XVI LEGISLATURA
TESTO AGGIORNATO AL 22 SETTEMBRE 2009
ATTI DI INDIRIZZO
Mozioni:
La Camera,
premesso che:
il nodo della tutela dei diritti umani nella Federazione russa costituisce ancora oggi fonte di preoccupazione da parte degli osservatori e degli analisti occidentali, anche se segnali di miglioramento rispetto al passato sono stati rilevati da più parti;
il tema dei diritti umani è, a partire dal 2005, oggetto di specifiche e semestrali consultazioni (il cui ottavo round si è tenuto il 21 ottobre 2008) tra l'Unione europea e Russia, anche se spesso quest'ultima ha mostrato nel corso delle stesse una propensione al contrattacco ogniqualvolta è stata fatta oggetto di critiche, soprattutto quando il riferimento ha riguardato la libertà di espressione e di riunione, i diritti delle persone appartenenti a minoranze, la lotta al razzismo e alla xenofobia (pregiudizi molto forti sono registrati contro ceceni, caucasici, rom, ebrei, turchi mesketiani, africani e asiatici), i diritti di donne e bambini, l'uso politico della giustizia, restrizioni sull'attività delle organizzazioni non governative, arbitraria rinazionalizzazione di importanti settori dell'economia;
infatti, nel rapporto dell'Unione europea sui diritti umani per il 2008 si può leggere che «sebbene i diritti umani in Russia siano garantiti dalla Costituzione e nonostante la Russia sia parte di molte convenzioni internazionali sulla materia, l'Europa continua a essere seriamente preoccupata circa il deterioramento della situazione, con particolare riguardo agli aspetti dello stato di diritto, la libertà di opinione e di riunione, la libertà di stampa, la situazione delle organizzazioni non governative russe e della società civile, la situazione in Cecenia ed in altre parti dell'area del Caucaso settentrionale»;
per lungo tempo, l'Occidente ha chiuso un occhio sulla selvaggia repressione russa in Cecenia, perché considerata parte integrante della guerra globale al terrorismo islamico. Un po' di riflesso, è stato anche relativamente tollerante nei confronti delle continue violazioni dei diritti umani commesse da Putin, che in certi casi hanno addirittura assunto i connotati di una svolta totalitaria;
la situazione delle organizzazioni non governative rimane critica, anche se il rapporto sottolinea che non ci sono stati finora casi di chiusura di organizzazioni non governative dipendenti dalla nuova normativa entrata in vigore nell'aprile 2006; tuttavia, le disposizioni della legge sulle organizzazioni non governative sono spesso attuate in modi oltremodo complicati e onerosi per tali organizzazioni;
il rapporto fa anche riferimento, con particolare rammarico, alle restrizioni imposte alla libertà di espressione, specialmente in occasione delle elezioni parlamentari e presidenziali, attraverso un uso sproporzionato della forza e arresti arbitrari, come documentato dalle numerose denunce presentate;
forti sono le preoccupazioni, evidenziate non solo all'interno del citato rapporto, ma anche da organismi internazionali, quali Amnesty international e Human right watch, relative al controllo del Governo sulle principali emittenti televisive, che durante la campagna elettorale non ha consentito un equo accesso ai media;
la libertà di stampa e dei giornalisti non gode di miglior sorte: nel 2006 i giornalisti assassinati sono stati ben 5 e tra questi quella Anna Politkovskaja, che ha avuto il coraggio e la determinazione di denunciare più volte le scelte del Cremlino, in particolar modo per il conflitto in Cecenia; ma ben nota era anche la sua attività di paladina dei diritti umani in
quella piccola Repubblica che le ha inevitabilmente procurato molti nemici; su questo caso, tra l'altro, l'Unione europea ha chiesto un'approfondita indagine per far piena luce sull'assassinio della giornalista della Novaia Gazeta;
non si può certo dimenticare che il 19 gennaio 2009 un'altra giornalista di questa stessa testata, Anastasia Baburova, e il suo avvocato, che difendeva una ragazza cecena violentata e uccisa da un colonnello russo, sono stati freddati da un sicario nel pieno centro di Mosca;
preoccupazione, non solo in Europa ma anche negli Stati Uniti, ha destato anche la vicenda che ha riguardato, e riguarda tuttora, un noto magnate russo, proprietario della potente compagnia petrolifera Yukos, arrestato nell'ottobre del 2003 per frode, ma naturalmente è noto che le vere ragioni siano da ascrivere al finanziamento che Khodorkovsky aveva elargito ad alcuni partiti liberali russi, all'opposizione, e all'apertura della compagnia a capitali esteri; tra l'altro, quest'ultimo avrebbe già dovuto godere della libertà condizionata, avendo già scontato metà della pena, e invece è stato avviato un nuovo processo, perché sarebbero emerse ulteriori imputazioni, che hanno coinvolto anche il socio Lebedev, decisione che ha destato perplessità nei leader europei e all'interno del Consiglio d'Europa; risulta, come ha fatto sapere il presidente Medvedev, che solo attraverso l'ammissione di colpevolezza e la richiesta di grazia del magnate la questione potrebbe trovare una soluzione positiva;
sono note le ottime relazioni bilaterali che il nostro Paese intrattiene con la Russia, nonché quelle personali tra il nostro Presidente del Consiglio dei ministri e il Premier Putin,
impegna il Governo:
ad attivarsi per sollecitare un accordo giuridicamente vincolante, basato sull'impegno condiviso nei confronti dei diritti umani, per la libertà dell'informazione, di espressione e di manifestazione del pensiero in un Paese che ancora oggi è fra i protagonisti principali delle vicende politiche e economiche internazionali, così come sollecitato anche nella raccomandazione che il Parlamento europeo ha approvato nell'aprile 2009, con 416 voti a favore, 80 contrari e 147 astensioni;
ad attivare tutti i canali diplomatici perché vengano garantiti un equo processo e il rispetto dei diritti della persona al magnate Khodorkovsky e al socio Lebedev, citati in premessa, ma non solo, anche a tutti gli altri cittadini russi che si trovano in condizioni analoghe.
(1-00231)
«Evangelisti, Donadi, Borghesi, Di Stanislao».
La Camera,
premesso che:
a causa dei numerosi tagli operati dai decreti-legge 25 giugno 2008, n. 112, e 1o settembre 2008, n. 137 - rispettivamente, convertiti, con modificazioni, dalle leggi 6 agosto 2008, n. 133, e 30 ottobre 2008, n. 169 - oltre che dalla legge finanziaria per l'anno 2009, il settore dell'istruzione vive uno dei momenti più bui della sua storia, che sta avendo gravissime ripercussioni sull'intero Paese;
in particolare, il decreto interministeriale relativo agli organici dell'anno scolastico 2009/2010, trasmesso con la circolare ministeriale n. 38 del 2 aprile 2009, ha previsto che le riduzioni, stabilite dal decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133, per l'anno scolastico 2009-2010, porterà ad un ammontare complessivo dei tagli di 42-43 mila unità sul personale docente e di 15 mila unità sul personale ata;
in un momento di grave crisi economica, come quello attuale, che attanaglia il nostro sistema Paese in modo più pesante rispetto ai più importanti Paesi europei, il Governo - invece di far corrispondere investimenti pubblici, al fine di
risollevare l'andamento dell'economia e di garantire la continuità del diritto allo studio, oltre che la qualità del sapere - ha operato scelte politiche, peraltro tramite l'uso indiscriminato dei decreti-legge e dei regolamenti, volte a ridurre il costo complessivo del sistema scolastico, senza curarsi degli effetti pratici sul settore e riducendo, di fatto, l'offerta scolastica a tutti i livelli;
mentre la legge finanziaria per l'anno 2007 prevedeva l'assunzione in tre anni di 150.000 docenti e 30.000 assistenti amministrativi tecnici ed ausiliari - nonostante lo slittamento all'anno scolastico 2010/2011 dell'applicazione del regolamento sulle «Norme per la riorganizzazione della rete scolastica e il razionale ed efficace utilizzo delle risorse umane della scuola», approvato il 27 febbraio 2009 dal Consiglio dei ministri, nonostante la sentenza n. 200 del 2009 della Corte costituzionale, che ha dichiarato l'illegittimità costituzionale della parte dell'articolo 64 del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133, riguardante le chiusure e gli accorpamenti delle strutture scolastiche - già da questo anno scolastico, a seguito della circolare ministeriale n. 38 del 2 aprile 2009 del Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, si è disatteso l'impegno contenuto nella precedente finanziaria e si sono operate meno del 20 per cento delle assunzioni utili (almeno 100.000) al corretto inizio dei lavori;
risultano, inoltre, ancora irrisolte le rilevanti questioni riguardanti il personale precario che dovrà anche quest'anno fare i conti con l'assenza del regolamento delle supplenze del personale ata, con l'assenza di un concorso per direttore dei servizi generali ed amministrativi e con delle graduatorie ad esaurimento dei docenti sistematicamente oggetto di ricorsi di ogni ordine e grado;
tale situazione ha provocato da parte dei precari diffuse iniziative di protesta, locali e nazionali, alcune anche eclatanti, per attirare l'attenzione dell'opinione pubblica sulla loro situazione disperata; proprio sull'onda di queste proteste è stata convocata per il 3 ottobre 2009 dal coordinamento dei precari della scuola una manifestazione nazionale contro i tagli all'occupazione e la riduzione dell'offerta formativa;
in questi giorni diverse decine di migliaia di insegnanti, molto spesso laureati, specializzati, abilitati e plurititolati, che da anni svolgevano, pur nella precarietà, con dedizione il lavoro della docenza, sono rimasti senza un contratto di lavoro e, quindi, senza la possibilità di poter insegnare e guadagnarsi da vivere;
a causa dei sopra menzionati ed indiscriminati tagli, operati dall'attuale Governo, analogamente a quanto descritto per gli insegnanti, diverse migliaia di assistenti amministrativi, tecnici ed ausiliari (ata) non potranno svolgere il lavoro, che, in molti casi, veniva svolto da anni;
le intenzioni del Governo e del Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, avvalorate dai provvedimenti adottati sino ad oggi, oltre a ridurre sensibilmente l'offerta formativa e la qualità della stessa, ad avviso dei firmatari del presente atto di indirizzo volgono indubbiamente verso un progressivo smantellamento del sapere libero ed aperto a tutti, come sancito dalla Carta costituzionale, al fine di creare un servizio differente, a domanda individuale, che prevede medesimi investimenti per le scuole pubbliche e quelle paritarie;
gli atti normativi e di natura regolamentare sin ora adottati stanno producendo dei cambiamenti nel settore dell'istruzione che non seguono un progetto di innovazione dello stesso, ma rappresentano, di fatto, il mero strumento per far cassa, diminuendo una delle voci della spesa pubblica tra le più importanti per il futuro della stessa popolazione italiana;
in particolare, sono state cancellate le esperienze pedagogiche e didattiche più positive, apprezzate in tutta Europa: i
regolamenti approvati disegnano una scuola puramente nozionistica, con classi più affollate, con meno ore frontali e meno ore laboratoriali, annullando progressivamente il valore e la funzione dell'autonomia scolastica;
il 9 settembre 2009, come risulta dalla stampa, oltre che dal sito internet del Governo italiano, il Consiglio dei ministri ha approvato un decreto-legge che dispone che «le supplenze temporanee siano assegnate per l'anno scolastico 2009-2010, con precedenza assoluta, al personale docente ed ata già destinatario di supplenze annuali nel precedente anno scolastico»;
da dichiarazioni rilasciate dal Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca si apprende che la norma riguardante i precari, contenuta nel sopra citato decreto, potrà interessare al massimo tredicimila lavoratori, contro gli oltre quarantamila, tra docenti e personale ata, che già in questi giorni sono rimasti senza un posto di lavoro;
l'ipotesi prospettata come «contratto di disponibilità» altro non è che una misura di sostegno al reddito, già in parte disponibile, a carico dell'Inps e nota come «disoccupazione ordinaria», che, di norma, viene erogata ai docenti disoccupati per la durata di 8 mesi (o per 12 mesi a chi abbia già superato i 50 anni): a questa dovrebbe aggiungersi il sostegno regionale;
inoltre, il meccanismo previsto dalla norma, che toglie una parte delle supplenze alle graduatorie di istituto per darle a coloro che hanno avuto un incarico annuale l'anno scorso e che quest'anno sono rimasti senza cattedra, inevitabilmente creerà delle anomalie nelle graduatorie e potrebbe rappresentare un detonatore per altre conflittualità,
impegna il Governo:
ad adottare iniziative per abrogare, sopprimere o comunque ritirare le misure approvate volte a diminuire ulteriormente gli organici e le dotazioni da assegnare alla scuola pubblica;
ad adottare tutte le iniziative necessarie per garantire a tutti i precari del settore, rimasti già dall'anno scolastico in corso senza un posto di lavoro, di poter usufruire degli ammortizzatori sociali che permettano il sostentamento economico;
a garantire l'inizio dell'anno scolastico su tutto il territorio nazionale, mettendo gli uffici scolastici regionali nelle condizioni di poter assicurare a tutti gli studenti ed alle loro famiglie un diritto allo studio che si concretizzi in docenti preparati a svolgere il proprio lavoro senza l'assillo della precarietà assoluta, in classi in cui svolgere le lezioni con non più di trenta alunni, nel cosiddetto tempo pieno che garantisca alle famiglie di poter svolgere tranquillamente il proprio lavoro, in quella qualità dei programmi e della didattica di cui molto poco il Governo si è interessato in quest'ultimo anno;
a prevedere dalla prossima manovra finanziaria la stabilizzazione dei precari della scuola, già prevista dalla legge finanziaria per il 2007 del Governo Prodi;
ad applicare correttamente la disciplina prevista con riferimento al rapporto del numero di alunni per classe e alla dimensione dell'aula, nel rispetto delle norme igieniche e di sicurezza, secondo quanto disposto dal decreto legislativo 9 aprile 2008, n. 81;
a garantire il rispetto del diritto allo studio per gli alunni in situazione di handicap, assicurando loro la possibilità di usufruire del sostegno di insegnanti specializzati per il maggior numero di ore possibile a settimana, al fine di garantire loro una reale ed efficace azione di integrazione.
(1-00232)
«Leoluca Orlando, Di Pietro, Donadi, Evangelisti, Borghesi, Zazzera, Di Giuseppe».
La Camera,
premesso che:
negli ultimi dieci anni, non v'è stata maggioranza che non si sia cimentata nella materia della liberalizzazione dei servizi pubblici locali, poi puntualmente lasciata cadere in questo o quel ramo del Parlamento;
dal 2008 si è ravvisata la volontà del Governo di procedere ad una riforma dei servizi pubblici locali, espressasi, tuttavia, non in un provvedimento organico e compiuto, ma in una serie di interventi inseriti qua e là nei più disparati provvedimenti, tutti accomunati dalla forma, il decreto-legge, strumento che appare come il meno idoneo e che non appare giovare ad una disamina e ad un confronto approfonditi, che necessariamente devono accompagnare un processo di riforma complesso ed articolato;
con l'articolo 23-bis del decreto-legge n. 112 del 2008, il Governo aveva aperto la strada della riforma dei servizi pubblici locali, formulando alcuni principi generali e facendo rinvio, per la normativa di dettaglio e per la regolazione di diversi nodi cruciali, all'emanazione di uno o più regolamenti successivi di attuazione;
pur potendo comprendere le ragioni di un intervento graduale in una materia così variegata e complessa, anche alla luce delle precedenti e vane esperienze normative, si è sottoposta una normativa così delicata a rischio di contenzioso e di incertezza, con riguardo alla sopravvivenza o meno delle norme, non contenendo, l'articolo 23-bis, esplicite abrogazioni, ma semplicemente l'applicabilità delle nuove norme verso «tutti i servizi pubblici locali» e la loro prevalenza sulle parti della vecchia normativa con esse incompatibili, in particolare quella dettata dall'articolo 113 del testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali, di cui al decreto legislativo n. 267 del 2000;
in attesa di veder chiarito il quadro normativo con i regolamenti attuativi dell'articolo 23-bis, il cui termine risulta scaduto, è giunta pochi giorni fa la notizia, avallata al momento dal solo comunicato stampa del Consiglio dei ministri del 9 settembre 2009, dell'inserimento, nel decreto-legge finalizzato al rapido assolvimento di obblighi nei confronti dell'Unione europea e ad ovviare a procedure di infrazione di un articolo che modificherebbe nuovamente e radicalmente l'impianto dei servizi pubblici locali, come delineato dal citato articolo 23-bis nelle parti riguardanti gli affidamenti;
ancora, nel decreto-legge n. 39 del 2009, che recava «Interventi urgenti in favore delle popolazioni colpite dagli eventi sismici nella regione Abruzzo nel mese di aprile 2009 ed ulteriori interventi urgenti di protezione civile», con l'articolo 9-bis, in nome della riforma del sistema di regolazione dei servizi idrici su scala nazionale, sono stati soppressi il Comitato di vigilanza sui servizi idrici (Coviri) e l'Osservatorio sui servizi idrici, sostituiti da una commissione che dovrebbe ereditarne le funzioni, ma in assenza di una struttura tecnica di supporto, quale era l'Osservatorio;
successivamente, con l'articolo 19 del recente decreto-legge n. 78 del 2009, cosiddetto «anticrisi», si è provveduto ad estendere alle società a partecipazione pubblica totale o di controllo titolari di affidamenti diretti di servizi pubblici locali senza gara gli stessi divieti e le stesse limitazioni alle assunzioni di personale che gravano sugli enti pubblici di cui all'articolo 1, comma 2, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165;
il citato articolo 19 ha anche rinviato ad un successivo decreto del Ministro dell'economia e delle finanze, da emanarsi entro il settembre 2009, le modalità e la modulistica per l'assoggettamento delle stesse società al patto di stabilità interno;
un intervento verso la modernizzazione del settore dei servizi risulta essenziale per la società, soprattutto ove si tratti
di servizi pubblici locali, stante la ricaduta diretta verso lo sviluppo urbano, il governo del territorio, i cittadini e le imprese: riprendere e portare a termine una riforma dei servizi pubblici locali deve significare offrire una spinta alla competitività e all'efficienza del settore e un'occasione di stimolo alla crescita economica, aumentare il rispetto verso i diritti dei cittadini e ridurre i costi sostenuti da essi e dalle imprese;
le scelte da compiere in tema di servizi pubblici locali sono determinanti anche ai fini della volontà di procedere verso una maggiore trasparenza nei rapporti tra politica ed economia, oltre che di riduzione dell'incidenza della politica nella gestione delle imprese e nelle economie locali: il settore pubblico ha l'opportunità di scegliere ed offrire un quadro di regole stabili, di indirizzi certi, di definire gli standard di livello nazionale, di controllare con rigore, per il tramite di autorità indipendenti, gli assetti e gli aspetti del mercato; di procedere, dunque, verso quella liberalizzazione dei servizi che significa, nel suo obiettivo primario, promuovere l'efficienza ed una reale concorrenza che spezzi i regni di monopoli ed oligopoli, rispetto alla quale, al momento, l'Italia è fanalino di coda nelle classifiche stilate dalla gran parte degli organismi statistici internazionali;
dall'insieme delle disposizioni già introdotte o in via di introduzione, emerge la prospettiva della possibile privatizzazione e liberalizzazione tout court di tutti i servizi pubblici, compreso il bene acqua ed il servizio idrico: l'acqua è un bene non sostituibile, è un diritto, non è possibile identificare il bene acqua alla stregua di una merce, non è concepibile individuarne un proprietario, a tal proposito essendo perfino l'attore pubblico, lo Stato, garante dell'interesse generale riguardo a quel bene indisponibile ed inalienabile;
entro il 2011, se saranno confermate anche le ultime ventilate modifiche in materia di servizi pubblici, si rischia di veder privatizzata la nostra acqua potabile, di dover consegnare i rubinetti delle nostre case ai disegni delle multinazionali, di esporre ciò che tiene in vita gli esseri umani ed il pianeta stesso ai capricci del mercato e alle problematiche dei bilanci;
è stata presentata alla Camera dei deputati una proposta di legge di iniziativa popolare per la gestione pubblica e partecipata dell'acqua e la ripubblicizzazione del servizio idrico, che il Parlamento dovrebbe esaminare ed approvare con urgenza per salvare il bene acqua, anche attraverso la previsione di aziende pubbliche speciali a totale capitale pubblico;
infine, il Paese si trova a fronteggiare una riforma che intende imprimere una fortissima spinta verso la liberalizzazione e consente la totale privatizzazione di tutti i servizi pubblici, compreso quello idrico, con una debolissima quanto incongruente strategia in ordine alla regolazione economica del settore dei servizi pubblici: un quadro regolatorio che dovrebbe essere, invece, determinante in ogni processo di liberalizzazione e, quale è nei Paesi più avanzati, sempre più orientato verso l'istituzione di poteri terzi rispetto alla dinamica tra enti concedenti e gestori del servizio pubblico,
impegna il Governo:
a portare a compimento il processo di riforma e liberalizzazione dei servizi pubblici locali, considerando che il dispiegarsi della libera concorrenza deve esserne l'obiettivo primario;
a procedere con provvedimenti unitari, compiuti ed organici che ne agevolino il confronto e la discussione;
ad escludere il bene acqua ed il servizio idrico dalla normativa adottata per i servizi pubblici locali di rilevanza economica e a sottrarli dalle logiche del profitto, dichiarando la non rilevanza economica del servizio idrico;
ad adottare iniziative per prevedere, infine, adeguati strumenti di regolazione economica del mercato dei servizi pubblici locali.
(1-00233)
«Borghesi, Di Pietro, Donadi, Evangelisti, Cambursano, Favia, Pisicchio, Piffari».
La Camera,
premesso che:
la disciplina dei servizi pubblici è figlia della difficoltà del Parlamento di elaborare una strategia complessiva e non a caso il primo disegno di legge di riforma organico del settore risale al disegno di legge poi sfociato nella legge n. 265 del 1999, che disciplinava anche il settore dei servizi pubblici locali, ma che fu stralciato all'atto della sua approvazione da parte del Parlamento;
non a caso la proposta di riforma del settore, proposta nella XV legislatura, si è arenata anche a causa della cessazione anticipata della legislatura, ma non solo;
gli unici interventi nel settore sono stati introdotti mediante decreto-legge ovvero mediante legge finanziaria, a testimonianza della difficoltà del Parlamento ad affrontare una riforma complessiva del sistema;
una delle cause principali per cui non si è riusciti a predisporre per tempo regole che disciplinassero il settore e ne indirizzassero il percorso è stato certamente il ritardo nell'affrontarne la riforma (anche in considerazione delle stesse dinamiche di mercato e della capacità di iniziativa degli enti locali);
questa è pertanto una responsabilità della classe politica in complesso, senza che una parte o l'altra oggi possa ergersi a giudice o a paladino delle liberalizzazioni, senza poter essere esente da censure come dimostrano i fatti;
anche nella XV legislatura l'attuale opposizione aveva proposto una riforma del settore, che poi non ha avuto seguito, a dimostrazione di come non sia facile trovare un «partito unico» dei liberalizzatori;
nonostante questa difficoltà, questo Governo, coraggiosamente, con l'articolo 23-bis del decreto-legge n. 112 del 2008 ha iniziato un percorso per dare una disciplina alla materia;
l'articolo 23-bis del decreto-legge n. 112 del 2008 pone un primo criterio all'insegna della trasparenza e dell'efficienza in adesione ai principi comunitari, privilegiando il sistema della gara e qualificando come eccezionale l'in house, assoggettandolo al vaglio dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato;
la scelta fatta dal Governo prima e dal Parlamento poi ha inteso porre un freno alla realizzazione di società in house, che nei fatti si risolvessero in una forma di gestione indiretta da parte dell'ente locale, senza il rispetto del patto di stabilità e delle altre regole pubblicistiche che ne devono animare l'operato;
mediante la disciplina dell'in house, dettata dall'articolo 23-bis del decreto-legge n. 112 del 2008, sono state poste regole nuove rispetto alle precedenti formule sinora maturate nella giurisprudenza, facendo riferimento ad una valutazione economica, sociale, ambientale e morfologica che non permetta un utile ricorso al mercato;
l'affidamento in house viene ora vagliato, in base all'articolo 23-bis del decreto-legge n. 112 del 2008, dall'Autorità garante della concorrenza e del mercato, il cui parere si pone non solo come un elemento di chiarezza ed autorevolezza, ma anche come filtro preventivo per iniziative non conformi al diritto comunitario, conferendo certezza ai rapporti tra pubblica amministrazione ed imprese e prevenendo contenziosi;
la legittimazione del nuovo in house risulterà, pertanto, come la combinazione di una valutazione «sociale» dell'ente locale, secondo i nuovi parametri del
comma 3 dell'articolo 23-bis, ed una economica e giuridica dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato;
l'articolo 23-bis si pone l'obiettivo, anche nella formulazione di recente approvata dal Governo e che sarà esaminata dal Parlamento nei prossimi giorni, di creare un nuovo sistema di gestione del settore dei servizi pubblici, prevedendo, in primo luogo, la cessazione di tutte quelle gestioni non conformi - come, ad esempio, quelle non attribuite mediante gara - al 31 dicembre 2010;
questa cessazione generalizzata consentirà di far emergere e dare nuova linfa ad un settore sinora caratterizzato dalle difficoltà;
la nuova articolazione delle scadenze del periodo transitorio, dalle anticipazioni di stampa di questi giorni, offre comunque un quadro certo per gli operatori, prevedendo, tra l'altro, che il 31 dicembre 2011 sia la data finale per le società miste attualmente in essere in cui il socio privato non sia stato scelto con una gara che abbia ad oggetto, oltre che la qualità di socio, anche la gestione del servizio, così come prevede il testo del nuovo articolo 23-bis;
nella stessa nuova formulazione dell'articolo 23-bis, approvato dal Governo, la data del 31 dicembre 2011 è individuata anche come data limite per la cessazione delle gestione in house, di cui al previgente sistema dell'articolo 113 del decreto legislativo n. 267 del 2000, creando così una linea di demarcazione certa tra il vecchio ed il nuovo sistema, con la conseguenza che anche quelle gestioni in house che non rispondessero ai nuovi criteri non potranno essere rinnovate, con ciò determinando un'ampia apertura al mercato ed un ulteriore incremento della concorrenza mediante le gare o la partecipazione dei privati alle società miste;
il nuovo articolo 23-bis realizza anche una liberalizzazione vera nel momento in cui prevede che il privato che partecipa alla società mista debba possedere una quota del 40 per cento e detta consistenza rappresenta una garanzia vera per l'ingresso di nuovi capitali, dando maggiore spinta al mercato in questo momento di difficoltà economica;
le modifiche di recente introdotte dal Governo consentono, pertanto, di potere affermare che il criterio prioritario è quello della gara e che accanto a questo si prevede una società mista con un privato titolare del 40 per cento, che sia anche socio operativo, in modo quindi di dare il vero senso a queste realtà privatistiche, che non si risolvano solo in forme di collaborazioni tra amministrazione pubbliche con privati titolari di ruoli di secondo piano e che non entrano nella gestione;
analoga spinta di apertura al mercato è prevista per le società a partecipazione pubblica già quotate in borsa alla data del 1o ottobre 2003, che siano titolari di affidamenti diretti assentiti a quella data, nonché alle società controllate, che potranno continuare sino alla scadenza prevista nel contratto di servizio, a condizione che la partecipazione pubblica si riduca anche progressivamente, attraverso procedure ad evidenza pubblica ovvero forme di collocamento privato presso investitori qualificati e operatori industriali, ad una quota, non superiore al 30 per cento, entro il 31 dicembre 2012; questo darà nuove occasioni di investimento per il mercato, incentivando anche per questa via la ripresa economica;
è comunque necessario che l'esame parlamentare costituisca la sede per un ulteriore approfondimento da parte delle forze parlamentari che lo riterranno, che porti ad una maggiore apertura al mercato e alla difesa delle imprese nazionali,
impegna il Governo:
a proseguire nel percorso di liberalizzazione già intrapreso con l'articolo 23-bis del decreto-legge n. 112 del 2008 e con le modifiche di recente approvate, completandolo
con l'adozione del regolamento di attuazione e con quelle misure che il percorso parlamentare suggerirà e ponendo fine così alla situazione di incertezza che ha caratterizzato questi anni.
(1-00234)
«Valducci, Bitonci, Iannaccone, Calderisi, Simonetti, Baldelli».
