XVI LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di mercoledì 21 ottobre 2009

TESTO AGGIORNATO AL 16 MARZO 2011

ATTI DI INDIRIZZO

Mozioni:

La Camera,
premesso che:
la recente alluvione che ha colpito gran parte del territorio messinese e che ha provocato almeno trenta morti è solo uno dei tanti eventi calamitosi verificatosi in Sicilia negli ultimi anni;
solo qualche giorno addietro anche in provincia di Agrigento si sono verificate frane e cedimenti del terreno che hanno costretto decine di famiglie ad abbandonare le loro abitazioni;
gli eventi calamitosi che hanno provocato ingenti danni al patrimonio si sono succeduti in quasi tutte le province siciliane ed in particolare nelle province di Trapani e Palermo;
gli eventi calamitosi hanno provocato danni maggiori a causa dell'infinitesimale politica di salvaguardia del territorio che negli anni è stata praticata nell'isola;
l'assenza di adeguati strumenti urbanistici in gran parte dei comuni siciliani ha contribuito alla non cultura del rispetto ambientale;
la presenza di decine di migliaia di costruzioni abusive, oltre a costituire degrado ambientale, ha contribuito al dissesto del territorio mentre gli stessi edifici abusivi sono in larga parte occupati da famiglie e da imprese;
il mantenimento di una tale situazione si sta trasformando in un terreno fertile per ulteriori tragedie per la comunità siciliana;
la politica della demolizione delle costruzioni abusive sta dimostrando limiti giganteschi, visto il microscopico numero di edifici abbattuti, e che tali edifici sono realizzati in aree che non garantiscono il livello minimo dei servizi e senza misure di salvaguardia per il territorio e per le persone;
il mantenimento delle costruzioni abusive nello stato in cui si trovano costituisce pericolo per chi le occupa e per coloro che vivono nei pressi degli stessi edifici;
anche a voler considerare possibile la demolizione di decine di migliaia di costruzioni abusive, l'abbattimento delle costruzioni rischia di provocare più danni di quelli attuali, in quanto si produrrebbero milioni di tonnellate di materiali di risulta che dovrebbero essere smaltiti in aree sicuramente insufficienti ad ospitare la grande quantità di materiale derivante dalle demolizioni di competenza dello Stato e della Regione,


impegna il Governo


ad istituire un tavolo tecnico con i rappresentanti della Regione Siciliana al fine di procedere ad una politica di collaborazione tendente a verificare, nel rispetto degli ambiti:
a) le ragioni per le quali molti comuni siciliani siano sprovvisti di strumenti urbanistici;
b) l'esigenza di un eventuale aggiornamento delle carte geologiche;
c) l'opportunità di un rafforzamento degli organi regionali e nazionali della Protezione civile nell'isola in relazione alle esigenze del territorio siciliano;
d) l'idoneità dell'attuale politica di forestazione tendente a limitare smotta menti e frane dei terreni e degli edifici ricadenti nelle aree a rischio;

e) l'adeguatezza delle misure di controllo sui fiumi, torrenti e dighe;
a verificare la reale incidenza delle costruzioni abusive sulla sicurezza del territorio;
ad accertare se il mantenimento dell'attuale situazione delle costruzioni abusive non costituisca pericolo per coloro che le occupano e se, obiettivamente, sia possibile la pratica della demolizione di un così alto numero di edifici realizzati senza regolari autorizzazioni edilizie.
(1-00255)
«Cristaldi, Lo Presti, Drago, Romano, Ruvolo, Scalia, Pagano, Granata, Sbai, Contento, Consolo».

La Camera,
premesso che:
con legge 9 gennaio 2006, n. 14 avente per oggetto: «Ratifica ed esecuzione della Convenzione europea sul paesaggio, fatta a Firenze il 20 ottobre 2000» l'Italia ha assunto precisi impegni internazionali per l'attuazione di politiche di tutela dei beni paesaggistici insistenti sul proprio territorio e con il decreto legislativo 22 gennaio 2004 n. 42 e successive modifiche ed integrazioni denominato «Codice dei beni culturali e del paesaggio» si è inteso applicare su tutto il territorio nazionale una disciplina uniforme ed innovativa in materia di tutela del paesaggio in attuazione dell'articolo 9 della Costituzione;
la regione Sardegna in attuazione delle disposizioni contenute nelle norme in premessa ha approvato in data 7 settembre 2006 con decreto Presidente giunta regionale n. 82 il piano paesaggistico regionale attraverso le procedure previste dalla legge regionale 25 novembre 2004 n. 8 e così come espressamente previsto dal Codice Urbani ha sottoscritto specifica intesa con il Ministero dei beni culturali attestante la piena conformità dal Piano approvato con la disciplina di cui all'articolo 143 del citato Codice dei beni culturali e paesaggistici;
sulla base dell'accordo Stato-Regioni del 1o aprile 2009 in materia di Piano Casa la regione Sardegna ha approvato in data 16 ottobre 2009 un provvedimento denominato: «Disposizioni straordinarie per il sostegno dell'economia mediante il rilancio del settore edilizio e la promozione di interventi e programmi di valenza strategica per lo sviluppo» nel quale si dispone, secondo i sottoscrittori del presente atto di indirizzo in maniera del tutto arbitraria, la soppressione delle norme di salvaguardia del piano paesaggistico in vigore con un processo di «de-pianificazione» in deroga che prevede aumenti volumetrici generalizzati fino al 40 per cento dei volumi esistenti anche in aree sottoposte a regime di tutela integrale e differenziata in base all'articolo 142 del Codice (aree tutelate per legge) nonché in aree sottoposte a vincolo dal piano per l'assetto idrogeologico;
poiché, come affermato dalla Corte Costituzionale con sentenza n. 51 del 2006, è «il legislatore statale a conservare il potere di vincolare la potestà legislativa primaria della regione speciale attraverso l'emanazione di leggi qualificabili come riforme economico-sociali» e che a fronte della vigenza del Codice dei beni culturali e del paesaggio che informa le norme della disciplina paesaggistica della Sardegna, non risultano operanti altri indirizzi del legislatore statale che autorizzino disposizioni in deroga a quelle espressamente in vigore;
per specifica disposizione del Codice e per le finalità in esso contenute «le previsioni dei piani paesaggistici (...) non sono derogabili da parte di piani, programmi e progetti nazionali e regionali di sviluppo

economico» (articolo 145, comma 3, decreto legislativo 22 febbraio 2004 n. 42) e, per svariati ulteriori motivi, la legge della regione Sardegna appare in contrasto con le disposizioni del legislatore statale che attua un principio costituzionale di tutela del paesaggio;
l'eventuale applicazione sul territorio della Sardegna di dette norme regionali comporterebbe una grave ed irreversibile attività di depauperamento e devastazione del patrimonio paesaggistico tutelato dal Piano e che le stesse norme regionali appaiono del tutto in contrasto sia con le norme statali che con quelle regionali di attuazione del Codice dei beni culturali e del paesaggio;
la pianificazione paesaggistica è materia delegata dal Codice dei beni culturali e del paesaggio dallo Stato alle Regioni e lo Stato si riserva di vigilare sull'attività delle regioni ai sensi dell'articolo 155 del Codice;
le previsioni dei piani paesaggistici, in virtù della tutela costituzionale che realizzano, «sono cogenti» ed «immediatamente prevalenti» su qualunque disposizione difforme anche di carattere settoriale, e ciò rende urgente ed indispensabile verificare la legittimità e la coerenza della legge regionale della Sardegna anche al fine di prevenire un danno ambientale e paesaggistico irreversibile e gravi ripercussioni sociali ed economiche,


impegna il Governo


a verificare la sussistenza dei presupposti per l'impugnazione, per le evidenti violazioni delle norme statali, costituzionali e comunitarie, della legge della Regione Sardegna recante «Disposizioni straordinarie per il sostegno dell'economia mediante il rilancio del settore edilizio e per la promozione di interventi e programmi di valenza strategica per lo sviluppo».
(1-00256)
«Soro, Franceschini, Pes, Sereni, Bressa, Mariani, Realacci, Bocci, Braga, Bratti, Esposito, Ginoble, Iannuzzi, Marantelli, Margiotta, Martella, Mastromauro, Morassut, Motta, Viola, Calvisi, Fadda, Marrocu, Melis, Arturo Mario Luigi Parisi, Schirru».

Risoluzioni in Commissione:

Le Commissioni VIII e IX,
premesso che:
la legge 21 dicembre 2001, n. 443, cosiddetta «legge obiettivo» ha approvato il primo programma delle infrastrutture e degli insediamenti produttivi, che assumono carattere strategico e di preminente interesse nazionale per la modernizzazione e lo sviluppo del Paese;
il predetto programma proposto dalla Regione autonoma della Sardegna individua tra le infrastrutture strategiche la piastra logistica euro-mediterranea della Sardegna, con la definizione di un blocco di interventi relativi: ai corridoi stradali, per il completamento e adeguamento della strada statale 131 Cagliari-Porto Torres, della strada statale 291 Sassari-Olmedo-Alghero-aeroporto di Alghero e della 131 dcn-ss 125-ss 133-bis Nuoro-Olbia-S. Teresa di Gallura;
l'intesa generale quadro, stipulata in data 11 ottobre 2002 tra il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e il Presidente della Regione Autonoma della Sardegna, definisce le risorse e gli obiettivi strategici dell'accordo di programma quadro sulla viabilità;
l'accordo di programma quadro è la realizzazione di un programma di interventi, al fine di conseguire l'integrazione ed ottimizzazione dell'intera rete viaria sia

nazionale che regionale, l'accrescimento della competitività del sistema produttivo regionale nonché il riequilibrio territoriale, anche con riferimento alle aree interne più svantaggiate, in coerenza e sinergia con gli obiettivi indicati dal piano generale dei trasporti e della logistica, dal piano regionale dei trasporti della regione sarda, dal documento di programmazione economico e finanziaria regionale, dal programma operativo nazionale (pon) trasporti 2000/2006, dal programma operativo regionale (por) Sardegna 2000/2006;
l'accordo definisce, in coerenza con la programmazione e la pianificazione di settore, il programma attuativo, descritto agli articoli 3 e 4, e richiama, agli articoli 5 e 6, sia la programmazione strategica della legge obiettivo sia un ulteriore quadro programmatico per il conseguimento dei seguenti obiettivi prioritari:
a) ricondurre allo «standard autostradale» l'itinerario Cagliari-Porto Torres; Abbasanta-Nuoro-Olbia; Alghero-Sassari-Olbia;
b) promuovere la «continuità territoriale interna», elevando agli standard medi europei la maglia viaria di valenza regionale ed aggredendo il fenomeno del doppio isolamento dei contesti territoriali più periferici;
c) ridurre l'incidentalità e i fenomeni di congestione, migliorando l'accessibilità ai nodi urbani e agli scali portuali ed aeroportuali;
l'itinerario Cagliari-Porto Torres costituisce la dorsale principale della regione Sardegna e funge da collegamento, unitamente alla strada statale 131 «diramazione centrale nuorese», tra i capoluoghi regionali costituendo, quindi, l'asse portante per lo sviluppo dell'intera regione sarda;
l'intervento prevede di conferire all'intero itinerario le caratteristiche di una strada a due carreggiate separate da spartitraffico centrale, oltre a due strade di servizio laterali per la viabilità secondaria;
in attuazione degli accordi e delle intese richiamate l'Anas ha già ammodernato i seguenti tratti:
dal chilometro 6+500 al chilometro 23+885;
dal chilometro 41+100 al chilometro 79+500;
dal chilometro 79+500 al chilometro 88+357;
dal chilometro 88+357 al chilometro 93+400;
dal chilometro 93+400 al chilometro 99+500;
dal chilometro 99+500 al chilometro 108+300;
dal chilometro 198+650 al chilometro 201+000;
dal chilometro 209+600 al chilometro 224+000;
risultano in fase esecutiva e di completamento:
a) lavori di ammodernamento e di adeguamento della strada statale 131 tra i chilometri 23+885 - 32+412. L'intervento, parzialmente previsto in variante rispetto alla attuale strada statale 131, è caratterizzata da una sezione a quattro corsie, due per ciascun senso di marcia, separate da barriera spartitraffico. L'importo complessivo dell'intervento è pari ad euro 30.000.000,00;
b) lavori di ammodernamento e di adeguamento della strada statale 131 tra i chilometri 32+412 - 41+000. Le caratteristiche

della piattaforma stradale risultano quelle corrispondenti alla sezione tipo III delle norme cnr/80, modificata con spartitraffico centrale di larghezza 2 metri. L'importo complessivo dell'intervento è pari ad euro 51.518.039,40;
risultano in fase di progettazione i seguenti interventi:
messa in sicurezza degli svincoli dal 108+300 al chilometro 146+800;
messa in sicurezza degli svincoli dal chilometro 146+800 al chilometro 198+650;
messa in sicurezza degli svincoli dal 201+000 al chilometro 209+600;
le «norme funzionali e geometriche per la costruzione delle strade» di cui al decreto ministeriale 5 novembre 2001 (noto come «decreto Lunardi») hanno introdotto nuove disposizioni per la progettazione stradale e l'adeguamento dei parametri di calcolo relativamente alle strade sia di interesse nazionale che regionali;
le richiamate norme, che si applicano per la costruzione di nuovi tronchi stradali e per l'adeguamento di tronchi stradali esistenti, tra le altre disposizioni prevedono nuovi parametri relativi alla geometria dell'asse stradale e in particolar modo alle distanze di visibilità che risultano adeguate alle nuove tecnologie e sistemi;
le norme disciplinano le visuali libere che costituiscono primaria ed inderogabile condizione di sicurezza della circolazione;
nell'ambito del disciplinare, per distanza di visuale libera si intende la lunghezza del tratto di strada che il conducente riesce a vedere davanti a sé senza considerare l'influenza del traffico, delle condizioni atmosferiche e di illuminazione della strada;
le norme disciplinano e adeguano anche la distanza di visibilità per l'arresto, che è pari allo spazio minimo necessario perché un conducente possa arrestare il veicolo in condizione di sicurezza davanti ad un ostacolo imprevisto;
risultano ammodernati chilometro 101,8 della strada statale 131 sui complessivi 224 nei quali esistono limiti di velocità dai 50 ai 90 chilometri orari;
i limiti di velocità risultano essere non solo inadeguati alle nuove arterie stradali ma costituiscono un danno economico per l'investimento realizzato dallo Stato e dalla Regione per rendere più efficienti le arterie stradali stesse;


impegnano il Governo:


a valutare con urgenza l'adeguamento dei limiti di velocità delle infrastrutture viarie della Sardegna relativamente alle arterie individuate nell'intesa di programma quadro del 2002;
ad applicare alle arterie stradale in cui risultano completati gli interventi di adeguamento infrastrutturale i parametri del decreto ministeriali recente «norme funzionali e geometriche per la costruzione delle strade» del 5 novembre 2001;
ad elevare, così come si evince dall'analisi dei parametri, la velocità sulle principali arterie della Sardegna a 110 chilometri orari;
ad attuare tale adeguamento al fine di evitare ulteriori e insostenibili costi legati alla continuità territoriale interna ed esterna della Sardegna.
(7-00215)
«Pili, Nizzi, Vella, Murgia, Porcu, Lunardi, Carlucci».

