XVI LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di lunedì 19 ottobre 2009

ATTI DI INDIRIZZO

Mozione:

La Camera,
premesso che:
la cooperazione allo sviluppo, quale parte integrante della politica estera del nostro Paese, si fonda su due basi prioritarie: la prima è l'esigenza solidaristica di garantire a tutti gli abitanti del pianeta la tutela della vita e della dignità umana; la seconda vede nella cooperazione allo sviluppo il metodo per instaurare, migliorare e consolidare le relazioni tra i diversi Paesi e le diverse comunità. Questo scambio, oltre che far crescere la conoscenza reciproca necessaria a comprendere le reali necessità delle comunità locali destinatarie degli interventi, favorisce relazioni finalizzate ad una crescita economica, ma soprattutto sociale ed umana, rispettosa dell'ambiente e delle diverse culture e che sappia tutelare i beni comuni, come acqua, cibo ed energia, così da assicurare la crescita del benessere delle popolazioni e perseguire la pace tra i popoli;
gli aiuti italiani per la cooperazione allo sviluppo, nonostante la grave crisi economica internazionale, i vincoli europei del Trattato di Maastricht e l'urgenza del risanamento economico, sono stati nel 2008 pari allo 0,22 per cento del prodotto interno lordo, con un incremento di 850 milioni di dollari rispetto all'anno 2007. L'obiettivo resta quello di raggiungere lo 0,7 per cento del prodotto interno lordo entro l'anno 2015. Per raggiungere questo obiettivo è necessario mirare a un'impostazione complessiva di sviluppo, che consiste nel creare le condizioni per mobilitare con efficacia tutte le sinergie del sistema-Paese ovvero tutti quei fattori che contribuiscono allo sviluppo sostenibile. In particolare, solo attraverso una sinergia di sforzi pubblici e privati si potranno aumentare le capacità del «sistema aiuti». Una maggiore e più complessiva compartecipazione del mondo economico e, in particolare, delle imprese potrà far raggiungere obiettivi come un più veloce radicamento delle attività di cooperazione nei Paesi in via di sviluppo e l'esportazione di buoni modelli produttivi e di gestione. Esportare, infatti, buoni modelli produttivi, come quello dell'impresa italiana, non significa imporre, ma proporre modelli virtuosi di sviluppo privato. La sinergia tra pubblico e privato può così dare nuova spinta alla cooperazione e proporre nuova ricchezza, soprattutto per l'Africa;
il metodo di rendere più efficaci gli aiuti risulta essere importante proprio in questo periodo di crisi economica internazionale. Ovvero è fondamentale razionalizzare le risorse economiche e responsabilizzare di più i donatori e i beneficiari. È quanto stabilito dalla Dichiarazione di Parigi sull'efficacia dell'aiuto del 2005, firmata in ambito Ocse-Dac, che prevedeva già un criterio di reciproca responsabilità fra le istituzioni e i Paesi donatori e quelli beneficiari;
il nuovo modello di sviluppo dovrebbe guardare di più al destinatario che al flusso di risorse, mentre solitamente ci si preoccupa di più dell'elargizione e del fatto che il denaro sia arrivato o meno a destinazione. Vanno, quindi, introdotti un meccanismo più efficace di coordinamento a livello nazionale tra lo Stato, le regioni, gli enti locali ed i soggetti privati, maggiore qualità per gli aiuti pubblici e la cosiddetta accountability per le istituzioni finanziarie internazionali, cioè la certezza e la verifica dei fondi emessi per i Paesi poveri dal Fondo monetario internazionale e dalla Banca mondiale;
la cooperazione è anche un investimento per il nostro futuro. Infatti, se si pensa allo sviluppo dei Paesi di origine dei flussi migratori, questo diviene uno strumento fondamentale per evitare che gli immigrati partano verso l'Europa e verso il nostro territorio. Quindi, le risorse impiegate nei Paesi di origine degli immigrati sono importanti perché determinano non solo un freno all'immigrazione sul nostro territorio, ma rientrano anche negli obiettivi fondamentali della scelta cooperativa;

l'Italia, anche in sede di G8, si è impegnata a contribuire a superare le cause del conflitto che in Africa assumono gli aspetti più cruenti delle lotte etniche e dell'oppressione religiosa, quest'ultima, purtroppo, riapparsa recentemente. Attraverso la cooperazione allo sviluppo, l'Italia si è adoperata a creare condizioni di vita migliori, lottando contro la povertà, l'analfabetismo, con l'unica consapevolezza che il fine dell'attività di cooperazione deve essere il rispetto della dignità dell'uomo. La creazione del partenariato globale per l'agricoltura e la sicurezza alimentare ha costituito uno dei temi chiave della presidenza italiana del G8, insieme alla salute, all'istruzione ed alle problematiche connesse con la governance dell'acqua e con un più equo accesso e condivisione di questa preziosa risorsa. Tutto ciò ha, infatti, una grande influenza sulla stabilità politica e sociale e sulla pace. Inoltre, sconfiggere le pandemie e le malattie endemiche e rafforzare i sistemi sanitari dei Paesi in via di sviluppo sono due degli obiettivi fondamentali per la cooperazione italiana, fra loro strettamente connessi. L'Italia si è impegnata attivamente sia sul piano bilaterale che multilaterale, con una convinta partecipazione ed un ruolo spesso primario in forme innovative di finanziamento per la sanità e la lotta all'aids, alla tubercolosi e alla malaria;
al G8 i Paesi più ricchi hanno deciso di stanziare 20 miliardi di dollari in tre anni per favorire un'agricoltura sostenibile nei Paesi poveri africani e garantire loro l'autosufficienza alimentare. Ora cambia totalmente la strategia di aiuto. Il denaro sarà destinato direttamente a specifici progetti di sviluppo, per non correre il rischio di conferirli a Governi inefficienti o corrotti. I Paesi del G8 hanno ribadito che sono la povertà e la mancanza di prospettive ad alimentare i conflitti e le guerre civili, ad incoraggiare traffici illeciti di armi, droga ed esseri umani, a fomentare il radicalismo ed il terrorismo;
l'Africa è la prima priorità della cooperazione allo sviluppo italiana, alla quale sono destinate molte risorse disponibili per interventi di cooperazione. La centralità dell'Africa per la cooperazione è stata ribadita in occasione del G8. È necessario, infatti, incoraggiare l'inclusione delle istituzioni africane in un quadro di responsabilità condivise, collaborazione ed impegno reciproco, con il fine di migliorare la crescita dei Paesi africani. È opportuno, infatti, rafforzare il dialogo politico tra i Paesi del G8 e l'Africa e allo stesso tempo lavorare per un coinvolgimento maggiore delle economie emergenti: Brasile, Cina, India, Messico, Sudafrica ed Egitto, con lo scopo ultimo di condividere maggiori responsabilità per il miglioramento della governance globale;
fondamentale è poi il rapporto con le organizzazioni non governative che sono strutture essenziali nell'attuazione degli interventi di emergenza e, più in generale, nel settore delle iniziative riguardanti la sicurezza alimentare e la lotta alla malnutrizione, che sono state alcune delle priorità essenziali della presidenza italiana del G8. L'importanza di questa tipologia di soggetti è, infatti, cresciuta nel corso degli anni ed oggi le organizzazioni non governative, anche grazie ad un evidente percorso di professionalizzazione e di specializzazione, hanno ormai ottenuto un grado di riconoscimento e legittimazione che le pone, a tutti gli effetti, come attori protagonisti nel settore della cooperazione internazionale;
nelle proposte di stanziamenti per la cooperazione allo sviluppo contenute nel disegno di legge «Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2010 e bilancio pluriennale per il triennio 2010-2012» non figurano attualmente previsioni, sia pur graduali per i vincoli di finanza pubblica, di incrementi che possano indicare l'inizio di un percorso di progressivo avvicinamento del nostro Paese agli obiettivi internazionalmente fissati di rapporto aiuto pubblico allo sviluppo/reddito nazionale lordo;
sarebbe invece prezioso, per la credibilità e l'immagine internazionale del

l'Italia e, soprattutto, al termine della nostra unanimemente apprezzata presidenza del G8 e in vista dell'esame che sarà svolto nel 2010 alle Nazioni Unite sullo stato di avanzamento degli obiettivi del millennio, fornire alla comunità internazionale una chiara conferma dell'inversione di tendenza verificatasi nel 2008 - con una percentuale di aiuto pubblico allo sviluppo rispetto al reddito nazionale lordo dello 0,22 per cento - rispetto al 2007 (0,19 per cento);
come in più occasioni è stato ribadito anche al più alto livello di Governo, l'Italia ha reiterato la propria volontà di onorare gli impegni assunti, sebbene con la gradualità necessaria per i severi limiti posti dalle condizioni della finanza pubblica ed aggravati dagli effetti della crisi finanziaria internazionale, che non consentiranno di raggiungere nel 2010 la tappa intermedia di un rapporto dello 0,51 per cento fra aiuto pubblico allo sviluppo e reddito nazionale lordo, nella direzione dello 0,7 per cento nel 2015;
le stime più recenti, frutto di congiunte elaborazioni del ministero degli affari esteri e del ministero dell'economia e delle finanze, per il 2009, indicano attualmente un rapporto aiuto pubblico allo sviluppo/reddito nazionale lordo che potrebbe oscillare intorno allo 0,17 per cento, salendo allo 0,18 per cento nel 2010, ma tornando intorno allo 0,17 per cento nel 2011;
fondi di cooperazione del ministero degli affari esteri e le risorse umane preposte alla loro programmazione e gestione rivestono carattere strategico, sia per la visibilità della cooperazione italiana, in quanto consentono interventi bilaterali sul terreno, sia per la loro capacità di aggregare e mobilitare altre risorse facendo sistema, senza tralasciare l'importante ruolo che rivestono nel promuovere l'immagine e il prestigio dell'Italia;
per tali loro valenze possono contribuire anche al raggiungimento degli obiettivi di stabilità e di progresso socio-economico in aree d'importanza cruciale per la provenienza dei flussi d'immigrazione clandestina, spesso connessi a fenomeni di criminalità organizzata, che mettono a repentaglio la sicurezza del nostro Paese,

impegna il Governo:

a non interrompere, nell'esercizio finanziario in corso, il processo di graduale incremento del rapporto aiuto pubblico allo sviluppo/reddito nazionale lordo, registratosi nel 2008, anche mediante il versamento di contributi italiani pendenti, con particolare riferimento ai 130 milioni di euro dovuti al fondo globale per la lotta all'aids, alla tubercolosi e alla malaria (altrettanti saranno dovuti nel 2010), ai 30 milioni di dollari aggiuntivi per il fondo stesso, su cui il Presidente del Consiglio dei ministri si è positivamente espresso in occasione del vertice G8 dell'Aquila, a una prima quota di quanto l'Italia deve come adempimento degli obblighi assunti con la Convenzione di Londra sugli aiuti alimentari e ad un primo versamento dei contributi per banche e fondi di sviluppo multilaterali, cui l'Italia si è impegnata;
a dare continuità a questo percorso anche nel triennio 2010-2012, verificando, compatibilmente con i vincoli di finanza pubblica, la fattibilità di un piano di riallineamento dell'aiuto pubblico allo sviluppo che, a partire dal triennio in questione, porti gradualmente l'Italia verso il raggiungimento degli obiettivi internazionalmente fissati, sia pure in un arco temporale più esteso, dando attuazione agli impegni in tal senso confermati dal Governo stesso e conferendo, in tal modo, alla cooperazione del nostro Paese quella prevedibilità che è unanimemente giudicata uno dei canoni fondamentali dell'accountability sul piano internazionale;
a garantire tale continuità mediante l'integrazione, nell'ambito del citato piano di riallineamento, dei fondi destinati alla cooperazione allo sviluppo, anche con le risorse umane necessarie sul piano quantitativo e qualitativo;

sempre nell'ambito di tale piano di riallineamento, a considerare anche la necessaria dotazione delle risorse indispensabili a far fronte agli impegni assunti nei confronti del fondo globale, che nel 2010 chiamerà i donatori ad impegnarsi per il suo rifinanziamento nel triennio 2011-2013.
(1-00254)
«Boniver, Stefani, Iannaccone, Pianetta, Dozzo, Antonione, Baldelli, Pini, Marsilio, Nirenstein, Angeli, Biancofiore, Bonciani, Renato Farina, Lunardi, Malgieri, Migliori, Osvaldo Napoli, Nicolucci, Picchi, Repetti, Ruben, Zacchera».

Risoluzione in Commissione:

La X Commissione,
premesso che:
il settore orafo-argentiero-gioielliero italiano è composto in maggioranza da aziende piccole o piccolissime (4,5 addetti per unità), ma negli anni è riuscito a conquistare i primi posti nel mondo grazie alla creatività, al design, all'innovazione di prodotto e di processo e alla capacità di adottare sofisticate tecnologie assieme alla artigianalità dei propri manufatti;
il settore è ancora uno dei pilastri del made in Italy manifatturiero, infatti, con 3,8 miliardi di euro può vantare il sesto saldo commerciale attivo con l'estero preceduto solo da carburanti/combustibili, parti e accessori per auto, macchine per la lavorazione delle plastiche/gomma/altri materiali, rubinetti ed elettrodomestici;
dall'inizio degli anni 2000 il settore è entrato in una fase di grande sofferenza e rallentamento che ne ha compromesso la leadership mondiale: dal 2003 al 2007 la trasformazione di oro in gioielli è calata del 36 per cento; le esportazioni, che rappresentano i due terzi della produzione, sono costantemente diminuite su tutti i principali mercati a partire dagli USA, primo mercato di esportazione, dove dal 2002 al 2007 sono diminuite del 75 per cento;
nel 2008 le esportazioni del settore orafo italiano hanno registrato un'ulteriore significativa contrazione - -8,3 per cento in valore e -12,9 per cento in quantità - subendo il peggioramento del quadro economico mondiale. Sulle vendite all'estero ha pesato soprattutto il dato negativo del mercato USA (-30 per cento);
le attività dell'industria orafa italiana hanno trovato scarso sostegno anche da parte della domanda interna. Né la quota relativamente modesta da essa detenuta, circa un quarto della produzione totale poteva, d'altra parte, supplire la caduta della domanda estera. Il consumo di gioielli in oro in Italia si è ridotto di oltre il 50 per cento passando dalle 112 tonnellate del 1998 alle 50 tonnellate del 2008; il fatturato complessivo nel 2008 è stato pari a 4.572 milioni di euro con un calo di oltre il 25 per cento, in soli 2 anni, nonostante l'aumento delle quotazioni della materia prima (fonte Club degli Orafi - Centro Studi Banca Intesa);
secondo i dati Unioncamere, le unità locali attive sono passate dalle 13.125 del 2003 alle 11.654 del 2007 - 12.022 nel 2006 - con un calo di ben 1.471 unità in soli 5 anni; parallelamente sono aumentate in modo impetuoso le quote di mercato dei nostri principali competitori India, Cina, Thailandia, Turchia, anche sui tradizionali mercati di esportazione delle nostre imprese;
in dieci anni dal 1998 al 2008 le quantità di oro trasformate in prodotti finiti sono passate da 535 tonnellate a 169 tonnellate (-70 per cento per il 2009 le previsioni indicano un ulteriore peggioramento del 20 per cento); l'argento è passato da 1.410 tonnellate a poco più di 800 tonnellate secondo dati forniti da Gold fields mineral services (GFMS);
l'attuale crisi finanziaria globale ha chiaramente aumentato in modo esponenziale