La Camera,
premesso che:
il problema del precariato nella scuola ha origini lontane e le leggi che si sono succedute nel tempo non sono riuscite a risolvere il problema, anzi hanno generato aspettative che il sistema non era in grado di soddisfare e addirittura hanno prodotto un incremento del numero del personale con titolo per l'immissione in ruolo;
in particolare, le cause principali dell'esplosione del precariato sono state l'istituzione delle graduatorie permanenti, la mancanza di programmazione per l'ingresso nelle graduatorie e misure di sanatoria adottate in conseguenza alla considerazione che taluni Governi di centrosinistra avevano della scuola come ammortizzatore sociale;
per quanto riguarda le graduatorie permanenti, il Governo di centrosinistra, con la legge n. 124 del 1999, ha cristallizzato il sistema del doppio canale di reclutamento, nato dieci anni prima, prevedendo la copertura del 50 per cento dei posti disponibili mediante concorso ordinario e per la restante metà attingendo dalle graduatorie permanenti risultanti dalla trasformazione operata dalla suddetta legge delle graduatorie dei precedenti concorsi per soli titoli e delle graduatorie provinciali per il conferimento delle supplenze;
con la legge n. 124 del 1999, è stata creata, in pratica, una pericolosissima connessione tra graduatorie destinate esclusivamente alle immissioni in ruolo, quali erano le graduatorie dei concorsi per soli titoli, con le graduatorie che fino a quell'anno erano state compilate con cadenza generalmente biennale ed erano finalizzate esclusivamente alla copertura delle supplenze. La graduatoria unica istituita ai sensi della legge n. 124 del 1999 ha in pratica allargato a dismisura la platea del personale aspirante alla stabilizzazione mediante nomina in ruolo, dal momento che le precedenti graduatorie dei concorsi per soli titoli (denominate tradizionalmente «doppio canale») prevedevano l'inclusione del solo personale che avesse effettivamente svolto servizio per almeno un biennio e fosse munito ovviamente del prescritto titolo di abilitazione;
sempre con la medesima legge venivano istituite le scuole di specializzazione per l'insegnamento nella scuola secondaria cosiddette «siss», che avrebbero dovuto operare in regime di programmazione del fabbisogno. Le spinte provenienti dalla base per l'allargamento dei posti delle scuole di specializzazione per l'insegnamento nella scuola secondaria ha, di fatto, provocato un notevole superamento del fabbisogno realmente prevedibile in base alle situazioni di contesto, considerando, quindi, non solo le vacanze di posti e/o le presumibili vacanze di posti future, ma anche l'esistenza spesso massiccia di forti contingenti di personale abilitato già esistente;
le politiche decennali basate sul concetto di scuola come ammortizzatore sociale hanno favorito anche l'allargamento a dismisura del numero del personale nominato per supplenze nella scuola non fornito del titolo di abilitazione. Periodicamente dagli anni '70, mossi dalla pressione esercitata dal numero crescente di tale personale non abilitato, i Governi di centrosinistra hanno istituito i cosiddetti «corsi abilitanti speciali», i quali hanno fatto lievitare il numero del personale con aspirazione al posto fisso, fino al paradosso di consentire l'iscrizione con riserva a coloro che erano iscritti al primo anno di percorsi universitari di scienza della formazione;
come risultato delle suddette politiche sulla scuola, ad avviso dei firmatari del presente atto di indirizzo scellerate, l'attuale Governo all'atto del suo insediamento ha ereditato circa 270.000 precari, inseriti nelle graduatorie ad esaurimento di tutti i gradi di scuola;
come primo intervento, in un'ottica di razionalizzazione dell'intero sistema scuola, l'attuale Governo ha adottato l'articolo 64 del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133, ha previsto la predisposizione di un piano per la realizzazione di una serie di interventi finalizzati ad una migliore organizzazione del servizio (di qui la necessità di rivedere i criteri per la formazione delle classi, la ridefinizione dei curricoli di studio, la razionalizzazione e l'accorpamento delle classi di concorso ed altro) e, quindi, a consentire una migliore utilizzazione delle risorse umane e la conseguente riduzione del fabbisogno di personale e della relativa spesa;
il sopra citato articolo 64 consente di recuperare il 30 per cento delle risorse risparmiate per investire sulla qualità della scuola e per cominciare a portare gli stipendi degli insegnanti a un livello consono alla loro professionalità e al loro ruolo;
l'opera di razionalizzazione, introdotta con l'articolo 64, è, peraltro, sostenuta dagli inviti di tutte le organizzazioni internazionali e confermata dal recente rapporto Ocse, che, anzi, per la prima volta, approva le iniziative intraprese dal Governo.
l'articolo 64 ha anche dovuto muovere dai fallimenti delle precedenti azioni di razionalizzazione tentate dal Governo di centrosinistra. In particolare, la norma della legge finanziaria per il 2007 (articolo 1, comma 605), che aveva previsto un taglio di 44.000 posti nella scuola ad invarianza di legislazione vigente, cosa che si dimostrò assolutamente impossibile perché l'azione di contenimento e di razionalizzazione non poteva avere successo se non accompagnata da misure di riforma del sistema, sia in materia di ordinamenti, che di costituzione degli organici;
del resto, le proporzioni dei tagli derivanti dall'articolo 64 sono state, nella concreta applicazione, mitigate dal turn over. Infatti, per il personale docente, tenuto conto dei tagli da effettuare nell'anno scolastico 2009/2010 (42.000) e dei pensionamenti richiesti (32.000) e del soprannumero dei docenti di ruolo derivanti dalla contrazione dei posti (circa 4.000/6.000), si prevede che i docenti cui non verrà conferita una supplenza annuale o fino al 30 giugno per l'anno scolastico 2009/2010 saranno circa 16.000. Per il personale ata i circa 15.000 posti soppressi sono stati in buona parte compensati da circa 8.000 pensionamenti;
poiché si tratta di trend consolidati, è prevedibile che per gli anni successivi il numero dei precari senza contratto a tempo determinato andrà sensibilmente a diminuire, poiché correlato all'entità delle riduzioni dei posti che sono ogni anno in misura inferiore al precedente e al turn over, che si prevede, invece, quanto meno costante rispetto ai valori dell'ultimo anno;
contestualmente, il Governo ha avviato l'iter di definizione del regolamento per la formazione iniziale dei docenti, con l'obiettivo di ridurne la durata, qualificarne il percorso in relazione ad una più forte attività di tirocinio attivo e, soprattutto, contrastare all'origine il fenomeno del precariato attraverso la programmazione dei posti;
da ultimo, per dare una risposta immediata alla situazione attuale, il Governo ha approvato una disposizione normativa, con la quale, tenendo conto del carattere transitorio, limitato all'anno scolastico 2009/2010, delle situazioni di mancata conferma della supplenza annuale, attribuisce al personale docente ed ata la priorità assoluta nel conferimento di tutte le supplenze, allo stato limitata alle sole 20 scuole per le quali era stata presentata domanda;
la predetta disposizione attribuisce, altresì, al predetto personale il punteggio per l'intero anno di servizio nelle graduatorie ad esaurimento, nelle quali risulta inserito, assicurando in tal modo la continuità nella valutazione del servizio;
la suddetta disposizione consente, altresì, a tale personale di poter usufruire per i periodi di inoccupazione dell'indennità di disoccupazione erogata dall'Inps, con una procedura semplificata, che esonera il personale interessato dall'onere di produrre specifica domanda ogni volta che ne ricorrano i presupposti e di dimostrare il diritto alla corresponsione della suddetta indennità;
tali misure adottate dal Governo hanno evitato tensioni sociali legate all'attuale crisi occupazionale, garantendo un clima più sereno nel sistema scolastico;
l'individuazione di una consistenza funzionale degli organici dovrà prevedere nel prossimo futuro una programmazione regionale, basata sull'assunzione di personale docente sui posti effettivamente disponibili, nell'ambito regionale o provinciale,
impegna il Governo:
a completare rapidamente l'iter di adozione del regolamento sulla formazione iniziale dei docenti, al fine di pianificare, attraverso la programmazione, il fabbisogno di docenti e, quindi, di evitare l'insorgere di nuovo precariato;
a rendere immediatamente operative le misure di urgenza adottate per risolvere la situazione transitoria dei precari che per l'anno scolastico 2009/2010 non si vedano rinnovare il contratto annuale o fino al termine delle lezioni;
a definire un piano di immissione in ruolo, che, in relazione al blocco del nuovo precariato, esaurisca progressivamente le graduatorie, anche al fine di avviare un sistema di reclutamento regionale che privilegi il merito e la continuità didattica.
(1-00235)
«Centemero, Goisis, Aprea, Baldelli, Ceccacci Rubino, Granata, Frassinetti, Barbaro, Barbieri, Caldoro, Carlucci, Di Centa, Garagnani, Giammanco, Mazzuca, Massimo Parisi, Perina, Rampelli».
La Camera,
premesso che:
l'assetto dei servizi pubblici locali è da anni al centro della discussione economica e politica del nostro Paese. Ciò è dovuto certamente alla loro rilevanza, ai fini del potere d'acquisto delle famiglie (i costi tariffari di tali servizi, infatti, incidono fra il 10 e il 20 per cento sul reddito disponibile, a seconda dell'ampiezza, della famiglia e della zona geografica di residenza), della qualità della vita dei cittadini e della competitività delle imprese italiane. È indubbio, inoltre, che la necessità di interventi riformatori su questo comparto, che racchiude al suo interno numerosi settori anche fortemente eterogenei fra di loro, abbia assunto un valore simbolico ai fini dell'affermazione di una cultura pro concorrenziale, di apertura del mercato e di trasparenza da parte di gestioni che in ogni caso ricadono sotto la sfera della regolazione pubblica e che assorbono ingenti risorse a carico dei bilanci pubblici, delle famiglie e delle imprese;
non sempre, tuttavia, a tale valore simbolico e politico è corrisposto un approccio coerente. È il caso degli interventi legislativi proposti dal Governo e approvati dal Parlamento nella XVI legislatura, in particolare dell'articolo 23-bis del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133: presentato come un intervento innovativo, evidenzia, invece, tutti i rischi di un'ulteriore chiusura del mercato e di limitazione della concorrenza, con conseguenze negative sulle famiglie, specie sulle fasce sociali più deboli, sui cittadini e sulle imprese, che si troveranno a pagare il conto di questa mancata riforma, la
quale, anzi, ha il sapore di una vera e propria controriforma. Analogo giudizio va dato in merito all'articolo 61 della legge 23 luglio 2009, n. 99, in tema di trasporto pubblico locale, che ha segnato un arretramento rispetto alla normativa previgente;
le conseguenze di questa situazione sono gravi per i cittadini e per le imprese, per gli enti locali, per le imprese del settore e, complessivamente, per il sistema economico italiano. I cittadini vedono svanire la speranza di godere di servizi di migliore qualità e con costi più bassi, che consentano di ridurre le tariffe e/o i contributi alle aziende (e, quindi, l'assorbimento di risorse dai bilanci pubblici locali). Gli enti locali non possono usufruire dei vantaggi di un mercato aperto nella scelta del gestore cui affidare il servizio. Le imprese restano chiuse nei loro confini municipalistici, senza possibilità di crescita industriale, e ciò aggrava il problema del «nanismo» della grande industria italiana, poiché è documentato nell'esperienza di tanti altri Paesi che proprio dai processi di aggregazione e crescita industriale e tecnologica collegati ai servizi di interesse economico generale sono scaturiti stimoli forti all'innovazione, alla ricerca, all'adeguato flusso di investimenti in reti e infrastrutture, che hanno importanti effetti esterni positivi sull'ambiente sociale ed economico. Il sistema economico italiano subisce le conseguenze delle irrisolte carenze infrastrutturali, nonché della scarsa qualità e dei prezzi più alti di servizi, che costituiscono importanti input produttivi per le imprese esposte alla concorrenza internazionale;
il dettato costituzionale, che attribuisce allo Stato il compito di promuovere la concorrenza, impone, invece, la costruzione di una cornice coerente, affinché gli enti locali possano dotarsi di forme di gestione dei servizi più vicine ai cittadini e le iniziative imprenditoriali in questo comparto si collochino sulla frontiera dell'innovazione. A tal riguardo appare opportuno favorire un processo di aggregazione e riduzione dell'eccessivo numero di enti di diretta emanazione delle amministrazioni pubbliche, eventualmente prevedendo soglie minime di popolazione, al di sotto delle quali sia necessario ricorrere a forme associate di gestione;
la definizione di un assetto effettivamente concorrenziale del mercato potrebbe, altresì, essere di supporto alle politiche necessarie ad aiutare l'economia del nostro Paese ad uscire dalla situazione di crisi economica: ciò riguarda non solo i servizi pubblici locali, ma anche quelli regolamentati e gestiti a livello nazionale, che non meno dei primi possono contribuire ad una riduzione delle posizioni di rendita e ad un recupero della produttività globale del sistema (si pensi, ad esempio, ai servizi aeroportuali);
il processo di apertura del mercato non può e non deve significare la scomparsa o la messa «fuori gioco» delle imprese pubbliche che erogano servizi pubblici locali, che un ruolo certamente significativo hanno svolto nel garantire negli anni l'effettiva universalità del servizio e l'infrastrutturazione locale del Paese, quanto piuttosto l'affermazione che il patrimonio di competenze e professionalità che esse possiedono va sottoposto alla sfida competitiva; così che istituzioni, cittadini e imprese possano liberamente scegliere l'offerta migliore in termini economici e di qualità del servizio nei settori in cui è possibile la concorrenza «nel» mercato, ovvero che tali imprese pubbliche possano concorrere con altre imprese per l'aggiudicazione temporanea dei servizi nei settori in cui è necessaria la concorrenza «per» il mercato; in questa sfida le imprese pubbliche locali non partono necessariamente svantaggiate, e anzi sono portatrici di importanti vantaggi competitivi, a condizione, tuttavia, di superare alcune pesantezze e inerzie di comportamento e, comunque, introducendo adeguate regole ed ammortizzatori sociali a tutela del lavoro;
particolare attenzione deve essere posta affinché i processi di privatizzazione non conducano al passaggio dal monopolio
pubblico a quello privato, sia nel caso di infrastrutture che abbiano le caratteristiche del monopolio naturale, per le quali va garantita una reale gestione terza, sia nel caso di concessioni di servizio, per le quali il confronto competitivo deve sempre prevalere, fatta esclusione per casi eccezionali;
in ogni caso, il collocamento sul mercato di quote azionarie delle imprese pubbliche locali deve avvenire con procedure improntate alla massima trasparenza e imparzialità;
il grado di concorrenza ed i relativi benefici per i consumatori dipendono, altresì, dalla struttura del mercato di approvvigionamento, per cui è essenziale intervenire anche su quei monopoli di fatto che impediscono l'accesso economico alle fonti primarie ed alle infrastrutture essenziali di trasporto;
per affrontare le nuove sfide aperte dalla più elevata maturità dei consumatori, dalla globalizzazione dei mercati upstream e dal progresso delle tecnologie, che rende possibile ridefinire le modalità produttive dei servizi tradizionali, è necessario affrontare questa tematica, affiancando al prevalente approccio giuridico-formale (cosa è servizio pubblico, come lo si definisce e regolamenta in modo trasversale) un approccio di tipo industriale e di mercato, che abbia a riferimento le filiere - tra loro molto diverse - dei singoli servizi, da cui far poi discendere normative settoriali specifiche, che riescano a cogliere le peculiarità dei processi di «produzione ed erogazione», con riferimento sia alla dimensione prettamente industriale, che a quella di «legame» con il territorio;
in sostanza, una vera politica di liberalizzazione dei settori appartenenti al comparto dei servizi pubblici locali non può procedere indipendentemente da una avanzata politica di regolazione degli stessi. I primi importanti passi avanti furono compiuti negli anni '90, e soprattutto nella seconda metà di quel decennio, attraverso una serie di normative innovative e modernizzatrici che hanno coinvolto l'elettricità, il gas, i trasporti, l'acqua, i servizi ambientali. È urgente oggi che il processo di riforma assuma su di sé la priorità di una robusta manutenzione di quegli apparati regolativi, mantenendo naturalmente tutto ciò che ha funzionato e modificando, invece, ciò che, dopo dieci e più anni di esperienza, mostra limiti e inadeguatezze. Assumere tale priorità è essenziale per evitare che il processo di riforma resti ancorato al solo valore simbolico poco sopra segnalato, ma anche per garantire agli amministratori locali, chiamati quotidianamente ad assicurare i servizi essenziali alle popolazioni amministrate, un solido quadro di riferimento e per evitare che la riforma sia frenata da un aumento del già considerevole contenzioso che si è accumulato negli ultimi anni, anche in conseguenza di una ipertrofica ed inefficiente produzione normativa;
le nuove normative, generali e settoriali, dovranno avere per oggetto la specifica definizione del regime proprietario, pubblico piuttosto che privato, delle infrastrutture di rete, delle modalità di aggiudicazione delle concessioni e di aggregazione territoriale della domanda, della durata delle concessioni stesse, dell'introduzione di bandi tipo che possano uniformare i criteri di aggiudicazione, della creazione di strutture che possano essere di supporto alle amministrazioni nella gestione delle procedure e nella determinazione delle tariffe, dei requisiti minimi dei contratti di servizio, dell'affermazione di meccanismi di valutazione terza della qualità del servizio offerto a cittadini ed imprese, di un sistema di governance delle società che faccia prevalere la trasparenza, il merito e la professionalità, separando con nettezza la sfera dell'indirizzo politico da quella della gestione societaria, nonché l'istituzione - laddove non ancora previste - di autorità indipendenti di regolazione anche di tipo federale, in modo da superare tante e diffuse situazioni di conflitto di interesse e di confusione fra ruolo di indirizzo, ruolo regolatorio e ruolo gestionale;
si dovrà, in particolare, porre a carico dei gestori l'obbligo di rendere pubblica e aggiornare periodicamente una carta dei servizi offerti all'utenza, la quale deve contenere tutti gli impegni del gestore nei confronti degli utenti, così come determinati nel contratto di servizio e nello stesso sanzionati in caso di inottemperanza. E si dovranno sperimentare nuove forme di coinvolgimento degli utenti, nonché di loro tutela;
tale approccio consentirà di modellare la regolazione sulle specifiche necessità di ciascun settore, tenendo conto delle problematiche di settori che devono percorrere le strade dell'efficienza e della capacità competitiva, risalendo la filiera fino all'approvvigionamento della materia prima in Paesi lontani (gas ed energia, visto che spesso l'energia elettrica si produce con i cicli combinati alimentati a metano); di settori per i quali, al contrario, accanto a problematiche di gestione industriale, sono presenti e prioritarie anche quelle relative all'uso attento del territorio circostante (rifiuti) e alla valorizzazione e preservazione di una risorsa primaria e fondamentale a forte legame territoriale (l'acqua); e infine di altri settori in cui l'efficienza del servizio dipende da una buona infrastrutturazione di livello locale abbinata ad un'efficiente gestione industriale (trasporto pubblico locale e regionale);
in tal modo sarà possibile affrontare in maniera corretta e trasparente, con scelte politiche chiare, il tema dei costi dei servizi e del loro finanziamento. La storia più recente dice, infatti, che in alcuni casi i servizi energetici hanno finito per sussidiare indirettamente i servizi a minor valore aggiunto, mentre in altri casi l'inefficienza della regolazione ha condotto all'insufficiente copertura dei servizi minimi universali e all'incompleta valutazione dei loro costi;
procedere nella direzione indicata consentirà, quindi, di affermare e dare consapevolezza del valore vero, di lungo periodo, delle risorse in gioco, facilitando un percorso indispensabile quando si affrontano temi che hanno a che fare con i beni comuni e la qualità della vita di una comunità,
impegna il Governo:
ad affrontare in maniera sistematica, approfondita e condivisa il tema di una riforma dei servizi pubblici locali, secondo le linee esposte in premessa, al fine di garantire ai cittadini ed alle imprese l'accesso a servizi di qualità a costi competitivi con quelli di analoghi servizi nei Paesi comunitari;
a dare certezze di lungo periodo agli amministratori pubblici locali e agli operatori economici dei settori interessati, sottraendoli al continuo affastellarsi di normative ambigue e spesso contraddittorie.
(1-00236)
«Sereni, Bressa, Causi, Lanzillotta, Federico Testa, Mariani, Amici, Baretta, Fluvi, Meta, Lulli, Damiano, Gozi, Fontanelli».
La Camera,
premesso che:
le modifiche, gli aggiustamenti e le correzioni operate in continuo dal Governo, senza un disegno strategico di sviluppo del sistema educativo, hanno inciso negativamente sugli apprendimenti degli alunni, hanno disorientato il corpo docente e allarmato le famiglie, che vengono private dei supporti necessari per l'istruzione dei propri figli;
la massiccia ed indiscriminata riduzione del personale reca, a partire dal presente anno scolastico 2009-2010, effetti gravi e destabilizzanti, sia sulla qualità del progetto educativo da assicurare in modo uguale a tutti gli utenti, sia sul funzionamento dell'amministrazione e degli istituti che sono in forte sofferenza a causa della disattivazione di numerose sezioni di scuola per l'infanzia, della scomparsa del
tempo pieno, surrogata in alcuni casi dal doposcuola, dell'accorpamento di plessi e classi, abolendo nei piccoli centri il servizio scolastico, della riduzione del monte ore con ricadute deleterie sugli insegnamenti disciplinari, dell'eliminazione del gruppo docente e delle compresenze, penalizzando così gli alunni più deboli;
i tagli del personale docente ed ata nella misura abnorme di circa 130 mila unità previsti per il prossimo triennio, ai sensi del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133, e della legge di assestamento di bilancio 2009, nonostante le rassicurazioni del Governo, producono delle conseguenze preoccupanti, quali la scopertura di molti posti lasciati liberi a seguito dei pensionamenti, il blocco delle graduatorie permanenti, infoltite di più di 300 mila docenti, e il licenziamento di molti docenti che sino ad oggi hanno usufruito di un contratto annuale;
le nomine a tempo determinato di 8 mila docenti e di 8 mila ata è inferiore al fabbisogno di personale, anche dopo la decurtazione degli organici;
la conferma prefigurata di 26 mila docenti con contratto a tempo determinato è assai inferiore rispetto ai 131 mila che nell'anno decorso hanno sottoscritto lo stesso contratto;
la soluzione prospettata con le cosiddette «graduatorie di disponibilità», con l'offerta di «supplenze brevi» e con l'erogazione di una «indennità di disoccupazione» per coloro che perdono il posto di lavoro è del tutto insufficiente e per alcuni aspetti nociva, in quanto umiliante e discriminante;
la patologia del precariato, oltre agli esiti deleteri sull'organizzazione strutturale e funzionale dell'assetto del sistema educativo, genera un sentimento di sofferenza, di delusione e di rabbia nei docenti, dovuto alla provvisorietà del rapporto di lavoro, all'insicurezza in ordine alla carriera, all'evanescenza della prospettiva di vita;
impegna il Governo:
a rivedere la politica di restrizione della spesa nel settore strategico della scuola (i cui parametri economico-finanziari sono già inferiori rispetto alla media di quelli dell'Ocse e di quelli dei Paesi dell'Unione europea) e a reperire ulteriori risorse aggiuntive da destinare alla formazione dei docenti (iniziale e permanente), all'incremento degli stipendi e al potenziamento dell'attività didattica;
a introdurre significativi correttivi delle norme vigenti relative ai risparmi, alle limitazioni e ai contenimenti, per procedere, poi, alla predisposizione di un piano organico finalizzato all'immissione in ruolo del personale precario (il quale nel passato abbia goduto di un contratto a tempo determinato o che comunque sia inserito nelle graduatorie permanenti a esaurimento), mediante la «ripulitura» ed il «congelamento» delle medesime e uno scaglionamento annuale, volto a coprire il 50 per cento dei posti, che si rendono disponibili;
ad adottare iniziative per attribuire l'indennità di disoccupazione anche ai precari a cui non verrà rinnovato il contratto e che, comunque, hanno insegnato per almeno 180 giorni nell'anno scolastico 2008-2009;
a prevedere un aumento degli organici del personale ata ed il mantenimento, da parte delle regioni, di criteri di intervento e di applicazione unitari e discussi in sede di Conferenza Stato-regioni.
(1-00237)
«Capitanio Santolini, Ciocchetti, Vietti, Compagnon, Ciccanti, Naro, Volontè».
La Camera,
premesso che:
il futuro di una nazione si fonda sull'educazione delle nuove generazioni;
un Paese moderno deve necessariamente investire sul sapere, garantendo ai
giovani gli strumenti necessari per potersi formare e per poter essere all'altezza delle sfide di una società sempre più globalizzata e inserita, come quella italiana, in un contesto fortemente europeizzato;
a fronte dell'entrata in vigore della cosiddetta «riforma Gelmini», contenente provvedimenti condivisibili solamente in astratto, si sono registrate delle conseguenze sui livelli occupazionali che hanno ulteriormente aggravato la situazione di sostanziale diseguaglianza che esiste tra la scuola del Sud e la scuola del resto del Paese;
questa diseguaglianza, a dieci anni dall'attribuzione dell'autonomia alle istituzioni scolastiche, sta assumendo caratteristiche sempre più marcate per via di un sistema economico, sociale e culturale caratterizzato dal gap che separa il Nord dal Sud del Paese;
gli indicatori monitorati dall'Unione europea per misurare i progressi nell'aumento dell'istruzione della popolazione vedono l'Italia in una posizione di ritardo: nel 2006 il 20,8 per cento degli studenti era fermo alla licenza media, senza frequentare alcun corso di formazione, contro una media europea del 15,3 per cento. Tra le regioni con le più evidenti difficoltà ci sono la Campania (28,8 per cento), la Sicilia (26 per cento) e la Puglia (23,9 per cento);
i dati ufficiali sulla «qualità dell'istruzione» - indagine Ocse-Pisa - restituiscono uno scenario sicuramente non rassicurante delle competenze e delle capacità acquisite dagli alunni italiani, confermando che i livelli di preparazione mostrano indicative diseguaglianze tra Nord e Sud del Paese;
i dati recentemente diffusi dallo Svimez delineano un Sud in cui i figli dei disoccupati non possono studiare. Per il 66 per cento di loro, diplomarsi e laurearsi sono obiettivi irraggiungibili;
stando allo Svimez soltanto il 34 per cento dei figli di disoccupati riesce a continuare gli studi, con forti dislivelli da regione a regione. In Campania la percentuale scende ben al di sotto del 30 per cento. Soltanto il 19 per cento dei figli continua gli studi oltre le scuole medie quando il capofamiglia disoccupato è egli stesso privo di titolo di studio;
al Sud soltanto i laureati che hanno superato i 30 anni riescono a trovare inserimento lavorativo al pari del Nord, mentre per gli under 30, invece, il tasso di disoccupazione è molto elevato: circa il 20 per cento. Al Nord oltre il 76 per cento dei laureati under 24 è occupato, mentre al Sud la percentuale scende al 43 per cento;
il 66 per cento di chi non lavora e non studia in tutta Italia proviene dal Sud;
la dotazione di edilizia scolastica è nel complesso di basso livello ed è particolarmente preoccupante al Sud, nel quale la spesa complessiva per studente è più bassa di quella media italiana;
gli investimenti degli enti locali, in particolare nell'edilizia per la scuola dell'infanzia, la cui frequenza è uno dei fattori determinanti del successo scolastico futuro, risultano non adeguati alle esigenze, in particolare al Sud del Paese;
nelle regioni meridionali le percentuali di edifici impropriamente adattati a uso scolastico e di scuole con infrastrutture e impianti igienico-sanitari scadenti sono superiori a quelle del Centro-Nord e possono sia influenzare negativamente gli apprendimenti degli studenti, sia segnalare una minore attenzione degli enti locali nei confronti del mondo della scuola;
il precariato nel mondo della scuola nasce da lontano ed è la diretta conseguenza di normative che, nel tempo, hanno prodotto un costante ampliamento delle graduatorie con personale da assumere definitivamente, immettendolo in ruolo nell'organico;
pur consapevole di aver ereditato un sistema educativo negativamente condizionato da politiche fondate sul concetto di scuola come ammortizzatore sociale, il Governo ha il dovere di coniugare l'esigenza di cambiamento, di rigore e di qualità palese nel nostro sistema scolastico con la tutela dei diritti acquisiti dai tanti precari che da anni attendono la regolarizzazione della posizione lavorativa;
la riduzione di 30 mila posti di personale prevista dalla legge finanziaria per il 2007 ha riguardato pressoché esclusivamente le regioni meridionali ed ha inciso negativamente anche sull'integrazione degli alunni disabili e degli alunni immigrati che sono in continuo aumento;
il taglio di oltre 40 mila posti di personale docente e di 15 mila posti di personale ata previsto per l'anno scolastico 2009/2010 si ripercuoterà prevalentemente sul sistema scolastico delle regioni meridionali;
una così pesante riduzione di personale avrà effetti molto gravi sulla qualità del funzionamento delle scuole meridionali, penalizzando ulteriormente gli studenti del Sud e aggravando una situazione già di per sé particolarmente problematica;
il mancato rinnovo dei contratti al personale docente e ata comporta una discontinuità nell'offerta didattica, che si ripercuote sulla qualità dell'insegnamento e sulla formazione dei nostri studenti;
nonostante il Consiglio dei ministri abbia approvato una norma che consente di tutelare gli insegnanti precari, la decisione di diminuire gli organici della scuola alimenta una situazione di crisi economica e finanziaria nella quale già versa il Paese;
essendo la maggior parte dei docenti residente nelle regioni meridionali, è evidente che i tagli si ripercuoteranno in maniera preponderante sulla già fragile economia del Mezzogiorno, provata da mancanza di sviluppo, disoccupazione e emigrazione,
impegna il Governo:
a farsi carico della situazione di evidente diseguaglianza che esiste tra la scuola del Sud e quella del resto del Paese;
a dare attuazione ai provvedimenti adottati dal Consiglio dei ministri per sostenere economicamente i precari che, per l'anno scolastico 2009/2010, non hanno beneficiato del rinnovo contrattuale;
ad adottare ogni necessario provvedimento utile a garantire la tutela dei diritti acquisiti negli anni dal personale ata e dai docenti che vivono il dramma del precariato;
a definire un piano di immissione in ruolo che, alla luce della situazione ereditata dai passati Governi e dei diritti acquisiti, consenta il graduale esaurimento delle graduatorie attualmente attive.