La V Commissione,
premesso che:
l'articolo 6, comma 3, della legge 23 dicembre 1999, n. 488, ha previsto, ai fini del contenimento delle tariffe agli utenti, l'istituzione presso il Ministero dell'interno di un fondo da ripartire fra gli enti interessati, alimentato con le risorse finanziarie costituite dalle entrate erariali derivanti dall'assoggettamento ad IVA di prestazioni di servizi non commerciali affidati dagli enti locali territoriali a soggetti esterni all'amministrazione;
il decreto del Presidente della Repubblica 8 gennaio 2001, n. 33, recante la disciplina applicativa del rimborso dell'IVA per servizi non commerciali, ha stabilito che il fondo venga ripartito in misura direttamente proporzionale alla media annuale degli oneri relativi all'imposta sul valore aggiunto sostenuti dagli enti locali territoriali nel quadriennio precedente, rispetto all'anno di attribuzione del contributo statale, sui corrispettivi dei contratti per l'affidamento della gestione dei servizi non commerciali a soggetti esterni all'amministrazione;
al fine dell'erogazione del contributo, il citato decreto del Presidente della Repubblica n. 33 del 2001 stabilisce che gli enti locali territoriali debbano trasmettere al Ministero dell'interno entro il termine perentorio del 31 marzo di ciascun anno, apposita certificazione, attestante la spesa relativa all'imposta sul valore aggiunto sulla base delle risultanze delle fatture rilasciate dai soggetti affidatari dei predetti servizi;
la perentorietà del termine suddetto ha di fatto penalizzato gli enti locali interessati che per varie ragioni hanno potuto comunicare le loro certificazioni soltanto al di fuori dei termini temporali stabiliti. Infatti, il Ministero dell'interno ha sempre respinto le istanze degli enti pervenute oltre il termine del 3 1 marzo motivando tale diniego per ragioni sostanzialmente tecniche, legate alla necessità di predisporre un quadro definito delle risorse e degli enti interessati per addivenire alle erogazioni previste;
seppure riconoscendo il fondamento di tali motivazioni occorre considerare che conseguentemente gli enti locali interessati risultano fortemente penalizzati dalla mancata corresponsione del contributo a carico del fondo posto che la finalità dello stesso contributo è quella di risarcire l'onere che gli enti locali territoriali hanno effettivamente sostenuto in relazione agli interventi di riduzione delle tariffe agli utenti per i servizi offerti;
considerato quanto sopra, il Ministro dell'interno potrebbe corrispondere agli enti locali interessati la quota relativa all'annualità non erogata - per motivazioni legate al ritardo nella presentazione delle istanze - integrando di un importo congruo la quota spettante nell'anno di riferimento. Tale previsione eviterebbe il prodursi di sperequazioni nel trattamento degli enti locali che sopportano i medesimi oneri e determinerebbe conseguenze finanziarie di modesta entità per gli enti locali che dovranno sopportare, con riferimento ai futuri contributi, una riduzione delle quote ad essi spettanti,


impegna il Governo


ad assumere vigenti iniziative di carattere normativo volte ad ottenere che, sin dal prossimo esercizio finanziario, gli enti che, per ragioni documentate, non hanno potuto ottemperare ai termini temporali previsti per accedere al riparto del fondo

per il contenimento delle tariffe di cui all'articolo 6, comma 3, della legge 23 dicembre 1999, n. 488, recuperino la quota di risorse loro decurtata in ragione del ritardo, anche al fine di evitare ricadute negative sui bilanci degli stessi, già profondamente colpiti dall'attuale sfavorevole congiuntura economica.
(7-00214)
«Duilio, Fontanelli, Fioroni, Froner, Galletti, Bitonci, Borghesi, Vannucci».

TESTO AGGIORNATO AL 16 MARZO 2011

...

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA
DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazioni a risposta scritta:

SPECIALE, VERSACE, ANGELA NAPOLI e CARLUCCI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, al Ministro della giustizia, al Ministro per il turismo. - Per sapere - premesso che:
le indagini condotte dalla procura della Repubblica presso il tribunale di Paola (Cosenza), nella persona del procuratore capo, dottor Bruno Giordano, hanno portato ad individuare un sito lungo il greto del fiume Oliva nel comune di Aiello Calabro, provincia di Cosenza, dove l'indice di radioattività supera di 7 volte il limite consentito;
questo tasso di radioattività fa pensare che nel sottosuolo ci siano scorie radioattive di natura molto pericolosa per la salute delle persone in un raggio molto vasto del comprensorio;
dette scorie potrebbero essere collegate allo spiaggiamento della nave Jolly Rosso, avvenuto a poche centinaia di metri dal sito in questione, il 14 dicembre del 1990, in località Formiche;

lo stato delle indagini e le analisi effettuate sinora dall'ARPACAL e da altri organismi incaricati dal Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare hanno confermato la presenza di scorie radioattive (con particolare riferimento al CESIO 137) nel sottosuolo;

i cittadini sono fortemente preoccupati anche dall'altissimo tasso di mortalità causato da leucemie, linfomi e tumori della tiroide nel comprensorio, che raggiunge il 10 per cento rispetto alla media nazionale ed internazionale;
l'economia della regione Calabria si basa essenzialmente sul turismo e conta allo stato odierno 1.813 strutture recettive per un totale di oltre 220.000 posti letto;
gli addetti assunti a vario titolo nel settore del turismo e nell'indotto da esso generato sono oltre 100.000;
questo stato di tensione e di allarme sociale evidente può degenerare in proteste al culmine della disperazione;
l'economia della regione vedrà l'immediata chiusura delle strutture ricettive, con il licenziamento per mancanza di lavoro anche di molte aziende che sono collegate indirettamente a questa situazione drammatica -:
quali iniziative si intendano assumere al fine di effettuare immediatamente

e con la massima oculatezza la bonifica del sito atteso che i costi sono assolutamente sopportabili per il Governo italiano e per la regione Calabria;
se il Governo intenda promuovere una task force operativa con tecnici nominati dal Governo e dalla regione Calabria;
quali siano i tempi e le modalità previste per tale bonifica.
(4-04665)

BIANCOFIORE e CARLUCCI. - Al Presidente del Consiglio dei Ministri, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
dalla stampa altoatesina si apprende di una nuova offensiva in favore dell'Autodeterminazione per l'Alto Adige portata avanti da consiglieri regionali e provinciali che hanno giurato sulla Costituzione italiana, quali Eva Klotz, Sven, Knoll, Pius Leitner, l'ex terrorista Sepp Mitterhofer, al capitano degli Schutzen Paul Bacher e dal vice sindaco di Bolzano Oswald Ellecosta;

il vice sindaco di Bolzano, è tristemente assunto alle cronache nazionali per aver dichiarato che l'Alto Adige è stato liberato dai nazisti;

il sedicente «gruppo per l'autodeterminazione» ha stampato un opuscolo che sarà distribuito in 250 mila copie in «l'Alto Adige», attraverso il quotidiano Dolomiten - che gode del finanziamento pubblico da parte dello Stato italiano (il quotidiano austriaco Tiroler Tageszeitung si è rifiutato di distribuirlo) e un volantinaggio nel Tirolo austriaco nel quale sono riportate frasi, a parere dell'interrogante, visionarie sulle motivazioni che li inducono a chiedere il distacco dall'Italia;
gli stessi riportano nell'opuscolo frasi del tipo: «L'Italia ci minaccia», «ai combattenti per la libertà» - ergo terroristi altoatesini, «non è mai stata con cessa la grazia», «l'Italia è un Paese in ritardo sotto molti aspetti - che trascina verso il basso anche l'Alto Adige»;
in Alto Adige, negli ultimi mesi si è assistito ad una impressionante escalation di un neo irredentismo volto ad una effettiva creazione dello Stato autonomo del Sudtirolo, aiutato dalle ampie deleghe e trasferimenti concessi dallo Stato italiano alla provincia autonoma di Bolzano;
appaiono censurabili detti comportamenti volti a cagionare nelle popolazioni tirolesi del sud e del nord un vero e proprio odio nei confronti dello Stato italiano;
sarebbe altresì opportuno che il vicesindaco di Bolzano e i consiglieri regionali e provinciali assumessero un ruolo di maggior responsabilità rispettando lo Stato italiano e condannando fermamente atti insulsi e offensivi che mettono in grave pericolo gli equilibri difficilmente raggiunti dalla nostra terra -:
sulla base di quali presupposti siano stati corrisposti i contributi pubblici al quotidiano Dolomiten, che, a quanto consta all'interrogante, nonostante il parere contrario del proprio ufficio legale, intende distribuire il sopra citato opuscolo che e manifestamente contro l'integrità della Nazione;
di quali ulteriori elementi disponga il Governo in ordine alla vicenda di cui in premessa e alla possibile recrudescenza di spinte irredentistiche in Alto Adige e se sussistano rischi in relazione al mantenimento dell'ordine pubblico e alla sicurezza dei cittadini.
(4-04669)

TESTO AGGIORNATO AL 16 MARZO 2011

AFFARI ESTERI

Interrogazione a risposta in Commissione:

GRIMOLDI, MOTTA, TORAZZI e RENATO FARINA. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
in data 8 ottobre 2009 le autorità marocchine hanno sequestrato un gruppo di 7 difensori dei diritti umani nell'aeroporto Mohamed V di Casablanca, Marocco, provenienti dall'aeroporto algerino «Alhawari boumedyan» con il volo numero AT561;
i difensori dei diritti umani sono:
ex prigioniero politico Ali Salem Tamek vice-presidente del Collettivo dei difensori Sahrawi dei diritti umani (CODESA), membro dell'Associazione marocchina dei diritti umani, sezione di Assa, e membro registrato con Frontline in Irlanda;
l'ex prigioniero politico e scomparso Brahim Dahane, Presidente dell'Associazione Sahrawi per le vittime di gravi violazioni dei diritti umani commesse dallo Stato marocchino (ASVDH);
l'ex prigioniero politico e scomparso Ahmad Anasiri, Segretario generale del Comitato Sahrawi per la difesa dei diritti umani di Smara/Sahara Occidentale e Presidente dell'Associazione marocchina de diritti umani, sezione di Smara;
l'ex scomparso sahrawi Daja Lachgar, membro dell'Ufficio esecutivo dell'Associazione Sahrawi per le vittime di gravi violazioni dei diritti umani commesse dallo Stato Marocchino (ASVDH);
l'ex prigioniero politico Yahdih Ettarrouzi, membro dell'Associazione marocchina dei diritti umani, sezione di Laayoune;
il difensore sahrawi dei diritti umani Presidente del Forum per la difesa dei bambini sahrawi, membro del CODESA e dell'AMDH, seziono di Laayouno;
il difensore sahrawi dei diritti umani Rachid Sahayar, membro del Comitato d'azione contro la tortura di Dalla, Sahara Occidentale;
tali difensori dei diritti umani sono stati sequestrati dai servizi segreti marocchini verso le ore 14.00 presso aeroporto, poco dopo che l'aereo sul quale viaggiavano era atterrato, mentre uscivano dalla porta principale dell'aereo;
secondo informazioni ricevuto dai loro collaboratori, i servizi segreti li hanno fatti salire su diverse macchine che si sono dirette in direzioni sconosciute; ciò fa pensare che l'aeroporto fosse completamente controllato dalla polizia marocchina;
è molto probabile che tale sequestro sia dovuto alla loro visita ai campi profughi sahrawi nel sud-ovest dell'Algeria od alla loro partecipazione a diverso conferenze e festival sui diritti umani in tutto il mondo;
le autorità marocchine, già nei giorni che hanno preceduto l'arresto, avevano cominciato una massiccia propaganda contro di loro sui mezzi di comunicazione marocchini, anche con l'ausilio di partiti politici marocchini ed eletti utilizzati dalle autorità marocchine;
con la risoluzione 1720 del 31 ottobre 2008 il consiglio di sicurezza delle nazioni unite ha fatto propria la denuncia dell'alto commissariato dell'ONU per il rispetto dei diritti umani in cui si evidenzia la risoluzione dei diritti umani da parte delle forze di sicurezza del regno del Marocco nei confronti del popolo saharawi;

l'alto commissario del UNHCR, Antonio Gutierrez, nel settembre del 2009 si è recato in visita ai campi dei rifugiati di Tindouf in Algeria, constatando la drammaticità delle condizioni in cui vivono i rifugiati saharawi;
i militanti sahrawi rischiano un'incriminazione per alto tradimento, un reato punito con la pena capitale;
il regime intende utilizzare la loro vicenda sul tavolo delle trattative in corso con il Fronte Polisario, per drammatizzare la situazione dell'irrisolta questione del sahara occidentale;
se il Ministro con urgenza intenda condannare fermamente l'arresto arbitrario ed illegale degli attivisti sahrawi, arrestati dagli apparati repressivi del Marocco, e chiedere la loro immediata liberazione, come tutti i prigionieri di coscienza che sono ancora nello carceri marocchine;
se il Ministro intenda sollecitare la comunità internazionale, le Nazioni Unite ed il suo Consiglio di sicurezza, l'Unione europea e l'Unione africana, ad agire rapidamente e senza esitazioni, esercitando forti pressioni sul Marocco per liberare i sette difensori e gli altri prigionieri politici sahrawi e affinché rispetti i diritti umani di tutti i civili.
(5-01981)

Interrogazione a risposta scritta:

ZACCHERA, ANTONIONE e CARLUCCI. - Al Ministro degli affari esteri, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
è stato ratificato dal Parlamento nei mesi scorsi il trattato italo-libico firmato a Bengasi il 30 agosto 2008;
nella legge di ratifica è inserito all'articolo 4 un equo indennizzo agli italiani che hanno perso i loro beni nel 1970, al momento della confisca da parte del regime libico dell'espulsione degli italiani residenti;
il Governo aveva preannunciato in Assemblea una rapida procedura per i previsti rimborsi;
a diversi mesi dall'approvazione risulta invece che non si sia ancora provveduto a tali rimborsi né sia stato emesso il decreto attuativo della legge di ratifica -:
quali siano i tempi previsti perché si possa procedere effettivamente e concretamente ai promessi rimborsi e quali saranno i criteri che verranno utilizzati per la loro determinazione.
(4-04649)

...

AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazione a risposta orale:

MEREU. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
recentemente è stata resa nota la richiesta presentata alla capitaneria di porto di Oristano da parte della società Is Arenas srl Renewables Energies, con sede a Bosa (Oristano) per la concessione demaniale, per un periodo di 60 anni, di un tratto di mare posto tra Is-Arenas, Su Pallosu e S'Archittu per la realizzazione di un impianto di produzione di energia eolica in off-shore;
il progetto prevede l'installazione, in superficie marina di quasi 2mila e 200 ettari, con pali alti 130 metri (30 sono

sotto il livello del mare), di ben 80 torri turbine per una potenza complessiva di 320 megawatt ad una distanza minima dalla costa di meno di due chilometri e una distanza massima di otto;
in riferimento al progetto citato risulterebbe, inoltre, che il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare avrebbe già autorizzato l'installazione di 2 anemometri nella spiaggia antistante all'area marina nella quale dovrebbe sorgere il futuro parco eolico;
sono numerosissime le prese di posizione e le mobilitazioni da parte di organizzazioni e comitati di cittadini e delle amministrazioni locali dei comuni della zona interessata all'opera, che denunciano l'assoluta contrarietà alla messa in atto del progetto che comporterebbe, a quanto pare, notevoli disagi sotto il profilo ambientale ed economico e metterebbe a rischio l'intero ecosistema di una delle zone a più alto impatto ambientale dell'intera regione Sardegna, che si caratterizza come uno degli angoli più suggestivi e incontaminati, metà di numerosi turisti provenienti da tutto il mondo per fruire delle bellezze paesaggistiche e marine che la natura offre;
si osserva, inoltre, come in merito il presidente della provincia di Oristano e molti sindaci dei comuni aventi giurisdizione su quel tratto di acque hanno espresso il proprio disappunto e le proprie preoccupazioni in merito al progetto della Is Arenas Renewable Energies S.r.l. e la stessa regione Sardegna ha approvato, in una delle ultime sedute un ordine del giorno all'unanimità sull'argomento che prevede la totale contrarietà all'opera, evidenziando tra l'altro come i territori in questione non risultano inseriti nella mappa dei siti sui quali è autorizzato la realizzazione di impianti eolici di cui al collegato alla manovra di finanza pubblica per il 2009;
le coste interessate dall'intervento, infatti, sono in un'area di forte interesse ambientale e paesaggistico, e rappresentano una «grande ricchezza» economica per la provincia di Oristano dato l'alto interesse turistico dei luoghi; il sito di Is Arenas, in particolare, dove insistono numerosi villaggi turistici, verrebbe gravemente compromesso dall'intervento che danneggerebbe pesantemente uno dei poli di attrazione più rilevanti della provincia di Oristano, in quanto tutta la zona potrebbe subire pesanti vincoli alla navigazione da diporto e alla pesca, nonché alterazioni dell'ecosistema marino e costiero e ripercussioni sulla fauna stanziale e migratoria;
pur non essendo a priori contro interventi volti a reperire ed assicurare risorse energetiche alternative per sostenere la crescita e lo sviluppo economico e contrastare il crescente consumo di combustibili fossili, è necessario però valutare se le iniziative in questione non generino un impatto negativo sul paesaggio in territori come quello in questione caratterizzati dalla presenza di notevoli e incontaminate risorse ambientali e dalla forte vocazione turistica -:
quali urgenti iniziative intendano intraprendere in relazione all'esigenza di tutelare il patrimonio paesaggistico, ambientale e culturale di quel tratto di costa della provincia di Oristano interessato allo sviluppo del progetto di produzione di energia eolica e se non ritengano opportuno promuovere iniziative normative volte alla corretta disciplina di interventi che possono risultare gravemente invasivi sul paesaggio e sull'ambiente dei territori interessati a progetti di tal genere.
(3-00721)

Interrogazioni a risposta scritta:

PIFFARI. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro della giustizia, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
nel settembre 2009 si apprendeva da notizie di stampa che era stato rinvenuto sul fondo del Mar Tirreno, nel tratto di mare antistante la costa del comune di Cetraro (Cosenza), il relitto di una nave mercantile;
il ritrovamento del relitto sarebbe stato possibile in seguito alle dichiarazioni fatte alla magistratura da un collaboratore di giustizia il quale affermava che il naviglio in questione sarebbe stato affondato intenzionalmente dalla 'ndrangheta calabrese al fine di smaltire illegalmente i rifiuti tossici da essa trasportati e che ciò sarebbe avvenuto anche altre volte con altre navi;
in quell'occasione il procuratore di Paola, Bruno Giordano, e l'assessore regionale all'ambiente, Silvio Greco, annunciavano con entusiasmo, una svolta nella lunga e complessa storia delle «navi dei veleni»;
già a partire dai primi anni '90 furono fatte le indagini sulla scomparsa di svariate unità navali mercantili, di cui si sospettava il carico di rifiuti tossici, ma tali indagini sarebbero state gravemente ostacolate dalla scarsezza di mezzi adeguati alle ricerche marine nonché dalla mancanza di efficaci e costanti aiuti da parte delle competenti autorità statali;
la procura della Repubblica di Paola, titolare delle indagini relative al naviglio in questione, lamenta anche gravi carenze di personale, potendo contare, a fronte di un organico previsto di sei magistrati, solamente sulla presenza di due sostituti procuratori, dei quali uno sarebbe prossimo al trasferimento;
l'accaduto ha provocato, nei giorni immediatamente successivi alla notizia, grande scalpore, poi non se n'è più parlato e pur non essendoci state smentite sulla storia delle «navi dei veleni», il rischio del silenzio è dietro l'angolo;
inoltre è un fatto provato che tra la popolazione residente lungo i tratti di costa interessati si sarebbe registrato negli ultimi venti anni un significativo aumento dei casi di patologie tumorali;
da ricerche di archivio si è visto che i residui tossici sono presenti in due zone della costa calabrese; si tratta di metalli pesanti come arsenico, cobalto, mercurio e cromo che, non potendo provenire da fabbriche (che non ci sono), devono essere stata gettata in acqua;
come riporta il quotidiano Il Manifesto del 14 ottobre 2009, l'individuazione dei residui risale all'anno 2006 e si evince dall'ordinanza della capitaneria di porto di Cetraro n. 03/2007, nella quale si vieta la pesca a strascico in una zona delimitata da due quadrilateri;
l'esistenza dell'ordinanza fa pensare che la Marina militare era, già da tempo, al corrente dell'esistenza dei rifiuti tossici al largo di Cetraro e, nonostante ciò, alla richiesta di aiuto del procuratore di Paola aveva risposto evasivamente dicendo che non disponeva di navi da inviare;
inoltre, secondo notizie riportate dal quotidiano Calabria ora, l'Ammiraglio Bruno Branciforte, capo dell'Agenzia informazioni e sicurezza esterna (AISE), convocato dal Comitato Parlamentare per la sicurezza della Repubblica, confermava l'esistenza di almeno 55 navi utilizzate, in vario modo, per il trasporto illegale di rifiuti, ma la questione, poi, non fu mai approfondita;
nel frattempo si è arenata anche l'inchiesta giudiziaria ed il pentito Francesco

Fonti, che oltre alle notizie sull'affondamento delle navi era pronto anche a fare i nomi dei possibili mandanti delle operazioni illegali, non è ancora stato ascoltato -:
se la Marina militare fosse a conoscenza dell'ordinanza 03/2007 della capitaneria di porto, indicata in premessa, e in tal caso perché non sia intervenuta informando i Ministeri competenti, nonché gli enti locali interessati;
quali iniziative e urgenti si intendano adottare al fine di mettere a disposizione delle regioni interessate e delle competenti procure della Repubblica tutte le risorse umane e i mezzi tecnici necessari volti all'accertamento della situazione di cui in premessa per agevolare la scoperta delle responsabilità in ordine all'affondamento, alla provenienza, alle modalità di carico e trasporto della merce;
quali iniziative si intendano assumere per, permettere di chiarire le dimensioni che il fenomeno degli affondamenti potrebbe aver assunto e per rendere possibile l'accertamento delle possibili articolazioni organizzative - anche internazionali - di una illecita attività di smaltimento tale da porre potenzialmente a rischio la salute pubblica;
quali iniziative, anche di cooperazione a livello internazionale, il Governo abbia intenzione di assumere per assicurare il contrasto e la prevenzione delle attività della rete di traffici illeciti di rifiuti speciali, pericolosi e radioattivi via mare, nonché per il rafforzamento dei sistemi nazionali di monitoraggio e pattugliamento del mare e delle coste.
(4-04646)

CRISTALDI. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
lungo il porto canale di Mazara del Vallo da anni risultano ormeggiati numerosi e fatiscenti relitti di natanti, un tempo adibiti alla pesca, che intralciano la navigazione dentro il porto e costituiscono motivo di inquinamento per e acque dello stesso porto costituito dal fiume Mazaro che attraversa l'intera città;
la vicenda è ben nota alla capitaneria di porto di Mazara del Vallo i cui uffici hanno fatto precisa relazione sulla presenza dei vecchi natanti lasciati abbandonati dentro il porto canale;
nonostante il lavoro della capitaneria di porto, i relitti risultano lasciati senza alcuna custodia con i danni all'ambiente, alla navigazione ed al decoro che si possono intuire;
l'interrogante è anche il sindaco di Mazara del Vallo a cui, oltre tutto, pervengono continue lamentele di cittadini residenti, di turisti, di ambientalisti e di operatori della pesca senza poter dare seguito alle giuste rimostranze -:
quali elementi abbia il Governo sulla questione e quali iniziative intenda assumere perché venga eliminato il grave inconveniente che aggrava la situazione ambientale delle acque del fiume Mazaro e costituisce serio pericolo per la navigazione interna, anche il fiume Mazaro è spesso oggetto di fenomeni legati a repentini innalzamenti delle acque dovute alle continue azioni di alta marea, fenomeno conosciuto come «Marrobbio», che sistematicamente provoca danni ai natanti regolarmente ormeggiati e le cui operazioni di messa in sicurezza sono ostacolate dalla presenza dei relitti;

se il Governo sia a conoscenza dei nomi dei proprietari e delle ragioni per le quali tali relitti sono stati abbandonati nel porto canale di Mazara del Vallo.
(4-04658)

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BENI E ATTIVITÀ CULTURALI

Interrogazioni a risposta in Commissione:

ZAZZERA. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
l'Orchestra di Roma e del Lazio fondata nel 1991 su iniziativa di Ottavio Ziino, è una istituzione di grande prestigio, che ha tra le finalità anche quella di promuovere giovani musicisti già vincitori di importanti concorsi nazionali ed internazionali;
dal 1997 l'Orchestra è stata riconosciuta come istituzione concertistico orchestrale, acquisendo così la possibilità di godere di finanziamenti pubblici da parte del Ministero per i beni e le attività culturali, dalla regione Lazio e dal comune di Roma;
nel 1999 l'Orchestra si è trasformata in fondazione, anno in cui è stato approvato lo statuto nel quale anche la regione Lazio e il comune di Roma figurano come soci, entrando a pieno titolo nel consiglio di amministrazione;
all'interrogante tuttavia risulta che proprio gli enti sovventori, ovvero la regione, il comune di Roma e il Ministero per i beni e le attività culturali, siano in minoranza nel consiglio di amministrazione, non avendo pertanto alcun potere decisionale rispetto ai soggetti privati;
è noto inoltre che la Fondazione «Ottavio Ziino» si trovi in uno stato di crisi ormai cronico a causa della carenza di finanziamenti pubblici e una forte conflittualità interna;
la crisi sarebbe tale da aver costretto i dipendenti dell'orchestra a scioperare diverse volte. La trasformazione dell'Istituto in Fondazione avrebbe indotto delle modifiche nei contratti di assunzione ai danni dei lavoratori;
risulta inoltre che l'attività della fondazione si sia interrotta per ben 11 mesi, e sia ripresa per soli 5 mesi per la presentazione della stagione del 2009;
da anni le organizzazioni sindacali quali SLC, CGIL e FIALS CISAL denunciano la mancanza di controlli nella gestione del denaro pubblico, avvalorata dall'assenza di un rappresentante del Ministero per i beni e le attività culturali all'interno del consiglio di amministrazione della Fondazione. Peraltro risulterebbe che nessuno riesca a visionare i bilanci della Fondazione, che addirittura sarebbero considerati «tabù» -:
se quanto riportato in premessa corrisponda al vero e in caso affermativo, quali iniziative intenda adottare per far luce sulla questione, anche controllando che i bilanci e i consultivi dell'Orchestra di Roma e del Lazio non presentino irregolarità;
quali iniziative intenda adottare per ripristinare la giusta proporzione all'interno del consiglio di amministrazione dell'Orchestra, tra soggetti pubblici e soggetti privati;
se intenda assumere iniziative volte a verificare che i contratti di assunzione stipulati dall'orchestra di Roma e del Lazio con i dipendenti rispettino le norme di legge.
(5-01986)

PIZZETTI. - Al Ministro per i beni e le attività culturali, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
il piano cave della provincia di Bergamo elaborato nel 2003 prevedeva, tra l'altro, la realizzazione di un nuovo ambito estrattivo (ATE g38) in località Caravaggio, appena ad ovest della cascina Le Volte e a nord delle Cascinazze, con una superficie di escavazione pari a 13 ettari ed una produzione di materiale da asportare pari a 2.400.000 metri cubi;
la località individuata si trova a ridosso di Capralba (Crotone), di alcuni paesi del circondario cremasco (Cremona) e del comune di Mozzanica (Bergamo), in un'area importante dal punto di vista agricolo, ricca di fontanili e con una soggiacenza di falda pari a un metro;
progetto di escavazione ATE g38 raggiunge una profondità pari a 25 metri dal piano campagna, comportando la formazione di celle con trasmissività e porosità molto alta, causando la modificazione freatimetrica della falda con la relativa variazione dei livelli di falda in corrispondenza delle teste di fontanile e del fondo di queste ultime;
la presenza della cava in falda determinerà un abbassamento calcolato in circa 50 cm al limite di monte e di 5 cm nei pressi del fontanile «Campo dei Fiori», con una perdita di capacità dell'acquifero pari al 10/15 per cento;
ciò comporterebbe per i comprensori irrigui a valle della cava (Serviti dalle rogge Guadazzola e Molinara) una riduzione notevole di acqua per un territorio agricolo di oltre 650 ettari, con un sensibile danno al reddito agricolo della zona;
da uno studio idrogeologico-agronomico e dalla verifica di compatibilità ambientale della localizzazione ATE g38 predisposta da esperti del settore per conto del comune di Mozzanica emerge che, se realizzata, la cava:
a)distrugge i suoli migliori del comprensorio agricolo;
b)interferisce sulle portate della roggia Rino e Guadazzolo, drenando le acque di questi canali;
c)determina l'abbassamento della falda a monte dell'intervento, diminuendo le portate dei fontanili «Campo dei Fiori» e «Fontanine», obbligando i rispettivi consorzi a dotarsi di impianti idrovori;
l'intervento è inoltre in contrasto con la legge regionale della Lombardia n. 7 del 16 giugno 2003 che, all'articolo 14, impegna la Giunta regionale a predisporre un apposito progetto fontanili, finalizzato alla loro conservazione e valorizzazione, nonché del protocollo d'intesa tra la provincia di Bergamo e il Consorzio di bonifica della Media pianura bergamasca del 21 ottobre 2004, dove sono previste iniziative di salvaguardia dei fontanili;
di fronte a questa situazione, che indurrebbe a cancellare dal piano cave della Provincia di Bergamo il sito individuato, c'è stata una vibrata protesta da parte dell'allora Giunta provinciale di Cremona, dei Sindaci di tutto il cremasco e di altri comuni bergamaschi, di tutte le categorie economiche rappresentanti gli agricoltori, dei consorzi di irrigazione e di bonifica, delle rappresentanze sociali e delle stesse Diocesi di Crema e Cremona le quali, nel maggio 2008, hanno formalmente richiesto «alla Regione un totale ripensamento della scelta... chiedendo soluzioni alternative a quelle individuate, con lo scopo di salvaguardare la falda Sotterranea che reca acqua al Sacro Fonte del Santuario di Caravaggio»;

