XVI LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di mercoledì 25 novembre 2009

ATTI DI INDIRIZZO

Mozione:

La Camera,
premesso che:
dal 7 al 18 dicembre 2009 a Copenaghen si terrà la Conferenza delle Parti (COP-15), che costituisce un evento internazionale che si porrà gli obiettivi di raggiungere un nuovo accordo globale sul clima e di procedere nel percorso della lotta ai cambiamenti climatici, avviato con il Protocollo di Kyoto;
sono stati pubblicati numerosi studi scientifici che dimostrano che c'è una correlazione tra i mutamenti climatici e l'azione umana, come il World Energy Outlook e l'Energy Technology Perspectives dell'Agenzia internazionale per l'energia (IEA), lo State of the World del Worldwatch Institute, il Rapporto sull'Ambiente 2008 dell'Enea e il Rapporto di Valutazione dei Cambiamenti Climatici dell'IPCC (Intergovernmental panel on climate change) organismo scientifico dell'ONU;
secondo i diversi rapporti dell'IPCC, l'aumento delle emissioni dei gas serra, tra cui in particolare l'anidride carbonica, e l'alterazione del territorio causate in gran parte dalle attività umane, stanno modificando fortemente il bilancio energetico del sistema climatico;
l'effetto serra, già visibile, comporta l'aumento della temperatura media del pianeta, l'incremento della frequenza di eventi estremi, l'accelerazione dell'innalzamento del livello del mare, nonché fenomeni di desertificazione e riduzione o modificazione della biodiversità, con effetti anche sul settore agricolo;
ad oggi molti Paesi europei, e l'Italia in particolare, rimangono altamente dipendenti dalle fonti fossili tradizionali di approvvigionamento;
il vertice del G8 dell'Aquila, tenuto a luglio 2009, ha posto l'attenzione in maniera significativa sulla ricerca di soluzioni e approcci condivisi in merito ai temi della governance mondiale e delle grandi questioni globali. Infatti, il passaggio verso un'economia più sostenibile richiede un impegno finanziario globale e la condivisione delle conoscenze tecnologiche soprattutto per i Paesi emergenti, più vulnerabili;
l'attuale crisi economica non deve distogliere l'attenzione dalla lotta ai mutamenti climatici, ma essere un'occasione per intraprendere la strada di uno sviluppo a lungo termine sostenibile;
in ambito parlamentare, il documento finale approvato l'11 dicembre 2008 dalla Commissione ambiente, territorio e lavori pubblici della Camera dei deputati (doc. XVIII, n. 7) in occasione dell'esame delle proposte di direttive europee sul pacchetto clima impegna il Governo - tra l'altro - a «valorizzare i meccanismi di flessibilità previsti dal pacchetto, (...) tenendo conto delle peculiarità di ciascun Paese, prima fra tutte il mix delle fonti utilizzato da ciascun Stato membro per la propria generazione di energia elettrica nonché il contributo consolidato di fonti di energia rinnovabile»;
con le mozioni 1-00065 del 27 novembre 2008 e 1-00122 del 24 febbraio 2009 la Camera dei deputati ha impegnato il Governo a realizzare iniziative per favorire uno sviluppo ambientale sostenibile, intervenendo nei settori della mobilità, dell'edilizia, dell'efficienza energetica, delle fonti rinnovabili e delle politiche per colmare i ritardi rispetto all'attuazione del Protocollo di Kyoto e per facilitare il raggiungimento di un nuovo accordo globale per una significativa riduzione dei gas ad effetto serra in vista della conferenza Onu di Copenaghen;
attualmente, la crisi finanziaria internazionale sta producendo conseguenze sull'economia reale, con una caduta della domanda globale e conseguenti diminuzioni della produzione industriale, e rischia

di bloccare o rinviare alcuni investimenti già programmati a livello comunitario e nazionale per la realizzazione di nuove infrastrutture, ovvero per la ricerca di nuove fonti energetiche o per l'installazione di impianti di energia rinnovabile. Occorre, dunque, uno sforzo da parte del Governo per rilanciare lo sviluppo e contestualmente garantire la tutela dell'ambiente, puntando sulla modernizzazione ecologica dell'economia e sul rispetto degli impegni presi a livello comunitario;
gli obiettivi strategici da prendere in considerazione dovranno essere individuati nel rilancio degli investimenti in innovazione tecnologica e in tecnologie pulite, la riduzione dei consumi energetici e l'incremento dell'efficienza, incentivando, soprattutto, lo sviluppo delle tecnologie «verdi» nel settore delle costruzioni e in quello automobilistico, che sono tra i più colpiti dalla crisi economica mondiale;
il ruolo svolto in questi anni dall'Europa è stato determinante per porre la questione climatica al centro del dibattito internazionale, assumendo la leadership in questo campo e dando concreta attuazione al preambolo della Costituzione, laddove si parla dell'Europa come «spazio privilegiato della speranza umana»;
con l'approvazione nel 2008 del cosiddetto «pacchetto clima» del 20-20-20», l'Unione Europea si è impegnata a ridurre le emissioni di gas serra di almeno il 20 per cento entro il 2020, a soddisfare il 20 per cento del fabbisogno energetico utilizzando energie rinnovabili e migliorare del 20 per cento l'efficienza energetica. Si tratta di una «rivoluzione energetica» indispensabile all'azione di contrasto al surriscaldamento del pianeta;
la Commissione europea, nel gennaio 2007, ha promosso il nuovo Piano d'azione 2007-2009 (Com(2007)1 def) in materia di politica energetica comunitaria, attraverso il quale si indicano le linee guida di una nuova politica energetica orientata a ridurre le emissioni in atmosfera e ricercare nuove forme di produzione energetica, quali in particolare l'efficientamento energetico, l'impiego dell'idrogeno, le fonti energetiche rinnovabili e le fonti nucleari;
il 28 gennaio 2009 la Commissione europea ha pubblicato la comunicazione «Verso un accordo organico sui cambiamenti climatici a Copenaghen» (COM(2009)39 def.), che costituisce la prima concreta proposta di accordo da parte di un grande blocco nell'ambito del negoziato internazionale post-Kyoto;
in data 1o aprile 2009, la Commissione europea ha adottato il libro bianco «L'adattamento ai cambiamenti climatici: verso un quadro d'azione europeo» (COM(2009) 147 def.), che illustra gli interventi necessari ad aumentare la resistenza dell'Unione europea nell'adattarsi ai mutamenti del clima;
la dichiarazione finale del vertice del G20 di Pittsburgh del 24 e 25 settembre 2009 impegna le 20 maggiori economie mondiali a rimuovere i «sussidi inefficienti di medio termine» per i combustibili fossili e a promuovere il risparmio energetico, l'efficienza energetica, le fonti di energia alternative e rinnovabili, la crescita sostenibile, la diffusione di tecnologie pulite e capacity building;
le ultime deliberazioni del Consiglio europeo di Bruxelles di fine ottobre 2009 hanno sancito l'impegno dei 27 Paesi dell'Unione europea a finanziare un fondo da negoziare alla conferenza sul clima di Copenaghen per un pacchetto di aiuti internazionali ai Paesi più poveri di 100 miliardi di euro l'anno tra il 2013 e il 2020 per ridurre le emissioni nocive;
il 21 ottobre 2009 in Lussemburgo è stato approvato dai Ministri dell'ambiente dell'Unione europea il documento sul clima, che contiene il target di riduzione dell'anidride carbonica dell'Unione europea dell'80-95 per cento al 2050 rispetto ai livelli del 1990 ed è la base negoziale per la prossima conferenza Onu di Copenaghen;

secondo le conclusioni del Consiglio europeo del dicembre 2008 occorre trovare un punto di equilibrio, conciliando l'esigenza di promuovere i sistemi produttivi in termini compatibili con la tutela dell'ambiente e con la strategia di non imporre agli stessi sistemi produttivi oneri eccessivamente gravosi. Occorre puntare, soprattutto, su misure che siano in grado di assicurare nuove occasioni di investimento e di miglioramento della produttività, favorendo contestualmente il miglioramento dell'efficienza nei consumi energetici e il ricorso a fonti alternative e rinnovabili. Lo stesso piano europeo di ripresa dell'economia si muove in questa direzione e stanzia risorse finanziarie, anche mediante prestiti della Banca europea per gli investimenti (Bei), in particolare nel settore delle tecnologie pulite;
il Green Jobs Report, pubblicato dall'agenzia dell'United Nations Enviroment Development (UNEP) nel 2008, evidenzia che le nuove tecnologie energetiche, come, ad esempio, le fonti rinnovabili, sono in grado di offrire elevati sviluppi occupazionali;
in ambito internazionale, i Paesi emergenti svolgono un ruolo determinante relativamente ai cambiamenti climatici e al consumo di combustibili fossili. Secondo i dati pubblicati dal Consiglio mondiale dell'energia (WEC) ed in base al Statistical Review of World Energy del giugno 2008, la sola Cina si avvia ad avere un consumo di combustibili fossili pari a quello di Stati Uniti, Europa e Giappone messi assieme;
nell'approssimarsi del vertice di Copenaghen nel dicembre 2009 e della scadenza del Protocollo di Kyoto nel 2012, gli Stati Uniti d'America nei giorni 27 e 28 aprile 2009 hanno convocato le 16 maggiori potenze internazionali, per facilitare un futuro accordo sulla lotta all'effetto serra;
tale iniziativa ha confermato il carattere prioritario dei temi ambientali, nel corso della crisi economica, soprattutto a favore delle fonti rinnovabili di energia e di riduzione delle emissioni, coerentemente con la strategia europea;
la conferenza sul clima di Copenaghen sarà un appuntamento cruciale per la definizione di nuovi obiettivi per la riduzione dei gas a effetto serra. Nel lungo termine l'unico obiettivo che può garantire una certa sicurezza al pianeta è quello di un taglio dell'80 per cento entro il 2050 dei gas serra. Ma è nel breve periodo che si gioca la battaglia più importante: nel 2020 le emissioni che alterano il clima dovranno essere state già considerevolmente diminuite;

impegna il Governo

in occasione del vertice di Copenaghen a farsi promotore di iniziative, anche di carattere normativo:
a) per definire un quadro di interventi di sensibilizzazione della popolazione sulla natura strategica delle politiche ambientali e sull'essenziale importanza dei comportamenti virtuosi individuali;
b) per definire un quadro di interventi in materia di educazione ambientale che miri alle scuole, anche attraverso il coinvolgimento delle imprese e delle associazioni ambientaliste;
c) per adottare misure per il sostegno degli investimenti diretti al risparmio energetico, alla ricerca e allo sviluppo delle tecnologie pulite nel settore delle costruzioni e, in particolare, alla riduzione dei consumi energetici degli edifici privati, nonché degli edifici pubblici e della pubblica illuminazione;
d) per incentivare la certificazione energetica degli edifici ed aumentare l'efficienza energetica degli edifici pubblici attraverso interventi di carattere strutturale;
e) per realizzare la semplificazione delle procedure per il rilascio delle autorizzazioni per gli impianti che producono o che utilizzano fonti rinnovabili, nonché

per i privati che ricorrono ad interventi strutturali per l'utilizzo di fonti rinnovabili;
f) per favorire la diffusione di veicoli elettrici e ibridi nel trasporto pubblico e privato, soprattutto nei grandi centri urbani, e promuovere sistemi di mobilità alternativi, come tramvie e piste ciclabili;
g) per realizzare politiche volte alla tutela del suolo dai fenomeni di erosione, perdita di materiale organico, smottamenti e contaminazioni, in modo da prevenire eventi catastrofici;
h) per porre l'Italia all'avanguardia dello sforzo europeo, assumendo le politiche per combattere i mutamenti climatici come motore di un nuovo ciclo economico, energetico e ambientale, capace di coinvolgere tutti i soggetti interessati;
i) per sostenere l'ammodernamento del parco immobiliare residenziale pubblico e privato, secondo criteri di sostenibilità ambientale e di efficienza energetica, nonché di qualità della costruzione, attraverso l'applicazione delle migliori tecnologie disponibili nell'impiantistica, la domotica e l'interattività domestica, la sicurezza e il risparmio nelle fonti energetiche e nei costi di gestione, proponendo strumenti normativi per rendere obbligatorie le tecniche dell'efficienza energetica ai fini dell'attribuzione di aiuti o agevolazioni statali o regionali e per agevolare, attraverso misure fiscali, interventi di manutenzione straordinaria degli immobili esistenti, finalizzati ad aumentare il rendimento energetico degli edifici e l'utilizzo di fonti rinnovabili;
l) per rendere permanenti gli incentivi per la rottamazione delle auto finalizzati all'acquisto di veicoli a basso impatto ambientale;
m) per promuovere lo sviluppo delle fonti energetiche rinnovabili per la produzione di energia elettrica, di calore e di carburanti, consolidando meccanismi di incentivazione coerenti con le più avanzate esperienze europee;
n) per mettere in atto una strategia coordinata di investimenti pubblici e privati, sostenuta da politiche industriali, agricole e fiscali che orientino le produzioni ed i consumi verso lo sviluppo ecologicamente sostenibile, al fine di rilanciare l'economia, creare nuove imprese e nuovi posti di lavoro;
o) per sostenere, in un rapporto stretto con le piccole e medie imprese, largamente prevalenti nel sistema produttivo nazionale e, in particolare, nei distretti produttivi, la piccola cogenerazione distribuita, che consente maggiore efficienza e più alti rendimenti energetici, oltre a favorire la competitività delle imprese;
p) per consentire, nell'ambito del quadro comunitario di sostegno 20072013, che disciplina l'utilizzo dei fondi strutturali negli Stati membri, una riallocazione delle risorse verso politiche di incentivo agli interventi di risparmio energetico e/o alle iniziative che utilizzino fonti rinnovabili;
q) per permettere la destinazione di risorse per il rifacimento, l'ammodernamento e nuovi investimenti delle reti infrastrutturali energetiche, che in alcuni casi costituiscono un palese limite allo sviluppo degli impianti energetici alimentati a fonti rinnovabili;
r) per favorire lo sviluppo dei trasporti pubblici eco-sostenibili, anche inserendoli in un contesto di piani di viabilità volti a disincentivare il traffico privato a vantaggio di quello pubblico, la ciclabilità, il risparmio energetico nell'illuminazione pubblica e l'estensione delle aree verdi, la riforestazione, il recupero e il riutilizzo delle acque reflue e meteoriche;
s) per consentire lo sviluppo di una proficua collaborazione tecnica, scientifica ed economica verso i Paesi in via di sviluppo volta a diffondere la consapevolezza dell'importanza della riduzione di emissioni di anidride carbonica, nonché ad investire in tecnologie in grado di permettere

il risparmio energetico e la riduzione delle emissioni di gas serra in quelle realtà.
(1-00290)
«Casini, Ghiglia, Realacci, Piffari, Zamparutti, Alessandri, Rampelli, Iannaccone, Libè, Mariani, Margiotta, Vietti, Dionisi, Mondello, Volontè, Galletti, Compagnon, Ciccanti, Naro, Occhiuto, Rao, Tortoli, Baldelli, Guido Dussin, Lupi, Lanzarin, Aracri, Togni, Bonciani, Cosenza, Di Cagno Abbrescia, Tommaso Foti, Germanà, Gibiino, Iannarilli, Lisi, Pili, Pizzolante, Scalera, Scalia, Stradella, Vella, Vessa, Lulli, Braga, Bocci, Bratti, Esposito, Ginoble, Iannuzzi, Martella, Marantelli, Mastromauro, Morassut, Motta, Viola, Benamati, Colaninno, Fadda, Froner, Marchioni, Peluffo, Portas, Quartiani, Sanga, Scarpetti, Federico Testa, Vico, Zunino, Franceschini, Gentiloni Silveri, Mosca, Antonino Russo, Rigoni, Verini, Rubinato, Narducci, De Biasi, Piccolo, Gnecchi, Ghizzoni, Paladini, Pes, Brandolini, De Pasquale, Marchi, Cenni, Sarubbi, Concia, Mattesini, Laratta, Mogherini Rebesani, Graziano, Castagnetti, Fedi, Marco Carra, Scilipoti, Donadi, Evangelisti, Borghesi, Di Stanislao, Beltrandi, Bernardini, Farina Coscioni, Mecacci, Maurizio Turco, Razzi».

