XVI LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di lunedì 26 ottobre 2009

TESTO AGGIORNATO AL 27 OTTOBRE 2009

ATTI DI INDIRIZZO

Mozioni:

La Camera,
premesso che:
la lotta alle ecomafie deve costituire obiettivo prioritario nelle strategie di sicurezza del Paese, sia per le dimensioni economiche del fenomeno, sia per il pericolo che i reati ambientali costituiscono per la salute pubblica e per l'ecosistema;
il 7 ottobre 2009 è stato sottoscritto un protocollo d'intesa tra la procura nazionale antimafia e il ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, volto proprio ad assicurare un maggiore coordinamento informativo ed operativo delle risorse destinate alla lotta alle ecomafie e, più in generale, ai crimini ambientali;
nelle scorse settimane la procura della Repubblica di Paola ha aperto un'inchiesta basata, tra l'altro, sulle rivelazioni di un pentito, volta a verificare se il relitto di una nave inabissatasi al largo di Cetraro sia o meno quello del mercantile Cunsky, che sarebbe stato utilizzato dalla 'ndrangheta per il trasporto di rifiuti radioattivi e che sarebbe stato affondato nel 1992;
le indagini fin qui effettuate dall'Arpa Calabria sono state in grado di rilevare nel luogo indicato dal citato pentito un relitto, senza, però, riuscire, a causa della profondità a cui si trova lo stesso e delle attrezzature utilizzate, ad identificare la nave e a verificare l'esistenza di eventuale materiale tossico;
la procura della Repubblica di Paola ha individuato la presenza di zone del territorio interessate dalla presenza di rifiuti anche tossici, sulle quali risultava indispensabile un immediato intervento di caratterizzazione e bonifica;
il ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare ha immediatamente attivato un gruppo di lavoro, cui prendono parte, oltre agli esperti dello stesso ministero, tra gli altri, la Presidenza del Consiglio dei ministri, l'Ispra, l'Arma dei carabinieri, la guardia costiera, volto a pianificare gli interventi da attivare per la rilevazione e la gestione del rischio ambientale derivante dai fatti segnalati dalla procura di Paola;
sia la procura di Paola sia la direzione distrettuale antimafia di Catanzaro, succedutesi nelle indagini, hanno ritenuto di incaricare il ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare di compiere tutte le attività necessarie alla messa in sicurezza delle aree inquinate a terra, all'identificazione del relitto al largo di Cetraro e alla verifica dell'eventuale esistenza a bordo di rifiuti tossici;
il ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare ha già sottoposto alla procura di Paola un piano di caratterizzazione e di messa in sicurezza delle aree a terra e ha già inviato sul luogo dell'avvistamento del relitto una nave oceanografica geostazionaria, in grado di accertare l'identità della nave e l'eventuale presenza di rifiuti tossici a bordo o nelle sue vicinanze;
un'altra procura calabrese ha chiesto al ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare di compiere i medesimi accertamenti in altro tratto di mare, ove si sospetta possa essere presente un altro relitto contenente rifiuti tossici, e il reparto ambientale marittimo della guardia costiera esistente presso lo stesso ministero sta compiendo operazioni di monitoraggio in altri tratti di mare, tra cui quelli antistanti le coste liguri, per verificare la segnalazione della presenza di un relitto contente un carico nocivo per la salute e l'ambiente;
a prescindere dagli esiti delle indagini sopra indicate, esiste l'esigenza di un monitoraggio sui siti di tutti i naufragi sospetti (individuati con la collaborazione della magistratura e, in particolare, della direzione nazionale antimafia), con le coste

e le aree limitrofe, al fine di accertare l'esistenza di carichi nocivi nei relitti e provvedere immediatamente a porre in essere gli eventuali interventi di messa in sicurezza e bonifica che si rendessero necessari;
è necessario inquadrare tale attività di monitoraggio in una più ampia strategia di lotta alle ecomafie, rafforzando il coordinamento tra diverse forze operanti nell'attività di contrasto ai reati ambientali;
tale operazione di monitoraggio, di eventuale recupero dei relitti e di messa in sicurezza e bonifica delle aree ha costi elevati, che possono essere sostenuti solo attraverso un intervento straordinario del Governo, volto a far luce in modo definitivo sul fenomeno, fornendo alle popolazioni rassicurazioni sulle effettive condizioni del mare, sugli eventuali pericoli per la salute pubblica e sugli interventi effettuati e programmati;
tali attività devono essere accompagnate da misure di intervento economico in favore dei settori economici che maggiormente hanno risentito delle notizie di stampa riguardanti le cosiddette «navi dei veleni» e dei divieti di esercizio di attività commerciali;
anche la Commissione Bicamerale di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti ha avviato attività conoscitive sulla vicenda in collaborazione con il ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e con le magistrature competenti,

impegna il Governo:

a proseguire con il massimo impegno nell'attività di identificazione dei relitti sospetti e di verifica dell'eventuale esistenza di carichi nocivi per la salute pubblica o per l'ambiente, fornendo il ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare delle risorse finanziarie e tecnologiche necessarie per far luce su questa gravissima vicenda;
a continuare ad assicurare ogni possibile sostegno alla direzione distrettuale antimafia di Catanzaro e alla procura di Paola e, più in generale, alla magistratura che svolge attività di indagine su fenomeni quali quello in questione, dotando il ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare delle risorse finanziarie e tecnologiche necessarie;
ad avviare un ampio programma di monitoraggio dei siti di tutti i naufragi sospetti (individuati con la collaborazione della magistratura e, in particolare, della direzione nazionale antimafia), con le coste e le aree limitrofe, al fine di accertare l'esistenza di carichi nocivi nei relitti e provvedere immediatamente a porre in essere gli eventuali interventi di messa in sicurezza e bonifica che si rendessero necessari;
ad inquadrare tale attività di monitoraggio in una strategia di lotta alle ecomafie che assicuri il coordinamento tra le diverse forze operanti nell'attività di contrasto ai reati ambientali, contribuendo a porre in piena luce i rapporti con le organizzazioni criminali;
a proseguire nella realizzazione delle attività di messa in sicurezza e bonifica dei siti inquinati da rifiuti tossici, in modo da assicurare la tutela massima della sicurezza, dell'igiene e della salute;
a continuare ad assicurare il costante rapporto con gli organismi internazionali e, in particolare, con l'Unione europea, in modo da garantire il coinvolgimento della comunità internazionale sul problema dello smaltimento illecito dei rifiuti e, in particolare, sulla necessità di un'ampia azione di monitoraggio che tocchi l'intero bacino del Mediterraneo;
ad assicurare aiuti economici ai settori produttivi che hanno subito ingenti danni a causa della diffusione delle notizie riguardanti le presunte «navi dei veleni» o a seguito dei provvedimenti di divieto

adottati dalle competenti autorità giudiziarie e amministrative.
(1-00258)
«Ghiglia, Belcastro, Baldelli, Tortoli, Bonciani, Antonino Foti, Germanà, Gibiino, Pili, Scandroglio, Vella, Stradella».

La Camera,
premesso che:
nel mese di marzo 2009 il Governo ha avviato alcune misure per il rilancio del settore edilizio - il cosiddetto «piano casa 2» - che si sarebbe dovuto articolare in tre momenti tra loro collegati: una intesa in sede di Conferenza Stato-regioni, un decreto-legge con l'obiettivo di semplificare alcune procedure di competenza esclusiva dello Stato, al fine di rendere più rapida ed efficace la disciplina dell'attività edilizia, e un disegno di legge delega per un generale riordino della materia urbanistico-edilizia;
l'ordine logico e cronologico doveva essere quello individuato in sede di Conferenza Stato-regioni del 31 marzo 2009: prima una sorta di legge quadro statale, quindi a seguire le leggi regionali di natura attuativa. In realtà si è assistito ad un'evidente anomala inversione: il Governo non ha ancora emanato alcun provvedimento in materia e si trova paradossalmente ad attendere che tutte le regioni abbiano fatto la propria legge, per poi «adeguarsi» con una legge nazionale;
il risultato è un'assenza di regole chiare e uniformi su tutto il territorio nazionale, nonché una procedura di dubbia costituzionalità;
finora è stato, infatti, perfezionato solamente il primo dei tre provvedimenti, ovvero l'intesa in sede di Conferenza Stato-regioni, nella quale le regioni si sono impegnate ad approvare, entro e non oltre 90 giorni, proprie leggi volte a regolamentare interventi di ampliamento e modifica architettonica e/o energetica degli edifici e a disciplinare interventi straordinari di demolizione e ricostruzione, con relativo ampliamento della volumetria esistente per edifici a destinazione residenziale;
a tutt'oggi le regioni che hanno provveduto ad emanare proprie leggi in materia sono state: Abruzzo (legge 19 agosto 2009, n. 16); Basilicata (legge 7 agosto 2009, n. 25); Emilia Romagna (legge 6 luglio 2009, n. 6); Lazio (legge 11 agosto 2009, n. 21); Lombardia (legge 16 luglio 2009, n. 13); Marche (legge 8 ottobre 2009, n. 22); Piemonte (legge 14 luglio 2009, n. 20); Puglia (legge 30 luglio 2009, n. 14); Toscana (legge 8 maggio 2009, n. 24); Umbria (legge 26 giugno 2009, n. 13); Valle d'Aosta (legge 4 agosto 2009, n. 24); Veneto (legge 8 luglio 2009, n. 14); Provincia autonoma di Bolzano (delibera 15 giugno 2009, n. 1609); Sardegna (legge 16 ottobre 2009). La Provincia autonoma di Trento non ha previsto di dare attuazione all'intesa del 31 marzo 2009, in quanto con la legge n. 2 del 2009 ha già varato un piano di incentivi finanziari destinato ad interventi di ampliamento, demolizione e ricostruzione. Per molte di queste leggi è, peraltro, scaduto il termine di sessanta giorni previsto dall'articolo 127 della Costituzione, per una loro eventuale impugnazione;
ricordiamo che il «governo del territorio» rientra nella cosiddetta legislazione «concorrente» tra Stato e regioni (articolo 117 della Costituzione). Si tratta, dunque, di una competenza e di una responsabilità condivisa, dove entrambi i soggetti «concorrono», ciascuno nell'ambito delle proprie competenze, per il raggiungimento di una finalità avente interessi pubblici. E sempre nell'ambito della legislazione concorrente rientrano sia la materia urbanistica (sentenza della Corte costituzionale n. 303 del 2003), che quella edilizia (sentenza Corte costituzionale n. 362 del 2003), in quanto comunque riconducibili al «governo del territorio»;
peraltro, l'articolo 9 della nostra Carta costituzionale «tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione», anteponendolo a qualsiasi altro interesse;

il «cuore» del suddetto «piano casa» è nei fatti la possibilità di costruire in deroga ai piani regolatori, con l'obiettivo principale di rispondere alla necessità di sostenere il settore delle costruzioni e le imprese edili colpite dalla crisi;
di fatto, si assiste ad interventi delle singole regioni effettuati con modalità diverse, sulla base delle loro esigenze territoriali e senza alcun coordinamento da parte dello Stato. Una serie di interventi che «gonfiano» le cubature esistenti (20-30 per cento), sopraelevano gli edifici, consentono di demolire e trasferire altrove;
la «babele urbanistica» conseguente alle differenze di carattere sostanziale tra le norme regionali fin qui approvate impone un particolare controllo e monitoraggio del Governo, proprio per il ruolo primario che la Costituzione gli assegna in materia di governo del territorio;
ultima in ordine di tempo è stata la legge della regione Sardegna del 16 ottobre 2009 in materia di rilancio del settore edilizio, che si inserisce all'interno di una revisione del piano paesaggistico regionale e che prevede - tra le altre cose - aumenti di volumetrie dal 10 al 45 per cento, anche in aree sottoposte a regime di tutela integrale in base all'articolo 142 del Codice dei beni culturali e del paesaggio, e quindi in violazione del medesimo, nonché in aree sottoposte a vincolo per l'assetto idrogeologico;
la medesima legge prevede interventi edilizi che possono ricadere anche entro la fascia dei 300 metri dal mare e consente gli ampliamenti in via definitiva, sono cioè attuabili sempre indipendentemente da una scadenza temporale, mentre invece, in base all'intesa Stato-regioni del 31 marzo 2009, le leggi regionali avrebbero dovuto avere carattere di «straordinarietà», con un termine di efficacia non superiore a 18 mesi, «salvo diverse determinazioni delle singole regioni», che però non può e non deve essere inteso come un «senza termine»;
la medesima legge autorizza, inoltre, interventi di ampliamento degli immobili a finalità turistico-ricettiva nella fascia costiera dei 300 metri dalla linea di battigia, «anche mediante il superamento degli indici massimi di edificabilità previsti dagli strumenti urbanistici vigenti»;
inoltre, con il decreto del Presidente della Repubblica n. 357 del 1997, e successive modificazioni ed integrazioni, l'Italia ha dato attuazione alle previsioni della direttiva n. 92/43/CEE sulla salvaguardia degli habitat naturali e semi-naturali, la fauna e la flora, creatrice della rete «Natura 2000 (S.I.C. e Z.P.S.)», per la salvaguardia delle aree e specie naturali identificative del territorio europeo. L'elenco della regione biogeografica mediterranea, comprendente la Sardegna, è stato approvato con decisione della Commissione europea 19 luglio 2006, n. 3261, in Gazzetta ufficiale delle Comunità europee 21 settembre 2006, n. L259;
l'applicazione indiscriminata, spesso in regime di dichiarazione di inizio attività - quindi in assenza di alcuna vigilanza e valutazione preventiva da parte della pubblica amministrazione in sede autorizzatoria - del regime degli aumenti volumetrici e delle relative modifiche territoriali confligge fortemente anche con gli obblighi dello Stato derivanti dall'appartenenza all'Unione europea, in quanto applicabile anche entro tutte le zone di protezione speciale (Z.P.S.) ed i siti di importanza comunitaria (S.I.C.), individuati ai sensi della direttiva n. 92/43/CEE citata, con il rischio evidente di trascinare l'Italia in una lunga serie di procedure di infrazione e contenziosi,

impegna il Governo:

a verificare se sussistano i presupposti per promuovere la questione di legittimità costituzionale della legge della regione Sardegna del 16 ottobre 2009, in quanto eccedente le competenze costituzionalmente previste, nonché in violazione dell'articolo 9 della Carta costituzionale, della normativa nazionale in materia e

della legislazione comunitaria in materia di habitat, fauna e flora (direttiva n. 92/43/CEE);
a verificare se sussistano violazioni della normativa esistente in materia urbanistica e di tutela del territorio e, conseguentemente, se sussistano i presupposti per l'impugnazione delle leggi regionali approvate e attuative del cosiddetto «piano casa», qualora ancora nei termini costituzionalmente previsti;
a verificare, nell'ambito dei poteri garantiti dall'articolo 127 della Costituzione, e stante l'estrema delicatezza di un ambito quale quello del governo del territorio e della tutela del paesaggio, il pieno rispetto da parte delle future leggi regionali attuative del «piano casa», di cui all'accordo raggiunto in sede di Conferenza Stato-regioni il 31 marzo 2009, della normativa statale, costituzionale e comunitaria.
(1-00259)
«Borghesi, Palomba, Donadi, Evangelisti, Piffari, Scilipoti, Misiti».

TESTO AGGIORNATO AL 16 MARZO 2011

...

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA
DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazione a risposta orale:

GIULIETTI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
il 29 settembre 2009, la casa editrice Mondadori e i comitati di redazione delle testate siglarono un accordo in cui si motivava la necessità di tagli per il pesante calo dei ricavi pubblicitari, con una tendenza alla diminuzione del 29 per cento nel 2009;
l'accordo prevedeva la richiesta di riconoscimento dello stato di crisi per poter avviare, dal 1o novembre 2009, i pensionamenti e i prepensionamenti (il fondo del Governo fu esteso ai periodici), con incentivi per chi si fosse dimesso subito e la cassa integrazione fino all'uscita per chi decidesse di andarsene volontariamente;
si tratta di 82 giornalisti in esubero fra tutte le testate del gruppo (dei quali oltre 30 a Panorama), 181 fra il personale poligrafico, e circa il 35 per cento dei dirigenti;
sarebbero state, inoltre, accorpate le redazioni di molte testate nelle «U.O.R.», unità organizzative redazionali: il piano si basava sulla flessibilità produttiva e su una riduzione delle collaborazioni non strettamente correlate alle finalità editoriali della testata;
le nuove norme consentono agli editori di accedere ai benefici dello «stato di crisi», la drastica riduzione dei lavoratori della Mondadori inciderà, dunque, sul budget destinato dal Governo agli ammortizzatori sociali: il beneficio sui conti della casa editrice Mondadori sarà, così, finanziato dallo Stato;
il gruppo Fininvest e per riflesso la casa editrice Mondadori hanno aumentato i propri guadagni del 500 per cento «... se 13 anni fa su 100 euro di fatturato ne guadagnavamo 4, oggi siamo arrivati a quasi 5 volte tanto», così ha affermato Marina Berlusconi in una recente intervista al Corriere della Sera (Marina Berlusconi: «Noi e le nostre aziende meritiamo rispetto». La figlia del premier: «Basta con la dynasty. Successione? Mio padre sta benissimo», Corriere della sera del 10 settembre 2009);
se sia stata fatta un'effettiva verifica dello «stato di crisi» in cui si trova l'azienda Mondadori, in ragione del fatto che nell'anno 2009 si prevede che i conti non saranno in rosso, considerato che nell'anno passato - tra l'altro - la casa

editrice Mondadori ha accantonato, non assegnando dividendi, un «guadagno» di oltre 100 milioni di euro -:
quali iniziative il Governo intenda adottare di fronte ad un clamoroso caso di conflitto d'interessi, dovuto al fatto - assai noto - della proprietà della Mondadori in capo allo stesso Presidente del Consiglio dei ministri.
(3-00730)

Interrogazione a risposta in Commissione:

PIFFARI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
il 3 agosto 2009 con un comunicato del suo segretario generale e del responsabile settore trasporti, diffuso sul sito «NuovoSoldo.it» (http://nuovosoldo.wordpress.com) la Cigl di Messina critica duramente il piano di produzione 2010 presentato da Ferrovie dello Stato SpA e che prevede «la ritirata di Trenitalia dalla Sicilia, la cancellazione delle 8 coppie di treni a lunga percorrenza, 16 tra intercity ed espressi, la chiusura delle officine di manutenzione di Messina, Siracusa, Palermo, della sala operativa di Palermo e di tutti gli uffici collegati (...) e la totale soppressione delle navi che traghettano i treni nello stretto di Messina»;
in un comunicato diffuso dall'agenzia «Omia Press» il Ministro Matteoli, il 4 agosto 2009, auspica una presa d'atto da parte della Cigl sulla chiarissima smentita da parte di Ferrovie dello Stato sull'esistenza di un piano di smobilitazione dei servizi Trenitalia in Sicilia;
sul sito «sicilianews24», domenica 27 settembre 2009, l'Associazione Messina Futura pubblica una lettera al presidente della regione Sicilia, Raffaele Lombardo, al prefetto Alecci, al sindaco Buzzanca ed al presidente della provincia Ricevuto, chiedendo chiarimenti circa il piano d'esercizio 2010 di Trenitalia e sulla cancellazione di tutti i treni a lunga percorrenza che collegano la Sicilia al resto del paese «ad oggi né modificato né ritirato»;
l'utenza siciliana, già subisce da anni gravi disagi a causa di una graduale ma costante riduzione del servizio ferroviario pubblico che, dal 2007 ad oggi, ha portato alla soppressione di ben 6 coppie di corse dei treni a lunga percorrenza da e per la Sicilia e alla riduzione delle unità navali adibite al traghettamento dei treni;
il servizio di trasporto merci su rotaia è stato pesantemente ridimensionato (40 per cento in meno negli ultimi 5 anni secondo la Fit Cisl) nonostante le numerose richieste di tale servizio da parte delle diverse realtà industriali dislocate sul territorio e costrette a trasferire le merci prodotte attraverso il costosissimo e inquinante trasporto su gomma;
il servizio di traghettamento veloce, destinato alle migliaia di pendolari e studenti dell'area integrata dello stretto di Messina, nonostante gli accordi intercorsi fra il Governo e le parti sociali, ha subito un'ulteriore riduzione delle corse giornaliere e non è stato sostituito il terzo mezzo «monocarena», distrutto nel tragico incidente verificatosi nello stretto di Messina il 15 gennaio 2007;
le poche navi adibite al trasporto ferroviario, destinate al trasporto passeggeri, penalizza il traghettamento merci con relativi rischi di natura ambientale per fuoriuscite di azoto liquido da cisterne ferroviarie ferme da tempo e in attesa della prima nave disponibile;
da un comunicato Cisl del 21 luglio 2009, diffuso sul portale «infomessina.it» (http://www.infomessina.it) si apprende che «Svimez», nel proprio rapporto annuale, ha certificato che in Sicilia, negli ultimi tre anni, è stato investito solo l'1,2 per cento delle risorse destinate al settore ferroviario;
la struttura organizzativa dei servizi di base e il contratto di servizio per il trasporto ferroviario regionale sono ancora in fase di discussione, mentre nelle altre regioni italiane è stato concordato da

tempo. L'unico documento ufficiale, a pochi mesi dell'entrata in vigore del nuovo orario ferroviario previsto per dicembre 2009, resta il succitato «piano di produzione» presentato ai sindacati;
i propositi del Governo, relativi al rilancio dell'isola attraverso la costruzione di un ponte ferroviario, non coincidono con la politica di smantellamento dei collegamenti ferroviari che rappresentano la principale infrastruttura indotta;
la recente sciagura di Messina, ad avviso dell'interrogante, non ha portato il Governo a riflettere ulteriormente circa l'opportunità di procedere con urgenza all'apertura dei cantieri per la costruzione del ponte sullo stretto, come ampiamente riportato dai telegiornali nazionali, all'indomani dell'alluvione e durante la visita del Presidente del Consiglio dei ministri in Sicilia;
lo stesso Ministro Matteoli, sul quotidiano a diffusione gratuita La city, edizione di Milano di venerdì 16 ottobre 2009, in merito alla pubblicazione della notizia dell'inizio dei lavori, previsto per il 23 dicembre 2009, ha dichiarato di non comprendere quanti chiedono di convertire le risorse stanziate alla costruzione del ponte destinandole alla messa in sicurezza dal rischio di dissesto idrogeologico di vaste aree e interi comuni nelle province di Reggio Calabria e Messina;
contestualmente alla spinta all'avvio della costruzione del ponte sullo stretto non si registra alcun segnale volto al potenziamento dei trasporti ferroviari siciliani e calabresi ma, addirittura, Ferrovie dello Stato lamenta il taglio di circa 20 milioni di euro rispetto alle sovvenzioni statali richieste dall'azienda per il mantenimento del già precario servizio;
è lecito altresì evidenziare i timori circa il potenziale rischio connesso alle pesanti ripercussioni che un siffatto piano produrrebbe sul locale mercato del lavoro che provocherebbe inevitabili esuberi per un comparto che, ad oggi, conta 4.800 addetti. Secondo i dati Fit Cisl in 5 anni si è registrata una riduzione del 30 per cento degli addetti su base regionale e fino al 50 per cento della forza lavoro sul solo territorio di Messina -:
quali iniziative il Governo intenda intraprendere per accelerare la definizione da parte di Trenitalia della struttura organizzativa dei servizi di base e il contratto di servizio per il trasporto ferroviario regionale siciliano;
se il Governo non ritenga opportuno intervenire per garantire il diritto alla mobilità, anche tramite la difesa della continuità territoriale, ovvero garantendo la possibilità per tutti i cittadini di spostarsi nel territorio nazionale e comunitario con pari opportunità, accedendo ad un servizio pubblico che offra condizioni economiche e qualitative uniformi, scongiurando la paventata smobilitazione dei servizi ferroviari, in contrasto con le motivazioni e la stessa politica del Governo inerenti la costruzione del ponte ferroviario sullo Stretto;
se e come il Governo intenda porre in essere azioni volte a tutelare i livelli occupazionali diretti e indotti dal comparto dei trasporti.
(5-02009)

Interrogazioni a risposta scritta:

CIRIELLI e CARLUCCI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
da segnalazioni provenienti da amministratori locali e pubblicate su organi di stampa nazionali, emergono preoccupanti profili inerenti il rischio idrogeologico del territorio del Cilento, area a sud del Bacino del Sele, in provincia di Salerno;
in particolare, le recenti avverse condizioni meteorologiche imperversanti sulla Campania, avrebbero ulteriormente aggravato le condizioni del territorio cilentano, provocando frane e smottamenti e mettendo a rischio la tenuta della strada

provinciale ex strada statale 447, nel tratto compreso nel territorio del comune di Pisciotta;
la suddetta arteria, che collega la città di Salerno con i principali comuni cilentani fino al comune di Ascea Marina, in alcuni tratti attraversa territori particolarmente esposti al rischio idrogeologico, in cui frequenti eventi franosi pongono costantemente a repentaglio la corretta tenuta del manto stradale;
in diverse circostanze, come a seguito della frana del 21 marzo 2009, la provincia di Salerno, al fine di tutelare la pubblica incolumità, è stata costretta ad adottare un'ordinanza di chiusura della strada, che ha di fatto isolato gli abitanti della zona dal resto del territorio;
di recente, una nuova frana che ha colpito il comune di Pisciotta, cagionando particolari danni in località «Foresta», ha minacciato di inghiottire la strada provinciale in questione, inducendo il sindaco della cittadina cilentana, dottor Cesare Festa, a denunciare pubblicamente lo stato dei luoghi;
il primo cittadino di Pisciotta, infatti, rammaricato dai gravi ritardi degli interventi previsti per la messa in sicurezza del suo territorio, avrebbe minacciato di rassegnare le dimissioni, dopo aver invano evocato l'intervento del Genio civile, della Protezione civile regionale e, in ultima analisi, del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare;
il 24 aprile 2009 il sindaco, segnalando le precarie condizioni del territorio del comune di Pisciotta, aveva proposto alcuni interventi straordinari, come l'abbattimento dell'ex ufficio postale, da tempo sgomberato e inutilizzabile, ma anche di alcune civili abitazioni evacuate, ma di fatto ancora abitate;
i suddetti interventi, nonostante le continue denunce degli amministratori locali dei comuni interessati, non sarebbero mai stati realizzati, comportando un progressivo deterioramento dei territori e dell'area costiera cilentana, con conseguenze nocive non solo per i residenti, ma anche per l'indotto turistico;
le attuali precarie condizioni del comune di Pisciotta risultano espressione di un generalizzato dissesto idrogeologico, che caratterizza da decenni l'intera provincia di Salerno, con punte di maggiore criticità nei territori dell'Agro nocerino sarnese e dell'area costiera a sud del bacino del Sele, tra i bacini dei fiumi Lambro e Alento, come più volte denunciato dall'interrogante in sede di sindacato ispettivo;
tale dissesto, che periodicamente si ripropone a carattere emergenziale minacciando l'incolumità dei cittadini residenti, potrebbe nel tempo generare un graduale decremento dei flussi turistici, attesa la naturale vocazione turistica della costiera cilentana, in virtù delle sue rinomate bellezze paesaggistiche, ambientali ed archeologiche riconosciute nel mondo;
infatti, la scarsa fruibilità del territorio in questione, il cui dissesto incide in parte anche sullo sviluppo infrastrutturale del Cilento, finirebbe per incidere fortemente sull'offerta turistica, il cui indotto rappresenta da sempre una delle voci più importanti dell'economia del territorio e dell'intera provincia di Salerno;
è altrettanto evidente che tali problematiche impongono di mantenere sempre alta la soglia d'attenzione di fronte a fenomeni come il crescente abusivismo edilizio nelle aree costiere e pedemontane, al fine di evitare che eventi franosi possano generare vere e proprie tragedie, come è di recente accaduto nella città di Messina;
in diverse circostanze l'interrogante ha evidenziato l'opportunità che l'ente regione Campania conceda apposite deleghe in materia agli enti locali interessati, al fine di superare un tendenziale accentramento istituzionale e coinvolgere i diversi livelli di governo nella gestione delle problematiche connesse al territorio regionale;

la regione Campania ha infatti istituito, con legge regionale n. 8 del 1994, quattro Autorità di bacino regionali - Nord-Occidentale, Bacino del Sarno, Destra Sele e Sinistra Sele - al fine di assicurare, attraverso l'elaborazione di appositi piani di bacino, la difesa del suolo, il risanamento delle acque, la fruizione e la gestione del patrimonio idrico, gli usi di razionale sviluppo economico e sociale e la tutela degli aspetti ambientali ad essi connessi;
tali organi operano, tuttavia, da diversi anni senza un'attività di coordinamento e soprattutto senza le necessarie risorse finanziarie per poter adottare concrete soluzioni ai frequenti fenomeni di frane, esondazioni ed erosione costiera sul territorio regionale;
la provincia di Salerno ha più volte richiesto alla regione Campania un cospicuo stanziamento a valere sui fondi europei, di gran lunga superiore rispetto a quanto speso nel passato, ponendo la questione del dissesto idrogeologico al primo punto dell'agenda politica regionale e introducendo, altresì, l'obbligo di recepimento, da parte degli enti locali, dei piani varati dalle Autorità di bacino;
analoga richiesta è stata, di recente, sollevata dal presidente del Parco nazionale del Cilento e Vallo di Diano, Amilcare Troiano, che ha auspicato una cospicua destinazione di fondi europei per il rischio idrogeologico della provincia di Salerno;
più di recente, la provincia di Salerno si è impegnata a stipulare appositi accordi, denominati «contratti di fiume», al fine di instaurare una sorta di partenariato istituzionale tra i vari soggetti che hanno competenze sui bacini idrografici, nel quadro di un sistema di azione locale basato sulla concertazione, condivisione ed integrazione delle decisioni, proprio al fine di superare la frammentazione delle competenze e le lungaggini burocratiche;
in un settore così delicato come la difesa del suolo e del territorio, in cui le sfere di competenza tra Stato e Regioni assumono una distinzione piuttosto labile e mutevole, è infatti quantomai opportuno instaurare forme di interazione e cooperazione tra i diversi livelli di governo, che consentano l'attuazione di interventi concreti e pianificati;
la riforma del Titolo V della Costituzione, del resto, ha attribuito alla competenza esclusiva dello Stato la «tutela dell'ambiente» complessivamente considerata, ma ha devoluto alla competenza concorrente Stato-Regioni il «governo del territorio», demandando altresì alle regioni ogni altra competenza residuale;
fermo restando, quindi, una competenza generale di coordinamento da parte del Governo centrale in ordine alle linee-guida per la salvaguardia e la tutela dell'ambiente sul piano nazionale, sul versante strettamente operativo spetta alle regioni attivare idonei strumenti di pianificazione finalizzati a prevenire disastri naturali e dissesti idrogeologici nei rispettivi territori;
negli ultimi anni, la Campania ha beneficiato di risorse molto modeste in relazione all'entità del rischio, nonostante il relativo territorio risulti tra i più esposti alle avversità atmosferiche, anche in ragione delle particolari caratteristiche morfologiche, della speculazione edilizia nelle aree ad elevata densità abitativa, e della scarsa utilizzazione degli strumenti di pianificazione -:
se il Governo sia a conoscenza dell'entità del dissesto idrogeologico e dell'alto indice di pericolosità dello stesso nel territorio del comune di Pisciotta e negli altri comuni cilentani ubicati a sinistra del bacino del Sele;
se ritenga, in considerazione delle precarie condizioni delle strade che collegano i territori interessati dal dissesto e nell'ambito delle proprie competenze, di procedere ad una complessiva valutazione e controllo dello stato delle opere infrastrutturali nella provincia di Salerno;
se non ritenga opportuno, anche al fine di accelerare i processi decisionali,

istituire tavoli permanenti e forme di cooperazione tra Governo ed enti locali per la gestione e la pianificazione dell'emergenza idrogeologica in Campania, attraverso un maggiore coinvolgimento degli enti locali e lo stanziamento di nuove e ulteriori risorse.
(4-04693)

TAGLIALATELA e CARLUCCI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
il comune di Forio d'Ischia sta attraversando un momento di grande difficoltà per quanto concerne lo smaltimento dei rifiuti. Risulta, infatti, che non venga effettuata alcuna raccolta differenziata, cosa che allarma la cittadinanza per una condizione ambientale ed igienico sanitaria che potrebbe determinare pesanti ricadute sulla salute dei cittadini, nonché ledere l'immagine di un comune che rappresenta un polo turistico noto a livello nazionale ed internazionale;
in particolare, la popolazione disapprova le scelte e le iniziative prese dall'amministrazione comunale che ha costituito un sito di stoccaggio autorizzato solo per il materiale cosiddetto secco ed invece utilizzato anche per materiale umido;
proprio questo sito ha visto, tra l'altro, l'intervento della magistratura ordinaria che, con sentenza del 24 giugno 2009 (tribunale monocratico di Ischia) ha provveduto alla immediata interruzione e sospensione dell'attività di conferimento, stoccaggio e travaso dei rifiuti nella zona situata nella via centrale della località Forio d'Ischia, con immediata bonifica del sito;
è necessario ricordare che il decreto-legge 23 maggio 2008, n. 90 recante misure straordinarie per fronteggiare l'emergenza nel settore dello smaltimento dei rifiuti nella regione Campania e ulteriori disposizioni di protezione civile, convertito, con modificazioni, dalla legge 14 luglio 2008, n. 123, prevede, in merito alla raccolta differenziata, che ai comuni della regione Campania che non raggiungano l'obiettivo di raccolta differenziata pari al 25 per cento dei rifiuti urbani prodotti entro il 31 dicembre 2009, al 35 per cento entro il 31 dicembre 2010 ed al 50 per cento entro il 31 dicembre 2011, (fissati dal piano regionale dei rifiuti adottato con ordinanza del Commissario delegato per l'emergenza dei rifiuti n. 500 del 30 dicembre 2007), è imposta una maggiorazione sulla tariffa di smaltimento dei rifiuti indifferenziati pari rispettivamente al 15 per cento, al 25 per cento ed al 40 per cento dell'importo stabilito per ogni tonnellata di rifiuto conferita agli impianti di trattamento e smaltimento. Lo stesso decreto-legge prevede la possibilità, qualora i comuni non raggiungano gli obiettivi citati al periodo precedente, di nominare commissari ad acta nei confronti delle amministrazioni che non abbiano rispettato i medesimi obiettivi;
inoltre, il decreto-legge 6 novembre 2008, n. 172, novellando il testo unico degli enti locali (decreto legislativo n. 267 del 2000) ha previsto la possibilità di rimuovere il sindaco qualora non siano rispettati gli obblighi a carico dei comuni inerenti alla disciplina della modalità di raccolta e trasporto dei rifiuti urbani, della raccolta differenziata e della raccolta e trasporto dei rifiuti primari di imballaggio -:
quali iniziative s'intendano adottare in relazione a quanto descritto in premesse alla luce delle disposizioni dei citati provvedimenti legislativi.
(4-04700)

