XVI LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di giovedì 19 novembre 2009

TESTO AGGIORNATO ALL'11 GENNAIO 2010

ATTI DI INDIRIZZO

Mozioni:

La Camera,
premesso che:
nel 2009 la recessione conseguente alla crisi finanziaria internazionale ha colpito l'Italia più di ogni altro Paese al mondo, esclusi soltanto Giappone e Germania;
tale situazione non è ascrivibile soltanto alla posizione strutturale dell'economia nazionale, fortemente esposta alla contrazione del commercio mondiale, ma anche all'insufficiente e colpevolmente ritardataria politica anticiclica messa in atto dal Governo: nel 2008, infatti, il contributo strutturale del saldo di bilancio è stato positivo per quasi mezzo punto di prodotto interno lordo. La politica economica interna, secondo i firmatari del presente atto di indirizzo, si è mossa in modo da aggravare la crisi e non da contrastarla;
la linea minimalista del Governo e l'assenza di una strategia non sono, però, privi di effetti concreti, perché operano una selezione non indolore, che ha colpito e continuerà a colpire soprattutto il mondo del lavoro, con il rischio di mettere in crisi la coesione sociale e il mondo produttivo e di far sì che un numero crescente di cittadini non si senta più rappresentato dalla descrizione ottimistica di chi governa;
uno snodo fondamentale è rappresentato dalla riduzione del reddito disponibile delle famiglie, dall'insufficiente dinamica di salari, stipendi e pensioni, dalla perdita del posto di lavoro da parte di molte persone, gran parte delle quali prive di un'adeguata copertura sociale ed assicurativa, a causa dell'incompletezza del nostro sistema di welfare nei confronti di alcuni settori produttivi, così come di alcune tipologie di contratto di lavoro;
oltre 14 milioni di lavoratori, secondo recenti indagini, guadagnano meno di 1.300 euro netti al mese. Nei dati dell'ultima indagine dell'Istat sulla condizione economica delle famiglie si evidenziava che:
a) il 14,6 per cento arriva con grande difficoltà a fine mese;
b) il 28,4 per cento non riesce a far fronte a una spesa imprevista;
c) il 9,3 per cento è in arretrato nel pagamento delle bollette;
d) il 10,4 per cento non riscalda adeguatamente la casa;
e) il 4,2 per cento non ha soldi per le spese alimentari;
f) il 10,4 per cento non ha soldi per le spese mediche;
g) il 16,4 per cento non ha soldi per le spese per l'abbigliamento;
tra il 1992 e il 2007, in Italia, su una crescita complessiva, pur modesta, di 17 punti percentuali, soltanto due sono andati a vantaggio del lavoro. Questa emergenza salariale ha richiamato più volte l'esigenza di una nuova politica dei redditi che impegnasse Governo e parti sociali: tuttavia, nei vari provvedimenti economici varati nel corso della XVI legislatura, l'attuale Governo non ha preso in considerazione, nonostante le promesse elettorali, il problema dell'innalzamento del potere d'acquisto delle retribuzioni e delle pensioni, frutto di un sempre più accentuato squilibrio nella distribuzione della ricchezza, a tutto scapito del fattore lavoro e dei percettori di redditi fissi - così come evidenziato più volte dalla Banca d'Italia - che rappresenta un inaccettabile elemento di iniquità e una delle cause dell'intrinseca debolezza del sistema economico e produttivo, stante l'ormai conclamata e prolungata debolezza della domanda interna;
il Governo continua a perseverare nell'errore, attendendo soltanto un'inversione del ciclo, lasciando che la crisi in

corso produca i suoi effetti: prova ne è il disegno di legge finanziaria all'esame del Parlamento, che ai firmatari del presente atto di indirizzo appare del tutto privo di qualunque misura in grado di sostenere i redditi e, per questa via, sostenere la domanda interna;
infatti, se è necessario guardare, in questa fase, all'andamento della domanda mondiale e, quindi, all'andamento delle nostre esportazioni, è altrettanto necessario rendersi conto che non è possibile, per il rilancio della nostra economia, fare affidamento soltanto sulle esportazioni. Anzi, nel nuovo modello di sviluppo che dovremo costruire dopo la crisi avremo bisogno di maggiore domanda interna, per sviluppare la quale è inevitabile affrontare alcuni temi;
il primo tema è quello della riduzione della pressione fiscale sui redditi da lavoro e da pensione e, soprattutto, su quelli medio-bassi, ossia quelli che più subiscono il costo della recessione e, allo stesso tempo, sostenendo i quali la manovra sarebbe più efficace, perché i bassi redditi hanno una propensione al consumo elevata. In tale contesto, è necessario anche riconoscere un adeguato sgravio fiscale legato ai carichi familiari;
il secondo tema riguarda gli ammortizzatori sociali, in merito ai quali bisogna prevedere sia per prolungarne l'estensione, ma anche per varare una vera e sistematica riforma che estenda in modo universale la copertura assicurativa dal rischio di disoccupazione, per evitare che la crisi e l'aumento della disoccupazione si ripercuotano in modo drammatico sulle condizioni sociali di vasti strati di famiglie e, quindi, sulla loro capacità di consumo;
queste misure hanno il vantaggio di agire su entrambi i lati, della domanda e dell'offerta: incrementano la domanda perché sono rivolti alle famiglie con la più alta propensione al consumo e incrementano l'offerta perché inducono le persone a lavorare di più, senza aumentare il costo del lavoro per le imprese. E poiché queste misure potrebbero ridurre l'economia sommersa, avrebbero effetti limitati sulla finanza pubblica,

impegna il Governo:

a sostenere la domanda interna mediante la riduzione delle imposte gravanti sui redditi da lavoro e da pensione, a partire da quelli medio-bassi, da realizzarsi innalzando le detrazioni fiscali, un incentivo finanziario riconosciuto in modo automatico in grado di raggiungere una vasta platea di cittadini, e riconoscendo la detrazione già nel 2009, attraverso la corresponsione dello sgravio in un'unica soluzione in corrispondenza del pagamento della tredicesima mensilità, altresì riconoscendo una misura equivalente ai lavoratori precari e parasubordinati;
a prevedere per l'immediato un adeguato incremento dell'importo degli assegni familiari e delle detrazioni fiscali per carichi familiari e, in prospettiva, a riformare gli strumenti di sostegno per le famiglie, prevedendo un meccanismo che, unificando gli attuali strumenti e riconoscendo trattamenti di importo significativamente superiore a quelli attuali, attribuisca una dote fiscale per ciascun figlio minore;
ad adottare immediatamente ulteriori misure volte ad assicurare forme di congruo sostegno del reddito per tutti quei lavoratori attualmente esclusi dall'accesso agli strumenti previsti dal sistema di ammortizzatori sociali e che hanno perso il posto in conseguenza della recessione economica;
a prevedere una misura straordinaria volta a riconoscere il raddoppio dei periodi di cassa integrazione ordinaria, tale da consentire alle imprese di superare la grave fase recessiva, senza disperdere il patrimonio di competenze professionali del proprio personale dipendente;
nell'immediato, a riconoscere gli adeguamenti degli attuali assegni pensionistici al tasso di inflazione reale e ad avviare un confronto con le parti sociali, così come

previsto dal decreto del Governo Prodi emanato nel dicembre del 2007, per l'estensione progressiva della quattordicesima (già erogata nell'ottobre 2007 e nel luglio 2008 e 2009 ad oltre 3 milioni di pensionati che hanno un assegno pensionistico fino a 700 euro mensili) alle pensioni di importo fino a 1.000-1.200 euro mensili;
a procedere, con il coinvolgimento delle parti sociali, al varo di un disegno organico di riforma in senso universalistico degli ammortizzatori sociali, con l'obiettivo di creare uno strumento indirizzato al sostegno del reddito delle persone che passano dallo stato di occupazione allo stato di disoccupazione e al reinserimento lavorativo dei soggetti disoccupati, senza distinzione di qualifica, appartenenza settoriale, dimensione di impresa e tipologia di contratti di lavoro, integrato con le politiche attive del lavoro.
(1-00284) «Fluvi, Franceschini, Bersani, Letta, Baretta, Damiano, Causi, Carella, Ceccuzzi, Cesario, D'Antoni, De Micheli, Fogliardi, Gasbarra, Graziano, Marchignoli, Piccolo, Pizzetti, Sposetti, Strizzolo, Boccia, Calvisi, Capodicasa, Duilio, Genovese, Marchi, Cesare Marini, Misiani, Nannicini, Andrea Orlando, Rubinato, Vannucci, Ventura, Bellanova, Codurelli, Gatti, Rampi, Madia».

La Camera,
premesso che:
l'agricoltura e in particolare il settore lattiero-caseario stanno attraversando uno dei periodi più difficili degli ultimi anni;
il decreto-legge 10 febbraio 2009 n. 5, recante misure urgenti a sostegno dei settori industriali in crisi, al cui interno è confluita la disciplina contenuta nel decreto-legge 5 febbraio 2009, n. 4, recante misure urgenti in materia di produzione lattiera e rateizzazione del debito nel settore lattiero-caseario, non ha avuto l'esito più volte annunciato dal Governo, quello cioè di risolvere i problemi di quegli allevatori e agricoltori che da anni lavorano rispettando le regole sancite dal decreto-legge n. 49 del 2003, convertito, con modificazioni dalla legge 119 del 2003, affrontando sacrifici economici molto grandi;
al contrario, secondo i sottoscrittori del presente atto di indirizzo la norma ha privilegiato solo coloro che da anni producono e commercializzano latte in eccesso al di fuori di ogni regola;
durante l'iter parlamentare che ha portato alla conversione del decreto-legge sul settore lattiero-caseario sono state recepite alcune modifiche che tuttavia non sono state finora sufficienti a sanare una situazione che di giorno in giorno diventa insostenibile per migliaia di imprenditori agricoli;
risulta particolarmente grave il problema legato all'effettivo pagamento delle multe prima dell'assegnazione delle quote che la legge non ha affrontato in modo puntuale e severo come richiesto dal settore perpetrando così un'ulteriore grave iniquità a danno dei produttori che si erano messi in regola ai sensi del decreto-legge n. 49 del 2003;
nella applicazione della legge si sono introdotte altre rigidità nei confronti di quegli allevatori che hanno commercializzato, o «splafonato» oltre il 6 per cento della quota di produzione, pur avendo pagato nei tempi previsti le multe assegnate;
inoltre, il Governo si era impegnato, tramite un ordine del giorno (9/02187-A/61), a presentare una relazione al Parlamento entro il 15 luglio 2009 nella quale sarebbe stato illustrato l'andamento del sistema di rateizzazione dei debiti delle quote latte e la distribuzione di nuove quote come previsto dal decreto-legge 10 febbraio 2009, n. 5;

non aver subordinato l'assegnazione di nuove quote alla rinuncia ai contenziosi, ha consentito il ricorso al Tar da parte di molte aziende, che hanno così bloccato la fase della rateizzazione e del pagamento;
da oltre un anno, inoltre, il prezzo del latte alla stalla è largamente inferiore ai costi di produzione, mettendo a dura prova la sopravvivenza di molte imprese impossibilitate a rispettare le normali scadenze di pagamento a causa della grave carenza di liquidità;
entro la fine dell'anno la situazione si aggraverà ulteriormente per i produttori che hanno aderito alla regolarizzazione dei prelievi come previsto dal decreto-legge n. 49 del 2003, i quali saranno chiamati al pagamento della sesta rata dell'importo dovuto;
tale scadenza rischia così di dare il colpo di grazia a migliaia di aziende qualificate che hanno investito sul proprio futuro e determina una situazione paradossale con la penalizzazione dei produttori che si erano regolarizzati;
coloro, infatti, che hanno rispettato il decreto-legge n. 49 del 2003 risultano svantaggiati rispetto a quelli che hanno continuato a sforare le quote di produzione e che sono rientrati nelle modalità di regolarizzazione previste dal decreto-legge n. 5 del 2009, ma che non appena ottenute le quote hanno avviato il contenzioso;
lo stesso decreto-legge all'articolo 8-septies, al comma 2, prevede risorse in misura non inferiore a 45 milioni di euro per l'anno 2009 da destinare al comparto agricolo al fine di favorire l'accesso prioritario al credito a favore di coloro che avevano acquistato quote latte per mettersi in regola;
l'articolo 18 del decreto-legge 25 settembre 2009 n. 135 recante «Disposizioni urgenti per l'attuazione di obblighi comunitari e per l'esecuzione di sentenze della Corte di Giustizia delle Comunità Europee» produce un'ulteriore disparità di trattamento a danno degli allevatori che avevano rispettato le regole a favore di una limitata nicchia di produttori che hanno sempre agito al di fuori delle regole,

impegna il Governo:

a relazionare sui risultati che il sistema di rateizzazione e di distribuzione di nuove quote introdotto dal decreto-legge 10 febbraio 2009, n. 5 ha avuto fino ad oggi dando così seguito all'impegno assunto nell'ordine del giorno 9/02187-A/61;
ad assegnare i 45 milioni previsti dal decreto-legge n. 5 del 2009 al fine di agevolare i produttori che si erano regolarizzati in applicazione della legge 119/2003 ed oggi si trovano in grande difficoltà;
ad assumere urgenti ed efficaci iniziative anche di carattere normativo per superare il contenzioso avviato dai beneficiari decreto-legge n. 5 del 2009 e per garantire concreti riconoscimenti a quanti hanno rispettato le regole previste dal decreto-legge n. 49 del 2009;
ad assumere iniziative normative dirette a modificare l'articolo 18 del decreto-legge n. 135 al fine di cancellare una evidente disparità di trattamento tra coloro che sono sempre stati rispettosi delle regole e coloro che hanno lavorato al di fuori di queste.
(1-00285) «Delfino, Vietti, Ruvolo, Libè, Galletti, Compagnon, Ciccanti, Volontè, Naro, Rao».

La Camera,
premesso che:
lo sport è da considerare come attività essenziale per lo svolgimento della vita civile, quale portatore di valori che educano i giovani al rispetto delle regole e degli avversari; valori che propongono una corretta e tollerante integrazione tra giovani senza nessuna discriminazione; valori che mirano alla tutela della salute individuale e collettiva ed alla salvaguardia della sostenibilità ambientale;

la scuola in ogni ordine e grado può e deve essere sollecitata dalle istituzioni ad un maggior coinvolgimento nel favorire l'attività sportiva degli studenti;
la funzione di supplenza esercitata in materia dall'associazionismo sportivo, che vede impegnate oltre centomila società sportive e circa ottocentomila dirigenti sportivi volontari, può e deve essere incoraggiata dalle istituzioni;
la legge n. 289 del 2002, all'articolo 90, sulle società sportive dilettantistiche dovrebbe essere adeguata alle nuove esigenze correlate ad una più estesa partecipazione dei giovani alla pratica sportiva;
gli impianti sportivi troppo spesso non sono in condizioni di fruibilità dal movimento sportivo di base;
i vivai di promozione e reclutamento degli atleti sono spesso abbandonati del tutto o costituiscono fenomeni residuali all'interno delle società sportive più economicamente dotate;
occorre tener conto degli effetti negativi provocati dalle norme e dai principi comunitari, poiché applicano allo sport, senza tener conto della sua specificità, regole stabilite per altri settori che hanno esclusiva rilevanza economica (si veda la sentenza Bosman sulla libera circolazione degli atleti professionisti) o i pronunciamenti della Corte di giustizia, che minano l'autonomia dell'organizzazione sportiva, nonché della politica di talune leghe professionistiche, che, gestendo i campionati con criteri di puro spettacolo, condizionati da interessi extrasportivi, privilegiano la presenza non solo di atleti appartenenti ai Paesi membri dell'Unione europea (in ossequio alla sentenza Bosman), ma soprattutto di campioni provenienti da Paesi extracomunitari, limitando la presenza degli atleti nazionali a poche unità;
a causa di questa situazione gli sport di squadra delle rappresentative nazionali stanno «collezionando» risultati negativi e non in linea con la tradizione e la prestigiosa storia delle suddette discipline;
in particolare, se il calcio professionistico va considerato come fenomeno a sé stante che non può indicare linee di comportamento e regolamentazione per altre discipline, il basket, la pallanuoto e la pallavolo maschile stanno scontando una vera crisi di identità, avendo trascurato lo zoccolo duro formato dai ragazzi italiani per favorire il tesseramento di atleti provenienti da federazioni straniere, atleti già formati e che hanno tolto spazio alle possibilità di emergere e di praticare lo sport dei nostri giovani;
è indicativo evidenziare che la pallavolo femminile, dove la presenza delle giocatrici straniere è assai circoscritta, consegue risultati straordinari, che la vedono praticamente imbattuta nella corrente stagione,

impegna il Governo:

a predisporre ogni iniziativa, nell'ambito della scuola e del mondo sportivo, volta a favorire l'accesso alla pratica sportiva e il non abbandono della stessa, attraverso il sostegno specificamente diretto ai vivai, luogo di crescita civile e sportiva, di integrazione e di attenzione alla salute del cittadino;
ad attivarsi presso la Presidenza di turno spagnola dell'Unione europea, tenuto conto che l'articolo 165 del Trattato di Lisbona riconosce la specificità e l'autonomia dello sport, affinché sia possibile trovare una soluzione di compromesso per la libera circolazione di atleti comunitari, prevedendo il libero tesseramento, ma limitandone l'impiego sul terreno di gioco, come praticato già da alcune federazioni internazionali negli sport di squadra;
a sollecitare il Coni a ribadire ed intensificare la propria funzione di direttiva e di vigilanza nei confronti delle federazioni sportive nazionali, affinché si pervenga ad un progressivo contenimento dell'utilizzo degli atleti extracomunitari

negli sport di squadra, a tutela dei vivai e con l'obiettivo che gli stessi possano essere armonizzati con la presenza minima di giocatori formati nei vivai, anche attraverso una rigida selezione delle autorizzazioni agli ingressi degli sportivi stranieri, ai sensi della legge n. 289 del 2002.
(1-00286) «Pescante, Grimoldi, Iannaccone, Baldelli, Aprea, Luciano Rossi, Aracu, Di Centa, Barbaro».

La Camera,
premesso che:
a seguito della richiesta dei pubblici ministeri della direzione distrettuale antimafia della procura di Napoli, il giudice per le indagini preliminari del tribunale penale di Napoli ha presentato alla Giunta per le autorizzazioni la domanda di autorizzazione all'esecuzione della custodia cautelare in carcere nei confronti del sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze, Nicola Cosentino;
restano fermi il principio della presunzione di innocenza di cui al secondo comma dell'articolo 27 della Costituzione, il pieno rispetto delle competenze della Giunta per le autorizzazioni e delle conseguenti decisioni di questa Camera, nonché delle competenze della magistratura per quanto riguarda l'indagine penale in corso;
sulla permanenza al Governo del deputato Cosentino grava un giudizio di assoluta inopportunità ed il concreto rischio di un pregiudizio per il libero esercizio della funzione di sottosegretario e di compromissione dell'immagine delle istituzioni,

impegna il Governo:

ad invitare l'onorevole Nicola Cosentino a rassegnare le dimissioni da sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze.
(1-00287) «Casini, Cesa, Vietti, Mantini».

La Camera,
premesso che:
il numero elevato ed in costante crescita della popolazione detenuta, che ad oggi si avvicina alle 66.000 presenze - a fronte di una capienza regolamentare di 43.074 posti e «tollerabile» di 64.111 -, produce un sovraffollamento insostenibile delle nostre strutture penitenziarie. Si tratta di una cifra record che non è stata mai registrata dai tempi dell'amnistia di Togliatti del 1946; basti pensare al fatto che il tasso di crescita dei detenuti è di poco inferiore alle 800 unità al mese, sicché si prevede che a fine anno la popolazione carceraria potrebbe sfiorare le 67.000 presenze (100,000 nel giugno del 2012). In alcune regioni il numero delle persone recluse è addirittura il doppio di quello consentito: in Emilia Romagna il tasso di affollamento è del 193 per cento in Lombardia, Sicilia, Veneto e Friuli è intorno al 160 per cento;
come riscontrato anche nel corso dell'iniziativa «Ferragosto in carcere 2009» promossa dai Radicali Italiani, alla quale hanno partecipato parlamentari nazionali ed europei, consiglieri regionali ed alcuni garanti dei diritti dei detenuti, i nostri istituti di pena stanno affrontando una fase di profonda regressione che li rende non più aderenti al dettato costituzionale e all'ordinamento penitenziario;
ciò che accade nelle nostre carceri è soltanto l'epifenomeno della ben più ampia e grave situazione in cui versa il nostro apparato giudiziario posto che, attualmente, lo stato della giustizia ha raggiunto livelli di inefficienza assolutamente intollerabili, sconosciuti in altri Paesi democratici, per i quali l'Italia, da anni ed in modo permanente, sconta quella che ai firmatari del presente atto di indirizzo appare come una situazione di illegalità tale da aver generato numerosissime condanne da parte della Corte europea dei diritti dell'uomo. Per questa situazione il nostro Paese è stato richiamato all'ordine a più riprese dal Consiglio d'Europa, che proprio di recente ha riconfermato nei

contenuti e nei richiami un rapporto presentato dal Commissario Gil-Robies già nel 2005, il quale sottolineava proprio la necessità di un ripristino della legalità nel sistema giudiziario italiano. Nella relazione presentata alla Camera dei deputati il 27 gennaio 2009, il Ministro della giustizia ha, tra l'altro, detto: «Quello che di impressionante vi è da sottolineare immediatamente all'attenzione di tutti voi è la mole dei procedimenti pendenti, cioè, detto in termini più diretti, dell'arretrato o meglio ancora del debito giudiziario che lo Stato ha nei confronti dei cittadini: 5 milioni 425mila i procedimenti civili, 3 milioni 262mila quelli penali» (che arrivano a 5 milioni e mezzo con i procedimenti pendenti nei confronti di ignoti). «Ma il vero dramma è che il sistema non solo non riesce a smaltire questo spaventoso arretrato, ma arranca faticosamente, senza riuscire neppure ad eliminare un numero pari ai sopravvenuti, così alimentando ulteriormente il deficit di efficienza del sistema». Dunque secondo i dati ufficiali, in Italia l'arretrato pendente sfiora la cifra iperbolica di 5 milioni e mezzo di procedimenti penali, che sarebbero molti si più se solo negli ultimi dieci anni non si fossero contate ben 2 milioni di prescrizioni (nel nostro Paese secondo i dati ufficiali forniti dal Ministero della giustizia si contano circa 200 mila procedimenti penali prescritti ogni anno). Occorre essere consapevoli che in un contesto del genere i concetti di «pena certa» e di esecuzione «reale» della stessa rischiano di risultare fortemente limitativi se non del tutto fuorvianti. In questo quadro e per queste ragioni, contro quella che, ad avviso dei firmatari del presente atto di indirizzo, è un'amnistia anonima, banale, di classe ed illegale chiamata prescrizione, solo un ampio e definitivo provvedimento di amnistia e di indulto potrebbe consentire, da un lato, una sensibile riduzione della popolazione carceraria entro i limiti della capienza effettiva e regolamentare e, dall'altro, l'eliminazione di più della metà degli attuali procedimenti penali pendenti, ciò che darebbe il via a quelle riforme strutturali del sistema giudiziario e penitenziario senza le quali appaiono seriamente a rischio gli stessi diritti civili e della persona previsti dalla nostra Costituzione;
da un recente studio del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria risulta che, degli oltre 65.000 detenuti presenti nelle carceri italiane, circa la metà (il 50 per cento è costituito da persone in attesa di giudizio, e tra questi circa un 30 per cento verrà assolto all'esito del processo; un dato abnorme, un'anomalia tipicamente italiana che non trova riscontro negli altri Pesi europei; in pratica il ricorso sempre più frequente alla misura cautelare in carcere e la lunga durata dei processi costringe centinaia di migliaia di presunti innocenti a scontare lunghe pene in condizioni spesso poco dignitose;
sulla base delle statistiche e di alcuni studi dell'amministrazione penitenziaria, la metà degli imputati che lascia il carcere vi è rimasto non più di dieci giorni, mentre circa il 35 per cento esce dopo appena 48 ore; questo pesante turnover non fa altro che alimentare l'intasamento, il sovraffollamento ed il blocco dell'intero sistema penitenziario, dissipando energie nonché risorse umane ed economiche;
quasi il 40 per cento dei 65.000 carcerati si trova recluso in cella per aver violato le disposizioni del decreto del Presidente della Repubblica n. 309 del 1990 (testo unico sulle droghe); mentre il 27 per cento della popolazione detenuta è tossicodipendente. Secondo il sesto rapporto sulle carceri redatto dalla associazione Antigone, il numero di tossicodipendenti che annualmente transitano dalle carceri italiane (26.646 nel 2006, 24.371 nel 2007, solo per fare un esempio) è decisamente superiore a quello di coloro che transitano dalle comunità terapeutiche (17.042 nel 2006; 16.433 nel 2007), il che dimostra come l'approccio terapeutico per questo tipo di detenuti sia Stato concretamente dismesso. Quanto poi al sistema delle misure alternative per la presa in carico dei tossicodipendenti previsto dal citato