Risoluzione in Commissione:

La XI Commissione,
premesso che:
il Gruppo Delta è composto da oltre 20 società che occupano complessivamente circa 900 lavoratori e vede l'applicazione prevalente del contratto collettivo di lavoro del credito;
il progetto di trasformazione in gruppo della Holding, in origine operante prevalentemente nel credito al consumo, fu avviato nel corso del 2004 con l'acquisizione della proprietà del Credito agricolo e industriale, banca che si era ritagliata una sua specificità nel credito agrario, peschereccio e fondiario, ora Sedicibanca;
il progetto, proseguito nel 2005 e perfezionatosi nel maggio 2006 con l'acquisizione dell'ex Sofid Sim, società di intermediazione immobiliare del Gruppo ENI (in seguito Eunice SIM) è culminato nell'iscrizione all'albo dei gruppi bancari il 17 agosto 2007;
l'obiettivo strategico era quello di operare sul mercato a largo spettro ed in settori che spaziavano dall'autonoleggio, al recupero crediti, all'assicurazione, mai prima appannaggio dell'attività bancaria;
attualmente il Gruppo è stato coinvolto dall'indagine della Procura della Repubblica di Forlì sia per l'apertura, in conseguenza degli accertamenti ispettivi disposti dalla Banca d'Italia, della procedura di gestione provvisoria e, successivamente, di amministrazione straordinaria della Banca d'Italia;
la condizione di amministrazione straordinaria ha creato forti preoccupazioni tra i lavoratori in virtù delle prospettive e per le possibili conseguenze negative a carico dell'occupazione;
fin dal 5 maggio 2009, data di inizio della procedura di gestione provvisoria, le organizzazioni sindacali presenti nel gruppo, si sono rese disponibili all'avvio di un tavolo sindacale di confronto con i Commissari, al fine di chiarire la situazione dei 900 lavoratori coinvolti;
la particolarità della situazione, che vede la proprietà collocata in uno Stato estero e l'interlocutore rappresentato

dai Commissari, non ha consentito un confronto trasparente e continuo con le organizzazioni sindacali;
di recente, in occasione di un incontro tra i referenti sindacali ed i commissari, è emerso di un possibile passaggio delle quote di Delta ad un primario Gruppo bancario italiano, il gruppo IntesaSanPaolo;
l'amministratore delegato di IntesaSanPaolo, avrebbe dichiarato che il medesimo gruppo non si sarebbe fatto carico delle criticità finanziaria del gruppo Delta dal quale emergerebbe un quadro contabile preoccupante;
il presidente della Cassa di risparmio di San Marino, ha esposto l'ipotesi della possibile definizione di una bad bank, una struttura bancaria esterna che inglobi le sofferenze creditizie e degli asset invendibili per agevolare la trattativa di vendita di Delta;
nell'ultimo incontro tra referenti sindacali ed i Commissari è stato evidenziato che qualora non si dovesse approdare ad una conclusione entro l'anno corrente sarà opportuno proiettare la situazione verso un progetto alternativo con tutte le conseguenti difficoltà per i lavoratori coinvolti,

impegna il Governo

a predisporre eventuali interventi di competenza, indipendentemente dall'accertamento giudiziario che al momento è in corso, atti a garantire la salvaguardia dell'attività di circa 900 lavoratori che vedono messo in discussione il proprio futuro lavorativo, al fine di garantire una definizione della vicenda che consenta di tutelare gli interessi della proprietà con la salvaguardia occupazionale.
(7-00234)
«Di Biagio, Antonino Foti, Pelino, Vincenzo Antonio Fontana».

TESTO AGGIORNATO AL 9 GIUGNO 2010

...

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA
DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazioni a risposta scritta:

REGUZZONI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
il comune di San Pellegrino Terme (Bergamo) è un rinomato centro termale e turistico della Valle del Bembo, ricco di testimonianze dello stile liberty, con splendide ville ed imponenti edifici di inizio secolo;
il nome di San Pellegrino è conosciuto in tutto il mondo per la produzione dell'omonima acqua minerale, giudicata a ragione come elemento di grande importanza in una corretta alimentazione;
a pochi chilometri da San Pellegrino Terme si svolgerà l'Expo 2015, con tema dedicato all'alimentazione -:
se e quali azioni il Governo intenda intraprendere sia per tutelare e valorizzare il patrimonio artistico e architettonico di San Pellegrino Terme (Bergamo), sia per sfruttarne le potenzialità di marketing territoriale anche in vista della realizzazione dell'Expo 2015.
(4-05152)

LARATTA, MISITI, LO MORO, GRAZIANO, LAGANÀ FORTUGNO, SERVODIO, GRASSI, BERRETTA, BINETTI, D'INCECCO, BOCCUZZI e BARBI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
in relazione ai fatti relativi alla presenza di scorie radioattive in Calabria e al ritrovamento del relitto di una nave al largo del mare di Cetraro (Cosenza), il Quotidiano della Calabria, che sulla vi- cenda

ha dimostrato una particolarissima e costante attenzione finalizzata a scoprire la verità su queste drammatiche vicende, ha promosso una petizione popolare denominata «Liberi dalle scorie» che, in poche settimane, ha raccolto la cifra record di 28 mila firme a sostegno;
la petizione era volta a verificare il contenuto della stiva del relitto al largo di Cetraro, recuperando i fusti con i rifiuti radioattivi e procedendo alla messa in sicurezza del tratto di mare interessato;
la suddetta petizione è stata inoltrata alla Presidenza del Consiglio dei ministri ma, secondo quanto denunciato dal giornale, «la Presidenza del Consiglio dei ministri non intende ricevere la petizione "Liberi dalle scorie" lanciata dal Quotidiano»;
secondo il giornale calabrese: «Da settimane andava avanti questa singolare trattativa, poi venerdì sera Sara Santarelli, segretaria dei sottosegretario alla Presidenza del consiglio, Paolo Bonaiuti, pressata dalle nostre telefonate ci ha comunicato la decisione sostenendo che il Governo ritiene chiuso il caso dopo il ritrovamento del «Catania» al largo di Cetraro. Inutile ricordare che quello del Cunsky, (Catania?) era solo uno dei punti della petizione: il no è stato netto e imbarazzato»;
non c'è alcun dubbio che si tratta, ad avviso degli interroganti, di una vicenda senza precedenti, oltremodo inusuale e decisamente offensiva per decine di migliaia di persone che hanno semplicemente esercitato un loro diritto e hanno chiesto di essere messi a conoscenza di fatti che hanno allarmato l'opinione pubblica nazionale e internazionale e hanno causato un grave danno all'immagine, all'economia e alle attività turistiche e produttive di una regione che si trova al centro di un vero e proprio scandalo dai contorni tutt'altro che chiari;
è condivisibile quanto affermato in data 15 novembre 2009 da Matteo Cosenza, direttore de Il Quotidiano della Calabria, in prima pagina del giornale: «Nessuno si illudeva che da sola una petizione potesse imporre comportamenti e provvedimenti in una materia tanto rilevante, ma confessiamo che mai avremmo immaginato che si potesse essere arroganti e maleducati fino al punto di non voler neanche ricevere una lettera - tale è la petizione - di tante persone. Forse abbiamo un torto: osiamo ancora pensare che la democrazia non sia solo una parola -:
se intenda chiarire come effettivamente si siano svolti i fatti;
quali siano le ragioni che avrebbero spinto la Presidenza dei Consiglio dei ministri a non accettare la petizione del Quotidiano della Calabria, corredata da circa 28 mila firme di cittadini che liberamente e senza alcun condizionamento di parte hanno inteso sottoscrivere;
in base a quali norme, regolamenti o prassi, la Presidenza del Consiglio, possa rifiutarsi di ricevere una petizione popolare, oltretutto su una vicenda assai grave e ancora del tutto da chiarire come del resto appare evidente dall'attività parlamentare in merito e da mozioni bipartisan approvate alla Camera;
se si intenda chiarire quale sia il contenuto della stiva del relitto al largo di Cetraro (Cosenza), e quali siano e cosa contengono le altre navi affondante nel Mediterraneo, secondo quanto dichiarato dal pentito Fonti;
quale sia la situazione relativa agli edifici contaminati di Crotone e se e quando sarà avviata la definitiva bonifica degli stessi, accertato che si tratta di una situazione gravissima;
se si intenda verificare la situazione nel territorio di Serra d'Aiello e Aiello Calabro (provincia di Cosenza), in particolar modo alla foce dei fiume Oliva, procedendo a mettere in sicurezza il sito;

se vi siano rischi e pericoli per la salute delle popolazioni delle aree interessate e cosa si intenda fare per rassicurare i cittadini e per accertare le loro reali condizioni di salute.
(4-05169)

RIVOLTA, NICOLA MOLTENI, REGUZZONI, POLLEDRI, CROSIO e STUCCHI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
il 4 novembre 2009 il Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri, Sen. Avv. Carlo Amedeo Giovanardi, ha firmato il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri che approva il «Prontuario contenente le caratteristiche e le modalità per la redazione e la presentazione dei progetti di servizio civile nazionale da realizzare in Italia e all'estero, nonché i criteri per la selezione e la valutazione degli stessi»;
nel sopraccitato prontuario vi è l'allegato 4 recante «griglia di valutazione dei progetti di servizio civile nazionale», che stabilisce sulla base di quali elementi e punteggi i progetti di servizio civile vengono valutati. Al termine di tale allegato vengono indicati i cosiddetti «deflettori», ovverosia quelle situazioni e circostanze che, una volta venutesi a creare, determinano una diminuzione del punteggio assegnato al singolo progetto di servizio civile;
uno dei due deflettori individuati consiste negli «infortuni dichiarati dai volontari in servizio con prognosi inferiore a 7 giorni per i quali è stato richiesto e ottenuto l'intervento dell'assicurazione stipulata dall'Ufficio a favore dei volontari, privi di una relazione dell'ente sull'effettivo Stato di convalescenza del volontario»;
tale deflettore, che di fatto costituisce una «punizione» nei confronti di un ente di servizio civile, genera numerose perplessità. In primo luogo, si evidenzia infatti che la richiesta di intervento dell'assicurazione è effettuata esclusivamente dal giovane assicurato, come specificato dal testo della stessa polizza. L'ente di servizio civile, in caso di infortunio del volontario avvenuto durante lo svolgimento del servizio civile, ha il solo obbligo di inviare una dettagliata relazione all'Ufficio nazionale per il servizio civile, completa di eventuali documenti accessori (certificati medici, testimonianze, e altro);
l'ente di servizio civile non è in grado pertanto di poter controllare se il giovane in servizio civile intenda o meno attivare la copertura assicurativa. Tanto meno l'ente di servizio civile ha il potere di stendere una relazione «sull'effettivo stato di convalescenza del volontario», in quanto la convalescenza è determinata dagli organi del servizio sanitario regionale: quand'anche l'ente di servizio civile stendesse tale singolare «relazione», non potrebbe in alcun modo obbligare il volontario in servizio civile ad allegare la stessa alla sua richiesta di intervento della compagnia di assicurazione;
ad avviso degli interroganti, il deflettore sopra indicato si configuri come una forma di pressione indebita nei confronti degli enti di servizio civile, affinché a loro volta facciano opera di dissuasione nei confronti dei giovani volontari nell'accesso alla copertura assicurativa;
gli interroganti ritengono che ciò sia estremamente preoccupante, in quanto nei fatti porterebbe ad una «scomparsa» di numerosi infortuni, con l'unica giustificazione plausibile di qualche risparmio economico per le casse dello Stato;
ciò rappresenta, secondo gli interroganti, un segnale fortemente diseducativo nei confronti delle giovani generazioni, soprattutto perché proveniente da quello Stato che è fortemente impegnato nella denuncia e nella limitazione degli infortuni sul lavoro -:
se non si ritenga, quindi, opportuno provvedere all'immediata abrogazione del deflettore indicato in premessa.
(4-05170)

LARATTA. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
in seguito all'arresto del boss della mafia Mimmo Raccuglia, alcuni agenti della squadra «catturandi» della Mobile di Palermo, hanno affermato - secondo quanto riportato da Repubblica del 17 novembre 2009 - «Non chiamateci eroi perché arrestiamo i boss latitanti; questo è il nostro lavoro. Piuttosto, chiamateci eroi perché siamo dei dipendenti statali che pagano di tasca propria per lavorare al meglio»;
da mesi, da più parti d'Italia viene segnalato ai parlamentari e agli organi di stampa, che non ci sono soldi per le missioni fuori sede dei poliziotti impegnati in operazioni molto delicate e rischiose, come quelli, che in Sicilia hanno arrestato Raccuglia e prima ancora Lo Piccolo e Provenzano;
«i tagli al comparto sicurezza sono stati il peggiore ostacolo che i poliziotti hanno dovuto fronteggiare in questi mesi», (secondo quanto affermato da Franco Billitteri, segretario provinciale del sindacato di polizia Siap di Palermo;
i rimborsi per le missioni fuori dalle città sono ormai bloccati da mesi, gli straordinari vengono pesantemente decurtati o i rimborsi per i pasti durante le missioni arrivano con nove mesi di ritardo;
i tagli alle risorse destinati alla sicurezza hanno determinato che le indagini antimafia sono proseguite con i risultati di sempre, ma i poliziotti impegnati hanno dovuto anticipare le spese, provvedere a pagare di tasca propria, fare fronte con fondi personali a qualsiasi necessità, prevista ed imprevista, al fino di evitare di bloccare le indagini e di rinviare le operazioni in corso. In sostanza, i poliziotti impegnati, non solo hanno prestato il servizio dovuto con grande impegno, coraggio, passione, ma hanno dovuto pagare anche le spese e i costi delle stesse operazioni;
ai dipendenti di uno degli uffici più efficienti d'Italia - la sezione catturandi di Palermo - è stata pagata solo la metà della voce produttività del 2008;
gli stessi hanno dovuto attendere due anni per vedere in busta paga gli straordinari fatti sulle montagne di Corleone a caccia di Provenzano. E altri due anni per gli straordinari dopo l'arresto di Lo Piccolo;
agli stessi poliziotti della catturandi di Palermo, è stato pagato soltanto il 50 per cento della somma prevista per gli straordinari effettuati, come ha denunciato il Siap -:
se quanto esposto in premessa risponda a verità e come il Governo ritenga immediatamente di agire al riguardo.
(4-05172)

LARATTA, OCCHIUTO, BINETTI, FARINONE, SIRAGUSA, MATTESINI, LOSACCO, ZAMPA, GNECCHI e CODURELLI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
secondo alcune fonti, ad una bimba di due anni nata a Crotone da genitori stranieri, sarebbe stata revocata la social-card;
al comitato di volontariato «Osservatorio Antiplagio» di Crotone, infatti, è giunta segnalazione che a una bimba di due anni di Crotone, di nome M. N. (nata il 9 marzo 2007), dal mese di giugno 2009 è stata revocata la social card - ovvero non ha più ricevuto la somma di 80 euro bimestrali (percepiti regolarmente nei tre bimestri precedenti) - perché, nonostante sia nata in Italia, risulta essere figlia di genitori stranieri;
questi ultimi hanno protestato con il call-center del Ministero, ma è stato loro risposto che la «carta» non può essere concessa a figli di genitori stranieri, anche se nati in Italia;

la legge, però, parla di «cittadino/a italiano/a residente in Italia e regolarmente iscritto all'anagrafe» e di «età inferiore a tre anni», mentre non fa riferimento alla cittadinanza dei genitori;
non si comprende, inoltre, il motivo per cui se la social card a M. N. non poteva essere assegnata, in un primo momento le è stata concessa e poi è stata revocata, creando così una falsa aspettativa nella famiglia -:
se i fatti suddetti rispondano a verità;
cosa intenda fare a proposito il Governo;
quali iniziative urgenti si intendano adottare a tutela della piccola M. N. e dei suoi genitori, affinché la social card venga ripristinata immediatamente;
se non si intenda avviare iniziative volte ad accertare eventuali abusi e responsabilità per quanto accaduto.
(4-05173)

...

AFFARI ESTERI

Interrogazione a risposta orale:

DELFINO, BOSI, CAPITANIO SANTOLINI e PEZZOTTA. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
con la Convenzione sull'aiuto alimentare fatta a Londra il 13 aprile 1999, i Governi aderenti si sono impegnati a perseguire la sicurezza alimentare nel mondo e a migliorare la capacità di far fronte a situazioni di emergenza alimentari per 2,5 milioni di tonnellate in equivalente grano;
detta Convenzione, scaduta il 30 giugno 2002, è stata più volte prorogata;
alla Convenzione hanno aderito l'Argentina, l'Australia, il Canada, l'Unione europea, il Giappone, la Norvegia, la Svizzera e gli Stati Uniti;
l'Unione europea e i Paesi membri si sono impegnati a rendere disponibili 1,32 milioni di tonnellate di aiuti alimentari annui, pari a 422 milioni di euro, incluse le spese di trasporto e degli altri costi operativi;
dal 1999 ad oggi l'Italia si è impegnata a fornire una quota parte dell'aiuto dell'Unione europea, per 87.000 tonnellate annue di cereali, pari a 36,2 milioni di euro annui; con la legge 29 dicembre 2000, n. 413, l'Italia ha stanziato 108,6 milioni di euro per il triennio 2000-2002;
con la successiva legge 17 giugno 2004, n. 155, ha stanziato ulteriori 36,2 milioni di euro per il solo 2003, accumulando un primo ritardo di oltre un anno rispetto agli impegni assunti;
con l'ulteriore legge 11 novembre 2005, n. 231, ha stanziato altri 18,1 milioni di euro per il solo primo semestre 2004;
dopo la legge n. 231 del 2005, nessuna altra norma ha stanziato le risorse per tener fede agli impegni assunti in sede internazionale e relativi al secondo semestre 2004, al 2005, 2006, 2007, 2008 e 2009;
dal 2008 l'Italia ha terminato tutte le risorse residue disponibili e ha completamente sospeso ogni azione di aiuto alimentare;
l'Italia risulta l'unico Paese inadempiente rispetto agli impegni assunti, non avendo stanziato 199,1 milioni di euro;
per quanto precede l'Italia rischia di essere esclusa dalla Convenzione sull'aiuto alimentare; nel 2000, 189 Capi di Stato e di Governo hanno adottato la cosiddetta Dichiarazione del Millennio, tra i cui obiettivi il primo consiste nello sradicare la povertà estrema e la fame; questo obiettivo è stato inserito tra i temi prioritari del Vertice del G8 all'Aquila presieduto dall'Italia all'inizio di luglio 2009;

la situazione di inadempienza rispetto alle forniture di aiuti alimentari pone l'Italia, ad avviso degli interroganti, in profondo imbarazzo nei confronti degli altri Stati in regola con l'impegno;
nella seduta della Commissione affari esteri della Camera del 7 ottobre 2009, in cui è stato avviato l'esame della proposta di legge Atto Camera 2300 (Delfino ed altri) sul differimento del termine di scadenza dell'incarico alla Agea per l'attuazione del programma di aiuto alimentare dell'UE in favore dei Paesi in via di sviluppo, il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri, Stefania Craxi, presente ai lavori in rappresentanza del Governo, ha assicurato l'impegno dell'Esecutivo per le questioni umanitarie, pur nel limite delle risorse finanziarie disponibili -:
come intenda il Ministro interrogato, anche e soprattutto alla luce delle risultanze del recentissimo vertice FAO, tenutosi a Roma dal 16 al 20 novembre 2009, dove lo stesso Presidente del Consiglio dei ministri Berlusconi si è impegnato a erogare dei fondi per far fronte, in parte, al gravissimo problema della sicurezza alimentare e della fame nel mondo, porre rimedio alla situazione determinatasi, anche rendendo immediatamente disponibile almeno una parte degli stanziamenti necessari per riprendere le azioni di aiuto alimentare, e quali altre iniziative intenda intraprendere per ottemperare interamente agli impegni, onde togliere l'Italia da quella che agli interroganti appare una pregiudizievole e insostenibile posizione rispetto agli impegni assunti dal Governo e non onorati;
quali siano le motivazioni che hanno impedito l'utilizzo dei fondi speciali della Tabella A del Ministero degli affari esteri, a partire dal gennaio 2004, appositamente accantonati anche per il finanziamento della Convenzione di Londra sugli aiuti alimentari, fatto che ha determinato l'enorme morosità nei confronti della Convenzione;
se intenda, in fine, assumere iniziative volte a prevedere uno stanziamento ad hoc volto a garantire tutte le risorse, o almeno una parte, per dare attuazione agli impegni assunti dall'Italia.
(3-00798)

