XVI LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di mercoledì 9 dicembre 2009

TESTO AGGIORNATO AL 10 DICEMBRE 2009

ATTI DI INDIRIZZO

Mozioni:

La Camera,
premesso che:
in data 8 aprile 2008 veniva stipulato un accordo tra FIAT, Governo e organizzazioni sindacali avente ad oggetto il futuro dello stabilimento automobilistico di Termini Imerese (Palermo). Secondo tale accordo la FIAT assicurava il mantenimento presso lo stabilimento della produzione di autovetture, 250 nuove assunzioni e 550 milioni di investimento per la produzione di un nuovo modello «Lancia Y»;
nonostante quanto pattuito, già a partire dall'autunno del 2008, a seguito del sopravvenire della crisi economica, la FIAT, come già presso altri stabilimenti, faceva ricorso alla cassa integrazione guadagni (a 750 euro mensili) per la quasi totalità dei dipendenti di Termini Imerese. Tale provvedimento si protraeva per un periodo complessivo di circa 5 mesi fino a giugno 2009;
nel giugno 2009, il Governo esprimeva pubblicamente la necessità di mantenere i cinque stabilimenti FIAT presenti in Italia. Tuttavia, secondo notizie riportate dagli organi di stampa, l'amministratore delegato della FIAT, dottor Sergio Marchionne, impegnato nella trattativa per l'acquisizione della casa automobilistica tedesca Opel, presentava al governo tedesco un piano di riassetto complessivo del gruppo torinese che prevedeva, tra l'altro, la possibile chiusura degli stabilimenti di Pomigliano d'Arco (Napoli), Termini Imerese (Palermo). Lo stesso amministratore delegato, in occasione di un incontro con Governo e organizzazioni sindacali in data 16 giugno 2009, pur non confermando la notizia circa il progetto di chiusura dello stabilimento di Termini Imerese annunciava che lo stesso stabilimento avrebbe cessato la produzione di automobili alla fine del 2011 per essere poi riconvertito ad altra produzione di cui tuttavia non veniva specificata la tipologia;
in data 15 novembre 2009 si apprende da notizie di stampa che la FIAT avrebbe intenzione non già di riconvertire verso nuovi modelli di auto ma di chiudere lo stabilimento di Termini Imerese in quanto considerato dalla stessa FIAT eccessivamente oneroso per quanto concerne i costi di produzione, privo di indotto e collocato in un territorio dotato di infrastrutture non adeguate;
in data 25 novembre 2009 il Ministro dello sviluppo economico esprimeva parere fortemente negativo circa la possibilità della chiusura dello stabilimento automobilistico di Termini Imerese;
in data 1o dicembre 2009 si apprende da notizie di stampa che nell'incontro avvenuto tra lo stesso Ministro e l'amministratore delegato di FIAT, la stessa FIAT avrebbe confermato la cessazione della produzione di autovetture presso lo stabilimento di Termini Imerese a partire dal 2012 e la riconversione dello stabilimento ancora una volta tuttavia non specificando a quale tipo di attività. Inoltre, nonostante tutto ciò e nonostante la citata precedente presa di posizione da parte del Ministro, il Governo avrebbe ugualmente deciso la concessione di ulteriori misure di sostegno, seppure in misura ridotta, a favore del settore automobilistico;
a tutt'oggi la FIAT non ha ancora presentato al Governo italiano ed alle organizzazioni sindacali il proprio piano industriale;
nonostante l'asserita crisi, la FIAT ha intrapreso dal 2008 ad oggi un'ampia politica di acquisizioni, soprattutto all'estero ma anche in Italia. Nel gennaio 2009 FIAT acquista il 35 per cento della casa automobilistica statunitense Chrysler mentre non ha esito positivo la già citata trattativa per Opel. In Italia invece, in data 17 novembre 2009, viene firmato l'accordo definitivo per l'acquisto della Bertone di

Grugliasco (Torino). In particolare, secondo tale accordo, presso la Bertone sarà messo in produzione un numero autoveicoli pari a quello già oggi prodotto dallo stabilimento di Termini Imerese;
non vi sono notizie certe circa l'annunciata «riconversione» dello stabilimento di Termini Imerese soprattutto per quanto concerne le produzioni che dovrebbero andare a sostituire l'attuale produzione di autovetture;
l'eventuale chiusura dello stabilimento di Termini Imerese avrebbe pesanti e gravissime ricadute sull'occupazione, non solo nell'ambito del comprensorio cittadino ma anche in tutto il territorio delle Madonie;
l'incertezza delle notizie circa la sorte dello stabilimento sta provocando gravi preoccupazioni in tutto il tessuto sociale e grande apprensione nelle famiglie, dal momento che non è dato conoscere soluzioni che in prospettiva possono garantire futuro dei lavoratori,

impegna il Governo:

ad assumere una posizione chiara, netta ed univoca riguardo alla necessità di salvaguardare i siti produttivi presenti sul territorio nazionale;
ad assumere, in particolare per quanto riguarda lo stabilimento di Termini Imerese, iniziative a tutela dei livelli occupazionali al fine di salvaguardare migliaia di posti di lavoro e una realtà economica importante la cui scomparsa, in un momento di grave crisi quale quello in corso, avrebbe pesanti ripercussioni sul piano sociale;
ad assumere iniziative per garantire il mantenimento presso lo stabilimento di Termini Imerese della produzione di autovetture;
a porre in essere interventi concreti al fine di assicurare la realizzazione nel territorio delle Madonie di una rete infrastrutturale adeguata a favorirne lo sviluppo economico anche per quanto riguarda l'indotto dell'industria automobilistica;
ad assumere concrete e rapide iniziative normative volte a vincolare i finanziamenti pubblici stanziati in favore delle imprese alla presentazione e realizzazione di piani per lo sviluppo del territorio e la salvaguardia dei siti produttivi e dei livelli di occupazione.
(1-00292)
«Leoluca Orlando, Donadi, Messina, Scilipoti, Paladini, Porcino».

La Camera,
premesso che:
nel corso di questo primo periodo dell'azione del Governo, con i decreti ministeriali 53, 86 e 87 del 2009, è stata completata la disciplina regolamentare della formazione e dell'esercizio della professione dei restauratori di beni culturali ed è stata avviata l'attuazione, a livello amministrativo, del programma delineato dagli articoli 182 e 29 del Codice dei beni culturali e del paesaggio di cui al decreto legislativo n. 42 del 2004;
in particolare, l'attuazione dell'articolo 182, che disciplina la fase transitoria, dopo un lungo periodo di sostanziale mancanza di regole certe permetterà di dare una risposta all'esigenza di individuare i soggetti i quali, oggi, sono in possesso della qualifica professionale di restauratore di beni culturali - e sono quindi in grado di eseguire, con autonoma responsabilità decisionale, gli interventi di manutenzione e restauro di beni culturali mobili e superfici decorate di beni architettonici, oggetto della riserva professionale sancita dall'articolo 29, comma 6 - nonché i soggetti i quali sono in possesso della qualifica di collaboratore restauratore, e possono quindi eseguire le attività conservative sotto la guida e la responsabilità del restauratore;
il riconoscimento delle qualifiche professionali ai singoli operatori permetterà

anche di riformare, in attuazione dell'articolo 201 del Codice dei contratti pubblici di cui al decreto legislativo n. 163 del 2006, il sistema di qualificazione delle imprese esecutrici per le categorie OS2 A e B, superando l'attuale situazione di disordine, che, nell'incertezza della vigenza e della portata applicativa del decreto ministeriale n. 294 del 2000, ha visto in anni recenti proliferare le attestazioni senza un'adeguata verifica del possesso dei requisiti di idoneità tecnica ed organizzativa, rischiando di vanificare l'importanza strategica e le peculiarità di funzionamento del settore, pure generalmente riconosciute e sancite anche dalle disposizioni di cui agli articoli 197-205 del Codice dei contratti pubblici;
in definitiva, anche mediante tali adempimenti il Ministero per i beni e le attività culturali sta cercando di dare nuova linfa al primato che l'Italia ha sempre vantato nella elaborazione delle metodologie e nella pratica del restauro dei beni culturali, e nell'alta formazione dei restauratori, ormai da più parti messo in discussione a causa delle limitate risorse destinabili al settore e della difficoltà di dar vita a strutture di dimensione e capacità operativa adeguate ai compiti imposti dalle esigenze conservative di un patrimonio culturale vastissimo e diversificato, tali da richiedere sempre più la partecipazione integrata di una pluralità di soggetti pubblici e privati ed alti livelli di qualità professionale;
l'attuazione dell'articolo 182, peraltro, ha comportato e comporterà la soluzione di numerose difficoltà applicative, con la circolare n. 35 del 2009 ed i successivi addendum di cui alle circolari nn. 36 del 2009 e 39 del 2009, il Ministero ha affrontato gran parte delle questioni applicative, in particolare prevedendo numerose aperture interpretative che vengono incontro agli operatori al fine di consentire loro la dimostrazione dell'attività svolta, ovviando alla mancanza o alla irreperibilità concreta di documentazione direttamente significativa;
tuttavia, nonostante l'impegno del Ministero, allorché la procedura di qualificazione giungerà a compimento saranno ormai trascorsi diversi anni dall'emanazione delle disposizioni legislative succitate; per questo motivo, in particolare, dall'applicazione della disciplina transitoria resteranno esclusi non pochi soggetti, i quali, pur attivi nel settore, alle date previste dall'articolo 182 non avevano ancora completato il corso di studi e/o maturato l'attività lavorativa richiesti per il conseguimento delle qualifiche professionali;
in particolare, anche per evitare una soluzione di continuità generazionale suscettibile di determinare conseguenze negative sul mercato del lavoro, occorre tener conto degli operatori più giovani, i quali, oltre a non poter conseguire in via transitoria la qualifica di restauratore, ed in alcuni casi nemmeno quella di collaboratore restauratore, potrebbero incontrare difficoltà nell'accedere ai nuovi corsi di formazione che in futuro verranno organizzati, per i restauratori sulla base dei decreti ministeriali n. 86 del 2009 e n. 87 del 2009, e per le altre figure professionali sulla base della disciplina da adottare in attuazione dell'articolo 29, comma 10, del citato Codice;
inoltre, per evitare di penalizzare gli operatori in grado di partecipare alla prova di idoneità prevista dall'articolo 182, comma 1-bis, occorre che le modalità organizzative di detta prova, da determinarsi in applicazione del decreto ministeriale n. 53 del 2009, siano rivolte a verificare le conoscenze e capacità acquisite sul campo, e non a selezionare sulla base di criteri nozionistici, evitando altresì che vengano individuate per le prove tematiche troppo specifiche e proprie soltanto di alcuni dei settori (ambiti di competenza) elencati nell'allegato A del decreto ministeriale n. 53 del 2009),

impegna il Governo:

ad adottare tutte le ulteriori iniziative organizzative e soluzioni interpretative

volte a rendere la procedura di selezione pubblica di cui al bando pubblicato nella Gazzetta Ufficiale del 29 settembre 2009, ed in particolare la prova di idoneità di cui all'articolo 4 di detto bando, effettivamente aderenti alle finalità di valutazione delle conoscenze e capacità professionali e di qualificazione che costituiscono la ratio della disciplina transitoria di cui all'articolo 182 del Codice dei beni culturali e del paesaggio;
a favorire, anche mediante iniziative dirette degli istituti centrali dello Stato operanti del settore, sinergia con le università, le accademie di belle arti, le regioni, gli enti locali, le fondazioni culturali, ed ogni altro soggetto pubblico e privato interessato, un'offerta formativa per restauratori di beni culturali, ampia ed articolata sul territorio nazionale, nel rispetto dei criteri e livelli stabiliti dal decreto ministeriale n. 87 del 2009 ed in coerenza con le opportunità di lavoro del settore;
ad insediare quanto prima la commissione interministeriale prevista dall'articolo 5 di detto decreto ministeriale n. 87 del 2009, al fine di accreditare sollecitamente le istituzioni formative non statali che ne facciano richiesta ed i relativi corsi per restauratori di beni culturali;
ad istituire quanto prima la specifica classe di laurea per restauratori di beni culturali, secondo quanto previsto dall'articolo 29, comma 9, del Codice dei beni culturali e del paesaggio;
ad assumere le iniziative, di carattere normativo e amministrativo, volte a prevedere la possibilità di riconoscere, quali crediti formativi nei predetti corsi, la formazione sostenuta presso le scuole di restauro e l'attività di restauro svolta dagli interessati;
a proporre quanto prima, nell'ambito della Conferenza Stato-Regioni, i criteri e livelli di qualità per la formazione delle figure professionali dei collaboratori restauratori e delle altre figure ausiliari a quella del restauratore di beni culturali, di cui all'articolo 29, comma 10, del predetto Codice, onde consentire alle regioni di disciplinare ed organizzare la relativa offerta formativa;
ad assumere le iniziative di carattere normativo e amministrativo volte a consentire l'accesso agevolato ai predetti corsi da parte di coloro i quali, pur avendo frequentato una scuola di restauro ed avviato una significativa attività nel settore del restauro, non abbiano maturato per intero i requisiti previsti dall'articolo 182 ai fini del conseguimento della qualifica di collaboratore restauratore di beni culturali, e necessitino quindi di una formazione integrativa.
(1-00293)
«Cota, Goisis, Rivolta, Lanzarin, Maccanti, Grimoldi, Dal Lago, Luciano Dussin, Reguzzoni, Alessandri, Gibelli, Allasia, Bitonci, Bonino, Bragantini, Brigandì, Buonanno, Callegari, Caparini, Chiappori, Comaroli, Consiglio, Crosio, D'Amico, Desiderati, Dozzo, Guido Dussin, Fava, Fedriga, Fogliato, Follegot, Forcolin, Fugatti, Gidoni, Lussana, Laura Molteni, Nicola Molteni, Montagnoli, Munerato, Negro, Paolini, Pastore, Pini, Pirovano, Polledri, Rainieri, Rondini, Simonetti, Stucchi, Togni, Torazzi, Vanalli, Volpi, Giancarlo Giorgetti».

Risoluzione in Commissione:

La III Commissione,
premesso che:
il 21 luglio 2009 la III Commissione ha approvato all'unanimità la risoluzione con la quale il Governo si impegnava a riconsiderare le modalità di razionalizzazione degli uffici consolari all'estero, promuovendo un'accelerazione del processo di revisione e ammodernamento delle procedure amministrative, nonché l'informatizzazione destinata al funzionamento del

«consolato digitale», ed a «verificare le modalità transnazionali di accesso alle strutture consolari da parte dei nostri cittadini, per evitare loro di dover percorrere centinaia di chilometri (...) nonché ad avviare una consultazione volta al recepimento dell'indirizzo da parte delle competenti Commissioni parlamentari e un coinvolgimento degli organismi di rappresentanza delle nostre comunità all'estero sul dimensionamento futuro della rete diplomatico-consolare italiana nel mondo»;
pur apprezzando il ricorso all'elemento tecnologico nell'ambito dei servizi consolari, che va considerato come un rilevante valore aggiunto per il cittadino, l'analisi della efficienza e della fattibilità del cosiddetto «consolato digitale», presentato dal Governo ai parlamentari eletti all'estero ed ai membri delle Commissioni affari esteri di Camera e Senato il 26 ottobre 2009 a Bruxelles, e ritenuto dal Governo stesso uno strumento idoneo a soddisfare le esigenze dei cittadini i cui consolati di riferimento saranno chiusi, dovrà essere effettuata sul medio-lungo periodo attraverso un monitoraggio strutturato che coinvolga attivamente i referenti istituzionali;
numerose manifestazioni di protesta e di raccolta di firme contro la chiusura delle sedi consolari, così come definite nella manovra di razionalizzazione, sono state intraprese dai connazionali residenti nei territori interessati,

impegna il Governo:

a monitorare e sostenere, con il coinvolgimento secondo le modalità più opportune, dei soggetti istituzionali interessati ivi compresi i parlamentari eletti nelle ripartizioni estere, lo sviluppo e l'implementazione dei servizi consolari a distanza, che dovrebbero sopperire alle strutture materiali nell'erogazione di determinati servizi agli italiani all'estero, ed a riflettere, analizzare e scambiare proposte, in un quadro di cooperazione e confronto con i citati soggetti istituzionali, con riferimento alla ristrutturazione della rete estera del ministero e ai servizi e alle politiche a tutela delle comunità italiane oltre confine.
(7-00236)
«Picchi, Di Biagio, Angeli, Berardi».

TESTO AGGIORNATO AL 13 GENNAIO 2010

...

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA
DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazione a risposta orale:

BOCCIA. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
ai sensi degli articoli 322-bis e 324 del codice di procedura penale, avverso i provvedimenti impositivi di misure cautelare reali è consentito, ai soggetti all'uopo indicati, proporre impugnazione su cui è competente a decidere «...in composizione collegiale, il tribunale del capoluogo della provincia nella quale ha sede l'ufficio che ha emesso il provvedimento...»;
a seguito dell'istituzione della Provincia Barletta-Andria-Trani il Tribunale del Riesame di Bari si è dichiarato incompetente funzionalmente in ordine alle istanze di riesame proposte avverso provvedimenti relativi a sequestri di cose e/o beni inerenti fatti-reato commessi nel circondario del tribunale di Trani, cui ha trasmesso per competenza gli atti;
il Presidente del Tribunale di Trani, preso atto di ciò, ha prontamente provveduto ad istituire un'apposita Sezione del riesame, individuando i Giudici chiamati a comporla, al fine di decidere sulle istanze rimesse dall'omologa Sezione del Tribunale di Bari, pur evidenziando l'assoluta necessità di nuovi spazi e, soprattutto, di nuovo personale per poter far fronte a questa nuova esigenza;

la notizia ha ricevuto la ovvia eco anche sulla stampa, come confermato da un articolo apparso sul Corriere del Mezzogiorno del 20 novembre 2009 nel quale si parla espressamente della richiesta avanzata dal Presidente del tribunale di Trani al competente Ministero di «rinforzi», nella misura di almeno due impiegati e due giudici, che si possano occupare «... di questa specifica sezione, dal momento che la pianta organica attuale è inadeguata al nuovo carico di lavoro» -:
quali interventi di competenza si intendono porre in essere per rispondere alle esigenze di potenziamento dell'organico prospettate dal Presidente del Tribunale di Trani e, in ogni caso, quali iniziative di potenziamento, si intendano assumere per assicurare, di conseguenza, la rapida definizione delle procedure di impugnazione avverso i provvedimenti di sequestro per le quali sia funzionalmente competente il tribunale del riesame di Trani.
(3-00806)

Interrogazione a risposta in Commissione:

BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno, al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
ventisette parlamentari hanno visitato nei giorni 6, 7 e 8 dicembre 2009 tutti i Centri per immigrati (CIE) che insistono sul territorio nazionale;
in previsione di queste visite ispettive è stato predisposto un questionario diviso in due parti: la prima parte da compilare ad opera dei responsabili del centro e la seconda parte - di valutazione delle condizioni di trattamento riservate agli ospiti - riservata ai parlamentari;
in queste ore stanno pervenendo i primi questionari compilati dai responsabili dei centri e, in particolare, è giunto agli organizzatori della delegazione radicale, quello riguardante il Centro di identificazione e di espulsione di Ponte Galeria a Roma gestito dalla prefettura di Roma;
ad avviso degli interroganti, i dati sono particolarmente allarmanti per i seguenti motivi: nel CIE di Ponte Galeria il giorno 4 dicembre 2009 risultano presenti 300 ospiti, 112 uomini e 188 donne; 20 provengono dal carcere e ben 229 perché sono stati trovati privi del permesso di soggiorno; dei 300 immigrati, 200 risultano essere tossicodipendenti, 80 dei quali in trattamento metadonico; inoltre 10 immigrati sono sieropositivi, 4 sono tubercolotici e 30 affetti da altre patologie infettive;
per i 300 immigrati provenienti dal Marocco (29), Tunisia (47), Nigeria (81), stati centrafricani (45), Stati dell'est europeo non comunitari (17), stati europei comunitari (12), Serbia (20), Bosnia (15), Senegal (2), Algeria (8), Albania (1), Iraq (1), Etiopia (1), Egitto (1), è in servizio un solo mediatore linguistico/culturale, una sola assistente sociale, un solo psicologo, nessun avvocato;
nel 2008 sono stati effettuati 1.229 rimpatri, mentre 803 ospiti sono stati rilasciati sul territorio italiano per scadenza dei termini di trattenimento;
nel 2009 (al 4 dicembre) sono stati effettuati 1.440 rimpatri, mentre 527 ospiti sono stati rilasciati sul territorio italiano per scadenza dei termini di trattenimento;
nel 2009 nel CIE di Ponte Galeria si sono verificati un suicidio e un decesso; si sono inoltre registrati 10 episodi di autolesionismo -:
se all'interno del CIE di Ponte Galeria siano garantiti i diritti fondamentali della persona;
se all'interno del Centro vi sia la presenza di richiedenti asilo e, in caso affermativo, se non si ritenga utile spostare gli stessi presso strutture più idonee;
se i 20 immigrati provenienti dal carcere siano ancora da identificare e, in caso affermativo, per quali motivi non si sia provveduto alla loro identificazione

durante la permanenza in carcere, come previsto da un'apposita circolare ministeriale;
quali misure siano state adottate per la cura e l'assistenza sanitaria e psicologica dei 200 immigrati tossicodipendenti presenti e, in particolare, delle dieci persone sieropositive;
quali misure igienico-sanitarie siano state adottate per i 34 immigrati portatori di malattie infettive, anche al fine di prevenire l'eventuale diffusione dei focolai infettivi all'interno del centro; in particolare se si siano verificati nel corso degli ultimi due anni rimpatri di immigrati affetti da tubercolosi senza che sia stato ultimato il protocollo terapeutico previsto per questa patologia;
se il Governo intenda provvedere all'immediato adeguamento dell'organico dei mediatori culturali, degli psicologi, degli assistenti sociali e se non ritenga di dover prevedere per le persone trattenute nel CIE anche un servizio di consulenza e orientamento legale;
se all'interno del centro sia disponibile un defibrillatore cardiaco per i casi di emergenza;
quali siano le ragioni che non rendono possibile il trasferimento della sede di Ponte Galeria in una nuova struttura più idonea e vivibile.
(5-02206)

Interrogazioni a risposta scritta:

VANNUCCI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
il Dipartimento per lo sviluppo e la competitività del turismo ha avviato come ogni anno le procedure per l'assegnazione dei contributi ai sensi della legge 702/55;
per l'anno 2009 non sono state ancora comunicate ai richiedenti le risultanze della istruttoria malgrado ci troviamo ormai al quinto mese dell'anno;
le finalità della legge prevedono contributi per eventi turistici di alto profilo che si svolgano nel corso dell'anno in grado di richiamare notevoli presenze turistiche;
molti eventi si sono realizzati nei primi mesi dell'anno e gli organizzatori non conoscono l'esito della loro richiesta;
molti altri eventi sono in via di organizzazione e senza conoscere l'impegno del Governo la programmazione potrebbe risentirne -:
quali siano le intenzioni del Governo circa i tempi e i modi di erogazione dei contributi previsti dalla legge 702/55 al fine di sostenere l'attrazione turistica del Paese.
(4-05269)

FARINA COSCIONI, MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
il quotidiano Il Mattino, nella sua edizione del 28 novembre 2009 ha pubblicato un allarmato articolo intitolato «Scuola a rischio amianto. Pulite quella discarica», della giornalista Melina Chiapparino;
nel citato articolo si sostiene che a pochi passi dalla scuola elementare «Paisiello» a Montecalvario vi sarebbe quella che viene definita «una vera e propria discarica abusiva a cielo aperto (...) un allarme igienico sanitario che, quotidianamente, minaccia la salute di centinaia di bimbi, tra cui i piccolissimi delle classi materne»;
da tempo, la direttrice dell'Istituto, dottoressa Aurora Suraci, ha richiesto la delocalizzazione dei sei contenitori per rifiuti collocati al fianco dell'unica via d'accesso all'edificio scolastico, e questo perché, come spiegano le insegnanti della scuola «puntualmente, durante l'arco

della mattinata i cassonetti vengono riempiti di rifiuti ingombranti, lastre di amianto, come accertato dai tecnici dell'Asia, e altro materiale che probabilmente viene depositato in seguito a lavori domestici abusivi, creando montagne di rifiuti tossici sotto le finestre delle classi e di fianco al viale, unica via d'accesso alla scuola da quando la piazza è stata cantierizzata per i lavori della Metronapoli»;
all'appello dei vertici scolastici si associano le mamme che segnalano anche «lo sversamento di rifiuti organici e di carbonella da parte di alcuni ristoratori della zona, che spesso costringono gli operai del cantiere a innaffiare i cassonetti con le pompe per impedire che la carbonella ardente possa incendiare i cassonetti» -:
quali iniziative di competenza si intendano promuovere e adottare in ordine a tale sconcertante situazione a tutela della salute delle persone che frequentano la scuola «Paisiello», e a salvaguardia dell'ambiente circostante.
(4-05275)

MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della difesa, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
un comunicato di agenzia stampa del 13 novembre scorso (ANSA delle ore 10.07) dal titolo «Mafia: delegato Cocer, 120 CC volontari scorteranno "ultimo"» diramava la notizia secondo cui «... 120 carabinieri del Nucleo scorte di Palermo hanno deciso che accompagneranno a turno l'ufficiale dell'Arma quando dovrà intervenire nei processi contro Cosa nostra. Ne da notizia il delegato nazionale del Cocer, Alessandro Rumore. De Caprio il 15 gennaio 1993, quando era a capo della Crimor (la sezione speciale dei Ros) arrestò Totò Riina. La tutela verrà esercitata in forma volontaria e con auto private, quando i carabinieri saranno liberi dal servizio. «La lodevole iniziativa - spiega Rumore - è un chiaro segnale lanciato alla mafia: il Capitano Ultimo, che oggi è un colonnello, non sarà mai lasciato solo quando andrà nei processi contro Cosa nostra». «Questi sono gesti - conclude il delegato del Cocer - che uniscono, in un momento particolare per l'Arma»;
lo stesso giorno il Telegiornale di Rai 2, nel corso dell'edizione delle ore 13.00, ha mandato in onda un servizio dal titolo «Carabinieri in difesa di "Ultimo" senza più scorta» nel corso del quale l'intervistato, il delegato del Cocer dei Carabinieri Alessandro Rumore ha affermato che «Era evidente che il capitano Ultimo sembrava quasi isolato, da solo, senza scorta ... era un chiaro segno alla mafia ma noi siamo disposti a mettere a disposizione le auto nostre, proprie, liberi dal servizio senza intaccare il reparto della sezione scorta prenderlo all'aeroporto ed accompagnarlo nei vari tribunali o alberghi dove lui dovrà risiedere»;
l'articolo 16 della legge 1o aprile 1981, n. 121 stabilisce che «Ai fini della tutela dell'ordine e della sicurezza pubblica, oltre alla polizia di Stato sono forze di polizia, fermi restando i rispettivi ordinamenti e dipendenze: a) l'Arma dei carabinieri, quale forza armata in servizio permanente di pubblica sicurezza; ...»;
l'articolo 66, comma 6, della citata legge recita che «Gli appartenenti ai ruoli della Polizia di Stato, dell'Amministrazione civile dell'interno nonché delle altre forze di polizia e delle altre amministrazioni dello Stato sono tenuti all'osservanza delle disposizioni loro impartite in ragione della funzione da essi esercitata nell'ambito della organizzazione centrale e periferica dell'Amministrazione della pubblica sicurezza»;
gli appartenenti all'Arma dei carabinieri sono comunque tenuti, anche fuori dal servizio, ad osservare i doveri inerenti alla loro funzione ed allo status giuridico, avendo, comunque, la disponibilità e la facoltà dell'uso dell'arma in dotazione nei casi previsti dalla legge;

a parere dell'interrogante la decisione assunta dai 120 carabinieri che, secondo quanto riferito agli organi di informazione dal delegato Cocer, Alessandro Rumore, «...hanno deciso che accompagneranno a turno l'ufficiale dell'Arma quando dovrà intervenire nei processi contro Cosa nostra» e le dichiarazioni dello stesso Rumore rese al TG2 vanno ben oltre le funzioni e le attribuzioni che ad essi la legge e il Codice attribuiscono. In tale modo i citati militari, previo accordo tra loro, hanno manifestato la volontà di sostituirsi allo Stato nella tutela del colonnello De Caprio -:
se il Presidente del Consiglio e i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti in premessa;
se non ritengano doveroso avviare, ciascuno secondo le proprie competenze, immediati accertamenti volti a chiarire gli eventuali aspetti e le singole responsabilità;
quali immediate azioni intendano assumere per restituire allo Stato le funzioni che gli sono proprie.
(4-05277)

BERNARDINI, GIACHETTI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
la mattina di giovedì 22 ottobre il signor Vasco Carraro, 62 enne, di Padova, si è rivolto al posto di polizia ferroviaria della stazione di Genova-Brignole chiedendo soccorso medico a causa della propria condizione fisica debilitata e di un dolore al ginocchio destro talmente acuto da impedirgli ogni articolazione;
agli agenti che gli chiedevano di declinare le proprie generalità, il signor Carraro rispondeva di non essere intenzionato a farlo, atteso che allo stesso non era stata contestata alcuna infrazione o violazione di legge;
condotto al Pronto Soccorso dell'ospedale Galliera di Genova, al paziente veniva nuovamente richiesto di fornire le proprie generalità, richiesta alla quale seguiva un secondo rifiuto; dopodiché il signor Carraro veniva sottoposto a visita medica generica, al prelievo del sangue, ad accertamenti della glicemia, della pressione e della temperatura, ad una radiografia al ginocchio, all'elettrocardiogramma, ad una visita psichiatrica ed alla TAC cerebrale;
effettuati gli esami di rito, veniva consigliato al signor Carraro il ricovero presso il reparto di medicina generale in modo da sottoporsi ad un'intensiva fase di idratazione a base di soluzione fisiologica;
preoccupato dal fatto che durante la visita psichiatrica il medico non aveva nascosto l'intenzione di provvedere al ricovero del paziente presso una struttura psichiatrica, almeno fino alla definizione completa delle sue generalità anagrafiche, il signor Carraro prospettava al responsabile del pronto soccorso la possibilità di provvedere in proprio, all'esterno della struttura, alla esecuzione della terapia consigliata, e di non essere quindi intenzionato a sottoporsi ad alcun periodo di degenza ospedaliera;
il paziente accondiscese alle richieste del personale medico-sanitario solo dopo aver ricevuto insistite e reiterate rassicurazioni circa il fatto che il ricovero sarebbe avvenuto esclusivamente presso il reparto di medicina, generale e solo per qualche giorno. Però; contrariamente a quanto prospettatogli, il signor Carraro venne immediatamente condotto nel reparto S.P.D.C. Psichiatria (letto n. 1) dell'ospedale Galliera di Genova, quindi, rinchiuso in una «cella» con porta blindata e sbarre alle finestre, all'interno della quale venne trattenuto contro la sua volontà ed in assenza di valida autorizzazione da parte del Sindaco e/o del giudice tutelare per tutti i 5 giorni a seguire (dal 22 ottobre al 26 ottobre compresi);
nel corso del ricovero coatto presso il reparto di Psichiatria dell'ospedale Galliera

di Genova, il signor Carraro continuava ad opporre un netto rifiuto alla richiesta dei personale medico di fornire le proprie generalità ed inoltre: a) faceva più volte presente al medico responsabile che quanto gli veniva fatto era contrario alla sua volontà e che pertanto avrebbero dovuto immediatamente «dimetterlo» consentendogli di uscire dalla struttura ospedaliera; b) chiedeva di essere messo in contatto con personale della Polizia Giudiziaria o dei Carabinieri anche al fine di presentare loro una formale denuncia nei confronti della direzione sanitaria dell'ospedale genovese; c) si rifiutava di assumere qualunque tipo di alimentazione (non l'idratazione) opponendosi fermamente a che venisse attivato nei suoi confronti un regime di alimentazione forzata; d) assumeva regolarmente i farmaci che gli venivano somministrati previa richiesta di informazione sul meccanismo d'azione degli stessi (richieste alle quali gli veniva sempre detto che trattavasi di «sostenitori dell'umore»);
in particolare, nel pomeriggio di lunedì 26 ottobre, nel corso di un colloquio avuto con il responsabile dei reparto di psichiatria, il signor Vasco Carraro - dopo aver inutilmente rinnovato la richiesta di incontrare personale della polizia giudiziaria o dei carabinieri al fine di denunciare il trattamento al quale era sottoposto - chiedeva di prendere visione della propria cartella clinica la quale, giova ribadire, pur segnalando «disturbi psichici», non conteneva alcuna relazione e/o richiesta, sottoscritta da due medici, di sottoporre il paziente a trattamento sanitario obbligatorio; né alcun tipo di autorizzazione in tal senso firmata dal Sindaco di Genova;
solo la mattina del 28 ottobre al signor Vasco Carraro venne consentito di incontrare un agente di polizia che prestava servizio all'interno dell'ospedale, al quale il paziente consegnò subito un esposto-denuncia indirizzato al procuratore generale della Repubblica di Genova contro i medici responsabili del suo ricovero ospedaliero coatto; giova sottolineare che nella predetta circostanza l'agente di polizia non rilasciò al denunciante alcun tipo di documentazione e/o verbale contenente le coordinate (tempo e luogo) dell'avvenuta ricezione della denuncia;
dopo aver incontrato il rappresentante delle forze dell'ordine, il signor Carraro non si oppose al suo trasferimento presso l'ospedale di Padova; trasferimento che in effetti fu eseguito nella stessa giornata del 28 ottobre con due infermieri a bordo di una autoambulanza condotta da due autisti. Il viaggio da Genova a Padova avvenne in assenza dei rappresentanti della polizia municipale o delle forze dell'ordine, nonostante il decreto, della Giunta Regionale del Veneto n. 847 del 2009, al comma 3 del paragrafo 7 preveda, per ovvi motivi di cautela, che «nella fase del trasporto del malato al presidio sanitario (...), oltre al personale sanitario, dovrà sempre essere presente all'interno dell'ambulanza la polizia locale in numero di operatori adeguato alle necessità di sicurezza»;
solo una volta giunto presso il secondo S.P.D.C. del reparto di psichiatria di Padova, il paziente, nel prendere visione del contenuto della cartella clinica così come predisposta all'ospedale Galliera di Genova, venne a conoscenza dell'emissione a suo carico di un provvedimento di trattamento sanitario, obbligatorio autorizzato dal sindaco di Genova in data 27 ottobre e di un successivo ordine di trasferimento, sottoscritto sempre dal primo cittadino della capoluogo ligure, datato 28 ottobre; documenti, questi, mai esibiti né tanto meno notificati al diretto interessato;
a giudizio dell'interrogante il «trattamento» al quale è stato sottoposto il signor Vasco Carraro in occasione dei suo ricovero coatto nel capoluogo ligure presenta alcuni profili di dubbia legittimità, posto che: 1) la degenza coatta presso il reparto S.P.D.C. di Psichiatria dell'ospedale Galliera di Genova avvenuta nei giorni 22, 23, 24, 25 e 26 ottobre, non è stata preceduta dalla convalida della proposta di cui all'articolo 33, comma 3, legge

n. 833 del 1978 e quindi senza che vi fosse alcun provvedimento di autorizzazione emanato in tal senso dal sindaco nella sua qualità di autorità sanitaria né alcuna convalida da parte del giudice tutelare; 2) ciò detto, non si era comunque in presenza di una malattia mentale tale da giustificare, ex articolo 34 della legge citata, il ricorso al trattamento sanitario obbligatorio così come disposto in data 27 ottobre; 3) le cure alle quali è stato sottoposto il signor Vasco Carraro potevano tranquillamente essere prestate, come richiesto dal paziente, non in situazione di degenza ospedaliera, ma attraverso il ricorso a misure sanitarie extraospedaliere, così come imposto dall'articolo 34 prima citato; 4) l'ordinanza di TSO del 27 ottobre è stata eseguita senza che la stessa venisse prima esibita e/o notificata all'interessato; né vi erano circostanze tali da giustificare l'intervento in stato di necessità; 5) nel corso dei primi giorni di ricovero coatto presso l'ospedale Galliera di Genova, al signor Vasco Carraro non è stato consentito di comunicare con agenti di polizia giudiziaria e/o carabinieri, ciò in palese ed evidente contrasto con quanto previsto dall'articolo 33, comma 6, della citata legge, laddove è stabilito che «Nel corso del trattamento sanitario obbligatorio, l'infermo ha diritto di comunicare con chi ritenga opportuno»;
sulla vicenda il signor Vasco Carraro, tramite la stazione dei Carabinieri di Padova, ha presentato un secondo esposto-denuncia indirizzato al procuratore della Repubblica di Genova nei confronti della Direzione Sanitaria dell'ospedale Galliera di Genova, di due medici assegnati presso la predetta struttura nonché del Giudice tutelare del capoluogo ligure chiedendo che l'organo inquirente proceda per i reati di sequestro di persona, violenza privata, abuso d'ufficio, inganno e frode nella fornitura di un servizio pubblico, omissione di atti d'ufficio, falso in atto pubblico ed omesse misure obbligatorie di sicurezza;
per protestare contro il trattamento ricevuto il signor Carraro è in astensione completa dal cibo (beve solo acqua) dalla mezzanotte del 19 ottobre; astensione che il giorno 30 ottobre il medesimo ha trasformato in sciopero completo della fame. A Padova, nel reparto di psichiatria, il paziente è stato sottoposto, ai primi di novembre, ad alimentazione forzata contro la sua volontà per sette giorni con somministrazione complessiva, durante il detto periodo, di 2 chilogrammi di alimento per endovena e 1150 grammi tramite sondino naso-gastrico; eccetto questa parentesi, il signor Carraro, come ricordato, non si nutre da ormai più di un mese e per questo motivo ha già perso oltre 20 chilogrammi di peso;
la legge n. 833 del 1978, istitutiva del Servizio Sanitario Nazionale, ha stabilito il principio generale per cui i trattamenti sanitari dovrebbero essere volontari, ponendo specifici limiti per la sottoposizione di un paziente a trattamenti sanitari obbligatori. Non a caso il personale sanitario ha l'obbligo di cercare il «consenso e la partecipazione» del paziente sottoposto a trattamento sanitario obbligatorio (TSO) avendo quest'ultimo, inoltre, il diritto alla scelta del medico e del luogo di cura, nonché il diritto di comunicare «con chi ritenga opportuno»;
il paziente può essere obbligato a trattamento sanitario solo nel caso in cui le condizioni richiedano un urgente intervento terapeutico e non siano possibili misure extra ospedaliere;
nonostante la normativa sia chiara, sono sempre più numerosi i casi di persone che, pur non presentando alcuna patologia psichiatrica, vengono sottoposte a trattamento sanitario obbligatorio;
si descrivono spesso persone che, senza alcuna necessità e urgenza, su iniziativa di medici spesso compiacenti e disinvolti, vengono «ricoverate» all'interno di «camere di sicurezza», vere e proprie celle con porte blindate e inferriate alla finestra, il tutto senza alcun conforto di terapie, se non la sola terapia farmacologia -:
quali iniziative il Ministro in indirizzo intenda assumere, nell'ambito delle

proprie competenze, per accertare la veridicità dei fatti riportati in premessa anche al fine di verificare se sussistano i presupposti per l'esercizio dell'azione disciplinare a carico dei medici in servizio presso l'ospedale Galliera di Genova;
se il Governo intenda accertare il rispetto effettivo della normativa vigente in materia di trattamento sanitario obbligatorio e se a tal proposito intenda istituire un sistema stabile di controlli e monitoraggio sul complesso delle strutture operanti in tale ambito.
(4-05290)

STRIZZOLO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
nel territorio del comune di Pozzuolo del Friuli, in località Cargnacco, sorge il Tempio dedicato ai caduti e dispersi in Russia nel corso del secondo conflitto mondiale;
il Tempio di Cargnacco è stato a suo tempo ricompreso tra i monumenti di valore nazionale per il particolare e alto significato di onore e di memoria delle migliaia di soldati italiani caduti e dispersi nella campagna di Russia;
da tempo è stato acquisito un immobile - antistante il Tempio - finalizzando l'immobile stesso e l'area di pertinenza alla realizzazione di un edificio polifunzionale quale sede del Museo della campagna di Russia;
da anni è sollecitata dall'Amministrazione del comune di Pozzuolo del Friuli e anche dalle autorità istituzionali del territorio friulano la realizzazione - in tale area - di strutture ricettive adeguate per le migliaia di visitatori che ogni anno si recano in questo importantissimo luogo della memoria;
recentemente l'Amministrazione del comune di Pozzuolo del Friuli ha anche dichiarato la disponibilità ad ottenere la proprietà dell'immobile al fine di rendere il sito e il paese di Cargnacco, più decorosi e rispettosi del Tempio nonché per rendere l'intera zona più accogliente verso i visitatori che, spesso, sono scolaresche regionali ed extraregionali -:
quali iniziative si intendano assumere concretamente per dare adeguata e tempestiva soluzione alla sopra richiamata problematica, illustrata più volte dalle autorità locali.
(4-05299)

REGUZZONI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
il Museo dell'aeronautica di Vizzola Ticino (provincia di Varese) sorge nell'area delle officine Caproni, in prossimità dell'aeroporto intercontinentale di Malpensa. La sua realizzazione ha investito qualità, creatività e capacità di innovazione di molteplici soggetti pubblici e privati, tra i quali Finmeccanica, Agusta-Westland, Aermacchi, Regione Lombardia, Provincia di Varese. La valorizzazione dell'insediamento industriale Caproni di Vizzola Ticino quale sede museale rappresenta un tributo alla vocazione di un territorio, con risvolti culturali e turistici di una realtà industriale che ha raggiunto la leadership mondiale;
gli edifici Caproni, che hanno mantenuto intatta la propria integrità strutturale, offrono ancor oggi uno degli esempi di maggiore interesse del territorio della provincia di Varese nel campo dell'archeologia industriale;
a queste peculiarità storiche e artistiche, piace aggiungere che vi è una particolare attenzione alla modernità, nell'ottica di valorizzazione e promozione dell'industria aeronautica del Paese, delle scuole di volo, delle compagnie aeree con base a Malpensa e, in genere, ad ogni aspetto legato alla contemporaneità, alla modernità, al progresso delle scienze e delle tecnologie, anche con il raggiungimento di opportune intese di collaborazione con i più importanti musei del Paese;

la società Alitalia S.p.A. - per le note vicende intercorse - nei mesi scorsi è stata commissariata dal Governo con la nomina del Commissario straordinario dottor Augusto Fantozzi; detta società - essendo stata attiva nel Paese per diversi decenni quale compagnia di bandiera - possiede un patrimonio importante di documentazione, materiale storico, archivi e - non ultimo - divise ed aeromobili in dismissione che potrebbero essere utilmente impiegati nel costituendo museo dell'aeronautica;
la Fondazione «Volandia - Museo dell'aeronautica di Vizzola Ticino» ha avanzato richiesta di collaborazione cui non è stato tuttora fornito riscontro -:
se e come il Governo, condividendone le finalità tese alla promozione dell'industria aeronautica del nostro Paese, intenda sostenere le richieste di collaborazione avanzate dalla Fondazione Volandia - Museo dell'aeronautica di Vizzola Ticino (Provincia di Varese) nei confronti della gestione commissariale dell'Alitalia S.p.A.
(4-05303)

TOTO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
a seguito dell'evento catastrofico del 6 aprile 2009, che ha violentemente colpito svariate decine di comuni abruzzesi, in particolare nella provincia de L'Aquila e, soprattutto, il capoluogo regionale, causando centinaia di morti, migliaia di feriti, decine di migliaia di sfollati e ingentissimi danni e distruzioni del patrimonio immobiliare, pubblico e privato, del patrimonio architettonico e di quello urbanistico in generale;
in una prima fase, che si avvia a conclusione, l'intervento dello Stato si è concretizzato nell'attività prioritaria e necessaria, naturalmente, di gestione dell'emergenza, mediante tutta una serie di opere, realizzazioni e lavori, finalizzati, da un lato, agli obiettivi imprescindibili e tipici delle evenienze emergenziali e, dall'altro, alla realizzazione di soluzioni innovative, quali il Piano Case, per affrontare la situazione straordinariamente difficile determinata dal terremoto;
nell'ambito delle attività lavorative implementate per rispondere alle necessità emergenti si sono insinuate imprese sospettate di legami con la criminalità organizzata e, infatti, alcune ditte sono state escluse, per queste motivazioni, dall'aggiudicazione dei lavori di cui si trattava;
in particolare, sembra che nella governance di talune imprese impegnate o già impegnate nei lavori post-terremoto, per esempio in località Bazzano, frazione de L'Aquila, operanti nel settore del movimento terra, vi sarebbero soggetti in qualche modo correlabili ad ambienti della criminalità organizzata, se non altro per rapporti e relazioni di natura imprenditoriale, economica e societaria con individui coinvolti in rilevanti inchieste di mafia;
in altro ambito di approfondimento, è vieppiù cospicuo il numero di imprese che, con il sistema del subappalto, ottengono commesse, senza che il loro coinvolgimento sia assistito in modo inequivoco dall'applicazione di criteri e metodi fissati per individuarle e nell'incertezza circa l'esistenza di regole e linee guida che delineino con puntualità gli ambiti di discrezionalità e di operatività delle imprese affidatarie dei lavori post-terremoto, specie nei rapporti con le aziende subappaltatrici -:
quali e quanti, per settore di attività delle imprese, esemplificativamente quello sopra menzionato del movimento terra, e per tipologia d'intervento degli organi preposti ai controlli, siano stati gli esiti dell'applicazione delle misure atte a prevenire le aggiudicazioni di commesse, in relazione ai lavori post-terremoto in Abruzzo, a imprese non in possesso dei requisiti per il rilascio della certificazione antimafia;
se il Governo, anche in vista della successiva fase non più emergenziale ma ordinaria, quella della ricostruzione pesante,

nella quale sarà anche impegnato un numero molto maggiore di imprese, ritenga sufficienti le misure adottate a garantire il minuzioso, costante e puntuale controllo e monitoraggio degli affidamenti dei lavori e delle commesse, al fine di prevenire e inibire l'intrusione e infiltrazione di imprese o, comunque, di soggetti, direttamente o indirettamente riconducibili ad ambienti o settori della criminalità organizzata e la consumazione di attività illecite e delittuose, tra le quali, pure, il riciclaggio del denaro;
se il Governo, anche considerando le modalità e il contesto, giustificatamente affatto sui generis, con i quali vengono operati gli affidamenti dei lavori, non intenda adottare, con riferimento agli appalti gestiti, anche indirettamente, da organi dello Stato, atti di indirizzo per disciplinare l'intervento e il ruolo imprese subappaltatrici, i rapporti con le medesime da parte delle imprese appaltanti e, in generale, per il controllo e il monitoraggio di titoli e rapporti di qualunque soggetto, specie societario, presente nei cantieri dei lavori post-terremoto.
(4-05312)

ZAMPARUTTI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
secondo l'Agenzia di stampa francese AFP, il 3 dicembre l'Istituto di radioprotezione e di sicurezza nucleare (IRSN) a seguito dell'incidente avvenuto nella notte tra l'1 e il 2 dicembre ad uno dei quattro reattori della centrale nucleare Edf di Cruas, nell'Ardeche, ha dichiarato che per la «prima volta» le due prese d'acqua fredda che servono al circuito di raffreddamento si sono guastate simultaneamente;
questo è il terzo incidente a centrali nucleari avvenuto in tre mesi in Francia;
l'IRSN ha giudicato la gravità dell'ultimo incidente sulle inquinate rive del Rodano al secondo livello della scala internazionale Ines di pericolosità;
sempre secondo AFP, in Inghilterra, dove il Governo ha deciso all'inizio del 2008 di rilanciare la costruzione di centrali nucleari per sostituire i reattori vecchi, il 27 novembre la direzione Sanità e Sicurezza britannica (HSE) ha avvertito che potrebbe non approvare i progetti di nuovi reattori nucleari dei gruppi francesi EDF e Areva e il reattore AP1000 dell'americana Westinghouse qualora non rispondano alle riserve espresse in tema di sicurezza;
l'organismo britannico per la sicurezza nucleare ha affermato che i costruttori «hanno ancora molto lavoro da fare per rispondere ai quesiti posti e per presentare i loro dossier in maniera adeguata quanto a sicurezza, sotto molti aspetti tecnici»;
il processo di valutazione dei due progetti di reattori non saranno conclusi prima del 2011;
sempre secondo AFP, il 19 novembre, la Commissione per la regolamentazione dell'energia (CRE) ha concluso un'inchiesta avviata dopo che i guasti ai reattori nucleari di EDF e alla centrale idraulica di Grand Maison, nell'Isère, hanno ridotto di 4100 megawatt (MW) la capacità di produzione d'elettricità nella giornata del 19 ottobre, giornata in cui la caduta brutale della temperatura ha generato una crescita della domanda di 3000 MW, con EDF che ha dovuto importare 7711 MW d'elettricità, un record storico secondo le cifre fornita dalla rete del trasporto di elettricità (RTE), filiale di EDF, provocando un'impennata dei prezzi sulla borsa elettrica Powernext;
a conclusione dell'inchiesta CRE ha chiesto ad EDF di «rafforzare l'affidabilità ad oggi insufficiente dei dati previsionali del suo parco produttivo» al fine di assicurare

maggior trasparenza alle operazioni di mercato; ha inoltre chiesto all'Unione francese di elettricità, di «migliorare la trasparenza dei dati di previsione» e ha richiamato l'importanza attribuita alla pubblicazione degli arresti fortuiti delle centrali;
il 6 novembre, le operazioni di manutenzione sul reattore n. 2 della centrale di Tricastin (Drome) hanno dovuto essere sospese a seguito di un incidente avvenuto nel corso della sostituzione di una barra d'uranio come EDF ha dichiarato. Un incidente simile avvenuto l'8 settembre 2008 sullo stesso reattore aveva ritardato le operazioni di manutenzione di parecchi mesi. E l'Autorità di sicurezza nucleare (ASN) aveva domandato ad EDF di «intraprendere azioni particolari nella sorveglianza delle operazioni di ricambio dei combustibili dei reattori nucleari»;
un altro incidente è avvenuto lo scorso mese di maggio al reattore 1 della centrale di Tricastin quando due pezzi metallici di due tonnellate ciascuno utilizzati per dei test di funzionamento sul ponte di manutenzione erano caduti da un'altezza di circa 15 metri;
infine, da un lancio di agenzia dell'AFP del 14 ottobre, si apprende che l'Autorità di sicurezza nucleare a deciso di classificare al livello 2 della scala Ines un incidente avvenuto a Cadarache e ha ordinato l'arresto dei lavori in corso per lo smantellamento nel corso delle cui operazioni il Commissariato per l'energia atomica (CEA) ha affermato di aver reperito dei depositi di plutonio superiori alle sue previsioni;
in un comunicato l'ASN ha sottolineato che i depositi «valutati all'incirca 8 chili durante il periodo di sfruttamento dell'installazione erano di fatto dell'ordine di 22 chili e che la CEA stima che la quantità totale potrebbe innalzarsi a 39 chili». Inoltre l'ASN, con le parole di Laurent Kelly, capo della divisione di Marsiglia, ha giudicato inaccettabile il ritardo intercorso tra la conoscenza di questo problema da parte del CEA che risale a giugno e la sua segnalazione in ottobre;
dei 58 reattori nucleari francesi, 15 sono attualmente fermi secondo quanto riferito da Pierre Gadonneix di EDF;
come segnalato con precedente interrogazione 4-04887 l'Autorità per la sicurezza nucleare francese (ASN), congiuntamente alle autorità per la sicurezza nucleare inglesi e finlandesi ritengono che «il disegno dell'Epr, nel modo in cui esso è stato originariamente proposto dai licenziatari e dal produttore Areva, non osserva il principio di indipendenza» tra i sistemi di sicurezza e quelli di controllo, che costituisce un principio basilare della sicurezza;
il 4 dicembre, a Lille, si tiene un «colloquio dal preoccupante titolo "la preparazione al post-incidente nucleare"», organizzato dall'Asn e dall'istituto di radioprotezione e di sicurezza nucleare (Irsn) -:
se siano al corrente dei problemi di sicurezza che caratterizzano il parco nucleare francese;
se siano al corrente dei problemi di difficile disponibilità delle informazioni su dati attinenti la sicurezza nucleare che la stessa ASN lamenta;
se siano al corrente dei problemi di smantellamento delle centrali nucleari francesi e dei relativi costi;
se non ritengano, visti i problemi in cui si imbattono i pochi Paesi che ricorrono al nucleare, non procedere, per ragioni economiche e di sicurezza, al rientro dell'Italia nel nucleare.
(4-05317)

RIVOLTA, NICOLA MOLTENI, POLLEDRI, REGUZZONI e CROSIO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione. - Per sapere - premesso che:
AMESCI è ente accreditato di servizio civile, iscritto all'albo nazionale in quanto

presente in meno cinque regioni italiane. Pertanto i progetti di servizio civile presentati da tale ente vengono valutati da Ufficio nazionale per il servizio civile;
sul sito di tale ente, nei primi giorni di ottobre 2009 viene pubblicata la notizia di un corso dal titolo «i giovani progettano lo sviluppo del territorio». Tale corso risulta destinato ad un massimo di 25 partecipanti che risultino essere «laureati, laureandi o studenti universitari interessati alla progettazione sociale»;
nella presentazione del corso vengono presentati gli obiettivi dello stesso che risultano essere «sviluppare le fasi di analisi degli stakeholder, analisi dei problemi, definizione degli obiettivi e dei possibili campi di intervento... durante lo stage... le conoscenze e le competenze acquisite saranno applicate on the job alla redazione - in gruppi di lavoro - di progetti di servizio civile nazionali calati su diverse realtà sociali e territoriali»;
viene inoltre specificato che «tutti i partecipanti che completeranno il corso di formazione e lo stage concorreranno, con il materiale prodotto durante lo stage, ad aggiudicarsi tre premi da 1000 euro ciascuno per il miglior progetto di servizio civile nazionale realizzato»;
nella scheda di iscrizione al corso si ricava che il corso prevede un monte ore complessivo di 220 ore, per un minimo di 25 ore settimanali, e che si svolgerà tra i mesi di novembre 2009 e gennaio 2010;
sempre nella presentazione del corso sopra descritto, vengono specificati i nomi dei docenti del corso, che risultano essere alcuni responsabili di AMESCI, nonché Alessandro Pepino, dell'università Federico II di Napoli, e Raffaele De Cicco, che all'interrogante risulta essere dirigente di Ufficio nazionale per il servizio civile, ed in particolare del «servizio progetti e convenzioni», tra i cui compiti vi è la «attività connessa alla valutazione dei progetti di impiego dei volontari»;
alla fine di ottobre, sempre sul sito internet di AMESCI, viene pubblicata la lista degli ammessi al corso, nonché il programma di due giornate di formazione teorica, svoltesi nei giorni 9 e 11 novembre, della durata complessiva di 14 ore. Se ne ricava che le restanti oltre 200 ore del corso saranno dedicate all'elaborazione pratica di progetti di servizio civile;
sul sito di Ufficio nazionale per il servizio civile viene pubblicato, in data 20 ottobre 2009, il nuovo prontuario per la redazione, esame e valutazione dei progetti di servizio civile nazionale. Tale pubblicazione, come poi confermato da dichiarazioni rese dal sottosegretario Carlo Giovanardi, fa presupporre che la data ultima di presentazione dei progetti di servizio civile per l'anno 2010 cadrà nella seconda metà di gennaio 2010;
se ne ricava la singolare coincidenza per cui lo svolgimento del corso di formazione di «progettazione sociale» verrà a cadere esattamente nel pieno della fase di elaborazione dei progetti di servizio civile per l'anno 2010;
altra singolare coincidenza è quella per cui gran parte delle attività on the job svolte dai corsisti consisterà proprio nell'elaborazione di progetti di servizio civile; il tutto avverrà con la presenza, tra i docenti del corso, del dirigente del servizio di Ufficio Nazionale per il Servizio Civile che sarà preposto nel 2010 alla valutazione dei progetti di servizio civile presentati dagli enti iscritti all'Albo Nazionale degli enti di servizio civile, albo cui appartiene l'ente AMESCI;
è pertanto razionale attendersi che numerosi dei progetti di servizio civile presentati per l'anno 2010 dall'ente AMESCI saranno frutto, anche solo parziale, dell'elaborato dei corsisti del corso «i giovani progettano lo sviluppo del territorio», e che tali progetti saranno valutati dalla struttura di cui è responsabile uno dei cinque docenti del corso medesimo:
appaiono agli interroganti estremamente preoccupati le circostanze illustrate in premessa, soprattutto per ciò che riguarda la necessaria trasparenza nella

valutazione dei progetti di servizio civile nazionale da parte dell'amministrazione pubblica preposta -:
quali provvedimenti intendano mettere in atto per garantire adeguatamente le decine e decine di enti iscritti all'Albo nazionale degli enti di servizio civile, al pari di AMESCI.
(4-05318)

FARINA COSCIONI, MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
l'interrogante ha ricevuto la seguente lettera che si riproduce integralmente (omettendone solo l'identità dello scrivente, per evidenti, opportuni, motivi di riservatezza), perché si desidera che del documento resti traccia nei resoconti parlamentari;
detta lettera costituisce la civilissima e struggente protesta del marito di una paziente di SLA;
e vi si afferma:
«SLA: tre lettere con un significato spaventoso.
SLA: un terremoto emozionale nella vita del malato ed in quella di chi lo ama.
SLA: il mondo intorno continua a correre ma quel corpo smette di seguirlo.
SLA: la sua mente continua a volare ma si ritrova sempre più solo...Incompreso, Abbandonato, Umiliato, Deluso...
Mia moglie G. sono più di otto anni che vive questa terribile malattia che toglie ogni dignità. La nostra famiglia è stata duramente provata dalla prigionia che la SLA ti impone, serve assistenza 24 ore su 24. All'inizio provi a reagire, ce la metti tutta, ti comporti in modo energico, ti fai portavoce di buoni propositi, ti organizzi con dei turni alternati, ti concedi fino a sentirti morire. È difficile stare accanto ad una persona che vede crollare giorno dopo giorno le sue forze, la sua grinta e, soprattutto, i suoi sogni, È difficile perché tu la ami e sai benissimo che non c'è possibilità di miglioramento e che dietro ogni tuo finto sorriso si nasconde l'impalcatura della pietà e del dolore.
Il suo di dolore, perché la vedi regredire giorno dopo giorno, perché ha bisogno di te in un modo che sai che la umilia ed il tuo di dolore perché vorresti regalargli un po' della tua energia e forse sai, inconsciamente, ma non troppo, che la userebbe per farla finita.
Voglio morire: è questa la frase che mia moglie ha ripetuto più spesso nei primi anni della malattia. Cercava la donna che era stata fino a poco prima, la moglie, la madre, la giovane nonna piena di cose da fare, di cose da dire, di cose ancora da imparare. Che senso ha, mi ripeteva, vivere in questo modo? E quando non potrò più camminare? E parlare? Abbiamo tentato in tutti i modi di dissuaderla da questa idea, forse per un nostro egoismo, per la paura di non averla più con noi. E allora l'abbiamo riempita di promesse su quanto la medicina stesse progredendo, seppur lentamente, su quanta organizzazione ci fosse intorno a questa nuova malattia del secolo, su quanta buona volontà di farla sentire utile ed indispensabile.
E così è stato. Almeno per noi. Ma ci sentiamo soli.
Ora non sono più così stupito nel sentirmi fare quella proposta da mia moglie... lei vuole vivere con me solo dignitosamente l'ultimo periodo della nostra vita insieme ma riteniamo, da quello che succede negli ultimi tempi, che la nostra esistenza sia solo un calvario e se le nostre ragioni non saranno ascoltate noi abbiamo intenzione di rivendicare la scelta di morire. Ora non sto più qui ad elemosinare quello che ci è dovuto: vogliamo un'adeguata assistenza che ci permetta di non essere più vegetali. Uso il plurale perché, ormai, mi sento parte integrante di mia

moglie e sua voce reale più che portavoce. Sento il suo grido nella gola, quel grido che non può esprimere ma che io voglio urlare in faccia a tutti coloro che si fanno paladini del diritto di vita, che parlano dall'alto della loro situazione di normalità, quella che ormai per noi è diventata un lusso.
È facile dire quando non conosci sulla pelle un disagio così grande, quando ogni giorno ti regala un sorriso, una nuova giornata o, fosse anche un'arrabbiatura, ... ma almeno ti regala qualcosa da vivere. Quello che chiediamo è semplice, così semplice che mi sembra assurdo anche sottolinearlo, ma lo farò: l'assistenza che abbiamo non è insufficiente in termini di ore ma è carente dal punto di vista della preparazione degli operatori che ci vengono mandati i quali, spesso, non conoscono la malattia e, noi familiari, ci ritroviamo a fargli comprendere che ci vuole molta più sensibilità rispetto a quella che impiegano.
Vorremmo che questi operatori venissero formati non da noi, perché comporta per i familiari uno stress molto forte, ma da persone altamente specializzate della Sanità che possano prepararle psicologicamente all'incontro con assistiti dal corpo infermo ma dalla mente vivace.
Vorrei ricordarvi che, in una malattia che priva di tutta la parte motoria, ma senza alterare le capacità cerebrali, l'energia vitale del paziente viene convogliata al cervello. Si arriva a pensare così tanto quasi da impazzire poiché è l'unica cosa permessa, si osservano anche i più piccoli particolari, le sfumature nelle espressioni, si sviluppa la capacità di comprendere da una semplice piega di un sorriso o da una leggerissima ruga d'espressione, per non parlare poi dell'inclinazione del tono di voce o del leggere in un sospiro di fastidio o di gioia.
Questa mia umile protesta vorrei fosse vista in positivo perché vuole solo cercare di ottimizzare il difficile lavoro che questi assistenti svolgono. A questa considerazione sono arrivato dopo quasi nove anni di dolorosa esperienza vissuta e per questo vorrei mettere a fuoco alcune problematiche:
1) l'operatore non dovrebbe svolgere altro lavoro prima, -, ospedali, cliniche, altri pazienti -, perché molti di loro arrivano a lavorare anche dodici ore al giorno ed in questo modo sono stanchi e non possono avere la lucidità e la pazienza necessarie per un paziente SLA;
2) sarebbe opportuno che gli operatori ruotassero con più frequenza per non caricarsi di questo forte impatto emotivo giornaliero che potrebbe togliere loro il sorriso e la disponibilità;
3) gli operatori dovrebbero essere preparati ad un atteggiamento remissivo o aggressivo del paziente SLA. Chi, in quelle condizioni, decidendo di vivere e combattere o di lasciarsi andare e deprimersi non ha il diritto di esternare la propria rabbia? Ironicamente ci si sente stressati per piccole problematiche giornaliere, come non passare ad un paziente SLA la sua rabbia verso la vita?
4) sarebbe anche gradita una figura ASL che, nel caso noi parenti ci trovassimo in difficoltà con un operatore dotato di poco tatto, potesse certificare l'idoneità e la capacità soprattutto psicologica del suddetto tramite un controllo campione durante tutto il turno che, peraltro, è ben retribuito.

Vi ricordo che, nonostante quello che si dica nelle statistiche, noi ci ritroviamo a vivere in un quartiere di Roma (Tuscolano) con la più alta densità della malattia. Ce ne sono ben tredici di malati SLA su un abitato di duecentomila persone. Un malato SLA in terapia intensiva in ospedale costa circa millesettecentoquaranta euro al giorno contro i soli duecentoquaranta euro in assistenza a casa.
Quello che noi vi chiediamo dì incrementare sono le uniche cose a costo zero: umanità, sensibilità e disponibilità.
Ancora speranzoso (per poco).
Il marito di G., S.R»;

le giuste richieste e rivendicazioni contenute nella lettera sono le stesse richieste e rivendicazioni che da anni l'associazione Luca Coscioni per la libertà di ricerca - di cui l'interrogante è co-presidente - si fa portatore e costituiscono da sempre oggetto di iniziativa politica nelle sedi parlamentari e nel Paese -:
cosa osti all'accoglimento delle giuste e legittime richieste contenute nella lettera del signor S.R.;
se risulti che tipo di assistenza venga fornita alle persone citate nella lettera sopraesposta;
quali iniziative il ministro intenda promuovere e adottare in ordine a tale situazione.
(4-05323)

EVANGELISTI, GIULIETTI e SANTELLI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
l'Agenzia Grt, (http://www.agenziagrt.it) è, come ama definirsi, una solida realtà nel panorama informativo italiano, leader nel settore della produzione e fornitura di contenuti giornalistici dedicati a circa una sessantina di emittenti locali;
la situazione che si sta determinando al suo interno è sempre più preoccupante e confusa;
l'informazione locale, non solo radiofonica ma anche televisiva o via internet, non sembra godere della giusta attenzione da parte del Parlamento;
il lavoro di queste testate, come dimostrano anche le ultime indagini di mercato, si rivolge, invece, a milioni di italiani e, specie nelle piccole realtà, contribuisce, quanto i media nazionali, alla conoscenza dell'operato di Giunte comunali, delle deliberazioni di amministrazioni locali e regionali e del buon lavoro o meno dei vari amministratori;
nei giorni scorsi di fine novembre 2009 i giornalisti dell'Agenzia Grt, struttura societaria cooperativa, sono entrati in sciopero per protestare contro il licenziamento di due colleghi che i dirigenti dell'azienda avevano sospeso già da qualche settimana;
sia Stampa Romana che la Federazione nazionale della Stampa hanno più volte evidenziato l'inspiegabile atteggiamento del Consiglio di amministrazione della cooperativa e del direttore responsabile. Inoltre, a quanto pare, ci troviamo di fronte forse al primo caso di un editore che querela un'intera redazione per diffamazione, soltanto per aver chiesto conto, in qualità di soci della cooperativa, dell'utilizzo del denaro e dell'assetto complessivo dell'azienda;
forte è la preoccupazione, anzi il sospetto, che dietro questa difficile situazione ci sia il tentativo di estromettere i soci con atteggiamenti altamente vessatori e coercitivi nei confronti dei lavoratori;
le oltre 60 emittenti radiofoniche, regionali e locali, che trasmettono tre linee di notiziari, hanno più volte sottolineato la importante presenza nella Grt di uno staff di professionisti dell'informazione e lamentano il fatto che due di questi professionisti siano stati licenziati in tronco per motivi che, con la loro professionalità, hanno poco a che vedere;
inoltre, i servizi offerti dall'Agenzia GRT sono riconosciuti ai fini dell'accesso ai rimborsi per le radio locali, previsti dalla vigente legge sull'editoria e quindi anche la citata Agenzia ha accesso ai contributi per le cooperative e gode di convenzioni pubbliche come quella con il Ministero degli affari esteri per la pubblicazione di un bollettino destinato agli italiani all'estero;
si tratta di uno spaccato rappresentativo del mondo dell'emittenza locale dove i conflitti di interesse, i flussi di

denaro pubblico e privato, le alleanza politiche sembrano agli interroganti poco chiari e trasparenti -:
quanti e quali siano i finanziamenti pubblici per l'editoria erogati nella fattispecie all'agenzia di cui in premessa;
in che modo si ritenga di intervenire per fare chiarezza sulla destinazione di tali fondi erogati alla citata cooperativa e per verificare se tali fondi siano nella disponibilità di tutti i soci lavoratori.
(4-05324)

MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
sul quotidiano La Padania del 9 luglio 1998 apparve il seguente articolo dal titolo «I soldi di Riina riciclati in Vaticano - Lo lor - dichiara Marino Mannoia - incassò i miliardi di Cosa Nostra»: «Francesco Marino Mannoia non è un pentito qualsiasi e non fu nemmeno un mafioso qualsiasi. La sua collaborazione con la giustizia avvenne in epoche non sospette. Era il 1984 quando questo boss intimo di Stefano Bontate, morto da tre anni per mano di sicari di Riina, decise di rompere il muro dell'omertà per confessare a Giovanni Falcone ciò che sapeva di Cosa Nostra. La sua testimonianza fu preziosa nel primo maxi processo. Grazie a Mannoia - le cui dichiarazioni furono oggetto di dettagliatissimi riscontri dei pool di Caponnetto - alcuni padrini vennero condannati all'ergastolo, moltissimi mafiosi a pesanti pene detentive. Ebbene, due giorni fa a Palermo proprio Mannoia, interrogato in video-conferenza dagli Stati Uniti ove si trova sotto protezione federale, nell'ambito del processo a Marcello Dell'Utri, ha dichiarato: «Licio Gelli investiva il denaro dei Corleonesi di Totò Riina nella banca del Vaticano (lo lor - ndr)». Poi ha aggiunto che questa notizia la apprese dal suo capo di allora, Bontate, che gli raccontò come Pippo Calò e i Madonia fossero in affari con Gelli che riciclava i loro capitali usando lo lor. Mannoia, infine, ha concluso la deposizione dicendo: «Come Bontate e Inzerillo avevano Sindona, gli altri avevano Gelli». Questa tremenda ricostruzione fatta dall'ex braccio destro del capo dei capi della mafia siciliana offre una spiegazione - fra l'altro - alle auto-bomba fatte esplodere dalla mafia a Roma davanti a due chiese nell'estate del 1993. Papa Wojtyla, ricorderete, aveva da poco pronunciato in Sicilia un vibrante atto d'accusa contro Cosa Nostra scagliando la scomunica sui mafiosi. Ma come, si saranno detti i boss. Prima incassate i nostri soldi, poi ci bollate in eterno? No! Vendetta! Quando si osserva, in ultimo, che una delle esplosioni devastò la basilica dei cardinale Ugo Poletti, tutti i tasselli vanno al loro posto -:
se siano stati acquisiti elementi tramite richieste di rogatoria internazionale e quali ne siano stati gli eventuali esiti.
(4-05327)

MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
nel febbraio del 2009 nel corso del G7, il governatore della Banca d'Italia, Mario Draghi, durante la conferenza stampa della presidenza italiana, dichiarò di aver «riferito sul lavoro che il Financial stability forum ha fatto e presenterà al G20. Le regole sono riassumibili in tre punti: più capitali, più riserve e standard più rigorosi per i vigilanti». «Trasparenza significa che tutte le banche devono tirare fuori tutti i titoli tossici dai loro bilanci - aggiunse Draghi - e che si faccia luce esattamente sulla qualità dei loro»;
a parte la credibilità, ad avviso degli interroganti dubbia, degli appelli di un istituto di vigilanza, come Banca d'Italia, nelle mani degli istituti vigilati (come noto gli azionisti di maggioranza della banca centrale italiana sono le principali banche

e assicurazioni della penisola), l'affermazione di Draghi lasciava intendere che nei bilanci delle banche non tutto fosse propriamente chiaro;
il giornalista economico Oscar Giannino, sulle colonne di Libero Mercato lo aveva già fatto notare per primo a proposito di Intesa-San Paolo. La banca si affrettò a smentire la presenza di derivati tra i propri investimenti, e di lì a qualche mese (proprio nel febbraio 2009) Oscar Giannino si «dimise» dal giornale di Feltri per «insanabili dissidi» con l'editore;
pochi giorni fa un cittadino si è visto recapitare una lettera dalla banca intesa-San Paolo con la quale la banca lo informava che il credito relativo al suo mutuo era stato venduto alla società Adriano Finance 2 S.r.l., a seguito di una cartolarizzazione (vendita) effettuata ai sensi della legge 30 aprile 1999 n. 130 avente ad oggetto la cessione di una pluralità di crediti in blocco. Sempre nella lettera, la Intesa San Paolo, con capitale sociale di 6.646.547.922,56 euro, faceva sapere che la Adriano Finance 2 S.r.l., con sede legale in Milano, ha un capitale sociale di 10.000 euro (diecimila euro!). Sebbene gli amministratori, i consiglieri e i revisori contabili siano italiani, la proprietà (95 per cento) è di una società olandese, la Stiching Megatrendburg. Il restante 5 per cento è della stessa Intesa-San Paolo;
l'episodio tra i tanti, evidenzia ancora una volta l'assenza di trasparenza nella gestione dei crediti -:
se, in relazione alle questioni rappresentate in premessa, non intenda assumere iniziative normative, per quanto di competenza.
(4-05328)

