un'industria di eccellenza e centinaia di famiglie;
la persistenza negli anni di tavoli presso il Ministero delle attività produttive prima e del Ministero dello sviluppo economico poi, non hanno impedito il verificarsi di tutti i fatti sopra descritti;
ad oggi oltre che in Selfin S.p.A. c'è l'evidente possibilità che siano a rischio migliaia di posti di lavoro in società riconducibili al gruppo COMDATA S.p.A. -:
se il Ministro non ritenga di intraprendere iniziative urgenti:
a) nei confronti di COMDATA S.p.A. affinché garantisca l'immediato ritorno alla gestione ordinaria facendo fronte a tutti gli impegni assunti, ivi compreso il pagamento delle spettanze a tutti i lavoratori, fino alla identificazione di una nuova soluzione industriale in grado di tutelare tutti i dipendenti;
b) nei confronti di IBM affinché ponga immediatamente in essere ogni azione possibile, ivi compreso il riassorbimento di tutte le maestranze, garantendo direttamente o indirettamente il reinsediamento nel Mezzogiorno di una industria di eccellenza intorno alla quale far ripartire una sana logica di sviluppo industriale;
c) per scongiurare la chiusura della Selfin S.p.A. in liquidazione volontaria e garantire il futuro a tutti i lavoratori ed alle loro famiglie;
se il Ministro non ritenga di dovere convocare immediatamente tutte le parti per reimpostare il piano di uscita da questa difficilissima situazione di crisi.
(4-05366)

...

TURISMO

Interrogazione a risposta scritta:

REGUZZONI. - Al Ministro per il turismo. - Per sapere - premesso che:
tra i presepi sommersi che costellano i fondali del nostro Paese, da qualche anno si è aggiunto anche il presepe sommerso del Lago Maggiore, realizzato dal gruppo «Centro subacqueo Atlantis», in collaborazione con il Comune di Busto Arsizio, i Comuni di Caronno Pertusella (Varese), il Comune di Castelvellana (Varese), l'A.R.C. Triathlon di Busto Arsizio (Varese), il Cral di Malpensa;
iniziative similari sono molto utili per l'immagine e la promozione del nostro Paese, sia per la curiosità dell'iniziativa, sia per l'interesse suscitato nei media stranieri (nel caso sopra citato in quelli Elvetici), sia per il richiamo verso gli appassionati di immersioni subacque-:
quali siano le iniziative - simili a quella descritta in premessa - sul territorio nazionale;
se e quali iniziative il Ministero abbia attivato o intenda adottare a supporto di tali iniziative;
se esista normativamente la possibilità di rendere tali realizzazioni permanenti durante l'anno ovvero se sia necessario un intervento normativo, quale e se il Ministro intenda assumere iniziative al riguardo.
(4-05343)

Apposizione di firme a mozioni.

La mozione Casini e altri n. 1-00287, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 19 novembre 2009, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Mantini.

La mozione Cota e altri n. 1-00293, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 9 dicembre 2009, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Giancarlo Giorgetti.

Apposizione di firme ad una risoluzione.

La risoluzione in Commissione Nizzi e Pili n. 7-00226, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 17 novembre 2009, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Meta, Velo, Lovelli, Ginefra.

Apposizione di una firma ad una interrogazione.

La interrogazione a risposta scritta Giachetti n. 4-05231, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 1o dicembre 2009, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Marco Carra.

Trasformazione di documenti del sindacato ispettivo.

I seguenti documenti sono stati così trasformati su richiesta dei presentatori:
interrogazione a risposta in Commissione Miotto e altri n. 5-01387 del 6 maggio 2009 in interrogazione a risposta scritta n. 4-05338;
interrogazione a risposta in Commissione Scarpetti n. 5-01463 del 26 maggio 2009 in interrogazione a risposta scritta n. 4-05337;
interrogazione a risposta orale Barbareschi n. 3-00713 del 15 ottobre 2009 in interrogazione a risposta in Commissione n. 5-02208.