il piano cave è stato discusso in Consiglio regionale lombardo il 14 maggio 2008 e, con un voto trasversale alle rappresentanze politiche, il sito ATE g38 di Caravaggio è stato stralciato e cancellato, con grande soddisfazione dei territori interessati;
la deliberazione del Consiglio regionale lombardo n. VIII/0619 del 14 maggio 2008 è stata successivamente impugnata (in data 10 ottobre 2008) dai titolari della cava (impresa edile Luigi Cividini Spa di Dalmine - Bergamo, Viale Mariano n. 44) davanti al TAR;
in data 14 maggio 2009 il TAR di Milano si è espresso in modo favorevole all'imprenditore, anche perché la Regione Lombardia non ha portato in camera di consiglio tutte le motivazioni necessarie a confutare le argomentazioni del ricorso, tant'è che nel dispositivo del Tribunale amministrativo regionale si parla espressamente di: «carenza di motivazione nel ricorso presentato dal legale della stessa Regione»;
nonostante lo richiedessero espressamente tutte le rappresentanze istituzionali, religiose, economiche e sociali dell'intero territorio cremonese e nonostante il Consiglio regionale si fosse espresso chiaramente contro la cava di Caravaggio, la Giunta regionale lombarda non si è appellata avanti al Consiglio di Stato, lasciando cadere la possibilità di un ripensamento e di un parere diverso da parte degli organi di giustizia amministrativa;
di fronte a questo atteggiamento si è mobilitato tutto il territorio interessato anche con una fiaccolata che si è svolta il 3 ottobre scorso, con la partecipazione di centinaia di persone;
i fontanili e il loro bosco sono elementi di strategica importanza nella difesa e salvaguardia di ambienti oramai unici in alcune porzioni della pianura padana e non solo dal punto di vista naturalistico e paesaggistico;
conservarli è un atto di civiltà, al cui mantenimento si deve dedicare lo stesso impegno che viene profuso nella conservazione dei beni culturali;
al di là dell'aspetto ambientale vanno considerate le ricadute negative di carattere economico con una valutazione attenta di tutti i costi indiretti e le diseconomie procurate;
con deliberazione CIPE n. 42/2000 del 26 giugno 2009, pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale dell'11 agosto 2009, il Comitato interministeriale per la programmazione economica ha approvato il progetto definitivo del collegamento autostradale di connessione tra le città di Brescia, Bergamo e Milano, con annesso il «Piano cave di prestito» collegate all'opera, «con eccezione della cava BG2»;
detta cava era stata anch'essa localizzata nel Comune di Caravaggio e, nel prescriverne l'esclusione dal progetto definitivo del «piano cave di prestito», il CIPE ha fatto proprie le motivazioni del parere n. 288 del 21 maggio 2009 reso dalla speciale Commissione VIA e trasmesso al Ministero dell'ambiente, in base al quale «lo stato delle conoscenze non consente di escludere impatti permanenti al regime idrologico e possibile incidenze al sistema di alimentazione del fontanile Brancaleone»;
sebbene si tratti di due ambiti estrattivi diversi, le motivazioni addotte dal CIPE confermano di fatto tutte le considerazioni e le preoccupazioni sopra evidenziate -:
quali azioni intenda promuovere per salvaguardare il patrimonio idrico dei fontanili, tutelare il reddito agricolo per una estensione territoriale considerevole, salvare il Sacro Fonte del Santuario di Caravaggio e consolidare una economia

che si basa prioritariamente sull'agricoltura;
se non si intenda ricorrere alle prerogative previste dal decreto legislativo n. 42 del 2004 (codice dei beni culturali e del paesaggio) al fine di sottoporre a vincolo paesaggistico l'area dei fontanili e delle risorgive in quanto area di elevato interesse paesaggistico, come meglio individuata nel piano territoriale di coordinamento provinciale approvato con delibera n. 66 dell'8 aprile 2009 dal Consiglio provinciale di Cremona.
(5-01989)

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ECONOMIA E FINANZE

Interrogazione a risposta in Commissione:

FAVA e ALESSANDRI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
la legge n. 296 del 2006 (legge finanziaria per il 2007) all'articolo 1, commi da 280 a 283, come modificato dall'articolo 1, comma 66, della legge 24 dicembre 2007, n. 244 (legge finanziaria per il 2008) e dall'articolo 29, comma 10-bis, del decreto-legge 31 dicembre 2007, n. 248, convertito con modificazioni dalla legge 28 febbraio 2008, n. 31, ha introdotto un apposito credito d'imposta per le attività di ricerca fondamentale, ricerca industriale e sviluppo sperimentale con caratteristiche di «automatismo» mediante l'attestazione nella dichiarazione dei redditi, a favore delle imprese (piccole, medie e grandi), per gli esercizi 2007, 2008 e 2009;
la predetta legge finanziaria per il 2008 ha elevato il tetto massimo dei costi rendicontabili ai fini del beneficio fiscale, inizialmente fissato a 15 milioni di euro, portandolo a 50 milioni di euro ed una successiva circolare dell'Agenzia delle entrate (n. 46/E del 13 giugno 2008) ha esteso questa modifica anche ai programmi di ricerca i cui costi sono stati sostenuti nel corso del 2007;
con il decreto-legge «anti-crisi», decreto-legge 29 novembre 2008, n. 185, recante misure urgenti per il sostegno a famiglie, lavoro, occupazione e impresa e per ridisegnare in funzione anti-crisi il quadro strategico nazionale, convertito con modificazioni dalla legge 28 gennaio 2009, n. 2, sono state rese maggiormente congruenti e delimitate negli oneri annuali le procedure applicative delle precedenti disposizioni, introducendo un meccanismo obbligatorio di prenotazione on-line per il tramite di una procedura accreditata presso l'Agenzia delle entrate che contempla l'inoltro telematico di un formulario e la ricezione «automatica» di un nulla-osta, a seguito di una verifica di disponibilità entro il plafond stanziato (1,62 miliardi di euro);
tale meccanismo prevedeva due corsie distinte:
per le attività di ricerca che, sulla base di atti o documenti aventi data certa, risultavano già avviate alla data del 28 novembre 2008 (entrata in vigore del decreto-legge n. 185 del 2008), il formulario doveva essere inviato in via telematica all'Agenzia delle entrate, a pena di decadenza del contributo, entro 30 giorni dalla data di attivazione della procedura;
per le attività di ricerca avviate a partire dal 29 novembre 2008, la presentazione del formulario fungeva da prenotazione dell'accesso alla fruizione del credito d'imposta, una volta che erano state assegnate le risorse ai progetti avviati in data antecedente al 29

novembre e solo nel caso vi fossero rimaste ulteriori risorse;
la data di avvio della procedura di presentazione del formulario era stata originariamente fissata al 22 aprile 2009 e successivamente, a seguito del provvedimento del direttore dell'Agenzia delle entrate del 21 aprile 2009, protocollo 61886/2009, posticipata al 6 maggio 2009, in ragione della pubblicazione in data 16 aprile 2009 della circolare del Ministero dello sviluppo economico, che per la prima volta autorizzava l'utilizzo del beneficio fiscale sui costi sostenuti per svolgere le attività dirette alla realizzazione del contenuto innovativo di un campionario o delle collezioni e per la realizzazione dei prototipi nel settore moda;
all'istante di avvio della procedura (ore 10:00 del 6 maggio 2009) nel sistema entratel sono stati inseriti migliaia di formulari, dimostrando l'interesse dei beneficiari alle misure incentivanti;
purtroppo, a causa della mole delle richieste, lo stanziamento messo a disposizione dal Governo si è esaurito, con la conseguenza che il 76 per cento dei richiedenti, pari a circa 40.000 imprese, ha ricevuto un diniego di nulla-osta;
va ad ogni modo segnalato che molte delle imprese escluse avevano già avviato il programma (e sostenuto costi) alla data di entrata in vigore del decreto che ha introdotto l'obbligo di prenotazione;
le misure in questione sono un atto concreto di sostegno al made in Italy e lo è soprattutto in questo momento di difficoltà delle imprese che nonostante l'incertezza del mercato, sia interno e sia esterno, stanno continuando ad investire nel brand e nella ricerca;
la predetta esclusione sembra aver interessato maggiormente le imprese di minori dimensioni, che hanno minore possibilità di accedere a servizi tecnologicamente avanzati;
il meccanismo di invio dei formulari andrebbe reso maggiormente efficace, soprattutto perché il doppio binario previsto dal decreto-legge n. 185 del 2008, equiparando la corsa di tutte le imprese, indipendentemente dalla data di avvio dei progetti farebbe prevalere le aziende «veloci» che in questo caso hanno ottenuto il nulla-osta per crediti ancora da maturare (progetti di ricerca sviluppati nel corso del 2009), mentre aziende con progetti già realizzati o addirittura con crediti già iscritti in bilancio hanno ricevuto un diniego di nulla osta perché il loro formulario è arrivato pochi centesimi di secondo più tardi;
per le imprese del settore moda, le pertinenti disposizioni della legge n. 296 del 2006, con il recente inserimento delle agevolazioni per i campionari, si configurano, come l'unica misura idonea a sostenerne la competitività -:
se non intenda intraprendere pertinenti iniziative volte a soddisfare le imprese rimaste escluse dal credito d'imposta per le attività di ricerca come descritto in premessa;
se non ritenga necessario e ad ogni modo opportuno provvedere allo scorrimento della graduatoria telematica in modo da soddisfare tutte le richieste pervenute tramite formulario per progetti di ricerca avviati entro il 28 novembre 2008, dando priorità alle domande presentate dalle imprese del settore moda.
(5-01987)

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GIUSTIZIA

Interrogazioni a risposta in Commissione:

TULLO, ANDREA ORLANDO, ROSSA e ZUNINO. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
in data 8 ottobre 2009 è stata presentata un interrogazione (5-01903) rispetto

alla situazione carceraria della Liguria;
domenica 18 ottobre un quotidiano genovese ha annunciato tra le possibili volontà del Governo di dare soluzione al sovraffollamento carcerario anche attraverso la realizzazione di «carceri galleggianti» da collocare nelle realtà portuali di Genova, Savona o La Spezia;
mercoledì 21 ottobre 2009 sulla stampa genovese, anticipando notizie sull'imminente piano carceri che sarà all'attenzione del prossimo Consiglio dei Ministri si parla per Genova ed altre realtà di «strutture flessibili»;
esperienze tipo quella inglese di Weare (400 posti) ancorata a Portland sono state chiuse perché si manifestavano evidenti problemi a garantire ai detenuti, al personale del carcere, ad operatori della giustizia una situazione gestibile nel rispetto delle procedure di sicurezza;
comunque l'indicazione di utilizzare aree portuali, quali quelle di Genova, Savona, La Spezia, è assolutamente impraticabile per la funzione strategica che questi scali hanno nel sistema logistico, trasportistico nazionale -:
se corrisponda al vero quanto anticipato dai quotidiani genovesi e se s'intenda rapidamente escludere, pubblicamente, questa ipotesi;
quali standard verranno utilizzati per eventuali strutture quali quelle annunciate.
(5-01983)

CONTENTO. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
il Corriere della Sera dell'11 ottobre 2009 ha posto l'accento sull'esito del recente bando di concorso indetto dal consiglio superiore della magistratura per l'applicazione e il trasferimento degli appartenenti all'ordine giudiziario nelle sedi disagiate;
il quotidiano dava atto che su 35 posti disponibili, distribuiti su 19 uffici, si sarebbero colmati parzialmente i vuoti con 9 assegnazioni su 7 sedi;
la situazione delle sedi disagiate non sembra aver trovato, neppure in questa occasione, una risposta adeguata da parte della magistratura come dimostra la modesta copertura pari a circa un quarto dei posti disponibili;
recenti disposizioni sono state introdotte per favorire la copertura di tali sedi -:
quali sedi risultino parzialmente coperte dal recente bando e quali invece, quelle per le quali non sono state manifestate disponibilità da parte dei magistrati;
quali iniziative intenda assumere con riferimento alla mancanza di magistrati da destinare alle sedi disagiate.
(5-01988)

Interrogazioni a risposta scritta:

DI STANISLAO. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
allo stato attuale sono occupate in tutta Italia circa 4.800 sedi notarili;
l'organico, però, già dal 1996 prevedeva 5.312 posti di notaio; inoltre il decreto ministeriale 2 aprile 2008 e il decreto ministeriale 28 aprile 2008 prevedevano un aumento fino a 6.152 sedi notarili (ossia 840 sedi notarili in più). A fronte di tali decreti ministeriali diversi notai hanno presentato ricorso al TAR, per contestare, soprattutto, non il numero delle sedi notarili in più, ma la loro distribuzione sul territorio nazionale;

nella risposta ad un'interrogazione in Commissione giustizia alla Camera il 6 ottobre 2009 del Sottosegretario di Stato alla giustizia si precisa che i ricorsi proposti hanno incardinato la competenza di diversi tribunali amministrativi e le relative pronunce, ove già intervenute, hanno messo in luce, una stridente difformità dei giudizi; nella stessa risposta si fa presente altresì che: «i ricorsi decisi dal Tar Trento e dal Tar Trieste sono stati tutti respinti con sentenze favorevoli all'Amministrazione della Giustizia: siffatte decisioni non sono state impugnate e, pertanto, sono già passate in cosa giudicata. Diverso l'esito dei giudizi di primo grado celebrati dinanzi al Tar Lazio, che si sono conclusi, in data 5 novembre 2008, con l'accoglimento delle istanze dei ricorrenti e con il conseguente annullamento dei decreti ministeriali 2 aprile 2008 e 28 aprile 2008, recanti rispettivamente la rideterminazione del numero dei posti per ciascun distretto notarile e l'allocazione delle sedi previste in aumento. Tali pronunce, in quanto sfavorevoli all'Amministrazione, sono state tutte impugnate dinanzi al Consiglio di Stato con atto di impugnazione depositato dall'Avvocatura Generale dello Stato in data 16 marzo 2009. Il relativo giudizio di appello, recante il numero 2087/2009 R.G. ed avente ad oggetto la sentenza di prime cure n. 10710/2008, non risulta ancora deciso»;
è necessario puntualizzare la situazione degli ultimi concorsi notarili. La prova preselettiva del concorso bandito il 10 luglio 2006 a 230 posti si è tenuta nell'aprile del 2007; nei giorni 24-25-26 ottobre 2007 si sono tenute le prove scritte la cui correzione è terminata nel luglio 2009. Le prove orali sono previste a partire dal 28 settembre 2009;
successivamente, il 10 aprile 2008 è stato bandito il concorso a 350 posti, il 24 novembre 2008 si è tenuta la prova preselettiva, nei giorni 11-12-13 marzo 2009 si sono tenute le prove scritte. Allo stato attuale sono state corrette le prove di 233 candidati su 2.980 candidati che hanno svolto l'esame;

con l'articolo 66 della legge n. 69 del 2009 («Disposizioni per lo sviluppo economico, la semplificazione, la competitività, nonché in materia di processo civile») vi sono state la soppressione della prova preselettiva prevista dalla legge del 1995, l'introduzione del requisito per la partecipazione al concorso di «non essere stati dichiarati non idonei in tre precedenti concorsi» e, per velocizzare le correzioni, l'aggiunta di una sottocommissione esaminatrice (ossia si passa da due a tre sottocommissioni esaminatrici);

relativamente al concorso bandito nel 2006 sono 315 i candidati ammessi all'orale contro i 230 posti messi a concorso;

sembrerebbe probabile un nuovo concorso di notaio da indire tra novembre 2009 e febbraio 2010 -:

se il Governo ritenga necessario monitorare e verificare le procedure di correzione delle prove dei concorsi al fine di creare nuovi notai per arrivare progressivamente al numero di 6.152 previsto dal decreto ministeriale del 2 aprile 2008 e successivamente dal decreto ministeriale 28 aprile 2008;

se il Governo, relativamente al concorso bandito nel 2006, intenda avviare iniziative celeri e risolutorie al fine di aumentare i posti messi a concorso al momento dell'emanazione del decreto di approvazione della graduatoria per evitare che ci siano candidati che dopo aver superato la prova orale non abbiano la sede.
(4-04657)

MEREU e RAO. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
secondo quanto riportato dagli organi di stampa, il presidente del tribunale di Sassari, dottor Pietro Fanile, ha adottato un provvedimento teso ad alleggerire la sezione distaccata di via Columbano ad Alghero, sottraendole una serie di procedimenti che verranno trasferiti nel capoluogo turritano;
nel settore civile non saranno più di competenza della sede algherese i giudizi di opposizione a decreto ingiuntivo, quelli in materia di comunione e condominio, i giudizi in materia di responsabilità civile, le esecuzioni immobiliari ed i procedimenti di volontaria giurisdizione; per quanto riguarda il settore penale, saranno trasferiti a Sassari i giudizi con rito direttissimo, i procedimenti provenienti da udienza preliminare, altri procedimenti sottratti alla cognizione dei giudici onorari ratione materiae, fatta eccezione per i reati in materia ambientale, urbanistica e di alimenti;
lo svuotamento della sede, come ha annunciato anche il sindaco Tedde, determinerà in breve tempo la morte per consunzione del tribunale algherese che ormai funziona a singhiozzo, con poche toghe e una mole di procedimenti che attendono di essere giudicati: nella sezione del centro storico è rimasto un solo giudice civile per oltre 1.200 cause pendenti, mentre per 400 fascicoli penali verrà inviato un magistrato da Sassari, due volte al mese;
in attesa della sentenza del Tar, cui il Consiglio dell'Ordine forense si è rivolto per scongiurare lo svuotamento del tribunale di Alghero, i legali hanno deciso di astenersi dalle udienze, facendo così rimanere in stand-by un gran numero di procedimenti;
dal trasferimento a Sassari delle competenze prima demandate alla sezione algherese deriva, ad avviso degli interroganti, una lesione dei principi costituzionali di precostituzione, terzietà, imparzialità ed indipendenza del giudice che rappresentano le condizioni necessarie del «giusto processo» -:
quale sia la situazione organizzativa e del personale nella sezione distaccata del tribunale di Alghero e, qualora sussistano delle criticità, quali urgenti iniziative intenda adottare al riguardo, al fine di evitare ulteriori rallentamenti nella macchina giudiziaria.
(4-04664)

GIULIO MARINI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
nella notte tra il 31 marzo ed il 1o aprile 2007 a Montalto di Castro una studentessa di soli 15 anni venne stuprata per tre ore da un gruppo di otto coetanei;
da notizie di stampa apprendiamo che il tribunale dei minori di Roma ha concesso la sospensione del processo con «messa in prova» per 24 mesi agli otto adolescenti accusati dello stupro di gruppo alla ragazza;
la giovane vittima di una inaudita violenza non ha ricevuto alcun tipo di attenzione da parte delle istituzioni per un suo reinserimento nella società;
sembrerebbe che il giudice del tribunale abbia fissato la prossima udienza nell'anno 2012, ben cinque anni dopo l'aggressione in questione;
sono state prolungate così le già molte sofferenze di una adolescente sconvolta fisicamente dall'orrenda violenza perpetrata nei suoi confronti più di due anni fa e demoralizzata psicologicamente ancor più da una tale inaspettata decisione del tribunale dei minori -:

se il Ministro interrogato intenda assumere iniziative ispettive ai fini dell'esercizio di tutti i poteri di competenza.
(4-04666)

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INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazioni a risposta in Commissione:

LOVELLI, TULLO e VELO. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
il Consiglio di amministrazione dell'ENAC, nella seduta del 15 ottobre 2009, ha deliberato di accollare all'ente l'onere della consulenza prestata dall'ex direttore generale dell'ente stesso, comandante Silvano Manera, a favore del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti per un importo di 50 mila euro annui lordi, oltre a un fondo spese di 20 mila;
la deliberazione dell'ENAC è stata assunta a maggioranza, su richiesta del Ministro, in base all'articolo 13 del contratto di programma fra ente e Ministero in materia di attività di collaborazione -:
quali siano le finalità e la natura della consulenza affidata all'ex-direttore di ENAC, comandante Silvano Manera, anche alla luce dell'articolo 46 del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112 in materia di riduzione delle consulenze nella pubblica amministrazione;
se ricorrano i presupposti perché la retribuzione sia messa a carico dell'ENAC in base al contratto di programma con il Ministero.
(5-01982)

PIZZETTI, SANGA e MISIANI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
da tredici anni è in funzione il collegamento ferroviario diretto Bergamo- Roma; ogni mattina un treno eurostar parte dal capoluogo bergamasco e arriva nella capitale, con le fermate intermedie di Brescia, Cremona, Fidenza, Parma, Modena, Bologna, Firenze Rifredi, Roma Termini;
questo collegamento rappresenta per Cremona e Bergamo l'unico collegamento diretto per la capitale oltre ad essere un'abitudine consolidata per i cittadini che scelgono di usufruire di questo treno per recarsi a Roma in giornata;
da notizie emerse da organi di informazioni locali risulta che dal 13 dicembre 2009 l'Eurostar n. 9459 potrebbe essere soppresso;
in tal caso l'unica alternativa per raggiungere Roma resterebbe l'utilizzo del treno Freccia rossa con partenza però da Milano;
per quanto riguarda Cremona, ad esempio, si passerebbe da un costo biglietto di 56,10 euro per il pendolino Cremona-Roma (seconda classe) a 80,65 euro, se si dovesse utilizzare il treno Freccia Rossa transitando da Milano, con una differenza di prezzo di ben 24,55 euro, con aumento, appunto, del 43 per cento del costo a carico dei viaggiatori;
si avrebbe inoltre un aumento del tempo di percorrenza per gli utenti cremonesi (con il pendolino Cremona-Roma 4 ore e 18 min., con il passaggio per Milano 5 ore e 15 min.); per gli utenti bergamaschi si discosterebbe poco dall'attuale, ma sempre con un cambio in più e con la possibilità di perdere l'eventuale coincidenza;
i collegamenti ferroviari Cremona-Milano, Bergamo-Milano presentano gravi criticità strutturali e molteplici disservizi e l'ipotetica soppressione dell'eurostar determinerebbe un forte indebolimento, un isolamento e una grave limitazione per lo sviluppo del territorio bergamasco e particolarmente

per quello cremonese, dove non sono previsti per il prossimo futuro alcun miglioramento strutturale (raddoppi, potenziamenti, eliminazione dei passaggi a livello, arrivi di nuovi locomotori sulla linea Milano-Cremona-Mantova) -:
quali iniziative urgenti il Governo intenda intraprendere con Trenitalia, (Divisione nazionale passeggeri) al fine di mantenere l'attuale collegamento Eurostar tra le città di Bergamo-Cremona e Roma;
quali azioni intende promuovere al fine di garantire ai cittadini un servizio di qualità, puntuale ed efficiente, salvaguardando e tutelando il diritto alla mobilità.
(5-01984)

LOVELLI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 5 agosto 2009 ad oggetto «Nomina dei Commissari straordinari delegati, ai sensi dell'articolo 20 del decreto-legge 29 novembre 2008, n. 185, convertito dalla legge 28 gennaio 2009 n. 2», «per la velocizzazione delle procedure» relative alla realizzazione di un elenco di opere, tra le quali il «Terzo Valico dei Giovi Linea AV/AC Milano-Genova» è stato nominato, per questa opera l'ingegner Walter Lupi;
il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti ha recentemente dichiarato che per quanto riguarda l'opera in questione, i problemi «sono in via di soluzione e tutto sarà pronto per fine anno» e che pertanto «quest'opera può partire entro dicembre»;
l'opera in questione ha un costo complessivo di 5,2 miliardi di euro rispetto ai quali la disponibilità finanziaria è di soli 500 milioni nel triennio 2010-2012 e inoltre è in atto un contenzioso fra il Cociv, ossia il General contractor individuato per l'assegnazione dei lavori, ed RFI tuttora irrisolto;

con risoluzione n. 8/00034 approvata all'unanimità in Commissione trasporti, si erano individuati gli interventi necessari da realizzare in Valle Scrivia in collegamento all'opera in questione nonché per le altre esigenze infrastrutturali -:
quali attività operative abbia messo in atto il commissario straordinario nominato dal Ministero;

come si ritenga di attivare effettivamente i cantieri del Terzo Valico dei Giovi entro la data indicata dal Ministro in mancanza di un quadro finanziario completo e di un progetto esecutivo approvato dal CIPE;
dove verrà effettivamente avviato il cantiere e sulla base di quali impegni con gli enti locali interessati alla luce degli accordi procedimentali sottoscritti a suo tempo con gli stessi.
(5-01985)

Interrogazione a risposta scritta:

DIMA. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
nelle ultime settimane, cittadini ed amministrazioni comunali hanno intrapreso iniziative dirette ad evitare che la società Trenitalia possa ridurre il numero dei treni a lunga percorrenza sulla tratta jonica calabrese;
alcuni comuni calabresi, con atti deliberativi di giunta e/o di consiglio

comunale, hanno approvato ordini del giorno o mozioni in cui hanno chiesto al Governo nazionale ed alla società Trenitalia il mantenimento di livelli minimi di trasporto su rotaie soprattutto sulla fascia jonica calabrese;
una di queste iniziative è da ascrivere al consiglio comunale di Botricello (Catanzaro) che ha chiesto un impegno preciso di Trenitalia in tal senso;
la problematica in oggetto è realmente sentita dalle popolazioni locali che scontano il grave deficit infrastrutturale della Calabria e la mancanza di un sistema di trasporto realmente competitivo e, soprattutto, capace di soddisfare le esigenze di tutta l'utenza;
questo gap è soprattutto riscontrabile, in particolar modo, sulla fascia jonica che ha subito nel corso di questi ultimi decenni un evidente depauperamento dell'offerta di servizi di trasporto ferroviari ed un mantenimento di minimi livelli di servizio che tuttavia non soddisfano appieno l'esigenza dell'utenza;
nonostante questa situazione, si rischierebbe addirittura un'ulteriore riduzione di vettori -:
quali iniziative, il Ministro interrogato, intenda porre in essere per garantire almeno l'attuale livello di trasporto ferroviario e se sia intenzione della società Trenitalia un potenziamento degli attuali servizi.
(4-04662)

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INTERNO

Interrogazioni a risposta scritta:

TAGLIALATELA. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, Testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali, all'articolo 143 (Scioglimento dei consigli comunali e provinciali conseguente a fenomeni di infiltrazione e di condizionamento di tipo mafioso), comma 1, prevede che i consigli comunali sono sciolti quando, anche a seguito di accertamenti effettuati a norma dell'articolo 59, comma 7, del medesimo testo unico, emergano elementi su collegamenti diretti o indiretti degli amministratori con la criminalità organizzata o su forme di condizionamento degli amministratori stessi, che compromettono la libera determinazione degli organi elettivi e il buon andamento delle amministrazioni comunali e provinciali, nonché il regolare funzionamento dei servizi alle stesse affidati ovvero che risultano tali da arrecare grave e perdurante pregiudizio per lo stato della sicurezza pubblica;
lo scioglimento è disposto con decreto del Presidente della Repubblica, su proposta del Ministro dell'interno, previa deliberazione del Consiglio dei ministri;
il procedimento è avviato dal prefetto della provincia con una relazione che tiene anche conto di elementi eventualmente acquisiti con i poteri delegati dal Ministro dell'interno ai sensi dell'articolo 2, comma 2-quater, del decreto-legge 29 ottobre 1991, n. 345, convertito, con modificazioni, dalla legge 30 dicembre 1991, n. 410 e successive modificazioni ed integrazioni;
nel comune di Castellammare di Stabia nel napoletano si sono verificati gravissimi episodi criminali direttamente riconducibili alla malavita organizzata che da anni è presente sul territorio;
in particolare si ricorda l'episodio più grave, ovvero che nel mese di febbraio 2009 è stato assassinato Luigi Tommasino, consigliere comunale del PD, partito che sostiene con altri la maggioranza

politica dell'amministrazione guidata dal sindaco Vozza;
a distanza di alcuni mesi in virtù di approfondite indagini degli inquirenti sono stati individuati gli esecutori materiali del delitto che sono direttamente collegati ad uno dei clan camorristici egemoni nell'area stabiese;
in seguito a controlli approfonditi è emerso che almeno uno dei quattro killer risulta iscritto al Partito Democratico;
il movente dell'omicidio non è stato del tutto chiarito, ma secondo le ricostruzioni degli inquirenti così come riportate dalla stampa locale e nazionale, sarebbe direttamente riconducibile alla presunta attività illecita che il consigliere comunale Tommasino svolgeva in diretto collegamento col clan camorristico;
i gravissimi fatti su esposti richiedono necessariamente che il Governo nazionale intervenga per ripristinare la legalità sul territorio e disponga l'invio di una Commissione di indagine per l'accesso agli atti del comune al fine di verificare l'intera attività amministrativa della Giunta Vozza e del Consiglio comunale di Castellammare di Stabia ed accertare se sussistano le condizioni di cui all'articolo 143 del decreto legislativo 18 agosto 2000 n. 267 (Testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali) -:
se non si ritenga opportuno disporre, mediante la Prefettura di Napoli, l'invio di una Commissione di indagine per l'accesso agli atti del comune di Castellammare di Stabia in modo da accertare l'eventuale condizionamento diretto o indiretto della criminalità organizzata nell'attività amministrativa dell'ente locale.
(4-04655)