testo unico sulle droghe (così come modificato dal decreto-legge n. 272 del 2005, va purtroppo segnalato come l'accesso alle stesse sia fermo a un quinto di quel che era prima dell'indulto. Al sistema penitenziario viene dunque affidata la maggiore responsabilità nel contrasto al fenomeno delle tossicodipendenze, quando è ormai noto che i tassi di recidiva per chi esce dal carcere sono estremamente elevati, assai più di quelli di chi sconta la propria pena in misura alternativa, e che il gruppo con il maggior tasso di recidiva è proprio quello dei tossicodipendenti;
al 10 novembre 2009, i detenuti stranieri reclusi negli istituti di pena risultavano essere 24.190 (pari a circa il 37 per cento del totale); gli stranieri ristretti nei nostri istituti di pena sono, nella maggioranza dei casi, esclusi dall'accesso ai benefici penitenziari per la carenza di supporti esterni (famiglia, lavoro e altro) ed il loro reinserimento sociale appare sempre più problematico a causa della condizioni di irregolarità che li riguarda;
tra quanti in Italia stanno scontando una condanna definitiva, il 32,4 per cento ha un residuo di pena inferiore ad un anno, addirittura il 64,9 per cento inferiore a tre anni, soglia che rappresenta il limite di pena per l'accesso alle misure alternative della semilibertà e dell'affidamento in prova, il che dimostra come in Italia il sistema delle misure alternative si sia sostanzialmente inceppato; ciò accade nonostante le statistiche abbiano dimostrato, oltre ogni ragionevole dubbio, che il detenuto che sconta la pena con una misura alternativa ha un tasso di recidiva molto basso (circa il 28 per cento), mentre chi sconta la pena in carcere torna a delinquere con una percentuale del 68 per cento; le misure alternative quindi abbattono i costi della detenzione, riducono la possibilità che la persona reclusa commetta nuovi reati, aumentando la sicurezza sociale, e sconfiggono il deleterio «ozio del detenuto», avviandolo a lavori socialmente utili con diretto vantaggio per l'intera comunità;
nella realtà del nostro ordinamento giuridico, la misura di sicurezza detentiva è divenuta una variante solo nominalistica della pena, riducendosi a strumento per aggirare i principi di garanzia propri delle sanzioni. La questione è diventata ancora più grave laddove si consideri che la misura di sicurezza - che, è d'uopo ricordare, non è correlata alla colpevolezza ma alla pericolosità sociale non solo si è trasformata nella sua pratica attuazione in una pena mascherata, ma è addirittura una pena a tempo indeterminato. Il rilievo va riferito, in particolar modo, alla misura di sicurezza detentiva della casa di lavoro, in quanto misura riservata agli imputabili, a differenza della casa di cura e di custodia, dell'ospedale psichiatrico giudiziario e del riformatorio giudiziario, applicabili ai non imputabili. A tal proposito, si segnalano i principali progetti di riforma del codice penale (progetto Commissione Pagliaro; progetto Commissione Grosso; progetto Commissione Nordio e in ultimo il progetto della Commissione Pisapia), tutti ugualmente concordi nel proporre l'abolizione del sistema del doppio binario, limitando l'applicazione delle misure di sicurezza ai soli soggetti non imputabili;
solo un detenuto su quattro ha la possibilità di svolgere un lavoro, spesso peraltro a stipendio dimezzato perché condiviso con un altro detenuto che altrimenti non avrebbe questa opportunità; mentre la percentuale delle persone recluse impegnate in corsi professionali è davvero irrisoria e non arriva al 10 per cento. Circa l'85 per cento dei lavoranti è alle dipendenze dell'amministrazione penitenziaria e svolge lavori di pulizia o di preparazione e distribuzione del vitto; il restante 15 per cento è costituito per la maggior parte da semiliberi che svolgono attività lavorativa in proprio o alle dipendenze di datori di lavoro esterni. Nella stragrande maggioranza dei casi, l'impossibilità di avviare a programmi di lavoro i detenuti è dovuta all'insufficienza degli educatori presenti in carcere, cioè di coloro che sono chiamati a stilare le relazioni a sostegno della concessione del lavoro esterno;

attualmente nelle carceri poco meno di 650 persone sono sottoposte al cosiddetto «carcere duro», ossia a quel regime detentivo speciale di cui all'articolo 41-bis della legge n. 354 del 1975 sull'ordinamento penitenziario che è stato sensibilmente inasprito con l'approvazione della recente legge n. 94 del 2009, la quale ha definitivamente reso la detenzione speciale una modalità ordinaria e stabile di esecuzione della pena, ciò, ad avviso dei firmatari del presente atto di indirizzo, in evidente e aperto contrasto non solo con i nostri principi costituzionali che vietano qualsiasi trattamento contrario al senso di umanità e prevedono la funzione rieducativa della pena, ma anche con l'articolo 3 della Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali che vieta ogni forma di pena inumana e degradante;
a causa del sovraffollamento, un numero sempre maggiore di detenuti è costretto a scontare la condanna all'interno di istituti di pena situati a notevole distanza dalla propria regione di residenza, il che - oltre a contrastare con il principio della territorialità della pena previsto dall'ordinamento penitenziario - non consente di esercitare al meglio tutte quelle attività di sostegno e trattamento del detenuto che richiedono relazioni stabili e assidue della persona reclusa con i propri familiari e con i servizi territoriali della regione di residenza; senza considerare gli ingenti ed elevati costi, sia in termini economici che umani, che le continue e lunghe traduzioni dei detenuti, dal luogo di esecuzione della detenzione al luogo di celebrazione del processo, comportano per i bilanci dell'amministrazione penitenziaria;
in una recente occasione pubblica, il Ministro della giustizia ha dichiarato che la detenzione carceraria consiste nella privazione della libertà, ma non deve comportare anche la privazione della dignità delle persone. Dall'affermazione di questo elementare, ma fondamentale principio, che deve ispirare lo Stato di diritto in rapporto alle persone detenute, consegue la necessità di affrontare il problema del diritto all'affettività in carcere (affettività intesa in senso ampio, dalla sessualità, all'amicizia, al rapporto sessuale); un diritto all'affettività che sia, in primo luogo, diritto ad avere incontri, in condizioni di intimità, con le persone con le quali si intrattiene un rapporto di affetto;
da un recente rapporto sullo stato della sanità all'interno degli istituti di pena predisposto dalla Commissione giustizia del Senato risulta che appena il 20 per cento dei detenuti risulta sano, mentre il 38 per cento di essi si trova in condizione di salute mediocri, il 37 per cento in condizioni scadenti ed il 4 per cento in condizioni gravi e con alto indice di co-morbosità, vale a dire più criticità ed handicap in uno stesso paziente. Solo per limitarsi alle cinque patologie maggiormente diffuse, ben il 27 per cento dei detenuti è tossicodipendente (2.159 di loro sono in terapia metadonica), il 15 per cento ha problemi di masticazione, altrettanti soffrono di depressione e di altri disturbi psichiatrici, il 13 per cento soffre di malattie osteo-articolari ed il 10 per cento di malattie al fegato; oltre al fatto che la stessa tossicodipendenza è spesso associata ad AIDS (circa il 2 per cento dei detenuti è sieropositivo), epatite C e disturbi mentali;
a fronte di una morbosità così elevata, la medicina penitenziaria continua a scontare una evidente insufficienza di risorse, di strumenti e di mezzi, il che svilisce i servizi e la professionalità degli operatori sanitari, oltre ovviamente a pregiudicare le attività di trattamento, cura e assistenza degli stessi detenuti. L'attuale situazione di sofferenza in cui versa la medicina penitenziaria è anche dovuta al fatto che il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 10 aprile 2008, recante «modalità e criteri per il trasferimento al Servizio sanitario nazionale delle funzioni sanitarie dei rapporti di lavoro, delle risorse finanziarie e delle attrezzature e beni strumentali in materia di sanità penitenziaria», non risulta essere stato ancora attuato nella parte in cui

stabilisce il trasferimento alle regioni delle risorse finanziarie relative all'ultimo trimestre dell'anno 2008 (per una somma pari ad 84 milioni di euro) e a tutto il 2009, il che non consente di attuare una seria e radicale riorganizzazione del servizio sanitario all'interno degli istituti di pena;
nonostante il passaggio delle competenze al Servizio sanitario nazionale delle funzioni sanitarie, dei rapporti di lavoro, delle risorse finanziarie e delle attrezzature e beni strumentali in materia di sanità penitenziaria, non risultano ancora essere stati definiti modelli operativi adeguati all'assistenza in carcere, ciò a causa del fatto che le stesse regioni sono ben lungi dall'essere attrezzate in modo da poter fornire i servizi medici nei penitenziari, così come peraltro ancora ambigua risulta la gestione dei relativi contratti di lavoro e ruoli professionali;
negli istituti di pena italiani sono rinchiusi 71 bambini sotto i tre anni che vivono in carcere con le madri detenute, il che continua ad accadere nonostante risulti ampiamente dimostrato quanto lo stato di reclusione prolungato possa esporre questi soggetti a seri rischi per la loro salute. A questo proposito, nella XVI legislatura è stato depositato un progetto di legge alla cui elaborazione ha contribuito l'Associazione Il Detenuto Ignoto, che attende ancora di essere calendarizzato e discusso;
le piante organiche della polizia penitenziaria, stabilite con decreto ministeriale dell'8 febbraio 2001, prevedono l'impiego di 41.268 unità negli istituti di pena per adulti; al 20 settembre 2009 nelle carceri italiane risultavano in forza 35.343 persone, con uno scoperto di 5.925 unità (circa il 14 per cento); per il personale amministrativo è previsto un organico di 9.486 unità, mentre i posti coperti risultano essere 6.300, con uno scarto di 3.186 persone. Complessivamente, quindi, nell'amministrazione penitenziaria il personale mancante è pari a 8.882 unità;
anche il numero degli educatori è insufficiente, posto che in pianta organica ne sono previsti 1.088, mentre sono appena 686 quelli effettivamente in servizio; così come risulta deficitaria l'assistenza psicologica, a cominciare da quella legata alle attività di osservazione e trattamento dei detenuti, visto e considerato che a fronte di quasi 66.000 detenuti gli psicologi che prestano effettivamente servizio sono appena 352, il che comporta, come naturale conseguenza, che gli istituti di pena siano diventati una istituzione a carattere prevalentemente, se non esclusivamente, afflittivo. A questo proposito il Ministero della giustizia, proprio al fine di coprire almeno parzialmente la totale carenza di organico di tali figure professionali, aveva avviato, fin dal 2004, un concorso per l'assunzione di 39 psicologi, arrivando anche ad approvare la relativa graduatoria nel 2006; nonostante ciò, da quel momento, l'Amministrazione penitenziaria, pur in presenza di tutte le risorse economiche, non ha proceduto ad alcuna assunzione dei vincitori del concorso, di fatto preferendo affidarsi, a quanto consta ai firmatari del presente atto di indirizzo, ad un sistema di frammentare collaborazioni precarie e insufficienti;
il sovraffollamento, la mancanza di spazi, l'inadeguatezza delle strutture carcerarie, la carenza degli organici e del personale civile, lo stato di sofferenza in cui versa la sanità all'interno delle carceri, tutto ciò provoca una situazione contraria ai principi costituzionali ed alle norme del regolamento penitenziario impedendo il trattamento rieducativo e minando l'equilibrio psico-fisico dei detenuti, con incremento, nel 2009, dei suicidi e di gravi malattie; ed invero il sovraffollamento ha effetti dirompenti, tra l'altro, proprio sulle condizioni di salute dei reclusi, ai quali non vengono garantite le più elementari norme igieniche e sanitarie, atteso che gli stessi sono costretti a vivere in uno spazio che non corrisponde a quello minimo vitale, con una riduzione della mobilità che è causa di patologie specifiche;
l'alto numero dei suicidi in carcere registrato nel 2009 dipende anche dalle condizioni di sovraffollamento degli istituti

di pena e dalle aspettative frustrate di migliori condizioni di vita al loro interno, soprattutto per quanto riguarda le persone sottoposte a regimi carcerari più restrittivi rispetto a quello ordinario - ad esempio quello di cui all'articolo 41-bis della legge n. 354 del 1975, sull'ordinamento penitenziario - i quali, non a caso, registrano una percentuale di suicidi più elevata rispetto a chi sconta la pena senza essere sottoposto a particolari restrizioni;
senza l'indulto approvato tre anni fa, le nostre carceri oggi sarebbero al collasso ed il sovraffollamento assumerebbe dimensioni tali da creare addirittura problemi di ordine pubblico; in questa situazione di emergenza la funzione rieducativa e riabilitativa della pena è venuta meno; il rapporto numerico tra detenuti ed educatori e assistenti sociali ha frustrato ogni possibile serio tentativo di intraprendere e seguire, per la maggior parte dei reclusi, percorsi individualizzati così come previsto dall'ordinamento penitenziario;
nel 2006 il dottor Sebastiano Ardita - responsabile della Direzione generale dei detenuti e trattamento del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria - ha dichiarato: «siamo consapevoli di versare in una situazione di grave, perdurante, quanto involontaria ed inevitabile divergenza dalle regole, per il fatto di non essere nella materiale possibilità di garantire, a causa del sovraffollamento, quanto previsto dalle normative vigenti e dal recente regolamento penitenziario; la salute dei detenuti, ad esempio, non è solo un problema politico e neanche solo una questione tecnica o medico legale. È molto altro ancora. È il luogo privilegiato per valutare le politiche sociali di uno Stato. È una questione di politica criminale. È il banco di prova della pena costituzionalmente intesa» (fonte ANSA 1° marzo 2006); lo stesso Ministro della giustizia, onorevole Angelino Alfano, ha definito la situazione attuale del nostro sistema penitenziario sostanzialmente al di fuori della legalità costituzionale;
l'enorme tasso di sovraffollamento comporta automaticamente porsi fuori dalle regole minime, costituzionalmente previste, della funzione rieducativa della pena per scadere in quei trattamenti contrari al senso di umanità sanzionati non solo dal nostro ordinamento giuridico, ma anche dalla Convenzione europea dei diritti dell'uomo, se è vero, come è vero, che recentemente lo Stato italiano è stato condannato a mille euro di risarcimento per aver costretto un detenuto a vivere due mesi e mezzo all'interno di una cella in uno spazio di appena 2,7 metri quadrati (Sulejmanovic c. Italia - ricorso n. 22635/03); nella circostanza la Corte europea dei diritti dell'uomo ha affermato che la mancanza di spazio personale per i detenuti (meno di 3 metri quadrati) giustifica, di per sé, la constatazione della violazione dell'articolo 3 della Convenzione (divieto di pene o trattamenti inumani o degradanti);
i fondi della Cassa delle ammende, con i quali lo Stato dovrebbe investire in progetti educativi e/o di reinserimento sociale dei detenuti, non vengono utilizzati o vengono destinati ad altre finalità, il che continua ad accadere nonostante il sostegno economico-finanziario delle iniziative volte al reinserimento sociale e alla riabilitazione dei detenuti, insieme all'applicazione delle misure alternative alla detenzione, costituisca lo strumento più significativo di contrasto alla recidiva e quindi di tutela e sicurezza dei cittadini. Ed invero la bassa percentuale di detenuti che lavorano, unita alla cronica esiguità delle risorse finanziarie destinate al loro reinserimento sociale, comporta un alto tasso di recidiva, come dimostrato dalle più recenti evidenze statistiche sopra richiamate;
alcuni dei più rilevanti interventi legislativi adottati in questi ultimi anni - a partire dalla legge n. 251 del 2005, (cosiddetta legge «ex Cirielli») - hanno introdotto forti limitazioni all'applicazione dei vari benefici «extramurari» ai recidivi, i quali costituiscono la maggior parte degli attuali detenuti: si pensi all'aumento della

popolazione carceraria a seguito delle introdotte limitazioni per i recidivi specifici o infraquinqennali reiterati per quanto riguarda i permessi premio, la detenzione domiciliare o l'affidamento in prova al servizio sociale, posto che gli stessi non possono più usufruire della sospensione dell'esecuzione della pena ex articolo n. 656, comma 5, del codice di procedura penale, ciò a seguito dell'inserimento di una nuova lettera e) al comma 9 del predetto articolo;
occorre dunque riavviare il sistema delle misure alternative, ripensando quel meccanismo di preclusioni automatiche che - soprattutto con riferimento ai condannati a pene brevi - ha finito per imprimere il colpo «mortale» alla capacità di assorbimento del sistema penitenziario; su tale versante è anche necessario generalizzare l'applicazione della detenzione domiciliare quale strumento centrale nell'esecuzione penale relativa a condanne di minore gravità anche attraverso l'attivazione di serie ed efficaci misure di controllo a distanza dei detenuti;
è pertanto necessaria ed urgente un'azione riformatrice che - partendo da una comune riflessione sulle cause che hanno generato quella che per i firmatari del presente atto di indirizzo è l'attuale situazione di illegalità in cui versa il nostro sistema penitenziario - favorisca la reale attuazione del principio costituzionale di cui all'articolo 27, comma 3, della Costituzione; dette riforme devono procedere nel senso di garantire al detenuto il rispetto delle norme sul «trattamento» all'interno delle carceri e sull'accesso alle misure alternative, risolvendo in maniera radicale non solo il problema del sovraffollamento delle carceri ma anche tutti i problemi del mondo giudiziario che ruotano intorno ad esso,

impegna il Governo:

ad assumere iniziative, anche di carattere normativo, volte ad attuare, con il più ampio confronto con le forze politiche presenti in Parlamento, una riforma davvero radicale in materia di custodia cautelare preventiva, di tutela dei diritti dei detenuti, di esecuzione pena e, più in generale, di trattamenti sanzionatori e rieducativi, che preveda:
a) la riduzione dei tempi di custodia cautelare, perlomeno per i reati meno gravi, nonché del potere della magistratura nell'applicazione delle misure cautelari personali a casi tassativamente previsti dal legislatore, previa modifica dell'articolo 280 del codice di procedura penale;
b) l'introduzione di meccanismi in grado di garantire una reale ed efficace protezione, del principio di umanizzazione della pena e del suo fine rieducativo, assicurando al detenuto un'adeguata tutela giurisdizionale nei confronti degli atti dell'amministrazione penitenziaria lesivi dei suoi diritti;
c) l'istituzione a livello nazionale del Garante dei diritti dei detenuti, ossia di un soggetto che possa lavorare in coordinamento e su un piano di reciproca parità con la magistratura di sorveglianza, in modo da integrare quegli spazi che non possono essere tutti occupati in via giudiziaria;
d) il rafforzamento sia degli strumenti alternativi al carcere previsti dalla cosiddetta legge «Gozzini», da applicare direttamente anche nella fase di cognizione, sia delle sanzioni penali alternative alla detenzione intramuraria, a partire dalla estensione dell'istituto della messa alla prova, previsto dall'ordinamento minorile, anche nel procedimento penale ordinario;
e) l'applicazione della detenzione domiciliare, quale strumento centrale nell'esecuzione penale relativa a condanne di minore gravità, anche attraverso l'attivazione di serie ed efficaci misure di controllo a distanza dei detenuti;
f) l'istituzione di centri di accoglienza per le pene alternative degli extra-comunitari, quale strumento per favorirne l'integrazione ed il reinserimento sociale e quindi ridurre il rischio di recidiva;

g) la creazione di istituti «a custodia attenuata» per tossicodipendenti, realizzabili in tempi relativamente brevi anche ricorrendo a forme di convenzioni e intese con il settore privato e del volontariato che già si occupa dei soggetti in trattamento;
h) la piena attuazione del principio della territorialità della pena previsto dall'ordinamento penitenziario, in modo da poter esercitare al meglio tutte quelle attività di sostegno e trattamento del detenuto che richiedono relazioni stabili e assidue tra quest'ultimo, i propri familiari e i servizi territoriali della regione di residenza;
i) la revisione del sistema di sospensione della pena al momento della definitività della sentenza di condanna, abolendo i meccanismi di preclusione per i recidivi specifici e infraquinquennali reiterati nonché per coloro che rientrano nell'articolo 4-bis della legge n. 354 del 1975, sull'ordinamento penitenziario; introducendo, nel contempo, termini perentori entro i quali i tribunali di sorveglianza devono decidere sulla misura alternativa richiesta;
l) l'abolizione del meccanismo delle preclusioni di cui all'articolo 4-bis della citata legge n. 394 del 1975 sull'ordinamento penitenziario con recupero da parte della magistratura di sorveglianza e degli organi istituzionalmente competenti del potere di valutare i singoli percorsi rieducativi in base alla personalità del condannato, alla sua pericolosità sociale e a tutti gli altri parametri normativamente previsti;
m) la radicale modifica dell'articolo 41-bis della citata legge n. 394 del 1975, sull'ordinamento penitenziario in modo da rendere il cosiddetto «carcere duro» conforme alle ripetute affermazioni della Corte costituzionale sulla necessità che sia rispettato, in costanza di applicazione del regime in questione, il diritto alla rieducazione e ad un trattamento penitenziario conseguente;
n) l'adeguamento degli organici del personale penitenziario ed amministrativo, nonché dei medici, degli infermieri, degli assistenti sociali, degli educatori e degli psicologi, non solo per ciò che concerne la loro consistenza numerica, ma anche per ciò che riguarda la promozione di qualificazioni professionali atte a facilitare il reinserimento sociale dei detenuti;
o) il miglioramento del servizio sanitario penitenziario, dando seguito alla riforma della medicina penitenziaria già avviata con il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 1° aprile 2008, in modo che la stessa possa trovare, finalmente, effettiva e concreta applicazione;
p) l'applicazione concreta della legge 22 giugno 2000 n. 193 (cosiddetta legge «Smuraglia»), anche incentivando la trasformazione degli istituti penitenziari, da meri contenitori di persone senza alcun
impegno ed in condizioni di permanente inerzia, in soggetti economici capaci di stare sul mercato, e, come tali, anche capaci di ritrovare sul mercato stesso le risorse necessarie per operare, riducendo gli oneri a carico dello Stato e, quindi, della collettività;
q) l'esclusione dal circuito carcerario delle donne con i loro bambini;
r) la limitazione dell'applicazione delle misure di sicurezza ai soli soggetti non imputabili (abolendo il sistema del doppio binario) o comunque l'adozione degli opportuni provvedimenti legislativi volti ad introdurre una maggiore restrizione dei presupposti applicativi delle misure di sicurezza a carattere detentivo, magari sostituendo al criterio della «pericolosità» (ritenuto di dubbio fondamento empirico) quello del «bisogno di trattamento»;
s) la possibilità per i detenuti e gli internati di coltivare i propri rapporti affettivi anche all'interno del carcere, consentendo loro di incontrare le persone autorizzate ai colloqui in locali adibiti o realizzati a tale scopo, senza controlli visivi e auditivi;

t) l'istituzione di un'anagrafe digitale pubblica delle carceri in modo da rendere la gestione degli istituti di pena trasparente al pubblico;
u) una forte spinta all'attività di valutazione e finanziamento dei progetti di reinserimento sociale e lavorativo dei detenuti, nonché di aiuti alle loro famiglie, prevista dalla legge istitutiva della Cassa delle ammende;
v) la modifica del Testo Unico sulle sostanze stupefacenti di cui al decreto del Presidente della Repubblica n. 309 del 1990, in particolare prevedendo che anche l'attività di coltivazione di sostanza stupefacente il cui ricavato sia destinato ad un uso esclusivamente personale venga depenalizzata ed assuma quindi una rilevanza meramente amministrativa in conformità a quanto previsto dal referendum del 1993.
(1-00288) «Bernardini, Maurizio Turco, Beltrandi, Farina Coscioni, Mecacci, Zamparutti, Della Vedova, Mario Pepe (PDL), Duilio, Giachetti, Calvisi, Fiano, Corsini, Margiotta, Argentin, Barbato, Barbi, Barbieri, Benamati, Binetti, Boccuzzi, Boffa, Brandolini, Bressa, Bucchino, Enzo Carra, Causi, Cavallaro, Cenni, Cimadoro, Codurelli, Colombo, Concia, Cuperlo, De Angelis, De Torre, De Biasi, Esposito, Renato Farina, Farinone, Ferrari, Fogliardi, Fontanelli, Froner, Ginefra, Giulietti, Giovanelli, Gozi, Gnecchi, Grassi, Laratta, Lenzi, Madia, Mariani, Mattesini, Milo, Mogherini Rebesani, Mosca, Motta, Nirenstein, Arturo Mario Luigi Parisi, Pes, Picierno, Pizzetti, Porta, Rampi, Razzi, Realacci, Ria, Rigoni, Rosso, Rugghia, Scarpetti, Schirru, Sposetti, Torrisi, Vannucci, Vassallo, Velo, Vico, Verini, Servodio, Pistelli».

