XVI LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di mercoledì 30 settembre 2009

TESTO AGGIORNATO AL 13 OTTOBRE 2009

ATTI DI INDIRIZZO

Mozioni:

La Camera,
premesso che:
il Ministro Gelmini ha presentato nei mesi scorsi il piano d'intervento denominato «La scuola digitale» per la diffusione dell'innovazione nella scuola. Il progetto è coordinato dal Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca e dall'Agenzia per lo sviluppo dell'autonomia scolastica (ex Indire);
la Scuola digitale è l'ultimo di una serie di importanti provvedimenti messi in campo dal Ministero per diffondere le tecnologie digitali in classe. L'obiettivo da raggiungere è innovare la scuola dall'interno attraverso metodi e strumenti didattici che rispondano alle nuove esigenze degli studenti e alle sfide della società del futuro;
il Piano d'intervento si articola in due fasi. La prima prevede l'introduzione delle lavagne interattive multimediali (LIM), la seconda, denominata cl@ssi 2.0, ha come obiettivo l'utilizzo delle (Information and communication technology) (ICT) nelle scuole primarie e secondarie di I grado;
a partire dall'anno scolastico 2009-2010 saranno installate 16.000 LIM in altrettante classi della scuola secondaria di I grado. Inoltre 50.000 insegnanti saranno coinvolti in percorsi di formazione che interesseranno oltre 350.000 studenti;
nell'anno scolastico 2010-2011 il piano si estenderà alla scuola secondaria di II grado e alla scuola primaria dove saranno distribuite 8.000 LIM e coinvolti circa 25.000 insegnanti;
in una conferenza stampa tenutasi il 25 settembre 2009 i Ministri Gelmini e Brunetta hanno annunciato che con l'avvio dell'anno scolastico 2009-2010 si avvierà anche il progetto scuola-famiglia, che utilizzerà le potenzialità del Web per offrire ai genitori pagelle e certificati on line, registro elettronico di classe, notifica tramite SMS alle famiglie delle assenze degli studenti;
alcune scuole internazionali con sede in Italia, per la gestione dei compiti, delle pagelle, dei certificati on line, del registro elettronico, si avvalgono del portale Edline.net, piattaforma unica multilingue già utilizzata da moltissime altre scuole straniere sparse in ogni parte del mondo, ottenendo in tal modo una significativa razionalizzazione dei flussi dei dati trasmessi e dei costi necessari alla cura di un portale proprio;
Edline.net costituisce interfaccia indispensabile non soltanto per l'organizzazione della didattica, ma anche per il controllo costante da parte dei genitori dei risultati conseguiti e del comportamento tenuto dai propri figli a scuola;
l'attuale Esecutivo ha indicato tra i suoi obiettivi primari il contenimento delle spese sostenute dalla pubblica amministrazione, con particolare attenzione alle dinamiche di spesa del sistema scolastico italiano,

impegna il Governo

a valutare, nell'ambito del piano governativo di digitalizzazione del sistema scolastico, l'opportunità di utilizzare piattaforme già esistenti che consentano di sfruttare pienamente le potenzialità offerte dal web non soltanto in termini di qualità dei servizi offerti ma anche e soprattutto sotto il profilo del contenimento della spesa pubblica.
(1-00243)
«Carlucci, Goisis, Frassinetti, Bernini Bovicelli, Barbieri, Centemero, Lainati, Mazzuca, Palmieri, Rivolta, Luciano Rossi, Ceroni, Pizzolante, Samperi».

La Camera,
premesso che:
la vastità e la gravità del sisma del 6 aprile 2009 in Abruzzo hanno determinato un pesantissimo bilancio di vite umane, di distruzione e di disagio sociale ed economico ben lungi dall'essere complessivamente considerato e avviato a soluzione;
il grande sforzo organizzativo e finanziario sin qui messo in campo dallo Stato, dalle amministrazioni locali interessate, dalla protezione civile e dai vigili del fuoco dovrà trovare coerente continuità con apposite risorse aggiuntive e ulteriori interventi normativi volti ad assicurare una complessiva risposta alle tante esigenze determinatesi nei territori colpiti dal sisma, tale da garantire quanto già previsto per le popolazioni interessate da eventi calamitosi di analoga portata;
tuttavia, nell'immediato, siamo di fronte a numerose emergenze che richiedono risposte urgenti, efficaci e coerenti con la strategia di lungo periodo:
a) emergenza abitativa: questa è la principale emergenza a fronte della quale il piano C.A.S.E. si sta dimostrando inadeguato ed insufficiente a rispondere alla necessità urgente di alloggi da parte della popolazione. Il risultato di tale limite nell'approccio al problema è un fortissimo disagio che sta crescendo tra gli sfollati e nei confronti del quale è necessario intervenire con progetti e proposte concrete non più rinviabili. Secondo la rilevazione dei fabbisogni abitativi temporanei dei cittadini dell'Aquila, effettuata dal comune e aggiornata all'8 settembre 2009, i nuclei familiari residenti in abitazioni classificate E oppure F, corrispondenti a situazioni per le quali gli abitanti per un lungo periodo rimarranno senza la loro casa, sono 8.600, mentre circa 10.000 sono le abitazioni classificate B e C delle quali una parte consistente, quantificabile in non meno della metà, non si prevede che possano essere abitate, per problemi oggettivi e per ritardi delle procedure, prima di un anno. Dato che il piano c.a.s.e. prevede 4.000 abitazioni, alle quali si somma l'ampliamento già deciso dell'intervento che porterà ad un numero massimo di 5.000 abitazioni, è del tutto evidente che i numeri non corrispondono neanche lontanamente alle necessità dei cittadini. Inoltre le prime 4.000 abitazioni saranno consegnate scaglionate fino al mese di dicembre 2009, mentre quelle previste con l'ampliamento saranno consegnate nel 2010. Sia pure con grande ritardo sono state approntate varie misure alternative tra cui 1.000 abitazioni m.a.p. (casette di legno provvisorie), il reperimento di appartamenti sfitti (tra 500 e 1000), altri alloggi presso le caserme e, più recentemente, la disponibilità all'acquisto di case mobili; tuttavia, pur considerando le famiglie che organizzeranno in proprio una loro sistemazione rimangono un numero elevatissimo di nuclei familiari, sia tra coloro che hanno una abitazione distrutta sia tra coloro che potranno rientrare solo tra parecchi mesi, per le quali non si prevede migliore soluzione di una collocazione in strutture lontane ed in alcuni casi anche molto lontane dalla città;
b) Emergenza università: nonostante il grande sforzo realizzato per riavviare l'anno accademico e garantire la fruibilità delle strutture didattiche, tale da rendere possibile il riavvio dell'attività formativa dell'Ateneo, rimane aperta l'emergenza rappresentata dall'offerta di alloggi per le migliaia di studenti fuorisede nella città dell'Aquila che rischia di rendere vani tutti gli impegni profusi per il rilancio dell'Università stessa;
c) emergenza scuola: in Abruzzo molto si è fatto per avviare l'anno scolastico 2009-2010, molto resta da fare e da migliorare. La particolare situazione delle scuole dei comuni colpiti dagli eventi sismici ha reso necessario il reperimento di numerose strutture alternative per avviare correttamente l'anno scolastico 2009-2010 ed ora è necessario prestare la massima attenzione all'avvio della ricostruzione e ristrutturazione nonché messa in sicurezza di moltissimi edifici anche in relazione al già deliberato piano nazionale di riqualificazione dell'edilizia scolastica. Per affrontare il gravoso problema della lontananza, delle famiglie, sfollate sulla costa o distribuite in varie località della provincia, dalle scuole dei propri figli, oltre che per fronteggiare il fortissimo disagio diffuso in particolare tra i più giovani, le necessario investire sui servizi e il sostegno al territorio allargando ed ampliando l'offerta didattica e formativa;
d) emergenza economica: circa 17.000 persone sono, attualmente, in cassa integrazione nella zona colpita dal sisma e la in gran parte delle attività produttive, industriali, commerciali e professionali non sono state riavviate. Il decreto-legge 28 aprile 2009, n. 39, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 giugno 2009, n. 77, e la conseguente ordinanza n. 3789 del 49 luglio 2009, prevedono la concessione ai titolari di attività produttive di un indennizzo legato alla durata della sospensione dell'attività, per un periodo massimo di soli 120 giorni quantificato sulla base dei redditi dell'anno precedente. Limitare la perdita d'esercizio a 4 mesi è davvero riduttivo in considerazione della vastità e soprattutto della portata dei danni prodotti dalla crisi sismica. Circa mille attività erano localizzate nel solo centro storico della città dell'Aquila e tutt'oggi è ancora impossibile riavviare l'attività, anche in forma provvisoria, per le notevoli difficoltà legate al reperimento di opportuni spazi commerciali. L'ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri n. 3771, consente il trasferimento temporaneo delle attività in locali distrutti o inagibili in aree pubbliche o private libere. Spetta, tuttavia, ai sindaci assicurare, con oneri a proprio carico, il rispetto delle norme di sicurezza, igienico-sanitarie ed ambientali, infrastrutturando i siti e dotandoli di servizi. Va da sé che tale previsione non può che restare inapplicata per l'obiettiva difficoltà ad assumere le spese per la relativa copertura. Gli stessi imprenditori dovrebbero poi affrontare i costi relativi alla locazione e/o acquisto di moduli provvisori dove esercitare la propria attività. Il citato decreto-legge n. 39 del 2009 ha inoltre disposto all'articolo 8, comma 1, lettera b), l'erogazione di un indennizzo in favore dei collaboratori coordinati e continuativi, dei titolari di rapporti agenzia e di rappresentanza commerciale, dei lavoratori autonomi, ivi compresi i titolari di attività di impresa e professionali, che abbiano dovuto sospendere l'attività a causa degli eventi sismici. L'ammontare di tale indennità, tuttavia, è stato successivamente determinato, con ordinanza n. 3763 del Presidente del Consiglio dei ministri in 800 euro mensili per soli tre mesi. Anche in questo caso il periodo così limitato non si è dimostrato adeguato alla complessità della situazione, che include attività maggiormente comprese in zone inaccessibili, poiché totalmente inagibili ed ancora soggette a soli puntellamenti, oppure attività che hanno consistenti problemi di mercato o di domanda. Infine, l'incertezza relativa alle modalità e ai tempi dei risarcimenti frena e deprime gli investimenti lasciando gli imprenditori e i lavoratori nell'impossibilità di programmare le proprie iniziative economiche;
e) emergenzafiscale e contributiva: la previsione, contenuta nell'articolo 25, commi 2 e 3, del decreto-legge n. 78 del 2009, di una ripresa, a decorrere dal 1o gennaio 2010, del regolare versamento dei tributi e dei contributi e della integrale restituzione in 24 rate di quelli sospesi per l'anno 2009 dal decreto del Ministero dell'economia e delle finanze del 9 aprile 2009, risulta del tutto ingiusta ed irrealistica; basti pensare che il valore economico di questa richiesta ai cittadini aquilani ammonta a 256,5 milioni di euro l'anno per gli anni 2010 e 2011, e che per i terremotati di Marche e Umbria la restituzione è cominciata 13 anni dopo, dilazionata in 120 rate e nella misura del 40 per cento del dovuto. Nonostante le molteplici promesse di rinvio della scadenza e il solenne impegno del Ministero dell'economia e delle finanze del 28 luglio 2009, a tutt'oggi nessun provvedimento ha affrontato e risolto tale problema. Nel mentre è intervenuta la sentenza del Consiglio di Stato che ha dichiarato illegittimo quanto previsto, nella citata ordinanza n. 3780, sulla ripresa degli adempimenti e dei versamenti nei comuni della provincia dell'Aquila non inclusi tra quelli individuati con decreto dal Commissario delegato;
f) emergenza mutui: dal 1o gennaio 2010 terminerà anche la sospensione del pagamento dei mutui e dei prestiti prevista dall'articolo 5, comma 4, del decreto-legge n. 39 del 2009 e dall'articolo 2, comma 2, della predetta ordinanza n. 3799, la ripresa dei quali, sommata agli interessi maturati in questi mesi, graverà in maniera insopportabile sulle spalle dei cittadini abruzzesi. Tale sospensione, inoltre, non costituisce un'agevolazione di particolare favore essendo già stata in parte codificata dalla legge finanziaria 2008, cui, tuttavia, non è seguito il regolamento attuativo. Molte banche si sono comunque già da tempo attivate in proprio, offrendo ai clienti in difficoltà la sospensione dei mutui mediante un'articolazione temporale che, in molti casi, addirittura ha superato quella prevista dalle norme adottate in favore delle popolazioni colpite dal terremoto;
g) emergenza salute: il presidio ospedaliero «San Salvatore» de L'Aquila, ospedale inaugurato solo pochi anni fa, ha avuto 460 posti letto danneggiati, 8 sale operatorie lesionate, 2 sale di ginecologia perse, reparti e macchinari tecnologici andati distrutti con il sisma del 6 aprile 2009. L'ordine del giorno 9/2468/87 accolto in occasione della conversione del decreto-legge n. 39 del 2009 impegnava il Governo ad individuare le risorse finanziarie indispensabili per ripristinare nel più breve tempo possibile la piena operatività del presidio. Ad oggi non risulta alcuno stanziamento a sostegno dell'ospedale dell'Aquila, all'infuori della realizzazione dell'«ospedale da campo» previsto per il G8 che, seppur svolgendo una importante funzione, non può essere considerato un reale investimento per il rilancio delle politiche sanitarie del territorio;
a fronte di queste emergenze è necessario pianificare ed investire seriamente sull'opera di ricostruzione che non è effettivamente ancora iniziata, anche a causa dall'ammontare delle risorse finanziarie necessarie a fronte delle quali le risorse sin qui stanziate risultano assolutamente insufficienti. Infatti lo stesso Presidente del Consiglio dei ministri, ha dichiarato, in occasione della consegna delle prime case a Onna, che saranno necessari per la ricostruzione circa 30 miliardi di euro. Al contrario, l'attuale copertura finanziaria indicata nelle tabelle del citato decreto-legge n. 39 del 2009 consiste in 5,9 miliardi spalmati fino al 2033 (in particolare, 1,152 miliardi per il 2009, 539 milioni per il 2010 e 331 milioni per il 2012), cui vanno aggiunti ulteriori finanziamenti, per un importo compreso tra 2 e 4 miliardi di euro, a carico del Fondo FAS e 408,5 milioni a valere sul Fondo infrastrutture. È di tutta evidenza la distanza tra le risorse attualmente stanziate e quelle necessarie;
al di là della completa e soddisfacente soluzione delle richiamate esigenze prioritarie, occorre pensare una strategia di lungo periodo che veda un complessivo rilancio del tessuto sociale, infrastrutturale ed economico dei territori colpiti dal sisma. In tale ottica, è necessario affrontare e avviare a soluzione problemi ancora irrisolti:
a) centro storico dell'Aquila: risulta ancora in gran parte inaccessibile ed insieme ai centri storici di altri comuni è, di fatto, in abbandono. Il patrimonio culturale pubblico e privato di tali siti rischia di divenire irrecuperabile. Il citato decreto-legge n. 39 del 2009, inoltre, prevede due differenti modalità di intervento sul patrimonio vincolato. L'articolo 4, comma 1, lettera b), dispone l'integrale ripristino degli edifici pubblici formalmente dichiarati di interesse storico-artistico ai sensi del decreto legislativo n. 42 del 2004. Il restauro dei beni culturali privati, invece, è disciplinato dall'articolo 14, comma 5-bis, secondo cui la ricostruzione a carico dello Stato dovrà tenere conto della situazione economica individuale di ciascun proprietario. Tale differente canale di finanziamento rischia di compromettere irrimediabilmente il ripristino del patrimonio monumentale civile, specie se nella situazione economica dovesse essere incluso il patrimonio oltre al reddito. Si verrebbe così a realizzare il paradosso per cui il cespite danneggiato concorrerebbe alla propria esclusione dalla ricostruzione integrale proprio perché risorsa patrimoniale e reddituale, pur se danneggiata. Peraltro, il nostro codice dei beni culturali (decreto legislativo n. 42 del 2004), all'articolo 1, comma 2, riconosce che «la tutela e la valorizzazione del patrimonio culturale concorrono a preservare la memoria della comunità nazionale e del suo territorio e a promuovere lo sviluppo della cultura», tanta da imporre una serie di limitazioni al pieno diritto dei privati al loro utilizzo. Ad esempio, infatti, l'articolo 38 del citato decreto legislativo n. 42 del 2004 impone l'apertura al pubblico degli immobili oggetto di interventi conservativi cui contribuisca lo Stato mentre il successivo articolo 60 prevede la prelazione pubblica in caso di vendita. Non può, pertanto, ritenersi ammissibile alcun tipo di differente approccio al recupero del patrimonio culturale. Anche le aspettative di adozioni internazionali di parte dei monumenti dell'Aquila sono andate deluse. Dal vertice del G8 sono infatti emersi poco più che impegni teorici, a fronte di una lista di interventi comprendente 45 opere, a fronte di 1.700 edifici pubblici e privati da tutelare, per un importo stimato di 450 milioni di euro. Appare necessario, prevedere una specifica disciplina che, corredata delle relative risorse, metta in condizione le amministrazioni locali di predisporre appositi programmi di recupero totale dei centri storici e dei centri e nuclei urbani e rurali, così come proposto in uno specifico ordine del giorno (9/2468/91), accolto dal Governo in occasione della conversione in legge del decreto-legge n. 39 del 2009;
b) abitazione principale: con riferimento alla definizione di abitazione principale, si sottolinea che l'articolo 8 del decreto legislativo n. 504 del 1992, espressamente richiamato dall'articolo 3, comma 1, lettera a), del decreto-legge n. 39 del 2009, stabilisce che «per abitazione principale si intende quella nella quale il contribuente, che la possiede a titolo di proprietà, usufrutto o altro diritto reale, e i suoi familiari dimorano abitualmente». Il diritto di proprietà viene dunque affiancato solo da quelli che vengono definiti «diritti reali su cosa altrui», che sono validi giuridicamente se vengono trascritti nei registri immobiliari. Questo vuol dire che i figli o genitori che sono comodatari potrebbero non ricevere la garanzia di vedersi rimborsati i danni al 100 per cento. Il comodato, infatti, rappresenta un semplice contratto che non produce effetti «reali» o «traslativi» di diritti. È fondamentale prevedere un'estensione di tale applicazione, affinché possano essere considerate abitazioni principali quelle ove si dimora abitualmente senza tenere conto del titolo giuridico di possesso. Tanto è vera questa impostazione che anche FINTECNA S.p.A. sembra averla recepita e nel proprio sito internet afferma che la «mancanza di un diritto reale di godimento sull'immobile può essere supplita da un autocertificazione del genitore, ai sensi del Decreto del Presidente della Repubblica n. 445 del 2000, che attesti l'effettiva concessione dell'uso gratuito dell'alloggio». Tale affermazione, tuttavia, ancora non è stata codificata in uno specifico provvedimento normativo che consenta l'estensione del concetto di abitazioni principali alle unità abitative concesse in uso gratuito a parenti in linea retta o collaterale, così come già previsto dall'articolo 59, comma 1, lettera e) del decreto legislativo 15 dicembre 1997, n. 446;
c)case dei non residenti e seconde case: l'articolo 3 del decreto-legge n. 39 del 2009, riconosce un contributo per l'integrale ricostruzione ai soli immobili adibiti ad abitazione principale dei residenti, mentre per la ricostruzione o riparazione di immobili diversi da quelli adibiti ad abitazione principale, nonché di immobili ad uso non abitativo si limita a prevedere generici «contributi». Le ordinanze del Presidente del Consiglio dei ministri n. 3779, n. 3803 e n. 3805 determinano tali contributi: copertura all'80 per cento delle spese per un importo comunque non superiore ad 80.000 euro; riconoscimento per una sola unità abitativa e la possibilità di cumulare con il contributo relativo all'abitazione principale solo se l'immobile è utilizzato all'esercizio di impresa o professione oppure, se affittato alla data del sisma, viene nuovamente affittato alle medesime condizioni per una durata non inferiore a 2 anni. Da quest'ultima previsione sono escluse le abitazioni con danni gravi per la cui riparazione sono necessari interventi di tipo «pesante» (cat. E), per le quali non sono previsti contributi di tale natura. Con tali scelte si è determinato un profondo cambiamento nella filosofia della ricostruzione, se messa a confronto con l'intervento effettuato dopo il terremoto di Umbria e Marche. Mentre nel caso abruzzese il contributo del 100 per cento per la ricostruzione o ristrutturazione della case opera solo per coloro che sono residenti e solo per l'abitazione principale, nel caso dell'evento sismico che colpì le regioni Umbria e Marche, lo Stato si assunse l'onere del ripristino del preesistente tessuto urbano, con l'obiettivo di ricostruire le città nella loro interezza, a prescindere dai titoli di proprietà. Tale scelta determina uno stallo nella ricostruzione della città dell'Aquila e di molte realtà della provincia, caratterizzate dalla presenza di abitazioni di non residenti e seconde case in percentuali che in molti casi superano il 50 per cento del totale degli edifici. Ricostruire città o paesi a «macchia di leopardo» significa abbandonarli, aprendo problemi enormi ad esempio tra case confinanti con diverse intestazioni. Il tema delle seconde case dei centri storici rimane senza risposte concrete, nonostante sia stato fortemente pubblicizzato dal Governo con un primo comunicato del 15 giugno 2009, nel quale si legge «anche le seconde case ubicate nel centro storico dell'Aquila e degli altri comuni colpiti dal sisma saranno ricostruite a spese dello Stato» e ribadito dallo stesso Presidente del Consiglio dei ministri che, all'assemblea di Farmindustria a Coppito del 25 giugno 2009, dichiarò «Il Governo si è impegnato a rispondere e non ci saranno dei no. Le seconde case saranno ricostruite dallo Stato al cento per cento» (nota di Palazzo Chigi 15 giugno). Per tali immobili, inoltre, si pone il problema, già affrontato, della futura definizione mediante ordinanza del concetto di «situazione economica» di cui all'articolo 14, comma 5-bis, del decreto-legge n. 39 del 2009;
d) zona franca urbana: la previsione di un importante istituto fiscale volto a sostenere e favorire il rilancio dell'economia abruzzese, così duramente colpita dalle devastazioni prodotte dal sisma, rischia di rimanere poco più che una petizione di principio, in ragione degli soli 45 milioni di euro previsti a copertura del decreto-legge n. 39 del 2009, considerando anche la contingenza economica internazionale e le sue ricadute su un territorio caratterizzata da una pluralità di iniziative imprenditoriali già fortemente impegnate nel far fronte alla fase recessiva,

impegna il Governo:

ad adottare con la massima urgenza, iniziative normative, già a partire dalla prossima manovra di bilancio, volte ad assicurare che per quanto concerne gli obblighi di natura fiscale e contributiva, le popolazioni dell'Abruzzo vengano esattamente equiparate, nei tempi, nell'entità e nelle dilazioni a quanto riconosciuto alle popolazioni di Umbria e Marche;
prevedere anche tramite apposite iniziative legislative:
a) le opportune risorse finanziarie, anche in un percorso pluriennale, volte ad assicurare la integrale ricostruzione del tessuto urbano dei centri colpiti dal terremoto del 6 aprile 2009 prescindendo da eventuali titoli di proprietà, prevedendo inoltre specifici stanziamenti destinati a far fronte ai costi di recupero integrale dei centri storici e del patrimonio storico-artistico, pubblico e privato, indipendentemente dalla situazione economica di questi ultimi;
b) l'estensione del concetto di abitazione principale alla dimora abituale come definita dall'articolo 43 del codice civile;
c) le risorse per fronteggiare le spese volte al risanamento e alla messa in sicurezza degli edifici scolastici e degli edifici e beni di interesse pubblico, assicurando anche l'inserimento delle scuole della regione, a partire da quelle del cratere, nell'apposito piano generale di riqualificazione dell'edilizia scolastica previsto dal decreto interministeriale sugli organici anno scolastico 2009-2010 trasmesso con circolare ministeriale n. 38 del 2 aprile 2009, e la conseguente applicazione dei parametri sugli organici di cui al decreto ministeriale n. 331 del 1998;
d) le risorse volte a rispondere alle esigenze delle istituzioni scolastiche sottolineate anche da una risoluzione approvata in consiglio regionale abruzzese nella quale vengono richieste risorse aggiuntive di euro 16 milioni che sono messe a disposizione del bilancio del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca per essere destinate alle istituzioni scolastiche ubicate nella Provincia di L'Aquila per il triennio dal 2009-2010 al 2011-2012, al fine di assicurare una sollecita e stabile ripresa delle attività didattiche e delle attività dell'amministrazione scolastica, in deroga agli obiettivi finanziari di cui all'articolo 64, comma 6, del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133, ed eventualmente sospendere gli effetti sulla dotazione organica del personale docente ed ATA della regione Abruzzo per l'anno scolastico 2009-2010 con particolare attenzione per le 330 unità di personale della provincia dell'Aquila;
e) le risorse finanziarie necessarie affinché nel più breve tempo possibile sia ripristinata la piena operatività del presidio ospedaliero «San Salvatore» ed a mettere a disposizione, senza ulteriori formalità, le risorse statali di cui all'articolo 20 della legge n. 67 del 1988, destinate agli interventi, di cui alla delibera del consiglio regionale d'Abruzzo n. 69/6 del 26 giugno 2002 e proposti dalla regione Abruzzo con nota del 22 febbraio 2008, localizzati nella provincia de L'Aquila e nei comuni delle altre provincie abruzzesi colpiti dal sisma e non ancora assegnate;
f) un incremento significativo e corrispondente alle caratteristiche del tessuto economico aquilano, delle risorse destinate a finanziare l'istituzione della zona franca urbana;
g) la proroga del contributo mensile di 800 euro prevista dall'articolo 5, comma 2, dell'ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri n. 3763 del 6 maggio 2009 per i collaboratori coordinati e continuativi, i titolari di rapporti agenzia e di rappresentanza commerciale, i lavoratori autonomi ed titolari di attività di impresa e professionali che non sono riusciti a far ripartire le proprie attività;
h) il prolungamento del periodo di sospensione dei mutui e dei prestiti disposto dall'articolo 5, comma 4, del decreto-legge n. 39 del 2009 e dall'articolo 2, comma 2, dell'ordinanza n. 3799 del 6 agosto 2009, e la contestuale integrazione delle citate disposizioni normative con la previsione dell'accollo del pagamento dei relativi interessi maturati e maturandi da parte dello Stato o in subordine la costituzione di un tavolo per far fronte alle problematiche legate alla ripresa dei pagamenti dei mutui e dei prestiti e alla quota degli interessi maturata durate la sospensione dei pagamenti, anche prevedendo risorse pubbliche volte a favorire il tavolo di negoziazione stesso;
i) la rapida attuazione della misura 87.2 B della Comunità europea in relazione alle calamità naturali, pratica rimessa alla Comunità dalla regione Abruzzo e per la quale è necessario che abbia decorrenza dal momento del sisma definendo, altresì, un accordo con le Regioni per individuare le modalità con le quali le commissioni di sorveglianza sull'applicazione dei programmi operativi regionali trasferiscano l'1 per cento di tali misure a vantaggio di tale fondo;
j) il riconoscimento a favore dei cittadini delle zone colpite dal terremoto rimasti invalidi, deceduti o dispersi della qualifica di infortunati del lavoro, compresi coloro che da tale evento abbiano subito l'aggravamento della loro invalidità, nonché a corrispondere una rendita per tutti quei cittadini, che in conseguenza dell'evento sismico risultino permanentemente invalidi, nonché a pervenire all'equiparazione per i superstiti di cittadini che sono deceduti o dispersi con i superstiti di lavoratori deceduti sul lavoro o per malattia professionale;
k) le modalità per far fronte alle esigenze organizzative e finanziarie del corpo dei vigili del fuoco, anche in ragione dello straordinario sforzo umano e tecnico messo in campo in occasione del sisma abruzzese, in particolare assicurando il finanziamento per la manutenzione e l'acquisto di mezzi necessari all'attività dei Vigili del fuoco, nonché a prevedere un sostegno al reddito dei Vigili del fuoco utilizzando anche l'aumento della misura dell'indennità notturna e festiva.
(1-00244)
«Lolli, Franceschini, Bersani, Soro, Sereni, Bressa, D'Incecco, Ginoble, Tenaglia, Livia Turco, Mariani, Realacci, Bocci, Braga, Bratti, Esposito, Iannuzzi, Marantelli, Margiotta, Martella, Mastromauro, Morassut, Motta, Viola, Amici, Ferranti, Maran, Villecco Calipari, Baretta, Fluvi, Ghizzoni, Meta, Lulli, Damiano, Oliverio, Gozi».