(1-00238)
«Lo Monte, Iannaccone, Latteri, Belcastro, Commercio, Lombardo, Milo, Sardelli, Brugger».
Risoluzione in Commissione:
La VI Commissione,
premesso che:
il Parlamento europeo e il Consiglio dell'Unione europea hanno emanato in data 11 luglio 2007 la direttiva 2007/36/CE, con la quale vengono stabiliti i requisiti relativi all'esercizio di alcuni diritti degli azionisti conferiti da azioni con diritto di voto in relazione alle assemblee di società che hanno la loro sede legale in uno Stato membro e le cui azioni sono ammesse alla negoziazione su un mercato regolamentato situato o operante all'interno di uno Stato membro;
l'articolo 1, comma 3, lettera c), della direttiva prevede che i singoli Stati membri possano escludere dall'ambito di applicazione della direttiva stessa le società cooperative;
l'articolo 31 della legge 7 luglio 2009, n. 88 - legge comunitaria 2008 - conferisce la delega al Governo per l'attuazione di tale direttiva e fissa i principi ed i criteri che il Governo stesso deve seguire nella predisposizione del decreto legislativo; la lettera a) del comma 1 del medesimo articolo 31 esplicita che dall'ambito di applicazione sono esclusi gli organismi di investimento collettivo armonizzati e non armonizzati e le società cooperative;
il documento di consultazione predisposto dal Dipartimento del tesoro del Ministero dell'economia e delle finanze al fine di elaborare il decreto legislativo e pubblicato sul sito internet del Dipartimento stesso non sembra prevedere l'esplicita esclusione delle società cooperative dalle norme ivi contenute, determinando il rischio che le disposizioni della direttiva 2007/36/CE risultino applicabili anche alle banche popolari e alle banche di credito cooperativo;
gli organismi rappresentativi delle banche popolari segnalano l'esigenza di esplicitare l'esclusione del mondo cooperativo da tale disciplina, evidenziando come una diversa soluzione determinerebbe notevoli dubbi interpretativi ed una conseguente notevole mole di contenziosi, che metterebbe a rischio l'operatività di tali società;
la mancanza di tale previsione di esclusione, ad avviso dei firmatari del presente atto di indirizzo, si porrebbe in contrasto con i criteri ed i principi della delega legislativa in materia, con il rischio di ingenerare un vizio di illegittimità costituzionale nel provvedimento,
impegna il Governo
ad inserire nel testo del decreto legislativo da adottare in attuazione della direttiva europea 2007/36/CE una clausola di esplicita esclusione delle società cooperative dall'ambito di applicazione della direttiva stessa, nel rispetto dei criteri di delega.
(7-00208)
«Fugatti, Bragantini, Comaroli, Forcolin».
TESTO AGGIORNATO AL 24 MARZO 2011
...
ATTI DI CONTROLLO
PRESIDENZA
DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI
Interpellanza:
I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, per sapere - premesso che:
il Ministro per il Federalismo Umberto Bossi il 13 settembre scorso prendendo la parola a Venezia in occasione della giornata conclusiva della festa dei popoli padani ha pronunciato, fra le altre, la seguente frase riportata dai mezzi di informazione: «La Padania un giorno sarà uno stato libero, indipendente e sovrano» (Corriere.it);
sempre il Ministro Umberto Bossi, il 17 settembre scorso, alla notizia dell'attentato in Afghanistan in cui sono stati uccisi sei militari italiani, è tornato a chiedere - come aveva fatto il 25 luglio scorso quando furono feriti in un agguato tre militari italiani - il ritiro dei nostri militari affermando che «La missione in Afghanistan è esaurita» -:
se le dichiarazioni in questione corrispondano effettivamente all'indirizzo politico del Governo.
(2-00476)
«Bernardini, Beltrandi, Farina Coscioni, Mecacci, Maurizio Turco, Zamparutti».
Interrogazione a risposta in Commissione:
CECCUZZI e CENNI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per i beni e le attività culturali, al Ministro per le politiche europee. - Per sapere - premesso che:
la decisione n. 1622/2006/CE del Parlamento europeo e del Consiglio del 24 ottobre 2006 istituisce un'azione comunitaria a favore della manifestazione «Capitale europea della cultura» per gli anni dal 2007 al 2019;
la decisione n. 1622/2006/CE del Parlamento europeo e del Consiglio del 24 ottobre 2006 dispone quindi le procedure per l'assegnazione della «Capitale europea della cultura» per gli anni dal 2007 al 2019;
l'allegato a tale documento stabilisce che per l'anno 2019 sarà una città italiana ad essere designata «Capitale europea della cultura»;
la decisione n. 1622/2006/CE sancisce, all'articolo 3, che l'atto di candidatura deve contenere «un progetto culturale di dimensione europea» e che tale programma culturale deve rispondere (articolo 4) ai «criteri raggruppati nelle due categorie "Dimensione europea" e "Città e cittadini"» promuovendo quindi la «cooperazione fra operatori culturali, artisti e città degli Stati membri interessati», valorizzando «la ricchezza della diversità culturale in Europa», evidenziando «gli aspetti comuni delle culture europee», incentivando al tempo stesso «la partecipazione degli abitanti delle città e del circondario». Il programma culturale in oggetto deve inoltre essere «sostenibile e costituisce parte integrante dello sviluppo culturale e sociale a lungo termine della città»;
l'articolo 5 della decisione n. 1622/2006/CE illustra, poi, la presentazione delle candidature predisponendo, al comma 1, che «ciascuno Stato membro interessato pubblica un invito a presentare candidature al più tardi sei anni prima dell'inizio della manifestazione in questione» e che ogni invito a presentare candidature è «indirizzato alle città potenzialmente interessate alla nomina»;
i successivi articoli (6, 7, 8 e 9) illustrano l'iter che conduce alla nomina della «Capitale europea della cultura». Un'apposita giuria, per ogni Stato membro interessato, opera prima una preselezione delle città candidate ammettendone alcune alla «selezione finale» e successivamente designa la «Capitale europea della cultura» che viene poi nominata ufficialmente dal Consiglio europeo;
la nomina della «Capitale europea della cultura» rappresenta un opportunità straordinaria non soltanto per la valorizzazione del tessuto culturale della città designata e del suo territorio, ma per lo sviluppo sostenibile, sociale, produttivo ed economico di una vasta area di riferimento;
ad oggi numerose città Italiane hanno manifestato la volontà di candidarsi a «Capitale europea della cultura» tra cui Matera, Bari, Venezia, Ravenna, Cagliari;
recentemente anche la città di Siena, per voce dell'amministrazione comunale, ha annunciato la volontà di candidarsi per il 2019 a «Capitale europea della cultura». Una proposta accolta con entusiasmo da tutti i settori della società civile e sostenuta con forza dalle istituzioni locali, dai cittadini e dal mondo associazionistico, imprenditoriale produttivo provinciale;
la città di Siena possiede i requisiti idonei per poter presentare una candidatura e per poter elaborare e predisporre un programma culturale così come sancito dal sopracitato articolo 4 della Decisione n. 1622/2006/CE;
la città di Siena ed il suo territorio possono vantare un ricco e diversificato patrimonio artistico e storico, una serie di istituzioni formative e didattiche di valenza internazionale ed una vocazione europea legata alla multiculturalità sviluppata nel corso dei secoli della sua storia;
in provincia di Siena sono infatti presenti quattro siti Unesco patrimonio dell'Umanità: il centro storico di Siena, il centro storico di San Gimignano, il centro storico di Pienza ed il territorio della Val D'Orcia. Senza dimenticare che la Via Francigena, lo storico itinerario europeo che collegava Canterbury a Roma e che attraversa la provincia di Siena, è candidato ad essere dichiarato sito Unesco. Sempre in questo contesto va ricordato che il Palio di Siena, la manifestazione che si svolge il 2 luglio ed il 16 agosto di ogni anno e che costituisce un evento assolutamente unico nel panorama mondiale (si corre infatti ininterrottamente dal Medioevo negli stessi luoghi e la più antica memoria documentaria, che testimonia la corsa del Palio, risale addirittura al XII secolo) sarà candidata ad essere dichiarato patrimonio immateriale dell'umanità da parte dell'Unesco;
sono inoltre presenti a Siena due degli atenei di maggior prestigio nazionale ed internazionale; l'università statale e l'università per stranieri che richiamano migliaia di giovani da tutto il mondo promuovendo una differenziata e qualificata offerta didattica oltre ad un proficuo e efficace scambio interculturale;
sono presenti a Siena centri culturali di valenza mondiale fra cui l'Accademia Musicale Chigiana: un'istituzione musicale internazionale fondata nel 1932 e tra i cui docenti figurano alcune tra le maggiori personalità del panorama mondiale della musica classica;
Siena può vantare, in Italia, con 37 centri espositivi il primato del rapporto fra residenti e musei; una egemonia che viene mantenuta anche a livello provinciale e che vede il territorio senese, al primo posto in Toscana ed ai primi in Italia, con 6 strutture museali ogni 20 mila abitanti -:
quali iniziative abbia attivato il Governo per la più adeguata preparazione della manifestazione «Capitale europea della cultura» che per l'anno 2019 stabilisce che possa essere l'Italia a designare una propria città, dal momento che la fase di preparazione è di importanza cruciale per assicurare il successo della manifestazione stessa ed il raggiungimento degli obiettivi dell'azione europea;
se il Governo ed i Ministeri competenti abbiano attivato, ad oggi, le strutture abilitate alla pubblicazione dell'invito per la presentazione delle candidature per la nomina della «Capitale europea della cultura» per l'anno 2019, così come sancito dall'articolo 5, comma 1, della Decisione n. 1622/2006/CE;
se non ritenga che Siena ed i suoi territori, in virtù del ricco e diffuso patrimonio culturale sopracitato e dopo che l'amministrazione comunale sta manifestando apertamente la volontà di candidarsi a «Capitale europea della cultura», non presenti le peculiarità adatte per essere inclusa fra le «città potenzialmente interessate alla nomina», destinatarie quindi dell'invito per la presentazione delle candidature così come sancito dall'articolo 5, comma 1, della Decisione n. 1622/2006/CE.
(5-01795)
Interrogazioni a risposta scritta:
ZAMPARUTTI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
in un articolo pubblicato dal quotidiano L'Unità il 16 settembre 2009, il rettore dell'Università dell'Aquila Ferdinando Di Iorio avrebbe detto che: «Abbiamo fatto il massimo per garantire la riapertura di ogni Facoltà e di tutti i corsi di laurea. Abbiamo affittato edifici e perfino i capannoni industriali per tenere le lezioni. Ma non sappiamo dove far dormire gli studenti";
l'articolo riferisce che la facoltà di Medicina avrebbe fatto registrare il record
di iscritti al concorso d'ammissione e che fra gli studenti italiani sarebbe scattata la simpatia per questa zona;
l'Università è la realtà più viva del territorio e perno dell'economia locale che si basava sui 27 mila studenti, la metà dei quali fuori sede;
per il rettore Ferdinando Di Iorio vi sarebbero migliaia di richieste d'iscrizione ai corsi vincolate alla possibilità di avere dei posti letto, una necessità che viene, nell'articolo suddetto, quantificata in 4 mila posti -:
quali iniziative si intendano adottare, nel quadro degli interventi di ricostruzione delle infrastrutture programmati dal Governo, per sostenere l'attività dell'Università dell'Aquila in particolare relativamente alla disponibilità di posti letto per gli studenti fuori sede.
(4-04217)
REALACCI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
sul Sole 24 ore del 17 settembre 2009 è stata pubblicata un'intervista al collaboratore di giustizia Francesco Fonti, ex esponente della 'ndrangheta, tra i responsabili dell'affondamento di alcune navi contenenti rifiuti radioattivi al largo delle coste calabresi e grazie alle dichiarazioni del quale è stato possibile ritrovare il relitto del mercantile Cunsky al largo di Cetraro il 12 settembre 2009. Nell'intervista, oltre ad essere forniti i dettagli dell'affondamento delle navi, vengono palesemente chiamati in causa fra i responsabili dell'attività criminale esponenti dei servizi segreti e della politica;
le frasi testuali riportate dal pentito sono: «...farò nuovamente i nomi e i cognomi dei politici che avevano contatti con gli uomini dei servizi segreti e che poi si rivolgevano a me e alle altre cosche», il pentito dichiara anche di aver avuto contatti con politici nazionali e locali: «Con alcuni ero di casa. Loro sapevano chi ero e a me si rivolgevano perché il pacchetto di voti che potevamo garantire era sempre cospicuo. I nomi, sarò monotono, sono nel dossier. La maggior parte di loro fa ancora politica»;
dichiarazioni analoghe sono state rilasciate da Francesco Fonti anche nel corso della trasmissione di Radio 1 «Radio anch'io» in onda lo stesso giorno;
se quanto affermato dal Fonti fosse confermato, si tratterebbe di un fatto di assoluta gravità, che andrebbe ad aggiungere ulteriori elementi di preoccupazione ad una vicenda che da troppi anni aspetta una risposta, i cui particolari sono ampiamente documentati in numerose interrogazioni parlamentari presentate anche dal sottoscritto (le ultime 3/00658 e 4/04036) -:
quali iniziative intendano adottare per fare luce sulla vicenda e per verificare se esistano rischi ambientali e sanitari per le popolazioni ivi residenti e se non ritengano opportuno avviare urgentemente un piano di bonifica, oltre a fornire il pieno sostegno alla magistratura e le risorse per un'approfondita campagna di monitoraggio nei siti marini dove si presuma siano avvenuti gli affondamenti delle navi e dei loro carichi tossici.
(4-04218)
JANNONE e CARLUCCI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
nei prossimi decenni il mutare delle aspettative di vita e soprattutto i flussi migratori determineranno nuovi equilibri politici ed economici, mettendo in discussione gli equilibri del sistema previdenziale e dell'assicurazione sanitaria obbligatoria. Da studi recenti emerge che diventeranno prioritarie le malattie cardiovascolari (prima causa di morte), i tumori (prima causa di anni di vita attiva persi), le patologie dell'invecchiamento e della infanzia, il diabete e le malattie metaboliche, gli incidenti e le violenze. Emergeranno
fattori di rischio nuovi come pandemie, bioterrorismo, incidenti fisici e biologici;
la crescita demografica dei prossimi anni a livello globale si scaricherà inevitabilmente sulle città, in particolare nei Paesi in via di sviluppo, ma anche nelle economie industrializzate, facendo registrare una maggiore esposizione al disagio sociale e una maggiore complessità delle politiche per rimuoverlo e alleviarlo. Se da un lato la concentrazione urbana favorisce la crescita economica, lo sviluppo delle infrastrutture ed il benessere generale, dall'altro pone questioni molto rilevanti per lo stato sociale, dato che può essere causa di un aumento incondizionato dei ritmi di vita, privando molti delle reti di protezione informale, quali, ad esempio, la famiglia. Pertanto, è necessario porre l'accento sulla responsabilità umana, che deve riconoscere come primo valore quello della centralità della persona. La Costituzione riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell'uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali, ove si svolge la sua personalità, e richiede l'adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale. La tutela della inviolabilità di ogni vita umana costituisce il primo limite alla autorità pubblica e allo stesso tempo il suo fine ultimo;
nelle linee politiche precedenti, si è favorito l'assistenzialismo anziché la realizzazione di un welfare delle opportunità diretto a sviluppare le potenzialità della persona, a promuovere le capacità umane e a porre particolare attenzione alla famiglia, intesa come il nucleo primario intorno al quale si addensa la vita sociale, capace di trasmettere al singolo il primo impulso al sentimento della solidarietà, secondo la concezione personalistica accolta dal Costituente. La famiglia è, pertanto, la relazione sorgiva del sociale, perché connette in modo unico generi e generazioni, attraverso la dimensione dell'amore come dono reciproco;
riconoscendo e promuovendo la famiglia, la società protegge la sua stessa sopravvivenza. Esiste un legame inscindibile tra il benessere della famiglia e quello della società. Famiglia significa solidarietà intergenerazionale favorita da relazioni che danno il senso della continuità temporale. È costituita da rapporti di prossimità, parentela e vicinanza orizzontale, che consentono la coesione comunitaria. Serve a trasmettere ai figli il patrimonio, ma anche la cultura, la fede religiosa, le tradizioni, la lingua e crea quel senso profondo di appartenenza, di consapevolezza delle origini, necessario alla identità di ciascuno. La famiglia è anche una cellula economica fondamentale, facente la funzione di centro di redistribuzione del reddito e delle rendite, nonché nucleo primario di qualunque welfare, in grado di tutelare i deboli e di scambiare protezione e cura, perché sistema di relazioni, in cui i soggetti non sono solo portatori di bisogni, ma anche di soluzioni, stimoli e innovazioni;
quali iniziative il Governo intenda intraprendere per favorire una corretta cultura della famiglia, che tenga conto dell'importante ruolo rivestito all'interno della società.
(4-04228)
REGUZZONI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della gioventù. - Per sapere - premesso che:
la rockstar internazionale Madonna ha rilasciato a settimanali stranieri affermazioni molto dure nei confronti del nostro Paese e di Milano in particolare, dichiarando tra l'altro: «non so se tornerò» e «Milano è l'unica città ad aver imposto questi limiti, devo pensare che i milanesi siano diventati allergici ai grandi eventi artistici»;
affermazioni dello stesso tenore erano state rilasciate anche da altri artisti di fama mondiale, tra i quali Bruce Springsteen;
la questione prevalente sembra essere relativa ai decibel massimi consentiti, anche se paiono sussistere anche altri motivi
di contrapposizione tra la pubblica amministrazione e gli organizzatori di grandi concerti;
polemiche siffatte creano danno all'immagine del nostro Paese, soprattutto presso il pubblico giovanile;
il Governo opera giustamente nel senso della tutela della salute e dell'ambiente, salvaguardando opportunamente le soglie di inquinamento acustico;
occorre altresì assicurare che i grandi eventi musicali possano svolgersi in luoghi adeguati in modo da assicurare ai giovani italiani la possibilità di fruire di idonei spazi di socializzazione e svago supportando le iniziative concernenti l'organizzazione di grandi eventi musicali -:
se ed in che modo il Ministro della gioventù, per quanto di sua competenza, intenda intervenire per favorire la diffusione in Italia di concerti e grandi eventi musicali destinati soprattutto ad un pubblico giovane;
quale sia l'intendimento del Governo in merito alla problematica evidenziata e se siano allo studio interventi normativi in merito;
se il Governo ritenga possibile che siano individuati e realizzati appositi spazi per concerti, magari nelle aree destinate alla riconversione dopo la chiusura dell'Expo 2015, anche mediante l'apposita progettazione di edifici e/o spazi aperti atti allo scopo già in questa fase.
(4-04245)
SCILIPOTI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
nel comune di Messina ricade la località Orto Liuzzo, servita da una tratta stradale, identificata come bretella, con barriera a pedaggio denominata Villafranca Tirrena;
il Consorzio per le autostrade siciliane impone il pagamento del pedaggio autostradale anche per la bretella con uscita denominata Villafranca Tirrena, che serve il villaggio, Orto Liuzzo del comune di Messina;
in riferimento alla località Orto Liuzzo, la barriera è la sola uscita dalla sede autostradale per i mezzi provenienti da Messina e, viceversa, l'ingresso in autostrada per i veicoli provenienti da Palermo, sull'Autostrada Messina-Palermo, trattandosi, invero, di una «bretella», e non di un vero e proprio «casello» che dovrebbe consentire l'ingresso e l'uscita dall'autostrada in entrambi i sensi di marcia;
la tratta stradale in oggetto è nata originariamente per consentire ai residenti a Messina, impiegati della fabbrica Pirelli impiantata in Orto Liuzzo, di giungere direttamente sul posto di lavoro;
da parecchi anni ormai, la fabbrica della Pirelli non è più esistente e la bretella è utilizzata, al pari di tratta urbana, soprattutto dai soli cittadini di Messina per muoversi agevolmente e per raggiungere il centro della città;
per le tratte autostradali che si sviluppano all'interno di un comune, come i raccordi e le tangenziali, non è dovuto alcun pedaggio;
la tratta in oggetto è parte integrante della tangenziale ricadente nel comune di Messina alla stessa stregua delle uscite denominate Boccetta, Centro, Gazzi, San Filippo e Tremestieri, non deve essere a pagamento;
la barriera autostradale, ovvero l'uscita di Orto Liuzzo «Villafranca Tirrena», giuridicamente non esiste;
nella ricevuta l'uscita di Orto Liuzzo «Villafranca» non è neanche segnalata come stazione di uscita né ha un numero che la contraddistingua. Ciò perché, in verità, l'uscita di Villafranca Tirrena non è un casello e, ovviamente, non ha una numerazione;
la richiesta di pagamento di un pedaggio di euro 1,10 per il tratto in questione
da parte del Consorzio per le autostrade è totalmente destituita di fondamento giuridico;
il Consorzio per le autostrade siciliane obbliga tutti cittadini, residenti e non, a corrispondere il pedaggio nella misura di euro 1,10 per una distanza di soli 12 chilometri, che ricade nel comune di Messina, per un prezzo pari, a mero titolo esemplificativo, a quello pagato per la tratta Messina-Roccalumera, quasi tre volte superiore (circa 33 chilometri);
il Consorzio per le autostrade siciliane a dispetto del sistema chiuso, ove l'importo è direttamente proporzionale alla distanza percorsa dal veicolo, al coefficiente della sua classe e a un coefficiente variabile da autostrada ad autostrada, detto tariffa chilometrica, applica alla barriera di Villafranca il sistema aperto, mediante imposizione di pedaggio a tariffa fissa dipendente solo dalla classe del veicolo, lucrando in tal modo ingenti somme;
il comportamento assunto dal Consorzio potrebbe pregiudicare fortemente i diritti dei cittadini limitando di fatto il loro diritto alla mobilità;
peraltro l'Anas avrebbe già in passato proposto al Ministro la revoca della concessione autostradale nei confronti del Consorzio autostrade siciliane a seguito di vari e gravi inadempimenti ai suoi compiti di gestione e manutenzione della rete -:
se, tramite l'Anas, intenda acquisire informazioni sulla gestione delle tariffe da parte del Consorzio autostrade siciliane;
quale sia la natura giuridica della barriera autostradale citata in premessa;
come si intenda intervenire sul caso in oggetto, con particolare riferimento all'ipotesi di revoca della concessione ricordata in premessa.
(4-04256)
...
AFFARI ESTERI
Interrogazione a risposta in Commissione:
MECACCI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
in data 17 settembre il quotidiano L'Unità ha pubblicato un articolo di Alessandro Leogrande relativo alla tragedia del mare verificatasi nella notte tra il 28 e il 29 marzo scorsi nelle acque libiche che fino ad oggi era noto che avesse provocato la morte di 253 persone;
in quell'articolo si dà conto di un'inchiesta aperta dalla magistratura italiana su quell'episodio, dalla quale sarebbe emerso che le navi affondate sarebbero state due, e non una e che il totale dei morti sarebbe di oltre 600 persone;
è noto che in quella stessa notte un'altra imbarcazione, la terza, con oltre 350 tra uomini e donne a bordo, è stata intercettata e ricondotta nel porto di Tripoli da un rimorchiatore italiano, l'Asso 22;
la notizia del naufragio di una seconda barca diretta verso l'Italia emerge sulla base di documenti emersi nel corso di un'indagine della direzione distrettuale antimafia di Bari sulla prostituzione nigeriana in Italia, e in particolare a seguito di un'intercettazione telefonica pubblicata tra un indagato per traffico di prostitute in Italia e un «uomo di connessione» del traffico di donne che si trova Libia, e che nella conversazione telefonica fa esplicito riferimento al naufragio di due imbarcazioni e non di una;
il sostituto procuratore Giuseppe Scelsi ha chiesto attraverso una rogatoria internazionale alla Libia di poter indagare
sull'uomo di connessione, ma tale richiesta alle autorità libiche non ha finora ricevuto risposta -:
di quali informazioni sia in possesso il Governo relativamente a questa ennesima tragedia del mare nel mediterraneo e in particolare nel tratto di mare tra l'Italia e la Libia, che si configurerebbe, se confermato, come la più grande finora accertata;
quali passi intenda compiere nei confronti delle autorità libiche affinché collaborino celermente con la magistratura italiana al fine di accertare le responsabilità dei trafficanti di persone che hanno messo a rischio e determinato la morte di centinaia di persone;
quale sia stata la sorte dei 350 migranti intercettati dalla marina italiana e ricondotti presso il porto di Tripoli dal rimorchiatore italiano Asso 2, e se fra di loro vi fossero richiedenti asilo politico.