SCILIPOTI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
da anni è in corso una battaglia legale e morale per la salvaguardia del Parco nazionale del Pollino, sito sui monti tra Calabria e Lucania;
nel territorio del comune di Laino Borgo (Cosenza), esiste una centrale elettrica, nota come centrale del Mercure, di proprietà dell'ENEL; la centrale è stata costruita a metà degli anni sessanta e all'epoca operava con due unità, alimentate dapprima a lignite e poi a OCD (olio combustibile denso), ciascuna della potenza di 75 MW elettrici;
l'autorizzazione alla costruzione della centrale del Mercure risale al 1962, epoca in cui venne rilasciata alla S.M.E. (Società Meridionale Elettrica) con il decreto del Ministero per l'industria e per il commercio di concerto con il Ministro per i lavori pubblici emanato in data 22 maggio 1962;
nella centrale termoelettrica del Mercure, le due unità da 75 MW erano predisposte inizialmente per il funzionamento a lignite, materiale estratto da giacimenti presenti nella zona;
nel 1966 iniziò il periodo di sfruttamento della lignite nella valle del Mercure, e già allora non furono adottate, da parte della società, le misure minime atte a preservare l'ambiente e i cittadini dalle abbondanti emissioni dei fumi. Nessun filtro risultava essere installato nell'impianto. I fumi uscivano dalla ciminiera e ristagnavano nella valle del Mercure a causa della particolare conformazione pedo-climatica dell'area industriale (inversione termica e «catino»). I danni alle persone, agli animali e alle coltivazioni furono enormi, tanto che venne riconosciuto, dopo varie lotte, il diritto al risarcimento;
nel 1970 il giacimento lignifero di contrada «Pianette» si esaurì e lo sfruttamento degli altri due giacimenti, in contrada «La Guardia» e contrada «Cavicchio», non venne ritenuto conveniente dal punto di vista economico, tant'è che l'ENEL decise dì utilizzare l'olio combustibile denso, seppur in piena «austerity» per lo «scandalo petrolio» e per la crisi petrolifera;
per tale situazione, l'ENEL avviò la riconversione dell'impianto per il funzionamento

a carbone, presentando nel 1984 il progetto di trasformazione alle Amministrazioni comunali, sia lucane che calabresi; nel 1985 il progetto venne formalmente trasmesso alle regioni Calabria e Basilicata per acquisirne il parere; nel 1986-1987 venne nominata una commissione scientifica per lo studio di impatto ambientale; nel 1987 venne presentata all'ENEL lo studio di impatto ambientale elaborato dalla commissione scientifica;
per la riconversione a carbone non furono investite né le istituzioni calabresi né quelle lucane;
in seguito l'ENEL, avendo ritenuto per motivi di ordine economico, in virtù del rapporto costi/benefici, di non procedere alla riconversione, collocò definitivamente a riposo i due generatori, nonostante vari e costosi interventi di ammodernamento effettuati;
più precisamente, una sezione della centrale fu disattivata e dichiarata dismessa al Ministero dell'industria e all'ufficio tecnico imposta di fabbricazione di Catanzaro nel 1993, mentre l'altra è stata posta in stato di arresto, con cessazione del servizio, dal 1997;
il 15 novembre 1993 è stato istituito il Parco nazionale del Pollino, a cavallo tra Calabria e Basilicata, comprendente il sito dove sorge la centrale ENEL del Mercure;
per i gravi danni ambientali e di immagine che questa centrale arreca alla valle del Mercure e al Parco nazionale del Pollino, viene da chiedersi perché l'Ente Parco non si sia battuto per chiedere la bonifica e lo smantellamento dei sito industriale, tra il 1997 e il 3 ottobre 2000 - data di presentazione all'Ente Parco, da parte dell'ENEL, del progetto di riconversione a biomasse di uno dei due gruppi della centrale;
il 3 ottobre 2000 e il 28 marzo 2001 in due sedute all'Ente Parco viene esaminato il progetto di riconversione a biomasse della centrale ENEL del Mercure;
l'Ente Parco aveva già rilasciato autorizzazioni alla società TERNA (società dell'ENEL) per la realizzazione del megaelettrodotto da 380.000 V, Rizziconi-Laino, che oggi deturpa alcune tra le aree più belle e significative del Parco nazionale del Pollino;
l'ENEL, in data 25 settembre 2001, ha presentato richiesta all'Amministrazione provinciale di Cosenza di riattivazione, con utilizzo di biomasse come combustibile, della sezione 2 della centrale del Mercure, sita nel territorio del comune di Laino Borgo (Cosenza), all'interno del Parco nazionale del Pollino;
l'8 aprile 2002 alla prima seduta della conferenza di servizi, l'Ente Parco ha chiesto che l'ENEL producesse la seguente documentazione integrativa al progetto: uno studio di impatto ambientale con particolare riferimento al traffico veicolare, emissione di fumi e inquinamento e un piano dettagliato sulla reperibilità del materiale oggetto di lavorazione;
l'8 maggio 2002, nel corso della seconda seduta della conferenza di servizi, l'ENEL ha consegnato la documentazione integrativa, inoltrata all'Ente Parco;
il 10 maggio 2002 il Comitato tecnico-consultivo per il rilascio delle autorizzazioni e concessioni dell'Ente Parco, vista la documentazione integrativa acquisita agli atti in data 8 maggio 2002, esprime parere favorevole al rilascio dell'autorizzazione per la riconversione della centrale;
il 16 maggio 2002 la provincia di Cosenza ha inviato un quesito al Ministero dell'ambiente, per verificare se fosse necessaria la procedura di VIA per il progetto di riconversione della centrale ENEL del Mercure, ed il Ministero dell'ambiente ha risposto, con una nota del 30 maggio 2002, sostenendo che per il progetto di riconversione della sezione 2 della centrale ENEL del Mercure non era necessaria la VIA regionale (decreto del Presidente della Repubblica 12 aprile 1996), in quanto impianto termoelettrico;

questa interpretazione sommaria contrasta con le caratteristiche reali dell'opera, in quanto essa è una centrale termoelettrica, quindi un'opera industriale complessa formata principalmente da due impianti:
il primo, la caldaia, che brucia il combustibile derivante da biomassa creando vapore e acqua da per una potenza termica di 134 Mw, pertanto dovrebbe rientrare nella lettera A del punto 2 dell'allegato B del decreto del Presidente della Repubblica 12 aprile 1996, modificato ed integrato dal decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 3 settembre 1999 che così recita: «2. Industria energetica ed estrattiva: a) impianti termici per la produzione di vapore e acqua calda con potenza termica complessiva superiore a 50 Mw»;
il secondo, la turbina, che serve per generare energia elettrica per 35 Mw netti (41 Mw lordi), nella quale viene successivamente immesso il vapore e/o l'acqua calda prodotti dal primo impianto;
il 18 giugno 2002 il Ministero dell'ambiente ha segnalato la necessità di sottoporre il progetto a valutazione d'incidenza;
ciononostante, il Parco, con autorizzazione rilasciata in data 20 giugno 2002 dall'allora direttore Annibale Formica, ha dato il via libera alla messa in esercizio della riconversione a biomassa della centrale del Mercure;
ampia documentazione tecnica dimostra la pratica impossibilità di reperire in loco la biomassa necessaria ad alimentare la centrale e, infatti, la quantità di biomassa necessaria ad alimentare una centrale così grande, tra le più grandi d'Italia, è stimata nell'ordine delle 400.000 tonnellate/anno e oltre, quantità assolutamente non reperibile né in loco né per un amplissimo raggio dalla centrale;
l'ENEL, nella propria relazione tecnica che accompagna il progetto, ha dichiarato che la gran parte della biomassa sarebbe costituita da «legno cippato» che conta di prelevare dai boschi della Calabria e della Basilicata, stimata da ENEL stessa in 370.117 metri cubi. Quantità che stime sulla reale «disponibilità annua accessibile» indicano, invece, essere notevolmente inferiori. In parole povere, le stime dell'ENEL circa la disponibilità di «legno cippato» sul territorio delle due regioni non sono corredate da alcuna spiegazione e sono notevolmente sovrastimate anche alla luce della presenza di 3 centrali a biomasse già funzionanti in Calabria (Cutro, Strongoli e Crotone) che drenano tutta la biomassa calabrese disponibile. Il territorio della Basilicata dovrebbe, quindi, da solo, fornire la maggior parte del «legno cippato» per la centrale del Mercure ubicata nel comune di Laino Borgo, in Calabria, considerando inoltre che in Basilicata viene prevista la realizzazione di almeno due centrali a biomasse (Stigliano e materano) di potenza pari o abbastanza prossima a quella dell'impianto del Mercure;
l'ente elettrico dovrebbe pertanto disboscare grandi superfici forestali in Basilicata, in massima parte ubicate in aree protette (Pollino, Appennino Lucano, Gallipoli Cognato, Vulture, Foreste regionali demaniali). Ma è fin troppo evidente che la Basilicata non possiede la consistenza boschiva ipotizzata dall'ENEL per il funzionamento della centrale del Mercure;
il legno cippato» non compare nella definizione di biomasse di cui il comma 1, lettera a) dell'articolo 2 del decreto legislativo n. 387 del 2003 «attuazione della direttiva 2001/77/CE relativa alla promozione dell'energia elettrica prodotta da fonti energetiche rinnovabili nel mercato interno dell'elettricità», che definisce prodotti delle biomasse quelle relative alle attività residuali della lavorazione del legno e delle attività silvicolturali;
secondo quanto specificato nel decreto del Presidente della Repubblica 8 settembre 1997 n. 357 all'articolo 5 comma 3, si fa notare che per i progetti indicati nell'Allegato A e B del decreto del Presidente della Repubblica 12 aprile 1996

non sottoponibili alla procedura di VIA, il proponente (ENEL) deve presentare alle autorità competenti (regione Calabria e regione Basilicata) una relazione documentata (valutazione d'incidenza) per individuare e valutare i principali effetti che il progetto può avere sul sito di importanza comunitaria (SIC) o sulla zona di protezione speciale (ZPS), tenuto conto degli obiettivi di conservazione del medesimo;
in ragione del coinvolgimento geografico ed ambientale delle regioni Calabria e Basilicata, la valutazione di impatto ambientale (VIA) nazionale sarebbe, altresì, da ritenersi necessaria, in base all'articolo 71 del decreto legislativo 31 marzo 1998, n. 112, che stabilisce come: «In materia di valutazione di impatto ambientale (VIA), sono di competenza dello Stato: le opere e gli impianti il cui impatto ambientale investe più regioni...»;
come stabilito anche dal Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, se nel sito interessato ricadono habitat naturali e specie prioritarie, l'intervento può essere realizzato solo per esigenze connesse alla salute dell'uomo e alla sicurezza pubblica, o per esigenze di primaria importanza per l'ambiente, oppure, previo parere della Commissione europea, per altri motivi imperativi di rilevante interesse pubblico (decreto del Presidente della Repubblica n. 120 del 2003, articolo 6, comma 10). In tutti gli altri casi (motivi di interesse privato o pubblico non rilevante), si esclude l'approvazione;
tutto il Parco nazionale del Pollino era già considerato area IBA (Important Birds Areas) e la Commissione europea ha indicato queste aree come zone da prendere da riferimento da parte degli Stati membri dell'Unione europea per l'istituzione di aree ZPS, fatto che l'Italia ha recepito, anche in seguito alla sentenza di condanna da parte della Corte di giustizia delle Comunità europee per «insufficiente classificazione di nuove ZPS» (20 marzo 2003, causa C-378/01), emanando il nuovo elenco delle ZPS, ai sensi della direttiva 79/409/CEE (suppl. ord. Gazzetta Ufficiale n. 170 del 24 luglio 2007), concernente le aree protette (nello specifico, Parco nazionale del Pollino e zone di protezione speciale (ZPS) IT9210275 - Massiccio Monte Pollino e Monte Alpi -, e IT9310303 - Pollino e Orsomarso che in pratica lo comprendono). La centrale del Mercure si trova così all'interno del Parco nazionale del Pollino e della ZPS Pollino e Orsomarso - IT9310303;
uno studio del professor ingegner Paolo Rabitti e del dottor Felice Casson, segnala, tra l'altro, la presenza nell'area di specie protette, quali la lontra (oggetto, recentemente, anche di un progetto di tutela del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, interessanti le regioni meridionali, sottoscritto anche dal presidente del Parco nazionale del Pollino), che avrebbero, dall'avvio della centrale, danni molto rilevanti;
con decreto n. 536 dell'8 febbraio 2007 (BUR Calabria n. 5 del 16 marzo 2007) a firma del dirigente generale vicario, settore 55 del Dipartimento ambientale della regione Calabria, nel prendere atto del parere della Commissione di valutazione d'incidenza, si esprime parere favorevole con prescrizioni al progetto centrale termoelettrica del Mercure, riattivazione sezione 2 con «impiego di biomasse ricadenti in area SIC-ZPS - Valle del Fiume Lao - Pollino Orsomarso, nel comune di Laino Borgo»;
secondo un'analisi tecnica da parte della OLA (Organizzazione Lucana Ambientalista), la valutazione d'incidenza rilasciata dalla regione Calabria appare vistosamente carente e non supportata da studi e pareri obbligatori da parte di organismi nazionali e comunitari;
il 30 luglio 2009 l'Ente Parco nazionale del Pollino ha dato parere favorevole nella conferenza di servizi sulla centrale ENEL del Mercure, promossa dalla provincia di Cosenza;
l'11 agosto 2009 con deliberazione n. 64 del consiglio direttivo del parco del

Pollino, è stata emessa una sospensiva di 45 giorni del parere favorevole (all'ENEL) n. 7550 del 28 luglio 2009, reso il 30 luglio 2009 nella conferenza di servizi presso la provincia di Cosenza;
il 21 agosto 2009, l'Ente parco nazionale del Pollino ha richiesto parere all'Avvocatura dello Stato di Potenza;
il 21 settembre 2009 con deliberazione n. 66 del consiglio direttivo del Parco nazionale del Pollino si è data proroga di ulteriori 45 giorni alla sospensione di 45 giorni del parere favorevole (all'ENEL) n. 7550 del 28 luglio 2009, reso il 30 luglio 2009 nella conferenza di servizi presso la provincia di Cosenza;
l'8 ottobre 2009 l'Avvocatura dello Stato di Potenza ha emesso parere avverso il provvedimento favorevole (all'ENEL) n. 7550 del 28 luglio 2009 - di cui si suggerisce la revoca in autotutela - reso dall'Ente parco il 30 luglio 2009 nella conferenza di servizi presso la provincia di Cosenza;
il 12 ottobre 2009 con deliberazione n. 67, il consiglio direttivo del Parco del Pollino acquisisce e fa proprio il parere dell'Avvocatura dello Stato e dà mandato al direttore del parco per l'adozione degli atti connessi e conseguenti;
il 28 ottobre 2009, con determinazione n. 1111, del direttore dell'Ente Parco nazionale del Pollino, si procede all'annullamento in autotutela del parere favorevole (all'ENEL) n. 7550 del 28 luglio 2009, reso il 30 luglio 2009 nella conferenza di servizi presso la provincia di Cosenza;
la conferenza di servizi della provincia di Cosenza, chiusa il 31 luglio 2009, non ha espresso ancora il parere, nonostante il TAR abbia imposto termini, ormai anch'essi scaduti, anche a motivo della sospensiva prima, e del ritiro del parere poi, da parte dell'Ente parco;
a tutt'oggi l'Ente Parco nazionale del Pollino, non ha, da parte sua, ancora emesso il nuovo parere, così come previsto da norme e regolamenti;
la situazione sta degenerando, oltre che in relazione alle problematiche ambientali, anche con ricadute di carattere sociale e di ordine pubblico. Infatti sono già occorse manifestazioni popolari contro la riapertura della centrale, e sono stati organizzati presidi permanenti davanti alla sede dell'Ente parco, per chiedere il rispetto dei diritti delle popolazioni della valle del Mercure -:
quali iniziative di competenza intenda assumere il Ministro, per tutelare le popolazioni della valle del Mercure che sarebbero irrimediabilmente danneggiate dal progetto dell'ENEL, relativo alla riapertura della centrale elettrica, progetto potenzialmente pericoloso per la salute, per l'ambiente e per lo sviluppo economico ed occupazionale dell'intera area;
quali iniziative si intendano adottare per tutelare le preziose caratteristiche naturalistiche dell'area in questione, area sottoposta a duplice vincolo ambientale, in quanto situata all'interno del Parco nazionale del Pollino e della zona di protezione speciale (ZPS) Pollino-Orsomarso, nonché adiacente ad altre aree protette, SIC (Siti di Interesse Comunitario) e ZPS, che dall'entrata in funzione della centrale ENEL avrebbero gravissimo e irreparabile nocumento;
quali iniziative, per quanto di competenza, si intendano assumere, con l'urgenza che il caso richiede, per assicurare che il progetto dell'ENEL sia pienamente conforme alla normativa sia italiana che comunitaria;
se il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare sia informato dell'atteggiamento assunto dal consiglio direttivo e dal direttore del parco nazionale del Pollino, che, dopo essere stati costretti a ritirare in autotutela il precedente parere, a seguito dei gravissimi rilievi avanzati nei confronti dell'Ente Parco dall'Avvocatura dello Stato di Potenza, non hanno ancora espresso, a

quanto consta all'interrogante, il nuovo, necessario e obbligatorio parere riguardo al progetto proposto dall'ENEL.
(4-05329)

...

AFFARI ESTERI

Interrogazioni a risposta scritta:

VANNUCCI. - Al Ministro degli affari esteri, al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
il comparto del mobile rappresenta nel nostro Paese un importante settore industriale che occupa oltre 400.000 addetti, rappresenta il 9 per cento del settore manifatturiero, partecipa cospicuamente al PIL nazionale soprattutto con la forte capacità di esportazione;
recentemente il Governo russo ha aumentato i dazi doganali dal 30 per cento al 45 per cento per l'importazione in Russia dei mobili fabbricati in Italia;
secondo alcune stime l'export di mobili made in Italy è crollato a seguito dell'aumento dei dazi del 30 per cento - 40 per cento verso il mercato russo e addirittura del 50 per cento per i mobili di ufficio;
la materia sollevata è piuttosto complessa e la ricerca della soluzione va praticata con il coinvolgimento delle istituzioni europee;
la preoccupazione degli operatori è ulteriormente aggravata dalla svalutazione del rublo che ha superato il 30 per cento;
le esportazioni verso la Russia per il made in Italy nel 2008 hanno superato gli 800 miliardi di euro -:
quali iniziative intenda assumere il Governo anche sul piano diplomatico e nel confronto europeo per tutelare l'esportazione del mobile italiano verso il mercato russo.
(4-05270)

MANTINI. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
di recente è stata secondo l'interrogante inopinatamente, chiusa la sede della Delegazione consolare italiana di Coira, capitale del cantone dei Grigioni;
il cantone dei Grigioni è il più grande della Svizzera, ha un numero di italiani iscritti all'anagrafe di 12.200 unità, ha una particolare conformazione geografica che rende difficili gli spostamenti, per raggiungere la sede consolare di Coira dal Valposchiave, Val Bregaglia ed Engadina, ci si impiega in media due ore in condizioni climatiche ideali;
il Gran consiglio dei Grigioni ha sollecitato il Governo cantonale a prendere posizione contro la chiusura dell'Agenzia consolare italiana. È stata coinvolta la televisione svizzera italiana, varie associazioni, tutti i connazionali. Con l'entrata in vigore del passaporto biometrico, che rileva l'impronta digitale, gli italiani residenti dovranno recarsi di persona presso l'ufficio consolare competente. In caso di chiusura i residenti italiani dei Grigioni dovranno sobbarcarsi più di quattro ore di viaggio per recarsi a Saint Moritz. Viceversa, l'Agenzia consolare di Wettingen, che dista 20 minuti da Zurigo, non è coinvolta nel piano di razionalizzazione. Occorre anche rilevare che il costo della Delegazione, avendo essa in organico tre impiegati più un Console, è molto basso in confronto ad una sede consolare ordinaria -:
quali misure intenda il Governo adottare affinché sia consentita la riapertura della Delegazione consolare di Coira e siano comunque alleviati i notevoli disagi dei cittadini italiani ivi residenti.
(4-05287)

REGUZZONI. - Al Ministro degli affari esteri, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
in risposta all'interrogazione 4-03774 il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti ha affermato che - a fronte delle

richieste del nostro Paese in tema di trasporto aereo - la Federazione Russa ha dapprima ribadito la ferma opposizione a modificare il regime di monodesignazione, e successivamente ha chiesto tempo per soppesare le nostre ragioni;
tale regime porta oggi una compagnia privata italiana, la CAI, già monopolista in molte altre tratte, ad operare in situazioni di duopolio nelle tratte Italia-Russia, creando, ad avviso dell'interrogante, ovvie distorsioni della concorrenza;
esistono richieste di vettori italiani che intendono operare collegamenti, in particolare tra Malpensa e gli aeroporti di Mosca e San Pietroburgo, ma anche da e per altre destinazioni;
il permanere delle limitazioni citate - influendo sul numero e sui costi dei collegamenti con un partner importante come la Federazione Russa - è dannoso all'economia e allo sviluppo del nostro Paese -:
se sia possibile, come e in che modi e tempi, derogare agli accordi bilaterali vigenti, consentendo anche ad altri operatori italiani di effettuare i collegamenti con le destinazioni russe, in particolare dalla città di Milano;
se il Governo intenda rappresentare per via diplomatica il profondo disagio del nostro Paese e la necessità di una risposta tecnica e/o politica tesa a risolvere il problema.
(4-05296)

REGUZZONI. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
in data 19 novembre 2008, il Governo ha accolto un ordine del giorno (AC 9/1802/10) a prima firma del deputato Gianni Vernetti, che tra l'altro, recava: «nel luglio del 2007 veniva approvata all'unanimità dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite la risoluzione n. 1769 sulla situazione nella regione del Darfur, con la quale si disponeva l'invio di una forza di peacekeeping (UNAMID) pari a 26.000 caschi blu, quale impegno principale di protezione da parte della Comunità internazionale della popolazione locale (...). Le milizie janjaweed, tristemente note per la loro ferocia nei confronti delle popolazioni locali e supportate da bombardamenti aerei coordinati dal governo sudanese, continuano a terrorizzare la popolazione del Darfur, devastandone i villaggi e seminando morte e distruzione, mentre il Governo sudanese, nonostante le rassicurazioni ribadite più volte in sede Onu, continua a mettere in atto un ostruzionismo ormai palese per rallentare il dispiegamento della forza di pace. Ad oggi, la United Nations/African Union Mission in Darfur, autorizzata dalla risoluzione 1769, non ha ancora dispiegato interamente il contingente di 26.000 uomini previsti, non è stato fornito al contingente l'equipaggiamento necessario a tener fede al proprio mandato e, soprattutto, mancano ancora 18 elicotteri di medio carico per il trasporto rapido dei caschi blu, richiesti più volte dal segretario generale delle Nazioni Unite Ban Ki Moon, senza i quali verrebbe compromessa la capacità della forza internazionale di pace di rispondere velocemente agli eventi e di proteggere i civili in un'area grande quattro volte l'Italia»;
a fronte di detto ordine del giorno il Governo si era impegnato «ad attivarsi quanto prima presso i membri del Consiglio di sicurezza affinché si garantiscano tutte le risorse necessarie a dare integralmente attuazione quanto prima alla risoluzione n. 1769, sia per quanto riguarda il dispiegamento dei caschi blu e del loro equipaggiamento necessario, sia per quel che riguarda l'invio dei 18 elicotteri a medio carico richiesti a più riprese dal segretario generale Ban Ki Moon» ed inoltre «a valutare la possibilità di reperire le risorse necessarie per consentire l'invio da parte dell'Italia, a partire dal prossimo decreto di rifinanziamento delle missioni internazionali che verrà presentato presumibilmente nel mese di gennaio, di alcuni mezzi, dotati delle caratteristiche

necessarie per la perlustrazione dell'area in conflitto, quale possibile contributo italiano alla missione UNAMID» -:
se e come gli impegni assunti - sia in termini di attivazione sia in termini di valutazione - siano stati eseguiti;
quale sia l'attuale situazione nel Darfur e come intenda porsi il nostro Governo in futuro.
(4-05297)

REGUZZONI. - Al Ministro degli affari esteri, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
in risposta all'interrogazione 4-03619 il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti ha affermato che - a fronte delle richieste del nostro Paese in tema di trasporto aereo - il Venezuela non ha fornito alcun riscontro;
nell'interrogazione citata il Ministro per rappresentare le richieste del Governo italiano fa riferimento alla formula «è stata inviata una nota verbale», frase si suppone «tecnica» poiché, in caso contrario, il suo significato apparirebbe oscuro -:
in che cosa consista nel concreto «inviare una nota verbale»;
quale siano i dettagli contenuti della «nota verbale inviata»;
se e come il Governo intenda rappresentare per via diplomatica il profondo disagio del nostro Paese e la necessità di risolvere il problema della riscrittura degli accordi bilaterali nel senso della liberalizzazione del trasporto aereo.
(4-05304)

...

AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, per sapere - premesso che:
con decreto del 15 ottobre 2009 il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, di concerto con il Ministro per i beni e le attività culturali, ha concesso alla Società Northern Petroleum (UK) Ltd, società petrolifera di Londra, il permesso di ricerca di idrocarburi «dl49 D.R.-N.P», subordinatamente al rispetto di alcune prescrizioni;
il permesso di ricerca «d149 D.R.-N.P» interessa il largo della costa pugliese a 25 km a est di Monopoli, estendendosi su una superficie di 735,7 chilometri quadrati, mentre la distanza minima dalla costa dell'area di indagine è di 10 chilometri;
agli interpellanti risulta che dell'autorizzazione alla ricerca non sia stata data comunicazione ufficiale al comune di Monopoli, né vi sia stata alcuna pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale;
agli interpellanti risulta inoltre che la pubblicazione dell'annuncio relativo alla domanda di pronuncia di compatibilità ambientale ed al conseguente deposito del progetto e dello studio di impatto ambientale per la pubblica consultazione, è avvenuta in data 10 settembre 2008 sui quotidiani «Il Giorno» e «Puglia», due quotidiani a bassissima tiratura di copie nella regione Puglia;
inoltre risulta che lo stesso assessore comunale alle attività Marinare, Pierantonio Munno, abbia recentemente dichiarato di non essere a conoscenza del decreto, non essendogli stato fornito alcun documento in merito;

se l'esito delle ricerche da parte della società sarà positivo, nelle acque di Monopoli sorgerà una piattaforma petrolifera, e ad avviso degli interpellanti, non si può escludere la possibilità che in futuro possano sorgere siti di raffineria in aree di grande pregio ambientale e turistico, come già è avvenuto in altre realtà italiane;
l'insediamento di una piattaforma petrolifera determinerà sulla marineria di Monopoli e delle zone limitrofe un danno irrimediabile, che si aggiungerebbe già ad uno stato di crisi profondo del settore, portando al licenziamento di numerosi lavoratori;
le piattaforme petrolifere non sono neppure sicure. Il più catastrofico incidente capitato su una piattaforma petrolifera offshore è avvenuto nel 1988 alla Piper Alpha al largo di Aberdeen dove persero la vita in un rogo infernale 167 persone;
a Falconara Marittima (AN) è presente la raffineria dell'API che ha provocato ingenti danni alle persone e all'ambiente. A conferma di ciò è sufficiente leggere la lunga lista degli incidenti avvenuti presso la struttura dal 1981 ad oggi: intossicazioni e ustioni di operai, esplosioni, spandimento di sostanze quali il bitume, greggio e benzina;
il 22 giugno 2007 l'ARPAM (Agenzia regionale per la Protezione Ambientale delle Marche) ha dovuto vietare la balneazione a seguito di un «inquinamento massivo» dovuto a sversamento in mare di olio combustibile originato dalla raffineria API;
anche la piattaforma petrolifera «Vega Alfa» al largo di Pozzallo (RG) ha creato grandi preoccupazioni alla popolazione, a causa del pericolo di sversamento di centomila tonnellate di idrocarburi. L'impianto, non conforme alle norme di sicurezza prescritte dalle leggi nazionali ed europee e non avendo ricevuto interventi di manutenzione, correva il rischio di affondare, procurando un vero disastro ambientale;
gli idrocarburi sono composti chimici formati da atomi di carbonio e idrogeno e sono tra i principali inquinanti dell'ambiente. Lo sversamento accidentale di tali sostanze nel mare provoca la dispersione di agenti inquinanti difficilmente biodegradabili che una volta sversati in mare determinano inquinamento ambientale riversandosi sulle zone costiere e devastando l'ecosistema;
il 10 per cento di inquinamento da idrocarburi è dovuto alle piattaforme offshore sia nella fase esplorativa che in quella estrattiva;
gli idrocarburi sono sostanze tossiche per l'uomo e si è visto che i lavoratori esposti al benzene presentano un aumento di incidenza di leucemia;
nel Mediterraneo, dove l'attività petrolifera è intensa, sono stati rilevati 10 grammi di idrocarburi per metro quadro in superficie e 500 litri di catrame per chilometro quadrato. Il Mediterraneo è considerato, assieme a certe parti dell'Oceano Atlantico, come l'area marina più inquinata dal petrolio di tutto il mondo;
nella Baia di Napoli ad esempio è stata accertata la presenza di 60 grammi di Benzopirene (idrocarburo cancerogeno) in 100 grammi di zooplancton;
gli idrocarburi cancerogeni percorrono tutta la catena alimentare sino ad accumularsi nei tessuti dei pesci commestibili rappresentando un grave pericolo per l'uomo;
lo squilibrio ambientale provocato da tale sostanza comporta un rapido accrescimento di alghe planctoniche, una elevata tossicità per la fauna bentonica, per i pesci e per l'uomo;
se le succitate esperienze dovessero ripetersi a Monopoli, città turistica, ricca di preziose risorse naturali e bagnata da un mare ancora incontaminato, il danno per i suoi abitanti e per le attività legate alla pesca e al turismo sarebbe immenso;
dal dopoguerra ad oggi risultano innumerevoli gli incidenti, ufficialmente dichiarati

dalle autorità, provocati da armi nucleari, tanto che i mari del mondo sono ormai assurti al ruolo di vere e proprie pattumiere nucleari; un esempio per tutti è rappresentato dalle centinaia di bombe all'uranio impoverito sganciate nel mar Mediterraneo durante la guerra in Kossovo -:
se quanto riportato nella presente interpellanza corrisponda al vero e in caso affermativo, se il Ministro sia a conoscenza di un eventuale futuro progetto per la costruzione di una raffineria nel territorio pugliese;
se il Ministro interrogato abbia valutato se la costruzione della piattaforma citata in premessa possa produrre eventuali ripercussioni sull'inquinamento delle acque marine pugliesi, con conseguenti effetti negativi per la salute dei cittadini, per l'ecosistema marino, e per le attività economiche inerenti alla pesca e al turismo;
se siano stati valutati attentamente tutti i rischi derivanti dall'insediamento della piattaforma attraverso la VAS (Valutazione Ambientale Strategica);
se il Ministro sia a conoscenza di come verranno trattati e smaltiti i fluidi e fanghi perforanti portati in superficie, essendo questi solitamente fanghi tossici;
se sia stato valutato nella zona interessata dalle trivellazioni il rischio derivante dall'inabissamento di bombe e proiettili, anche all'uranio impoverito, provenienti dalla recente guerra in Kossovo, come peraltro dimostrano i continui incidenti in cui vengono coinvolti i motopesca impegnati nel basso Adriatico.
(2-00561)
«Donadi, Zazzera».

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

VIII Commissione,

PIFFARI. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro per il turismo. - Per sapere - premesso che:
la società Nuove Energie srl ha ottenuto dalla Regione Sicilia il nulla osta per la realizzazione di un terminale di ricezione rigassificazione di gas naturale liquefatto (GNL) ed opere connesse, localizzato nell'area all'interno del porto di Porto Empedocle (Agrigento);
il suddetto progetto solleva la forte preoccupazione di numerosi comitati, associazioni e cittadini della provincia che evidenziano perplessità sulla sicurezza dell'impianto e sui possibili danni a livello ambientale, nonché quelli inerenti lo sviluppo economico di un territorio non a vocazione industriale ma turistica quale è quello scelto per la localizzazione dell'impianto che sarà situato nelle immediate vicinanze della casa natale di Luigi Pirandello, zona sottoposta a vincolo paesaggistico per decreto dell'assessorato regionale al territorio e ambiente del 29 luglio 1993, e a poco meno di un chilometro dal confine sud-occidentale del parco archeologico e paesaggistico della Valle dei Templi, sito di interesse mondiale, inserito nella World Heritage List dell'Unesco dal 1997;
nel mese di aprile 2009 si è tenuto un referendum popolare indetto dal comune di Agrigento a cui hanno partecipato quasi settemila cittadini con il risultato di circa il 94,5 per cento di voti contrari alla costruzione del rigassificatore;
nel progetto recentemente presentato da Snam Rete Gas, sembrerebbe che il gasdotto di collegamento tra il rigassificatore e la rete nazionale camminerà in sopraelevata proprio nel primo tratto, la zona «Caos», che è sottoposto a molteplici vincoli;
sono aperti numerosi ricorsi al Tar e alla commissioni europea sia contro il decreto di Via del Ministero dell'ambiente sia contro il nulla osta della Regione intentati dal comune di Agrigento, Codacons e da associazioni;

sulla questione del rigassificatore il 6 ottobre 2009 si è tenuta una seduta straordinaria del consiglio provinciale di Agrigento, cui hanno partecipato oltre ai consiglieri, anche rappresentanti di associazioni culturali, ambientaliste, professionisti e liberi cittadini, mentre, pur invitati, risultavano assenti i rappresentanti della società Nuove Energie;
nel suddetto Consiglio sono emerse in particolare le seguenti perplessità riguardanti il progetto del rigassificatore:
a) la sicurezza dell'impianto non può essere assicurata da nessuno, specie in caso di catastrofi naturali, e, ad esempio, non vengono diffusi dati sulle conseguenze dell'esplosione di una metaniera, non si ha notizia di piani di evacuazione in casi di incidente né si conosce chi curerà la manutenzione delle metaniere;
b) a livello tecnologico le metaniere previste dal progetto risultano obsolete in quanto le tipologie più avanzate fungono anche da rigassificatore e sviluppano l'intero processo in mare; si teme che l'impianto abbia scarsa compatibilità ambientale e forte impatto sulla flora e fauna marina ma soprattutto che possa essere un rischio per salute pubblica a causa della vicinanza con gli impianti che producono acqua dissalata che dunque potrebbe essere contaminata dalle notevoli quantità di cloro che verranno immesse nel mare;
c) sul rilascio delle autorizzazioni sembrerebbero pesare alcune incongruenze amministrative, come il rilascio di autorizzazione ad un società di recente costituzione, con poca esperienza nel settore e scarso capitale sociale, la mancata consultazione del corpo elettorale di Porto Empedocle e l'assenza dei pareri di alcune istituzioni come il Comune di Agrigento ed in particolare il genio civile che in considerazione del potenziale dissesto geologico e del rischio sismico del territorio nel quale ricade l'opera doveva essere consultato, come pure infine la possibilità, in aree ASI, di realizzare solo impianti industriali di piccole dimensioni;
d) l'economia e lo sviluppo del territorio saranno compromessi in quanto si vedrà innanzitutto il rallentamento dell'attività portuale che, in base alla normativa Seveso, dovrà essere bloccata durante le operazioni di scarico del metano ma, soprattutto, a fronte di una scarsa ricaduta occupazionale quale è quella di un rigassificatore a regime che richiede poco personale altamente specializzato, si comprometterà irreparabilmente l'attività turistico e culturale e ogni eventuale maggiore sviluppo di tale settore che, per le bellezze del mare e la ricchezza delle sue testimonianze storico-archeologiche, sembra essere la sua vocazione naturale;
e) i vantaggi immediati promessi ai cittadini con un risparmio sulle bollette del gas potrebbero rivelarsi una beffa in quanto, come si rileva dai bilanci dell'impianto di Panigaglia, gli utili netti negli anni si riducono considerevolmente;
nella suddetta seduta del consiglio sono inoltre emerse delle proposte per una revisione del progetto di impianto che ridurrebbero l'impatto ambientale e migliorerebbero la sicurezza dei cittadini come espresso anche in un o.d.g. che sarà inviato anche al presidente della Regione e che è stato votato favorevolmente da tutti i consiglieri presenti nel quale si chiede, se strettamente necessario, di realizzare l'impianto in mare a 15-20 Km dalla costa come prevedono le tecnologie di impianto più moderne;
consta agli interroganti che nel consiglio è stata fatta ascoltare una registrazione di un intervista, ora agli atti della Procura, rilasciata dall'ex comandante della Capitaneria di porto di Porto Empedocle, Maurizio Trogu, che allora faceva parte del gruppo di lavoro regionale che ha esaminato il progetto per l'approvazione definitiva e che secondo quanto riportato dispose 27 prescrizioni sulla sicurezza del progetto che pare non risultino più agli atti regionali;
alla luce di recenti dati sul settore del gas la costruzione di nuovi rigassificatori non sembrerebbe più particolarmente necessaria

in quanto, secondo dichiarazioni del direttore di Nomisma Energia, il settore del gas si troverebbe nel classico caso di bolla, come confermerebbero anche le rilevazioni Anigas e le ultime stime Eurogas che vedono consumi in calo del 7 per cento in tutta Europa nel 2009 (che saranno seguiti da un solo +1 per cento nel 2010), mentre in Italia un calo di consumi del 12 per cento nel periodo da gennaio ad agosto con una previsione di riduzione di consumi a fine anno pari a 8-8,5 miliardi di metri cubi;
le stime sull'attuale surplus di gas si accompagnano inoltre ad una prossima espansione della capacità di importazione del combustibile con il nuovo rigassificatore di Rovigo, il potenziamento del metanodotto dall'Algeria e del gasdotto dalla Russia;
il rigassificatore di Porto Empedocle, promosso con l'intenzione di fare dell'Italia un hub energetico verso il nord europa, andrebbe pertanto rivisto alla luce dei dati sulla bolla del gas e della bocciatura, dello scorso gennaio, da parte della Commissione Europea del finanziamento al progetto, non inserito tra quelli energetici prioritari per l'Europa -:
se il Ministro sia a conoscenza delle prescrizioni al progetto poste dall'ex comandante della capitaneria di Porto e se dunque ritiene che nel concedere le autorizzazioni di competenza previste siano state rispettate tutte le normative e conseguentemente come intenda agire in risposta alle legittime perplessità dei cittadini e delle amministrazioni coinvolte, considerato che il rigassificatore condizionerà, nel bene o nel male, il futuro sviluppo economico del territorio provinciale.
(5-02201)

GHIGLIA e TOMMASO FOTI. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, di concerto con il Ministero per i beni e le attività culturali, ha espresso parere favorevole, tramite decreto di pronuncia di compatibilità ambientale n. DSA-DEC-2009-0000676 del 26 giugno 2009, alla realizzazione del nuovo casello di Castelvetro Piacentino, del raccordo autostradale strada statale 10 Padana Inferiore e del completamento della bretella autostradale tra strada statale 10 e la strada statale 234;
risulta che, con telegramma protocollo 0038277 del 24 dicembre 2008, la Direzione generale per la salvaguardia ambientale del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare avesse sollecitato la Regione Emilia-Romagna e il Ministero per i beni e le attività culturali all'espressione dei pareri di rispettiva competenza;
inspiegabilmente la Regione Emilia-Romagna ha espresso il detto parere con delibera della Giunta regionale n. 727 del 25 maggio 2009 ed avrebbe inviato lo stesso al Ministero con lettera protocollo n. 130837 del 9 giugno 2009, ovvero fuori tempo massimo per essere acquisito nell'ambito del decreto ministeriale di compatibilità ambientale;
il suddetto favorevole parere espresso dalla Regione Emilia-Romagna è tuttavia condizionato ad alcune prescrizioni, individuate di concerto con le Amministrazioni locali, ovvero la Provincia di Piacenza e i Comuni interessati di Castelvetro Piacentino e Monticelli d'Ongina;
in particolare, le richieste formulate sono finalizzate a richiedere la realizzazione di un'opera di minore impatto (anche eventualmente con tratti «trincea»), a ottenere migliori collegamenti o con la viabilità locale, a incrementare gli interventi di mitigazione e compensazione ambientale -:
se ritengano ancora possibile che, nelle successive fasi procedurali che precedono l'avvio della gara d'appalto, dette richieste possano essere tenute in debito conto.
(5-02202)

MARIANI, BRATTI, REALACCI, BOCCI, BRAGA, ESPOSITO, GINOBLE, IANNUZZI, MARANTELLI, MARGIOTTA, MARTELLA, MASTROMAURO, MORASSUT, MOTTA, VIOLA e ZAMPARUTTI. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 28 del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 133 del 2008, prevede la istituzione dell'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra);
l'Ispra svolge le funzioni, con le inerenti risorse finanziarie, strumentali e di personale, dell'Agenzia per la protezione dell'ambiente e per i servizi tecnici (Apat) di cui all'articolo 38 del decreto legislativo n. 300 del 30 luglio 1999 e successive modificazioni, dell'Istituto nazionale per la fauna selvatica (Infs) di cui alla legge 11 febbraio 1992, n. 157 e successive modificazioni, e dell'Istituto centrale per la ricerca scientifica e tecnologica applicata almare (Icram) di cui all'articolo 1-bis del decreto-legge 4 dicembre 1993, n. 496, convertito in legge, con modificazioni, dall'articolo 1, comma 1, della legge 21 gennaio 1994, n. 61;
i suddetti istituti (Apat, Icram, Infs) svolgevano e molteplici compiti di rilevanza nazionale;
il personale precario rappresenta una parte importante del personale del nuovo Istituto, ed ammonta a più di 700 unità con contratti di vario tipo e nella maggior parte dei casi con una anzianità di durata pluriennale;
in materia di stabilizzazione del personale precario, per l'ex-Apat è stato sottoscritto un protocollo d'intesa in data 11 luglio 2007 con le rappresentanze sindacali dell'Ente (Flc-Cgil, Uilpa-Ur, Anpri, Usi-Rdb) e sono stati identificati percorsi di stabilizzazione; tuttavia si è ancora in attesa del completamento delle procedure di stabilizzazione già avviate;
nei giorni scorsi un gruppo di precari dell'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra) sono saliti sul tetto della sede di via Casalotti 300 a Roma per protestare contro il piano di licenziamenti;
i precari si erano riuniti in un'assemblea indetta dal sindacato di base dei lavoratori della ricerca - Usi RdB Ricerca - per protestare contro il licenziamento di 200 precari storici e l'ipotesi di altri 250 licenziamenti, ovvero il 40 per cento del personale e la quasi totalità dei lavoratori giovani dell'ente -:
se il Ministro interrogato non intenda intervenire, da un lato per garantire all'Ispra la regolare prosecuzione delle attività dell'istituto, con particolare riferimento ai controlli ambientali sul territorio e alle attività di ricerca, mantenendo nel proprio organico le professionalità e le competenze di cui attualmente dispone, e dall'altro lato per impedire che il futuro di centinaia di famiglie venga messo a repentaglio, valutando l'opportunità di organizzare l'immediata convocazione di un tavolo interistituzionale con regione, provincia e comune al fine di avviare le procedure per la soluzione della vertenza Ispra.
(5-02203)

GUIDO DUSSIN, LANZARIN, VANALLI, TOGNI e ALESSANDRI. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
i centri di raccolta dei rifiuti, come definiti dall'articolo 183, comma 1, dalla lettera cc), del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, e successive modificazioni, sono aree presidiate ed allestite, per l'attività di raccolta mediante raggruppamento differenziato dei rifiuti per frazioni omogenee conferiti dai detentori per il trasporto agli impianti di recupero e trattamento;
la medesima lettera cc) prevede che con decreto del Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare,

sentita la Conferenza unificata Stato, regioni, città e autonomie locali, deve essere stabilita la disciplina dei centri di raccolta dei rifiuti;
in attuazione del citato articolo 183, comma l, lettera cc), il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare ha emanato il decreto ministeriale 8 aprile 2008 recante la disciplina dei centri di raccolta dei rifiuti urbani raccolti in modo differenziato;
successivamente, a seguito dell'approvazione in data 29 ottobre 2008 della risoluzione Alessandri - 7-00064, con la quale si chiedeva una proroga dell'entrata in vigore di talune disposizioni del decreto ministeriale 8 aprile 2008, allo scopo di consentire agli enti locali un più ampio margine temporale per l'adeguamento e la riqualificazione dei centri di raccolta esistenti, nonché in considerazione di un vizio di forma legato alla data di emanazione della delibera 29 luglio 2008 del Comitato nazionale dell'Albo gestori ambientali, che stabiliva i criteri e requisiti per l'iscrizione all'Albo dei soggetti gestori di tali centri di raccolta, il medesimo Comitato nazionale dell'Albo ha ritirato la citata delibera 29 luglio 2008 e il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare ha emanato un nuovo decreto ministeriale, il decreto ministeriale 13 maggio 2009, di modifica del decreto ministeriale 18 aprile 2008;
ai sensi dell'articolo 1, comma 4, del decreto ministeriale 13 maggio 2009, i centri di raccolta già operanti sulla base di disposizioni regionali o di enti locali continuano ad operare e si devono conformare alle disposizioni del decreto medesimo entro il termine di sei mesi dalla sua pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale, e cioè entro il 18 gennaio 2010;
pertanto, entro lo stesso termine del 18 gennaio 2010 i gestori di tali centri devono essere in possesso dell'iscrizione all'Albo;
in attuazione di tale disposizione, il Comitato nazionale dell'Albo nazionale gestori ambientali, in sostituzione della delibera del 29 luglio 2008 che è stata ritirata come sopradetto per un vizio di forma, ha emanato la delibera del 20 luglio 2009, con la quale sono stati stabiliti i criteri e i requisiti per l'iscrizione all'Albo per lo svolgimento dell'attività di gestione dei centri di raccolta;
in particolare, ai sensi dell'articolo 1, comma 1, della delibera 20 luglio 2009, i soggetti che intendono iscriversi all'Albo nella categoria 1 per lo svolgimento dell'attività di gestione dei centri di raccolta devono essere iscritti al registro delle imprese o al repertorio economico amministrativo (REA);
attualmente, molti comuni gestiscono direttamente tali centri di raccolta, attraverso propri addetti ovvero attraverso associazioni di volontariato o senza fini di lucro, assumendosi direttamente la responsabilità di gestione;
a seguito dell'entrata in vigore del decreto ministeriale 8 aprile 2008 e della pubblicazione della sopraccitata deliberazione 29 luglio 2008, è stato chiesto al Comitato nazionale dell'Albo se i comuni debbano iscriversi all'Albo per la gestione diretta dei propri centri di raccolta;
con Circolare n. 1656 del 28 ottobre 2008, «il Comitato nazionale del Albo ha rilevato, in armonia con le disposizioni di cui all'articolo 212 del decreto legislativo n. 152 del 2006 e con quelle del decreto ministeriale n. 406 del 1998 (Regolamento dell'Albo), che i suddetti enti non sono ricompresi tra i soggetti destinatari dell'obbligo d'iscrizione per l'attività in esame» -:
se la Circolare n. 1656, del 28 ottobre 2008 del Comitato nazionale dell'Albo gestori ambientali, emanata a seguito dell'entrata in vigore del decreto ministeriale 8 aprile 2008, sia da ritenersi in vigore anche a seguito dell'entrata in vigore della nuova disciplina di cui al decreto ministeriale

13 maggio 2009, di modifica del decreto ministeriale 8 aprile 2008, ossia anche dopo la data del 18 gennaio 2010.
(5-02204)

LIBÈ e MONDELLO. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
nei scorsi giorni è pervenuta presso l'VIII Commissione Permanente - Ambiente, Territorio e Lavori Pubblici la petizione della Comunità Montana Valli Aveto Graveglia Sturla per proporre il ritorno alla gestione diretta del servizio idrico per i Comuni fino a 3000 abitanti;
la questione sollevata dalla petizione è particolarmente sentita sul territorio, dato che l'applicazione della legge n. 36 del 1994 (cosiddetta «legge Galli») sul servizio idrico integrato ha creato, infatti, specie nelle zone montane, notevoli problemi. In particolare, le tariffe sono aumentate a dismisura senza alcuna giustificazione e nessun miglioramento del servizio;
anche se il decreto legislativo n. 152 del 2006 ha previsto che l'adesione alla gestione unica del servizio idrico integrato è facoltativa per i Comuni con popolazione fino a 1000 abitanti inclusi nel territorio delle Comunità Montane, il suddetto limite di popolazione è ancora troppo esiguo e non permette alla maggior parte dei comuni montani di beneficiare della suddetta normativa -:
quali iniziative di carattere normativo intenda adottare, anche alla luce del caso segnalato, per garantire che l'adesione alla gestione unica del servizio idrico integrato sia resa facoltativa almeno per i Comuni con popolazione fino a 3000 abitanti, aumentando il limite di legge sopra indicato per la gestione in proprio del servizio idrico da parte delle comunità locali, con benefici per la popolazione e per i costi dello stesso servizio.
(5-02205)

Interrogazioni a risposta in Commissione:

MARGIOTTA. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
nel Consiglio dei ministri di fine ottobre, il Governo ha licenziato il nuovo regolamento che stabilisce la riduzione del numero dei componenti degli organismi di gestione dei parchi nazionali, azzerando, di fatto, la partecipazione delle amministrazioni locali alle strategie ed alle scelte che riguardano gli enti parco;
l'Associazione italiana comuni dei parchi, in un recente documento, ha giudicato gravissimo il fatto che sia stata messa a repentaglio la rappresentanza delle comunità locali all'interno degli organi di gestione dei parchi nazionali;
la decisione, assunta in assenza di confronto istituzionale, rischia di condurre alla totale marginalizzazione dei rappresentanti dei territori, a vantaggio di una non condivisibile visione centralistica;
emerge in ogni caso la ineludibilità e l'urgenza della riforma della stessa legge quadro del 1991;
essa dovrà tenere conto del nuovo rilievo costituzionale degli enti locali, in modo da valorizzare al massimo le comunità locali quali veri protagonisti della gestione territoriale, attribuendo agli organi centrali funzione di vigilanza attiva;
l'Associazione non contesta l'impostazione indicata dal Ministro sul numero dei componenti del consiglio direttivo, ma ritiene fondamentale ridurre il numero dei rappresentanti dei vari ministeri a favore degli operatori economici del territorio (imprenditori agricoli, operatori turistici, e altri) e salvaguardare i compiti e le funzioni della comunità del parco quale luogo della concertazione e condivisione delle finalità istitutive dell'area protetta -:
quali iniziative intenda adottare il Ministro affinché, in un quadro di serena e proficua collaborazione e concertazione con le istituzioni locali interessate, sia

possibile pervenire, attraverso le opportune correzioni, ad un testo del regolamento condiviso, che ridisegni in positivo la governance degli enti parco.
(5-02188)

NEGRO, BRAGANTINI e MONTAGNOLI. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
la società Agriflor s.r.l. è titolare di un impianto per la produzione di compost e di ammendanti agricoli e per tale scopo è stata autorizzata dalla provincia di Verona ai sensi delle determinazioni del dirigente del settore ecologia 8 maggio 2005, n. 3030/05, e 28 settembre 2006, n. 5323/06;
in tale contesto la predetta società risulta poter trattare esclusivamente determinate tipologie di rifiuti individuati dai pertinenti codici CER e risulta altresì che nell'esercizio della propria attività debba rispettare i limiti stabiliti dalla tabella A della delibera della Giunta regionale del Veneto n. 568/02005, in ordine all'ammissibilità dei materiali in entrata nell'impianto per il loro successivo compostaggio, nonché i limiti definiti dalla tabella B della medesima delibera della Giunta regionale del Veneto in ordine alla qualità dell'ammendante originato dal trattamento;
l'autorizzazione di cui trattasi è ad ogni modo subordinata al rispetto, al pari del compost originato a seguito del trattamento, dei parametri imposti dalla normativa nazionale e comunitaria vigente in materia di tutela ambientale e della salute umana. In effetti, è stata la stessa provincia di Verona ad esplicitare nelle proprie autorizzazioni che nella conduzione dell'impianto la società sia obbligata al rispetto della normativa vigente, senza pericolo per la salute dell'uomo e senza usare procedimenti o metodi che potrebbero recare pregiudizio all'ambiente;
a seguito di numerose denunce e segnalazioni proposte da gruppi di cittadini nonché di verifiche condotte dalle autorità di controllo allo scopo competenti in materia di lotta ai reati ambientali, oltre che da parte degli enti locali interessati e della competente Agenzia regionale per la protezione dell'ambiente, sarebbe stato accertato che la Società Agriflor abbia svolto negli anni attività di produzione del compost e di gestione dei rifiuti da sottoporre a processo di recupero, in maniera contraria alle norme sulla protezione della salute e dell'ambiente con l'evidenza di aver prodotto anche danni ambientali ai terreni su cui è Stato distribuito il compost in quanto in tale materiale vi sarebbero state presenze di diossina, di metalli pesanti, di idrocarburi e di altre sostanze nocive, che di norma non dovrebbero assolutamente essere presenti in materie come il compost essendo esse cancerogene ed altamente tossiche;
sulla base di tali ipotizzati fatti illegali si è attivata la procura della repubblica presso il tribunale di Verona, chiedendo al giudice per le indagini preliminari, in data 15 maggio 2008, di disporre il sequestro preventivo di tutti gli impianti produttivi della Agriflor con sede a San Bonifacio (Verona) - loc. Crosaron e stabilimento in San Bonifacio (Verona) - fraz. Villanella, loc. Lioncello;
la procura di Verona avrebbe rilevato che la presenza di idrocarburi e di diossine nei compost allo scopo campionati dimostrerebbe che i materiali che giungevano alla società Agriflor per essere sottoposti a compostaggio non erano idonei e che essi venivano certamente mescolati con rifiuti pericolosi in modo che questi ultimi potessero essere distribuiti abusivamente sui terreni agricoli con danni all'ambiente e soprattutto alla salute umana, nonché per chiunque avesse consumato i prodotti coltivati sui terreni trattati con il compost pericoloso;
la procura di Verona, nel motivare la richiesta di sequestro, sottolineava che la prassi delittuosa condotta dalla Agriflor fosse intenzionale in quanto almeno il 50

per cento dei rifiuti trattati dallo stabilimento non fossero conformi ai limiti previsti dalle norme vigenti e che per poterli smaltire li mescolasse illegalmente con materiale «buono» al fine della successiva distribuzione in campo agronomico;
le risultanze delle indagini avrebbero di fatto evidenziato che la società Agriflor conduca surrettiziamente l'attività di produzione di compost, essendo la sua vera natura quella di smaltire rifiuti, in maniera a quanto pare illegale, e ciò sarebbe stato confermato dal fatto che gli utili aziendali provenissero dalla gestione dei rifiuti, mentre la distribuzione del compost fosse addirittura una prassi svolta gratuitamente in favore degli agricoltori;
di fronte alla richiesta di sequestro preventivo avanzata dal pubblico ministero il 15 maggio 2008, il giudice per le indagini preliminari, in data 12 luglio 2008, ha disposto la convalida dello stesso sequestro preventivo, confermando quindi la condotta delittuosa della società Agriflor formulata dal pubblico ministero, con in più facendo risaltare che alla luce delle verifiche condotte dai Carabinieri del Comando per la tutela dell'ambiente di Treviso il 9 novembre 2007, l'apporto del compost contenente sostanze pericolose e cancerogene avesse comportato un superamento delle concentrazioni di soglia di contaminazione tale da far scattare, ai sensi del decreto legislativo n. 152 del 2006, articolo 240, l'avvio delle procedure di messa in sicurezza di emergenza e di eventuale bonifica del suolo. Inoltre, il medesimo giudice attestava che l'Agriflor avesse palesemente violato la disposizioni del decreto legislativo 27 gennaio 1992, n. 99, che tra le sue finalità ha appunto quella di disciplinare l'utilizzazione dei fanghi di depurazione in agricoltura in modo da evitare effetti nocivi sul suolo, sulla vegetazione, sugli animali e sull'uomo, incoraggiandone la corretta utilizzazione, precisando in particolare che, ai sensi dei relativi articoli 3 e 4, nei fanghi non devono essere contenute sostanze tossiche e nocive né persistenti, né bioaccumulabili in concentrazioni dannose per il terreno, per le colture, per gli uomini e per l'ambiente in generale, vietando altresì l'utilizzazione di tali fanghi tossico-nocivi anche se miscelati e diluiti con fanghi compatibili;
anche il tribunale civile e penale di Verona, sezione penale, rigettando una richiesta di riesame avanzata dalla Agriflor, ha confermato in data del 19 settembre 2008, il decreto di sequestro preventivo emesso dal giudice per le indagini preliminari il 12 luglio 2008, in più sostenendo anche una condotta dolosa della società Agriflor;
inaspettatamente, quando ormai il quadro giudiziario ed il contesto amministrativo avevano conseguito una chiarezza definitiva e consolidata circa la nocività del compost prodotto dalla Agriflor e in relazione al fatto che la stessa società operasse in maniera contraria alle norme sulla tutela della salute umana e dell'ambiente incorrendo in delitti ambientali, è intervenuta sulla materia la giunta regionale del Veneto che, con propria delibera del 10 febbraio 2009, ha incredibilmente emanato specifiche disposizioni volte a fissare limiti di concentrazione delle predette sostanze nocive e cancerogene nei fanghi utilizzati in agricoltura e quindi nel compost;
al riguardo, andrebbe evidenziato che benché la giunta dicesse di voler disciplinare la materia per dare riscontri a numerose richieste di chiarimenti avanzate da operatori interessati (ma senza però dire quante siano state), i quali richiedevano delucidazioni in merito alle concentrazioni accettabili di microinquinanti organici nei fanghi di depurazione avviati all'impianto di compostaggio, con particolare riferimento a diossine e furani, IPA e PBC, nei fatti, ad avviso degli interroganti, non avrebbe fatto altro che introdurre in maniera indiretta la presenza di tali inquinanti nel compost generato da fanghi di depurazione, ciò che altrimenti fino ad allora sarebbe stato implicitamente vietato;
infatti, la stessa giunta al riguardo precisava che le normative nazionali e

regionali non contenessero specifiche indicazioni per tali sostanze;
così, la giunta, adducendo la motivazione che non si potesse attendere che i Ministeri competenti provvedessero ad assegnare specifici limiti alle sostanze in questione, nelle more di tali provvedimenti statali, ha adottato autonomamente i predetti limiti dichiarando di farlo in via cautelativa;
inoltre, quale riferimento scientifico e normativo su cui basare tale provvedimento, la Giunta ha preso un testo di lavoro della Commissione europea da cui dovrà nascere la nuova proposta di direttiva che dovrà modificare la vigente direttiva 86/278/CEE per l'utilizzo dei fanghi di depurazione in agricoltura;
nel merito, a parere degli interroganti, andrebbe evidenziato che la giunta, contrariamente alle proprie dichiarazioni di adottare limiti cautelativi di concentrazione delle predette sostanze nocive nei fanghi di depurazione e di conseguenza nel compost, di fatto ha surrettiziamente adottato un provvedimento teso soprattutto a «legalizzare» le situazioni di danno ambientale fino ad allora individuate e sottoposte alle cure delle autorità giudiziarie. Infatti, se avesse effettivamente voluto adottare una determinazione cautelativa, la giunta avrebbe semplicemente dovuto rafforzare quanto già la normativa vigente prevede, ossia che per tali sostanze pericolose e nocive non vi debba essere assolutamente alcuna presenza nei fanghi di depurazione da cui ottenere il compost da utilizzare in agricoltura;
ancora sull'ambiguità della delibera della giunta andrebbe evidenziato che con tale atto si anticipa in maniera inconsueta un recepimento di una direttiva europea che concretamente ancora non esiste e che ad ogni modo non competerebbe all'organo regionale recepire, bensì allo Stato. Di fronte a tali illogicità, la medesima giunta, ha adottato quello che, ad avviso degli interroganti, è un ulteriore comportamento assurdo, ossia ha reso immediatamente applicabile la delibera in questione, nelle more che i Ministeri competenti esprimano il loro parere vincolante al riguardo: la corretta procedura normativa avrebbe richiesto un percorso opposto, ossia il congelamento dell'atto in attesa del nulla osta dei Ministeri interessati;
alla luce di questi ultimi eventi, oggi la società Agriflor ha ottenuto il dissequestro degli impianti ed in più parrebbe intenzionata ad incrementare le predette attività di gestione dei rifiuti pericolosi per ottenerne compost da destinare agli usi agronomici, con l'aggravante che ora potrebbero anche contenere regolarmente concentrazioni di sostanze cancerogene ed altamente nocive -:
se siano a conoscenza della vicenda trattata in premessa e se abbiano ricevuto dalla giunta della regione Veneto una richiesta di parere sulla legittimità della delibera con cui essa ha fissato determinati limiti per la concentrazione di microinquinanti organici come le diossine ed i furani, oltre che gli IPA ed i PCB, nei fanghi di depurazione da avviare a compostaggio per ottenere materiale da destinare ad usi agricoli, e se siano pronunciati favorevolmente al riguardo;
se i Ministri interrogati non ritengano di assumere, per quanto di competenza, iniziative, anche di carattere normativo, volte a garantire parametri uniformi sul territorio nazionale per le concentrazioni di microinquinanti organici nei fanghi di depurazione avviati agli impianti di compostaggio (comunque non consentendo la presenza di diossine, furani, IPA e PBC), al fine di evitare situazioni di pericolo per l'ambiente e la salute come nel caso descritto in premessa.
(5-02207)

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BENI E ATTIVITÀ CULTURALI

Interrogazione a risposta in Commissione:

MURGIA e GRANATA. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
nel dossier fotografico realizzato dal consigliere comunale Gianfranco Dedola

inviato, insieme ad altra documentazione, al Ministro dei beni culturali, viene «raccontata» una parte della storia dell'arcipelago della Maddalena e dei milioni di euro gettati al vento per lavori finanziati e mai realizzati;
questa è una situazione su cui era già intervenuta la guardia di finanza di Olbia con un'indagine sui fari di Razzoli e Santa Maria, costruzioni risalenti alla prima metà dell'Ottocento, per il recupero delle quali è stato stanziato circa un milione di euro ma la cui ristrutturazione non è mai iniziata;
la più recente storia di sprechi o perdita di denaro pubblico riguarda le strutture che ospitavano il villaggio dei militari della Marina degli Stati Uniti;
da quando la Us Navy ha trasferito la base appoggio per sottomarini a propulsione e armamento nucleare (a Santo Stefano dal 1972 al 2008), tutte le strutture sono state abbandonate e i locali, tra i quali spazi scolastici, parco giochi per bambini, palestra a uffici, sono stati danneggiati dai vandali;
tutte le luci, però sono sempre accese da quando gli americani sono andati via;
vi sono problemi anche con la trasformazione dell'ex arsenale a struttura per ospitare il G8, poi trasferito all'Aquila;
molti reperti sarebbero finiti oltre Tirreno o al macero;
nell'isola di Spargi, famosa per il suo fondale ricco di relitti di navi romane, il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare - qualche anno fa ristrutturò parte delle abitazioni militari (spendendo circa un milione di euro), arredandole di tutto punto, per poi lasciarle al proprio destino e in mano ai vandali;
nell'isola di Santo Stefano ci sono alcune fortezze e nel 1999 la Comunità europea stanziò circa 800 milioni di lire per risistemare la Torre Quadrata, dove nel 1793 Napoleone Bonaparte piazzò una batteria di cannoni da campagna nel tentativo, fallito, di conquistare l'arcipelago;
da allora, nonostante a un centinaio di metri vi sia un villaggio turistico, la Torre è oggetto di atti vandalici e furti;
lo stesso discorso vale per il Forte dei Colmi che, utilizzato per manifestazioni canore e teatrali dopo la ristrutturazione, ha perso le lastre originali di granito sardo, sostituite da granito arrivato dalla Cina;
non si salva neanche Caprera, nonostante la presenza del sacrario garibaldino; tra orto botanico, mai portato a termine (300mila euro), e parco fotovoltaico (oltre 200mila euro), danno e spreco sono evidenti;
nella stessa isola della Maddalena Villa Weber, che ospitò Mussolini prigioniero dal 7 al 27 agosto 1943, presenta crepe ed è in stato di degrado -:
quali misure intende adottare il Ministero interrogato per evitare che si perpetui questa grave perdita del nostro patrimonio di architettura militare e civile.
(5-02187)

Interrogazioni a risposta scritta:

REGUZZONI. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
il Fondo per l'ambiente italiano (FAI) è un'istituzione meritoria che è impegnata da anni nel sostenere, mantenere e recuperare splendidi esempi del patrimonio architettonico e culturale del nostro Paese;
l'elenco delle ville, degli edifici storici, dei parchi e dei giardini giunti in proprietà del FAI per donazioni di privati e sostenuti e restaurati con il concorso di sponsor e generosi privati è impressionante e irreplicabile, frutto dello sforzo di anni di impegno degli attuali vertici e di molti soci sostenitori;
la qualità del lavoro svolto, il servizio offerto al pubblico, i prezzi contenuti dei biglietti di accesso (quando previsti), il

livello altissimo delle manifestazioni culturali, la ricchezza e il numero delle iniziative rendono il FAI un esempio anche gestionale e culturale, testimonianza viva dell'amore per il nostro Paese;
lo sforzo economico è spesso sostenuto interamente da donazioni private e dalla generosità dei molti soci e simpatizzanti, oltre che dal sostegno di alcuni enti locali come ad esempio la provincia di Varese -:
come si concretizzi l'impegno del Governo a sostegno delle molteplici attività e proprietà del Fondo per l'ambiente italiano;
se e in che misura e modo il Governo intenda aumentare il proprio sforzo anche economico a favore del FAI.
(4-05298)

DI STANISLAO. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
a seguito del terremoto che colpì le Marche e l'Umbria, per i beni artistici l'allora Ministro Veltroni, d'intesa con il Presidente del Consiglio Prodi, nominò commissario lo stesso direttore generale del Ministero per i beni e le attività culturali che a sua volta scelse dei vice di alto profilo e si coordinò con i due presidenti regionali, con le soprintendenze e con la protezione civile, utilizzando, inoltre, anche il supporto di studenti universitari di vasta competenza specifica. I risultati furono ottimi, a partire dalla Basilica superiore di San Francesco minacciata di crollo totale e riconsegnata in meno di due anni, restaurata e messa in sicurezza. Anche all'interno della contestata ricostruzione dell'Irpinia, il lavoro svolto dalla Soprintendenza speciale fu il più concreto ed efficace, riconosciuto da tutti; stessa cosa avvenne per il Friuli;
a seguito del sisma del 6 aprile 2009 a L'Aquila, la stima dei danni al patrimonio storico ed architettonico è di 3 miliardi di euro e le esperienze passate pare non appaiono trovato spazio in questo caso;
dopo quasi 8 mesi chiese ancora scoperchiate, palazzi esposti alle intemperie, arredi lasciati per lungo tempo sotto le macerie e un centro storico ancora disastrato e alle prese con le macerie;
fin'ora la Francia ha finanziato con 3 milioni e 200mila euro la metà del restauro della chiesa delle Anime Sante, il Governo Kazako ha donato 1 milione e 700mila euro per il complesso monumentale e la chiesa di San Biagio d'Amiternum, la Russia ha assicurato il restauro del palazzo Ardinghelli e del complesso monumentale e chiesa di San Gregorio Magno e infine la Germania per la chiesa di San Pietro Apostolo;
il 4 novembre 2009 il Ministro per i beni e le attività culturali ha annunciato che non ci sarà nessuna legge speciale per la ricostruzione del centro storico e che per l'anno 2010 il Governo ha previsto 50 milioni di euro per i beni culturali, gran parte dei quali verranno utilizzati per il restauro delle chiese danneggiate o distrutte dal terremoto;
lo stesso giorno il Ministro per i beni e le attività culturali ha firmato un protocollo d'intesa con la Cei per il recupero del patrimonio ecclesiastico danneggiato dal sisma, 8 i milioni previsti, parte dei quali serviranno a risistemare entro Natale 2009 71 chiese, 29 nella diocesi de L'Aquila, 13 a Sulmona, 5 a Teramo, 11 ad Avezzano e 9 a Pescara;
a quanto consta all'interrogante, i finanziamenti saranno gestiti dalle Curie che hanno dato l'incarico a singoli professionisti e hanno rinunciato alla gestione degli appalti che è passata alla Protezione civile;
in questo scenario la Soprintendenza abruzzese, con un organico che è il più completo di tutti gli uffici pubblici, è tagliata fuori dalla ricostruzione del patrimonio storico e culturale de L'Aquila. I tecnici della Soprintendenza sono stati

sempre presenti nel centro storico de L'Aquila e sono in grado di dare un significativo contributo in termini di professionalità e di competenza -:
se il Governo intenda attribuire direttamente alle soprintendenze la progettazione e la direzione dei lavori con costi decisamente più contenuti;
se il Governo intenda relazionare nel dettaglio i costi di tali decisioni;
se il Governo intenda dettagliare quanti dei 50 milioni previsti per il 2010 andranno effettivamente alla ricostruzione di chiese e monumenti danneggiati o distrutte dal terremoto.
(4-05306)

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DIFESA

Interrogazione a risposta in Commissione:

BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
alla fine del Consiglio dei ministri svoltosi giovedì 3 dicembre 2009, il comunicato stampa diffuso recita: «La presidenza del Consiglio dei ministri comunica: il Consiglio dei ministri si è riunito oggi, alle 18.25 a Palazzo Chigi, sotto la presidenza del presidente, Silvio Berlusconi. Segretario, il sottosegretario di Stato alla presidenza, Gianni Letta. Il presidente Berlusconi e il ministro La Russa hanno annunciato al Consiglio l'intenzione di aumentare di mille unità il contingente attualmente impegnato nella missione di pace in Afghanistan. L'aumento avverrà nel corso del 2010 con gradualità e con una maggiore incidenza nella seconda meta dell'anno. Il Consiglio ha condiviso l'iniziativa.»;
durante la conferenza stampa svoltasi alla fine del Consiglio dei ministri sopra ricordato, il Ministro interrogato ha testualmente affermato: «A nome mio, del presidente Berlusconi e del ministro Frattini, voglio esprimere l'apprezzamento di tutto il Governo e il Parlamento ai nostri soldati impegnati in Afghanistan e anche nelle altre nostre missioni all'estero»;
nei mesi precedenti, dopo i morti e i numerosi feriti registrati negli ultimi mesi in Afghanistan tra i mitraglieri italiani posizionati sulla «ralla» dei veicoli Lince, la piattaforma girevole posta sul tetto del blindato prodotto da Iveco, lo Stato Maggiore della Difesa ha annunciato due provvedimenti tesi a garantire migliore protezione ai mitraglieri con la dotazione, entro il 2010, delle torrette Hitrole Light. I Lince con queste torrette saranno tutti assegnati al contingente schierato in Afghanistan che disporrà anche di mezzi predisposti con blindature aggiuntive intorno alla ralla;
la notizia è stata confermata dalle agenzie di stampa le quali, in data 26 ottobre 2009, hanno dato la conferma della firma di un contratto tra una nota società italiana produttrice di armamenti con il Ministero della Difesa italiano. Esso è del valore di circa 20 milioni di euro. Si prevede la fornitura di 81 torrette «Hitrole light» che andranno ad equipaggiare alcuni dei veicoli «Lince» attualmente impiegati in Afghanistan;
la sottoscrizione del contratto aggiuntivo si è resa necessaria per garantire una maggiore sicurezza ai nostri militari, che, a causa dell'inadeguatezza dei mezzi loro forniti, hanno contato morti e feriti tra le proprie fila. Tutto ciò a causa dell'inefficienza, a quanto consta agli interroganti, evidente ed ammessa, dei mezzi posti loro in dotazione;
tali insufficienze, infatti, hanno aumentato il già altissimo rischio di uccisione o ferimento a cui sottostanno i nostri militari. Al fine di non sacrificare inutilmente altre vite umane, oltre che fornire l'apprezzamento delle istituzioni, è necessario conoscere con certezza, celerità ed

urgenza, le modalità e i tempi di fornitura delle torrette «Hitrole light» per i veicoli Lince -:
se e in quali tempi, auspicabilmente celeri, certi e conoscibili, l'ulteriore contingente militare da inviarsi in Afghanistan ed i soldati già inviati in missione sul luogo, potranno effettivamente godere delle necessarie migliorie tecniche ai mezzi in dotazione Lince, con particolare riferimento al necessario potenziamento delle blindature alle torrette, poiché esse non hanno garantito un'adeguata protezione dell'incolumità dei nostri militari.
(5-02199)

Interrogazioni a risposta scritta:

MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
il signor David Gomiero è stato incorporato il 5 giugno 2006 presso l'85o Reggimento «Verona» di Montorio Veronese quale volontario in ferma prefissata di un anno;
il successivo giorno 19 giugno il Gomiero è stato sottoposto al ciclo vaccinale con le somministrazioni di Time Test (negativo)+, Vivotif Berna, Mencevax, Trivalente, immediatamente dopo le inoculazioni il signor Gomiero ha cominciato ad accusare nausea, astenia, fotosensibilità e difficoltà alla deambulazione tanto da costringere i medici militari a ricoverarlo presso la locale infermeria;
il giorno 22 giugno gli è stato inoculato il vaccino Revaxis;
in data 27 giugno il militare accedeva presso il pronto soccorso di Borgo Trento in Verona e successivamente veniva inviato in licenza di convalescenza e in data 31 ottobre 2006, d'autorità, veniva disposto il suo congedo;
successivamente alla data del congedo condizioni di salute, debitamente certificate, hanno attestato un progressivo deterioramento delle condizioni di salute e fisiche di David Gomiero ma ciò non ha impedito all'amministrazione militare di denunciarlo per il reato di «Diserzione» (articolo 148 n. 2 c.p.m.p.) perché, militare vfp1 presso l'85o RAV «Verona» di Verona, il 3 luglio 2006 non faceva rientro al Corpo, né si presentava ad altro ente militare, rimanendo assente senza giusto motivo - nei cinque giorni successivi e sino al 31 ottobre 2006, data in cui veniva d'Autorità posto in congedo» e quindi, in data 27 febbraio 2008, di sottoporlo a giudizio presso il Tribunale militare di Verona;
con sentenza n. 2 del 2008 depositata il 3 marzo 2008 David Gomiero veniva assolto dal reato ascrittogli «perché il fatto non sussiste» avendo rilevato lo stesso collegio giudicante che «Non può ignorarsi, infatti, che sin dal 27 giugno 2006 il pervenuto accusava sintomi di "malessere" a seguito della "vaccinazione trivalente" (181); che tali sintomi, qualificati come "cefalea" ora come "astenia" ora come "polineuropatia di possibile origine virale" comportavano la concessione, da parte dei sanitari, di vari periodi di riposo, che andavano a coprire tutto il periodo di assenza dal servizio addebitatogli; che anche in epoca successiva al congedo sono continuati i ricoveri del giovane, a cui il 2 ottobre 2007 (un anno dopo il congedo) venivano diagnosticati dall'ospedale Di Mestre "piressia recidivante, calo ponderale, iporessia marcata linfoadenomegalie sottomandibolari, stato generale scaduto"; e che da ultimo il Tribunale ha oggi potuto verificare de visu come il Gomiero, qui giunto in carrozzella e deambulante con le stampelle, appaia in condizioni smagrite e ben più precarie rispetto a quelle evidenziate dalle fotografie del recente passato»;
in data 12 maggio 2009 il signor Gomiero è stato dichiarato invalido civile dal competente organo sanitario e in data 16 giugno 2006 ha chiesto al Ministero della difesa il riconoscimento della dipendenza da causa di servizio della patologia sofferta (assunta dall'amministrazione militare con numero protocollo 0017849 MD E24475 del 17 giugno 2009);

a parere dell'interrogante la vicenda che ha visto coinvolto il signor David Gomiero e il comportamento assunto nei suoi confronti dall'amministrazione militare, che non ha esitato a denunciarlo e sottoporlo ad un procedimento penale, è ingiustificabile -:
se il ministro interrogato sia a conoscenza dell'attuale situazione che vede coinvolto il signor David Gomiero e quali immediate azioni intenda adottare affinché gli sia garantita ogni necessaria assistenza medica;
se intenda disporre, con la massima urgenza consentita, una inchiesta per accertare se, nell'esecuzione del ciclo vaccinale a cui è stato sottoposto David Gomiero, siano stati rispettate tutte le disposizioni e i protocolli sanitari vigenti all'epoca dei fatti e se questi abbiano garantito il militare in premessa da ogni possibile rischio per la propria salute;
quanti siano stati i casi di militari che, negli ultimi 20 anni, hanno riportato conseguenze, anche gravi, a seguito della somministrazione dei vaccini indicati in premessa;
se il Ministro interrogato intenda impartire le opportune disposizioni affinché, ove se ne accertino i presupposti, al signor Gomiero sia riconosciuta la dipendenza delle patologie sofferte come «dipendenti da causa di servizio» e conseguentemente gli siano riconosciuti tutti i benefici economici previsti dalle vigenti normative;
se il ministro interrogato intenda chiarire quali sono state le ragioni che hanno condotto l'amministrazione militare a denunciare il signor Gomiero alla competente procura militare, quali provvedimenti siano stati adottati nei confronti delle autorità militari che ingiustificatamente ebbero a denunciare un fatto rilevatosi inesistente e il cui solo effetto è stato quello di cagionare al Gomiero medesimo ulteriori patimenti e un indiscutibile danno economico e quale risarcimento/indennizzo, si intenda riconoscere al signor David Gomiero in relazione all'ingiusto processo al quale è stato sottoposto, ove se ne riscontrino i presupposti di fatto e di diritto.
(4-05301)

MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
nel corso dell'indagine conoscitiva sulla condizione del personale delle Forze armate e delle Forze di polizia ad ordinamento militare: audizione del Direttore generale della Direzione generale per il personale militare, svoltasi presso la 4a Commissione permanente del Senato lo scorso 4 novembre 2009 risulta dal resoconto sommario n. 97 che il Direttore generale della Direzione generale per il personale militare, generale Roggio, tra le altre abbia affermato che «Sempre in un'ottica di snellimento organizzativo dell'area amministrativa, di semplificazione procedimentale e di standardizzazione interforze è stata poi segnalata, nelle competenti sedi, l'opportunità di attuare mirati interventi di riordino del quadro legislativo affinché, coerentemente con la specificità della funzione, dell'ordinamento e della condizione militare, siano adottate speciali disposizioni in materia di provvedimenti amministrativi, di ridotte possibilità di esercizio del contenzioso e di diritto di accesso ai documenti, anche in deroga alle previsioni legislative generali valevoli per i cittadini e per la Pubblica amministrazione. Ciò al fine di rendere il più possibile tempestiva l'azione disciplinare, ed esaltarne gli effetti deterrenti»;
proprio in materia disciplinare, così come ogni altro procedimento inteso a ledere gli interessi di colui che lo subisce, la consolidata giurisprudenza delle massime Corti di giustizia, finanche quella Costituzionale, riconoscono ad ogni individuo il diritto di tutelare in ogni sede i diritti soggettivi e gli interessi legittimi lesi dagli atti e dal comportamento della Pubblica Amministrazione, di un giusto ed equo procedimento in cui la completezza del necessario contraddittorio è posta a

garanzia delle parti secondo i principi contenuti nell'articolo 24 della Costituzione;
la giurisprudenza consolidata in modo granitico afferma che la partecipazione procedimentale non è diretta unicamente ad introdurre interessi da fare valere in sede di valutazioni discrezionali; si tratta, infatti, di acquisire al procedimento il contributo di colui su cui graverà il provvedimento autoritativo sicché la garanzia di partecipazione dell'interessato ha lo scopo di comporre quante più divergenze possibili affinché non pervengano alla sede giudiziaria contenziosi alimentati dalla riservatezza e dall'ostilità dell'attività amministrativa;
il diritto di accesso ai documenti amministrativi, azionabile da chiunque possieda un qualificato interesse per la tutela di situazioni giuridicamente rilevanti, ha in primo luogo una finalità strumentale alla difesa in giudizio della situazione sottostante in quanto, consentendo la conoscenza degli atti sulla cui base l'amministrazione ha formato la propria volontà ed ha assunto la conseguente determinazione, favorisce sia una più approfondita valutazione sull'opportunità di agire in giudizio a tutela della propria posizione sia la possibilità di censurare l'attività amministrativa per profili non direttamente percepibili dal provvedimento finale ed è costante insegnamento che la legittimazione all'accesso vada riconosciuta a chiunque possa dimostrare che il procedimento, o gli atti endoprocedimentali, abbiano spiegato o siano idonei a spiegare effetti diretti o indiretti nei suoi confronti, indipendentemente dalla lesione di una posizione giuridica, stante l'autonomo atteggiarsi del diritto di accesso, inteso come interesse ad un bene della vita autonomo rispetto alla situazione legittimante l'impugnativa;
con la legge n. 15 del 2005, il diritto di accesso assurge, seppure indirettamente, a norma di rango costituzionale e per tale motivo merita la più ampia tutela;
a parere degli interroganti quanto espresso dall'alto ufficiale, oltre a dimostrare una scarsa considerazione e conoscenza degli insegnamenti giurisprudenziali, evidenzia una volontà estremamente repressiva dei già limitati diritti che il vertice militare usa riconoscere al personale ad essi subordinato che rischia di compromettere negativamente la già precaria immagine di cui gode l'Amministrazione militare in tema di diritti e legalità dell'azione amministrativa che inoltre, in tal modo, si rivelerebbe sempre secondo gli interrogati contraria ad ogni principio di buon andamento e la imparzialità della pubblica amministrazione sancito dall'articolo 97 della Costituzione -:
se il ministro interrogato sia a conoscenza di quanto espresso dal Direttore generale della Direzione generale per il personale militare ai membri della 4a Commissione permanente del Senato e se non ritenga opportuno rimuovere immediatamente dal suo incarico l'ufficiale citato in premessa al fine di evitare che simili affermazioni possano compromettere l'immagine di legalità che necessariamente deve connotare ogni azione dell'Amministrazione militare.
(4-05315)

TESTO AGGIORNATO AL 14 MARZO 2011

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ECONOMIA E FINANZE

Interrogazioni a risposta scritta:

TOCCAFONDI e CARLUCCI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
la società Finmeccanica è azionista unico di AnsaldoBreda con sedi e stabilimenti a Napoli, Pistoia, Reggio Calabria e Palermo;
la società AnsaldoBreda, a quanto riportato da notizie di stampa, si appresterebbe a 279 licenziamenti; l'amministratore delegato e il responsabile risorse umane di AnsaldoBreda avrebbero annunciato,

durante una riunione tra rappresentanze sindacali unitarie e azienda del 23 novembre a Roma, ai sindacati la volontà di mettere in atto 279 licenziamenti, soprattutto tra gli impiegati del gruppo ferroviario. Accanto ai licenziamenti sarebbe prevista anche la richiesta di cassa integrazione per ulteriori 300 dipendenti;
non è dato sapere se e quanti di questi licenziamenti riguarderebbero lo stabilimento di Pistoia, che però si occupa principalmente del settore ferroviario e quindi quello indicato per i licenziamenti;
era risaputa la difficoltà del settore ferroviario dato che nel 2010 è previsto un calo di lavoro, visto che Trenitalia non ha ancora deciso di bandire le gare per i treni regionali e soprattutto quella per i nuovi convogli ad alta velocità;
l'annuncio di esuberi dell'azienda potrebbe comunque essere non dipendente dall'esito del bando di gara per l'alta velocità di Trenitalia per un importo di 1,2 miliardi di euro e anche dal bando di gara della regione Toscana, per il rinnovamento del materiale rotabile, ancora oggi comunque non ancora a gara;
nella provincia di Pistoia la crisi economica e scelte aziendali stanno portando alla luce già da mesi altre situazioni di estrema difficoltà come ad esempio i casi dei 137 dipendenti dell'azienda Radicifil (fibre sintetiche), rimasti senza lavoro da maggio 2009. Poi è toccato ai 130 della Mas (laminati plastici), che videro la propria azienda chiudere a giugno 2009. Poi i 47 licenziati della Ser.In (servizi informatici) ad agosto 2009 fino ai 540 collaboratori e dipendenti della società Answers;
da gennaio 2009, secondo i sindacati, si sono iscritti al collocamento in seimila e quasi diecimila sarebbero i lavoratori licenziati o con situazioni aziendali precarie alle spalle -:
quale sia la reale volontà della società AnsaldoBreda in merito alla situazione occupazionale della società ed in particolare dello stabilimento di Pistoia;
se la società Trenitalia abbia intenzione di provvedere alle commesse alla società AnsaldoBreda, così come più volte annunciato;
come il Governo intenda attivarsi per affrontare la situazione di crisi in atto nello stabilimento di Pistoia.
(4-05289)

DI PIETRO. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
il 4 luglio del 2008 il Presidente del Consiglio dei ministri ha nominato con proprio decreto il sindaco di Roma Gianni Alemanno a commissario straordinario del governo per la ricognizione della situazione economico-finanziaria del medesimo comune e delle società ad esso partecipate (con esclusione di quelle quotate nei mercati regolamentati) e per la predisposizione di un piano di rientro dell'indebitamento pregresso;
il commissario straordinario avrebbe dovuto presentare entro il 30 settembre 2008 il piano di rientro al Governo che lo avrebbe dovuto approvare entro i 30 giorni successivi con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, individuando le coperture finanziarie necessarie nei limiti delle risorse destinate dalla legislazione vigente;
ancora oggi, a distanza di tanti mesi, le aziende creditrici del comune di Roma sono ancora in attesa di ricevere comunicazioni e aggiornamenti in merito al piano di rientro e alla gestione commissariale;
il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri è stato emanato in base all'articolo 78 del decreto-legge 112 del 2008 che così recita: «1. Al fine di assicurare il raggiungimento degli obiettivi strutturali di risanamento della finanza pubblica e nel rispetto dei principi indicati dall'articolo 119 della Costituzione, nelle more dell'approvazione della legge di disciplina dell'ordinamento, anche contabile, di Roma Capitale ai sensi dell'articolo 114, terzo comma, della Costituzione, con decreto del

Presidente del Consiglio dei ministri, il Sindaco del comune di Roma, senza oneri aggiuntivi a carico dello Stato è nominato Commissario straordinario del Governo per la ricognizione della situazione economico-finanziaria del comune e delle società da esso partecipate, con esclusione di quelle quotate nei mercati regolamentati, e per la predisposizione ed attuazione di un piano di rientro dall'indebitamento pregresso.
2. Con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri:
a) sono individuati gli istituti e gli strumenti disciplinati dal Titolo VIII del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, di cui può avvalersi il Commissario straordinario, parificato a tal fine all'organo straordinario di liquidazione, fermo restando quanto previsto al comma 6;
b) su proposta del Commissario straordinario, sono nominati tre subcommissari, ai quali possono essere conferite specifiche deleghe dal Commissario, uno dei quali scelto tra i magistrati ordinari, amministrativi e contabili, uno tra i dirigenti della Ragioneria generale dello Stato e uno tra gli appartenenti alla carriera prefettizia o dirigenziale del Ministero dell'interno, collocati in posizione di fuori ruolo o di comando per l'intera durata dell'incarico. Per l'espletamento degli anzidetti incarichi gli organi commissariali non hanno diritto ad alcun compenso o indennità oltre alla retribuzione, anche accessoria, in godimento all'atto della nomina, e si avvalgono delle strutture comunali. I relativi posti di organico sono indisponibili per la durata dell'incarico.