DE CORATO. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il 12 ottobre 2009, un libico di 35 anni, frequentatore della moschea di viale Jenner, ha compiuto un attentato contro la caserma «Santa Barbara» di piazza Perrucchetti a Milano, con un ordigno artigianale che conteneva cinque chili di esplosivo; la bomba, di cui solo un decimo del materiale è scoppiato, ha provocato due feriti: un militare colpito lievemente da una scheggia e lo stesso attentatore;

a seguito dell'accaduto, in una conferenza stampa, il procuratore aggiunto Armando Spataro, come riportato dall'Ansa, ha smentito ufficialmente che il libico (...) abbia urlato frasi allusive all'Afghanistan. Il magistrato in quell'occasione ha spiegato che l'attentatore anche quando era per terra ferito «non ha pronunciato alcuna parola intelligibile, parlava in arabo»;
due giorni dopo l'attentato, il Corriere della Sera riferisce quanto rivelato dal Ministro dell'interno Roberto Maroni in merito agli sviluppi dell'inchiesta. Ovvero «che in ambulanza l'uomo ha fatto riferimento alle azioni militari all'estero e dunque si presume che il gesto possa essere finalizzato a dare un segnale»;
la magistratura inquirente parrebbe negare con assoluta certezza che l'attentatore abbia fatto alcun riferimento ai soldati italiani in Afghanistan. E il Ministro, 48 ore dopo l'accaduto, sulla base degli sviluppi delle indagini degli stessi inquirenti, conferma il collegamento con l'invio dei soldati all'estero;

è comprensibile la volontà di non dare notizie che avrebbero potuto seminare il panico nell'opinione pubblica, non è tuttavia giustificabile una sorta di doppia verità -:
se il ministro interrogato intenda chiarire, per quanto di competenza, i fatti ricordati in premessa anche al fine

di dare certezze all'opinione pubblica su fatti di tale rilevanza.
(4-04668)

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ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazione a risposta scritta:

BENAMATI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
il Governo, con iniziative di carattere normativo e mediante dichiarazioni di autorevoli esponenti della maggioranza, ha evidenziato l'impegno a stanziare risorse economiche nel settore della ricerca sul nuovo nucleare (IV generazione) e sulle tecnologie ad esso legate;
appare chiaro che se il Paese intende svolgere un ruolo attivo e beneficiare delle positive ricadute legate allo sviluppo dei reattori realmente innovativi, deve sin d'ora puntare ad avere un tessuto accademico efficiente e una ricerca valida a supporto di tale opzione;
il tessuto della ricerca nel settore nucleare, che sembra incluso nei temi di interesse compresi nel piano nazionale della ricerca, è andato negli ultimi anni impoverendosi sino ai limiti di sopravvivenza delle competenze;
i corsi di laurea in ingegneria che conferiscono competenze nel settore nucleare i cui laureati sono oggi apprezzati in tutta Europa e negli Stati Uniti, subiranno nei mesi prossimi un sensibile impoverimento di docenti per ragioni anagrafiche;
i settori disciplinari che consentono la formazione delle commissioni concorsuali nazionali sono formati a partire da requisiti numerici di omogeneizzazione stabiliti dal Consiglio universitario nazionale nella sua autonomia;
sarebbe necessario che i settori disciplinari a cui si vuole dare impulso possano contare sulle risorse adeguate ad avviare un processo virtuoso -:
quale sia lo stato dei finanziamenti annunciati per la ricostruzione del tessuto della ricerca scientifica nel settore del nuovo nucleare di IV generazione e come si intenda rilanciare il settore della ricerca universitaria evitando, possibilmente, aggregazioni non omogenee tra settori disciplinari.
(4-04659)

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LAVORO, SALUTE E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta in Commissione:

BELLANOVA, SCHIRRU e MIGLIOLI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
in base ai controlli effettuati nei primi mesi del 2009 in Emilia-Romagna ed in Sardegna è emerso un aumento della tendenza alle situazioni di irregolarità e alla crescita del ricorso nelle aziende delle province al lavoro nero, aggravata dall'attuale stato di crisi del mercato del lavoro e dalla crescente incertezza occupazionale. Chi non ha un'occupazione stabile spesso è spinto a rinunciare alle proprie imprescindibili tutele pur di vedersi garantita una minima forma di retribuzione;
ciò nonostante, l'azione ispettiva condotta dagli organi di vigilanza del Ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali si è rivelata fondamentale per contrastare tali fenomeni, grazie anche ai recenti incrementi di personale,

che hanno potuto garantire un attento monitoraggio delle varie realtà territoriali;
al riguardo nel 2004 l'allora Ministero del lavoro e delle politiche sociali ha bandito un concorso pubblico, per esami e su base regionale, a 795 posti di ispettori del lavoro. La procedura concorsuale ha determinato 795 vincitori e 946 idonei utilmente collocati nelle rispettive graduatorie regionali di partecipazione;
nel corso degli ultimi 2 anni il Ministero ha proceduto alla immissione della quasi totalità degli idonei. Da ultimo, l'articolo 1, comma 346, lettera d), della legge n. 244 del 2007 (legge finanziaria per il 2008) ha stanziato la somma di 8 milioni di euro per l'anno 2009 per l'assunzione di personale nel ruolo degli ispettori del lavoro. Sulla base di tale stanziamento, si è proceduto all'assunzione di altri 179 idonei, entrati in servizio il 27 aprile 2009;
ciò nonostante, sono residuate 44 unità di idonei per la regione Emilia Romagna e 30 per la regione Sardegna;
l'articolo 1, comma 346, lettera d) della sopra citata legge n. 244 del 2007 ha previsto, altresì, lo stanziamento di 16 milioni di euro annui a decorrere dall'anno 2010 per l'assunzione di personale nel ruolo di ispettore del lavoro. La suddetta previsione permette, quindi, di effettuare l'assunzione degli idonei rimasti, completando lo scorrimento delle graduatorie ancora aperte, la cui validità è stata prorogata sino al 31 dicembre 2010 per espressa previsione di legge, (combinato disposto del decreto-legge 31 dicembre 2007, n. 248, cosiddetto «mille proroghe», e dell'articolo 17, comma 19, del decreto-legge n. 78 del 2009;
se il Governo intenda procedere, ed in quali tempi, al potenziamento degli organici degli ispettori del lavoro mediante l'assunzione dell'ultimo contingente di idonei, tramite un definitivo scorrimento delle graduatorie regionali al fine di disincentivare i fenomeni di irregolarità al lavoro nero, tutelando i lavoratori e le possibili drammatiche conseguenze sui luoghi di lavoro.
(5-01979)

Interrogazioni a risposta scritta:

DI PIETRO e PALOMBA. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione. - Per sapere - premesso che:
la vertenza relativa agli ex dipendenti della base U.S.A. di La Maddalena è stata trattata con un'altra interrogazione a risposta scritta dell'odierno interrogante la n. 4-01007 presentata martedì 16 settembre 2008, seduta n. 050;
a tale interrogazione, a distanza di tredici mesi, il Governo non ha ancora dato risposta;
successivamente alla presentazione della suddetta interrogazione l'iter procedurale finalizzato ad ottenere la risoluzione della problematica, che è andato avanti a rilento, è sinteticamente riassumibile nei seguenti termini relativamente tanto alla ricollocazione dei lavoratori in enti pubblici quanto alla riscossione degli assegni della mobilità in deroga, istituti entrambi previsti dalla legge 9 marzo 1971 n. 98;
quanto alla ricollocazione nella pubblica amministrazione, il 15 gennaio 2009 è stato emanato il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri che, in riferimento alla citata legge n. 98 del 1971, ha disposto la ricollocazione dei dipendenti nella pubblica amministrazione estendendo la possibilità di assunzione anche agli enti locali, ove occorra anche in

soprannumero rispetto alla pianta organica. Il 22 maggio 2009 un decreto ministeriale il Ministero della pubblica amministrazione e innovazione ha inquadrato i dipendenti nelle qualifiche previste per la pubblica amministrazione. Nel periodo compreso tra maggio e settembre 2009, gli enti locali della Gallura hanno messo a disposizione i seguenti posti in soprannumero rispetto alla pianta organica: comune di La Maddalena: 51; comune di Palau: 25; comune di Arzachena: 3; parco nazionale dell'arcipelago di La Maddalena: 25; museo garibaldino: 17. Il 15 ottobre 2009 dopo essere stati convocati per la sesta volta, i rappresentanti sindacali hanno appreso dai funzionari del Ministero della pubblica amministrazione e innovazione che le sedi scelte per la ricollocazione dei dipendenti sono principalmente in Campania, Veneto, Lombardia e Liguria, mentre in Sardegna rimarrebbero disponibili una decina di posti. Motivo della decisione sarebbe il fatto che le sedi sarebbero state individuate tra enti pubblici in carenza di organico, a differenza degli enti locali della Gallura che assumerebbero in soprannumero. Inoltre, gli stessi funzionari hanno aggiunto che ricollocare i dipendenti negli enti locali della Gallura che hanno dato la disponibilità per assunzioni in soprannumero creerebbe un pericoloso precedente di risoluzione della vertenza in un'ottica assistenzialista;
quanto alla corresponsione degli assegni di mobilità in deroga, dal mese di gennaio 2009 gli ex dipendenti della base USA non percepiscono nessun assegno relativo alla mobilità in deroga in quanto l'iter burocratico posto in essere non è arrivato a conclusione. Ai sensi della legge finanziaria che ha destinato i fondi per la corresponsione degli assegni di mobilità in deroga, nel mese di giugno 2009 è stato raggiunto un accordo tra Ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali, sindacati e regione Sardegna sui metodi e sugli importi per il pagamento della mobilità. Il 14 settembre 2009 il Ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali ha decretato la corresponsione della mobilità ed ha trasferito la pratica al Ministero dell'economia e delle finanze per la verifica di copertura finanziaria. L'8 ottobre 2009 il Ministero dell'economia e delle finanze ha dato il nulla osta alla pratica e l'ha ritrasmessa al Ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali per l'emanazione del provvedimento che darebbe il via libera all'INPS per il pagamento. Alla data odierna, tuttavia, la pratica sembrerebbe ancora ferma al Ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali;
il personale cui si riferisce la presente interrogazione è in uno stato di grande, ovvia e giustificabile esasperazione. All'incertezza del futuro per quanto riguarda la sede di lavoro si è aggiunta la grave situazione economica connessa con la mancata corresponsione degli assegni per ormai troppi mesi;
il 16 ottobre 2009 i lavoratori della ex base U.S.A. hanno occupato la sala conferenze dell'ex arsenale militare di La Maddalena, annunciando lo sciopero della fame fino alla risoluzione della vertenza, ottenendo, per tutta ed unica risposta, che nella serata dello stesso giorno il Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri Guido Bertolaso, interpellato dai lavoratori, comunicasse al sindaco di La Maddalena, Angelo Comiti, la propria disponibilità a mediare col Governo per la risoluzione del problema, compresa la convocazione di un tavolo con i Ministeri competenti nella giornata di lunedì 19 ottobre 2009. Da quel momento i lavoratori hanno abbandonato la sala conferenze all'interno dell'ex arsenale militare, pur costituendo un presidio permanente all'esterno della struttura stessa, in attesa della riunione del 19 ottobre 2009 -:
per quali ragioni il Governo abbia lasciato trascorrere tanto tempo prima di

dare una risposta a 140 famiglie disperate, abbia modificato la propria determinazione di lasciarle assumere i predetti lavoratori presso gli enti locali della Gallura, anche in soprannumero, costringendoli ad esodi di enorme difficoltà, costo e sofferenza, e se non intenda, invece, accelerare le procedure e definirle immediatamente per rispondere alle esigenze improcrastinabili delle famiglie interessate e coinvolte nella vicenda senza loro colpa, comunicando tempi precisi e modalità sicure di immediata risoluzione della questione in esame e assicurando comunque la possibilità della loro assunzione negli enti locali della Gallura che hanno dato la disponibilità, considerato anche che l'assunzione di questi lavoratori è esclusivamente a carico dello Stato (per la legge n. 98 del 1971) e non comporta nessuna spesa per gli enti che li assumono.
(4-04647)

DI STANISLAO. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
in occasione del 45o congresso nazionale della società italiana di psichiatria, in relazione ad un numero sempre più alto di cittadini che soffrono di disturbi mentali si stima siano circa 2 milioni si pone la necessità di una riflessione più ampia e più profonda sullo stato di applicazione della legge Basaglia (legge n. 180 del 1978). In questi 30 anni ed oltre di attuazione della legge bisogna puntare ad una migliore organizzazione del servizio di assistenza spesso lasciato sulle spalle della famiglia. Tra gli italiani vittima di disturbi mentali circa 1 su 4 (500 mila persone) sono in cura per una psicosi, disturbo dell'umore, o per l'ansia;
in particolare crescita appaiono i disturbi ansiosi e depressivi, che compaiono presto. Nel primo caso la prima manifestazione può essere sui 15 anni, nel secondo caso dopo i 25; spesso però la diagnosi e la cura arrivano molto tardi;
ad aumentare negli ultimi anni è anche il fenomeno delle donne in gravidanza o nel puerperio colpite da depressione: tra il 10 e il 20 per cento delle neomamme. Secondo una ricerca dell'unità operativa di psichiatria dell'università di Tor Vergata di Roma, su circa 400 pazienti di disturbi dell'umore emerge che un terzo di loro ha avuto madri con depressione in gravidanza;
rimangono inoltre forti ostacoli che i malati e le loro famiglie devono affrontare, come lo stigma della malattia mentale, le risorse limitate e le conseguenze connesse alla ricaduta. Sono proprio le ricadute le principali preoccupazioni per l'88 per cento degli psichiatri italiani che hanno in cura pazienti con malattie gravi. Infatti stando a quanto viene dichiarato da loro stessi, le ricadute possono avere un impatto devastante sia per i pazienti che per le loro famiglie. Un episodio di ricaduta, inoltre può spesso portare al ricovero in ospedale del paziente (avviene nell'85 per cento dei casi), perdita del posto di lavoro (il 78 per cento), esperienze di detenzione (il 6 per cento) e perfino al suicidio (il 28 per cento). È quanto più importante è emerso dall'indagine internazionale Keeping Care Complete presentata recentemente a Barcellona nell'ambito del XXI congresso ECNP (European College of Neuropsycho-pharmacology). L'indagine ha raccolto l'opinione di 697 psichiatri provenienti da tutto il mondo;
la ricerca conferma un ruolo cruciale della famiglia in tutto il processo di cura. È importante che le famiglie siano aiutate a svolgere questo compito, che ricevano il sostegno necessario per far si che il proprio familiare segua le cure correttamente in maniera continuativa sia in ospedale sia a casa. Spesso i parenti dei malati vengono lasciati soli in questa

battaglia quotidiana; un isolamento che ha conseguenze negative non solo sulla salute del malato, ma anche su quella delle persone che lo circondano;
appaiono pertanto allarmanti i dati emersi dal Congresso nazionale della società italiana di psichiatria e dall'indagine internazionale di Barcellona -:
se il Governo intenda attuare, nell'ambito delle proprie competenze, iniziative mirate al fine di aiutare e sostenere le famiglie dei pazienti psichiatrici nelle fasi della cura e post cura per limitare i casi di ricaduta, da un alto, e dall'altro sgravare da impegni diretti e immediati e spesso irrisolvibili la gran parte di famiglie che sono costrette a supplire alle carenze delle istituzioni e dei servizi preposti;
se il Governo, a distanza di 31 anni, intenda avviare un dialogo concreto con la Società italiana di psichiatria al fine di avviare iniziative volte a migliorare ed adeguare la legge «Basaglia» alle attuali emergenze e intraprendere azioni concrete al fine di una maggiore conoscenza del problema ed eliminare, in tal senso, gli ormai numerosi atteggiamenti negativi e diffidenti verso i malati psichiatrici e le loro famiglie.
(4-04654)