Interrogazioni a risposta scritta:

DI BIAGIO e ANGELI. - Al Ministro degli affari esteri, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il 24 marzo del 1976 il colpo di Stato in Argentina, da parte dei militari che s'impadronirono del potere, diede vita ad una dittatura a cui si diede il nome di «Processo di Riorganizzazione Nazionale»;
l'esperienza golpista alimentò il terrorismo di Stato, sequestri di persone, torture di ogni genere e la sparizione forzata di esseri umani, a cui si aggiunse la cruenza del terrorismo di matrice marxista;
grazie alle testimonianze dei sopravvissuti, agli indizi ritrovati e alle confessioni di alcuni collaboratori, sin dal 1983 con la fine della dittatura ci furono i primi ricongiungimenti con le famiglie di origine;
le storie dei sopravvissuti meriterebbero di essere ricordate tutte, per il tormento e la dignità nel superare il trauma e raccontarlo ripetutamente nelle aule dei tribunali, nelle scuole e in ogni tipo di rassegna culturale;
partendo dalla memoria dei desaparecidos dobbiamo ricordare che le vittime italiane del terrorismo in Argentina sono state migliaia, tra quelle del terrorismo di Stato e quelle del terrorismo internazionale di gruppi armati, molti dei quali ancora impuniti;
la storia del fenomeno «terrorismo» è stata finora raccontata a puntate, distanti nel tempo l'una dall'altra, così da non consentire un preciso collegamento tra i vari gruppi armati;
diventa opportuno e necessario tentare una ricostruzione omogenea e globale per dimostrare la pericolosità delle organizzazioni

terroristiche internazionali. Soprattutto oggi che si intensifica l'opera di inquinamento degli indizi e delle prove, e s'intensifica lo sforzo di correggere i connotati dei responsabili del terrorismo;
è utile ristabilire la verità in una visione d'insieme perché ogni impresa criminale terrorista è stata oggetto di distorsione, di mistificazione, grazie anche all'atteggiamento ambiguo di molti;
ottenere giustizia e verità, questo chiedono i nostri connazionali, grazie al sostegno del Paese e per questa strada arrivare finalmente a costruire una memoria condivisa;
tutti gli atti di fedeltà sono atti di giustizia, conservando vivo oggi il ricordo delle vittime italiane del terrorismo, non si è solo fedeli all'opera che hanno lasciato, si rende giustizia anche a tutto ciò che la società, e singolarmente le generazioni più giovani devono capire, per non ricadere negli errori del passato -:
quali siano state e saranno le iniziative politiche e normative per la ricostruzione della memoria storica e per un riconoscimento dallo Stato italiano delle vittime di origine e discendenza italiana del terrorismo in Argentina e se verranno ricordate nel Giorno della memoria dedicato alle vittime del terrorismo interno e internazionale.
(4-05147)

REGUZZONI. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
il popolo curdo, diviso da decenni in più aree appartenenti a differenti stati sovrani nazionali, subisce soprusi e repressioni, spesso perpetrati in chiave anti-indipendentista ma aventi motivazioni reali da ricercarsi nei pozzi di petrolio presenti nel Kurdistan;
ad oggi si ha notizia di notevoli e numerosi episodi terroristici condotti nel Kurdistan contro cittadini inermi, probabilmente da forze armate irachene -:
quale sia la reale situazione del popolo Curdo e quale sia la posizione del nostro Paese circa le legittime aspirazioni indipendentiste del popolo Curdo.
(4-05150)

REGUZZONI. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
in Cina il sistema politico-giudiziario è tale da non garantire il rispetto dei diritti umani;
nei giorni scorsi un tribunale ha condannato a tre anni di carcere Huang Qi, colpevole solo di aver denunciato la corruzione e il malaffare del Governo e del partito comunista della regione del Sichuan, con la motivazione paradossale consistente nella «detenzione illegale di segreti di Stato» -:
quali azioni di protesta il Governo abbia assunto o intenda assumere nei confronti della Repubblica cinese;
se e quali azioni il Governo abbia intrapreso e intenda intraprendere ai fini di agevolare e sostenere una politica più attenta al rispetto dei diritti umani in Cina.
(4-05166)

TESTO AGGIORNATO AL 17 DICEMBRE 2009

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BENI E ATTIVITÀ CULTURALI

Interrogazioni a risposta in Commissione:

MAZZUCA e CAZZOLA. - Al Ministro per i beni e le attività culturali, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
la basilica di Santo Stefano è un complesso di edifici di culto. Si trova a Bologna nell'omonima piazza ed è internazionalmente conosciuto anche come il complesso delle «Sette Chiese» che ogni anno viene visitato da oltre 450.000 persone, con evidenti ricadute sul sistema turistico e culturale della città;

la basilica di Santo Stefano, stante le condizioni attuali di degrado, causato dall'umidità che mina la sua struttura, necessita con urgenza di estesi e importanti interventi di restauro il cui costo complessivo è stato valutato complessivamente in tre milioni di euro;
nei giorni scorsi, proprio in considerazione di tali fatti, e dell'importanza che il sito riveste sia sotto il profilo culturale che, per i fedeli, spirituale, è stata lanciata una campagna internazionale di raccolta fondi per il restauro della basilica, che coinvolgerà anche Francia, Belgio, Germania, Inghilterra, Spagna, Stati Uniti e Canada attraverso le principali testate giornalistiche di quei Paesi. Per l'Italia il quotidiano il Resto del Carlino ha avviato una sottoscrizione tra i suoi lettori per raccogliere un contributo che possa aiutare il raggiungimento dell'obiettivo finale: quello di restituire alla città di Bologna e all'Italia la basilica di Santo Stefano che, non è solo un simbolo della cristianità, valore su cui fonda le proprie radici il nostro Paese e l'Europa ma è un patrimonio culturale, storico e artistico di primo piano e come tale deve essere salvaguardato e trasmesso alle generazioni future -:
se i Ministri interrogati, ognuno nell'ambito delle proprie competenze, intendano valutare l'adozione urgente di misure volte al reperimento, anche in ambito comunitario, delle risorse necessarie per il completo restauro della basilica di Santo Stefano a Bologna;
se i Ministri interrogati, ognuno nell'ambito delle proprie competenze, intendano altresì valutare, ed in caso contrario perché, l'ulteriore adozione di misure urgenti volte a favorire la partecipazione di enti e istituzioni private, nonché di privati cittadini, al finanziamento del restauro della basilica di Santo Stefano anche attraverso una iniziativa normativa che preveda una deduzione integrale dall'imponibile IRPEF dei contributi eventualmente versati per tale scopo;
se i Ministri interrogati, ognuno nell'ambito delle proprie competenze, intendano altresì valutare, considerata l'urgenza degli interventi di restauro, l'individuazione di altre forme di finanziamento anche attraverso appositi provvedimenti di legge a carattere temporaneo.
(5-02160)

MAZZUCA, DI BIAGIO, CAZZOLA, VINCENZO ANTONIO FONTANA, MANNUCCI, MARINELLO, TOCCAFONDI, MARSILIO, SOGLIA, TRAVERSA e ZORZATO. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
uno dei problemi principali nella vita delle persone con disabilità visiva risiede tradizionalmente nel non potere leggere e studiare se non attraverso la conversione dei libri stampati in formati diversi da quello comune quali la registrazione audio e la trascrizione in caratteri a rilievo braille - procedimenti assai lenti e costosi;
le nuove tecnologie informatiche hanno radicalmente mutato la situazione, aprendo possibilità di studio e lettura senza precedenti non solo alle persone con disabilità visiva, ma anche a chi sia affetto da patologie che costringono alla immobilità, così come ai molti affetti da dislessia che necessitano del potere contemporaneamente fruire del testo stampato e della sua lettura in audio;
ogni libro nasce da tempo quale file di testo, e tale file è perfettamente ormai leggibile grazie a semplici dispositivi tecnologici quali un sintetizzatore vocale o una barra braille;
affermare che «ciò che impedisce addirittura alle persone cieche di leggere e studiare non è più la sola cecità» corrisponde alla realtà dei fatti;
la consapevolezza di tale evidenza ha spinto il Parlamento a disporre con l'articolo 1, comma 1141, della legge finanziaria 2007 uno stanziamento funzionale a fare tesoro di questa opportunità;
in tale quadro il Ministero per i beni e le attività culturali, con decreto firmato il 18 dicembre 2007, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 82 del 7 aprile 2008, ha destinato 2.750.000 euro al finanziamento di progetti tesi a rendere accessibili

anche alle persone con disabilità un numero di titoli pari alle novità librarie che giungono in forma cartacea nelle maggiori librerie;
nonostante il tempo trascorso, ad oggi non si conosce se tali stanziamenti siano stati utilizzati e quali progetti siano stati finanziati -:
quanti progetti siano stati depositati ai sensi del citato decreto ministeriale, quanti siano stati già esaminati e quali di questi ammessi al finanziamento pubblico e per quali importi e, per i progetti finanziati, quali attività siano già state realizzate.
(5-02161)

Interrogazioni a risposta scritta:

LARATTA. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
uno dei problemi principali nella vita delle persone con disabilità visiva risiede tradizionalmente nel non potere leggere e studiare se non attraverso la conversione dei libri stampati in formati diversi da quello comune quali la registrazione audio e la trascrizione in caratteri a rilievo braille procedimenti assai lenti, e costosi;
le nuove tecnologie informatiche hanno radicalmente mutato la situazione, aprendo possibilità di studio e lettura senza precedenti non solo alle persone con disabilità visiva, ma anche a chi sia affetto da patologie che costringono alla immobilità, così come ai molti affetti da dislessia che necessitano del potere contemporaneamente fruire del testo stampato e della sua lettura in audio;
ogni libro nasce da tempo quale file di testo, e tale file è perfettamente ormai leggibile grazie a semplici dispositivi tecnologici quali un sintetizzatore vocale o una barra braille;
affermare che ciò che impedisce addirittura alle persone cieche di leggere e studiare non è più la sola cecità corrisponde alla realtà dei fatti;
la consapevolezza di tale evidenza ha recato il Parlamento a disporre con l'articolo 1 comma 1141 della legge finanziaria per il 2007 uno stanziamento funzionale a fare tesoro di questa opportunità;
in tale quadro il Ministero per i beni e le attività culturali, con decreto firmato dal ministro pro tempore il 18 dicembre 2007, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 82 del 7 aprile 2008, ha destinato 2.750.000 euro al finanziamento di progetti tesi a rendere accessibili anche alle persone con disabilità un numero di titoli pari alle novità librarie che giungono in forma cartacea nelle maggiori librerie;
a tutt'oggi, nonostante il tempo trascorso, non si conosce quali progetti siano stati finanziati -:
se progetti siano stati depositati;
se i progetti depositati siano stati esaminati;
se e quali progetti siano stati finanziati.
(4-05155)

BARBIERI. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
uno dei problemi principali nella vita delle persone con disabilità visiva risiede tradizionalmente nel non potere leggere e studiare se non attraverso la conversione dei libri stampati in formati diversi da quello comune, quali la registrazione audio e la trascrizione in caratteri a rilievo braille, attraverso cioè procedimenti assai lenti e costosi;
le nuove tecnologie informatiche hanno radicalmente mutato la situazione, aprendo possibilità di studio e lettura senza precedenti non solo alle persone con disabilità visiva, ma anche a chi sia affetto da patologie che costringono alla immobilità, così come ai molti affetti da dislessia che necessitano del potere contemporaneamente fruire del testo stampato e della sua lettura in audio;

ogni libro nasce da tempo quale file di testo, e tale file è perfettamente ormai leggibile grazie a semplici dispositivi tecnologici, quali un sintetizzatore vocale o una barra braille;
affermare che «ciò che impedisce addirittura alle persone cieche di leggere e studiare non è più la sola cecità» corrisponde alla realtà dei fatti;
l'articolo 1, comma 1141, della legge finanziaria per il 2007 ha disposto uno stanziamento funzionale a risolvere tale problematica;
in tale quadro il Ministero per i beni e le attività culturali, con decreto firmato dall'allora Ministro Rutelli il 18 dicembre 2007, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 82 del 7 aprile 2008, ha destinato 2.750.000 euro al finanziamento di progetti tesi a rendere accessibili anche alle persone con disabilità, un numero di titoli pari alle novità librarie che giungono in forma cartacea nelle maggiori librerie;
non è ad oggi noto - nonostante il tempo trascorso - quali progetti siano stati finanziati -:
se e quanti siano stati i progetti depositati;
se i progetti depositati siano stati esaminati e quali progetti siano stati finanziati.
(4-05157)

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DIFESA

Interrogazione a risposta in Commissione:

IANNUZZI. - Al Ministro della difesa, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
la stazione dei Carabinieri di Salerno-Fratte, con sede in Salerno in via Calata San Vito n. 4, esercita i suoi compiti istituzionali in un ambito territoriale assai vasto ed esteso;
difatti tale stazione è chiamata a operare su di un territorio, nel comune di Salerno, di 19,32 chilometri quadrati e con circa 50 mila abitanti; tale zona comprende parte del centro urbano della Città, il popoloso e storico quartiere di Fratte e tutta la «Città collinare» (circa un terzo della superficie e della popolazione di Salerno);
in particolare la «Città collinare» ricomprende le frazioni del comune di Salerno, e, precisamente, San Nicola a Fratte, Brignano Inferiore, Brignano Superiore, Matierno, Ogliara, Pastorano, Cappelle Inferiore, Cappelle Superiore, Casa Roma, Casa Gallo, Sant'Angelo di Ogliara, e sino al confine con il comune di San Mango Piemonte;
si tratta di un territorio che ha la necessità di un'azione particolarmente attenta ed intensa di vigilanza, di controllo, di prevenzione e repressione delle attività criminose, legate alla cosiddetta microcriminalità, alla diffusione di sostanze stupefacenti, a furti nelle abitazioni, ed altri preoccupanti episodi, che suscitano giustificato allarme nella popolazione;
ciononostante, la stazione dei Carabinieri di Salerno ha una dotazione di 12 unità, di cui 3 ispettori, 2 sovrintendenti e 7 applicati Carabinieri;
questa dotazione è, ad avviso dell'interrogante, è inadeguata ed insufficiente per garantire un controllo efficiente ed un monitoraggio continuo e completo del territorio;
invero l'indicata dotazione della Stazione non può assicurare il sistema di vigilanza richiesto dalle esigenze obiettive del territorio ed assai atteso dalla cittadinanza, malgrado gli sforzi lodevoli ed il puntuale servizio assolto da tutti i Carabinieri assegnati alla Stazione medesima;
si rende indispensabile ed urgente, proprio per realizzare un sistema compiuto di tutela dell'ordine e della sicurezza pubblica, l'adeguato potenziamento della

Stazione dei Carabinieri di Fratte attraverso l'assegnazione di un congruo numero di nuove unità;
in risposta a precedenti interrogazioni del primo firmatario del presente atto (5-02774 del 22 gennaio 2004 e 4-00490 del 7 luglio 2006) nella XIV e nella XV legislatura, il Ministero della difesa ha sostenuto che la stazione dei Carabinieri di Salerno-Fratte, che rientra nel contesto urbano, sulla base degli approfondimenti svolti in sede locale, non presenta particolari esigenze di potenziamento;
tale tesi, alla luce di una disamina attenta della realtà della città di Salerno, non appare condivisibile;
del resto, di recente si è registrata nella città di Salerno una recrudescenza di attività criminose, con episodi (furti in appartamenti, scippi, aggressioni), che hanno suscitato forte allarme nell'intera comunità;
queste vicende creano grande preoccupazione nei cittadini ed esigono un immediato ed incisivo potenziamento di tutte le strutture e di tutte le attività di controllo e di tutela dell'ordine e della sicurezza pubblica, nonché di prevenzione e di repressione delle condotte criminose;
si impongono, pertanto, interventi puntuali e tempestivi per garantire la tranquillità e la serenità di vita dei cittadini, da parte della magistratura e dei diversi Corpi delle forze dell'ordine dello Stato;
una risposta esemplare della magistratura e degli apparati investigativi è indispensabile per rassicurare i cittadini e per stroncare pericolose escalation criminali;
gli organici attuali delle forze dell'ordine andrebbero incrementati per consentire un'azione più intensa ed efficace di contrasto delle manifestazioni criminose -:
se e quali provvedimenti possano essere con sollecitudine adottati per rafforzare e per potenziare la stazione dei Carabinieri di Salerno-Fratte, con l'assegnazione di un numero adeguato di nuove unità, assicurando così un sistema più continuo, puntuale ed efficiente di monitoraggio, di vigilanza e di controllo dell'intero territorio cittadino, rientrante nel bacino di competenza della predetta stazione, provvedimenti questi che appaiono necessari in una strategia efficace e risoluta di tutela della sicurezza e dell'ordine pubblico nella città di Salerno.
(5-02158)

TESTO AGGIORNATO AL 4 AGOSTO 2010

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ECONOMIA E FINANZE

Interpellanza:

Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro dell'economia e delle finanze, il Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, per sapere - premesso che:
Poste Italiane ha deciso di affidare ad un presidio unitario la sorveglianza delle situazioni critiche 24 ore su 24 degli uffici postali di tutto il territorio nazionale, tale presidio è denominato Security Room ed avrà la sua sede a Roma;
tale presidio avrà tra le sue funzioni anche quella di Telesorveglianza che era svolta a Bologna dal centro di telesorveglianza di Bologna funzionante 24 ore su 24;
il personale del centro di telesorveglianza di Bologna, oltre alla sorveglianza fisica degli uffici postali attraverso vari strumenti, svolge funzioni di installazione e gestione di centrali di allarme per i quali ha seguito specifici corsi di formazione, oltre a corsi di formazione informatica;
il personale del Centro di Telesorveglianza di Bologna ha così acquisito una conoscenza capillare delle realtà locali e delle loro criticità arrivando a interagire con i tecnici manutentori e sviluppando un proficuo rapporto con le locali forze dell'ordine a vantaggio di una maggiore velocità

e precisione degli interventi e anche nella discriminazione tra falsi allarmi ed emergenze;
appare all'interrogante non condivisibile l'idea di azzerare una struttura, come quella del Centro di Telesorveglianza di Bologna, che offre un servizio che non è un mero controllo d'allarme ma un'applicazione costante di conoscenza tecnica e del territorio su cui si opera per trasferirne le competenze alla Security Room di Roma che non potrà ovviamente svolgere tale funzioni;
non si comprende quindi a quale scopo il personale del centro di telesorveglianza di Bologna sia stato professionalizzato con corsi di formazione dai costi non indifferenti per essere ora dirottato in realtà lavorative ben lontane dalla loro formazione professionale e dove dovrà essere riqualificato con ulteriori costi di formazione -:
se effettivamente tale ristrutturazione comporterà, per il personale attualmente impegnato nel centro di telesorveglianza di Bologna, effetti in termini occupazionali o di mobilità territoriale.
(2-00556) «Raisi».

