XVI LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di martedì 13 ottobre 2009

TESTO AGGIORNATO AL 22 OTTOBRE 2009

ATTI DI INDIRIZZO

Mozione:

La Camera,
premesso che:
nelle scorsa settimane, con il ritrovamento del relitto di un mercantile carico di fusti sospetti al largo di Cetraro (Cosenza), è tornata di attualità la vicenda delle cosiddette «navi dei veleni» che sarebbero state affondate nel Mediterraneo e, soprattutto, al largo delle coste italiane;
da quanto emerso finora il relitto individuato sarebbe quello della Cunsky, una delle navi che, secondo le inchieste della magistratura e le testimonianze raccolte dalla Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite commesse al ciclo dei rifiuti, sarebbero state inabissate dai trafficanti internazionali di rifiuti tossici tra gli anni Ottanta e la metà degli anni Novanta;
negli atti del convegno «I crimini contro l'ambiente e la lotta alle ecomafie», tenutosi a Napoli il 26 febbraio 1999 e organizzato dalla Commissione parlamentare d'inchiesta sul ciclo dei rifiuti, si legge la seguente dichiarazione dell'allora procuratore di Reggio Calabria, dottor Antonio Catanese: «Gli elementi probatori acquisiti salvo le opportune verifiche, consentono di ipotizzare che il principale indagato abbia potuto affondare nel mare Jonio e nel Mediterraneo in genere, con l'avallo delle cosche reggine, circa trentadue navi, la più importante delle quali, per i riscontri probatori ottenuti, è certamente la nave Rigel naufragata al largo di Capo Spartivento»;
nel 2001 nella relazione finale della Commissione parlamentare d'inchiesta sul ciclo dei rifiuti e sulle attività illecite ad esso connesse della XIII legislatura si può leggere «emerge uno scenario davvero allarmante: il Mediterraneo, da est ad ovest, da nord a sud e viceversa, è attraversato da navi, spesso vere e proprie «carrette del mare», che trasportano di tutto, assoggettate a controlli casuali ed inconsistenti. L'affondamento, al largo dello coste italiane, di almeno 39 navi (le cosiddette «navi a perdere»), nonostante la carenza di riscontri giudiziari definitivi, non costituisce mera ipotesi. Si tratta di fatti attendibili suffragati da indagini giudiziarie ed accertamenti effettuati dai Lloyds di Londra che hanno dovuto corrispondere ingenti indennizzi assicurativi»;
sono numerose le navi che compaiono nelle inchieste svolte dalle procure interessate e in particolare: la motonave Nicos 1, partita nel luglio 1985 dal porto di La Spezia e mai arrivata nel porto di Lomé in Togo; la nave Mikigan, partita dal porto di Marina di Carrara e affondata nel mar Tirreno calabrese nell'ottobre 1986; la Rigel naufragata nel settembre 1987 al largo del Capo Spartivento nello Ionio reggino; la Four Star 1, Partita da Barcellona e diretta in Turchia, scomparsa nello Ionio nel dicembre del 1988; la motonave Anni affondata nell'alto Adriatico nel 1989; la Rosso, spiaggiata nel 1990 ad Amantea; la Alessandro 1, colata a picco nel 1991 al largo di Molfetta; la Marco Polo di cui si perdono le tracce nel Canale di Sicilia nel 1993;
quasi tutte le regioni costiere del nostro paese possono essere compromesse. In particolare dai documenti raccolti in questi anni e dalle varie inchieste della magistratura gli affondamenti sembrano riguardare particolarmente sette regioni: Emilia Romagna, Liguria, Toscana, Calabria, Basilicata, Puglia e Sicilia;
da almeno quindici anni le associazioni ambientaliste denunciano, attraverso la redazione di circostanziati dossier, l'esistenza di una vicenda dai contorni allarmanti, legata allo smaltimento illecito di rifiuti pericolosi, anche radioattivi, negli abissi marini attraverso l'affondamento dei vettori. Per chiedere che si faccia piena luce sulle cosiddette «navi a perdere», nel 2007 Legambiente ha promosso il «Comitato per la verità sulle navi

dei veleni», costituito da magistrati, giornalisti, esponenti politici, familiari di vittime, ambientalisti;
di questi traffici si sono occupati nel tempo molti uffici giudiziari (le procure di Reggio Calabria, di Paola, di Catanzaro, di Matera, di Potenza, di Padova, di La Spezia, di Bari e di Asti) che hanno individuato diversi filoni di indagini tutti riconducibili ad un network criminale dedito professionalmente allo smaltimento illegale di rifiuti tossici e radioattivi in mare, lungo le coste di paesi Africani (Somalia, Libia e altri) o nelle montagne dell'Aspromonte e della Basilicata. Tutte le indagini portano allo stesse persone e vedono il coinvolgimento di soggetti appartenenti al mondo imprenditoriale e delle professioni, armatori, esponenti di spicco di organizzazioni criminali di stampo mafioso, faccendieri e soggetti legati ai servizi segreti deviati e rappresentanti di Governi di diversi Paesi;
i procedimenti giudiziari avviati non hanno mai fatto piena chiarezza su una vicenda che in alcuni momenti ha avuto anche risvolti drammatici. Basti citare la misteriosa morte del capitano di corvetta Natale De Grazia, avvenuta il 13 dicembre del 1995, che lavorava nel pool investigativo della procura di Reggio Calabria impegnata a fare luce sulla vicenda della motonave Rosso. O ancora l'omicidio nel marzo del 1994 in Somalia dei giornalisti Rai Ilaria Alpi e Miran Hrovatin, che stavano tornando a Mogadiscio dall'area di Bosaso, vero e proprio epicentro di traffici illegali e mala-cooperazione;
secondo le denunce lanciate da Legambiente e dagli ambientalisti tedeschi della nave Thales sembra che l'affondamento in mare di rifiuti tossici sia una pratica condotta ancora oggi. La denuncia si riferisce, in particolare, ad un fatto accaduto al largo dell'Isola d'Elba nel mese di luglio 2009, quando la nave ambientalista Thales avrebbe avvistato circa 10 miglia al largo di Marciana Marina intorno alle 21 di sera, una portacontainer maltese la Toscana gettare dei rifiuti in mare. Gli ambientalisti hanno anche denunciato che, nel momento in cui l'equipaggio della Toscana si è visto scoperto, ha cambiato rotta o ha tentato di speronare la nave degli ambientalisti. Il fatto è stato anche documentato con delle fotografie;
tutta la vicenda non può essere classificata come una mera questione di inquinamento ambientale. Dalle dichiarazioni di un collaboratore di giustizia e dai riscontri delle inchieste avviate risulta evidente infatti che siamo di fronte a un vero e proprio intrigo internazionale di dimensioni inquietanti sul quale occorre fare luce prima possibile coinvolgendo gli altri Paesi e gli organismi sovranazionali competenti;

impegna il Governo:

a coordinare l'azione di tutte le amministrazioni statali competenti - specificamente dei ministeri dell'interno, della giustizia, degli affari esteri, della difesa, del lavoro, della salute e delle politiche sociali e dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare - tramite una task force che possa mettere in campo le risorse, i mezzi e le tecnologie necessarie per far luce su questa gravissima vicenda;
a tutelare la salute dei cittadini e dell'ecosistema marino attraverso un'attività di ricognizione sugli altri siti marini emersi in numerose inchieste della magistratura come luoghi di affondamento di navi con il loro carico di rifiuti tossici e radioattivi, a cominciare dal sito di affondamento della Rigel;
ad assicurare il massimo sostegno alla Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro e alla Procura di Paola impegnate nel difficile compito di fare chiarezza sulla vicenda della nave affondata al largo delle coste di Cetraro e del suo carico sospetto, nonché sulla presenza di materiale radioattivo nelle località di Serra d'Aiello e Aiello Calabro;
ad assicurare una rapida e totale messa in sicurezza e bonifica dell'area

interessata dall'interramento di rifiuti tossico-nocivi e radioattivi nella provincia di Cosenza;
ad assicurare le risorse necessarie per un immediato piano operativo di recupero del relitto della Cunsky e del suo carico, avvalendosi delle più moderne tecnologie esistenti, nonché a garantire analogo sostegno a tutte le altre procure ancora oggi impegnate - e a quelle che decideranno di riaprire le inchieste sulle cosiddette navi a perdere già archiviate - nel complesso compito di svelare le trame criminali che si sono celate dietro gli affondamenti sospetti;
a chiedere l'intervento degli organismi internazionali, in particolare dell'Unione europea e delle Nazioni Unite, per provvedere al recupero delle «navi sospette» affondate, anche in acque internazionali;
ad avviare i necessari accertamenti di competenza per verificare se a tutt'oggi, organizzazioni criminali pratichino l'affondamento in mare di rifiuti tossici o radioattivi, come sembra in base agli ultimi accadimenti verificatisi al largo dell'isola d'Elba.
(1-00252)
«Realacci, Granata, Barbareschi, Mariani, Garavini, Libè, Piffari, Bratti, Barbieri, Bocci, Bordo, Bosi, Bossa, Braga, Burtone, Marco Carra, Causi, Ceccacci Rubino, Cimadoro, Ciriello, De Angelis, De Biasi, De Torre, Dima, Esposito, Farinone, Ferranti, Frassinetti, Gatti, Ghizzoni, Ginoble, Giulietti, Gnecchi, Graziano, Iannuzzi, Laratta, Losacco, Lovelli, Lucà, Marantelli, Marchi, Margiotta, Martella, Mastromauro, Mattesini, Mazzarella, Misiti, Mondello, Morassut, Mosella, Motta, Murgia, Angela Napoli, Occhiuto, Oliverio, Andrea Orlando, Pedoto, Mario Pepe (PD), Perina, Piccolo, Picierno, Rao, Sarubbi, Scalia, Scilipoti, Siragusa, Touadi, Tullo, Velo, Veltroni, Vico, Villecco Calipari, Viola, Zamparutti, Zucchi, Lo Moro».

TESTO AGGIORNATO AL 23 MARZO 2011

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ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA
DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):

I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro dell'interno, per sapere - premesso che:
non sono più rinviabili gli interventi di cui necessita il centro storico di Agrigento per la realizzazione di una via di fuga che possa mettere in sicurezza un'ampia area della parte antica della città, che versa in condizioni di grave degrado nonostante la presenza di manufatti di notevole pregio storico, artistico e monumentale;
un'area già colpita da un evento franoso che il 19 luglio del 1966 ha interessato una superficie di 0,450 chilometri quadrati, con notevoli danni nella parte ovest della collina franata, con molti piani viari dissestati, con danni ai palazzi di recente costruzione, alcuni dei quali furono precauzionalmente abbattuti;
una frana di notevoli proporzioni che ha interessato una vastissima zona compresa fra il Duomo, il Seminario, la zona della Bibbirria e almeno cinque quartieri fino ai nuovi agglomerati urbani, più a valle;
un'area che i tecnici della Protezione civile conoscono molto bene per avere già effettuato degli interventi nell'ambito della

via Duomo e per consolidare la cattedrale. Un'area che oggi presenta situazioni di grave pericolo sia per lo stato precario di conservazione di diverse abitazioni, sia per le difficoltà che si incontrano nella mobilità interna e verso l'esterno;
i tentativi, finora esperiti per individuare una via di fuga dalla zona del Duomo, non hanno trovato alcuna soluzione positiva e anche nell'ultima conferenza di servizi, appositamente convocata per definire il progetto, da parte della Soprintendenza ai beni culturali ed ambientali è stato dato parere negativo, perché la pista appesantirebbe il pendio e metterebbe a rischio la stabilità della cattedrale. Tale tesi è contestata dal dirigente provinciale della Protezione civile regionale secondo il quale la via di fuga è un'opera di ingegneria naturale che verrebbe realizzata su un tracciato già esistente che non aggiungerebbe nulla al costone, sfruttando un sentiero già pronto per adattarlo allo scopo;
senza entrare nei dettagli tecnici, oggi non ci sono obiezioni che possono impedire di trovare una soluzione al problema) salvaguardando, da un lato, le esigenze di tutela e di conservazione dell'area e, dall'altro, le esigenze di sicurezza di tante famiglie che abitano nella zona;
tenuto conto dello stato d'impasse in cui si trova un progetto che potrebbe servire a salvare tante vite umane, non si intravede altra strada che quella di un intervento diretto della Protezione civile nazionale che diventa fondamentale, anche per il livello di efficienza e per la professionalità dimostrata, grazie anche al dinamismo e all'impulso del Governo Berlusconi, e che riesce ad assicurare assistenza e aiuti concreti sia nella fase dell'emergenza che della ricostruzione;
il terremoto che ha colpito l'Abruzzo e la più recente frana di Messina impongono una presa di coscienza generale rispetto ad una politica di prevenzione che è ineludibile in un territorio come quello agrigentino, che ha già subito eventi franosi come quello ricordato, le cui tracce sono ancora ben visibili;
le immagini che in questi giorni sono sotto i nostri occhi, suscitano sentimenti di partecipazione al dolore dei familiari delle vittime, ma soprattutto stimolano la volontà di voltare pagina e lavorare ad un grande progetto per rendere più sicuro il nostro territorio;
un progetto che tranquillizzi un numero rilevante di famiglie che vivono in uno stato di grande preoccupazione ed angoscia, soprattutto quando le condizioni atmosferiche sono meno clementi e le piogge aumentano i rischi di cedimento dei manufatti più fatiscenti e delle parti più fragili della collina: stati d'animo che hanno avuto un'eco molto forte nella parole dell'arcivescovo di Agrigento che, a proposito dei ritardi nella messa in sicurezza della via Duomo, è arrivato a dire che si rifiuterebbe di celebrare funerali per morti annunziate e non evitate da indecisioni esiziali e ritardi burocratici inconcepibili -:
quale sia l'intendimento del Governo in merito al coinvolgimento della Protezione civile, al fine di velocizzare i tempi per la definizione del progetto della via di fuga dalla via Duomo e per un monitoraggio della zona attraverso una mappa delle abitazioni a rischio di crollo.
(2-00510)
«Vincenzo Antonio Fontana, Cicchitto, Pelino, Catone, Di Biagio, Fucci, Bonino, Cazzola, Giammanco, Mannucci, Ceccacci Rubino, Garofalo, Antonino Foti, Bernardo, Angeli, Mottola, Gibiino, Germanà, Girlanda, Bocciardo, Pianetta, Barani, Tortoli, Versace, Mariarosaria Rossi, De Luca, Comaroli, Caldoro, Lo Presti, Aprea, Saltamartini, Moffa, Vignali, La Loggia, Marinello, Scalia».

Interrogazioni a risposta scritta:

REGUZZONI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
il comune di Trezzo sull'Adda (provincia di Milano) può vantare numerose peculiarità storiche, culturali, artistiche architettoniche e della tradizione lombarda, oltre a svariate manifestazioni e sagre che lo rendono un centro attivo e vitale della valle dell'Adda, nella pianura compresa tra Milano e Bergamo;
tra le opere più significative ve ne sono alcune davvero straordinarie, tra le quali il Castello Visconteo, risalente al 1300, la centrale idroelettrica Taccani, eccezionale esempio di stile liberty;
direttamente collegato al comune di Crespi d'Adda e raggiungibile sia a piedi che in bicicletta, vi è una vera e propria perla, il villaggio operaio di Crespi d'Adda, che rappresenta a tutt'oggi la più importante e suggestiva testimonianza dell'archeologia industriale del Paese. Costruito nel 1870 dall'imprenditore Cristoforo Benigno Crespi originario di Busto Arsizio, il villaggio operaio Crespi era in tutto e per tutto una piccola città moderna, dotato di servizi innovativi tra cui l'illuminazione elettrica e la rete idrica. Il villaggio operaio, portato a termine alla fine degli anni venti, si è mantenuto praticamente inalterato nel corso del tempo. Proprio per questo motivo è considerato un gioiello dell'archeologia industriale tanto che, nel 1995, l'UNESCO ha deciso di inserire Crespi d'Adda nella World Fleritage List, riconoscendone l'importanza storica ed architettonica;
il Canale della Martesana, che giunge fino in centro a Milano attraversando parchi e costeggiando santuari, chiese e ville storiche, con la pista ciclabile che scorre parallela, costituisce un'affascinante collegamento con il sito dell'Expo;
nel periodo giugno-settembre in comune di Trezzo sull'Adda si svolgono numerosi momenti culturali e di svago, avente carattere anche gastronomico;
l'Expo 2015 si svolgerà a pochi chilometri dal comune di Trezzo sull'Adda;
la posizione del comune di Trezzo sull'Adda unitamente alle peculiarità sopra citate lo rendono un luogo interessante ai fini del coinvolgimento dello stesso relativamente all'Expo 2015;
una stretta connessione del territorio limitrofo con i soggetti organizzatori dell'Expo 2015 rappresenta non solo un impegno preciso assunto dal Governo in sede di pianificazione della manifestazione, ma rappresenta soprattutto una straordinaria ed irripetibile opportunità di promozione del nostro territorio, della nostra economia, delle nostre tradizioni e della nostra cultura -:
quali iniziative il Governo, eventualmente anche per il tramite della società di gestione dell'evento - SOGE S.p.A. - intende attuare al fine di coinvolgere il comune di Trezzo sull'Adda nello svolgimento della manifestazione dell'Expo 2015.
(4-04525)