le difficoltà del comparto, difficoltà che coinvolgono, inevitabilmente e pesantemente, anche i principali distretti orafi gioiellieri italiani: Arezzo, Milano, Macerata, Napoli, Palermo, Valenza e Vicenza;
a titolo esemplificativo si riportano alcuni dati allarmanti del distretto orafo vicentino, dove, come negli altri distretti sopra citati, la chiusura delle aziende è, purtroppo, una costante degli ultimi mesi: il distretto che nel 2000 contava 1.220 aziende, nel 2008 chiudeva a quota 933. Negli ultimi mesi la situazione è peggiorata ulteriormente, al momento sono solamente 600 i marchi operativi; il calo produttivo dell'ultimo anno è stato caratterizzato da una diminuzione degli ordinativi interni del 33,4 per cento o e di quelli esteri del 14,6 per cento, da una flessione del fatturato per una quota del 28,8 per cento da una diminuzione dell'occupazione dell'11,1 per cento; il mese peggiore per il distretto vicentino è stato quello di maggio 2009, quando si sono consumati 32 accordi aziendali di sospensione o riduzione dell'attività lavorativa per crisi congiunturali;
si prevede che nel 2010, nel vicentino, le aziende sopravvissute saranno 400 con perdite complessive in dieci anni che possono essere così sintetizzate: due terzi delle fabbriche e tremila dipendenti in meno. Moltissime aziende stanno cercando di resistere con propri mezzi ricorrendo al credito per la materia prima «oro o argento», per investire in nuovi prodotti, per la commercializzazione, per essere più competitivi;
i fattori che hanno determinato questa situazione sono diversi e concomitanti:
a) una radicale caduta libera dell'appeal dell'oro e dei preziosi in generale nei mercati abituali non bilanciato da richieste di nuovi mercati emergenti anche per la concorrenza di altri prodotti e soprattutto per la presenza di barriere, tariffarie e non, che penalizzano le esportazioni italiane nei principali mercati di sbocco e sui nuovi mercati;
b) in alcuni mercati importanti come ad esempio la Russia, la Cina e l'India, dove ancora è apprezzato il monile d'oro, la commercializzazione dei prodotti italiani è di fatto preclusa in quanto il mercato è protetto da dazi doganali, né va dimenticato che questi Paesi si stanno attrezzando per sviluppare una propria industria orafa utilizzando a tal fine anche il basso costo della manodopera locale;
c) il prezzo del metallo ha raggiunto negli ultimi anni livelli troppo elevati, in particolare se si considera il periodo di crisi attuale (tra dicembre 2008 e gennaio 2009, ad esempio, l'oro ha registrato un aumento del 30 per cento); tale prezzo è inoltre caratterizzato da estrema volatilità;
d) il sistema bancario ha di recente modificato l'atteggiamento rispetto alla concessione di crediti alle aziende orafe, rendendo il ricorso ai fidi bancari sempre più difficile. Le stesse banche, inoltre, hanno iniziato a chiedere rientri di metallo oggetto del prestito d'uso, costringendo le aziende alla chiusura;
di fronte ad uno scenario così preoccupante, diversi potrebbero essere gli ambiti di intervento, come: più numerose facilitazioni nell'accesso ai mercati terzi, maggiore salvaguardia del made in Italy, semplificazione nell'accesso al credito per le aziende, aumento degli investimenti in ricerca ed innovazione;
il settore gioielliero è rivolto alle esportazioni per i due terzi della produzione e per tale motivo è penalizzato dalle pesanti barriere tariffarie dei Paesi importatori dei nostri prodotti, si calcola infatti che a causa delle barriere doganali, i nostri prodotti sono ancora oggi preclusi al 60 per cento dei consumatori mondiali; anche con il mercato americano, da sempre il principale importatore di manifatture orafe italiane, non esiste reciprocità di trattamento;
lo stesso accade con alcuni Paesi della comunità europea per la mancanza di un'effettiva libera circolazione delle

merci all'interno dell'Unione europea. L'immissione in consumo dei gioielli italiani in molti Paesi comunitari, infatti, non è automatica, ma è subordinata a un ulteriore controllo e a un'ulteriore marchiatura presso il Paese membro di destinazione da parte di uffici di controllo a tale scopo preposti;
la salvaguardia del mercato domestico appare un'esigenza primaria, sia per quanto riguarda la produzione che la distribuzione. Il controllo concerne in particolare la corretta apposizione dei marchi e il contenuto di metallo prezioso presente nel gioiello. Tutto ciò al fine di intercettare la sempre maggiore quantità di gioielli importati, che non sempre sono conformi alle normative nazionali ed europee vigenti e contrastare i fenomeni riguardanti la contraffazione del made in Italy e dei marchi di fabbrica, al fine di garantire che tale marchio sia presente solo nei periodi realizzati in Italia;
oltre che dalla crisi creditizia il comparto dei preziosi è ulteriormente e pesantemente penalizzato dal fatto che negli ultimi tempi le banche operanti in molti distretti stanno revocando in maniera sistematica e generalizzata gli affidamenti in metallo prezioso delle aziende, chiedendone la restituzione immediata e determinando come normale conseguenza la contrazione della capacità produttiva delle aziende le quali, non avendo materia prima da lavorare, sono costrette a ridurre la manodopera impiegata;
emerge quindi un quadro allarmante di un numero crescente di aziende impegnate in questi ultimi mesi nel rifondere tonnellate di merce pronta per la vendita, allo scopo di trasformarla nei lingotti necessari alla restituzione del prestito d'uso agli istituti di credito;
il settore dell'oreficeria-argenteria-gioielleria, che come detto è prevalentemente orientato all'esportazione, è caratterizzato dalla presenza di due tra i più importanti elementi distintivi in ambito industriale per cui l'Italia è conosciuta nel mondo: la meccanica di precisione e il design creativo. Tale secondo elemento è comune a molti altri settori di punta del nostro sistema industriale e rappresenta una vera e propria «bandiera» del made in Italy, risultando decisivo per il mantenimento della competitività del sistema Paese;
esso tuttavia comporta rilevantissimi investimenti in «ricerche e studi» al fine di mantenere i livelli di eccellenza per cui le imprese italiane sono famose. Questa peculiarità non ha però mai avuto l'attenzione del legislatore fiscale in ordine ad eventuali sistemi di incentivazione e sostegno;
gli investimenti in studi, nei campionari e ricerche riferiti al «design», allo stato e per quanto è dato sapere, non rientrano nelle agevolazioni concesse alla ricerca e tale fatto appare sostanzialmente inspiegabile alla luce di quanto esposto;
allo scopo di far fronte alla fase acuta della crisi dei settore, si potrebbero valutare specifici interventi finalizzati a:
a) attenuare o eliminare l'applicazione dei dazi doganali per i prodotti italiani ed europei, attraverso appositi accordi doganali con i Paesi appartenenti all'OCSE, in particolare gli Stati Uniti, da sempre principale mercato dell'export italiano, oppure con una trattativa settoriale per lo «0x0» nell'ambito del negoziato del Doha round;
b) attuare il principio del mutuo riconoscimento per arrivare all'eliminazione delle costose barriere tecniche ed amministrative tra gli Stati membri dell'Unione europea;
c) migliorare i controlli specializzati nella repressione delle frodi in commercio, della concorrenza illegale operata anche con illegittime importazioni, della contraffazione dei prodotti, ed in generale di ogni indebita appropriazione di ogni forma di proprietà intellettuale;
d) introdurre una nuova disciplina delle importazioni che preveda l'obbligo di evidenziare sugli oggetti provenienti

da Paesi extra UE, lo stato di provenienza e imponga agli importatori regole rigide cui attenersi con relative sanzioni - dispositivo già in parte recepito nella proposta di legge settoriale licenziata nel febbraio 2009 dalla Commissione attività produttive della Camera ed ogni caso ripreso dalla legge n. 99 del 2009 recante «Disposizioni per lo sviluppo e l'internazionalizzazione delle imprese, nonché in materia di energia»;
e) realizzare eventi che promuovano la produzione italiana assegnando alla stessa una sorta di valore aggiunto come «made in Italy»;
f) intervenire affinché vengano attenuate o sospese temporaneamente le richieste da parte degli istituti di credito, di restituzione parziale o totale del metallo già concesso in prestito d'uso alle aziende orafe nazionali;
g) incentivare e sostenere gli investimenti nella ricerca e nello sviluppo e salvaguardare il patrimonio di conoscenze e di artigianalità del settore, valutando a tal fine la possibilità di attivare per il comparto, magari con una formula innovativa, una struttura di riferimento nazionale (per esempio, una stazione sperimentale per l'oreficeria, l'argenteria ed il gioiello italiano),

impegna il Governo

a convocare un tavolo settoriale interministeriale e ad adottare un complesso di misure strutturali atte a far superare al settore il grave stato di crisi, valutando altresì le azioni proposte in premessa.
(7-00213)
«Calearo Ciman, Sbrollini, Vico, Lulli, Portas, Marantelli, Scarpetti, Cardinale, Rosato, Pes, Bossa, Lenzi».

...

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA
DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interpellanza:

I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro dell'economia e delle finanze, per sapere - premesso che:
da circa 20 anni l'ordinamento giuridico individua un interesse nazionale prioritario negli interventi funzionali all'assolvimento da parte della città di Roma del ruolo di capitale della Repubblica;
per tale motivo, la legge n. 396 del 1990, recante interventi per Roma, capitale della Repubblica, ha previsto un canale di finanziamento specifico per gli interventi infrastrutturali, per la conservazione e valorizzazione del patrimonio archeologico, monumentale e artistico, per l'incremento del sistema dei parchi urbani e suburbani, per la tutela dell'ambiente e del territorio, per il recupero edilizio, il rinnovo urbano e la riqualificazione delle periferie, per l'adeguamento della dotazione dei servizi e delle infrastrutture, per la mobilità urbana e metropolitana, per la realizzazione di strutture qualificate per la scienza e la cultura, per la creazione di un polo europeo dell'industria e della comunicazione;
il finanziamento della legge n. 396 del 1990 è sempre avvenuto mediante legge finanziaria, prima nelle tabelle C e D, e da ultimo in articolato, come è stato nel caso dell'ultimo finanziamento disposto dal Governo Prodi con la legge n. 296 del 2006 (legge finanziaria 2007) relativo agli anni 2007, 2008 e 2009 per un impegno complessivo di circa 600 milioni di euro (212 milioni di euro per ciascun anno 2007 e 2008 e 170 milioni di euro per il 2009);
dal dicembre 2006 non sono stati autorizzati ulteriori finanziamenti per gli

interventi infrastrutturali della capitale della Repubblica ed anche il disegno di legge finanziaria per il 2010 (Atto Senato 1790), sede propria per rifinanziare la legge n. 396 del 1990, non dispone stanziamenti specifici in relazione agli anni 2010 e seguenti;
al momento la legge n. 396 del 1990 non risulta avere stanziamenti di competenza per l'anno 2010, ma solo dei residui e stanziamenti di cassa che riguardano il pregresso e non consentono alcun impegno futuro;
l'articolo 78 del decreto-legge 5 giugno 2008, n. 112, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008 n. 133, ha previsto la nomina di un commissario straordinario del Governo, nella figura del sindaco del comune di Roma, «per la ricognizione della situazione economico-finanziaria del comune e delle società da esso partecipate, con esclusione di quelle quotate nei mercati regolamentati, e per la predisposizione ed attuazione di un piano di rientro dall'indebitamento pregresso»;
il medesimo articolo ha previsto, nelle more dell'approvazione del piano di rientro, la concessione al comune di Roma di un contributo ordinario di 500 milioni di euro per l'anno 2008, erogato come anticipazione dalla Cassa depositi e prestiti, a valere sul Fondo per gli interventi strutturali di politica economica di cui all'articolo 63, comma 10, del citato decreto-legge n. 112 del 2008;
anche per l'anno 2009 e per le medesime finalità il contributo di 500 milioni di euro è stato concesso, questa volta ricorrendo alle risorse del Fondo aree sottoutilizzate (FAS), dall'articolo 5, comma 3, del decreto-legge n. 154 del 2008, convertito, con modificazioni, dalla legge 4 dicembre 2008, n. 189, che, inoltre, ha disposto che dall'anno 2010 viene riservato prioritariamente a favore di Roma capitale un contributo annuale di 500 milioni di euro nell'ambito delle risorse disponibili, quindi demandando ad un successivo provvedimento l'individuazione delle risorse ed il loro stanziamento;
sia il contributo annuale relativo al piano di rientro sia le risorse per finanziare i programmi infrastrutturali di Roma capitale devono essere disposti mediante atto di rango legislativo che autorizzi la spesa per l'anno di riferimento;
ad oggi il disegno di legge finanziaria per il 2010 (Atto Senato 1790) non dispone né la copertura per il contributo annuale né il rifinanziamento della legge per Roma capitale, il cui ultimo finanziamento, come ricordato, risale al 2006 per gli anni 2007-2009;
come affermato dal sindaco della città di Roma, i contatti con il Ministero dell'economia e delle finanze sono in corso al fine di recuperare queste risorse, che hanno estrema importanza per il finanziamento degli investimenti infrastrutturali della città e della sua area metropolitana e per il funzionamento dei servizi urbani della capitale della Repubblica -:
quale sia l'intendimento del Governo in relazione al rifinanziamento degli interventi in conto capitale di cui alla legge n. 396 del 1990 e in relazione al contributo annuale relativo al piano di rientro del debito.
(2-00514)
«Causi, Morassut, Gasbarra, Argentin, Bachelet, Carella, Coscia, Gentiloni Silveri, Giachetti, Amici, Madia, Meta, Pompili, Recchia, Rugghia, Tidei, Tocci».

Interrogazione a risposta in Commissione:

COSENZA. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
come già denunciato nei mesi scorsi dall'interrogante con le interrogazioni n. 3/00618 e n. 5/01460, il degrado ambientale della Campania, e in particolare di alcune sue aree, sembra essere senza fine a causa del non funzionamento della gran parte degli impianti di depurazione

delle acque, a partire da quelli di Cuma e di Procida che dalla scorsa estate sversano di fronte alla costa flegrea quantità incalcolabili di liquami mentre nel frattempo anche il depuratore di Capri, negli ultimi giorni, ha anch'esso cominciato a scaricare residui schiumosi tra la costa e i celebri faraglioni;
bisogna ricordare come l'inquinamento ambientale, oltre a danneggiare la salute dei cittadini campani, colpisca in modo tragico anche l'immagine e l'economia dell'intera regione, che è già di per sé in crisi, con danni particolarmente gravi per il turismo denunciati a più riprese dagli imprenditori balneari. Si sottolineano in particolare i seguenti dati:
a) nell'estate appena trascorsa il calo delle presenze nei lidi campani su base annua è stata del 60 per cento (con il record del 90 per cento in alcuni stabilimenti del lido di Bacoli) a causa dei liquami presenti in mare;
b) come denunciato dai balneatori del litorale domizio, c'è stata la perdita di circa 1.500 posti di lavoro stagionali e un danno in mancate entrate compreso tra 30 e 50 milioni di euro;
c) nell'area tra Pozzuoli e Monte di Procida, secondo il consorzio turistico mediterraneo, l'indotto generato dal turismo ha subito danni per circa 10 milioni di euro;
ferme restando le competenze regionali in materia di gestione negli impianti di depurazione delle acque, ma considerato che in Campania si sta profilando un nuovo disastro ambientale e sanitario simile a quello causato nel 2008 dall'emergenza rifiuti, di fronte all'inazione della giunta regionale campana è indispensabile e urgente un intervento da parte dello Stato -:
quali urgenti iniziative, per quanto di sua competenza e intervenendo lì dove la Regione Campania ha dimostrato di non essere in grado di rispondere efficacemente all'emergenza, intenda assumere per la bonifica e la rimessa in funzione degli impianti di depurazione così da garantire la salute dei cittadini campani e tutelare l'economia locale.
(5-01965)

Interrogazione a risposta scritta:

ZAMPARUTTI, BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
secondo fonti del Ministero dell'Ambiente e della tutela del territorio e del mare, come riferite dal sito www.greenreport.it, la superficie nazionale interessata da rischi idrogeologici legati a frane e alluvioni è pari al 7,1 per cento del totale, vale a dire 21.505 Kmq e che i comuni a rischio di alluvioni e frane sono ben 5.581, il 70 per cento del totale;
dal 1998 al 2007 la spesa per il ripristino delle aree colpite dai principali eventi alluvionali è stata di oltre 10 miliardi di euro;
una stima che risale al 2003, del Ministero dell'Ambiente quantificava in 43 miliardi di euro i fondi necessari per mettere in sicurezza i territori individuati a rischio frane e alluvioni. Dopo la tragedia di Messina ha parlato di 25 miliardi il sottosegretario Guido Bertolaso, mentre 35 ne indicava il ministro Altero Matteoli;
il primo ottobre è stato pubblicato in Gazzetta ufficiale un regolamento che cancella l'ufficio frane del ministero dell'ambiente, che sarebbe confluito in altri uffici perdendo quella connotazione che, almeno teoricamente aveva;
notizie stampa hanno riportato che l'ultimo Consiglio dei Ministri di venerdì 16 ottobre 2009 avrebbe dovuto discutere della realizzazione di tre nuovi organismi che avranno rispettivamente compiti di coordinamento, attuazione e vigilanza in tema di assetto idrogeologico;

secondo quanto emerge da un'elaborazione della Corte dei conti, l'evoluzione del bilancio dello Stato per missioni e programmi prevista per il 2010, evidenzia una riduzione degli stanziamenti per il territorio;
in particolare il prossimo anno, secondo il documento, la missione che subirà la più forte decurtazione è, dopo quella relativa a «energia e diversificazione delle fonti energetiche» (83,7 per cento ad appena 8 milioni di euro), la voce dello «sviluppo sostenibile e tutela del territorio e dell'ambiente» (-37,8 per cento a 897 milioni, e -14,3 per cento nel 2009). In calo risulta anche la missione sviluppo e riequilibrio territoriale (-0,6 per cento a 6,1 miliardi, seguito a un incremento del 44,2 per cento). Tra te altre voci in discesa c'è quella per «casa e assetto urbanistico» (la flessione del 20,2 per cento supera il -15,2 per cento dell'anno precedente) -:
se sia vero che il Governo stia discutendo della realizzazione delle strutture citate in premessa anziché del reperimento delle risorse necessarie per la messa in sicurezza del territorio;
in base a quali elementi la situazione da censire dovrebbe essere diversa da quella già conosciuta rendendo quindi necessaria la creazione di nuovi organismi;
se non ritenga di assumere iniziative volte a rivedere radicalmente gli stanziamenti del bilancio dello Stato per incrementare le somme per la tutela del territorio, l'energia la casa e l'assetto urbanistico.
(4-04611)

TESTO AGGIORNATO AL 25 NOVEMBRE 2009

...