NUOVA FORMULAZIONE

La Camera,
premesso che:
la vastità e la gravità del sisma del 6 aprile 2009 in Abruzzo hanno determinato un pesantissimo bilancio di vite umane, di distruzione e di disagio sociale ed economico ben lungi dall'essere complessivamente considerato e avviato a soluzione;
il grande sforzo organizzativo e finanziario sin qui messo in campo dallo Stato, dalle amministrazioni locali interessate, dalla protezione civile e dai vigili del fuoco dovrà trovare coerente continuità
con apposite risorse aggiuntive e ulteriori interventi normativi volti ad assicurare una complessiva risposta alle tante esigenze determinatesi nei territori colpiti dal sisma, tale da garantire quanto già previsto per le popolazioni interessate da eventi calamitosi di analoga portata;
tuttavia, nell'immediato, siamo di fronte a numerose emergenze che richiedono risposte urgenti, efficaci e coerenti con la strategia di lungo periodo:
a) emergenza abitativa: questa è la principale emergenza a fronte della quale il piano «c.a.s.e.» si sta dimostrando inadeguato ed insufficiente a rispondere alla necessità urgente di alloggi da parte della popolazione. Il risultato di tale limite nell'approccio al problema è un fortissimo disagio che sta crescendo tra gli sfollati e nei confronti del quale è necessario intervenire con progetti e proposte concrete non più rinviabili. Secondo la rilevazione dei fabbisogni abitativi temporanei dei cittadini dell'Aquila, effettuata dal comune e aggiornata all'8 settembre 2009, i nuclei familiari residenti in abitazioni classificate E oppure F, corrispondenti a situazioni per le quali gli abitanti per un lungo periodo rimarranno senza la loro casa, sono 8.600, mentre circa 10.000 sono le abitazioni classificate B e C delle quali una parte consistente, quantificabile in non meno della metà, non si prevede che possa essere abitata, per problemi oggettivi e per ritardi delle procedure, prima di un anno. Dato che il piano «c.a.s.e.» prevede 4.000 abitazioni, alle quali si somma l'ampliamento già deciso dell'intervento che porterà ad un numero massimo di 5.000 abitazioni, è del tutto evidente che i numeri non corrispondono neanche lontanamente alle necessità dei cittadini. Inoltre, le prime 4.000 abitazioni saranno consegnate scaglionate fino al mese di dicembre 2009, mentre quelle previste con l'ampliamento saranno consegnate nel 2010. Sia pure con grande ritardo sono state approntate varie misure alternative tra cui 1.000 abitazioni «m.a.p.» (casette di legno provvisorie), il reperimento di appartamenti sfitti (tra 500 e 1.000), altri alloggi presso le caserme e, più recentemente, la disponibilità all'acquisto di case mobili; tuttavia, pur considerando le famiglie che organizzeranno in proprio una loro sistemazione, rimane un numero elevatissimo di nuclei familiari, sia tra coloro che hanno una abitazione distrutta sia tra coloro che potranno rientrare solo tra parecchi mesi, per i quali non si prevede migliore soluzione di una collocazione in strutture lontane ed in alcuni casi anche molto lontane dalla città;
b) emergenza università: nonostante il grande sforzo realizzato per riavviare l'anno accademico e garantire la fruibilità delle strutture didattiche, tale da rendere possibile il riavvio dell'attività formativa dell'ateneo, rimane aperta l'emergenza rappresentata dall'offerta di alloggi per le migliaia di studenti fuorisede nella città dell'Aquila, che rischia di rendere vani tutti gli impegni profusi per il rilancio dell'università stessa;
c) emergenza scuola: in Abruzzo molto si è fatto per avviare l'anno scolastico 2009-2010, molto resta da fare e dà migliorare. La particolare situazione delle scuole dei comuni colpiti dagli eventi sismici ha reso necessario il reperimento dì numerose strutture alternative per avviare correttamente l'anno scolastico 2009-2010 ed ora è necessario prestare la massima attenzione all'avvio della ricostruzione e ristrutturazione, nonché della messa in sicurezza di moltissimi edifici, anche in relazione al già deliberato piano nazionale di riqualificazione dell'edilizia scolastica. Per affrontare il gravoso problema della lontananza delle famiglie, sfollate sulla costa o distribuite in varie località della provincia, dalle scuole dei propri figli, oltre che per fronteggiare il fortissimo disagio diffuso in particolare tra i più giovani, è necessario investire sui servizi e il sostegno al territorio, allargando ed ampliando l'offerta didattica e formativa;
d) emergenza economica: circa 17.000 persone sono, attualmente, in cassa integrazione nella zona colpita dal sisma e la gran parte delle attività produttive,

industriali, commerciali e professionali non è stata riavviata. Il decreto-legge 28 aprile 2009, n. 39, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 giugno 2009, n. 77, e la conseguente ordinanza dei Presidente dei Consiglio dei ministri n. 3789 del 9 luglio 2009 prevedono la concessione ai titolari di attività produttive di un indennizzo legato alla durata della sospensione dell'attività, per un periodo massimo di soli 120 giorni quantificato sulla base dei redditi dell'anno precedente. Limitare la perdita d'esercizio a 4 mesi è davvero riduttivo in considerazione della vastità e, soprattutto, della portata dei danni prodotti dalla crisi sismica. Circa mille esercizi commerciali erano localizzati nel solo centro storico della città dell'Aquila e tutt'oggi è ancora impossibile riavviarne l'attività, anche in forma provvisoria, per le notevoli difficoltà legate al reperimento di opportuni spazi. L'ordinanza dei Presidente del Consiglio dei ministri n. 3771 consente il trasferimento temporaneo delle attività situate in locali distrutti o inagibili in aree pubbliche o private libere. Spetta, tuttavia, ai sindaci assicurare, con oneri a proprio carico, il rispetto delle norme di sicurezza, igienico-sanitarie ed ambientali, infrastrutturando i siti e dotandoli di servizi. Va da sé che tale previsione non può che restare inapplicata per l'obiettiva difficoltà ad assumere le spese per la relativa copertura. Gli stessi imprenditori dovrebbero poi affrontare i costi relativi alla locazione e/o acquisto di moduli provvisori dove esercitare la propria attività. Il citato decreto-legge n. 39 del 2009 ha, inoltre, disposto, all'articolo 8, comma 1, lettera b), l'erogazione di un indennizzo in favore dei collaboratori coordinati e continuativi, dei titolari di rapporti di agenzia e di rappresentanza commerciale, dei lavoratori autonomi, ivi compresi i titolari di attività di impresa e professionali, che abbiano dovuto sospendere l'attività a causa degli eventi sismici. L'ammontare di tale indennità, tuttavia, è stato successivamente determinato, con ordinanza n. 3763 del Presidente dei Consiglio dei ministri, in 800 euro mensili per soli tre mesi. Anche in questo caso il periodo così limitato non si è dimostrato adeguato alla complessità della situazione, che include attività per la maggior parte comprese in zone inaccessibili, poiché totalmente inagibili ed ancora soggette a soli puntellamenti, oppure attività che hanno consistenti problemi di mercato o di domanda. Infine, l'incertezza relativa alle modalità e ai tempi dei risarcimenti frena e deprime gli investimenti, lasciando gli imprenditori e i lavoratori nell'impossibilità di programmare le proprie iniziative economiche;
e) emergenza fiscale e contributiva: la previsione, contenuta nell'articolo 25, commi 2 e 3, del decreto-legge n. 78 del 2009, di una ripresa, a decorrere dal 1o gennaio 2010, dei regolare versamento dei tributi e dei contributi e della integrale restituzione in 24 rate di quelli sospesi per l'anno 2009 dal decreto del Ministero dell'economia e delle finanze del 9 aprile 2009, risulta del tutto ingiusta ed irrealistica; basti pensare che il valore economico di questa richiesta ai cittadini aquilani ammonta a 256,5 milioni di euro l'anno per gli anni 2010 e 2011 e che per i terremotati di Marche e Umbria la restituzione è cominciata 13 anni dopo, dilazionata in 120 rate e nella misura del 40 per cento del dovuto. Nonostante le molteplici promesse di rinvio della scadenza e il solenne impegno del ministero dell'economia e delle finanze del 28 luglio 2009, a tutt'oggi nessun provvedimento ha affrontato e risolto tale problema. Nel mentre è intervenuta la sentenza del Consiglio di Stato che ha dichiarato illegittimo quanto previsto nella citata ordinanza n. 3780 sulla ripresa degli adempimenti e dei versamenti nei comuni della provincia dell'Aquila non inclusi tra quelli individuati con decreto dal commissario delegato;
f) emergenza mutui: dal 1o gennaio 2010 terminerà anche la sospensione del pagamento dei mutui e dei prestiti prevista dall'articolo 5, comma 4, del decreto-legge n. 39 del 2009 e dall'articolo 2, comma 2, dell'ordinanza del Presidente dei Consiglio dei ministri n. 3799 del 2009; la ripresa dei pagamenti dei quali, sommata agli

interessi maturati in questi mesi, graverà in maniera insopportabile sulle spalle dei cittadini abruzzesi. Tale sospensione, inoltre, non costituisce un'agevolazione di particolare favore, essendo già stata in parte codificata dalla legge finanziaria per il 2008, cui, tuttavia, non è seguito il regolamento attuativo. Molte banche si sono comunque già da tempo attivate in proprio, offrendo ai clienti in difficoltà la sospensione dei mutui mediante un'articolazione temporale, che, in molti casi, addirittura ha superato quella prevista dalle norme adottate in favore delle popolazioni colpite dal terremoto;
g) emergenza salute: il presidio ospedaliero «San Salvatore» de L'Aquila, ospedale inaugurato solo pochi anni fa, ha avuto 460 posti letto danneggiati, 8 sale operatorie lesionate, 2 sale di ginecologia perse, reparti e macchinari tecnologici andati distrutti con il sisma del 6 aprile 2009. L'ordine del giorno 9/2468/87, accolto in occasione della conversione del decreto-legge n. 39 del 2009, impegnava il Governo ad individuare le risorse finanziarie indispensabili per ripristinare nel più breve tempo possibile la piena operatività del presidio. Ad oggi non risulta alcuno stanziamento a sostegno dell'ospedale dell'Aquila, all'infuori della realizzazione dell'«ospedale da campo» previsto per il G8, che, seppur svolgendo un'importante funzione, non può essere considerato un reale investimento per il rilancio delle politiche sanitarie del territorio;
a fronte di queste emergenze è necessario pianificare ed investire seriamente sull'opera di ricostruzione che non è effettivamente ancora iniziata, anche a causa dell'ammontare delle risorse finanziarie necessarie, a fronte delle quali le risorse sin qui stanziate risultano assolutamente insufficienti. Infatti, lo stesso Presidente del Consiglio dei ministri, ha dichiarato, in occasione della consegna delle prime case a Onna, che saranno necessari per la ricostruzione circa 30 miliardi di euro. Al contrario, l'attuale copertura finanziaria indicata nelle tabelle del citato decreto-legge n. 39 del 2009 consiste in 5,9 miliardi «spalmati» fino al 2033 (in particolare, 1,152 miliardi per il 2009, 539 milioni per il 2010 e 331 milioni per il 2012), cui vanno aggiunti ulteriori finanziamenti, per un importo compreso tra 2 e 4 miliardi di euro, a carico del fondo per le aree sottoutilizzate e 408,5 milioni a valere sul fondo infrastrutture. È di tutta evidenza la distanza tra le risorse attualmente stanziate e quelle necessarie;
al di là della completa e soddisfacente soluzione delle richiamate esigenze prioritarie, occorre pensare ad una strategia di lungo periodo che veda un complessivo rilancio del tessuto sociale, infrastrutturale ed economico dei territori colpiti dal sisma. In tale ottica, è necessario affrontare e avviare a soluzione problemi ancora irrisolti:
a) centro storico dell'Aquila: risulta ancora in gran parte inaccessibile ed insieme ai centri storici di altri comuni è, di fatto, in abbandono. Il patrimonio culturale pubblico e privato di tali siti rischia di divenire irrecuperabile. Il citato decreto-legge n. 39 del 2009, inoltre, prevede due differenti modalità di intervento sul patrimonio vincolato. L'articolo 4, comma 1, lettera b), dispone l'integrale ripristino degli edifici pubblici formalmente dichiarati di interesse storico-artistico, ai sensi del decreto legislativo n. 42 del 2004. Il restauro dei beni culturali privati, invece, è disciplinato dall'articolo 14, comma 5-bis, secondo cui la ricostruzione a carico dello Stato dovrà tenere conto della situazione economica individuale di ciascun proprietario. Tale differente canale di finanziamento rischia di compromettere irrimediabilmente il ripristino del patrimonio monumentale civile, specie se nella situazione economica dovesse essere incluso il patrimonio oltre al reddito. Si verrebbe così a realizzare il paradosso per cui il cespite danneggiato concorrerebbe alla propria esclusione dalla ricostruzione integrale proprio perché risorsa patrimoniale e reddituale, pur se danneggiata. Peraltro, il nostro codice dei beni culturali (decreto legislativo n. 42 del 2004), all'articolo 1, comma 2, riconosce che «la tutela

e la valorizzazione del patrimonio culturale concorrono a preservare la memoria della comunità nazionale e del suo territorio e a promuovere lo sviluppo della cultura», tanto da imporre una serie di limitazioni al pieno diritto dei privati al loro utilizzo. Ad esempio, infatti, l'articolo 38 del citato decreto legislativo n. 42 del 2004 impone l'apertura al pubblico degli immobili oggetto di interventi conservativi cui contribuisca lo Stato, mentre il successivo articolo 60 prevede la prelazione pubblica in caso di vendita. Non può, pertanto, ritenersi ammissibile alcun tipo di differente approccio al recupero del patrimonio culturale. Anche le aspettative di adozioni internazionali di parte dei monumenti dell'Aquila sono andate deluse. Dal vertice dei G8 sono, infatti, emersi poco più che impegni teorici, a fronte di una lista di interventi comprendente 45 opere, a fronte di 1.700 edifici pubblici e privati da tutelare, per un importo stimato di 450 milioni di euro. Appare necessario prevedere una specifica disciplina che, corredata delle relative risorse, metta in condizione le amministrazioni locali di predisporre appositi programmi di recupero totale dei centri storici e dei centri e nuclei urbani e rurali, così come proposto in uno specifico ordine del giorno (9/2468/91), accolto dal Governo in occasione della conversione in legge del decreto-legge n. 39 del 2009;
b) abitazione principale: con riferimento alla definizione di abitazione principale, si sottolinea che l'articolo 8 del decreto legislativo n. 504 del 1992, espressamente richiamato dall'articolo 3, comma 1, lettera a), del decreto-legge n. 39 del 2009, stabilisce che «per abitazione principale si intende quella nella quale il contribuente, che la possiede a titolo di proprietà, usufrutto o altro diritto reale, e i suoi familiari dimorano abitualmente». Il diritto di proprietà viene, dunque, affiancato solo da quelli che vengono definiti «diritti reali su cosa altrui», che sono validi giuridicamente se vengono trascritti nei registri immobiliari. Questo vuol dire che i figli o genitori che sono comodatari potrebbero non ricevere la garanzia di vedersi rimborsati i danni al 100 per cento. Il comodato, infatti, rappresenta un semplice contratto che non produce effetti «reali» o «traslativi» di diritti. È fondamentale prevedere un'estensione di tale applicazione, affinché possano essere considerate abitazioni principali quelle ove si dimora abitualmente senza tenere conto del titolo giuridico di possesso. Tanto è vera questa impostazione che anche Fintecna s.p.a. sembra averla recepita e nel proprio sito internet afferma che la «mancanza di un diritto reale di godimento sull'immobile può essere supplita da un'autocertificazione del genitore, ai sensi del decreto del Presidente della Repubblica n. 445 del 2000, che attesti l'effettiva concessione dell'uso gratuito dell'alloggio». Tale affermazione, tuttavia, ancora non è stata codificata in uno specifico provvedimento normativo che consenta l'estensione del concetto di abitazioni principali alle unità abitative concesse in uso gratuito a parenti in linea retta o collaterale, così come già previsto dall'articolo 59, comma 1, lettera e), del decreto legislativo 15 dicembre 1997, n. 446;
c) case dei non residenti e seconde case: l'articolo 3 del decreto-legge n. 39 del 2009 riconosce un contributo per l'integrale ricostruzione ai soli immobili adibiti ad abitazione principale dei residenti, mentre per la ricostruzione o riparazione di immobili diversi da quelli adibiti ad abitazione principale, nonché di immobili ad uso non abitativo, si limita a prevedere generici «contributi». Le ordinanze del Presidente del Consiglio dei ministri n. 3779, n. 3803 e n. 3805 determinano tali contributi: copertura all'80 per cento delle spese per un importo comunque non superiore ad 80.000 euro, riconoscimento per una sola unità abitativa e la possibilità di cumulo con il contributo relativo all'abitazione principale solo se l'immobile è utilizzato all'esercizio di impresa o professione oppure, se affittato alla data del sisma, viene nuovamente affittato alle medesime condizioni per una durata non inferiore a 2 anni. Da quest'ultima previsione sono escluse le abitazioni con danni gravi per la cui riparazione sono necessari

interventi di tipo «pesante» (categoria E). Con tali scelte si è determinato un profondo cambiamento nella filosofia della ricostruzione, se messa a confronto con l'intervento effettuato dopo il terremoto di Umbria e Marche. Mentre nel caso abruzzese il contributo del 100 per cento per la ricostruzione o ristrutturazione della case opera solo per coloro che sono residenti e solo per l'abitazione principale, nel caso dell'evento sismico che colpì le regioni Umbria e Marche lo Stato si assunse l'onere del ripristino del preesistente tessuto urbano, con l'obiettivo di ricostruire le città nella loro interezza, a prescindere dai titoli di proprietà. Tale scelta determina uno stallo nella ricostruzione della città dell'Aquila e di molte realtà della provincia, caratterizzate dalla presenza di abitazioni di non residenti e seconde case in percentuali che in molti casi superano il 50 per cento del totale degli edifici. Ricostruire città o paesi a «macchia di leopardo» significa abbandonarli, aprendo problemi enormi, ad esempio, tra case confinanti con diverse intestazioni. Il tema delle seconde case dei centri storici rimane senza risposte concrete, nonostante sia stato fortemente pubblicizzato dal Governo con un primo comunicato del 15 giugno 2009, nel quale si legge: «anche le seconde case ubicate nel centro storico dell'Aquila e degli altri comuni colpiti dal sisma saranno ricostruite a spese dello Stato» e ribadito dallo stesso Presidente del Consiglio dei ministri che, all'assemblea di Farmindustria a Coppito del 25 giugno 2009, dichiarò «Il Governo si è impegnato a rispondere e non ci saranno dei no. Le seconde case saranno ricostruite dallo Stato al cento per cento» (comunicato della Presidenza del Consiglio dei ministri del 25 giugno 2009). Per tali immobili, inoltre, si pone il problema, già affrontato, della futura definizione mediante ordinanza del concetto di «situazione economica», di cui all'articolo 14, comma 5-bis, del decreto-legge n. 39 del 2009;
d) zona franca urbana: la previsione di un importante istituto fiscale volto a sostenere e favorire il rilancio dell'economia abruzzese, così duramente colpita dalle devastazioni prodotte dal sisma, rischia di rimanere poco più che una petizione di principio, in ragione dei soli 45 milioni di euro previsti a copertura dal decreto-legge n. 39 del 2009, considerando anche la contingenza economica internazionale e le sue ricadute su un territorio caratterizzato da una pluralità di iniziative imprenditoriali già fortemente impegnate nel far fronte alla fase recessiva,

impegna il Governo:

ad adottare, con la massima urgenza, iniziative normative, già a partire dalla prossima manovra di bilancio, volte ad assicurare che, per quanto concerne gli obblighi di natura fiscale e contributiva, le popolazioni dell'Abruzzo vengano esattamente equiparate, nei tempi, nell'entità e nelle dilazioni a quanto riconosciuto alle popolazioni di Umbria e Marche;
a prevedere, anche tramite apposite iniziative legislative:
a) le opportune risorse finanziarie, anche in un percorso pluriennale, volte ad assicurare l'integrale ricostruzione del tessuto urbano dei centri colpiti dal terremoto del 6 aprile 2009, prescindendo da eventuali titoli di proprietà e prevedendo, inoltre, specifici stanziamenti destinati a far fronte ai costi di recupero integrale dei centri storici e del patrimonio storico-artistico, pubblico e privato, indipendentemente dalla situazione economica dei proprietari;
b) l'estensione dei concetto di abitazione principale alla dimora abituale, come definita dall'articolo 43 del codice civile;
c) le risorse per fronteggiare le spese volte al risanamento e alla messa in sicurezza degli edifici scolastici e degli edifici e beni di interesse pubblico, assicurando anche l'inserimento delle scuole della regione, a partire da quelle del cratere, nell'apposito piano generale di riqualificazione dell'edilizia scolastica previsto dal decreto interministeriale sugli

organici anno scolastico 2009-2010, trasmesso con circolare ministeriale n. 38 del 2 aprile 2009, e la conseguente applicazione dei parametri sugli organici di cui al decreto ministeriale n. 331 del 1998;
d) le risorse volte a rispondere alle esigenze delle istituzioni scolastiche sottolineate anche da una risoluzione approvata in consiglio regionale abruzzese, nella quale vengono richieste risorse aggiuntive di euro 16 milioni che sono messe a disposizione del bilancio del ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca per essere destinate alle istituzioni scolastiche ubicate nella provincia dell'Aquila per il triennio dal 2009-2010 al 2011-2012, al fine di assicurare una sollecita e stabile ripresa delle attività didattiche e delle attività dell'amministrazione scolastica, in deroga agli obiettivi finanziari di cui all'articolo 64, comma 6, del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133, ed eventualmente sospendere gli effetti sulla dotazione organica del personale docente ed ata della regione Abruzzo per l'anno scolastico 2009-2010, con particolare attenzione per le 330 unità di personale della provincia dell'Aquila;
e) le risorse finanziarie necessarie affinché nel più breve tempo possibile sia ripristinata la piena operatività del presidio ospedaliero «San Salvatore», nonché la messa a disposizione, senza ulteriori formalità, delle risorse statali di cui all'articolo 20 della legge n. 67 del 1988, destinate agli interventi, di cui alla delibera del consiglio regionale d'Abruzzo n. 69/6 del 26 giugno 2002 e proposti dalla regione Abruzzo, con nota del 22 febbraio 2008, localizzati nella provincia dell'Aquila e nei comuni delle altre province abruzzesi colpiti dal sisma e non ancora assegnate;
f) un incremento significativo e corrispondente alle caratteristiche del tessuto economico aquilano delle risorse destinate a finanziare l'istituzione della zona franca urbana;
g) la proroga del contributo mensile di 800 euro prevista dall'articolo 5, comma 2, dell'ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri n. 3763 del 6 maggio 2009 per i collaboratori coordinati e continuativi, i titolari di rapporti di agenzia e di rappresentanza commerciale, i lavoratori autonomi ed i titolari di attività di impresa e professionali, che non sono riusciti a far ripartire le proprie attività;
h) il prolungamento del periodo di sospensione dei mutui e dei prestiti disposto dall'articolo 5, comma 4, del decreto-legge n. 39 del 2009 e dall'articolo 2, comma 2, dell'ordinanza n. 3799 del 6 agosto 2009, e la contestuale integrazione delle citate disposizioni normative con la previsione dell'accollo del pagamento dei relativi interessi maturati e maturandi da parte dello Stato o, in subordine, la costituzione di un tavolo per far fronte alle problematiche legate alla ripresa dei pagamenti dei mutui e dei prestiti e alla quota degli interessi maturata durante la sospensione dei pagamenti, anche prevedendo risorse pubbliche volte a favorire il tavolo di negoziazione stesso;
i) la rapida attuazione della misura prevista dall'articolo 87, paragrafo 2, lettera b), del Trattato che istituisce l'Unione europea in relazione alle calamità naturali (pratica inoltrata all'Unione europea dalla regione Abruzzo) a decorrere dal 6 aprile 2009, definendo, altresì, un accordo con le regioni per individuare le modalità con le quali le commissioni di sorveglianza sull'applicazione dei programmi operativi regionali trasferiscano l'1 per cento di tali misure a vantaggio di tale fondo;
l) il riconoscimento a favore dei cittadini delle zone colpite dal terremoto rimasti invalidi, deceduti o dispersi della qualifica di infortunati del lavoro, compresi coloro che da tale evento abbiano subito l'aggravamento della loro invalidità, nonché la corresponsione di una rendita per tutti quei cittadini che, in conseguenza dell'evento sismico, risultino permanentemente invalidi, nonché l'equiparazione per i superstiti di cittadini che sono deceduti o dispersi con i superstiti di lavoratori deceduti sul lavoro o per malattia professionale;

m) le modalità per far fronte alle esigenze organizzative e finanziarie del Corpo dei vigili del fuoco, anche in ragione dello straordinario sforzo umano e tecnico messo in campo in occasione del sisma abruzzese, in particolare assicurando il finanziamento per la manutenzione e l'acquisto di mezzi necessari all'attività dei vigili del fuoco, nonché la predisposizione di un sostegno al reddito dei vigili del fuoco, utilizzando anche l'aumento della misura dell'indennità notturna e festiva.
(1-00244)
(Nuova formulazione) «Lolli, Franceschini, Bersani, Soro, Sereni, Bressa, D'Incecco, Ginoble, Tenaglia, Livia Turco, Mariani, Realacci, Bocci, Braga, Bratti, Esposito, Iannuzzi, Marantelli, Margiotta, Martella, Mastromauro, Morassut, Motta, Viola, Amici, Ferranti, Maran, Villecco Calipari, Baretta, Fluvi, Ghizzoni, Meta, Lulli, Damiano, Oliverio, Gozi, Benamati, Marco Carra».

ULTERIORE NUOVA FORMULAZIONE

La Camera,
premesso che:
il grave sisma che ha colpito il 6 aprile 2009 l'Abruzzo, in particolare L'Aquila e il suo territorio, provocando centinaia di morti e danni ingentissimi, è stato affrontato con prontezza ed efficienza dalla protezione civile, dal suo direttore e Sottosegretario di Stato Guido Bertolaso, dai vigili del fuoco, dalle Forze armate e dell'ordine, dalla Croce rossa, dai volontari di ogni estrazione e dall'intero Paese, in un impegno di solidarietà di straordinario valore e generosità che ha avuto una vasta eco internazionale, anche per la decisione di tenere a L'Aquila il G8 nel mese di luglio 2009, con la presenza dei Capi di Stato dei principali Paesi;
il Governo, la regione Abruzzo e gli enti locali hanno dimostrato un impegno assiduo e particolare per l'opera di soccorso e le politiche di assistenza e di avvio della ricostruzione nei comuni terremotati, che merita rispetto e gratitudine da parte del Parlamento e del Paese;
con il decreto-legge 28 aprile 2009, n. 39, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 giugno 2009, n. 77, e con le ordinanze della protezione civile sono state stanziate le prime risorse e sono state intraprese le necessarie misure per uscire dall'emergenza e avviare la ricostruzione;
restano, tuttavia, ancora aperti e irrisolti una serie di problemi da affrontare e la complessità delle politiche di ricostruzione e di rilancio dello sviluppo economico nei territori colpiti dal sisma è tale che ogni impegno deve essere caratterizzato dal massimo della ricerca di spirito unitario e dalla piena collaborazione tra le istituzioni e le forze politiche, senza confusione di ruoli;
occorre assumere impegni nell'ambito di un dialogo competitivo necessario per conseguire gli attesi risultati da parte delle popolazioni colpite dal sisma, con l'obiettivo di dare certezze tanto nella definizione dei tempi, quanto nel reperimento delle risorse,

impegna il Governo:

a riferire sullo stato di attuazione della complessiva opera di ricostruzione abitativa e a continuare l'azione di sostegno e di ricostruzione;
ad assumere, nella misura consentita dalle esigenze della finanza pubblica, iniziative per la più efficace tutela delle attività produttive sospese per il terremoto;
ad assumere, compatibilmente con gli obiettivi di finanza pubblica e nel pieno rispetto degli impegni e dei vincoli presi e stabiliti in sede europea, iniziative volte a prorogare la sospensione del versamento di tributi e contributi oltre i termini previsti dai commi 2 e 3 dell'articolo 25 del decreto-legge n. 78 del 2009, prevedendo per la restituzione un trattamento analogo a quello previsto per i terremotati di Marche e Umbria;
a stimolare tutti i soggetti istituzionalmente competenti per l'accelerazione, sempre compatibilmente con gli obiettivi di finanza pubblica, dell'opera di ricostruzione dei centri storici, in particolare di quello dell'Aquila, coordinandosi con le autorità locali;
a continuare nella promozione di una politica abitativa finalizzata sia alla messa in sicurezza degli edifici esistenti che alla costruzione di nuovi edifici, nel pieno rispetto dei criteri antisismici;
a prevedere, compatibilmente con gli obiettivi di finanza pubblica e previo assenso delle istituzioni europee, un incremento delle risorse destinate a finanziare l'istituzione della zona franca urbana, se del caso anche rimodulando l'iniziale finanziamento dei 45 milioni di euro già previsto con un impegno economico maggiore;
a valutare l'opportunità, compatibilmente con le esigenze della finanza pubblica e a condizione che non possa inficiare il rispetto dei vincoli finanziari europei, di prorogare il contributo mensile di 800 euro previsto dall'articolo 5, comma 2, dell'ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri n. 3763 del 6 maggio 2009, esclusivamente per i collaboratori coordinati e continuativi, i titolari di rapporti di agenzia e di rappresentanza commerciale, i lavoratori autonomi ed i titolari di attività di impresa e professionali, che possono attestare la mancata ripresa della propria attività a causa del sisma;
a valutare, compatibilmente con gli obiettivi di finanza pubblica e a condizione che non possa inficiare il rispetto dei vincoli finanziari europei, l'opportunità di prevedere, nel più breve tempo possibile, il riconoscimento, a favore dei cittadini delle zone colpite dal terremoto rimasti invalidi, deceduti o dispersi della qualifica di infortunati del lavoro, compresi coloro che da tale evento abbiano subito l'aggravamento della loro invalidità, nonché l'equiparazione per i superstiti di cittadini che sono deceduti o dispersi con i superstiti di lavoratori deceduti sul lavoro o per malattia professionale;
a valutare l'opportunità, compatibilmente con le esigenze della finanza pubblica e con quanto stabilito dal decreto-legge n. 39 del 2009, di riconoscere al personale dei vigili del fuoco la medesima indennità festiva e notturna riconosciuta alle altre forze dell'ordine, anche alla luce dell'ordine del giorno di analogo contenuto accolto dal Governo in sede di conversione del medesimo decreto-legge n. 39 del 2009;
a valutare l'opportunità di prorogare, limitatamente ai comuni individuati ai sensi dell'articolo 1 del decreto-legge n. 39 del 2009, le norme sull'accorpamento degli istituti scolastici, di cui al decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133, previa compensazione con altre realtà locali;
relativamente all'emergenza università, ad affrontare il problema degli alloggi nella città dell'Aquila, anche in considerazione dei numerosissimi studenti fuori sede, valutando la possibilità di utilizzare da subito per gli alloggi per studenti gli stanziamenti previsti per la casa dello studente;
in considerazione delle difficoltà per l'avvio dell'anno accademico, a valutare altresì, d'intesa con il rettore dell'Università dell'Aquila, la possibilità per la medesima università di prevedere l'eliminazione delle firme di presenza per le ore di lezioni relative al secondo semestre dell'anno accademico, l'abbuono delle ore di frequenza e di tirocinio previste e i corrispettivi crediti, l'intensificazione degli appelli d'esame, al fine di consentire agli studenti di poter recuperare le sessioni d'esame eventualmente perse nei mesi da giugno a dicembre 2009;
a prevedere, ai fini della trasparenza e della conoscibilità degli atti, delle procedure e delle decisioni adottate, la pubblicità, anche tramite i siti internet della protezione civile, nonché d'intesa con gli enti locali interessati, della regione Abruzzo e della provincia dell'Aquila, dell'elenco dei fornitori, comprensivo dell'oggetto della fornitura e del relativo importo, dello stato delle somme erogate e dei relativi beneficiari, degli interventi programmati, degli avvisi, dello stato di realizzazione delle opere, nonché di tutta la normativa nazionale, regionale, provinciale e comunale, afferente gli interventi di ricostruzione conseguenti agli eventi sismici del mese di aprile 2009.
(1-00244)
(Nuova formulazione) «Alessandri, Pelino, Lolli, Mantini, Di Stanislao, Cicchitto, Soro, Cota, Vietti, Donadi, Scelli, Castellani, Aracu, De Angelis, Dell'Elce, Toto, Livia Turco, Tenaglia, Ginoble, D'Incecco, Adornato, Bocchino, Baldelli, Guido Dussin, Lanzarin, Togni, Iannaccone, Franceschini, Bersani, Sereni, Bressa, Mariani, Realacci, Bocci, Braga, Bratti, Esposito, Iannuzzi, Marantelli, Margiotta, Martella, Mastromauro, Morassut, Motta, Viola, Amici, Ferranti, Maran, Villecco Calipari, Baretta, Fluvi, Ghizzoni, Meta, Lulli, Damiano, Oliverio, Gozi, Benamati, Marco Carra, Compagnon, Ciccanti, Volontè, Galletti, Libè, Naro, Di Pietro, Borghesi, Evangelisti, Piffari, Scilipoti, Antonino Foti, Mariarosaria Rossi, Giammanco, Mistrello Destro, Saltamartini, Formichella, Bocciardo, Di Virgilio, Zamparutti».

