XVI LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di lunedì 16 novembre 2009

TESTO AGGIORNATO AL 24 NOVEMBRE 2009

ATTI DI INDIRIZZO

Mozioni:

La Camera,
premesso che:
nella prossima Conferenza delle Parti UNFCCC che si terrà a Copenhagen dal 7 al 18 dicembre 2009, si dovranno concludere i negoziati su un accordo definitivo ed organico sui cambiamenti climatici coerente con l'obiettivo di limitare gli aumenti della temperatura globale a meno di 2oC di sopra dei livelli preindustriali, considerato dalla maggioranza degli studiosi la soglia per evitare drammatici mutamenti;
l'Unione europea si presenta a tale conferenza con una strategia ambiziosa, basata su un obiettivo minimo di riduzione di gas serra del 20 per cento entro il 2020, rispetto al quale è già stata varata la legislazione comunitaria attuativa (cosiddetto «pacchetto energia e clima»), e un obiettivo massimo utilizzato come base negoziale per la Conferenza, di riduzione delle emissioni di gas serra del 30 per cento al 2020 rispetto ai livelli del '90, a patto che anche gli altri Paesi sviluppati sottoscrivano un obiettivo comparabile, e che le Economie in rapido sviluppo (come Cina e India) contribuiscano adeguatamente in relazione alle loro responsabilità e capacità;
il Consiglio Europeo dell'8-9 marzo 2007 ha definito le modalità di attuazione dell'obiettivo unilaterale di riduzione delle emissioni del 20 per cento stabilendo tre obiettivi energetici di carattere settoriale o trasversale, che vanno a integrare e supportare il raggiungimento degli obiettivi di riduzione dei gas serra:
un obiettivo vincolante del 20 per cento delle energie rinnovabili sui consumi energetici dell'Unione al 2020;
obiettivo vincolante di almeno il 10 per cento di biocarburanti sui consumi di benzina e gasolio per autotrazione al 2020, a patto che la loro produzione sia sostenibile e che i biocarburanti di seconda generazione diventino commercialmente disponibili;
obiettivo di aumento dell'efficienza energetica nell'Unione europea in maniera tale da ottenere un risparmio del 20 per cento dei consumi energetici rispetto alle proiezioni al 2020;
il pacchetto di provvedimenti corrispondenti alla riduzione «unilaterale» delle emissioni del 20 per cento al 2020 rispetto al 1990, noto come «Pacchetto Energia e Clima» (GUCE del 5 giugno 2009), ha dato attuazione agli obiettivi riguardanti le rinnovabili, mentre non ha dato attuazione all'obiettivo di efficienza energetica, riducendolo dal rango degli obiettivi quantitativi a quello di una delle varie politiche d'intervento per l'ottenimento degli (altri) obiettivi: ciò sminuisce le ambizioni di competitività e di praticabilità effettiva dell'intera strategia europea, oltre a rendere più difficoltoso e oneroso il raggiungimento degli obiettivi nazionali per le fonti rinnovabili (essendo questi espressi in relazione ai consumi finali lordi di energia al 2020);
queste carenze della strategia europea sono accentuate dall'attuale fase di crisi economica, che rende prioritaria la questione degli oneri di incentivazione delle soluzioni innovative per la riduzione dei gas serra e la praticabilità immediata di misure orientate a superare la crisi, come gli investimenti di efficienza energetica nei vari settori di produzione e consumo dell'energia;
come evidenziato nei dati ufficiali della Valutazione d'impatto della commissione e da successivi studi, i costi di implementazione del pacchetto energia e clima comportano oneri per l'Italia superiori del 40 per cento rispetto alla media europea e superiori anche a molti altri Stati Membri con PIL pro capite superiore all'Italia, e questo risultato è dovuto soprattutto alla mancata attuazione e integrazione dell'obiettivo di efficienza energetica nel pacchetto comunitario;

dopo l'eventuale accordo internazionale, il processo attuativo delle politiche comunitarie sul clima al 2020 dovrà avere una seconda fase di definizione, anche indipendentemente dalla revisione al rialzo degli obiettivi di riduzione dei gas serra, una fase in cui l'introduzione di un obiettivo vincolante di risparmio energetico in Europa e delle relative misure di miglioramento dell'efficienza nei vari settori, potrà consentire un miglioramento della strategia europea;
come emerso anche nel convegno del 5 novembre «Efficienza energetica: più efficace per il clima, meno costosa per l'Europa, più equa per l'Italia, più intelligente per tutti», molte voci, industriali e non, concordano nel fare dell'efficienza energetica una scelta prioritaria finalmente condivisa, con cui l'Italia potrebbe affermare una propria leadership politica e tecnologica e per dare un contributo alla soluzione della crisi globale;
l'indagine sul posizionamento dell'Italia negli indicatori su energia e clima, realizzata dall'associazione Amici della Terra e presentata al medesimo convegno, evidenzia che il nostro paese, nonostante il ritardo nel rispetto degli obiettivi della politica climatica europea, presenta alcuni primati e posizioni relativamente positive nel campo dell'efficienza energetica (in generale, nell'intensità dei consumi finali rispetto al PIL a ppa; a livello settoriale nei rendimenti delle centrali termoelettriche), che spesso il paese non conosce e, dunque, non valorizza in termini politici e di sistema;
che la medesima indagine evidenzia la notevole convenienza economica delle misure di efficienza energetica rispetto alle altre opzioni di riduzione delle emissioni di CO2 (come le fonti rinnovabili, la cattura e il sequestro del carbonio, l'elettricità da nucleare, etc.). Ciò ha una diretta rilevanza non solo per la praticabilità delle misure di riduzione della CO2, ma anche per contenere gli oneri derivanti dai sistemi di incentivazione. L'Autorità per l'energia elettrica e il gas ha recentemente stimato che mentre il meccanismo di promozione del risparmio energetico basato sui Titoli di efficienza energetica (cosiddetti «certificati bianchi») comporta risparmi economici per gli utenti superiori al miliardo di euro l'anno, gli strumenti di incentivazione delle fonti rinnovabili determinano oneri per gli utenti valutati - nel solo settore della produzione di energia elettrica - pari a circa 2,5 miliardi di euro nel 2009, con una crescita prevista fino a 6,5 miliardi nel 2020. Dato che questa valutazione non considera, fra l'altro, gli ulteriori oneri - comparativamente inferiori a parità di energia incentivata - derivanti dalla diffusione degli impianti a fonti rinnovabili per la produzione di calore o freddo (solare termico, solar cooling, biomasse, pompe di calore, geotermia) - ampliamento settoriale richiesto dalla nuova direttiva sulle fonti rinnovabili - è evidente che l'attuale sistema di incentivazione delle misure di riduzione della CO2 presenta forti squilibri, che vanno armonizzati stimolando in misura maggiore l'efficienza energetica e la produzione di calore da fonti rinnovabili. Infatti, un confronto di convenienza economica a parità di CO2 evitata evidenzia che, mentre i certificati bianchi per il risparmio energetico comportano un beneficio netto per la collettività di 223 euro/t CO2 evitata (benefici annui al netto dei costi d'investimento e di incentivazione), i certificati verdi utilizzati per i grandi impianti di generazione alimentati con fonti rinnovabili comportano un onere stimabile sulla componente energia della bolletta di 181 euro/t CO2 e il conto energia per il fotovoltaico aumenta l'onere a 735 euro/t CO2 (ricadente in bolletta attraverso la componente A3);
che le valutazioni del potenziale di risparmio energetico effettuate da Confindustria e dall'ENEA, oltre che nell'ambito del Piano nazionale di efficienza energetica (luglio 2007) evidenziano un cospicuo potenziale derivante da interventi di efficienza energetica economicamente convenienti (cioè con costi ampiamente ripagati

dai ritorni in termini di risparmio energetico), che supera i 20 Mtep in termini di energia finale e i 30 Mtep in termini di energia primaria, distribuito in tutti i settori di trasformazione e di uso finale dell'energia;
nella maggior parte dei casi, il potenziale di miglioramento dell'efficienza energetica richiede tecnologie già oggi disponibili e offerte dalla nostra industria. Ciò dimostra che le misure di miglioramento dell'efficienza energetica sono immediatamente praticabili e offrono grandi opportunità d'investimento, occupazione e sviluppo: sono quindi misure imprescindibili per accelerare il superamento della crisi economica;
in particolare, la recente valutazione dell'ENEA dei costi di abbattimento delle emissioni in Italia al 2020 evidenzia infatti che le uniche opzioni tecnologiche con benefici sociali netti o con costi minimi sono quelle riconducibili al miglioramento dell'efficienza energetica nell'industria, nel terziario, nel trasporto, nell'edilizia residenziale e nella produzione e trasmissione di elettricità, per un potenziale complessivo di riduzione delle emissioni di circa 60 Mt CO2 nel 2020 rispetto ad uno scenario tendenziale, e consentirebbe da solo il rispetto del nuovo impegno dell'Italia di riduzione delle emissioni di gas serra al 2020 (Italia -16,3 per cento rispetto al 2005, equivalente al -4 per cento rispetto al 1990). L'apporto dell'efficienza energetica, quindi, è prioritario e non dilazionabile rispetto alle altre opzioni d'intervento per la riduzione dei gas serra;
sempre in base alla valutazione dell'ENEA del potenziale di risparmio energetico al 2020 nel solo settore dell'elettricità, si potrebbero evitare 73 TWhdi energia elettrica, cioè il 21,6 per cento dei consumi finali lordi del 2008 (337,6 TWh). Questo enorme potenziale di risparmio energetico al 2020 corrisponde alla produzione elettrica di circa 8 grandi centrali nucleari, ammesso che esse siano realizzabili entro il 2020. Il potenziale di risparmio realizzabile a breve termine, con le misure vigenti, ammonta a 19 TWh (potenziale al 2012 col sistema dei certificati bianchi): le misure di efficienza energetica sono quindi immediatamente praticabili, consentono di prender tempo là dove le innovazioni radicali non siano ancora mature in termini di prestazioni e di costi. L'efficienza energetica consente di operare scelte strategiche, quali che esse siano, in modo più consapevole e calibrato alle esigenze effettive del nostro paese;
che, nella fase successiva alla Conferenza di Copenhagen, l'obiettivo di efficienza e risparmio energetico dell'Europa dovrà essere coerente con il livello di impegno di riduzione delle emissioni di gas serra adottato dall'Unione europea a livello globale e che anche l'obiettivo comunitario di risparmio energetico (così come per la riduzione dei gas serra nei settori non-ETS) dovrebbe essere oggetto di differenziazione interna degli impegni (burdensharing fra gli Stati Membri), in maniera tale da ottimizzare la strategia europea di riduzione dei gas serra iniziando dalla riduzione degli sprechi nei paesi e nei settori più inefficienti, vale a dire mirando ad un saldo costi/benefici positivo per l'Europa intera e più equo per l'Italia,

impegna il Governo:

in occasione del vertice ONU di Copenhagen, a farsi promotore di iniziative che valorizzino il potenziale di miglioramento dell'efficienza energetica a livello internazionale:
nel burdensharing fra i paesi industrializzati (proposta europea del -30 per cento rispetto al 1990);
nel funzionamento dei meccanismi di flessibilità (estensione del commercio dei permessi di emissione almeno a tutti i paesi industrializzati, uso di benchmark settoriali di efficienza energetica; revisione e rafforzamento del meccanismo di sviluppo

pulito CDM e ampliamento del suo ambito di applicazione alle misure di efficienza energetica);
negli strumenti di cooperazione e coinvolgimento degli Stati con economie emergenti nel controllo delle emissioni di gas serra;
nel sostegno dei paesi in via di sviluppo;
in sede di Consiglio Europeo (anche successivamente al vertice di Copenhagen):
a farsi promotore di un obiettivo vincolante di risparmio energetico al 2020 in tutta Europa, al fine di migliorare l'efficienza e l'efficacia della strategia climatica europea;
a richiedere un burden sharing differenziato fra gli Stati Membri dell'obiettivo comunitario;
a stimolare proposte di legislazione comunitaria di miglioramento dell'efficienza energetica pienamente integrate - per obiettivi, metodologie di contabilità e strumenti di attuazione - con i provvedimenti del pacchetto energia e clima, a partire dai settori esclusi dall'ETS (settori non-ETS), come i trasporti, l'edilizia, i piccoli impianti industriali e l'agricoltura;
nelle politiche interne:
a sostenere una politica convinta sull'efficienza energetica;
ad aggiornare il Piano nazionale di efficienza energetica, riferendolo alla scadenza del 2020 e rendendolo coerente con gli impegni di riduzione dei gas serra che saranno assunti dall'Europa nel vertice di Copenhagen e con i successivi obiettivi, a supporto di tali impegni, che saranno assunti in materia di risparmio energetico;
a curarne l'attuazione mediante lo stanziamento di opportune risorse, provvedimenti esecutivi coerenti col piano e la valutazione periodica e sistematica dello stato di attuazione del Piano, anche in relazione agli obiettivi di gas serra;
a promuovere la responsabilizzazione delle regioni, mediante la fissazione di obiettivi regionali e di strumenti nazionali di incentivazione a supporto della loro realizzazione;
a raccordare il meccanismo nazionale dei certificati bianchi, attualmente limitato al 2012, con gli obiettivi europei al 2020;
ad armonizzare gli strumenti di incentivazione dell'efficienza energetica (certificati bianchi, detrazioni fiscali, fondi rotativi, etc.) rispetto agli strumenti di incentivazione della produzione di energia da fonti rinnovabili, al fine di migliorare l'efficienza economica complessiva degli strumenti di incentivazione;
a stanziare risorse per le attività di ricerca e sviluppo.
(1-00278)
«Zamparutti, Beltrandi, Bernardini, Farina Coscioni, Mecacci, Maurizio Turco, Mariani, Braga, Motta, Marantelli, Bratti».

La Camera,
premesso che:
nel corso del suo mandato il Governo ha affrontato con interventi costanti e mirati alle differenti necessità emerse nel tessuto sociale economico e produttivo del Paese, le ripercussioni di una gravissima crisi internazionale che hanno determinato nell'anno in corso una netta flessione del prodotto interno lordo, sia pure a fronte di recenti segnali di ripresa;
la crisi presentatasi in un primo tempo come prevalentemente di carattere finanziario si è poi manifestata in maniera più profonda assumendo evidenti aspetti economici e produttivi e producendo inevitabilmente gravi conseguenze sul terreno dell'occupazione. Tali conseguenze avrebbero potuto essere ben più gravi se il Governo non avesse accompagnato e bilanciato la crisi con provvedimenti di volta

in volta adeguati, pur in un quadro di complessa attenzione alla stabilità dei conti pubblici;
si è deciso di intervenire su più fronti in favore della struttura produttiva e dei servizi, sostenendo le persone e le famiglie in difficoltà e a maggiore rischio di povertà, nonché garantendo l'intervento degli ammortizzatori sociali a beneficio dei lavoratori sospesi dal lavoro a causa delle improvvise ed acute difficoltà di mercato, in cui sono incorse nei mesi scorsi tante imprese, la cui condizione stenta tuttora, nonostante i primi cauti segnali positivi, riconosciuti da tutte le istituzioni e gli osservatori internazionali, ad invertire il trend della crisi;
dopo una caduta durata 15 mesi il Pil è tornato a crescere. Il terzo trimestre dell'anno in corso ha registrato un incremento dello 0,6 per cento;
i dati sull'occupazione evidenziano le criticità in cui si è trovato ad operare il sistema Paese nel suo complesso; nel primo semestre del 2009 il tasso di occupazione complessivo, rispetto al primo semestre dell'anno precedente, è diminuito di 1 punto. Al netto dell'occupazione straniera che continua ad aver un trend, grazie anche alle misure di regolarizzazione adottate dal Governo (il settore dei servizi alla persona ha avuto un incremento del 7,8 per cento) gli occupati italiani risultano in calo di 494 mila unità. Particolarmente accentuata è la contrazione nelle regioni del Sud dove si concentra il 60 per cento delle perdita complessiva di occupati, a prova di una condizione economica e sociale svantaggiata che il Governo sta affrontando, anche tenendo conto delle proposte avanzate dai gruppi parlamentari;
il tasso di disoccupazione è attestato al 7,4 per cento, ad un livello significativamente inferiore a quello medio della Ue. Mettendo a confronto i dati della disoccupazione con quelli della Cassa integrazione e degli altri strumenti di sostegno del reddito emerge con chiarezza quanto sia stato importante il notevole sforzo sostenuto dal Governo per salvaguardare l'apparato produttivo e per mantenere il più a lungo possibile il rapporto di lavoro tra le aziende costrette a fare ricorso agli ammortizzatori sociali e i loro dipendenti; ne è testimone il trend della cassa integrazione, ordinaria e straordinaria, che ha registrato un aumento, in termini di valori cumulati sino al mese di ottobre 2009, del 380 per cento. Nel valutare questi dati occorre tener conto del fatto che, grazie alle politiche del Governo, si è avuto un ampliamento della platea degli interessanti allargando gli interventi a quanti non ne fruivano in precedenza. La Cig in deroga, infatti, nell'ottobre 2009 rispetto al medesimo mese dell'anno scorso, è aumentata del 700 per cento. Va segnalato che vi è uno scostamento tra le ore autorizzate e quelle effettivamente utilizzate dalle aziende (che costituiscono poco più del 60 per cento del totale). Va altresì segnalato un trend decrescente dell'uso della Cig, in termini che si avviano ad essere costanti;
si è rivelata, pertanto, giusta ed adeguata alle circostanze, la scelta del Governo (con l'accordo delle regioni) di stanziare un ingente ammontare di risorse (8 miliardi in un biennio) per ampliare la cassa integrazione in deroga ed estenderne l'intervento anche nei settori del lavoro dipendente, fino a quel momento sprovvisti; correttamente il Governo ha resistito, non solo per motivi di finanza pubblica, ma anche come scelta strategica di politica del lavoro, all'ipotesi di estendere l'indennità di disoccupazione a tutto il mondo del lavoro; tale indicazione, assunta all'inizio dell'anno nel mezzo della crisi in fase acuta, avrebbe dato alle imprese un segnale devastante: quello di licenziare;
il Governo non si è limitato solo ad operare affinché nessuno restasse indietro, mediante gli istituti di tutela del reddito da lavoro, ma ha provveduto anche a sostenere l'occupazione attraverso la salvaguardia della struttura produttiva, del relativo indotto e, quindi, dei posti di lavoro, nel quadro dei diversi «pacchetti anticrisi» di volta in volta approvati; per la prima volta

è stata predisposta una specifica misura di tutela - sia pure una tantum - a beneficio dei collaboratori in condizione di monocommittenza;
da ultimo il decreto-legge n. 78 del 2009, in aggiunta alle misure a sostegno delle imprese, che costituisce un elemento centrale della politica del Governo, prefigura alcuni interventi di carattere particolarmente innovativo, specie per quanto riguarda le misure rivolte a mantenere i lavoratori collegati alle loro imprese mediante procedure che ne favoriscano le ri-professionalizzazione, nonché i progetti di autoimprenditorialità, il cui finanziamento è in parte sostenuto dalla possibilità di capitalizzare le risorse derivanti dagli ammortizzatori sociali riconosciuti ai singoli cassintegrati o disoccupati interessati ad intraprendere un lavoro autonomo;
per quanto riguarda i pensionati e le fasce deboli della popolazione, secondo i dati ISTAT i soggetti che vivono al di sotto della soglia di povertà relativa, fissata a circa 1000 euro mensili per una famiglia di due persone, sono nel nostro Paese circa il 13 per cento, cui si aggiungono circa altri 2 milioni di famiglie a rischio di indigenza; la spesa per la protezione sociale è in linea con la media europea, ma fortemente squilibrata sulla voce vecchiaia e superstiti e sul settore pensionistico. Sono carenti le politiche inclusive e di contrasto delle emarginazioni sociali, nonché le politiche di sostegno alla famiglia (le risorse raccolta per finanziare l'assegno al nucleo famigliare vengono adoperate, in larga misura, per coprire i disavanzi di talune gestioni pensionistiche dell'Inps). Va riconosciuto a merito del Governo di aver adottato, per la prima volta, politiche inclusive e di sostegno alle famiglie, stanziando risorse che si sono rivelate superiori al fabbisogno effettivamente riscontrato; va altresì fatto notare che, nel corso del 2009, il crollo del tasso di inflazione ha oggettivamente favorito i percettori di redditi fissi, le cui dinamiche evolutive, stabilite in precedenza secondo scenari macroeconomici diversi, sono risultate sicuramente più elevate del reale costo della vita;
in tale ambito, a favore delle fasce più deboli della popolazione il Governo:
a) ha attivato la social card per sostenere, in particolare, i pensionati a basso reddito; ha disposto un bonus per le famiglie in particolari condizioni di disagio;
b) ha introdotto misure di sostegno economico per il pagamento dei servizi di primaria necessità quali luce e gas;
c) ha stipulato con la grande distribuzione e con le principali categorie rappresentative degli esercenti commerciali accordi di contenimento e stabilizzazione dei prezzi di generi di prima necessità;
d) ha prestato la propria garanzia per la rinegoziazione dei mutui immobiliari;
le tematiche relative al sostegno del reddito ed alla riduzione del carico fiscale dei lavoratori dipendenti, dei pensionati e delle fasce più deboli della popolazione sono state affrontate dal Parlamento in diverse occasioni, con atti di indirizzo approvati dalla Camera il 19 novembre 2008, il 12 marzo 2009 e il 15 luglio 2009; dall'esame degli atti impegnativi per il Governo risulta che la gran parte delle misure, compatibili con uno sforzo eccezionale ma sostenibile da parte della finanza pubblica sono state adottate; occorre valutare se non siano possibili ulteriori sforzi ed individuare risorse aggiuntive rispetto a quelle già vincolate come la maggioranza sta operando nel quadro della legge finanziaria per il 2010, allo scopo di utilizzare al meglio le risorse provenienti dallo scudo fiscale;
altrettanto rilevante sarebbe individuare strumenti a tutela dei giovani professionisti a inizio carriera (come ad esempio la riduzione dell'IRAP) nonché tener conto delle pressanti richieste del

mondo produttivo in materia di sospensione o attenuazione per un congruo periodo degli studi di settore,

impegna il Governo:

a definire misure di rafforzamento e di ampliamento del sistema degli ammortizzatori sociali, valutando la disponibilità di risorse per ulteriori interventi specifici a favore delle forme di lavoro flessibile e per i cosiddetti lavori atipici, ivi compreso l'utilizzo di quota delle risorse per la concessione di un credito d'imposta in favore delle imprese che reimpieghino disoccupati e l'utilizzo diretto delle risorse per favorire forme di reimpiego, nonché ad elaborare politiche attive e mirate in favore di chi ha redditi da lavoro discontinui, con particolare riguardo alla riprofessionalizzazione ed il reimpiego dei disoccupati;
a rifinanziare le misure di detassazione dei salari di produttività e degli straordinari, nonché a valutare l'adozione di nuove misure di detassazione del reddito d'impresa e di lavoro autonomo reinvestito;
a valutare l'introduzione di ulteriori misure in favore delle famiglie in condizione di disagio, nonché degli incapienti, ossia di quella quota di popolazione, di cui oltre la metà pensionati, che, proprio per il loro basso reddito, è nell'impossibilità di godere di qualunque deduzione e/o detrazione;
a predisporre forme efficaci di monitoraggio e di controllo, al fine di verificare la qualità e la quantità dei servizi alla persona resi dagli enti locali, nonché di evitare duplicazione di prestazioni, anche per valutare l'eventuale applicazione dei poteri di subentro previsti dal comma 2 dell'articolo 120 della Costituzione, qualora gli enti non rispettino i livelli essenziali delle prestazioni in materia di diritti civili e sociali;
ad individuare opportuni strumenti atti a favorire l'accesso al credito bancario, con particolare riguardo ai lavoratori temporanei, a progetto o atipici, in particolare finalizzato all'acquisto della prima casa, al fine di consentire la formazione di nuove famiglie.
(1-00279)
«Cazzola, Commercio, Moffa, Baldelli, Antonino Foti, Briguglio, Ceccacci Rubino, Di Biagio, Vincenzo Antonio Fontana, Formichella, Giacomoni, Giammanco, Mannucci, Minardo, Mottola, Pelino, Mariarosaria Rossi, Saltamartini, Scandroglio, Taglialatela».

NUOVA FORMULAZIONE

La Camera,
premesso che:
nel corso del suo mandato il Governo ha affrontato con interventi costanti e mirati alle differenti necessità emerse nel tessuto sociale economico e produttivo del Paese, le ripercussioni di una gravissima crisi internazionale che hanno determinato nell'anno in corso una netta flessione del prodotto interno lordo, sia pure a fronte di recenti segnali di ripresa;
la crisi presentatasi in un primo tempo come prevalentemente di carattere finanziario si è poi manifestata in maniera più profonda assumendo evidenti aspetti economici e produttivi e producendo inevitabilmente gravi conseguenze sul terreno dell'occupazione. Tali conseguenze avrebbero potuto essere ben più gravi se il Governo non avesse accompagnato e bilanciato la crisi con provvedimenti di volta in volta adeguati, pur in un quadro di complessa attenzione alla stabilità dei conti pubblici;
si è deciso di intervenire su più fronti in favore della struttura produttiva e dei servizi, sostenendo le persone e le famiglie in difficoltà e a maggiore rischio di povertà, nonché garantendo l'intervento degli ammortizzatori sociali a beneficio dei lavoratori sospesi dal lavoro a causa delle improvvise ed acute difficoltà di mercato, in cui sono incorse nei mesi scorsi tante imprese, la cui condizione stenta tuttora, nonostante i primi cauti segnali positivi, riconosciuti da tutte le istituzioni e gli osservatori internazionali, ad invertire il trend della crisi;
dopo una caduta durata 15 mesi il Pil è tornato a crescere. Il terzo trimestre dell'anno in corso ha registrato un incremento dello 0,6 per cento;
i dati sull'occupazione evidenziano le criticità in cui si è trovato ad operare il sistema Paese nel suo complesso; nel primo semestre del 2009 il tasso di occupazione complessivo, rispetto al primo semestre dell'anno precedente, è diminuito di 1 punto. Al netto dell'occupazione straniera, che continua ad aver un trend positivo, gli occupati italiani risultano in calo di 494 mila unità. Particolarmente accentuata è la contrazione nelle regioni del Sud dove si concentra il 60 per cento delle perdita complessiva di occupati, a prova di una condizione economica e sociale svantaggiata che il Governo sta affrontando, anche tenendo conto delle proposte avanzate dai gruppi parlamentari;
il tasso di disoccupazione è attestato al 7,4 per cento, ad un livello significativamente inferiore a quello medio della Unione europea. Mettendo a confronto i dati della disoccupazione con quelli della Cassa integrazione e degli altri strumenti di sostegno del reddito emerge con chiarezza quanto sia stato importante il notevole sforzo sostenuto dal Governo per salvaguardare l'apparato produttivo e per mantenere il più a lungo possibile il rapporto di lavoro tra le aziende costrette a fare ricorso agli ammortizzatori sociali e i loro dipendenti; ne è testimone il trend della cassa integrazione, ordinaria e straordinaria, che ha registrato un aumento, in termini di valori cumulati sino al mese di ottobre 2009, del 380 per cento. Nel valutare questi dati occorre tener conto del fatto che, grazie alle politiche del Governo, si è avuto un ampliamento della platea degli interessanti allargando gli interventi a quanti non ne fruivano in precedenza. La Cig in deroga, infatti, nell'ottobre 2009 rispetto al medesimo mese dell'anno scorso, è aumentata del 700 per cento. Va segnalato che vi è uno scostamento tra le ore autorizzate e quelle effettivamente utilizzate dalle aziende (che costituiscono poco più del 60 per cento del totale). Va altresì segnalato un trend decrescente dell'uso della Cig, in termini che si avviano ad essere costanti;
si è rivelata, pertanto, giusta ed adeguata alle circostanze, la scelta del Governo (con l'accordo delle regioni) di stanziare un ingente ammontare di risorse (8 miliardi in un biennio) per ampliare la cassa integrazione in deroga ed estenderne l'intervento anche nei settori del lavoro dipendente, fino a quel momento sprovvisti; correttamente il Governo ha resistito, non solo per motivi di finanza pubblica, ma anche come scelta strategica di politica del lavoro, all'ipotesi di estendere l'indennità di disoccupazione a tutto il mondo del lavoro; tale indicazione, assunta all'inizio dell'anno nel mezzo della crisi in fase acuta, avrebbe dato alle imprese un segnale devastante: quello di licenziare;
il Governo non si è limitato solo ad operare affinché nessuno restasse indietro, mediante gli istituti di tutela del reddito da lavoro, ma ha provveduto anche a sostenere l'occupazione attraverso la salvaguardia della struttura produttiva, del relativo indotto e, quindi, dei posti di lavoro, nel quadro dei diversi «pacchetti anticrisi» di volta in volta approvati; per la prima volta è stata predisposta una specifica misura di tutela - sia pure una tantum - a beneficio dei collaboratori in condizione di monocommittenza;
da ultimo il decreto-legge n. 78 del 2009, in aggiunta alle misure a sostegno delle imprese, che costituisce un elemento centrale della politica del Governo, prefigura alcuni interventi di carattere particolarmente innovativo, specie per quanto riguarda le misure rivolte a mantenere i lavoratori collegati alle loro imprese mediante procedure che ne favoriscano la ri-professionalizzazione, nonché i progetti di autoimprenditorialità, il cui finanziamento è in parte sostenuto dalla possibilità di capitalizzare le risorse derivanti dagli ammortizzatori sociali riconosciuti ai singoli cassintegrati o disoccupati interessati ad intraprendere un lavoro autonomo;
per quanto riguarda i pensionati e le fasce deboli della popolazione, secondo i dati ISTAT i soggetti che vivono al di sotto della soglia di povertà relativa, fissata a circa 1.000 euro mensili per una famiglia di due persone, sono nel nostro Paese circa il 13 per cento, cui si aggiungono circa altri 2 milioni di famiglie a rischio di indigenza; la spesa per la protezione sociale è in linea con la media europea, ma fortemente squilibrata sulla voce «vecchiaia e superstiti» e sul settore pensionistico. Sono carenti le politiche inclusive e di contrasto delle emarginazioni sociali, nonché le politiche di sostegno alla famiglia (le risorse raccolta per finanziare l'assegno al nucleo famigliare vengono adoperate, in larga misura, per coprire i disavanzi di talune gestioni pensionistiche dell'Inps). Va riconosciuto a merito del Governo di aver adottato, per la prima volta, politiche inclusive e di sostegno alle famiglie, stanziando risorse che si sono rivelate superiori al fabbisogno effettivamente riscontrato; va altresì fatto notare che, nel corso del 2009, il crollo del tasso di inflazione ha oggettivamente favorito i percettori di redditi fissi, le cui dinamiche evolutive, stabilite in precedenza secondo scenari macroeconomici diversi, sono risultate sicuramente più elevate del reale costo della vita;
in tale ambito, a favore delle fasce più deboli della popolazione il Governo:
a) ha attivato la social card per sostenere, in particolare, i pensionati a basso reddito; ha disposto un bonus per le famiglie in particolari condizioni di disagio;
b) ha introdotto misure di sostegno economico per il pagamento dei servizi di primaria necessità quali luce e gas;
c) ha stipulato con la grande distribuzione e con le principali categorie rappresentative degli esercenti commerciali accordi di contenimento e stabilizzazione dei prezzi di generi di prima necessità;
d) ha prestato la propria garanzia per la rinegoziazione dei mutui immobiliari;
le tematiche relative al sostegno del reddito ed alla riduzione del carico fiscale dei lavoratori dipendenti, dei pensionati e delle fasce più deboli della popolazione sono state affrontate dal Parlamento in diverse occasioni, con atti di indirizzo approvati dalla Camera il 19 novembre 2008, il 12 marzo 2009 e il 15 luglio 2009; dall'esame degli atti impegnativi per il Governo risulta che la gran parte delle misure, compatibili con uno sforzo eccezionale ma sostenibile da parte della finanza pubblica sono state adottate; occorre valutare se non siano possibili ulteriori sforzi ed individuare risorse aggiuntive rispetto a quelle già vincolate come la maggioranza sta operando nel quadro della legge finanziaria per il 2010, allo scopo di utilizzare al meglio le risorse provenienti dallo scudo fiscale;
altrettanto rilevante sarebbe individuare strumenti a tutela dei giovani professionisti a inizio carriera, anticipando la soppressione dell'IRAP prevista dalla legge delega per l'attuazione del federalismo fiscale, tramite riduzioni a favore dei soggetti sopra indicati, nonché sospendere o attenuare per un congruo periodo gli studi di settore,

impegna il Governo:

a definire misure di rafforzamento e di ampliamento del sistema degli ammortizzatori sociali, valutando la disponibilità di risorse per ulteriori interventi specifici a favore delle forme di lavoro flessibile e per i cosiddetti lavori atipici, ivi compreso l'utilizzo di quota delle risorse per la concessione di un credito d'imposta in favore delle imprese che reimpieghino disoccupati e l'utilizzo diretto delle risorse per favorire forme di reimpiego, nonché ad elaborare politiche attive e mirate in favore di chi ha redditi da lavoro discontinui, con particolare riguardo alla riprofessionalizzazione ed il reimpiego dei disoccupati;
a rifinanziare le misure di detassazione dei salari di produttività e degli straordinari, nonché a valutare l'adozione di nuove misure di detassazione del reddito d'impresa e di lavoro autonomo reinvestito;
a valutare l'introduzione di ulteriori misure in favore dei cittadini incapienti e delle famiglie in condizione di disagio;
a predisporre forme efficaci di monitoraggio e di controllo, al fine di verificare la qualità e la quantità dei servizi alla persona resi dagli enti locali, nonché di evitare duplicazione di prestazioni, anche per valutare l'eventuale applicazione dei poteri di subentro previsti dal comma 2 dell'articolo 120 della Costituzione, qualora gli enti non rispettino i livelli essenziali delle prestazioni in materia di diritti civili e sociali;
ad individuare opportuni strumenti atti a favorire l'accesso al credito bancario, con particolare riguardo ai lavoratori temporanei, a progetto o atipici, in particolare finalizzato all'acquisto della prima casa, al fine di consentire la formazione di nuove famiglie;
a presentare gli atti di indirizzo all'Aran per il rinnovo dei contratti pubblici, nei limiti delle risorse stanziate a termini di legge e secondo i principi e le modalità indicate nella cosiddetta «legge Brunetta», con particolare riferimento all'applicazione, ivi prevista, dei coefficienti territoriali utili alla definizione dei livelli retributivi in ragione anche del costo della vita.
(1-00279) (Nuova formulazione) «Cazzola, Caparini, Commercio, Moffa, Baldelli, Antonino Foti, Briguglio, Ceccacci Rubino, Di Biagio, Vincenzo Antonio Fontana, Formichella, Giacomoni, Mannucci, Minardo, Mottola, Pelino, Mariarosaria Rossi, Saltamartini, Scandroglio, Taglialatela, Munerato, Bonino, Fedriga, Dal Lago, Luciano Dussin, Vanalli, Volpi, Pastore, Reguzzoni».

La Camera,
premesso che:
il bollettino del mese di novembre della Banca centrale europea evidenzia «una graduale ripresa» nell'area euro per il 2010, pur consolidandosi un'elevata incertezza sulle prospettive economiche;
le previsioni della Banca Centrale europea, indicano un'inflazione a livello internazionale lievemente negativa, per gli effetti base connessi ai prezzi delle materie prime e l'ampio margine di capacità inutilizzata. In settembre l'inflazione generale al consumo sui 12 mesi nell'insieme dell'OCSE è stata pari a -0,3 per cento, invariata da agosto, mentre quella calcolata al netto dei beni alimentari ed energetici si è collocata all'1,5 per cento;
le condizioni nei mercati del lavoro dell'area dell'euro hanno continuato a deteriorarsi nei mesi recenti. La seconda stima dell'Eurostat ha confermato una diminuzione dell'occupazione nell'area dell'euro nel secondo trimestre del 2009 pari allo 0,5 per cento sul trimestre precedente, a fronte del calo dello 0,7 per cento del primo trimestre. Tale andamento suggerisce che il ritmo della contrazione dell'occupazione potrebbe aver cominciato ad attenuarsi. Il tasso di disoccupazione nell'area dell'euro è salito al 9,7 per cento in settembre, un decimo di punto percentuale in più rispetto al mese precedente;

nonostante gli ultimi trimestri di contrazione, va sottolineato che l'occupazione nell'area dell'euro ha dato prova di relativa buona tenuta durante il periodo di turbolenza, se si considera il notevole calo dell'attività economica. In tale contesto, la produttività del lavoro (in termini di prodotto per occupato) ha continuato a diminuire nel secondo trimestre, scendendo del 3,1 per cento sul periodo corrispondente. In prospettiva, essa dovrebbe mostrare un graduale recupero nell'ultima parte dell'anno per l'effetto congiunto di un ulteriore deterioramento dell'occupazione e di un progressivo rafforzamento dell'attività economica segnalata anche dall'andamento della Produzione industriale che, secondo l'indice Istat, ha fatto registrare a settembre una riduzione del 5,3 per cento su base mensile, la più ampia dall'inizio della serie storica nel 1990 che porta l'indice su base annuale al 15,7 per cento;
la turbolenza finanziaria ha accresciuto l'incertezza delle famiglie circa gli andamenti finanziari ed economici futuri, spingendo potenzialmente la loro domanda di moneta oltre il livello giustificato dagli andamenti del reddito e dei tassi di interesse. Tutto ciò ha determinato riallocazioni di portafoglio motivate più dalla configurazione dei tassi di interesse che da decisioni di riallocazione straordinarie innescate dall'accresciuta incertezza;
il governatore della Banca d'Italia Mario Draghi, nel corso del suo intervento alla Giornata mondiale del risparmio ha dichiarato che «La caduta in cui le nostre economie si stavano avvitando, tra la fine del 2008 e l'inizio di quest'anno si è fermata. Siamo meno sicuri che si stia effettivamente avviando una ripresa duratura, che non poggi solo sul sostegno straordinario delle politiche economiche»;
il governatore Draghi ha diffuso anche cifre poco incoraggianti sul fronte dell'occupazione: in un anno, rivelando che da settembre 2008 a settembre 2009 sono stati persi 650 mila posti di lavoro, con elevate probabilità di ulteriori perdite negli ultimi mesi del 2009;
i sindacati hanno rilanciato l'allarme occupazione, individuando che secondo i dati dell'Ires, i disoccupati in Italia hanno superato quota tre milioni. I senza lavoro nel secondo trimestre dell'anno risultano essere 3,2 milioni e il tasso di disoccupazione sarebbe del 12,1 per cento, ben superiore al dato Istat (7,4 per cento);
secondo l'ultimo rapporto dell'Ilo, nel 2009 la situazione dei salari è peggiorata malgrado i segnali di ripresa dell'economia. Lo studio ha evidenziato che nella metà dei 35 paesi selezionati in cui sono disponibili i dati, i salari reali mensili si sono ridotti nel primo trimestre del 2009 rispetto alla media del 2008;
nei paesi per i quali vi sono dati disponibili, la crescita dei salari reali medi si è ridotta dal 4,3 per cento del 2007 all'1,4 per cento nel 2008. Tra i dieci paesi del G-20 per i quali i dati erano disponibili, invece, la crescita dei salari reali medi è scesa dall'1 per cento nel 2007 al -0,2 per cento nel 2008. «Il continuo deteriorarsi dei salari reali a livello globale, così come evidenziato dalla direttrice del programma dell'Ilo sulle condizioni di lavoro e occupazione, Manuela Tomei, - pone una serie di interrogativi sulla reale entità della ripresa economica, specialmente se i governi interrompono troppo presto i piani di rilancio»;
come prevedibile l'intensità, l'estensione e la durata della crisi economica hanno avuto e stanno avendo ricadute fortemente negative sull'occupazione e sull'attività produttiva, anche se l'estensione degli ammortizzatori sociali ha fin ora evitato il determinarsi di una situazione sociale insostenibile. I più colpiti sono stati le lavoratrici e i lavoratori con contratto a tempo determinato, a progetto e autonomi. Pesanti ricadute si sono avute anche sull'occupazione femminile;
in particolare preoccupa il divario temporale che si registra tra i segnali di ripresa del ciclo economico e la ripresa

della crescita occupazionale, appesantita dalle tante crisi aziendali che ci portano a prevedere un inverno molto difficile;
va tenuto presente che se la pressione fiscale fosse rimasta invariata dal 1980 ad oggi, ogni lavoratore avrebbe in busta paga oltre 3.000 euro annui in più pari a oltre 200 euro mensili, mentre la crescita della pressione fiscale dell'11,4 per cento - dovuta esclusivamente ad un aumento della pressione tributaria visto che quella contributiva è rimasta pressoché invariata dal 1980 - è stata tutta a carico del lavoro. Vi è dunque la necessità di diminuire il peso fiscale sui redditi da lavoro e da pensione. La crisi rende urgente la messa in campo di interventi che sostengano da un lato l'occupazione e dall'altro i redditi attraverso un'azione di carattere redistributivi. Si tratta di realizzare un criterio di giustizia, reso oggi più urgente dalla introduzione dello scudo fiscale;
un sostegno al reddito attraverso un alleggerimento della pressione fiscale, una flessibilità sostenibile dei mercati del lavoro ed efficaci incentivi all'occupazione sono indispensabili per prevenire una disoccupazione strutturale che potrebbe diventare molto più elevata nei prossimi anni;
a ottobre sono state autorizzate 94,7 milioni, le ore di cassa integrazione, il 322 per cento in più rispetto allo stesso mese del 2008 quando le ore furono 22,4 milioni. Il picco dell'aumento è quello relativo alla cig in deroga (+700 per cento) ed alla cig ordinaria (+419 per cento). In totale, dall'inizio dell'anno, sono state autorizzate 716,7 milioni di ore di cig, contro 166,7 milioni di ore dello stesso periodo del 2008 (+330 per cento);
nonostante tutto, le maggiori organizzazioni sindacali evidenziano che bisognerebbe chiarire quante ore di cassa integrazione siano state effettivamente utilizzate e quante persone sono rientrate stabilmente in azienda o quante sono rimaste senza lavoro. Si tratta sempre di 561 mila persone complessivamente sospese dal lavoro a fronte di un rischio di crisi irreversibile delle imprese;

impegna il Governo:

a realizzare un costante monitoraggio tra Governo, Regioni e parti sociali a livello sia di settori che territoriali finalizzato alla prevenzione delle situazioni più critiche e ad evitare il ricorso ai licenziamenti, attivando tutti gli strumenti a partire da un utilizzo più intenso dei contratti di solidarietà;
a costruire percorsi di intervento che vadano oltre l'emergenza occupazionale , riportando le politiche del lavoro ad affrontare le «questioni critiche» del nostro mercato del lavoro, in particolare il bassa tasso di occupazione, soprattutto al Sud e delle donne, la transizione scuola lavoro, iniziando con il dare efficacia e funzionalità all'apprendistato, quale canale qualificante per ingresso al lavoro;
a avviare una spinta riformatrice che tenda ad estendere gli ammortizzatori sociali in chiave universalistica e a portare a sistema la bilateralità; a parificare i costi contrattuali e i contributi previdenziali per le diverse tipologie di lavoro; a dotare ogni lavoratrice e lavoratore di tutele e opportunità in materia di sicurezza sul lavoro, formazione continua, politiche attive per il reimpiego;
a mettere in sicurezza le risorse necessarie con lo stanziamento per il 2010 di 4 miliardi di euro aggiuntivi come nel 2009;
a garantire ogni utile iniziativa volta ad aumentare la partecipazione al mercato del lavoro e rendere più competitive le nostre imprese attraverso la riduzione delle tasse sul lavoro e sugli aumenti salariali ottenuti attraverso la «contrattazione decentrata»;
a disporre misure urgenti finalizzate ad ampliare il grado di copertura degli ammortizzatori sociali, prolungando il sistema di Cig/Cigs e degli ammortizzatori in deroga;

a prorogare l'indennità di disoccupazione nelle situazioni in cui si sia già pervenuti agli 8/12 mesi;
a prevedere idonei strumenti volti a sostenere strutturalmente la domanda preservando i salari reali dall'erosione cui sono attualmente soggetti per effetto della crisi e ogni altra utile iniziativa finalizzata a creare un clima di fiducia nell'economia.
(1-00280)
«Pezzotta, Vietti, Delfino, Poli, Ciccanti, Naro, Compagnon, Volontè, Anna Teresa Formisano, Galletti, Occhiuto, Rao».