Interrogazione a risposta in Commissione:

MOTTA. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
il Presidente della commissione tributaria regionale per l'Emilia-Romagna, con decreto del 18 settembre 2009, ha disposto, nell'ambito della ristrutturazione della Commissione stessa, il congelamento di due delle tre sezioni della sede staccata di Parma (le Sezioni XXI e XXIII) con decorrenza 1o gennaio 2010;
lo stesso decreto dispone inoltre la soppressione di tutto il servizio entro il 1o gennaio 2011 e la conseguente distribuzione dei componenti della sede di Parma presso le sezioni operative della sede di Bologna;
la decisione è stata motivata dal necessario contenimento dei costi: tale tesi pare tuttavia difficilmente riscontrabile a fronte del fatto che li personale attualmente dipendente verrebbe trasferito a Bologna e che i locali che occupano gli uffici sono di proprietà dei Ministero dell'economia e delle finanze;
la sede staccata di Parma della Commissione Tributaria discute ogni anno circa 500 appelli con una media per ogni sezione di 167 (il dato medio delle sezioni di Bologna è 189);
tra le ragioni della chiusura della sede staccata di Parma figura anche la necessità di incrementare l'organico delle sezioni di Bologna che, a seguito del processo di regionalizzazione della commissione tributaria centrale di cui all'articolo 1, comma 35 e seguenti della legge 24 dicembre 2007, n. 244 (Legge Finanziaria 2008), sono state gravate da ulteriori 21.600 pratiche arretrate a fronte di una sola immissione in organico per quanto riguarda il personale giudicante e nessuna immissione di personale amministrativo;
in data 13 novembre 2009 presidente della provincia di Parma ha inviato una lettera al Ministro interrogato nella quale esprime forte preoccupazione per i disagi che tale decisione produrrà sui singoli cittadini, sulle imprese e sui professionisti, rappresentando la disponibilità dell'amministrazione provinciale a condividere le misure più utili affinché i servizi erogati non siano messi in discussione -:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza della decisione del Presidente della commissione tributaria regionale per l'Emilia-Romagna di procedere ad una razionalizzazione del servizio svolto e se intenda dare seguito alla disponibilità espressa dall'amministrazione provinciale di Parma ed attivarsi al fine di evitare il prodursi di disagi, oltre che di un prevedibile aggravio dei costi, per i cittadini, imprese e professionisti dell'Emilia occidentale che, ad oggi, afferiscono alla sede di Parma della sopraccitata Commissione;

se il Ministro interrogato intenda dare effettiva attuazione alla regionalizzazione della commissione tributaria centrale assumendo le iniziative di competenza al fine di prevedere l'assegnazione di adeguate risorse finanziarie ed umane alla Commissione tributaria regionale dell'Emilia-Romagna a fronte dell'ulteriore carico di lavoro arretrato assegnatole.
(5-02165)

Interrogazioni a risposta scritta:

REGUZZONI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere:
quanti siano i controlli effettuati dalla Guardia di Finanza sulla emissione di scontrini fiscali nelle varie regioni dal 2007 al 2009, con dati regione per regione e complessivi;
quanti di questi abbiano avuto come esito l'emissione di un verbale all'esercente e/o al cliente per la mancanza dello scontrino, regione per regione e complessivamente.
(4-05151)

GRIMOLDI, ALLASIA e STUCCHI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
l'iniziativa assunta da alcune società tra cui l'ENEL SpA, che ha portato all'apertura su tutto il territorio nazionale di oltre mille punti di accesso ai servizi offerti al cittadino, ha avuto molti consensi;
gli sportelli QuiEnel, infatti, sono di grande utilità per i cittadini ed in particolare per quelle fasce di popolazione che necessitano di una assistenza diretta;
in alcuni comuni della Lombardia il servizio diretto ai cittadini, che nel caso di territori di più piccole dimensioni rappresenta una prestazione irrinunciabile, è stato via via sostituito con l'impiego di call-center, creando gravi disagi agli utenti, specialmente alle persone anziane che non hanno dimestichezza con la tecnologia;
la chiusura del punto ENEL di Verano Brianza, in particolare, ha privato la popolazione di un importante servizio per lo svolgimento delle pratiche commerciali, mettendo in difficoltà l'intero territorio brianzolo e una parte del territorio comasco e lecchese;
la decisione appare, a giudizio dell'interrogante, priva di fondamento in ragione della forte concentrazione della popolazione territoriale e del numero di utenze attive nella zona interessata -:
se il Ministro sia a conoscenza della problematica esposta in premessa e delle ragioni che hanno portato alla chiusura del punto ENEL di Verano Brianza;
se e quali iniziative intenda adottare, anche in veste di azionista, presso ENEL SpA affinché la società provveda alla riapertura, in tempi brevi, dello sportello.
(4-05160)

REGUZZONI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
esiste un'alta percentuale di evasione fiscale e contributiva nel settore del commercio ambulante ad opera di cittadini extracomunitari;
tra le molte denuncie, la FEDAP (Federazione Ambulanti Padani) ha più volte sottolineato che «il 90 per cento di operatori extracomunitari non è in regola con i versamenti INAIL e INPS»;
il comune di Varese e l'INPS hanno recentemente siglato un protocollo di collaborazione contro l'evasione fiscale e contributiva -:
se e quali azioni il Governo abbia intrapreso e intenda attuare ai fini di riprovare l'evasione fiscale e contributiva da parte di cittadini extracomunitari che praticano il commercio ambulante;
quali siano i dati reali e se vi siano forme di contribuzione come quella tra

comune di Varese e INPS utili per arginare il fenomeno.
(4-05165)

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GIUSTIZIA

Interrogazioni a risposta scritta:

ANTONINO RUSSO. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
alcune giunte siciliane dell'Associazione Nazionale Magistrati paventano il rischio paralisi degli uffici requirenti dell'Isola;
il divieto di assegnare i magistrati di prima nomina alle funzioni di sostituto procuratore ed il divieto al passaggio di funzioni tra magistratura giudicante e magistratura requirente all'interno della stessa regione stanno progressivamente svuotando gli organici degli uffici di Procura rendendo estremamente difficile il mantenimento di adeguati standard di legalità e sicurezza per la collettività;
a Palermo, come ha dichiarato lo scorso 17 novembre il procuratore Messineo commentando la notizia che dei 16 posti vacanti nell'ufficio requirente del capoluogo, non è stata presentata alcuna domanda;
la paventata separazione delle carriere disincentiva le domande di trasferimento in Procura perché si rischia di restare intrappolati per sempre in una carriera;
a Palermo i posti scoperti sono 15 (su 40 magistrati previsti in pianta organica ne sono in servizio 25);
il procuratore di Enna, Calogero Ferrotti, ha deciso di andare in pensione per la mancanza di risposte da parte del Ministro Alfano sulla drammatica situazione in cui versa la Procura da lui guidata in particolare sul grave ritardo per cui, a distanza di oltre un anno del decreto del settembre 2008, che porta la firma del Ministro, convertito poi in legge nell'ottobre 2008, non ha ancora neppure indicato le sedi disagiate «a copertura immediata» cui seguirebbero, per legge, le procedure per i trasferimenti di ufficio dei magistrati portando di fatto al rischio paralisi le Procure di Enna, Gela, Nicosia, Ragusa, Barcellona Pozzo di Gotto, Sciacca e altre;
presso la procura della Repubblica di Enna resterà senza magistrati, poiché Marcello Cozzolino l'altro pubblico ministero in servizio verrà trasferito in altra sede;
le procure di Enna, Mistretta e Sciacca, dove non resterà in servizio alcun sostituto, chiuderanno e altre sono sull'orlo del fallimento, come denunciato dal Csm;
la Procura di Termini Imerese al momento registra una scopertura pari al 66 per cento. Su un organico di 9 sostituti procuratori 6 posti sono vacanti;
a Ragusa in servizio vi sono solo 2 dei 6 sostituti previsti in organico e tale deficit potrebbe complicarsi perché questi due sostituti hanno anzianità di servizio che potrebbe favorire eventuali trasferimenti in altre sedi di loro preferenza;
a Siracusa, a breve, almeno 3 dei magistrati in sevizio saranno trasferiti in sede più ambita. A ciò si aggiunge anche un'assenza obbligatoria per maternità;
a Caltanissetta su un organico di 16 sostituti solo 9 sono in servizio e da diversi mesi manca il dirigente amministrativo e vi sono 3 vacanze nell'organico del personale amministrativo;
a Gela c'è un solo sostituto su 5 previsti;
a Catania mancano nove sostituti procuratori su un organico di 40 e due procuratori aggiunti su 5 previsti;
a Nicosia è in servizio un solo sostituto sui 3 previsti in organico;
nella procura di Messina su un optimum di 20 sostituti procuratori due posti sono vacanti;

l'ufficio della procura di Mistretta è costituito solo dal procuratore, da un sostituto e da 2 vice;
nella procura di Patti vi è in servizio un solo sostituto su 4, mentre il posto di procuratore capo è vacante e l'ufficio si regge su un unico sostituto e 5 vice procuratori onorari;
in caso di assenza per ferie o malattia dell'unico magistrato in servizio, la Procura di Patti viene sostituita da quella di Barcellona Pozzo di Gotto che, a sua volta, presenta due scoperture su 5 posti di sostituto previsti nella pianta organica;
secondo il Csm per l'ultimo concorso bandito su 197 posti da sostituto da coprire in 96 diversi uffici, oltre il 60 per cento delle posizioni infatti è rimasto scoperto: 4 posti vuoti a Caltanissetta (dove sono state riaperte le indagini sulla stagione delle stragi di mafia, tra l'altro), 8 a Catania, 5 a Messina, 2 a Trapani, 3 ad Agrigento. Ovvero sulla quasi totalità delle procure (13 su 14), è rimasta senza aspiranti -:
come il Ministro intenda trovare soluzioni in tempi brevi e finanziariamente compatibili al fine di reintegrare, mantenere e potenziare gli organici della magistratura e del personale amministrativo e fornire loro le risorse necessarie per svolgere al meglio l'azione di contrasto all'illegalità;
come intenda superare il meccanismo che preclude ai magistrati di prima nomina lo svolgimento delle funzioni monocratiche quali sono quelle dei pubblici ministeri e quindi di fatto un bacino importante da cui si attingeva prima, che era proprio quello dei nuovi entrati in magistratura, non può più essere utilizzato.
(4-05153)

STUCCHI. -Al Ministro della giustizia, al Ministro per le pari opportunità. - Per sapere - premesso che:
il settimanale Panorama ha pubblicato nel numero del 19 novembre 2009 un'inchiesta dalla quale risulta che nel nostro Paese sono oltre 32 mila i bambini che subiscono provvedimenti giudiziari, a seguito dei quali vengono chiusi nelle comunità o dati in affido a un'altra famiglia;
solo nella regione Lombardia sono oltre 4 mila i minori che subiscono tale trattamento;
la maggior parte delle volte sono allontanati dalle proprie famiglie per giustificati motivi, quali gli abusi sessuali, i maltrattamenti o l'indigenza;
negli ultimi 10 anni il loro numero è aumentato del 29,3 per cento;
vi sono pubblicazioni che raccontano di assistenti sociali troppo interventisti, di psicologi disattenti, di una magistratura flemmatica, di interessi economici e di errori giudiziari sempre più frequenti;
il costo giornaliero a carico della finanza pubblica per la retta di un bambino nelle comunità protette ammonta, secondo alcuni esperti, a circa 200 euro;
i minorenni attualmente ospitati in tali comunità sono oltre 15 mila;
nei confronti dei bambini non dovrebbero esistere casi di «errori» giudiziari -:
quali iniziative, anche di carattere normativo, intendano intraprendere al fine di migliorare le procedure giudiziarie che vedono coinvolti i minorenni;
quali siano gli effettivi numeri e le esatte proporzioni del fenomeno.
(4-05163)

ANGELA NAPOLI. - Al Ministro della giustizia, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
nella giornata del 24 novembre 2009 due ergastolani, Giuseppe e Pasquale Zagari di Taurianova (Reggio Calabria), comune sciolto per ben due volte per infiltrazione mafiosa, hanno tentato l'evasione durante la loro traduzione dal carcere di

Palmi al tribunale misure di prevenzione di Reggio Calabria per un'udienza a loro carico;
solo il coraggio e il valido intervento dei quattro agenti della polizia penitenziaria, due dei quali sono rimasti feriti, hanno evitato il peggio ed hanno fatto fallire il piano di fuga dei due pericolosi ergastolani;
durante il trasferimento da Palmi a Reggio Calabria a bordo dell'autoblindo, nel tratto autostradale Palmi-Sant'Elia, uno dei due detenuti Giuseppe, ha chiesto aiuto agli agenti paventando un finto malore del detenuto Pasquale ed appena aperta la porta della celletta interna al furgone, i due ergastolani hanno iniziato a sparare e ferito gli agenti, i quali nonostante il ferimento subito sono riusciti ugualmente a bloccare i due detenuti;
i due detenuti Giuseppe e Pasquale Zagari, sono fratelli ed importanti elementi dell'omonima cosca della 'ndrangheta di Taurianova ed hanno, altresì, una sorella fidanzata con il latitante Ernesto Fazzalari, anche lui di Taurianova e ricercato dal 1992;
i due fratelli Giuseppe e Pasquale Zagari, condannati all'ergastolo per associazione mafiosa, omicidio e altri delitti, sono stati responsabili di una guerra tra due cosche taurianovesi, Avignone-Zagari-Viola e Asciutto-Grimaldi-Neri, che negli anni tra il 1988 e il 1991 hanno portato a ben 20 omicidi e 10 tentati omicidi e che ha fatto rimbalzare sulle cronache nazionali l'intera città di Taurianova per aver portato nel 1991 all'omicidio di Rocco Zagari, padre di Giuseppe e Pasquale, ed ex consigliere comunale della DC e nel giorno successivo di altre tre persone, ad una delle quali è stata staccata la testa dal tronco a fucilate;
i due ergastolani, Giuseppe e Pasquale Zagari, detenuti presso il carcere di Voghera (Liguria), sarebbero giunti presso il carcere di Palmi (Reggio Calabria) sabato scorso e, nel mese di ottobre 2009, sarebbero stati accompagnati a casa della madre, a Taurianova, quale premio per la «buona condotta» tenuta durante la detenzione;
a parere dell'interrogante sembra assurdo continuare a premiare per «buona condotta» detenuti, quali i fratelli Zagari, che hanno alle spalle un curriculum criminale tale ad averli portati all'inflizione dell'ergastolo;
ma sicuramente appare preoccupante ed assurdo che i due ergastolani Zagari fossero, a bordo dell'autoblindato penitenziario, in possesso di due pistole calibro 6,35 -:
se non ritengano di assumere iniziative affinché sia avviata la procedura per sottoporre i due ergastolani Zagari all'applicazione del regime del 41-bis;
come i due detenuti siano riusciti ad entrare in possesso di ben due pistole calibro 6,35;
se non ritengano di dover assumere iniziative volte a rivisitare la norma ed il sistema di benefici di cui godono i detenuti per la cosiddetta «buona condotta»;
se non ritengano, infine, di poter incoraggiare all'uso delle video conferenze per le fasi processuali che riguardano, in particolare i detenuti condannati per associazione mafiosa.
(4-05171)

TIDEI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
negli ultimi decenni per le procure, soprattutto per quelle del Sud, ormai è emergenza assoluta;
neppure l'ultimo concorso (quello di Palermo), il secondo in poco tempo, ha permesso di coprire i posti disponibili mantenendo così invariata l'emergenza «vuoti»;
il Consiglio superiore della magistratura ha fatto ieri un bilancio secondo il quale nonostante gli incentivi messi in campo dal ministero della giustizia, su 197 posti da pubblico ministero disponibili un

po' in tutte le procure italiane, ben 116 sono rimasti del tutto privi di candidati;
di 96 procure, 49 sono rimaste assolutamente scoperte. Non si tratta solo delle cosiddette sedi «disagiate», perché a rimanere senza aspiranti è, per esempio, l'ufficio simbolo della «guerra» alla mafia: alla procura di Palermo su 16 posti disponibili non è arrivata neppure una candidatura. Stesso discorso per Catania (nessuna disponibilità per gli 8 uffici di sostituto a disposizione), a Messina (5 posti, 0 aspiranti); tre procure poi (Enna, Mistretta e Sciacca) sono destinate a chiudere i battenti perché a breve non ci sarà più nessun magistrato a condurre inchieste. Emergenza nazionale quindi che si inasprisce, ad avviso dell'interrogante, con gli interventi in arrivo, messi in campo dal Governo sull'ordinamento giudiziario -:
quali iniziative di competenza il Ministro intenda assumere a fronte della situazione, a giudizio degli interroganti disastrosa che vede procure (Enna, Mistretta e Sciacca) destinate a chiudere i battenti perché non hanno più nemmeno un magistrato in servizio e altre 14 in tutta Italia sull'orlo del fallimento», visto che restano con un solo sostituto in servizio. Considerando, altresì, come conferma il CSM, che ancora, altre 70 procure (nel sud) devono fare i conti con scoperture maggiori o superiori al 20 per cento e che si profilano quindi carichi di lavoro pesantissimi per i Pubblici Ministeri rimasti in servizio e soprattutto si rischia che importanti inchieste, come quella che ha portato all'arresto del boss mafioso Raccuglia rimangano affossate tra i fascicoli.
(4-05176)

...