La Camera,
premesso che:
il microcredito affonda le sue radici nell'Asia meridionale e nell'America latina, dove nella metà degli anni Settanta furono lanciate le prime iniziative in tal senso. Il programma di microcredito più famoso è la Grameen Bank in Bangladesh, fondata nel 1976 dal prof. Muhammmad Yunus. Il modello economico della Grameen Bank, oggi il più grande istituto microfinanziario (MFI) con oltre 6 milioni di mutuatari, è stato imitato da molti altri istituti MFI. Nel 2006 il prof. Yunus e la Grameen Bank sono stati insigniti del premio Nobel;
è necessario concentrarsi su categorie di beneficiari ai quali fin'ora non è stata prestata sufficiente attenzione. Poiché non mancano le iniziative rivolte alle PMI che ricadono nella categoria di quelle «piccole» e «medie» imprese che sono in genere servite dalle banche tradizionali, un'iniziativa sul microcredito dovrebbe piuttosto occuparsi di quelle persone svantaggiate, che vogliano avviare una microimpresa, come i disoccupati (di lungo periodo), coloro che ricevono sussidi, gli immigrati, i membri di minoranze etniche, le persone attive nell'economia informale o che vivono in aree rurali socialmente svantaggiate e le donne. Ciò significa che l'attività di microcredito è differente da quella bancaria tradizionale. Essa comprende elementi innovativi e soggettivi, come garanzie collaterali alternative o la non necessità delle stesse/e una valutazione del merito creditizio non tradizionale. Il microcredito viene in molti casi concesso non solo per motivi economici e per la realizzazione di profitti, ma anche per il ruolo di coesione che svolge, in quanto tenta di integrare o reintegrare le persone svantaggiate nella società;
il successo dell'attività di microcredito nell'alleviare la povertà nei Paesi in via di sviluppo non è stato finora trasferito nel nostro Paese. Sebbene vi siano numerose iniziative, sia pubbliche che private, volte a promuovere tale attività, manca tutt'ora un approccio organico, ed esiste per questo settore una lacuna di mercato: tutto sta ad indicare un'alta domanda potenziale di microcredito da parte di persone che non hanno la possibilità di ottenere prestiti nel settore bancario tradizionale. L'efficacia di un'iniziativa sul microcredito potrebbe anche contribuire notevolmente al raggiungimento degli obiettivi della strategia di Lisbona riveduta

per la crescita e l'occupazione, nonché alla creazione di un'economia europea innovativa, creativa e dinamica. Le piccole imprese rappresentano una fonte primaria di crescita, occupazione, capacità imprenditoriale, innovazione e coesione nell'Unione europea. Il microcredito può, in particolare, sostenere una delle quattro priorità della strategia di Lisbona, ovvero è in grado di liberare il potenziale economico, favorendo l'integrazione o la reintegrazione sociale ed economica delle persone attraverso un'attività indipendente. In realtà, solo la crescita significativa del livello di occupazione potrà sancire il successo della strategia di Lisbona;
il microcredito andrebbe anche promosso attraverso incentivi di natura fiscale e l'abolizione dei limiti massimi per gli interessi. Il motivo dell'applicazione di tali limiti consiste nella protezione dei, mutuatari da costi di indebitamento eccessivamente alti. Tuttavia i limiti massimi per gli interessi possono impedire ai mutuanti la copertura dei costi di finanziamento, costringendo le persone a rivolgersi ad usurai e a pagare tassi d'interesse ben più alti. Diversi professionisti operanti nel settore del microcredito sostengono che la strozzatura esistente nel settore, dal lato della domanda, non è rappresentata dai costi bensì dalla possibilità di accesso. Poiché i microcrediti sono caratterizzati da piccoli importi e breve durata, i piani di rimborso sono di minore entità malgrado a prima vista i tassi di interesse possano apparire proibitivi. I limiti massimi per gli interessi dovrebbero pertanto essere applicati unicamente in caso di credito al consumo;
l'attuale crisi finanziaria e le sue possibili ripercussioni sull'economia nel suo insieme mostrano gli inconvenienti dei prodotti finanziari complessi e la necessità di esaminare vie per migliorare l'efficienza e porre in essere ogni possibile canale di finanziamento quando le imprese hanno un accesso ridotto al capitale causato dalla crisi di liquidità, in particolare nelle regioni economicamente e socialmente svantaggiate, e, al contempo, sottolineano l'importanza delle istituzioni che incentrano la loro attività sullo sviluppo locale e che hanno uno stretto legame con il territorio ed offrono servizi bancari che favoriscono l'inclusione a tutti gli attori economici;
dovrebbe essere promosso lo spirito imprenditoriale;
le persone svantaggiate, come i disoccupati (di lungo periodo), i beneficiari di sussidi, gli immigrati, i membri di minoranze etniche, come i rom, le persone attive nell'economia informale o che vivono in aree rurali socialmente svantaggiate e le donne, che vogliono realizzare microimprese, dovrebbero essere oggetto di un'iniziativa sul microcredito;
esistono diverse iniziative comunitarie che contengono disposizioni per il supporto al microcredito e sarebbe proficuo un approccio ottimizzato e più mirato, che le raggruppi nel quadro di uno stesso dispositivo,

impegna il Governo:

ad assumere iniziative volte all'introduzione del concetto di microcredito nelle statistiche e nella legislazione attinenti alle istituzioni finanziarie, in particolare facendo sì che le statistiche sul microcredito tengano conto delle cifre relative al PIL pro capite, distinguendo tra imprese a carattere individuale o familiare e imprese con dipendenti non appartenenti alla famiglia, al fine di favorire una discriminazione positiva a favore delle prime;
a standardizzare la presentazione statistica dei microcrediti, compresa la raccolta e analisi dei dati disaggregati per genere, età e origine etnica;
ad introdurre incentivi di natura fiscale per la partecipazione privata nel settore del microcredito.
(1-00245)
«Di Stanislao, Borghesi, Donadi, Cambursano, Favia, Porcino».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA
DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazione a risposta scritta:

MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
sul quotidiano l'Unità del 17 settembre 2009 si legge in un articolo dal titolo «Il caso del soldato Diana: malato di cancro, per la Difesa è morto» che il Ministro interrogato ha risposto alla domanda del giornalista affermando «Mi ricordo bene del caso, ma non so cosa sia successo: verificherò»;
nel corso di una intervista radiofonica, trasmessa da Radio Radicale, Diana ha rivolto un accorato appello al Parlamento e al Presidente della Repubblica affinché ciascuno faccia il proprio dovere per porre fine all'abbandono in cui egli stesso versa, al pari di tanti suoi commilitoni, prima di vedersi costretto a permanere davanti all'altare della Patria fino a che la morte non sopraggiunga -:
quali siano le immediate azioni che il ministro interrogato ha posto in essere affinché al maresciallo Diana sia garantita tutta l'assistenza sanitaria che il suo caso richiede;
se intenda accogliere le richieste che lo stesso maresciallo Marco Diana ha più volte rivolto al Ministro della difesa affinché sia conferita a lui, e a tutti i militari che si trovano nelle medesime condizioni, la medaglia d'oro al valor militare;
quali siano le immediate azioni che intende avviare per assolvere alla prescritta, più completa e scrupolosa, osservanza delle norme di prevenzione e sicurezza sull'uso dei mezzi e dei materiali in dotazione alle Forze armate, prevedendo, in caso di inadempimento l'immediata cessazione del rapporto d'impiego e, comunque, ogni opportuna valutazione per ogni eventuale conseguenza derivante dal comportamento omissivo o commissivo;
se intenda costituire una commissione di esperti a cui affidare in totale autonomia la vigilanza sulle attuali condizioni di impiego uso e immagazzinamento dei mezzi e delle dotazioni, con particolare riferimento ai sistemi d'arma o di armamento che, per le caratteristiche di costruzione e dei materiali impiegati, non sono rispondenti alle normative europee e internazionali vigenti in materia.
(4-04355)

...

AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazioni a risposta in Commissione:

ZAMPARUTTI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
secondo quanto riportato in verbali del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, di cui è data notizia in un articolo apparso sul Quotidiano della Basilicata del giorno 8 luglio 2009 a firma di Maurizio Bolognetti, Segretario di Radicali Lucani, nel corso della «Conferenza dei servizi decisoria», convocata negli uffici del citato Ministero il 22 dicembre 2008 per discutere dello «Stato di attuazione delle attività di caratterizzazione e di messa in sicurezza di emergenza sul sito di interesse nazionale di Tito» si afferma che il contesto ambientale è «ancora caratterizzato da una pesante contaminazione da tricloroetilene» in quantità tali che fanno temere «la presenza del prodotto libero in falda». Inoltre il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare afferma che «...a

distanza di tre anni e mezzo le aziende e gli altri soggetti interessati hanno dimostrato limitato interesse e volontà nell'adoperarsi per conoscere e quindi, ove possibile, limitare la diffusione dell'inquinante che rappresenta un rilevante pericolo per la salute umana»;
inoltre i verbali riferiscono che nel mese di maggio 2008 nel pozzo S13 è stata riscontrata un'altissima concentrazione di tricloroetilene «non emersa nel mese precedente» e che «Vista la problematica non ancora risolta relativa alla determinazione dei valori di fondo sui parametri ferro e manganese nelle acque di falda nonché la contaminazione da tricloroetilene della stessa, vista la mancanza di informazioni derivanti da un incompleto monitoraggio ha richiesto alla Regione Basilicata che vengano ripristinate quanto prima le condizioni della medesima rete...»;
il Quotidiano della Basilicata, nell'edizione del 9 luglio 2009, riferisce che il segretario dell'Associazione radicali Lucani ha presentato un esposto denuncia rivolto alla Procura della Repubblica di Potenza relativamente allo stato di attuazione delle attività di caratterizzazione e messa in sicurezza di emergenza del sito di Tito Scalo;
nell'area industriale di Tito Scalo in Basilicata, meglio conosciuta come area dell'ex Liquichimica, è emersa fin dal febbraio del 2001 la necessità di bonificare una zona di 59.000 metri quadri d'estensione;
secondo quanto riferito il 24 marzo 2009 dalla Ola (Organizzazione lucana ambientalista), con un interessante dossier firmato da Pietro Dommarco una serie di sopralluoghi avevano infatti portato al ritrovamento di «una discarica abusiva dalle ingenti dimensioni», caratterizzata da «residui accumulati nel ventennio 1981-2001, ossia da dopo la chiusura della Liquichimica, dai cui resti sarebbero provenuti buona parte di quei materiali», e alla scoperta, in ordine temporale, di «rifiuti di diversa origine (speciali, pericolosi, assimilabili agli urbani) in quantità pari a circa 210 mila metri cubi» e di una vasca per lo stoccaggio contenente «rifiuto tossico nocivo» e «realizzata in totale violazione di quanto previsto dalla legge e senza alcuna autorizzazione»;
con il decreto ministeriale n. 468 del 2001 è stato quindi istituito «Il sito di bonifica di interesse nazionale di Tito» di cui si è provveduto, sempre con decreto ministeriale dell'8 luglio 2002, emanato dal Ministero dell'ambiente, della tutela del territorio e del mare - pubblicato nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana n. 231 del 2 ottobre 2002 - a stabilire il perimetro del sito facendo partire la fase di caratterizzazione, cioè la fase in cui vengono accertate le effettive condizioni di inquinamento;
a documentare la gravità della situazione e quindi l'urgenza dell'intervento, oltre alla documentazione in possesso degli enti ministeriali competenti, vi sono stati - nell'agosto del 2005 - alcuni articoli pubblicati su La Gazzetta del Mezzogiorno a firma di Gianni Rivelli il quale scrive di «situazione, in alcuni casi, drammatica», oltre che della presa di posizione di un'azienda presente nel perimetro (Daramic S.r.l.), autodenunciatasi, comunicando di aver causato «un pesante stato di contaminazione della falda e del terreno da tricoloroetilene, tricloroetano, dicloroetilene, bromodiclorometano, cloroformio, bromoformio, cloruro di vinile monomero, esaclorobutadene, tetracloroetilene, sommatoria organoclorurati e idrocarburi totali». Queste appena citate sono da considerarsi sostanze «tossiche, cancerogene e persistenti»;
si parla di un tasso di inquinamento riscontrato nelle falde acquifere, un milione di volte superiore ai limiti consentiti, Per quanto riguarda il tricloroetilene, ad esempio, i valori rilevati erano di «un milione 470 mila nanogrammi/litro a fronte di un limite di un nanogrammo e mezzo, e nei suoli la stessa sostanza è risultata presente 300 volte oltre il limite consentito, vale a dire 3290 milligrammi a chilo contro i dieci previsti»;

la situazione viene fortemente presa in considerazione da Gianfranco Mascazzini, direttore della direzione qualità della vita del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, che evidenziò prontamente «la concreta possibilità che il suddetto stato di contaminazione della falda sia esteso ad aree esterne allo stabilimento di proprietà della Daramic», a fronte, quindi, di un'opera di bonifica «indispensabile quanto complicata»;
da allora però poco o nulla si sarebbe fatto nonostante l'erogazione, di finanziamenti, a scalare negli anni, di circa 160.000 mila euro derivanti dal «Progetto Amianto», promosso dalla Regione Basilicata in collaborazione con l'Istituto di Metodologie per l'Analisi Ambientale (Imaa) e presentato nella sede del CNR (Centro Nazionale per le Ricerche) di Tito Scalo che doveva consentire l'accertamento ed il monitoraggio dello stato globale di inquinamento ambientale da fibre di amianto in Basilicata, con lo scopo di «individuare le situazioni di pericolo effettivo da risanare con urgenza», preceduti da un finanziamento di circa 2.480.000 di euro (2003, 2002, 2001) e di 774.000 euro (2003, 2001);
se corrisponda a verità quanto sopra riferito -:
quali siano le aziende e gli altri soggetti interessati che «hanno dimostrato limitato interesse e volontà nell'adoperarsi per conoscere e quindi, ove possibile, limitare la diffusione dell'inquinante che rappresenta un rilevante pericolo per la salute umana»;
se, in merito alla richiesta del Ministero rivolta alla Regione Basilicata di cui al secondo paragrafo delle premesse si sia provveduto in tal senso e cosa è stato fatto per incentivare il monitoraggio;
quali misure intendano adottare i Ministri competenti per assicurare che siano rese note tutte le informazioni in possesso dei vari soggetti coinvolti nella bonifica del sito di Tito Scalo affinché i cittadini possano avere le corrette informazioni a tutela della loro salute e più in generale dell'ambiente;
quale uso sia stato fatto da parte del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare del verbale del 22 dicembre 2008 sullo «Stato di attuazione delle attività di caratterizzazione e di messa in sicurezza di emergenza sul sito di interesse nazionale di Tito» ed in particolare se sia stato trasmesso alla magistratura.
(5-01851)

ZAMPARUTTI, BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
in Basilicata esistono gravi problemi ambientali sia con riferimento alle zone urbane (per esempio non sono certi i dati sull'inquinamento ambientale a Potenza) sia con riferimento a situazioni come quella relativa alla bonifica del sito di interesse nazionale di Tito Scalo rispetto al quale il primo firmatario del presente atto ha presentato un'interrogazione (atto n. 4-03572) priva al momento di risposta;
da fonti di stampa si desume tuttavia che esistono margini di incertezza relativamente alla reale entità delle problematiche ambientali in Basilicata e ciò può compromettere non soltanto il territorio ma anche la salute dei cittadini lucani;
in particolare da un articolo apparso sulla Gazzetta del Mezzogiorno del 22 luglio 2009 si apprende che l'Arpab, l'Agenzia regionale per la protezione dell'ambiente, istituita con la legge regionale n. 27 del maggio 1997, opera senza essere «accreditata». L'accreditamento dell'Arpab sarebbe obbligatorio per legge per le prove analitiche in campo sanitario (alimenti, acque minerali e potabili) mentre sarebbe volontaria (anche se vivamente consigliata) su matrici ambientali (rifiuti, fanghi, suolo, acque di scarico e superficiali);

questo fatto è grave perché l'Arpab esegue analisi per conto delle aziende sanitarie locali di tutta la regione Basilicata che hanno per obbligo di legge (decreto legislativo n. 31 del 2001) compiti in materia sanitaria, come le acque destinate al consumo umano e che volontariamente hanno scelto di affidare all'Arpab;
la disponibilità di informazioni ambientali corrette, trasparenti ed accessibili a tutti i cittadini è un obiettivo fondamentale che deve essere perseguito in modo da assicurare standard omogenei e soddisfacenti su tutto il territorio nazionale -:
se il Ministro interrogato, nell'ambito delle proprie competenze, intenda acquisire informazioni in relazione alla effettiva ed attuale situazione ambientale in Basilicata e quali iniziative intenda assumere al fine di assicurare la correttezza, la trasparenza e l'accessibilità delle informazioni ambientali tanto in Basilicata quanto in tutto il territorio nazionale.
(5-01852)

ZAMPARUTTI, BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
risulta che nel giugno del 2005, il settimanale l'Espresso riportò un memoriale di un ex boss della 'ndrangheta, Francesco Fonti detto «Ciccillo». L'ex boss lo aveva consegnato tempo prima alla Direzione nazionale antimafia descrivendo in esso scenari inquietanti di traffici internazionali di rifiuti tossici e radioattivi, faccendieri, mafia, servizi segreti, massoneria;
il suddetto Francesco Fonti parlava di «navi a perdere», cioè navi piene di scorie radioattive e rifiuti tossico-nocivi, fatte affondare al largo della costa di Cetraro, in provincia di Cosenza, nella prima parte degli anni Novanta. Ma parlava anche di spazzatura nociva depositata in Basilicata; diceva: «camion caricati a Rotondella verso le due di notte» con fusti di rifiuti radioattivi che furono «trasportati e seppelliti nel comune di Pisticci, in località Costa della Cretagna, lungo l'argine del fiume Vella»;
il ritrovamento di questi ultimi giorni di relitti di navi nei fondali lungo le coste tirreniche dell'alto cosentino sembrerebbero dimostrare che Francesco Fonti aveva detto la verità e, che quelle navi esistevano davvero;
secondo quanto riportato in una nota dell'associazione Libera, il boss Francesco Fonti avrebbe affermato due anni fa, in un'intervista, di aver depistato e portato gli investigatori nei posti sbagliati perché gli avevano promesso un inserimento nel programma di collaborazione che invece poi non c'è stato e che «la verità è un'altra. Non si sono voluti trovare quei fusti»;
inoltre, da quanto si legge sul quotidiano Corriere della Sera del 15 settembre 2009, avrebbe affermato che in merito all'affondamento di tre navi «abbiamo pensato che non era tanto intelligente (farle affondare tutte e tre assieme), e abbiamo deciso una di farla affondare lì, le altre due di mandarle una verso lo Ionio, a Metaponto, e l'altra verso Maratea»;
secondo i dati di Legambiente (Rapporto ecomafie 2006) risulta che in Italia dei 134 milioni di tonnellate di rifiuti prodotti, 103 sono gestiti nel ciclo dei rifiuti, mentre mancano all'appello ben 31 milioni di tonnellate di rifiuti pericolosi e non;
si tratta di un dato riferito al 2006 ma che realisticamente pone annualmente la domanda di che fine facciano decine di milioni di tonnellate di rifiuti - pericolosi e non - e che occupano una dimensione pari ad una montagna che ha per base 3 ettari ed altezza 3 mila metri -:
quali iniziative si stiano adottando per verificare, oltre a quanto detto da Francesco Fonti sull'affondamento di navi piene di scorie radioattive e rifiuti tossico-

nocivi al largo della costa di Cetraro, anche l'eventuale smaltimento di rifiuti tossici in Basilicata;
come si spieghi che 31 milioni di tonnellate di rifiuti prodotti annualmente sfuggono alla gestione del recupero o dello smaltimento;
quali misure intendano adottare i Ministri interrogati per assicurare la massima trasparenza sui dati ambientali e in materia di smaltimento di rifiuti a partire dalla Calabria e dalla Basilicata per coprire tutto il territorio nazionale.
(5-01853)

Interrogazioni a risposta scritta:

ZAMPARUTTI, BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
sono stati decisi nuovi fondi per favorire l'acquisto di biciclette, visto il successo di quelli precedenti, esauriti in poco tempo;
secondo fonti di informazione la misura avrebbe registrato uno straordinario successo con l'acquisto di 37 mila bici, dopo due giorni e mezzo dall'entrata in vigore degli incentivi, per oltre 4 milioni e 700 mila euro di incentivi già impegnati su un totale di 7,7 milioni di euro disponibili;
il prezzo di listino a volte differisce significativamente da quello di mercato;
secondo quanto riferito dal sito www.greenreport.it succede spesso che le biciclette in vendita siano in offerta, per esempio 399 euro su un prezzo ufficiale di 500, ma se si chiede al commerciante di applicare il bonus, il prezzo non è più quello scontato ma quello pieno; per cui, con il bonus del 30 per cento l'acquirente va a pagare 350 euro invece di 399, con un guadagno di 49 euro, per cui il bonus giova in minima parte al consumatore ed in toto al commerciante con un aggravio però da parte dello Stato;
inoltre la maggior parte delle città non sono attrezzate (o lo sono poco o malamente) per favorire una mobilità ciclistica -:
quali iniziative intenda adottare per verificare l'andamento dei prezzi in modo da verificare se l'incentivo può trasformarsi in un vantaggio per il venditore e non per il consumatore, che avrebbe pagato sostanzialmente lo stesso prezzo;
quali altre misure intenda adottare a sostegno della mobilità sostenibile;
se e quali provvedimenti si intendano adottare a sostegno della realizzazione di piste ciclabili.
(4-04369)

COSENZA. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
come già denunciato nei mesi scorsi dall'interrogante con le interrogazioni n. 3/00618 e n. 5/01460, il degrado ambientale della Campania, e in particolare di alcune sue aree, sembra essere senza fine a causa del non funzionamento della gran parte degli impianti di depurazione delle acque, a partire da quelli di Cuma e di Procida che dalla scorsa estate sversano di fronte alla costa flegrea quantità incalcolabili di liquami;
bisogna ricordare come l'inquinamento ambientale, oltre a danneggiare la salute dei cittadini campani, colpisca in modo tragico anche l'economia dell'intera regione, che è già di per sé in crisi, con danni particolarmente gravi per il turismo denunciati a più riprese dagli imprenditori balneari. Si sottolineano in particolare i seguenti dati:
a) nell'estate appena trascorsa il calo delle presenze nei lidi campani su base annua è stata del 60 per cento (con il record del 90 per cento in alcuni stabilimenti del lido di Bacoli) a causa dei liquami presenti in mare;
come denunciato dai balneatori del litorale domizio, c'è stata la perdita di

circa 1.500 posti di lavoro stagionali e un danno in mancate entrate compreso tra 30 e 50 milioni di euro;
nell'area tra Pozzuoli e Monte di Procida, secondo il consorzio turistico mediterraneo, l'indotto generato dal turismo ha subito danni per circa 10 milioni di euro;
ferme restando le competenze regionali in materia di gestione degli impianti di depurazione delle acque, ma considerato che in Campania si sta profilando un nuovo disastro ambientale e sanitario simile a quello causato l'anno scorso dall'emergenza rifiuti, di fronte all'inazione della Giunta regionale campana è indispensabile e urgente un intervento da parte dello Stato -:
quali urgenti iniziative, per quanto di competenza anche intervenendo in via surrogatoria, ove ne sussistano i presupposti, intenda assumere per favorire la bonifica e la rimessa in funzione degli impianti di depurazione anche al fine di garantire la salute dei cittadini campani e tutelare l'economia locale.
(4-04372)

ZAMPARUTTI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
sono stati decisi nuovi fondi per favorire l'acquisto di biciclette, visto il successo di quelli precedenti, esauriti in poco tempo;
secondo fonti di informazione la misura avrebbe registrato uno straordinario successo con l'acquisto di 37 mila bici, dopo due giorni e mezzo dall'entrata in vigore degli incentivi, per oltre 4 milioni e 700 mila euro di incentivi già impegnati su un totale di 7,7 milioni di euro disponibili;
il prezzo di listino a volte differisce significativamente da quello di mercato;
secondo quanto riferito dal sito www.greenreportt.it succede spesso che le biciclette in vendita siano in offerta, per esempio 399 euro su un prezzo ufficiale di 500, ma se si chiede al commerciante di applicare il bonus, il prezzo non è più quello scontato ma quello pieno; conseguentemente, con il bonus del 30 per cento l'acquirente va a pagare 350 euro invece di 399, con un guadagno di 49 euro, per cui il bonus giova in minima parte al consumatore ed in toto al commerciante con un aggravio però da parte dello Stato;
inoltre la maggior parte delle città non sono attrezzate (o lo sono poco o malamente) per favorire una mobilità ciclistica -:
quali iniziative intenda adottare per verificare l'andamento dei prezzi in modo da verificare se l'incentivo possa trasformarsi in un vantaggio per il venditore e non per il consumatore, che pagherebbe sostanzialmente lo stesso prezzo;
quali altre misure intenda adottare a sostegno della mobilità sostenibile;
se e quali iniziative si intendano adottare a sostegno della realizzazione di piste ciclabili.
(4-04377)

...

BENI E ATTIVITÀ CULTURALI

Interrogazione a risposta in Commissione:

CIOCCHETTI. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 48 del decreto legislativo n. 42 del 22 gennaio 2004 prevede, con riferimento al prestito - per mostre ed esposizioni - di beni culturali appartenenti allo Stato o sottoposti a tutela statale, che la relativa richiesta di autorizzazione sia presentata al Ministero per i beni e le attività culturali «almeno quattro mesi prima dell'inizio della manifestazione», con l'indicazione del responsabile della custodia delle opere in prestito;

la stessa norma non prevede, però, alcun termine entro il quale debba essere rilasciata la predetta autorizzazione, rinviando ad un decreto ministeriale - non ancora emanato - i criteri, le procedure e le modalità di rilascio;
ciò crea, all'evidenza, serie difficoltà a tutti coloro che intendono allestire manifestazioni aventi ad oggetto beni di questo genere, che, a causa della descritta situazione, possono vedersi rifiutata la loro richiesta di prestito dell'opera senza avere il tempo per provvedere diversamente, con effetti chiaramente negativi sull'offerta culturale del nostro Paese;
altrettanto negativo è il fatto che la tardiva risposta pone in molti casi gli organizzatori di mostre nella situazione di non poter provvedere, per tempo, alla distribuzione di materiale pubblicitario e di quant'altro occorra per approntare una adeguata campagna pubblicitaria che dia risalto all'evento, quando l'incertezza sulla disponibilità delle opere richieste non pone addirittura in dubbio l'effettuazione delle stesse esposizioni programmate (che non possono, all'evidenza, essere organizzate in pochi giorni) -:
se il Ministro per i beni e le attività culturali non ritenga di fissare, anche in via amministrativa, un termine entro il quale debba essere data risposta alla predetta richiesta di autorizzazione.
(5-01847)

...

