XVI LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di giovedì 30 luglio 2009

TESTO AGGIORNATO AL 25 FEBBRAIO 2011

ATTI DI INDIRIZZO

Risoluzioni in Commissione:

La III Commissione,
premesso che:
ad otto anni dalla caduta del regime dei Talebani e dall'intervento degli Stati Uniti, l'Afghanistan, è una terra che ancora vive sotto assedio;
secondo le Nazioni Unite, a causa delle gravi carenze igienico sanitari ogni giorno si contano vittime fra donne e i bambini. Si registra un tasso di mortalità durante il parto che è il secondo più elevato al mondo, con 1.800 decessi ogni 100.000 nati vivi, un'aspettativa di vita inferiore ai 45 anni e un aumento del suicidio tra le donne, considerato come l'unica via d'uscita per liberarsi dalla miseria e dalla desolazione. La maggioranza delle donne afgane è vittima di violenze psicologiche e sessuali;
oltre l'85 per cento delle donne afgane è analfabeta, soltanto il 30 per cento delle ragazze va a scuola, una donna su tre è soggetta a violenza psicologica, fisica, sessuale, il 70-80 per cento si è dovuta sottomettere ad un matrimonio forzato;
nonostante i flussi di denaro promessi e stanziati per l'Afghanistan, la gente vive al di sotto della soglia di povertà e la maggior parte della popolazione è priva di un'occupazione. L'Afghanistan si trova al 175o posto fra i 177 Paesi indicati nell'elenco dello sviluppo umano delle Nazioni Unite;
nonostante la presenza degli eserciti stranieri ed occidentali (oltre 75.000 militari) continuano i crimini e le brutalità, soprattutto nei confronti delle donne:
il 21 maggio 2007 l'onorevole Malalai Joya è stata espulsa, a larga maggioranza dal Parlamento afgano, che la accusa di aver violato il regolamento sulla condotta parlamentare (l'articolo 70, infatti, proibisce ai rappresentanti eletti di criticarsi fra di loro). Malalai Joya aveva infatti accusato i membri del Parlamento afgano di essere «criminali e nemici del popolo afgano», e aveva contestato alla maggioranza dei suoi colleghi di coltivare affari criminosi, oltre a mantenere un atteggiamento antidemocratico e fondamentalista verso il loro impegno politico. L'Assemblea di Kabul ha così deciso di sospenderla dall'attività di deputata. Il Parlamento di Kabul ha peraltro chiesto al Ministro degli Interni di limitare gli spostamenti di Malalai Joya, impedendole di viaggiare fuori dall'Afghanistan. Attualmente l'onorevole Joya vive sotto scorta in luoghi segreti perché continuamente minacciata di morte;
il 16 novembre 2008, Shamsia, studentessa diciassettenne viene sfigurata con l'acido solforico perché va a scuola;
il 28 settembre 2008 Malalai Kakar, la poliziotta più famosa del Paese, un'eroina nazionale, simbolo della rinascita femminile in Afghanistan, viene uccisa da colpi di pistola a Kandahar;
il 12 aprile 2009 Sitara Achakzai, consigliera della provincia di Kandahar impegnata nella difesa dei diritti umani, è stata uccisa a colpi di arma da fuoco;
il 3 maggio 2009 una bambina afghana di 13 anni è rimasta uccisa nel corso di uno scontro a fuoco che ha visto coinvolta una pattuglia di militari italiani dell'Omlt, Operation mentoring liaison team, che opera nella zona di Herat;
il 6 maggio 2009 oltre 100 vittime civili, tra cui molte donne e bambini, provocate da un raid aereo delle forze militari internazionali nella provincia di Farah;
ad aprile 2009 il Parlamento afghano ha approvato una legge che obbliga le donne ad avere rapporti sessuali con il marito e vieta loro di cercare lavoro, istruirsi o farsi visitare da un medico, senza il permesso del coniuge, per accontentare la minoranza sciita;

centinaia di donne afgane, scese in piazza per protestare contro una proposta di legge aberrante che obbliga le donne ad avere rapporti sessuali con il marito e vieta loro di cercare lavoro, istruirsi o farsi visitare da un medico, senza il permesso del coniuge, per compiacere la minoranza sciita sono state sottoposte ad un tentativo di lapidazione;
il giornalista Sayed Parwez Kambakhsh nel febbraio 2009 è stato condannato dalla Corte Suprema afghana a 20 anni di detenzione con l'accusa di blasfemia per aver scaricato da Internet del materiale sui diritti civili delle donne e averlo diffuso fra gli studenti;
il nostro Paese ha impegnato 7.000.000 di dollari per riformare il sistema della giustizia afgano;
le principali organizzazioni non governative ed associazioni femminili di donne Afgane, che si battono per il rispetto dei diritti delle donne e per la diffusione dei principi di democraticità ed uguaglianza, sono costrette ad operare in totale o semi-clandestinità per il pericolo continuo di ritorsioni e violenze;
il 20 agosto 2009 si terranno in Afghanistan le elezioni presidenziali;
ci sono preoccupanti segnali che confermano il pericolo d'infiltrazione e consolidamento nel parlamento afghano di soggetti fortemente sospettati di appartenere a formazioni integraliste e dedite al narcotraffico, che in Afghanistan è di fatto l'unico sistema economico esistente e che produce il 90 per cento dell'oppio a livello mondiale,


impegna il Governo


ad attivarsi nelle sedi opportune affinché vengano monitorati, gli avvenimenti in corso e vengano messe in atto le misure possibili per porre fine ai crimini che continuano, impuniti, ad essere commessi e che vedono tra le vittime soprattutto le donne.
(7-00200)
«Narducci, Codurelli, Zampa, Corsini, Garavini, Fedi».

La VII Commissione,
premesso che:
la legge 24 dicembre 2007 n. 244, articolo 2, comma 416, prevede che nelle «more del complessivo processo di riforma della formazione iniziale e del reclutamento dei docenti» con regolamento adottato dal Ministro della pubblica istruzione, dell'università e della ricerca, ai sensi dell'articolo 17, comma 3, della legge 23 agosto 1988, n. 400, «è definita la disciplina dei requisiti e delle modalità della formazione iniziale e dell'attività procedurale per il reclutamento del personale docente», e ribadisce la validità delle graduatorie di cui all'articolo 1, comma 605, lettera c), della legge 27 dicembre 2006, n. 296;
la legge 3 agosto 1998, n. 315, articolo 1, comma 4, istituisce la figura del supervisore del tirocinio «al fine di svolgere compiti di supervisione del tirocinio e di coordinamento del medesimo con altre attività didattiche nell'ambito di corsi di laurea in scienze della formazione primaria e di scuole di specializzazione per l'insegnamento nelle scuole secondarie»;
la legge 4 giugno 2004, n. 143, all'articolo 3-quater proroga l'utilizzazione dei supervisori di tirocinio al fine «di valorizzare le competenze acquisite» e stabilisce che nel nuovo modello di formazione iniziale dei docenti non si debba rinunciare all'esperienza acquisita dai supervisori del tirocinio tanto che «in sede di adozione dei decreti di attuazione dell'articolo 5 della legge 28 marzo 2003, n. 53, si tiene conto della professionalità e delle competenze già acquisite dal personale che ha svolto funzioni di supervisore di tirocinio»;

il decreto ministeriale 16 luglio 2008, n. 62 e il decreto ministeriale 23 luglio 2008, n. 65, prevedono la proroga dei docenti e dirigenti già utilizzati dalle università per i corsi di laurea in scienze della formazione primaria e nelle scuole di specializzazione per l'insegnamento nelle scuole secondarie anche per l'anno scolastico 2008-2009;
il decreto ministeriale del 26 giugno 1998 definisce le scuole di specializzazione per l'insegnamento nella scuola secondaria come strutture didattiche interfacoltà a cui le facoltà garantiscono il supporto gestionale e le risorse logistiche, finanziarie e di personale necessarie al funzionamento per l'organizzazione dei corsi di formazione iniziale degli insegnanti;
nella XIV legislatura la 7a Commissione del Senato, nel parere espresso nella seduta del 5 ottobre 2005 sull'atto n. 530 (schema di decreto legislativo concernente «definizione delle norme generali in materia di formazione degli insegnanti ai fini dell'accesso all'insegnamento, ai sensi dell'articolo 5 della legge 28 marzo 2003 n. 53», divenuto poi decreto legislativo n. 227 del 2005) chiedeva al Governo di «inserire tra le disposizioni transitorie apposite norme dirette a dare soluzione alla questione dell'inserimento dei docenti abilitati presso le scuole di specializzazione per l'insegnamento secondario ed i corsi di scienze della formazione primaria, che sono già in possesso di una valida formazione universitaria» (osservazione di cui al punto 6); la VII Commissione della Camera nel parere espresso il 6 ottobre 2005 sullo stesso atto n. 530 (osservazione di cui alla lettera c)) chiedeva al Governo di individuare «specifiche disposizioni transitorie per riservare, nei prossimi anni scolastici, una quota dei posti disponibili nelle scuole statali ai docenti abilitati in base alla disciplina previgente, in possesso di laurea in scienze della formazione primaria o di diploma rilasciato da scuole di specializzazione per l'insegnamento secondario»;
nella fase transitoria della formazione iniziale degli insegnanti, in attesa della rivisitazione delle classi concorsuali, appare opportuno utilizzare le strutture attivate e le professionalità esistenti già valutate per meriti didattici, senza stravolgere la normativa vigente e senza creare centri indipendenti di gestione, anche per un utilizzo razionale delle risorse esistenti;
il decreto ministeriale del 1o luglio 2009 ha determinato il numero dei posti a livello nazionale per le immatricolazioni ai corsi di laurea in scienze della formazione primaria, e ha ritenuto necessario procedere all'attivazione dei corsi in scienze della formazione primaria per l'anno accademico 2009/2010 secondo la normativa vigente, in attesa del regolamento predisposto ai sensi dell'articolo 2, comma 416, della legge 24 dicembre 2007, n. 244, atteso che il sistema universitario deve comunque assicurare la continuità nella propria offerta formativa degli insegnanti delle istituzioni scolastiche;
è possibile conseguire l'abilitazione all'estero e veder riconosciuto il valore legale del titolo di studio conseguito ai sensi del decreto ministeriale n. 42 dell'8 aprile 2009, in fase di aggiornamento delle graduatorie ad esaurimento, ma non in Italia ad eccezione dell'abilitazione per la scuola primaria,


impegna il Governo:


nella fase transitoria del nuovo sistema di formazione iniziale dei docenti, in vista dell'approvazione del regolamento predisposto ai sensi dell'articolo 2, comma 416, della legge 24 dicembre 2007, n. 244, a valorizzare le competenze acquisite dai supervisori attualmente in servizio prevedendo una loro utilizzazione, e a consentire alle università di utilizzare le strutture di interfacoltà esistenti per l'organizzazione e la gestione di tutti i corsi propedeutici al conseguimento dell'abilitazione;
in attesa dell'emanazione del regolamento sulla formazione iniziale, atteso che il sistema universitario deve comunque assicurare la continuità nella propria offerta

formativa degli insegnanti delle istituzioni scolastiche, ad attivare con urgenza presso le scuole di specializzazione per l'insegnamento secondario e gli istituti di alta formazione artistica e musicale un nuovo ciclo per l'anno, accademico 2009-2010 secondo le indicazioni e il fabbisogno rilevato dal Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, prorogando i supervisori in servizio;
nella fase transitoria del nuovo sistema di reclutamento a valorizzare ai fini delle immissioni in ruolo il titolo di abilitazione acquisito presso le scuole di specializzazione istituite ai sensi dell'articolo 4 della legge n. 341 del 1990, e a salvaguardare le graduatorie di cui all'articolo 1, comma 605, lettera c), della legge 27 dicembre 2006, n. 296.
(7-00202) «Antonino Russo».

La XIII Commissione,
premesso che:
il comparto cerealicolo italiano, soprattutto in Toscana ed in modo particolare nella provincia di Grosseto, è attraversato da una fase difficilissima, che sta mettendo in crisi intere aziende produttrici;
in molti depositi di cooperative e/o consorzi di produttori è ancora in giacenza il grano duro dell'annata 2008, la cui coltivazione ha risentito in modo abnorme della lievitazione dei costi di produzione che, nel corso della stessa annata, hanno colpito il settore;
oggi, a differenza di un anno fa, la quotazione del grano è di circa 21 euro al quintale, con una produzione per ettaro che oscilla fra i 25 e i 30 quintali;
l'introito che ciascuna impresa agricola riesce ad ottenere è di circa 550 euro all'ettaro, a fronte però dei costi di produzione che oscillano dai 750 ai 900 euro all'ettaro;
da ciò si deduce un'evidente sperequazione fra gli investimenti occorrenti per la produzione e i ricavi che le imprese agricole italiane riescono ad ottenere, a causa della forte variazione dei prezzi;
i produttori italiani tendono, comunque, a non adeguare al rialzo il prezzo per quintale dei loro prodotti per tentare di restare agganciati ai prezzi praticati da altri importatori sui mercati internazionali;
nel frattempo alcuni porti italiani in queste settimane stanno ricevendo grano proveniente dalla Spagna, venduto ad un prezzo che oscilla fra i 21,5 e i 23,5 euro a quintale, mentre arriva nei nostri mercati anche grano messicano a prezzi anch'essi estremamente concorrenziali;
le imprese agricole italiane si trovano nella situazione di non poter essere realmente competitive, perché ai costi di coltivazione devono sommare quelli legati alle regole vigenti, anch'esse legate alla produzione e ai costi del lavoro;
l'Italia rischia così di pagare un prezzo troppo alto ad una politica che da un lato incentiva le produzioni di qualità e dall'altro, però, non fa sì che tale qualità venga chiaramente individuata dal consumatore finale;
ad oggi la soluzione imboccata per altri comparti è quella della etichettatura di provenienza, che permette la tracciabilità delle materie prime o dei loro derivati e consente ai cittadini-consumatori di scegliere in modo più consapevole le produzioni italiane, oggi sempre più a rischio, nel comparto della pasta, perché la minor concorrenzialità del grano italiano fa sì che sulle tavole arrivi non pasta italiana, ma semplicemente realizzata in Italia con materie prime di altri Paesi, non sottoposte agli stessi rigorosi criteri vigenti nel nostro ordinamento,


impegna il Governo


ad adoperarsi per verificare la possibilità di introdurre l'etichettatura obbligatoria di provenienza del grano duro anche sulle confezioni della pasta alimentare per evitare

ulteriori penalizzazioni delle nostre produzioni agricole e mettere il consumatore finale nella condizione di poter scegliere la qualità del made in Italy a vantaggio dell'intera economia e di un comparto che resta determinante per la tenuta stessa del tessuto produttivo e sociale del Paese.
(7-00201) «Faenzi, Carlucci».

...

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA
DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interpellanza:

I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, per sapere - premesso che:
da molti mesi gli italiani e le italiane hanno appreso da servizi fotografici, interviste e dichiarazioni che nella villa Certosa in Sardegna e a Palazzo Grazioli a Roma, divenuta peraltro sede di governo, il Presidente del Consiglio era solito trattenere incontri e feste con giovani donne anche minorenni che ricevevano in cambio denaro e promesse di promozioni professionali, anche nell'ambito della rappresentanza politica come candidate nelle istituzioni;
numerose testimonianze evidenziano l'esistenza di un sistema di scambio tra relazioni sessuali, denaro, potere che ha il suo epicentro nella figura del Presidente del Consiglio;
il dovere primario di un Presidente del Consiglio è tutelare le istituzioni come bene pubblico, essere d'esempio nell'applicazione della Costituzione, essere coerente con gli impegni elettorali assunti e trasparente nei comportamenti -:
se non ritenga opportuno riferire in Parlamento e chiarire questi fatti per rispondere agli interrogativi che stanno di fronte all'opinione pubblica italiana e di tutto il mondo;
se non ritenga che in questi comportamenti non si ravvisi una violazione dei principi che discendono dagli articoli 2, 3, 51, 54 della Costituzione e la Convenzione Europea per i diritti umani che prevedono il rispetto della dignità della persona ed il riconoscimento dell'eguaglianza uomo- donna nella sfera pubblica e nelle istituzioni elettive, il dovere di adempiere alle funzioni pubbliche con disciplina ed onore;
se non ritenga di dover pronunciare parole di rispetto e stima nei confronti delle donne per il ruolo rilevante e prezioso che esse svolgono nella società nella famiglia, nella società e nelle istituzioni;
se non ritenga di dover adottare misure e promuovere riforme per garantire che la selezione della classe dirigente del nostro Paese ad ogni livello e grado avvenga sulla base della più scrupolosa osservanza del merito, della competenza e della dedizione al bene comune.
(2-00448)
«Livia Turco, Amici, Bellanova, Bossa, Calgaro, Cenni, Codurelli, Concia, Coscia, D'incecco, Froner, Garavini, Ghizzoni, Lo Moro, Lucà, Murer, Pollastrini, Rossa, Sbrollini, Schirru, Siragusa, Velo, Villecco Calipari, Zaccaria, Zampa».

Interrogazioni a risposta orale:

LENZI, ZAMPA, VIOLA, BENAMATI e LA FORGIA. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
la legge 3 agosto 2004, n. 206 «Nuove norme in favore delle vittime del terrorismo e delle stragi di tale matrice», approvata

dal Parlamento a larghissima maggioranza, ha previsto una serie di agevolazioni per le vittime e i loro familiari superstiti, tra le quali alcune si riferiscono alla liquidazione della pensione e dell'indennità di fine rapporto;
si tratta di un provvedimento doveroso ed atteso da tempo, poiché è giusto che lo Stato riconosca le grandi sofferenze subite da chi è stato duramente colpito da una lunga serie di atti terroristici, per molti dei quali non si è nemmeno giunti ad accertare le responsabilità in sede giudiziaria;
nel corso di questi cinque anni gli enti preposti, a partire dagli enti pensionistici, hanno addotto motivi di ordine tecnico per non applicare la normativa, tanto che si sono succedute le iniziative parlamentari per l'attuazione della legge assunte da esponenti di tutti gli schieramenti politici;
negli ultimi tempi il Governo ha chiesto un parere al Consiglio di Stato per l'esatta interpretazione della norma che prevede l'erogazione ai feriti con invalidità pari o superiore all'80 per cento della pensione corrispondente all'ultimo stipendio percepito;
ciò è accaduto per le resistenze dell'INPS ad attuare la norma, nonostante che l'articolo 4, comma 2, della legge sia del tutto chiaro in proposito, e sia stata emanata una direttiva del Presidente del Consiglio dei ministri nell'agosto del 2007, sia stata approvata un'ulteriore norma chiarificatrice nella legge finanziaria per il 2007, e vi sia una circolare dell'INPS che chiarisce inequivocabilmente la sua interpretazione e ne consente pertanto la sua immediata attuazione;
le famiglie delle vittime e l'associazione «Due Agosto» denunciano che l'atteggiamento dell'INPS ha fatto sì che l'INPDAP, la quale aveva correttamente applicato la legge nei confronti dei suoi assicurati, ha revocato, con una circolare di pochi giorni fa, la sua precedente decisione rendendo provvisorie le pensioni definitive erogate dal 2006 -:
se tutto ciò corrisponda al vero e che cosa intenda fare il Presidente del Consiglio per porre termine ad una situazione vergognosa, che umilia ancora una volta le vittime delle stragi del terrorismo e che si pone in contrasto con i «deliberata» del Parlamento che più volte si è espresso per l'attuazione scrupolosa e integrale della legge 3 agosto 2004, n. 206.
(3-00637)

FERRANTI, BARETTA, SERVODIO, SAMPERI, TENAGLIA e AMICI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per le pari opportunità. - Per sapere - premesso che:
nei giorni scorsi è stato pubblicato un volume a cura dalla Presidenza del Consiglio - Dipartimento per le pari opportunità - riepilogativo dell'anno vissuto dal Ministro Carfagna;
il volume, di oltre 60 pagine, è stato stampato a colori, in carta lucida e con molte foto del Ministro ritratta durante vari eventi istituzionali;
ad un anno dal suo insediamento, il Governo ha effettuato, a partire dal decreto-legge n. 112 del 2008, tagli lineari su tutta la pubblica amministrazione penalizzando importantissimi settori quali, tra gli altri, quello della scuola, dell'università, della sanità e della sicurezza -:
quante copie siano state prodotte e a quanto ammonti il costo della stampa e della distribuzione del volume e su quale voce di bilancio è stata imputata la spesa;
se non ritengano che, in un periodo di crisi economica che ha comportato tagli, ma anche contestuali e incontrollati aumenti della spesa ordinaria della Pubblica Amministrazione, sarebbe stato quanto meno più opportuno destinare i fondi spesi per la pubblicazione per finalità proprie del Ministero in oggetto.
(3-00641)

Interrogazioni a risposta scritta:

BOCCI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
venerdì 24 luglio 2009 il Consiglio dei ministri ha deciso di commissariare il sistema sanitario della regione Molise, nominando il presidente della regione commissario governativo «per gli specifici obiettivi di attuazione del piano di rientro della spesa sanitaria e degli effetti finanziari in esso previsti»;
il presidente della regione Molise ha governato negli ultimi anni il sistema sanitario regionale ed è quindi, direttamente o indirettamente, il responsabile della grave situazione di dissesto finanziario che ha provocato la decisione del commissariamento -:
se non ritenga di dover affidare il ruolo di Commissario governativo ad una personalità estranea all'Amministrazione e non coinvolta negli ultimi anni nella gestione del sistema sanitario della regione Molise.
(4-03856)

CODURELLI e QUARTIANI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
nella giornata di venerdì 17 luglio 2009 vaste aree del territorio della provincia di Lecco sono state colpite da piogge di straordinaria intensità e volume, con ingenti danni alle infrastrutture, alle strutture pubbliche e private, alle attività produttive e con conseguenti gravi disagi alle popolazioni;
oltre alle piogge intense si sono abbattute sul territorio grandine e raffiche di vento dai 67,6 chilometri orari sino a 96,6 chilometri orari registrate sul monte Cornizzolo ed esondazioni, che hanno provocato anche la morte di un pensionato di 67 anni rimasto intrappolato nel fango del torrente Rio Torto che scorre a fianco alla strada statale n. 36 e numerosi sfollati;
la provincia di Lecco risulta la più danneggiata con allagamenti, smottamenti, sradicamento di piante e sollevamento di tetti: in particolare il violento nubifragio ha provocato danni particolarmente gravi nel capoluogo e nei comuni di: Abbadia Lariana, Civate, Valmadrera, Costamasnaga e le aree limitrofe e nell'alta Brianza, nelle zone di Rogeno, Costamasnaga e Dolzago tanto che il presidente della Regione Lombardia, Roberto Formigoni, ha firmato e già inviato al Governo la richiesta di riconoscimento dello stato di calamità naturale anche per la provincia di Lecco;
la viabilità è stata bloccata per ore paralizzando la città e il collegamento con la Valtellina. Anche il trasporto ferroviario è stato paralizzato a causa di un fiume di acqua e di fango che ha «bucato» il San Martino di Lecco ed è finito sulla massicciata della linea ferroviaria Lecco-Sondrio e sulla Superstrada 36, chiusa al traffico. Gli abitanti della zona di Pradello, sono stati invitati a lasciare le loro abitazioni ed attività per evitare di essere travolti dall'acqua e, soprattutto, dai sassi trascinati a valle;
molto critica rimane la situazione di più attività produttive, già in difficoltà per la crisi economica in atto, colpite direttamente o indirettamente dal nubifragio e sui suoi negativi effetti, mettendo a rischio ulteriormente l'occupazione. Alcune di queste aziende danneggiate dal maltempo vedono perciò compromessi i piani per la rimozione dell'eternit dai tetti, al punto di richiedere misure straordinarie per la messa in sicurezza, nel rispetto delle leggi vigenti -:
se il Governo, vista la gravità della situazione sopraesposta, intenda riconoscere lo stato di calamità e se non ritenga necessario predisporre un immediato monitoraggio idro-geologico ed ambientale delle zone colpite, al fine di scongiurare che in futuro, in situazioni analoghe, possano verificarsi nuovi e più gravi danni per

le popolazioni residenti, per le infrastrutture e per l'ambiente essendo la città di Lecco il crocevia di collegamento con Valtellina, Valsassina e la Bergamasca.
(4-03861)

PALADINI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
la legge n. 296 del 2006 all'articolo 1, comma 430 nell'ambito di un disegno di razionalizzazione e risparmio della spesa nell'Amministrazione della pubblica sicurezza, ha disposto la soppressione dell'Autocentro della Polizia di Stato di Genova proprio nelle more del suo trasferimento, entro dicembre 2009, in una nuova struttura di proprietà demaniale, collocata a Genova nella zona di Cornigliano e la cui ristrutturazione è costata alle casse dello Stato più di cinque milioni di euro oltre un ulteriore stanziamento di trecentoventimila euro per il completamento dei lavori;
il provvedimento in argomento ha previsto la soppressione delle Direzioni Interregionali delle zone TLC di Trieste e Palermo, dei centri VECA di Bologna, Bari e Palermo, degli autocentri di Bolzano, Trieste, Bologna, Pescara, Palermo ed appunto Genova con il conseguente trasferimento di tutte le competenze di questi ultimi agli UTLP che divengono di fatto dei piccoli «autocentro» sguarniti però delle necessarie professionalità ove il provvedimento in questione porterà, altresì, alla abolizione delle figure del «Consegnatario per debito di custodia e vigilanza» nonché del «Funzionario delegato»;
lo schema di decreto del Presidente della Repubblica recante modificazioni all'assetto organizzativo dell'Amministrazione della Pubblica Sicurezza è pronto per essere approvato dal Consiglio dei Ministri nonostante appaia all'interrogante in contrasto con lo spirito della sua legge ispiratrice attraverso la quale si puntava alla riduzione di costi che, viceversa, con l'istituzione degli UTLP verranno verosimilmente aumentati;
con la costituzione degli UTLP sarà necessario costituire più strutture, sebbene ridimensionate nella loro consistenza, tali da poter rispondere alle esigenze di piccole realtà che non richiedono una gestione particolarmente complessa, ma che certamente non potranno soddisfare quella del parco veicolare genovese che contiene oltre cinquecento mezzi;
tale disposizione appare non perseguire alcuna logica di risparmio o recupero della spesa alla luce del fatto che il trasferimento nella nuova struttura di Genova-Cornigliano comporterebbe un azzeramento del canone sulla base di una concessione a titolo gratuito dell'area per la quale, inoltre, erano già state sostenute delle spese per il suo ripristino;
attualmente l'autocentro di Genova ha in organico circa 40 persone le quali hanno per anni svolto un'attività di carattere tecnico all'interno dell'autocentro i cui destini professionali sono così incerti da generare una forte demotivazione -:
se il Ministro interrogato intenda assumere ogni iniziativa affinché si eviti, viste le premesse esposte, che un Autocentro storico come quello genovese possa chiudere in ossequio a dubbie logiche di risparmio della spesa;
se il Ministro interrogato intenda prendere in considerazione quale soluzione quella di mantenerne inalterate le funzioni ed il personale assegnato costituendo una sede decentrata a Genova dell'autocentro di Torino.
(4-03865)