...

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA
DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazione a risposta scritta:

MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
la Legge 382 del 1978, istitutiva degli organismi della rappresentanza militare, nasce dalla necessità di dare attuazione all'articolo 52, terzo comma, della Costituzione, al fine di dare adeguata risposta ai numerosi appelli che fin dai primi anni settanta provenivano dall'interno mondo militare che denunciava una situazione completamente scollata dalla realtà del Paese e per ottenere l'affermazione delle libertà fondamentali sancite dai principi costituzionali;
dall'entrata in vigore della legge n. 382 del 1978, con sono mancate numerose occasioni che hanno messo in luce diversi punti critici del sistema di rappresentanza. Infatti, il compromesso volto a ricercare il difficile punto di equilibrio tra due esigenze contrapposte quali quella della irrinunciabile garanzia e tutela dei diritti del cittadino militare e la salvaguardia dell'efficienza dell'apparato militare hanno costituito il difetto dell'intera legge che ha cercato di disciplinare la materia limitando l'esercizio del diritto sindacare e separando nettamente la sfera di competenza dei Consigli da quella riservata all'autorità militari;
le incertezze interpretative ed applicative della legge hanno determinato, quindi, una minore cura e tutela degli interessi del personale che la rappresentanza militare aveva il compito di rappresentare a fronte di una affermazione degli specifici doveri delle medesime autorità militari;
a parere dell'interrogante ciò che è mancato in questi anni al personale militare non è stata tanto la possibilità di iscriversi ciascuno ad un proprio sindacato, quanto la possibilità di distinguere sul piano delle responsabilità quali scelte dovessero essere proprie della organizzazione gerarchica e quali invece proprie dell'organismo elettivo;
tali limiti non sempre hanno consentito alla rappresentanza militare di essere considerata, dal personale, come effettivo strumento di tutela ed hanno portato alla costituzione di associazioni che rivendicano la necessità di dare vita a strutture ad essa alternative, più tipicamente sindacali e maggiormente rappresentative degli interessi del personale;
l'inadeguata articolazione dei Consigli centrali che, prevedono la possibilità di deliberare per singole categorie di personale o per comparti (possibilità questa prevista solo dal decreto legislativo n. 195 del 1995 ed unicamente per le attività di concertazione interministeriale), consente alle categorie ed ai gruppi maggioritari di prevaricare quelli minoritari;
l'attuale situazione, da trent'anni comporta al militare un annullamento del diritto, atteso che le rappresentanze militari agiscono non in modo autonomo, ma

dipendente e controllato dai vertici militari e, quindi, dai propri datori di lavoro;
le rappresentanze militari non costituiscono un sistema alternativo al principio della libertà sindacale in quanto vengono sacrificati i principi della libertà dell'organizzazione e del pluralismo sindacale, sistema ultimo che certamente può dare luogo al più incisivo strumento dell'accordo sindacale, in vigore per le Forze di polizia ad ordinamento civile;
la Corte Costituzionale con la sentenza n. 449 del 13 dicembre 1999, non ha di fatto vietato ai militari il diritto sindacale ma ha solo espresso un parere sulla costituzionalità o meno dell'esistenza del primo comma dell'articolo 8 della legge n. 382 del 1978 (Legge di principio sulla disciplina Militare). Da un decennio tale sentenza ha creato un vuoto legislativo che non è ancora stato colmato;
l'incertezza dell'articolo 182 del codice penale militare di pace "determina, per il cittadino alle armi, chiuso in una morsa fra interessi costituzionali opposti (libera manifestazione del pensiero e la tutela della efficienza e coesione delle forze armate), la privazione del diritto alla libera espressione in nome, spesso, della difesa di un ordinamento chiuso alle corrette critiche, necessarie per l'evoluzione democratica -:
se il Presidente del Consiglio dei ministri e il Ministro della difesa intendano assumere iniziative affinché i diritti fondamentali garantiti dalla Carta Costituzionale siano assicurati anche per i cittadini in divisa ovvero, l'abrogazione dell'articolo 8 della legge n. 382 in modo da assicurare un adeguato pluralismo che corrisponda alle aspettative per la tutela anche degli interessi individuali, in atto sottratti alla competenza delle rappresentanze militari;
se intendano impegnarsi affinché la consultazione delle rappresentanze del personale militare, nei termini e con gli effetti previsti dagli accordi vigenti per la consultazione delle parti, avvenga non solamente in occasione della predisposizione annuale dei documenti di bilancio, ma ogni volta che il Governo decida di consultare le parti sociali.
(4-05023)

TESTO AGGIORNATO AL 24 NOVEMBRE 2009

...

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazione a risposta in Commissione:

BACHELET, TOCCI e GHIZZONI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
l'istituto italiano di tecnolgia (IIT) è una Fondazione di diritto privato istituita congiuntamente dal Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca e dal Ministero dell'economia e delle finanze, in base alla legge n. 326 del 2003, articolo 4, con l'obiettivo di promuovere l'eccellenza nella ricerca di base e in quella applicata e di favorire lo sviluppo del sistema economico nazionale;
l'istituto ha vissuto un periodo iniziale di avviamento di 2 anni, terminato il 2 ottobre 2005, durante il quale si sono definite e analizzate le attività iniziali di IIT, in particolare la struttura direttiva, il piano scientifico e le prime iniziative di formazione;
dopo questo periodo di start-up alla presidenza dell'IIT è stato confermato il professor Vittorio Grilli, che ricopre allo stesso tempo anche la carica di direttore generale del tesoro, al Ministero dell'economia e delle finanze, dal maggio del 2005; per quanto consta agli interroganti egli, in quanto direttore generale del tesoro e al tempo stesso presidente dell'IIT, continuerebbe quindi, da molti anni, ad allocare le risorse pubbliche alla struttura che egli stesso presiede;
alla direzione scientifica è stato confermato il professor Roberto Cingolani, che allo stesso tempo ricopre l'incarico di direttore del laboratorio nazionale di nanotecnologia

(NNL) di Lecce, istituto di ricerca che afferisce alla rete dei centri di ricerca dell'IIT, e che ha beneficiato di un rapporto di collaborazione con l'IIT stesso, come risulta dal piano scientifico dell'IIT per gli anni 2005-2008 e, come si evince dal piano scientifico dell'IIT per gli anni 2009-2011, ne beneficerà anche in futuro;
nel dibattito aperto dal blog de «Le Scienze» nel dicembre 2008 sulla mancanza di criteri di trasparenza e valutazione scientifica dell'IIT ai quali sono invece sottoposti in Italia enti di ricerca e università (http://cattaneo-lescienze.blogautore.espresso.repubblica.it/2008/12/05/istituto-italiano-tremontin/) il professor Cingolani ha dichiarato che l'IIT nel 2007 è stato esaminato da un panel di valutazione indipendente (nominato dall'allora Ministro dell'economia e delle finanze, Tommaso Padoa Schioppa, nelle persone del professor Mario Rasetti, ordinario di fisica teorica al Politecnico di Torino, e del professor Elio Raviola, neurologo presso l'Harvad Medical School di Boston), e che il relativo rapporto finale conterrebbe una valutazione molto positiva;
dopo piú di due anni tale rapporto non è ancora stato reso pubblico, né dal Governo né dall'IIT;
i due autori del rapporto commissionato dall'allora Ministro dell'economia e delle finanze, Tommaso Padoa Schioppa e a lui consegnato, hanno dichiarato, come emerge da un articolo della rivista Science, pubblicato in data 19 giugno 2009 a firma di Laura Margottini, che il rapporto da loro redatto muoveva critiche relative all'attività scientifica dell'IIT, giudicandola inferiore alle aspettative, frammentaria e disorganica rispetto alle principali aree di ricerca previste dal piano di ricerca dell'IIT, non coerente con il piano di ricerca della fondazione;
nella replica, apparsa sulla rivista Science il 9 ottobre 2009, il professor Cingolani ammette per la prima volta che quel rapporto del 2007 «rifletteva problemi tipici delle nuove istituzioni» (nel 2007 l'IIT esisteva tuttavia da quattro anni); ma malgrado ciò, dice, era stato considerato complessivamente positivo, e a riprova cita la prosecuzione dei finanziamenti governativi;
in quella stessa replica a Science il professor Cingolani menziona due successivi rapporti di valutazione dell'IIT (dicembre 2008 e maggio 2009), che sarebbero, invece, molto lusinghieri: ma hanno il notevole difetto, sottolineato dalla controreplica di Science, di essere redatti dal comitato tecnico-scientifico dell'IIT, che istituzionalmente collabora con il Presidente, il direttore Scientifico e il comitato esecutivo dell'IIT nella definizione dei finanziamenti e delle priorità di ricerca; non, quindi, un panel di valutazione indipendente come quello nominato da Padoa Schioppa nel 2007;
dopo le critiche internazionali allo stentato avvio dell'IIT, nell'assenza, di qualsiasi elementi di valutazione, indipendenti sull'IIT a disposizione del Parlamento e dei contribuenti italiani, e in assenza anche, almeno a quanto è dato di sapere, di una modifica delle sue finalità da parte del Governo, l'IIT ha avviato un'ampia campagna a di finanziamento di ricerche in tutti gli enti e le università italiane, in tal modo configurandosi come una funding agency con finalità paragonabili al Consiglio nazionale delle ricerche; ma, ad avviso degli interroganti, con due importanti differenze; sovrabbondanza, anziché penuria, di risorse finanziarie (nell'articolo pubblicato sul settimanale l'Espresso in data 11 giugno 2009 a firma di Roberta Carlini viene reso noto che l'IIT dal 2004 ad oggi ha ricevuto finanziamenti per un totale 518,5 milioni di euro da parte dello Stato, di cui ha speso solo 108,5 milioni); mancanza di trasparenza e di valutazione scientifica indipendente nell'allocazione e distribuzione e di una simile massa di risorse, come già ampiamente argomentato;

nel frattempo, a quanto risulta agli interroganti, i fondi della ricerca universitaria (PRIN) del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca hanno subito tagli molto rilevanti, ritardi nella pubblicazione dei bandi e un'allontanamento dagli standard internazionali di valutazione tramite anonymous peer review che ha messo in grave sofferenza la migliore ricerca italiana -:
quando e con quale modalità si intenda rendere pubblico il rapporto indipendente commissionato nel 2007 dal Ministro dell'economia e delle finanze Tommaso Padoa Schioppa, affinché Parlamento e contribuenti possano autonomamente valutare se la prosecuzione e anzi l'aumento straordinario dei finanziamenti pubblici stabilito con il decreto-legge sia o meno congruo con il contenuto di quel rapporto, allora fresco di stampa;
quando e con quale modalità si intenda promuovere un nuovo round di valutazione dell'IIT di standard europeo, da parte cioè di esperti di riconosciuta reputazione internazionale, non legati all'IIT da vincoli istituzionali, finanziari o di collaborazione scientifica;
se e come si intenda promuovere la soluzione di quello che agli interroganti appare duplice conflitto d'interesse, come chiaramente evidenziato nelle premesse;
se il Governo abbia approvato, formalmente o informalmente, la trasformazione dell'IIT in funding agency, e, in caso affermativo, se e come intenda rendere trasparenti e conformi agli standard europei i criteri che regolano il flusso finanziario appena avviato dall'IIT verso altre istituzioni scientifiche;
se il Governo, alla luce dei fondi non spesi dall'IIT e della corrispondente carenza nella ricerca universitaria, intenda considerare l'opportunità, per l'anno 2010, di stornare la quota annuale di finanziamento dell'IIT prevista per il 2010 a favore dell'università (PRIN) e del fondo previsto per gli enti di ricerca.
(5-02115)

...

GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta scritta:

BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
secondo quanto riportato dall'Agenzia ANSA di venerdì 13 novembre 2009, un detenuto 43enne, Massimo Gallo, si sarebbe suicidato il giorno precedente nel carcere di Vercelli. L'uomo - secondo quanto si è appreso - sarebbe stato trovato impiccato nel sottoscala che conduce al cortile dei passeggi del carcere;
Gallo - secondo una prima ricostruzione - si sarebbe tolto la vita portando con sé un lenzuolo che avrebbe poi annodato all'inferriata di un cancello inutilizzato del sottoscala della sezione;
secondo il centro studi Ristretti Orizzonti la morte del detenuto sarebbe stata classificata come «suicidio» un po' troppo frettolosamente, anche perché:
a) sarebbe la prima volta che un detenuto si suicida fuori della cella;
b) non si capisce come Massimo Gallo sia riuscito a portare con sé fuori della cella un lenzuolo sfuggendo con ciò alla perquisizione;
c) la morte per auto-impiccagione non è mai istantanea ma si verifica dopo non meno di dieci minuti, sicché non si capisce proprio come sia stato possibile che nessuno si sia accorto di quanto stava succedendo;
Gallo è il 63o detenuto che si è tolto la vita dall'inizio dell'anno 2009; in pratica negli istituti di pena italiani in appena 10 mesi è stato superato il numero dei suicidi dell'intero anno 2008, con un aumento stimato di circa il 300 per cento;

sempre secondo quanto contenuto nel dossier «Morire di Carcere» curato da Ristretti Orizzonti, in dieci anni 1.500 detenuti hanno perso la vita all'interno delle carceri: in pratica muoiono 150 detenuti all'anno; un terzo per suicidio e gli altri due terzi per «cause naturali» non meglio specificate;
a tal proposito il presidente della Conferenza regionale volontariato e giustizia, Maurizio Mazzi, ha ribadito che, annualmente, in carcere si registra un tasso di suicidi pari a circa il 14 per cento, a fronte dello 0,7 per cento registrato all'esterno, suicidi che peraltro crescono in parallelo al sovraffollamento, e quindi al peggiorare delle condizioni di vita;
a giudizio degli interroganti una politica di fermezza verso il crimine non esclude certo la realizzazione di un sistema carcerario che, dovendo essere costituzionalmente finalizzato al recupero ed al reinserimento del detenuto, deve poter offrire una condizione minimale di vivibilità, soprattutto nei confronti di quei gruppi vulnerabili al rischio-suicidio come le persone sottoposte a isolamento o comunque a forme di inasprimento del regime detentivo;
il grave problema delle morti e dei suicidi all'interno delle strutture penitenziarie deve essere tenuto in alta considerazione da parte del Ministero della giustizia, atteso che la vita, la salute e, più in generale, il benessere fisico e psichico delle persone che si trovano in stato di privazione della libertà personale sono elementi che meritano una specifica attenzione ed un costante impegno giusto quanto disposto dallo stesso ordinamento penitenziario -:
se il Ministro sia a conoscenza dei fatti descritti in premessa;
se intenda avviare una indagine amministrativa interna al fine di appurare se quello di Massimo Gallo possa essere effettivamente classificato come suicidio e, in caso di risposta positiva, se nei confronti del predetto detenuto siano state messe in atto tutte le misure di sorveglianza previste e necessarie e quindi se non vi siano responsabilità di omessa vigilanza e cura da parte dell'Amministrazione dell'istituto;
se il Ministro non ritenga che l'alto tasso di suicidi in carcere dipenda dalle condizioni di sovraffollamento degli istituti di pena e dalle aspettative frustrate di migliori condizioni di vita al loro interno;
quali iniziative, più in generale, il Governo intenda assumere per contenere e ridurre l'alto tasso dei decessi per suicidio in carcere;
se non intenda promuovere con urgenza la creazione di un osservatorio permanente per l'esame analitico dei singoli casi di suicidio verificatisi all'interno degli istituti di pena, al fine di comprenderne - ed auspicabilmente rimuoverne - le cause.
(4-05024)

...

LAVORO, SALUTE E POLITICHE SOCIALI

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:
XI Commissione:

CAZZOLA e ANTONINO FOTI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
nel 2004 il Ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali ha bandito un concorso pubblico, per esami su base regionale, a 795 posti di ispettore del lavoro. La procedura concorsuale ha determinato 795 vincitori e 946 idonei utilmente collocati nelle rispettive graduatorie regionali di partecipazione. Nel corso degli ultimi 2 anni il Ministero ha proceduto alla immissione della quasi totalità degli idonei;
l'articolo 1, comma 346, lettera d), della legge finanziaria n. 244 del 2007 ha

stanziato la somma di 8 milioni di euro per l'anno 2009 per l'assunzione di personale nel ruolo degli ispettori del lavoro e, sulla base di tale stanziamento, con decreto direttoriale n. 1 del 16 gennaio 2009, il Ministero del lavoro ha proceduto all'assunzione di 179 idonei, entrati in servizio il 27 aprile 2009;
sono residuati 44 idonei per la regione Emilia Romagna e 30 idonei per la regione Sardegna;
l'articolo 1, comma 346, lettera d), della legge finanziaria n. 244 del 2007 ha previsto, altresì, lo stanziamento di 16 milioni di euro annui a decorrere dall'anno 2010 per l'assunzione di personale nel ruolo di ispettore del lavoro. La suddetta previsione permetterebbe, quindi, di effettuare l'assunzione degli idonei rimasti, completando lo scorrimento delle graduatorie ancora aperte la cui validità è stata prorogata sino al 31 dicembre 2010 per espressa previsione dell'articolo 24-quater, del decreto-legge 31 dicembre 2007, n. 248, convertito con modificazioni dalla legge n. 31 del 2008, recante «proroga di termini previsti da disposizioni legislative e disposizioni urgenti in materia finanziaria»;
tuttavia l'articolo 17, comma 7, del decreto-legge 1o luglio 2009, n. 78, recante «provvedimenti anticrisi, nonché proroga di termini e della partecipazione italiana a missioni internazionali, convertito con modificazioni dalla legge n. 102 del 2009», vieta di procedere ad assunzioni nella pubblica amministrazione, con esclusione di alcune deroghe e il personale dei servizi ispettivi e di vigilanza del Ministero del lavoro e degli enti gestori di previdenza obbligatoria, non è compreso tra le deroghe suddette;
tale personale svolge funzioni essenziali di controllo in materia di tutela della salute e sicurezza dei lavoratori e nella lotta all'evasione contributiva;
la XI Commissione permanente lavoro pubblico e privato, nell'esprimere parere favorevole al testo dei decreto-legge 1o luglio 2009, n. 78, ha segnalato l'esigenza di disporre che il divieto di assunzione presso le pubbliche amministrazioni, ivi previsto, non valga per il reclutamento del personale dei servizi ispettivi e di vigilanza del Ministero del lavoro e degli enti di previdenza obbligatoria, attesa anche la particolare rilevanza dei compiti da questi svolti per la tutela dei diritti dei lavoratori e per la loro sicurezza sui luoghi di lavoro;
in sede di approvazione da parte della Camera dei deputati, del decreto-legge 1o luglio 2009, n. 78, il Governo ha accolto, seppur come raccomandazione, l'ordine del giorno n. 9/02561-A/168 che verteva su tale materia -:
se il Ministro interrogato intenda adottare, ed in caso contrario perché, ulteriori misure di deroga alle disposizioni di cui all'articolo 17, comma 7 del decreto-legge 1o luglio 2009, n. 78, al fine di consentire l'assunzione del personale del Ministero del lavoro della salute e delle politiche sociali e degli enti di previdenza obbligatoria, da impiegarsi nei servizi ispettivi e di vigilanza, le cui procedure concorsuali di reclutamento risultano concluse alla data di entrata in vigore della legge di conversione del predetto decreto-legge.
(5-02112)

PALADINI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
il giorno 22 gennaio 2008, in Sarzana (SP) si sono incontrati: la cooperativa Liguria società cooperativa di consumo divisione ipermercati e supermercati rappresentata dal Presidente del CDA dottor Bruno Cordazzo e le Rappresentative sindacali unitarie delle lavoratrici e dei lavoratori del punto vendita dell'Ipercoop «Centroluna» di Sarzana unitamente alle segreterie territoriali spezzine delle associazioni sindacali di categoria;
nel corso di detto incontro la cooperativa Liguria manifestava la necessità di adeguare costi e risorse al modificato

contesto competitivo ove crisi congiunturale e globalizzazione dei mercati hanno contribuito ad un attuale impoverimento del business;
nel quadro del riassetto organizzativo nonché nell'ambito del nuovo piano strutturale aziendale presentato da cooperativa Liguria veniva manifestata altresì l'esigenza di ricorrere alla cassa integrazione, guadagni straordinaria (CGIS) per ristrutturazione aziendale per la durata di mesi sei quanto ai punti vendita «Centro Luna» di Sarzana sito in via Variante Cisa 40 e supermercato cooperativa di La Spezia sito in via Leopardi 71;
la cassa integrazione, guadagni straordinaria ha interessato un totale complessivo di 64 lavoratori;
oggi alcune organizzazioni sindacali di settore denunciano che nei super ed ipermercati interessati dall'applicazione della cassa integrazione guadagna straordinaria viene fatta frequente richiesta di ore di lavoro straordinario, nonostante per ben sessantaquattro lavoratori sia stata richiesta ed ottenuta la cassa integrazione, guadagni straordinaria -:
quali urgenti provvedimenti intenda adottare il Ministro interrogato, al fine di accertare i fatti denunciati dalle organizzazione sindacale e verifica la corretta applicazione della vigente normativa in tema di orari di lavoro e cassa integrazione.
(5-02113)

SANTAGATA, DAMIANO, BELLANOVA, BERRETTA, BOBBA, BOCCUZZI, CODURELLI, GATTI, GNECCHI, LETTA, MADIA, MATTESINI, MIGLIOLI, MOSCA, RAMPI e SCHIRRU. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
lo stato di recessione in cui versa il nostro Paese, inserito nella grave fase critica dell'economia mondiale, ha già prodotto effetti negativi sul livello generale dell'occupazione che, secondo le stime più realistiche, tra cui quelle di Confindustria, continuerà a far sentire il suo peso anche nel prossimo anno, anche laddove dovessero rafforzarsi i segnali di ripresa della produzione, stimando un peggioramento del tasso di disoccupazione dall'8,3 per cento del 2009 al 9,5 per cento del 2010;
tali andamenti non potranno non determinare effetti anche sul livello del montante contributivo raccolto dall'Istituto nazionale di previdenza sociale (INPS) e, al contempo, un maggior sforzo sul versante dell'erogazione degli strumenti di sostegno del reddito dei lavoratori;
è evidente l'importanza di una puntuale e costante conoscenza dei dati relativi ai flussi delle entrate dell'INPS, al fine di attento monitoraggio - anche in sede parlamentare - di grandezze finanziarie così significative e della relativa applicabilità di istituti prioritari per l'equilibrio del nostro sistema sociale ed economico -:
quali siano i dati relativi all'andamento delle entrate dell'INPS, sia in termini assoluti sia in relazione agli esercizi precedenti, anche con riferimento agli effetti dell'attività ispettiva, e quali le conseguenti valutazioni del Governo relativamente alla situazione finanziaria e patrimoniale dell'Istituto.
(5-02114)

Interrogazione a risposta scritta:

DI BIAGIO. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
in data 6 ottobre 2009 nell'area della grotta marina della riserva del Plemmirio, a Siracusa a causa di un incidente sono deceduti un ricercatore universitario ed uno studente universitario i quali insieme ad altri tre colleghi avevano effettuato un'immersione di studio nelle acque della suindicata area per prelevare dei campionamenti;

la grotta in cui è avvenuto l'incidente si trova a venti metri di profondità e si sviluppa per una lunghezza di circa 55 metri: un ambiente particolarmente critico in ragione del quale un'eventuale immersione necessita del rispetto di adeguati parametri procedurali di sicurezza;
stando alla ricostruzioni di alcuni esperti l'incidente sarebbe avvenuto a causa di cedimenti sedimentari dovuti al movimento dei sub nell'acqua, che avrebbero comportato una perdita di orientamento da parte dei due studiosi, non avendo questi utilizzato adeguatamente la sagola di sicurezza che avrebbe potuto garantire loro un riferimento ed una garanzia di orientamento in caso, e avvenuto, di acque torpide -:
di quali elementi disponga il Governo in relazione alla citata vicenda e, in particolare, con riferimento al rispetto delle norme in tema di sicurezza sul lavoro in considerazione di quanto previsto dal decreto legislativo 9 aprile 2008 n. 81 e, nella specie con riferimento alla sussistenza dei requisiti professionali nonché dell'adeguata applicazione delle «buone prassi» nel caso descritto in premessa.
(4-05027)

...

PUBBLICA AMMINISTRAZIONE E INNOVAZIONE

Interrogazione a risposta scritta:

CAPARINI, CROSIO e FUGATTI. - Al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione, al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
il programma del Governo per mettere tutta la pubblica amministrazione in rete entro l'anno rischia di penalizzare ulteriormente i cittadini e le imprese delle aree marginali del Paese che si troverebbero così a dover colmare un ulteriore digital divide, oltre a quello già esistente rispetto agli altri Paesi europei;
la possibilità di accedere ai servizi online più evoluti (dai certificati della pubblica amministrazione, alla semplice ricerca di informazioni, ai servizi di web tv on-demand) dipende, infatti, dalla reale possibilità, per gli utenti, di usufruire dei servizi per i quali è necessario il collegamento in banda larga;
la situazione è ulteriormente aggravata dalla mancanza d'obbligo di fornitura del servizio universale da parte delle compagnie di telecomunicazione che crea un ulteriore discrimine tra i cittadini che hanno accesso alla banda larga di prima generazione e coloro che sono esclusi dai collegamenti broadband, penalizzando ulteriormente le imprese in rete, e aumentando ancora di più il divario con l'Europa, dove sono già disponibili reti a 50 megabit, e i governi hanno stanziato ingenti somme per la costruzione di reti di nuova generazione fino a 100 megabit al secondo;
una soluzione tecnologicamente già disponibile per portare immediatamente l'accesso in banda larga (fino a 4 megabit di trasmissioni dati) a tutti, è possibile attraverso la presa elettrica domestica, grazie alla tecnologia Powerline Communication (PLC), che utilizza le normali linee elettriche per trasmettere dati, sfruttando le prese preesistenti, senza la necessità di interventi o modifiche;
il servizio è possibile a partire dalle cabine di trasformazione: si tratta di impianti che convertono la tensione elettrica da media (16.000 Volt circa) a bassa (220/380 volt) per essere poi distribuita agli utenti finali: è sufficiente quindi collegare il modem a qualunque presa elettrica domestica per poter navigare immediatamente in Internet alla velocità di scaricamento di 4 megabit, e di 512 Kb in caricamento. Oltre allo scambio di dati, questa tecnologia consente anche di poter utilizzare normali servizi di telefonia voce e di videoconferenza;
negli Usa Ibm sta lavorando ad un progetto per collegare ad internet, attraverso la rete elettrica, intere aree rurali. È

lecito domandarsi come mai in Italia questa tecnologia, immediatamente disponibile per chiunque, senza bisogno di alcun intervento e senza costi aggiuntivi, non viene pubblicizzata nè offerta dalle compagnie elettriche;
per ridurre il digital divide, favorire l'accesso dei cittadini alla pubblica amministrazione, e assicurare alle imprese le condizioni minime per poter operare, sia su scala nazionale, sia globalmente, occorre che le public utilities offrano il servizio basato sulla tecnologia Powerline Communication (PLC), anche attraverso un sistema di incentivi a carico degli enti locali, che potrebbero sostenere i costi per l'acquisto del modem e/o di parte dell'abbonamento a quelle famiglie e/o imprese ubicate in aree rurali attualmente non raggiunte dal servizio a banda larga di prima generazione (Adsl) -:
quali iniziative intendano intraprendere i Ministri interrogati al fine chi diminuire il digital divide anche ricorrendo alla tecnologia Powerline Communication.
(4-05025)

...

SVILUPPO ECONOMICO

Interpellanza:

La sottoscritta chiede di interpellare il Ministro dello sviluppo economico, il Ministro dell'interno, il Ministro per le politiche europee, per sapere - premesso che:
l'industria conciaria in Italia è garanzia di eccellenza qualitativa, impiega circa 20.000 addetti e sviluppa annualmente milioni di euro di fatturato;
tale rinomato settore, oltre a subire gli effetti negativi della generale riduzione della domanda dovuta all'attuale crisi economica, sta attraversando un periodo di profonda difficoltà a causa del fenomeno sempre più esteso dell'invasione di prodotti contraffatti, provenienti soprattutto dai Paesi asiatici, che, connotati da costi di produzione decisamente molto convenienti e realizzati con materiali scadenti o privi dei necessari requisiti di sicurezza, hanno dei prezzi di vendita decisamente più bassi di quelli italiani;
l'attestazione del made in Italy indubbiamente conferisce al bene di consumo un alto valore aggiunto: scarpe, borse, giacche, divani e tutti i prodotti di pelletteria, acquisiscono una superiorità qualitativa se tutti i componenti con cui sono confezionati sono di origine italiana;
tale requisito, unitamente al rispetto sia delle norme di sicurezza per i lavoratori e per i consumatori, sia dell'ambiente nel processo industriale, è sinonimo di garanzia di qualità che deve essere valorizzata anche al fine di garantire alle imprese, in particolare quelle di piccole e medie dimensioni, il legittimo guadagno e la conseguente continuità lavorativa degli addetti;
purtroppo le frodi in questo settore avvengono non solo nella contraffazione del design, ma anche nella falsa dichiarazione di nazionalità dei manufatti e dei loro stessi componenti, che spesso risultano essere di scarsa qualità e che illecitamente vengono spacciati come prodotti italiani;
l'incidenza di tale inganno nel costo di produzione si configura tra il 25 per cento e il 60 per cento, a danno dell'industria italiana e dei consumatori in primis, oltre che dell'immagine dei prodotti italiani che nel mondo rappresentano da sempre una creatività e una qualità indiscussa e molto ricercata;
si assiste purtroppo, ad un ancora insufficiente e incompleto controllo, se pur notevolmente migliorato rispetto al recente passato, del commercio abusivo di tali prodotti contraffatti;
con l'approvazione della legge 23 luglio 2009, n. 99, il Governo italiano ha introdotto diversificate misure volte a rafforzare

la tutela della proprietà industriale, del made in Italy e degli strumenti di lotta alla contraffazione;
disposizioni in materia di tutela del made in Italy sono anche contenute nel decreto-legge 25 settembre 2009, n. 135, in corso di conversione e approvato in prima lettura dal Senato, che introduce una regolamentazione circa l'uso di indicazioni di vendita che presentino il prodotto come interamente realizzato in Italia, quali «100 per cento made in Italy» e simili, prevedendo una sanzione penale per l'uso indebito di tali indicazioni di vendita o di contrassegni o di figure che inducano alla medesima fallace convinzione -:
se i Ministri interpellati, al fine di tutelare e salvaguardare l'attività delle imprese conciarie italiane, dei lavoratori del settore e del relativo indotto, non ritengano opportuno favorire un'intensificazione dei controlli da parte di tutte le forze dell'ordine ed una ancor più incisiva azione sanzionatoria, al fine di indebolire e scoraggiare il fenomeno del commercio illegale di prodotti di pelletteria di scarso pregio e contraffatti, che, comunque, inducono in inganno il consumatore e danneggiano grandemente le imprese del nostro Paese;
se e quali iniziative possano essere assunte affinché l'Ufficio europeo per la lotta antifrode, nell'intento di tutelare gli interessi economici dei Paesi dell'Unione europea, possa contribuire ad intensificare il controllo del commercio illegale.
(2-00543)«Calabria»

Interrogazione a risposta in Commissione:

ALESSANDRI. - Al Ministro dello sviluppo economico.- Per sapere - premesso che:
anche il distretto ceramico della provincia di Reggio Emilia risente in maniera pesante della crisi finanziaria che sta scolpendo l'economia mondiale e nazionale;
in particolare si annoverano tra le imprese reggiane del settore della ceramica entrate in crisi, la società «Ceramica Le Pioppe» di Roteglia, e la «Tat» di Castellarano. Tali imprese si trovano in uno stato di crisi tale che la loro chiusura è ormai un fatto imminente e si corre il pericolo di mettere a rischio il posto di lavoro di centinaia di famiglia;
riguardo alla Ceramica Le Pioppe di Roteglia, risulta che il 20 ottobre 2009 sia stato sottoscritto da parte di rappresentanti dell'azienda, assistita da Confindustria Ceramica, dalla Rsu assistita dalla Filcem Cgil, dalla provincia di Reggio Emilia e da un funzionario della direzione provinciale del lavoro un accordo per un anno di cassa integrazione straordinaria (Cigs) per cessazione di attività, per i 48 dipendenti della ditta a decorrere dal 21 ottobre 2009;
in tale sede le parti hanno manifestato la volontà di richiedere l'applicazione del protocollo per l'anticipazione della Cigs. Inoltre, l'azienda, in ragione della crisi delle vendite e della precaria situazione finanziaria, uniti all'aggravarsi del suo stato di indebitamento, ha presentato domanda di Concordato preventivo con cessione di beni;
i lavoratori dal canto loro hanno messo in atto specifiche forme di protesta presidiando lo stabilimento ed effettuando il blocco delle merci a seguito della difficoltà dell'azienda a pagare la mensilità decorrenti da settembre;
secondo notizie di fonte provinciale, in una prima fase l'azienda aveva comunicato l'intenzione di cessare l'attività dell'unità operativa di Castellarano che occupava 28 dipendenti, attivando una procedura di mobilità volontaria. Conseguentemente, l'attività produttiva era stata canalizzata nell'unità operativa di Roteglia e, al fine di cercare di ridurre ulteriormente gli effetti sociali ed economici sulle maestranze fu ulteriormente attivato un contratto di solidarietà difensivo per la durata di 24 mesi con riduzione di orario di lavoro per tutti gli addetti;

di seguito, alla luce dell'ulteriore aggravarsi della situazione, è stata affiancata al contratto di solidarietà una cassa integrazione ordinaria. L'utilizzo di tali strumenti è stato interrotto dal 20 ottobre 2009. Risulta infine che vi sia stato un potenziale interessamento da parte di terzi a rilevare la Società, ma al momento le trattative sono in una fase transitoria in attesa dell'evoluzione della procedura concorsuale;
per quanto riguarda la Tat di Castellarano, sempre da fonti provinciali risulta che già nello scorso mese di agosto l'azienda abbia formalizzato un accordo commerciale con la società Casabella Spa di Fiorano, da poco divenuto «affitto di ramo commerciale», che dovrebbe portare all'impiego di otto lavoratori;
la Tat, dal mese di gennaio, ha disdetto un contratto con cui aveva affittato il ramo d'azienda relativo allo stabilimento dell'ex-Nordica di Roteglia da Gres d'arte by skipper Spa. Ma sembra che la società Skipper non sia più un'azienda di produzione ceramiche e non avrebbe intenzione di dare continuità produttiva, bensì di vendere lo stabilimento al più presto. Pur tuttavia Skipper riferisce di un concreto interesse da parte di un'importante azienda ceramica, il cui nome non è stato ufficializzato, che risulta essere interessata allo stabilimento con l'impiego temporaneo di una decina di lavoratori;
sulla situazione dell'azienda ceramica Le Pioppe di Roteglia e della Tat di Castellarano è da ultimo intervenuta anche la consigliera provinciale Francesca Carlotti della Lega Nord con una interpellanza specifica in cui sottolineava soprattutto il pericolo della disoccupazione che incombe sulle centinaia di lavoratori che fanno riferimento alle società, nonché la grave perdita di ricchezza e di imprenditoria che subirebbe il territorio nel caso i due impianti produttivi fossero chiusi -:
se il Governo sia disponibile alla convocazione di un tavolo di confronto tra le parti al fine di concertare soluzioni volte a scongiurare la perdita dei posti di lavoro e di creare le condizioni che permettano alle aziende citate in premessa di proseguire le loro attività nei relativi siti di Roteglia;
se non intenda valutare la possibilità di sottoporre il personale eventualmente collocato in cassa integrazione ad idonei percorsi formativi, in modo tale da creare competenze diversificate spendibili in altri settori meno colpiti dalla crisi.
(5-02111)

Interrogazione a risposta scritta:

ANDREA ORLANDO. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
La Spel (ex San Giorgio) ha vissuto una situazione di crisi industriale che ha portato alla chiusura dello stabilimento Di La Spezia previsione della mobilità e cassa integrazione per i dipendenti della stessa società;
la regione Liguria ha provveduto con proprie risorse a garantire un anno di cassa integrazione in deroga;
le aree nelle quali si trova lo stabilimento in questione hanno un significativo valore industriale e commerciale;
da fonti giornalistiche si apprende che il 4 novembre 2009, il Ministro Scajola ha dichiarato ad un'assemblea di sindacalisti della CISL: «Domani la nostra unità di vertenze incontrerà un potenziale acquirente per le aree ex San Giorgio. Vedremo se avanzerà una proposta adeguata»;
a questa dichiarazione è seguita la messa a disposizione da parte del comune e della Provincia della Spezia di tutti gli strumenti utili a facilitare la reindustrializzazione dell'area e il reimpiego dei lavoratori -:
se intenda comunicare tutte le informazioni sulle trattative che il Ministro sta conducendo, in particolare sugli esiti dell'incontro che il Ministro ha preannunciato,

e sulle azioni che intende disporre al fine di reindustrializzare l'area e garantire il reimpiego dei lavoratori;
con quali tempistiche e modalità il Ministro intenda coinvolgere la Regione, le amministrazioni locali interessate e le rappresentanze sindacali e sociali nelle trattativa, non potendosi ritenere a tal fine sufficienti le indiscrezioni di stampa che periodicamente vengono pubblicate.
(4-05026)

...