AFFARI ESTERI

Interrogazione a risposta orale:

BUTTIGLIONE. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
il 28 e 29 luglio 2009 l'esercito e la polizia iracheni hanno sgombrato il campo di Ashraf dove risiedevano i dissidenti iraniani, e nelle operazioni sono rimasti uccise 11 persone, centinaia sono rimaste ferite e molte sono state tratte in arresto;
36 di queste persone sono in sciopero della fame e adesso anche in sciopero della sete;
nonostante tre sentenze del tribunale competente abbiano ordinato la scarcerazione i 36 iraniani rimangono detenuti in località sconosciuta -:
se non intenda attivarsi presso il Governo iracheno per ottenere garanzie sulla salute dei 36 dissidenti (offrendo loro le garanzie per convincerli all'immediata sospensione dello sciopero) e sull'applicazione delle sentenze di scarcerazione e inoltre se sia a conoscenza del fatto che alcuni di questi dissidenti abbiano eventualmente diritto alla protezione internazionale in Italia a fronte di loro precedenti richieste.
(3-00714)

Interrogazione a risposta in Commissione:

MARAN e NARDUCCI. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
da qualche mese negli ambienti del Ministero degli affari esteri si è iniziato a parlare, con sempre maggiore insistenza e in alcune riunioni informali, di una proposta di riforma o di riorganizzazione del Ministero stesso che sarebbe allo studio della Segreteria generale;
tale proposta di riforma che dovrebbe prendere corpo attraverso un atto proprio del Ministro, di natura regolamentare, inciderebbe in modo sostanziale sull'organizzazione delle direzioni generali e degli uffici, ridisegnando competenze, dotazioni di personale e centri di spesa;
in particolare si addiverrebbe a una netta riduzione del numero delle direzioni generali e soprattutto a un superamento

del criterio geografico delle stesse in funzione della creazione di aree ampie di tipo misto tematico/geografico;
l'ultima riforma del Ministero degli affari esteri è del 2000 e fu preceduta da una lunga riflessione ed elaborazione che riguardò anche il raffronto dell'organizzazione della Farnesina con quella propria di altri Paesi europei;
la riorganizzazione conseguente a quella riforma ha comportato cambiamenti rilevanti nell'assetto logistico e del personale che solo recentemente hanno consentito di «mettere a regime» il disegno riformatore, evidenziando peraltro ancora problemi e limiti funzionali -:
se risponda al vero che è in fase avanzata di elaborazione un progetto di riforma del Ministero degli affari esteri e, in questo caso, secondo quali linee e orientamenti e se e in che modo si intenderebbe coinvolgere il Parlamento nella discussione di tale progetto di riforma.
(5-01968)

Interrogazione a risposta scritta:

JANNONE. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
a pochi giorni dal terribile terremoto del 30 settembre 2009, a Sumatra la terra ha ricominciato a tremare. Padang, capoluogo della provincia di Sumatra occidentale è ormai una città fantasma: case, alberghi e uffici distrutti, ponti crollati. Sotto la pioggia incessante si scava a mani nude tra le macerie alla ricerca dei superstiti. In tutta l'isola manca l'energia e le comunicazioni sono interrotte. I feriti vengono curati all'esterno degli ospedali crollati e, in più punti, sono stati attrezzati obitori di fortuna per raccogliere i cadaveri. I morti accertati sono oltre mille e i feriti 2.400, ma le autorità locali temono che il bilancio non sia ancora definitivo. Una tragica conferma è arrivata anche dall'Onu, mentre il capo della cellula di crisi del Ministero della sanità indonesiano aggiunge disperato: «Sotto i detriti ci sono ancora migliaia di persone». L'Unicef sottolinea che un terzo delle persone colpite dal sisma è rappresentata da bambini. Il presidente di Unicef Italia, Vincenzo Spadafora, dichiara: «arrivano notizie drammatiche. (...) Siamo preoccupati per i piccoli sopravvissuti al terremoto che sono a rischio estremo di contrarre malattie, infezioni respiratorie acute ed epidemie. Il rischio di tetano e molto alto a causa di lesioni e ferite aperte»;
nell'arcipelago della Samoa e di Tonga, devastate il 29 settembre 2009 da uno tsunami, il numero dei cadaveri e dei dispersi continua ad aumentare: il bilancio è salito a quasi 150 morti; i corpi sono stati trascinati dalle acque in mare aperto. Nel paradiso tropicale di Toputapu, a Tonga, il 90 per cento delle abitazioni è stato spazzato via dalle onde alte otto metri;
nell'Asia sudorientale, invece, il tifone Ketsana ha già ucciso 380 persone nelle Filippine e in Vietnam. Oltre tre milioni di abitanti si aggirano tra le strade allagate senza una meta in cerca di un rifugio e, nei prossimi giorni, è previsto l'arrivo di una nuova tempesta tropicale: si chiama «Parma» e avanza verso il Paese asiatico con raffiche di vento oltre i 250 chilometri l'ora;
per fronteggiare l'emergenza la Commissione europea ha destinato tre milioni di euro ma si è dichiarata pronta a fornire ulteriori fondi. La Germania ha già stanziato un milione di euro e la Svizzera invierà a breve beni di prima necessità e personale medico. Nei prossimi giorni volontari della Croce rossa, della Mezzaluna rossa, di Terre des hommes e di Medici senza frontiere si recheranno nei luoghi colpiti dal terremoto -:
quali iniziative il Ministro intenda adottare per l'invio di mezzi umanitari in aiuto alle popolazioni del sud-est asiatico, colpito dallo tsunami del 30 settembre 2009.
(4-04603)

TESTO AGGIORNATO AL 16 MARZO 2011

AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazioni a risposta scritta:

CARLUCCI. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
ci sono in Italia 21 mila scuole sottoposte a «elevato rischio sismico» mentre 3.458 sono le strutture scolastiche costruite in zone ad alto rischio idrogeologico (alluvioni o frane). In queste scuole vivono oltre quattro milioni e mezzo di persone fra studenti, insegnanti e altri lavoratori. La superficie che andrebbe monitorata per ridurre i rischi è di circa 40 milioni di metri quadrati. Napoli è di gran lunga la provincia dove la sofferenza è più alta: 1.651 edifici scolastici a rischio di terremoto distruttivo contro i 944 di Cosenza, gli 870 di Salerno, gli 866 di Catania, i 794 di Palermo. Non va meglio per la provincia partenopea sul rischio idrogeologico: sono 354 le scuole da monitorare contro le 203 di Torino, le 174 di Caserta, le 159 di Salerno, le 98 di Lucca, le 94 di Roma. È evidente già da questi dati che le difficoltà maggiori si trovano al Sud e lì dovrebbe essere più intensa l'azione di manutenzione e controllo;
il censimento è stato svolto dal Cresme per conto di Dexia Crediop. La ricerca ha incrociato i dati della localizzazione delle scuole con le mappe sismiche della Protezione civile e quelle del rischio idrogeologico dell'Ambiente;
il Cresme ha poi svolto la stessa operazione per un'altra infrastruttura pubblica prioritaria: gli ospedali. Qui la situazione è in apparenza meno drammatica, almeno in termini di superficie e di persone coinvolte. Le strutture localizzate in zone ad alto rischio sismico sono 507 per una superficie di 7,8 milioni di metri quadrati. Le persone interessate sono 270 mila (lavoratori più posti letto disponibili). Le strutture in zone a elevato rischio idrogeologico sono 89 per una superficie di 1,6 milioni di metri quadrati e 40 mila persone coinvolte. Anche in questo caso il record di presenze spetta alla provincia di Napoli: 33 strutture a rischio sismico e sette a rischio idrogeologico -:
se la mappatura realizzata dal Cresme non possa costituire utile ausilio nella definizione delle priorità territoriali su cui intervenire nell'ambito della ricognizione cui stanno lavorando i ministeri dell'istruzione dell'università e della ricerca (la cui banca dati sullo stato di salute degli edifici dovrebbe essere pronta per dicembre) e delle infrastrutture e dei trasporti dopo l'assegnazione di 200 milioni per la manutenzione degli edifici scolastici da parte del Cipe a luglio 2009.
(4-04589)

JANNONE. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
le forti precipitazioni abbattutesi sulla Provincia di Bergamo, il 7 luglio 2009, hanno rischiato di causare ancora una volta nella bassa bergamasca, in particolare nella zona compresa fra Brignano, Lurano e Castel Rozzone, disastrosi allagamenti come già accaduto nel 2007 e nel 2008. Grazie all'esperienza acquisita dalle amministrazioni comunali e dagli uomini dei corpi di Protezione civile nel fronteggiare simili emergenze, si è evitato che la situazione degenerasse nuovamente;
il violento nubifragio che ha imperversato sulla media Valle Brembana ha causato notevoli disagi, soprattutto a danno dei comuni di San Giovanni Bianco e Serina, con qualche riflesso anche su Dossena. In particolare, nel serinese, è stato necessario l'intervento di pale meccaniche per rimuovere dalle carreggiate stradali la coltre di grandine, che in alcune zone ha raggiunto un'altezza di quasi 20 centimetri. Nonostante il tempestivo intervento dei vigili del fuoco di Zogno e degli uomini del servizio strade della provincia

la situazione si è normalizzata soltanto in tarda mattinata, senza tuttavia interrompere la viabilità;
i danni di maggiore intensità sono stati riscontrati nel comune di San Giovanni Bianco, in cui è stato necessario evacuare tre famiglie, a causa dello smottamento del terreno abitativo. Per le persone interessate è stata predisposta la possibilità di soggiornare in un hotel del paese, fino al ristabilirsi della situazione. La forte pioggia ha provocato alcuni allagamenti anche a Treviglio. Nei pressi della stazione ferroviaria centrale, il sottopassaggio pedonale è stato sommerso dall'acqua, impedendo ai passeggeri di raggiungere i marciapiedi 5, 6, 7 e 8. I treni sono stati dirottati sui primi quattro binari, provocando leggeri ritardi;
anche se non si sono verificati particolari problemi né alla circolazione, né alla rete fognaria dei diversi Comuni interessati dal maltempo, le polemiche si sono rivolte nei confronti del canale gronda sud, non ancora completato e ritenuto la soluzione per tutti i problemi dovuti ad emergenze metereologiche -:
se il Ministro intenda accertarsi dello stato di avanzamento dei lavori riguardanti la realizzazione del canale gronda sud, al fine di addivenire ad un loro rapido completamento funzionale alla gestione delle acque anche in casi di particolari eventi climatici.
(4-04598)

JANNONE e CARLUCCI. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
secondo la recente indagine «Osservasalute Ambiente (2008)», la regione italiana più «verde» d'Italia risulta essere la Basilicata, seguita da Friuli, Valle d'Aosta e Trentino Alto Adige. Il rapporto assegna un punteggio da 1 a 20 alle singole regioni per diversi indicatori di salute ambientale, che vanno dalla disponibilità di acqua potabile alla concentrazione di radon nell'aria, dai rifiuti, dalla qualità dell'aria all'inquinamento acustico. In fondo alla classifica restano soprattutto le regioni del Meridione, a causa delle critiche condizioni relative soprattutto alla gestione e alla disponibilità di acqua potabile;
le precarie condizioni in cui vertono alcune regioni sono le dirette conseguenze della mancanza di un'azione comune nella gestione delle problematiche attinenti ai rifiuti urbani, ai cambiamenti climatici, al peggioramento della qualità dell'aria, nonché alla disponibilità di acqua potabile. Questi problemi si amplificano se visti in un'ottica di gap tra Regioni (virtuose e meno virtuose), considerando che l'inquinamento è un fenomeno globale. Il dato più preoccupante è la scarsa disponibilità di acqua potabile;
se alcune Regioni del Nord possono godere di risorse idriche abbondanti e regolarmente disponibili, al Sud tale disponibilità è ridotta sia in termini di precipitazioni, sia in termini di risorse disponibili. Infatti, in ambito nazionale l'82,3 per cento della popolazione dispone di acqua in quantità sufficiente, mentre nell'Italia insulare tale percentuale viene quasi dimezzata (42,7 per cento) e nell'Italia meridionale la percentuale di popolazione soddisfatta del fabbisogno idrico sale a un modesto 69,9 per cento, rispetto all'87,6 per cento dell'Italia centrale e al 97 per cento circa dell'Italia Nord occidentale e Nord orientale;
inoltre, rispetto ai dati della precedente indagine svolta dall'Istat, è da rilevare la continua diminuzione dell'acqua erogata (-13 litri/die pro capite), nonché l'ulteriore diminuzione dell'acqua erogata rispetto all'acqua immessa in rete (-1,6 per cento), indicatore del quantitativo di acqua dispersa in rete, Pertanto, nel rapporto, si sottolinea quanto sia necessario un miglioramento nella gestione degli acquedotti tale da incrementare l'efficienza nell'impiego della risorsa idrica -:
quali iniziative il Ministro intenda intraprendere per colmare i deficit sotto

lineati dall'indagine «Osservasalute Ambiente (2008)».
(4-04604)

...

DIFESA

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:
IV Commissione:

VILLECCO CALIPARI, SCHIRRU e RUGGHIA. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
il maresciallo Marco Diana, nato a Cagliari il 7 maggio 1969, è affetto da una grave patologia tumorale;
la sanità militare, non riscontrando una dipendenza diretta tra la malattia e il servizio prestato, si è espressa per il non riconoscimento della patologia come dipendente da causa di servizio;
sulla base di argomentazioni discusse in sede giurisdizionale, la magistratura ordinaria con sentenza, ha riconosciuto al maresciallo Diana il diritto alla pensione privilegiata ordinaria e ad un risarcimento danni sulla base di quanto disposto dalla legge 266, articolo 1 comma 564 del 2005, che contiene un richiamo generico alle condizioni ambientali e operative;
da notizie stampa circolate anche di recente non risulta con chiarezza se il maresciallo Diana percepisce quindi una pensione privilegiata ordinaria cioè corrisposta come se la malattia fosse stata riconosciuta come dipendente da causa di servizio;
sono anche circolate notizie secondo le quali, su documentazione prodotta dal Ministero della difesa, il maresciallo Diana risulterebbe addirittura deceduto;
secondo le stesse fonti, il Ministro della difesa avrebbe assunto l'impegno di rimborsare al maresciallo Diana le spese mediche per terapie cui è costretto a sottoporsi presso strutture private perché non erogate dal Servizio sanitario nazionale -:
se il Ministro, in merito a questo caso che merita rispetto, attenzione e trasparenza sul piano umano e su quello istituzionale, intenda chiarire se, e quale pensione gli sia corrisposta, se siano stati assunti impegni per sostenere economicamente le spese per le cure cui deve sottoporsi il maresciallo Diana, se e come tali impegni siano stati mantenuti e se il maresciallo Diana abbia diritto ad ulteriori benefici.
(5-01966)

DI STANISLAO. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 1 della legge 23 agosto 2004, n. 226, (Gazzetta Ufficiale n. 204 del 31 agosto 2004), fra l'altro, prevede che le chiamate per lo svolgimento del servizio di leva sono sospese a decorrere dal 1o gennaio 2005. Fino al 31 dicembre 2004 sono chiamati a svolgere il servizio di leva i soggetti nati entro il 1985, pertanto la riforma stabilisce che il servizio militare non sia più obbligatorio per tutti i ragazzi nati a partire dal 1o gennaio 1986;
tale normativa ha aperto la strada ad un nuovo modello di esercito, composto soltanto da professionisti;
in data 22 luglio 2009 il Gabinetto del Ministero della difesa ha annunciato il progetto sperimentale «Pianeta Difesa», un soggiorno presso le caserme di Brunico e Dobbiaco di circa 150 giovani, tra cui 30 donne, di età compresa tra i 18 e 25 anni, che siano di sana e robusta costituzione e che non abbiano pendenze penali;
la selezione dei volontari è stata affidata all'Ara, l'associazione nazionale alpini il corso si è svolto dal 14 al 26 settembre 2009;
l'intento del Ministero della difesa, come attestano le dichiarazioni del Ministro, sarebbe stato quello di insegnare ai ragazzi che hanno superato le selezioni l'organizzazione e le funzioni delle Forze

armate, la cooperazione civile militare, i rapporti tra forze armate e protezione civile nei casi di calamità, sostenere un addestramento di base (con montaggio e smontaggio d'armi), provare tecniche di movimento e sopravvivenza in ambito montano, apprendere elementi di topografia e orientamento, nozioni di primo soccorso, prevenzione antincendio, addestramento base di difesa personale, tutela dell'ambiente, educazione sanitaria, educazione alimentare e cenni di diritto umanitario, tutto questo nei giorni tra il 14 e il 26 settembre 2009;
il progetto di sperimentazione per lo stage formativo nel corpo degli alpini ha un costo di circa 455 mila euro complessivi;
aspre sono state le critiche e il malcontento del personale delle Forze armate considerate le gravi problematiche strutturali e di risorse al loro interno;
i tagli di bilancio hanno reso sempre più difficile al personale delle Forze armate anche l'ordinaria attività quotidiana;
inoltre non vi è stata alcuna diminuzione delle domande di arruolamento nelle Forze armate, ma al contrario, il numero degli aspiranti al servizio permanente è di gran lunga superiore alla possibilità delle Forze armate di darvi riscontro;
il Ministro della difesa ha dichiarato di voler estendere la mini-naja prima ai paracadutisti e poi a tutti gli altri Corpi dell'esercito e che i costi del progetto non hanno pesato sul bilancio della difesa «perché finanziato con dei risparmi fatti in altri campi» -:
se il Governo intenda fornire informazioni dettagliate sugli esiti del progetto «Pianeta Difesa», le modalità di monitoraggio, gli effetti e i relativi costi.
(5-01967)

Interrogazioni a risposta scritta:

CASTIELLO. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
il decreto legislativo 30 dicembre 1997, n. 490, unificava il Corpo di commissariato, formato da ufficiali commissari ed ufficiali di sussistenza, con il Corpo di amministrazione istituendo, poi, anche il ruolo normale del Corpo di commissariato ed amministrazione ed il ruolo speciale;
dell'unificazione dei due Corpi hanno beneficiato gli ufficiali di amministrazione e quelli di sussistenza poiché, provenendo tutti da altre e meno preminenti carriere e reclutati con concorsi di minore difficoltà, si son ritrovati immotivatamente a godere di vantaggi di ordine giuridico di carriera;
tale unificazione, in totale violazione delle stesse leggi ordinative delle carriere delle Forze armate e dei diritti fondamentali sanciti dalla Costituzione della Repubblica italiana, ha appiattito verso il basso la figura militare e la carriera professionale degli ufficiali commissari, legittimamente superiore e di maggior prestigio;
ulteriore ripercussione è la valutazione unica per l'avanzamento al grado superiore e della graduatoria di merito unificata (sia per il ruolo normale che speciale) a partire dall'anno 2004 in spregio della legge 12 novembre 1955, n. 1137 -:
quali iniziative si intendano adottare al fine di ripristinare le doverose distinzioni tra gli appartenenti, in origine, ai due distinti Corpi tanto da conferir loro, nella logica delle carriere sino ad oggi maturate, le legittime e diversificate prerogative e la doverosa certezza di idonee e non più penalizzanti progressioni nei più alti ruoli giuridici ed economici.
(4-04582)

MAURIZIO TURCO, BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
diverse agenzie di stampa hanno diramato la notizia che nella notte del 15 ottobre 2009 un mezzo «Lince» in dotazione

al IV reggimento paracadutisti «Monte Cervino» si è ribaltato causando la morte del primo caporal maggiore Rosario Ponziano;
presso alcuni reparti che utilizzano il VTML «LINCE» per addestramento o operazioni in territorio nazionale, nei mesi precedenti, sono avvenuti diversi incidenti con modalità analoghe che hanno causato il ribaltamento del mezzo;
in particolare risulta all'interrogante che presso il Centro di addestramento alpino - raggruppamento addestrativo di Aosta, il sergente maggiore Sandro Liburdi, in data 9 aprile 2009, mentre effettuava un'attività addestrativa come istruttore di guida, effettuando una manovra di scampo su terreno accidentato, a bassissima velocità, si ribaltava con il mezzo Lince causando solo danni materiali e senza conseguenze per l'allievo;
il sergente maggiore Sandro Liburdi (istruttore di guida) e il tenente colonnello Michele Del Bene (allievo) rappresentarono immediatamente ai loro diretti superiori quanto accaduto, evidenziando la pericolosità e la scarsa stabilità del veicolo tattico multiruolo leggero (VTML) Lince;
in data 1o luglio 2009 nei confronti del sergente maggiore Liburdi è stato avviato un procedimento disciplinare che si è concluso il successivo 9 settembre 2009 con l'adozione della sanzione di cinque giorni di consegna, nonostante lo stesso militare abbia presentato nella fase del giudizio una dettagliata relazione tecnica con la quale ha evidenziato come le già precarie condizioni di instabilità del Lince siano amplificate dalle condizioni di terreno, sconnesso e soggetto a cedimenti, anche a velocità inferiori a quella al limite dello sbandamento;
risulta all'interrogante che nei confronti di altri militari, coinvolti in analoghi incidenti, avvenuti con la medesima tipologia di mezzo, non è stato adottato alcun tipo di provvedimento;
nei giorni scorsi il Ministro interrogato ha annunciato alla stampa che 8 delle 60 in totale torrette motorizzate blindate sono state montate sui mezzi Lince impiegati in Afghanistan e che i vertici militari hanno sollevato questioni relative alla compromessa stabilità del mezzo -:
quanti e in quali condizioni di impiego siano stati gli incidenti in cui risultano coinvolti i VTML Lince, e quali le iniziative adottate per stabilire le dinamiche e le responsabilità;
quali siano stati gli accorgimenti tecnici e le eventuali modifiche adottate per aumentare la stabilità del veicolo in premessa;
quali siano state le dinamiche che hanno causato la morte del primo caporal maggiore Ponziano, e quale la sua posizione sul Lince;
quali siano stati i motivi che hanno determinato l'acquisto di 60 torrette motorizzate, recentemente acquistate con contratto del 7 agosto 2009, dalla Iveco, che, ad avviso dell'interrogante, non garantiscono alcuna protezione del militare addetto alla mitragliera in caso di ribaltamento e pregiudicano la stabilità del mezzo stesso, e per quali motivi non siano state impiegate le 20 torrette remotizzate già a disposizione della Forza armata fin dal 2002, che risultano essere invece inutilizzate presso lo stabilimento militare Munizionamento terrestre - sez. staccata Santa Severa - Roma;
quali siano le iniziative che intende adottare il Ministro interrogato nei confronti di coloro che non hanno adempiuto con lealtà e senso del dovere ai compiti loro assegnati, per garantire l'efficienza e la massima sicurezza dei mezzi impiegati dai militari del contingente italiano in Afghanistan;
quando saranno impiegati i nuovi mezzi Freccia, dei quali lo stesso Ministro interrogato aveva dato annuncio nel corso dell'informativa urgente svoltasi alla Camera il giorno 15 luglio 2009, all'indomani della morte del primo caporal maggiore Alessandro Di Lisio.
(4-04607)

MAURIZIO TURCO, BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
uno dei maggiori punti di contatto tra il Ministero della difesa e la cittadinanza è rappresentato, da decenni, dai distretti militari che svolgono importanti compiti di rilievo sociale e trattano pratiche che hanno sempre risvolti di carattere economico verso quell'utenza che ha, a qualsiasi titolo, avuto a che fare con il servizio militare, sia come coscritto, sia come volontario, sia come ufficiale o sottufficiale (a titolo di esempio si ricorda che ai fini pensionistici di qualsiasi cittadino necessita la copia del foglio matricolare);
tali enti gestiscono anche le documentazioni di appartenenti all'Arma dei carabinieri, Guardia di finanza, Polizia di Stato, Vigili del fuoco, obiettori di coscienza e altri) senza che da tali corpi pervenga alcuna forma di collaborazione;
all'interno dei distretti militari fu istituito un «Nucleo di supporto» per i militari colpiti da gravi patologie o gravi infortuni (esempio: patologie derivanti dal contatto con uranio impoverito e altre);
dal giugno 2007 i distretti militari sono stati riorganizzati e trasformati in centri documentali (viene tra l'altro da chiedersi se il cambiamento del nome non sia servito solo a creare una voluta confusione nell'utenza esterna) rivedendo di fatto solo gli organici ma non certo i compiti;
da tale operazione si è subito evidenziata un sostanziale riduzione del personale militare, ridotto a pochissime unità, a favore dell'impiego di personale civile della difesa;
proprio in virtù di questa scelta sembra agli interroganti che gli organici siano stati definiti più per l'esigenza di non movimentare il predetto personale civile piuttosto che in base alle effettive, necessità dei singoli centri documentali;
le varie scelte operate fino ad oggi sembrano far risaltare una precisa volontà di «distacco» tra la struttura militare ed il mondo civile costituito da coloro che appartennero al mondo militare, ma che non vi fanno più parte, perché congedati, pensionati o riformati. In sintesi, così come già evidenziato in altri momenti, sembra che i vertici militari tendano ad abbandonare al loro destino tutti coloro che hanno lasciato l'uniforme;
allo stato delle cose i vari centri documentali si trovano in situazioni assai gravose nell'espletare i loro compiti istituzionali e tra questi in particolare il centro documentale di Roma sembra realmente abbandonato a se stesso, tanto che, in totale violazione della nota legge n. 241 del 1990, al cittadino che presenta domanda di copia del foglio matricolare presso gli sportelli del citato centro viene rilasciata una ricevuta ove si ipotizzano addirittura 120 giorni per dare una risposta. Purtroppo il predetto centro, con troppa frequente assiduità, non riesce a far fronte a tali richieste neanche nei biblici tempi segnalati, nonostante il documento richiesto dall'utenza serva, come già detto, per la pratica pensionistica che, nelle more del rilascio del documento, resta sospesa con il rischio per il cittadino di perdere le opportunità fornite dalle varie «finestre». Al cittadino che presenta la domanda per posta o con altri mezzi non diretti va ancora peggio, in quanto nessuno segnala neanche i tempi necessari all'espletamento della sua pratica;
i cittadini che si avvalgono dell'accordo diretto con l'INPS vedono buona parte delle loro richieste ferme addirittura al 2007;
sono in sospeso diverse migliaia di pratiche di vecchi «renitenti» per i quali nulla si è fatto per sanare la loro posizione (teniamo conto che alcune centinaia di questi sono ancora iscritti sul bollettino delle ricerche), nonostante da anni il servizio di leva obbligatorio sia stato sospeso;
i tentativi di richieste telefoniche vanno frequentemente a vuoto, risultando

assolutamente occasionale il caso che qualcuno risponda;
varie segnalazioni pervengono inoltre per casi di ineducazione, arroganza ed indisponibilità sia presso gli sportelli che al telefono;
il personale sia militare che civile che ha lasciato il centro (vuoi per trasferimento, vuoi per malattia, vuoi per pensionamento) non è mai stato reintegrato, facendo sì che i già lacunosi organici (segnalati come insufficienti da tutte le sigle sindacali che concorsero alla trasformazione) si sono ulteriormente assottigliati;
molti uffici esistenti non sembrano essere compresi negli organici e fra questi spicca per gravità il già citato «nucleo di supporto», dove si segnala che l'unico sottufficiale presente è andato in pensione e non è stato sostituito (l'errata dichiarazione di morte del maresciallo Diana è una delle negative conseguenze) -:
se i fatti segnalati corrispondano al vero e quali le immediate azioni il Ministro interrogato intenda adottare per garantire ai cittadini la piena fruibilità dell'importante servizio che devono offrire i centri documentali.
(4-04610)

MAURIZIO TURCO, BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
i commi 3, 4 e 4-bis, dell'articolo 21 del decreto del Presidente della Repubblica 31 luglio 1995, n. 394, stabiliscono rispettivamente che: «3. Prima dell'avvio dei lavori di cui all'articolo 7, comma 7, del decreto legislativo 12 maggio 1995, n. 195, al fine di acquisire elementi utili al prosieguo dei lavori medesimi, ed a seguito dell'emanazione del conseguente decreto del Presidente della Repubblica, al fine di illustrare compiutamente i contenuti del provvedimento approvato, le sezioni COCER sono autorizzate dai Capi di Stato Maggiore di ciascuna Forza armata ad inviare propri delegati presso i COIR della rispettiva Forza armata», che «4. Nelle occasioni di cui al comma 3 presso i COIR potranno intervenire anche delegazioni dei COBAR collegati composte di norma da un rappresentante per ogni categoria interessata, per la successiva informazione del personale delle corrispondenti unità di base, previ accordi con i rispettivi comandanti e fatte comunque salve le esigenze di servizio. Per tale informazione, previa autorizzazione del comandante di regione militare, o di altro alto comando periferico equivalente, limitatamente alle principali unità di base e fatte comunque salve le esigenze di servizio, può partecipare, di norma, un delegato per categoria della rispettiva sezione del Consiglio centrale di rappresentanza.», e che «4-bis. Nel periodo intercorrente fra l'avvio e la conclusione dei lavori di cui all'articolo 7 del decreto legislativo 12 maggio 1995, n. 195, I Sezioni COCER sono autorizzate dai Capi di Stato Maggiore di ciascuna Forza Armata a convocare, per una o più volte, delegazioni dei COIR al fine di aggiornare sull'andamento dei lavori stessi.»;
in modo analogo i commi 3, 4 e 4-bis dell'articolo 58 del decreto del Presidente della Repubblica 31 luglio 1995, n. 395 - Recepimento dell'accordo sindacale del 20 luglio 1995 riguardante il personale delle Forze di polizia ad ordinamento civile (Polizia di Stato, Corpo di polizia penitenziaria e Corpo forestale dello Stato) e del provvedimento di concertazione del 20 luglio 1995 riguardante le Forze di polizia ad ordinamento militare (Arma dei carabinieri e Corpo della guardia di finanza) - stabiliscono che: «3. Prima dell'avvio dei lavori di cui all'articolo 7, comma 5, del decreto legislativo 12 maggio 1995, n. 195, al fine di acquisire elementi utili al prosieguo dei lavori medesimi, ed a seguito dell'emanazione del conseguente decreto del Presidente della Repubblica, al fine di illustrare compiutamente i contenuti del decreto approvato, le sezioni COCER sono autorizzate da ciascun comandante generale ad inviare propri delegati presso i COIR della rispettiva Arma o Corpo.»; che «4. Nelle occasioni di cui al comma 3,

presso i COIR potranno intervenire anche delegazioni dei COBAR collegati, composte di norma da un rappresentante per ogni categoria interessata, per la successiva informazione del personale delle corrispondenti unità di base, previ accordi con i rispettivi comandanti e fatte comunque salve le esigenze di servizio. Per tale informazione presso gli organismi di rappresentanza a livello di regione, legione, o loro equiparati, previ accordi con i rispettivi comandanti e fatte comunque salve le esigenze di servizio, può partecipare, di norma, un delegato per ogni categoria della rispettiva sezione del Consiglio centrale di rappresentanza.», e che «4-bis. Nel periodo intercorrente fra l'avvio e la conclusione dei lavori di cui all'articolo 7 del decreto legislativo 12 maggio 1995, n. 195, le Sezioni COCER sono autorizzate da ciascun Comandante Generale a convocare, per una o più volte, delegazioni dei COIR al fine di aggiornarle sull'andamento dei lavori stessi.»;
al successivo comma 5 del medesimo articolo 21 del decreto del Presidente della Repubblica 394/95 e articolo 58 del decreto del Presidente della Repubblica 395/95 si stabilisce che «5. Per l'espletamento delle attività di cui ai commi precedenti, ai sensi dell'articolo 12 del decreto del Presidente della Repubblica 4 novembre 1979, n. 691, i membri dei Consigli di rappresentanza devono essere messi in condizione di espletare le funzioni per le quali sono stati eletti ed avere a disposizione il tempo che si rende necessario, fatte salve le esigenze operative e quelle di servizio non altrimenti assolvibili.»;
con la nota Prot. n. DFP 0030147 - 10-09-2009 - 1.2.2.1.2 del 10 settembre 2009, avente ad oggetto «comparto Sicurezza e Difesa - biennio economico 20082009. Convocazione incontro per avvio procedure negoziali.», il dipartimento della funzione pubblica convocava per il successivo giorno 16 settembre 2009 i rappresentanti delle organizzazioni sindacali della polizia di Stato e i rappresentanti degli organismi della rappresentanza militare;
risulta all'interrogante che le sezioni Cocer dell'Esercito della Marina, dell'Aeronautica dell'Arma dei carabinieri e del Corpo della guardia di finanza, convocate nelle rispettive sedi istituzionali ogni settimana dal lunedì al venerdì fin dall'inizio dell'attuale X mandato, non abbiano proceduto preventivamente ai sensi dei richiamati commi 3, 4 e 4-bis dell'articolo 21 decreto del Presidente della Repubblica 394/95 e dei commi 3, 4 e 4-bis dell'articolo 58 decreto del Presidente della Repubblica 395/95, e nonostante siano state numerose le richieste pervenute dagli organismi di rappresentanza a livello intermedio e di base;
ad avviso dell'interrogante il mancato confronto delle sezioni Cocer con gli organismi di rappresentanza subordinati - Coir e Cobar che risultano essere gli effettivi portatori delle istanze del personale rappresentato - sull'argomento oggetto dell'incontro, lede in modo irreparabile i principi democratici a cui devono uniformarsi le Forze armate;
risulta all'interrogante che possa esservi la possibilità di una proroga degli organi di rappresentanza militare il che aggraverebbe la situazione di scarsa rappresentazione in sede sindacale delle istanze del personale militare; tale possibilità peraltro non pare disgiunta dall'interesse dei rappresentanti in carica a continuare a fruire dello status connesso a tale compito che tuttavia dovrebbe trovare esclusiva legittimazione nel pronunciamento democratico degli esponenti dei corpi;
ad avviso dell'interrogante sarebbe stato più opportuno che i delegati Cocer avessero dedicato il loro tempo - durante l'attività di servizio - ad un più produttivo confronto con gli organismi di rappresentanza di livello intermedio e di base sugli argomenti di maggiore interesse per il personale, quali certamente possono essere le procedure negoziali per il biennio economico 2008-2009, la sicurezza degli ambienti di lavoro, dei mezzi e delle dotazioni, l'arbitrario e improprio uso

della potestà disciplinare, la generalizzata situazione di demotivazione e sfiducia che innegabilmente pervade tutti i cittadini militari, da lungo tempo consci della più assoluta mancanza di tutele nei loro confronti -:
quanti siano stati gli incontri ufficiali, previa convocazione, effettuati dalle singole sezioni Cocer con i rappresentanti dei Consigli intermedi e di Base corrispondenti, sull'argomento oggetto della convocazione del dipartimento della funzione pubblica, e quali sono i motivi che hanno impedito la scrupolosa osservanza delle norme citate in premessa;
se il Ministro della Difesa non ritenga di dover rendere pubblici i costi sostenuti dal proprio dicastero per il funzionamento degli organismi della rappresentanza militare con particolare riferimento alle differenti sezioni dei Consigli Centrali (Cocer) e comunque a tutti quegli organismi della rappresentanza militare che risultano essere permanentemente convocati in differenti attività, anche come gruppi di lavoro;
se non ritenga opportuno disporre l'immediata adozione del trattamento economico di missione che prevede l'aggregazione per il vitto e l'alloggio, presso le strutture militari, anche per tutti i delegati dei consigli della rappresentanza, al fine di limitare le spese che attualmente gravano sulle casse del Ministero della difesa, e contestualmente eliminare le evidenti disparità di trattamento economico di missione che attualmente sussistono all'interno di ogni singola forza armata e forza di polizia ad ordinamento militare, tra il personale che svolge l'incarico di delegato della rappresentanza militare e quello che, invece, non fa parte dei predetti organismi;
se non ritenga di dover disporre degli immediati accertamenti per verificare l'esistenza della violazione delle norme in premessa, e, nel caso, quali siano gli immediati provvedimenti per ristabilire il rispetto e il libero confronto democratico degli organismi intermedi e di base con gli organi centrali della rappresentanza militare;
se non si ritenga di doversi fare carico della ormai unanime volontà del personale militare di dotarsi di strutture di rappresentanza sindacale uguali a quelle della Polizia di Stato, se non reputi di dover assumere iniziative normative per l'abrogazione dell'articolo 8 della legge 11 luglio 1978, n. 382 e la contestuale applicazione al personale militare delle norme in tema di rappresentanza sindacale di cui agli articoli 82 e ss. della legge 1o aprile 1981, n. 121, in modo tale da garantire il massimo rispetto di quei principi costituzionali e democratici ai quali ha sempre improntato la sua azione di Governo.
(4-04614)