3. La gestione commissariale del comune assume, con bilancio separato rispetto a quello della gestione ordinaria, tutte le entrate di competenza e tutte le obbligazioni assunte alla data del 28 aprile 2008. Le disposizioni dei commi precedenti non incidono sulle competenze ordinarie degli organi comunali relativamente alla gestione del periodo successivo alla data del 28 aprile 2008.
4. Il piano di rientro, con la situazione economico-finanziaria del comune e delle società da esso partecipate di cui al comma 1, gestito con separato bilancio, entro il 30 settembre 2008, ovvero entro altro termine indicato nei decreti del Presidente del Consiglio dei ministri di cui ai commi 1 e 2, è presentato dal Commissario straordinario al Governo, che l'approva entro i successivi trenta giorni, con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, individuando le coperture finanziarie necessarie per la relativa attuazione nei limiti delle risorse allo scopo destinate a legislazione vigente. È autorizzata l'apertura di una apposita contabilità speciale. Al fine di consentire il perseguimento delle finalità indicate al comma 1, il piano assorbe, anche in deroga a disposizioni di legge, tutte le somme derivanti da obbligazioni contratte, a qualsiasi titolo, alla data di entrata in vigore del presente decreto, anche non scadute, e contiene misure idonee a garantire il sollecito rientro dall'indebitamento pregresso. Il Commissario straordinario potrà recedere, entro lo stesso termine di presentazione del piano, dalle obbligazioni contratte dal Comune anteriormente alla data di entrata in vigore del presente decreto.
5. Per l'intera durata del regime commissariale di cui al presente articolo non può procedersi alla deliberazione di dissesto di cui all'articolo 246, comma 1, del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267.
6. I decreti del Presidente del Consiglio dei ministri di cui ai commi 1 e 2 prevedono in ogni caso l'applicazione, per tutte le obbligazioni contratte anteriormente alla data di emanazione del medesimo decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, dei commi 2, 3 e 4 dell'articolo 248 e del comma 12 dell'articolo 255 del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267. Tutte le entrate del comune di competenza dell'anno 2008 e dei successivi anni sono attribuite alla gestione corrente, di competenza degli organi istituzionali dell'Ente.
7. Ai fini dei commi precedenti, per il comune di Roma sono prorogati di sei mesi i termini previsti per l'approvazione del rendiconto relativo all'esercizio 2007,

per l'adozione della delibera di cui all'articolo 193, comma 2, del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267 e per l'assestamento del bilancio relativo all'esercizio 2008.
8. Nelle more dell'approvazione del piano di rientro di cui al presente articolo, la Cassa Depositi e Prestiti S.p.A. concede al comune di Roma una anticipazione di 500 milioni di euro a valere sui primi futuri trasferimenti statali ad esclusione di quelli compensativi per i mancati introiti di natura tributaria»;
la legge recita in un modo, ma la realtà, secondo l'interrogante, è un'altra: infatti da quanto si evince dal decreto-legge, il 28 aprile 2008 rappresenta la deadline tra i crediti commissariati (crediti quindi aventi origine dalla precedente amministrazione) e i crediti ordinari;
fin dall'inizio di questa vicenda ci sono stati dubbi interpretativi in merito a ciò che poteva essere considerato commissariato se valga la data di emissione della fattura o la data della determina dirigenziale ovvero della firma del contratto o infine, se valga la data in cui sono stati espletati i servizi;
dopo numerose congetture gli uffici della ragioneria generale spiegavano che sono considerate commissariate le fatture emesse a fronte di servizi espletati prima del 28 aprile 2008 e questo ha determinato una notevole confusione iniziale di fronte a fatture miste, cioè con servizi a cavallo del 28 aprile 2008;
dopo diversi mesi di totale incertezza, sempre la ragioneria generale comunica che una stessa fattura potrà avere un gestione doppia, commissariale e ordinaria;
nel frattempo tutti i pagamenti sono bloccati in quanto i 3 sub-commissari stanno analizzando tutta la situazione debitoria del Comune;
ovviamente questa analisi impatta anche sulla gestione ordinaria (e infatti i pagamenti delle fatture non commissariate sono anch'essi bloccati);
per quanto concerne i 500 miliardi di euro allocati dal Governo non si hanno ancora indicazioni se questi fondi possano essere usati per la gestione commissariale;
i subcommissari sono appena arrivati e ancora non hanno finito di analizzare la situazione e alla fine di settembre 2008, però, secondo quanto stabilito dal decreto-legge, i tre sub-commissari avrebbero dovuto comunicare a tutti i creditori del comune di Roma i criteri del piano di rientro e le persone da contattare per interfacciarsi per i crediti commissariati (visto che non è di competenza della ragioneria generale), infatti i tre - subcommissari seguono essi stessi direttamente il processo dei crediti commissariati;
il comune di Roma ha iniziato a pagare i fornitori e i 3 sub-commissari stanno continuando ad analizzare la situazione finanziaria (soprattutto cercando di far rispettare i principi di cassa e di competenza) e i tre sub-commissari autorizzano il pagamento delle fatture commissariate;
finalmente il Governo comunica che i 500 milioni di euro possono essere usati per la gestione ordinaria;
i tre sub-commissari dovevano comunicare entro la fine di settembre/inizio di ottobre i criteri per il piano di rientro ai creditori e le persone da contattare per interfacciarsi per i crediti commissariati;
i sub-commissari stanno autorizzando i pagamenti dei fornitori seguendo l'ordine cronologico di emissione dei mandati di pagamento e nel frattempo hanno presentato il piano di rientro al Governo con tutta l'analisi dei debiti sotto la gestione commissariale;
il Governo ha approvato il piano di rientro ma, dal momento che non è stato notificato ai creditori, non è esecutivo;
tuttavia il comune di Roma, grazie alla collaborazione della ragioneria generale, ha ugualmente continuato a pagare i crediti commissariati per venire incontro

alle esigenze dei fornitori e per salvare dal fallimento soprattutto le piccole imprese artigiane locali;
ad aprile del 2009, il commissario, nonché sindaco di Roma, Alemanno, sceglie uno dei tre sub-commissari per seguire la gestione commissariale, il giudice dott. Oriani, il quale blocca subito tutti i pagamenti della commissariale in vista della chiusura del primo semestre;
da maggio a luglio 2009 tutti i pagamenti della commissariale sono bloccati in quanto Oriani deve presentare una relazione al commissario ed ottenere così l'autorizzazione per riprendere i pagamenti;
a settembre 2009 il sub-commissario ha finito la relazione ma ancora non ha incontrato il commissario, nonostante le pressioni della ragioneria generale;
non si capisce perché ancora sia tutto fermo nonostante la liquidità del comune di Roma sia buona (ed è logico visto che vengono pagate solo le fatture ordinarie), il debito commissariato ad oggi ammonta a circa 90 miliardi di euro e con un po' di sforzo si potrebbe riuscire a pagare i fornitori entro la chiusura dell'anno fiscale 2009, invece le uniche fatture commissariate che vengono pagate sono quelle del sociale;
a ottobre 2009 Oriani non ha ancora incontrato Alemanno e il pagamento delle fatture commissariate è ancora bloccato;
da quanto sopra esposto scaturiscono diversi interrogativi: perché non c'è stata ad oggi alcuna comunicazione ufficiale a tutti i fornitori in merito ai crediti commissariati, se il decreto-legge prevedeva la comunicazione del piano di rientro già alla fine del 2008, non si comprende perché ad oggi non è stato comunicato, e perché nessuno del Governo ha chiesto al Commissario un rendiconto della gestione commissariale e una spiegazione del perché ad oggi non è stata inviata alcuna comunicazione ai fornitori, perché nessuna associazione di categoria sollecita il commissario a prendere un provvedimento, per quali motivi i 500 miliardi di euro non sono stati assegnati alla gestione straordinaria -:
se il Governo non ritenga opportuno valutare quanto esposto in premessa e adoperarsi affinché la situazione venga chiarita e il contributo annuale a favore del comune di Roma, disposto a decorrere dall'anno 2010 e non superiore ai 500 milioni di euro annui, sia stabilito sulla base della valutazione dei costi connessi all'esercizio delle funzioni di capitale e di un programma di ampliamento delle dotazioni di servizi e di infrastrutture della città capitale;
come intenda intervenire, nell'ambito delle sue competenze, affinché il comune di Roma si impegni a valutare i costi di cui sopra ed il connesso programma, applicando il metodo del «fabbisogno standard», facendo una attenta valutazione programmatica dei reali costi connessi alle funzioni di capitale, indicando separatamente i costi unitari dei servizi e degli interventi previsti e le loro quantità.
(4-05316)

TESTO AGGIORNATO AL 14 MARZO 2011

...

GIUSTIZIA

Interpellanza:

Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro della giustizia, per sapere - premesso che:
si fa riferimento a quanto accaduto nel Comune di Minerbio (Bologna), ripreso dalla stampa locale fra cui il Resto del Carlino il 1o dicembre 2009, ove il sindaco ha comunicato i contenuti esatti di un avviso di garanzia pervenuto al consigliere di minoranza Mirko Lazzari per aver «diffuso notizie false e tendenziose, atte a turbare l'ordine pubblico...» senza che il diretto interessato avesse avuto comunicazione ufficiale dell'addebito a suo carico;

nel rilevare l'anomalia di un simile fatto che pone legittimi interrogativi su rapporti fra settori della magistratura bolognese e potere politico locale;
si ricordano altresì precedenti episodi quali l'ingiustificata condanna di un consigliere PDL nel comune di Castelmaggiore e le ripetute denunce da parte della Giunta Cofferati nei confronti dell'attuale capogruppo, allora consigliere, PDL in comune nonché alcune vicende collegate che hanno visto come parte offesa il Presidente della 2a Commissione consiliare;
l'utilizzo disinvolto della denuncia penale da parte di amministratori locali nei confronti di consiglieri, lasciano assai perplesso l'interpellante -:
se non ritenga opportuno l'invio di un'ispezione presso la Procura di Bologna al fine di verificare la sussistenza dei presupposti per l'esercizio dell'azione disciplinare.
(2-00562)
«Garagnani, Carlucci».

Interrogazione a risposta in Commissione:

VANNUCCI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
al Tribunale di Pesaro si registra una criticità relativa all'organico dei magistrati addetti, destinata ad aggravarsi nel breve periodo a ragione del trasferimento di due magistrati;
tali vacanze andranno ad aggravare la carenza di organico determinata dal pensionamento di altri due magistrati, del resto già grave per la mancata copertura del posto di magistrato della sezione lavoro, per la presenza ridotta del titolare di sezione medesima chiamato a far parte del consiglio giudiziario;
la descritta situazione, aggravata anche dalla mancata copertura del secondo magistrato addetto alla sede distaccata di Fano e dalla prevedibile vacanza dei posti ricoperti attualmente dai magistrati onorari, comporta un abnorme dilatazione dei tempi di decisione delle controversie, e non offre opportunità per fronteggiare eventuali emergenze e prevedibili sopravvenienze di procedimenti, anche conseguenti a recenti provvedimenti legislativi;
le predette lamentate carenze indurranno il blocco dell'attività giudiziaria sia per il settore civile che per quello penale;
è fortemente sentita l'esigenza di giustizia della collettività e delle due città più popolose delle Marche, Pesaro e Fano, dopo il capoluogo di Regione -:
se il Ministro sia informato della situazione di crisi descritta in premessa se essa corrisponda al vero e quali iniziative urgenti intenda assumere, nell'ambito delle proprie competenze, per scongiurare la paventata paralisi dell'attività giudiziaria nel tribunale di Pesaro.
(5-02191)

Interrogazioni a risposta scritta:

ANDREA ORLANDO. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
molti esponenti dei foro spezzino denunciano che sono stati messi in atto una serie di provvedimenti che hanno comportato un depotenziamento dei Tribunale di Sarzana (La Spezia), sede distaccata dei Tribunale della Spezia;
fino al novembre 2010 i nuovi procedimenti penali per i quali è territorialmente competente Sarzana si celebreranno alla Spezia, essendo stata disposta la sospensione della nuova assegnazione dei processi penali;
è stata sospesa anche l'assegnazione dei procedimenti relativi a esecuzioni immobiliari;
il tribunale di Sarzana da anni soffre di una cronica inadeguatezza numerica dei personale;
il sindaco di Sarzana, Massimo Caleo, ha preannunciato la disponibilità della propria amministrazione a promuovere e

sostenere ogni intervento che sia finalizzato al potenziamento del personale ed al rafforzamento della struttura -:
se il depotenziamento in corso sia veramente provvisorio o sia definitivo;
se vi sia l'intenzione da parte del Governo di chiudere le sedi distaccate di Tribunale, in particolare di quella del Tribunale di Sarzana;
se, nell'ottica di superare l'attuale fase di depotenziamento, il Ministero abbia un progetto per rafforzare la struttura sarzanese;
se il Ministero sia disposto e intenzionato a raccogliere la disponibilità dell'amministrazione comunale sarzanese ad aprire un dialogo volto al rafforzamento della sede di Tribunale.
(4-05281)

DI STANISLAO. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
si parla ancora di emergenza post-terremoto in Abruzzo, a L'Aquila e nei suoi territori martoriati dal sisma. Finora oltre ad una legge, ad avviso dell'interrogante, decisamente inadeguata, relativa agli interventi urgenti a favore delle popolazioni terremotate, sono stati promessi svariati provvedimenti, ma a riflettori spenti e passato il momento dei proclami pare che ora il Governo si sia dimenticato che il 6 aprile 2009 ci sia stato uno dei più tragici eventi sismici della storia italiana;
in particolar modo il Ministro della giustizia, pare all'interrogante trascurare le problematiche dei territori e della gente colpiti dal sisma posto che anche i tribunali di l'Aquila e Sulmona sembrerebbero essere colpiti dai tagli al personale giudiziario;
a L'Aquila e in Abruzzo impoverire l'organizzazione giudiziaria con i tagli sul personale è un danno che si sovrappone al danno provocato al tribunale, ai destini e alle vite spezzate dal terremoto. È inaccettabile che i tribunali de L'Aquila, Avezzano e Sulmona possano essere tagliati negli organici, c'è un'economia che passa anche attraverso il comparto giustizia, ma non solo vi è anche la necessità di una adeguata presenza dello Stato in ordine ai tempi della giustizia di questi territori che sono indissolubilmente legati alla dignità e al futuro tanto dei territori quanto delle popolazioni;
i tagli rischiano di amputare la presenza dello Stato sul territorio e soprattutto di chiuderne i suoi presidi di giustizia che oggi più del 6 aprile hanno sulle loro spalle la risposta alla domanda di giustizia;
si parla di zona franca urbana, si parla di far uscire fuori dal patto di stabilità comuni colpiti dal terremoto ed in questa logica, buonsenso vuole, che vengano potenziati gli uffici di quei territori, intanto per rimarcare una presenza forte dello Stato anche in relazione alle responsabilità legate al sisma, ma anche e soprattutto perché la forza di quei territori e la loro dignità si ripropone attraverso le istituzioni e non il loro depotenziamento;
centinaia di famiglie che hanno perso i propri cari nei sisma del 6 aprile 2009 ora rischiano di non poter avere giustizia per i loro cari che hanno pagato con la vita le inadempienze di altri;
L'Aquila, capoluogo di Regione, capoluogo di distretto in cui è situata la Corte di Appello, è il fulcro della giustizia regionale, necessita, quindi, di una organizzazione consona ai compiti che deve svolgere e deve essere potenziata maggiormente per ricreare un equilibrio perso 7 mesi fa -:
se il Governo intenda spiegare quali siano gli orientamenti presi nel definire questa logica fatta di tagli;
se L'Aquila e i suoi territori debbano essere tenuti fuori da questi tagli indiscriminati che penalizzano i Tribunali de L'Aquila, Avezzano e Sulmona e che anche nell'ottica del processo breve rischiano concretamente di non fare giustizia, ma di essere causa del suo impedimento;

se il Governo intenda, contrariamente a ciò che è previsto, potenziare ulteriormente L'Aquila, quale capoluogo di Regione e capoluogo di distretto in cui è situata la Corte d'Appello, al fine di ricreare una organizzazione consona ai compiti che deve svolgere;
se corrisponda al vero la volontà di esternalizzare i servizi ad apposite società private soppiantando le professionalità esistenti.
(4-05305)

BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della giustizia, al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
in data 28 giugno 2006, a seguito di una ordinanza di custodia cautelare in carcere omessa dal giudice per le indagini preliminari presso il tribunale di Roma, il signor Riccardo Boccaletti veniva arrestato con l'accusa di traffico di sostanze stupefacenti e associato presso la casa circondariale di Velletri;
durante la permanenza in carcere, le condizioni di salute del detenuto sono andate sempre più peggiorando, al punto da destare la continua attenzione del personale medico-sanitario e da consigliarne il ricovero presso il Centro diagnostico terapeutico di Secondigliano a partire dal 31 ottobre 2006;
la gravità del quadro patologico del signor Boccaletti nel corso della detenzione è desumibile anche dalla relazione sanitaria psichiatrica redatta in data 23 novembre 2006, dal dirigente sanitario del suddetto Centro diagnostico terapeutico, laddove sul paziente veniva evidenziata una bradicardia talmente grave da giustificare un ricovero d'urgenza presso l'ospedale «Cardarelli» di Napoli, nonché l'immediata sospensione della terapia a base di neurolettici;
durante il periodo di degenza ospedaliera il detenuto veniva sottoposto a perizia medico-legale disposta dal Giudice per le indagini preliminari presso il tribunale di Roma, dottoressa Palmisano, nella quale veniva stabilito in maniera, ad avviso degli interroganti, alquanto apodittica che le condizioni di salute del signor Boccaletti non erano incompatibili con il regime carcerario; sicché, una volta dimesso, stesso è stato nuovamente condotto presso la casa circondariale di Velletri;
nel frattempo, a causa del lento ed inesorabile deterioramento delle sue condizioni fisiche ed in ragione di un contesto ambientale particolare quale è quello carcerario, il signor Boccaletti continuava a presentare inappetenze, vomito, astenia e progressivo peggioramento anoressico (in pochi mesi lo stesso è arrivato a perdere più di 30 chilogrammi di peso), di tal che il giudice per le indagini preliminari disponeva, su istanza della difesa, un accertamento peritale il cui incarico veniva assegnato alla dottoressa Liviero, la quale, in data 6 luglio 2007, dopo aver preso visione di tutta la documentazione esistente agli atti e dopo aver sottoposto a visita il paziente, stabiliva non fosse ravvisabile nel caso di specie la necessità di un ricovero urgente ed affermava che le condizioni di saluto del detenuto erano compatibili con il regime carcerario;
pochi giorni dopo il predetto accertamento medico-legale, ossia nelle prime ore del 24 luglio 2007, il signor Riccardo Boccaletti spirò in carcere;
il giorno seguente il fratello del detenuto, David Boccaletti presentava un esposto/denuncia presso la procura della repubblica di Velletri chiedendo all'autorità giudiziaria di fare completa chiarezza sulla vicenda che ha visto suo fratello Riccardo morire in carcere nonostante lo stesso fosse sotto continuo controllo medico. Nel caso di specie il denunciante sollecitava la procura ad accertare se nella circostanza fossero state omesse le esatte valutazioni cliniche in relazione al quadro patologico che il detenuto presentava ovvero se fossero state approntate tutte quelle cure necessarie di cullo stesso abbisognava;

all'esito delle indagini, precisamente in data 12 ottobre 2009, l'organo inquirente chiedeva al giudice delle indagini preliminari l'archiviazione del procedimento con conseguente restituzione degli atti al proprio ufficio al fine di valutare l'eventuale opportunità di ulteriori approfondimenti investigativi. Alla predetta richiesta del pubblico ministero i familiari del detenuto si sono opposti in data 27 novembre 2009, chiedendo, in via principale, l'espletamento con il rito dell'incidente probatorio di una perizia medico-legale collegiale e, in via subordinata, la rimessione degli atti al pubblico ministero affinché, come dallo stesso indicato, vengano effettuate nuove indagini investigative in merito alla posizione di tutti coloro che si sono occupati della vicenda sanitaria relativa a Boccaletti Riccardo;
in particolare, dalle indagini espletate dai familiari del signor Boccalotti Riccardo è emerso che la causa del decesso del detenuto sia stata «la diretta conseguenza di un'acuta insufficienza cardiocircolatoria da verosimile aritmia cardiaca in un soggetto con sindrome del QT lungo»; sindrome che però non è stata segnalata nel corso della visita cardiologia effettuata in carcere il 18 aprile 2007, con la conseguenza che il detenuto non è stato successivamente sottoposto a tutti quegli opportuni interventi specialistici che il suo precario stato di salute richiedeva -:
se siano a conoscenza dei fatti riportati in premessa;
se, con riferimento alla morte del signor Riccardo Boccaletti, intendano avviare, negli ambiti di rispettiva competenza, una indagine amministrativa interna al fine di appurare se nel caso di specie siano state garantite al detenuto - in modo tempestivo ed adeguato - le cure e l'assistenza che il suo stato di salute richiedevano e quindi se non vi siano responsabilità di omessa vigilanza e cura da parte del personale medico e/o amministrativo;
quali provvedimenti di competenza intendano adottare nel caso in cui venissero accertate responsabilità amministrative o disciplinari e negligenze.
(4-05314)

BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
secondo quanto riportato dal quotidiano La Repubblica - Cronaca di Bologna del 30 novembre 2009, nel carcere di Bologna, dove le persone recluse sono più del doppio rispetto alla capienza regolamentare, al punto che molte di loro vivono in quattro in celle di nove metri quadrati, un gruppo di detenuti avrebbe cercato di dar fuoco ad alcuni materassi scagliando nei corridoi le bombolette di gas che si usano per cucinare;
a tal proposito il Garante dei diritti delle persone private della libertà personale di Bologna, avvocato Desi Bruno, ha dichiarato quanto segue: «La situazione è letteralmente esplosiva. Sono sempre di più, anche a Bologna, quelli che fanno ricorso alla Corte Europea che pochi mesi fa ha condannato l'Italia per la violazione dell'articolo 3 sui diritti dell'uomo: lo spazio minimo vitale per i detenuti alla Dozza ormai viene violato sistematicamente. I ricorsi, peraltro, non vengono presentati per ottenere privilegi, peraltro impossibili perché non ci sono prospettive a breve, ma solo per mandare un segnale all'esterno»;
a Bologna, nella cui struttura penitenziaria si è giunti a 1178 presenze contro una capienza teorica di 480 e dove i due terzi dei detenuti sono in attesa di giudizio e circa 300 tossicodipendenti, dall'inizio dell'anno sono stati concessi appena 89 permessi premio (il 14 per cento di quelli richiesti) contro i 207 (27 per cento) del 2008; numeri che hanno indotto la garante dei Diritti dei detenuti e la Presidente della locale camera penale, avvocato Elisabetta D'Errico, a criticare duramente il Tribunale di sorveglianza colpevole, a loro dire, del drastico calo delle

misure alternative concesse e del conseguente alto tasso di sovraffollamento;
risulta che nei primi sei mesi dell'anno la concessione delle misure alternative è calata di circa il 50 per cento; in particolare le persone affidate ai servizi sociali sono state 22, i detenuti ai quali è stata concessa la detenzione domiciliare 16 e quelli avviati alla semilibertà appena 5, il che attesterebbe la non corretta e puntuale applicazione della legge Gozzini sull'ordinamento penitenziario da parte della magistratura di sorveglianza del capoluogo emiliano;
a causa di questo vistoso cambio di marcia da parte della magistratura preposta alla concessione di misure alternative e permessi premio, i detenuti della Dozza, ad agosto, hanno inviato una lettera al dottor Maisto, Presidente del Tribunale di sorveglianza bolognese, rammentando una serie di casi in cui i provvedimenti richiesti non sono stati concessi senza alcun valido motivo; lettera alla quale non è giunta alcun tipo di risposta. Sempre sullo stesso problema, la locale Camera Penale ha indetto lo stato di agitazione;
il quotidiano l'Unità - edizione di Bologna - del 20/11 ha riportato un articolo firmato da Giulia Gentile intitolato «Carcere: non arriva la liberazione anticipata, rifiuta il cibo da 72 ore», nel quale si narra la vicenda di Elton Bayraktari, detenuto albanese di trent'anni, recluso all'interno di una cella di nove metri quadrati insieme ad altri tre detenuti, che ha deciso di rifiutare il cibo in quanto il provvedimento di liberazione anticipata, da lui richiesto, non è stato emesso entro i termini di legge -:
se sia a conoscenza dei fatti riportati in premessa;
quali iniziative intenda adottare per risolvere i gravi problemi di sovraffollamento e di sottodimensionamento degli organici della polizia penitenziaria, degli educatori, degli psicologi e degli assistenti sociali, che affliggono il carcere bolognese, ciò al fine di garantire agli operatori del settore penitenziario in servizio presso l'Istituto nonché agli stessi detenuti, condizioni di lavoro e di vita quantomeno dignitose;
quante sono le misure alternative e i permessi premio concessi dal Tribunale di sorveglianza di Bologna nel corso del 2009 rispetto al 2008;
se il Ministro interrogato non ritenga che la sensibile riduzione delle misure alternative e dei permessi premio concessi nel corso dell'anno corrente ai detenuti reclusi nel carcere della Dozza possa dipendere anche dalla non corretta e puntuale applicazione della legge cosiddetta «Gozzini» sull'ordinamento penitenziario ad opera della magistratura di sorveglianza e, in caso affermativo, quali iniziative di carattere ispettivo intenda eventualmente assumere, ai fini dell'esercizio di tutti i poteri di sua competenza.
(4-05322)

TESTO AGGIORNATO AL 4 FEBBRAIO 2010

...

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazioni a risposta in Commissione:

NASTRI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
l'entrata in vigore delle modifiche al codice della strada, introdotte dal precedente Governo Berlusconi rappresentano una svolta positiva in merito all'andamento degli incidenti stradali;
infatti il trasporto stradale grazie al grande contenimento della incidentalità e della mortalità sulle strade, che emerge dai dati rilevati da Polizia stradale e Arma dei carabinieri dalla data di entrata in vigore della normativa sulla patente a punti, ha rappresentato per il nostro Paese, un mutamento radicale con riferimento alla sicurezza sulle strade, attraverso misure incisive e rigorose che si attendevano da molti anni;

tuttavia nonostante le modifiche al codice della strada prevedono la perdita di 4 punti, per il conducente che non occupa la corsia libera più a destra durante la percorrenza di tratti autostradali, accade sempre più di frequente distinguere automobilisti che non percorrono all'interno della rete autostradale la corsia più a destra, che rimane libera anche quando il traffico è intenso, causando conseguentemente un aumento del flusso degli autoveicoli e automezzi;
risulta pertanto pericoloso in considerazione di quanto predetto, quanto avviene nella rete autostradale, con conducenti che effettuano manovre di sorpasso nella corsia a destra, rimasta libera -:
quali iniziative intenda intraprendere al fine di prevedere maggiori controlli sui conducenti di autoveicoli o automezzi, che percorrono il tratto autostradale, finalizzati al rispetto della specifica disposizione del codice della strada, che obbliga il conducente di autoveicoli o automezzi, che percorrono il tratto autostradale, ad occupare la corsia libera di destra;
se non ritenga opportuno prevedere conseguentemente adeguate campagne informative, volte ad accrescere l'osservanza della disposizione ivi indicata in premessa.
(5-02186)

CAVALLARO e MARIANI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
in Italia le problematiche dell'inquinamento acustico sono disciplinate dalla Legge del 26 ottobre 1995, n. 447 legge quadro sull'inquinamento acustico, che affida in particolare ai gestori di infrastrutture autostradali, la predisposizione ed attuazione di piani pluriennali di risanamento per riportare entro i limiti di legge l'inquinamento acustico causato dal traffico autostradale;
nel giugno del 2007, con la consegna del piano di risanamento, Autostrade per l'Italia ha adempiuto a tali obblighi di legge, individuando in primo luogo le aree cosiddette «critiche», in cui per effetto delle immissioni del rumore della propria infrastruttura si verifica il superamento dei limiti di legge e in secondo luogo formulando il piano per la riduzione dell'inquinamento acustico, per tutte le aree interessate, indicando tempistiche, costi e modalità di intervento;
allo scopo di ridurre l'inquinamento acustico provocato dai mezzi in transito lungo l'autostrada A-14 nei pressi del comune marchigiano di Potenza Picena, lo scorso luglio, Autostrade per l'Italia ha provveduto ad installare pannelli fonoassorbenti di colore blu;
a seguito di tali interventi il sindaco del comune di Potenza Picena, stante le proteste dei propri concittadini e costatato l'evidente e disdicevole impatto paesaggistico dovuto all'utilizzo di una colorazione in forte contrasto con il colore circostante che è in netta prevalenza il verde, ha inviato invano delle lettere alle autorità competenti, compreso il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, chiedendo la sostituzione delle barriere acustiche recentemente istallate;
il percorso autostradale corre parallelo alla linea del mare da cui dista poche centinaia di metri ed attraversa le colline prospicienti l'insediamento urbano tra terreni coltivati a vigneti, oliveti e campi seminati, costituendo già di per sé un limite ambientale pesante per la popolazione locale;
il progetto di ammodernamento ed ampliamento della terza corsia della A14 prevede per le barriere acustiche quattro differenti soluzioni cromatiche (verde, blu, beige e grigio), la scelta delle quali va messa in relazione ai contesti ed alle caratteristiche dei territori attraversati dall'arteria autostradale -:
se, pur condividendo l'assoluta necessità di provvedere all'installazione di pannelli fonoassorbenti nei tratti che costeggiano i centri abitati per il continuo superamento

dei livelli consentiti, il Ministri interrogati non ritengano opportuno intervenire nel caso specifico per salvaguardare e tutelare anche l'interesse paesaggistico dei territori sopra menzionati.
(5-02189)

BERGAMINI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
nelle stazioni ferroviarie del Paese i passeggeri si trovano ormai abitualmente ad affrontare una situazione di disagio causata dalle difficoltà di spostamento dei bagagli;
tali difficoltà dipendono non soltanto dalla scomparsa della tradizionale figura del facchino e dall'assenza di imprese che offrano servizi di facchinaggio ai passeggeri, ma anche dalla carenza di strumenti, come i carrelli, idonei a rendere più agevoli le operazioni di spostamento dei bagagli per i passeggeri che salgono o scendono dai treni;
la carenza di carrelli e altri strumenti simili si verifica soprattutto nelle stazioni dei centri medi e piccoli;
la situazione di disagio qui evidenziata risulta particolarmente gravosa per le persone anziane -:
quali iniziative intenda assumere per assicurare che in tutte le stazioni ferroviarie sussistano condizioni idonee a rendere agevole per i passeggeri lo spostamento dei propri bagagli.
(5-02198)

Interrogazioni a risposta scritta:

BIASOTTI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
nel 2001, in coerenza con il programma del Governo Berlusconi, teso a riavviare il sistema infrastrutturale del Paese con la predisposizione del Piano nazionale delle opere strategiche, la regione Liguria, sulla base della riforma del titolo V della Costituzione (legge Costituzionale n. 3 del 18 ottobre 2001 che assegna alle regioni rilevanti funzioni e responsabilità in materia di infrastrutture e trasporti) ha predisposto una proposta regionale di opere strategiche che fu integralmente recepita dal CIPE con la delibera 21 dicembre 2001;
sulla base della citata delibera e della legge Obiettivo, il 6 marzo 2002 fu firmata a Palazzo Chigi l'intesa istituzionale quadro che recepiva alla voce «Area Metropolitana di Genova» una serie di iniziative infrastrutturali tra cui «realizzazione di un adeguato collegamento tra le Autostrade A10, A12, A7 e A26 a monte della città, compresa la sistemazione dei nodi di Voltri, San Benigno e Polcevera al fine di decongestionare il traffico urbano e metropolitano e in particolare la sistemazione del nodo di Rapallo, compreso lo svincolo autostradale e i Tunnel stradali Fontanabuona-Rapallo/Rapallo-Santa Margherita»;
la regione Liguria sulla base di questa Intesa generale quadro, il 7 luglio 2002 ha sottoscritto un accordo con ANAS e Autostrade per l'Italia la quale si impegnava a realizzare con fondi propri, per un importo complessivo di 1836 milioni di euro, il nuovo collegamento a monte della città denominato Gronda di Ponente, il nodo di San Benigno e Voltri e il tunnel di adduzione autostradale Rapallo Santa Margherita mentre il tunnel Fontanabuona-Rapallo doveva rientrare nelle opere di competenza ANAS;
questo accordo è diventato parte integrante del IV atto aggiuntivo alla concessione tra ANAS e autostrade stipulato in data 23 dicembre 2002 e approvato con decreto legge dell'11 marzo 2004, registrato dalla Corte dei Conti in data 20 maggio 2004;
nel 2007 fu raggiunto un nuovo accordo tra ANAS e autostrade per l'Italia e la regione Liguria che, nel definire nuovi impegni da parte del concessionario per l'area genovese, confermava i precedenti impegni inseriti nel IV atto aggiuntivo diede vita ad una nuova, convenzione;

la nuova convenzione è stata ratificata dal Parlamento italiano e approvata con la legge n. 101 del 2008 e pubblicata in Gazzetta Ufficiale n. 132 del 7 giugno 2008;
nessun documento convenzionale succitato menziona il tunnel Fontanabuona-Rapallo nonostante lo stesso rivesta, invece, caratteristiche di strategicità per lo sviluppo socio-economico dell'intera vallata e per il collegamento tra l'entroterra e la costa -:
se il Ministro interrogato non ritenga di inserire quest'opera, nel più breve tempo possibile, tra le opere strategiche del piano quinquennale di investimenti di ANAS o se, comunque, di dover individuare un percorso alternativo per la realizzazione di quest'opera fortemente richiesta ormai da oltre vent'anni dai territori che soffrono di un inadeguato collegamento con il sistema autostradale nazionale e con il resto della provincia di Genova.
(4-05276)

DI STANISLAO. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
la sicurezza stradale interessa tutti i cittadini e tutti devono contribuire a rendere le strade più sicure, sebbene le azioni finora intraprese siano state efficaci, nell'Unione europea il numero degli incidenti stradali mortali continua ad essere troppo elevato: ogni anno 1,3 milioni di incidenti stradali provocano 43.000 morti e 1,7 milioni di feriti. Il costo diretto o indiretto, è stato stimato a 160 miliardi di euro, che corrispondono al 2 per cento del PNL dell'Unione europea (UE). Certi gruppi della popolazione e certe categorie d'utenti sono particolarmente colpiti: i giovani di età compresa fra 15 e 24 anni (10.000 morti l'anno), i pedoni (7.000 morti) e ciclisti (1.800 morti);
il comportamento degli utenti della strada è considerato la causa principale di mortalità: alta velocità, consumo di alcool o droga, stanchezza, mancato utilizzo delle cinture di sicurezza o del casco, e altro;
questa problematica sta ricevendo una crescente attenzione in tutta l'Unione europea. L'obiettivo proposto è ambizioso: ridurre entro il 2010 il numero degli incidenti stradali mortali del 50 per cento. Per il raggiungimento di questo obiettivo è necessario un approccio sistematico;
il programma di azione europeo per la sicurezza stradale individua alcuni settori di intervento principali: incoraggiare gli utenti della strada ad assumere un comportamento più responsabile (garantendo un maggiore rispetto della normativa vigente e reprimendo con interventi più rigorosi i comportamenti pericolosi), rendere i veicoli più sicuri incoraggiando innovazioni tecnologiche, migliorare le infrastrutture stradali attraverso le tecnologie dell'informazione e della comunicazione;
tra le altre importanti iniziative in programma si segnalano la raccolta e l'analisi dei dati relativi alle lesioni fisiche dovute agli incidenti stradali, nonché attività di ricerca per trovare soluzioni ottimali. Per il successo di tali iniziative, è importante che vi sia una condivisione delle responsabilità tra le parti interessate (Stati membri, enti regionali e locali, industrie, società di trasporto e utenti privati). Il programma di azione propone che tutte le parti coinvolte aderiscano alla Carta europea della sicurezza stradale;
ad avviso dell'interrogante, lo Stato italiano ha risposto a questa problematica con un sempre calante presidio del territorio e con un grave ritardo nell'adeguamento degli organici delle forze dell'ordine e delle norme del Codice della strada;
dopo ogni incidente grave, inizia un doloroso ed estenuante iter legale che dovrebbe portare alla individuazione delle responsabilità, alla punizione delle responsabili con pene commisurate alla gravità dei loro reati, e ad assicurare alle vittime o ai loro familiari un risarcimento equo. Anche in questo campo l'Italia si distingue

negativamente dal resto d'Europa, con una giustizia lenta ed approssimativa, che calpesta continuamente la dignità dell'uomo e quei valori che la nostra Costituzione dovrebbe tutelare;
secondo il rapporto presentato da Aci e Istat nel 2008 sono state 4.731 le vittime sulle strade italiane, i più colpiti sono sempre i giovani tra i 25 e 29 anni. Ad oggi, ogni giorno in Italia si verificano in media 598 incidenti stradali con la morte di 13 persone e il ferimento di 849. Tra i conducenti morti a seguito di incidente stradale i più colpiti sono i giovani tra i 25 e i 29 anni (370 in valore assoluto). A partire dai 33 anni i conducenti che hanno riportato conseguenze in incidente stradali iniziano progressivamente a diminuire. I pedoni nel rapporto sono indicati come la vera «utenza debole della strada», con il 6,6 per cento dei feriti e il 13,7 per cento dei morti: nel 2008 sono state 648 le vittime da investimento. In pratica 57 pedoni ogni giorno vengono investiti e ricoverati e 2 perdono la vita. Un pedone su tre viene investito sulle strisce. Il rischio è particolarmente elevato per la popolazione anziana. Il valore massimo per quanto riguarda i morti (84) si registra nella fascia di età tra 80 e 84 anni, mentre per i feriti in quella tra 70 e 74 anni (1.556 nel 2008). Si sono poi dovuti stendere anche 19 lenzuoli bianchi per i bambini;
sono le strade extraurbane quelle più pericolose e che causano maggiori danni agli automobilisti. Le autostrade registrano 452 i morti. Ben diversa la situazione sulle strade di collegamento extraurbane, spesso teatro di autentici disastri: su questi tratti 5,7 decessi ogni 100 incidenti (2.203 morti). Gli incidenti sulle strade urbane sono oltre 168.000;
il fenomeno, oltre a mietere lutti e dolore, pesa sulla collettività anche in termini di costi sociali per una cifra complessiva di 30 miliardi di euro, l'equivalente di una finanziaria;
è pertanto necessario:
a) incoraggiare a un migliore comportamento mediante il rispetto più rigoroso della normativa esistente, armonizzando le sanzioni a livello europeo, ricorrendo alla formazione continua dei conducenti privati e professionali, migliorando i controlli di polizia e incoraggiando campagne d'istruzione e di sensibilizzazione degli utenti;
b) fissare migliori livelli di sicurezza per i veicoli, armonizzando le misure di sicurezza passiva (come l'obbligo dell'installazione delle cinture di sicurezza) e sostenendo il progresso tecnico, generalizzare i sistemi di fissazione universali destinati ai dispositivi di sicurezza per bambini, migliorare le automobili per ridurre la gravità degli incidenti che coinvolgono pedoni e ciclisti, eliminare l'angolo morto per i mezzi pesanti, agevolare la circolazione delle persone a mobilità ridotta, migliorare la sicurezza dei motocicli;
c) migliorare le infrastrutture stradali, identificando ed eliminando i punti pericolosi con una proposta di direttiva sulla sicurezza delle infrastrutture stradali, lo sviluppo d'indirizzi tecnici riguardanti i metodi di audit, la gestione della sicurezza in ambiente urbano, le tecniche di riduzione della velocità, l'elaborazione di una guida di buona pratica per la sicurezza dei passaggi a livello, la realizzazione di progetti di ricerca e di dimostrazione sul tema delle «strade intelligenti», la realizzazione di studi d'impatto sulla sicurezza dei nuovi progetti, il miglioramento dei livelli di sicurezza in galleria;
d) ridurre il numero d'incidenti legati agli automezzi pesanti e disciplinare la formazione di conducenti professionisti e il rispetto dei tempi di guida e di riposo;
e) esaminare le migliori prassi nel campo delle cure mediche post-trauma. Molte migliaia di vite potrebbero essere salvate migliorando la rapidità d'intervento e di diagnosi al momento dell'incidente stradale. Il numero d'emergenza 112 consente agli operatori della rete telefonica di fornire ai servizi di soccorso le informazioni che consentono l'individuazione delle chiamate urgenti in caso d'incidente.

È opportuno altresì avere informazioni precise sulla gravità delle ferite per capire come ridurre nel modo migliore i danni e per misurare l'efficienza dei servizi di pronto soccorso. A tal proposito occorrono progetti di dimostrazione, coinvolgendo tutta la catena dei soccorsi, e studio delle migliori pratiche post-incidente;
f) migliorare la raccolta e l'analisi dei dati relativi agli incidenti per individuare i campi d'azione prioritari. Gli incidenti sono eventi imprevedibili, ma non sono una fatalità ed è necessario conoscerne le cause, le circostanze e le conseguenze per controllarli ed evitarli, o almeno attenuarne la gravità. Le indagini devono essere condotte a livello nazionale con diligenza e adottando una metodologia europea; risultati dovrebbero esser comunicati a un comitato di esperti indipendenti con l'incarico di migliorare le normativa e di adattare la metodologia all'evoluzione della tecnica -:
se il Governo intenda affrontare in maniera completa, sistematica e costante il problema della sicurezza stradale, prendendo in considerazione il «Programma di azione europeo per la sicurezza stradale»;
se il Governo intenda introdurre nelle scuole corsi, progetti e campagne di educazione stradale e guida sicura, al fine di sensibilizzare non solo i futuri giovani automobilisti, ma i cittadini in generale;
se il Governo intenda mettere in primo piano il problema infrastrutture e quali iniziative concrete intenda avviare, nel medio e nel lungo termine, e con quali risorse.
(4-05282)

STUCCHI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
gli abitanti dei comuni limitrofi all'aeroporto di Orio al Serio in provincia di Bergamo sono da tempo alle prese con problemi di inquinamento acustico e ambientale, che non sono stati risolti dalle nuove rotte che saranno sperimentate fino a marzo 2010;
tali nuove rotte comportano dei benefici ad una parte della popolazione interessata, ma hanno peggiorato la situazione acustica dei residenti nelle zone a sud ovest della città di Bergamo e dei comuni vicini;
gran parte dei velivoli attualmente decollano dalla «testata bravo», posta 500 metri più avanti rispetto all'estremità est della pista;
l'assessore all'ambiente del comune di Bergamo, Massimo Bandera, ha proposto alla commissione tecnico aeroportuale di far partire tutti i velivoli dalla cosiddetta «testata alfa», quella più ad est dei 3 chilometri e 24 metri di pista, in modo che gli aerei possano sorvolare i centri abitati ad un'altezza più ragguardevole, così da provare a limitare il rumore;
l'Ente nazionale di assistenza al volo (Enav) sta valutando tecnicamente lo spostamento in blocco sulla «testata alfa», forse già per fine anno;
in una conferenza stampa svoltasi il 1o dicembre 2009 il responsabile della Sacbo, Emilio Bellingardi, ha reso noto che lo scalo di Orio al Serio si avvia a confermare per il 2009 il suo quarto posto nazionale per traffico passeggeri (dopo Fiumicino, Malpensa e Linate e davanti a Venezia) e terzo per le merci;
lo sviluppo dell'aeroporto di Orio al Serio contribuisce ad apportare benefici economico-occupazionali rispetto alla grave crisi che colpisce la bergamasca -:
se intenda verificare la possibilità di dar seguito in tempi brevi alla proposta formulata dal comune di Bergamo, al fine continuare la sperimentazione delle rotte già in atto, in un'ottica di sviluppo del territorio orobico.
(4-05285)

PAGANO. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
con decreto del Ministro dei trasporti e della navigazione n. 138T del 31 ottobre 2000 è stata rilasciata a «Ferrovie dello Stato - società di trasporti e servizi per azioni», e successivamente, a decorrere dalla data di sua costituzione, a Rete Ferroviaria Italiana S.p.A. (di seguito RFI), la concessione per la gestione dell'infrastruttura ferroviaria nazionale;
con deliberazione n. 63, in data 20 luglio 2007, il CIPE ha approvato il Contratto di Programma, valido per gli anni 2007-2011, che disciplina i rapporti intercorrenti tra RFI e lo Stato italiano;
nel corso dell'attuale legislatura il Governo italiano ha in più occasioni affrontato il tema della questione meridionale sottolineando la necessità del rilancio del Mezzogiorno e dell'ammodernamento delle infrastrutture ivi presenti, tra le quali quelle relative al trasporto e alla viabilità;
in tema di trasporto ferroviario il trend osservato registra una preoccupante decurtazione sia delle carrozze che compongono i treni sia dell'offerta di treni notte letto e cuccette in partenza e arrivo in Sicilia, nonché della qualità e della quantità del servizio offerto sulla lunga percorrenza, la qual cosa produce gravi disagi alla mobilità dell'utenza siciliana e scoraggia i flussi turistici verso l'isola;
il trasferimento della gestione della ferrovia isolana alla Sicilia, in merito al quale sono attualmente in corso trattative tra lo Stato e la Regione, appare una soluzione da vagliare con la massima prudenza dal momento che, in caso di decisione positiva, il sistema ferroviario siciliano rischierebbe di trovarsi isolato e penalizzato rispetto a quello del resto del Paese, fatta salva la circostanza per cui RFI mantenga gli investimenti annuali per l'ammodernamento dei convogli e del materiale rotabile destinati alla Sicilia;
che il rinnovamento del sistema ferroviario siciliano appare tanto più necessario alla luce della prossima realizzazione del ponte di Messina -:
se il Ministro sia a conoscenza dei fatti sopra esposti e quali iniziative di competenza intenda porre in essere per mantenere la continuità territoriale sullo Stretto, ammodernare il sistema ferroviario siciliano e garantire gli investimenti sulle tratte a media e lunga percorrenza da e per la Sicilia.
(4-05288)

ZAMPARUTTI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
il Governo olandese sta lavorando per abbattere le emissioni di C02 dovute all'uso di autovetture, per decongestionare il traffico nelle aree urbane e per incentivare una mobilità sostenibile, attraverso l'introduzione di un bollo auto a consumo;
la proposta è quella di detassare l'acquisto di auto nuove - con riduzione del prezzo della vettura fino al 25 per cento - ma al contempo introdurre una nuova tariffa di 3 centesimi di euro (in media) per ogni chilometro percorso da monitorare con sistemi gps installati su ogni auto;
altri criteri che, nelle intenzioni, influiranno sull'ammontare della tassa da pagare saranno anche la potenza del veicolo, la classe ecologica e l'uso dell'auto in orari di punta oppure in certe vie dei centri cittadini particolarmente congestionate dal traffico;
la misura dovrebbe essere effettiva dal 2012, con l'importo a chilometro che aumenterà di anno in anno fino al 2018;
già all'inizio questo balzello per l'automobilista medio si tradurrà in una cifra di circa 450 euro l'anno, una somma - tanto per capirci - quasi sempre superiore

al bollo auto e che per le auto più vecchie equivale a una percentuale molto importante del valore totale;
in sostanza, quindi, sarà premiato con un «bollo» particolarmente leggero chi usa poco l'auto, quando ne ha realmente bisogno, e non per girare in zone delle città già servite dai mezzi pubblici;
secondo il Ministro dei trasporti olandese Camiel Eurlings, con la nuova formula circa la metà degli otto milioni di automobilisti olandesi pagherà meno rispetto a quanto fa attualmente con le varie tasse in vigore. E questo provvedimento, secondo le stime del Governo, ridurrà del 10 per cento le emissioni di C02 dovute alla circolazione automobilistica -:
se non ritengano i Ministri interrogati che tale misura possa essere introdotta anche in Italia legando il cosiddetto bollo auto anche ai chilometri percorsi in modo da correlare questa tassa all'uso reale che si fa di un'auto e quindi anche all'inquinamento che produce.
(4-05291)

FOLLEGOT e REGUZZONI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 55, comma 23 della legge n. 449 del 1997, relativamente ai cosiddetti «passi carrai», prevede che «Le entrate proprie dell'Ente nazionale per le strade, ente pubblico economico, derivanti dai canoni e dai corrispettivi dovuti per le concessioni e le autorizzazioni...., sono adeguate ai criteri del decreto legislativo 30 aprile 1992, n. 285, (...) entro il 31 gennaio 1998 ed aggiornate ogni anno, con atto dell'amministratore dell'Ente; in base a delibera del Consiglio (...); in sede di primo adeguamento, l'aumento richiesto a ciascun soggetto titolare di concessione o autorizzazione non può superare il 150 per cento del canone o corrispettivo attualmente dovuto»;
successivamente l'ANAS S.p.a. avreb- be interpretato la norma secondo cui il limite del 150 per cento valeva solo per il primo anno di applicazione, mentre per gli anni successivi il canone sarebbe dovuto sulla base di parametri individuati dall'ANAS stessa;
le nuove tabelle e coefficienti di calcolo avrebbero comportato aumenti discrezionali;
gli importi dovuti da imprese e famiglie appaiono non equi con riferimento agli aumenti successivi all'anno 1998 -:
se la legge sia applicata in tutte le regioni;
quali siano gli importi finora registrati in ciascuna regione;
quali provvedimenti intenda adottare al fine di ridurre gli importi dei canoni che in alcuni casi appaiono non equi;
come intenda risolvere la questione dei canoni dovuti per gli anni pregressi.
(4-05292)

REGUZZONI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere quante e quali deroghe agli accordi bilaterali vigenti nel campo del trasporto aereo abbia concesso l'ENAC dall'entrata in vigore delle nuove normative (decreto-legge n. 185 del 2008, convertito con modificazioni, dalla legge n. 2 del 2009) che hanno liberalizzato il trasporto aereo.
(4-05293)

REGUZZONI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro degli affari esteri. - Per sapere quale sia lo stato delle trattative tese a rinegoziare gli accordi bilaterali con Honk Kong in tema di trasporto aereo, avviate alla luce delle nuove normative volte a liberalizzare il trasporto aereo.
(4-05294)

REGUZZONI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
l'Ente nazionale aviazione civile non gode nel nostro Paese di autonomia funzionale,

giuridica ed economica come avviene - per altri organismi analoghi - in altri Paesi europei e del mondo -:
quale sia lo stato dell'organizzazione degli enti regolatori del trasporto aereo negli altri Paesi, in particolare in quelli europei;
se il Governo ritenga adeguata l'attuale tipologia strutturale ovvero se e quali modifiche il Governo abbia intenzione di attuare, anche eventualmente assumendo iniziative a livello normativo, per modificarne l'organizzazione.
(4-05295)

ZAMPARUTTI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
da un'indagine svolta da Legambiente nell'ambito della campagna «Pendolaria 2009» e riportata sul sito www.greenreport.it risulta che in Italia un treno pendolare ogni tre arriva in ritardo, sulla base dei 5 minuti considerati accettabili dalla carta dei servizi sottoscritta dalle associazioni dei consumatori. A Milano succede ben più spesso: è uno su due infatti che tarda più di 5 minuti (59 per cento a Milano Cadorna-Ferrovie Nord e 57 per cento a Milano Centrale), così come accade anche a Roma;
il monitoraggio della situazione ritardi dei treni italiani è stato realizzato grazie a volontari, in 13 stazioni di 11 città capoluogo di provincia, tra il 23 e il 27 novembre 2009, nella fascia oraria 7.00-9.00 del mattino, per tre giorni consecutivi;
sono 1216 i treni monitorati, e di questi sono 430 (pari al 35 per cento del totale) quelli che hanno fatto registrare un ritardo dai 5 minuti; 410 quelli arrivati con un ritardo compreso tra uno e quattro minuti, e solo 374 treni (pari al 31 per cento del totale) sono giunti in orario;
Milano e Roma, sono le stazioni dove i ritardi riguardano un treno su due, ma si discosta di poco Palermo dove solo il 16 per cento dei treni monitorati è arrivato in orario, il 41 per cento in ritardo di pochi minuti e il 43 per cento in ritardo dai 5. Una situazione che riguarda il nord e il sud del Paese, una volta tanto senza grandi differenze: a Salerno il 37 per cento dei convogli ha ritardi di 5 minuti, a Torino il 32 per cento e a Messina il 30 per cento;
e anche la stazione di Genova Principe dove si è registrata la percentuale più bassa (il 18 per cento) dei treni pendolari in ritardo di più di 5 minuti ben il 44 per cento è comunque fuori orario e il ritardo medio registrato è superiore a quello medio registrato. Facendo la media dei ritardi, il valore che ne esce è infatti di 11 minuti, superato con 15 a Salerno e alla stazione di Genova Principe e con 16 a Messina. Rientrano nella media invece Roma, Palermo, Bari e Torino, dove il ritardo medio ammonta a 9 minuti -:
se i Ministri interrogati siano al corrente del monitoraggio realizzato da Legambiente;
se non ritengano urgente rivedere gli investimenti per il trasporto pendolare per rendere maggiore offerta alternativa rispetto al trasporto privato, in considerazione del fatto che ad oggi invece il 70 per cento dei finanziamenti della cosiddetta «Legge Obiettivo» è destinato a strade ed autostrade, mentre solo il 30 per cento dovrebbe garantire lo sviluppo di Tav, ferrovie e metropolitane.
(4-05300)

CATANOSO. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
come riporta l'agenzia di stampa AVIONEWS che cita comunicati dei sindacati di Polizia Coisp ed Autonomi di Polizia la compagnia aerea Ryanair negherebbe l'imbarco al personale delle Forze di Polizia se in possesso dell'arma in dotazione

individuale a differenza di quanto avviene con tutte le altre compagnie aeree italiane e straniere;
come riporta il sito www.ryanair.com: «Non è consentito portare i seguenti oggetti nelle aree di sicurezza e nella cabina dell'aeromobile: Tutte le armi da fuoco e armi in generale, comprese pistole e fucili ad aria compressa o similari, oltre che oggetti contundenti, fra cui: armi da fuoco di qualsiasi tipo (pistole, rivoltelle, fucili, doppiette, eccetera), riproduzioni di armi da fuoco o armi giocattolo, componenti di armi da fuoco (ad eccezione di mirini telescopici e dispositivi di visione), pistole e fucili ad aria compressa o a salve»;
tale situazione, oltre a fare sorgere forti dubbi sulle motivazioni che hanno spinto l'azienda irlandese ad adottare questa decisione, provoca notevoli disagi ai poliziotti che si trovano davanti al diniego di potersi imbarcare a bordo degli aerei, solamente al momento di accedere fisicamente all'aeromobile;
le ovvie conseguenze riguardano il mancato rimborso per il biglietto aereo già acquistato, la perdita del volo ed la necessaria affannosa ricerca di soluzioni alternative da reperire al momento, per evitare ripercussioni sul servizio od a livello disciplinare;
la normativa italiana è chiarissima sull'argomento e la legge 694 del 23 dicembre 1974 è tuttora valida;
a giudizio dell'interrogante il comportamento del vettore è quanto meno discutibile se non proprio omissivo e lesivo della dignità dei poliziotti e degli uomini in divisa tutti;
a giudizio dell'odierno interrogante e dei sindacati Coisp ed autonomi di polizia sarebbe necessario, innanzitutto che il Dipartimento di pubblica sicurezza effettui una ricognizione approfondita tra tutti i vettori operanti in Italia, emanando prontamente una circolare divulgativa ove vengano chiaramente indicate quali siano le compagnie aeree che non permettono l'imbarco di armi in cabina o nel bagaglio a mano al seguito del personale delle Forze di Polizia, pur soggiacendo ed ottemperando alle prescrizioni che il pilota del volo vuole adottare al fine di salvaguardare la sicurezza del vettore e dei passeggeri;
il personale delle forze dell'ordine allorquando debba affrontare questa situazione, oltre a dover trovare onerose soluzioni alternative per raggiungere la propria destinazione, subisce anche il danno economico del mancato rimborso del biglietto -:
quali iniziative intenda adottare il ministro interrogato, anche tramite gli organismi vigilanti sul trasporto aereo, nei confronti di Ryanair affinché non abbiano a ripetersi in futuro gravi disguidi come quelli citati in premessa.
(4-05308)

BIANCOFIORE. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
il transito dei treni merci sulla linea ferroviaria del Brennero crea un insopportabile rumore con conseguenze negative per la salute e la qualità di vita degli abitanti confinanti sul territorio comunale di Bressanone;
le misurazioni dell'ufficio aria e rumore della Provincia autonoma di Bolzano hanno rilevato valori di emissione di inquinamento acustico oltre i limiti di legge. La stessa Rete ferroviaria italiana (RFI) nella sua relazione su «La mitigazione del rumore ferroviario: l'esperienza di RFI», redatta dall'ing. Albanese e dal dottor Tosto, parla di un "rumore dominante, dovuto al materiale rotabile: «Per i convogli a trazione elettrica è dominante l'emissione dovuta al rotolamento già a velocità superiore ai 60 km/h».
Provincia autonoma e Rfi hanno dato vita a un programma di installazione di barriere antirumore lungo alcuni tratti della ferrovia del Brennero. Bressanone però resta quasi completamente esclusa, tranne per un tratto 100 metri all'ingresso

sud, insufficiente a coprire l'area interessata dalla tratta ferroviaria che passa lungo il territorio comunale.
il Consiglio comunale di Bressanone ha deliberato in data 26 novembre 2009 che servono immediati provvedimenti utili a ridurre il rumore causato dal transito di treni lungo il territorio di Bressanone tra cui:
la riduzione delle velocità a 60 km/h dei treni sul territorio comunale di Bressanone;
la modernizzazione del materiale rotabile;
il divieto di transito per materiale rotabile invecchiato e la costruzione di ulteriori barriere antirumore;
ulteriori interventi sul basamento dei binari per ridurre le vibrazioni -:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza della situazione sopra descritta e come intenda intervenire per accelerare le richieste protratte dall'amministrazione comunale;
se intenda intervenire al fine di affrontare tempestivamente l'opera di risanamento acustico della zona.
(4-05325)

TESTO AGGIORNATO AL 14 MARZO 2011

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INTERNO

Interrogazione a risposta orale:

CIOCCHETTI, RAO e DIONISI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
con decreto del Capo della Polizia del 13 giugno 2003, il commissariato di pubblica sicurezza «Centocelle» di via dei Gelsi è stato trasformato in posto di polizia, alle dirette dipendenze del commissariato «Prenestino»: tale conversione è avvenuta nel più generale quadro di razionalizzazione dei commissariati di Roma, volto ad ottenere una riduzione dei costi di servizio;
il 23 luglio 2009, dopo più di cinquanta anni di attività, ne è stata disposta la chiusura, con il contestuale trasferimento delle stesse unità di personale presso quello «Prenestino»: ciò ha gettato nello sconforto gli abitanti del popolatissimo quartiere di Centocelle (120.000 abitanti), interessato da notevoli problemi di criminalità diffusa e a pochi passi dal più grande campo nomadi della capitale, il «Casilino 900»;
il provvedimento di soppressione risulta in forte controtendenza rispetto ad un momento di crescente domanda di sicurezza da parte dei cittadini, oltre a mortificare la dignità ed il sacrificio dei poliziotti, la cui presenza sulla strada viene sempre più ridotta;
il comitato cittadino, costituitosi a seguito della disposta chiusura, ha contattato il proprietario che si è mostrato disposto a ristrutturare completamente lo stabile, in modo da renderlo più funzionale per le moderne esigenze del personale di polizia: non è infatti rilevante la presenza di un posto di polizia per la semplice ricezione delle denunce, ma un commissariato (dotato di uomini e mezzi) che faccia prevenzione e repressione dei reati sul territorio;
la predetta struttura di via dei Gelsi è ben collegata con i mezzi pubblici (almeno otto autolinee si trovano nel raggio di trecento metri), mentre il commissariato «Prenestino», cui gli abitanti del quartiere devono fare ora riferimento, è posto a più di quattro chilometri di distanza, non è collegato da nessun mezzo pubblico, è sotto sfratto e quindi a probabile rischio chiusura, oltre ad essere posto a soli duecento metri dalla Compagnia dei Carabinieri «Tor Tre teste» -:
se non ritenga opportuna una riapertura del commissariato in questione;
se non intenda individuare strategie organizzative in grado di assicurare piani di rimodulazione organica compatibili con le esigenze dei cittadini e della stessa Polizia.
(3-00805)

Interrogazioni a risposta scritta:

VITALI e CARLUCCI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
al sottoscritto sono pervenuti molti reclami da parte di ragazzi del territorio, circa le prove motorie al concorso a 814 posti di vigile del fuoco;
le lamentele sono soprattutto riferite alla prova di nuoto e riguardano due aspetti. Il primo è la macroscopica differenza di tempistica, per la medesima prova, prevista tra il suddetto concorso e quello riservato ai soli vigili volontari. Infatti, il tempo massimo previsto per il concorso a 814 vigili del fuoco è di 45 secondi, mentre in quello riservato ai vigili volontari è quasi pari al triplo, con un tempo di 120 secondi. La prova, però, dà come risultato l'accesso alla stessa qualifica, discriminando non di poco i ragazzi partecipanti a quest'ultimo. Il secondo riguarda sostanzialmente i fattori ambientali della piscina in cui si svolge la prova. Risulterebbe, da quanto segnalato, che all'interno dell'impianto, vi è un forte odore di cloro ed un'umidità e una temperatura tale da penalizzare gli stessi ragazzi nei tempi di percorrenza, risultando di fatto più difficoltosa la respirazione durante la prova;
in quella fase si deve semplicemente riscontrare l'idoneità fisica dei ragazzi ad affrontare l'attività svolta dai vigili del fuoco, constatando la loro capacità a superare gli ostacoli posti durante il percorso (nuoto libero, apnea per superare degli ostacoli e nuoto libero per raggiungere il bordo vasca) e alla luce delle differenze previste nei due concorsi, bisognerebbe almeno aumentare il tempo previsto nel concorso a 814 vigili del fuoco, usando come discriminante solo il punteggio da attribuire e facendo rientrare come idonei i ragazzi che sono riusciti a superare la prova nel nuovo tempo da determinare (almeno 60 secondi) -:
se il Ministro sia a conoscenza dei fatti sopra riportati e se non ritenga di dover promuovere un'iniziativa, anche di carattere normativo, evitando così di creare discriminazione tra vigili volontari e vigili del fuoco tutti meritevoli dello stesso trattamento, nonché se ritenga di adottare iniziative per il concorso in atto.
(4-05279)

MANTINI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
grave allarme hanno destato i recenti episodi di terrorismo, in particolare a Milano e nel Nord del Paese, sia di natura islamista che politica;
ai fini di realizzare politiche volte al contrasto delle forme del terrorismo, si rende necessario attuare un cambio di passo. Tale battaglia ai terrorismi, sia di natura internazionale che autoctona, sul suolo italiano si compone di importanti attività affidate, in primis, ai servizi segreti, nonché alle forze dell'ordine e ad altri corpi civili e militari dello Stato. Il loro lavoro è volto alla comprensione delle situazioni esistenti ed alla risoluzione delle problematiche in atto; ma il lavoro di previsione di future problematiche sicurtive, in particolare terroristiche, non ha un suo luogo specifico (fisico e istituzionale) di studio, e non esistono degli archivi telematici comuni tali da accoglierne tutte le informazioni; tale stato delle cose ci pone in una posizione di impreparazione ad affrontare fenomeni di terrorismo molecolare - quali i kamikaze, tanto più ora dove non vi è più alcuna forma di addestramento di base, in cui l'ideologia ha meno peso nelle motivazioni del gesto; in cui il terrorista agisce su basi qualunquistiche - nonché alle nuove forme di assembramento sociale delle criminalità italiane con quelle straniere. Ed i casi degli arresti degli scorsi anni dei brigatisti rossi alla università statale di Milano e nei recenti giorni dei terroristi islamici a Milano sono una riprova della capillarità delle nuove forme, così diverse da quelle degli anni Settanta;
per porre un freno all'emersione di codesti fenomeni criminali si rende opportuno e necessario sviluppare dei Centri

di informazione e di studio dei problemi del terrorismo nel cuore dei territori metropolitani ed ad alta urbanizzazione (in particolare straniera). Il lavoro svolto attualmente dalle forze di pubblica sicurezza, dall'AISI e da altri soggetti è fondamentale, però costoro necessitano di essere aiutati nella elaborazione dei nuovi fronti: c'è necessità di coordinamento delle informazioni, delle esperienze e delle idee e che permettano di intuire le nuove forme del crimine, in particolare dei fenomeni terroristici, fra cui quelle del baby terrorismo e delle possibili future banlieue italiane dove si annideranno numerose problematiche sociali e volontà radicali e di riscatto sociale. Tale attività di ricerca sociale, incardinata all'AISI, si deve avvalere di personale formatosi presso le Università e che sia pienamente esperto delle tematiche sicurtive e terroristiche. Un personale che sia in grado di mettere in relazione i segnali molecolari del territorio con le informazioni provenienti dalle forze dell'ordine, realizzando così una azione preventiva di possibili futuri problemi;
tali centri studi potrebbero essere anche pubblici ed essere posti all'interno delle facoltà sociologiche e/o criminologiche delle università, in modo da essere un servizio che possa contare anche sulla collaborazione della cittadinanza nell'ambito dell'informazione. È giusto sottolineare come la popolazione immigrata regolare spesso collabori alle indagini e come l'arresto di connazionali criminali sia motivo di serenità, garantendo di non essere etichettati come appartenenti a questo o a quel gruppo terroristico;
è pur vero che la realizzazione dei Centri di informazione e di studio dei problemi del terrorismo può comportare costi di realizzazione, però non si può porre un vincolo economico innanzi alla necessità di garantire la massima sicurezza possibile al Paese -:
quali misure intenda il Governo promuovere, oltre l'efficace coordinamento delle forze dell'ordine competenti, per rendere più organico e strutturato il contrasto dei fenomeni di terrorismo anche attraverso l'istituzione dei Centri di informazione e di studio del terrorismo.
(4-05286)

ALESSANDRI e STUCCHI. - Al Ministro dell'interno, al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
sono sconcertanti le notizie che si apprendono circa la vicenda dei mancati introiti degli oneri di urbanizzazione da parte del comune di Zocca (Modena);
a riguardo già dal 9 novembre 2009, con specifica notifica al sindaco di Zocca, alla giunta comunale ed al Prefetto di Modena, alcuni consiglieri comunali, tra cui quelli della lega Nord e della lista «Zocca, il futuro del comune in mani sicure», avevano predisposto un testo di mozione in cui si evidenziavano i contorni problematici e gli accadimenti legati alla vicenda degli oneri di urbanizzazione illegittimamente incassati e non versati nelle casse del comune;
i fatti su cui si erano incentrate le attenzioni dei predetti consiglieri evidenziavano come una somma importante (circa euro 1.500.000), non essendo entrata nelle casse del comune, avesse di fatto ridotto la capacità da parte della Pubblica amministrazione di intervenire per iniziative a favore del singolo cittadino o della collettività;
la vicenda sta oggi determinando per i diretti interessati un danno, oltre che patrimoniale, anche esistenziale avendo coinvolto intere famiglie;
stando alle informazioni assunte dai consiglieri denuncianti, nessun organo ufficiale del Comune in questi anni avrebbe mai rilevato tali mancati incassi sebbene fossero riconducibili a più di trecento licenze e permessi e quindi a più di trecento attività di edificazioni parziali o totali in un contesto limitato per dimensioni come il Comune di Zocca;
i suddetti consiglieri ricordano che oneri non introitati dalle casse comunali non solo hanno creato gravi turbative nei

confronti di più di trecento cittadini e rispettive famiglie, che dovranno affrontare richieste di ripetere il pagamento delle somme, richieste di pagamento delle sanzioni previste, il blocco delle possibilità di vendere le loro proprietà, l'impossibilità di trasferire la loro residenza all'interno di un'unità abitativa carente di licenza, ma ha anche ridotto i benefici di cui tutta la collettività avrebbe potuto beneficiare, se ci fosse stato il regolare incasso delle somme dovute;
oggi i cittadini che si rivolgono al Comune per le normali procedure amministrative sono nel dubbio se le certificazioni che ottengono; soprattutto se in riscontro a pagamenti di oneri comunali, siano regolari ed efficaci;
i fatti in essere nel comune di Zocca stanno minando quel rapporto di fiducia che deve esserci tra cittadini ed amministratori -:
se siano state avviate indagini in merito ai fatti indicati in premessa.
(4-05320)

TESTO AGGIORNATO AL 16 FEBBRAIO 2010

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ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazione a risposta orale:

VIETTI e COMPAGNON. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
le scuole piemontesi stanno attraversando una gravissima situazione finanziaria: nell'esercizio finanziario 2009 non hanno ricevuto alcun finanziamento per le spese di funzionamento, scarseggiano le risorse per le supplenze e ad oggi non sono ancora stati assegnati i fondi per gli esami di Stato, per i gruppi sportivi scolastici e per la retribuzione delle ore eccedenti effettuate nell'anno scolastico 2008-2009;
non si conoscono i tempi entro cui i finanziamenti saranno erogati e, contemporaneamente, si è continuato a utilizzare te disponibilità dei docenti per la copertura delle assenze brevi per le quali è impensabile impiegare supplenti o effettuare accorpamenti in aule per ragioni di sicurezza;
i residui attivi relativi agli anni dal 2006 al 2009 sono già stati impegnati o spesi per il pagamento di personale o di prestazioni effettuate nel passato, mentre in alcuni Istituti si chiede alle famiglie di versare un contributo volontario alla scuola per l'acquisto del materiale di facile consumo destinato alle attività didattiche o ai laboratori -:
se non ritenga di procedere in tempi rapidi all'assegnazione di risorse finanziarie in grado di garantire il funzionamento, la retribuzione dei supplenti e le prestazioni aggiuntive dei docenti delle scuole piemontesi, al fine di consentire la programmazione del 2010 e di evitare che questa situazione possa incidere ulteriormente sulla qualità del servizio offerto agli alunni e alle loro famiglie.
(3-00802)

Interrogazioni a risposta in Commissione:

ANTONINO RUSSO. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
come richiamato già nell'interrogazione a risposta in Commissione 5-01418, all'atto della presentazione delle domande di aggiornamento-inserimento nelle graduatorie ad esaurimento per il biennio 2009-2011 ai sensi del decreto ministeriale n. 42 del 2009 dell'8 aprile 2009 non è stato consentito al personale docente il trasferimento in provincia diversa da quella precedentemente scelta per il biennio 2007-2009;
la legge 3 maggio 1999 n. 124, recante disposizioni urgenti in materia di personale scolastico prevede all'articolo 1, comma 6, che «Le graduatorie permanenti di cui al comma 1 sono periodicamente integrate [dai] docenti che hanno chiesto il

trasferimento dalla corrispondente graduatoria permanente di altra provincia»;
la legge 20 agosto 2001, n. 333, conferma all'articolo 1, comma 1, che «1. Le disposizioni contenute nell'articolo 2, commi 1 e 2, della legge 3 maggio 1999, n. 124, si interpretano nel senso che nelle operazioni di prima integrazione delle graduatorie permanenti previste dall'articolo 401 del testo unico delle disposizioni legislative in materia di istruzione, di cui al decreto legislativo 16 aprile 1994, n. 297, come sostituito dall'articolo 1, comma 6, della stessa legge hanno titolo all'inserimento, oltre ai docenti che chiedono il trasferimento dalla corrispondente graduatoria di altra provincia, le sottoelencate categorie di personale docente ed educativo, in coda alle graduatorie medesime e nel seguente ordine di priorità: [...] b) secondo scaglione: docenti che abbiano superato le prove di un precedente concorso per titoli ed esami anche ai soli fini abilitativi in relazione alla medesima classe di concorso o al medesimo posto e siano inseriti, alla data di entrata in vigore della predetta legge n. 124 del 1999, in una graduatoria per l'assunzione del personale non di ruolo. Si prescinde da quest'ultimo requisito per il personale che abbia superato le prove del corrispondente concorso per titoli ed esami conclusosi successivamente al 31 marzo 1995. In tale scaglione sono compresi anche i docenti di cui all'articolo 2, comma 2, della predetta legge n. 124 del 1999»;
la legge 4 giugno n. 2004, dispone al comma 4 dell'articolo 1 che «A decorrere dall'anno scolastico 2005-2006, gli aggiornamenti e le integrazioni delle graduatorie permanenti, per la graduatoria base e per tutti gli scaglioni, sono effettuati con cadenza biennale. All'articolo 2, comma 1, del decreto-legge 3 luglio 2001, n. 255, convertito, con modificazioni, dalla legge 20 agosto 2001, n. 333, le parole: «da effettuare con periodicità annuale entro il 31 maggio di ciascun anno» sono soppresse con effetto dall'anno scolastico 2005-2006. Per l'anno scolastico 2004-2005 gli aggiornamenti e le integrazioni delle graduatorie di cui al presente comma sono effettuati entro il 15 giugno 2004»;
la legge 167 del 24 novembre 2009, chiarisce che nella trasformazione delle graduatorie da permanenti ad esaurimento il personale docente ha diritto a permanere nella provincia prescelta all'atto del precedente aggiornamento o a trasferire in una nuova provincia, così come chiaramente espresso nel comma 4-ter dell'articolo 1: «La lettera c), del comma 605 dell'articolo 1 della legge 27 dicembre 2006, n. 296, e successive modificazioni, si interpreta nel senso che nelle operazioni di integrazione e di aggiornamento delle graduatorie permanenti di cui all'articolo 1 del decreto-legge 7 aprile 2004, n. 97, convertito, con modificazioni, dalla legge 4 giugno 2004, n. 143, è consentito ai docenti che ne fanno esplicita richiesta, oltre che la permanenza nella provincia prescelta in occasione dell'aggiornamento delle suddette graduatorie per il biennio scolastico 2007-2008 e 2008-2009, di essere inseriti anche nelle graduatorie di altre province dopo l'ultima posizione di III fascia nelle graduatorie medesime. Il decreto con il quale il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca dispone l'integrazione e l'aggiornamento delle predette graduatorie per il biennio scolastico 2011-2012 e 2012-2013, in ottemperanza a quanto previsto dall'articolo 1, comma 4, del citato decreto-legge n. 97 del 2004, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 143 del 2004, è improntato al principio del riconoscimento del diritto di ciascun candidato al trasferimento dalla provincia prescelta in occasione dell'integrazione e dell'aggiornamento per il biennio scolastico 2007-2008 e 2008-2009 ad un'altra provincia di sua scelta, con il riconoscimento del punteggio e della conseguente posizione nella graduatoria»;
l'articolo 15 del decreto ministeriale n. 42 del 2009 dell'8 aprile 2009 prevede che «Per quanto non previsto dal presente decreto valgono le disposizioni contenute nella legge 3 maggio 1999 n. 124, nel Regolamento delle graduatorie permanenti, adottato con decreto ministeriale

n. 123 del 27 marzo 2000, nella legge 20 agosto 2001, n. 333, nella legge 4 giugno 2004, n. 143, nella legge 27 dicembre 2006, n. 296 e nella legge 30 ottobre 2008 n. 169»;
nelle premesse del decreto ministeriale n. 42 del 2009 dell'8 aprile 2009 è richiamata l'ordinanza del Consiglio di Stato n. 1525/09, con cui è stata respinta l'istanza cautelare di sospensione dell'esecuzione della sentenza del T.A.R. del Lazio, sez. III-bis n. 10809/08;
il Tar del Lazio con sentenza n. 10809/2008 ha confermato che «nessun elemento testuale legittima l'interpretazione secondo cui, nelle graduatorie in questione, il trasferimento da fuori provincia sarebbe consentito dalla legge finanziaria del 2007 con la modalità prefigurata dal decreto ministeriale 16 marzo 2007 e dalla connessa nota applicativa [visto che] la riconfigurazione delle graduatorie provinciali, da permanenti a esaurimento, non implica l'immobilità e/o la cristallizzazione di queste ultime nel senso inteso dall'amministrazione scolastica [...] non sono dunque ipotizzabili preclusioni di mobilità, anche territoriale, nell'ambito delle distinte graduatorie», e ha disposto l'annullamento del decreto del direttore generale del Ministero della pubblica istruzione, Direzione generale per il personale della scuola, del 16 marzo 2007, nella parte in cui, in premessa, considera che «ai sensi dell'articolo 1, comma 607 della citata legge n. 296 del 2006 [...] dall'anno scolastico 2009-2010 è consentito solo l'aggiornamento della propria posizione e il trasferimento ad altra provincia, in posizione subordinata a tutte le fasce»;
ad avviso dell'interrogante con tali atti si viola il diritto legislativamente e costituzionalmente sancito alla mobilità del personale docente -:
se non ritenga opportuno emanare con urgenza un decreto integrativo che rispetti il diritto al trasferimento del personale docente e consenta il trasferimento, secondo il proprio punteggio, del personale docente in una delle quattro province scelte entro i termini di scadenza previsti dal decreto ministeriale n. 42/2009 dell'8 aprile 2009.
(5-02192)

PES. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
nel 1994 prende corpo il progetto per la costituzione del Consorzio per la promozione degli studi universitari di Oristano con un'intesa tra la regione autonoma della Sardegna e la provincia di Oristano;
nel giugno del 1996 viene costituito il Consorzio UNO; i primi soci sono la provincia di Oristano, il comune, la camera di commercio, l'Associazione degli industriali, l'Associazione del commercio dei servizi e dei turismo, soggetti privati;
nell'anno accademico 1996/1997 vengono attivati il corso di diploma universitario in economia e gestione dei servizi turistici e il corso di diploma universitario in economia e amministrazione delle imprese (entrambi della facoltà di economia dell'università degli studi di Cagliari);
nell'anno accademico 1999/2000 vengono attivati il corso di diploma universitario in biotecnologie industriali (facoltà di scienze matematiche e finanziarie dell'università degli studi di Cagliari), il corso di diploma universitario in viticoltura ed enologia e il corso di diploma universitario in tecnologie alimentari (facoltà di agraria dell'università degli studi di Sassari;
nell'anno accademico 2000/2001 vengono attivati il corso di laurea in biotecnologie industriali (classe 1 delle lauree in biotecnologie) della facoltà di scienze matematiche e finanziarie dell'università degli studi di Cagliari e il corso di laurea in economia e gestione dei servizi turistici (classe 17 delle lauree in scienze dell'economia e della gestione aziendale della facoltà di economia dell'università degli studi di Cagliari;

nell'anno accademico 2001/2002 vengono attivati il corso di laurea in conservazione e restauro dei beni culturali (interfacoltà, insieme alla facoltà di scienze matematiche e finanziarie dell'università degli studi di Sassari), il corso di laurea in scienze ambientali delle acque interne e lagunari (facoltà di scienze matematiche e finanziarie dell'università degli studi di Sassari), il corso di laurea in viticoltura ed enologia (classe 20 delle lauree in scienze e tecnologie agrarie, agroalimentari e forestali) e il corso di laurea in viticoltura ed enologia (classe 20 delle lauree in scienze e tecnologie agrarie, agroalimentari e forestali) della facoltà di agraria dell'università degli studi di Sassari;
nell'anno accademico 2004/2005 viene attivato il primo ciclo triennale del curriculum di archeologia subacquea (unico attivo in Italia) del corso di laurea in scienze dei beni culturali della facoltà di lettere dell'università degli studi di Sassari;
nell'anno accademico 2007/2008 viene attivato il secondo ciclo triennale del curriculum di archeologia subacquea;
nell'anno 2008/2009 vengono attivati i corsi di laurea riformati (decreto ministeriale 270 del 2004): corso di laurea in economia e gestione dei servizi turistici (classe L-18), corso di laurea in biotecnologie industriali (classe L-2), corso di laurea in tecnologie viticole, enologiche e alimentari (classe L-26), con due curricula: viticoltura ed enologia e tecnologie alimentari, entrambi con sede ad Oristano;
al 31 gennaio 2009, (fonte Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca) la sede universitaria di Oristano conta 536 iscritti (di cui 203 in economia e gestione dei servizi turistici, 77 in biotecnologie industriali, 54 in archeologia subacquea, 100 in tecnologie alimentari, 102 in viticoltura ed enologia);
al 5 novembre 2009, si sono laureati (fonte Consorzio UNO) presso la sede universitaria di Oristano 377 studenti (di cui 177 in economia e gestione dei servizi turistici, 92 in biotecnologie industriali, 15 in archeologia subacquea, 43 in tecnologie alimentari, 50 in viticoltura ed enologia);
il 38 per cento degli iscritti al corso di laurea in economia e gestione dei servizi turistici è in procinto di concludere il proprio corso di studi (fonte Consorzio UNO); così come il 79 per cento degli iscritti in biotecnologie industriali, il 70 per cento degli iscritti in archeologia subacquea, il 21 per cento del corso in tecnologie alimentari, il 32 per cento del corso in viticoltura ed enologia;
hanno trovato occupazione nell'arco di un anno dal conseguimento del diploma di laurea il 53 per cento dei laureati in economia e gestione dei servizi turistici, il 29 per cento dei laureati in biotecnologie industriali; il 33 per cento dei laureati in archeologia subacquea, il 45 per cento dei laureati in tecnologie alimentari, il 60 per cento dei laureati in viticoltura ed enologia;
nell'anno accademico 2008/2009 gli insegnamenti coperti con docenti incardinati risultano essere 6 (di cui 0 in economia e gestione dei servizi turistici, 0 in biotecnologie industriali, 3 in archeologia subacquea, 2 in tecnologie alimentari, 1 in viticoltura ed enologia); quelli per supplenza 80 (di cui 22 in economia e gestione dei servizi turistici, 30 in biotecnologie industriali, 6 in archeologia subacquea, 15 in tecnologie alimentari, 7 in viticoltura ed enologia); quelli coperti per contratto 19 (di cui 2 in economia e gestione dei servizi turistici, 3 in biotecnologie industriali, 1 in archeologia subacquea, 3 in tecnologie alimentari, 10 in viticoltura ed enologia); quelli coperti gratuitamente 5 (di cui 0 in economia e gestione dei servizi turistici, 0 in biotecnologie industriali, 0 in archeologia subacquea, 2 in tecnologie alimentari, 3 in viticoltura ed enologia);
il personale tecnico-amministrativo è così distribuito: segreteria studenti 2 addetti a tempo pieno; segreteria docenti 1 addetto a tempo pieno, servizi generali, amministrazione ufficio tecnico, ufficio informatica 6 addetti a tempo pieno; due assistenti di biblioteca; due tecnici a tempo

pieno per il laboratorio informatico, 3 tecnici (di cui 2 laureati) a tempo pieno per i laboratori delle discipline chimica, delle discipline biologiche e di bioingegneria, due tecnici laureati a tempo pieno per il laboratorio di tecnologie alimentari;
per l'assistenza alla didattica sono presenti 4 manager didattici a tempo pieno, 1 manager didattico di sede e 5 tutor esperti a tempo pieno;
il Consorzio UNO dispone di 14 aule didattiche (per complessivi 485 posti a sedere), 1 laboratorio informatico da 21 postazioni e 1 laboratorio informatico da 42 postazioni, 1 laboratorio di archeologia subacquea presso il laboratorio di restauro del Museo Antiquarium Arborense di Oristano, 1 laboratorio per le discipline chimiche con 25 postazioni, 1 laboratorio per le discipline biologiche con 25 postazioni, 1 laboratorio di bioingegneria con 25 postazioni, 1 laboratorio di tecnologie alimentari con 20 postazioni, 1 laboratorio di enologia con 10 postazioni, 1 cantina sperimentale, 4 campi sperimentali per complessivi 3 ettari, impianti a vigneti sperimentali policlonali; una biblioteca con 60 posti a sedere; 12 postazioni per studi dei docenti; 13 postazioni per gli uffici dei manager didattici e tutores esperti; 10 postazioni per gli uffici tecnici di laboratori; 14 per gli uffici dei servizi generali, amministrazione, ufficio tecnico, ufficio informatica;
nel corso degli anni sono state portate avanti diverse attività di ricerca, nonché diverse campagne di scavo;
numerose le attività seminariali e di convegnistica organizzate dal Consorzio UNO;
nel programma attuattivo regionale FAS 2007/2013, approvato dalla giunta regionale il 6 agosto 2009, è inserita la linea d'azione 3.2.2.A, consistente nella realizzazione di un centro di eccellenza in archeologia subacquea e la linea d'azione 4.1.1.B, relativa agli interventi per i poli universitari della regione, che al punto 5 individua «Interventi per i poli universitari di Alghero e Oristano»;
l'intesa istituzionale regione-provincia di Oristano-comune di Oristano all'articolo 2, punto 5, lettera E, prevede il sostegno del corso di archeologia subacquea e dei corsi delle università della Sardegna a Oristano;
in data 16 dicembre 2008, la regione autonoma della Sardegna, con delibera n. 71/39 («Ripartizione fondo a favore delle sedi universitarie decentrate. Annualità 2008 euro 6.000.000») ha stanziato per la sede universitaria di Oristano euro 1.933.350,00;
la somma corrisposta, con estremo ritardo nel maggio 2009, è stata di euro 1.546.660,00 (pari all'80 per cento della totale cifra stanziata);
le spese per la gestione ordinaria per il mantenimento della sede universitaria si aggirano intorno ad euro 2.500.000,00;
a seguito della riduzione del contributo regionale 2008 (nel 2007 erano stati erogati euro 2.227.000,00), a partire da febbraio 2009 l'organico è stato ridotto di 5 unità e tutti gli altri dipendenti sono stati portati da tempo pieno a part time;
il contributo della regione autonoma della Sardegna è annuale, mentre servirebbe una previsione almeno triennale;
per quanto sopra esposto, la sede universitaria decentrata di Oristano corre seri rischi di chiusura -:
quali siano gli intendimenti del Ministro sulla problematica esposta in premessa e quali iniziative intenda avviare, anche in sede di riparto del Fondo di finanziamento ordinario dell'università, al fine di favorire un superamento delle difficoltà, in primo luogo finanziarie, che hanno determinato le decisioni di riorganizzazione e in modo da consentire la permanenza di corsi di studio con particolarità specifiche che trovano la loro naturale integrazione nel territorio in cui sono ubicati.
(5-02200)

LAVORO, SALUTE E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta orale:

NUNZIO FRANCESCO TESTA, DE POLI e OCCHIUTO. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 1 della legge 244 del 2007 (finanziaria 2008) ha istituito presso l'INAIL il «Fondo vittime dell'amianto»;
ai sensi e per gli effetti della normativa vigente in materia, sono state presentate all'INAIL n. 536.706 domande da lavoratori interessati, di cui 186.936 positive e 199.339 ancora inspiegabilmente in istruttoria;
detto Fondo è finalizzato all'erogazione di una prestazione economica alle vittime che hanno contratto una patologia asbesto-correlata per esposizione all'amianto e alla fibra fiberfrax, e, in caso di premorte, agli eredi;
trattasi di una prestazione economica aggiuntiva alla rendita diretta o in favore dei superstiti, e che deve essere fissata in una misura percentuale alla rendita stessa;
il predetto Fondo è finanziato per un quarto dalle imprese che operano nel settore delle attività lavorative comportanti esposizione all'amianto, e, per tre quarti dal bilancio dello Stato;
per gli anni 2008 e 2009, l'onere a carico dello Stato è determinato in 30 milioni e per il 2010 in 22 milioni di euro integrabili con l'addizionale sui premi assicurativi relativi ai settori comportanti esposizione all'amianto;
il Ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali, di concerto con il Ministero dell'economia e delle finanze, deve procedere all'istituzione del «Comitato amministratore per la gestione del fondo» e all'emanazione del regolamento;
ad oggi, lo schema del decreto, rivisitato alla luce delle osservazioni espresse dal Consiglio di Stato, risulterebbe ancora all'esame del Ministero dell'economia e delle finanze -:
quali decisioni intendano assumere, affinché, con ogni assoluta urgenza, siano definite le iniziative utili all'immediata utilizzazione del «Fondo vittime dell'amianto».
(3-00803)

Interrogazioni a risposta in Commissione:

DAMIANO, BELLANOVA, BERRETTA, BOBBA, BOCCUZZI, CODURELLI, GATTI, GNECCHI, MADIA, MATTESINI, MIGLIOLI, MOSCA, RAMPI, SANTAGATA e SCHIRRU. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
in seguito alla circolare n. 17 del 2006 emanata dal Ministro del lavoro e della previdenza sociale il 14 giugno 2006, che chiariva la natura di lavoro subordinato e non autonomo nel settore di attività dei call center, a fronte di un abuso di lavoro a progetto senza reale autonomia, ed in seguito alla conseguente circolare del Ministero del lavoro e della previdenza sociale n. 8 del 31 marzo 2008, che ha definitivamente chiarito che, non solo nel caso di lavoro inbound, ma anche nel caso di lavoro outbound, si tratta di lavoro subordinato, nel settore dei call center si è avviato un processo virtuoso di stabilizzazione dei precari che, nel caso di alcune grandi aziende, ha coinvolto sia i lavoratori inbound sia i lavoratori outbound;
tuttavia nello svolgimento delle gare di appalto, spesso le commesse vengono aggiudicate con prezzi molto bassi che si possono sopportare solo se le aziende utilizzano lavoratori a progetto e non lavoratori dipendenti stabili -:
quali azioni ispettive il Governo abbia attuato e intenda attuare e quali misure di incentivazione intenda adottare per consolidare e rilanciare il processo di stabilizzazione nel settore dei call center;

se non ritenga opportuno ripristinare l'Osservatorio per il monitoraggio dei call center con la partecipazione delle parti sociali.
(5-02194)

DAMIANO, BELLANOVA, BERRETTA, BOBBA, BOCCUZZI, CODURELLI, GATTI, GNECCHI, MADIA, MATTESINI, MIGLIOLI, MOSCA, RAMPI, SANTAGATA e SCHIRRU. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
i lavoratori non vedenti, sia pubblici che privati, in procinto di andare in pensione, intendono avvalersi dell'applicazione dei benefici di legge sia con il sistema contributivo che con il sistema misto;
l'articolo 9, comma 2, della legge 29 marzo 1985, n. 113, e l'articolo 2, della legge 28 marzo 1991, n. 120, riconoscono ai lavoratori minorati della vista un beneficio di quattro mesi di anzianità figurativa per ogni anno di effettivo lavoro svolto utile ai fini del diritto alla pensione e dell'anzianità contributiva;
i principali istituti previdenziali, a differenza di quanto avveniva nel recente passato, riconoscono il suddetto beneficio unicamente per il conseguimento dei requisiti di accesso al trattamento di quiescenza, ma non per il calcolo del trattamento economico conseguente, risulta evidente che tale orientamento è foriero di un grave nocumento economico per i lavoratori ciechi e ipovedenti;
sia l'INPS che l'INPDAP, pur confermando la piena applicazione del predetto beneficio all'intero periodo dell'attività lavorativa dei non vedenti, hanno in varie occasioni specificato espressamente che, circa la misura della pensione, il beneficio in esame può essere attribuito solo nei casi di liquidazione del trattamento pensionistico con il sistema retributivo o, in caso di sistema misto, soltanto per la quota retributiva, non essendo soggetto a maggiorazioni il sistema contributivo;
va considerato che in effetti la legge di riforma del sistema pensionistico (legge 8 agosto 1995, n. 335) ha apportato un cambiamento sostanziale per quanto riguarda i nuovi criteri di calcolo delle pensioni, infatti, il sistema contributivo prevede che il calcolo della pensione sia effettuato sull'insieme dei contributi versati dal lavoratore e dal datore di lavoro durante l'intera vita assicurativa. I contributi versati ogni anno vengono sommati insieme, al termine della vita lavorativa, per dare luogo alla base contributiva complessiva - che la legge chiama «montante individuale» - sulla quale si calcola la pensione. I contributi vengono in ogni caso rivalutati ogni anno in base al prodotto interno lordo (PIL) per consentire al lavoratore di recuperare in parte la diminuzione del potere di acquisto della moneta. Il montante viene, poi, moltiplicato per il «coefficiente di trasformazione» stabilito dalla legge in base all'età del lavoratore e in tal modo si ottiene la misura della pensione lorda annua. Pertanto, se non si dovesse applicare a tale sistema di calcolo il beneficio previsto dalle leggi citate, il danno economico per i lavoratori non vedenti sarebbe particolarmente grave, in quanto essi, potendo andare in pensione prima degli altri lavoratori, versano in effetti meno contributi, realizzando un montante contributivo inferiore e vedendo così ridursi drasticamente l'ammontare del trattamento pensionistico finale;
ne consegue che il beneficio in favore dei lavoratori non vedenti consiste nella concessione di un'anzianità figurativa e contributiva nella misura di quattro mesi per ogni anno di servizio svolto, quindi il lavoratore non vedente non solo può andare in pensione prima degli altri lavoratori, in quanto l'acquisizione dei requisiti di accesso al diritto a pensione risulta anticipata, ma anche che l'anzianità figurativa cui si ha diritto costituisce elemento di maggiorazione della pensione stessa, a conferma di ciò, si può citare la circolare

del dipartimento della funzione pubblica 18 settembre 1985 pubblicata in Gazzetta Ufficiale n. 235 del 5 ottobre 1985, che al punto 6.2 precisa che, per quanto riguarda il rimborso degli oneri da parte dello Stato in applicazione del citato articolo 9 della legge 113 del 1985, esso va determinato computando la differenza fra l'importo della pensione totale, calcolato con l'attribuzione del beneficio della maggiorazione della contribuzione figurativa, e l'importo della pensione spettante per il solo servizio effettivamente reso, capitalizzando, di conseguenza, la quota differenziale;
ad ulteriore riprova soccorre la circolare del Ministero del tesoro 27 maggio 1992, n. 12/I.P. in Gazzetta Ufficiale n. 127 del 1o gennaio 1992, che conferma l'esistenza di un maggiore onere pensionistico derivante dal beneficio concesso ai non vedenti, posto a carico dello Stato e recuperato dalle casse pensioni amministrate direttamente dalla direzione generale degli istituti di previdenza (cfr. decreto ministeriale del tesoro 4 aprile 1991 in Gazzetta Ufficiale n. 204 del 31 agosto 1991 e circolare ministeriale del tesoro n. 67 del 28 ottobre 1991 in Gazzetta Ufficiale n. 276 del 25 novembre 1991);
da ciò consegue direttamente che tale maggiorazione trova una completa copertura finanziaria beneficiando del vigente stanziamento della legge 113/85, come confermato dalle disposizioni applicative prima richiamate;
a tale proposito va inoltre ricordato che l'INPS, con circolare n. 113/2005, confermata con successive circolari n. 94 e n. 122/2007, ha già individuato per le vittime del terrorismo e delle stragi di tale matrice, un apposito sistema che, in analogia con quanto già previsto per altre fattispecie di maggiorazioni contributive contemplate dall'ordinamento, consente di raccordare il nuovo sistema di calcolo contributivo con i benefici dell'anzianità figurativa concessi dalla legge a tale categoria di soggetti;
in futuro tutti i lavoratori non vedenti vedranno calcolata la loro pensione (o parte di essa) con il sistema contributivo -:
se il Governo non ritenga di emanare opportune direttive per assicurare piena validità al beneficio dell'anzianità figurativa, nella considerazione, fra l'altro, che la riforma previdenziale contenuta nella legge n. 335 del 1995 e le sue successive modificazioni ed integrazioni non hanno abrogato, né in modo esplicito, né in modo implicito, i benefici dei lavoratori non vedenti di cui alla legge n. 113 del 1985, e alla legge n. 120 del 1991, e che, inoltre, il metodo di calcolo della maggiorazione di servizio utile anche ai fini della misura del trattamento di pensione - già in vigore nel sistema precedente - può agevolmente essere applicato anche al nuovo sistema contributivo o misto, utilizzando il sistema di calcolo prima descritto e già utilizzato dall'Inps.
(5-02195)

DUILIO. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
la legge n. 210 del 1992, in materia di indennizzi a favore dei soggetti danneggiati da vaccinazioni obbligatorie ed emotrasfusioni, affida alle commissioni mediche ospedaliere (CMO) il compito di esprimere il giudizio sanitario in merito al nesso causale tra il trattamento terapeutico e la menomazione o la morte del cittadino, nonché in merito alla tempestività della domanda, rispetto ai termini di decadenza previsti;
ai sensi dell'articolo 5 della legge, contro la decisione delle CMO è ammesso ricorso al Ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali;
come l'interrogante ha già avuto modo di evidenziare nella propria interrogazione a risposta in commissione n. 5-01451 del 21 maggio 2009, presso gli uffici del Ministero, in sede di decisione in via gerarchica, è invalsa una prassi non conforme al dettato normativo;

in effetti, nei frequenti casi in cui i cittadini ricorrenti impugnino il giudizio delle CMO per i soli profili inerenti la tempestività della domanda, il citato Ministero ha spesso provveduto a riformare nel merito i provvedimenti emanati delle commissioni mediche, nuovamente sindacando ed escludendo l'esistenza del nesso causale tra morbo e vaccinazione, prima invece pacificamente riconosciuto;
in sede di risposta, resa all'interrogante il 29 settembre 2009, il Ministro interrogato ha riferito che «nella considerazione della unicità della vicenda clinica cui fa riferimento ogni istanza di indennizzo», «appare imprescindibile che in ambito di ricorso ai sensi dell'articolo 5 della legge n. 210/92, trattandosi di erogazione di indennizzo da parte dello Stato, l'Ufficio Medico Legale, acquisite tutte le informazioni ritenute utili e valutata la vicenda clinica nella sua globalità, si esprima, al pari della CMO, verificando la presenza dei requisiti di legge e con unicità di giudizio»;
in tutta evidenza, non solo la risposta si dimostra non pertinente rispetto alla puntuale questione sollevata, ma con essa si conferma l'esistenza e la gravità della prassi censurata nella precedente interrogazione, in patente violazione ad avviso dell'interrogante dell'articolo 5 del decreto del Presidente della Repubblica n. 1199 del 1971 recante norme generali in materia di ricorsi amministrativi;
ed infatti in materia di ricorsi amministrativi, ed in particolare di ricorso gerarchico proprio ed improprio, vista la natura giustiziale, trova applicazione il principio generale proprio della funzione giurisdizionale della corrispondenza tra chiesto (petitum) e pronunciato (decisum), con divieto per l'autorità amministrativa di pronunciarsi ultrapetita, riformando o annullando l'atto impugnato per motivi differenti da quelli oggetto di gravame;
questa regola, unanimemente riferita dalla dottrina e già affermata in risalenti decisioni giurisdizionali (ex plurimis, Consiglio Stato, sezione V, 31 ottobre 1980, n. 909) è stata definitivamente ribadita dall'Adunanza generale del Consiglio di Stato del 10 giugno 1999, n. 8, secondo la quale l'autorità amministrativa investita del ricorso può prendere in esame solo le censure ivi prospettate e non ha il potere di integrare d'ufficio l'oggetto del procedimento;
conseguentemente, come già notato dell'interrogante in sede replica, la prassi censurata appare priva di qualsiasi fondamento normativo e mossa esclusivamente da considerazioni d'ordine finanziario, non pertinenti e non consentite dalla legge;
per l'effetto, non solo si aggrava la posizione del ricorrente in sede di ricorso giurisdizionale, ma, una volta rilevata dal giudice ordinario l'illegittimità dei provvedimenti emanati, si espone il Ministero a pesanti e non necessarie condanne alle spese di giudizio -:
se, alla luce dei chiari precedenti del Consiglio di Stato, il Ministro interrogato non intenda emanare appositi atti di indirizzo ai propri uffici, conformi al dettato normativo, modificando così la propria prassi in materia di ricorsi ex lege n. 210 del 1992, in particolare limitando il proprio sindacato ai motivi proposti dalle parti ricorrenti, comunque escludendo, ove non espressamente richiesto, una nuova valutazione medico legale sul nesso causale tra vaccinazione (o emotrasfusione) e patologia;
se, quantomeno, il Ministro interrogato non reputi opportuno rimeditare la propria prassi, acquisendo, sul punto, i pareri dei competenti organi di consulenza istituzionale al Governo, ed in particolare, del Consiglio di Stato e dell'Avvocatura generale dello Stato.
(5-02196)

Interrogazioni a risposta scritta:

MAURIZIO TURCO, FARINA COSCIONI, BELTRANDI, BERNARDINI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:

nella mattinata di giovedì 26 novembre 2009, a seguito delle ripetute segnalazioni da parte del personale dell'istituto tecnico agrario «Stanga» di Cremona (sito in via Milano, a poche decine di metri in linea d'aria dalla raffineria Tamoil), Vigili del fuoco, tecnici dell'Agenzia regionale per la protezione ambientale e polizia municipale, accorsi in loco, accertavano che l'odore acre, causa di bruciori agli occhi e alla gola, senso di nausea e mal di testa alle centinaia di persone presenti nell'istituto scolastico, proveniva dalla vicina raffineria Tamoil;
nella stessa mattinata, con provvedimento «preventivo» e «probatorio» dell'autorità giudiziaria, viene posta sotto sequestro un'area di circa 700 metri quadrati ai confini del lato ovest della compagnia petrolifera, alle spalle dell'istituto tecnico agrario «Stanga», dove risultano allocati rifiuti non classificati. Contemporaneamente, per iniziativa del sostituto procuratore dottoressa Cinzia Piccioni viene aperto un fascicolo con le ipotesi di reato di «gestione non autorizzata di rifiuti» e «getto pericoloso di cose», contestato al responsabile della gestione della raffineria;
analoghi, gravi accadimenti, già richiamati nell'interrogazione presentata il 14 settembre 2009, si sono verificati nel corso degli ultimi anni e in particolare il 27 agosto 2009, quando una nube maleodorante aveva impregnato l'aria e l'intera zona occupata dalle società sportive di via Riglio, causando la fuga in massa dei soci in preda al panico;
la vicenda del possibile inquinamento provocato dalla raffineria Tamoil è stato considerato molto seriamente dal procuratore della Repubblica Roberto Di Martino che, fin dal suo recente insediamento presso la procura di Cremona, ha definito tale vicenda «estremamente grave e da risolvere al più presto». Con riferimento all'evento oggetto della presente interrogazione, il procuratore medesimo, con dichiarazioni rilasciate ai principali organi di stampa locali in data 27 novembre 2009, ha parlato di «situazione grave e allarmante» e di cadenza di episodi che non può essere casuale;
tali affermazioni, ad avviso degli interroganti, appaiono fortemente contrastanti con le assicurazioni fornite dal Sottosegretario di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare Roberto Menia nella sua risposta all'interrogazione scritta 4-00508, pubblicata il 15 giugno 2009, in relazione all'attuazione del piano/programma di caratterizzazione svolto dalla società Tamoil nell'ambito delle attività di messa in sicurezza e bonifica -:
quali urgenti iniziative i Ministri interrogati, nell'ambito delle proprie competenze, intendano promuovere, sollecitare ed adottare perché, finalmente, sia garantita la tutela dell'ambiente e la salute dei lavoratori della Tamoil SpA e dei cittadini di Cremona.
(4-05278)

GIORGIO MERLO. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
lo stillicidio di crisi che caratterizzano la presenza industriale nella provincia di Torino continua a creare forti preoccupazioni tra i lavoratori rendendo una situazione sempre più precaria per migliaia di famiglie. È anche il caso della ex Manifattura Legnano, attuale New CoCot, di Perosa Argentina. Una azienda tessile specializzata nella lavorazione del cotone mako, filatura e ritorcitura. Lo stabilimento conta oggi quasi 190 dipendenti di cui 90 sono attualmente in cassa integrazione. Le ragioni della crisi del gruppo sono riconducibili anche ad una discutibile gestione finanziaria degli anni scorsi con il rischio concreto di fallimento. E malgrado la vendita di circa 30 opifici, il management centrale ha detto che gli incassi sono stati utilizzati per ripianare in parte l'esposizione bancaria e in parte per coprire le attività ordinarie. Un rischio

fallimento che, comunque, a tutt'oggi non è sventato come sostengono anche alcune società di rating internazionale;
ma, al di là della situazione finanziaria dell'intero gruppo, è bene sottolineare che lo stabilimento di Perosa Argentina è produttivo perché l'opificio non ha valore immobiliare mentre la centrale idroelettrica è stata già venduta e gli impianti stessi di Perosa sono funzionali perché frutto di investimenti fatti prima della crisi;
malgrado ciò, la proprietà intende ridimensionare pesantemente gli organici di oltre il 50 per cento. Una proposta che creerebbe non solo disoccupazione ma indebolirebbe un settore, quello tessile appunto, già fortemente in crisi in tutta la regione Piemonte -:
alla luce di questa proposta, quali siano le iniziative concrete che il Ministero può mettere in campo per salvare lo stabilimento storico di Perosa Argentina e, soprattutto, le misure per rilanciare il comparto tessile nel nostro Paese.
(4-05280)

BOBBA. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 37 della Costituzione, sancisce la tutela dell'«essenziale funzione familiare» e dell'«infanzia» introducendo particolari garanzie e diritti in ossequio al precetto costituzionale, per cui la donna, per le sue peculiarità biologiche, assolve una funzione preminente all'interno della famiglia, che deve essere salvaguardata;
il rapporto di lavoro a tempo parziale si è rivelato un valido strumento per incrementare l'occupazione di particolari categorie di lavoratori, come giovani, donne, anziani e lavoratori usciti dal mercato del lavoro, e si configura come un rapporto di lavoro stabile, non precario, che permette di soddisfare le esigenze di flessibilità delle imprese da una parte e di adattarsi a particolari esigenze dei lavoratori quali, in particolare, la conciliazione tra lavoro e famiglia;
il part-time può essere di tipo orizzontale, quando il lavoro viene svolto per tutti i giorni della settimana ad orario ridotto, oppure verticale quando il lavoro viene svolto per alcuni giorni della settimana ad orario normale, oppure per alcune settimane o per alcuni mesi;
i contratti collettivi nazionali di lavoro possono prevedere una terza forma di part-time, orizzontale e verticale nello stesso tempo;
rispetto alla precedente disciplina, il decreto legislativo n. 276 del 2003 prevede maggiore flessibilità nella gestione dell'orario di lavoro e minori vincoli per la richiesta di prestazione di lavoro supplementare, lavoro straordinario e per la stipulazione di clausole flessibili o elastiche;
le famiglie numerose, in particolare, hanno una profonda esigenza di conciliare il lavoro con i tempi familiari, che implicano una flessibilità maggiore;
in particolare, la concessione del part-time, implica una procedura di eccezionalità che nulla a che vedere con la ratio della normativa di riferimento, e si basa su una percentuale di plafond che non può essere superata, creando liste di attesa;
molto spesso la donna-lavoratrice-moglie-madre è costretta ad adire le vie legali per vedere riconosciuto il proprio diritto, in deroga ai regolamenti interni e agli accordi sindacali, ma sulla base del precetto di cui all'articolo 37 della Costituzione;
qualora la lavoratrice riuscisse ad ottenere il part-time, attraverso una sentenza, si vedrebbe comunque ridurre alcuni diritti quale quello alle ferie, in quanto molto spesso vengono imposti, periodi di ferie anticipate, maturate a tempo pieno e smaltite, con relative perdite effettive, a part-time e inoltre in molti casi

le vengono imposte riunioni e corsi sempre al di fuori degli orari di lavoro, vanificando così i benefici dell'orario ridotto;
la stessa disciplina del part-time, vista la sua eccezionalità di fatto, seppur non in diritto, viene percepita dalle colleghe e dai colleghi, quale privilegio non dovuto, rispetto a chi non è riuscito ad ottenerlo, nonostante avesse gli stessi requisiti, creando disparità tra i lavoratori;
una corretta applicazione dell'istituzione del tempo parziale di lavoro consentirebbe anche alle giovani donne di poter «far famiglia» e realizzandosi anche nell'ambito professionale;
in Francia la donna che lavora è incentivata da contratti part-time, e non a caso il numero dei figli è direttamente proporzionale ad un alto inquadramento lavorativo, mentre in Italia è esattamente il contrario -:
se il Ministro interrogato non ritenga opportuno, quanto prima, svolgere un'indagine sulla problematica proposta e comunicarne successivamente le risultanze alle Camere e quali ulteriori iniziative intenda assumere al riguardo.
(4-05307)

MISIANI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
il 3 dicembre 2009, nel corso di un incontro con le organizzazioni sindacali, il gruppo multinazionale elettromeccanico ABB ha annunciato il nuovo piano di riorganizzazione, che prevede due poli di eccellenza in Europa: quello per la distribuzione primaria in Repubblica Ceca e quello per la secondaria a Dalmine. I conseguenti spostamenti di produzioni comportano la delocalizzazione di attività dello stabilimento di Dalmine nel sito di Brno in Repubblica Ceca, parzialmente compensata dall'arrivo di tutta la distribuzione secondaria. Per lo stabilimento abruzzese di Loreto Aprutino sarebbe allo studio un progetto di reindustrializzazione (dato che la produzione attuale verrebbe trasferita in provincia di Bergamo);
il piano di ABB comporta esuberi quantificati in 290 unità (su un organico complessivo di 650 lavoratori) di cui 248 nello stabilimento di Dalmine (Bergamo) e 42 in provincia di Pescara;
negli anni più recenti ABB ha registrato risultati economici notevolmente positivi, e non ha mai utilizzato ammortizzatori sociali;
secondo le organizzazioni sindacali l'azienda intende delocalizzare le produzioni con maggior impatto occupazionale in paesi a basso costo del lavoro come la Repubblica Ceca;
la drastica riduzione occupazionale annunciata da ABB colpirebbe una città - Dalmine - in cui centinaia di posti di lavoro sono a rischio a causa della crisi della Tenaris e del Maglificio Dalmine -:
quali iniziative intenda assumere il Governo per salvaguardare le realtà produttive italiane di ABB e tutelare i diritti dei lavoratori penalizzati dal piano di riorganizzazione dell'azienda.
(4-05310)

ZAZZERA. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
all'interrogante risulta che il signor Eustachio Sacco, nato a Matera nel 1951, sia stato infettato da emoderivati e farmaci sperimentali somministrati a sua insaputa da medici di istituti sanitari;
diversi anni fa (1970) il signor Sacco si sarebbe recato presso il Policlinico di Bari a causa di una dermatite molto rara: la reticulosi isteociti lichenoide nodulare granulare papulare benigna;
durante il ricovero nel reparto di dermatologia del Policlinico, il signor Sacco sarebbe stato sottoposto a diverse biopsie e terapie mediche;

trascorsi alcuni anni dal ricovero, il signor Sacco avrebbe scoperto che i medici del Policlinico gli avrebbero somministrato farmaci e emoderivati sperimentali senza il suo consenso. Una di queste sostanze sarebbe l'emoderivato sperimentale Trilergan;
non avendo ricevuto alcun beneficio dalle «terapie» del policlinico, il signor Sacco si sarebbe rivolto al Policlinico di Padova. Anche il quell'occasione Sacco scoprì solo mesi più tardi che anche i medici di Padova lo avrebbero sottoposto al medesimo trattamento non informato;
in seguito, i medici del Policlinico di Padova si sarebbero assunti piena responsabilità per le conseguenze degli esami somministrati al signor Sacco. Poi lo avrebbero sottoposto al Mixgon, sempre senza informarlo. Il farmaco provocò a Sacco convulsioni per circa 30 minuti;
il direttore generale del policlinico di Padova avrebbe giustificato il malore del signor Sacco definendolo «malessere passeggero»;
ma il «malessere» di Sacco non sarebbe affatto terminato, ma anzi lo avrebbe indotto a rivolgersi all'istituto dermopatico «Immacolata» di Roma;
all'Istituto Sacco sarebbe stato visitato da diversi medici, i quali riconobbero la peculiarità del suo caso e lo convinsero a partecipare a numerosi congressi nazionali, europei e internazionali sulla dermatologia;
dopo molti anni trascorsi nella convinzione di dare un contributo alla ricerca scientifica, Sacco decise di rivolgersi ad un medico di Pisa, che dopo aver visionato tutte le cartelle sanitarie, avrebbe detto: «Perché i miei colleghi ti hanno provocato tutto questo dolore?»;
da circa trent'anni dunque il signor Sacco vive in una condizione di estremo dolore fisico e mentale procurato dal sistema sanitario, che lo avrebbe sottoposto a continui trattamenti sperimentali senza il consenso del paziente;
il consenso informato riveste natura di principio fondamentale in materia di tutela della salute in virtù della sua funzione di sintesi di due diritti fondamentali della persona: quello all'autodeterminazione e quello alla salute (Corte Costituzionale sentenza 253 del 2009);
lo Stato inoltre non avrebbe mai risarcito il danno causato al signor Sacco e famiglia;
all'interrogante inoltre risulta che Sacco avrebbe una moglie invalida al 100 per cento ed un figlio adolescente al quale non avrebbe mai potuto fare da padre a causa delle sue precarie condizioni fisiche (Sacco è invalido al 70 per cento);
dal primo gennaio 2009 Sacco si recherebbe presso i principali ospedali italiani chiedendo ascolto;
Sacco chiede la tutela dei diritti dei disabili, l'abbattimento delle barriere architettoniche e denuncia di aver contratto l'epatite C a seguito di una trasfusione di sangue -:
se quanto riportato nella presente interrogazione corrisponda al vero e in caso affermativo, quali iniziative intenda adottare al fine di tutelare i diritti del signor Eustachio Sacco;
quali iniziative intenda assumere nei confronti dei medici succitati, responsabili di aver somministrato farmaci sperimentali senza il consenso del paziente e provocando conseguenze sullo stato di salute dello stesso.
(4-05313)

STUCCHI, CONSIGLIO, VANALLI e PIROVANO. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
le società del gruppo ABB sono leader nel settore delle tecnologie per l'energia e l'automazione, che consentono ai clienti

delle utilities e delle industrie di migliorare le loro prestazioni riducendo al contempo l'impatto ambientale;
le società del Gruppo ABB impiegano più di 120.000 dipendenti in oltre 100 Paesi;
nel nostro Paese il Gruppo ABB è presente con 5.496 dipendenti in totale (dato al 31 dicembre 2008) dislocati in unità produttive ubicate nel nord e nel centro;
nei giorni scorsi l'azienda ha illustrato ai sindacati un piano di riorganizzazione per lo stabilimento bergamasco di Dalmine, che prevede 248 esuberi di personale;
la suddetta riorganizzazione consisterebbe nello spostamento della produzione dallo stabilimento bergamasco di Dalmine a vantaggio di quello della Repubblica Ceca;
la delocalizzazione annunciata dal gruppo ABB colpisce una realtà industriale della bergamasca, quella di Dalmine, già profondamente segnata dalla grave crisi economica-occupazionale -:
se non ritengano necessario convocare l'azienda e i rappresentanti dei lavoratori, al fine di individuare ogni utile soluzione che possa permettere ai dipendenti interessati di ottenere garanzie circa il loro futuro occupazionale;
se non ritengano opportuno intervenire con urgenza, qualora venisse attuato il piano illustrato, al fine di accelerare l'iter per la concessione degli ammortizzatori sociali straordinari per i lavoratori coinvolti;
quali iniziative intendano promuovere, per fare fronte alla crisi industriale e produttiva che da diversi anni investendo pesantemente il comparto manifatturiero lombardo coinvolgendo migliaia di lavoratori della provincia di Bergamo.
(4-05321)

DI PIETRO. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
Alberto Cicinelli, che ha compiuto 67 anni l'11 settembre 2009, nominato dal Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, l'8 ottobre 2008, direttore generale dell'INAIL, è un nome noto alle cronache giudiziarie di Mani Pulite per essere stato arrestato nel maggio del 1993 (50 giorni di carcere, alcuni mesi ai domiciliari, sospensione dall'INAIL per 5 anni, periodo massimo previsto dall'allora normativa vigente) con l'accusa di corruzione e concussione, per tangenti, circa 740 milioni delle vecchie lire, versate da De Benedetti, allora responsabile della Olivetti, su forniture di sistemi e strumenti informatici per l'INAIL;
Cicinelli, durante l'interrogatorio, ammise l'esistenza delle tangenti e di essere stato un collettore dei versamenti, ma si rifiutò di rivelare i nomi dei destinatari delle tangenti, limitandosi a dire che si trattava di «personaggi di più alto livello»;
nel maggio del 1998, riammesso in servizio, il direttore generale pro-tempore, Roberto Urbani, in attesa di conoscere gli sviluppi del procedimento penale in corso, gli affida compiti di studio e, quando nel 2000 il processo cade sotto la scure della prescrizione, Urbani gli affida compiti delicati e riservati legati alla legge sul «giubileo» per l'acquisto di numerosi immobili (ex legge «giubileo» e non);
a fine anno il direttore generale, Urbani, viene indagato per tangenti su alcuni acquisti di immobili insieme al capo della direzione centrale investimenti, Mauro Gobbi, ancora sotto processo e a dicembre Urbani muore di infarto e viene nominato Alberigo Ricciotti;
Mauro Gobbi rimane capo del servizio investimenti e gli acquisti degli immobili, in tutte le regioni (in Emilia Romagna ne furono acquistati circa venti) si intensificano, il direttore generale, Ricciotti e il

Presidente del collegio sindacale, Raimondo, vengono indagati dal pubblico ministero Woodcock, e i due nel 2004/2005 patteggiano la pena: Ricciotti restituisce 4 miliardi di vecchie lire e Raimondo, un miliardo;
prescritto il processo, Cicinelli viene sottoposto al procedimento disciplinare interno;
l'istruttoria, curata, a norma di regolamento, visto che i due dirigenti nonostante avessero patteggiato restituendo in totale 5 miliardi, erano rimasti al loro posto, dal direttore generale Ricciotti e dal presidente del collegio sindacale, Raimondo, si conclude con il parere favorevole per il reintegro di Cicinelli nelle funzioni proprie della qualifica e il C.A., lo proscioglie da qualsiasi addebito per i fatti del 1993;
viene deliberato anche il pagamento degli emolumenti dallo stesso non percepiti nei cinque anni della sospensione dal servizio: a Cicinelli vengono versati oltre 800 milioni di vecchie lire;
nel 2006, la Corte dei conti di Bologna chiama in causa Cicinelli unitamente ad altri - per gli acquisti immobiliari effettuati in Emilia Romagna;
questa è la storia giudiziaria-professionale, di Alberto Cicinelli nominato dal Ministro Direttore Generale dell'INAIL ed ora in pensione dal 30 settembre 2009 -:
se risulti al Ministro che, come sembra stia avvenendo, il Cicinelli possa essere nominato Consigliere di amministrazione dell'INAIL in qualche altro ente previdenziale;
se risultino gli esiti del procedimento avviato dalla Corte dei conti;
se il Ministro non reputi di dover fare luce sulla situazione esposta in premessa, anche per evitare una situazione certamente problematica per gli stessi dipendenti dell'INAIL.
(4-05326)

TESTO AGGIORNATO AL 14 MARZO 2011

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POLITICHE AGRICOLE, ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazioni a risposta in Commissione:

MARGIOTTA e SERVODIO. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
in data 3 novembre 2009 l'Agenzia delle dogane ha sospeso, con nota prot. 139921, l'agevolazione sull'accisa sul gasolio per riscaldamento delle serre;
in data 6 il Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali, anche a seguito di sollecitazione della Coldiretti, ha specificato che la decisione 5497 della CE del 13 luglio 2009 non si applica anche alle accise sul gasolio utilizzato sotto serra;
l'Agenzia delle dogane, mantiene, d'accordo con il Ministero dell'economia e delle finanze, la posizione espressa nella nota sopra citata -:
quali iniziative intenda intraprendere il Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, anche di concerto con il ministero vigilante, per superare le divergenze in atto, in modo da ripristinare un regime di agevolazione di importanza vitale per le aziende serricole.
(5-02193)

NASTRI e CARLUCCI. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, Al Ministro per le politiche europee. - Per sapere - premesso che:
la 15esima Conferenza sui cambiamenti climatici tenutasi a Copenaghen sotto egida Onu, che riunisce i rappresentanti di 192 Paesi alla ricerca di una strategia globale per fermare il riscaldamento del pianeta, costituisce un'occasione non più rinviabile al fine del raggiungimento di un accordo globale e vincolante per evitare danni catastrofici ed irreversibili al nostro pianeta su scala globale;

in particolare per l'agricoltura, la Fao intende presentare un documento, nella suddetta sede, di considerazioni e di proposte volte a sostenere le pratiche agricole, che rappresentano un grande potenziale per la lotta al cambiamento climatico;
le predette pratiche a giudizio della Fao, sequestrano il carbonio e lo trattengono nel terreno offrendo alcune delle opzioni più promettenti per interventi immediati ed economicamente vantaggiosi mirati a contrastare il riscaldamento globale soprattutto nei Paesi in via di sviluppo e contribuendo al tempo stesso alla sicurezza alimentare;
l'accusa, secondo la Fao è che il settore agricolo sia stato quasi sempre escluso dai principali meccanismi di finanziamento per il cambiamento climatico, che sono oggetto di discussione nei vertici come quello di Copenaghen;
l'agricoltura, sostiene la Fao, che è stata sempre penalizzata dal cambiamento climatico, ne è anche responsabile; infatti contribuisce al fenomeno con il 14 per cento del totale delle emissioni di gas serra;
tuttavia, a giudizio della Fao, può offrire un importante contributo alla soluzione del problema attraverso le misure di mitigazione, di riduzione e eliminazione, che per circa il 70 per cento potrebbero essere attuate nei Paesi in via di sviluppo;
l'agricoltura presenta già rilevanti potenzialità economiche immediatamente agibili per ridurre le emissioni di gas serra e i meccanismi di finanziamento per il clima che puntano all'agricoltura potrebbero accelerare gli sforzi per ridurre le emissioni ed adattarsi al cambiamento climatico contribuendo al tempo stesso a ridurre fame e povertà;
la stessa Fao inoltre, sollecita i Governi mondiali ad intervenire urgentemente, il cambiamento climatico minaccia la produzione agricola per l'aumento delle temperature, per l'alterazione nel ciclo delle precipitazioni, e per la maggiore frequenza di eventi estremi come siccità ed inondazioni, soprattutto in regioni che sono già soggette a disastri naturali causati dal clima -:
quali iniziative, intendano intraprendere, in sede europea, nell'ambito delle rispettive competenze, a favore del settore agricolo e in particolare per i Paesi come l'Italia fortemente colpiti dal fenomeno della siccità;
se non convengano di intervenire, con riferimento alle argomentazioni esposte in premessa, attraverso opportuni ed urgenti iniziative a favore dell'agricoltura al fine di ridurre le emissioni di gas serra, problema fortemente avvertito in Italia;
quali iniziative infine intendano adottare, al fine di tutelare e salvaguardare l'agricoltura mediterranea e in particolare quella italiana, dalla grave minaccia rappresentata dai cambiamenti climatici, che a seguito dell'aumento delle temperature e dell'alterazione del ciclo delle precipitazioni, rischiano di incidere fortemente sulla produzione agricola italiana.
(5-02197)

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PUBBLICA AMMINISTRAZIONE E INNOVAZIONE

Interrogazione a risposta scritta:

DI PIETRO. - Al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione. - Per sapere - premesso che:
in data 22 settembre 2009, l'interrogante ha presentato l'interpellanza urgente 2-00478 alla quale ha risposto il Governo;
l'interpellanza in oggetto verteva sull'articolo 73, comma 2, del decreto del Presidente della Repubblica n. 748 del 1972 che dispone che le pensioni ordinarie per i funzionari direttivi dello Stato, già appartenenti alle qualifiche di ispettore generale e di direttore di divisione o equiparate ai così detti ruoli ad esaurimento

vanno liquidate «sulla base del trattamento economico che sarebbe ad essi spettato se, all'atto della cessazione dal servizio, avessero conseguito l'inquadramento a primo dirigente», ora dirigente di seconda fascia;
il Governo, nella sua risposta, ha tenuto a dichiarare che il trattamento economico previsto dall'articolo 73, comma 2, del decreto del Presidente della Repubblica n. 748 del 1972, secondo la circolare del dipartimento della Funzione pubblica n. 12 del 24 ottobre 2000; riconosce come base pensionabile il trattamento economico fondamentale dello stesso dirigente (ora dirigente di seconda fascia), ma con esclusione del trattamento economico accessorio, individuato dalla somma della retribuzione di posizione e della retribuzione di risultato;
la Direttiva n. 4/06 impartita dallo stesso dipartimento della funzione pubblica chiarisce espressamente che nell'ambito della struttura retributiva dei dirigenti, gli emolumenti aventi carattere accessorio consistono, oltre che nella retribuzione di risultato, nella sola parte variabile della retribuzione di posizione e quindi, per esclusione, la parte fissa o minima di quest'ultima non può che rientrare nel trattamento economico fondamentale del dirigente e, pertanto, nella base retributiva per il calcolo delle pensioni degli ex funzionari delle qualifiche ad esaurimento, contrariamente a quanto previsto dalla circolare n. 12/2000, che la esclude arbitrariamente;
il Governo ha poi reso noto che nel gennaio 2002 il Dipartimento della funzione pubblica, dopo ripetuti approfondimenti, propose alla ragioneria generale dello Stato una modifica della circolare in questione, nel senso di includere nella base pensionabile anche la retribuzione di posizione di parte fissa o minima, precisando, tuttavia, che il Ministero dell'economia e delle finanze aveva espresso parere contrario, confermando l'orientamento della circolare 12/2000;
tuttavia, considerato che, quasi contestualmente, la ragioneria generale, proprio in relazione a tale proposta, si era espressa in senso favorevole con la nota n. 23330 del 1o marzo 2002, non si capisce il motivo per cui non fu dato, a suo tempo, il giusto peso al parere della ragioneria, che oltre a far parte della struttura del Ministero delle finanze, dispone di specifiche competenze tecnico-istituzionali per quanto attiene agli aspetti finanziari di determinati atti di Governo, come quello di cui alla fattispecie che stiamo considerando;
nella sua risposta, il Governo ha escluso la possibilità di una soluzione della problematica in via amministrativa mediante la modifica della Circolare 12/2000, senza considerare che tale modifica sarebbe da configurarsi come un vero e proprio obbligo imprescindibile, soprattutto dopo l'emanazione della nota Circolare n. 7/2008 del 17 luglio 2008 dello stesso dipartimento della funzione pubblica che, nel disporre in ordine alle assenze per malattia dei pubblici dipendenti, ha espressamente dichiarato che tra le voci del trattamento economico fondamentale dei dirigenti dell'Area I (dirigenti ministeriali) rientra anche la retribuzione di posizione di parte fissa;
ci si chiede come possano coesistere, in un ordinamento amministrativo, due atti dello stesso dipartimento in contraddizione tra di loro, in ciascuno dei quali il trattamento economico fondamentale del dirigente può comprendere o non comprendere la retribuzione di posizione di parte fissa a seconda delle diverse finalità per le quali detto parametro viene preso in considerazione;
in riferimento a quanto viene allusivamente riferito circa gli «stringenti vincoli e criteri di copertura e monitoraggio della spesa imposti dal decreto-legge n. 194 del 2002, convertito dalla legge n. 246 del 2002», si deve rilevare che, nella fattispecie, ciò non può configurarsi come la causa di legittimo impedimento, né può giustificare il disconoscimento di un diritto che la categoria interessata rivendica da molti anni;

l'interrogante ritiene che sinora, l'operato della pubblica amministrazione contrasti, in maniera evidente, anche con i principi costituzionali (articoli 3, 35, 36 e 97) -:
quali iniziative, anche normative, si intendano adottare al fine di risolvere l'annosa questione in ordine alla portata dell'articolo 73, decreto del Presidente della Repubblica n. 748 del 1972 e all'inclusione della retribuzione di posizione nel trattamento economico fondamentale e quindi nella determinazione della pensione per il personale del R.E.
(4-05319)

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SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazione a risposta orale:

COMPAGNON. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
numerosi sindaci di piccoli comuni e comuni di montagna della regione Friuli Venezia-Giulia segnalano da tempo i riflessi negativi sull'utenza derivanti da una controversa riduzione degli orari di apertura al pubblico degli sportelli degli uffici postali presenti nei propri territori;
comprensibile preoccupazione è stata, altresì, rappresentata dalla cittadinanza - in particolare anziana e svantaggiata - soprattutto con riguardo al pagamento delle pensioni ed in considerazione del fatto che tali piccoli centri dispongono di un unico ufficio postale;
innumerevoli sono le segnalazioni provenienti dagli stessi cittadini circa i continui disservizi anche nella consegna della posta;
sia pure nell'ambito di autonome strategie e scelte aziendali, Poste Italiane S.p.A. eroga un servizio pubblico essenziale ed universale;
il decreto del Ministero dette comunicazioni del 28 giugno 2007, nel definire le linee generali di intervento relative alla rimodulazione degli orari di apertura al pubblico degli uffici postali, tiene conto tanto delle esigenze organizzative di Poste italiane S.p.A., quanto delle istanze del Consiglio nazionale dei consumatori e degli utenti, in modo tale che il contemperarsi delle prime con le seconde consenta di assicurare un livello di offerta del servizio in linea con le esigenze della popolazione su tutto il territorio nazionale -:
quali iniziative, per quanto di propria competenza, intenda avviare nei confronti del management di Poste italiane S.p.A., affinché venga scongiurato il rischio che i piccoli comuni ed i comuni di montagna del Friuli Venezia-Giulia ed, in genere, dell'intero territorio nazionale siano ulteriormente penalizzati dalla riduzione degli orari di apertura al pubblico degli uffici postali, ovvero da chiusure totali e/o parziali durante i vari periodi dell'anno;
come intenda intervenire affinché sia ovunque garantito a tutti i cittadini il diritto di usufruire del servizio universale postale.
(3-00804)

Interrogazione a risposta in Commissione:

ANTONINO RUSSO. - Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
Poste Italiane è una società per azioni partecipata per il 65 per cento dal Ministero dell'economia e delle finanze e per il restante 35 per cento dalla Cassa depositi e prestiti spa;
Poste Italiane è un servizio pubblico con un'importante funzione sociale: il servizio universale. Con i suoi circa 14.000 uffici postali è presente in tutte le zone d'Italia e raggiunge ogni cittadino ed ogni luogo di vita quotidiana mediante i suoi circa 46.000 addetti al recapito;

qualità dei servizi sviluppatisi, in particolar modo negli ultimi anni, è frutto, innanzitutto, di comportamenti improntati a criteri di correttezza ed efficienza ed a buone relazioni interne tra tutto il personale secondo il proprio ruolo e a ogni livello e articolazione dell'organizzazione di Poste Italiane;
l'estratto del modello organizzativo di Poste Italiane, redatto ai sensi del decreto legislativo 8 giugno 2001, n. 231, all'articolo 4.1 «selezione del personale», prevede che: «La Funzione Risorse Umane e Organizzazione istituisce uno specifico sistema di valutazione del personale in fase di selezione ispirato a criteri di imparzialità, merito e professionalità»;
Poste Italiane e le organizzazioni sindacali, il 22 luglio del 2008, hanno definito le linee guida operative per l'applicazione dell'accordo del 10 luglio 2008 sui CTD (contratti a tempo determinato) che si sviluppa sulle tre direttrici seguenti:
a) graduatoria assunzioni (ex punto 2 Accordo 13 gennaio 2006). Alle persone che risulteranno ancora inserite nella graduatoria nazionale alla data del 30 giugno 2009 sarà garantita almeno una convocazione per la scelta di un posto di lavoro nell'arco temporale 1o luglio 2009-30 giugno 2010;
b) consolidamento dei rapporti di lavoro. Tutte le persone che in passato hanno lavorato in Poste Italiane con contratti a tempo determinato e che, attualmente, lavorano in Azienda in virtù di un provvedimento giudiziale non ancora definitivo, concernente contratti a tempo determinato stipulati con le causali utilizzate fino al 31 dicembre 2005, nonché, a far tempo dal 1o gennaio 2006, con le causali di cui al decreto legislativo n. 368 del 2001, articolo 1, potranno stabilizzare la propria posizione lavorativa rinunciando al contenzioso e restituendo le somme eventualmente versate dall'azienda per i periodi non lavorati;
c) graduatoria estromessi. Coloro i quali, alla data del 22 luglio 2008, siano stati estromessi dal servizio per effetto di un provvedimento giudiziale loro sfavorevole potranno accedere a un'apposita graduatoria nazionale da cui l'Azienda attingerà, in caso di assunzioni stabili nei settori del recapito e delle operazioni logistiche, a far data dal 1o luglio 2010 e fino al 30 giugno 2011;
nell'incontro del 19 marzo del 2009 del Comitato di monitoraggio, riunitosi per verificare le azioni definite dalle richiamate intese del luglio 2008 e dai successivi incontri dello stesso comitato, in particolare in quello del 4 marzo 2009, le parti (Poste Italiane e organizzazioni sindacali) hanno convenuto di ricercare opportune soluzioni utili ad agevolare il processo di consolidamento del rapporto di lavoro;
con riferimento al tema della conversione del part time in full time, l'Azienda - come da accordi del 20 febbraio 2008 e come da verbale dell'incontro del comitato di monitoraggio del 14 ottobre 2008 che indicava, per le risorse impiegate in part time che avessero sottoscritto la relativa conciliazione, l'opportunità di trasformare il rapporto di lavoro da part time in full time, in analoga o equivalente mansione, entro il 31 dicembre 2011 - si è impegnata a valutare la possibilità, laddove sussistessero compatibili esigenze tecnico-produttive ed organizzative, di anticipare la conversione del rapporto di lavoro;
i lavoratori in condizione di precariato interessati all'accordo sono circa 6.000 e confidano, ovviamente, sui posti che, grazie ai pensionamenti e prepensionamenti, si rendono vacanti;
già da qualche tempo l'amministrazione ha annunciato circa 10.000 esuberi, che è intenzionata a superare attraverso i pensionamenti ed i prepensionamenti; tutto ciò, ovviamente, si inquadra in una

scelta di riduzione e contenimento dei costi del personale, differente per fasce di età ed anzianità lavorativa;
nei mesi scorsi, l'amministrazione di Poste Italiane aveva dato avvio ad un Progetto Mix con l'intento di assumere i figli dei dipendenti pensionabili. A seguito delle proteste sindacali l'operazione era stata accantonata. In questi giorni, con il ribattezzato Progetto Svincolo, Poste Italiane ha avviato, in alcune regioni, i primi colloqui per assumere gli aspiranti «figli d'arte»;
tale determinazione prefigura scelte di nuova precarizzazione piuttosto che di superamento di quella già esistente ed inficia e pregiudica potenzialmente molto pesantemente il contenuto degli accordi del luglio 2008;
tali procedure sono lontane dai criteri di merito, imparzialità e professionalità ai quali, come scrive nel suo codice etico, Poste Italiane sostiene di ispirarsi. Anzi, tali pratiche configurerebbero un presunto diritto ereditario non giustificato né giustificabile e, ad avviso dell'interrogante, da stigmatizzare. Inoltre, se attuate, determinerebbero la naturale conseguenza di postergare la stabilizzazione di quanti hanno già un rapporto lavorativo, seppur precario -:
quali misure intendano attivare per evitare che in una partecipata dello Stato, peraltro particolarmente importante, si operino scelte, ad avviso dell'interrogante, tutt'altro che ortodosse e lesive di diritti che potrebbero provocare reazioni e tensioni sociali non certo auspicabili;
conseguentemente, quali iniziative intendano adottare al fine di garantire il rispetto degli accordi siglati da Poste Italiane con le organizzazioni sindacali che prevedono l'assorbimento, nel tempo, della situazione di precariato di circa 6.000 unità lavorative di personale addette al recapito della posta.
(5-02190)

Interrogazioni a risposta scritta:

MARCHIONI. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
in data 16 giugno 2006 il costituendo consorzio Enerbio di Rimini ha presentato al Ministero per lo sviluppo economico la domanda di ammissione al contributo previsto dall'articolo 6, comma 1 del decreto dello stesso Ministero 29 luglio 2005, per l'iniziativa «Studio, progettazione, e prototipi di sistemi telecontrollati, per impianto di cogenerazione, sfruttamento biomasse derivate da produzioni zootecniche come principale strumento di profilassi diretta», per un importo complessivo di 5.576.000 euro;
il 29 dicembre 2006 è stata pubblicata con decreto ministeriale la graduatoria nella quale, dei 58 consorzi richiedenti, 30 (incluso il Consorzio Enerbio) sono stati ammessi alle agevolazioni con fondi riservati a zone 87.3.a e 87.3.c;
il 27 marzo 2007 è stato costituito formalmente il Consorzio Enerbio con le seguenti attribuzioni di quote:
20 per cento Italia Pegasus Institute spa;
8 per cento Kronos 2000 sas;
31 per cento Confor ASP srl;
21 per cento Sint Tecnologie srl;
20 per cento Newster srl;
le singole società hanno iniziato immediatamente ad operare nei limiti delle attribuzioni loro assegnate dal progetto;
l'agevolazione prevista consiste in:
un contributo massimo alla spesa pari al 10 per cento dei costi ammessi;
un finanziamento della Cassa depositi e prestiti pari all'81 per cento dei costi ammessi (tasso 0,5 per cento);
un finanziamento bancario pari al 9 per cento dei costi ammessi;
i due finanziamenti;
hanno pari durata (minimo 7, massimo 10 anni) comprensiva di preammortamento;

il preammortamento è pari al periodo di svolgimento del programma di ricerca che, nel caso del progetto Enerbio, è di 30 mesi;
richiedono garanzie paritetiche;
sono stipulati in un unico contratto e gestiti da un unico soggetto agente che, nel caso del Consorzio Enerbio è rappresentato da Centrobanca;
i rientri di capitale della quota di finanziamento bancario sono subordinati al rientro di almeno il 50 per cento di capitale della quota erogata con i fondi della Cassa depositi e prestiti;
la richiesta di «garanzie paritetiche» per i due finanziamenti ha però impedito l'accesso ai contributi non solo al Consorzio Enerbio, ma anche agli altri consorzi che chiedono di poter fornire garanzie pari al 40, 50 per cento dell'importo, considerando che i progetti a cui vengono assegnati i contributi sono già tutti partiti e la garanzia è in effetti già assicurata dal positivo procedere delle attività proposte -:
quali provvedimenti il Ministro intenda adottare per superare le difficoltà imposte dalla richiesta di garanzie paritetiche, al fine di rendere effettivamente fruibili i contributi disponibili ai soggetti ammessi alle citate agevolazioni.
(4-05271)

MARCHIGNOLI e BENAMATI. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
nel 2000 la Haworth s.p.a., nota azienda del settore dell'arredamento per ufficio di Bologna, incorpora per fusione altre due note e storiche aziende che operano nello stesso campo: la Castelli che contava due stabilimenti, uno a Ozzano nell'Emilia ed uno a Imola e la Coni, con uno stabilimento produttivo a San Giovanni in Persiceto;
a partire da 2003 fino al 2006, a causa della crisi che colpisce il settore del mobile per ufficio, Haworth Italia ridefinisce la propria struttura passando da tre a due siti produttivi con la chiusura di quello a Ozzano nell'Emilia, l'esternalizzazione della logistica ed il conseguente dimezzamento dell'organico (da 650 dipendenti si arriva lentamente a 350);
allo stato attuale l'azienda conta 131 dipendenti presso lo stabilimento di Imola (di cui il 50 per cento donne) e circa 200 dipendenti in quello di San Giovanni in Persiceto;
in occasione della firma del contratto aziendale avvenuto l'8 marzo 2007, che avrebbe dovuto rappresentare il punto di partenza dopo la crisi, l'azienda si impegna a presentare il piano industriale entro il mese di maggio del 2007;
nonostante le numerose sollecitazioni da parte delle Organizzazioni Sindacali e l'accordo tra l'Azienda e la Provincia siglato il 22 gennaio 2008, nell'ambito delle attività del «Tavolo di salvaguardia del patrimonio produttivo», nel quale vi è un preciso impegno a presentare il piano industriale entro il primo semestre del 2008, allo stato attuale, il suddetto piano non è ancora stato illustrato;
nel frattempo la multinazionale ha effettuato decentramenti produttivi e delocalizzazioni in altri stabilimenti europei e presso conto-terzisti locali, ha concluso negativamente la gestione economica del 2007 con il conseguente ripiano delle perdite anche attraverso la riduzione del capitale sociale, e sta utilizzando in maniera impropria lo strumento della flessibilità negativa;
a ciò si aggiungono le innumerevoli voci circa una possibile smobilitazione delle produzioni ed il successivo depotenziamento della struttura tecnica-progettuale;
in questo contesto, nonostante le richieste e le sollecitazioni da parte delle Organizzazioni Sindacali e delle Rappresentanze Sindacali Unitarie, non è stato ancora possibile portare avanti un reale confronto tra le parti;

i lavoratori di entrambi gli stabilimenti si sono a tal proposito mobilitati con uno sciopero generale, il 24 ottobre 2008, indetto allo scopo di conoscere il proprio futuro occupazionale e far luce sulle reali intenzioni aziendali in merito al mantenimento degli stabilimenti di Imola e San Giovanni in Persiceto -:
se il Ministro competente sia a conoscenza di quanto sopra esposto e come intenda attivarsi al fine di fare chiarezza su una questione che crea uno stato di incertezza e mette a rischio centinaia di posti di lavoro.
(4-05273)

BOFFA. - Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
nel marzo 1999 fu sottoscritto tra i rappresentanti del Governo italiano, le istituzioni territoriali, alcuni imprenditori bergamaschi e i Sindacati nazionali e locali, il Contratto d'Area per la reindustrializzazione dell'area industriale di Airola attraverso la riattivazione degli stabilimenti abbandonati dalla ex Alfa Cavi (gruppo Pirelli). Gli imprenditori bergamaschi avevano annunciato (e garantito) una occupazione di circa 800 operai (obbligandosi pure con le organizzazioni sindacali al pieno rispetto dei diritti e delle tutele sancite dalla legge in favore dei lavoratori) ed una capacità produttiva così ripartita: Benfil, attività produttiva (a pieno regime) di 8600 tonnellate annue di filato mod. cosiddetto «ring»; Tessival, una capacità produttiva di 41.728.000 metri lineari di tessuto greggio. I progetti di Benfil (filatura di cotone) e Tessival Sud (tessitura di cotone), atteso gli annunci occupazionali e produttivi di cui sopra, furono controllati e approvati dalla Commissione CE e finanziati con fondi pubblici per circa 180 milioni di euro;
nello specifico la Tessival Sud annunciò una capacità occupazionale prevista di 400 posti di lavoro con ulteriore creazione, attraverso l'indotto, di altre 288 unità lavorative; mentre la Benfil annunciò una capacità occupazionale di circa 200 posti di lavoro con creazione, sempre attraverso l'indotto, di 131 ulteriori unità lavorative;
nel corso del 2002/2003 furono completati gli stabilimenti e attivati gli impianti;
sempre nel corso del 2003 la Benfil ha raggiunto il pieno regime produttivo, mentre la Tessival Sud lo ha fatto solo nel corso del 2005 e per un brevissimo intervallo di tempo;
le due aziende, pur nel momento di massima occupazione, non hanno mai raggiunto i livelli occupazionali e produttivi annunciati nei progetti approvati dalla CE e dalla stessa finanziati, lo si ripete, per il rilevante importo di circa 180 milioni di euro;
attualmente, la Tessival Sud ha ridotto la produzione e si appresta ad arrestarla; dal 5 maggio 2008, è stata richiesta la CIGS per l'intero organico;
in data 28 ottobre 2008, la direzione industriale della Benfil srl ha comunicato alle organizzazioni sindacali di categoria la volontà di bloccare l'attività produttiva con decorrenza dall'esaurimento delle scorte;
in seguito alla decisione aziendale, i 154 dipendenti della Benfil hanno proclamato lo stato di agitazione permanente insieme ai sindacati confederali;
il rischio è che la decisione di bloccare l'attività produttiva della Benfil contribuisca ad accrescere la già grave crisi che ha colpito in particolare la Tessival Sud, principale destinataria delle materie prime lavorate dalla Benfil, con conseguente ampliamento della crisi occupazionale;
ciò che si vuole evitare è che gli effetti della crisi si riversino sui soli lavoratori soprattutto in considerazione del fatto che le aziende interessate hanno beneficiato di ingenti risorse pubbliche pari a circa il 70 per cento a fondo perduto;

alcuni imprenditori tendono infatti a privatizzare i profitti e a socializzare le perdite. Ciò non può essere consentito dalle pubbliche istituzioni che viceversa devono garantire i livelli di coesione sociale e di tutela degli interessi delle fasce più deboli della popolazione -:
se non ritengano i Ministri di verificare il rispetto delle clausole contrattuali succitate previste nel Contratto d'Area, in particolare per quanto attiene agli obblighi delle aziende Tessival Sud e Benfil e con specifico riferimento agli obblighi occupazionali e produttivi assunti con la sottoscrizione del Contratto stesso;
se non ritengano, altresì, atteso l'aggravarsi della crisi, di convocare urgentemente un nuovo tavolo tra i Ministeri e le istituzioni interessate, l'azienda e le parti sociali anche per definire un dettagliato piano industriale che tuteli la posizione della forza lavoro;
se non ritengano di avviare una discussione urgente tra le istituzioni interessate, le parti sociali e l'azienda, sull'ipotesi più volte prospettata, ma mai concretamente definita, di un progetto di riconversione e completamento del ciclo industriale e della filiera produttiva che consenta di produrre in provincia di Benevento sia il semilavorato che il prodotto finito da immettere sul mercato dell'alta moda e della grande distribuzione, così come insegna l'esperienza di tante aziende italiane del tessile che hanno riconvertito la loro produzione sull'abbigliamento rilanciandosi, realizzando utili, e garantendo i necessari livelli occupazionali e rendendo, in tal modo, competitivo un settore che, viceversa, rischia di essere travolto dalla concorrenza di altri Paesi, mentre, in Valle Caudina l'imprenditore si è concentrato sulla realizzazione di un prodotto poco competitivo;
se non ritengano infine i Ministri di avviare le procedure per la sottoscrizione di un Accordo di programma per la reindustrializzazione del Sannio, così come avvenuto in altre aree territoriali, per rispondere alle crisi produttive che interessano altri comparti e molte aziende quali quelle tessili del Fortore, la Sie di Sant'Agata de' Goti, la Russo Legno di Benevento, quelle del distretto industriale Abbigliamento di San Marco dei Cavoti, la Moccia di Montesarchio e la Cablelettra spa di Limatola, crisi che mettono a rischio l'occupazione di circa 2000 lavoratori, e per garantire dunque la tenuta dei livelli occupazionali e l'implementazione dei livelli di sviluppo.
(4-05274)

TOMMASO FOTI. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
gli articoli 25 e 26 della legge 23 luglio 2009, n. 99, recante «disposizioni per lo sviluppo e l'internazionalizzazione delle imprese, nonché in materia di energia», prevedono un futuro utilizzo dell'energia nucleare;
si tratta di una scelta importante e fondamentale per l'indipendenza energetica del nostro Paese che deve accompagnarsi ad una serena ed approfondita valutazione delle questioni rimaste aperte riferite alla passata generazione del nucleare: in particolare, quella relativa alle compensazioni ambientali - assegnate agli enti locali che hanno ospitato gli impianti nucleari - previste dalla legge n. 368 del 2003;
le leggi finanziarie del 2005 e del 2006, infatti, hanno sottratto ai detti enti locali una parte delle risorse agli stessi destinate, provenienti da un'aliquota della componente della tariffa elettrica che era stata istituita in ragione della sopra citata legge;
sul punto è intervenuta anche la segnalazione dell'Autorità dell'energia elettrica e del gas del 19 aprile 2008, atto n. 17/07, che ha richiesto che le somme in origine destinate alle servitù nucleari venissero riassegnate -:
se non ritenga di assumere iniziative di carattere normativo finalizzate al ripristino della originaria disciplina afferente le

compensazioni a favore degli enti locali sedi di impianti nucleari, secondo la lettera della legge n. 368 del 2003.
(4-05283)

LOVELLI. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
con decreto del Ministro dello sviluppo economico è stato disposto il commissariamento di ENEA e l'ingegner Giovanni Lelli è stato «nominato per un periodo di dodici mesi commissario dell'Agenzia Nazionale per le Nuove tecnologie, l'Energia e lo Sviluppo economico sostenibile (Enea) con i poteri già intestati agli organi di amministrazione dell'Ente» e garantendo la continuità dell'attività di valutazione e di programmazione dei progetti in essere;
nel contesto della riorganizzazione degli enti collegati ad Enea e nell'ambito della strategia governativa sul piano energetico nazionale contenuta nella legge 23 luglio 2009, n. 99 (cosiddetta legge «sviluppo»), risulta all'interrogante che il commissario ingegner Giovanni Lelli abbia reso nota l'intenzione di trasferire nel centro Enea di Saluggia (provincia di Vercelli) il personale e le attrezzature della società Fabbricazioni Nucleari (FN SpA), partecipata da Enea al 99 per cento con sede a Bosco Marengo (provincia di Alessandria) in immobili di proprietà di SOGIN, anch'essa partecipata di Enea;
consta altresì all'interrogante che in data 21 ottobre 2009 le rappresentanze sindacali unitarie di FN SpA, accompagnate dai rispettivi rappresentanti provinciali, abbiano tenuto un incontro con il prefetto di Alessandria, dottor Castaldo, per discutere del preannunciato trasferimento ed è attualmente aperto un confronto con tutte le parti interessate a cominciare dal presidente di Fabbricazioni Nucleari, dai commissari di ENEA e SOGIN e dalle istituzione locali;
nella stessa data il presidente di Fabbricazioni Nucleari pare abbia incontrato i dipendenti per comunicare ufficialmente la decisione del trasferimento presso il centro ENEA di Saluggia (Vercelli), individuata come la sede «economicamente più vantaggiosa» e motivata da esigenze di razionalizzazione delle funzioni amministrative anche attraverso l'eliminazione delle duplicazioni organizzative e funzionali tenendo conto del minor fabbisogno di risorse strumentali e logistiche e tenendo conto che tutto il lavoro di ricerca di sedi alternative sul territorio alessandrino che era stato avviato in precedenza non ha dato risultati;
le organizzazioni sindacali lamentano che la direzione aziendale aveva prospettato nei mesi precedenti scenari completamente differenti, promettendo oltretutto aumenti delle commesse, dei lavori e delle partecipazioni a progetti e che ora non viene fornita alcuna garanzia economica e di continuità lavorativa per il futuro anche il più prossimo -:
se il Ministro sia a conoscenza della situazione che si è determinata nel sito FN di Bosco Marengo (Alessandria) e come intenda intervenire per evitare un eventuale depauperamento delle attività aziendali già programmate in quella sede e un ridimensionamento occupazionale cui si aggiunge il disagio dei lavoratori costretti a trasferirsi in un'altra provincia.
(4-05284)

TRAPPOLINO e ZUCCHI. - Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
il Consorzio agrario di Rieti-Terni è stato posto in liquidazione coatta amministrativa con decreto del Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali in data 18 settembre 1991;
il Commissario liquidatore del Consorzio agrario di Rieti-Terni nel corso dell'esercizio provvisorio di impresa ha ceduto (atto notarile del 27 settembre 2007) il ramo di azienda relativo ai settori merceologici alimentari e non (sito a Terni in Via del Maglio n. 16) al Consorzio

Servizi s.r.l. di cui l'unico socio è il medesimo Consorzio Agrario di Rieti-Terni;
le aziende agricole delle province di Rieti e Terni vantano, alla data di oggi, crediti nei confronti del Consorzio Servizi s.r.l. per un totale di 759.227,23 euro. La cifra è il corrispettivo pattuito per la cessione del raccolto cerealico 2008 e 2009 ed è attestata dal computo delle fatture emesse dalle medesime aziende agricole tra il febbraio e l'aprile 2009;
in data 19 novembre 2009 il Commissario liquidatore ha pubblicato su due quotidiani nazionali (Il Messaggero e La Nazione) un «invito ad offrire» - con scadenza fissata al 9 dicembre 2009 - rivolto a chiunque interessato ad acquistare due magazzini di proprietà del Consorzio Agrario di Rieti-Terni (siti in Montecastrilli e Alviano) e il 100 per cento delle quote di partecipazione dello stesso Consorzio Agrario nella Consorzio Servizi s.r.l.;
l'«invito a offrire» pubblicato nei summenzionati quotidiani non evidenzia in maniera esaustiva l'obbligo per la parte acquirente del pagamento delle fatture emesse dalle aziende agricole per la vendita al Consorzio Servizi s.r.l. dei cereali delle campagne 2008 e 2009 pari all'importo evidenziato in precedenza (759.227,23 euro);
due importanti organizzazioni di categorie degli agricoltori hanno diffuso, in data 2 dicembre 2009, un comunicato stampa congiunto con il quale si chiede al Commissario liquidatore del Consorzio Agrario Rieti-Terni di ritirare l'«invito a offrire» perché possa essere riformulato al fine di tutelare anzitutto gli interessi delle aziende agricole creditrici -:
se i Ministri interrogati ritengano il dispositivo di vendita posto in essere dal Commissario liquidatore adeguato a tutelare le aziende agricole creditrici del Consorzio della provincia di Rieti e di Terni, specialmente in un momento di pesante crisi che mette quotidianamente a repentaglio attività e investimenti di un significativo settore dell'economia reatina e ternana.
(4-05302)

CECCUZZI. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
da lunedì 16 novembre 2009 il Lazio ha abbandonato definitivamente il segnale analogico per passare alla Tv digitale. Tale procedimento denominato switch - off, per quanto riguarda il Lazio esclusi alcuni comuni nella provincia di Viterbo, si concluderà il 27 novembre;
il passaggio, su tutto il territorio nazionale, dal sistema analogico a quello digitale, disposto da specifiche direttive comunitarie, con particolare riferimento alla direttiva 2002/21/CE, che istituisce un quadro comune per le reti e i servizi di comunicazione elettronica («direttiva quadro»), e la direttiva 2002/20/CE, relativa alle autorizzazioni per le reti e i servizi di comunicazione elettronica («direttiva autorizzazioni»), si concluderà entro l'anno 2012;
fino ad allora, in alcune regioni d'Italia i programmi televisivi saranno trasmessi in digitale mentre in altre in analogico;
va segnalato in merito che alcune regioni limitrofe del Lazio, fra cui Toscana ed Umbria sono ancora coperte dal segnale analogico. Per queste due regioni lo switch - off è previsto entro il primo semestre del 2012;
secondo quanto emerge da organi di informazione dagli stessi operatori del settore il segnale digitale diffuso dal Lazio sta creando difficoltà di ricezione anche agli utenti delle regioni limitrofe, in particolar modo l'Umbria e Toscana;
secondo le notizie che provengono dal territorio molti cittadini umbri e toscani lamentano infatti una serie di difficoltà per quanto riguarda la corretta visione soprattutto di emittenti televisive private;

questa problematica coinvolge quindi direttamente alcune televisioni private di Umbria e Toscana che rischiano, anche in relazione al periodo (oltre 3 anni) che li separa dal passaggio al segnale digitale, di compromettere sia il bacino d'utenza consolidato nel tempo che, potenzialmente, il fatturato dovuto agli introiti pubblicitari: principale finanziamento per le emittenti private. Tale mancanza di risorse potrebbe quindi mettere in seria crisi l'attività delle emittente stesse, i livelli occupazionali del settore ed il diritto all'informazione. Le tv private svolgono spesso, infatti, una funzione di comunicazione «sociale» locale e di promozione delle tematiche del territorio che non possono essere assicurate dai grandi network nazionali;
tale problematica di ricezione riscontrata in Toscana e Umbria deriva essenzialmente dalla potenza eccessiva del segnale inviato dal Lazio, che con la riorganizzazione delle frequenze seguita all'entrata in vigore del «digitale», va a disturbare le tradizionali frequenze analogiche delle regioni limitrofe. Altro fattore critico è rappresentato dalla morfologia del territorio che confina fra le tre regioni in oggetto (Lazio, Toscana ed Umbria): si tratta di zone pianeggianti o collinari che non ostacolano il segnale digitale e la sua diffusione;
alcune emittenti locali di Umbria e Toscana stanno ripetutamente sollecitando da settimane il ministero competente per cercare di risolvere tali interferenze ma senza ottenere alcuna risposta o indicazione concreta -:
sesia a conoscenza dei gravi disservizi che lo switch - off del Lazio sta causando agli utenti ed alle tv locali di Umbria e Toscana e quali iniziative urgenti di competenza intenda intraprendere per eliminare tali disagi che si ripercuotono sui telespettatori e sulla corretta attività e programmazione delle emittenti coinvolte.
(4-05309)

MARIANI. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
il centro storico di Lucca è un agglomerato urbano racchiuso da mura, all'interno del quale vivono oltre 9.000 residenti;
all'interno della città storica ci sono due uffici postali; uno di questi è relativamente piccolo, mentre l'altro è molto più ampio e occupa un intero palazzo di prestigio che si trova in via Vallisneri in prossimità della Cattedrale;
ambedue gli uffici postali hanno subito, nel corso degli ultimi anni, consistenti lavori di rifacimento e riammodernamento;
in particolar modo l'ufficio di via Vallisneri è stato ristrutturato con particolare cura ed è logico ritenere che le spese per questo sostenute siano state decisamente ingenti;
finora quando il portalettere cercava di consegnare una raccomandata, assicurata o simili, e non trovava nessuno presso l'indirizzo del destinatario, provvedeva a lasciare un avviso di giacenza, invitando il destinatario a recarsi presso l'ufficio postale di Via Vallisneri per ritirare il plico a far data dal giorno successivo a quello dell'avviso;
adesso, a dispetto dei cospicui investimenti di cui sopra, l'ufficio postale di via Vallisneri dal 2 di novembre ha cessato di fornire il servizio di ritiro raccomandate invitando gli utenti a recarsi presso l'ufficio postale di San Filippo che si trova ad alcuni chilometri di distanza;
appare piuttosto irrazionale la scelta di investire risorse per l'adeguamento e l'ammodernamento degli immobili per poi ridurre i servizi;
la scelta di spostare il servizio per il ritiro delle raccomandate lontano dal centro storico comporterà notevoli disagi per i 9.000 residenti della zona, molti dei quali hanno scelto - anche per la mancanza di spazi sufficienti per il parcheggio - di non possedere un'automobile;

in ogni caso il ritiro di una raccomandata non potrà più essere effettuato in pochi minuti ma sarà necessario perdere non meno di un'ora di tempo;
le persone con più di 65 anni residenti all'interno del centro storico ammontano al 22,63 per cento del totale: in pratica circa 2.000 utenti anziani saranno costretti a percorrere alcuni chilometri per ritirare un plico;
a tutto ciò va aggiunto che nella provincia di Lucca si è registrata una riduzione del personale delle poste di circa 80 unità negli ultimi due anni, con immaginabili conseguenze negative sulla qualità e puntualità del servizio -:
se il Governo non ritenga opportuno intervenire, coinvolgendo gli enti locali e Poste Italiane S.p.A., al fine di individuare una possibile soluzione per conciliare le comprensibili esigenze organizzative di Poste Italiane con la necessità di non creare inutili disagi agli abitanti del centro storico di Lucca;
se non sia possibile ripristinare il servizio di ritiro raccomandate presso l'ufficio postale di via Vallisneri.
(4-05311)

...