LO MONTE, BELCASTRO, COMMERCIO, IANNACCONE, LATTERI, LOMBARDO, MILO e SARDELLI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro per i rapporti con le regioni. - Per sapere - premesso che:
il Governo ha avviato il processo di privatizzazione del gruppo Tirrenia d'intesa con l'Unione europea, al fine di evitare

all'Italia una procedura di infrazione comunitaria per la mancata liberalizzazione del settore del cabotaggio, ai sensi del regolamento (CE) n. 3577/92;
a seguito di una preventiva intesa con la Commissione europea, dopo una prima ipotesi di privatizzazione dell'intero gruppo, con riferimento ad una specifica richiesta delle regioni interessate, il Governo ha valutato positivamente la possibilità di procedere ad una privatizzazione del gruppo, trasferendo, a titolo gratuito, alle singole regioni interessate le collegate società di servizi regionali (Caremar, Saremar, Siremar, Toremar);
le medesime regioni interessate, successivamente, procederanno alla privatizzazione delle singole società di servizi regionali, mentre lo Stato provvederà ad avviare la privatizzazione della società Tirrenia, con capitale sociale di 108.360.000 euro interamente detenuto dalla società Fintecna, la quale peraltro risulterebbe interessata da rilievi segnalati dalla Corte dei Conti;
le convenzioni stipulate sono scadute in data 31 dicembre 2008 e attualmente risultano prorogate di fatto per il 2009;
entreranno, fra non molto, in vigore le nuove norme internazionali sulla sicurezza, le quali potrebbero portare ad una «non utilizzazione» di parte del naviglio e/o ad importanti adeguamenti strutturali;
non può sfuggire l'importanza del processo di privatizzazione avviato dal Governo, avente chiari ed evidenti risvolti di tipo economico, sociale e soprattutto occupazionale ricadenti sui territori più deboli del nostro Paese che indubbiamente sono costituiti dalle piccole e medie comunità isolane;
il processo di federalismo fiscale, già avviato dal Parlamento, inevitabilmente porterà i territori regionali e le loro amministrazioni ad essere garanti, in modo diretto, del processo di sviluppo che li deve interessare;
sembrerebbe che il Presidente della Regione Siciliana in data 6 luglio 2009 abbia avanzato al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze ed al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, una proposta concreta volta ad acquisire per intero il gruppo Tirrenia, con l'intento di garantire una gestione economica e funzionale attraverso l'individuazione di un soggetto, mediante apposita gara ad evidenza pubblica - così come già concordato dalle stesse Amministrazioni centrali con la Commissione europea - da sottoporre al diretto controllo della medesima Regione;
la Regione siciliana parrebbe essere disposta ad assumere iniziative, anche in collaborazione con le altre regioni interessate, volte a mantenere un assetto unitario del gruppo Tirrenia assicurando appieno la continuità territoriale ad oggi garantita dallo Stato, nella tutela degli interessi economici, sociali ed occupazionali delle comunità isolane, oltre che per dare certezza ai collegamenti con le isole minori dove il trasporto marittimo costituisce ancora l'unico mezzo per garantire i rifornimenti delle merci indispensabili alla sopravvivenza delle popolazioni locali;
a tal fine appare necessario acquisire e valutare la documentazione societaria compiuta, e specificatamente quella necessaria alla valutazione del patrimonio societario della capogruppo TIRRENA, ovverosia quella inerente a: flotta, indebitamento con banche, fornitori, specifiche di carattere economico quali rotte servite, ricavi, numero di passeggeri trasportati, numero dei dipendenti amministrativi utilizzati, tabelle di armamento e quanto altro risulti necessario per una complessiva e puntuale valutazione economico-finanziaria;
pare altresì che attualmente alcune delle navi in flotta risulterebbero ferme e non utilizzate -:
se il Governo sia, allo stato, in possesso dei dati relativi alla situazione societaria della Tirrenia, ovvero se tali dati siano in possesso della società Fintecna,

che detiene per intero il capitale sociale di TIRRENIA, e se non si ritenga necessario che tali elementi cognitivi, nel loro complesso, vengano messi a disposizione di chi possa averne oggettivo interesse anche per consentire il perseguimento di una politica gestionale che concretizzi eventuali riduzione di spesa in relazione ad un migliore utilizzo del naviglio e del personale impiegato;
se tali dati di cui viene chiesta la completa conoscenza, come gli interroganti ritengono sia corretto e legittimo, possano essere messi a disposizione del Parlamento, al fine di una valutazione organica appropriata sull'intera vicenda;
se si intende rispondere positivamente alla richiesta avanzata dalla Regione Siciliana di cui in premessa;
se risulti al Governo la sussistenza di fornitori che abbiano intrapreso azioni legali per ottenere il pagamento di fatture arretrate nonché di operatori e associazioni di utenti che abbiano reclamato danni a seguito di gravi incidenti verificatisi ultimamente;
se il Governo non ritenga, similmente a quanto ha opportunamente ritenuto di fare per operazioni analoghe, di provvedere a nominare un commissario per l'avvio delle procedure di privatizzazione, al fine di dare massima trasparenza ad un'operazione come questa, che di certo abbisogna di appropriata attenzione.
(4-03869)

LUCÀ, LOVELLI, ESPOSITO, BOBBA, ROSSOMANDO, CALGARO, GIORGIO MERLO, BOCCUZZI e RAMPI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
il Presidente dell'ANPAS (Associazione nazionale per le pubbliche assistenze), Comitato regionale del Piemonte, organizzazione che si avvale ogni anno del prezioso lavoro dei giovani del Servizio civile nazionale per lo svolgimento delle proprie attività, ha denunciato la grave situazione che si sta determinando a causa della riduzione delle risorse destinate al Servizio civile, in particolare per la propria struttura;
le risorse previste dal bilancio, destinate al finanziamento dei progetti per il Servizio civile nazionale, hanno subito, infatti, un forte ridimensionamento negli ultimi anni: dai circa 300 milioni di euro previsti nella Finanziaria 2008, che hanno permesso l'impiego di 35.000 volontari, si è passati ai 171 milioni di euro per il 2009 e la previsione di un numero molto inferiore di volontari da avviare, pari a circa 25 mila giovani;
le previsioni di spesa per i prossimi anni prevedono ulteriori, gravi decurtazioni;
a causa dei pesanti tagli per il 2009 sopra citati, è stato rideterminato il criterio di ammissione dei progetti per il servizio civile e nessuno di quelli presentati dall'ANPAS Piemonte è stato ammesso;
a partire dal 30 settembre prossimo, quindi, i 185 giovani volontari impiegati con il bando del 2008, numero, peraltro, già insufficiente, in partenza per quella data, non verranno rimpiazzati;
la mancanza di giovani volontari renderà praticamente impossibile, per le strutture ANPAS del Piemonte, fare fronte alle crescenti domande legate ai bisogni sociali e socio-sanitari dei cittadini, con un gravissimo disagio che colpirà proprio i soggetti più deboli del nostro territorio -:
se non ritengano necessario rivedere le modalità per l'accesso al finanziamento dei progetti per il Servizio civile e prevedere comunque un adeguato incremento delle risorse, al fine di consentire a strutture come l'ANPAS del Piemonte, che svolgono un fondamentale servizio di assistenza alle fasce più deboli della popolazione, di portare avanti il proprio lavoro, dando, oltretutto, ad un sempre maggior

numero di ragazzi e ragazze un'importante opportunità di formazione umana e professionale.
(4-03874)

BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
il Fondo nazionale di garanzia per il consumatore di pacchetto turistico è stato istituito, in attuazione della direttiva n. 90/314/CEE, con decreto legislativo 17 marzo 1995 n. 111 per tutelare coloro che acquistano «pacchetti turistici» così come questi ultimi sono delineati, nei loro elementi costitutivi, dall'articolo 2 del citato decreto legislativo di cui si riporta il testo:
«Art. 2. - (Pacchetti turistici). - 1. I pacchetti turistici hanno ad oggetto i viaggi, le vacanze ed i circuiti "tutto compreso", risultanti dalla prefissata combinazione di almeno due degli elementi di seguito indicati, venduti od offerti in vendita ad un prezzo forfettario, e di durata superiore alle ventiquattro ore ovvero estendentisi per un periodo di tempo comprendente almeno una notte:
a) trasporto;
b) alloggio;
c) servizi turistici non accessori al trasporto o all'alloggio di cui all'articolo 7, lettere i) e m), che costituiscano parte significativa del "pacchetto turistico".

2. La fatturazione separata degli elementi di uno stesso "pacchetto turistico" non sottrae l'organizzatore o il venditore agli obblighi del presente decreto.»;
quanto sopra esposto trova fondamento nella disposizione di cui all'articolo 1 del decreto 23 luglio 1999, n. 349, «Regolamento recante norme per la gestione ed il funzionamento del Fondo nazionale di garanzia per il consumatore di pacchetto turistico» che elenca tassativamente i compiti del Fondo medesimo di cui si riporta il testo:
«Art. 1. - (Competenze e ambito di applicazione). - 1. Al Dipartimento del turismo è affidata la gestione del Fondo nazionale di garanzia per il consumatore di pacchetto turistico istituito dall'articolo 21 del decreto legislativo n. 111 del 1995, di seguito denominato Fondo.
2. Compito del Fondo è quello di:
a) assicurare al consumatore il rimborso del prezzo versato sia in caso di fallimento del venditore o dell'organizzatore, che in caso di accertata insolvenza degli stessi soggetti, tale da non consentire, in tutto o in parte, l'osservanza degli obblighi contrattuali assunti;
b) organizzare il rimpatrio del turista in viaggio all'estero nel caso in cui si verificano le circostanze di cui al punto a);
c) assicurare la fornitura di un'immediata disponibilità economica in caso di rientro forzato di turisti da Paesi extracomunitari in occasione di emergenze, imputabili o meno all'organizzatore.

3. Il Fondo interviene esclusivamente nei casi in cui il pacchetto turistico è stato venduto od offerto in vendita con contratto stipulato nel territorio nazionale dall'organizzatore o dal venditore in possesso di regolare autorizzazione.
4. Al fine di assicurare al comitato di gestione di cui all'articolo 2 un'immediata disponibilità economica, il Dipartimento del turismo stipula con un Istituto di credito - da individuare con procedura ad evidenza pubblica - un'apposita convenzione della durata triennale.»;
è quindi evidente che il fondo ha la finalità di assicurare al consumatore il rimborso del prezzo versato sia in caso di fallimento del venditore o dell'organizzatore che in caso di accertata insolvenza degli stessi soggetti, tale da non consentire, in tutto o in parte, l'osservanza degli obblighi contrattuali assunti nonché per organizzare il rimpatrio del turista in viaggio all'estero, nel caso in cui si verificano le circostanze di cui al

punto sopra illustrato e ad assicurare la fornitura di un'immediata disponibilità economica in caso di rientro forzato di turisti da Paesi extracomunitari in occasione di emergenze, imputabili o meno all'organizzatore;
il finanziamento del Fondo si ottiene con una percentuale dei premi delle polizze di assicurazione obbligatorie;
la quota da calcolare sull'ammontare dei premi delle polizze di assicurazione obbligatorie, per determinare le somme destinate ad alimentare il Fondo è stata aumentata, ai sensi della legge 5 marzo 2001, n. 57 dallo 0,5 per cento al 2 per cento del premio pagato;
le dotazioni del fondo risultano limitate e sono vincolate all'uso previsto dalle vigenti disposizioni;
le risorse del Fondo sono appostate sul capitolo 863 del bilancio della Presidenza del Consiglio dei ministri e gestiti dal Dipartimento per il turismo;
nel 2008 era prevista una dotazione iniziale di 190.000 euro, incrementata nel corso dell'anno di ulteriori 240.120 euro, portando la dotazione definitiva alla cifra di 430.120 euro;
di tali risorse sono stati impegnati 381.462,59 euro, ma non è stato effettuato alcun pagamento (si consideri che devono essere tenuti in conto i residui al 31 dicembre 2008), mentre 48.657,41 euro sono andati in economia, quindi, sostanzialmente sono andati «persi»;
al 1o gennaio 2008 risultavano residui provenienti da esercizi precedenti per 552.491,50 euro, a valere sui quali sono stati effettuati pagamenti per 190.701,05 euro;
risultano ancora da erogare 361.790,45 euro che sono le somme residue al 31 dicembre 2008;
per il 2009, 2010 e 2011 non risulta alcuno stanziamento in bilancio -:
se la normativa citata sia tuttora vigente;
nell'eventualità positiva perché, a fronte dell'ininterrotto prelievo del 2 per cento dei premi delle polizze di assicurazione obbligatorie destinate ad alimentare il Fondo, per il triennio 2009-2011 non risultano in bilancio stanziamenti destinati al Fondo stesso e necessari alla tutela dei turisti vittime di una delle fattispecie previste dalla normativa riporta in premessa.
(4-03875)

STRIZZOLO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per le pari opportunità. - Per sapere - premesso che:
nei giorni scorsi è stata recapitata nelle caselle di posta dei deputati una lussuosa «brochure» intestata «Presidenza del consiglio dei ministri - Dipartimento per le pari opportunità» e pomposamente intitolata «Mara Carfagna, un anno di governo»;
il Governo, ed in particolare i Ministri dell'economia e delle finanze e per la pubblica amministrazione e l'innovazione, sono impegnati a promuovere una lotta senza quartiere agli sprechi nella pubblica amministrazione;
con i provvedimenti approvati in questo primo anno di attività del Governo Berlusconi vi sono stati significativi tagli in particolare nei settori della scuola, università e ricerca, nell'assistenza e nel sociale oltre che ad una riduzione delle risorse per gli enti locali;
le difficoltà di tenere sotto controllo i conti pubblici vengono espresse quotidianamente, in particolare dal Ministro dell'economia e delle finanze, ricordando che anche da risparmi di spesa non rilevantissimi può venire l'esempio e lo stimolo al contenimento della spesa pubblica a cominciare dagli apparati ministeriali;
la diffusione dell'utilizzo degli strumenti informatici sta gradualmente sostituendo - anche per la comunicazione delle attività della amministrazione pubblica - l'uso di documenti e di pubblicazioni in forma cartacea, comportando risparmi

economici significativi e un minore uso di risorse naturali non riproducibili -:
per quali ragioni sia stata prodotta la pubblicazione sopra richiamata - dal profilo chiaramente agiografico e propagandistico - in forma cartacea anziché usare altri mezzi meno costosi;
quante copie siano state stampate;
a quanti soggetti e/o enti pubblici e privati sia stata consegnata e/o inviata la pubblicazione;
quale sia stato il costo complessivo di tale «operazione d'immagine» promossa a beneficio del Ministro Mara Carfagna, ma a carico dei contribuenti in un momento di così particolare difficoltà per le finanze pubbliche;
se altri Ministri abbiano in programma di far realizzare analoga pubblicazione per promuovere e comunicare le attività del rispettivo «primo anno di Governo»;
se sia previsto che tale pubblicazione venga realizzata al trascorrere dei successivi «anni di Governo».
(4-03883)

FUGATTI e REGUZZONI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
la cooperativa sociale Senza Barriere Onlus è nata nel 1992 dalla volontà di un gruppo di disabili visivi, i quali si sono uniti sotto il vincolo della cooperazione per sviluppare e produrre supporti editoriali multimediali accessibili a tutti;
la cooperativa, che ha sede nel Comune di Scurelle in provincia di Trento, opera da anni sul territorio supportando persone anziane e portatori di handicap, principalmente non vedenti, nell'accesso alla multimedialità;
da molti mesi la cooperativa in questione sta vivendo una situazione di grave disagio, ritrovandosi periodicamente isolata dai collegamenti telefonici di rete fissa, così come dai collegamenti internet;
in seguito a numerose sollecitazioni e al risolutivo intervento governativo, i tecnici della compagnia Telecom Italia sono intervenuti, alcuni mesi fa, con un'opera di manutenzione dei cavi ripristinando così i collegamenti telefonici, ma solo per un breve periodo, tanto che le linee telefoniche sono tuttora inattive;
alle numerose denunce del guasto alla compagnia telefonica non hanno fatto seguito risposte chiare e soprattutto interventi concreti che risolvano il problema;
i soci della cooperativa, nella persona del presidente, hanno denunciato attraverso gli organi di stampa locali la persistente e grave situazione di disagio che si trovano a vivere, minacciando proteste presso la sede della Telecom Italia, in mancanza di un intervento immediato e definitivo da parte della compagnia;
sembra paradossale che la cooperativa Senza Barriere Onlus, che affronta quotidianamente situazioni di difficoltà e supera ostacoli che sembravano insormontabili, si trovi oggi ad affrontare una battaglia contro la compagnia telefonica erogatrice del servizio pubblico, solo per vedere garantito un proprio diritto basilare -:
se non intenda assumere iniziative affinché siano stabilite agevolazioni, con riferimento ai servizi di cui in premessa, a favore di soggetti che svolgono un particolare ruolo sociale.
(4-03887)

BENAMATI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
l'Italia è il paese caratterizzato dal rischio sismico più elevato nell'Europa Comunitaria ed è uno dei paesi industrializzati a maggior rischio sismico, a livello mondiale;
con l'Ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri n. 3274 del 2003,

sostanzialmente recepita, assieme alle sue modifiche ed integrazioni, dalle nuove norme tecniche per le costruzioni, è entrata in vigore la nuova normativa sismica italiana, che, per proteggere le strutture dal terremoto, permette di utilizzare l'isolamento sismico ed altre moderne tecnologie antisismiche;
i recenti terremoti in Abruzzo hanno evidenziato l'opportunità di estendere fortemente l'utilizzazione dei moderni sistemi antisismici, in particolare di quelli d'isolamento sismico (che sono i più efficaci), sia nella ricostruzione nelle aree terremotate che, per nuove realizzazioni ed interventi su edifici esistenti, anche in altre zone del nostro Paese;
a L'Aquila l'utilizzazione dell'isolamento sismico è già in corso nell'ambito del Progetto C.A.S.E., per proteggere dal terremoto 150 prefabbricati, destinati, fino a quando sarà necessario, ad alloggiate circa 13.000 sfollati;
da informazioni assunte e da notizie stampa risulta agli interroganti che ciascuno dei fabbricati suddetti sarà eretto su di una piattaforma in cemento armato, di area pari a circa 1.700 m2 e di spessore di circa 50 cm, sorretta da 40 colonne alla sommità delle quali sono già in via di installazione gli isolatori sismici;
per isolare sismicamente le piastre summenzionate si utilizzeranno dispositivi cosiddetti a «pendolo scorrevole»;
la trentennale esperienza italiana di applicazione dell'isolamento sismico agli edifici riguarda però esclusivamente sistemi costituiti da isolatori in gomma, e sebbene gli isolatori «a pendolo scorrevole» presentino ottime caratteristiche, fino ad ora non ne sarebbero mai stati installati in Italia e, a livello mondiale, di quelli prodotti da aziende nazionali vi sarebbe una sola applicazione effettuata su un ponte in Canada;
la sola applicazione di dispositivi simili a quelli a «pendolo scorrevole» sino ad ora esistente in Italia si deva all'EPS statunitense e riguarderebbe la protezione di un impianto chimico in Sicilia con il cosiddetto «Friction Pendulum System» (FPS);
il FPS statunitense è il dispositivo dal quale derivano gli isolatori «a pendolo scorrevole» prodotti in Europa, che, scaduto il brevetto dell'EPS, sarebbero stati di recente sviluppati prima in Germania e poi in Italia;
rispetto al FPS, gli isolatori «a pendolo scorrevole» europei utilizzerebbero materiali più «plastici», essendosi dimostrato sperimentalmente che, durante sollecitazioni dinamiche come quelle sismiche, il materiale del FPS si deteriorerebbe per surriscaldamento (a causa dell'attrito), perché si tratterebbe di materiale troppo duro;
in base alla normativa, nazionale ed europea, gli isolatori sismici debbano anzitutto soddisfare i requisiti richiesti per gli appoggi;
in base alla normativa europea (che sarebbe già obbligatoriamente in vigore per gli appoggi, anche se non ancora per gli isolatori) le aziende, per l'utilizzo di dispositivi «a pendolo scorrevole», debbano preventivamente chiedere, per il materiale a scorrimento, il cosiddetto ETA («European Technical Approval»), che sarebbe concesso sulla base dei risultati di una precisa serie di prove sperimentali;
non è noto se l'ETA sia stato già ottenuto per i dispositivi a «pendolo scorrevole» prodotti in Italia;
in base alla normativa europea, all'ottenimento dell'ETA debbano seguire, prima della produzione dei dispositivi, adeguate prove di qualificazione, tali da dimostrare l'adeguatezza dell'isolatore in tutte le condizioni (di eccitazione sismica ed ambientali) nelle quali esso potrà venire a trovarsi durante la sua «permanenza in servizio»;
non risulta chiaro se gli isolatori «a pendolo scorrevole» di produzione italiana siano stati sottoposti a prove sperimentali che simulano la tridirezionalità

del terremoto presso laboratori che hanno tale potenzialità, così come è stato fatto per gli isolatori tedeschi nei laboratori dell'Università della California a San Diego;
risultando mancare esperienza applicativa degli isolatori «a pendolo scorrevole» di produzione italiana, le suddette prove sperimentali con eccitazione tridirezionale simultanea su tali isolatori sono giudicate da numerosi esperti quanto mai opportune;
non è noto se le superfici «a scorrimento» degli isolatori sismici suddetti siano state e siano adeguatamente protette dalla polvere, prima e dopo l'installazione di questi ultimi, condizione ritenuta indispensabile per mantenere inalterata la loro funzionalità -:
se risponda al vero quanto riportato in premessa e, in caso positivo, come si intenda agire per porre rimedio a quanto evidenziato e quali controlli, sia sui prodotti acquistati sia in fase costruttiva del sistema antisismico, si intenda mettere in atto.
(4-03891)

PISICCHIO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
secondo quanto si apprende da un articolo pubblicato sul quotidiano La Repubblica, nel comune di Castelnuovo di San Pio in provincia de L'Aquila, tra i paesi più duramente colpiti dal terremoto dello scorso 6 aprile, i lavori di ricostruzione non sono stati ancora avviati;
nel piccolo comune aquilano, abitato da 200 anime in inverno, ma affollato in estate di emigranti di ritorno dall'estero, il 95 per cento delle case sono crollate o sono in condizioni tali da dover essere abbattute, così come la chiesa, anch'essa quasi completamente distrutta;
nell'articolo si legge che tutto è ancora fermo a quella tragica notte, che i detriti per strada non sono stati ancora rimossi e che ad oggi non ci sono segni che testimonino l'avvio dei lavori di costruzione di nuove abitazioni in legno, sebbene annunciate dal Governo;
sono 120 le persone accampate nella tendopoli attrezzata dalla Protezione Civile, che vivono in condizioni di fortissimo disagio non solo per l'impossibilità di tornare gradualmente ad una vita normale, ma anche per le difficilissime condizioni nelle tende, dove - senza un adeguato potenziamento della linea elettrica - non è possibile installare dei condizionatori d'aria;
tutto ciò premesso l'interrogante chiede di sapere se il Presidente del Consiglio non ritenga necessario affrontare tempestivamente l'emergenza terremoto anche in tutti quei comuni minori, lontani dall'attenzione mediatica che, anche a causa del G8, è stata riservata alla città de L'Aquila, ma che sono stati altrettanto colpiti dal sisma;
quanto tempo sarà necessario prima che gli abitanti di Castelnuovo di San Pio possano lasciare le tendopoli e trasferirsi in nuove abitazioni, anche in vista dell'arrivo dell'inverno; chiede inoltre di sapere quali e quanti sono i comuni devastati dal terremoto ma nei quali ancora non sono stati avviati i lavori di ricostruzione.
(4-03892)

SARUBBI, DAMIANO, MOTTA, CIRIELLO, MOSELLA, BOFFA, PICCOLO, PICIERNO, FARINONE, NICOLAIS, GRAZIANO, FRANCESCHINI e CESARIO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
la società Atitech, azienda di altissima specializzazione e di prestigio, è parte importante della rete produttiva campana e rappresenta una realtà di eccellenza, riconosciuta internazionalmente, nel campo della manutenzione degli aerei, con la crisi di Alitalia, non è rientrata nel perimetro CAI, ed è ad oggi, incerto il suo futuro;

l'Atitech ha 658 dipendenti la cui età media si aggira sui 40 anni. Ciò evidentemente significa che il prepensionamento non può essere una soluzione valida per affrontare la crisi, visto che solo una cinquantina di dipendenti potrebbero usufruirne;
il piano industriale più accreditato e sostenuto dalle istituzioni, la cosiddetta «cordata Lettieri», prevedrebbe una soluzione occupazionale per circa 300 persone - nemmeno la metà - che andrebbe a regime nel corso del tempo;
a fine giugno, Gianni Lettieri, Presidente dell'Unione degli Industriali di Napoli e capofila della cordata per l'acquisto della società - alla presenza del primo ministro - aveva ricevuto apprezzamenti per la presentazione del «piano per Napoli», che individuava uno dei suoi caposaldi nella eliminazione dell'aeroporto di Capodichino;
a metà luglio, è stato sottoscritto tra l'Enac, rappresentata dal Presidente Vito Riggio e dal direttore generale Alessio Quaranta, recentemente nominato con decreto del 4 giugno 2009 e dalla Gesac - concessionaria fino al 2043 della gestione dell'aeroporto di Napoli - in persona del Presidente Mauro Pollio, alla presenza dell'assessore ai Trasporti della Regione Campania Ennio Cascetta, il protocollo che definisce tutti i passaggi necessari per la progettazione del nuovo aeroporto di Grazzanise e per l'affidamento della gestione dello stesso scalo alla Gesac, a detrimento, appunto, dello scalo di Capodichino;
nonostante le diverse rassicurazioni e gli impegni presi da parte del Governo, e dal premier in persona, la vicenda aziendale di Atitech è tutt'altro che chiara così come la reale consistenza della «cordata Lettieri». A seguito di questo stato di cose, banca Intesa Sanpaolo ha bloccato la liquidità della società con il conseguente mancato accredito dello stipendio ai lavoratori di Atitech per il mese di luglio, già da alcuni mesi provati dalla riduzione dell'orario di lavoro e sottoposti alla Cassa integrazione guadagni. Il ritardato pagamento degli stipendi rappresenta fattore scatenante di protesta e di agitazione nonché di debolezza per i lavoratori in un momento delicato quale la fase di concertazione con le forze sociali -:
quali azioni immediate ed urgenti i ministri interrogati intendano intraprendere al fine di garantire il mantenimento e lo sviluppo di un'azienda così importante in termini occupazionali e qualitativi per un territorio che sente con particolare gravità gli effetti della crisi economica internazionale.
(4-03895)

STRIZZOLO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro per i rapporti con le regioni. - Per sapere - premesso che:
con il comma 5 dell'articolo 2 della legge n. 244 del 2007 (legge finanziaria per il 2008) è stata data attuazione alla disposizione del comma 4 dell'articolo 1 del decreto legislativo 31 luglio 2007, n. 137, il quale stabilisce che la compartecipazione sul montante Irpef spettante alla Regione Friuli Venezia Giulia si applichi anche alle ritenute operate sui redditi da pensione INPS dei soggetti residenti nella Regione;
in sede di prima applicazione delle disposizioni sopra richiamate, per gli anni 2008, 2009, 2010 e 2011 sono stati stanziati rispettivamente gli importi di 20, 30, 30 e 30 milioni di euro;
sulla base di prudenti valutazioni sul gettito spettante alla Regione Friuli Venezia Giulia - sempre in attuazione di quanto stabilito dal comma 4 dell'articolo 1 del decreto legislativo 31 luglio 2007, n. 137 - viene indicato in circa 150 milioni di euro annui l'ammontare della compartecipazione sulle ritenute fiscali applicate ai redditi da pensione INPS riscossi dai soggetti residenti in Friuli Venezia Giulia e, pertanto, la Regione stessa vanta un credito di alcune centinaia di milioni di euro nei confronti dello Stato;

in questi giorni si è sviluppato un acceso dibattito, anche all'interno della maggioranza di Governo, circa i fondi da attribuire alle Regioni del Mezzogiorno con un primo impegno del Presidente Berlusconi di assegnare alla Regione autonoma della Sicilia fondi per 4 miliardi di euro;
con l'accoglimento dell'ordine del giorno n. 9/02198/102 - di cui era primo firmatario l'interrogante - il Governo si impegnava «a valutare l'attivazione di un tavolo tecnico-politico con la Regione Friuli Venezia Giulia al fine di stabilire tempi e modalità che diano concreta e piena attuazione a quanto previsto dal richiamato comma 4 dell'articolo 1 del decreto legislativo 31 luglio 2007, n. 137»;
per l'anno 2010 la stessa Regione Friuli Venezia Giulia stima una diminuzione delle entrate nell'ordine di circa 500 milioni di euro con pesanti conseguenze sulle politiche di bilancio -:
quali valutazioni abbia svolto il Governo circa l'attivazione del tavolo tecnico-politico in attuazione dell'accoglimento del sopra citato ordine del giorno;
quali iniziative intenda assumere il Governo per dare corso alla concreta attuazione di quanto previsto dal comma 4 dell'articolo 1 del sopra richiamato decreto legislativo n. 137 del 2007, anche in considerazione che la Regione Friuli Venezia Giulia ha ormai accumulato un credito, nei confronti dello Stato, di circa 300 milioni spettanti alla stessa sulla base della normativa richiamata.
(4-03899)

...