TESTO AGGIORNATO AL 16 MARZO 2011

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ECONOMIA E FINANZE

Interrogazioni a risposta scritta:

ASCIERTO e CARLUCCI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
la legge 27 dicembre 2006, n. 296 (legge finanziaria 2007) prevede all'articolo 1, comma 404 che al fine di razionalizzare e ottimizzare l'organizzazione delle spese e dei costi di funzionamento dei Ministeri, si debbano rideterminarne le strutture periferiche, prevedendo la loro riduzione e, ove possibile, la costituzione di uffici regionali o la riorganizzazione presso le prefetture-uffici territoriali del Governo;
il decreto del Presidente della Repubblica 30 gennaio 2008, n. 4, sulla riorganizzazione del Ministero dell'economia e delle finanze, prevede, all'articolo 24 l'istituzione del ruolo unico del personale e l'adozione di misure necessarie ad assicurare anche gradualmente, l'effettiva costituzione del ruolo unico e la conseguente soppressione dei ruoli di provenienza;
il decreto n. 126 del 2009 del Ministero dell'Economia e delle finanze individua nelle strutture provinciali, le sedi

presso le quali può essere assorbito il personale della Guardia di finanza giudicato non idoneo al servizio militare incondizionato per lesioni dipendenti o meno da causa di servizio, transitato nei ruoli civili;
il decreto n. 126 del 2009 appare all'interrogante in contrasto con lo spirito e la lettera della legge finanziaria 2007 e del decreto del Presidente della Repubblica 30 gennaio 2008, n. 4, che invece indirizzano l'Amministrazione verso un maggiore accorpamento delle dislocazioni territoriali prevedendo che si concentrino principalmente a livello regionale -:
se non si ritenga di dover accelerare l'istituzione del ruolo unico per il personale, così come previsto dal decreto del Presidente della Repubblica 30 gennaio 2008, n. 4, sulla riorganizzazione del Ministero dell'economia e delle finanze;
se non si consideri prioritario, nell'assegnazione alle nuove sedi di quel personale che per ragioni di salute, spesso gravi, sia transitato nei ruoli civili, tenere conto delle maggiori difficoltà che lo spostamento di sede territoriale comporta, anche in ragione della causa diagnostica che ha dato origine alla richiesta di transito nei ruoli civili.
(4-04587)

JANNONE e CARLUCCI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
secondo Sergio Silvestrini, segretario generale della Confederazione nazionale dell'artigianato e della piccola e media impresa (CNA), le piccole e medie imprese si trovano in una situazione di «asfissia da mancanza di credito», dovuta alle politiche restrittive adottate dal sistema bancario, pur essendo il credito necessario per garantire la tenuta complessiva del tessuto imprenditoriale italiano. Pertanto Silvestrini auspica una pronta revisione dell'accordo di Basilea 2 sui coefficienti patrimoniali delle banche, anche se, come ha affermato è necessario anche «che il Governo convochi in tempi rapidi tutte le organizzazioni delle piccole e micro imprese, con l'obiettivo di affrontare il problema del credito e più in generale delle prospettive di sviluppo delle pmi»;
una ipotesi di soluzione emersa dal convegno organizzato dalla Consob, è stata quella di allentare il patto di stabilità interno per le province e regioni che presentano bilanci attivi, in modo da usufruire delle risorse necessarie per attivare una politica della domanda e investimenti in appalti di piccole dimensioni, ai quali le micro e piccole imprese hanno facilmente accesso. Inoltre, Silvestrini suggerisce di «allargare i criteri di detassazione degli investimenti al mondo dei trasporti, dei servizi e dell'Itc»;
anche il Presidente della Consob, Lamberto Cardia, ha denunciato «la carenza di mezzi propri del sistema bancario e la difficoltà di ricorrere al mercato dei capitali per reperire risorse», che rilevano come siano soltanto le imprese di maggiori dimensioni a «reperire sul mercato capitale proprio, e a collocare prestiti obbligazionari senza gravi difficoltà, né a costi da considerare eccessivi», mentre «gran parte delle imprese medio-piccole, trama fondamentale del tessuto imprenditoriale italiano, trova difficoltà e potrebbe correre rischi di asfissia finanziaria»;
nonostante l'intensificazione degli accertamenti ispettivi, la Consob ha verificato la «generalizzata lentezza» nell'applicare la direttiva comunitaria Mifid e nel mettere al centro «il servizio al cliente», che ha condotto a istituire ulteriori «accertamenti ispettivi nei confronti di cinque grandi gruppi bancari, finalizzati alla verifica delle concrete modalità di attuazione dei principi di correttezza comportamentale». La Consob, «ha riscontrato una generalizzata lentezza nel passaggio delle banche a un'ottica imprenditoriale che ponga realmente al centro delle strategie aziendali il servizio al cliente», pertanto si è auspicato un rinnovamento del modello di relazione con i risparmiatori, per contrastare la crescente e spesso immotivata diffidenza verso un intero settore. Le parole

di cui si fa portavoce Cardia sono: trasparenza, regole, fiducia, che hanno avviato, in epoche passate, un processo di ristrutturazione industriale, attualmente fermo e incapace di dare quanto sperato;
altro problema da affrontare è quello del cosiddetto «risparmio gestito», per il quale un'industria debole allontana gli investitori, mentre permangono ingiustificate differenze nel regime fiscale a sfavore dei fondi comuni aperti. Per concludere la riforma della vigilanza in Italia, Cardia propone di trasferire le competenze sul settore assicurativo e previdenziale da Isvap e Covip rispettivamente alla Banca d'Italia e alla stessa Consob, in modo da fornire un accelerazione del processo ispettivo e garantire maggiori sicurezze alle piccole e medie imprese -:
quali iniziative urgenti il Ministro intenda intraprendere per contrastare la situazione di carenza di risorse creditizie disponibili denunciata dal Presidente della Consob, al fine di garantire maggiore stabilità alle piccole e medie imprese italiane.
(4-04602)

JANNONE. - Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
in questi giorni gli Stati Uniti stanno lanciando un dispositivo finanziario riguardante lo sviluppo e la diffusione dei veicoli ibridi in tutta la nazione. Ad Elkart, una cittadina nello Stato dell'Indiana, il Presidente Obama ha ricordato che occorre più che mai attuare una politica che preveda: la riduzione della dipendenza dal petrolio, la creazione di nuovi posti di lavoro, il miglioramento della qualità della vita e, soprattutto, salvaguardare il pianeta;
la somma stanziata è solo una piccola parte del Recovery Act, il fondo di 800 miliardi di dollari destinati al rilancio dell'economia statunitense. Nel febbraio 2009, era stato previsto di stanziare circa 2 miliardi di dollari, ma la cifra ufficiale è di 2,4 miliardi. I finanziamenti verranno così suddivisi: 1,5 miliardi di dollari per progetti sull'aumento della durata delle batterie (il punto attualmente più critico per lo sviluppo dell'auto elettrica); 500 milioni per la produzione di componenti e motori ad azionamento elettrico; 400 milioni per supportare l'acquisto di veicoli elettrici per test dimostrativi e per le infrastrutture di alimentazione delle auto elettriche;
gli Stati Uniti, inoltre, si impegneranno a creare, nel proprio territorio, fabbriche che realizzeranno gli autoveicoli ibridi, senza alcuna delocalizzazione relativa alla produzione, promuovendo la nascita di nuovi posti di lavoro. Il piano di rilancio industriale appena esposto prevede anche una forte spinta alla ricerca di nuove tecnologie ecologiche e sostenibili, che possano migliorare la qualità della vita di tutti i cittadini. Pertanto è necessario, come ha ribadito il Presidente Obama, che si comprenda l'importanza dell'auto elettrica, unico mezzo per lo sviluppo futuro del settore trasporti;
in Italia i primi autoveicoli ibridi sono stati presentati nel 2008 da Poste Italiane, in collaborazione con la facoltà di ingegneria dell'Università degli studi di Perugia. Attualmente la gamma di mezzi ibridi, fra i quali si può vantare anche un furgoncino, è utilizzata in via sperimentale soltanto in alcune città italiane, ma ha già posto le basi per un possibile sviluppo ad ampio raggio nel prossimo futuro -:
quali iniziative i Ministri intendano adottare per incentivare lo sviluppo di nuove tecnologie volte alla realizzazione di autoveicoli ibridi.
(4-04605)

TESTO AGGIORNATO AL 16 MARZO 2011

GIUSTIZIA

Interrogazioni a risposta scritta:

TOMMASO FOTI e CARLUCCI. - Al Ministro della giustizia, al Ministro dell'interno, al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
il signor P.S. ha convissuto more uxorio con la signora G.V. dall'aprile 2004 all'11 agosto 2008, e dalla detta relazione sono nati due figli;
insorta una difficile situazione di conflitto familiare, il tribunale per i minorenni dell'Emilia Romagna optava, in via provvisoria, per l'affidamento dei minori al servizio sociale AUSL di Piacenza - distretto Levante, con collocazione dei minori presso idonea struttura;
in data 13 luglio 2009, la signora G.V. prelevava i figli dalla struttura protetta e li conduceva in Ecuador. La circostanza veniva confermata dalla stessa signora la quale, con telefonate provenienti dall'Ecuador comunicava al signor P.S. che i figli si trovano in Ecuador, presso la casa di suo padre, oppure nel cascinale di campagna di proprietà dello stesso;
l'espatrio avveniva mediante più voli aerei, nonostante il fatto che i passaporti dei minori fossero - e tuttora siano - detenuti dal padre;
con decreto in data 6 agosto 2009 proc. 647/06 il tribunale per i minorenni dell'Emilia Romagna sospendeva la potestà genitoriale in capo alla signora G.V.;
le circostanze della sottrazione erano prontamente denunciate dal signor P.S. e, conseguentemente, veniva avviato avanti la Procura della Repubblica di Parma il procedimento penale n. 4612/09;
il signor P.S. chiedeva ai servizi sociali suddetti e al tribunale per i minorenni di Bologna di attivare la procedura prevista dalla Convenzione dell'Aja del 25 ottobre 1980 in tema di sottrazione internazionale di minori;
in data 10 settembre 2009, il signor P.S. compilava il modulo-formulario previsto alla pagina http://www.giustiziaminorile.it/invio/modulo.asp?num=2 con il quale richiedeva al Ministero della giustizia, Dipartimento di giustizia minorile, Autorità centrale convenzionale, l'invio della modulistica necessaria per l'attivazione della Convenzione dell'Aja del 25 ottobre 1980;
con nota coll. AC/CONV prot. n. 29698 del 7 ottobre 2009, l'Autorità centrale convenzionale, nella persona della dottoressa Valeria Procaccini, comunicava al signor P.S. la carenza di legittimazione in capo allo stesso per promuovere la Convenzione dell'Aja sopra richiamata, aggiungendo che avrebbero dovuto essere i servizi sociali affidatari a valutare la possibilità di promuovere la procedura che qui interessa;
conseguentemente il signor P.S. si rivolgeva ai servizi sociali, dai quali apprendeva che la richiesta della documentazione per attivare la Convenzione dell'Aja era stata inoltrata in data 24 settembre 2009, ma che nulla era ancora pervenuto dall'Autorità centrale;
tecnicamente, il rimpatrio dei minori, in base alla evocata Convenzione, è possibile solo se attivato prontamente e la procedura deve risolversi nel termine di un anno;
a distanza di circa tre mesi dalla sottrazione, nulla sembra ancora essere stato effettuato in tal senso, nonostante siano legittimati alla procedura organi dello Stato preposti proprio alla tutela della salute psicofisica dei minori -:
se sia dato conoscere le modalità con le quali la signora G.V. sia riuscita a espatriare i minori, nonostante questi fossero privi dei passaporti;
quali accertamenti siano stati effettuati nell'immediatezza della sottrazione e

successivamente, per interdire l'espatrio dei minori e/o per ricostruire le modalità con cui questo è avvenuto;
se dette modalità siano comuni ad altri casi di sottrazione internazionale di minori e se siano favorite dai consolati stranieri in Italia;
quali iniziative risultino adottate dai servizi sociali competenti, dal tribunale per i minorenni per l'Emilia Romagna e dall'Autorità centrale presso il Dipartimento di giustizia minorile del Ministero della giustizia, per attivare tutte le procedure volte a favorire il rimpatrio dei minori, in particolare se sia stata attivata la procedura prevista dalla Convenzione dell'Aja del 25 ottobre 1980 sulla sottrazione internazionale dei minori e in che stato il procedimento si trovi;
quale sia il valore percentuale dei minori italiani sottratti da genitori stranieri ed espatriati all'estero, e quale sia il valore percentuale dei rimpatri e la durata dei procedimenti;
se e quali iniziative siano state assunte per garantire il necessario raccordo tra gli organi preposti, procura, tribunale per i minorenni, servizi sociali, Autorità centrale presso il Ministero della giustizia, al fine di favorire l'espletamento di tutte le procedure previste dalla Convenzione dell'Aja nel minore tempo possibile.
(4-04583)

TIDEI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
è ormai intollerabile la condizione di vita delle persone detenute costrette a subire gli effetti di un sovraffollamento mai visto nella storia del Paese; a fronte di una capienza massima di 43.000 posti, al 1o settembre 2009 i nostri penitenziari ospitavano 64.000 detenuti con un trend in costante crescita: solo nell'ultimo anno di Governo Berlusconi, la popolazione carceraria è aumentata di 6.000 unità; se la tendenza dovesse continuare, a fine anno avremo 70 mila detenuti e 100.000 nel 2012;
già nell'estate 2009 una sorta di «aprite le gabbie» era giunto - sia per il sovraffollamento che per il caldo afoso - da una circolare del direttore del Dipartimento per l'Amministrazione penitenziaria Ionta che invitava i direttori delle carceri, «a fare dormire all'aperto nei cortili» a richiesta i detenuti;
la Corte europea dei diritti dell'uomo, con sentenza 16 luglio 2009, ha condannato per la prima volta l'Italia per violazione dell'articolo 3 della Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali (divieto di tortura e delle pene inumane e degradanti), proprio a causa delle disumane condizioni di detenzione sopraindicate;
vittima di questa situazione drammatica è lo stesso personale penitenziario; ormai esasperato e - come riportato da notizie di stampa - spesso fatto oggetto di aggressioni da parte dei reclusi;
lo stesso Ministro Alfano, il 27 gennaio 2009, affermava nella sua prima relazione sull'amministrazione della giustizia, che «la situazione carceraria dovuta all'imminente esaurimento dei livelli di capienza massima sostenibile che appare largamente prevedibile rispetto alla sopra evidenziata analisi statistica dei flussi, impone l'adozione di misure straordinarie»;
nelle carceri mancano agenti (-5.000), personale amministrativo, ma anche educatori e assistenti sociali, categorie indispensabili per assicurare la funzione rieducativa della pena prevista dall'articolo 27 della Costituzione; basti pensare che c'è un educatore ogni 157 detenuti ed un assistente sociale ogni 70 detenuti;
la campagna politico-mediatica sulla certezza della pena, confortata, ad avviso dell'interrogante, da una serie di normative ad uso e consumo soprattutto elettorale (dalla legge cosiddetta «ex Cirielli», alla «Fini-Giovanardi» e alla «Bossi-Fini») sta letteralmente affossando il sistema delle misure alternative alla detenzione ovvero l'unica possibile, ragionevole

risposta all'odierno sovraffollamento, compatibile con le finalità rieducative della pena e con i valori espressi dalla Carta Costituzionale;
del famoso piano straordinario carceri, varato trionfalmente dal Governo con l'ultimo decreto-legge milleproroghe e presentato dal capo del Dipartimento dell'Amministrazione penitenziaria il 27 febbraio 2009, non resta che l'effetto-annuncio: non risulta ad oggi avviata per carenza di fondi nemmeno la prima fase del progetto che, tra ristrutturazioni di sezioni inutilizzate, realizzazione di nuovi padiglioni e costruzione di 6 nuovi istituti, prevedeva quasi 5.000 posti entro fine 2010 con un costo stimato di 205 milioni di euro -:
quali siano le misure urgenti e straordinarie che il Ministro intende porre in essere per affrontare la drammatica situazione del sovraffollamento carcerario;
quale sia lo «stato dell'arte» dell'annunciato prospettato piano straordinario di edilizia penitenziaria;
quali siano le iniziative che intende assumere per affrontare le carenze di personale;
se non ritenga prioritaria, tra le misure da assumere, una seria politica di rivalutazione delle misure alternative al carcere.
(4-04586)