CAMBURSANO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
nel 1998 Eutelia nasce come Plug IT, un internet service provider locale;
nel 2003-2004 Plug IT acquisisce Edisontel e dalla fusione delle due aziende nasce ufficialmente Eutelia spa;

nel 2005 Eutelia acquisisce l'80 per cento di Nts-Freedomland, società quotata al nuovo mercato ed operante nel settore dei media e di internet ed il 71,5 per cento della piemontese Noicom, operatore di telecomunicazioni del nord-ovest;
nel 2006 Eutelia entra nel mercato dell'information Technology acquisendo le consociate italiane di Getronix (già Olivetti) e Bull. Aziende IT con un notevole bagaglio di competenze e professionalità, nonché circa 260 milioni di euro di commesse: questi ultimi acquisti sono avvenuti con l'esclusiva logica dell'insourcing e del taglio dei costi;
nel 2007 Eutelia acquista C3 e Alpha Telecom del gruppo Tele2 e diventa rispettivamente leader italiano nei servizi e nelle soluzioni ITC e nella distribuzione di servizi telefonici prepagati in ben 11 paesi europei;
nel mese di gennaio 2008, Eutelia, entra in Mobyland, nuovo operatore mobile polacco;
nel mese di aprile dello stesso anno Eutelia richiede la cassa integrazione per 772 unità, dopo la contrattazione sindacale ottiene «contratti di solidarietà» per 2.200 lavoratori con possibilità di riduzione del 37 per cento delle ore lavorative a partire dal 1o luglio dello stesso anno;
il 21 maggio 2008, un'ispezione della guardia di finanza finalizzata a verificare presunte irregolarità per decine di milioni di euro, ha portato il pubblico ministero ad emettere 10 avvisi di garanzia alcuni dei quali per associazione a delinquere, frode fiscale e falso in bilancio;
nel settembre 2008 Eutelia sottoscrive un contratto di affitto con due liquidatori di EDA - Enterprise Digital Architets -, società di software che gestisce la rete speciale del Ministero dell'interno e viene usata dalla polizia di Stato e dall'Arma dei Carabinieri, con un portafoglio ordini da 220 milioni di euro. Due mesi dopo EDA viene dichiarata fallita dal tribunale ed il curatore fallimentare revoca il contratto di affitto perché presenta un canone troppo basso e dopo una gara l'affitto passa alla società Vitrociset, della famiglia Crociani, che paga 1,2 milioni di euro cioè sei volte quello che avrebbe dovuto pagare Eutelia;
nel gennaio del 2009 Eutelia dà mandato all'amministratore delegato per la dismissione del comparto IT, richiedendo la mobilità per 1987 dipendenti;
nel maggio 2009 Eutelia avvia, senza confrontarsi al tavolo del Ministero dello sviluppo economico, una procedura di trasferimento di ramo d'azienda IT per 1986 dipendenti ad una sua controllata lucana: Agile Srl, azienda con 100 dipendenti e con un capitale sociale di 96.000 euro;
il 15 giugno Eutelia pur convocata al tavolo di crisi del Ministero dello sviluppo economico, insieme alle regioni interessate e le organizzazioni sindacali non si presenta invocando ragioni di procedura in quanto società quotata in borsa valori ma nel contempo procede alla cessione di ramo d'azienda per 2160 dipendenti e contemporaneamente cede le sue quote a Omega;
il 9 luglio 2009, l'amministratore delegato di Agile e di Omega presenta, a parole, un progetto di «rete d'impresa» unitamente a Omnia Network;
intanto Agile non riesce a rispondere a nuovi bandi di gara perché non in possesso del documento unico di regolarità contributiva (DURC);
il 30 luglio 2009, da un comunicato sindacale si apprende che Omega assorbe un consorzio di 16 aziende e le società Phonemedia e videonline 2, costituendo un gruppo di 8.206 dipendenti, di cui 6.239 a tempo pieno e che è controllata dalla Libeccio Srl, controllata a sua volta da due fondi mobiliari inglesi: Anglo corporate Management Ltd e Rest Form Ltd intanto Omnia network viene messa in liquidazione e si tira fuori dal progetto di «rete d'imprese»;
il 5 agosto Sebastiano Liori si dimette dalla carica di consigliere di amministrazione e vice presidente di Omnia network;

il 31 agosto Omnia network cede le partecipazioni delle controllate Omnia service center, Omnia group service e Vox2Web ai suoi dirigenti attraverso Alba Rental Srl;
in data 22 ottobre 2009, la direzione di Agile srl ha comunicato, ai sensi degli articoli 4 e 24 della legge n. 223 del 1991, alle organizzazioni sindacali dei lavoratori che «stante il carattere strutturale delle eccedenze di personale non essendo allo stato prevedibile un incremento delle commesse e non essendo ipotizzabili soluzioni alternative al licenziamento quali la cassa integrazione guadagni ed i contratti di solidarietà» procede alla riduzione del personale di ben 1.192 unità su 1.880;
quali iniziative i Ministri interrogati intendano assumere per far rientrare la decisione unilaterale assunta dalla direzione di Agile Srl di licenziare 1.192 lavoratori;
quali iniziative di competenza intendano intraprendere onde evitare che Eutelia, Agile, Omega e Phonemedia-aziende tutte interconnesse - possano trasferire all'estero i fondi relativi ai Tfr sempre che ciò non sia già accaduto e quali tutele intendano attivare nei confronti dei 1.192 lavoratori che rischiano di rimanere senza lavoro e senza soldi.
(4-04709)

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AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazione a risposta in Commissione:

ZAMPARUTTI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
il presidente dell'Agenzia regionale per la protezione dell'ambiente (Arpab) Basilicata, Vincenzo Sigillito, il 20 ottobre 2009, a seguito di una manifestazione di esponenti Radicali, sulla mancanza di trasparenza nella comunicazione di dati ambientali alla popolazione risulta aver affermato che «se non è stato possibile divulgare i dati relativi al monitoraggio ambientale è perché in Italia esistono le leggi e vanno rispettate» e che «l'Arpab non era tenuta a informare le istituzioni entro tempi determinati, rispetto all'inquinamento provocato da Fenice. Se l'avessimo detto prima, a cosa sarebbe servito? A creare allarmismo?»;
a questo proposito va ricordato come l'articolo 304, comma 2, del decreto legislativo n. 152 del 2006 impone che la presenza di agenti inquinanti oltre i valori di soglia venga comunicata entro le 24 ore agli enti interessati;
in virtù di comunicazioni ricevute dall'Arpab il 3 marzo del 2009 e da Fenice S.p.A. il 12 marzo 2009 il sindaco di Melfi ha potuto disporre solo il 14 marzo 2009, il divieto di utilizzo delle acque dei pozzi presenti all'interno del perimetro del sito dell'impianto di termovalorizzazione Fenice, nonché di quelli a valle dello stesso;
nonostante ciò il Tgr Basilicata del 25 settembre 2009 (ore 19.30) ha dato la notizia che l'Arpab sapeva dell'inquinamento della falda del fiume Ofanto dal marzo del 2008. Testualmente, nel servizio del Tgr Basilicata viene attribuita al dott. Bove la seguente dichiarazione: «Già dal marzo del 2008 eravamo a conoscenza dei livelli preoccupanti di mercurio nella falda, ma non spettava al nostro Ente lanciare l'allarme, per legge è Fenice a dover comunicare entro 24 ore il superamento della soglia»;
il presidente dell'Arpab Vincenzo Sigillito, ha inoltre affermato - in un'intervista rilasciata al quotidiano della Basilicata del 20 ottobre 2009 - sulla mission dell'Arpab che: «è esclusivamente quella di studiare le matrici ambientali acqua, aria e suolo ed io credo di poter affermare che l'Arpab esegue le indagini comunicandone i risultati esclusivamente alle istituzioni»;
si tratta di modalità operative dell'Agenzia che contrastano secondo gli interroganti

con quanto è dato leggere sul sito della stessa: «L'Agenzia regionale per la Protezione dell'Ambiente della Basilicata (Arpab) è preposta al monitoraggio e al controllo dei fattori di rischio per la protezione dell'ambiente, informa la cittadinanza sullo stato dell'ambiente e promuove cultura e comportamenti coerenti con i principi e gli obiettivi dello sviluppo sostenibile»;
la procura di Melfi nell'estate 2009 ha posto il segreto istruttorio sui dati relativi all'inquinamento causato da Fenice, poi tolto il 13 ottobre 2009;
la desecretazione è avvenuta dopo che era stato dato l'annuncio della manifestazione dei Radicali;
nessun Consiglio regionale si è tenuto su queste vicende -:
se il Ministro interrogato, a fronte di un comportamento dell'Arpab che agli interroganti appare non trasparente e di una sostanziale inattività da parte della Regione Basilicata, intenda chiedere all'Arpab di fornire informazioni sui dati ambientali anteriori al 2008;
quali misure di competenza intenda adottare ai fini della prevenzione necessaria in Basilicata.
(5-02008)

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BENI E ATTIVITÀ CULTURALI

Interrogazioni a risposta scritta:

REALACCI. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
da numerosi articoli apparsi sulla stampa nazionale e locale toscana si apprende della vendita ad una non meglio precisata società russa del carteggio personale di Giorgio Vasari, geniale architetto, pittore e letterato nato ad Arezzo nel 1511 e vissuto a Firenze alla corte de' Medici fino al 1574;
l'archivio personale del grande artista aretino consta di 31 faldoni con note autografe sui propri progetti e personali scambi di lettere con Piero Aretino, Cosimo I de' Medici e Michelangelo;
questa documentazione di inestimabile valore storico e artistico è vincolata anche da un preciso decreto del Ministero per i beni e le attività culturali del 1994, che lo tutela, benché proprietà privata, jure publico, alla sede museo di casa Vasari;
la casa museo del Vasari è patrimonio dello Stato italiano fin dal 1911, ad eccezione dei beni custoditi all'interno, la cui proprietà, della famiglia Festari, fu riconosciuta dopo una controversa vicenda giudiziaria;
la città di Arezzo sta preparando a celebrare il Cinquecentenario per la nascita del Vasari nel 2011;
la vendita di beni dell'incalcolabile patrimonio artistico è un'offesa nei confronti di quegli italiani che credono che i beni storico-artistici dell'Italia siano incedibili non solo per quello che rappresentano in sé, ma perché essi sono esempi e simboli su cui puntare per rilanciare il nostro futuro -:
se il Ministro interrogato fosse già a conoscenza della trattativa per l'alienazione del carteggio del Vasari da parte del conte Festari;
se le tutele previste dal decreto ministeriale del 1994 permettano la cessione di un bene così importante per il patrimonio artistico nazionale;
quali misure intenda assumere il Ministro affinché il carteggio possa essere consultato pubblicamente, se venduto, e venga verificato il reale ammontare della transazione che, se confermata, è pari a 150 milioni di euro e rende difficile qualsiasi diritto di prelazione da parte dello Stato italiano.
(4-04688)

DI PIETRO e MONAI. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
lo Slovensko Stalno Gledališče/Teatro Stabile Sloveno, unico teatro stabile pubblico italiano di lingua non italiana, è l'ente culturale di maggior rilievo della minoranza slovena che nel nostro Paese vive nelle province di Trieste, Gorizia e Udine;
il teatro stabile sloveno nacque, come vero e proprio teatro stabile, nel 1907; distrutto dall'incendio di matrice fascista del Narodni dom (Centro culturale ed economico degli Sloveni) del 1920, rinacque, primo teatro stabile dell'Italia di oggi, nel 1945; con una dotazione di 543 posti a sedere, accoglie ogni stagione circa 1500 abbonati da Trieste cui si aggiungono i 460 abbonati di Gorizia e 950 studenti provenienti dalla vicina Repubblica di Slovenia;
il teatro stabile in lingua slovena, già riconosciuto negli anni settanta come teatro stabile ad iniziativa pubblica, ha poi ottenuto pieno riconoscimento attraverso l'espressa previsione di cui all'articolo 18 della legge recante norme a tutela della minoranza linguistica slovena della regione Friuli-Venezia Giulia n. 38 del 2001;
da tempo il teatro sloveno versa in una situazione economica assai critica che, oltre ad aver determinato il mancato avvio della stagione teatrale 2009-2010, nonché le dimissioni all'unanimità del consiglio di amministrazione in carica, rischia di provocare la chiusura del teatro stesso, che soffre da lungo tempo di difficoltà finanziarie dovute agli alti costi di gestione e manutenzione, e all'irregolarità dei finanziamenti da parte di regione, provincia e comune (soci fondatori del Teatro sloveno, come previsto dalla normativa vigente);
il teatro sloveno è l'istituzione culturale di eccellenza degli sloveni in Italia e svolge un ruolo fondamentale anche per la salvaguardia e la valorizzazione della lingua slovena, soprattutto per le nuove generazioni;
il mancato avvio della stagione teatrale 2009-2010 determinerebbe un grande impoverimento dell'offerta culturale della regione Friuli-Venezia Giulia, intesa anche come crocevia di lingue e culture diverse;
tale situazione è palesemente in contrasto con le norme vigenti sui teatri stabili come anche con le norme sulle minoranze linguistiche;
a norma di legge lo Stato italiano deve provvedere alla tutela degli italiani appartenenti alle minoranze linguistiche -:
se il Governo intenda intervenire, nell'ambito delle proprie competenze, affinché vengano individuate, nelle norme e nei regolamenti applicativi sui teatri stabili, soluzioni che consentano al teatro stabile in lingua slovena di poter svolgere la propria attività a vantaggio non solo della minoranza slovena, ma dell'intera comunità regionale;
se, di concerto con le autorità locali, non ritenga di doversi adoperare per trovare soluzioni appropriate affinché tale situazione venga sbloccata e sia garantito, mediante provvedimenti urgenti, l'inizio della nuova stagione teatrale.
(4-04689)

PICCHI. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
da fonti stampa si apprende che l'archivio di Vasari, architetto, pittore, scrittore del '500, attualmente ad Arezzo e soggetto a vincolo pertinenziale della competente soprintendenza, sarebbe stato alienato per una cifra ingente ad una società russa e tale compravendita poi notificata al comune di Arezzo, sarebbe avvenuta in una data sospetta vicina alla morte del precedente proprietario;
l'archivio di Vasari è importantissimo dal punto storico per la qualità degli scritti, spesso autografi dello stesso Vasari, e della corrispondenza unica, tra cui spicca quella di Michelangelo, in esso contenuta;

l'attivazione della magistratura da parte del comune di Arezzo e del Ministero per i beni e le attività culturali è sicuramente un passo valido a tutela dell'archivio stesso considerata la scarsa conoscenza di metodi, contenuti e tempi del contratto di alienazione -:
quali ulteriori iniziative urgenti, anche normative, saranno prese per rafforzare il vincolo pertinenziale che vige sull'archivio Vasari e garantirne la permanenza ad Arezzo e soprattutto la fruibilità da parte del pubblico di studiosi e cittadini.
(4-04695)

TESTO AGGIORNATO AL 18 NOVEMBRE 2010

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ECONOMIA E FINANZE

Interrogazione a risposta in Commissione:

CAPITANIO SANTOLINI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
secondo una ricerca condotta da Nomisma, una società di studi economici, sono ben 28 milioni, gli italiani che nel 2008, hanno preso parte, almeno una volta a giochi d'azzardo e scommesse, non esclusi giovani e minori;
in Italia le attività che cadono sotto il nome di giochi a pronostico, lotterie, riffe e scommesse, sono infatti accessibili a tutti, senza alcuna distinzione di età e dai dati emersi dalla ricerca, si evidenzia che tali giochi si stanno diffondendo sempre più tra i minorenni attirati in alcuni casi da immagini di fumetti e supereroi che vengono usati per incentivarne le vendite;
la questione della facile accessibilità ad internet da parte dei minori e di conseguenza dell'utilizzo delle scommesse on-line, evidenzia inoltre la scarsa attenzione, da parte dei siti preposti al gioco d'azzardo, all'adozione di opportuni sistemi di inibizione al gioco e di efficaci strategie di protezione dei giovani;
il nostro ordinamento ha riconosciuto i rischi derivanti da un prematuro e non consapevole avvicinamento dei giovani ai giochi d'azzardo, introducendo con l'articolo 22 della legge 27 dicembre 2002, n. 289, che modifica l'articolo 110 del Testo unico delle leggi di pubblica sicurezza (T.U.L.P.S), il divieto, per i minori di 18 anni dell'utilizzo di congegni e apparecchi automatici, semiautomatici ed elettronici da intrattenimento o da gioco di abilità che si attivano con l'introduzione di moneta metallica;
tale divieto, il più delle volte eluso, non include tuttavia i giochi d'azzardo quali giochi a pronostico, lotterie, riffe e scommesse che attualmente vedono la partecipazione di un pubblico sempre più vasto -:
quali iniziative il Governo intenda promuovere al fine di preservare i minori dal rischio del gioco d'azzardo, scommesse, lotterie e riffe, vecchie e nuove, anche on-line, e al fine di estendere il divieto previsto dall'articolo 110 del Testo unico delle leggi di pubblica sicurezza (T.U.L.P.S) anche a queste ulteriori attività.
(5-02004)

Interrogazioni a risposta scritta:

PALADINI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
la legge n. 358 del 1991 ha soppresso le conservatorie dei registri immobiliari con conferimento delle relative attività di competenza ai «servizi di pubblicità immobiliare» in seno alle Agenzie del territorio ove continua però a vivere la figura del «conservatore», cui il libro VI del codice civile all'articolo 2673 attribuisce la esclusiva titolarità della funzione ipotecaria, ivi sancendone la imprescindibilità delle prerogative e del ruolo;
le funzioni di conservatore - così come attribuite dal libro VI del codice civile presuppongono la più ampia conoscenza in materia di amministrazione

pubblica del diritto privato e dovrebbero dunque - come storicamente avvenuto - essere esercitate da funzionari competenti in materia giuridica tant'è che in tema di contenzioso ex articoli 2674 e 2888 del codice civile la difesa degli interessi erariali spetta al Conservatore - come stabilito dalla legge n. 22 del 1983 e non all'Avvocatura dello Stato;
l'amministrazione delle Agenzie del territorio è ad oggi affidata a dirigenti tecnici - nella gran parte ingegneri - i quali sono sic et simpliciter divenuti «conservatori titolari» pur non essendo in possesso di requisiti e competenze giuridiche così come statuite dal citato libro VI del codice civile, ed essendo, dunque, costretti, a delegare sine die le attività di pubblicità immobiliare a ex conservatori o funzionari amministrativi con preparazione specificatamente giuridica ma pur sempre esercitanti attività delegate sottordinate ad un dirigente tecnico non qualificato per l'attività di cui trattasi;
il Ministero dell'economia e delle finanze stabilì con decreto direttoriale 8/434 del 5 aprile 1996 che il dirigente dell'ufficio del territorio è di diritto il conservatore sebbene ad oggi la titolarità della detta funzione sia affidata a dirigenti tecnici con competenze diverse da quelle richieste dal codice civile -:
se il Ministro interrogato ritenga ancora attuale il decreto ministeriale 8/434/96 e cioè che la titolarità delle Agenzie del territorio spetti di diritto al conservatore il quale deriva le proprie funzioni dal codice civile in quanto legge generale;
se il Ministro interrogato ritenga di assumere iniziative perché vengano restituite alla figura del conservatore le prerogative così come statuite dal codice civile, così restituendo la titolarità dell'esercizio di attività legate alla pubblicità immobiliare, a funzionari muniti dei titoli ex lege previsti (in specie laurea in giurisprudenza).
(4-04687)

