XVI LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di mercoledì 23 settembre 2009

TESTO AGGIORNATO ALL'11 GENNAIO 2010

ATTI DI INDIRIZZO

Mozione:

La Camera,
premesso che:
secondo quanto emerge dal sesto rapporto sulle carceri, presentato il 30 giugno 2009 dall'associazione Antigone che opera per la difesa dei diritti negli istituti di pena in Italia, i detenuti hanno raggiunto una quota superiore a 63.000, ben 20 mila in più rispetto alla capienza regolamentare e oltre anche la cosiddetta capienza tollerabile, l'indice che individua il limite massimo per la stessa amministrazione penitenziaria;
il 52,2 per cento delle persone oggi detenute nel nostro Paese - sottolinea il rapporto - è sottoposto a custodia cautelare: si tratta di una delle percentuali più alte d'Europa che fotografa «un'anomalia tutta italiana»;
una situazione questa che definire «allarmante» è quasi riduttivo: sono 11 infatti le regioni italiane «fuori legge» per sovraffollamento;
nel febbraio 2009, il Ministro Alfano aveva trionfalmente annunciato il varo di un piano carceri e la nomina di un commissario con poteri speciali che avrebbe dovuto risolvere l'emergenza del sovraffollamento;
ad oggi, nessun effetto del piano carceri si è prodotto o armeno è stato portato a conoscenza del Parlamento;
se il trend dovesse continuare, a fine anno la popolazione carceraria raggiungerebbe quota 70 mila detenuti, fino ad arrivare nel giugno 2012 a 100 mila unità, a fronte di un calo di 5.500 agenti già da otto anni, stando alla denuncia delle organizzazioni sindacali della polizia carceraria;
nello specifico, l'organico degli agenti di custodia, fissato l'ultima volta proprio nel 2001, prevedeva un numero di 42.268, a fronte di 55.000 detenuti. Oggi i carcerati, come sopra anticipato, sono diventati più di 63.000 e gli agenti in servizio sono 40.000, ma diventano 38.000 se si considerano i duemila in malattia o in aspettativa per motivi di salute o in via di pensionamento;
con questi numeri, ovviamente pesano le unità, le centinaia, le migliaia di agenti sottratti ai loro compiti principali per essere dirottati su mansioni amministrative o di servizio agli uffici;
in una circolare del 6 luglio 2009, avente per oggetto la «tutela della salute e della vita delle persone detenute», il Dipartimento per l'amministrazione penitenziaria (Dap) ha fortemente raccomandato ai provveditori regionali di offrire ai reclusi più colloqui e maggiori occasioni di intrattenimento, di aumentare le ore d'aria, di tenere aperte le porte delle celle e di non far mancare l'acqua;
di carcere si può anche morire: un terzo dei decessi che si verificano dietro le sbarre sono dovuti a suicidio, come rivelano i dati raccolti dal centro di ricerca «Ristretti orizzonti» del carcere di Padova;
come se non bastasse, da circa un anno i detenuti sono in sostanza privi di assistenza psicologica: le 384 persone che lavorano su tutte le 205 carceri italiane sono in grado di offrire soltanto tre ore di trattamento annuo, compreso il tempo per la lettura dei fascicoli e le riunioni;
infine, e questo costituisce il dato più inquietante, nei sedici asili nido funzionanti negli istituti penitenziari stanno crescendo 70 bambini sotto i tre anni di età, figli di detenute, mentre circa una trentina di donne sta trascorrendo i tmesi di gravidanza in cella: una situazione che, come ha dimostrato uno studio condotto nel 2008 nel nido del carcere di Rebibbia, può avere gravi conseguenze sul nascituro;

ciò esprime la contraddizione di una politica forte con i deboli e debole con i forti che introduce nuovi reati e immette nel circuito giudiziario e carcerario un gran numero di nuovi detenuti, specie immigrati;
quanto denunciato costituisce, ad avviso dei firmatari del presente atto di indirizzo, una palese violazione dei principi della Carta costituzionale, in particolare dell'articolo 32, che tutela la salute come «fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività», e dell'articolo 27, secondo il quale «le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato»;
in una sentenza del 16 luglio 2009, la Corte europea dei diritti dell'uomo ha condannato per la prima volta l'Italia per violazione dell'articolo 3 della Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali (divieto di tortura e delle pene inumane e degradanti), proprio in ragione delle condizioni di sovraffollamento sopra descritte;
infatti, secondo gli standard di riferimento utilizzati dalla Corte di Strasburgo, ogni detenuto ha diritto a 7 metri quadrati di spazio in cella singola e 4,5 metri quadrati in quella multipla: questa è la ragione per cui il nostro Paese è stato condannato al risarcimento di mille euro per aver inflitto un danno morale al cittadino bosniaco Sulejmanovic, un rom condannato per furto nel 2002,

impegna il Governo:

ad adottare una politica carceraria tendente a contenere il sovraffollamento, attraverso la riduzione dei tempi di custodia cautelare, la rivalutazione delle misure alternative al carcere, la riduzione delle pene per chi commette fatti di lieve entità, nonché l'attuazione immediata del piano carceri, presentato il 27 febbraio 2009 dal capo del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, con l'indicazione delle reali coperture finanziarie;
a garantire le risorse necessarie per una dotazione di polizia giudiziaria adeguata a gestire una situazione a dir poco «esplosiva»;
ad assumere un congruo numero di psicologi, indispensabili per la vita dei reclusi;
ad adottare le iniziative necessarie per istituire un organo di monitoraggio indipendente che controlli i luoghi di detenzione, in linea con quanto stabilito dal protocollo addizionale alla Convenzione Onu contro la tortura, firmato anche se non ancora ratificato dall'Italia, che ne prevede l'istituzione in tutti gli Stati aderenti entro il termine di un anno dalla ratifica;
a stipulare eventuali accordi internazionali per far scontare ai detenuti stranieri le pene nei rispettivi Paesi d'appartenenza.
(1-00240) «Vietti, Rao, Mantini, Volontè, Compagnon, Naro, Ciccanti».

NUOVA FORMULAZIONE

La Camera,
premesso che:
secondo quanto emerge dai dati forniti dall'associazione Antigone che opera per la difesa dei diritti dei detenuti negli istituti di pena in Italia, nel corso del 2009 la popolazione carceraria è aumentata di 8.000 unità, passando dai 58 mila reclusi del 31 dicembre 2008 ai circa 66 mila di quest'anno: oltre 20 mila detenuti in più rispetto alla capienza regolamentare e oltre anche la cosiddetta capienza tollerabile, l'indice che individua il limite massimo per la stessa amministrazione penitenziaria;
quasi il 50 per cento (30.818) delle persone oggi detenute nel nostro Paese è in attesa di giudizio (7 mila in più rispetto a quelle che si trovavano in questa situazione prima dell'indulto del 2006): si tratta di una delle percentuali più alte d'Europa che fotografa «un'anomalia tutta italiana»;
una situazione questa che definire «allarmante» è quasi riduttivo: 34 dei 204 istituti penitenziari italiani ospitano più del doppio delle persone previste, mentre 171 carceri sono «fuori legge», dal momento che accolgono più persone di quante la capienza regolamentare consenta;
nel febbraio 2009, il Ministro Alfano aveva trionfalmente annunciato il varo di un piano carceri e la nomina di un commissario con poteri speciali che avrebbe dovuto risolvere l'emergenza del sovraffollamento;
questa soluzione proposta dal Governo è, nelle attuali e descritte condizioni, semplicemente irrealizzabile. Infatti, il ritmo di costruzione delle nuove carceri (in un piano più che approssimativo e con finanziamenti che non superano un terzo del fabbisogno) è incomparabilmente più lento della velocità di crescita della popolazione detenuta. E, nella più ottimistica delle previsioni, i nuovi posti promessi potranno essere disponibili solo quando il numero dei detenuti sarà ulteriormente aumentato di 30 mila unità;
ad oggi, infatti, nessun effetto positivo del piano carceri si è prodotto o almeno è stato portato a conoscenza del Parlamento;
se il trend dovesse continuare, la popolazione carceraria potrebbe arrivare nel giugno 2012 a 100 mila unità, a fronte di un calo di 5.500 agenti negli ultimi otto anni, stando alla denuncia delle organizzazioni sindacali della polizia carceraria che prevedono, per il prossimo triennio, l'uscita di 2.500 persone, da contrastare con l'assunzione di almeno 1.800 unità;
nello specifico, l'organico degli agenti di custodia, fissato l'ultima volta proprio nel 2001, prevedeva un numero di 42.268, a fronte di 55.000 detenuti. Oggi i carcerati, come sopra anticipato, sono diventati circa 66.000 e gli agenti in servizio sono 40.000, ma diventano 38.000 se si considerano i duemila in malattia o in aspettativa per motivi di salute;
con questi numeri, ovviamente pesano le unità, le centinaia, le migliaia di agenti sottratti ai loro compiti principali per essere dirottati su mansioni amministrative o di servizio in uffici sguarniti da più di un decennio di blocco delle assunzioni e di tagli nella pubblica amministrazione;
come se non bastasse, anche il numero degli educatori è insufficiente, posto che in pianta organica ne sono previsti 1.088, mentre sono appena 686 quelli effettivamente in servizio; così come risulta deficitaria l'assistenza psicologica, a cominciare da quella legata alle attività di osservazione e trattamento dei detenuti, visto e considerato che a fronte di quasi 66.000 detenuti gli psicologi che prestano effettivamente servizio sono appena 352 (ciascuno in rapporto libero-professionale, retribuito molto al di sotto dei minimi di categoria e per poche ore al mese), il che comporta, come naturale conseguenza, che gli istituti di pena siano diventati un'istituzione a carattere prevalentemente, se non esclusivamente, afflittivo. A questo proposito il ministero della giustizia, proprio al fine di coprire almeno parzialmente la totale carenza di organico di tali figure professionali, aveva avviato, fin dal 2004, un concorso per l'assunzione di 39 psicologi, arrivando anche ad approvare la relativa graduatoria nel 2006; nonostante ciò, da quel momento, l'Amministrazione penitenziaria non ha proceduto ad alcuna assunzione dei vincitori del concorso, di fatto preferendo affidarsi ad un sistema di frammentate collaborazioni precarie e insufficienti;
in una circolare del 6 luglio 2009, avente per oggetto la «tutela della salute e della vita delle persone detenute», il dipartimento per l'amministrazione penitenziaria ha fortemente raccomandato ai provveditori regionali di offrire ai reclusi più colloqui e maggiori occasioni di intrattenimento, di aumentare le ore d'aria, di tenere aperte le porte delle celle e di non far mancare l'acqua;
di carcere si può anche morire: generalmente, un terzo dei decessi che si verificano dietro le sbarre sono infatti dovuti a suicidio, come rivelano i dati raccolti dal centro di ricerca «Ristretti orizzonti» del carcere di Padova. Nel 2009 è stato registrato il numero più alto di detenuti suicidi nella storia della Repubblica (72 su 171 persone morte in carcere). I morti - secondo l'Osservatorio permanente sulle morti in carcere - sarebbero molti di meno se nel carcere non fossero rinchiuse decine di migliaia di soggetti che provengono da realtà di emarginazione sociale. Il 30 per cento dei detenuti è tossicodipendente, il 10 per cento ha una malattia mentale, il 5 per cento è sieropositivo, il 60 per cento ha una qualche forma di epatite. Negli anni Sessanta - stando sempre ai dati forniti dall'Osservatorio - i suicidi in carcere erano tre volte meno frequenti di oggi, i tentativi di togliersi la vita addirittura quindici volte meno frequenti. Complessivamente, dal 2000 al 2009, sono state 558 le persone che si sono tolte la vita dietro le sbarre, mentre i tentati suicidi (nello stesso arco di tempo) sono stati 7.717;
la situazione è resa ancora più grave dalla diminuzione delle risorse economiche: dai 13 mila euro all'anno spesi nel 2007 per ogni detenuto per vitto, assistenza sanitaria e attività trattamentale (escluso il costo del personale) si è passati ai 6.383 del 2009;
infine, e questo costituisce il dato più inquietante, nei sedici asili nido funzionanti negli istituti penitenziari stanno crescendo 80 bambini sotto i tre anni di età, figli di detenute, mentre circa una trentina di donne sta trascorrendo i mesi di gravidanza in cella: una situazione che, come ha dimostrato uno studio condotto nel 2008 nel nido del carcere di Rebibbia, può avere gravi conseguenze sul nascituro;
ci sono, inoltre, 40 mila minori (tra i tre e i dieci anni) che hanno in carcere un genitore con il quale non possono vivere: l'attuale legislazione prevede che, soltanto in presenza di determinati requisiti, la condanna possa essere scontata agli arresti domiciliari insieme al proprio figlio;
ciò esprime la contraddizione di una politica forte con i deboli e debole con i forti che introduce nuovi reati e immette nel circuito giudiziario e carcerario un gran numero di nuovi detenuti, specie immigrati;
quanto denunciato costituisce, ad avviso dei firmatari del presente atto di indirizzo, una palese violazione dei principi della Carta costituzionale, in particolare dell'articolo 32, che tutela la salute come «fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività», e dell'articolo 27, secondo il quale «le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato»;
in una sentenza del 16 luglio 2009, la Corte europea dei diritti dell'uomo ha condannato per la prima volta l'Italia per violazione dell'articolo 3 della Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali (divieto di tortura e delle pene inumane e degradanti), proprio in ragione delle condizioni di sovraffollamento delle carceri sopra descritte;
infatti, secondo gli standard di riferimento utilizzati dalla Corte di Strasburgo, ogni detenuto ha diritto a 7 metri quadrati di spazio in cella singola e 4,5 metri quadrati in quella multipla: questa è la ragione per cui il nostro Paese è stato condannato al risarcimento di mille euro per aver inflitto un danno morale al cittadino bosniaco Sulejmanovic, un rom condannato per furto nel 2002;
nelle più alte sedi è stata recentemente ribadita la necessità di una maggiore vicinanza a tutte le realtà in cui c'è sofferenza a causa della privazione dei diritti elementari, tra cui quella delle carceri terribilmente sovraffollate, nelle quali non si vive decentemente, si è esposti ad abusi e rischi, e di certo non ci si rieduca;

impegna il Governo:

ad adottare una politica carceraria tendente a contenere il sovraffollamento, attraverso la riduzione dei tempi di custodia cautelare, la rivalutazione delle misure alternative al carcere, la riduzione delle pene per chi commette fatti di lieve entità;
a predisporre un nuovo piano carceri, rispetto a quello presentato il 27 febbraio 2009 dal capo del dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, con l'indicazione di reali coperture finanziarie e prospettive di una concreta ed efficace attuazione;
a garantire le risorse necessarie per una dotazione di polizia penitenziaria adeguata a gestire una situazione a dir poco «esplosiva»;
ad assumere iniziative di competenza per l'assunzione di un congruo numero di psicologi, indispensabili per la vita dei reclusi, nonché ad adoperarsi in sede di conferenza Stato-Regioni, affinché sia garantita ai detenuti dal Servizio sanitario nazionale la migliore assistenza medica e psicologica;
ad istituire case famiglia protette in cui accogliere mamme e bambini;
ad adottare le iniziative necessarie per istituire un organo di monitoraggio indipendente che controlli i luoghi di detenzione, in linea con quanto stabilito dal protocollo addizionale alla Convenzione Onu contro la tortura, firmato anche se non ancora ratificato dall'Italia, che ne prevede l'istituzione in tutti gli Stati aderenti entro il termine di un anno dalla ratifica;
a stipulare eventuali accordi internazionali per far scontare ai detenuti stranieri le pene nei rispettivi Paesi d'appartenenza.
(1-00240) (Nuova formulazione) «Vietti, Rao, Mantini, Volontè, Compagnon, Naro, Ciccanti».

TESTO AGGIORNATO AL 24 MARZO 2011

...

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA
DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interpellanza:

I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro dell'interno, il Ministro della giustizia, per sapere - premesso che:
l'Emilia Romagna, come le altre regioni del nord caratterizzate da notevoli attività in tutti i settori industriali e - conseguentemente - da considerevoli livelli di ricchezza e di benessere, da vari anni è al centro dell'attenzione e di una vera e propria strategia di penetrazione da

parte di diverse centrali della criminalità mafiosa, in particolare da quelle della 'ndrangheta calabrese;
dedite non solo al commercio della droga e delle armi, ma anche al riciclaggio e alla gestione diretta di attività industriali e forse anche commerciali, fenomeno che via via sta inquinando gravemente non solo il tessuto economico ma quello della vita sociale di diverse aree urbane;
il Ministro della giustizia, sulla base anche di studi ampiamente noti di diversi studiosi fra cui quelli dei professori Enzo Ciconte e Antonio Nicaso, più volte illustrati in diverse manifestazioni pubbliche in tutta la regione e - in particolare - nella provincia di Reggio Emilia, ha di recente affermato che lo sviluppo economico dell'Emilia Romagna, determinatosi grazie allo spiccato dinamismo di piccole e grandi imprese, rappresenta indubbiamente motivo di attrazione per la criminalità organizzata, benché il tessuto sociale e la azione di contrasto delle forze di polizia costituiscano un importante contrafforte. È frequentemente segnalata l'operatività di elementi appartenenti ad organizzazioni di tipo camorristico, mafioso e di origine calabrese ('ndrangheta). Secondo quanto risulta agli uffici giudiziari, i soggetti legati alla camorra riconducibili al «clan dei Casalesi» sono presenti in particolar modo nella provincia di Modena, soprattutto nell'area che abbraccia i comuni di Castelfranco Emilia, Nonantola, Bomporto, Soliera, S. Prospero, Bastiglia e Mirandola. Le attività illecite esercitate si concentrano per lo più in estorsioni e gestione del gioco d'azzardo. Proprio in un contesto estorsivo deve inquadrarsi l'episodio avvenuto in data 8 maggio 2007 in cui un «commando», proveniente dall'agro aversano, ha gambizzato con colpi di arma da fuoco un imprenditore edile originario di San Cipriano D'Aversa, operante nella provincia di Modena. Tuttavia, la profonda conoscenza del fenomeno e l'attività d'indagine delle forze di polizia ha permesso l'immediata cattura ed arresto dei responsabili, appartenenti al «clan dei casalesi» avvenuta lungo l'autostrada A1, nei pressi di Firenze;
sempre a detta del Ministro Alfano, nell'ambito dei reati estorsivi vanno, altresì, collocate le condotte delittuose di estorsione ed usura poste in essere dal «clan D'Alessandro» di Castellammare di Stabia ai danni di un concittadino che aveva aperto un ristorante a Salsomaggiore. Il relativo procedimento si è concluso con sentenza del tribunale di Parma, che ha condannato a pene elevate (anche in forza dell'articolo 7, legge n. 203 del 1991) i 5 imputati, tutti appartenenti al «clan D'Alessandro». Secondo il ministro Alfano, ai fini della comprensione dell'estensione delle espansioni criminali di cui si è detto, deve ritenersi essenziale un'indagine della Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli che ha interessato la città di Parma. Tale attività ha portato all'arresto, unitamente a numerosi camorristi del clan diretto dai fratelli Pasquale e Michele Zagaria, di due imprenditori di Parma. Dalle intercettazioni telefoniche ed ambientali e dalle investigazioni espletate dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Bologna è emerso uno spaccato di particolare interesse, riguardante le ramificazioni della mafia nel territorio emiliano, con riferimento alle modalità con le quali si ottenevano delicati ed oltremodo remunerati subappalti nell'ambito del lavori della linea del treno ad alta velocità. Sono stati infatti accertati contatti con il capo-famiglia di Villabate che periodicamente raggiungeva, sempre nel modenese, i suoi uomini di fiducia. Per quanto riguarda la 'ndrangheta, da anni si registra una significativa presenza di malavitosi di origine calabrese dediti, in prevalenza, alle estorsioni, al narcotraffico, all'ingerenza nel sistema degli appalti e al gioco d'azzardo, facenti capo alle 'ndrine crotonesi «Grande Aracri» e «Vrenna», nonché alle cosche reggine Nirta, Strangio, Mammoliti e Vadalà-Scriva. Da indagini condotte dalla Direzione Distrettuale Antimafia bolognese è emersa, infatti, la presenza, nelle provincie di Bologna, Modena, Ferrara, Forlì e Reggio Emilia di soggetti legati alla 'ndrangheta calabrese riconducibili a diverse

cosche, come di seguito meglio specificate. A Modena sono stati negli ultimi tempi tratti in arresto alcuni latitanti, di indubbio spessore criminale, tra i quali Barbaro Giuseppe dell'omonima cosca di Platì, Muto Francesco dell'omonima cosca di Cetraro (Cosenza), Cariati Giuseppe della cosca «Locale di Cirò» egemone nei comuni di Cirò e Cirò Marina. A Reggio Emilia, le indagini succedutesi nel tempo hanno permesso di affermare con certezza un forte radicamento di affiliati alle cosche di Cutro e Isola Capo Rizzuto Arena Dragone e Grande Aracri Nicosia. Solo di recente, a conclusione di un complesso iter processuale, in data 19 aprile 2007 la Corte d'appello ha confermato la condanna, pronunciata dal G.U.P. distrettuale di Bologna, per diversi componenti di spicco del suddetto gruppo malavitoso, anche per la più grave fattispecie associativa di cui all'articolo 416-bis del codice di procedura penale, nonché per le aggravanti previste dall'articolo 7, legge n. 203 del 1991. Un'articolata indagine della Direzione Distrettuale Antimafia di Catanzaro nel 2006 ha poi determinato l'arresto, a seguito di numerosi omicidi verificatisi in Isola Capo Rizzuto, di soggetti calabresi, ritenuti esponenti delle due cosche cutresi residenti a Reggio Emilia e provincia, coinvolti in attività di riciclaggio di denaro proveniente dalle attività illecite delle cosche operanti in quel Comune. L'ufficio requirente ha segnalato la circostanza - emersa da diverse indagini - che siffatte organizzazioni, pur non avendo una presenza forte e pressoché stabile nei comuni di Bologna, Ferrara e Piacenza riescono ad acquisire, tuttavia, sotto il proprio controllo una buona parte dello smercio degli stupefacenti, collaborando con altre organizzazioni costituite da gruppi stanziali composti, quasi sempre, da cittadini extracomunitari, in stragrande maggioranza albanesi. Recentemente, alla luce di elementi emersi nei confronti di alcuni imprenditori di Forlì che, unitamente ad imprenditori sanmarinesi, si adoperavano per riciclare proventi illeciti di un gruppo malavitoso calabrese, su richiesta della Procura di Forlì si è sviluppata un'attività investigativa coordinata tra la Direzione Distrettuale Antimafia di Bologna e quella di Catanzaro. L'inchiesta ha anche coinvolto un imprenditore, titolare di un gruppo di società oggetto di indagini per una rilevante bancarotta fraudolenta e sottoposte a provvedimento di sequestro preventivo, ritenute collaterali a gruppi calabresi, riconducibili al crimine organizzato. Nel già complesso mosaico che caratterizza la criminalità organizzata nella regione si innestano anche numerosi gruppi di matrice straniera dediti, in alcuni casi anche con forme davvero sofisticate di organizzazione, soprattutto al traffico degli stupefacenti ed allo sfruttamento della prostituzione che, il più delle volte, si intreccia con il fenomeno dell'immigrazione clandestina. In questo contesto, si è registrato un aumento dei reati di cui agli articoli 600 e 601 del codice penale (tratta e riduzione in schiavitù), collegati allo sfruttamento della prostituzione che, spesso, si manifestano anche con la sottrazione dei passaporti alle vittime, con i controlli su strada e con la limitazione della libertà personale delle ragazze sfruttate. Vanno, inoltre, considerate con particolare attenzione le indagini riguardanti i gruppi criminali d'origine cinese - operanti soprattutto a Reggio e Bologna - dediti ad estorsioni nei confronti di connazionali titolari di imprese tessili, all'immigrazione clandestina, ai sequestri di persona ed anche al controllo e sfruttamento della prostituzione cinese. In questo ambito, la Direzione Distrettuale Antimafia di Bologna sta sviluppando un'indagine alquanto estesa, delegata alla Guardia di Finanza, volta a smascherare il mondo dell'economia sommersa. L'indagine in parola, allo stato, ha determinato numerosi arresti di cittadini di etnia cinese clandestini, la denuncia di 30 imprenditori cinesi per lo sfruttamento della manodopera clandestina, il sequestro di due dormitori utilizzati da clandestini;
recentemente poi è divenuta di dominio pubblico, per la confessione del pentito Francesco Fonti, che per lungo tempo ha dimorato nel Comune di Poviglio in provincia di Reggio Emilia, un enorme

traffico di rifiuti tossici terminato con l'affondamento nel mar Mediterraneo di diverse «carrette del mare» che li trasportavano;
è stata poi possibile, grazie al lavoro investigativo della Direzione Distrettuale Antimafia di Catanzaro, l'emersione di un poderoso traffico di armi destinato a una potente cosca calabrese del crotonese, che ha visto protagonisti due cittadini residenti a Reggio Emilia, Vincenzo Chiaravalloti e Carmelo Tancrè, e un terzo, Giovanni Trapasso, residente è anch'egli per lungo tempo nella città emiliana;
in ragione di questo incremento della illegalità, che configura un quadro allarmante, è indispensabile aumentare la vigilanza da parte delle diverse strutture dello Stato a partire dalla magistratura e dalle forze dell'ordine;
per questo motivo è assai grave e obiettivamente inaccettabile che il Governo prosegua nella politica dei tagli alle forze di polizia e alla magistratura: tale strategia di carattere meramente finanziario sta determinando un oggettivo indebolimento delle attività di contrasto alla criminalità e d'investigazione;
inoltre, il comportamento del Governo sul fenomeno della mafia è, ad avviso degli interroganti, del tutto incoerente e pericoloso: a fronte di talune timide iniziative del ministro dell'interno, stanno, ad esempio, diverse decisioni del Consiglio dei ministri che delegittimano i magistrati impegnati nella lotta alla criminalità e, addirittura, quella di non, procedere allo scioglimento del comune di Fondi (Latina) nonostante la proposta della prefettura competente, senza parlare del provvedimento proposto all'approvazione del Parlamento relativo alla abrogazione della dichiarazione antiriciclaggio e alla estensione dello scudo fiscale a diversi reati fra cui il falso in bilancio -:
di quali notizie disponga il Governo, dopo aver più volte espresso l'impegno, anche agli interpellanti, a monitorare il fenomeno, circa gli sviluppi della presenza mafiosa in Emilia Romagna e, in particolare, nella provincia di Reggio Emilia;
quale sia l'organico complessivo degli uffici della giurisdizione penale della regione Emilia Romagna e, in particolare, di Reggio Emilia;
quale sia l'organico complessivo delle forze dell'ordine della regione Emilia Romagna e, in particolare, di Reggio Emilia;
se non ritenga doveroso e urgente procedere all'adeguamento della dotazione forze di pubblica sicurezza nella città e provincia di Reggio Emilia che - tra l'altro - hanno registrato nell'ultimo decennio un incremento della popolazione e della immigrazione fra i più elevati a livello nazionale, oltreché, come detto in precedenza, un incremento della presenza della criminalità organizzata di proporzioni rilevanti e riconosciute dallo stesso Governo;
se non ritenga il Presidente del Consiglio di dover - in attuazione dei suoi poteri di mantenimento dell'unità dell'indirizzo politico ai sensi dell'articolo 95 della Costituzione - indurre il ministro Tremonti a stanziamenti per il settore della giustizia e dell'ordine pubblico adeguati alla gravità della situazione in generale e, in particolare, nella regione e nella provincia sopraddette.
(2-00481)«Castagnetti, Marchi».