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazioni a risposta in Commissione:

TOMMASO FOTI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro per le politiche europee. - Per sapere - premesso che:
la legge quadro sull'inquinamento acustico, legge 26 ottobre 1995, n. 447, stabilisce, all'articolo 3 comma 1, le competenze dello Stato in materia;
in attuazione della predetta legge, con decreto del presidente del Consiglio dei ministri del 5 dicembre 1997, risultano determinati i requisiti acustici delle sorgenti sonore interne agli edifici ed i requisiti acustici passivi degli edifici e dei loro componenti in opera, senza che tuttavia risultino inseriti nel testo legislativo disposizioni ed indirizzi di tipo procedurale per rendere attuative le norme introdotte e, quindi, per garantire in concreto la conformità degli edifici ai suddetti requisiti acustici;
il Consiglio superiore dei lavori pubblici, già nell'anno 2003, in risposta ad un quesito formulato dall'Ordine professionale degli ingegneri, aveva rilevato alcune carenze del suddetto decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, con particolare riferimento alla definizione dei parametri riportati nella Tabella «B» e nell'indicazione delle modalità di verifica dei requisiti acustici;
la legge n. 447 del 1995 attribuisce alcune competenze direttamente all'ex Ministero dei lavori pubblici relativamente alla definizione dei criteri per la progettazione, l'esecuzione e la ristrutturazione delle costruzioni edilizie e delle infrastrutture dei trasporti ai fini della tutela dall'inquinamento acustico;
a tal fine, con decreto del Ministro dei lavori pubblici del 7 settembre 1996, risulta istituita una Commissione di studio per la predisposizione di uno schema di normativa tecnica ai sensi dell'articolo 3, comma 1, lettera f) della legge n. 447 del 1995;
in ordine alla bozza di decreto predisposta dalla citata Commissione di studio, il Consiglio superiore dei lavori pubblici

aveva espresso la necessità di apportare modifiche, evidenziando altresì l'opportunità che i decreti previsti dalla legge n. 447 del 1995 fossero coordinati tra di loro per rispondere più adeguatamente alle finalità della legge;
l'articolo 11 della legge 7 luglio 2009, n. 88, recante «Disposizioni per l'adempimento di obblighi derivanti dall'appartenenza dell'Italia alle Comunità europee - Legge comunitaria 2008», prevede che entro sei mesi dall'entrata in vigore della stessa il Governo adotti decreti legislativi per il riassetto e la riforma delle disposizioni vigenti in materia di edilizia, tra cui quella sui requisiti acustici passivi degli edifici regolati dal decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 5 dicembre 1997 e la definizione dei criteri per la progettazione, esecuzione e ristrutturazione degli edifici, nel rispetto della normativa comunitaria in materia d'inquinamento acustico;
in particolare, l'articolo 11, comma 5, testualmente recita «In attesa del riordino della materia, la disciplina relativa ai requisiti acustici passivi degli edifici e dei loro componenti di cui all'articolo 3, comma 1, lettera e), della legge 26 ottobre 1995, n. 447, non trova applicazione nei rapporti tra privati e, in particolare, nei rapporti tra costruttori-venditori e acquirenti di alloggi sorti successivamente alla data di entrata in vigore della presente legge»;
il Governo, nella seduta del 23 giugno 2009 della Camera dei deputati, nel corso dell'approvazione del menzionato provvedimento legislativo, accoglieva l'ordine del giorno 9/2320-bis-B/2 che lo impegnava ad adoperarsi, con specifico riferimento alla norma che qui interessa, affinché venissero adottate le opportune iniziative per fare fronte al preoccupante fenomeno del contenzioso tra cittadini ed imprese;
nulla è detto e quindi previsto, nella lettera dell'articolo 11, in ordine ai rapporti tra costruttori-venditori e acquirenti di alloggi sorti anteriormente alla data di entrata in vigore della detta legge n. 88 del 2009, con conseguente grave disparità di trattamento a fronte di situazioni identiche -:
se e quali urgenti iniziative s'intendano assumere al riguardo.
(5-02162)

VANNUCCI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
il progetto esecutivo dell'ampliamento alla terza corsia della A14, nella tratta Cattolica-Fano, prevede l'adeguamento dell'innesto della strada provinciale 47 «Gradara» sulla strada statale 16 Adriatica, attraverso la realizzazione di uno svincolo «a trombetta» al posto degli attuali innesti a raso, unitamente al rifacimento delle corsie di immissione e diversione sulla statale;
tale configurazione deriva dalla prescrizione in conferenza di servizi da parte di ANAS compartimento delle Marche che ha espresso parere contrario all'adozione di una soluzione a raso con rotatoria;
Autostrade per l'Italia Spa, su esplicita richiesta dei comuni di Gabicce e Gradara, aveva presentato alcune soluzioni alternative che contemplavano un innesto a raso;
le amministrazioni dei comuni di Gradara e di Gabicce Mare, assieme alla provincia di Pesaro e Urbino ed alla regione Marche sono più volte intervenute evidenziando che il nuovo svincolo è estremamente invasivo e sproporzionato rispetto alle esigenze viabilistiche e chiedendo che venga realizzata una intersezione a rotatoria, dotata delle caratteristiche adeguate;
sia la strada statale 16 Adriatica che la strada provinciale 47 sono dotate di una sezione tipo ad una corsia per senso di marcia e pertanto secondo il decreto ministeriale 6792/2001 sono assimilabili a strade di categoria «C» o «F», conseguentemente un'intersezione a rotatoria tra tali strade rispetta pienamente i criteri riportati nell'allegato tecnico al decreto ministeriale

19 aprile 2006, recante le norme funzionali e geometriche per la costruzione delle intersezioni stradali, laddove, in termini di definizione delle intersezioni ammesse, tale soluzione rappresenta proprio quella individuata in maniera standard tra strade di queste categorie;
dal punto di vista trasportistico, nulla impedisce di introdurre soluzioni tecniche più impegnative, che tuttavia nel caso in esame comportano un forte impatto ambientale e territoriale, con un cavalcavia di svincolo che determina un impatto visivo negativo e un'estesa occupazione di aree che rimangono intercluse tra le due strade;
in più punti sulla stessa strada statale 16 Adriatica, sono presenti intersezioni a rotatoria, se non addirittura innesti a raso, anche laddove i traffici risultano molto più elevati rispetto a quello in esame, come Cattolica, Rimini, Porto San Giorgio e come previsti a S. Elpidio e Senigallia;
si ritiene che la soluzione a rotatoria sia idonea per il tipo di strada e l'unica compatibile in termini di disponibilità degli spazi;
il 19 novembre 2009, le amministrazioni interessate hanno riunito le popolazioni interessate, le associazioni, le rappresentanze sociali trovando piena adesione alla loro richiesta di modifica condivise da tutte le forze politiche e dai gruppi consiliari di maggioranza e di minoranza dei rispettivi consigli;
la forte preoccupazione registrata deriva dal fatto che la soluzione richiesta da ANAS alla società Autostrade ha un pesantissimo e negativo impatto dal punto di vista ambientale prevedendo pericolose rampe di accesso dell'altezza di oltre nove metri in un punto molto sensibile dal punto di vista ambientale e paesaggistico essendo compresa fra il magnifico borgo di Gabicce Monte nel cuore del parco regionale del San Bartolo e la straordinaria Rocca di Gradara;
la soluzione, ritenuta eccessiva, richiesta da ANAS avrebbe un costo stimato fra i 4 ed i 5 milioni di euro mentre la rotatoria richiesta dalle amministrazioni, avrebbe un costo di dieci volte inferiore attestandosi sui 500.000 euro;
appare improprio sostenere che gli oneri sarebbero sopportarti dalla società concessionaria Autostrade Spa in quanto potrebbero essere impiegati per ben altre azioni necessarie per migliorare la viabilità nella statale interessata attorno all'area di cui trattasi che appare bisognevole di interventi di sicurezza;
sarebbe comunque sbagliato impiegare risorse che rovinano il territorio se questo non appare, come nel caso, necessario;
appare opportuno che il Ministero disponga uno specifico accertamento;
appare necessario un intervento di un organismo superiore al fine di dirimere la controversia fra le amministrazioni interessate ed ANAS e fra queste e la società Autostrade -:
se il Ministro intenda accertare prontamente dal punto di vista tecnico, (che non prescinde mai dalla verifica di impatto ambientale e paesaggistico) quale sia la migliore soluzione da adottare e la più coerente procedura da seguire per raggiungere il più ampio consenso prima della decisione definitiva.
(5-02164)

Interrogazioni a risposta scritta:

ARACRI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
nella stazione di Ladispoli ci sono più di 8.000 pendolari giornalieri che si dirigono a Roma o a Civitavecchia per lavoro o per studio;
il comune di Ladispoli ha inaugurato nel mese di maggio il sottopassaggio della stazione ferroviaria di Ladispoli;

Rete ferroviaria italiana, società delle Ferrovie dello Stato, ha realizzato da un anno un ascensore al III binario della stazione ferroviaria di Ladispoli per permettere alle persone disagiate o disabili di raggiungere la piattaforma sovrastante per prendere il treno nella direzione di Roma;
non esiste un ascensore o un passaggio per permettere alle persone disabili di prendere il treno, per chi si dirige al II binario per prendere il treno nella direzione di Civitavecchia;
non esiste un ascensore o un passaggio per permettere alle persone disabili di prendere il treno, anche per i pendolari che tornano da Roma, fermandosi il treno al II binario;
per ovviare alle deficienze del suddetto II binario molti pendolari scendendo dal treno attraversano i binari mettendo a rischio la propria sicurezza;
nella stazione ferroviaria di Ladispoli vi sono altri due binari di servizio IV e V poco utilizzati per il passaggio e la sosta dei treni -:
quali misure di competenza si intendano adottare al fine di fare piena luce sulla vicenda;
se e quali interventi siano previsti per l'abbattimento delle barriere architettoniche della stazione ferroviaria di Ladispoli;
come si intenda intervenire per porre termine a questa situazione di pericolo per la popolazione che quotidianamente usufruisce del suddetto servizio pubblico;
quali siano le ragioni che vedono ancora non funzionante l'ascensore sito al terzo binario della suddetta stazione realizzato da oltre un anno;
per quale motivo in fase di progettazione non si sia pensato a queste primarie esigenze: abbattimento di tutte le barriere architettoniche e ascensori di servizio attivi e funzionanti.
(4-05148)

FARINA COSCIONI, BELTRANDI, BERNARDINI, MECACCI, ZAMPARUTTI e MAURIZIO TURCO. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
il 3 novembre 2009 l'agenzia di informazioni «ANSA», in un suo dispaccio proveniente da Taranto delle ore 15.24 informava che un giovane di 18 anni, affetto da handicap non poteva recarsi in treno a Napoli, «perché per quella tratta le ferrovie non hanno attrezzato carrozze per disabili», e che la madre del ragazzo aveva denunciato l'episodio ai carabinieri chiedendo loro di accertare in proposito eventuali responsabilità da parte di Trenitalia;
il giovane, affetto da tetraparesi spastica e costretto sulla sedia a rotelle, aveva dovuto rinunciare al viaggio, pur avendo acquistato regolarmente il biglietto, dopo aver appreso dai locali impiegati di Trenitalia che per avvalersi di una pedala mobile di sollevamento avrebbe dovuto contattare, con un numero telefonico a pagamento, una società privata;
la madre del ragazzo sostiene di aver telefonato a quel numero, e di aver appreso che non ci sono treni per Napoli in grado di garantire il trasporto di portatori di handicap che utilizzano la sedia a rotelle;
appare grave e intollerabile quanto accaduto -:
quali iniziative si intendano adottare e sollecitare perché non abbiano più a ripetersi episodi come quello sopra esposto.
(4-05158)

INTERNO

Interrogazione a risposta scritta:

GARAVINI, BORDO, BOSSA, BURTONE, CAPANO, MARCO CARRA, CAVALLARO, GIANNI FARINA, FERRANTI, GENOVESE, MARCHI, MELIS, ANDREA ORLANDO, PICCOLO, SAMPERI, TENAGLIA, TIDEI, TOUADI e VELTRONI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
la legge n. 94 del 2009 ha completamente riscritto l'articolo 143 TUEL, in materia di scioglimento dei consigli comunali e provinciali per infiltrazioni mafiose;
il testo del nuovo articolo, al suo comma 7, prevede che il Ministro dell'interno debba adottare un decreto per stabilire le modalità di pubblicazione dei provvedimenti emessi in caso di insussistenza dei presupposti per procedere allo scioglimento degli enti locali;
la norma indica un termine di tre mesi entro il quale il Ministro deve ottemperare a tali adempimenti ma non indica criteri precisi ai quali attenersi nell'adozione del provvedimento;
l'atto da adottarsi è particolarmente importante perché, nel rispetto dei principi di trasparenza, dovrà consentire ai cittadini di conoscere quali erano gli elementi eventualmente «gravanti» sulle amministrazioni non sciolte e le ragioni per le quali non si è proceduto allo scioglimento;
le scelte che saranno adottate in materia dal Ministro dovranno ponderare con particolare equilibrio l'eventuale esigenza di tutela del segreto investigativo con la necessaria trasparenza delle vicende amministrative da parte dei cittadini;
ad oggi il Ministro non ha ancora adottato il provvedimento in questione per quanto riguarda il comune di Fondi e non è dato sapere quando lo adotterà -:
se il Ministro abbia già predisposto uno schema di decreto e se intenda renderne noti i contenuti anche al fine di favorire l'apertura di un dibattito sul punto.
(4-05168)

...

ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazione a risposta orale:

DELFINO. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
nel mese di ottobre 2009 il Senato accademico del Politecnico di Torino ha predisposto la chiusura definitiva delle sedi universitarie decentrate, situate presso le città di Mondovì, Vercelli, Alessandria, Biella e Verrès;
il decentramento universitario cuneese del Politecnico di Torino costituisce da sempre una risorsa preziosa per l'intero territorio provinciale, caratterizzato da un elevato numero di studenti iscritti ai corsi universitari attivi nelle diverse sedi;
gli ingenti sforzi finanziari, già sostenuti dagli enti istituzionali e dalle forze sociali ed economiche territoriali, vengono altresì corredati dalla disponibilità ad accrescere il proprio impegno finanziario per lo sviluppo del Polo Monregalese del Politecnico di Torino, da parte del comune di Mondovì, della provincia di Cuneo, dell'Associazione insediamenti universitari e della Fondazione C.R.C.;
le linee guida del suddetto progetto di rilancio e radicamento territoriale, della sede decentrata cuneese, sono state definite in accordo con lo stesso Politecnico di Torino, che ha partecipato come parte attiva al tavolo tecnico di lavoro;
la decisione relativa alla soppressione senza possibilità di appello dei corsi universitari, tenuti nella sede di Mondovì, appare all'interrogante alquanto inopportuna e incongruente, nonché pregiudizievole

per l'intero tessuto socio-culturale, economico e produttivo del territorio provinciale, così come sostenuto dallo stesso Consiglio provinciale di Cuneo nell'ordine del giorno approvato all'unanimità in data 26 ottobre 2009 -:
quali siano gli intendimenti del Ministro sulla problematica sopraesposta e quali urgenti iniziative in suo potere intenda avviare, anche in sede di riparto del Fondo di finanziamento ordinario delle università, al fine di favorire un superamento delle difficoltà, in primo luogo finanziarie, che hanno determinato la decisione di riorganizzazione e di chiusura adottata dal Senato accademico e di agevolare una sua riconsiderazione.
(3-00797)

Interrogazione a risposta in Commissione:

BINETTI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
il 19 ottobre 2009 (prot. 4010) il Dott. Antonello Masia annunciava che una «Commissione di esperti incaricata di procedere al completamento del processo di razionalizzazione delle scuole di specializzazione...» aveva individuato, tra i principi preordinati per l'avvio del procedimento per l'attivazione delle scuole per il prossimo anno accademico 2009/2010, «... l'attivazione di [quelle] di carattere generale e di maggiore impatto per il SSN...: anestesia e rianimazione; chirurgia generale; ginecologia e ostetricia; igiene e medicina preventiva; malattie apparato cardiovascolare; medicina interna; ortopedia e traumatologia; pediatria; psichiatria; radiodiagnostica», senza includere la geriatria;
ancora una volta, una Commissione di esperti si è dimostrata lontana dalla consapevolezza del panorama demografico nazionale, in un'Italia che è - insieme al Giappone - il Paese più vecchio del mondo, con i ben noti carichi di malattia, problemi di salute multipli cronici e concomitanti, e disabilità, che caratterizzano la popolazione anziana e molto anziana e che richiedono cultura e preparazione specifiche. I dati demografici indicano che l'Italia è tra i Paesi più vecchi del mondo (dai dati ISTAT del gennaio 2008 si evince che, su una popolazione generale di circa 59,6 milioni, gli ultra-65enni e gli ultra-75enni sono rispettivamente quasi 12 milioni e circa 5,7 milioni, pari rispettivamente al 20 per cento ed al 9,6 per cento);
come conseguenza dell'invecchiamento generale della popolazione, la realtà clinico-epidemiologica dei Paesi industrializzati, ed in particolare del nostro Paese, è caratterizzata da un drammatico incremento della prevalenza di malattie ad andamento cronico, frequentemente associate e che esse sono causa frequente di disabilità e richiedono specifiche capacità cliniche e gestionali, come conferma la determinazione dei Piani sanitari nazionali 1994/1996, 1998/2000, 2003/2005, 2006/2008, e di quasi tutti i Piani sanitari regionali, sono a supporto della rilevanza della specialità di geriatria, in accordo con le evidenze demografiche ed epidemiologiche sopra citate;
appare evidente che la Commissione di esperti non ha tenuto in alcun conto l'attuale panorama demografico-epidemiologico nazionale, né le robuste evidenze scientifiche che dimostrano che la geriatria è profondamente diversa dalla medicina interna ed ha le proprie specificità di approccio diagnostico e terapeutico-gestionale. Studi controllati hanno dimostrato che i pazienti anziani particolarmente complessi in ospedale per acuti hanno un rischio di morte a 12 mesi dalla dimissione inferiore del 30 per cento se sono ricoverati in reparti di geriatria, piuttosto che se ricoverati in Medicina Interna. Non solo, molteplici sono le evidenze di migliore rapporto costo/efficacia dell'assistenza geriatrica agli anziani malati rispetto a quella fornita da non geriatri. A puro titolo esemplificativo si ricorda lo studio di JJ Baztàn et al. Pubblicato sul BMJ. 2009 Jan 22; 338:b50, per cui formare dei

geriatri significa quindi in prospettiva migliorare l'assistenza, riducendo i relativi costi;
appare sorprendente che la geriatria non sia considerata tra le branche da salvaguardare e promuovere, stante l'età media della nostra popolazione e il carico di disabilità e polipatologia che l'invecchiamento comporta. L'esigenza di razionalizzare l'organizzazione didattica non può tradursi nella soppressione o nella perdita di scuole di specializzazione di recente istituzione che pure si caratterizzano per elevati standard didattici, una notevole offerta formativa e solide basi scientifiche. Infatti, una volta che una scuola sia stata riconosciuta capace di soddisfare gli standard non ha senso mantenerla in una condizione di stentata sopravvivenza assegnandole meno di 3 posti per anno, mentre altre scuole con standard spesso inferiori arrivano a numeri anche tripli. È evidente che serve una scelta chiara che ridistribuisca i posti assegnandoli alle scuole in grado di formare medici con un profilo coerente con i più recenti dati epidemiologici e con una documentata competenza clinica e scientifica;
nello specifico, la scuola di Geriatria dell'Università Campus Bio Medico di Roma, diretta dal professor Raffaele Antonelli Incalzi, giunta al 6o anno di vita, dispone storicamente di due posti che lo scorso sanno sono stati ridotti ad un solo posto sulla scorta di criteri davvero opinabili. La Geriatria del Campus Bio Medico si caratterizza per una rilevante produzione scientifica, la più alta in Italia in rapporto agli universitari strutturati, per la disponibilità di una notevole offerta formativa, e soprattutto per il modello socio-assistenziale che ne fa una struttura di avanguardia fin dal suo stesso nascere. Un modello di interazione ed integrazione con il territorio che ha consentito delle forme di sperimentazione capaci di valorizzare il potenziale delle capacità dell'anziano come un capitale sociale di alto impatto nelle famiglie e nel contesto sociale in cui vivono. Collocata in una zona periferica di Roma: il quartiere di Trigoria, ha un vastissimo bacino di utenza in un contesto per altro privo di altre strutture sociosanitarie altrettanto qualificate, tutto ciò non è stato tenuto in alcun conto in sede di assegnazione dei posti. Attualmente le proposte correnti porterebbero, data l'assegnazione di un solo posto lo scorso anno, alla scomparsa della Scuola del Campus Bio Medico o alla perdita della sua identità specifica a causa dell'accorpamento con un'altra scuola -:
in che misura il Governo voglia intervenire perché il numero complessivo di contratti con le scuole di specializzazione in geriatria sia adeguatamente aumentato, in funzione del necessario adeguamento per le scuole di specializzazione con numero di contratti troppo limitato;
in che modo si intendano salvaguardare gli standard di eccellenza raggiunti da alcune Scuole di specializzazione e la specificità dei loro modelli di intervento in un ambito di così vasta espansione in un prossimo futuro come appunto è la geriatria;
nello stesso tempo se non si intenda promuovere una revisione della lista di priorità che vede la Geriatria - in modo secondo l'interrogante, del tutto inappropriato in relazione alle attuali necessità del Paese - esclusa da novero delle scuole di specializzazione di carattere generale e di maggiore impatto per il SSN.
(5-02159)

Interrogazioni a risposta scritta:

BOCCHINO e CARLUCCI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
in data 13 novembre 2009 il quotidiano Il Giornale ha pubblicato la notizia secondo cui la professoressa di latino della classe 3° C, Angela Di Nanni, del liceo scientifico di Trani «V. Vecchi», ha assegnato agli alunni una versione avente ad oggetto la bocciatura del cosiddetto «Lodo Alfano» da parte della Corte Costituzionale

e le conseguenze politico-giudiziarie legate a tale decisione della Consulta;
secondo quanto dichiarato dal dirigente scolastico del liceo Vecchi di Trani, la versione sarebbe stata tratta da un notiziario internet in lingua latina, Ephemeris;
qualunque sia la fonte, un professore, un educatore, si assume per intero la responsabilità sui contenuti di un documento usato per svolgere attività didattiche in classe;
la versione, il cui testo viene riportato integralmente dal quotidiano Il Giornale, contenendo una ricostruzione parziale delle circostanze legate al cosiddetto «lodo Alfano», si prestava, a giudizio degli interroganti, a pericolose interpretazioni politiche ed a giudizi di valore e di merito su vicende di carattere politico-giudiziario che nulla hanno a che fare con lo studio della lingua latina;
è inammissibile ad avviso degli interroganti, usare la cattedra per compiere operazioni di propaganda politica, offrendo a giovani ragazzi visioni parziali ed ideologiche di fatti politici di rilevanza nazionale;
secondo gli interroganti, tentare di orientare politicamente le menti di alunni in formazione significa tradire la propria missione di educatori -:
se non sia il caso di aprire immediatamente un'ispezione che verifichi le circostanze ed i fatti come riportati in premessa e, nel caso vengano accertate responsabilità da parte della professoressa o del dirigente scolastico, quali misure ritenga opportuno adottare, anche sotto il profilo disciplinare, per scongiurare il ripetersi di simili episodi.
(4-05149)

MARIANI e DE PASQUALE. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
il nuovo anno scolastico è appena iniziato, eppure già si vedono gli effetti, a parere degli interroganti, devastanti dei tagli attuati a seguito del decreto-legge n. 112 del 2008, del decreto-legge n. 137 del 2008 e della legge finanziaria per il 2009 alla scuola, alla qualità dell'istruzione nel nostro Paese e, di fatto, al nostro futuro, per cui si inizia un anno scolastico nel segno dei pesanti tagli e delle riduzioni orarie e di risorse;
si tratta delle conseguenze, già più volte denunciate dal Partito democratico, dai sindacati e da tanta parte della società civile, di quello che gli interroganti considerano un attacco senza precedenti alla scuola pubblica, che viene privata delle garanzie necessarie perché possa offrire un'istruzione efficace e di qualità;
inoltre la difficile contingenza economico finanziaria che il Paese sta vivendo porta ad una crescita esponenziale della disoccupazione rendendo quindi urgente istituire corsi di formazione per gli adulti che consentano ai lavoratori una riconversione professionale;
ancora la maggiore presenza di popolazione proveniente da Stati esteri, in un mondo sempre più globalizzato e plurale, richiede, anche al fine di una celere e reale integrazione, l'istituzione, per la popolazione adulta, di un numero crescente di corsi di lingua italiana oltre che dei corsi per il conseguimento del titolo conclusivo degli studi di primo e secondo grado;
infine in un Paese in cui stanno rapidamente crescendo tanto l'età media dei cittadini, quanto l'esigenza degli stessi di aumentare il grado di conoscenza e cultura, appare sempre più indispensabile assicurare l'istruzione permanente e la formazione per l'età adulta durante tutto l'arco della vita -:
quanti corsi per gli adulti, oltre che per l'istruzione permanente e la formazione per l'età adulta, siano stati drasticamente tagliati su tutto il territorio nazionale e quanti investimenti in meno siano stati stanziati per l'istruzione e la

formazione destinate agli adulti e per la formazione durante tutto l'arco della vita;
quale sia la motivazione per cui non sono state autorizzate, nella provincia di Lucca, né in organico di diritto né tanto meno in quello di fatto, le classi di corsi serali, nell'ambito dell'istruzione per gli adulti, I.P. Marconi Seravezza, classe III (alunni iscritti 18), ITI «Galilei» Viareggio, classe IV (alunni iscritti 21), IPSIA «Michelangelo» Seravezza classe III (alunni iscritti 31), I.P. «Civitali» Lucca, classe III (alunni iscritti 30), I.T. Nautico «Artiglio» Viareggio: classe V (alunni iscritti 18), ITCG «Benedeti» Porcari, classe III, (alunni iscritti 28).
(4-05156)

FUCCI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione. - Per sapere - premesso che:
in data 30 maggio 2007 la signora D.D.G. faceva istanza di trasferimento per compensazione dalla Seconda Università degli studi di Napoli con sede in Caserta verso l'Università di Napoli «Federico II» con sede in Napoli. In cambio una dipendente di quest'ultimo ateneo, la signora M.S.V., avrebbe fatto il percorso inverso;
tale richiesta, fatta per esigenze familiari e personali, avrebbe permesso ad entrambe le dipendenti, ugualmente interessate allo scambio, di espletare la propria attività lavorativa nel comune dove risiedono (una a Caserta e l'altra a Napoli) nel pieno rispetto dei principi costituzionali sanciti dall'articolo 97 della Costituzione;
in data 5 giugno 2007 (prot. n. 19904) il direttore amministrativo della Seconda Università degli studi di Napoli dava parere favorevole al trasferimento per mobilità compensativa. In data 30 settembre 2008 il direttore amministrativo dell'Università di Napoli «Federico II» decretava l'approvazione degli atti della mobilità interuniversitaria per compensazione ritenendo la dipendente idonea;
dopo la richiesta di perfezionare il contestuale trasferimento, in data 14 ottobre 2008 (prot. n. 33146), la Seconda Università degli studi di Napoli differiva la data a non prima del 1o settembre 2009, adducendo che la dipendente destinata a trasferirsi a Caserta, non avrebbe potuto assicurare la presenza in servizio in quanto prossima all'astensione obbligatoria di maternità;
in data 6 agosto 2009 (prot. n. 29211) si rendeva noto alle parti interessate che la mobilità non poteva aver luogo, questa volta perché «ai sensi delle disposizioni di cui all'articolo 1, commi 1 e 3, del decreto legge 10 novembre 2008, n. 180, convertito nella Legge 9 gennaio 2009, n. 1, secondo cui l'istituto della mobilità per compensazione non è più attuabile secondo quanto precedentemente applicato in tema di compensazione delle risorse economiche tra il personale in uscita e quello in entrata, in quanto le risorse del personale in entrata devono essere immediatamente stanziate e, viceversa, quelle per il personale in uscita sono rese disponibili solo al 50 per cento e nell'anno successivo»;
a parere delle interessate si configura come del tutto ingiustificato lo ius penitendi esercitato dalla Seconda Università degli studi di Napoli con sede in Caserta e, da ultimo, pare irrituale la comunicazione verbale ad una delle dipendenti di una richiesta di autorizzazione ministeriale avanzata dall'ufficio del personale della Seconda Università degli studi di Napoli affinché potesse perfezionarsi il suddetto trasferimento senza specificare null'altro al riguardo -:
se i Ministri interrogati non ritengano di assumere iniziative, anche di carattere normativo, volte ad assicurare che l'applicazione delle disposizioni di cui al decreto-legge n. 180 del 2008 faccia comunque salve le procedure di mobilità già in atto alla data di entrata in vigore della nuova disciplina, come nel caso di cui in premessa.
(4-05161)

LAVORO, SALUTE E POLITICHE SOCIALI

Interrogazioni a risposta scritta:

REGUZZONI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
esistono notevolissime disparità tra regione e regione circa il rapporto tra lavoratori attivi e pensioni di invalidità;
le disparità in argomento sono frutto, a quanto consta all'interrogante, di false pensioni, falsi certificati e falsi invalidi -:
quali siano i numeri reali delle pensioni di invalidità;
se e quali azioni il Governo abbia attivato o intenda attivare ai fini di individuare i falsi invalidi, sanzionare i colpevoli, sospendere le erogazioni non dovute, recuperare il denaro ingiustamente corrisposto ed infine arginare il fenomeno, ripristinando i corretti rapporti statistici.
(4-05164)

MARINELLO e CRISTALDI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
in Sicilia in diversi casi si è registrata da parte delle cosiddette società d'Ambito (ATO Rifiuti) il mancato pagamento dei contributi in favore dei lavoratori (vedi il caso BELICE AMBIENTE SPA) come più volte denunciato dal vice sindaco della città di Mazara del Vallo (Trapani);
a detta circostanza, ovvero il mancato pagamento degli oneri in favore dei lavoratori, si perviene in difformità dalle regole che il Governo del Paese nel tempo ha introdotto a tutela dei lavoratori proprio in materia di regolarità contributiva;
è stato in più occasioni lanciato l'allarme di un sistema finanziario, mal regolato tra ATO Rifiuti, comuni e cittadini che, stando alle notizie di stampa, espone proprio i lavoratori dipendenti;
l'esibizione del DURC da parte delle società interessate risulta obbligatoria «per la gestione di servizi ed attività pubbliche in convenzione o concessione e per ottenere agevolazioni, finanziamenti»;
da quanto si legge dalla stampa alcuni (vedi ATO TP2) risultano non applicare la regola posta a tutela dei lavoratori che non trovano, nel settore, adeguate e reali tutele con la grave omissione di versare i contributi socio assistenziali in favore dei lavoratori;
è assai grave che in favore delle Società d'Ambito Siciliane (trattasi di società titolari di un rapporto convenzionale con i comuni per il servizio di spazzamento, raccolta e sversamento nelle discariche dei rifiuti) si continui a liquidare da parte dei comuni e della regione ingenti risorse (centinaia di milioni di euro) senza la preventiva verifica della regolarità contributiva mediante l'esibizione del DURC «prima dell'erogazione delle somme» addirittura alcune di provenienza comunitaria -:
quali iniziative intende tempestivamente adottare nell'ambito delle proprie competenze per verificare quanto riportato in premessa e in particolare quali attività di urgente ispezione e controllo da parte dell'INPS devono essere assunte per tutelare i lavoratori dalla mancata applicazione delle regole poste a tutela dei lavoratori (ovvero la mancata presentazione del DURC da parte delle società d'ambito che ricevono somme da parte dei comuni in forza delle prestazioni contrattualizzate nonché dalla Comunità europea per il tramite della regione siciliana a titolo di finanziamento.
(4-05167)

FARINA COSCIONI, BELTRANDI, BERNARDINI, MECACCI, ZAMPARUTTI e MAURIZIO TURCO. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, al Ministro per le pari opportunità, al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
doversi musei non risultano essere attrezzati per favorire l'accesso ai disabili e a consentire loro il superamento di eventuali ostacoli architettonici attraverso rampe, elevatori, bagni attrezzati, e altro, né dispongono di supporti didattici e informativi per agevolarne la fruizione;
il dato emerge da una rilevazione realizzata dall'ISTAT, relativa al 2006, nella quale si osserva come spesso siano le barriere strutturali e le carenze organizzative a impedire o limitare l'accessibilità e la fruibilità del patrimonio museale, penalizzando così alcune categorie di utenza;
molte delle strutture prese in esame risulterebbero inaccessibili in quanto oggetto di interventi di recupero per attività di ristrutturazione e restauro (48,4 per cento dei casi), o allestimento e scavo (5,4 per cento dei casi), mentre una quota significativa risulta chiusa per inagibilità (14 per cento) o per carenze delle risorse finanziarie o di personale (6,5 per cento) necessarie a garantire i servizi all'utenza;
anche all'interno degli stessi musei aperti al pubblico i dati raccolti documentano la presenza di quello che viene definito «un importante giacimento storico e artistico disponibile, ma non visitabile»; si calcola che il 30 per cento dei musei espone non più della metà dei beni conservati, e che solo il 56,8 per cento espone più di tre quarti del patrimonio disponibile;
gran parte del materiale conservato non accessibile al pubblico non risulta adeguatamente identificato e registrato, dal momento che circa il 46,6 per cento dei rispondenti ha indicato di non disporre di alcuna forma di inventariazione dei beni e delle collezioni non esposte;
solo il 20 per cento circa dei musei e degli istituti simili ha provveduto alla digitalizzazione dei beni catalogati esposti e dispone di schede di catalogazione in formato digitale consultabili on line per uso divulgativo e scientifico -:
quali iniziative si intendano promuovere, adottare e sollecitare per superare l'avvilente situazione che si è sopra esposta con particolare riferimento all'esigenza di consentire e favorire l'accesso, attualmente precluso, in dette strutture anche ai disabili.
(4-05174)