MURA. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
il 24 luglio 2009 la Corte costituzionale con la sentenza n. 238 ha evidenziato la natura giuridica della tariffa di igiene ambientale (Tia) riconoscendole i connotati del tributo, e dunque, di conseguenza, l'inapplicabilità dell'iva sulla stessa poiché si configurerebbe come una sorta di «tassa sulla tassa»;
poiché alla luce della sentenza della Corte costituzionale nel comune di Reggio Emilia l'iva è stata raccolta per diverso tempo pur non essendo dovuta, molti cittadini e imprese si sono rivolti sia al comune, sia alla società multiutility Enia, incaricata della riscossione della tassa sui rifiuti chiedendo di essere rimborsati;
Enia, che nella riscossione del tributo ha agito come sostituto d'imposta incassando la tassa per conto dello Stato e versandone i proventi all'erario, ha sostenuto che nonostante il pronunciamento della Corte costituzionale continuano ad essere vigenti precise norme di carattere fiscale che la vincolano e che prevedono che la Tia sia assoggettata all'aliquota iva agevolata del 10 per cento;
la situazione di grave incertezza normativa, che crea disagi in primo luogo ai cittadini, ha spinto il comune di Reggio Emilia attraverso le persone del vice sindaco e assessore al bilancio Liana Barbati a sollecitare un chiarimento da parte del Ministero dell'economia e delle finanze in merito all'applicazione della sentenza del 24 luglio 2009 della Corte costituzionale poiché allo stato attuale il comune e l'ente gestore si trovano in una condizione che non permette l'applicazione di soluzioni definitive -:
con quali modalità il Ministro intenda dare applicazione alla sentenza del 24 luglio 2009 della Corte costituzionale in merito alla riscossione della Tia e se, con quali modalità e in quali tempi il Governo preveda che possa essere garantito il rimborso dell'iva non dovuta.
(4-04690)

GIANNI FARINA. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
per l'ennesima volta, le lavoratrici ed i lavoratori frontalieri in Svizzera, si trovano coinvolti in problematiche che rendono sempre più precario e difficile lo svolgimento della loro attività lavorativa all'estero;
ci si riferisce alla concreta applicazione del cosiddetto «scudo fiscale»: voci sempre più insistenti (pur se non ufficiali) sostengono che anch'essi debbano ottemperare alle disposizioni del «monitoraggio fiscale» e dello stesso «scudo»;
la sensazione diffusa è da un lato che non sia stata adeguatamente considerata la loro fattispecie ma più ancora che le lavoratrici e i lavoratori frontalieri italiani siano da taluni considerati alla stessa stregua di chi ha esportato illegalmente capitali verso l'estero;
non va dimenticato che essi in realtà contribuiscono ad incrementare la ricchezza nazionale dell'Italia, sia con le rimesse derivate dai guadagni realizzati nel Paese in cui lavorano, sia attraverso i ristorni fiscali ai comuni di residenza così come previsto dall'Accordo italo-elvetico risalente al 1974;
recenti notizie di stampa in Canton Ticino testimoniano di un clima esacerbato verso l'Italia e di riflesso anche verso i frontalieri e parlano anche di propositi di reazioni contro l'Italia per modificare l'Accordo sui ristorni;
va pure segnalato che i frontalieri sono «obbligati» all'apertura di un conto corrente bancario in Svizzera richiesto loro dai datori di lavoro per il versamento della retribuzione che loro spetta -:
se il Ministro interrogato intenda, con la massima urgenza, chiarire quali siano gli intendimenti dell'amministrazione finanziaria nei confronti dei lavoratori frontalieri italiani in Svizzera e se si ritenga di riconoscere anche ad essi - come già accaduto per altri contribuenti italiani, quali i cittadini di Campione d'Italia e coloro che lavorano presso organismi comunitari, l'esonero sia dallo scudo che dal monitoraggio fiscale.
(4-04697)

BORGHESI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
gli incassi degli apparecchi di cui all'articolo 110, comma 6, del Testo unico delle leggi di pubblica sicurezza (T.U.LL.P.S.) tra il gestore dei medesimi e l'esercente sono riconducibili nell'ambito dell'articolo 1, comma 497, della Legge n. 311 del 2004 (finanziaria 2005) che in sintesi prevede:
a) sono esclusi dall'applicazione dell'IVA i rapporti contrattuali di cui una delle parti è necessariamente il concessionario;
b) sono assoggettati ad IVA, con aliquota ordinaria, i corrispettivi derivanti dai rapporti instaurati tra il gestore e l'esercente, in quanto gli stessi non sono immediatamente attinenti alla raccolta delle giocate, bensì riguardano solo ulteriori prestazioni di servizi diverse da quelle della raccolta delle giocate rese al concessionario;
l'Agenzia delle entrate in merito rappresenta che l'attività del soggetto che ospita gli apparecchi da intrattenimento (esercente) è da ritenersi una mera prestazione di servizio consistente nella locazione di un'area dei propri locali al gestore ed esula dalla raccolta delle giocate, attività svolta esclusivamente da quest'ultimo;
quindi, il corrispettivo di volta in volta riscosso dall'esercente si ritiene debba essere assoggettato ad imposta sul valore aggiunto con emissione di regolare fattura da parte dell'esercente;
è palese che se l'esercente coincide con un concessionario, ad esempio Sisal s.p.a., l'esercente incassa il 20 per cento in più, non dovendo versare l'IVA. Conseguentemente, ad avviso dell'interrogante si

crea una distorsione del mercato o, se si preferisce, una concorrenza sleale a danno del rapporto economico tra gestore e esercente;
attualmente, però, diverse commissioni tributarie provinciali stanno decidendo nel senso che le operazioni citate debbano essere esenti da IVA -:
se il Ministro sia a conoscenza dei fatti sopra riportati e se non ritenga opportuno emanare una circolare che specifichi in modo chiaro quale comportamento deve essere adottato dall'esercente che ospita apparecchi di intrattenimento;
quali iniziative il Ministro interrogato intenda adottare perché non sia più di dubbia interpretazione tale articolo.
(4-04698)

PINI e STUCCHI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
da numerosi articoli di cronaca locale si apprende che nel territorio forlivese si sia venuto a creare un sistema di concorrenza sleale nel settore del mobile imbottito;
nello specifico, sempre secondo notizie di stampa che riprendono una lunga indagine condotta dal pubblico ministero Fabio di Vizio, la concorrenza sleale pare essere frutto di un complesso meccanismo legato allo sfruttamento di lavoratori stranieri, non solo «irregolari», assunti da aziende condotte da imprenditori di origine cinese;
le aziende con titolari cinesi nella provincia di Forlì-Cesena sono proliferate negli ultimi anni con un tasso di crescita esponenziale -:
quante verifiche fiscali complete o parziali siano state effettuate negli ultimi 5 anni da parte del Comando provinciale della Guardia di finanza di Forlì-Cesena e da parte dell'Agenzia delle entrate di Forlì in termini assoluti ed in percentuale sul numero totale di partite iva registrate presso la locale Camera di commercio, industria, artigianato e agricoltura (CCIAA);
quante verifiche fiscali complete o parziali siano state effettuate negli ultimi 5 anni da parte del Comando provinciale della Guardia di finanza di Forlì-Cesena e da parte dell'Agenzia delle entrate di Forlì in termini assoluti ed in percentuale sul numero di partite iva registrate presso la locale Camera di commercio, industria, artigianato e agricoltura direttamente riferibili ad imprenditori italiani;
quante verifiche fiscali complete o parziali siano state effettuate negli ultimi 5 anni da parte del Comando provinciale della Guardia di finanza di Forlì-Cesena e da parte dell'Agenzia delle entrate di Forlì in termini assoluti ed in percentuale sul numero di partite iva registrate presso la locale Camera di commercio, industria, artigianato e agricoltura direttamente riferibili ad imprenditori comunitari;
quante verifiche fiscali complete o parziali siano state effettuate negli ultimi 5 anni da parte del Comando provinciale della Guardia di finanza di Forlì-Cesena e da parte dell'Agenzia delle entrate di Forlì in termini assoluti ed in percentuale sul numero di partite iva registrate presso la locale Camera di commercio, industria, artigianato e agricoltura direttamente riferibili ad imprenditori extracomunitari.
(4-04708)

EVANGELISTI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
il 5 per 1000 è stato introdotto a titolo iniziale e sperimentale con la legge finanziaria per il 2006 (legge 23 dicembre 2005, n. 266) e prevede la possibilità per il contribuente di vincolare questa quota della propria imposta IRPEF a sostegno di alcune categorie quali:
a) volontariato, Onlus (Organizzazioni non lucrative di utilità sociale) e associazioni di promozione sociale;

b) attività sociali svolte dal comune di residenza;
c) ricerca sanitaria;
d) ricerca scientifica o delle Università;
tale facoltà può essere esercitata dal contribuente indicando nella dichiarazione dei redditi il codice fiscale dell'ente che intende finanziare;
le modalità di iscrizione per gli enti e le modalità di ripartizione della quota sono state successivamente disciplinate dal decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 20 gennaio 2006;
a tal proposito, va segnalato che le quote del 5 per 1000 destinate dai cittadini relativamente alle dichiarazioni dei redditi del 2006 sono state erogate solo nel 2008 (328 milioni e 900 mila euro che milioni di cittadini hanno scelto di destinare al no profit) e che di quelle relative al 2007 non se ne ha alcuna notizia, anzi il portavoce del Forum del terzo settore non ripone grandi aspettative sullo sblocco delle lungaggini amministrative che ancora ne impediscono l'erogazione;
circa il ritardo nell'erogazione delle somme relative al 2007, l'Agenzia delle entrate ha comunicato a suo tempo che occorreva aggiornare gli elenchi definitivi dei beneficiari e degli importi i quali sarebbero stati resi disponibili entro il 31 marzo 2008;
questi elenchi, un anno e mezzo dopo, non sono stati ancora resi disponibili, mentre cresce la domanda di aiuto da parte dei cittadini cui non è possibile erogare i servizi necessari perché le onlus non godono neppure di facilitazioni per l'accesso al credito, in attesa che lo Stato rispetti gli impegni;
a rafforzare la preoccupazione delle associazioni del terzo settore, che lamentano l'estremo bisogno di questi soldi, è la constatazione del fatto che nella legge finanziaria che si sta per licenziare manca totalmente alcun riferimento al 5 per 1000;
con orgoglio le associazioni del terzo settore rivendicano di essere la fotografia di un'economia sana, senza sprechi, senza divari retributivi, con il reinvestimento dei soldi nel territorio, con la regolarità di tutti i dipendenti;
proprio per questo, il 1o ottobre 2009 hanno fortemente protestato davanti alle sedi istituzionali per rivendicare il diritto a quei fondi legittimamente destinati dai cittadini per motivi di utilità sociale;
dopo le prime rassicurazioni governative sulla futura, prossima erogazione di queste quote è invece arrivata una richiesta dell'Agenzia delle entrate per controlli a tappeto per verificare la trasparenza amministrativa degli enti no-profit;
atteso che quanto previsto dall'articolo 30 dei cosiddetto «decreto legge anticrisi» relativamente ai «controlli sui circoli privati» non contiene in sé nulla di eccepibile, occorre anche rimarcare, però, che gli adempimenti necessari per rispondere alle richieste (per espletare le quali sono state inviate 6 pagine di istruzioni solo per compilare un modulo) dell'Agenzia delle entrate, rischiano di penalizzare in particolar modo proprio le esperienze associative più fragili e meno strutturate che vivono esclusivamente dell'impegno volontario degli associati;
nelle passate edizioni il 5 per 1000 è stato tradizionalmente regolato da disposizioni contenute nella legge finanziaria o - nel caso del 2009 - nella cosiddetta «manovra d'estate». Ad oggi nessuna manovra di finanza pubblica per il 2010 contiene riferimenti a questo istituto. Questa carenza ripropone l'esigenza di un superamento della frammentarietà normativa che lo ha caratterizzato fino ad oggi, nella direzione di una sua stabilizzazione;
questa assenza va collocata in un contesto in cui sono giacenti in Parlamento due disegni di legge (S. 486 e S. 1366) che definiscono i termini di una stabilizzazione del 5 per 1000, con l'intento di garantire a questo istituto la caratteristica di norma di sistema, stabile

nel tempo e dunque svincolata dalle contingenze di una manovra finanziaria o da volontà politiche dell'ultima ora;
le onlus temono che, nel caso in cui l'iter legislativo delle citate proposte di legge dovesse ulteriormente prolungarsi, il 5 per 1000 per il 2010 si troverebbe privo di un istituto normativo - oltre che di una copertura finanziaria - di riferimento (sia esso stabile o annuale), mettendo in questo modo a rischio la sopravvivenza stessa di questo sistema per il prossimo anno -:
quali rassicurazioni intenda fornire al Forum del terzo settore relativamente all'erogazione del 5 per 1000 relativo al 2007 e alla sua stabilizzazione per gli anni a venire;
se e quando intenda assumere iniziative di carattere normativo per una definizione del 5 per 1000 relativo al 2010.
(4-04711)

MAURIZIO TURCO, FARINA COSCIONI, BERNARDINI, BELTRANDI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
la Corte costituzionale con sentenza n. 238 del 2009 ha riaffermato la natura tributaria della TIA (tariffa di igiene ambientale), come tale non assoggettabile al pagamento dell'IVA, contraddicendo la risoluzione 17 giugno 2008, n. 250 dell'Agenzia delle entrate che indicava come la TIA dovesse essere assoggettata all'IVA con applicazione dell'aliquota agevolata del 10 per cento;
in merito l'associazione di consumatori nazionale denominata «Movimento difesa del cittadino» ha già formalmente interessato l'Agenzia delle entrate per sapere se il predetto orientamento interpretativo dell'Amministrazione finanziaria possa costituire oggetto di revisione alla luce della recente pronuncia giurisprudenziale della Corte costituzione e nello specifico alla luce di quanto espresso al punto 7.2.3.6 della sentenza n. 238 del 24 luglio 2009, chiarendo, nel caso di ritenuta inapplicabilità dell'IVA, soggetti e modalità di restituzione dell'imposta nel tempo prelevata, ed ancora rimane in attesa di risposta;
la sentenza ha ingenerato grandi aspettative nei cittadini che singolarmente o coadiuvati da associazioni di consumatori e forze politiche locali hanno interessato le aziende municipalizzate ed i comuni chiedendo la restituzione dell'Iva percepita negli ultimi anni, divenuta illegittima;
l'interrogazione n. 5/01807 degli onorevoli Fluvi e Causi ha segnalato che l'applicazione dei concetti espressi da tale sentenza faccia correre, da un lato, «il rischio di appesantire una crisi già incipiente del sistema gestionale dei rifiuti, producendo ulteriore incertezza su un quadro normativo di per sé confuso e farraginoso, nonché danni alla operatività delle aziende», e dall'altro evitando la «frustrazione delle legittime aspettative dei cittadini ciò non solo per il presente e per il futuro, ma anche per l'ulteriore incertezza relativa all'applicazione con efficacia retroattiva delle decisioni della Corte»;
in risposta all'atto di sindacato ispettivo n. 5/01807, il sottosegretario di Stato all'economia e finanze, onorevole Molgora, annunciava «specifici approfondimenti, anche attraverso diretti contatti con gli Enti locali interessati, al fine di pervenire il più rapidamente possibile ad una definizione della problematica» -:
quali misure intenda urgentemente adottare il Ministro interrogato per assicurare il pieno rispetto della sentenza della Corte costituzionale n. 238 del 2009 e non frustrare le legittime aspettative dei cittadini.
(4-04714)

LANDOLFI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
l'Agenzia del territorio è stata istituita ai sensi dell'articolo 57 del decreto

legislativo 30 luglio 1999, n. 300, secondo cui per la gestione delle funzioni esercitate dai Dipartimenti delle entrate, delle dogane, del territorio e di quelle connesse, svolte da altri uffici del Ministero dell'economia e delle finanze sono istituite l'Agenzia delle entrate, l'Agenzia delle dogane, l'Agenzia del territorio e l'Agenzia del demanio, denominate Agenzie fiscali, alle quali sono trasferiti i relativi rapporti giuridici, poteri e competenze che vengono esercitate secondo la disciplina dell'organizzazione interna di ciascuna Agenzia;
pertanto, pur nella sua autonomia, ogni Agenzia è un segmento dell'Amministrazione ministeriale di origine, sottoposta agli ordinari principi del diritto amministrativo e pertanto all'imparzialità, all'economicità e al buon andamento della pubblica amministrazione, a cui si affianca uno spirito ed un'efficienza di tipo aziendale;
l'organizzazione ed il funzionamento dell'Agenzia persegue le finalità istituzionali definite dal proprio Statuto;
in forza della caratterizzazione pubblicistica, l'attività dell'Agenzia si deve conformare ai principi della legge 7 agosto 1990, n. 241, adottando propri regolamenti in materia di termini e responsabilità dei procedimenti, di trasparenza ed imparzialità dell'azione amministrativa e di disciplina dell'accesso ai documenti amministrativi;
l'Agenzia adotta adeguate metodologie per la valutazione periodica delle prestazioni, delle conoscenze professionali e delle capacità dei dipendenti, al fine di governare, in coerenza con i contratti collettivi, lo sviluppo delle competenze, gli incentivi economici, le progressioni di carriera e gli interventi formativi;
insieme a tutte le disposizioni vigenti per le amministrazioni pubbliche, anche all'Agenzia del territorio si applica la legge 7 giugno 2000, n. 150, che detta la «disciplina delle attività di informazione e di comunicazione delle pubbliche amministrazioni», prevedendo all'articolo 8 l'istituzione di uffici per le relazioni con il pubblico (cosiddetti URP) e all'articolo 9 l'istituzione di uffici stampa;
nel regolamento di attuazione della predetta legge n. 150 del 2000, all'articolo 2 si trovano elencati i requisiti per lo svolgimento delle attività di comunicazione;
in forza di tale normativa, l'Agenzia del territorio, con comunicato n. 1 del 2001, indiceva una selezione per «area comunicazione», con lo scopo di istituire l'ufficio comunicazione;
alla selezione partecipava, tra gli altri, anche il signor Antonio Graziano, all'epoca inquadrato come lavoratore socialmente utile (LSU) presso la stessa Agenzia;
il signor Antonio Graziano, dichiarava di aver prestato ininterrottamente servizi presso l'Agenzia del territorio ufficio provinciale di Napoli in qualità di LSU dal 1998 fino ad aprile 2001, per poi prestare la propria attività, dal maggio 2001, come lavoratore a tempo determinato;
fin dal gennaio 2001, con nota indirizzata al Direttore generale e al Direttore dell'ufficio del personale, il signor Graziano - dichiarando di essere iscritto all'Ordine nazionale dei giornalisti e di aver collaborato con la Rai Tv e con la Pro Sieben (rete televisiva nazionale della Repubblica federale tedesca) - si candidava in vista di un'eventuale costituzione di un ufficio stampa e/o di un ufficio relazioni con il pubblico, così come previsto dalla predetta legge n. 150 del 2000;
nell'aprile del 2001, in riscontro all'istanza nel frattempo inoltrata per la partecipazione alla suddetta selezione, il direttore dell'Agenzia del territorio con una nota a firma del responsabile area di staff di direzione, affermava che la ricerca di personale era destinata ai soli dipendenti dell'Agenzia del territorio e quindi la candidatura del signor Graziano non poteva essere presa in considerazione;

in conseguenza di ciò il Graziano, convinto dell'illegittimità della risposta nella parte in cui veniva considerato come un terzo estraneo all'amministrazione, provvide a chiedere parere alla Commissione europea - direzione generali occupazione e affari sociali - adattabilità, dialogo sociale e diritti sociali - diritto del lavoro e organizzazione del lavoro, la quale rispose con una comunicazione protocollo n. 12989 dell'11 novembre 2002, sostenendo che lo stesso avrebbe dovuto essere considerato un lavoratore dipendente come gli altri, ancorché a tempo determinato, e come tale non doveva essere trattato in modo meno vantaggioso dei lavoratori inquadrati con formule temporali differenti;
successivamente, in contraddizione con quanto precedentemente adottato, l'Agenzia del territorio contrattualizzò - proprio presso l'ufficio comunicazione - una giornalista, risorsa proveniente dall'esterno, anziché prendere in considerazione la candidatura del signor Graziano, precedentemente escluso proprio in quanto considerato risorsa esterna;
l'Agenzia pertanto, con la scelta adottata, violava, ad avviso dell'interrogante, i più elementari principi di buon andamento ed imparzialità, dando vita ad una scelta contraddittoria ed anche economicamente non vantaggiosa, tenendo conto che il Graziano era risorsa già in carico all'Agenzia e, peraltro, più volte utilizzata proprio per la funzione della comunicazione istituzionale;
è incomprensibile il comportamento dell'Agenzia che, per la propria natura pubblica, stride con il diritto amministrativo generale e con le legittime aspettative di un proprio dipendente, che all'interrogante pare illegittimamente escluso da una selezione ad evidenzia pubblica -:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza di quella che può paventarsi come non conforme gestione delle risorse umane nell'ambito dell'ufficio comunicazione dell'Agenzia del territorio;
se, alla luce di quanto espresso, non ritenga opportuno - nell'ambito delle proprie competenze - adottare le opportune iniziative, anche amministrative, finalizzate a garantire, pur nella riconosciuta autonomia organizzativa, il rigoroso rispetto dei principi di trasparenza ed imparzialità che vincolano, indiscutibilmente, anche l'Amministrazione dell'Agenzia del territorio.
(4-04715)

...