DIFESA

Interrogazioni a risposta scritta:

MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
alla missione internazionale di Polizia civile denominata European union rule of law mission in Kosovo - EULEX partecipa personale dell'Arma dei Carabinieri, della Guardia di finanza e della Polizia di Stato;
dal sito web www.grnet.it, si apprende che il personale dell'Arma dei Carabinieri l'impiegato percepisce un'indennità di missione giornaliera pari alla differenza tra l'indennità di missione prevista per il teatro ed il «per diem» corrisposto dall'Amministrazione di EULEX, pari, per tutto il personale della missione, ad euro 105,00 giornalieri;
la norma di riferimento per l'attribuzione del «per diem», ossia le «financial procedures (procedure finanziarie)» annesse alle SOP (Standard Operating Procedures) emanate per la missione EUPT ed estese alla missione EULEX al paragrafo 3.1.1 stabiliscono che «il personale internazionale inviato dagli Stati membri (cioè non assunto a contratto) ha diritto a ricevere un per diem. Il per diem consiste in un assegno giornaliero di vitto e alloggio dovuto dall'Organizzazione, che ha il fine di coprire le spese vive sostenute dal personale internazionale della missione»;
dalla suddetta disposizione emerge con chiarezza che il per diem consiste in un rimborso spese, ratio quindi del tutto diversa da quella dell'indennità di missione;
il personale dell'Arma impiegato nella missione EULEX, peraltro, benché ammesso a fruire di vitto e alloggio presso la base MSU, si trova a dover affrontare varie spese vive, quali il necessario acquisto di vestiario civile, non fornito dall'amministrazione, nonché il vitto stesso, poiché ragioni di orario di servizio e di evidente opportunità di coesione con gli altri appartenenti alla missione impongono di consumare i pasti a proprie spese presso esercizi di ristorazione;
al personale della Guardia di finanza e della Polizia di Stato, schierato nella Missione EULEX a partire dall'aprile 2008 e non accasermato presso alcuna base, viene invece corrisposta dalle Amministrazioni di appartenenza l'intera somma dell'indennità

di missione giornaliera prevista per il teatro, senza che dalla stessa venga sottratto il per diem corrisposto da EULEX;
la evidente diversità nel trattamento economico tra appartenenti a diverse forze di polizia schierate nell'ambito della stessa missione, trae origine, verosimilmente, dalla diversa interpretazione della normativa attualmente vigente in materia, segnatamente con riguardo al decreto-legge 31 gennaio 2008 n. 8, convertito dalla legge n. 45 del 2008, il quale, all'articolo 4 dispone che «al personale che partecipa alle missioni internazionali di cui al presente decreto è corrisposta [...] l'indennità di missione [...] nelle misure di seguito indicate, detraendo eventuali indennità e contributi corrisposti allo stesso titolo agli interessati direttamente dagli organismi internazionali». In particolare, al comma 1, lettera a), l'indennità viene stabilita nella «misura del 98 per cento al personale che partecipa alle missioni [...] MSU, [...] EUPT, [...] PESD dell'Unione europea in Kosovo (ossia l'attuale missione EULEX)» -:
se e come il Ministero della difesa e il Comando generale dell'Arma dei carabinieri intenda affrontare questa rilevata disparità di trattamento tra forze di polizia impiegate con identiche mansioni nel medesimo teatro e, nonostante ciò, indennizzate in maniera così differenziata.
(4-04356)

MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della difesa, al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
presso la Brigata Folgore si sono verificati negli ultimi anni una serie di incidenti relativi ad atti di nonnismo, omicidi e morti misteriose, tra i quali i seguenti, riportati da diverse fonti di stampa: 16 settembre 1999, viene ritrovato il corpo di Emanuele Scieri di Siracusa, deceduto tre giorni prima in seguito ad una caduta da una torretta di ferro destinata all'«asciugatura» dei paracadute. Un altro episodio aveva coinvolto Emanuele Scieri insieme ad altri militari, durante il trasferimento dalla caserma di Firenze a quella di Pisa, nel corso del quale le reclute sono state obbligate dai «nonni» a viaggiare rimanendo immobili con la schiena staccata dal sedile, la testa dritta e le mani sulle ginocchia, nella posizione cosiddetta della «sfinge»;
7 maggio 1999, Carlo Franceschini del nono reggimento d'assalto colonnello Moschin muore in circostanze misteriose all'interno del magazzino dove stava lavorando;
18 marzo 1995, Andrea Oggiano, di Celle Ligure, stanco di essere perseguitato e picchiato, fugge dalla caserma Vannucci di Livorno e si butta sotto un treno alla stazione di Sestri Levante;
15 giugno 1995, il maresciallo Marco Mandolini di Castelfidardo viene ritrovato morto sulla scogliera di Romito a Livorno, massacrato a coltellate. Marco Mandolini era stato in Somalia ai tempi del generale Loi;
26 ottobre 1995, Fabrizio Falcioni viene pestato, preso a pugni e calci e costretto a «pompare» ovvero a fare flessioni, con indosso tutta l'attrezzatura prima di salire sull'aereo, per il suo ultimo lancio. Le responsabilità della sua morte e di quella di altri due parà uccisi in seguito a un lancio effettuato con la tecnica cosiddetta «ad uscita rapida», introdotta nel 1994 dal generale Bruno Loi ed abbandonata il 4 dicembre del 1996, non sono mai state chiarite. Durante il periodo in cui questa tecnica è stata utilizzata sono stati però registrati 8.977 incidenti;
4 dicembre 1996, durante un'esercitazione ad Altopascio muore appunto Claudio Capellini di Cesena, strangolato dalla fune del suo paracadute. Il primo a morire durante il periodo in cui era in uso la tecnica del lancio rapido era stato Claudio Triches, il 15 luglio 1994;

4 aprile 1997, Marco Cordone di Pineto, mentre è in servizio presso le cucine della caserma Vannucci di Livorno, ingerisce un detergente per lavastoviglie da una bottiglia che credeva di acqua minerale prelevata dallo scaffale delle vivande. Ha avuto la gola corrosa e lo stomaco bruciato dall'acido e non è più in grado di alimentarsi normalmente;
nell'aprile del 1988 un ragazzo viene colpito ai testicoli durante una lite nelle camerate ed è stato ricoverato e operato all'ospedale di Bologna. In seguito alla denuncia di questi due episodi Enrico Ansano Nardi, il comandante della Scuola militare di paracadutismo di Pisa venne rimosso dall'incarico;
nel luglio del 1998, nelle campagne del pisano viene trovato morto il capitano Andrea Vannozzi della scuola militare di paracadutismo di Pisa. Si è parlato di presunto suicidio;
tra il dicembre 1992 e il marzo 1994, durante la missione Ibis in Somalia, sono stati irrogati 517 provvedimenti disciplinari, mentre altri 7 provvedimenti di Corpo e 5 provvedimenti di Stato sono stati irrogati successivamente alla conclusione della missione, in relazione a quei casi divenuti pubblici sono state avviate numerose inchieste in diverse procure d'Italia in relazione a varie ipotesi di reato, come risulta dagli atti dell'indagine conoscitiva portata avanti dalla Commissione difesa del Senato;
risulta all'interpellante che il generale Calogero Cirneco sia stato rimosso dal proprio incarico «allo scopo di consentirne la più piena ed incondizionata disponibilità così da agevolare il rapido e trasparente sviluppo delle indagini in corso, anche alla luce della particolare gravità e delicatezza del caso»;
i fatti citati furono oggetto dell'atto di sindacato ispettivo n. 2-00894 presentato al Senato della Repubblica il 14 settembre 2009, successivamente trasformato nell'atto n. 3-03642, cui non è stata data risposta;
peraltro è stata presentata dall'interrogante una proposta di legge per l'istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sulla morte dei signori Roberto Garro, Giovanni Lombardo, Andrea Cordori, Mirco Berganzini, Emanuele Scieri (A.C. 2705), ciò rende evidente l'urgenza di rendere conto di quanto risulta agli atti del Governo con riferimento alle vicende sopra ricordate -:
se siano note le circostanze che hanno provocato gli episodi sopra menzionati e se le responsabilità siano state accertate; se risulti quali pene siano state eventualmente comminate dalla giustizia civile e da quella militare e quali provvedimenti siano stati adottati dalle stesse Forze armate nei confronti dei militari eventualmente riconosciuti come responsabili in relazione ai diversi episodi;
se i responsabili siano stati rimossi dal loro incarico o siano ancora operativi;
se sia noto quali siano stati gli esiti delle indagini all'epoca aperte dalla procura di Lucca, in relazione alla tecnica del lancio «ad uscita rapida», quali furono i provvedimenti adottati dal ministro della difesa in relazione a questo caso.
(4-04357)

EVANGELISTI. - Al Ministro della difesa, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
nel tratto di costa sarda di Perdasdefogu, noto per la sua spettacolare bellezza paesaggistica, insiste, su un'area interamente demaniale di 14.000 ettari, il poligono interforze di Salto di Quirra, centro missilistico sperimentale utilizzato per l'addestramento delle forze armate italiane, gestito dall'Aeronautica e messo a disposizione della Nato;
è dal 1956, anno in cui è stato inaugurato, che, come si evince da un articolo apparso sul sito www.altreconomia.it, «eserciti di mezzo mondo e aziende leader nel settore bellico fanno la fila per poter testare missili, bombe, propellenti,

aerei senza pilota, sistemi a impulsi elettromagnetici, munizioni teleguidate e, volendo, armi non convenzionali»;
i controlli sull'uso di tale materiale bellico, data l'estensione dell'area, sono pressoché impossibili; inoltre, l'affitto per l'utilizzo orario di quest'area è irrisorio visto che si parla di 50.000 euro/h a fronte dello sgretolamento quotidiano del territorio stesso e chi affitta deve solo compilare una autocertificazione e poco importa se si tratta eventualmente di materiale chimicamente instabile o di munizionamento all'uranio impoverito;
dalle pagine del quotidiano l'Unione Sarda del 13 agosto 2009 si apprende che nella base di Teulada le navi della Marina statunitense hanno bombardato e distrutto un isolotto e nel poligono di Quirra è stata sacrificata una grotta, habitat del tritone sardo di montagna (specie in via di estinzione) dichiarato patrimonio naturale nell'ambito del progetto nazionale Cofin 2001-2003, nonché meta di studiosi e escursionisti;
il crollo sarebbe stato provocato dall'onda d'urto dovuta a esperimenti, organizzati nel cuore del poligono tra Villaputzu e Perdasdefogu, sull'utilizzo delle bombe a guida laser di recente acquistate dal ministero interrogato e messe a disposizione di Marina militare e Aeronautica;
risulta allo scrivente che nel 2008 il presidente della Finmeccanica è stato individuato come partner dal ministero della difesa per la costruzione di una pista di volo nella piana sottostante il Monte Cardiga a sud di Perdasdefogu per l'utilizzo sperimentale di velivoli senza pilota (denominati Sky X) guidati da un sistema radar molto potente, un intervento ritenuto, a quanto pare, addirittura urgente e indispensabile per favorire «..intensi e proficui programmi di ricerca aeronautica e aerospaziale in cooperazione civile-militare, nazionali e internazionali» (tratto dal sito web citato precedentemente);
attualmente si stanno sperimentando le capacità belliche di questo velivolo in Puglia;
da troppe parti, politiche e amministrative, si decantano i vantaggi per la difesa nazionale e per le multinazionali delle armi di allargare e rendere ancora più appetibile il poligono interforze di Salto di Quirra, già compreso in un'area di grande estensione terra-mare-cielo, e viene proposta la creazione di un corridoio militare di volo Decimomannu-Perdasdefogu/Quirra, con inevitabili ripercussioni per lo spazio aereo di Cagliari e del suo aeroporto con deviazioni e tempi di percorrenza penalizzanti per passeggeri e aerei civili;
viceversa, è da molto tempo che invece si discute della necessità di un radicale ridimensionamento delle servitù militari concentrate in Sardegna in misura spropositata tale da sottrarre spazi e risorse produttive, da procurare danni all'ambiente come sopra descritto, con una casistica preoccupante di civili e militari, coinvolti in varia maniera nelle attività militari, ammalatisi di leucemie o sofferenti di alterazioni genetiche;
è urgente un ripensamento dello status quo e avviare un'alternativa a questa che si può definire un'economia di guerra ridefinendo programmi di sviluppo nella direzione di una valorizzazione delle risorse locali, della tutela della salute dei lavoratori -:
se al Ministro della difesa sia noto a che punto siano i controlli per verificare cosa effettivamente viene esploso nelle zone citate in premessa;
quali controlli siano stati previsti per verificare se sia stato utilizzato materiale chimicamente instabile o munizionamento all'uranio impoverito durante gli esperimenti citati in premessa;
se e quale decisione sia stata adottata in merito alla costruenda pista di volo citata e al corridorio militare di Decimomannu;
se si ritenga di prevedere un'alternativa all'economia di guerra, per uno sviluppo che valorizzi le risorse locali, tuteli i lavoratori e la salute di tutti;

di quali notizie disponga in merito a quanto citato in premessa con riferimento all'interessamento di una zona dichiarata patrimonio naturale fortemente messa in pericolo dagli esperimenti militari di cui sopra;
quali iniziative intenda adottare per difenderne l'integrità e se non ritenga di voler prevedere un risarcimento per i danni irreversibili occorsi alle grotte su menzionate.
(4-04359)

MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
risulta agli interroganti che a tutto il personale militare, con la sola esclusione del personale del ruolo dei sergenti, all'atto della definizione della partita pensionistica definitiva, è attribuito il beneficio dei sei scatti stipendiali ex articolo 1, comma 15-bis, del decreto-legge n. 379 del 1987, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 468 del 1987, come sostituito dall'articolo 11 della legge n. 231 del 1990;
sebbene l'Amministrazione della Difesa fosse a conoscenza di tale immotivata esclusione sin dall'emanazione del decreto legislativo n. 165 del 1997 avente ad oggetto «Attuazione delle deleghe conferite dall'articolo 2, comma 23, della legge 8 agosto 1995, n. 335, e dall'articolo 1, commi 97, lettera g), e 99, della legge 23 dicembre 1996, n. 662, in materia di armonizzazione al regime previdenziale generale dei trattamenti pensionistici del personale militare, delle Forze di polizia e del Corpo nazionale dei vigili del fuoco, nonché del personale non contrattualizzato del pubblico impiego», non è stata mai intrapresa nessuna iniziativa di sorta per la soluzione della problematica;
verosimilmente, la mancata attenzione su questa carenza normativa può essere unicamente imputata all'implicita convinzione che il ruolo sergenti fosse parte integrante di un ruolo unico dei sottufficiali «marescialli-sergenti», anche alla luce dell'attenzione normativa avuta al riguardo del ruolo truppa con l'estensione del beneficio in parola avvenuta con l'articolo 32 del decreto legislativo n. 196 del 1995;
in data 2 luglio 2009, la Direzione generale delle pensioni militari del collocamento al lavoro dei volontari congedati e della leva, con il foglio prot. N. M-D/GPREV/1/1°/1000/165/97/131376, rispondendo ad un quesito posto dalla collaterale Direzione generale per il personale militare (IV Reparto - 14° Divisione), di fatto ha sancito l'impossibilità dell'attribuzione dei sei scatti periodici stipendiali al personale del ruolo sergenti, se non in presenza di una specifica norma di estensione; il quesito riguardava il caso di un sergente collocato in quiescenza per infermità, visto che tali benefici possono essere attribuiti solo in presenza di diritto a pensione e che i primi pensionamenti per anzianità di personale appartenente al ruolo dei sergenti si avranno tra venti anni;
tale vuoto normativo è stato portato alla ribalta dal Coir dell'Aeronautica militare del Comando squadra aerea e del Coir dell'Esercito del Comando delle forze operative terrestri, mentre nessun Cocer delle Forze armate notoriamente privi di delegati appartenenti al ruolo sergenti, è intervenuto sulla materia;
purtroppo i recenti e tragici fatti di Kabul hanno evidenziato tutta la gravità di questo vuoto normativo che non riguarda solo i pensionamenti per anzianità o per infermità. È noto, infatti, che qualora il decesso di un militare avvenga in attività di servizio viene liquidata agli aventi diritto la pensione indiretta, mentre, se esso avviene dopo il collocamento in quiescenza, si ha la pensione di reversibilità. Ma, non essendo possibile riconoscere il beneficio in parola al personale del ruolo sergenti, ne consegue che, a seguito del decesso in servizio del sergente maggiore Roberto Valente, nella definizione della pratica di pensione indiretta in favore

della vedova, non saranno conteggiati i cosiddetti «sei scatti stipendiali» -:
ad avviso degli interroganti, è estremamente grave la mancata iniziativa, da parte degli organi preposti, che hanno lasciato permanere per oltre un decennio un evidente vuoto normativo che ha determinato, e continua a determinare, una sperequazione esclusivamente nei confronti del personale appartenente al ruolo sergenti, atteso che tali benefici vengono invece attribuiti a tutto il rimanente personale militare (ufficiali, marescialli e truppa in servizio permanente);
quali iniziative intenda adottare il Ministro al fine di ripristinare una pari dignità normativa, con decorrenza retroattiva, nei confronti del personale del ruolo dei sergenti oggi escluso dall'attribuzione dei sei scatti stipendiali, in particolare nei confronti della vedova del sergente maggiore Valente Roberto;
quanti sergenti e sergenti maggiore, dal 1997, siano stati collocati in pensione a seguito di infermità senza che gli siano stati riconosciuti i sei scatti stipendiali, e quanti siano quelli deceduti nell'adempimento del proprio dovere senza che sia stato riconosciuto ai familiari aventi diritto alla pensione indiretta il beneficio dei sei scatti stipendiali.
(4-04363)

MAURIZIO TURCO, BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
il 31 marzo 2009 il sergente Sara Contu, in forza effettiva alla Brigata Sassari è rimasta coinvolta in un incidente durante una esercitazione a fuoco nel poligono militare di Teulada. Una scheggia di proiettile si è conficcata nel suo viso, le ha perforato una guancia, si è fermata poco sotto l'orecchio, a mezzo centimetro dalla vena giugulare;
un articolo pubblicato sul quotidiano L'unione sarda del 27 settembre 2009, dal titolo «I pericoli Senza guanti e giubbotti speciali - Nessuna protezione per le truppe italiane» riporta l'inquietante notizia dell'incidente occorso al sergente Sara Contu;
nell'articolo testualmente si legge: «L'indagine interna svolta dall'amministrazione militare ha archiviato in pochi giorni il caso di Sara Contu: un incidente. La relazione dell'istruttore dei tiri, dei superiori della Brigata Sassari, dell'armiere e del comandante del poligono di Teulada ha escluso che il mitragliatore modello MG utilizzato dalla ventenne sergente di Quartu fosse difettoso». «Chi utilizza le armi - spiega il colonnello Gianfranco Scalas, addetto stampa della Brigata Sassari - è a conoscenza che l'incidente purtroppo è sempre dietro l'angolo. Dispiace per la ragazza e le auguriamo una pronta guarigione»;
nella relazione spedita al Comando militare della Sardegna di via Torino a Cagliari e alla direzione della Brigata Sassari si evidenzia che un proiettile è rimasto inesploso all'interno del caricatore del mitragliatore: il surriscaldamento ha causato la deflagrazione che ha investito la ragazza. Sulle modalità di svolgimento delle esercitazioni a Teulada restano comunque tanti dubbi, stando al racconto della ragazza di Quartu rimasta gravemente ferita al volto. «Non eravamo equipaggiati con il giubbotto anti-proiettile - spiega Sara Contu - avremmo dovuto acquistarlo noi come dotazione personale, al prezzo di oltre 200 euro. Considerando che il nostro stipendio è di 930 euro al mese, nessuno dei miei colleghi se l'è sentita di affrontare questa spesa». Altro particolare inquietante: «I soldati - prosegue il sergente - venivano inviati (senza neppure un guanto di protezione) a raccogliere i bossoli rimasti nel terreno». In quelle stesse aree utilizzate dalle forze armate della Nato per le esercitazioni senza alcun controllo da parte dell'amministrazione militare italiana. Il sospetto è che gli eserciti come quello Usa abbiano testato tra Teulada e Quirra le armi utilizzate poi nell'ex Jugoslavia, comprese quelle che utilizzano proiettili arricchiti all'uranio impoverito. «Tra i soldati -

prosegue Sara Contu - era evidente la paura di andare a effettuare esercitazioni in zone militari interdette che potrebbero essere contaminate» (p.c.);
a parere degli interroganti le dichiarazioni del portavoce della brigata Sassari, colonnello Gianfranco Scalas, qualora correttamente riportate dal quotidiano, rappresentano un estremo atto di cinismo nei confronti del militare rimasto coinvolto nell'incidente;
il sergente Contu afferma di non essere stata equipaggiata con il giubbotto anti-proiettile e che avrebbe dovuto acquistarlo personalmente come «dotazione personale, al prezzo di oltre 200 euro»;
tale affermazione risulta particolarmente grave nella considerazione che ben potrebbe far intendere che l'amministrazione militare avrebbe omesso di fornirlo al fine di costringere i militari ad acquistarlo a proprie spese;
il sergente afferma inoltre che «I soldati venivano inviati (senza neppure un guanto di protezione) a raccogliere i bossoli rimasti nel terreno» e che «Tra i soldati era evidente la paura di andare a effettuare esercitazioni in zone militari interdette che potrebbero essere contaminate» e a parere degli interroganti anche tali affermazioni, se confermate, evidenzierebbero una totale mancanza di adeguati mezzi di protezione con gravi responsabilità dei vertici militari -:
quali siano state le immediate azioni di intervento del direttore dei tiri e degli addetti al poligono, se fossero state adottate tutte le misure di sicurezza del caso, quanti incidenti si siano verificati negli ultimi dieci anni nell'uso di armi da fuoco individuali o di reparto e con quali conseguenze per il personale militare;
se l'arma in questione fosse stata sottoposta a verifica e con quale esito prima e dopo il suo impiego da parte del sergente Contu;
se il Ministro interrogato non ritenga opportuno disporre una inchiesta per verificare i fatti e le eventuali responsabilità derivanti dalla mancata adozione di ogni idonea protezione per il personale militare impiegato nell'addestramento sull'uso di armi da fuoco, con particolare riguardo al caso che ha coinvolto il sergente Sara Contu, nonché sulle affermazioni riferite alla mancata assegnazione del giubbotto anti-proiettile al fine di indurre gli stessi militari ad acquistarlo a proprie spese;
quanti siano i casi di militari che hanno svolto servizio nel poligono interessato che hanno riportato gravi patologie per le quali non possa essere escluso il nesso di causa con l'attività svolta, se siano state avviate indagini in merito ai fatti in premessa da parte della magistratura competente.
(4-04376)

TESTO AGGIORNATO AL 16 MARZO 2011

...

ECONOMIA E FINANZE

Interpellanza:

Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro dell'economia e delle finanze, per sapere - premesso che:
la crisi economica finanziaria sta producendo evidenti effetti sul nostro Paese. I dati sono allarmanti e si prevedono circa 1,5 milioni di «senza lavoro» in più. Non sono solo le piccole imprese a risentire della recessione, ma anche grandi colossi dell'industria che finora hanno fatto girare l'economia del nostro Paese e anche quella di migliaia di famiglie. Il mercato italiano del lavoro sta vivendo un momento drammatico: i lavoratori che con contratto a termine hanno già perso il posto, madri e padri di famiglie che devono andare avanti con la cassa integrazione o i sussidi di mobilità e già sanno che l'azienda non ce la farà a ripartire e il timore costante che la cassa integrazione, a fine estate, lasci il posto a nuovi piani di ristrutturazione e a chiusure definitive più massicce di quelle viste finora;

l'Istituto nazionale di Statistica nel rapporto sulla povertà in Italia diffonde dati tutt'altro che rassicuranti: quasi 5 italiani su 100 non possono avere una vita accettabile, si tratta cioè del 4,9 per cento della popolazione che rientra nei cosiddetti «poveri tra i poveri», con oltre un milione di famiglie (1.126.000) per un totale di 2.893.000 persone. La povertà assoluta (che viene calcolata sulla base di una soglia di povertà che corrisponde alla spesa mensile minima necessaria per acquisire un determinato paniere di beni e servizi e che nel 2008 è risultata pari a 999,67 euro) colpisce, quindi, il Sud, le famiglie di quattro persone con due figli, i nuclei familiari con a capo un lavoratore autonomo e persone al di sotto dei 45 anni;
rispetto al 2007, non si riscontrano significative variazioni, perché, da un lato, peggiora la condizione tra le tipologie familiari che tradizionalmente presentano un'elevata diffusione della povertà e, dall'altro, migliora la situazione delle famiglie di anziani. Ma se dal 2007 al 2008, l'incidenza della povertà assoluta è rimasta stabile a livello nazionale, è nel Mezzogiorno che continua ad aumentare, passando dal 5,8 per cento al 7,9 per cento. Si tratta, in particolare, di un'incidenza del 24 per cento, pari a un dato cinque volte superiore a quello nazionale;
sono ben 8 milioni e 78mila le persone povere in Italia, il 13,6 per cento della popolazione. L'incidenza di povertà, in particolare, risulta in crescita tra le famiglie più ampie (dal 14,2 per cento al 16,7 per cento tra quelle di quattro persone e dal 22,4 per cento al 25,9 per cento tra quelle di cinque o più), soprattutto per le coppie con due figli (dal 14 per cento al 16,2 per cento) e ancor più tra quelle con minori (dal 15,5 per cento al 17,8 per cento);
in aumento la povertà soprattutto nelle famiglie di monogenitori (13,9 per cento), nei nuclei con a capo una persona in cerca di occupazione (dal 27,5 per cento al 33,9 per cento), tra quelle che percepiscono esclusivamente redditi da lavoro, e cioè con componenti occupati e senza ritirati, (dall'8,7 per cento al 9,7 per cento) e tra le famiglie con a capo un lavoratore in proprio (dal 7,9 per cento all'11,2 per cento). Soltanto le famiglie con almeno un componente anziano mostrano una diminuzione dell'incidenza di povertà (dal 13,5 per cento al 12,5 per cento) che è ancora più marcata in presenza di due anziani o più (dal 16,9 per cento al 14,7 per cento);
la social card prevista dalla manovra d'estate con il decreto-legge n. 112 del 2008 convertito dalla legge n. 133 del 2008 è stato secondo l'interpellante un grande bluff. I destinatari sono gli anziani di almeno 65 anni e i genitori di bambini di età inferiore a tre anni che siano cittadini italiani, il richiedente deve avere un indicatore Isee inferiore ai 6 mila euro, ma per gli over 65 occorre che siano sotto i 6 mila euro anche il reddito imponibile e il reddito comprensivo dei redditi esenti, ai fini del nucleo familiare si conteggiano i soggetti risultanti sullo stato di famiglia, anche non a carico, e non bisogna avere case di proprietà, né più di un'auto, né più utenze domestiche. I presupposti sarebbero stati anche buoni e provvedimento avrebbe potuto apportare un vero aiuto alle persone in difficoltà, invece di avvilire e mortificare ancora di più migliaia di pensionati e famiglie economicamente in difficoltà. I numeri parlano chiaro: 1.300.000 sono le card che il Governo aveva previsto, solo 520.000 sono le card accettate a livello nazionale e di queste solo 330.000 sono state ricaricate. La beffa è che i circa 200.000 possessori delle card non ricaricate se ne accorgeranno solo davanti alla cassa del supermercato (sempre che siano stati fortunati ad essere capitati nel supermercato che ha aderito all'iniziativa) quando la commessa dirà loro che è vuota e che dovranno accorciare la lista della spesa. In pratica 450 milioni di euro stanziati dal Governo per finanziare secondo l'interpellante disagi e umiliazioni di ogni genere;

oggi è sufficiente una spesa imprevista di soli 100 euro per mettere in crisi molte famiglie. È ciò che è emerso da un'indagine condotta da Acli e Caritas su un campione di circa 2000 famiglie tra nord e sud. La crisi va a colpire maggiormente chi è già in una posizione di debolezza e non possiede gli anticorpi finanziari per controbattere al carovita: i ceti meno abbienti scivolano ancora più in basso;
per fortuna, al di fuori del Governo c'e chi si è adoperato davvero e concretamente per superare la crisi che affligge il nostro Paese. È noto a tutti che l'ABI e la CEI hanno stipulato un accordo quadro volto a favorire l'erogazione di finanziamenti in favore delle famiglie numerose, o gravate da malattie o disabilità, che abbiano perso ogni forma di reddito e che abbiano un progetto per il reinserimento lavorativo o l'avvio di un'attività imprenditoriale, attraverso la garanzia di un fondo istituito dalla CEI stessa di 30 milioni di euro iniziali integrabili e calcolano per i primi tre anni di erogare finanziamenti per 180 milioni di euro. Grazie a questo accordo vedrà la luce anche la Grameen Bank in Italia, «la banca dei poveri», un istituto di credito indipendente che pratica il microcredito senza garanzie e che è diffuso in 58 Paesi, con 1140 filiali e oltre 2 milioni e mezzo di persone coinvolte. Il fondatore della Grameen Bank è Muhammad Yunus, premio Nobel per la pace nel 2006 a lui e alla sua esperienza che ha erogato in 30 anni di attività oltre 8 miliardi di prestiti senza garanzia si sono ispirate le circa 80 istituzioni che si occupano di microcredito in Italia che vedono coinvolte regioni, banche, fondazioni -:
se il Governo sia a conoscenza di queste realtà sociali e istituzionali che apportano aiuti concreti e reali per superare la crisi economica del Paese;
se il Governo intenda avviare progetti reali e concreti per riportare la famiglia al centro del meccanismo economico al fine di una ripresa globale che inizi dal basso e che ridia dignità alle persone in difficoltà e fiducia verso il sistema anche ai giovani che sono il nostro futuro, un futuro che però non riescono a vedere;
se il Governo intenda intervenire con misure e iniziative atte a sostenere le attuali emergenze sociali e se intenda intervenire con iniziative immediate a sostegno del microcredito.
(2-00490) «Di Stanislao».