TURISMO

Interrogazione a risposta orale:

MEREU e MONDELLO. - Al Ministro per il turismo, al Ministro per i rapporti con le regioni. - Per sapere - premesso che:
sono sempre più numerose nelle ultime settimane le richieste indirizzate al Governo da parte dei gestori degli stabilimenti balneari, al fine di ottenere un intervento a tutela della categoria, in relazione alla risoluzione della problematica riguardante il termine di adeguamento alla normativa comunitaria in materia di concessioni balneari, fissato dall'Unione europea al 31 dicembre 2009;
l'Unione europea ha, infatti, avviato in data 2 febbraio 2009, una procedura d'infrazione nei confronti del nostro Paese per l'adeguamento alla normativa europea in relazione al rinnovo delle concessioni demaniali marittime per uso turistico ricreativo;
in virtù di una direttiva comunitaria del 2006, che prospetta infatti la realizzazione di un mercato interno di servizi altamente competitivi e dinamici sulla base del principio di libertà di stabilizzazione dei prestatori di servizi, viene messo in discussione l'articolo 37 del codice italiano della navigazione, che favorisce il rinnovo ripetuto delle concessioni balneari in questione a favore dei medesimi operatori;
alla luce di quanto sopra menzionato, tosi come peraltro sostenuto dalla giurisprudenza amministrativa nei vari gradi di giudizio in diverse cause di impugnazione di provvedimenti regionali, adottati per cercare di ovviare alla problematica, le concessioni in questione non potranno più essere rinnovate automaticamente, non valendo più il diritto d'insistenza, ma anzi dovranno essere oggetto di un bando con procedure di evidenza pubblica a scadenza temporale;
la questione è di notevole rilevanza in quanto pone l'incertezza sul futuro lavorativo dei gestori degli stabilimenti balneari e conseguentemente anche il problema della scarsa quantità di investimenti che da essi verranno attuati nel settore;
il Governo italiano, in relazione alla vicenda, ha assunto, ad avviso degli interroganti, un atteggiamento di grave inoperatività e solo nelle ultime settimane ha cercato di avviare un tavolo di confronto con le associazioni di categoria, fortemente preoccupate per le ripercussioni che la vicenda provocherebbe sul loro operato, assumendo l'impegno primo luogo a farsi promotore verso l'Unione europea di una moratoria e in secondo luogo a predisporre un piano di riorganizzazione del settore che tenga conto delle indicazioni comunitarie; ad oggi tutto ciò però non si è ancora trasformato in atti pubblici evidenti;
è necessario un intervento forte e chiaro per la risoluzione della problematica a sostegno di un settore primario della nostra economia, quello del turismo balneare, che stima ben 28.000 imprese operanti nel territorio nazionale e circa 300.000 addetti, che stanno vivendo un delicato momento di difficoltà economica aggravato dall'incertezza imprenditoriale futura, che coinvolge tra l'altro anche i settori dell'indotto, i quali registrano una brusca ripercussione sulle loro attività -:

se non si ritenga opportuno adottare in tempi rapidi le iniziative, anche di carattere normativo, idonee alla completa risoluzione della problematica esposta e a garantire una certezza lavorativa per il futuro agli operatori del settore turistico balneare.
(3-00772)

...

Apposizione di firme ad una mozione.

La mozione Nirenstein e altri n. 1-00268, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta dell'11 novembre 2009 deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Delfino, Ciccioli.

Pubblicazione di testi riformulati.

Si pubblica il testo riformulato della mozione Ciocchetti n. 1-00222, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 201 del 13 luglio 2009.

La Camera,
premesso che:
le rappresentative italiane dei principali sport di squadra (calcio, pallacanestro, pallavolo, eccetera) non stanno mantenendo le aspettative dei numerosissimi tifosi che seguono con passione e con sacrifici anche economici le prestazioni dei nostri atleti;
a fronte di un palmares e di una storia soprattutto in ambito calcistico, che ha vista la nostra nazionale costituire un punto di riferimento ed i nostri giocatori affermarsi in tutto il mondo, le ultime prestazioni delle rappresentative italiane fanno registrare una fase di stallo, evidenziando le difficoltà degli «azzurri» di essere all'altezza della nostra storia;
la difficoltà delle squadre nazionali a rimanere competitive non può che essere ricondotta alla presenza sempre più diffusa nelle squadre di calcio, di basket e di pallavolo di atleti provenienti da federazioni straniere che costituiscono, in alcuni casi, addirittura la totalità dei giocatori titolari, riducendo, pertanto, la possibilità per gli atleti provenienti dalle serie nazionali minori di emergere e di imporsi a livello di prima squadra;
tale situazione è amplificata dai risultati e dai rendimenti offerti da nazionali di altri Paesi, anche meno ricchi, che magari si affacciano timidamente alle prime manifestazioni internazionali o in cui la popolarità degli stessi sport tra i cittadini è inferiore rispetto al nostro Paese;
ciò è sicuramente dovuto agli effetti della sentenza emessa dalla Corte di giustizia delle Comunità europee in data 15 dicembre 1995 (cosiddetta sentenza Bosman), che ha dichiarato incompatibili con il diritto comunitario le norme sportive che limitavano il numero di calciatori stranieri, cittadini di Stati membri dell'Unione europea, che ciascuna squadra può impiegare nelle competizioni sportive;
la stessa «sentenza Bosman» sottolinea, al paragrafo 106 che, «considerata la notevole importanza sociale dell'attività sportiva e, specialmente, del gioco del calcio nella comunità, si deve riconoscere la legittimità degli scopi consistenti nel garantire la conservazione di un equilibrio fra le società, preservando una certa parità di possibilità e l'incertezza dei risultati, e nell'incentivare l'ingaggio e la formazione dei giovani calciatori»;
il testo dell'articolo 124 del Trattato di Lisbona, ratificato dal nostro Paese ex lege n. 130 del 2008 stabilisce che «l'Unione contribuisce alla promozione dei profili europei dello sport, tenendo conto delle sue specificità, delle sue strutture fondate sul volontariato e della sua funzione sociale e educativa»;
a tal fine la valorizzazione e la tutela dei vivai giovanili costituisce presupposto indispensabile, da un lato, per assicurare la funzione sociale ed educativa dell'attività sportiva e, dall'altro, per salvaguardare

la scuola tecnico-sportiva nazionale, elemento specifico e caratterizzante del patrimonio sportivo nazionale, inteso come complesso di conoscenze ed esperienze applicate alle singole discipline ed espressione della tradizione e della cultura dello sport nazionale;
la formazione, lo sviluppo e la tutela dei vivai giovanili rappresenta un fattore di educazione e di integrazione sociale e interculturale tra giovani di qualsiasi provenienza geografica;
il Coni ha previsto che, negli sport di squadra, almeno il cinquanta per cento dei giocatori iscritti nel referto arbitrale siano di formazione italiana, vale a dire si siano formati nell'ambito dei vivai nazionali, a prescindere dalla loro nazionalità (atleti cosiddetti «local trained» o «home grown players»);
che una limitazione come quella stabilita dal Coni non risulta essere in contrasto con le norme del Trattato UE, dal momento che non è in alcun modo fondata sulla nazionalità dell'atleta;
è giunto il momento di rilanciare il «made in Italy» anche nel settore dello sport, valorizzando quelle società e quelle associazioni sportive, sia professionistiche che dilettantistiche, che prestano una particolare attenzione alla formazione giovanile promuovendo i vivai giovanili ed il concetto di formazione sportiva nazionale,

impegna il Governo

ad attivarsi presso le istituzioni europee affinché vengano adottate misure volte a tutelare i vivai giovanili mettendoli nelle condizioni di tornare ad essere il centro motore del movimento sportivo;
a prevedere forme di incentivo, anche di tipo fiscale, in favore di quelle società o associazioni sportive che investono nelle formazioni giovanili al fine di tutelare e favorire, in prospettiva, la competitività delle nazionali maggiori dei principali sport di squadra;
a valutare l'opportunità di predisporre iniziative volte a valorizzare l'importanza e la specialità della formazione di giocatori all'interno delle società e delle associazioni sportive (i cosiddetti «local trained» o «home grown players»).
(1-00222)
(Nuova formulazione)«Ciocchetti, Dionisi, Anna Teresa Formisano, Cera, Volontè, Compagnon, Ciccanti, Galletti, Occhiuto, Libè, De Poli, Rao».
(13 luglio 2009)

Si pubblica il testo riformulato della mozione Donadi n. 1-00271, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 245 del 12 novembre 2009.

La Camera,
premesso che:
in presenza dell'aggravarsi dei segnali di crisi economica negli ultimi mesi del 2008, il Governo effettuava interventi d'urgenza (i decreti-legge n. 185 del 2008, n. 5 e n. 78 del 2009), che recavano una serie di interventi di sostegno all'economia;
l'azione di sostegno alla domanda è stata indubbiamente limitata dal debito pubblico del passato. Gli interventi attuati finora per attenuare i costi sociali della recessione hanno, soprattutto, utilizzato risorse già stanziato per altri impieghi;
nel 2009 gli interventi «anticrisi», del Governo hanno avuto un impatto praticamente nullo in termini di manovra netta (effetto sull'indebitamento netto) e, pertanto non segnano alcuna inversione di rotta rispetto all'impostazione fortemente restrittiva del decreto-legge n. 112 del 2008;
sotto il profilo quantitativo, secondo l'Ocse, il Governo italiano ha stanziato in funzione «anticrisi», risorse nette pari praticamente a zero nel triennio

2008-2010, contro una media ponderata dei Paesi Ocse pari al 3,9 per cento del prodotto interno lordo (4,2 per cento per i soli Paesi che hanno adottato una politica fiscale espansiva);
nel complesso, le risorse stanziate in funzione «anticrisi», dai decreti-legge citati sono, dunque, pari a 85 milioni nel 2009, 2.102 milioni nel 2010 e 2.469 milioni nel 2011;
in termini di prodotto interno lordo, sono numeri assai limitati: zero nel 2009, - 0,14 per cento nel 2010 e 0,15 per cento nel 2011;
Confindustria e Confcommercio sono preoccupate e le organizzazioni sindacali mobilitano i loro iscritti; la disoccupazione aumenta, i livelli di povertà anche, le sperequazioni dei redditi pure e le prospettive sono per ulteriori chiusure di fabbriche e per ulteriore perdita di posti di lavoro;
la crisi posa ora, soprattutto, sul mondo del lavoro: nel nostro Paese il tasso di disoccupazione da gennaio a settembre 2009 è salito dal 6,8 per cento al 7,4 per cento ed esso continuerà a salire nei prossimi mesi, perché la reazione del mercato del lavoro si muove con ritardo rispetto al ciclo economico;
dall'inizio dell'anno ad ottobre 2009 sono state richieste 716 milioni di ore di cassa integrazione, più che quadruplicate rispetto al 2008. Ad ottobre 2009 il dato di crescita della cassa integrazione rispetto all'anno precedente è del 322 per cento e del 419 per cento per la sola ordinaria. Le domande di disoccupazione supereranno nel 2009 - secondo le previsioni dei sindacati - il numero di un milione per la prima volta in Italia;
la domanda non potrà che restare sotto tono: l'andamento del prodotto interno lordo non basta a definire se la crisi è finita e non può rappresentare una guida per le politiche economiche. Il presidente del Fondo monetario internazionale, Strauss-Kahn, o ha sottolineato in una sua recente dichiarazione: «Ci sono alcuni dati incoraggianti (...) questo, però, non significa che la crisi è terminata: non sarà finita fino a quando la disoccupazione non inizierà a ridursi e questo potrebbe accadere tra molti mesi. Se vogliamo evitare i rischi di una doppia recessione, è assolutamente troppo presto per ritirare le politiche di stimolo». Politiche, peraltro, ad avviso dei firmatari del presente atto di indirizzo, quasi del tutto assenti per quanto concerne il nostro Paese;
ma la crisi colpisce anche i redditi delle famiglie: secondo l'Istat, fra aprile e giugno 2009, rispetto al trimestre precedente, il reddito lordo è sceso di quasi 11 miliardi di euro. Di conseguenza i consumi finali sono scesi dello 0,5 per cento: la crisi che colpisce consumi e risparmi continua a manifestare i suoi effetti e rende irrinunciabile una politica che metta al centro la tutela dei redditi più modesti;
questi dati si inseriscono in una tendenza di lungo periodo che penalizza nel nostro Paese i redditi della stragrande maggioranza delle classi medie, lavoratori dipendenti e quanti ad essi assimilabili per condizione di lavoro: la Banca d'Italia ha calcolato che dal 1993 al 2006 la quota di operai in condizioni economiche difficili (reddito inferiore al 60 per cento della media italiana) è aumentata dal 27 al 31 per cento, per impiegati e dirigenti è salita del 2 per cento, mentre per le altre categorie attive diminuisce dal 25 al 14 per cento;
la distribuzione del reddito si muove, dunque, a svantaggio del lavoro dipendente, sia nel mercato del lavoro, sia sul terreno fiscale e della spesa sociale, diventando una delle cause principali della crisi attuale;
dello stesso parere è anche l'International labour organization (Ilo) dell'Onu, che nel suo «Rapporto sul salario mondiale: aggiornamento 2009», sostiene che «il continuo peggioramento dei salari reali nel mondo fa seriamente aumentare le domande sull'effettiva estensione della crescita economica, specie se i Governi interromperanno

troppo presto le misure di stimolo. La deflazione salariale, infatti, priva le economie nazionali della necessaria domanda e incide negativamente sulla fiducia»;
infatti, l'attuale recessione dimostra che povertà e diseguaglianze non sono state e non sono né un incidente, né un'appendice dei processi economici in corso, ma un elemento strutturale;
la competizione sui costi per tentare di attrarre o di mantenere una parte della domanda su scala internazionale attualmente depressa è una politica illusoria, poiché le produzioni labour intensive sono ormai trasferite in altre parti del mondo;
in attesa di una politica europea comune di rilancio dell'economia, il sostegno alla domanda dove partire a livello nazionale,

impegna il Governo:

a prevedere tra le priorità su cui concentrare le poche risorse finanziarie disponibili, anche al fine di rilanciare la domanda e dare uno stimolo alla ripresa economica:
a) la riduzione dell'imposta sulle tredicesimo per alleggerire il carico irpef sui redditi bassi e medi da lavoro e da pensione e analoghi interventi per il lavoro parasubordinato e assimilati attraverso il meccanismo delle detrazioni;
b) il sostegno dei redditi dei lavoratori, anche per facilitare il mantenimento in azienda di preziose professionalità in attesa del superamento della crisi attuale, con il raddoppio dei tempi della cassa integrazione ordinaria, passando da 52 a 104 settimane almeno per i prossimi due anni.
(1-00271)
«Donadi, Di Pietro, Borghesi, Evangelisti, Di Stanislao, Cambursano, Barbato, Cimadoro, Di Giuseppe, Favia, Aniello Formisano, Messina, Monai, Mura, Leoluca Orlando, Paladini, Palagiano, Palomba, Piffari, Porcino, Razzi, Rota, Scilipoti, Zazzera».

Ritiro di un documento del sindacato ispettivo.

Il seguente documento è stato ritirato dal presentatore:
interrogazione a risposta in Commissione n. 5-01969 del 20 ottobre 2009.

Trasformazione di un documento del sindacato ispettivo.

Il seguente documento è stato così trasformato su richiesta del presentatore:
interrogazione a risposta in Commissione Caparini e altri n. 5-01532 del 18 giugno 2009 in interrogazione a risposta scritta n. 4-05025.

INTERROGAZIONI PER LE QUALI È PERVENUTA RISPOSTA SCRITTA ALLA PRESIDENZA

ALLASIA. - Al Ministro della difesa, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
a Torino si va diffondendo il timore di perdere la Scuola Allievi Carabinieri, ospitata dalla caserma Cernaia sin dal lontano 1864 e minacciata da un piano di riorganizzazione degli istituti formativi dell'Arma;
comproverebbe le voci relative alla prossima chiusura della Scuola ospitata alla Cernaia di Torino la circostanza che i duecento allievi recentemente attesi all'istituto siano stati dirottati verso Fossano;
autorità del Consiglio comunale torinese hanno già espressamente invitato il Sindaco del capoluogo piemontese a chiedere chiarimenti in merito alle intenzioni dell'Arma -:
se corrispondano al vero le indiscrezioni relative al progetto di chiusura della Scuola Ufficiali Carabinieri di Torino e se il Governo ritenga veramente opportuno recidere il rapporto che lega sin dalle sue origini l'Arma al capoluogo piemontese.
(4-03110)

Risposta. - In premessa alla questione sollevata con l'interrogazione in esame, vorrei soffermarmi brevemente sull'importante ed indiscusso ruolo che l'Arma dei Carabinieri svolge nell'ambito dell'ampia missione affidata alle Forze armate per la difesa del Paese e la salvaguardia delle libere istituzioni.
L'Arma rappresenta una delle istituzioni più vicine ai cittadini, nei confronti dei quali svolge la sua costante azione di prevenzione quale espressione significativa della presenza dello Stato sul territorio.
Fatta questa doverosa premessa, per quanto riguarda l'ipotizzata chiusura della scuola allievi Carabinieri di Torino con sede presso la caserma «Cernaia» - la cui presenza non può certo essere posta in discussione - posso rassicurare l'interrogante che la stessa sarà interessata, esclusivamente, da una riorganizzazione della componente di comando e supporto, in funzione delle prevedibili minori esigenze addestrative, connesse con la riduzione del numero dei frequentatori.
A conferma di ciò, posso aggiungere che sono stati recentemente destinati alla scuola di Torino - e non a quella di Fossano, come riportato nell'interrogazione in esame - 210 Allievi Carabinieri che, al momento, stanno regolarmente frequentando il corso di formazione.

Il Ministro della difesa: Ignazio La Russa.

BOSI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
il 29 giugno 2009 si è verificato, a Viareggio, un gravissimo incidente ferroviario -

tra i più gravi nella storia della Repubblica italiana - causato, secondo quanto comunicato da Trenitalia agli organi di stampa, dal cedimento strutturale del carrello di uno dei vagoni cisterna, che trasportava GPL, facente parte di un convoglio merci;
tali vagoni cisterna risultano essere di proprietà di ditte straniere - polacche nel caso in questione - e vengono affittati a compagnie ferroviarie in occasione di trasporti come quello durante il quale l'incidente si è verificato;
sono stati sollevati dubbi in merito alla validità dei controlli di sicurezza sul materiale rotabile di cui trattasi, che, per prassi, vengono effettuati solo dalle ditte che affittano i vagoni in parola, senza verifica alcuna da parte di Trenitalia;
l'incidente ferroviario di Viareggio ha provocato una vera e propria strage tra la popolazione civile con decine di morti, la distruzione di interi edifici e lo sfollamento di centinaia di persone;
indipendentemente dalle cause, si tratta del secondo grave incidente ferroviario verificatosi nel giro di pochi giorni nella Regione Toscana dopo quello di Prato, ove era stato parimenti interessato un convoglio merci -:
se corrisponda al vero il fatto che il trasporto di materiale ad alto rischio, quale il GPL od altro di analoga pericolosità, venga effettuato impiegando vagoni cisterna, di proprietà di ditte private, anche straniere, i cui controlli di sicurezza vengono effettuati senza verifica alcuna da parte di Trenitalia e, in caso affermativo, quali azioni intenda intraprendere;
se non ritenga che due incidenti, di natura gravissima entrambi, verificatisi nell'ambito della Regione Toscana, siano un campanello di allarme da non ignorare e che l'accaduto imponga una seria riorganizzazione di tutti i criteri e le procedure di sicurezza e di manutenzione afferenti al funzionamento delle ferrovie italiane sia per quanto riguarda l'ammissione alla circolazione sulla rete del materiale rotabile sia per la salvaguardia della vita e delle proprietà dei viaggiatori e della popolazione civile.
(4-03407)

Risposta. - In riferimento all'interrogazione in esame, si forniscono i seguenti elementi di risposta.
In conseguenza del gravissimo incidente ferroviario verificatosi il 29 giugno 2009 nella stazione di Viareggio, in provincia di Lucca, l'Agenzia nazionale per la sicurezza delle ferrovie ha provveduto a predisporre controlli straordinari di tutti gli assi che, per caratteristiche progettuali o produttive a manutentive, sono accostabili a quello andato a rottura nel disastroso evento.
L'Agenzia ha altresì disposto che tutte le matrici che esercitano il traino di convogli che trasportano merci pericolose devono essere attrezzate, senza ulteriori dilazioni, di sistemi di protezione della marcia del treno, cioè sistemi capaci di fermare automaticamente il freno in caso di errore del macchinista (superamento di un semaforo rosso, etc.).
Attualmente per entrambi gli incidenti citati dall'interrogante l'Agenzia sta indagando al fine di individuare le necessarie misure correttive.
In ambito europeo, l'Agenzia stessa ha sollecitato in seno all'
european railway agency (Era) alcune misure di carattere tecnico che mirano ad intensificare i controlli sui carri e sulle singole parti degli stessi.
A seguito della conferenza sulla sicurezza ferroviaria, tenuta a Bruxelles l'8 settembre 2009, l'Era ha istituito infatti un apposito gruppo di lavoro per l'elaborazione di norme europee al fine di aumentare il livello di sicurezza delle infrastrutture, quello dei trasporti merci, la sicurezza da un punto di vista tecnico dei mezzi utilizzati.
Di più, l'Agenzia italiana proporrà sempre in sede Era, dove partecipa per il sottosistema «Materiale rotabile carri merci», l'obbligo di installazione di un apposito rilevatore inerziale di svio a bordo dei singoli vagoni utilizzati per il trasporto delle merci pericolose capace di far arrestare il convoglio se una ruota perde il contatto con la rotaia.

Va poi evidenziato che il trasporto delle merci pericolose per ferrovia è soggetto al regolamento internazionale reglement international dangereuses (Rid) per la parte che riguarda i sistemi di contenimento delle merci, e alla normativa generale di circolazione dei treni anch'essa riconducibile a norme regolamentari internazionali.
Già precedentemente all'incidente di Viareggio, il Ministero, nell'ambito delle attività attualmente in corso di riordino del quadro normativo nel settore della sicurezza ferroviaria, ha svolto un approfondito esame della materia del trasporto di merci pericolose per ferrovia attraverso l'istituzione di uno specifico gruppo di lavoro, anche al fine di identificare i soggetti cui attribuire specifiche responsabilità per ciascuna delle disposizioni previste dal regolamento internazionale Rid che, come è noto, disciplina il trasporto internazionale delle merci pericolose per ferrovia. Lo stesso rapporto conclusivo rassegnato dal suddetto gruppo di lavoro ha infatti ipotizzato un articolato quadro di ripartizione di attività ed attribuzione di responsabilità tra i soggetti competenti in materia. La definitiva attribuzione delle rispettive competenze, dopo il necessario confronto con tutti i soggetti interessati, dovrà avvenire con l'emanazione di una specifica disposizione normativa.
In quanto alle immediate disposizioni adottate a seguito dell'incidente, il Ministro Matteoli ha emanato il 29 luglio 2009 una direttiva con la quale impegna il Gruppo FS ad intensificare l'attività di controllo ed ad adottare misure al fine di mitigare i rischi derivanti dal trasporto merci pericolose per ferrovia unitamente ad altri adempimenti finalizzati al conseguimento nel più breve tempo possibile di un più elevato
standard di sicurezza ferroviaria.
Il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, al fine di anticipare l'applicazione di alcuni contenuti della direttiva 2008/110/CE (relativa alla sicurezza delle ferrovie comunitarie da attuare entro il 24 dicembre 2010) riguardanti i principi base di un sistema comune di certificazione dei soggetti responsabili della manutenzione dei carri merci, ha sottoscritto in data 14 maggio 2009 un
memorandum di intenti con altri 9 Paesi della Comunità europea.
Da ultimo si evidenzia che, su proposta di questa Amministrazione, il Consiglio dei Ministri, nella seduta del 15 ottobre 2009, ha approvato in via preliminare il decreto legislativo con il quale viene recepita la direttiva comunitaria 2008/68 relativa al trasporto di merci pericolose su strada, per ferrovie e per vie navigabili. Il testo prevede la possibilità, come del resto è facoltà della direttiva, di dettare norme più restrittive rispetto a quelle poste in essere dal
reglement international dangereuses (Rid) e, in particolare, contempla un inasprimento delle sanzioni di carattere sia amministrativo che penale.
Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti: Altero Matteoli.

COLUCCI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
la grave crisi internazionale, che ha colpito tutti i Paesi non risparmiando l'Italia, sebbene sembri mostrare un certo miglioramento non ha consentito, tuttavia, una piena ripresa dell'attività economica. L'ipotesi di un ritorno alla normalità ed ai livelli di reddito del 2007 appare, pertanto, quanto mai complessa ed incerta;
il Governo, in questo grave frangente, ha fatto molto per gestire una situazione estremamente difficile sul piano dei conti pubblici, cercando, al tempo stesso, di dare ossigeno alle imprese intervenendo sia sul sistema creditizio che sulle pubbliche amministrazioni, al fine di accelerare le procedure di pagamento a favore dei propri fornitori;
in particolare, con una serie di misure legislative, è stata data facoltà alle singole amministrazioni di rilasciare un attestato circa il debito contratto con le imprese, al fine di consentire a queste ultime di ottenere anticipazioni bancarie, su provvista della Cassa depositi e prestiti, garantite dalla SACE. Misura per la verità limitata alle sole piccole e medie imprese,

ma con una ricaduta non certo positiva per le aziende maggiori, che comunque vantano crediti ingenti al momento lasciati gravare sui non floridi bilanci aziendali;
a questo impegno legislativo ed ai successivi accordi con il sistema bancario - protocollo del 30 giugno 2009 con ABI e SACE - hanno fatto tuttavia seguito procedure operative tutt'altro che soddisfacenti. In particolare la SACE si è dimostrata impreparata nel gestire le funzioni di sua competenza, mentre le pubbliche amministrazioni che «possono», ma non «devono» sono estremamente restie a rilasciare la documentazione richiesta dalle imprese;
per quanto riguarda, invece, l'erogazione del credito alle imprese, anche in questo caso, nonostante le generiche e tranquillizzanti dichiarazioni dell'ABI, si assiste invece ad un suo forte restringimento. Esso si manifesta con continue richieste di rientro dei fidi accordati, anche quando le condizioni generali delle aziende sono tali da non giustificare alcun timore. Siamo quindi in pieno credit crunch;
motivato dal fatto che le banche per rispettare i ratio, richiesti dalla Banca d'italia, piuttosto che aumentare il loro patrimonio, utilizzando se necessario i bond messi a disposizione dal Tesoro, preferiscono limitare la loro attività ed avere mano libera nell'attività di trading e di semplice intermediazione finanziaria;
entrambi i fenomeni contribuiscono, pertanto, ad amplificare l'impatto della crisi finanziaria sull'economia reale, ritardando il tempo di una possibile ripresa, con gravi ripercussioni sulla dinamica degli investimenti e quindi sull'occupazione -:
cosa il Governo intenda fare affinché:
a) la SACE diventi concretamente operativa e rilasci, in tempi brevi, le garanzie a favore della banche che scontano i crediti vantati dalle imprese nei confronti della pubblica amministrazione;
b) le pubbliche amministrazioni abbiano l'obbligo e non la semplice facoltà di rilasciare la documentazione richiesta dalle aziende per dimostrare l'entità del credito vantato;
c) l'Osservatorio nazionale per il monitoraggio degli interventi anticrisi, istituito il 31 marzo 2009, presieduto su delega del Ministro dal Direttore generale del Tesoro, diventi concretamente operativo per verificare, insieme alle strutture imprenditoriali, il reale andamento del credito, ponendo un argine alle richieste ingiustificate di rientro che stanno colpendo numerose imprese.
(4-04092)

Risposta. - Si risponde all'interrogazione in esame, concernente gli interventi assunti dal Governo per favorire la ripresa dell'attività economica nel Paese.
Con riferimento alla società SACE, sulla base di quanto comunicato dalla stessa, si fa presente che, in data 28 maggio 2009, l'Associazione bancaria italiana e Cassa depositi e prestiti (Cdp) hanno sottoscritto una convenzione con la quale la Cassa depositi e prestiti ha reso disponibile al sistema bancario una provvista a condizioni competitive da utilizzare per impieghi in favore delle piccole e medie imprese, indipendentemente da progetti di internazionalizzazione. In tale contesto, si prevede anche il rilascio da parte della SACE di garanzie su nuove linee di credito concesse alle piccole e medie imprese per finanziare circolante e investimenti, in presenza di una quota di fatturato derivante da internazionalizzazione.
Il 30 giugno 2009 l'Associazione bancaria italiana e SACE hanno sottoscritto un accordo che prevede la possibilità per le banche associate Abi (e per tutte le altre che ne fossero interessate) di sottoscrivere con SACE due diverse convenzioni, atte rispettivamente a disciplinare il rilascio da parte della Società stessa di garanzie su finanziamenti concessi da Banche a fornitori che vantino crediti nei confronti della pubblica amministrazione e il rilascio da parte di SACE di garanzie su nuove linee di credito concesse a piccole e medie imprese con la

provvista resa disponibile da Cassa depositi e prestiti. In entrambe le ipotesi, la società in questione rilascia una garanzia a prima domanda a copertura del rischio di mancato rimborso dei finanziamenti, in misura massima pari al 50 per cento dell'importo finanziato.
Ad oggi, risulta avere aderito a tale accordo un numero limitato di banche. Tuttavia, il Presidente dell'Abi, con lettera del 25 settembre 2009 ha assicurato il massimo impegno dell'Associazione nel raggiungere gli obiettivi previsti dall'articolo 9 del decreto-legge n. 185 del 2008, convertito, con modificazioni, nella legge n. 2 del 2009, rappresentando che alcune banche saranno pronte ad operare in tempi brevi.
La società SACE ha comunicato, inoltre, di aver posto in essere significativi interventi relativamente a crediti sanitari ed a crediti fiscali, anche attraverso la costituzione (marzo 2009) di una società ad hoc interamente controllata, ai fini dello smobilizzo e, in particolare, dei crediti vantati da fornitori della pubblica amministrazione.
Per quanto riguarda il punto
b) del documento parlamentare in questione, relativo all'obbligo delle pubbliche amministrazioni di rilasciare la documentazione richiesta dalle aziende per dimostrare l'entità del credito vantato, si fa presente che l'articolo 9, comma 3-bis, del citato decreto-legge n. 185 del 2008, prevede per le regioni e gli enti locali la possibilità di certificare, su istanza del creditore e limitatamente all'anno 2009, i crediti certi, liquidi ed esigibili derivanti da contratti pubblici di somministrazioni, forniture, appalti, ai fini della cessione del credito a banche e intermediari finanziari abilitati. Con decreto del Ministro dell'economia e delle finanze sono state definite, ai sensi del citato articolo 9, comma 3-bis, le modalità di attuazione con le quali gli enti territoriali possono certificare il credito vantato nei loro confronti da fornitori ed appaltatori.
I titolari di crediti non prescritti, certi, liquidi ed esigibili, maturati nei confronti delle regioni e degli enti locali per somministrazioni, forniture e appalti possono presentare, entro il 31 dicembre 2009, all'Amministrazione debitrice istanza di certificazione del credito, ai fini della cessione del medesimo credito pro-soluto a banche o intermediari finanziari autorizzati, ai sensi del decreto legislativo 1o settembre 1993, n. 385, e successive modificazioni ed integrazioni.
Il responsabile dell'Ufficio di ragioneria dell'Amministrazione debitrice, nel termine di 20 giorni dalla ricezione dell'istanza, riscontrati gli atti di Ufficio, può certificare che il credito è certo, liquido ed esigibile, ovvero può rilevare l'insussistenza o l'inesigibilità dei crediti, dandone tempestiva comunicazione all'interessato.
Il suddetto responsabile, prima di rilasciare la certificazione, per i crediti di importo superiore a diecimila euro, procede alla verifica prescritta dall'articolo 48-
bis del decreto del Presidente della Repubblica 29 settembre 1973, n. 602, secondo le modalità disciplinate dal regolamento di attuazione, adottato con decreto del Ministro dell'economia e delle finanze del 18 gennaio 2008, n. 40.
Nel caso di accertata inadempienza all'obbligo di versamento derivante dalla notifica di uno o più cartelle di pagamento, la certificazione potrà essere resa al netto delle somme ancora dovute, mentre, nel caso di esposizione debitorie del creditore nei confronti dell'Amministrazione debitrice, il credito può essere certificato al netto della compensazione tra debiti e crediti vantati.
Pertanto, le regioni e gli enti locali risultano già obbligate, in attuazione del citato decreto ministeriale, a comunicare all'interessato se il credito vantato è esigibile o se lo stesso sia da considerare insussistente. Il responsabile dell'Ufficio di ragioneria dell'Amministrazione debitrice deve procedere, entro venti giorni dalla ricezione dell'istanza del soggetto creditore, a fornire comunicazione all'interessato sull'istanza di certificazione del credito.
Infine, per quanto attiene all'operatività dell'Osservatorio nazionale per il monitoraggio degli interventi anticrisi, si precisa che il citato decreto-legge n. 185 del 2008, all'articolo 12, comma 6, stabilisce che il Ministro dell'economia e delle finanze riferisca periodicamente al Parlamento sull'evoluzione del finanziamento all'economia

e prevede, ai fini del monitoraggio, la creazione di speciali osservatori presso le prefetture. In proposito, si fa presente che sono previsti incontri periodici presso le prefetture stesse, alla presenza di banche e associazioni di categoria al fine di monitorare l'andamento del mercato del credito alle famiglie e alle imprese. L'Osservatorio rimarrà in attività per il tempo necessario a superare l'attuale congiuntura economica.
Il Sottosegretario di Stato per l'economia e per le finanze: Nicola Cosentino.

COSENZA. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
il programma «Guadagnare Salute», promosso dal ministero della salute, ha lo scopo di favorire l'adozione di quei comportamenti quotidiani in grado di contrastare l'insorgenza di patologie croniche facendo così guadagnare anni di vita in salute agli italiani;
in particolare il programma si articola in quattro grandi aree (comportamenti alimentari salutari, lotta al tabagismo, lotta all'abuso di alcool e promozione dell'attività fisica) e si avvale di una serie di protocolli d'intesa con vari e qualificati enti pubblici;
per quanto riguarda il tema della sana alimentazione, è significativo e apprezzabile che il programma «Guadagnare Salute» vada a proporre - attraverso l'elaborazione di studi e la pubblicazione di campagne informative - stili di vita salutari e sani;
a parere dell'interrogante sarebbe tuttavia necessario, dopo la prima fase di vita del programma, fare un ulteriore salto di qualità rivolgendosi in seconda battuta anche alle aziende alimentari chiedendo loro una sempre maggiore trasparenza di informazioni nei confronti dei destinatari dei propri prodotti e una reale cautela nel ricorso, soprattutto per alimenti e bevande destinati all'infanzia, a sostanze coloranti e conservanti la cui salubrità è peraltro messa fortemente in dubbio dall'Agenzia europea per la sicurezza alimentare -:
se sia compatibile con le linee guida del programma «Guadagnare Salute» l'ipotesi della firma, da parte del ministero della Salute, di appositi protocolli d'intesa, oltre che con gli enti pubblici, anche con le stesse aziende produttrici (o con le associazioni di categoria in cui esse sono radunate) nel senso di limitare il più possibile il ricorso a sostanze coloranti e a conservanti.
(4-02397)

Risposta. - I coloranti ed i conservanti sono due categorie funzionali di additivi alimentari il cui impiego è consentito nel rispetto delle condizioni d'uso fissate dal decreto del Ministro della sanità 27 febbraio 1996, n. 209 e successive modifiche, in conformità a quanto stabilito dalla legislazione comunitaria.
Al riguardo si precisa che in materia di additivi alimentari vige il principio della cosiddetta «lista positiva», ovvero si possono impiegare nella preparazione degli alimenti soltanto gli additivi in essa elencati, nei soli alimenti indicati ed alle dosi fissate.
Prima dell'inclusione nella legislazione comunitaria, gli additivi alimentari devono essere sottoposti alla valutazione del Comitato scientifico per l'alimentazione umana (SCF), ora Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA).
Al fine di assicurare un elevato livello di tutela del consumatore, la stessa legislazione comunitaria stabilisce che gli additivi alimentari, compresi i coloranti ed i conservanti, siano sottoposti ad un riesame, se necessario, alla luce delle nuove informazioni scientifiche e delle nuove condizioni d'uso.
L'Efsa, su richiesta della Commissione europea, ha attribuito la massima rilevanza ai coloranti, che sono stati tra i primi additivi alimentari valutati.
A seguito del riesame da parte dell'Efsa degli additivi autorizzati nell'Unione europea è stato vietato l'impiego del colorante E128 2G, autorizzato soltanto in alcune

breakfast sausages (salsicce per la prima colazione) ed in alcuni burger.
Nell'ambito del programma «Guadagnare Salute - rendere facili le scelte salutari», risulta essenziale:
promuovere comportamenti salutari, prodotti sani per scelte sane;
migliorando la composizione degli alimenti;
promuovere i consumi salutari ed educare al consumo consapevole;
informare i consumatori e tutelare i minori attraverso etichette più chiare e leggibili ed interventi sulla pubblicità, in particolare se diretta ai bambini.
Tale programma costituisce l'innovazione nel contesto di una nuova «Politica multisettoriale delle alleanze» che coinvolge Governo, imprese, associazioni e sindacati, attraverso la sottoscrizione di Protocolli di Intesa, con un impegno concreto da parte di tutti i soggetti interessati.
Sono già state avviate specifiche intese con le associazioni di categoria e/o aziende produttrici.
L'Associazione industrie dolciarie italiane (Aidi) si è impegnata a far ridurre il contenuto di acidi grassi «trans» nei prodotti dei suoi associati; le associazioni aderenti a federalimentare hanno assicurato la predisposizione di etichette chiare e semplici da leggere.
Sono in corso alcune iniziative e ne sono programmate altre, poiché l'esigenza di una produzione alimentare di qualità associata ad etichettatura chiara e comprensibile, che contribuisca ad accrescere le conoscenze dei consumatori è costantemente all'attenzione di questo ministero, così come la necessità di promuovere campagne di informazione per una corretta educazione alimentare.
Inoltre, a livello comunitario si sta valutando un progetto di regolamento che modifica e aggiorna due settori della legislazione europea in materia di etichettatura, ossia l'etichettatura generale dei prodotti alimentari e l'etichettatura nutrizionale, rispettivamente disciplinati dalle direttive 2000/13/CE e 90/496/CEE; su tale iniziativa legislativa il ministero è particolarmente impegnato al fine di potenziare l'efficacia dell'etichettatura, quale strumento in grado sia di aiutare nella scelta di un'alimentazione equilibrata, sia di garantire un elevato livello di protezione dei consumatori, tenendo conto delle inevitabili differenze individuali di percezione e delle diverse esigenze.

Il Sottosegretario di Stato per il lavoro, la salute e le politiche sociali: Francesca Martini.