GIUSTIZIA

Interrogazioni a risposta scritta:

BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
le condizioni di vita dei detenuti nel carcere di Venezia sono state più volte denunciate dalla Camera penale veneziana in quanto contrarie ai precetti costituzionali in materia di pena;
nonostante i ripetuti appelli dei penalisti veneziani, la condizione carceraria a Santa Maria Maggiore non ha registrato alcun indifferibile miglioramento, come, purtroppo, tragicamente testimoniato anche dagli episodi di suicidio avvenuti nel predetto istituto di pena nel corso di questi ultimi mesi;
il tasso di sovraffollamento del carcere di Venezia ha da tempo oltrepassato la soglia di guardia, atteso che attualmente nell'istituto si conta la presenza di più di 320 detenuti a fronte di una capienza regolamentare di 111 ed una tollerabile di 200;
a causa dell'elevato tasso di sovraffollamento nella stessa cella vengono stipati fino a otto detenuti, molti dei quali dormono sui materassi posti a terra, con la conseguente impossibilità per gli occupanti la cella di rimanere in piedi contemporaneamente;

a tutto ciò si aggiunge una situazione degli organici di grave sottodimensionamento che costringe il personale a turni logoranti, ai quali è strettamente legato l'insorgere di situazioni di tensione all'interno della struttura; basti pensare che attualmente all'interno del carcere di Santa Maria Maggiore prestano effettivamente servizio appena cento guardie carcerarie, ciò a fronte di una pianta organica che ne prevede 167;
le condizioni di vivibilità per i detenuti nonché quelle di lavoro per gli operatori della polizia penitenziaria hanno raggiunto un livello di gravità tale che l'assemblea dei soci della Camera penale veneziana ha indetto nelle scorse settimane, come forma di protesta, l'astensione dalle udienze e dall'attività giudiziaria penale nel circondario del tribunale di Venezia ed avanti la corte di appello di Venezia;
la situazione può degenerare in qualsiasi momento, creando situazioni difficilmente ricomponibili nel breve periodo ed un ulteriore senso di frustrazione nel personale; si rende pertanto necessario intervenire con urgenza sulla dotazione del personale in servizio e dunque interessa conoscere agli interroganti quali misure siano state approntate in relazione ai problemi evidenziati presso il carcere veneziano di Santa Maria Maggiore, con specifico riguardo alla gestione della popolazione carceraria che versa in precarie condizioni di salute -:
quali dati aggiornati siano a disposizione del Governo in relazione alla situazione riscontrata presso il carcere veneziano di Santa Maria Maggiore, con particolare riguardo al numero di detenuti effettivamente presenti nella struttura e alla percentuale di reclusi portatori di patologie;
quali iniziative siano state assunte o programmate e quali misure si vogliano attuare per porre rimedio al problema del sovraffollamento, nonché alle carenze del personale civile e della polizia penitenziaria assegnato al carcere di Santa Maria Maggiore;
quali iniziative intenda assumere il Ministro interrogato, con urgenza, per riportare nella legalità le condizioni di vita dei detenuti e per assicurare migliori condizioni di lavoro agli operatori della casa di reclusione veneziana.
(4-04694)

BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
nel territorio siciliano compreso nel distretto della Corte di appello di Messina operano diverse e agguerrite consorterie mafiose guidate da personaggi di notevole spessore criminale;
negli scorsi mesi fonti giornalistiche locali hanno dato ampio risalto alla protesta che gli avvocati penalisti di Nebrodi stanno portando avanti contro la grave carenza degli organici di cui soffre la magistratura che opera nel distretto della Corte di appello di Messina, specialmente nella procura della Repubblica di Patti;
a tal proposito, in data 25 luglio 2009, il direttivo della Camera penale di Nebrodi ha approvato un ordine del giorno composto del seguente unico punto: «Iniziative da adottare per il depauperamento dell'organico della Procura della Repubblica di Patti. In relazione al punto all'ordine del giorno si evidenzia che l'articolo 2, IV comma della legge 30 luglio 2007, n. 111 ha introdotto il divieto di destinare i magistrati ordinari, al termine del loro tirocinio, a funzioni requirenti o giudicanti monocratiche penali, compresa quella di giudice per le indagini preliminari e di giudice dell'udienza preliminare. Il suddetto principio appare in linea generale condivisibile in quanto volto a destinare alle suddette funzioni magistrati che abbiano acquisito una consolidata esperienza professionale. Tuttavia, la rigida applicazione di detto principio, quale imposta dalla norma citata, ha determinato una situazione drammatica, in particolare negli uffici di Procura del meridione. Infatti tali uffici, considerati spesso

poco appetibili, si reggono su di un organico composto in larga parte proprio da magistrati di prima nomina e che la normativa attuale impedisce di sostituire. Quindi i vuoti di organico che si vanno determinando in seguito alle domande di trasferimento ad altre sedi di magistrati operanti in dette Procure, non possono più essere colmati con le precedenti modalità. Le ricadute nei territori ove esistono gli uffici più esposti nel contrasto alla criminalità sono evidenti. È noto che per la copertura di 55 posti di Pubblico Ministero in Sicilia sono state presentate solo 4 domande, nonostante la previsione di un incentivo di euro 2.500,00 al mese per quattro anni. In particolare, per quanto riguarda il distretto della Corte di Appello di Messina, la situazione è gravissima per le Procure di Barcellona P.G. e di Patti. Quest'ultima è oggi retta dal solo dott. Lia, costretto a svolgere tutte le funzioni, coordinamento delle indagini e partecipazione alle udienze, con la conseguenza che le aspettative di giustizia della collettività rischiano di essere vanificate. Persistendo l'attuale normativa, onde evitare le gravi situazioni prospettate, è auspicabile che intervenga una modifica alla norma e quindi, anche fermo restando il divieto generale di assegnazione dei magistrati di prima nomina alle funzioni requirenti e monocratiche penali, siano previste delle possibilità di deroga in presenza di comprovate e motivate esigenze di servizio, come quelle che si stanno verificando nella Procura della Repubblica di Patti. Si evidenzia, inoltre, che anche la Sezione distaccata di Sant'Agata Militello subisce gravi disagi connessi, sia alle carenze di organico sopra lamentate, sia per la carenza di Magistrati giudicanti, sia in sede civile che penale»;
sulla base del predetto ordine del giorno il direttivo della Camera Penale di Nebrodi ha proclamato l'astensione dalle udienze penali nell'intero circondario del tribunale di Patti per il periodo dal 16 settembre 2009 al 23 settembre 2009;
l'astensione dalle udienze - stante la persistente ed irrisolta situazione venutasi a creare nel distretto della Corte di appello di Messina e, in particolare, presso la procura della Repubblica di Patti - è stata successivamente reiterata anche per il periodo dal 19 ottobre al 24 ottobre, come risulta dal verbale del direttivo della Camera Penale di Nebrodi del 30 settembre 2009;
in tale contesto risultano inoltre estremamente diminuite le risorse finanziarie a disposizione del tribunale e della procura di Patti, e il rapporto tra magistrati in servizio e personale amministrativo appare decisamente insufficiente a coprire le esigenze di un territorio così impegnativo dal punto di vista della presenza della criminalità organizzata;
a giudizio dell'interrogante, in tali condizioni di carenza di organico e di scarsità di fondi, con la conseguente ridotta funzionalità della procura, molti importanti procedimenti rischiano di incontrare serie difficoltà e di non essere conclusi -:
se il Ministro sia a conoscenza dei fatti esposti e quali iniziative di competenza intenda adottare per rafforzare gli organici della magistratura e del personale amministrativo della procura della Repubblica di Patti;
se il Governo non ritenga urgente, al fine di contrastare l'aggressione da parte della criminalità organizzata di stampo mafioso al territorio siciliano riconducibile ai distretto della Corte di appello di Messina, di dover dotare gli uffici in questione di adeguate risorse finanziarie;
se il Governo intenda assumere iniziative di carattere normativo volte a modificare la legge 30 luglio 2007 n. 111 in modo che - fermo restando il divieto generale di assegnazione dei magistrati di prima nomina alle funzioni requirenti e monocratiche penali - siano previste delle possibilità di deroga al richiamato principio in presenza di comprovate e motivate esigenze di servizio, come quelle che si stanno verificando nella procura della Repubblica di Patti.
(4-04699)

MAURIZIO TURCO, FARINA COSCIONI, BELTRANDI, BERNARDINI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della giustizia, al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
da notizie di stampa si apprende che la procura di Pistoia ha aperto un'inchiesta sulla morte di Sorin Calin, cittadino romeno di 24 anni, deceduto la sera di lunedì 19 ottobre 2009 dopo che, nella caserma dei Carabinieri di Montecatini (Pistoia), i sanitari gli avevano somministrato un sedativo. Il ragazzo era stato fermato poche ore prima con l'accusa di aver aggredito e rapinato l'ex fidanzata -:
quale sia l'esatta dinamica dei fatti accaduti;
qualora i fatti rispondano al vero, quale sedativo gli sia stato somministrato, in quale quantità e da chi.
(4-04706)

...

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazioni a risposta orale:

GAROFALO, LA LOGGIA, PAGANO, STAGNO D'ALCONTRES, VINCENZO ANTONIO FONTANA, GIBIINO, MINARDO, SCALIA, TORRISI, CATANOSO, GRANATA, GERMANÀ, GIAMMANCO, FALLICA, LO PRESTI, TERRANOVA, GRIMALDI, BRIGUGLIO, CRISTALDI, MARINELLO e MISURACA. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
i deputati nazionali nella doverosa rappresentanza delle istanze dei cittadini e delle proprie comunità d'origine, ritengono assolutamente urgente l'intervento del Governo sulle problematiche di mobilità e sviluppo innescate dalle Ferrovie dello Stato in Sicilia e, in particolare nell'area dello Stretto;
tali aree, lungi dall'essere considerate strategiche in termini trasportistici, subiscono invece da anni una imperdonabile politica di disimpegno da parte dei vertici del gruppo FS che sta gravemente compromettendo le potenzialità di sviluppo del territorio e l'indiscutibile diritto dei siciliani ad una mobilità efficiente, rafforzata dal principio della continuità territoriale dovuta dallo Stato alle popolazioni insulari;
in una contingenza temporale di particolare criticità che dovrebbe accentuare l'impegno infrastrutturale in favore delle aree del Mezzogiorno, e della Sicilia in particolare, assistiamo invece ad una politica di dismissione con gravi ricadute sulle potenzialità di crescita economica e sociale del territorio, sull'occupazione e sull'ambiente;
nell'ultimo decennio, infatti, l'arretratezza del sistema trasportistico ferroviario in Sicilia, con servizi non efficienti e, quindi, poco competitivi, e l'assenza di strategie di investimento adeguate, ha causato una drastica contrazione di entrambi i flussi di passeggeri (-30 per cento) e merci (-40 per cento), in favore di un accresciuto traffico gommato, con le immaginabili conseguenze negative in termini di congestione stradale, emissioni inquinanti, riduzione del livello di sicurezza;
conseguentemente a quanto summenzionato, nello stesso periodo FS è passata, solo nella provincia di Messina, da 5.000 a 1.700 occupati nel settore, innestando, in un'area già provata da alti tassi di disoccupazione, un considerevole aumento della conflittualità sociale;
la riduzione graduale, ma costante, del servizio di trasporto viaggiatori sia a lunga percorrenza che regionale e quella del trasporto merci, la mancanza di ammodernamento dei servizi di trasporto in riferimento a quanto summenzionato, la scarsità di ammodernamento dei servizi e della flotta navale, l'inadeguata manutenzione e l'insufficienza di investimenti nella rete - al contrario di quanto il gruppo FS ha progettato e già in parte realizzato nel resto d'Italia - ha come diretta conseguenza l'aumento del divario in termini di infrastrutture e di servizi tra il Nord ed il

Sud e, dunque, una riduzione dei flussi di traffico passeggeri e merci da e verso il Mezzogiorno, una imperdonabile perdita in termini di competitività delle aree, una negativa incidenza sui flussi turistici, un progressivo ulteriore calo della redditività dei servizi ferroviari, già considerato alla base delle suddette strategie aziendali di smobilitazione;
Messina come già accennato, è il territorio più colpito dalla smobilitazione del gruppo FS, senza fra l'altro un'efficiente possibilità di mobilità per persone e merci, rappresentata nelle altre principali province siciliane di Catania e Palermo dal trasporto aereo;
la Divisione Cargo di Ferrovie dello Stato già dal 1o marzo scorso ha infatti dismesso gli scali merci di Messina Centrale e Pace del Mela, con gravi conseguenze per le attività produttive e commerciali che si avvalevano di tali snodi;
inoltre la riduzione del traffico ferroviario siciliano e dei treni a lunga percorrenza da e per il continente comporta la diminuzione delle attività di Bluvia, che conseguentemente è stata costretta a diminuire le corse delle navi traghetto, mettendo a rischio ulteriori 600 posti di lavoro in città;
la contrazione del servizio di attraversamento dello Stretto continua a causare notevoli disagi non soltanto alle migliaia di pendolari che quotidianamente si spostano sulle due sponde e che non possono ancora usufruire del servizio di Metropolitana del mare, ma anche a tutti gli utenti di Trenitalia che, qualora non venisse ripristinato il collegamento marittimo per tutti i treni, sarebbero costretti ad interrompere il viaggio sullo Stretto con una conseguente ovvia disaffezione al trasporto ferroviario e ulteriori decrementi in termini di utilizzo dello stesso;
la recente decisione di sospendere l'operatività della terza nave a servizio della movimentazione dei treni di lunga percorrenza da e per la Sicilia ha causato, lo scorso 19 giugno 2009, a ben 5 convogli passeggeri provenienti dal continente, fino a 4 ore e mezza di ritardo unicamente per attraversare lo Stretto di Messina;
lo sviluppo del nostro territorio e della nostra comunità passano imprescindibilmente da un sistema intermodale in cui coniugare in modo efficiente, sostenibile ed equo rispetto al resto del continente, il trasporto di passeggeri e merci, la navigazione e il traghettamento nell'area dello Stretto. In tale quadro di insieme le Ferrovie dello Stato occupano un ruolo strategico che va potenziato e razionalizzato e assolutamente non ridimensionato in una sterile ottica di miope redditività temporanea;
è necessario accelerare la realizzazione di opere ferroviarie particolarmente strategiche per la Sicilia sugli assi di mobilità di maggiore traffico Palermo-Messina-Catania e, in particolare, il raddoppio della Patti-Castelbuono; la realizzazione della tratta Giampilieri-Fiumefreddo; la tratta ad alta velocità Catania-Palermo, l'unica prevista in Sicilia; e al tempo stesso occorre apportare migliorie alla rete che si estende da Agrigento a Siracusa al fine di renderla maggiormente usufruibile e facilmente collegabile con le altre provincie della Regione;
in particolare gli Esecutivi nazionale e regionale devono pretendere dai vertici di FS il rispetto degli impegni già inseriti nel Contratto di programma RFI - Governo 2007-2011 e vigilare affinché venga attuata una politica di investimenti tale da colmare il deficit infrastrutturale attuale;
tutto ciò non è assolutamente ammissibile anche per la generalizzata violazione del diritto dei cittadini siciliani, e dell'intero Mezzogiorno, ad un servizio di trasporto statale verso il resto del Paese, reso efficiente e confortevole con investimenti costanti e tecnologie adeguate. La situazione di cui sopra è pertanto inaccettabile per un Governo responsabile e attento, che non può e non deve assistere

indifferente, ma ha l'obbligo di risposte concrete verso i cittadini -:
il Governo, nel suo ruolo di azionista unico del Gruppo F.S. e di decisore strategico, come ritiene opportuno intervenire in modo risolutivo per assicurare servizi di mobilità uniformi in tutto il territorio nazionale;
le scelte fino ad ora attuate da FS rendono l'intero gruppo complice del ritardo di sviluppo delle aree del Sud Italia e dell'accrescersi del divario con le regioni settentrionali e con il resto d'Europa, sempre più difficilmente colmabile in futuro e quindi a tal proposito si chiede quali misure si pensa di adottare al fine di risolvere le problematiche emerse e le conseguenze che ne sono derivate.
(3-00728)