TURISMO

Interrogazione a risposta scritta:

MARCHIONI e FRONER. - Al Ministro per il turismo. - Per sapere - premesso che:
i buoni vacanza sono uno strumento finalizzato a favorire l'accesso al turismo delle categorie più deboli ed è molto utilizzato nei Paesi europei, specialmente in Francia;
in Italia, la possibilità di emettere buoni vacanza è contenuta nell'articolo 10 della legge n. 135 del 2001, «riforma della legislazione nazionale del turismo che recita testualmente che il Fondo per il prestito e il risparmio turistico eroga «agevolazioni finalizzate al sostegno di pacchetti vacanza relativi al territorio nazionale e preferibilmente localizzati in periodi di bassa stagione, in modo da concretizzare strategie per destagionalizzare i flussi turistici». Nello stesso articolo 10, è previsto un successivo decreto del Ministro dell'industria per specificare la tipologia delle agevolazioni, i servizi erogati ed i soggetti che possono usufruire delle agevolazioni;
dopo che la legge finanziaria per il 2008 (articolo 2, comma 193, lettera b) della legge n. 244 del 2007, ha ribadito che l'erogazione delle risorse previste dall'articolo 10 della legge 135 del 2001, sono destinate al finanziamento per i buoni vacanza dei meno abbienti, nell'ottobre 2008 il sottosegretario Brambilla ha emanato il decreto con il quale si definiscono le modalità per l'erogazione dei buoni vacanza da destinare alle fasce sociali più deboli e per favorire la destagionalizzazione dei flussi turistici, prevedendo che ai relativi oneri si provveda a carico del bilancio della Presidenza del Consiglio dei ministri (Sviluppo e competitività del turismo);
per gestire l'acquisto e la distribuzione dei buoni, il decreto prevede che il Dipartimento per lo sviluppo e la competitività del turismo, possa stipulare convenzioni con l'ANCI e con le associazioni non profit che abbiano esperienza nel settore;
già dall'autunno scorso, il Sottosegretario al turismo ha annunciato l'avvio ufficiale dei buoni vacanza che, oltre ad aiutare le famiglie più deboli, avrebbero dovuto contribuire a rilanciare il settore. Si trattava di aiuti economici da 250 a 500 euro, a seconda del reddito e del numero dei figli e la prima tranche avrebbe dovuto riguardare 20.000 famiglie. Il contributo statale avrebbe dovuto coprire una percentuale fra il 20 e il 40 per cento della spesa sostenuta per il soggiorno. I buoni validi per un anno, da spendere nelle strutture turistiche convenzionate, in tutti i periodi dell'anno, escluso luglio, agosto, e

vacanze di Natale, dovevano essere richiesti nel proprio comune di residenza. Le richieste sono infatti partite dal mese di maggio. Lo stanziamento previsto per il 2009 è di 5 milioni di euro. Si tratta, a giudizio degli interroganti, di una dotazione insufficiente, che non tiene conto della crisi in atto e del depauperamento di una più larga fascia di famiglie italiane;
i ripetuti annunci del Governo sulla disponibilità dei buoni vacanze hanno creato legittime aspettative soprattutto in quelle famiglie che non hanno altre possibilità di vacanze e che ritenevano di poter usare di questi buoni già dalla primavera 2009;
solo il 3 luglio di quest'anno è però stata firmata la convenzione che affida all'associazione no-profit «Buoni Vacanza Italia» la gestione dei buoni vacanze;
l'organizzazione della raccolta delle richieste degli utenti e della distribuzione dei buoni a tutt'ora non risulta partita;
i comuni vengono tempestati dalle richieste delle famiglie alle quali non sono in grado di rispondere -:
quando il Ministro preveda che i buoni vacanza diventino realmente operativi;
se ritenga che per il 2010 possa essere aumentata la dotazione economica dei ticket, finora fissata in cinque milioni di euro;
se il criterio di priorità cronologica, previsto per l'erogazione, sia adeguato a tener conto della reale situazione delle famiglie richiedenti il bonus;
da quali fonti sia tratto il dato di una crescita delle vacanze degli italiani dell'11 per cento, a fronte del calo documentato da tutte le associazioni del settore, citato dal Ministro Brambilla a mezzo stampa nei giorni scorsi.
(4-05272)

...

Apposizione di una firma ad una mozione.

La mozione Realacci e altri n. 1-00262, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 9 novembre 2009, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Boccuzzi.

Apposizione di firme ad interrogazioni.

L'interrogazione a risposta in commissione Centemero n. 5-01929, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 14 ottobre 2009, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Aprea.

L'interrogazione a risposta in commissione Garagnani n. 5-01935, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 14 ottobre 2009, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Aprea.

L'interrogazione a risposta scritta Leoluca Orlando e Monai n. 4-05197, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 26 novembre 2009, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Di Stanislao.

L'interrogazione a risposta in commissione Ghizzoni e altri n. 5-02171, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 26 novembre 2009, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Cavallaro.

L'interrogazione a risposta in commissione Mattesini e altri n. 5-02172, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 26 novembre 2009, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Ghizzoni, De Pasquale, Bachelet, Antonino Russo, Levi, Siragusa, De Torre, Lolli, Nicolais, Cavallaro.

Pubblicazione di un testo riformulato.

Si pubblica il testo riformulato della interrogazione a risposta scritta Scilipoti Domenico n. 4-02909, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 169 del 30 aprile 2009.

SCILIPOTI, CIMADORO e PIFFARI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro del lavoro, della salute e dello politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
Treviglio è un comune italiano di 28.000 abitanti, della media pianura Padana Bergamasca;
il terreno su cui sorge Treviglio, è d'origine alluvionale e presenta strati composti principalmente da ghiaia, sabbia e più in profondità anche da arenaria;
nel suo territorio sono presenti numerose falde acquifere, alcune delle quali giungono ai numerosi pozzi presenti in città e nel territorio;
il suo territorio è attraversato da molteplici fossi, ovvero canali atti alla movimentazione delle acque;
il cromo VI (esavalente) è un metallo, utilizzato dall'industria per la sua particolare resistenza alla ruggine;
è scientificamente dimostrato che il cromo esavalente è cancerogeno, può causare tumori delle prime vie aeree, dello stomaco e dei polmoni;
è scientificamente dimostrato che il cromo esavalente ha proprietà citotossiche, cioè può legarsi a proteine e DNA e restare nel patrimonio genetico trasmesso ai figli causando, tra l'altro, mutazioni geniche e aberrazioni cromosomiche;
è scientificamente dimostrato che il cromo esavalente è attivo anche a concentrazioni bassissime;
l'Organizzazione Mondiale per la Sanità ha stabilito, come parametro internazionale, un livello massimo di concentrazione in falda freatica, per il cromo esavalente (quello cancerogeno) pari a cinque microgrammi/litro, ed un livello massimo di concentrazione pari a cinquanta microgrammi/litro di cromo trivalente (quello benefico);
altresì l'Organizzazione Mondiale per la Sanità ha stabilito come parametro internazionale, un livello massimo di concentrazione al rubinetto, pari a zero per il cromo esavalente;
a Treviglio, reiterate analisi hanno evidenziato che la presenza di cromo esavalente nell'acqua superava i 20/25 microgrammi/litro, palesemente oltre i limiti stabiliti dal ministero della salute;
nel 2001 a Ciserano, un centro a nord del comune di Treviglio, in una fabbrica galvanica che produce cromature, quindi utilizza cromo si è verificata una perdita che ha contaminato anche la falda acquifera collegata all'acquedotto pubblico;
l'inquinamento della falda, che ancora deve essere bonificata, sta comportando una contaminazione di tutta la catena alimentare;
dagli animali che bevono di quest'acqua a tutto ciò che viene irrigato con quest'acqua è potenzialmente cancerogeno;
la bollitura non serve a nulla, così come i filtri che vengono posizionati nell'acquedotto, ne risulta conseguentemente che le persone, in particolare, sono a rischio di cancro;
la salute dell'individuo è condizionata da agenti ambientali e territoriali in cui il soggetto si trova ad espletare le normali attività quotidiane della vita;
l'articolo 32 della Costituzione della Repubblica italiana assicura primaria considerazione e previsione diritto alla salute dell'individuo, apprestando una completa e piena tutela di fronte alle molteplici aggressioni dirette ed indirette che la stessa rischia di subire;
il concetto tradizionale di salute va, oggi più che mai, analizzando valutando la prevenzione anche attraverso il monitoraggio, considerando la presenza e la pericolosità oggettiva di agenti nocivi e non, semplicemente, l'assenza di malattia -:
quali risultino al Governo essere gli effetti dell'inquinamento da cromo esavalente sulla salute e sull'organismo umano;

quali risultino al Governo essere i livelli di inquinamento da cromo esavalente nel territorio del comune di Treviglio;
come intenda intervenire il Governo per evitare che, in un sito ancora da bonificare, intervengano ulteriori fattori di inquinamento;
se il Governo ed il Ministro interrogato non ritengano opportuno attivare iniziative al fine di limitare i danni alla salute ed all'ambiente, nel territorio del comune di Treviglio;
se il Ministero della salute sia a conoscenza di quale sia la quantità di cromo esavalente, ritenuta ammissibile nelle acque destinate al consumo umano;
se il Ministero della salute sia a conoscenza di quale sia la quantità di cromo esavalente, ritenuta ammissibile nelle acque destinate all'agricoltura ed all'allevamento animale;
se i ministri per quanto riguarda l'acqua destinata al consumo umano, intendano assumere opportune iniziative normative in modo da uniformare i limiti di potabilità dell'acqua rispetto al cromo esavalente a quanto contenuto nel decreto n. 152 del 2006 in tema di bonifiche posto che il primo decreto stabilisce il limite per il cromo totale nell'acqua del rubinetto, limite che è di 50 microg/l ed il secondo stabilisce il limite specifico per il cromo VI nell'acqua di falda, che è di 5 microg/l;
se sia stata considerata la possibilità di rivedere gli scenari temporali in modo da dare garanzie circa il rientro nei parametri massimi previsti per la concentrazione di cromo VI, che sono quelli di 5 microg/l, come previsto dal decreto legislativo n. 152 del 2006 in tema di bonifiche ambientali;
quali siano le assicurazioni conclusive circa il limite massimo di concentrazione del cromo esavalente nello acque potabili destinate al consumo umano. (4-02909)

Ritiro di documenti del sindacato ispettivo.

I seguenti documenti sono stati ritirati dai presentatori:
interrogazione a risposta in Commissione Trappolino n. 5-02138 del 19 novembre 2009;
Interrogazione a risposta in commissione Ghizzoni n. 5-02171 del 26 novembre 2009.

Trasformazione di documenti del sindacato ispettivo.

I seguenti documenti sono stati così trasformati su richiesta dei presentatori:
interrogazione a risposta in commissione Marchioni n. 5-00365 del 25 settembre 2008 in interrogazione a risposta scritta n. 4-05271;
interrogazione a risposta in commissione Boffa n. 5-00561 del 4 novembre 2008 in interrogazione a risposta scritta n. 4-05274;
interrogazione a risposta in commissione Marchignoli e Benamati n. 5-00579 del 6 novembre 2008 in interrogazione a risposta scritta n. 4-05273;
interrogazione a risposta in commissione Vannucci n. 5-01319 del 22 aprile 2009 in interrogazione a risposta scritta n. 4-05269;
interrogazione a risposta in commissione Giorgio Merlo n. 5-01325 del 22 aprile 2009 in interrogazione a risposta scritta n. 4-05280;
interrogazione a risposta in commissione Vannucci n. 5-01511 del 15 giugno 2009 in interrogazione a risposta scritta n. 4-05270;
interrogazione a risposta in commissione Marchioni e Froner n. 5-01645 del 16 luglio 2009 in interrogazione a risposta scritta n. 4-05272;

interrogazione a risposta scritta Vannucci n. 4-03708 del 23 luglio 2009 in interrogazione a risposta in commissione n. 5-02191;
interrogazione a risposta in commissione Tommaso Foti n. 5-01759 del 15 settembre 2009 in interrogazione a risposta scritta n. 4-05283;
interrogazione a risposta scritta Duilio n. 4-04799 del 29 ottobre 2009 in interrogazione a risposta in commissione n. 5-02196;
interrogazione a risposta in commissione Lovelli n. 5-02063 del 9 novembre 2009 in interrogazione a risposta scritta n. 4-05284;
interrogazione a risposta scritta Nastri n. 4-05250 del 1o dicembre 2009 in interrogazione a risposta in commissione n. 5-02186.

INTERROGAZIONI PER LE QUALI È PERVENUTA RISPOSTA SCRITTA ALLA PRESIDENZA

ANGELI. - Al Ministro degli affari esteri, al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
il decreto-legge n. 112 del 2008, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 133 del 2008, ha previsto all'articolo 20, comma 10, con decorrenza dal 1° gennaio 2009, che l'assegno sociale, in presenza degli altri requisiti richiesti, vale a dire la residenza effettiva, stabile, il requisito economico, la cittadinanza o il possesso dell'idoneo titolo di soggiorno, è corrisposto agli aventi diritto, a condizione che abbiano soggiornato legalmente e invia continuativa, per almeno dieci anni nel territorio nazionale;
il possesso del requisito di almeno dieci anni di permanenza continuativa e legale in Italia dovrà essere accertato indipendentemente dal periodo dell'arco vitale in cui la stessa si è verificata;
tale disposizione colpisce particolarmente i cittadini italiani residenti all'estero, che anche se vogliano rientrare in Italia o siano già rientrati in Italia, non potranno accedere all'assegno sociale qualora non siano in grado di far valere i dieci anni di residenza in Italia e tutti coloro i quali non possono far valere dieci anni di residenza continuativa -:
quali iniziative normative si intendano predisporre al fine di migliorare la normativa in esame, che, ad avviso dell'interrogante si pone in contrasto con il principio di giustizia sociale e di parità costituzionale dei cittadini.
(4-03237)

Risposta. - Con riferimento alla interrogazione in esame, inerente ai requisiti necessari ai fini della corresponsione dell'assegno sociale, sulla base delle informazioni acquisite dai competenti uffici del ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali e dell'Inps, si rappresenta quanto segue.
L'articolo 20, comma 10, del decreto-legge 25 giugno 2008 n. 112 (convertito, con modificazioni, dalla legge n. 133 del 2008) ha stabilito che, a decorrere dal 1o gennaio 2009, l'assegno sociale, di cui all'articolo 3, comma 6, della legge n. 335 del 1995, debba essere corrisposto a coloro che, oltre al possesso dei prescritti requisiti, abbiano soggiornato legalmente, per almeno dieci anni in via continuativa, sul territorio nazionale. Attraverso tale previsione si è inteso, in primo luogo, sanzionare quei ricongiungimenti familiari effettuati al solo scopo di ottenere la liquidazione delle prestazioni in argomento.
Per quanto concerne lo specifico punto di interesse dell'interrogante, relativo alla posizione dei cittadini italiani emigrati all'estero e successivamente rientrati in Italia, l'Inps ha precisato che la legge non prevede alcuno specifico riferimento alla necessità di possedere il predetto requisito del soggiorno continuativo, negli anni immediatamente precedenti la presentazione della domanda. Pertanto la sussistenza dei 10 anni

di permanenza, legale e continuativa, in Italia potrà essere accertata «indipendentemente dal periodo dell'arco vitale in cui la stessa si è verificata» (così circ. 2 dicembre 2008, n. 105).
Il Sottosegretario di Stato per il lavoro, la salute e le politiche sociali: Pasquale Viespoli.

ANGELI e DI BIAGIO. - Al Ministro degli affari esteri, al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
la cosiddetta febbre suina sta colpendo duramente l'Argentina, tant'è che la città di Buenos Aires ha dichiarato lo stato di emergenza sanitaria disponendo la chiusura di scuole di ogni ordine e grado per un mese;
la stampa italiana ha riferito che i morti finora accertati in Argentina sono circa 40 e migliaia gli infettati;
diverse sono le direttive emanate nel Paese per la protezione della popolazione e delle categorie dei lavoratori dipendenti più esposti al rischio di contagio, diramate attraverso le sedi dei sindacati;
diverse sigle sindacali del coordinamento esteri degli impiegati italiani e stranieri del Ministero degli affari esteri hanno diramato congiuntamente prescrizioni di carattere generale: procedere alla costituzione di scorte di antivirali da destinare al personale e ai loro familiari, messa a disposizione o acquisto di guanti di lattice e mascherine per il personale maggiormente esposto al pubblico, acquisto e montaggio di vetrate protettive per le sedi di lavoro, chiusura al pubblico delle sedi consolari e degli istituti italiani di cultura, ed altre eventuali prescrizioni connesse all'epidemia in corso -:
se i Ministri interrogati abbiano provveduto a definire gli interventi di protezione richiesti a tutela dei dipendenti degli uffici di rappresentanza in Argentina e se tali interventi abbiano trovato concreta attuazione;
se il Governo argentino abbia predisposto un piano di coordinamento sanitario, da eseguirsi e che stia effettivamente eseguendo con l'Unità di crisi del Ministero degli affari esteri italiano;
se i Ministri interrogati dispongano di notizie più dettagliate in merito alle misure di protezione attuate e all'effettiva gravità della situazione sanitaria in Argentina e in tutta l'America meridionale.
(4-03659)

Risposta. - In relazione a quanto richiesto dall'interrogante nel presente atto parlamentare si forniscono i seguenti elementi di risposta:
Sin dall'insorgere della pandemia da influenza A/H1N1, la nostra Ambasciata e la rete consolare in Argentina si sono mantenute in stretto raccordo con le Autorità locali al fine di controllarne l'espansione e di fornire ogni utile indicazione alla comunità italiana residente ed al personale dipendente. In particolare, sono state adottate immediate misure per verificare, in coordinamento con le istituzioni sanitarie locali, la disponibilità di farmaci antivirali.
Contemporaneamente, l'Ambasciata d'Italia in Buenos Aires ha dato istruzione alla rete consolare di osservare i periodi di chiusura al pubblico disposti dalle Autorità locali, così da collaborare sia all'arginamento del contagio, sia alla protezione del personale. L'Ambasciata ha altresì dato istruzione di evitare sovraffollamenti di pubblico nelle ore di apertura, adottando ogni opportuna misura per un'adeguata gestione del personale, tutelando in particolare gli impiegati con specifiche esigenze personali (ad esempio donne in gravidanza nelle settimane precedenti il periodo di astensione obbligatoria).
L'Ambasciata e tutti i Consolati hanno immediatamente avviato un intenso dialogo con le rappresentanze sindacali unitarie, così da favorire la collaborazione del personale e lo scambio di informazioni. Inoltre, l'8 luglio 2008, l'Ambasciatore a Buenos Aires ha ricevuto il Segretario generale del sindacato Confsal-Unsa, dottor Fabio Giancaspro, assieme al professor Claudio Tiribelli,

della Facoltà di medicina dell'Università di Trieste, in missione per un progetto di ricerca, al fine di fare il punto sulla situazione.
Da ultimo, d'intesa con l'Unità di crisi del ministero degli affari esteri, sono state inviate, per corriere diplomatico, 200 confezioni del farmaco «Tamiflu», da distribuire al personale, in caso di necessità, dietro prescrizione di un medico o di una struttura sanitaria locale. L'Ambasciata in Buenos Aires ha quindi provveduto alla distribuzione del farmaco alle Sedi consolari e della procedura di distribuzione è stato dato tempestivo avviso alle rappresentanze sindacali.

Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Alfredo Mantica.

BELLANOVA. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione. - Per sapere - premesso che:
l'Inpdap è l'Istituto preposto per l'assistenza e la previdenza dei lavoratori dipendenti nella pubblica amministrazione;
tra i compiti istituzionali dell'Inpdap, oltre all'assistenza nelle procedure pensionistiche, vi è anche quello di assistenza ed erogazione di prestiti e finanziamenti per i dipendenti nella pubblica amministrazione;
i dipendenti nella pubblica amministrazione pagano una tassa mensile apposita che gli consente di poter usufruire di alcuni servizi posti in essere dall'Istituto, tra i quali inoltrare istanze inerenti concessioni di prestiti e/o finanziamenti;
diversi cittadini della provincia di Lecce si sono rivolti all'Istituto per inoltrare domanda di prestito e/o finanziamento ma pare che i tempi di erogazione siano molto più lunghi del previsto;
in precedenza l'attesa per i finanziamenti e/o prestiti accordati dall'Istituto era quantificabile dai 30 ai 60 giorni, oggi l'ultimo finanziamento accordato in questa provincia pare risalire a più di un anno fa;
la motivazione di attesa per tempi tanto dilatati pare essere la carenza di fondi da parte dell'Istituto che non può garantire quando i prestiti e/o finanziamenti saranno concessi e liquidati;
i cittadini che si sono rivolti all'Istituto senza ottenere alcun beneficio si sono ritrovati ad essere contattati subito dopo da istituti bancari e agenzie di mediazione creditizia che proponevano prestiti e/o finanziamenti e ciò senza aver inoltrato alcuna richiesta agli stessi -:
quali iniziative urgenti i Ministri interrogati intendono adottare per verificare la situazione reale dell'Inpdap in materia di prestiti e/o finanziamenti, così da evitare che molti dipendenti pubblici si trovino in condizione di ricorrere a prestiti a condizioni più sfavorevoli;
quali iniziative i Ministeri interrogati intendono adottare per verificare che i dati personali dei dipendenti della pubblica amministrazione della provincia di Lecce siano tutelati secondo quando stabilito dalla legge n. 196 del 2003.
(4-01110)

Risposta. - Con riferimento alla interrogazione in esame, concernente presunte anomalie verificatesi nell'erogazione di finanziamenti da parte dell'Inpdap, in favore di alcuni cittadini residenti nella provincia di Lecce, sulla base delle informazioni acquisite dai competenti uffici dell'istituto, si rappresenta quanto segue.
La Direzione provinciale Inpdap di Lecce non ha potuto evadere, nei termini ordinari, le istanze di alcuni dipendenti volte al conseguimento di prestazioni aventi natura creditizia, in conseguenza della progressiva contrazione delle disponibilità di bilancio verificatasi, a livello nazionale, nel corso del biennio 2007-2008.
L'istituto, quindi, ha utilizzato le somme stanziate per l'anno 2008 per soddisfare le richieste giacenti relative all'anno 2007; conseguentemente, una parte delle istanze avanzate nel corso del 2008 non sono state valutate. Di ciò la Direzione in parola ha

informato, con apposita nota, i propri iscritti, rassicurandoli, nel contempo, che tutte le richieste sarebbero state comunque prese in considerazione.
Nel corso del 2009, quindi, l'istituto ha provveduto ad evadere le istanze presentate durante il 2008 e riproposte nell'anno successivo.
Con specifico riferimento, invece, alla ulteriore situazione portata all'attenzione nell'interrogazione in esame, inerente agli assicurati Inpdap contattati da talune società finanziarie, si fa presente quanto segue.
L'istituto ha comunicato che tale contatto è avvenuto in occasione delle ricerche
on-line effettuate dai propri iscritti per acquisire informazioni sui prestiti erogati dall'istituto medesimo.
In proposito l'Inpdap, ribadendo il proprio impegno a garantire la tutela dei dati personali di tutti propri iscritti, ha provveduto ad adottare, ai sensi dell'articolo 34 del decreto legislativo 30 giugno 2003, n. 196 (Codice in materia di protezione dei dati personali) il Documento programmatico sulla sicurezza (Dps).
Da ultimo, in merito alla richiesta dell'interrogante relativa alla verifica della tutela dei dati personali dei dipendenti pubblici della provincia di Lecce, l'Inpdap ha fatto presente di aver provveduto a designare, con apposito provvedimento, i dipendenti del settore del credito incaricati del trattamento dei dati personali (ai sensi dell'articolo 30 del decreto legislativo n. 196 del 2003).

Il Sottosegretario di Stato per il lavoro, la salute e le politiche sociali: Pasquale Viespoli.

BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
il Fondo nazionale di garanzia per il consumatore di pacchetto turistico è stato istituito, in attuazione della direttiva n. 90/314/CEE, con decreto legislativo 17 marzo 1995 n. 111 per tutelare coloro che acquistano «pacchetti turistici» così come questi ultimi sono delineati, nei loro elementi costitutivi, dall'articolo 2 del citato decreto legislativo di cui si riporta il testo:
«Art. 2. - (Pacchetti turistici). - 1. I pacchetti turistici hanno ad oggetto i viaggi, le vacanze ed i circuiti "tutto compreso", risultanti dalla prefissata combinazione di almeno due degli elementi di seguito indicati, venduti od offerti in vendita ad un prezzo forfettario, e di durata superiore alle ventiquattro ore ovvero estendentisi per un periodo di tempo comprendente almeno una notte:
a) trasporto;
b) alloggio;
c) servizi turistici non accessori al trasporto o all'alloggio di cui all'articolo 7, lettere i) e m), che costituiscano parte significativa del "pacchetto turistico".

2. La fatturazione separata degli elementi di uno stesso "pacchetto turistico" non sottrae l'organizzatore o il venditore agli obblighi del presente decreto.»;
quanto sopra esposto trova fondamento nella disposizione di cui all'articolo 1 del decreto 23 luglio 1999, n. 349, «Regolamento recante norme per la gestione ed il funzionamento del Fondo nazionale di garanzia per il consumatore di pacchetto turistico» che elenca tassativamente i compiti del Fondo medesimo di cui si riporta il testo:
«Art. 1. - (Competenze e ambito di applicazione). - 1. Al Dipartimento del turismo è affidata la gestione del Fondo nazionale di garanzia per il consumatore di pacchetto turistico istituito dall'articolo 21 del decreto legislativo n. 111 del 1995, di seguito denominato Fondo.
2. Compito del Fondo è quello di:
a) assicurare al consumatore il rimborso del prezzo versato sia in caso di fallimento del venditore o dell'organizzatore, che in caso di accertata insolvenza degli stessi soggetti, tale da non consentire,

in tutto o in parte, l'osservanza degli obblighi contrattuali assunti;
b) organizzare il rimpatrio del turista in viaggio all'estero nel caso in cui si verificano le circostanze di cui al punto a);
c) assicurare la fornitura di un'immediata disponibilità economica in caso di rientro forzato di turisti da Paesi extracomunitari in occasione di emergenze, imputabili o meno all'organizzatore.

3. Il Fondo interviene esclusivamente nei casi in cui il pacchetto turistico è stato venduto od offerto in vendita con contratto stipulato nel territorio nazionale dall'organizzatore o dal venditore in possesso di regolare autorizzazione.
4. Al fine di assicurare al comitato di gestione di cui all'articolo 2 un'immediata disponibilità economica, il Dipartimento del turismo stipula con un Istituto di credito - da individuare con procedura ad evidenza pubblica - un'apposita convenzione della durata triennale.»;
è quindi evidente che il fondo ha la finalità di assicurare al consumatore il rimborso del prezzo versato sia in caso di fallimento del venditore o dell'organizzatore che in caso di accertata insolvenza degli stessi soggetti, tale da non consentire, in tutto o in parte, l'osservanza degli obblighi contrattuali assunti nonché per organizzare il rimpatrio del turista in viaggio all'estero, nel caso in cui si verificano le circostanze di cui al punto sopra illustrato e ad assicurare la fornitura di un'immediata disponibilità economica in caso di rientro forzato di turisti da Paesi extracomunitari in occasione di emergenze, imputabili o meno all'organizzatore;
il finanziamento del Fondo si ottiene con una percentuale dei premi delle polizze di assicurazione obbligatorie;
la quota da calcolare sull'ammontare dei premi delle polizze di assicurazione obbligatorie, per determinare le somme destinate ad alimentare il Fondo è stata aumentata, ai sensi della legge 5 marzo 2001, n. 57 dallo 0,5 per cento al 2 per cento del premio pagato;
le dotazioni del fondo risultano limitate e sono vincolate all'uso previsto dalle vigenti disposizioni;
le risorse del Fondo sono appostate sul capitolo 863 del bilancio della Presidenza del Consiglio dei ministri e gestiti dal Dipartimento per il turismo;
nel 2008 era prevista una dotazione iniziale di 190.000 euro, incrementata nel corso dell'anno di ulteriori 240.120 euro, portando la dotazione definitiva alla cifra di 430.120 euro;
di tali risorse sono stati impegnati 381.462,59 euro, ma non è stato effettuato alcun pagamento (si consideri che devono essere tenuti in conto i residui al 31 dicembre 2008), mentre 48.657,41 euro sono andati in economia, quindi, sostanzialmente sono andati «persi»;
al 1° gennaio 2008 risultavano residui provenienti da esercizi precedenti per 552.491,50 euro, a valere sui quali sono stati effettuati pagamenti per 190.701,05 euro;
risultano ancora da erogare 361.790,45 euro che sono le somme residue al 31 dicembre 2008;
per il 2009, 2010 e 2011 non risulta alcuno stanziamento in bilancio -:
se la normativa citata sia tuttora vigente;
nell'eventualità positiva perché, a fronte dell'ininterrotto prelievo del 2 per cento dei premi delle polizze di assicurazione obbligatorie destinate ad alimentare il Fondo, per il triennio 2009-2011 non risultano in bilancio stanziamenti destinati al Fondo stesso e necessari alla tutela dei turisti vittime di una delle fattispecie previste dalla normativa riporta in premessa.
(4-03875)

Risposta. - In relazione all'interrogazione in esame, concernente la richiesta di chiarimenti circa l'assenza di stanziamenti

di bilancio destinati al Fondo nazionale di garanzia per il consumatore di pacchetto turistico per il triennio 2009-2011, si comunica quanto segue.
Nel corso dell'esercizio finanziario 2008, ferma restando la dotazione iniziale di competenza e di cassa - pari ad euro 190.000,00 - iscritta al pertinente capitolo n. 862, il servizio competente ha provveduto a richiedere la rassegnazione del bilancio in complessivi euro 240.120,00.
A fronte di tale richiesta è stata, poi, effettivamente rassegnata in bilancio la somma di euro 191.462,00, cosicché alla fine dell'esercizio 2008 si è provveduto ad impegnare la somma di euro 381.462,00 (pari ad euro 190.000,00 + 191.462,00).
Pertanto, la somma di euro 552.491,50, menzionata nell'interrogazione in esame, si riferisce più esattamente all'ammontare dell'importo di cui al decreto di impegno assunto alla fine dell'esercizio finanziario 2007, a carico del quale sono stati disposti, nel corso del 2008, ordini di pagamento per euro 190,701,05, laddove la somma residua di euro 361.790,45 (pari a 552.492,50 meno 190.701,05) è stata conservata in bilancio per consentire i pagamenti da effettuarsi negli esercizi successivi.
Ne consegue che la disponibilità di cassa al Fondo nazionale di garanzia relativamente all'anno 2008 ammontava ad euro 743.252,45 [risultante dalla somma di euro 381.462,00 (di cui al decreto di impegno emesso a fine esercizio 2008) e di euro 361.790,45 (somme impegnate alla fine del 2007 al netto dei pagamenti effettuati].
Per quanto concerne, in particolare, la somma di euro 48.657,41, di cui si asserisce «la perdita», si fa presente che la rassegnazione di tale somma, operata con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 31 dicembre 2008, è stata comunicata al competente Ufficio solo a fine gennaio 2009, quando cioè non era più possibile assumerne l'impegno.
Al fine di recuperare tale somma, si è, pertanto, provveduto ad avviare il relativo procedimento di riporto, che, una volta definito, consentirà l'impegno e quindi l'utilizzo dell'importo in questione per i fini del Fondo.
Va, infine, precisato che per l'anno 2009 non è stato previsto alcuno stanziamento di competenza a carico del bilancio dello Stato a favore del Fondo ed esso è stato alimentato esclusivamente con le somme versate dalle compagnie di assicurazione pari al 2 per cento dell'ammontare dei premi delle polizze di assicurazione obbligatoria, così come stabilito dall'articolo 100, comma 2, del decreto legislativo n. 206 del 2005.
Per quanto riguarda gli anni 2010 e 2011 l'Ufficio competente non dispone ancora di alcuna notizia in merito alle risorse che affluiranno al Fondo sulla base dell'applicazione del citato comma 2 dell'articolo 100 del decreto legislativo n. 206 del 2005 ovvero a seguito delle proposte normative che il Ministro per il turismo sta portando avanti per rendere il Fondo di garanzia un effettivo strumento di tutela per il consumatore di pacchetto turistico.

Il Ministro per il turismo: Michela Vittoria Brambilla.

BENAMATI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
l'Italia è il paese caratterizzato dal rischio sismico più elevato nell'Europa Comunitaria ed è uno dei paesi industrializzati a maggior rischio sismico, a livello mondiale;
con l'Ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri n. 3274 del 2003, sostanzialmente recepita, assieme alle sue modifiche ed integrazioni, dalle nuove norme tecniche per le costruzioni, è entrata in vigore la nuova normativa sismica italiana, che, per proteggere le strutture dal terremoto, permette di utilizzare l'isolamento sismico ed altre moderne tecnologie antisismiche;
i recenti terremoti in Abruzzo hanno evidenziato l'opportunità di estendere fortemente l'utilizzazione dei moderni sistemi antisismici, in particolare di quelli d'isolamento sismico (che sono i più efficaci), sia nella ricostruzione nelle aree terremotate che, per nuove realizzazioni ed interventi

su edifici esistenti, anche in altre zone del nostro Paese;
a L'Aquila l'utilizzazione dell'isolamento sismico è già in corso nell'ambito del Progetto C.A.S.E., per proteggere dal terremoto 150 prefabbricati, destinati, fino a quando sarà necessario, ad alloggiate circa 13.000 sfollati;
da informazioni assunte e da notizie stampa risulta agli interroganti che ciascuno dei fabbricati suddetti sarà eretto su di una piattaforma in cemento armato, di area pari a circa 1.700 m2 e di spessore di circa 50 cm, sorretta da 40 colonne alla sommità delle quali sono già in via di installazione gli isolatori sismici;
per isolare sismicamente le piastre summenzionate si utilizzeranno dispositivi cosiddetti a «pendolo scorrevole»;
la trentennale esperienza italiana di applicazione dell'isolamento sismico agli edifici riguarda però esclusivamente sistemi costituiti da isolatori in gomma, e sebbene gli isolatori «a pendolo scorrevole» presentino ottime caratteristiche, fino ad ora non ne sarebbero mai stati installati in Italia e, a livello mondiale, di quelli prodotti da aziende nazionali vi sarebbe una sola applicazione effettuata su un ponte in Canada;
la sola applicazione di dispositivi simili a quelli a «pendolo scorrevole» sino ad ora esistente in Italia si deva all'EPS statunitense e riguarderebbe la protezione di un impianto chimico in Sicilia con il cosiddetto «Friction Pendulum System» (FPS);
il FPS statunitense è il dispositivo dal quale derivano gli isolatori «a pendolo scorrevole» prodotti in Europa, che, scaduto il brevetto dell'EPS, sarebbero stati di recente sviluppati prima in Germania e poi in Italia;
rispetto al FPS, gli isolatori «a pendolo scorrevole» europei utilizzerebbero materiali più «plastici», essendosi dimostrato sperimentalmente che, durante sollecitazioni dinamiche come quelle sismiche, il materiale del FPS si deteriorerebbe per surriscaldamento (a causa dell'attrito), perché si tratterebbe di materiale troppo duro;
in base alla normativa, nazionale ed europea, gli isolatori sismici debbano anzitutto soddisfare i requisiti richiesti per gli appoggi;
in base alla normativa europea (che sarebbe già obbligatoriamente in vigore per gli appoggi, anche se non ancora per gli isolatori) le aziende, per l'utilizzo di dispositivi «a pendolo scorrevole», debbano preventivamente chiedere, per il materiale a scorrimento, il cosiddetto ETA («European Technical Approval»), che sarebbe concesso sulla base dei risultati di una precisa serie di prove sperimentali;
non è noto se l'ETA sia stato già ottenuto per i dispositivi a «pendolo scorrevole» prodotti in Italia;
in base alla normativa europea, all'ottenimento dell'ETA debbano seguire, prima della produzione dei dispositivi, adeguate prove di qualificazione, tali da dimostrare l'adeguatezza dell'isolatore in tutte le condizioni (di eccitazione sismica ed ambientali) nelle quali esso potrà venire a trovarsi durante la sua «permanenza in servizio»;
non risulta chiaro se gli isolatori «a pendolo scorrevole» di produzione italiana siano stati sottoposti a prove sperimentali che simulano la tridirezionalità del terremoto presso laboratori che hanno tale potenzialità, così come è stato fatto per gli isolatori tedeschi nei laboratori dell'Università della California a San Diego;
risultando mancare esperienza applicativa degli isolatori «a pendolo scorrevole» di produzione italiana, le suddette prove sperimentali con eccitazione tridirezionale simultanea su tali isolatori sono giudicate da numerosi esperti quanto mai opportune;
non è noto se le superfici «a scorrimento» degli isolatori sismici suddetti

siano state e siano adeguatamente protette dalla polvere, prima e dopo l'installazione di questi ultimi, condizione ritenuta indispensabile per mantenere inalterata la loro funzionalità -:
se risponda al vero quanto riportato in premessa e, in caso positivo, come si intenda agire per porre rimedio a quanto evidenziato e quali controlli, sia sui prodotti acquistati sia in fase costruttiva del sistema antisismico, si intenda mettere in atto.
(4-03891)

Risposta. - In relazione all'interrogazione in esame, si fa presente quanto segue.
Il Progetto Case (Costruzioni antisismiche sostenibili ecocompatibili) è stato messo a punto all'indomani del terremoto del 6 aprile 2009, per dare una sistemazione temporanea e confortevole alle famiglie senzatetto del comune di L'Aquila.
Sono stati realizzati edifici i cui alloggi hanno caratteristiche di
comfort, con un'elevata ecosostenibilità e con la presenza di moderni dispositivi antisismici per la protezione dai terremoti.
Al termine dell'uso temporaneo per i senzatetto è stata prevista la loro utilizzazione come residenze universitarie, in relazione alla notevole presenza di studenti fuori sede nell'università dell'Aquila.
L'antisismicità delle strutture, indicata nell'acronimo, punta ad enfatizzare un nuovo modo di costruire, basato sull'utilizzo di moderne tecnologie per la protezione dall'azione del terremoto che realizzano l'isolamento sismico.
Da quanto fatto conoscere dal Dipartimento della protezione civile, si evidenzia quanto segue.
In fase di gara sono state poste, in alternativa, due diverse tecnologie, entrambe ben collaudate a livello internazionale. La prima basata su sistemi misti, con isolatori in gomma e slitte piane, la seconda basata su isolatori a pendolo, ossia dispositivi costituiti da una o due calotte sferiche a superficie liscia in acciaio inossidabile su cui scorre un corpo mobile.
Ciascuno di questi due sistemi presenta, tecnicamente, vantaggi e svantaggi che, complessivamente, si bilanciano, così da rendere l'attribuzione dell'appalto dipendente unicamente dal prezzo.
Il prezzo offerto dalle ditte che si sono aggiudicate l'appalto è stato, pertanto, l'elemento dirimente nella scelta.
In particolare i dispositivi a pendolo presentano due vantaggi: quello relativo al periodo proprio della struttura isolata che non dipende dal suo peso (caratteristica importante in quanto gli edifici del progetto Case sono di 16 tipologie diverse, in legno, acciaio o cemento armato, con pesi anche sensibilmente diversi) e quello concernente il sistema di isolamento che presenta, almeno in linea teorica, una perfetta coincidenza della proiezione del centro di massa rispetto al centro di rigidezza al livello di sistema di isolamento, indipendentemente dalla posizione dell'edificio, con evidenti vantaggi in termini di riduzione o eliminazione di effetti torsionali globali che possono incrementare sensibilmente gli spostamenti negli isolatori.
Queste due caratteristiche appaiono particolarmente allettanti ai fini di una facile e veloce realizzazione degli edifici soprastanti il sistema d'isolamento, indipendentemente dalla tecnologia utilizzata per costruire i fabbricati.
Per contro il valore e la costanza del coefficiente di attrito tra le superfici slittanti rappresentano elementi cruciali per un buon funzionamento e devono essere accuratamente verificati attraverso apposite prove sperimentali.
La soluzione alternativa di isolamento, basata su isolatori in gomma e slitte piane, presenta una migliore capacità di ricentraggio al termine del terremoto, a fronte di una variabilità del periodo d'isolamento rispetto al peso sostenuto dal sistema. Inoltre comporta una maggiore sensibilità al fuoco, l'invecchiamento della gomma, la variabilità dell'attrito delle slitte piane, fermo restando che anche gli isolatori in gomma devono essere accuratamente verificati sperimentalmente, con prove che riproducono le condizioni di lavoro nel sistema d'isolamento.
I dispositivi d'isolamento possono differenziarsi per innumerevoli aspetti, così da

ottimizzare le caratteristiche rispetto alle prestazioni volute dai progettisti.
Le prestazioni dei dispositivi vengono certificate mediante prove di laboratorio che consentano di misurare le prestazioni meccaniche fornite dagli stessi e di confrontarle con quelle attese.
Risulta, quindi, evidente che i dispositivi si caratterizzano per le prestazioni che offrono e non per altri aspetti, quali ad esempio la nazione di provenienza. Né tantomeno la funzionalità degli isolatori può essere «garantita» dal numero di applicazioni realizzate, siano esse poche o tante, in Italia o nel mondo, quanto invece dalla rispondenza dei risultati delle prove sperimentali prescritte ai requisiti di progetto.
Ciò non di meno, si può riscontrare come uno dei produttori ha già applicato anche all'estero (Canada, Romania e Grecia) tale tipologia di dispositivi.
Inoltre, è importante sottolineare che, sebbene la proposta di normativa europea Cen 15129
(European Committee standardization), sia ancora in attesa di approvazione e, quindi, non ancora obbligatoria in Italia, i materiali di scorrimento con cui sono realizzati i dispositivi possiedono le dovute garanzie.
Uno dei due produttori, infatti, possiede anche l'
European Technical Approval (Eta), requisito richiesto appunto dalla proposta di normativa europea, mentre l'altro ha condotto le prove necessarie allo scopo e sta iniziando la procedura per conseguire tale certificazione.
Infine si precisa che per entrambi i produttori, la cui tecnologia d'avanguardia è apprezzata in tutto il mondo, le prove di qualificazione dei dispositivi sono condotte nel rispetto sia della normativa italiana (decreto ministeriale del 14 gennaio 2008 e relativa circolare) e sia, per fugare qualsiasi dubbio rispetto alla loro efficienza, della proposta di normativa europea Pren 15129 (pre-norma 15129 normativa europea sui dispositivi antisismici di prossima entrata) del Cen
(European Committee standardization), più severa delle norme italiane, superandole con risultati positivi in entrambi i casi.
Inoltre un quarto delle prove di accettazione, che riguardano complessivamente il 20 per cento, rispetto al 5 per cento richiesto dalle Pren 15129, dei dispositivi messi in opera, sono eseguite in condizioni dinamiche, anziché statiche, rappresentando le condizioni minimali, secondo le norme tecniche nazionali.
Il laboratorio presso il quale vengono eseguite le prove di qualificazione e di accettazione dinamiche è quello dell'università di Pavia-
Eucentre, dotato delle attrezzature necessarie alla corretta esecuzione delle prove.
Tale laboratorio fa parte della rete di laboratori universitari di ingegneria sismica (Reluis), rete che rappresenta l'eccellenza per la sperimentazione nell'ingegneria sismica in ambito internazionale, e che vede partecipi, mediante accordi di collaborazione, anche importanti laboratori non universitari, come l'Enea.
Le prove condotte sono del tipo bidirezionale, ossia con la contemporanea applicazione del carico verticale e dello spostamento orizzontale, come previsto dalle norme italiane ed europee.
Infatti, data la perfetta simmetria polare del dispositivo, costituito da diversi componenti (calotta sferica, corpo slittante, eccetera) tutti di forma circolare in pianta, risulta immotivata una sperimentazione di tipo tridirezionale.
Quest'ultima, peraltro, non è prevista dalle norme italiane, dalla proposta di normativa europea, che prevede di ripetere i
test ruotando il dispositivo di 90° e dalla normativa internazionale, salvo l'eventualità in cui tale prescrizione possa costituire una specifica richiesta del committente.
In ogni caso, tale tipologia di prova risulta molto delicata poiché la complessità dell'attrezzatura di prova, come evidenziato da alcune pubblicazioni scientifiche, non riesce a controllare adeguatamente l'applicazione del carico verticale, con il conseguente rischio di ottenere risultati non attendibili o, peggio ancora, di rompere il dispositivo a causa dei difetti di funzionamento dell'unica macchina che, su scala mondiale, consente questo tipo di prova.


Si rappresenta, infine, che il progettista e direttore dei lavori, così come la commissione di collaudo, è costituita dai più autorevoli esponenti italiani nel settore dell'ingegneria antisismica, e che il responsabile del procedimento, che segue l'intera attività, è riconosciuto come uno dei massimi esperti mondiali nel campo dell'isolamento sismico.

Il Ministro per i rapporti con il Parlamento: Elio Vito.

BOBBA. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
il Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica (CIPE) con deliberazione del 28 settembre 2007 ha stabilito i criteri di ripartizione delle misure compensative destinate ai Comuni e alle Province ospitanti gli impianti di cui all'articolo 4 comma 1 del decreto-legge 14 novembre 2003 n. 314;
in base ai suddetti criteri il CIPE ha determinato le quote di contributo spettanti ai Comuni e alle Province per gli anni 2004-2005-2006 e alla Provincia di Vercelli, annoverata tra i soggetti beneficiari di tali finanziamenti, viene destinato l'importo complessivo di euro 9.766.200,00 come da Tabella allegata alla delibera CIPE e pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale n. 277 del 28 novembre 2007;
con deliberazione del Consiglio Provinciale di Vercelli n. 309 del 10 aprile 2007 veniva individuato un primo programma di interventi da realizzarsi presso il Comune di Trino ed approvata una bozza di accordo di Programma per l'utilizzo delle risorse di cui alla legge n. 314 del 2003;
le finalità dell'accordo di programma adottato, tuttora valide, sono volte a dare impulso, attraverso risorse economiche eccezionali, a consentire una forte ripresa economico-produttiva di un territorio gravemente compromesso sia dai ripetuti eventi di esondazione alluvionale del fiume Po, sia dalla vulnerabilità dello stesso, causato dalla presenza di materiale radioattivo nella centrale nucleare Enrico Fermi, e si realizzano a diversi livelli sommariamente riconducibili ai settori: infrastrutturale, urbanistico, turistico-ricettivo, museale culturale istruzione, di alta formazione professionale, e di sviluppo produttivo della piccola impresa;
in forza di tale compensazione la Provincia di Vercelli ha provveduto alla variazione di bilancio di previsione 2008, destinando euro 1.310.000,00, quale fondo di dotazione alla Fondazione Terre d'Acqua (accordo di programma per riqualificazione ambientale e urbana della città di Trino);
al punto 3 dell'accordo di programma siglato dal Comune di Trino e la Provincia di Vercelli, sotto il titolo «Individuazione degli Interventi di promozione» veniva stabilito che «La Provincia di Vercelli e il Comune di Trino convengono di destinare la somma di euro 3.000.000,00, segnatamente per euro 2.000.000,00 la Provincia di Vercelli (1.310.000,00 + 690.000,00) ed euro 1.000.000,00 il Comune di Trino alla costituzione della Fondazione «Terre d'acqua» che avrà come scopo la promozione e la diffusione, anche ai fini della valorizzazione turistica, delle espressioni della cultura e dell'arte del territorio.»;
la società a responsabilità limitata «Terre d'acqua» è ad oggi una società cosiddetta in house, con capitale interamente pubblico, sulla quale le amministrazioni titolari del capitale esercitano un controllo analogo a quello esercitato su un proprio servizio e che realizzano la parte più importante della loro attività attraverso questi ultimi;
il capitale di detta società è per il 62,5 per cento della Provincia di Vercelli e per il 37,5 per cento del Comune di Trino;
ad oggi è in atto un percorso di trasformazione della società a responsabilità limitata «Terre d'acqua» in fondazione, non valutando che tale nuovo assetto

comporterebbe nei successivi 3 anni un'erosione del capitale pari al 50 per cento, come indicato dal piano economico finanziario allegato ai documenti richiesti per la trasformazione, non potendosi prevedere altre forme di entrata, mentre se si considera un periodo pari a 6 anni, si potrebbe verificare l'estinzione del patrimonio della stessa costituenda fondazione;
l'ente fondazione, per le sue peculiarità costitutive, garantirebbe una natura partecipata, ma comporterebbe una sostanziale differenziazione di gestione a seconda dell'eventuale e successivo ingresso di altri enti pubblici, quali ad esempio il comune di Vercelli, in quanto gli apporti successivi alla fondazione non possono mai comportare una modifica dei soggetti fondatori, in armonia con il dettato delle disposizioni del Codice Civile che tutelano, per quanto possibile, la volontà dei fondatori originari;
lo stato patrimoniale straordinario della società «Terre d'acqua s.r.l.» al 31 maggio 2008 evidenziava un patrimonio netto negativo di euro 46.394,00;
il 31 luglio 2008, il Segretario generale della Provincia di Vercelli segnalava che la documentazione allegata alla proposta di deliberazione (uscite di cassa non prorogabili, stato patrimoniale straordinario di Terre d'acqua al 31 maggio 2008, relazione di trasformazione ai sensi dell'articolo 2500 septies del codice civile, piano socio-economico e finanziario, relazione di dettaglio del direttore generale, promemoria) è priva di sottoscrizione ed in particolare evidenziava l'assenza della relazione del collegio dei revisori dei conti sugli aspetti economici e finanziari dell'operazione ex articolo 32 dello statuto provinciale (al riguardo, il direttore generale riferiva che lo acquisirà sulla proposta, prima della discussione in Consiglio Provinciale);
la situazione patrimoniale della costituenda fondazione appare non solo in passivo da diversi anni, e confermata anche dall'ultimo bilancio del 27 ottobre 2008, dove l'utile in perdita è pari a euro 105.269,00, ma i fogli di bilancio allegati non consentono una lettura trasparente dell'attività svolta precedentemente;
al 10 novembre 2008, data in cui si è svolto il Consiglio Provinciale di Vercelli, non era stata ancora trasmessa la relazione dei revisori richiesta per porre in essere l'iter di trasformazione della società a responsabilità limitata «Terre d'acqua»;
in data 2 novembre 2008, durante la trasmissione «Report», in onda su Rai Tre alle ore 21.30, la giornalista Milena Gabanelli faceva presente che a Saluggia dove c'è il 90 per cento di concentrazione di radioattività è arrivato solo il 30 per cento delle compensazioni, mentre a Trino, dove ce n'è 1 decimo, arriva più del 50 per cento, a Terre d'acqua, una futura fondazione che si occupa di promozione turistica, sono stati destinati qualche settimana fa 2 milioni e 300 mila euro, (reperibile su http://www.report.rai.it/R2-popup-articolofoglia/0,7246,243%25 5E-108073-6,00.html);
due consiglieri di amministrazione della società a responsabilità limitata «Terre d'acqua», risultano in palese situazione di incompatibilità, ai sensi dell'articolo 63 del TUEL, con le cariche elettive attualmente ricoperte;
lo stesso ufficio Diocesano della Curia Arcivescovile di Vercelli (vedere La Stampa del 12 ottobre 2008, pagina 56) «si rivolge alle componenti sociali, politiche ed imprenditoriali affinché, ritrovato il comune sentire per il bene del territorio, si adoperino per utilizzare al meglio il danaro proveniente dai compensi per la detenzione delle scorie nucleari»;
se non si ritenga opportuno introdurre il vincolo di destinazione delle somme date a titolo di compensazione ai sensi dell'articolo 4, comma 1, del decreto-legge 14 novembre 2003, n. 314, al fine di evitare che tali fondi siano utilizzati per scopi differenti dalla compensazione «dei disagi derivanti dall'effettiva esecuzione delle attività per la messa in sicurezza e lo smantellamento degli impianti dismessi e

per lo stoccaggio dei rifiuti pregressi nonché dei rifiuti che verranno prodotti dallo smantellamento degli impianti nucleari» (delibera CIPE 28 settembre 2007);
se ritenga conforme alla delibera CIPE la destinazione delle somme in esame alla società a responsabilità limitata «Terre d'acqua» con finalità di promozione turistica, che nulla hanno a che vedere con i disagi derivanti dalla presenza di siti nucleari sul territorio e se non si ritenga piuttosto che l'utilizzo di tali fondi possa servire per aumentare il risparmio energetico sugli edifici pubblici;
se, alla luce dei fatti esposti, non si ritenga doveroso porre in essere quanto necessario al fine di verificare, eventuali profili problematici nell'erogazione dei finanziamenti statali in esame alla «Terre d'acqua» e nel relativo impiego.
(4-01596)

Risposta. - In relazione all'interrogazione in esame, si fa presente quanto segue.
La legge n. 368 del 2003, riguardante disposizioni urgenti per la raccolta, lo smaltimento e lo stoccaggio in condizioni di massima sicurezza, dei rifiuti radioattivi, all'articolo 4 ha previsto misure di compensazione territoriale a favore dei siti che ospitano centrali nucleari e impianti del ciclo del combustibile nucleare.
In particolare, nel comma 1-
bis del medesimo articolo è stabilito che l'ammontare annuo del contributo sia ripartito, con deliberazione del Cipe, sulla base delle stime di inventario radiometrico dei siti, determinato con decreto del Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, su proposta dell'Istituto superiore per la ricerca ambientale (ex Apat). Detta ripartizione deve essere effettuata in pari misura tra il comune e la provincia nel cui territorio sono ubicati gli impianti interessati.
Per quanto concerne la ripartizione 2004-2006, il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, sulla base dei criteri elaborati dall'Ispra, ha trasmesso la proposta di riparto al Cipe per l'approvazione.
Gli uffici di segreteria del Cipe hanno espletato l'istruttoria tecnico amministrativa, coinvolgendo - per quanto di competenza - le Amministrazioni interessate e hanno definito contenuti e modalità del riparto dei contributi spettanti, richiedendo alla Cassa conguaglio per il settore elettrico la quantificazione dei fondi da ripartire. Quest'ultima, in data 27 luglio 2007, ha comunicato l'entità delle somme da assegnare.
Per l'anno 2004 le risorse finalizzate al finanziamento delle misure di compensazione territoriale sono state pari a 39 milioni di euro, mentre quelle relative agli anni 2005 e 2006 sono state di 16 milioni di euro per ciascun anno.
Tali risorse, per complessivi 71 milioni di euro, sono state suddivise, con la delibera Cipe n. 101 del 2007, tra i nove siti nucleari individuati dal ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, secondo le indicazioni della citata legge n. 368 (50 per cento al Comune e 50 per cento alla Provincia), facendo proprie le percentuali proposte dall'Ispra che il suddetto Ministro ha accolto con proprio decreto del 17 luglio 2007.
Trattandosi della prima delibera Cipe di riparto dei contributi relativa alle annualità 2004, 2005 e 2006, si sottolinea che il Dipartimento per la programmazione e il coordinamento della politica economica, in sede istruttoria, ha segnalato all'amministrazione proponente (ministero ambiente) l'opportunità di inserire, nella delibera stessa, indicazioni in merito all'utilizzo dei fondi da parte degli enti locali fruitori delle somme.
Il suddetto dicastero ha, invece, ritenuto, nel rispetto letterale della legge stessa, che non stabilisce direttive al riguardo, di non dover specificare alcun vincolo per l'utilizzo di tali risorse.
Dopo la delibera Cipe, quindi, gli enti beneficiari delle somme erogate a titolo di compensazione, hanno avuto la facoltà di destinare queste ultime a interventi di vario tipo, sulla base di una scelta discrezionale effettuata secondo le priorità stabilite dall'ente.


In seguito a detta suddivisione, tra la provincia di Vercelli e il comune di Trino, è stato firmato un accordo di programma, finalizzato ad una ripresa economico produttiva del territorio, attraverso interventi riconducibili ai settori infrastrutturale, urbanistico, turistico ricettivo, museale e culturale.
Nell'ambito di tale accordo i due enti hanno convenuto di destinare la somma di 3.000.000,00 di euro alla costituzione della Fondazione «Terre d'acqua» con lo scopo di diffondere e promuovere la cultura del territorio. È, quest'ultima, una società a responsabilità limitata, con capitale interamente pubblico (62,5 per cento provincia di Vercelli, 37,5 per cento comune di Trino), oggetto di trasformazione in fondazione, la cui situazione patrimoniale appare in passivo da diversi anni, come confermato anche dall'ultimo bilancio di ottobre 2008.
Riguardo all'opportunità di introdurre il vincolo di destinazione delle somme, di cui alla legge n. 368 del 2003, al fine di evitare che i fondi siano utilizzati per scopi differenti dalla compensazione dei disagi, derivanti dallo smantellamento degli impianti dismessi, come la destinazione di fondi a una società con finalità di promozione turistica che ben poco ha a che vedere con i disagi derivanti dalla presenza di siti nucleari sul territorio, si fa presente che, non essendo stati stabiliti criteri relativi all'utilizzo dei fondi, né dalla legge né dalla delibera Cipe, lo stanziamento a favore della «Fondazione Terre d'acqua», deliberato dai due enti locali, non ha motivazioni valide per essere escluso dall'assegnazione.
Si evidenzia che, in sede di riparto delle misure compensative per l'anno 2007, deliberato in data 18 dicembre 2008, il Cipe ha disposto - onde evitare assegnazioni di risorse prive di un'adeguata finalità - che le risorse finanziarie ripartite tra gli enti locali interessati siano destinate alla «realizzazione di interventi mirati all'adozione di misure di compensazione in campo ambientale».
In proposito è opportuno evidenziare che il comune di Saluggia ha ricevuto compensazioni più elevate rispetto al comune di Trino, in funzione del maggior inventario di radioattività presente negli impianti Eurex ed Avogadro, mentre la provincia di Vercelli ha ricevuto anche fondi compensativi per l'impianto di Trino.
Si segnala, inoltre, che il Cipe, con una nuova delibera, ha ribadito come già stabilito al punto 4, della delibera n. 101 del 2007 - che entro il 30 aprile di ogni anno il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare debba trasmettere una relazione sull'utilizzo dei fondi da parte degli enti locali interessati dalla ripartizione.

Il Ministro per i rapporti con il Parlamento: Elio Vito.

BORGHESI. - Al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione. - Per sapere - premesso che:
benché siano trascorsi 9 mesi dall'entrata in vigore della legge finanziaria 2008, la vertenza sugli idonei dell'Agenzia delle Entrate non ha avuto un esito positivo;
la legge finanziaria per il 2008 all'articolo 3 comma 346 stabilisce relativamente ai 1.428 candidati risultati idonei ai concorsi banditi negli anni 2005 e 2007 e non rientranti nei 750 assunti dalla stessa Agenzia delle Entrate in forza del comma 345 della legge 24 dicembre 2007 n. 244 comma che: «anche in deroga ai limiti stabiliti dalle disposizioni vigenti e al fine di potenziare le attività di accertamento... a valere sulle maggiori entrate derivanti dalle disposizioni dei commi da 345 a 357 nonché della presente legge, è autorizzata la spesa per assunzioni di personale, anche di qualifica dirigenziale: nell'Agenzia delle dogane, che utilizza prioritariamente le graduatorie formate a seguito di procedure selettive già espletate... per 34 milioni di euro per l'anno 2008, 46 milioni di euro per l'anno 2009 e 62 milioni di euro annui a decorrere dall'anno 2010»;
l'Agenzia delle dogane è autorizzata a stipulare contratti di formazione e lavoro, anche in deroga all'articolo 36 del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, ...con

soggetti risultati idonei, con un punteggio minimo finale non inferiore a 46, nelle graduatorie formate a seguito delle procedure indette dall'Agenzia delle entrate ...per la selezione, con contratti di formazione e lavoro, rispettivamente di 1.500 e 500 funzionari, terza area funzionale, F1, per attività amministrativo-tributarie... Nei limiti delle autorizzazioni di spesa stabilite dalla presente lettera, l'Agenzia delle dogane può stipulare ulteriori contratti di formazione e lavoro anche con soggetti risultati idonei ... con un punteggio finale inferiore a 46...»;
tutto sembrava volgere per il meglio quando, in data 20 giugno 2008, l'Agenzia delle Dogane, ricevuta la Graduatoria Nazionale dall'Agenzia delle Entrate, dopo aver provveduto a ripartire gli idonei tra le varie direzioni regionali, pubblicava sul proprio sito web il seguente comunicato: «Si stima di poter proporre, nel triennio 2008-2010, la stipula di contratto di formazione e lavoro a tutti gli idonei presenti nelle graduatorie dell'Agenzia delle entrate menzionate dalla disposizione di legge in parola, atteso che, in relazione ai precedenti programmi di acquisizione di questa Agenzia e dell'Agenzia delle Entrate, si sono registrate percentuali di rinuncia/decadenza non inferiori al venti per cento delle convocazioni inviate. Per l'anno in corso potranno essere perfezionate almeno 465 assunzioni da dette graduatorie, nel rispetto dei limiti di finanziamento e dei vincoli derivanti dalla vigente dotazione organica. I programmi stilati prevedono che a dette assunzioni si darà corso a partire dal mese di luglio del corrente anno, attingendo alle graduatorie formate dall'Agenzia delle entrate secondo l'ordine decrescente di punteggio, garantendo così priorità a quanti abbiano riportato punteggi superiori o uguali a 46»;
a scanso di errori, in seguito alla pubblicazione del decreto-legge n. 112 del 2008 ed in particolare dell'articolo 74 - recante al comma 1 disposizioni finalizzate alla riduzione degli assetti organizzativi delle pubbliche amministrazioni - l'Agenzia delle Dogane riteneva opportuno, in data 3 luglio 2008, chiedere un parere al Dipartimento della Funzione Pubblica e al Dipartimento della Ragioneria Generale dello Stato - IGOP in merito alla possibilità di procedere alle assunzioni previste dall'articolo 1, comma 346, lettera e) della legge 24 dicembre 2007 n. 244. Puntualmente, il Dipartimento della Funzione Pubblica, in data 16 luglio 2008, faceva pervenire all'Agenzia risposta al quesito posto, confermando che le assunzioni in oggetto dovevano ritenersi ammissibili e, pertanto, perfezionabili in quanto espressamente autorizzate e finanziate dal legislatore;
stante quanto sopra, l'Agenzia delle Dogane provvedeva a presentare al Ministero del lavoro, per l'apposita approvazione, un progetto formativo riguardante l'assunzione di 1178 unità. In data 30 luglio 2008, con la determina del Direttore Generale, protocollo n. 870, l'Agenzia delle Dogane autorizzava l'assunzione dei primi 465 giovani presenti nella Graduatoria Nazionale, assunzione che veniva formalizzata il 25 agosto 2008, con la stipula dei relativi CFL. Rileva però che ben 150, dei 465 idonei convocati il 25 settembre non si sono presentati alla firma, rinunciando di fatto all'assunzione. Tali rinunce, come è ovvio, sarebbero dovute essere coperte dagli ulteriori scorrimenti dalla Graduatoria Nazionale nel rispetto della legge 24 dicembre 2007 n. 244, articolo 1 comma 346 lettera e);
ad oggi tuttavia l'Agenzia delle Dogane, da un lato non provvede a rimpiazzare i rinunciatari con ulteriori scorrimenti - col rischio di perdere i finanziamenti già stanziati per il 2008 - e dall'altro si rifiuta di dare seguito al progetto di assunzioni triennale illustrato nel mese di giugno, lasciando di fatto privi di risposte gli altri idonei -:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti sopra riportati, e come intenda procedere al fine di rendere possibile l'assunzione dei restanti idonei, così come previsto dalla Legge Finanziaria per il 2008.
(4-01466)

Risposta. - In riferimento all'interrogazione in esame, concernente la richiesta di assunzione da parte della Agenzia delle dogane degli idonei di un concorso bandito dall'Agenzia delle entrate, si rappresenta quanto segue.
In via preliminare occorre richiamare quanto già precisato riguardo ad altro atto ispettivo di analogo oggetto presentato dal medesimo interrogante (interrogazione n. 4-02282), ossia che le determinazioni connesse alle assunzioni in questione sono da rimettersi al competente Ministro dell'economia e delle finanze, amministrazione vigilante sull'Agenzia delle entrate e sull'Agenzia delle dogane. in quanto il Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione è competente esclusivamente a fornire chiarimenti ed indirizzi interpretativi in ordine alla normativa in materia di personale pubblico.
Pertanto, le richieste dell'interrogante relative, nello specifico, alle determinazioni assunte dall'Agenzia delle dogane circa lo scorrimento delle graduatorie, non possono trovare riscontro da parte del Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione. Infatti, ogni valutazione afferente alle modalità utilizzate per procedere alle assunzioni, compresa la scelta di attingere dalle graduatorie già esistenti, rientra tra le competenze delle citate Agenzie, alle quali vanno quindi chiesti gli opportuni chiarimenti.
Si precisa, peraltro, che le norme della legge finanziaria per il 2008, puntualmente richiamate dall'interrogante, hanno previsto una disciplina di favore per le assunzioni presso le amministrazioni competenti in materia di accertamento, ispezione e contrasto alle frodi, soccorso pubblico, ispettorato e di controllo, disponendo una deroga ai limiti stabiliti dalle disposizioni vigenti in tema di assunzioni, le quali, al contrario, prevedo io per le restanti amministrazioni pubbliche un regime fortemente restrittivo.

Il Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione: Renato Brunetta.