(5-01796)
Interrogazione a risposta scritta:
JANNONE. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
la Nigeria è il primo produttore africano di petrolio, e l'ottavo del mondo con una potenzialità stimata in 35 miliardi di barili. Da solo fornisce più del 20 per cento del fabbisogno totale degli Stati Uniti. I pozzi di estrazione si trovano lungo il Delta del Niger, ma nonostante il gran flusso economico riguardante il petrolio, la popolazione vive in condizioni alquanto precarie, soffrendo quotidianamente fame ed inquinamento ambientale. I profitti dell'attività petrolifera, molto elevati, sono divisi fra Stato e multinazionali, con le quali si siglano dei contratti di concessione. Teoricamente, i primi a beneficiare di tali profitti dovrebbero essere le popolazioni locali, che, al contrario, vivono in pessime condizioni sia economiche che ambientali, queste ultime dovute alla negligenza delle multinazionali, il cui operato ha inquinato acque e terreni rendendo impossibile la coltivazione e la pesca in aree sempre più vaste, tanto che tre quarti della popolazione non dispone di acqua potabile;
è soprattutto dalla metà degli anni '90 che iniziano gli sfruttamenti intensivi dei giacimenti off-shore ed è proprio in questo periodo che sorge l'intreccio fra profitti stranieri, corruzione del governo centrale e devastazione ambientale, che ha tagliato fuori la popolazione locale dai benefici derivanti dallo sviluppo industriale. Questa è la ragione principale per cui è nato il fronte per la difesa dei diritti del popolo del Delta (MEND), che, dopo anni di trattative con il governo, è passato all'azione militare;
la sigla MEND sta per Movimento per l'Emancipazione Delta del Niger. Fondato circa 5 anni fa, il MEND denuncia l'atteggiamento delle multinazionali che, complice la corruzione del governo nigeriano, si arricchiscono dei proventi derivanti dall'estrazione del petrolio, senza concedere in cambio al popolo alcuna forma di sviluppo: né luce, né acqua, né scuole, né ospedali, né lavoro. Accanto al MEND anche l'associazione ambientalista ERA denuncia da tempo le conseguenze dell'estrazione di petrolio nell'area del delta. A causa del clima tropicale e dell'incuria, gran parte degli impianti sono aggrediti dalla corrosione e l'olio filtra alla superficie, uscendo dai tubi delle condutture, spargendosi come un velo sia sul terreno sia nell'acqua lungo migliaia di chilometri di tubi e derivazioni, si estende una ragnatela che è quasi impossibile controllare. Questa storia si replica da circa 15 anni, perché le condutture che utilizzano sul Delta del Niger sono obsolete. In alcune aree, i problemi creati dall'inquinamento e dalla guerriglia sono talmente gravi che la popolazione è di fatto scomparsa, come accade ad Akala Olu. In questo piccolo paese gli abitanti convivono con un paesaggio arido e sterile, causato dalla pratica del gas flaring, cioè l'uso di bruciare i gas che si trovano nello strato
più alto del giacimento di petrolio, attraverso migliaia di fuochi alimentati da una fortissima pressione interna, che surriscaldano l'aria già di per sé torrida;
tramite il gas flaring una parte di gas non brucia, si spande nell'aria e viene respirato dalla popolazione. Nella zona del Delta del Niger ci sono più di 50 impianti di gas flaring, le cui emissioni di anidride carbonica rappresentano quasi il 3 per cento dell'emissioni di anidride carbonica di tutto il pianeta. Se invece di essere bruciato, il gas venisse utilizzato per la produzione di energia, si potrebbe garantire energia per l'intera popolazione del continente africano sotto il Sahara, escluso il Sud Africa. Pertanto la sicurezza energetica di un intero continente potrebbe esser garantita solamente dal gas che attualmente si brucia;
il comportamento delle multinazionali in Nigeria non sempre è volto ad una politica di sostenibilità ambientale. Questo perché il governo nigeriano non chiede le stesse garanzie necessarie affinché determinate aziende operino in territori stranieri. Lo stesso protocollo di Kyoto prevede che vengano dati contributi alle compagnie che si impegnano a recuperare il gas in eccesso per limitare i danni del gas serra. La Nigeria è formalmente obbligata a sottostare a questa pratica dal 1979, cioè dall'approvazione della legge sulla reignezione del gas, anche se alle compagnie petrolifere si diedero ulteriori cinque anni per assolvere a questo obbligo. Attualmente alcune di loro continuano a temporeggiare, chiedendo un anno in più per realizzare un intervento che di fatto è normale pratica in Europa e rientra in quelle che sono le migliori pratiche delle compagnie a livello internazionale -:
se il Ministro intende denunciare, in sede europea, l'increscioso comportamento delle multinazionali petrolifere in Nigeria.
(4-04224)
...
AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE
Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:
VIII Commissione:
MARIANI, MARGIOTTA, REALACCI e BRATTI. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
dopo la drammatica emergenza rifiuti nella regione Campania, nei mesi scorsi sono affiorate altre gravi situazioni di crisi, ad esempio a Palermo e a Catania, accompagnate dall'umiliante e inaccettabile corollario di rifiuti tornati ad invadere strade e marciapiedi, di scuole chiuse per paura di infezioni, di voragini di debiti gravanti su comuni e aziende, di regole non rispettate, abusi, corruzione, burocrazie paralizzanti;
tali «situazioni limite», che tuttavia costituiscono l'apice di fenomeni negativi che investono diverse aree del Paese e che in alcune regioni si avvicinano pericolosamente al punto di collasso, richiederebbero con urgenza l'approntamento, da parte del Governo nazionale, di un'azione organica e incisiva di riforma di un sistema gestionale dei rifiuti, come quello italiano, caratterizzato negativamente, da un lato, da una galassia di aziende comunali difese da consolidati interessi locali, dal nanismo dei soggetti imprenditoriali privati e dalla cronica carenza di investimenti e di tecnologie innovative, e, dall'altro lato, dalla mancanza di un quadro normativo semplice, certo e uniforme, dall'inaccettabile ricorso alla discarica come strumento di smaltimento dei rifiuti e dall'altrettanto inaccettabile incapacità di affermare, in concreto, la centralità della raccolta differenziata come asse portante del ciclo integrato di gestione dei rifiuti;
appare necessario ricordare che il Testo unico in materia ambientale, introdotto nel nostro ordinamento con il decreto legislativo n. 152 del 2006, stabilisce
- in coerenza con il quadro normativo comunitario - precise priorità in materia di gestione dei rifiuti, individuando nella prevenzione, e di conseguenza nella riduzione della produzione «a monte» di materiali e sostanze destinati a divenire rifiuti, il principale ambito di intervento per una più efficace e corretta politica gestionale dei rifiuti;
sotto questo profilo, non può che giudicarsi molto negativamente l'azione fin qui condotta dal Governo, ancora incapace di mettere in campo politiche nazionali adeguate alla serietà della situazione e sempre più spesso occupato a emanare provvedimenti-tampone, talvolta improntati, ad avviso degli interroganti, a logiche clientelari e campanilistiche, unicamente diretti a ripianare momentaneamente i deficit di questo o quel comune o azienda municipale;
in questo quadro negativo, si inserisce anche la questione posta all'attenzione della pubblica opinione da una recente pronuncia del Corte costituzionale - sentenza n. 238 del 2009 - che, pur vertendo sulla competenza giurisdizionale delle Commissioni tributarie, ha incidentalmente riaffermato la tesi della natura tributaria della TIA (tariffa di igiene ambientale), come tale non assoggettabile al pagamento dell'IVA. Com'è a tutti noto, si tratta di una questione giurisprudenziale annosa, finora risolta, anche sulla base di precise indicazioni e risoluzioni dell'Agenzia delle entrate, nel senso opposto dell'assoggettabilità ad IVA della tariffa in questione. In ogni caso, gli interroganti ritengono che anche la citata sentenza della Corte costituzionale, se non adeguatamente presa in considerazione e inserita all'interno di un'incisiva e organica azione riformatrice, possa finire per appesantire la crisi del sistema gestionale dei rifiuti, producendo ulteriore incertezza su un quadro normativo già confuso e farraginoso, nonché danni alla operatività delle aziende e frustrazione delle legittime aspettative dei cittadini -:
quali iniziative intenda assumere il Governo per approntare un piano nazionale di ammodernamento del sistema italiano di gestione dei rifiuti, capace di prevenire l'insorgere di nuove emergenze e di porre le basi per il rafforzamento e lo sviluppo del settore industriale ad esso connesso, a partire da quelle da adottare, dando seguito della citata sentenza della Corte costituzionale n. 238 del 2009, per dare risposta alle preoccupazioni degli amministratori locali e alle legittime attese dei cittadini, scongiurando ogni rischio di soluzioni penalizzanti per gli utenti o peggiorative per le aziende del settore e per i bilanci degli enti locali.
(5-01802)
PIFFARI, CIMADORO e ROTA. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
nei comuni della bassa bergamasca Treviglio, Verdello, Verdellino, Arcene, Ciserano, Pontirolo Nuovo, Calvenzano e Caravaggio, è stata rilevata nelle falde acquifere una preoccupante concentrazione di cromo esavalente;
già il 29 settembre 2000 il Comune di Treviglio era venuto a conoscenza della presenza di cromo esavalente nelle falde acquifere del proprio territorio;
l'inquinamento delle falde acquifere del Comune di Treviglio, rilevato per la prima volta già nel settembre 2000, fu imputato allo sversamento di tale metallo inquinante, utilizzato in particolare dall'industria galvanica, da parte della ditta Castelcrom di Ciserano;
il 5 giugno 2001 è stato approvato il progetto di bonifica, delle succitate falde acquifere, da parte della regione Lombardia e assegnato a Cogeide, società titolare della gestione del ciclo integrato delle acque e servizi a rete, preceduto, il 20 marzo 2001, dalla messa in sicurezza di emergenza con l'entrata in funzione di un pozzo di sbarramento in località Cascina Berlona a Treviglio;
lo scopo del pozzo di sbarramento, attivo fino al 2005, era quello di intercettare
il plume di inquinamento in propagazione verso sud, naturale direzione di scorrimento della falda freatica, scaricando le acque emunte nel canale di irrigazione «roggia Visconti-Brembilla» con una portata pari a 100 litri/secondo;
la crescente preoccupazione di amministratori locali e cittadini è confermata da recenti articoli di stampa on-line (bergamonews del 31 agosto e del 16 settembre 2009) che rilanciano l'allarme circa le pericolose concentrazioni di cromo esavalente nei comuni limitrofi a nord di Treviglio;
dalla succitata fonte si apprende che i livelli di concentrazione del metallo sono pari a 348 microgrammi/litro a fronte dei 5 consentiti dal decreto legislativo n. 152 del 2006;
l'origine di questa nuova contaminazione non è ancora stata individuata ma i comuni colpiti sono tutti limitrofi alla roggia Visconti-Brembilla;
la natura cancerogena del cromo esavalente è scientificamente provata, anche in concentrazioni bassissime, come la sua incidenza su tumori delle prime vie aeree, dello stomaco e dei polmoni;
recenti studi condotti dallo statunitense National Toxicological Program, infatti, hanno evidenziato come la soglia di tolleranza di 50 microgrammi/litro, individuata dal decreto n. 152 del 2006, sia da considerarsi eccessivamente elevata, in particolare se il contatto avviene per via orale;
queste ricerche potrebbero indurre l'Organizzazione Mondiale della Sanità a rivedere la soglia di tolleranza, inducendo la fissazione di un limite di concentrazione di cromo esavalente decisamente più basso;
come riportato dal quotidiano locale BresciaOggi, una concentrazione di 150 microgrammi/litro ha indotto la procura della Repubblica al sequestro dei pozzi contaminati;
nel porto di Reggio Calabria, il 25 giugno, una operazione congiunta Guardia di Finanza-Carabinieri, ha portato al sequestro di un ingente carico di scarpe provenienti dalla Cina e che ai controlli di laboratorio avevano riportato un valore di 100 microgrammi/Kg rispetto ai 3 consentiti;
nel comune di Tezze sul Brenta, dove si è riscontrata una situazione analoga di inquinamento delle acque da cromo esavalente si sta sperimentando una innovativa tecnica di bonifica preliminare denominata «a tre reagenti» e che attraverso iniezioni di determinate sostanze nel terreno, fino a 25 metri di profondità, impedirebbe la produzione di acido solfidrico riducendo il cromo esavalente (cancerogeno) in cromo trivalente (benefico e insolubile) -:
in che modo il succitato Ministero intenda affrontare l'emergenza acque della bassa bergamasca che da circa un decennio registra preoccupanti livelli di concentrazioni di cromo esavalente, in considerazione anche dell'esistenza di nuove tecniche di bonifica.
(5-01803)
TOGNI, GUIDO DUSSIN e LANZARIN. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
il territorio della Regione Piemonte è considerata tra le aree più a rischio del Nord Italia per lo smaltimento illecito dei rifiuti;
i reati legati alla tutela dell'ambiente sono cresciuti del 27 per cento in un anno e la tendenza è in crescita;
le criticità emerse nello smaltimento dei rifiuti, soprattutto nella provincia di Torino, è dovuta anche ad un ritardo ormai insostenibile nella costruzione dell'impianto del termovalorizzatore -:
quali siano le eventuali azioni che intende adottare il Governo ai fini della vigilanza sulle attività connesse al ciclo dei rifiuti nel territorio piemontese
(5-01804)
Interrogazione a risposta in Commissione:
DI CAGNO ABBRESCIA. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
il decreto legislativo del 13 gennaio 2003, n. 36 concernente «Attuazione della Direttiva 1999/31/CE relativa alle discariche di rifiuti», nonché il decreto del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare 3 agosto 2005 recante «Definizione dei criteri di ammissibilità dei rifiuti in discarica», individuano la complessa normativa relativamente alla gestione delle discariche;
i predetti atti normativi contengono specifiche disposizioni riguardanti i criteri di ammissibilità dei rifiuti in discarica;
in particolare, l'articolo 6 del suddetto decreto legislativo stabilisce una serie di restrizioni riguardanti le caratteristiche dei rifiuti che rendono gli stessi non ammissibili in discarica, indipendentemente dalla categoria dell'impianto di smaltimento (discariche per rifiuti inerti, discariche per rifiuti non pericolosi e discariche per rifiuti pericolosi);
più specificatamente tra le suddette limitazioni si segnala, in modo particolare, quanto previsto alla lettera p) del comma 1 dell'articolo 6 del decreto legislativo 13 gennaio 2003, n. 36 che impone il divieto di conferimento in discarica di rifiuti con potere calorifico (PCI) maggiore di 13.000 kJ/kg, a decorrere dal 1o gennaio 2010 per effetto di quanto disposto dal decreto-legge 30 dicembre 2008, n. 208, convertito, con modificazioni, dalla legge 27 febbraio 2009, n. 13;
la predetta restrizione rischia di rendere di fatto non applicabile lo smaltimento in discarica per rilevanti flussi di rifiuti (ad esempio gli scarti ed i sovvalli non più riciclabili provenienti dal trattamento dei rifiuti urbani ed industriali) per i quali comunque sino ad oggi la discarica ha rappresentato la più importante soluzione, dal punto di vista della sicurezza ambientale, e a costi adeguati;
sebbene la direttiva europea 1999/31/CE relativa alle discariche di rifiuti non stabilisca alcuna specifica restrizione per l'ammissibilità dei rifiuti in discarica rispetto al loro potere calorifico, il suddetto divieto trova giustificazione nella necessità italiana di potenziare impianti che consentano un trattamento diverso dallo smaltimento in discarica dei rifiuti con tali caratteristiche, quali, ad esempio, il recupero energetico attraverso impianti di termovalorizzazione (inceneritori);
tuttavia, la carenza nazionale di strutture impiantistiche (diverse dalla discarica) adeguate nel gestire il consistente carico aggiuntivo dei rifiuti che si verrebbe a creare nel caso si adottasse il limite suesposto, rischierebbe di creare una serie di evidenti problemi operativi rilevanti in materia ambientale;
risulta conseguentemente necessario valutare l'opportunità di prorogare ulteriormente la scadenza dell'introduzione del divieto in questione, di almeno cinque anni, in considerazione del fatto che tale disposizione rientra specificatamente nell'ordinamento nazionale e che appaiono certamente fondate le motivazioni predette con riferimento al numero esiguo di impianti, presenti nel nostro Paese, predisposti per forme di recupero specifiche per rifiuti con potere calorifico maggiore di 13.000 kJ/kg -:
quali iniziative, anche di carattere normativo, intenda intraprendere in considerazione di quanto esposto in premessa e, in particolare, al fine di prorogare ulteriormente la scadenza dell'introduzione del divieto suesposto, di almeno cinque anni, poiché in caso contrario, le imprese che operano nel settore sarebbero certamente penalizzate sul piano organizzativo, operativo, ed economico.
(5-01798)
Interrogazioni a risposta scritta:
JANNONE. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
il documento redatto dagli esperti dell'assessorato all'urbanistica della Regione
Calabria restituisce una fotografia impietosa dello scempio edilizio, che registra un abuso censito per ogni 100-150 metri di costa. I casi individuati sono 5.210: nella sola provincia di Cosenza sono stati rilevati 1.156 abusi, a Catanzaro 548, a Crotone 915, a Reggio 2.093 e a Vibo 498. È stato sottolineato che, tra i casi individuati, 412 si trovano in aree per le quali il piano d'assetto idrogeologico definisce «gravi condizioni di rischio idraulico». Per quanto riguarda i vincoli ambientali, si riscontra che 54 casi individuati ricadono all'interno di aree marine protette, 421 in siti di interesse comunitario e 130 nelle zone a protezione speciale;
ai fini dell'indagine sono state effettuate decine di migliaia di sopralluoghi, verifiche negli enti locali, agli uffici del catasto e del genio civile. Sono state realizzate schede dettagliate su «Costa Viola», «Costa dei Gelsomini», «Riviera dei Cedri» o «Area Grecanica», nomi che evocano paradisi ambientali, ma che nei fatti sono segnate dalle ferite di decenni di incuria, di complicità, di connivenze. Documenti che rappresentano la sintesi delle speculazioni di imprenditori senza scrupoli, delle mafie del mattone e della cultura, diffusa, dell'illegalità «domestica»;
il gruppo di lavoro, composto da docenti universitari, tecnici e giovani professionisti, ha dichiarato che tali abusi rientrano in tre diverse tipologie: legali, ovvero legittimato dalla originaria inclusione nei piani regolatori delle cittadine di riferimento, legalizzate, cioè compresi in varianti e parzialmente sanati ed in fine illegali, cioè posti in area demaniale, protetta e instabile. Gli oltraggi sono presenti su spiagge e scogliere, non soltanto in contesti fortemente urbanizzati come Reggio Calabria, ma anche in zone di pregio e turisticamente note come l'area di Tropea, la costa di fronte alla Sicilia, la Locride, l'area di Soverato e, in particolare, l'Isola di Capo Rizzuto e del Crotonese, che, in larga parte, è vincolata come riserva-marina protetta ed area archeologica. In quest'ultima zona si addensa ben il 52 per cento degli abusi illegali compresi in aree marittime protette;
la regione, attingendo ad un Accordo di programma quadro, finanziato con 5 milioni di euro dallo Stato, ha già deliberato l'abbattimento di 9 ecomostri. Ma non sempre l'obiettivo è stato raggiunto, dato che i proprietari si appellano ai mille cavilli offerti dalle diverse normative vigenti, al fine di evitare l'abbattimento delle loro proprietà. L'assessore regionale, Michelangelo Tripodi, si dice, comunque determinato a fronteggiare questi abusi, dimostrando che in Calabria sta crescendo il senso della legalità e dell'ambiente. Secondo il presidente regionale di Legambiente, Antonino Morabito, è necessario che i tempi delle demolizioni e delle fasi di risanamento siano alquanto rapidi -:
quali misure il Ministro intenda adottare al fine di monitorare lo status quo e per salvaguardare l'ambiente da future speculazioni.
(4-04226)
REGUZZONI. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
l'impegno del Governo per incentivare pratiche ambientalmente sostenibili nel campo della produzione di energia è molto apprezzata e politicamente condivisa;
la provincia di Varese ha elaborato ed approvato un piano per lo smaltimento dei rifiuti che prevede - in estrema sintesi - una forte raccolta differenziata unita alla realizzazione di appositi impianti per il recupero, il riciclo ovvero, quando non possibile, il trattamento apposito con produzione di energia;
il piano suddetto ipotizza anche la realizzazione di impianti di dimensioni contenute e pertanto localizzabili vicino alla zona di reale produzione dei rifiuti,
con beneficio per i trasporti e l'ambiente -:
se il Ministro sia a conoscenza del piano citato e dei princìpi in esso contenuti, coerenti con il protocollo di Aalborg;
quali iniziative il Ministro intenda attivare ai fini di diffondere la cultura e la pratica del riciclaggio e della raccolta differenziata;
se e quali iniziative il Ministro intenda attivare ai fini della diffusione di impianti di piccole dimensioni localizzati vicino alla fonte di produzione dei rifiuti, dal compostaggio domestico alle piccole centrali di cogenerazione.
(4-04229)
SCILIPOTI. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
in data 15 giugno 2004, veniva presentata, a nome della società Wafer Zoo srl l'istanza tendente ad ottenere l'Autorizzazione Integrata Ambientale (AIA) per l'impianto di essiccazione di foraggi e produzione di mangimi zootecnici corrente in Schieppe di Orciano di Pesaro (Pesaro-Urbino), impianto gestito dalla ditta Paci e Pagliari S.n.c. che esercita l'attività.
il 29 novembre 2004 la regione Marche, nella persona del direttore del dipartimento territorio ed ambiente, ha rilasciato l'autorizzazione integrata ambientale n. 24/DP4 ai sensi del decreto legislativo 4 agosto 1999 n. 372;
in tale autorizzazione si prescriveva, ai fini dell'adeguamento di un impianto esistente, la realizzazione di un nuovo impianto, e più specificatamente, di una centrale termoelettrica da ben 80 Megawatt termici, di cui solo 3, secondo il progetto, allocati nel mangimificio attuale - e, comunque, si imponeva un intervento comportante una modifica sostanziale dell'impianto esistente;
il Ministro dell'ambiente (Nota prot. 00065/SP del 9 gennaio 2006) sul punto in questione scriveva: «a giudizio dei tecnici della Direzione competente del mio Dicastero preso atto delle determinazione assunte dalla Regione nell'ambito della sue competenze, alla luce delle definizioni normative di "impianto" di "modifica" e di "modifica sostanziale" si possono avanzare dubbi in merito alla scelta di qualificare come adeguamento di un impianto esistente la realizzazione di un impianto di fatto nuovo, per di più destinato allo svolgimento di attività diversa da quella svolta in precedenza»;
la stessa Regione Marche in sede di convocazione della conferenza dei servizi nel procedimento di riesame AIA ha così descritto l'intervento: «Comune di Orciano di Pesaro (Pesaro-Urbino) località Schieppe ditta Wafer Zoo srl domanda di riesame AIA per la modifica sostanziale dell'impianto di essiccazione esistente con l'inserimento di una caldaia alimentata a biomasse vegetali per la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili - commi 10, 11 articolo 5 del decreto legislativo n. 59 del 2005, convocazione della Conferenza dei Servizi decisoria ai fini del rilascio dell'autorizzazione integrata ambientale (AIA)»;
il progetto approvato con AIA 24/DP4 del 29 novembre 2004 prevedeva, tra l'altro, la costruzione di un nuovo impianto industriale in area a destinazione agricola all'interno della ZPS 8-Tavernelle sul Metauro, nella quale, all'epoca dell'emanazione dell'atto, vigevano le norme di salvaguardia previste per le aree protette in base alla delibera del 2 dicembre 1996, del comitato nazionale per le aree naturali protette, che ha adottato una classificazione delle aree naturali protette ricomprendendovi anche le Zone di Protezione Speciale (ZPS) e i Siti di Importanza Comunitaria (SIC);
dalla data di pubblicazione, della delibera sopra richiamata, sulla Gazzetta Ufficiale n. 139 del 17 giugno 1997, sono diventate vigenti, per i SIC e le ZPS, le misure di salvaguardia ed i divieti prescritti dai commi 3 e 4 dell'articolo 6 della
legge n. 394 del 1991 che recita: «sono vietati... L'esecuzione di nuove costruzioni e la trasformazione di quelle esistenti, qualsiasi mutamento dell'utilizzazione dei terreni con destinazione diversa da quella agricola e quant'altro possa incidere sulla morfologia del territorio sugli equilibri ecologici idraulici... e sulle finalità istituzionali dell'area protetta»;
l'AIA 24/DP4 del 29 novembre 2004 è stata inoltre rilasciata senza la preventiva VIA - Valutazione di Impatto Ambientale prescritta per impianti del genere dalla L.R. Marche 7/2004, nonché della normativa comunitaria e nazionale;
ai sensi dell'articolo 2, n. 1, della direttiva 85/337 la Valutazione di Impatto Ambientale (VIA) va effettuata «prima del rilascio dell'autorizzazione» (Corte di Giustizia Europea V Sezione 7 gennaio 2004). Principio questo ripreso anche dall'articolo 5, comma 12, del decreto legislativo n. 59 del 2005: «l'Autorizzazione Integrata Ambientale non può essere comunque rilasciata prima della conclusione del procedimento di valutazione di impatto ambientale. Il termine per il rilascio dell'AIA è sospeso fino alla conclusione della procedura»;
come peraltro si ritrova nell'articolo 7 comma 2 del decreto legislativo n. 59 del 2005: «in caso di nuovo impianto o di modifica sostanziale se sottoposti alla normativa in materia di valutazione di impatto ambientale, le informazioni o conclusioni pertinenti risultanti dall'applicazione di tale normativa devono essere prese in considerazione per il rilascio dell'autorizzazione (AIA)». Tanto è coerente con i principi in materia e, soprattutto, con la funzione propria della VIA;
a fronte di tali irregolarità e a seguito della mobilitazione di enti locali, associazioni, comitati e cittadini, la Regione Marche, dopo avere rilasciato l'AIA 24/DP4 del 29 novembre 2004 ha avviato, su istanza della ditta del 13 giugno 2005 e del 27 giugno 2005, i procedimenti di riesame AIA, di VIA, e di rilascio dell'autorizzazione di cui all'articolo 12 del decreto legislativo n. 387 del 2003;
sussiste un'incongruenza non solo giuridica, ma anche e soprattutto logica, in un procedimento in cui la valutazione dell'impatto dell'impianto sull'ambiente e sulla salute viene effettuata dopo che lo stesso è stato autorizzato e prescritto;
con decreto Regione Marche 4/VAA-08 del 12 dicembre 2006 è stato espresso giudizio positivo di compatibilità ambientale alla modifica impianto esistente (Mangimificio) con inserimento caldaia a biomasse vegetali, rilascio autorizzazione paesaggistica e valutazione di incidenza per l'impianto in oggetto;
tale decreto di VIA è stato impugnato avanti al TAR Marche, presso cui è tutt'ora pendente il relativo ricorso, da parte di 14 comuni e della Comunità Montana del Metauro di Fossombrone (Pesaro-Urbino);
con nota, Prot. 28605 16/02/2007 RM/GRM/VAA-08/p, il Dirigente della P.F. Valutazioni ed Autorizzazioni Ambientali Geol. David Piccinini ha convocato, per il giorno 1o marzo 2007, la Conferenza dei Servizi decisoria AIA ai sensi dei commi 10 e 11 del decreto legislativo n. 59 del 2005, per il procedimento di riesame AIA relativa a: «modifica sostanziale dell'impianto di essiccazione esistente con inserimento di una caldaia alimentata a biomasse vegetali per la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili»;
nell'ambito di tale Conferenza dei Servizi sono stati acquisiti i pareri contrari del Comune di Orciano di Pesaro, della Provincia di Pesaro e Urbino, dei Sindaci, delle Autorità sanitarie di Orciano di Pesaro, Barchi, Serrungarina, Sant'Ippolito, Montemaggiore al Metauro;
la Regione Marche, anziché concludere con diniego il procedimento lo ha sospeso sine die;
con decreto, prot. n. 4038 del 15 marzo 2007, il Ministero per i Beni e le Attività Culturali - Soprintendenza per i Beni Architettonici e per il paesaggio delle Marche - Ancona, ha proceduto all'annullamento:
«...dell'autorizzazione paesaggistica di cui al decreto n. 4/VAA-08 del 12 dicembre 2006... per sviamento e travisamento per difetto di istruttoria per inadeguata motivazione per violazione del principio di leale cooperazione per manifesta illogicità ed incongruenza per illegittimità ed eccesso di potere in ordine alle compatibilità delle nuove opere con i valori paesistici ed ambientali del luogo di dichiarato interesse pubblico»;