COMPAGNON. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
a distanza di tredici mesi dalla nascita di CAI - Compagnia Aerea Italiana, lo stato dei voli da essa gestiti e dei servizi erogati si rivela ogni giorno più scandaloso ed inquietante, profilando gli estremi di una vera e propria «emergenza nazionale», anche sotto il profilo della sicurezza dei voli;
i disagi che gli utenti segnalano quotidianamente sono relativi a: continui, reiterati e pesanti ritardi, cancellazioni per guasti o per altri ingiustificati motivi tecnici, comunicazione scarsa o ingannevole accompagnata da atteggiamenti spesso poco professionali da parte degli addetti ai lavori e dei capo-scalo, bagagli perduti, servizi igienici inutilizzabili, refrigeratori per i pasti non funzionanti, compattatori dei rifiuti fuori uso, magazzini senza scorte ed altro ancora;
di notevole allarme risultano essere le notizie pubblicate qualche tempo fa da alcuni organi di stampa sulle inefficienze evidenti dei sistemi di sicurezza dei voli, come il malfunzionamento delle telecamere di sorveglianza anti-terrorismo, o delle certificazioni di aero-navigabilità scadute, con la relativa messa in revisione degli aerei interessati;
le inefficienze della Compagnia rischiano di abbassare la sicurezza del trasporto aereo, oltre ad arrecare continui disagi ai passeggeri, con un processo lento che tende a vanificare gli standard richiesti;
risultano, così, di fatto aggirati i «fondamentali» del trasporto aereo, basati sull'integrazione di alcuni principi cardine, quali: la competitività (intesa anche in termini di tariffe più basse), la sicurezza dei voli (intesa come safety e come security), l'efficienza della Compagnia, l'idoneità dei servizi delle società aeroportuali;
è in itinere un provvedimento del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti che aumenterà le tariffe aeroportuali di circa 3 euro a passeggero per gli scali con più di 10 milioni di viaggiatori (Aeroporti di Roma e Sea), 2 euro per gli scali che ne ospitano fra i 5 e i 10, ed 1 euro per gli scali più piccoli;
tale incremento tariffario finirà per gravare sui conti delle Compagnie aeree, le quali, a loro volta, scaricheranno l'aumento sulla clientela senza, però, garantire il massimo degli standard qualitativi;
il «piano Fenice» prevedeva di trasportare 28 milioni di passeggeri nel 2009 per contenere le perdite a 200 milioni di euro, ma ad oggi questo obiettivo risulta essere impossibile da raggiungere con un probabile aggravio di conseguenze per gli utenti;
la nuova Compagnia aerea, nei proclami del Governo, doveva essere lo strumento per incentivare la ripresa nel settore del turismo, ma la strategia della ricerca di una posizione di rendita sul mercato domestico è fallita, in quanto i passeggeri hanno «tradito» le attese, un po' per la crisi economica, un po' perché

hanno trovato più conveniente viaggiare con la Freccia rossa di Trenitalia o con compagnie aeree low cost;
l'ingente esborso di denaro pubblico avrebbe potuto avere una destinazione più proficua, senza contare la perdurante chiusura del mercato del servizio di trasporto aereo ed i disservizi recati alla clientela, che si sta orientando verso altre Compagnie che forniscono migliori servizi a costi inferiori, non curandosi della difesa dell'italianità -:
quali urgenti misure intenda adottare per ripristinare il rispetto delle regole più elementari nell'ambito del sistema del trasporto aereo nazionale, ormai alla deriva, e quali iniziative intraprendere nei confronti di CAI - Compagnia Aerea Italiana, al fine di rendere il servizio di trasporto aereo erogato più efficiente in termini di sicurezza e operatività ed in linea con gli standard delle concorrenti Compagnie europee, evitando le ricadute che i disservizi provocano sulla vita privata e lavorativa degli utenti e sull'intera economia nazionale.
(3-00729)

Interrogazione a risposta in Commissione:

PILI, NIZZI, PORCU, VELLA e MURGIA. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
il prezzo dei biglietti dei collegamenti aerei tra la Sardegna (Alghero, Cagliari e Olbia) e Roma Fiumicino e Milano Linate, sono sottoposti al sistema di imposizione di oneri di servizio pubblico;
nel primo caso le tariffe onerate agevolate ammontano, rispettivamente, ad euro 49,00 (Roma Fiumicino) ovvero euro 59,00 (Milano Linate), comprensive di IVA ed al netto delle tasse ed oneri aeroportuali;
le tariffe di cui sopra sono state determinate dal decreto del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, n. 103 del 5 agosto 2008, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 199 del 26 agosto 2008;
è stata conclusa l'istruttoria effettuata dall'Enac e dalla Regione Sardegna, prevista dal punto 5.6 del predetto decreto ministeriale e tesa a modificare le tariffe in caso di rilevanti scostamenti, rilevati trimestralmente, del costo del carburante e/o del rapporto di cambio euro/dollaro USA;
in base alle risultanze di detta istruttoria le tariffe per le categorie agevolate sono state rimodulate nel modo seguente:
da o per Roma Fiumicino euro 41,00;
da o per Milano Linate, euro 50,00;
tali risultanze sono a tutt'oggi totalmente inapplicate provocando un grave danno economico ai cittadini sardi che sono costretti per tale palese violazione delle norme contrattuali a sopportare costi che agli interroganti paiano illegittimi con un conseguente illegittimo arricchimento delle compagnie aeree;
il rinnovo delle convenzioni con le compagnie aeree attraverso decreto del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti rende improcrastinabile la definizione delle nuove tariffe;
il rinnovo delle convenzioni non esime il Governo italiano, di concerto con la Regione Sardegna, dall'avvio di un immediato confronto per ridefinire il modello di continuità territoriale, che risulta inadeguato sia sul piano concettuale che sul piano dei servizi e dei costi;
la mancata estensione della continuità territoriale a tutti i cittadini europei in transito dagli aeroporti italiani verso e dalla Sardegna costituisce una grave discriminazione ai danni della Sardegna e del legittimo diritto alla mobilità di persone e mezzi verso territori disagiati e permanentemente gravati da handicap come l'insularità;

la discriminazione richiamata riguarda in particolar modo i tanti cittadini europei emigrati dalla Sardegna e che, mantenendo un profondo legame con la propria terra e il suo popolo, risultano colpiti da una grave lesione del proprio diritto di mobilità, considerato che non viene riconosciuto loro nessun tipo di riequilibrio tariffario conseguente ai costi elevati del trasporto da e verso la Sardegna;
la modifica intercorsa all'articolo 8 dello Statuto autonomo della Sardegna attraverso legge ordinaria che ha assegnato alla Regione autonoma Sardegna la competenza della continuità territoriale non ha modificato le norme che regolano la continuità territoriale in base alla legge n. 144 del 1999, articolo 36;
tale indefinita competenza relativamente all'attuazione della continuità territoriale prevista dalla legge n. 144 del 1999 e dalle stesse norme comunitarie che sin dal 1992 avevano previsto politiche tese al riequilibrio dei trasporti verso regioni insulari e ultraperiferiche, richiama la necessità di definire in termini più puntuali tali competenze a partire da un principio costituzionale con il quale lo Stato interviene direttamente e con proprie risorse al riequilibrio territoriale nell'ambito delle varie articolazioni istituzionali -:
se il Ministro interrogato non intenda intervenire al fine di far applicare con urgenza le nuove tariffe conseguenti all'esame svolto dall'Enac relativamente all'adeguamento tariffario previsto per legge e che risulta ancora totalmente disatteso;
se il Ministro non intenda promuovere un'azione di verifica sul costo aggiuntivo sopportato dai cittadini dal momento della definizione del costo effettivo della continuità territoriale;
se non ritenga necessario richiedere alle compagnie aeree un risarcimento per gli introiti percepiti indebitamente a scapito dei passeggeri sardi destinatari dell'onere del servizio pubblico;
se non ritenga di dover proporre una puntuale definizione delle competenze dello Stato e della Regione relativamente alla continuità territoriale e alle nuove disposizioni per eliminare le disparità tra cittadini da sottoporre all'Unione europea per estendere il principio della continuità territoriale a tutti i cittadini europei in transito da aeroporti da e per la Sardegna;
se non ritenga di dover riesaminare anche lo stesso regime tariffario con l'applicazione del principio del costo chilometrico ferroviario alle tratte aeree sottoposte a oneri di servizio pubblico;
se non ritenga di dover esaminare con urgenza l'eliminazione delle pretestuose tassazioni che gravano sulla continuità territoriale da e per la Sardegna.
(5-02000)

Interrogazione a risposta scritta:

FUGATTI e REGUZZONI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
quotidianamente le associazioni di pubblica assistenza contribuiscono al soccorso ed alla gestione delle emergenze in tutto il Paese;
gli automezzi di pubblica assistenza non possiedono targhe speciali al pari della Croce Rossa, di conseguenza i mezzi vengono guidati con patenti ordinarie;
sarebbe importante dare la possibilità agli autisti soccorritori, iscritti come soci attivi in associazioni private di pubblica assistenza di partecipare a corsi di guida specifici per ambulanze, tenuti da esperti di soccorso;
altrettanto importante la possibilità per le associazioni di assistenza di poter targare i propri mezzi con targhe speciali, con la possibilità di rientrare nell'ambito della Protezione civile;

tali attività porterebbero al rilascio di un patentino professionale che qualificherebbe gli operatori del settore -:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza della situazione e quali iniziative intenda assumere per evitare che gli operatori delle associazioni di pubblica assistenza, nello svolgimento dei loro compiti, non incappino nella decurtazione dei punti della patente ordinaria, creando una disarmonia con quanto avviene nei confronti di autisti che operano con patenti di servizio.
(4-04703)

TESTO AGGIORNATO AL 16 MARZO 2011

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INTERNO

Interrogazione a risposta in Commissione:

BOBBA. - Al Ministro dell'interno, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
in data 9 settembre 2009, durante il TG1 delle ore 20.00, è stato trasmesso un servizio di Laura Mambelli, montaggio di Walter Tizzoni, documentazione di Dante Iannuzzi, che mostrava il salvataggio da parte della Guardia costiera di 35 immigrati, di origine turca, afghana, iraniana, tra cui 3 minori;
in data 15 settembre 2009 il sito www.malainformazione.it, con un articolo del dottor Marco Reis, presidente dell'Osservatorio sull'informazione, evidenziava le perplessità di alcuni cittadini sul servizio citato, circa la veridicità di quanto trasmesso;
nella stessa data il dottor Reis inviava sia alla redazione del TG1, sia alla Guardia costiera una mail per richiedere chiarimenti in merito, alla quale non ha avuto risposta;
i punti oscuri che si evincono dal sito riguardano in particolar modo il fatto che il «mare è assolutamente piatto. In tutte le riprese non appaiono onde di nessun genere, né appaiono scogli o secche. Le uniche leggere increspature dell'acqua sono date dai vortici creati dalle pale dell'elicottero». Infine si fa presente che «Il mare agitato dopo pochi minuti non è più un ostacolo. Cioè prima si lanciano 2 elicotteri "di soccorso" con la presenza di due troupes televisive e poi invece bastano pochi minuti per scoprire che era sufficiente mandare una barca»;
la presenza di 3 bambini, spaventati e piangenti, nel servizio del 9 settembre 2009, accentua la gravità della ipotesi posta in essere e, qualora ne fosse accertata la fondatezza, violerebbe anche la Carta di Treviso, in materia di protezione di minori;
nell'approfondire la vicenda lo stesso sito documenta che esiste in rete un ulteriore filmato che mostra come, nell'attimo in cui il «soccorritore» si lancia in acqua dall'elicottero appare una imbarcazione della Guardia costiera ferma pochi metri dal natante «da salvare», sempre in una condizione di mare assolutamente priva di onde, di scogli o di secche;
in seguito alla richiesta di chiarimenti depositata presso la Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi, il 16 ottobre 2009, il vice direttore Stefano Luppi, direzione relazioni istituzionali e internazionali RAI, rispondeva facendo presente che: «il TG1... ha utilizzato esclusivamente materiale girato dalla Guardia Costiera, e sempre dagli Uffici della Guardia Costiera sono state attinte le informazioni per la realizzazione del servizio.»;
sempre nella stessa missiva, si deduce che trattandosi «di fonte istituzionale della massima fiducia», il servizio pubblico non ha ritenuto di dover verificare le informazioni mandate in onda;
ad oggi la Guardia costiera non ha ancora risposto ai chiarimenti richiesti -:
come mai non siano state ancora chiarite le dinamiche dei fatti di cui in

premessa e non siano state smentite le ipotesi di messinscena pubblicate sul sito www.malainformazione.it;
chi abbia materialmente realizzato il servizio filmato trasmesso in data 9 settembre 2009 e quali mezzi pubblici siano stati utilizzati per effettuare il presunto salvataggio e per filmarlo;
per quale motivo la Guardia Costiera completi gli equipaggi incaricati dei soccorsi con troupes o quantomeno cameraman televisivi, con evidente sottrazione di spazio vitale, sui propri velivoli, agli eventuali soggetti in pericolo e da salvare;
a che titolo la Guardia costiera pubblicamente diffuso le immagini dei volti di bambini piangenti e spaventati, disattendendo la Carta di Treviso;
se non si ritenga opportuno verificare le dinamiche del salvataggio, della realizzazione del servizio e quali siano le eventuali implicazioni della Guardia costiera in questa vicenda.
(5-02007)

Interrogazioni a risposta scritta:

CIRIELLI. - Al Ministro dell'interno, al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
sul fertile territorio della Piana del Sele, a sud della provincia di Salerno, insistono numerose aziende agricole e zootecniche che producono e trasformano prodotti del settore ortofrutticolo e caseario, rappresentando uno degli indotti economici principali della zona;
intorno al suddetto indotto economico gravitano migliaia di lavoratori extracomunitari, in prevalenza nordafricani, molti dei quali assunti in nero e costretti ad uno stile di vita disumano e degradante;
tali comunità di lavoratori, stanziate nei territori appartenenti in prevalenza ai comuni di Battipaglia, Eboli, Pontecagnano, Bellizzi, Capaccio, vivono in baracche, casolari rurali abbandonati e locali dismessi, ubicati in particolare lungo la strada statale litoranea Salerno-Paestum, in precarie condizioni di stabilità e in assenza dei più elementari standard abitativi;
la parte più consistente di immigrati che lavorano nel settore agricolo, risiede in coabitazione con altri connazionali in contesti del tutto fatiscenti, in alloggi di fortuna privi di servizi igienici, acqua ed elettricità, posti in locazione da proprietari senza scrupoli;
le maggiori criticità sono presenti nell'area di San Nicola Varco, nel comune di Eboli, tristemente nota per un cospicuo insediamento di lavoratori extracomunitari che da circa dieci anni occupa l'area appartenente all'ex mercato ortofrutticolo della regione Campania, che si estende per una decina di ettari a ridosso della strada statale 18 e della omonima stazione ferroviaria;
nella suddetta area, come emerge anche da diverse inchieste giornalistiche, il mercato ortofrutticolo regionale non ha mai funzionato in maniera effettiva ed i relativi locali, ormai abbandonati e fatiscenti, sono stati occupati da circa 700 immigrati che vivono in condizioni di estremo degrado;
nel corso degli anni, diversi sono stati i tentativi di porre all'attenzione delle istituzioni locali e nazionali il dramma di San Nicola Varco, divenuto un quartiere ghetto oggetto di ispezioni anche da parte di rappresentanti di organismi internazionali;
in una recente visita sul posto da parte di Peter Schatzer, Capo missione dell'O.I.M., l'Organizzazione internazionale per le migrazioni, sarebbero emersi risvolti preoccupanti circa le condizioni strutturali e abitative del campo, anche dal punto di vista igienico-sanitario, che avrebbero indotto anche il responsabile immigrazione della CGIL di Salerno, Anselmo Botte, a pubblicare un libro-denuncia sulla terribile realtà di San Nicola

Varco, intitolato «Mannaggia la miseria. Storie di braccianti stranieri e caporali nella Piana del Sele»;
attualmente, dei circa settecento extracomunitari stanziati in quell'area, almeno l'80 per cento degli stessi lavora in nero, in una condizione di illegalità e sfruttamento che ha generato una ghettizzazione che danneggia non solo l'esistenza dei soggetti coinvolti, ma lo stesso tessuto socio-economico della Piana del Sele;
in tutta l'area viene, infatti, esercitata un'attività di caporalato che fornisce manodopera non qualificata alle aziende del territorio e che oltre a rendere in schiavitù centinaia di immigrati clandestini, incrementa il lavoro sommerso e condiziona le regole della libera concorrenza nel mercato ortofrutticolo, come è stato segnalato dall'attuale prefetto di Napoli, già vice capo della Polizia di Stato, Alessandro Pansa;
le condizioni di San Nicola Varco hanno, quindi, generato una vera e propria «zona franca», a pochi chilometri dalla città di Salerno, dove, a causa di diversi fenomeni, quale immigrazione clandestina, caporalato, abitazioni abusive, condizioni igienico-sanitarie precarie e lavoro nero, regna da anni una illegalità diffusa e incontrollata -:
se il Governo sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e se gli stessi corrispondano al vero;
quali iniziative ritenga possibile adottare, nell'ambito delle proprie competenze, per pianificare un definitivo risanamento dell'area di San Nicola Varco, attraverso una riqualificazione dell'area medesima che contribuisca allo sviluppo socio-economico della Piana del Sele e delle aziende operanti sul territorio;
se ritenga possibile introdurre un piano di inserimento nel mondo del lavoro per gli extracomunitari attualmente impiegati in quell'area, al fine di garantire agli stessi una esistenza più dignitosa ed una effettiva integrazione nella nostra società;
se ritenga opportuno procedere ad un'intensificazione dei controlli in ordine ai fenomeni legati all'immigrazione clandestina, al lavoro nero e al caporalato imperversanti nel salernitano.
(4-04692)