CIRIELLI e CARLUCCI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
i recenti eventi drammatici che hanno colpito la città di Messina, cagionando 28 vittime e diversi dispersi e sfollati, hanno riportato in auge l'annosa questione della messa in sicurezza dei centri urbani i cui territori, per le loro caratteristiche morfologiche, versano costantemente in una condizione di alto rischio idrogeologico;
da notizie provenienti da organi di stampa, rapporti di ricerca tematici e resoconti di associazioni di settore, emergono dati allarmanti circa le condizioni territoriali della provincia di Salerno, ed in particolare dell'area nord della stessa, comprendente l'agro nocerino sarnese;
la suddetta area territoriale, insistente su una superficie di circa 170

chilometri quadrati che comprende 12 comuni del vasto bacino del fiume Sarno, per le sue caratteristiche morfologiche può essere considerata un'area omogenea capace di distinguersi dal restante territorio provinciale;
l'agro nocerino sarnese presenta, da sempre, una notevole fertilità del suolo dovuta sia alla presenza di una copertura piroclastica, per la presenza di vulcani nei territori vicini, sia alla distribuzione e stratificazione di materiali alluvionali, caratteristiche che hanno, nel tempo, consentito un forte sviluppo dell'economia agroalimentare;
a tale settore si è affiancato, negli ultimi decenni, un significativo sviluppo industriale, che ha originato una incontrollata espansione edilizia, rivelatasi dannosa per gli equilibri ambientali del territorio;
la suddetta osservazione è inconfutabilmente supportata dalle cifre: il territorio in questione, che rappresenta solo il 3,4 per cento dell'intera superficie provinciale, «sopporta» un numero di abitanti pari al 25 per cento della popolazione provinciale stessa, con una densità abitativa tra le più alte d'Italia;
è stato, pertanto, dimostrato che il citato sviluppo urbanistico-speculativo, unitamente alle gravi calamità naturali a cui è stato soggetto il territorio negli ultimi anni, ha generato nel tempo un grave dissesto idrogeologico, con conseguenziale irrigidimento del sistema idrografico, impermeabilizzazione dei suoli, abbassamento delle falde idriche e progressivo deterioramento della qualità delle acque sotterranee e superficiali;
l'eccessiva antropizzazione delle aree pedemontane, ricadenti nell'ambito di pertinenza dell'autorità di bacino del Sarno, ha reso allarmanti le condizioni del territorio e dei centri urbani interessati, come testimoniano i tragici eventi franosi che hanno colpito la città di Sarno nel maggio del 1998;
analogamente, nel marzo del 2005 anche l'area pedemontana di Nocera Inferiore e stata interessata da un nuovo evento franoso, di minore entità rispetto a quello di Sarno, ma che, in ogni caso, ha provocato tre vittime e decine di sfollati;
a seguito del suddetto tragico evento, la gestione dei relativi interventi di messa in sicurezza del territorio venne conferita al Commissariato straordinario per l'emergenza idrogeologica in Campania, le cui funzioni sono tuttavia risultate pressoché inconcludenti, come già denunciato dall'interrogante in una precedente interrogazione parlamentare;
in questi anni, caratterizzati da un aumento esponenziale del rischio idrogeologico, l'ente regione Campania non ha mai concesso, in tema di prevenzione, gestione e controllo, opportune deleghe in materia alla provincia di Salerno, il cui territorio, proprio in considerazione dell'elevato indice di pericolosità dell'agro nocerino sarnese, risulta tra le province maggiormente interessate al rischio idrogeologico a livello regionale;
da una accurata indagine condotta nel 2006 dall'autorità di bacino del Sarno, che ha redatto un'apposita «Carta inventario dei fenomeni franosi», sono emerse delle aree di pericolosità elevata e medio-elevata, che interessano buona parte del territorio dell'agro nocerino sarnese, comprendente in particolare le fasce fluviali dei Comuni di Scafati, Nocera Inferiore e Nocera Superiore;
secondo una stima di Legambiente, in Campania sette comuni su dieci è a rischio frane, con una percentuale altissima nel salernitano, dove ben 157 comuni sarebbero a rischio idrogeologico per frane, smottamenti ed alluvioni, ma solo il 62 per cento degli stessi avrebbe varato un effettivo piano di emergenza;
una ulteriore indagine, condotta da ecosistema per conto di Legambiente, conferma la Campania al primo posto tra le regioni interessate dall'abusivismo edilizio, fenomeno che incide negativamente sulle

condizioni del territorio, favorendo disboscamenti, frane, smottamenti e alluvioni;
da una analisi combinata delle suddette stime, risulta evidente che il territorio a nord della provincia di Salerno, comprendente l'agro nocerino sarnese, si presenta, in Italia, tra le aree maggiormente esposte al rischio idrogeologico, con un elevato indice di pericolosità, considerato anche in relazione alla forte densità abitativa dei centri interessati;
è altrettanto evidente che simili criticità territoriali necessitano un costante monitoraggio ed una scrupolosa attività di prevenzione, anche in merito ai fenomeni legati all'abusivismo edilizio, al fine di evitare che, in presenza di avverse condizioni meteorologiche, si verifichino nuove tragedie -:
se il Governo sia a conoscenza della entità del dissesto idrogeologico e dell'alto indice di pericolosità dello stesso nella provincia di Salerno e, in particolare, nell'agro nocerino sarnese;
se ritenga necessario, al fine di prevenire eventi catastrofici come quelli degli ultimi anni, assumere iniziative volte a potenziare i controlli in ordine al fenomeno dell'abusivismo edilizio in Campania;
se, dai dati in possesso dei ministri interrogati sussistano fatti (come ad esempio denunce di abusi edilizi, perpetrati nelle cosiddette «zone rosse») la cui entità sia tale da poter compromettere ulteriormente le caratteristiche territoriali della provincia di Salerno e, in particolare dell'agro nocerino sarnese, incrementando il dissesto idrogeologico nell'area medesima.
(4-04536)

TOCCAFONDI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
la Commissione affari sociali della Camera dei deputati sta esaminando la proposta di legge 2350 «Disposizioni in materia di alleanza terapeutica, di consenso informato e di dichiarazioni anticipate di trattamento» approvata in un testo unificato dal Senato;
al Senato l'esame in Commissione è iniziato il 1o ottobre 2008 e si è concluso il 12 marzo 2009, mentre in Assemblea la discussione è iniziata il 18 dicembre 2008 e si è conclusa il 26 marzo 2009;
l'esame del testo alla Camera dei deputati ha preso avvio in commissione in data 8 luglio 2009. In commissione affari sociali vi è stato un ampio e approfondito dibattito, cui hanno preso parte oltre quaranta deputati, in buona parte non facenti parte della Commissione: fatto che dimostra che non vi è stata da parte della maggioranza la volontà di comprimere o limitare la discussione;
il testo varato dal Senato prevede il «Consenso informato» (articolo 2). Il consenso informato del paziente è individuato come presupposto necessario per l'attivazione di ogni trattamento sanitario, salvo i casi previsti dalla legge. Può essere sempre revocato, anche parzialmente. L'espressione del consenso deve essere preceduta da informazioni corrette e complete rese dal medico al paziente. Il documento in cui è reso il consenso, firmato dal paziente, diventa parte integrante della cartella clinica. Il consenso non è richiesto quando la vita della persona incapace di intendere e di volere sia in pericolo per il verificarsi di un evento acuto;
il testo prevede anche il registro delle dichiarazioni anticipate (articolo 9). Viene istituito il registro delle dichiarazioni anticipate di trattamento presso il Ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali. Il Ministro, con regolamento da emanare entro 120 giorni dalla data di entrata in vigore della legge, sentito il Garante per la protezione dei dati personali, disciplina sia la tenuta del registro sia le modalità e i termini di compilazione delle dichiarazioni anticipate di trattamento, presso il medico di medicina generale, registrate e trasmesse dalle aziende sanitarie al registro di cui sopra. La dichiarazione anticipata di trattamento e

qualsiasi altra formalità ad essa connessa non sono soggette all'obbligo di registrazione e sono esenti dall'imposta di bollo e da qualunque altro tributo;
l'atto approvato dal Senato disciplina altresì la validità della dichiarazione anticipata di trattamento (articolo 4, commi da 3 a 6). La dichiarazione anticipata di trattamento è valida per cinque anni, decorrenti dalla redazione dell'atto, ed è comunque rinnovabile, anche più volte. La regola della validità quinquennale della dichiarazione viene meno nel caso in cui il soggetto sia divenuto incapace. La dichiarazione è revocabile e modificabile in ogni momento. È previsto l'inserimento della dichiarazione anticipata di trattamento nella cartella clinica del malato, e la non applicabilità della dichiarazione anticipata di trattamento in condizioni di urgenza o quando il soggetto versa in pericolo di vita immediato;
l'atto approvato dal Senato prevede quindi la dichiarazione anticipata di trattamento (articolo 3). La dichiarazione anticipata di trattamento esprime la volontà della persona che firma la dichiarazione riguardo ai trattamenti sanitari, in caso di eventuale futura perdita della propria capacità di intendere e di volere, e consente esclusivamente all'eventuale fiduciario di provvedere alle funzioni indicate nell'articolo 6, purché in conformità a quanto prescritto dalla legge e dal codice di deontologia medica. Nella dichiarazione anticipata di trattamento è consentita la rinuncia a trattamenti sanitari ritenuti sproporzionati o sperimentali; è vietato l'inserimento di indicazioni che integrino le fattispecie di cui agli articoli 575 (omicidio), 579 (omicidio del consenziente) e 580 (istigazione o aiuto al suicidio) del codice penale. È vietato dare disposizioni riguardanti l'alimentazione e l'idratazione, in quanto forme di sostegno vitale e fisiologicamente finalizzate ad alleviare le sofferenze fino alla fine della vita. L'efficacia della dichiarazione anticipata di trattamento è collegata all'accertamento che il soggetto in stato vegetativo non è più in grado di comprendere le informazioni circa il trattamento sanitario e le sue conseguenze. In tal senso viene disposto che la valutazione dello stato clinico del soggetto in stato vegetativo è formulata da un collegio medico (medico legale, anestesista-rianimatore e neurologo, designati dalla direzione sanitaria della struttura di ricovero o della azienda sanitaria locale di competenza), sentiti il medico curante e il medico specialista della patologia;
il consiglio comunale di Firenze in data 5 ottobre 2009 ha votato una delibera recante il titolo: «Istituzione del Registro dei testamenti biologici. Regolamento Comunale». La delibera comunale prevede l'istituzione, fatta salva l'approvazione di una apposita normativa nazionale in materia, di un registro di raccolta dei testamenti biologici (cosiddette «dichiarazioni anticipate di volontà»); stabilisce che tale registro è riservato ai soli cittadini residenti nel comune di Firenze, ed ha come finalità di consentire l'iscrizione nominativa, mediante autodichiarazione, di tutti i cittadini che hanno redatto una dichiarazione anticipata di trattamento con indicazione del notaio rogante ovvero del fiduciario e/o del depositario, allo scopo di garantire la certezza della data di presentazione e la fonte di provenienza; la delibera approva infine il «Regolamento comunale per il registro dei testamenti biologici»;
sembra, a parere anche di alcuni giuristi, che la delibera possa generare confusione come quella di ritenere che chiunque possa chiedere nella circostanza del fine della propria vita trattamenti oppure rifiutarli: una confusione che pare inopportuna, dal momento che il Parlamento sta democraticamente trattando una materia così delicata -:
se non ritenga di valutare se sussistono i presupposti per ricorrere alla procedura prevista dall'articolo 138 del testo unico di cui al decreto legislativo n. 267 del 2000.
(4-04542)

DI PIETRO, DONADI e LEOLUCA ORLANDO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
le dichiarazioni del Presidente del Consiglio dei ministri a seguito della notizia della sentenza della Corte costituzionale con cui si dichiarava l'incostituzionalità della legge 23 luglio 2008, n. 124 (cosiddetto «Lodo Alfano»), recante la sospensione dei processi per le quattro alte cariche dello Stato, destano, a parere degli interroganti, forti perplessità, e aprono la strada a diversi interrogativi;
intervistato a Via del Plebiscito, il Premier avrebbe infatti commentato, come riportato a pagina 3 del quotidiano La Repubblica dell'8 ottobre 2009, con le parole: «Mi sento preso in giro». E poi, ancora, nel corso della trasmissione «Porta a Porta», con un intervento telefonico, avrebbe dichiarato che «Il Presidente della Repubblica aveva garantito con la sua firma che la legge sarebbe stata approvata dalla Consulta. Bastava che il Capo dello Stato intervenisse con la sua nota influenza sui giudici, e ci sarebbe stato quello spostamento di due voti che avrebbe fatto passare la legge». Sempre secondo quanto riportato da La Repubblica, il Presidente del Consiglio avrebbe minacciato: «le mie dichiarazioni potrebbero essere anche più esplicite e più dirette»;
le suddette dichiarazioni del Premier, assieme a quelle relative al lavoro della Consulta (definita - nel corso dell'intervento a «Porta a Porta» del 7 ottobre - «non un organo di garanzia, ma politico. Oggi è occupata e dominata da undici giudici di sinistra»), sembrerebbero essere più che altro un attacco strumentale ai massimi organi di garanzia del nostro sistema costituzionale; simili affermazioni dal carattere vagamente allusivo si prestano ad interpretazioni distorte e denotano un comportamento che, a parere degli interroganti, è poco coerente e, soprattutto, per niente corretto rispetto a quella che è la tutela di organi quali il Presidente della Repubblica e la Corte costituzionale, la cui onorabilità e autorevolezza vanno difese non solo dal Parlamento, ma anche dall'Esecutivo e dai suoi componenti -:
se il Presidente del Consiglio dei ministri confermi le suddette dichiarazioni, e, in tal caso, come intenda chiarire quanto affermato, spiegando da chi si sente ingannato, e quali siano le dichiarazioni «più esplicite e più dirette» a cui si riferirebbe.
(4-04543)

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AFFARI ESTERI

Interrogazione a risposta scritta:

PORTA, BUCCHINO, GIANNI FARINA, FEDI, GARAVINI e NARDUCCI. - Al Ministro degli affari esteri, al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
nei Paesi dell'America latina le nostre strutture diplomatiche e consolari, per fronteggiare le note carenze di organico, ricorrono normalmente all'impegno di impiegati a contratto utile, in particolare, per il lavoro straordinario richiesto dall'esame delle pratiche di cittadinanza giacenti da anni;
il livello retributivo di tale personale, tanto più se si tratta di assunti mediante contratti di diritto locale, è notoriamente contenuto ed esposto, oltre agli andamenti congiunturali del costo della vita, ad una serie di oneri di natura assistenziale e previdenziale imposti dalle situazioni locali;
tale condizione si evidenzia, in particolare, nel campo dell'assistenza sanitaria, in cui per la limitata efficienza dei sistemi pubblici del poso gli interessati devono fare ordinariamente ricorso ad assicurazioni private che garantiscano di solito la parziale copertura delle spese mediche;
molti degli assicurati, tra l'altro, sono costretti a stipulare un'assicurazione aggiuntiva che consenta il recupero delle spese sanitarie non coperte da quella privata.

In alcuni Paesi come il Cile, l'iscrizione al sistema pubblico, comporta una partecipazione onerosa non inferiore al 7 per cento del reddito percepito;
il rimborso delle spese mediche sostenute all'estero presso le ASL italiane, pur consentito dalla normativa vigente, è richiesto sporadicamente per le difficoltà e le lentezze burocratiche e, in ogni caso, non risolve il problema delle emergenze per le quali occorre affrontare onerose anticipazioni;
per gli impiegati assunti con contratti locali, alle spese di assicurazione sanitaria si aggiungono gli ostacoli al diritto alla previdenza italiana nonostante le espresse disposizioni del decreto legislativo n. 103 del 2000 in merito;
nell'ambito dell'esercizio delle funzioni di assistenza assicurate dallo Stato italiano ai suoi cittadini in condizioni di indigenza che vivono in America latina sono state già sperimentate utilmente convenzioni con istituti assicurativi privati -:
se non intendano assumere iniziative finalizzate a risolvere la situazione di disagio degli impiegati a contratto che operano in America latina affinché si possano stipulare convenzioni volte a coprire le loro esigenze sanitarie come previsto dal decreto del Presidente della Repubblica n. 618 del 1980 e consentire la libertà di scelta dei medici e delle strutture alle quali rivolgersi senza dovere sostenere pesanti anticipazioni.
(4-04529)

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AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazione a risposta in Commissione:

MARIANI, BRATTI, BRAGA, MOTTA, REALACCI e MARGIOTTA. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
la messa in sicurezza del territorio e gli interventi per la prevenzione dei rischi derivanti da eventi calamitosi costituiscono delle indubbie priorità nell'ambito dell'azione di Governo;
gli strumenti normativi per la realizzazione di questi interventi sono stati adottati prima con la legge 18 maggio 1989, n. 183, il cui obiettivo fondamentale era quello di «assicurare la difesa del suolo, il risanamento delle acque, la fruizione e la gestione del patrimonio idrico per gli usi di razionale sviluppo economico e sociale, la tutela degli aspetti ambientali ad esso contenuti», poi con il decreto-legge n. 180 del 1998, cosiddetto «decreto Sarno», e, infine, con il decreto legislativo n. 152 del 2006, che ha introdotto la definizione di difesa del suolo nel nostro ordinamento giuridico;
la qualità e l'efficacia dell'azione di prevenzione, unite ad una rigorosa e corretta politica di utilizzazione del territorio, permetterebbero di ridurre sensibilmente i rischi di conseguenze drammatiche e, in sostanza, di evitare gli ingenti costi della gestione dell'emergenza;
purtroppo però non sempre i Governi si sono dimostrati sufficientemente sensibili alle esigenze di sicurezza del territorio ed è mancata una continuità nel rifinanziare i capitoli di bilancio finalizzati all'assetto idrogeologico;
dall'analisi degli stanziamenti per la difesa del suolo degli ultimi anni si può evidenziare come i Governi guidati dal Presidente del Consiglio dei ministri Berlusconi hanno sempre operato consistenti tagli ai capitoli di bilancio di riferimento;
l'ultima legge finanziaria approvata nella XV legislatura aveva stanziato 558 milioni per l'esercizio finanziario del 2008 a favore del programma 18.1 (conservazione dell'assetto idrogeologico);
lo stanziamento a favore del programma 18.1 previsto dal disegno di legge finanziaria 2010 è stato notevolmente ridimensionato e la previsione triennale per

gli esercizi finanziari 2010, 2011 e 2012 ammonta rispettivamente a 120, 94 e 89 milioni di euro;
i dati forniti dal Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare il 7 ottobre 2009 in sede di svolgimento di un'interrogazione a risposta immediata hanno sottaciuto, ad avviso degli interroganti, la precisa e diretta responsabilità del Governo Berlusconi nel tagliare le risorse per la difesa del suolo, sia nell'attuale legislatura che in quelle precedenti, pur rimarcando la necessità di «inserire risorse ordinarie nella legge finanziaria a partire da quest'anno»;
nella puntata della trasmissione di Report dell'11 ottobre 2009 è stata inoltre evidenziata l'anomalia del meccanismo di molti finanziamenti per interventi di messa in sicurezza del territorio, non previsti dalle autorità di bacino e fuori da ogni programmazione e pianificazione; in pratica, i finanziamenti, secondo le ammissioni dei diretti interessati, venivano concessi soprattutto alla luce dei buoni rapporti tra i referenti degli enti locali e il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, a prescindere dall'inclusione o meno degli interventi nei piani di assetto idrogeologico;
appare davvero difficile pensare di avviare una concreta ed efficace opera di prevenzione sul nostro territorio con risorse finanziarie così modeste ed inadeguate e, soprattutto, distribuite, ad avviso degli interroganti, con criteri decisamente discutibili -:
se il Ministro interrogato non ritenga necessario stabilire criteri di carattere generale e basati su valutazioni tecniche del rischio per l'assegnazione delle risorse e l'avvio degli interventi di messa in sicurezza;
in che modo il Ministro intenda dare seguito al riconoscimento della necessità di stanziare ulteriori risorse già a partire dal prossimo esercizio finanziario, tenendo conto della modestissima somma prevista per il 2010, che ammonta a meno di un quarto di quanto stanziato dal Governo Prodi in sede di predisposizione della sua ultima manovra finanziaria.
(5-01922)

Interrogazione a risposta scritta:

DI PIETRO e MESSINA. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
il 3 ottobre 2009 migliaia di persone si sono date appuntamento a Crotone per partecipare alla manifestazione pubblica contro la realizzazione della discarica di Giammiglione;
in una nota del comune si legge che attraverso la suddetta manifestazione «la città ha voluto chiarire che non intende più subire iniziative che mettono in discussione la salute dei cittadini». «Tra le migliaia di cittadini - prosegue la nota del comune - spiccavano gli alunni delle scuole crotonesi di ogni ordine e grado». Il sindaco, Peppino Vallone, che ha aperto la manifestazione sul palco allestito davanti al palazzo del comune, ha chiesto che la Presidenza del Consiglio dei ministri si faccia carico di un intervento specifico di protezione civile verso le criticità ambientali della città di Crotone. «Lo Stato - ha detto Vallone - non può più girare la testa davanti a quello che oggi stiamo rappresentando, tutti insieme. Questa città reclama una bonifica vera che cancelli anni di assenza dello Stato da questo territorio. Vogliamo un territorio pulito e non discariche. Crotone ha già dato»;
alla suddetta manifestazione, promossa da diverse associazioni (tra cui il Movimento «Terra, Aria, Acqua e Libertà» - ARCI Crotone - Coop. «Agorà Kroton», il Circolo ARCI «Culture in... Movimento» - Comitato Mi Rifiuto - Associazione «L'Iride» - Associazione «Tom B» - Associazioni «Le Banlieue» - Circolo ARCI «Pagania» - Associazione «Maslow» - Co.Ver.Kr - Comitato «No alla Discarica di Giammiglione» - Associazione «La Comune» - ENPA - Associazione «Scandale nel Cuore» - Legambiente -