avverso al predetto decreto di annullamento, la Wafer zoo srl ha proposto ricorso avanti al TAR delle Marche con contestuale istanza di sospensiva;
con ordinanza del TAR Marche n. 214/07, depositata in data 11 maggio 2007, è stata respinta l'istanza di sospensiva: «Ritenuto che non sussistono i presupposti di cui all'articolo 21 della legge n. 1034 del 1971, in quanto il pregiudizio lamentato non è irreparabile né grave, in comparazione con quello perseguito dal provvedimento impugnato, ed i motivi di gravame necessitano di un più approfondito esame in sede di decisione di merito, anche a seguito delle argomentazioni difensive dedotte dalle parti resistenti (Comune di Montemagiore al Metauro, Comune di Fano, Comune di Orciano di Pesaro)»;
con ordinanza n. 5310/07 (R.G. 7375/2007), il Consiglio di Stato ha respinto l'istanza di sospensiva promossa dalla ditta: «Ritenuto che non sussistono i presupposti per l'accoglimento dell'appello cautelare non emergendo estremi di danno nella sfera dell'appellante tali da giustificare la compromissione del sito tutelato nelle more della decisione nel merito della controversia»;
con nota del 29 maggio 2007 (Prot. 0109243/29/05/2007/RM/GRM/VAA-08/P - Dottor David Piccinini, Architetto Giuseppe Mariani) la Regione Marche, ha sospeso nuovamente il procedimento di riesame dell'Autorizzazione Integrata Ambientale n. 24/DP4 del 29 novembre 2004 nonostante la sospensione del 1o marzo 2007 non fosse mai stata revocata. Quindi, con la medesima nota, ha invitato la ditta a presentare istanza tesa ad ottenere il rilascio di una nuova autorizzazione paesaggistica. A ciò provvedeva la Wafer Zoo srl con nota del 18 giugno 2007 (Prot. 131138 del 22 giugno 2007 RM/GRM/VAA-08/a);
con decreto del dirigente della posizione di funzione valutazione ed autorizzazioni ambientali della Regione Marche N. 45/VAA-08 del 14 aprile 2008 (Oggetto: Articoli 146, 159 decreto legislativo n. 42 del 2004 - Ditta Wafer Zoo srl, Comune di Orciano di Pesaro (Pesaro-Urbino) - rilascio autorizzazione paesaggistica per il progetto di centrale termoelettrica alimentata a biomasse vegetali), il Dottor David Piccinini ha rilasciato la nuova autorizzazione paesaggistica per l'impianto in oggetto;
con decreto prot. n. 7565 del 29 maggio 2008, il Ministero per i beni e le attività culturali - Soprintendenza per i Beni Architettonici e per il paesaggio delle Marche - Ancona, ha proceduto all'annullamento della: «autorizzazione paesaggistica di cui al decreto n. 45/VAA-08 del 14 aprile 2008... per sviamento e travisamento per difetto di istruttoria per inadeguata motivazione per violazione del principio di leale cooperazione per manifesta illogicità ed incongruenza per illegittimità ed eccesso di potere in ordine alle compatibilità delle nuove opere con i valori paesistici ed ambientali del luogo di dichiarato interesse pubblico»;
con ordinanza del TAR Marche n. 602/08, depositata in data 18 novembre 2008, è stata respinta l'istanza di sospensiva avverso a tale provvedimento promossa dalla ditta: «Ritenuto che non sussistono i presupposti di cui all'articolo 21 della legge n. 1034 del 1971, in quanto il pregiudizio lamentato non è grave e, comunque, irreparabile ed i motivi di gravame necessitano di un più approfondito esame in sede di decisione di merito, anche a seguito delle argomentazioni difensive dedotte dalle parti resistenti (Comune di Montemagiore al Metauro, Comune
di Fano, Comune di Orciano di Pesaro)»;
l'AIA 24/DP4 del 29 novembre 2004 ha autorizzato, per l'impianto modificato, e per la sola emissione E1 (Camino di combustione delle biomasse), le seguenti emissioni espresse in flusso di massa:
Polveri, 31,3 tonnellate/anno;
Monossido di carbonio, 149,7 tonnellate/anno;
Ossidi di azoto, 316,0 tonnellate/anno;
Anidride solforosa, 99,8 tonnellate/anno;
Acido cloridrico, 16,6 tonnellate/anno;
Carbonio organico totale 29,9 tonnellate/anno;
PCDD/PCDF <0,17* 10-6;
mentre i limiti di cui alla tabella B.1 allegata al decreto A.I.A. 24DP/4 del 29 novembre 2004, relativa a qualità, limiti e controlli alle emissioni dell'impianto modificato, sono i seguenti:
Reparto | Sigla macchina | Descrizione macchina | Sigla emissione | Portata m3/h | Sistema di abbattimento | Inquinante | Valori limite (1) mg/Nm3 | Frequenza controlli |
Combustione ed essiccazione biomasse |
M61/a | Combustione biomasse linea 1 |
E1 | 210.000 | SNCR Cicloni Scrubber a secco Filtri a manica Scrubber a umido |
Polveri CO NOx come NO2 SO2 HCI COT PCDD/PCDF (5) IPA (6) |
12 (2)(3) 100 (2) (3) 200 (2) (3) 60 (2) (3) 10 (2) (3) 10 (2)(3) 0,1*10-6 0,01 |
In continuo (4) In continuo (4) In continuo (4) In continuo (4) In continuo (4) In continuo (4) Annuale Annuale |
M61/b | Combustione biomasse linea 2 | |||||||
M6 | Tamburo di essiccazione | |||||||
M12 | Tunnel di raffreddamento | E2 | 60.000 | Filtri a manica | Polveri | 20 | Annuale | |
Stoccaggi | M33 | Stoccaggio idrossido di calcio | E3 | 1.000 | Filtri a manica | Polveri | 10 | Annuale |
M44 | Stoccaggio polveri di coke | E4 | 1.000 | Filtri a manica | Polveri | 10 | Annuale | |
M55 | Stoccaggio polveri derivanti dal filtro a manica | E5 | 500 | Filtri a manica | Polveri | 10 | Annuale |
l'autorizzazione n. 298/AMB/TR del 2 settembre 1998 ex articolo 7 del decreto del Presidente della Repubblica n. 203 del 1988 sostituita dall'AIA 24/DP4 del 29 novembre 2004, autorizzava, per lo stato attuale, i seguenti inquinanti:
Emissione E1:
Portata massima 210.000 Nm3/ora;
Durata 24 ore/giorno, 144 ore/settimana, 4900 ore/anno;
Polveri 5,04 Kg/h, 24 mg/Nm3 (Flusso di massa calcolato 24,7 tonnellate/anno);
NOx 31,5 Kg/h, 150 mg/Nm3 (Flusso di massa calcolato 154,3 tonnellate/anno);
Cumarine 0,5 Kg/h, 2,5 mg/Nm3
Emissione E2:
Portata massima 60.000 Nm3/ora;
Durata 24 ore/giorno, 144 ore/settimana, 4900 ore/anno;
Polveri 1,44 Kg/h, 24 mg/Nm3 (Flusso di massa calcolato 7,05 tonnellate/anno);
Emissione E3:
Portata massima 60.000 Nm3/ora;
Durata 24 ore/giorno, 144 ore/settimana, 4900 ore/anno;
Polveri 1,44 Kg/h, 24 mg/Nm3 (Flusso di massa calcolato 7,05 tonnellate/anno);
l'AIA 24/DP4 del 29 novembre 2004 ha autorizzato complessivamente un incremento qualitativo e quantitativo delle emissioni in atmosfera e, di conseguenza, un peggioramento della qualità ambientale contrario allo spirito della norma;
la prescrizione di realizzare la centrale termoelettrica a biomasse di cui all'AIA 24/DP4 del 29 novembre 2004 è risultata inattuabile in sede di VIA, vuoi perché, contrariamente a quanto a base del rilascio dell'AIA iniziale, le caratteristiche progettuali (80 Mwt) sono risultate peggiorative della qualità dell'aria, vuoi perché l'attuazione della prescrizione avrebbe imposto la realizzazione di nuovi impianti e fabbricati in ambito di tutela paesaggistica e il ministero per i Beni e le Attività Culturali - Soprintendenza per i Beni architettonici e per il paesaggio delle Marche-Ancona, ha proceduto all'annullamento di entrambe le autorizzazioni paesaggistiche rilasciate dal Dirigente del Servizio Valutazioni e Autorizzazioni Ambientali con i decreti n. 4/VAA-08 del 12 dicembre 2006 e n. 45/VAA-08 del 14 aprile 2008;
in occasione di ripetuti accessi agli atti effettuati dai cittadini - da ultimo in data 30 marzo 2009 e 30 aprile 2009 - la Regione Marche, il Comune di Orciano di Pesaro e la Provincia di Pesaro e Urbino non sono stati in grado di fornire le verifiche annuali sulle emissioni dell'impianto degli anni 2004, 2006, 2007, 2008. Le verifiche relative a tali anni, invero, non risultano mai essere state trasmesse dalla ditta, mente per l'anno 2005 tali enti hanno fornito un certificato redatto il 21 dicembre 2005, data in cui, si evince dall'AIA 24/DP4 del 29 novembre 2004, non è esercitata l'attività a carattere stagionale della Wafer Zoo srl;
ad oggi la ditta Wafer zoo srl esercita l'attività del mangimificio sulla base dell'AIA 24/DP4, subordinata a prescrizioni non attuate (entro il prescritto termine del 30 ottobre 2007 poi prorogato al 31 marzo 2008) e non attuabili;
il procedimento di riesame AIA 24/DP4 del 29 novembre 2004, avviato ex articolo 9 del decreto legislativo n. 59 del 2005, risulta tutt'ora sospeso dal 1o luglio 2007;
il provvedimento di VIA di cui al decreto del Dirigente del Servizio Valutazioni e Autorizzazioni Ambientali con i decreti n. 4/VAA-08 del 12 dicembre 2006 risulta inefficace per l'avvenuto annullamento dell'Autorizzazione Paesaggistica da parte del Ministero per i Beni e le Attività Culturali-Soprintendenza per i Beni Architettonici e per il paesaggio delle Marche;
in data 29 maggio 2009 la ditta Wafer Zoo srl ha presentato un'ulteriore istanza di rinnovo dell'autorizzazione integrata ambientale 24/DP4 del 29 novembre 2004 non ottemperata, e la Regione Marche, a seguito di quest'ultima istanza, ha avviato il procedimento con nota prot. 351995 del 24 giugno 2009 e con decorrenza 29 maggio 2009;
le caratteristiche dell'impianto poste a base di quest'ultima domanda di «rinnovo» risultano completamente diverse da quelle che hanno portato la Regione Marche a rilasciare l'AIA 24/DP4 del 29 novembre 2004. Negli allegati alla domanda di «rinnovo» del 29 maggio 2009, infatti, non risultano in alcun modo contemplati né la centrale termoelettrica a biomasse precedentemente prescritta dalla Regione Marche né i relativi impatti ambientali;
l'articolo 9 del decreto legislativo n. 59 del 2005 distingue il procedimento di «rinnovo» da quello di «riesame» dell'AIA quali aventi presupposti e finalità diverse tra loro -:
se al Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare siano mai pervenute, ai sensi dell'articolo 12, comma 1, del richiamato decreto legislativo n. 59 del 2005 «i dati caratteristici relativi alle emissioni in aria, acqua e
suolo...» dello stabilimento Wafer Zoo srl di Schieppe nel Comune di Orciano di Pesaro (Pesaro-Urbino) e quali iniziative intenda intraprendere, per quanto di competenza, in relazione a questa delicata vicenda.
(4-04257)
...
BENI E ATTIVITÀ CULTURALI
Interrogazioni a risposta scritta:
REGUZZONI. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
la provincia di Varese ha visto negli anni la straordinaria presenza di numerosi ed autorevolissimi scrittori e poeti, da Piero Chiara a Vittorio Sereni, da Guido Morselli a Gianni Rodari, e poi ancora Giovanni Pirelli, Fausta Cialente, Mura, Liala, storici come Luigi Ambrosoli, Enrico Somaré o ancora, Guido Piovene, Carlo Linati, Carlo Dosi;
la provincia di Varese - in collaborazione con l'associazione «amici di Piero Chiara» - opera da anni, anche attraverso la creazione del «Parco culturale dei laghi» e del «Premio Chiara», allo scopo di promuovere iniziative e attività culturali e letterarie;
la Fondazione Museo dell'aeronautica di Vizzola Ticino (Varese) intende realizzare un'apposita iniziativa annuale avente scopo analogo e tendente a coniugare i concetti di territorio, volo e cultura letteraria, coinvolgendo numerosi ed autorevoli istituzioni ed enti del territorio -:
se il Ministro sia a conoscenza di dette iniziative e se e come intenda supportarle;
se il Ministro sia interessato a collaborare attivamente - anche solo con un supporto simbolico e/o il proprio patrocinio anche economico - alla iniziativa della Fondazione Museo dell'Aeronautica che vede l'accordo di SEA - Società esercizi aeroportuali, del quotidiano La Prealpina oltreché delle istituzioni e degli enti locali e della regione Lombardia.
(4-04235)
REGUZZONI. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
il Ministero dei beni culturali sta molto ben operando nel sostegno alle grandi e piccole realtà museali del Paese, valorizzando le eccellenze di tutto il territorio;
la civica galleria d'arte moderna di Gallarate (Varese), nata nel 1966, è una delle realtà più serie, attive e propositive del Paese;
dai dati emersi da un'indagine sviluppatasi nell'ambito del Premio Terna, la civica galleria d'arte moderna di Gallarate (comunemente denominata anche GAM) è tra le piccole realtà italiane quella più fortemente attiva nella promozione e lo sviluppo arti visive;
la citata indagine è contenuto in un importante studio previsionale denominato «Il futuro delle arti visive contemporanee in Italia» e realizzato da S3.Studium, con l'obiettivo di tracciare uno scenario sulle probabili evoluzioni del settore fino al 2015;
il GAM nel 2010 inaugurerà la nuova sede museale di oltre 5.000 metri quadrati, che servirà per potenziare l'offerta culturale e al contempo ampliare la ricerca contemporanea -:
se il Ministro sia al corrente dell'esito della citata indagine commissionata dalla società Terna e quale sia l'intendimento del ministero in proposito;
se e come il Ministro intenda supportare la GAM, sia dal punto di vista economico, sia da quello del sostegno promozionale alle mostre e agli altri eventi da organizzare.
(4-04240)
DIFESA
Interrogazione a risposta scritta:
MAURIZIO TURCO, BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
con una nota del 24 giugno 2009, Prot. M-D E24244 0012227, il responsabile del servizio amministrativo del 1o Reggimento bersaglieri di Cosenza ha richiesto al sindaco dei comune di Dinami (Vibo Valentia) di provvedere a versare sul conto corrente n. IT73 E 07601 16200 00015716871, intestato allo stesso comando dei reggimento, la somma di euro 999,60 a titolo di rimborso, previsto dall'articolo 80 del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, per gli oneri per permessi retribuiti concessi al Caporal maggiore capo (VSP) Gaetano Cotronei, in servizio presso il medesimo ente;
l'articolo 80 del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, Testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale 28 settembre 2000, n. 227, dispone che «Le assenze da servizio di cui ai commi 1, 2, 3 e 4 dell'articolo 79 sono retribuite al lavoratore dal datore di lavoro. Gli oneri per i permessi retribuiti dei lavoratori dipendenti da privati o da enti pubblici economici sono a carico dell'ente presso il quale gli stessi lavoratori esercitano le funzioni pubbliche di cui all'articolo 79. L'ente, su richiesta documentata del datore di lavoro, è tenuto a rimborsare quanto dallo stesso corrisposto, per retribuzioni ed assicurazioni, per le ore o giornate di effettiva assenza dei lavoratore. Il rimborso viene effettuato dall'ente entro trenta giorni dalla richiesta. Le somme rimborsate sono esenti da imposta sul valore aggiunto ai sensi dell'articolo 8, comma 35, della, legge 11 marzo 1988, n. 67»;
con una nota datata 3 luglio 2009, n. Prot. 3648, l'ufficio del Direttore Generale del Comune di Dinami (Vibo Valentia) rigettava la citata richiesta di pagamento con la seguente motivazione: «Per quanto concerne la problematica relativa all'individuazione del soggetto sul quale deve gravare l'onere per assenze dal servizio dei lavoratori dipendenti chiamati a svolgere pubbliche funzioni, occorre rilevare come per la qualificazione pubblicistica del datore di lavoro dell'interessato non può trovar applicazione il disposto di cui all'articolo 4, comma 5, della legge n. 816 del 1985. Invero, ai sensi dei correlati articoli 79-80 del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267 solo nell'ipotesi di lavoratori dipendenti «da privati o da soggetti pubblici economici», l'ente locale presso cui i predetto sono amministratori è tenuto, previa richiesta, a rimborsare al datore di lavoro quanto corrisposto per le ore di effettiva assenza correlate allo svolgimento del mandato di amministratore. Certamente, Codesto spettabile reggimento non può qualificarsi né come datore di lavoro privato né come soggetto pubblico economico. Previamente, il rimborso era dovuto anche alle amministrazioni pubbliche. Tale obbligo è però cessato con effetto dal 1o marzo 2001, in conseguenza della modifica introdotta al citato articolo 80 del testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali n. 267 del 2000 dall'articolo 2-bis del decreto-legge 27 dicembre 2000, convertito con modificazioni dalla legge 28 febbraio 2001, n. 26...»;
a parere dell'interrogante la richiesta di pagamento, effettuata dal servizio amministrativo del 1o Reggimento bersaglieri con la nota in premessa, appare non conforme alle disposizioni normative e, in ipotesi, finalizzata a scoraggiare l'amministrazione comunale dallo svolgere, con regolarità, le proprie attività istituzionali per non incidere negativamente sul proprio bilancio economico -:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza del fatto narrato in premessa e non ritenga doveroso accertare se la richiesta di pagamento avanzata nei confronti dell'amministrazione comunale del comune di Dinami sia stato adottato conformemente
alle disposizioni di legge in materia e, nel caso, provvedere ad interessare gli organi giudiziari competenti;
se vi siano state, o siano attualmente in corso, altre richieste di pagamento analoghe a quella citata in premessa, avanzate da enti militari nei confronti di altre amministrazioni comunali e, eventualmente, quale sia l'importo complessivo delle somme da queste corrisposte al ministero della difesa o agli enti richiedenti i pagamenti;
se non ritenga di dover immediatamente intervenire con apposite disposizioni volte a chiarire, in modo inequivocabile, la corretta applicazione delle norme contenute nel testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali nel senso che la Repubblica tutela il diritto di ogni cittadino chiamato a ricoprire cariche pubbliche nelle amministrazioni degli enti locali ad espletare il mandato, disponendo del tempo, dei servizi e delle risorse necessari ed usufruendo di indennità e di rimborsi spese nei modi e nei limiti previsti dalla legge, che, quindi, le assenze dal servizio di cui ai commi 1, 2, 3 e 4 dell'articolo 79 del citato testo unico degli enti locali sono retribuite al lavoratore dal datore di lavoro e, quest'ultimo, nel caso si tratti di una amministrazione dello Stato, come nel caso in premessa, non può rivalersi sull'ente presso il quale gli stessi lavoratori esercitano le funzioni pubbliche.
(4-04242)
TESTO AGGIORNATO AL 24 MARZO 2011
...
ECONOMIA E FINANZE
Interrogazione a risposta orale:
VIETTI e MANTINI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
gli interventi predisposti dal Governo per attenuare gli effetti della crisi ed incentivare i settori economici, non hanno interessato il settore delle professioni;
non si comprendono le ragioni di tale esclusione: l'attuale congiuntura ha colpito non solo l'apparato produttivo, ma anche il settore dei servizi, che certo non è rimasto immune dagli effetti della crisi;
in rapida sintesi, i titolari di reddito autonomo risultano esclusi dal novero degli aventi diritto delle seguenti misure agevolative varate dal Governo:
a) detassazione investimenti (ex articolo 5, commi 1-3-bis, decreto-legge n. 78 del 2009 Tremonti-ter);
b) incentivi alla capitalizzazione (ex articolo 5, comma 3-ter decreto-legge n. 78 del 2009);
c) premio occupazione e potenziamento degli ammortizzatori sociali (ex articolo 1 decreto-legge n. 78 del 2009);
d) moratoria sui prestiti bancari (ex articolo 5, comma 3-quater, decreto-legge n. 78 del 2009);
e) bonus aggregazioni per conferimenti, fusioni e scissioni (articolo 1, comma 242 legge n. 296 del 2006;
si segnala, inoltre, che il bonus aggregazioni per professionisti, previsto dal comma 70 dell'articolo 1 della Finanziaria 2008 (che attribuisce un credito di imposta agli studi professionali associati o alle altre entità giuridiche, anche in forma societaria, risultanti dall'aggregazione di almeno quattro ma non più di dieci professionisti) risulta non solo in attesa del via libera dalla Commissione Europea, ma ancora mancante del relativo decreto applicativo, per cui si sarebbero persi già due dei tre anni di validità del bonus stesso -:
se non ritenga di intervenire in tempi rapidi con iniziative, anche di tipo normativo, di sostegno nei confronti dei titolari di reddito autonomo, tenuto conto che sostenere la competitività delle attività professionali significa fornire alle imprese gli strumenti necessari per la loro ripresa economica e se non ritenga altresì di
prevedere l'intera deduzione dell'IRAP per i professionisti così come richiesta dall'Europa.
(3-00664)
Interrogazioni a risposta scritta:
JANNONE. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
l'Associazione degli artigiani di Mestre (Cgia) rileva che, su una platea di circa 3.700.000 partite Iva interessate dagli studi di settore, circa 1.200.000 attività non risultano in linea con quanto previsto dal regime fiscale. A causa della situazione economica ereditata dal precedente governo e delle difficoltà relative alla congiuntura finanziaria, per l'anno di imposta 2008 un contribuente su tre rischia di non essere congruo e non adeguato con gli studi di settore. Secondo Giuseppe Bortolussi, segretario della Cgia di Mestre, le stime elaborate per l'anno di imposta 2008 attestano che «nonostante le modifiche, gli accorgimenti e i correttivi anticrisi introdotti negli ultimi mesi dall'amministrazione finanziaria, questo strumento (ndr gli studi di settore) non è ancora in grado di fotografare con obbiettività la situazione economica che grava sul Paese. Con la conseguenza che a molti autonomi si chiede di pagare di più rispetto all'anno scorso su incassi presunti che non corrispondono alla realtà»;
nell'ambito di un'indagine riguardante l'evasione fiscale, realizzata dalla Commissione bicamerale di Vigilanza sull'Anagrafe Tributaria, i parlamentari di Camera e Senato hanno ipotizzato che, per combattere il fenomeno, non sono necessari gli studi di settore, che rischiano di dover essere aggiornati con cadenza annuale, quanto piuttosto la messa a punto di due strumenti molto efficaci: da una lato l'incentivo a dichiarare di più detassando gli incrementi registrati dal reddito di anno in anno, dall'altro il ricorso a strumenti di controllo più sofisticati e meno fastidiosi, come un «redditometro di massa» basato non su beni di lusso, ma su beni di utilizzo diffuso. La logica che ha mosso la stipula del documento finale da parte della Commissione, sottostà al principio che «per una efficace strategia di recupero del gettito tributario evaso» servono da una parte appigli positivi a essere corretti, dall'altra disincentivi a evadere;
secondo stime recenti, l'evasione fiscale avrebbe accumulato all'incirca 100 miliardi di euro l'anno, sottraendoli dalle casse dello Stato. In base da quanto emerso dal documento finale, sarebbe necessario creare «un sistema di imposizione più favorevole sui maggiori redditi prodotti dai contribuenti di ridotte dimensioni, rispetto ai redditi relativi al periodo di imposta precedente, al netto dell'effetto inflazione». Per questo bisognerebbe prevedere l'applicazione di un'aliquota ridotta. La suddetta Commissione ipotizza anche la reintroduzione di un «concordato preventivo» per i lavoratori autonomi, l'arrivo del «borsellino elettronico» per pagare le pensioni, che sarà collegato alla social card, ed un censimento anche per le piccole imbarcazioni da diporto per le quali la legge italiana non prevede l'immatricolazione;
l'uso del «borsellino elettronico», sul quale poter accreditare i redditi da parte dello Stato, consente di avere una tracciabilità dei pagamenti. Con il «concordato preventivo», si possono concordare con il fisco - in base a determinati parametri - gli importi da pagare. In questo caso la detassazione potrebbe essere collegata al maggior reddito dichiarato rispetto al concordato. L'attuale redditometro è basato su alcuni beni considerati «di lusso» e consente di ricostruire i redditi del contribuente indagato in base al patrimonio posseduto e a quel che serve per gestirlo. La commissione parlamentare invece propone un utilizzo di massa prendendo come base beni largamente utilizzati e non di nicchia, facendolo diventare automatico -:
se il Ministro intenda emanare misure atte a rendere ufficiali ed operativi gli
strumenti ipotizzati dalla Commissione di inchiesta sull'Anagrafe Tributaria, per contrastare l'evasione fiscale.
(4-04223)
REGUZZONI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
una recente indagine della federazione Varesina di Confindustria ha fatto emergere tra gli altri i seguenti dati:
a) il 71 per cento delle aziende ha segnalato un aumento degli spread nonostante il calo dell'Euribor;
b) oltre il 60 per cento delle aziende segnala un allungamento dei tempi di delibera ed una maggiore severità e rigidità nella concessione del credito;
c) il 30 per cento circa delle imprese aveva ricevuto richieste di garanzie integrative a copertura delle linee di credito già in essere;
il 63 per cento delle imprese ha affermato di aver subìto un peggioramento del rapporto con le banche;
i dati emersi dall'indagine di Univa rappresentano una sensazione diffusa nel rapporto tra le banche e le piccole e medie imprese;
detto atteggiamento del sistema bancario rischia di compromettere i lodevolissimi e condivisi sforzi del Governo in tema di accesso al credito e sostegno finanziario per le PMI -:
quali siano gli intendimenti del Ministro in merito ai dati esposti in premessa.
(4-04231)
JANNONE e CARLUCCI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il procuratore generale della Corte dei Conti, Furio Pasqualucci, ha recentemente affermato quanto sia preoccupante il fenomeno della corruzione in Italia, considerata simile ad una «tassa immorale ed occulta», che ammonta annualmente a circa 50-60 miliardi di euro. Oltre al danno economico per il Pil italiano, il fenomeno corruttivo provoca gravi e pesanti conseguenze anche nei confronti dell'immagine, della moralità e della fiducia, che rischiano di ostacolare gli investimenti esteri, soprattutto nel Meridione del Paese. Infatti le regioni più a rischio risultano essere Sicilia, con il 13,07 per cento del totale delle denunce, Campania, con l'11,46 per cento, Puglia con il 9,44 per cento e Calabria con l'8,19 per cento. Nell'ultimo anno i pubblici ufficiali denunciati per reati contro la pubblica amministrazione sono stati 3.224;
corruzione ed evasione sono le principali cause che drenano risorse allo sviluppo economico e ne intaccano la potenzialità di investimenti. Nella relazione della magistratura contabile, l'elenco dei mali della finanza pubblica si intreccia anche con gli effetti della crisi globale, dando un giudizio molto duro sui contratti derivati sottoscritti dai Comuni, definiti «una bomba finanziaria a orologeria innescata dal ricorso sconsiderato a tali strumenti»;
la Corte dei Conti auspica un'incisiva azione di contrasto, tanto più che anche le tecniche della corruzione vanno evolvendosi: quella che veniva definita la «bustarella», è stata sostituita da fatturazione di compensi per presunte consulenze, rimborso di spese elettorali, rimborso di presunte spese viaggio e/o di rappresentanza. In base a questi nuovi processi, il denaro passa alla persona «giusta» attraverso la sovraffatturazione di operazioni commerciali, l'utilizzo di società «cartiere», cioè che hanno il compito di emettere fatture inesistenti. Si tratta di nuove forme per esercitare corruzione, concussione e abuso d'ufficio, pratiche, purtroppo, abbastanza diffuse nella pubblica amministrazione;
ai vecchi obiettivi della corruzione se ne sono aggiunti di nuovi: Guardia di finanza e Carabinieri segnalano che nella
pubblica amministrazione i settori più colpiti restano la sanità, le assunzioni del personale, le concessioni di finanziamenti e di appalti pubblici. Ma il malaffare sta crescendo anche nell'edilizia privata, nelle università, fra le consulenze e lo smaltimento di rifiuti -:
quali iniziative il Ministro intenda adottare per inasprire la lotta alla corruzione e per continuare a contrastare efficacemente l'evasione fiscale.
(4-04237)
QUARTIANI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
la Commissione censuaria centrale è stata costituita con decreto del Ministro dell'economia e delle finanze in data 19 novembre 2007 e che i componenti della predetta commissione hanno giurato presso l'Agenzia del territorio a Roma in data 5 marzo 2008;
la Commissione che avrebbe dovuto occuparsi dell'aggiornamento degli estimi catastali tramite la predisposizione di direttive e linee guida che avrebbero dovuto essere accolte a livello locale (regioni, province, comuni o associazioni di comuni), con l'obiettivo della riforma degli estimi catastali di base, fermi ormai da 50 anni, fonte tra l'altro di considerevoli entrate per lo Stato, non è più stata convocata dalla data del giuramento -:
se il Ministro competente sia al corrente della situazione descritta in premessa e non intenda attivare tutti gli strumenti a disposizione del Governo e del Ministero al fine di garantire il funzionamento di una così importante Commissione che, a giudizio dell'interrogante, risulterebbe utile anche ai fini della definizione delle politiche volte alla perequazione tra territori nonché alla regolarizzazione delle fonti di entrata dello Stato.