BORGHESI. - Al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione. - Per sapere - premesso che:
con bando prot. n. 2008/20893, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana del 15 febbraio 2008 il Direttore dell'Agenzia delle Entrate ha indetto un concorso «per l'assunzione di 1180 unità per la terza area funzionale F1, profilo professionale funzionario, per attività amministrativo-tributaria». Tra i requisiti richiesti per la partecipazione alla predetta selezione vi era il possesso del diploma di laurea in giurisprudenza, scienze politiche, economia e commercio, o diplomi di laurea equipollenti per legge, conseguiti presso una università o altro istituto universitario statale o legalmente riconosciuto, o i corrispondenti titoli di studio di I livello, denominati laurea (L), previsti dall'articolo 3 del regolamento adottato dal Ministro dell'Università, dell'Istruzione e della Ricerca con decreto del 22 ottobre 2004, n. 270, con votazione non inferiore a 100/110 o a 90/100 (articolo 2.1). Il punteggio richiesto per il superamento di ciascuna delle prime due prove è quello di 24/30 (articoli 5 e 6 del bando);
il suddetto regolamento concorsuale prevede un iter selettivo caratterizzato da due prove (quiz a risposta multipla) il superamento delle quali comporta l'ammissione ad un tirocinio presso gli uffici dell'Agenzia delle entrate di durata semestrale, all'esito del quale si accede ad una prova orale, il cui ulteriore superamento determina l'assunzione a tempo indeterminato presso l'Agenzia delle Entrate;
numerosissimi candidati hanno superato entrambe le prime prove con una votazione nettamente superiore a quella minima richiesta dal bando e, ciononostante non sono stati ammessi alla successiva fase di tirocinio;
non solo, ma questi giovani sebbene conoscano il punteggio da loro conseguito nelle suddette prove, allo stato attuale, non hanno conoscenza della loro precisa posizione numerica nella graduatoria interna. L'Agenzia delle entrate, infatti, contrariamente

ai doveri di correttezza e di trasparenza tipici di tutte le pubbliche amministrazioni, non ha provveduto a pubblicare una graduatoria ufficiale degli idonei non ammessi al tirocinio;
l'Agenzia delle entrate con l'articolo 6.3 del bando di gara ha assunto l'impegno di «ammettere al tirocinio teorico-pratico i candidati che riportano il punteggio di almeno 24/30 e rientrano in graduatoria nel limite massimo dei posti per i quali concorrono, aumentati fino al 40 per cento»;
al tirocinio in Agenzia delle entrate, iniziato in data 30 ottobre 2008, non si sono presentati, ingiustificatamente, un notevole numero di candidati in tutte le regioni per le quali era stato bandito il concorso. Si è in presenza, solo nella regione Lombardia, di ben 80 candidati rinunciatari e di altri numerosissimi in altre regioni d'Italia;
l'Agenzia delle entrate, in primis, che si è vincolata con l'articolo 6.3 del bando ad ammettere al tirocinio teorico-pratico un numero di candidati pari ai posti da coprire più il 40 per cento, attualmente non intende più rispettare l'impegno assunto che per la pubblica amministrazione ha la medesima forza vincolante della legge. Per rispettare questo vincolo autoimposto l'Agenzia fiscale dovrebbe almeno scorrere le graduatorie degli idonei non ammessi al tirocinio fino a coprire nuovamente quell'aliquota del 40 per cento di personale che è venuto meno per effetto delle rinunce avvenute a tirocinio già iniziato e senza giustificato motivo;
tutto ciò, oltre che palesemente ingiusto, sarebbe in netta controtendenza con la nuova politica finanziaria determinata dal decreto-legge n. 112 del 2008 del Ministro Renato Brunetta, che prevede, in un'ottica di risparmio di risorse finanziarie ed al fine di evitare inutili sprechi di denaro pubblico, un legittimo assorbimento di risorse umane dalle graduatorie composte da idonei non vincitori dei precedenti concorsi espletati fino ad assorbire tutto il personale di cui la pubblica amministrazione avrà bisogno per i prossimi anni. A conferma di quanto appena affermato, il suddetto decreto ha pertanto modificato l'articolo 35 comma 5 del decreto legislativo n. 165 del 2001, aumentando da tre a quattro anni, l'effettiva vigenza delle graduatorie dei concorsi pubblici per il reclutamento del personale amministrativo;
l'Agenzia delle entrate, con bando prot. n. 2008/194720 pubblicato nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana del 30 dicembre 2008, ha appena indetto un nuovo concorso per l'assunzione di altri 825 funzionari, con le stesse modalità e per la medesima qualifica funzionale, a meno di un anno dalla precedente procedura concorsuale, tuttora in svolgimento, nonostante la presenza di centinaia idonei al tirocinio, ma esclusi per pochissimi centesimi di punto;
la scelta dell'Agenzia non sembra rispondere a quei criteri di economicità ed efficienza che dovrebbero ispirare l'azione della Pubblica Amministrazione; ha ritenuto più opportuno impegnare ingenti risorse economiche per indire un nuovo concorso invece di attingere dalla graduatoria, mai formalizzata e resa pubblica, composta da giovani, prevalentemente avvocati e dottori commercialisti, laureati, tra l'altro, con una votazione minima di 100/110 e che già hanno superato brillantemente due prove selettive;
per quanto riguarda il concorso bandito nel 2008, inoltre, va precisato che, gli attuali tirocinanti sono in numero di gran lunga inferiore a quello previsto originariamente nel bando (che prevedeva un numero di posti per ciascuna regione maggiorato del 40 per cento). Infatti, a seguito di numerose rinunce ingiustificate, che si sono verificate il primo giorno di tirocinio, l'Agenzia delle entrate non ha provveduto a colmare le stesse con lo scorrimento delle graduatorie regionali come prevedeva il bando;
non si capisce quali valutazioni abbiano determinato l'indizione di una nuova procedura concorsuale, invece di

procedere con lo scorrimento delle graduatorie Regionali di candidati risultati idonei, considerando i notevoli costi già sostenuti per la loro selezione, tutto ciò secondo l'interrogante, in contrasto non solo con il decreto-legge 112/2008 e con il programma di Governo di qualunque orientamento incentrato sulla lotta all'evasione e agli sprechi nella Pubblica Amministrazione, ma anche con le più elementari regole di trasparenza e buon andamento della Pubblica Amministrazione, regole che stanno alla base di qualsiasi provvedimento amministrativo;
dal testo di una recente interrogazione parlamentare, infatti, si evince che il costo per bandire un concorso per 500 funzionari presso l'Agenzia delle entrate è quantificabile all'incirca in 1.500 euro per ognuno dei 500 posti da coprire ed, inoltre, devono essere considerati i costi del periodo formativo d'ingresso pari a circa 4.500 euro per ciascun candidato ed il costo della retribuzione del funzionario assunto, che assommerà, per tutto il periodo della sua carriera (presumibilmente di 40 anni), a circa 1.900.000 euro;
l'Agenzia delle entrate ha riservato da un anno all'altro in presenza di situazioni molto simili, se non addirittura identiche, una disparità di trattamento, secondo l'interrogante in palese violazione dell'articolo 3 della Carta Costituzionale. Incresciosa disparità di trattamento che verrebbe a crearsi, qualora non si dovesse dare seguito allo scorrimento delle attuali graduatorie, rispetto alla politica dell'Agenzia delle entrate dello scorso anno che ha visto l'assunzione presso l'Agenzia delle Dogane di un numero molto elevato di idonei non vincitori, tra l'altro, ammessi con una votazione di gran lunga inferiore a quella dei meritevoli idonei non ammessi di quest'anno -:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti sopra riportati;
quali iniziative intenda prendere affinché l'Agenzia delle entrate scorra le graduatorie in suo possesso permettendo, legittimamente ed in conformità agli impegni assunti, ai candidati di poter accedere al meritato tirocinio;
come si intenda agire per bloccare l'iter attivato dall'Agenzia delle entrate al fine di evitare che vengano elusi, ancora una volta, i principi di economicità, efficienza, efficacia, buon andamento, equità e trasparenza, ai quali deve uniformarsi l'Amministrazione Pubblica nell'esercizio della propria attività.
(4-02282)

Risposta. - In riferimento all'interrogazione in esame, concernente un concorso bandito dall'Agenzia delle entrate, si rappresenta quanto segue.
In via preliminare occorre rammentare che, ai sensi dell'articolo 70, comma 13 del decreto legislativo n. 165 del 2001, «in materia di reclutamento, le pubbliche amministrazioni applicano la disciplina prevista dal decreto del Presidente della Repubblica 9 maggio 1994, n. 487, e successive modificazioni ed integrazioni, per le parti non incompatibili con quanto previsto dagli articoli 35 e 36, salvo che la materia venga regolata, in coerenza con i principi ivi previsti, nell'ambito dei rispettivi ordinamenti».
La norma richiamata riconosce quindi alle pubbliche amministrazioni la facoltà di disciplinare il reclutamento di personale con proprio autonomo regolamento, nel rispetto dei principi generali posti dal medesimo decreto legislativo n. 165 del 2001. L'agenzia delle entrate ha legittimamente esercitato tale facoltà adottando un regolamento che prevede una forma concorsuale speciale nella quale l'assunzione è preceduta da un periodo di tirocinio.
Pertanto, si evidenzia in primo luogo che le questioni connesse allo svolgimento di tale tirocinio ed alla successiva assunzione sono da rimettersi al competente Ministro dell'economia e delle finanze, amministrazione vigilante sull'Agenzia delle entrate la quale, mediante il citato regolamento, ha provveduto a disciplinare le suddette modalità di assunzione.
In secondo luogo, per quanto attiene più puntualmente alle competenze del Ministro

per la pubblica amministrazione e l'innovazione, si precisa che il dipartimento della funzione pubblica ha avuto modo di affrontare i profili di stretta competenza della questione in esame in occasione della formulazione di un parere richiestogli dal predetto Ministero dell'economia e delle finanze.
In particolare, il competente ufficio per il personale delle pubbliche amministrazioni del citato dipartimento ha rappresentato di concordare con la ricostruzione interpretativa proposta dal Ministro dell'economia e delle finanze circa l'applicazione dell'articolo 17, comma 35-
bis del decreto-legge 1o luglio 2009, n. 78, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 102 del 2009, il quale dispone che «per il personale delle agenzia fiscali il periodo di tirocinio è prorogato fino al 31 dicembre 2009».
Al riguardo l'ufficio per il personale delle pubbliche amministrazioni ha precisato che la norma sopra citata ha lo scopo di differenziare situazioni che, per il loro diverso rilievo, necessitano di essere escluse dal blocco delle assunzioni previsto dallo stesso decreto-legge. Tuttavia la norma
de qua appare di difficile attuazione in quanto non provvede ad individuare precisamente i destinatari della disposizione. In merito a ciò il citato ufficio ha suggerito che questi ultimi devono essere identificati nei soggetti che hanno titolo ad una futura assunzione nei ruoli dell'agenzia: ne restano pertanto esclusi tutti coloro che, in base alle regole concorsuali ed a quelle del bando non hanno, né potranno avere, titolo ad una futura assunzione nei predetti ruoli, come ad esempio, gli aspiranti tirocinanti che non hanno superato la prescritta prova finale.
Quanto da ultimo illustrato attiene alle competenze proprie del Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione il quale, infatti, è chiamato a fornire opportuni chiarimenti ed indirizzi interpretativi in ordine alla normativa in materia di personale pubblico.
Le richieste dell'interrogante relative, invece, alle determinazioni assunte dall'Agenzia delle entrate circa lo scorrimento delle graduatorie, non possono trovare riscontro da parte del Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione. Come dinanzi sottolineato, infatti, ogni valutazione afferente alle modalità utilizzate per procedere alle assunzioni, compresa la scelta di indire un nuovo concorso piuttosto che attingere dalle graduatorie già esistenti, rientra tra le competenze della medesima Agenzia, alla quale vanno quindi chiesti gli opportuni chiarimenti.

Il Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione: Renato Brunetta.

BRIGUGLIO. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
la Società Snam Gas S.p.A., con sede a San Donato Milanese, intenderebbe procedere alla realizzazione della centrale di compressione gas di Monforte San Giorgio allo scopo di soddisfare le maggiori esigenze di trasporto del gas importato dall'Algeria;
il progetto di costruzione della centrale di Monforte consiste nell'installazione di due unità di compressione di taglia 25 MW collegati con un assetto che prevede una unità in esercizio più una di scorta, con i sistemi ad esse connessi;
l'opera oggetto del presente studio è collocata lungo il percorso del gasdotto TRANSMED proveniente dall'Algeria;
il progetto pone l'area di realizzazione dell'opera in una zona totalmente pianeggiante nel Comune di Monforte San Giorgio, precisamente a Monforte Marina;
l'opera ricadrebbe in un'area, che comprende anche il territorio di Pace del Mela, già dichiarata ad elevato rischio di crisi ambientale;
la zona costiera e l'area contigua all'opera, perimetrata quale sito di interesse nazionale (SIN), denominata «area industriale di Milazzo», compresa tra i comuni di Monforte San Giorgio e Milazzo,

della quale fa parte il Comune di Pace del Mela, lamenta una limitata capacità di carico dell'ambiente naturale ed è già fortemente inquinata, giusta decreto 11 agosto 2006 del Ministero dell'ambiente (G.U.R.I. n. 256 del 3 novembre 2006);
è stato ritenuto necessario ed urgente sottoporre l'area ad interventi di caratterizzazione, di messa in sicurezza, di emergenza, bonifica, ripristino ambientale;
secondo i Comuni interessati l'intervento proposto va in senso esattamente contrario e compromette ulteriormente la già precaria situazione ambientale -:
quali iniziative intenda adottare per recepire le istanze delle comunità locali e in particolare del comune di Monforte San Giorgio e del comune di Pace del Mela in relazione alla realizzazione della centrale di compressione gas nel territorio di Monforte San Giorgio, alla luce di quanto sopra esposto.
(4-01682)

Risposta. - Per quanto indicato nell'interrogazione in esame, relativo alla problematica correlata alla realizzazione di una centrale di compressione gas nella frazione marina - interno Consorzio Asi (Area di sviluppo industriale) - del Comune di Monforte San Giorgio ad opera della «Snam Gas Spa», con sede a San Donato Milanese, sulla scorta di quanto comunicato dalla Prefettura di Messina, su notizie fornite dal Comando provinciale Carabinieri di quella città, si rappresenta quanto segue.
La predetta società, allo scopo di potenziare la linea per il pompaggio ad alta pressione di gas metano tramite la realizzazione di una terza «linea di distribuzione» nel Comune succitato, in data 26 giugno 2008, inoltrava agli organi preposti la documentazione necessaria per ottenere il rilascio delle previste autorizzazioni.
In data 6 agosto 2008 l'Assessorato all'industria della Regione Siciliana ha sospeso la realizzazione di tale opera a causa del mancato preventivo confronto con gli Enti locali territoriali, previsto dalla vigente normativa, essendo l'area interessata «ad elevato rischio ambientale». Per tale motivazione detto Assessorato, di concerto con quello del territorio e dell'ambiente e con la locale provincia Regionale, si sta adoperando per individuare un sito alternativo a quello di Monforte Marina.
La Compagnia Carabinieri di Milazzo ha, comunque, provveduto a trasmettere gli atti anche all'Autorità giudiziaria per le valutazioni di competenza.

Il Sottosegretario di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare: Roberto Menia.

CATANOSO. - Al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione. - Per sapere - premesso che:
la Croce rossa italiana ha avviato le procedure di stabilizzazione, a norma delle leggi finanziarie 2007 e 2008, dei circa 1900 dipendenti precari che operano per l'ente da anni, a garanzia dei servizi d'istituto stessi;
la Croce rossa italiana è un ente importante e strategico per l'erogazione di servizi essenziali alla popolazione, quali il pronto soccorso urgente 118, l'assistenza agli immigrati, il trasporto dei disabili e la presenza dello Stato italiano in tutti gli scenari internazionali più delicati;
da decenni, tali servizi sono svolti in regime di convenzione con il sistema sanitario nazionale e con lo Stato stesso - senza le adeguate deleghe istituzionali e da ben il 75 per cento di personale precario d'organico - rinnovato costantemente e che nel tempo ha acquisito indubbie specifiche professionalità;
in due specifici incontri, tenutisi il 25 ed il 27 novembre 2008, presso il Comitato centrale della Croce rossa italiana, l'amministrazione ha reso noto alle organizzazioni sindacali le motivazioni per le quali sono stati stralciati dalle liste nominative dei dipendenti precari aventi diritto alla stabilizzazione, in base alla normativa vigente, circa 230 lavoratori;

da una prima valutazione, a parte alcuni casi ad personam, vittime di esclusione per errori procedurali, si è appreso che la maggior parte degli esclusi, secondo l'amministrazione, non possedeva i requisiti dettati dalla finanziaria 2007 e ribaditi dalla finanziaria 2008;
le risposte portate dall'amministrazione alle organizzazioni sindacali durante gli incontri, fanno pensare che eventuali errori individuali siano invece estendibili ad un gran numero di lavoratori esclusi dalle liste;
è evidente poi, che eventuali responsabilità dell'ente non possono essere imputabili ai lavoratori e ricadere su di essi;
l'Ugl Fedep C.R.I. ha richiesto, congiuntamente alle altre organizzazioni sindacali, un intervento politico urgente al Commissario straordinario, avvocato dottor Rocca, per inserire i nominativi degli esclusi nelle liste di stabilizzazione approvate;
questo poiché la rigida interpretazione della normativa da parte del Servizio preposto del Comitato centrale paradossalmente tende a scontrarsi con quelle che sono state le decisioni amministrative periferiche assunte dell'ente stesso, in merito ai rinnovi contrattuali di quei lavoratori coinvolti nel processo di esclusione;
l'esempio pratico addotto dall'amministrazione CRI è riscontrabile nella seguente ipotesi: un dipendente a tempo determinato che abbia maturato i 36 mesi previsti dalla vigente normativa, a fronte di reiterate proroghe contrattuali e non di un contratto continuativo sottoscritto antecedentemente alla data del 28 settembre 2007, non rientrerebbe di fatto nel processo di stabilizzazione;
paradossalmente, un dipendente che invece abbia anzianità di servizio minore dei richiesti 36 mesi, ma ha sottoscritto antecedentemente alla data del 28 settembre 2007 un contratto di tre anni consecutivi, senza proroga, in virtù di una convenzione attiva, avrebbe diritto ad essere inserito nel processo di stabilizzazione;
va sottolineato che il sistema della proroga contrattuale è stato adottato dalla Croce rossa italiana - a livello periferico - poiché la convenzione alla quale è legato il lavoratore oggetto di eventuale esclusione (ad esempio il 118), era prorogata di anno in anno ed essendo, per l'appunto, legato ad essa, l'amministrazione non ha ritenuto opportuno proporre al dipendente in questione, un contratto di tre anni consecutivi, data la non certezza del rinnovo convenzionale -:
quali iniziative o provvedimenti intenda adottare il Ministro interrogato, affinché l'amministrazione della Croce rossa italiana provveda ad inserire nelle liste di stabilizzazione quei precari esclusi che ne hanno diritto in base alla normativa vigente e porti a soluzione, tramite il processo di stabilizzazione, l'annosa vertenza dei lavoratori precari dell'Ente.
(4-01894)

Risposta. - In riferimento all'atto di sindacato ispettivo in esame, relativo alla stabilizzazione dei dipendenti a tempo determinato della Croce rossa italiana (Cri), si rappresenta quanto segue.
La questione prospettata dall'interrogante è stata già più volte affrontata dal dipartimento della funzione pubblica a seguito alcune istanze presentate dalla Croce rossa italiana di contenuto analogo a quello della presente interrogazione. Il competente ufficio per il personale delle pubbliche amministrazioni del suddetto dipartimento ha al riguardo precisato che la Croce rossa italiana, pur avendo natura di ente pubblico non economico, svolge anche attività sanitarie agendo
iure privatorum. Si tratta, ad esempio, dei servizi di soccorso urgente e di trasporto di inferni realizzati in base a convenzioni stipulate con le Asl, dei servizi di assistenza socio-sanitaria effettuati presso i centri di accoglienza profughi o, infine, dei servizi di pronto soccorso aeroportuale.
Per lo svolgimento delle attività connesse ai suddetti servizi, la Croce rossa

italiana si avvale di personale non di ruolo, assunto a tempo determinato in ragione della durata della convenzione.
Quanto alla possibilità che il suddetto personale possa avvalersi delle procedure cosiddette di stabilizzazione, occorre considerare che le disposizioni normative introdotte a tal fine dalle leggi finanziarie per il 2007 e per il 2008, varate dal precedente Governo, hanno natura di norme speciali finalizzate a porre rimedio alle criticità conseguenti all'utilizzo improprio del lavoro flessibile nella pubblica amministrazione ed, in particolare, al ricorso a contratti di durata temporanea in ragione di fabbisogni permanenti dell'amministrazione. Pertanto, come lo stesso Governo ha provveduto a chiarire (cfr. direttiva del Ministro per le riforme e le innovazioni nella pubblica amministrazione del 30 aprile 2007, n. 7), sebbene la natura delle disposizioni concernenti le procedure di stabilizzazione vada considerata derogatoria rispetto alle normali procedure di assunzione, occorre comunque inquadrare la loro applicazione nel sistema normativo vigente in materia. Ne consegue dunque la necessità di accertare la vacanza in organico rispetto alla qualifica da assumere che dovrà risultare dalla dotazione organica vigente e dalla programmazione del fabbisogno aggiornata ai sensi dell'articolo 35, comma 4, del decreto legislativo n. 165 del 2001.
Per quanto attiene al personale della Cri assunto in regime di convenzione, deve considerarsi che lo stesso non svolge compiti connessi alla funzione istituzionale dell'ente in questione ma, piuttosto, attività riferite a funzioni proprie dei soggetti con i quali la Cri stipula,
iure privatorum, le convenzioni. Il personale in esame, in quanto assunto a tempo determinato per lo svolgimento dei predetti servizi, non può quindi gravare sulla dotazione organica dell'amministrazione, essendo infatti adibito ad attività eventuali, variabili ed imprevedibili, afferenti a funzioni non suscettibili di essere consolidate mediante rideterminazione del relativo fabbisogno.
Ferme restando tali valutazioni generali, le problematiche specifiche evidenziate dalla Cri sono state comunque oggetto di particolare considerazione: infatti, dapprima la legge n. 244 del 2007 (legge finanziaria per il 2008) e, da ultimo, la legge n. 69 del 2009 hanno previsto la proroga dei contratti a tempo determinato fino alla scadenza delle relative convenzioni stipulate con gli enti del Servizio sanitario nazionale o con altri enti.
Nello specifico, l'articolo 2, comma 366 della legge finanziaria per il 2008 ha disposto che «al fine di assicurare l'espletamento delle attività che l'associazione italiana della Croce rossa svolge in regime convenzionale nel settore dei servizi sociali e socio-sanitari, i contratti di lavoro a tempo determinato stipulati sulla base delle convenzioni sono confermati per la durata delle convenzioni medesime. In tutti gli altri casi restano ferme le limitazioni previste dalla presente legge in materia di lavoro flessibile».
Analogamente l'articolo 28 della sopra richiamata legge n. 69 del 2009 ha disposto che «a valere sulle convenzioni stipulate con gli enti del Servizio sanitario nazionale o con altri enti, l'associazione italiana della Croce rossa, al fine di assicurare l'espletamento e la prosecuzione delle attività, in regime convenzionale, nel settore dei servizi sociali e socio-sanitari nonché per la gestione dei servizi di emergenza sanitaria, può prorogare i contratti di lavoro a tempo determinato di cui all'articolo 2, comma 366, della legge 24 dicembre 2007, n. 244, fino alla scadenza delle medesime convenzioni. Alla copertura dell'onere relativo la Croce rossa provvede nell'ambito delle risorse finanziarie previste dalle convenzioni e in ogni caso senza nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica».
Peraltro, il successivo comma 367 della citata legge finanziaria per il 2008 ha stabilito anche che «nei confronti del personale di cui al comma 366 trovano applicazione le disposizioni dei commi 90, 92 e 94 dell'articolo 3 della presente legge. Per i soggetti in possesso dei prescritti requisiti che non possono essere stabilizzati per mancanza di disponibilità di posti vacanti nell'organico della associazione italiana della Croce rossa, nel rispetto della vigente normativa in materia di assunzioni, si

procede ad un graduale assorbimento del personale presso gli enti del Servizio sanitario nazionale e presso le regioni, tenuto conto delle qualifiche e dei profili professionali e nel rispetto delle procedure previste per le altre pubbliche amministrazioni e dei vincoli di contenimento delle spese di personale cui sono sottoposti i predetti enti, sulla base di un protocollo da stipulare con le regioni nelle competenti sedi istituzionali, su proposta del Ministero della salute di concerto con la Presidenza del Consiglio dei ministri - dipartimento della funzione pubblica e con il Ministero dell'economia e delle finanze. Con tale protocollo sono anche definiti gli aspetti relativi al rinnovo delle convenzioni di cui al comma 366, allo scopo di assicurare la continuità del servizio attraverso la proroga dei contratti di lavoro in essere».
Il Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione: Renato Brunetta.

CAZZOLA. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
gli enti di patronato che fanno riferimento, o sono emanazione diretta delle Organizzazioni Sindacali maggiormente riconosciute, si avvalgono di un meccanismo di finanziamento pubblico dello 0,226 per cento da applicare sulla base contributiva versata agli enti di previdenza;
il contributo pubblico di cui le organizzazioni sindacali beneficiano annualmente è in costante crescita, mentre l'attività svolta in favore dei lavoratori resta più o meno la medesima, va da sé che le organizzazioni sindacali dovrebbero disporre di significative risorse economiche derivanti dal finanziamento pubblico;
i Caaf delle organizzazioni sindacali rappresentano una importante voce di entrata nei bilanci di dette organizzazioni sindacali -:
se il Ministro interrogato, nell'ambito delle proprie competenze, intenda avviare, ed in caso contrario perché, una ricognizione ispettiva sui bilanci degli enti di patronato delle organizzazioni sindacali al fine di verificare se l'impiego dei proventi derivanti dal finanziamento pubblico sia in linea con gli obiettivi per cui viene erogato in base alle disposizioni di legge e non sia utilizzato per far fronte ai costi della normale attività sindacale.
(4-02750)

Risposta. - Con riferimento alla interrogazione in esame, inerente alla materia dei finanziamenti pubblici spettanti agli enti di patronato, si rappresenta quanto segue.
Preliminarmente pare opportuno precisare che, ai sensi della legge 30 marzo 2001, n. 152, gli istituti di patronato e di assistenza sociale, promossi da confederazioni o associazioni nazionali di lavoratori, hanno natura giuridica di enti di diritto privato svolgenti un servizio di pubblica utilità.
Tale servizio si sostanzia principalmente nell'espletamento di un'attività di consulenza, assistenza e tutela (anche con poteri di rappresentanza) in favore dei lavoratori dipendenti e autonomi, dei pensionati e dei singoli cittadini italiani, stranieri e apolidi presenti sul territorio dello Stato (nonché dei loro superstiti e aventi causa), ai fini del conseguimento, in Italia e all'estero, di prestazioni aventi natura previdenziale, socio-assistenziale nonché di prestazioni erogate dal servizio sanitario nazionale.
Ai sensi dell'articolo 13 della su citata legge, al finanziamento degli enti in argomento si provvede, in considerazione della particolare natura delle finalità perseguite, mediante il prelevamento di un'aliquota (pari allo 0,226 per cento) sul gettito dei contributi previdenziali obbligatori incassati da tutte le gestioni amministrate dall'Inps, dall'Inpdap, dall'Inail e dall'Ipsema.
Il successivo articolo 14, stabilisce, tra l'altro, che gli istituti di patronato e di assistenza sociale sono tenuti a registrare regolarmente i proventi e le spese sostenute, conservando agli atti la relativa documentazione contabile, nonché a comunicare all'allora ministero del lavoro e della previdenza sociale (in qualità di organismo vigilante), entro tre mesi dalla chiusura

dell'esercizio annuale, il rendiconto del bilancio di esercizio ai fini del previsto controllo di gestione.
Da ultimo, ai sensi dell'articolo 19 della più volte citata legge n. 152 del 2001, il Ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali è tenuto a presentare annualmente al Parlamento, entro il mese di dicembre, una relazione concernente, tra l'altro, anche l'andamento economico degli istituti stessi.
Appare, quindi, facilmente riscontrabile, per quanto sopra illustrato, l'effettiva destinazione dei proventi spettanti, a titolo di finanziamento pubblico, agli enti di patronato i cui bilanci, come detto, sono rendicontati al Parlamento con cadenza annuale e posti sotto il controllo del vigilante ministero dei lavoro, della salute e delle politiche sociali.

Il Sottosegretario di Stato per il lavoro, la salute e le politiche sociali: Pasquale Viespoli.

CICCANTI. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
la società finlandese Ahlstrom, che gestisce la ex cartiera Mondadori di Ascoli Piceno per la produzione della carta, ha da qualche anno chiuso ogni attività e nello scorso mese di gennaio, dopo un periodo di cassa integrazione, ha messo in mobilità circa 140 lavoratori dipendenti;
alla rilevazione di detta attività si era interessato un «fondo sovrano» cinese (Corfindeco e China Investment Corporation), che aveva messo a disposizione qualche decina di milioni per compiere l'operazione economica di che trattasi;
per favorire detta trattativa, ovvero per svilupparne altre tendenti alla ripresa di attività dell'ex cartiera, si è stabilito un tavolo interistituzionale con le parti sociali ed istituzionali interessate presso il Ministero per lo sviluppo economico, presieduto dal Dr. Giampiero Castano, dirigente dell'Unità per la gestione delle vertenze delle imprese in crisi;
in data 27 febbraio 2009, il predetto dirigente, il Presidente della Provincia ed il Sindaco di Ascoli si sono incontrati per parlare sullo stato delle trattative per la vendita dell'azienda ed hanno parlato telefonicamente in «viva voce» con il dr. Diego Borello, manager dell'Ahlstrom, per conoscere la disponibilità a vendere;
dei colloqui e delle posizioni espresse dalla ditta venditrice sono stati riportati ampi stralci sulla stampa locale del 28 febbraio 2009, a cominciare da un dettagliato resoconto apparso su Piceno News del 27 febbraio 2009;
tale circostanza - con la quale venivano riportate notizie riservate della trattativa, tali ritenute secondo un consolidato codice etico - ha determinato una vigorosa reazione di Andrea Maurizi, intermediario dell'acquirente cinese interessato, che ha dichiarato sul Resto del Carlino del 3 marzo 2009 (pag. 17): «La Corfindeco Ca-Cic considera chiuse le trattative in corso, che si erano nuovamente riavviate alla fine del gennaio 2009, dopo una forzata interruzione»;
pur comprendendo le esigenze di visibilità mediatica dei due amministratori, l'interrogante non comprende invece la «leggerezza» con cui un dirigente dello Stato si presti, secondo l'interrogante, a dannose strumentalizzazioni politiche, facendo fallire una trattativa di grande rilevanza umana e sociale per le maestranze in mobilità -:
come realmente siano andate le trattative e quali soluzioni riparatrici di tale danno si intenda porre in atto.
(4-04812)

Risposta. - Il ministero dello sviluppo economico ha seguito con attenzione le problematiche della società finlandese Ahlstrom Corporation, leader nella produzione di carte speciali e per imballaggi.
In data 22 dicembre 2008 la Ahlstrom Turin SpA ha risolto tutti i rapporti di lavoro dei dipendenti ancora in forza presso lo stabilimento di Ascoli Piceno e li ha collocati in mobilità con effetto dal 15 gennaio 2009.


Inoltre, la stessa aveva dichiarato di voler mettere in vendita il sito produttivo di Ascoli Piceno, avendo deciso di orientare altrove la produzione.
I motivi addotti, per giustificare tale chiusura, sono riconducibili essenzialmente agli elevati costi sia energetici e sia delle materie prime. Tali circostanze avrebbero generato negli ultimi anni la chiusura in negativo dei propri esercizi finanziari.
Numerose riunioni si sono svolte, pertanto, presso il ministero dello sviluppo economico finalizzate, a preservare la natura industriale del sito cercando sia un nuovo imprenditore operante nello stesso settore, sia valutando eventuali processi di reindustrializzazione.
Ciò premesso, si evidenzia che al tavolo di confronto istituito, più volte si è fatto riferimento al possibile interessamento del fondo Corfindeco C.A. per l'acquisizione della ex cartiera Mondadori.
Più precisamente:
in data 7 ottobre 2008 è pervenuta una manifestazione di interesse da parte di Corfindeco C.A. relativa, unicamente, agli
assetts dell'Ahlstrom Turin, senza nessun riferimento alla presa in carico della forza lavoro;
in data 8 ottobre 2008 viene inviata da parte della Ahlstrom una richiesta affinché venga specificata la manifestazione di interesse posizione degli eventuali acquirenti;
in data 2 gennaio 2009 è stata poi trasmessa dai legali dell'intermediario di un acquirente cinese interessato, una comunicazione da cui si evince che l'interesse dello stesso è legato esclusivamente agli
assetts, e non all'intero ramo d'azienda.

Il ministero dello sviluppo economico ha proposto alle parti la stipula di un «Protocollo di intesa», volto alla reindustrializzazione dell'area.
Questa indicazione non è stata accettata dall'azienda.
Rimane aperta la possibilità di realizzare, su una porzione di area della cartiera, una centrale a cogenerazione che per essere redditizia necessita, però, della presenza di importanti utilizzatori.
La provincia di Ascoli Piceno sta verificando la fattibilità di questa ulteriore opportunità.
Il ministero dello sviluppo economico sta continuando a seguire in modo attento l'evoluzione di una questa vicenda industriale estremamente complessa, nel tentativo di favorire una soluzione positiva.

Il Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico: Stefano Saglia.

CICCIOLI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
ai sensi del decreto legislativo n. 163 del 2006, l'affidamento e l'esecuzione di opere e lavori pubblici, servizi e forniture deve garantire la qualità delle prestazioni e svolgersi nel rispetto dei principi di economicità, efficacia, tempestività e correttezza; l'affidamento deve altresì rispettare i principi di libera concorrenza, parità di trattamento, non discriminazione, trasparenza, proporzionalità, nonché quello di pubblicità con le modalità indicate nel codice dei contratti pubblici relativi a lavori, servizi e forniture in attuazione delle direttive 2004/17/CE e 2004/18/CE;
il sindaco del Comune di Venarotta (Ascoli Piceno), signor Emidio Sciamanna, ha commissionato il personale della Ditta S.D.F. di Sciamanna E. & C. snc all'esecuzione di manutenzioni ordinarie e straordinarie di beni patrimoniali del Comune di Venarotta;
la S.D.F. è una ditta di verniciature industriali il cui socio ed amministratore è lo stesso Sciamanna Emidio, Sindaco di Venarotta;
per quanto risulta all'interrogante i lavori prestati dalla Ditta S.D.F. sono stati commissionati dal Sindaco Sciamanna mediante disposto verbale dello stesso, senza alcun atto, alcuna delibera o provvedimento relativo alla commissione dei lavori,

alla esecuzione degli stessi, alle norme di sicurezza e agli adempimenti obbligatori per i contratti pubblici;
seppur verbalmente e a titolo gratuito, mediante «affido diretto» da parte del Sindaco, committente dei lavori, tale commissione costituisce un negozio giuridico, di un contratto pubblico a tutti gli effetti (tra il Comune di Venarotta e la ditta S.D.F.) e pertanto esso deve avere tutti i requisiti di legittimità e validità richiesti per i contratti della Pubblica Amministrazione;
la presunta gratuità delle opere commissionate non giustifica la mancanza dei requisiti richiesti per la validità e la legittimità dei contratti pubblici, soprattutto per quanto riguarda il rispetto della libera concorrenza, la parità di trattamento, la trasparenza e la sicurezza dei lavoratori e dei terzi;
l'articolo 63 del decreto legislativo n. 267 del 2000, al comma 1, punto 2, considera incompatibile alla carica di Sindaco «colui che, come titolare, amministratore, dipendente con poteri di rappresentanza o di coordinamento ha parte, direttamente o indirettamente, in servizi, esazioni di diritti, somministrazioni o appalti, nell'interesse del comune o della provincia...» -:
se il Ministro dell'interno non ritenga necessario valutare se esistano i presupposti per l'incompatibilità alla carica di Sindaco per il signor Sciamanna, committente e rappresentante del Comune di Venarotta e al tempo stesso titolare della Ditta S.D.F. a cui, lo stesso Sindaco Sciamanna, ha commissionato i lavori di manutenzione di beni comunali e se in tal caso non si intenda promuovere l'azione popolare ex articolo 70 del decreto legislativo n. 267 del 2000.
(4-03897)

Risposta. - La minoranza consiliare del comune di Venarotta ha ravvisato nella vicenda segnalata dall'interrogante il concretizzarsi, in capo al sindaco Emidio Sciamanna, delle condizioni di incompatibilità a ricoprire l'attuale carica di cui all'articolo 63, primo comma, punto secondo, del decreto legislativo 267 del 2000.
Il Consiglio comunale ha valutato la questione nel corso della seduta del 27 giugno 2009, giungendo alla conclusione che i lavori svolti dall'impresa di cui Sciamanna è titolare - essendo stati compiuti in modo occasionale, a titolo gratuito e a beneficio dell'intera comunità non creavano presupposti di incompatibilità e, quindi, non inficiavano in alcun modo l'elezione dello stesso, deliberando in tal senso.
Hanno fatto poi seguito altre iniziative, sfociate anche in un esposto presentato alla Prefettura di Ascoli Piceno che, al riguardo, ha evidenziato che la gratuità ed occasionalità del rapporto istauratosi nella circostanza tra il sindaco di Venarotta e la ditta SDF di cui lo stesso è titolare - ferma restando la possibile rilevanza di tale
modus operandi sotto altri profili - non fa rientrare la vicenda nella fattispecie di incompatibilità disciplinata dall'articolo 63 comma 1, punto 2, del decreto legislativo 267 del 2000. Ciò anche in base all'orientamento largamente prevalente della giurisprudenza di legittimità, che ha costantemente affermato che il diritto elettorale passivo può essere compresso dal sistema delle disposizioni che regolano l'incandidabilità, l'ineleggibilità, e l'incompatibilità - contemplate dagli articoli 55-70 del decreto legislativo 267 del 2000 - nei soli casi tassativamente previsti dalla legge, i quali rappresentano comunque un'eccezione rispetto al diritto ad accedere liberamente e in condizioni di uguaglianza alle cariche elettive, riconosciuto a tutti i cittadini dall'articolo 51 della Carta costituzionale e che, pertanto, non sono suscettibili di interpretazione estensiva.
Tale assunto giurisprudenziale si fonda sull'ulteriore considerazione che la
ratio dell'ipotesi di incompatibilità in argomento consiste nell'impedire che soggetti portatore di interessi confliggenti con quelli del comune, o che comunque si trovino in condizioni che ne possono compromettere l'imparzialità, possano concorrere all'esercizio delle funzioni che la legge attribuisce alle amministrazioni comunali (confronta Corte costituzionale, sentenze numeri 441 del

1997, 450 del 2000 e 220 del 2003). Nel caso di specie, però, questa confliggenza di interessi non sembra essersi concretizzata, poiché l'impresa Sdf come detto, ha svolto i lavori a titolo gratuito ed in maniera isolata e occasionale.
È di tutta evidenza che resta ferma la possibilità della minoranza consiliare o di qualsiasi altro elettore del comune di Venarotta, ove lo ritengano, di impugnare dinanzi al giudice ordinario la deliberazione di convalida degli eletti.

Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Michelino Davico.

CIRIELLI. - Al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione, al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
nell'anno 2001 l'INAIL ha bandito un concorso pubblico finalizzato all'assunzione di personale con contratto di formazione e lavoro della durata di 24 mesi per la posizione ordinamentale 62, profilo amministrativo;
al predetto concorso hanno partecipato circa cinquantamila candidati;
in esito alla predetta procedura concorsuale sono stati sottoscritti 580 contratti di formazione lavoro;
l'INAIL, in attuazione delle disposizioni normative vigenti, ha realizzato un progressivo contenimento delle dotazioni organiche pervenendo, con deliberazione del Consiglio di Amministrazione n. 231 del 26 aprile 2005, a definire l'organico in complessive 12.176 unità, ai sensi di quanto disposto dal comma 93 della legge 30 dicembre 2004, n. 311;
la Legge Finanziaria 2005 ha rimarcato la necessità del contenimento dei costi in materia di personale, prevedendo severe prescrizioni in materia di assunzioni di personale e disponendo il «blocco» delle stesse per il triennio 2005-2007;
in particolare, il comma 121 dell'articolo 1 della Legge Finanziaria 2005 ha disposto che le procedure per la conversione dei contratti di formazione e lavoro possono essere effettuate unicamente nel rispetto delle limitazioni e delle modalità previste dalla normativa vigente per l'assunzione di personale a tempo indeterminato, prevedendo, al contempo, la proroga al 31 dicembre 2005 dei rapporti in essere instaurati con il personale interessato alla predetta conversione;
sembrerebbe che il Dipartimento della Funzione Pubblica si sia espresso in favore dell'assunzione dei predetti lavoratori con parere n. 193/04 ed avrebbe chiarito che la stipulazione del contratto di formazione e lavoro, in relazione alla sua particolare funzione che ne rappresenta al contempo l'utilità, è finalizzata al mantenimento in servizio dei lavoratori al termine del periodo formativo;
tutto il personale interessato alla conversione dei contratti avrebbe superato il «colloquio di idoneità», previsto dalla disciplina del contratto stesso quale requisito per la conversione, fin dal dicembre 2005;
sembrerebbe che, nel maggio 2007, l'INAIL abbia avanzato formale richiesta di conversione a tempo indeterminato dei suddetti contratti, ai sensi dell'articolo 1, commi 528 e 536, della legge finanziaria 2007 e secondo le istruzioni disposte dalla circolare n. 6/2007 dal Dipartimento Funzione Pubblica e dal Dipartimento della Ragioneria generale dello Stato;
pare che la predetta richiesta non sia stata accolta in fase istruttoria in mancanza della necessaria vacanza d'organico nella posizione di organico B2 amministrativa, necessaria per poter procedere alla conversione di tutti i contratti;
sembrerebbe che, successivamente, con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 1° ottobre 2007, sia stata autorizzata la conversione a tempo indeterminato di tutti i contratti di formazione

e lavoro richiesta dalle varie amministrazioni interessate e pari a 2474 unità;
la disponibilità in INAIL si sarebbe concretizzata con il completamento delle selezioni interne per il passaggio dall'area B all'area C, di cui alla determina di assunzione n. 219 del 31 luglio 2008;
in data 6 agosto 2008 sarebbe stata, pertanto, reiterata al Dipartimento della Funzione Pubblica - UPPA - al Dipartimento della Ragioneria generale dello Stato IGOP, la richiesta di conversione limitatamente a 575 unità, a seguito di avvenute cessazioni dal servizio;
nonostante le rassicurazioni in merito alla possibile assunzione delle predette unità lavorative, sembrerebbe che il decreto che autorizza le assunzioni non sia stato ancora emanato;
in data 17 ottobre 2008, il Presidente dell'INAIL avrebbe sollecitato, tramite la lettera allegata, il Ministro per la Pubblica Amministrazione e per l'innovazione sottolineando la necessità e l'urgenza dell'emanazione del decreto per la conversione delle 575 unità lavorative citate in premessa -:
se non ritenga opportuno procedere all'emanazione del decreto che autorizza la conversione a tempo indeterminato delle 575 unità lavorative citate in premessa tenuto conto, soprattutto, delle esigenze di servizio dell'INAIL che, in ragione del suo rilevante ruolo istituzionale nonché delle nuove e sempre crescenti competenze affidategli nel campo della prevenzione, della cura e della riabilitazione dell'infortunato, richiede la disponibilità di nuove risorse umane che possano costituire un valido supporto al sistema organizzativo e produttivo dell'Istituto.
(4-01412)

Risposta. - Si fa riferimento all'atto di sindacato ispettivo in esame, concernente un concorso pubblico bandito nell'anno 2001 dall'Inail ai fini dell'assunzione di personale con contratto di formazione e lavoro della durata di 24 mesi per la posizione ordinamentale 62, profilo amministrativo.
In particolare, in merito a tale concorso, l'interrogante chiede al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione se non ritenga opportuno procedere all'emanazione del decreto che autorizza la conversione a tempo indeterminato di 575 unità lavorative, rappresentando al riguardo che, sebbene il dipartimento della funzione pubblica si sia espresso in favore dell'assunzione dei predetti lavoratori, la formale richiesta di conversione a tempo indeterminato dei suddetti contratti, avanzata dall'Inail nel maggio 2007, non ha trovato accoglimento.
Si precisa al riguardo che, come del resto sottolineato dallo stesso interrogante, la predetta richiesta non è stata accolta in ragione della mancanza della necessaria vacanza d'organico nella posizione B2 amministrativa, condizione ineluttabile per poter procedere alla conversione dei contratti. Ed infatti, la successiva richiesta di conversione limitatamente a 575 unità, reiterata al dipartimento della funzione pubblica ed al dipartimento della Ragioneria generale dello Stato a seguito del verificarsi delle condizioni sopra richiamate, ossia delle avvenute cessazioni dal servizio, ha trovato accoglimento mediante l'adozione del decreto di autorizzazione all'assunzione, emanato in data 27 ottobre 2008 e pubblicato nella
Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana n. 26 del 2 febbraio 2009.
Il Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione: Renato Brunetta.

CONTENTO. - Al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione. - Per sapere - premesso che:
con atto di protocollo numero 5258/33/01-152 del 13 maggio 2009, il Ministro per la Pubblica Amministrazione e l'innovazione, onorevole Renato Brunetta, ha fornito delle delucidazioni in merito all'interrogazione a risposta scritta numero 4/01838 del 10 dicembre 2008;

il documento ispettivo concerneva la monetizzazione delle ferie non fruite per ragioni di servizio da parte dei dipendenti pubblici al momento della quiescenza;
i chiarimenti offerti dall'onorevole Brunetta confermano che, ai sensi della normativa vigente e del Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro del comparto delle Regioni e delle Autonomie Locali, alla cessazione del rapporto il periodo di ferie non goduto dal dipendente và sì liquidato ma solamente rispetto all'ultimo anno di servizio e non già dell'intero corso lavorativo;
non risulta, però, che la risposta di cui sopra abbia preso posizione su cosa intenda fare il Ministero interrogato per evitare che gli Enti Locali versino indennità non dovute in sede di contenzioso di lavoro piuttosto che a titolo conciliativo;
la risposta di cui sopra non ha neppure specificato quanti e quali vertenze, giudiziali o stragiudiziali, risultino a tutt'oggi in corso tra gli Enti Locali e il rispettivo personale in fase di pensionamento -:
se sia a conoscenza che effettivamente siano in corso delle vertenze, anche a carattere giudiziario, tra alcuni Comuni e Comunità Montane e propri ex dipendenti i quali, all'atto di entrare in quiescenza, sosterrebbero di aver diritto alla monetizzazione non solo delle ferie non godute per ragioni di servizio nel corso dell'ultimo anno di attività bensì anche degli anni pregressi;
in caso di risposta affermativa al precedente quesito, se, alla luce dell'attuale CCNL del comparto, le ferie non fruite possano essere cumulate al fine di una loro futura liquidazione complessiva o se, piuttosto, le stesse non debbano essere attribuite al dipendete nel corso del successivo anno solare;
sempre in caso di risposta affermativa al primo quesito, se non intenda intervenire nella vicenda segnalata in narrativa e con l'atto ispettivo numero 4/01838 del 10 dicembre 2008 per gli opportuni chiarimenti interpretativi del caso, mediante la pubblicazione di apposita circolare agli Enti Locali o altro provvedimento ritenuto adatto all'esigenza informativa dei diretti interessati.
(4-04608)

Risposta. - In relazione all'interrogazione in esame si comunica che, agli atti del dipartimento della funzione pubblica, non risultano notizie o documentazione in ordine ad un contenzioso giudiziale o stragiudiziale relativo alla monetizzazione delle ferie non godute dei dipendenti del comparto degli enti locali, in quanto tale contenzioso è trattato direttamente ed esclusivamente dai singoli enti locali o dal ministero dell'interno.
Al riguardo, dagli elementi acquisiti dalla predetta amministrazione competente per materia, si rappresenta che in considerazione dell'autonomia riconosciuta agli enti locali - anche alla luce della riforma del Titolo V, parte seconda, della Costituzione - il citato ministero non esercita funzioni di controllo sull'attività degli enti locali e, conseguentemente, non ha poteri di intervento su vicende che attengono al personale dei medesimi enti. In questo ambito lo stesso ministero dell'interno non dispone di dati concernenti eventuali vertenze intraprese da dipendenti degli enti locali in quiescenza volte ad ottenere il riconoscimento alla monetizzazione delle ferie per gli anni pregressi.
Nel merito, infine, nel confermare quanto già comunicato in esito alla precedente interrogazione a risposta scritta 4/01838 pari oggetto, si rappresenta che dal sistema complessivo derivante dalle disposizioni del decreto legislativo n. 165 del 2001, del decreto legislativo n. 66 del 2003, nonché della disciplina contrattuale di cui al Ccnl del 6 luglio 1995, tutte le attività connesse all'amministrazione ed alla gestione del personale sono rimesse all'autonoma valutazione e decisione degli enti, con conseguente e piena assunzione di responsabilità in materia da parte di essi.
Inoltre, a seguito dell'avvenuto completamento del processo di privatizzazione del rapporto di lavoro l'attività di gestione del personale non richiede determine amministrative o altri provvedimenti amministrativi.


Ai sensi dell'articolo 5, comma 2, del suindicato decreto legislativo n. 165 del 2001, come modificato dall'articolo 34 del decreto legislativo n. 150 del 2009, infatti, tale attività rientra tra quelle ricondotte alla esclusiva competenza del dirigente che vi provvede con le «capacità e i poteri del privato datore, di lavoro» e, quindi, con atti di diritto privato.
Nell'ambito di ciascun ente o amministrazione compete pertanto al responsabile della struttura amministrativa assicurare la gestione dell'istituto in esame attraverso una responsabile ed autonoma programmazione, che assume particolare rilievo soprattutto nei casi in cui il dipendente non abbia fruito delle ferie per ragioni di servizio.

Il Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione: Renato Brunetta.

CRISTALDI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione. - Per sapere:
se il Governo intenda adottare iniziative a seguito della protesta di oltre 1.400 persone risultate idonee in un concorso pubblico per l'appartenenza al Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco e che sono in attesa di essere immesse in servizio da otto anni, dopo che per diverse volte si è proceduto a concedere proroga della validità alla relativa graduatoria;
se risulti a verità che mentre non si procede alla immissione in servizio dei 1.400 idonei, lo stesso ramo della pubblica amministrazione ha proceduto ad assunzioni a tempo determinato per lo svolgimento di mansioni similari e che i costi per tale personale non avrebbero, di fatto, costituito un risparmio per la pubblica amministrazione;
se il Governo ritenga applicabile alla fattispecie la sentenza della Corte di Cassazione n. 20846 del 5 ottobre 2007 che, secondo un documento diffuso dal comitato dei 1.400 idonei, obbligherebbe la pubblica amministrazione all'assunzione degli idonei prima di procedere al bando di nuovi concorsi.
(4-01394)

Risposta. - In riferimento all'atto di sindacato ispettivo in esame, concernente l'assunzione di 1.400 idonei al concorso pubblico presso il corpo nazionale dei Vigili del fuoco, si rappresenta quanto segue.
Dagli approfondimenti compiuti con i competenti uffici del dipartimento della funzione pubblica è emerso che la graduatoria alla quale fa riferimento l'interrogante in relazione all'assunzione degli idonei, arriverà a scadenza il prossimo 31 dicembre 2009, essendo stata prorogata a tale data dall'articolo 5 del decreto-legge n. 207 del 2008, recante «Proroga di termini previsti da disposizioni legislative e disposizioni finanziarie urgenti».
Al riguardo, giova chiarire che il citato dipartimento della funzione pubblica provvede, per quanto di sua competenza, ad autorizzare le assunzioni della amministrazioni statali individuando unicamente le categorie di personale, senza tuttavia poter determinare da quale graduatoria, tra quelle vigenti, attingere gli idonei da assumere. Tale decisione è infatti rimessa all'amministrazione competente e quindi, con riguardo al concorso in esame, al Ministero dell'interno, il quale, nell'ambito dell'autorizzazione concessa dal dipartimento della funzione pubblica, ha modo di valutare quale graduatoria utilizzare.
Peraltro, si coglie l'occasione per precisare che la giurisprudenza della Corte di Cassazione non ha ad oggi assunto un orientamento univoco in merito alla necessità di procedere all'assunzione degli idonei prima di poter bandire nuovi concorsi.

Il Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione: Renato Brunetta.

FUCCI e DIVELLA. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
nei giorni scorsi, in provincia di Brindisi, l'Arma dei Carabinieri ha eseguito

dieci ordinanze di custodia cautelare contro altrettanti individui coinvolti in un pericoloso traffico di rifiuti illeciti provenienti dalla stessa Puglia e da altre regioni circostanti;
secondo le anticipazioni rese note da Legambiente sul nuovo rapporto sulle «ecomafie» di imminente pubblicazione, in Puglia sono localizzate il 20 per cento di tutte le inchieste per traffico di rifiuti avviate in Italia e molte di esse starebbero facendo emergere legami concreti con la malavita organizzata;
la situazione della Puglia suona un nuovo campanello d'allarme verso il quale - come insegna il disastro-rifiuti avvenuto in Campania che solo negli ultimi mesi grazie all'energico intervento del governo si è avviato a soluzione - qualsiasi tipo di sottovalutazione e di mancata prevenzione avrebbe sicuri effetti tragici;
al tempo stesso, al fine di evitare il diffondersi di pratiche illegali e profondamente dannose per l'ambiente e per la salute pubblica, pare necessario che in Puglia - secondo l'ultimo rapporto dell'Istituto per la protezione e la ricerca ambientale tra le «maglie nere» a livello nazionale con solo l'8,9 per cento - venga rafforzata l'opera di sensibilizzazione sulla popolazione locale riguardo all'importanza della raccolta differenziata dei rifiuti -:
quali siano i dati in possesso del Ministro interrogato sui traffici illeciti di rifiuti in Puglia;
dove siano localizzate le discariche abusive pugliesi scoperte e quali interventi siano in corso per prevenire e reprimerne il proliferare;
quali siano i legami accertati tra traffici di rifiuti e la malavita organizzata in Puglia e quali iniziative siano in corso per stroncarli;
quali iniziative, per quanto di sua competenza e nell'ambito dei rapporti tra Governo ed enti locali, intenda assumere per far sì che la sensibilità della popolazione alla raccolta differenziata dei rifiuti sia sempre più diffusa sull'intero territorio pugliese e nazionale.
(4-02657)

Risposta. - In merito a quanto esposto nell'interrogazione in esame, vengono affrontate, con specifico riferimento al territorio pugliese, le problematiche dei traffici illeciti di rifiuti, con il conseguente fenomeno della proliferazione delle discariche abusive, e quella del ritardo della sensibilizzazione della popolazione riguardo alla raccolta differenziata dei rifiuti.
A tale proposito, l'interrogante chiede di sapere per l'ambito regionale quali siano i dati in possesso del Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare sui traffici illeciti di rifiuti, dove siano localizzate le discariche abusive pugliesi, quali siano i legami accertati tra traffici di rifiuti e malavita organizzata e quali iniziative, per quanto di competenza, si intendano assumere per diffondere la sensibilità della popolazione alla raccolta differenziata.
Il traffico illecito di rifiuti è un reato previsto e punito dall'articolo 259 del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152 (Norme in materia ambientale) ma in realtà a suscitare particolare clamore, per l'esecuzione delle ordinanze di custodia cautelare, sono state le attività organizzate per il traffico illecito di rifiuti che, previste e punite dall'articolo 260 del medesimo dispositivo legislativo, costituiscono l'unico delitto ambientale previsto nella parte IV del decreto legislativo anzidetto.
Le informazioni sui legami accertati tra traffici illeciti dei rifiuti e malavita organizzata sono in possesso delle Forze di polizia, nonché della Direzione investigativa antimafia e della Magistratura.
Il ministero dell'interno, in virtù del suo potere di coordinamento delle Forze di polizia, appositamente interpellato in proposito, riferisce che in Puglia dal 2002 sono state registrate 25 inchieste contro attività organizzate per il traffico illecito dei rifiuti, ossia oltre il 20 per cento circa delle inchieste su tutto il territorio nazionale. In 12 indagini, inoltre, la Puglia è risultata la regione di partenza dei

traffici e nelle residue aree di transito. Quanto sopra riprova che la Puglia continua a rimanere un canale privilegiato di ingresso e/o uscita per i traffici transfrontalieri di rifiuti, come riscontrato anche dai sequestri effettuati presso i porti di Bari e Taranto.
Il medesimo ministero ha affermato che la regione Puglia si conferma una realtà di solida attrazione, investimento ed interesse delle organizzazioni criminali dedite alla perpetrazione di reati di natura ambientale. Per contro la medesima regione assurge al secondo posto nel ciclo illegale dei rifiuti, con 355 infrazioni accertate, 15 arresti, 416 persone denunciate e 271 sequestri (prima risulta la Campania con 573 infrazioni accertate, al terzo posto la Calabria con 293 infrazioni, seguita dal Lazio con 291 infrazioni).
Questo ministero, fin dal 1986, dispone di un reparto dell'Arma dei Carabinieri specializzato in materia di vigilanza, prevenzione e repressione delle violazioni compiute in materia ambientale (Comando Carabinieri per la tutela dell'ambiente, di seguito indicato CCta), posto alle dipendenze funzionali del ministro ai sensi dell'articolo 8, comma 4, della legge 8 luglio 1986, n. 349. La sua struttura organizzativa è stata potenziata e calibrata negli anni su base interprovinciale, in modo da garantire una presenza qualificata in tutto il territorio nazionale. In particolare nel territorio pugliese sono insediati due Nuclei operativi ecologici dei Carabinieri, rispettivamente nella città di Bari e Lecce con competenza, rispettivamente per le province di Bari e Foggia il primo e Lecce, Brindisi e Taranto il secondo.
Per lo svolgimento di indagini complesse, in particolare nel settore dei traffici e della gestione illecita dei rifiuti, i Nuclei territoriali operano, inoltre, in sinergia con una sezione centrale specializzata in attività investigativa.
Dai dati a disposizione di questo ministero, relativi all'anno 2008, pervenuti dal Comando Carabinieri per la tutela dell'ambiente, risulta quanto segue:
nel mese di giugno 2008, in provincia di Foggia, con l'operazione
«Black River» sono state eseguite 12 ordinanze di custodia cautelare degli arresti domiciliari e 42 decreti di sequestro di beni e di un laboratorio d'analisi utilizzato dagli indagati per produrre le certificazioni false. L'indagine è scaturita dalla verifica dei lavori di ampliamento della discarica rifiuti solidi urbani del comune di Delicato (Foggia). In particolare, i Carabinieri hanno accertato l'esistenza di un traffico illecito di rifiuti, costituiti da terre e rocce di scavo non caratterizzate, trasportate solo apparentemente presso un impianto di trasformazione/recupero inesistente ma, in realtà, smaltite illecitamente. Oltre al reato dello smaltimento illecito, del deturpamento delle bellezze naturali e del danneggiamento aggravato, gli indagati sono stati accusati di disastro ambientale, che a parere di un consulente della Procura della Repubblica, è quantificabile in 315 milioni di euro;
nel mese di agosto 2008, ad Andria (Bari), sono state eseguite 3 ordinanze di custodia cautelare degli arresti domiciliari, il sequestro di due aziende e di vari mezzi utilizzati per il trasporto dei rifiuti. L'indagine ha messo in luce l'esistenza di un sodalizio criminoso, che gestiva ingenti quantitativi di rifiuti speciali rinvenuti principalmente presso la ditta di trattamento rifiuti «Olearia Cassano», che ne smaltiva una parte presso gli impianti autorizzati «Natura ed Ambiente srl» e «Ecologia Andriese srl», attestando falsamente la loro non pericolosità e un'altra parte illecitamente, anche su fondi di proprietà. I reati contestati sono traffico illecito di rifiuti e falso.
Sono tuttora in corso attività investigative che interessano le province di Bari e Foggia coordinate dalla Procura della Repubblica - Direzione distrettuale antimafia di Bari;
dal giugno 2007 al marzo 2009, a Brindisi è stata condotta un'attività investigativa relativa allo smaltimento illecito di rifiuti speciali non pericolosi, pericolosi e tossico/nocivi, avvenuto in modo del tutto clandestino o ricorrendo a specifici e sistematici artifici eseguiti da parte di una

pluralità di soggetti, collegati a diverso titolo a società che esplicano l'attività nel campo della gestione dei rifiuti. Gli episodi delittuosi accertati sono stati ricondotti a diverse aziende operanti in tutta Italia e ai loro gestori che, in concorso o ciascuno per proprio conto, hanno rappresentato i cardini attorno ai quali hanno ruotato gli illeciti smaltimenti di rifiuti. L'interesse investigativo è stato svolto dalla cosiddetta gestione «straordinaria illegale» dei rifiuti la quale, considerate la specificità delle attività svolte e le ingenti quantità illecitamente trattate, ha consentito di individuare ipotesi di reato riconducibili all'attività organizzata per il traffico illecito di rifiuti, all'attività di gestione di rifiuti non autorizzata, alla rivelazione ed utilizzazione di segreti di ufficio nonché al favoreggiamento personale. Nel corso delle attività investigative svolte, è stato possibile individuare e ricostruire più flussi che hanno portato sia all'individuazione del sito di smaltimento finale illecito dei rifiuti, sia alla identificazione di una pluralità di soggetti (intermediari, produttori, trasportatovi e destinatari) coinvolti, a diverso titolo, nella gestione illecita delle ingenti quantità dei rifiuti speciali pericolosi e non pericolosi. I soggetti coinvolti, hanno operato una vera e propria declassificazione dei rifiuti, che da pericolosi sono stati trasformati, su carta, in non pericolosi, con la complicità del produttore/detentore e di alcuni laboratori di analisi compiacenti. Nell'ambito della stessa attività illecita al rifiuto è stato i assegnato un codice di comodo, necessario a rendere lo stesso, compatibile con l'atto autorizzativo dell'impianto di destinazione. Tali rifiuti, anche miscelati illegalmente, sono stati poi smaltiti presso una discarica della provincia di Brindisi, sito di destinazione finale di flussi provenienti da tutta Italia.

Le indagini recenti non hanno fatto emergere elementi tali da far ritenere agli inquirenti l'esistenza di collegamenti con la criminalità organizzata pugliese o di altre Regioni. Si ricorda, tuttavia, che con l'operazione «Veleno», portata a termine nel settembre 2007, sono state arrestate 52 persone per vari reati e a 12 di quelle è stata contestata l'associazione a delinquere di tipo mafioso finalizzata anche al traffico di rifiuti. Il processo è attualmente in fase dibattimentale.
La localizzazione delle discariche abusive è distribuita sull'intero territorio regionale, con caratteristiche differenti che variano in funzione delle peculiarità territoriali e della vicinanza a poli industriali (esempio Taranto e Brindisi) o alla portualità principale. Eventuali approfondimenti, sono disponibili sul sistema informativo tematico messo a punto dall'Assessorato all'ecologia della regione Puglia e fruibile anche
on line con accesso riservato.
Sempre dall'attività operativa pervenuta dal Comando Carabinieri per la tutela dell'ambiente, risultano numerosi interventi in presenza di discariche abusive ed in particolare:
in provincia di Foggia sono stati effettuati 23 sequestri di aree, per una estensione complessiva di circa 50.000 metri quadrati e deferite in stato di libertà 69 persone ritenute responsabili dell'illecito. Il valore equivalente delle aree sequestrate è di circa euro 12.300.000,00;
in provincia di Bari sono stati effettuati 46 sequestri di aree, per una estensione complessiva di circa 135.000 metri quadrati e deferite in stato di libertà 102 persone ritenute responsabili dell'illecito. Il valore approssimativo delle aree sequestrate è di circa 25 milioni di euro;

Dai dati a disposizione del ministero dell'interno risulta, inoltre, che nel 2008 nella provincia di Lecce la Guardia di finanza ha sequestrato 13 discariche abusive, per un totale di 233.876 metri quadrati, mentre nella provincia di Taranto sono state poste sotto sequestro 54 aree adibite a discarica abusiva, per un totale di oltre 445.000 metri quadrati. Le operazioni hanno consentito di accertare l'utilizzo dì cave riempite con rifiuti di ogni genere e casi di sversamento di rifiuti nei terreni agricoli.
Per quanto riguarda lo stato di conoscenza della situazione ambientale segnalata,

 

il ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare ha provveduto a richiedere elementi di ragguaglio anche all'Amministrazione regionale che ha riferito quanto di seguito riportato.
La regione Puglia ha da diverso tempo intrapreso, attraverso accordi di programma, un percorso orientato alla prevenzione, alla deterrenza, all'informazione, al controllo del territorio ed alla repressione dei fenomeni criminosi in danno all'ambiente. I numeri dei reati ambientali perseguiti ha fatto si che questa regione diventasse un «laboratorio operativo» di rilievo nazionale, in cui sperimentare metodologie e tecnologie trasferibili anche in altri contesti territoriali, attivando rapporti convenzionati con le Forze di polizia impegnate nel settore ambientale (Comando Carabinieri per la tutela dell'ambiente, Guardia di finanza e Corpo forestale dello Stato).
Il 25 febbraio 2009 la regione Puglia ha prorogato l'accordo di programma per la tutela dell'ambiente con le Forze di polizia (Comando Carabinieri per la tutela dell'ambiente, Guardia di finanza e Corpo forestale dello Stato), l'Arpa Puglia e il Consiglio nazionale delle ricerche.
In particolare, tale accordo, finalizzato ad acquisire una visione integrale e costantemente aggiornata del territorio pugliese, in relazione allo stato di salute ambientale, consente anche di:
alimentare con informazioni aggiornate l'anagrafe dei siti da bonificare;
individuare le principali «cause di inquinamento» presenti in Puglia e/o derivanti da attività illecite anche attraverso attività investigative, allo scopo di eliminare i pericoli per la salute umana e per l'ambiente;
consegnare alla magistratura elementi dettagliati e completi allo scopo di ridurre notevolmente i tempi di giudizio ed incrementare l'efficacia dell'azione di contrasto ai fenomeni;
ottenere informazioni utili per la definizione delle priorità d'intervento relative alla caratterizzazione, messa in sicurezza e bonifica dei siti contaminati;
raccordarsi con le Amministrazioni provinciali e comunali per promuovere il rapido risanamento di situazioni di minor rischio (ad esempio abbandoni di rifiuti).

L'attività, dal punto di vista pratico, prevede la pianificazione e la realizzazione di missioni di ricerca e monitoraggio dei siti potenzialmente inquinati, realizzati anche per mezzo di ricognizioni aeree, campionamenti e determinazioni analitiche, nonché la valutazione delle condizioni di rischio per la popolazione e per l'ambiente per l'adozione dei consequenziali provvedimenti e, non ultima, l'attività investigativa e di raccordo con gli Enti locali.
I rapporti convenzionali sottoscritti dalla regione Puglia, per il monitoraggio degli smaltimenti abusivi ed il contrasto ai traffici illeciti, hanno inteso mantenere distinti gli aspetti amministrativi di interesse regionale dai profili investigativi propri delle Forze di polizia.
Le azioni sviluppate dalla regione Puglia sono annoverate tra le buone pratiche di livello nazionale sul portale www.buoniesempi.it - il Thesaurus delle azioni di sistema e delle esperienze di innovazione - realizzato per conto del Dipartimento della funzione pubblica e sul portale del ministero della pubblica amministrazione e l'innovazione. Lo scorso 11 maggio 2009, il modello pugliese di gestione globale dei rifiuti ha ottenuto un ulteriore importante riconoscimento, conseguendo il primo premio del Concorso Sfide organizzato nell'ambito del Forum della Pubblica amministrazione dal Dipartimento sviluppo delle economie territoriali della Presidenza del Consiglio dei ministri, nella sessione «Uso virtuoso del ciclo dei rifiuti».
I dati illustrati dai Rapporti ecomafia di Legambiente, da quelli della Commissione parlamentare d'inchiesta sul ciclo dei rifiuti e dai rapporti annuali delle relazioni delle Forze di Polizia sul ciclo dei rifiuti, rappresentano la «risultante cartesiana» tra l'intensità dei fenomeni criminosi e l'incisività delle azioni di controllo. In un territorio

caratterizzato da notevole intensità criminosa contro l'ambiente e modesti controlli sui traffici illeciti di rifiuti, gli indicatori risultano comunque bassi. Infatti, la stessa Puglia, quattro anni fa non registrava alcun episodio di traffici illeciti di rifiuti nei porti, era agli ultimi posti delle graduatorie di Legambiente e solo dopo aver attivato specifiche azioni con protocolli operativi rigorosi che hanno interessato la Guardia di finanza, il Comando tutela ambiente dei Carabinieri e le Agenzie delle dogane, è salita al secondo posto, segno dell'efficacia dell'azione repressiva.
L'assessorato all'ecologia della regione Puglia ha implementato uno specifico sistema informativo riferito agli smaltimenti abusivi, quotidianamente alimentato dalle Forze di polizia (Comando Carabinieri per la tutela dell'ambiente, Guardia di finanza e Corpo forestale dello Stato), oltre che dall'Arpa Puglia, dal Cnr-Irsa (che si occupa della manutenzione e gestione del sistema), dalle prefetture e dalle province. Tale sistema consente di ottenere informazioni costantemente aggiornate (anche attraverso dispositivi elettronici forniti ad alcune pattuglie) sui sequestri effettuati, allo scopo di pianificare specifici controlli ambientali ed approfondimenti analitici. Inoltre, la recente implementazione del progetto Sipa (Sistema informativo pugliese per l'ambiente), che ha concluso la sua prima fase, consentirà a breve la lettura integrata delle informazioni attinenti ai fenomeni criminosi legati all'ambiente, anche attraverso la costruzione di uno specifico apparato modellistico basato sulle tecnologie dell'
intelligence e del knowledge discovery.
Le iniziative di informazione e sensibilizzazione assunte dalla regione Puglia, orientate all'incremento delle raccolte differenziate ed al consolidamento del senso di responsabilità dei cittadini, sono state numerose ed hanno aiutato la crescita di tali sistemi di raccolta. Tali campagne, oltre ad agire sull'informazione tecnica della raccolta differenziata, sono finalizzate a stimolare la partecipazione attiva al controllo del ciclo dei rifiuti, consentendo ai cittadini di informare con una semplice segnalazione mediante posta elettronica il comune, l'Ambito territoriale ottimale (Ato), la provincia e la regione, che in caso di anomalie degne di interesse penale, possono informare le Forze dell'ordine.
In particolare, negli ultimi tre anni la regione Puglia ha realizzato le seguenti campagne d'informazione e sensibilizzazione:

a) «-spreco+eco» (2006-2007), finalizzata alla riduzione della produzione e della pericolosità dei rifiuti ed all'incremento delle raccolte differenziate, avente un target prevalentemente orientato al tessuto imprenditoriale;
b) «Mi rifiuto di fare il rifiuto» (2008), sulla promozione della raccolta differenziata orientata a tutta la popolazione;
c) «Differentemente» (2008-2009), orientata alla scuola, riconoscendole un nuovo ruolo decisivo e centrale nella governance ambientale e nella cittadinanza attiva.

Il ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare è attivo sull'intero territorio nazionale attraverso campagne informative indirizzate al mondo della scuola o a specifici contesti, quali ad esempio campagne rivolte alla promozione della raccolta differenziata nelle zone turistiche eccetera. L'evoluzione della normativa comunitaria e la necessità di aggiornare la pianificazione territoriale, impegnano poi, questo dicastero in una costante azione di indirizzo nei confronti delle amministrazioni locali affinché il sistema di gestione dei rifiuti non si discosti dai principi normativi posti alla sua base. Il ministero svolge, inoltre, il proprio ruolo istituzionale di coordinamento e indirizzo assistendo le regioni e gli altri enti locali nelle rispettive attività di pianificazione in materia di gestione dei rifiuti. Questa costante attività si traduce in interventi di varia natura, in particolare di supporto nella redazione dei piani regionali di gestione dei rifiuti e verifica della rispondenza ai requisiti normativi.

 

L'attività di promozione della raccolta differenziata non può prescindere dalla successiva fase di riciclo dei rifiuti. La nuova direttiva quadro sui rifiuti fissa obiettivi di riutilizzo e riciclaggio, per il cui raggiungimento sarà fondamentale puntare sull'applicazione delle migliori tecnologie disponibili. Sempre in quest'ottica si ricorda la normativa nazionale in materia, in particolare il decreto ministeriale 8 maggio 2003, n. 203 «Norme affinché gli uffici pubblici e le società, a prevalente capitale pubblico coprano al fabbisogno annuale di manufatti e beni con una quota di prodotti ottenuti da materiale riciclato nella misura non inferiore al 30 per cento del fabbisogno medesimo»; previsto dalla legge finanziaria per il 2002. Con il succitato decreto è stato istituito anche il repertorio del riciclaggio presso l'osservatorio nazionale dei rifiuti contenente l'elenco dei materiali riciclati e l'elenco dei manufatti e beni in materiale riciclato, indicante anche l'offerta, la disponibilità e la congruità del prezzo.
Per quanto riguarda, invece, le azioni puntuali svolte dal ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, si ricordano gli interventi nelle aree in emergenza, tra cui la Campania, ed il progetto pilota per la realizzazione della raccolta differenziata nel comune di Palermo.
Relativamente all'intervento in essere in regione Campania, in data 21 gennaio 2008 è stata sottoscritta una convenzione tra ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, Anci e Upi e Apat, in esecuzione di un Accordo di programma del 18 gennaio 2008 a sua volta sottoscritto dai medesimi e denominato «Azioni di sostegno ai comuni per l'implementazione di modelli gestionali ed organizzativi per la raccolta differenziata dei rifiuti». L'intervento progettuale declinato nei citati Atti, determinante un onere a carico dell'Amministrazione di 3 milioni di euro, prevede azioni di formazione, comunicazione e assistenza tecnica con interventi a supporto dei comuni per la definizione di piani e azioni per l'attuazione della raccolta differenziata e la predisposizione di modelli e procedure amministrative relative al ciclo dei rifiuti. Per l'attuazione di quanto previsto in materia di supporto ai comuni della ragione Campania, è stato predisposto dall'Anci uno specifico progetto denominato «Campania Differenzia». Attraverso tale strumento è garantito il supporto ai 551 comuni che, ai sensi dell'Opcm 3639 del 2008, hanno avuto il compito di predisporre i piani per il raggiungimento degli obiettivi per la raccolta differenziata fissati dal Piano regionale per la gestione dei rifiuti adottato dal Commissario delegato con ordinanza n. 500 del 30 dicembre 2007. Successivamente, l'emanazione del decreto-legge 23 maggio 2008, n. 90, convertito con legge del 17 luglio 2008 n. 123, ha previsto una serie di ulteriori azioni in materia di raccolta differenziata. L'Anci ha predisposto per l'anno 2009 il piano preliminare delle attività afferenti al Progetto Campania Differenzia in attuazione della convenzione citata. Per l'attuazione di quanto sopra, ad oggi, è stata trasferita all'Anci, a valere sulle sopra citate risorse, la soma di 600.0000 euro.
Per quanto riguarda un'altra area interessata da situazioni emergenziali, quale la città di Palermo, l'ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri del 5 febbraio 2009, n. 3737, prevede, tra l'altro che il commissario delegato - Prefetto di Palermo provveda «all'incremento dei livelli della raccolta differenziata nella provincia di Palermo» e, specificatamente, «ad autorizzare gli impianti di trattamento e di selezione a servizio della raccolta differenziata dei rifiuti urbani per lo stesso territorio provinciale. In questo contesto il Consorzio nazionale imballaggi, d'intesa con il Commissario delegato e il ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del Mare, ha predisposto un Piano dei servizi di raccolta differenziata in cui vengono analizzate nel dettaglio le modalità di esecuzione della raccolta differenziata; il dimensionamento della manodopera, degli automezzi e dei materiali necessari; la tempistica di realizzazione e le valutazioni di costi e investimenti. I costi stimati per l'implementazione del Piano dei servizi di raccolta integrata dei rifiuti nella zona centro del comune di

 

Palermo ammontano a circa 4 milioni di euro. Da questi costi vanno depurati quelli relativi alle attrezzature e ai mezzi già disponibili presso l'Ente gestore. Le risorse per dare copertura alle citate attività previste nel menzionato Piano dei «Servizi sono state assicurate al commissario delegato - Prefetto di Palermo attraverso fondi messi a disposizione dal ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e della Regione Autonoma Siciliana.
Il Sottosegretario di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare: Roberto Menia.