AFFARI ESTERI

Interrogazioni a risposta scritta:

REGUZZONI. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
il Governo ha accolto in data 10 giugno 2008 l'ordine del giorno a firma Cota, Reguzzoni, Dal Lago (A.C. 9/1094-A-R/2) che recita, tra l'altro:
«il traffico aereo di linea fra due Stati è regolamentato da accordi bilaterali, articolati in base a schemi fissi, sottoscritti dai Governi dei due Paesi interessati; attraverso la stipula di un accordo bilaterale viene sancito un regime regolamentare che definisce la quantità di voli offerti, il numero dei soggetti ammessi ad operare e il numero di destinazioni servite tra i due Paesi;
tali accordi, sottoscritti non soltanto secondo puri criteri commerciali, possono essere di due tipi:
open sky: consentono a tutti i vettori delle due parti di collegare qualsiasi punto del proprio territorio con tutti i punti della controparte, in genere senza limitazioni di frequenze (ad esempio Italia/USA e da marzo 2008 UE/USA);
accordi tradizionali: prevedono il numero di vettori designabili da ciascuna parte e abilitati ad operare i collegamenti tra i due Paesi (designazione singola, designazione multipla); prevedono i punti d'accesso di ciascuna parte presso i quali i vettori designati possono atterrare (ogni compagnia è invece generalmente libera di partire da qualsiasi punto all'interno del proprio Paese); prevedono il numero di frequenze operabili tra i due Paesi, i posti offerti e le tariffe;
l'area di Milano e del Nord Italia, ad esempio, subisce al momento forti limitazioni in termini di accessibilità aerea dovute all'attuale configurazione degli accordi bilaterali vigenti che, di fatto, ostacolano o impediscono il concreto sviluppo del trasporto aereo in tale area, attraverso la predeterminazione del vettore designato (monodesignazione), la limitazione delle frequenze e dei punti di accesso;
il riposizionamento su Roma della maggior parte dei servizi extra europei di Alitalia accentua pesantemente queste limitazioni soprattutto, ma non solo, con

riferimento all'aeroporto di Malpensa al quale non sono al momento garantite paritarie condizioni di accessibilità con l'altro principale scalo nazionale pur in presenza di richieste di vettori italiani e stranieri intenzionati ad attivare, nel breve-medio termine, nuovi collegamenti e/o ad incrementare il numero delle frequenze su detto aeroporto; tali richieste, il cui accoglimento è ostacolato dai vigenti accordi bilaterali o dalla concreta attuazione data agli stessi, riguardano:
1) l'accesso su Milano dei seguenti vettori: Belavia (Bielorussia), Malaysia Airlines (Malesia), Korean Air/Asiana (Corea del Sud), Biman (Bangladesh), Air Moldova (Moldova), Gulf Air (Bahrain), Air Astana (Kazakistan), Kuwait Airways (Kuwait), China Airlines/Eva Air (Taiwan);
2) l'incremento di frequenze nei seguenti collegamenti: Riyadh/Milano (Saudi Arabia-Arabia Saudita), Amman/Milano (Royal Jordanian-Giordania), Tripoli/Milano (Lybian Arab/Afriqiyah-Libia), Tunisi/Milano (Tunis Air-Tunisia);
3) l'attivazione di nuovi collegamenti da Milano o incremento degli attuali da parte dei seguenti vettori nazionali: Air Italy, Blue Panorama, Eurofly/Meridiana, Livingston, Neos verso i seguenti paesi: Argentina, Brasile, Egitto, Ghana, Giappone, Israele, Nigeria, Russia, Tunisia, Venezuela;
inoltre, con riferimento agli altri aeroporti, risultano inevase numerose e fondate richieste miranti a ristabilire per tutti gli aeroporti del Paese regole di libero mercato e condizioni di parità di accesso;
alla luce del riposizionamento di Alitalia sullo scalo di Roma, i vigenti accordi aeronautici bilaterali determinano su Milano e sugli altri aeroporti notevoli elementi di criticità in quanto:
nella maggior parte dei casi il numero delle frequenze previste, pur un presenza di pluridesignazione, è interamente, o quasi interamente, operato da Alitalia (ad esempio Argentina, Algeria, Ghana, Brasile);
le previsioni di monodesignazione limitano alla sola Alitalia il diritto di operare (ad esempio Egitto e Venezuela);
le eventuali previsioni di limitazione dei punti di accesso sono state finora attuate unicamente a favore di Roma»;
il citato ordine del giorno ha impegnato il Governo «ad adottare ogni possibile iniziativa ed impartire ogni necessaria istruzione affinché si pervenga ad un'urgente revisione/ridefinizione dei vigenti accordi bilaterali in modo da garantire, anche su Malpensa e sugli altri aeroporti, l'effettiva liberalizzazione dei diritti di traffico con riguardo al numero dei vettori designati, al numero delle frequenze consentite e al numero dei punti di accesso.»;
la fusione Alitalia-Air One con la contestuale privatizzazione della prima, ha creato non solo una situazione di monopolio su alcune rotte, ma anche il pericoloso e non accettabile ruolo di una compagnia privata cui viene affidato in esclusiva il collegamento del nostro paese con alcuni paesi terzi;
tra i Paesi citati nell'ordine del giorno vi è la Nigeria, Paese verso il quale è stato richiesto un incremento del numero di collegamenti aerei;
un nuovo collegamento aereo internazionale da e/o verso il nostro Paese è - tra l'altro - un elemento di positività economica importante nella congiuntura presente, sia per l'occupazione diretta che genera, sia per l'indotto dell'attività economica -:
se siano stati avviati colloqui finalizzati alla ridefinizione degli accordi bilaterali in tema di collegamenti aerei con la Nigeria secondo quanto previsto dall'ordine del giorno Cota, Reguzzoni, Dal Lago sopra citato;
quali siano i contenuti di detti colloqui e i tempi per la loro conclusione.
(4-03858)

REGUZZONI. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
il Governo ha accolto in data 10 giugno 2008 l'ordine del giorno a firma Cota, Reguzzoni, Dal Lago (A.C. 9/1094-A-R/2) che recita, tra l'altro:
«il traffico aereo di linea fra due Stati è regolamentato da accordi bilaterali, articolati in base a schemi fissi, sottoscritti dai Governi dei due Paesi interessati; attraverso la stipula di un accordo bilaterale viene sancito un regime regolamentare che definisce la quantità di voli offerti, il numero dei soggetti ammessi ad operare e il numero di destinazioni servite tra i due Paesi;
tali accordi, sottoscritti non soltanto secondo puri criteri commerciali, possono essere di due tipi:
open sky: consentono a tutti i vettori delle due parti di collegare qualsiasi punto del proprio territorio con tutti i punti della controparte, in genere senza limitazioni di frequenze (ad esempio Italia/USA e da marzo 2008 UE/USA);
accordi tradizionali: prevedono il numero di vettori designabili da ciascuna parte e abilitati ad operare i collegamenti tra i due Paesi (designazione singola, designazione multipla); prevedono i punti d'accesso di ciascuna parte presso i quali i vettori designati possono atterrare (ogni compagnia è invece generalmente libera di partire da qualsiasi punto all'interno del proprio Paese); prevedono il numero di frequenze operabili tra i due Paesi, i posti offerti e le tariffe;
l'area di Milano e del Nord Italia, ad esempio, subisce al momento forti limitazioni in termini di accessibilità aerea dovute all'attuale configurazione degli accordi bilaterali vigenti che, di fatto, ostacolano o impediscono il concreto sviluppo del trasporto aereo in tale area, attraverso la predeterminazione del vettore designato (monodesignazione), la limitazione delle frequenze e dei punti di accesso;
il riposizionamento su Roma della maggior parte dei servizi extra europei di Alitalia accentua pesantemente queste limitazioni soprattutto, ma non solo, con riferimento all'aeroporto di Malpensa al quale non sono al momento garantite paritarie condizioni di accessibilità con l'altro principale scalo nazionale pur in presenza di richieste di vettori italiani e stranieri intenzionati ad attivare, nel breve-medio termine, nuovi collegamenti e/o ad incrementare il numero delle frequenze su detto aeroporto; tali richieste, il cui accoglimento è ostacolato dai vigenti accordi bilaterali o dalla concreta attuazione data agli stessi, riguardano:
1) l'accesso su Milano dei seguenti vettori: Belavia (Bielorussia), Malaysia Airlines (Malesia), Korean Air/Asiana (Corea del Sud), Biman (Bangladesh), Air Moldova (Moldova), Gulf Air (Bahrain), Air Astana (Kazakistan), Kuwait Airways (Kuwait), China Airlines/Eva Air (Taiwan);
2) l'incremento di frequenze nei seguenti collegamenti: Riyadh/Milano (Saudi Arabia-Arabia Saudita), Amman/Milano (Royal Jordanian-Giordania), Tripoli/Milano (Lybian Arab/Afriqiyah-Libia), Tunisi/Milano (Tunis Air-Tunisia);
3) l'attivazione di nuovi collegamenti da Milano o incremento degli attuali da parte dei seguenti vettori nazionali: Air Italy, Blue Panorama, Eurofly/Meridiana, Livingston, Neos verso i seguenti paesi: Argentina, Brasile, Egitto, Ghana, Giappone, Israele, Nigeria, Russia, Tunisia, Venezuela;
inoltre, con riferimento agli altri aeroporti, risultano inevase numerose e fondate richieste miranti a ristabilire per tutti gli aeroporti del Paese regole di libero mercato e condizioni di parità di accesso;
alla luce del riposizionamento di Alitalia sullo scalo di Roma, i vigenti accordi aeronautici bilaterali determinano su Milano e sugli altri aeroporti notevoli elementi di criticità in quanto:
nella maggior parte dei casi il numero delle frequenze previste, pur un

presenza di pluridesignazione, è interamente, o quasi interamente, operato da Alitalia (ad esempio Argentina, Algeria, Ghana, Brasile);
le previsioni di monodesignazione limitano alla sola Alitalia il diritto di operare (ad esempio Egitto e Venezuela);
le eventuali previsioni di limitazione dei punti di accesso sono state finora attuate unicamente a favore di Roma»;
il citato ordine del giorno ha impegnato il Governo «ad adottare ogni possibile iniziativa ed impartire ogni necessaria istruzione affinché si pervenga ad un'urgente revisione/ridefinizione dei vigenti accordi bilaterali in modo da garantire, anche su Malpensa e sugli altri aeroporti, l'effettiva liberalizzazione dei diritti di traffico con riguardo al numero dei vettori designati, al numero delle frequenze consentite e al numero dei punti di accesso.»;
la fusione Alitalia-Air One con la contestuale privatizzazione della prima, ha creato non solo una situazione di monopolio su alcune rotte, ma anche il pericoloso e non accettabile ruolo di una compagnia privata cui viene affidato in esclusiva il collegamento del nostro paese con alcuni paesi terzi;
tra i Paesi citati nell'ordine del giorno vi è il principato del Bahrain, che non aveva accesso su Milano -:
se siano stati avviati colloqui finalizzati alla ridefinizione degli accordi bilaterali in tema di collegamenti aerei con la Nigeria secondo quanto previsto dall'ordine del giorno Cota, Reguzzoni, Dal Lago sopra citato;
quali siano i contenuti di detti colloqui e i tempi per la loro conclusione.
(4-03859)

REGUZZONI. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
il Governo ha accolto in data 10 giugno 2008 l'ordine del giorno a firma Cota, Reguzzoni, Dal Lago (A.C. 9/1094-A-R/2) che recita, tra l'altro:
«il traffico aereo di linea fra due Stati è regolamentato da accordi bilaterali, articolati in base a schemi fissi, sottoscritti dai Governi dei due Paesi interessati; attraverso la stipula di un accordo bilaterale viene sancito un regime regolamentare che definisce la quantità di voli offerti, il numero dei soggetti ammessi ad operare e il numero di destinazioni servite tra i due Paesi;
tali accordi, sottoscritti non soltanto secondo puri criteri commerciali, possono essere di due tipi:
open sky: consentono a tutti i vettori delle due parti di collegare qualsiasi punto del proprio territorio con tutti i punti della controparte, in genere senza limitazioni di frequenze (ad esempio Italia/USA e da marzo 2008 UE/USA);
accordi tradizionali: prevedono il numero di vettori designabili da ciascuna parte e abilitati ad operare i collegamenti tra i due Paesi (designazione singola, designazione multipla); prevedono i punti d'accesso di ciascuna parte presso i quali i vettori designati possono atterrare (ogni compagnia è invece generalmente libera di partire da qualsiasi punto all'interno del proprio Paese); prevedono il numero di frequenze operabili tra i due Paesi, i posti offerti e le tariffe;
l'area di Milano e del Nord Italia, ad esempio, subisce al momento forti limitazioni in termini di accessibilità aerea dovute all'attuale configurazione degli accordi bilaterali vigenti che, di fatto, ostacolano o impediscono il concreto sviluppo del trasporto aereo in tale area, attraverso la predeterminazione del vettore designato (monodesignazione), la limitazione delle frequenze e dei punti di accesso;
il riposizionamento su Roma della maggior parte dei servizi extra europei di Alitalia accentua pesantemente queste limitazioni soprattutto, ma non solo, con

riferimento all'aeroporto di Malpensa al quale non sono al momento garantite paritarie condizioni di accessibilità con l'altro principale scalo nazionale pur in presenza di richieste di vettori italiani e stranieri intenzionati ad attivare, nel breve-medio termine, nuovi collegamenti e/o ad incrementare il numero delle frequenze su detto aeroporto; tali richieste, il cui accoglimento è ostacolato dai vigenti accordi bilaterali o dalla concreta attuazione data agli stessi, riguardano:
1) l'accesso su Milano dei seguenti vettori: Belavia (Bielorussia), Malaysia Airlines (Malesia), Korean Air/Asiana (Corea del Sud), Biman (Bangladesh), Air Moldova (Moldova), Gulf Air (Bahrain), Air Astana (Kazakistan), Kuwait Airways (Kuwait), China Airlines/Eva Air (Taiwan);
2) l'incremento di frequenze nei seguenti collegamenti: Riyadh/Milano (Saudi Arabia-Arabia Saudita), Amman/Milano (Royal Jordanian-Giordania), Tripoli/Milano (Lybian Arab/Afriqiyah-Libia), Tunisi/Milano (Tunis Air-Tunisia);
3) l'attivazione di nuovi collegamenti da Milano o incremento degli attuali da parte dei seguenti vettori nazionali: Air Italy, Blue Panorama, Eurofly/Meridiana, Livingston, Neos verso i seguenti paesi: Argentina, Brasile, Egitto, Ghana, Giappone, Israele, Nigeria, Russia, Tunisia, Venezuela;
inoltre, con riferimento agli altri aeroporti, risultano inevase numerose e fondate richieste miranti a ristabilire per tutti gli aeroporti del Paese regole di libero mercato e condizioni di parità di accesso;
alla luce del riposizionamento di Alitalia sullo scalo di Roma, i vigenti accordi aeronautici bilaterali determinano su Milano e sugli altri aeroporti notevoli elementi di criticità in quanto:
nella maggior parte dei casi il numero delle frequenze previste, pur un presenza di pluridesignazione, è interamente, o quasi interamente, operato da Alitalia (ad esempio Argentina, Algeria, Ghana, Brasile);
le previsioni di monodesignazione limitano alla sola Alitalia il diritto di operare (ad esempio Egitto e Venezuela);
le eventuali previsioni di limitazione dei punti di accesso sono state finora attuate unicamente a favore di Roma»;
il citato ordine del giorno ha impegnato il Governo «ad adottare ogni possibile iniziativa ed impartire ogni necessaria istruzione affinché si pervenga ad un'urgente revisione/ridefinizione dei vigenti accordi bilaterali in modo da garantire, anche su Malpensa e sugli altri aeroporti, l'effettiva liberalizzazione dei diritti di traffico con riguardo al numero dei vettori designati, al numero delle frequenze consentite e al numero dei punti di accesso.»;
la fusione Alitalia-Air One con la contestuale privatizzazione della prima, ha creato non solo una situazione di monopolio su alcune rotte, ma anche il pericoloso e non accettabile ruolo di una compagnia privata cui viene affidato in esclusiva il collegamento del nostro paese con alcuni paesi terzi;
tra i Paesi citati nell'ordine del giorno vi è la Bielorussia, che non aveva accesso su Milano -:
se siano stati avviati colloqui finalizzati alla ridefinizione degli accordi bilaterali in tema di collegamenti aerei con la Nigeria secondo quanto previsto dall'ordine del giorno Cota, Reguzzoni, Dal Lago sopra citato;
quali siano i contenuti di detti colloqui e i tempi per la loro conclusione.
(4-03860)

VILLECCO CALIPARI e ZAMPA. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
come testimoniato anche da un recente rapporto pubblicato dalle Nazioni Unite in data 8 luglio 2009, si sta registrando in Afghanistan un esteso e crescente livello di violenza nei confronti

delle donne in generale, e in particolare nei confronti di quelle che partecipano alla vita pubblica;
il rapporto redatto dalla missione di assistenza delle Nazioni Unite in Afghanistan (UNAMA) e dall'ufficio dell'Alto commissariato per i diritti umani (UNCHR) sottolinea tra l'altro che la violenza tanto nella sfera pubblica quanto in quella privata è ormai un'emergenza quotidiana nella vita di un numero enorme di donne afgane, sottoposte a minacce e violenze fisiche, nonché a stupri sistematici, che rimangono per lo più impuniti;
la Camera dei deputati, in sede di approvazione dell'A.C. 2047 (atto 9/2047-A/2), recante proroga della partecipazione italiana a missioni internazionali, aveva approvato un ordine del giorno a prima firma della prima firmataria del presente atto, con il quale si impegnava il Governo a promuovere e a sostenere tutte le azioni politiche e di cooperazione, pubbliche e private, volte a promuovere un miglioramento della condizione femminile in Afghanistan, nonché ad adottare ogni iniziativa utile nelle opportune sedi internazionali volta a facilitare la costituzione di una conferenza regionale nell'area dell'Asia meridionale, allo scopo di istituire un'apposita sessione di approfondimento di questi specifici temi;
la stessa Camera in data 1o luglio aveva approvato una mozione con la quale si riconosceva che l'imminente G8 a presidenza italiana rappresentava un'occasione fondamentale per rilanciare il tema dei diritti delle donne su scala globale, e in particolare, per avanzare sul terreno della piena applicazione delle politiche di genere quale elemento essenziale nella gestione delle crisi da conflitto;
tuttavia, né in occasione del vertice dei Ministri degli esteri che si è tenuto a Trieste tra il 25 e il 27 giugno 2009, proprio sul tema della stabilizzazione dell'Afghanistan in una prospettiva regionale, né in occasione del successivo e conclusivo incontro del G8 che si è tenuto all'Aquila nei primi giorni di luglio, è stata prestata alcuna attenzione al tema cruciale della questione di genere, né tantomeno vi sono stati dedicati appuntamenti o sessioni, mentre da indiscrezioni a mezzo stampa sembra che il governo si sia semplicemente orientato a rinviare la trattazione del tema alla futura conferenza sulle donne, prevista per settembre, quale coda del G8 a presidenza italiana appena conclusosi;
poiché a parere dell'interrogante, la questione di genere non costituisce solamente un tema teorico da trattare in modo specifico, quanto soprattutto un tema a carattere orizzontale, da articolarsi attraverso la presa in considerazione delle differenze di genere e dei diritti delle donne, quali attrici determinanti i cambiamenti, e quali destinatarie specifiche delle politiche di volta in volta perseguite, gli incontri di Trieste - sotto il profilo del tema della condizione delle donne afgane, del crescente livello di violenza nei loro confronti, nonché del loro possibile contributo sulla via della pacificazione - e quello dell'Aquila - sotto il profilo più generale del tema dei diritti delle donne e di come queste possano attivamente contribuire ai cambiamenti, oltre che ad esserne destinatarie dotate di una loro specificità - appaiono come occasioni mancate;
l'aver omesso in sede dei due vertici sopracitati un'attenzione specifica anche alla questione di genere ad avviso degli interroganti costituisce un parziale disattendimento degli impegni approvati da quest'aula parlamentare -:
quali iniziative intenda assumere in vista della Conferenza di settembre affinché tale vertice non si risolva in una semplice coda, dal valore minore, del G8 a presidenza italiana o in un'ennesima dichiarazione di intenti, priva di effetti concreti sulle singole politiche perseguite dal nostro Governo in ambito nazionale, o dagli altri governi nelle sedi internazionali.
(4-03870)

AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazioni a risposta scritta:

IANNACCONE. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
per il territorio del comune di Montaguto in provincia di Avellino la Giunta regionale della Campania, con deliberazione del 2 maggio 2006, richiedeva al Consiglio dei Ministri la dichiarazione dello stato di emergenza a causa di un movimento franoso che crea una situazione di grave pericolo;
con il decreto 12 maggio 2006 il Presidente del Consiglio dei Ministri dichiarava lo stato di emergenza nel territorio del comune di Montaguto per la situazione venutasi a creare a seguito della frana;
con la deliberazione n. 23 del 6 giugno 2006 la Provincia di Avellino chiedeva al Presidente del Consiglio dei Ministri di risarcire e applicare le agevolazioni fiscali alle attività che erano state danneggiate dall'evento franoso anche in maniera indiretta;
allo scopo di affrontare gli effetti del movimento franoso nel comune di Montaguto e per realizzare interventi indifferibili e urgenti il Presidente del Consiglio dei Ministri con l'ordinanza n. 3532 del 13 luglio 2006 nominava il Presidente della regione Campania in qualità di commissario delegato;
l'evento franoso ha causato anche l'interruzione della strada statale 90 «delle Puglie» causando in questo modo gravi effetti negativi per il tessuto economico tenendo conto che questa strada rappresenta una basilare via di comunicazione tra l'Irpinia e il Tavoliere delle Puglie;
ad oggi interventi nei confronti del dissesto idrogeologico causato dall'evento franoso, registrano un gravissimo ed immotivato ritardo che oltre a creare un danno per l'economia del territorio interessato, crea pesanti disagi alla cittadinanza residente;
il termine per lo stato di emergenza era fissato al 31 maggio 2007 ma al momento non sono conosciuti né quali siano gli interventi programmati né i tempi di realizzazione, in particolare il commissario delegato avrebbe dovuto definire, con l'Anas e Rfi, un piano per il ripristino della viabilità relativa alla strada statale 90 il ché non può che aggravare la situazione;
risulta, altresì, all'interrogante che a tutt'oggi centinaia di tonnellate di terreno e detriti sia depositato in prossimità del torrente Cervaro, questo se non rimosso immediatamente potrebbe causare, in presenza di esondazioni, ulteriore disastro ambientale -:
se i fatti raccontati in premessa corrispondano al vero e in tal caso di chi siano le responsabilità dell'inammissibile ritardo negli interventi, quali iniziative intenda intraprendere allo scopo di evitare il perdurare della situazione venutasi a creare con l'evento franoso nel comune di Montaguto al fine di realizzare definitivamente e in tempi certi tutti gli interventi programmati e a questo punto indifferibili.
(4-03885)

STUCCHI, CONSIGLIO, PIROVANO e VANALLI. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro per il turismo. - Per sapere - premesso che:
Legambiente ha bocciato con la «bandiera nera» alcune zone montane della bergamasca, che comprendono le Comunità montane di Clusone e Vilminore e i Comuni di Valbondione, Colere e Gromo, assegnando loro la «bandiera nera» «per il proseguimento di un modello di sviluppo turistico montano che, a partire dall'unificazione del comprensorio

sciistico della Presolana, vuole riprodurre gli errori di un turismo aggressivo e speculativo»;
Legambiente sostiene anche che il comprensorio sciistico di Lizzola-Colere-Gromo costituisce una minaccia incombente per il Parco delle Orobie e per la zona speciale di conservazione;
la posizione di Legambiente non viene assolutamente condivisa dagli amministratori dell'alta Valle Seriana e della Valle di Scalve, che giustificano le loro scelte, adottate nell'interesse e per il bene della popolazione -:
se reputino opportuno assumere iniziative normative per provvedere alla istituzione di specifici strumenti di controllo, al fine di evitare che alcuni territori vengano ingiustamente penalizzati da valutazioni discrezionali da parte delle associazioni ambientaliste, o che altri siano sopravvalutati, spostando l'ago della bilancia dell'economia del territorio rispettivamente verso il basso o verso l'alto, soprattutto in virtù della grave crisi economico-occupazionale che ha colpito pesantemente la Provincia di Bergamo, e che potrebbe trovare sollievo proprio tramite la valorizzazione turistica di zone come il comparto dell'alta Valle Seriana e della Valle di Scalve.
(4-03894)

ZAMPARUTTI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
da notizie apparse sulla stampa umbra del 30 luglio 2009 emerge una grave situazione relativa alla gestione dei rifiuti nella regione in particolare relativamente alla raccolta, trattamento e smaltimento dei reflui zootecnici nella zone di Bettona dove, per smaltire i 380mila metri cubi di reflui prodotti ogni anno sarebbero serviti grosso modo tremila ettari di terreni, mentre invece la Codep, cooperativa di allevatori che gestisce il depuratore comunale di Bettona, ne avrebbe utilizzati in realtà non più di 300;
la conseguenza, come confermerebbero i rilievi dell'Agenzia regionale per la protezione ambientale dai quali sono emerse 202 situazioni anomale dal febbraio 2002 al luglio 2009, sono stati una concentrazione di nitrati enormemente superiore a quella consentita per legge, l'avvelenamento delle falde acquifere e dei pozzi con sversamenti nel Chiascio e nel Topino;
la situazione si sarebbe creata per mancanza di controlli adeguati da parte di esperti che avrebbero espresso pareri favorevoli o rappresentato alla sede centrale dell'Agenzia una realtà alterata;
l'area di Bettona non sarebbe la sola drammatica criticità umbra essendo il nodo relativo all'inquinamento e gestione dei rifiuti presente anche in altre zone della Regione;
a seguito di una maxi-inchiesta del Comando Carabinieri per la tutela dell'ambiente è in corso un procedimento giudiziario sul depuratore di Bettona -:
se siano al corrente dei fatti sopra riferiti e quali iniziative di competenza intendano adottare in relazione alla grave situazione segnalata;
se e quali iniziative intendano assumere per assicurare forme di trasparenza delle informazioni sull'ambiente, a partire dalla gestione dei rifiuti, in Umbria e sul piano nazionale.
(4-03901)

...

BENI E ATTIVITÀ CULTURALI

Interrogazioni a risposta in Commissione:

GHIZZONI e LOLLI. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
il terremoto in Abruzzo del 2009, consta di una serie di eventi sismici,

iniziati nel dicembre 2008 e susseguitisi fino a luglio 2009, con epicentri nell'intera area della città e della provincia dell'Aquila; la scossa principale, verificatasi il 6 aprile 2009 alle ore 3:32, ha avuto una magnitudo 5,8 della scala Richter;
il bilancio definitivo è di 308 morti, circa 1.600 feriti e circa 65.000 gli sfollati, molti dei quali ancora alloggiati nelle tende della protezione civile e gli alberghi della costa adriatica;
secondo le stime inviate dal Governo Italiano alla Commissione Europea per accedere al Fondo europeo di solidarietà, il danno ammonta a circa 10.212.000.000 euro;
si stima che gli edifici danneggiati siano quasi quindicimila. Tra questi moltissimi appartenenti al patrimonio storico, artistico e culturale, quali l'edificio della prefettura, sede tra l'altro dell'Archivio di Stato, l'hotel «Duca degli Abruzzi», la basilica di Santa Maria di Collemaggio, il transetto del Duomo, la chiesa delle Anime Sante, il campanile e l'abside della basilica di San Bernardino, la chiesa di Sant'Agostino, la facciata della chiesa di San Vito, la facciata e il campanile della chiesa di San Pietro di Coppito, la chiesa di Santa Maria Paganica, il Museo nazionale d'Abruzzo, l'Università de L'Aquila e l'ospedale San Salvatore;
la U.I.L. beni e attività culturali, denuncia che il patrimonio culturale della città dell'Aquila e della sua provincia «si sta sbriciolando giorno per giorno», ad ogni scossa «cade sempre più un pezzo del Forte Spagnolo il Monumento simbolo della città di L'Aquila, e a seguire tutti gli altri beni, da quelli di proprietà pubblica a quelli di proprietà privata, le risorse promesse sono pochissime e di queste solo alcune sono state formalizzate, non ci sono i soldi per continuare a fare i puntellamenti e la messa in sicurezza del patrimonio». Il segretario generale Cerasoli ricorda, inoltre, che il Ministro Bondi aveva promesso, tramite i fondi della Protezione Civile, «50 milioni di euro, che non sono arrivati», e sottolinea che «il patrimonio dei privati del centro storico sta ancora peggio di quello pubblico e nessuno se ne occupa con il rischio anche qui di danni irreversibili»;
a due settimane dalla conclusione del G8, l'operazione denominata «lista di nozze» è stata un fallimento, poiché dei 45 beni storico-artistici da adottare per un importo di quasi 450 milioni di euro, solo per pochissimi si è formalizzato un impegno al recupero. A titolo di esempio si segnala che:
per il complesso monumentale di Collemaggio e Basilica di Collemaggio hanno manifestato la loro intenzione di intervento la Cassa di risparmio e la Fondazione per un importo di 2 milioni di euro, a fronte dei 16 necessari;
per il Complesso Monumentale e Chiesa di San Pietro a Coppito occorrono 1.550.000,00 milioni, c'è l'interesse del Comune di Trieste ma non c'è alcuna somma indicata;
per il Complesso Monumentale e Chiesa di Santa Maria Paganica occorrono 4.500.000,00 milioni, c'è l'interesse del Governo americano ma senza alcuna somma indicata;
per il Complesso Monumentale e Chiesa di Santa Maria del Suffragio detta delle Anime Sante occorrono 6.500.000,00 milioni, c'è l'interesse formalizzato del Governo Francese per la metà dell'importo;
per il Complesso Monumentale e Chiesa di San Marco occorrono 3.200.000,00 milioni, c'è l'interesse della Regione Veneto formalizzato per 200.000,00;
per il Complesso Monumentale e Chiesa di San Domenico occorrono 9.000.000,00 milioni, c'è l'interesse formalizzato del Provveditorato alle Opere Pubbliche di Abruzzo e Sardegna per l'intero importo;
per il Complesso Monumentale e Chiesa di Sant'Agostino occorrono