(4-04244)
...
GIUSTIZIA
Interrogazioni a risposta scritta:
AMICI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
due anni fa, dopo decenni di attesa, è stata inaugurata a Gaeta, in via Calegna, una struttura destinata ad ospitare la sezione distaccata del tribunale di Latina, un organismo moderno ed efficiente al servizio del territorio pontino;
nel corso di questi due anni il comune di Gaeta ha anticipato per le spese di gestione e di ordinaria e straordinaria manutenzione, una somma superiore a 1 milione e 200 mila euro;
il rimborso di tale somma spetta all'amministrazione del Ministero della giustizia che, secondo la normativa vigente, dovrebbe provvedere versando un acconto all'inizio di ogni esercizio finanziario e corrispondendo la restante parte, il saldo, entro il 30 settembre dell'esercizio successivo;
ad oggi il Ministero della giustizia ha restituito al comune di Gaeta solo 161 mila euro, cifra che costituisce una quota irrisoria di quanto dovuto e la cui esiguità pone in gravi difficoltà l'amministrazione del comune pontino, la quale necessità del totale rimborso delle anticipazioni versate per continuare a garantire alla comunità l'indispensabile servizio fornito dal tribunale;
tale incresciosa situazione ha indotto il sindaco di Gaeta, Antonio Raimondi, a promuovere un'iniziativa collettiva a nome di tutti i sindaci del comprensorio per sollecitare il Ministero della giustizia a corrispondere le risorse indispensabili per la gestione del Tribunale -:
se il Ministro non ritenga di doversi adoperare urgentemente al fine di erogare la somma dovuta al comune di Gaeta, consentendo così allo stesso di alleviare le difficoltà economiche causategli dalle anticipazioni effettuate, e non ancora rim- borsate
dal Ministero interrogato, al fine di provvedere alla gestione e alla manutenzione della sede distaccata del Tribunale di Latina.
(4-04225)
PALOMBA. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
l'assistente capo Secci Giuseppe Efisio, effettivo alla casa circondariale di Cagliari, distaccato nella casa di reclusione di Isili dal 2004, inizialmente per gravi motivi familiari, poi quale componente della segreteria G.A.U. UILPA Penitenziari, ha esercitato il mandato sindacale ed è titolare della contrattazione aziendale di secondo livello;
negli anni successivi il distacco veniva rafforzato da un cambio, vale a dire che una unità raggiungeva Cagliari, mentre il Secci continuava a permanere a Isili, cosicché non rimaneva depauperato l'organico di Cagliari;
la situazione di distacco è proseguita in virtù di successive proroghe fino al 10 luglio 2009, quando il Provveditore regionale, sulla base delle pur precarie condizioni della casa circondariale di Buoncammino e di un intervento del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria che ha fatto rientrare in penisola da Cagliari circa una ventina di unità (con ciò aggravandone le carenze), ha deciso di richiamare presso la sede originaria di Cagliari l'assistente capo Secci; il quale, peraltro, nonostante abbia raggiunto la sede di Cagliari continuerà a esercitare le sue prerogative sindacali e sarà presente ad ogni contrattazione che sarà convocata nella sede della casa di reclusione di Isili in virtù della predetta sua qualità di delegato sindacale;
l'organizzazione sindacale della UIL Penitenziari lamenta che il provvedimento del Provveditore regionale dell'amministrazione penitenziaria è stato assunto senza un approfondito confronto con la stessa, a dispetto delle norme contrattuali in tema di, mobilità (che è materia di contrattazione), nonostante un'interlocuzione col Provveditore regionale dell'amministrazione penitenziaria del segretario regionale UIL penitenziari e malgrado le gravissime condizioni familiari nel frattempo sopravvenute per cui si è verificata la titolarità delle prerogative della legge n. 104 del 1992 che riguarda il portatore di handicap in situazione di gravità: articolo 3, comma 3). Detta legge, nel prevedere l'esclusività e la continuità dell'assistenza al diversamente abile, garantisce a chi è depositario delle prerogative ivi previste la possibilità del trasferimento nella sede più vicina al luogo dove risiede il portatore di handicap affinché venga assicurata quell'assistenza continuativa che la legge prevede;
come è noto, i provvedimenti di distacco in atto dalla penisola riguardano 177 unità, delle quali 50 già fatte rientrare, di modo che la Sardegna penitenziaria è ancor più in ginocchio per via dell'aggravamento della cronica carenza di organico, che genera gravi problemi in ordine all'operatività delle strutture penitenziarie ed alla popolazione detenuta -:
se non ritenga di adottare iniziative volte ad incrementare gli organici del personale del Corpo di polizia penitenziaria in servizio nella regione Sardegna anche al fine di verificare la possibilità di una revoca del provvedimento del luglio 2009 con il quale è stata disposta la revoca del distacco dell'assistente capo Giuseppe Efisio Secci e di altri analoghi provvedimenti riguardanti numerose unità di polizia penitenziaria, previa l'eventuale riattivazione delle relazioni sindacali.
(4-04234)
REGUZZONI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
nella notte di venerdì 21 agosto 2009 è stato arrestato, a seguito dell'intervento di alcuni residenti, un cittadino albanese di 29 anni mentre tentava di introdursi in un appartamento di via Trescore a Milano;
l'uomo risultava senza fissa dimora ed è già noto alle forze dell'ordine per aver commesso altri reati -:
se sia stato accusato del reato di immigrazione clandestina ovvero se risulta in possesso di regolare permesso di soggiorno, e in questo caso come sia possibile l'essere «senza fissa dimora»;
se vi sono altri casi analoghi riferiti a cittadini stranieri e quanti siano.
(4-04250)
BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della giustizia, al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
l'interrogante è venuta a conoscenza di una serie di informazioni riguardanti lo stato di salute del signor Mario Savio, attualmente detenuto presso la Casa Circondariale di Rebibbia, in espiazione della pena dell'ergastolo;
dal 2000 il medesimo non è più sottoposto al regime carcerario di cui all'articolo 41-bis dell'ordinamento penitenziario;
già a partire dal 2006 una gastroscopia ha accertato la presenza nel detenuto di varici esofagee, sintomatiche di una malattia epatica in evoluzione; sebbene un successivo esame effettuato a pochi mesi di distanza non confermava la predetta diagnosi, pur rilevando una gastrite cronica antrale;
nel 2008 una successiva ecografia ha rilevato la presenza nel detenuto di ben due lesioni epatiche, nonostante ciò il signor Savio non veniva sottoposto ad alcuna terapia adeguata in carcere, atteso che solo nel maggio del 2009 il medesimo è stato sottoposto a trattamento antivirale, per di più del tutto al di fuori dalle linee guida, perché senza preventiva determinazione dei marcatori del virus Delta;
in data 15 maggio 2009 il dottor Fabrizio Scordino ha sottoposto il detenuto, allora ancora recluso nel carcere di Sulmona, a consulenza medico-legale; la predetta relazione ha accertato che il signor Savio, durante il suo periodo di detenzione nel carcere di Sulmona, è stato curato male e con notevole ritardo, tanto è vero che nello stesso documento vengono paventati danni irreparabili per la salute del paziente, fino a prevedere nefaste soluzioni; veniva quindi rappresentata la necessità di ulteriori indagini diagnostiche mai effettuate nonché di fronteggiare la grave patologia di cui risultava affetto il detenuto in ambiente non carcerario;
peraltro la stessa terapia prevista dalle autorità carcerarie non è mai stata somministrata con regolarità al signor Savio, né il medesimo ha mai potuto seguire in carcere la dieta assegnatagli dal medico curante; senza considerare che, vista la gravità del quadro clinico, gli stessi difensori del detenuto hanno più volte cercato di essere ricevuti o di avere un colloquio telefonico con la direzione del carcere di Sulmona, senza mai riuscirci;
nonostante le rassicurazioni fornite dal dirigente sanitario del carcere di Sulmona, il quale probabilmente deve aver sottovalutato il quadro clinico del detenuto, le condizioni di salute del signor Savio hanno continuato ad aggravarsi notevolmente, di tal che i difensori del detenuto hanno avanzato - precisamente in data 26 maggio 2009 - una prima istanza di differimento pena (o, in alternativa, di ricovero in un luogo esterno di cura) al Magistrato di Sorveglianza dell'Aquila, che però decideva di rigettarla sulla base della relazione sanitaria proveniente dall'istituto di pena abruzzese;
nel frattempo le condizioni fisiche del detenuto hanno continuato a subire un ulteriore deterioramento, il che ha indotto gli avvocati del signor Mario Savio ad inoltrare presso la direzione carceraria di Sulmona una ulteriore istanza - questa volta ex articolo 17 del decreto del Presidente della Repubblica n. 230 del 2000 -
chiedendo che il loro assistito venisse quanto meno ricoverato presso il vicino ospedale di Avezzano; ma anche questa ennesima richiesta veniva rigettata dalle autorità penitenziarie, se è vero, come è vero, che nei giorni successivi il detenuto ha continuato a rimanere recluso nel carcere di Sulmona venendo semplicemente sottoposto, di tanto in tanto, ad accertamenti in Day Hospital presso strutture sanitarie esterne, accertamenti che però non sono risultati idonei ad evidenziare la reale portata della malattia;
in una lettera del 29 giugno 2009 il signor Savio - che nel frattempo ha anche intrapreso diversi scioperi della fame senza però riuscire a far cambiare atteggiamento alla direzione del carcere di Sulmona - ha scritto ai suoi avvocati quanto segue: «...nella cartella clinica è prescritto quali farmaci devo assumere, ma fino ad oggi non c'è stato un solo giorno in cui io abbia potuto avere al completo tutte le medicine, poiché un giorno manca un tipo di farmaco, il giorno dopo ne manca un altro, poi mancano le gocce, poi lo sciroppo... È da più di un mese che hanno sospeso di darmi una pillola che era prescritta, il motivo è perché sono terminate»;
solo il 13 luglio 200 - ovvero a distanza di ben tre anni dal primo manifestarsi della malattia epatica - il signor Mario Savio veniva trasferito a Rebibbia per essere ricoverato presso l'Ospedale Belcolle di Viterbo dove il primario del reparto malattie epatiche, dottor Giulio Stagnini, preso finalmente atto della gravità del caso, diagnosticava al detenuto una terza lesione al fegato a seguito della quale l'organo epatico del medesimo deve ormai ritenersi irrimediabilmente compromesso;
in pratica la malattia epatica di cui il signor Mario Savio soffre dal 2006 si è aggravata nel corso della reclusione sofferta all'interno del carcere di Sulmona, ciò fino a provocargli danni irreparabili al fegato, al punto che, ad oggi, l'unica speranza di sopravvivenza per il detenuto è rappresentata da un eventuale trapianto;
viste le gravi condizioni di salute incompatibili con lo stato detentivo, ad agosto 2009 la difesa del signor Savio depositava una nuova istanza di richiesta differimento pena ex articolo 684 del codice di procedura penale, istanza che verrà discussa presso il magistrato di Sorveglianza dell'Aquila il prossimo 22 settembre;
sebbene il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 1o aprile 2008 recante «modalità e criteri per il trasferimento al Servizio Sanitario Nazionale delle funzioni sanitarie, dei rapporti di lavoro, delle risorse finanziarie e delle attrezzature e beni strumentali in materia di Sanità penitenziaria», abbia trasferito la competenza della sanità penitenziaria dal Ministero della Giustizia al Servizio Sanitario Nazionale, a tutt'oggi non risultano ancora essere state trasferite alle Regioni le risorse finanziarie per l'anno 2008, trasferimento previsto dall'articolo 6 del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 1o aprile 2008;
l'applicazione del citato decreto del Presidente del Consiglio dei ministri richiede una seria e radicale riorganizzazione del servizio sanitario offerto all'interno degli istituti di pena, riorganizzazione da attuare al più presto previo passaggio dei fondi stanziati per il servizio sanitario penitenziario (84 milioni nel 2008) presso il Fondo sanitario nazionale e, quindi, previa ripartizione degli stessi;
nonostante il passaggio delle competenze al Servizio Sanitario Nazionale delle funzioni sanitarie, dei rapporti di lavoro, delle risorse finanziarie e delle attrezzature e beni strumentali in materia di Sanità penitenziaria, non risultano ancora essere stati definiti modelli operativi adeguati all'assistenza in carcere, ciò anche considerato il fatto che le stesse Regioni sono ben lungi dall'essere in grado di fornire i servizi medici nei penitenziari, così come peraltro ancora ambigua risulta la gestione dei relativi contratti di lavoro e ruoli professionali -:
se quanto riportato in premessa corrisponda al vero;
quali iniziative i Ministri interrogati, negli ambiti di rispettiva competenza, intendano adottare affinché sia garantito il rispetto del diritto alla salute del signor Mario Savio, tenuto conto delle precarie condizioni di salute - sia fisiche che psicologiche - di cui lo stesso risulta essere affetto;
quali iniziative di carattere ispettivo il Ministro della giustizia intenda eventualmente assumere, ai fini dell'esercizio di tutti i poteri di sua competenza, affinché siano accertate eventuali responsabilità della direzione dell'istituto penitenziario per la mancanza degli indispensabili accertamenti sanitari e degli adeguati trattamenti sanitari che, soli, avrebbero potuto evitare la definitiva ed irrimediabile compromissione dell'organo epatico di cui attualmente soffre il signor Mario Savio;
quali iniziative i Ministri interrogati, di concerto con le Regioni, intendano adottare per far sì che la riforma della medicina penitenziaria già avviata con il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 1o aprile 2008 trovi, finalmente, effettiva applicazione, così da fare in modo che la salute dei detenuti nelle carceri nazionali riceva finalmente una tutela adeguata alle regole di un Paese civile.
(4-04255)
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INFRASTRUTTURE E TRASPORTI
Interrogazioni a risposta orale:
LAGANÀ FORTUGNO. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
in una nota rilasciata all'ANSA regionale di Catanzaro martedì 10 febbraio 2009, il Presidente di Confindustria di Catanzaro annuncia di aver appreso la notizia secondo cui la Divisione Cargo di Trenitalia avrebbe deciso di escludere la stazione di Lamezia Terme dall'elenco degli scali abilitati alla gestione del trasporto merci per il 2009;
in effetti, in un'intervista a Tutto Trasporti, il direttore della citata Divisione evidenzia che l'attuale rete degli scali ferroviari merci è troppo polverizzata e inadatta ai traffici di lunga percorrenza. Da qui la convinzione che sia necessario portare a compimento il processo di razionalizzazione del reticolo logistico che negli anni '90 contava sul territorio nazionale ben mille scali e che a partire dal 2000 è stato man mano ridotto fino ad arrivare ai 199 odierni. Tra quest'ultimi, molti sono ancora quelli che non sono sostenuti da un'adeguata domanda di trasporto di merci. Questo motivo, unitamente al fatto che i prezzi praticati da Trenitalia per il trasporto delle merci sono inferiori a quelli di mercato e che vi è stato un taglio di 60 milioni di euro sui fondi destinati a tale settore nella Finanziaria 2009, ha reso ancor di più sentita l'esigenza di un ulteriore ridimensionamento del numero degli scali;
ciò premesso, è, tuttavia, necessario evidenziare che, qualora fosse confermata la decisione di chiudere lo scalo merci di Lamezia, si verrebbe a determinare la scomparsa di fatto del trasporto merci su rotaia nel cuore della Calabria, con una comprensibile forte penalizzazione nell'operatività delle industrie, delle imprese artigianali, delle attività commerciali e sociali in generale, con una conseguente ricaduta negativa sull'economia della regione;
a peggiorare questo quadro di situazione si sono, peraltro, aggiunti i gravi danni causati dal maltempo, che hanno reso molto difficile il trasporto su strada, unica alternativa a quello su rotaia, con la chiusura di alcune arterie principali e l'intasamento di quelle secondarie;
pertanto, in un momento di generale crisi economico-finanziaria sarebbe stata più opportuna una strategia basata sul potenziamento delle infrastrutture e dei servizi di trasporto calabresi, al fine di
ridurre la marginalità geografica e di favorire la movimentazione delle merci e dei prodotti, e non di riduzione e di chiusura di servizi -:
se la decisione relativa all'esclusione della stazione di Lamezia Terme dall'elenco degli scali ferroviari per le merci sia stata già presa da Trenitalia;
in caso affermativo, se non sia necessario ed opportuno un ripensamento sulle scelte già poste in essere e, più in generale, quali misure organizzative ed infrastrutturali intenda adottare per favorire la ripresa ed il rilancio della già penalizzata economia calabrese.
(3-00665)
LAGANÀ FORTUGNO. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
in una nota della Divisione Cargo di Trenitalia viene riportato che, per quanto riguarda la Calabria oltre ad essere messo fuori catalogo, per il 2009, lo scalo merci di Lamezia Terme, già fatto oggetto di una recente interrogazione a risposta scritta, è stato riportato nella stessa posizione anche quello di Cosenza;
pur comprendendo l'esigenza di addivenire ad una ottimizzazione della rete e degli scali adibiti al trasporto delle merci, non si può non evidenziare come, qualora fosse confermata la decisione di chiudere anche lo scalo merci di Cosenza, si verrebbe a determinare la scomparsa di fatto del trasporto merci su rotaia dalla quasi totalità degli scali della regione calabra. Rimarrebbero, infatti, soltanto lo scalo di Reggio Calabria, sempre fuori catalogo ma con deroga per il materiale ferroviario destinato all'imbarco, e quello di Villa S. Giovanni, fuori catalogo ma con previsione di apertura al traffico commerciale a seguito di successive indicazioni;
tutto ciò, come è facilmente comprensibile, determinerebbe una forte penalizzazione nell'operatività delle industrie, delle imprese artigianali, delle attività commerciali e sociali in generale, con una conseguente ricaduta negativa sull'economia della regione;
a peggiorare questo quadro di situazione si sono, peraltro, aggiunti i gravi danni causati dal maltempo, che hanno reso molto difficile il trasporto su strada, unica alternativa a quello su rotaia, con la chiusura di alcune arterie principali e l'intasamento di quelle secondarie;
pertanto, in un momento di generale crisi economico-finanziaria, al fine di ridurre la marginalità geografica e di favorire la movimentazione delle merci e dei prodotti, sarebbe più opportuna una strategia basata sul potenziamento delle infrastrutture e dei servizi di trasporto calabresi e non di riduzione e di chiusura di servizi -:
se non sia necessario ed opportuno un ripensamento in merito alla eventuale decisione di escludere la stazione di Cosenza dall'elenco degli scali ferroviari per le merci al fine di favorire anche la ripresa ed il rilancio della già penalizzata economia calabrese.
(3-00666)
Interrogazioni a risposta scritta:
JANNONE. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
l'edilizia urbana si espande a discapito della maggior parte dei terreni agricoli, che triplicano il loro valore non'appena si inizia a costruirvi sopra. Il catasto dichiara che in Italia esistono circa 28 milioni di abitazioni regolarmente denunciate, ma se si considera la differenza fra le abitazioni occupate e quelle variamente disponibili sul mercato, si conta un surplus di circa 8 milioni di abitazioni rispetto alle necessità, senza tener conto di quelle abusive. Tuttavia sembra che non ci siano abbastanza case per tutti, visto che una fetta di popolazione precaria è sempre alla ricerca di una casa, difficilmente disponibile, anche se la città si allarga, occupando territorio, senza
rispettare e gli equilibri riguardanti il rapporto tra valori immobiliari e reddito;
l'edilizia italiana sottostà ancora alla normativa del 1942, ad oggi vigente, nonostante siano stati prodotti una quantità enorme di strumenti aggiuntivi praticabili in deroga. Nel corso degli anni, grazie agli accordi di programma, l'urbanistica è diventata mediatrice fra le amministrazioni comunali, i proprietari dei suoli ed i costruttori. L'iter previsto per la costruzione di nuove abitazioni, anche su terreni destinati ad altro uso, prevede che, dopo aver varato il piano regolatore, i costruttori e l'amministrazione comunale di riferimento stipulino un accordo di programma, per cui il terreno da agricolo, diventa edificabile. In questo modo, i comuni comprano a prezzo agricolo le aree destinate all'edilizia, le sistemano perché ci si possa vivere e solo allora le cedono ai costruttori;
il piano regolatore, però, di norma, non prevede la stipula degli accordi di programma, anche se questa pratica è diventata ormai consuetudine in Italia. A causa dell'abuso degli accordi di programma, non esistono più città disegnate o costruite insieme ai cittadini, ma si seguono soltanto i dettami di chi ha interesse a far diventare i propri terreni edificabili, vendendoli alle amministrazioni comunali;
a Berlino, ad esempio, lo sviluppo urbano segue le direttrici del trasporto pubblico già esistente, facendo si che la costruzione di nuove zone non porti a un aumento del traffico di automobili. Grazie a questa politica, ogni anno all'interno della città il traffico di auto private diminuisce dell'uno per cento a fronte di un sensibile aumento dell'utilizzo dei mezzi pubblici. La realizzazione dei progetti urbani a Parigi, invece, prevede che si stabilisca preliminarmente quale tipologia di alloggi costruire su un dato terreno ed il loro quantitativo, senza la possibilità di cambiarne la destinazione. Queste città hanno seguito i dettami del pensiero economico liberale, secondo il quale occorre fare interventi di edilizia popolare dentro la città, e attivare una serie di pesi e contrappesi per tenere i valori in equilibrio, senza rubare territorio e tempo a chi si deve spostare;
diversamente da quanto si cerca di fare nel resto d'Europa, la situazione di una città come Roma è ostacolata dalla mancanza di regole da seguire per lo sviluppo della propria edilizia. Ogni giorno, nella capitale d'Italia, entrano circa mezzo milione di automobili, rispetto alle cento mila che si contavano soltanto dieci anni fa, bloccandone interamente il traffico pubblico e privato. Questo accade non perché la popolazione di Roma sia aumentata a dismisura, ma perché l'edilizia urbana ha fatto si che gli abitanti si siano spostati nelle zone periferiche, in cui si è verificato uno straordinario sviluppo dell'edilizia privata a basso costo rispetto ad altri quartieri, ma che non ha seguito alcuna regola capace di dettarne le giuste direttrici. In Germania la maggior parte dell'attività edilizia ha luogo all'interno della città. Si utilizzano terreni incolti o vecchie aree ferroviarie o postali, di modo che la popolazione aumenti all'interno delle città, a discapito dello spazio suburbano. Si può quindi parlare di una rinascita delle città e di una crisi dei sobborghi;
a partire dal 2001 nel Veneto si è verificato un sensibile aumento della costruzione di nuove abitazioni, che fa seguito all'incremento di fabbricati ad uso produttivo. Nonostante la popolazione della Regione si sia intensificata di circa quaranta mila nuovi residente all'anno, è stato accumulato un eccesso di patrimonio edilizio, che potrebbe essere sufficiente a soddisfare la domanda abitativa per i prossimi quindici anni. Questa situazione è provocata dal continuo ricorso agli accordi di programma, senza definire preliminarmente regole precise e rigide riguardanti lo sviluppo edilizio di ciascun paese e città;
è necessario, pertanto, effettuare il passaggio dall'«etica della crescita» ad
un'«etica dell'adeguamento», dove per adeguamento si intendono i bisogni degli esseri umani rispetto a quelle che sono le reali capacità di sostenimento dei nostri sistemi naturali. Se la popolazione si trova al di fuori di questa capacità di carico, di riflesso farà si che il territorio diventi incapace di sostenere il modello di sviluppo sociale ed economico proposto, per questo è necessario un adattamento -:
quali iniziative urgenti il Ministro intenda adottare per promuovere una legge urbanistica nazionale, abrogando o modificando la normativa in vigore dal 1942.
(4-04221)
ROSATO, MONAI, COMPAGNON, STRIZZOLO, ANTONIONE e MARAN. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
il 15 maggio 2009 è stato siglato un accordo programmatico per il rilancio competitivo del gruppo FS, tra il gruppo FS e le segreterie nazionali delle organizzazioni sindacali firmatarie del contratto collettivo delle attività ferroviarie;
alla base della nuova organizzazione vi sarebbe l'obiettivo di sviluppare «una produzione di maggiore quantità e qualità, a costi operativi economicamente compatibili», e tale risultato dovrebbe essere ottenuto «avendo a riferimento tre obiettivi: un aumento della capacità delle linee, una migliore gestione delle anormalità infrastrutturali, uno sfruttamento delle capacità di automazione»;
l'accordo e la nuova organizzazione territoriale, che sono stati resti operativi l'8 luglio 2009, al posto delle precedenti 15 direzioni compartimentali movimento, prevede la creazione sul territorio nazionale di tredici «Centri operativi esercizio rete» (COER), destinati a sovrintendere alla pianificazione, programmazione, gestione e controllo della circolazione dei nostri treni, da cui Trieste e la regione Friuli Venezia Giulia rimangono escluse, mentre se ne prevedono due nella regione Veneto, a Verona e a Venezia-Mestre;
laddove finora in Friuli Venezia-Giulia erano presenti due direzioni compartimentali, movimento e infrastrutture, ora è presente una nuova «Direzione territoriale produzione» che, per quanto riguarda la sede di Trieste, verrà diretta ad interim dal responsabile di Venezia;
in essa è sostanzialmente compresa la precedente direzione compartimentale infrastrutture, quel poco che rimane sul territorio della ex direzione compartimentale di Trieste, ora di fatto trasferita a Mestre ed assorbita dalla direzione compartimentale movimento di Venezia, ora divenuta il nuovo Coer;
a seguito di questa riorganizzazione, si assiste alla scomparsa dei centri direzionali strategici delle Ferrovie dal Friuli Venezia-Giulia, in quanto la direzione manutenzione rete che formalmente ha sede a Trieste, da quattro anni ha il direttore e il personale a Venezia, mentre quella del traffico internazionale passeggeri è trasferita ormai da sette anni, e Ferservizi, che gestisce i servizi amministrativi e gli immobili, da Trieste è passata a Verona;
lo stesso dicasi dei centri direzionali del traffico merci, di cui in regione è rimasto lo stabilimento di Udine, nonostante l'attività merci sia in questo territorio tra le più rilevati in ambito nazionale, ciò anche in ragione della presenza dei poli industriali che la generano, dei valichi con Austria e Slovenia, di tre porti regionali e dello scalo di Cervignano smistamento che con il suo interporto è uno dei più attivi della rete nazionale;
resta ancora incerto il futuro della sede centrale, ospitato in uno storico palazzo del 1895, per complessivi 17.800 metri quadrati, che nel settembre 2003 figurava in un lungo elenco di immobili che le Ferrovie avevano deciso di vendere, ma senza che a tutt'oggi vi siano elementi certi riguardo a una gara per la vendita del palazzo, sebbene sia in atto il lento trasferimento di una serie di uffici in altre sedi;
con l'abolizione dei confini, è doveroso impostare una serie di relazioni transfrontaliere con Austria e Slovenia, già richieste dalle ferrovie a contatto ancor prima che si avviasse l'integrazione europea, così come impellenti sono le esigenze di sinergie nel settore merci tra i porti di Trieste e di Capodistria e gli scali di smistamento di Cervignano e di Lubiana;
agli interroganti non appare opportuno, come peraltro denunciato anche dalle organizzazione sindacali regionali del settore maggiormente rappresentative, che dopo la perdita di posti dirigenziali di pregio avvenuta negli anni passati, i centri decisionali delle Ferrovie dello Stato in Friuli Venezia Giulia siano sottoposti a un ulteriore impoverimento -:
quali passi intenda compiere presso le Ferrovie dello Stato affinché questo trend negativo sia invertito con decisione, anche con riguardo alla conservazione dei 2.700 posti di lavoro presenti nell'intera Regione;
considerato che all'estremo nordest si stende ormai un'area metropolitana transfrontaliera che non può essere abbandonata dalle Ferrovie dello Stato, quali iniziative si intendano assumere al fine di assicurare al Friuli Venezia-Giulia un direttore regionale e un direttore commerciale pienamente responsabili, in grado di studiare il mercato, di impostare un dialogo con istituzioni e imprese e di interfacciarsi proficuamente con le sede centrale.