Interrogazione a risposta in Commissione:

TOMMASO FOTI e CARLUCCI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, di concerto con il Ministero per i beni e le attività culturali, ha espresso parere favorevole, tramite decreto di pronuncia di

compatibilità ambientale n. DSA-DEC-2009-0000676 del 26 giugno 2009, alla realizzazione del nuovo casello di Castelvetro Piacentino, del raccordo autostradale strada statale 10 Padana Inferiore e del completamento della bretella autostradale tra strada statale 10 e la strada statale 234;
risulta che, con telegramma protocollo 0038277 del 24 dicembre 2008, la Direzione generale per la salvaguardia ambientale del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare avesse sollecitato la Regione Emilia-Romagna e il Ministero per i beni e le attività culturali all'espressione dei pareri di rispettiva competenza;
inspiegabilmente la Regione Emilia-Romagna ha espresso il detto parere con delibera della Giunta regionale n. 727 del 25 maggio 2009 ed avrebbe inviato lo stesso al Ministero con lettera protocollo n. 130837 del 9 giugno 2009, ovvero fuori tempo massimo per essere acquisito nell'ambito del decreto ministeriale di compatibilità ambientale;
il suddetto favorevole parere espresso dalla Regione Emilia-Romagna è tuttavia condizionato ad alcune prescrizioni, individuate di concerto con le Amministrazioni locali, ovvero la Provincia di Piacenza e i Comuni interessati di Castelvetro Piacentino e Monticelli d'Ongina;
in particolare, le richieste formulate sono finalizzate a richiedere la realizzazione di un'opera di minore impatto (anche eventualmente con tratti «trincea»), a ottenere migliori collegamenti o con la viabilità locale, a incrementare gli interventi di mitigazione e compensazione ambientale -:
se ritengano ancora possibile che, nelle successive fasi procedurali che precedono l'avvio della gara d'appalto, dette richieste possano essere tenute in debito conto.
(5-01816)

Interrogazioni a risposta scritta:

BOFFA. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
con l'articolo 12 della legge 27 dicembre 1997 n. 449 veniva riconosciuta la concessione di un contributo pari al 10 per cento commisurato ai corrispettivi, al netto dell'IVA, relativi all'acquisto e all'importazione di beni e servizi, anche professionali, direttamente necessari per l'effettuazione di interventi finalizzati all'adozione di misure antisismiche nelle zone ad elevato rischio sismico individuate con ordinanza del Ministero dell'interno delegato per il coordinamento della protezione civile;
con l'ordinanza del Ministero dell'interno n. 2788 del 12 giugno 1998, pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana n. 112 del 25 giugno 1998, venivano individuate le zone ad alto rischio sismico del territorio nazionale tra le quali compaiono tutti i 78 comuni della provincia di Benevento;
il decreto del Ministero dell'interno 28 settembre 1998 n. 499 «Regolamento recante norme di attuazione dell'articolo 12 della legge 27 dicembre 1997 n. 449» in materia di agevolazioni per i territori di Umbria e Marche colpiti da eventi sismici e per le zone ad elevato rischio sismico ed in particolare gli articoli 2 «soggetti beneficiari del contributo» e 4 «adempimenti dei comuni ad elevato rischio sismico» contenenti la distinta delle operazioni a carico dei comuni interessati, ivi compresa la pubblicazione di un avviso pubblico ad hoc, cosa alla quale i suddetti comuni della provincia di Benevento hanno ottemperato;
l'articolo 5, comma 2, dell'ordinanza n. 2991 del 31 maggio 1999 della Presidenza del Consiglio dei ministri - dipartimento della protezione civile (Gazzetta Ufficiale n. 129 del 4 giugno 1999) con cui vengono prorogati di un anno i termini previsti dal decreto n. 499 del 1998 fissando

al 31 dicembre 2000 il termine ultimo per presentare la domanda di rimborso;
l'articolo 19 dell'ordinanza della protezione civile n. 3076 del 3 agosto 2000 (Gazzetta Ufficiale n. 185 del 9 agosto 2000) che fissa al 30 giugno 2001 i termini per la rendicontazione dell'attività di cui all'articolo 5, comma 2, dell'ordinanza n. 2991 del 1999;
negli anni successivi sono state accordate ulteriori quattro proroghe, l'ultima delle quali ha fissato i termini previsti dal decreto n. 499 del 31 dicembre 2008;
la comunicazione della protezione civile pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale n. 38 del 16 febbraio 2009, prendendo atto della mancata proroga dei termini di presentazione delle istanze di accesso ai benefici previsti dell'articolo 12, commi 1 e 3 della legge 27 dicembre 1997, n. 449, prevede che il dipartimento provvederà all'esame delle sole richieste inoltrate entro il 31 dicembre 2008, compatibilmente alle risorse finanziarie disponibili, facendo fede la data del timbro di spedizione postale;
i recenti accadimenti relativi al tragico evento dell'Abruzzo hanno dimostrato come la prevenzione sia la più forte forma di difesa dai sismi per i cittadini e per il patrimonio edilizio dei territorio;
nel corso dei mesi di agosto e settembre 2009 in provincia di Benevento sono state registrate diverse scosse sismiche;
in molti comuni sono in corso lavori (di cui alle leggi n. 219 del 1981 e n. 226 del 1999) e la mancata proroga dei termini creerebbe numerosi problemi al loro completamento determinando un rischio per i cittadini e per il patrimonio edilizio dei territori -:
se non ritengano di accordare la proroga di ulteriori tre anni del rimborso Iva di cui alla legge n. 449 del 1997, scaduta al 31 dicembre 2008 per quanti eseguano interventi di adeguamento sismico o miglioramento sismico nell'intero territorio nazionale;
se non ritengano inoltre di dare la possibilità agli interessati di rendicontare nei sei mesi successivi alla scadenza, come determinato dall'articolo 19 della Protezione Civile n. 3076 del 3 agosto 2000 e, nello specifico, che le domande presentate dai cittadini entro il 31 dicembre 2008 per il rimborso IVA siano rendicontabili dai comuni entro un tempo congruo non inferiore all'anno.
(4-04273)

PILI, PORCU, VELLA, NIZZI e CARLUCCI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro degli affari esteri, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro per il turismo. - Per sapere - premesso che:
il sistema economico del nord-ovest della Sardegna sin dal 2002 ha avuto notevoli benefici dai collegamenti a basso costo con le più importanti mete internazionali;
tali benefici sono stati raggiunti grazie al contributo co-marketing della Regione avviato con i protocolli d'intesa tra la SOGEAAL e la Ryanair per la promozione della Sardegna nei paesi stranieri disposti e autorizzati con deliberazione giunta regionale 40/13 del 13 dicembre 2002; 25/13 del 1o agosto 2003 e 23/26 del 20 maggio 2004;
la compagnia irlandese Ryanair nei giorni scorsi avrebbe deciso di ridurre drasticamente il numero di tratte internazionali da e per Alghero quali Madrid, Francoforte, Dublino e verranno notevolmente ridimensionate Girona e Stansted;
tale decisione, se confermata, provocherebbe un danno immenso all'economia non solo del nord dell'Isola, ma avrebbe rilevanti ricadute in tutto il territorio regionale;
il rapporto con la principale compagnia aerea operante nello scalo di Alghero (Ryanair) non può essere annoverato come

di esclusiva pertinenza della Regione Sardegna ma, per le implicazioni nazionali e internazionali, riveste un interesse diretto dello Stato;
la decisiva iniziativa statale a difesa dei collegamenti low cost in sede comunitaria ha di fatto sancito l'interesse statale nel salvaguardare tali rotte e il meccanismo di finanziamento avviato dalla regione Sardegna nel 2002;
la difesa delle misure adottate per sostenere a livello comunitario tali collegamenti verteva tra gli altri punti sulla convenzione sottoscritta nel 2002 dalla regione Sardegna con Ryanair e la Sogeaal con la quale si sanciva un rapporto contrattuale sino al 2013 rinnovabile per altri dieci anni;
gli accordi tra soggetti privati stranieri e soggetti pubblici sono, comunque, tutelati dai rapporti internazionali in capo alla competenza statale;
nell'aeroporto di Alghero il livello di traffico passeggeri registrato è superiore ad 1 milione di passeggeri all'anno, la capacità aeroportuale è superiore ai 2 milioni di passeggeri all'anno;
nel piano industriale dell'aeroporto di Alghero, disposto nel 2003 dalla giunta regionale, del 5 marzo 2004, elaborato da Roland Berger («il piano industriale 2004»), il traffico passeggeri registrato nel periodo 2002-2003 è aumentato in modo considerevole (+34 per cento), grazie soprattutto alla presenza di operatori low cost, che attualmente rappresentano il 35,5 per cento del traffico totale;
Ryanair ha sottoscritto il 24 gennaio 2002 un protocollo con la regione Sardegna;
il protocollo definisce il rapporto relativo ai servizi aerei di linea della compagnia Ryanair sulle rotte Londra (Stansted)-Alghero e i benefici che apportano all'economia della Sardegna e prevede la cooperazione tra la regione Sardegna e Ryanair allo scopo di sviluppare nuove rotte internazionali per sviluppare il turismo e l'occupazione nella regione;
in data 25 gennaio 2002 (il giorno successivo alla firma del citato protocollo) Ryanair ha firmato un accordo con la società SOGEAAL Spa inteso ad incrementare il traffico passeggeri dell'aeroporto di Alghero;
in base all'accordo 2002, viene assegnato a Ryanair un contributo in conto promozione definito «contributo marketing»;
il 1o settembre 2003, SOGEAAL ha firmato con Ryanair altri due accordi per un periodo di 11 anni (dal 30 ottobre 2003 al 31 dicembre 2014, prorogabili di altri 10 anni) allo scopo di ampliare i collegamenti di Ryanair da e verso l'aeroporto di Alghero;
il primo dei due accordi («Marketing Agreement 2003») stabilisce principalmente che Ryanair percepirà contributi di co-marketing a fronte dell'apertura di una nuova rotta internazionale e di una seconda frequenza sulla medesima rotta (annuale e stagionale);
l'accordo fissa anche un contributo una tantum per le attività di co-marketing per il primo anno di operazioni su ciascuna rotta internazionale;
in base alle disposizioni stabilite al punto K del Marketing Agreement 2003, disposizioni analoghe a quelle stabilite nell'accordo sono applicabili a tutte le compagnie aeree di linea europee che intendono assumere impegni equivalenti, con un equivalente livello di rischio, e capaci di apportare competenze comparabili nel marketing di nuove rotte da e verso gli aeroporti italiani minori;
il 30 dicembre 2002 è stato firmato un accordo («convenzione 2002») tra la regione Sardegna e SOGEAAL Spa;

in applicazione della convenzione:
la regione Sardegna riconosce che l'accordo decennale sottoscritto il 25 gennaio 2002 tra la compagnia aerea irlandese Ryanair e la società di gestione SOGEAAL, e finalizzato all'incremento del traffico passeggeri all'aeroporto di Alghero con rimborso delle spese sostenute, è stato adottato in forza del protocollo firmato tra Ryanair e la regione stessa il 24 gennaio 2002, al quale viene fatto riferimento come «accordo 2002»;
SOGEAAL dichiara di aver versato (tra 400.000 e 600.000 euro) a Ryanair in base all'accordo 2002 firmato con il vettore aereo irlandese e si impegna a rafforzare la sua azione nell'intento di sviluppare il traffico aereo tra l'aeroporto di Alghero e la Gran Bretagna con tutti i vettori che sono in grado di attivare voli di linea giornalieri a prezzi contenuti per almeno dieci mesi all'anno;
la regione si impegna a versare (tra 400.000 e 600.000 euro) a SOGEAAL per le spese già sostenute e che sosterrà in relazione agli impegni concordati tra SOGEAAL e Ryanair;
la compagnia aerea irlandese in seguito a quegli accordi ha progressivamente avviato servizi di traffico aereo sulle seguenti rotte: Alghero-Londra (Stansted); Alghero-Hahn e Alghero-Gerona. Ryanair effettua collegamenti anche tra Alghero e Liverpool, Düsseldorf (Weeze), Dublino, East Midlands e Pisa, Alghero e Milano (Orio al Serio), Brema e Stoccolma (Skavsta);
in base alle condizioni stabilite nel Marketing Agreement 2003, Ryanair offre servizi aerei di linea giornalieri per passeggeri tra Alghero e Londra Stansted e si impegna ad attivare ulteriori servizi aerei giornalieri per passeggeri tra Francoforte Hahn e altre destinazioni della rete Ryanair. Ryanair provvede altresì ai servizi relativi alla pubblicità, alle vendite promozionali e alle relazioni pubbliche;
il Marketing Agreement 2003 dispone che SOGEAAL verserà all'anno in relazione alla prima frequenza giornaliera su base annua per ciascuna rotta internazionale e (tra 200.000 e 450.000 euro) all'anno per ogni seconda frequenza giornaliera durante la sola stagione estiva. Qualora Ryanair non raggiunga il livello minimo di servizi indicato tra gli obiettivi, l'importo versato da SOGEAAL è ridotto in misura proporzionale;
il Marketing Agreement 2003 prevede inoltre un contributo una tantum di (tra 100.000 e 300.000 euro) per il primo anno di sfruttamento di ciascuna rotta internazionale, ad eccezione di Londra (Stansted), e di (tra 25.000 e 100.000 euro) per il secondo e terzo anno (ciascuno) di sfruttamento di tale nuova rotta;
tutte le somme sono versate a Ryanair a fronte di fatture corredate della documentazione giustificativa e sono ridotte pro rata nell'eventualità che Ryanair non riesca a conseguire le prestazioni minime stabilite;
a titolo comparativo, il piano industriale 2004 indica un ricavo netto per passeggero di SOGEAAL pari a 7,7 euro per passeggero nel 2003;
il Marketing Agreement è valido fino al 2013, ed è rinnovabile per un ulteriore periodo di dieci anni -:
se il Governo italiano intenda adoperarsi con urgenza in ogni sede, anche presso le autorità irlandesi per assicurare i collegamenti già in precedenza assicurati, con le medesime destinazioni aeroportuali;
se non intenda il Governo italiano, di concerto con la regione Sardegna, attivare un immediato tavolo di trattativa, che coinvolga le autorità irlandesi, al fine di proseguire nella positiva collaborazione tra la Ryanair e la Sardegna.
(4-04306)

AFFARI ESTERI

Interrogazione a risposta in Commissione:

CODURELLI. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
il campo di concentramento nazista di Mauthausen fu costruito nell'agosto del 1938, cinque mesi dopo l'annessione dell'Austria al Reich tedesco e serviva all'eliminazione dei nemici politici attraverso la detenzione, le violenze, le uccisioni;
circa duecentomila persone di varie nazionalità furono deportate a Mauthausen: oppositori politici, perseguitati per motivi religiosi, omosessuali, ebrei, zingari, prigionieri di guerra. Circa la metà dei deportati furono uccisi o morirono a causa delle inumane condizioni di vita e di lavoro. Il campo fu giustamente definito «uno dei peggiori e più insanguinati»;
le ultime uccisioni di massa avvennero quando ormai la guerra per il nazismo era segnata: tra il 20 e il 29 aprile 1945 furono uccisi nella camera a gas circa seicentocinquanta deportati, e tra questi molti italiani;
il lager di Mauthausen, oggi divenuto un monumento alla memoria, viene visitato ogni anno in media da duecentomila persone -:
se sia a conoscenza della situazione di degrado in cui versa il sito italiano del campo di concentramento e di chi sia la competenza della manutenzione.
(5-01825)

Interrogazioni a risposta scritta:

ANGELI. - Al Ministro degli affari esteri, al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Premesso che:
in America latina vivono migliaia di connazionali indigenti, molti dei quali anziani, che hanno diversi problemi di sopravvivenza oltre che problemi medici;
il Governo italiano ha garantito l'assistenza sanitaria ai connazionali bisognosi residenti in America latina mediante la sottoscrizione di un accordo con la Swiss Medical, che verrà in scadenza il 30 dicembre 2009;
diverse associazioni ed enti non profit, che si finanziano con raccolta di fondi e in minima parte con i contributi dei Governo italiano, concorrono ad aiutare i connazionali senza risorse, non solo con la consegna di farmaci, ma anche con attività di supporto materiale e psicologico;
nello specifico, nella sola città di Rosario (Argentina), il comitato di assistenza agli italiani (C.A.I.), ente senza fini di lucro, aiuta connazionali ultra sessantacinquenni (seicento anziani circa). Di questi oltre 200 si rivolgono al C.A.I. per avere farmaci, in quanto non beneficiari delle prestazioni mediche e aggiuntive previste dal contratto di assistenza sanitaria tra il Governo italiano e la Swiss Medical. Nell'anno 2009, il C.A.I. ha ricevuto dal Governo italiano contributi insufficienti per coprire le spese di acquisto di almeno un farmaco per ogni anziano assistito, considerando anche il continuo aumento del prezzo dei farmaci -:
quale sia il numero preciso di connazionali indigenti residenti in America latina bisognosi di prestazioni mediche e di farmaci e quanti tra questi abbiano diritto alle prestazioni mediche ed aggiuntive garantite dal contratto con la Swiss Medical;
quali siano, nello specifico, le prestazioni mediche e aggiuntive previste dal contratto di assistenza sanitaria sottoscritto con la Swiss Medical e quali siano le modalità con le quali verrà garantito il diritto di assistenza sanitaria ai connazionali indigenti alla scadenza del contratto Swiss Medical prevista entro dicembre 2009;
se non si ritenga necessario e urgente estendere a tutte le persone bisognose, tra cui gli anziani, l'assistenza sanitaria e medica concordata o attuare altre forme

di tutela, come un'eventuale delega dell'assistenza sanitaria diretta e indiretta agli ospedali italiani con sede in America latina;
se si intendano adottare politiche di sostegno finanziario urgente a favore delle associazioni e degli enti non profit che garantiscono la distribuzione di farmaci salvavita.
(4-04280)

ZACCHERA. - Al Ministro degli affari esteri, al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
è stato condannato all'ergastolo in Thailandia il connazionale Fernando Nardini;
il connazionale è detenuto da diversi mesi e si trova in una precaria situazione fisica come ha verificato il locale Console onorario d'Italia, avvocato Paolo Battaglino;
Fernando Nardini sarebbe stato interrogato in una stazione di polizia in lingua thailandese a lui sconosciuta senza l'assistenza di un interprete né di un legale;
la polizia gli avrebbe fatto firmare dei fogli in lingua locale e tale documentazione sarebbe stata posta a base della condanna di primo grado di Fernando Nardini all'ergastolo come mandante di un omicidio a lui sconosciuto;
anche il processo si sarebbe svolto in lingua thailandese e sempre senza alcun interprete ufficiale;
le condizioni psicologiche e fisiche di Fernando Nardini sarebbero problematiche -:
se quanto riportato in premessa corrisponda al vero;
se sia stata assicurata al connazionale un'adeguata difesa ed assistenza legale e in caso contrario se nell'iter giudiziario sia stata violata la Convenzione sulle relazioni consolari e quali iniziative conseguenti si intendano assumere nei confronti del Governo thailandese;
quali iniziative si intendano assumere per assicurare a Ferdinando Nardini la possibilità di fare o ricevere telefonate da casa;
quante visite da parte della rappresentanza italiana siano state fatte a Ferdinando Nardini, quanti giorni dopo l'arresto lo stato di detenzione sia stato comunicato alla nostra rappresentanza diplomatica, dopo quanto tempo sia stata effettuata la prima visita in carcere al connazionale detenuto dopo tale comunicazione e quali misure si intendano assumere a tutela del suo diritto alla difesa e della sua condizione sanitaria.
(4-04301)

...

AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazioni a risposta scritta:

DI STANISLAO. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
la società Sithe Global ha intenzione di costruire una centrale Turbogas nel teramano;
le centrali turbogas sono state presentate in origine come alternative a quelle a carbone o a olio combustibile: nel senso che, a fronte della dismissione di una centrale a carbone o a petrolio, si autorizzava la costruzione di una turbogas. Nel caso della centrale di Teramo, invece, siamo di fronte a qualcosa che si aggiunge alla produzione esistente, così da aumentare l'offerta di energia, il suo consumo e di conseguenza l'inquinamento. Anzi, a

livello nazionale si stanno progettando nuove centrali a carbone, senza preoccuparsi minimamente degli effetti ormai evidenti che questi impianti producono sul clima;
la scelta di costruire una centrale turbogas a Teramo non avrebbe quindi nulla di «sostenibile», ma semplicemente aumenterebbe l'inquinamento complessivo presente in Italia. Ad oggi non si è sviluppata una politica energetica sostenibile basata sulla riduzione dei consumi e sulla maggiore efficienza del sistema;
è innegabile, però, che queste centrali alimentate a gas naturale, anche se meno inquinanti di quelle a carbone, presentano comunque un impatto sull'ambiente e sulla salute umana. Studi recenti evidenziano dati molto preoccupanti proprio per la salute umana, in particolare per l'ingente produzione di aerosol costituito dalle polveri create dalla combustione del gas naturale che fuoriescono dal camino, chiamate in gergo «particolato», primario e secondario. Per un impianto da 780 MW (più piccolo, quindi, di quello ipotizzato a Teramo) si stima un rilascio tra 150 e 250 t/anno di particolato primario e secondario. Il primario, di grana più grossa, si nota con i fumi; il secondario, invisibile ad occhio nudo, si manifesta come ricaduta a lunga permanenza, dopo essersi combinato con altri elementi presenti in atmosfera. Si tratta di un composto di nitrati, solfuri, cloruri, carbonio, polveri minerali e acqua. Le particelle più grandi (PM10), hanno un diametro pari a 1/6 di quello di un capello; vi è poi l'ultrafine, ben 10 volte più piccolo, che è particolarmente insidioso e sfuggente e che, con la respirazione, entra direttamente nella circolazione sanguigna, attraverso i vasi. Risulta quindi destituita di qualsiasi fondamento l'affermazione scritta in decine di progetti italiani, ripresa su vari documenti di Valutazione di impatto ambientale e di Valutazione ambientale strategica, che la combustione dal gas metano «non produce polveri»;
inoltre la centrale andrebbe ad inserirsi in «un'area già compromessa dai rilasci da attività industriali»: questo ne evidenzia e ne aumenta la pericolosità;
per quanto riguarda la tutela ambientale e la salute pubblica bisogna che per ogni atto a livello nazionale si richiami espressamente al principio della precauzione così come voluto dall'Unione europea;
l'ubicazione della centrale Turbogas va ad insistere su un terreno di circa 80 ettari sottoposti a vincolo paesistico regionale;
la centrale in parte ricadrebbe dentro ad un sito di interesse comunitario (SIC);
la realizzazione è prevista in prossimità di un parco pubblico;
l'area di competenza risulta zona sismica;
la Giunta regionale ha approvato il Piano energetico regionale il quale prevede di puntare il futuro dell'Abruzzo sullo sfruttamento delle energie da fonti rinnovabili -:
se il Governo intenda chiarire quali siano le valutazioni emerse nelle diverse fasi istruttorie;
se il Governo intenda chiarire nel dettaglio il parere dei Ministri e del Governo in relazione alle valutazioni e alle istruttorie prodotte dalle Commissioni tecniche che a quanto risulta riportano giudizio negativo;
se detto insediamento rientri ad oggi e per il futuro nello scenario di approvvigionamento energetico nazionale predisposto dal Governo e, se sì, quali siano le caratteristiche di detto impianto anche e soprattutto in relazione alle linee programmatiche e alle scelte predisposte dal Governo regionale con il piano energetico regionale.
(4-04277)

LUCIANO ROSSI e CERONI. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
nel gennaio 2009 è scaduto il mandato del direttore del Parco nazionale dei monti Sibillini, Alfredo Fermanelli;
il predetto è stato prorogato dapprima per sei mesi e poi, successivamente, senza una specifica scadenza;
da circa nove mesi la gestione di tale importante parco si svolge in condizione di prorogatio e quindi in una situazione che genera incertezza nella conduzione amministrativa ed operativa;
fino ad oggi risulta che l'Ente parco abbia omesso di formulare la terna di nominativi fra cui deve essere effettuata la designazione del direttore, dando prova evidente così di inerzia operativa -:
se, alla luce di quanto illustrato in premessa, non si ritenga indispensabile ed urgente provvedere al commissariamento dell'Ente parco dei monti Sibillini.
(4-04281)

OCCHIUTO, TASSONE, NUNZIO FRANCESCO TESTA, LIBÈ, CERA, DIONISI, COMPAGNON, CICCANTI, ZINZI, VOLONTÈ, NARO, VIETTI, ADORNATO, BOSI, BUTTIGLIONE, CAPITANIO SANTOLINI, CIOCCHETTI, DE POLI, DELFINO, DRAGO, ANNA TERESA FORMISANO, GALLETTI, MANNINO, MEREU, PEZZOTTA, PISACANE, POLI, RAO, ROMANO, RUGGERI, RUVOLO e TABACCI. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
dai risultati delle ultime indagini condotte dalla procura della Repubblica calabrese e dall'Arpacal (Agenzia regionale per la protezione dell'ambiente della Calabria), in merito alla possibile presenza di elementi radioattivi lungo il greto del fiume Olivo, tra Aiello Calabro e Serra d'Aiello (CS), emergerebbe una forte contaminazione di questa area della provincia di Cosenza;
tali notizie hanno subito e comprensibilmente generato nella pubblica opinione una forte preoccupazione, a causa del possibile pericolo per le popolazioni del luogo dovuto alla presenza di contaminanti ambientali capaci di indurre gravi patologie anche e soprattutto tumorali;
i sopraddetti rischi troverebbero conferma, come rilevano organi di stampa, anche da parte del dipartimento per la salute della Regione che, in un documento prodotto, segnala espressamente la presenza di un pericolo per la popolazione residente nei territori circostanti il letto del fiume Olivo, in località Foresta, ricadenti nei comuni di Serra Aiello, San Pietro in Amantea, Cleto, Amantea e Aiello. Il tutto sembrerebbe legato all'affondamento, nel 1990, della nave Jolly Rosso, probabilmente carica di rifiuti tossici;
i magistrati della procura della Repubblica calabrese sospettano, inoltre, che in questa area sia stata occultata un'enorme quantità di materiale radioattivo che sarebbe frutto, quasi sicuramente, di traffici legati all'illegale stoccaggio di rifiuti tossici e pericolosi. Le perizie tecniche hanno accertato, attraverso i carotaggi del terreno e le misurazioni dell'aria, l'esistenza di un livello di radioattività cinque volte superiore al normale, nonché la presenza di radionuclidi come il cesio 137, che è la stessa sostanza Fuoriuscita dalla centrale nucleare di Chernobyl, e lo stronzio che sono elementi radioattivi altamente cancerogeni;
il ritrovamento del relitto di un mercantile carico di fusti sospetti al largo di Cetraro (Cosenza), avvenuto il 12 settembre 2009, conferma le denunce di Legambiente sulle navi che sarebbero state affondate in mare volontariamente per smaltire in modo rapido e illegale rifiuti tossici e radioattivi;
il procuratore capo di Paola (CS), Bruno Giordano, che sta coordinando l'inchiesta,

dopo aver visionato le immagini filmate da un robot subacqueo del relitto scoperto a Cetraro, ha trovato ulteriori riscontri alle dichiarazioni del pentito Francesco Fonti sull'affondamento di mercantili carichi di rifiuti pericolosi che sarebbero stati condotti dalla 'ndrangheta non solo in mare, ma anche sulla costa calabrese;
negli ultimi anni, nelle sopraddette zone, si è verificato un aumento statistico di morti, per cancri e leucemie. Un dato che, secondo la procura di Paola, sarebbe collegabile alla presenza delle scorie tossiche nella zona -:
quali urgenti iniziative intenda adottare per fare luce su quanto elencato in premessa e per assicurare adeguati finanziamenti per l'effettuazione di una bonifica radicale e sicura delle zone interessate;
se non ritenga opportuno, utilizzando le tecnologie già disponibili, procedere nella ricerca di eventuali ulteriori relitti, così come paventato, al fine di salvaguardare la salute dei cittadini e del delicato ecosistema del Mediterraneo.
(4-04284)