ZAMPARUTTI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
nel comune di Scanzano Jonico, nel 2005, nel corso delle elezioni del Consiglio regionale, si verificò un fatto unico in Italia: il sequestro delle urne nei seggi elettorali per brogli nelle votazioni;
dall'operazione ne conseguirono, dopo alcuni giorni, arresti per ipotesi di reato assai gravi;
dopo quasi cinque anni, da quel broglio elettorale, vero o presunto che sia, non si sa più nulla;
ci si avvicina alla prossima tornata elettorale nelle Regioni, prevista per il prossimo mese di marzo 2010 -:
quali siano gli esiti delle indagini riguardo ai fatti sopra ricordati.
(4-04612)

TESTO AGGIORNATO AL 7 LUGLIO 2010

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INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazione a risposta orale:

ANNA TERESA FORMISANO. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
sono sempre più numerose le notizie di disservizi che si registrano sulle linee di trasporto ferroviario regionale nella regione Lazio, in particolar modo nella tratta che collega la capitale con la provincia di Frosinone e con il comune di Cassino in particolare;
nello specifico negli ultimi giorni è stato segnalato e denunciato un incremento dei ritardi negli arrivi, sovraffollamenti dovuti alla soppressione improvvisa dei convogli, sporcizia e disservizi legati soprattutto al funzionamento degli impianti igienici delle carrozze;
i disagi si aggravano, inoltre, per la mancanza di coordinamento con il trasporto locale gommato che genera ulteriori ritardi a cui si devono sommare le problematiche relative ai continui scioperi che vengono operati dal personale autoferrotranviero;
il tutto si collega ad una situazione del trasporto ferrato regionale generale già fortemente penalizzante per i passeggeri, in particolare lavoratori e studenti pendolari, che ogni giorno raggiungono la capitale, che devono subire una situazione ad

avviso dell'interrogante a dir poco vergognosa e non all'altezza di un Paese come l'Italia;
sono numerose le richieste da parte delle associazioni dei cittadini e dei lavoratori pendolari che chiedono un intervento chiaro e risolutivo per risolvere una situazione divenuta ormai davvero insostenibile -:
quali urgenti iniziative intendano adottare per far fronte alla problematica sopraesposta e ridare il giusto decoro e l'efficienza al servizio di trasporto ferroviario locale nella regione Lazio.
(3-00715)

Interrogazioni a risposta scritta:

MONTAGNOLI, REGUZZONI e STUCCHI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
da notizie di stampa si apprende come sulla linea ferroviaria Venezia-Bassano vi siano ritardi cronici nelle ore di punta, interminabili attese nelle gelide sale delle stazioni d'inverno, treni sporchi e maleodoranti, climatizzazione senza controllo, treni eccessivamente affollati e assenza di personale cui chiedere assistenza;
la linea in questione è tristemente nota per la lentezza dei tempi di percorrenza dei treni che vi transitano;
dopo aver ricevuto richieste di aiuto da molti pendolari, il Movimento consumatori ha deciso di avviare alcune azioni pilota nei confronti di Trenitalia per chiedere il risarcimento dei danni subiti, per diversi disagi, dai passeggeri;
i pendolari di questa linea, così come quelli di molte altre linee ferroviarie regionali sono costretti a viaggiare in condizioni insostenibili;
molti utenti inviano alle associazioni ogni settimana segnalazioni, lamentandosi dei disagi, spesso anche gravi, che sono costretti a subire sui treni -:
se il Ministro interrogato sia al corrente della situazione e se intenda assumere iniziative per un serio miglioramento del trasporto pubblico ferroviario che non è più rinviabile, introducendo forme di indennizzo diretto ai passeggeri nel caso in cui si verifichino disservizi sui treni regionali, nonché una procedura di conciliazione anche per queste situazioni.
(4-04590)

MONTAGNOLI e REGUZZONI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
il nord est sta rispondendo alla crisi globale in atto continuando a produrre grazie agli standard di qualità ed efficienza costruiti negli anni;
anche le industrie siderurgiche e meccaniche hanno continuato a produrre cercando di mantenere le proprie quote di mercato;
a ridimensionare tutte queste positive caratteristiche interviene un intoppo burocratico derivante dalle indagini riguardanti i trasporti fuori misura;
gli operatori del settore da tempo chiedono nuove procedure, più veloci che stiano al passo con i tempi; attualmente l'attesa per i permessi di trasporti fuori misura può tranquillamente superare il mese -:
se il Ministro interrogato sia al corrente della situazione e se intenda assumere iniziative volte a definire nuove procedure più veloci, attuando anche un sistema di informatizzazione, al fine di rendere più competitive le nostre imprese che già devono confrontarsi con la crisi in atto e non necessitano di intoppi che le renderebbero più deboli nei confronti della concorrenza.
(4-04591)

MONTAGNOLI e STUCCHI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
dalle notizie di stampa pare che fossero corrisposti compensi d'oro ai top manager della vecchia Alitalia mentre i

conti andavano a rotoli. Arrivano nuovi particolari nel capitolo degli stipendi d'oro nel crack dell'ex Alitalia pubblica;
è infarcita di dettagli infatti su compensi e bonus elargiti agli ex amministratori, tra cui Cimoli e Francesco Mengozzi, la citazione al tribunale di Roma degli avvocati dei piccoli risparmiatori rimasti impigliati nel tracollo di titoli azionari e bond dell'ex compagnia aerea pubblica;
risultano essere milionari i bonus, fino a sei volte superiori a quelli pagati ai loro amministratori dalle compagnie aeree con i bilanci in utile;
quasi 6 milioni di euro percepiti dall'ex amministratore delegato Giancarlo Cimoli tra il 2004 e l'inizio del 2007: stipendio sei volte superiore a quello dell'amministratore delegato di Air France, Jean Cyril Spinetta, e il triplo rispetto a quello di British Airways;
falso in bilancio, irregolarità e mala gestio sono i rilievi mossi nei confronti degli ex amministratori dagli avvocati di Consumatori associati che rappresenta i piccoli azionisti nella causa civile -:
se il Ministro interrogato non intenda assumere iniziativa al fine di dare un segnale forte di sostegno ai piccoli risparmiatori che hanno perso le loro risorse investendo in Alitalia.
(4-04593)

TESTO AGGIORNATO AL 16 MARZO 2011

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INTERNO

Interrogazione a risposta in Commissione:

GIULIO MARINI e CARLUCCI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
all'inizio dell'anno 2009 era stata data rassicurazione dal Ministro interrogato sull'esclusione di un'eventuale destinazione d'uso dell'ex polveriera di Tarquinia a campo rom;
il 14 ottobre 2009 risulta essere stato effettuato un sopralluogo all'interno della struttura militare da parte di funzionari del Ministero dell'interno;
da notizie apprese dall'ufficio del commissario straordinario per l'emergenza rom Giuseppe Pecoraro non risulta essere stato dato alcun mandato per un'ispezione alla struttura;
il prefetto di Roma ha inoltre ribadito che per la provincia di Viterbo non è stata presa nessuna decisione sulla delocalizzazione dei campi nomadi della capitale -:
se le posizioni espresse all'inizio del 2009 dal Ministro interrogato e le garanzie fornite alla comunità locale di un imminente arrivo dei rom nella provincia viterbese ritenga siano ancora attuali ovvero siano intervenuti dei cambiamenti.
(5-01964)

Interrogazioni a risposta scritta:

CARLUCCI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
Roberto Sgalla, direttore della Polizia stradale, nel corso di un'audizione in Senato ha dichiarato: «Troppi incidenti, l'etilometro non basta. Serve il narcotest»;
il direttore della Polizia, nel corso dell'audizione, ha altresì dichiarato: «Così come l'etilometro misura l'alcol nel sangue, alla stessa stregua servirebbe uno strumento per misurare la presenza degli stupefacenti nel sangue»;
lo strumento, che in Italia è ancora alla ricerca di un nome ma che all'estero già esiste ed è comunemente adoperato, consentirebbe di fare i rilievi direttamente sulla strada, proprio come le pattuglie della Polizia stradale fanno oggi con l'etilometro;
in Italia attualmente se una pattuglia ferma una vettura e sospetta che il conducente sia sotto l'azione degli stupefacenti, lo accompagna al più vicino ospedale

e aspetta pazientemente che il medico di turno lo sottoponga ad analisi. Per fare tutto ciò, una pattuglia impiega un'infinità di tempo sottraendo risorse ed energie agli altri controlli -:
se non sia necessario dotare le forze dell'ordine, in servizio sulle strade italiane, di un dispositivo che accerti con immediatezza la presenza eventuale di tracce di droga nel sangue del guidatore fermato.
(4-04584)

MIGLIORI e CARLUCCI. - Al Ministro dell'interno, al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
l'Arma dei carabinieri svolge soprattutto nelle zone periferiche e montane, un ruolo essenziale a tutela della sicurezza pubblica;
nell'area del Mugello, in Provincia di Firenze, risulta particolarmente preoccupante la concreta possibilità della chiusura della stazione dei carabinieri situata nel comune di Vicchio, causa lo sfratto ormai esecutivo ai danni dell'immobile oggi usato come sede dell'Arma;
tale evento determinerebbe una situazione di carenza di contrasto nei confronti di fenomeni di criminalità che destano allarme nei cittadini -:
quali iniziative urgenti si intendano assumere, anche in collaborazione eventuale con l'amministrazione comunale di Vicchio se disponibile, per assicurare a tale comune l'essenziale permanenza dell'Arma dei carabinieri su tale territorio.
(4-04585)

JANNONE e CARLUCCI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il 22 luglio 2009, ad Acireale un bambino di sei anni è stato sbranato da 6 cani, il cui proprietario era il fratello, che li custodiva in un recinto vicino casa. Secondo gli inquirenti, le indagini, che stanno procedendo alacremente, potrebbero arrivare alla scoperta di un giro dedito al traffico di cani da combattimento, dato che, stando alle prime analisi, non sarebbe stata la femmina di dogo argentino ad attaccare il piccolo, ma una cane di taglia più grossa, non presente tra quelli trovati dagli investigatori all'interno del fondo dove è avvenuta la tragedia;
all'interno dell'angusto luogo in cui erano custoditi gli animali, sono stati trovati cinque cani, tre incatenati e due liberi. Uno di questi, un dobermann, era in possesso di regolare microchip, la cui lettura ha permesso ai veterinari dell'Asl che collaborano con i carabinieri di risalire al legittimo proprietario, che oltre un mese fa ne aveva denunciato la sparizione in un altro paese della provincia di Catania;
episodi analoghi sono occorsi sempre in Sicilia, ma nella provincia di Ragusa, nello scorso marzo. In quel periodo una turista tedesca venne aggredita da un branco di cani randagi, che sbranò, nello stesso giorno, un bambino di appena dieci anni. La giovane è stata circondata e azzannata su tutto il corpo, riportando la maggior parte delle lesioni sul viso, completamente dilaniato dai morsi. In pochi giorni il branco ferì altre due persone e aggredì anche due carabinieri;
a seguito delle indagini, sul litorale di Sampieri, nella provincia di Ragusa, vennero catturati sei cani killer, nei pressi di un'abitazione privata, il cui proprietario era il presunto custode degli animali colpevoli delle violenze sopracitate. La regione Sicilia, allarmata da quanto accaduto, mise in campo una task force composta da uomini della Guardia forestale e della Protezione civile, con l'ausilio di un elicottero. Il sottosegretario alla Salute, onorevole Francesca Martini, fece notare che era strettamente necessario «applicare pienamente le normative vigenti in materia di anagrafe canina, di principi di responsabilità civile e penale del proprietario»;
il randagismo è un gravoso problema che riguarda la salute e l'incolumità pubblica, per questo è necessario che sia investita una quantità maggiore di fondi, destinati al censimento, alla registrazione

tramite micro-chip e al ricovero degli animali che vagano per strada. È altresì doveroso che vengano realizzate delle campagne di informazione nei confronti della lotta al randagismo, nonché percorsi educativi e riabilitativi sia per i cani che per i loro padroni, molto spesso causa del comportamento aggressivo degli animali -:
se e quali iniziative i Ministri intendano adottare per realizzare adeguate campagne di informazione sul randagismo e per attivare corsi di recupero e di riabilitazione sia per i cani che per i cittadini, responsabili dell'aggressività dei loro animali.
(4-04600)

TESTO AGGIORNATO AL 16 MARZO 2011

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ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazioni a risposta scritta:

REGUZZONI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
in data 3 ottobre 2009 il SISMER (Società italiana di scienze motorie) a firma del Presidente professor Francesco Figura ha inviato una missiva il cui contenuto si riporta sinteticamente:
«Onorevole Ministro, con riferimento alla revisione dei SSD che potrebbe interessare anche i settori attivati in occasione della istituzione delle Facoltà e dei Corsi di Laurea in Scienze Motorie, su mandato dell'assemblea della Società Italiana di Scienze Motorie e Sportive, riunitasi oggi in occasione del I congresso nazionale, mi pregio segnalarle l'unanime preoccupazione per la possibile cancellazione dei settori M-EDF/01 e M-EDF/02;
le motivazioni addotte dall'assemblea sono le seguenti;
1. I settori scientifico disciplinari di cui si tratta sono stati istituiti con decreto legislativo 8 maggio 1998, n. 178, il cui articolo 3 dispone, al riguardo, che «In sede di prima applicazione i settori scientifico disciplinari caratterizzanti sono indicati nella tabella allegata». Questa tabella, tra i nuovi settori, prevede appunto il settore «Scienze delle attività motorie», divenuto in sede applicativa l'attuale M-EDF/01, ed il settore «Scienze delle discipline sportive», divenuto l'attuale M-EDF/02. Per quanto sopra esposto riteniamo che la soppressione dei settori M-EDF/01 e M-EDF/02 richieda un provvedimento di pari grado, in ossequio al principio di gerarchia delle fonti del diritto;
2. In applicazione del decreto legislativo summenzionato, i suddetti SSD sono stati introdotti nel 2000 nel sistema organizzativo delle Università con la chiara finalità di caratterizzare i curricula, formativi in Scienze Molorie. Essi sono stati successivamente inseriti anche nell'ambito della Medicina e delle Scienze della Formazione. In logica conseguenza un elevato numero di CFU assegnati a questo due settori è attualmente presente negli ordinamenti didattici dei corsi di laurea di base e magistrali delle Scienze Motorie. La loro abolizione sconvolgerebbe l'impostazione dei corsi che sono stati riprogrammati proprio per quest'anno accademico, secondo la nuova normativa Ministeriale. Si noti che questa, in ottemperanza ai dettami legislativi summenzionati, persiste nel caratterizzare l'insegnamento in scienze motorie attraverso i SSD in questione;
3. Il tempo trascorso dall'attivazione di questi settori non ha permesso, sia per la novità e la specificità culturale nel panorama accademico sia per l'attenzione nell'individuazione dei docenti di prima fascia, di raggiungere un numero di ordinari superiore al numero critico individuato come criterio dal CUN per garantire la sopravvivenza dei SSD, anche se va segnalata la presenza di un cospicuo numero di docenti nei ruoli di seconda fascia e di ricercatore. Questo aspetto è stato previsto anche dal Ministero, in quanto, in virtù della novità rappresentata dagli aspetti specifici della formazione in scienze motorie, nonché della loro recente istituzione con il Decreto Legislativo sopra

citato, le Facoltà (o i Corsi di Laurea) di Scienze Motorie hanno beneficiato di una deroga con riguardo all'applicazione della regolamentazione ministeriale in materia di requisiti minimi dei corsi di laurea;
4. Nel medesimo tempo, tuttavia, i docenti che hanno afferito ai settori M-EDF/01 e M-EDF/02 hanno sviluppato competenze scientifiche del tutto nuove nel panorama italiano e ambiti di ricerca originali e coerenti con lo scenario internazionale, non trasferibili automaticamente in altri settori;
la SISMES esprime pertanto una viva preoccupazione per il rischio concreto di scomparsa dell'identità di questi SSD con la conseguente perdita di una specificità scientifica-culturale apprezzata in ambito accademico e lavorativo. Peraltro, anche tenendo presente la condivisibile necessità di riduzione complessiva in ambito nazionale, alla luce dell'esperienza di questi 10 anni e del quadro di riferimento internazionale, sembrerebbe del tutto possibile un accorpamento dei due SSD con conseguente modificazione ed integrazione della denominazione e della declaratoria;
la SISMES, sulla base delle motivazioni sopra indicate, chiede all'Onorevole Ministro il mantenimento, o l'eventuale accorpamento tra loro dei settori M-EDF/01 e M-EDF/02, inserendoli nell'Area più rappresentativa dell'effettiva attività scientifica e storia accademica dei docenti (...)» -:
se il Ministro condivida le preoccupazioni espresse dal SISMER e le ragioni addotte;
se e quali iniziative il Ministro intenda assumere ai fini di tutelare le aspettative di studenti, docenti e operatori nell'area delle scienze motorie, nonché per garantire alle scienze motorie il giusto spazio e riconoscimento.
(4-04588)