GNECCHI. - Al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione, al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
presso la sede provinciale Inps di Bolzano la recente stabilizzazione di alcuni precari e il perfezionamento di assunzioni in base ad un concorso provinciale, ha permesso una boccata di ossigeno, ma persiste una carenza di organico di circa 20 unità su una pianta organica già ridotta a 262 unità dal Ministro Brunetta nel 2008 e sono previste inoltre nel breve periodo, circa 10 pensionamenti;
la crisi economica in corso sta producendo un carico aggiuntivo di lavoro e di impegno per l'Inps in particolare nel settore ammortizzatori sociali e non solo, ed è noto a tutti quanto sia importante che vengano definite, il più velocemente possibile, le procedure per liquidare le misure di sostegno ai lavoratori e alle lavoratrici espulsi o sospesi dalle aziende in crisi;
a fronte del blocco dei concorsi per contenere la spesa della pubblica amministrazione e senza alcuna possibilità di assumere persone a tempo determinato, ci sarebbe la possibilità di accogliere dipendenti di altre amministrazioni che hanno presentato domanda di mobilità (attualmente sono pendenti 8 domande) per passare alle dipendenze della sede provinciale Inps di Bolzano da altri enti pubblici locali operanti in provincia di Bolzano;
l'accoglimento delle suddette domande di mobilità verso l'Inps, stante la succitata carenza, avrebbe il vantaggio di avere persone con un'esperienza già maturata anche se in altra amministrazione, persone che hanno già una certa anzianità di servizio, quindi non un impegno per 40 anni, come potrebbe essere l'assunzione di un giovane o di una giovane al primo impiego;
negli enti locali della provincia di Bolzano c'è molto personale di madrelingua tedesca che potrebbe avere un ruolo importante per la sede provinciale Inps;
sono ferme anche due domande di riassunzione di persone che dimessesi volontariamente vorrebbero riprendere il lavoro per modificate condizioni personali, la loro riassunzione è sostenuta dalla dirigenza dell'istituto, ma non trova ancora accoglimento da parte della direzione generale;
potrebbe essere un risparmio di spesa rispetto ad un nuovo concorso pubblico, quando si dovesse creare la possibilità di nuove assunzioni per sostituire persone che vanno in pensione o per coprire le carenze di organico -:
se il Ministro non ritenga opportuno di sollecitare la possibilità di riassunzione delle persone che hanno fatto richiesta e se non ritenga utile, anche solo per le province di Trento e Bolzano, stante la grave carenza di personale presso la sede provinciale Inps di Bolzano, di intervenire per modificare la circolare che prevede la mobilità solo tra enti del medesimo comparto, affinché venga dato parere favorevole alle richieste di mobilità verso l'Inps anche da enti locali territoriali.
(4-03506)

Risposta. - Con l'atto di sindacato ispettivo in esame si richiama l'attenzione sulle sofferenze in organico delle sedi territoriali Inps in Trentino-Alto Adige e si chiede dunque un intervento inteso a modificare le circolari emanate in materia di mobilità, al fine di consentire il libero trasferimento presso l'Inps di personale degli enti locali territoriali.


Al riguardo, si rappresenta che l'impedimento alla mobilità di personale tra amministrazioni appartenenti a comparti diversi (cosiddetta mobilità «intercompartimentale») deriva dalle previsioni recate dall'articolo 1, comma 47, della legge n. 311 del 2004 (legge finanziaria per il 2005) ove è disposto che: «In vigenza di disposizioni che stabiliscono un regime di limitazione delle assunzioni di personale a tempo indeterminato, sono consentiti trasferimenti per mobilità, anche intercompartimentale, tra amministrazioni sottoposte al regime di limitazione, nel rispetto delle disposizioni sulle dotazioni organiche e, per gli enti locali, purché abbiano rispettato il patto di stabilità interno per l'anno precedente».
L'ambito applicativo della norma in questione, ispirata all'esigenza di assicurare la necessaria neutralità economico-finanziaria ai trasferimenti di personale in mobilità intercompartimentale, è stato chiarito dalle «linee guida ed indirizzi in materia di mobilità» di cui alla circolare n. 4 del 2008 del Ministro per le riforme e le innovazioni nella pubblica amministrazione che fornisce opportune precisazioni circa la disciplina generale della mobilità, anche alla luce delle successive leggi finanziarie.
Ciò premesso si segnala che l'opera di riforma inaugurata del Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione, nell'ambito delle misure volte all'ottimizzazione della produttività del lavoro pubblico ed alla efficienza e trasparenza delle pubbliche amministrazioni. contempla anche alcuni interventi in materia di uffici, piante organiche e mobilita. In particolare, l'articolo 49 del decreto legislativo 27 ottobre 2009, n. 150 modifica l'articolo 30 del vigente testo unico in materia di lavoro pubblico (decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165), disponendo che le amministrazioni possono ricoprire posti vacanti in organico mediante cessione del contratto di lavoro di dipendenti appartenenti alla stessa qualifica in servizio presso altre amministrazioni, che facciano domanda di trasferimento. Le amministrazioni devono in ogni caso rendere pubbliche le disponibilità dei posti in organico da ricoprire attraverso passaggio diretto di personale da altre amministrazioni, fissando preventivamente i criteri di scelta. Il trasferimento è disposto previo parere favorevole dei dirigenti responsabili dei servizi e degli uffici cui il personale è o sarà assegnato sulla base della professionalità in possesso del dipendente in relazione al posto ricoperto o da ricoprire.
La disposizione in parola prevede altresì che con decreto del Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze e previa intesa con la conferenza unificata, sentite le confederazioni sindacali rappresentative, sono disposte le misure per agevolare i processi di mobilita, anche volontaria, per garantire l'esercizio delle funzioni istituzionali da parte delle amministrazioni che presentano carenze di organico.
A ciò si aggiunge che l'articolo 48 del predetto decreto legislativo n. 150 del 2009, inserendo una nuova disposizione (articolo 29-
bis) al decreto legislativo n. 165 del 2001, prevede che «al fine di favorire i processi di mobilità fra i comparti di contrattazione del personale delle pubbliche amministrazioni, con decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri, su proposta del Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze, previo parere della Conferenza unificata di cui all'articolo 8 del decreto legislativo n. 281 del 1997, sentite le organizzazioni sindacali è definita, senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica, una tabella di equiparazione fra i livelli di inquadramento previsti dai contratti collettivi relativi ai diversi comparti di contrattazione».
Il Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione: Renato Brunetta.

GRIMALDI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
l'ultimo numero della rivista di bordo della nuova Alitalia, Ulisse 2000, ha cancellato la Sicilia dalle carte geografiche

dedicate alle rotte internazionali, arrecando un grave danno all'immagine dell'isola;
la rivista Ulisse 2000 è una rivista storica e raggiunge ogni giorno migliaia di passeggeri, potenziali utenti della Sicilia come meta turistica;
la società Alitalia ha definito l'errore meramente tecnico, ma in realtà esso si aggiunge al ridimensionamento degli scali principali ed al costante ritardo con il quale partono e atterrano i voli della nostra compagnia di bandiera -:
se non si ritenga opportuno chiedere ad Alitalia di ritirare immediatamente dagli aeromobili e dalle sale d'attesa l'ultimo numero della rivista Ulisse 2000.
(4-03380)

Risposta. - In relazione all'interrogazione in esame, si comunica quanto segue.
Il Ministro per il turismo ringrazia della segnalazione relativa alla cancellazione della Regione Sicilia dalle cartine geografiche dedicate alle rotte internazionali pubblicate sulla storica rivista Ulisse 2000 della compagnia aerea di bandiera italiana.
Il Governo nell'ambito della collaborazione avviata con la compagnia Cai ha sottolineato che in futuro non si ripetano degli errori così gravi, errori che non possono certamente essere considerati, così come dichiarato inizialmente nelle scuse della Cai «meramente tecnici».
Infatti nei numeri di luglio, agosto e settembre della rivista è stata inserita nuovamente la meravigliosa Regione siciliana.

Il Ministro per il turismo: Michela Vittoria Brambilla.

GUZZANTI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
l'Ufficio elettorale del Ministero dell'interno, con riferimento al deposito dei contrassegni dei Partiti in vista delle elezioni europee del 6 e 7 giugno, in data 21 aprile, invitava il dottor Nicola Carnovale, presentatore a nome dei «I Socialisti» del contrassegno «Socialisti Uniti per l'Europa» con «il garofano rosso» al centro del cerchio, registrato al n. 11 a modificare detto simbolo sul presupposto del tutto infondato - come risulta accertato - che altro simbolo depositato al n. 19 dal «Nuovo Psi» «risulta tra l'altro essersi presentato ed aver avuto propri eletti in occasione delle Elezioni europee del 2004»;
l'Ufficio elettorale Nazionale, presso la Suprema corte di Cassazione, con decisione del 26 aprile 2009, bocciava tale assunto in quanto il depositante del contrassegno n. 19 - il «Nuovo Psi» - «non sia il medesimo partito presente alle Elezioni europee del 2004» e «che non ha dimostrato la successione tra la propria organizzazione e quella del Partito originario» accoglieva l'opposizione proposta dal suddetto Carnovale a nome de «I Socialisti» e né ammetteva il relativo contrassegno n. 11 escludendo espressamente il n. 19 del «Nuovo Psi»;
le Commissioni circoscrizionali, ricusavano erroneamente le liste presentate dai «I Socialisti» con il Contrassegno «Socialisti Uniti per l'Europa» «per la mancata ricorrenza della ragione di esenzione dall'obbligo di raccogliere le firme, come previsto dall'articolo 12, comma 4 della legge n. 18 del 1979» che recita: «nessuna sottoscrizione è richiesta altresì per i partiti o gruppi politici che nell'ultima elezione abbiano presentato candidature con il proprio contrassegno ed abbiano ottenuto almeno un seggio al Parlamento europeo» -:
se come dalla norma su richiamata, l'Ufficio elettorale del Ministero dell'interno, abbia inviato agli uffici elettorali circoscrizionali le comunicazioni relative a tutti i partiti o gruppi esonerati dall'obbligo di raccolta delle firme, secondo quanto previsto nelle istruzioni emanate dallo stesso Ministero (vedi Capitolo VI, lettera B, pagina 49);
se sia stata omessa la comunicazione riguardante la lista «Socialisti Uniti per l'Europa» e per quali ragioni ciò si sia verificato, arrecando grave pregiudizio in ordine alla ammissione della lista de «I

Socialisti» che costringe il partito ad impegnarsi in una serie di ricorsi a tutti i livelli Nazionali ed Europei, con eventuali gravi effetti sull'andamento e sulla validità della competizione elettorale.
(4-04222)

Risposta. - In vista della scadenza elettorale del 6 e 7 giugno 2009 e nell'ambito delle attività di organizzazione delle consultazioni, ai fini dell'attuazione delle disposizioni contenute nell' articolo 12 della legge 24 gennaio 1979, n. 18 - recante «Norme per l'elezione dei rappresentanti dell'Italia al Parlamento europeo» la Direzione centrale dei servizi elettorali del ministero dell'interno ha richiesto ai Segretari Generali della Camera dei deputati e del Senato della Repubblica, nonché al Segretario generale del Parlamento europeo, l'acquisizione dell'elenco dei partiti presenti nel Parlamento nazionale e in quello europeo.
Tali elenchi costituiscono il presupposto per la compiuta applicazione della normativa citata che, come evidenziato nel testo dell'interrogazione in esame, esonera dall'obbligo di sottoscrizione delle liste dei candidati «i partiti o gruppi politici costituiti in gruppo parlamentare nella legislatura in corso al momento della convocazione dei comizi anche in una sola delle Camere o che nell'ultima elezione abbiano presentato candidature con proprio contrassegno e abbiano ottenuto almeno un seggio in una delle due Camere».
Le comunicazioni pervenute dai predetti uffici e inoltrate, in copia, ai Presidenti degli uffici elettorali circoscrizionali presso le Corti d'Appello di Milano, Venezia, Roma, Napoli e Palermo, non includevano il contrassegno «Socialisti uniti per l'Europa».
Si sottolinea, al riguardo, che esula dalla competenza del ministero dell'interno l'individuazione dei soggetti politici aventi titolo, in base alla normativa sopra citata, all'esonero dalle sottoscrizioni in fase di presentazione delle candidature, che spetta esclusivamente all'ufficio elettorale circoscrizionale ai sensi degli articoli 12 e 13 della legge 24 gennaio 1979, n. 18.

Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Michelino Davico.

HOLZMANN. - Al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione. - Per sapere - premesso che:
l'Agenzia delle Entrate di Bolzano ha recentemente bandito un concorso per la copertura di 15 posti di funzionario, riservato ai gruppi linguistici tedesco e ladino;
tale concorso ha visto solo quattro candidati superare le prove prescritte ma soltanto due verranno assunti perché pare che altri due abbiano perso interesse a ricoprire l'incarico;
la copertura finanziaria era ovviamente stata già assicurata per la copertura di tutti i quindici posti disponibili;
esistono gravi carenze di personale anche nell'area II, i cui posti sono in parte riservati al gruppo linguistico italiano ed è prevedibile che verranno facilmente coperti -:
vista la notevole carenza di personale, se le risorse messe a disposizione per garantire la copertura dei posti dirigenziali in area I, potranno essere utilizzate per coprire le vacanze in area II consentendo all'Agenzia delle Entrate di bandire il relativo concorso.
(4-01331)

Risposta. - Con l'atto di sindacato ispettivo in esame si chiedono chiarimenti circa la possibilità di bandire un concorso presso l'Agenzia delle entrate di Bolzano, viste le notevoli carenze di personale con qualifica di funzionario riscontrate presso gli uffici della suddetta agenzia.
Al riguardo occorre innanzitutto tener presenti le norme che, nell'ambito delle leggi finanziarie per il 2007 e per il 2008, hanno autorizzato le assunzioni presso le pubbliche amministrazioni, Si tratta, in particolare, dell'articolo 1, comma 523, della legge n. 296 del 2006 (legge finanziaria per il 2007) concernente l'autorizzazione, per l'anno 2008, ad assumere personale a tempo indeterminato «nel limite di un contingente di personale complessivamente corrispondente ad una spesa pari al

20 per cento di quella relativa alle cessazioni avvenute nell'anno precedente».
Successivamente, la legge n. 244 del 2007 (legge finanziaria per il 2008) ha introdotto all'articolo 1, comma 345, una disposizione dedicata specificamente alle assunzioni presso l'Agenzia delle entrate volta ad autorizzare la spesa di 27,8 milioni di euro per l'anno 2008, di 60,8 milioni di euro per l'anno 2009 e di 110,1 milioni di euro annui a decorrere dall'anno 2010, per assunzioni di personale, anche di qualifica dirigenziale, da parte dell'Agenzia medesima.
Nel sottolineare, dunque, che l'ente in questione può avvalersi delle suddette risorse finanziarie, eccezionalmente assegnategli al fine di raggiungere gli obiettivi del piano contrasto all'evasione tributaria, si precisa, per quanto di competenza del Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione che le assunzioni di cui all'articolo 1, comma 523 della citata legge finanziaria sono state autorizzate con decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri, attualmente all'esame del Ministero dell'economia e delle finanze al quale e stato trasmesso dal dipartimento della funzione pubblica in data 17 settembre 2009.

Il Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione: Renato Brunetta.

IANNUZZI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
con la legge 8 luglio 2009 n. 92 sono state adottate disposizioni per la valorizzazione dell'Abbazia della Santissima Trinità di Cava dei Tirreni, in considerazione dello straordinario pregio e della rilevanza culturale, storica, religiosa, architettonica del complesso monumentale dell'Abbazia ed in vista della ricorrenza nel 2011 del millennio dell'Abbazia medesima;
l'articolo 4 della predetta legge ha previsto l'istituzione di un comitato nazionale per la realizzazione del progetto e per la gestione del fondo speciale di cui all'articolo 3, un comitato posto sotto la vigilanza del Ministero per i beni e le attività culturali; tale comitato deve essere nominato con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri;
tale comitato non è stato ancora nominato, benché la legge n. 92/2009 sia stata pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica n. 167 del 21 luglio 2009, già da quasi quattro mesi; né sussiste alcuna ragione che possa giustificare tale grandissimo ritardo;
la nomina del comitato è particolarmente urgente, atteso che a tale organismo compete il compito fondamentale di organizzare e di predisporre eventi scientifico-culturali per la celebrazione del millennio dell'Abbazia e di stabilire il relativo calendario delle iniziative;
di conseguenza questa situazione di stallo ingiustificato paralizza e blocca tutte le attività collegate alla celebrazione di questo evento così importante e meritevole di adeguata attenzione e preparazione -:
quando pertanto sarà nominato il comitato nazionale per la realizzazione del progetto e per la gestione del fondo speciale, la cui istituzione non può essere ulteriormente rinviata o ritardata, dopo che sono già decorsi circa quattro mesi dalla entrata in vigore della legge 8 luglio 2009 n. 92.
(4-04973)

Risposta. - In risposta all'interrogazione in esame, con la quale l'interrogante intende conoscere quando sarà istituito il Comitato nazionale per la gestione del fondo speciale per la valorizzazione dell'Abbazia della Santissima Trinità di Cava dei Tirreni ex articolo 3 legge n. 92 del 2009, si osserva che il suddetto Comitato è stato istituito con decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 28 ottobre 2009.
Il Ministro per i beni e le attività culturali: Sandro Bondi.

JANNONE. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
in Italia vengono prodotti annualmente circa 546 kg di rifiuti a testa, al contrario di quanto accade nel resto d'Europa, in cui il tasso di riciclo si attesta attorno al 39 per cento. L'Italia viaggia a due velocità: è leader mondiale nel recupero della carta, riciclandone fino a 4 milioni di tonnellate l'anno, ma, malgrado la raccolta differenziata sia raddoppiata dal 2000 ad oggi, nel nostro Paese ne viene recuperata solo un modesto 27,5 per cento ben al di sotto del 40 per cento che tutti gli ultimi governi si erano posti come obiettivo;
la geo-politica riguardante i rifiuti italiani ha una mappa molto diversificata. A Milano il 39,5 per cento viene riciclato, un tasso simile a quello di Vienna e Berlino, le metropoli più virtuose d'Europa, il resto finisce nel termovalorizzatore, producendo energia per la città. Al Nord la raccolta differenziata è già arrivata a quota 42,4 per cento con regioni come Trentino e Veneto che recuperano più della metà dei rifiuti che producono. Roma, invece, è ferma al 13 per cento mentre al Sud si scende all'11,4 per cento;
l'oro delle pattumiere italiane è la carta. Quella che viene gettata nei cassonetti, viene deinchiostrata con solventi e poi immersa in enormi vasche d'acqua, dove lo «spappolatore» la riduce a una pasta di microfibre destinata alle cartiere. L'oscar del risparmio ambientale sul fronte del riciclo va però ad acciaio e alluminio. Come il vetro sono riutilizzabili praticamente in eterno e il 50 per cento della produzione mondiale è garantito proprio dal prodotto ricavato dal riciclaggio dell'immondizia. Il vantaggio energetico è del 95 per cento per l'alluminio e del 65 per cento per l'acciaio;
la maglia nera della raccolta differenziata tocca invece a quello che, in apparenza, sembra il prodotto più semplice da raccogliere, la plastica. Per poterla riutilizzare va sottoposta a trattamenti più costosi, per questo solo il 30 per cento di quella immessa sul mercato ogni anno riesce a sfuggire a discariche e termovalorizzatori. Il processo di riciclo prevede la separazione dei singoli polimeri, che vengono poi lavorati. Il risultato è simile a quello di un caleidoscopio, dove gli stessi elementi, si ricompongono in mille forme diverse. Molte delle sedie, che si trovano negli uffici, sono costituite da vecchi tappi di plastica. Altri esempi sono i flaconi di detersivo, che vengono trasformati in isolanti per l'edilizia, oppure le stopper, che diventeranno in seguito sacchi per l'immondizia;
a Barcellona e a Göteborg, sono stati varati esperimenti di raccolta differenziata di rifiuti «pneumatica». Tale pratica prevede che i cassonetti sotto casa scarichino direttamente in una rete di tubature sotterranee che trasportano carta, vetro e metalli in mega-piattaforme centralizzate, eliminando così l'inquinamento e i disagi al traffico della raccolta porta a porta. Il direttore generale dell'Amsa, Salvatore Cappello, ha annunciato che un esperimento simile verrà effettuato anche a Milano, nel nuovo quartiere di CityLife -:
quali iniziative il Ministro intenda adottare per valorizzare le potenzialità del riciclo dei rifiuti e per promuovere una raccolta differenziata di rifiuti sperimentale, come quella intrapresa a Barcellona e a Göteborg, anche in alcuni Comuni italiani.
(4-03159)

Risposta. - Per quanto indicato nell'interrogazione in esame, dove, ponendo in evidenza le problematiche sull'enorme produzione annuale pro capite di rifiuti ed il basso tasso di riciclo rispetto a quanto accade nel resto dell'Europa in cui, come nel caso di Barcellona e Göteborg, sono state adottate iniziative sperimentali di raccolta differenziata, si chiede di sapere quali iniziative si intende adottare per valorizzare le potenzialità del riciclo dei rifiuti e per promuovere una raccolta differenziata di rifiuti sperimentale, si rappresenta quanto segue.


La raccolta differenziata ha un ruolo di primo piano nel più ampio e complesso sistema di gestione dei rifiuti basato sulla prevenzione, riciclaggio, recupero, riduzione del flusso dei rifiuti avviati a smaltimento e sul principio «chi inquina paga». In quest'ottica gli interventi del ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare per favorire il recupero e riciclo dei rifiuti si manifestano non solo in azioni mirate, ma anche in contesti più vasti andando a disciplinare aspetti che hanno delle ricadute importanti sulla raccolta differenziata tra cui anche, in via concorrente con le Regioni, azioni relative all'informazione ed educazione ambientale e alla promozione di tecnologie pulite e di politiche di sviluppo sostenibile. Su quest'ultimo punto il ministero è attivo sull'intero territorio nazionale attraverso campagne informative indirizzate al mondo della scuola o a specifici contesti, quali ad esempio campagne rivolte alla promozione della raccolta differenziata nelle zone turistiche eccetera.
L'evoluzione della normativa comunitaria e la necessità di aggiornare la pianificazione territoriale, impegnano poi, questo dicastero in una costante azione di indirizzo nei confronti delle amministrazioni locali affinché il sistema di gestione dei rifiuti non si discosti dai principi normativi posti alla sua base.
Il ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare svolge, inoltre, il proprio ruolo istituzionale di coordinamento e indirizzo assistendo le Regioni e gli altri enti locali nelle rispetto e attività di pianificazione in materia di gestione dei rifiuti. Questa costante attività si traduce in interventi di varia natura, in particolare di supporto nella redazione dei piani regionali di gestione dei rifiuti e verifica della rispondenza ai requisiti normativi.
L'attività di promozione della raccolta differenziata non può prescindere dalla successiva fase di riciclo dei rifiuti. La nuova direttiva quadro sui rifiuti fissa obiettivi di riutilizzo e riciclaggio, per il cui raggiungimento sarà fondamentale puntare sull'applicazione delle migliori tecnologie disponibili.
Sempre in quest'ottica, si ricorda la normativa nazionale in materia, in particolare il decreto ministeriale 8 maggio 2003, n. 203, recante: «Norme affinché gli uffici pubblici e le società a prevalente capitale pubblico coprano il fabbisogno annuale di manufatti e beni con una quota di prodotti ottenuti da materiale riciclato nella misura non inferiore al 30 per cento del fabbisogno medesimo», previsto dalla Legge per la Finanziaria 2002, che istituisce il repertorio del riciclaggio (Rr), reso pubblico a cura dell'osservatorio nazionale rifiuti (Onr), contenente:

a) l'elenco dei materiali riciclati (ovvero materiali realizzati utilizzando rifiuti derivanti da post-consumo);
b) l'elenco dei manufatti e beni in materiale riciclato (ovvero realizzati con una prevalenza in peso di materiale riciclato).

Va evidenziato che si escludono dalla tale definizione di post-consumo tutti i rifiuti provenienti da processi di fabbricazione e che, affinché un manufatto possa essere iscritto nel Repertorio del riciclaggio, il materiale riciclato con cui lo stesso è realizzato deve essere iscritto nel Repertorio.
Per facilitare la reale applicazione della norma, il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, ha emanato otto circolari relative a specifici settori merceologici, contenenti indicazioni operative e dettagli sulla documentazione da produrre per le richieste di inserimento nel Repertorio del riciclaggio.
Il suddetto decreto introduce, inoltre, precisi obblighi a carico delle Regioni. In particolare, è stabilito che le stesse:
adottino disposizioni, destinate agli enti pubblici ed alle società a prevalente capitale pubblico, anche di gestione dei servizi, che garantiscano che manufatti e beni realizzati con materiale riciclato coprano almeno il trenta per cento del fabbisogno annuale;
individuino e aggiornino l'elenco dei destinatari (ovvero enti pubblici e società a

prevalente capitale pubblico, anche di gestione dei servizi), di competenza delle rispettive aree geografiche, dandone comunicazione all'Osservatorio nazionale dei Rifiuti.

Pertanto, ogni soggetto identificato nell'elenco regionale (ente pubblico o società a prevalente capitale pubblico) è tenuto in sede di formulazione di gara per la fornitura beni e di definizione di capitolati di opere pubbliche a:
selezionare tra i beni e manufatti iscritti al repertorio del riciclaggio quelli oggetto della fornitura prevista);
quantificare il fabbisogno (espresso nell'unità di misura atta ad identificare l'unità di prodotto o importo annuo destinato all'acquisto della relativa categoria di prodotto);
verificare se tali prodotti risultano effettivamente iscritti da almeno 180 giorni nel repertorio del riciclaggio.

Tale obbligo implica che deve essere garantita, con riferimento all'anno solare, la copertura di almeno il 30 per cento del fabbisogno per ciascuna categoria di prodotto iscritta nel repertorio; in ogni caso l'acquisto dei singoli prodotti per un quantitativo superiore al 30 per cento in una categoria non va a compensare il mancato acquisto in altre categorie.
Per quanto riguarda, invece, le azioni puntuali svolte dal ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, si ricordano gli interventi nelle aree in emergenza, tra cui la Campania, ed il progetto pilota per la realizzazione della raccolta differenziata nel comune di Palermo.
Relativamente all'intervento in essere in regione Campania, in data 21 gennaio 2008 è stata sottoscritta una convenzione tra ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, Anci e Upi e Apat, in esecuzione di un accordo di programma del 18 gennaio 2008 a sua volta sottoscritto dai medesimi e denominato «Azioni di sostegno ai Comuni per l'implementazione di modelli gestionali ed organizzativi per la raccolta differenziata dei rifiuti».
L'intervento progettuale declinato nei citati Atti, determinante un onere a carico dell'Amministrazione di 3 milioni di euro, prevede azioni di formazione, comunicazione e assistenza tecnica con interventi a supporto dei Comuni per la definizione di piani e azioni per l'attuazione della raccolta differenziata e la predisposizione di modelli e procedure amministrative relative al ciclo dei rifiuti.
Per l'attuazione di quanto previsto in materia di supporto ai Comuni della regione Campania è stato predisposto dall'Anci uno specifico progetto denominato «Campania Differenziata». Attraverso tale strumento è garantito il supporto ai 551 Comuni che, ai sensi dell'ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri 3639 del 2008, hanno avuto il compito di predisporre i Piani per il raggiungimento degli obiettivi per la raccolta differenziata fissati dal piano regionale per la gestione dei rifiuti adottato dal Commissario delegato con ordinanza n. 500 del 30 dicembre 2007.
Successivamente, l'emanazione del decreto-legge 23 maggio 2008, n. 90, convertito con Legge del 17 luglio 2008 n. 123, ha previsto una serie di ulteriori azioni in materia di raccolta differenziata.
L'Anci ha predisposto per l'anno 2009 il piano preliminare delle attività afferenti al progetto Campania Differenziata, in attuazione della Convenzione citata. Per l'attuazione di quanto sopra, ad oggi, è stata trasferita all'Anci, a valere sulle sopra citate risorse, la somma di 600 mila euro.
Per quanto riguarda un'altra area interessata da situazioni emergenziali, quale la città di Palermo, l'ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri del 5 febbraio 2009, n. 3737, prevede, tra l'altro, che il Commissario delegato-Prefetto di Palermo provveda «all'incremento dei livelli della raccolta differenziata nella provincia di Palermo» e, specificatamente, «ad autorizzare gli impianti di trattamento e di selezione a servizio della raccolta differenziata dei rifiuti urbani» per lo stesso territorio provinciale.


In questo contesto il CONAI, d'intesa con il Commissario delegato e il ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, ha predisposto un piano dei servizi di raccolta differenziata in cui vengono analizzate nel dettaglio le modalità di esecuzione della raccolta differenziata; il dimensionamento della manodopera, degli automezzi e dei materiali necessari; la tempistica di realizzazione e le valutazioni di costi e investimenti. I costi stimati per l'implementazione del piano dei servizi di raccolta integrata dei rifiuti nella zona centro del comune di Palermo ammontano a circa 4 milioni di euro. Da questi costi vanno depurati quelli relativi alle attrezzature e ai mezzi già disponibili presso l'Ente gestore. Le risorse per dare copertura alle citate attività previste nel menzionato piano dei servizi sono state assicurate al Commissario delegato-Prefetto di Palermo attraverso fondi messi a disposizione dal ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e della Regione Autonoma Siciliana.

Il Sottosegretario di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare: Roberto Menia.

PORTA, ANGELI, BUCCHINO, DI BIAGIO, GIANNI FARINA, FEDI, GARAVINI, LUPI, RICARDO ANTONIO MERLO, NARDUCCI e VACCARO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
i giornali italiani all'estero, nonostante le difficoltà incontrate negli ultimi anni a causa dell'aumento dei costi, dell'incertezza dei criteri di finanziamento, dei ritardi nell'erogazione dei contributi e delle obiettive trasformazioni delle nostre collettività di origine, continuano a svolgere un prezioso ruolo di difesa e di promozione dell'identità e dei vincoli comunitari;
la vita e la diffusione di questi strumenti rispondono a interessi strategici del nostro Paese sia sul piano culturale e informativo che su quello della proiezione degli interessi nazionali, soprattutto in un momento di difficoltà economiche e sociali qual è quello che stiamo attraversando;
i solidi e articolati rapporti che l'Italia ha con la società e l'economia del Brasile, comportando l'utilizzazione degli strumenti vecchi e nuovi di comunicazione, richiedono una adeguata attività di sostegno e di promozione che deve trovare coerente riscontro nei finanziamenti erogati dalla Presidenza del Consiglio dei ministri nell'ambito delle misure di incentivazione delle attività editoriali;
nell'ambito del piano di contributi per il 2007 alle testate italiane all'estero risulterebbe esclusa la rivista italo-brasiliana Comunità Italiana, un'esclusione motivata - pare - dal mancato raggiungimento del requisito della prevalenza della lingua italiana;
ad avviso degli interroganti, tale esclusione è incomprensibile per una serie di ragioni: la rivista si pubblica a Rio de Janeiro da circa quindici anni, essa presenta una pregevole qualità editoriale; ha ricevuto negli anni precedenti regolarmente i contributi del Governo italiano, realizza obiettivamente una funzione promozionale dell'italiano assicurando la prevalenza della nostra lingua già negli elaborati pubblicati e realizzando una scrittura in italiano di circa il 60 per cento con l'inserto culturale in essa organicamente inserito -:
se il Governo non intenda assumere iniziative per garantire una più attenta verifica degli elementi messi a base del piano di attribuzione dei contributi ai giornali italiani all'estero e se, nel caso tale operazione dia esiti positivi, non intenda assicurare la riammissione della rivista Comunità Italiana alle sovvenzioni del Governo italiano.
(4-03626)

Risposta. - In merito a quanto rappresentato dall'interrogante nell'interrogazione in esame si forniscono i seguenti elementi di risposta.


L'articolo 26 della Legge n. 416 del 1981 prevede la corresponsione di contributi alla stampa periodica in lingua italiana edita e diffusa all'estero. nonché a quella edita in Italia e diffusa prevalentemente all'estero. L'erogazione delle provvidenze da parte del Dipartimento per l'informazione e l'editoria della Presidenza del Consiglio dei Ministri è regolata dal decreto del Presidente del Consiglio dei ministri n. 48 del 1983, che all'articolo 1 definisce la composizione di un'apposita Commissione, con il compito di accertare i requisiti di ammissione ai contributi e deliberare la relativa assegnazione, oppure esclusione, nei riguardi delle testate richiedenti.
Nell'ambito di tale esercizio il ministero degli affari esteri (Mae) interviene in fase preliminare per il tramite della rete diplomatico-consolare, ricevendo le domande degli editori e fornendo informazioni sulla tiratura delle testate. Il Mae trasmette quindi la documentazione raccolta al competente Dipartimento della Presidenza del Consiglio e partecipa con una propria delegazione ai lavori della Commissione per la concessione dei contributi.
In particolare, per quanto riguarda il caso della rivista italo-brasiliana
Comunità Italiana citata nell'interrogazione in esame si rileva che le valutazioni tecniche preliminari ai lavori della Commissione sono di competenza del suddetto Dipartimento per l'informazione e l'editoria. In particolare, risulta oggetto di verifica presso quegli Uffici l'osservanza dell'articolo 2 del decreto del Presidente della Repubblica n. 48 del 1983, che prescrive la presenza di «testi scritti prevalentemente in lingua italiana».
Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Alfredo Mantica.

RAISI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
in data 18 novembre 2008 è stata presentata una interrogazione a risposta immediata in Commissione (5-00623 a firma Caparini, Polledri e Fedriga) nella quale si chiedeva, tra l'altro: «Se sia nell'intenzioni del Ministro adottare opportune iniziative per la revisione dell'articolo 71 del decreto legislativo n. 81 del 2008, al fine di prevedere, nei termini dell'articolo 13 del suddetto decreto legislativo, che le verifiche e la riqualificazione periodica delle attrezzature di lavoro possano essere affidate a soggetti privati riconosciuti, fermo restando l'esercizio di controllo da parte di ISPESL e delle ASL»;
nella risposta fornita dal Ministero interrogato, si affermava tra l'altro: «Sono in corso di elaborazione, nel rispetto dei princìpi e criteri direttivi fissati dall'articolo 1, comma 6 della legge n. 123 del 2007 le disposizioni integrative e correttive del decreto legislativo n. 81 del 2008. In quell'ambito verrà valutata, dal gruppo tecnico, allo scopo costituito, anche la rivisitazione delle disposizioni concernenti l'uso delle attrezzature di lavoro (Titolo III) la questione delle verifiche periodiche delle attrezzature a pressione... Omissis»;
sembrerebbe, tuttavia, da una lettura della bozza di provvedimento presentata per l'esame del Consiglio dei ministri, che le previsioni di disposizioni integrative e correttive, contenute nel Titolo III ed allegato VII-bis, vadano nel senso di inasprire alcune procedure relative a verifiche periodiche;
a quanto sopra citato, si aggiungono la segnalazione al Parlamento e al Governo, ai sensi dell'articolo 21 della legge n. 287 del 1990, dell'Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (rif. AS 275) del 12 febbraio 2004 concernente il decreto del Presidente della Repubblica 22 ottobre 2001, n. 462, recante il Regolamento di semplificazione del procedimento per la denuncia di installazioni e dispositivi di protezione contro le scariche atmosferiche, di dispositivi di messa a terra di impianti elettrici e di impianti elettrici pericolosi, in Boll. 7/2004, con la quale si evidenzia:
a) «una situazione distorsiva della concorrenza e del corretto funzionamento del mercato» quando l'espletamento di verifiche periodiche, che costituisce prestazione

d'opera professionale, è attività privatistica posta in concorrenza con attività istituzionale delle ASL;
b) «una situazione di incompatibilità» quando si consente lo svolgimento delle attività di verifica alle stesse autorità (ASL) alle quali nel contempo sono riservate ex lege le funzioni di vigilanza e controllo circa l'ottemperanza all'obbligo di esecuzione delle verifiche stesse;
determinando le due cose, come affermato dalla precitata Autorità «l'affidamento della funzione di controllore ad un soggetto, che può contemporaneamente operare sul mercato in concorrenza con altre imprese, può assumere rilevanza, sotto il profilo concorrenziale, in relazione al pericolo che ciò conferisca allo stesso soggetto un ingiustificato vantaggio» dovuto al fatto che «gli utilizzatori saranno incentivati ad avvalersi del soggetto istituzionalmente preposto all'esercizio di tale funzione, anziché rivolgersi alle imprese concorrenti, nella ragionevole aspettativa di precostituirsi un rapporto privilegiato con il controllore». Continua la stessa Autorità «Peraltro, la previsione di un siffatto duplice ruolo in capo ad un soggetto appare limitare l'efficacia stessa dell'attività di controllo e certificazione, potendo le stesse risultare condizionate da un potenziale conflitto d'interessi e di conseguenza essere svolte non in rispetto del fondamentale requisito dell'imparzialità»;
dello stesso tenore appaiono sia la segnalazione dell'11 aprile 2002 AS 235 Normative regionali istitutive delle Agenzie regionali per la protezione dell'ambiente, in Boll. 16/2002 sia quella inviata al Ministro per lo sviluppo economico, Ministro del lavoro e previdenza sociale e Ministro della sanità del 27 settembre 2006 AS 362, Norme per la messa in servizio ed utilizzazione delle attrezzature a pressione e degli insiemi di cui all'articolo 19 del decreto legislativo n. 93 del 2000, in Boll. 38/2006-:
se sia nelle intenzioni del Ministro adottare opportune iniziative per una reale revisione dell'articolo 71 del decreto legislativo n. 81 del 2008 al fine di:
a) rivedere le previsioni delle disposizioni integrative e correttive contenute nella bozza di provvedimento in esame al Consiglio dei ministri, in particolare alle funzioni e competenze delle ASL e dell'ISPESL, anche sulla base delle segnalazioni dell'Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato sopra riportate, in particolare la AS 275;
b) rivedere le previsioni delle disposizioni integrative e correttive contenute nella bozza di provvedimento in esame al Consiglio dei ministri, esplicitando, nel rispetto delle competenze del Ministero dello sviluppo economico, esclusivamente la procedura di raccordo tra l'operatività degli Organismi di verifica, già operanti in materia, con quella degli Enti di vigilanza.
(4-02940)

Risposta. - Con riferimento all'atto di sindacato ispettivo in esame, inerente alle verifiche sulle attrezzature di lavoro cui è periodicamente tenuto, ai fini di sicurezza, il datore di lavoro nonché alle eventuali iniziative intraprese per una revisione dell'articolo 71 del decreto legislativo n. 81 del 2008 (cosiddetto testo unico sulla sicurezza), si rappresenta quanto segue.
In data 3 agosto 2009, al fine di completare il processo di riforma delle regole vigenti in materia di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro, è stato emanato, nel rispetto dei principi e criteri direttivi stabiliti dall'articolo 1, comma 6, della legge 2007, n. 123, il decreto legislativo n. 106.
Tale recentissimo provvedimento, modificando l'articolo 71, comma 11, del previgente decreto legislativo 9 aprile 2008 n. 81, ha stabilito che la prima delle verifiche sulle attrezzature di lavoro debba essere effettuata, in ragione della riconosciuta competenza in tale settore e nella sua qualità di soggetto pubblico, dall'Istituto superiore prevenzione e sicurezza sul lavoro (Ispesl) e che, qualora la relativa richiesta non venga evasa entro il termine di sessanta giorni, il datore di lavoro possa rivolgersi alle Aziende sanitarie locali ovvero

ad altri soggetti pubblici o privati abilitati, secondo le modalità di cui al successivo comma 13. Per l'espletamento delle successive verifiche (originariamente riservate alle sole Asl territorialmente competenti), il datore di lavoro potrà rivolgersi, in via alternativa, alle Asl ovvero ai soggetti pubblici o privati abilitati.
In sede di redazione della disposizione in parola, sono stati attentamente valutati, e poi sostanzialmente recepiti, i contenuti della proposta di avviso comune in materia di salute e sicurezza sul lavoro (frutto di numerosi incontri tenutisi presso il Ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali). Tale proposta, con riferimento allo specifico punto di che trattasi, inerente le «verifiche da parte di enti pubblici», è risultata motivata dalla volontà di contemperare l'apertura agli organismi privati delle verifiche periodiche con l'esigenza di non esautorare le strutture pubbliche che hanno sempre garantito lo svolgimento di tali attività. Ugualmente si è tenuto conto delle indicazioni emerse nel confronto con le Regioni e dei pareri espressi dalle competenti Commissioni parlamentari di Camera e Senato.
L'attuale formulazione dell'articolo 71, comma 11, del testo unico, intende, pertanto, assicurare il «controllo» da parte di organismi pubblici senza, tuttavia, riservare ad essi in via esclusiva tale prerogativa, aprendo, quindi, anche ad organismi privati, in possesso dei requisiti di legge, la possibilità di effettuare le verifiche periodiche.
Alla luce delle sopravvenute novità normative, pertanto, non sussiste in capo al datore di lavoro nessun obbligo di rivolgersi alle Asl che, per quanto detto, sono poste sullo stesso piano degli altri soggetti pubblici o privati riconosciuti.

Il Sottosegretario di Stato per il lavoro, la salute e le politiche sociali: Pasquale Viespoli.

REGUZZONI. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
il Comune di Varese ha avviato e realizzato in via sperimentale un servizio di noleggio pubblico di biciclette dal 20 giugno 2009 e fino al 15 ottobre 2009 offrendo una valida alternativa all'auto privata a tariffe promozionali. L'offerta prevede infatti nei fine settimana un noleggio gratuito fino a 30 minuti, mentre dai 30 ai 60 minuti la tariffa è di euro 0,15, per la seconda ora il costo è di euro 0,30, mentre per tre ore la tariffa è di euro 0,60. Infine, con soli euro 0,90 si può utilizzare la bici per 3-4 ore;
la promozione si inserisce all'interno del progetto ValnBici, che prevede l'incentivo all'utilizzo della bicicletta accanto allo sviluppo di nuove pratiche di mobilità sostenibile;
l'iniziativa è organizzata dal Comune di Varese in collaborazione con fondazione Cariplo, con l'Azienda sanitaria locale, la Fiab-Ciclocittà e Legambiente;
l'iniziativa si inserisce in un contesto favorevole alla mobilità sostenibile in genere ed all'utilizzo della bicicletta in particolare, essendo la provincia di Varese all'avanguardia nella realizzazione di piste ciclabili e percorsi - turistici, ricreativi o pratici - destinati alla bicicletta -:
se esistano iniziative analoghe sul territorio nazionale;
se e come il Ministro intenda promuovere iniziative simili e/o sostenere un'eventuale seconda edizione della sperimentazione in corso.
(4-04084)

Risposta. - In risposta all'interrogazione in esame, dove si pone in evidenza l'impulso dell'uso della bicicletta accanto allo sviluppo di nuove pratiche di mobilità sostenibile, si rappresenta quanto segue.
La promozione della mobilità ciclistica, quale misura per la riduzione dell'inquinamento derivante dal traffico veicolare e forma di stimolo per una migliore e salutare fruizione dell'ambiente da parte della collettività, rientra nelle politiche di sviluppo di una mobilità sostenibile portate avanti dal ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare.


Negli ultimi anni, con i più recenti programmi di cofinanziamento, il ministero ha contribuito allo sviluppo della mobilità ciclistica presso Enti locali ed aziende, persone fisiche e giuridiche, concedendo contributi che hanno permesso di avviare una lenta ma costante diffusione della pratica ciclistica in Italia.
Per quanto concerne, in particolare, lo sviluppo di sistemi di
bike sharing, il ministero ha cofinanziato diverse azioni con programmi di recente attuazione, quali il «Programma di finanziamenti per il miglioramento della qualità dell'aria nelle aree urbane e per il potenziamento del trasporto pubblico», istituito, in attuazione delle disposizioni previste dalla legge n. 296 del 27 dicembre 2007, con Decreto del Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, di concerto con il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti n. GAB/DEC/131/2007 del 3 agosto 2007, ed il «Programma di cofinanziamento che promuove la realizzazione di interventi strutturali per la razionalizzazione della mobilità in ambiente urbano diretti alla riduzione dell'impatto ambientale derivante da traffico urbano», istituito con Decreto del direttore della direzione salvaguardia ambientale del ministero n. 820 del 24 luglio 2006.
Con i due programmi summenzionati, allo stato attuale, sono stati ammessi a cofinanziamento 14 interventi di attivazione e potenziamento di servizi di
bike sharing, del valore totale di 8,8 milioni di euro, con un contributo a carico del ministero di circa 5 milioni, mentre ulteriori 44 interventi sono attualmente in fase di valutazione: questi ultimi hanno un valore complessivo di 39 milioni di euro e comporterebbero un impegno per il ministero pari a circa 22,5 milioni.
Limitatamente a quelli gia ammessi a cofinanziamento, trattasi di interventi in avanzata fase di realizzazione e che hanno comportato la creazione
ex novo di 11 servizi di bike sharing ed il potenziamento di ulteriori 3 servizi già attivi in altrettanti Comuni, con un totale di 263 postazioni per il prelievo-deposito di 2.545 biciclette, sia classiche che a pedalata assistita.
Allo stato attuale, non sono previsti ulteriori incentivi per il sostegno di analoghe iniziative, ma ciò non toglie il loro ripristino nel futuro, qualora si dovessero rendere disponibili ulteriori risorse.

Il Sottosegretario di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare: Roberto Menia.

REGUZZONI. - Al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione. - Per sapere - premesso che:
il piano e-Government 2012 ha l'obiettivo di realizzare una informatizzazione all digital per la pubblica amministrazione;
per la realizzazione di questo piano occorrono 1.380 milioni di euro;
la disponibilità attuale è di 248 milioni di euro;
la semplificazione ed il recupero di efficienza della pubblica amministrazione è un fattore critico di successo per tutto il Paese -:
se i dati esposti in premessa siano corretti;
quale sia l'intendimento del Ministro in proposito;
quali azioni il Ministro intenda attuare per realizzare - e se possibile accelerare - il prosieguo e strategico percorso intrapreso.
(4-04167)

Risposta. - In riferimento all'atto di sindacato ispettivo in esame, con il quale l'interrogante chiede di conoscere quali azioni il Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione intenda porre in essere al fine di attuare ed accelerare il percorso intrapreso in materia di e-government, si rappresenta quanto segue.
Il piano per l'
e-government 2012 comprende un insieme di progetti di innovazione digitale che, nel loro complesso, si propongono di modernizzare, rendere più efficiente e trasparente la pubblica amministrazione,

migliorare la qualità dei servizi erogati a cittadini e imprese e diminuirne i costi per la collettività, contribuendo a fare della Pubblica Amministrazione un volano di sviluppo dell'economia del paese.
Il piano definisce circa 80 progetti aggregati in 4 ambiti di intervento e 27 obiettivi di Governo da raggiungere entro la legislatura. Ognuno dei progetti di innovazione previsti dal piano si propone di produrre dei risultati misurabili ed è scadenzato da rilasci o momenti di verifica intermedi che permettono una pubblica e trasparente valutazione del suo stato di realizzazione.
Ad oggi sono state già avviate le attività connesse ai 27 obiettivi individuati nel piano e, nel corso del prossimo anno, sarà possibile implementare detti obiettivi in modo da assicurare un maggiore impatto nei confronti dei cittadini, con riferimento specifico ai settori della giustizia, salute, scuola, università e rapporti con la pubblica amministrazione.
Si evidenzia che l'infrastruttura portante di tali obiettivi è costituita dagli strumenti previsti da alcuni rilevanti progetti, quali la dematerializzazione, la posta elettronica certificata, il sistema pubblico di connettività, il progetto
emoticons «mettiamoci la faccia» associato al nuovo portale della pubblica amministrazione e, infine, i progetti linea amica e reti amiche. Infatti, il piano in questione sviluppa gli strumenti costruiti negli anni recenti e li aggiorna, dando corpo agli indirizzi del governo per far fronte alle nuove esigenze dei cittadini, per utilizzare le nuove tecnologie ICT, Information communication technologies, per allineare l'Italia alle migliori performance europee.
Di ciascuna di tali iniziative, così come del piano
e-government, si dà completa ed aggiornata informazione nell'ambito del sito istituzionale del Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione.
Per quanto attiene al reperimento delle risorse finanziarie, si segnalano le decisioni assunte dal competente comitato dei Ministri per la società dell'informazione, all'esito della recente riunione del 18 settembre 2009.
Il suddetto comitato ha in primo luogo deliberato che, in sede di redazione del piano triennale dei progetti e degli interventi di sviluppo dei sistemi informativi automatizzati delle amministrazioni, di cui agli articoli 7 e 9 del decreto legislativo n. 39 del 1993, saranno adottati strumenti di pianificazione coerenti con gli obiettivi del piano medesimo.
Il citato organo ha inoltre statuito che in sede di Consiglio dei Ministri si provvederà a definire le esigenze di copertura finanziaria del piano
e-government 2012, anche attraverso il fondo istituito dall'articolo 27, comma 2, della legge n. 3 del 2003, e che i fondi stanziati e le risorse rese disponibili dalla riprogrammazione degli interventi già finanziati siano destinati a favore di priorità condivise, in coerenza con l'avanzamento delle iniziative e dei progetti.
Infine, il comitato in parola ha predisposto un apposito decreto di attribuzione dei fondi necessari all'attuazione di alcuni progetti di grande contenuto innovativo, rilevanza strategica e preminente interesse nazionale.

Il Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione: Renato Brunetta.

REGUZZONI e LUSSANA. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
gli approvvigionamenti e le scorte delle forze armate vengono effettuati secondo procedure di gara internazionale -:
da dove provengano la carne bovina e la carne suina acquistata dalle forze armate negli ultimi 10 anni e quali siano i dati quali-quantitativi;
quali siano le razze di animali macellate e se siano animali nostrani o di provenienza straniera;
quali siano i dati quali-quantitativi della carne congelata e surgelata e per quanto tempo permanga mediamente a temperature di crioconservazione, e quali

siano i tempi massimi registrati nelle celle frigorifere delle nostre forze armate.
(4-04446)

Risposta. - A premessa della risposta all'interrogazione in esame, che involge delicati aspetti procedurali relativamente agli approvvigionamenti ed alle scorte di carne alle Forze Armate, desidero fare alcune considerazioni sull'outsourcing.
L'
outsourcing equivale all'affidamento ad un fornitore esterno di tutta o una parte sostanziale di un'attività svolta dalla società committente.
Il principale vantaggio sta nel terzializzare le attività
no-core nelle quali si hanno meno competenze, affidandole a chi ha più esperienza in materia: in particolare, si ottiene la focalizzazione sul core business, ottenendo migliori rapporti di costo/efficacia nelle attività di servizi.
Il raggiungimento di questi obiettivi è però soggetto ad una parziale perdita di controllo sulle attività terzializzate, ed è per questo motivo che è importante affidarsi a
partners qualificati.
In ragione di tali considerazioni non è possibile fornire una risposta dettagliata ed esaustiva come richiesto nell'atto, ma è possibile, tuttavia, dare ampia assicurazione agli interroganti sul raggiungimento della cosiddetta
customer satisfaction ossia sulla piena soddisfazione del cliente relativamente alla fruizione del servizio che, nel caso in esame, si traduce nella piena rispondenza delle forniture di tale tipo di genere alimentare alle esigenze delle Forze Armate.
Ciò posto, con riferimento al merito delle questioni si rappresenta che a far data dal 1997 la competente Direzione generale della Difesa non ha più effettuato procedure di approvvigionamento accentrate per l'acquisizione delle tipologie merceologiche del tipo richiamato dagli interroganti, venendo così meno le attività di conservazione e distribuzione delle carni.
Ciò in quanto il servizio di vettovagliamento, consistente nella preparazione e o distribuzione di pasti completi, da quella data ad oggi, è stato appaltato (sempre a cura della Direzione generale competente) in
outsourcing a ditte del libero mercato le quali, peraltro, per il fatto di intrattenere rapporti con la Pubblica amministrazione, devono essere in possesso di certificazione International organization for standardization e si obbligano, verso quest'ultima, al rispetto della normativa igienico-sanitaria comunitaria per le produzioni alimentari d'origine animale.
Oltre al rispetto della normativa comunitaria sulla materia, voglio sottolineare che, relativamente all'approvvigionamento accentrato del servizio di vettovagliamento nelle diverse tipologie del contratto di
catering, le consolidate procedure concorsuali prevedono, proprio a garanzia della qualità dei generi alimentari rientranti nel processo di preparazione dei pasti, delle specifiche tecniche (con annesse tabelle merceologiche) cui le ditte assuntrici del servizio devono attenersi in corso dell'esecuzione del rapporto giuridico contrattuale presso ciascun ente/distaccamento/reparto.
Per completezza d'informazione, infine, corre l'obbligo di rappresentare che presso gli enti amministrativi delle Forze Armate, le eventuali residuali forniture di generi alimentari delle tipologie in questione, come ad esempio nei cosiddetti contratti misti e nelle gestioni dirette, vengono acquistate per il tramite delle convenzioni vigenti fra la Consip Spa e le aziende di diritto privato dalla stessa prescelte.

Il Ministro della difesa: Ignazio La Russa.

REGUZZONI e LUSSANA. - Al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione. - Per sapere - premesso che:
ai sensi dell'articolo 53 del decreto legislativo n. 165 del 2001, le pubbliche amministrazioni sono tenute a comunicare i dati riguardanti gli incarichi di consulenza esterna affidati;
numerosissime amministrazioni risultano inadempienti;

il decreto legislativo citato prevede altresì il blocco della consulenza a carico delle amministrazioni inadempienti -:
quale sia l'intendimento del Governo per migliorare il già molto positivo impegno a favore della trasparenza e della lotta agli sprechi;
quali siano le amministrazioni inadempienti (e più precisamente si intende conoscere: l'elenco dettagliato; le percentuali regione per regione e provincia per provincia);
quali strumenti il Governo intenda utilizzare per verificare l'attivazione del blocco delle consulenze.
(4-04451)

Risposta. - In riferimento all'atto di sindacato ispettivo in esame, con il quale l'onorevole interrogante prospetta alcune questioni relative alla trasparenza dei dati riguardanti gli incarichi di consulenza esterna affidati dalle pubbliche amministrazioni, si rappresenta quanto segue.
Come è noto, l'obiettivo di monitorare e controllare la spesa pubblica destinata agli incarichi nelle pubbliche amministrazioni è perseguito dalla cosiddetta «anagrafe delle prestazioni e degli incarichi conferiti ai pubblici dipendenti», istituita presso il dipartimento della funzione pubblica dall'articolo 24 della legge 30 dicembre 1991 n. 412.
La disciplina relativa all'anagrafe delle prestazioni è contenuta all'articolo 53 del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, nei quale sono espressamente enunciati i princìpi sull'incompatibilità e il cumulo di impieghi e incarichi dei dipendenti pubblici. In particolare, gli adempimenti previsti dalla citata disposizione a carico delle pubbliche amministrazioni attengono all'obbligo di comunicare, in via telematica, al dipartimento della funzione pubblica:
annualmente, gli incarichi e le prestazioni, sia di tipo pubblico che privato, rese dai propri dipendenti con i relativi compensi;
semestralmente, l'elenco dei collaboratori esterni e dei soggetti cui sono stati affidati incarichi di consulenza, con indicazione della motivazione dell'incarico e dell'ammontare dei compensi corrisposti.

L'effettività ed incisività di tali prescrizioni sono garantite dalla previsione di cui al comma 15 del medesimo articolo 53 ove si stabilisce, infatti, che le pubbliche amministrazioni che omettono di effettuare le suddette comunicazioni non possono conferire nuovi incarichi fino a quando non adempiono ai predetti obblighi.
Si sottolinea, inoltre, che la normativa concernente l'anagrafe delle prestazioni è stata oggetto di numerose direttive e circolari: la direttiva n. 1 del 2007, la circolare n. 5 del 29 maggio 1998 e la circolare n. 5 del 21 dicembre 2006, recanti linee di indirizzo in materia di affidamento di incarichi esterni e di collaborazioni coordinate e continuative.
Su tale materia, a seguito delle leggi finanziarie succedutesi nel tempo, che hanno ulteriormente definito il regime delle collaborazioni esterne nelle pubbliche amministrazioni, limitando il ricorso a tali tipologie contrattuali esclusivamente a ipotesi eccezionali, è stata peraltro emanata la circolare n. 2 in data 11 marzo 2008, che, richiamando l'articolo 7, decreto legislativo n. 165 del 2001, ha esplicitato le forme contrattuali alle quali la pubblica amministrazione può fare ricorso per sopperire alle proprie necessità, dettando anche le relative modalità attuative.
Quanto alla richiesta dell'interrogante di conoscere l'elenco dettagliato delle amministrazioni inadempienti ai suddetti obblighi, giova precisare che nella banca dati anagrafe delle prestazioni sono presenti esclusivamente i dati relativi alle consulenze e collaborazioni direttamente comunicati dalle amministrazioni pubbliche di cui all'articolo 1, comma 2, del decreto legislativo n. 165/2001. I dati in questione sono facilmente consultabili
on line sul sito www.funzionepubblica.it ove vengono periodicamente pubblicati e aggiornati nell'ambito di «operazione trasparenza», iniziativa volta proprio ad assicurare la massima accessibilità alle informazioni in parola.
Al riguardo si evidenzia altresì che dal confronto dei dati relativi all'anno 2007 è

stato registrato un incremento pari al 20,94 per cento delle amministrazioni che hanno effettuato la comunicazione.
Per quanto concerne, poi, la richiesta relativa agli strumenti tesi al controllo del rispetto della disciplina di cui al citato articolo 53, si rappresenta che la Presidenza del Consiglio dei Ministri - dipartimento della funzione pubblica è competente a disporre apposite verifiche, per il tramite dell'ispettorato. I poteri riconosciuti a quest'ultimo organo sono stati rafforzati dal decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133, nonché, da ultimo, dal decreto legislativo 27 ottobre 2009, n. 150. Ciò al fine di implementare, come sollecitato dall'interrogante, le iniziative già positivamente assunte dal Governo a favore della trasparenza, della correttezza ed efficienza amministrativa e della lotta agli sprechi.
In particolare, il provvedimento da ultimo citato, all'articolo 71, dispone che l'ispettorato per la funzione pubblica opera d'intesa con i servizi ispettivi di finanza pubblica del dipartimento della Ragioneria generale dello Stato e, nel caso in cui siano riscontrate irregolarità, ne dà comunicazione alla Corte dei Conti alla quale ogni anno vengono trasmessi gli elenchi delle amministrazioni che hanno omesso di effettuare le comunicazioni all'anagrafe delle prestazioni.

Il Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione: Renato Brunetta.

LUCIANO ROSSI e CERONI. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
nel gennaio 2009 è scaduto il mandato del direttore del Parco nazionale dei monti Sibillini, Alfredo Fermanelli;
il predetto è stato prorogato dapprima per sei mesi e poi, successivamente, senza una specifica scadenza;
da circa nove mesi la gestione di tale importante parco si svolge in condizione di prorogatio e quindi in una situazione che genera incertezza nella conduzione amministrativa ed operativa;
fino ad oggi risulta che l'Ente parco abbia omesso di formulare la terna di nominativi fra cui deve essere effettuata la designazione del direttore, dando prova evidente così di inerzia operativa -:
se, alla luce di quanto illustrato in premessa, non si ritenga indispensabile ed urgente provvedere al commissariamento dell'Ente parco dei monti Sibillini.
(4-04281)

Risposta. - In risposta all'interrogazione in esame, dove, viste le lungaggini per la nomina del nuovo direttore, si richiede il commissariamento dell'Ente parco dei monti Sibillini, si rappresenta quanto segue.
Con deliberazione n. 23 del 28 settembre 2009 il Consiglio direttivo dell'Ente parco nazionale dei monti Sibillini, ha prorogato fino al 31 marzo 2010 il contratto in essere, quale direttore del parco, con il dottor Alfredo Fermanelli, condizionandolo alla sua risoluzione di diritto dal primo giorno del mese successivo a quello in cui verrà nominato il nuovo direttore.
Con precedente delibera del 4 dicembre 2008, n. 73, il Consiglio direttivo aveva provveduto ad avviare le procedure per la nomina del nuovo direttore, così come previsto dalle normative vigenti e, in particolare, con la deliberazione n. 72, sempre del 4 dicembre 2008, sono stati fissati i termini e le modalità per l'individuazione della terna di nomi da sottoporre alla valutazione del Ministro dell'ambiente ed il Presidente del parco veniva delegato allo svolgimento delle relative pratiche amministrative.
Tutte le direttive citate, unitamente alle successive determinazioni presidenziali inerenti tale incombenza, sono state oggetto di valutazione da parte degli uffici della Direzione generale protezione della natura di questo ministero nell'ambito delle sue competenze quale amministrazione vigilante, con particolare attenzione alla delibera presidenziale n. 39 del 14 dicembre 2008,

relativa all'approvazione dell'avviso pubblico per la formazione dell'elenco dei candidati da dove scegliere i tre soggetti papabili per la direzione.
L'avviso pubblico di cui alla citata determinazione presidenziale n. 39 è stato pubblicato nella
Gazzetta Ufficiale n. 101 del 30 dicembre 2008, su un quotidiano a diffusione nazionale, l'Avvenire, e su due a diffusione regionale, Il Messaggero edizione Marche e il Corriere dell'Umbria, oltre che nel sito del Parco (www.sibillini.net) e nel sito www.parks.it.
Nei termini fissati dall'avviso, 31 gennaio 2009, sono pervenute n. 21 domande di partecipazione che, attualmente, sono al vaglio del consiglio direttivo dell'Ente, che dovrà scegliere la terna di nomi da sottoporre all'attenzione del Ministro dell'ambiente, ai sensi dell'articolo 9, comma 11, della legge n. 394 del 1991.
Alla luce di quanto esposto, poiché l'
iter amministrativo per la nomina del nuovo direttore di parco volge al termine, non sembrano sussistere motivi che giustificherebbero l'avvio di procedure volte al commissariamento dell'Ente.
Il Sottosegretario di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare: Roberto Menia.

SBROLLINI e CALEARO CIMAN. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
negli anni '90 il personale di Telecom Italia che operava in provincia di Vicenza risultava essere di circa 850 unità;
già con una prima ristrutturazione operata tra il 1992 ed il 1993 circa 50 dipendenti si sono visti trasferire presso la sede di Direzione regionale di Mestre;
nel 2000, a livello nazionale, un primo accordo di mobilità ha prodotto un totale di 2.200 cassa integrazioni, circa 2.000 esternalizzazioni di servizi e 5.200 mobilità;
i 2.200 cassa integrati sono stati poi posti in mobilità effettiva;
con il cambio di proprietà dell'azienda, nell'anno 2002 vi è stato un nuovo accordo di mobilità che ha coinvolto 3.803 lavoratori; un successivo accordo risalente al 2005 ha riguardato ulteriori 3.403 dipendenti;
in provincia di Vicenza tra il 2000 e il 2005 questi processi di riorganizzazione hanno comportato il trasferimento di circa 70 dipendenti verso le sedi operative di Mestre, Verona e Padova;
a fine 2007, per effetto degli accordi e delle manovre ricordate, il personale di Telecom Italia operante in provincia di Vicenza si è ridotto a sole 300 unità;
gli accordi di mobilità per il 2008/2010 prevedono, a livello nazionale, oltre 5.000 licenziamenti, 50 dei quali riguarderanno la provincia vicentina;
a dicembre 2008, inoltre, Telecom Italia ha presentato un nuovo piano industriale per il 2009/2011, prevedendo oltre 4.300 esuberi;
la provincia berica, come si evince da quanto descritto, è risultata essere fortemente penalizzata in fatto di trasferimenti verso altre province venete;
questo anche a causa di operazioni finanziarie che hanno fatto sì che buona parte del patrimonio immobiliare di Telecom Italia, sia commerciale che industriale, sia stato venduto a società immobiliari, alle quali ora l'azienda paga l'affitto;
è questo il caso, ad esempio, dei locali di via Quadri a Vicenza, che risultano essere di proprietà della Leasing s.p.a. del Gruppo Intesa-San Paolo;
il passo successivo della politica volta al taglio dei costi che Telecom Italia sta mettendo in atto è quello del graduale abbandono degli immobili non di proprietà;
in tutta Italia ventidue sedi commerciali verranno abbandonate dall'azienda.

Per quindici di queste, è previsto un trasferimento presso altro comune (o presso altra Regione addirittura): 700 in totale i lavoratori coinvolti;
questa ennesima manovra comporterà il trasferimento dei lavoratori della sede commerciale di Vicenza presso quella di Padova;
in particolare, per il 2009 si prefigura il trasferimento dell'intero settore «187» verso una sede della città patavina: 47 lavoratori vicentini coinvolti in tale operazione; si tratta, in particolare, di 21 uomini e di 26 donne con una prospettiva di pendolarismo che varia dai 15 ai 20 anni e con un'età media che difficilmente può consentire loro una facile ricollocazione;
altro capitolo è quello relativo al settore «1254»: anche per questo servizio si prefigura un forte ridimensionamento, con il rischio di cassa integrazione o di mobilità per i 16 lavoratori della provincia di Vicenza;
non è ammissibile che Telecom Italia, seguendo le sue strette logiche aziendali di profitto e di taglio dei costi, continui secondo gli interroganti a vessare i propri lavoratori, facendo loro intravedere di continuo lo spettro del possibile licenziamento, e costringendoli in tal modo ad accettare lunghi periodi di incertezza, lasciandoli per spazi di tempo indefiniti in cassa integrazione o costringendoli ai disagi del pendolarismo. Tutto questo senza alcun rispetto per queste persone, per le loro famiglie e per le loro esigenze;
sarebbe opportuno far sì che Telecom Italia blocchi questo processo di accentramento che sta comportando il trasferimento dell'intero settore «187» dalla città di Vicenza a quella di Padova, valutando invece, ad esempio, uno spostamento di tale servizio verso sedi di proprietà dell'azienda, che certamente sono ancora presenti nella città di Vicenza -:
se non si ritenga opportuno a salvaguardia dei livelli occupazionali intercedere presso Telecom Italia affinché essa adotti politiche di risparmio sui costi agendo su altre poste di bilancio e non più puntando sull'abbandono delle ex sedi di proprietà, in modo da dare un chiaro segnale di interesse verso i propri lavoratori e se non ritenga di dover intervenire per favorire un dialogo a livello sindacale anche per agevolare forme di solidarietà collettiva, quali, ad esempio, la riduzione dell'orario di lavoro, in modo da salvaguardare i lavoratori vicentini dei settori «1254» e «187».
(4-04220)

Risposta. - Con riferimento all'atto di sindacato ispettivo in esame, inerente alla vicenda occupazionale della Telecom Italia s.p.a., operante nella provincia di Vicenza, sulla base delle notizie fornite dai competenti uffici del Ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali, del Ministero dello sviluppo economico e della regione Veneto, si rappresenta quanto segue.
Prima di affrontare la specifica questione sollecitata, sembra opportuno premettere, più in generale, che il piano industriale di Telecom Italia, per il triennio 2009-2011, ha previsto, tra l'altro, una rivisitazione del modello organizzativo dell'azienda in funzione della nuova logica di presidio del cliente
(Customer Centric).
A tale rivisitazione dovrebbe corrispondere una maggiore efficienza organizzativa, con conseguente riduzione dei costi complessivi ed un miglioramento del servizio offerto al cliente.
L'azienda, quindi, ha inteso razionalizzare l'attività delle proprie sedi dislocate sul territorio nazionale, prevedendo la chiusura di alcune di esse ed il conseguente trasferimento dei lavoratori verso altre reputate strategiche ai fini del perseguimento degli obiettivi su indicati.
Tutto ciò premesso, occorre evidenziare che, dal mese di gennaio del corrente anno, si sono svolti diversi incontri tra i rappresentanti dell'azienda in parola e le organizzazioni sindacali, volti ad esaminare i contenuti del citato piano industriale e che, in data 20 e 21 luglio 2009, presso il Ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali, le parti hanno sottoscritto due diversi accordi.


Con il primo di essi, pur confermando la chiusura delle sedi (tra cui quella vicentina) prevista dal piano, le parti hanno concordato che il conseguente trasferimento dei lavoratori sarebbe potuto avvenire esclusivamente su base volontaria, almeno fino al mese di giugno 2010 (periodo in cui sarebbe stata effettuata un'ulteriore verifica della situazione).
In particolare, con specifico riferimento alla sede di Vicenza, l'accordo ha individuato come settore destinatario delle nuove disposizioni organizzative sul territorio (nuova sede Padova) quello commerciale che comprende il servizio 187 e il
call center.
Con il secondo accordo, invece, è stata prevista la stipula di un contratto di solidarietà di tipo «difensivo» che ha interessato, nel complesso, 1.054 unità lavorative (di cui 16 operanti nella provincia di Vicenza) appartenenti alla struttura
directory assistance (12.54, assurance dati elenchi, centralini, centro lavoro servizi internazionali, supporto territoriale) e dislocate su tutto il territorio nazionale.
Le ragioni del ricorso a tale strumento sono prevalentemente da ricercarsi nella esigenza di contrastare le eccedenze di personale verificatesi, in particolare, nell'ambito del servizio 154 che, oltre a soffrire di una forte concorrenza da parte dì altri operatori telefonici, offrirebbe informazioni facilmente reperibili, a titolo gratuito, anche attraverso
internet.
Nell'ambito del su citato contratto, che avrà una durata di 24 mesi, con decorrenza dal 1o settembre 2009, è prevista una percentuale complessiva di riduzione dell'orario di lavoro individuale, su base settimanale, nella misura massima del 47 per cento (per il personale con orario di lavoro full-time), del 33 per cento (per il personale con orario di lavoro part-time al 75 per cento) e del 23 per cento (per il personale con orario di lavoro part-time al 65 per cento).
Sembra opportuno, infine, precisare che, dal 1o settembre 2009 e fino al 31 dicembre 2009, per il personale con orario di lavoro
full-time, la percentuale di cui sopra è stata ridotta nella misura del 40 per cento, per far fronte alle intervenute esigenze di maggior lavoro.
Da ultimo, occorre registrare che, ad oggi, non risulta pervenuta ai competenti uffici del Ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali, alcuna istanza di ammissione ai trattamenti di Cassa integrazione guadagni straordinaria da parte della società di che trattasi.

Il Sottosegretario di Stato per il lavoro, la salute e le politiche sociali: Pasquale Viespoli.

SCILIPOTI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
le problematiche ambientali sono importantissime, non devono essere sottovalutate né trascurate e una delle principali
cause dell'inquinamento atmosferico è costituita dalle emissioni industriali;
i flussi di sostanze nocive e cancerose vengono immessi nell'ambiente provocando danni irreparabili, contaminando le falde freatiche e il sistema vegetale e contribuendo all'impoverimento omeostatico della natura;
malattie degenerative come i tumori dipendono direttamente anche dalla qualità dell'ambiente in cui si vive;
sono stati registrati, nel territorio della Valle del Mela (Messina), dei casi di piogge acide provocate dalle emissioni di sostanze inquinanti dalle ciminiere industriali che hanno macchiato le carrozzerie di alcune automobili. Tali piogge, infiltrandosi nel sottosuolo, provocano ingenti danni alle falde acquifere e anche all'agricoltura;
alcune ricerche scientifiche hanno rilevato che la costruzione di elettrodotti è poco auspicabile in qualsiasi territorio poiché presuppone la produzione di ingenti quantità di energia elettrica, prodotte lontano dalle strutture che materialmente la utilizzano;

le grosse centrali ad idrocarburi producono un'elevata emissione di gas serra e polveri sottili, dannosissime alla salute dell'uomo e dell'ambiente, che nonostante accurati filtraggi delle emissioni, sono comunque inevitabili;
durante il trasporto una parte dell'energia viene dissipata e quindi si utilizza l'alta tensione di 380 Kilovolt che fa diminuire le perdite e aumentare i rischi di inquinamento elettromagnetico;
nella zona della Valle del Mela in provincia di Messina, in una breve porzione di territorio convivono una raffineria, una centrale termoelettrica, un elettrodotto da 380 Kv ad 80 metri di altezza, una centrale di compressione del gas metano e adesso la Terna (gestore della rete elettrica) intende costruire la relativa gasline, con un collegamento sottomarino fra Sicilia e Calabria;
nel suddetto territorio, malgrado sia sottoposto a decreto di alto rischio di crisi ambientale, c'è un alto potenziale di inquinamento chimico, elettromagnetico di bassa frequenza, acustico e da polveri sottili;
in caso di guasti, incendi o scoppi agli agglomerati industriali di Milazzo, i danni per l'ambiente circostante e per i cittadini di Milazzo e dei comuni limitrofi sarebbero incalcolabili -:
se il Governo ed il Ministro interrogato non ritengano opportuno attivare iniziative al fine di limitare i danni ambientali nel territorio della Valle del Mela, già troppo penalizzato, monitorando le emissioni industriali affinché sia evitata la dispersione di sostanze dannose nell'atmosfera;
se non ritenga necessario che sia sviluppata la vocazione turistica dell'area interessata, in luogo di quella fortemente industriale, al fine di produrre quegli effetti positivi, sia sull'ambiente che sullo sviluppo economico del territorio attraverso le attività turistico-ricettive.
(4-01396)

Risposta. - Per quanto indicato nell'interrogazione in esame, presentato dall'interrogante relativo alle problematiche legate all'inquinamento ambientale nel territorio della Valle del Mela, si rappresenta che in tale area sono ubicati diversi impianti soggetti alle disposizioni di cui al decreto legislativo 18 febbraio 2005, n. 59, recante: «attuazione integrale della direttiva 96/61/CE relativa alla prevenzione e riduzione integrate dell'inquinamento (direttiva Ippc)».
In particolare, la Raffineria di Milazzo SCpA e la centrale termoelettrica Enipower SpA risultano soggetti ad autorizzazione integrata ambientale (Aia) di competenza statale, in quanto rientranti nelle categorie di cui all'allegato V al decreto legislativo n. 59 del 2005 e in quanto, la prima, compresa nella categoria di attività di cui al punto 1.2
(Raffinerie di petrolio e di gas) e la seconda nella categoria di attività di cui al punto 1.1 (Impianti di combustione con potenza termica di combustione di oltre 50 MW), dell'allegato I, al decreto stesso.
Per la Raffineria di Milazzo SCpA l'avvio del procedimento di rilascio dell'Aia è stato comunicato al gestore con nota deI 16 novembre 2007 e attualmente è in corso l'istruttoria tecnica di competenza della Commissione istruttoria per l'autorizzazione integrata ambientale-Ippc.
Per la centrale termoelettrica Enipower SpA l'avvio del procedimento è stato comunicato al gestore il 22 marzo 2007 e nel corso della riunione del 2 aprile 2009, il rappresentante della provincia di Messina aveva manifestato l'intenzione di avviare un confronto a livello locale con il gestore e con le parti sociali, alla luce delle preoccupazioni rappresentate da queste ultime in ordine alle conseguenze sugli attuali livelli occupazionali del rilascio dell'Aia.
Tale confronto, coordinato dal Prefetto di Messina, ha portato all'elaborazione da parte del gestore delle proposte formalizzate con note del 5 maggio e del 24 giugno 2009, esaminate nel corso delle riunioni della Conferenza di servizi del 12 giugno 2009 e del 23 luglio 2009.
La Conferenza, nella seduta del 23 luglio 2009, si è quindi espressa favorevolmente in

merito al rilascio dell'Aia alle condizioni di cui al nuovo parere istruttorio conclusivo reso dalla Commissione Ippc in data 16 luglio 2009, con gli adeguamenti condivisi nel corso della seduta.
Nell'area in esame sono presenti diversi stabilimenti soggetti al decreto legislativo 17 agosto 1999 n 334 e s.m.i., recante: «attuazione della direttiva 96/82/CE relativa al controllo degli incidenti rilevanti connessi con determinate sostanze pericolose (direttiva Seveso)», che risultano aver presentato la notifica prevista dall'articolo 6 del decreto legislativo n. 334 del 1999, e redatto il Rapporto di sicurezza di cui all'articolo 8 del decreto stesso.
Tali stabilimenti risultano essere la stessa Raffineria di Milazzo SCpA e le società:
Esi Ecological Scrap Industry SpA;
Ultragas CM SpA,

e, per questi, il Comitato tecnico regionale (Ctr) per la Sicilia ha concluso nel 2002 le istruttorie tecniche per la valutazione dei Rapporti di sicurezza, ed edizione 2000.
Inoltre, per gli stabilimenti Raffineria di Milazzo e Ultragas CM, a seguito della presentazione da parte dei gestori degli aggiornamenti quinquennali dei Rapporti di Sicurezza, risultano avviate le istruttorie tecniche per il riesame.
Gli stabilimenti predetti sono stati sottoposti anche a verifiche ispettive disposte dal ministero dell'ambiente, ai sensi dell'articolo 25 del decreto legislativo n. 334 del 1999, nei tempi di seguito indicati:
Raffineria di Milazzo nel corso degli anni 2001 e 2005;
Stabilimento Ultragas Cm nel corso degli anni 2001 e 2006;
Stabilimento Esi nel corso dell'anno 2004.