DE LUCA. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
il decreto legislativo 30 giugno 1993 n. 270 ha provveduto al riordino degli istituti zooprofilattici sperimentali, stabilendo, all'articolo 1, che i predetti istituti sono enti «dotati di autonomia amministrativa gestionale e tecnica ed operano come strumenti tecnico-scientifici dello Stato, delle regioni e province autonome, per le materie di rispettiva competenza» che svolgono, nell'ambito di tali materie, attività di ricerca scientifica sperimentale veterinaria e di accertamento dello stato sanitario degli animali e della salubrità dei prodotti di origine animale;
il predetto decreto legislativo ha delineato in modo chiaro il riparto di competenze tra lo Stato e le regioni stabilendo, all'articolo 2, comma 2, che spetta allo Stato, tra l'altro, il coordinamento tecnico-funzionale degli istituti e l'attribuzione ai medesimi di compiti e funzioni di interesse nazionale e internazionale; alle regioni spetta, invece, disciplinare le modalità gestionali operative e di funzionamento degli istituti, nonché l'esercizio di funzioni di vigilanza amministrativa, di indirizzo e di verifica;
il predetto decreto legislativo all'articolo 2, comma 3, elenca, inoltre, fra le competenze del Ministro della salute quella di «promuovere le attività di ricerca sperimentale» (cfr. lettera a), quella

di «affidare l'esecuzione di studi e ricerche sperimentali» (cfr. lettera e), quella di «affidare l'attuazione di iniziative nazionali di formazione e aggiornamento di veterinarie altri operatori addetti alla sanità pubblica» (cfr. lettera g), quella di «affidare compiti nell'ambito dei rapporti internazionali e della collaborazione tecnico-scientifica con istituti italiani e stranieri» (cfr. lettera h), nonché quella di «istituire presso gli istituti zooprofilattici centri specialistici di referenza nazionale, comunitaria e internazionale, nonché attribuire agli stessi compiti di funzioni di interesse nazionale, comunitario e internazionale» (cfr. lettera 1); l'articolo 6 prevede, altresì, che il finanziamento degli istituti sia assicurato, tra altro, «dallo Stato, a carico del Fondo sanitario nazionale» e «a carico del Ministero della salute» nell'ambito dei fondi al medesimo attribuiti allo scopo;
nel marzo del 1993, decaduto il consiglio di amministrazione, le regioni Abruzzo e Molise nominarono per sei mesi un commissario straordinario, prorogato di sei mesi in sei mesi, sino ad oggi per ben 32 volte, con evidente, grave pregiudizio dell'interesse pubblico; tale commissario straordinario è tutt'ora in carica in contrasto con i principi generali in materia di gestione commissariale degli enti pubblici e in difformità da quanto previsto dalla regionale Abruzzo, 28 dicembre 1978, n. 84 la quale prevede che la gestione commissariale non possa protrarsi oltre i sei mesi dallo scioglimento del consiglio di amministrazione;
non si comprendono i motivi che hanno determinato la scelta del Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali di continuare a svolgere in questi anni i compiti sopra descritti, avendo quale interlocutore, un organo straordinario, sulla cui legittimità esistono fondati dubbi, in difformità dalla citata legge regionale e dai principi generali in materia di gestione commissariale degli enti pubblici -:
quali siano i risultati della collaborazione istituzionale tra il ministro interrogato ed il citato istituto, che risulta commissariato dal 1993, secondo l'interrogante sostanzialmente in contrasto sia con la normativa regionale sia con i principi stessi della gestione commissariale, se, anche sulla base degli atti depositati presso il Ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali, tali risultati possano essere giudicati soddisfacenti e quali iniziative di competenza intenda promuovere in materia.
(4-03305)

Risposta. - La normativa di riordino degli istituti zooprofilattici sperimentali risulta ad oggi attuata dalle regioni afferenti a sette dei dieci enti presenti sul territorio. L'organizzazione e il funzionamento degli istituti zooprofilattici sperimentali dell'Abruzzo e Molise, della Campania e Calabria, e della Puglia e Basilicata sono, infatti, prevalentemente disciplinati dalla normativa previgente al decreto legislativo n. 270 del 1993.
Le difficoltà che hanno determinato l'incompleta applicazione della riforma, impedendo l'adeguamento degli statuti dei suddetti enti, nonché l'avvio delle procedure di nomina dei nuovi organi, sono essenzialmente riconducibili al prevalente carattere interregionale degli istituti stessi e alla conseguente necessità di adottare una normativa attuativa che recepisca intese già raggiunte tra le amministrazioni regionali competenti.
Con particolare riferimento all'attuale assetto istituzionale dell'Istituto zooprofilattico sperimentale dell'Abruzzo e del Molise (IZSAM), lo stesso è stato commissariato in data 11 maggio 1993 con decreto del Presidente della regione Abruzzo, adottato a seguito della mancata ricostituzione del consiglio di amministrazione giunto a scadenza. Il commissario straordinario in carica assume in via sostitutiva le competenze degli organi decaduti (consiglio di amministrazione, Presidente del consiglio di amministrazione e Giunta esecutiva) in virtù della proroga di cui all'articolo 9, comma 3, del decreto legislativo n. 270 del 1993, il quale stabilisce espressamente che «gli organi dell'Istituto in carica alla data di entrata in vigore del presente decreto sono

prorogati sino all'insediamento del direttore generale e del nuovo consiglio di amministrazione».
Pertanto si ritiene che il commissario straordinario attualmente in carica esplica legittimamente le funzioni conferitegli, quale organo prorogato
ex lege sino all'insediamento del direttore generale e del nuovo consiglio di amministrazione.
Tuttavia, per la necessità di impedire l'eccessivo protrarsi del commissariamento che, essendo disposto per il sopperimento di organi di ordinaria amministrazione scaduti o mancanti, dovrebbe avere durata transitoria, le Regioni interessate sono state più volte sollecitate al raggiungimento delle previste intese interregionali e all'adozione della normativa di attuazione del decreto legislativo n. 270 del 1993, che consentirebbe l'adeguamento dello statuto e la nomina dei nuovi organi.
A fronte della inerzia regionale, questo Ministero ha sottoposto in data 5 novembre 2007 alle valutazioni della Presidenza del Consiglio dei ministri l'opportunità di attivare il potere sostitutivo di cui all'articolo 120 della Costituzione, per il mancato rispetto dei principi della tutela dell'uguaglianza giuridica e della tutela dei livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali.
Nel mese di gennaio 2008 presso il dipartimento degli affari regionali si è svolto un incontro volto a verificare preliminarmente la possibilità di evitare il ricorso all'intervento statale sostitutivo.
In tale sede, per quanto riguarda l'Istituto zooprofilattico sperimentale dell'Abruzzo e del Molise, i rappresentanti regionali hanno rilevato la sussistenza di contrasti, in merito ai contenuti della proposta legislativa attuativa del decreto legislativo n. 270 del 1993 predisposta dalla regione Abruzzo, che hanno di fatto impedito di pervenire alla necessaria intesa. In particolare, la regione Molise non ha condiviso il testo, in quanto attuativo di un decreto legislativo che la stessa considera in alcune parti superato ed, in altre, lacunoso. Dette perplessità sono state ribadite dalla stessa Regione, con nota del 29 aprile 2008, sottolineando anche «l'urgenza di approvare una nuova legge di riordino dell'Istituto, strettamente collegata alle vicende del controllo dello stesso».
Pertanto, è intendimento di questa amministrazione sottoporre nuovamente alla valutazione della Presidenza del Consiglio dei ministri il ricorso all'intervento statale sostitutivo, al fine di consentire l'omogenea e completa applicazione sul territorio nazionale della normativa di riordino degli Istituti zooprofilattici sperimentali.
Infine, con riferimento alle eventuali ripercussioni che può aver determinato sulla regolare attività dell'Istituto il prolungato commissariamento, si precisa che, anche in base a quanto rappresentato dai rappresentanti regionali, non risulta si siano verificate disfunzioni o anomalie imputabili al regime commissariale, tali da compromettere il buon andamento dell'ente. Parimenti positivo risulta il giudizio relativo ai risultati della collaborazione istituzionale tra questo ministero e l'Istituto zooprofilattico sperimentale dell'Abruzzo e del Molise.

Il Sottosegretario di Stato per il lavoro, la salute e le politiche sociali: Francesca Martini.

DI BIAGIO, VINCENZO ANTONIO FONTANA, ANTONINO FOTI, GIAMMANCO, CAZZOLA, GRANATA, MURGIA, FRASSINETTI, GIBIINO, GERMANÀ, PAGLIA, GHIGLIA, BARANI, CALDORO e BARBARO. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
in data 29 giugno 2009, nei pressi della stazione di Viareggio il deragliamento di un treno merci ha portato all'esplosione di due delle cisterne dello stesso treno contenenti GPL;
la deflagrazione conseguente alla fuga di gas ha coinvolto molti edifici circostanti la stazione provocando pesanti crolli, una consistente evacuazione degli abitanti della zona e soprattutto 16 vittime e circa 50 feriti gravi;

sulla tragedia è stata aperta una inchiesta da parte della procura di Lucca, che al momento sta acquisendo le informazioni atte a comprendere la reale dinamica dell'incidente;
dai primi rilievi le cause della sciagura vanno ricercate nel cedimento dell'asse di uno dei carrelli, di proprietà di una società straniera, i cui rischi erano stati più volte messi in evidenza dagli stessi ferrovieri;
erano state messe in evidenza più volte segnalazioni di pericolo e di precarietà di alcune strutture di trasporto che però sembrerebbero essere state completamente disattese delle istituzioni competenti -:
quali provvedimenti urgenti intenda predisporre per riportare il livello di sicurezza del sistema dei trasporti ferroviari italiani ai parametri comunitari ed internazionali e quali iniziative intenda intraprendere al fine di modificare le modalità di controllo e di verifica adottate per l'autorizzazione a circolare sulla rete italiana di convogli o strutture di trasporto di proprietà di aziende straniere o non, carenti sotto il profilo tecnologico, strutturale e di sicurezza.
(4-03409)

Risposta. - In riferimento all'interrogazione in esame, si forniscono i seguenti elementi di risposta.
In conseguenza del gravissimo incidente ferroviario verificatosi il 29 giugno 2009 nella stazione di Viareggio, in provincia di Lucca, l'Agenzia nazionale per la sicurezza delle ferrovie ha provveduto a predisporre controlli straordinari di tutti gli assi che, per caratteristiche progettuali o produttive a manutentive, sono accostabili a quello andato a rottura nel disastroso evento.
L'Agenzia ha altresì disposto che tutte le matrici che esercitano il traino di convogli che trasportano merci pericolose devono essere attrezzate, senza ulteriori dilazioni, di sistemi di protezione della marcia del treno, cioè sistemi capaci di fermare automaticamente il freno in caso di errore del macchinista (superamento di un semaforo rosso, eccetera).
Inoltre, in ambito europeo, ha sollecitato in seno all'
european railway agency (Era) alcune misure di carattere tecnico che mirano ad intensificare i controlli sui carri e sulle singole parti degli stessi.
A seguito della conferenza sulla sicurezza ferroviaria, tenuta a Bruxelles l'8 settembre 2009, l'Era ha istituito infatti un apposito gruppo di lavoro per l'elaborazione di norme europee al fine di aumentare il livello di sicurezza delle infrastrutture, quello dei trasporti merci, la sicurezza da un punto di vista tecnico dei mezzi utilizzati.
Di più, l'Agenzia italiana proporrà sempre in sede Era, dove partecipa per il sottosistema «Materiale rotabile carri merci», l'obbligo di installazione di un apposito rilevatore inerziale di svio a bordo dei singoli vagoni utilizzati per il trasporto delle merci pericolose capace di far arrestare il convoglio se una ruota perde il contatto con la rotaia.
Va poi evidenziato che il trasporto delle merci pericolose per ferrovia è soggetto al regolamento internazionale
reglement international dangereuses (Rid), per la parte che riguarda i sistemi di contenimento delle merci, e alla normativa generale di circolazione dei treni anch' essa riconducibile a norme regolamentari internazionali.
Già precedentemente all'incidente di Viareggio, il Ministero, nell'ambito delle attività attualmente in corso di riordino del quadro normativo nel settore della sicurezza ferroviaria, ha svolto un approfondito esame della materia del trasporto di merci pericolose per ferrovia attraverso l'istituzione di uno specifico gruppo di lavoro, anche al fine di identificare i soggetti cui attribuire specifiche responsabilità per ciascuna delle disposizioni previste dal regolamento internazionale Rid che, come è noto, disciplina il trasporto internazionale delle merci pericolose per ferrovia. Lo stesso rapporto conclusivo rassegnato dal suddetto gruppo di lavoro ha infatti ipotizzato un articolato quadro di ripartizione di attività ed attribuzione di responsabilità tra i soggetti competenti in materia. La definitiva attribuzione delle rispettive competenze,

dopo il necessario confronto con tutti i soggetti interessati, dovrà avvenire con l'emanazione di una specifica disposizione normativa.
In quanto alle immediate disposizioni adottate a seguito dell'incidente, il Ministro Matteoli ha emanato il 29 luglio 2009 una direttiva con la quale impegna il Gruppo FS ad intensificare l'attività di controllo ed ad adottare misure al fine di mitigare i rischi derivanti dal trasporto merci pericolose per ferrovia unitamente ad altri adempimenti finalizzati al conseguimento nel più breve tempo possibile di un più elevato standard di sicurezza ferroviaria.
Il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, al fine di anticipare l'applicazione di alcuni contenuti della direttiva 2008/110/CE (relativa alla sicurezza delle ferrovie comunitarie da attuare entro il 24 dicembre 2010) riguardanti i principi base di un sistema comune di certificazione dei soggetti responsabili della manutenzione dei carri merci, ha sottoscritto in data 14 maggio 2009 un
memorandum di intenti con altri 9 Paesi della Comunità europea.
Da ultimo si evidenzia che, su proposta di questa Amministrazione, il Consiglio dei ministri, nella seduta del 15 ottobre 2009, ha approvato in via preliminare il decreto legislativo con il quale viene recepita la direttiva comunitaria 2008/68 relativa al trasporto di merci pericolose su strada, per ferrovie e per vie navigabili. Il testo prevede la possibilità, come del resto è facoltà della direttiva, di dettare norme più restrittive rispetto a quelle poste in essere dal
reglement international dangereuses (Rid), e, in particolare, contempla un inasprimento delle sanzioni di carattere sia amministrativo che penale.
Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti: Altero Matteoli.

FARINA COSCIONI, MAURIZIO TURCO, ZAMPARUTTI, BERNARDINI, MECACCI e BELTRANDI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
il supplemento «Salute» del quotidiano La Repubblica (edizione del 18 dicembre 2008) nella rubrica «Medicina-Sanità» curata dal giornalista Paolo Cornaglia Ferraris ha pubblicato la seguente notizia: «Dopo l'evidenza che un medico di Roma era obiettore in pubblico e abortista in privato, pervengono informazioni sulla stessa Asl. A Velletri 100 per cento dei ginecologi obiettori. Per la pillola del giorno dopo al pronto soccorso si pagano 25 euro di ticket (codice bianco). Niente interruzione di gravidanza (nemmeno con medici non obiettori esterni), nonostante la normativa ne imponga la presenza negli ospedali pubblici con un reparto ginecologico. Ospedale di Marino: tutti gli 11 medici sono obiettori. Disponibile un solo medico Sumai, fuori organico. Ospedale di Genzano: su 11, due non obiettori. Ospedale di Anzio-Nettuno: due medici non obiettori. Sembra confermato che a Roma convenga fare gli obiettori per ragioni di carriera, ferie, turni. E fare gli abortisti in clinica privata -:
se quanto sopra riportato corrisponda al vero;
se non si ritenga di dover urgentemente intervenire per superare la grave situazione a Velletri, dove il cento per cento dei medici risulta obiettore e a Marino, dove gli undici medici in organico sono obiettori, e così garantire, come prescritto dalla legge, la presenza di medici non obiettori negli ospedali pubblici con reparti ginecologici;
se sia vero che a Roma «convenga» fare gli obiettori per ragioni di carriera, ferie e turni;
quali interventi urgenti si intendano adottare perché questa «convenienza» venga meno;
se non si ritenga necessario, opportuno e urgente promuovere un'inchiesta amministrativa per accertare in cosa consista esattamente questa «convenienza».
(4-01929)

Risposta. - In merito a quanto segnalato, il direttore generale della Asl RM/H, ha precisato che presso il presidio di Velletri,

al quale viene attribuita una percentuale di obiezione pari al 100 per cento, un dirigente medico risulta non essere obiettore e presso il presidio ospedaliero di Marino, su 10 dirigenti medici in servizio, 4 non sono obiettori.
La facoltà per il personale sanitario di astenersi dalle procedure di certificazione e dagli interventi per l'interruzione della gravidanza, esplicitamente prevista come «obiezione di coscienza» dall'articolato 9 della legge n. 194 del 1978, non può essere considerata un arbitrio dei singoli professionisti.
La Regione ha precisato che anche se nella Asl RM/H (come del resto avviene in tutte le aziende sanitarie italiane) la quasi totalità dei ginecologi dichiara di essere obiettore, tale obiezione non nuoce alle donne che intendono interrompere la gravidanza secondo le modalità ed i tempi previsti dalla legge citata.
Per garantire comunque il servizio l'Azienda ha ritenuto di integrarlo con ginecologi non obiettori con contratto del Sindacato unico medicina ambulatoriale italiana (SUMAI).
L'Asl RM/H ha confermato di garantire la prescrizione della contraccezione d'emergenza («pillola del giorno dopo») attraverso la rete dei suoi 17 consultori familiari (negli orari in cui sono presenti i ginecologi), che svolgono un'intensa attività informativa e preventiva per i giovani, e attraverso gli ambulatori dei medici di base.
Si sottolinea che la valutazione delle necessità od opportunità di prescrivere il farmaco rientra nelle competenze professionali del medico, che si regola secondo scienza e coscienza.
Il rifiuto di tale prescrizione può, infatti, essere dovuto a varie ragioni e, sicuramente, appare prioritario tutelare la salute della richiedente e garantire una attenta e prudente valutazione per ciascuna paziente.
Nei giorni di chiusura del servizio consultoriale e degli ambulatori, qualche donna si rivolge al pronto soccorso ospedaliero per ricevere la prescrizione del contraccettivo d'emergenza; prescindendo dalla questione sulla appropriatezza di una prestazione del genere per il servizio ospedaliero di emergenza, è da rilevare che, in ogni caso, il medico è obbligato ad accogliere l'utente, ma non ad effettuare tale prescrizione.
Nel pronto Soccorso, per tali richieste, viene correttamente attribuito un codice bianco (prestazione non urgente) e il pagamento del ticket di euro 25,00 è stato stabilito dalla Regione Lazio.

Il Sottosegretario di Stato per il lavoro, la salute e le politiche sociali: Eugenia Maria Roccella.

FARINA COSCIONI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
numerosi organi di stampa, e in particolare i quotidiani Il Messaggero e il Tempo nelle loro edizioni del 1° maggio 2009 hanno riferito di «appalti pilotati e danni erariali per oltre 15 milioni di euro segnalati alla Corte dei Conti» scoperti dalla Guardia di Finanza di Agrigento che da oltre due anni passa al setaccio l'approvvigionamento di beni e servizi all'interno della banca del cordone ombelicale dell'azienda ospedaliera di Sciacca; risulterebbe che dieci persone, tra medici, paramedici e fornitori, sono indagati per turbata libertà degli incanti e truffa aggravata;
la struttura, la seconda a livello mondiale per cordoni raccolti, è deputata per l'intera Sicilia, alla raccolta e crioconservazione di sangue da cordone ombelicale da cui vengono estratte, con finalità di trapianto successivo, cellule staminali ad alta capacità rigenerativa;
già lo scorso anno la Guardia di Finanza aveva scoperto anomalie nella gestione degli appalti: con ricorso a trattative private in regime di urgenza quando non ve ne era bisogno, ed anomalie sui quantitativi acquistati, assolutamente sproporzionati, di reagenti e reattivi per la tipizzazione delle sacche di sangue cordonale rispetto a quelle pubblicate sulle banche mondiali che permettono il collegamento

tra le persone che hanno bisogno di un trapianto e coloro che hanno le unità di sangue cordonale necessario;
nella banca del cordone ombelicale l'aggiudicazione di forniture sarebbe stata concordata preventivamente con ditte di «gradimento» degli indagati;
in parallelo sono state scoperte delle omissioni inerenti la lavorazione dei sangue contenuto nel cordone ombelicale donato dalle madri al momento del parto;
nel 2006 quando si concluse la prima parte dell'inchiesta della Guardia di Finanza di Agrigento le persone complessivamente iscritte nel registro degli indagati furono dieci; per due, l'ematologo e direttore della banca Calogero Ciaccio, e la sua vice, la biologa Maria Gesù, la procura ha chiesto nelle scorse settimane il rinvio a giudizio; per gli altri otto è stata necessaria, invece, una proroga di indagini al termine della quale la posizione di quattro persone, tutti legali rappresentanti delle ditte che effettuavano le forniture di materiali reagenti, sono stati indiziati per truffa aggravata e turbata libertà degli incanti; mentre la posizione di quattro paramedici in servizio alla banca, è stata archiviata -:
se quanto sopra esposto corrisponda al vero e di quali elementi disponga il Ministro con riguardo a come, e per responsabilità di chi, la truffa si sia potuta consumare;
se e quali iniziative si intendano assumere al fine di salvaguardare la salute dei fruitori di questo importantissimo servizio.
(4-03102)

Risposta. - Con riferimento a quanto segnalato nell'atto parlamentare si forniscono alcune precisazioni.
Per quanto riguarda gli aspetti penali e giudiziari della vicenda che ha coinvolto la Banca del cordone ombelicale di Sciacca, la Prefettura - Ufficio territoriale del Governo di Agrigento ha comunicato che l'indagine, avviata nel 2006 dalla competente compagnia della Guardia di Finanza nei confronti delle attività effettuate dalla Banca tra il 1999 ed il 2006, si è sviluppata su due filoni investigativi, concernenti, rispettivamente, il trattamento del sangue e degli emoderivati (con particolare riferimento alle procedure di lavorazione e stoccaggio) e le procedure di acquisizione di beni e servizi da parte della locale azienda ospedaliera.
A seguito dell'indagine sul trattamento del sangue, sono stati deferiti all'autorità giudiziaria il primario e la responsabile del laboratorio di biologia molecolare della Banca, in relazione a possibili omissioni nell'effettuazione di esami post-donazione; il relativo procedimento penale risulta essere in fase dibattimentale.
Il secondo filone di indagini, relativo alle procedure di approvvigionamento delle sacche di raccolta, dei test e delle apparecchiature per la tipizzazione del sangue ombelicale, ha consentito di rilevare irregolarità nei rapporti tra i responsabili della Banca e alcune società operanti nel settore medico-farmaceutico.
In particolare, a fronte, da parte delle società coinvolte, della concessione di borse di studio, della stipula di contratti di collaborazione e della erogazione di finanziamenti per partecipazioni a convegni, le aggiudicazioni delle forniture di materiali e strumentazioni in uso alla Banca sarebbero state «pilotate» a favore delle stesse società, con accordi preventivi concernenti i capitolati di gara e il ricorso a procedure d'urgenza.
Sulla base del quadro probatorio acquisito, nell'aprile 2009 la Procura della Repubblica di Sciacca ha esercitato l'azione penale nei confronti dei responsabili
pro tempore della Banca e dei vertici aziendali delle società coinvolte (in numero di sei), per le ipotesi di reato di turbata libertà degli incanti e truffa aggravata in danno della citata azienda ospedaliera.
Le ulteriori indagini condotte al fine di accertare l'eventuale sussistenza di danni erariali sono riconducibili alla inutilizzabilità e alla non vendibilità (ai vari centri trapianti mondiali) delle sacche di sangue cordonale raccolte, alle incongruenze rilevate tra i reagenti acquisiti dall'azienda

ospedaliera e i reagenti effettivamente utilizzati per la lavorazione del sangue cordonale ed all'eccessivo consumo di azoto per il funzionamento dei contenitori criogenici della Banca, determinato dal mancato rispetto delle corrette modalità di stoccaggio delle sacche di sangue all'interno degli stessi contenitori.
Come menzionato nell'atto parlamentare, il danno erariale ipotizzato e segnalato alla Procura della Corte dei Conti di Palermo ammonta a oltre 15.000.000 euro.
Tali vicende giudiziarie non riguardano in alcun modo la dirigenza ed il personale che operano attualmente nella struttura in questione.
La Banca ha ripreso la propria attività nel 2007 con la guida di una diversa dirigenza, la quale ha avviato la ridefinizione di tutte le procedure operative, finalizzate alla ripresa delle attività di raccolta e conservazione del sangue cordonale.
Queste attività sono state oggetto di una verifica ispettiva, condotta nel luglio 2008 dal Centro nazionale sangue congiuntamente al Centro nazionale trapianti e alle autorità regionali competenti, al fine di poter valutare il possesso di tutti i requisiti a garanzia della sicurezza e della qualità del sangue cordonale conservato per le finalità terapeutiche, in particolare la conformità alle normative ed agli
standard internazionali vigenti.
Poiché sono state accertate alcune non conformità operative, la direzione della Banca ha predisposto un piano dettagliato di azioni correttive.
Attualmente, il
team ispettivo ha valutato positivamente l'adeguatezza del piano delle azioni correttive, riservandosi di effettuare una conclusiva verifica con le autorità regionali, per la definitiva autorizzazione alla svolgimento delle specifiche attività.
Tale autorizzazione e requisito indispensabile affinché le unità cordonali allogeniche non familiari, raccolte e conservate presso la Banca di Sciacca; possano essere inserite nell'inventario nazionale ed essere disponibili per la selezione in caso di paziente compatibile, sia italiano che straniero.
Per quanto riguarda il patrimonio delle unità cordonali accumulato dalla Banca di Sciacca nella precedente gestione (fino all'aprile del 2006) e costituito da circa 18.000 unità, è incorso, da parte dei centri nazionali già citati, un progetto di riqualificazione biologica e di verifica dei requisiti di qualità e sicurezza, dal cui esito dipende la possibilità di integrarlo, almeno in parte, nel complessivo inventario nazionale. Pertanto, fino alla definitiva verifica delle evidenze tecniche sulla conformità delle unità cordonali ai suddetti requisiti, prescritti dalla normativa vigente, tali unità non potranno in alcun modo essere rilasciate dalla Banca stessa per finalità di trapianto.

Il Sottosegretario di Stato per il lavoro, la salute e le politiche sociali: Eugenia Maria Roccella.

TOMMASO FOTI. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
il 1° settembre 2009 è entrato in vigore il decreto del Ministero dello sviluppo economico 23 luglio 2009 in materia di sicurezza degli ascensori, provvedimento con cui è stata disposta - con diverse scadenze in relazione alla data di installazione dei singoli impianti - una verifica straordinaria, «finalizzata alla realizzazione di un'analisi delle situazioni di rischio», su tutti gli ascensori installati e messi in esercizio prima del 1999, prevedendo inoltre la realizzazione dei «conseguenti interventi di adeguamento», anche in questo caso con scadenze legate alla data di costruzione degli ascensori;
«Monti ascensori» (una delle maggiori aziende del settore) ha recentemente comunicato che, secondo le associazioni che raggruppano le aziende che curano la sicurezza degli ascensori, il costo medio degli interventi imposti dal predetto decreto potrebbe essere di 15.000 euro ad impianto, con un fatturato - e, di conseguenza,

un onere a carico delle famiglie italiane - di circa 6 miliardi di euro -:
quali siano le motivazioni in ragione delle quali il decreto ministeriale citato in premessa sia stato emanato, atteso che non risulta richiesto da alcuna normativa europea;
se sia nota l'opposizione della più importante associazione della proprietà edilizia all'adozione del citato decreto;
se risponda al vero che, in un recente passato, un provvedimento analogo per contenuto e materia a quello in questione sia stato impugnato avanti il giudice amministrativo che, in sede di giudizio, ne ha censurato il contenuto;
se non ritenga opportuno prevedere la sospensione degli effetti del decreto emanato;
quali siano, in ogni caso, i costi stimati dal Ministero dello sviluppo economico conseguenti all'attuazione del detto decreto e se non si intendano quanto meno prevedere opportune iniziative volte ad alleviarne gli oneri, che allo stato appaiono particolarmente gravosi per i proprietari di casa e ciò proprio in un momento di grave crisi che colpisce da mesi le famiglie italiane.
(4-04126)

Risposta. - Con riferimento all'atto di sindacato ispettivo in esame, e sulla base degli elementi forniti dalla direzione generale competente, si comunica quanto segue.
Il dibattito sulla sicurezza degli ascensori è una problematica che risale all'epoca dell'emanazione della direttiva 95/16/CE del 29 giugno 1995, per il ravvicinamento delle legislazioni degli Stati membri relative agli ascensori.
Conseguentemente, venne emanato il decreto del Presidente della Repubblica n. 162 del 30 aprile 1999, recante norme attuative, dal quale restavano, però, esclusi tutti gli impianti preesistenti (circa 700.000, su un totale di 870.000), con anzianità media di qualche decennio.
Va evidenziato che la Commissione europea, con raccomandazione 95/216/CE dell'8 giugno 1995, sul miglioramento della sicurezza degli ascensori esistenti, aveva sottolineato, tuttavia, la necessità che anche gli impianti preesistenti venissero posti in regola, nel sostanziale e fondamentale rispetto del principio della sicurezza dei cittadini, da parte degli Stati membri.
Detta raccomandazione, pur non essendo formalmente vincolante, non risultava però priva di effetti giuridici, come da pronunce della Corte europea di giustizia in ordine al carattere rivestito da tali atti.
Sostanzialmente, i due atti comunitari citati (direttiva 95/16/CE del 29 giugno 1995 e Raccomandazione 95/216/CE dell'8 giugno 1995), pressoché coevi e complementari, si occupavano l'uno di dettare regole per le nuove immissioni sul mercato delle macchine in questione, l'altro di migliorare la sicurezza di quelle preesistenti, nel comune intento di garantire il bene primario della sicurezza dei cittadini, intento che poteva risultare vanificato dalla mancata adozione, da parte degli Stati membri, di interventi in ottemperanza alla raccomandazione medesima.
Nello specifico, la Commissione europea, nel richiamare il compito di garantire sul territorio la sicurezza delle persone e considerando che non esistono in tutti gli Stati membri dispositivi adeguati a garantire la sicurezza degli ascensori, raccomandò agli stessi di effettuare una ricognizione della situazione del parco ascensori esistente sui rispettivi territori, per decidere quali misure adottare al fine di promuovere il miglioramento in ordine alla sicurezza degli stessi, nell'ottica di una tendenziale convergenza dei livelli di affidabilità degli impianti già in servizio con quelli di futura immissione nel mercato, conformi alla direttiva emanata.
A tal fine, la Commissione segnalò, come prioritario, l'adeguamento ad una serie di requisiti che, per effetto della legislazione vigente in Italia, erano peraltro in buona parte già soddisfatti dagli ascensori in servizio.
A supporto dell'analisi, volta ad individuare e definire gli interventi da effettuare sugli impianti preesistenti, è stata elaborata, a livello europeo e con la partecipazione di

tutte le parti interessate, la norma EN 81-80 recante «Regole per il miglioramento della sicurezza degli ascensori per passeggeri e degli ascensori per merci esistenti», che l'UNI ha recepito in versione italiana nel 2004 e che è stata recentemente sostituita dalla norma UNI EN 81-80:2009. Tale modifica concerne l'appendice nazionale ed è stata sottoposta a regolare inchiesta pubblica con possibilità di partecipazione di tutti gli interessati.
La norma EN 81-80 del 2004, pur non essendo a sua volta cogente, ha fissato dei limiti, al di sotto dei quali non bisogna scendere per avere un prodotto sicuro.
Nel rispetto dell'indirizzo comunitario, il Ministro delle attività produttive, adottò il decreto 26 ottobre 2005, poi, di fatto, rimasto privo di attuazione nella successiva legislatura.
Coerentemente con l'obiettivo a suo tempo posto, il Ministero dello sviluppo economico ha ritenuto, tuttavia, imprescindibile riaffermare la necessità del rispetto di tale principio della sicurezza dei cittadini, sottoscrivendo il nuovo decreto 23 luglio 2009 che delinea, di fatto, uno specifico «piano» per il settore.
Sebbene vi è stata l'opposizione di una importante associazione di categoria all'adozione del decreto, che tuttavia va attribuita a qualche equivoco interpretativo e ad una presumibile disinformazione di carattere tecnico.
Il Governo, comunque, non può tener conto unicamente della posizione espressa dalla predetta associazione - peraltro non coincidente con quella di gran parte degli operatori del settore - nell'analisi di impatto di un provvedimento che, pur tenendo nella debita considerazione i diversi interessi dei cittadini, da un lato, e degli operatori, dall'altro, deve privilegiare, in ogni caso, il preminente interesse pubblico ad innalzare i livelli di tutela relativi alla sicurezza delle persone.
Per quanto attiene, inoltre, a quanto riportato dall'interrogante, in ordine al fatto che il precedente analogo provvedimento - citato decreto del 26 ottobre 2005 - sia stato impugnato da associazioni imprenditoriali innanzi al tribunale amministrativo regionale del Lazio, occorre precisare che, benché impugnato, esso non fu oggetto di alcuna censura; tant'è che l'ordinanza n. 367 del 2006, adottata dal tribunale amministrativo regionale in data 9 febbraio 2006 ha, anzi, respinto la domanda incidentale di sospensione del provvedimento impugnato.
Per quanto riguarda, infine, la stima dei presunti costi, conseguenti all'attuazione del decreto, questa sarà possibile ed attendibile solo dopo che l'avvio delle verifiche avrà consentito di constatare il reale stato di sicurezza di un numero significativo degli impianti più vecchi, nonché l'entità degli interventi, effettivamente necessari, da realizzare sugli stessi.
Occorre, ancora, considerare che, il costo delle ipotetiche opere per la messa in sicurezza degli ascensori, ove, a rischio, nel caso di impianti condominiali, verrà ripartito fra una pluralità di utenze, attestandosi, quindi, su quote unitarie sicuramente accettabili.
L'assunto relativo ad una presunta pesante onerosità degli effetti indotti dal decreto adottato appare, quindi, destituito di fondamento.
In ogni caso, tale decreto intende costituire un «atto dovuto» in relazione sia alla raccomandazione della Commissioni europea, sia alla responsabilità sulla sicurezza che compete al Governo.
Peraltro, il decreto è stato adottato non solo in conformità alle numerose decisioni della Magistratura, ma anche al fine di assicurare la continuità del servizio, indispensabile per l'utenza (soprattutto per anziani e disabili) considerato che, nel caso di verifiche di impianti a rischio, gli Organismi preposti sarebbero tenuti a disporre il blocco degli stessi.
Il Ministero dello sviluppo economico, quindi, nella sua funzione di vigilanza, al fine di evitare eventuali comportamenti distorsivi o speculativi verificherà la corretta attuazione del decreto stesso.

Il Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico: Stefano Saglia.

GALATI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
secondo notizie di stampa la società Trenitalia S.p.A. ha deciso di chiudere definitivamente lo scalo merci di Lamezia Terme;
tale restrizione del traffico di Trenitalia determinerebbe, non solo per la provincia, ma per l'intera Regione Calabria, pesanti conseguenze sul piano economico-sociale, poiché la soppressione del trasporto merci su rotaia, costringerebbe le imprese ad utilizzare il trasporto stradale, con conseguenti aumenti dei relativi costi, in un periodo, peraltro, in cui com'è noto le strade dell'intera regione versano in uno stato emergenziale e ci sono continui disagi sull'autostrada A3 a causa dei lavori interminabili dell'Anas;
la Regione, infatti, in questo momento, registra un vero e proprio stato di paralisi delle comunicazioni con il resto del Paese, a causa dell'interruzione della rete autostradale e dell'intasamento degli altri percorsi viari;
abolire tale stazione di snodo, fondamentale per l'intera regione, significherebbe emarginare ancora di più un territorio già fortemente penalizzato, sia per ciò che riguarda la mobilità dei cittadini, sia per ciò che riguarda la movimentazione delle merci e dei prodotti;
tale decisione avrebbe ripercussioni per l'economia locale e regionale;
per l'attuazione di una linea politica strategica di crescita e di sviluppo della Regione Calabria, sarebbe opportuno invece non limitare, ma dar vita a forti interventi di potenziamento delle infrastrutture -:
se i Ministri interrogati non ritengano opportuno adottare tutte le iniziative possibili, affinché non si dia corso a quanto citato in premessa;
quali urgenti misure i Ministri intendano intraprendere al fine di potenziare il sistema ferroviario, nella Regione Calabria ed in particolare nello scalo di Lamezia Terme.
(4-03286)

Risposta. - In riferimento all'interrogazione in esame, si forniscono i seguenti elementi di risposta.
In tutta Europa, già da alcuni anni, l'esigenza di efficientare e specializzare i servizi ferroviari ha determinato l'avvio di un processo di razionalizzazione e concentrazione del traffico ferroviario delle merci, in particolare, per il traffico diffuso, che è quello a carro singolo o gruppi di carri.
Pertanto, anche nel nostro Paese, Trenitalia ha avviato, su tutto il territorio nazionale, un programma di riorganizzazione del sistema di offerta ferroviaria merci per il traffico diffuso.
Ciò risponde alla necessità sia di creare un modello di offerta più aderente alle esigenze dei fruitori del servizio, sia di realizzare un servizio più efficiente che consenta una migliore utilizzazione delle risorse disponibili e, quindi, economicamente sostenibile per Ferrovie dello Stato.
A quanto sopra si aggiunge, nell'ultimo periodo, una sensibile contrazione della domanda conseguente alla nota situazione di congiuntura economica e la riduzione nel 2009 dei contributi statali al trasporto merci, previsti dal contratto di servizio pubblico con Trenitalia che ammonta a circa 60 milioni di euro in meno rispetto alle previsioni del Piano industriale FS.
In funzione dell'obiettivo di concentrazione del traffico diffuso, per il quale Trenitalia intende mantenere, comunque, tutte le attuali destinazioni dei trasporti, è stata definita una nuova modalità complessiva di inoltro al fruitore del servizio, che prevede l'attestamento ferroviario di questo tipo di trasporti su alcune, piattaforme logistiche, dalle quali è possibile attuare soluzioni alternative per la presa/riconsegna nelle località di origine/destinazione.
Pertanto, non è in programma alcuna chiusura di scali merci, bensì una rimodulazione dell'offerta, per adeguarla al volume e alle caratteristiche della domanda e renderla economicamente sostenibile per Trenitalia.


Per la Calabria, la concentrazione del traffici a carro singolo per tutte le merceologie è stata individuata nella Piattaforma logistica di Cosenza, mentre nessuna modifica organizzativa è in programma per il traffico a treno completo, che continua ad essere effettuato in tutti gli impianti precedentemente serviti/compresa Lamezia Terme.

Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti: Altero Matteoli.