(4-04233)
REGUZZONI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
con interrogazione a risposta scritta (4-03528) presentata dal sottoscritto in data mercoledì 8 luglio 2009, sottolineavo la pericolosità dello svincolo autostradale della Milano-Laghi in località Busto Arsizio (Varese), punto viabilistico di straordinaria importanza anche per i collegamenti Milano-Malpensa lungo la strada statale 336;
detta interrogazione non ha ancora ricevuto risposta;
in detta interrogazione si chiedeva di conoscere «i reali intendimenti ed i precisi impegni di Anas e società autostrade», al di là dei generici «proclami» che si succedono da anni;
in data di mercoledì 16 settembre 2009, sulla superstrada 336 della Malpensa, presso l'imbocco dell'autolaghi a Busto Arsizio un'auto si è ribaltata poco dopo le 14 ed il conducente è stato trasportato in ospedale;
detto ribaltamento ha provocato rallentamenti alla circolazione e avrebbe potuto generare gravissime conseguenze, qualora fossero stati coinvolti altri veicoli -:
se il Ministro intenda in tempi rapidi fornire risposte adeguate alle problematiche poste, rivestendo le stesse l'evidente carattere di necessità ed urgenza;
se e come il Ministro intenda intervenire presso Anas e la società che gestisce l'autostrada dei Laghi per sollecitare perlomeno interventi minori (segnaletica o altro) atti a migliorare tempestivamente la situazione della sicurezza;
se il Ministro intenda valutare la possibilità di istituire un procedimento d'urgenza per l'attuazione delle modifiche infrastrutturali utili ai fini di migliorare lo snodo in parola.
(4-04238)
REGUZZONI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
la strada statale n. 336 rappresenta un'arteria fondamentale per il collegamento Milano-Malpensa;
sulla stessa vengono normalmente eseguiti lavori di manutenzione notturna;
nella giornata del 21 settembre 2009, erano in corso di esecuzione lavori nella mattinata tali da provocare rallentamenti e code per oltre 1 chilometro -:
perché si sia verificato tale episodio e quali atti il Ministro intenda porre in essere affinché non si ripeta in futuro.
(4-04239)
REGUZZONI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
numerose indagini statistiche hanno assegnato all'aeroporto di Fiumicino una posizione tra le peggiori in quanto a puntualità, consegna bagagli e servizio ai passeggeri;
numerosi cittadini hanno lamentato disguidi concernenti bagagli;
il sottoscritto da molto tempo segnala che - a detta di illustri tecnici - l'aeroporto di Fiumicino non è stato pensato come aeroporto hub, e pertanto gravi disagi derivano ai passeggeri proprio dal punto «debole» degli hub, e cioè la riconsegna bagagli -:
quanti siano stati i bagagli disguidati nei mesi di giugno, luglio e agosto nell'aeroporto di Fiumicino;
quale sia la fonte dei dati e quali controlli possano essere eseguiti circa la veridicità delle informazioni;
quali siano i termini di paragone in merito alla riconsegna bagagli con l'aeroporto di Malpensa e con altri hub europei.
(4-04241)
REGUZZONI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
in data venerdì 7 agosto 2009, in pieno esodo estivo e nel periodo più importante per il turismo che viaggia da e verso il nostro Paese, la società che gestisce gli Aeroporti di Roma ha annunciato che un «guasto al sistema di check-in» ha causato numerosi ritardi nei voli e disagi per i passeggeri -:
quale sia la portata effettiva dei ritardi e dei disagi;
quali azioni il Ministro abbia intrapreso o intenda intraprendere per porre fine ai disagi;
quali azioni il Ministro abbia intrapreso o intenda intraprendere per verificare le cause dei disservizi;
quali azioni il Ministro abbia intrapreso o intenda intraprendere per evitare che il sovra-affollamento dell'aeroporto di Fiumicino continui a creare danni al Paese.
(4-04247)
REGUZZONI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
nella realizzazione di alcuni lavori pubblici si realizzano spesso ritardi che creano danni non quantificabili alla comunità interessata: ad esempio il parcheggio in corso di realizzazione in Piazza Novella a Milano, nel cuore di Città Studi, subisce un ritardo di almeno due anni dovuto a questioni interne alla società costruttrice, che ha più che raddoppiato i tempi di realizzazione previsti inizialmente -:
se il Ministro intenda adottare iniziative finalizzate a modificare le normative vigenti in materia di appalti e quali allo scopo di ridurre al minimo rischi e disagi come quello citato, anche prevedendo penali e/o sanzioni che possano compensare in parte i cittadini residenti e/o gli esercizi commerciali che subiscono i disagi e/o i danni.
(4-04251)
TESTO AGGIORNATO AL 24 MARZO 2011
INTERNO
Interpellanza:
Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro dell'interno, per sapere - premesso che:
l'imprenditore edile calabrese Pino Masciari è noto testimone di giustizia sotto programma speciale di protezione per aver denunciato rapporti inquinati con la magistratura e la politica;
Pino Masciari ha dato un enorme contributo alla giustizia perché senza la sua preziosa testimonianza ed il suo coraggio, non sarebbe stato possibile sgominare numerose famiglie della `ndrangheta calabrese;
la meritoria opera dei testimoni di giustizia è incoraggiata da un sistema di regole la cui ratio è quella di garantire la sicurezza del soggetto tutelato, preservandolo da azioni intimidatorie o violente, assicurando allo stesso tempo i diritti e le libertà derivanti dallo status di libero cittadino;
sulle minacce e sui condizionamenti, nei testimoni di giustizia prevalgono sensibilità istituzionale e senso civico, stimolati e sostenuti dal suddetto complesso di norme cui lo Stato si avvale per impedire che questi soggetti rimangano vittime del proprio coraggio;
una delle principali misure di sicurezza assicurate ad un testimone di giustizia è la permanenza in una località segreta, condizione in cui attualmente vive Pino Masciari e la sua famiglia, composta dalla moglie e due figli minorenni;
ciononostante nella notte tra il 18 e il 19 agosto 2009 due uomini si sono introdotti nell'abitazione segreta di Pino Masciari, dopo aver parcheggiato una vettura con un complice a bordo sotto la casa;
Masciari e la moglie, accortisi della presenza di uno sconosciuto nella camera da letto, sono riusciti a dare l'allarme e a mettere così in fuga gli intrusi, che si sono poi dileguati utilizzando la macchina del complice;
il gravissimo evento si è verificato a pochi giorni di distanza da un ulteriore episodio intimidatorio datato 20 luglio 2007, quando su una finestra dell'ex sede dell'azienda «Masciari costruzioni» è stato rinvenuto un ordigno esplosivo, con tutta evidenza indirizzato a Pino Masciari;
all'interpellante infine risulta che a seguito dei citati gravissimi episodi non siano stati presi debiti provvedimenti per rafforzare le misure di sicurezza nei confronti di Pino Masciari e della sua famiglia, anzi: per contro, ad oggi essi sono totalmente privi di misure di sicurezza;
i fatti descritti in premessa accaduti a Pino Masciari, uomo che da ben 12 anni combatte la mafia, certo non stimolano ed incoraggiano i cittadini ad affidarsi alla giustizia e a ribellarsi alle intimidazioni del racket -:
se il Ministro interrogato non intenda chiarire come sia stato possibile che sconosciuti siano riusciti ad introdursi nell'appartamento segreto di un testimone di giustizia, assicurandosi peraltro anche l'appoggio di un complice sotto la casa, se il trattamento riservato a Pino Masciari dai competenti organi responsabili della sua sicurezza sia adeguata a quanto previsto dalle norme in materia e in caso negativo, quali provvedimenti intenda adottare;
se l'incolumità di Pino Masciari sia effettivamente assicurata;
quali iniziative il Ministro intenda assumere per stimolare i cittadini a ribellarsi alle intimidazioni del racket garantendo adeguata protezione ai testimoni di giustizia.
(2-00475)«Zazzera».
Interrogazione a risposta in Commissione:
NASTRI e CARLUCCI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
l'autostrada Torino-Milano rappresenta una delle arterie stradali maggiormente trafficate a livello nazionale, essendo un importante tratto stradale ideale, per i collegamenti con le realtà industriali, economiche e commerciali del Nord Italia;
conseguentemente la vigilanza ed il controllo per la sicurezza stradale da parte degli organi e delle autorità preposte, costituisce una componente fondamentale ed essenziale al fine di tutelare l'incolumità degli individui e dei mezzi che percorrono il predetto tratto;
in particolare, nel medesimo tratto autostradale nei pressi delle province di Novara e di Torino, l'organico operativo della polizia stradale e specificamente presso la sottosezione polizia stradale di Novara est, che svolge i propri compiti di sicurezza e di vigilanza appare carente dal punto di vista numerico;
il problema della sicurezza dei cittadini e dei viaggiatori che utilizzano il proprio automezzo per percorrere il suddetto tratto autostradale, deve rappresentare indubbiamente una priorità dal punto di vista dell'attenzione e dell'interesse da parte delle istituzioni locali e nazionali -:
quali iniziative urgenti intenda intraprendere al fine di potenziare l'organico della sede della Polizia stradale novarese;
se non convenga conseguentemente che proprio in considerazione dell'importanza che il tratto autostradale esposto in premessa costituisce, e caratterizzato dal volume di traffico e di spostamento giornaliero di viaggiatori e di mezzi pesanti, debba essere garantito un adeguato e appropriato numero di agenti in servizio di vigilanza stradale.
(5-01794)
Interrogazioni a risposta scritta:
GUZZANTI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
l'Ufficio elettorale del Ministero dell'interno, con riferimento al deposito dei contrassegni dei Partiti in vista delle elezioni europee del 6 e 7 giugno, in data 21 aprile, invitava il dottor Nicola Carnovale, presentatore a nome dei «I Socialisti» del contrassegno «Socialisti Uniti per l'Europa» con «il garofano rosso» al centro del cerchio, registrato al n. 11 a modificare detto simbolo sul presupposto del tutto infondato - come risulta accertato - che altro simbolo depositato al n. 19 dal «Nuovo Psi» «risulta tra l'altro essersi presentato ed aver avuto propri eletti in occasione delle Elezioni europee del 2004»;
l'Ufficio elettorale Nazionale, presso la Suprema corte di Cassazione, con decisione del 26 aprile 2009, bocciava tale assunto in quanto il depositante del contrassegno n. 19 - il «Nuovo Psi» - «non sia il medesimo partito presente alle Elezioni europee del 2004» e «che non ha dimostrato la successione tra la propria organizzazione e quella del Partito originario» accoglieva l'opposizione proposta dal suddetto Carnovale a nome de «I Socialisti» e né ammetteva il relativo contrassegno n. 11 escludendo espressamente il n. 19 del «Nuovo Psi»;
le Commissioni circoscrizionali, ricusavano erroneamente le liste presentate dai «I Socialisti» con il Contrassegno «Socialisti Uniti per l'Europa» «per la mancata ricorrenza della ragione di esenzione dall'obbligo di raccogliere le firme, come previsto dall'articolo 12, comma 4 della legge n. 18 del 1979» che recita: «nessuna sottoscrizione è richiesta altresì per i partiti o gruppi politici che nell'ultima elezione abbiano presentato candidature con il proprio contrassegno ed abbiano ottenuto almeno un seggio al Parlamento europeo» -:
se come dalla norma su richiamata, l'Ufficio elettorale del Ministero dell'interno,
abbia inviato agli uffici elettorali circoscrizionali le comunicazioni relative a tutti i partiti o gruppi esonerati dall'obbligo di raccolta delle firme, secondo quanto previsto nelle istruzioni emanate dallo stesso Ministero (vedi Capitolo VI, lettera B, pagina 49);
se sia stata omessa la comunicazione riguardante la lista «Socialisti Uniti per l'Europa» e per quali ragioni ciò si sia verificato, arrecando grave pregiudizio in ordine alla ammissione della lista de «I Socialisti» che costringe il partito ad impegnarsi in una serie di ricorsi a tutti i livelli Nazionali ed Europei, con eventuali gravi effetti sull'andamento e sulla validità della competizione elettorale.
(4-04222)
MURGIA. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
a seguito di una comunicazione, a suo tempo riferita alla soppressa Direzione interregionale Lazio, Abruzzo e Sardegna competente in ordine alla disciplina della procedura di assegnazione del personale dei ruoli non direttivi della Polizia di Stato presso la Conferenza permanente, la Questura di Nuoro comunicava che, alla data del 1° luglio 2009, la situazione del personale, rispetto alla dotazione organica prevista, risultava deficitaria di 103 unità;
in merito ai dati riportati nella stessa comunicazione, emergeva evidente la grave carenza dei ruoli sovraintendenti ed ispettori;
di fatto mancavano i quadri operativi ed investigativi della Polizia di Stato, anche perché molti di quelli rimasti sono prossimi alla pensione;
tale situazione, oltre ad incidere sulla normale continuità amministrativa, rende necessario il poter disporre del previsto personale dei ruoli intermedi, al fine di razionalizzare e qualificare l'attività dei singoli settori;
la grave carenza di sottufficiali, inoltre, impedisce la trasmissione dell'esperienza professionale agli agenti che, nella maggior parte dei casi, vengono assegnati alla citata Questura al termine del corso di formazione da allievi agenti;
tale insufficienza di funzionari colpisce ogni tipo di ufficio: dall'Ufficio prevenzione generale e soccorso pubblico, all'Ufficio tecnico logistico, alla Squadra mobile (ufficio che gestisce indagini su un territorio vasto come una regione e che nel 2008 ha visto la consumazione di ben 20 omicidi);
a breve termine rimarrà scoperto anche l'Ufficio P.A.S.I;
manca circa il 50 per cento del personale dell'amministrazione civile dell'interno (per l'esattezza 30 dipendenti delle aree B e C);
si è costretti a sopperire a tale carenza impiegando personale del ruolo operativo della Polizia di Stato, necessariamente distolto dai servizi di controllo del territorio;
in media ogni 4 anni si assiste ad un quasi completo turn-over di agenti ed assistenti, ciò significa che il controllo del territorio è garantito da dipendenti della penisola che della Sardegna conoscono poco o nulla (forse solo le strade);
fra l'altro gli stessi dipendenti richiedono spesso aggregazioni nelle provincie di origine e sono continue le assenze per malattia e i congedi straordinarie per altre cause;
soprattutto i commissari distaccati risentono di tale situazione con un deficit quotidiano della «forza presente» che spesso rende impossibile garantire anche il servizio di volante;
anche la Squadra mobile e la DIGOS sono in «affanno»; l'attuale organico è di 49 unità, compresi gli appartenenti alle squadriglie antisequestro, a fronte delle 57 della fine del 2000;
la Questura di Nuoro ha competenza su un territorio vasto 7.044 chilometri
quadrati, suddiviso tra le provincie di Nuoro e dell'Ogliastra, che complessivamente comprendono 100 comuni;
la copertura di un territorio tanto esteso, e morfologicamente aspro, è assicurata da «ben» 7, commissariati di pubblica sicurezza distaccati, due dei quali sono sede di 113», comunque necessari al fine di assicurare una costante presenza della Polizia tutto il territorio delle due provincie;
atteso che ciascuno dei 7 commissariati necessita di determinate aliquote di personale per lo svolgimento di irrinunciabili attività d'istituto (segreteria, archivio, e altro), ciò rende ancora più gravi le predette carenze organiche;
la situazione, già di per sé grave, viene ancor di più complicata dalla vocazione turistica delle aree di competenza di alcuni Commissariati, dove la popolazione residente, durante la stagione estiva, supera le 100.000 unità -:
quali iniziative intenda adottare il Ministro interrogato al fine di pervenire, anche se con gradualità, ad una giusta risoluzione alle problematiche esposte in premessa e di evitare che le carenze di personale sopra esposte abbiano delle gravi ripercussioni, anche di immagine, sui servizi di polizia che hanno una rilevanza esterna e percepibile dal cittadino.
(4-04232)
DE ANGELIS. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
in vista delle prossime elezioni per il rinnovo del presidente e del consiglio provinciale di Salerno, il termine ultimo di presentazione delle liste elettorali era stato fissato nel giorno 12 maggio 2009 alle ore 12, presso la competente commissione di Corte d'appello;
da numerosi articoli di stampa, emerge che la lista del movimento «Liberal Democratici», sorta a sostegno della candidatura del presidente uscente della provincia di Salerno dottor Angelo Villani, sarebbe stata presentata in modo irregolare, sia per vizi sostanziali che procedurali;
in particolare, la commissione elettorale della Corte d'appello di Salerno, incaricata di vidimare gli elenchi, avrebbe riscontrato irregolarità nella presentazione delle firme, apposte in calce alla lista dei Liberal Democratici, ammettendo la stessa «con riserva» ed intimando ai responsabili una integrazione documentale;
la commissione elettorale avrebbe, infatti, ravvisato un numero di firme inferiore rispetto al quorum minimo necessario per la partecipazione alle elezioni provinciali, ricusando la lista coinvolta e inducendo alcuni esponenti locali della stessa, a proporre ricorso per evitare l'esclusione dalla competizione elettorale;
alcuni giorni dopo la Corte d'appello di Salerno accoglieva il suddetto ricorso, riammettendo così la lista dei Liberal Democratici, ma innescando innumerevoli polemiche incentrate sulle circostanze che avrebbero condizionato la presentazione delle liste il giorno 12 maggio 2009;
al fine di giustificare anche un ritardo nella presentazione della documentazione presso la commissione elettorale, il comandante dei vigili urbani avrebbe attestato la presenza di un traffico particolarmente intenso lungo le strade della città il giorno in questione;
è di tutta evidenza che la lista menzionata sarebbe stata «riammessa per traffico», avendo la Corte d'appello rilevato, a seguito della relazione del comandante della polizia municipale, una causa di forza maggiore nell'intasamento delle strade urbane e dell'autostrada Salerno-Reggio Calabria, che avrebbe di fatto impedito ai presentatori delle liste di arrivare puntuali alla scadenza del termine ultimo;
come si evince da altri articoli della stampa locale, alcuni esponenti politici avrebbero ravvisato una commistione tra l'operato del sindaco di Salerno De Luca e la candidatura del presidente della provincia Villani, sulla base di una vicinanza
politica che avrebbe indotto il primo cittadino, attraverso un comportamento compiacente della polizia municipale, ad «agevolare» in quella circostanza i candidati e le liste di appoggio al presidente Villani. Tali osservazioni risulterebbero, altresì, suffragate dall'operato di un candidato della lista interessata nonché sindaco di Corbara, dottor Rino Pauciulo, che avrebbe, inoltre, utilizzato l'autovettura della polizia municipale del suo comune per recarsi con urgenza presso la commissione elettorale di Salerno, il giorno di scadenza del termine per la presentazione delle liste;
tali circostanze hanno messo in discussione gli aspetti motivazionali del provvedimento della Corte d'appello, che, nel riammettere una lista elettorale sulla base di una attestazione di un comandante della polizia municipale, avrebbe creato un precedente del tutto anomalo nella storia delle elezioni amministrative in Italia -:
di quali elementi disponga su quanto rappresentato in premessa, e se per il futuro non intenda specificare ulteriormente le «istituzioni» elaborate dal ministero in considerazione di quanto segnalato.
(4-04236)
REGUZZONI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
la normativa in vigore prevede che vengano posti cartelli segnaletici che avvertono l'automobilista circa la possibilità che possano essere messi in funzione autovelox o altri meccanismi per verificare la velocità del veicolo;
tale previsione normativa è stata recentemente rafforzata con una circolare del ministero dell'interno tesa ad evitare pattuglie «nascoste»;
alcuni proprietari di strade hanno posto cartelli di «avvertimento» lungo tutto l'asse viario, eludendo in tal modo la volontà di informare preventivamente il conducente dell'effettuazione di controlli (si vedano, ad esempio, i cartelli sulla strada statale 336 «Malpensa-Boffalora») -:
se e come il ministero intenda intervenire al fine di assicurare la corretta applicazione di quanto disposto con la circolare citata in premessa in modo che siano «pre-segnalati» i soli controlli effettivamente in corso.
(4-04248)
REGUZZONI. - Al Ministro dell'interno, al Ministro per la semplificazione normativa. - Per sapere - premesso che
da articoli di stampa si apprende che ai Patronati legati ai sindacati è riconosciuto un importo significativo per ogni pratica legata all'immigrazione (permessi di soggiorno, ricongiungimento familiare ....);
detta disposizione è entrata in vigore nel 2009;
esistono appositi sportelli istituiti presso le amministrazioni periferiche ove è possibile presentare la documentazione richiesta per le varie istanze, documentazione che dovrebbe essere semplice e di facile comprensione -:
a quanto ammonti il costo a carico dello Stato di detti servizi di assistenza;
se la procedura sia effettivamente semplice o se invece possa essere semplificata ai fini di evitare il ricorso a «consulenti», per ogni istanza legata all'immigrazione;
se esistano servizi simili anche per i cittadini italiani che hanno bisogno di un visto o di un permesso di residenza in un paese straniero;
se e quali siano gli intendimenti del Governo in merito e nel senso del rafforzamento della politica positiva e condivisa di semplificazione in atto.
(4-04249)
ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA
Interpellanza:
Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, per sapere - premesso che:
la situazione della scuola nella città di Bologna appare caratterizzata da strumentalizzazioni politiche poste in essere da settori significativi ed estremamente ideologizzati del corpo docente con l'intervento, in qualche caso, di dirigenti scolastici;
in precedenti atti di sindacato ispettivo, l'interpellante ha evidenziato il clima di pressione psicologica, in qualche caso di vero e proprio condizionamento culturale, nei confronti di quei genitori o anche docenti che non si sono mai riconosciuti nella «vulgata» tradizionale della sinistra, rifiutando ad esempio nell'anno scolastico 2008-2009 di omologarsi alle indistinte critiche all'operato del Ministro interpellato;
nel rammentare quanto già dichiarato in un intervento nel corso della seduta dell'Assemblea della Camera del 15 settembre 2009 in relazione alle pressioni da parte di esponenti del PD e della Giunta comunale di Bologna nei confronti del direttore scolastico regionale, va evidenziato che il clima di tensione ha indotto l'interpellante ad attivare una linea telefonica per raccogliere proteste e segnalazioni di genitori, studenti e docenti che non condividono le iniziative poste in essere dai settori più politicizzati della docenza nella scuola e hanno timore di ripercussioni sulle carriere o sui percorsi scolastici;
i risultati dopo tre settimane di attivazione della sopraccitata iniziativa sono particolarmente eclatanti e confermano un quadro, per quanto riguarda la scuola primaria, di critiche indiscriminate al Governo e al Ministro interpellato, di ostruzionismo nei confronti dei principali provvedimenti adottati nel corso dell'anno scolastico conclusosi a giugno 2009 e di atteggiamenti ambigui di alcuni dirigenti scolastici, che ancora in questi giorni in alcuni circoli della città di Bologna avrebbero vietato l'uso dei grembiuli, polemizzando con il Ministro interpellato, e adottato provvedimenti penalizzanti nei confronti di alcune categorie di cittadini, come liberi professionisti, di fatto impediti a utilizzare il tempo pieno per i propri figli sulla base di una presunta disponibilità finanziaria che altri genitori non avrebbero;
per quanto concerne poi le scuole superiori, in particolare i licei, si evidenzia un clima di isolamento nei confronti di quei docenti che non si identificano negli slogan della sinistra con pesanti pressioni di tipo psicologico-morale;
infine, per quanto riguarda l'insegnamento della storia, si segnala molto spesso una scarsa obiettività nell'illustrazione dei principali eventi del '900 e delle vicende contemporanee con una visione parziale che privilegia la storiografia di sinistra. Anche con riferimento all'insegnamento della religione si registrano, in qualche caso, pressioni indirette nei confronti delle famiglie degli studenti per indurli a rinunciare all'insegnamento medesimo a favore di altri, collocati, in alcuni casi, in un orario scomodo, o a preferire l'insegnamento di storia delle religioni e non della sola religione cattolica, che pure è prevista dalla normativa vigente;
le segnalazioni delle persone che si sono attivate telefonicamente sono state inviate dall'interpellante alle autorità scolastiche competenti ed, in particolare, agli organi ministeriali per eventuali iniziative ispettive -:
quali iniziative il Governo intenda adottare al fine di garantire il rispetto dei principi di lealtà nei confronti dello Stato e di imparzialità della pubblica amministrazione da parte di docenti e dirigenti dell'Amministrazione scolastica, princìpi sovente disattesi proprio da coloro che a parole dicono di difenderli.
(2-00477) «Garagnani».
Interrogazione a risposta scritta:
GHIZZONI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
secondo quanto previsto dalle bozze dei regolamenti di riforma dei curricula della scuola secondaria superiore e della formazione iniziale dei docenti, l'insegnamento della geografia risulta fortemente penalizzato, quasi non si riconoscesse l'importanza di questa materia per gli studi politici, storici ed economici;
per quanto riguarda l'insegnamento di tale disciplina nella scuola secondaria di secondo grado, se ne registrano il ridimensionamento nel sistema liceale, la contrazione ancora più significativa negli istituti tecnici e la scomparsa negli istituti professionali: a fronte di tali scelte, gli studenti saranno privati di fondamentali conoscenze di base personale (si ricorda che lo studio del territorio italiano è riservato quasi esclusivamente alla scuola primaria), incluse quelle imposte dai processi di globalizzazione, e di competenze utili alla dimensione professionale e lavorativa;
in particolare, nel biennio del liceo scientifico si prevede l'associazione della geografia alla storia, mentre solo l'insegnamento autonomo della disciplina consentirebbe di far acquisire agli studenti saperi e competenze essenziali, anche derivanti dalle innovazioni informatiche e tecnologiche nel campo della cartografia, come gli strumenti di visualizzazione ed elaborazione delle immagini da satellite e i G.I.S. (Sistemi Informativi Geografici). Negli istituti tecnici, sono molti gli indirizzi per i quali l'insegnamento della Geografia subisce una contrazione: nell'indirizzo di «amministrazione, finanze e marketing» è previsto solo nel primo biennio, mortificando l'approfondimento legato alla geografia economica; nell'indirizzo «agricoltura e sviluppo rurale», l'insegnamento è inserito esclusivamente nell'ultimo anno (con la denominazione «gestione dell'ambiente e del territorio»); mentre negli istituti tecnici nautici, indirizzo «logistica e trasporti», la geografia dovrebbe mantenere un ruolo fondamentale affinché coloro che si troveranno ad operare nel trasporto marittimo o aereo abbiano particolare conoscenze ambientali, geopolitiche e socio-economiche del mondo connesso dai trasporti e dalla comunicazioni;
circa i contenuti del corso di laurea in scienze della formazione primaria, pare inadeguata l'assegnazione di 8 crediti formativi + 1 per la preparazione dei futuri docenti che dovranno far apprendere agli alunni della scuola dell'infanzia e della scuola primaria il senso dello spazio e delle basi scientifiche della geografia. Peraltro, l'inserimento del settore scientifico-disciplinare GEO/04, che fa parte delle Scienze della Terra (geografia fisica e geomorfologia), nelle discipline geografiche potrebbe prefigurare la scomparsa di ogni insegnamento propriamente geografico nella formazione dei futuri maestri, al contrario di quanto prevedono le indicazioni per i curricula, che affidano alla geografia delicati e complessi compiti formativi;
per quanto riguarda, invece, i corsi di laurea magistrale per la formazione degli insegnanti di primo e di secondo grado, nelle tabelle del documento elaborato dalla commissione Israel non c'è riferimento alla formazione dei futuri insegnanti della classe A 039 (Geografia), prefigurando pertanto l'assenza di un docente apposito con distinta classe -:
se il Ministro interrogato, a beneficio della preparazione degli studenti e dei futuri docenti, non intenda rivedere le decisioni assunte circa la contrazione delle ore di insegnamento della geografia, tanto nella scuola secondaria di secondo grado quanto nella formazione universitaria.
(4-04243)
TESTO AGGIORNATO AL 16 MARZO 2011
LAVORO, SALUTE E POLITICHE SOCIALI
Interrogazioni a risposta in Commissione:
CICCANTI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
il comprensorio del Piceno sta subendo da qualche anno una grave crisi occupazionale, a causa della delocalizzazione di alcune grandi imprese multinazionali che si erano insediate con i benefici Casmez, acceleratasi con l'attuale congiuntura economica negativa;
tra queste aziende figura la Novico, che da qualche mese non paga gli stipendi ai dipendenti, nonostante abbia richiesto la cassa integrazione guadagni speciale a zero ore, che dovrebbe partire con il corrente mese di settembre;
è necessario non solo il pagamento degli emolumenti dovuti ai lavoratori da parte del commissario giudiziale ma anche una rapida erogazione da parte dell'Inps dell'indennizzo di disoccupazione già alla scadenza, senza ulteriori ritardi, stante la già pesante esposizione economica dei lavoratori -:
entro che data si presume saranno erogate le mensilità di Cigs da parte dell'Inps ai lavoratori della Novico di Ascoli Piceno.