CONTENTO. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
l'emittente televisiva «Tele Pordenone» ha indirizzato al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali la richiesta di poter trasmettere lo «spot», già visibile da tempo sulle televisioni nazionali, che suggerisce ai telespettatori le precauzioni da tenere per evitare il contagio dell'ultima forma influenzale che ha interessato anche il nostro Paese;
si tratta, ovviamente, di una trasmissione a titolo gratuito che dovrebbe incontrare il plauso del dicastero competente;
la richiesta risulterebbe essere ferma, da diversi giorni, presso gli uffici ministeriali -:
se risulti conforme al vero la ricostruzione dei fatti sopra riportata e, in caso affermativo, per quali ragioni la richiesta di trasmissione gratuita degli «spot», predisposti a tutela della salute dei cittadini, avanzata dall'emittente «Tele Pordenone», non sia stata evasa sollecitamente.
(4-04660)

BELLANOVA. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
il gruppo SES Spa (Sevar srl, Grandi srl e Italgecri srl) di proprietà dei fratelli Sergio e Pietro Scorza, opera da anni, in provincia di Lecce, nel settore «impianti di metanizzazione» e fino a qualche anno fa contava 86 dipendenti circa;
nel novembre 2004 i fratelli Scorza sono stati denunciati da numerosi lavoratori per il reato di estorsione aggravata e riduzione in stato di schiavitù dei dipendenti. In particolare ci si riferiva ad un clima diffuso di intimidazione tale da costringere i lavoratori ad accettare condizioni di lavoro vergognose;
tra i capi d'accusa si sono riscontrati turni di lavoro non regolare, difatti sembrerebbe che le maestranze fossero costrette a lavorare anche per una media di dodici ore al giorno a fronte di una retribuzione che contemplava solo otto ore lavorative, disattendendo così quanto previsto dal CCNL. Inoltre, pare che i titolari esercitassero delle minacce a carico dei dipendenti, come la perdita del posto di lavoro, per costringere gli stessi a sottoscrivere false ricevute di acconti sulla retribuzione e per fargli firmare false dichiarazioni con data in bianco di autolicenziamento;

le cause penali sono ad oggi in corso, ma nel frattempo il gruppo SES ha provveduto a ridimensionare l'organico esistente effettuando nel corso degli anni diversi licenziamenti dimezzando, di fatto, la manodopera fino a contare solo circa 45 lavoratori;
nel corso dell'anno 2009 il gruppo SES ha proceduto a licenziare quattordici lavoratori tra cui due delegati sindacali con la presunta motivazione della mancanza di commesse. Sembrerebbe, inoltre, incombere ad oggi la minaccia di licenziamento per altre dieci unità lavorative con qualifica di operaio. Le organizzazioni sindacali hanno peraltro contestato i licenziamenti del personale a tempo indeterminato in quanto sono stati disattesi i precedenti accordi siglati in sede ufficiale con l'azienda che prevedevano in caso di difficoltà degli incontri preventivi tra lavoratori, gruppo aziendale e parti sindacali;
più volte è stato fatto presente al gruppo aziendale la possibilità di ricorrere all'utilizzo degli ammortizzatori sociali al fine di bloccare la perdita di posti di lavoro, ma puntualmente lo stesso gruppo ha ignorato tale istanza;
pare che negli incontri periodici tenuti tra le organizzazioni sindacali, i lavoratori e l'azienda presso Confindustria Lecce, allo scopo di reintegrare i lavoratori licenziati, il gruppo aziendale abbia posto la condizione per la quale gli stessi avrebbero dovuto sottoscrivere una transazione retroattiva nella quale dichiaravano di non aver null'altro a pretendere dall'azienda rispetto a situazioni pregresse;
sembrerebbe, inoltre, che negli ultimi, quindici giorni lo stesso gruppo abbia, nonostante la dichiarata mancanza di commesse, proceduto a rinnovare sette contratti a tempo determinato -:
se il Ministro interrogato non ritenga opportuno verificare con urgenza la situazione sopra esposta, attivandosi per accertare se queste transazioni siano state effettivamente attuate da parte dell'azienda facendo leva sui lavoratori attraverso il recupero del posto di lavoro;
se tutto ciò dovesse corrispondere a verità quali iniziative il Ministro interrogato intenda mettere in atto per tutelare i diritti fondamentali dei lavoratori che potrebbero non essere stati rispettati.
(4-04663)

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POLITICHE AGRICOLE, ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazione a risposta in Commissione:

MARIO PEPE (PD). - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
il ConsDABI, il Consorzio per la sperimentazione, la divulgazione e l'applicazione di biotecniche innovative, è una struttura di rinomata e riconosciuta valenza scientifica non solo della comunità sannita ma dell'intero territorio nazionale e deve restare, ad avviso dell'interrogante, National Focal Point della FAO, con sede in Circello, magari potenziandola ulteriormente;
l'eventuale trasferimento del Centro per la gestione delle risorse genetiche animali (National Focal Point della FAO), oltre che smantellare la struttura disperdendone il patrimonio di idee finora costruito, rappresenterebbe l'ennesima grave ingiustizia perpetrata ai danni della comunità sannita, oltre che della regione Campania e di tutto il Mezzogiorno, troppe volte sacrificato a favore del Nord -:
quali siano i motivi che hanno spinto il Ministro interrogato alla nomina di un altro responsabile proveniente dall'università di Padova, che coadiuverà il professor Matassino, già responsabile del

Consorzio, nomina assolutamente ingiustificata se si considera quanto il professor Matassino abbia contribuito, insieme alla sua squadra, alla crescita del ConSDABI.
(5-01978)

Interrogazione a risposta scritta:

SPECIALE. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
la particolare incidenza negativa sulle produzioni agricole degli andamenti climatici ed atmosferici ha tradizionalmente indotto il legislatore a definire interventi in favore delle popolazioni e delle zone colpite da gravi calamità naturali - allo scopo di assicurare i soccorsi immediati, alleviare i disagi più preoccupanti e di garantire il più possibile la conservazione del patrimonio produttivo agricolo e delle sue potenzialità promuovendone il ripristino - tanto che nel tempo si è resa necessaria l'introduzione di una normativa di intervento di carattere generale, applicabile costantemente ed uniformemente in tutti i casi di calamità naturali, tale da eliminare la necessità di far ricorso, per oggi evento, a provvedimenti legislativi ad hoc;
con l'approvazione della legge 25 maggio 1970, n. 364, il settore agricolo è stato dotato di un quadro normativo permanente che ha definito interventi di primo soccorso ed azioni di sostegno dei redditi agricoli e consentito di accelerare le procedure di avvio dell'intervento statale, attivando le risorse finanziarie mediante semplice provvedimento amministrativo come anche garantendo le risorse stesse attraverso la costituzione di un apposito Fondo di solidarietà nazionale;
con la legge 14 febbraio 1992, n. 185, il legislatore ha ridefinito le linee di fondo dell'intervento statale, tradizionalmente fondato su provvedimenti di carattere contributivo e creditizio, valorizzando invece la copertura assicurativa, attraverso contributi volti ad agevolare e promuovere la stipula di polizze;
nel tempo, la normativa è stata interamente sostituita da un provvedimento organico che, oltre ad accogliere le precedenti modalità di intervento compensativo dei danni subiti, ha soprattutto definito gli interventi volti ad incentivare misure di protezione precedenti al verificarsi degli eventi calamitosi e in particolare il ricorso al sistema assicurativo agevolato, trovando nuovo e più forte impulso nel decreto legislativo n. 102 del 2004, tanto da far assurgere il Fondo a mezzo di garanzia degli interventi finalizzati alla ripresa economica e produttiva delle aziende;
il Fondo di solidarietà nazionale si è rivelato e si rivela un valido strumento di copertura dei rischi gravanti in capo alle imprese agricole, che ha favorito significativi risparmi per lo Stato rispetto ai tradizionali interventi creditizi e contributivi, tanto da rappresentare oggi un mezzo indispensabile per una valida protezione assicurativa che, con risorse della fiscalità generale, può ben fronteggiare il disagio di un settore produttivo, quello primario, esposto sia alle problematiche di mercato che alle calamità atmosferiche;
il mondo agricolo organizzato ha segnalato da mesi la grave situazione finanziaria dei Consorzi di difesa che, in attesa, dei contributi preventivati, si sono necessariamente esposti per il 2008 con le banche e, qualora non fossero erogati per tempo i contributi per il 2008 e 2009, essi avrebbero forti difficoltà a pagare i premi alle compagnie assicurative per la campagna in corso, con il possibile blocco degli indennizzi agli agricoltori danneggiati;
secondo le stime fornite pubblicamente dalle associazioni degli agricoltori, i costi di produzione, tra il 2000 e il 2008, hanno subito un aumento del 31 per cento laddove nel medesimo periodo i prezzi all'origine sono cresciuti di ap

pena il 15 per cento, determinandosi in tal modo una situazione così preoccupante che il mancato rifinanziamento del Fondo di solidarietà nazionale, attese la stagnante crisi di mercato e le affrontate e preventivabili avversità climatiche, rischierebbe di mettere a repentaglio la sopravvivenza di molte imprese agricole -:
se il Ministro interrogato non ritenga di dovere, attesa la contingenza e rilevanza della problematica de quo, impegnare con urgenza ogni autorità all'uopo competente ai fini dell'adozione delle misure necessarie per assicurare il rifinanziamento del Fondo di solidarietà nazionale, con le risorse idonee all'assicurazione agevolata per le campagne 2008/2009, in modo da consentirne la regolare operatività.
(4-04650)

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PUBBLICA AMMINISTRAZIONE E INNOVAZIONE

Interrogazione a risposta scritta:

ANTONINO RUSSO. - Al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione, al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
il comma 3 dell'articolo 63 dello schema di decreto legislativo attuativo della legge n. 15 del 4 marzo 2009, senza fare alcun esplicito riferimento ad alcuna applicazione della norma prevista dalla fonte primaria, afferma che «per consentire l'adeguamento dei meccanismi di rilevazione della rappresentatività sindacale a seguito dell'entrata in vigore del presente decreto secondo quanto previsto dagli articoli 42 e 43 del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, per i rinnovi contrattuali relativi al primo periodo successivo a quello in corso la medesima rappresentatività rimane determinata con riferimento alla media fra dato associativo e dato elettorale rilevati per il biennio contrattuale 2008-2009. Conseguentemente, in deroga all'articolo 42, comma 4, del decreto n. 165 del 2001, sono prorogati per il successivo triennio gli organismi di Rappresentanza unitaria del personale»;
il comma 5 dell'articolo 72 dello stesso schema di decreto afferma che «con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, di concerto con il Ministro dell'istruzione dell'università e della ricerca e con il Ministro dell'economia e delle finanze, sono determinati i limiti e modalità di applicazione delle disposizioni dei Titoli II e III del presente decreto al personale docente della scuola e delle accademie, conservatori e istituti assimilati e ai ricercatori negli Enti di ricerca»;
l'articolo 42, comma 4, del decreto legislativo n. 165 del 2001, d'altronde, recita che con «appositi accordi o contratti collettivi nazionali, tra l'Aran e le confederazioni o organizzazioni sindacali rappresentative ai sensi dell'articolo 43, sono definite la composizione dell'organismo di rappresentanza unitaria del personale e le specifiche modalità delle elezioni, prevedendo in ogni caso il voto segreto, il metodo proporzionale e il periodico rinnovo, con esclusione della prorogabilità»;
nell'accordo quadro sulla riforma degli assetti contrattuali del 22 gennaio 2009, il Governo e alcune organizzazioni sindacali rappresentative convergono di realizzare un accordo sulle regole e procedure della negoziazione e della gestione della contrattazione collettiva, in sostituzione del regime vigente, in particolare stabilendo al punto 17 che «i successivi accordi dovranno definire, entro 3 mesi, nuove regole in materia di rappresentanza delle parti nella contrattazione collettiva valutando le diverse ipotesi che devono essere adottate con accordo», e al punto 18 che «le nuove regole possono determinare, limitatamente alla contrattazione di secondo livello nelle aziende di

servizi pubblici locali, l'insieme dei sindacati, rappresentativi della maggioranza dei lavoratori, che possano proclamare gli scioperi al termine della tregua sindacale definita», senza, tuttavia, individuare nelle «Disposizioni finali sull'Intesa per l'applicazione dell'Accordo quadro sulla riforma degli assetti contrattuali del 22 gennaio 2009 ai comparti contrattuali del settore pubblico», firmato dal Governo e da alcune organizzazioni sindacali rappresentative il 30 aprile 2009 nuovi criteri in merito alla rappresentatività, peraltro non previsti dalla legge, tanto che al punto 6 ribadiscono che «per un regolato sistema di relazioni sindacali le parti si impegnano a rispettare e a far rispettare - nell'esercizio delle potestà e delle funzioni proprie di ciascuno dei soggetti firmatari - tutte le regole che liberamente sono definite in materia di contrattazione collettiva»;
rimane vigente l'Accordo Collettivo quadro per la Costituzione delle rappresentanze sindacali unitarie per il personale dei comparti delle pubbliche amministrazioni e per la definizione del relativo regolamento elettorale firmato il 7 agosto 1998 e sue successive integrazioni;
entro la fine del 2009 devono essere indette le procedure di elezione per il rinnovo delle RSU nel Comparto Scuola, il cui numero di lavoratori rappresenta un terzo del Comparto pubblico -:
se in vista dell'emanazione del Decreto Legislativo attuativo della legge n. 15 del 4 marzo 2009 intenda garantire la regolare indizione delle elezioni dei rappresentanti sindacali unitari nei singoli comparti alla loro naturale scadenza, in particolare nel comparto Scuola, prima della fine del corrente anno solare nel rispetto della normativa vigente, in particolare degli articoli 40 e 42 del Decreto legislativo n. 165 del 2001, per non incorrere in vizi di illegittimità per eccesso di delega, e per non attentare alle attuali regole di democrazia sindacale che determinano la rappresentatività dei lavoratori.
(4-04667)