La Camera,
premesso che:
il 20 novembre 1959 con la Dichiarazione dei diritti del fanciullo, adottata dall'Assemblea generale delle Nazioni Unite (ONU) è stata enunciata la necessità di concedere una protezione speciale al fanciullo;
il 20 novembre 1989 la Convenzione internazionale sui diritti dell'infanzia adottata dall'Assemblea generale delle Nazioni Unite (ONU) ha segnato una svolta straordinaria nei rapporti tra adulti e bambini, affermando che ogni ragazzo deve poter crescete sano e sereno;
dopo secoli in cui i bambini sono stati considerati esseri inferiori, privati della loro identità e di ogni tipo di diritto, da diversi anni si è sviluppata una diffusa consapevolezza del valore dell'infanzia, arrivando alla firma, a New York il 20 novembre 1989, della Convenzione ONU sui diritti del fanciullo, Convenzione ratificata dall'Italia con la legge n. 176 del 1991;
il 26 gennaio 1996 è stata firmata a Strasburgo una Convenzione europea sull'esercizio dei diritti dei fanciulli, ratificata, fra gli altri, dall'Italia con la legge n. 77 del 2003, ma perché dalle leggi si passi alla reale applicazione dei principi in esse enunciati, non è sufficiente la loro approvazione: occorre un impegno diffuso di tutti i cittadini e quindi una capillare sensibilizzazione sul tema;
la convenzione del 1989 considera bambino anche il concepito non ancora nato, come risulta dal preambolo, dove si afferma che «il fanciullo, a causa della sua immaturità fisica e intellettuale ha bisogno di una particolare protezione e di cure speciali, compresa una adeguata protezione giuridica, sia prima che dopo la nascita», ed anche dall'articolo 1, secondo cui «si intende per fanciullo ogni essere umano avente un'età inferiore a 18 anni, ovvero che abbia raggiunto prima la maturità in virtù della legge applicabile»;
la Dichiarazione universale del 10 dicembre 1948, tutte le Dichiarazioni e i Trattati successivi sui diritti dell'uomo e tutte le costituzioni nazionali respingono l'idea che possano esistere essere umani inferiori, privi di diritti, eliminabili, e pongono la uguale dignità di tutti i membri della famiglia umana a fondamento dell'ordine giuridico nazionale ed internazionale;
la Convenzione sui diritti dell'infanzia è stato il primo strumento di tutela internazionale a sancire nel proprio resto le diverse tipologie di diritti umani: civili, culturali, economici, politici e sociali, nonché quelli concernenti il diritto internazionale umanitario;
la Convenzione ha introdotto come oggetto di tutela e protezione dell'infanzia, tra gli altri, il diritto a nessuna forma di discriminazione, il diritto alla vita ed alla

salute fisica, intellettuale, morale e spirituale, il diritto ad un nome e ad una nazionalità, il diritto alla sicurezza sociale, il diritto ad una vita soddisfacente, anche per chi è fisicamente o mentalmente svantaggiato, il diritto all'amore ed alla comprensione, il diritto alla educazione, conoscenza, istruzione e al gioco, il diritto a non essere trascurato o maltrattato e a non essere oggetto di mercato, il diritto alla pace e a vivere in un clima sereno e di fratellanza universale;
la ricorrenza dei 20o anniversario della Convezione dei diritti del fanciullo ha offerto ai sottoscrittori del presente atto di indirizzo l'opportunità di ripresentare l'iniziativa dell'Unione di Centro per la modifica dell'articolo 1 del codice civile, che punta ad estendere i diritti personali dal momento della nascita al momento del concepimento. La proposta, aperta alle sottoscrizioni dei parlamentari di tutte le formazioni, intende anticipare al momento del concepimento il riconoscimento della capacità giuridica, capacità attualmente fissata al momento del nascita;
due sentenze di Corti costituzionali europee (in Italia la decisione n. 35 del 10 febbraio 1997 e in Polonia la decisione del 28 maggio 1997) hanno richiamato proprio la Convenzione sui diritti del fanciullo per affermare il diritto alla vita del concepito fin dalla fecondazione;
il Governo ha dato parere favorevole, in data 15 luglio 2009, alla mozione n. 1-00192 Buttiglione ed altri, approvata lo stesso giorno dalla Camera, in cui si impegnava a promuovere la stesura e l'approvazione di una risoluzione delle Nazioni Unite che condannasse l'uso dell'aborto come strumento di controllo demografico ed affermasse il diritto di ogni donna a non essere costretta ad abortire,

impegna il Governo:

a promuovere ogni utile iniziativa a livello nazionale e presso le Nazioni Unite che garantisca l'impegno costante a supportare progetti educativi per la crescita umana e cristiana dei bambini;
a contribuire affinché ai bambini e agli adolescenti siano assicurate condizioni di vita consone allo sviluppo della propria persona - oltre che a garantire la sicurezza e l'incolumità nei luoghi adibiti ad attività scolastiche - e a promuovere iniziative finalizzate alla difesa e tutela dell'infanzia e dell'adolescenza da ogni tipo di strumentalizzazione (compresa quella mediatica) e di sfruttamento;
ad incrementare le politiche volte al sostegno delle famiglie in difficoltà e a tutelare il diritto alla salute dei bambini in apposite strutture specializzate, come ad esempio reparti di pediatria;
a sostenere iniziative del territorio e politiche volte alla realizzazione di un ambiente più favorevole alla vita dei bambini e degli adolescenti, soprattutto negli ambiti urbani e metropolitani, dal punto di vista ecologico, ricreativo, sportivo, culturale, musicale, scolastico;
a garantire che tutti i bambini secondo quanto prevede la legge 28 marzo 2001, n. 149, in materia di affidamento e adozione, abbiano e vivano in una famiglia;
a varare entro breve tempo un piano di azione per l'infanzia che preveda una strategia concreta e fattibile che possa garantire il benessere del minore;
ad assumere iniziative finalizzate a stanziare fondi per potenziare l'azione della polizia postale, contro l'adescamento in rete dei bambini che rischiano ogni giorno di divenire vittime della pedopornografia;
a prevedere forme di sostegno per le associazioni familiari per informarle dei rischi connessi all'uso di «internet», strumento in sé positivo ma che presenta non poche problematicità per i ragazzi che ne fanno un uso ormai frequente;
a predisporre un tavolo di confronto con le associazioni familiari e con tutte le diverse associazioni e realtà che a vario titolo e in vario modo si occupano di infanzia;

ad assumere iniziative formali in sede ONU, in coerenza con gli impegni già assunti dal Governo italiano e richiamati in premessa, per approvare al più presto la risoluzione delle Nazioni Unite di condanna l'uso dell'aborto come strumento di controllo demografico.
(1-00289) «Volontè, Capitanio Santolini, Buttiglione, Nunzio Francesco Testa, De Poli, Drago, Delfino, Compagnon, Naro, Ciccanti, Tassone».

Risoluzione in Commissione:

La IX Commissione,
premesso che:
lo sviluppo della banda larga è un elemento essenziale per lo sviluppo sociale ed economico del Paese. Infrastrutture adeguate, come le reti di nuova generazione in fibra ottica (NGN), e tecnologie, innovative rappresentano un fattore strategico per accrescere la competitività di un territorio e di un'industria, così come lo svolgimento della vita sociale;
tutti i principali Paesi europei si sono dotati di piani strategici relativi allo sviluppo delle reti di nuova generazione. Tali piani mirano a creare le condizioni favorevoli per lo sviluppo degli investimenti privati, favorendo la collaborazione tra i vari operatori e tra questi e le amministrazioni pubbliche;
in Italia un analogo piano, seppure delineato in modo approssimativo nelle linee fondamentali, non è ancora stato definito quanto ai tempi di attuazione, al ruolo degli attori coinvolti ed al modello di sviluppo, dal momento che, ai sensi dell'articolo 1 della legge 18 giugno 2009, n. 69, è stato previsto soltanto lo stanziamento di un importo di 800 milioni di euro, peraltro congelato nei giorni scorsi, come contributo del Governo al superamento del digital divide. Non è peraltro chiaro sulla base di quali criteri sia stato determinato tale importo, dal momento che è noto che l'ammontare necessario per dotare tutto il Paese di infrastrutture in fibra ottica supera i 30 miliardi di euro. Restano inoltre indeterminati i criteri da seguire per l'attribuzione delle risorse stanziate dal Governo e i soggetti che potranno esserne beneficiari, poiché in Italia non è presente, come possibile riferimento, una sorta di catasto delle infrastrutture di telecomunicazione esistenti;
la disposizione sopra richiamata sostanzialmente affida al Governo il compito di definire un programma di interventi finalizzato alla celere realizzazione delle infrastrutture di comunicazione elettronica a banda larga;
la questione è tornata in discussione in concomitanza con l'esame del disegno di legge finanziaria per il 2010;
le risorse che potrebbero essere reperite nell'ambito della manovra di bilancio per il 2010 potrebbero rappresentare una leva per aumentare il livello di competitività del Paese, se mirate a sviluppare moderne infrastrutture di nuova generazione, con un'alta capacità di trasmissione, nelle aree che scontano un forte divario di connettività e che potrebbero beneficiare immediatamente del potenziale innovativo dei nuovi servizi che la banda larga renderebbe disponibili ai cittadini ed alle imprese;
a tal fine, è tuttavia essenziale che le risorse pubbliche - anche in considerazione della loro esiguità - non siano parcellizzate ma indirizzate piuttosto a sostegno di modelli di investimento che possano valorizzare le potenzialità di sviluppo dei territori, attraverso capacità di banda idonee a garantire offerte fortemente interattive e di elevata qualità, e contestualmente fornire un impulso alla crescita della banda larga in Italia, che presenta livelli di penetrazione inferiori alla media dell'Unione europea (17 per cento rispetto al 23 per cento);
ciò è possibile se i finanziamenti pubblici sono destinati, nell'ambito delle

aree sottoutilizzate, ai bacini territoriali caratterizzati da importanti insediamenti demografici ed industriali;
un esempio di tali bacini territoriali è rappresentato dalle aree nelle quali si collocano distretti industriali. I distretti industriali, infatti, in quanto più esposti alla logica dei costi e della competitività internazionale, potrebbero sviluppare rapidamente una domanda di servizi innovativi che necessitano di reti di nuova generazione a banda «ultralarga», per contrastare l'erosione della propria competitività attraverso innovazioni di processo;
i distretti industriali, infatti, sono aree caratterizzate da elevata concentrazione di piccole e medie imprese, come dimostra in modo evidente il rapporto particolarmente elevato tra il numero delle imprese e la popolazione residente. Sebbene in tali aree sia già disponibile l'accesso a internet mediante banda larga, la qualità dell'infrastruttura di rete e la mancanza di adeguata capacità di banda non sono in grado di sostenere lo sviluppo di servizi affidabili e di qualità;
i distretti sono dislocati su tutto il territorio nazionale e concentrati principalmente nei centri e nelle province di media e piccola dimensione e nelle aree poste in prossimità dei grandi centri urbani. In particolare, le aree in cui si rileva un preoccupante broadband divide sono localizzate principalmente nelle regioni Piemonte, Lombardia, Veneto, Emilia Romagna, Toscana, Lazio, Marche, Campania, Puglia, Sicilia;
su un universo di circa un milione di piccole e medie imprese, circa 300 mila sono dislocate in aree che registrano broadband divide e, di queste, 100 mila si trovano in aree con la più elevata priorità, in quanto corrispondenti a zone ad alta densità di aziende;
la destinazione dei finanziamenti previsti dal citato articolo 1 della legge n. 69 del 2009, alle aree così individuate è tale da consentire l'interconnessione di tutte le 100 mila aziende in aree con broadband divide di più elevata priorità mediante un'infrastruttura di rete di nuova generazione a banda «ultralarga»;
le risorse previste consentono un intervento progressivo nel periodo 2009-2013, con immediati effetti già nel primo anno di attività;
un'iniziativa a sostegno dello sviluppo della banda larga nei distretti industriali determinerebbe una forte percezione del valore dei servizi a banda larga da parte degli utenti finali e, di conseguenza, un contesto economico favorevole agli investimenti degli operatori privati ed un innalzamento del livello di alfabetizzazione digitale di cittadini ed imprese,

impegna il Governo:

ad attuare un piano di infrastrutturazione in fibra ottica caratterizzato da un'elevata modularità, che può essere efficacemente strutturato negli anni in funzione anche di significativi cambiamenti della pianificazione e della effettiva disponibilità delle risorse;
a perseguire l'obiettivo della creazione di un'infrastruttura di telecomunicazione capace di fronteggiare le sfide dell'innovazione e idonea a permettere la scalabilità della banda, vale a dire a supportare gli ulteriori sviluppi della banda, in modo da far fronte, nel medio e lungo periodo, alle crescenti esigenze di nuovi e più evoluti servizi nel settore dell'informatica e delle telecomunicazioni;
a ritenere prioritaria, in relazione al complesso di interventi volti a sostenere il rilancio dell'economia del Paese, la finalità di assicurare, attraverso il piano di sviluppo delle nuove reti, un'alta capacità di trasmissione ai distretti industriali che ancora scontano un forte divario di connettività;
a sviluppare una strategia che si dimostri adeguata a permettere alle imprese collocate in tali distretti (circa 300 mila, di cui 100 mila in condizioni di

broadband divide a priorità più elevata), fortemente esposte alla competitività internazionale, di sviluppare rapidamente una domanda di accesso a servizi innovativi, per contrastare l'erosione della propria competitività attraverso innovazioni di processo;
a predisporre un piano infrastrutturale che risponda alle esigenze individuate nel presente atto di indirizzo, in modo da impiegare le risorse già stanziate nella progressiva realizzazione, nel periodo 2009-2013, di un programma di interventi che permetterebbero immediate ricadute positive già nel primo anno di attività.
(7-00232)
«Crosio, Caparini, Volpi, Dozzo, Luciano Dussin, Pini, Montagnoli, Desiderati, Buonanno».

...

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA
DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):

I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro dell'interno, il Ministro della giustizia, per sapere - premesso che:
con decreto del Presidente della Repubblica 6 novembre 2007 il dottor Antonio Maruccia, magistrato di Cassazione, era stato nominato Commissario straordinario per la gestione e la destinazione dei beni confiscati alle organizzazioni criminali, poi confermato per un anno dal decreto del Presidente della Repubblica 20 gennaio 2009 per:
assicurare il coordinamento operativo tra le amministrazioni interessate alla destinazione e alla gestione dei beni confiscati e per agevolare la sollecita definizione dei procedimenti amministrativi di destinazione, assicurando anche il loro raccordo con i procedimenti giudiziari in relazione alla fase di sequestro e della confisca non definitiva dei beni, nel rispetto delle prerogative dell'autorità giudiziaria;
promuovere l'adozione di provvedimenti amministrativi per assicurare la proficua gestione dei beni confiscati e l'effettività della loro destinazione sociale, anche attraverso protocolli e intese con i soggetti pubblici e privati interessati, finalizzati ad assicurare le risorse necessarie alla valorizzazione e allo sviluppo dei beni, anche mediante il loro inserimento nei programmi di sviluppo economico in sede locale e nazionale, con l'adozione di appositi progetti e, altresì, promuovendo iniziative per la formazione professionale dei soggetti interessati alle procedure di destinazione e alla gestione dei beni;
promuovere intese con le autorità giudiziarie competenti al fine di raccordare i procedimenti amministrativi di destinazione con i procedimenti giudiziari limitatamente alla fase del sequestro e della confisca non definitiva dei beni, e altresì, di porre a disposizione degli organi dell'amministrazione giudiziaria ogni risorsa onde assicurare una proficua gestione economica dei beni, nel rispetto di ogni prerogativa dell'autorità giudiziaria;
al Commissario straordinario è stata inoltre affidata dall'Autorità di gestione del Programma operativo nazionale (PON) «Sicurezza» la responsabilità dell'obiettivo operativo 2.5. «Migliorare la gestione dei beni confiscati alla criminalità organizzata» con la dotazione finanziaria di 91.546.293 euro, per progetti di ristrutturazione di immobili confiscati e progetti finalizzati alla riconversione dei beni, al fine del loro reinserimento nel circuito produttivo anche attraverso il coinvolgimento di associazioni di promozione sociale e di cooperative sociali per la realizzazione di iniziative a beneficio di categorie deboli (minori, donne vittime di tratta o di sfruttamento, detenuti ed ex detenuti, comunità di recupero per tossicodipendenti, soggetti discriminati e altri);

tali attività, come si rileva anche dai dati presenti sul nuovo Sito del Governo dedicato alla materia (www.beniconfiscati.gov.it), sono state efficacemente realizzate attraverso il coordinamento e l'impulso verso gli enti interessati e hanno consentito diversi utili risultati, tra i quali la velocizzazione delle procedure di destinazione (ben 1.438 beni destinati negli ultimi 18 mesi, mentre erano stati 3.969 nei 12 anni precedenti). L'incremento delle destinazioni rispetto al 2007 è stato pari al 42 per cento;
l'attività di raccordo con la fase giudiziaria, ottenuta attraverso la collaborazione istituzionale con la Corte di Cassazione e con gli uffici centrali e periferici del Ministero della giustizia, ha permesso la velocizzazione del flusso delle comunicazioni relative alle confische definitive dagli uffici giudiziari verso il Fondo unico di giustizia e l'Agenzia del demanio riducendo notevolmente i tempi;
la collaborazione in corso con le regioni ha già portato all'individuazione di specifiche risorse (Programmi operativi regionali (POR), fondi regionali) destinate al finanziamento di progetti di riutilizzo dei beni confiscati e la previsione di specifiche linee d'intervento (ad esempio in tema di imprenditorialità giovanile, agricoltura, cooperazione sociale, educazione alla legalità), che sono in fase di attuazione con il concorso dell'ufficio del Commissario;
nell'ambito dell'obiettivo operativo 2.5. «Migliorare la gestione dei beni confiscati alla criminalità organizzata» sono stati approvati dal Comitato di valutazione del PON «Sicurezza» sette progetti di ristrutturazione per oltre 10 milioni di euro, la cui attuazione dovrà essere sottoposta al monitoraggio e al controllo, secondo i criteri della normativa europea, del responsabile obiettivo. Altri progetti sono attualmente all'esame;
l'ufficio in questione è divenuto punto di riferimento per gli enti locali, i consorzi di comuni, le associazioni senza fine di lucro e le parrocchie per quanto riguarda le informazioni e il sostegno per l'utilizzo dei beni confiscati, come risulta dalla stessa relazione annuale del 2008, reperibile sul medesimo sito web;
la riforma del procedimento di destinazione introdotta dalla legge n. 94 del 2009, con l'attribuzione ai prefetti di un ruolo centrale nella materia, frutto di una specifica proposta del Commissario, richiede un cabina di regia nazionale che segua l'iter del bene dal sequestro e fino all'utilizzo, anche in ragione della trasversalità di competenze di diverse pubbliche amministrazioni che intervengono nel procedimento;
a tal riguardo, in sede di approvazione della legge n. 94 del 2009, il Governo ha espresso il suo assenso alla proposta volta a rendere stabile la figura del Commissario, alla luce dei risultati conseguiti, più volte apprezzati dal Ministro Maroni, anche in vista della da lui auspicata istituzione di un'Agenzia specializzata;
l'importanza della funzione del Commissario è stata sottolineata, da ultimo, dal Senato della Repubblica in sede di approvazione del disegno di legge finanziaria per il 2010, laddove ha previsto il parere obbligatorio del Commissario per la vendita del bene confiscato da parte dell'Agenzia del demanio;
ad oggi il Consiglio dei ministri non ha ancora deliberato la proroga dell'ufficio del Commissario, cessato il 5 novembre 2009 e attualmente in prorogatio -:
quali iniziative intenda assumere il Governo per garantire la continuità della positiva esperienza della struttura specializzata del Commissario, in relazione a tutte le attività in corso, avviate anche a mezzo di intese e protocolli, relative ai compiti di amministrazione attiva e alle attività gestionali in atto, in particolare presso l'Amministrazione del Ministero dell'interno (ad esempio per il PON sicurezza), il Ministero della giustizia (ad esempio per l'implementazione banca dati Sippi), la Suprema Corte di Cassazione, la Direzione nazionale Antimafia (DNA),

l'Agenzia per le erogazioni in agricoltura (AGEA), la regione Lombardia, la regione Puglia, la regione Campania, la regione Calabria, la regione Lazio e tante altre realtà istituzionali e della società civile, per come si evince dai contenuti dell'intenso lavoro in atto indicati nel sito del Governo www.beniconfiscati.gov.it.
(2-00549)
«Garavini, Zampa, Villecco Calipari, De Torre, Laganà Fortugno, Recchia, Bratti, Mosca, Giovanelli, Boccia, Genovese, Ciriello, Corsini, Santagata, Brandolini, Porta, Gnecchi, Graziano, Bordo, Marchi, Concia, Bossa, Albonetti, Tenaglia, Veltroni, Bucchino, Andrea Orlando, Martella, Minniti, Luongo, Pedoto, Merloni, Trappolino, Cesario, Farinone, Mastromauro».

Interpellanza:

Il sottoscritto chiede di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro dell'interno, per sapere - premesso che:
risulta all'interpellante che sarebbe convocata a Torino dal movimento politico neofascista denominato Forza Nuova, nella giornata del 20 novembre 2009, un'iniziativa alla quale risulta invitato fra gli altri l'esponente politico inglese di estrema destra Nick Griffin, noto per le posizioni dichiaratamente razziste e per il sostegno alle tesi di negazione dell'Olocausto e per questo già condannato, nel suo Paese, per incitamento all'odio razziale -:
se di tale iniziativa siano informate le autorità locali di pubblica sicurezza e, per loro tramite, il Ministro dell'interno;
se il Ministro non ritenga, alla luce degli effetti e delle conseguenze che analoghe e precedenti iniziative hanno determinato nella città di Torino, distogliendo ingenti contingenti delle forze di Polizia da compiti e funzioni ben più urgenti e utili per la collettività, nonché della particolare e delicata situazione dell'ordine pubblico in Torino, connessa alla vicenda delle occupazioni di stabili da parte dei centri sociali e di cui è stato interessato nelle scorse settimane il Comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica e lo stesso Sottosegretario di Stato Michele Davico, che sia utile ed opportuno assumere iniziative, tramite il Prefetto ed il Questore di Torino, affinché non sia consentito per evidenti ragioni di ordine pubblico, lo svolgimento della predetta iniziativa.
(2-00548)«Esposito».