(5-01799)
PICIERNO. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
i lavoratori collocati in mobilità nei territori del Mezzogiorno in base agli accordi stipulati prima del 1o marzo 2004, per i quali era previsto il raggiungimento del requisito previgente entro il periodo di percezione dell'indennità di mobilità ordinaria, mantengono la vecchia normativa di accesso alla pensione di anzianità (57 anni di età e 35 di contributi);
questa deroga si applica entro il limite massimo di 10.000 unità di cui all'articolo 1, comma 18, della legge n. 243 del 2004, a questi si aggiungono altri 5000 lavoratori collocati in mobilità indipendentemente dal territorio in base ad accordi stipulati entro il 15 luglio 2007 e che avrebbero raggiunto il requisito previgente entro il periodo di percezione dell'indennità di mobilità ordinaria articolo 1, comma 2, lettera d legge del 2007 n. 247;
i lavoratori che perfezionano il requisito contributivo e quello anagrafico entro il periodo di fruizione della mobilità ordinaria ricevono una certificazione dall'INPS che attesta il diritto al pensionamento;
una parte dei lavoratori di cui sopra non hanno avuto la certificazione dall'INPS e quindi non sono collocabili in pensione secondo le norme vigenti;
questi lavoratori hanno consumato per intero il periodo di mobilità ordinaria e sono oggi collocati in mobilità in proroga e gli stessi sono esclusi dai benefici delle deroghe in materia di pensionamento e anzianità di cui sopra;
i soggetti coinvolti dalla presente situazione sono residenti nel Mezzogiorno d'Italia, in età avanzata e non più collocabili in processi produttivi, molti dei quali vivono in condizioni particolarmente difficili -:
se il Ministro interrogato intenda assumere le opportune iniziative normative per estendere ai fini del pensionamento anticipato i benefici della deroga di cui alla legge n. 243 del 2004 articolo 1 comma 18 e della legge n. 247 del 2007 articolo 1, comma 2, lettera d.
(5-01801)
Interrogazioni a risposta scritta:
SBROLLINI e CALEARO CIMAN. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
negli anni '90 il personale di Telecom Italia che operava in provincia di Vicenza risultava essere di circa 850 unità;
già con una prima ristrutturazione operata tra il 1992 ed il 1993 circa 50 dipendenti si sono visti trasferire presso la sede di Direzione regionale di Mestre;
nel 2000, a livello nazionale, un primo accordo di mobilità ha prodotto un totale di 2.200 cassa integrazioni, circa 2.000 esternalizzazioni di servizi e 5.200 mobilità;
i 2.200 cassa integrati sono stati poi posti in mobilità effettiva;
con il cambio di proprietà dell'azienda, nell'anno 2002 vi è stato un nuovo accordo di mobilità che ha coinvolto 3.803 lavoratori; un successivo accordo risalente al 2005 ha riguardato ulteriori 3.403 dipendenti;
in provincia di Vicenza tra il 2000 e il 2005 questi processi di riorganizzazione hanno comportato il trasferimento di circa 70 dipendenti verso le sedi operative di Mestre, Verona e Padova;
a fine 2007, per effetto degli accordi e delle manovre ricordate, il personale di Telecom Italia operante in provincia di Vicenza si è ridotto a sole 300 unità;
gli accordi di mobilità per il 2008/2010 prevedono, a livello nazionale, oltre 5.000 licenziamenti, 50 dei quali riguarderanno la provincia vicentina;
a dicembre 2008, inoltre, Telecom Italia ha presentato un nuovo piano industriale per il 2009/2011, prevedendo oltre 4.300 esuberi;
la provincia berica, come si evince da quanto descritto, è risultata essere fortemente penalizzata in fatto di trasferimenti verso altre province venete;
questo anche a causa di operazioni finanziarie che hanno fatto sì che buona parte del patrimonio immobiliare di Telecom Italia, sia commerciale che industriale, sia stato venduto a società immobiliari, alle quali ora l'azienda paga l'affitto;
è questo il caso, ad esempio, dei locali di via Quadri a Vicenza, che risultano essere di proprietà della Leasing s.p.a. del Gruppo Intesa-San Paolo;
il passo successivo della politica volta al taglio dei costi che Telecom Italia sta mettendo in atto è quello del graduale abbandono degli immobili non di proprietà;
in tutta Italia ventidue sedi commerciali verranno abbandonate dall'azienda. Per quindici di queste, è previsto un trasferimento presso altro comune (o presso altra Regione addirittura): 700 in totale i lavoratori coinvolti;
questa ennesima manovra comporterà il trasferimento dei lavoratori della sede commerciale di Vicenza presso quella di Padova;
in particolare, per il 2009 si prefigura il trasferimento dell'intero settore «187» verso una sede della città patavina: 47 lavoratori vicentini coinvolti in tale operazione; si tratta, in particolare, di 21 uomini e di 26 donne con una prospettiva di pendolarismo che varia dai 15 ai 20 anni e con un'età media che difficilmente può consentire loro una facile ricollocazione;
altro capitolo è quello relativo al settore «1254»: anche per questo servizio si prefigura un forte ridimensionamento, con il rischio di cassa integrazione o di mobilità per i 16 lavoratori della provincia di Vicenza;
non è ammissibile che Telecom Italia, seguendo le sue strette logiche aziendali di profitto e di taglio dei costi, continui secondo gli interroganti a vessare i propri lavoratori, facendo loro intravedere di continuo lo spettro del possibile licenzia
mento, e costringendoli in tal modo ad accettare lunghi periodi di incertezza, lasciandoli per spazi di tempo indefiniti in cassa integrazione o costringendoli ai disagi del pendolarismo. Tutto questo senza alcun rispetto per queste persone, per le loro famiglie e per le loro esigenze;
sarebbe opportuno far sì che Telecom Italia blocchi questo processo di accentramento che sta comportando il trasferimento dell'intero settore «187» dalla città di Vicenza a quella di Padova, valutando invece, ad esempio, uno spostamento di tale servizio verso sedi di proprietà dell'azienda, che certamente sono ancora presenti nella città di Vicenza -:
se non si ritenga opportuno a salvaguardia dei livelli occupazionali intercedere presso Telecom Italia affinché essa adotti politiche di risparmio sui costi agendo su altre poste di bilancio e non più puntando sull'abbandono delle ex sedi di proprietà, in modo da dare un chiaro segnale di interesse verso i propri lavoratori e se non ritenga di dover intervenire per favorire un dialogo a livello sindacale anche per agevolare forme di solidarietà collettiva, quali, ad esempio, la riduzione dell'orario di lavoro, in modo da salvaguardare i lavoratori vicentini dei settori «1254» e «187».
(4-04220)
JANNONE e CARLUCCI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
dopo appena un decennio di vita, il gioco del bingo sta conoscendo un lento ed inesorabile declino, con importanti conseguenze sia sul piano sociale che su quello economico. Le oltre dieci mila persone ancora impiegate nelle 227 sale rimaste aperte (rispetto alle quasi 800 ottimisticamente previste all'inizio e sopravvissute ad una rigida selezione) rischiano a breve la perdita del posto di lavoro. La crisi del bingo ha inoltre provocato un notevole danno erariale, dato che nel 2008 lo Stato ha incassato 18 milioni di euro in meno rispetto al 2007;
nell'ultimo anno e mezzo sono state chiuse circa 120 sale, il numero dei dipendenti ha registrato una riduzione di un terzo (passando da 15/16 mila a 10 mila) nei soli ultimi quattro mesi del 2009 gli incassi sono diminuiti di 100 milioni di euro (meno 14 per cento sul 2008) i licenziamenti sono stati 1500 (ed altri 2000 sono previsti entro la fine del 2009). Di fronte a questa situazione i gestori delle sale hanno manifestato la volontà di rinuncia al rinnovo delle concessioni, a causa della mancanza di fondi necessari. Dopo aver investito 2 milioni di euro in media negli anni passati, avrebbero bisogno di altri 500 mila euro di fidejussione dalle banche per ottenere la concessione dai Monopoli;
gli obiettivi prefissati dal Governo D'Alema, sotto il quale era stato introdotto il bingo, prevedevano un numero di sale rivelatosi successivamente troppo elevato, calcolato sulla base della propensione degli italiani verso il lotto, benché le due tipologie di gioco risultino notevolmente diverse. Dopo la diminuzione di frequentatori, provocata dalla legge del 2005 che proibiva il fumo nei locali pubblici, si prese in considerazione l'ipotesi, mai attuata, di mettere in rete i vari concorsi nazionali in modo da consentire jackpot milionari per attirare un maggior numero di clienti. Nel 2006 in molte sale furono introdotte le slot machine e di recente anche i computer per il poker on-line, ma questo non è servito ad aumentare il numero dei giocatori;
con il decreto-legge «Bersani» in Italia le sale bingo e le agenzie di scommesse sono state definite come «negozio di gioco pubblico». Questa specifica, tuttavia, non è stata applicata, tanto è vero che le videolotterie (Vtl), considerate come macchine d'azzardo per eccellenza, potranno essere installate, oltre che nelle sale bingo, come previsto dalla bozza di decreto dell'Azienda autonoma dei Monopoli di Stato, anche in tutti i locali cosiddetti «dedicati». Basterà un locale di minimo 50 metri quadrati per poter installare delle Vtl, con un aumento esponenziale della concorrenza, anche illegale, nei confronti delle sale bingo;
con il decreto-legge «anticrisi» del 1o luglio 2009, n. 78, si è intervenuti cercando di risollevare le sorti delle sale bingo, sia portando il pay-out dal 58 per cento al 70 per cento, sia prevedendo la possibilità per i concessionari di acquistare le cartelle postergate, ma riguardo quest'ultima agevolazione i Monopoli non hanno ancora emanato i decreti attuativi che permettano di pagare le tasse a seguito dell'incasso -:
quali iniziative i Ministri intendano assumere, a fronte della crisi del settore, a salvaguardia dei livelli occupazionali.
(4-04227)
REGUZZONI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
la diffusione dell'Ambrosia e di molte piante che provocano effetti allergenici in soggetti predisposti è combattuta - in molte aree del Paese - da Ordinanze sindacali ed altri provvedimenti analoghi;
esistono numerosissimi casi di non rispetto di tale ordinanze, tanto che le misure per contenere il diffondersi dette specie erbacee paiono vane -:
se il Ministro intenda assumere iniziative normative maggiormente punitive nei confronti di coloro che disattendono un'ordinanza sindacale tendente a limitare la diffusione di specie erbacee dannose per i soggetti allergici considerato il particolare rischio per la salute che discende da tale violazione;
quali siano i dati quali-quantitativi del fenomeno «allergie»;
quale sia il costo che il Servizio Sanitario Nazionale sostiene per queste tipologie di problemi sanitari.
(4-04253)
...
POLITICHE AGRICOLE, ALIMENTARI E FORESTALI
Interrogazione a risposta orale:
RUVOLO. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
secondo le associazioni di settore i violenti nubifragi che si sono abbattuti nei giorni scorsi sulla Sicilia, dall'agrigentino al palermitano, hanno provocato danni ancora non calcolabili;
si segnalano campi allagati e strade rurali distrutte dagli smottamenti, mentre la grandine e il vento si sono abbattuti, su agrumeti, vigne, uliveti e su molte strutture e serre, distruggendone gran parte e compromettendo anche i raccolti futuri;
l'ondata di maltempo secondo il presidente e direttore della Coldiretti siciliana «arriva in un momento in cui i prezzi alla produzione sono sempre più bassi. Il grano è valutato solo 16 centesimi al chilo così come l'uva, quotata persino 10 centesimi al chilo e in generale tutta l'ortofrutta è deprezzata», creando un aggravamento della situazione dell'agricoltura siciliana -:
quali urgenti iniziative intenda adottare per far fronte all'ennesimo evento calamitoso che si è abbattuto sulla Sicilia distruggendo colture e compromettendo i raccolti futuri.
(3-00663)
Interrogazione a risposta scritta:
REGUZZONI. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
è apparsa su molti quotidiani e settimanali (ad esempio sul Corriere Magazine del 25 giugno 2009) la notizia che viene spesso posto in vendita pescato non in regola con le dimensioni minime prescritte dalla normativa;
le maggiori irregolarità riguardano alcuni pesci di importazione -:
quali iniziative il Ministro intenda attivare per addivenire ad un più diffuso e puntuale rispetto della legge, magari supportando campagne di informazione e promuovendo un aumento delle sanzioni;
a quali organismi sia affidato il controllo;
se e in quale misura si possa ravvisare un omesso controllo da parte dell'Agenzia delle dogane e se e come il Ministro intenda intervenire.
(4-04252)
...
PUBBLICA AMMINISTRAZIONE E INNOVAZIONE
Interrogazione a risposta scritta:
REGUZZONI. - Al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione. Per sapere - premesso che:
ai sensi della normativa in vigore, l'attivazione degli «sportelli Unici» avreb- be dovuto concludersi il 27 maggio 1999;
moltissimi enti locali non hanno ancora provveduto ad attivare lo Sportello unico;
a titolo di esempio, in Provincia di Varese risultano ancora da istituire circa 67 sportelli unici, pari al 47,5 per cento del totale -:
quali siano i dati complessivi a livello nazionale;
quali siano gli interventi del Ministro in proposito.
(4-04230)
...
SEMPLIFICAZIONE NORMATIVA
Interrogazione a risposta scritta:
REGUZZONI. - Al Ministro per la semplificazione normativa. - Per sapere - premesso che:
la legislazione in vigore prevede l'obbligo - per gli enti locali - di ospitare a proprie spese e in immobili appartenenti al proprio patrimonio funzioni ed istituzioni dello Stato, tra le quali prefetture, tribunali, commissariati, caserme, eccetera;
tale fatto comporta complicazioni di gestione ed oneri a carico degli enti locali;
inoltre una tale situazione comporta l'esigenza di un deciso intervento di semplificazione che renda possibile una definitiva soluzione di tali problematiche -:
quali siano gli intendimenti dei ministri al riguardo considerata l'opportunità di specifiche azioni di semplificazioni normativi;
quale sia la dimensione quantitativa in termini di affitti, stabili, valori economici e costi di manutenzione degli immobili di proprietà di enti locali ma affidati, concessi e/o affittati dallo Stato o ad enti e/o istituzioni statali.
(4-04254)
TESTO AGGIORNATO AL 24 MARZO 2011
...
SVILUPPO ECONOMICO
Interrogazioni a risposta in Commissione:
BOCCI e FRONER. - Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
con la legge n. 99 del 2009 è stato ufficialmente reintrodotto il nucleare in Italia;
entro sei mesi dall'entrata in vigore della legge, il Governo deve adottare uno o più decreti legislativi per la localizzazione sul territorio nazionale degli impianti e dei siti di stoccaggio e deposito dei rifiuti radioattivi;
il Governo ha ipotizzato la costruzione di 10-15 centrali nucleari da 1.300 megawatt ognuna per giungere a coprire il 25 per cento del fabbisogno energetico italiano;
tra i siti ritenuti compatibili dal CNR è stata individuata anche la città di Termoli, in provincia di Campobasso;
la regione Molise contribuisce già alla produzione energetica nazionale con diversi impianti, tra cui una centrale turbogas ubicata nella stessa città di Termoli, per una quantità largamente superiore al proprio fabbisogno e supplendo quindi alla carenza di altre regioni;
l'ubicazione di una centrale nucleare nella zona del Basso Molise comporterebbe un danno gravissimo all'economia turistica della regione -:
se i ministri interrogati, alla luce di quanto esposto in premessa, non ritengano che vi siano valide motivazioni per escludere il sito di Termoli da quelli considerati compatibili per la costruzione di una centrale nucleare.
(5-01797)
BOCCI e BENAMATI. - Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
il 28 luglio 2009 il Consiglio regionale del Molise ha approvato la proposta di legge n. 165 del 2009 in materia di energia eolica;
la precedente legge n. 15 del 2008 prevedeva che il numero massimo di pali eolici installabili nella regione ammontasse a 549;
in base alla nuova legge, invece, si potranno costruire un numero illimitato di torri eoliche senza osservare alcuna regola, se non quelle vincolanti stabilite a livello nazionale e comunitario;
si sbloccheranno così tutte le istruttorie oggi all'esame della struttura tecnica dell'Assessorato e, anche in assenza di ulteriori progetti, la sola approvazione di quelli giacenti porterebbe il Molise ad avere oltre 2 mila torri eoliche sul proprio territorio;
in questo modo il Molise si troverebbe ad avere da solo più torri eoliche di tutto il resto d'Italia messo insieme. In ogni angolo della regione potranno sorgere nuovi impianti senza che sia previsto alcun vincolo nemmeno per l'area archeologica di Pietrabbondante, di Altilia o altri luoghi simbolici del territorio;
la legge in questione dà quindi il via libera ad un «eolico selvaggio» e non prende minimamente in considerazione il fotovoltaico, il solare termico e tutte le altre fonti di energia rinnovabile che potrebbero svilupparsi sul territorio in modo più armonioso, secondo uno schema di diversificazione delle fonti energetiche che rappresenta l'obiettivo di una moderna politica energetica;
il 21 luglio 2009 l'Assessore regionale Marinelli, con un intervento molto sofferto, ha rimesso la delega dell'energia nella mani del Presidente della Giunta, lamentando i rischi di un sacco ambientale e di una devastazione irreversibile;
da notizia di stampa si apprende, inoltre, che il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e della mare avrebbe recentemente concesso il nulla osta alla valutazione di impatto ambientale di un impianto eolico da realizzare in mare a pochi chilometri dalle coste del Molise;
tale progetto potrebbe contribuire a ridurre l'impatto degli impianti eolici sul territorio del Molise, favorendone almeno in parte la delocalizzazione in mare, e a definire nuovi indirizzi di politica energetica fondati su una diversa e più sostenibile distribuzione degli impianti medesimi -:
quali iniziative si intendano adottare per assicurare, anche mediante intese da concludere in sede di Conferenza Stato-regioni, la definizione di criteri per la realizzazione degli impianti eolici che garantiscano la proporzionalità degli stessi alla dimensione delle singole realtà regionali nonché il rispetto delle esigenze di tutela dei beni culturali, naturalistici e paesaggistici, come nel caso della regione Molise.
(5-01800)
Interrogazioni a risposta scritta:
MARAN e STRIZZOLO. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
durante l'incontro del 15 settembre 2009, presso la sede di Confindustria di Gorizia, la direzione aziendale Carraro Drivetech spa ha presentato alla rappresentanza sindacale unitaria e alle segreterie provinciali di FIM-CISL, FIOM-CGIL, una situazione di grave crisi di tutto il gruppo, che ha lamentato nel corso del 2009 un calo di fatturato di oltre il 50 per cento;
secondo la direzione aziendale, questa circostanza, che ha avuto luogo a costi di struttura costanti se non crescenti, ha determinato una situazione finanziaria pesante con gravi perdite già nel primo semestre del 2009;
il nuovo Consiglio di amministrazione Carraro ha varato un piano di ristrutturazione che pone al primo posto la necessità di ridurre i costi, attraverso un pesante taglio dei livelli occupazionali, quantificati in 80 lavoratori del sito produttivo di Gorizia, su un totale di 120 dipendenti. Ed ha annunciato la necessità di fare questo intervento in tempi rapidi utilizzando come un unico strumento la procedura di mobilità, che corrisponde al licenziamento;
la delegazione sindacale tutta ha respinto le proposte annunciate dall'azienda, rilevando che viene presentato un piano industriale completo e complessivo di rilancio del gruppo Carraro e che l'intervento proposto rinuncia ad utilizzare tutta la strumentistica esistente per governare processi di riorganizzazione produttiva cosi difficili e dolorosi;
le organizzazioni sindacali hanno chiesto di avviare una fase negoziale diversa da quella prospettata dalla direzione aziendale e mercoledì 16 settembre 2009 i lavoratori della Carraro di Gorizia hanno deciso di scioperare per protestare contro l'impostazione aziendale di ricorrere alla mobilità costituendo un presidio permanente davanti allo stabilimento -:
quali iniziative intenda assumere il Governo per fronteggiare la crisi del gruppo padovano, che rischia di sconvolgere la vita di intere famiglie, e per giungere a strade meno drastiche di quelle proposte dall'azienda per la gestione della crisi aziendale.
(4-04219)
REGUZZONI. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
il garante dei prezzi ha evidenziato che il costo degli sms (short message) utilizzati nella telefonia mobile, sono i più alti d'Europa;
nel nostro Paese vi è una situazione di scarsa concorrenza nel settore della telefonia mobile;
il solo paventare i rischi di un'indagine antitrust e/o dell'authority delle comunicazioni ha portato Telecom a ridurre da 15 a 10 centesimi il costo base dalle nuove card attivate a partire da settembre -:
se e quali siano gli intendimenti del Ministro al riguardo, in particolare per migliorare la competitività del settore e la riduzione dei costi agli utenti anche assumendo iniziative per incrementare il numero di concessioni nel settore.
(4-04246)
GIULIO MARINI e CARLUCCI. - Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'interno, al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
da anni ormai il nostro Paese contribuisce fattivamente e convintamente, insieme ad altri europei ed internazionali alle missioni all'estero, nei più difficili teatri di guerra, distinguendosi per l'aiuto alle popolazioni dei civili, compiuto con
grande spirito di solidarietà e offrendo un contributo fondamentale, purtroppo spesso pagato con la vita;
giovedì 17 settembre 2009 il nostro Paese è stato tragicamente colpito, ancora una volta, dalla perdita di sei militari in forza a Kabul, vittime di un odioso attentato che ne ha stroncato le vite. Sei uomini di cui il Paese, pur segnato da un profondo dolore, è orgoglioso; sei persone, che hanno scelto di vivere un percorso non certo semplice, ma ricco di valori universali e segnato dall'amore per la Patria. Una scelta che probabilmente si può non condividere, ma assolutamente, in nome della democrazia e della libertà, rispettare;
l'interrogante è informato dell'esistenza di un indirizzo internet di un blog che non ha esitato a visitare, precariopoli.leftlab.it, che si definisce Il blogger più censurato dai piddini e dagli assicuratori. Questo blog è antifascista, laico, pacifista, antirazzista, contro l'omofobia e difende la Costituzione Italiana, sulla home page, (si tralasciano i contenuti di carattere generale, inquietanti), riguardo la tragedia di Kabul, un intervento che l'interrogante non esita a definire scioccante sostiene che: «Esce il 6 sulla ruota di Kabul. La resistenza afghana folgora i mercenari fascisti in Afghanistan. Un piccolo passo per la popolazione afghana, un grande passo per l'umanità»;
l'interrogante crede che anche solo questa frase rappresenti un affronto e un'incomprensibile offesa alla memoria di chi ha perso la vita compiendo il proprio dovere e un dolore in più, se mai fosse possibile aggiungerne, alle famiglie dei caduti. Nel nostro Paese, si ricorda soprattutto al blogger che dichiara di difendere la Costituzione Italiana, c'è la pace, la libertà di espressione, la democrazia. Tutti siamo liberi di portare avanti l'idea in cui crediamo con forza e passione. Lontani però dal fomentare odio, dal creare barriere, dall'esasperare posizioni distanti dal reciproco e pacato confronto. Affermare che la tragedia di Kabul sia «un grande passo per l'umanità» è agghiacciante. Occorre in particolare riflettere sul messaggio che rischia di essere trasmesso ai giovani che potrebbero entrare in questo sito ed esserne segnati nel loro percorso di vita -:
se anche per il tramite della polizia postale non si ritenga opportuno esaminare nei tempi più brevi i contenuti di tale spazio telematico e considerare in particolare l'opportunità di assumere iniziative volte a oscurarne i contenuti, considerato il livello potenzialmente pericoloso, in particolare pere giovani generazioni. Dato che l'oscuramento del sito pare indispensabile, anche e soprattutto in memoria dei militari caduti e delle loro famiglie non soltanto nel recentissimo attentato di Kabul.
(4-04258)
...
Apposizione di firme ad una mozione.
La mozione Ghizzoni e altri n. 1-00229, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 15 settembre 2009, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Bellanova, Berretta, Bordo, Bossa, Braga, Bucchino, Cardinale, Ceccuzzi, Cenni, Ciriello, Codurelli, Corsini, D'Antona, Esposito, Farinone, Fedi, Ferranti, Froner, Ginefra, Giovanelli, Gnecchi, Graziano, Laratta, Lenzi, Lovelli, Lucà, Madia, Marchi, Marchioni, Margiotta, Melis, Miglioli, Motta, Murer, Naccarato, Andrea Orlando, Mario Pepe (PD), Piccolo, Quartiani, Rampi, Realacci, Rigoni, Schirru, Servodio, Tidei, Tocci, Velo, Verini, Zampa, Mattesini.
Apposizione di firme ad interrogazioni.
La interrogazione a risposta orale Grimoldi n. 3-00411, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 25 febbraio 2009, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Rondini.
La interrogazione a risposta orale Cenni e altri n. 3-00662, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 17 settembre 2009, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Mattesini.
Pubblicazione di un testo riformulato.
Si pubblica il testo riformulato della interrogazione a risposta scritta Garavini n. 4-04180, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 215 del 16 settembre 2009.
GARAVINI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
al comune di Fondi (Latina) è stata insediata nel 2008 una commissione d'accesso con il compito di verificare eventuali infiltrazioni della criminalità organizzata nella gestione del comune;
la prefettura di Fondi sulla base delle risultanze della commissione ha richiesto lo scioglimento del consiglio comunale in data 8 settembre 2008;
il Ministro dell'interno ha deciso in questo senso nel mese di febbraio 2009;
da allora il Consiglio dei Ministri ha bloccato ogni decisione con motivazioni ad avviso dell'interrogante inconsistenti, fino a rinviare la decisione a data da destinarsi;
nel territorio di Fondi ha sede una società denominata Silo srl, della quale sono soci l'attuale sindaco di Fondi, Luigi Parisella, tale Luigi Peppe ed altri;
detta società, che dovrebbe occuparsi di lavorazione di prodotti agricoli, è di fatto inattiva ma possiede una struttura industriale situata in un'area interessata da una variante urbanistica detta Pantanello che ha inciso significativamente sul valore del capannone della Silo come di altri capannoni presenti in zona;
il signor Luigi Peppe, oltre ad essere cugino del sindaco, è fratello di Franco Peppe, soggetto in rapporti certi con la famiglia Tripodo, ed in particolare con Antonino Venanzio Tripodo;
Antonino Venanzio Tripodo, secondo alcuni collaboratori di giustizia, avrebbe usato per la consegna di armi a soggetti appartenenti al clan camorristico dei «casalesi» una automobile intestata proprio a Franco Peppe -:
se il Ministro non ritenga che il comune di Fondi vada comunque sciolto con estrema urgenza, anche alla luce delle nuove norme in materia di scioglimento dei consigli comunali, per non consentire ulteriori favori a soggetti vicini ad elementi della criminalità organizzata.(4-04180)
Ritiro di documenti del sindacato ispettivo.
I seguenti documenti sono stati ritirati dai presentatori:
interrogazione a risposta orale Galletti n. 3-00316 del 19 gennaio 2009;
interrogazione a risposta scritta Jannone n. 4-04210 del 17 settembre 2009;
interrogazione a risposta in Commissione Mariani n. 5-01793 del 17 settembre 2009.
Trasformazione di documenti del sindacato ispettivo.
I seguenti documenti sono stati così trasformati su richiesta dei presentatori:
interrogazione a risposta scritta Laganà Fortugno n. 4-02285 del 12 febbraio 2009 in interrogazione a risposta orale n. 3-00665;
interrogazione a risposta scritta Laganà Fortugno n. 4-02369 del 23 febbraio 2009 in interrogazione a risposta orale n. 3-00666;
interrogazione a risposta orale Sbrollini e Calearo Ciman n. 3-00441 del 18 marzo 2009 in interrogazione a risposta scritta n. 4-04220;
interrogazione a risposta orale Guzzanti n. 3-00512 del 5 maggio 2009 in interrogazione a risposta scritta n. 4-04222;
interrogazione a risposta orale De Angelis n. 3-00546 del 26 maggio 2009 in interrogazione a risposta scritta n. 4-04236;
interrogazione a risposta scritta Nastri n. 4-04181 del 17 settembre 2009 in interrogazione a risposta in commissione n. 5-01794.