TESTO AGGIORNATO AL 19 NOVEMBRE 2009

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SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazione a risposta in Commissione:

FAVA, REGUZZONI, TORAZZI, ALLASIA, ALESSANDRI, PINI, RAINIERI, GIBELLI e VIGNALI. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
è ormai certa l'imminente chiusura dello stabilimento modenese della Nacco, la multinazionale americana che produce carrelli elevatori;
la decisione arrivata improvvisamente sta mettendo in forte agitazione i dipendenti che, da oltre sedici giorni, hanno organizzato un presidio permanente per tutelare il proprio posto di lavoro;
l'impatto che una simile operazione ha sul territorio è molto grave; l'azienda, infatti, rappresenta un importante punto di riferimento anche per molte imprese locali fornitrici che, con la chiusura dello stabilimento, sarebbero costrette a rivedere le proprie strategie di mercato;
da notizie, sembrerebbe che i vertici aziendali stiano valutando alcune soluzioni alternative alla mobilità, le quali, tuttavia, non sono state ancora comunicate ai dipendenti, lasciando incerto il loro futuro e quello delle loro famiglie;
il processo di riorganizzazione messo in atto dall'azienda ed imposto dai mercati non può ricadere interamente sui lavoratori che fino, ad oggi, hanno pagato i costi più alti della crisi che ha investito il Paese -:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza delle problematiche in atto nello stabilimento modenese della Nacco;

quali iniziative intenda adottare per favorire l'immediata convocazione di un tavolo di crisi, a cui partecipino tutti i soggetti coinvolti, al fine di arrivare ad una soluzione, il più possibile condivisa, che tuteli la continuità aziendale, i dipendenti e le loro famiglie.
(5-01980)

Interrogazioni a risposta scritta:

TOMMASO FOTI. - Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
la situazione dei recapiti della corrispondenza solleva vive proteste dagli utenti, come emerge tangibilmente dalle lettere di protesta che ripetutamente appaiono sui giornali, da specifici articoli sulla stampa quotidiana (si vedano recenti articoli sul quotidiano Il Tempo su disservizi nella Capitale) e dalla giornaliera esperienza dell'interrogante (familiari, amici e conoscenti compresi);
particolarmente gravi si presentano i ritardi nel recapito delle stampe, cominciando dal medesimo quotidiano dello Stato, la Gazzetta Ufficiale, per la quale si denunciano recapiti con ritardi ampiamente superiori alla settimana, anche nella stessa Roma;
le Poste Italiane S.p.A. dichiarano invece, sorprendentemente, di rispettare i tempi d'inoltro previsti dalla «carta di qualità» -:
se non ritenga di effettuare rigorosi controlli sui tempi di recapito della corrispondenza, segnatamente della stampa così quotidiana come periodica, per richiamare le Poste Italiane ad ottemperare al primario compito istituzionale, che è quello di far giungere la posta ai destinatari e solo in via residuale può essere lo svolgimento di attività assicurativa o bancaria o finanziaria.
(4-04648)

REALACCI. - Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
i servizi postali sono attualmente disciplinati dal decreto legislativo n. 261 del 1999, atto che, nell'introdurre «regole comuni per lo sviluppo del mercato interno dei servizi postali comunitari e per il miglioramento della qualità del servizio», chiarisce come uno dei beni primari il servizio alla comunità;
la decisione di Poste italiane Spa di chiudere i due uffici dell'aeroporto internazionale di Pisa, Galileo Galilei, e dell'ospedale di Cisanello desta particolare preoccupazione per la definitiva cessazione di una importante offerta di servizi al cittadino in due luoghi strategici per il tessuto sociale ed economico pisano;
la suddetta chiusura inoltre non tiene conto della prospettiva di crescita e di passaggio nelle sopracitate infrastrutture e del loro ricco bacino di clientela;
l'utenza turistica dell'aeroporto e quella ospedaliera non potrà più usufruire del servizio reso per versamenti con bollettini di conto corrente postale, per trasferimenti, depositi e prelievi di somme;
le lamentele sollevate dai cittadini e i disservizi segnalati dalle cronache hanno seri motivi di sussistere -:
se il Ministro non intenda utilizzare gli adeguati strumenti normativi per verificare se la carenza di personale nel distretto pisano presupponga la chiusura di uffici essenziali in luoghi così importanti per la città di Pisa;
quali iniziative si intendano assumere per far sì che alle promesse di miglioramento dei servizi postali più volte annunciato da Poste italiane SpA seguano fatti e misure concrete, considerato che le problematiche rappresentate si pongono in stridente contrasto con il processo di rinnovamento e riorganizzazione avviato negli ultimi anni dalla stessa azienda.
(4-04651)

FARINONE. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
il centro ricerche e sviluppo della multinazionale finlandese Nokia Siemens Network ubicato a Cinisello Balsamo in provincia di Milano occupa circa 250 dipendenti ed è il principale centro di ricerche mondiale di quella società con riguardo agli apparati GSM, per il loro sviluppo e per l'assistenza tecnica alla rete commerciale;
è evidente l'importanza per il territorio assunta in questi anni dalla presenza di un così elevato e qualificato know how, sia dal punto di vista strettamente industriale sia da quello occupazionale, ivi considerando anche le positive ricadute sull'indotto di settore;
Nokia Siemens Network ha però manifestata l'intenzione di dismettere questo intero ramo d'azienda, chiudendo il centro ricerche di Cinisello e affidando l'attività ivi svolta in outsourcing ad aziende dell'estremo oriente;
il danno per il nostro Paese, e non solo per l'area milanese, sarebbe rilevante, soprattutto in termini di perdita di conoscenze e competenze ad alto contenuto tecnologico, oltre che naturalmente, dal punto di vista occupazionale -:
quali siano le informazioni in possesso del Ministro interrogato, anche in relazione ad un interessamento al rilevamento del ramo d'azienda da parte di alcune società lombarde, e quali siano le iniziative intraprese per evitare questo eventuale ulteriore indebolimento della presenza tecnologica nel nostro Paese.
(4-04652)

ZAMPARUTTI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. - Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
in Italia vi è un situazione di surplus di offerta di gas essendovi più metano di quanto non se ne consumi con le riserve strategiche colme e l'ipotesi di nuovi depositi geologici in grado di ospitare queste riserve al momento allo stadio di ipotesi e di studio;
dopo una stabilizzazione dei consumi che si era saldamente ancorata a circa 85 miliardi di metri cubi, tra gennaio e agosto - secondo i dati dell'Anigas - questi sono scesi del 12 per cento rispetto all'anno precedente e del 9,2 per cento se il riferimento è al mese di settembre 2008, effetto anche questo della crisi economica che ha portato ad una riduzione della domanda di metano per l'industria e per l'elettricità, il cui fabbisogno rispetto all'anno precedente è sceso del 5,6 per cento secondo i dati forniti da Terna;
il surplus si accompagna ad un momento di grande espansione della capacità di importazione di questo combustibile essendo aumentata la quota che potrà raggiungere il paese tramite i potenziamenti di gasdotti (6,5 miliardi dall'Algeria e altrettanti metri cubi dalla Russia) e l'arrivo di metano liquido ai rigassificatori (8 miliardi in più) di Panigaglia e a quello realizzato di recente a Rovigo;
in programmazione vi sono altri rigassificatori, che - in assenza soprattutto di una strategia nazionale - sembrano davvero inutili;
al riguardo il professore Alberto Clò, economista dell'energia, in un'intervista sul Sole24Ore dello stesso giorno, osserva che «ben vengano rigassificatori e gasdotti, ma si sappia che alcuni saranno veri flop che non dovranno trasformarsi in oneri impropri sulle bollette degli italiani»;

in Italia non esiste però un mercato del gas in cui un venditore che si sia approvvigionato di gas all'ingrosso possa acquisire anche i diritti su capacità di stoccaggio indispensabili a modulare le forniture ai clienti finali senza incorrere in penali;
in questo contesto di prezzi europei del gas all'ingrosso in forte calo, il sistema italiano di accesso alla capacità di stoccaggio (sostanzialmente amministrato e non di mercato) impedisce la ripercussione dell'eccesso di disponibilità di un bene in calo di prezzo per il suo cliente finale;
intanto da una nota del 29 settembre risulta che l'Eni sta cercando di rinegoziare con Mosca le forniture di gas e che secondo Davide Tabarelli, direttore di Nomisma Energia, nella peggiore delle ipotesi l'Italia sarà costretta a non ritirare circa 4 miliardi di metri cubi per un valore intorno a 800 milioni di euro. Un minimo di flessibilità è prevista anche nei take-or-pay e l'Eni non è l'unico operatore con obblighi contrattuali di questo tipo. Tutto sommato potrebbe cavarsela con 400-500 milioni»;
a parere degli interroganti esiste un problema che è quello strategico che richiede un'ampia riflessione in Italia che sappia tener conto del contesto europeo -:
se e quando la nascenda borsa del gas (affidata dalla legge n. 99 del 2009 al Gestore del mercato elettrico) verrà affiancata a un vero mercato della flessibilità in grado di introdurre una effettiva concorrenza tra i venditori di gas naturale in grado di trasferire ai clienti finali parte degli effetti dell'eccesso di gas di questo periodo;
se e come intendano perseguire una politica che ponga, insieme all'efficienza energetica, come priorità europea la creazione di un mercato integrato dell'energia con l'impegno a rafforzare quel poderoso piano di proposte che la Commissione europea ha presentato per aprire alla concorrenza il mercato interno dell'energia elettrica ed in particolare del gas.
(4-04653)

DIMA. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
in una petizione di cittadini e di commercianti del centro storico di Rossano Calabra (Cosenza), recentemente consegnata al sindaco della città bizantina, verrebbe accreditata la tesi di una possibile soppressione del turno pomeridiano del locale ufficio postale;
l'ipotesi della rimodulazione dei turni e del conseguente ripristino di quello unico sarebbe legata, secondo quanto sostenuto nella petizione popolare, a dati di traffico e di utenza che Poste italiane SPA ritiene non conformi e sufficienti per il mantenimento di due turni lavorativi;
una tale decisione, se confermata dai vertici aziendali arrecherebbe numerosi disagi alla popolazione del centro storico di Rossano dove risiedono ed operano circa novemila persone;
la presenza di un ufficio postale con doppio turno lavorativo si rende necessaria non solo per ragioni di carattere storico, essendo questo ufficio uno dei più antichi del Meridione, ma anche e soprattutto per motivazioni di natura economica e sociale sia per far fronte alle richieste della popolazione più anziana sia per far fronte a quelle degli operatori economici;
questa decisione, se assunta, rischierebbe di essere in conflitto con la recente individuazione del centro storico di Rossano come sede della zona franca urbana e quindi con la necessità dell'imprenditoria locale di utilizzare in maniera continuativa i servizi postali a supporto della propria attività -:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza del fatto che Poste Italiane Spa voglia ripristinare il turno unico e quali iniziative di competenza in caso affermativo,

il Ministro intenda porre in essere per scongiurare l'attuazione di una decisione che danneggerebbe il territorio.
(4-04661)

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TURISMO

Interrogazione a risposta scritta:

DI STANISLAO. - Al Ministro per il turismo. - Per sapere - premesso che:
il progetto, contenuto nel decreto sul rilancio del Sistema Italia, di aprire i casinò in tutti i Comuni all'interno di hotel a 5 stelle, del Ministro del turismo, non ha avuto alcun consenso;
in Italia esistono quattro casinò ufficiali, a Campione, Saint Vincent, Sanremo e Venezia; la Federgioco sottolinea che i quattro casinò già esistenti in Italia stanno attraversando un periodo particolarmente negativo dovuto alla crisi economica e ad una progressiva trasformazione del mondo del gioco;
Federalberghi-Confturismo lancia l'allarme di un aumento inevitabile di meccanismi pericolosi che già «girano intorno» ad alcune case da gioco come l'usura e le estorsioni e del serio pericolo di sicurezza e gestione. Con tale proposta in tutta Italia potrebbero aprire 232 nuove case da gioco. La presenza dei nuovi casinò potrebbe creare problemi soprattutto al Sud Italia dove si concentra circa il 37 per cento degli hotel a 5 stelle con nuovi 87 casinò, mentre al centro Italia si situa circa il 25 per cento con 57 casinò, al Nord Ovest il 18 per cento con 42 casinò e al Nord Est circa il 20 per cento con 46 casinò;
in Italia ci sono 800 mila nuovi disoccupati tentati dal ricorso alla fortuna attraverso la continua proposta di giochi che finisce per affamare ulteriormente le persone più deboli. Incentivare il gioco d'azzardo vuol dire aumentare quelle vittime di cui poco si tiene conto, i giocatori patologici, seguiti e curati quasi esclusivamente da associazioni di volontariato;
l'intento del Ministro per il turismo con tale, secondo l'interrogante, fantasiosa, proposta è di aprire un Casinò in ogni comune per superare la crisi di settore -:
se il Governo intenda dare ascolto al generale malcontento e alla disapprovazione di tutte le categorie e associazioni coinvolte;
se il Governo intenda promuovere, d'intesa con le associazioni di categoria, gli operatori turistici e le istituzioni, una riforma strutturale e organica del turismo con eventuali interventi fiscali e finanziari a sostegno del settore.
(4-04656)

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Apposizione di firme ad una mozione.

La mozione Quartiani e altri n. 1-00253, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 14 ottobre 2009, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Realacci, Murer.

Apposizione di firme ad interrogazioni.

L'interrogazione a risposta scritta Realacci e Cenni n. 4-04063, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 14 settembre 2009, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Vico, Bellanova, Ginefra, Servodio.

L'interrogazione a risposta immediata in assemblea Vietti e altri n. 3-00716, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 20 ottobre 2009, deve

intendersi sottoscritta anche dal deputato Anna Teresa Formisano.

L'interrogazione a risposta in commissione Giulietti e De Biasi n. 5-01973, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 20 ottobre 2009, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Levi.

Ritiro di un documento del sindacato ispettivo.

Il seguente documento è stato ritirato dal presentatore: interpellanza urgente Allasia n. 2-00408 del 24 giugno 2009.

Trasformazione di documenti del sindacato ispettivo.

I seguenti documenti sono stati così trasformati su richiesta dei presentatori:
interrogazione a risposta in commissione Tommaso Foti n. 5-00823 dell'8 gennaio 2009 in interrogazione a risposta scritta n. 4-04648;
interrogazione a risposta in commissione Antonino Russo n. 5-01503 del 10 giugno 2009 in interrogazione a risposta scritta n. 4-04667.