PILI, MURGIA, PORCU, VELLA e NIZZI. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro per i beni e le attività culturali, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
in data 9 settembre 2009 la Capitaneria di Porto di Oristano ha reso nota la richiesta di concessione demaniale marittima sessantennale presentata dalla «Is Arenas Renewable Energies S.r.l.» per la realizzazione di un impianto di generazione eolica off-shore, composta da 80 pale, ognuna dell'altezza di metri 100+30, in mezzo al mare a meno di 3 miglia dalla costa, in un'area che si estende da «Su Pallosu» fino a «Santa Caterina»;
il progetto prevede l'installazione di 80 pali alti 100 metri che la Is Arenas renewables energies che coinvolgerebbe oltre duemila ettari, dell'incantevole e incontaminato tratto della costa oristanese;
i termini per proporre opposizioni al progetto sono fissati sino all'8 ottobre 2009;
le coste interessate sono quelle di Su Pallosu, Sa Rocca Tunda e Is Arenas;
la richiesta è di una concessione per un periodo di 60 anni su uno specchio d'acqua di quasi duemila duecento ettari e su un'area demaniale di 450 metri quadri;
i pali dovrebbero affondare sotto il livello del mare per trenta metri, a una distanza minima dalla costa di meno di due chilometri e una distanza massima di otto;
l'istanza della società Is Arenas è stata pubblicata sulla Nuovasardegna, su alcuni quotidiani nazionali, sul Buras della Sardegna e sulla Gazzetta ufficiale europea;
il sito di Is Arenas, dove sono insediati numerosi villaggi turistici, sarebbe gravemente compromesso facendo crollare uno dei poli di attrazione più rilevanti della provincia di Oristano con l'interdizione alla pesca per l'intera zona e lo stesso ecosistema marino;
il Presidente della Provincia, Pasquale Onida, ha espresso a nome dell'amministrazione provinciale la propria totale contrarietà al progetto che devasterebbe la costa della provincia di Oristano -:
se il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, per quanto di sua competenza, non intenda immediatamente intervenire nella procedura al fine di impedire la realizzazione di un siffatto intervento che, ad avviso degli interroganti violerebbe palesemente l'ecosistema con un impatto paesaggistico assolutamente insostenibile per il territorio;
se il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti non intenda acquisire l'avviso del Ministro per i beni e le attività culturali

in relazione all'eventuale esigenza di tutelare il patrimonio paesaggistico e culturale;
se il Governo non intenda promuovere con somma urgenza un'iniziativa normativa al fine di proporre una norma di tutela del mare e dello specchio d'acqua da insediamenti che risultano gravemente invasivi e per i quali non esistono precise norme che ne disciplinino l'impatto paesaggistico e ambientale.
(4-04307)

...

BENI E ATTIVITÀ CULTURALI

Interrogazioni a risposta in Commissione:

TRAPPOLINO. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
nelle ultime, settimane, la direzione regionale per i beni culturali e paesaggistici dell'Umbria e la soprintendenza per i beni architettonici e paesaggistici dell'Umbria hanno scelto di chiudere gli uffici distaccati del Ministero per i beni e le attività culturali presenti in Orvieto sin dalla fine degli anni Ottanta;
ufficialmente si parla di un potenziamento e dell'istituzione di un ufficio relazioni con il pubblico, ma in maniera fumosa e contraddittoria dato che ai dipendenti, nel frattempo, è stato comunicato l'ordine di trasferirsi nella sede di Perugia per tre giorni a settimana, contraddicendo scelte assunte in passato dallo stesso Ministero con l'esplicita tendenza a non riconoscere la specificità storico-artistica del territorio orvietano evidenziata da lungo tempo nella storia;
l'ufficio della soprintendenza per i beni architettonici e paesaggistici dell'Umbria sede di Orvieto, sin dalla sua costituzione, ha risposto con grande efficienza all'impegno derivante dai numerosi ed importanti cantieri aperti nell'ambito degli interventi previsti dalla legge n. 227 del 1984, dalle successive leggi per il risanamento della rupe e per la salvaguardia del patrimonio architettonico;
nel corso degli anni e fino ad oggi, l'ufficio di Orvieto, oltre agli impegni connessi agli interventi previsti dalla legge speciale n. 227 del 1984 e a quelli inerenti alla cantieristica ordinaria, ha provveduto all'ampia attività di tutela in un'area che, per le sue caratteristiche storiche, ambientali e morfologiche, registra numerosi vincoli monumentali e paesaggistici;
gli uffici distaccati della Soprintendenza per i beni architettonici e paesaggistici dell'Umbria si sono occupati non solo di Orvieto e dell'orvietano ma anche del comprensorio tuderte (media valle del Tevere) e del comprensorio narnese-amerino;
l'attuale sede di proprietà dell'opera del duomo di Orvieto è concessa dallo stesso ente in comodato gratuito così da non gravare sui bilanci ministeriali -:
quali siano le motivazioni della chiusura degli uffici distaccati del Ministero per i beni culturali presenti a Orvieto;
se non ritengano opportuno mantenere a pieno regime gli uffici di Orvieto della direzione regionale per i beni culturali e paesaggistici dell'Umbria e della Soprintendenza per i beni architettonici e paesaggistici dell'Umbria anche in considerazione che il comune di Orvieto ha avviato l'iter procedurale per l'inserimento di Orvieto nel patrimonio mondiale dell'UNESCO;
se non ritenga opportuno, in ragione delle singolarità monumentali, storica, ambientale e paesaggistica dei territori di riferimenti precedentemente citati, impegnarsi per conservare a Orvieto quello che appare come un presidio dello Stato per la tutela e valorizzazione di un importantissimo patrimonio culturale e paesaggistico e se non consideri l'opportunità di contribuire fattivamente al raggiungimento del riconoscimento di Orvieto come patrimonio mondiale dell'Unesco.
(5-01814)

TRAPPOLINO. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
la Chiesa di San Giovenale di Orvieto rappresenta uno dei lasciti più suggestivi e più importanti dell'architettura sacra del medioevo. La sua edificazione - probabilmente su un precedente edificio altomedioevale che già utilizzava strutture preesistenti certamente pagane - viene fatta risalire al 1004. Al suo interno conserva affreschi di scuola orvietana, quasi un campionario della pittura dei maestri locali tra il XIII e il XIV, e preziosi elementi lapidei;
gli interni di interesse storico-artistico della Chiesa di San Giovenale (affreschi, materiale lapideo e intonaci) necessitano di urgenti restauri al fine di arrestare il processo di progressivo e inesorabile degrado;
il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 23 novembre 2007 «Ripartizione della quota dell'otto per mille per l'anno 2007» (Gazzetta Ufficiale n. 292 del 17 dicembre 2007) ha assegnato alla Soprintendenza per i beni architettonici, il paesaggio, il patrimonio storico, artistico ed etnoantropologico dell'Umbria la somma di euro 470.000 destinati al restauro dei dipinti murali secoli XIII-XVI, di intonaci e materiale lapideo nella chiesa di San Giovenale in Orvieto (Terni) -:
quale sia lo stato, ad oggi, del procedimento circa l'assegnazione dei lavori e l'apertura del cantiere per il restauro degli interni della Chiesa di San Giovenale in Orvieto così come previsto dal decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 23 novembre 2007.
(5-01815)

CORSINI, GHIZZONI e FERRARI. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
la stampa locale e nazionale, nonché gli organi di informazione radio-televisiva, hanno dato ampia notizia del trasferimento dell'architetto Luca Rinaldi, soprintendente di Brescia, dando vita ad una vasta polemica nei confronti del Ministero, polemica nel corso della quale molteplici ed unanimi sono state le attestazioni di stima nei confronti dell'architetto Luca Rinaldi da parte di tutte le rappresentanze politiche locali, così come da parte delle associazioni culturali e di tutela;
la Soprintendenza ai monumenti e al paesaggio di Brescia-Cremona-Mantova è stata affidata ad un dirigente di prima nomina ed accorpata, attraverso l'interim, con quella di Verona-Vicenza-Rovigo;
nessuna altra sede in Italia è stata accorpata con attribuzioni ad interim se non quelle di Lucca, Lecce e Sassari, di formazione molto più recente rispetto a quella di Verona, nonché di minor prestigio e carico di lavoro, e comunque tali sedi sono state affidate ad interim a strutture viciniori esistenti nella stessa regione e non a quelle di altre regioni;
mai della storia la soprintendenza di Verona, creata nel lontano 1907, e quella di Brescia, creata nel 1975, sono state accorpate in un'unica gestione;
la nomina nel recente concorso di ben 25 nuovi dirigenti architetti (11 vincitori e 14 idonei) per coprire le esigenze di molte sedi scoperte tra le 33 esistenti sul territorio italiano, avrebbe dovuto servire in primo luogo ad occupare le strutture di maggior prestigio, e sembra invece che Verona e Brescia, Mantova e Vicenza, Cremona e Rovigo, siano state considerate come province di secondaria importanza dal punto di vista culturale;
il principio della rotazione degli incarichi preso a giustificazione dal Ministero non è stato affatto seguito;
tra i soprintendenti architetti, non di nuova nomina, ne sono stati confermati in sede 10: Milano (7 anni di dirigente contro gli 8 di Rinaldi) Venezia, Genova, Roma, Pisa, Perugia, Napoli, Salerno, Potenza, Cagliari. Solo 4, (Verona, Ravenna, Firenze, Aquila) sono stati spostati, ma su sedi vicine a quelle di provenienza, se non proprio nei loro territori di origine;

a tutti gli altri architetti immessi in ruolo col nuovo concorso da solo 4 mesi, con qualche isolata eccezione, sono state assegnate sedi comunque vicine ai luoghi di origine o di residenza;
malgrado l'architetto Luca Rinaldi con anzianità di ruolo sia con altri due colleghi al terzo posto in graduatoria, è stato assegnato a sede da lui non richiesta, tanto lontana che rispetto a Trieste o alla più recente proposta di Cosenza, risultano innumerevoli, e in gran parte di prima fascia le soprintendenze più vicine al suo luogo di residenza;
secondo gli interroganti si prefigura uno scadimento dell'attenzione dello Stato verso i beni culturali del territorio della Lombardia orientale e del Veneto occidentale attraverso il depotenziamento delle strutture periferiche, accorpate tra loro, oberate di carichi di lavoro sempre maggiori, tali da portare al loro mal funzionamento;
secondo gli interroganti il provvedimento a carico dell'architetto Luca Rinaldi, potrebbe forse derivare dalle battaglie coraggiosamente combattute in questi anni contro le speculazioni immobiliari nelle zone turistiche, come il lago di Guarda -:
quali siano le motivazioni del provvedimento adottato nei confronti dell'architetto Rinaldi;
come si concilino le dichiarazioni del Ministro Bondi sulla qualificazione, sulla responsabilità dei dirigenti, sull'esigenza primaria della tutela del paesaggio con l'allontanamento dell'architetto Luca Rinaldi a sede periferica e relativa diminuzione della sua retribuzione;
come vengano considerate dal Ministero la sede friulana nella quale in solo 4 anni risultino avvicendati ben nove soprintendenti e/o la sede cosentina;
se il Ministero non intenda revocare il provvedimento ed assegnare all'architetto Luca Rinaldi una sede consona alla sua carriera dirigenziale e alle sue qualità ampiamente attestate e riconosciute.
(5-01824)

Interrogazione a risposta scritta:

MONAI. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
alle Sovrintendenze della Regione Friuli-Venezia Giulia è in corso un giro vorticoso di dirigenti (di prima nomina o ancora ad interim): nei primi nove mesi di quest'anno sono stati incaricati quattro diversi soprintendenti architettonici, tre storico-artistici e due archeologici. La nuova soprintendenza storico artistica è stata ottenuta dividendo ancora il poco personale superstite e nominando, per quasi un anno, un soprintendente ad interim, in carica a Verona, con conseguenti difficoltà logistiche di presenza e raccordo, soprattutto con la sede di Udine. Questa nuova soprintendenza, dislocata nelle tre sedi di Trieste, Udine e Miramare, non può contare nel suo organico nemmeno un amministrativo, non un segretario, non un ragioniere, un telefonista o un dattilografo;
ancora lontana l'apertura - da anni annunciata come imminente - del museo di beni storici e artistici a palazzo de Nordis a Cividale, che vede una sede rinnovata e prestigiosa, ricca di reperti, chiusa e inaccessibile in una città che è candidata all'inserimento nella lista del patrimonio dell'umanità Unesco dal Governo italiano dal 2008 -:
se e come il Ministro intenda provvedere a superare queste difficoltà organizzative e di organico e quando la sede del Museo cividalese potrà essere finalmente inaugurata.
(4-04290)

TESTO AGGIORNATO AL 1° OTTOBRE 2009

ECONOMIA E FINANZE

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'economia e delle finanze, per sapere - premesso che:
il comparto dei comuni dall'anno 2004 all'anno 2008, secondo dati ISTAT, ha migliorato il saldo di 2 miliardi e 500 milioni di euro;
il saldo di comparto dei comuni per l'anno 2008 è positivo e ammonta a circa 1 miliardo di euro;
lo stock di debito della pubblica amministrazione è pari, a luglio 2009, a 1.753 miliardi di euro mentre quello dei comuni e pari a 48 miliardi di euro, cioè il 2,7 per cento del totale;
il 60 per cento della spesa per investimenti del Paese è sostenuta dai comuni, che all'interno della pubblica amministrazione sono l'unico comparto che presenta un avanzo;
il comparto dei comuni partecipa, nel 2009, al risanamento dei conti pubblici per un importo pari ad 1 miliardo e 340 milioni di euro. Per gli anni successivi il contributo dei Comuni è, addirittura, molto più pesante: 2 miliardi e 370 milioni di euro per il 2010 e 4 miliardi e 145 milioni per il 2011; complessivamente quindi ai comuni nel triennio 2009-2011 è richiesto, in termine di miglioramento dei saldi, un contributo pari a 4 miliardi e 145 milioni di euro;
per rispettare i vincoli imposti dal patto di stabilità i comuni potrebbero essere costretti nel triennio 2009-2011 a ridurre la spesa per investimenti di almeno il 30 per cento;
i comuni potrebbero dare un forte impulso al rilancio dell'economia liberando risorse immediatamente spendibili;
l'articolo 9-bis del decreto-legge 1o luglio 2009, n. 78, convertito dalla legge 3 agosto 2009, n. 102, prevede che i Comuni in regola con il patto di stabilità 2008 possano escludere per il solo 2009 dal saldo utile ai fini del patto il 4 per cento dei residui passivi in conto capitale risultanti dal conto consuntivo 2007, che ammontano a circa 1,7 miliardi su un totale di 44 miliardi di euro;
la percentuale dei residui passivi sbloccata è esigua e assolutamente insufficiente a far fronte agli impegni;
l'articolo 9, comma 1, lettera a), numero 2, del citato decreto-legge n. 78, inoltre, obbliga il responsabile finanziario ad accertare preventivamente che il programma dei pagamenti sia compatibile con i relativi stanziamenti di bilancio e con le regole di finanza pubblica e che la violazione di tale obbligo comporta responsabilità disciplinare ed amministrativa del suddetto funzionario, con la conseguenza di «frenare» l'avvio di procedure che comportino spese di investimento;
i comuni si trovano, pertanto, di fronte ad una alternativa: bloccare i pagamenti alle imprese, così rispettando le regole imposte dal patto di stabilità, ovvero ottemperare agli obblighi contrattuali precedentemente assunti, anche in deroga alle disposizioni previste dalla normativa vigente, accelerando i pagamenti per la spesa in conto capitale e così facendo fronte al generale ristagno dell'economia e alle ricadute occupazionali;
molti sindaci, prevalentemente nei territori del centro-nord, si sono già espressi in tal senso, dichiarando l'intenzione di non rispettare le regole previste dal patto di stabilità interno al fine di sostenere l'economia dei propri territori e, quindi, di procedere comunque al pagamento di tutte le spese previste, sia in conto competenza che in conto residui, senza tener conto dei limiti di cui al patto di stabilità 2009;
il consiglio nazionale dell'ANCI ha approvato il 10 luglio 2009 a Cernobbio un

documento in cui ribadisce la propria volontà di sostenere l'azione dei comuni che intendano adottare misure a sostegno delle imprese qualora queste misure causassero lo sforamento delle regole del patto di stabilità e, pertanto, chiedendo al Governo il superamento delle sanzioni previste e la revisione del sistema di regole finanziarie nel senso di consentire agli enti virtuosi l'utilizzo delle risorse per le spese in conto capitale per un limitato periodo di tempo;
peraltro, tale circostanza rischia di determinare una situazione di difficile gestione da parte dello stesso Governo: infatti, laddove molti comuni, come annunciato, dovessero dar seguito all'intenzione di non rispettare le regole del patto di stabilità 2009, una rigida applicazione delle sanzioni previste non sembra realistica; al contrario, la mancata attuazione delle sanzioni determinerebbe una ingiusta sperequazione tra amministrazioni locali -:
come valuti la situazione che si è venuta a determinare e, soprattutto, se non ritenga di assumere le opportune iniziative normative urgenti per disporre una sospensione di tutte le sanzioni per il mancato rispetto del patto di stabilità interno, al contempo eliminando la responsabilità disciplinare ed amministrativa del responsabile finanziario di cui all'articolo 9, comma 1, lettera a) punto 2 del decreto-legge n. 78 del 2009.
(2-00482)
«Fontanelli, Tempestini, Vannucci, Miglioli, Agostini, Sani, Bressa, Pierdomenico Martino, Verini, Losacco, Genovese, Baretta, Calvisi, Fadda, Ferrari, Piccolo, Causi, Ceccuzzi, Fogliardi, Fiorio, Cuperlo, Beltrandi, Tocci, D'Incecco, Sbrollini, Fassino, Rugghia, Zaccaria, Dal Moro, Brandolini, Vaccaro, Lucà, Cardinale, Lovelli, Nicolais, Bonavitacola, Sereni, Boffa, Duilio, Zucchi, Misiani, Lolli, Cesario, Marco Carra, Barbi, Narducci, Ginoble, Mattesini, Cuomo, D'Antoni, Velo, Rubinato, Codurelli, De Pasquale, Lenzi, Graziano, Merloni, Zampa».

Interrogazione a risposta in Commissione:

BRANDOLINI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
i soggetti che a decorrere dal 2008 adottano il regime dei minimi, l'articolo 1, comma 117, della legge n. 244 del 2007, con una disposizione di carattere transitorio applicabile per l'anno in cui avviene il passaggio dal regime ordinario di tassazione al regime dei minimi, prevede che: «ai fini del calcolo dell'acconto dell'imposta sul reddito delle persone fisiche dovuto per l'anno in cui avviene il passaggio dal regime ordinario di tassazione a quello previsto per i contribuenti minimi, non si tiene conto delle disposizioni di cui ai commi da 96 a 116»;
di conseguenza i soggetti in esame sono tenuti a determinare l'acconto IRPEF 2008 senza considerare l'adesione al regime dei minimi;
non può, pertanto, essere «evitato» il pagamento dell'acconto IRPEF 2008 in considerazione del fatto che, applicando il regime dei minimi, il soggetto interessato dovrà versare, sul reddito 2008, l'imposta sostitutiva del 20 per cento;
l'Agenzia delle entrate ha specificato, con la Circolare n. 13/E del 26 febbraio 2008, che l'unica modalità di determinazione dell'acconto dovuto per l'anno di accesso al regime è il metodo storico, con esclusione della possibilità di utilizzare il metodo previsionale;
si determina una situazione nella quale i contribuenti minimi pagheranno un acconto molto superiore all'imposta dovuta, in particolare i soggetti a ritenuta d'acconto del 20 per cento risulteranno a credito per l'intero importo dell'acconto versato senza possibilità di recuperare le

maggiori somme pagate, mentre coloro che non effettueranno il versamento dell'acconto rischiano di essere sanzionati anche se non hanno determinato un aumento dell'imposta da versare a saldo -:
quali provvedimenti intenda adottare al fine di assicurare un tempestivo rimborso delle maggiori somme versate;
come intenda intervenire per escludere l'applicazione di sanzioni qualora il mancato o inferiore versamento dell'acconto non determini il ricorso a conguaglio in sede di dichiarazione dei redditi;
quali iniziative intenda adottare per evitare, dal prossimo anno, a coloro che passeranno al regime dei minimi di dover versare in acconto una imposta superiore al dovuto, tenuto conto, che si tratta di soggetti titolari di redditi anche molto bassi.
(5-01817)

Interrogazioni a risposta scritta:

ZACCHERA. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
in data 8 febbraio 2008 è stato bandito un concorso dall'Agenzia delle entrate prevedendo una distribuzione di 1180 posti per «funzionari amministrativo-tributari» tra le varie regioni italiane;
la selezione si era articolata mediante iniziale «scrematura» dei candidati a partire dal voto di laurea: almeno pari a 100/110, prova scritta teorica svoltasi il 20 giugno 2008, successiva prova scritta oggettivo-attitudinale svoltasi il 18 luglio 2008. A seguire un tirocinio teorico pratico retribuito svoltosi negli uffici locali tra ottobre 2008 e aprile 2009 cui ha fatto seguito una prova orale svoltasi tra il 25 maggio e il 29 luglio 2009;
le singole graduatorie regionali sono già state approvate e pubblicate. La procedura si è definitivamente conclusa con l'approvazione e la pubblicazione dell'ultima graduatoria relativa alla regione Lombardia, avvenuta in data 6 agosto 2009;
il decreto anticrisi n. 78 del 2009, prevede all'articolo 17, comma 7, il divieto per la pubblica amministrazione di procedere a nuove assunzioni. Tra gli enti ai quali il divieto non viene applicato, non viene inclusa l'Agenzia delle entrate, già oggetto di deroghe precedenti e grazie alle quali l'Agenzia ha potuto programmare l'assunzione di personale e bandire il concorso in oggetto (la legge finanziaria 2008 stanziava i fondi per l'assunzione di personale nel triennio 2008-2010). Nello specifico il divieto opera fino a quando non verranno raggiunti i risparmi di spesa stabiliti da apposito decreto del Ministero dell'economia e delle finanze da emanarsi entro il 30 agosto e per i quali l'Agenzia dovrà relazionare entro il 30 novembre. Nel caso in specie inoltre, trattasi di personale oramai formato da più di un anno e mezzo e per il quale si è già speso una ingente quantità di denaro per tirocinio retribuito, buoni pasto, commissioni esaminatrici eccetera;
ad oggi il decreto non risulta emanato -:
come possa conciliarsi la necessità di contrastare la diffusa pratica dell'evasione fiscale, peraltro ribadita nel decreto anticrisi, se vengono bloccate le assunzioni di personale atto a combatterla;
quale sia il motivo per cui l'Agenzia delle entrate in data 24 dicembre 2008 abbia bandito un secondo concorso per altri 825 funzionari, spendendo ulteriore denaro se i precedenti 1180 candidati non saranno assunti e se non ritenga che sarebbe stato più opportuno terminare la pregressa procedura e poi eventualmente pensare alla copertura di altri posti;
come si possa chiedere a delle persone che hanno sacrificato un anno e mezzo della loro vita in prove scritte e orali, studio, lavoro senza ricevere una adeguata retribuzione, a volte licenziandosi da un posto sicuro per sostenere la

prova relativa al tirocinio di sei mesi, di rimanere ora senza occupazione, magari avendo una famiglia a carico.
(4-04278)

ZACCHERA. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
nel 2008 è stato bandito dalla amministrazione della Agenzia delle entrate un pubblico concorso per la copertura di 1180 posti di «funzionario amministrativo-tributario»;
l'iter concorsuale è stato concluso con a nomina dei vincitori;
le assunzioni dei predetti funzionari sono però state sospese dal decreto n. 78 del 2009;
l'articolo 17, comma 35-bis del predetto decreto prevede una proroga poco chiara per il tirocinio nelle agenzie fiscali. In virtù di tale norma, recentemente l'Agenzia delle entrate ha provveduto a convocare i vincitori del concorso per espletare un secondo periodo di tirocinio dal 21 settembre al 31 dicembre 2009;
il tirocinio è una prova concorsuale oramai già sostenuta dai 1180 vincitori di selezione pubblica che attendono la sottoscrizione del contratto a tempo indeterminato e non la proroga di un istituto già concluso mesi addietro (fine aprile 2009);
i 1180 vincitori di concorso non sono più precari della pubblica amministrazione, né aspiranti tirocinanti, ma vincitori di concorso pubblico;
il tirocinio non fornisce alcuna copertura contributivo-previdenziale né tantomeno quei «poteri» tipici di un funzionario regolarmente assunto tanto è vero che, durante i sei mesi già effettuati, i compiti assegnati di norma erano minimi proprio per l'impossibilità di essere responsabili del procedimento, titolari di quelle facoltà utili ad espletare l'attività di contrasto all'evasione;
il tirocinio è comunque un periodo pagato in misura pari circa al 70 per cento per cento di quanto riceverebbe un funzionario assunto -:
quanto di fatto il Ministero stia risparmiando con questa decisione e se non si ritenga di dover invece finalmente procedere alla assunzione dei predetti 1180 funzionari che con il loro lavoro permetterebbero all'Agenzia una ben più forte azione a livello di lotta all'evasione.
(4-04279)