6.000.000,00 milioni, c'è l'interesse del Governo Giapponese ma senza alcuna somma indicata;
per la Fortezza Spagnola occorrono di più di 50.000.000,00 milioni, c'è l'interesse del Governo Spagnolo per l'intero importo ma senza alcuna formalizzazione;
per il Complesso Monumentale e Chiesa di San Berardino occorrono 36000.000,00 milioni, c'è l'interesse formalizzato del Provveditorato alle Opere Pubbliche di Abruzzo e Sardegna per l'intero importo;
per Palazzo Ardinghelli occorrono 3.400.000,00 milioni, c'è l'interesse del Governo Russo ma senza alcuna somma indicata;
per Palazzo Branconi occorrono 2.500.000,00 milioni, c'è l'interesse della cassa di Risparmio per l'intera somma indicata;
per Palazzo e Torre Margherita occorrono 4.800.000,00 milioni, c'è l'interesse del Governo Cinese ma senza alcuna somma indicata;
per Palazzetto dei Nobili occorrono 900.000,00 euro, c'è l'interesse del Governo Cinese ma senza alcuna somma indicata;
per il Teatro Stabile occorrono 2.400.000,00 milioni, ad oggi sono disponibili solo 100.000,00 da parte di Enrico Brignano e si aspetta di vedere le somma che metteranno a disposizione l'unione cavalieri del lavoro e quanto produrrà la raccolta del disco 21.4;
per l'Oratorio Sant'Antonio da Padova occorrono 1.000.000,00 euro, c'è l'interesse del Governo Australiano ma senza alcuna somma indicata;
per la Chiesa ed Oratorio di San Filippo occorrono 1.450.000,00 euro, c'è l'interesse del ICS ma senza alcuna somma indicata;
per la Chiesa della Concezione di Paganica occorrono 1.300.000,00 euro, c'è l'interesse di una raccolta di fondi tramite l'asta stilista Ciambella di Milano ma senza alcuna somma indicata;
per la Torre Civica di Santo Stefano di Sessanio Padova occorrono 800.000,00 euro, c'è l'interesse della rivista Abc Abruzzo e Sextantio srl ma senza alcuna somma indicata;
per il Complesso Monumentale e Chiesa di San Clemente a Castiglione a Casauria occorrono 1.630.000,00 milioni, c'è l'interesse formalizzato del World Monument Found per la somma indicata;
per la Chiesa di Onna occorrono 1.136.380,31 milioni, c'è l'interesse formalizzato dalla Germania per la somma indicata;
per la Fontana delle 99 Cannelle c'è l'interesse del Fai ma senza alcuna somma indicata;
per la Casina delle Delizie Branconio c'è l'interesse del Credito Sportivo ma senza alcuna somma indicata;
per Porta Napoli c'è l'interesse dell'Associazione Antiquaria Italiana ma senza alcuna somma indicata;
per la Chiesa di Santa Maria Assunta a Paganica Napoli c'è l'interesse del Ministero della Difesa ma senza alcuna somma indicata;
il professor Giorgio Croci, ingegnere strutturista restauratore in aree di emergenza sismica, ha partecipato lo scorso 24 giugno 2009 alla riunione del Consiglio Superiore dei Beni Culturali e Paesaggistici, sostenendo che è necessario provvedere a procedure di intervento mirato secondo il principio della massima sicurezza nel minimum facere auspicando, inoltre, che ci sia nei lavori di restauro una linea operativa per quanto possibile leggera, non invasiva, minuziosa e puntuale, attenta alla salvaguardia non solo delle opere monumentali ma di tutto il patrimonio diffuso, archeologico, storico-artistico (con particolare riguardo agli affreschi in parete), archivistico e librario;

pare necessario, inoltre, individuare un adeguato finanziamento per consentire la riattivazione delle strutture e delle capacità operative degli istituti culturali, anche attraverso l'opera di restauro e ricostruzione del patrimonio danneggiato e della sua restituzione alla fruizione originaria -:
quali misure intenda adottare il ministro interrogato per porre urgentemente rimedio ai danni provocati dal terremoto al patrimonio culturale mobile e immobile cui oggi, dopo le ulteriori scosse, si può far fronte solo con una disponibilità ben maggiore ai tre miliardi di euro, e per rimettere in funzione e nel tempo più breve possibile le strutture tecniche della tutela.
(5-01722)

LOVELLI. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
il 9 aprile 2009 è stato presentato ufficialmente il progetto di restauro e adeguamento funzionale di uno dei fiori all'occhiello del centro storico di Novi Ligure (provincia di Alessandria): il teatro «Romualdo Marenco», intitolato al celebre compositore novese, un tempo «Carlo Alberto», realizzato nel 1839 su progetto dell'architetto novese Giuseppe Becchi;
il teatro, gravemente lesionato durante la seconda guerra mondiale in seguito ad un incendio, non è mai stato completamente restaurato, salvo il recupero con riutilizzo parziale del foyer per mostre e dibattiti;
il problema del recupero integrale è stato affrontato, a partire dalla primavera 2004 con la costituzione della Fondazione «Teatro Marenco», che ha sede presso il Comune di Novi Ligure, promossa da due soci fondatori, ossia il Comune stesso e la Fondazione Cassa di Risparmio di Alessandria;
nel 2005, la Fondazione Cassa di Risparmio di Alessandria stanziò 2 milioni e 580 mila euro necessari alla ristrutturazione dell'edificio che si sommano ai 4.500.000 di euro derivanti da contributi del Comune, dello Stato e di altri enti;
il progetto definitivo di restauro prevede il recupero della storica struttura del Teatro novese nell'ottica di creare un importante punto di riferimento sul piano culturale per un'area molto più ampia di quella locale;
la complessità della progettazione e realizzazione del restauro sono date dal voler mantenere l'intera struttura lignea, particolarmente adatta ad un'acustica perfetta, originaria della sala e del palcoscenico oltre alle raffinate decorazioni, caratteristiche che collocano il «Marenco», a parere degli esperti, tra le più belle sale teatrali italiane di dimensioni analoghe (450-500 posti);
si tratta di un'opera di riappropriazione del valore storico artistico e monumentale dell'ottocentesco Teatro - che sarà riservato alle grandi occasioni come rappresentazioni teatrali, opere liriche, concerti - e, nel contempo, di creazione di un complesso polivalente - l'attuale Casa De Giorgi -, strettamente collegato al primo, ma destinato ad un uso quotidiano dell'immobile e dotato di una sala cinematografica con un centinaio di posti, di una sala riunioni, di ambienti dove organizzare corsi di ballo, di recitazione, iniziative culturali, mostre;
nel corso di visite avvenute nei mesi scorsi da parte del Ministro dei beni e delle attività culturali, in particolare durante la recente campagna elettorale, sono stati manifestati l'interesse e l'impegno del Ministero per contribuire alla realizzazione dell'intervento;
il Presidente della Fondazione Teatro Marenco ha inviato alla Arcus SpA, società del Ministero dell'economia e delle finanze che ha il compito di sostenere e avviare progetti ambiziosi riguardanti i beni e le attività culturali, una richiesta di finanziamento riferita al «Piano di interventi Arcus 2009» corredata dalla documentazione richiesta;

risulta che l'istruttoria della pratica si sia conclusa e che la selezione finale dei progetti finanziati sia ora rimessa alla valutazione dei ministeri competenti -:
quali siano gli intendimenti del Ministro in merito al progetto di recupero del Teatro Romualdo Marenco di Novi Ligure e come intenda promuoverne l'effettivo e integrale recupero.
(5-01725)

Interrogazione a risposta scritta:

BARBATO. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
nel territorio di Nola in provincia di Napoli, nel 2001 è venuto alla luce un sito archeologico di straordinaria rilevanza, risalente al periodo protostorico del Bronzo Antico (1800 a.C. circa), comunemente conosciuto come il villaggio preistorico di Nola;
tale scoperta è considerata una delle più importanti degli ultimi decenni a livello mondiale e che il villaggio di Nola, la cosiddetta Pompei della preistoria, è uno straordinario sito archeologico dell'età del bronzo antico, seppellito dall'eruzione del Vesuvio detta delle Pomici di Avellino (1860-1680 a.C.), dato che l'eccezionalità, unica al mondo, del ritrovamento di Nola è dovuta al fatto che le capanne, sepolte dall'eruzione vulcanica, si sono conservate attraverso il loro calco nel fango e nella cenere che le ha inglobate, sigillando anche tutte le suppellettili che si trovavano nelle stesse al momento del disastroso evento;
per la prima volta è stato così possibile comprendere la forma che avevano queste costruzioni, l'orditura dei tetti, la carpenteria e quale organizzazione avessero dato gli abitanti agli spazi delle abitazioni, nello svolgimento delle attività di ogni giorno;
in tutti questi anni il villaggio preistorico di Nola, nonostante la notorietà sia a livello scientifico che di mass media, ha avuto una sopravvivenza piuttosto travagliata, sia a causa dell'estrema delicatezza delle strutture stesse, sia per le difficoltà economiche riscontrate da parte della regione Campania (proprietaria dell'area) e della Soprintendenza archeologica di Napoli per la cura del sito;
fino ad oggi la conservazione delle capanne e la fruibilità dell'area per il pubblico è stata garantita quasi totalmente dal lavoro volontaristico dei giovani dell'associazione Meridies di Nola che, quasi sempre con fondi propri e coinvolgendo privati, hanno provveduto a rendere, nel miglior modo possibile, fruibile l'area, aprendola e consentendo ad oltre 12.000 visitatori all'anno di ammirare le straordinarie strutture;
il villaggio preistorico di Nola è oggi chiuso al pubblico e corre un serio rischio di scomparire a causa di una falda acquifera sottostante l'area, che ha invaso la zona delle capanne mettendone a rischio la loro stessa sopravvivenza con la probabilità che, nel giro di qualche anno, il mondo perderà una testimonianza unica, per la quale si era avanzata qualche anno fa anche la possibilità di richiederne l'inserimento nella lista dei beni patrimonio dell'umanità dell'UNESCO;
il villaggio di Nola è uno dei principali attrattori turistici dell'intera area nolana;
la regione Campania ha stanziato 21 milioni di euro per i beni culturali dell'area nolana ma, stranamente, solo 99.000 euro per il villaggio di Nola e non per intervenire sulle emergenze attuali, ma per realizzare un'area didattica, tra l'altro in parte già posta in essere, a proprie spese, da parte dell'associazione Meridies -:
se il Ministro interrogato, tenuto conto anche dell'urgenza e della gravità della situazione attuale, intenda intervenire e in quali modalità;
quali iniziative, anche di carattere promozionale, intenda assumere affinché

il sito archeologico nolano possa finalmente avere la debita attenzione ed il giusto risalto come merita;
se sia previsto un piano di restauro conservativo delle strutture, visto che un intervento in tal senso è stato iniziato alcuni anni fa, ma interrotto poco dopo;
se, per tali interventi urgenti, possa prevedersi un piano straordinario economico specifico, nella speranza di fare in tempo a salvare un sito archeologico che rischia di sparire per sempre.
(4-03872)

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DIFESA

Interrogazione a risposta in Commissione:

POLLEDRI e GIDONI. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 1, comma 899, della legge n. 296 del 2006 (legge finanziaria 2007) ha istituito nello stato di previsione della spesa del Ministero della difesa un fondo di conto capitale, con una dotazione di 20 milioni di euro per l'anno 2007, destinato alla ristrutturazione e all'adeguamento degli arsenali militari, comprese le darsene interne, e degli stabilimenti militari;
alla ripartizione del fondo si provvede con uno o più decreti del Ministro della difesa, da comunicare anche con evidenze informatiche al Ministero dell'economia e delle finanze;
l'articolo 2, comma 73, della legge n. 244 del 2007 (legge finanziaria 2008) ha previsto un ulteriore finanziamento del predetto fondo per un importo di 20 milioni di euro per l'anno 2008, vincolando tuttavia una quota pari a 7 milioni di euro per la prosecuzione degli interventi relativi all'arsenale della Marina militare di Taranto e una quota pari a 1 milione di euro al rilancio del Polo di mantenimento pesante nord di Piacenza;
le relative risorse sono iscritte in capitoli di bilancio aventi ad oggetto molteplici interventi per cui non è possibile verificare se sono state rispettate le destinazioni di spesa concernenti sia l'arsenale di Taranto sia il Polo di mantenimento pesante nord di Piacenza -:
se nel ripartire le risorse del fondo per la ristrutturazione e l'adeguamento degli arsenali militari stanziate per l'anno 2008 sia stata effettivamente destinata la somma di 7 milioni di euro per la prosecuzione degli interventi relativi all'arsenale della Marina militare di Taranto e la somma di 1 milione di euro per il rilancio del Polo di mantenimento pesante nord di Piacenza.
(5-01718)

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ECONOMIA E FINANZE

Interpellanze:

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'economia e delle finanze, per sapere - premesso che:
la soluzione individuata per gli stabilimenti di Porto Torres - in virtù della quale ENI spa bloccherà la produzione degli impianti della Polimeri, limitandosi ad attivare un piano di manutenzione straordinaria che andrà avanti fino a settembre con il solo fine di salvaguardare temporaneamente i posti di lavoro e non ricorrere alla cassa integrazione - rappresenta una «soluzione tampone», che nulla garantisce rispetto al futuro;
i comparti della chimica e della petrolchimica, che danno lavoro oggi in Italia a 200 mila addetti, sono investiti da una fase di profonda crisi economica: la produzione industriale dell'ultimo trimestre fa infatti registrare il tracollo della gomma (meno 28,8 per cento), della produzione di base della chimica (meno 20,7 per cento), del vetro (meno 18,2 per cento), della ceramica (meno 11 per cento); il fatturato cala

del 18,1 per cento nella fabbricazione dei prodotti chimici e delle fibre sintetiche, del meno 28,3 per cento nella raffinazione di petrolio, del 26,5 per cento nell'estrazione dei minerali; le esportazioni dei prodotti chimici sono a meno 40,9 per cento;
i settori della chimica e della petrolchimica scontano l'effetto della crisi mondiale prima di altri settori, perché rappresentano l'anello della catena nelle materie prime necessarie alla trasformazione dei prodotti per il comparto manifatturiero e che nel nostro Paese sono pessime le previsioni di crescita della produzione che potrebbe chiudere a meno 4 per cento (secondo queste stime la chimica di base passerebbe da più 3,6 per cento a zero; le plastiche e le resine da più 2,1 per cento a meno 1 per cento; le fibre chimiche a meno 11 per cento; i fertilizzanti a meno 3,5 per cento, le vernici a meno 0,5 per cento);
per altro verso, che il settore della chimica è un settore di fondamentale importanza per l'industria italiana, soprattutto con riguardo ai citati risvolti occupazionali, che si trova oggi in un momento di profonda crisi congiunturale e che proprio in considerazione di ciò il Ministero dello sviluppo economico ha istituito un «Tavolo nazionale per la chimica», al fine di definire azioni che possano rimediare agli effetti della crisi del comparto, sostenendone lo sviluppo e il rilancio industriale;
il Governo, per promuovere la concorrenza nei mercati dell'energia e determinare una conseguente riduzione dei prezzi, è stato costretto ad imporre ad ENI, tramite decreto-legge (decreto-legge n. 78 del 2009), un obbligo di cessione di 5 miliardi di metri cubi di gas nell'anno termico 2009-2010 a prezzi sostanzialmente «amministrati», determinati dal Ministro dello sviluppo economico su proposta dell'Autorità per l'energia elettrica e il gas sulla base dei costi di approvvigionamento effettivamente sostenuti dall'ENI, con particolare riferimento ai prezzi medi dei mercati europei;
tale misura, così configurata, appare peraltro del tutto insufficiente - sia in termini di durata della misura (limitata ad un solo anno termico) sia in termini di quantità di gas da cedere - a rispondere alle necessità dell'industria italiana, che in un momento di così difficile congiuntura internazionale è costretta a subire un prezzo dell'energia ben superiore alla media europea, a fronte del quale l'operatore dominante ENI continua invece a realizzare elevati profitti, mantenendo anche il controllo sulla quasi totalità delle infrastrutture di importazione e trasporto del gas naturale;
in base al bilancio dell'ENI del 2008, si possono apprendere le seguenti informazioni: utile operativo: 1 miliardo e 581 milioni di euro; proventi finanziari: 661.747 mila euro; proventi partecipazione: circa 4 miliardi e 806 mila euro; utile ante-imposte: 7 miliardi di euro; imposte sul reddito: 305 milioni euro. La bassa imposizione fiscale pare essere la conseguenza della tassazione dei dividendi relativi alle società controllate residenti in Stati e territori a regime fiscale privilegiato. In particolare le principali aziende che hanno provveduto ad erogare dividendi da controllante ENI spa sono state la ENI International BV, per euro 3 miliardi e 235 milioni e la ENI Investments plc, per 917 mila euro. La prima società risulta avere sede ad Amsterdam, la seconda a Londra. Tali società controllano, poi, 48 società residenti o con filiali in Stati o territori a regime fiscale privilegiato, o residenti in Stati o territori elencati nell'articolo 3 del decreto del Ministero dell'economia e delle finanze del 21 novembre 2001. Risulta dunque evidente che ENI, pur realizzando una parte assai consistente dei propri ricavi sul territorio italiano (a valere cioè sulle bollette di famiglie e imprese italiane, nonché sulla vendita nel nostro paese di prodotti petroliferi), si è strutturata, da un punto di vista fiscale e societario, in modo tale da pagare il grosso delle imposte relative ai propri ricavi all'estero, probabilmente per sfruttare regimi fiscali più favorevoli (come visto nel 2008, a fronte di un utile

ante-tasse di circa 7 miliardi di euro, ha versato all'erario italiano poco più di 300 milioni di imposte nette, con un'incidenza fiscale inferiore al 5 per cento), con ciò sottraendo di fatto all'erario italiano risorse oggi fondamentali per fronteggiare la difficile congiuntura internazionale, la crisi occupazionale e la connessa e crescente domanda di politiche e tutele sociali;
l'azionariato di ENI spa è, ad oggi, così composto: 20,31 per cento Ministero dell'economia e delle finanze; 9,99 per cento Cassa depositi e prestiti; restante azionariato diffuso tra investitori, in gran parte stranieri (in particolare il 12,67 per cento delle azioni è nelle mani di azionisti provenienti da altri paesi UE, 111,01 per cento di azionisti Usa e Canada; il 4,89 per cento da UK e Irlanda; il 4,58 per cento da altre aree del mondo), aventi ciascuno partecipazioni inferiori al 2 per cento;
il Consiglio di amministrazione di ENI spa è composto, complessivamente, da nove amministratori di cui quattro tratti dalla lista presentata dal Ministero dell'economia e delle finanze (in particolare si tratta dei signori: A. Colombo, P. Marchioni, M. Resca, R. Scibetta) e dunque il Governo è oggi l'azionista di maggioranza relativa della società;
all'alto costo di gas nonché benzina e gasolio per autotrazione (i cui prezzi, al netto delle tasse, si pongono oggi ai primissimi posti in Europa) pagato dai cittadini e dalle imprese italiane - compromettendone la competitività sul panorama internazionale, con gravi ripercussioni, particolarmente avvertite in un momento, come l'attuale, di crisi economica internazionale - fanno fronte ogni anno elevati profitti da parte dell'operatore dominante ENI spa, dovuti in primis ad una posizione di incumbent nel settore del gas e di primo player nel settore combustibili;
tali profitti finiscono da una parte per essere distribuiti come dividendi ad azionisti ed investitori in gran parte internazionali - peraltro a ciò legittimamente interessati - e dall'altra per alimentare le casse pubbliche di paesi dotati di regimi fiscali più favorevoli di quello italiano, sottraendo risorse al nostro bilancio pubblico;
ENI spa è una società che realizza un utile netto annuo che si colloca tra i 7 e 10 miliardi di euro e che tale società è, ad oggi, controllata da un azionista pubblico di maggioranza relativa -:
se non ritenga opportuno, il signor Ministro dell'economia e delle finanze, che il Ministero dell'economia e delle finanze, come azionista di maggioranza relativa di ENI spa, rivaluti il senso della propria partecipazione in tale società, non accontentandosi dei benefìci finanziari connessi alla detenzione di un forte pacchetto azionario, ma intraprenda azioni volte ad un più stringente controllo sulle scelte strategiche di ENI spa, favorendo il rilancio di settori industriali in crisi e vigilando sul fatto che le politiche della società non producano l'effetto paradossale di prelevare di fatto ingenti risorse di famiglie e imprese italiane, già in gravi difficoltà, per poi ridistribuirle tra investitori internazionali, pur legittimamente interessati, e versando le relative imposte a casse pubbliche di paesi dotati di regimi fiscali favorevoli, sottraendole così all'erario italiano, che oggi si trova, come ben sappiamo, in un momento di grande sofferenza e di assoluta necessità di risorse da destinare a politiche pubbliche in funzione anti-crisi.
(2-00447)
«Vico, Lulli, Pes, Calvisi, Fadda, Melis, Strizzolo, Misiani, Murer, Froner, Scarpetti, Capano, Ginefra, Martella, Marchi, Lovelli, Motta, Zucchi, Bratti, Villecco Calipari, Bordo, Gatti, Nannicini, Naccarato, Fluvi, Schirru, Sbrollini, Zunino, Castagnetti, Marco Carra, Burtone, Vannucci, Margiotta, Causi, Boccuzzi, Peluffo, Recchia, Bellanova, Grassi, Servodio, Boccia, Trappolino, Esposito».

Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro dell'economia e delle finanze, il Ministro per la pubblica amministrazione

e l'innovazione, il Ministro dell'interno, per sapere - premesso che:
con nota prot. n. S.I. 1687 del 16 marzo 2007 il Ragioniere Generale dello Stato, in attuazione della direttiva emanata dal Ministero dell'economia e delle finanze, ha disposto, ai sensi dell'articolo 60, comma 5, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, l'esecuzione di una verifica amministrativo-contabile al comune di Giarre (Catania), per verificare le spese di personale, il risultato di gestione, gli incarichi professionali e l'affidamento dei servizi pubblici locali;
in pari data, l'incarico per lo svolgimento della predetta verifica è stato conferito al dottor Francesco Zompi, e la verifica è stata eseguita dal 19 marzo 2007 al 4 aprile 2007;
le risultanze della verifica venivano compendiate nella relazione del 6 giugno 2007, nella quale l'Ispettore evidenziava gravissime irregolarità gestionali (ben sedici criticità), specie in tema di gestione delle risorse da destinare al personale;
il Ragioniere generale dello Stato ha invitato il comune di Giarre a provvedere urgentemente all'eliminazione delle anomalie gestionali ed ha incaricato l'organo periferico (Ragioneria provinciale dello Stato di Catania) di esercitare il controllo sull'operato dell'ente;
una dipendente dell'ufficio di Ragioneria del comune di Giarre avrebbe trasmesso al Ministero dell'economia e delle finanze le copie di due deliberazioni della Giunta municipale, n. 166 del 4 ottobre 2005 e n. 170 del 31 ottobre 2006, che avevano fatto parte dell'ispezione, e che sarebbero state consegnate all'ispettore dottor Zompì in una versione difforme dall'originale;
considerato che la relazione sulla verifica amministrativo-contabile presso il comune di Giarre (Catania) sarebbe, almeno avuto riguardo alle materie oggetto delle succitate deliberazioni, inficiata nelle risultanze, in quanto basata su fatti non corrispondenti alla realtà e pertanto non più idonea a tutelare l'osservanza delle disposizioni vigenti sul controllo dei costi in materia di personale, così come previsto dall'articolo 60, comma 5, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165 -:
se i fatti sopra esposti corrispondano al vero;
in caso positivo, quali iniziative il Governo intenda adottare per garantire che l'attività ispettiva nei confronti del Comune di Giarre (Catania) accerti la reale situazione dei fatti;
se, considerato quanto esposto in premessa, non si ritenga opportuno non tener conto degli elementi acquisiti con la verifica ispettiva già effettuata e disporre contestualmente una nuova verifica.
(2-00449) «Berretta».

Interrogazione a risposta in Commissione:

CODURELLI, LENZI, GNECCHI e SCHIRRU. - Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
a distanza di diversi mesi dall'erogazione della social card, i problemi connessi al suo utilizzo, come già denunciato in più occasioni in atti del sindacato ispettivo, continuano;
è notizia di questi giorni che molti titolari di social card, senza alcun preavviso, si sono ritrovati con la tessera vuota, senza nessun accredito, perché a causa dell'insufficiente informazione sull'argomento e della complessità della gestione, non sapevano che per poter riattivare la card e ricaricarla, occorreva, nuovamente, ripresentare un nuovo certificato Isee, con tutti i disagi che questo comporta;
la normativa relativa alla social card non prevede alcun tipo di campagna informativa né da parte del Governo né dell'Inps -:
se non ritenga necessario, visti i continui disguidi e i disagi persistenti patiti

dai possessori della social, appoggiarsi alla rete dei comuni, gli unici già in possesso di un quadro più preciso delle condizioni economiche dei loro concittadini, al fine di dare il supporto necessario a quelle fasce di popolazione che hanno usufruito di questa agevolazione.
(5-01717)

Interrogazioni a risposta scritta:

MESSINA e BARBATO. - Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione. - Per sapere - premesso che:
l'Agenzia delle entrate ha bandito, in data 15 febbraio 2008, un concorso per assunzione a tempo indeterminato di 1.180 funzionari da destinare all'attività di controllo fiscale;
detto concorso prevedeva una prova scritta, una orale, un tirocinio formativo di sei mesi presso gli uffici dell'Agenzia al quale sono stati ammessi un numero di partecipanti superiore del 40 per cento rispetto ai posti messi a concorso, un'ulteriore prova orale al termine del tirocinio;
il duro percorso concorsuale è stato superato da circa 1.400 partecipanti, 1.180 vincitori e circa 200 idonei;
l'investimento sostenuto dall'Agenzia delle entrate - tra organizzazione di una procedura che ha visto la partecipazione di centinaia di migliaia di giovani laureati e formazione attraverso tirocinio non può andare perduto;
il decreto legge n.78 del 2009 ha però previsto il blocco delle assunzioni per tutto il 2009 concedendo deroghe per importanti settori della pubblica amministrazione, ad esempio per la ricerca, ma non per le agenzie fiscali;
molti di coloro che hanno superato il concorso a 1.180 posti di funzionario hanno dovuto abbandonare posti di lavoro nel privato, condizione indispensabile per partecipare al tirocinio formativo presso l'Agenzia delle entrate;
eventuali soluzioni tampone proposte in sede di conversione del decreto-legge n. 78 del 2009, come ad esempio un prolungamento del tirocinio fino al 31 dicembre 2009 e l'assunzione in servizio dal 2010 avrebbe per i vincitori di detto concorso come effetto una perdita secca di contribuzione, atteso che il tirocinio formativo non prevede alcuna forma di contribuzione previdenziale e comunque non risolverebbe il problema dei circa 200 idonei che non rientrano tra i 1.180 vincitori;
il personale selezionato dall'Agenzia delle entrate è indispensabile per porre un argine all'evasione fiscale che nel nostro Paese è tripla rispetto agli altri Paesi europei ed è stimata in 100 miliardi di euro ogni anno;
l'indispensabilità del personale selezionato per la lotta all'evasione fiscale è suffragata dal fatto che nel frattempo è stato bandito dall'Agenzia delle entrate un altro concorso per 825 funzionari, la cui prima prova scritta si è svolta il 17 luglio -:
se non ritengano urgente e non rinviabile avviare iniziative anche di carattere normativo, al fine di concedere una deroga al blocco delle assunzioni per le agenzie fiscali che assicuri l'assunzione dei circa 1.400 laureati - vincitori e idonei - che hanno superato la dura selezione imposta dall'Agenzia delle entrate, dando così seguito concreto agli impegni più volte enunciati dal Governo a una seria lotta all'evasione fiscale dilagante.
(4-03867)

BELLANOVA. - Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
a seguito del processo di privatizzazione e successiva vendita delle attività, già gestite dall'Azienda autonoma dei monopoli di Stato, concernenti la fabbricazione di prodotti da fumo, sul personale lavorativo si sono determinate sostanziali modificazioni nello status giuridico;

lo status originario di dipendente pubblico è stato messo in discussione con il decreto legislativo n. 283 del 9 luglio 1998 che disponeva la privatizzazione del rapporto di lavoro di tutti coloro i quali venivano assorbiti dall'Ente tabacchi italiani, successivamente trasformato in SPA e venduto a BAT (British American Tobacco);
tale assorbimento sembrerebbe essere stato attuato a prescindere dalla volontà del singolo dipendente, non essendo stato richiesto allo stesso alcun consenso;
a parziale risarcimento il decreto legislativo n. 283 del 9 luglio 1998 ha introdotto il «diritto di rientro» nella pubblica amministrazione in caso di ristrutturazioni aziendali cadenti nel successivo periodo di sette anni più due anni ulteriori accordati con la Legge Finanziaria 2007;
la situazione produttiva ha subito nel corso degli ultimi anni diverse battute d'arresto, le produzioni effettuate da BAT in Italia sono passate da 16.5 miliardi di sigarette nel 2007 ai 14 miliardi consuntivati nel 2008 e previsti per il 2009. Per tutto questo si è resa necessaria una rivisitazione dell'organico dei diversi stabilimenti BAT;
in provincia di Lecce, unico sito produttivo rimasto attivo a livello nazionale, il personale di provenienza ex Azienda autonoma dei monopoli di Stato è pari a circa 90 unità che risulterebbero essere gli unici a non poter beneficiare del «diritto di rientro» in caso di non auspicabili ulteriori, ristrutturazioni;
il 14 luglio 2009 è stato siglato un accordo tra l'azienda e le parti sindacali che prevede la ricollocazione di n. 16 unità tra il personale proveniente dal comparto pubblico, «tenuto conto delle esigenze tecniche, organizzative e produttive», cui troveranno applicazione gli strumenti previsti dall'articolo 4 comma 4 del Decreto Legislativo n. 283 del 9 luglio 1998;
il 31 luglio 2009 scadranno i termini previsti per la ricollocazione nella pubblica amministrazione per il restante personale rinveniente in circa 75 unità lavorative, di queste ben 30 unità per l'anno 2009 e circa 10 unità per il 2010 hanno i giusti requisiti per accedere alla pensione;
le restanti unità al netto delle sopra citate sarebbero circa 35 le quali potrebbero essere soggette ad una possibile perdita del posto di lavoro, determinando negli stessi lavoratori e nelle loro famiglie una situazione di precarietà psicologica e lavorativa anche e soprattutto se si tiene conto che si parla di persone che hanno per altro circa 50 anni di età e dunque difficilmente ricollocabili in altri contesti lavorativi -:
se i ministri interrogati non intendano opportuno disporre urgenti misure idonee al fine di tutelare queste restanti unità, perché anche per questi lavoratori si dia avvio ad un percorso di maggiore stabilità lavorativa.
(4-03871)