Italia Nostra - Comitato «No alla Discarica» Papanice - Fabbricando l'avvenire - Associazione Arcipelago Scec), hanno aderito anche le scuole, e i genitori dei bambini e dei ragazzi costretti a frequentare istituti avvelenati dalle scorie tossiche; lo scopo è quello di riuscire ad ottenere un segnale reale e concreto, da parte del Governo, che mostri di aver recepito l'entità del disastro ambientale in atto e l'urgenza della bonifica;
secondo quanto riferiscono fonti giudiziarie, il pubblico ministero Pierpaolo Bruni ha notificato circa 40 avvisi di garanzia a imprenditori edili, tecnici della pubblica amministrazione e politici di primo piano con l'accusa di smaltimento illegale di rifiuti, disastro ambientale e avvelenamento delle acque; tra gli avvisi di garanzia, troviamo l'ex Ministro dell'ambiente Edo Ronchi, il direttore generale dello stesso Ministero Gianfranco Mascazzini, il capo di gabinetto Goffredo Zaccardi, e il vice-capo dell'ufficio legislativo Maurizio Pernice. Indagati anche due prefetti, Domenico Bagnato e Salvatore Montanari, nella loro qualità di ex commissari per l'emergenza ambientale nella regione Calabria, l'ex presidente della provincia di Crotone Sergio Iritale e Pasquale Senatore, sindaco di Crotone fino al 2005;
l'indagine, denominata «Black Mountain», è stata avviata dalla procura della Repubblica su tutto il territorio crotonese sull'impiego di materiale tossico proveniente dagli scarti di lavorazione dello stabilimento industriale Pertusola, ora dismesso, nella realizzazione nel sottosuolo di alcune opere pubbliche; risulterebbe infatti che almeno 350.000 tonnellate di materiali tossici sono state utilizzate per costruire, tra l'altro, tre cortili di altrettante scuole: l'elementare San Francesco e un istituto tecnico superiore, entrambi di Crotone, e una scuola elementare a Cutro. Secondo la procura, arsenico, zinco, piombo, germanio, mercurio e sostanze tossiche speciali provenienti dagli scarti delle industrie venivano impiegate nell'edilizia invece di essere smaltite con le cautele di legge. Il materiale, ossia i residui della cottura nei forni speciali, detti cubilot, secondo quanto sostiene l'accusa, non sarebbe stato infatti trattato in discariche specializzate, ma ceduto a imprese di costruzione ed utilizzato in lavori edili riguardanti anche alloggi popolari, villette, strade e banchine portuali;
sembrerebbe infatti che nel 1997 i vertici della Pertusola Sud ottennero dal Ministero dell'ambiente l'inclusione del cubilot nel decreto ministeriale che il Governo si apprestava ad emanare come rifiuto non pericoloso, malgrado le perplessità che pare avessero espresso alcuni componenti del gruppo di lavoro incaricato dal Ministro di studiare la materia; così le scorie finirono, insieme alla loppa d'alto forno proveniente all'Ilva di Taranto, in una miscela chiamata «conglomerato idraulico catalizzato» (Cic) con il quale, dal 1999, sono stati riempiti i piazzali della scuola elementare San Francesco e dell'Istituto tecnico commerciale di Crotone, della scuola elementare ubicata nel rione Pozzoseccagno a Cutro, l'area dei parcheggi di un noto centro commerciale, una casa per anziani, alloggi popolari e villette private, strade e perfino spazi della Questura e della banchina di riva del porto di Crotone -:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti suddetti e quali iniziative intenda adottare per superare la grave emergenza che ha colpito il territorio di Crotone, che sembra prefigurare un nuovo ed annunciato disastro ambientale, dovuto alle forti inefficienze e alla negligenza degli amministratori, e che, soprattutto, costituisce un vero e proprio attentato alla salute dei cittadini.
(4-04535)

TESTO AGGIORNATO AL 10 NOVEMBRE 2009

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BENI E ATTIVITÀ CULTURALI

Interrogazione a risposta in Commissione:

GIULIETTI e GHIZZONI. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
il dottor Mario Resca è stato nei mesi scorsi assunto al Ministero per i beni e le

attività culturali con contratto privato e con la qualifica di direttore generale alla valorizzazione del patrimonio storico-artistico, suscitando per questa decisione numerose e accese polemiche per la «incompetenza», da lui indirettamente dichiarata, in materia di beni culturali;
lo stesso manager, già presidente di Italiana Zuccheri e poi di Finbieticola nonché del Casinò di Campione, risulta, da notizie di stampa (in particolare, La Provincia pavese del 1o ottobre 2009), tuttora in carica quale presidente della finanziaria Finbieticola Casei Gerola e che per essa svolge l'incarico - sicuramente remunerato e non poco dispendioso in termini di tempo - di dismettere impianti e aree fabbricabili di ex zuccherifici come quello di Casei Gerola presso Voghera (Pavia);
il dottor Mario Resca risulta, dalle medesime fonti, molto attivo nel promuovere attività sostitutive dell'ex zuccherificio di Voghera, quale, nel caso presente, una centrale elettrica alimentata da una graminacea (il sorgo), incontrando l'opposizione dei comuni circostanti, degli ambientalisti e il giudizio seccamente negativo (Provincia pavese del 6 ottobre 2009) dello stesso presidente della camera di commercio, l'imprenditore agricolo ed ex parlamentare di Forza Italia, Giacomo De Ghislanzoni;
tale centrale elettrica proposta e sollecitata dal dottor Mario Resca, quale presidente di Finbieticola, dovrebbe sorgere in zona agricola vocata a colture specializzate ad alta qualità e redditività (sementi, peperoni, cipolle doc, e altro) non lontano da una centrale elettrica Electrabel a metano (orientata alla cogenerazione col fotovoltaico) già esistente, creando un vero e proprio polo energetico che suscita in loco critiche e allarmi -:
quale sia il contratto che lega il dottor Resca al Ministero per i beni e le attività culturali e se esso non preveda, data l'importanza strategica, più volte affermata, dell'incarico, la più completa esclusiva a favore del Ministero medesimo;
a quanto ammonti la remunerazione mensilmente percepita dal dottor Mario Resca quale direttore generale alla valorizzazione del patrimonio storico-artistico del Ministero per i beni e le attività culturali;
in quale veste si presenti il dottor Mario Resca alle amministrazioni locali interessate dalle dismissioni di ex zuccherifici;
se il Ministro e il Governo non ritengano incompatibili e in conflitto fra loro questi due incarichi dovendo il dottor Resca affrontare, come presidente di Finbieticola, delicati problemi di natura ambientale e paesaggistica per i quali i suoi attuali colleghi direttore generali del Ministero per i beni e le attività culturali hanno competenza diretta in termini di tutela, di vincolo ed, eventualmente, di repressione di violazioni in quelle materie;
quali provvedimenti amministrativi intenda nell'immediato assumere per eliminare in radice questo palese conflitto di funzioni e di interessi in ambito pubblico.
(5-01915)

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DIFESA

Interrogazione a risposta in Commissione:

DI STANISLAO. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 1 della legge 23 agosto 2004, n. 226, (Gazzetta Ufficiale n. 204 del 31 agosto 2004), fra l'altro, prevede che le chiamate per lo svolgimento del servizio di leva sono sospese a decorrere dal 1o gennaio 2005. Fino al 31 dicembre 2004 sono chiamati a svolgere il servizio di leva i soggetti nati entro il 1985, pertanto la

riforma stabilisce che il servizio militare non sia più obbligatorio per tutti i ragazzi nati a partire dal 1o gennaio 1986;
tale normativa ha aperto la strada ad un nuovo modello di esercito, composto soltanto da professionisti;
in data 22 luglio 2009 il Gabinetto del Ministero della difesa ha annunciato il progetto sperimentale «Pianeta Difesa», un soggiorno presso le caserme di Brunico e Dobbiaco di circa 150 giovani, tra cui 30 donne, di età compresa tra i 18 e 25 anni, che siano di sana e robusta costituzione e che non abbiano pendenze penali;
la selezione dei volontari è stata affidata all'Ara, l'associazione nazionale alpini il corso si è svolto dal 14 al 26 settembre 2009;
l'intento del Ministero della difesa, come attestano le dichiarazioni del Ministro, sarebbe stato quello di insegnare ai ragazzi che hanno superato le selezioni l'organizzazione e le funzioni delle Forze armate, la cooperazione civile militare, i rapporti tra Forze armate e Protezione civile nei casi di calamità, sostenere un addestramento di base (con montaggio e smontaggio d'armi), provare tecniche di movimento e sopravvivenza in ambito montano, apprendere elementi di topografia e orientamento, nozioni di primo soccorso, prevenzione antincendio, addestramento base di difesa personale, tutela dell'ambiente, educazione sanitaria, educazione alimentare e cenni di diritto umanitario, tutto questo nei giorni tra il 14 e il 26 settembre 2009;
il progetto di sperimentazione per lo stage formativo nel corpo degli alpini ha un costo di circa 455 mila euro complessivi;
aspre sono state le critiche e il mal contento del personale delle Forze armate considerate le gravi problematiche strutturali e di risorse al loro interno;
considerato che i tagli di bilancio hanno reso sempre più difficile al personale delle Forze armate anche l'ordinaria attività quotidiana;
inoltre non vi è stata alcuna diminuzione delle domande di arruolamento nelle Forze armate, ma al contrario, il numero degli aspiranti al servizio permanente è di gran lunga superiore alla possibilità delle Forze armate di darvi riscontro;
il Ministro della difesa ha dichiarato di voler estendere la mini-naja prima ai paracadutisti e poi a tutti gli altri Corpi dell'esercito e che i costi del progetto non hanno pesato sul bilancio della difesa «perché finanziato con dei risparmi fatti in altri campi» -:
se il Governo intenda fornire informazioni dettagliate sugli esiti del progetto «Pianeta Difesa», le modalità di monitoraggio, gli effetti e i relativi costi;
se il Governo intenda chiarire la provenienza dei fondi con cui è stato finanziato il progetto «Pianeta Difesa» e in che modo intenda reperire gli ulteriori finanziamenti per i successivi soggiorni;
se corrisponda al vero la notizia del rilascio di un attestato a conclusione dello stage e in tal caso, con quali criteri e per quale futuro utilizzo;
se il Governo intenda sfruttare le eventuali risorse e finanziamenti da destinare alla mini-naja al fine di garantire e potenziare un effettivo e stabile inserimento del numeroso personale delle Forze armate.
(5-01921)

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ECONOMIA E FINANZE

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:
VI Commissione:

BERNARDO. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
a sensi del Capo I del decreto legislativo 15 novembre 1993, n. 507, l'attività pubblicitaria esterna e le pubbliche affissioni

sono assoggettate alla corresponsione, rispettivamente, di una imposta e di un diritto a favore del comune nel cui territorio sono effettuate, che ne regola la applicazione mediante apposito regolamento;
nell'ottica di riordinare la disciplina dei tributi locali, l'articolo 62 del decreto legislativo 15 dicembre 1997, n. 446, ha riconosciuto alle amministrazioni locali la facoltà di escludere l'applicazione dell'imposta comunale, sottoponendo le iniziative pubblicitarie - incidenti sull'arredo urbano e sull'ambiente - ad uno speciale regime autorizzatorio ed assoggettandole al pagamento di un canone in base a tariffa da determinarsi con «criteri di ragionevolezza e gradualità»;
avvalendosi di tale facoltà alcuni comuni italiani hanno approvato, con apposite deliberazioni, il passaggio dal regime dell'imposta di pubblicità di cui al decreto legislativo n. 507 del 1993 a quello del canone per l'installazione dei mezzi pubblicitari di cui all'articolo 62 del decreto legislativo n. 446 del 1997, fissando in alcuni casi (Torino, Firenze, Genova, Napoli, Venezia) una tariffa da porre a base del nuovo canone di gran lunga superiore a quella posta a base dell'ultima imposta di pubblicità approvata prima del passaggio al nuovo sistema impositivo;
per ovviare a queste decisioni, l'articolo 10, comma 5, lettera b) della legge 28 dicembre 2001, n. 448 (finanziaria 2002), ha modificato il citato articolo 62 del decreto legislativo n. 446 del 1997, ponendo un limite alla determinazione della tariffa, comprensiva dell'eventuale uso di aree comunali, di un incremento massimo pari al «...25 per cento delle tariffe stabilite ai sensi del decreto legislativo 15 novembre 1993, n. 507, per l'imposta comunale sulla pubblicità e deliberate dall'amministrazione comunale nell'anno solare antecedente l'adozione della delibera di sostituzione dell'imposta comunale sulla pubblicità con il canone...»; il fine della novella era piuttosto evidente e cioè stabilire limiti più precisi e rigorosi rispetto ai concetti di «ragionevolezza e gradualità» assunti in origine come unici parametri per la determinazione del canone;
i comuni interessati hanno eccepito che la norma non potesse essere retroattiva; a tal fine intervenuto l'articolo 7-octies del decreto-legge 31 gennaio 2005, n. 7, che ha espressamente previsto la retroattività del predetto sistema stabilendo che «entro due mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge di conversione del presente decreto e con effetto per l'esercizio 2005, i Comuni con proprie deliberazioni rideterminano, ove occorra, la misura del canone per l'installazione di mezzi pubblicitari secondo le disposizioni di cui all'articolo 62 del decreto legislativo 15 dicembre 1997, n. 446, e successive modificazioni, secondo la base di calcolo e le modalità stabilite dalla lettera d) del comma 2 dell'articolo 62 medesimo»;
tale impostazione è stata confermata dalla Corte costituzionale nella propria recente sentenza n. 141 dell'8 maggio 2009, con la quale si ricostruisce con molta chiarezza le caratteristiche del canone, attribuendogli natura tributaria; afferma inoltre la Corte che: «appare particolarmente significativo, al riguardo, che la tariffa del Canone per l'Installazione dei Mezzi Pubblicitari (CIMP) sia parametrata a quella dell'imposta nel senso che la prima non può superare di più di un quarto la seconda,» in ragione dell'occupazione del suolo pubblico;
le amministrazioni comunali (in particolare quelle già citate), trincerate dietro il dato meramente formalistico per cui «tariffa» e «canone» appaiono concetti diversi, continuano ad aumentare i canoni modificando i coefficienti di determinazione dello stesso senza toccare la tariffa di base, creando una fattispecie impositiva che potrebbe, astrattamente, crescere all'infinito;
avverso tale metodo di definizione tariffaria le aziende del settore hanno avviato un vastissimo contenzioso avanti i tribunali amministrativi e le commissioni

tributarie, volto a far accertare la portata e vincolatività dei limiti previsti in particolare dall'articolo 7-octies del decreto-legge 31 gennaio 2005, n. 7;
oltre ai danni evidenti per le imprese di settore, va osservato che le amministrazioni resistenti stanno inserendo nei bilanci voci di entrate che le stesse potrebbero essere chiamate a restituire, ciò che può costituire fonte di responsabilità erariale -:
se non ritenga opportuno emanare disposizioni interpretative ed applicative delle norme citate in premessa, relative alla determinazione della tariffa del canone per l'installazione dei mezzi pubblicitari (CIMP), nei termini indicati dalla sentenza n. 141 dell'8 maggio 2009 della Corte Costituzionale, nonché prevedere - nell'ambito del processo di realizzazione del federalismo fiscale - un intervento organico per la revisione e semplificazione dell'imposta comunale sulla pubblicità, dei diritti sulle pubbliche affissioni, della tassa per l'occupazione di spazi ed aree pubbliche, del canone sostitutivo dell'imposta comunale sulla pubblicità e del canone sostitutivo della tassa occupazioni spazi ed aree pubbliche, al fine di realizzare, per gli enti locali, rilevanti risparmi su aggi esattoriali, personale, costi di contabilità, tenuta di scritture e organizzazione interna e di ottenere per i soggetti obbligati contribuenti, a parità di onere fiscale, un risparmio di tempi e costi di gestione, oltre all'eliminazione di centinaia di migliaia di operazioni su atti cartacei e versamenti periodici.
(5-01917)

FLUVI, CAUSI e BENAMATI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 19, comma 6, del decreto-legge 1o luglio 2009, n. 78, recante «Provvedimenti anticrisi, nonché proroga di termini e della partecipazione italiana a missioni internazionali», convertito dalla legge 3 agosto 2009, n. 102, fornisce una interpretazione autentica dell'articolo 2497, primo comma, del codice civile, relativo alla responsabilità in capo ad enti che esercitano attività di direzione e coordinamento di società, nell'ipotesi di violazione da parte di questi dei principi di corretta gestione societaria e imprenditoriale;
il citato articolo del codice civile prevede che le società o gli enti che, esercitando attività di direzione e coordinamento di società, agiscono nell'interesse imprenditoriale proprio o altrui in violazione dei principi di corretta gestione societaria e imprenditoriale delle società medesime, sono direttamente responsabili nei confronti dei soci di queste per il pregiudizio arrecato alla redditività ed al valore della partecipazione sociale, nonché nei confronti dei creditori sociali per la lesione cagionata all'integrità del patrimonio della società;
la norma introdotta dal decreto-legge specifica, al riguardo, che per enti si intendono i soggetti giuridici collettivi, diversi dallo Stato, che detengono la partecipazione sociale nell'ambito della propria attività imprenditoriale ovvero per finalità di natura economica o finanziaria;
né la relazione illustrativa, né il dibattito parlamentare hanno chiarito la ratio della norma né tantomeno le eventuali ricadute sulle situazioni in essere derivanti dall'introduzione di norma interpretativa che dispiega i suoi effetti ex tunc;
secondo autorevoli interpretazioni, la norma potrebbe essere applicabile alla vicenda Alitalia: in tal modo il Ministro dell'economia potrebbe non rispondere nei confronti degli azionisti: a) per eventuali responsabilità che abbiano inciso sul diritto dei soci al mantenimento del valore di scambio della partecipazione; b) della legittima aspettativa di realizzare un valore in caso di vendita; c) del diritto ad un adeguato controvalore in denaro -:
quali siano i motivi che hanno indotto il Governo a fornire tale interpretazione autentica e se non vi sia la possibilità che essa possa condurre a una

sottrazione dello Stato, in un'economia di mercato, alle regole di tutela delle esigenze dei risparmiatori e degli investitori.
(5-01918)

MILO e ZELLER. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
la generale crisi economica ha coinvolto in modo particolarmente grave il settore dell'edilizia e del mercato immobiliare, determinando in alcuni casi la mancanza di interessati all'acquisto di immobili, in particolare di edifici destinati all'attività alberghiera;
i proprietari di strutture alberghiere della provincia di Bolzano che hanno necessità di vendere un albergo per i quali non riescono a trovare acquirenti per i suddetti motivi hanno pensato a soluzioni alternative rispetto alla tradizionale compravendita di immobili;
negli stati di diritto anglosassone, e ultimamente anche in Austria e in Spagna, si pratica da tempo la cosiddetta «lotteria di casa», che consiste in un'offerta su internet dell'immobile, attraverso la vendita di biglietti della lotteria a prezzo fisso, tra i quali verrà estratto a sorte il futuro proprietario, sotto la vigilanza di un notaio che segue tutte le operazioni da svolgere -:
se il Ministro ritenga possibile l'alienazione di un'immobile che si trova in Italia attraverso una lotteria, ovvero l'offerto e la vendita esclusivamente all'estero di biglietti e la successiva estrazione a sorte dell'acquirente indicando, se del caso, le norme ostative all'organizzazione e alla vendita di biglietti qualora una siffatta lotteria avvenga al di fuori del territorio italiano.
(5-01919)