BOBBA, SERENI, SORO e MOSELLA. - Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
la sussidiarietà, detta orizzontale, è un principio cardine della democrazia sia rappresentativa sia partecipativa, che attua un'equilibrata distribuzione di funzioni tra i soggetti istituzionali, i soggetti sociali e i soggetti economici di mercato e che legittima non solo l'esistenza e il ruolo dei soggetti sociali, dalle fondazioni, alle associazioni, alle Onlus di varia natura;
il Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali Maurizio Sacconi nel «Libro bianco sul futuro del modello sociale. La vita buona nella società attiva», approvato dal Consiglio dei ministri nel maggio scorso, afferma che «il primo valore che ci deve guidare in questa sfida è la centralità della persona... Da questo valore discende la tesi di un welfare delle opportunità e delle responsabilità... Un modello sociale così definito si realizza non solo attraverso le funzioni pubbliche, ma anche riconoscendo, in sussidiarietà, il valore della famiglia, della impresa profittevole e non, come di tutti i corpi intermedi che concorrono a fare la comunità» (http://www.ilsussidiario.net/articolo.aspx?articolo=36366);
l'articolo 30 del decreto-legge 29 novembre 2008, n. 185, recante misure urgenti per il sostegno a famiglie, lavoro, occupazione e impresa e per ridisegnare in

funzione anti-crisi il quadro strategico nazionale, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 2 del 2009, inverte la disciplina fiscale finora vigente in Italia sulle quote associative introducendo la regola generale della loro imponibilità;
la disposizione introdotta nel nostro sistema tributario dispone l'invio telematico del modello all'Agenzia delle entrate, quale condizione per l'applicazione delle comuni regole e principi fiscali già presenti nel nostro ordinamento, come nel caso di specie articoli 143 e seguenti del decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986 n. 917 e successive modificazioni ed integrazioni;
in data 2 settembre 2009 è stato approvato il modello con le relative istruzioni per la comunicazione dei dati rilevanti ai fini fiscali da parte degli enti associativi, che dovrà essere presentato sia dagli enti già costituiti al 29 novembre 2008, data di entrata in vigore del decreto-legge 29 novembre 2008, n. 185, sia da quelli costituitisi successivamente a tale data;
in detto modello l'Agenzia delle entrate prevede che il mancato invio di un modello costituisce, sic et simpliciter, presupposto di imponibilità fiscale delle entrate, quali esse siano, di un ente non commerciale/associativo, anche alla luce del disposto dell'articolo 53 della Costituzione ed al cosiddetto principio di capacità contributiva;
nell'attuale sistema previsto dal Testo unico delle imposte sui redditi e dall'imposta sul valore aggiunto in caso di omesso invio del modello di dichiarazione annuale, l'amministrazione finanziaria per poter individuare l'area di evasione e la conseguente esistenza di eventuali redditi imponibili, è comunque tenuta all'osservanza di una procedura, seppur semplificata, di accertamento e delle relative regole poste anche a garanzia del contribuente per evitare abusi, disposta dal decreto del Presidente della Repubblica n. 600 del 1973 e dalle corrispondenti norme IVA, volte peraltro a consentire il fondamentale diritto alla difesa garantito costituzionalmente dall'articolo 24 della Costituzione (articolo 30, comma 1);
l'obbligo dell'invio del modello grava indistintamente sulle associazioni senza distinzione di ragione e scopo sociale, comprendendo anche partiti e sindacati, accomunando grossolanamente tipologie di associazioni molto diverse tra loro anche per struttura e disciplina, gran parte delle quali regolamentate da specifiche leggi settoriali;
dalla circolare dell'Agenzia delle entrate è quindi evidente che non si tiene conto delle numerose, articolate e sostanziali differenze esistenti nel terzo settore;
nel modello viene altresì richiesto che il rappresentante legale dell'ente associativo sia tenuto a dichiarare se «uno o più amministratori svolgono la medesima funzione anche in altre associazioni non lucrative», pertanto, il rappresentante legale dell'associazione, pur non avendo poteri di indagine, deve assumersi la responsabilità di quanto gli viene riferito;
alcuni enti associativi, come quelli di promozione sportiva registrati presso il CONI, non sono tenuti a fornire i dati di cui all'articolo 30, decreto-legge 29 novembre 2008, n. 185, da ciò deriva che tale esonero dovrebbe interessare anche le associazioni di promozione sociale, che non svolgono attività commerciale, infatti per esse esiste un Registro a livello nazionale che già raccoglie i dati richiesti dal modello, nonché esistono anche Registri a livello regionale;
la trasmissione del modello ha come finalità esplicitamente dichiarata dall'articolo 30, comma 1, della citata legge, quella di «consentire gli opportuni controlli», di conseguenza, saranno oggetto di verifica le associazioni grandi o piccole che sono dotate di un codice fiscale identificativo e che effettueranno l'invio telematico, mentre, quelle che non hanno un codice fiscale e che non faranno l'invio del modello rimarranno sommerse ed eviteranno il controllo diretto dell'Agenzia delle entrate;

il modello, al punto 29, richiede la comunicazione di informazioni, che vanno ben oltre i «dati e notizie rilevanti ai fini fiscali», facendo sorgere il dubbio di legittimità, in quanto sconfinano i limiti stabiliti dalla legge n. 2 del 2009, articolo 30;
il modello così formulato non ottempera nemmeno ai principi di eguaglianza formale e sostanziale, di cui all'articolo 3 della Costituzione, così come si evince dai commi 2, 3 e 3-bis dell'articolo 30 della legge in oggetto;
l'Agenzia per le organizzazioni non lucrative di utilità sociale, istituita con il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 26 settembre 2000 con cui si è dato seguito alla delega prevista dall'articolo 3 della legge n. 662 del 23 dicembre 1996, che opera sotto la vigilanza della Presidenza del Consiglio dei ministri, a cui è tenuta ad inviare annualmente una relazione sull'attività svolta, non ha poteri effettivi, nonostante sia l'organo più adatto a gestire il complesso mondo del terzo settore, anche sul piano della fiscalità;
appare infine quanto meno anomalo che alcune tipologie di associazioni siano state sollevate dall'obbligo della trasmissione del modello, mentre su altre di natura e finalità del tutto analoghe si dispone un meccanismo di controllo eccessivo e vessatorio -:
se i ministri non ritengano di assumere iniziative normative volte a modificare l'articolo 30 del decreto-legge 29 novembre 2008, n. 185;
come si spieghi la differenza di trattamento giuridico tra associazioni con natura e finalità del tutto analoghe;
se gli stessi ministri intendano assumere le necessarie iniziative affinché il modello dell'Agenzia delle entrate, emanato con provvedimento del 2 settembre 2009, sia riformulato dato che appare agli interpellanti altamente lesivo della dignità e della ratio ispiratrice delle associazioni non lucrative del terzo settore.
(4-04285)

BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
l'interrogante ha presentato, più di un anno fa, un atto di sindacato ispettivo (4-00538) riguardante la società a capitale misto, a maggioranza pubblica del 51 per cento, denominata A.Ser, affidataria fin dal 1999, per il comune di Aprilia, della riscossione dei tributi e della gestione di altri servizi;
nell'interrogazione in questione, si descrivevano dettagliatamente i travagliati passaggi che hanno visto la srl A.Ser acquisire, con la complicità dei partiti, una «posizione dominante» e privilegiata (peraltro procrastinata nella convenzione stipulata fino al 2019) che ha negato qualsiasi ipotesi di trasparenza e di legalità nello svolgimento della sua missione istituzionale tanto che le casse del comune di Aprilia si sono via via depauperate fino al dissesto finanziario per i mancati introiti che hanno determinato nel 2008 un credito del comune verso la l'A.Ser di almeno 20 milioni di euro;
l'interrogante ha presentato 5 solleciti ufficiali affinché il ministro competente desse risposta alla sua interrogazione a risposta scritta datata 3 luglio 2008 (il 6 ottobre 2008, il 3 aprile 2009, il 28 aprile 2009; l'11 giugno 2009 e il 14 luglio 2009);
il free press Il Caffè che distribuisce 90.000 copie nella provincia di Roma e in quella di Latina, nel suo n. 177 a pagina 24 ha pubblicato un articolo dal titolo «Presidente, salvaci dalla bancarotta» in cui il neo eletto Sindaco di Aprilia Domenico D'Alessio si appella al Presidente della Repubblica; nel numero precedente de Il Caffè, lo stesso Sindaco di Aprilia interpellato dal giornalista Stefano Cortelletti a pagina 6 afferma «Ci sono state connivenze vergognose delle passate Amministrazioni e chi è colpevole dovrà rispondere del collasso economico che sta vivendo la città»; nello stesso articolo si paventa il fallimento di Tributi Italia, il

socio privato dell'A.Ser, in quanto la società non «navigherebbe in acque tranquille» perché - si legge - la società «risulta essere inadempiente in gran parte dei comuni nei quali gestisce la riscossione dei tributi»;
il settimanale LEFT dell'11 settembre 2009 dedica quattro pagine di un reportage di Luca Olandese dal titolo «Esattori in fuga» - «Aumentano i Comuni in crisi per non aver ricevuto le tasse locali. Fanno capo alla Tributi Italia i collettori inadempienti». Nell'inchiesta di LEFT, oltre all'elenco dettagliato dei comuni «vittime» di Tributi Italia, si dà conto del contenzioso in corso, degli arresti domiciliari comminati al patron del gruppo Giuseppe Saggese per il buco di 4 milioni di euro del comune di Nettuno, e dei recentissimi avvisi di garanzia - quindici - riguardanti gli ammanchi al comune di Pomezia;
un'ampia rassegna stampa che include pressoché tutti i quotidiani di Bologna, comprese le pagine locali del Corriere della Sera e di Repubblica, pubblicata dall'inizio di settembre fino ad oggi, evidenzia come anche il comune di Bologna si sia affidato a Tributi Italia che ha rilevato la società Gestor insolvente nei confronti della municipalità per 1,8 milioni di euro; le notizie sono iniziate ad uscire grazie all'opera del consigliere comunale Serafino D'Onofrio, mentre il rischio di fallimento di Tributi Italia è cominciato a circolare sul web il 29 agosto quando il giornale on line Il Levante ha annunciato che il 20 ottobre prossimo il Tribunale di Roma avrebbe in calendario la presunta istanza di fallimento della società;
il quotidiano Il Bologna del 4 settembre scorso smentisce le voci di fallimento di Tributi Italia sostenendo che l'azienda chiederà alle banche di farsi anticipare i crediti vantati e quantificati in 142 milioni di euro, cifra più che sufficiente a coprire i debiti verso i comuni; Tributi Italia - informa il quotidiano Il Bologna - otterrà l'anticipazione bancaria «utilizzando gli strumenti varati dal Ministro Tremonti per aiutare le aziende in crisi»;
i quotidiani del 16 settembre scorso (Il Resto del Carlino, il Corriere della Sera - ed di Bologna, L'Informazione di Bologna), danno la notizia della chiusura delle indagini e della probabilissima richiesta di rinvio a giudizio del pm Persico nei confronti di Vito Paolo Marti, all'epoca amministratore delegato della Gestor, accusato di aver falsificato la fideiussione presentata nel novembre del 2007 a garanzia del mancato pagamento al comune di Bologna di 4,6 milioni di euro;
il settimanale Panorama in edicola con la data 24 settembre 2009, in un articolo a pagina 55 a firma Laura Maragnani, scrive «al Ministero dell'economia e finanze c'è una commissione che si occupa della sorveglianza. Ne fanno parte anche le associazioni di settore, come (l'Anacap, il cui presidente Pietro Di Benedetto è membro della commissione, mentre Patrizia Saggese è nel direttivo Anacap. Di Benedetto è anche avvocato della Tributi Italia: c'era lui, il 31 gennaio, quando la Corte dei conti di Bologna ha inflitto alla Tributi Italia una multa da 1,2 milioni di euro, per non avere presentato i conti giudiziali;
appare singolare che la commissione istituita presso il Ministero che ha il compito di vigilare sulle attività delle società di riscossione abbia fra i suoi membri le associazioni di settore, come l'Anacap, il cui operato dovrebbe essere vigilato, con il rischio di ingenerare un vero e proprio conflitto di interessi -:
se - quanto alla gravissima vicenda del comune di Aprilia - il Ministro competente abbia assunto, da un anno a questa parte, i necessari elementi conoscitivi per il tramite dei servizi ispettivi di finanza pubblica, ai sensi dell'articolo 28 della legge 23 dicembre 1998, n. 448, e dell'articolo 28 della legge n. 289 del 2002, al fine di verificare il rispetto del patto di stabilità da parte delle amministrazioni comunali di Aprilia che si sono succedute

nel tempo e, in caso affermativo, se abbia ravvisato un'ipotesi di danno erariale trasmettendo i relativi referti ispettivi alla procura regionale della Corte dei conti;
se, sulla base degli atti depositati presso il Ministero dell'interno, risultino ulteriori elementi concernenti le vicende sopra esposte emersi durante il periodo di commissariamento dell'ente comunale, fra il novembre 2001 e il giugno 2002;
se corrispondano al vero le notizie che paventano l'imminente fallimento di Tributi Italia debitrice nei confronti di numerosi comuni grandi, medi e piccoli italiani alcuni dei quali risultano essere sull'orlo della bancarotta;
se non si ritenga, trattandosi di denaro pubblico, di assumere iniziative normative dirette a:
a) fissare a livello nazionale la misura massima dell'aggio concedibile alle società miste in caso di affidamento a queste, da parte dei comuni, dei servizi di riscossione;
b) prevedere idonei strumenti di garanzia rispetto alle somme riscosse tenute in deposito dalle società affidatarie fino al momento del loro trasferimento al comune;
c) fissare espressamente la durata massima di affidamento dei servizi di cui sopra alle società, così da rendere possibile il mutamento delle strategie degli enti pubblici in conseguenza dell'evoluzione dei tempi e delle modalità di erogazione dei servizi e della conseguente riscossione, eliminando il rischio che gli enti locali contraenti restino imprigionati in gabbie contrattuali rigide ed inadatte alle moderne dinamiche finanziarie;

se intendano avviare un'indagine conoscitiva volta a studiare il fenomeno dell'affidamento a società miste del servizio di gestione, liquidazione, accertamento e riscossione dei tributi locali e delle altre entrate patrimoniali al fine di operare una valutazione sull'efficienza e sull'efficacia delle modalità di attuazione della disciplina normativa vigente;
quali siano le risultanze dell'attività della commissione ministeriale citata in premessa e se, alla luce delle considerazioni riportate in premessa, non si ritenga opportuno rivedere la composizione della sopra citata commissione.
(4-04299)

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GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta orale:

BUONANNO. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
il 6 settembre 2009, durante la festa paesana che stava svolgendosi nel comune di Crevacuore, in provincia di Biella, una comunità veniva sconvolta da un triste episodio e una famiglia veniva colpita duramente da una immensa tragedia;
nella tranquilla domenica in festa, infatti, si verificava l'ennesima strage sulla strada, dove perdeva la vita la signora Valle Stefania, madre di due figli di 16 e 10 anni, dopo essere stata travolta da un furgone condotto da Curnis Moreno, risultato con un tasso alcoolemico superiore di quasi sei volte a quello consentito per legge;
il conducente del furgone, immediatamente dopo aver travolto ed ucciso la giovane madre, si dava alla fuga senza fermarsi a prestare soccorso, anche se, grazie al pronto intervento delle forze dell'ordine, veniva tempestivamente assicurato alla giustizia;
la magistratura di Biella, tuttavia, disponeva velocemente gli arresti domiciliari nei confronti del pirata della strada, che poteva uscire dal carcere di Vercelli e percorrere il tragitto in autobus per trasferirsi nella propria abitazione in tutta tranquillità, a poche ore di distanza dall'uccisione

della signora Valle, la quale si trovava ancora all'obitorio poiché il marito, il signor Ciscato Luca, era ancora in attesa del nulla osta per la celebrazione del funerale;
la decisione del magistrato suscita perplessità, amarezza, rabbia e delusione verso la giustizia, oltretutto anche in ragione del fatto che il Curnis Moreno, già in due precedenti occasioni, verificatisi esattamente nel 2002 e nel 2005, era stato sottoposto al ritiro della patente di guida in quanto risultato con un tasso etilico notevolmente superiore ai limiti consentiti per legge -:
se il Ministro interrogato intenda verificare la sussistenza di presupposti per l'esercizio di tutti i poteri di sua competenza.
(3-00674)

Interrogazioni a risposta scritta:

TADDEI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 12 della legge 28 luglio 1999, n. 266, ha previsto una delega al Governo per l'istituzione, tra l'altro, dei ruoli direttivo-ordinario e speciale del Corpo della Polizia Penitenziaria, con carriere analoghe a quelle dei corrispondenti ruoli della Polizia di Stato;
in attuazione della citata delega, il decreto legislativo 21 maggio 2000, n. 146, ha istituito i suddetti ruoli, articolandoli in qualifiche, con ordine gerarchico e con livelli analoghi a quelli dei corrispondenti ruoli dei Commissari di polizia di Stato;
successivamente sono state emanate disposizioni per il riordino dei ruoli del personale direttivo e dirigente della Polizia di Stato;
per effetto della precitata normativa l'ordinamento del personale del Corpo di polizia penitenziaria non assicura più l'adesione ai principi di omogeneità con le altre forze di polizia;
dall'esame delle disposizioni emerge, infatti, che le carriere del personale direttivo e dirigenziale del Corpo di polizia penitenziaria presentano connotazioni di rilevante disallineamento rispetto alle carriere del corrispondente personale della polizia di Stato, avuto riguardo sia alle differenti articolazioni delle qualifiche, sia al mutamento della normativa in materia di promozioni alle qualifiche superiori;
l'attuale assetto normativo penalizza, quindi, fortemente il Corpo di polizia penitenziaria;
è necessario, pertanto, emanare gli interventi correttivi necessari per la revisione dell'ordinamento del personale dei ruoli direttivi e dirigenziali del Corpo di polizia penitenziaria al fine di armonizzare le disposizioni vigenti con la normativa prevista per il personale dei corrispondenti ruoli delle Forze di polizia di Stato al fine di evitare ogni elemento di diversificazione che possa alterare il sistema di equiordinazione voluto dal legislatore -:
quali siano gli intendimenti del Governo sulla vicenda descritta in premessa;
se ritenga necessario emanare interventi correttivi al fine di allineare la carriera dei ruoli direttivi e dirigenziali del Corpo di polizia penitenziaria a quella dei funzionari della polizia di Stato.
(4-04291)

MECACCI, BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della giustizia, al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
con l'approvazione della delibera della Giunta regionale del Lazio 7 aprile 2008 n. 230, (pubblicata sul BURL del 6 giugno 2009) viene ulteriormente ribadita la legittimità del Ser.T. (Servizio per le Tossicodipendenze) che opera per il Servizio

Sanitario, ad occuparsi della tutela della salute della persone detenute tossicodipendenti;
il Ser.T. «Istituti Penitenziari di Rebibbia» della ASL RM/B attua il suo mandato istituzionale fin dal 1993, anno che ne vede la naturale e più idonea collocazione all'interno della terza casa circondariale, struttura nella quale apre, nello stesso anno, l'ICATT, istituto a custodia attenuata per il trattamento dei tossicodipendenti;
il23 dicembre 1996 viene firmata la Convenzione tra il Ministero di grazia e giustizia e la USL RM/B, per l'assistenza sanitaria e socio-riabilitativa dei detenuti tossicodipendenti e alcool dipendenti ristretti negli istituti penitenziari di Rebibbia;
il 15 luglio 1997 viene firmato il Protocollo operativo tra Ministero di grazia e giustizia e la AUSL RM/B per la cura e la riabilitazione dei detenuti tossicodipendenti ristretti presso il complesso polipenitenziario di Rebibbia, in cui viene espressamente indicato che la collocazione della sede Amministrativa e della dirigenza del servizio (Responsabile Ser.T), è stabilita presso la Terza Casa Circondariale, sede dell'Istituto a Custodia Attenuata riservata esclusivamente alla terapia di detenuti tossicodipendenti, in fase post astinenziale;
la collocazione del Ser.T. presso l'Icatt viene ribadita dalla delibera di Giunta 7 aprile 2008, n. 230 che recita testualmente «Le Aziende che hanno nel loro territorio una struttura a Custodia Attenuata per detenuti tossicodipendenti, creano o mantengono una propria sede amministrativa e terapeutica in tali contesti, al fine di massimizzare l'offerta sanitaria in concomitanza con l'opera di trattamento penitenziario messa in atto dalle Direzioni penitenziarie»;
nel decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 1o aprile 2008 viene sottolineato come i due enti, Ministero della giustizia e servizio sanitario debbano avviare una «leale collaborazione» nel rispetto ognuno dei propri compiti istituzionali;
come risulta da una lettera letta integralmente durante la trasmissione «radiocarcere» trasmessa da radio radicale il 22 settembre 2009:
la direzione della terza casa circondariale dispone il prelievo dei cataboliti urinari, delle persone detenute, (benché l'uso di stupefacenti non sia reato), protocollandone le risposte presso la propria segreteria, senza alcuna cura della privacy per i nominativi apposti; inoltre, il Ser.T. non viene informato di tale richiesta e, nel caso in cui un detenuto risulti positivo all'assunzione di sostanze stupefacenti, lo stesso viene trasferito senza comunicazione alcuna al Ser.T.; il Ser.T. viene a conoscenza del trasferimento della persona in questione, solo nel momento in cui chiama a colloquio l'utente che non risulta, a quel punto in istituto;
la direzione della terza casa circondariale non ha ritenuto necessaria, in un'occasione, l'informazione, inviata dal Ser.T. di Rebibbia, relativamente alla comunicazione di decesso di un parente di una persona ristretta presso l'Icatt;
vi è stata presso la procura della Repubblica di Roma la denuncia di una persona detenuta presso la terza casa circondariale (ICATT), per lesioni personali, che erano state determinate dalla rimozione dell'ingessatura di uno degli arti superiori avvenuta dopo oltre sessanta giorni, a causa di disorganizzazione interna; si precisa che, successivamente alla denuncia, il detenuto di cui sopra è stato trasferito presso altro carcere;
vi sono stati nel corso degli anni ripetuti tentativi di allontanare il Ser.T. «Istituti Penitenziari di Rebibbia» dalla sua sede istituzionale presso la terza casa circondariale (ICATT);
in merito a questo punto si precisa che con ordine di servizio n. 1366 del 14 luglio 2009, si è recentemente disposto il trasferimento della sede amministrativa

del Ser.T. presso altri locali dislocati nei pressi della Casa Circondariale Nuovo Complesso, peraltro inadeguati e in condivisione con altri servizi, disposto dal Coordinatore Responsabile Aziendale attività sanitarie in ambito penitenziario dottor Aldo Fierro e dal Direttore del Dipartimento tutela fragilità dottoressa Irene Sarti, facenti parte della stessa ASL RM/B, referenti che dovrebbero avere ben chiare tutte le disposizioni di legge recentemente approvate e palesemente violate;
quanto sopra esposto è in netto contrasto con quanto ribadito dalla Delibera di Giunta regionale del Lazio n. 230 del 7 aprile 2008 che a pag. 25 del BURL recita testualmente «Le Aziende che hanno nel loro territorio una struttura a Custodia Attenuata per detenuti tossicodipendenti, creano o mantengono una propria sede amministrativa e terapeutica in tali contesti, al fine di massimizzare l'offerta sanitaria in concomitanza con l'opera di trattamento penitenziario messa in atto dalle Direzioni penitenziarie»;
nel mese di maggio 2009 la Direzione della Terza Casa Circondariale ha improvvisamente vietato l'accesso ad un dirigente medico del Servizio Sanitario Nazionale (Ser.T. «Istituti Penitenziari di Rebibbia»), impedendo allo stesso di svolgere la propria attività, non concordando la negazione dell'accesso con il Servizio Sanitario e non motivando in alcun modo tale divieto, né all'interessato né al suo ente di appartenenza, causandone un grave danno di immagine;
si precisa peraltro che il dirigente medico in questione è lo stesso che anni addietro si era battuto per mantenere la sede del Ser.T. presso la sua collocazione più naturale, cioè l'istituto per tossicodipendenti. A detto dirigente è stato cambiato incarico da circa un anno. Inoltre, del tutto recentemente tale divieto è stato esteso anche ad altro personale sanitario del Ser.T. sempre senza alcuna giustificazione o preavviso;
nonostante un noto sindacato abbia chiesto spiegazione del trasferimento della sede del Ser.T. e del divieto di ingresso del dirigente medico e il vice presidente della Regione Lazio, Senatore Montino, abbia richiesto spiegazioni in merito allo stato dell'arte dell'assistenza ai detenuti tossicodipendenti, a tutt'oggi non sono note le posizioni in merito né del Ministero della Giustizia, né della ASL RM/B;
a differenza di altri istituti penitenziari del Lazio dove le violazioni sono più sporadiche e di ridotta entità, solo per la Terza Casa Circondariale esistono e sono stati registrati negli ultimi anni, palesi e numerose violazioni degli accordi e delle norme correnti;
chiede di sapere:
come sia possibile che, alla luce del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 1o aprile 2008, della recentissima normativa della Giunta Regionale che si cita sopra, non siano rispettate da parte della Direzione della Terza Casa Circondariale di Rebibbia (ICATT) le norme che affidano la completa responsabilità della gestione della salute al Servizio Sanitario e al Ser.T. delle persone tossicodipendenti detenute negli episodi sopraesposti -:
in particolare:
per quali ragioni la Direzione della Terza Casa Circondariale di Rebibbia disponga il prelievo dei cataboliti urinari, delle persone detenute, senza informarne il Ser.T e in violazione delle norme sulla privacy e se intenda continuare in tale comportamento non conforme alle disposizioni della legge;
per quali ragioni nel mese di maggio 2009 la Direzione della Terza Casa Circondariale ha improvvisamente vietato l'accesso ad un dirigente medico del Servizio Sanitario Nazionale-Ser.T. presso quell'istituto ed ad altro personale sanitario dello stesso Ser.T.;
come si giustifichi un potere discrezionale che alla direzione della terza casa circondariale consenta di decidere la trasmissione o meno di documentazione

relativa alla morte del genitore di un detenuto e l'allontanamento di operatori del sistema sanitario nazionale;
per quali ragioni è stato disposto il trasferimento degli uffici amministrativi del Ser.T dalla Terza Casa Circondariale (ICATT) presso il Nuovo Complesso di Rebibbia, in violazione della Delibera della Giunta Regionale del Lazio n. 230 del 7 aprile 2008.
(4-04298)

FARINA COSCIONI, BERNARDINI, BELTRANDI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
sembrerebbe che ben 45 fascicoli di procedimenti in corso o in attesa di dibattimento siano spariti dalla sezione Lavoro del Tribunale di Bari;
«Furto o pura sbadataggine», si domanda Il Giornale nella sua edizione del 19 settembre 2009. «Qualunque sia il motivo del caos, a palazzo di Giustizia c'è chi denuncia la situazione di "emergenza e precarietà" ormai all'ordine del giorno -:
se siano state disposte verifiche volte ad accertare se i sopra citati 45 fascicoli siano «semplicemente» andati smarriti o siano stati sottratti e trafugati;
se non si ritenga di dover far luce sull'accaduto e conoscere come questa incredibile situazione sia potuta verificarsi.
(4-04304)