GNECCHI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
il terribile incidente ferroviario nella stazione di Viareggio ha dimostrato che la sicurezza nel trasporto ferroviario non è solo indispensabile per chi opera nell'ambito ferroviario o per gli stessi viaggiatori trasportati ma anche per la popolazione che vive, risiede o transita nelle adiacenze degli impianti e delle linee ferroviarie;
rispetto a questo tragico evento, che ha provocato la morte di incolpevoli persone, è scandaloso che ad oggi non sia stato ancora chiarito, a chi vadano addebitate le responsabilità e con quali tempi verranno risarciti gli eredi delle vittime, tutti coloro che hanno subito danni e lo stesso comune di Viareggio;
pur essendo sicuramente necessario che le merci pericolose e nocive siano trasportate per ferrovia, l'incidente avvenuto dimostra che le precauzioni e le verifiche attualmente vigenti per il trasporto di queste tipologie di merce, non garantiscono un livello di sicurezza adeguato -:
se il Ministro non ritenga di assumere iniziative in ambito nazionale nonché in sede comunitaria per incrementare il livello di controlli e di sicurezza nel trasporto ferroviario di merci pericolose e nocive.
(4-03703)

Risposta. - In riferimento all'interrogazione in esame, si forniscono i seguenti elementi di risposta.
In conseguenza del gravissimo incidente ferroviario verificatosi il 29 giugno 2009 nella stazione di Viareggio, in provincia di Lucca, che ha provocato la distruzione ed il danneggiamento di alcune abitazioni vicine al luogo del disastro, un elevato numero di sfollati e la perdita di vite umane, in data 3 luglio 2009 il Consiglio dei Ministri ha deliberato la dichiarazione dello stato di emergenza fino al 31 dicembre 2009.
Successivamente, d'intesa con la regione Toscana ed all'esito di una serie di riunioni con i rappresentanti di tutte le amministrazioni interessate, è stata predisposta ed emanata l'ordinanza del Presidente del Consiglio n. 3800 del 6 agosto 2009 finalizzata a porre in essere tutte le idonee misure di messa in sicurezza dell'area interessata dall'evento in questione, nonché di tutte le iniziative di carattere straordinario volte al ritorno alle normali condizioni di vita della popolazione.
Il provvedimento emergenziale, nel nominare il Presidente della regione Toscana commissario delegato, ha disposto che lo stesso provveda al completamento degli interventi di soccorso ed assistenza alla popolazione, rimborsando le spese sostenute dal comune di Viareggio nella prima fase dell'emergenza, nonché per le esequie solenni delle vittime.
In particolare, il predetto commissario deve assicurare la ripresa delle attività produttive mediante la concessione di contributi in favore dei titolari di imprese i cui immobili siano stati distrutti, danneggiati o resi inagibili dagli eventi del 29 giugno 2009 per consentire la locazione di immobili da destinare temporaneamente allo svolgimento delle attività produttive, nonché per il riacquisto dei beni mobili indispensabili per la ripresa dell'attività.
Quindi, l'ordinanza sopra citata ha previsto che il commissario delegato provveda alla progettazione degli interventi di messa in sicurezza ed all'eventuale bonifica del territorio interessato: ove si tratti di aree pubbliche o, comunque, di competenza della pubblica amministrazione, provvederà anche all'esecuzione di tali interventi; per le parti di proprietà privata, invece, procederà

solo alla definizione della tempistica e delle modalità di esecuzione degli interventi necessari.
Inoltre, lo stesso commissario sta predisponendo un piano degli interventi finalizzati alla complessiva risistemazione dell'area interessata dalla catastrofe ed al ripristino degli edifici e dei beni mobili privati, nonché delle infrastrutture e dei beni di proprietà del comune di Viareggio distrutti o danneggiati, corredato del relativo cronoprogramma e della stima del fabbisogno delle risorse finanziarie occorrenti.
Per la realizzazione dei primi interventi l'articolo 7 ha stanziato la somma di 15 milioni di euro a carico del fondo della protezione civile ed 1,5 milioni di euro a carico del bilancio della Regione Toscana, autorizzando, altresì, il commissario delegato ad utilizzare le eventuali risorse finanziarie di competenza regionale, fondi comunitari, nazionali, regionali e locali comunque assegnati o destinati per le finalità sopra descritte, nonché a ricevere risorse derivanti da donazioni ed atti di liberalità da impiegare nell'attuazione delle iniziative necessarie al rientro alla normalità.
Per quanto riguarda le attività dell'organismo investigativo, questo, subito dopo l'incidente di Viareggio ha posto in essere tutte le attività di propria competenza nominando una commissione di indagine con lo scopo di individuare le cause degli incidenti o degli inconvenienti.
Per quanto riguarda la sicurezza nel trasporto ferroviario di merci pericolose e nocive l'Agenzia nazionale per la sicurezza delle ferrovie ha provveduto a predisporre controlli straordinari di tutti gli assi che, per caratteristiche progettuali o produttive a manutentive, sono accostabili a quello andato a rottura nel disastroso evento.
L'Agenzia ha altresì disposto che tutte le matrici che esercitano il traino di convogli che trasportano merci pericolose devono essere attrezzate, senza ulteriori dilazioni, di sistemi di protezione della marcia del treno, cioè sistemi capaci di fermare automaticamente il freno in caso di errore del macchinista (superamento di un semaforo rosso, eccetera).
In ambito europeo, l'Agenzia stessa ha sollecitato in seno all'
European railway agency (ERA) alcune misure di carattere tecnico che mirano ad intensificare i controlli sui carri e sulle singole parti degli stessi.
A seguito della conferenza sulla sicurezza ferroviaria, tenuta a Bruxelles l'8 settembre 2009, l'Era ha istituito infatti un apposito gruppo di lavoro per l'elaborazione di norme europee al fine di aumentare il livello di sicurezza delle infrastrutture, quello dei trasporti merci, la sicurezza da un punto di vista tecnico dei mezzi utilizzati.
Di più, l'Agenzia italiana proporrà sempre in sede Era, dove partecipa per il sottosistema «Materiale rotabile carri merci», l'obbligo di installazione di un apposito rilevatore inerziale di svio a bordo dei singoli vagoni utilizzati per il trasporto delle merci pericolose capace di far arrestare il convoglio se una ruota perde il contatto con la rotaia.
Va poi evidenziato che il trasporto delle merci pericolose per ferrovia è soggetto al regolamento internazionale
Reglement international dangereuses (RID), per la parte che riguarda i sistemi di contenimento delle merci, e alla normativa generale di circolazione dei treni anch'essa riconducibile a norme regolamentari internazionali.
Già precedentemente all'incidente di Viareggio, Ministero, nell'ambito delle attività attualmente in corso di riordino del quadro normativo nel settore della sicurezza ferroviaria, ha svolto un approfondito esame della materia del trasporto di merci pericolose per ferrovia attraverso l'istituzione di uno specifico gruppo di lavoro, anche al fine di identificare i soggetti cui attribuire specifiche responsabilità per ciascuna delle disposizioni previste dal regolamento internazionale Rid che, come è noto, disciplina il trasporto internazionale delle merci pericolose per ferrovia. Lo stesso rapporto conclusivo rassegnato dal suddetto gruppo di lavoro ha infatti ipotizzato un articolato quadro di ripartizione di attività ed attribuzione di responsabilità

tra i soggetti competenti in materia. La definitiva attribuzione delle rispettive competenze, dopo il necessario confronto con tutti i soggetti interessati, dovrà avvenire con l'emanazione di una specifica disposizione normativa.
In quanto alle immediate disposizioni adottate a seguito dell'incidente, il Ministro Matteoli ha emanato il 29 luglio 2009 una direttiva con la quale impegna il Gruppo FS ad intensificare l'attività di controllo ed ad adottare misure al fine di mitigare i rischi derivanti dal trasporto merci pericolose per ferrovia unitamente ad altri adempimenti finalizzati al conseguimento nel più breve tempo possibile di un più elevato standard di sicurezza ferroviaria.
Il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, al fine di anticipare l'applicazione di alcuni contenuti della direttiva 2008/110/CE (relativa alla sicurezza delle ferrovie comunitarie da attuare entro il 24 dicembre 2010) riguardanti i principi base di un sistema comune di certificazione dei soggetti responsabili della manutenzione dei carri merci, ha sottoscritto in data 14 maggio 2009 un
memorandum di intenti con altri 9 Paesi della Comunità europea.
Da ultimo si evidenzia che, su proposta di questa Amministrazione, il Consiglio dei Ministri, nella seduta del 15 ottobre, ha approvato in via preliminare il decreto legislativo con il quale viene recepita la direttiva comunitaria 2008/68 relativa al trasporto di merci pericolose su strada, per ferrovie e per vie navigabili. Il testo prevede la possibilità, come del resto e facoltà della direttiva, di dettare norme più restrittive rispetto a quelle poste in essere dai
Reglement international dangereuses (RID) e, in particolare, contempla un inasprimento delle sanzioni di carattere sia amministrativo che penale.
Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti: Altero Matteoli.

JANNONE. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
lunedì 22 giugno 2009 due carri di un treno merci sono deragliati urtando un Intercity, nei pressi del tratto ferroviario vicino Prato, a causa di una rottura al pantografo, il dispositivo posto sul tetto delle motrici elettriche che, scorrendo a contatto con i fili aerei, trasmette la corrente al motore. L'incidente che letteralmente diviso in due l'Italia, bloccando il traffico ferroviario lungo la direttrice Firenze-Bologna per circa due ore, in entrambe le direzioni;
uno dei due carri deragliati era una cisterna carica di acido fluoridrico. Per rimuoverla è stato necessario l'impiego di un gruppo di addetti specializzati nel travaso di sostanze corrosive, che ha permesso di liberare i binari in un'unica direzione soltanto dopo due ore dall'incidente;
dall'amministrazione del gruppo Trenitalia è emersa subito la volontà di avviare un'inchiesta interna per stabilire l'esatta dinamica dell'uscita dai binari del carro, mentre la Polizia ferroviaria, a disposizione della Procura di Prato, ha posto sotto sequestro i due carri deragliati -:
se il Ministro intenda adottare iniziative finalizzate ad intensificare i controlli relativi alla rete ferroviaria italiana ed ai veicoli utilizzati, con particolare riguardo per il trasporto di merci pericolose.
(4-04208)

Risposta. - In riferimento all'interrogazione in esame, si forniscono i seguenti elementi di risposta.
In merito al deragliamento del treno merci occorso il 22 giugno 2009 nei pressi di Prato, si informa il giorno stesso il Ministero delle infrastrutture e trasporti ha nominato la Commissione d'indagine per accertare le cause tecniche dell'incidente.
Risultano nominate altresì le Commissioni d'inchiesta di RFI-Trenitalia e Agenzia nazionale per la sicurezza delle ferrovie e, nel mese di luglio, è stato nominato anche il consulente tecnico d'ufficio da parte dell'autorità giudiziaria.
Attualmente le indagini sono ancora in corso.


Per quanto attiene le misure per il trasporto di merci pericolose, si informa che l'Agenzia nazionale per la sicurezza delle ferrovie ha disposto che per tutte le matrici che esercitano il traino di convogli che trasportano merci pericolose devono essere attrezzate, senza ulteriori dilazioni, di sistemi di protezione della marcia del treno, cioè sistemi capaci di fermare automaticamente il freno in caso di errore del macchinista (superamento di un semaforo rosso, etc.).
In ambito europeo, l'Agenzia stessa ha sollecitato in seno all'
european railway agency (ERA), alcune misure di carattere tecnico che mirano ad intensificare i controlli sui carri e sulle singole parti degli stessi.
A seguito della conferenza sulla sicurezza ferroviaria, tenuta a Bruxelles l'8 settembre 2009, l'Era ha istituito infatti un apposito gruppo di lavoro per l'elaborazione di norme europee al fine di aumentare il livello di sicurezza delle infrastrutture, quello dei trasporti merci, la sicurezza da un punto di vista tecnico dei mezzi utilizzati.
Di più, l'Agenzia italiana proporrà sempre in sede Era, dove partecipa per il sottosistema «Materiale rotabile carri merci», l'obbligo di installazione di un apposito rilevatore inerziale di svio a bordo dei singoli vagoni utilizzati per il trasporto delle merci pericolose capace di far arrestare il convoglio se una ruota perde il contatto con la rotaia.
Va poi evidenziato che il trasporto delle merci pericolose per ferrovia è soggetto al regolamento internazionale
Reglement international dangereuses (RID), per la parte che riguarda i sistemi di contenimento delle merci, e alla normativa generale di circolazione dei treni anch'essa riconducibile a norme regolamentari internazionali.
Già precedentemente all'incidente di Viareggio, il Ministero, nell'ambito delle attività attualmente in corso di riordino del quadro normativo nel settore della sicurezza ferroviaria, ha svolto un approfondito esame della materia del trasporto di merci pericolose per ferrovia attraverso l'istituzione di uno specifico gruppo di lavoro, anche al fine di identificare i soggetti cui attribuire specifiche responsabilità per ciascuna delle disposizioni previste dal regolamento internazionale Rid che, come è noto, disciplina il trasporto internazionale delle merci pericolose per ferrovia. Lo stesso rapporto conclusivo rassegnato dal suddetto gruppo di lavoro ha infatti ipotizzato un articolato quadro di ripartizione di attività ed attribuzione di responsabilità tra i soggetti competenti in materia. La definitiva attribuzione delle rispettive competenze, dopo il necessario confronto con tutti i soggetti interessati, dovrà avvenire con l'emanazione di una specifica disposizione normativa.
In quanto alle immediate disposizioni adottate a seguito dell'incidente, il Ministro Matteoli ha emanato il 29 luglio 2009 una direttiva con la quale impegna il Gruppo FS ad intensificare l'attività di controllo ed ad adottare misure al fine di mitigare i rischi derivanti dal trasporto merci pericolose per ferrovia unitamente ad altri adempimenti finalizzati al conseguimento nel più breve tempo possibile di un più elevato
standard di sicurezza ferroviaria.
Il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, al fine di anticipare l'applicazione di alcuni contenuti della direttiva 2008/110/CE (relativa alla sicurezza delle ferrovie comunitarie da attuare entro il 24 dicembre 2010) riguardanti i principi base di un sistema comune di certificazione dei soggetti responsabili della manutenzione dei carri merci, ha sottoscritto in data 14 maggio 2009 un
memorandum di intenti con altri nove Paesi della Comunità europea.
Da ultimo si evidenzia che, su proposta di questa Amministrazione, il Consiglio dei Ministri, nella seduta del 15 ottobre, ha approvato in via preliminare il decreto legislativo con il quale viene recepita la direttiva comunitaria 2008/68 relativa al trasporto di merci pericolose su strada, per ferrovie e per vie navigabili. Il testo prevede la possibilità, come del resto è facoltà della direttiva, di dettare norme più restrittive

rispetto a quelle poste in essere dal Reglement international dangereuses (RID), e, in particolare, contempla un inasprimento delle sanzioni di carattere sia amministrativo che penale.
Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti: Altero Matteoli.

LEHNER. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
l'Inpdap utilizza la procedura dell'appalto-concorso al fine di individuare i contraenti che dovranno organizzare i soggiorni studio e le vacanze tematiche dei figli degli iscritti;
l'Accademia Britannica srl negli anni 2007-2008 si è aggiudicata tale appalto grazie al ribasso effettuato con l'esclusione dell'IVA dal prezzo proposto, ritenendo che le prestazioni fossero esenti dall'imposta ex articolo 10, comma 1, n. 20 del decreto del Presidente della Repubblica 633/1972;
l'Agenzia delle Entrate ha chiarito con nota prot. n. 909-11473/2007 che, ai sensi della sentenza 13 ottobre 2005 resa dalla Corte di Giustizia nella causa C/200/04, il particolare regime dell'IVA previsto dall'articolo 74 del decreto del Presidente della Repubblica 633/1972 per le agenzie di viaggio torna applicabile ai cosiddetti «viaggi studio» allorquando le prestazioni didattiche sono inserite all'interno del «pacchetto turistico»;
l'Accademia Britannica srl, pur essendo obbligata alla presentazione della dichiarazione IVA ed al versamento dell'imposta relativa alla vendita dei pacchetti turistici, non pare abbia ottemperato a tali obblighi -:
quali azioni siano state avviate dagli uffici territorialmente competenti dell'Agenzia delle Entrate, già da tempo a conoscenza della questione, per recuperare l'imposta evasa e comminare le relative sanzioni, ripristinando così la corretta concorrenza economica rispetto alle altre società che sono state escluse dall'appalto-concorso.
(4-00491)

Risposta. - Con il documento di sindacato ispettivo cui si risponde, l'interrogante ha rilevato che l'Accademia britannica S.r.l. si è aggiudicata, negli anni 2007-2008, la gara per appalto-concorso indetta dall'Inpdap, al fine di organizzare i soggiorni studio dei figli degli iscritti, escludendo l'Iva dal prezzo proposto, in quanto ha ritenuto che dette prestazioni siano esenti, ai sensi dell'articolo 10, comma 1, n. 20), del decreto del Presidente della Repubblica 26 ottobre 1972, n. 633.
L'interrogante ha fatto inoltre presente che, per quanto concerne la disciplina fiscale applicabile ai cosiddetti «viaggi studio», l'Agenzia delle entrate si è espressa con nota n. 909-11473 del 6 marzo 2007, facendo presente che, conformemente alla sentenza della Corte di giustizia del 13 ottobre 2005 (C/200/04), anche nell'ipotesi dei c.d. «viaggi di studio», qualora le prestazioni didattiche ed educative siano inserite all'interno di un pacchetto turistico, è applicabile il regime speciale delle agenzie di viaggio, di cui all'articolo 74-
ter del decreto del Presidente della Repubblica 26 ottobre 1972, n. 633.
L'interrogante chiede, pertanto, di conoscere «quali azioni siano state avviate dagli uffici territorialmente competenti dell'agenzia delle entrate, già da tempo a conoscenza della questione, per recuperare l'imposta evasa e comminare le relative sanzioni, ripristinando così la corretta concorrenza economica rispetto alle altre società che sono state escluse dall'appalto».
Al riguardo, l'Agenzia delle entrate ha fatto presente di aver effettuato un accesso conoscitivo presso l'Inpdap, al fine di acquisire la documentazione relativa ai rapporti contrattuali esistenti tra il suddetto ente previdenziale e l'Accademia Britannica.
Successivamente, per il tramite della direzione regionale del Molise, l'Agenzia ha invitato l'ufficio competente a verificare la fatturazione delle prestazioni effettuate dai soggetti appaltatori. Tale controllo è al

momento sospeso, in quanto, all'atto dell'accesso, era presente la Guardia di finanza.
L'Agenzia delle entrate ha rappresentato, infine, che, nel fornire la risposta ad un parere chiesto dall'Inpdap in ordine alla corretta fatturazione delle prestazioni effettuate dalla società Accademia britannica, ha ribadito allo stesso ente che le prestazioni di servizio relative ai cosiddetti «pacchetti turistici tutto compreso» sono disciplinate dall'articolo 74-
ter del decreto del Presidente della Repubblica n. 633 del 1972 e non dall'articolo 10, comma 1, n. 20, dello stesso decreto del Presidente della Repubblica. Quindi, con riferimento all'organizzazione dei cosiddetti «viaggi studio», la società Accademia britannica avrebbe dovuto emettere le relative fatture ai sensi dell'articolo 74-ter del decreto del Presidente della Repubblica n. 633 del 1972.
Il Sottosegretario di Stato per l'economia e per le finanze: Daniele Molgora.

MARINELLO. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
secondo notizie di stampa che hanno successivamente avuto vasto clamore in Emilia Romagna ed a Reggio Emilia in particolare, nel collocamento di Servizi Italia, in Borsa da appena tre giorni, circa 42 milioni di euro sono finiti a 300 soggetti, quasi tutte persone fisiche. Si tratta, per la quasi totalità, di amministratori e soci di Coopservice, la cooperativa di Reggio Emilia che possiede il 60 per cento di Servizi Italia, azienda leader nei servizi di noleggio, lavaggio e sterilizzazione di articoli tessili e strumentario chirurgico per ospedali e strutture assistenziali;
nella lista dei beneficiati figurano Pierluigi Rinaldini, presidente di Coopservice e di Servizi Italia; Luciano Facchini, ex consigliere di Coopservice ed ex direttore generale di Servizi Italia; Barbara Piccirilli, vicepresidente di Coopservice e consigliere di Servizi Italia, Enea Righi, amministratore delegato di Servizi Italia e Ilaria Eugeniani, consigliere. Costoro, assieme agli altri di cui non sono noti i nomi sono soci di una «scatola» lussemburghese, la First Service Holding, in cui erano stati trasferiti sette mesi fa circa 5 milioni di azioni Servizi Italia al prezzo unitario di 1,149 euro;
secondo la ricostruzione della stampa nel 2002 Coopservice acquista il 100 per cento di Servizi Italia, per 13,7 milioni; nell'agosto 2004 la proprietà di Servizi Italia passa ad Aurum, anch'essa al 100 per cento di Coopservice, la quale, nel dicembre dello stesso anno costituisce nel Granducato di Lussemburgo la First Service;
nel febbraio 2005, il 43 per cento di Aurum è ceduto alla Fondazione Manodori, di cui è presidente Antonella Spaggiari, ex sindaco diessino di Reggio e responsabile cittadina delle cooperative di servizi di Legacoop con un'opzione di riacquisto sul 40 per cento a favore della stessa Aurum, a 1,149 euro per azione. E il classico portage, operazione finanziaria proibita con la quale si pilotano gli scambi: due soggetti si mettono d'accordo per passarsi, senza rendere pubblica la transazione, un determinato quantitativo di titoli finanziari sul mercato, in un determinato momento e a un determinato prezzo;
Aurum esercita il diritto di riacquisto sui titoli Servizi Italia nel settembre 2006, versando alla Manodori 5,7 milioni. Ma non lo esercita per sé, bensì «in nome e per conto» di First Service, che diventa così proprietaria del 40 per cento di Servizi Italia. E in novembre la stessa Aurum s'impegna a rilevare dalla società del Granducato un milione e mezzo di titoli (il 12,5 per cento di Servizi Italia) al futuro prezzo di collocamento. Questo, nell'aprile 2007, è fissato in 8,50 euro per azione. Pertanto per il 12,50 per cento di Servizi Italia, First Service riceve da Aurum 13,1 milioni, e altri 28,9 li incassa dall'offerta pubblica di vendita, per 42 milioni, con una plusvalenza di 36,4 esentasse;

la vicenda ha destato scalpore a Reggio Emilia; la direzione provinciale di Legacoop s'è riunita il 5 aprile per discutere del caso, che è esploso a seguito della pubblicazione del prospetto informativo di Servizi Italia. Tra i 5 mila soci di Coopservice, che occupa 11 mila persone con 400 milioni di ricavi, è stata una sorpresa, poiché prima di allora, nessuno aveva sentito parlare di questa società lussemburghese;
a parte la considerazione che taluni soci, evidentemente, sono più speciali degli altri, per cui sarebbe opportuno conoscere l'intera lista dei beneficiari, va rilevato che la vicenda è disastrosa per l'immagine del sistema cooperativo e ne risulta offesa la sensibilità e l'opera dei tanti soci e dipendenti che contribuiscono quotidianamente alla crescita delle cooperative; operazioni siffatte sono ormai ben lontane dall'originaria idea di mutua solidarietà del sistema cooperativistico e pertanto occorrerà valutare se esso debba ancora godere di evidenti vantaggi fiscali;
sarebbe opportuno rendere pubblici i nomi dei 300 soci della First Service Holding, società lussemburghese coinvolta nell'affare Coopservice-Servizi Italia -:
se il Ministro interrogato intenda attivare gli strumenti di cui dispone per verificare la liceità tributaria dell'attività finanziaria esposta in premessa;
se non ritenga altresì opportuno assumere iniziative normative volte ad una revisione verso l'alto della tassazione del sistema cooperativo nazionale, specie nei casi in cui le iniziative economiche intraprese dalle cooperative medesime assumono valenza prettamente speculativa.
(4-00282)

Risposta. - Con il documento di sindacato ispettivo in esame, l'interrogante, premessa una ricostruzione operata sulla base di notizie di stampa di presunte irregolarità in operazioni societarie e finanziarie commesse dalla società cooperativa di Reggio Emilia Coopservice, chiede di sapere se il Ministro dell'economia e delle finanze intenda attivare gli strumenti di cui dispone per verificare la liceità tributaria dell'attività finanziaria esposta; se non si ritenga altresì opportuno assumere iniziative normative volte ad una revisione verso l'alto della tassazione del sistema cooperativo nazionale, specie nei casi in cui le iniziative economiche intraprese dalle cooperative medesime assumono valenza prettamente speculativa.
Al riguardo, sentiti i competenti uffici, si fa presente quanto segue.
Il nucleo di polizia tributaria di Reggio Emilia ha svolto un'indagine di polizia giudiziaria delegata dalla locale Procura della Repubblica, concernente complesse operazioni societarie, che hanno interessato talune delle società menzionate nella ricostruzione dell'ente erogante
(Aurum S.p.a., Coopservice S.c.p.a., Fondazione Manodori, First Service Holding S.A. con sede in Lussemburgo) e culminate nel collocamento in borsa della servizi Italia S.p.a..
Nel corso degli accertamenti effettuati è, tra l'altro, emerso che la plusvalenza maturata dalla società
First Service Holding S.A. era da imputare alla Aurum S.p.a.. In particolare, all'esito di una scrittura privata denominata «transazione risolutiva di contratto», la società lussemburghese ha corrisposto alla Aurum S.p.a. l'importo di 34.000.000 euro, da quest'ultima iscritto nel conto economico come sopravvenienza attiva straordinaria che è stata pertanto indicata in dichiarazione dei redditi e ha dato luogo a un versamento di imposta di 11.810.869 euro effettuato il 16 giugno 2008.
Il nucleo di polizia tributaria di Reggio Emilia ha in seguito, nell'ottobre 2008, eseguito, previo nulla osta della competente autorità giudiziaria, una verifica fiscale nei confronti della menzionata
Aurum S.p.a., riscontrando la situazione suddetta; attraverso l'attività ispettiva esercitata si è quindi potuto ricostruire il contesto delle operazioni effettuate e la riconduzione al soggetto oggetto di verifica della plusvalenza realizzata. In ogni caso, gli adempimenti fiscali effettuati dalla società hanno precluso contestazioni fiscali.
Infine, la Procura della Repubblica di Reggio Emilia ha presentato richiesta di

archiviazione del procedimento, accolta dal giudice per le indagini preliminari il 3 luglio 2009.
Si evidenzia, infine, che l'articolo 82, commi da 25 a 29, del decreto-legge n. 112 del 2008 ha introdotto un inasprimento del prelievo fiscale sul sistema cooperativo, in particolare mediante l'elevazione della percentuale di imponibilità degli utili accantonati a riserva per le cooperative di consumo (dal 30 al 55 per cento), l'incremento del carico impositivo in capo al socio sugli interessi allo stesso erogati dalle cooperative di medie e grandi dimensioni (dal 12,50 al 20 per cento), nonché l'introduzione di un nuovo prelievo sugli utili per le cooperative di grandi dimensioni (nella misura del 5 per cento), devoluto al Fondo di solidarietà per i cittadini meno abbienti istituito dall'articolo 81, commi 29 e 30, del medesimo decreto-legge n. 112 del 2008.

Il Sottosegretario di Stato per l'economia e per le finanze: Daniele Molgora.

MARINELLO e ROMELE. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
il 3 marzo 1977 avvenne la sciagura aerea di Monte Serra (Pisa) in cui persero la vita trentotto cadetti della Marina militare, l'ufficiale accompagnatore e i cinque membri dell'equipaggio;
alcuni familiari promossero una causa davanti al Tribunale di Roma per ottenere il risarcimento dei danni sofferti, ma tale domanda venne respinta;
soltanto alcuni familiari impugnarono tale pronuncia e la Corte d'appello di Roma condannò il Ministero della difesa al risarcimento dei danni da liquidarsi in separata sede;
tale risarcimento avvenne tramite una transazione tra il Ministero ed i familiari che avevano vinto la causa davanti alla Corte d'appello di Roma;
rimaneva invece aperta la questione relativa ai familiari che non avevano promosso la causa davanti al Tribunale di Roma ed agli altri che non avevano interposto appello ed i cui diritti risultavano prescritti;
nel corso della XIV e della XV legislatura sono stati approvati dal Parlamento gli ordini del giorno (rispettivamente dell'onorevole Roberto Lavagnini e del senatore Filippo Berselli) in cui si impegnava il Governo a risarcire i familiari delle vittime della sciagura aerea di Monte Serra rimasti esclusi dal risarcimento;
all'interrogazione 3-00580 presentata nella XV legislatura dal senatore Filippo Berselli, in cui l'interrogante chiedeva al Ministro della difesa per quale motivo non si fosse dato seguito né all'ordine del giorno Lavagnini, accolto a suo tempo come raccomandazione, né a quello Berselli, accolto senza riserve, e se non si ritenesse che ad oltre trenta anni dalla tragedia fosse veramente inammissibile ritardare ulteriormente una liquidazione da tutti ritenuta giusta e doverosa, il Sottosegretario di Stato Forcieri rispondeva che «il soddisfacimento delle comprensibili istanze di giustizia sostanziale provenienti dai familiari delle vittime rimasti esclusi dal risarcimento, trova(va) ostacoli obiettivi nella mancanza di uno strumento o di un istituto che consent(isse) di risarcire anche i non ricorrenti e nel principio giuridico della inestensibilità del giudicato nei loro confronti»;
nel corso dell'attuale legislatura il senatore Filippo Berselli ha presentato un'interrogazione parlamentare (3-00006), sullo stesso oggetto, alla quale il sottosegretario Cossiga, ha risposto con le medesime argomentazioni ed impegni dei suoi predecessori, confermando l'intento di prospettare al Governo l'esigenza di un intervento normativo volto a dare concrete risposte alle istanze dei parenti delle vittime non ancora risarcite -:
se, alla luce di quanto sopra, il Governo non ritenga di adottare iniziative normative urgenti al fine di prevedere lo stanziamento delle risorse necessarie al

risarcimento dei danni conseguenti alla sciagura aerea di Monte Serra avvenuta il lontanissimo 3 marzo 1977.
(4-03338)

Risposta. - L'interrogazione in esame, nel riproporre la questione, ancora aperta, dell'esclusione dai risarcimenti ordinari di alcuni dei familiari delle vittime della sciagura aerea di Monte Serra avvenuta il 3 marzo 1977, è mirato a conoscere gli intendimenti del Governo riguardo all'adozione di «iniziative normative urgenti al fine di prevedere lo stanziamento delle risorse necessarie al risarcimento dei danni conseguenti alla sciagura».
Al riguardo, voglio ricordare che dopo l'archiviazione dell'inchiesta penale, la Corte di Appello di Roma, con la sentenza n. 1480 del 12 aprile 2000, ha riconosciuto il diritto al risarcimento dei danni in favore di quei parenti delle vittime che avevano agito in giudizio.
Invece, i parenti delle vittime che non avevano voluto o potuto intraprendere l'azione legale si sono visti esclusi dalla possibilità di ottenere il riconoscimento del danno subito, stante la mancanza nell'ordinamento di uno strumento amministrativo o di un istituto giuridico che potesse consentire di estendere il giudicato anche nei loro confronti.
Tale discrimine che si è venuto a determinare tra quei parenti che hanno avuto un risarcimento e quelli che non lo hanno avuto, ne sono convinto, costituisce un
vulnus, non tanto e non solo da un punto di vista giuridico, ma anche e soprattutto da un punto di vista morale.
Di recente, la problematica in parola è stata posta all'attenzione del Governo al fine di inserire, in un provvedimento legislativo di carattere finanziario, disposizioni volte a riconoscere un indennizzo ai parenti delle vittime del disastro aereo che non hanno agito in via giudiziale nei confronti dell'Amministrazione militare.
Posso solo sottolineare, in conclusione, a testimonianza del vivo interesse che la vicenda ancora suscita e dell'impegno profuso dalle istituzioni che, all'esito di una riunione di coordinamento svoltasi presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri, il mio dicastero è stato incaricato di predisporre una norma, comportante oneri strettamente commisurati all'eliminazione delle disparità di trattamento tra i parenti delle vittime, che verrà sottoposta in tempi brevi alla stessa Presidenza del Consiglio.

Il Ministro della difesa: Ignazio La Russa.

MONAI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
la Association of European Airlines, l'associazione delle compagnie aeree europee, ha stilato una graduatoria in negativo sulla puntualità dei voli nei principali aeroporti europei, nei primi tre mesi del 2008;
da tale classifica, l'aeroporto di Fiumicino risulta al 14° posto, ed è il peggiore tra gli aeroporti italiani con una percentuale di ritardi oltre i 15 minuti nei voli internazionali del 21,7 per cento;
subito dietro, al 15° posto, si è piazzato lo scalo di Linate con il 21,5 per cento, mentre l'altro scalo milanese, Malpensa, è 19° con il 19,8 per cento;
la Association of European Airlines ha, inoltre, rilevato un peggioramento generale degli aeroporti nei primi tre mesi del 2008 rispetto al 2007. Fino a marzo di quest'anno infatti il 22,4 per cento dei voli internazionali in Europa hanno subito ritardi superiori al quarto d'ora. Nel 2007, di questi tempi, la percentuale era del 20,5 per cento; a ciò si aggiunge il problema del trasporto bagagli che, a Fiumicino, subiscono un fisiologico rallentamento nelle riconsegne e frequenti disguidi;
la situazione diviene ancor più critica quando, come accaduto martedì scorso, a causa di un temporale, il sistema aeroportuale di Fiumicino ha manifestato gravi inefficienze: cancellazione di voli, inaccettabili attese per centinaia di passeggeri, professionisti, famiglie e imprenditori, disorientati dall'assenza di informazioni e

da carenze nell'assistenza, protrattesi per interminabili ore durante la notte -:
se il Ministro interrogato intenda attivarsi, e in che tempi e modi, per migliorare l'efficienza del servizio aeroportuale in ordine alle disfunzioni segnalate e per evitare che i passeggeri siano di fatto abbandonati a loro stessi, come accaduto.
(4-01508)

Risposta. - In riferimento all'interrogazione in esame, si forniscono i seguenti elementi di risposta.
Si premette che il nuovo Regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio europeo n. 1008/2008 del 24 settembre 2008, recante norme comuni per le prestazioni di servizi aerei nella Comunità, ha confermato la libertà per gli operatori titolari di licenza di trasporto aereo di scegliere le rotte su cui operare con gli orari e le frequenze ritenute più opportune, sulla base di considerazioni e logiche squisitamente commerciali.
Gli Stati membri non sono quindi in grado di intervenire presso le compagnie aeree per indirizzare le relative politiche di traffico.
L'Ente nazionale per l'aviazione civile (Enac) applica puntualmente le disposizioni previste per la violazione del Regolamento CE n. 261/2004, infliggendo le relative sanzioni a quei vettori che hanno mostrato carenze ed inefficienze nell'erogazione del servizio. Inoltre l'Enac, seguendo le indicazioni dell'Unione europea, ha redatto la Carta dei diritti del passeggero, uno strumento di informazione e aggiornamento sui diritti e sulle forme di tutela previsti per i viaggiatori in caso di disservizi nel trasporto aereo che racchiude normative nazionali, comunitarie ed internazionali.
In occasione del periodo estivo 2009 lo scorso giugno è stato istituito il Comitato di monitoraggio sui disservizi relativi alla puntualità dei voli, alla loro regolarità e all'attività di assistenza a terra (restituzione bagagli). Dai controlli effettuati sono emerse anomalie per le quali l'Enac ha applicato le disposizioni previste dal nuovo codice della navigazione, infliggendo, per il periodo considerato, un totale di 114 sanzioni (ciascuna di un importo massimo di euro 2.000, così come disposto dalla vigente normativa) nei confronti delle società di
handling di Fiumicino.
Successivamente, in data 16 settembre 2009 si sono tenute presso l'Enac una serie di riunioni tecniche ed istituzionali in merito ai disservizi verificatisi quest'estate nell'aeroporto di Roma Fiumicino ed alle misure e strategie da adottare per risolvere le criticità registrate.
All'esito di questi incontri i vertici dell'Enac hanno indicato la data dell'8 dicembre 2009 come il termine entro cui sarà valutata l'efficacia delle azioni poste in essere dagli operatori aeroportuali, con l'intento di riconsiderare gli interventi per minimizzare i disservizi durante il periodo natalizio.
Si aggiunge che è in fase di elaborazione una relazione riguardante l'analisi dei dati raccolti durante il monitoraggio estivo ed il dettaglio delle azioni correttive proposte dagli operatori ed accettate dall'ENAC, i cui contenuti verranno resi noti dopo la validazione da parte del Consiglio di amministrazione dell'Enac.
Si rende noto che il confronto con gli altri aeroporti europei sui ritardi bagagli non è stato realizzato da Enac, in quanto gli unici dati disponibili in questo senso sono quelli della SITA che ancora deve elaborare i rilevamenti fatti ad agosto 2009.
Va assicurato che il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti non ha tralasciato alcuna azione per monitorare e individuare le azioni maggiormente idonee alla risoluzione delle problematiche che sono state evidenziate dall'interrogante.
Si evidenzia infine che il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti garantisce il proprio attivo interesse a seguire la questione adoperandosi sia con l'Enac sia con i diversi soggetti gestori dei servizi aeroportuali.

Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti: Altero Matteoli.

PIONATI. - Al Ministro degli affari esteri, al Ministro dell'interno, al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
la Sicilia, da sempre ritenuta «la culla della civiltà mediterranea» potrà ricoprire in un futuro prossimo un ruolo di preminenza assoluta nel panorama geo-politico europeo facendo da «Filtro» fra le culture e gli interessi comuni crescenti nei paesi del Medio Oriente e quelli del Sud dell'Europa, prima fra tutti l'Italia;
il Presidente della Provincia Regionale di Catania ha assegnato la delega ai rapporti con le istituzioni militari della base di Sigonella all'Assessore Provinciale allo Sport e alle Politiche Giovanili;
è la prima volta che un ente locale, se pur nell'ambito dell'autonomia regionale alla Regione Sicilia, decide di curare le relazioni con la comunità statunitense, creando uno stabile rapporto istituzionale con i vertici americani;
il Governo americano e la politica di eccellenza della NATO hanno recentemente scelto la base Nato di Sigonella (in provincia di Catania e vicina al territorio del Comune di Motta S. Anastasia) quale sito strategico da ampliare e su cui investire; il Comune di Motta S. Anastasia, quindi ancora una volta, si troverebbe, come nell'immediato dopoguerra, in una posizione di privilegio per recitare un ruolo di primo piano nei rapporti culturali, economici e diplomatici fra i paesi del mediterraneo; Motta S. Anastasia potrebbe divenire quindi principale punto di riferimento e di partnership con la Comunità americana militare della base di Sigonella;
sarebbe opportuno istituire una commissione paritetica composta da: un rappresentante del Ministero degli Affari Esteri; un rappresentante della Provincia Regionale di Catania; un rappresentante degli Stati Uniti della Base Militare di Sigonella; un rappresentante dell'Italia della Base Militare di Sigonella; un rappresentante del Comune di Motta S. Anastasia;
la commissione paritetica servirà a migliorare i rapporti tra la Comunità americana della Base NATO e i cittadini dei paesi vicini alla base, primi fra tutti quelli di Motta S. Anastasia, a instaurare delle iniziative di ampio respiro che possano accrescere l'interscambio culturale, educativo, sociale e anche lavorativo;
la commissione paritetica potrà operare mediante una serie di iniziative e di programmi di intesa bilaterale, in ambiti diversi: adeguamento della viabilità tra i paesi circonvicini e la base NATO; predisposizione di proposte di modifiche urbanistiche che consentano l'integrazione sociale e civile dei cittadini americani e delle loro famiglie con gli abitanti dei territori viciniori; miglioramento dell'offerta commerciale e di scambio nei paesi vicini; adeguamento e ristrutturazione delle strutture sportive e ludiche; creazione di corsi di lingua italiana e/o di lingua inglese per un migliore scambio socioculturale e per una più efficiente comunicazione e intesa; attivazione di strutture per riunioni e/o congressi bilaterali di informazione sociale, culturale e scientifica che riguardino entrambe le comunità o adeguamento di strutture già esistenti; programmazione di spettacoli, eventi culturali, spettacoli musicali e rassegne cinematografiche in lingua inglese e italiana al fine di apprendere più facilmente la seconda lingua (italiano o inglese); programmazione di Corsi di Educazione stradale con lo scopo di prevenire gli incidenti e di indurre a rispettare le normativa sullo stato di ebbrezza per una maggiore sicurezza dei cittadini delle due comunità; insediamento di organismi di controllo delle strade provinciali e di collegamento con la Base per monitorare la velocità dei veicoli; organizzazione di un servizio di bus navetta da e per la Base per i bambini e i ragazzi americani che frequentano le scuole dell'obbligo all'interno della Base stessa -:
se intenda istituire una commissione paritetica con la composizione ed i compiti ricordati in premessa.
(4-03414)

Risposta. - L'interrogazione in titolo prende in esame la possibilità di costituire

una commissione paritetica per favorire l'integrazione dei cittadini statunitensi che abitano presso la base - concessa in uso agli Stati Uniti d'America - di Sigonella con le realtà locali.
In merito, premesso che le iniziative ed i programmi d'intesa bilaterale cui fa riferimento l'interrogante non sembrano involgere profili di diretta competenza della Difesa, quanto, piuttosto, questioni attinenti la gestione del territorio, appare condivisibile l'adozione di iniziative volte al miglioramento dei rapporti tra la comunità statunitense e la popolazione civile mediante l'accrescimento dell'interscambio culturale, sociale e lavorativo.
Sicuramente, tale incremento garantirebbe una migliore convivenza delle due collettività, promuovendo occasioni di confronto tra popolazione locale e rappresentanti dei comandi militari e favorendo, così, l'integrazione sociale e civile dei cittadini americani e delle loro famiglie con gli abitanti dei territori vicini.
Vorrei ricordare, in proposito che l'accordo tecnico relativo alla base di Sigonella già prevede che organizzazioni civili della Nazione ospitante possano richiedere l'utilizzo delle installazioni/infrastrutture concesse in uso agli Stati Uniti d'America, a scopo ricreativo, culturale o didattico; le relative richieste devono essere inoltrate per il tramite del Comandante italiano.
Peraltro, la Difesa già partecipa alle attività del Comitato Misto Paritetico (CoMiPar) insieme ai rappresentanti del Consiglio regionale, anche se tale organismo svolge compiti non perfettamente corrispondenti a quelli della commissione paritetica proposta dall'interrogante.
Infatti, il ruolo del Comitato Misto Paritetico, previsto dalla legge n. 898 del 1976, dovrebbe agevolare, a livello locale, una più efficace interazione tra la presenza militare e le realtà locali, cercando di contemperare al meglio, per quanto possibile, le esigenze dell'una e delle altre.
Tale Comitato è formato da rappresentanti del Ministero della difesa, del Ministero dell'economia e delle finanze e della Regione ed è correntemente interessato ogniqualvolta sia necessario portare all'attenzione degli enti locali, per il tramite della competente amministrazione regionale, le nuove realizzazioni (comprese quelle degli Stati Uniti d'America) in ambito infrastrutturale, che potrebbero comportare un «impatto» sul territorio.
Per completezza d'informazione, vorrei aggiungere, inoltre, che la Provincia Regionale di Catania ha recentemente comunicato alla locale Prefettura che, sebbene sia stata assegnata la delega assessoriale per i rapporti con la base di Sigonella, non ritiene, tuttavia, opportuno costituire una commissione, così come prospettata dall'interrogante.
Quanto, poi, alla possibilità d'includere un rappresentante del Ministero degli affari esteri in seno alla ipotizzata commissione paritetica, lo stesso Dicastero, sentito al riguardo, ha reso noto che tale possibilità dovrebbe essere valutata con particolare attenzione, non ravvisandovi aspetti di specifica competenza.