MARINELLO e CARLUCCI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il presidente dell'Associazione Meter onlus, Don Fortunato Di Noto, denuncia che due gruppi operanti su Facebook inneggiano ed auspicano la morte del Papa;
quest'azione deprecabile, si aggiunge alle altrettanto gravi minacce di morte che, sempre su Facebook, sono state indirizzate al Presidente del Consiglio dei ministri onorevole Berlusconi;
questo inneggiare all'odio, alla morte e addirittura all'uccisione di persone, configura, ad avviso dell'interrogante, dei reati come l'istigazione a delinquere che non possono essere ignorati e vanno contrastati con ogni azione prevista dalla legge -:
quali iniziative di competenza intenda intraprendere per contrastare non solo i due odiosi episodi citati, ma anche ogni altra minaccia alla vita di persone, formulata su Facebook attraverso la rete internet.
(4-04701)

FUGATTI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
in un suo articolo apparso nel 2008, il periodico Armi e Tiro ha denunciato la prassi adottata dalla Questura di Genova di subordinare il rilascio del porto d'armi per tiro a volo all'esibizione da parte del richiedente della prova di avvenuta iscrizione alla Fitav, Federazione italiana tiro a volo;
per il rinnovo sarebbe richiesta addirittura la prova dell'iscrizione alla medesima Federazione durante i sei anni precedenti all'inoltro della domanda;
l'iscrizione alla Fitav non risulta menzionata come requisito in nessuna

disposizione di legge, ma sarebbe prevista da circolari della Questura di Genova sottoposte a non meglio specificate classifiche di segretezza e quindi non consultabili;
l'atteggiamento adottato dalla Questura di Genova si sta progressivamente estendendo ad altre province;
avvertono particolare disagio i cittadini dediti alla pratica del tiro a volo restii ad iscriversi alla Fitav e desiderosi di non appartenere ad alcuna Federazione o già iscritti a raggruppamenti concorrenti, come la Fisat, Federazione italiana storia armi e tiro -:
quali siano gli intendimenti del Ministro interrogato in merito ai fatti esposti in premessa e quali iniziative si ritenga opportuno adottare nei confronti della Questura di Genova e delle altre che ne hanno seguito l'esempio.
(4-04707)

EVANGELISTI. - Al Ministro dell'interno, al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione, al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
le disposizioni di cui al cosiddetto decreto-legge «Pisanu» n. 144 del 2005 contenente misure antiterrorismo sono state ulteriormente prorogate fino al 31 dicembre 2009;
tra le incombenze previste dall'articolo 7 del decreto-legge citato è presente quella per la quale chi offre (a pagamento o a titolo gratuito) una connessione a internet al pubblico, ha l'obbligo dell'identificazione certa degli utenti della propria rete (tramite carta d'identità o numero di cellulare) e della custodia per un anno delle informazioni riguardanti il traffico effettuato (il cosiddetto log) di modo che le Forze dell'ordine possano all'occorrenza consultare tali dati;
questa disposizione vale non solo per gli internet point ma anche per qualsiasi privato che, da un esercizio pubblico o da casa propria, voglia dare accesso al web a terzi;
tali misure non hanno uguali in altri Paesi democratici e probabilmente hanno contribuito in maniera preponderante a far sprofondare l'Italia in fondo alla classifica per numero di accessi pubblici wi-fi (per fare un esempio, in Francia ce ne sono cinque volte di più);
è stato calcolato che 6 italiani su 10 non sanno cosa sia la banda larga e che 12 milioni di famiglie non posseggono un personal computer, malgrado queste questioni fossero parte integrante di una delle tre «I» (internet, inglese, impresa) del precedente Governo Berlusconi;
è stato pubblicato agli inizi del 2009 da European Innovation, lo scoreboard sull'innovazione nei 27 Paesi UE basato su 29 indicatori e 4 categorie: leader, follower, moderati e quelli che devono recuperare; l'Italia è stata classificata come moderate innovator, cioè sotto la media dei 27, ma non tra quelli che si prevede possano passare alla categoria superiore, l'innovation follower, anche se negli ultimi tempi qualche recupero si è verificato in termini di accessi pubblici wi-fi, merito anche dell'attività di alcune amministrazioni locali, provinciali e regionali;
ancora da chiarire invece è la questione dei cosiddetti «Foneros», movimento nato in Spagna qualche anno fa, che punta a creare una rete a «ragnatela», decentrata, formata da tanti collegamenti punto-punto, a breve distanza e a pochi chilometri di raggio di copertura wireless, che si connettono su frequenze dell'etere pubbliche, formando un network mondiale;
questo decreto-legge è stato giudicato da molti come uno dei principali motivi per cui da noi è così raro potersi collegare a internet da un bar, un ristorante, una piazza, una stazione, mentre negli altri Paesi europei e nord americani appartiene ormai alla normale quotidianità;

come sempre, all'avvicinarsi della fine dell'anno, il Governo si prepara abitualmente a predisporre il cosiddetto decreto-legge «milleproroghe», che serve, come è noto, a rinviare una serie di scadenze e di impegni legislativi e operativi -:
se non ritenga di escludere che eventuali prossime iniziative normative volte a prevedere proroghe di termini che contengono differimenti delle disposizioni previste dal decreto-legge «Pisanu» in modo da consentire una maggiore diffusione delle connessioni internet e consentire al nostro Paese di crescere in Europa da questo punto di vista.
(4-04712)

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ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazione a risposta scritta:

BOCCIARDO. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
un recente fatto di cronaca riguardante il comportamento di un insegnante di scuola elementare nei confronti di un alunno considerato troppo vivace ha suscitato sconcerto, perplessità e contraddittorietà di giudizi e testimonianze sul caso specifico;
tale fatto è accaduto nei primi giorni di ottobre 2009 in una scuola elementare di Mestre dove un insegnante avrebbe tirato fuori dal banco a forza un alunno di 9 anni scaraventandolo contro un armadio;
l'alunno è stato portato al Pronto soccorso dell'ospedale locale e medicato per ferite e contusioni con prognosi di 12 giorni;
è necessario fare chiarezza sulle responsabilità di tale atto non solo per stabilire la veridicità di quanto accaduto, le sue effettive dinamiche, ma per poter dare un'informazione corretta all'opinione pubblica;
la maggioranza dei genitori ha indetto uno sciopero in segno di solidarietà nei confronti dell'alunno;
l'assemblea di classe avrebbe deciso di affiancare il maestro con un altro insegnante;
i medici del Pronto soccorso, dove è stato ricoverato il bambino per i danni fisici subiti, avrebbero esposto denuncia alla magistratura;
l'ufficio provinciale scolastico avrebbe aperto una inchiesta sia sul maestro sia sull'operato del direttore di istituto -:
se il Ministro intenda assumere iniziative di carattere ispettivo per l'esercizio dei poteri di competenza.
(4-04691)

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LAVORO, SALUTE E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta in Commissione:

GRAZIANO. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 43-bis del decreto-legge 30 dicembre 2008, n. 207 (cosiddetto «milleproroghe»), convertito, con modificazioni, dalla legge 27 febbraio 2009, n. 14, pone in liquidazione il patrimonio separato relativo alla prima operazione di cartolarizzazione effettuata dalla Società cartolarizzazione immobili pubblici S.r.l. (SCIP) e il patrimonio separato relativo alla seconda operazione di cartolarizzazione effettuata dalla stessa SCIP, trasferendo la proprietà degli immobili della SCIP ai soggetti originariamente proprietari degli stessi, fondamentalmente gli enti previdenziali (Enpals, Inail, Inps, Inpdap, Ipost e Ipsema);

il trasferimento degli immobili appartenenti al patrimonio separato relativo alla seconda operazione di cartolarizzazione è effettuato per un corrispettivo pari al valore degli immobili stessi, determinato dall'Agenzia del territorio, e tale corrispettivo è versato alla SCIP. Gli enti previdenziali possono procedere alla vendita diretta degli immobili; in particolare, i soggetti originariamente proprietari degli stessi assolvono alla vendita di tutti i beni immobili ad essi trasferiti nel rispetto delle procedure che regolano l'alienazione degli stessi da parte della SCIP per la seconda operazione di cartolarizzazione, per quanto compatibili, in modo da massimizzare gli incassi in relazione alla situazione del mercato immobiliare, e possono modificare le suddette procedure al fine di rendere più efficiente il processo di vendita;
la manutenzione ordinaria e straordinaria è stata convenzionalmente accollata agli enti gestori; inoltre, al fine di favorire la tutela del diritto all'abitazione e all'esercizio di attività di impresa, anche in considerazione della crisi economica, i soggetti originariamente proprietari promuovono la definizione del contenzioso in materia immobiliare privilegiando soluzioni transattive o di bonario componimento che comportino l'immediato conseguimento di un apprezzabile risultato economico in relazione al rischio implicito del giudizio, allo stato e al presumibile costo di esso, nonché alla possibilità di effettiva riscossione del credito;
nella città di Capua, l'Inpdap è proprietario di circa 50 appartamenti, siti al rione Santagata, il quale versa in condizioni di grave degrado e illegalità: gli stessi appartamenti non sono stati oggetto di manutenzione e ad oggi risultano in pessime condizioni igienico-sanitarie;
il disagio delle famiglie, molte delle quali hanno al loro interno componenti con gravi problemi di salute (portatori di handicap e/o invalidi), è tale che molte di esse non hanno più provveduto al pagamento del canone di locazione come forma di protesta;
l'ente proprietario, l'Inpdap, ha provveduto ad inviare agli inquilini lettere dai toni «forti» nelle quali si chiede di regolarizzare la posizione contabile con il pagamento di cifre esorbitanti: la stessa vendita viene stabilita a prezzi eccessivi, che esulano del tutto dai criteri di mercato e che non tengono affatto conto delle pessime condizioni di manutenzione degli immobili stessi -:
quali misure e iniziative il Ministro interrogato ritenga tempestivamente di intraprendere, per il tramite dell'ente di riferimento, per la risoluzione della situazione di grave disagio per la comunità interessata e di degrado patrimoniale, auspicando una rinnovazione delle perizie tecnico-estimative sugli immobili, che tengano conto del reale stato di fatto degli stessi e delle condizioni economiche delle famiglie.
(5-02001)

Interrogazioni a risposta scritta:

STUCCHI, PIROVANO, CONSIGLIO e VANALLI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
la nuova Pansac di Zingonia (Bergamo) è un'azienda specializzata nella produzione di pellicole protettive per alimenti, operante nel settore della gomma-plastica;
lo stabilimento bergamasco, insieme agli altri siti di Mira (Venezia), Portogruaro (Venezia), Ravenna e Marghera (Venezia), è di proprietà di Fabrizio Lori, giovane presidente della squadra di calcio dell'AC Mantova (serie B);
nello stabilimento di Zingonia (Bergamo), dove in organico ci sono 87 persone, l'assemblea dei lavoratori ha proclamato un pacchetto di 16 ore di agitazione a partire da mercoledì 21 ottobre contro ritardi nel pagamento degli stipendi e contro comportamenti da parte della direzione rispetto al sito bergamasco definiti

«anomali», in quanto privi di chiarezza sulle prospettive e sulla tenuta dell'occupazione;
i rappresentanti sindacali hanno più volte chiesto un incontro con la proprietà dell'azienda, che non li ha ricevuti, per la risoluzione di questioni organizzative interne e per avere rassicurazioni in merito al lavoro nei prossimi mesi -:
se non ritengano necessario convocare la proprietà dell'azienda e i rappresentanti dei lavoratori, al fine di individuare ogni utile soluzione che possa permettere ai dipendenti interessati di ottenere garanzie circa il loro futuro occupazionale nello stabilimento bergamasco di Zingonia.
(4-04702)

BORGHESI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
dal 25 settembre 2009 per 90 giorni è aperta la possibilità di stipulare una transazione a titolo di risarcimento da danno biologico per vaccinazioni: lo prevede il decreto legge n. 159 del 2007 che stanzia per l'istituto giuridico della transazione 150.000.000 di euro e il cui decreto ministeriale di attuazione, che definisce la procedura di transazione, è stato pubblicato il 23 settembre 2009;
purtroppo la categoria si aspettava i 150 milioni più i 180 milioni di cui al comma 361 dell'articolo 2 della legge 26 dicembre 2007, n. 244, ma il Governo ha messo a disposizione solo la parzialità dei fondi stanziati;
considerando che ci potrebbero essere 6000 richieste di transazione per cause ante 31 dicembre 2007, i danneggiati potrebbero avere solo di 25.000,00 euro a testa invece delle 600.000,00 citate nella tabella del decreto attuativo;
inoltre in questo periodo di crisi, poiché molti danneggiati sono in cassa integrazione, in mobilità o licenziati con scarse possibilità di assunzione, bisognerebbe modificare la legge n. 210 del 1992 nella parte in cui prevede che l'indennizzo doveva essere versato mensilmente e non ogni 2 mesi con il birateo -:
se il Ministro sia a conoscenza dei fatti sopra riportati e se non ritenga di dovere mettere immediatamente a disposizione i 180 milioni di euro previsti dalla legge finanziaria per il 2008 in modo da dare un equo indennizzo ai danneggiati per vaccinazioni;
quali iniziative intenda adottare affinché queste persone possano avere un giusto riconoscimento ai danni provocati da negligenza e mancanza di controllo.
(4-04704)

CARLUCCI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
il Ministero del lavoro, della salute, e delle politiche sociali, senza aggiungere altri dettagli, ha dato notizia del fatto che un caso probabile di variante della malattia di Creutzfeldt-Jakob, legata al consumo di cibo infetto, è stato diagnosticato ieri in Italia;
è il secondo caso riscontrato nel nostro Paese dopo il primo di diversi anni fa e si ritiene legato ad un'infezione verificatasi prima dell'introduzione del divieto di utilizzo delle farine di carne per l'alimentazione dei bovini (dicembre 2000);
la variante della malattia di Creutzfeldt-Jakob è causata dall'esposizione all'agente dell'encefalopatia spongiforme bovina (Bse) in seguito al consumo di cibo infetto -:
quale sia la reale entità del contagio e quali misure intenda adottare per garantire la sicurezza degli allevamenti nostrani e di conseguenza tutelare la salute dei consumatori italiani.
(4-04710)

BELLOTTI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
lo scrivente interrogava il Ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali in data 5 novembre 2008 con l'atto 4-01536 circa l'adeguatezza delle misure adottate dall'Asl 18 di Rovigo per debellare il virus West Nile, presente nel territorio del Polesine;
nonostante le rassicurazioni fornite all'interrogante, dall'evoluzione della vicenda, sembrano profilarsi nuovi profili d'inadeguatezza dei provvedimenti presi dalla locale Asl nella lotta contro questa malattia;
ciò che è certo è che i dati parlano di una situazione che è notevolmente peggiorata, lasciando poco adito a dubbi sul fatto che non siano stati messi in atto comportamenti né efficienti né adeguati;
per suffragare tale ipotesi basterebbe parlare del numero delle vittime: dopo il primo decesso, avvenuto pochi giorni dopo la presentazione della passata interrogazione, secondo un articolo de La Voce di Rovigo del 18 settembre 2009, il 17 settembre sarebbe avvenuto un secondo decesso;
secondo lo stesso articolo Arduino Verzola «era stato ricoverato, secondo quanto riferito dall'Ulss 18, per altre patologie e nel corso delle analisi sarebbe emersa la sua positività al virus prima che sopraggiungesse il decesso»;
lo stesso articolo confermerebbe la tesi dell'interrogante secondo cui «A poco più di un anno dalle prime segnalazioni, quindi, il problema sembra tutto fuorché risolto. A poco sarebbero servite le disinfestazioni con il virus che continua a diffondersi rischiando di mietere vittime»;
come riportato in un articolo del 9 ottobre 2009 riportato da La Voce di Rovigo «Una donna di 77 anni di Castelmassa è ricoverata nel reparto di Malattie infettive dell'ospedale di Rovigo, in condizioni ritenute dai medici serie, colpita dal virus del West Nile»;
l'unica ulteriore indicazione della Asl dopo questo caso, avvenuto pochi giorni dopo il precedente, sarebbe riportata nello stesso articolo: «L'azienda Ulss raccomanda di non abbassare la guardia [...] la protezione individuale è una delle armi a nostra disposizione, quindi zanzariere, uso di insetticidi ambientali e di repellenti cutanei, soprattutto per le persone anziane»;
è importante segnalare che in ogni caso la Asl non ha fornito dati circa l'eventuale richiesta di alcuni polesani di essere curati fuori provincia e non c'è perciò una banca dati attendibile circa il numero reale di soggetti colpiti;
nel frattempo, mentre si riscontrano casi di West Nile negli stessi donatori di sangue, è stata pubblicata a mezzo stampa il 20 ottobre 2009, una scoperta dell'università di Padova: «è colpa di una mutazione la maggior virulenza del West Nile», come risulta da un articolo de Il Resto del Carlino di Rovigo;
riguardo ai fondi stanziati dalla regione per contrastare l'epidemia, mentre la Ulss 19 di Adria ha provveduto immediatamente, supportata dalla conferenza dei sindaci, secondo un articolo pubblicato il 19 settembre 2009 dal Corriere del Veneto ad attingere ai 500 mila euro a disposizione per effettuare prontamente un'ulteriore disinfestazione, l'Ulss 18 apparirebbe meno determinata a mettere in atto misure per la tutela della salute dei cittadini, con ulteriori disinfestazioni;
è intollerabile, opinione condivisa da molti cittadini con l'interrogante, l'inerzia della dirigenza dell'Ulss 18 di fronte ad un'emergenza che sta creando seri disagi alla provincia di Rovigo e che già ha mietuto vittime, e in relazione alla quale non risultano essere stati presi provvedimenti

adeguati tanto nel campo della comunicazione quanto negli interventi -:
se sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e se non ritenga di assumere iniziative, nell'ambito delle proprie competenze, per un più efficiente contrasto al virus West Nile, con particolare riferimento al territorio di Rovigo, in generale per assicurare che la malattia sia debellata.
(4-04713)

TESTO AGGIORNATO AL 16 MARZO 2011

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POLITICHE AGRICOLE, ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazione a risposta scritta:

CATANOSO e CARLUCCI. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
con atto di sindacato ispettivo, l'odierno interrogante aveva posto la questione del fermo pesca del pesce spada per l'anno 2009 il 30 settembre 2009;
all'interrogazione a risposta immediata in commissione il Sottosegretario di Stato Buonfiglio aveva risposto che il Governo aveva provveduto ad estendere il sistema degli ammortizzatori sociali al settore ittico;
con ulteriore atto normativo il Governo ha stanziato altri 10 milioni di euro per la cassa integrazione straordinaria applicata al settore ittico per l'anno 2009;
a giudizio dell'interrogante rimane lodevole l'attività dell'Esecutivo su questo versante, garantendo a tutti i lavoratori del settore un aiuto altrimenti non rimediabile;
a giudizio dell'interrogante resta ancora l'esigenza di intervenire sul lato dei piccoli armatori che da tali previsioni normative sono rimasti esclusi a differenza di quelli, per esempio, spagnoli per i quali il rispettivo Governo ha previsto degli interventi di sostegno -:
se risulti veritiero quanto riferiscono alcune associazioni di categoria spagnole in ordine al fatto che il loro Governo abbia previsto ulteriori forme di indennizzo per la propria marineria e se queste risultino conformi alla normativa comunitaria;
quali iniziative intenda adottare il Ministro interrogato per venire incontro alle esigenze della marineria italiana esposte in premessa.
(4-04705)

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PUBBLICA AMMINISTRAZIONE E INNOVAZIONE

Interrogazione a risposta in Commissione:

CALVISI. - Al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione, al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
il personale della ex base Usa della Maddalena è in stato di agitazione da diversi giorni a causa dell'incertezza relativa alle prospettive di lavoro nonché alla mancata corresponsione della «mobilità in deroga» mobilità alla fine decretata il 20 ottobre 2009 dal Ministero dell'economia e delle finanze;
infatti, come noto, il personale dipendente da organismi militari operanti nel territorio nazionale nell'ambito della Comunità atlantica, ai sensi della legge 9 marzo 1971, n. 98, qualora licenziato in conseguenza di provvedimenti di ristrutturazione degli organismi medesimi, ha diritto di essere ricollocati nelle pubbliche amministrazioni;
l'area della Maddalena ancora risente negativamente degli effetti della decisione, pur condivisibile - stante la straordinaria e drammatica conseguenza determinatasi

con il terremoto in Abruzzo, del 6 aprile 2009 - di trasferire l'evento del G8 dall'isola sarda all'Aquila;
il personale interessato alla chiusura dell'ex base Usa della Maddalena ammonta a 140 unità, ovvero un contingente di lavoratori molto consistente in un territorio che già vive una situazione di difficoltà occupazionale;
il primo piano di ricollocazione predisposto dal Ministero per la pubblica amministrazione e l'innovazione prevederebbe, tra l'altro, il trasferimento di parte del personale in sedi quali Milano, Roma, Catanzaro e Venezia, soluzione che comporterebbe uno sradicamento dal contesto sardo e gravi difficoltà organizzative ed economiche per detti lavoratori che si troverebbero nell'obbligata necessità di dover reimpostare la condizione di vita loro e delle rispettive famiglie;
tale impostazione del piano deriverebbe dall'indisponibilità del Ministero dell'economia e delle finanze di accettare la ricollocazione in posizione sovranumeraria alla pianta organica degli enti locali, stante i vincoli imposti dal patto di stabilità;
inoltre, tali lavoratori da undici mesi non ricevono più gli ammortizzatori sociali - sebbene in data 20 ottobre 2009 il Ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali, con Protocollo 14/20808, abbia autorizzato l'INPS ad erogare i trattamenti spettanti in attesa del perfezionamento del decreto interministeriale già sottoscritto dal Ministro dell'economia e delle finanze - da parte dell'INPS il che sta determinando una situazione di grande difficoltà economica, ampliata dalle ricordate incertezze relative alla possibilità di ricollocazione così come previsto dalla richiamata legge n. 198 del 1971 -:
quali iniziative intendano tempestivamente assumere al fine di assicurare una soluzione equa e compatibile con le esigenze dei lavoratori e del territorio gallurese, consentendo la ricollocazione di tutti i 140 lavoratori dell'ex base Usa della Maddalena, e con quali strumenti intendano assicurare una deroga al patto di stabilità per quegli enti, comune di La Maddalena, provincia Olbia-Tempio, parco dell'Arcipelago, che si dovranno far carico della possibile soluzione occupazionale scaturita dalla chiusura della base Usa e che hanno espresso la loro disponibilità a farsi carico della ricollocazione dei lavoratori.
(5-02002)

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SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazioni a risposta in Commissione:

FAVA, REGUZZONI, ALLASIA, TORAZZI, ALESSANDRI, RAINIERI e PINI. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
nel piano di riorganizzazione, recentemente annunciato dal Gruppo Marazzi, è prevista la chiusura dello stabilimento «Ragno» in località Jano di Scandiano;
lo stabilimento «Ragno» appartiene alla storia economica di Scandiano e rappresenta un importante bacino produttivo ed occupazionale per il territorio;
la chiusura dello stabilimento comporterebbe la collocazione in cassa integrazione di circa 150 dipendenti, la successiva ricollocazione, per una parte, e la perdita definitiva del posto di lavoro per molti altri, con conseguenze drammatiche per molte famiglie;
Jano, grazie anche agli investimenti effettuati negli anni, è oggi un distretto produttivo di qualità in termini di impianti, di prodotti lavorati, di maestranze e di professionalità impiegate;
il nuovo sistema di viabilità, con l'imminente apertura della Pedemontana, contribuirebbe in modo determinante allo sviluppo del sito di Jano, garantendo un buon collegamento, non solo, con il distretto ceramico di Sassuolo, ma anche con le principali arterie di comunicazione;

le prospettive di chiusura annunciate dall'azienda rappresentano, quindi, un ostacolo allo sviluppo del territorio, impoverendolo anche di posti di lavoro -:
se il Ministro interrogato sia disponibile alla convocazione di un tavolo di confronto tra le parti al fine di concertare soluzioni volte a scongiurare la perdita dei posti di lavoro e di creare le condizioni che permettano all'azienda di proseguire le attività all'interno dello stabilimento di Jano;
se voglia valutare la possibilità di sottoporre il personale eventualmente collocato in cassa integrazione ad idonei percorsi formativi, in modo tale da creare competenze diversificate spendibili in altri settori meno colpiti dalla crisi.
(5-02005)

BOBBA. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
Agile srl, con sede legale in viale Liegi, 44 Roma, nasce nel 2004 dall'esperienza della realizzazione del centro servizi della regione Basilicata, nell'ambito del piano di realizzazione della Basilicata Telematica, all'interno del gruppo multinazionale Getronics, leader mondiale nel settore ICT;
il 22 giugno 2006, il controllo di Agile Srl viene ceduto ad Eutelia Spa, attraverso l'acquisto di Getronics Italia Spa, controllante di Agile Srl;
il 15 giugno 2009, Eutelia attua una cessione di ramo d'azienda del settore IT, comprendente 2.002 persone, verso Agile Srl, e, nello stesso giorno cede le quote di Agile Srl ad Omega Spa;
Omega Spa, fondata nel giugno 2001 come società a responsabilità limitata dall'imprenditore toscano Pio Piccini, diventa Società per azioni nel 2003, è specializzata nel Document Management tradizionale ed evoluto, in breve tempo inizia un processo di acquisizione di aziende diverse presenti nel mercato nazionale. In qualità di società fondatrice Omega svolge servizi di staff management e coordinamento per l'intero Gruppo (risorse umane, controllo di gestione, amministrazione, direzione commerciale, finanza e controllo, acquisti, direzione tecnica). Rientra nelle sue competenze anche l'elaborazione del piano strategico;
nel luglio 2009, Omega Spa acquisisce il gruppo Phonemedia che include società di servizi di call center in outsourcing, con sedi che vanno da Ivrea a Novara, da Casalecchio di Reno a Catanzaro, nonostante Phonemedia, negli ultimi tempi, fosse oggetto di forti contestazioni sindacali causate dal mancato e ritardato pagamento delle competenze degli operatori, causando scioperi e manifestazioni in tutta Italia;
a partire da luglio i dipendenti Agile non prendono lo stipendio, i rimborsi non vengono pagati, così come i fornitori, mentre la gestione d'impresa appare insufficiente, infatti i clienti non vengono più seguiti;
nello stesso periodo l'azienda Omnia Network, che doveva far parte della rete di imprese con Omega, viene messa in liquidazione;
il 5 agosto 2009 Sebastiano Liori, rappresentante di Omega ai tavoli istituzionali, si dimette dalla carica di consigliere di amministrazione e dalla carica di vicepresidente di Omnia Network S.p.A;
il 21 agosto 2009 con un comunicato stampa Omnia Network dichiara «in relazione alle informazioni rilasciate in data 13 luglio 2009 presso il Ministero per lo Sviluppo Economico da un proprio amministratore, S. Liori già dimesso, e concernenti, fra l'altro, i progetti aziendali del Gruppo, rende noto di aver informato il suddetto Ministero che i progetti descritti in quella sede e riportati nel relativo verbale sono diversi da quelli che la Società sta attualmente perseguendo.»;
il 31 agosto 2009 Omnia Network cede le partecipazioni delle controllate Omnia Service Center, Omnia Group Service e Vox2Web a suoi stessi dirigenti attraverso la società Alba Rental s.r.l., per

cui diversi impiegati e dirigenti di Omnia Network, tra i quali S. Liori, entrano in Omega. Lo stesso accade per il presidente in pectore di Omega Claudio Giannettoni, già consigliere indipendente di Omnia Network, dimessosi il 1o settembre 2009;
a settembre l'azienda inizia a pagare qualche stipendio, creando quindi anche problemi di discriminazione, ma la maggior parte dei dipendenti è ferma allo stipendio di giugno;
il 17 settembre 2009 in occasione dell'incontro al Ministero dello sviluppo economico, viene indetto uno sciopero di otto ore con manifestazione nazionale a Roma ed altre manifestazioni locali, ma l'azienda non si presenta;
nello stesso giorno in Piemonte i lavoratori fanno un presidio sotto la sede RAI Cernaia di Torino, cliente Agile, ricevendo la solidarietà delle RSU RAI. Si spostano poi davanti al comune di Torino, anch'esso cliente Agile, dove una delegazione viene ricevuta da una funzionaria in rappresentanza del sindaco che non era in sede;
il Ministero dello sviluppo economico, in un comunicato stampa, stigmatizza il comportamento dell'azienda e chiede alla stessa l'immediata soluzione del problema di tutte le spettanze arretrate entro il 22 settembre, data nella quale viene convocato un nuovo incontro presso lo stesso Ministero;
il mese di settembre 2009 segna il tracollo dell'azienda, i clienti non chiedono più commesse, i fornitori bloccano il servizio logistico, non essendo retribuiti da luglio, mentre i magazzini restano chiusi;
il 22 settembre 2009, si è svolto un nuovo incontro presso il Ministro dello sviluppo economico, a seguito del quale si ottiene che l'azienda paghi lo stipendio di luglio entro il 2 ottobre 2009, e le altre spettanze entro il 20 ottobre, tuttavia gli stipendi verranno corrisposti «a partire», e non entro, il 2 e fino al 7 con valute diverse;
nello stesso periodo l'Azienda chiede ai lavoratori di ritirare le impugnative alla cessione di ramo di azienda operata da Eutelia, condizione necessaria, a parere della stessa azienda, per poter presentare un piano industriale, così argomentata;
nell'ultimo incontro presso il Ministero dello sviluppo economico, del 14 ottobre 2009, l'azienda, nella persona del presidente in pectore Claudio Giannettoni che però dichiara di non aver ancora accettato l'incarico, presenta una bozza di piano totalmente inadeguato alle professionalità del ramo di azienda acquisito a giugno 2009. Nello stesso piano l'azienda dichiara che 1302 dipendenti Agile su 1937 risultano non occupati, non accennando a richieste di ammortizzatori sociali;
il 22 ottobre 2009, l'azienda avvia, senza preavviso alle organizzazioni sindacali, una procedura di mobilità per 1.192 unità dichiarando che «non sono ipotizzabili soluzioni alternative al licenziamento» e che non è praticabile il ricorso alla cassa integrazione guadagni, né a quello dei contratti di solidarietà, nonostante nel maggio 2009 la stessa azienda avesse rifiutato un proseguimento dei contratti di solidarietà in atto dal 2008 -:
quali iniziative il Ministro intenda assumere per poter risolvere la situazione già incresciosa e pregiudizievole ed ora divenuta drammatica, a seguito del licenziamento collettivo, in cui si trovano migliaia di dipendenti;
come mai non si sia intervenuti con maggiore incisività presso l'azienda richiedendo trasparenza societaria e dei piani industriali prima del precipitare della situazione aziendale;
come mai fino ad oggi non si sia intervenuti con gli ammortizzatori sociali previsti, come la cassa integrazione guadagni straordinaria o contratti di solidarietà, garantendo così la sostenibilità dell'azienda;
se non si ritenga opportuno convocare con urgenza un nuovo tavolo di crisi, con i vertici aziendali, le parti sindacali e sociali,

al fine di trovare una soluzione idonea sia per l'azienda, ma soprattutto per i lavoratori e le loro famiglie.
(5-02006)

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TURISMO

Interrogazione a risposta in Commissione:

FAVA. - Al Ministro per il turismo. - Per sapere - premesso che:
in base all'articolo 12 della legge 4 marzo 1958, n. 174 il Ministero del turismo è autorizzato a concedere annualmente contributi una tantum a favore di enti che, senza scopo di lucro, svolgono attività dirette ad incrementare il movimento di forestieri od il turismo sociale o giovanile;
la ripartizione dei fondi tra gli enti aventi diritto deve essere operata entro il mese di aprile di ogni anno, come stabilito dalla circolare 8 luglio 1987;
per molti degli enti in questione, come ad esempio la Federazione italiana escursionismo, riconosciuti dallo Stato per la loro azione meritoria, i contributi di cui alla legge n. 274 del 1958 costituiscono l'unica fonte di sostentamento, pena la cessazione dell'attività;
ad oggi non risultino ancora erogati dal Ministero per il turismo i contributi relativi all'anno 2009 -:
quali siano le ragioni di tale consistente ritardo e se e quando i contributi saranno effettivamente nella disponibilità degli aventi diritto.
(5-02003)

Interrogazione a risposta scritta:

CARLUCCI. - Al Ministro per il turismo. - Per sapere - premesso che:
nel 1970 l'industria turistica italiana era la più fiorente del mondo. Il nostro Paese figurava in testa a tutte le classifiche planetarie;
un dossier del Servizio studi di banca Intesa Sanpaolo, pubblicato nelle ultime settimane, segnala purtroppo che nel giro di pochi anni siamo scesi al settimo posto, dietro Stati Uniti, Giappone, Cina, Francia, Germania e Spagna;
prezzi troppo alti, carenze infrastrutturali, scarsa sicurezza, dimensione esigua delle aziende, confusione nelle politiche pubbliche e investimenti nettamente inferiori a quelli di Francia e Spagna sembrano essere le principali cause di questo tracollo di un settore che con l'indotto contribuisce al 10 per cento del prodotto interno lordo italiano;
preoccupa soprattutto la graduatoria stilata dal World Economic Forum che riguarda la competitività del prezzo, dove l'Italia si piazza al posto numero 130 su 133 Paesi. Ma anche la sicurezza (ottantaduesimo posto), l'ambiente (cinquantunesimo) e l'educazione (quarantacinquesimo) sono fattori particolarmente critici;
per ciò che riguarda le infrastrutture il rapporto di Intesa Sanpaolo segnala che l'Italia «è al secondo posto per numero di alberghi e posti letto, seconda soltanto agli Stati Uniti, ma le sue imprese sono piccole. Il primo tour operator italiano fattura meno del 4 per cento del primo operatore europeo»;
in Italia ci sono un milione 34.710 camere, divise in 33.768 alberghi «30 camere per albergo in media», contro 46,1 in Spagna e 34,6 per la Francia. Inoltre, le catene alberghiere «costituiscono solo il 4 per cento del totale, contro una media europea del 20 per cento»;
a causa della frammentazione eccessiva l'Italia non riesce ancora a intercettare i flussi turistici con i maggiori tassi di sviluppo, come quello cinese. Nel 2008 sono usciti dalla Cina in 35 milioni, il 6,2 per cento dell'intero movimento turistico planetario, valutato in 924 milioni di persone. Ma è previsto che i turisti cinesi all'estero supereranno nel 2010 i 50 milioni, per raggiungere 100 milioni nel 2020;

secondo il dossier di Intesa Sanpaolo «Il Sud ha la minore percentuale di coste balneabili d'Italia e, pur registrando il maggior numero assoluto di spiagge con bandiere blu, ha una densità di diffusione di tali certificazioni di qualità ambientale nettamente inferiore al resto del Paese». Nello stesso dossier si afferma che: «dei 2.570 comuni del Mezzogiorno, solo 180 sono risultati potenzialmente o effettivamente turistici. Dalle analisi è risultato che i comuni potenzialmente più attrattivi non hanno saputo adeguatamente valorizzare tutti i fattori di attrattiva territoriale posseduti, evidenziando flussi turistici marcatamente esigui (per esempio Siracusa, Pescara, Brindisi, Castellammare di Stabia)» -:
quali misure ed azioni intenda intraprendere per affrontare la drammatica crisi del comparto turismo nel nostro Paese.
(4-04696)

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Apposizione di una firma ad una mozione.

La mozione Soro e altri n. 1-00256, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 21 ottobre 2009, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Schirru.

Apposizione di firme ad una interrogazione.

L'interrogazione a risposta in commissione Fluvi n. 5-01931, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 14 ottobre 2009, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Ceccuzzi, Cenni.

Ritiro di un documento del sindacato ispettivo.

Il seguente documento è stato ritirato dal presentatore: interrogazione a risposta orale Ruvolo n. 3-00663 del 21 settembre 2009.

Trasformazione di documenti del sindacato ispettivo.

I seguenti documenti sono stati così trasformati su richiesta dei presentatori:
interrogazione a risposta in commissione Garofalo e altri n. 5-01845 del 30 settembre 2009 in interrogazione a risposta orale n. 3-00728;
interrogazione a risposta scritta Pili e altri n. 4-04677 del 22 ottobre 2009 in interrogazione a risposta in commissione n. 5-02000.

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ERRATA CORRIGE

Mozione Soro e altri n. 1-00256 pubblicata nell'Allegato B ai resoconti della Seduta n. 236 del 21 ottobre 2009.
Alla pagina 8588, seconda colonna, alla riga quarantacinquesima deve leggersi: "previsioni dei piani paesaggistici (...) non sono" e non "previsioni dei piani paesaggistici non sono", come stampato.
Alla pagina 8589, prima colonna, dalla prima alla seconda riga deve leggersi: "economico» (articolo 145, comma 3, del decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42) e," e non "economico» (comma 3 articolo 145 Decreto legislativo 26 marzo 2008 n. 63) e,", come stampato.