Interrogazione a risposta orale:

DIONISI, DELFINO e POLI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
il servizio civile nazionale istituito con la legge n. 64 del 6 marzo 2001, dal primo gennaio 2005 si svolge su base esclusivamente volontaria e rappresenta una peculiare modalità di adempimento del dovere di difendere la patria sancito dall'articolo 52 della costituzione;
tale sevizio offre una possibilità unica nel suo genere rivolta a giovani dai 18 ai 28 anni di dedicare un anno della loro vita a finalità di ordine «solidaristico da intendersi quale impegno concreto per il bene di tutti e di ciascuno»;
il clima di «emergenza educativa» che caratterizza la nostra Società rende necessaria l'individuazione di iniziative ed esperienze come quella del servizio civile nazionale che danno la possibilità di una duplice crescita sia per i giovani che lo espletano sia per gli utenti finali che ne beneficiano;
il servizio civile nazionale rappresenta un'opportunità di impiego solidaristico per i giovani che sono, in tal modo, impegnati in settori quali l'assistenza, la protezione civile, l'ambiente, il patrimonio

artistico e culturale, l'educazione e la promozione culturale e il servizio civile all'estero;
si segnalano, in particolar modo, progetti presentati dall'unione italiana dei ciechi e degli ipovedenti onlus miranti a fornire un'assistenza indirizzata non ad una utenza generica ma specificamente dedicata a singole persone, per sopperire ad esigenze legate al lavoro, alla salute, alla stessa aggregazione sociale dei soggetti minorati della vista;
una diminuzione anche parziale dell'erogazione di detto servizio inciderebbe gravemente sull'effettiva praticabilità di diritti costituzionali da parte di soggetti svantaggiati quali il diritto al lavoro, alla mobilità, alla vita di relazione;
l'erogazione di questo servizio su cui associazioni, famiglie, persone in difficoltà fanno affidamento rappresenta un valore non solo per i beneficiari del servizio medesimo e per i giovani che ne fruiscono, ma per tutta la società civile;
sembrerebbe che il Governo abbia intenzione di ritardare, o addirittura revocare totalmente, l'uscita del bando che dovrebbe sostituire il personale che si congederà in data 7 gennaio 2010 -:
se sia vero che il Governo abbia intenzione di revocare l'uscita del bando per sostituire il personale che si congederà il 7 gennaio 2010 e, in tal caso quali provvedimenti urgenti intenda adottare e quali iniziative siano previste per salvaguardare i bisogni di assistenza, di tutela del territorio, di recupero del patrimonio artistico, duramente provato anche dalle recenti calamità.
(3-00783)

Interrogazione a risposta scritta:

MANTINI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
il Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri, dottor Guido Bertolaso, capo del dipartimento della Protezione civile nazionale e commissario straordinario per l'emergenza in Abruzzo, ha ripetutamente manifestato in pubblico la sua intenzione di dimettersi dagli incarichi ricoperti per dedicarsi al volontariato in Africa;
la stima e l'apprezzamento delle qualità personali e delle attività istituzionali svolte al servizio del Paese dal dottor Bertolaso sono un dato largamente comune e condiviso tra le forze politiche e nell'opinione pubblica;
sorprende pertanto l'assoluta assenza di risposte da parte del Governo sulle annunciate dimissioni del dottor Guido Bertolaso che ha rilevanti effetti istituzionali;
resta preoccupante il quadro delle competenze e degli interventi per la ricostruzione delle zone terremotate in Abruzzo ove permangono ritardi, incertezze, carenze di risorse, opacità nelle gare di affidamento dei lavori e assenza di programmazione urbanistica -:
quali iniziative intenda assumere sia in ordine alle annunciate dimissioni del dottor Guido Bertolaso sia sulle necessità richiamate per la ricostruzione delle zone colpite dal terremoto in Abruzzo.
(4-05080)

...

AFFARI ESTERI

Interrogazione a risposta scritta:

FEDI e BUCCHINO. - Al Ministro degli affari esteri, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
il ritardo nella ratifica di importanti convenzioni internazionali firmate dal nostro Paese in campo sociale e fiscale comporta non solo una perdita d'immagine dell'Italia nel mondo ma anche un danno, di carattere sociale ed economico, sia ai cittadini italiani che a coloro che con l'Italia, con le nostre imprese e i nostri lavoratori, hanno o intendono stabilire rapporti economici;

la Direzione generale per gli italiani all'estero del Ministero degli affari esteri non si avvale di specifici ruoli e competenze nei settori della sicurezza sociale;
l'Unità di consulenza, che era stata per lungo tempo stimolo e strumento fondamentale per l'avvio dei negoziati per la stipula ed il rinnovo delle convenzioni bilaterali e multilaterali in campo sociale, non è attualmente operativa;
il ruolo di coordinamento tra le amministrazioni e gli enti che trattano le materie oggetto di convenzione internazionale è fondamentale per rendere veloce l'iter di ratifica;
ad avviso degli interroganti è davvero grave che accordi bilaterali già firmati - in particolare con il Cile, il Marocco e le Filippine - siano stati abbandonati -:
se si intenda procedere in direzione di un ripristino dell'Unità di consulenza per la sicurezza sociale o di un ufficio con le caratteristiche di coordinamento sopra descritte, nell'ottica di una riqualificazione della politica italiana e del Ministero degli affari esteri in materia di sicurezza sociale in regime internazionale;
se si intenda infine procedere rapidamente all'assunzione delle iniziative di competenza finalizzate alla ratifica delle Convenzioni con Cile, Filippine e Marocco ed al rinnovo della Convenzione con il Canada.
(4-05102)

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AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazioni a risposta in Commissione:

TOGNI, ALLASIA, MACCANTI, GUIDO DUSSIN e LANZARIN. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
la conferenza nazionale sull'amianto, svolta a Torino venerdì 6 novembre 2009, ha messo in evidenza la situazione critica in cui versano le bonifiche dei siti contaminati da amianto, richiamando l'attenzione sui dati dell'Istituto superiore di sanità, secondo cui, almeno 2000 persone ogni anno muoiono a causa dell'amianto;
la situazione si presenta critica soprattutto per la bonifica della cava di Balangero, la più grande d'Europa, in esercizio fino al 1990; in particolare, ai fini della conclusione di una parte della bonifica di tale cava, sembra che manchino ancora una ventina di milioni di euro e, nel frattempo, si rischiano crolli delle strutture di contenimento;
i lavori di messa in sicurezza in corso secondo la programmazione stabilita dall'accordo di programma siglato con il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare sono eseguiti dalla società Rsa, che, dal 1995, si occupa del risanamento e dello sviluppo ambientale dell'ex miniera di amianto di Balangero e Corio;
il 4 novembre 2009 è stato siglato il contratto di servizio con la regione Piemonte per la prosecuzione degli interventi di bonifica che prevede uno stanziamento di 20 milioni di euro per il completamento delle attività programmate fino al 2015. Ad oggi la disponibilità finanziaria copre gli interventi previsti sino al 31 dicembre del 2010;
da quanto annunciato sulla stampa da parte della stessa Rsa, sono già stati affidati i lavori di demolizione delle porzioni dei capannoni a rischio di crollo e sono stati contestualmente iniziati i lavori di smantellamento degli impianti di proprietà privata;
gli interventi di sistemazione idrogeologica e di messa in sicurezza degli stabilimenti appaltati da Rsa nel periodo giugno-settembre 2009 sono stati consistenti e comprendono la sistemazione idrogeologica e idraulica della discarica lapidea lato Balangero e la messa in sicurezza dell'area stabilimenti, per un importo complessivo di oltre un milione e 100 mila euro;

il Dipartimento di biologia vegetale dell'Università di Torino, afferente al Centro «G. Scansetti», ha avviato una ricerca relativa agli effetti della copertura vegetale sull'aerodispersione di minerali fibrosi, mediante specifica metodologia di campionamento, al fine di verificare l'efficacia degli interventi sulla copertura a verde;
secondo i dati pubblicati, sembrerebbe che il numero di fibre aerodisperse campionate è abbattuto in maniera significativa, con un valore medio di riduzione fra il 50 per cento e il 65 per cento; tuttavia, la presenza vegetale nell'area è estremamente ridotta e limitata al solo 10 per cento di copertura;
da informazioni locali sembra che una gran parte dei finanziamenti stanziati viene utilizzata per il noleggio di macchinari specialistici che tuttavia restano fermi nell'area, alla vista di tutti; i cittadini lamentano uno spreco del denaro pubblico e temono un intervento scadente di bonifica del sito -:
se il Ministero interrogato stia effettuando un controllo capillare sulle attività della società incaricata della bonifica del sito e quale sia lo stato di avanzamento dei lavori, anche con riferimento ai finanziamenti utilizzati.
(5-02137)

TRAPPOLINO e MARIANI. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
in data 15 ottobre 2008 con parere n. 119 la Commissione tecnica per la valutazione di impatto ambientale (CTVIA) ha espresso parere positivo con prescrizioni al progetto presentato dalla Geogastock S.p.A. per la realizzazione dello stoccaggio di gas naturale di Grottole-Ferrandina - Stoccaggio «Cugno le Macine» e «Serra Pizzuta»;
successivamente è stato adottato il decreto del Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, di concerto con il Ministro per i beni e le attività culturali, del 9 febbraio 2009 n. 609;
la lettura del parere evidenzia una chiara preoccupazione della CTVIA in relazione al fatto che il sito di stoccaggio si trova in prossimità del sito di interesse nazionale dell'area industriale del Basento individuato con decreto ministeriale 26 febbraio 2003 e che a tal riguardo inseriva una precisa prescrizione, la n. 3, che così testualmente recita: «si richiede di effettuare uno studio della situazione di possibile contaminazione ante operam dei suoli dell'area individuata per la costruzione della centrale, con particolare riferimento ad alcuni analiti quali: Cromo, Cadmio, Vanadio, Mercurio, Rame e Piombo, vincolando l'utilizzo della stessa alla eventuale preventiva bonifica del sito»;
tale giusta preoccupazione è assolutamente condivisibile e risultava rassicurante il fatto che l'ottemperanza di tale prescrizione fosse stata valutata dalla CTVIA, che ha, nella sua attuale configurazione, dimostrato grande professionalità, scrupolo ed efficacia;
il decreto ministeriale, a differenza di quanto previsto dal parere, trasferisce l'ottemperanza delle prescrizioni alla regione ed all'agenzia regionale per la protezione ambientale ad esclusione della prescrizione 11;
nello specifico nel decreto ministeriale la prescrizione 3 viene così modificata «si richiede di effettuare uno studio della situazione di possibile contaminazione "ante operam" dei suoli dell'area individuata per la costruzione della centrale, con particolare riferimento ad alcuni analiti quali: Cromo, Cadmio, Vanadio, Mercurio, Rame e Piombo, vincolando l'utilizzo della stessa alla eventuale preventiva bonifica del sito. Tale studio dovrà essere presentato all'ARPA Basilicata che provvederà alla sua validazione ed a comunicare alla Società la eventuale necessità di procedere alla presentazione del Piano di caratterizzazione del sito ed alla successiva bonifica dello stesso.»;

l'iter approvativo è ormai in fase conclusiva con lo svolgimento della Conferenza dei servizi e con la pubblicazione dell'avviso al pubblico da parte del Direttore generale del Ministero dello sviluppo economico di «Avvio del procedimento e avviso al pubblico di avvenuto deposito degli elaborati ai sensi della Legge 7 agosto 1990 n. 241, del decreto del Presidente della Repubblica 8 giugno 2001 n. 327 e del decreto legislativo n. 330 del 27 dicembre 2004 - Procedimento per il conferimento delle concessioni di stoccaggio "Cugno le Macine" e "Serra Pizzuta". Approvazione del progetto delle opere con dichiarazione di pubblica utilità, riconoscimento della conformità urbanistica ed apposizione del vincolo preordinato all'esproprio.»;
gli interroganti concordano certamente sull'opportunità di coinvolgere l'Agenzia regionali per la protezione ambientale della Basilicata nella fase di analisi delle eventuali condizioni di inquinamento dei suoli, ma ritengono sbagliato che nella fase di valutazione della necessità di procedere alla bonifica dei suoli venga by-passato l'autorevole giudizio dei componenti della CTVIA -:
con la necessaria urgenza, i motivi per i quali è stata esclusa la CTVIA dall'ottemperanza delle prescrizioni dalla stessa imposte nel proprio parere n. 119 del 15 ottobre 2008 ed, in particolare, la prescrizione n. 3 che è quella che certamente riveste importanza e delicatezza maggiore;
se i Ministri interrogati ritengano opportuno ed urgente prima della definitiva concessione e prima del termine della Conferenza di servizi attualmente in atto emanare un ulteriore decreto ministeriale che, a modifica ed integrazione del decreto ministeriale n. 609 del 9 febbraio 2009, conferisca, come sembra opportuno, alla CTVIA la definitiva ottemperanza della prescrizione n. 3, a valle del parere dell'Agenzia regionale per la protezione ambientale della Basilicata.
(5-02138)

...

BENI E ATTIVITÀ CULTURALI

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro per i beni e le attività culturali, per sapere - premesso che:
in data 27 ottobre 2009, è stata presentata un'interpellanza urgente riguardante la presunta vendita ad un privato straniero dell'Archivio Vasari di Arezzo, a prima firma On. Soro, ed a cui ha risposto il Sottosegretario di Stato per i beni e le attività culturali, Francesco Maria Giro, nella seduta del 29 ottobre;
in tale interpellanza veniva precisato che la Soprintendenza archivistica per la Toscana ha notificato al comune di Arezzo, al presidente della provincia al presidente della regione Toscana, che, in data 23 settembre 2009, i signori Giovanni Festari (proprietario dell'Archivio Vasari) ed Enrico De Martino (procuratore speciale dei Sigg. Festari) hanno provveduto a perfezionare la denuncia di trasferimento a titolo oneroso, pari a 150 milioni di euro, della proprietà dell'Archivio Vasari;
con la medesima lettera si informavano gli enti interessati di avere tempo 90 giorni, a partire dal 23 settembre 2009, per formulare al Ministero per i beni e le attività culturali la proposta di prelazione corredata di delibera dell'Ente e la corrispondente postazione di bilancio che ne garantisca la copertura finanziaria della spesa;
nei giorni successivi è emerso con nitidezza che il Ministero e la Sovrintendenza archivistica per la Toscana, già da alcuni mesi, erano a conoscenza delle trattative in corso per la vendita dell'Archivio Vasari alla società immobiliare russa Ross Engineering, facente parte di un gruppo che si occupa principalmente

della realizzazione di centri commerciali e che, secondo notizie di stampa, sarebbe legato agli interessi del colosso dell'energia Gazprom;
agli enti territoriali interessati all'Archivio tale notizia è stata fornita con gran ritardo, con un atteggiamento da parte del Governo e della Soprintendenza archivistica per la Toscana che agli interpellanti appare inadeguato, quasi si trattasse della vendita di un qualsiasi bene sottoposto a tutela;
l'Archivio Vasari è dichiarato di interesse storico particolarmente importante, con i provvedimenti della Sovrintendenza archivistica per la Toscana n. 610 del 23 marzo 1991 e n. 680 del 19 gennaio 1996, nonché oggetto di «vincolo pertinenziale jure publico» disposto con decreto del Ministero per i beni e le attività culturali ed ambientali dell'8 settembre 1994 e trascritto presso la Conservatoria dei registri immobiliari di Arezzo in data 18 ottobre 1994, in ragione del quale l'Archivio Vasari è vincolato alla Casa Vasari in Arezzo;
l'Archivio Vasari è composto di 31 filze, ognuna con un piccolo scrigno di lettere, conti di casa Vasari, documenti legali, ricordi di famiglia. Semplici appunti scritti a mano, a penna, a matita, in mezzo a documenti di inestimabile valore: decine e decine di lettere inviate a Vasari da Cosimo I scritti tra il 1542 ed il 1547, le lettere inviate da «diversi huomini a messer Giorgio Vasari» tra il 1546 e il 1572, tra cui il traduttore dell'Eneide di Virgilio e di Aristotele Annibal Caro, il carteggio tra Michelangelo ed il Vasari dal 1550 al 1557, le lettere di Pio V dal 1556 al 1573, sonetti scritti da Michelangelo all'amico Giorgio, e altro;
con la richiamata interpellanza si chiedeva al Ministro per i beni e le attività culturali se intendesse avvalersi del diritto di prelazione assicurando nel contempo la valorizzazione e la più ampia fruibilità dell'Archivio e quali atti intendesse intraprendere al fine di evitare la vendita a stranieri ed assicurare il pieno rispetto del vincolo pertinenziale;
nella risposta del rappresentante del Governo si affermava che «...seppur l'ordinamento giuridico italiano non permette ad alcuno di impedire la vendita di un bene di proprietà privata, nel caso dell'Archivio Vasari vi è comunque un obbligo giuridico di permanenza nel museo di Arezzo del predetto bene mobile culturale» e che «tale destinazione pertinenziale, a suo tempo impugnata dai proprietari, è stata confermata con sentenza definitiva dal TAR delta Toscana»;
nella suddetta risposta si informava altresì che da notizie di stampa il signor Vasilj Stepanov, presidente del consiglio di amministrazione della Ross Eugineering che ha formulato la proposta di acquisto dell'Archivio Vasari e che ha sottoscritta insieme con il dottor Festari, non avrebbe acquistato per sé, ma per conto di un magnate russo nel frattempo deceduto e che, se tale notizia fosse confermata all'esito degli accertamenti in corso da parte delle Autorità inquirenti, risulterebbero nulle sia la compravendita stipulata sia la relativa denuncia, in quanto il Ministero per i beni e le attività culturali, in difformità da quanto prevede l'articolo 59 del Codice, non è stato posto nella condizione di conoscere le effettive generalità del venditore e dell'acquirente;
dalla data di discussione della suindicata interpellanza urgente, si sono verificate molte novità, tra cui la principale è la dichiarazione di validità della compravendita;
da giornali locali, si apprende infatti che l'accordo di compravendita è stato presentato giovedì 12 novembre 2009 all'Hotel Metropole di Mosca e che la società Ross ha acquistato l'Archivio Vasariano nel proprio esclusivo interesse, con il finanziamento del prezzo di acquisto garantito in via definitiva da parte di una primaria banca russa;
nella stessa conferenza stampa il rappresentante di Ross Engineering dichiarava di prendere atto del vincolo che lega l'Archivio a Casa Vasari di Mezzo, ma che nonostante ciò è interesse della Ross Engineering

attivare tutte le iniziative e le procedure finalizzate alla valorizzazione del compendio in modo che lo stesso possa essere fruito ed apprezzato come patrimonio artistico, storico e culturale dell'umanità, anche attraverso la sua esposizione nei più importanti musei del mondo -:
quali iniziative intenda assumere al fine di addivenire ad una puntuale e circostanziata valutazione del reale valore dell'Archivio vasariano, tenendo conto delle ipotesi assolutamente discordanti emerse nelle ultime settimane, elemento propedeutico ai fini della possibilità di esercitare il diritto di prelazione;
se non ritenga necessario rafforzare l'attuale vincolo pertinenziale, rendendo obbligatoria la permanenza nella Casa Vasari di Arezzo e prevedendo la valorizzazione nella sua sede naturale, anche al fine di fugare ogni ragionevole dubbio sul fatto che una volta portato all'estero, anche se per una importante mostra, l'Archivio possa non rientrare ad Arezzo;
quante risorse e quali iniziative intenda attivare in vista dell'anno 2011, anno in cui saranno celebrati i 500 anni dalla nascita dell'importante artista rinascimentale.
(2-00552)
«Veltroni, Quartiani, Mattesini, Nannicini, Zaccaria».

Interrogazioni a risposta scritta:

REGUZZONI. - Al Ministro per i beni e le attività culturali, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
il museo dell'aeronautica di Vizzola Ticino (provincia di Varese) sorge nell'area delle officine Caproni, in prossimità dell'aeroporto intercontinentale di Malpensa. La sua realizzazione ha investito qualità, creatività e capacità di innovazione di molteplici soggetti pubblici e privati. La valorizzazione dell'insediamento industriale Caproni di Vizzola Ticino, quale sede museale, rappresenta un tributo alla vocazione di un territorio, con risvolti culturali e turistici di una realtà industriale che ha raggiunto la leadership mondiale. La scelta del settore aeronautico si basa sul doveroso contributo che il territorio rende ad un comparto industriale che ha trovato in Lombardia, e in particolare nella provincia di Varese, il proprio luogo di nascita e la propria sede storica;
la ricerca scientifica sulle «macchine volanti» si è sviluppata nelle officine Caproni che, nei primi decenni del secolo, si insediarono nella regione Lombardia, privilegiata dalle caratteristiche morfologiche del territorio e dalle presenze industriali già attive nel settore meccanico. Nel corso degli anni grandi aziende produttrici di velivoli, quali Caproni, Agusta, SIAI Marchetti e AerMacchi, hanno generato un vero e proprio distretto industriale, che conserva ancora oggi tratti di eccellenza mondiale, di cui lo stesso aeroporto di Malpensa costituisce un segno distintivo. La costruzione del complesso industriale Caproni a Vizzola Ticino risale al 1911. Nel maggio dell'anno precedente l'ingegnere Gianni Caproni aveva trasferito presso la cascina Malpensa il suo primo aereo a motore - realizzato ad Arco di Trento - per effettuare i necessari collaudi. Nei mesi seguenti ricevette l'ordine di lasciare alla brigata specialisti dell'aviazione militare il campo di addestramento, ottenendo, però, di potersi trasferire sulla vasta area nella quale sarebbe sorta l'azienda, all'epoca occupata soltanto da un hangar, fatto erigere dal pilota Gherardo Baragiola;
gli edifici Caproni, che hanno mantenuto intatta la propria integrità strutturale, offrono ancor oggi uno degli esempi di maggiore interesse del territorio della provincia di Varese nel campo dell'archeologia industriale. Il complesso è costituito da corpi di fabbrica di varia altezza e di architettura semplice - ma non priva di dettagli raffinati - ricorrente negli insediamenti produttivi dell'epoca. L'insieme vanta, infatti, uniformità stilistica, strutturazione

armoniosa, attenzione ai valori cromatici e notevole cura nella distribuzione e nel rapporto reciproco dei singoli corpi di fabbrica. Il tessuto urbanistico si sviluppa intorno a un lungo asse centrale, una sorta di viale a fianco del quale sono allineate le diverse costruzioni. La prospettiva si conclude nella cappella dei caduti - la cui facciata intonacata si discosta dal carattere degli altri edifici - con il fronte inferiore tripartito: il blocco di ingresso, ornato da due pannelli a intonaco graffito, è affiancato da altrettante ali scandite da paraste. Al di sopra di una breve tettoia si eleva un secondo ordine, al centro del quale è graffito a mano libera nell'intonaco il motto «senza cozzar dirocco», coniato per l'impresa da Gabriele D'Annunzio. Di particolare raffinatezza è l'ala degli uffici, sistemata in una palazzina a due piani, sottolineata da una piccola piazza antistante. Le finestre, che ritmano i muri, sono elegantemente coronate, nella parte superiore, da una cornice di intonaco bianco graffito; blocchi di pietra dello stesso colore sono inseriti nella tessitura muraria, con una distribuzione irregolare, a spezzare e vivacizzare la massa rossa dei mattoni. Con i medesimi elementi compositivi sono state edificate anche le due palazzine ubicate all'estremo sud dell'area, in prossimità dell'antico ingresso, che versa oggi in stato di rovina, occultato dalla vegetazione. Alla funzionalità dei singoli edifici si aggiunge, così, una ricerca stilemica legata ai canoni dello storicismo e, in particolare, a ricordi del quattrocento lombardo, sia per l'uso del mattone a vista, sia per i motivi decorativi;
a queste peculiarità storiche e artistiche, piace aggiungere che vi è una particolare attenzione alla modernità, nell'ottica di valorizzazione e promozione dell'industria aeronautica del Paese, delle scuole di volo, delle compagnie aeree con base a Malpensa e, in genere, ad ogni aspetto legato alla contemporaneità, alla modernità, al progresso delle scienze e delle tecnologie, anche con il raggiungimento di opportune intese di collaborazione con i più importanti musei del Paese;
nel 2005 è nata la Fondazione Museo dell'Aeronautica, che annovera tra i soci fondatori Finmeccanica S.p.A. -:
se e come il Governo intenda sostenere lo sviluppo del Museo dell'aeronautica di Vizzola Ticino (provincia di Varese), anche per il tramite dei soggetti partecipati dallo Stato che risultano soci della predetta Fondazione, ovvero mediante specifiche iniziative di carattere normativo volte alla tutela di strutture come quella citata in premessa.
(4-05094)