Interrogazione a risposta immediata:

GALLETTI, VIETTI, NARO, COMPAGNON, VOLONTÈ, CICCANTI e RIA. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
alla fine del mese di luglio 2009, il Cipe ha dato il via libera allo stanziamento di 262 milioni di euro per la metropolitana di Bologna, inserendola tra le 12 opere infrastrutturali approvate per un totale di 3 miliardi di euro;
tali risorse per la metropolitana bolognese si sommano ai 5 miliardi di euro della legge finanziaria per il 2008, ai 7,7 di Rete ferroviaria italiana, ai 5,5 della regione e ai 108 del comune di Bologna;
non si registra molto ottimismo, tuttavia, circa i tempi di realizzazione dell'opera nonostante la disponibilità delle risorse, in quanto si resta in attesa di verificare se l'opera potrà essere realizzata a fronte dei vincoli di spesa imposti ai comuni dal patto di stabilità -:
se non ritengano opportuno assumere le necessarie iniziative volte a modificare le disposizioni imposte dal patto di stabilità, al fine di rendere fruibili i fondi resi disponibili per la realizzazione di infrastrutture importanti per la mobilità, come nel caso della metropolitana di Bologna, posto che la loro applicazione rigida rischia di produrre un effetto controproducente per molte situazioni che si ripetono in numerosissime amministrazioni locali.
(3-00685)

Interrogazione a risposta immediata in Commissione:

V Commissione:

TOCCAFONDI e CARLUCCI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
con il bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2009, alla tabella 7, il capitolo di bilancio riguardante l'istruzione scolastica non statale è stato ridotto di oltre 133 milioni di euro, ovvero del 25 per cento rispetto al bilancio assestato 2008;
il bilancio pluriennale per il triennio 2009-2011 assegna al programma 1.9 (Istituzioni scolastiche non statali) oltre 406 milioni di euro per l'anno 2010 e oltre 312 milioni di euro per l'anno 2011; al Senato è stato approvato un emendamento al disegno di legge di bilancio, 2.Tab.2.200-5 del Relatore, che prevede nel 2009 risorse per 120 milioni di euro «Allo stato di previsione del Ministero dell'Istruzione, dell'università e della ricerca»;
l'emendamento sopra citato inserisce nello stato di previsione del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca un nuovo programma 1.10 - Interventi in materia di istruzione, con una dotazione di 120 milioni di euro per il 2009 (u.p.b. 1.10.2 - Interventi - capitolo 1299) a fronte della riduzione sopra richiamata di oltre 133 milioni di euro;
con ordine del giorno 9/1714-B/1 presentato nella seduta di venerdì 19 dicembre 2008, n. 108, si impegnava il Governo ad utilizzare le nuove risorse al fine di reintegrare il fondo per l'istituzione scolastica non statale; a reintegrare completamente, entro l'anno, il fondo nel bilancio previsionale 2009 «Istituzioni scolastiche non statali» fino al raggiungimento della quota prevista per il 2008 e a garantire almeno lo stesso livello di finanziamento per i successivi anni; nonché ad adottare le opportune iniziative di propria competenza affinché, nell'arco della legislatura, sia reso possibile il totale raggiungimento della parità scolastica;
con la mozione - Cicchitto, Cota ed altri - n. 1-00154 in materia di parità scolastica e approvata dalla Camera nella seduta di mercoledì 6 maggio 2009, si impegna il Governo, tra le altre cose, a realizzare le condizioni per un'effettiva libertà di scelta educativa fra scuole statali e paritarie incrementando, fin dal disegno di legge di bilancio per il 2010, le risorse destinate al sistema paritario;
nella risposta a una precedente interrogazione a risposta immediata in commissione (n. 5-01551), in data 25 giugno 2009 il Ministero dell'economia e delle finanze faceva presente che «la richiesta del reintegro delle risorse in questione non potrà che essere valutata in sede di programmazione finanziaria per l'anno 2010», essendo tale documento in fase di predisposizione -:
quali misure intenda adottare al fine di dare attuazione ai sopra richiamati impegni assunti in sede parlamentare dal Governo e di garantire per l'anno 2010 il pieno reintegro delle dotazioni finanziarie relative all'istruzione scolastica non statale.
(5-01850)

Interrogazione a risposta scritta:

TOCCI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
la società Trenitalia S.p.A. è a totale capitale pubblico;
la predetta società ha indetto il 2 dicembre 2008 una gara per l'affidamento dei servizi di accoglienza, accompagnamento e assistenza nei confronti della clientela nonché di altre prestazioni accessorie da svolgersi sulle vetture in composizione

ai treni notte gestiti da Trenitalia e circolanti sul territorio nazionale e internazionale;
in prima battuta tale gara è andata deserta;
il 10 marzo 2009 è stata indetta una nuova gara, con parametri modificati, avente per oggetto sempre i servizi di accoglienza, assistenza, accompagnamento e altro;
hanno presentato offerte due aziende;
era prevista una fase propedeutica all'apertura delle buste contenenti le offerte consistente nella verifica, da parte di Trenitalia, del possesso dei requisiti richiesti;
le due aziende che hanno partecipato alla gara sono state ammesse entrambe alla seduta pubblica per l'apertura delle buste contenenti le offerte;
sono state esaminate le offerte ed è stata individuata l'offerta migliore;
dopo qualche giorno, in data 18 giugno 2009, Trenitalia ha annullato il procedimento con effetto immediato;
le azioni di Trenitalia stanno creando forti incertezze fra i circa 700 lavoratori (e le rispettive famiglie) attualmente impiegati nel settore determinando notevoli tensioni sociali -:
se il Governo sia a conoscenza del comportamento di Trenitalia e se siano note le motivazioni che hanno portato Trenitalia ad annullare il bando di gara dopo che si è individuata l'offerta migliore e quindi l'azienda che si è aggiudicata l'appalto;
quali urgenti iniziative intendano adottare affinché - nel rispetto della massima correttezza e trasparenza - vengano affidate le attività all'impresa assegnataria e si ripristinino condizioni di serenità fra i lavoratori del settore.
(4-04362)

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GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta scritta:

BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
secondo quanto riportato dalla Gazzetta del Mezzogiorno del 5 settembre scorso un agente scelto della polizia penitenziaria della Casa di reclusione di San Gimignano, in provincia di Siena, è stato aggredito da un ergastolano di 45 anni di Francavilla Fontana. L'aggressore è Ciro Leo, detenuto nel carcere per l'omicidio compiuto alla periferia della città degli Imperiali nel giugno del 1991;
secondo quanto riportato l'8 settembre scorso dal sito www.francavillesi.it, «non è ancora perfettamente chiara la dinamica dei fatti avvenuti nel penitenziario di San Gimignano ma pare che la lite tra l'ergastolano francavillese e l'agente di Polizia penitenziaria sia esplosa per futili motivi, sebbene favorita - almeno stando a quanto lamentato dai sindacati del corpo penitenziario - dalle precarie condizioni di organico e di sicurezza in cui il personale è costretto ad operare nella struttura. Sta di fatto che, dal banale battibecco iniziale, il detenuto sarebbe passato alle vie di fatto colpendo violentemente ed a più riprese l'agente. Il malcapitato è stato subito soccorso e trasportato al pronto soccorso dell'ospedale di Campostaggia, a Poggibonsi, per essere dimesso qualche ora dopo con una prognosi di dieci giorni»;
successivamente, il sig. Leo veniva trasferito presso il carcere di Prato. Dopo la pubblicazione della notizia, a cui la stampa pugliese dava notevole risalto, il Quotidiano di Brindisi concedeva alla famiglia dell'aggressore una lunga intervista; in particolare, la moglie dichiarava che «I pacchi che noi spediamo contenenti medicinali e indumenti come pure le lettere e i vaglia vengono consegnate dopo molti giorni»; a ciò aggiungeva informazioni

sullo stato di salute del marito: «mio marito è in carcere dal '92. Dall'occhio sinistro ormai non vede più. Abbiamo fatto vedere i documenti sanitari rilasciati dalla varie case circondariali presso le quali è stato detenuto ad un nostro specialista. Senza mezzi termini, ci ha detto che mio marito deve essere operato per non rischiare di compromettere anche l'altro occhio, quello destro»;
la preoccupante vicenda appena esposta rappresenta uno spaccato della situazione letteralmente esplosiva che si vive in molti istituti penitenziari italiani del tutto inadeguati a «rieducare» persone provenienti dal mondo del crimine a loro volta spesso vessate dalla mancata applicazione dell'ordinamento penitenziario vigente;
d'altra parte il clima di tensione che si vive nelle carceri italiane è ben descritto dai numeri che sono stati forniti a seguito dell'iniziativa di Radicali Italiani del «Ferragosto in carcere». Il carcere di San Gimignano, all'interno del quale è avvenuta la vicenda esposta, vede una presenza di soli 144 agenti a fronte dei 233 previsti nella pianta organica; registra un sovraffollamento di 330 detenuti anziché i 237 individuati dal DAP come «capienza regolamentare»; inoltre pur trattandosi di un istituto che ospita detenuti con pena definitiva, solo 75 di loro hanno la possibilità di lavorare. Quanto al carcere di Prato - nel quale è stato trasferito il sig. Leo - esso conta solo 244 agenti invece dei 345 previsti e 657 detenuti anziché 419: troppi detenuti, pochi agenti -:
quale sia lo stato di salute dell'agente aggredito;
a quali turni di lavoro siano sottoposti gli agenti degli istituti penitenziari di San Gimignano e Prato, se siano rispettati i turni di riposo e quante ore di straordinario siano costretti a fare, quanto venga retribuita ogni singola ora e se vi siano ritardi nei pagamenti;
se corrisponda al vero il fatto che nella casa di reclusione di San Gimignano i pacchi, la corrispondenza e i medicinali portati dai familiari ai detenuti siano consegnati con molti giorni di ritardo ai detenuti e, in caso affermativo, quali siano le ragioni;
se corrisponda al vero che il detenuto Ciro Leo debba essere urgentemente operato ad un occhio per non rischiare di diventare cieco e, in caso affermativo, quali siano i tempi previsti per l'intervento;
se sia a conoscenza di altre vicende di tensione che sfociano in atti di violenza tra detenuti e tra detenuti e agenti all'interno della casa di reclusione di San Gimignano e, più in generale, negli istituti penitenziari italiani;
quali provvedimenti urgenti intenda adottare per far fronte alla gravissima carenza di personale della polizia penitenziaria;
quali provvedimenti intenda adottare per riportare nella legalità i nostri istituti di detenzione affinché negli stessi possa essere scontata la pena secondo i principi e le finalità scritte nella Costituzione.
(4-04370)

TESTO AGGIORNATO AL 2 OTTOBRE 2009

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INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazione a risposta in Commissione:

GAROFALO, LA LOGGIA, PAGANO, STAGNO D'ALCONTRES, VINCENZO ANTONIO FONTANA, GIBIINO, MINARDO, SCALIA, TORRISI, CATANOSO, GRANATA, GERMANÀ, GIAMMANCO, FALLICA, LO PRESTI, TERRANOVA, GRIMALDI, BRIGUGLIO, CRISTALDI, MARINELLO e MISURACA. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
i deputati nazionali nella doverosa rappresentanza delle istanze dei cittadini e delle proprie comunità d'origine, ritengono assolutamente urgente l'intervento del Governo

sulle problematiche di mobilità e sviluppo innescate dalle Ferrovie dello Stato in Sicilia e, in particolare nell'area dello Stretto;
tali aree, lungi dall'essere considerate strategiche in termini trasportistici, subiscono invece da anni una imperdonabile politica di disimpegno da parte dei vertici del gruppo FS che sta gravemente compromettendo le potenzialità di sviluppo del territorio e l'indiscutibile diritto dei siciliani ad una mobilità efficiente, rafforzata dal principio della continuità territoriale dovuta dallo Stato alle popolazioni insulari;
in una contingenza temporale di particolare criticità che dovrebbe accentuare l'impegno infrastrutturale in favore delle aree del Mezzogiorno, e della Sicilia in particolare, assistiamo invece ad una politica di dismissione con gravi ricadute sulle potenzialità di crescita economica e sociale del territorio, sull'occupazione e sull'ambiente;
nell'ultimo decennio, infatti, l'arretratezza del sistema trasportistico ferroviario in Sicilia, con servizi non efficienti e, quindi, poco competitivi, e l'assenza di strategie di investimento adeguate, ha causato una drastica contrazione di entrambi i flussi di passeggeri (-30 per cento) e merci (-40 per cento), in favore di un accresciuto traffico gommato, con le immaginabili conseguenze negative in termini di congestione stradale, emissioni inquinanti, riduzione del livello di sicurezza;
conseguentemente a quanto summenzionato, nello stesso periodo FS è passata, solo nella provincia di Messina, da 5.000 a 1.700 occupati nel settore, innestando, in un'area già provata da alti tassi di disoccupazione, un considerevole aumento della conflittualità sociale;
la riduzione graduale, ma costante, del servizio di trasporto viaggiatori sia a lunga percorrenza che regionale e quella del trasporto merci, la mancanza di ammodernamento dei servizi di trasporto in riferimento a quanto summenzionato, la scarsità di ammodernamento dei servizi e della flotta navale, l'inadeguata manutenzione e l'insufficienza di investimenti nella rete - al contrario di quanto il gruppo FS ha progettato e già in parte realizzato nel resto d'Italia - ha come diretta conseguenza l'aumento del divario in termini di infrastrutture e di servizi tra il Nord ed il Sud e, dunque, una riduzione dei flussi di traffico passeggeri e merci da e verso il Mezzogiorno, una imperdonabile perdita in termini di competitività delle aree, una negativa incidenza sui flussi turistici, un progressivo ulteriore calo della redditività dei servizi ferroviari, già considerato alla base delle suddette strategie aziendali di smobilitazione;
Messina come già accennato, è il territorio più colpito dalla smobilitazione del gruppo FS, senza fra l'altro un'efficiente possibilità di mobilità per persone e merci, rappresentata nelle altre principali province siciliane di Catania e Palermo dal trasporto aereo;
la Divisione Cargo di Ferrovie dello Stato già dal 1o marzo scorso ha infatti dismesso gli scali merci di Messina Centrale e Pace del Mela, con gravi conseguenze per le attività produttive e commerciali che si avvalevano di tali snodi;
inoltre la riduzione del traffico ferroviario siciliano e dei treni a lunga percorrenza da e per il continente comporta la diminuzione delle attività di Bluvia, che conseguentemente è stata costretta a diminuire le corse delle navi traghetto, mettendo a rischio ulteriori 600 posti di lavoro in città;
la contrazione del servizio di attraversamento dello Stretto continua a causare notevoli disagi non soltanto alle migliaia di pendolari che quotidianamente si spostano sulle due sponde e che non possono ancora usufruire del servizio di Metropolitana del mare, ma anche a tutti gli utenti di Trenitalia che, qualora non venisse ripristinato il collegamento marittimo per tutti i treni, sarebbero costretti ad interrompere il viaggio sullo Stretto con

una conseguente ovvia disaffezione al trasporto ferroviario e ulteriori decrementi in termini di utilizzo dello stesso;
la recente decisione di sospendere l'operatività della terza nave a servizio della movimentazione dei treni di lunga percorrenza da e per la Sicilia ha causato, lo scorso 19 giugno 2009, a ben 5 convogli passeggeri provenienti dal continente, fino a 4 ore e mezza di ritardo unicamente per attraversare lo Stretto di Messina;
lo sviluppo del nostro territorio e della nostra comunità passano imprescindibilmente da un sistema intermodale in cui coniugare in modo efficiente, sostenibile ed equo rispetto al resto del continente, il trasporto di passeggeri e merci, la navigazione e il traghettamento nell'area dello Stretto. In tale quadro di insieme le Ferrovie dello Stato occupano un ruolo strategico che va potenziato e razionalizzato e assolutamente non ridimensionato in una sterile ottica di miope redditività temporanea;
è necessario accelerare la realizzazione di opere ferroviarie particolarmente strategiche per la Sicilia sugli assi di mobilità di maggiore traffico Palermo-Messina-Catania e, in particolare, il raddoppio della Patti-Castelbuono; la realizzazione della tratta Giampilieri-Fiumefreddo; la tratta ad alta velocità Catania-Palermo, l'unica prevista in Sicilia; e al tempo stesso occorre apportare migliorie alla rete che si estende da Agrigento a Siracusa al fine di renderla maggiormente usufruibile e facilmente collegabile con le altre provincie della Regione;
in particolare gli Esecutivi nazionale e regionale devono pretendere dai vertici di FS il rispetto degli impegni già inseriti nel Contratto di programma RFI - Governo 2007-2011 e vigilare affinché venga attuata una politica di investimenti tale da colmare il deficit infrastrutturale attuale;
tutto ciò non è assolutamente ammissibile anche per la generalizzata violazione del diritto dei cittadini siciliani, e dell'intero Mezzogiorno, ad un servizio di trasporto statale verso il resto del Paese, reso efficiente e confortevole con investimenti costanti e tecnologie adeguate. La situazione di cui sopra è pertanto inaccettabile per un Governo responsabile e attento, che non può e non deve assistere indifferente, ma ha l'obbligo di risposte concrete verso i cittadini -:
il Governo, nel suo ruolo di azionista unico del Gruppo F.S. e di decisore strategico, come ritiene opportuno intervenire in modo risolutivo per assicurare servizi di mobilità uniformi in tutto il territorio nazionale;
le scelte fino ad ora attuate da FS rendono l'intero gruppo complice del ritardo di sviluppo delle aree del Sud Italia e dell'accrescersi del divario con le regioni settentrionali e con il resto d'Europa, sempre più difficilmente colmabile in futuro e quindi a tal proposito si chiede quali misure si pensa di adottare al fine di risolvere le problematiche emerse e le conseguenze che ne sono derivate.
(5-01845)

Interrogazioni a risposta scritta:

TOTO. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
da recenti notizie di stampa (testata online www.primadanoi.it, 22 settembre 2009) si apprende che nel corso dei lavori in svolgimento nell'area dell'aeroporto «Pasquale Liberi» di Pescara finalizzati all'ampliamento del piazzale per gli aeromobili (importo complessivo di euro 1.200.000 circa) e all'ampliamento aerostazione passeggeri (importo progetto euro 3.460.000,00 - importo lavori a base d'asta 2.226.000,00 - importo contratto euro 2.278.000,00), sarebbero emersi gravi errori progettuali disvelati dalla palificazione di fondazione e sostegno del cantiere aperto per l'effettuazione dei lavori stessi: quei pali, inopinatamente, «affonderebbero» nel terreno;

la causa dell'errore sarebbe da ascrivere ad una carente o erronea analisi geologica dei terreni interessati alle opere, la cui natura è di tipo alluvionale in dipendenza di depositi fluviali;
gli errori progettuali, dipendenti dalle questioni geologiche negligentemente o inadeguatamente approfondite, comporterebbero, altresì, varianti di progetto e, pertanto, nuovi e ulteriori oneri rispetto a quelli preventivati;
con riguardo alle «opere di ampliamento piazzale» nell'aeroporto di Pescara, ENAC - Ente Nazionale per l'Aviazione Civile, proprietario della struttura aeroportuale di Pescara, affidata in «gestione totale», per la durata di trent'anni, a SAGA S.p.A., con decorrenza 13 febbraio 2008 (Convenzione n. 33 del 14 giugno 2007), ha nominato la Commissione incaricata della «Agibilità e del Collaudo Tecnico Amministrativo in corso d'opera e finale», la quale, tuttavia, secondo la fonte giornalistica citata nel presente atto, avendo iniziato gli accessi in corso d'opera nel giugno 2009, avrebbe poi sospeso il collaudo, non essendo chiaro se in relazione ai problemi di tenuta del terreno;
secondo fonti sempre dell'ambiente giornalistico, si vuole, però e inoltre, a tal proposito, che SAGA S.p.A., almeno fino a tempi molto recenti, non avesse trasmesso alla predetta Commissione la documentazione, contabile e tecnica, relativa al contratto d'appalto per i lavori oggetto dei suoi compiti istituzionali, ancorché formalmente richiesti già in occasione della prima visita di collaudo, nello scorso mese di giugno;
il «Regolamento per la Costruzione e l'Esercizio degli Aeroporti», adottato da ENAC, prescrive requisiti regolamentari e definisce le caratteristiche tecniche per le infrastrutture, gli impianti e le operazioni aeroportuali;
SAGA S.p.A. - Società Abruzzese Gestione Aeroporto, soggetto appaltante i lavori, presidenza della giunta della regione Abruzzo; assessorato regionale ai trasporti, nonché ambienti dell'informazione sarebbero stati a conoscenza dei problemi emersi e sopra riferiti -:
quali eventuali riscontri e conferme dei gravi deficit verosimilmente progettuali, causa delle inopinati fenomeni strutturali, in relazione ai lavori di cui si tratta, la commissione di collaudo nominata da ENAL abbia acquisiti;
quali conseguenze di natura regolamentare e finanziaria abbiano determinato o determineranno le circostanze prospettate ed eventualmente riscontrate;
quali iniziative o provvedimenti siano stati eventualmente presi, o si intendano prendere, in dipendenza di accertate difformità rispetto ai requisiti di sicurezza che devono connotare le caratteristiche fisiche dell'aeroporto le quali, ai fini della safety, rappresentano uno degli elementi cardine del sistema;
se il Governo, infine, non ritenga di dover compiutamente approfondire la vicenda rappresentata relativamente ai lavori in via di svolgimento all'aeroporto di Pescara e alle asserite evenienze, in funzione dei presupposti di sicurezza che i lavori devono comunque garantire, a fortiori per le speciali caratteristiche delle attività aeroportuali oltre che dei rilevanti aspetti amministrativi inerenti alla vicenda, per quanto di competenza e di interesse.
(4-04358)

DIMA. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
la Regione Calabria, negli ultimi giorni, è stata colpita da un'ondata di maltempo eccezionale che si è concentrata, soprattutto, sul versante jonico delle provincie di Catanzaro, Crotone e Cosenza;
la forza del fronte temporalesco ha prodotto ingenti danni a buona parte della viabilità e delle produzioni agricole, rendendo

ancora più fragile il sistema produttivo ed infrastrutturale di quei territori;
questa ondata di maltempo ha fatto emergere, ancora una volta, la fragilità idrogeologica di un territorio che ha bisogno di interventi concreti di messa in sicurezza e di manutenzione non solo ordinaria dei fiumi, dei corsi d'acqua e dei fronti montuosi;
i danni maggiori alle infrastrutture viarie, ai beni privati ed alle produzioni agricole si sono registrati in comuni della provincia di Cosenza, in modo particolare Corigliano Calabro e poi Rossano, Cassano, Longobucco, Acri, San Giorgio Albanese ed altri, a seguito dell'esondazione di fiumi; e torrenti come il Crati, il Leccalardo, il Trionto, il Muzzolito ed altri, che hanno invaso le sedi stradali, gli agrumeti e gli uliveti;
i danni, anche se in via di accertamento da parte dei tecnici delle Amministrazioni provinciali e comunali, sono, ad una prima stima, comunque ingenti e consistenti sotto il profilo finanziario -:
quali iniziative, i Ministri interrogati intendano porre in essere al fine di procedere alla dichiarazione dello stato di calamità naturale e all'individuazione delle risorse finanziarie necessarie al sostegno delle attività produttive ed al ripristino delle infrastrutture.
(4-04361)

DI STANISLAO. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
Giulianova, città abruzzese della provincia di Teramo, con una popolazione di circa 23.500 abitanti, rappresenta la vocazione più naturale e storica del territorio, non solo a livello locale possiede una forte vocazione commerciale e turistica e si colloca tra le più frequentate stazioni balneari del medio adriatico. L'economia del territorio si basa in massima parte, fin dagli anni settanta del secolo scorso, sul settore terziario: commercio, servizi e, soprattutto, turismo. Giulianova vanta tradizioni turistiche risalenti agli ultimi anni dell'Ottocento e ai primi del Novecento, allorché si iniziarono ad edificare sul lungomare (la futura Giulianova Lido) ville e residenze destinate all'aristocrazia e alla borghesia non solo locali, ma provenienti anche da altre zone d'Abruzzo e d'Italia. La bella spiaggia, da oltre un decennio insignita della Bandiera Blu, il porto turistico, la pista ciclabile che attraversa il lungomare attraggono ogni anno molti villeggianti dall'Italia e dall'estero;
nel territorio operano 37 alberghi, di cui cinque a 4 stelle, e sette campeggi, di cui un villaggio turistico. La ricettività è di 6.785 posti letto (2.587 negli alberghi e 4.198 nell'extralberghiero) per 1.467 camere (1.295 negli alberghi e 172 nell'extralberghiero); il porto Turistico dotato di circa 250 posti-barca consente ormai da anni lo sviluppo del turismo nautico; quattro sono le biblioteche istituzionali e ben otto i musei di piccola e media categoria ed inoltre il centro Congressi Kursaal ospita convegni, congressi, mostre, eventi culturali;
nella città di Giulianova vi è la stazione ferroviaria, fondamentale e strategicamente importante per l'elevato tasso del turismo locale e per la sua elevata importanza non solo nel territorio teramano;
sono in forse le permanenze dell'ufficio movimento e del posto di polizia ferroviaria;
le direttive dell'azienda Trenitalia prevedono la soppressione della biglietteria nello scalo ferroviario di Giulianova;
la biglietteria non è, già ad oggi, attiva quotidianamente provocando gravissimi disagi ai molteplici pendolari che sono stati e sono costretti a recarsi con l'autostop o con mezzi di fortuna alla più vicina stazione sita a San Benedetto del Tronto in provincia di Ascoli Piceno, nelle Marche o a rinviare il viaggio che spesso non è per vacanza, ma per motivi legati

allo studio, al lavoro e alle diverse attività quotidiane -:
se il Governo sia a conoscenza di tale problematica;
se questo non sia l'inizio della fine della stazione di Giulianova, una lenta agonia che inizia con la già dubbia permanenza degli uffici movimento e polizia ferroviaria e del precario servizio della biglietteria fino ad arrivare al totale abbandono;
quale sia la situazione della stazione di Giulianova e se il Governo intenda attuare provvedimenti in merito al fine di ripristinare un servizio pubblico importante e strategicamente influente nel panorama delle città del medio adriatico.
(4-04366)

MIGLIORI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
nel 1996 fu indetta la gara d'appalto per la realizzazione del secondo ponte sull'Arno in Comune di Fucecchio (Firenze) da parte dell'Anas, con relativo stanziamento di 9 miliardi e 600 milioni di lire;
i relativi lavori non furono neppure iniziati poiché il competente Provveditorato alle opere pubbliche bocciò tale progetto per motivi inerenti alla sicurezza idraulica;
solo nel 2001 fu revisionato tale progetto con un aumento esponenziale della spesa, i lavori cominciarono ma ancora oggi non sono stati conclusi;
l'urgenza di tale collegamento viario è ormai indifferibile per il collasso della strada statale n. 436 e la situazione di deterioramento evidente del vecchio ponte;
l'opera ha conosciuto vicende burocratiche e difficoltà tecniche insorte in corso d'opera che ne hanno rallentato l'elaborazione e la realizzazione dal progetto alla costruzione;
l'Anas prevedeva l'ultimazione lavori entro la fine 2007;
la popolazione oltre a non essere a conoscenza delle ulteriori varianti, non essendo informata né dall'amministrazione comunale né dall'Anas, esprime motivi di preoccupazione e perplessità per le realizzazioni fin qui operate, considerato in particolare che l'opera nasceva per le esigenze di 13 anni fa -:
quali siano gli effettivi motivi di ritardo di cui sopra, la realistica previsione del termine dell'opera in questione, e se gli enti locali interessati abbiano o meno attivato iniziative di sollecitazione in merito.
(4-04371)