TESTO AGGIORNATO AL 25 FEBBRAIO 2011

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GIUSTIZIA

Interrogazioni a risposta in Commissione:

PAOLINI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
sussiste all'interno della casa circondariale di Villa Fastiggi di Pesaro una situazione di criticità - già segnalata anche dall'interrogante con precedente interrogazione del 9 luglio 2009 - che crea notevoli disagi al personale della polizia penitenziaria ed ai detenuti;
tale criticità consiste essenzialmente nel progressivo ridursi del personale effettivamente presente in sede: a fronte di circa 179 unità previste in pianta organica gli operatori presenti sono ormai scesi, anche per effetto di alcuni pensionamenti, a 119;

tale carenza appare ancor più marcata se si considera che a fronte di una capienza ottimale di 180 unità, i detenuti attualmente presenti sarebbero circa 300;
le iniziative di rappresentanti sindacali, parlamentari ed autorità locali, ad oggi, non sembra aver prodotto significativi miglioramenti;
in questo contesto si è appreso, dalla stampa, che nei giorni scorsi sarebbe stato scarcerato, per errore, un pericoloso detenuto, e che questo fatto è stato da taluni attribuito indirettamente alla predetta carenza organica;
ciò, ad avviso dell'interrogante, è assolutamente inaccettabile - almeno allo stato - atteso che come noto la procedura che porta alla scarcerazione di un detenuto è piuttosto articolata e vede la partecipazione di vari uffici anche giudiziari -:
se sia stata avviata un'ispezione al fine di accertare effettive cause ed eventuali responsabilità;
in caso affermativo quale ne sia l'esito;
quali iniziative intenda adottare il Ministro per affrontare e risolvere la critica situazione venutasi a creare alla casa circondariale di Pesaro ed evitare il ripetersi di fatti simili.
(5-01726)

MELIS, FERRANTI, LIVIA TURCO e FARINA COSCIONI. - Al Ministro della giustizia, al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
presso il carcere di Rebibbia nuovo complesso (Roma) è da circa un anno detenuto in custodia cautelare il cittadino romeno Ciprian Florea, affetto da grave carcinoma (il che naturalmente impone la massima tempestività nelle cure);
il detenuto lamenta dopo un periodo di cure presso l'ospedale di Tor Vergata l'interruzione di ogni terapia, nonché la cessazione delle visite specialistiche essenziali per monitorare l'evolversi della malattia;
nell'udienza del 14 luglio 2009 davanti alla decima sezione penale del Tribunale di Roma è stata presentata dal detto detenuto tramite il suo difensore richiesta formale perché vengano effettuati i necessari accertamenti medici per verificare lo stato di salute ed anche la compatibilità con il regime di detenzione;
è risultato anche al primo firmatario del presente atto, durante una visita nel carcere, che il detenuto occupa una cella in comunione con altri cinque carcerati;
nonostante i difensori abbiano più volte rappresentato all'autorità carceraria di Rebibbia la gravità del problema, consta agli interroganti che nessun farmaco specialistico sia più stato somministrato al malato, mentre continuano a non essere effettuati gli accertamenti richiesti;
in generale, nel passaggio della sanità penitenziaria dalla competenza del Ministero della giustizia a quella delle ASL, si lamenta a Rebibbia ed altrove una grave disfunzione nella continuità dei trattamenti medici e specificamente nelle somministrazione dei farmaci -:
quali iniziative i Ministri interrogati intendano promuovere o adottare, nell'ambito delle proprie competenze, al fine di assicurare che in sede di attuazione del riordino e del trasferimento delle funzioni in materia di sanità penitenziaria siano tenute in adeguata considerazione le esigenze di assistenza dei detenuti rappresentate in premessa.
(5-01729)

Interrogazioni a risposta scritta:

TOMMASO FOTI e CARLUCCI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
con istanze depositate il 20 maggio 2009 le Signore: Negri Emanuela (operatore giudiziario - posizione economica B - in servizio nel tribunale di Parma) e Brunetto Daniela (operatore giudiziario -

posizione economico B2 - in servizio presso la procura della repubblica di Piacenza) chiedevano la proroga del distacco l'una nell'ufficio dell'altra;
con nota a propria firma (protocollo 5385/DCF/), il direttore dell'ufficio Reparto distacchi del Ministero della giustizia comunicava alle interessate che «le esigenze di servizio della procura della Repubblica di Piacenza, così come rappresentate dal procuratore della Repubblica con nota del 21 maggio 2009, non consentono l'adozione della richiesta proroga...»;
avverso detta decisione le suindicate proponevano ricorso avanti il Giudice del lavoro di Parma che in data 3 giugno 2009 disponeva in via cautelare la sospensione del provvedimento del Ministero della giustizia;
il reclamo, in materia di lavoro, proposto dal Ministero della giustizia nei confronti di Negri Manuela e di Brunetto Daniela veniva, con ordinanza del 9 luglio 2009, respinto dal Tribunale, che altresì confermava l'ordinanza del Tribunale di Parma - Sezione del lavoro - resa il 3 giugno 2009 -:
se alla luce dei fatti suesposti intenda invitare i competenti uffici del Ministero, anche al fine di evitare il protrarsi di inutili contenziosi, di volere rivedere la decisione di diniego della proroga che qui interessa.
(4-03855)

FOLLEGOT e STUCCHI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
nella seduta dell'8 luglio 2009 il Consiglio superiore della magistratura, rispondendo alla richiesta sottoposta alla sua attenzione nell'ottobre 2008 dal Presidente del Tribunale di Genova, ha stabilito che i processi agli immigrati devono essere celebrati esclusivamente all'interno di un'aula di giustizia;
la questione sottoposta all'attenzione del Consiglio superiore della magistratura concerneva i locali da utilizzare per la convalida dei provvedimenti di accompagnamento alla frontiera degli stranieri emessi dal questore, per il quale le relative udienze di convalida dovevano svolgersi negli appositi locali allestiti presso le questure anziché nei locali dell'ufficio del giudice di pace, secondo quanto aveva invece stabilito il coordinatore del giudice di pace;
il suddetto parere, pervenuto a distanza di circa nove mesi dalla richiesta, sembra far emergere nuove esigenze legate alla necessità di trasferire gli stranieri nei locali dell'ufficio del giudice di pace, ai possibili ritardi nei procedimenti di convalida dell'espulsione, al pericolo che gli stranieri si sottraggano alla vigilanza degli agenti di polizia per l'impossibilità di adottare misure coercitive;
la pronuncia del Consiglio superiore della magistratura potrebbe quindi richiedere nuove misure organizzative per la corretta applicazione della nuova legge n. 94 del 2009 - il cosiddetto pacchetto sicurezza approvato definitivamente dal Senato il 2 luglio 2009 - e per l'ordinato svolgimento dei processi per l'espulsione degli stranieri irregolari non aventi titolo per rimanere sul territorio italiano -:
quali misure organizzative, nell'ambito delle proprie competenze, il Governo intenda adottare al fine di garantire che i procedimenti per la convalida delle espulsioni si svolgano regolarmente.
(4-03862)

BITONCI. - Al Ministro della giustizia, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
nell'ottobre 2005 in provincia di Padova, a Villanova di Camposampiero, si verificò una brutale rapina nella villa dell'imprenditore Enzo Ancillotto per mano di tre banditi rumeni;
durante la rapina furono brutalmente picchiate, malmenate e legate per mano dei malviventi sia la moglie che la figlia maggiore dell'imprenditore, le sole presenti nella villa;

in seguito alle indagini che furono condotte tramite intercettazioni ed analisi del DNA, furono prontamente condannati i tre rumeni autori dell'efferato episodio, Stanica Busuioc di 26 anni, Dimitru Chirvase di 29 anni e Stefan Dumitrel di 20 anni;
i tre delinquenti sono stati condannati nell'ottobre 2007 per rapina aggravata, sequestro di persone e violenza privata, ma già in precedenza, prima di dedicarsi al compimento di sequestri e rapine, avevano compiuto numerosi furti;
dopo che il Dna è diventato una prova schiacciante nei loro confronti, i malviventi confessano e collaborano così da ottenere sconti di pena che, sommati a quelli conseguenti all'indulto, li portano ad ottenere l'uscita dal carcere;
secondo la notizia riportata in questi giorni dal Gazzettino di Padova, uno dei tre rumeni è tornato impunemente a girare proprio nel luogo di residenza della giovane figlia dell'imprenditore Paola Ancillotto, la quale si è trovata di fronte il suo sequestratore che per oltre due ore l'aveva picchiata e tenuta imprigionata sotto minaccia di un coltello;
l'uomo passeggia e si muove liberamente proprio negli stessi luoghi dove la vittima svolge il suo lavoro di avvocato;
il padre della ragazza dimostra tutta la sua statura morale, facendo sapere che la sua famiglia crede nella giustizia e non interferisce sulle decisioni prese riguardo lo stato di libertà dei condannati, ma stigmatizza duramente lo stillicidio continuo che la figlia è costretta a subire incontrando negli stessi luoghi da lei frequentati il suo sequestratore, proprio nel momento in cui ha deciso di recidere un episodio così tremendo -:
se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti riportati in premessa e quali iniziative di loro competenza intendano adottare per garantire che gli autori di reati tanto efferati, come rapina e sequestro, siano tenuti lontani dai luoghi di reato e dalle persone che lo hanno subito, onde garantire che le persone oneste possano continuare a vivere la propria vita.
(4-03879)

PALADINI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
il Provveditore regionale dell'Amministrazione penitenziaria della Sardegna, dottore Francesco Massidda, ha recentemente e unilateralmente disposto la revoca di numerosi provvedimenti di distacco in ambito regionale (datati nel tempo) nei confronti di diverse unità di Polizia penitenziaria;
molti di questi provvedimenti sono finalizzati a rendere effettive le finalità previste dalla legge n. 104 del 1992 in materia di assistenza di familiari disabili;
la decisione del Provveditore Massidda non risulta essere stata preceduta da alcun confronto con le organizzazioni sindacali del personale di polizia penitenziaria;
alcuni dei provvedimenti revocati riguardano anche componenti degli organismi sindacali di categoria, come ad esempio l'assistente capo Concas Pietro (effettivo alla casa circondariale di Cagliari e distaccato da molti anni alla casa di reclusione di Is Arenas Arbus, dove è anche vice segretario locale del sindacato autonomo polizia penitenziaria SAPPE), il sovrintendente capo Loi Dario (effettivo alla casa circondariale di Cagliari e distaccato da molti anni alla consorella di Lanusei, dove è anche vice segretario locale del sindacato autonomo polizia penitenziaria SAPPE) e l'assistente capo Enna Danilo, (effettivo alla casa circondariale di Nuoro e distaccato da molti anni alla consorella di Oristano, dove è anche segretario provinciale del sindacato autonomo polizia penitenziaria SAPPE);
il provvedimento di revoca dei citati distacchi ha creato e crea disagi organizzativi nelle sedi presso cui gli stessi erano in servizio, poiché ormai inseriti in un modello organizzativo ed operativo

funzionale che di fatto viene meno in conseguenza della decisione unilaterale del provveditore Massidda, e nei rispettivi nuclei familiari, sui quali ricadranno inevitabili conseguenze logistiche ed economiche -:
se non ritenga doveroso dare disposizioni volte a far annullare i provvedimenti del luglio 2009 con i quali sono state disposte le revoche dei distacchi nell'ambito della regione Sardegna di numerose unità di Polizia penitenziaria, tra i quali i citati sovrintendente Capo Loi Dario e gli assistenti Capo Concas Pietro ed Enna Danilo;
se non ritenga urgente ed inderogabile l'adozione di iniziative che ristabiliscano corrette relazioni sindacali e che incrementino gli organici del personale del corpo di polizia penitenziaria in servizio nella regione Sardegna.
(4-03890)

GARAVINI, BORDO, BOSSA, BURTONE, GENOVESE, LARATTA, MARCHI, ANDREA ORLANDO e PICCOLO. - Al Ministro della giustizia, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
in data 21 maggio 2009 è stata presentata interpellanza urgente (n. 2-00395) al Ministero degli Interni e della Giustizia, avente ad oggetto il trattamento processuale e carcerario riservato a La Torre Augusto, che è stato il capo indiscusso dell'omonimo sodalizio camorristico operante in Mondragone e che nel 2003 ha intrapreso un percorso collaborativo;
la suddetta interpellanza ha trovato il suo fondamento sulla circostanza che, malgrado il La Torre avesse commesso una pluralità di fatti particolarmente gravi, fra cui la progettazione di attentati nei riguardi di Magistrati ed, in particolare ai danni di due ex p.m. della DDA di Napoli, il dott. Raffaele Cantone (attualmente in servizio in Cassazione) e la dott.ssa Antonietta Troncone (attualmente procuratore aggiunto a Nola) ed avesse ripreso contatti con ambienti criminali, venisse sentito ancora in dibattimento come «collaboratore», continuando ad ottenere attenuanti collegate alla sua «collaborazione»;
con la predetta interpellanza, si chiedeva di conoscere:
se fossero adottate tutte le misure di tutela nei confronti dei magistrati citati;
come fosse possibile che. malgrado fatti così gravi, il La Torre continuasse ad essere trattato come un pentito ed i suoi familiari continuare ad essere protetti con un gravissimo aggravio di spese ai danni del contribuente;
come mai non fosse stata mai adottata la richiesta di revoca dei benefici e delle attenuanti ottenute, malgrado essa sia obbligatoria ai sensi del decreto-legge n. 8 del 1991 come modificata dalla legge n. 45 del 2001 e malgrado ne ricorrano certamente i presupposti;
se fossero state adottate tutte le misure carcerarie necessarie per evitare che il La Torre continuasse di fatto a tenere rapporti con l'esterno;
a tale interpellanza è stata fornita risposta dal Ministero dell'interno, per il tramite del Sottosegretario all'interno e detta risposta ha riguardato, da un lato, le vicende connesse all'applicazione e revoca del programma speciale di protezione nei confronti del La Torre e poi nuova applicazione del programma nei confronti dei suoi familiari (prorogate sin al dicembre 2009) e, dall'altro, l'applicazione di misure di tutela nei confronti dei predetti magistrati esposti a rischio;
successivamente a detta interpellanza, senza elle fossero intervenuti fatti nuovi rispetto a quelli in essa rappresentati, è stato emanato decreto del Ministero della Giustizia. con cui è stato applicato nei confronti del La Torre, lo speciale regime detentivo di cui all'articolo 41-bis ordinamento penitenziario, sul presupposto della permanenza dei legami del La Torre con l'omonima associazione camorristica, della quale è stato capo;

la sussistenza di detti legami ancora attuali, di cui sono espressione i gravi fatti dei quali il La Torre si è reso responsabile e la rilevata esigenza di applicare nei suoi confronti il regime carcerario più severo inducono a ritenere che siano venute meno le condizioni per la proroga del programma di protezione nei confronti dei familiari del La Torre;
dette emergenze possano altresì consentire di non aderire alla richiesta della Procura partenopea, che ha avanzato richiesta di proroga di detta protezione per i familiari del La Torre sul presupposto «pur con diverse contraddizioni, aporie e carenze si dimostra sempre utile fonte cognitiva e in numerosi casi decisiva; il tutto tenendo ben presenti le plurime gravi azioni criminali da questo commesse nel periodo collaborativo»;
le plurime gravi azioni criminali menzionate dalla stessa Procura rendono del tutto inattendibili le predette dichiarazioni e fanno venire meno la necessità che vengano ancora poste in essere misure di tutela nei confronti dei familiari del La Torre, anch'essi peraltro coinvolti direttamente in attività criminose utili alla sopravvivenza e al rafforzamento del sodalizio;
detti comportamenti fondano i presupposti perché si addivenga alla revoca dei benefici concessi al La Torre, ai sensi del decreto-legge n. 8 del 1991, così come modificata dalla legge n. 45 del 2001;
appare assai grave che il La Torre, nonostante tutto quanto sin qui esposto, continui ad essere sentito in dibattimento come collaboratore, venendo le sue dichiarazioni utilizzate per fondare sentenze di condanne per tale motivo facilmente caducabili -:
se si intenda procedere alla revoca del programma di protezione applicato ai familiari del La Torre sino al dicembre 2009 e comunque si intenda non procedere a nuove successive proroghe dopo il termine del dicembre 2009;
se si intenda procedere alla richiesta di revoca dei benefici ottenuti dal La Torre, la cui pericolosità ha dato luogo alla recente sottoposizione al regime di cui all'articolo 41-bis del codice penale.
(4-03898)

...

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interpellanze:

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, per sapere - premesso che:
alle 23,48 del 29 giugno 2009 nella stazione di Viareggio si è verificato il più grave disastro ferroviario degli ultimi decenni che ha causato la morte di 28 persone e il ferimento di oltre 100, di cui alcune ancora in condizioni gravissime e tuttora in pericolo di vita;
il treno merci 50325, proveniente da Trecate (Varese) e diretto a Gricignano (Caserta), composto da 14 cisterne contenenti GPL (Gas Petrolio Liquefatto), è deragliato nella stazione di Viareggio a causa della rottura di un asse del primo carro-cisterna il quale si è rovesciato sul fianco rilasciando una grande quantità di gas che ha invaso le aree e le abitazioni circostanti;
il GPL, gas ad alto potere infiammabile, espandendosi e incendiandosi ha causato ripetute esplosioni, il crollo delle palazzine adiacenti alla linea ferroviaria e la morte o il ferimento grave di tutte le persone presenti in quel momento nell'area interessata al gigantesco rogo;
oltre al danno irreparabile rappresentato dalla perdita di vite umane e dalle gravissime conseguenze per i feriti sopravvissuti, si pone il pressante problema della ricostruzione delle case demolite e del risarcimento degli altri ingenti danni materiali;

nel rispetto della piena autonomia dell'autorità giudiziaria le cause della tragedia, sulla base delle prime sommarie informazioni trapelate dalle indagini, sarebbero da attribuire alla rottura dell'asse del primo carro, di proprietà della società GATX Rail, che ha determinato prima lo svio dalla rotaia della ruota e del carrello e poi il ribaltamento e la rottura dell'involucro della cisterna, appena al di fuori delle aree adibite ai viaggiatori della stazione di Viareggio;
la ricostruzione della catena di responsabilità del trasporto vede una pluralità di soggetti coinvolti, e in particolare: la raffineria Sarpom, che ha sede a San Martino di Trecate (Novara), la Aversana Petroli, di Casal di Principe (Caserta), rispettivamente mittente e destinataria del carico; Fs logistica, incaricata della spedizione; Rete ferroviaria italiana Spa, gestore dell'infrastruttura, responsabile dell'esercizio ferroviario e dell'ammissione dei convogli sulle rete; Trenitalia Spa, titolare del trasporto, con personale e locomotiva propria (queste ultime tutte società del Gruppo Ferrovie dello Stato Spa); la società GATX Rail proprietaria del carro-cisterna; la società CIMA di Mantova, qualificata da FS-Trenitalia, che ha effettuato, per conto della già menzionata GATX Rail, la manutenzione sui carri utilizzando dei carrelli della predetta società precedentemente revisionati dall'officina tedesca Junghenthal-Waggon Gmbh di Hannover;
tali complessi intrecci di interessi e legami contrattuali, affitti, leasing, appalti, subappalti, certificazioni, e altro, resi possibili dalle norme varate negli ultimi anni a favore della liberalizzazione del trasporto ferroviario in Europa, hanno reso più complesse le procedure di controllo effettivo e efficace delle reali condizioni di sicurezza del trasporto ferroviario, con particolare riguardo alle merci pericolose, privilegiando i controlli amministrativi su quelli materiali;
pur in un quadro di grande complessità, gli enti preposti alla vigilanza non sembrano aver esercitato tutte le prerogative attribuite loro dalla legge;
nelle settimane immediatamente precedenti alla strage ferroviaria di Viareggio, infatti, si erano verificati alcuni deragliamenti di treni merci del tutto analoghi sempre a causa del cedimento strutturale dei carrelli che contenevano tutti gli elementi di allarme sulla vulnerabilità del sistema e che solo per fortuite circostanze casuali non hanno determinato conseguenze altrettanto tragiche: il 19 maggio 2009 a Sesto Calende, Milano; il 25 maggio 2009 a Borgo S. Dalmazzo, vicino Cuneo; il 6 giugno 2009 a Pisa S. Rossore, a pochi chilometri da Viareggio; il 22 giugno 2009 a Vaiano, vicino Prato;
nonostante questi gravi segnali premonitori non vi è stata alcuna iniziativa da parte dell'apposito Organismo investigativo permanente, posto alle dirette dipendenze del Ministro dei trasporti e delle infrastrutture, di cui all'articolo 18 del decreto legislativo 10 agosto 2007, n. 162 (Attuazione delle direttive 2004/49/CE e 2004/51/CE relative alla sicurezza e allo sviluppo delle ferrovie comunitarie) e deputato espressamente dalla legge «a svolgere indagini al fine di fornire eventuali raccomandazioni finalizzate al miglioramento della sicurezza ferroviaria e alla prevenzione di incidenti, oltre che sugli incidenti gravi, sugli inconvenienti che, in condizioni diverse, avrebbero potuto determinare incidenti gravi, tra cui guasti tecnici ai sottosistemi di natura strutturale o ai componenti dei sistemi ferroviari»;
anche da parte degli altri soggetti preposti alla vigilanza e al controllo sul trasporto ferroviario, in primo luogo l'Agenzia Nazionale per la Sicurezza Ferroviaria (ANSF), il gestore dell'infrastruttura ferroviaria nazionale RFI spa, e le imprese ferroviarie interessate non vi è stata alcuna efficace analisi e valutazione dei rischi connessi ai cedimenti strutturali dei carrelli né tantomeno iniziative concrete a salvaguardia dell'incolumità della popolazione, dei viaggiatori e degli stessi lavoratori Fs;

da parte di numerosi osservatori specializzati è messa in discussione la reale autonomia dell'Agenzia Nazionale per la Sicurezza ferroviaria in ragione del fatto che tutti i dipendenti, a eccezione del suo direttore ricevono tutt'ora lo stipendio dalla società gestore dell'infrastruttura RFI spa mantenendo, di fatto, un vincolo di subordinazione che pone in discussione la sua totale indipendenza dalle società del Gruppo Fs;
i massimi responsabili del gruppo Fs, in modo del tutto inopportuno e intempestivo, hanno declinato qualsiasi responsabilità prima ancora che le inchieste giungessero a conclusione, nonostante il trasporto fosse affidato a Trenitalia spa e l'accesso alla rete sia gestito da RFI spa -:
quali iniziative di salvaguardia abbia assunto nell'immediatezza dei gravi fatti di Viareggio l'Organismo investigativo permanente alle dirette dipendenze del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti e quali i provvedimenti ufficiali adottati a seguito dei quattro episodi sopra richiamati;
quali iniziative si intendano adottare per la ricostruzione delle abitazioni e per garantire il risarcimento degli ingenti danni morali e materiali subiti dai cittadini coinvolti;
quali iniziative abbia assunto il gestore dell'infrastruttura nazionale (RFI spa) a seguito dei quattro incidenti di cui sopra per garantire controlli sistematici e efficaci a tutti i carri merci, oltre al «controllo straordinario degli assi» disposto con nota n. 3556/09 del 3 luglio 2009, solo per alcuni dei carri che utilizzano sale montate e assi della stessa famiglia di quelli coinvolti nell'incidente;
se sia a conoscenza del contenuto del contratto stipulato con la Gatx Rail di Vienna, precedentemente citata, e quale sia il contenuto dello stesso;
se non ritenga necessario accertare, tramite i citati organismi, sussistano responsabilità oggettive in capo alle società del gruppo Fs riguardo ai mancati controlli e verifiche effettivi sui convogli ammessi a circolare e trainati sulla rete nazionale;
quali iniziative intenda assumere in materia di trasporto di merci pericolose su rotaia affinché non abbiano a ripetersi fatti così gravi;
se non ritenga, nell'ambito della disciplina comunitaria e della clausola di salvaguardia, mantenere e sviluppare più severe regole di circolazione delle merci pericolose per garantire sul territorio nazionale i più alti standard di sicurezza.
(2-00444) «Evangelisti, Donadi».

Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, per sapere - premesso che:
a pochi mesi dal debutto della nuova Alitalia le condizioni in cui versa la società, già fortemente compromesse, continuano ad essere più che mai allarmanti;
l'intervento di salvataggio avvenuto circa sei mesi fa auspicava sicuramente un rilancio effettivo della compagnia di bandiera, che garantisse ai passeggeri un adeguato livello di servizi, ed ai propri dipendenti la possibilità di tornare a lavorare;
a distanza di poco tempo, invece, la situazione è a dir poco scandalosa, e altrettanto lo sono i servizi da essa erogati; i disagi che gli utenti segnalano sono relativi a continui ritardi, voli cancellati per guasti o per altri ingiustificabili motivi, bagagli perduti, servizi igienici inutilizzabili, refrigeratori per i pasti non funzionanti, compattatori dei rifiuti fuori uso e magazzini senza scorte;
lo scorso 10 luglio 2009 un noto settimanale ha pubblicato un'inchiesta dedicata proprio ai disservizi offerti dalla nuova Alitalia, da cui sono emersi dati e testimonianze inquietanti, sui quali è necessaria una profonda riflessione ed un intervento immediato;

è emerso che le inefficienze della compagnia rischiano in futuro di abbassare i livelli di sicurezza del trasporto aereo, oltre ad arrecare continui disagi ai passeggeri, con un processo lento che tende a vanificare gli standard richiesti;
paradossale risulta che le telecamere di sorveglianza anti-terrorismo non funzionano già da giorni, sono sottovalutate le certificazioni di aeronavigabilità, scadute con la relativa messa in revisione degli aerei interessati;
infatti la manutenzione degli aeromobili viene effettuata in Turchia, Israele e Singapore compromettendo la posizione lavorativa di circa 2000 tecnici italiani che rischiano di vedere annullata la manutenzione in Italia;
il rilancio della nuova compagnia doveva essere lo strumento attraverso il quale migliorare l'intero settore, cosa che non è affatto avvenuta, vista la persistente diminuzione della forza lavoro. Contrariamente a quanti previsto dallo stesso piano CAI, circa 800 tra comandanti e piloti rischiano di non vedere rinnovato il proprio contratto di lavoro, con la relativa perdita di qualifica e l'impossibilità di reimpiego, sia in ambito nazionale che internazionale;
la progressiva perdita di passeggeri, stimata in 2,7 milioni di unità in meno, nei primi 5 mesi del 2009, sta incidendo negativamente sull'economia della nuova società, generando uno squilibrio finanziario davvero preoccupante;
inoltre l'ardua fusione tra Alitalia ed Airone, che si prospetta all'orizzonte, evidenzia come il piano del Governo e dei nuovi soggetti imprenditoriali che hanno assunto la guida di CAI, si sta rivelando un vero e proprio fallimento. La risposta del Ministro resa in questi giorni al Parlamento appare elusiva e lontana da quella realtà che continua a sottovalutare l'entità dei disservizi e dei relativi effetti. In questo modo vengono raggirati i principali elementi della certezza del trasporto aereo che si fondano su tre cardini fondamentali: efficienza della compagnia, competitività e rispetto delle regole e la inidoneità dei servizi delle società aeroportuali -:
cosa intenda fare il Governo e quali urgenti iniziative adottare nei confronti della CAI, al fine di rendere il trasporto aereo più efficiente, quali interventi, nell'ambito delle normative, intenda assumere nei confronti delle società aeroportuali che anche a fronte di rinnovati accordi con ENAC, presentano rilevanti disservizi, per evitare che i passeggeri siano oggetto di una continua sopraffazione che dissolve di fatto, la stessa ratio del trasporto aereo.
(2-00445) «Tassone».