Il Ministro della difesa: Ignazio La Russa.

QUARTIANI. - Al Ministro per i rapporti con le regioni, al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
con deliberazione di giunta regionale del Lazio n. 172 del 13 marzo 2007 è stato approvato il piano territoriale di coordinamento per la localizzazione degli impianti di emittenza che prevede l'installazione di antenne sulla vetta del Monte Gennaro, provvedimento che non ancora ha ricevuto la ratifica e indi l'esecutività da parte del Consiglio Regionale del Lazio;
un area prospiciente la vetta, in assenza delle autorizzazioni di pertinenza comunali, sarebbe stata delimitata con una piattaforma in cemento per realizzare un traliccio di 92 metri da parte della Radio denominata Subasio;
tale localizzazione, oltre a produrre l'inevitabile presa di posizione contraria delle popolazioni di Palombara Sabina, Marcellina, San Polo dei Cavalieri sta, a

giudizio dell'interrogante, avvenendo in difformità dei vincoli del Parco Naturale dei Monti Lucretili ove ricade la vetta del Monte Gennaro;
il luogo scelto si trova in un'area inclusa nella Rete Natura 2000 delle aree di interesse comunitario a doppio titolo, come SIC (Sito di importanza comunitaria) e come ZPS (Zona di protezione speciale), disciplinate dal decreto ministeriale 17 ottobre 2007;
la vetta del Monte Gennaro medesimo è oggetto di numerose attività escursionistiche la cui realizzabilità e disponibilità è legata alla valorizzazione delle bellezze naturalistiche dei luoghi nonché dell'immagine del Parco stesso -:
quali urgenti iniziative intenda assumere il Governo a tutela e protezione di tali aree, nonché quali interventi mirati a garantire la fruibilità del Parco intenda adottare, anche assumendo, per quanto nei poteri dell'Esecutivo Nazionale, dagli enti competenti tutte le informazioni utili a definire future determinazioni al riguardo.
(4-00915)

Risposta. - In risposta all'interrogazione in esame, si rappresenta che sin dal 2003 è stata sottolineata la necessità di alleggerire la pressione ambientale generata dalle emissioni elettromagnetiche in alcune zone critiche di Roma e dei Castelli Romani, ridistribuendo anche in altre località della regione Lazio gli impianti per la diffusione del segnale, essenzialmente radio-TV. Le situazioni più critiche sulle quali intervenire sono state individuate in Monte Mario a Roma e Monte Cavo nei Castelli Romani.
Nel settembre 2008 il Consiglio regionale ha approvato «l'Adozione della variante del piano territoriale di coordinamento per la localizzazione degli impianti di emittenza in attuazione del piano nazionale di assegnazione delle frequenze per il sistema televisivo regionale» (delibera Giunta regionale del Lazio, n. 172 del 13 marzo 2007). La variante al Piano è stata poi inviata all'Autorità Garante e al Ministero delle Telecomunicazioni. In questo modo è stato avviato il processo di rimozione di tutte le antenne televisive dal sito di Monte Mario e alla riduzione del 50 per cento di quelle installate sui tralicci di Monte Cavo. I siti alternativi individuati sono stati Monte Gennaro, vetta del parco dei monti Lucretili, dove è stata programmata la costruzione di un traliccio, ma anche la bonifica di tutti gli impianti abusivi esistenti, e Colle Sterparo nel territorio di Capranica Prenestina.
Premesso quanto sopra, si ricorda che l'articolo 5 della legge quadro n. 36 del 2001 sulla protezione dalle esposizioni a campi elettrici, magnetici ed elettromagnetici: «Misure di tutela dell'ambiente e del paesaggio. Procedimento di autorizzazione alla costruzione e all'esercizio di elettrodotti» dispone che: «Al fine di tutelare l'ambiente e il paesaggio, con apposito regolamento adottato, entro centoventi giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge, ai sensi dell'articolo 17, comma 2, della legge 23 agosto 1988, n. 400, e dell'articolo 29, comma 2, lettera
g), del decreto legislativo 31 marzo 1999, n. 112, su proposta dei Ministri dei lavori pubblici e per i beni e le attività culturali, previo parere del Comitato di cui all'articolo 6 e sentite le competenti Commissioni parlamentari, sono adottate misure specifiche relative alle caratteristiche tecniche degli impianti e alla localizzazione dei tracciati per la progettazione, la costruzione e la modifica di elettrodotti e di impianti per telefonia mobile e radiodiffusione. Con lo stesso regolamento vengono indicate le particolari misure atte ad evitare danni ai valori ambientali e paesaggistici e possono essere adottate ulteriori misure specifiche per la progettazione, la costruzione e la modifica di elettrodotti nelle aree soggette a vincoli imposti da leggi statali o regionali, nonché da strumenti di pianificazione territoriale ed urbanistica, a tutela degli interessi storici, artistici, architettonici, archeologici, paesaggistici e ambientali, fermo restando quanto disposto dal testo unico delle disposizioni legislative in materia di beni culturali e ambientali, approvato con decreto legislativo 29 ottobre 1999, n. 490, e fermo restando il rispetto dei predetti

vincoli e strumenti di pianificazione.», prevede la predisposizione di un regolamento al fine di tutelare l'ambiente e il paesaggio. Regolamento che, ad oggi, non è stato ancora predisposto.
In diverse regioni, le leggi regionali di recepimento della norma nazionale definiscono anche criteri per garantire la tutela dell'ambiente in senso lato; tale normativa regionale nel Lazio non è stata ancora predisposta. Di contro, la titolarità per la scelta dei siti da inserire nel Piano Nazionale delle frequenze TV rimane della Regione.

Il Sottosegretario di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare: Roberto Menia.

REALACCI. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
il 31 agosto 2009 il Tg1, nell'edizione delle ore 20, ha aperto con la notizia di una forte contaminazione radioattiva in un'area molto vasta in provincia di Cosenza, tra i comuni di Aiello Calabro e Serra d'Aiello, lungo il greto del fiume Oliva. Dalle mappe pubblicate dai giornali, la contaminazione interessa l'intera provincia di Cosenza e parte di quella di Catanzaro. Nel lungo servizio del Tg1 si parla di aumenti esponenziali di malattie tumorali che stanno investendo le popolazioni locali. Il rischio attuale per gli abitanti è confermato dallo stesso Dipartimento calabrese per la salute che in un documento di oltre 300 pagine segnala «l'esistenza di un pericolo attuale per la popolazione residente nei territori dei comuni di Amantea, San Pietro in Amantea e Serra d'Aiello, circostante al letto del fiume Oliva a sud della località Foresta (centri di Campora San Giovanni, Coreca e Case sparse, comprese tra il mare e Foresta)». Un allarme, che secondo le affermazioni del dirigente Giacomino Brancati, è «dovuto alla presenza di contaminanti ambientali capaci di indurre patologie tumorali e non», a cui va sommato «un consistente danno ambientale»;
le analisi scientifiche che da tempo stanno interessando quest'area del cosentino sono state richieste dal Procuratore capo di Paola, Bruno Giordano, per indagare se l'area in esame è stata utilizzata in passato per occultare rifiuti tossici e nucleari. Di questi traffici si sono occupati nel tempo diversi uffici giudiziari (le procure di Reggio Calabria, di Paola, di Catanzaro, di Matera, di Potenza, di Padova, di La Spezia, di Bari, e di Asti) che hanno individuato diversi filoni di indagini tutti riconducibili ad un network criminale dedito professionalmente allo smaltimento illegale di rifiuti tossici e radioattivi in mare, lungo le coste di paesi Africani (Somalia, Libia eccetera) o nelle montagne dell'Aspromonte e della Lucania;
la notizia del Tg1 segue un'inchiesta de L'Espresso della settimana del 28 agosto 2009 che rende pubblici i risultati delle analisi fatte dall'Arpacal e dal Cnr, su richiesta della procura di Paola, per valutare se quell'area sia stata oggetto di traffici illeciti di rifiuti tossici e nucleari. E i risultati sono stati, purtroppo, molto allarmanti. Dopo un primo monitoraggio nei mesi scorsi che ha permesso di individuare «limitate seppur significative anomalie di radioattività», il 2 marzo 2009 l'Arpacal ha trasmesso alla procura «l'esito delle analisi radiometriche campali» attorno al fiume Oliva. Ed è giunta l'ennesima conferma, supportata dai rilievi in una vecchia cava che «si estende per 200-300 metri dalla provinciale 53, al chilometro sei», di fianco all'Oliva. Il risultato è che ci sono tracce di contaminazione. Non solo: sono stati rivelati «radionuclidi artificiali» che «non dovrebbero normalmente essere presenti nel terreno». L'Arpacal, ha perciò suggerito ai magistrati di svolgere ancora accertamenti, per «escludere un qualsiasi aumento del rischio alla popolazione, soprattutto di inalazione e/o ingestione»;
in un articolo apparso nel quotidiano «La Gazzetta del Sud» del 1° settembre

2009, il procuratore capo di Paola, Bruno Giordano, afferma di aver disposto rilievi satellitari che hanno confermato lo sconcertante esito degli accertamenti: nella zona il livello della radioattività è cinque volte superiore alle fonti naturali. E i satelliti rilevano dall'alto escursioni termiche che testimoniano della presenza delle sostanza sospette. E poi lo stesso procuratore Giordano che considera «altamente probabile» che i rifiuti radioattivi finiti nella collina cosentina siano da attribuire alla motonave Jolly Rosso. Così come riportano gli organi di stampa, l'area investita dalla forte presenza di radioattività si trova proprio nella collina che sovrasta la spiaggia di Formiche: la stessa dove si arenò la motonave Jolly Rosso;
sulla vicenda la stessa Commissione parlamentare di inchiesta sul ciclo dei rifiuti e sulle attività illecite ad esso connesse della XIV legislatura presieduta dall'onorevole Paolo Russo, nella relazione finale, ebbe modo di sottolinearne i notevoli dubbi rimasti irrisolti. Detto questo suona quanto mai strana l'archiviazione dell'indagine chiesta e ottenuta nei mesi scorsi dalla procura di Paola, per mano del pubblico ministero Francesco Greco;
Legambiente sin dalla fine degli anni '80 ha prodotto una corposa documentazione in dossier, studi, e rapporti dettagliati che ricostruiscono il legame tra la criminalità organizzata e la pratica dello smaltimento illecito dei rifiuti con il sistema dell'affondamento delle navi. Ed è stato grazie ad un esposto/denuncia di Legambiente su un presunto traffico via mare di rifiuti tossici e nucleari che finivano per essere occultati nei fondali marini, anche grazie agli strani affondamenti di intere carrette, o nelle montagne subito a ridosso delle coste calabresi: un quadro che pare essere confermato dalle ultime indagini;
a queste attività criminali fanno riferimento anche importanti documenti istituzionali, come le relazioni approvate dalle diverse Commissioni parlamentari d'inchiesta sul ciclo dei rifiuti succedutesi dal 1995 ad oggi e le testimonianze raccolte dalle stesse commissioni. A questo proposito, si ricorda quanto affermato nel 1999 dall'allora Procuratore di Reggio Calabria, Antonio Catanese, secondo il quale, in base agli elementi probatori fino ad allora acquisiti, si poteva affermare che colui che era considerato a capo della rete aveva provveduto ad affondare circa trentadue navi, grazie alla complicità delle cosche reggine;
sempre sul tema in articolo apparso sulla Gazzetta del Sud lo scorso 4 settembre 2009 il sostituto procuratore antimafia Alberto Cisterna, titolare dopo il '96 dell'inchiesta sugli affondamenti sospetti di navi, a proposito della «Rigel», la nave affondata al largo delle coste calabresi il 21 settembre 1987 il cui relitto con il misterioso carico non è mai stato trovato, nonostante gli organizzatori del finto naufragio siano stati condannati, afferma che «oggi probabilmente potrebbero essere compiute ricerche con metodi ancora più moderni ed efficaci. Si potrebbero infatti utilizzare sommergibili in grado di scendere a 1400 metri sotto il livello del mare e adoperare rilevatori di profondità, radar e sonar di ultima generazione. Trovata la Rigel e stabilito con certezza cosa trasportava, avremo in questa indagine un punto fermo. Credo, perciò, che occorra fare di tutto per rimettere in moto la macchina delle ricerche» -:
quali iniziative i Ministri interrogati intendano adottare per fare luce sulla vicenda e per verificare se esistano rischi sanitari per le popolazioni ivi residenti e se non ritengano opportuno avviare urgentemente un piano di bonifica;
se non intendano dare seguito alle richieste del «Comitato per la verità sui traffici nazionali e internazionali di rifiuti e materiali radioattivi» che da tempo chiede, oltre al pieno sostegno alla magistratura, un'approfondita campagna di monitoraggio nei siti marini dove si presuma siano avvenuti gli affondamenti delle navi e dei loro carichi tossici.
(4-04036)

Risposta. - Per quanto indicato nell'interrogazione in esame, si riassume la vicenda ormai conosciuta emersa a seguito delle indagini della Procura di Paola, sulla nave rinvenuta al largo di Cetraro. Si tratterebbe del mercantile «Cunski», utilizzato dalla 'ndrangheta' per il trasporto di rifiuti radioattivi, che sarebbe stata affondata nel 1992, circostanza confermata dal collaboratore di giustizia Francesco Fonti.
Per le indagini la Procura si è avvalsa della collaborazione dell'ARPA Calabria che con l'utilizzo di una particolare strumentazione oceanografica, è riuscita ad identificare le dimensioni e la posizione del relitto sommerso (giace in posizione Sud-Ovest Nord-Est, sagoma di circa 100 metri per una larghezza di 20 metri circa, l'altezza dal fondo circa 10 metri), nonché con l'ausilio di un robot munito di telecamere (ROV) è stato possibile effettuare riprese video da cui si nota che buona parte è integra, mentre risulta uno squarcio sulla fiancata destra. Intorno del relitto sono adagiate varie strutture metalliche riconducibili a materiale derivato dal ponte nave (travi, funi, fusti, ed altro materiale non chiaramente identificabile).
La nave, adagiata a 483 metri di profondità a 11,8 miglia dalla costa, è stata esplorata soltanto esternamente e non è stato possibile accedere alle stive perché in buona parte insabbiate, ne è stato possibile effettuare il campionamento di sedimenti per prove analitiche.
Per capire le implicazioni sull'ambiente sono necessarie indagini approfondite sia sulla terraferma, suolo e sottosuolo, sia nell'area marina interessata.
Sulla terraferma, a seguito di sopralluoghi effettuati in luglio dai corpi del comando carabinieri per la tutela dell'ambiente di Catanzaro su disposizione della Procura di Paola, svoltisi in quattro aree ubicate nel comune di Aiello Calabro (Cosenza), in prossimità dell'alveo del fiume Oliva, e emerso che:

a) in località Valle del Signore risulta una cava per inerti dismessa, ricavata all'interno di una collina e successivamente riempita con rifiuti di diversa tipologia;
b) in località Carbonara (alveo del fiume Oliva) insiste un'area sottoposta a sequestro, ove risultano interrati migliaia di metri cubi di rifiuti urbani e industriali;
c) in località Foresta (alveo del fiume Oliva) è presente un rilevato di circa 2.000 mq per uno spessore di oltre 3 metri dal piano di campagna che risulta essere rifiuto composto prevalentemente da polvere di marmo caratterizzato dalla presenza di metalli pesanti, con valori superiori ai limiti consentiti dalla legge per siti industriali (le misurazioni radiometriche effettuate sui campioni di carotaggio hanno rilevato la presenza di Cesio 137 nei limiti dei fondo naturale dei luogo);
d) in località Foresta, a circa 100 metri a valle del precedente punto, è presente una grande briglia in cemento (finalizzata ad arrestare i detriti portati dal fiume in piena) in stato molto precario tanto che in più parti sembra sul punto di cedere, mentre in altre ha gia ceduto. Sotto il predetto manufatto, a circa 11 metri di profondità è stata accertata la presenza di un contenitore in cemento al cui interno è stata riscontrata la presenza di rifiuti con concentrazioni elevatissime di metalli pesanti (mercurio, cobalto, selenio e tallio).

Dagli accertamenti effettuati sino ad oggi dalla stessa ARPACAL, dal nucleo speciale investigativo della Guardia costiera, confortata anche dagli esami curati dal Nucleo Operativo Ecologico dell'Arma, pur trattandosi di rilevamenti di superficie, in quanto per operare in profondità occorrerà impegnare strumentazioni più sofisticate e complesse, è emerso un valore radioattivo da 3 a 6 volte superiore alla norma, oltre che la presenza di radionuclidi di natura artificiale e di altri elementi non radioattivi, ma fortemente inquinanti come il mercurio.
Il ministero dell'Ambiente e della tutela del territorio e del mare in relazione ai suddetti fatti ha costituito una
task force, (composta da Capo e vice capo di gabinetto del ministero, Comandante del Comando Carabinieri per la tutela dell'ambiente (CCTA), Comandante del reparto ambientale marino della Guardia costiera (RAM), vicecommissario

dell'istituto superiore per la Protezione e la ricerca ambientale (ISPRA,) e dai tre direttori generali del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare competenti per materia (DSA-Salvaguardia ambientale, DQV-Qualità della vita, DPN-Protezione natura) e da due rappresentanti della Presidenza del Consiglio dei Ministri) che tempestivamente ha pianificato gli interventi da attivare per la rilevazione e gestione del rischio ambientale derivante dai fatti in oggetto:
a) una nuova e stringente serie di accertamenti sulla terraferma;
b) un intervento in mare, al fine di operare rilevamenti in profondità su ogni tipo di campione in grado di fornire informazioni sulle tipologie e sulla diffusione degli inquinanti contenuti nella stiva del relitto, in modo da accertare la presenza ed il livello di rischio per la salute e l'incolumità umana, e di formulare apposite proposte per la rapida messa in sicurezza del relitto;
c) una campagna di monitoraggio, destinata alla più puntuale identificazione di eventuali altri relitti nelle acque della regione di cui la magistratura abbia notizia sufficientemente certa in termini di identificazione del punto di affondamento.

Il 17 settembre una delegazione della task force si è recata direttamente in Calabria, dove si è svolto un vertice con il Procuratore di Paola e si è concordata una comune strategia di intervento.
Per quanto attiene gli accertamenti sulla terraferma, la Procura ha incaricato il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare di:
1) individuare le diverse fonti di inquinamento, nelle quattro aree ricadenti nei comuni di Aiello Calabro e di Serra Aiello;
2) effettuare le attività di caratterizzazione necessarie alla completa conoscenza della situazione ambientale delle aree citate, nonché dei sedimenti del torrente Oliva;
3) programmare ed effettuare gli interventi urgenti di messa in sicurezza necessari;
4) fornire una valutazione preliminare di eventuali profili di danno ambientale.

Per lo svolgimento di tale incarico, è stata predisposta un'apposita Convenzione tra il ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e l'ISPRA.
Per quanto riguarda gli accertamenti a mare, la Procura di Paola ha trasmesso il fascicolo alla Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro la quale, prontamente, in data 2 ottobre ha richiesto al ministero di svolgere le attività di supporto tecnico.
La Direzione generale per la protezione della natura ha avviato le procedure per l'individuazione del soggetto, pubblico e/o privato, cui affidare le attività di investigazione sottomarine del relitto ed il recupero dei fusti ai fini dell'accertamento del loro contenuto.
Anche una nave della SAIPEN, società del gruppo ENI, che si è offerta gratuitamente per effettuare delle verifiche, è impegnata nelle operazioni, soprattutto per capire se si tratta del mercantile Cunski.
Intanto, si sta procedendo da parte della Magistratura alla verifica della presenza di ulteriori relitti in altre zone, di cui si sospetti un carico nocivo per la salute e l'ambiente.
Sono certe le notizie inerenti l'affondamento di una nave carica di rifiuti tossico farmaceutici ad opera della
'ndrangheta al largo delle coste livornesi e la Guardia costiera, in stretto coordinamento con l'Autorità giudiziaria, ha già impostato un programma per la sua ricerca che, probabilmente, già dalla settimana prossima sarà operativo.
Per tale operazione sarà impiegata la nave scuola CP 406 «Scialoja» dotata, tra l'altro, di apparecchiature per il tracciamento dei fondali a scopo scientifico e di un
radar in grado di rilevare qualsiasi massa ferrosa fino ad una profondità di 300 metri.
Gli accertamenti sugli accadimenti citati relativi all'affondamento di siffatte navi nel nostro mare, evidenziano l'esigenza di una lotta sempre più serrata verso le ecomafie oltre che la necessita di procedere a costanti operazioni di monitoraggio sui siti dei naufragi,

con le coste e le aree limitrofe al fine di provvedere tempestivamente a porre in essere gli interventi di messa in sicurezza e bonifica che si rendessero necessari.
Il Ministero dell'Ambiente e della tutela del territorio e del mare assume il proprio impegno all'interno della complessiva azione di governo ad operare in tal senso a tutela dell'ecosistema marino e terrestre.

Il Sottosegretario di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare: Roberto Menia.

REGUZZONI. - Al Ministro degli affari esteri, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
il Governo ha recepito in data 10 giugno 2008 l'ordine del giorno a firma Cota, Reguzzoni, Dal Lago (ac 9/1094-A-R/2) che recava, tra l'altro, l'esistenza di istanze di compagnie aeree tendenti ad ampliare l'accesso su Milano. In particolare si citavano i vettori: «Belavia, Malaysia Airlines, Korean Air/Asiana, Biman, Air Moldova, Gulf Air, Air Astana, Kuwait Airways, China Airlines/Eva Air, Air Italy, Blue Panorama, Eurofly/Meridiana, Livingston, Neos»;
il citato ordine del giorno ha impegnato il Governo «ad adottare ogni possibile iniziativa ed impartire ogni necessaria istruzione affinché si pervenga ad un'urgente revisione/ridefinizione dei vigenti accordi bilaterali in modo da garantire, anche su Malpensa e sugli altri aeroporti, l'effettiva liberalizzazione dei diritti di traffico con riguardo al numero dei vettori designati, al numero delle frequenze consentite e al numero dei punti di accesso»;
probabilmente - trascorsi diversi mesi dall'approvazione di detto ordine del giorno - vi sono altre istanze di altre compagnie aeree tendenti ad aumentare le frequenze di collegamento tra il nostro ed altri Paesi;
un nuovo collegamento aereo internazionale da e/o verso il nostro Paese è - tra l'altro - un elemento di positività economica importante nella congiuntura presente, sia per l'occupazione diretta che genera, sia per l'indotto, sia per l'aumento indiretto dell'attività economica -:
quali siano gli atti concretamente adottati per rispondere alle citate richieste delle citate compagnie;
quali e quante siano le istanze di altre compagnie o verso altre destinazioni o da e per altri aeroporti pervenute da parte di compagnie italiane, europee od extracomunitarie;
se siano stati avviati i passaggi finalizzati a rispondere positivamente a tutte le istanze tendenti ad instaurare un nuovo collegamento di linea tra il nostro ed un altro Paese;
quali collegamenti siano stati effettivamente realizzati tra quelli citati e/o siano in fase di avvio.
(4-03618)

Risposta. - In riferimento all'interrogazione in esame, delegata a questo Ministero in data 3 agosto 2009, si forniscono i seguenti elementi di risposta.
L'Ente nazionale aviazione civile, anche a seguito del riposizionamento da parte di Alitalia dei voli sull'
hub di Fiumicino, ha provveduto a rilasciare, fuori delle vigenti intese aeronautiche, in via provvisoria, numerose autorizzazioni, in attesa di future consultazioni per la modifica degli accordi bilaterali in essere, tese a riequilibrare, in particolare, la perdita di traffico dello scalo milanese di Malpensa.
In tale contesto, sono stati avviati contatti con diversi Paesi:
Emirati Arabi Uniti: La compagnia Emirates è stata autorizzata ad effettuare, in aggiunta ai 3 servizi settimanali previsti in accordo, altre 4 frequenze settimanali e, successivamente, ulteriori 7.
Israele: Prima dei negoziati che si sono svolti il 25 giugno 2008, sulla base di uno scambio di note tra le autorità aeronautiche, si è provveduto ad eliminare il limite imposto di 7 frequenze esercibili da parte del vettore designato di bandiera

israeliano, autorizzando la compagnia El Al ad operare 10 voli settimanali su Malpensa.
Bielorussia: Si è concesso in via sperimentale alla compagnia Belavia di operare tre frequenze settimanali tra Minsk e Malpensa, in attesa della formalizzazione delle intese di code sharing proposte da Alitalia, per la finalizzazione delle quali è previsto un audit tecnico a breve.
Corea: Sono state concesse 3 frequenze settimanali su Malpensa
all cargo.
Sri Lanka: È stata concessa, in via sperimentale e temporanea, la possibilità di operare su Milano senza l'obbligo, previsto in bilaterale, di coterminalizzazione con Roma.
Qatar: Sono state concesse ulteriori 2 frequenze
all cargo in deroga agli accordi vigenti.
Giappone: È stata concessa alla Nippon cargo la possibilità di operare in proprio 3 frequenze settimanali servizi
all cargo.
Capo Verde: È stata proposta una modifica alle intese vigenti mirante all'introduzione di Milano quale ulteriore scalo.
Senegal: A seguito della sospensione dei voli di Alitalia nel Summer 2008, si sono svolte procedure di gara per l'assegnazione provvisoria dei diritti non operati nella predetta stagione estiva.
Ucraina: A seguito dello svolgimento della procedura di gara, Eurofly ha ottenuto la possibilità di operare sulla rotta Milano-Kiev.
Moldova: La compagnia Meridiana è risultata vincitrice della gara esperita tra i vettori italiani per l'assegnazione delle due frequenze settimanali disponibili in base alle intese bilaterali sulla rotta con la Moldova.
Egitto: A seguito delle consultazioni negoziali che si sono svolte a Roma nel gennaio 2008, Eurofly, è stata designata ad operare da Milano per l'Egitto, in aggiunta alle 7 frequenze settimanali operate da Alitalia.
Inoltre CargoItalia è stata designata per servizi
all cargo.

Si aggiunge che sono stati altresì autorizzati due nuovi vettori ad istituire servizi di linea all cargo:
la Jett Airlines Cargo: con due frequenze settimanali tra Singapore e Malpensa;
la China Cargo Airlines: con due voli a settimana tra Shanghai e Malpensa.

Inoltre in coordinamento con il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti e con il Ministero degli affari esteri (Direzione generale per la cooperazione economica e finanziaria multilaterale), l'Enac ha avviato una fase di ricognizione generale degli interessi emergenti da parte dell'industria italiana di settore, delle gestioni aeroportuali e dei Paesi/vettori esteri in attuazione dell'articolo 19, comma 5-bis della legge 28 gennaio 2009, n. 2, di conversione del decreto-legge n. 185 del 2008.
In tale contesto, le compagnie e le gestioni aeroportuali sono state convocate presso l'Enac nei mesi di febbraio e marzo scorsi e, in considerazione delle posizioni manifestate, l'Enac, ha fornito al Ministero degli Affari Esteri e al Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti il quadro completo degli interessi emersi. Sono circa 40 i Paesi per i quali è stato manifestato interesse all'apertura dei negoziati, 8 le priorità, alle quali vanno aggiunte le negoziazioni in corso e le richieste pervenute dai Paesi esteri.
Nel frattempo, l'Enac, sempre in attuazione del disposto dell'articolo 19 comma 5-
bis della legge 2 del 2009, ha dato riscontro positivo alle richieste pervenute, anche in deroga agli accordi bilaterali, da parte dei vettori interessati ad operare con il nostro Paese.
A seguito della predetta analisi Enac ha messo a punto - in accordo con i Ministeri competenti - un articolato percorso procedurale comprendente le seguenti attività:
informativa alla Commissione europea relativa all'intendimento italiano di avviare le negoziazioni in argomento;

invio di una nota verbale a 39 paesi extracomunitari al fine di rendere note la nuova politica italiana tesa alla liberalizzazione del traffico aereo, l'intenzione di aggiornare gli accordi in vigore in coerenza con la predetta politica ed una informativa sul rilascio di autorizzazioni provvisorie alle compagnie che ne faranno richiesta;
avvio dei negoziati ritenuti prioritari;
monitoraggio dei procedimenti finalizzato alla verifica dello stato di avanzamento delle azioni concordate.

La nota verbale è stata inviata ai seguenti Paesi: Algeria, Angola, Arabia Saudita, Argentina, Bangladesh, Bahrain, Bielorussia, Brasile, Capo verde, Cuba, Egitto, Filippine, Georgia, Giamaica, Giappone, Giordania, Hong Kong, India, Israele, Kenya, Kuwait, Libia, Messico, Moldova, Nigeria, Pakistan, Qatar, Russia, Senegal, Singapore, Siria, Sri Lanka, Sud Africa, Thailandia, Tunisia, Turchia, Turkmenistan, Ucraina, Venezuela.
I Paesi con i quali le intese sono state raggiunte sono i seguenti:
Corea del Sud (incremento delle frequenze e del numero dei vettori);
Cina (aumento scali e frequenze);
Giappone (aumento frequenze introduzione clausole dell'Unione europea);
Qatar (ampliamento frequenze);
Taiwan (accordo tecnico);
E.A.U (aumento frequenze);
Singapore (aumento frequenze e scali);
Sri Lanka.

Si è in attesa di riscontro delle proposte di modifica agli accordi aerei inviate ai seguenti Paesi: Kazakhstan, Georgia, Giamaica, Giordania, Brasile, Singapore, Hong Kong.
Si aggiunge infine che saranno trasmesse a breve ulteriori proposte di modifica concernenti: Algeria, Tunisia, Bielorussia, Argentina, Siria, Kuwait, India e Pakistan.

Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti: Altero Matteoli.

REGUZZONI. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
Il Governo ha accolto in data 10 giugno 2008 l'ordine del giorno a firma Cota, Reguzzoni, Dal Lago (atto Camera 9/1094-A-R/2) che recita, tra l'altro:
«il traffico aereo di linea fra due Stati è regolamentato da accordi bilaterali, articolati in base a schemi fissi, sottoscritti dai Governi dei due Paesi interessati; attraverso la stipula di un accordo bilaterale viene sancito un regime regolamentare che definisce la quantità di voli offerti, il numero dei soggetti ammessi ad operare e il numero di destinazioni servite tra i due Paesi;
tali accordi, sottoscritti non soltanto secondo puri criteri commerciali, possono essere di due tipi:
open sky: consentono a tutti i vettori delle due parti di collegare qualsiasi punto del proprio territorio con tutti i punti della controparte, in genere senza limitazioni di frequenze (ad esempio Italia/USA e da marzo 2008 UE/USA);
accordi tradizionali: prevedono il numero di vettori designabili da ciascuna parte e abilitati ad operare i collegamenti tra i due Paesi (designazione singola, designazione multipla); prevedono i punti d'accesso di ciascuna parte presso i quali i vettori designati possono atterrare (ogni compagnia è invece generalmente libera di partire da qualsiasi punto all'interno del proprio Paese); prevedono il numero di frequenze operabili tra i due Paesi, i posti offerti e le tariffe;
l'area di Milano e del Nord Italia, ad esempio, subisce al momento forti limitazioni in termini di accessibilità aerea dovute all'attuale configurazione degli accordi bilaterali vigenti che, di fatto, ostacolano o impediscono il concreto sviluppo del trasporto aereo in tale area, attraverso la predeterminazione del vettore designato (monodesignazione), la limitazione delle frequenze e dei punti di accesso;

il riposizionamento su Roma della maggior parte dei servizi extra europei di Alitalia accentua pesantemente queste limitazioni soprattutto, ma non solo, con riferimento all'aeroporto di Malpensa al quale non sono al momento garantite paritarie condizioni di accessibilità con l'altro principale scalo nazionale pur in presenza di richieste di vettori italiani e stranieri intenzionati ad attivare, nel breve-medio termine, nuovi collegamenti e/o ad incrementare il numero delle frequenze su detto aeroporto; tali richieste, il cui accoglimento è ostacolato dai vigenti accordi bilaterali o dalla concreta attuazione data agli stessi, riguardano:
1) l'accesso su Milano dei seguenti vettori: Belavia (Bielorussia), Malaysia Airlines (Malesia), Korean Air/Asiana (Corea del Sud), Biman (Bangladesh), Air Moldova (Moldova), Gulf Air (Bahrain), Air Astana (Kazakhstan), Kuwait Airways (Kuwait), China Airlines/Eva Air (Taiwan);
2) l'incremento di frequenze nei seguenti collegamenti: Riyadh/Milano (Saudi Arabia - Arabia Saudita), Amman/Milano (Royal Jordanian - Giordania), Tripoli/Milano (Lybian Arab/Afriqiyah - Libia), Tunisi/Milano (Tunis Air - Tunisia);
3) l'attivazione di nuovi collegamenti da Milano o incremento degli attuali da parte dei seguenti vettori nazionali: Air Italy, Blue Panorama, Eurofly/Meridiana, Livingston, Neos verso i seguenti paesi: Argentina, Brasile, Egitto, Ghana, Giappone, Israele, Nigeria, Russia, Tunisia, Venezuela;
inoltre, con riferimento agli altri aeroporti, risultano inevase numerose e fondate richieste miranti a ristabilire per tutti gli aeroporti del Paese regole di libero mercato e condizioni di parità di accesso;
alla luce del riposizionamento di Alitalia sullo scalo di Roma, i vigenti accordi aeronautici bilaterali determinano su Milano e sugli altri aeroporti notevoli elementi di criticità in quanto:
nella maggior parte dei casi il numero delle frequenze previste, pur un presenza di pluridesignazione, è interamente, o quasi interamente, operato da Alitalia (ad esempio Argentina, Algeria, Ghana, Brasile);
le previsioni di monodesignazione limitano alla sola Alitalia il diritto di operare (ad esempio Egitto e Venezuela);
le eventuali previsioni dì limitazione dei punti di accesso sono state finora attuate unicamente a favore di Roma»;
il citato ordine del giorno ha impegnato il Governo «ad adottare ogni possibile iniziativa ed impartire ogni necessaria istruzione affinché si pervenga ad un'urgente revisione/ridefinizione dei vigenti accordi bilaterali in modo da garantire, anche su Malpensa e sugli altri aeroporti, l'effettiva liberalizzazione dei diritti di traffico con riguardo al numero dei vettori designati, al numero delle frequenze consentite e al numero dei punti di accesso»;
la fusione Alitalia-Air One con la contestuale privatizzazione della prima, ha creato non solo una situazione di monopolio su alcune rotte, ma anche il pericoloso e non accettabile ruolo di una compagnia privata cui viene affidato in esclusiva il collegamento del nostro paese con alcuni paesi terzi;
tra i paesi citati nell'Ordine del Giorno vi è la Corea del Sud, che non aveva accesso su Milano -:
se siano stati avviati colloqui finalizzati alla ridefinizione degli accordi bilaterali in tema di collegamenti aerei con la Corea del Sud secondo quanto previsto dall'ordine del giorno Cota, Reguzzoni, Dal Lago sopra citato;
quali siano i contenuti di detti colloqui e i tempi per la loro conclusione.
(4-03698)

Risposta. - In riferimento all'interrogazione in esame, delegata a questo Ministero in data 7 settembre 2009, si forniscono i seguenti elementi di risposta.
La Corea del Sud è stato il primo Paese con cui si sono tenuti incontri bilaterali allo scopo di ampliare rotte e frequenze a seguito dell'emanazione della legge 28 gennaio 2009 n. 2.
Il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, di concerto con il Ministero degli affari esteri, ed in collaborazione con l'Enac, ha promosso la definizione di nuovi accordi bilaterali nel settore del trasporto aereo, concordando l'invio di una nota verbale allo scopo di avviare negoziati con 39 paesi.
Tale nota verbale di carattere generale, prospetta, sulla base della nuova politica italiana in materia di liberalizzazione del traffico aereo, l'apertura di nuovi negoziati per la revisione degli accordi aerei attualmente in vigore onde ampliare i diritti di traffico già esistenti.
In riferimento alle esigenze rappresentate e specificamente riguardo le iniziative prese con la Corea del Sud, sono state riviste le intese del 1984 e del 1992.
Per i profili operativi, è stata ampliata la tabella delle rotte includendo Milano ed un terzo punto a scelta per vettori coreani, a fronte di Seul e due punti a scelta per i vettori italiani.
È stato inoltre ampliato il
plafond di frequenze da ambo le parti ed inoltre le nuove intese raggiunte prevedono la possibilità di designare più di un vettore per parte.
Sembra, pertanto, che già risultino raggiunti gli obiettivi auspicati sia per la possibilità di operare su Milano ed un terzo scalo sia per la possibilità di operare con più vettori per parte, venendo così a cadere il principio della monodesignazione dei vettori.

Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti: Altero Matteoli.

REGUZZONI. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
il Governo ha accolto in data 10 giugno 2008 l'ordine del giorno a firma Cota, Reguzzoni, Dal Lago (atto Camera 9/1094-A-R/2) che recita, tra l'altro:
«il traffico aereo di linea fra due Stati è regolamentato da accordi bilaterali, articolati in base a schemi fissi, sottoscritti dai Governi dei due Paesi interessati; attraverso la stipula di un accordo bilaterale viene sancito un regime regolamentare che definisce la quantità di voli offerti, il numero dei soggetti ammessi ad operare e il numero di destinazioni servite tra i due Paesi;
tali accordi, sottoscritti non soltanto secondo puri criteri commerciali, possono essere di due tipi:
open sky: consentono a tutti i vettori delle due parti di collegare qualsiasi punto del proprio territorio con tutti i punti della controparte, in genere senza limitazioni di frequenze (ad esempio Italia/USA e da marzo 2008 UE/USA);
accordi tradizionali: prevedono il numero di vettori designabili da ciascuna parte e abilitati ad operare i collegamenti tra i due Paesi (designazione singola, designazione multipla); prevedono i punti d'accesso di ciascuna parte presso i quali i vettori designati possono atterrare (ogni compagnia è invece generalmente libera di partire da qualsiasi punto all'interno del proprio Paese); prevedono il numero di frequenze operabili tra i due Paesi, i posti offerti e le tariffe;
l'area di Milano e del Nord Italia, ad esempio, subisce al momento forti limitazioni in termini di accessibilità aerea dovute all'attuale configurazione degli accordi bilaterali vigenti che, di fatto, ostacolano o impediscono il concreto sviluppo del trasporto aereo in tale area, attraverso la predeterminazione del vettore designato (monodesignazione), la limitazione delle frequenze e dei punti di accesso;
il riposizionamento su Roma della maggior parte dei servizi extra europei di Alitalia accentua pesantemente queste limitazioni soprattutto, ma non

solo, con riferimento all'aeroporto di Malpensa al quale non sono al momento garantite paritarie condizioni di accessibilità con l'altro principale scalo nazionale pur in presenza di richieste di vettori italiani e stranieri intenzionati ad attivare, nel breve-medio termine, nuovi collegamenti e/o ad incrementare il numero delle frequenze su detto aeroporto; tali richieste, il cui accoglimento è ostacolato dai vigenti accordi bilaterali o dalla concreta attuazione data agli stessi, riguardano:
1) l'accesso su Milano dei seguenti vettori: Belavia (Bielorussia), Malaysia Airlines (Malesia), Korean Air/Asiana (Corea del Sud), Biman (Bangladesh), Air Moldova (Moldova), Gulf Air (Bahrain), Air Astana (Kazakhstan), Kuwait Airways (Kuwait), China Airlines/Eva Air (Taiwan);
2) l'incremento di frequenze nei seguenti collegamenti: Riyadh/Milano (Saudi Arabia - Arabia Saudita), Amman/Milano (Royal Jordanian - Giordania), Tripoli/Milano (Lybian Arab/Afriqiyah - Libia), Tunisi/Milano (Tunis Air - Tunisia);
3) l'attivazione di nuovi collegamenti da Milano o incremento degli attuali da parte dei seguenti vettori nazionali: Air Italy, Blue Panorama, Eurofly/Meridiana, Livingston, Neos verso i seguenti paesi: Argentina, Brasile, Egitto, Ghana, Giappone, Israele, Nigeria, Russia, Tunisia, Venezuela;
inoltre, con riferimento agli altri aeroporti, risultano inevase numerose e fondate richieste miranti a ristabilire per tutti gli aeroporti del Paese regole di libero mercato e condizioni di parità di accesso;
alla luce del riposizionamento di Alitalia sullo scalo di Roma, i vigenti accordi aeronautici bilaterali determinano su Milano e sugli altri aeroporti notevoli elementi di criticità in quanto:
nella maggior parte dei casi il numero delle frequenze previste, pur in presenza di pluridesignazione, è interamente, o quasi interamente, operato da Alitalia (ad esempio Argentina, Algeria, Ghana, Brasile);
le previsioni di monodesignazione limitano alla sola Alitalia il diritto di operare (ad esempio Egitto e Venezuela);
le eventuali previsioni dì limitazione dei punti di accesso sono state finora attuate unicamente a favore di Roma»;
il citato ordine del giorno ha impegnato il Governo «ad adottare ogni possibile iniziativa ed impartire ogni necessaria istruzione affinché si pervenga ad un'urgente revisione/ridefinizione dei vigenti accordi bilaterali in modo da garantire, anche su Malpensa e sugli altri aeroporti, l'effettiva liberalizzazione dei diritti di traffico con riguardo al numero dei vettori designati, al numero delle frequenze consentite e al numero dei punti di accesso»;
la fusione Alitalia-Air One con la contestuale privatizzazione della prima, ha creato non solo una situazione di monopolio su alcune rotte, ma anche il pericoloso e non accettabile ruolo di una compagnia privata cui viene affidato in esclusiva il collegamento del nostro paese con alcuni paesi terzi;
tra i paesi citati nell'ordine del giorno vi è il Bangladesh, che non aveva accesso su Milano -:
se siano stati avviati colloqui finalizzati alla ridefinizione degli accordi bilaterali in tema di collegamenti aerei con il Bangladesh secondo quanto previsto dall'ordine del giorno Cota, Reguzzoni, Dal Lago sopra citato;
quali siano i contenuti di detti colloqui e i tempi per la loro conclusione.
(4-03718)

Risposta. - In riferimento all'interrogazione indicata in oggetto, delegata a questo Ministero in data 7 settembre 2009, si forniscono i seguenti elementi di risposta.
Preliminarmente si precisa che, la politica degli accordi aerei rimane improntata

al perseguimento del pubblico interesse in una ottica complessiva del sistema, che tenga conto delle esigenze dei vettori, degli aeroporti, del turismo e, ove necessario, anche di interessi pubblici in settori non aeronautici.
La politica del trasporto aereo nazionale è finalizzata al perseguimento di obiettivi afferenti l'estensione della rete nazionale e dei collegamenti che interessano il Paese nella prospettiva politica, economica, turistica e commerciale con particolare riguardo alla tutela dell'utenza e valorizzazione del mercato, allo sviluppo dell'industria del trasporto aereo nazionale e comunitario, in relazione alle potenzialità del mercato ed alla promozione di un ambiente competitivo e pluralistico.
Il trasporto aereo intracomunitario è stato liberalizzato ai sensi del regolamento n. 2408/92 (CE) e prevede che i collegamenti con origine o destinazione al di fuori dello spazio economico europeo siano sottoposti alla regolamentazione degli Stati membri dell'Unione europea ed alla stipula di accordi di traffico con gli Stati terzi interessati, previsti dall'articolo 6 della Convenzione di Chicago del 7 aprile 1944 nonché dalla normativa comunitaria di cui al regolamento 847/2004(CE), che attribuisce, in taluni casi, competenze esclusive negoziali nel settore del trasporto aereo alla Commissione dell'Unione europea, su mandato del Consiglio. Gli accordi aerei e le consultazioni aeronautiche, sia bilaterali sia tra l'Unione europea e gli stati terzi, costituiscono la base del sistema del trasporto aereo mondiale. La disciplina degli accordi concerne:
il quadro normativo;
gli scali da operare su territori delle parti contraenti o degli Stati terzi;
la capacità da offrire in termini di frequenza dei servizi e di tipologia degli aeromobili;
la designazione del numero dei vettori per ciascuna parte.