JANNONE e CARLUCCI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
l'Ebri, l'Istituto di ricerca sul cervello, fondato dal premio nobel per la medicina, Rita Levi Montalcini, nato a Roma nell'aprile del 2005, versa in precarie condizioni economiche, che rischiano di essere la causa della sua chiusura, con grande rammarico della centenaria fondatrice, che afferma: «Lo sfratto mette in forse tutto ciò che ho fatto, i risultati scientifici ottenuti e l'impegno del capitale umano eccezionale che lavora in Istituto»;
l'agonia dell'Ebri era cominciata il 2 ottobre 2008 con una lettera della fondazione Santa Lucia, che ospita nei suoi immobili l'Istituto della Montalcini con un contratto d'uso a titolo gratuito: «Per la nostra fondazione senza scopi di lucro è indispensabile ricercare una sostanziale parità tra entrate e uscite. Ma questo equilibrio è compromesso dal corrente sistema di ripartizione delle spese di gestione da noi anticipate e restituite dall'Ebri nella misura del 24 per cento, con notevoli ritardi, più volte segnalati». Nel giugno 2009 ai giovani ricercatori dell'Ebri non erano stati corrisposti gli stipendi. Nel mese successivo era Stato sospeso l'uso dei telefoni. I finanziamenti pubblici non sono bastati a coprire i costi delle ricerche né quelli di gestione;
l'ingiunzione di sfratto è stata comunicata il 22 luglio 2009 con la richiesta del rilascio dei locali entro il 30 settembre. Il ricorso è già partito, ma il premio Nobel teme che si interrompa «l'ultimo capitolo della mia vita che si sta rivelando il più importante dal punto di vista scientifico, con i formidabili risultati attraverso l'impiego del Nerve growth factor (il fattore di crescita delle cellule nervose da lei scoperto)»;
l'Ebri iniziò il proprio lavoro di ricerca sul funzionamento e sulle malattie del cervello insieme al Consiglio nazionale delle ricerche ed al Santa Lucia, contando in totale, 255 tra medici, biologi, biochimici, neurobiologi, fisici, matematici, immunologi, genetisti, informatici, cognitivisti, e 44 laboratori, su una superficie di 25 mila metri quadrati. Il Centro doveva

essere per la prima volta in Italia un'iniziativa «all'americana»: fondi privati destinati ad una ricerca privata finalizzata al raggiungimento di successi fruibili da tutti. In questa equazione, apparentemente perfetta, è mancato però l'elemento portante: i soldi dell'industria, troppo scarsi per mandare avanti una macchina così costosa;
Nicola Cabibbo, il presidente della pontificia accademia delle scienze afferma: «Pochi imprenditori italiani credono nella ricerca. E se un istituto, come quello di Rita Levi Montalcini, nasce con l'idea di sfruttare i fondi privati, purtroppo rischia di dover fare i conti con questa triste realtà italiana», ed aggiunge «Nel nostro paese abbiamo davvero pochi esempi di industrie e di privati che mettono in gioco le proprie risorse a favore del progresso. Poi, con la crisi, questa consuetudine italiana è ancora di più peggiorata» -:
se il Ministro intenda valutare attentamente la situazione economica dell'Ebri, fornendo gli aiuti adeguati per risollevare la situazione economico-finanziaria dell'istituto, concedendo anche una nuova sede, al fine di evitare la dipartita dei numerosi ricercatori verso strutture estere;
quali iniziative il Ministro intenda adottare per incentivare le aziende italiane a partecipare ad importanti progetti di ricerca, sia nazionali che internazionali, come quelli istituiti dall'Ebri.
(4-04606)

TESTO AGGIORNATO AL 16 MARZO 2011

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LAVORO, SALUTE E POLITICHE SOCIALI

Interrogazioni a risposta scritta:

TAGLIALATELA. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
la legge n. 223 del 1991 recante «Norme in materia di cassa integrazione, mobilità, trattamenti di disoccupazione, attuazione di direttive della Comunità europea, avviamento al lavoro ed altre disposizioni in materia di mercato del lavoro», ha riformato la disciplina della gestione straordinaria della cassa integrazione guadagni, prevedendo, tra l'altro, una rigorosa limitazione nel tempo dei suoi interventi, nonché la loro esclusione nei casi in cui non sussistano serie prospettive di superamento della crisi;
è necessario verificare le eventuali applicazioni di questa normativa per quanto riguarda i licenziamenti collettivi. Infatti, la legge n. 223 del 1991, prevede che in presenza di una crisi aziendale o della volontà dell'imprenditore di ridurre o trasformare la sa azienda occorre piuttosto valutare se la situazione finanziaria, amministrativa e produttiva dell'impresa e la stessa situazione del mercato, da un lato, e la riduzione o la trasformazione di attività, dall'altro lato, siano tali da rendere necessario il licenziamento collettivo. Occorre, inoltre, valutare la congruità, rispetto a quelle situazioni, del numero dei lavoratori che devono essere licenziati ed individuare quali siano i criteri più adeguati rispetto alla necessaria ristrutturazione, in base ai quali saranno individuati i lavoratori da licenziare;
all'interrogante risultano prese di posizioni del sindacato non sempre coerenti con la ratio della normativa in questione. La legge, infatti, richiama il sindacato non solo a controllare se sussistano i presupposti per una riduzione del personale, ma anche a gestire la crisi aziendale. Infatti, il sindacato dovrebbe intervenire sulla possibilità di evitare la riduzione del personale, proponendo un'utilizzazione diversa del personale eccedente, anche a costo di determinare dequalificazioni o adottando forme flessibili di lavoro;
è opportuno, quindi, che il Ministero valuti con attenzione tali aspetti, anche attraverso la creazione di una eventuale commissione tecnica che accerti la regolarità dell'applicazione della citata normativa soprattutto con riferimento alla tutela

dei lavoratori anche per evitare eventuali ingiustizie o applicazioni della legge difformi dalla sua ratio -:
quali iniziative intenda adottare per verificare la corretta applicazione della legge n. 223 del 1991 ovvero quali siano i risultati raggiunti e le eventuali disfunzioni registrate;
se non ritenga necessario creare una commissione ministeriale che valuti i risultati raggiunti con l'applicazione della legge n. 223 del 1991 e se in sede di applicazioni della stessa siano derivati eventuali abusi.
(4-04594)

GIULIETTI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
LA7 è un canale televisivo italiano privato. Attualmente è proprietà di Telecom Italia Media SpA, società che si occupa di media posseduta dalla compagnia telefonica Telecom Italia;
malgrado le difficoltà di consolidare la posizione di «terzo polo», a causa della natura duopolistica del sistema televisivo italiano, la7 ha garantito un profilo di indipendenza;
sulla presunta eccedenza di personale giornalistico, pari a un quarto dell'organico, l'azienda ha tentato di licenziare venticinque giornalisti; procedura che ad avviso dell'interrogante non è stata condotta in maniera del tutto coerente, ha portato, grazie allo sforzo del sindacato, a un contratto di solidarietà firmato il 20 febbraio 2009 che prevede un numero di esuberi pari a quindici giornalisti, con una riduzione del 16 per cento di tempo di lavoro e retribuzione;
il regime di solidarietà è entrato in vigore il 1o marzo 2009 e Telecom Italia Media SpA ha così ottenuto il relativo finanziamento pubblico previsto dalla legge;
Telecom Italia Media SpA ha continuato ad assumere, con variegate tipologie contrattuali, decine di giornalisti per affidare loro diversi prodotti di informazione della rete e della stessa testata, in particolare Omnibus, Omnibus Estate, Otto e Mezzo, L'Infedele, Exit, Senza Titoli, Niente di personale, Effetto Domino;
l'azienda ha necessità di assumere nuovi giornalisti;
risulta, inoltre, da notizie di stampa, che il noto finanziere Tarek Ben Ammar stia cercando di rilevare la medesima LA7 -:
per quali ragioni Telecom Italia SpA debba usufruire di contributi statali per un contratto di solidarietà, denunciando personale in eccedenza occultando, così, deliberatamente una realtà opposta e quali iniziative il ministro interrogato intenda assumere al fine di accertare, nell'ambito delle proprie competenze, la corretta applicazione dei contratti di solidarietà del caso ricordato in premessa.
(4-04595)

JANNONE e CARLUCCI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
i ricercatori della Newcastle University hanno annunciato di aver prodotto, per la prima volta nella storia, spermatozoi in laboratorio, partendo da embrioni donati da persone che si sono sottoposte alla fecondazione assistita. Lo sperma è stato creato dalle cellule staminali maschili. Il processo prevede la coltura delle cellule in una speciale soluzione chimica che permette di identificare quelle germinali, utilizzate poi, per innescare il processo riproduttivo. Per arrivare alla creazione dello sperma ci vogliono dalle quattro alle sei settimane;
con questa nuova scoperta si potrà studiare come nascono e si evolvono gli spermatozoi. Inoltre, secondo le speranze degli studio britannici guidati da Karim Mayernia, sarà possibile spiegare quali sono le cause dell'infertilità e aiutare con nuove cure le coppie che hanno problemi di procreazione, introducendo gli spermatozoi

creati in vitro tra le cure anti-sterilità. La convinzione è che gli spermatozoi creati in laboratorio, pur non essendo perfetti, abbiano tutte le qualità fondamentali per il processo riproduttivo, anche se per ottenere i primi risultati efficaci sarà necessario continuare ad effettuare studi e ricerche, almeno per i prossimi dieci anni;
Guglielmo Ragusa, direttore dell'Unità di riproduzione assistita dell'ospedale San Paolo di Milano afferma che lo Human Fertilization and Embryology Act del 2008 vieta di usare sperma e ovuli artificiali contro l'infertilità. In teoria, però, gli spermatozoi Creati in laboratorio potrebbero servire per far avere figli a pazienti azospermici, quelli per i quali non è possibile recuperare gli spermatozoi neppure chirurgicamente. Lo stesso potrebbe valere per i giovani che hanno perso la capacità riproduttiva dopo essere stati malati di cancro e per i pazienti con problemi genetici o cromosomici a livello dello spermatozoo -:
se e secondo quali modalità, il Ministro, di concerto con l'istituto Superiore di Sanità, intenda emanare delle informative a chi soffre di problematiche connesse alla sterilità riguardanti la scoperta dei ricercatori della Newcastle University.
(4-04596)

JANNONE e CARLUCCI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
dal 1997 sono stati creati più di tre milioni di posti di lavoro, due terzi dei quali rappresentati da contratti di lavoro dipendente a tempo indeterminato, favoriti soprattutto dalle innumerevoli riforme del mercato del lavoro, che hanno avvicinato il tasso di occupazione alla media europea, crescendo di quasi 10 punti percentuali. In questo periodo si è diffuso, anche se in termini non ancora sufficienti, l'impiego del lavoro a tempo parziale e di quelle forme di lavoro a orario modulato che, consentendo una migliore conciliazione tra tempo di lavoro remunerato e lavoro di cura, offrono opportunità di inclusione sociale e persone altrimenti escluse dal mercato del lavoro;
tuttavia, il livello complessivo di valorizzazione del capitale umano con particolare riferimento al mezzogiorno e all'occupazione femminile, rimane ancora insufficiente. I giovani entrano nel mercato del lavoro in età avanzata rispetto ai coetanei europei e con conoscenze poco spendibili, con la conseguenza di un ricoprire ruoli di bassa qualità e non in linea con le proprie aspettative. Le donne sono costrette a percorsi discontinui per le persistenti difficoltà di conciliazione del tempo di lavoro con le cure domestiche. Subiscono discriminazioni nella carriera, nell'accesso al lavoro e nella remunerazione. I lavoratori, e ancor più le lavoratrici, in età avanzata sono spesso indotti a un abbandono precoce del lavoro regolare anche in conseguenza della struttura rigida della retribuzione;
anche dopo le recenti innovazioni apportate dalle leggi Treu e Biagi è palese l'insofferenza verso un corpo normativo sovrabbondante e ostile che, pur senza dare vere sicurezze a chi lavora, intralcia inutilmente il dinamismo dei processi produttivi e l'innovazione nella organizzazione del lavoro. Se da un lato i lavoratori chiedono maggiori e più incisive tutele, d'altro canto le imprese reclamano a loro volta un quadro di regole semplici, sostanziali più che formali, accettate e rispettate in quanto capaci di contribuire a cementare rapporti fiduciari e collaborativi;
le storiche carenze del mercato del lavoro si combinano con una insufficiente disponibilità di servizi di accompagnamento al lavoro e con un sistema incompiuto di protezione del reddito dei disoccupati che necessita periodicamente di interventi straordinari. L'apertura a operatori privati polifunzionali, che operano in regime di autorizzazione o accreditamento e in cooperazione con i servizi pubblici del lavoro, ha ampliato la rete degli sportelli in grado di offrire formazione,

orientamento, accompagnamento nel mercato del lavoro regolare, ma gli standard imposti dalla comunità europea sono ancora lontani da raggiungere -:
quali iniziative il Ministro intenda intraprendere nel futuro per colmare il gap occupazionale italiano, favorendo politiche di inserimento nel mercato del lavoro della popolazione di fascia giovanile.
(4-04597)

JANNONE e CARLUCCI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
la Convenzione Onu sui diritti delle persone con disabilità, da poco ratificata dall'Italia, pone definitivamente termine alla logica che considera le persone con disabilità come categoria sociale. Per poter affermare e mettere in pratica i diritti dei cittadini disabili, è necessario valutare attentamente la relazione fra la salute del soggetto e l'ambiente in cui è inserito, avendo come obiettivo quello dell'inclusione nella società attiva;
nei territori più efficienti si è sviluppato un Sistema di servizi integrati, accessibili e longitudinali che si propongono di assicurare alle persone con disabilità i livelli essenziali di diagnosi, cura, riabilitazione e che cercano di rendere effettivi il diritto allo studio e al lavoro e, con essi, la partecipazione alla vita sociale. Tuttavia, la disomogeneità dei modelli organizzativi presenti nel territorio nazionale contrappone ancora una volta il Nord al Sud. Per questo è necessario effettuare una programmazione chiara e uniforme, che riaffermi l'esigenza di attivare la promozione della salute mentale nelle varie fasi del ciclo vitale, favorendo l'integrazione funzionale tra servizi a patologia limitrofa, i miglioramenti organizzativi tesi ad affrontare le patologie emergenti, i percorsi differenziati per tipo di patologia, la nuova cronicità e il bisogno di «lungoassistenza»;
le politiche di integrazione devono assicurare il raccordo e il coinvolgimento dei servizi sanitari e sociali nel sostegno alla persona e alla famiglia attivando, nei diversi momenti e nelle diverse situazioni, forme di affiancamento ai compiti di assistenza e servizi di sollievo. La dotazione di servizi adeguati (educazione, apprendimento continuo, mobilità, promozione di progetti di vita indipendente, mantenimento di autonomie personali) potrà progressivamente realizzarsi attraverso il rafforzamento dei poteri delle regioni e degli enti locali. Un ausilio fondamentale sarà costituito dall'impiego diffuso delle nuove tecnologie che consentono di compensare ampiamente la condizione di svantaggio, soprattutto quando essa ha caratteristiche di tipo fisico;
il fascicolo elettronico personale e l'integrazione dei servizi per il lavoro, indifferentemente pubblici e privati, sono stati ipotizzati come strumenti fondamentali per sostenere le persone disabili. Inoltre, l'inclusione nel mercato del lavoro deve costituire obiettivo sostanziale, prima che vincolo formale, perseguito anche con percorsi sperimentali e pragmatici, utili a superare diffidenza ed oggettive difficoltà nella vita dell'impresa -:
quali interventi il Ministro intenda intraprendere per compiere una repentina e adeguata integrazione sociale dei cittadini disabili, in tutto il territorio nazionale, senza alcuna distinzione fra Nord e Sud.
(4-04599)

FARINA COSCIONI, MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
come ha riferito l'agenzia «ANSA» il 10 ottobre 2009, il direttore del dipartimento di psichiatria della ex Asl Salerno 3 dottor Michele di Genio è stato sospeso dall'incarico;
la decisione è stata adottata da una Commissione d'indagine dell'ASL di Salerno, nominata in seguito alla morte del signor Francesco Mastrogiovanni, maestro di scuola elementare, deceduto il 4 agosto