FUGATTI e POLLEDRI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
antecedentemente all'introduzione del comma 4 dell'articolo 8 del decreto del Presidente della repubblica 26 ottobre 1972, n. 633, il trasferimento del plafond all'affittuario in sede di affitto di azienda non era specificamente regolamentato dalla legge e l'orientamento del ministero, contenuto in varie risoluzioni a cominciare dal 1975, era di sussistenza del diritto al trasferimento, subordinatamente al verificarsi di determinate condizioni;
poiché le pronunce ministeriali erano parzialmente contraddittorie e si riferivano non solo all'affitto, ma a tutte le fattispecie di trasferimento di azienda, con il comma 5 dell'articolo 1 del decreto-legge 30 dicembre 1991, n. 417, anche a fini interpretativi, come è dato leggere nella relazione al decreto-legge, limitatamente all'affitto di azienda, fu introdotta la normativa attualmente vigente in tema di plafond, dispone che, nel caso di affitto di azienda, perché possa avere effetto il trasferimento del beneficio di utilizzazione della facoltà di acquistare beni e servizi per cessioni all'esportazione, senza pagamento dell'imposta, è necessario che tale trasferimento sia espressamente previsto nel relativo contratto e che ne sia data comunicazione con lettera raccomandata entro trenta giorni all'Ufficio IVA competente per territorio;
il comma 6 dello stesso decreto n. 417 del 1991 stabiliva che «La disposizione di cui al comma 5 si applica dal trentesimo giorno successivo a quello di entrata in vigore del presente decreto. Per i casi affitto di azienda verificatisi antecedentemente, sono fatti salvi i trasferimenti avvenuti anche senza espressa menzione e sono considerate valide le operazioni effettuate dall'affittuaria nell'esercizio della facoltà di cui al quarto comma dell'articolo 8 del decreto del Presidente della repubblica n. 633 del 1972, introdotto dal comma 5;
la ratio legis è desumibile dalla «Relazione tecnica» al decreto-legge 30 dicembre 1991, n. 417, nella quale è dato leggere: «La norma prevede il trasferimento del beneficio di acquistare beni e servizi in sospensione d'imposta ai sensi

dell'articolo 8 del decreto del Presidente della Repubblica n. 633 del 1972 a favore dell'affittuario dell'azienda. Trattasi di una norma avente carattere interpretativo, conforme all'orientamento già dato dall'amministrazione finanziaria. Non si ravvisa nella fattispecie nessuna erosione della base imponibile e quindi nessun effetto sul gettito del bilancio dello Stato; da quanto sopra appare evidente che di tutte le condizioni richieste nella precedente produzione ministeriale non è fatta alcuna menzione nella legge, e che dignità di legge venne unicamente conferita alla volontà delle parti, che debbono espressamente indicare nel contratto il trasferimento del plafond e all'obbligo di comunicazione al competente ufficio IVA del trasferimento avvenuto;
successivamente, in contraddizione con quanto espresso dal legislatore pochi mesi prima, il Ministero, con risoluzione n. 450173 del 1992, dopo aver sancito il carattere derivativo del diritto al trasferimento del plafond nell'affitto di azienda, reintroduce un'ulteriore condizione con le parole «... laddove, ovviamente, viene previsto il trasferimento del beneficio solo se vengono ceduti quantomeno i rapporti con la clientela, oltre all'università costituente l'azienda...» -:
se i requisiti richiesti dall'articolo 8, comma 4 del decreto del Presidente della Repubblica n. 633 del 1972, sopra citato, ovvero la presenza di un contratto di affitto di azienda in cui il trasferimento del beneficio sia espressamente previsto e comunicato entro trenta giorni all'Ufficio IVA competente, siano, non solo necessari, ma anche sufficienti.
(5-01920)

Interrogazione a risposta scritta:

BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
il 22 settembre 2009, con un comunicato stampa dell'Ufficio delle dogane di Varese Malpensa si è appeso ufficialmente che i funzionari doganali del servizio antifrode della sezione operativa territoriale di Malpensa, con la collaborazione dei militari della Guardia di finanza, a seguito di un'accurata e attenta analisi dei rischi, hanno scoperto e sequestrato, in una spedizione effettuata tramite courier proveniente dalle Filippine e destinata in Italia, 207 Federal Reserv bond 1934 Series, del valore di 500.000.000 dollari ciascuno, per un valore complessivo di 103.500.000.000 dollari;
il sequestro dei titoli di credito è stato disposto dalla Procura della Repubblica di Busto Arsizio;
questa operazione segue un analogo e precedente sequestro fatto a Chiasso il 2 giugno 2009, e l'ammontare complessivo dei due sequestri di bond e obbligazioni USA è pari al valore di due punti di pil statunitense;
fonti giornalistiche hanno precedentemente riportato affermazioni del seguente tenore: « "di certo nessuno ha interesse a dire che i bond di Malpensa e Chiasso sono veri..." si lascia maliziosamente sfuggire uno degli inquirenti. Senza dubbio: se i titoli venissero messi tutti all'incasso, le finanze degli Stati Uniti sarebbero in grave deficit lo Stato dovrebbe dichiarare bancarotta. Ma il giallo finanziario resta tutto. L'ultimo capitolo lo hanno scritto a Ferragosto i finanzieri all'aeroporto milanese, controllando il contenuto di due valigette 24 ore in mano a una coppia di viaggiatori con passaporto filippino: 180 miliardi di dollari, seppur non in contanti, una cifra comunque sbalorditiva e senza precedenti. I due fanno scena muta di fronte alle domande degli inquirenti e per loro scatta (e perdura) l'arresto, anche perché la Finanza ha ben presente quanto accaduto due mesi prima ai loro colleghi di Chiasso.»;
sempre ad avviso della stampa, prima delle dichiarazioni ufficiali rilasciate dall'ufficio delle dogane di Varese Malpensa

che ha confermato i fatti, «l'operazione sarebbe avvenuta in gran segreto la settimana dopo ferragosto (...) è bastato aprire una sola valigia per sgranare gli occhi: al suo interno c'erano buoni dei Tesoro USA di due tagli. Da un miliardo e da 500 milioni di dollari. In tutto 180 miliardi di dollari di controvalore, pari a poco meno di 123 miliardi di euro. Una somma stratosferica, pari a circa 12 leggi finanziarie italiane»;
la stampa ha poi reso noto che «La procura di Busto Arsizio, a un primo esame sommario ha potuto accertare che i titoli sequestrati ai due filippini sono identici a quelli in mano alla procura di Como e sequestrati ai giapponesi. Oltre alle somme stratosferiche detenute c'è un altro parallelo fra le due vicende: i corrieri di quei miliardi non sono persone qualsiasi. Se uno dei due giapponesi aveva legami di alto livello con la Banca centrale di Tokio, uno dei due filippini ha legami altrettanto stretti con un vescovo della chiesa di Manila e nella documentazione sequestrata insieme ai titoli USA ci sarebbe anche un passare a firma dell'alto prelato»;
nel caso in cui l'accertamento facesse emergere l'autenticità dei titoli, ciò consentirebbe la contestazione della mancata dichiarazione valutaria con la successiva e susseguente comminazione di un'ammenda amministrativa pari al 40 per cento delle somme detenute, pari a circa 86 miliardi di euro tenuto conto della particolare gravità della situazione delle finanze pubbliche italiane, tanto da dover temere procedure di infrazioni aperte dagli organi UE nei confronti del nostro Paese per violazione dei parametri previsti nel trattato di Maastricht e seguenti, che impegnano l'Italia ad una gestione virtuosa delle finanze pubbliche, la percezione, per questa via di una somma pari a sette volte circa quella impegnata dal Governo per contenere la crisi in atto finanziando la cassa integrazione allargata a tutte le imprese italiane, anche alla luce del fatto che queste vicende sono reiterate potrà assicurare un possibile straordinario introito per lo Stato -:
se i fatti corrispondano al vero e, specificamente, se i due cittadini filippini siano stati effettivamente lasciati in libertà;
se sia stata accertata l'autenticità o la falsità dei titoli sequestrati;
nel caso negativo, se non ritenga utile richiedere un intervento del Governo USA al fine di ottenere aiuto per un accertamento più rapido e sicuro grazie alla collaborazione di esperti provenienti dal Paese di emissione;
se intenda avvalersi del diritto di beneficiare della somma comminata come sanzione amministrativa prevista dalla legge in casi come quelli descritti in premessa;
quale sia l'attuale situazione dei finanzieri protagonisti del precedente sequestro di Chiasso.
(4-04538)

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GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta scritta:

ZAMPARUTTI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. - Al Ministro della Giustizia. - Per sapere - premesso che:
nel corso di una visita ispettiva compiuta il 10 ottobre 2009 nel carcere di San Vittore è risultato che per una capienza di 900 posti la struttura ospita 1645 detenuti di cui 1545 uomini e 100 donne; la situazione di sovraffollamento è tale da aver richiesto l'utilizzo della sala di attesa per alloggiare 11 detenuti che dormono su materassi gettati per terra;
mai è stata raggiunta una simile condizione di sovraffollamento con conseguenti

difficoltà per la direzione di realizzare qualsiasi attività ricreativa o formativa rivolta ai detenuti;
altrettanto grave è la condizione del personale penitenziario, che da pianta organica ministeriale dovrebbe essere di 990 unità, mentre effettivi risultavano essere 558 di cui presenti 379;
tenuto conto che le 379 unità presenti sono relative a tutte le mansioni nei vari turni da coprire nell'arco della giornata alla direzione risulta che il rapporto agenti detenuti è attualmente 1 a 100;
questo rapporto non a norma tra detenuti e agenti, da un lato, compromette l'esigenza di sicurezza degli stessi agenti che dipende, a giudizio degli interroganti, solo dal senso di responsabilità dei detenuti, dall'altro impedisce il rispetto di norme penitenziarie, come ad esempio quelle che prevedono che ogni spostamento del detenuto debba essere controllato dagli agenti;
la condizione in cui versano gli agenti che decidono di vivere in caserma è inoltre di forte degrado: ad esempio, la struttura un tempo destinata ai semiliberi e oggi adibita a caserma è assolutamente fatiscente, priva di impianti elettrici a norma, con una trentina di piccole stanze distribuite su due piani che ospitano ciascuna un letto per un agente, in uno spazio di circa 2 metri per 3, con armadi di altri colleghi che possono entrare in qualsiasi momento della giornata per cambiarsi, con bagni in comune fatiscenti e un impianto di riscaldamento che funziona ad intermittenza;
anche la parte di caserma interna al carcere e in ristrutturazione da due anni risulta in condizione di forte degrado con scale piene di calcinacci, corridoi sventrati e lasciati incompiuti, soffitti di quello che dovrebbe essere uno spogliatoio corrosi da infiltrazioni d'acqua e pericolanti;
solo una minima parte è stata restaurata e messa a disposizione degli agenti che però tengono gli indumenti nelle valigie non essendo sufficienti gli armadietti -:
quali iniziative intenda adottare il Ministro per assicurare nel carcere di San Vittore un rapporto detenuti/agenti conforme alle norme;
quali iniziative intenda adottare per assicurare agli agenti in caserma condizioni di vita degne di un paese civile con stanze decorose e tali da garantire le indispensabili condizioni di privacy, con impianti a norma e condizioni igieniche minime delle strutture comuni;
per quali ragioni non siano stati completati i lavori di ristrutturazione della caserma.
(4-04528)

TESTO AGGIORNATO AL 14 OTTOBRE 2009

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INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazione a risposta immediata:

VIETTI, DELFINO, COMPAGNON, CICCANTI, VOLONTÈ e NARO. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
i ritardi nella realizzazione della linea Tav Torino-Lione stanno mettendo a rischio anche i contributi dell'Unione europea per una opera che, unanimemente, è considerata strategica per lo sviluppo e l'ammodernamento infrastrutturale del nostro Paese;
recentemente è stato siglato dai leader regionali delle maggiori formazioni politiche del Piemonte un documento comune volto a sollecitare un'accelerazione dei tempi di esecuzione della Tav e nel quale sono inserite quelle che sono considerate le priorità: l'assegnazione da parte dello Stato dei 200 milioni di euro per il nodo di Torino; un nuovo trattato italo-francese per la realizzazione e la gestione dell'opera; l'individuazione di un nuovo ente promotore incaricato della costruzione e della gestione dell'opera; l'inizio

dei lavori entro il 2013; l'avvio dei carotaggi in Bassa Valle di Susa e del cunicolo esplorativo della Maddalena di Chiomonte; il completamento della progettazione preliminare entro giugno 2010;
rispetto all'assegnazione da parte dello Stato dei 200 milioni di euro per il nodo di Torino, il sistema degli enti locali torinesi punta ad avere quei fondi prima dell'avvio del piano dei sondaggi e lunedì 19 ottobre 2009 è prevista una riunione dei sindaci dei comuni torinesi interessati all'opera, convocati dal presidente Bresso e da quello della provincia di Torino, Saitta, con l'obiettivo di sollecitare il Governo a stanziare almeno una prima parte dei contributi nazionali previsti dall'intesa Berlusconi-Bresso, che prevede interventi urgenti per risolvere le criticità del nodo di Torino -:
se non ritenga di procedere in tempi rapidi all'erogazione dei fondi promessi, al fine di risolvere le criticità citate in premessa e consentire di risolvere subito la prima delle priorità segnalate dal documento sopra menzionato e a seguire tutte le altre.
(3-00709)

Interrogazione a risposta in Commissione:

TULLO, LOVELLI e ZUNINO. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
il 30 settembre scorso si è svolto a Limone Piemonte un incontro tra gli assessori ai trasporti delle regioni Piemonte e Liguria, gli enti locali, Trenitalia e i rappresentanti sia dell'«Associazione Giuseppe Biancheri», recentemente costituitasi per la valorizzazione della linea ferroviaria Cuneo/Ventimiglia/Imperia/Nizza, sia del comitato dei pendolari;
in quella occasione gli assessori regionali hanno ribadito l'impegno e la volontà di potenziare la linea in questione, sulla scorta di quanto emerso dal progetto Calipso (Costa Azzurra Liguria Piemonte Senza Ostacoli);
gli amministratori locali hanno manifestato la loro viva preoccupazione per i problemi di operatività dei treni Trenitalia e Sncf connessi alla nuova normativa sulla sicurezza ferroviaria che fissa al 31 dicembre la scadenza ultima per l'attrezzaggio del materiale rotabile;
qualora non si arrivasse ad un accordo verrebbero meno i treni diretti e si comprometterebbero le soluzioni per facilitare il ripristino sia dei «treni della neve» verso Limone, sia dei «treni del mare» verso il ponente ligure e la Costa Azzurra;
il potenziamento della linea sia per quanto attiene gli orari che la messa in servizio dei treni con una politica di fermate limitate (Torino, Savigliano, Fossano, Cuneo, Limone, Tenda, Breil, Ventimiglia) sono soluzioni che possono essere attuate a breve termine;
nel prossimo anno inizieranno i lavori del nuovo traforo stradale del Tenda e che si renderà necessario un servizio di navette per passeggeri con auto al seguito, impegno questo già previsto dalla delibera di approvazione del nuovo tunnel di Tenda da parte della regione Piemonte e recepito dal decreto del Ministero delle infrastrutture;
le condizioni della linea, soprattutto per gli aspetti finanziari, sono regolate dalla Convenzione tra Italia e Francia del 1970, convenzione superata sia rispetto alle modifiche istituzionali intervenute in Francia ed in Italia con la creazione, secondo le norme comunitarie de RFF e RFI, sia per quanto previsto dalla direttiva U.E. in materia di concorrenza;
si rendono necessarie azioni comuni tra le regioni interessate (Piemonte, Liguria, P.A.C.A.), come è emerso nell'incontro tra il sindaco di Limone, il presidente dell'«Associazione G. Biancheri» ed il rappresentante del comitato dei pendolari svoltosi con la presidenza del Conseil general des Alpes Maritimes in data 8 ottobre 2009 a Nizza per affrontare i problemi che impediscono un pieno sviluppo di

questa linea ferroviaria indispensabile per i collegamenti tra il Piemonte, il Ponente Ligure e la Costa Azzurra -:
quali iniziative intendano assumere per garantire e potenziare il regolare servizio sulla linea superando i problemi di interoperabilità dei treni italiani e francesi;
se non si ritenga opportuno convocare al più presto una riunione con le regioni Piemonte, Liguria e PA.C.A. coinvolgendo il Principato di Monaco, vivamente interessato a questo collegamento ferroviario, i Ministri interrogati da parte italiana, il Ministro Estrosi da parte francese al fine di affrontare tutti i problemi evidenziati dal progetto Calipso: miglioramento dell'offerta di trasporto, tariffazione, materiale rotabile, superamento della Convenzione del 1970 tra Italia e Francia.
(5-01916)

Interrogazione a risposta scritta:

BORGHESI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
ai sensi dell'articolo 3 della Costituzione «tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese»;
nel gennaio 2007 il dottor Michelangelo Miniati è stato assunto da Anas Spa con contratto interinale per supportare l'ufficio di pianificazione e controllo di gestione, e implementare SAP, software gestionale nel compartimento di Firenze: da subito la dirigenza fece presente la possibilità di un inserimento a tempo indeterminato, invitando quindi il dottor Miniati a svolgere con impegno il tanto lavoro della struttura;
l'assunzione a tempo determinato è avvenuta a seguito di 2 colloqui a cui partecipavano centinaia di candidati, sostenuti a Roma presso i responsabili del personale di Quanta spa, società interinale e poi davanti a 5 risorse umane di Anas Spa;
il dottor Miniati facendo affidamento su una prospettiva di assunzione a tempo indeterminato, ha lasciato il proprio precedente impiego, come del resto è avvenuto per alcuni suoi colleghi di Firenze;
nel corso del 2007 il dottor Miniati si è occupato di pianificare e redigere il budget previsionale, correlate revisioni periodiche e varie rimodulazioni;
la ragion d'essere della sua attività era riconducibile all'obiettivo - di primaria importanza - di migliorare il funzionamento dell'area finanza dell'azienda Anas Spa, sancito dalle direttive del consiglio d'amministrazione di Anas, dal nuovo contratto nazionale Anas e dai regolamenti dei sindacati di categoria, nonché dagli obiettivi di efficienza previsti dalla legge finanziaria;
le medesime direttive contenute nel nuovo contratto Anas Spa 2007, di comune accordo con quelle dei sindacati di categoria hanno sottolineato che nelle valutazioni del personale avrebbe dovuto tenersi conto innanzi tutto dei titoli di studio, delle esperienze professionali e all'anzianità pregressa all'interno della stessa struttura lavorativa;
il dottor Miniati non ha mai ricevuto una critica in sede di lavoro, mai un'assenza per malattia e ha fruito soltanto di nove giorni di ferie. Solo negli ultimi periodi, ha avvertito un clima di ostilità anche a seguito del fatto che egli aveva lamentato che, a un giorno dalla scadenza del suo contratto, nulla si sapesse riguardo la prosecuzione del suo rapporto di lavoro a differenza di altri colleghi;

contrariamente a tali indirizzi e principi risulta all'interrogante che il regolamento Anas (norma eliminata da tempo in molte aziende italiane, si veda le Poste Italiane) dispone che un familiare possa maturare un diritto di accesso al posto di un altro familiare, solo e soltanto al momento del pensionamento di quest'ultimo e risultano vari casi di dipendenti che siano stati assunti in ANAS, anche con stipendi molto elevati, con legami familiari con dipendenti in servizio con ciò rendendo inevitabilmente molto più difficile per persone prive di legami l'accesso in questa azienda pubblica e ciò a dispetto del livello delle prestazioni rese e finanche dei titoli posseduti, ciò in chiaro contrasto con le sopra citate direttive;
tale situazione è riscontrabile tra l'altro nelle sedi di Firenze, Bologna e Roma;
il dottor Miniati chiede giustamente di essere reinserito nella posizione di sua competenza, con contratto Anas a tempo indeterminato, secondo quanto contenuto nelle linee guida della finanziaria 2008 articoli 92 e 93, la cui ratio dispone che chi ha svolto un periodo superiore a 36 mesi ha diritto all'assunzione a tempo indeterminato, secondo quanto contenuto anche nel CCNL articolo 13, punto 3), e nel Protocollo di Intesa nell'allegato 3 delle Tipologie contrattuali articolo 5 che recita «I lavoratori assunti a tempo determinato, a parità di condizioni, hanno diritto di precedenza, ove necessari, per le assunzioni a tempo indeterminato» -:
se i Ministri siano a conoscenza dei fatti sopra riportati e cosa intendano fare affinché sia rispettato quanto contenuto nelle linee guida della finanziaria 2008 articoli 92 e 93, affinché il dottor Miniati possa essere reinserito nella posizione di sua competenza, con contratto Anas a tempo indeterminato;
che cosa intendano fare per superare nelle aziende statali forme di nepotismo inconciliabili ormai con le esigenze di efficienza e qualità della spesa pubblica.
(4-04540)