ZAMPARUTTI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. - Al Ministro per i beni e le attività culturali, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
il comune di Salerno, con il pretesto del rischio sanitario, ha abbattuto numerose costruzioni che insistevano sull'area demaniale detta di Santa Teresa;
lo stesso comune, in seguito alla tabula rasa determinatasi nell'area demaniale marittima, benché questa fosse caratterizzata dal vincolo di inalienabilità e dalla possibile utilizzazione per servizi pubblici, ha invece previsto, nei propri strumenti urbanistici (piano urbanistico comunale e piano urbanistico attuativo) la realizzazione di un enorme edificio, denominato Crescent, ad uso privato per residenze di lusso;
detto edificio risulta già essere stato progettato dall'architetto catalano Ricardo Bofill in forma semicircolare di diametro interno m. 180 ed altezza m. 30, tale da occludere, come era per l'edificio di Punta Perotti a Bari, la storica relazione e la visuale tra città antica e mare, danneggiando in maniera irreparabile l'iconografia della città storica;
l'autorizzazione paesaggistica, rilasciata dal comune per il piano urbanistico

attuativo (PUA) comprendente detto progetto, si è consolidata per effetto della decorrenza del termine di 60 giorni in cui la Soprintendenza preposta avrebbe dovuto esprimersi;
l'autorizzazione paesaggistica relativa al progetto esecutivo del mastodontico edificio, anch'essa rilasciata dal comune, è stata confermata e condivisa dalla Soprintendenza in quanto congruente con il PUA, già tacitamente autorizzato;
l'area ed il suo rapporto con il centro storico, pur sottoposti alle disposizioni del codice dei beni culturali e del paesaggio (decreto legislativo n. 42 del 2004) risulteranno, in ragione di tale intervento, irrimediabilmente compromessi;
il progetto di costruzione del mastodontico edificio ha scatenato un notevole dissenso al punto che numerosissimi cittadini di Salerno si sono riuniti in associazione, costituendo il Comitato «No Crescent»;
la direzione regionale per i beni culturali e paesaggistici della Campania, con sede in Napoli con nota del 21 settembre 2009 (prot. n. 14476), a firma del direttore regionale dottor Angelini, preso atto anche del livello di dissenso verso la progettata opera, è intervenuta nella vicenda sottolineando che il progetto, in considerazione della sua rilevanza sia sotto l'aspetto architettonico che paesaggistico, era stato trasmesso al Comitato tecnico scientifico per acquisirne parere nel merito, e che solo il decorrere dei tempi procedurali a causa della pausa nel mese di agosto ha di fatto impedito l'annullamento della autorizzazione paesaggistica comunale da parte della competente Soprintendenza territoriale, che pure nutriva forti perplessità in merito alla soluzione progettuale;
la direzione regionale per i beni culturali nella nota ha espresso testualmente «la convinzione che si debba migliorare l'aspetto della sostenibilità paesaggistica della trasformazione dell'area di progetto rivedendo in particolare il rapporto della città con il mare al fine di renderlo l'elemento prioritario e conduttore delle nuove scelte urbanistiche;
tale nota conclude, affermando la necessità di rivisitazione del progetto da parte del comune -:
se i Ministri interessati ritengano che il controllo ex articolo 159 del decreto legislativo n. 42 del 2004 delle autorizzazioni paesaggistiche citate, cui potranno ascriversi irreversibili danni paesistici, sia avvenuto in base alle procedure previste e conformemente alle vigenti disposizioni di legge;
se la nota del 21 settembre 2009 (prot. n. 14476) della Direzione regionale per i beni culturali e paesaggistici della Campania, a firma del direttore regionale dottor Angelini, rappresenti la posizione ufficiale del Ministero per i beni e le attività culturali e se la stessa costituisca, quindi, esplicita sconfessione dell'operato della competente Soprintendenza di Salerno;
quali iniziative intendano porre in essere per scongiurare l'ormai accertato ed imminente danno paesaggistico e per verificare eventuali responsabilità disciplinari e amministrative dei funzionari e dirigenti che, evidentemente, quel danno potrebbero aver determinato.
(4-05099)

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ECONOMIA E FINANZE

Interrogazione a risposta scritta:

DE MICHELI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
L'Agenzia delle Entrate (per brevità AE), nell'anno 2008 ha bandito un concorso per il reclutamento di 1180 funzionari tributari (Gazzetta Ufficiale n. 13 del 15 febbraio 2008) il cui iter concorsuale prevede 4 fasi: una prova scritta di natura tecnica, una prova scritta di natura attitudinale, un tirocinio teorico pratico

e una prova orale teorica. Al tirocinio fase 3 si accede se si supera la prova tecnica e successivamente la prova attitudinale rientrando nei posti messi a concorso a livello regionale aumentati del 40 per cento sempreché si sia realizzato un voto minimo di 24/30. Soltanto pochi mesi dopo l'agenzia delle entrate bandiva un nuovo concorso con le identiche modalità senza procedere alla chiamata degli idonei al tirocinio già in graduatoria concorso per 825 funzionari tributari Gazzetta Ufficiale del 30 dicembre 2008 n. 101), nonostante la soglia di idoneità (fosse elevata e fosse previsto il voto minimo di 100/110 di laurea, generando in tal modo notevoli perplessità oltre che dispendio inutile di ingenti risorse per nuove procedure concorsuali. Lo stesso TAR del Lazio in una recentissima sentenza (sentenza n. 8742 del 2009) su ricorso di alcune decine di idonei al tirocinio, affiancati dalla UGL agenzie fiscali (che sta intraprendendo tra l'altro iniziative volte alla promozione di una proposta di legge volta allo scorrimento integrale delle graduatorie degli idonei), si è favorevolmente espresso dichiarando l'obbligo per l'Amministrazione di ammettere i ricorrenti al tirocinio, condannando al contempo l'Agenzia al pagamento delle spese;
considerando i due concorsi suddetti banditi dall'Agenzia delle entrate, ad oggi l'amministrazione finanziaria è in possesso di almeno 2.000 candidati idonei al tirocinio per completare il processo di reclutamento di personale che l'Agenzia delle entrate e l'Agenzia delle dogane intendono attuare con le risorse già programmate per il 2010;
una analoga situazione si creò allorquando l'Agenzia delle entrate bandì nel 2005 un concorso per 1.500 funzionari tributari e pur avendo a disposizione circa altrettanti idonei per essere assunti con contratto di formazione e lavoro (allora l'iter concorsuale non prevedeva il tirocinio) bandì nel 2007 (inspiegabilmente) un nuovo concorso con le medesime modalità assumendo 500 nuovi funzionari senza attingere agli idonei. La cosa non passò inosservata agli occhi del legislatore che nella legge finanziaria per il 2008, riconobbe (con interesse bipartisan delle forze politiche) e grazie all'azione di un comitato all'uopo creato, il diritto rivendicato dagli idonei dei concorsi del 2005 e del 2007. Essa vincolò l'Agenzia delle entrate ad attingere prioritariamente dalle graduatorie dei due concorsi (venne creata una graduatoria unica nazionale) almeno 750 idonei da assumere prima di bandire nuovi concorsi, facendo assorbire il resto della graduatoria (gli ultimi saranno assunti entro quest'anno) dall'Agenzia delle dogane. Proprio a quest'ultima agenzia l'articolo 3, comma 347, della finanziaria 2008, ha concesso risorse per l'assunzione degli idonei, pari a 34 milioni nel 2008, 46 milioni nel 2009 e addirittura 62 milioni nel 2010, per l'assorbimento di un totale di quasi 1.200 idonei (di cui al piano del giugno 2008, nota n. 2727, che prevedeva l'assunzione dei 1178 idonei nell'arco triennale 2008/2010). Questi ultimi, visto l'alto tasso di rinunce verrà completamente assorbito, già entro la fine del 2009. Ciò significa che notevoli risorse sono ancora disponibili anche per le dogane al fine di completare gli organici da sempre in sofferenza dal punto di vista numerico di circa 2.000 unità prima degli stanziamenti della finanziaria 2008 e solo in modesta parte completati con gli idonei dei precedenti concorsi;
il fabbisogno può senz'altro essere soddisfatto dai candidati idonei ai tirocini (che hanno già superato 2 selettive prove concorsuali con votazioni molto importanti), senza spreco inutile di ingenti risorse per nuovi concorsi;
ci sono quindi i fondi, ci sono gli uomini ma manca la volontà dell'amministrazione di ottimizzare le risorse affidate che, specialmente in questo periodo così delicato per il Paese, mai come oggi devono spingere le amministrazioni al

buon andamento ed al loro utilizzo efficace ed efficiente -:
se l'amministrazione finanziaria (nella fattispecie l'Agenzia delle entrate e l'Agenzia delle dogane) prima di bandire nuovi concorsi, siano vincolate per legge nel prosieguo dei loro programmi di assunzione, ad attingere prioritariamente dalle graduatorie degli idonei al tirocinio già esistenti create con i due concorsi banditi dall'Agenzia delle entrate nel 2008, fino ad esaurirle, considerato che già nel 2010 l'Agenzia delle entrate intende reclutare altri 1.500 nuovi funzionari tributari (come si evince dal piano dei controlli 2008-2010 comunicato dall'Ufficio stampa dell'Agenzia delle entrate stessa di cui Le alleghiamo copia) e intenda farlo bandendo un nuovo concorso e al contempo l'Agenzia delle dogane dispone di ancora gran parte delle risorse affidategli dalla legge finanziaria 2008 per completare il suo programma di reclutamento.
(4-05082)

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GIUSTIZIA

Interrogazioni a risposta scritta:

REGUZZONI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
una interessante inchiesta del settimanale Panorama evidenzia un elevato numero di minori oggetto di provvedimenti dell'autorità giudiziaria tesi a sottrarli alla patria potestà dei genitori naturali;
quali siano i reali numeri del fenomeno, con particolare ma non esclusivo riferimento: al numero complessivo di minori coinvolti; al numero di questi figli di genitori italiani o di stranieri; del numero attuale affidati a comunità protette; del numero dichiarati «adottabili» -:
se e quali azioni il Governo abbia in attuazione ai fini di migliorare le procedure e meglio tutelare i minori.
(4-05083)

BORGHESI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
sembra che il procuratore capo di Rovigo, dottor Lorenzo Zen, in relazione ad un fallimento, abbia dichiarato «chiusa» una azione penale senza passare per il gip, senza dare a tempo debito comunicazione alle parti interessate, senza raccogliere testimonianze offerte sorvolando su una denuncia per associazione a delinquere fatta anche nei confronti del curatore e facendo riferimento solo ad una parte delle iniziali contestazioni;
il tutto mentre un altro magistrato, la dottoressa Ghedini afferma di avere dato tutte le delucidazioni richieste quando ciò sarebbe il contrario di quanto avvenuto;
tale fatto è stato appreso casualmente, mentre stante l'obbligatorietà dell'azione penale, richiamata dalla Costituzione, è diritto delle parti interessate ad essere avvertite secondo quanto previsto dall'articolo 408 del codice di procedura penale;
che poi nella chiusura si faccia riferimento «solo» agli articoli 2621 codice civile e 216 regio decreto 16 marzo 1942, n. 267 tralasciando il 110 del codice penale (concorso di persone nel reato) ipotizzato in primo tempo forse pone ulteriori interrogativi;
ove non bastasse, se questa chiusura avviene successivamente alla richiesta di essere sentiti avendo da riferire cose rilevanti riguardanti i fatti, senza che la richiesta sia accolta, forse è fatto sul quale riflettere;
appare pure contraddittorio il fatto che da un lato si affermi di aver dato tutte le delucidazioni richieste all'interessato, mentre con un altro documento l'avvocato comunica che non ha avuto accesso ai determinati atti;
va precisato che trattasi di un fallimento nel quale sono spariti diversi miliardi -:
se il Ministro sia a conoscenza dei fatti sopra riportati e se non ritenga di dover disporre un'ispezione al riguardo.
(4-05105)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazione a risposta in Commissione:

VELO e LOVELLI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
il settore dell'autotrasporto da oltre un anno, oltre a risentire della crisi economica mondiale, ha manifestato motivi di difficoltà legati all'andamento dei costi di gestione, in gran parte dovuti alla dinamica dei prezzi dei carburanti, e situazioni di criticità normativa, fiscale e finanziaria;
le principali sigle delle associazioni dell'autotrasporto merci, sono di nuovo a denunciare il mancato rispetto delle richieste del settore inserite nel Protocollo di intesa sottoscritto da tutte le sigle di rappresentanza in data 25 giugno 2008;
molte delle misure ivi previste tardano a trovare integrale e fedele attuazione, non risultando essere stati ancora emanati importanti atti governativi;
in data 24 giungo 2009 il Governo, rispondendo all'interrogazione 5-01381, annunciava una serie di misure concrete a sostegno del settore, ma a tutt'oggi risultano ancora da risolvere le seguenti questioni: non risulterebbero ancora disponibili il 75 per cento delle risorse per i contributi per l'acquisto dei veicoli euro 5; manca l'individuazione dell'osservatorio di controllo previsto dall'articolo 83-bis del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112; non è ancora disponibile l'ulteriore sconto del 7 per cento sui pedaggi autostradali; mancano i regolamenti dei decreti relativi alla formazione professionale, agli incentivi per l'aggregazione di imprese; non risulta attivo il fondo di garanzia per agevolare l'accesso al credito delle piccole e medie imprese del settore -:
quali siano i tempi per l'attuazione degli impegni già assunti dal Governo ed illustrati nella risposta alla interrogazione 5-01381.
(5-02134)

Interrogazioni a risposta scritta:

DIMA. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
i lavori di ammodernamento e di messa in sicurezza della strada statale 106 si sono resi necessari per adeguare questa importante arteria stradale agli standard di sicurezza attualmente in vigore che impongono, tra gli altri, il rispetto di alcuni requisiti finalizzati non solo a salvaguardare l'incolumità dei fruitori ma anche a garantire la scorrevolezza del traffico privato e commerciale;
la complessità dell'intervento, che è determinato sia dalla lunghezza dell'infrastruttura, circa 490 Km, con il tratto più importante ed impegnativo sul versante ionico della Calabria, sia dalla necessità di operare varianti di tracciato rispetto all'originario, ha prodotto un impegno finanziario di non poco conto che ha costretto l'Anas a suddividere il tratto calabrese in dodici macrolotti, alcuni dei quali già appaltati ed in corso di esecuzione, per un investimento totale stimato di circa 15 miliardi di euro tanto che si è deciso di procedere al finanziamento dei singoli lotti;
la stessa Anas ritiene questa opera di ammodernamento come uno degli assi portanti e di supporto dell'urbanizzazione costiera del Mezzogiorno e questa arteria fondamentale nel sistema viario nazionale perché costituisce la chiusura del corridoio trasportistico tra l'Autostrada Salerno/Reggio Calabria e la E90; rappresenta l'unica strada di accesso, sul versante ionico, alle regioni Calabria, Basilicata e Puglia; è l'itinerario di collegamento della dorsale ionica al versante adriatico;
in attesa del completamento dei lavori di ammodernamento della statale ionica, è necessario comunque dare una risposta concreta ed immediata, in termini di sicurezza, aitanti fruitori di questa arteria che, per l'alto numero di incidenti registrati, molti dei quali purtroppo mortali, ha assunto il triste nome di «strada

della morte» ed il non invidiabile primato di essere tra le strade meno sicure d'Italia;
la stampa nazionale ha riportato la notizia che l'Anas, a partire dal prossimo mese di giugno, inizierà la sperimentazione del tutor su tre strade statali tra le più pericolose dell'intera rete nazionale e cioè la Romea, l'Aurelia e la Domiziana;
in molte relazioni della polizia stradale e della stessa Anas si evidenzia che nei tratti stradali ed autostradali dov'è installato il sistema di misurazione della velocità media, la percentuale delle violazioni al codice della strada e degli incidenti mortali legati all'alta velocità si è drasticamente ridotta -:
se il Ministro ritenga opportuno avviare, di concerto con l'Anas, la sperimentazione del tutor anche sulla strada statale 106 al fine di garantire più sicurezza alla circolazione e ridurre il numero degli incidenti in attesa del completamento delle opere di ammodernamento della stessa.
(4-05078)

LA LOGGIA. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
lunedì 16 novembre 2009, il personale di terra di Alitalia dell'aereoporto di Fiumicino ha organizzato un'assemblea sindacale per protestare contro l'entrata in vigore del nuovo orario di lavoro che, ad avviso di tale personale, violerebbe le norme contrattuali;
la partecipazione dei dipendenti a tale assemblea ha generato notevoli disagi al traffico aereo da e per l'aeroporto di Fiumicino, causando la cancellazione di circa 80 voli, pesanti ritardi e lunghe code ai check-in per migliaia di passeggeri, con notevoli ripercussioni anche nel traffico aereo della giornata di martedì;
la legge n. 146 del 1990 così come modificata dalla legge n. 83 del 2000, che regola il diritto di sciopero nell'ambito dei servizi pubblici essenziali, al fine di contemperare il suo esercizio da parte dei lavoratori con i diritti degli utenti, dispone che tale diritto allo sciopero, debba svolgersi secondo un certo iter che comprende l'obbligo del preavviso, l'obbligo di comunicazione agli utenti e la garanzia di un livello minimo di servizio;
ora, da notizie assunte presso la direzione dell'aeroporto di Fiumicino, sembrerebbe che l'assemblea dei lavoratori si sarebbe dovuta svolgere dalle ore 10 alle ore 12 e dalle ore 15 alle ore 17 del giorno 16 novembre 2009, così come comunicato dai responsabili sindacali. E, al contrario, si sia svolta per quasi l'intera giornata;
sembrerebbe altresì, che sarebbe stata garantita la presenza al lavoro di almeno il 50 per cento dei lavoratori e che invece l'adesione all'assemblea abbia superato il 75 per cento -:
se il ministro interrogato, al di là della procedura già avviata dalla Commissione di garanzia di cui alla legge predetta, sia pertanto a conoscenza se l'agitazione sindacale del 16 novembre 2009 sia avvenuta o meno nel rispetto delle procedure previste dalla normativa vigente e non, come sembra, in chiara violazione delle stesse;
nel caso in cui ritenga che si sia configurata una interruzione del pubblico servizio quali provvedimenti, nell'ambito delle proprie competenze, abbia adottato o intende adottare per tutelare il diritto alla mobilità di migliaia di utenti.
(4-05088)

BUCCHINO. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
nel mese di gennaio 2009 i pensionati residenti in Canada di Alitalia Linee Italiane s.p.a. hanno ricevuto una lettera della stessa società con cui venivano informati che l'Alitalia terminava le proprie

attività internazionali e che quindi sarebbe stato terminato anche il rapporto con i propri pensionati in Canada;
la società informava altresì i pensionati che dal 31 dicembre 2008:
a) il Fondo pensionistico gestito dall'Alitalia era stato soppresso;
b) l'Alitalia non era più l'amministratore del Fondo pensionistico;
c) il Fondo sarebbe stato trasferito e registrato presso le autorità competenti canadesi;
l'Alitalia Linee Aeree Italiane S.p.a. rendeva successivamente noto che la decisione della compagnia aerea relativa alla soppressione del Fondo pensionistico era stata comunicata all'OSFI (Office of the superintendent of financial institution) e che uno studio assicurativo privato canadese, il Thomson Tomey Actuarial di Toronto, era stato incaricato di sovrintendere il Fondo per gestirne la liquidazione e che i pensionati interessati sarebbero stati successivamente informati in merito alle procedure ed ai tempi necessari per le attività liquidatorie;
nel mese di marzo 2009 i pensionati dell'Alitalia residenti in Canada ricevevano una lettera dello studio Thomson Tomey nella quale veniva loro comunicato che nel Fondo pensione precedentemente gestito dall'Alitalia era stato trovato un disavanzo contributivo di 1.175.496 dollari canadesi e che i tentativi di ottenere il reintegro di tale disavanzo era stato disatteso da parte di Alitalia Linee Aeree Italiane S.p.a.;
la mancata copertura di detto disavanzo si tradurrà per i pensionati interessati a partire dal 1o dicembre 2009, e forse con effetto retroattivo, in una riduzione delle già esigue rendite pensionistiche di circa il 30 per cento;
i pensionati colpiti sono italiani emigrati in Canada con contratti Alitalia locali (quindi meno vantaggiosi di quelli degli impiegati in Italia) i quali hanno prestato servizio con orgoglio e dedizione per diversi decenni per la compagnia aerea di bandiera italiana e non hanno la fortuna di avvalersi di alcun ammortizzatore sociale o di speciali privilegi -:
se i Ministri interrogati siano al corrente del disavanzo contributivo di 1.175.496 dollari canadesi del Fondo pensionistico dell'Alitalia Linee Aeree Italiane S.p.a. per gli impiegati residenti in Canada;
se intendano intervenire rispetto alla verosimilmente grave situazione di inadempienza contrattuale che si è creata a danno dei pensionati dell'Alitalia residenti in Canada e di violazione degli accordi di natura pensionistica stipulati dalle parti in causa;
in che modo intenda tutelare al meglio i diritti pensionistici acquisiti dagli ex lavoratori dell'Alitalia residenti in Canada in modo che non sia pregiudicato l'importo della loro pensione.
(4-05101)

PIFFARI e CIMADORO. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
in data 25 luglio 2009, alcuni giornali on-line (in particolare Bergamonews e Varesenews) hanno diffuso le dichiarazioni d'impegno del presidente della regione Lombardia, Roberto Formigoni, e dell'assessore regionale alle infrastrutture e mobilità, Raffaele Cattaneo, circa il miglioramento delle condizioni, della puntualità e della pulizia, del trasporto ferroviario e delle stazioni in regione già da settembre 2009;
nei primi giorni di settembre 2009 lo stesso assessore regionale ha confermato il contestuale avviamento di nuovi e maggiori servizi ai pendolari lombardi, che sommati a quelli extra regione, sono stimati in 6 milioni di persone;
durante la video conferenza dell'8 settembre 2009 tenuta insieme al Ministro interrogato Altero Matteoli e all'amministratore delegato di Trenitalia Mauro Moretti, l'assessore Cattaneo ha reso nota

l'inaugurazione, in via sperimentale, di nuove corse sul tratto Bergamo-Treviglio;
da un articolo pubblicato da Bergamonews il 24 settembre 2009, si apprende dal Comitato Pendolari Bergamaschi che nonostante le dichiarazioni della regione Lombardia la situazione degli utenti è rimasta invariata con criticità ormai croniche sia per quanto attiene ai tempi di percorrenza che alla precaria igiene in cui versano stazioni e convogli;
da un articolo del 30 ottobre 2009 apparso sul Giornale di Treviglio si apprende che le condizioni igieniche della stazione centrale di Treviglio sono precarie, a causa del mancato pagamento, dal mese di agosto, degli stipendi agli addetti della cooperativa che ha in appalto la pulizia dello scalo. Stesse problematiche sono state riscontrate in altre stazioni di importanti province lombarde;
dalla stessa fonte si apprende che il servizio di pulizia è stato dato in appalto da Rete ferroviaria italiana a «Centostazioni» e che, con una serie di passaggi in sub-appalto, è stato definitivamente assegnata alla Cooperativa Csi di Roma;
questo sistema, composto da una lunga serie di passaggi di competenze da un soggetto all'altro, ha inceppato il sistema, danneggiando non solo gli utenti ma specialmente i lavoratori della cooperativa;
a rendere ancor più critica la situazione dei pendolari, su Bergamonews del 24 settembre 2009 e del 6 novembre 2009, il Comitato Pendolari Bergamaschi non solo continua a lamentare disagi circa i tempi di percorrenza e la pulizia dei convogli, ma denuncia anche la violazione della «carta dei servizi» e dell'accordo stipulato tra regione Lombardia e Trenitalia nel dicembre 2008 che garantiva come «misure minime di validità dell'accordo» treni con almeno 7/8 carrozze a doppio piano -:
quali iniziative il Governo intenda adottare nei confronti di Trenitalia al fine di garantire un servizio dignitoso ed efficiente per i milioni di utenti che quotidianamente fanno uso del treno per i propri spostamenti;
se non ritenga opportuno predisporre misure adeguate per evitare l'inutile spreco di risorse causate dai numerosi passaggi in subappalto nella fornitura di servizi legati al trasporto ferroviario e garantire l'adempimento degli obblighi connessi ai contratti di subappalto, specialmente nei confronti dei dipendenti delle società assegnatarie;
quale tipo di iniziative il Governo intenda assumere per scongiurare la sistematica riduzione di materiale rotabile e dei posti a sedere disponibili per gli utenti che, di fatto, disincentiva il ricorso al trasporto pubblico, che di contro, secondo gli interroganti, andrebbe potenziato e incentivato specie in regioni d'Italia dove la percentuale di mobilità è elevatissima e dove altrettanto elevato è il bisogno di ridurre le emissioni inquinanti in atmosfera su cui incide anche il ricorso al trasporto privato.
(4-05103)

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INTERNO

Interpellanza:

Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro dell'interno, per sapere - premesso che:
recenti dichiarazioni del Ministro dell'interno fanno riferimento all'allarme terrorismo e confermano che la città di Bologna rientra tra le zone maggiormente a rischio;
senza diffondere allarmismi generalizzati è comunque opportuno cercare di mantenere un alto livello di attenzione sulle problematiche che il Ministro ha rappresentato;
un clima politico e sociale di tensione potrebbe indirettamente favorire un avvicinamento tra vari estremismi e a questo proposito l'interpellante esprime preoccupazione

ad esempio per le tensioni tra esponenti della Fiom e della Cisl recentemente riportate da fonti di stampa in quanto segnalano un malessere sociale che potrebbe diventare un terreno di coltura per possibili manifestazioni violente;
già in altri atti di sindacato ispettivo l'interpellante aveva segnalato il rischio di un collegamento possibile tra estremismo islamico e settori dell'estrema sinistra e no-global, che suscitano grande preoccupazione nell'interpellante ed in molti cittadini bolognesi -:
se il Governo possa fornire elementi in relazione a collegamenti fra settori della estrema sinistra, dell'estremismo islamico e settori no-global specificando quali siano gli interventi programmati per garantire la sicurezza della città e quali le misure per potenziare i controlli, con particolare riguardo ai luoghi che dovrebbero essere solo di culto ma che in realtà si trasformano sovente in centri di diffusione ed esaltazione di certe forme di terrorismo.
(2-00550)
«Garagnani».