Recentemente, in materia di accordi aerei bilaterali, a seguito dell'emanazione della legge 2 del 2009 che incorpora l'emendamento cosiddetto «salva Malpensa», è stato ulteriormente ampliato il precedente assetto di reciprocità aeronautica con una logica di maggiore concorrenza e liberalizzazione.
In particolare l'articolo 9, comma 5-bis, stabilisce che il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, di concerto con il Ministero degli affari esteri ed in collaborazione con l'Ente nazionale per l'aviazione civile (Enac) promuova la definizione di nuovi accordi bilaterali nel settore del trasporto aereo nonché la modifica di quelli vigenti. In relazione a quanto esposto, le Amministrazioni sopra citate, nell'ottica di una collaborazione congiunta, hanno stilato una lista prioritaria di 39 Paesi con i quali rivedere gli accordi vigenti concordando l'invio di una nota verbale di carattere generale.
Ciò posto viene di seguito precisato quanto richiesto relativamente alla ridefinizione degli accordi bilaterali in tema di collegamenti aerei con il Bangladesh.
È stata inviata per corrispondenza, da parte del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, una nuova proposta negoziale che prevede l'inserimento delle clausole comunitarie nell'accordo aereo vigente riportandolo in linea con le leggi comunitarie, nonché un incremento di frequenze, multidesignazione, revisione della tabella delle rotte, e
code sharing.
Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti: Altero Matteoli.

REGUZZONI. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
il Governo ha accolto in data 10 giugno 2008 l'ordine del giorno a firma Cota, Reguzzoni, Dal Lago (A.C. 9/1094-A-R/2) che recita, tra l'altro:
«il traffico aereo di linea fra due Stati è regolamentato da accordi bilaterali, articolati in base a schemi fissi, sottoscritti dai Governi dei due Paesi interessati; attraverso la stipula di un accordo bilaterale viene sancito un regime regolamentare che

definisce la quantità di voli offerti, il numero dei soggetti ammessi ad operare e il numero di destinazioni servite tra i due Paesi;
tali accordi, sottoscritti non soltanto secondo puri criteri commerciali, possono essere di due tipi:
open sky: consentono a tutti i vettori delle due parti di collegare qualsiasi punto del proprio territorio con tutti i punti della controparte, in genere senza limitazioni di frequenze (ad esempio Italia/USA e da marzo 2008 UE/USA);
accordi tradizionali: prevedono il numero di vettori designabili da ciascuna parte e abilitati ad operare i collegamenti tra i due Paesi (designazione singola, designazione multipla); prevedono i punti d'accesso di ciascuna parte presso i quali i vettori designati possono atterrare (ogni compagnia è invece generalmente libera di partire da qualsiasi punto all'interno del proprio Paese); prevedono il numero di frequenze operabili tra i due Paesi, i posti offerti e le tariffe;
l'area di Milano e del Nord Italia, ad esempio, subisce al momento forti limitazioni in termini di accessibilità aerea dovute all'attuale configurazione degli accordi bilaterali vigenti che, di fatto, ostacolano o impediscono il concreto sviluppo del trasporto aereo in tale area, attraverso la predeterminazione del vettore designato (monodesignazione), la limitazione delle frequenze e dei punti di accesso;
il riposizionamento su Roma della maggior parte dei servizi extra europei di Alitalia accentua pesantemente queste limitazioni soprattutto, ma non solo, con riferimento all'aeroporto di Malpensa al quale non sono al momento garantite paritarie condizioni di accessibilità con l'altro principale scalo nazionale pur in presenza di richieste di vettori italiani e stranieri intenzionati ad attivare, nel breve-medio termine, nuovi collegamenti e/o ad incrementare il numero delle frequenze su detto aeroporto; tali richieste, il cui accoglimento è ostacolato dai vigenti accordi bilaterali o dalla concreta attuazione data agli stessi, riguardano:
1) l'accesso su Milano dei seguenti vettori: Belavia (Bielorussia), Malaysia Airlines (Malesia), Korean Air/Asiana (Corea del Sud), Biman (Bangladesh), Air Moldova (Moldova), Gulf Air (Bahrain), Air Astana (Kazakistan), Kuwait Airways (Kuwait), China Airlines/Eva Air (Taiwan);
2) l'incremento di frequenze nei seguenti collegamenti: Riyadh/Milano (Saudi Arabia - Arabia Saudita), Amman/Milano (Royal Jordanian - Giordania), Tripoli/Milano (Lybian Arab/Afriqiyah - Libia), Tunisi/Milano (Tunis Air - Tunisia);
3) l'attivazione di nuovi collegamenti da Milano o incremento degli attuali da parte dei seguenti vettori nazionali: Air Italy, Blue Panorama, Eurofly/Meridiana, Livingston, Neos verso i seguenti paesi: Argentina, Brasile, Egitto, Ghana, Giappone, Israele, Nigeria, Russia, Tunisia, Venezuela;
inoltre, con riferimento agli altri aeroporti, risultano inevase numerose e fondate richieste miranti a ristabilire per tutti gli aeroporti del Paese regole di libero mercato e condizioni di parità di accesso;
alla luce del riposizionamento di Alitalia sullo scalo di Roma, i vigenti accordi aeronautici bilaterali determinano su Milano e sugli altri aeroporti notevoli elementi di criticità in quanto:
nella maggior parte dei casi il numero delle frequenze previste, pur in presenza di pluridesignazione, è interamente, o quasi interamente, operato da Alitalia (ad esempio Argentina, Algeria, Ghana, Brasile);
le previsioni di monodesignazio- ne limitano alla sola Alitalia il diritto di operare (ad esempio Egitto e Venezuela);
le eventuali previsioni di limitazione dei punti di accesso sono state finora attuate unicamente a favore di Roma»;

il citato ordine del giorno ha impegnato il Governo «ad adottare ogni possibile iniziativa ed impartire ogni necessaria istruzione affinché si pervenga ad un'urgente revisione/ridefinizione dei vigenti accordi bilaterali in modo da garantire, anche su Malpensa e sugli altri aeroporti, l'effettiva liberalizzazione dei diritti di traffico con riguardo al numero dei vettori designati, al numero delle frequenze consentite e al numero dei punti di accesso»;
la fusione Alitalia-Air One con la contestuale privatizzazione della prima, ha creato non solo una situazione di monopolio su alcune rotte, ma anche il pericoloso e non accettabile ruolo di una compagnia privata cui viene affidato in esclusiva il collegamento del nostro paese con alcuni paesi terzi;
tra i paesi citati nell'ordine del giorno vi è il Brasile, paese verso il quale è stato richiesto un incremento del numero di collegamenti aerei;
un nuovo collegamento aereo internazionale da e/o verso il nostro Paese è - tra l'altro - un elemento di positività economica importante nella congiuntura presente, sia per l'occupazione diretta che genera, sia per l'indotto, sia per l'aumento indiretto dell'attività economica -:
se siano stati avviati colloqui finalizzati alla ridefinizione degli accordi bilaterali in tema di collegamenti aerei con il Brasile secondo quanto previsto dall'ordine del giorno Cota, Reguzzoni, Dal Lago sopra citato;
quali siano i contenuti di detti colloqui e i tempi per la loro conclusione.
(4-03738)

Risposta. - In riferimento all'interrogazione in esame, delegata a questo Ministero in data 7 settembre 2009, si forniscono i seguenti elementi di risposta.
La proposta avanzata all'autorità aeronautica brasiliana riguarda sia aspetti di diritto, quali l'introduzione delle cosiddette clausole
standard comunitarie, sia alcuni aspetti tecnici di seguito evidenziati: aumento della capacità fino a 30 frequenze settimanali per il trasporto passeggeri e per il combinato ed ulteriori 4 frequenze settimanali per servizi merci; attualmente le frequenze previste sono complessivamente 21 per settimana; liberalizzazione degli scali di destinazione in entrambi i territori; previsione della possibilità per i vettori di stipulare accordi commerciali (code sharing, eccetera).
Le autorità brasiliane hanno riferito che forniranno una risposta non appena avranno completato gli approfondimenti necessari.

Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti: Altero Matteoli.

REGUZZONI. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
il Governo ha accolto in data 10 giugno 2008 l'ordine del giorno a firma Cota, Reguzzoni, Dal Lago (ac 9/1094-A-R/2) che recita, tra l'altro:
«il traffico aereo di linea fra due Stati è regolamentato da accordi bilaterali, articolati in base a schemi fissi, sottoscritti dai Governi dei due Paesi interessati; attraverso la stipula di un accordo bilaterale viene sancito un regime regolamentare che definisce la quantità di voli offerti, il numero dei soggetti ammessi ad operare e il numero di destinazioni servite tra i due Paesi; (...)
l'area di Milano e del Nord Italia, ad esempio, subisce al momento forti limitazioni in termini di accessibilità aerea dovute all'attuale configurazione degli accordi bilaterali vigenti che, di fatto, ostacolano o impediscono il concreto sviluppo del trasporto aereo in tale area, attraverso la predeterminazione del vettore designato (monodesignazione), la limitazione delle frequenze e dei punti di accesso;
il riposizionamento su Roma della maggior parte dei servizi extra europei di Alitalia accentua pesantemente queste limitazioni soprattutto, ma non solo, con

riferimento all'aeroporto di Malpensa al quale non sono al momento garantite paritarie condizioni di accessibilità con l'altro principale scalo nazionale pur in presenza di richieste di vettori italiani e stranieri intenzionati ad attivare, nel breve-medio termine, nuovi collegamenti e/o ad incrementare il numero delle frequenze su detto aeroporto; tali richieste, il cui accoglimento è ostacolato dai vigenti accordi bilaterali o dalla concreta attuazione data agli stessi, riguardano: (...)
2) l'incremento di frequenze nei seguenti collegamenti: Riyadh/Milano (Saudi Arabia - Arabia Saudita), Amman/Milano (Royal Jordanian - Giordania), Tripoli/Milano (Lybian Arab/Afriqiyah - Libia), Tunisi/Milano (Tunis Air - Tunisia); (...)
Inoltre, con riferimento agli altri aeroporti, risultano inevase numerose e fondate richieste miranti a ristabilire per tutti gli aeroporti del Paese regole di libero mercato e condizioni di parità di accesso;
alla luce del riposizionamento di Alitalia sullo scalo di Roma, i vigenti accordi aeronautici bilaterali determinano su Milano e sugli altri aeroporti notevoli elementi di criticità in quanto:
nella maggior parte dei casi il numero delle frequenze previste, pur un presenza di pluridesignazione, è interamente, o quasi interamente, operato da Alitalia (ad esempio Argentina, Algeria, Ghana, Brasile);
le previsioni di monodesignazione limitano alla sola Alitalia il diritto di operare (ad esempio Egitto e Venezuela);
le eventuali previsioni di limitazione dei punti di accesso sono state finora attuate unicamente a favore di Roma»;
il citato ordine del giorno ha impegnato il Governo «ad adottare ogni possibile iniziativa ed impartire ogni necessaria istruzione affinché si pervenga ad un'urgente revisione/ridefinizione dei vigenti accordi bilaterali in modo da garantire, anche su Malpensa e sugli altri aeroporti, l'effettiva liberalizzazione dei diritti di traffico con riguardo al numero dei vettori designati, al numero delle frequenze consentite e al numero dei punti di accesso».
la fusione Alitalia-Air One con la contestuale privatizzazione della prima, ha creato non solo una situazione di monopolio su alcune rotte, ma anche il pericoloso e non accettabile ruolo di una compagnia privata cui viene affidato in esclusiva il collegamento del nostro Paese con alcuni Paesi terzi;
tra i Paesi citati nell'ordine del giorno vi è la Tunisia, destinazione cui sembra necessario incrementare il numero di collegamenti -:
se siano stati avviati colloqui finalizzati alla ridefinizione degli accordi bilaterali in tema di collegamenti aerei con la Tunisia secondo quanto previsto dall'ordine del giorno Cota, Reguzzoni, Dal Lago sopra citato;
quali siano i contenuti delle potenziali intese e i tempi per la loro concreta attuazione.
(4-03740)

Risposta. - In riferimento all'interrogazione in esame, delegata a questo Ministero in data 7 settembre 2009, si forniscono i seguenti elementi di risposta.
La proposta avanzata all'autorità aeronautica tunisina riguarda sia aspetti di diritto, quali l'introduzione delle cosiddette clausole
standard comunitarie, sia alcuni aspetti tecnici di seguito evidenziati: aumento degli scali di destinazione in Italia (Milano, Roma, Palermo ed altri due scali da decidere); multidesignazione; aumento della capacità fino a 42 frequenze settimanali (passeggeri, misto, all cargo).
In merito alle relazioni aeronautiche con la Tunisia si fa presente che sono in corso i negoziati a livello comunitario (cosiddetto Comprehensive Euro-Mediterranean Agreement) che, una volta finalizzati, comporteranno l'adozione di una politica
open sky.
Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti: Altero Matteoli.

REGUZZONI. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
il Governo ha accolto in data 10 giugno 2008 l'ordine del giorno a firma Cota, Reguzzoni, Dal Lago (A.C. 9/1094-A-R/2) che recita, tra l'altro: «il traffico aereo di linea fra due Stati è regolamentato da accordi bilaterali, articolati in base a schemi fissi, sottoscritti dai Governi dei due Paesi interessati, attraverso la stipula di un accordo bilaterale viene sancito un regime regolamentare che definisce la quantità di voli offerti, il numero dei soggetti ammessi ad operare e il numero di destinazioni servite tra i due Paesi;
tali accordi, sottoscritti non soltanto secondo puri criteri commerciali, possono essere di due tipi:
open sky: consentono a tutti i vettori delle due parti di collegare qualsiasi punto del proprio territorio con tutti i punti della controparte, in genere senza limitazioni di frequenze (ad esempio Italia/USA e da marzo 2008 UE/USA);
accordi tradizionali: prevedono il numero di vettori designabili da ciascuna parte e abilitati ad operare i collegamenti tra i due Paesi (designazione singola, designazione multipla); prevedono i punti d'accesso di ciascuna parte presso i quali i vettori designati possono atterrare (ogni compagnia è invece generalmente libera di partire da qualsiasi punto all'interno del proprio Paese); prevedono il numero di frequenze operabili tra i due Paesi, i posti offerti e le tariffe;
l'area di Milano e del Nord Italia, ad esempio, subisce al momento forti limitazioni in termini di accessibilità aerea dovute all'attuale configurazione degli accordi bilaterali vigenti che, di fatto, ostacolano o impediscono il concreto sviluppo del trasporto aereo in tale area, attraverso la predeterminazione del vettore designato (monodesignazione), la limitazione delle frequenze e dei punti di accesso;
il riposizionamento su Roma della maggior parte dei servizi extra europei di Alitalia accentua pesantemente queste limitazioni soprattutto, ma non solo, con riferimento all'aeroporto di Malpensa al quale non sono al momento garantite paritarie condizioni di accessibilità con l'altro principale scalo nazionale pur in presenza di richieste di vettori italiani e stranieri intenzionati ad attivare, nel breve-medio termine, nuovi collegamenti e/o ad incrementare il numero delle frequenze su detto aeroporto; tali richieste, il cui accoglimento è ostacolato dai vigenti accordi bilaterali o dalla concreta attuazione data agli stessi, riguardano:
1) l'accesso su Milano dei seguenti vettori: Belavia (Bielorussia), Malaysia Airlines (Malesia), Korean Air/Asiana (Corea del Sud), Biman (Bangladesh), Air Moldova (Moldova), Gulf Air (Bahrain), Air Astana (Kazakistan), Kuwait Airways (Kuwait), China Airlines/Eva Air (Taiwan);
2) l'incremento di frequenze nei seguenti collegamenti: Riyadh/Milano (Saudi Arabia - Arabia Saudita), Amman/Milano (Royal Jordanian - Giordania), Tripoli/Milano (Lybian Arab/Afriqiyah - Libia), Tunisi/Milano (Tunis Air - Tunisia);
3) l'attivazione di nuovi collegamenti da Milano o incremento degli attuali da parte dei seguenti vettori nazionali: Air Italy, Blue Panorama, Eurofly/Meridiana, Livingston, Neos verso i seguenti paesi: Argentina, Brasile, Egitto, Ghana, Giappone, Israele, Nigeria, Russia, Tunisia, Venezuela;
inoltre, con riferimento agli altri aeroporti, risultano inevase numerose e fondate richieste miranti a ristabilire per tutti gli aeroporti del Paese regole di libero mercato e condizioni di parità di accesso;
alla luce del riposizionamento di Alitalia sullo scalo di Roma, i vigenti accordi aeronautici bilaterali determinano su Milano e sugli altri aeroporti notevoli elementi di criticità in quanto:
nella maggior parte dei casi il numero delle frequenze previste, pur in presenza di pluridesignazione, è interamente, o quasi interamente, operato da

Alitalia (ad esempio Argentina, Algeria, Ghana, Brasile);
le previsioni di monodesignazione limitano alla sola Alitalia il diritto di operare (ad esempio Egitto e Venezuela);
le eventuali previsioni di limitazione dei punti di accesso sono state finora attuate unicamente a favore di Roma»;
il citato ordine del giorno ha impegnato il Governo «ad adottare ogni possibile iniziativa ed impartire ogni necessaria istruzione affinché si pervenga ad un'urgente revisione/ridefinizione dei vigenti accordi bilaterali in modo da garantire, anche su Malpensa e sugli altri aeroporti, l'effettiva liberalizzazione dei diritti di traffico con riguardo al numero dei vettori designati, al numero delle frequenze consentite e al numero dei punti di accesso»;
la fusione Alitalia - Air One con la contestuale privatizzazione della prima, ha creato non solo una situazione di monopolio su alcune rotte, ma anche il pericoloso e non accettabile ruolo di una compagnia privata cui viene affidato in esclusiva il collegamento del nostro paese con alcuni paesi terzi;
tra i paesi citati nell'ordine del giorno vi è la Russia, Paese verso il quale è stato richiesto un incremento del numero di collegamenti aerei;
un nuovo collegamento aereo internazionale da e/o verso il nostro Paese è - tra l'altro - un elemento di positività economica importante nella congiuntura presente, sia per l'occupazione diretta che genera, sia per l'indotto, sia per l'aumento indiretto dell'attività economica -:
se siano stati avviati colloqui finalizzati alla ridefinizione degli accordi bilaterali in tema di collegamenti aerei con la Russia secondo quanto previsto dall'ordine del giorno Cota, Reguzzoni, Dal Lago sopra citato;
quali siano i contenuti di detti colloqui e i tempi per la loro conclusione.
(4-03774)

Risposta. - In riferimento all'interrogazione in esame, si forniscono i seguenti elementi di risposta.
I negoziati con la Federazione russa si sono svolti a Roma lo scorso dicembre 2008 e si sono protratti per due intere giornate (il 4 e il 5 dicembre 2008), durante le quali si è dato corso ad un approfondito scambio di opinioni e si è preso atto della necessità di un rinvio della fase decisionale ad un momento successivo, tenuto conto, tra l'altro, della ferma opposizione delle autorità russe a modificare il regime di designazione di una sola compagnia (per coppie di città) previsto dalle intese vigenti.
Detta modifica si sarebbe rivelata particolarmente utile alle compagnie designate dall'Italia, con particolare riferimento alle tratte storiche di collegamento tra le città di Roma e di Milano con le città di Mosca e S. Pietroburgo.
Di recente, le autorità aeronautiche russe sono state informate della piena disponibilità dell'Ente nazionale per l'aviazione civile (Enac) a dare positivo riscontro alla richiesta della compagnia russa Rossiya di operare - in deroga agli accordi vigenti - i collegamenti tra S. Pietroburgo e le città di Rimini, Palermo e Catania.
Con l'occasione, è stata avanzata richiesta alle autorità russe, di consentire, in via temporanea, a più compagnie di parte italiana di operare i servizi Torino-Mosca, in deroga agli accordi bilaterali, che, come sopra rilevato, consentono tale facoltà ad un solo vettore.
Al riguardo ad oggi non risulta pervenuta risposta.
Infine, si informa che, nei mesi scorsi, il Ministero degli affari esteri, in attuazione dell'articolo 19, comma 5-
bis della legge 28 gennaio 2009, n. 2, ha inviato alle competenti autorità russe una nota verbale tesa a rendere note la nuova politica italiana mirante alla liberalizzazione del traffico aereo, l'intenzione di aggiornare gli accordi vigenti in coerenza con la predetta politica e a fornire un'informativa sul rilascio di autorizzazioni provvisorie alle compagnie che ne fanno richiesta.
Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti: Altero Matteoli.

REGUZZONI. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
il Governo ha accolto in data 10 giugno 2008 l'ordine del giorno a firma Cota, Reguzzoni, Dal Lago (ac 9/1094-A-R/2) che recita, tra l'altro:
«il traffico aereo di linea fra due Stati è regolamentato da accordi bilaterali, articolati in base a schemi fissi, sottoscritti dai Governi dei due Paesi interessati; attraverso la stipula di un accordo bilaterale viene sancito un regime regolamentare che definisce la quantità di voli offerti, il numero dei soggetti ammessi ad operare e il numero di destinazioni servite tra i due Paesi;
tali accordi, sottoscritti non soltanto secondo puri criteri commerciali, possono essere di due tipi:
open sky: consentono a tutti i vettori delle due parti di collegare qualsiasi punto del proprio territorio con tutti i punti della controparte, in genere senza limitazioni di frequenze (ad esempio Italia/USA e da marzo 2008 UE/USA);
accordi tradizionali: prevedono il numero di vettori designabili da ciascuna parte e abilitati ad operare i collegamenti tra i due Paesi (designazione singola, designazione multipla); prevedono i punti d'accesso di ciascuna parte presso i quali i vettori designati possono atterrare (ogni compagnia è invece generalmente libera di partire da qualsiasi punto all'interno del proprio Paese); prevedono il numero di frequenze operabili tra i due Paesi, i posti offerti e le tariffe;
l'area di Milano e del Nord Italia, ad esempio, subisce al momento forti limitazioni in termini di accessibilità aerea dovute all'attuale configurazione degli accordi bilaterali vigenti che, di fatto, ostacolano o impediscono il concreto sviluppo del trasporto aereo in tale area, attraverso la predeterminazione del vettore designato (monodesignazione), la limitazione delle frequenze e dei punti di accesso;
il riposizionamento su Roma della maggior parte dei servizi extra europei di Alitalia accentua pesantemente queste limitazioni soprattutto, ma non solo, con riferimento all'aeroporto di Malpensa al quale non sono al momento garantite paritarie condizioni di accessibilità con l'altro principale scalo nazionale pur in presenza di richieste di vettori italiani e stranieri intenzionati ad attivare, nel breve-medio termine, nuovi collegamenti e/o ad incrementare il numero delle frequenze su detto aeroporto; tali richieste, il cui accoglimento è ostacolato dai vigenti accordi bilaterali o dalla concreta attuazione data agli stessi, riguardano:
1) l'accesso su Milano dei seguenti vettori: Belavia (Bielorussia), Malaysia Airlines (Malesia), Korean Air/Asiana (Corea del Sud), Biman (Bangladesh), Air Moldova (Moldova), Gulf Air (Bahrain), Air Astana (Kazakistan), Kuwait Airways (Kuwait), China Airlines/Eva Air (Taiwan);
2) l'incremento di frequenze nei seguenti collegamenti: Riyadh/Milano (Saudi Arabia - Arabia Saudita), Amman/Milano (Royal Jordanian - Giordania), Tripoli/Milano (Lybian Arab/Afriqiyah - Libia), Tunisi/Milano (Tunis Air - Tunisia);
3) l'attivazione di nuovi collegamenti da Milano o incremento degli attuali da parte dei seguenti vettori nazionali: Air Italy, Blue Panorama, Eurofly/Meridiana, Livingston, Neos verso i seguenti paesi: Argentina, Brasile, Egitto, Ghana, Giappone, Israele, Nigeria, Russia, Tunisia, Venezuela;
inoltre, con riferimento agli altri aeroporti, risultano inevase numerose e fondate richieste miranti a ristabilire per tutti gli aeroporti del Paese regole di libero mercato e condizioni di parità di accesso;
alla luce del riposizionamento di Alitalia sullo scalo di Roma, i vigenti accordi aeronautici bilaterali determinano su Milano e sugli altri aeroporti notevoli elementi di criticità in quanto:
nella maggior parte dei casi il numero delle frequenze previste, pur in presenza

di pluridesignazione, è interamente, o quasi interamente, operato da Alitalia (ad esempio Argentina, Algeria, Ghana, Brasile);
le previsioni di monodesignazione limitano alla sola Alitalia il diritto di operare (ad esempio Egitto e Venezuela);
le eventuali previsioni di limitazione dei punti di accesso sono state finora attuate unicamente a favore di Roma»;
il citato ordine del giorno ha impegnato il Governo «ad adottare ogni possibile iniziativa ed impartire ogni necessaria istruzione affinché si pervenga ad un'urgente revisione/ridefinizione dei vigenti accordi bilaterali in modo da garantire, anche su Malpensa e sugli altri aeroporti, l'effettiva liberalizzazione dei diritti di traffico con riguardo al numero dei vettori designati, al numero delle frequenze consentite e al numero dei punti di accesso.»;
la fusione Alitalia - Air-One, con la contestuale privatizzazione della prima, ha creato non solo una situazione di monopolio su alcune rotte, ma anche il pericoloso e non accettabile ruolo di una compagnia privata cui viene affidato in esclusiva il collegamento del nostro Paese con alcuni Paesi terzi;
tra i paesi citati nell'ordine del giorno vi è la Malesia, che non aveva accesso su Milano -:
se siano stati avviati colloqui finalizzati alla ridefinizione degli accordi bilaterali in tema di collegamenti aerei con la Malesia, secondo quanto previsto dall'ordine del giorno Cota, Reguzzoni, Dal Lago sopra citato;
quali siano i contenuti di detti colloqui e i tempi per la loro conclusione.
(4-03803)

Risposta. - In riferimento all'interrogazione in esame, delegata a questo Ministero in data 7 settembre 2009, si forniscono i seguenti elementi di risposta.
Preliminarmente si precisa che, la politica degli accordi aerei rimane improntata al perseguimento del pubblico interesse in una ottica complessiva del sistema, che tenga conto delle esigenze dei vettori, degli aeroporti, del turismo e, ove necessario, anche di interessi pubblici in settori non aeronautici.
La politica del trasporto aereo nazionale è finalizzata al perseguimento di obiettivi afferenti l'estensione della rete nazionale e dei collegamenti che interessano il Paese nella prospettiva politica, economica, turistica e commerciale con particolare riguardo alla tutela dell'utenza e valorizzazione del mercato, allo sviluppo dell'industria del trasporto aereo nazionale e comunitario, in relazione alle potenzialità del mercato ed alla promozione di un ambiente competitivo e pluralistico.
Il trasporto aereo intracomunitario è stato liberalizzato ai sensi del regolamento n. 2408/92 (CE) e prevede che i collegamenti con origine o destinazione al di fuori dello spazio economico europeo siano sottoposti alla regolamentazione degli Stati membri dell'Unione Europea ed alla stipula di accordi di traffico con gli Stati terzi interessati, previsti dall'articolo 6 della Convenzione di Chicago del 7 aprile 1944 nonché dalla normativa comunitaria di cui al Regolamento 847/2004(CE), che attribuisce, in taluni casi, competenze esclusive negoziali nel settore del trasporto aereo alla Commissione dell'Ue, su mandato del Consiglio. Gli accordi aerei e le consultazioni aeronautiche, sia bilaterali sia tra l'Unione europea e gli stati terzi, costituiscono la base del sistema del trasporto aereo mondiale. La disciplina degli accordi concerne:
il quadro normativo;
gli scali da operare su territori delle parti contraenti o degli Stati terzi;
la capacità da offrire in termini di frequenza dei servizi e di tipologia degli aeromobili;
la designazione del numero dei vettori per ciascuna parte.

Recentemente, in materia di accordi aerei bilaterali, a seguito dell'emanazione

della legge n. 2 del 2009, che incorpora l'emendamento cosiddetto «salva Malpensa», è stato ulteriormente ampliato il precedente assetto di reciprocità aeronautica con una logica di maggiore concorrenza e liberalizzazione.
In particolare l'articolo 9, comma 5-
bis stabilisce che il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, di concerto con il Ministero degli affari esteri ed in collaborazione con l'Ente nazionale per l'aviazione civile (Enac) promuova la definizione di nuovi accordi bilaterali nel settore del Trasporto Aereo nonché la modifica di quelli vigenti. In relazione a quanto esposto, le Amministrazioni sopra citate, nell'ottica di una collaborazione congiunta, hanno stilato una lista prioritaria di 39 Paesi con i quali rivedere gli accordi vigenti concordando l'invio di una nota verbale di carattere generale.
Ciò posto viene di seguito precisato quanto richiesto relativamente alla ridefinizione degli accordi bilaterali in tema di collegamenti aerei con la Malesia.
A seguito di richiesta di revisione delle intese aeronautiche vigenti tra l'Italia e la Malesia, anche alla luce dell'emanazione del regolamento 847/2004, si era concordato di tenere consultazioni fra le parti agli inizi del corrente anno. Dette consultazioni sono poi state rimandate a data da definirsi a causa dei nuovi assetti organizzativi allora in itinere e da ulteriori problematiche di carattere generale e diplomatico ancora irrisolte.
Si informa, infine, che la Malesia ha di recente (ottobre 2009) proposto una nuova data per i negoziati (febbraio 2010), sui quali si esprimerà a breve questa Amministrazione.

Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti: Altero Matteoli.

REGUZZONI. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
il Governo ha accolto in data 10 giugno 2008 l'ordine del giorno a firma Cota, Reguzzoni, Dal Lago (A.C. 9/1094-A-R/2) che recita, tra l'altro:
«il traffico aereo di linea fra due Stati è regolamentato da accordi bilaterali, articolati in base a schemi fissi, sottoscritti dai Governi dei due Paesi interessati; attraverso la stipula di un accordo bilaterale viene sancito un regime regolamentare che definisce la quantità di voli offerti, il numero dei soggetti ammessi ad operare e il numero di destinazioni servite tra i due Paesi;
tali accordi, sottoscritti non soltanto secondo puri criteri commerciali, possono essere di due tipi:
open sky: consentono a tutti i vettori delle due parti di collegare qualsiasi punto del proprio territorio con tutti i punti della controparte, in genere senza limitazioni di frequenze (ad esempio Italia/USA e da marzo 2008 UE/USA);
accordi tradizionali: prevedono il numero di vettori designabili da ciascuna parte e abilitati ad operare i collegamenti tra i due Paesi (designazione singola, designazione multipla); prevedono i punti d'accesso di ciascuna parte presso i quali i vettori designati possono atterrare (ogni compagnia è invece generalmente libera di partire da qualsiasi punto all'interno del proprio Paese); prevedono il numero di frequenze operabili tra i due Paesi, i posti offerti e le tariffe;
l'area di Milano e del Nord Italia, ad esempio, subisce al momento forti limitazioni in termini di accessibilità aerea dovute all'attuale configurazione degli accordi bilaterali vigenti che, di fatto, ostacolano o impediscono il concreto sviluppo del trasporto aereo in tale area, attraverso la predeterminazione del vettore designato (monodesignazione), la limitazione delle frequenze e dei punti di accesso;
il riposizionamento su Roma della maggior parte dei servizi extra europei di Alitalia accentua pesantemente queste limitazioni soprattutto, ma non solo, con riferimento all'aeroporto di Malpensa al quale non sono al momento garantite paritarie condizioni di accessibilità con l'altro principale scalo nazionale pur in

presenza di richieste di vettori italiani e stranieri intenzionati ad attivare, nel breve-medio termine, nuovi collegamenti e/o ad incrementare il numero delle frequenze su detto aeroporto; tali richieste, il cui accoglimento è ostacolato dai vigenti accordi bilaterali o dalla concreta attuazione data agli stessi, riguardano:
1) l'accesso su Milano dei seguenti vettori: Belavia (Bielorussia), Malaysia Airlines (Malesia), Korean Air/Asiana (Corea del Sud), Biman (Bangladesh), Air Moldova (Moldova), Gulf Air (Bahrain), Air Astana (Kazakistan), Kuwait Airways (Kuwait), China Airlines/Eva Air (Taiwan);
2) l'incremento di frequenze nei seguenti collegamenti: Riyadh/Milano (Saudi Arabia-Arabia Saudita), Amman/Milano (Royal Jordanian-Giordania), Tripoli/Milano (Lybian Arab/Afriqiyah-Libia), Tunisi/Milano (Tunis Air-Tunisia);
3) l'attivazione di nuovi collegamenti da Milano o incremento degli attuali da parte dei seguenti vettori nazionali: Air Italy, Blue Panorama, Eurofly/Meridiana, Livingston, Neos verso i seguenti paesi: Argentina, Brasile, Egitto, Ghana, Giappone, Israele, Nigeria, Russia, Tunisia, Venezuela;
inoltre, con riferimento agli altri aeroporti, risultano inevase numerose e fondate richieste miranti a ristabilire per tutti gli aeroporti del Paese regole di libero mercato e condizioni di parità di accesso;
alla luce del riposizionamento di Alitalia sullo scalo di Roma, i vigenti accordi aeronautici bilaterali determinano su Milano e sugli altri aeroporti notevoli elementi di criticità in quanto:
nella maggior parte dei casi il numero delle frequenze previste, pur in presenza di pluridesignazione, è interamente, o quasi interamente, operato da Alitalia (ad esempio Argentina, Algeria, Ghana, Brasile);
le previsioni di monodesignazione limitano alla sola Alitalia il diritto di operare (ad esempio Egitto e Venezuela);
le eventuali previsioni di limitazione dei punti di accesso sono state finora attuate unicamente a favore di Roma»;
il citato ordine del giorno ha impegnato il Governo «ad adottare ogni possibile iniziativa ed impartire ogni necessaria istruzione affinché si pervenga ad un'urgente revisione/ridefinizione dei vigenti accordi bilaterali in modo da garantire, anche su Malpensa e sugli altri aeroporti, l'effettiva liberalizzazione dei diritti di traffico con riguardo al numero dei vettori designati, al numero delle frequenze consentite e al numero dei punti di accesso.»;
la fusione Alitalia-Air One con la contestuale privatizzazione della prima, ha creato non solo una situazione di monopolio su alcune rotte, ma anche il pericoloso e non accettabile ruolo di una compagnia privata cui viene affidato in esclusiva il collegamento del nostro paese con alcuni paesi terzi;
tra i paesi citati nell'Ordine del Giorno vi è il Giappone, Paese verso il quale è stato richiesto un incremento del numero di collegamenti aerei;
un nuovo collegamento aereo internazionale da e/o verso il nostro Paese è - tra l'altro - un elemento di positività economica importante nella congiuntura presente, sia per l'occupazione diretta che genera, sia per l'indotto, sia per l'aumento indiretto dell'attività economica;
il Giappone - quale paese del G8 - rappresenta una destinazione importante per l'economia del nostro Paese -:
se siano stati avviati colloqui finalizzati alla ridefinizione degli accordi bilaterali in tema di collegamenti aerei con il Giappone secondo quanto previsto dall'ordine del giorno Cota, Reguzzoni, Dal Lago sopra citato;
quali siano i contenuti di detti colloqui e i tempi per la loro conclusione;
quali siano i contenuti delle potenziali intese e i tempi per la loro concreta attuazione.
(4-03807)

Risposta. - In riferimento all'interrogazione in esame, delegata a questo Ministero in data 7 settembre 2009, si forniscono i seguenti elementi di risposta.
I negoziati con il Giappone si sono svolti a Roma il 16 e il 17 giugno 2009.
Le consultazioni hanno condotto alla stipula di nuove intese - immediatamente vigenti - consentendo, tra l'altro, un incremento di capacità (quella relativa all'aeroporto di Tokyo operabile a decorrere dal marzo 2010), l'aumento degli scali di destinazione (per la parte giapponese, ulteriori due aeroporti da definire, oltre a quelli di Milano e Roma già previsti da precedenti accordi) ed un'estensione delle facoltà di
code sharing.
È stata altresì concordata l'introduzione delle clausole standard comunitarie (designazione comunitaria e disciplina della safety, security, eccetera).
Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti: Altero Matteoli.