Con particolare riferimento al territorio del «Comprensorio del Mela», con nota del 26 giugno 2008, la Commissione Europea ha notificato la messa in mora ex articolo 226 nei confronti della Repubblica Italiana, per la mancata attuazione di monitoraggi delle concentrazioni in aria ambiente del biossido di zolfo e per la mancata adozione di un piano di azione per contrastare l'inquinamento atmosferico connesso a tale inquinante (mancato rispetto degli obblighi previsti dalle Direttive comunitarie 1996/62/CE in materia di valutazione e di gestione della qualità dell'aria ambiente e 1999/30/CE concernente i valori limite di qualità dell'aria ambiente per il biossido di zolfo, il biossido di azoto, gli ossidi di azoto, le particelle e il piombo).
In riscontro alla predetta messa in mora, alla Commissione Europea, con nota del 6 agosto 2008, è stata trasmessa una relazione predisposta dalla Regione Siciliana, unitamente al piano di risanamento, all'inventario regionale delle emissioni e alla zonizzazione del territorio, predisposti sempre dalla stessa regione, e da tali atti risulta che:
nel Comprensorio dei Mela la qualità dell'aria viene oggi costantemente monitorata anche per quanto riguarda il parametro SO2 ed è in progressivo miglioramento;
le iniziative poste in essere dalla Regione Siciliana in materia di gestione della qualità dell'aria ambiente sono coordinate dal Piano regionale di coordinamento per la tutela della qualità dell'aria ambiente adottato con D.A. 176/GAB del 9 agosto 2007 che prevede tutte le misure necessarie per dare piena attuazione a quanto previsto dall'articolo 8 della Direttiva 1996/62/CE e dall'articolo 8 della Direttiva 1999/30/CE con riferimento non solo al Comprensorio del Mela ma all'intero territorio regionale.»

In seguito all'invio delle informazioni predette, la Commissione Europea, in data 25 giugno 2009, ha archiviato la procedura di infrazione.
Si comunica, inoltre, che il territorio della Valle del Mela è ricompreso nel sito di bonifica di interesse nazionale «Milazzo», istituito con la legge n. 266 del 2005 (Finanziaria per il 2006).
Il sito, perimetrato con decreto ministeriale 11 agosto 2006, coincide con l'area di

 

sviluppo industriale di Giammoro ed interessa i comuni di Milazzo, San Filippo del Mela, Pace del Mela, San Pier Niceto e Monforte San Giorgio, già dichiarati «Area ad elevato rischio di crisi ambientale del comprensorio del Mela» ai sensi del decreto legislativo n. 112 del 1998.
Le principali criticità ambientali riscontrate dipendono dalla presenza di attività industriali, di discariche abusive e/o abbandonate e di stabilimenti industriali dismessi realizzati, in parte, con materiali contenenti amianto.
Gli interventi di bonifica del sito sono tutt'ora in corso e, per completezza di trattazione, si elencano le operazioni ad oggi attivate:
1. la messa in sicurezza d'emergenza dell'area
ex Sacelit per la rimozione di materiale contenente amianto all'interno degli stabilimenti e l'avvio degli interventi di rimozione di materiali contenente amianto interrati in prossimità dell'area dello stabilimento Punto industria;
2. l'approvazione dei Piani di caratterizzazione delle aree private Raffineria di Milazzo, Eni Divisione R&M, Edipower, Punto Industria, Termica Milazzo, Duferdofin;
3. la progettazione del Piano di caratterizzazione dell'area marino-costiera compresa nel perimetro del sito di Milazzo e dei tratti terminali dei torrenti Corriolo, Muto, Mela e Niceto.

Il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare proseguirà con la massima solerzia e attenzione nella conduzione delle operazioni di bonifica predette.
Il Sottosegretario di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare: Roberto Menia.

STRIZZOLO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
ieri, presso l'ospedale di Udine è prematuramente scomparso - nonostante le intense e prolungate cure - Andrea Orsetti, 26 anni da poco compiuti, per le terribili conseguenze determinate dalla contaminazione da uranio impoverito contratta durante il servizio militare prestato nel 2001 con la missione italiana nei Balcani;
nei giorni scorsi, purtroppo, stessa sorte ha colpito un militare di Padova, il colonnello medico Amos Lucchini, di 53 anni, deceduto sempre a seguito di contaminazione da uranio impoverito;
le vittime causate dalla contaminazione da uranio impoverito usato nell'armamentario dell'esercito italiano sono ora più di 160 dalla conclusione dell'intervento nei Balcani -:
quali siano le iniziative che il Governo intende assumere per:
a) fare piena luce sulle responsabilità che hanno determinato questo lungo e doloroso calvario per le vittime e per le loro famiglie e, in particolare, accertare quante sono ancora le persone, sia militari che civili, che potrebbero aver contratto la grave contaminazione derivata dal contatto con le sostanze così letali per la salute dell'uomo;
b) intervenire adeguatamente a sostegno morale e materiale delle persone colpite e dei loro famigliari;
c) assicurare che i vari corpi militari abbiano in uso e dotazione armi, attrezzature e dispositivi tecnologici immuni da rischi di contaminazione, anche di altro tipo, che possono nuocere alla salute delle persone, siano esse di qualifica militare o civile.
(4-01107)

Risposta. - Fin da quando cominciarono a diffondersi le notizie circa i possibili rischi di contaminazione con uranio impoverito (Ui) - peraltro, mai usato dalle Forze armate italiane - la Difesa ha intrapreso molteplici e diversificate attività, riservando costantemente al problema la massima attenzione

nonché considerevoli risorse umane e finanziarie.
Già nel 2000, con la comparsa dei primi casi di neoplasie emolinfoproliferative fra i militari reduci da aree balcaniche, è stata istituita dal Ministro della difesa
pro tempore una commissione scientifica d'indagine presieduta dal professor Mandelli che, pur rilevando un aumento significativo del linfoma di Hodgkin, ha escluso, in assenza di documentata evidenza, un'eventuale correlazione fra esposizione all'uranio impoverito e l'accresciuta incidenza della patologia.
Tale risultato è in accordo con quanto rilevato da altre indagini parallele sia sui militari che sull'ambiente, a livello nazionale ed internazionale.
Vorrei menzionare, in proposito, lo studio condotto dalla Lega italiana per la lotta contro i tumori (legatumori) che ha effettuato uno screening, su base volontaria, su circa 600 paracadutisti del 186o reggimento della brigata «Folgore», in prevalenza impiegati nelle aree di Bosnia e Kosovo, oltre che su un gruppo di militari di contro mai impiegati all'estero. Le indagini hanno escluso la presenza di danni riconducibili a tossicità chimica e/o a contaminazione da Ui in tutti i soggetti esaminati che, per circa due anni, sono stati sottoposti ad esami clinici, di laboratorio ed ecografici, compresa la ricerca dell'Ui nei liquidi organici con lo spettrometro di massa (indagine, quest'ultima, talmente sofisticata che farebbe rilevare nell'organismo anche tracce minime di sostanze sconosciute).
In base ad una mappatura fornita dalla NATO è stata eseguita, inoltre, un'indagine sui territori Kosovari colpiti (acque di falda, licheni - in quanto bio-accumulatori - ed alimenti), i cui esiti non hanno evidenziato livelli tali di rischio da assumere rilevanza sanitaria sotto i profili tossicologico e radioprotezionistico.
In tempi più recenti, i risultati cui sono pervenute le due Commissioni parlamentari d'inchiesta - istituite nelle legislature XIV e XV, che hanno indagato sui possibili effetti dell'utilizzo di proiettili all'Ui e della dispersione nell'ambiente di nano-particelle di minerali prodotte dall'esplosione di materiale bellico - hanno confermato la non dimostrabilità di un nesso causale tra le patologie riscontrate in alcuni militari reduci dai teatri e l'eventuale presenza di Ui o di altri fattori ambientali tipici dei teatri di operazione.
La difesa intende, comunque, proseguire nel campo delle ricerche scientifiche, promuovendole direttamente ed acquisendo i risultati conseguiti da altre, istituzioni qualificate, conformemente a quanto raccomandato dalle citate Commissioni.
Dal quadro informativo fornito, seppur sommario, ritengo si possa desumere come non si ravvisi alcuna responsabilità da parte della difesa che - ribadisco - è sempre stata impegnata e continua ad esserlo in più direzioni, senza tralasciare alcuna possibilità, per acquisire dati certi relativi al rapporto fra esposizione all'Ui ed effetti sulla salute.
Cito, in proposito, la sentenza della Corte di Cassazione - IV sezione penale - n. 17693 del 2008 che ha dichiarato inammissibile il ricorso avverso l'ordinanza, in data 26 settembre 2005, con cui il giudice per le indagini preliminari presso il tribunale di Cagliari ha disposto l'archiviazione del procedimento contro ignoti; nello specifico, il giudice per le indagini preliminari ha ritenuto che non vi fossero gli estremi per sostenere la responsabilità per «condotta colposa omissiva impropria» da parte dei vertici dell'amministrazione militare e del Ministero della difesa.
Circa il numero delle persone che potrebbero aver contratto gravi patologie neoplastiche nel periodo dal 1996 al 2007, risultano 390 casi di neoplasie tra i militari che, almeno una volta, abbiano partecipato a missioni nei quattro teatri operativi presi in considerazione: Balcani, Iraq, Afghanistan e Libano.
Devo precisare che la raccolta informatizzata dei dati sanitari e di impiego relativi al personale militare impiegato in quei teatri è in fase di completamento da parte dell'osservatorio epidemiologico militare che ha esaminato ed inserito in un unico database 33.775 soggetti diversi, elaborando varie rappresentazioni di statistica descrittiva del fenomeno, in collaborazione con il

Centro nazionale di epidemiologia, sorveglianza e promozione della salute (Cnesps) dell'Istituto superiore della sanità.
Proprio allo scopo di migliorare l'attività di registrazione dei tumori che si verificano tra i militari in servizio è stato stipulato, nel 2008, un accordo tra la direzione Generale della sanità Militare ed il Cnesps per attuare un progetto - che prevede il collegamento con la rete dei registri tumori italiani - di sorveglianza epidemiologica dei tumori nella popolazione militare impegnata in Bosnia-Herzegovina e nel Kosovo nel periodo 1995-2004 (studio retrospettivo di coorte).
Sul fronte risarcitorio ed assistenziale, la predetta II Commissione parlamentare d'inchiesta ha evidenziato che il manifestarsi della malattia dovrebbe costituire di per sé elemento sufficiente, secondo un criterio di probabilità, a determinare per le vittime delle patologie e per i loro familiari il diritto agli indennizzi previsti dalla legislazione vigente.
Questa indicazione si basa sul fatto che non si può dimostrare, ma nemmeno escludere, un nesso di causalità tra i due elementi; il riconoscimento della causa di servizio dovrebbe, perciò, basarsi su una presunzione di causa.
Pur nel concordare pienamente con questa visione, devo ricordare, tuttavia, che ai sensi dell'articolo 10 del decreto del Presidente della Repubblica n. 461 del 2001 il riconoscimento della dipendenza da causa di servizio, ivi incluse le ipotesi di patologie legate all'esposizione all'uranio impoverito, è demandato al «Comitato di verifica per le cause di servizio» - il cui parere assume carattere vincolante - istituito ed operante alle dipendenze del Ministero dell'economia e delle finanze.
Intendo, comunque, confermare la linea d'azione intrapresa dai miei predecessori, affinché tale riconoscimento sia possibile anche in assenza di precise certezze scientifiche.
Con riferimento, più propriamente, alle provvidenze in favore del personale appartenente alle Forze armate italiane che abbia contratto patologie connesse all'esposizione all'Ui, la normativa vigente appare idonea per un adeguato supporto a quanti si fossero ammalati negli scenari operativi all'estero o sul territorio nazionale.
In particolare:
l'articolo 1, comma 564 della legge n. 266 del 2005, ha equiparato alle vittime del dovere, ai fini della concessione della speciale elargizione e degli ulteriori benefici alla stessa connessi, coloro che «abbiano contratto infermità permanentemente invalidanti o alle quali consegua il decesso, in occasione e a seguito di missioni di qualunque natura, effettuate dentro e fuori dai confini nazionali e che siano riconosciute dipendenti da causa di servizio per le particolari condizioni ambientali od operative». Tra i soggetti considerati tecnicamente «equiparati» sono ricompresi anche coloro che hanno contratto patologie connesse all'esposizione all'Ui;
il decreto del Presidente della Repubblica n. 243 del 2006 ha stabilito che:
il riconoscimento della dipendenza da causa di servizio «per particolari condizioni ambientali od operative» si svolge secondo l'ordinaria procedura di cui al n. 461 del 2001 è conseguentemente demandato al comitato di verifica per le cause di servizio, integrato «da un ufficiale superiore o da un funzionario, scelti tra esperti della materia, dell'arma, corpo o amministrazione di appartenenza»;
per «particolari condizioni ambientali od operative» si intendono le condizioni implicanti l'esistenza di «circostanze straordinarie e fatti di servizio» (ivi inclusa l'esposizione all'uranio impoverito)» che hanno esposto il dipendente a maggiori rischi o fatiche, in rapporto alle ordinarie condizioni di svolgimento dei compiti di istituto»;
le infermità si considerano dipendenti da causa di servizio per particolari condizioni ambientali od operative di missione, solo quando le straordinarie circostanze e i fatti di servizio ne siano stati la causa ovvero la concausa efficiente e determinante»,

l'articolo 34 della legge 222 del 2007 ha esteso il beneficio della speciale elargizione, nell'importo previsto per le vittime del terrorismo, a tutte le «vittime del dovere», della «criminalità organizzata», nonché ai superstiti dei soggetti «equiparati»;
l'articolo 2, comma 78 della legge n. 244 del 2007 ha autorizzato la spesa di 10 milioni di euro per ciascun anno del triennio 2008 - 2010, finalizzata al riconoscimento di adeguati indennizzi al personale italiano impiegato in missioni militari all'estero, nei poligoni di tiro e nei siti di stoccaggio di munizionamenti, nonché nei teatri di conflitto e nelle zone adiacenti le basi militari sul territorio nazionale «che abbiano contratto infermità o patologie tumorali connesse all'esposizione e all'utilizzo di proiettili all'uranio impoverito e alla dispersione nell'ambiente di nano particelle di minerali pesanti prodotte dalle esplosioni di materiale bellico, nonché ai loro superstiti»;
il decreto del Presidente della Repubblica n. 37 del 3 marzo 2009 disciplina le modalità ed i termini per la corresponsione degli indennizzi di cui al citato articolo 2, comma 78 della legge n. 244 del 2007.

Faccio presente, inoltre, che presso la direzione generale competente in materia, è stata recentemente costituita un'area di servizio denominata «speciali benefici assistenziali» - con relativo «info-point» - per la trattazione e l'erogazione dei benefici del richiamato decreto del Presidente della Repubblica n. 37 del 2009;
Quanto al sostegno morale, le Forze armate hanno consolidato specifiche azioni ed iniziative volte a supportare il personale colpito da grave infortunio e/o patologia e le relative famiglie anche dal punto di vista psicologico e materiale.
In particolare, lo Stato Maggiore dell'Esercito ha messo a punto specifiche direttive e procedure della cui gestione è incaricato un apposito ufficio, che provvede anche ad una periodica sensibilizzazione degli organi competenti in merito alla corretta applicazione delle previsioni.
L'Arma dei Carabinieri ha costituito, sin dal 1994, presso il comando generale, la sezione «Rapporti con le famiglie vittime del dovere e dei caduti in servizio» per garantire ai familiari dei militari un punto di riferimento ed avviare una serie di iniziative finalizzate al coinvolgimento in tale attività dei comandi dipendenti.
Quanto all'aspetto relativo alla tutela della salute dei nostri militari, la normativa vigente è una garanzia in tal senso, in quanto essa prevede che tra i doveri del superiore rientri quello di «... assicurare il rispetto delle norme di sicurezza e di prevenzione per salvaguardare l'integrità fisica dei dipendenti... » (articolo 21 del regolamento di disciplina militare).
In particolare, nella condotta delle missioni internazionali, la difesa sta applicando ogni misura precauzionale, oltre ad acquisire e valorizzare le esperienze maturate sul campo, in stretto coordinamento con i paesi amici ed alleati, al fine di individuare rapidamente tutti i possibili provvedimenti correttivi e migliorativi.
A fronte dei possibili pericoli ambientali la salute dei nostri militari viene tutelata attraverso un iter formativo e addestrativo dedicato, un'informazione specifica al momento dell'inserimento in teatro operativo, la disponibilità di dotazioni individuali e di equipaggiamenti da indossare al momento della necessità. Al riguardo, si evidenzia che ogni teatro ove i nostri militari sono chiamati ad operare viene sottoposto ad approfondite e ripetute verifiche ambientali da parte di reparti specializzati nella rilevazione, finalizzate ad accertare l'esistenza di agenti o aggressivi chimici, biologici, radiologici e nucleari.
Con specifico riferimento alle vicende richiamate dall'onorevole interrogante, per quanto riguarda il militare Orsetti, è stato interessato il Comitato di Verifica per le Cause di Servizio per il giudizio sia ai fini della dipendenza
sic et simpliciter ex decreto del Presidente della Repubblica n. 461 del 2001 che per la riconducibilità della malattia alle particolari condizioni ambientali o operative.


Per la dipendenza da causa di servizio, il comitato ha reso parere positivo, mentre si è espresso negativamente ai fini della concessione dei benefici previsti dal decreto del Presidente della Repubblica n. 243 del 2006, in quanto ha ritenuto non sussistenti le particolari condizioni ambientali, confermando tale parere negativo anche in sede di riesame.
Nel merito, osservo che i due accertamenti di dipendenza, pur condotti dallo stesso organo seguono criteri medico-legali valutativi che rispondono, evidentemente, a specifici indicatori.
Sulla scorta del parere positivo reso dal Comitato per la dipendenza da causa di servizio, il competente ufficio della difesa sta procedendo con l'istruttoria di rito, ai fini del trattamento di pensione.
Nel caso, invece, del tenente colonnello medico Lucchi, all'Ufficiale è stato corrisposto, nel 1992, l'equo indennizzo, sulla base del parere positivo espresso dal citato comitato sulla dipendenza della causa di servizio, per infermità non correlabile al servizio prestato in teatro operativo.
Con riferimento al decesso, il comitato di verifica per cause di servizio, interessato nel novembre 2008 dal competente ufficio della Difesa, ha reso parere favorevole sulla dipendenza da causa di servizio per l'infermità letale.
Faccio presente, inoltre, che l'Amministrazione:
ha rappresentato alla vedova la circostanza che, per l'ulteriore corso della pratica, è necessario che venga presentata la domanda di equo indennizzo;
ha richiesto al citato Comitato, il 13 ottobre 2009, il parere sulla riconducibilità dell'infermità stessa alle particolari condizioni ambientali ed operative della missione, al fine di attribuire ai superstiti, eventualmente, i benefici previsti dal decreto del Presidente della Repubblica n. 243 del 2006.

Il Ministro della difesa: Ignazio La Russa.

STUCCHI, CONSIGLIO, PIROVANO e VANALLI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
l'azienda Prealux Srl, di Bergamo produce e commercializza articoli per il settore della segnaletica stradale e per la sicurezza del traffico, ovvero pellicole rifrangenti retroriflettenti, pellicole complementari e pellicole per targhe automobilistiche omologate in tutta Europa;
nel 2002 ha richiesto all'istituto Poligrafico e Zecca dello Stato S.p.A. di sottoporre i propri prodotti all'omologazione per la produzione di targhe automobilistiche;
in data 22 febbraio 2007 vengono eseguite le prove tecnologiche sulle pellicole, come previsto dall'articolo 3.2 e secondo le istruzioni riportate nell'articolo 5 del disciplinare tecnico dal decreto del Presidente della Repubblica 16 dicembre 1992, Gazzetta Ufficiale n. 303 del 28 dicembre 1992 e successive modifiche con decreto del Presidente della Repubblica 4 settembre 1998, n. 335, Gazzetta Ufficiale n. 240 del 14 ottobre 1998, che hanno riportato tutte un «esito positivo»;
in data 26 aprile 2007 la Prealux Srl, riceve dall'istituto Poligrafico e Zecca dello Stato S.p.A. il riconoscimento all'idoneità delle pellicole e delle vernici per la fabbricazione delle targhe per gli autoveicoli;
i test industriali, per problemi logistici dell'istituto Poligrafico di Foggia, non sono mai stati realizzati totalmente in presenza dei delegati della ditta ed i vari elementi utilizzati non erano tutti appartenenti alla fornitura della Prealux Srl;
dopo il superamento di tutte le prove così come previsto dal decreto del Presidente della Repubblica 4 settembre 1998, n. 335, Gazzetta Ufficiale n. 240 del 14 ottobre 1998, è stata richiesta dall'Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato S.p.A. una fornitura di materiali, tutt'oggi ancora non saldata, di circa 1000 metri quadrati, con relativo clear di protezione

ed inchiostro nero; detta fornitura è stata realizzata appositamente in USA per inserire in maniera indelebile il numero che il Poligrafico ha attribuito alla Prealux Srl, D1 D2;
in data 30 ottobre 2008 la Prealux Srl, riceve a mezzo raccomandata dall'Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato S.p.A di Roma una lettera con protocollo n. 0059420 con la quale si comunica che, con riferimento alla precedente fornitura, sono state eseguite le prove di utilizzo, durante le quali sono emersi numerosi inconvenienti, e pertanto l'istituto ha ritenuto che i prodotti forniti non abbiano superato il test;
anche altre aziende che hanno richiesto lo stesso riconoscimento di idoneità, hanno svolto lo stesso percorso sottoponendosi alle medesime verifiche tecniche (con risultati positivi), hanno successivamente ricevuto le identiche risposte di diniego -:
se il Ministro dell'economia e delle finanze intenda verificare quanto sopra descritto, alfine di chiarire le motivazioni che hanno giustificato la decisione dell'Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato SpA, il quale in un primo momento rilascia l'attestazione di idoneità dei materiali, per poi comunicare a distanza di poco più di un anno che i suddetti materiali non sono più idonei;
se il Ministro per le infrastrutture ed i trasporti ritenga necessito supervisionare o integrare le procedure descritte in premessa con adeguate consulenze tecniche vincolanti, con particolare riferimento a quanto accaduto alla Prealux s.r.l., alfine di garantire una maggiore trasparenza e un più alto standard qualitativo nella scelta dei materiali da utilizzare per la produzione di targhe automobilistiche.
(4-02551)

Risposta. - Si risponde all'interrogazione in esame, concernente i prodotti per il settore della segnaletica stradale e per la sicurezza del traffico, con particolare riferimento all'azienda Prealux s.r.l. di Bergamo.
Al riguardo, l'Istituto poligrafico e zecca dello Stato spa ha comunicato quanto segue.
L'appendice 13 dell'articolo 260 (disciplinare tecnico) del Decreto del Presidente della Repubblica n. 495 del 1992 prevede che per partecipare alle gare di approvvigionamento delle pellicole retroriflettenti per targhe, indette dall'Istituto poligrafico e zecca dello Stato (Ipzs) il fabbricante di pellicole - o il suo legale rappresentante - deve aver ottenuto dal Ministero dell'economia e delle finanze (Mef) il riconoscimento di idoneità della pellicola, con la quale intende partecipare alla gara.
Per ogni tipo di pellicola per la quale è necessario il riconoscimento di idoneità, il richiedente presenterà la pellicola, le vernici ed il trasparente protettivo, affinché l'Istituto, alla presenza di tecnici indicati dal richiedente stesso, appronti dei campioni per le prove.
L'Ipzs poi, sotto la vigilanza del Mef, renderà anonime le campionature e le inoltrerà al Ministero delle infrastrutture e dei trasporti per una prima serie di prove che, se avranno dato esito positivo, saranno seguite da successive prove tecnologiche (sempre presso gli impianti dell'Ipzs e sempre sotto la vigilanza del Mef).
Il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti e l'Ipzs, effettuate quindi le verifiche di loro competenza ne comunicheranno l'esito al Mef, che emanerà l'atto di idoneità.
Il citato decreto del Presidente della Repubblica n. 495 prevede che la preparazione dei provini di pellicola adesa su alluminio, l'inchiostratura ed il trattamento con vernice protettiva debbano essere effettuate sulle stesse macchine utilizzate per la produzione delle targhe.
La prova sulla fornitura (1000 mq., del valore di circa 8.000 euro) oggetto del documento parlamentare in questione, è stata eseguita il 15 maggio 2008 alla presenza di cinque tecnici indicati dalla società Prealux stessa.


Nell'occasione, essendosi presentate alcune evidenti problematiche («smagliature» sulla pellicola, cattiva adesione dell'inchiostro all'uscita dal forno di asciugamento, eccessiva liquidità dell'inchiostro stesso, modesti risultati alla prova di abrasione/detersione in laboratorio), i rappresentanti della ditta in questione hanno preso atto della non idoneità del materiale fornito e, per le vie brevi, hanno chiesto di sottoporre a test anche la pellicola per targhe anteriori.
Sebbene i rappresentanti della Prealux non si siano più recati, dopo quella data, presso lo stabilimento del poligrafico di Foggia, per esigenze produttive nel mese di ottobre 2008 è stata, comunque, eseguita la seconda prova, che ha avuto esito negativo.
L'Istituto poligrafico e zecca dello Stato ha precisato che alla ditta in questione non è stato contestato il riconoscimento dell'idoneità (atto emanato dal Mef con decorrenza 20 aprile 2007), ma solo la difformità del materiale fornito rispetto a quello riconosciuto idoneo. Peraltro:
i macchinari sono impostati per assicurare la conformità del prodotto finito ai requisiti previsti dal citato decreto del Presidente della Repubblica, utilizzando tutti i prodotti omologati;
durante il sopralluogo effettuato da rappresentanti della Prealux sono state loro fornite tutte le informazioni utili per verificare come i prodotti vengono impiegati sulla linea di produzione;
l'efficienza della protezione è garantita da una perfetta compatibilità delle caratteristiche dei prodotti utilizzati nella fabbricazione (pellicola, inchiostro, vernice trasparente) e non da un unico componente.
Pertanto, oggetto di contestazione da parte dell'Istituto poligrafico e zecca dello Stato non è la vernice, bensì la non conformità del prodotto finito, ottenuto con il mix dei componenti forniti dalla società Prealux.
Nonostante la disponibilità manifestata dall'Ipzs, la Prealux non ha, allo stato, comunicato alcuna intenzione circa l'esecuzione di eventuali altri test sulla pellicola oggetto di contestazione.
Va precisato, infine, che il materiale consumato per il test è una minima parte del totale fornito, il quale è a disposizione per l'eventuale ritiro da parte della Prealux stessa.

Il Sottosegretario di Stato per l'economia e per le finanze: Nicola Cosentino.

STUCCHI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per il turismo. - Per sapere - premesso che:
l'agenzia viaggi Todomondo è un web tour operator italiano, che offre servizi online dal maggio 2005;
tale tour operator, infatti, è in grado di offrire «pacchetti vacanza» a prezzi molto convenienti, grazie a formule che escludono intermediari, utilizzando strumenti di comunicazione diretta, quali e-mail e sms;
molti clienti di Todomondo hanno ricevuto nel corrente mese di luglio 2009 l'annullamento delle prenotazioni e delle partenze programmate, nonostante avessero già saldato l'importo dovuto;
sul sito dell'Agenzia una nota ufficiale riporta che «a seguito dell'azione di responsabilità e della revoca deliberate dall'assemblea del 14 luglio 2009 nei confronti dell'amministratore delegato, la società intende agire a tutela dei suoi clienti e dei propri diritti nelle opportune sedi giudiziarie (...). Nel frattempo, resta confermata la sospensione delle partenze»;
centinaia di cittadini, ignari e inconsapevoli, si trovano oggi in una situazione che rischia di compromettere in modo irrimediabile le proprie sospirate e meritate vacanze; alcuni sono di fatto impossibilitati a pagarsene un'altra;
tali situazioni purtroppo si ripetono spesso, incentivate dalla prassi che prevede il versamento totale delle quote relative al soggiorno prima della partenza,

senza che venga rilasciata da parte dell'agenzia o del tour operator alcuna garanzia reale -:
quali iniziative intendano intraprendere al fine di evitare che i disagi rappresentati in premessa possano verificarsi in futuro, estendendo al comparto dei viaggi organizzati, ad esempio, l'obbligo di rilasciare polizze fideiussorie a garanzia delle caparre versate.
(4-03822)

Risposta. - In relazione all'interrogazione in esame, concernente l'agenzia di viaggi Todomondo, nonché la richiesta di iniziative tese a scongiurare per il futuro i disagi verificatisi nel mese di luglio 2009 si comunica quanto segue.
L'articolo 99 del decreto legislativo n. 206 del 2005 prevede l'obbligo a carico degli organizzatori e dei venditori di pacchetti turistici «di essere coperti dall'assicurazione per la responsabilità civile» verso il consumatore per il risarcimento dei danni di cui agli articoli 94 (responsabilità per danni alla persone) e 95 (responsabilità per danni diversi da quelli alla persona).
Pertanto un eventuale obbligo per gli organizzatori e venditori di pacchetti turistici di rilasciare polizze fideiussorie a garanzie delle caparre versate, come prospettato dall'interrogante, verrebbe a configurarsi come un adempimento aggiuntivo rispetto a quelli cui gli operatori sono tenuti in base all'ordinamento vigente ed in quanto tale potrebbe trovare previsione solo attraverso specifica disposizione normativa, nel rispetto degli ambiti di competenza istituzionale dello Stato e delle Regioni.
Quanto alle iniziative da intraprendere al fine di evitare il ripetersi di gravi situazioni di disagio per i consumatori, quali quelli provocati dalla vicenda Todomondo, codesto dipartimento sta definendo una serie di iniziative volte a promuovere una maggiore preventiva informazione del consumatore in occasione dell'organizzazione di un viaggio o di una vacanza, anche per evitare il verificarsi di problemi o disservizi nel corso della fruizione dei servizi turistici.

Il Ministro per il turismo: Michela Vittoria Brambilla.

MAURIZIO TURCO, BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione, al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
il 20 luglio il Ministro della pubblica amministrazione Renato Brunetta in occasione della conferenza stampa a Venezia per la firma dei protocolli di intesa per il via di nuovi programmi di innovazione digitale nel settore della giustizia ha tra l'altro dichiarato: «Il mio provvedimento prevede una mobilità non solo spontanea ma anche "spintanea" nella pubblica amministrazione con incentivi e disincentivi. Così dal prossimo autunno si potranno realizzare flussi tra uffici e amministrazioni. Anche perché, ad esempio, vi sono 30 mila unità di personale dell'Esercito poco utilizzate: si tratta dei sottufficiali che gestivano gli uffici di leva. Noi vogliamo metterli in mobilità e riutilizzarli in altre amministrazioni trasportandone parte di questi in magistratura» -:
dove siano attualmente allocate con quali mansioni, le 30 mila unità di personale dell'Esercito dell'Aeronautica, della Marina dell'Arma dei carabinieri e del Corpo della Guardia di finanza, poco utilizzate;
se realmente si tratti di personale impiegato presso gli uffici di leva;
a quanto ammonterebbe il risparmio per le casse erariali;
se la paventata e forzosa riduzione del personale in premessa sia da considerare come una decisione unilaterale del vertice militare da adottare per reperire le risorse economiche da destinare all'acquisizione di nuovi armamenti.
(4-03699)

Risposta. - Con l'atto di sindacato ispettivo in esame si richiama l'attenzione sul tema della mobilità tra uffici pubblici con particolare riferimento alla situazione dei sottufficiali che gestivano gli uffici di leva ora soppressi.


Al riguardo, si rappresenta che la questione prospettata dall'interrogante è stata già affrontata dalla legge 24 dicembre 2007 n. 244 (legge finanziaria per il 2008) che, infatti, all'articolo 3, comma 126, ha previsto che possono essere disposti trasferimenti anche temporanei di contingenti di marescialli dell'esercito, della marina e dell'aeronautica in situazioni di esubero, da ricollocare, previa selezione in relazione alle effettive esigenze, prioritariamente in un ruolo speciale ad esaurimento del personale delle forze di polizia ad ordinamento civile e militare di cui al decreto legislativo 12 maggio 1995, n. 145.
Tale misura è ora compresa nel più ampio intervento di cui all'articolo 30, comma 1-
bis, del decreto legislativo n. 165 del 2001 modificato di recente dal provvedimento con cui il Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione ha avviato la riforma del lavoro pubblico volta all'ottimizzazione della produttività del lavoro pubblico ed alla efficienza e trasparenza delle pubbliche amministrazioni.
Il decreto legislativo 27 ottobre 2009, n. 150, nell'ambito degli interventi in materia di uffici, piante organiche e mobilità, reca infatti anche alcune disposizioni specifiche in materia di mobilità. In particolare, l'articolo 49 del modifica l'articolo 30 del vigente testo unico in materia di lavoro pubblico (decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165), disponendo che le amministrazioni possono ricoprire posti vacanti in organico mediante cessione del contratto di lavoro di dipendenti appartenenti alla stessa qualifica in servizio presso altre amministrazioni, che facciano domanda di trasferimento. Le amministrazioni devono in ogni caso rendere pubbliche le disponibilità dei posti in organico da ricoprire attraverso passaggio diretto di personale da altre amministrazioni, fissando preventivamente i criteri di scelta. Il trasferimento è disposto previo parere favorevole dei dirigenti responsabili dei servizi e degli uffici cui il personale è o sarà assegnato sulla base della professionalità in possesso del dipendente in relazione al posto ricoperto o da ricoprire.
La disposizione in parola prevede altresì che con decreto del Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze e previa intesa con la conferenza unificata, sentite le confederazioni sindacali rappresentative, sono disposte le misure per agevolare i processi di mobilità, anche volontaria, per garantire l'esercizio delle funzioni istituzionali da parte delle amministrazioni che presentano carenze di organico.
A ciò si aggiunge che l'articolo 48 del predetto decreto legislativo n. 150 del 2009, inserendo una nuova disposizione (articolo 29-
bis) al decreto legislativo n. 165 del 2001, prevede che «al fine di favorire i processi di mobilità fra i comparti di contrattazione del personale delle pubbliche amministrazioni, con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, su proposta del Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze, previo parere della conferenza unificata di cui all'articolo 8 del decreto legislativo n. 281 del 1997, sentite le organizzazioni sindacati è definita, senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica, una tabella di equiparazione fra i livelli di inquadramento previsti dai contratti collettivi relativi ai diversi comparti di contrattazione».
Il Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione: Renato Brunetta.

MAURIZIO TURCO, FARINA COSCIONI, BELTRANDI, BERNARDINI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
il 6 agosto 2009 l'Unità di Comunicazione dell'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa ha diffuso il seguente comunicato stampa: «È assolutamente inammissibile che uno Stato ignori le misure provvisorie vincolanti richieste dalla Corte europea dei Diritti dell'Uomo (CEDU). È vergognoso che una democrazia adulta come l'Italia abbia, la scorsa domenica, rinviato Ali Toumi in Tunisia, un caso in cui esiste un pericolo imminente di

danno irreparabile per il richiedente», hanno dichiarato Herta Däubler-Gmelin (Germania, del gruppo socialista) e Christos Pourgourides (Cipro, del gruppo popolare) rispettivamente, presidente della Commissione Affari Legali e Diritti Umani dell'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa (APCE) e relatore sull'esecuzione delle sentenze della Corte di Strasburgo;
«tali disposizioni contravvengono manifestamente alla giurisprudenza chiaramente stabilita dalla Corte di Strasburgo. È la quarta volta dal 2005 che le autorità italiane prendono delle misure in flagrante violazione delle decisioni della Corte», hanno aggiunto. «Tale comportamento intollerabile deve essere condannato dal Consiglio d'Europa, senza ritardo. La nostra Commissione Affari Legali dovrà incaricarsi di questo caso», hanno concluso;
al comunicato sono allegati la Risoluzione 1571 e la Racc. 1809 dell'APCE: dovere degli Stati membri di cooperare con la Corte; la Risoluzione DU(2006)45 del Comitato dei Ministri: obbligo degli Stati di cooperare con la CEDU e l'Estratto del documento CommDU(2009)16: rapporto del Commissario per i diritti umani, del 16 aprile 2009, concernente la sua missione in Italia, paragrafi 94-105 -:
per quali ragioni il Governo abbia inteso prendere delle misure giudicate in flagrante violazione delle decisioni della Corte europea dei Diritti dell'Uomo (CEDU) e se intenda renderle note alla Corte nonché al Comitato dei Ministri e all'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa;
se intenda prendere un impegno pubblico affinché il Governo conformi la sua attività alle decisioni della Corte o se questa iniziativa sia stata assunta col proposito di recedere dal Consiglio d'Europa ai sensi dell'articolo 7 dello Statuto.
(4-04040)

Risposta. - La decisione del Ministero dell'interno di espellere il cittadino tunisino Ali Toumi, per il suo ritorno nel Paese d'origine, è maturata a seguito dell'ottenimento da parte delle autorità tunisine di specifiche assicurazioni del rispetto dei diritti umani dell'interessato e, nello stesso tempo, senza avere la minima intenzione di recedere dal Consiglio d'Europa. L'ipotesi che il nostro paese, fra i fondatori del Consiglio, chieda di uscire dall'organizzazione di Strasburgo non è stata mai presa in considerazione dal Governo italiano.
L'Italia intende ovviamente continuare a rispettare la Convenzione per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali, («Trattato di Roma» del 4 novembre 1950), istitutiva della Corte europea dei diritti dell'uomo, così come le sue decisioni. Nello stesso tempo, nel rispetto delle pertinenti linee guida del Comitato dei ministri del Consiglio d'Europa, il nostro paese si riserva la facoltà di valutare le eventuali singole situazioni. Qualora necessario, si avvale peraltro del diritto di espellere cittadini extracomunitari, autori di reati che possano ledere gravemente la sicurezza della propria popolazione, avendo ovviamente ottenuto precise garanzie di rispetto dei diritti umani degli interessati da parte degli Stati verso cui sia diretta l'espulsione.

Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Vincenzo Scotti.

ZACCHERA. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
sono molto numerosi i lavoratori italiani delle zone di confine con la Svizzera che negli anni hanno assunto la qualifica di «frontaliere», ovvero l'essere residenti in Italia ma lavoratori in Svizzera;
negli anni scorsi, al momento di farsi riconoscere le pensioni spettanti al termine della vita lavorativa, l'INPS ha riconosciuto conteggi che riducevano l'importo da liquidare rispetto ai contributi effettivamente pagati dai lavoratori in Svizzera e che concretamente venivano a recepire in Italia pensioni molto inferiori a quelle dei loro compagni di lavoro svizzeri;

si è aperto negli anni scorsi un lungo contenzioso con l'INPS che - in un primo tempo - riconoscendo questa sperequazione ebbe a liquidare pensioni maggiori, fermandosi però nel momento in cui comprese che - così facendo - si esponeva ad un notevole esborso soprattutto nelle zone di frontiera là ove numerosi erano i lavoratori in queste condizioni;
in numerosi stadi di giudizio - Tribunali, Corti di appello e in Cassazione - l'INPS fu però chiamata a versare quanto dovuto, fino ad una norma introdotta il 27 dicembre 2006 (con la finanziaria 2007), e precisamente il comma 777 dell'articolo 1, che dette (con interpretazione dall'efficacia retroattiva) torto ai lavoratori;
ciò ha causato non solo vivo disappunto tra gli interessati ma una vera e propria discriminazione danneggiando gravemente chi a suo tempo trasferì i contributi in Italia -:
se non si ritenga opportuno assumere iniziative normative urgenti di perequazione che ripristino un minimo di equità di trattamento.
(4-02324)

Risposta. - Con riferimento all'atto di sindacato ispettivo in esame, concernente le pensioni liquidate in convenzione internazionale, in seguito al trasferimento in Italia dei contributi versati in Svizzera da lavoratori frontalieri, sì rappresenta quanto segue.
Preliminarmente pare opportuno precisare che, nei casi di trasferimento presso la assicurazione generale obbligatoria italiana della contribuzione versata ad enti previdenziali svizzeri, sulla base della convenzione bilaterale di sicurezza sociale del 14 dicembre 1962, l'INPS, al fine di ovviare agli inconvenienti derivanti dall'applicazione delle disposizioni precedentemente impartite con circolare n. 324 del 4 ottobre 1978, ha previsto l'applicazione del sistema di accredito diretto della retribuzione corrispondente ai contributi trasferiti dalla assicurazione svizzera (circolare n. 256 del 12 dicembre 1993).
A tale scopo, l'istituto ha provveduto alla determinazione della retribuzione pensionabile relativa al periodo svolto all'estero moltiplicando l'importo dei contributi trasferiti per cento e dividendo il risultato per l'aliquota contributiva per invalidità, vecchiaia e superstiti vigente in Italia nel periodo cui i contributi si riferiscono.
Tali modalità di calcolo hanno tuttavia suscitato il malcontento dei pensionati interessati i quali, ritenendo che la rideterminazione dell'importo pensionistico dovesse essere effettuata sulla base della effettiva retribuzione percepita nel Paese estero, lamentavano di essere pregiudicati dal predetto sistema di calcolo. Ne è conseguito, pertanto, un vasto contenzioso con l'Istituto.
In un primo momento le aspettative dei pensionati in parola hanno trovato accoglimento in alcune sentenze della Corte di Cassazione (nn. 4602 del 2004, 2073 del 2004 e 7455 del 2005) con le quali è stata dichiarata la illegittimità dell'abbattimento della retribuzione pensionabile in conseguenza delle diverse aliquote contributive vigenti nei due paesi.
Successivamente, in data 27 dicembre 2006, è stata approvata la legge n. 296 (legge finanziaria per l'anno 2007) che, all'articolo 1, comma 777, ha fornito una interpretazione dell'articolo 5, secondo comma, del decreto del Presidente della Repubblica 27 aprile 1968 n. 488 (recante: «Aumento e nuovo sistema di calcolo delle pensioni a carico dell'assicurazione generale obbligatoria») con la quale è stato confermato il criterio della retribuzione pensionabile adottato dall'Istituto.
In particolare, il succitato articolo 1 ha previsto che «l'articolo 5, secondo comma, del decreto del Presidente della Repubblica 27 aprile 1968 n. 488, si interpreta nel senso che, in caso di trasferimento nell'assicurazione generale obbligatoria italiana dei contributi versati ad enti previdenziali di paesi esteri, in conseguenza di convenzioni ed accordi internazionali di sicurezza sociale, la retribuzione pensionabile relativa ai periodi di lavoro svolto nei paesi esteri è determinata moltiplicando l'importo dei contributi trasferiti

per cento e dividendo il risultato per l'aliquota contributiva per invalidità, vecchiaia e superstiti in vigore nel periodo cui i contributi si riferiscono. Sono fatti salvi i trattamenti pensionistici più favorevoli già liquidati alla data dell'entrata in vigore della presente legge».
La legittimità costituzionale di tale disposizione normativa è stata recentemente riconosciuta dalla Corte Costituzionale che, con sentenza n. 172 del 23 maggio 2008, ha dichiarato non fondata la questione di legittimità dell'articolo 1, comma 777, della legge in parola, precisando, al riguardo, che «non è leso neppure l'articolo 35, comma 4, della Costituzione, perché l'articolo 1, comma 777, della legge n. 296 del 2006 non attribuisce al lavoro prestato all'estero un trattamento deteriore rispetto a quello svolto in Italia, ma anzi assicura la razionalità complessiva del sistema previdenziale, evitando che, a fronte di un'esigua contribuzione versata nel Paese estero, si possano ottenere le stesse utilità che chi ha prestato attività lavorativa esclusivamente in Italia può conseguire solo grazie ad una contribuzione molto gravosa».

Il Sottosegretario di Stato per il lavoro, la salute e le politiche sociali: Pasquale Viespoli.

ZAMPARUTTI, CICCIOLI, BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
da notizie apparse sull'agenzia Apcom il 28 giugno 2009 risulta che l'esercito iracheno ha preso il controllo del campo di Ahsraf dei Mujaheddin del Popolo iraniano, uno dei gruppi più attivi nell'opposizione all'attuale regime iraniano rifugiato da 22 anni in Iraq;
la notizia l'avrebbe riferita una fonte militare a Baquba, nella provincia di Diyala affermando che: «Dopo il fallimento dei negoziati con i Mujaheddin per entrare pacificamente nel campo di Ashraf, l'esercito iracheno vi è entrato con la forza e controlla ormai totalmente l'interno e le entrate del campo»;
secondo un portavoce dell'esercito iracheno a Diyala che ha richiesto l'anonimato, «due battaglioni di 400 uomini ciascuno, uno proveniente da Diyala e l'altro dalla provincia meridionale di Bassora sono entrati nel campo su ordine del governo del Primo ministro Nouri al Maliki». Questa decisione, ha aggiunto, rientra nel quadro dell'accordo di sicurezza firmato a novembre 2008, fra Washington e Baghdad e che trasferisce l'autorità alle forze irachene;
i Mujaheddin hanno dichiarato in un comunicato che «le forze di polizia irachene hanno lanciato un attacco su Ashraf tirando gas lacrimogeni mentre dei bulldozer demolivano il cancello di ingresso al campo» e che «la Resistenza iraniana considera le forze americane responsabili della protezione degli abitanti di Ashraf e chiede al Segretario generale dell'Onu di intervenire immediatamente per fermare l'attacco delle forze irachene»;
il campo di Ashraf, visitato da esponenti politici di molte nazioni tra le quali anche l'Italia, ospita attualmente 3.500 persone ed attivisti Mujaheddin che vi risiedono dagli anni '80 e che dopo l'arrivo degli americani in Iraq hanno consegnato tutte le armi e con esse ogni operazione di matrice militare è stata abbandonata;
i Mujaheddin conducono un'intensa attività politica e diplomatica di opposizione al regime di Teheran che ottenne dall'Unione europea l'inserimento dell'organizzazione nella lista dei gruppi terroristici dell'Unione europea dalla quale sono stati cancellati all'inizio del 2009 dopo una rigorosa ed esemplare battaglia legale;
per effetto della risoluzione risoluzione parlamentare 8-00019 il Governo italiano è impegnato a tutelare il Campo di Ashraf, ai sensi della convenzione delle Nazioni Unite del '51 sul diritto dei rifugiati e del suo protocollo aggiuntivo del

'67, collaborando con l'Alto Commissariato per le Nazioni Unite per i Rifugiati e con le altre Agenzie specializzate delle Nazioni Unite per trovare una soluzione duratura e soddisfacente alla situazione delle persone attualmente ospitate presso il Campo di Ashraf -:
quali iniziative il Governo abbia assunto a tutela dei residenti nel Campo di Ashraf ed in particolare come il Governo abbia dato seguito all'impegno assunto con la risoluzione 8-00019;
se il Governo intenda chiedere chiarimenti, in sede bilaterale al Governo iracheno, sull'occupazione militare del campo dei Mujaheddin del Popolo;
come il Governo intenda assicurare un'effettiva protezione dei residenti di Ashraf nel quadro del diritto internazionale umanitario e in particolare della IV Convenzione di Ginevra e smentire l'ipotesi di una loro espulsione.
(4-03850)

Risposta. - Il Governo Italiano, per il tramite dell'Ambasciata d'Italia a Baghdad, segue con attenzione la situazione degli abitanti di Camp Ashraf.
Occorre preliminarmente osservare che lo status degli appartenenti all'MKO (OMPI) è incerto: se da un lato le Autorità irachene hanno ribadito l'intenzione di rispettare il principio di
non refoulement, impegnandosi a non rimpatriare verso l'Iran i membri dell'Organizzazione, dall'altro hanno indicato di volere chiudere rapidamente il campo. Il Governo iracheno sta valutando la possibilità di spostare il campo per allontanarlo dal confine iraniano e ricollocarlo più a Sud. Sulla base di un'intesa raggiunta con gli americani e gli iraniani, Baghdad intende inoltre chiedere ai Paesi amici che membri dell'MKO possano essere accolti in paesi terzi, in particolare europei, in considerazione di asseriti pregressi diritti a risiedervi quali rifugiati.
Al momento, il Governo Italiano non ha ricevuto nessuna formale richiesta di accoglienza di residenti del campo. A livello europeo la Francia ha già fatto sapere che è pronta a sollevare eccezioni alle regole di libera circolazione delle persone sul territorio europeo in caso di accoglimento di occupanti del campo, ovvero a negare o ritirare loro lo status di rifugiato. Ogni possibile iniziativa riguardante le sorti del Campo di Ashraf dovrà dunque essere concordata in ambito europeo, interessando soprattutto le istanze competenti per lo Spazio di libertà, sicurezza e giustizia e in stretto raccordo con il ministero dell'interno, considerati i molteplici e delicati profili che la questione riveste.
In merito ai recenti episodi di violenza che hanno interessato il Campo, l'Italia è stata informata dal Governo iracheno per il tramite dell'Ambasciata a Baghdad.
Gli incidenti tra le forze di sicurezza, irachene e appartenenti all'MKO lì raggruppati sarebbero seguiti alla decisione governativa di entrare nel campo con la forza, intervenuta a seguito del rigetto da parte dell'MKO dello stabilimento presso lo stesso campo di una stazione di polizia. Lo stabilimento di tale stazione era da tempo considerato da parte irachena un'indispensabile affermazione della propria sovranità sul Campo come su qualsiasi altra parte del paese.
Da parte statunitense ci è stato indicato di non volere intervenire nella questione, sostenendo peraltro che alcune delle informazioni diffuse dall'MKO sarebbero palesemente manipolate.
L'Italia continua a monitorare, per il tramite dell'Ambasciata a Baghdad, la situazione dei residenti del Campo di Ashraf. Riteniamo fondamentale operare con i partner europei e con le agenzie delle Nazioni Unite perché l'Iraq rispetti pienamente i diritti fondamentali degli abitanti del campo.
Di recente, il Vice Ministro degli Esteri iracheno Abbawill ha ribadito, nel corso di una riunione svoltasi con i capi missione a Baghdad, la volontà del Governo di dialogare con la leadership dell'MKO ad Ashraf ricevendo in cambio, a suo dire, rifiuti e reazioni violente.
Egli ha quindi invitato le Ambasciate presenti a visitare il Campo per vedere la

situazione e prendere contatto con i residenti in un contesto di sicurezza garantito fin dove possibile dagli iracheni e dalla Forza Multinazionale e, all'interno del campo, dallo stesso MKO, come accaduto nelle recenti visite effettuate da agenzie delle Nazioni Unite.
L'Italia, particolarmente attenta al rispetto dei diritti umani fondamentali, ha dato istruzione all'Ambasciata a Baghdad di partecipare ad una eventuale visita congiunta ad Ashraf con gli altri partner europei, l'UNAMI e le altre agenzie delle Nazioni Unite interessate, per verificare la situazione nel Campo.

Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Stefania Gabriella Anastasia Craxi.

ZAMPARUTTI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
agenzie di stampa del 20 agosto 2009, anticipando il contenuto di un articolo del settimanale l'Espresso, informano che è stata individuata in Calabria un'area radioattiva, dopo anni di indagini della magistratura, a pochi chilometri dal luogo del naufragio della motonave Rosso, non lontano dal litorale cosentino;
si è scoperto che nella zona è avvenuto lo smaltimento di rifiuti tossici provenienti dalle lavorazioni industriali e sono emerse testimonianze che collegano questi ritrovamenti a traffici, via mare, di scorie pericolose riscontrando nei comuni limitrofi l'aumento dei tumori maligni, con un pericolo a tutt'oggi incombente sulla popolazione;
nella relazione conclusiva dei lavori della Commissione bicamerale sui rifiuti della XV legislatura si legge che, per quanto riguarda la Calabria, sotto il profilo della trasparenza, al momento della presa di possesso delle funzioni commissariali da parte del prefetto Antonio Ruggiero, «l'assenza di registrazioni contabili dotate di requisiti minimi di analiticità», «la mancanza presso gli uffici affidatigli di un archivio, con la conseguenza che la ricerca delle pratiche era per lo più affidata alla memoria dei funzionari» e «il caso di alcune ditte che erano aggiudicatarie di una lunga serie di appalti con affidamento diretto o tramite gare aggiudicate anche sulla base di una sola offerta»;
a giudizio degli interroganti vi è un nesso tra assenza di trasparenza e proliferazione di attività illegali -:
se non intendano attivarsi per accertare come tale situazione si sia potuta verificare, e per responsabilità di chi, compresi gli omessi controlli;
se non intendano introdurre sul piano nazionale strumenti che assicurino massima trasparenza relativamente agli aspetti gestionali dell'intero ciclo dei rifiuti.
(4-03960)

Risposta. - In merito a quanto indicato nell'interrogazione in esame, dove, ponendo in risalto rifiuti tossici rinvenuti nel territorio calabrese, si chiede di introdurre sul piano nazionale strumenti che assicurino la massima trasparenza agli aspetti gestionali dell'intero ciclo dei rifiuti, si rappresenta quanto segue.
Sul territorio calabrese, a seguito di sopralluoghi effettuati in luglio dai corpi del Ccta (Comando carabinieri tutela ambiente) di Catanzaro, su disposizione sempre della Procura di Paola, svoltisi in quattro aree ubicate nel comune di Aiello Calabro (Cs), in prossimità dell'alveo del fiume Oliva, è emerso che:

a) in località Valle del Signore risulta una cava per inerti dismessa, ricavata all'interno di una collina e successivamente riempita con rifiuti di diversa tipologia;
b) in località Carbonara (alveo del fiume Oliva) insiste un'area sottoposta a sequestro, ove risultano interrati migliaia di metri cubi di rifiuti urbani e industriali;

c) in località Foresta (alveo del fiume Oliva) è presente un rilevato di circa 2.000 metri quadri per uno spessore di oltre 3 metri dal piano di campagna che risulta essere rifiuto composto prevalentemente da polvere di marmo caratterizzato dalla presenza di metalli pesanti, con valori superiori ai limiti consentiti dalla legge per siti industriali (le misurazioni radiometriche effettuate sui campioni di carotaggio hanno rilevato la presenza di Cesio 137 nei limiti del fondo naturale del luogo);
d) in località Foresta, a circa 100 metri a valle del precedente punto, è presente una grande briglia in cemento (finalizzata ad arrestare i detriti portati dal fiume in piena) in stato molto precario tanto che in più parti sembra sul punto di cedere, mentre in altre ha già ceduto. Sotto il predetto manufatto, a circa 11 metri di profondità è stata accertata la presenza di un contenitore in cemento al cui interno è stata riscontrata la presenza di rifiuti con concentrazioni elevatissime di metalli pesanti (mercurio, cobalto, selenio e tallio).
Dagli accertamenti effettuati sino ad oggi dalla stessa Arpacal (Azienda regionale per la protezione dell'ambiente della Calabria) dal Nucleo speciale investigativo della Guardia costiera, confortata anche dagli esami curati dal Ccta (Comando carabinieri tutela ambiente) dell'Arma, pur trattandosi di rilevamenti di superficie, in quanto per operare in profondità occorrerà impegnare strumentazioni più sofisticate e complesse, è emersa la presenza di radionuclidi di natura artificiale e di altri elementi fortemente inquinanti come il mercurio.
Il ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, anche in relazione ai suddetti fatti, ha costituito una
task force, composta dal Capo e vicecapo di gabinetto del ministero, dal Comandante del comando carabinieri per la tutela dell'ambiente, dal Comandante del Reparto ambientale marino della Guardia costiera, dal Vicecommissario dell'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale, dai tre direttori generali del ministero dell'ambiente competenti per materia (Dsa - Salvaguardia ambientale, Dqv - Qualità della vita, Dpn - Protezione natura) e da due rappresentanti della Presidenza del Consiglio dei ministri, che, tempestivamente, ha pianificato gli interventi da attivare per la rilevazione e gestione del rischio ambientale e promuovendo una nuova e stringente serie di accertamenti.
In particolare, la Procura ha incaricato il Ministero dell'ambiente di:
1) individuare le diverse fonti di inquinamento nelle quattro aree ricadenti nei comuni di Aiello Calabro e di Serra Aiello;
2) effettuare le attività di caratterizzazione necessarie alla completa conoscenza della situazione ambientale delle aree citate, nonché dei sedimenti del torrente Oliva;
3) programmare ed effettuare gli interventi urgenti di messa insicurezza necessari;
4) fornire una valutazione preliminare di eventuali profili di danno ambientale.
Per procedere alle attività di bonifica relative al suolo e sottosuolo nelle aree ricadenti nei comuni di Aiello Calabro e di Serra Aiello, è operativa una convenzione tra il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e l'Ispra, tempestivamente stipulata, in base alla quale l'Ispra ha già predisposto, con la collaborazione dell'Arpa Calabria, il cosiddetto piano di caratterizzazione (progetto delle operazioni da eseguirsi per la completa analisi dei terreni per qualificare esattamente il tipo di inquinamento).
Il piano di caratterizzazione suddetto, è stato presentato per essere vagliato in vista della sua stesura definitiva, a cura del ministero, attraverso la direzione generale qualità della vita, competente nella materia della bonifica.
Per le attività di rilevamento e bonifica dei siti oggetto di indagine, il ministero, oltre a corrispondere alle richieste dell'autorità inquirente, intende procedere ad una più ampia e sistematica indagine sull'area vasta del fiume Oliva (in particolare si esaminerà tutto il corso del fiume, da Aiello Calabro fino alla foce, analizzando le acque superficiali e la falda). Queste attività saranno

funzionali anche per la valutazione preliminare sugli eventuali profili di danno ambientale.
Va ribadito l'impegno vivo e costante profuso in questa attività dal ministero dell'ambiente e da tutti gli enti istituzionali coinvolti, che hanno messo in campo le migliori professionalità tecniche e specialistiche.
Riguardo agli strumenti che intende introdurre per assicurare la massima trasparenza sul ciclo dei rifiuti, si segnala che l'Ispra è già da tempo impegnata nella realizzazione di un sistema di monitoraggio dei rifiuti a livello nazionale. In particolare, ogni anno l'Istituto acquisisce, elabora e valida tutte le informazioni relative alla produzione e gestione dei rifiuti sia urbani che speciali, assicurandone la pubblicità attraverso la pubblicazione di un Rapporto annuale che è ormai giunto alla sua undicesima edizione.
Il Rapporto rifiuti rappresenta uno strumento di diffusione dell'informazione ambientale al cittadino e a tutte le diverse organizzazioni e strutture che operano nel tessuto sociale. Un più attivo coinvolgimento e una maggiore responsabilizzazione verso le tematiche ambientali hanno un ruolo fondamentale nell'attuazione delle politiche di prevenzione e di comportamenti virtuosi.
Allo scopo di rendere ancora migliore il sistema di monitoraggio e controllo l'Ispra ha realizzato il Catasto telematico dei rifiuti che è un sistema articolato a rete costituito dalla Sezione nazionale presso l'Istituto e dalle sezioni regionali presso le Arpa/Appa che utilizza strumenti di tipo informatico interconnessi su rete nazionale. Il Catasto telematico favorisce la comunicazione tra i soggetti responsabili dell'informazione sul ciclo dei rifiuti, in particolare tra Ispra e Arpa/Appa e, al tempo stesso, contribuisce a rendere più efficace l'attività di controllo sul territorio da parte delle Agenzie regionali.
Tale rete, della quale fanno parte oltre al Sistema agenziale, l'Albo gestori ambientali, l'Osservatorio nazionale sui rifiuti, gli Enti locali, gli Osservatori regionali e provinciali e l'Unioncamere, consente a ciascun soggetto di scambiare le informazioni necessarie a garantire maggiore efficienza nell'assolvimento dei propri compiti istituzionali.
In aggiunta a quanto detto, va rilevato che l'Ispra, nel mettere a punto il Catasto telematico, sta riservando particolare attenzione alle regioni più problematiche che non sono ancora dotate di sistemi autonomi di rilevazione e monitoraggio, mettendo a disposizione delle stesse, gratuitamente, tutti i pacchetti
software sviluppati nell'ambito del progetto. Questo, proprio allo scopo di superare il gap che si è creato negli anni fra le diverse amministrazioni locali garantendo un monitoraggio uniforme del sistema rifiuti su tutto il territorio nazionale.
Ulteriori miglioramenti riguardo al sistema di contabilità dei rifiuti saranno, raggiunti con l'implementazione delle disposizioni del comma 3-
bis dell'articolo 189 del decreto legislativo n. 152 del 2006 che prevede l'istituzione di un sistema informatico di controllo della tracciabilità dei rifiuti, ai fini della trasmissione e raccolta di informazioni su produzione, detenzione, trasporto e gestione di rifiuti.
Il Sottosegretario di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare: Roberto Menia.

ZAMPARUTTI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro per la semplificazione normativa. - Per sapere - premesso che:
da un articolo apparso sul quotidiano Il Sole 24 Ore del 23 agosto risulta che a quattro anni di distanza dall'adozione del decreto n. 151 del 2005 che impone ai commercianti di elettrodomestici e di apparecchi elettrici ed elettronici di ritirare gratuitamente il vecchio prodotto quando vendono il nuovo, non è stato ancora sciolto il nodo dello snellimento degli adempimenti amministrativi;

per vendere uno di questi prodotti è obbligatorio per il venditore farsi carico del prodotto dismesso ma per gestirlo il commerciante deve essere dotato di autorizzazioni al trasporto e allo stoccaggio di rifiuti, emettere un particolare formulario di trasporto, tenere un registro e compilare ogni anno una dichiarazione ambientale;
tuttavia vi sono casi in cui tali adempimenti risultano impossibili come nel caso in cui i negozi siano ubicati in centri commerciali o in centri storici luoghi dove, per le norme generali che disciplinano la localizzazione e la gestione dei luoghi in cui si depositano i rifiuti, detto deposito è interdetto. Situazione della quale si è preso atto sospendendo l'obbligo di ritiro dei rifiuti tecnologici, i cosiddetti Raee, fino all'emanazione di un decreto ministeriale di semplificazione -:
quando e come intendano sciogliere il nodo dello snellimento degli adempimenti amministrativi al fine di consentire una piena applicazione del decreto n. 151 del 2005 sotto il profilo del ritiro del vecchio prodotto al momento della consegna del nuovo da parte dell'esercente/venditore.
(4-04018)

Risposta. - In risposta all'interrogazione in esame, è utile rappresentare, innanzitutto, che la denuncia sulla difficoltà delle imprese a gestire i Rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche (Raee) appare, invero, troppo generica per poter essere dettagliatamente corrisposta.
In particolare, non è chiaro allorquando ci si riferisce alle «imprese», ossia se si intendono i produttori/distributori di Apparecchiature elettriche ed elettroniche (Aee) che, attraverso i sistemi collettivi, sono tenute ad effettuare la raccolta dei Raee equivalenti, oppure le imprese che, in generale, utilizzano apparecchiature elettriche ed elettroniche o, nell'espletamento della propria attività, originano Raee.
Per quanto concerne il primo gruppo di imprese (produttori/distributori di Aee) si rappresenta che risulta operante da oltre un anno il Centro di coordinamento Raee, consorzio costituito da oltre il 95 per cento (in relazione alla quota di mercato detenuta) delle aziende produttrici o importatrici di Aee, istituito ai sensi di quanto previsto dal regolamento emanato con decreto ministeriale 25 settembre 2007, pubblicato nella
Gazzetta Ufficiale del 5 novembre 2007 e recante: «Istituzione e modalità di funzionamento del registro nazionale dei soggetti obbligati al finanziamento dei sistemi di gestione dei rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche (Raee), costituzione e funzionamento di un centro di coordinamento per l'ottimizzazione delle attività di competenza dei sistemi collettivi e istituzione del comitato d'indirizzo sulla gestione dei Raee, ai sensi degli articoli 13, comma 8, e 15, comma 4, del decreto legislativo 25 luglio 2005, n. 151».
In particolare, è compito del Centro di coordinamento (Raee) di ottimizzare le attività di competenza dei sistemi collettivi di gestione dei Raee a garanzia di comuni, omogenee ed uniformi condizioni operative e nell'ottica di massimizzare il riciclaggio/recupero di tali rifiuti.
Inoltre, il Centro di Coordinamento Raee ha il compito di definire con l'Anci tramite un accordo di programma, le condizioni generali per il ritiro da parte dei sistemi collettivi competenti dei Raee raccolti nell'ambito del circuito domestico, di assicurare la necessaria cooperazione tra i diversi sistemi collettivi, in particolare di quelli che gestiscono la medesima categoria di Raee, ottimizzare, uniformando le relative modalità e condizioni, il sistema di raccolta e, infine, di assicurare il ritiro dei Raee dai centri di raccolta all'uopo predisposti e curarne il conferimento agli impianti di trattamento e recupero.
Si può, pertanto, affermare che un'adesione superiore al 95 per cento rappresenta un risultato eccellente e dimostra un alto grado di consapevolezza degli operatori del settore delle problematiche relative ai Raee.
Per quanto riguarda invece, le imprese che in generale «producono (
rectius: originano)» dei rifiuti di Aee occorre, innanzitutto, rilevare che la raccolta separata dei Raee è già prevista e regolata dalla normativa generale in tema di rifiuti (che risale

al 1997) e che pone problematiche analoghe a quelle che sorgono per tutti i rifiuti che non possono essere conferiti nella raccolta cosiddetta indifferenziata.
La non conoscenza delle modalità attraverso cui effettuare il corretto smaltimento dei rifiuti è, pertanto, da attribuire più ad una scarso «impegno» di chi origina il rifiuto che non all'esistenza di lacune nell'ordinamento della materia. Infatti, le informazioni di dettaglio su come e dove effettuare il conferimento dei rifiuti possono essere da chiunque richieste direttamente al gestore del servizio di raccolta territorialmente competente che sarà in grado di indicare modalità, costi e luoghi ove conferire tipologie particolari di rifiuti; peraltro, la quasi totalità dei gestori del servizio (per lo più facenti capo agli enti locali) ha posto in essere un servizio di raccolta domiciliare anche per Raee professionali (a pagamento) o indica le aree (isole ecologiche) ove è possibile conferire il rifiuto.
Inoltre, sono molte le aziende che si occupano professionalmente della raccolta e dello smaltimento dei rifiuti e che certificano l'avvenuto smaltimento a norma; tali realtà imprenditoriali rappresentano, tra l'altro, la modalità più diffusa in Europa attraverso cui avviene la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti generati nell'ambito di attività professionali che sono considerati parte integrante dei «costi di produzione» dei beni.
La gestione autonoma dello smaltimento dei rifiuti da parte delle imprese (con la vigilanza della Pubblica amministrazione), che si svolge attraverso la creazione dei cosiddetti «sistemi collettivi», è uno dei principali strumenti utilizzati dalle direttive comunitarie in materia, che si pone come obiettivo quello di ridurre i costi dello smaltimento, dare impulso all'industria del riciclaggio e garantire, nel contempo, la responsabilizzazione di chi «produce» il rifiuto, chiedendogli di assumere i relativi costi.
In conseguenza, il cosiddetto «ritiro gratuito», ai sensi di quanto disposto dall'articolo 6, comma 1, lettera
b), del decreto legislativo n. 151 del 2005, riguarda solo ed esclusivamente i Raee provenienti da un nucleo domestico e non certo quelli professionali. Peraltro, l'obbligo, al momento dell'acquisto di un nuovo Aee di ritirare gratuitamente il Raee di provenienza domestica equivalente, sarà effettivo solo con l'entrata in vigore del decreto ex articolo 6, comma 1-bis, del decreto legislativo n. 151 del 2005, recante le modalità semplificate di gestione dei rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche (Raee) da parte dei distributori e degli installatori di apparecchiature elettriche ed elettroniche (Aee), nonché dei gestori dei centri di assistenza tecnica di tali apparecchiature; il suddetto decreto, in avanzato stato di lavorazione, sarà probabilmente emanato entro la fine dell'anno.
Il Sottosegretario di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare: Roberto Menia.

ZAMPARUTTI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
da un articolo pubblicato dal quotidiano Il Sole 24 ore del 31 agosto 2009, risulta che la Direzione generale dell'Ambiente di Bruxelles ha assegnato all'Italia, nell'ambito dei progetti Life+2009 ventidue milioni di euro dalla Commissione Ue per finanziare progetti in campo ambientale;
il Piano prioritario nazionale (NAPs) 2009 elaborato dall'Italia riguarderebbe: l'inserimento delle strategie tematiche sulla protezione e conservazione dell'ambiente marino; sull'inquinamento dell'aria; sul miglioramento della gestione urbana; sull'attuazione delle politiche forestali; su un migliore rendimento ambientale delle PMI;
sarebbero invece state escluse la strategia tematica sulla protezione del suolo oltre che quella del recupero di biodiversità dei suolo;

la legislazione del nostro Paese, rispetto alla protezione del suolo paga un ritardo molto grave rispetto alla legislazione di altri Paesi europei avanzati;
il suolo è una risorsa soggetta a rapido degrado e a processi di formazione estremamente lenti, che deve essere considerata come una risorsa in larga misura non rinnovabile (se non in tempi che superano quelli della vita di un uomo), che nel corso degli ultimi decenni è stato sottoposto ad un crescente numero di pressioni e ad un aumento della intensità dello sfruttamento -:
per quali motivi sia stata esclusa Piano prioritario nazionale (NAPs) 2009 la strategia tematica sulla protezione del suolo.
(4-04021)

Risposta. - Per quanto indicato nell'interrogazione in esame, riguardante l'esclusione dal Piano prioritario nazionale 2009 della strategia tematica sulla protezione del suolo, si rappresenta quanto segue.
Il Programma comunitario Life+, istituito con Regolamento del Parlamento Europeo e del Consiglio del 23 maggio 2007, n. 614, è il principale strumento finanziario pluriennale specificatamente dedicato a fornire uno sostegno per lo sviluppo e l'attuazione della politica e della legislazione comunitarie in materia di ambiente.
Attraverso questo strumento, la Commissione europea punta a promuovere nei Paesi dell'Unione Europea le politiche ambientali dell'UE fornendo un sostegno finanziario a diverse tipologie di progetti.
L'articolo 6, comma 3, del Regolamento Life+ consente agli Stati Membri di sottoporre alla Commissione europea, responsabile della valutazione e della selezione delle proposte progettuali, un elenco di Priorità Nazionali annuali, scelte fra quelle del Programma strategico pluriennale di cui all'allegato II del Regolamento.
La pubblicazione delle priorità ha luogo annualmente ad opera della Commissione europea, contestualmente alla pubblicazione dell'«Invito a presentare proposte», nella
Gazzetta Ufficiale dell'Unione Europea e possono essere consultate sul sito web del Ministero dell'Ambiente. Si fa notare che non tutti gli Stati membri hanno definito le priorità nazionali per il 2009.
Nel corso del processo di valutazione, le proposte presentate alla Commissione europea possono ricevere un punteggio superiore (massimo 5 punti su 100) in base alla conformità della proposta progettuale con le priorità nazionali annuali di uno Stato membro; tuttavia, i progetti che non soddisfano le priorità nazionali annuali sono ugualmente selezionate anche soltanto sulla base dei criteri qualitativi previsti dal Regolamento.
Lo scopo principale della presentazione della priorità nazionali da parte degli Stati membri è quindi sostanzialmente di segnalare ai proponenti nazionali, rispetto alle diverse tematiche ambientali previste dal Regolamento, quale sia l'ambito di riferimento individuato dall'Atto di indirizzo annuale del Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, affinché i candidati possano presentare proposte di progetto in armonia e conformemente con le iniziative di politica ambientale che verranno perseguite dal ministero nel corso dell'anno.
Le priorità nazionali hanno sempre cadenza annuale, in quanto sono il risultato di un continuo processo di evoluzione della politica ambientale nazionale e pertanto soggette periodicamente a modifica.
Per quanto concerne il collegamento delle priorità nazionali annuali con la strategia tematica sulla protezione del suolo della Commissione europea (COM (2006) 231 def.) occorre tenere presente che nella stessa «strategia tematica sono presi in esame i principali processi di degradazione cui sono esposti i suoli (l'erosione, la diminuzione della materia organica, la contaminazione, la salinizzazione, la compattazione, la diminuzione della biodiversità del suolo, l'impermeabilizzazione, le inondazioni e gli smottamenti), quindi vengono prese in considerazione tutte le diverse funzioni che il suolo può svolgere e la variabilità e la complessità dei vari processi di degrado che possono intervenire.
Il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare è sensibile alla

protezione del suolo, in particolare all'interno di politiche ambientali organiche, nell'ottica di assicurare un sistema integrato di governo delle risorse acqua e suolo, ponendo in essere misure preventive e di mitigazione del rischio idrogeologico, con particolare riguardo alla difesa degli abitati, delle infrastrutture, degli insediamenti produttivi, all'erosione dei litorali e alla prevenzione dei fenomeni di desertificazione.
Pertanto, nell'ambito del contesto del Programma Life+, il ministero dell'ambiente ha ritenuto opportuno individuare nelle priorità nazionali del 2008 tra gli obiettivi specifici nazionali relativamente al settore di azione prioritario «Suolo»: «la promozione di un uso sostenibile, del suolo, con particolare attenzione alla prevenzione, riduzione e rimedio dei fenomeni di consumo e di degrado del suolo, quali contaminazione, erosione, impermeabilizzazione, perdita della biodiversità e di sostanza, organica e desertifcazione» mentre nelle priorità nazionali 2009 è stato dedicata particolare attenzione nell'ambito del settore di azione prioritario: «Cambiamenti Climatici», alla promozione di «misure, preventive e di mitigazione del rischio idrologico con particolare riguardo alla difesa degli abitati, delle infrastrutture, degli insediamenti produttivi, all'erosione dei litorali e alla prevenzione della desertificazione».
In conclusione, se si analizzano le priorità nazionali 2008 e 2009 si può osservare che l'approccio individuato, in attesa dell'adozione della direttiva quadro comunitaria per la protezione del suolo, è il risultato di un esercizio annuale che deve necessariamente differenziarsi rispetto al precedente, al fine di fornire un indirizzo il più possibile adeguato alla gravità dei vari aspetti del processo di degrado che minacciano il suolo a livello nazionale.

Il Sottosegretario di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare: Roberto Menia.

ZAMPARUTTI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
da alcune notizie di stampa (Il Venerdì di Repubblica del 31 luglio 2009) si apprende che in una serie di Paesi europei quali la Spagna, la Gran Bretagna e la Francia è indicata su alcune tipologie di alimenti in vendita presso determinate catene di grossa distribuzione l'anidride carbonica generata per produrli e distribuirli;
detta indicazione è effettuata secondo una metodologia basata su uno standard internazionale (il Pas 2050);
in Italia, secondo dati ISPRA, si è registrata una crescita delle emissioni di gas serra passate da 516,85 a 567,92 milioni di tonnellate di CO2 eq nel periodo 1990-2006 con un incremento quindi del 9,9 per cento, mentre secondo il Protocollo di Kyoto l'Italia dovrebbe riportare le proprie emissioni nel periodo 2008-2012 a livelli del 6,5 per cento inferiori rispetto alle emissioni del 1990;
al fine del contenimento delle emissioni di CO2 può essere utile far conoscere al consumatore le quantità di anidride carbonica generata per produrre e distribuire i beni alimentari e non solo -:
se intendano promuovere iniziative finalizzate a rendere conoscibile da parte dei consumatori quantitativi di anidride carbonica generata per produrre e distribuire i generi alimentari e non solo su tutto il territorio nazionale.
(4-04051)

Risposta. - In merito all'interrogazione in esame, dove si chiedono quali iniziative si intendano promuovere al fine di rendere conoscibili, da parte dei consumatori, i quantitativi di anidride carbonica generata per produrre e distribuire i generi alimentari e non, si rappresenta quanto segue.
Innanzi tutto si ringrazia di aver sollevato la questione, che permette di ribadire l'importanza, anche dal punto di vista ambientale,

di una chiara ed esaustiva etichettatura dei prodotti in commercio e, al contempo, di sottolineare il ruolo centrale del consumatore verso i cambiamenti climatici. Questo, soprattutto in un momento in cui, la, comunità internazionale è chiamata a ridurre le emissioni di CO2 non solo a livello globale, ma anche a livello locale.
In Italia, non essendo obbligatorio indicare nelle etichette la quantità di CO2 emessa per la realizzazione e la distribuzione del prodotto, assistiamo, per lo più, a iniziative di singole imprese che, per motivi di
marketing hanno scelto il percorso dell'analisi e della informazione al consumatore dei dati relativi all'impatto ambientale, in termini di emissione di CO2, relativo al proprio prodotto.
Non risultano, alla data odierna, iniziative istituzionali che estendano, in modo diffuso, tali procedure al mercato nazionale.
Il ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare ha però attivato tale procedura di calcolo delle emissioni in occasione di alcuni grandi eventi, quali il Campionato di nuoto di Roma 2009, in accordo con il FINA 2009
(Fédération Internationale de Natation) (Comitato organizzatore), ottenendo un abbattimento delle stesse.
Inoltre, è in fase di predisposizione, a cura del Cti (Comitato termotecnico italiano), la norma ISO 14067 che, in linea con analoghe iniziative della comunità internazionale, definisce le modalità di calcolo e valutazione della quantità di carbonio emessa per la produzione di ciascun bene e della conseguente comunicazione al consumatore.

Il Sottosegretario di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare: Roberto Menia.