Interrogazioni a risposta scritta:

DE CORATO. - Al Ministro dell'interno, al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
l'undici novembre 2009 la squadra mobile della Polizia di Stato di Milano, ha eseguito tre arresti per associazione a delinquere finalizzata all'occupazione abusiva di immobili. I fermati, Giovanna Pesco di 57 anni, la figlia, Anna Cardinale di 39 anni, e il suo compagno, Omar Moreschi, di 29 anni, sono accusati di gestire le occupazioni abusive di uno stabile di proprietà del comune di Milano in via Luigi Monti. Dietro un compenso che ammontava dagli 800 ai 1500 euro, mettevano a disposizione degli abusivi gli alloggi popolari, dopo essersene illecitamente impossessati;
gli inquilini di via Luigi Monti avevano inoltrato all'amministrazione milanese un esposto di denuncia della situazione (che ad agosto 2009 è stato pubblicato on-line dall'Associazione «Sos Racket e Usura») protocollato il 24 febbraio 1997. Il 21 ottobre del 1999 la commissione comunale assegnazione alloggi aveva chiesto l'escomio dell'appartamento occupato in via Monti dalla famiglia Pesco. Successivamente, il decreto di rilascio è stato impugnato al Tar, che ne ha sospeso l'esecuzione, impedendo così l'escomio già disposto. Tanto che da nove anni il Comune di Milano attende ancora che i giudici del Tribunale amministrativo regionale si esprimano nel merito, nonostante tre solleciti inoltrati;
l'amministrazione, solo in quella via e limitatamente ai civici 15, 16 e 23, ha comunicato ben 33 querele, avviando pertanto l'azione giudiziaria, e predisposto 42 decreti di rilascio, propedeutici agli sgomberi. E nel quartiere Niguarda, per le sole vie Monti, Ciriè, Largo Rapallo e via Val Daone, ha presentato 96 querele -:
se i Ministri interrogati, alla luce delle querele presentate dal comune per via Luigi Monti, intendono riferire se e quante denunce di occupazioni abusive da parte dei cittadini siano state notificate al commissariato di Polizia di Stato Greco Turro o al comando della stazione dei Carabinieri della stazione Greco, che ne hanno la competenza territoriale e se siano state avviate indagini con riferimento alle citate denunce.
(4-05077)

CARDINALE, SAMPERI, MASTROMAURO e SBROLLINI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
gli esami per l'accesso al ruolo di Vigile del fuoco nel concorso bandito il 2 ottobre 2009 prevedono una prova ginnica particolarmente selettiva (la trazione verticale);
nelle precedenti edizioni del concorso pubblico per Vigile del fuoco le prove ginniche si limitavano alla salita della fune con la possibilità di utilizzo delle braccia e delle gambe;

la trazione si basa interamente sulla forza muscolare delle braccia;
nei primi 15 giorni di prove il 99 per cento delle ragazze non sono riuscite a superare la prova, risultata gravosa anche per gli uomini;
nessun altro corpo dello Stato (Polizia, Carabinieri, Esercito) prevede una selezione tanto pesante -:
se non ritenga la suddetta prova ginnica (la trazione verticale) discriminatoria verso le donne e quindi se non ritenga opportuno bloccare gli esami concorsuali e individuare possibili soluzioni in modo da non rendere proibitivo l'inserimento di cittadini di sesso femminile nel corpo dei Vigili del fuoco.
(4-05081)

REGUZZONI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
nel quartiere milanese denominato «QT8» sono numerose le segnalazioni di cittadini per il livello di degrado ed incuria di zone ed aree che appaiono in balia della prostituzione e dello spaccio di droga;
l'impegno del Governo a favore della sicurezza e nella lotta alla criminalità ha portato ottimi risultati ed appare fatto evidente e notoriamente positivo;
il comune di Milano ha annunciato un piano di riqualificazione di alcune aree nel quartiere in parola; tra gli interventi previsti vi è anche la realizzazione di infrastrutture sportive e dedicate ai più giovani -:
se e quali azioni il Governo intenda attuare con specifico riferimento alla situazione del quartiere «QT8» a Milano, proseguendo e implementando lo sforzo in atto per garantire maggiore sicurezza e serenità alle famiglie milanesi.
(4-05086)

MIOTTO, SBROLLINI e NACCARATO. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
la funzionalità dello sportello unico per l'immigrazione della prefettura di Vicenza è messa in discussione da direttive che meritano di essere attentamente verificate;
per ignote ragioni sarebbe in atto un blocco nella trattazione delle pratiche relative ai flussi migratori 2007/2008, dal 24 luglio 2009;
la conseguenza di tali provvedimenti comporta condizioni di criticità che impediscono la concreta possibilità di regolarizzare le situazioni di immigrati che attendono da due anni legittime risposte alle richieste presentate e rischiano di vedere compromessi i loro diritti;
alcuni operatori dello sportello unico per l'immigrazione hanno rappresentato il disagio conseguente ad un'inspiegabile condizione di inoperatività lavorativa, accanto alla carenza di informazioni sul funzionamento dello sportello;
la dotazione tecnica degli uffici è carente, mentre l'organico è prevalentemente costituito da personale precario, peraltro animato da spirito di dedizione e professionalità encomiabili;
in queste settimane un importante sindacato - la CGIL - ha rappresentato queste problematiche ai dirigenti della prefettura di Vicenza, a dimostrazione della valenza sociale che il problema riveste; peraltro a quanto consta agli interroganti un delegato sindacale CGIL dipendente della prefettura, che aveva rappresentato alla sua organizzazione le criticità dello sportello, ha subito un trasferimento di ufficio non motivato, con conseguente demansionamento -:
se il Ministro sia a conoscenza della situazione di blocco nella trattazione dei flussi migratori 2007/2008 presso lo sportello unico per l'immigrazione di Vicenza;
se il Ministro sia a conoscenza delle disfunzioni che caratterizzano l'attività degli uffici dello sportello;
quali iniziative il Ministro intenda porre in essere per evitare ulteriori ritardi che ledono i diritti delle persone immigrate.
(4-05089)

FERRARI e CORSINI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
in data 3 luglio 2009 presso gli Spedali Civili di Brescia nascono Fathia e Marouane, figli di due genitori marocchini, Fatima e Ahmed Ait Bouifosuan. Purtroppo il maschio Marouane cessa di vivere dopo pochissimi giorni. I genitori, soggiornanti in Italia da 13 anni e da 4 residenti nel comune di Pompiano, in provincia di Brescia, con regolari permessi di soggiorno, si recano dal sindaco del comune, Serafino Bertuletti, per chiedere una sepoltura per il proprio figlio nel Cimitero comunale. Ma il sindaco nega la sepoltura con argomentazioni, secondo gli interroganti, pretestuose;
nel comune di Adro, in provincia di Brescia, alcuni bambini, residenti nel comune medesimo, che frequentano le scuole materna, elementare e media, dallo scorso 4 novembre, a seguito di un'ordinanza emessa dall'assessore comunale alla pubblica istruzione, Patrizia Galli, sono stati esclusi dal servizio di mensa e scuolabus erogati dalla amministrazione comunale con la giustificazione che le loro famiglie, di origine magrebina, sono in ritardo con il pagamento delle rate, a causa della messa in cassa integrazione e del licenziamento dei genitori, per una somma non superiore ai 3.000 euro;
nel comune di Coccaglio, in provincia di Brescia, l'assessore alla sicurezza, Claudio Abbiendi ha organizzato un'operazione denominata «White Christmas» che si propone, in vista del Natale, di controllare casa per casa la condizione degli immigrati, per verificare, sulla base parrebbe di indicazioni fornite dallo stesso Ministro interrogato (lo dichiara l'Assessore Abbiendi) la regolarità del permesso di soggiorno, e tale iniziativa si sta estendendo nei vicini comuni di Castelcovati e di Castrezzato -:
se risponda al vero che il Comune di Coccaglio ha avviato l'operazione «White Christmas» di concerto con il Ministro interrogato; se, infine, non ritenga opportuno e conseguente ai suoi doveri istituzionali assumere le opportune iniziative al fine di promuovere l'integrazione degli immigrati.
(4-05090)

DI STANISLAO. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
secondo fonti Istat, i cittadini stranieri residenti in Abruzzo al 31 dicembre 2008 sono risultati 69.641, con un'incidenza del 5,2 per cento sulla popolazione complessiva regionale (più che doppia rispetto alla media riscontrata nel Meridione della penisola) e un incremento pari al 16,6 per cento in rapporto all'anno precedente;
Teramo è la provincia che accoglie il maggior numero di immigrati (circa 21.000), seguita dall'Aquilano (poco più di 19.000), dal Teatino (poco meno di 17.000) e dal Pescarese (poco più di 12.500). In generale, si tratta di una popolazione in cui la presenza femminile sfiora il 53 per cento (con un picco di oltre il 55 per cento nella provincia di Pescara): un dato significativo, se si pensa che supera di due punti percentuali la media nazionale e di tre punti e mezzo quella delle regioni settentrionali. A questo si aggiunge un'importante incidenza dei minori (19,5 per cento, con un valore massimo del 21,4 per cento nel Teramano) e un non trascurabile livello (17,5 per cento nelle acquisizioni di cittadinanza (dove prevalgono quelle concesse ai romeni per matrimonio e ai marocchini per residenza), superiore di due punti percentuali la prima e di mezzo punto percentuale la seconda rispetto al Sud d'Italia;
nel loro insieme, tali fattori confermano la stabilizzazione sociale dell'immigrazione in Abruzzo e la sua tendenza al radicamento territoriale già rilevate negli anni precedenti. E ciò nonostante le battute d'arresto causate dalla recente crisi economica mondiale;
stando alle stime di Caritas e Migrantes riferite agli inizi del 2008, i cittadini stranieri presenti nel comparto regionale provengono nella stragrande maggioranza

dalla penisola balcanica e dall'Europa centro-orientale, mentre solo ad ampia distanza seguono gli altri continenti. Tra le dieci nazionalità straniere più consistenti figurano, in termini decrescenti, i romeni e gli albanesi (che insieme totalizzano oltre i due quinti dei residenti), i macedoni, i marocchini e i cinesi (comunità ancora numerose, circa un quinto delle presenze se prese assieme, ma assai lontane dalle prime per valore numerico), gli ucraini, i polacchi, i serbo-montenegrini, i senegalesi e i brasiliani. Questi dati scarni segnalano tuttavia qualcosa sul piano delle appartenenze culturali: il 58 per cento degli immigrati è di religione cristiana, con una netta prevalenza della componente ortodossa (due terzi), mentre per un 28 per cento sono di religione musulmana; ebrei, induisti, buddisti e animisti raggiungono invece incidenze non significative (1,50 nel loro complesso). Fra le comunità di spicco, i romeni sono di religione ortodossa nell'84,7 per cento dei casi e i cattolici raggiungono un modesto 6 per cento; dal loro canto, gli albanesi sono per il 70 per cento islamici, mentre i restanti si dividono tra cristiani ortodossi (20 per cento) e cattolici (10 per cento). Sono in larghissima parte musulmani i marocchini (99 per cento) e i senegalesi (92 per cento), cui fanno da contraltare i macedoni che sono tutti di religione ortodossa;
questo significa che nella nostra regione c'è un'immigrazione di tipo stabile, ci sono cioè delle famiglie che mettono letteralmente le «radici» in Abruzzo, infatti ci sono 10.709 ragazzi iscritti nelle varie scuole. La stabilizzazione sociale dell'immigrazione è determinata anche dall'occupazione. Il 44,8 per cento lavora nell'industria tessile, alimentare, meccanica e nelle costruzioni. Uno dei settori nei quali sono più impegnati gli immigrati è poi quello dei servizi che comprendono: commercio, servizi alle imprese, attività presso le famiglie, sanità e trasporti. La provincia di Pescara spicca per l'occupazione degli emigrati nel settore terziario: alberghi e ristoranti. Solo il 9,1 per cento degli immigrati abruzzesi lavora in aziende agricole;
è da tenere in considerazione che la crisi economica, di cui hanno risentito tutti i settori, in Abruzzo è stata amplificata dal terremoto del 6 aprile 2009 che ha provocato ingenti danni anche all'economia. Nell'aquilano le piccole imprese sono passate da 3.200 a 1.200, di cui 800 sono state chiuse nel capoluogo, e nel settore del turismo circa 1.000 esercizi alberghieri e per la ristorazione hanno chiuso i battenti. Gli unici settori in espansione restano il turismo e l'agricoltura, mentre l'occupazione è diminuita nel commercio e nell'industria. Questo ha messo ulteriormente in crisi anche l'occupazione degli extracomunitari che restano, in ogni caso, i più svantaggiati spesso ultimi nelle liste di una probabile sistemazione;
l'integrazione degli stranieri, comunque, non è semplice: ci sono problemi di comprensione linguistica e di inserimento scolastico per i minori, difficoltà per la ricerca di un lavoro, il rischio di emarginazione, soprattutto per le donne;
un dato preoccupante è emerso in occasione dell'apertura dell'anno giudiziario in cui il procuratore generale della Corte d'appello dell'Aquila ha affermato che criminalità in Abruzzo è in crescita soprattutto nella zona costiera e i pericoli arrivano soprattutto dall'Est;
in aumento del 40 per cento le rapine, del 20 le tentate rapine, del 15 lo spaccio e del 10 i furti. Non c'e' ancora il rischio mafia in Abruzzo, ma i pericoli arrivano soprattutto dall'Est, dalla criminalità straniera, che fa registrare un notevole aumento dei reati;
la criminalità è notevolmente in crescita soprattutto nella zona costiera, con organizzazioni criminali di stranieri, albanesi, rumeni e sudamericani che puntano sul traffico degli stupefacenti, sullo sfruttamento della prostituzione e sull'immigrazione illegale;

le forze dell'ordine (carabinieri, polizia, Guardia di finanza) fanno un ottimo lavoro nel contrastare con impegno un fenomeno che non sembra comunque diminuire;
occorre, quindi, un loro rafforzamento notevole per evitare che l'Abruzzo subisca i guasti sociali che invece attanagliano le regioni limitrofe, quali la Puglia e la Campania che devono fare i conti anche con il fenomeno della criminalità organizzata di stampo mafioso, che per ora non fa segnalare una sua stabile presenza in Abruzzo;
secondo una recente ricerca, nella nostra regione esistono diverse attività criminali che vanno dal traffico di droga alla prostituzione, rifiuti, usura e racket, spesso diretti da vere e proprie organizzazioni che si avvalgono di clan locali per la gestione di questi e di altri traffici di tipo illecito. In questo contesto gli extracomunitari sono i principali protagonisti;
l'obiettivo unico è quello dell'integrazione e del rispetto della legalità e delle regole da parte di cittadini di qualunque nazionalità essi siano -:
se il Governo intenda attuare maggiori misure di controllo per tutti i cittadini extracomunitari non in regola e come intenda contrastare il fenomeno della criminalità legata al fenomeno dell'immigrazione clandestina;
se il Governo intenda sostenere e finanziare maggiormente le forze dell'ordine al fine di poter controllare, vigilare, proteggere i cittadini e svolgere il proprio dovere nel pieno delle funzioni;
se il Governo intenda attuare misure di integrazione nel territorio delle diverse etnie al fine di una convivenza civile e democratica tra tutti i cittadini.
(4-05092)

DI STANISLAO. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
secondo fonti Istat, i cittadini stranieri residenti in Abruzzo al 31 dicembre 2008 sono risultati 69.641, con un'incidenza del 5,2 per cento sulla popolazione complessiva regionale (più che doppia rispetto alla media riscontrata nel Meridione della penisola) e un incremento pari al 16,6 per cento in rapporto all'anno precedente;
Teramo è la provincia che accoglie il maggior numero di immigrati (circa 21.000), seguita dall'Aquilano (poco più di 19.000). dal Teatino (poco meno di 17.000) e dal Pescarese (poco più di 12.500);
in generale si tratta di una popolazione in cui la presenza femminile sfiora il 53 per cento: un dato significativo, se si pensa che supera di due punti percentuali la media nazionale e di tre punti e mezzo quella delle regioni settentrionali. A questo si aggiunge un'importante incidenza dei minori (il 19,5 per cento) con un valore massimo del 21,4 per cento nel Teramano e un non trascurabile livello (17,5 per cento) nelle acquisizioni di cittadinanza (dove prevalgono quelle concesse ai romeni per matrimonio e ai marocchini per residenza), superiore di due punti percentuali la prima e di mezzo punto percentuale la seconda rispetto al Sud d'Italia;
il 30 per cento degli immigrati che risiede in Abruzzo vive sul territorio della provincia di Teramo. È questo il dato che emerge dal rapporto sociale stilato ogni anno dalla provincia e che per il 2009 è incentrato sul tema dell'immigrazione, curato dall'Osservatorio provinciale immigrati insieme al settore lavoro e in collaborazione con l'università, la Camera di commercio, l'asl, la casa circondariale e associazioni, come Caritas e On The Road;
l'integrazione degli stranieri, come emerge dall'analisi, però non è semplice: ci sono problemi di comprensione linguistica e di inserimento scolastico per i minori, difficoltà per la ricerca di un lavoro, il rischio di emarginazione, soprattutto per le donne. Il fenomeno in provincia è analizzato dal rapporto sociale sotto vari aspetti. A livello demografico la popolazione della provincia registra livelli di crescita nell'ultimo decennio molto alti,

con incrementi continui annui di 10 persone ogni 1.000 residenti. Una crescita demografica dovuta principalmente alla costante e progressiva rilevanza del fenomeno immigratorio nel territorio. Relativamente ai minori stranieri, in particolare, si registra un incremento dei ricongiungimenti familiari;
i centri per l'impiego, dislocati nei comuni di Teramo, Giulianova, Roseto degli Abruzzi e Nereto, hanno registrato nel 2007 un numero di stranieri avviati al lavoro pari a 8.921, ovvero il 18,5 per cento del totale. I contratti a tempo determinato rappresentano il 56 per cento del totale, mentre il numero degli avviati al lavoro si concentra nei settori industriale, servizi e agricoltura e pesca;
il dato peculiare dell'imprenditoria extracomunitaria, invece, è costituito dalla crescita delle imprese individuali (basti riflettere sul raddoppio del numero dei titolari immigrati nel giro degli ultimi cinque anni) che ammontano a 2.180. Il macrosettore più rappresentato tra gli imprenditori immigrati è quello del commercio-servizi (47,3 per cento), seguito dall'industria (41,5 per cento) con aumenti vistosi del manifatturiero e dell'edilizia) e dal settore primario (3,4 per cento);
la condizione dei detenuti nella casa circondariale di Teramo è emergenziale e la popolazione straniera si mostra in costante crescita;
in occasione dell'apertura dell'anno giudiziario, il procuratore generale della Corte d'appello dell'Aquila ha fatto il punto sulla criminalità in Abruzzo, dichiarando che la criminalità è in crescita soprattutto nella zona costiera con organizzazioni criminali di stranieri, albanesi, rumeni e sudamericani che puntano sul traffico degli stupefacenti, sullo sfruttamento della prostituzione e sull'immigrazione illegale;
gli ultimi mesi sono stati caratterizzati da episodi di estrema violenza avvenuti principalmente nella zona della Val Vibrata o nei comuni della zona costiera del teramano. Episodi i cui protagonisti sono extracomunitari, non in regola e conclusisi con la morte di giovani ragazzi del posto. Risse in stato di ebbrezza, discussioni futili: questi i motivi degli ormai troppo frequenti atti di criminalità che avvengono sul territorio ad opera di extracomunitari;
la situazione emergenziale in cui peggiora quotidianamente la convivenza civile e democratica non è più trascurabile; gli episodi criminosi non sono sporadici, ma frequenti e rischiano di scatenare reazioni violente anche tra i cittadini italiani residenti che in maniera istintiva si sentono in dovere di farsi giustizia da soli;
uno degli ultimi episodi avvenuto nella zona della Val Vibrata, nel comune di Alba Adriatica, ha visto un giovane ragazzo del luogo picchiato a morte da tre rom. L'omicidio ha messo letteralmente in agitazione e in subbuglio la cittadina teramana fiaccolate di protesta contro gli zingari sono diventate vere e proprie spedizioni punitive con assalti alle abitazioni dei rom: cortei di oltre 500 persone che insultavano, minacciavano, ci sono stati razzi incendiari gettati all'interno delle case e dei cortili, auto ribaltate e la caserma dei carabinieri presa quasi d'assalto dagli amici, parenti e i cittadini profondamente colpiti addolorati dalla morte del giovane. La situazione di criticità è proseguita per giorni con proteste anche dinanzi al municipio;
non solo i cittadini albensi si sono sentiti in diritto di ribellarsi, ma anche i cittadini dei paesi vicini in cui la criminalità collegata agli extracomunitari è una realtà concreta;
grande è stato lo sdegno dei cittadini, non solo di Alba Adriatica e della Val Vibrata, ma di tutta Italia che non vogliono essere abbandonati a se stessi e vogliono continuare a credere nelle istituzioni e nello Stato;
una condizione di massima urgenza che necessita di interventi, per garantire condizioni di maggiore sicurezza dei cittadini,

al fine di rendere pieno l'esercizio dei loro diritti e accrescere la cultura della legalità;
il territorio necessita di politiche per la sicurezza, cioè iniziative volte a conseguire una convivenza ordinata e civile della popolazione sulla base dei princìpi della legalità e della responsabilità individuale;
il tema della sicurezza urbana riveste un ruolo di fondamentale importanza nella programmazione e nell'attuazione di tutte quelle politiche finalizzate alla salvaguardia dell'incolumità dei consociati ed alla tutela dei propri beni;
i cittadini, oggi più che mai, sono particolarmente sensibili a questo concetto ed avvertono l'assoluta necessità di sentirsi protetti, difesi e preservati dai troppo frequenti episodi di criminalità che colpiscono le nostre città, a prescindere dalla dimensione territoriale ed ubicazione geografica;
i fenomeni criminogeni, infatti, non sono più un problema esclusivo delle grandi città, ma stanno ormai lambendo qualsiasi contesto urbano, ivi incluse anche le realtà più piccole, certamente meno preparate ed attrezzate per affrontare tali problematiche;
è necessario che si rafforzi in queste popolazioni la fiducia nei confronti della giustizia, della legalità e delle forze dell'ordine -:
se il Governo intenda avviare procedure di maggiore controllo sul territorio e interventi straordinari di verifica per i cittadini extracomunitari al fine di regolarizzare la loro posizione e avviare un piano di integrazione efficace e risolutivo;
se il Governo intenda rafforzare le forze dell'ordine tanto negli uomini quanto nelle dotazioni e nelle risorse e se intenda valutare l'opportunità di istituire il commissariato di polizia lungo la costa teramana tra i comuni di Martinsicuro e Giulianova (importante non è la localizzazione, ma un presidio certo dello Stato) ad integrazione del grande lavoro che svolgono l'Arma dei carabinieri e la Guardia di finanza.
(4-05093)