Interrogazioni a risposta scritta:

GRIMOLDI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
la legge 1o agosto 2003 n. 214 ha modificato l'articolo 170 comma 2 del codice della strada (decreto legislativo 30 aprile 1992, n. 285) introducendo la possibilità, per i ciclomotori, di trasportare un passeggero, a condizione che il posto ad esso riservato sia espressamente indicato nel certificato di circolazione e che il conducente abbia un'età superiore a diciotto anni;
nella categoria dei ciclomotori sono ricompresi anche i quadri cicli leggeri, ovvero le cosiddette microcar con velocità massima di 45 km/h e potenza massima di 4 kW;
la presenza delle quattro ruote, l'abitacolo chiuso, la velocità di marcia contenuta, il cambio automatico e la maneggevolezza di guida fanno del quadriciclo leggero il ciclomotore più sicuro;
anche i dati di incidentalità confermano la sicurezza di questi mezzi: gli incidenti imputabili ai quadricicli leggeri rappresentano, infatti, soltanto lo 0,01 per cento del totale, contro il 67 per cento

delle autovetture, l'11 per cento dei motocicli e il 9 per cento dei ciclomotori a due ruote;
nella categoria dei motoveicoli sono invece ricompresi i quadricicli pesanti, ovvero le microcar con potenza massima netta del motore inferiore a 15 kW e massa a vuoto inferiore a 400 kg (550 per i veicoli destinati al trasporto di merci);
anche i quadricicli pesanti sono omologati secondo la direttiva 2002/24/CE e rispettano quindi gli standard di sicurezza previsti dalla legislazione europea;
in Europa, la legislazione francese sancisce, all'articolo R431-5 del codice della strada, che sulle motociclette, sui tricicli e quadricicli a motore il trasporto di passeggeri è autorizzato solamente in presenza di una sella fissata sul veicolo diversa da quella del conducente;
la legislazione svizzera autorizza, all'articolo 27 del codice della strada, il trasporto di passeggeri sul o sui sedili supplementari che fossero installati sul motoveicolo -:
se il Ministro non ritenga opportuno, per quanto attiene i quadri cicli leggeri e pesanti (tra cui le cosiddette microcar), considerate le condizioni di sicurezza dei mezzi, assumere iniziative dirette a modificare l'articolo 170 comma 2 del codice della strada eliminando il vincolo dell'età superiore a 18 anni per il trasporto di passeggeri.
(4-03857)

SANGA e MISIANI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
la viabilità in provincia di Bergamo presenta aspetti molto problematici;
in particolare, la Val Cavallina è profondamente segnata da una situazione viabilistica che ogni giorno diventa sempre più pesante e insopportabile;
da anni, si attende la variante alla strada statale 42 del Tonale e della Mendola;
in questi ultimi mesi, si rileva un traffico ancora più intenso, con rallentamenti continui e blocco della viabilità;
la variante alla strada statale 42 da Albano a Trescore Balneario è stata inserita tra le opere del Programma Triennale Anas 2002-2004, per un importo di euro 23.811.000,00 a carico ANAS, oltre a euro 4.500.000,00 a carico di regione Lombardia;
in data 18 dicembre 2006, è stato sottoscritto l'accordo tra il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, la Regione Lombardia, l'Anas, e la Provincia di Bergamo;
l'Anas ha approvato il progetto definitivo nel 2007 e ha avviato la relativa procedura di gara;
nel gennaio 2009, la gara è stata aggiudicata provvisoriamente;
nell'ambito della procedura di gara sono stati rilevati due ricorsi al Tar per sospensiva, ricorsi non accolti;
in tempi di congiuntura economica molto negativa è indispensabile accelerare iter e procedure, al fine di poter avviare i cantieri e sostenere le attività delle imprese;
i dati relativi al ricorso alla cassa integrazione e alla mobilità sono allarmanti, soprattutto nelle province del Nord, dove le aziende da tempo sollecitano la necessità di nuove commesse e lo sblocco di lavori che potrebbero essere decisivi per mantenere i livelli occupazionali e l'esistenza delle aziende stesse -:
quali iniziative intenda assumere per consentire l'immediata chiusura delle procedure, la firma del contratto e la consegna dei lavori;
quali iniziative intenda assumere per sanzionare i ritardi di una procedura che si sta protraendo, arrecando enormi disagi ai cittadini, gravi difficoltà alle imprese e al comparto turistico interprovinciale;
entro quali tempi si prevede di dare il via ai lavori di realizzazione dell'infrastruttura in oggetto;

entro quali tempi si prevede la conclusione dei lavori della variante.
(4-03873)

ZACCHERA. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
già con altri atti ispettivi del sottoscritto nelle precedenti legislature sono state segnalate le pietose condizioni della stazione ferroviaria di Verbania-Fondotoce sulla linea ferroviaria Milano-Domodossola;
i manufatti, la manutenzione, le strutture delle stazione sono del tutto inadeguate per un capoluogo di provincia e purtroppo la gran parte dei treni in transito di lunga percorrenza non fermano a Verbania né - salvo alcuni casi a Stresa - in altre stazioni del Lago Maggiore con una caduta dei servizi turistici;
sono in corso lavori di ammodernamento esterni alla stazione (è in costruzione il cosiddetto «Movicentro») ma non alle strutture più direttamente collegate al servizio ferroviario;
necessita un deciso impegno di Trenitalia e società collegate per rivitalizzare questa stazione ferroviaria e renderla in condizioni accettabili dal punto di vista estetico e manutentivo -:
se il Ministro non intenda fare le dovute azioni su Trenitalia perché, come spesso promesso ma mai concretamente realizzato, si proceda ad una effettiva riqualificazione dello scalo ferroviario di Verbania.
(4-03877)

BOCCUZZI, BERRETTA, ESPOSITO e PORTAS. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
l'appendice II, lettera D, dell'articolo 320 del Decreto del Presidente della Repubblica n. 495 del 1992, concernente il «Regolamento di esecuzione e di attuazione del nuovo codice della strada», riguarda i requisiti per il rilascio della patente di guida a chi sia affetto da malattie invalidanti, in particolar modo l'epilessia;
la suddetta norma prevede, più specificamente, la concessione della patente di guida, per le sole categorie A e B, agli epilettici che non presentino crisi comiziali da almeno due anni, indipendentemente dall'effettuazione di terapie antiepilettiche di mantenimento e controllo. Tale condizione deve essere verificata dalla commissione medica locale sulla base di certificazione, di data non anteriore ai trenta giorni, redatta dal medico di fiducia o da uno specialista appartenente alle strutture pubbliche;
la norma in oggetto prevede le stesse modalità di verifica anche per la conferma e per la revisione della patente. In ogni caso, la patente di guida delle categorie C, D, E non può essere rilasciata o confermata ai candidati o conducenti in atto, affetti o che abbiano sofferto in passato di epilessia;
la normativa vigente concernente la concessione e il rinnovo della patente di guida a chi sia stato vittima di attacchi epilettici, anche di leggera intensità, risulta essere eccessivamente rigida e penalizzante per taluni soggetti che, pur avendo subito nel lontano passato sporadiche e non violente crisi di epilessia, da anni vivono una vita normale senza esser più stati vittime di episodi simili;
questo è il caso di un cittadino che nel 1988, all'età di 13 anni e mezzo, ha subito due crisi di piccolo male, una forma leggera di crisi epilettica. Il ragazzo non ha più, da quel momento, subito attacchi epilettici ma nel 1993, nell'atto di compilare il certificato anamnestico per conseguire la patente di guida della categoria B, il medico di famiglia ha correttamente segnalato questi due episodi epilettici verificatisi 5 anni prima;
da allora questo cittadino, pur non avendo più subito alcun attacco epilettico, è tenuto a sottoporsi ogni due anni, anziché

ogni dieci anni come comunemente previsto, alle verifiche di controllo per ottenere il rinnovo della patente ed è impossibilitato ad accedere al rilascio di patenti superiori alla categoria B, compresi i CAP per autonoleggio da piazza;
tale soggetto ha presentato un ricorso gerarchico al Ministro dei Trasporti, ma alla visita effettuata il 14 febbraio 2008 presso la RFI, il dirigente medico che lo ha visitato, pur trovandolo in normali condizioni di salute, ha confermato che la legge non ammette eccezioni su questo punto;
questo cittadino si trova in una situazione paradossale: da un lato è sottoposto alle limitazioni previste per le malattie invalidanti, dall'altro egli non essendo invalido non è ovviamente riconosciuto come tale e non può usufruire delle tutele del caso -:
se, anche alla luce dei non pochi episodi analoghi a quello suddetto, non intenda assumere iniziative volte a rivedere la normativa vigente in tema di concessione e rinnovo della patente di guida per chi sia stato vittima di forme leggere di crisi epilettica non più ripetutesi nel corso del tempo, al fine di aumentare almeno a 5 anni il periodo di tempo intercorrente tra una verifica e l'altra e di prevedere la possibilità, pur nell'ambito di specifiche condizioni, di concedere a tali soggetti le patenti di guida superiori alla categoria B.
(4-03889)

TESTO AGGIORNATO AL 25 FEBBRAIO 2011

...

INTERNO

Interrogazione a risposta orale:

LULLI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 1, comma 22 lettera g), della legge 15 luglio 2009, n. 94 introduce l'obbligo di esibire il permesso di soggiorno per richiedere atti di stato civile, tra i quali sono normalmente inclusi anche gli atti di nascita, mentre vengono chiaramente esclusi da tale obbligo gli atti «inerenti alle prestazioni sanitarie e alle prestazioni scolastiche»;
secondo la lettera della predetta norma gli immigrati clandestini saranno obbligati a mostrare il permesso di soggiorno negli atti di stato civile, con il rischio che essi si trovino a dover scegliere tra la possibilità di riconoscere i propri figli e l'espulsione;
non sono sufficienti le precisazioni del Ministero secondo cui il testo unico sull'immigrazione, prevede permessi di soggiorno alle donne irregolari incinte per l'intera durata della gravidanza e i primi sei mesi del bambino, perché allo scadere di tale periodo la madre torna comunque irregolare ed essendosi autodenunciata sarà espulsa;
la madre irregolare potrà denunciare la nascita di un figlio in quanto titolare del permesso di soggiorno per sei mesi, ma tale permesso raramente viene dato a una madre senza alloggio ed è altamente probabile che tante madri clandestine eviteranno gli ospedali quando capiranno di non avere via d'uscita, con rischi enormi per la loro salute e quella dei propri figli;
a Prato dove, solo nei primi mesi del 2009, sono nati 412 bambini figli di genitori senza il permesso di soggiorno la situazione è destinata a diventare grave ed inaccettabile;
molte ragazze sceglieranno il parto in casa per il timore di essere denunciate, sarà così vanificato tutto il lavoro fin qui svolto dal servizio sanitario nazionale per garantire l'assistenza sanitaria anche alle comunità straniere;
i bambini fantasma rischiano di essere affidati ai servizi sociali o di finire nella mani della malavita andando ad ingrossare il business dei bambini comprati e venduti per scopi innominabili, per evitare questo potrà accadere che i genitori si affidino a terzi con il permesso di soggiorno in regola che si faranno pagare per registrare i bambini;

sarà, in via generale, più facile che un bambino diventi figlio di genitori non naturali, senza adozione, affido o procedimenti legali;
dall'8 agosto 2009, giorno in cui entrerà in vigore la predetta norma in Italia ci saranno bambini fantasma, sconosciuti all'anagrafe e quindi invisibili -:
quali misure urgenti il Ministro intenda assumere per risolvere in via definitiva e senza equivoci la situazione sopra delineata, emanando prima dell'entrata in vigore della norma in oggetto, indirizzi precisi che rispondano alle esigenze dei genitori clandestini e dei loro bambini oltre che all'umanità propria del popolo italiano.
(3-00636)

Interrogazione a risposta in Commissione:

SIRAGUSA e SARUBBI. - Al Ministro dell'interno, al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
l'accordo italo-libico, ratificato nel febbraio scorso, non prende in considerazione la questione dei richiedenti asilo, il che determina una obbiettiva incertezza sulla situazione delle persone che dovrebbero essere protette;
l'accordo fa infatti riferimento alla lotta all'immigrazione clandestina in termini molto generali intendendola come «reciproca assistenza e cooperazione nel contrasto all'immigrazione illegale», richiama il precedente accordo firmato a Roma il 13 dicembre 2000 e «i Protocolli di cooperazione firmati a Tripoli il 29 dicembre 2007» ma non prende in considerazione la necessità di accordare il diritto d'asilo in condizioni accettabili per gli standard dell'Unione europea né il fatto che i potenziali beneficiari vengano portati a conoscenza dei loro diritti;
in base a quanto documentato da Fortress Europe, una rassegna stampa che dal 1988 fa memoria delle vittime delle frontiere europee, dal 5 maggio al 5 luglio 2009 il numero dei migranti e dei rifugiati respinti dall'Italia verso la Libia è di 1.122 persone:
il 6 maggio 2009, le autorità italiane intercettano nel Canale di Sicilia tre gommoni con 227 emigranti e rifugiati a bordo cittadini di Nigeria, Ghana, Gambia, Costa d'Avorio, Somalia e Mali. Vengono tutti respinti in Libia. Tra loro anche 40 donne, tre delle quali incinte;
l'8 maggio 2009 un rimorchiatore della piattaforma ENI di Bahr Es-Salam prende a bordo 77 migranti alla deriva nel Canale di Sicilia e li riporta a Zuwarah, in Libia;
l'11 maggio 2009 intercettati nel Canale di Sicilia, 213 emigranti e richiedenti asilo, intercettati nel Canale di Sicilia, sono respinti in Libia. Sono 163 uomini, 48 donne e due bambini. In maggior parte nigeriani;
il 23 maggio 2009, le autorità libiche dichiarano di aver arrestato 400 emigranti sulle coste libiche, insieme agli organizzatori libici della traversata, in una tenda dove attendevano di imbarcarsi per Lampedusa. La località dell'arresto non è stata precisata;
il 18 giugno 2009, un aereo civile, sorvolando lo spazio aereo di Malta, segnala la presenza di un gommone in acque internazionali, a 29 miglia da Lampedusa. Viene inviato un elicottero militare tedesco, impegnato nella missione di pattugliamento congiunto di Frontex, di stanza nell'aeroporto maltese di Luqa. Una nave italiana si occupa del respingimento in Libia dei 76 passeggeri, in maggior parte nigeriani. Una nota del Ministero dell'interno precisa che «nessuno dei clandestini ha manifestato la volontà di chiedere asilo»;
il 1o luglio 2009 una imbarcazione viene intercettata a 33 miglia a sud di Lampedusa; 89 passeggeri a bordo, tra cui 75 eritrei (comprese 9 donne e tre bambini). Riportati a Zuwarah. Gli uomini sono stati detenuti a Zuwarah, le donne a Zawiyah;

5 luglio 2009 un gommone viene intercettato a 70 miglia a sud di Lampedusa. I 47 passeggeri vengono respinti verso il porto di Zuwarah. Sette passeggeri (tra cui 5 donne) sono stati ricoverati con urgenza all'ospedale Garibaldi di Catania, per motivi sanitari, e poi trasferiti a Caltanissetta al centro di accoglienza per richiedenti asilo;
il 23 luglio Fortresseurope pubblica una lettera ricevuta dalla comunità eritrea di Tripoli;
nella lettera, anonima per evidenti motivi di sicurezza, la comunità eritrea denuncia torture subite in Libia da cittadini eritrei;
a rafforzare la preoccupazione sulle modalità di respingimento dei migranti vi sono non solo le prese di posizione di ONG come Amnesty International ma anche di istituzioni come lo stesso Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati preposto al controllo del rispetto della Convenzione di Ginevra;
non si hanno notizie certe che le persone trasportate in Libia siano state identificate, né che sia stata accertata la minore età, l'eventuale stato di gravidanza delle donne, o la possibile richiesta di protezione internazionale, così come non risulta che siano state accertate le condizioni di salute;
l'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (Unhcr) ha dichiarato che tra le persone riportate in Libia vi erano cittadini somali ed eritrei in cerca di protezione internazionale. In proposito è utile ricordare che, nel 2008, circa il 75 per cento dei 35.000 migranti giunti in Italia via mare ha fatto richiesta di asilo e al 50 per cento di questi è stata concessa una forma di protezione (fonte: Ministero dell'interno);
la Libia è un Paese che non aderisce alla Convenzione di Ginevra sui rifugiati del 1951, non ha una procedura di asilo e non ha offerto sinora alcuna protezione a migranti e rifugiati;
la Convenzione di Ginevra relativa allo status dei rifugiati, la Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti umani e delle libertà fondamentali, la Convenzione ONU contro la tortura e altre pene o trattamenti inumani o degradanti, la Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea e il testo unico sull'immigrazione della normativa italiana vietano le espulsioni, i respingimenti e ogni forma di rinvio, diretto o indiretto, verso luoghi nei quali esista un serio rischio che le persone rinviate possano essere vittime di tortura, persecuzione, altre gravi violazioni dei diritti umani e conflitti armati o condizioni di violenza generalizzata. Gli obblighi sanciti in questi strumenti internazionali e richiamati dalla normativa nazionale sono inderogabili e debbono essere sempre rispettati dalle autorità che svolgono attività di controllo alle frontiere e contrasto all'immigrazione irregolare, anche quando operano in zone extraterritoriali;
l'allontanamento di persone dalle coste europee, direttamente dal mare, senza aver dato loro accoglienza e assistenza medica a terra, rappresenta inoltre una violazione di principi umanitari, tenendo conto che queste persone hanno effettuato un viaggio lungo e pericoloso, in condizioni estreme;
il Ministero dell'interno ha più volte ribadito, nelle scorse settimane, che nel quadro degli accordi con la Libia sono previste clausole di garanzia sull'incolumità delle persone respinte in Libia e sul loro eventuale rimpatrio verso i Paesi d'origine, nonché, che si stavano studiando con il partner libico meccanismi di asilo e protezione umanitaria verso quei soggetti irrespingibili verso i Paesi d'origine;
pure nell'ipotesi di costruire, anche con il contributo dell'Italia e dell'Unione Europa, un sistema di asilo in Paesi esterni all'UE fortemente investiti da flussi migratori, come la Libia, ciò non può prevedere di demandare a paesi terzi l'esame delle domande di asilo presentate da rifugiati che intendono chiedere protezione

all'Italia e ad altri paesi europei. Il presupposto ineludibile del rispetto del diritto d'asilo nel diritto internazionale è infatti rappresentato, in primo luogo, dal diritto di accesso dei rifugiati al territorio dei Paesi ove essi intendono chiedere protezione e l'esame delle domande di protezione internazionale deve sempre avvenire sotto la piena giurisdizione di tali stati;
le organizzazioni internazionali non governative presenti in Libia i giornalisti e i mass media continuano a denunciare un limitatissimo accesso ai trattenuti e l'impossibilità di dialogare con essi in forma riservata per acquisire informazioni dirette sulle condizioni di trattenimento, di salute e sulla effettiva rappresentazione delle possibilità di asilo e protezione umanitaria;
il 14 luglio 2009 l'Alto commissariato delle nazioni unite per i rifugiati (UNHCR) ha scritto una lettera al Governo italiano con la richiesta di chiarimenti sul trattamento riservato alle 82 persone respinte in Libia il 1o luglio, denunciando la mancata verifica dei requisiti per il diritto d'asilo prima dei respingimenti, il ricorso all'uso della forza nei confronti dei migranti insieme ad una richiesta all'Italia di «rispetto della normativa internazionale»;
l'UNHCR rende infatti noto di aver svolto nei centri di detenzione degli immigrati Libia colloqui con le 82 persone che erano state intercettate mercoledì 1o luglio dalla marina militare italiana a circa 30 miglia da Lampedusa e trasferite poi su una motovedetta libica per essere ricondotte in Libia. Fra di loro vi sono 76 cittadini eritrei, di cui 9 donne e almeno 6 bambini. In base a quanto riportato durante i colloqui, «non risulta - afferma l'UNHCR - che le autorità italiane a bordo della nave abbiano cercato di stabilire la nazionalità delle persone coinvolte né tantomeno le motivazioni che le hanno spinte a fuggire dai propri paesi»;
sulla base delle valutazioni relative alla situazione in Eritrea e da quanto dichiarato dalle stesse persone, «appare chiaro - afferma l'UNHCR - che un numero significativo di esse risulta essere bisognoso di protezione internazionale». Così come nel corso dei colloqui l'UNHCR riferisce di aver «raccolto testimonianze riguardo l'uso della forza da parte dei militari italiani durante il trasbordo sulla motovedetta libica» con necessità di cure mediche in seguito ai maltrattamenti per 6 eritrei». Ed è stato anche denunciato da alcune di queste persone che «i loro effetti personali, fra i quali documenti di vitale importanza, sarebbero stati confiscati dai militari italiani durante le operazioni e non più riconsegnati». Le persone ascoltate dall'UNHCR hanno ancora riferito di «aver trascorso quattro giorni in mare prima di essere intercettate e di non aver ricevuto cibo dai militari italiani durante l'operazione durata circa 12 ore»;
il 15 luglio 2009 il vicepresidente della Commissione Ue, Jacques Barrot, rispondendo ad una interrogazione, è intervenuto sui respingimenti effettuati dall'Italia verso la Libia, richiamando l'Italia alla stretta osservanza non solo delle norme comunitarie, ma anche di quelle internazionali sulla protezione dei rifugiati e in primo luogo del principio di non respingimento;
il 21 luglio 2009 il Presidente della Camera, Gianfranco Fini definisce - come riportato dalle agenzie di stampa - «Inadeguata, deludente e politicamente miope» la risposta pervenutagli dalle autorità libiche in merito alla sua proposta di una commissione mista di parlamentari italiani e libici per verificare nei centri di raccolta degli immigrati in Libia il rispetto dei diritti umani e delle garanzie per chi chiede asilo;
l'invito del Presidente Fini - trasmesso poco dopo la recente visita bilaterale del colonnello Muammar Gheddafi a Roma - era stato rivolto al segretario del Congresso generale del popolo libico Embarak el Shamek;
quest'ultimo, nella sua missiva al Presidente della Camera, dà la disponibilità a

creare la commissione mista precisando però che i motivi non possono essere quelli addotti dal Presidente Fini;
secondo il segretario del Congresso generale del popolo libico nei centri libici «non ci sono rifugiati politici. Si tratta di una questione interna». E a proposito dei diritti umani aggiunge: «Il nostro Paese ha emesso la grande Carta verde a loro tutela»;
dopo aver espresso il giudizio di cui sopra sulla lettera, il presidente della Camera ha aggiunto: «Nei rapporti tra paesi è doveroso porre in cima il rispetto dei diritti umani e delle convenzioni internazionali»;
le operazioni di respingimento delle ultime settimane hanno colpito principalmente persone bisognose di protezione internazionale -:
se non ritenga necessario, alla luce di quanto illustrato in premessa, far cessare la politica dei respingimenti di rifugiati e richiedenti asilo verso la Libia;
quali accordi tecnici in materia siano stati effettivamente siglati con il partner libico per assicurare ai fermati in mare e ai trattenuti l'effettiva possibilità di chiedere asilo e protezione umanitaria attraverso assistenza legale indipendente e di gratuito patrocinio;
quali siano le condizioni di vita, alimentazione, salute e di supporto informativo, nonché, i tempi di trattenimento per le persone respinte e lì detenute.
(5-01719)

Interrogazioni a risposta scritta:

BOCCUZZI, ESPOSITO e PORTAS. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
per ben due volte nel corso del corrente anno, la corresponsione ordinaria degli emolumenti mensili al personale della polizia di Stato ha subito un ritardo di diversi giorni senza apparenti giustificati motivi, causando forte disagio nei confronti degli interessati e delle loro famiglie;
per quanto attiene l'accreditamento dei rimborsi dei redditi 2008 dei modelli 730 del 2009 che, di norma, venivano corrisposti con lo stipendio del mese di luglio, risulta la mancata erogazione dei medesimi quando la norma prevede che gli stessi debbano essere corrisposti contemporaneamente al trattamento economico di competenza del mese di luglio -:
se sia a conoscenza di quanto esposto in premessa;
quali iniziative intenda adottare per individuare le relative responsabilità della mancata erogazione degli stipendi al personale in oggetto e in quali tempi al personale in questione verrà corrisposto il rimborso relativo ai modelli n. 730 del 2009;
quali iniziative intende adottare affinché detti ritardi, che causano enorme disagio alle famiglie degli interessati, non debbano più ripetersi.
(4-03876)

MUSSOLINI e CARLUCCI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
come emerso da numerose testimonianze, il 5 luglio 2009 un gruppo di cittadini di Schio (Vicenza) composto da circa venticinque persone, in accordo con le autorità di Polizia, si è recato presso le ex carceri di Schio per ricordare attraverso la deposizione di un mazzo di fiori, le 54 vittime dell'eccidio comunista. Non erano previsti cortei o esposizione di simboli ma solo la deposizione dei fiori ed un minuto di silenzio;
a causa di una presenza di circa venti persone autodefinitesi «comunisti», le forze dell'ordine hanno vietato alla delegazione di portare i fiori permettendo l'ingresso di sole quattro persone e adducendo quale motivazione problemi di ordine pubblico, mentre i provocatori cantavano canzoni partigiane poco distanti dal portone ove venivano deposti i fiori;

appare evidente come a subire ingiustificate restrizioni siano stati i cittadini che hanno rispettato tutte le procedure previste per l'organizzazione della loro pacifica iniziativa -:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti e quali iniziative intende prendere al fine di tutelare le manifestazioni regolarmente segnalate e verificare come mai nel caso specifico non siano stati allontanati i disturbatori a scapito dei manifestanti autorizzati.
(4-03878)

VACCARO. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
si apprende da numerose testimonianze dirette e da notizie stampa, che il giorno 14 luglio 2009 alle ore 17.00, un considerevole gruppo di manifestanti, cinquanta persone circa, ha occupato e bloccato lo spazio antistante l'ingresso del Polo nautico di Salerno, presso il quale era stato convocato dal segretario nazionale, Fausto Raciti, e dal segretario regionale, Michele Grimaldi, il primo congresso dei Giovani Democratici di Salerno, impedendo così ai delegati di svolgere l'assise;
i manifestanti, pur dichiarando ufficialmente di protestare contro il tesseramento di Napoli, contestavano, con urla, slogan e manifesti offensivi, la legittimità della convocazione congressuale, sostenendo la correttezza e la piena legalità di un precedente congresso mai riconosciuto né a livello regionale, né al livello nazionale;
alcuni dei manifestanti, tutti in età compresa tra i 30 ed i 50 anni, non iscritti ai Giovani democratici ma dichiaratisi tesserati con il Partito Democratico, indossavano l'abbigliamento da lavoro di una delle società partecipate del comune di Salerno;
l'incivile manifestazione che impediva di fatto l'inizio prima e lo svolgimento poi dell'assemblea, avveniva in presenza della Digos, prontamente intervenuta;
inoltre ad alcuni giovani delegati, entrati nella struttura prima dell'inizio della protesta, è stato impedito di uscire dalla struttura stessa;
molti dei giovani delegati sono stati minacciati e in qualche caso aggrediti sia verbalmente che fisicamente; sembra che alcuni dei manifestanti hanno anche ostentato il proprio legame con le strutture camorristiche locali;
la situazione poi degenerava definitivamente con l'aggressione, da parte di tali manifestanti, di un giornalista del Mattino di Salerno, Fulvio Scarlata, e di un membro della Segreteria provinciale del Partito Democratico, Massimiliano Cataldo;
ad avviso dell'interrogante, è stato negato e violato, contrariamente a quanto previsto e stabilito dagli articoli 2 e 17 della Costituzione, il diritto garantito ai cittadini di svolgere liberamente la propria personalità nelle formazioni sociali e di «riunirsi pacificamente e senz'armi» -:
per quale motivo le forze dell'ordine, seppur presenti, non abbiano garantito il regolare svolgimento dell'assise congressuale, né abbiano tutelato l'incolumità fisica degli astanti;
per quali motivi le stesse forze dell'ordine non abbiano provveduto a porre in stato di fermo i facinorosi.
(4-03880)