TESTO AGGIORNATO AL 23 MARZO 2011

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INTERNO

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'interno, per sapere - premesso che:
l'8 settembre 2008 il prefetto di Latina dottor Bruno Frattasi, ha fatto pervenire al Ministro dell'interno una dettagliata relazione di 507 pagine, con cui veniva sollecitato lo scioglimento per infiltrazione mafiosa dell'amministrazione comunale di Fondi (Latina);
nel mese di febbraio 2009 il Ministro dell'interno, come ha comunicato lo stesso Ministro nella seduta della Camera dei deputati del 14 maggio 2009, ha provveduto a trasmettere al Consiglio dei ministri la proposta di scioglimento del consiglio comunale di Fondi (Latina) per infiltrazione mafiosa, con parere conforme a quello espresso dal prefetto di Latina;
nella seduta del Consiglio di ministri dell'8 maggio 2009 il Ministro dell'interno ha consegnato a tutti i componenti del Consiglio dei ministri la documentazione che dimostra la fondatezza della richiesta di scioglimento;
nella risposta ad una precedente interpellanza, in data 16 luglio 2009, il Governo aveva comunicato che una decisione in merito sarebbe stata presa nel successivo Consiglio dei ministri;
il Ministero dell'interno ha chiesto al Prefetto di Latina una nuova relazione sul consiglio comunale di Fondi a seguito dell'approvazione delle nuove norme in materia di scioglimento dei Consigli comunali;
il prefetto di Latina ha reiterato la richiesta di scioglimento anche nella nuova relazione, e il Ministero dell'interno ha proposto nuovamente di sciogliere il consiglio comunale di Fondi;

nessuna decisione è stata presa fino alla data dell'8 ottobre 2009 nella quale il Ministro dell'Interno, Roberto Maroni, ha annunciato in maniera informale alla stampa la decisione del Governo di soprassedere allo scioglimento del consiglio Comunale di Fondi per infiltrazioni da parte della criminalità organizzata di tipo mafioso, poiché erano sopraggiunte le dimissioni della giunta e della maggioranza dei componenti del consiglio comunale;
questa decisione viola apertamente ad avviso degli interpellanti quanto previsto dall'ultimo comma del nuovo articolo 143 del testo unico degli enti locali di cui al decreto legislativo n. 267 del 2000, così modificato dalla legge 94 del 2009, che dispone: «Si fa luogo comunque allo scioglimento degli organi, a norma del presente articolo, quando sussistono le condizioni indicate nel comma 1, ancorché ricorrano le situazioni previste dall'articolo 141». L'articolo 141 del testo unico degli enti locali riguarda per l'appunto anche il caso della dimissioni degli amministratori;
il commissariamento ordinario, previsto fino alle prossime elezioni amministrative, è del tutto inefficace rispetto alle infiltrazioni mafiose nel tessuto politico della città -:
cosa abbia indotto il Ministro interpellato a cambiare opinione sul comune di Fondi dopo averne chiesto per due volte lo scioglimento e perché il Ministro non abbia voluto applicare una norma del cosiddetto «pacchetto sicurezza», da egli stesso proposta, ovvero la norma di cui all'ultimo comma dell'articolo 143 del testo unico degli enti locali.
(2-00511)
«Garavini, Amici, D'Incecco, De Torre, De Micheli, Bordo, Miglioli, Zampa, Villecco Calipari, Minniti, Bossa, Sbrollini, Lo Moro, Giovanelli, Strizzolo, Fluvi, Motta, Picierno, Pierdomenico Martino, Baretta, Ferrari, Sereni, Quartiani, Trappolino, Bucchino, Fedi, Froner, Fontanelli, Veltroni, Andrea Orlando, Nicolais, Nannicini, Realacci, Braga, Samperi, Marchi, Codurelli, Cenni, Misiani, Barbi, Porta, Gianni Farina, Melandri, Causi, Albonetti, Bersani, Cardinale, Carella, Franceschini, Morassut, Naccarato, Tenaglia, Ventura, Verini, Viola, Duilio, Gozi, Vassallo».

Interrogazioni a risposta scritta:

REGUZZONI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
in tema di immigrazione e gestione delle situazioni locali di difficile convivenza il Governo in generale e il Ministero dell'interno in particolare hanno ottimamente operato, riportando nel nostro Paese legalità, democrazia e rispetto dei diritti del territorio;
alcuni organi di stampa hanno dato notizia che, in previsione della chiusura e relativo spostamento del centro islamico di viale Jenner a Milano, si è ipotizzata la localizzazione di una moschea nel comune di Opera;
tali indiscrezioni hanno creato allarmismo presso la cittadinanza, suscitando la giusta reazione preoccupata del sindaco di Opera, Ettore Fusco;
la situazione complessiva è stata e sarà oggetto di apposite discussioni presso i tavoli appositamente convocati presso la prefettura e sotto l'autorevole coordinamento del prefetto, dottor Lombardi;
il sindaco Ettore Fusco ha chiesto di essere convocato al tavolo della Prefettura -:
se le notizie riportate siano destituite di fondamento ovvero abbiano un fondo di verità e quale;
se, nel caso vi sia una qualsiasi ipotesi di coinvolgimento del comune di Opera, non si ritenga opportuno sollecitare

la prefettura affinché possa essere adeguatamente coinvolto il sindaco di Opera.
(4-04527)

TOMMASO FOTI e CARLUCCI. - AI Ministro dell'interno, al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione. - Per sapere - premesso che:
da diversi anni svariati comuni italiani emettono, a seguito di una lunga fase di sperimentazione, carte d'identità elettroniche, oggi nella disponibilità di diverse migliaia di cittadini;
l'articolo 31 del decreto-legge n. 112 del 2008, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 133 del 2008, ha disposto la proroga della validità della carta d'identità elettronica da cinque a dieci anni;
la proroga in questione viene attestata esclusivamente da un foglio di formato A4, bilingue, in italiano e in inglese, rilasciato dal comune. Alla pratica carta elettronica si aggiunge dunque un foglio A4, piegato, ovviamente soggetto a deteriorarsi come e peggio della vecchia carta d'identità cartacea. Inutile evidenziare che lo spazio occupato è ben più ampio rispetto al passato ed è scontato aggiungere che il tutto è più scomodo;
risulta che il Ministero degli esteri ha segnalato al Ministero dell'interno, che ha dovuto a sua volta renderne edotti i prefetti perché ne informassero i sindaci, quanto succede in Egitto, in Croazia, in Romania, in Tunisia, in Turchia e nella confinante Svizzera. Questi Paesi (e verosimilmente altri ancora) interpongono difficoltà ai connazionali che si trovano in quegli Stati avendo con sé il foglio di proroga della carta d'identità elettronica. Anzi, «le Autorità egiziane hanno formalmente notificato di non riconoscere il documento cartaceo di proroga della validità della carta d'identità elettronica»;
se è vero che l'inconveniente tutti lo rilevano, è altrettanto vero che ciascuno scarica su altri l'onere di provvedere: il Ministro degli affari esteri avverte il Ministro dell'interno, quest'ultimo avvisa i prefetti, i prefetti informano i sindaci, i sindaci avvertono i responsabili dell'anagrafe che ai cittadini che lamentano quanto sopra rappresentato rispondono «è la legge»;
se vuole dunque espatriare, al cittadino non rimane che procurarsi il passaporto, o meglio, per dirla con le parole delle competenti autorità, a «munirsi di altro idoneo documento di viaggio»;
il cittadino deve, dunque, dotarsi di passaporto, sul quale pagare balzelli vari (44,66 euro per il rilascio, più 40,29 euro per ogni anno) -:
se e quali iniziative, anche di carattere normativo, intendano assumere affinché la proroga a dieci anni della validità della carta d'identità elettronica avvenga con modalità del tutto diverse da quelle più sopra descritte, essendone evidenti i limiti.
(4-04537)

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ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, per sapere - premesso che:
dall'anno accademico in corso il numero programmato di studenti previsti per i corsi di laurea in scienze della formazione primaria nella regione Campania è stato ridotto drasticamente rispetto agli anni precedenti;
in merito a questa previsione programmatica si deve osservare che:
il riferimento programmatico, anche per il corso di laurea di formazione primaria come di ogni altro, non può che essere nazionale (legge n. 264 del 1999, articolo 3, comma 1, lettera b). È evidente infatti che una corretta programmazione formativa non può che partire dalla disponibilità

di risorse espresse dall'Università ad hoc correlata al fabbisogno nazionale. Il riferimento esclusivo al fabbisogno regionale costituisce di fatto lesione dei diritti costituzionalmente garantiti nei confronti dei cittadini studenti;
la proiezione utilizzata dal Ministero per tale programmazione fa riferimento al fabbisogno stimato di uno solo, per quanto assai importante (lo Stato), dei possibili «datori di lavoro» del settore, ma esclude ogni riferimento ai numerosi altri soggetti presenti nel sistema scolastico italiano: regioni, comuni, enti pubblici in genere, scuole paritarie;
non si tiene in alcun modo conto del grandissimo deficit di offerta formativa (specie sul territorio regionale campano e meridionale) nel campo della scuola d'infanzia. Addirittura del fabbisogno nel settore della scuola d'infanzia nella nota richiamata non si tiene conto alcuno;
la durata quadriennale del corso di laurea farà si che i primi (e più veloci) contingenti di laureati iscritti nell'anno accademico 2009/2010 si affacceranno al mondo del lavoro tra la fine del 2013 e il 2014. Effettuare previsioni tanto stringenti per tale periodo (tali da incidere sin da ora sul destino dei futuri studenti universitari) appare francamente azzardato ignorandosi ora del tutto quali potranno essere, tanto l'andamento demografico (gli iscritti alla scuola materna di allora devono ancora nascere...) quanto le politiche di collocamento a riposo in atto in quegli anni e in quelli successivi;
è noto come sia più che probabile la previsione a partire dal prossimo anno accademico, di una durata quinquennale del corso de quo il che potrebbe nel prossimo futuro al «salto» di un'intera «annata» formativa;
il corso di laurea in formazione primaria è l'unico veicolo per la formazione degli insegnanti di sostegno nei gradi della scuola pubblica e privata. È nota la carenza in moltissime realtà territoriali di tali insegnanti e la conseguente occupazione di insegnanti senza titolo di specializzazione;
non può non tenersi conto della tradizionale e, assai forte, propensione degli abitanti della Campania all'occupazione in tale settore. La messa «fuori mercato» di circa ottocento studenti campani già solo per quest'anno costituirebbe un danno ingiusto e dalle conseguenze sociali e politiche francamente imprevedibili ma certo gravi a causa dell'immagine di «egoismo formativo» che ne deriverebbe con riferimento al rapporto Nord/Sud. Tutto questo apparirebbe tanto più grave ed incomprensibile visto che negli ultimi anni le università collocate al Nord raramente hanno raggiunto il 60 per cento di studenti iscritti rispetto alla quota assegnata, a meno che non si voglia indurre un esodo forzoso delle aspettative formative dei giovani campani e del Sud verso realtà universitarie del Nord, «aiutate» per regolamento a raggiungere le «quote» formative assegnate, con un improprio aggravio dei costi formativi per le famiglie del Sud;
le università della Campania - come tutte le università del Paese - hanno da tempo effettuato le proprie programmazioni, disponendo locali, risorse formative, laboratori di tirocinio. Esse subirebbero, in una fase di grande difficoltà finanziaria, un danno gravissimo e del tutto ingiusto;
in tale situazione le università sarebbero letteralmente costrette ad intraprendere ogni azione politica, di opinione e legale a tutela dei legittimi interessi propri e dei propri studenti;
quanto sopra si palesa di particolare evidenza nel caso dell'università suor Orsola Benincasa di Napoli, la più antica università libera d'Italia, da due secoli specializzata nella formazione degli insegnanti, il cui bilancio dipende esclusivamente dalle iscrizioni degli studenti -:
se il Ministro interrogato non ritenga opportuno rideterminare il numero programmato

per i corsi di laurea in scienze della formazione nella regione Campania attenendosi alle disposizioni di cui la legge 2 agosto 1999, n. 264.
(2-00509)
«Mazzarella, Bressa, Piccolo, Lo Moro, Mosella, Ginefra, Ginoble, D'Incecco, Recchia, Picierno, Lolli, Pes, Iannuzzi, Siragusa, Sarubbi, Bucchino, Marchioni, Misiti, Nicolais, Antonino Russo, Cesario, Fedi, Boffa, Sbrollini, Peluffo, D'Antoni, Bonavitacola, Motta, Concia, Melis, Ferranti, Ciriello, Vico, Giorgio Merlo, Bordo, Gnecchi, Codurelli, Gatti, Garofani, Cavallaro, Zampa, Villecco Calipari, Vannucci, Cuperlo, D'Antona, Mastromauro, Miotto, Vaccaro».

Interrogazioni a risposta scritta:

REGUZZONI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca ha molto ben operato nel senso della razionalizzazione e della riorganizzazione del sistema universitario, anche chiedendo una riduzione dei settori scientifico-disciplinari;
le indicazioni espresse dal Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca in relazione alla riduzione dei settori scientifico-disciplinari interessano anche i settori M-EDF/01 e M-EDF/02, introdotti in occasione dell'istituzione delle facoltà e dei corsi di laurea in scienze motorie;
il settore M-EDF/01 - Metodi e didattiche delle attività motorie - (riferibile a quello denominato «scienze dell'attività motorie» istituito dal decreto legislativo 8 maggio 1998, n. 178) si occupa dello sviluppo e dell'insegnamento di teorie, tecniche e metodi per l'educazione fisica e motoria generali o rivolte a particolari gruppi o classi di età; il settore M-EDF/02 - metodi e didattiche delle attività sportive - (riferibile a quello denominato «scienze delle discipline sportive» istituito dal decreto legislativo 8 maggio 1998, n. 178), si occupa dello sviluppo di teorie, tecniche e metodi per l'allenamento e per la pratica delle differenti attività sportive e delle valutazioni dei rendimenti e delle attitudini atletiche;
la recente istituzione delle facoltà di scienze motorie, avvenuta con il decreto legislativo 8 maggio 1998, n. 178 (relativo alla trasformazione degli istituti superiori di educazione fisica e istituzione di facoltà e di corsi di laurea e di diploma in scienze motorie, a norma dell'articolo 17, comma 115, della legge 15 maggio 1997, n. 127) e la conseguente rideterminazione dei settori scientifico disciplinari (con decreto ministeriale 4 ottobre 2000) non hanno permesso, sia per la novità e specificità culturale nel panorama accademico sia per la recente istituzione, di raggiungere - in tale ambito - un numero di professori ordinari superiore a cinquanta che rappresenta il criterio utilizzato dal Consiglio universitario nazionale sulla base delle indicazioni ministeriali per la «sopravvivenza» dei settori scientifico-disciplinari;
tale criterio utilizzato dal Consiglio universitario nazionale pare non condivisibile e non giustificabile nel caso in argomento;
la Conferenza dei presidi delle facoltà di scienze motorie è pertanto preoccupata del rischio che si perda l'identità di tali settori scientifico-disciplinari che - alla luce dell'esperienza maturata in questi anni - potrebbero, in questa circostanza, eventualmente essere rivisti sia per quanto riguarda la declaratoria sia la dizione stessa e ha chiesto con lettera in data 9 settembre 2009 al Ministro interrogato il mantenimento dei settori scientifico disciplinari M-EDF/01 e M-EDF/02 indicando al Consiglio universitario nazionale di procedere in tal senso -:
se il Ministro intenda condividere avallandoli i criteri e i metodi utilizzati dal

Consiglio universitario nazionale ai fini della realizzazione della auspicate riduzioni dei settori scientifico-disciplinari;
se vi siano altri settori interessati dai medesimi criteri e quali;
se il Ministro condivida le preoccupazioni espresse dalla Conferenza dei presidi delle facoltà di scienze motorie e le ragioni addotte.
(4-04526)

CARLUCCI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
qualche settimana fa l'Università Parthenope di Napoli, ha firmato con la Uil della Campania una convenzione che consentirà a chi ha in tasca la tessera del sindacato guidato da Luigi Angeletti di vedersi riconoscere fino a 60 crediti per il corso di laurea triennale in giurisprudenza. Uno sconto, secco, di un anno su tre;
la convenzione così recita: «In considerazione delle conoscenze e delle abilità che i lavoratori iscritti alla Uil potranno certificare in ragione delle funzioni e delle mansioni a loro attribuite verranno riconosciuti 60 crediti al personale impegnato in attività di tipo tecnico, gestionale o direttivo ...50 crediti al personale impiegato in attività caratterizzato da conoscenze mono specialistiche...»;
l'articolo 2 della convenzione afferma che: «La Uil segreteria regionale della Campania si impegna a collaborare con l'Università nell'individuazione dei requisiti nella fase istruttoria delle richieste degli iscritti»;
secondo quanto riportato dal Corriere della sera in data 12 ottobre 2009 il riconoscimento degli esami sarà curato dalla stessa Uil;
sempre nell'articolo del Corriere della sera del 12 ottobre si afferma che: «convenzioni come quella appena stipulata dall'ateneo delle "dieci famiglie", come la definì nel giugno 2007 un articolo di Repubblica, nelle università italiane non sono affatto rare. Quando alla fine degli anni Novanta con la riforma voluta dal centrosinistra vennero istituite le lauree triennali, si decise di riconoscere crediti formativi accumulati con l'esperienza lavorativa. C'era una disposizione europea. Ma in Italia l'opportunità diventò ben presto occasione per i furbi. Da lì al malcostume vero e proprio il passo fu breve. E il malcostume dilagò. Si arrivò a regalare i pezzi di carta: c'erano convenzioni che consentivano di vedersi abbuonare anche tutti i crediti formativi del corso di laurea. Bastava discutere la tesi. E in qualche caso neanche quello»;
ad avviso dell'interrogante la pratica delle convenzioni con sindacati, enti e ministeri sostanzia di fatto delle situazioni di privilegio rispetto all'ordinamento degli studi ordinario cui sono sottoposti tutti gli studenti universitari italiani -:
se sia a conoscenza delle circostanze riportate in premessa e se vi siano ulteriori elementi di cui voglia mettere al corrente la Camera dei deputati;
se e quali iniziative, anche di carattere normativo, intenda assumere per eliminare il malcostume delle convenzioni, pratica e strumento in palese contrasto con i principi di merito e di uguaglianza professati e perseguiti dall'attuale Esecutivo.
(4-04530)