EVANGELISTI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti; al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
il 21 settembre 2009, verso le ore 22, un treno vuoto che aveva da poco terminato il servizio passeggeri, è deragliato a Milano nei pressi dello svincolo ferroviario di viale Monza: la motrice del convoglio ed una carrozza, sono precipitate in un cortile sottostante alla linea ferroviaria, mentre almeno altre due si sono ribaltate sui binari di linea in uscita da Milano Centrale;
fortunatamente il macchinista ha subito solo una contusione, e i due rotabili che sono finiti fin dentro il cortile di un palazzo, sembra non abbiano provocato danni a persone ma solo danni relativamente lievi alle costruzioni ed alle cose ivi contenute, oltre al danneggiamento dei rotabili coinvolti;
l'incidente è avvenuto nei binari del parco di sosta della stazione, contiguo alle linee percorse dai convogli, durante le operazioni di stazionamento di un treno regionale, nonostante che, secondo quanto riportato dalle Ferrovie dello Stato, al momento dell'incidente tutte le apparecchiature di stazione funzionassero regolarmente e l'infrastruttura ferroviaria fosse in condizioni ottimali;

resta da chiarire quali fossero al momento dell'incidente le reali dotazioni di sicurezza, di stazione e del convoglio e quali siano le cause del loro mancato intervento;
in seguito al deragliamento il treno ha abbattuto alcuni pali della linea di alimentazione elettrica dei treni provocando, naturalmente, gravi disagi e rallentamenti per il traffico ferroviario verso la stazione di Milano, tanto che tutti i convogli in arrivo a Milano Centrale, da Sud, sono stati fermati a Milano Rogoredo e Milano Lambrate;
molto spavento c'è stato tra i passeggeri di un altro treno vicino, non rimasto coinvolto nell'incidente e panico nel condominio interessato, i cui inquilini si sono trovati davanti alle finestre due vagoni del treno fumanti, uno sull'altro;
secondo la ricostruzione delle Ferrovie dello Stato resa nota all'opinione pubblica, l'errore si sarebbe verificato al superamento di un segnale rosso di stop, mentre da ulteriori notizie apparse sulla stampa la dinamica sembra essere più complessa;
risulta all'interrogante che il macchinista coinvolto nell'incidente sarebbe un apprendista assunto nel marzo 2006 non ancora confermato in via definitiva, che lavorasse da solo, sia nel precedente servizio di guida che nel successivo movimento per lo stazionamento del treno e che in quel momento guidasse il treno senza ausili tecnologici di nessun tipo;
anche se, come precipitosamente dichiarato dalle Ferrovie dello Stato a seguito della notizia sullo stato contrattuale del macchinista, l'utilizzazione per la guida dei treni, di personale apprendista, quindi inesperto, completamente da solo ed in assenza di macchinista anziano o di tutor, risulta essere avallata anche dal Ministero del lavoro della salute e delle politiche sociali, ci troveremmo di fronte ad un grave errore di leggerezza commesso sia dall'azienda che gestisce il trasporto ferroviario che degli Uffici ministeriali chiamati a vigilare sui rapporti di lavoro e sulla sicurezza ferroviaria;
dopo la tragedia di Viareggio e quella che si è sfiorata questa volta a Milano, risulta sconcertante apprendere che per un risparmio economico, di natura salariale, previdenziale ed assicurativo, Trenitalia abbia derogato ad un preciso obbligo di sicurezza, affidando un compito così delicato ad una sola persona, che pur se «abilitata» alla conduzione del treno risulta essere oggettivamente e formalmente inesperta;
ad avviso dell'interrogante sull'interpretazione della norma di legge, fornita dal Ministero del Lavoro, della salute e delle politiche sociali che consente di utilizzare a pieno regime professionale lavoratori considerati contrattualmente ancora apprendisti, si pone un evidente problema di legittimità poiché, o essi si intendono ancora in formazione e conseguentemente non idonei a svolgere autonomamente il proprio compito oppure, se ritenuti idonei e sufficientemente preparati debbono essere confermati ed assunti a pieno titolo; altrimenti, in caso di utilizzo pieno come «professionisti» di lavoratori inquadrati contrattualmente come apprendisti, si potrebbe configurare una sorta di vantaggio improprio per l'azienda in termini di salario, contribuzioni, e altro ed un equivalente danno per il lavoratori, gli enti previdenziali e l'erario;
su molti treni, sia del trasporto regionale che di quello a lunga percorrenza (IC, EC, Eurostar, Espressi), si verifica la presenza di un equipaggio formato esclusivamente da ferrovieri apprendisti;
è dovere di tutti i soggetti coinvolti a vario titolo in ruoli di responsabilità, adottare ogni misura precauzionale possibile e non tralasciare nessun aspetto, tanto più su uno degli elementi determinanti della sicurezza, quale quello della qualificazione ed affidabilità dell'equipaggio di guida dei treni;
secondo l'interrogante l'utilizzo di un solo macchinista apprendista per la guida

dei treni o, l'utilizzo generalizzato di interi equipaggi composti da ferrovieri apprendisti viola, oltre che il buon senso, la norma e lo spirito della legge n. 296 del 2006 istitutiva del «contratto di apprendistato professionalizzante» e le successive norme applicative -:
quale sia stata l'esatta dinamica e quali siano le cause dirette ed indirette dell'incidente;
quali fossero i dispositivi di sicurezza, di terra e di bordo, che avrebbero dovuto automaticamente impedire il passaggio del «segnale rosso» e quali misure di mitigazione del rischio si intendano attuare nei centri abitati a tutela della cittadinanza;
quali iniziative, sul piano normativo e tecnico, intenda adottare il Governo per prevenire il ripetersi di tali episodi;
se non ritenga di intervenire per porre, nell'interesse innanzitutto della sicurezza ferroviaria ma anche dei lavoratori, degli enti previdenziali e della fiscalità generale, un argine all'utilizzazione spregiudicata ed estrema dell'istituto contrattuale dell'apprendistato professionalizzante.
(4-04374)

TESTO AGGIORNATO AL 24 MARZO 2011

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INTERNO

Interrogazioni a risposta scritta:

MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
da un comunicato stampa diramato dal COISP il giorno 28 settembre 2009 si apprende «Quello che sta avvenendo a Crotone ha dell'assurdo, del paradossale e se non fosse vero potremmo dire che stiamo assistendo a un film dell'orrore. Una città intera che è costretta a vivere come se stesse su una bomba atomica che può esplodere da un momento all'altro». È quanto dichiara Franco Maccari, Segretario Generale del Coisp - il Sindacato Indipendente di Polizia. Nei fatti è accaduto che hanno smaltito i rifiuti tossici della Pertusola di Crotone e dell'Ilva di Taranto sotterrandoli nelle aree destinate alla costruzione di scuole, edifici pubblici, ville, strade e anche banchine portuali. Da dieci anni i bambini delle elementari San Francesco e gli studenti dell'Istituto tecnico per ragionieri Lucifero di Crotone e quelli delle elementari nel rione Pozzoseccagno di Cutro, ed i poliziotti della Questura di Crotone giocavano e lavoravano sulle scorie di ferriti (zinco, piombo, indio, germanio, arsenico e mercurio), che rappresentano lo scarto industriale della Pertusola Sud, la più vecchia fabbrica della Calabria (classe 1926) che ha prodotto, sino alla fine degli anni `90, zinco e derivati. Dopo anni di indagini la Procura della Repubblica di Crotone ha emesso sette avvisi di garanzia. Nel registro degli indagati sono finiti il legale rappresentante pro tempore della Pertusola Sud, quelli delle imprese di costruzioni, due di Crotone e una di Parma che hanno utilizzato le scorie, e tre funzionari dell'ex presidio multizonale di prevenzione dell'Asl 7. Per tutti l'accusa contestata dal sostituto procuratore Pierpaolo Bruni è disastro ambientale. Diciotto i siti sequestrati. L'indagine, condotta dalla Squadra Mobile di Crotone guidata da Angelo Morabito, è scattata dopo la denuncia di un imprenditore, Emilio Iuticone, di Benevento, titolare di un'impresa di movimento terra e fornitura di calcestruzzo. Negli uffici della questura crotonese, qualche tempo dopo arrivò anche un esposto anonimo inviato da un «Gruppo di cittadini crotonesi abitanti in via Cutro» che lamentava l'irregolare utilizzo di un materiale prodotto dalla società Pertusola Sud, di Crotone per ricoprire scavi e fondamenta. Le imprese che avrebbero utilizzato le scorie tossiche - secondo la Procura di Crotone - sarebbero la «Crotonscavi» e la «Ciampà Paolo». La prima si occupava della costruzione di edifici privati, mentre la seconda di appalti pubblici. Gli inquirenti avrebbero accertato che tra dal 1999 e per

alcuni anni seguenti, le due ditte avrebbero sotterrato nei loro cantieri più di 200 chili di «Cubilot», nome che evoca il forno all'interno del quale le scorie di ferriti venivano fuse. «Fin qui i fatti di cronaca - continua Maccari - che in questi giorni stanno sconvolgendo Crotone i suoi abitanti e i poliziotti della questura. Proprio gli Operatori della Polizia di Stato, quadri dirigenti del Coisp, avevano denunciato le morti sospette di alcuni colleghi colpiti da tumori fulminanti alla base dei quali non esistevano, apparentemente, comportamenti sospetti che potessero condurre a tali estreme conseguenze. Di fatto per anni i poliziotti in servizio a Crotone hanno lavorato in un sito che era sì posto sotto sequestro, ma per il quale non si avevano indicazioni precise sul cosa ci fosse nel sottosuolo e se quel qualcosa potesse essere addirittura nocivo e letale per la vita umana». «A questo punto - conclude il leader del Coisp - chiediamo con forza alle autorità competenti che si faccia chiarezza e che, in attesa che avvenga il disinquinamento, si trovi un sito adeguato dove ubicare la questura perché non possiamo contare ancora morti tra i nostri colleghi che, non solo in una terra di frontiera come la Calabria devono preoccuparsi di fronteggiare la criminalità organizzata, ma devono anche difendersi da minacce nascoste, perpetrate ad opera della così detta «mafia dai colletti bianchi» che potrebbero essere addirittura più pericolose della stessa delinquenza» -:
quali sono gli urgenti provvedimenti adottati dal ministro interrogato riguardo al caso narrato in premessa, quanti siano i casi di morte ricollegabili ai fatti in premessa e quanti, fino ad oggi, gli appartenenti alla Polizia di Stato che sono stati colpiti da patologie per le quali non possa essere escluso il nesso di causa con la permanenza nei locali e negli uffici della questura di Crotone, contaminati da materiali inquinanti;
quali immediate iniziative il Ministro interrogato intenda assumere per assicurare ogni necessaria assistenza al personale che sia risultato gravemente malato, o a supporto dei familiari di coloro che sono deceduti a causa del servizio prestato presso la questura di Crotone;
se le aziende individuate nel corso delle indagini svolte dalla squadra Mobile di Crotone intrattengono ancora rapporti con le amministrazioni dello Stato e quali siano stati i rapporti, nel caso concreto.
(4-04354)

GIDONI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
da quanto si apprende dalle notizie riportate dagli organi di stampa e dagli atti ufficiali presentati in consiglio comunale, nel comune di Ponte delle Alpi, sito in provincia di Belluno, in un locale al civico numero 12 di via Martiri è sorto un centro culturale islamico;
la destinazione urbanistica del locale è ad uso commerciale quindi ogni altro utilizzo dello stesso si configura come illecito;
le violazioni delle norme di destinazione del locale, visto anche il grande afflusso di persone, in particolar modo, nei giorni dedicati alla preghiera da parte della comunità islamica, mettono a repentaglio la sicurezza delle persone che frequentano il locale e creano disagi alla cittadinanza residente in prossimità del centro islamico abusivo;
è necessario intervenire in tempi rapidi anche attraverso l'utilizzo della normativa d'urgenza per stabilire che le Regioni, in attuazione di quanto stabilito in materia di governo del territorio dal terzo comma dell'articolo 117 della Costituzione, possano concedere l'autorizzazione per la realizzazione di nuovi edifici destinati a funzioni di culto, per la ristrutturazione o il loro cambiamento d'uso, alle confessioni religiose che non abbiano stipulato intesa con lo Stato secondo quanto disposto dall'articolo 8 della Costituzione, solo previa presentazione da parte del richiedente di apposita domanda da presentare alla Regione interessata corredata di progetto

edilizio, dal piano economico finanziario e dall'elenco degli eventuali finanziatori italiani o esteri, sottoscritta da un numero di aderenti all'associazione stessa con atto notarile e approvata mediante referendum da parte della popolazione del Comune interessato, secondo le disposizioni del relativo statuto comunale;
in Italia il fenomeno sociale della diffusione di centri islamici e moschee, in molti casi abusivi, sta subendo negli ultimi anni un allarmante crescita esponenziale. Nel giro di poco tempo sono sorte in tutta Italia: moschee di dimensioni enormi, centri culturali e religiosi, scuole coraniche e attività commerciali gestite direttamente dalle comunità musulmane (macellerie, phone center, eccetera);
sempre più spesso, stando alle notizie pubblicate dagli organi d'informazione, ci troviamo dinnanzi a casi emblematici dove è facilmente riscontrabile da un lato il manifesto rifiuto da parte delle comunità musulmane presenti in Italia di rispettare le normative vigenti e di adeguarsi alla regole comportamentali e culturali del nostro Paese e dall'altro lato l'atteggiamento superficiale delle istituzioni che non comprendendone i rischi adottano semplicistiche soluzioni, mettendo conseguentemente in pericolo la sicurezza dei cittadini;
il mantenimento di questa costosissima rete di associazioni islamiche in Italia è impensabile senza il sostegno e la solidarietà di moschee, centri universitari, donazioni, finanziamenti di Stati e banche che hanno come obiettivo la «diffusione della fede» (da'wa). È ipotizzabile, inoltre, che i finanziamenti di queste attività, avvengano anche attraverso strutture parallele formate da commerci illeciti, riciclaggio di denaro, sfruttamento dell'immigrazione;
è noto che questi centri culturali, oltre ad essere sede di attività religiosa, diventano anche centri della vita sociale e politica della comunità musulmana;
l'Islam si presenta fin dalle origini come un progetto globale che include tutti gli aspetti della vita, include un modo di vivere, di comportarsi, di concepire il matrimonio, la famiglia, l'educazione dei figli, perfino l'alimentazione. In questo sistema di vita è compreso anche l'aspetto politico: come organizzare lo Stato, come agire con gli altri popoli, come rapportarsi in questioni di guerra e di pace, come relazionarsi agli stranieri, eccetera. Tutti questi aspetti sono stati codificati a partire dal Corano e dalla sunna e sono rimasti «congelati» nei secoli. La legge religiosa determina la legge civile e gestisce la vita privata e sociale di chiunque vive in un contesto musulmano, e se questa prospettiva è destinata a rimanere immutata come è accaduto finora, la convivenza con chi non appartiene alla comunità islamica non può che risultare difficile;
per l'islam «l'adunata per l'esercizio del culto» è la massima espressione di fede e in quel momento il leader della comunità musulmana, l'imam, rappresenta, in sintesi, quello che per noi sono insieme il vescovo, il sindaco e il preside di una scuola; la legge islamica, rivolgendosi l'islam a tutta l'umanità, è una legge personale e non dipende in nessun modo dall'elemento territoriale. La stessa nazionalità non è collegata, come avviene nella tradizione occidentale, allo jus sanguinis e allo jus loci, ma allo jus religionis, cioè, alla appartenenza ad una comunità di credenti che non è legata all'esistenza di un'entità statuale;
mentre oramai è palese che anche in Italia all'interno di alcune comunità islamiche si annidi la presenza di gruppi eversivi allo stesso tempo non è invece facilmente riscontrabile una collaborazione con le Forze dell'ordine e la magistratura da parte di quei musulmani che si dichiarano moderati e che continuano a chiedere diritti dimostrando la volontà di volersi integrare nella nostra società;
è stato più volte documentato da fonti giornalistiche che molto spesso, in occasione di funzioni religiose o di semplici incontri associativi, gli imam predicano odio nei confronti della cultura occidentale

e sentenziano condanne contro tutti coloro che non si comportano secondo i dettami coranici (inutile ribadire come questi, in molti casi, siano antitetici ai principi e ai valori su cui è fondata la nostra tradizione culturale e che come tali si ritrovano anche nella Costituzione italiana); è necessario quindi ribadire come non vi potrà mai essere integrazione senza la preventiva accettazione da parte di tutta la comunità islamica del principio fondamentale della separazione inequivocabile tra la sfera laica e quella religiosa e delle normative vigenti in materia di libertà individuale e di pensiero, di obbligo scolastico, di autodeterminazione e di uguaglianza formale di tutti i cittadini davanti alla legge, lo status giuridico o religioso delle donne, il rispetto del diritto di famiglia e dell'istituto del matrimonio, dei minori e dei non credenti e il trattamento degli animali;
l'assenza di azioni istituzionali volte a scoraggiare tale fenomeno ha conseguentemente portato alla diffusione di uno stato di illegalità nel quale le organizzazioni islamiche di matrice fondamentalista hanno potuto operare in piena libertà -:
se il ministro possa fornire al Parlamento una mappatura completa di tutti centri culturali islamici presenti in Italia ed una scheda informativa sulle relative modalità di organizzazione e finanziamento;
quali provvedimenti il ministro intenda adottare per garantire da un lato la sicurezza dei cittadini e il rispetto della legalità da parte delle comunità musulmane presenti in Italia e dall'altro il diritto all'esercizio del culto a tutte le confessioni religiose presenti nel nostro Paese.
(4-04360)

CATANOSO e CARLUCCI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il commissariato di Polizia di Vittoria, come più volte denunciato dalle organizzazioni sindacali di Polizia, tra le quali meritano un plauso particolare gli Autonomi di polizia, deve convivere con numerosi problemi che, a giudizio dell'interrogante, diventano ogni giorno che passa sempre più intollerabili;
il commissariato di Vittoria ha la giurisdizione sul comune di Vittoria, Acate e la frazione balneare di Scoglitti;
il commissariato opera in un contesto ove la popolazione si aggira intorno alle 75.000 unità e copre un territorio vasto 280 chilometri quadrati;
a questa popolazione bisogna aggiungere i 10/12 mila clandestini presenti sul territorio ragusano, metà dei quali presenti a Vittoria. Questi ultimi si stabiliscono in questo territorio per lavorare clandestinamente nelle numerose serre come braccianti agricoli;
ad aggravare la situazione, di per sé già tragica, il territorio di Vittoria è una zona ad alta densità criminale, infatti il commissariato ha a suo carico oltre un centinaio di sorvegliati speciali e il più delle volte l'unica volante presente sul territorio non riesce a smaltire il lavoro che ovviamente si accumula a beneficio della malavita;
circa un mese fa è avvenuta una sparatoria in strada tra pregiudicati, ed è stato per puro caso che nessun passante ha avuto la peggio;
il 21 settembre 2009 le volanti del commissariato di Vittoria, verso le ore 13.20 circa, venivano inviate in via Roma, nei pressi di piazza Daniele Manin, dove era stata segnalata una maxi rissa tra cittadini extracomunitari. I poliziotti intervenuti sono stati aggrediti da oltre un centinaio di extracomunitari nel tentativo di liberare i propri connazionali fermati dai poliziotti delle volanti. Gli agenti sono stati medicati dal locale pronto soccorso, dopo l'aggressione subita, ed uno di loro ha subito la lussazione della mandibola guaribile in 25 giorni;
il 22 settembre sul turno 00-07 non veniva impegnata nessuna volante del

commissariato visto che i poliziotti venivano destinati ad espletare servizio di ordine pubblico a Pozzallo;
fino a pochi anni fa i dipendenti del commissariato di Vittoria erano circa 75, oggi a malapena arrivano a 50 e sono costretti a vivere quotidianamente la mortificazione di non poter risolvere efficacemente i problemi dei cittadini che hanno bisogno dell'intervento della Polizia di Stato;
i poliziotti che svolgono servizio presso quel commissariato, hanno dei carichi di lavoro che a malapena riescono a fronteggiare a causa della carenza di personale che si va ad aggiungere alle carenze di vestiario e di vetture;
la pianta organica del commissariato di Vittoria, a giudizio dell'interrogante e degli Autonomi di Polizia, è a dir poco insufficiente rappresentando a volte una costante limitazione dei diritti dei poliziotti che vi prestano servizio, soprattutto per quanto riguarda le materie relative all'orario di servizio, alle ferie, ai congedi, all'attribuzione delle mansioni e quant'altro;
i poliziotti tutti del commissariato di Vittoria, comunque, continuano a lavorare incessantemente nonostante la carenza di personale che perdura da diversi anni, poiché è da parecchi anni che non vi è nessuna assegnazione di personale in modo risolutivo;
a giudizio dell'interrogante e degli Autonomi di Polizia si dovrebbe, innanzitutto, incrementare di almeno dieci uomini l'aliquota degli addetti alle forze dell'ordine presso quel commissariato non solo per rifarsi al principio della prevenzione della sicurezza ma anche per migliorare la situazione lavorativa, rendendo dignità ai poliziotti e restituendo agli abitanti di quel luogo ancora più fiducia nella Polizia di Stato -:
quali iniziative intenda adottare il Ministro interrogato affinché le problematiche descritte in premessa vengano risolte.
(4-04364)

EVANGELISTI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
risulta all'interrogante che nei primi sei mesi del 2009 a Prato i reati sono diminuiti del 5,03 per cento rispetto allo stesso periodo del 2008;
questo dato è stato fornito dal Prefetto di Prato, Eleonora Maffei, che durante il consueto incontro del tavolo permanente sulla sicurezza, di concerto con la questura e le istituzioni locali, ha comunicato la notizia relativa al calo dei reati da 7.289 (primo semestre 2008) a 6.922 (primo semestre 2009), già prima che arrivassero i militari;
ciononostante l'attuale amministrazione di centrodestra ha chiesto che a Prato venisse inviato l'esercito che costerà circa 260 mila euro di extra come indennità di missione, per i sei mesi in cui resteranno in città, mentre permane una situazione di disagio per i poliziotti che continuano a lamentare i tagli per l'acquisto di carburante e per le riparazioni delle loro auto;
da notizie di stampa (il Fatto quotidiano di martedì 29 settembre 2009) si apprende, inoltre, che nella città di Prato è stata adottata un'ultima strategia per scovare i clandestini: la pattuglia mista esercito e polizia che busserebbe alle porte di quella che localmente viene definita Chinatown, senza alcun mandato;
appare, in ogni caso, evidente che i dati resi noti dal prefetto contrastano con la necessità e l'urgenza dell'impiego di militari per il controllo del territorio -:
quali siano gli intendimenti del Ministro interrogato in merito a quanto citato in premessa e se non ritenga più urgente, in un'ottica di risparmio di denaro pubblico, rinunciare all'impiego di militari, atteso che i dati in possesso della Prefettura segnano fortunatamente una diminuzione dei reati e soprattutto in considerazione delle citate difficoltà in cui versano i poliziotti;

di quali dati disponga in merito all'operato della pattuglia mista di esercito e polizia e quali provvedimenti di competenza intenda adottare qualora venisse riscontrata una violazione della Costituzione.
(4-04373)

MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
con la lettera prot. 953/09 S.N., datata 27 settembre 2009, indirizzata al Ministero dell'interno - ufficio amministrazione generale dipartimento della P.S. - ufficio per le relazioni sindacali - avente ad oggetto «Questore di Catanzaro - Interferenza nell'iniziativa «Legal..impresa» della Segreteria Provinciale COISP di Catanzaro e la locale Camera di Commercio. Richiesta intervento e chiarimenti.» la segreteria nazionale del sindacato di polizia Coisp, stigmatizzando duramente il comportamento assunto dal Questore di Catanzaro in occasione dello svolgimento della citata iniziativa sindacale, ha chiesto immediati chiarimenti al competente ufficio per le relazioni sindacali;
il giorno successivo 28 settembre 2009 il Coisp ha inviato agli organi di stampa il seguente comunicato: «Il Coisp, il Sindacato Indipendente di Polizia, ritiene altamente lesivo il comportamento del Questore di Catanzaro, Arturo De Felice, che di fatto ha impedito lo svolgimento di un progetto proposto da questo Sindacato alla Camera di Commercio di Catanzaro. Lesivo del rispetto dei rapporti personali ma ancor di più dei rapporti lavorativi. Ecco perché la Segreteria Nazionale del Coisp ha inviato una lettera all'Ufficio Relazioni Sindacali del Ministero dell'Interno con il seguente oggetto «Interferenza nell'iniziativa "Legal..impresa" della Segreteria Provinciale COISP di Catanzaro e la locale Camera di Commercio. Richiesta intervento e chiarimenti» di cui si divulga il contenuto. Il giorno 25 settembre la Segreteria Provinciale di Catanzaro, unitamente alla locale Camera di Commercio, aveva programmato la conferenza stampa di presentazione del progetto «Legal...impresa», consistente in una serie di iniziative rivolte alle aziende del territorio, deciso a contribuire fattivamente al processo di risanamento del tessuto economico e sociale. Non riteniamo sia necessario soffermarsi sulla bontà dell'iniziativa, che assume un valore particolarmente alto proprio in quanto proposta dai volontari della Segreteria Provinciale di Catanzaro, con uno sforzo organizzativo che ne dimostra sensibilità ed alte capacità morali. Tutto ciò testimoniato anche alla presenza in loco del Segretario Generale del COISP. A quanto pare invece, nonostante queste premesse e l'ampia pubblicità data all'iniziativa anche sulla stampa, il Questore di Catanzaro ha voluto assumersi la responsabilità di protestare in maniera «riservata ed ufficiosa» affermando che il Sindacato aveva scavalcato l'Istituzione. I diretti superiori di questo Funzionario pubblico dovrebbero balzare sulla sedia allorquando, nell'esercizio delle proprie funzioni, un Questore pro tempore di una provincia del nostro sud Italia, si appella al proprio ruolo «istituzionale» per bloccare una proposta di legalità, dimostrando così assenza di consapevolezza e lungimiranza. Il COISP di Catanzaro è composto da poliziotti, la maggior parte dei quali sono impegnati sindacalmente e con precise esperienze lavorative sul campo, che volevano, ed ancora vogliono, condividere e mettere al servizio dei cittadini e delle imprese le proprie capacità. Un'azione fatta col cuore, con la massima disponibilità, senza fini di lucro e senza presunzione. Un contributo destinato ad unirsi a tutte le altre iniziative, anche legislative, volte a proteggere le imprese. L'«Istituzione» rappresentata da questo Questore, è riuscita a fare una pessima figura nei confronti delle Autorità politiche, delle imprese economiche e dei cittadini, senza aver aggiunto ne proposto nulla, utilizzando il proprio ruolo per affermare che la cultura della «legalità» può essere fermata proprio dallo Stato, magari per puro

capriccio personale. Si è chiesto un immediato chiarimento su quanto accaduto ed il ripristino di quanto è stato interrotto in modo inappropriato, con le scuse dell'Istituzione per il danno arrecato a questa O.S., ma soprattutto con le scuse alle Istituzioni coinvolte loro malgrado»;
a parere degli interroganti l'iniziativa promossa dal sindacato Coisp era certamente meritevole di attenzione e partecipazione istituzionale, consistendo, invero, in una serie di iniziative rivolte alle aziende del territorio, deciso a contribuire fattivamente al processo di risanamento del tessuto economico e sociale;
simili iniziative non possono essere assoggettate alle scelte dei titolari delle funzioni pubbliche che, come già segnalato in altre occasioni dagli interroganti, spesso le esercitano in modo arbitrario o apparentemente condizionato da scelte di carattere politico, tanto da far apparire compromessa la dovuta imparzialità e cura dell'interesse pubblico nel soddisfacimento dei rapporti con l'organizzazione sindacale citata in premessa -:
se il Ministro interrogato intenda accertare se nei confronti del Questore di Catanzaro siano state esercitate indebite pressioni, che abbiano determinato i provvedimenti adottati nei confronti dell'organizzazione sindacale COISP, e quali siano gli immediati provvedimenti che intende adottare per regolamentare le possibili situazioni che, in modo analogo, potrebbero verificarsi nel futuro.
(4-04380)

LABOCCETTA. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il comune di San Giuseppe Vesuviano, già precedentemente monitorato dall'autorità giudiziaria, all'inizio del corrente anno ha visto l'insediamento della Commissione di accesso, a seguito di decreto prefettizio, incaricata di verificare la sussistenza o meno del pericolo di infiltrazione della criminalità organizzata nell'ambito della gestione politico-amministrativa della giunta municipale guidata dal sindaco Antonio Agostino Ambrosio;
l'attività della commissione d'accesso si è conclusa a luglio del 2009;
risulta all'interrogante che l'invio della commissione fosse dovuto alla sussistenza di gravi disfunzioni in molteplici settori di intervento, ivi compresi comportamenti di natura omissiva che si sarebbero tradotti in vantaggi per soggetti contigui alla criminalità organizzata, con la possibilità, pertanto, di condizionamenti dell'attività dell'ente locale da parte della malavita organizzata -:
se siano note le risultanze dell'attività della commissione d'accesso, quali siano state le eventuali anomalie rilevate, con particolare riferimento ai settori della raccolta e smaltimento dei rifiuti urbani, degli appalti e dell'edilizia, e, qualora sia accertata la sussistenza dei presupposti per lo scioglimento del comune, se il Ministro non intenda procedere celermente in tal senso come già avvenuto con riferimento al comune di Castello di Cisterna.
(4-04381)

...

ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazione a risposta immediata:

RAMPELLI e BALDELLI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
il 17 settembre 2009, vittime di un vile attentato alla periferia di Kabul, sei soldati italiani sono caduti nell'adempimento del proprio dovere;
le nostre Forze armate sono presenti in territorio afghano come parte della forza di intervento internazionale denominata Isaf (International security assistance force), insediatasi a Kabul in seguito alla risoluzione n. 1386 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite;
lunedì 21 settembre 2009, nella Basilica di San Paolo fuori le mura a Roma,

si sono tenuti i funerali militari solenni del tenente Antonio Fortunato, del primo caporal maggiore Matteo Mureddu, del primo caporal maggiore Davide Ricchiuto, del sergente maggiore Roberto Valente, del primo caporal maggiore Giandomenico Pistonami, del primo caporal maggiore Massimiliano Randino;
in occasione dei funerali di Stato il Governo italiano ha proclamato una giornata di lutto nazionale, con un minuto di silenzio da tenersi nelle scuole e negli uffici pubblici;
il ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, per ribadire ufficialmente quanto deciso in sede di Consiglio dei ministri, ha emesso una circolare, diramata in tutti gli istituti italiani, in cui si ricordava il lutto nazionale, l'invito ad osservare un minuto di silenzio e quello ad issare a mezz'asta le bandiere in segno di lutto;
nella stragrande maggioranza degli istituti scolastici del Paese tale circolare ha trovato puntuale applicazione, mentre in un numero limitato il minuto di silenzio non è stato osservato;
le motivazioni che hanno indotto i dirigenti scolastici degli istituti in questione a non far osservare il minuto di silenzio, quando hanno trovato eco nei media locali e nazionali, si sono incentrate sull'inopportunità di coinvolgere i bambini di materne ed elementari in tali vicende e sulla retorica che una simile celebrazione avrebbe comportato, come, ad esempio, avvenuto nella scuola «Iqbal Masih» di Roma;
appare quanto mai grave che una circolare ministeriale venga disattesa con tanta facilità e, a giudizio degli interroganti, è maggiormente retorico il non voler osservare un minuto di silenzio per dei soldati caduti per la Patria;
compito del dirigente scolastico, secondo quanto previsto dal decreto legislativo n. 165 del 2001 istitutivo di tale figura, è quello di organizzare «l'attività scolastica secondo criteri di efficienza e di efficacia formative» e appaiono decisamente in contrasto con tale statuizione il disattendere una circolare ministeriale e il mancato rispetto di un minuto di silenzio in un giorno di lutto nazionale;
ad avviso degli interroganti, appare evidente e grave la strumentalizzazione politica della vicenda ed è vergognoso il tentativo di mortificare coloro che rappresentano l'Italia nelle missioni di pace, togliendo loro la dignità di un ruolo difficile e pericoloso svolto con dedizione e amore verso la propria Patria;
l'impegno politico, che ognuno liberamente può decidere di assumere, non può travalicare i confini scolastici e rappresentare uno strumento di faziosità e al limite di «indottrinamento», in deroga alla propria missione educativa e didattica -:
se non ritenga opportuno adottare iniziative, anche di carattere disciplinare, nei confronti dei dirigenti degli istituti scolastici nei quali non è stato osservato il minuto di silenzio e quali urgenti iniziative intenda intraprendere per garantire il diritto ad un percorso educativo equilibrato e plurale per tutte le famiglie italiane.
(3-00680)

Interrogazioni a risposta scritta:

EVANGELISTI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
Daniela Basile, presidente del Comitato insegnanti precari sanniti, protagonista, nei giorni scorsi, della protesta presso l'Ufficio scolastico provinciale, denuncia un episodio avvenuto recentemente, che la riguarda come mamma di un alunno dell'Istituto Alberghiero di Benevento;
una mattina la signora Basile viene contattata telefonicamente dal figlio con difficoltà respiratorie che chiedeva di portargli una compressa di cortisone perché colpito da crisi allergica;

giunta a scuola presso l'istituto professionale di Stato Ipssar Le Streghe, succursale Marco Polo, dopo avergli somministrato il cortisone ed essersi rassicurata che le sue condizioni di salute fossero migliorate, la signora Basile chiede di parlare con l'insegnante di classe per poterlo riportare a casa e tenerlo lontano dagli allergeni;
entrata in classe però, si delinea una situazione davvero penosa: 39 alunni stipati in una classe sottodimensionata, poco arieggiata, i poveri alunni costretti a sedere in 3 attorno a un banco idoneo per un solo allievo;
l'aula in questione non poteva contenere 39 banchi e quindi la dirigente aveva deciso di mettere 3 alunni per banco;
di fronte allo spiacevole quadro di tutti quei poveri minori trattati in quel modo, la signora Basile ha telefonato ai carabinieri che non sono intervenuti non essendoci pericolo imminente di vita per i ragazzi e hanno sollecitato la mamma del ragazzo a presentare formale denuncia;
la signora Basile ha presentato la denuncia ai Carabinieri e successivamente anche all'Asl, fiduciosa che gli ispettori addetti si sarebbero recati sul posto a prendere atto della situazione poco sicura in cui versano gli alunni dell'alberghiero di Benevento;
anche questa denuncia ha avuto un riscontro negativo avendo dichiarato l'Asl che la legge prevede un intervento immediato solo per i lavoratori;
la situazione riportata in epigrafe contrasta sicuramente con quanto sancito, a partire dalla Costituzione che prevede: «la Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività»;
ciò non e sicuramente in linea con lo scopo di quanto previsto sin dal decreto legislativo n. 626 del 1994 dove si parla di sicurezza e igiene nella scuola a tutela della salute individuale quale diritto fondamentale e inalienabile;
studiare in un ambiente confortevole, igienico e sicuro è un diritto dello studente, previsto anche nella «Carta dei servizi Scolastici» alla parte III del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 7 giugno 1995, che costituisce un vero contratto stipulato fra dirigente scolastico e l'utenza scolastica;
se, nell'ambito della propria competenza, non reputi di dover assumere iniziative normative al fine di mettere chiunque nella condizione di poter intraprendere un idoneo iter di controllo sullo stato di applicazione del decreto legislativo 81 del 2008, ex «legge 626», in ogni singolo istituto scolastico.
(4-04365)

EVANGELISTI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
presso l'Università di Pisa esiste il percorso formativo della laurea specialistica in scienze per la pace: cooperazione allo sviluppo, mediazione e trasformazione dei conflitti caratterizzato da una marcata apertura internazionale, da una forte interdisciplinarietà e da una specifica interazione fra cultura umanistica e cultura scientifica;
il corso si propone di fornire una solida formazione culturale che consenta ai laureati e alle laureate di muoversi in realtà complesse con adeguati strumenti di conoscenza critica, di analisi e con specifiche capacità progettuali, realizzative e valutative;
il corso è articolato in un curriculum internazionale, orientato alla cooperazione internazionale e alle operazioni di costruzione e mantenimento della pace, e un curriculum interno, orientato allo sviluppo delle comunità locali nell'ambito del territorio nazionale;
il curriculum internazionale prevede due percorsi, uno orientato alla gestione

delle risorse per lo sviluppo umano (percorso Cooperazione allo sviluppo), e l'altro orientato agli aspetti istituzionali della cooperazione e al mantenimento e costruzione della pace (percorso Aspetti istituzionali della cooperazione);
il corso di laurea di Pisa, unico in Italia, è nato come risposta all'esigenza di una cultura internazionale della pace, sorta nel secondo dopoguerra, insieme a tutti gli altri istituti e università di peace studies, con brillanti esempi negli Stati Uniti e nel nord Europa, e tutt'oggi operanti;
la caratteristica di interdisciplinarietà dell'approccio di studi è fondamentale per acquisire uno sguardo completo alla realtà odierna, la pace non è assenza di conflitto, ma costruzione propositiva di una realtà migliore e la ricerca della pace è, quindi, studio scientifico e strategico di proposte e metodi concreti;
il nostro Paese ha bisogno di continuità culturale al pensiero non violento dei filosofi e maestri che tutto il mondo studia e ci riconosce: Aldo Capitini, Danilo Dolci, Lanza dal Vasto, Lorenzo Milani, Tonino Bello, Ernesto Balducci e questa continuità culturale deve rimanere negli ambienti accademici universitari italiani;
la didattica e la formazione sono necessari affinché i processi culturali di filosofia e pratica della nonviolenza non tramontino oggi, essi contraddistinguono il nostro percorso universitario e sono gli unici strumenti di un autentico cambiamento sociale;
secondo notizie pervenute all'interrogante si parla di una possibile chiusura della facoltà di Scienze della Pace presso l'Università di Pisa o di una riduzione del suo programma a causa dei tagli economici e della mancanza del sostegno politico;
una simile decisione provocherebbe il venir meno di quella idea di pace che ormai da sola cerca di farsi strada in mezzo ad altre: una lotta a difesa delle istituzioni democratiche nel nostro Paese e nel mondo esclusivamente senz'armi;
i laureati in passato e coloro che si laureeranno prossimamente, saranno condannati a un'esistenza puramente testimoniale di questo percorso formativo;
l'Ateneo di Pisa, così come il comune di Pisa proclamatosi «Comune per la Pace», si sono vantati in passato della presenza di questo fiore all'occhiello e del prestigio che scienze per la pace ne dava -:
se risulti al Ministro interrogato che l'Università di Pisa abbia comunicato, ai sensi dell'articolo 1-ter del decreto-legge n. 7 del 2005, la soppressione del citato corso di laurea, se il Ministro abbia espresso una valutazione su tale scelta, sempre ai sensi della citata normativa e se, valutata l'opportunità del mantenimento di tale corso di laurea, non intenda assumere le opportune iniziative in tal senso in sede di ripartizione del fondo per il finanziamento ordinario alle università.
(4-04375)

GARAGNANI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
si richiama un precedente atto di sindacato ispettivo concernente l'insegnamento della religione cattolica nelle scuole di ogni ordine e grado situate nel territorio nazionale (n. 5-00207) e si prende spunto dalle polemiche scoppiate a Bologna per effetto della collocazione dell'ora di religione negli orari più scomodi del quadro orario (la sistematica collocazione all'inizio o alla fine delle lezioni, caso che riguarda in particolare il liceo scientifico Fermi), quasi che questa materia fosse la «cenerentola» delle discipline;
a tale riguardo, non possono essere considerate valide le argomentazioni di quei presidi che non avendo fondi per attività alternative assegnano alla religione la prima o l'ultima ora;

inoltre, in un momento di crisi culturale determinata dall'afflusso indiscriminato di immigrati di etnie e religioni diverse da quella tradizionale dal popolo italiano, appare necessario tenere ben presente, nell'ovvio rispetto della Costituzione e dei principi di uguaglianza di tutti i cittadini, che la tradizione culturale giudaico-cristiana è parte essenziale della nostra identità e che in questo contesto si situa l'insegnamento della religione cattolica che a maggior ragione deve essere considerato essenziale non solo dal punto di vista spirituale ma anche da quello culturale per la formazione delle giovani generazioni -:
se non ritenga necessario assumere iniziative normative ed amministrative volte a chiarire senz'ombra di dubbio che:
a) l'insegnamento della religione deve essere considerato in modo inequivocabile come quello della religione cattolica, apostolica, romana, non già come generico insegnamento di storia delle religioni o cultura generale, e deve essere equiparato a tutti gli effetti alle altre discipline che fanno parte del curriculum scolastico;
b) i dirigenti scolastici sono tenuti ad applicare questa normativa evitando interferenze nelle scelte delle famiglie o degli studenti e soprattutto evitando la penalizzazione di coloro che hanno scelto il suddetto insegnamento per favorire chi ha optato per insegnamenti alternativi.
(4-04379)

...

LAVORO, SALUTE E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta immediata:

COTA, LUCIANO DUSSIN, DAL LAGO, REGUZZONI, ALESSANDRI, ALLASIA, BITONCI, BONINO, BRAGANTINI, BRIGANDÌ, BUONANNO, CALLEGARI, CAPARINI, FUGATTI, CHIAPPORI, COMAROLI, CONSIGLIO, CROSIO, D'AMICO, DESIDERATI, DOZZO, GUIDO DUSSIN, FAVA, FEDRIGA, FOGLIATO, FOLLEGOT, FORCOLIN, GIBELLI, GIDONI, GIANCARLO GIORGETTI, GOISIS, GRIMOLDI, LANZARIN, LUSSANA, MACCANTI, LAURA MOLTENI, NICOLA MOLTENI, MONTAGNOLI, MUNERATO, NEGRO, PAOLINI, PASTORE, PINI, PIROVANO, POLLEDRI, RAINIERI, RIVOLTA, RONDINI, SIMONETTI, STEFANI, STUCCHI, TOGNI, TORAZZI, VANALLI e VOLPI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
da un articolo apparso sul quotidiano Libero il 24 settembre 2009 si apprende che il nucleo di polizia tributaria della guardia di finanza di Verona ha scoperto una truffa da 173 mila euro, relativa alla riscossione dell'assegno sociale da parte di trentotto cittadini extracomunitari non dimoranti effettivamente in Italia o in qualche caso addirittura deceduti;
la truffa scoperta dalla guardia di finanza di Verona è probabilmente la spia di un fenomeno più ampio, se si considera che ogni mese ben 13.800 immigrati percepiscono dall'Inps assegni sociali per un importo annuo pari a 6.190.930 euro;
da quanto si evince dal citato articolo, l'assenza di controlli incrociati tra l'Inps e le anagrafi comunali suscita il sospetto che ci sia un numero elevato di cittadini extracomunitari, ultrasessantacinquenni, privi di reddito, o titolari di redditi inferiori alle soglie indicate dalla legge, che usufruiscono dell'assegno sociale senza dimorare in realtà in Italia;
il 6 giugno 2008 la direzione centrale dell'Inps ha ribadito che la residenza «si perfeziona con la dimora effettiva, stabile ed abituale in Italia», sicché sarebbe prevista la sospensione dell'assegno nel caso di permanenza all'estero del beneficiario per un periodo superiore ad un mese, «fatti salvi gravi motivi di salute» -:
quali iniziative il Ministro interrogato intenda assumere al fine di evitare il

ripetersi di truffe come quelle denunciate in premessa e garantire che l'assegno sociale sia percepito dai soli cittadini extracomunitari effettivamente residenti nel territorio italiano.
(3-00684)

Interrogazioni a risposta orale:

MISIANI, SANGA, FARINONE, VELO e MOSCA. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
nella giornata di lunedì 28 settembre 2009 la direzione aziendale di TenarisDalmine - primo produttore italiano di tubi di acciaio senza saldatura per l'industria energetica, automobilistica e meccanica - ha presentato al coordinamento sindacale degli stabilimenti italiani il piano industriale 2010-2011, che prevede investimenti per 114 milioni di euro in due anni con l'obiettivo di perseguire un «riposizionamento strategico» per l'azienda. Gli investimenti saranno concentrati sugli impianti strategici e sono destinati all'ampliamento delle gamme di prodotto, alla razionalizzazione impiantistica delle linee di finitura-filettatura, al miglioramento di produttività ed efficienza. L'implementazione del piano industriale richiede, secondo i vertici aziendali, un riassetto degli organici «coerente» con una prospettiva di produzione attestata nei prossimi anni su una media di 550 mila tonnellate all'anno, rispetto alla punta di 877 mila raggiunte nel 2008;
i fattori che hanno determinato questo mutamento sono, secondo l'azienda, l'incremento esponenziale della concorrenza internazionale, causato dall'aumento di capacità produttiva a livello mondiale. La Cina ha accresciuto del 55 per cento la sua capacità produttiva dal 2005 al 2009 e sta continuando ad investire in nuovi impianti: oggi la sua capacità è di 28 milioni di tonnellate di tubi senza saldatura l'anno, superiore al fabbisogno complessivo mondiale (pari a circa 27 milioni di tonnellate l'anno). A ciò si aggiunge il ridimensionamento strutturale dell'attività di alcuni settori industriali destinatari di tubi senza saldatura, il progressivo ed irreversibile calo di economicità di alcune tipologie di produzioni standard e scarsamente differenziate (come ad esempio i tubi di piccolo diametro per applicazioni meccaniche, per il settore automotive, per la termica);
il piano prevede la chiusura dello stabilimento di Piombino (Livorno), il forte ridimensionamento di quello di Costa Volpino (Bergamo) e Arcore (Monza-Brianza), il graduale disimpegno delle attività Fapi (tubi piccoli) a Dalmine (Bergamo) e una generale riorganizzazione che coinvolge tutta l'azienda. L'impatto occupazionale di queste scelte viene quantificato in 1.024 lavoratori in esubero (più di un terzo dei 2.814 dipendenti in forza negli stabilimenti italiani di Tenaris), con la previsione di 717 posti in meno a Dalmine e Sabbio (da 2.218 a 1.501 dipendenti), 119 a Costa Volpino (da 247 a 161), 64 ad Arcore (da 225 a 161) e 124 a Piombino;
la riorganizzazione produttiva ipotizzata da Tenaris-Dalmine rappresenta una delle maggiori situazioni di crisi occupazionale in atto nel nostro Paese -:
quali iniziative intendano attivare, a partire dalla convocazione di un tavolo nazionale di confronto con l'azienda e le organizzazioni sindacali, allo scopo di tutelare i diritti e le prospettive dei lavoratori interessati dal piano di riorganizzazione di Tenaris-Dalmine.
(3-00679)

TIDEI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
dopo studi e ricerche condotti soprattutto dalla medicina del lavoro, è risultato che le patologie polmonari provocate dall'amianto hanno una lunga incubazione, che può durare fino a 15 anni e talvolta giungere fino a 20, colpendo i soggetti esposti in età avanzata e talvolta perfino

quando risultano già collocati in pensione, con una aspettativa di vita fortemente limitata e ridotta;
la predetta circostanza dovrebbe suggerire agli enti incaricati dalla legge n. 257 del 1992, da una parte, cioè, l'INAIL e dall'altra l'INPS, di procedere l'una, alla certificazione della esposizione del lavoratore all'amianto almeno per 10 anni, con una procedura non solo corretta, ma anche sollecita e l'altra alla erogazione dei benefici previdenziali, per i lavoratori così certificati, quando sono ancora in vita;
l'INAIL di Civitavecchia, su indicazione delle sedi superiori, con una discutibile e contraddittoria procedura, dopo avere riconosciuto nel 2005 l'esposizione all'amianto per i 14 lavoratori degli impianti termoelettrici di Fiumaretta e Torrevaldaliga Sud, sta in questi giorni revocando il diritto alla certificazione ultradecennale all'amianto, mediante il mancato riconoscimento della esposizione nel periodo 1989/1991, portando gli anni dell'esposizione da 11 a 9 quindi con la conseguente esclusione dai benefici di legge;
all'interno delle predette centrali hanno lavorato non meno di 600 lavoratori dell'indotto di varie ditte e società, la cui esposizione all'amianto doveva essere riconosciuta e certificata come da legge dall'INAIL, con domande presentate nel 2003 e ripresentate nel 2005, su richiesta della medesima INAIL; non risultano, fino ad oggi, rilasciate le certificazioni previste dalla legge, comportamento che costituisce una grave omissione e lede i diritti dei lavoratori;
in relazione a quanto sopra, ne è conseguito che i lavoratori che hanno lavorato nello stesso sito, abbiano alcuni fruito della certificazione e altri siano rimasti scandalosamente esclusi;
in aggiunta a quanto già esposto, alcune ditte dell'indotto, per varie ragioni, tra cui principalmente la cessazione di esercizio o anche il fallimento, hanno impedito ai lavoratori di disporre della documentazione necessaria (curricula di lavoro), provocandone l'esclusione dalle procedure della legge n. 257 del 1992, articolo 13, comma 8 -:
se il Ministro intenda chiarire le ragioni di quello che, ad avviso dell'interrogante è un anomalo, contraddittorio e per alcuni versi irresponsabile atteggiamento dell'INAIL, sede di Civitavecchia, spiegando per ognuna delle fattispecie sopra elencata, i motivi di tale incomprensibile atteggiamento;
se non ritenga, stante la gravità della situazione, determinatasi a Civitavecchia che lede i diritti sanciti dalla normativa vigente escludendo arbitrariamente numerosi lavoratori dai benefici della legge n. 257 del 1992, di intraprendere iniziative ispettive per verificare in loco tutte la situazioni e restituire a chi ha lavorato esposto al pericolo della vita, quella dignità che la Repubblica gli ha riconosciuto.
(3-00687)

Interrogazione a risposta immediata in Commissione:
XII Commissione:

BARANI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
il tumore è il «big killer» più diffuso e letale che, solo in Italia, colpisce 35.000 persone ogni anno e ne uccide la quasi totalità, 30.000, ed in particolare il tumore al polmone resta malgrado decenni di ricerche una malattia incurabile, e la sopravvivenza a cinque anni è inferiore al 15 per cento;
per un paziente è difficile accorgersi di avere un tumore e per esempio per quello al polmone, il sintomo più frequente è la tosse ma un fumatore non si allarma e l'altro è la febbre, altro sintomo;
secondo la Lilt (Lega italiana per la lotta contro i tumori) nelle donne, l'età di insorgenza del tumore al seno si sta abbassando di molto;

in Italia si vive, purtroppo, anche meno della media europea, ossia il sette per cento in meno, la colpa è dovuta ai ritardi diagnostici dovuti anche all'organizzazione sanitaria a macchia di leopardo;
risulta necessario un cambio di rotta anche nel finanziamento dei progetti di ricerca dedicati al cancro, infatti oggi in Europa il 74 per cento dei fondi pubblici (in totale 3 miliardi di euro) è infatti dedicato allo sviluppo di nuovi farmaci, mentre non si sostengono adeguatamente altre aree di studio come la prevenzione, la diagnosi e la chirurgia dei tumori;
durante il congresso multidisciplinare della European Cancer Organization (Ecco) e della European Society for Medical Oncology (Esmo), svoltosi nelle scorse settimane a Berlino, è stato lanciato l'appello sul fatto che oggi non esiste una carenza di medicinali contro il cancro, ma piuttosto nel panorama della ricerca serve una ricerca sulla biologia del cancro o sul miglioramento degli interventi chirurgici;
sono queste cose che impatteranno maggiormente sull'evoluzione della malattia nei prossimi decenni, come il fatto fondamentale di concentrarsi sulla prevenzione;
bisogna affrontare questo argomento, perché abbiamo davanti un'importante questione culturale da risolvere -:
quali iniziative il Ministro interrogato intenda assumere per rafforzare le misure di prevenzione sanitaria fino ad ora messe in campo, per sensibilizzare e praticare una prevenzione più diffusa e per far sì che ci sia una maggiore ricerca e studio sulla biologia del cancro o sul miglioramento degli interventi chirurgici.
(5-01849)

Interrogazione a risposta in Commissione:

CODURELLI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
sono passati circa 6 mesi dalla comparsa del nuovo virus influenzale di tipo A(H1N1), precedentemente identificato come influenza suina, in Messico. Ad oggi, nessun Paese può dirsi immune dal contagio di questo virus, e nel nostro Paese si sono verificate già le prime vittime;
secondo gli esperti l'influenza da virus A/H1N1 si trasmette in maniera diretta attraverso le goccioline di saliva e le secrezioni respiratorie veicolate con tosse, starnuti, colloquio a distanza molto ravvicinata, ma anche indirettamente attraverso la dispersione delle goccioline e delle secrezioni su oggetti e superfici. Per questo alcune delle raccomandazioni più fortemente raccomandate sono quelle di evitare luoghi affollati e/o manifestazioni di massa e di lavarsi con frequenza le mani;
alcuni dei luoghi di maggiore affollamento e quindi ad alto rischio di contagio del virus, risultano essere i mezzi pubblici di trasporto, in particolare i treni dei pendolari, che quotidianamente trasportano milioni di persone, lavoratori e studenti in giro per le nostre città e le scuole;
da diversi anni i vari comitati dei pendolari denunciano, infatti, i pericoli derivanti dalla scarsa, per non dire assente, igiene sui treni, le frequenti inaccettabili condizioni d'affollamento, che costituiscono un ambiente ideale per la trasmissione di infezioni, la mancanza di ricambio dell'aria nei vagoni dovuto ai finestrini sigillati o aggravato dai perduranti guasti degli impianti di ventilazione, che vanno a peggiorare ulteriormente le già precarie condizioni igieniche -:
come intenda colmare questo gravoso ritardo sulla manutenzione e sull'igiene dei mezzi pubblici di trasporto e cosa intenda fare per la mancanza dei più elementari prodotti igienici nelle scuole, indispensabili per poter attenersi alle disposizioni fornite dalle autorità

competenti, a cominciare dal ministero interrogato.
(5-01846)

Interrogazioni a risposta scritta:

DE POLI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
recentemente a Padova si è assistito alla denuncia dei famigliari dei ragazzi down in riferimento agli accertamenti ai quali ogni anno si devono sottoporre i ragazzi per il riconoscimento della disabilità;
si tratta di ragazzi affetti da una disabilità irreversibile, anche se fino a non più di un decennio fa chi aveva questa sindrome era considerato irrecuperabile, anche da buona parte del mondo della scienza, mentre oggi si è consapevoli che la persona down può avere una qualità della vita del tutto simile al resto della società. Un bambino con disabilità irreversibile aiutato a crescere, amato, raggiunge un grado di intelligenza uguale al livello minimo delle persone considerate normali -:
se sia nelle intenzioni del Governo stabilire che l'Inps trovi nuove procedure per non obbligare ogni anno le famiglie e i ragazzi a continui esami per accertare la disabilità quando siamo in presenza di una patologia irreversibile;
quali strategie intenda mettere in atto affinché i disabili irreversibili nell'esperimento del mondo della scuola prima e del lavoro poi, siano facilitati;
come il Governo intenda affrontare il problema del «Dopo di noi» o «Con noi», il momento tragico del distacco dai genitori che diventano anziani e non autosufficienti, o che ancor peggio se ne vanno;
in che modo si intende creare una rete di sostegno, per far sì che queste persone riescano ad acquisire abilità che consentano un impiego, permettano loro di abitare da soli o in gruppo, consegnino le legittime aspettative di una vita il più possibile normale;
come il Governo intenda trovare procedure che aiutino le famiglie e quando pensi di approvare i Liveas per garantire alle persone con disabilità dei livelli di assistenza uniformi su tutta Italia.
(4-04367)

LIVIA TURCO e LENZI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
«Il Servizio Civile Nazionale è un bene del Paese». Con questo messaggio è stata lanciata la Campagna di mobilitazione promossa quest'anno dalla Conferenza nazionale enti servizio civile (CNESC), volta alla difesa e al rilancio di questa importante realtà;
quella del servizio civile è una situazione che ogni anno diventa sempre più difficile e grave e che mette la maggior parte dei giovani che ne fanno domanda nell'impossibilità di esercitare questo loro diritto;
se, negli ultimi anni enti e organizzazioni hanno creduto e credono in questo strumento di educazione alla cittadinanza, sul quale hanno fatto importanti investimenti, dall'altra le risorse previste dal bilancio statale hanno subito un drastico taglio di circa il 42 per cento: dai circa 300 milioni di euro previsti nella finanziaria 2008, che hanno permesso l'impiego di 35.000 volontari, si è passati ai 171 milioni di euro per il 2009 e la previsione di un numero molto inferiore di volontari da avviare, pari a circa 25 mila giovani;
le previsioni di spesa per i prossimi anni prevedono ulteriori, gravi decurtazioni;
a nulla sono valsi gli appelli che ormai da anni gli enti continuano a lanciare sulla necessità di stanziamenti pubblici complessivi di almeno 400 milioni l'anno per avere un sistema di servizio civile nazionale che ne faccia un'opportunità per i giovani, invece che un privilegio, oltre che una risorsa per le comunità locali;

la mancanza di giovani volontari renderà praticamente impossibile fare fronte alle crescenti domande legate ai bisogni sociali e socio-sanitari dei cittadini, con un gravissimo disagio che colpirà proprio i soggetti più deboli della nostra società -:
se non ritenga necessario rivedere le modalità per l'accesso al finanziamento dei progetti per il servizio civile e prevedere comunque un adeguato incremento delle risorse, affinché il Servizio civile possa tornare ad essere popolare e di reale impatto educativo e culturale per tutta la società civile, in quanto momento non solo di crescita e di formazione per tutti quei giovani che decidono di prendervi parte, ma anche di valorizzazione delle attività realizzate da tutte quelle realtà che scelgono di avvalersi dell'ausilio dei volontari, contribuendo così allo sviluppo del Paese.
(4-04368)

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PARI OPPORTUNITÀ

Interrogazione a risposta scritta:

EVANGELISTI. - Al Ministro per le pari opportunità. - Per sapere - premesso che:
l'intolleranza e la violenza omofobica e transfobica sembra non arrestarsi in Italia: l'8 settembre 2009 su un muro di via Cavour a Roma campeggiava un grosso manifesto con su scritto «I have a dream. Fr... al Colosseo con i leoni»; nella stessa città il 18 maggio 2009 accanto all'ingresso di un locale gay è comparsa la scritta «Fr... malati»; a Pisa il 5 agosto 2009 dinanzi alla sede di una impresa di servizi per la comunità omosessuale è stato scritto: «Gay.it morirete oggi», «I vostri uffici bruceranno», «Abbasso i gay» «Morirete fr...» «Gay Muftì»;
a Roma il primo settembre 2009 ignoti lanciano, poco prima della mezzanotte, due grossi petardi in via San Giovanni in Laterano, nella cosidetta «Gay street», scatenando il panico tra le moltissime persone presenti in quel momento; il 26 agosto 2009 sempre a Roma all'interno di una discoteca che ospita serate gay, ignoti hanno infranto i vetri dell'entrata e gettato del liquido infiammabile all'interno, tentando di dare fuoco allo stabile; il 21 maggio 2009 a Milano sono state lanciate tre pietre contro un bar frequentato da omosessuali, che hanno infranto un vetro colpendo, fortunatamente solo di striscio, uno dei clienti che in quel momento si trovava all'interno del locale;
il 4 luglio 2009 a Pavia un ragazzino di 13 anni delle scuole medie è stato preso di mira dai suoi compagni di scuola perché «sembrava» omosessuale e lo hanno aggredito fuori dalla scuola; il 22 maggio 2009 a Mestre vengono individuati gli aguzzini che hanno insultato e umiliato per due anni un ragazzo. Oltre alle offese e alle parolacce, gli davano del gay all'unico scopo di prendersi gioco di lui, troppo debole e spaventato per ribellarsi. E come se non bastasse, lo riprendevano mentre lo spingevano in un angolo e gli tiravano addosso qualsiasi cosa. Poi i video sono arrivati su un noto social network dove i bulli avevano creato un profilo apposito dove convogliare tutti i cimeli digitali delle loro riprovevoli azioni, con tanto di dati personali della vittima. Alla fine il ragazzo non ce l'ha fatta più ed ha raccontato tutto ai genitori che hanno denunciato tutto alla polizia. Il tutto si è verificato in una scuola del centro di Mestre in cui la vittima frequentava, ai tempi delle angherie, la quinta superiore. Gli autori delle persecuzioni erano dei compagni di classe e il tutto si svolgeva all'interno dell'istituto. Tutti sapevano ed erano in molti a pensare che fosse divertente;
i pochi episodi elencati rappresentano solo alcuni degli ultimi fatti accaduti in ordine di tempo e sono solo la punta dell'iceberg, perché ancora oggi le persone omosessuali e transessuali troppo spesso non denunciano le violenze e le discriminazione di cui sono vittime per paura o perché costrette all'invisibilità;

come rilevato dall'Agenzia per i diritti fondamentali dell'Unione europea (FRA) nel suo report pubblicato il 31 marzo 2009, in Italia mancano del tutto dati e statistiche relativi alla discriminazione e alla violenza omofobica e transfobica perché non rilevate dalle istituzioni;
in Italia sono fortemente radicate le manifestazioni di intolleranza, dileggio, disprezzo, discriminazione o colpevolizzazione fondata sull'orientamento sessuale o sull'identità di genere nei confronti delle persone omosessuali e di quelle transessuali;
l'omofobia, definita come il timore, l'avversione o l'odio irrazionali nei confronti delle persone gay/lesbiche (omofobia esterna), nonché il sentimento di disprezzo o inferiorità che alcune persone gay/lesbiche provano nei confronti di se stesse (omofobia interiorizzata), non ha alcuna giustificazione, fondamento e ragion d'essere;
la transfobia, a sua volta priva di giustificazione, esprime l'avversione, prodotta da pregiudizi, nei confronti di persone transessuali o transgender;
omofobia e transfobia costituiscono la premessa e il substrato di tutte le azioni anche violente nei confronti delle persone lesbiche, gay e transessuali;
il bullismo omofobico, in particolare, è la forma meno accettabile di abuso e intimidazione nei confronti di ragazzi e ragazze omosessuali e transessuali in età scolare, considerato il particolare impatto traumatico che tali atti possono avere nella fase evolutiva di giovani e adolescenti e perché molti degli abusi e delle intimidazioni che subiscono i ragazzi omosessuali vengono trascurati, mentre se fosse un altro gruppo di persone a subire lo stesso tipo di trattamento semplicemente non sarebbe tollerato. Secondo una ricerca, il 40 per cento degli adulti omosessuali vittime di episodi di persecuzioni negli anni dell'adolescenza a scuola ha tentato il suicidio almeno una volta nella sua vita e ha più volte pensato di farsi del male;
in Italia mancano iniziative da parte delle istituzioni che compiano azioni di sensibilizzazione sociale, di integrazione ed educazione, di formazione nelle scuole e di sviluppo di una cultura che rifiuta e previene l'omofobia e la transfobia;
l'ordinamento italiano, inoltre, da sempre è restio a garantire qualsiasi forma di prevenzione e protezione contro atti o comportamenti dettati dall'omofobia e dalla transfobia, nonostante le numerose raccomandazioni che in tal senso giungono dalle istituzioni europee. Il Parlamento europeo, per esempio, ha approvato il 18 gennaio 2006, a grande maggioranza e con voto favorevole di gran parte dei membri del partito popolare, una risoluzione sull'omofobia in Europa che paragona l'omofobia e la transfobia al razzismo, al sessismo e all'antisemitismo -:
quali iniziative urgenti intenda assumere il Governo in ambito culturale, sociale, scolastico e della comunicazione che siano idonei, a porre fine al perpetuarsi di pratiche e di atteggiamenti discriminatori o intolleranti e per arginare e prevenire in maniera duratura ogni manifestazione di intolleranza, dileggio, disprezzo, discriminazione o colpevolizzazione fondata sull'orientamento sessuale o sull'identità di genere.
(4-04378)