FARINA COSCIONI, BELTRANDI, BERNARDINI, MECACCI, ZAMPARUTTI e MAURIZIO TURCO. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
il quotidiano La Repubblica il 29 ottobre 2009 pubblicava un articolo intitolato «Una fabbrica dei veleni anche a Crotone. Si lavorava in ambienti saturi di amianto», della giornalista Anna Maria De Luca;
nel citato articolo si sostiene che nella città di Crotone sono morti di tumore non solo gli operai che lavoravano in fabbrica, ma anche le mogli che lavavano le loro tute blu, intrise di polveri d'amianto;
il procuratore della Repubblica di Crotone, Raffaele Mazzotta, titolare dell'inchiesta nei confronti di dirigenti della Montecatini Episodi - produttrice di fertilizzanti - ipotizza il reato di «omicidio colposo plurimo con l'aggravante dell'accusa cosciente», oltre che per «disastro colposo» nei confronti di sette dipendenti deceduti per tumore, per i quali è stato accertato il nesso fra il cancro, che ha provocato la morte, e le condizioni di lavoro; un nesso, a giudizio del magistrato, che «potrebbe essere trovato anche per un numero ancora indeterminato di vittime»;

la ricerca non sarà semplice, perché manca un «registro tumori» della regione Calabria; e per questa ragione il magistrato ha rivolto un pubblico appello perché «chiunque abbia un parente operaio della fabbrica morto di mesotelioma mi porti la sua cartella clinica. Solo così potremo sapere il reale numero dei decessi. Nella fabbrica lavoravano centinaia di operai»;
la fabbrica, inizialmente Montecatini Società Generale per l'industria mineraria e chimica ha cambiato vari nomi: Montecatini Edison Spa, Ausimont spa, Cledia srl, Alessandria Ausidet spa, Ausidet srl, Enimont Augusta industriale spa, Enimont Augusta industriale srl, Enichem Augusta industriale srl, Fosfotec srl: si tratta di nomi diversi, ma della stessa sostanza prodotta: fertilizzanti;
il luogo cruciale dei veleni era il reparto «forno fosforo», dove veniva usata la fibretta d'amianto in polvere che veniva usata nonostante sin dai primi anni Sessanta fosse stata ormai scientificamente confermato il flesso micidiale fra l'esposizione all'amianto e il cancro;
tra le sette persone decedute, per le quali è stato accertato questo nesso, due erano mogli di operai che si sono ammalate inalando le sostanze che venivano sprigionate dai panni dei mariti -:
come sia potuto accadere che nel reparto «forno fosforo» della citata fabbrica venisse usata la fibretta d'amianto in polvere, nonostante fosse nota e accertata la sua letale pericolosità;
quali iniziative il Ministro intenda promuovere e adottare in ordine a tale sconcertante situazione.
(4-05175)

...

POLITICHE AGRICOLE, ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazione a risposta orale:

VASSALLO, BENAMATI, LENZI, ZAMPA, ZUCCHI, MOTTA e MARCHIGNOLI. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
il seguito alla riforma dell'organizzazione comune di mercato zucchero varata dall'Unione europea nel 2006, particolarmente punitiva per il comparto bieticolo-saccarifero italiano, molte aziende agricole hanno visto peggiorare le proprie condizioni economiche e diversi impianti di trasformazione hanno dovuto chiudere;
la regione Emilia-Romagna, unitamente alle province e ai comuni territorialmente interessati, ha svolto un'attività molto impegnativa per la riconversione degli impianti, e gli unici rimasti in funzione in regione sono quelli di Minerbio (Bologna) del gruppo CO.PRO.B.-Italia Zuccheri e quello di S. Quirico (Parma) del gruppo Sadam-Eridania, fra i quattro ancora operanti a livello nazionale;
il Governo, in concomitanza dell'entrata in vigore della riforma, ha ottenuto dall'Unione europea che venissero erogati aiuti nazionali a favore dei produttori e delle aziende di trasformazione per il quinquennio 2006-2010, come sostegno al settore nella fase della dismissione e riconversione;
l'impegno ad un sostegno del settore è stato rispettato per le prime tre annualità, e non ha avuto seguito a partire dal 2009;
il Governo, in sede di discussione parlamentare sulla legge finanziaria 2009, ha accolto un ordine del giorno volto a garantire lo stanziamento necessario, quantificato in 43 milioni di euro per il settore a livello nazionale, da destinare alle imprese di produzione a quelle di trasformazione;

tale volontà è stata ribadita nel corso del Comitato interministeriale, di cui alla legge n. 81 del 2006, del 9 settembre 2009;
il mancato finanziamento degli impegni pluriennali per il 2009 e il 2010 produrrebbe un danno gravissimo alla filiera bieticolo-saccarifera in tutto il Paese, e particolarmente nelle province di Bologna e Parma -:
quali iniziative intenda assumere il Governo per garantire il rispetto dell'impegno a finanziare anche per gli anni 2009 e 2010 gli aiuti al comparto bieticolo-saccarifero in fase di ristrutturazione dopo la riforma dell'OCM zucchero varata dall'Unione europea nel 2006.
(3-00796)

Interrogazioni a risposta in Commissione:

BELLOTTI e GOTTARDO. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
una delle vie per l'abbattimento della dipendenza del nostro Paese dal petrolio e più in generale dall'approvvigionamento di fonti energetiche dall'estero è quella delle agro energie, che rappresentano nel contempo un'importante opportunità per garantire ulteriori sbocchi commerciali all'agricoltura italiana;
il Parlamento, sulla scorta delle direttive comunitarie, ha a più riprese legiferato sul tema grazie soprattutto all'impulso iniziale dato dal Governo Berlusconi e dall'ex Ministro delle Politiche agricole Gianni Alemanno;
anche durante il presente Governo la Camera dei deputati e il Senato della Repubblica sono stati investiti della questione;
ad oggi l'ultimo provvedimento risulta essere l'a.C. 2260 che è prossimo alla discussione in Aula;
in questo provvedimento viene ribadita la validità come punto di riferimento, anche se in parte modificata, della tabella 3 della legge 24 dicembre 2007 n. 244 e viene di fatto confermata la tariffa onnicomprensiva di 28 centesimi per chilowattora per le produzioni di bioenergia da biogas e altri biocombustibili per impianti inferiori al megawatt;
nonostante la normativa abbia subito nel tempo alcuni ritocchi va rimarcato che la legislazione e gli atti di indirizzo hanno sempre rimarcato la necessità di mantenere tariffe pari o al di sopra dei 28 centesimi per kilowatt;
a dispetto della normativa citata tuttavia il decreto ministeriale 18 dicembre 2008 del Ministero dello sviluppo economico ha fissato una tariffa onnicomprensiva di 22 centesimi chilowatt che risulta molto inferiore alle prescrizioni del legislatore;
nel contempo vedere disatteso ciò che è previsto per legge e la decisione di rimettere in discussione di continuo i requisiti e l'entità degli incentivi previsti per il settore delle bioenergie non solo produce un clima di sfiducia ma crea danni seri a tutti quegli operatori che si trovano costretti a ricorrere al credito ma che non hanno la possibilità di redigere piani certi circa le future entrate derivanti dall'investimento -:
se il Governo consideri necessario attuare quanto previsto dalla normativa italiana in materia di promozione e incentivazione dell'energia prodotta da biomasse;
in che tempi il Governo intenda procedere all'incremento della tariffa onnicomprensiva per incentivare la produzioni di agroenergie e garantire certezza normativa agli operatori che si trovano nella condizione di dover ricorrere al credito puntando ad investire su questa importante risorsa rinnovabile.
(5-02156)

BELLOTTI. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
il 20 settembre 2008, il Ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali

ha proceduto all'emanazione di un decreto di sospensione dell'autorizzazione all'utilizzo per la concia delle sementi di mais di prodotti chimici appartenenti alla famiglia dei neonicotinoidi e al fipronil a seguito delle segnalazioni che ipotizzavano una correlazione tra moria delle api e utilizzo di sementi di mais conciante con tali prodotti;
tali morie trovano forse elementi di spiegazione riconducibili all'esigenza di utilizzare antibiotici non approvati e poi presenti nel miele, come evidenziato da indagini in corso della Procura di Torino;
i neonicotinoidi sono molecole commercializzate da anni e che hanno avuto una rapida accettazione da parte degli imprenditori agricoli in relazione alla loro efficacia come strumento di controllo per alcuni dei principali patogeni della coltura del mais stesso, quali elateridi, nottue, afidi vettori di virosi e diabrotica;
l'utilizzo di questi prodotti chimici coniuga l'esigenza della massima efficacia agronomica insieme alla minimizzazione delle quantità di prodotti chimici immessi nell'ambiente e della sicurezza sanitaria e d'impiego, con un quantitativo di principio attivo distribuito per esempio pari a solo lo 0,5 per cento di quello necessario per la lotta con prodotti chimici granulari da incorporare nel terreno (geodisinfestanti);
i neonicotinoidi, in formulati diversi, rimangono tuttora ampiamente utilizzati in molte altre colture, quali frutteti, vigneti, ortaggi (patate), tutte frequentate dalle api;
la sospensiva all'autorizzazione all'uso dei neonicotinoidi ha determinato nel corso dell'annata agraria 2009 il massiccio ricorso da parte dei maiscoltori all'impiego di ingenti quantità di geodisinfestanti e la distribuzione di insetticidi liquidi per la lotta agli adulti nel periodo estivo;
per il 2010 si stima che verranno utilizzati 8/9000 tonnellate di prodotti granulari e 400 tonnellate di insetticidi liquidi per la lotta agli adulti;
tali soluzioni tecniche hanno dimostrato alla prova dei fatti di accrescere significativamente i costi colturali, senza peraltro controllare efficacemente i parassiti, e con un forte impatto ambientale sul sistema suolo, sugli acquiferi e sulla fauna, come comprovato dalle numerose segnalazioni di morie di fauna selvatica;
le autorità competenti su scala nazionale e locale hanno indicato nella rotazione colturale la più efficacia tecnica di lotta ad uno dei più dannosi patogeni del mais, la diabrotica, soprattutto in zone ove questa coltura è predominante, con conseguenze molto pesanti sulla redditività degli agricoltori, sulla disponibilità di mais per le filiere alimentari che su di esso poggiano e per l'impatto ambientale;
in particolare si vede seriamente compromesso il legame di molte filiere agroalimentari con il territorio nazionale, venendo a mancare la disponibilità di mais nazionale, sostituito da prodotto di importazione proveniente da paesi in cui i neonicotinoidi, e spesso anche gli ogm, sono autorizzati;
il decreto di sospensione è stato rinnovato in data 20 settembre 2009, seppur in presenza dei risultati del progetto sperimentale Apenet del Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali che dimostravano:
a) che le sementi preparate con le tecniche innovative di concia messe a punto dall'industria sementiera sono in grado di garantire un livello di rilascio di polveri molto basso, inferiore alle soglie di sicurezza per le api identificate da altri Paesi Membri dell'Unione Europea in cui la concia con neonicotinoidi è tuttora ammessa;
b) che le modalità di modifica delle seminatrici sperimentate nell'ambito del progetto Apenet si sono dimostrate efficaci nell'abbattere (dimezzando) la dispersione di polveri contenenti prodotti concianti, già in partenza molto limitate;
c) che nella sperimentazione Apenet con sementi conciate e con seminatrici

modificate non si sono riscontrati fenomeni di spopolamento degli alveari;
d) che le api non frequentano le piante di mais durante la fase di guttazione -:
quali siano le ragioni per cui il Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali abbia concluso, senza attendere neanche l'opinione degli esperti della Commissione, che i risultati della sperimentazione Apenet non fossero soddisfacenti per la riammissione dei prodotti neonicotinoidi per la concia delle sementi di mais anche in Italia, unico paese comunitario in cui tutti i prodotti sono contemporaneamente sospesi;
come il Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali intenda vigilare sull'impatto ambientale e sanitario delle pratiche di controllo dei patogeni del mais messe in atto in sostituzione all'uso di semente conciata, con particolare riferimento all'uso di geodisinfestanti e insetticidi fogliari.
(5-02157)

...

PUBBLICA AMMINISTRAZIONE E INNOVAZIONE

Interrogazione a risposta scritta:

CONTENTO. - Al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione. - Per sapere - premesso che:
il sindacato delle professioni infermieristiche (NURSIND) ha avanzato la richiesta di poter vedere istituita, attraverso la direttiva per la costituzione dei comparti di contrattazione dei lavori pubblici, una sezione contrattuale specifica per le professioni sanitarie all'interno del comparto sanità;
ciò sulla base di quanto previsto dall'articolo 54 del recente decreto legislativo n. 150 del 2009, che ha modificato l'articolo 40 del decreto legislativo n. 165 del 2001 prevedendo la possibilità, nell'ambito dei comparti di contrattazione, di costituire apposite sezioni contrattuali per specifiche professionalità -:
se giudichi possibile l'ipotesi prospettata con riferimento all'istituzione di una sezione contrattuale per le professioni sanitarie e, comunque, quali iniziative intenda adottare per il comparto sanità.
(4-05162)

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SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazioni a risposta in Commissione:

VANNUCCI, PAOLINI e GIOVANELLI. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
Poste Italiane Spa attraverso la propria direzione territoriale riferita alla regione Marche ha predisposto un piano di rimodulazione degli orari che interesserebbe, da notizie di stampa, ben 21 uffici postali delle Marche;
la direzione provinciale di Pesaro e Urbino sembra abbia già disposto la riduzione di orario per gli uffici di Novilara, Fiorenzuola, Cartoceto e Schieti di Urbino;
tali decisioni starebbero avvenendo senza il minimo coinvolgimento degli enti locali e senza tentare in via preliminare di rimuovere ed agire sulle presunte cause che determinerebbero la riduzione del servizio;
appare critico il previsto intervento sulle due frazioni di Pesaro (Novilara e Fiorenzuola), molto distanti dal capoluogo e dal servizio più vicino ed abitate da popolazione anziana;
agli interroganti sembra paradossale l'intervento riferito a Cartoceto relativo ad un importante capoluogo che rimarrebbe sprovvisto di servizio;
secondo gli interroganti potrebbe inoltre definirsi assurdo ed antieconomico l'intervento previsto per l'ufficio di Schieti

di Urbino area industriale con centinaia di cittadini residenti, distante dal capoluogo, Urbino, con strade a difficile percorrenza;
da notare che l'azione intrapresa senza il preventivo confronto con l'ente locale, ad esempio nel caso di Schieti, fa sì che Poste Italiane non possa approfittare della disponibilità dichiarata dal comune di Urbino di mettere gratuitamente a disposizione nuovi locali ed assumere a suo carico gli oneri di trasloco in modo di abbattere i costi di gestione;
si è di fronte ad una riduzione pericolosa del servizio pubblico in grado di agire negativamente sullo sviluppo delle aree interessate -:
se il Ministro intenda intervenire presso Poste Italiane al fine di verificare le decisioni che si stanno assumendo ed impegnare le Direzioni interessate ad aprire tavoli di confronto con gli enti locali al fine di valutare la possibilità di altre soluzioni (sull'esempio del citato caso di Schieti di Urbino che va assolutamente verificato) per rimuovere le cause che suggerirebbero la riduzione di orario che si intenderebbe programmare.
(5-02163)

PILI, MURGIA, NIZZI e VELLA. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
l'importanza del gas naturale come fonte primaria di energia in tutto il mondo è in grande crescita e non viene arrestata né dalla spinta al ricorso alle energie rinnovabili ed al risparmio energetico né dal ritorno di interesse per il nucleare;
il gas naturale è, dopo il petrolio, la seconda fonte di energia primaria d'Europa. Si prevede che questo fabbisogno aumenterà del 26,3 per cento entro il 2020 ed in Italia crescerà del 39 per cento più che nel resto d'Europa;
entro il 2020 è prevista una riduzione della produzione interna europea del 43 per cento. Anche in Italia la riduzione sarà molto accentuata (-65 per cento) passando da 11 a circa 4 miliardi di metri cubi di gas;
le previsioni circa il futuro scenario del mercato del gas indicano che per garantire la sicurezza dei rifornimenti sul lungo periodo per l'Italia sarà necessario muoversi da subito per espandere in maniera rilevante le attuali infrastrutture destinate all'importazione;
in data 27 novembre 2002 la Camera dei deputati ha approvato in via definitiva la legge «Misure per favorire l'iniziativa privata e lo sviluppo della concorrenza»;
l'articolo 27 della legge sul «Potenziamento delle infrastrutture internazionali di approvvigionamento di gas naturale» (legge n. 273 del 2002) contiene le seguenti disposizioni:
1. Per garantire a mezzo del potenziamento delle infrastrutture internazionali lo sviluppo del sistema del gas naturale, la sicurezza degli approvvigionamenti e la crescita del mercato energetico, sono concessi contributi per il potenziamento e la realizzazione di infrastrutture di approvvigionamento, trasporto e stoccaggio di gas naturale da Paesi esteri, in particolare per la costruzione del metanodotto dall'Algeria in Italia attraverso la Sardegna, per la realizzazione di terminali di rigassificazione e per l'avvio degli studi per la realizzazione di un elettrodotto dal Nord Africa all'Italia;
2. I soggetti che investono nella realizzazione di nuovi gasdotti di importazione di gas naturale, di nuovi terminali di rigassificazione e di nuovi stoccaggi in sotterraneo di gas naturale hanno diritto di allocare, in regime di accesso di cui alla direttiva 98/30/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 22 giugno 1998, una quota pari all'80 per cento delle nuove capacità realizzate, per un periodo pari a venti anni;
il 29 gennaio 2003 viene costituita a Cagliari la società GALSI acronimo di