CIOCCHETTI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
dal 1o settembre 2005 i docenti di religione cattolica del scuola italiana primaria e secondaria vincitori di concorso, sono stati immessi nei ruoli dello Stato ed hanno così acquisto, tra l'altro, il diritto alla ricostruzione della carriera;
il docente di religione cattolica della scuola media inferiore è equiparato al

docente laureato della scuola media superiore come previsto dal comma 6 articolo 3 decreto del Presidente della Repubblica 399 del 23 agosto 1988, norma richiamata dal comma 7, articolo del contratto nazionale di lavoro del 1995, confermata dal comma 1 al numero 8 del contratto nazionale di lavoro del 2003, recepita dall'ultimo contratto di lavoro al numero 8 del comma 1 dell'articolo 146;
l'equiparazione tra docenti di religione di scuola media inferiore e docenti di scuola media superiore e appare, pertanto, un dato di fatto;
tuttavia la ragioneria provinciale di Viterbo ha respinto contrariamente a quanto previsto dalle disposizioni sopra ricordato le ricostruzioni di carriera dei docenti di religione di scuola media inferiore, non accettando l'equiparazione tra i due livelli di scuola;
questa situazione si è verificata solo in alcune province italiane e non in altre, dove invece i docenti di religione hanno già ottenuto, sulla base delle leggi vigenti, la registrazione delle loro ricostruzioni di carriera;
di fatto, gli insegnanti di religione viterbesi, hanno subito un danno economico poiché l'ingiustificato blocco, impedisce loro di percepire gli arretrati dovuti in quanto, privi di ricostruzione della carriera, paradossalmente anche se in quiescenza, risultano privi di anzianità di servizio -:
quali iniziative intenda adottare al fine di ottemperare a quanto previsto dalla normativa vigente e segnalata in premessa e per sanare una situazione palesemente ingiusta e discriminatoria.
(4-04533)

GARAGNANI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
per le insegnanti della scuola Longhena di Bologna che hanno pesantemente criticato la riforma Gelmini assegnando un dieci in pagella a tutti gli alunni nel primo quadrimestre il dirigente scolastico provinciale, che ha chiuso il caso, ha deciso le seguenti sanzioni: censura per le tre insegnanti che hanno anche organizzato un incontro sul ritorno al voto e richiamo scritto per altri 24 insegnanti;
l'ispettore inviato aveva ipotizzato per le medesime un trasferimento per incompatibilità ambientale e comunque ipotesi sanzionatorie più gravi mentre il dirigente scolastico provinciale ha ritenuto di non applicare sanzioni bensì solo provvedimenti disciplinari;
l'interpellante ritiene, a suo modo di vedere, i provvedimenti disciplinari comminati assolutamente deboli e improntati ad un «buonismo» d'altri tempi e alla volontà quieta non movere, che caratterizza da troppo tempo l'establishment della scuola italiana preoccupata, ad avviso dell'interpellante, di non alterare gli equilibri politici consolidati nel tempo e comunque di cattivo esempio per gli alunni che devono imparare fin da piccoli il rispetto delle leggi e per quegli insegnanti, e ce ne sono, che si sono dimostrati sempre rispettosi della legge -:
se non sia il caso di promuovere una riforma dell'attuale normativa che lascia una certa libertà di azione ai dirigenti scolastici provinciali nell'irrogare sanzioni precise e determinate per singole violazioni della legislazione scolastica, prevedendo pure, nel caso di inottemperanza o di applicazione ostruzionistica da parte di chi la deve applicare, pene accessorie;
quali interventi intenda porre in essere anche in considerazione delle dichiarazioni fatte recentemente in proposito dal Ministro Gelmini e dal sottosegretario di Stato onorevole Pizza, facendosi interprete dello sconcerto dell'opinione pubblica di fronte al caso specifico e alle lievi sanzioni.
(4-04534)

LAVORO, SALUTE E POLITICHE SOCIALI

Interrogazioni a risposta scritta:

CARLUCCI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
tre anni fa l'allora ministra alla salute, Livia Turco, aveva dichiarato: «Il pediatrico di Bari diventerà il Gaslini del Mezzogiorno, un grande polo di eccellenza»;
tre anni dopo di quella promessa «restano solo le parole», attacca la Cgil. «L'assistenza pediatrica - critica Antonio Mazzarella, medico sindacalista - è una cosa vergognosa». «Il potenziamento - fa notare Giuseppe Catucci, segretario della funzione pubblica - non c'è stato. Del Gaslini del Sud non c'è traccia». Il Giovanni XXIII è un cantiere aperto, un paradosso continuo. A cominciare dall'unica Tac attiva in tutto l'ospedale. Il centro pediatrico, unico punto di riferimento per tutta la regione, solo dal 2006 ha una Tac, a 40 anni di distanza dalla prima installata in Puglia. Ma il paradosso, ovvero lo spreco, è che per carenze di organico il macchinario è sotto utilizzato;
«L'ortopedia - sottolinea Mazzarella - è ridotta a quattro medici, l'attività operatoria è praticamente a zero. Capita spesso che i piccoli pazienti vengano trasferiti al Policlinico, tra gli adulti»;
un bambino che necessità di una visita ortopedica deve attendere oltre 300 giorni prima di essere ricevuto dal medico;
il personale è sempre più scarso, complessivamente tra Giovanni XXIII e Policlinico mancano all'appello 600 infermieri. C'è una fuga dei medici, qualche tempo fa il responsabile di Medicina ha lasciato, probabilmente stufo dell'immobilismo;
il sindacato ha scritto un documento duro nei confronti dell'azienda. «È una difficoltà continua - incalza Catucci - non sono stati ancora nominati i primari, la cardiochirurgia nonostante l'inaugurazione non è ancora entrata a regime»;
manca anche una rianimazione, anche se i lavori di edificazione del reparto sono stati ultimati nei giorni scorsi. Non è raro - denunciano i medici del pediatrico - che le garze o i cerotti manchino; i camici bianchi sono costretti persino ad acquistare di tasca propria l'inchiostro per le stampanti;
«altro che Gaslini del Sud», lamenta Catucci. «C'è una circolare della direzione sanitaria - prosegue - che invita il 118 a trasportare le urgenze pediatriche al Policlinico, intasando ulteriormente il centro d'eccellenza». L'attività di rilancio del Giovanni XXIII che vorrebbe attuare il direttore generale, Vitangelo Dattoli, è bloccata anche dal mancato accordo tra Regione e Università -:
sarebbe utile conoscere anche sulla base degli atti depositati presso il Ministero quali iniziative siano state assunte onde dar seguito alle dichiarazioni sopra ricordate;
se sia a conoscenza della drammatica situazione in cui versa l'Ospedale Pediatrico di Bari e quali misure intenda adottare per risolverla nel più breve tempo possibile.
(4-04524)

CARLUCCI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
secondo una ricerca del Banco alimentare tre milioni di italiani (cioè il 4,4 per cento delle famiglie residenti in Italia) soffrono la fame e la causa principale è la mancanza di un lavoro e la malattia;
secondo lo studio del Banco alimentare si trova sotto la soglia di povertà chi spende meno di 222 euro al mese per nutrirsi mentre se la spesa per cibo e bevande è inferiore a 222,29 euro al mese scatta l'allerta-indigenza;

le soglie di povertà oscillano a Nord tra i 233-252 euro, al centro tra i 207-233 euro e nel Mezzogiorno tra i 196-207 euro. Un milione e mezzo di famiglie si trova in grave difficoltà ad acquistare quelli che sono prodotti necessari per vivere, come pane, pasta, carne;
l'analisi traccia anche il profilo dei poveri d'Italia: meridionali, disoccupati, con un titolo di studio basso e una famiglia numerosa. La perdita del lavoro è la causa principale (60 per cento dei casi) di un portafoglio troppo leggero per far fronte alla spesa. L'incidenza della povertà alimentare è particolarmente alta tra i disoccupati (12,4 per cento) e assai minore tra chi un posto ce l'ha (3,4 per cento);
dallo studio emerge, inoltre, che più spesso a impoverire gli italiani è proprio la famiglia, che più è numerosa e più si ritrova a fare economie: il 10,3 per cento delle coppie con tre o più figli vive sotto la soglia di povertà alimentare. Mentre sono i single a poter spendere di più per mangiare e bere. Solo l'1,7 per cento vive con meno di 222 euro al mese per nutrirsi. E sta nella media nazionale (4,5 per cento) l'anziano che vive solo. L'analisi conferma, invece, il divario Nord-Sud: nelle isole oltre il 10 per cento della popolazione fa fatica a trovate i soldi per mangiare e bere; mentre in Toscana, Liguria, Veneto e Trentino Alto Adige «soffre la fame» una percentuale molto più bassa di persone, meno del 3 per cento;
il Codacons chiede al governo di raddoppiare la «social card» che ha finora aiutato un quinto di questi poveri assoluti e di estenderla anche ai nuclei che si trovano appena sopra la soglia di povertà: si tratterebbe di assegnarla a circa 4,6 milioni di famiglie e di raddoppiare l'importo da 40 a 80 euro -:
se siano corrispondenti alla realtà i dati pubblicati dal Banco alimentare e quali dati siano in possesso del Governo sulle reali condizioni della popolazione italiana;
se sia giunto il momento di assumere le opportune iniziative normative per introdurre lo strumento del quoziente familiare per aiutare le famiglie numerose ad uscire dalla condizione di indigenza e di povertà aggravata dalla grave crisi economica mondiale in atto;
se ed in che misura sia prevedibile un incremento dei sussidi destinati al finanziamento della social card, sostegno utile ed innovativo per i cittadini italiani meno abbienti.
(4-04531)

CARLUCCI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
di cancro si guarisce sempre di più, ma al tempo stesso si muore di più. E molto presto il cancro batterà, come prima causa di morte nel nostro Paese, le malattie cardiovascolari. Per ora sono alla pari nella classifica di incidenza e letalità. In entrambi i casi, nonostante i continui progressi scientifici nella diagnosi precoce e nella cura, si registra un fallimento in chiave di prevenzione. In particolare nei giovani. In particolare per quanto riguarda il fumo. Scritte minacciose sui pacchetti, divieto di fumo nei locali pubblici e sui posti di lavoro, campagne di prevenzione, vendita di sigarette e altro solo ai maggiorenni (con tessere elettroniche nei distributori automatici), non sembrano più strategie vincenti. Dopo i primi cali di fumatori, da qualche anno, e in tutto il mondo, i giovani stanno rialzando le vendite: di tabacco trinciato più che di sigarette. Perché costa meno, la sigaretta «fai da te», ed è alla moda. E le giovani fumatrici sorpassano in percentuale i neofiti maschietti. Pochi anni fa era il contrario;
i messaggi promozionali, quindi, sembrano avere la meglio su quelli preventivi. Carmelo Iacono, presidente eletto dell'Aiom (Associazione italiana di oncologia medica), ha recentemente dichia- rato:

«Colpa di alcuni fattori ambientali che hanno favorito l'insorgenza della malattia e di alcuni stili di vita più deleteri di quanto non si creda. In testa a tutti, appunto, il fumo: abitudine diffusa e dannosa, che semplicemente 'fa malissimo'. C'è stato un periodo nel quale i giovani avevano capito: alcune generazioni non hanno fumato. Ora fumano di nuovo tutti, per mancanza di stimoli e motivazioni»;
un italiano su due, o non sa che cosa fare o non intende mettere in atto stili di vita e menù anti-cancro e salvacuore. Questo, nonostante più di sei persone su dieci non ritengano più il cancro «un male incurabile». I numeri arrivano da un'indagine commissionata dall'Aiom. «Oggi il tumore fa meno paura, ma gli italiani si impegnano ancora troppo poco per tenerlo lontano - afferma Francesco Boccardo, attuale presidente Aiom -. E non vi è consapevolezza sui fattori di rischio». Sono sottostimate in particolare l'importanza di praticare attività fisica (segnalata solo dal 15 per cento) e di una corretta alimentazione. Al contrario, voci come l'inquinamento vengono ritenute rilevanti nel provocare il tumore da un 59 per cento degli 800 italiani intervistati a Roma e a Milano, fuori dai centri commerciali, lo scorso settembre;
i dati sul ricorso alla diagnosi precoce e sull'adesione agli screening confermano come nel nostro Paese serva più educazione -:
se sia a conoscenza dei dati illustrati in premessa e quali misure intenda porre in essere per migliorare la prevenzione nel campo oncologico;
se non sia necessario intensificare le campagne informative sui mezzi di comunicazione per fronteggiare un fenomeno, quello della crescita del consumo di tabacco nel nostro Paese, che appare davvero preoccupante.
(4-04532)

...

POLITICHE AGRICOLE, ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazione a risposta scritta:

BELLOTTI. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
i biocombustibili sono un'opportunità per il Paese: nonostante negli anni si siano alternati 3 Esecutivi, dopo l'introduzione delle prime disposizioni in materia volute dall'allora Ministro Alemanno, nessuno ha messo in discussione che uno sforzo mirato a promuovere l'utilizzo di queste risorse rinnovabili andasse fatto;
una delle misure a sostengo al settore è contenuta nel comma 376 dell'articolo 1 della legge finanziaria del 27 dicembre 2006, n. 296, con cui si destinava l'importo di 15 milioni di euro per il finanziamento di programmi di ricerca e sperimentazione del Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali nel settore bioenergetico;
con i successivi atti il Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali provvedeva all'emanazione di appositi bandi destinando 10 milioni di euro al finanziamento di progetti di ricerca miranti alla risoluzione di problematiche specifiche per il settore (decreto ministeriale n. 246 del 2007);
in data 22 dicembre 2008 il Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali attraverso comunicazione via internet pubblicava l'elenco dei progetti ritenuti eleggibili a finanziamento sulla base delle valutazioni compiute da apposita Commissione presieduta dal professor Paolo Fantozzi dell'Università di Perugia, quale rappresentante del Comitato di cui al decreto ministeriale n. 5064 del 2007;
contro la suddetta valutazione si pronunciava però, attraverso ricorso straordinario al Presidente della Repubblica, l'Università di Torino;

il Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali senza attendere gli esiti del ricorso, nel luglio 2009 annullava quanto posto in essere in sede di attuazione del decreto ministeriale n. 246 del 2007 a partire dalla nomina della Commissione fino alla conclusione del procedimento di approvazione della graduatoria, precisando, nel darne comunicazione scritta con nota dell'Ufficio SVIRIS IV a firma del direttore generale dottor Giuseppe Blasi, che la procedura di valutazione sarebbe stata ripetuta con la nomina di una nuova Commissione;
la fattispecie esposta, ove non giustificata, costituirebbe un fatto che, tanto dal punto di vista giuridico quanto amministrativo, desta perplessità, rappresentando un precedente pericoloso che mina o la fiducia nella correttezza della valutazione delle Commissioni ministeriali o la certezza, per gli operatori precedentemente riconosciuti come beneficiari, di veder riconosciuto il contributo per essi stanziato;
a giudizio dell'interrogante la decisione di non attendere gli esiti del ricorso appare in contrasto con la normativa vigente a danno di progetti già valutati eleggibili a finanziamento;
la nomina di una nuova Commissione rappresenta, ad avviso dell'interrogante, un atto di immotivata delegittimazione nei confronti della precedente, segnatamente del suo Presidente professor Paolo Fantozzi, e mette conseguentemente in discussione l'operatività del Comitato di cui al decreto ministeriale n. 5064 del 2007, tuttora operante presso il Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali di cui lo stesso professor Fantozzi risulta ancora essere componente;
la nuova Commissione una volta insediata rischia di non essere scevra da condizionamenti nella valutazione stanti gli atti pregressi;
l'annullamento della procedura rischia di compromettere l'utilizzabilità dei fondi stanziati, stante il sussistente pericolo di perenzione degli stessi con grave nocumento per lo sviluppo delle necessarie innovazioni in un settore quale quello delle bioenergie altamente strategico per la competitività dell'agricoltura italiana -:
quali siano i motivi di annullamento della procedura posta in essere e della decisione di non attendere gli esiti del ricorso straordinario al Capo dello Stato.
(4-04539)

TESTO AGGIORNATO AL 14 OTTOBRE 2009

...

PUBBLICA AMMINISTRAZIONE E INNOVAZIONE

Interrogazione a risposta immediata:

BALDELLI e MOFFA. - Al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione. - Per sapere - premesso che:
il Consiglio dei ministri del 9 ottobre 2009 ha approvato in via definitiva il decreto legislativo in attuazione della legge 4 marzo 2009, n. 15, in materia di ottimizzazione della produttività del lavoro pubblico e di efficienza e trasparenza delle pubbliche amministrazioni;
la riforma introduce la cultura della valutazione nelle amministrazioni, le cui performance saranno misurate e valutate, complessivamente e rispetto ai singoli dipendenti, al fine di migliorare la qualità dei servizi offerti;
la riforma implementa la selettività nell'attribuzione degli incentivi economici e di carriera, in modo da premiare i capaci e i meritevoli e stimolare l'impegno sul lavoro -:
quali saranno le ricadute sull'efficienza delle amministrazioni, anche sul piano della trasparenza, a seguito dell'introduzione del nuovo sistema di valorizzazione del merito ed incentivazione delle performance per i dipendenti pubblici più meritevoli.
(3-00706)

Interrogazione a risposta scritta:

BORGHESI. - Al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
nel febbraio 2007, il direttore dell'ufficio di Verona 1 dell'Agenzia delle entrate annuncia all'assemblea dei lavoratori, da lui convocata, che l'ufficio si trasferirà dal centro di Verona a via Fermi, nella zona industriale, precisando che la costruzione del nuovo edificio stava per essere ultimata;
il rappresentante dei lavoratori per la sicurezza (articoli da 47 a 50 del decreto legislativo n. 81 del 2008), allertato da voci su possibile inquinamento elettromagnetico nella zona, si reca nelle vicinanze del nuovo stabile, dove verifica che effettivamente l'elettrodotto sembra molto vicino all'edificio, e chiede quindi garanzie all'Agenzia delle entrate sulla salubrità della zona e sulla regolarità edilizia;
risulterebbe, fra l'altro, che il lavoratore sia stato oggetto di un procedimento disciplinare la cui attivazione risulta fondata su presupposti che, ad avviso dell'interrogante, andrebbero meglio chiariti;
è emerso che ciò che il direttore affermava essere un edificio che si stava costruendo per l'Agenzia, secondo l'autorizzazione edilizia del comune di Verona e le dichiarazioni del costruttore rilasciate ai vigili urbani risultava essere un edificio costruito per laboratori artigiani con solo il 25 per cento ad uffici (funzionali all'attività produttiva principale);
le organizzazioni sindacali hanno cercato quindi di capire come l'Agenzia avesse scelto quell'edificio e se fosse davvero funzionale alle esigenze dell'utenza e dei lavoratori;
consultato il bando pubblico per la ricerca di edifici idonei, si scoprì che molti dei requisiti richiesti dall'Agenzia delle entrate (anche essenziali come la destinazione d'uso), erano assenti nell'edificio di via Fermi: nessuna facile raggiungibilità, niente mezzi pubblici che lo collegassero, niente spazi esterni per facili parcheggi all'utenza, niente servizi in zona come poste, banche, bar, a ridosso della ferrovia, con possibilità di disturbo della stessa, con un'azienda di autotrasporti confinante, con via vai di camion e tutto attorno altre attività produttive la cui incidenza negativa sulla vita dell'ufficio sarà da valutare; ma il dato più grave era la mancanza del primo requisito richiesto dai bandi, la dichiarazione, ai sensi e per gli effetti del decreto del Presidente della Repubblica n. 445 del 2000, che l'immobile era idoneo all'uso cui è preposto (e non idoneo per effetto dell'intervento successivo dell'Agenzia stessa), già destinato ad uso ufficio, requisito che non c'era e senza il quale la pubblica amministrazione non avrebbe nemmeno potuto considerare quell'offerta;
invece non solo viene scelto l'edificio di via Fermi, ma l'Agenzia delle entrate comincia a darsi da fare affinché il Comune sani l'irregolarità edilizia;
esistono in questo senso richieste congiunte al comune di costruttore e direttore dell'Ufficio;
dopo lo «stop» dovuto alle elezioni amministrative di Verona, elezioni che cambiano la maggioranza politica, riprende il lavoro per ottenere il cambiamento della destinazione d'uso dell'edificio, da laboratori ad ufficio;
si arriva così alla convocazione di una conferenza di servizi, sollecitata dall'Agenzia delle entrate ed indetta dal comune, nel novembre 2007, al fine di ottenere la sanatoria;
la conferenza di servizi segna il passo a causa dell'opposizione della circoscrizione interessata e delle organizzazioni sindacali;
segue l'accordo di programma tra comune e proprietario (che è diventato, nel frattempo, Hypo Alpe Adria Bank), realizzabile in presenza di un «superiore interesse pubblico»;

il comune di Verona a fine ottobre 2008, finalmente concede il cambio di destinazione d'uso dell'edificio;
il presupposto dell'accordo tra comune e privato è un'intesa tra comune ed Agenzia delle entrate, accordo che l'Agenzia, a quanto risulta all'interrogante, non poteva avere con il comune, non potendo avere accordi nei riguardi di un edificio che già non godesse di idonea destinazione urbanistica;
per il proprietario dell'edificio parrebbe essere un ottimo affare poiché, in conseguenza dell'accordo, acquisisce il diritto di affittare un edificio di 5 piani all'Agenzia delle entrate;
a tal proposito va rilevato che nella motivazione del risparmio non è mai stato evidenziato il costo al metro quadro dell'immobile situato in centro rispetto al nuovo, situato nell'estrema periferia della zona industriale della città;
le richieste dei sindacati, funzionali alla verifica dell'idoneità dell'immobile alle esigenze di utenti e lavoratori, per l'accesso alla documentazione relativa ai rapporti intercorsi tra costruttore ed agenzia, hanno avuto sempre diversi ma netti rifiuti;
rimane irrisolto il problema di come raggiungere il nuovo ufficio con mezzi pubblici, che non ci sono, il cui costo aggiuntivo non può essere caricato sull'azienda di trasporto e il cui costo annuo, calcolato in 90.000 euro, è stato posto a carico della proprietà dell'immobile senza però nessuna garanzia fidejussoria, diversamente dalle altre opere di urbanizzazione; tale somma (se il servizio pubblico ci sarà davvero) non si vede come non finirà per gravare sui costi del canone d'affitto;
ad oggi tuttavia, a quanto risulta all'interrogante, l'efficiente servizio di trasporto pubblico per utenti e dipendenti, che il proprietario dovrebbe garantire a pena di nullità dell'accordo di programma, parrebbe essere una navetta privata che collegherà l'ufficio non al centro della città ma a una strada di periferia dove potrà incrociare autobus pubblici che passano di rado. È facile immaginare che un servizio così organizzato finirà per non essere utilizzato -:
se i Ministri interrogati siano a conoscenza della situazione;
quali siano le modalità che l'Agenzia adotta per la scelta degli edifici dove allocare le proprie sedi, modalità che non possono essere come quelle che appaiono essere state praticate a Verona e cioè accordi tra proprietario e amministrazione pubblica, ad avviso dell'interrogante, non pienamente conformi alle normative vigenti;
per quale motivo l'Agenzia neghi l'accesso agli atti alle organizzazioni sindacali;
se non intendano disporre accertamenti al fine di verificare il rispetto delle procedure e i costi a carico della collettività.
(4-04541)

...

RAPPORTI CON IL PARLAMENTO

Interrogazioni a risposta immediata:

FIANO, SERENI, BRESSA, QUARTIANI, GIACHETTI, ROSATO, AMICI, BORDO, D'ANTONA, FERRARI, FONTANELLI, GIOVANELLI, LANZILLOTTA, LO MORO, MINNITI, NACCARATO, PICCOLO, POLLASTRINI, VASSALLO e ZACCARIA. - Al Ministro per i rapporti con il Parlamento. - Per sapere - premesso che:
in data 10 ottobre 2009, diversi organi di informazione hanno riportato alcune dichiarazioni del Presidente del Consiglio dei ministri, onorevole Silvio Berlusconi, che, nel corso dell'ufficio di presidenza del Popolo della libertà, avrebbe affermato: «questa campagna mediatica contro di me ha messo in allarme i servizi. Mi hanno detto di stare in guardia, temono che possa essere vittima di qualche

squilibrato in cerca di notorietà mondiale. E mi hanno invitato caldamente a non stare troppo in mezzo alla gente» -:
nel caso di conferma di tale dichiarazione, quale sia con esattezza la consistenza, il tipo e l'origine della minaccia secondo la quale il Presidente del Consiglio dei ministri sarebbe stato allertato dai nostri servizi di sicurezza.
(3-00707)

BELCASTRO. - Al Ministro per i rapporti con il Parlamento. - Per sapere - premesso che:
il 12 settembre 2009 è stato ritrovato sui fondali antistanti lo specchio di mare di fronte a Cetraro (Cosenza), il relitto di una motonave che sarebbe carica di fusti contenenti scorie radioattive;
il suddetto ritrovamento è stato possibile grazie alla dichiarazioni rese a Milano il 21 aprile 2006 da un collaboratore di giustizia, Francesco Fonti, che dal 1966 fino al gennaio del 1994, anno in cui è iniziata la sua collaborazione con la giustizia, ha fatto parte della 'ndrangheta;
il relitto potrebbe essere quello del Cunsky, il mercantile che lo stesso Fonti ha detto di aver fatto affondare nel 1992 con una carica di esplosivo e con tutto il suo carico di 120 fusti contenenti scorie radioattive, rivelazione, quest'ultima, che sarebbe confermata anche dall'enorme squarcio rinvenuto a prua;
come risulta dai verbali dell'interrogatorio, il pentito avrebbe, inoltre, confessato, sempre nell'ambito della stessa deposizione, di aver fatto parte di un'organizzazione pagata per far esplodere ed inabissare ben tre navi con scorie tossiche e radioattive e di avere saputo di un'altra trentina di navi fatte sparire volontariamente nelle profondità marine al largo delle coste del Tirreno calabrese, al fine di smaltire, in modo rapido e illegale, rifiuti tossici e radioattivi;
numerose organizzazioni ambientaliste già in passato avevano lanciato l'allarme che anche in altre zone marine della Calabria, dove da tempo si sospettava ci fosse la presenza delle cosiddette «navi dei veleni», si è verificato un aumento statistico di morti, per cancri e leucemie;
l'intera area coinvolta nello stoccaggio illegale dei rifiuti radioattivi, notoriamente nocivi per la salute dell'uomo e per l'ecosistema marino, vanta un altissimo pregio ambientale e paesaggistico, sul quale si basa la gran parte dell'attività turistica, che può essere compromessa in maniera grave anche dal semplice sospetto di un simile disastro ambientale;
in un terra come la Calabria, già martoriata e già fortemente colpita dalla crisi economica, dove degrado territoriale ed emergenza ambientale sono diventati endemici, la recente scoperta e le altre possibili rappresentano un ennesimo attentato ad essa: la strage del suo patrimonio naturale;
per le suddette ragioni il Governo si è recentemente impegnato, anche in Parlamento, ad avviare tempestivamente la rimozione della nave e la bonifica radicale dell'intera area coinvolta;
chi sta subendo le conseguenze più dirette di questa vicenda sono, soprattutto, le migliaia di famiglie di pescatori calabresi, la cui unica fonte di sostentamento è rappresentata dal ricavato della pesca. Sono, infatti, oltre cinquanta le barche attraccate nel porto di Cetraro ed adibite alla pesca professionale, tra le quali più di quindici grandi pescherecci, che effettuano la pesca dell'«oro rosso», ovvero di gamberoni e scampi;
la paura di contaminazione di tutto l'ambiente marino, legata anche all'allarme mediatico legato al ritrovamento del relitto che si è tempestivamente diffuso, porta i cittadini a non acquistare questi alimenti sul mercato locale, causando il crollo vertiginoso dei prezzi ed il conseguente danno all'economia ittica, che, oltre alla pesca ed al commercio, coinvolge la ristorazione;
nei giorni scorsi, in segno di protesta, un centinaio di pescatori della zona tirrenica

cosentina hanno occupato la stazione ferroviaria di Cetraro;
grazie a tali azioni di mobilitazione ed a quelle di denuncia di organi istituzionali locali, per affrontare quella che può definirsi una vera e propria emergenza nazionale, è stato convocato per il 14 ottobre 2009 presso la Presidenza del Consiglio dei ministri un tavolo con i rappresentanti dei ministeri interessati, al fine di superare l'attuale situazione di crisi economica che ha coinvolto il settore della pesca e l'intero indotto e per risolvere i problemi occupazionali, ambientali e sanitari;
le questioni che l'intera vicenda ha messo in campo, per le loro implicazioni, per le responsabilità, per le competenze e per i costi ad essa connessi, devono assumere un rilievo nazionale e, per alcuni aspetti, anche europeo ed internazionale -:
se il Governo non ritenga di dover considerare quanto esposto in premessa come una vera e propria emergenza nazionale e quali misure urgenti intenda intraprendere ai fini della salvaguardia ambientale dell'area interessata, della tutela della salute delle popolazioni coinvolte e del sostegno all'occupazione ed alle attività produttive, come il turismo e la pesca, tutti fattori che potrebbero subire i contraccolpi di un mancato intervento di messa in sicurezza e di bonifica dell'intero territorio regionale.
(3-00708)

...

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazione a risposta immediata:

DI PIETRO, DONADI, EVANGELISTI, BORGHESI, MONAI, CIMADORO, PALADINI e PORCINO. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
Piombino, secondo centro siderurgico d'Italia e uno dei principali siti per la produzione di acciaio a ciclo integrale, si trova in una fase critica, con una capacità produttiva limitata al 30-40 per cento delle proprie potenzialità, con pesanti conseguenze sull'occupazione, anche per le piccole e medie imprese dell'indotto e per l'economia locale;
la cassa integrazione ordinaria per i duemila dipendenti delle Acciaierie di Piombino e per altrettanti lavoratori dell'indotto, dopo 52 settimane, sta per scadere;
in Italia è esplosa rispetto ad un anno fa la cassa integrazione, con un + 437 per cento; la cassa integrazione ordinaria nei prossimi mesi scadrà per circa 400 mila lavoratori, creando disagi alle famiglie ed alle stesse imprese, che rischiano di perdere maestranze sperimentate e qualificate;
occorre dunque - come richiesto dalle organizzazioni sindacali e sostenuto anche dalle stesse aziende - prorogare la cassa integrazione ordinaria fino a 104 settimane, in quanto la crisi è di mercato e, quindi, il Governo deve dare il tempo necessario ai lavoratori e, soprattutto, alle piccole e medie imprese di resistere per riagganciarsi alla ripresa economica;
la siderurgia è un settore decisivo, capofila di filiere lunghe, in profonda contrazione produttiva. Ha come mercati di sbocco principali il settore delle costruzioni, dell'auto, della meccanica, della cantieristica navale, dei tubi, degli elettrodomestici e dei relativi fornitori e sub-fornitori; la dimensione della situazione occupazionale nel settore e tra gli utilizzatori finali è complessivamente pari a 2 milioni di lavoratori e di lavoratrici;
la recessione economica internazionale e le difficoltà di settori produttivi, quali quello della cantieristica navale, quello automobilistico o della produzione industriale, di grande interesse per lo sbocco del mercato dell'acciaio, hanno comportato un'importante contrazione anche del settore siderurgico, con una brusca diminuzione della produzione, dei costi e

della domanda dei beni di questo comparto, interrompendo così una crescita iniziata nel 2002;
in conseguenza di ciò, si prevede un calo dell'occupazione intorno al 20 per cento in Europa, dove gli addetti del settore siderurgico sono circa 500 mila; per quanto riguarda il nostro Paese, la situazione è preoccupante: il comparto siderurgico, nel primo trimestre 2009, vede crollare il fatturato del 42 per cento rispetto al 2008 e l'acciaio prodotto è sceso del 36 per cento;
per contrastare gli effetti della crisi economica, molti Governi hanno messo in atto importanti piani di settore e interventi di stimolo economico, gran parte dei quali incidono direttamente sull'industria siderurgica attraverso il sostegno alle imprese che utilizzano l'acciaio: cantieristica navale, infrastrutture, costruzioni, industria automobilistica ed altro;
in particolare, il settore della cantieristica di costruzione e riparazione navale rappresenta un settore strategico per il nostro Paese, come, ad esempio, nel settore delle navi civili, con particolare riferimento alle costruzioni ad alta tecnologia, come i traghetti e le navi da crociera e da trasporto merci;
nei numerosi stabilimenti di Fincantieri s.p.a. operano decine di migliaia di lavoratori, diretti e nell'indotto, rappresentando nei territori interessati un insostituibile volano di sviluppo e occupazione qualificata, al Sud come al Nord del Paese, da Palermo a Castellammare di Stabia a Monfalcone;
non sono, dunque, procrastinabili politiche pubbliche di sostegno, da definire anche in sede europea, al settore navalmeccanico, in vista della realizzazione delle «autostrade del mare», che comportino la rottamazione delle cosiddette «carrette del mare» ed il rinnovo delle navi per il trasporto delle persone e delle merci, politiche che rappresenterebbero un significativo volano per il settore siderurgico -:
quali azioni il Governo intenda intraprendere al fine di sostenere il settore siderurgico, con particolare riguardo alla domanda che può derivare dal rilancio del settore navalmeccanico, e per sostenere il reddito dei lavoratori che hanno la cassa integrazione ordinaria in scadenza.
(3-00710)

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:
X Commissione:

CIMADORO, FAVIA e MONAI. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
il settore della nautica nel bacino di Ancona e Fano (Pesaro), uno dei motori dell'economia locale, vive oggi una profondissima crisi che coinvolge in un progressivo stato di sofferenza imprenditori e lavoratori;
la crisi di mercato della nautica, repentina nella sua manifestazione e gravita, e frutto della crisi generale mondiale e la produzione locale del distretto è destinata principalmente a clienti di elevate capacità finanziare, che in questa fase negativa delle borse e dell'economia in generale, hanno cancellato o rinviato i loro acquisti di imbarcazioni. Un ulteriore elemento che ha inciso fortemente sul calo delle vendite è l'atteggiamento delle banche e delle società di leasing che hanno bloccato, o molto rallentato, le concessioni di leasing nautici utilizzati dalle aziende come uno dei principali strumenti commerciali;
il settore nautico di Ancona e Fano che si stava avviando ad assumere la connotazione di distretto, rischia di uscire dalla crisi fortemente ridimensionato e di trovarsi impreparato alla ripresa se non potrà più contare sulla filiera composta da piccole imprese ed artigiani che con la loro professionalità hanno permesso ai

cantieri di realizzare ed allestire megayacht riconosciuti come un simbolo del made in Italy;
attualmente sono circa 10.000 le persone impiegate nel settore nautico anconitano e fanese che vedono a rischio il proprio posto di lavoro;
è sorto un comitato spontaneo che conta ad oggi l'adesione di circa 400 dipendenti e 45 aziende che operano nel settore;
il comitato ha individuato un piano anticrisi da avviare immediatamente articolato nei seguenti punti:
a) reperire urgentemente liquidità per le aziende a sostegno dei dipendenti, soprattutto di quelli privi di ammortizzatori sociali;
b) attuare un piano infrastrutturale (dragaggio del porto - costruzione della strada delle barche, un percorso alternativo all'attuale che favorisca il trasporto dei prodotti dagli stabilimenti produttivi al mare, - piano del porto) che permetta di mantenere a Fano i grandi marchi produttivi della nautica;
c) attuazione di un piano di formazione, di un centro di ricerca che produca nuovi brevetti sia nel settore della nautica che in altri settori: tale diversificazione potrebbe svilupparsi nei settori dell'energia alternativa, della sicurezza nei cantieri, nell'aerospaziale nel segmento degli aerei leggeri ed ultraleggeri evoluti, uno dei settori più riconosciuti del made in Italy all'estero, che vedrebbe tra l'altro, a Fano, un'ottima struttura, quale l'aeroporto, oggi sottoutilizzata;
d) in un recente incontro tenutosi tra i rappresentanti del comitato a difesa della nautica e i vertici della facoltà di economia dell'università di Urbino, è emersa la necessità di un urgente studio rivolto all'individuazione di un nuovo prodotto nautico su cui convogliare la produttività delle aziende del territorio per una riconversione mirata;
e) l'università di Urbino si è resa disponibile per effettuare questo studio, risulta determinante a tal fine reperire risorse finanziarie -:
quali iniziative intenda intraprendere il Ministro interrogato affinché la proposta di cui sopra, a sostegno della nautica di Ancona e Fano, possa avere attuazione per scongiurare la crisi totale del settore e la perdita di 10.000 posti di lavoro.
(5-01923)

QUARTIANI e LULLI. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
martedì 22 settembre 2009 il gruppo Akzo Nobel, attraverso i manager europei, ha comunicato ai rappresentanti sindacali dei lavoratori dell'azienda sita in Fombio, provincia di Lodi, la decisione di chiudere lo stabilimento che dà occupazione a circa 200 lavoratori;
la decisione sarebbe stata motivata da una riduzione dei volumi produttivi, quando in realtà risulta agli interroganti che l'Azienda in questione avesse già da tempo provveduto a cedere e spostare diverse produzioni;
la decisione di chiusura è stata confermata in un incontro tenutosi il 22 settembre 2009 tra i rappresentanti del gruppo Multinazionale Akzo Nobel e i rappresentanti sindacali dopo che era stato casualmente rinvenuto un documento attraverso la rete intranet aziendale attestante la volontà dell'azienda di sospendere l'attività produttiva svolta nel territorio lodigiano;
l'azienda di Fombio Akzo Nobel Coatings S.p.a., che opera in diversi settori, tra i quali quello elettrodomestico, dell'automobile e del legno preverniciato, sosterrebbe che i clienti della medesima si starebbero spostando in altre regioni a Est e fuori dell'Europa occidentale, nonché per ragioni tecnologiche sarebbe richiesto il 70 per cento in meno delle capacità produttive oggi collocate a Fombio;

ferma restando la dichiarata volontà dell'azienda sopraddetta di ricercare un accordo con i rappresentanti sindacali, la annunciata chiusura dello stabilimento di Fombio priverebbe il territorio di un valido attore industriale, nonché di un innegabile motore della capacità produttiva dell'area interessata del Sud Lombardia, così compromettendo un gran numero di posti di lavoro e rinunciando a valorizzare capacità lavorative, professionalità e know how accumulati nel tempo e riconosciuti come all'avanguardia nei settori nei quali opera l'azienda sopra menzionata;
a giudizio degli interroganti la chiusura di un'azienda di queste dimensioni pone problemi occupazionali ai dipendenti oltre che all'indotto, nonché rilevanti problemi sul piano sociale non risolvibili stabilmente se non intervengono risposte chiare agli interrogativi gravi sul futuro industriale di un territorio che ha contribuito e contribuisce tutt'oggi alla valorizzazione delle potenzialità produttive del Paese in una fase di crisi economica che si riverbera sul settore industriale e manifatturiero, con ciò aggravando il più generale stato di difficoltà dell'industria italiana e delle attività industriali facenti capo a gruppi multinazionali operanti nel territorio italiano;
indipendentemente dai primi effetti della trattativa in corso tra i rappresentati del gruppo multinazionale ed i rappresentanti sindacali, tra i quali spicca la disponibilità a prolungare di nove mesi le attività dell'azienda di Fombio, si pone una questione di carattere non solo locale afferente al futuro di numerose aziende e stabilimenti del settore chimico, in particolare di tutti quelli gestiti e controllati dal gruppo multinazionale oggetto dell'interrogazione, tra i quali, oltre allo stabilimento di Fombio, si ricordano quelli di Pademo, Trezzano, Como e Novara, dei quali non è dato conoscere un piano integrato di utilizzo e sviluppo -:
se il Governo sia al corrente della situazione descritta in premessa e non intenda intervenire, anche attraverso i necessari strumenti istituzionali a disposizione, al fine di convocare le parti e dare soluzione condivisa alla grave crisi produttiva e occupazionale della Akzo Nobel apertasi nel territorio italiano.
(5-01924)