TESTO AGGIORNATO AL 24 MARZO 2011

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POLITICHE AGRICOLE, ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

XIII Commissione:

RUVOLO e DELFINO. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
il settore lattiero caseario versa ormai da tempo in una grave crisi congiunturale;

quello del latte, infatti, è un settore che risente fortemente delle tensioni che oggi caratterizzano il mondo agricolo, in particolare per quanto concerne il prezzo;
il decreto-legge 10 febbraio 2009, n. 5, recante misure urgenti a sostegno dei settori industriali in crisi, convertito dalla legge 9 aprile 2009, n. 33, ha introdotto le misure in materia di produzione lattiera e rateizzazione del debito nel settore lattiero caseario, ma non ha offerto soluzioni al malessere di quegli allevatori che hanno portato avanti la loro attività rispettando le regole, sancite dalla legge n. 119 del 2003 affrontando gravi sacrifici produttivi ed economici;
al contrario, la norma ha privilegiato tutti coloro che hanno commercializzato latte in eccesso al di fuori della citata legge n. 119 del 2003;
in questi giorni il Tar, ha accolto diversi ricorsi dei titolari di multe dovute al mancato rispetto delle quote latte, sospendendo l'intimazione che Agea, l'Agenzia per le erogazioni in agricoltura, aveva trasmesso ai produttori debitori per sollecitarli a saldare quanto dovuto allo Stato;
risulta evidente che è stata avviata una nuova stagione di rinvii dei pagamenti delle multe e di messa in discussione delle norme previste dal decreto-legge n. 5 del 2009;
secondo il decreto-legge citato lo Stato ha assegnato gratis tonnellate di quote supplementari, per la maggior parte proprio a coloro che non hanno mai rispettato le quote;
di contro questi avrebbero dovuto provvedere, nei termini e con le modalità previsti dalla norma, al pagamento delle multe pregresse con rateizzazioni che arrivavano fino a trenta anni;
l'Agea centro quarantacinque giorni dalla data di entrata in vigore della legge ha avviato la procedura per il pagamento richiedendone l'accettazione agli allevatori debitori, ma proprio su questo punto molti produttori multati hanno fatto ricorso al Tar, facendo così slittare per mesi questa fase arrecando danni all'intero sistema lattiero-caseario;
si ricorda la formale ed impegnativa dichiarazione del Governo e del Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali circa il carattere «tombale» della disposizione del decreto-legge n. 5 del 2009 che avrebbe evitato qualsiasi ulteriore contenziose, pena la decadenza dai benefici per i produttori che avessero contestato la procedura di regolarizzazione -:
quale sia la stima di coloro che dall'entrata in vigore della legge hanno fatto ricorso al Tar e quali misure ritenga opportuno prendere al fine di garantire la puntuale applicazione del decreto-legge n. 5 del 2009 con riferimento alla rateizzazione in materia di debiti relativi alle quote latte.
(5-01854)

OLIVERIO, ZUCCHI, BRANDOLINI, MARCO CARRA, FIORIO, DAL MORO, AGOSTINI, CENNI, CUOMO, LUSETTI, MARROCU, MARIO PEPE (PD), SANI, SERVODIO, TRAPPOLINO. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
il decreto legislativo n. 102 del 2004, con gli articoli 5, 6, 7 e 8, disciplina gli interventi compensativi in agricoltura dei danni nelle aree e per i rischi non assicurabili al mercato agevolato;
il decreto legislativo 18 aprile 2008, n. 82, ha adeguato la normativa del Fondo di solidarietà nazionale, di cui al decreto legislativo n. 102 del 2004, per la conformità agli orientamenti comunitari per gli aiuti di Stato nel settore agricolo e forestale 2007-2013 (2006/C 319/01) e al regolamento (CE) 1857/2006, della Commissione, del 15 dicembre 2006;
gli interventi del Fondo di solidarietà nazionale nelle aree agricole colpite da calamità naturali ed avversità atmosferiche sono disposti con decreto del Ministro

delle politiche agricole, alimentari e forestali, a seguito delle proposte che vengono formulate dalle regioni e dopo la delimitazione delle aree colpite effettuate dagli uffici tecnici regionali;
nel 2007 le eccessive anomalie climatiche verificatesi hanno colpito gravemente i sistemi agricoli di molte regioni italiane determinando un allarmante crisi dei comparti produttivi con ricadute sui sistemi economici locali;
le condizioni climatiche avverse si sono verificate anche nel corso dell'anno 2008 con ingenti danni all'agricoltura nazionale tanto da indurre il Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali ad adottare 36 decreti ministeriali per fronteggiare le conseguenze provocate dal verificarsi di calamità naturali e di eventi calamitosi eccezionali;
nel 2009, secondo i dati dell'Osservatorio agroclimatico dell'Ucea, in Italia è raddoppiata in media la pioggia caduta (valori quasi triplicati nel mezzogiorno) con gravi ripercussioni sulle campagne ed ingenti danni alle coltivazioni e all'economia rurale; la situazione è infine precipitata nelle ultime settimane a causa di fenomeni temporaleschi particolarmente violenti che hanno messo in ginocchio le produzioni ed i raccolti agricole di intere regioni;
pur essendo la situazione degli agricoltori ormai al collasso, il Governo tarda a trasferire le risorse del Fondo di solidarietà nazionale - sia pure essi insufficienti a coprire le reali necessità - cagionando gravissimi disagi alle aziende ed alle moltissime famiglie, che traggono da questa attività l'unica fonte di sostentamento con ricadute sull'intera economia regionale;
nonostante le numerose sollecitazioni fatte a vari livelli, e più volte segnalate con ripetute interrogazioni parlamentari, ad oggi non risultano ancora trasferiti i relativi fondi degli anni 2007 e 2008 nei bilanci regionali, limitandosi il Governo a rilevare l'esiguità delle risorse presenti sul capitolo di bilancio del Fondo di solidarietà nazionale, senza tuttavia prevederne di nuove;
il 1o luglio 2009 il Ministro per i rapporti con il Parlamento ha affermato che per il 2007 è stata ripartita una somma pari a 50 milioni di euro, mentre per il 2008 è stata ripartita una somma pari a soli 16 milioni di euro, ben al di sotto delle effettive necessità certificate dalla Conferenza Stato regioni che aveva ripartito una somma tre volte superiore;
in realtà l'impegno assunto con gli agricoltori e con le loro rappresentanze non risulta mantenuto poiché i pagamenti relativi alle annualità 2007 e 2008 non sono stati erogati;
in particolare, i ritardati pagamenti per il 2008 espongono i Consorzi di difesa con il sistema Bancario, ponendo loro notevoli difficoltà a reperire i finanziamenti per far fronte al pagamento dei premi assicurativi per la campagna 2009;
risulta, inoltre, che il pertinente capitolo di spesa del Mipaf (cap. 7439) per la campagna 2008 è stato finanziato con 220 milioni di euro;
con decreto 15 aprile 2008 sono stati destinati 130 milioni di euro alla copertura dei saldi contributivi del 2007 e anni precedenti. Sono rimasti disponibili 90 milioni di euro per i contributi sulla spesa assicurativa del 2008, diventati 58 milioni di euro perché il Ministero dell'economia e delle finanze, ha richiesto il disaccantonamento di bilancio di circa 32 milioni di euro, di cui al comma 507, articolo 1, della legge n. 296 del 2006. Con il decreto-legge 3 novembre 2008 n. 171, convertito dalla legge n. 205 del 2008, è stato incrementato il fondo di solidarietà nazionale-incentivi assicurativi, per l'anno 2008, della somma di 66 milioni di euro (59+66 = 124 milioni di euro);
alla data odierna non è stato ancora pubblicato il decreto che fissa la percentuale del contributo (fino all'80 per cento), e non sono stati erogati ai Consorzi i 66 milioni di euro stanziati;

il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali ha pubblicato il decreto n. 0006181 il 10 marzo 2009, riguardante i prezzi massimi dei prodotti assicurabili. Considerato che per il 2009 deve intendersi prorogato il Piano Assicurativo del 2008, approvato con decreto 28 dicembre 2007 n. 0017968, pertanto gli eventi e le colture assicurabili non hanno diritto agli interventi compensativi della Regione competente -:
se il Ministro non ritenga urgente intervenire tempestivamente, affinché sia assicurato in tempi certi il necessario e promesso sostegno alle attività di tali produttori e dei loro consorzi con la corresponsione dei relativi fondi già destinati riferiti alle annualità 2007 e 2008, che contribuiranno a superare le emergenze ed a favorire la crescita economica, concentrata principalmente sul settore agricolo, delle zone interessate.
(5-01855)

BECCALOSSI e CATANOSO. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - che:
l'articolo 89 del Regolamento del Consiglio (CE) nr. 43/2009 ha imposto l'istituzione di un fermo stagionale/zona di divieto per la pesca del pesce spada nel Mar Mediterraneo dal 1o ottobre al 30 novembre 2009;
a questo fermo si aggiungerà il fermo stagionale in Sicilia nella zona di divieto corrispondente alle acque territoriali nazionali di competenza regionale e fino ad un limite di 12 miglia dalla costa;
come nel corso dell'anno 2008, anche quest'anno l'Unione Europea interviene nel settore per vietare la pesca del pesce spada e stavolta per due mesi e non per un mese come nel 2008;
sullo stesso argomento gli odierni interroganti avevano presentato omologa iniziativa a cui il Ministro aveva risposto che avrebbe seguito «con particolare attenzione la questione, riservandosi la possibilità di valutare l'adozione di eventuali provvedimenti al termine del periodo di fermo, qualora dovessero venir accertati effettivi danni alle imprese, attraverso strumenti compatibili con la vigente normativa comunitaria in materia di aiuti di Stato oppure attivati in base al Regolamento CE n. 1198/2006 relativo al Fondo Europeo Pesca»;
a giudizio degli interroganti, immutato rispetto agli anni passati, la tutela della crescita del pesce spada si sarebbe potuta meglio realizzare vietando l'utilizzo di attrezzi da pesca di piccole dimensioni, i veri responsabili della cattura dei giovani esemplari di pescato ma le autorità europee non sembrano disposte ad accogliere nemmeno ragionevoli proposte di compromesso;
il Governo, a giudizio degli odierni interroganti, dovrebbe intervenire efficacemente in sede europea per promuovere la modifica di tale Regolamento nel senso non di vietare la pesca per un periodo relativamente breve, bensì di vietare l'utilizzo di particolari tipi di attrezzi da pesca;
la normativa nazionale non ha previsto e non prevede una particolare forma di risarcimento nei confronti della nostra marineria a differenza di quanto sta già avvenendo nei confronti di quella spagnola;
il Governo iberico, infatti, in conseguenza del fermo stagionale di cui sopra ha previsto un risarcimento a titolo di indennizzo nei confronti della propria marineria -:
quali iniziative normative intenda adottare il ministro interrogato per venire incontro alle legittime esigenze e richieste della marineria italiana esposte in premessa.
(5-01856)

Interrogazione a risposta in Commissione:

CONTENTO e CARLUCCI. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
molte imprese agricole del Friuli Venezia Giulia hanno segnalato il grave ritardo con cui l'AGEA procede alla liquidazione dei contributi previsti dalle agevolazioni comunitarie nazionali;
alcune di esse, tra l'altro, attendono da lungo tempo l'erogazione nonostante sulle pratiche, ormai vecchie, sia intervenuto il positivo «collaudo» ad opera dei funzionari incaricati;
parrebbe, anzi, che in alcuni casi il procedimento conseguente alla domanda di aiuto abbia dato origine a nuove istruttorie col risultato di aggiungere ritardo a ritardo;
ciò risulterebbe avvenuto, ad esempio, nel caso delle pratiche relative al regolamento CEE 2080/92 (rimboschimenti superfici agricole), dopo che i relativi controlli, effettuati nel periodo di manutenzione (per i primi 5 anni), erano stati effettuati positivamente dal corpo forestale oltre che dai funzionari incaricati;
tra l'altro, eventuali discordanze nelle pratiche, relative alla superficie misurate, potrebbero essere imputabili alle differenti modalità di misurazione, oggi effettuate attraverso sistemi elettronici, ieri con verifiche manuali -:
quali ragioni siano alla base dei ritardi descritti e quante siano le pratiche non ancora evase dall'AGEA divise per regime di aiuto;
quale sia il tempo medio di giacenza della pratica e dopo quanto tempo risulti erogato il contributo all'impresa;
quali iniziative intenda adottare per ovviare agli inconvenienti denunciati.
(5-01848)

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PUBBLICA AMMINISTRAZIONE E INNOVAZIONE

Interrogazione a risposta scritta:

BONAVITACOLA. - Al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione. - Per sapere - premesso che:
il signor Carmine Alfano, dipendente del comune di Valva (Salerno), con lettera spedita al Ministro interrogato, in data 11 marzo 2009 denunciava la propria condizione lavorativa di estremo disagio e, tra l'altro, di essere non per sua responsabilità «... il più originale ed ineguagliabile fannullone della pubblica amministrazione italiana ...», avendo da oltre cinque anni come unico compito quello di aprire e chiudere i locali comunali seminterrati adibiti impropriamente a biblioteca, benché bui, privi di adeguato impianto di riscaldamento, con servizi igienici inadeguati e senza aperture finestrate e impianto di aspirazione meccanica;
in data 17 marzo 2009 il dottor Rodolfo Ridolfi, consigliere politico del Ministro interrogato, comunicava al signor Carmine Alfano di aver trasmesso la sopra citata lettera all'Ispettorato della funzione pubblica «... per le valutazioni e le eventuali iniziative del caso»;
in precedenza lo stesso Ispettorato avrebbe chiesto al segretario dell'Amministrazione comunale di Valva di procedere alla verifica del percorso professionale e della situazione lavorativa di ben sette dipendenti tra cui il signor Alfano, comunicandone le risultanze al Ministero;
l'Ispettorato del Ministero avrebbe rappresentato la necessità di accertare se il comune di Valva abbia istituito il prescritto comitato paritetico sul fenomeno del mobbing e se vi siano stati di conseguenza l'istituzione di sportelli di ascolto e della figura del consigliere di fiducia, la definizione di specifici codici di condotta, l'individuazione delle possibili cause del fenomeno e, infine, la formulazione di proposte di azioni positive;

sempre nel febbraio 2008 l'Ispettorato avrebbe chiesto di conoscere se vi fossero pendenti ricorsi giurisdizionali in materia, nonché lo stato e grado dei medesimi e copia di provvedimenti eventualmente passati in giudicato;
dell'incredibile situazione del signor Carmine Alfano fu interessata anche la prefettura di Salerno, che in data 12 febbraio 2007 con nota di protocollo n. 34018/2006/Gab. comunicò all'interessato che il comune aveva formalmente espresso la volontà «... di ubicare l'ufficio presso altra struttura» -:
se quanto sopra rappresentato trovi riscontro negli atti ministeriali, quale esito abbia avuto l'attività ispettiva di cui in premessa e quali ulteriori iniziative intenda adottare il Ministro interrogato con riguardo a quella che, ad avviso dell'interrogante, è una scandalosa vicenda che vede vittima il dipendente signor Carmine Alfano, con implicazioni di ordine civile, amministrativo e di rispetto del fondamentale diritto alla salute sul luogo di lavoro, peraltro pubblico.
(4-04382)

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SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazioni a risposta immediata:

DI PIETRO, DONADI e EVANGELISTI. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
risulta dai quotidiani del 26 settembre 2009 che il Ministro interrogato abbia convocato, interpretando a giudizio degli interroganti capziosamente e in modo distorto le clausole del contratto di servizio che lega l'amministrazione dello Stato al concessionario Rai, gli esponenti aziendali per discutere della trasmissione Annozero, andata in onda il 24 settembre 2009, la quale ha raccolto uno share televisivo ben superiore a quello del Presidente del Consiglio dei ministri del 15 settembre 2009 su Porta a Porta;
la convocazione d'autorità dei vertici Rai da parte del Ministro interrogato configura, di fatto, per gli interroganti, un abuso di potere ai danni della Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi, a cui spetta per legge il controllo e le cui competenze sono state ribadite di recente nella sentenza della Corte costituzionale n. 69 del 2009;
in questo periodo di devastante crisi economica il Ministro interrogato e l'intero Governo dovrebbero concentrare i propri impegni nell'affrontare i gravi problemi che attanagliano il Paese -:
a quale titolo il Ministro interrogato abbia convocato gli esponenti di vertice della Rai e se non intenda comunque astenersi da quello che appare agli interroganti come un vero e proprio abuso di potere nei confronti delle istituzioni e dell'intero sistema, che dovrebbe garantire il pluralismo e la libertà di informazione.
(3-00681)

GENTILONI SILVERI, SERENI, BRESSA, QUARTIANI, GIACHETTI, ENZO CARRA, CUPERLO, MELANDRI, GIORGIO MERLO, PELUFFO, META, BOFFA, BONAVITACOLA, CARDINALE, FIANO, GINEFRA, LARATTA, LOVELLI, PIERDOMENICO MARTINO, TULLO e VELO. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
il valore della libertà di informazione, sancito dall'articolo 21 della nostra Carta costituzionale, rappresenta il presupposto incomprimibile per il pieno esercizio delle prerogative democratiche in una società moderna e pluralista;
nel nostro Paese si sta concretizzando un clima in cui si registrano pressioni, condizionamenti, intimidazioni, nei confronti di organi di stampa, di professionisti e di trasmissioni tv, che rischia di pregiudicare il sereno confronto politico-culturale e la libera espressione del pensiero, al punto di compromettere la credibilità internazionale del nostro Paese e del nostro sistema politico-istituzionale;

la scorsa settimana un giornale di famiglia del Presidente del Consiglio dei ministri ha lanciato una campagna di boicottaggio del canone Rai, configurando un evidente caso di conflitto di interessi;
in questo quadro si inserisce l'improvvida e inedita iniziativa di aprire un'istruttoria nei confronti di una singola trasmissione televisiva della Rai;
tale atto appare agli interroganti del tutto illegittimo alla luce della vigente legislazione e del contratto di servizio, dai quali da un lato si evince che compiti prioritari della concessionaria siano la libertà, la completezza, l'obiettività e il pluralismo dell'informazione, considerate nell'interezza della sua programmazione, dall'altro si riconosce alla Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi la competenza in materia di indirizzo e controllo del pluralismo, mentre all'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni spetta il potere di irrogare sanzioni sui singoli programmi e di far rispettare il contratto di servizio;
la facoltà del Governo di acquisire direttamente informazioni ed elementi relativi al rispetto delle disposizioni del contratto di servizio, vengono riconosciuti «fatto salvo quanto previsto dalle vigenti disposizioni», ovvero le competenze degli organismi sopra ricordati: e per questo nessun Governo è mai intervenuto su singole trasmissioni del servizio pubblico -:
quali urgenti iniziative si intenda assumere al fine di far rientrare l'azione del Governo nel pieno rispetto della legislazione vigente e delle prerogative delle altre istituzioni, a tal fine disponendo la cessazione dell'iniziativa indicata in premessa, e più complessivamente per favorire il ripristino di un corretto rapporto tra sistema istituzionale e politico e mondo dell'informazione.
(3-00682)

MELCHIORRE, RICARDO ANTONIO MERLO e TANONI. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
le recenti notizie di cronaca in merito alle indagini relative ad affondamenti di navi con presumibile carico di sostanze pericolose, tra cui rifiuti radioattivi, ripropongono all'attenzione pubblica inquietanti interrogativi in merito alla corretta gestione, al trattamento, allo stoccaggio e allo smaltimento dei rifiuti nucleari, in riferimento sia ai rifiuti radioattivi quotidianamente prodotti dalla normale attività ospedaliera, sia, soprattutto, per quelli già prodottisi nella stagione nucleare del nostro Paese, chiusa con il referendum del 1987 all'indomani del tragico incidente di Chernobyl;
non esistendo, ad oggi, un unico deposito delle scorie nucleari che possa assicurare uno smaltimento in sicurezza e definitivo di tali rifiuti, essi sono per lo più stoccati nei luoghi ove essi sono stati prodotti, come le ex centrali nucleari fino a ieri in via di dismissione, nei siti Enea o negli impianti per il riprocessamento delle scorie, come Sellafield in Inghilterra o Le Hague in Francia. Si tratta di soluzioni temporanee che, proprio in virtù di tale provvisorietà, non garantiscono nel lungo periodo alti standard di sicurezza e che, come nel caso delle scorie riprocessate all'estero, dovranno comunque far ritorno nel nostro Paese. È, altresì, evidente che alla vigilia di un imminente ritorno al nucleare, nel quadro della nuova strategia di politica energetica nazionale, la popolazione italiana si interroghi su quali saranno le garanzie per lo stoccaggio e lo smaltimento dei rifiuti generati dalle nuove centrali, in considerazione della sinora insufficiente gestione delle scorie radioattive prodotte dalle ex centrali nucleari -:
se il Ministro interrogato intenda spiegare perché, a fronte di un vivace dibattito internazionale sulla sorte dei rifiuti e delle scorie nucleari, ad oggi non sia stata fornita all'opinione pubblica alcuna informazione, al di là di una generica

previsione contenuta nell'articolo 25 della legge n. 99 del 2009, relativa alla definizione della «disciplina dei sistemi per il deposito definitivo dei materiali e rifiuti radioattivi», non fornendo l'indicazione sulle tecnologie che saranno utilizzate, sull'individuazione di uno o più siti sul territorio nazionale, sull'entità e la pericolosità delle scorie che le costituende centrali nucleari produrranno, sulle cifre riguardanti quantità e categorie di rifiuti nucleari oggi presenti sul territorio e su quelli che dovranno tornare dall'estero al termine delle operazioni di riprocessamento e sul costo finale che dovrà sostenere il cittadino a fronte di tali sistemi di smaltimento.
(3-00683)

Interrogazione a risposta orale:

TIDEI. - Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
l'interrogante, con un atto di sindacato ispettivo presentato il 15 gennaio 2009, aveva già tempestivamente richiamato l'attenzione dei Ministri interrogati sulle gravi conseguenze che si sarebbero determinate con il previsto prossimo completamento della conversione a carbone della centrale elettrica di TVN di Civitavecchia e sulla conseguente necessità di promuovere adeguate iniziative, in grado di assorbire e di smaltire il peso dei nuovi disoccupati, attraverso soprattutto il coinvolgimento dell'Enel in progetti di ristrutturazione dei servizi cittadini;
purtroppo, sono trascorsi ben otto mesi senza che l'interrogante abbia ricevuto una risposta alla interrogazione di cui sopra e senza che i Ministri interrogati, nella loro autonomia, abbiano ritenuto di dover agire sull'Enel, sollecitandone un adeguato impegno in favore delle esigenze prioritarie dei comuni di Civitavecchia e del suo comprensorio, in grado di assorbire la nuova disoccupazione provocata dalla progressiva dismissione del Cantiere di TV Nord;
nel frattempo la condizione complessiva del lavoro a Civitavecchia è andata peggiorando da una parte, per la diminuita attività del porto, causata dagli effetti della crisi mondiale e dall'altra, dalla avvenuta chiusura della locale fabbrica Italcementi con i 26 lavoratori occupanti la cementeria;
l'Enel dal 1949, con la sua presenza dominante in Civitavecchia, ha condizionato ogni altro progetto di articolazione della produzione industriale, imponendo di fatto una monocoltura che se, da una parte, ha assicurato il lavoro alle proprie maestranze, dall'altra, ha, tuttavia, inciso negativamente sulla salute degli abitanti per le emissioni inquinanti ed ha provocato la rovina di un bellissimo contesto ambientale;
ad avviso dell'interrogante l'ulteriore silenzio del Governo e l'inerzia dell'Enel, di fronte alla gravità della situazione descritta, non potrà che essere interpretato e giudicato come grave disimpegno politico istituzionale -:
quali urgenti iniziative i Ministri interrogati intendano assumere affinché siano attuati investimenti finalizzati alla realizzazione di progetti concordati da Enel con i comuni interessati, in grado di dare lavoro ai licenziati dal cantiere di TV Nord e alle imprese locali.
(3-00686)

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Apposizione di firme ad una interpellanza.

L'interpellanza urgente Fontanelli e altri n. 2-00482, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 23 settembre 2009, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati Velo e Rubinato.

Apposizione di una firma ad una interrogazione.

L'interrogazione a risposta scritta Realacci n. 4-04063, pubblicata nell'allegato B

ai resoconti della seduta del 14 settembre 2009, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Cenni.

Pubblicazione di un testo riformulato.

Si pubblica il testo riformulato della interrogazione a risposta orale Samperi n. 3-00678, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 222 del 29 settembre 2009.

SAMPERI, BURTONE, BRATTI e MARIANI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
la situazione della gestione dei rifiuti in Sicilia è diventata una emergenza infinita. Non solo a Palermo, ma anche a Messina, a Villafranca, a San Cataldo, a Catania, ad Agrigento le città sono invase da cumuli di rifiuti mentre centinaia di roghi di immondizia ammorbano l'aria;
la gestione dei rifiuti in Sicilia, salvo alcuni ambiti territoriali ottimali (ATO) d'eccellenza, denota, ad avviso degli interroganti, l'inefficienza e l'irresponsabilità di una classe politico-amministrativa che ha provocato una preoccupante situazione debitoria e non ha consentito un'infrastrutturazione adeguata;
recentemente inoltre è stata scoperta dalla Guardia di Finanza di Caltagirone una discarica abusiva in territorio di Ramacca;
la zona è confinante con il torrente Gornalunga da cui gli agricoltori attingono l'acqua per l'irrigazione dei prodotti ortofrutticoli;
spesso durante gli anni scorsi sono state sequestrate altre discariche abusive o autorizzate nello stesso territorio senza che poi si sia provveduto alla bonifica dei luoghi;
anche le discariche comunali dismesse, site nelle contrade Ventrelli e Acquamenta, aggravano la situazione ambientale, già di per sé pregiudicata per la quantità di rifiuti ivi abusivamente smaltiti nel corso degli anni in assenza di adeguata protezione e controllo;
le periferie sono invase da rifiuti di ogni genere, da materiali inerti e sostanze inquinanti e pericolose, quali gomme e batterie d'auto usate, lastre di eternit, elettrodomestici, animali morti, carcasse di automobili, materiale di risulta;
i cittadini, allarmati per i rischi di carattere sanitario e ambientale, hanno più volte presentato petizioni chiedendo alle Autorità competenti di attivarsi per arginare il fenomeno, ma non è stato effettuato alcun intervento;
ancora oggi manca l'esistenza e l'attuazione di un piano di recupero della zona che ponga rimedio a danni che altrimenti diventeranno irreversibili per la salute dei cittadini per l'ambiente e per le attività economiche -:
quali iniziative il Governo intenda adottare, nell'esercizio delle proprie competenze, per addivenire ad una rapida soluzione della situazione descritta in premessa e, in particolare, se non ritenga che sussistano le condizioni per promuovere il commissariamento della regione Sicilia in relazione all'emergenza rifiuti;
ove si acceda a tale ultima ipotesi, se il Governo non ritenga opportuno nominare quale commissario una personalità esterna per evitare che chi abbia rivestito ruoli istituzionali e contribuito, direttamente o indirettamente, a determinare questa drammatica situazione possa utilizzare allo stesso modo i poteri di commissario straordinario.(3-00678)

Ritiro di un documento del sindacato ispettivo.

Il seguente documento è stato ritirato dal presentatore: interrogazione a risposta orale Galletti n. 3-00673 del 23 settembre 2009.

Trasformazione di documenti del sindacato ispettivo.

I seguenti documenti sono stati così trasformati su richiesta dei presentatori:
interrogazione a risposta scritta Zamparutti e altri n. 4-03572 del 13 luglio 2009 in interrogazione a risposta in commissione n. 5-01851.
interrogazione a risposta scritta Zamparutti e altri n. 4-03732 del 24 luglio 2009 in interrogazione a risposta in commissione n. 5-01852.
interrogazione a risposta scritta Zamparutti e altri n. 4-04174 del 16 settembre 2009 in interrogazione a risposta in commissione n. 5-01853.