ZAZZERA. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
in Puglia si sono registrati numerosi episodi di intimidazione nei confronti di pubblici amministratori, sindaci e consiglieri comunali;
molte di queste intimidazioni hanno riguardato la provincia di Foggia che secondo il rapporto della Commissione antimafia e della Direzione nazionale antimafia (DNA) sono legate alla forte presenza di organizzazioni criminali;
Lucera secondo il rapporto della DNA rientra tra quei comuni maggiormente a rischio di presenza criminale intorno ad affari illegali;
a Lucera sono presenti enormi giacimenti di energie rinnovabili (sole e vento), in particolare su terreni di proprietà del comune stesso, sui quali sono possibili investimenti per un miliardo di euro, con utili dell'ordine dei 300 milioni annui;
a Lucera inoltre è forte la presenza della malavita. Molti omicidi di mafia sono rimasti a tutt'oggi senza colpevoli e si sono verificati atti intimidatori nei confronti di esponenti delle istituzioni e del sindacato;
la CGIL ha denunciato in più occasioni il degrado del tessuto sociale di Lucera dove si rileva l'incremento di consumo di stupefacenti e tra i giovani di alcool;
a Lucera l'ufficio giudiziario non è in grado di funzionare efficacemente in quanto sotto organico. Il tribunale, infatti, ha soltanto 16 magistrati, ben al di sotto della soglia minima di 20 stabilita dalla Commissione tecnica della spesa pubblica;
all'interrogante risulta che un forte clima di tensione politica condizioni le scelte amministrative del comune di Lucera ed influenzi il corretto e sereno

funzionamento dell'organo istituzionale. Da molti anni Lucera non ha amministrazioni in grado di governare efficacemente e stabilmente: il piano regolatore è risalente al 1974 e nessun piano d'insediamento produttivo risulta sia stato mai varato;
dal momento dell'assunzione della carica a sindaco, avvenuta nel giugno del 2007, Vincenzo Morlacco ha subito diverse minacce: dalle telefonate anonime alla moglie con cui si intimava a Morlacco di dimettersi «Altrimenti la pagherete cara», fino ad arrivare allo scoppio di bombe carta nell'androne dell'abitazione o all'esplosione di 5 colpi di pistola 7.65 contro la porta di casa;
il 27 marzo 2009 la procura di Lucera ha spiccato quattro avvisi di garanzia ad altrettanti esponenti del mondo politico lucerino e della malavita locale accusati di essere responsabili delle minacce all'ex sindaco Morlacco. Non era mai successo che si attentasse al Sindaco a colpi di rivoltella e che i sospetti ricadessero su di un assessore;
il nuovo sindaco Pasquale Dotoli (PDL) eletto nel giugno 2009 con il 65 per cento di voti, si è dimesso prima ancora di aver prestato giuramento a causa di profondi contrasti con il suo gruppo consiliare;
il giorno delle dimissioni Dotoli ha indetto una conferenza stampa sui motivi delle dimissioni, ed alla domanda del giornalista «Dalle sue parole, Sindaco, emerge un quadro ben definito di una città che da anni è in ostaggio di un gruppo ristretto di persone» ha replicato «Devo dire francamente di si»;
a quanto consta all'interrogante il Comune per recuperare risorse finanziarie vende i propri beni, cioè deve mettere all'asta a prezzo agricolo proprietà sulle quali esiste un'enorme ricchezza che, quindi, ad avviso dell'interrogante, la criminalità confida di poter sfruttare con capitali acquisiti fraudolentemente;
di Lucera è anche l'azienda Fantini Scianatico spa una società di laterizi per l'edilizia nota per essere stata coinvolta in indagini della magistratura sullo smaltimento di rifiuti pericolosi nei pressi dell'area Giardinetto in un comune a pochi chilometri da Lucera;
alle porte di Lucera è presente un'industria denominata Alghisa srl in disuso, ma in cui sono depositati a cielo aperto e senza alcuna precauzione rifiuti pericolosi provenienti dalla lavorazione dei metalli e della ghisa, ma anche rimasugli di materie prime dell'Alenia;
l'ingegner Giuseppe Cinquia, dirigente del comune di Lucera ha avuto il coraggio di denunciare questi fatti alla magistratura nel 2007, depositando un corposo dossier, che non risulta aver sortito effetti. Dopo la denuncia, nel 2008 sono avvenute intimidazioni ed attentati che hanno indotto il dirigente a pubblicare articoli sul netjournal «Il Frizzo» nei quali si forniscono i dettagli di quelle che risulterebbero delle frodi processuali, e si descrivono le strategie finanziarie del malaffare;
a seguito dei suoi articoli di pubblica denuncia, l'ingegner Cinquia è stato imputato per diffamazione aggravata a mezzo stampa;
la vicenda del Cinquia, ad avviso dell'interrogante dimostra una tipica ricorrenza degli ambienti inquinati dal malaffare mafioso. A Lucera si procede contro il denunciante e non contro i criminali, come è avvenuto in Sicilia nel caso del professor Parmaliana, che aveva avuto il coraggio di denunciare le malefatte dei boss mafiosi. Anche in quel caso fu lui oggetto di processi, senza che venissero prese in considerazione i reati che denunciò -:
alla luce di quanto riportato in premessa, se il Ministro interrogato ritenga opportuno assumere iniziative per l'invio di una commissione d'accesso al fine di chiarire se nel comune di Lucera gravino condizionamenti esterni all'azione amministrativa,

ovvero, quali iniziative di competenza intenda adottare per ripristinare il regolare andamento dell'attività pubblica.
(4-05100)

PISICCHIO. - Al Ministro dell'interno, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
da un articolo apparso martedì 17 novembre sul quotidiano La Repubblica, a firma di Salvo Palazzolo, dal titolo «Gli agenti si tassano per arrestare il boss» si apprende che i poliziotti della squadra Catturandi della Mobile di Palermo, autori della cattura del boss mafioso Mimmo Raccuglia e, prima ancora, degli altri super latitanti Salvatore Lo Piccolo e Bernardo Provenzano, non dispongono delle risorse necessarie per compiere le loro missioni fuori città e che pertanto sono costretti ad andare avanti anticipando di tasca propria le spese per «le trasferte»;
secondo quanto denunciato dal segretario della provincia di Palermo del Siap, il sindacato di polizia, i tagli al comparto sicurezza hanno creato una situazione insostenibile: rimborsi per le missioni fuori città bloccati da mesi, straordinari pesantemente decurtati e rimborsi per i pasti durante le missioni che arrivano dopo nove mesi di ritardo;
sempre secondo quanto denuncia il Siap, si è arrivati alla situazione paradossale per cui la Catturandi di Palermo ha a disposizione solo due auto civetta, per cui tutti i mezzi necessari sono stati noleggiati dal Servizio centrale operativo; gli straordinari che sono stati necessari per la cattura del boss Provenzano sono stati pagati con due anni di ritardo, e lo stesso per quelli fatti durante l'operazione che ha poi portato all'arresto di Lo Piccolo;
risulta, inoltre, che gli investigatori della squadra Mobile di Palermo stiano anticipando i soldi per un'altra cruciale missione, quella che dovrebbe portare all'arresto del superlatitante Messina Denaro, nella zona del trapanese;
la situazione di precarietà in cui lavorano gli agenti della Catturandi di Palermo costituisce un gravissimo vulnus alle politiche di sicurezza annunciate dal Governo, specie per quanto riguarda il contrasto alla criminalità organizzata; si tratta, inoltre, di un venir meno da parte dello Stato al suo compito di tutela; dell'ordine e della sicurezza;
in tal modo sono a rischio quotidianamente non solo la vita degli agenti, ma anche la sicurezza di tutti i cittadini -:
se non ritengano urgente e improrogabile ripristinare i fondi necessari perché le forze dell'ordine, e in particolare quelle impegnate nella lotta alla mafia, possano svolgere adeguatamente e in sicurezza il loro operato.
(4-05104)

TESTO AGGIORNATO AL 19 GENNAIO 2010

...

ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interpellanza:

Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, per sapere - premesso che:
ad avviso dell'interpellante occorre una particolare attenzione con riferimento alle recenti manifestazioni di protesta verificatesi nel capoluogo felsineo contro la politica scolastica del Governo che si susseguono periodicamente dando l'impressione di una attenta regia che mira a destabilizzare la scuola bolognese, verificando, nel contempo, la situazione di alcuni istituti scolastici superiori coinvolti in iniziative di protesta inusuali, proteste che appaiono tollerate da alcuni dirigenti scolastici, poste in essere da frange di docenti estremamente politicizzati -:
se il Ministro intenda monitorare attentamente la situazione delle scuole bolognesi e in particolare la correttezza di quei docenti e dirigenti che si sono espressi, anche recentemente in alcuni istituti superiori, in termini che l'interpellante

ritiene vagamente minacciosi nei confronti dei massimi esponenti del Governo.
(2-00551)«Garagnani».

Interrogazioni a risposta in Commissione:

GHIZZONI, BACHELET, MADIA e DE PASQUALE. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
come noto, con i commi da 870 a 874, dell'articolo 1, della legge 27 dicembre 2006, n. 296 si è provveduto all'istituzione del Fondo per gli investimenti nella ricerca scientifica e tecnologica (FIRST), nel quale sono state fatte confluire le risorse per i progetti PRIN, le risorse del fondo per le agevolazioni alla ricerca, quelle del fondo per gli investimenti della ricerca di base e quota parte del fondo per le aree sottoutilizzate;
dette risorse, ai sensi del richiamato comma 874, sono state incrementate annualmente nella misura di 300 milioni di euro per gli anni 2007 e 2008 e 360 milioni di euro per l'anno 2009;
a tutt'oggi, non risultano emanati i provvedimenti attuativi delle suddette disposizioni e, in particolare, quello relativo alla ripartizione delle risorse complessive del fondo, ai sensi del comma 872, e quello relativo ai criteri di accesso e le modalità di utilizzo e gestione del fondo;
la mancata emanazione di tali provvedimenti, di fatto, non rende operativo il FIRST -:
quali siano le ragioni della mancata emanazione dei decreti attuativi delle disposizioni richiamate in premessa e quale sia, quindi, l'attuale disponibilità del FIRST.
(5-02131)

GHIZZONI, BACHELET e MADIA. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
i programmi di ricerca di rilevante interesse nazionale (PRIN), volti a sostenere proposte di ricerca libere e autonome, senza obbligo di riferimenti a tematiche predefinite a livello centrale, rappresentano il principale strumento di finanziamento dell'attività di ricerca esercitabile nelle diverse facoltà italiane, privilegiando le proposte che integrano varie competenze e apporti provenienti da università diverse;
a tutt'oggi non risultano disponibili i dati relativi ai risultati dei progetti del 2008, mentre non si ha ancora notizia dell'emanazione dei bandi relativi all'anno 2009;
si è avuta notizia della nomina di nuovi responsabili di settore che, come indicato nella nota illustrativa della direzione generale della ricerca sulle procedure per la richiesta di cofinanziamento dei PRIN 2008, del 18 dicembre 2008, risultano essere i componenti della commissione di garanzia preposta alla verifica della correttezza delle procedure di valutazione scientifica dei progetti -:
quali siano i dati relativi ai progetti del 2008 e quali siano le ragioni del ritardo nella loro divulgazione;
a che punto sia l'emanazione del bando per il 2009, stante l'ormai prossima conclusione dell'anno;
chi siano i designati a ricoprire l'incarico di responsabile di settore e sulla base di quali criteri siano stati individuati.
(5-02132)

Interrogazione a risposta scritta:

FERRARI e CORSINI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
la crisi economica e occupazionale che sta colpendo il nostro Paese, in questi mesi mette a dura prova la condizione delle famiglie, che spesso non riescono a far fronte alle numerose spese;

ad esempio nel comune di Adro, in provincia di Brescia, alcuni bambini, residenti nel Comune medesimo, che frequentano le locali scuole materna, elementare e media, dallo scorso 4 novembre, a seguito di un'ordinanza emessa dall'Assessore comunale alla Pubblica Istruzione Patrizia Galli, sono stati esclusi dal servizio di mensa e scuolabus erogati dall'amministrazione comunale stessa, con la giustificazione che le loro famiglie, di origine magrebina, sono in ritardo con il pagamento delle rate, per un debito totale che complessivamente è inferiore ai 3000 euro;
escludere dai servizi di mensa e trasporto scolastico dei bambini che hanno come unica colpa quella di vivere in famiglie vittime della crisi economica, poiché i loro genitori sono in Cassa integrazione o hanno perso il posto di lavoro, è un gesto che denota scarsa sensibilità e scarsa responsabilità amministrativa;
il percorso di integrazione dei cittadini migranti nel nostro Paese passa senza dubbio dalla piena integrazione dei loro figli e dalla possibilità, a loro concessa, a prescindere dalle condizioni economiche, di frequentare la scuola pubblica -:
quali siano gli intendimenti del Ministro in relazione alla problematica descritta e se non ritenga opportuno, in ragione delle proprie competenze, assumere l'iniziativa dell'istituzione di un fondo apposito per consentire la regolare frequenza scolastica dei figli di genitori colpiti dagli effetti della crisi occupazionale e in disagiate condizioni economiche.
(4-05091)

...

LAVORO, SALUTE E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta orale:

BURTONE, BERRETTA e SAMPERI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
sono stati, recentemente, pubblicati da un gruppo di ricercatori siciliani, coordinati dalla cattedra di endocrinologia dell'Università di Catania, sulla più importante rivista internazionale di oncologia Journal of National Cancer Institute, dati che hanno evidenziato l'incidenza del cancro della tiroide (nuovi casi ogni anno) di oltre il doppio rispetto a tutte le altre province del territorio;
il tumore della tiroide colpisce prevalentemente le donne e, tra tutti i tumori, è quello che è maggiormente aumentato negli ultimi 20 anni: era il 14 ora è diventato il 7 ordine di frequenza;
nella provincia di Catania il vulcano Etna ricopre tutta la parte nord della Sicilia e contiene un ampio bacino acquifero, diviso in tre corpi, che fornisce acqua a buona parte del territorio ed alla maggior parte della popolazione della provincia di Catania;
nell'acqua dell'Etna i ricercatori dell'ARPA (Agenzia regionale per la protezione ambientale) hanno trovato che molti elementi (tra cui boro, ferro, manganese e vanadio) sono spesso a concentrazioni più elevate del MAC (massima concentrazione ammissibile nell'acqua potabile);
alcuni elementi originati dal vulcano possono, quindi, svolgere il ruolo di carcinogeni, favorendo la comparsa del tumore tiroideo in soggetti più o meno predisposti;
altri tumori potrebbero essere favoriti all'ambiente vulcanico (ad esempio a Biancavilla, sull'Etna, un composto presente nelle cave locali, la fluoro - adenite, è responsabile della più alta incidenza di mesoteliomi in Italia), diventa, quindi, di grande importanza ed urgenza identificare

i carcinogeni ambientali ed i meccanismi con cui favoriscono il cancro -:
se non ritengano urgente assumere iniziative volte a finanziare un programma pluriennale di ricerca indirizzata a:
studi di epidemiologia e ricerche di base, molecolare e cellulari, per identificare il/i carcinogeno/i responsabili dell'aumento del cancro della tiroide nell'area vulcanica dell'Etna;
studi sugli aspetti idro-geologici della zona vulcanica dell'Etna, per definire il livello di contaminazione dell'acqua e dei terreni, al fine di predisporre eventuali meccanismi e procedure di correzione delle anomalie riscontrate.
(3-00785)

Interrogazioni a risposta in Commissione:

BOCCUZZI, PORTAS, ESPOSITO, BUCCHINO, FEDI, PORTA, D'INCECCO, BINETTI e BERRETTA. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
il trasporto dei quotidiani nel Lazio era stato affidato alla società DP service, che a sua volta aveva organizzato l'attività ripartendola tra tre diverse cooperative della quali una si occupava della distribuzione dei quotidiani, un'altra dei periodici e la terza del ritiro del reso, coinvolgendo circa 270 lavoratori;
tali servizi erano appaltati da quasi tutti gli operatori del settore, alla suddetta società, fino a quando la stessa, a seguito della lievitazione dei costi operativi, ha richiesto alla scadenza del contratto un ritocco delle tariffe praticate;
a questo punto i principali gruppi editoriali (Rcs ed Espresso) hanno deciso di avvalersi della ditta New Eagle (già utilizzata dalla Mondadori) per distribuire i loro prodotti, cosa che provocato il licenziamento di 270 lavoratori ed hanno affidato il servizio ad un soggetto imprenditoriale che, nei fatti, ha preso un appalto a tariffe più basse, già ritenute insostenibili per l'appaltatore precedente;
le nuove tariffe che si stanno praticando alla società subentrante nell'appalto, sono inferiori a quelle esistenti e notevolmente al di sotto di quanto previsto nelle tabelle emanate dal Ministero del lavoro della salute e delle politiche sociali sulla congruità economica negli appalti, tali da non garantire di fatto le giuste applicazioni normative, fiscali, contrattuali ed economiche ai trasportatori che ne vengono coinvolti;
da verifiche effettuate dalla direzione provinciale del lavoro alla nuova società, sembra sia emerso un quadro di illegalità diffusa, che oltre ad evidenziare la presenza di lavoratori irregolari, ha messo in luce una situazione di non idoneità dei mezzi di trasporto e delle norme sulla sicurezza -:
se sia a conoscenza di quanto esposto in premessa;
se sia vero che nei confronti della ditta New Eagle, siano state riscontrate irregolarità, sia per quanto concerne la presenza di lavoratori non in regola e la non idoneità di mezzi di trasporto utilizzati che per quanto concerne la congruità economica dell'appalto in questione.
(5-02135)

BRAGA, NICOLA MOLTENI, RIVOLTA, DAMIANO e FEDRIGA. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
la Glaston Italy S.p.A. di Bregnano, facente capo a un'azienda multinazionale finlandese con 1.200 dipendenti, di cui 320 nella sede italiana di Bregnano, ha aperto il 12 novembre 2009 la procedura di mobilità per 167 lavoratori;
il drastico taglio annunciato dall'azienda dipende dalla scelta di delocalizzazione ed esternalizzazione della produzione, nonché da ragioni di ordine finanziario legate al progetto di ristrutturazione aziendale, che motivano il

mancato ricorso a procedure di cassa integrazione ordinaria o straordinaria previsti dal nostra legislazione;
la notizia dei prossimi licenziamenti è giunta ai diretti interessati come un fulmine a ciel sereno, tenuto conto che già a maggio di quest'anno 48 dipendenti della sede di Bregnano erano usciti in mobilità volontaria su richiesta della stessa azienda;
le intenzioni dell'azienda hanno suscitato grande preoccupazione ed hanno determinato l'immediata mobilitazione dei lavoratori e delle forze sindacali, nonché dei rappresentanti istituzionali del territorio, per salvaguardare i posti i lavoro a rischio e per portare l'azienda ad un ripensamento della strategia annunciata;
la procedura attivata dall'azienda porta a scaricare sui lavoratori i costi di una crisi di cui non hanno alcuna responsabilità; al contrario si ritiene che le difficoltà denunciate dall'azienda richiedano la presentazione di un serio piano industriale che eviti il ricorso a soluzioni di carattere esclusivamente finanziario che hanno pesato negativamente sull'attuale assetto economico e produttivo della Glaston -:
quali iniziative il Ministro interrogato ritenga opportuno adottare, anche in termini di «moral suasion», nei confronti del gruppo Glaston, affinché sia ritirata la procedura di mobilità e si attivi tra le parti un confronto di merito sul piano industriale e sull'utilizzo di ammortizzatori sociali in alternativa alle misure annunciate, che assicuri il mantenimento dell'unità produttiva e la salvaguardia dei livelli occupazionali dei 167 dipendenti interessati, evitando di assestare un ulteriore colpo negativo al settore manifatturiero comasco.
(5-02136)

Interrogazioni a risposta scritta:

NACCARATO e MIOTTO. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
martedì 3 novembre 2009 i lavoratori degli otto stabilimenti italiani del Gruppo Carraro Spa hanno effettuato a Campodarsego, in provincia di Padova, una manifestazione nazionale, promossa dai sindacati confederali, per protestare contro i licenziamenti preannunciati dall'azienda;
il gruppo Carraro Spa, nelle scorse settimane ha informato le organizzazioni sindacali di voler avviare in tutti i suoi stabilimenti in Italia le procedure per la messa in mobilità, attraverso il ricorso diretto alla legge n. 233 del 1991, per 442 lavoratori su 990 occupati nelle diverse società operanti in provincia di Padova. A queste richieste di licenziamento si aggiungono quelle relative agli stabilimenti di Maniago, in provincia di Pordenone (167 licenziamenti) e di Gorizia (80 licenziamenti);
come hanno rilevato le organizzazioni sindacali che, per la prima volta, hanno costituito un coordinamento nazionale unitario per affrontare la vertenza relativa al Gruppo Carraro, l'azienda ha già licenziato circa 650 dipendenti negli stabilimenti in Cina, India, Germania, Argentina, Polonia e USA. La perdita del posto di lavoro interesserebbe, secondo i sindacati, almeno altri mille lavoratori oggi occupati nelle aziende dell'indotto che fanno riferimento alla produzione del gruppo Carraro Spa;
dal mese di gennaio 2009 la Carraro Spa ha fatto ricorso alla cassa integrazione guadagni (CIG) per 265 lavoratori. Il presidente dell'azienda ha motivato la decisione di mettere in mobilità i lavoratori spiegando che il fatturato dell'azienda - a causa della crisi economica - non può tornare ai livelli del 2006 e 2007 prima del 2014;
se le intenzioni dell'azienda saranno confermate, i licenziamenti annunciati metteranno in serie difficoltà economiche tutte le famiglie dei dipendenti posti in mobilità. Inoltre le procedure di mobilità potranno rallentare e interrompere le attività produttive di molti stabilimenti del gruppo con il rischio che alcune di queste cesseranno definitivamente con un'enorme perdita per l'economia locale;

le organizzazioni sindacali riunite nel coordinamento nazionale dei lavoratori del Gruppo Carraro chiedono di predisporre un piano industriale per affrontare la situazione di crisi e di utilizzare gli ammortizzatori sociali per evitare il pericolo di perdere occupazione e di impoverire la capacità produttiva dell'azienda -:
se il Ministro sia a conoscenza dei fatti sopra esposti;
quali misure il Ministro intenda porre in essere per salvaguardare gli attuali livelli occupazionali delle aziende che fanno capo al Gruppo Carraro Spa;
cosa intenda fare il Ministro per promuovere l'accesso a tutte le forme di ammortizzatori sociali necessarie per salvaguardare i dipendenti che rischiano di perdere il posto di lavoro e le loro famiglie, in attesa del superamento della grave crisi economica in atto che sta investendo anche le aziende del gruppo Carraro Spa.
(4-05079)

REGUZZONI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
una recente pubblicazione sull'autorevole rivista scientifica «LANCET» ha dimostrato che una dieta corretta, unita a uno stile di vita appropriato e ad un adeguato esercizio fisico allontana di circa 10 anni l'insorgere del diabete di tipo 2;
la città di Milano ospiterà nel 2015 l'Expo, con tema l'alimentazione;
l'allontanamento dell'insorgere del diabete può evitare numerose spese sanitarie -:
se e quali azioni il Governo intenda attuare ai fini di divulgare e pubblicizzare i contenuti dello studio citato, specificatamente rivolgendosi ai soggetti a rischio ed eventualmente coinvolgendo la società SOGE e le altre istituzioni coinvolte nella organizzazione Expo 2015;
se e quante risorse si intendono dedicare a detta attività promozionale e pubblicitaria, anche alla luce dei possibili risparmi sui costi sanitari ed i correlati benefici per la finanza pubblica.
(4-05084)