2009 nel reparto di psichiatria dell'ospedale di Vallo della Lucania, in provincia di Salerno;
secondo notizie di stampa, il signor Mastrogiovanni potrebbe esser deceduto dopo essere rimasto immobilizzato a letto, legato mani e piedi, per quattro giorni;
tra le motivazioni della sospensione da parte della commissione, secondo quanto affermato dal dottor Di Genio, «vi sarebbe la non vigilanza sull'operato dei medici del reparto e l'assenza di linee guida precise all'interno del dipartimento. Voglio far presente che le linee guida sono state da me inviate al dottor De Leo, presidente della commissione d'indagine, e direttore del dipartimento di salute mentale della ex asl Salerno 2, dunque mio pari grado. A quanto mi risulta nella relazione della commissione non vi è traccia di esse, nonostante siano state regolarmente formalizzate nel 2006 con apposita delibera»;
il dottor Di Genio sostiene di non essere mai stato presente in reparto nei giorni in cui si sono verificati i fatti, ma che, «a parte ciò, in questi mesi non ho avuto la possibilità di chiarire le mie controdeduzioni, poiché non sono mai stato convocato dalla commissione -:
se quanto sopra riportato corrisponda al vero e se si disponga di elementi concernenti le cause che hanno portato alla morte del signor Mastrogiovanni;
per quale ragione il signor Mastrogiovanni sia stato ricoverato nel reparto di psichiatria dell'ospedale di Vallo della Lucania, se effettivamente è stato tenuto immobilizzato a letto, legato mani e piedi per quattro giorni, chi abbia deciso questo trattamento e per quali ragioni.
(4-04601)

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POLITICHE AGRICOLE, ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazione a risposta scritta:

BORGHESI. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
gli abitanti di Esperia lamentano il comportamento minaccioso che il presidente del consorzio di bonifica Valle del Liri di Cassino ha indirizzato ai consorziati che non s'erano affrettati a versare il contributo consortile prima della scadenza della bolletta;
si tratta di proprietari terrieri che non producono alcun reddito agricolo in un territorio dove non esistono latifondi ma solo costosissimi fazzoletti di terreno acquistati quando valevano qualcosa e rimasti agli eredi come beni di enorme valore affettivo ma di nessun valore reale: semplici e pesanti zavorre che il consorzio di bonifica grava di insostenibili balzelli minacciando ritorsioni;
ad Esperia, ai contribuenti morosi sono giunte lettere che all'interrogante appaiono dure nei toni e non pienamente conformi alla normativa vigente da parte del consorzio di bonifica «Valle del Liri». Le lettere sono del seguente tenore: «In difetto, provvederemo ad avviare le procedure esecutive (fermo amministrativo dell'automezzo, ipoteca o altre procedure previste dalla legge) nei suoi confronti»;
è evidente che gli abitanti di Esperia sarebbero ben contenti della soppressione del servizio istituzionale del consorzio anche perché questo non esiste. Infatti, il consorzio ha caricato indebitamente per decenni servizi impropri sulla bolletta del consorziato (manutenzione cunette comunali, sistemazione di siepi comunali, realizzazione di ponti ed altre opere che non gli competevano). Ha esteso per centinaia di ettari un servizio irriguo fuori comprensorio di bonifica con oneri minori rispetto al consorziato e con grave danno

economico per lo stesso. Per legge, la bolletta dovrebbe riportare il dettaglio dei vari costi che la compongono, ciò per dare la possibilità al consorziato coatto di contestarne ogni voce, la legittimità e l'esattezza dei dati -:
se non ritenga necessario promuovere l'abrogazione dell'articolo 21 del regio decreto n. 215 del 1933, che qualifica come immediatamente esigibili i contributi consortili, anche considerato che le funzioni originarie dei consorzi di bonifica sono da tempo di competenza provinciale.
(4-04613)

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PUBBLICA AMMINISTRAZIONE E INNOVAZIONE

Interrogazioni a risposta scritta:

CONTENTO. - Al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione. - Per sapere - premesso che:
con atto di protocollo numero 5258/33/01-152 del 13 maggio 2009, il Ministro per la Pubblica Amministrazione e l'innovazione, onorevole Renato Brunetta, ha fornito delle delucidazioni in merito all'interrogazione a risposta scritta numero 4/01838 del 10 dicembre 2008;
il documento ispettivo concerneva la monetizzazione delle ferie non fruite per ragioni di servizio da parte dei dipendenti pubblici al momento della quiescenza;
i chiarimenti offerti dall'onorevole Brunetta confermano che, ai sensi della normativa vigente e del Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro del comparto delle Regioni e delle Autonomie Locali, alla cessazione del rapporto il periodo di ferie non goduto dal dipendente và sì liquidato ma solamente rispetto all'ultimo anno di servizio e non già dell'intero corso lavorativo;
non risulta, però, che la risposta di cui sopra abbia preso posizione su cosa intenda fare il Ministero interrogato per evitare che gli Enti Locali versino indennità non dovute in sede di contenzioso di lavoro piuttosto che a titolo conciliativo;
la risposta di cui sopra non ha neppure specificato quanti e quali vertenze, giudiziali o stragiudiziali, risultino a tutt'oggi in corso tra gli Enti Locali e il rispettivo personale in fase di pensionamento -:
se sia a conoscenza che effettivamente siano in corso delle vertenze, anche a carattere giudiziario, tra alcuni Comuni e Comunità Montane e propri ex dipendenti i quali, all'atto di entrare in quiescenza, sosterrebbero di aver diritto alla monetizzazione non solo delle ferie non godute per ragioni di servizio nel corso dell'ultimo anno di attività bensì anche degli anni pregressi;
in caso di risposta affermativa al precedente quesito, se, alla luce dell'attuale CCNL del comparto, le ferie non fruite possano essere cumulate al fine di una loro futura liquidazione complessiva o se, piuttosto, le stesse non debbano essere attribuite al dipendete nel corso del successivo anno solare;
sempre in caso di risposta affermativa al primo quesito, se non intenda intervenire nella vicenda segnalata in narrativa e con l'atto ispettivo numero 4/01838 del 10 dicembre 2008 per gli opportuni chiarimenti interpretativi del caso, mediante la pubblicazione di apposita circolare agli Enti Locali o altro provvedimento ritenuto adatto all'esigenza informativa dei diretti interessati.
(4-04608)

CONTENTO. - Al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione. - Per sapere - premesso che:
ai sensi del secondo comma dell'articolo 109 del decreto legislativo n. 267 del

2000, nei Comuni privi di personale con qualifica dirigenziale e a bassa incidenza demografica, «le funzioni di dirigenza possono essere attribuite ai responsabili degli uffici o dei servizi, indipendentemente dalla loro qualifica funzionale e anche in deroga ad ogni diversa disposizione»;
tale nomina avviene con provvedimento motivato del Sindaco;
la disposizione di cui sopra viene ripresa anche dall'articolo 34 del contratto collettivo di lavoro attualmente in vigore nei confronti della categoria dei dipendenti non dirigenti;
in svariati Comuni italiani tale norma di cui sopra avrebbe portato, nel tempo, ad una lunga serie di nomine dirigenziali straordinarie, con situazioni difficilmente comprensibili, quali l'attribuzione della contemporanea qualifica di dirigente e di responsabile del servizio alla medesima persona fisica;
in altri termini, vi sarebbero dei Comuni nei quali l'unico dipendente di un dato ufficio sarebbe anche dirigente e responsabile di se stesso, con ovvi aggravi di spesa a carico dell'ente locale e senza che a monte della nomina sussista un'evidente necessità di servizio -:
se la situazione sopra denunciata risulti al Ministero interrogato e, in caso di risposta affermativa, in quali proporzioni e con quale incidenza sugli emolumenti complessivamente versati a questa particolare categoria di personale della Pubblica Amministrazione;
sempre in caso di risposta affermativa al precedente quesito, se e quali iniziative intenda adottare per limitare la facoltà di nomina ai soli casi che concretamente giustifichino un simile provvedimento.
(4-04609)

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SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazione a risposta scritta:

REGUZZONI. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
con precedente interrogazione a risposta scritta (4-01602) l'interrogante segnalava il perpetuarsi di disservizi nello svolgimento del servizio postale in molte località delle province di Como, Varese e Milano;
la segnalazione - seguita da colloquio informale con l'interrogante - trovava preparato il Ministro interrogato, attivo da mesi nella risoluzione dei numerosi problemi connessi alla gestione di Poste Italiane S.p.A., il quale infatti con risposta a detta precedente interrogazione comunicava - tra l'altro - che: «(...) Poste Italiane provvede all'affidamento dei servizi di recapito a terzi, attraverso una procedura ad evidenza pubblica con chiamata da albo fornitori, ai sensi del decreto legislativo n. 163 del 2006. (...) Per quanto riguarda, in particolare, la procedura di gara indetta nel territorio di Milano, la concessionaria ha fatto presente che è risultata vincente la ditta individuale Carlo D'Angelo. In data 1o agosto 2008, detta società ha ceduto l'azienda alla società ACT cooperativa, il cui amministratore unico è lo stesso Carlo D'Angelo. Per quanto riguarda i disservizi, gravi e reiterati, causati dal comportamento della società ACT, Poste Italiane ha precisato che, in più occasioni, ha provveduto a sospendere l'affidamento del recapito della posta registrata, provvedendo con mezzi propri a recapitare oltre 40.000 pregressi non recapitati. La società aggiudicataria, infatti, aveva manifestato fin dall'inizio, difficoltà operative nello svolgimento del servizio affidato e, data l'incapacità della stessa di far fronte agli impegni sottoscritti, Poste italiane ha provveduto alla risoluzione del contratto di affidamento stipulato, con effetto dal 4 dicembre 2008,

al fine di evitare che la situazione dege nerasse ulteriormente. (...) Relativamente alle città di Como, Busto Arsizio e Gallarate, Poste italiane ha precisato che i contratti stipulati con la società ACT, aggiudicataria della gara, sono stati risolti con effetto dal 15 giugno 2009. I competenti uffici del ministero dello sviluppo economico continueranno, comunque, a vigilare affinché Poste italiane effettui i necessari controlli sulle agenzie di recapito, al fine di garantire il rispetto degli impegni contrattuali relativi alla qualità del servizio, nonché il rispetto della normativa vigente in materia di tutela dei lavoratori per lo sviluppo di una occupazione stabile e di qualità»;
a fronte delle azioni descritte, in alcune delle aree citate pare che effettivamente si sia realizzato un miglioramento significativo del servizio postale;
sussistono tuttora numerosi disservizi, in particolare ma non esclusivamente riferiti alla città di Gallarate (Varese), come si può chiaramente evincere anche da segnalazioni apparse su media locali a firma dei signori Francesco Fabris (rione Cajello, Gallarate) e Carlo Cella (rione Arnate, Gallarate) e liberamente consultabili sul web all'indirizzo http://www3.varesenews.it/gallarate_malpensa/articolo.php?id=153512;
in tale situazione può apparire contraddittorio apprendere che sono stati erogati premi a numerosi uffici postali, delle aree interessate nel corso del «Meeting di Poste Italiane» tenutosi il 29 settembre 2009 ad Assago (Milano), anche perché le motivazioni dei premi paiono collegate al ruolo commerciale e di promozione di prodotti finanziari di Poste Italiane S.p.A., ruolo importante per gli equilibri dei conti economici dell'azienda ma che dovrebbe essere subordinato al raggiungimento dei livelli qualitativi minimi nell'erogazione del servizio postale -:
quali altre iniziative il Ministro intenda intraprendere per assicurare l'erogazione del servizio postale nelle aree citate in premessa in cui tale servizio non viene da mesi assicurato con continuità;
quali altre iniziative il Ministro intenda intraprendere per migliorare l'erogazione del servizio postale nelle province in argomento.
(4-04592)

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Apposizione di una firma ad una mozione.

La mozione Quartiani e altri n. 1-00253, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 14 ottobre 2009, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Bossa.

Pubblicazione di un testo riformulato.

Si pubblica il testo riformulato della interrogazione a risposta scritta Jannone n. 4-04227, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 217 del 21 settembre 2009.

JANNONE. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
dopo appena un decennio di vita, il gioco del bingo sta conoscendo un lento ed inesorabile declino, con importanti conseguenze sia sul piano sociale che su quello economico. Le oltre dieci mila persone ancora impiegate nelle 227 sale rimaste aperte (rispetto alle quasi 800 ottimisticamente previste all'inizio e sopravvissute ad una rigida selezione) rischiano a breve la perdita del posto di lavoro. La crisi del bingo ha inoltre provocato un notevole danno erariale, dato che nel 2008 lo Stato ha incassato 18 milioni di euro in meno rispetto al 2007;
nell'ultimo anno e mezzo sono state chiuse circa 120 sale, il numero dei dipendenti ha registrato una riduzione di un terzo (passando da 15/16 mila a 10 mila) nei soli ultimi quattro mesi del 2009 gli incassi sono diminuiti di 100 milioni di euro (meno 14 per cento sul 2008) i

licenziamenti sono stati 1500 (ed altri 2000 sono previsti entro la fine del 2009). Di fronte a questa situazione i gestori delle sale hanno manifestato la volontà di rinuncia al rinnovo delle concessioni, a causa della mancanza di fondi necessari. Dopo aver investito 2 milioni di euro in media negli anni passati, avrebbero bisogno di altri 500 mila euro di fidejussione dalle banche per ottenere la concessione dai Monopoli;
gli obiettivi prefissati dal Governo D'Alema, sotto il quale era stato introdotto il bingo, prevedevano un numero di sale rivelatosi successivamente troppo elevato, calcolato sulla base della propensione degli italiani verso il lotto, benché le due tipologie di gioco risultino notevolmente diverse. Dopo la diminuzione di frequentatori, provocata dalla legge del 2005 che proibiva il fumo nei locali pubblici, si prese in considerazione l'ipotesi, mai attuata, di mettere in rete i vari concorsi nazionali in modo da consentire jackpot milionari per attirare un maggior numero di clienti. Nel 2006 in molte sale furono introdotte le slot machine e di recente anche i computer per il poker on-line, ma questo non è servito ad aumentare il numero dei giocatori;
con il decreto-legge «Bersani» in Italia le sale bingo e le agenzie di scommesse sono state definite come «negozio di gioco pubblico». Questa specifica, tuttavia, non è stata applicata, tanto è vero che le videolotterie (Vtl), considerate come macchine d'azzardo per eccellenza, potranno essere installate, oltre che nelle sale bingo, come previsto dalla bozza di decreto dell'Azienda autonoma dei Monopoli di Stato, anche in tutti i locali cosiddetti «dedicati». Basterà un locale di minimo 50 metri quadrati per poter installare delle Vtl, con un aumento esponenziale della concorrenza, anche illegale, nei confronti delle sale bingo;
con il decreto-legge «anticrisi» del 1o luglio 2009, n. 78, si è intervenuti cercando di risollevare le sorti delle sale bingo, sia portando il pay-out dal 58 per cento al 70 per cento, sia prevedendo la possibilità per i concessionari di acquistare le cartelle postergate, ma riguardo quest'ultima agevolazione i Monopoli non hanno ancora emanato i decreti attuativi che permettano di pagare le tasse a seguito dell'incasso -:
quali iniziative i Ministri intendano assumere, a fronte della crisi del settore, a salvaguardia dei livelli occupazionali.
(4-04227)

Ritiro di un documento del sindacato ispettivo.

Il seguente documento è stato ritirato dal presentatore: interrogazione a risposta scritta Cosenza n. 4-04372 del 30 settembre 2009.

Trasformazione di documenti del sindacato ispettivo.

I seguenti documenti sono stati così trasformati su richiesta dei presentatori:
interrogazione a risposta orale Castiello n. 3-00267 del 3 dicembre 2008 in interrogazione a risposta scritta n. 4-04582;
interrogazione a risposta in commissione Contento n. 5-01462 del 26 maggio 2009 in interrogazione a risposta scritta n. 4-04608;
interrogazione a risposta in commissione Contento n. 5-01582 del 1o luglio 2009 in interrogazione a risposta scritta n. 4-04609.

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ERRATA CORRIGE

Interrogazione a risposta orale Tassone n. 3-00399 pubblicata nell'Allegato B ai resoconti della seduta n. 136 del 19 febbraio 2009:
alla pagina n. 4469, prima colonna, alla riga quarta, dopo la parola: «aderente»

deve leggersi: «FICT (Federazione italiana comunità terapeutiche)» e non «CEIS (Centro Italiano Solidarietà)», come stampato;
alla pagina n. 4469, seconda colonna, quarantaduesima riga, dopo la parola: «aderenti», deve leggersi: «FICT (Federazione italiana comunità terapeutiche)» e non «CEIS», come stampato;
alla pagina 4470, seconda colonna, alla riga undicesima, deve leggersi: «FICT (Federazione italiana comunità terapeutiche)» e non «CEIS», come stampato.

Interrogazione a risposta in commissione Lorenzin n. 5-01048 pubblicata nell'Allegato B ai resoconti della seduta n. 139 del 24 febbraio 2009:
alla pagina n. 4557, seconda colonna, alla riga ventottesima, deve leggersi: «Angelo Fortunato Formiggini è stato» e non «Angelo Formaggini è stato», come stampato;
alla pagina n. 4558, prima colonna, alla riga undicesima, deve leggersi: «nel 1921 Formiggini creò l'IPCI,» e non «nel 1921 Formaggini creò l'IPCI,», come stampato;
alla pagina n. 4558, prima colonna, alla riga ventunesima deve leggersi: «poggiò l'ulteriore progetto di Formiggini» e non «poggiò l'ulteriore progetto di Formaggini», come stampato;
alla pagina n. 4558, prima colonna, alla riga trentaduesima, deve leggersi: «nel 1925 prima costrinse Formiggini e il» e non «nel 1925 prima costrinse Formaggini e il», come stampato.