FARINA COSCIONI, BERNARDINI, BELTRANDI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della giustizia, al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
il Corriere del Mezzogiorno nella sua edizione del 22 settembre 2009 ha pubblicato un articolo del giornalista Antonio Della Rocca, nel quale tra l'altro si legge «Pazienti di serie B. I detenuti del carcere leccese di Borgo San Nicola, non avrebbero gli stessi diritti all'assistenza sanitaria di tutti gli altri cittadini. Diritti che sono loro garantiti dalle norme. Lo denuncia il segretario generale Funzione pubblica della Cgil di Lecce, Salvatore Caricato, che punta il dito verso la Regione che tarda, a suo dire, a emanare gli atti per l'organizzazione e la gestione sanitaria "con enormi ripercussioni sulle garanzie e sull'assistenza" dei carcerati. "La messa a norma dei locali adibiti ad attività ambulatoriale - afferma Caricato - e l'incremento delle ore dedicate all'attività specialistica, in particolare di Cardiologia, Dermatologia e Radiologia, sarebbero necessari e indispensabili per evitare le continue traduzioni di reclusi verso ospedali esterni, contribuendo anche ad alleviare i carichi di lavoro degli agenti utilizzati in questi trasferimenti". Sarebbero tanti i detenuti che vengono curati negli ospedali data l'inadeguatezza delle strutture carcerarie dedicate all'assistenza e alla carenza di personale. In particolare, secondo la Cgil il personale di supporto e di ausiliariato non esisterebbe affatto «con enormi disagi per quei pochi infermieri e medici assunti a tempo indeterminato che sono costretti a svolgere il loro lavoro in condizioni precarie, avvalendosi sempre e comunque di personale cosiddetto parcellista che viene chiamato e remunerato a ore di lavoro»;
nel carcere di Lecce attualmente sono reclusi 1.380 detenuti, tra cui 300 immigrati e 100 donne, malgrado la capienza massima sia di 650 persone, cioè una media di tre persone per ogni cella ampia circa 7 metri quadrati. Gli agenti penitenziari seno 560. Ma secondo la Cgil, in alcune sezioni con 60-70 detenuti verrebbe utilizzata una sola guardia. I tagli alle risorse economiche non consentirebbero agli agenti penitenziari di percepire gli straordinari e avrebbero bloccato la manutenzione dei mezzi;
il direttore sanitario dell'Asl di Lecce, Franco Sanapo, ha ammesso le lacune sui livelli assistenziali: «Come sempre le leggi sono scritte bene: si è stabilito che i carcerati hanno gli stessi diritti alle cure

di chi è libero, ma poi poco si fa per garantire tutto questo. È stato detto che le Asl dovranno prendere in carico questi pazienti attingendo risorse umane e strutture dal Dipartimento di giustizia. Inoltre i contratti all'epoca sottoscritti con l'amministrazione carceraria la Asl li deve rispettare fino a nuove disposizioni. Inoltre si prevede una migliore assistenza sanitaria ai carcerati, ma con le stesse identiche risorse di prima -:
se quanto riportato in premessa corrisponda a verità e quali urgenti iniziative si intendano promuovere, adottare e sollecitare a fronte della gravissima situazione che si è determinata nel carcere di Lecce, anche nel quadro del concreto trasferimento di funzioni dal Ministero della giustizia al Servizio sanitario nazionale in materia di sanità penitenziaria.
(4-04305)

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INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazione a risposta in Commissione:

CONTENTO. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
recenti disposizioni hanno introdotto il requisito della maggiore età e l'obbligatorietà della patente nautica per la conduzione degli «acquascooter» o moto d'acqua e mezzi similari;
le norme hanno suscitato forti perplessità da parte delle imprese che esercitano attività di noleggio o locazione di tali mezzi, le quali hanno evidenziato come essa si svolga sotto la sorveglianza e la parziale responsabilità degli esercenti non sembrando corretta, quindi, l'equiparazione con il privato che ricorra all'uso dei medesimi;
allo scopo di censire e monitorare lo svolgimento in concreto dell'attività esercitata da queste imprese, il Ministero competente, tramite la competente Direzione generale, aveva proposto un periodo di sperimentazione all'esito del quale verificare la possibilità di distinguere i requisiti necessari per la conduzione delle moto d'acqua nel caso di noleggio da parte di idonee imprese esercenti professionalmente detta attività -:
se risulti effettuata la sperimentazione proposta e, in caso affermativo, con quali esiti;
quali iniziative intenda avviare in relazione al problema sollevato da decine di aziende che operano nel settore turistico ampliando l'offerta del mercato con investimenti non indifferenti.
(5-01821)

Interrogazioni a risposta scritta:

VITALI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
al fine di proteggere i passeggeri di aerei dalla nuova minaccia terroristica, costituita dall'uso di esplosivi in forma liquida, l'Unione Europea ha adottato nuove regole di sicurezza che limitano la quantità di sostanze liquide che è possibile trasportare attraverso i punti di controllo di sicurezza aeroportuale;
alle nuove regole, regolamento CE 1546/2006, entrate in vigore a decorrere dal 6 novembre 2006, sono soggetti tutti i passeggeri degli aeroporti dei Paesi facenti parte dell'Unione Europea, compresi i voli nazionali, qualunque sia la loro destinazione;
le norme suddette prevedono che il trasporto a bordo di aeromobili di sostanze liquide o similari di prodotti acquistati all'interno dell'area sterile di ogni aerostazione avvenga utilizzando esclusivamente buste e sacchetti trasparenti e dotati di chiusura sigillata che rilevi chiaramente eventuali manomissioni;
sebbene le norme suddette siano entrate in vigore, è stato riportato da molti mezzi di comunicazione che le stesse vengono

parzialmente disattese o addirittura totalmente inapplicate dagli esercizi commerciali presenti nei nostri aeroporti. Tali comportamenti omissivi determinano preoccupanti problemi relativi alla sicurezza degli aeroporti in relazione alla normativa prevista dal legislatore per contenere i rischi di attentati di matrice terroristica oltre a costituire un ingente danno per i passeggeri che si vedono sequestrate le merci acquistate da coloro che sono addetti ai controlli;
è indispensabile, pertanto, intervenire per fare rispettare le norme suddette e per attuare tutte le misure legislative necessarie al fine di un sicuro ed efficace controllo -:
quali iniziative urgenti intendano adottare per verificare, presso gli esercizi commerciali presenti negli aeroporti, i casi di violazione o di mancato rispetto della normativa in materia di sicurezza nel trasporto aereo e se non sia necessario prevedere sanzioni adeguate per i casi di inosservanza delle norme richiamate nella premessa.
(4-04276)

SCILIPOTI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
il valore attualizzato stimato del costo per il ponte sullo Stretto di Messina, secondo alcune stime è pari a 6,3 miliardi di euro;
il costo a consuntivo di realizzazione dell'opera era stato stimato originariamente attorno ai 6 miliardi di euro, ma il prezzo posto a base di gara per l'individuazione del general contractor a cui assegnare la progettazione definitiva e la realizzazione del ponte è stato di 4.4 miliardi di euro e la gara, bandita dal concessionario Stretto di Messina Spa è stata vinta dalla ATI capeggiata da Impregilo che ha presentato un maxi-ribasso che stima il costo di realizzazione dell'opera in appena 3,9 miliardi di euro;
tale stima contenuta nel maxi-ribasso, contestato tra l'altro con apposito ricorso al TAR del Lazio da parte della concorrente cordata facente capo alla società Astaldi, secondo le valutazioni delle associazioni ambientaliste e come ben documentato nella Relazione conclusiva del 2004 della Commissione del Consiglio comunale di Messina, «Sulla sostenibilità sociale e ambientale del progetto preliminare e lo Studio di impatto ambientale del Ponte sullo Stretto di Messina», non tiene conto della lievitazione del costo dei materiali in primis l'acciaio, del più che prevedibile raddoppio dei tempi dei cantieri, da 6 ad almeno 12 anni, dei costi aggiuntivi derivanti dalle oltre 35 prescrizioni contenute nella Delibera CIPE 66/2003 di approvazione del progetto preliminare per limitare e mitigare l'impatto ambientale;
lo stesso Governo in carica, a pagina 106 dell'Allegato Infrastrutture al DPEF 2009-2013, redatto dal Ministro delle infrastrutture e dei trasporti valuta che riguardo al ponte si deve «effettuare una vera due diligence per verificare le necessarie rivisitazioni alla Convenzione, la rilettura dei valori dell'offerta»;
a fronte di un costo attualizzato di 6,3 miliardi di euro con le Delibere CIPE del 6 marzo 2009 e del 26 giugno 2009 il CIPE, nell'ambito del ri-orientamento dei Fondi FAS-Fondi per le aree sottoutilizzate, risulta (non esistono documenti ufficiali di dettaglio) che il Governo abbia deciso di destinare 1.300 milioni di euro al ponte sullo Stretto di Messina, fondi che comunque rimangono del tutto insufficienti e che costruiscono poco più della metà (52 per cento) di quanto stanziato nel 2003 per la ricapitalizzazione della Stretto di Messina SpA e 1/6 del costo attualizzato del ponte;
nella Tabella 11 «Interventi Fondo Infrastrutture quadro di dettaglio della Delibera CIPE del 6 marzo 2006» dell'Allegato Infrastrutture al DPEF 2010-2013, che illustra i contenuti della Delibera CIPE 26 giugno 2009, si indica una quota di

fondi FAS di 904 milioni di euro destinati tra l'altro a «interventi a terra Ponte sullo Stretto»;
nel Rapporto 2008 su «La Revisione della spesa pubblica», elaborato dalla Commissione tecnica per la finanza pubblica istituita a suo tempo presso il ministero dell'economia e delle finanze si legge, nella Raccomandazione 6, contenuta nel Capitolo 5 relativo alla Legge Obiettivo, che: «il finanziamento degli interventi della legge obiettivo si presenta incerto, frammentario, parziale e con problemi di sostenibilità. Appare indispensabile effettuare una ricognizione della situazione attuale per superare le incertezze e le carenze informative sul programma, in termini aggregati e relativamente a ciascun progetto approvato dal CIPE (...)»;
all'articolo 4, comma 4-quater della legge 3 agosto 2009 n. 102, conversione in legge del decreto-legge 1o luglio 2009, n. 78 si stabilisce che il finanziamento di 1.300 milioni di euro richiamato nelle Delibere CIPE del 6 marzo e del 26 giugno 2009 non è immediatamente disponibile ma sarà dato in vari, non quantificati, e successivi stanziamenti annuali, o meglio come contenuto in tale disposizione: «A valere sulle risorse del Fondo istituito ai sensi dell'articolo 18, comma 1, lettera b), del decreto-legge 29 novembre 2008, n. 185, convertito, con modificazioni, dalla legge 28 gennaio 2009, n. 2, è assegnato alla società Stretto di Messina Spa un contributo in conto impianti di 1.300 milioni di euro. Il CIPE determina, con proprie deliberazioni, le quote annuali del contributo, compatibilmente con i vincoli di finanza pubblica e con le assegnazioni già disposte.» -:
se il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti abbia portato a termine le verifiche relative alla rivisitazione della Convenzione e la rilettura dei valori dell'offerta per la realizzazione del ponte sullo Stretto di Messine e quali risultati e valutazioni conclusive abbiano portato tali verifiche, alla luce del fatto che il costo attualizzato dell'opera è di 6,3 miliardi di euro mentre la sua progettazione definitiva e la sua realizzazione è stata assegnata con un maxi-ribasso di 3.9 miliardi di euro;
se il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti abbia individuato sinora, a sei anni dall'approvazione del progetto preliminare dell'opera, altre fonti di finanziamento pubbliche o private che contribuiscano alla realizzazione del ponte sullo Stretto di Messina;
se il Governo abbia individuato, in questo grave periodo di crisi per l'economia italiana e di crescita della spesa pubblica e di conseguenza dell'indebitamento dello Stato, fondi di finanziamento e stabilito tempi certi per la realizzazione del ponte sullo Stretto di Messina, a fronte del fatto che anche solo i 1.300 milioni di euro resi teoricamente disponibili sono sinora assicurati sulla carta, visto che le quote annuali, di cui non si conosce l'entità, per coprire questo parzialissimo finanziamento dovranno essere stabilite con Delibere CIPE approvate ad hoc;
cosa intenda il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, con la prevista realizzazione con i fondi FAS di «interventi a terra», citati nell'Allegato infrastrutture al DPEF 2010-2013, che dovrebbero essere quindi funzionali e strettamente connesse all'esecutività dei lavori dell'opera principale, a fronte di un'opera quale il ponte sullo Stretto di Messina che non è nemmeno giunto alla fase di progettazione definitiva;
sulla base di quali valutazioni anticongiunturali e di sviluppo strutturale del Paese, nell'attuale gravissima situazione di crisi economico-finanziaria che attraversa l'Italia, il Ministro dell'economia e delle finanze abbia deciso di «immobilizzare» 1.300 milioni di euro per un'opera il cui costo è più di cinque volte superiore ai finanziamenti sinora reperiti e i cui tempi di realizzazione saranno sicuramente molto superiori ai sei anni previsti ottimisticamente dal progetto, invece di destinarli, in accordo con il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, in opere

immediatamente cantierabili per l'adeguamento e il potenziamento della rete di infrastrutture ferroviarie, stradali e aeroportuali di Sicilia e Calabria, come richiesto tra l'altro dall'ANCE-Associazione nazionale dei Costruttori Edili, e nel potenziamento del servizio di traghettamento pubblico gestito da RFI;
quali siano le valutazioni di carattere trasportistico e infrastrutturale che hanno indotto il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti a perseguire negli Allegati infrastrutture ai due DPEF sinora approvati nella XVI legislatura l'obiettivo di realizzare, con fondi al momento interamente pubblici, un'opera dal costo attuale di 6,3 miliardi di euro, a fronte di un investimento in interventi prioritari che secondo quanto valutato nell'Allegato Infrastrutture al DPEF 2009-2013, ammontava complessivamente in 47 miliardi di euro e che presenta un rapporto costi-benefici che, alla luce dei previsti incrementi dei costi si sta rivelando sempre più negativo;
sulla base di quali informazioni viene indicata, e avallata dal Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, in una cifra compresa tra 40.000 e 60.000 lavoratori la ricaduta occupazionale del ponte, quando, secondo il progetto preliminare, che definisce peraltro «modesta» tale ricaduta in relazione all'imponenza dell'investimento, l'occupazione diretta del ponte non supererà nelle fasi «di picco» le 5.000 unità per le opere a terra;
se il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti sia in grado di garantire che la realizzazione di opere «connesse» al ponte (la variante ferroviaria di Cannitello) approvate ed eventualmente avviate a finanziamento prima ancora dell'avvio della progettazione definitiva e di quella esecutiva dell'opera siano state accompagnate da una diligente analisi costi-benefici che ne abbia verificato una valenza economica e sociale eventualmente anche in assenza del ponte (eventualità che non può essere scartata, a meno di non voler considerare meramente formale l'esercizio della potestà approvativa da parte del CIPE);
se il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti non ritiene che le opere «compensative» non debbano essere in realtà considerate, a prescindere dalla stessa realizzazione del ponte, come un atto dovuto ad un'area quella dello Stretto di Messina, che ha pagato un prezzo pesantissimo in termini di qualità dell'ambiente e della vita al ruolo di transito cui errate scelte di localizzazione urbanistica degli approdi le hanno di fatto imposto negli ultimi 40 anni; in questo senso la «compensazione» dovuta all'area deve essere considerata con riferimento all'esperienza storica precedente, e non all'ipotesi di un progetto oscuro, dubbio ed incerto, nel suo costo economico e nella sua utilità sociale;
da dove arriveranno gli altri 4,8 miliardi di euro necessari alla costruzione del ponte visto che lo Stato, per un'opera secondo l'interrogante inutile e velleitaria rispetto alle tante piccole opere ordinarie necessarie al paese (messa in sicurezza del territorio, bonifiche di siti inquinati, abbattimento abusi edilizi, rinaturazione e adattamento, eccetera) è già tornato indietro destinando 1,2 miliardi di euro in meno rispetto a quanto venne destinato quattro anni fa con la ricapitalizzazione della Stretto di Messina SpA (1,3 miliardi di euro oggi, contro i 2,5 miliardi di euro del 2003);
come il Ministro pensa di affrontare la ridefinizione dei rapporti con il general contractor capeggiato da Impregilo, visto che il costo dell'opera è di 2,2 miliardi di euro in più di quello con cui è stata vinta la gara (6,1 miliardi rispetto ai 3,9 miliardi di euro del maxi-ribasso presentato da Impregilo);
in quale modo sono stati superati tutti gli ostacoli tecnici di realizzazione di un ponte sospeso, ad unica campata di 3,3 km (nell'area a maggior rischio sismico del Mediterraneo) e di gestione di un'opera, concepita per 100.000 veicoli al giorno quando stime ufficiali al 2032 prevedono solo 18.500 v/g.
(4-04296)

DE CORATO. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
alle ore 22.20 di domenica 20 settembre 2009 a Milano, un treno senza passeggeri, che stava percorrendo un tratto ferroviario che dalla stazione centrale porta al deposito verso Lambrate, è deragliato e due vagoni del treno sono finiti fuori dai binari, precipitando nel cortile di un palazzo;
l'incidente, per fortuna, non ha provocato feriti, se non il macchinista che ha riportato lievi contusioni;
le Ferrovie dello Stato hanno aperto un'inchiesta amministrativa per accertare le cause e la dinamica dell'incidente -:
se il convoglio, al momento dell'incidente, avesse trasportato passeggeri, il bilancio del deragliamento avrebbe potuto essere certamente molto grave;
se il Ministro in indirizzo intenda chiarire al più presto come sia potuto accadere tale incidente. Ma soprattutto se intenda riferire quali misure di sicurezza sono state o saranno adottate dalle Ferrovie dello Stato per non mettere a rischio l'incolumità dei tanti cittadini che hanno un'abitazione nei pressi dei rilevati ferroviari, una rete che all'interno del territorio comunale milanese si estende per circa 75 Km, di cui 80 per cento è di proprietà delle Ferrovie dello Stato.
(4-04297)

TESTO AGGIORNATO AL 21 LUGLIO 2010

...

INTERNO

Interrogazione a risposta orale:

GALLETTI. - Al Ministro dell'interno, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
alla fine del luglio scorso il CIPE ha dato il via libera allo stanziamento di 262 milioni di euro per il metro di Bologna, inserendolo tra le 12 opere infrastrutturali approvate per un totale di 3 miliardi di euro;
tali risorse per il metro bolognese si sommano ai 5 miliardi di euro della finanziaria 2008, ai 7,7 di RFI, ai 5,5 della regione e ai 108 del comune di Bologna;
non si registra molto ottimismo, tuttavia, circa i tempi di realizzazione dell'opera nonostante la disponibilità delle risorse, in quanto si resta in attesa di verificare se l'opera potrà essere realizzata a fronte dei vincoli di spesa imposti ai comuni dal patto di stabilità -:
se non ritengano opportuno assumere le necessarie iniziative volte a modificare le disposizioni imposte dal patto di stabilità al fine di rendere fruibili i fondi resi disponibili per la realizzazione di infrastrutture importanti per la mobilità, come nel caso del metro di Bologna, posto che la loro applicazione rigida rischia di produrre un effetto contro producente per molte situazioni che si ripetono in numerosissime amministrazioni locali.
(3-00673)

Interrogazione a risposta in Commissione:

ZUCCHI, ZAMPA, LOLLI e VANNUCCI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
i Vigili del fuoco sono un corpo dello Stato, alle dirette dipendenze del Ministero dell'interno e sono una fondamentale componente del soccorso nei confronti dei cittadini, da sempre esempio di straordinario impegno e dedizione;
da mesi i rappresentanti sindacali di categoria denunciano fondi insufficienti (secondo i loro dati, le risorse ordinarie degli ultimi anni sarebbero state ridotte del 40-50 per cento), mezzi obsoleti (per i quali mancano i fondi sia per riparazioni sia per sostituzione); carenza di personale

in organico al punto che si deve fare ricorso straordinario (fino al 30 per cento) di personale discontinuo, nonché una carenza organica complessiva rispetto a quanto previsto dal decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 1997 di circa 4000 unità; e ancora una carenza organica complessiva rispetto agli standard europei di circa 15.000 unità; alti e sempre crescenti indebitamenti delle caserme e conseguente impossibilità a far fronte al pagamento perfino delle utenze;
la compresenza di personale professionista (permanente) e volontario (discontinuo) presenta molteplici e complesse problematiche, relative alle modalità di impiego e allo status giuridico dei Vigili del fuoco;
in un contesto così evidente di carenza strutturale e organizzativa i distaccamenti volontari tendono ad essere non di supporto, ma sostitutivi dell'attività istituzionale del Corpo;
i Vigili del fuoco Volontari, chiamati in servizio in misura sempre maggiore per fronteggiare le pesanti carenze di organico, spesso sono privi di mezzi e attrezzature adeguati;
i problemi sopra esposti suscitano preoccupazioni in ordine ad una possibile e progressiva sostituzione del Corpo nazionale dei Vigili del fuoco con un corpo di volontariato;
i sindacati di categoria sostengono, in conseguenza di tutto ciò, l'urgenza di potenziare la componente permanente degli organici, sia attraverso uno specifico concorso pubblico (concorso già espletato in attuale fase di attuazione, che riguarda 814 assunzioni, ma che vedrà i primi assunti operativi non prima dei primi mesi del 2011), sia attraverso la stabilizzazione dei lavoratori discontinui/precari, per garantire un omogeneo e puntale presidio su tutto il territorio, grazie all'utilizzo dei volontari in funzione di supporto;
fra l'altro l'assunzione dei precari già in graduatoria di stabilizzazione come previsto dalla legge n. 296 del 2007, non comporterebbe maggior oneri a carico della Stato.
il Corpo nazionale dei vigili del fuoco, quotidianamente impegnato ad intervenire su richiesta dei cittadini, in alcune aree geografiche è maggiormente sottoposto a sforzi a causa delle caratteristiche territoriali;
le carenze maggiori si riscontrano nell'area del Centro-Nord Italia, più industrializzata, ed in particolare in Lombardia, in cui si contano quasi 500 unità in meno rispetto agli organici previsti;
all'interno della Lombardia, una delle aree di maggior intervento dei Vigili del fuoco, è quella della provincia di Pavia, anche a causa delle frequenti esondazioni dei fiumi Po e Ticino;
il comando provinciale dei Vigili del fuoco di Pavia si trova in grave carenza di organico, per quanto concerne il personale qualificato, nonché di fondi necessari per acquistare mezzi e strumenti per l'attività di soccorso;
rispetto alla dotazione organica prevista, al comando provinciale di Pavia mancano 10 capi-squadra operativi che salgono a 15 se consideriamo che attualmente 5 di loro non possono svolgere mansioni operative; inoltre mancano 16 capireparto: di questi ve ne sono in servizio solamente 2 sui 18 previsti; infine si riscontra una carenza anche nel ruolo tecnico di direttivi, ispettori e sostituti direttori antincendi oltre che di personale amministrativo -:
se e come il Ministro intenda intervenire per far fronte a questa grave situazione di insufficienza, al fine di salvaguardare la sopravvivenza stessa di questo imprescindibile servizio alla comunità, per la sicurezza di tutti i cittadini, e la qualità del servizio stesso, garantendo risorse economiche, mezzi e uomini in misura adeguata;
se e come il Ministro intenda agire in particolare per la gravissima e urgente

situazione di carenza che riguarda gli organici dei Vigili del fuoco di Pavia e per dotare di mezzi e materiali sufficienti il comando provinciale;
se e come il Ministro intenda agire per stabilizzare i lavoratori discontinui, attingendo dalle graduatorie dei vigili precari che abbiano già prestato servizio per non meno di 120 giorni, per poter permettere loro di completare in tempi brevi la preparazione tecnico-pratica ed accedere al ruolo permanente come personale qualificato.
(5-01818)

Interrogazioni a risposta scritta:

RONDINI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
nel Comune di Pioltello (Milano) e più precisamente in località Seggiano esiste una palestra in disuso sita tra le vie Canova e San Francesco, locale che periodicamente viene occupato da extracomunitari senza averne alcun titolo;
tempo addietro un gruppo di residenti di religione islamica aveva chiesto al comune di aprire all'interno di quella stessa palestra un centro culturale/moschea;
nonostante il rifiuto dell'Amministrazione comunale per motivi di ordine pubblico, periodicamente la palestra menzionata viene occupata da stranieri che la utilizzano come luogo di culto;
nella serata di venerdì 18 settembre 2009 un gruppo di essi di probabile religione islamica occupava abusivamente la sopraccitata palestra adibendola ad improvvisato luogo di culto;
nonostante la polizia locale abbia fatto sgombrare questi cittadini stranieri, gli stessi sono ritornati nello stabile occupandolo nella serata di sabato 19 settembre 2009 ed adibendolo a luogo di culto per la fine del ramadan; al fatto sono stati testimoni de visu l'interrogante e l'assessore della provincia di Milano Agnelli Luca -:
se il Ministro sia al corrente di questa situazione;
quali iniziative a tutela dell'ordine pubblico intenda adottare il Prefetto di Milano.
(4-04275)

RONDINI e STUCCHI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
in data 6 agosto 2009 la Prefettura di Milano ha coordinato le operazioni di sgombero e demolizione della Cascina Bareggiate, sita nel territorio del Comune di Pioltello, oggetto da alcuni anni di occupazione abusiva da parte di alcune centinaia di rom;
gli occupanti sono stati avvisati dello sgombero alcuni giorni prima dell'avvio delle operazioni, onde potessero abbandonare per tempo il sito;
al momento dello sgombero erano rimasti presso la cascina, oltre alle famiglie selezionate per un presunto progetto di inserimento e integrazione, circa un centinaio di rom che si sono semplicemente allontanati alla ricerca di un nuovo alloggio;
nei mesi precedenti le operazioni di sgombero era stato fatto un censimento degli occupanti;
è attestato che all'interno della cascina soggiornavano pregiudicati e persone segnalate alle forze dell'ordine, e che questi individui non erano più presenti al momento dello sgombero -:
se il Governo sia a conoscenza del fatto che, a seguito dello sgombero della Cascina Bareggiate, un centinaio di rom senza fissa dimora si sono allontanati nel territorio della Martesana;
se, a seguito anche dei censimenti e delle fotosegnalazioni fatti in precedenza, sia possibile individuare dove si sono stanziati gli altri occupanti della cascina;

se nel mese di agosto 2009, successivamente allo sgombero della Bareggiate, si siano creati nuovi insedia enti abusivi di rom nei comuni in un raggio di 20 chilometri da Pioltello.
(4-04288)