REGUZZONI, GRIMOLDI e DESIDERATI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che.
L'Istituto superiore della sanità ha avviato nel 2006 una indagine tesa a spiegare le cause che portano il comune di Cesano Maderno a registrare un quarto dei casi di legionella annualmente accertata nell'intera regione Lombardia -:
quali siano le risultanze, ancorché parziali, di detto studio;
se e quali azioni il Governo intenda porre in essere per rispondere fattivamente alle legittime preoccupazioni della popolazione di Cesano Maderno.
(4-05087)

EVANGELISTI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
le prospettive di sopravvivenza dell'AnsaldoBreda di Pistoia non risultano a tutt'oggi tali da garantire serenità soprattutto per i livelli occupazionali, atteso che gli impegni presi circa un anno fa, in un convegno di settore, dal Ministro interrogato, dalla Finmeccanica, da istituzioni finanziarie e da Trenitalia sono stati disattesi;
ad oggi, non vi sono ancora segni tangibili circa un'evoluzione della situazione nella direzione annunciata e proprio in questi giorni i lavoratori hanno manifestato contro il previsto ricorso alla cassa integrazione dovuto ai ritardi della gara delle commesse per l'alta velocità e per i treni regionali perché desta particolare preoccupazione la sorte dello stabilimento AnsaldoBreda di Pistoia, la cui eventuale chiusura o vendita rischia di creare ricadute economiche e occupazionali pesanti nella provincia pistoiese e nella regione Toscana;

ad aggravare vieppiù la situazione due notizie preoccupanti: la prima arriva da Los Angeles e riguarda il mancato contratto da 300 milioni di dollari (circa 204 milioni e 700 mila euro) per la fornitura di altri 100 vagoni della metropolitana leggera della metropoli americana (in aggiunta alle 50 già sotto contratto); si tratta di una «tegola» inaspettata perché il contratto era stato dato ormai per acquisito e, infatti, sia la stampa americana che quella italiana ne avevano già dato conto. Le ragioni che hanno fatto saltare l'accordo risultano, a quanto si apprende da notizie stampa, legate al fatto che la MTA (Metropolitan Transportation Authority) di Los Angeles non ha accettato la richiesta fatta dalla AnsaldoBreda di inserire una clausola per porre un limite alla liquidazione danni; la seconda notizia riguarda, invece, l'annuncio del cambio improvviso al vertice aziendale, con il defenestramento di Giorgio Nannetti, arrivato da poco più di due anni, una decisione che ha lasciato sorpresi tutti gli interessati alla vicenda;
è noto che in questo momento le uniche commesse per il trasporto regionale che hanno permesso all'azienda di lavorare sono giunte dalla regione Lombardia;
i sindacati tutti rilevano che il piano industriale avanzato dai vertici aziendali, pur apprezzabile nei suoi punti principali, necessita di essere integrato e sostenuto da azioni che garantiscano un piano di investimenti sui processi lavorativi, nella ricerca e nella progettazione -:
di quali notizie disponga circa l'evoluzione della vicenda legata alla AnsaldoBreda e quali iniziative intenda adottare al fine di salvaguardare l'operatività dello stabilimento di Pistoia e il mantenimento degli attuali livelli occupazionali anche nel caso di vendita dello stesso ad altre società.
(4-05095)

BORGHESI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione. - Per sapere - premesso che:
il Comitato amministratore del Fondo speciale per il sostegno del reddito e dell'occupazione e per la riqualificazione del personale del trasporto aereo ha approvato in data 16 marzo 2009 la deliberazione n. 22. La suddetta stabilisce la compatibilità dell'integrazione retributiva del Fondo speciale per il sostegno del reddito e della riconversione e riqualificazione professionale del personale del trasporto aereo con attività lavorativa autonoma o subordinata. Qualora i redditi percepiti da attività lavorativa autonoma o subordinata non superino l'importo delle integrazioni salariali (80 per cento della retribuzione percepita durante i 12 mesi precedenti all'inizio della cassa integrazione), al lavoratore spetta la differenza fra quanto dovuto a titolo di integrazione salariale e la remunerazione ottenuta nello stesso periodo in conseguenza all'attività lavorativa;
in data 7 ottobre 2009 il Comitato SEVENAZ (Comitato dei cassaintegrati del gruppo Alitalia residenti in Lombardia) ha incontrato il dottor Federico Patruno, Direttore generale Inps di Roma Eur, responsabile della gestione, a livello nazionale, della procedura di Cassa integrazione e Fondo speciale per tutti i lavoratori del Gruppo Alitalia. Durante l'incontro il dottor Patruno ha comunicato che, malgrado la deliberazione n. 22 risalga al 16 marzo 2009, l'Inps non è in grado di procedere alla sua applicazione, in quanto non ha ancora sviluppato una procedura informatica conseguente e non è in grado di fare previsioni per un eventuale start up;
è d'assoluta importanza l'applicazione della suddetta deliberazione, che consentirebbe così ai lavoratori cassaintegrati del Gruppo Alitalia di poter, attraverso il recupero della capienza, accettare contratti di lavoro che prevedono redditi inferiori a quanto percepito attraverso la cassa integrazione ed il Fondo speciale. Ciò costituirebbe un vantaggio sia per i

lavoratori, che riscontrano da quasi ormai un anno enormi difficoltà di reingresso nel mondo del lavoro (professionalità troppo specifiche, alti profili professionali, alte età anagrafiche), sia per tutti i contribuenti italiani, sui quali attualmente pesa l'intero sostegno salariale versato ai suddetti lavoratori;
è obbligo del lavoratore recarsi presso i Centri per l'impiego territoriali (ex uffici di collocamento) e firmare il «patto di servizio» come previsto dall'articolo 2 del decreto-legge n. 134 del 2008 che integra il decreto-legge n. 249 del 2004, articolo 1-quinquies, sul regime delle decadenze il quale recita: «Ai fini dell'erogazioni dei trattamenti, i lavoratori beneficiari sono tenuti a sottoscrivere apposito patto di servizio presso i competenti Centri per l'impiego o presso le agenzie del programma di reimpiego;
il Patto di servizio sancisce le «regole di partecipazione» al percorso di ricollocazione; a partire da questo accordo il lavoratore viene inserito in un percorso concordato e progettato sulla base delle sue specificità rispetto al mercato del lavoro. Ai lavoratori firmatari del patto di servizio vengono erogati, in particolare, i seguenti servizi:
a) consulenza in materia di gestione degli ammortizzatori sociali e per l'utilizzazione degli incentivi al reimpiego;
b) consulenza per la progettazione e l'avvio di iniziative di lavoro autonomo o di microimprenditoriali;
malgrado i lavoratori della provincia di Milano si siano tempestivamente recati alle sedi pertinenti dei centri per l'impiego non è stato loro possibile sottoscrivere il patto di servizio in quanto la presa in carico dalle province dei lavoratori Alitalia è subordinata all'emanazione di un decreto interministeriale. Sulla base delle suddette indicazioni, i centri per l'impiego non possono procedere alla sottoscrizione di alcun patto di Servizio. Ciò emerge, per la provincia di Milano, dalla lettera inviata dal Direttore generale del Ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali alla provincia di Milano e ricevuta dal dottor Milesi, coordinatore dei centri per l'impiego della provincia di Milano. Ad oggi, i lavoratori Alitalia che risiedono in provincia di Milano non hanno avuto ancora facoltà di sottoscrivere il suddetto patto;
si è a conoscenza del fatto che i lavoratori Alitalia residenti in altre regioni, hanno potuto sottoscrivere il patto di servizio immediatamente (ad esempio in provincia di Roma dove risiede il più alto numero di lavoratori cassaintegrati). Ci si chiede per quali motivi in altre località non si sono presentate le difficoltà incontrate con la provincia di Milano;
l'impossibilità di sottoscrizione del patto di servizio rende di fatto invisibili i suddetti lavoratori che, non inseriti nelle liste di collocamento, non verranno mai contattati da quelle aziende che si rivolgono ai centri per l'impiego alla ricerca di risorse professionali da assumere -:
se i Ministri siano a conoscenza dei fatti sopra riportati e se non ritengano di fornire istruzioni urgenti al fine di poter dare la possibilità anche ai dipendenti Alitalia cassaintegrati della regione Lombardia di sottoscrivere il patto di servizio e di rendere operativa la deliberazione n. 22 del 16 marzo 2009.
(4-05096)

CALVISI, SCHIRRU, FADDA, MARROCU, PES e MELIS. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, al Ministro per i rapporti con le regioni. - Per sapere - premesso che:
in applicazione dell'articolo 3 del collegato alla Finanziaria 2009 in materia di lavoro pubblico e privato, con la legge regionale n. 3 del 2009 il consiglio regionale della Sardegna ha approvato all'unanimità le norme per la stabilizzazione dei lavoratori precari in servizio in particolare negli enti locali;
le norme approvate dal consiglio regionale sardo hanno fornito finalmente

una seria risposta a molte persone e alle loro famiglie destinate, di lì a poco, a rimanere senza lavoro: si è trattato di una risposta tecnicamente e socialmente seria, corretta anche dal punto di vista normativo;
la Sardegna sta vivendo la crisi economica internazionale in modo drammatico, si parla della perdita di più di trentamila posti di lavoro in un anno, e della chiusura di cruciali impianti industriali che sta mettendo a serio rischio il tessuto produttivo ed occupazionale di interi territori;
il Governo e in particolare il Ministro per gli affari regionali e le autonomie locali, a fronte di queste drammatiche situazioni ha ritenuto, invece, di dovere presentare ricorso alla Corte costituzionale contro le normative regionali, e in particolare avverso la normativa regionale della regione Sardegna succitata, rivendicandone l'illegittimità costituzionale;
si tratta, ad avviso degli interroganti, di un grave vulnus alla autonomia regionale, sancita dallo statuto speciale, laddove proprio lo stesso Governo che pone in essere questo attacco parla continuamente e in ogni luogo di federalismo e autodeterminazione;
la decisione del Governo peraltro interviene su una materia già discussa e risolta positivamente per la normativa regionale dai giudici della consulta, con la sentenza n. 274 del 2003;
tutto questo, inoltre, nonostante il finanziamento necessario alla stabilizzazione sia del bilancio della Regione e non di quello dello Stato: 12 i milioni di euro aggiuntivi per comuni e province, oltre a uno stanziamento di sei milioni l'anno per quattro anni per un totale di 24 milioni complessivi;
le concrete modalità di gestione e di assunzione dei cantieri di lavoro, ideati come strumento attivo utile alle politiche per il lavoro e per lo sviluppo per lenire la forte disoccupazione, hanno purtroppo in parte contribuito, a favorire la replicazione del fenomeno del precariato, trasformandosi, ad esempio nel comune di Cagliari, talvolta in uno mezzo per coprire croniche carenze di organico, assumendo caratteristiche di lavoro assistenziale, nonostante l'esigenza del territorio di sempre maggiore di lavoro qualificato ed il progressivo rilevante ampliarsi di fasce di disoccupazione giovanile con alto livello di scolarizzazione;
il comune di Cagliari ha, invece, fatto sapere, per mezzo dello stesso sindaco e dell'assessore al personale, di non voler procedere alla stabilizzazione prevista dalla legge n. 3 del 2009;
tale comunicazione ha scatenato una reazione nei lavoratori che avrebbero dovuto beneficiare della stabilizzazione prevista della legge regionale approvata e che invece si vedono privati di quello che era un loro diritto acquisito;
i lavoratori precari degli enti locali hanno organizzato forme pacifiche di protesta, come il presidio sotto la sede del comune, per chiedere la regolare applicazione della legge regionale, i cui 90 giorni dal momento dell'approvazione giungevano a scadenza il 16 novembre;
proprio la scorsa settimana la stampa locale ha riportato notizia del fatto che le forze dell'ordine, polizia e carabinieri, hanno fatto sgomberare i lavoratori, mobilitati dal 27 ottobre 2009, che manifestavano per il loro diritto al lavoro -:
se non ritengano che il Governo debba attivare urgentemente ogni strumento atto a garantire nei territori un livello accettabile di sicurezza occupazionale, anche al fine di evitare il completo depauperamento dei tessuti produttivi dei nostri territori, come quello, ad esempio, fortemente provato, della Sardegna;
se non si ritenga opportuno rinunciare al ricorso promosso in relazione alla legge regionale citato in premessa.
(4-05097)

TENAGLIA. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
nel febbraio del 2005 il Ministero della salute emanava dei decreti, pubblicati sulla Gazzetta Ufficiale del 24 marzo 2005, n. 60, con i quali sospendeva la commercializzazione e l'impiego (vendita e uso in campo), su tutto il territorio nazionale, dei prodotti fitosanitari contenenti le sostanze attive carbendazim e dinocap;
nel nostro Paese questi due prodotti fitosanitari sono stati negli anni ampiamente utilizzati: il carbendazim nelle colture della vite, del nocciolo, del mandorlo, del melo, del pero, delle drupacee (escluso il ciliegio), del frumento, nelle colture floreali, ornamentali, nelle derrate alimentari immagazzinate (mele, pere), oltre che nella concia delle sementi di ortaggi, barbabietola da zucchero, cereali e delle sementi e bulbi di fiori, nella disinfestazione delle talee di garofano, come cicatrizzante per drupacee, pomacee, vite, ornamentali, forestali, frumento, mentre il dinocap nelle colture dei fruttiferi, della carota, delle solanacee, delle lattughe, e simili, bietole da foglia e da costa, legumi, cardo, sedano, finocchio, carciofo, cucurbitacee, frumento, mais, tabacco, floreali, ornamentali, forestali;
alla base della sospensione effettuata dal Ministero nel 2005 vi fu, dunque, la classificazione di queste sostanze attive, considerata particolarmente pericolosa per la salute pubblica: la caratteristica che accomuna queste sostanze è l'essere «CMR» di categoria 1 o 2, cioè cancerogene, oppure mutagene oppure tossiche per la riproduzione;
la categoria a cui ci si riferisce nella classificazione esprime il livello di pericolosità di una sostanza, e in particolare la categoria 1 raggruppa quelle sostanze per le quali «esistono prove sufficienti per stabilire un nesso causale tra l'esposizione umana alla sostanza e lo sviluppo di tumori (nel caso di sostanze cancerogene) o di alterazioni genetiche ereditarie (nel caso di sostanze mutagene) oppure di calo della fertilità o di effetti tossici sullo sviluppo della progenie, malformazioni fetali e nello sviluppo dei bambini (nel caso di sostanze tossiche per la riproduzione);
le sostanza succitate sono state, dunque, come dimostra la loro sospensione operata con i provvedimenti del 2005, valutate dal Ministero altamente tossiche e gravemente dannose per la salute dell'uomo: il carbendazim (categoria R 46 «mutagena», categoria 2 R 60) tossica per la riproduzione e per la fertilità, (categoria 2 R 61) per la riproduzione e lo sviluppo, mentre il dinocap (categoria 2 R 61), tossica per la riproduzione, per lo sviluppo e potenzialmente pericolosa per bambini ancora non nati;
il Ministero, così come ha fatto in seguito anche la Comunità europea, ha dunque ritenuto che fossero riscontrabili prove sufficienti atte a stabilire un flesso causale tra l'esposizione umana alla sostanza fitosanitaria indicata e lo sviluppo di tumori o di alterazioni genetiche, con il calo della fertilità, con varie terribili forme di malformazioni fetali e nello sviluppo dei bambini;
i decreti di sospensione dell'utilizzo dei fitoterapici «incriminati» concedevano un termine di 90 giorni alle imprese produttrici per provvedere al ritiro delle scorte giacenti sia presso i magazzini che presso gli esercizi di vendita al dettaglio o all'ingrosso, nonché per mettere in atto ogni iniziativa idonea ad informare l'utilizzatore finale dei provvedimenti stessi in merito alla pericolosità delle sostanze in questione;
la decisione presa nel 2005 dal Governo italiano è stata assunta, a livello europeo, in modo isolato e in netto contrasto con l'utilizzo perdurante delle sostanze succitate nella quasi totalità degli Stati dell'Unione europea il che lascia legittimamente presupporre che il Ministero avesse contezza della estrema pericolosità legata all'utilizzo di tali prodotti fitosanitari;
risulta agli interroganti, ad esempio, che nel 2003 l'Istituto superiore di sanità,

su impulso del Ministero, promosse un censimento epidemiologico in merito al potenziale tossico e agli effetti sulle popolazioni interessate e che, in particolare nella regione Abruzzo, sempre nel 2003, fu dato l'incarico ad una docente dell'Università di Chieti di realizzare un registro delle malformazioni di carattere non ereditario riscontrate sul territorio -:
se il Ministro interrogato intenda rendere disponibili i dati risultanti dal censimento epidemiologico del 2003 effettuato dall'Istituto superiore di sanità, in merito alla tossicità delle sostanze dinocap e carbendazim, nonché i dati relativi ai quantitativi e alle relative concentrazioni dei prodotti venduti, contenenti le sostanze tossiche citate, relativi al periodo intercorrente tra il 1972 e il 2005, possibilmente distinti anno per anno e suddivisi per province, utilizzando, allo scopo, anche i dati forniti dalla FINSIEL di Roma, fino all'anno 2002, e dal 2003 in poi i dati raccolti dai competenti assessorati regionali;
se il Ministro disponga di dati relativi ai risultati dei controlli sui residui delle sostanze dinocap e carbendazim sulla frutta proveniente dagli altri Stati dell'Unione europea che continuavano (e in parte ancora continuano) ad utilizzare tali prodotti fitosanitari messi fuori commercio in Italia dai provvedimenti del 2005, e in caso affermativo, se non ritenga di doversi attivare per rendere tali dati immediatamente disponibili ed accessibili;
se il Ministero della salute abbia disposto, e se si in quale anno e con quali risultati, un censimento con relativo registro su base nazionale, analogo a quello commissionato all'Università di Chieti su base regionale dalla regione Abruzzo nel 2003, in merito alle malformazioni e fetali e legate all'età dello sviluppo non a base ereditaria, o se sia comunque in possesso di dati relativi a tale tipo di malformazioni registrati dal 1972 ad oggi, suddivisi per anno, per regione e per provincia, che tengano conto del numero di nati vivi malformati, dei nati morti malformati, e degli aborti spontanei legati alla scoperta dell'esistenza di malformazioni fetali.
(4-05098)

TESTO AGGIORNATO AL 16 MARZO 2010

...

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazione a risposta orale:

MEREU. - Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro per le politiche europee, al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
la legge 80 del maggio 2005 definisce un sistema a regime tariffario speciale applicabile alle forniture di energia elettrica destinata alle produzioni e lavorazioni di alluminio, piombo, argento e zinco e al ciclo cloro-soda, nei limiti degli impianti esistenti, situati nel territorio della regione Sardegna e caratterizzati da alimentazione in alta tensione;
è previsto a giorni un pronunciamento della Commissione europea sulla procedura di infrazione aperta nel 2006 relativamente all'applicazione della legge citata, che potrebbe rientrare tra gli aiuti di Stato alle imprese non ammessi dalla normativa comunitaria;
a seguito della vicenda la dirigenza della Alcoa, società multinazionale che opera nel settore della produzione di alluminio primario, ha annunciato nei giorni scorsi l'intenzione di sottoporre a fermata tecnica il proprio stabilimento di Portovesme, a causa dei costi eccessivi di produzione determinati dal prezzo dell'energia elettrica;
la cessazione delle agevolazioni comporterebbe per lo stabilimento una perdita mensile stimata in circa 8 milioni di euro, mentre l'eventuale pronunciamento negativo in sede europea comporterebbe l'obbligo di restituzione di una somma fino ad un massimo di 600 milioni, costringendo l'azienda alla chiusura definitiva dello stabilimento;

il Ministro dello sviluppo economico ha ultimamente dichiarato di avere elaborato una nuova strategia di intervento per consentire all'Alcoa l'approvvigionamento di energia elettrica a condizioni agevolate che avrebbe illustrato tale strategia nella sua visita in Sardegna programmata per il 3 novembre 2009, visita che risulta invece essere stata annullata e che ha provocato la forte contrarietà dei lavoratori che, esasperati, hanno dichiarato lo stato di mobilitazione, inscenando diverse iniziative di protesta tra Portovesme, Cagliari e Roma con modalità che destano preoccupazione anche per l'incolumità degli stessi lavoratori;
la situazione appare di notevole criticità e necessita di un intervento risolutore da parte del Governo nel più breve tempo possibile per evitare una tragica conclusione degli eventi che porterebbe alla chiusura dello stabilimento e al conseguente crollo di tutto il settore produttivo del Sulcis-Iglesiente, che coinvolge aziende di grande rilevanza nel settore quali la Portovesme srl, la Euroallumina e la Carbosulcis, a cui si aggiungerebbe la perdita di migliaia di posti lavoro -:
quali urgenti iniziative intendano intraprendere presso l'Unione europea per evitare il pronunciamento negativo sulla questione Alcoa e quali misure straordinarie intendano adottare per consentire, nel rispetto della normativa europea in materia di aiuti di Stato alle imprese, l'approvvigionamento di energia elettrica con tariffe agevolate e garantire così la prosecuzione dell'attività di tutto il polo produttivo del Sulcis-Iglesiente.
(3-00784)

Interrogazione a risposta in Commissione:

MANCUSO, NICOLAIS e DE PASQUALE. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
la normativa transitoria riferita al riconoscimento delle qualifiche del settore restauro e dei Beni culturali (ex articolo 182 decreto legislativo n. 42 del 22 gennaio 2004 - Codice dei beni culturali e suoi regolamenti attuativi, tra cui il bando di selezione pubblica contenente modalità di conseguimento delle qualifiche e la partecipazione alla prevista prova di idoneità) sta creando enormi problemi alle imprese artigiane del settore che annovera circa 30.000 addetti in Italia;
molte imprese artigiane sono nell'impossibilità di vedersi riconosciute sia esperienze che lavori certificati dalle soprintendenze;
la confartigianato ha calcolato che sui 30mila addetti del settore restauro solo 600 potranno essere riconosciuti con le nuove regole fissate dal ministero, cioè il 2 per cento del totale -:
se il Governo abbia intenzione di attivare un tavolo di confronto con le associazioni di categoria degli artigiani sui seguenti punti:
proroga dei termini per il riconoscimento dal 31 dicembre 2009 al 30 giugno 2010;
cancellazione dei riferimenti temporali pregressi richiesti per la dimostrazione dei periodi di esperienza lavorativa (oggi fissati dalla normativa negli anni 2001, 2004, e 2007 per le diverse figure);
semplificazione delle modalità di compilazione delle domande avvalendosi dell'autocertificazione;
individuazione di un nuovo impianto normativo (anche in riferimento alla prossima definizione a regime delle figure professionali del settore restauro) che tenga conto delle peculiarità e competenze professionali maturate in anni di attività di cantiere.
(5-02133)

Interrogazione a risposta scritta:

REGUZZONI. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
il presidente dell'autorità garante per le comunicazioni ha raggiunto a mezzo

stampa ed in relazione alla necessità di regolamentare le trasmissioni TV destinate ai minori, le seguenti dichiarazioni: «Ci sono due possibilità. Potremmo fare una segnalazione al Governo perché scriva norme severe e le innesti nel decreto legislativo che recepirà la nuova direttiva sulla TV senza frontiere. In caso contrario, faremo noi una delibera» -:
quale sia l'intendimento del Governo in merito, e precisamente se ritenga di intervenire sull'importante argomento in parola e come.
(4-05085)

...

Apposizione di firme ad una interrogazione.

L'interrogazione a risposta in Commissione Fava e altri n. 5-01980, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 21 ottobre 2009, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Gibelli, Vignali.

Cambio di presentatore ad una mozione e modifica dell'ordine dei firmatari.

La mozione n. 1-00279, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 16 novembre 2009, è da intendersi presentata dall'onorevole Cazzola, già cofirmatario della stessa.
Contestualmente, su richiesta del presentatore, l'ordine delle firme viene così modificato: «Cazzola, Commercio, Moffa, Baldelli, Antonino Foti, Briguglio, Ceccacci Rubino, Di Biagio, Vincenzo Antonio Fontana, Formichella, Giacomoni, Giammanco, Mannucci, Minardo, Mottola, Pelino, Mariarosaria Rossi, Saltamartini, Scandroglio, Taglialatela».