IANNACCONE. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
l'azienda SIVIS collocata nel nucleo industriale di Conza della Campania versa in condizioni di difficoltà economiche;
da due settimane gli operai sono riuniti in presidio permanente rivendicando il pagamento delle spettanze arretrate e chiedendo la salvaguardia del posto di lavoro;
con i fondi della legge n. 219 del 1981 destinati alla ricostruzione post sismica sono stati realizzati in Irpinia numerosi nuclei industriali;
la maggior parte delle aziende collocate in questi nuclei industriali si trova in condizioni di estrema difficoltà;
la difficile congiuntura economica che attraversa il Paese si è ripercossa sulla vita delle industrie irpine, determinandone, in alcuni casi, la chiusura e un massiccio ricorso alla cassa integrazione;
la situazione di crisi finanziaria nella quale versa il Paese ha indotto gli istituti di credito a diminuire i finanziamenti a favore delle aziende contribuendo ad aggravare la già difficile situazione economica -:
quali iniziative il Ministero intenda assumere per porre rimedio alla situazione di difficoltà nella quale versa la SIVIS di Conza della Campania e in che modo si intenda agire al fine di sostenere e rilanciare i nuclei industriali irpini.
(5-01925)

PEZZOTTA, CIMADORO e ANNA TERESA FORMISANO. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
la crisi economica in atto e la concorrenza internazionale, in particolare dei

paesi emergenti che hanno costo del lavoro di gran lunga inferiore a quello italiano, hanno colpito anche la multinazionale Tenaris Dalmine, azienda leader nella produzione delle tubazioni d'acciaio senza saldatura, costretta ad un drastico ridimensionamento del personale e dell'attività;
il 28 settembre 2009 si è svolto presso l'Unione industriale di Bergamo un incontro tra la direzione aziendale e il coordinamento sindacale degli stabilimenti italiani del gruppo;
nella riunione i vertici aziendali hanno presentato il piano industriale 2010-2011 in cui, secondo un comunicato diffuso dalla stessa Tenaris Dalmine, oltre ad una serie di investimenti, sono attuate alcune scelte industriali e organizzative che tengono conto del «ridimensionamento strutturale dell'attività di alcuni settori industriali destinatari di tubi senza saldatura, il progressivo ed irreversibile calo di economicità di alcune tipologie di produzioni standard e scarsamente differenziate»;
secondo quanto spiegato dal gruppo siderurgico, nel piano industriale è stabilito un riposizionamento strategico, con investimenti stimati in 114 milioni di euro nei prossimi due anni «destinati all'ampliamento delle gamme di prodotto per dimensioni e complessità tecnologica, alla razionalizzazione impiantistica delle linee di finitura-filettatura, al miglioramento di produttività ed efficienza. Si dovrà quindi definire un riassetto organizzativo coerente con gli investimenti in macchinari e automazione, con le nuove modalità del lavoro, con la nuova gamma di prodotti e con i volumi di mercato previsti. Le soluzioni organizzative saranno discusse con le rappresentanze sindacali, valutando congiuntamente la gestione di tutti gli strumenti a disposizione per minimizzare i riflessi sulle persone»;
il piano industriale 2010-2011 prevedrebbe in sintesi la chiusura dello stabilimento di Piombino, un forte ridimensionamento delle attività produttive di Costa Volpino, un graduale disimpegno delle attività dello stabilimento Fapi di Dalmine, una pesante riorganizzazione sulle aree a caldo e freddo di FTM (Fabbrica Tubi Medi) di Dalmine, nonché una pesante razionalizzazione e riorganizzazione degli organici per tutti gli altri siti produttivi, servizi e strutture impiegatizie;
l'azienda ha giustificato questo suo piano con la necessità di prepararsi ad affrontare i nuovi contraccolpi della crisi, alla luce del negativo andamento di mercato, ma le ripercussioni sui livelli occupazionali sarebbero per i sindacati talmente pesanti da risultare inaccettabili;
secondo fonti sindacali il piano aziendale determinerebbe, infatti, nei prossimi due anni una riduzione complessiva di 1.024 unità lavorative sui 2.814 attuali; nello specifico, nell'area bergamasca si parlerebbe di 836 esuberi, di cui 717 a Dalmine (ossia il 32 per cento degli attuali 2.218 dipendenti) e altri 119 a Costa Volpino (ossia il 48 per cento degli attuali 247), 64 sarebbero invece i tagli di forza lavoro ad Arcore su 225 impiegati, mentre dalla chiusura della fabbrica di Piombino in Toscana si avrebbero esuberi pari a 124 unità;
in un comunicato stampa il coordinamento sindacale unitario, annunciando nei prossimi giorni dieci ore di sciopero in tutti gli stabilimenti del gruppo, ha espresso un giudizio fortemente critico nei confronti del piano industriale 2010-2011 presentato dalla multinazionale siderurgica ed ha espresso contrarietà e preoccupazione sui circa 1.000 possibili esuberi annunciati e sulla prospettata chiusura dello stabilimento di Piombino, motivata dalla direzione aziendale con il calo produttivo e l'insostenibilità economica della richiesta da parte del Ministero dell'ambiente di danni ambientali e bonifiche pari a circa 25 milioni di euro per il periodo in cui la proprietà era in capo all'IRI;
nel medesimo comunicato i sindacati, pur giudicando positivamente gli investimenti previsti dal piano pari a 114 milioni di euro, ritengono che le scelte industriali

e organizzative, attuate in un contesto di mercato globale caratterizzato da un calo della domanda e un aumento della capacità produttiva, determinino un eccessivo costo sociale e una messa in pericolo delle prospettive future di alcuni stabilimenti;
la riorganizzazione produttiva ipotizzata da Tenaris Dalmine rappresenta una delle maggiori situazioni di crisi occupazionale in atto nel nostro Paese sia per il numero di persone coinvolte sia per l'azienda in questione che è storicamente un simbolo del mondo economico bergamasco;
desta preoccupazione il fatto che un'azienda leader mondiale nel settore siderurgico, fino a poco tempo fa con buone prospettive di lavoro e di sviluppo, debba ora ricorrere al ridimensionamento dei posti di lavoro e dei rami produttivi;
secondo quanto spiegato dall'azienda, una delle cause della crisi della Tenaris Dalmine sarebbe la forte concorrenza estera e, in particolare, della Cina «che ha accresciuto del 55 per cento la sua capacità produttiva dal 2005 al 2009 e sta continuando ad investire in nuovi impianti: oggi la sua capacità è di 28 milioni di tonnellate di tubi senza saldatura l'anno, superiore al fabbisogno complessivo mondiale (pari a circa 27 milioni di tonnellate l'anno)»;
tale concorrenza induce l'azienda a rivedere i propri piani di crescita e ad ottimizzare i siti produttivi per cercare di contenerne i costi, aumentandone la produttività;
già nel corso del tavolo per la siderurgia tenutosi il 22 luglio 2009 presso il Ministero dello sviluppo economico era stato evidenziato il rischio di dumping cinese per le esportazioni di prodotti in acciaio sul mercato europeo, legato alla sovracapacità produttiva del Paese asiatico e al sistema di sussidi che caratterizza tutti i fattori economici e finanziari della produzione -:
quali iniziative intenda al più presto adottare, a partire da un tavolo nazionale di confronto con il gruppo Tenaris Dalmine e le rappresentanze sindacali, al fine di sensibilizzare la direzione aziendale a modificare l'impostazione riorganizzativa e prevedere un nuovo piano industriale meno pesante in termini di riduzione dei livelli occupazionali, tutelando i diritti e le prospettive dei lavoratori interessati.
(5-01926)

FAVA, GIBELLI e TORAZZI. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
la notizia dell'imminente chiusura dello stabilimento dell'Akzo Nobel a Fombio, in provincia di Lodi, ha messo in stato di forte agitazione i centottantacinque dipendenti, che probabilmente perderanno il posto di lavoro;
la multinazionale olandese è leader nel campo della produzione di vernici ed ha in Italia, e in Lombardia, diversi poli industriali;
come rivelato dai vertici aziendali, la decisione di trasferire all'estero le produzione del sito lodigiano è stata maturata nel corso degli ultimi tre anni; tuttavia, ad essa non ha mai fatto seguito una seria strategia industriale e di tutela dell'occupazione;
certamente, la crisi internazionale e la concorrenza proveniente dai mercati asiatici hanno pesato sulle scelte strategiche dell'azienda, ma il prezzo più alto non può essere pagato dai lavoratori e dalle loro famiglie che, tra l'altro, hanno appreso la notizia dal sito intranet aziendale, senza alcun preavviso;
prime caute aperture sono emerse a margine degli incontri con i vertici della multinazionale che sembrerebbe stia valutando diverse strategie per la riallocazione del personale e per ridurre le conseguenze che la chiusura dello stabilimento di Fombio potrebbe avere sulla zona;
l'operazione avrà, infatti, un fortissimo impatto sull'intera area del lodigiano

che ad oggi rappresenta un importante bacino di occupazione ed apre diversi interrogativi su quale sia il futuro degli altri siti presenti in Italia, dal momento che l'azienda non ha ancora reso noti i dettagli del piano industriale;
scelte industriali come quelle prospettate dall'Akzo Nobel rischiano, quindi, di rappresentare un forte ostacolo allo sviluppo dell'economia del territorio, impoverendolo di posti di lavoro -:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza dell'evolversi della situazione presso lo stabilimento di Fombio e se non intenda prendere parte alle trattative in corso affinché le stesse vadano a buon fine, garantendo la continuità delle produzioni locali e la connessa tutela dei livelli occupazionali.
(5-01927)

...

Apposizione di una firma ad una interrogazione.

L'interrogazione a risposta in Commissione Ghizzoni n. 5-01544, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 23 giugno 2009, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Siragusa.

Pubblicazione di un testo riformulato e cambio dei primi firmatari con modifica dell'ordine dei successivi firmatari.

Si pubblica il testo riformulato della mozione Lolli n. 1-00244, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 223 del 30 settembre 2009.

La Camera,
premesso che:
il grave sisma che ha colpito il 6 aprile 2009 l'Abruzzo, in particolare L'Aquila e il suo territorio, provocando centinaia di morti e danni ingentissimi, è stato affrontato con prontezza ed efficienza dalla protezione civile, dal suo direttore e Sottosegretario di Stato Guido Bertolaso, dai vigili del fuoco, dalle Forze armate e dell'ordine, dalla Croce rossa, dai volontari di ogni estrazione e dall'intero Paese, in un impegno di solidarietà di straordinario valore e generosità che ha avuto una vasta eco internazionale, anche per la decisione di tenere a L'Aquila il G8 nel mese di luglio 2009, con la presenza dei Capi di Stato dei principali Paesi;
il Governo, la regione Abruzzo e gli enti locali hanno dimostrato un impegno assiduo e particolare per l'opera di soccorso e le politiche di assistenza e di avvio della ricostruzione nei comuni terremotati, che merita rispetto e gratitudine da parte del Parlamento e del Paese;
con il decreto-legge 28 aprile 2009, n. 39, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 giugno 2009, n. 77, e con le ordinanze della protezione civile sono state stanziate le prime risorse e sono state intraprese le necessarie misure per uscire dall'emergenza e avviare la ricostruzione;
restano, tuttavia, ancora aperti e irrisolti una serie di problemi da affrontare e la complessità delle politiche di ricostruzione e di rilancio dello sviluppo economico nei territori colpiti dal sisma è tale che ogni impegno deve essere caratterizzato dal massimo della ricerca di spirito unitario e dalla piena collaborazione tra le istituzioni e le forze politiche, senza confusione di ruoli;
occorre assumere impegni nell'ambito di un dialogo competitivo necessario per conseguire gli attesi risultati da parte delle popolazioni colpite dal sisma, con l'obiettivo di dare certezze tanto nella definizione dei tempi, quanto nel reperimento delle risorse,

impegna il Governo:

a riferire sullo stato di attuazione della complessiva opera di ricostruzione abitativa e a continuare l'azione di sostegno e di ricostruzione;

ad assumere, nella misura consentita dalle esigenze della finanza pubblica, iniziative per la più efficace tutela delle attività produttive sospese per il terremoto;
ad assumere, compatibilmente con gli obiettivi di finanza pubblica e nel pieno rispetto degli impegni e dei vincoli presi e stabiliti in sede europea, iniziative volte a prorogare la sospensione del versamento di tributi e contributi oltre i termini previsti dai commi 2 e 3 dell'articolo 25 del decreto-legge n. 78 del 2009, prevedendo per la restituzione un trattamento analogo a quello previsto per i terremotati di Marche e Umbria;
a stimolare tutti i soggetti istituzionalmente competenti per l'accelerazione, sempre compatibilmente con gli obiettivi di finanza pubblica, dell'opera di ricostruzione dei centri storici, in particolare di quello dell'Aquila, coordinandosi con le autorità locali;
a continuare nella promozione di una politica abitativa finalizzata sia alla messa in sicurezza degli edifici esistenti che alla costruzione di nuovi edifici, nel pieno rispetto dei criteri antisismici;
a prevedere, compatibilmente con gli obiettivi di finanza pubblica e previo assenso delle istituzioni europee, un incremento delle risorse destinate a finanziare l'istituzione della zona franca urbana, se del caso anche rimodulando l'iniziale finanziamento dei 45 milioni di euro già previsto con un impegno economico maggiore;
a valutare l'opportunità, compatibilmente con le esigenze della finanza pubblica e a condizione che non possa inficiare il rispetto dei vincoli finanziari europei, di prorogare il contributo mensile di 800 euro previsto dall'articolo 5, comma 2, dell'ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri n. 3763 del 6 maggio 2009, esclusivamente per i collaboratori coordinati e continuativi, i titolari di rapporti di agenzia e di rappresentanza commerciale, i lavoratori autonomi ed i titolari di attività di impresa e professionali, che possono attestare la mancata ripresa della propria attività a causa del sisma;
a valutare, compatibilmente con gli obiettivi di finanza pubblica e a condizione che non possa inficiare il rispetto dei vincoli finanziari europei, l'opportunità di prevedere, nel più breve tempo possibile, il riconoscimento, a favore dei cittadini delle zone colpite dal terremoto rimasti invalidi, deceduti o dispersi della qualifica di infortunati del lavoro, compresi coloro che da tale evento abbiano subito l'aggravamento della loro invalidità, nonché l'equiparazione per i superstiti di cittadini che sono deceduti o dispersi con i superstiti di lavoratori deceduti sul lavoro o per malattia professionale;
a valutare l'opportunità, compatibilmente con le esigenze della finanza pubblica e con quanto stabilito dal decreto-legge n. 39 del 2009, di riconoscere al personale dei vigili del fuoco la medesima indennità festiva e notturna riconosciuta alle altre forze dell'ordine, anche alla luce dell'ordine del giorno di analogo contenuto accolto dal Governo in sede di conversione del medesimo decreto-legge n. 39 del 2009;
a valutare l'opportunità di prorogare, limitatamente ai comuni individuati ai sensi dell'articolo 1 del decreto-legge n. 39 del 2009, le norme sull'accorpamento degli istituti scolastici, di cui al decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133, previa compensazione con altre realtà locali;
relativamente all'emergenza università, ad affrontare il problema degli alloggi nella città dell'Aquila, anche in considerazione dei numerosissimi studenti fuori sede, valutando la possibilità di utilizzare da subito per gli alloggi per studenti gli stanziamenti previsti per la casa dello studente;
in considerazione delle difficoltà per l'avvio dell'anno accademico, a valutare altresì, d'intesa con il rettore dell'Università dell'Aquila, la possibilità per la

medesima università di prevedere l'eliminazione delle firme di presenza per le ore di lezioni relative al secondo semestre dell'anno accademico, l'abbuono delle ore di frequenza e di tirocinio previste e i corrispettivi crediti, l'intensificazione degli appelli d'esame, al fine di consentire agli studenti di poter recuperare le sessioni d'esame eventualmente perse nei mesi da giugno a dicembre 2009;
a prevedere, ai fini della trasparenza e della conoscibilità degli atti, delle procedure e delle decisioni adottate, la pubblicità, anche tramite i siti internet della protezione civile, nonché d'intesa con gli enti locali interessati, della regione Abruzzo e della provincia dell'Aquila, dell'elenco dei fornitori, comprensivo dell'oggetto della fornitura e del relativo importo, dello stato delle somme erogate e dei relativi beneficiari, degli interventi programmati, degli avvisi, dello stato di realizzazione delle opere, nonché di tutta la normativa nazionale, regionale, provinciale e comunale, afferente gli interventi di ricostruzione conseguenti agli eventi sismici del mese di aprile 2009.
(1-00244)
(Nuova formulazione) «Alessandri, Pelino, Lolli, Mantini, Di Stanislao, Cicchitto, Soro, Cota, Vietti, Donadi, Scelli, Castellani, Aracu, De Angelis, Dell'Elce, Toto, Livia Turco, Tenaglia, Ginoble, D'Incecco, Adornato, Bocchino, Baldelli, Guido Dussin, Lanzarin, Togni, Iannaccone, Franceschini, Bersani, Sereni, Bressa, Mariani, Realacci, Bocci, Braga, Bratti, Esposito, Iannuzzi, Marantelli, Margiotta, Martella, Mastromauro, Morassut, Motta, Viola, Amici, Ferranti, Maran, Villecco Calipari, Baretta, Fluvi, Ghizzoni, Meta, Lulli, Damiano, Oliverio, Gozi, Benamati, Marco Carra, Compagnon, Ciccanti, Volontè, Galletti, Libè, Naro, Di Pietro, Borghesi, Evangelisti, Piffari, Scilipoti, Antonino Foti, Mariarosaria Rossi, Giammanco, Mistrello Destro, Saltamartini, Formichella, Bocciardo, Di Virgilio, Zamparutti».

Ritiro di documenti di indirizzo.

I seguenti documenti sono stati ritirati dai presentatori:
mozione Mantini n. 1-00247 del 2 ottobre 2009;
mozione Pelino n. 1-00249 del 5 ottobre 2009;
mozione Di Stanislao n. 1-00250 del 5 ottobre 2009;
mozione Zamparutti n. 1-00251 del 12 ottobre 2009;

Ritiro di documenti del sindacato ispettivo.

I seguenti documenti sono stati ritirati dai presentatori:
interpellanza Garagnani n. 2-00425 dell'8 luglio 2009;
interpellanza urgente Taglialatela n. 2-00479 del 22 settembre 2009.

...

ERRATA CORRIGE

Interpellanza Gava ed altri n. 2-00506 pubblicata nell'Allegato B ai resoconti della Seduta n. 229 dell'8 ottobre 2009. Alla pagina n. 8329, seconda colonna, alla riga ventesima, deve leggersi: «uso autologo» e non «uso omologo», come stampato.