CAPARINI, GRIMOLDI e STUCCHI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
alcune situazioni di estrema criticità da tempo affliggono l'operato delle sedi territoriali dei Vigili del fuoco della Lombardia, rendendo sempre più difficoltoso l'espletamento dei servizi del soccorso, della prevenzione incendi e delle altre attività istituzionali;
la Lombardia è una delle regioni più ricche dell'Unione europea con un PIL pari ad un quinto di quello nazionale generato dal 15 per cento delle imprese del sistema Paese. Dal censimento Istat anno 2001 emerge che in Lombardia è concentrato il 17,3 per cento dei distretti industriali con 1.745.042 addetti alle lavorazioni industriali che la confermano nel settore meccanico. La popolazione è pari a circa 9.109.000 abitanti (il 15,6 per cento della popolazione italiana) ripartiti in 1.546 comuni e distribuiti su 23.861 chilometri quadrati di superficie - 47 per cento pianura, 40 per cento montagna, 13 per cento collina - che fanno della Lombardia la quarta regione italiana più estesa con una densità abitativa di 382 abitanti per chilometro quadrato, circa il doppio della media nazionale. Nella provincia di Milano la densità sale fino a 1.843 abitanti per chilometro quadrato in quella di Monza addirittura si contano 2.033 abitanti per chilometro quadrato. Si tenga inoltre in considerazione che la Lombardia è interessata, più di altre regioni, da una massiccia immigrazione extracomunitaria, spesso non censita perché clandestina, con notevoli ricadute sia in termini di incidenti sui luoghi di lavoro, sia in relazione alle precarie sistemazioni abitative, sempre più spesso scenari di interventi di significativa complessità;
in Lombardia si contano 1.875 chilometri quadrati e di rete ferroviaria, circa 28.000 chilometri quadrati di rete viaria, due città con rete metropolitana, nonché quattro aeroporti con traffico internazionale. In merito ai trasporti, oltre alla notevole estensione delle reti, non possono trascurarsi ulteriori elementi di criticità legati alla elevata concentrazione industriale: il trasporto di sostanze pericolose e il rischio causato dalle nebbie che interessano il territorio specie i mesi invernali. L'Istat rileva che in Lombarda, ogni giorno, oltre il 50 per cento dei residenti si sposta per raggiungere il luogo di studio o di lavoro. Le difficili condizioni del traffico e della viabilità, purtroppo, sono testimoniate dal drammatico numero di incidenti stradali registrati nel 2007: 44.548 (con 790 morti e 56.842 feriti);
è evidente come in questa situazione, il sistema di soccorso debba essere dimensionato, non solo in funzione di un'attività ordinaria con parametri ben al di sopra della media nazionale, ma anche per affrontare situazioni di estrema complessità e debba quindi disporre di un adeguato numero di operatori, la maggior parte dei quali dotati di elevata e specifica professionalità, che abbiano maturato una profonda conoscenza del territorio su cui sono chiamati ad operare. Con riferimento all'importante attività di prevenzione incendi, si rappresentano i dati relativi alle istanze evase da tutti i Comandi provinciali dei vigili del fuoco della Lombardia (dati annuario statistico dei vigili del fuoco 2006) che rappresentano oltre il 16 per cento del totale nazionale (18.060 pareri di conformità, 9.154 sopralluoghi per rilascio del Certificato di prevenzione incendi, 5.111 rinnovi);
altra situazione di criticità è rappresentata dall'elevata concentrazione di aziende a rischio di incidente rilevante (oltre il 25 per cento del totale nazionale) e dal gravoso impegno richiesto, non solo ai funzionari tecnici, ma anche alle altre qualifiche tecniche, operative e amministrative, dall'esame dei rapporti di sicurezza e dallo svolgimento delle funzioni ispettive. Questa realtà comporta una costante attività dei vigili del fuoco in materia

di sicurezza sul lavoro: nell'anno 2006, infatti, i Comandi della regione sono stati impegnanti nello svolgimento di n. 629 corsi e di n. 637 esami;
si deve, inoltre rilevare che la quantità dei servizi resi nelle attività di prevenzione, di vigilanza, nei corsi in materia di sicurezza sul lavoro e in relazione all'elevato traffico aeroportuale, producono un rilevante introito nelle casse dell'Amministrazione cui non sembra corrispondere un adeguato ritorno in termini di risorse;
a fronte del panorama descritto, da cui se ne può desumere l'eccezionalità nel contesto del sistema Paese, emergono gravi carenze di risorse umane e materiali a carico della realtà lombarda dei vigili del fuoco, con conseguenti ricadute sul sistema di soccorso tecnico urgente e, più in generale, sulla protezione e salvaguardia dei cittadini e dell'ambiente dai numerosi rischi di natura antropica e naturale, nonché sulla sicurezza degli stessi operatori del soccorso;
la perdurante carenza di organico dei ruoli operativi lascia intravedere pesanti ripercussioni sulla caduta di qualità del soccorso, specie in una prospettiva di breve e medio termine. Le numerose richieste di collocamento in quiescenza, il turn over, le ferie estive, connotano una situazione di emergenza;
alla carenza di organico va aggiunto, come ulteriore fattore di risi nel dispositivo di soccorso, l'accentuato ricorso al turn over e le continue mobilità di personale - realtà tipica di quasi tutti i Comandi dei vigili del fuoco, aggravata per la Lombardia in quanto caratterizzata pressoché esclusivamente da nuove assegnazioni - che non consentono di trattenere sul territorio l'enorme patrimonio in termini di risorse umane formate, addestrate e specializzate;
paradigmatico è il caso degli autisti ed in particolare del personale neo-assunto che giunge ai Comandi privo di qualsiasi esperienza per poter condurre automezzi di soccorso; detto personale, che deve necessariamente essere formato sul territorio, finisce per spendere altrove tale competenza, costringendo i Comandi a un continuo sforzo formativo che sembra non portare alcun beneficio. Analoga, e ancor più critica la situazione degli autisti aeroportuali per formare i quali servono anche il corso aeroportuale, quello di security e quello di abilitazione alla guida in aeroporto;
discorso analogo può essere fatto per il personale da destinare alle sedi di servizio aeroportuali che deve possedere una formazione di base integrata da quella specifica per ogni sede aeroportuale. Il turn over e la carenza di organico costringe ad uno sforzo formativo che non ha ricadute positive sul dispositivo di soccorso in costante emergenza organizzativa. Emblematico è il caso del personale neo assunto che, giocoforza, deve essere assegnato alle sedi aeroportuali senza aver avuto la possibilità di acquisire esperienza nell'ordinaria attività di servizio;
la carenza d'organico non consente di organizzare in maniera adeguata il rapporto tra la componente permanente e quella volontaria del Comando nazionale dei vigili del fuoco, non consentendo un'efficace integrazione che valorizzi le professionalità nel pieno rispetto delle reciproche competenze;
è necessario razionalizzare l'ubicazione dei distaccamenti permanenti e di quelli volontari, anche al fine di poter prevedere l'istituzione di distaccamenti in prossimità delle reti autostradali;
al fine di garantire la continuità formativa è necessario prevedere istruttori a livello locale in alternativa ai corsi svolti unicamente a livello centrale con istruttori locali che grava sugli organici già sofferenti (per esempio, la parte pratica dei corsi aeroportuali). Inoltre, la possibilità di formare istruttori a livello regionale può consentire di ottenere economie in relazione al solo spostamento dei docenti e alla maggiore disponibilità del personale a partecipare ai corsi;

la carenza di fondi non consente di far fronte alle spese correnti e costringe a risparmi di gestione che pregiudicano la qualità dell'erogazione del servizio. La carenza d'organico costringe il personale a prestare lavoro straordinario, il quale, non potendo essere pagato per assenza di fondi, si trasforma in ore di riposo compensativo che aggrava la situazione. Il mancato riconoscimento dello straordinario e il conseguente ricorso al riposo compensativo finisce per sottrarre le risorse al sistema di soccorso. Sarebbe opportuno prevedere un sistema che consenta di investire al meglio, a tutto vantaggio del Commando nazionale vigili del fuoco le risorse economiche prodotte con l'esercizio delle attività a pagamento da parte del personale stesso (prevenzione incendi, vigilanza e altro) riassegnandole proporzionalmente ai Comandi che le producono;
occorre promuovere l'attività di formazione verso l'esterno a cura del del Commando nazionale vigili del fuoco in particolare verso la componente volontaria di protezione civile. A tal fine, è necessario definire e costruire uno strumento didattico adeguato e pianificare la formazione dei formatori. Da ultimo, si osservi come l'impossibilità di un riconoscimento economico straordinario per le attività di formazione e addestramento, per la già manifesta indisponibilità di diverso personale, porterà a breve, per i motivi esposti, a un blocco di tali attività peraltro di vitale importanza per la qualità e la sicurezza del soccorso. A tal proposito, sarebbe il caso di valutare l'opportunità di consentire volontariamente la sospensione del salto programmato per conseguire una formazione costante del personale garantendo al contempo la retribuzione per le ore prestate in eccedenza;
lo svolgimento dell'attività di prevenzione incendi, della vigilanza nei luoghi di pubblico spettacolo, delle attività previste dal decreto legislativo n. 81 del 2008, nonché il notevole carico di lavoro derivante dalle attività a rischio rilevante di incidente richiedono un potenziamento degli organici dei funzionari appartenenti ai ruoli tecnici, oggi largamente insufficienti e, per la continua mobilità, anche privi di adeguata esperienza, in relazione ai carichi di lavoro. Analogamente, è necessario prevedere l'incremento di organico del settore amministravo, necessario per gestire ogni adempimento connesso allo svolgimento delle suddette attività;
è necessario incrementare il parco automezzi, sia con riguardo alle attività di soccorso, sia in relazione a tutte quel e attività riservate alla competenza del Commando nazionale vigili del fuoco (prevenzione incendi, sicurezza nel lavoro, vigilanza e altro);
il quadro sopra delineato assume ancora maggior rilievo in relazione alla manifestazione «Expo 2015» -:
quali iniziative intenda adottare il Ministro al fine di adeguare l'organico della Regione Lombardia, le procedure concorsuali, la revisione delle piante organiche, per il completamento e il decentramento dell'attività formativa degli istruttori professionali e del personale aeroportuale;
quali iniziative intenda intraprendere per sostenere l'attività di aggiornamento professionale al fine di mantenere i livelli qualitativi adeguati alla complessità della realtà regionale nei settori specialisti e di più elevata qualificazione (autisti, NBCR, SAF, TPSS, sommozzatori, fluviali e altro);
se il Ministro, al fine di limitare la mobilità territoriale, non ritenga promuovere un nuovo sistema di reclutamento del personale su base regionale, al fine di poter consentire a ciascun concorrente di scegliere al momento della domanda per quale regione concorrere, conoscendo in anticipo i posti disponibili e le sedi e, soprattutto, prevedendo in esse un obbligo di permanenza;
se intenda varare un piano straordinario e strutturale per i Vigili del fuoco della Lombardia.
(4-04289)

PAOLO RUSSO. - Al Ministro dell'interno, al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
gli ultimi anni si sta enormemente diffondendo il fenomeno dello spamming e quello del phishing;
lo spamming è l'invio di grandi quantità di messaggi indesiderati (generalmente commerciali) non richiesti nelle caselle postali (mailbox) di tanti utenti, oppure consiste nel collocare lo stesso messaggio in diverse liste, forum o newsgroup così che la stessa persona lo riceva più volte;
se è fastidioso ricevere posta indesiderata (la cosiddetta junk mail), la reazione è ancora più intensa quando si tratta di posta elettronica;
nel caso della posta tradizionale, è possibile buttare via la lettera di vendita che non interessa, senza neanche aprire la busta o dopo aver dato una rapida occhiata al contenuto. Al contrario se arriva un messaggio nella posta elettronica si è costretti a leggere il messaggio prima di capire che è indesiderato;
il fastidio, la perdita di tempo, e l'invasione del nostro spazio privato sono ancora più fastidiose e irritanti;
l'invio di messaggi di posta elettronica non sollecitati, specialmente se contenenti materiale promozionale c/o commerciale, costituisce una violazione delle norme di Netiquette in vigore in Italia;
la sicurezza è uno dei principali problemi di tutti coloro che utilizzano internet per gestire attività lavorativa ed effettuare le varie operazioni;
gli indirizzi di posta elettronica recano dati di carattere personale da trattare nel rispetto della normativa della privacy (articolo 7 del nuovo codice in materia di protezione dei dati personali, Gazzetta Ufficiale 29 luglio 2003, serie generale n. 174, Supplemento ordinario n. 123/L: decreto legislativo 30 giugno 2003, n. 196);
tale normativa sulla privacy, garantisce che «il trattamento dei dati personali si svolga nel rispetto dei diritti, delle libertà fondamentali, nonché della dignità delle persone fisiche, con particolare riferimento alla riservatezza e all'identità personale»;
il dato personale è «qualunque informazione relativa a persona fisica, persona giuridica, ente od associazione, identificati o identificabili, anche indirettamente, mediante riferimento a qualsiasi altra informazione, ivi compreso un numero di identificazione personale». Tra questi dati, come stabilito dal garante per la protezione dei dati personali a più riprese, c'è l'indirizzo di posta elettronica, che come tale è soggetto alla tutela della legge;
l'11 gennaio 2001 il dottor Rodotà, l'allora Garante per la protezione dei dati personali, ha stabilito ufficialmente che, in mancanza di esplicito e preventivo consenso, è illegittimo utilizzare e-mail prelevate da newsgroup, forum, pagine web, mailing-list et simila in quanto gli stessi non sono soggetti ad alcun regime giuridico di piena conoscibilità da parte di chiunque (ovvero non fanno parte dei cosiddetti elenchi pubblici), ed il loro uso per l'invio dei messaggi pubblicitari senza il consenso informato e preventivo degli interessati viola la legge. Se poi il trattamento dei dati è effettuato per trarne profitto o per arrecare un danno ad altri si commette un illecito penale;
altro fenomeno strettamente correlato allo spam è il cosiddetto phishing «spillaggio (di dati sensibili)». Si tratta di un'attività illegale che sfrutta una tecnica di ingegneria sociale, utilizzata per ottenere l'accesso ad informazioni personali o riservate con la finalità del furto di dati personali dell'utente, ad esempio numeri di carta di credito, password, dati relativi al proprio conto mediante l'utilizzo delle comunicazioni elettroniche, soprattutto messaggi di posta elettronica fasulli o messaggi istantanei, ma anche contatti telefonici;

phishing avviene attraverso l'invio di messaggi che imitano grafico e logo dei siti istituzionali, per cui l'utente è ingannato e portato a rivelare i propri dati personali;
il processo standard delle metodologie di attacco di «spillaggio» può riassumersi nelle seguenti fasi:
a) l'utente malintenzionato (phisher) spedisce al malcapitato e ignaro utente un messaggio e-mail che simula, nella grafica e nel contenuto, quello di un'istituzione nota al destinatario (per esempio la sua banca, il suo provider web, un sito di aste on line a cui è iscritto);
b) l'e-mail contiene quasi sempre avvisi di particolari situazioni o problemi verificatesi con il proprio conto corrente/account (ad esempio un addebito enorme, la scadenza dell'account, e altro) oppure un'offerta di denaro;
c) l'e-mail invita il destinatario a seguire un link, presente nel messaggio, per evitare l'addebito e/o per regolarizzare la sua posizione con l'ente o la società di cui il messaggio simula la grafica e l'impostazione;
d) il link fornito, tuttavia, non porta in realtà al sito web ufficiale, ma a una copia fittizia apparentemente simile al sito ufficiale, situata su un server controllato dal phisher, allo scopo di richiedere e ottenere dal destinatario dati personali particolari, normalmente con la scusa di una conferma o la necessità di effettuare un'autenticazione al sistema; queste informazioni vengono memorizzate dal server gestito dal phisher e quindi finiscono nelle mani del malintenzionato;
e) il phisher utilizza questi dati per acquistare beni, trasferire somme di denaro o anche solo come «ponte» per ulteriori attacchi;

normalmente, il phisher non conosce se la sua vittima ha un account presso il servizio preso di mira dalla sua azione: si limita ad inviare lo stesso messaggio-esca a un numero molto elevato di indirizzi di e-mail, facendo spamming, nella speranza di raggiungere per caso qualche utente che ha effettivamente un account presso il servizio citato. Pertanto non è necessaria alcuna azione difensiva a parte il riconoscimento e la cancellazione dell'e-mail che contiene il tentativo di spillaggio;
per la normativa italiana, gli istituti di credito non sono tenuti a garantire i clienti da frodi informatiche. Non sono perciò tenute al risarcimento delle somme prelevate indebitamente a causa di una violazione dell'account internet dei clienti, o della clonazione dei loro bancomat o carte di credito;
un recente provvedimento del GUP di Milano, del 10 ottobre 2008, ha stabilito che solo l'esistenza di un preciso obbligo contrattuale in capo alla banca di tenere indenne il cliente da ogni tipo di aggressione alle somme depositate potrebbe attribuire all'ente la qualifica di danneggiato dal reato;
gli utenti di internet explorer possono utilizzare un filtro anti-spillaggio che utilizza una blacklist, e confronta gli indirizzi di una pagina web sospetta con quelli presenti in una banca dati mondiale e centralizzata, gestita da Microsoft e alimentata dalle segnalazioni anonime degli utenti stessi;
mancano invece banche dati di questo tipo condivise dai vari produttori di browser, pubbliche o istituite presso autorità che hanno la competenza sulle tematiche di internet e del web (in Italia, la Polizia postale) -:
se e quali iniziative urgenti i Ministri intendano assumere per porre freno e bloccare tale dilagante fenomeno e garantire la sicurezza dei cittadini che utilizzano internet e che hanno diritto ad essere protetti quando operano nella rete.
(4-04303)

ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazione a risposta in Commissione:

GHIZZONI, LENZI e ZAMPA. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
l'azienda ospedaliero-universitaria di Bologna Policlinico «S.Orsola-Malpighi» è riconosciuta a livello nazionale ed internazionale come uno dei più importanti centri di cura soprattutto per il suo reparto di oncoematologia pediatrica; è sede della facoltà di medicina e chirurgia dell'Università degli studi di Bologna; ed ogni anno, nelle sedi dell'ospedale, si tengono congressi e convegni ai quali partecipano professionisti di fama internazionale;
il «S.Orsola-Malpighi» ha istituito nel 1939 la scuola ospedaliera, nella fattispecie la scuola elementare, inizialmente non statale, che è stata riconosciuta dal Provveditorato agli studi nel 1955, tanto da rendere validi a tutti gli effetti gli esami sostenuti dai piccoli degenti; dall'anno scolastico 1998 all'anno 2001, inoltre, sono state istituite anche una sezione di scuola materna, una sezione di scuola secondaria inferiore e una sezione di scuola secondaria superiore che fa capo alla scuola polo di Castel San Pietro (istituto alberghiero Bartolomeo Scappi);
nel reparto di oncoematologia pediatrica sono ricoverati bambini che provengono da tutta Italia, per loro poter frequentare la scuola è una maniera per evitare l'isolamento poiché soprattutto i piccoli pazienti sottoposti a trapianto vivono per molte settimane, se non addirittura per mesi, una forte emarginazione sociale: è essenziale attivare tutte le strategie utili e possibili per colmare questo vuoto e incentivarli ad accettare nel miglior modo possibile le cure alle quali sono sottoposti;
molti dei bambini ricoverati, infatti, sono costretti ad interrompere la frequenza scolastica per mesi, se non addirittura per anni, quindi è fondamentale che abbiano la possibilità di continuare ad ottenere un'adeguata istruzione che il «S. Orsola-Malpighi» offre sia con insegnanti della scuola ospedaliera che operano in un'aula scolastica preposta a tale uso, sia con la possibilità di attivare il previsto programma di istruzione a domicilio contando sugli stessi insegnanti della scuola ospedaliera;
quest'anno, inspiegabilmente, in evidente contrasto con le norme vigenti in materia di diritto allo studio, alla clinica di oncologia ed ematologia pediatrica dell'azienda ospedaliera «S.Orsola-Malpighi», non risulta siano stati assegnati gli insegnanti che spettano alla scuola primaria di secondo grado ospedaliera, con l'unica eccezione dell'insegnante di lettere, che opererà per sole dodici ore, contro le diciotto previste dagli ordinamenti ministeriali;
ad anno scolastico già avviato quindi, in evidente ritardo, attualmente, la scuola ospedaliera della clinica di oncologia ed ematologia pediatrica dell'azienda ospedaliera «S.Orsola-Malpighi», risulta sprovvista dei docenti che, oltre a garantire il diritto allo studio per tutti i bambini ricoverati in ospedale e per quelli che fino ad oggi hanno usufruito, come previsto dalla legge, della possibilità di avere un'assistenza scolastica a domicilio, dovrebbero avere anche a disposizione un monte ore complessivo di docenza valido ai fini della valutazione finale e che garantisca il regolare percorso scolastico di ogni studente;
tale situazione è estremamente grave poiché l'impossibilità di frequentare le lezioni, porta i piccoli pazienti, costretti a dolorose e lunghe cure, a vivere una situazione di solitudine e ad una notevole difficoltà di poter avere una vita sociale adatta alla loro età, rischiando di isolarli ulteriormente e rendere ancora più pesante la loro degenza;
è di rilevante importanza, inoltre, che i docenti che prestano la loro opera presso

la scuola ospedaliera, abbiano una formazione che gli permetta di essere in grado di operare nella maniera migliore, avendo a che fare con studenti che vivono una situazione disagevole e per i quali è assolutamente necessario avere la possibilità di usufruire di un insegnamento adatto alla loro particolare condizione;
per quanto riguarda invece la prevista assistenza scolastica domiciliare, sarebbe indispensabile un numero maggiore di docenti: è fondamentale, infatti, sempre in accordo con le famiglie dei degenti, contattare le scuole di provenienza per acquisire tutte le informazioni utili ad approntare l'attività il più possibile in continuità con la classe di appartenenza -:
se il Ministro interrogato, alla luce di quanto illustrato in premessa, non ritenga che la grave mancanza perpetrata ai danni della scuola ospedaliera «S.Orsola-Malpighi», e soprattutto nei confronti dei bambini ricoverati, vada subito sanata, in quanto, ad avviso degli interroganti, oltre a ledere il diritto allo studio sancito dalla Costituzione italiana, pregiudica il rispetto di un universale diritto derivano.
(5-01826)

TESTO AGGIORNATO AL 24 MARZO 2011

...

LAVORO, SALUTE E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta immediata in Commissione:

XII Commissione:

PALAGIANO e MURA. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
diversi marchi di energy drink producono caramelle e chewing gum composte in buona parte dalle stesse sostanze delle bevande energizzanti, in particolare caffeina e taurina;
questi prodotti possono normalmente essere acquistati nei supermercati, nelle palestre - poiché aiutano le prestazioni fisiche -, nei bar o anche on-line, da minori, senza nessuna controindicazione;
la caffeina, è noto a tutti, è un eccitante ed andrebbe consumata entro limiti variabili da persona a persona in base all'età, al fisico, allo stato di salute;
non essendo presente sulla confezione di suddetti prodotti la quantità (considerando il tipo di prodotto) di caffeina in essi contenuta, questi prodotti potrebbero provocare reazioni fisiche non prevedibili e variabili da individuo ad individuo;
in particolare, sintomi tipici dell'abuso di caffeina sono: tachicardia e aumento della pressione sanguigna;
recentemente l'American Heart Association ha pubblicato uno studio da cui si evince che l'assunzione giornaliera di 2 lattine di energy drink determina, negli individui normali, l'incremento sia della pressione arteriosa che della frequenza cardiaca;
a questo proposito è recentemente emerso, da un articolo pubblicato dalla rivista The Lancet e ripreso da diverse agenzie stampa e testate italiane, il caso di un bambino ricoverato all'ospedale Monaldi di Napoli in seguito ad un'intossicazione da chewing gum energizzanti;
il ragazzo, un tredicenne, aveva consumato in poche ore due pacchetti di chewing gum, assumendo circa 320 mg di caffeina; era stato, quindi, ricoverato in preda a fibrillazione, tachicardia e formicolio agli arti, e nei giorni successivi aveva presentato uno stato di sonnolenza ed apatia, segno di una chiara overdose da caffeina;
la quantità di caffeina contenuta in una caramella o in una gomma da masticare è inferiore a quella di una tazzina di caffè, ma è importante che sulle confezioni di questo particolare (perché apprezzato soprattutto dai più piccoli) tipo di prodotti e sulle bevande energizzanti in

vendita nel nostro Paese, sia chiaro il contenuto di caffeina e l'avvertenza che ne sconsigli l'uso ai bambini;
anche alle donne in stato di gravidanza o alle persone particolarmente sensibili alla caffeina, come nei soggetti ipertesi o cardiopatici, dovrebbe essere sconsigliato l'uso di tali prodotti;
tali avvertimenti sono presenti chiaramente sul sito web di una nota bevanda energizzate (produttrice anche di gomme da masticare) prodotta e venduta in Italia, la Burn: «questo prodotto non è adatto a minori di 16 anni, gestanti e persone sensibili alla caffeina»;
il consumo di prodotti contenenti caffeina associato a bevande alcoliche potrebbe portare a sottovalutare gli effetti dell'abuso di alcool sulla guida, in quanto l'effetto inebriante dell'alcool viene attenuato dall'effetto eccitante della caffeina -:
se il Ministro interrogato intenda assumere iniziative volte a rendere non discrezionale tale avvertenza su tutti i prodotti a base di caffeina/taurina venduti e consumati in Italia, imponendo l'etichettatura, anche attraverso pittogrammi esemplificativi, di tali prodotti e sconsigliandone il consumo ai bambini, alle donne in stato di gravidanza, ai cardiopatici, agli ipertesi e, in generale, alle persone sensibili alla caffeina.
(5-01827)

Interrogazioni a risposta in Commissione:

CAZZOLA. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere premesso che:
Nortel è una società multinazionale canadese produttrice di tecnologie e apparati per le reti di comunicazione telefoniche e Internet fisse e mobili, tra i primi e più avanzati produttori al mondo nel settore con 10,42 miliardi di dollari di fatturato nel 2008, ed è presente in 150 paesi con 25.000 dipendenti circa;
in Italia è presente dal 1997 quando ha acquisito la divisione telecomunicazioni del gruppo Olivetti. Oggi impiega tra Roma e Milano 80 persone altamente qualificate tra ingegneri, progettisti e tecnici specializzati che hanno sviluppato e assistono alcune delle reti di comunicazione più tecnologicamente avanzate e critiche del settore privato e pubblico come quelle del Ministero dell'economia e delle finanze (Sogei), degli affari esteri (compresa l'unità di crisi della Farnesina), dell'interno, dell'istruzione, dell'università e della ricerca, della Banca d'Italia (compreso il call center della banca europea), dell'Istat, dell'ENAV e del CNR. I clienti privati includono operatori di telecomunicazioni come Telecom Italia, Tiscali, Vodafone, Wind, British Telecom, grandi gruppi bancari come Intesa San Paolo, Unicredit, e poi Trenitalia, Autostrade, Enel, Acea, Ikea, TNT e Gruppo Almaviva per elencarne alcuni;
in seguito a difficoltà finanziarie legate alla crisi, Nortel ha iniziato lo scorso 14 gennaio la procedura di protezione dai creditori (Credit Protection, nota negli Stati Uniti come Chapter 11) in Canada, Stati Uniti ed Europa, allo scopo di procedere ad una rapida ristrutturazione per poi riemergere, che vede Ernst & Young nel ruolo di Amministratore; in Europa è stata attivata una procedura presso una corte inglese nota come Administration estesa agli altri paesi comunitari, tra cui l'Italia, in base al trattato COMI; durante la procedura vengono congelati i debiti mentre le attività di business procedono regolarmente producendo fatturato;
successivamente la Nortel ha rinunciato alla ristrutturazione e ha deciso di procedere alla vendita frazionata tramite asta (come previsto dalla procedura Chapter 11) di tutte e 5 le divisioni di business che la compongono e della quota di maggioranza della joint venture asiatica con LG Electronics LG-Nortel;
il 24 luglio si è svolta l'asta per la vendita della divisione Wireless (reti mobili) nordamericana vinta da Ericsson per