GAsdotto ALgeria Sardegna Italia e viene avviato lo studio di fattibilità del metanodotto;
il 15 aprile 2003 prima riunione del CDA a Cagliari in concomitanza con l'incontro tra il Presidente della Regione e il Ministro dell'industria algerino per la firma dell'accordo tra Algeria e Sardegna per la realizzazione del metanodotto;
il Galsi, con una capacità di 8 miliardi di metri cubi di gas, rappresenta una risposta concreta al fabbisogno energetico e alla sicurezza di approvvigionamento di gas naturale;
la realizzazione del metanodotto proveniente dall'Algeria e destinato alla Sardegna, pone delle questioni in tema di concorrenza e rispetto della normativa comunitaria e nazionale che devono essere affrontate ed approfondite al fine di favorire l'inserimento di procedure che tengano conto delle realtà professionali e imprenditoriali della Sardegna;
il consorzio GALSI - Gasdotto Algeria Sardegna Italia - è stato costituito da: SONATRAC, EDISON GAS spa, ENEL power spa, Eos Energia spa (controllato da HERA spa ed ha sede in Italia);
il Consorzio sembra aver acquistato o comunque essere predisposto per acquistare 8 miliardi di metri cubi l'anno di gas dai giacimenti di Hassi R Mel, giacimento situato in Algeria, che alimenta già un altro gasdotto;
GALSI realizzerà a proprio onere il metanodotto salvo beneficiare di un finanziamento comunitario pari a circa 120.000.000,00 di euro, dipendente dal fatto che la citata infrastruttura rientra nel progetto di matrice comunitaria EEPR (European Energy Pogramme);
la citata infrastruttura è stata inserita mediante apposito decreto del Ministro dello sviluppo economico riportante la data del giorno 1o agosto 2008, nell'elenco delle reti nazionali, su istanza di GALSI;
GALSI, quindi, si propone di operare sul mercato del Gas come importatore e/o produttore ai sensi di quanto previsto dalla legge 239 del 2004, articolo 2, comma 1, lettera a);
Galsi e Snam Rete Gas hanno firmato al 30 settembre 2008 l'accordo definitivo che conferma il reciproco impegno e definisce le condizioni per la realizzazione della sezione italiana del nuovo gasdotto di importazione dall'Algeria all'Italia, via Sardegna;
in virtù dell'accordo, che sembra palesarsi di natura privatistica, GALSI ha affidato a Snam Rete Gas (qui di seguito, per brevità, SRG) la costruzione e gestione della sezione italiana del metanodotto;
è quindi prevedibile che SRG gestisca le procedure di gara aventi per oggetto l'affidamento delle opere di realizzazione del metanodotto e dei servizi di distribuzione del metano, secondo i criteri di qualificazione delle proprie vendor list istituite a mente dell'articolo 232 del decreto legislativo n. 163 del 2006, dettante la disciplina dei sistemi di qualificazione e delle conseguenti procedure selettive degli enti aggiudicatori che autorizza SRG a dotarsi di propri sistemi di qualificazione;
il progetto Galsi è costituito da una sezione internazionale via mare, dalla costa algerina fino al sud della Sardegna, nei pressi di Cagliari, e da una sezione italiana che comprende il tratto a terra di attraversamento della Sardegna (fino alla zona di Olbia) (importo ipotizzato oltre un miliardo di euro di investimenti) e un nuovo tratto a mare fino alla costa toscana nei pressi di Piombino, dove si collegherà alla rete nazionale di trasporto;
il gasdotto si svilupperà complessivamente per circa 900 chilometri, di cui 600 offshore, con profondità massime di circa 2800 metri fra Algeria e Sardegna. La capacità di trasporto iniziale sarà di 8 miliardi di metri cubi all'anno;
l'accordo firmato tra Snam Rete gas e Galsi definisce in dettaglio le condizioni per lo sviluppo, realizzazione e messa in esercizio della sezione italiana del progetto. Secondo i termini dell'accordo, Galsi

provvederà allo sviluppo dell'ingegneria e all'ottenimento delle principali autorizzazioni mentre Snam Rete Gas si occuperà della realizzazione e della successiva gestione dell'attività di trasporto;
da qui la conseguenza che alla realizzazione delle opere del metanodotto della Sardegna parteciperanno esclusivamente le imprese qualificate Snam Rete Gas, mentre non potranno partecipare alla realizzazione dell'infrastruttura di interesse nazionale altre imprese nazionali, territoriali o europee di pari livello comprese dunque le imprese o eventuali consorzi di imprese sarde che pur avendo titoli e requisiti risulterebbero escluse;
un accordo di tale natura rischia di limitare la concorrenza nel settore della costruzione di una infrastruttura di rilievo nazionale e di creare una grave discriminazione delle imprese sarde. Difatti se è vero che SRG ricorrerà alle procedura di gara per selezionare i propri contraenti è anche vero che questi verranno scelti all'interno delle liste di fornitori Snam;
la selezione dei contraenti di SRG dovrebbe, ad avviso dell'interrogante, invece fondarsi, non solo su criteri di maggiore trasparenza ma anche attraverso legittime clausole di salvaguardia per le imprese sarde che a buon diritto devono essere coinvolte direttamente e non in subappalto nella realizzazione del tratto terrestre di attraversamento dell'isola;
Galsi è stata legittimata ad esercitare l'attività di importazione e produzione di metano in forza di una autorizzazione rilasciata dal Ministero, il quale conseguentemente ha attribuito al Consorzio una facoltà «speciale», senza la quale tale attività non avrebbe potuto essere svolta;
come noto la legge del 23 agosto del 2004 n. 239 separava le attività di produzione importazione ed esportazione e stoccaggio del gas da quelle di trasporto e dispacciamento e gestione delle infrastrutture che a loro volta devono essere separate dalle attività di distribuzione. Secondo la disciplina volta alla tutela della concorrenza tali attività debbono essere svolte da soggetti diversi ed autonomi;
l'attività di produzione ed importazione di gas deve essere svolta «nel rispetto degli obblighi del servizio pubblico derivanti dalla normativa comunitaria e dalla legislazione vigente» secondo quanto espressamente previsto dalla legge 239 del 2004 dettante le norme per il riordino del settore energetico;
non può sottacersi che, sempre in forza del citato articolo 2, comma 1, lettera b), Snam Rete Gas nell'ambito delle attività di trasporto del metano svolge un servizio pubblico che soggiace alla disciplina di matrice comunitaria;
risulta evidente che occorre verificare l'impostazione dell'accordo privato mediante il quale Galsi ha attribuito il servizio di trasporto a SRG e la realizzazione dei metanodotto, lato Sardegna;
ciò in quanto la natura pubblica dei servizi o comunque la loro assimilazione ex lege al regime dei servizi pubblici, sancita dalla citata legge n. 230 del 2004, sembra richiedere un procedura di selezione degli aggiudicatori del servizio di trasporto del gas mediante evidenza pubblica e degli eventuali realizzatori della infrastruttura applicando procedure che non escludano ma, anzi, tutelino le imprese sarde;
Galsi va ricondotta, secondo l'interrogante, nell'alveo dei soggetti prefigurati dalla citata norma, posto che l'attività di importazione, esportazione e produzione di gas può essere esercitata sul territorio nazionale esclusivamente in forza di un espressa autorizzazione rilasciata dal Ministero dell'attività produttive, secondo quanto prescritto dall'articolo 3 del decreto legislativo 23 maggio 2000 n. 164, recante le norme «di attuazione della direttiva 98/30...... per il mercato interno del gas naturale»;
in forza della citata norma «l'attività di importazione di gas naturale prodotto in paesi non appartenenti alla unione

europea è soggetta ad autorizzazione del Ministero...» rilasciata in base a criteri obiettivi e non discriminatori;
il rilascio della autorizzazione è subordinata, a mente della sopracitata legge, al possesso di requisiti di capacità tecnico organizzativa e tecnico finanziaria;
l'attività di trasporto del gas rientra specificatamente nell'ambito oggettivo dell'applicazione del Codice Unico dei contratti pubblici;
ciò in quanto ai sensi dell'articolo 208, rubricato sotto la parte 3o contratti pubblici nei settori esclusi si prevede che «per quanto riguarda il gas. - .... Le norme della presente parte si applicano alle seguenti attività: la messa a disposizione o gestione di rete fisse destinate alla fornitura di un servizio pubblico in connessione con la produzione, il trasporto o la distribuzione del gas;
tale procedura, che l'interrogante reputa ad escludendum, preannunciata produce un ulteriore pregiudizio della trasparenza in merito alla costruzione dell'impianto poiché potranno partecipare alla selezione che SGR bandirà solo alcune imprese e non altre (quelle iscritte alle vendor list);
una tale limitazione sembra essere tollerabile esclusivamente a condizione che SRG sia stata a sua volta selezionata con gara;
occorre poi tener conto che anche allorquando l'accordo dovesse risultare legittimo rispetto ai principi della concorrenza di matrice comunitaria il ricorso ai criteri di qualificazione di SRG per la realizzazione del metanodotto risulterà ad avviso dell'interrogante, comunque lesivo della concorrenza e immotivato posto che avrà escluso tra le altre le imprese operanti in Sardegna;
in virtù di un agire che all'interrogante appare strettamente privatistico, si sarebbe praticata una riduzione del mercato di accesso degli esecutori delle infrastrutture del metanodotto;
in altre parole grazie ad un accordo tra soggetti, di natura secondo l'interrogante privata, si sarebbe ridotto il mercato di riferimento per la realizzazione del metanodotto proprio allorquando Snam dovrà ricorrere alla evidenza pubblica per la selezione degli appaltatori del metanodotto;
alla luce di ciò SRG dovrà aprire le proprie liste o comunque l'accesso alle gare per la realizzazione delle opere secondo i principi e criteri previsti dalla normativa vigente dettata dalla l.gs 163 del 2006, introducendo elementi che possano tutelare e non discriminare le imprese sarde -:
se il Ministro intenda adottare tutti gli opportuni provvedimenti di competenza per far sì che la realizzazione del progetto, in tutte le sue fasi, sia gestita con la più ampia trasparenza;
se il Ministro intenda avviare una consultazione finalizzata ad un'intesa con la Regione Sardegna, al fine di individuare le misure più idonee a garantire la massima trasparenza nell'esecuzione delle opere con particolare riferimento al tratto di attraversamento su terra dell'isola;
se non intenda assumere iniziative perché siano inserite, nell'ambito delle sue competenze, clausole di salvaguardia e tutela per le imprese sarde considerato che l'opera ricade per buona parte nell'isola e che le stesse potrebbero essere inserite direttamente su richiesta nelle liste delle imprese esecutrici;
se, in subordine, non ritenga di assumere iniziative, perché siano predisposti appositi indirizzi sui criteri di selezione delle imprese tali da non escludere a priori le imprese sarde dalla realizzazione dell'opera ma anzi tutelarle proprio in virtù delle particolari condizioni in cui operano;
se si conoscano i tempi per l'avvio dei lavori e quelli per la completa realizzazione del metanodotto;

se, e con quali iniziative normative e quali garanzie, intenda il ministro intervenire a tutela della massima trasparenza sull'affidamento della realizzazione e gestione del cavo di fibre ottiche, che affiancherà il metanodotto nel raccordo telematico tra l'Europa e il Maghreb attraverso la Sardegna.
(5-02166)

Interrogazioni a risposta scritta:

FARINONE e MOSCA. - Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
Yamaha Motors Italia, filiale italiana della nota multinazionale giapponese vincitrice quest'anno di numerosi titoli mondiali motociclistici, ha in atto una ristrutturazione organizzativa a livello mondiale che coinvolge anche l'unico stabilimento italiano del Gruppo, sito a Gerno di Lesmo (provincia di Monza e Brianza), e che prevede il licenziamento di 66 lavoratori da attuarsi attraverso una procedura di licenziamento collettivo, avviata lo scorso 26 ottobre ai sensi della legge n. 223 del 1991. Di questi lavoratori 47 sono addetti alla produzione, attività che verrà interamente trasferita presso lo stabilimento Yamaha sito in Spagna;
le organizzazioni sindacali territoriali e la RSU aziendale hanno chiesto, nel primo incontro fra le parti previsto dalla procedura, la sospensione della stessa al fine di poter affrontare la discussione serenamente, senza la scadenza dei 75 giorni che inevitabilmente rende più difficile ogni trattativa. La risposta della direzione aziendale, però, è stata negativa;
questo fatto ha suscitato una forte reazione negativa presso i lavoratori, che hanno dato vita alle tradizionali forme di lotta per la difesa del posto di lavoro attraverso la sensibilizzazione delle comunità locali, peraltro già interessate da altre situazioni di crisi occupazionali;
la direzione Yamaha ha presentato una proposta che prevede il licenziamento dei lavoratori nei termini previsti dalla legge sulla mobilità, accompagnata da un pacchetto incentivante (peraltro valutato insufficiente dalla delegazione sindacale), un supporto di dodici mesi tramite outplacement, e un percorso di accompagnamento, non meglio specificato, per i lavoratori ultracinquantenni;
la delegazione sindacale, pur dichiarando la propria insoddisfazione innanzi al piano presentato, ha proseguito lungo la strada del dialogo chiedendo un utilizzo di ammortizzatori sociali il più ampio possibile al fine di tutelare i lavoratori coinvolti almeno dal punto di vista del reddito: è stato pertanto chiesto l'avvio di un percorso di cassa integrazione guadagni straordinaria per 12 mesi e se possibile per 24, il sostegno dell'outplacement e l'utilizzo della mobilità, con unico requisito la non opposizione al licenziamento del lavoratore, accompagnata da un incentivo all'esodo;
a fronte di questa proposta Yamaha ha dichiarato la propria indisponibilità, motivandola con una presunta impossibilità di utilizzo della CIGS; parimenti negativa è stata la risposta della direzione aziendale nei confronti dei suggerimento, sostenuto dalla stessa Confindustria di Monza e Brianza, di effettuare una verifica congiunta in sede di Ministero del lavoro e delle politiche sociali, ente titolato ad autorizzare l'ammortizzatore sociale, per accertare la effettiva sussistenza delle condizioni di possibile accesso alla CIGS;
pare pertanto agli interroganti che Yamaha Motors Italia intenda non voler utilizzare la CIGS in alternativa ai licenziamenti senza nemmeno una verifica sulla possibilità di ricorso a questo strumento di sostegno temporaneo dei lavoratori -:
quali iniziative intendano avviare i Ministri interrogati al fine di salvaguardare l'occupazione dei lavoratori interessati e di favorire la permanenza sul territorio brianzolo di questa rilevante azienda motoristica, per i cui colori corre, vincendo quest'anno il titolo mondiale

della classe 500 cc, il famoso centauro italiano Valentino Rossi.
(4-05154)

TOMMASO FOTI. - Al Ministro per lo sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
con atto 22 ottobre 2009 (0027047) il Ministro ha fornito risposta scritta all'interrogazione n. 4-04126;
la risposta di cui trattasi contiene elementi in fatto sconosciuti all'interrogante, che si riserva all'esito del presente atto ispettivo di valutare l'opportunità di altra iniziativa di interpello -:
quali siano le pronunce della Corte europea di giustizia alle quali ci si riferisce nella citata risposta (4o capoverso della stessa), con l'indicazione della data e del numero di cronologico;
quali siano le «parti interessate» che hanno partecipato all'elaborazione della norma EN 81-80 (8o capoverso, prima parte);
quale sia la modifica della citata normativa (non risultando la stessa chiara all'interrogante dal tenore letterale della risposta) «sottoposta a regolare inchiesta pubblica con possibilità di partecipazione di tutti gli interessati» e, in ogni caso, come la predetta «inchiesta» e la possibilità di parteciparvi sia stata portata a conoscenza degli interessati nonché quali siano i soggetti interessati che all'«inchiesta» hanno in effetti partecipato (8o capoverso, ultima parte);
quali siano, esattamente, gli equivoci interpretativi nei quali la Confedilizia sarebbe, a giudizio del Ministero, incorsa (12o capoverso);
quali siano gli «operatori di settore» che hanno espresso parere difforme da quello della Confederazione sopra citata (13o capoverso).
(4-05159)

...

Apposizione di una firma ad una mozione.

La mozione Nirenstein e altri n. 1-00268, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta dell'11 novembre 2009, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Lupi.

Apposizione di una firma ad una risoluzione.

La risoluzione in Commissione Bernardo e altri n. 7-00233, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 24 novembre 2009, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Vico.

Apposizione di firme ad interrogazioni.

L'interrogazione a risposta in Commissione Maran n. 5-01968, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 19 ottobre 2009, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Narducci.

L'interrogazione a risposta in Commissione Grimoldi e Motta n. 5-01981, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 21 ottobre 2009, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Torazzi, Renato Farina.

L'interrogazione a risposta immediata in Commissione Migliori n. 5-02143, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 24 novembre 2009, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Pianetta.

Ritiro di documenti di indirizzo.

I seguenti documenti sono stati ritirati dai presentatori:
mozione Casini n. 1-00264 del 10 novembre 2009;
mozione Ghiglia n. 1-00270 del 12 novembre 2009;

mozione Realacci n. 1-00272 del 12 novembre 2009;
mozione Piffari n. 1-00273 del 12 novembre 2009;
mozione Zamparutti n. 1-00278 del 16 novembre 2009.

Ritiro di un documento del sindacato ispettivo.

Il seguente documento è stato ritirato dal presentatore: interpellanza urgente Bocchino n. 2-00555 del 24 novembre 2009.