DI PIETRO. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il 7 giugno 2009 si sono svolte le elezioni comunali nel comune di Castelnuovo di Porto (comune al di sotto dei quindicimila abitanti); dalle urne è uscita vincente la lista di centro-destra «Insieme per cambiare» con candidato sindaco il signor Fabio Stefoni;
il 12 giugno 2009 la signora Alessandra Paradisi, già consigliere comunale uscente e rieletta a capo della «lista civica la Campana» ha richiesto alla segreteria comunale l'elenco dei contenziosi instaurati

da privati (individui o società) nei confronti del comune di Castelnuovo di Porto e, in via prioritaria, quelli in materia urbanistica ed edilizia eventualmente proposti dal sindaco neo eletto e dai nuovi componenti il consiglio comunale;
il 22 giugno 2009, la segreteria comunale ha trasmesso una prima risposta, allegando note dei responsabili dei servizi, in cui si attesta che il comune di Castelnuovo di Porto ha pendenti, tra gli altri, due contenziosi con la società Dueffe Costruzioni s.r.l. ed un contenzioso con la società Tre Effe s.r.l. In particolare: la società Dueffe Costruzioni s.r.l. ha presentato due ricorsi amministrativi avverso altrettanti provvedimenti del comune (il primo contro l'ordinanza di sospensione della lottizzazione abusiva ai sensi articolo 3 del decreto del Presidente della Repubblica 380 del 2001; il secondo contro la delibera del consiglio comunale di revoca della variante al piano regolatore generale); la società Tre Effe s.r.l. è invece oggetto di una contestazione del reato di lottizzazione abusiva da parte del comune (non risulta che la società abbia presentato ricorso avverso l'ordinanza comunale che invece risulta essere stato presentato dal compratore di uno degli immobili acquisiti);
risulta poi che siano stati aperti due procedimenti penali per accertamenti sui fatti urbanistici in questione a carico delle società Dueffe Costruzioni s.r.l. e Tre Effe s.r.l.;
le costruzioni realizzate da queste società sono state acquisite dal responsabile del servizio di edilizia privata del comune di Castelnuovo di Porto al patrimonio comunale con propri provvedimenti e il consiglio comunale, con propri provvedimenti e il consiglio comunale, con propria deliberazione n. 29-bis del 15 luglio 2008, ha provveduto a destinare a necessità pubbliche quelli realizzati dalla società Dueffe Costruzioni s.r.l.;
il 24 giugno 2009, nella seduta di insediamento del nuovo consiglio comunale, in occasione della deliberazione sulla convalida degli eletti, la signora Paradisi (che già aveva rilevato l'incompatibilità durante la campagna elettorale) ha sollevato vera e propria questione di incompatibilità nei confronti del neo-eletto sindaco signor Fabio Stefoni - notoriamente socio della società Dueffe Costruzioni s.r.l. e della Società Tre Effe s.r.l - in assenza di idonea documentazione che comprovasse la sua estraneità alle compagini societarie;
il neo-eletto sindaco, di fronte alla mozione della signora Paradisi, avrebbe infatti prodotto solo due visure storiche della Camera di commercio riguardanti le due società e una dichiarazione notarile di cessione di partecipazione sociale (maggio 2009) per la sola società Tre Effe s.r.l. Il neo eletto ha sostenuto in occasioni pubbliche di essere uscito dalla Dueffe nel 2002 (in particolare, pubblicando in risposta ai rilievi mossi dalla «lista civica la Campana» sul blog www.viverenuovo.it, un atto notarile dell'11 marzo 2002);
dalla visura storica camerale della Dueffe risulta che nonostante figuri effettivamente un atto di trasferimento in data 11 marzo 2002 a firma del notaio Politi di Roma, alla data di comunicazione dell'elenco soci del 28 febbraio 2005 non vi era traccia di ciò (tanto che ad una visura camerale ordinaria del 27 aprile 2009 il signor Stefoni risultava ancora fra i soci; solo successivamente, ma senza indicazione presso il registro dell'avvenuta cessione, con visura camerale del 4 giugno 2009 e dell'8 luglio 2009 lo Stefoni scompare come titolare di quote societarie a seguito di una comunicazione effettuata il 27 marzo 2009;
la cessione «formale» delle quote del signor Stefoni nella società Tre Effe, avviene il giorno 8 maggio 2009, con deposito alla Camera di commercio il giorno 11 maggio 2009, ovvero in piena campagna elettorale;
in tutte le società compare il signor Fabio Polinari (noto costruttore di zona, residente in Castelnuovo di Porto), socio, oltre che delle suddette compagini, di una

serie di società tutte legate con queste e tra loro: Castelnuovo s.r.l. (con lottizzazione acquisita al patrimonio comunale); l'Edilizia Falpo s.r.l. (di cui è stato socio anche l'ex sindaco Giampiero Salè - sindaco del Comune di Catelnuovo di Porto dal 1975 al 1995 - parente dello Stefoni); la Montelarco s.r.l.; tutte queste società hanno sede in Roma, in via Ottaviano 66, ad eccezione della Tre Effe (che ha sede in Castelnuovo di Porto);
la pretesa cessione delle quote della società dal signor Stefoni al signor Polinari per la Dueffe (2002) avviene al valore nominale delle quote (2080 euro) nonostante la ben altrimenti rilevante patrimonialità della compagine. La presunta cessione di quote del signor Stefoni al signor Falconi per la Tre Effe (2009) avviene al valore di 36.666 euro anche qui a fronte di ben altra patrimonialità della compagine;
la documentazione prodotta dal signor Stefoni (visure camerali e generica dichiarazione notarile) non dimostrerebbe l'estraneità dello stesso dalle compagini societarie tanto più in difetto dell'estratto notarile del libro soci, da cui risulti la cessione delle quote in un periodo certo, con certificazione della regolare istituzione e tenuta dello stesso libro soci: questo per l'opponibilità nei confronti della società delle cessioni delle quote, senza contare la discutibile opponibilità delle stesse cessioni nei confronti di terzi;
allo stato, il signor Fabio Stefoni, al di là della delibera consiliare di convalida degli eletti, non risulta pertanto compatibile con la carica di sindaco del comune di Castelnuovo di Porto ai sensi di quanto disposto dall'articolo 63 del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267 (testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali) -:
se il Ministro sia a conoscenza dei fatti ovvero intenda acquisire informazioni in merito ed assumere iniziative, nell'ambito delle proprie competenze, affinché sia promossa immediatamente l'azione per la decadenza del sindaco, ripristinando così una situazione di legalità all'interno del comune di Castelnuovo di Porto.
(4-03881)

RONDINI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
nel comune di Sesto San Giovanni la comunità islamica ha organizzato un «oratorio islamico» presso uno stabile di via Vittorio Veneto;
lo stabile in oggetto essendo un capannone industriale risulta privo di qualunque requisito per ospitare iniziative simili;
il Sindaco di Sesto San Giovanni ha annunciato alla stampa che sarebbero stati fatti dei controlli per accertarne l'irregolarità, ma a quanto risulta all'interrogante detti controlli sono stati eseguiti al di fuori dell'orario di apertura del centro Islamico in oggetto e quindi fino ad ora non hanno dato alcun esito;
l'Assessore del comune di Sesto San Giovanni, Giovanni Urro, ha dichiarato alla stampa: «mi riferisco all'avvio delle attività dell'oratorio islamico in via Veneto. Ero a conoscenza di questa iniziativa da prima che la politica (quella più squallida e perbenista) se ne occupasse»; tali dichiarazioni presuppongono che l'assessore era a conoscenza dell'avvio di un'attività illegale, nonostante una successiva quanto contraddittoria ritrattazione dello stesso;
a quanto consta all'interrogante la comunità islamica che è responsabile dell'apertura abusiva di questo centro sarebbe la medesima che ha invitato e accolto nel 2005 a Sesto San Giovanni lo sceicco Wagdy Ghoneim, apologeta del terrorismo suicida islamico e dello sterminio degli ebrei, incarcerato diverse volte in Egitto, espulso da Stati Uniti e Canada;
lo sceicco Ghoneim è uno dei riferimenti della comunità islamica di Sesto San Giovanni, agli insegnamenti del quale

l'interrogante teme che possano uniformarsi i gestori dell'oratorio -:
se il Governo sia al corrente della situazione sopraesposta, se siano stati disposti controlli e verifiche dal Prefetto di Milano e con quali altri strumenti il Governo intenda intervenire.
(4-03882)

FUGATTI e REGUZZONI. - Al Ministro dell'interno, al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
nel Comune di Ziano di Fiemme, in provincia di Trento, sono presenti alcuni cavi telefonici scoperti che penzolano sopra le strade, danneggiando l'intera immagine del Paese;
gli abitanti del Comune, sono in attesa, da quattro anni, di un intervento da parte di Telecom Italia per la messa in sicurezza dei fili scoperti che però non sembra intenzionata ad intervenire;
gli esercenti e gli abitanti tutti ritengono intollerabile, dopo quattro anni di denunce, che Telecom Italia non abbia ancora risolto questa situazione e si chiedono se la persistenza del problema sia dovuta a motivazioni economiche o all'appalto delle manutenzioni che la compagnia telefonica ha affidato ad una ditta esterna -:
quali interventi si intendano mettere in atto per garantire la sicurezza degli abitanti del comune di Ziano di Fiemme, che vedono cavi telefonici sulle proprie strade, sui propri giardini, con pericolo della loro incolumità oltre che a danno dell'immagine dell'intero Paese.
(4-03888)

SPOSETTI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
in data 29 giugno 2009 il circolo del PD di Farnese in provincia di Viterbo ha presentato domanda al Comune di Farnese per lo svolgimento della Festa dell'Unità da tenersi nei giorni compresi da giovedì 6 agosto a domenica 9 agosto 2009, indicando il giardino comunale di Via San Magno quale sito idoneo, in quanto dotato di adeguati servizi necessari per l'installazione degli stand;
il luogo individuato, utilizzato da molti anni, consentirebbe lo svolgimento della stessa Festa dell'Unità in maniera assolutamente tranquilla, senza alcun danno a persone o a cose;
la Giunta comunale di Farnese, in data 3 luglio 2009 ha adottato una propria delibera con la quale viene precluso lo spazio del giardino comunale di Via San Magno indicando in alternativa il Giardino di Corso Vittorio Emanuele;
le motivazioni di tale scelta, elencate nella delibera di giunta, vanno dall'ordine pubblico, alla viabilità. Nella stessa si sostiene inoltre che una parte della popolazione non risulterebbe interessata a tale manifestazione;
in una nota del 14 luglio 2009, prot. n. 5192, il Sindaco di Farnese, nel motivare le ragioni di tale scelta dichiara che: considerata la peculiarità di tale manifestazione, la stessa debba svolgersi «in un punto appartato e riservato»;
il Sindaco, dopo numerosi contatti formali e informali da parte di esponenti politici del PD, non ha mostrato alcuna ragionevolezza, adducendo motivazioni che l'interrogante ritiene pretestuose. La festa dell'Unità si svolge infatti a Farnese da molti anni. Non si sono riscontrati mai episodi di disordine e la viabilità è stata sempre garantita. La popolazione locale, indipendentemente dalle sensibilità culturali e politiche presenti, non ha mai mostrato contrarietà verso tale evento;
lo spostamento della Festa dell'Unità, oltre a comportare notevoli disagi di natura economica e organizzativa, pregiudicherebbe lo svolgimento di altre iniziative promosse da altre associazioni locali le quali, per ottimizzare i loro costi, utilizzano da anni gli impianti della festa dell'Unità;

per le sopradescritte difficoltà la manifestazione rischia di essere cancellata -:
quali iniziative di competenza intenda assumere al fine di assicurare il libero svolgimento di manifestazioni politiche quali quelle indicate in premessa.
(4-03896)

CICCIOLI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
ai sensi del decreto legislativo n. 163 del 2006, l'affidamento e l'esecuzione di opere e lavori pubblici, servizi e forniture deve garantire la qualità delle prestazioni e svolgersi nel rispetto dei principi di economicità, efficacia, tempestività e correttezza; l'affidamento deve altresì rispettare i principi di libera concorrenza, parità di trattamento, non discriminazione, trasparenza, proporzionalità, nonché quello di pubblicità con le modalità indicate nel codice dei contratti pubblici relativi a lavori, servizi e forniture in attuazione delle direttive 2004/17/CE e 2004/18/CE;
il sindaco del Comune di Venarotta (Ascoli Piceno), signor Emidio Sciamanna, ha commissionato il personale della Ditta S.D.F. di Sciamanna E. & C. snc all'esecuzione di manutenzioni ordinarie e straordinarie di beni patrimoniali del Comune di Venarotta;
la S.D.F. è una ditta di verniciature industriali il cui socio ed amministratore è lo stesso Sciamanna Emidio, Sindaco di Venarotta;
per quanto risulta all'interrogante i lavori prestati dalla Ditta S.D.F. sono stati commissionati dal Sindaco Sciamanna mediante disposto verbale dello stesso, senza alcun atto, alcuna delibera o provvedimento relativo alla commissione dei lavori, alla esecuzione degli stessi, alle norme di sicurezza e agli adempimenti obbligatori per i contratti pubblici;
seppur verbalmente e a titolo gratuito, mediante «affido diretto» da parte del Sindaco, committente dei lavori, tale commissione costituisce un negozio giuridico, di un contratto pubblico a tutti gli effetti (tra il Comune di Venarotta e la ditta S.D.F.) e pertanto esso deve avere tutti i requisiti di legittimità e validità richiesti per i contratti della Pubblica Amministrazione;
la presunta gratuità delle opere commissionate non giustifica la mancanza dei requisiti richiesti per la validità e la legittimità dei contratti pubblici, soprattutto per quanto riguarda il rispetto della libera concorrenza, la parità di trattamento, la trasparenza e la sicurezza dei lavoratori e dei terzi;
l'articolo 63 del decreto legislativo n. 267 del 2000, al comma 1, punto 2, considera incompatibile alla carica di Sindaco «colui che, come titolare, amministratore, dipendente con poteri di rappresentanza o di coordinamento ha parte, direttamente o indirettamente, in servizi, esazioni di diritti, somministrazioni o appalti, nell'interesse del comune o della provincia...» -:
se il Ministro dell'interno non ritenga necessario valutare se esistano i presupposti per l'incompatibilità alla carica di Sindaco per il signor Sciamanna, committente e rappresentante del Comune di Venarotta e al tempo stesso titolare della Ditta S.D.F. a cui, lo stesso Sindaco Sciamanna, ha commissionato i lavori di manutenzione di beni comunali e se in tal caso non si intenda promuovere l'azione popolare ex articolo 70 del decreto legislativo n. 267 del 2000.
(4-03897)

TESTO AGGIORNATO AL 20 OTTOBRE 2009

...

ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interpellanza:

Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, per sapere - premesso che:
i titoli accademici rilasciati dalle Università Pontificie non sarebbero automaticamente riconosciuti dallo Stato Italiano

e considerati automaticamente equipollenti ai titoli accademici rilasciati dalle Università italiane statali;
il predetto riconoscimento-equipollenza non si pone tanto per la licenza in teologia e similari, quanto per il «baccalaureato», la licenza ed il dottorato delle facoltà di Scienze dell'educazione, Scienze della formazione, Psicologia, Filosofia, e altre;
stante la generale situazione di incertezza e discrezionalità delle singole Università italiane nel procedere al riconoscimento dei titoli rilasciati dalle Università Pontificie, il possessore del diploma di laurea in «Scienze dell'educazione» ottenuto presso l'Università Pontificia Salesiana potrebbe non essere ammesso ai concorsi pubblici o non essere assunto presso enti di diritto privato (ad esempio, associazioni e cooperative) che ricevono finanziamenti da enti pubblici;
risulta all'interpellante che taluni Stati europei avrebbero provveduto ad un accordo con la Santa Sede finalizzato al riconoscimento dei gradi e titoli accademici -:
se il Governo intenda adottare iniziative finalizzate a chiarire se il titolo rilasciato dalla facoltà di «Scienze dell'educazione» dell'Università Pontificia Salesiana di Roma sia equipollente al titolo di «Scienze della Formazione» e/o «Scienze dell'educazione» rilasciati dalle Università italiane di diritto pubblico;
se, nell'ipotesi negativa, non ritenga opportuno avviare il necessario iter che conduca, attraverso un decreto di equipollenza, a tale riconoscimento.
(2-00446) «Compagnon».

Interrogazioni a risposta in Commissione:

MARCO CARRA. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
dal 9 al 13 settembre 2009 si terrà, a Mantova, la tredicesima edizione del Festivaletteratura;
il Festival della letteratura di Mantova nasce grazie all'iniziativa di un gruppo di cittadini mantovani che ha colto la possibilità di valorizzare le potenzialità della propria città al fine di creare un'iniziativa caratterizzata dal «divertimento culturale»;
le potenzialità culturali della città di Mantova sono state dettagliatamente analizzate da una ricerca promossa dall'Osservatorio Culturale della Regione Lombardia (settore trasparenza e cultura) che si è svolta nel 1993 e nel 1994 con l'obiettivo di individuare iniziative di tipo culturale da realizzare nella città di Mantova al fine di valorizzare le numerose risorse culturali presenti in città e legate fortemente alla storia della famiglia Gonzaga;
la ricerca, di cui sopra, è stata realizzata dalla società inglese Comedia la quale, tra le possibili iniziative culturali coerenti con le specificità del territorio mantovano, individuò la possibilità di realizzare una «Città del Libro». A partire da questa proposta e dalle caratteristiche del territorio evidenziate dalla ricerca, si ritiene particolarmente interessante la possibilità di realizzare un festival della letteratura; tale ipotesi appariva interessante anche in relazione al successo di una analoga iniziativa che si realizza, ogni anno, ad Hay-on Wye in Galles, considerata tra le più belle manifestazioni culturali del Regno Unito;
la dimensione raggiunta dal festival può essere riassunta in un raffronto per numeri tra la prima edizione e quella del 2008: dai 100 eventi del 1997 si è arrivati agli oltre 300 del 2008; gli artisti ospiti sono passati da 150 a circa 400; gli spettatori presenti da 15.000 a 80.000;
va, inoltre, ricordato, che dal 1997 ad oggi sono circa 4000 gli scrittori, gli studiosi, gli artisti ed i musicisti che sono intervenuti al Festival;

di questi 4000, 500 sono stati gli ospiti stranieri, (la metà europei);
per la realizzazione di tale straordinario evento, si adoperano con passione ed impegno 650 volontari (addetti alla biglietteria, agli info-point, ai servizi informativi all'allestimento dei luoghi e della segnaletica del Festival, al trasporto e all'accompagnamento degli ospiti, alla gestione dei servizi interni quali la mensa, il guardaroba e il magazzino);
l'alto livello di gradimento del Festival è confermato dal fatto che la percentuale di introiti derivanti da sponsorizzazioni di soggetti privati è passata dal 27,7 per cento del 1997 al 65 per cento dell'ultima edizione, a fronte di un calo di contributi di Enti Pubblici passati dal 62,1 per cento del 1997 al 17 per cento del 2008;
i contributi pubblici sono prevalentemente concessi dall'amministrazione comunale di Mantova e dall'amministrazione provinciale di Mantova; indi anche dalla Regione Lombardia e dall'Unione Europea -:
se, visto il coinvolgimento al Festivaletteratura di tutti i soggetti istituzionali (nazionali ed internazionali), anche il Governo intenda patrocinare il Festivaletteratura attraverso il riconoscimento di un contributo economico.
(5-01723)

ZAZZERA. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
il prof. Alfio Crupi, per l'anno scolastico 2008/09, è dirigente scolastico dell'istituto «Marco Gavio Apicio» di Anzio (Roma);
dall'inizio dell'anno appena conclusosi, le segnalazioni di rischio e pericolo per i lavoratori e gli studenti (intonaci pericolanti, aule non idonee e non sufficientemente riscaldate, balconi con ringhiere più basse delle norme, scale pericolose che avevano dato luogo ad incidenti, assenza di spogliatoi e docce per i laboratori, impianto elettrico non regolamentare) sono state portate a conoscenza del dirigente scolastico anche più volte dal rappresentate dei lavoratori per la Sicurezza, dai docenti e dagli alunni, senza che si desse luogo ad alcun provvedimento;
il dirigente invece di intervenire in modo appropriato, non ha fornito ancora oggi la documentazione richiesta (e dovuta) al rappresentante dei lavoratori per la sicurezza;
di fatto, è stata messa a rischio per tutto l'anno scolastico e durante lo svolgimento di tutti gli esami di qualifica l'incolumità delle persone;
a seguito di questa grave situazione a fronte di un sopralluogo dell'ASL è stata disposta la chiusura del citato istituto, ciò a conferma della gravità della situazione che solo con ritardo è stata presa in considerazione dal citato dirigente scolastico;
si rappresenta altresì che l'intera, medesima sede di Via Gramsci (poi chiusa dai Nas), per un periodo che va dal mese di dicembre al mese di gennaio del corrente anno è stata concessa in uso alla società «Cattleya S.P.A.» per la realizzazione di un'opera che riproponeva in chiave musicale «Otto e mezzo» diretto dal regista Federico Fellini nel 1963. La cosa ha comportato l'inagibilità dei laboratori (e quindi la mancanza delle esercitazioni previste dal programma didattico) e lo spostamento degli alunni ad un altro plesso di Anzio;
per l'utilizzo da parte della Società cinematografica «Cattleya S.P.A.» per tutto il periodo che va dal mese di dicembre al mese di gennaio, la scuola ha avuto un introito economico di appena euro diecimila (cifra irrisoria rispetto ai prezzi di mercato, considerato anche che trattasi di edificio di grande pregio estetico ed architettonico);
la scuola è stata data in concessione alla Società cinematografica «Cattleya S.P.A.» senza sottoporre la decisione,

come di dovere, al vaglio del Consiglio di Istituto, che è stato informato solo a cose fatte;
le perplessità delle questioni relative alla sicurezza, sulla gestione contabile ed amministrativa, nonché didattica, a partire dal mese di gennaio 2009 sono state segnalate formalmente a più riprese presso gli uffici della direzione regionale per il Lazio e presso il Ministero dell'istruzione da una delle rappresentanze sindacali Unitarie, dal sindacato Unicobas e da un membro del consiglio di istituto -:
perché mai a tutt'oggi non sia stato preso nessun provvedimento in merito alla questione descritta in premessa.
(5-01728)

BOCCI e DE PASQUALE. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
il laboratorio di scienze sperimentali di Foligno, grazie all'impegno e alla professionalità dimostrata in dieci anni di attività e di promozione della cultura scientifica, è oggi una realtà sia regionale che nazionale;
il laboratorio di Foligno, dal punto di vista giuridico, è un consorzio di 15 istituzioni scolastiche umbre che dieci anni fa decisero di consorziarsi per dare vita ad una struttura che le supportasse nelle attività didattiche e formative delle discipline scientifiche destinate agli studenti e ai docenti, facendosi anche carico, d'intesa con l'Ufficio scolastico, di fornire risorse umane e strumentali per il funzionamento del laboratorio stesso;
in dieci anni il laboratorio sperimentale è passato da quattro a undici laboratori, realizzando oltre quaranta progetti innovativi di formazione per insegnanti, di cui alcuni in dimensione europea, e accendendo varie collaborazioni con università, centri di ricerca, associazioni scientifiche e culturali;
da settembre il laboratorio di Foligno non potrà essere più sostenuto dall'amministrazione scolastica regionale, in quanto la razionalizzazione finanziaria operata dal Governo e la conseguente decurtazione degli organici del personale scolastico non consentono all'USR di distogliere unità di personale da utilizzare presso il laboratorio e alle scuole di poterne sostenere da sole l'attività -:
quali iniziative intenda adottare per salvaguardare la struttura e il patrimonio culturale e scientifico del laboratorio.
(5-01730)

Interrogazioni a risposta scritta:

SIRAGUSA. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
per effetto delle disposizioni di cui alla legge 3 maggio 1999, n. 124, oltre 70.000 lavoratori ausiliari, tecnici, amministrativi (ATA) e insegnanti tecnico-pratici (ITP) sono transitati, con decorrenza 1o gennaio 2000, dagli enti locali ai ruoli dello Stato;
l'articolo 8 della citata legge n. 124 del 1999 prevedeva che fosse riconosciuta «ai fini giuridici ed economici l'anzianità maturata presso l'ente locale di provenienza»;
il decreto interministeriale 5 aprile 2001, con il quale sono state stabilite le procedure per il nuovo inquadramento, ha riconosciuto al personale ATA e ITP l'anzianità corrispondente al solo trattamento economico maturato presso l'ente di provenienza (cosiddetto maturato economico), creando, in tal modo, i presupposti per un differente contenzioso giudiziario;
le numerose sentenze di primo grado e d'appello succedutesi negli anni seguenti hanno dato ragione ai lavoratori ricorrenti;
anche la Corte di cassazione, nel 2005, si pronunciava in favore dei lavoratori;

con la legge finanziaria per il 2006 (articolo 1, comma 218, della legge 23 dicembre 2005, n. 266), in forma di «interpretazione autentica» il Governo ribadiva la correttezza del metodo del «maturato economico» come sistema di computo dell'anzianità dei lavoratori transitati, facendo salvi gli effetti delle sole sentenze definitive e bloccando l'immediata esecutività dei dispositivi giudiziari di primo e secondo grado;
la Corte costituzionale, con sentenza n. 234 del giugno 2007, ha dichiarato non fondate le questioni di legittimità costituzionale dell'articolo 1, comma 218, della legge finanziaria per il 2006 sollevate in riferimento, nel complesso, agli articoli 3, 24, 36, 42, 97, 101, 102, 103, 104 e 113 della Costituzione;
la Corte di cassazione ha nuovamente chiesto l'intervento dell'Alta Corte, sollevando eccezione di incostituzionalità del citato comma 218 dell'articolo 1 della legge finanziaria per il 2006, in riferimento all'articolo 117 della Costituzione nonché all'articolo 6 della Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali (Cass. n. 22260/08), ipotizzando, peraltro, un'intromissione indebita nel corretto svolgimento del procedimento giudiziario: «la parità delle parti dinanzi al giudice implica la necessità che il potere legislativo non si intrometta nell'amministrazione della giustizia allo scopo di influire sulla risoluzione della controversia o di una determinata categoria di controversie»;
gli esiti della cosiddetta «interpretazione autentica» sono stati disastrosi dal punto di vista della tutela dei diritti dei lavoratori, sia perché si è creata una disparità di trattamento economico tra lavoratori con identica anzianità e profilo professionale, sia perché molti dei cosiddetti transitati si ritrovano a dover restituire le somme percepite, il che decurterebbe oltre il sopportabile le già basse retribuzioni di questi lavoratori;
risulta all'interrogante che i fondi necessari al riconoscimento dell'anzianità maturata secondo il dispositivo previsto dalla legge n. 124 del 1999 citata in premessa sono stati deviati sul pagamento del salario accessorio dei residui dei dipendenti degli enti locali -:
se il Ministro dell'istruzione dell'università e della ricerca non ritenga di procedere ad una ricompilazione delle schede individuali del personale transitato dagli enti locali allo Stato, con l'inserimento del salario di produttività a suo tempo trasmesso proprio dagli enti locali e non considerato dai singoli uffici provinciali del Ministero;
se corrisponda al vero che solo per l'anno 2000 circa 114 milioni di euro sono andati in pagamento del salario accessorio, quando, invece, tale cifra avrebbe potuto agevolare il corretto inquadramento del personale transitato;
se i Ministri interrogati non ritengano altresì necessario predisporre un provvedimento di blocco della riscossione delle somme dovute dai lavoratori, in attesa della pronuncia dell'Alta Corte, sollecitata dall'ordinanza della Corte di cassazione n. 22260/08 citata in premessa e da un'analoga ordinanza del tribunale di Milano - sez. Lavoro depositata il 16 giugno 2008.
(4-03864)

SIRAGUSA. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
i docenti hanno incontrato numerose difficoltà nell'utilizzo della piattaforma Istanze on line, in occasione della presentazione del modello B per la scelta delle scuole relative alle graduatorie di istituto, almeno per il corrente anno;
tale sistema per la presentazione del modello B per via telematica è estremamente macchinoso;
ciò emerge con evidenza da quanto pubblicato sul sito web www.professioneinsegnante.it, che ha segnalato il problema -:
se non ritenga opportuno, alla luce di quanto illustrato in premessa, consentire,

con apposito provvedimento, la presentazione alternativa del modello B su supporto cartaceo.
(4-03866)