REGUZZONI. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
il Governo ha accolto in data 10 giugno 2008 l'ordine del giorno a firma Cota, Reguzzoni, Dal Lago (A.C. 9/1094-A-R/2) che recita, tra l'altro:
«il traffico aereo di linea fra due Stati è regolamentato da accordi bilaterali, articolati in base a schemi fissi, sottoscritti dai Governi dei due Paesi interessati; attraverso la stipula di un accordo bilaterale viene sancito un regime regolamentare che definisce la quantità di voli offerti, il numero dei soggetti ammessi ad operare e il numero di destinazioni servite tra i due Paesi;
tali accordi, sottoscritti non soltanto secondo puri criteri commerciali, possono essere di due tipi:
open sky: consentono a tutti i vettori delle due parti di collegare qualsiasi punto del proprio territorio con tutti i punti della controparte, in genere senza limitazioni di frequenze (ad esempio Italia/USA e da marzo 2008 UE/USA);
accordi tradizionali: prevedono il numero di vettori designabili da ciascuna parte e abilitati ad operare i collegamenti tra i due Paesi (designazione singola, designazione multipla); prevedono i punti d'accesso di ciascuna parte presso i quali i vettori designati possono atterrare (ogni compagnia è invece generalmente libera di partire da qualsiasi punto all'interno del proprio Paese); prevedono il numero di frequenze operabili tra i due Paesi, i posti offerti e le tariffe;
l'area di Milano e del Nord Italia, ad esempio, subisce al momento forti limitazioni in termini di accessibilità aerea dovute all'attuale configurazione degli accordi bilaterali vigenti che, di fatto, ostacolano o impediscono il concreto sviluppo del trasporto aereo in tale area, attraverso la predeterminazione del vettore designato (monodesignazione), la limitazione delle frequenze e dei punti di accesso;
il riposizionamento su Roma della maggior parte dei servizi extra europei di Alitalia accentua pesantemente queste limitazioni soprattutto, ma non solo, con riferimento all'aeroporto di Malpensa al quale non sono al momento garantite paritarie condizioni di accessibilità con l'altro principale scalo nazionale pur in presenza di richieste di vettori italiani e stranieri intenzionati ad attivare, nel breve-medio termine, nuovi collegamenti e/o ad incrementare il numero delle frequenze su detto aeroporto; tali richieste, il cui accoglimento è ostacolato dai vigenti accordi bilaterali o dalla concreta attuazione data agli stessi, riguardano:
1) l'accesso su Milano dei seguenti vettori: Belavia (Bielorussia), Malaysia Airlines (Malesia), Korean Air/Asiana (Corea del Sud), Biman (Bangladesh), Air Moldova (Moldova), Gulf Air (Bahrain), Air Astana (Kazakistan), Kuwait Airways (Kuwait), China Airlines/Eva Air (Taiwan);
2) l'incremento di frequenze nei seguenti collegamenti: Riyadh/Milano (Saudi Arabia-Arabia Saudita), Amman/Milano (Royal Jordanian-Giordania), Tripoli/Milano

(Lybian Arab/Afriqiyah-Libia), Tunisi/Milano (Tunis Air-Tunisia);
3) l'attivazione di nuovi collegamenti da Milano o incremento degli attuali da parte dei seguenti vettori nazionali: Air Italy, Blue Panorama, Eurofly/Meridiana, Livingston, Neos verso i seguenti paesi: Argentina, Brasile, Egitto, Ghana, Giappone, Israele, Nigeria, Russia, Tunisia, Venezuela;
inoltre, con riferimento agli altri aeroporti, risultano inevase numerose e fondate richieste miranti a ristabilire per tutti gli aeroporti del Paese regole di libero mercato e condizioni di parità di accesso;
alla luce del riposizionamento di Alitalia sullo scalo di Roma, i vigenti accordi aeronautici bilaterali determinano su Milano e sugli altri aeroporti notevoli elementi di criticità in quanto:
nella maggior parte dei casi il numero delle frequenze previste, pur un presenza di pluridesignazione, è interamente, o quasi interamente, operato da Alitalia (ad esempio Argentina, Algeria, Ghana, Brasile);
le previsioni di monodesignazione limitano alla sola Alitalia il diritto di operare (ad esempio Egitto e Venezuela);
le eventuali previsioni di limitazione dei punti di accesso sono state finora attuate unicamente a favore di Roma»;
il citato ordine del giorno ha impegnato il Governo «ad adottare ogni possibile iniziativa ed impartire ogni necessaria istruzione affinché si pervenga ad un'urgente revisione/ridefinizione dei vigenti accordi bilaterali in modo da garantire, anche su Malpensa e sugli altri aeroporti, l'effettiva liberalizzazione dei diritti di traffico con riguardo al numero dei vettori designati, al numero delle frequenze consentite e al numero dei punti di accesso.»;
la fusione Alitalia-Air One con la contestuale privatizzazione della prima, ha creato non solo una situazione di monopolio su alcune rotte, ma anche il pericoloso e non accettabile ruolo di una compagnia privata cui viene affidato in esclusiva il collegamento del nostro paese con alcuni paesi terzi;
tra i Paesi citati nell'ordine del giorno vi è la Nigeria, Paese verso il quale è stato richiesto un incremento del numero di collegamenti aerei;
un nuovo collegamento aereo internazionale da e/o verso il nostro Paese è - tra l'altro - un elemento di positività economica importante nella congiuntura presente, sia per l'occupazione diretta che genera, sia per l'indotto dell'attività economica -:
se siano stati avviati colloqui finalizzati alla ridefinizione degli accordi bilaterali in tema di collegamenti aerei con la Nigeria secondo quanto previsto dall'ordine del giorno Cota, Reguzzoni, Dal Lago sopra citato;
quali siano i contenuti di detti colloqui e i tempi per la loro conclusione.
(4-03858)

Risposta. - In riferimento all'interrogazione indicata in oggetto, delegata a questo Ministero in data 7 settembre 2009, si forniscono i seguenti elementi di risposta.
L'Ente nazionale per l'aviazione civile (Enac) in coordinamenti con il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti e con il Ministero degli affari esteri (Direzione Generale per la cooperazione economica e finanziaria multilaterale), ha avviato una fase di ricognizione generale degli interessi emergenti da parte dell'industria italiana di settore, delle gestioni aeroportuali e dei Paesi/vettori esteri in attuazione dell'articolo 19, comma 5-
bis della legge 28 gennaio 2009, n. 2, di conversione del decreto-legge n. 185 del 2008.
In tale contesto è stata inviata dal Ministero degli affari esteri una nota verbale alle competenti autorità nigeriane al fine di rendere note la nuova politica italiana tesa alla liberalizzazione del traffico aereo, l'intenzione di aggiornare gli accordi in vigore in coerenza con la predetta politica ed una informativa sul rilascio di

autorizzazioni provvisorie alle compagnie che ne fanno richiesta.
A tutt'oggi non risulta pervenuta alcuna risposta.
Resta inteso che l'Enac darà attuazione all'articolo 19, comma 5-
bis sopra indicato, in caso di eventuali future richieste di autorizzazioni provvisorie che dovessero pervenire da vettori interessati ai collegamenti Italia-Nigeria.
Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti: Altero Matteoli.

ANTONINO RUSSO. - Al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione, al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
il comma 3 dell'articolo 63 dello schema di decreto legislativo attuativo della legge n. 15 del 4 marzo 2009, senza fare alcun esplicito riferimento ad alcuna applicazione della norma prevista dalla fonte primaria, afferma che «per consentire l'adeguamento dei meccanismi di rilevazione della rappresentatività sindacale a seguito dell'entrata in vigore del presente decreto secondo quanto previsto dagli articoli 42 e 43 del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, per i rinnovi contrattuali relativi al primo periodo successivo a quello in corso la medesima rappresentatività rimane determinata con riferimento alla media fra dato associativo e dato elettorale rilevati per il biennio contrattuale 2008-2009. Conseguentemente, in deroga all'articolo 42, comma 4, del decreto n. 165 del 2001, sono prorogati per il successivo triennio gli organismi di Rappresentanza unitaria del personale»;
il comma 5 dell'articolo 72 dello stesso schema di decreto afferma che «con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, di concerto con il Ministro dell'istruzione dell'università e della ricerca e con il Ministro dell'economia e delle finanze, sono determinati i limiti e modalità di applicazione delle disposizioni dei Titoli II e III del presente decreto al personale docente della scuola e delle accademie, conservatori e istituti assimilati e ai ricercatori negli Enti di ricerca»;
l'articolo 42, comma 4, del decreto legislativo n. 165 del 2001, d'altronde, recita che con «appositi accordi o contratti collettivi nazionali, tra l'Aran e le confederazioni o organizzazioni sindacali rappresentative ai sensi dell'articolo 43, sono definite la composizione dell'organismo di rappresentanza unitaria del personale e le specifiche modalità delle elezioni, prevedendo in ogni caso il voto segreto, il metodo proporzionale e il periodico rinnovo, con esclusione della prorogabilità»;
nell'accordo quadro sulla riforma degli assetti contrattuali del 22 gennaio 2009, il Governo e alcune organizzazioni sindacali rappresentative convergono di realizzare un accordo sulle regole e procedure della negoziazione e della gestione della contrattazione collettiva, in sostituzione del regime vigente, in particolare stabilendo al punto 17 che «i successivi accordi dovranno definire, entro 3 mesi, nuove regole in materia di rappresentanza delle parti nella contrattazione collettiva valutando le diverse ipotesi che devono essere adottate con accordo», e al punto 18 che «le nuove regole possono determinare, limitatamente alla contrattazione di secondo livello nelle aziende di servizi pubblici locali, l'insieme dei sindacati, rappresentativi della maggioranza dei lavoratori, che possano proclamare gli scioperi al termine della tregua sindacale definita», senza, tuttavia, individuare nelle «Disposizioni finali sull'Intesa per l'applicazione dell'Accordo quadro sulla riforma degli assetti contrattuali del 22 gennaio 2009 ai comparti contrattuali del settore pubblico», firmato dal Governo e da alcune organizzazioni sindacali rappresentative il 30 aprile 2009 nuovi criteri in merito alla rappresentatività, peraltro non previsti dalla legge, tanto che al punto 6 ribadiscono che «per un regolato sistema di relazioni sindacali le parti si impegnano a rispettare e a far

rispettare - nell'esercizio delle potestà e delle funzioni proprie di ciascuno dei soggetti firmatari - tutte le regole che liberamente sono definite in materia di contrattazione collettiva»;
rimane vigente l'Accordo Collettivo quadro per la Costituzione delle rappresentanze sindacali unitarie per il personale dei comparti delle pubbliche amministrazioni e per la definizione del relativo regolamento elettorale firmato il 7 agosto 1998 e sue successive integrazioni;
entro la fine del 2009 devono essere indette le procedure di elezione per il rinnovo delle RSU nel Comparto Scuola, il cui numero di lavoratori rappresenta un terzo del Comparto pubblico -:
se in vista dell'emanazione del Decreto Legislativo attuativo della legge n. 15 del 4 marzo 2009 intenda garantire la regolare indizione delle elezioni dei rappresentanti sindacali unitari nei singoli comparti alla loro naturale scadenza, in particolare nel comparto Scuola, prima della fine del corrente anno solare nel rispetto della normativa vigente, in particolare degli articoli 40 e 42 del Decreto legislativo n. 165 del 2001, per non incorrere in vizi di illegittimità per eccesso di delega, e per non attentare alle attuali regole di democrazia sindacale che determinano la rappresentatività dei lavoratori.
(4-04667)

Risposta. - In riferimento all'atto di sindacato ispettivo in esame, concernente lo svolgimento delle elezioni delle rappresentanze sindacali unitarie nei singoli comparti, si rappresenta quanto segue.
L'interrogante chiede, in particolare, di sapere quali iniziative intenda adottare il Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione al fine di garantire la regolare indizione delle elezioni delle Rsu nei singoli comparti ed, in particolare, in quello della scuola, ciò in vista dell'adozione del decreto legislativo attuativo della legge n. 15 del 2009, in materia di ottimizzazione della produttività del lavoro pubblico e di efficienza e trasparenza delle pubbliche amministrazioni.
In primo luogo, occorre rilevare che la citata legge n. 15 del 2009 ha individuato, tra i criteri e principi di delega, quello del riordino delle procedure di contrattazione collettiva nazionale. Si è poi previsto uno specifico criterio finalizzato alla riduzione del numero dei comparti e delle aree di contrattazione, ferma restando la competenza della contrattazione collettiva per l'individuazione della relativa composizione. La predetta legge non è invece intervenuta direttamente in materia di rappresentatività sindacale, per cui la normativa vigente nel predetto ambito, ivi compresa quella inerente ai criteri sulla base dei quali essa viene determinata (la media tra il dato elettorale ed il dato elettivo), è rimasta invariata.
In attuazione del suindicato criterio, lo schema di decreto legislativo attuativo della suddetta legge delega approvato in via definitiva dal Governo ed attualmente in corso di pubblicazione ha previsto la riduzione dei comparti di contrattazione collettiva, fissandone il numero complessivo in due, a cui corrispondono altrettante aree dirigenziali. È evidente che tale modifica strutturale, consistente nella riduzione del numero e, quindi, dell'assetto complessivo dei comparti, determinerà, una volta entrata in vigore, la necessità di accertare la rappresentatività in relazione alla nuova disciplina. Tale accertamento richiederà inevitabilmente tempi congrui per tutte le operazioni richieste, con riguardo sia al dato associativo (deleghe) che a quello elettorale (voti nelle Rsu).
Ciò premesso, si è resa, pertanto, inevitabile la programmazione di una fase transitoria - che si concluderà con le elezioni delle Rsu in base al rinnovato sistema dei comparti di contrattazione - nel corso della quale poter utilizzare i dati inerenti alla rappresentatività sindacale, ivi compresi quelli originati dalle elezioni Rsu, già accertati e verificati. Nella predetta ottica, si colloca, dunque, la specifica previsione normativa di cui all'articolo 63 dello schema di decreto legislativo, laddove si è disposta la proroga, per il successivo triennio, degli organismi di rappresentanza unitaria del personale.


Ne deriva, pertanto, che appaiono non corrette le valutazioni dell'interrogante, laddove si lamentano presunti «vizi di illegittimità per eccesso di delega» delle disposizioni di cui allo schema di decreto delegato, nella parte in cui non è stabilito lo svolgimento delle elezioni delle Rsu alle loro scadenza naturale.
Nell'individuare le disposizioni legislative di cui alla legge n. 15 del 2009 rispetto alle quali apprezzare la sussistenza della carenza di delega, l'interrogante, infatti, prende in esame esclusivamente l'articolo 3 ed i relativi criteri specifici di delega, senza tenere conto anche dei criteri generali stabiliti dall'articolo 2 della medesima legge ed, in particolare, quello di cui alla lettera
a) del citato articolo (convergenza degli asserti regolativi del lavoro pubblico con quelli del lavoro privato con particolare riferimento al sistema delle relazioni sindacali).
La disposizione di proroga della durata delle Rsu di cui all'articolo 63 dello schema di decreto legislativo, è stata dunque introdotta sulla base del suindicato criterio generale, nonché in attuazione di altri criteri specifici di delega, tra i quali quelli relativo alla durata dei contratti ed alla necessità di ridurre i tempi e i ritardi dei rinnovi.
Si evidenzia, inoltre, che la I Commissione del Senato della Repubblica, in sede di formulazione del prescritto parere, non solo ha condiviso l'impostazione del legislatore delegato finalizzata ad utilizzare i dati sulla rappresentatività già validati, ma ha richiesto l'integrazione della normativa in esame. In particolare, la predetta Commissione ha proposto di inserire una puntuale disposizione di proroga delle Rsu, anche se alla data di entrata in vigore del decreto legislativo di attuazione siano state indette le relative elezioni.
Sul piano logico-sistematico, merita poi di essere precisato che la soluzione adottata in via transitoria risponde all'esigenza di continuare a disporre dei dati per l'accertamento della rappresentatività sindacale gia consolidati, in attesa di procedere all'accertamento della rappresentatività sindacale in relazione ai nuovi comparti, la cui composizione sarà determinata dalle parti contrattuali nei limiti di numero fissati dalla normativa delegata. Al contrario, non si è ritenuto possibile procedere immediatamente alle elezioni delle Rsu in relazione ai comparti di contrattazione nella loro attuale configurazione, poiché ciò avrebbe originato un dato elettorale successivamente non utilizzabile come criterio per l'accertamento della rappresentatività nei nuovi comparti, necessariamente non coincidenti con i precedenti.
Infine, in linea con le esigenze di salvaguardia dell'intero sistema delle relazioni sindacali ed al fine di individuare modalità condivise per il passaggio dal vecchio sistema contrattuale a quello previsto in attuazione della legge n. 15 del 2009, la soluzione legislativa adottata è stata concordata dalla maggioranza delle organizzazioni sindacali appositamente convocate dall'Agenzia per la rappresentanza negoziale delle pubbliche amministrazioni, su espresso mandato del Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione.

Il Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione: Renato Brunetta.

SCILIPOTI. - Al Ministro per i rapporti con le regioni. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 23-bis del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, disposizioni urgenti per lo sviluppo economico, la semplificazione, la competitività, la stabilizzazione della finanza pubblica e la perequazione tributaria, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133, pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 195 del 21 agosto 2008, che disciplina in particolare i servizi pubblici di rilevanza economica è stato oggetto di ricorso sul piano della costituzionalità da parte delle seguenti Regioni:
20 ottobre 2008 - Regione Emilia Romagna, Ricorso per la dichiarazione di illegittimità costituzionale dell'articolo 23-bis, commi 7 e 10;
20 ottobre 2008 - Regione Liguria, Ricorso per la dichiarazione di illegittimità

costituzionale dell'articolo 23-bis, commi 2, 3, 4, 7 e 10;
20 ottobre 2008 - Regione Piemonte, Ricorso per la dichiarazione di illegittimità costituzionale dell'articolo 23-bis, commi 1, 2, 3, 4, 8, 10;
ben due dei tre ricorsi di costituzionalità depositati dalla Regioni suindicate contestano l'obbligo di affidamento dei servizi pubblici locali tramite «gara» previsto del comma 2 del citato articolo e le stesse Regioni contestano anche i vincoli connessi con le modalità di affidamento in house providing (commi 3 e 4);
i ricorsi presentati dalle Regioni ritengono che tali disposizioni di legge statale ledano la propria sfera di competenza legislativa stabilita in Costituzione per le seguenti ragioni in Diritto:
a) violazione dell'articolo 117 (commi primo, secondo, terzo e quarto) e dell'articolo 97 della Costituzione (difetto di tutela della concorrenza. Violazione della residua competenza legislativa regionale);
b) violazione dell'articolo 117 della Costituzione (commi primo, secondo, terzo e quarto) e degli articoli 3 e 97 della costituzione violazione della competenza legislativa regionale. (Violazione dei principi costituzionali di autorganizzazione e di buon andamento dell'amministrazione, di autonomia normativa delle funzioni, di ragionevolezza);
c) violazione dell'articolo 117 (commi primo, secondo, terzo e quarto) della Costituzione con riferimento agli articoli 114, 117, sesto comma, e 118 primo e secondo comma, della costituzione violazione dell'autonomia degli enti territoriali riconosciuta anche dalla Unione Europea (articolo 5 Trattato UE);
la Corte dei Conti per la Regione Lombardia con il parere n. 195 del 2009 in merito alle disposizioni di affidamento previste dall'articolo 23-bis del decreto-legge n. 112 del 2000, ha riconosciuto l'autonomia degli enti locali nel dichiarare la natura dei servizi pubblici locali e quindi definire, di volta in volta, se un servizio sia di rilevanza economica o meno;
la garanzia costituzionale dell'organo delle regioni e degli altri enti territoriali (Comuni e Province) non può essere soggetta a limiti di legge statale che impongono una preferenza verso l'esternalizzazione dei servizi pubblici;
la potestà regolamentare spetta allo Stato nelle materie di legislazione esclusiva (tutela della concorrenza), alle Regioni in ogni altra materia (articolo 117, quarto comma ed a livello locale in virtù del principio autonomistico (articolo 5);
l'articolo 23-bis disciplina in via transitoria, direttamente il solo servizio idrico integrato (comma 8), e con rinvio al regolamento governativo per tutti gli altri servizi pubblici locali di rilevanza economica comma 10, lettera e;
la preesistente disciplina generale del servizio pubblico locale (articolo 113 del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267) non è tuttavia integralmente sottoposta ad abrogazione dal nuovo articolo 23-bis, perché quest'ultimo espressamente prevede che cessino di avere effetto le norme preesistenti nelle sole «parti incompatibili» con le sue nuove disposizioni (comma 11, articolo 23-bis, decreto legge n. 112 del 2008, citato) -:
quale sia l'orientamento che il Governo intenda assumere in tema di disciplina dei servizi pubblici locali alla luce delle questioni di costituzionalità sollevate da tre Regioni sui contenuti previsti dall'articolo 23-bis, se non sia opportuno assumere iniziative volte a modificare detto decreto, in particolare se, in attesa del pronunciamento da parte della Corte Costituzionale non sia opportuno rinviare l'obbligo, espressamente previsto al comma 8 dell'articolo 23-bis relativamente al servizio idrico integrato che prevede la scadenza entro e non oltre la data del 31 dicembre 2010 delle concessioni rilasciate con procedure diverse dall'evidenza pubblica,

fatta salva la concessione degli affidamenti in house.
(4-03694)

Risposta. - In riferimento all'atto di sindacato ispettivo in esame, si forniscono i seguenti elementi di risposta.
Il Governo, con l'articolo 15 del decreto-legge 25 settembre 2009, n. 135, ha modificato e integrato la disciplina in materia di servizi pubblici locali di rilevanza economica, già contenuta nell'articolo 23-
bis del decreto-legge n. 112 del 2008, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 133 del 2008.
Come è noto, il citato articolo 23-
bis ha previsto una disciplina comune a tutti i servizi pubblici locali di rilevanza economica, inerente le modalità di conferimento della gestione, la definizione della transizione al nuovo regime, nonché una serie di divieti posti a carico dei soggetti titolari della gestione di servizi pubblici locali non affidati mediante procedure competitive, attribuendo al Governo il compito di emanare uno o più regolamenti di delegificazione entro 180 giorni dalla conversione in legge.
Si ricorda che, con l'articolo 23-
bis, la materia dell'affidamento dei servizi pubblici locali ha compiuto già un passo in avanti nella direzione di una chiara affermazione del principio della gara quale modalità ordinaria di affidamento cui fa eccezione il solo in-house providing che, è bene ricordarlo, la giurisprudenza comunitaria considera, a certe condizioni, compatibile con i principi della concorrenza contenuti nel Trattato.
Nella fase di predisposizione delle disposizioni regolamentari, cui sono affidati delicati compiti di completamento della disciplina contenuta nella norma primaria, il Governo ha proceduto ad un ampio e approfondito confronto con tutte le parti in causa: regioni, enti locali, aziende, sindacati, autorità garanti.
In questa stessa fase, sono emerse anche alcune criticità della disciplina dettata dall'articolo 23-
bis cui, per gli ovvi limiti dello strumento, non era possibile porre rimedio.
Pertanto, con il citato decreto-legge n. 135 del 2009, si è proceduto a modificare l'articolo 23-
bis per migliorarne alcuni aspetti e per adeguare ulteriormente la disciplina all'ordinamento comunitario allo scopo di aumentare la spinta liberalizzatrice in un quadro di riferimento normativo certo e chiaro che agevoli l'iniziativa dei soggetti privati, riduca i costi per le pubbliche amministrazioni e garantisca la migliore qualità dei servizi resi agli utenti.
Al fine di eliminare uno degli aspetti di maggiore criticità emessi in sede di attuazione del citato articolo 23-
bis - peraltro evidenziati anche dall'interrogazione cui si risponde - si definisce, in modo coerente, il regime transitorio degli affidamenti non conformi alla nuova disciplina di adeguamento all'ordinamento comunitario, senza alcuna eccezione per il servizio idrico integrato.
Il citato articolo 15 del decreto legge n. 135, di modifica dell'articolo 23-
bis ora all'esame del Parlamento per la sua conversione, nel rispetto della disciplina comunitaria e in un'ottica di affermazione dei principi della libera concorrenza, offre un quadro di regole chiaro, certo nella sua applicabilità, equilibrato rispetto al contemperamento dei vari interessi in campo e dalla chiara impronta liberale.
Si rammenta, inoltre, che la nuova disciplina sarà completata, entro la fine del 2009, con l'adozione delle previste disposizioni di delegificazione cui è affidato, tra l'altro, il compito di abrogare le parti incompatibili della nuova disciplina con quella previgente contenuta nell'articolo 113 del decreto legislativo n. 267 del 2000.
Quanto agli aspetti relativi al contenzioso costituzionale riferito all'articolo 23-
bis, si evidenzia che il Governo si è costituito nel giudizio dinnanzi alla Corte costituzionale sollevato dalle regioni Piemonte, Liguria ed Emilia Romagna, nella convinzione che, in ragione delle finalità perseguite, le norme impugnate vadano ricondotte nell'ambito della materia «tutela della concorrenza», attribuita alla competenza legislativa esclusiva dello Stato (articolo 117, secondo comma, lettera e), Cost.).
Come più volte chiarito dalla giurisprudenza costituzionale, la titolarità della potestà legislativa in tale materia consente

allo Stato di adottare misure di garanzia del mantenimento di mercati già concorrenziali e di liberalizzazione dei mercati stessi, ivi comprese disposizioni di carattere generale che disciplinano le modalità di gestione e l'affidamento dei servizi pubblici locali di rilevanza economica. Pertanto, l'intervento statale può consistere nell'emanazione di una disciplina analitica, la quale può anche impattare su materie attribuite alla competenza legislativa delle regioni, a condizione che lo stesso intervento normativo sia coerente con i principi della concorrenza e proporzionato rispetto alle finalità perseguite.
Il Ministro per i rapporti con le regioni: Raffaele Fitto.

TORRISI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
da notizie di stampa ricorrenti si apprende che la metropolitana di Catania risulta in stato di avanzata realizzazione sia nel tratto interno alla città (stazioni: Borgo-Viale Africa-Stazione Ferroviaria-Piazza Stesicoro-Porto-Aeroporto) sia nel tratto Borgo-Misterbianco (stazioni: Cibali-San Nullo-Nesima-Fontana, Monte Po, Misterbianco Z.I., Misterbianco centro). Risulta in fase di completamento anche il tratto Paternò-Adrano;
non si hanno notizie in ordine al progetto esecutivo ed al finanziamento della parte centrale dell'importante infrastruttura, precisamente per il tratto collegante Misterbianco-Paternò;
inoltre, da diversi anni, su richiesta dell'Ente esecutore della metropolitana, Ferrovia Circumetnea, il Comune di Paternò ha provveduto ad approvare una variante al proprio P.R.G. per localizzare in Zona Ardizzone un progetto per la costruzione di un «Deposito-Officina che avrebbe dovuto ricevere le attuali officine, i depositi automobilistici e ferroviari a scartamento ridotto, nonché le officine e le rimesse del materiale rotabile della metropolitana non appena il processo di realizzazione fosse stato completato fino alla stazione «Paternò Ardizzone»;
di tale opera, da diverso tempo la Circumetnea di Catania è in possesso del progetto esecutivo approvato di euro 15.000.000 pronto per essere finanziato ed appaltato;
si evidenzia, che le istituzioni di Paternò e la classe politica dirigente degli anni '80, furono protagonisti, assieme ad altri, a determinare la volontà politica amministrativa per la realizzazione della Metropolitana Catania-Misterbianco-Paternò-Adrano, perché ritenuta strategica per lo sviluppo economico e sociale dell'area Metropolitana e per risolvere definitivamente i problemi della mobilità dei cittadini delle zone interessate. Per antica aspirazione quindi, i cittadini di Paternò e dintorni, aspettano con ansia notizie rassicuranti in ordine alla realizzazione dell'importante infrastruttura -:
se i finanziamenti in atto esistenti sono sufficienti anche per la costruzione della tratta di metropolitana Misterbianco-Parternò, e se insufficienti, come intenda il Ministro procedere per assicurare i necessari finanziamenti occorrenti per la costruzione della tratta di metropolitana di cui sopra;
considerata l'importanza e l'utilità, perché non si procede all'immediata realizzazione del progetto «Deposito Officina» localizzato in zona Ardizzone del Comune di Paternò, da diverso tempo cantierabile.
(4-02996)

Risposta. - In riferimento all'interrogazione in esame, si forniscono i seguenti elementi di risposta.
La società Ferrovia Circumetnea ha riferito di aver concluso, nell'ambito delle varie attività di ammodernamento, la procedura ristretta per l'affidamento delle prestazioni per la progettazione preliminare degli interventi per il completamento del programma di ammodernamento della Ferrovia Circumetnea previsto nel 1o programma delle infrastrutture strategiche (delibera CIPE n. 121/2001) - Sistemi urbani

metropolitani - Nodo integrato di Catania e Stazione Ferroviaria, compreso completamento circumetnea.
Con Decreto interministeriale del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti e del Ministero dell'economia e delle finanze n. 22222 del 23 dicembre 2004 e registrato alla Corte dei Conti in data 19 aprile 2005, è stato assegnato a favore della società Ferrovia Circumetnea un contributo quindicennale per le attività di che trattasi. Con decreto ministeriale n. 22608 del 31 dicembre 2004 è stata impegnata a favore della società Ferrovia Circumetnea la somma di euro 446.566,50 sul cap. 7060 - piano gestionale 01 - in conto competenza dell'esercizio 2004 e per gli esercizi futuri fino all'anno 2018, per un finanziamento complessivo di euro 5.000.000,00.
Nella predetta procedura di gara, oltre alla progettazione relativa ad interventi riguardanti le tratte metropolitane e sub urbane, è compresa anche quella riguardante le opere civili, impianti tecnologici e armamento della tratta di metropolitana Misterbianco Centro-Paternò.
L'importo lavori presunto relativo alla tratta in questione ammonta a euro 168.130.000 e le prestazioni da eseguire sono: adeguamento progettazione preliminare; attualizzazione indagini geologiche, idrogeologiche ed archeologiche preliminari; prime indicazioni e disposizioni per la stesura dei piani di sicurezza; studio di impatto ambientale.
Conseguentemente, con delibera del 30 gennaio 2009 il nuovo commissario governativo ha deliberato l'aggiudicazione definitiva per l'affidamento delle prestazioni relative alla progettazione preliminare sopra citate e, acquisita tutta la documentazione necessaria per la stipula del contratto di appalto, si è in attesa di ricevere le informazioni antimafia da parte della Prefettura per procedere alla stipula.
In merito alla copertura finanziaria necessaria alla realizzazione della tratta Misterbianco Centro-Paternò, la società Ferrovia Circumetnea informa che attualmente l'intervento non è finanziato. Con nota prot. DIPE. 357/.P del 26 novembre 2008 il Comitato interministeriale per la programmazione economica ha comunicato, che gli intervento del nodo di Catania, facenti parte del programma delle infrastrutture strategiche, una volta completata la progettazione preliminare, possono essere sottoposti allo stesso Comitato interministeriale per la programmazione economica, per il loro inserimento nella programmazione finanziaria delle risorse per l'attuazione del predetto programma.
Per quanto riguarda infine il deposito-officina di Paternò-Ardizzone, la società Ferrovia Circumetnea fa sapere che è in attesa del reperimento dei fondi necessari, pari ad euro 11.929.278,43, da integrare al finanziamento già assegnato, pari ad euro 3.564.428,54, al fine da poter avviare le procedure di gara per la realizzazione del primo lotto funzionale.

Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti: Altero Matteoli.

TOUADI. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
con decreto del Ministro dello sviluppo economico 23 luglio 2009 in materia di sicurezza degli ascensori si dispone che tutti gli ascensori con più di dieci anni di vita, dovranno essere sottoposti a verifica straordinaria entro cinque anni;
il provvedimento, che è entrato in vigore il 1° settembre 2009, prevede inoltre la realizzazione degli interventi di adeguamento della sicurezza, con scadenze legate alla data di costruzione degli ascensori;
in caso di mancata esecuzione dei predetti interventi di adeguamento, il decreto dispone il fermo dell'ascensore, generando così gravi disagi per la popolazione anziana e per tutti coloro che non sono in grado di deambulare autonomamente;
attualmente gli ascensori sono sottoposti, ogni semestre, ad un controllo di manutenzione e, ogni due anni, ad una verifica strutturale;

da una stima fatta dalle organizzazioni degli ascensoristi, le famiglie italiane sarebbero sottoposte ad un onere, per gli interventi di adeguamento previsti dal decreto in parola, di circa 6 miliardi di euro -:
quali siano i motivi che hanno indotto il Ministro interrogato a sottoporre le famiglie italiane, in un momento di grande crisi, ad un notevole sforzo economico, introducendo peraltro degli obblighi stringenti non previsti da nessuna normativa cogente dell'Unione europea.
(4-03996)

Risposta. - Con riferimento all'atto di sindacato ispettivo in esame, e sulla base degli elementi forniti dalla direzione generale competente, si comunica quanto segue.
Il dibattito sulla sicurezza degli ascensori è una problematica che risale all'epoca dell'emanazione della direttiva 95/16/CE del 29 giugno 1995, per il ravvicinamento delle legislazioni degli Stati membri relative agli ascensori.
Conseguentemente, venne emanato il decreto del Presidente della Repubblica 162 del 30 aprile 1999, recante norme attuative, dal quale restavano, però, esclusi tutti gli impianti preesistenti (circa 700.000, su un totale di 870.000), con anzianità media di qualche decennio.
Va evidenziato che la Commissione europea, con raccomandazione 95/216/CE dell'8 giugno 1995, sul miglioramento della sicurezza degli ascensori esistenti, aveva sottolineato, tuttavia, la necessità che anche gli impianti preesistenti venissero posti in regola, nel sostanziale e fondamentale rispetto del principio della sicurezza dei cittadini, da parte degli Stati membri.
Detta raccomandazione, pur non essendo formalmente vincolante, non risultava però priva di effetti giuridici, come da pronunce della Corte europea di Giustizia in ordine al carattere rivestito da tali atti.
Sostanzialmente, i due atti comunitari citati (direttiva 95/16/CE del 29 giugno 1995 e Raccomandazione 95/216/CE dell'8 giugno 1995), pressoché coevi e complementari, si occupavano l'uno di dettare regole per le nuove immissioni sul mercato delle macchine in questione, l'altro di migliorare la sicurezza di quelle preesistenti, nel comune intento di garantire il bene primario della sicurezza dei cittadini, intento che poteva risultare vanificato dalla mancata adozione, da parte degli Stati membri, di interventi in ottemperanza alla raccomandazione medesima.
Nello specifico, la Commissione europea, nel richiamare il compito di garantire sul territorio la sicurezza delle persone e considerando che non esistono in tutti gli Stati membri dispositivi adeguati a garantire la sicurezza degli ascensori, raccomandò agli stessi di effettuare una ricognizione della situazione del parco ascensori esistente sui rispettivi territori, per decidere quali misure adottare al fine di promuovere il miglioramento in ordine alla sicurezza degli stessi, nell'ottica di una tendenziale convergenza dei livelli di affidabilità degli impianti già in servizio con quelli di futura immissione nel mercato, conformi alla Direttiva emanata.
A tal fine, la Commissione segnalò, come prioritario, l'adeguamento ad una serie di requisiti che, per effetto della legislazione vigente in Italia, erano peraltro in buona parte già soddisfatti dagli ascensori in servizio.
A supporto dell'analisi, volta ad individuare e definire gli interventi da effettuare sugli impianti preesistenti, è stata elaborata, a livello europeo e con la partecipazione di tutte le parti interessate, la norma EN 81-80 recante: «Regole per il miglioramento della sicurezza degli ascensori per passeggeri e degli ascensori per merci esistenti», che l'UNI ha recepito in versione italiana nel 2004 e che è stata recentemente sostituita dalla norma UNI EN 8 1-80:2009.
Tale modifica concerne l'appendice nazionale ed è stata sottoposta a regolare inchiesta pubblica con possibilità di partecipazione di tutti gli interessati.
La norma EN 81-80 del 2004, pur non essendo a sua volta cogente, ha fissato dei limiti, al di sotto dei quali non bisogna scendere per avere un prodotto sicuro.
Nel rispetto dell'indirizzo comunitario, il Ministro delle attività produttive, adottò il

decreto 26 ottobre 2005, poi, di fatto, rimasto privo di attuazione nella successiva legislatura.
Coerentemente con l'obiettivo a suo tempo posto, il Ministero dello sviluppo economico ha ritenuto, tuttavia, imprescindibile riaffermare la necessità del rispetto di tale principio della sicurezza dei cittadini, sottoscrivendo il nuovo decreto 23 luglio 2009 che delinea, di fatto, uno specifico «piano» per il settore.
Sebbene vi è stata l'opposizione di una importante associazione di categoria all'adozione del decreto, che tuttavia va attribuita a qualche equivoco interpretativo e ad una presumibile disinformazione di carattere tecnico.
Il Governo, comunque, non può tener conto unicamente della posizione espressa dalla predetta Associazione - peraltro non coincidente con quella di gran parte degli operatori del settore - nell'analisi di impatto di un provvedimento che, pur tenendo nella debita considerazione i diversi interessi dei cittadini, da un lato, e degli operatori, dall'altro, deve privilegiare, in ogni caso, il preminente interesse pubblico ad innalzare i livelli di tutela relativi alla sicurezza delle persone.
Per quanto attiene, inoltre, a quanto riportato dall'interrogante, in ordine al fatto che il precedente analogo provvedimento - citato decreto del 26 ottobre 2005 - sia stato impugnato da Associazioni imprenditoriali innanzi al tribunale amministrativo regionale del Lazio, occorre precisare che, benché impugnato, esso non fu oggetto di alcuna censura; tant'è che l'Ordinanza n. 367/2006, adottata dal tribunale amministrativo regionale in data 9 febbraio 2006 ha, anzi, respinto la domanda incidentale di sospensione del provvedimento impugnato.
Per quanto riguarda, infine, la stima dei presunti costi, conseguenti all'attuazione del decreto, questa sarà possibile ed attendibile solo dopo che l'avvio delle verifiche avrà consentito di constatare il reale stato di sicurezza di un numero significativo degli impianti più vecchi, nonché l'entità degli interventi, effettivamente necessari, da realizzare sugli stessi.
Occorre, ancora, considerare che, il costo delle ipotetiche opere per la messa in sicurezza degli ascensori, ove, a rischio, nel caso di impianti condominiali, verrà ripartito fra una pluralità di utenze, attestandosi, quindi, su quote unitarie sicuramente accettabili.
L'assunto relativo ad una presunta pesante onerosità degli effetti indotti dal decreto adottato appare, quindi, destituito di fondamento.
In ogni caso tale decreto intende costituire un «atto dovuto» in relazione sia alla raccomandazione della Commissione europea, sia alla responsabilità sulla sicurezza che compete al Governo.
Peraltro, il decreto è stato adottato non solo in conformità alle numerose decisioni della magistratura, ma anche al fine di assicurare la continuità del servizio, indispensabile per l'utenza (soprattutto per anziani e disabili) considerato che, nel caso di verifiche di impianti a rischio, gli organismi preposti sarebbero tenuti a disporre il blocco degli stessi.
Il Ministero dello sviluppo economico, quindi, nella sua funzione di vigilanza, al fine di evitare eventuale comportamenti distorsivi o speculativi verificherà la corretta attuazione del decreto stesso.

Il Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico: Stefano Saglia.

MAURIZIO TURCO, FARINA COSCIONI, BELTRANDI, BERNARDINI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
il 1° ottobre 2009 entrerà in vigore il Protocollo n. 14-bis alla Convenzione per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali;
la Repubblica italiana non l'ha ancora firmato -:
se e quali siano i motivi per i quali l'Italia non ha firmato il Protocollo e se e quando intenda farlo.
(4-03912)

Risposta. - Il protocollo n. 14-bis alla Convenzione per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali è stato aperto alla firma a Strasburgo il 27 maggio 2009 e finora è stato sottoscritto da 14 dei 47 Paesi membri del Consiglio d'Europa.
Il 1o ottobre è entrato in vigore per i sette Paesi che lo hanno ratificato e per quelli i cui ordinamenti interni non hanno richiesto procedure formali di ratifica.
Il protocollo n. 14-
bis non ha come obiettivo né il riconoscimento di nuovi diritti né l'estensione delle forme di tutela nei confronti dei cittadini. Scopo dell'atto è assicurare l'applicazione anticipata, nel maggior numero di Stati, di alcune disposizioni del Protocollo n. 14 del 13 maggio 2004, che non è ancora potuto entrare in vigore a causa della mancata ratifica da parte della Federazione russa. Si tratta in particolare della modifica di alcune regole procedurali attinenti i procedimenti innanzi alla Corte europea dei diritti dell'uomo. Esso infatti introduce: la competenza del giudice monocratico, in sostituzione della commissione di tre giudici, sulla ricevibilità dei ricorsi e quella di una commissione di tre giudici, che sostituisce la camera di sette giudici, per l'accoglimento dei ricorsi ripetitivi, cosiddetti seriali, per i quali esista già una giurisprudenza consolidata in senso favorevole al ricorrente.
Il Ministero degli affari esteri ha dato avvio nello scorso giugno alla concertazione interministeriale necessaria per poter procedere alla firma del protocollo 14-
bis.
Va peraltro rilevato che esiste un'attendibile possibilità che nei prossimi mesi la Federazione russa ratifichi il Protocollo n. 14 del 2004, permettendo pertanto l'entrata in vigore per tutti gli Stati membri del Consiglio d'Europa e rendendo non più necessario il protocollo 14-
bis.
Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Enzo Scotti.