1.13 miliardi di dollari USA (con un'offerta di partenza 675 milioni); Nortel ha annunciato l'esito positivo dell'asta di vendita della divisione enterprise, quella che produce soluzioni di comunicazione per le aziende e la pubblica amministrazione: comunicazione telefonica VoIP, contact center e reti LAN, o Unified Communications. Avaya, uno dei leader del mercato VoIP mondiale, si è aggiudicata l'asta con un prezzo d'acquisto doppio pari a 900 milioni di dollari in contanti, rispetto all'offerta di partenza, di 475 milioni; sono attese a breve ma non ancora definite le aste per le rimanenti 3 divisioni (reti ottiche a larga banda, Centrali telefoniche VoIP per gli operatori, reti mobili GSM) e la vendita di LG-Nortel;
conseguentemente alla decisione di vendita da parte di Nortel, Ernst & Young ha avviato le procedure di licenziamento collettivo in tutta Europa con l'obiettivo di ristrutturare l'azienda, ridurre i costi e poter continuare ad operare;
nonostante la filiale italiana continui a generare fatturato e profitti, in costante crescita negli ultimi 3 anni, e, come dichiara il report, di Ernst & Young al comitato dei creditori italiani al 13 luglio 2009 e la situazione di cassa di Nortel in Italia sia particolarmente positiva e pari a 18 milioni di dollari USA, Ernst & Young ha avviato lo scorso 2 luglio 2009 una procedura di licenziamento collettivo per 38 lavoratori su 80 distribuiti tra le sedi di Roma e Milano, che prevede l'utilizzo della mobilità ma non riconosce il pagamento del TFR trasformandolo in credito differito alla conclusione della vicenda globale del gruppo;
in riferimento alla richiesta di mobilità, poiché Nortel ha deciso di vendere i propri asset modificando radicalmente il contesto delle vertenze per i licenziamenti nei paesi europei e anche in Italia, i lavoratori hanno più volte sollecitato l'intervento del Governo perché preoccupati del loro futuro occupazionale e anche perché il modificarsi delle condizioni renderebbe nulla la richiesta degli ammortizzatori sociali individuati. Nei prossimi giorni si svolgeranno degli incontri tra i lavoratori della Nortel e i rappresentanti del Ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali e del Ministero dello sviluppo economico;
i lavoratori di Nortel, attraverso una nota diramata alla stampa, ritengono che l'azienda debba riconsiderare le sue decisioni riguardo la procedura di licenziamento, permettendo ai lavoratori di transitare nelle aziende acquirenti, preservando in tal modo competenze che sono preziose e salvaguardando l'occupazione in un momento particolare dell'economia nazionale e, garantendo, così la continuità nel supporto delle reti di comunicazione italiane «critiche» come quelle del Ministero degli affari esteri (compresa l'unità di crisi della Farnesina), del Ministero delle Finanze (Sogei), del Ministero dell'interno, del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, della Banca d'Italia (compreso il call center della banca europea) e dell'ENAV -:
come il Ministro interrogato, nell'ambito delle proprie competenze, anche a seguito degli esiti dei previsti incontri tra i lavoratori e i rappresentanti del Ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali, si sia attivato al fine di salvaguardare l'occupazione dei dipendenti della Nortel, impiegati nelle sedi di Roma e Milano.
(5-01813)

DAMIANO, BOCCUZZI, ROSSOMANDO, GIORGIO MERLO, FASSINO, BELLANOVA, BERRETTA, BOBBA, CODURELLI, GATTI, GNECCHI, LETTA, MADIA, MATTESINI, MIGLIOLI, MOSCA, RAMPI, SANTAGATA, SCHIRRU, CALGARO, VERNETTI, ESPOSITO, PORTAS, LUCÀ, LOVELLI, BARBI e FIORIO. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
nel dicembre 2005 la Lagostina spa, azienda specializzata nella produzione di articoli casalinghi in acciaio inossidabile e

posaterie, veniva rilevata dalla multinazionale SEB, proprietaria anche dei marchi Rowenta, Tefal, Moulinex, Krups, la quale presentava un piano industriale mirante al rilancio dell'azienda medesima;
il piano industriale prevedeva un esubero di 70 dipendenti, nei confronti dei quali veniva previsto un biennio di cassa integrazione e l'apertura della procedura di mobilità; nel corso dei due anni di applicazione degli ammortizzatori sociali previsti, però, le Organizzazioni sindacali e le rappresentanze sindacali unitarie lamentavano una gestione non rispondente alle dichiarazioni programmatiche fatte al momento dell'acquisizione;
in particolare, i lavoratori e le organizzazioni sindacali criticavano la mancata realizzazione di prodotti di «alta gamma», dovuta all'inadeguatezza degli impianti produttivi esistenti, concepiti per grandi lotti di produzione, e alla carente formazione professionale del personale, impoverito dall'espulsione dei 70 dipendenti dichiarati in esubero dal piano industriale e non adeguatamente formato per produrre l'auspicata alta qualità;
il mancato raggiungimento dei volumi di produzione previsti - si è passati dal milione e 137.000 pezzi prodotti il primo anno ai 650.000 del 2008 - aggiunto all'espropriazione dell'autonomia decisionale della Lagostina spa, che aveva consentito all'azienda in oggetto di divenire leader mondiale nel suo campo e alla cancellazione della rete vendita esistente, hanno provocato l'allontanamento dei clienti storici della Lagostina spa, i quali si sono progressivamente rivolti ai concorrenti;
l'«esodo» verso altre aziende della clientela più affezionata è stato facilitato anche da altre scelte aziendali, assai discutibili: la scomparsa, ad Omegna, del reparto di ricerca e innovazione del prodotto e il mancato lancio di nuovi prodotti, dato che, dal momento dell'acquisizione, si è sempre e solo effettuato un restyling di prodotti già esistenti negli anni '70 e '80 in Lagostina;
la critica situazione della Lagostina finora descritta sembra, però, destinata a peggiorare nel futuro, visto che l'8 settembre 2009 la SEB ha presentato, verbalmente, alle organizzazioni sindacali e alle rappresentanze sindacali unitarie, un piano industriale per gli anni 2010 e 2011, il quale più che prevedere una riorganizzazione e ristrutturazione dell'azienda sembra preludere a una sua dismissione;
il nuovo piano industriale prevede una drastica diminuzione dei volumi di produzione, che scenderebbero a 350.000 pezzi, di cui solo 100.000 di pentole a pressione (Lagostina è leader in questo settore, detenendo l'8 per cento del mercato); la produzione della pentola a pressione classica Lagostina verrebbe spostata per ragioni economiche in Turchia, mentre lo stabilimento di Omegna si specializzerebbe nella produzione della pentola a pressione e del pentolone classico, a detta della SEB, di «alta gamma»;
tale progetto lascia perplessi poiché, come già detto, gli impianti produttivi esistenti non consentono lavorazioni diverse da quelle effettuate sinora e, senza la volontà di investire somme cospicue per l'ammodernamento degli impianti e per la formazione del personale, sembra molto difficile poter provvedere alla produzione di prodotti di «alta gamma»;
l'aspetto più drammatico del nuovo piano industriale è costituito dalla previsione di 73 lavoratori, su 180 dipendenti, in esubero; gli ammortizzatori sociali esistenti sono inapplicabili per la Lagostina, poiché già quasi tutti utilizzati nel quinquennio in scadenza nel 2010, ma l'azienda ha preannunciato l'intenzione di aprire la procedura di mobilità, la quale è aspramente criticata dalle organizzazioni sindacali e dalle rappresentanze sindacali unitarie, che mirano invece alla modifica del piano illustrato dalla dirigenza della SEB e chiedono un rilancio dell'azienda, partendo dalle enormi potenzialità rappresentate ancor oggi dal marchio Lagostina -:
se non ritenga di assumere iniziative urgenti al fine di convocare un tavolo di

confronto tra la direzione SEB e le organizzazioni sindacali e le rappresentanze sindacali unitarie, allo scopo di favorire un accordo che consenta di rilanciare il marchio Lagostina e fare in modo che l'azienda presenti un piano industriale, che consenta di salvaguardare le condizioni occupazionali dei lavoratori dell'azienda medesima.
(5-01820)

Interrogazioni a risposta scritta:

REALACCI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che
Nortel è una società multinazionale canadese produttrice di tecnologie e apparati per le reti di comunicazione telefoniche e Internet fisse e mobili, tra i primi e più avanzati produttori al mondo nel settore con più di 10 miliardi di dollari di fatturato nel 2008, in 150 paesi con 25.000 dipendenti circa;
in Italia e presente da quando ha acquisito la divisione telecomunicazioni del gruppo Olivetti, nel 1997. Oggi impiega tra Roma e Milano 80 persone altamente qualificate tra ingegneri, progettisti e tecnici specializzati che hanno sviluppato e assistono alcune delle reti di comunicazione più tecnologicamente avanzate del settore privato e pubblico come quelle del Ministero dell'economia e delle Finanze (Sogei), degli affari esteri (compresa l'unità di crisi della Farnesina), dell'Interno, dell'interno, dell'istruzione, della Banca d'Italia, dell'Istat, dell'ENAV e del CNR. I clienti privati includono primari operatori di telecomunicazioni come Telecom Italia, Tiscali, Vodafone, Wind, British Telecom, grandi gruppi bancari come Intesa San Paolo, Unicredit;
nel gennaio 2009 la Nortel ha iniziato la procedura fallimentare di protezione dai creditori (credit protection, nota negli Stati Uniti come Chapter 11) in Canada, Stati Uniti ed Europa, allo scopo di procedere ad una rapida ristrutturazione della propria struttura societaria, gestista tramite la consulenza di Ernst & Young;
anche in Italia, come in altri paesi comunitari, è in atto una procedura di importante ristrutturazione nella quale i debiti vengono congelati mentre l'attività di business procedono regolarmente producendo fatturato;
lo scorso giugno Nortel ha rinunciato alla ristrutturazione e ha deciso di procedere invece alla vendita frazionata tramite asta, come previsto dalla procedura Chapter11, di tutte e 5 le divisioni di business che la compongono e della quota di maggioranza della proficua joint-venture asiatica con LG Electronics LG Nortel;
nonostante la filiale italiana della Nortel continui a generare fatturato ed anche profitti in costante crescita negli ultimi 3 anni, e sebbene, al 13 luglio 2009, la situazione di cassa di Nortel in Italia sia particolarmente positiva e pari a 18 milioni di dollari USA, Ernst&Young ha avviato lo scorso 2 luglio 2009 una procedura di licenziamento collettivo per 38 lavoratori su 81 distribuiti tra le sedi di Roma e Milano. Prevede l'utilizzo della mobilità ma non riconosce il pagamento del TFR trasformandolo in credito differito alla conclusione della vicenda globale del gruppo;
la decisione di Nortel di rinunciare al futuro industriale monetizzando completamente i propri asset ha modificato radicalmente il contesto delle vertenze per i licenziamenti nei paesi europei e in Italia;
nel momento in cui il Governo annuncia di voler investire da subito 800 milioni per le nuove reti broadband e quelle di nuova generazione NGN2 nel nostro Paese e a Roma viene avviato il progetto di «Roma digitale» che produrrà un investimento di circa 600 milioni di euro in 5 anni per portare la connessione a 100 mega a tutti i cittadini romani, Ernst&Young decide per Nortel di disperdere proprio le risorse umane da subito indispensabili per questi progetti;

sia in Spagna che in Francia, Ernst&Young ha inizialmente sostenuto l'indisponibilità di risorse economiche per evitare o mitigare l'impatto dei licenziamenti. Solo successivamente, di fronte alla reazione dei lavoratori e all'intervento dei governi dei sopraccitati Paesi, ha dovuto rivedere le proprie posizioni. In Italia invece Ernst&Young ha fino ad oggi rifiutato ogni proposta di dialogo con i lavoratori -:
quali azioni intenda intraprendere, il Ministro dello sviluppo economico, al fine di salvaguardare l'occupazione e il patrimonio di alta specializzazione delle risorse umane di Nortel e scongiurare l'impoverimento del sapere tecnologico italiano.
(4-04272)

TOMMASO FOTI e CARLUCCI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
la generalità dei comuni procede ad integrare le rette di degenza in forza di regolamenti che prevedono la compartecipazione alle spese dei familiari;
detta compartecipazione trova legittimazione in ragione del generale principio di cui all'articolo 438 del codice civile e i comuni, sempre in base ai regolamenti, definiscono la quota parte del comune stesso e quella a carico dei familiari, in base ai redditi ISE di quest'ultimi;
i Comuni quindi procedono all'integrazione della retta, lasciando che la restante quota venga direttamente versata dai familiari alla struttura;
l'evoluzione normativa contrasta, però, con la prassi sopra descritta seguita dai comuni. Infatti, l'articolo 2, comma 6, del decreto-legge 31 marzo 1998, n. 109, esclude espressamente che il comune possa esercitare la facoltà di cui al menzionato articolo 438 del codice civile (quindi la richiesta di alimenti) nei confronti dei componenti il nucleo familiare del richiedente. Ne deriva che solo l'interessato può agire per gli alimenti. Inoltre, l'articolo 3, comma 2-ter, del sopra richiamato decreto-legge n. 109 del 1998 precisa che ai fini dell'erogazione delle prestazioni socio-sanitarie erogate a domicilio o in struttura per i disabili ivi previsti, debba essere evidenziata la situazione economica del solo assistito. Ne segue che il comune non avrebbe nemmeno il diritto di richiedere ai familiari la situazione reddituale degli stessi ai fini - peraltro non consentiti, come sopra evidenziato - di eventuale richiesta di partecipazione alle rette;
gli organi giurisdizionali aditi (soprattutto i tribunali amministrativi regionali, ma anche i giudici ordinari di merito) hanno sancito l'impossibilità per i comuni chiamati in causa di richiedere i dati economici dei familiari del richiedente e, dall'altro, hanno imposto ai comuni medesimi di accollarsi integralmente la retta assistenziale -:
se non ritenga di assumere iniziative di carattere normativo volte a modificare la disciplina vigente recuperando in qualche modo il principio generale di rivalsa verso i congiunti ricoverati tenuti agli alimenti a suo tempo previsto dall'articolo 1 della legge 3 dicembre 1931, n. 1980 - principio richiamato dalla Corte di Cassazione (sentenza n. 3629 del 2004) per legittimare il diritto dei comuni alla richiesta di contribuzione - ma oggi non più evocabile in ragione dell'espressa abrogazione di detta legge da parte dell'articolo 24 del decreto-legge n. 112 del 2008.
(4-04294)

MARINELLO, ROMELE, MARSILIO e CARLUCCI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
nei Paesi industrializzati i parti prematuri sono aumentati, negli ultimi dieci anni, del venti per cento;
in Italia i bimbi nati prima della trentottesima settimana sono circa cinquantamila all'anno con una media di decessi, entro il primo mese di vita, del 2,7 per mille bambini;

le problematiche sanitarie connesse all'evento del parto pretermine e/o di un neonato sotto peso, neonati a rischio (sia pretermine sia a termine, con problemi di adattamento alla vita extrauterina a causa di una gravidanza, di un travaglio o di un parto difficile), neonati con malformazioni, sono infinite e possono essere affrontate con esito positivo per il bambino solo se questi viene tempestivamente affidato alle cure di una unità di terapia intensiva neonatale (TIN);
la sopravvivenza dei questi bimbi, specialmente di quelli con gravi immaturità, degli organi o venuti al mondo con gravi malattie, è strettamente legata alla immediatezza delle cure che devono essere somministrate: infatti se lo spostamento non crea di solito particolari problemi al neonato in buone condizioni, il trasporto di un piccolo nato pretermine - e dunque sottopeso - oppure bisognoso di cure urgenti, fa aumentare in maniera esponenziale il rischio di gravi complicanze e di esito infausto;
in Italia le unità di terapia intensiva neonatale sono centoventi, un numero - come denunciato anche dal principale sindacato dei medici dirigenti, l'AnaaoAssomed nonché da autorevoli esperti in materia, che ogni giorno vivono nelle corsie degli ospedali il dramma della lotta per la vita - assolutamente insufficiente se si tiene conto del fatto che nel nostro territorio esistono trecento aziende sanitarie;
un altro dato da considerare è quello della dimensione «territoriale» del fenomeno e nel Nord del Paese si sopravvive più che al Sud: ad esempio, rispetto ad una media nazionale di decessi del 2,7 per mille bimbi, il Lazio registra un dato del 3,2 mentre la Lombardia del 2,2;
la crescita del numero dei parti pretermine dovrebbe portare ad un ripensamento nell'organizzazione delle TIN nonché ad un loro potenziamento, attraverso l'aumento dei posti letto e la dotazione delle strutture delle più moderne tecnologie;
la riduzione delle mortalità infantile non è una chimera bensì un obiettivo che si può e si deve raggiungere -:
quali tempestive iniziative, anche in sede di conferenza Stato-Regione, intenda predisporre - nell'ambito delle proprie competenze - al fine di migliorare l'efficienza e l'efficacia del sistema nazionale delle cure perinatali, con particolare attenzione anche all'organizzazione dei centri di terapia intensiva, all'aggiornamento delle tecnologie e alla preparazione del personale medico e infermieristico, garantendo in tal modo anche ai cittadini più deboli ed indifesi la fruizione del diritto alla vita e alla salute sanciti dalla Costituzione.
(4-04295)

FARINA COSCIONI, BERNARDINI, BELTRANDI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il 22 settembre 2009 è divampato un incendio all'interno di una casa di cura per anziani malati di cancro in fase terminale dove erano ricoverati 21 pazienti, la clinica Caracciolo di viale Tirreno 200, nel quartiere Montesacro a Roma;
l'incendio sarebbe scaturito da un lumino acceso per la morte di una paziente avvenuta il giorno prima; il rogo ha provocato la morte di una paziente di 87 anni, la signora Loretta Di Ticco, rimasta sola perché il giorno prima era deceduta la compagna di stanza; il lumino, dal quale sono scaturite le fiamme, sarebbe stato acceso per il lutto;
risulta inoltre che, sempre in seguito all'incendio della clinica, una persona sia stata ricoverata all'ospedale Sandro Pertini in codice giallo per gravi ustioni; e altri sei pazienti sono invece stati intubati perchè intossicati dal fumo;
una gravissima e inconcepibile leggerezza che in una struttura dove erano ricoverate persone anziane e con gravi

problemi di movimento, senza peraltro assicurare la necessaria e doverosa sorveglianza, sia stato posto, sia pure per una manifestazione di umanità, un lumino acceso con i gravi rischi che poi si sono concentrati sul rogo che ha provocato la morte della signora Di Ticco -:
se risulti che la struttura di cui in premessa fosse dotata dei requisiti di sicurezza e dei presidi antincendio previsti dalla normativa vigente e quali ulteriori elementi siano disponibili.
(4-04308)

...

POLITICHE AGRICOLE, ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazione a risposta scritta:

CATANOSO. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 89 del Regolamento del Consiglio (CE) n. 43/2009 ha imposto l'istituzione di un fermo stagionale/zona di divieto per la pesca del pesce spada nel mar Mediterraneo dal 1o ottobre al 30 novembre 2009;
a questo fermo si aggiungerà il fermo stagionale in Sicilia nella zona di divieto corrispondente alle acque territoriali nazionali di competenza regionale e fino ad un limite di 12 miglia dalla costa;
come l'anno addietro, anche quest'anno l'Unione Europea interviene nel settore per vietare la pesca del pesce spada e stavolta per due mesi e non per un mese come nel 2008;
sullo stesso argomento gli odierni interroganti avevano presentato omologa iniziativa a cui il Ministro aveva risposto che avrebbe seguito «con particolare attenzione la questione, riservandosi la possibilità di valutare l'adozione di eventuali provvedimenti al termine del periodo di fermo, qualora dovessero venir accertati effettivi danni alle imprese, attraverso strumenti compatibili con la vigente normativa comunitaria in materia di aiuti di Stato oppure attivati in base al Regolamento Ce n. 1198/2006 relativo al Fondo europeo pesca»;
a giudizio degli odierni interroganti, immutato rispetto agli anni passati, la tutela della crescita del pesce spada si sarebbe potuta meglio realizzare vietando l'utilizzo di attrezzi da pesca di piccole dimensioni, i veri responsabili della cattura dei giovani esemplari di pescato ma le autorità europee sembrano «sorde», forse financo al buon senso;
il Governo, a giudizio degli odierni interroganti, dovrebbe intervenire efficacemente in sede europea per modificare tale regolamento nel senso non di vietare la pesca per un periodo relativamente breve, bensì di vietare l'utilizzo di particolari tipi di attrezzi da pesca;
la normativa nazionale non ha previsto e non prevede una particolare forma di risarcimento nei confronti della nostra marineria a differenza di quanto sta già avvenendo nei confronti di quella spagnola;
il governo iberico, infatti, in conseguenza del fermo stagionale di cui sopra ha previsto un risarcimento a titolo di indennizzo nei confronti della propria marineria -:
quali iniziative, anche normative intenda adottare il Ministro interrogato per venire incontro alle legittime esigenze e richieste della marineria italiana esposte in premessa.
(4-04292)

TESTO AGGIORNATO AL 29 SETTEMBRE 2009

PUBBLICA AMMINISTRAZIONE E INNOVAZIONE

Interrogazione a risposta in Commissione:

SCHIRRU, DAMIANO, CALVISI, FADDA, MARROCU, MELIS, MASSIMO PARISI, PES, BELLANOVA, BERRETTA, BOBBA, BOCCUZZI, CODURELLI, GATTI, GNECCHI, LETTA, MADIA, MATTESINI, MIGLIOLI, MOSCA, RAMPI, SANTAGATA e LARATTA. - Al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
l'Agenzia autonoma per la gestione dell'Albo dei segretari comunali e provinciali (AGES), sede di Roma, dopo oltre sette anni di blocco totale di assunzioni, ha bandito un concorso pubblico selettivo per l'ammissione di 390 borsisti al corso di formazione per il conseguimento dell'abilitazione richiesta ai fini dell'iscrizione all'Albo di n. 300 segretari comunali e provinciali, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 19 del 6 marzo 2007;
i concorrenti hanno dovuto affrontare una selezione durissima consistente in una prova preselettiva, tre scritti e un orale. Dopo aver impiegato circa nove mesi per le verifiche orali dei 624 candidati, la commissione ha pubblicato solo qualche mese fa la graduatoria finale, dalla quale risultano complessivamente 461 idonei, di cui solamente 390 ammessi al corso di formazione;
vi sono 71 idonei non collocati in graduatoria, i quali, nonostante l'acquisita idoneità, non avranno accesso al suddetto corso di formazione;
i 71 concorrenti si sono costituiti in «Comitato idonei Coa3» e si stanno attivando affinché si tenga nel debito conto l'idoneità acquisita, anche in ragione del fatto che all'inizio del 2008 l'AGES nazionale, pur non essendo a conoscenza di quanti candidati avessero superato la precedente procedura, ha indetto un nuovo concorso per 260 borsisti, denominato IV COA;
il Comitato in questione chiede di ampliare la graduatoria degli ammessi al corso selettivo di formazione per l'iscrizione all'albo dei segretari comunali e provinciali consentendo a tutti i 461 idonei la frequentazione del corso. Inoltre, per non arrecare uno svantaggio ai 390 concorrenti ammessi a partecipare al corso, si chiede di aumentare il numero di coloro che saranno iscritti all'Albo per la gestione dei segretari. In via subordinata, il Comitato chiede di immettere gli stessi soggetti al corso del COA IV, con conseguente ampliamento del numero degli iscritti all'albo di tante unità quante risultano idonee al III COA, anche in considerazione delle disposizioni del decreto legislativo 165 del 2001, che prevedono la durata triennale delle graduatorie in essere a seguito di procedure concorsuali;
in tutte regioni d'Italia la grave carenza di segretari comunali e provinciali costringe spesso i comuni a ricorrere all'istituto della convenzione, anche fra 4 o 5 comuni, che svuota completamente di significato il lavoro di consulenza e di responsabilità di questa figura fondamentale per le realtà locali, col rischio di accomunare la loro attività a quella di un commesso viaggiatore;
attualmente vi sono 3.884 segretari titolari comunali e provinciali, a fronte di 8.101 comuni italiani; l'AGES regione Sardegna ha sollevato più volte il problema della grave carenza di tali figure professionali, il cui numero è insufficiente a coprirne il fabbisogno territoriale;
non si può non pensare che l'indizione del IV COA, senza aspettare l'esito del III, sia stato il frutto dell'esigenza di assicurarsi un certo numero di iscritti all'albo dei segretari stessi -:
se non ritengano opportuno procedere all'esaurimento delle graduatorie in essere prima di bandire nuovi concorsi;

come intendano adoperarsi affinché non si vanifichino gli sforzi intellettuali dei 71 idonei non ammessi al suddetto corso di formazione, anche in applicazione dei principi costituzionali di efficienza, economicità e buon andamento a cui la pubblica amministrazione deve ispirarsi.
(5-01822)

Interrogazioni a risposta scritta:

DE PASQUALE. - Al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione. - Per sapere - premesso che:
il 9 luglio 2009 è stata pubblicata la richiesta di interpello del Dipartimento della funzione pubblica per la copertura del posto di funzione dirigenziale di livello generale di coordinatore dell'Ufficio per la formazione del personale delle pubbliche amministrazioni;
possono presentare richiesta di conferimento del suddetto incarico esclusivamente i dirigenti appartenenti ai ruoli della Presidenza del Consiglio dei ministri;
in base della predetta richiesta i candidati devono possedere comprovate conoscenze e competenze nei seguenti ambiti: economia del lavoro ed economia del settore pubblico; formazione umanistica; vasta esperienza nelle attività di formazione e studi scientifici in materia; esperienza internazionale, attraverso collaborazioni con istituzioni ed enti internazionali, in particolare dell'Unione europea; esperienza nella organizzazione di eventi formativi; conoscenza almeno di due lingue (preferenza per l'inglese e il francese);
ai sensi dell'articolo 7 del decreto ministeriale 5 novembre 2004 recante «Organizzazione e funzionamento del Dipartimento della funzione pubblica nell'ambito della Presidenza del Consiglio dei ministri», l'Ufficio per la formazione del personale delle pubbliche amministrazioni, nonostante la denominazione, ha come propria missione istituzionale lo sviluppo di programmi e azioni di rafforzamento della capacità amministrativa, realizzati in particolare attraverso l'utilizzo di fondi comunitari (FESR e FSE), che non finanziano azioni di tipo formativo;
sul numero del settimanale L'Espresso del 24 luglio 2009 è apparsa la notizia che il profilo disegnato nella richiesta di interpello coincide con il profilo professionale del dottor Leonello Tronti, che il Ministro Brunetta conosce fin dai tempi della Fondazione Brodolini, ricercatore ISTAT, non dirigente, non dei ruoli della Presidenza del Consiglio dei ministri, che si è sempre occupato di temi attinenti all'economia e alla statistica del lavoro e alle relazioni industriali -:
se siano state presentate istanze di conferimento dell'incarico da parte di dirigenti dei ruoli della Presidenza del Consiglio dei ministri;
se le predette istanze siano state valutate da parte del Dipartimento della funzione pubblica, considerato che ci sono dirigenti che, da anni, svolgono attività di programmazione e gestione di interventi finanziati con i fondi strutturali anche in tema di rafforzamento della capacità amministrativa;
se sia vero che l'incarico sarà conferito al dottor Tronti e, in caso affermativo, con quali motivazioni.
(4-04282)

EVANGELISTI. - Al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione. - Per sapere - premesso che:
su proposta del Ministro dell'interno, il Consiglio dei ministri avrebbe da lungo tempo sciogliere per infiltrazioni mafiose il comune di Fondi (Latina);
inspiegabilmente, nel mese di luglio 2009, la decisione di sciogliere il comune di Fondi è stata rinviata;
il 15 agosto 2009, il Presidente del Consiglio ha riferito alla stampa che si sarebbero opposti allo scioglimento alcuni Ministri. Secondo la ricostruzione dell'Espresso tali Ministri sarebbero i Ministri Brunetta, Matteoli e Meloni, verosimilmente

si pressione di rappresentanti politici della zona, anche di rilievo nazionale. Se fosse vero sarebbe un fatto di assoluta gravità. Tanto che un autorevolissimo esponente del Popolo della Libertà ha sostenuto - sia pure a proposito di fatti in parte diversi - che quel partito non può dare l'impressione di non aver a cuore la legalità e la verità sulle stragi di mafia. Il voto contrario allo scioglimento è grave specialmente per Ministro Brunetta che perora - ad avviso dell'interrogante, strumentalmente ipocritamente - la causa dell'amministrazione pubblica efficiente e trasparente. Occorrerebbe domandargli se sono peggiori quelli che lui chiama «fannulloni» o i mafiosi;
risulta altresì (Repubblica del 19 settembre 2009) che il Ministro Brunetta abbia augurato alla sinistra italiana di «andare a morire ammazzata»;
in sostanza, il Ministro sembra aver esaurito gli argomenti. Dopo aver ad avviso dell'interrogante, manipolato le statistiche sull'assenteismo nei pubblici uffici; dopo aver votato contro lo scioglimento del comune di Fondi; dopo essersi fatto allestire un sontuoso ufficio sul Canal Grande a Venezia a spese del contribuente; dopo aver gratuitamente insultato i lavoratori dello spettacolo, tra cui molti che portano alta la bandiera della cultura italiana nel mondo, ora è passato al greve insulto che prelude a chissà cos'altro;
il ministro Brunetta - per raggiungere anche questi risultati - evidentemente si avvale di qualificato personale nel suo gabinetto che guadagna doppi e tripli stipendi. Al proposito, rispondendo a un'interrogazione (la n. 4-01571) del sottoscritto interrogante, il Ministro ha risposto che la fonte normativa dell'attribuzione di tali sontuosi incarichi va rinvenuta nell'articolo 14 del decreto legislativo n. 165 del 2001 che, al comma 1, prevede che l'autorità di indirizzo politico amministrativo si avvale, per l'esercizio delle sue funzioni, di uffici di diretta collaborazione aventi esclusive competenze di supporto e di raccordo con l'amministrazione; il personale assegnato a tali uffici sarebbe composto da dipendenti pubblici anche in posizione di aspettativa, comando o fuori ruolo; collaboratori assunti con contratti di diritto privato a tempo determinato; esperti o consulenti per particolari professionalità e specializzazioni con incarichi di collaborazione coordinata e continuativa; essi percepiscono un trattamento economico accessorio, che nel caso di dipendente pubblico si aggiunge a quello fondamentale erogato dalla amministrazione di provenienza, la cui ratio giustificatrice va rinvenuta nelle responsabilità, negli obblighi di reperibilità e di disponibilità ad orari disagevoli di cui sono gravati i soggetti in argomento, anche tenendo conto del fatto che tale trattamento, da corrispondersi mensilmente, sostituisce tutti i compensi dovuti per il lavoro straordinario, per la produttività collettiva e per la qualità della prestazione individuale; la natura delle competenze del personale di diretta collaborazione, funzionalizzate all'esercizio dell'attività di indirizzo politico amministrativo di cui è responsabile il Ministro, determina uno stretto rapporto fiduciario con l'autorità di governo e giustifica il fatto che la valutazione dell'operato di tali uffici sia rimesso al personale apprezzamento della suddetta autorità;
in pratica, se si è qualificati grand commis da strapagare dipende dalle soggettive valutazioni del Ministro. Sembra che se si è parte della sinistra si deve «andare a morire ammazzati», mentre se si è parte degli ambienti malavitosi del basso Lazio, così come pare per l'amministrazione del comune di Fondi, si è degni della Pubblica Amministrazione immaginata dal Ministro Brunetta;
va poi ricordato che dopo l'inchiesta apparsa sul settimanale l'Espresso a proposito della battaglia anti-fannulloni, il Ministro interrogato ha utilizzato il sito istituzionale per replicare ai dati riportati dal settimanale citato, fatto contestato dagli stessi frequentatori del blog del sito -:
per quale motivo abbia votato in Consiglio dei ministri contro lo scioglimento del comune di Fondi;

se abbia notizia di quanto sia costato all'erario il suo lussuoso studio sul Canal Grande a Venezia;
quando sarà assunta la decisione di rispondere alle accuse dell'Espresso su un sito opportuno e non su quello istituzionale del Governo che non dovrebbe essere distolto dai fini d'ufficio per controversie, d'interesse pubblico sì, ma ancora di natura politica e personale del Ministro;
se abbia mai pensato di dimettersi da un ruolo che, evidentemente, ad avviso dell'interrogante, non gli si confà.
(4-04309)

TESTO AGGIORNATO AL 24 MARZO 2011

...

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazioni a risposta in Commissione:

BRANDOLINI. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
la legge 3 febbraio 1989, n. 39 - Modifiche ed integrazioni alla legge 21 marzo 1958, n. 253, concernente la disciplina della professione di mediatore - all'articolo 2, lettera e), così sostituita dall'articolo 18 della legge 5 marzo 2001, n. 57 prevede la possibilità di iscriversi al ruolo degli agenti di affari in mediazione senza aver superato l'esame diretto ad accertare l'attitudine e la capacità professionale dell'aspirante in relazione al ramo di mediazione prescelto, a coloro che oltre ad «avere conseguito un diploma di scuola secondaria di secondo grado» abbiano «effettuato un periodo di pratica di almeno dodici mesi continuativi con l'obbligo di frequenza di uno specifico corso di formazione professionale»;
tale possibilità non è stata ancora posta in attuazione, di conseguenza, l'iscrizione al ruolo può avvenire solo dopo aver frequentato un corso di formazione organizzato da un ente abilitato per un numero di ore previsto dalla regione di competenza che, pertanto, varia da 80 a 200 ore determinando forti disparità da regione a regione;
essendo inoltre prevista in media una sessione di esame ogni sei mesi (in alcune camere di commercio addirittura una sola sessione all'anno), alla quale ci si può iscrivere solo dopo aver frequentato il corso, qualora non si dovesse passare la prova, occorre attendere altri sei mesi prima di potersi reiscrivere alla successiva sessione di esame;
la suddivisione in tre sezioni della iscrizione al ruolo penalizza in particolare gli agenti che concludono esclusivamente intermediazioni relative a contratti d'affitto in quanto inseriti nella sezione degli agenti immobiliari quindi costretti a frequentare un corso di formazione il cui programma è prevalentemente dedicato alle nozioni indispensabili per poter assistere le parti nella compravendita di immobili; l'estimo, la conservatoria e molti altri aspetti sono nozioni senz'altro interessanti ma certamente non necessarie per chi deve imparare a valutare il canone di locazione e a consigliare la forma contrattuale maggiormente rispondente alle esigenze dei contraenti un contratto di locazione -:
quali iniziative intenda porre in essere, visto che l'articolo 11 della legge n. 39 del 1989, demanda al Ministero dell'industria, del commercio e dell'artigianato, l'emanazione di norme regolamentari di attuazione della legge, tenuto conto che il Ministero delle attività produttive in una nota del 12 maggio 2006 ha condiviso la proposta delle regioni di sostituire il regolamento con un accordo tra il Ministero e le regioni per stabilire gli ambiti dei rispettivi ruoli, al fine di:
a) assicurare la piena attuazione dalla legislazione vigente per quanto riguarda la possibilità di acquisire il diritto all'iscrizione nel ruolo degli agenti di affari in mediazione dopo aver svolto un periodo di pratica di almeno dodici mesi consecutivi (stabilendo la modalità di verifica dello svolgimento del periodo di

pratica, attraverso un registro che consenta di attestare le presenze del praticante presso l'agenzia immobiliare sede della pratica);
b) garantire la parità di condizioni per l'accesso ai ruoli in tutto il territorio nazionale ed una tempistica delle sessioni di esame che preveda l'organizzazione di almeno un esame ogni 2 mesi e che eviti agli aspiranti agenti di dover attendere sei mesi prima di poter ripetere l'esame qualora in prima battuta non avesse superato la prova, riducendo il tempo di attesa ad un mese, periodo necessario al candidato ad approfondire la propria preparazione;
c) introdurre una nuova distinzione attraverso l'istituzione di una quarta sezione per gli agenti di intermediazione locativa, accessibile attraverso un percorso formativo differente e specifico per questo tipo di agenti, che sia focalizzato sugli aspetti legati alla locazione immobiliare.
(5-01819)

CAPARINI e CROSIO. - Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
Poste italiane SpA è una società a partecipazione pubblica le cui azioni sono detenute dal Ministero dell'economia e delle finanze per il 65 per cento e dalla Cassa depositi e prestiti SpA per il restante 35 per cento;
il modello di governance che Poste italiane ha adottato si basa sulla classica dicotomia tra consiglio di amministrazione e collegio sindacale;
le attività di controllo contabile sull'operato di Poste italiane SpA sono affidate ad una società di revisione e sono soggette, per quel che concerne la gestione del bilancio e del patrimonio, al controllo della Corte dei conti;
il consiglio di amministrazione assume deliberazioni in merito all'andamento della gestione, ai risultati consuntivi, alle proposte relative alla struttura organizzativa e ad operazioni di rilevanza strategica ed è, dunque, responsabile verso lo Stato della gestione delle risorse pubbliche;
il gruppo Poste italiane, oltre ad effettuare il servizio universale postale, offre anche prodotti e servizi integrati di comunicazione, logistici e finanziari su tutto il territorio nazionale;
la direttiva 97/67/CE del 15 dicembre 1997 inserisce le prestazioni postali tra i servizi di interesse di economia generale e stabilisce specifiche obbligazioni comunitarie per la tutela dei servizi universali a garanzia della piena efficienza a favore degli utenti;
secondo la sopraccitata direttiva, inoltre, il cittadino-utente non soddisfatto del servizio postale può appellarsi, in prima istanza, all'operatore postale responsabile; in seconda istanza, all'autorità nazionale competente e, da ultimo, alla Commissione europea;
la direttiva 2008/06/CE stabilisce, poi, che gli Stati membri dell'Unione europea devono conformare il processo di liberalizzazione del proprio mercato postale entro il 2010;
al sindaco del comune di Breno da parte di Poste italiane è stata comunicata l'intenzione di chiudere in orario pomeridiano l'ufficio postale di Breno in seguito al potenziamento degli sportelli dalle 8 alle 14;
il comune di Breno è sede di importanti istituzioni (ASL, comunità montana, Bacino imbrifero montano, Agenzia delle entrate, INPS, INAIL, Tribunale, centro per l'impiego, Corpo forestale dello Stato, Compagnia dei carabinieri), vi operano numerose imprese, uffici amministrativi e studi professionali;
a Poste Italiane Spa è stata formulata una richiesta di sostegno all'orario continuato dell'ufficio postale di Breno sottoscritta da 28 sindaci e dal presidente della Comunità montana di Vallecamonica;

identica decisione di soppressione dell'apertura al pubblico in orari pomeridiani è stata presa per gli sportelli di Lovere ed Iseo -:
quali iniziative intendano porre in essere per sollecitare la direzione dell'azienda Poste Italiane a ripristinare al più presto l'orario di apertura pomeridiano degli uffici postali di Lovere, Iseo e Breno al fine da assicurare, in un momento particolarmente difficile per l'economia, un servizio efficiente ai cittadini ed alle attività produttive che operano nel territorio Sebino-Camuno;
quali iniziative il Governo, in veste azionista di Poste italiane SpA, intenda assumere per garantire che il servizio postale universale in una zona tipicamente montana come la Vallecamonica si conformi ai principi di appropriatezza e qualità.
(5-01823)

Interrogazioni a risposta scritta:

LATTERI. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
l'Ufficio direttivo di Poste italiane di Messina ha disposto che alcuni uffici postali ricadenti nel territorio dei Nebrodi «nell'ambito della rimodulazione e del livellamento dell'offerta di servizi alla clientela» dal settembre, fino a tutto dicembre 2009 non effettueranno l'apertura al pubblico per due giorni la settimana, garantendone il funzionamento nella prima decina di giorni del mese;
in particolare, il provvedimento di restrizione dell'orario ha interessato:
a) l'ufficio postale di Fiumara, popolosa frazione del comune di Piraino e sede di uno sportello ove convogliano anche gli utenti delle frazioni Salinà, Leomandri, Madonna del Lume;
b) l'ufficio postale della frazione Malò del Comune di Naso, altro popoloso centro nebroideo, analogamente a Castell' Umberto, l'Ufficio Postale della sede secondaria ubicata nella frazione Sfaranda, da qualche tempo funziona a giorni alterni e anche l'Ufficio del Centro di Caprileone già da tempo alterna i giorni di apertura a quelli di chiusura;
è emblematico che si tratti di Centri collinari che, nella maggior parte dei casi, stanno vivendo un processo di espansione verso la costa tirrenica, quasi a volerne decretare, nelle intenzioni di Poste italiane, l'avvenuto spopolamento, e quindi, la sospensione dei servizi;
tali provvedimenti di riduzione oraria, pur consentendo il servizio in concomitanza con i giorni deputati al pagamento delle pensioni erogate dall'INPS, di contro incidono negativamente anche sul servizio di recapito, già disagiato per lo smistamento eseguito in sedi distaccate, rallentando ancor più la consegna di plichi che, siano essi trasmessi con Posta Prioritaria o Raccomandata, giungono a destinazione in tempi ben distanti da standard di efficienza;
se, inoltre, si aggiunge che l'utenza non potrà usufruire costantemente del servizio reso per versamenti con bollettini di conto corrente postale, per trasferimenti, depositi e prelievi di somme (e nei centri sopra citati non sembra sia ancora funzionante alcuno sportello Postamat), si potrà intuire come le lamentele sollevate dai cittadini abbiano seri motivi di sussistere, e l'azione delle amministrazioni comunali interessate sia supportata dalla consapevolezza del disagio manifestato;
si ritiene, dunque, veramente inaudito dover sopportare delle decisioni che penalizzano fortemente la cittadinanza, che creano soltanto disservizi e confusione, e che, nell'ottica del «livellamento dell'offerta di servizio» li trascinano a livelli così bassi da ritenerli insostenibili, quasi inutilizzabili;
si ritiene, ancora, veramente iniqua la decisione di «interrompere» un servizio di una portata così rilevante per ogni tipo di utenza, dai privati alle aziende, agli enti pubblici;

della questione è stata investita anche l'Autorità garante per la concorrenza ed il mercato, nella considerazione che Poste Italiane detiene, nel territorio dei Nebrodi, il quasi totale monopolio della gestione dei servizi postali -:
se esistano i presupposti perché la società Poste italiane possa determinare rimodulazioni orarie che penalizzano gli utenti e quali interventi risolutori si intendano porre in essere per evitare il persistere dei disservizi segnalati.
(4-04274)

ANTONINO FOTI. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
Poste Italiane ha in progetto la soppressione dei 53 centri contabili sorti in Italia nel 2005;
in Calabria finora funzionavano tre centri distribuiti a Catanzaro, Cosenza e Reggio Calabria;
con il progetto che Poste Italiane intenderebbe attuare, cioè la nascita dei competence center, si realizzerebbero 21 centri, uno per ogni regione;
Poste Italiane, a tal proposito, a partire dal mese di marzo 2009 ha già impiegato notevoli risorse economiche per la realizzazione della predetta nuova struttura a Reggio Calabria;
in perfetta contraddizione con quanto finora premesso Poste Italiane ha solo di recente reso nota la decisione di trasferire il settore competence center, amministrativo da Reggio Calabria a Catanzaro;
il ministero dello sviluppo economico si è già espresso in merito alla questione in oggetto invitando l'azienda a fornire spiegazioni in ordine «ad una determinazione che risulta in pieno contrasto con atti amministrativi ed economici già emanati, che disponevano l'impiego di ingenti risorse finanziarie per l'allestimento dei locali, l'impiantistica e gli arredi in favore della sede di Reggio Calabria»;
è ritenuta indispensabile in ogni caso una rimodulazione delle scelte strategiche aziendali, che tuteli i livelli occupazionali e garantisca l'efficienza dei servizi;
non appaiono evidenti ed effettive motivazioni tali da giustificare un eventuale trasferimento della struttura amministrativa da Reggio Calabria a Catanzaro in ragione di eventuali esigenze di interesse pubblico o scelte di razionalizzazione e sviluppo legate a reali programmi di ammodernamento ed efficienza aziendale -:
quali iniziative il Governo ritenga di assumere al fine di garantire che l'operato del management di Poste Italiane in Calabria sia improntato a principi di efficienza ed economicità.
(4-04283)

TOMMASO FOTI e CARLUCCI. - Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
dal suo blog personale, Precariopoli, il signor Antonio Ramone sta lanciando in questi giorni di lutto nazionale messaggi di violenza contro la Folgore, i militari e lo Stato, in riferimento alla tragedia di Kabul che ha visto 6 militari italiani perdere la vita in un ignobile attentato -:
quali iniziative urgenti intenda adottare per assicurare l'immediato oscuramento del detto blog, liberamente accessibile in rete.
(4-04286)

CAPARINI. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
TiVU Sat è la nuova piattaforma satellitare RAI-Mediaset-LA7;
l'onorevole Erminio Boso ha acquistato un decoder IMAX con la scheda TiVU Sat n. 109204261427 da installare nella casa materna di Spiado Pieve Tesino (Trento);
Spiado Pieve Tesino (Trento) è ubicato in un'area non servita da RAI, né in analogico né in digitale, quindi l'unica

possibilità per vedere i programmi del concessionario del servizio pubblico è il satellite;
al consigliere regionale onorevole Erminio Boso l'operatore del numero verde (a pagamento) indicato non ha potuto attivare la scheda TiVU Sat;
il tecnico installatore ha, a sua volta, contattato il numero «verde» vanamente, senza alcuna risposta si è collegato al sito internet RAI, area riservata agli installatori, ma non è riuscito ad abilitare la tessera;
l'8 settembre 2009 la RAI confermava che le schede sarebbero state operative da dicembre -:
se l'utilizzo di un numero a pagamento per l'attivazione, ancorché non debitamente pubblicizzato, non sia inopportuno nei confronti degli utenti già titolari di abbonamento RAI e impossibilitati in altro modo a riceverne i servizi;
se la vendita di decoder e schede senza la data di inizio attivazione sia coerente con il principio di «must offer» e con l'obbligo di neutralità tecnologica e quali iniziative di competenza il Ministro intenda intraprendere per garantire il rispetto del contratto di servizio.
(4-04287)

TOMMASO FOTI e CARLUCCI. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
facebook è uno dei più famosi e frequentati social network presenti in rete che permette lo scambio di informazioni e la diffusione di messaggi senza barriere e controlli;
ciò permette la creazione di gruppi a sostegno o contro persone o avvenimenti, liberamente accessibili da parte di tutti gli utenti del network, anche minorenni;
da diversi giorni è stato creato ed è visitabile da tutti il gruppo 0-100-1000 Ramelli» che inneggia all'omicidio avvenuto nell'aprile del 1975 di Sergio Ramelli, giovane militante di destra;
l'invio di apposita segnalazione in merito all'amministrazione di facebook non ha sortito inspiegabilmente effetto alcuno, sicché nessun provvedimento di rimozione è stato assunto nei confronti del predetto gruppo;
secondo l'interrogante e inammissibile che un social network possa tollerare silente il consumarsi di reati, senza che gli stessi risultino - quanto meno - segnalati alle competenti autorità -:
se non ritenga di assumere iniziative urgenti per impedire la nascita e la diffusione tramite internet e i moderni social network di messaggi inneggianti all'odio e alla violenza, in particolare se non intenda sollecitare i responsabili della società proprietaria di Facebook ad una maggiore vigilanza preventiva di filtro e rimozione di contenuti così vergognosi e incivili, rappresentando la necessità che contenuti contrari alla legge italiana siano denunciati alle competenti autorità giudiziarie.
(4-04293)

AGOSTINI e CICCANTI. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
sono oramai diversi anni che il territorio piceno attraversa un periodo di forte crisi economica ed occupazionale, aggravata dall'attuale crisi internazionale;
nell'ultimo periodo, la crisi si è manifestata con tutta la sua virulenza investendo, oltre a tante piccole e medie imprese, anche grandi imprese che hanno fatto la storia industriale del territorio piceno, al punto che talune addirittura hanno all'improvviso deciso di chiudere in via definitiva;
è il caso della SGL Carbon, della Food-Invest, della Cartiera Ahlstrom, e per ultima la Manuli Rubber Industries che ha deciso di aprire una procedura di mobilità per 375 dipendenti dello stabilimento di Ascoli Piceno, comportando di fatto la

chiusura dello stesso sito produttivo, della Novico e di altre ancora nel corso degli ultimi anni;
tali chiusure hanno prodotto e produrranno un ulteriore impatto negativo sull'indotto, con il rischio di chiusura di decine di altre piccole e medie aziende;
i soli dati dell'ultimo biennio sono allarmanti: 4467 posti di lavoro perduti con 3452 lavoratori in mobilità. Tutto ciò testimonia la grave crisi in atto, con possibili ripercussioni sulla tenuta della coesione sociale;
si rende necessario ed urgente assumere iniziative di sostegno per la riconversione ai fini produttivi di alcune aziende e, come nel caso della Manuli, di richiamare l'azienda all'immediato ritiro della procedura di mobilità;
fin dall'inizio del 2008 il Ministro dello sviluppo economico era stato coinvolto nelle iniziative volte a fronteggiare i problemi relativi allo stato di crisi del Piceno, attraverso l'istituzione di un «tavolo» di confronto che vedeva coinvolte oltre al Ministero, la Regione Marche, le istituzioni locali e la parti sociali;
da tale confronto scaturì un protocollo di intesa sottoscritto da tutti i soggetti sopra richiamati il 27 marzo 2008 per il rilancio produttivo ed occupazionale della Val Vibrata-Vallata del Tronto-Piceno;
gli interroganti in data 3 dicembre 2008 hanno presentato una interrogazione a risposta scritta per sapere come mai, data la situazione di estrema gravità in cui versa il territorio Piceno, non si fosse dato avvio alle procedure previste dal protocollo per realizzare misure concrete di sostegno -:
se ci siano in atto iniziative da parte del Ministro interrogato per fronteggiare l'attuale grave crisi del Piceno, o eventualmente quali siano le reali possibilità di intervento da parte del Governo per sostenere un territorio gravemente colpito da una crisi occupazionale senza precedenti;
se il Governo intenda aziende assumere iniziative volte ad assicurare che attualmente hanno avviato procedure di mobilità revocando le citate procedure scongiurando la chiusura dei siti produttivi;
se ci siano in atto trattative di gruppi imprenditoriali nazionali o esteri, per l'acquisto di aziende che hanno recentemente chiuso la propria attività produttiva;
se il Ministro intenda convocare il tavolo di concertazione previsto dal protocollo d'intesa firmato dai soggetti partecipanti «rilancio produttivo ed occupazionale della Val Vibrata-Vallata del Tronto-Piceno».
se la notizia riportata dal Corriere della Sera in data 16 settembre 2009 circa la costituzione di una task force presso il Ministro dello sviluppo economico coordinata dal dottor Giampietro Castano per esaminare la situazione di 150 aziende a rischio ed eventualmente curare i processi di una loro riconversione corrisponda al vero e se al interno delle aziende individuate ci siano quelle attualmente in crisi nel Piceno e quelle che anno dismesso l'attività di recente (Sgl Carbon, Cartiera Ahlstrom).
(4-04300)

STUCCHI, CONSIGLIO, PIROVANO e VANALLI. - Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
numerosi uffici postali della Provincia di Bergamo soffrono ormai da anni di una grave carenza di personale;
Poste Italiane Spa ha previsto entro breve la chiusura del turno pomeridiano di alcuni uffici postali della Provincia di Bergamo, tra cui figurerebbe anche quello di Zogno (Bergamo) e di San Pellegrino Terme (Bergamo);

l'Amministrazione comunale ha sempre collaborato con l'ufficio postale di Zogno, attraverso l'affidamento di alcuni servizi di riscossione dei tributi;
il Comune di Zogno (Bergamo) è il paese più popoloso della Valle Brembana, nonché sede di numerosi uffici pubblici, di attività commerciali e industriali e di un polo scolastico superiore, solo quest'ultimo frequentato da più di mille studenti;
la paventata chiusura arrecherebbe un enorme disagio alla popolazione e alla Amministrazione comunale di Zogno (Bergamo), ma anche un cospicuo inferiore introito nella casse di Poste Italiane Spa (e non solo), costringendo gli utenti ad indirizzarsi verso forme di pagamenti alternativi -:
se risultino veri i fatti esposti in premessa e, in caso affermativo, quali iniziative intendano intraprendere, al fine di evitare gli ulteriori previsti disagi nella Provincia di Bergamo riguardanti l'erogazione dei servizi postali.
(4-04302)

...

Apposizione di firme a mozioni.

La mozione Casini e altri n. 1-00224, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 16 luglio 2009, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Strizzolo.

La mozione Ghizzoni e altri n. 1-00229, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 15 settembre 2009, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Samperi.

Ritiro di documenti del sindacato ispettivo.

I seguenti documenti sono stati ritirati dai presentatori:
interpellanza urgente Occhiuto n. 2-00466 del 15 settembre 2009;
interpellanza urgente Bobba n. 2-00468 del 15 settembre 2009;
interpellanza urgente Vernetti n. 2-00472 del 16 settembre 2009.