MAURIZIO TURCO, FARINA COSCIONI, BELTRANDI, BERNARDINI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
in relazione ad una richiesta da parte della Commissione europea relativa ad una denuncia su eventuali discriminazioni tra gli insegnanti di religione cattolica e gli altri insegnanti per quanto riguarda l'accesso alla professione, il dottor Luciano Chiappetta direttore generale del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca il 5 marzo 2009 inviava una nota prot. AOODGPRE 2897 indirizzata alla Presidenza del Consiglio dei ministri - Dipartimento per il coordinamento delle politiche comunitarie;
in ordine a detta nota si osserva quanto segue:
a) è vero che «la legge 831 del 1961 prevede l'attribuzione di aumenti biennali del 2,50 per cento per tutti i docenti non di ruolo incaricati». Infatti l'articolo 7 della legge 831 del 28 luglio 1961, ha previsto che «gli stipendi spettanti agli insegnanti incaricati forniti di abilitazione all'insegnamento sono suscettibili di aumenti periodici costanti in ragione del 2,50 per cento della misura iniziale, per ogni biennio di insegnamento prestato con trattamento di cattedra o per non meno di 18 ore settimanali con qualifica non inferiore a «valente» e con diritto al trattamento economico durante le vacanze estive»;
b) è del tutto irrilevante la soppressione della figura di docente incaricato prevista dalla legge n. 270 del 1982 richiamata dal direttore generale Chiappetta in quanto, prima di tale soppressione, era già intervenuta la legge n. 312 del 1980 che aveva attribuito al «personale non di ruolo della scuola pubblica» il trattamento prima previsto solo per gli «insegnanti incaricati». Infatti, l'articolo 53 della legge n. 312 dell'11 luglio 1980, ha riconosciuto al personale non di ruolo della scuola pubblica (a tutto il personale precario della scuola pubblica) il diritto ad aumenti di stipendio (scatti stipendiali) biennali del 2,50 per cento da calcolarsi sullo stipendio tabellare allegato al Contratto collettivo nazionale, comprensivo anche dell'indennità integrativa speciale;
c) non è vero che gli insegnanti di religione non fossero precari e che per tale motivo non avrebbero goduto degli scatti stipendiali biennali del 2,50 per cento. Infatti, non essendovi, sino al 2003, alcun ruolo di insegnamento della religione cattolica, gli insegnanti di religione dovevano, necessariamente, essere considerati personale non di ruolo (e quindi con termine corrente «precari»), alla stregua di tutto l'altro personale non immesso in ruolo nella scuola pubblica: quindi tutti gli insegnati precari ed il personale amministrativo che lavorava in virtù di contratti a tempo determinato, come accadeva anche per gli insegnanti di religione;
d) peraltro è vero che la legge n. 312 del 1980 (ultimo comma dell'articolo 53) ha previsto per gli insegnanti di religione anche degli scatti di anzianità (più propriamente progressione della carriera per usare il termine della legge). Recita, infatti, testualmente l'articolo in questione: «Articolo 53 Personale non di ruolo. Fatto salvo quanto disposto dal precedente articolo 51, quarto comma, per l'attribuzione del trattamento economico, secondo le disposizioni vigenti, a personale docente, educativo e non docente, non di ruolo, si ha riguardo allo stipendio iniziale del personale di ruolo di corrispondente qualifica.
Al personale docente non di ruolo, che abbia un numero di ore inferiore all'orario settimanale di servizio previsto per il corrispondente personale di ruolo, il trattamento economico di cui al precedente comma è dovuto in proporzione.
Al personale di cui al presente articolo, con nomina da parte del Provveditore agli studi od altro organo in base a disposizioni speciali, escluse in ogni caso le

supplenze, sono attribuiti aumenti periodici per ogni biennio di servizio prestato a partire dal 1o giugno 1977 in ragione del 2,50 per cento calcolati sulla base dello stipendio iniziale.
Il presente articolo si applica altresì alle ispettrici disciplinari dell'Accademia nazionale di danza alle quali spetta il trattamento iniziale del personale educativo.
Al personale non di ruolo in servizio alla data di entrata in vigore della presente legge, provvisto di un trattamento economico complessivo, determinato secondo i criteri indicati nel precedente articolo 51, d'importo superiore allo stipendio iniziale della qualifica di riferimento, sono attribuiti gli aumenti periodici del 2,50 per cento sullo stipendio iniziale di qualifica, necessari per assicurare uno stipendio di importo pari o immediatamente superiore al suddetto trattamento economico complessivo.
Ai docenti di religione dopo quattro anni di insegnamento si applica una progressione economica di carriera con classi di stipendio corrispondenti all'ottanta per cento di quelle attribuite ai docenti laureati di ruolo, con l'obbligatorietà di costituzione e accettazione di posto orario con trattamento cattedra».Pertanto, solo per gli insegnanti di religione che non avrebbero potuto accedere ad un ruolo, e ciò sino al 2003 quando lo stesso venne istituito, venne attivato, con la legge del 1980 un ulteriore meccanismo che agganciava la progressione economica degli insegnanti di religione (per l'appunto destinati ad essere sempre precari sino al 2003) nella misura pari all'80 per cento di quella degli insegnanti di ruolo. È di fatti, come correttamente sostiene il direttore generale Chiappetta, gli insegnanti di religione precari, cioè coloro che non sono entrati in ruolo in seguito al concorso bandito nel 2005, pari al 30 per cento del totale degli insegnanti di religione, continuano «ad avere il trattamento economico del passato, ma la maggior parte di essi ha una progressione economica di carriera comunque agganciata a quella del personale di ruolo in quanto sono in possesso dei requisiti già previsti dalla citata legge 312/80»;
e) soffermandosi su tale dato si può constatare come sopravviva, nel nostro ordinamento, una norma che non ha più alcuna ragione d'essere. Infatti, in seguito all'istituzione del ruolo degli insegnanti di religione, non v'è alcuna plausibile ragione perché solo agli insegnanti di religione venga consentito di avere una progressione di carriera pari all'80 per cento di quella prevista per gli insegnanti di ruolo; ci si chiede perché mai tale miglior trattamento deve essere riservato, in via esclusiva, agli insegnanti precari di religione e perché mai tutti gli altri insegnanti precari delle altre materie non dovrebbero beneficiare di tale trattamento quando nel nostro ordinamento giuridico vivono norme che impongono allo Stato il rispetto dei principi di uguaglianza, di parità di trattamento e di imparzialità (articoli 3 e 97 Cost. direttiva 2000/78/CE e contrariamente alle sentenze della corte di Cassazione - Cass. S.U. 8453 del 26 agosto 1998; Cass. S.U. 8497 del 6 agosto 1999 e Cass. 7617/01, sezione lavoro del 9 marzo-5 giugno 2001). È evidente che, diversamente da quanto sostenuto dal dottor Chiappetta, in difesa dello Stato italiano, tali principi subiscano quotidiane violazioni da parte della pubblica amministrazione italiana;
f) altrettanto errato, ad avviso degli interroganti, è quanto sostenuto dal dottor Chiappetta in ordine agli scatti stipendiali biennali del 2,50 per cento. Sostiene, infatti, il dottor Chiappetta che di tale trattamento ne benefici soltanto una piccola minoranza di insegnanti di religione. Ciò è un dato pacifico in quanto provato oltre che dalla relazione del viceministro della pubblica istruzione, Mariangela Bastico (atti parlamentari della XV legislatura, seduta n. 216 del 3 ottobre 2007) nella quale si sostiene che la norma (articolo 53 legge 312/80) è in vigore e che il Governo discriminava gli insegnanti precari diversi dalla religione soltanto per motivi di bilancio («Non ho, infatti, accettato

l'ordine del giorno, perché non ha alcun tipo di sostenibilità economica: se applicassimo il medesimo meccanismo della progressione di carriera a tutti gli insegnanti il costo sarebbe assolutamente insostenibile»), anche dalle circolari ministeriali n. 595 del 20 settembre 1996 e n. 2 del 3 gennaio 2001, avente ad oggetto «docenti di religione - ricostruzione di carriera e trattamento economico». Nell'applicazione concreta è stato necessario adire il giudice ordinario per far riconoscere, anche agli insegnanti precari delle materie diverse dalla religione, il diritto al godimento degli scatti stipendiali biennali del 2,50 per cento (Tribunale del Lavoro di Roma, presidente dottor Mario Petrucci, con la sentenza del 9 luglio 2008, n. 12644/08 nonché Tribunale di Tivoli con la sentenza dell'11 marzo 2009 n. 911/09): diritto riconosciuto, nell'applicazione concreta, soltanto agli insegnanti di religione;
g) in conclusione, ad avviso degli interroganti, contrariamente a quanto dedotto dal dottor Chiappetta in subjecta materia, può agevolmente ritenersi quanto segue: lo Stato italiano ha violato e viola la direttiva 2000/78/CE in quanto mantiene una norma che attribuisce un trattamento economico (progressione di carriera ex articolo 53, ultimo comma, legge 312/80) soltanto agli insegnanti di religione e non anche agli insegnanti delle altre materie, pur quando sono venute meno le ragioni (assenza di un ruolo degli insegnanti di religione nella scuola pubblica - istituito nel 2003 con legge 186/03) che lo avevano originato;
lo Stato italiano ha violato e viola la direttiva 2000/78/CE in quanto riconosce, di fatto esclusivamente agli insegnanti di religione e non anche agli insegnanti delle altre materie, il diritto al godimento degli scatti stipendiali biennali del 2,50 per cento (ex articolo 53, terzo comma, della legge 312 del 1980) -:
se sia a conoscenza di quanto affermato dal dottor Luciano Chiappetta, nella nota Prot. AOODGPRE 2897 indirizzata alla Presidenza del Consiglio dei ministri - Dipartimento delle politiche comunitarie il 5 marzo 2009;
quali siano le ragioni per cui docenti che si sono rivolti al giudice del lavoro abbiano visto riconoscersi la progressione di carriera ex articolo 53, ultimo comma, della legge 312/80 e il Ministero abbia già corrisposto gli emolumenti arretrati.
(4-03884)

TESTO AGGIORNATO AL 25 FEBBRAIO 2011

...

LAVORO, SALUTE E POLITICHE SOCIALI

Interrogazioni a risposta orale:

CIOCCHETTI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
la procedura di mobilità, avviata lo scorso novembre da «San Raffaele S.p.A.» per 402 dipendenti delle strutture del Gruppo, in seguito all'emanazione della DGR 206/08 e dei Decreti del Commissario Marrazzo n. 14, 16 e 19 del 2008, si è conclusa il 15 luglio scorso, senza addivenire ad un accordo con le organizzazioni sindacali;
la società si è vista costretta ad aprire la procedura di mobilità, a causa del forte ridimensionamento delle proprie attività, imposto dall'applicazione dei provvedimenti del Presidente Marrazzo, unitamente all'incertezza sul destino delle attività di alta riabilitazione e di quelle destinate a bambini colpiti da gravi disabilità di vario genere;
nel corso dell'interpellanza urgente n. 2-00241, presentata alla Camera dei deputati in data 4 dicembre 2008, il sottosegretario di Stato per il lavoro, la salute e le politiche sociali Francesca Martini ha affermato che una volta verificati i criteri di efficienza che sono alla base della decisione di mantenimento o riconversione

delle singole strutture ospedaliere, il commissario della regione Lazio avrebbe sottoposto in tempi brevi al Ministero del lavoro e delle politiche sociali ed al Ministero dell'economia e delle finanze un documento di complessiva ridefinizione dell'offerta di riabilitazione ospedaliera;
nello specifico ha preannunciato la revisione del principio della collocazione esclusiva nei dipartimenti di emergenza e accettazione (DEA) di secondo livello delle attività riabilitative complesse;
fino ad oggi la Regione Lazio non ha inteso affrontare e fare chiarezza sulla programmazione di queste attività, rimandando ancora le decisioni sull'argomento -:
quali urgenti iniziative intendano adottare per garantire una effettiva trasparenza e chiarezza sulla programmazione delle attività citate in premessa, per far fronte alle esigenze di molti pazienti e delle loro famiglie, in assenza delle quali la Società si vedrà costretta a procedere ai licenziamenti programmati, con grave danno per il personale e per quanti si affidano alle loro qualificate competenze.
(3-00638)

BURTONE e CARDINALE. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
in Italia dal 2008 un preoccupante taglio occupazionale ha riguardato circa 15.000 informatori scientifici del farmaco;
in Sicilia l'espulsione dal mondo del lavoro ha interessato circa 1.700 professionisti mentre a Catania, dove operano 1.000 informatori scientifici, la riduzione ha interessato il 25 per cento di loro;
dietro questi licenziamenti non c'è una vera crisi aziendale ma una immorale strategia speculativa che va smascherata;
secondo le stime ufficiali, le aziende interessate ai licenziamenti non presentano bilanci in rosso -:
se non ritenga opportuno convocare le aziende farmaceutiche coinvolte e i rappresentanti sindacali di categoria per chiarire questa situazione che sta danneggiando tanti lavoratori ma anche un servizio di pubblica utilità;
se non ritenga urgente verificare le dichiarazioni di esuberi delle varie aziende che paiono all'interrogante utilizzare strumentalmente le cessioni di rami d'azienda per giustificare tagli al personale e per realizzare speculazioni finanziarie.
(3-00639)

CICCIOLI e CARLUCCI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
fra sette giorni sarà attuato lo sfratto forzoso della struttura sita in Ciampino via Francesco Baracca n. 17-19, nella quale si trova il centro di Salute Mentale H3 della ASL RMH;
il Centro di Salute Mentale conta circa 5000 cartelle, segue i pazienti residenti nei comuni di Ciampino e Marino e ha in carico i pazienti inseriti nelle tre Case-famiglia e nel Centro Diurno i quali hanno fatto un percorso terapeutico riabilitativo che ha permesso loro di acquisire un buon livello di autonomia;
lo spostamento in altro territorio o, peggio, la chiusura forzata del servizio comporterebbero ricadute della sintomatologia, con rischio di ospedalizzazioni o comunque regressioni della malattia -:
se il Ministro interrogato non ritenga di adottare iniziative, nell'ambito delle sue competenze, volte a salvaguardare i livelli essenziali di assistenza in particolar modo per i malati psichiatrici, attualmente seguiti da tempo e in modo proficuo dal Centro di salute mentale sopraccitato.
(3-00642)

Interrogazioni a risposta in Commissione:

AMICI, BELLANOVA, MURER e MOSCA. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
il territorio della Provincia di Latina è tra i più colpiti in termini di patologie asbesto-correlate, in quanto l'agro pontino, negli anni 50-60, ha visto lo sviluppo di attività industriali, in vari settori, anche quello della cantieristica navale, della produzione di gomme, di cemento amianto ed altre attività, tra cui quelle metalmeccaniche e chimico-farmaceutiche, dove più massiccio si è rivelato l'uso di amianto, in matrice compatta e friabile;
molti di questi siti in provincia di Latina sono ora dismessi e le multinazionali tra cui la Goodyear Italia di Cisterna, che avevano impiantato i loro stabilimenti in quel territorio hanno lasciato sul terreno una lunga scia di morti: oltre 150 operai sono deceduti per patologie tumorali legate all'uso dell'amianto e di altre sostanze cancerogene;
molte sono anche le donne che hanno lavorato nelle fabbriche e nei cantieri navali tra i quali quelli Posillipo di Sabaudia e Canados di Ostia esposte all'amianto, ma a differenza dei colleghi uomini, per queste ultime viene ancora negato il riconoscimento ai benefici pensionistici per lavoro svolto con esposizione all'amianto, anche in sede giudiziaria, dove sono pendenti le fasi di gravame, con tempi processuali che vanno oltre la ragionevole durata;
nella scorsa legislatura è stata approvata la costituzione di un fondo per le vittime dell'amianto, articolo 1, commi 241-246, legge n. 244 del 2007 (Legge finanziaria per il 2008), in favore di tutte le vittime che hanno contratto patologie asbesto-correlate per esposizione all'amianto e alla fibra «fiberfrax» e, in caso di premorte, in favore degli eredi;
l'articolo 1, comma 246 rimanda ad un decreto del Ministro del Lavoro e della Previdenza Sociale, di concerto con il Ministro dell'Economia e delle Finanze, l'emanazione di un regolamento per la definizione delle procedure e le modalità di erogazione del Fondo di cui sopra, da adottarsi entro 90 giorni dalla data di entrata in vigore della legge medesima;
il predetto termine e oramai scaduto da oltre 15 mesi, senza che il Governo abbia provveduto adempiere obbligo di legge, nonostante la valenza sociale che questo atto rappresenta per il Paese;
le associazioni delle vittime dell'amianto hanno già iniziato l'azione legale ed hanno posto in mora il Governo e ricorso alla Corte Europea per i Diritti dell'Uomo, con procedura già pendente;
tenuto conto della recente pronuncia del TAR del Lazio (Sentenza n. 5750/09 del 23 aprile 2009) che ha accolto il ricorso di alcuni lavoratori e delle associazioni dei lavoratori esposti e vittime dell'amianto, e che ha annullato parzialmente il decreto ministeriale del Ministero del Lavoro e della Previdenza Sociale e del Ministero dell'Economia e delle Finanze del 12 marzo 2008 e la successiva nota INAIL - Direzione Centrale prestazioni - Ufficio III n. 60002 del 19 maggio 2008, che limitavano il conferimento dei benefici contributivi ex articolo 13 comma 8, legge n. 247 del 2007, ai lavoratori di soli 15 siti dei 500 considerati maggiormente a rischio e per i quali la legge riconosce tale opportunità;
nonostante la sopracitata sentenza, l'INAIL continua a rifiutare di rilasciare le certificazioni attestanti l'esposizione qualificata all'amianto indispensabili per l'erogazione della prestazione -:
quale piano di risanamento ambientale intendano predisporre per bonificare il territorio dall'amianto e tutelare la salute dei cittadini, per i resti dello stabilimento Goodyear Italia di Cisterna e in altri siti della provincia di Latina dove è ancora presente l'amianto;

entro quali termini intendano intervenire al fine di emanare al più presto il regolamento sul fondo per le vittime dell'amianto, così come disposto dall'articolo 1, commi 241-246, della legge finanziaria per il 2008;
quali iniziative intendano intraprendere per sollecitare l'INAIL ad istruire le varie domande di rilascio di esposizione all'amianto, indispensabili per l'erogazione della prestazione, che giacciono da anni, senza risposta e quali misure intendano adottare per sostenere le vedove e le lavoratrici donne in particolare, pesantemente discriminate.
(5-01720)

ZUCCHI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
già con l'interrogazione 5-00193, presentata il 9 luglio 2008, si è richiamata l'attenzione sulla difficile situazione venutasi a creare in provincia di Pavia a causa della dismissione dello zuccherificio di Casei Gerola, il quale occupava circa 300 dipendenti;
Italia zuccheri, proprietaria dello stabilimento di Casei Gerola, s'è impegnata alla costruzione di un nuovo impianto produttivo a biomasse, in provincia di Pavia; tale operazione dovrebbe permettere di attivare un processo di riconversione dell'attività produttiva che, in ogni caso, non consentirà il totale reimpiego dei lavoratori precedentemente utilizzati nello zuccherificio;
molti dei lavoratori suddetti si ritroveranno, infatti, a causa della crisi di settore che ha travolto anche il mercato italiano, a essere esclusi dall'attività di riconversione, che al momento non è ancora partita, e a dover usufruire dei vari ammortizzatori sociali previsti in questi casi;
a peggiorare le condizioni dei dipendenti è pervenuto il provvedimento di respingimento, da parte dell'Inail, delle domande di riconoscimento dei danni subiti dall'esposizione all'amianto;
i lavoratori hanno presentato ricorso avverso tale provvedimento ed ora si è in attesa delle sentenze dei tribunali di Pavia, Voghera e Tortona;
il giudice del tribunale di Pavia, pur non avendo ancora depositato la sentenza, ha espresso durante la prima udienza il suo orientamento, favorevole a riconoscere i danni da esposizione all'amianto e a ordinare all'INPS la rivalutazione dei contributi per il periodo di esposizione ma non il diritto all'accesso anticipato alla pensione -:
se non intenda adoperarsi per favorire l'apertura di un tavolo di lavoro con le parti sociali e con l'INPS al fine di trovare un accordo che permetta ai dipendenti dell'ex zuccherificio di Casei Gerola che resteranno esclusi dal processo di riconversione dell'attività produttiva, e che ne abbiano i requisiti, di poter usufruire del ricorso alla pensione anticipata.
(5-01724)

Interrogazioni a risposta scritta:

BOCCIARDO. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
il medico di famiglia riceve dalle ASL, insieme ai ricettari stampati dal Poligrafico dello Stato, un numero identico di etichette autoadesive per ricette mediche del servizio, sempre stampate dal Poligrafico, destinate alla tutela della privacy;
il cittadino può chiedere che il suo nome venga occultato, usando tali etichette;
un'indagine effettuata presso numerosi farmacisti di Milano ha evidenziato che tali etichette non sono state quasi mai utilizzate;

ogni medico di famiglia redige circa 6 mila ricette l'anno e quindi calcolando il numero di ricette per il numero di medici di famiglia (circa 40 mila) risulta una emissione di etichette annuale pari a circa 320 milioni di pezzi -:
se il Ministro abbia conoscenza di quante etichette siano state effettivamente utilizzate in questi ultimi anni e quanto siano costate;
se ritenga di dover intervenire, ai fini di una razionalizzazione della spesa e quindi di un concreto risparmio, ad abolire la parità di numero tra ricettario ed etichette e a regolamentare un invio ai medici di famiglia di una quantità molto limitata di tali etichette, tale da poter soddisfare la rarità di richiesta da parte del cittadino dell'anonimato sulla ricetta.
(4-03854)

MURA e VASSALLO. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
la legge 3 agosto 2004 n. 206, all'articolo 4, comma 2 stabilisce che a tutti coloro che hanno subito un'invalidità permanente pari o superiore all'80 per cento della capacità lavorativa, causata da atti di terrorismo e dalle stragi di tale matrice, è riconosciuto il diritto immediato alla pensione diretta, in misura pari all'ultima retribuzione percepita integralmente dall'avente diritto e rideterminata secondo le previsioni di cui all'articolo 2, comma 2, della stessa legge;
il comma 3 dell'articolo 4 della legge n. 206 del 2004 stabilisce inoltre che i criteri di cui al comma 2 dello stesso articolo si applicano per la determinazione della misura della pensione di reversibilità o indiretta in favore dei superstiti in caso di morte della vittima di atti di terrorismo e delle stragi di tale matrice, e che tali pensioni non sono decurtabili ad ogni effetto di legge;
in data 29 luglio 2009 il presidente dell'associazione tra i familiari delle vittime della strage alla stazione di Bologna del 2 agosto 1980 ha denunciato la decisione da parte dell'Inpdap di rendere provvisorie le pensioni a titolo definitivo erogate dal 2006;
tale decisione sarebbe conseguente alla posizione già assunta dall'Inps che solleva da tempo dubbi sull'interpretazione della norma relativa all'articolo 4, comma 2, della legge n. 206 del 2004;
le scelte poste in essere dall'Inpdap e dall'Inps, oltre a rappresentare un'umiliazione per le vittime degli atti di terrorismo, impediscono di fatto la piena attuazione di quanto previsto dalla legge 206 del 2004 -:
quali iniziative intenda intraprendere il Ministro interrogato nei confronti degli enti previdenziali per garantire la piena attuazione della legge n. 206 del 2004, in particolare per quanto attiene all'articolo 4, comma 2.
(4-03868)

CAZZOLA e CARLUCCI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 2 del decreto legislativo 30 dicembre 1992, n. 502, recante «Riordino della disciplina in materia sanitaria, a norma dell'articolo 1 della legge 23 ottobre 1992, n. 421», dispone che «1. Spettano alle regioni e alle province autonome, nel rispetto dei principi stabiliti dalle leggi nazionali, le funzioni legislative ed amministrative in materia di assistenza sanitaria ed ospedaliera. 2. Spettano in particolare alle regioni la determinazione dei principi sull'organizzazione dei servizi e sull'attività destinata alla tutela della salute e dei criteri di finanziamento delle Unità sanitarie locali e delle Aziende ospedaliere, le attività di indirizzo tecnico, promozione e supporto nei confronti delle predette Unità sanitarie locali ed Aziende, anche in relazione al controllo di gestione e alla valutazione della qualità delle prestazioni sanitarie»;

per la particolare situazione di precarietà finanziaria del comparto della sanità della regione Lazio, al fine di salvaguardare il mantenimento di livelli minimi di servizio e l'erogazione delle prestazioni sanitarie all'utenza, il governatore della regione Lazio è stato nominato commissario ad acta per l'attuazione del piano di rientro sanitario;
all'interno della ASL (Azienda sanitaria locale) di Frosinone, in seguito a provvedimenti assunti dalla dirigenza della stessa in attuazione al piano per il rientro sanitario, si paventa il rischio di licenziamento per i lavoratori assunti con tipologia di contratto a tempo determinato che, allo stato, non costituirebbero un esubero per la pianta organica delle varie strutture in cui sono impiegati, ma rappresentano un cardine importante per l'espletamento delle normali attività giornaliere di servizio dei reparti, che senza la loro presenza sarebbero costretti a chiudere poiché non potrebbero garantire i livelli minimi di assistenza sanitaria all'utenza;
i lavoratori con contratto a tempo determinato sono più 380 unità, compresi i dirigenti medici, e quasi tutti questi dipendenti hanno un rapporto lavorativo con la citata ASL che si protrae da molti anni e sempre con contratti a tempo determinato, nonostante gli accordi ratificati con la regione Lazio di concerto con le varie sigle sindacali come da accordi sottoscritti nel 2007-2008 e seguenti per la «stabilizzazione» dei dipendenti a tempo determinato che rispondevano ai requisiti identificati e richiesti per la trasformazione del proprio contratto a tempo indeterminato e le procedure stabilite a tal fine;
nonostante ciò la direzione aziendale della ASL citata ha indetto nuovi avvisi pubblici per l'assunzione di altri dipendenti a tempo determinato e a tempo indeterminato;
a ciò deve aggiungersi che molti di coloro che sono assunti con contratto a tempo determinato sono idonei collocati utilmente nelle graduatorie, tutt'ora valide, per l'assunzione a tempo indeterminato da parte della AUSL citata, a seguito di procedure concorsuali concluse;
a titolo di esempio si segnala che la ASL (Azienda sanitaria locale) di Frosinone con delibera 1338 del 9 maggio 2002, ha bandito un concorso pubblico per 20 posti di dirigente medico - Area medica e delle specialità mediche - Disciplina di cardiologia, presso la Azienda unità sanitaria locale - Frosinone e che detta procedura concorsuale si è conclusa con la pubblicazione della graduatoria approvata con delibera della AUSL - Frosinone n. 279 del 4 marzo 2003 e che l'articolo 5 della legge 27 febbraio 2009, n. 14, dispone che «Il termine di cui all'articolo 1, comma 100, della legge 30 dicembre 2004, n. 311, è prorogato al 31 dicembre 2009 e si applica alle graduatorie per le assunzioni a tempo indeterminato approvate successivamente al 1o gennaio 1999 relative alle amministrazioni pubbliche soggette a limitazioni delle assunzioni;
la AUSL citata, pur continuando ad avvalersi di dirigenti medici con contratto a tempo determinato al fine di garantire il servizio all'utenza, nel 2006 bandiva un nuovo concorso per l'assunzione a tempo indeterminato di 5 dirigenti medici - area medica e delle specialità mediche - Disciplina di cardiologia, che si concludeva con la pubblicazione della graduatoria approvata con deliberazione n. 424 del 9 maggio 2007 e nei primi mesi del 2009, nonostante la graduatoria del concorso precedentemente citato fosse stata prorogata, procedeva alla chiamata dei vincitori del secondo concorso per la loro assunzione a tempo indeterminato;
alla luce di quanto esposto, l'interrogante ritiene che sarebbe utile, in virtù dell'esigenza di ottemperare a quanto disposto dal piano di rientro sanitario e nel contempo assicurare il livelli minimi assistenziali e di erogazione delle prestazioni sanitarie all'utenza, anche al fine di evitare ogni possibile controversia da parte dei lavoratori assunti dalla AUSL citata con contratti a tempo determinato e collocati

utilmente per l'assunzione nelle graduatorie vigenti, ogni possibile riflesso negativo sull'attuazione del citato piano di rientro sanitario della regione Lazio, assumere iniziative normative, anche di interpretazione autentica, sia in via generale e per il futuro volte a disporre che nelle proroghe delle graduatorie relative a concorsi già conclusi ed in coerenza con i principi costituzionali di accesso per concorso ai pubblici uffici, non possano essere bandite dalle amministrazioni pubbliche soggette a limitazioni delle assunzioni, nuove procedure concorsuali per l'assunzione di figure professionali per le quali siano in vigore graduatorie non ancora esaurite, anche al fine del ripristino di una corretta situazione di diritto nella vicenda descritta -:
se il Ministro interrogato ritenga di assumere iniziative normative, anche di interpretazione autentica, in via generale e per il futuro, volte a disporre che nelle proroghe delle graduatorie relative a concorsi già conclusi ed in coerenza con i principi costituzionali di accesso per concorso ai pubblici uffici, non possano essere bandite dalle amministrazioni pubbliche soggette a limitazioni delle assunzioni, nuove procedure concorsuali per l'assunzione di figure professionali per le quali siano in vigore graduatorie non ancora esaurite.
(4-03893)

CECCUZZI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
la poliomelite è una malattia virale acuta, altamente contagiosa, con manifestazioni diverse, le più gravi di tipo neurologico irreversibile;
a partire dal 1957 e fino al 1964 è stata introdotta in Italia la vaccinazione per la poliomelite attraverso il vaccino denominato «Salk»;
nonostante la vaccinazione in Italia per la poliomelite sia obbligatoria dal 1966, nel 1958, anche a seguito di un picco di contagio di tale malattia, che registrò 8000 casi, la pubblica amministrazione promosse una capillare campagna di sensibilizzazione e pressione sociale per incentivare la profilassi antipoliomelitica;
il 21 giugno 2002 l'Organizzazione mondiale della sanità (Oms) ha ufficialmente dichiarato l'Europa libera dalla poliomielite;
si sono verificati in Italia numerosi casi di poliomelite a seguito della somministrazione del vaccino «Salk», in particolar modo tra il 1958 al 1964;
a seguito di tali casi sono state numerose le domande di indennizzo presentate al Ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali;
la legge 210 del 1992 introduce la possibilità indennizzo a favore dei soggetti danneggiati da complicanze di tipo irreversibile a causa di vaccinazioni obbligatorie e trasfusioni. In particolare, essa stabilisce le condizioni, le procedure e i termini di decadenza per l'ottenimento del beneficio;
il comma 4 dell'articolo 2 della sopracitata legge prevede che alla domanda di indennizzo venga allegata la documentazione comprovante composta da: «la data della vaccinazione, i dati relativi al vaccino, le manifestazioni cliniche conseguenti alla vaccinazione e l'entità delle lesioni o dell'infermità da cui è derivata la menomazione permanente del soggetto»;
l'articolo 4 della sopracitata legge prevede che le domande siano esaminate da una commissione medico ospedaliera, chiamata a valutare sia l'esistenza del nesso causale tra il trattamento sanitario e la patologia manifestata dal richiedente, sia la tempestività della domanda;
l'articolo 1, comma 1, della sopracitata legge dispone che «chiunque abbia riportato, a causa di vaccinazioni obbligatorie per legge o per ordinanza di una autorità sanitaria italiana, lesioni o infermità, dalle quali sia derivata una menomazione permanente della integrità psico-fisica,

ha diritto ad un indennizzo da parte dello Stato, alle condizioni e nei modi stabiliti dalla presente legge»;
con la sentenza 23-26 febbraio 1998, n. 27 (Gazzetta Ufficiale 4 marzo 1998, n. 9 - serie speciale), la Corte Costituzionale ha dichiarato l'illegittimità costituzionale dell'articolo 1, comma 1, nella parte in cui non prevede il diritto all'indennizzo, alle condizioni ivi stabilite, di coloro che siano stati sottoposti a vaccinazione antipoliomielitica nel periodo di vigenza della legge 30 luglio 1959, n. 695 (provvedimenti per rendere integrale la vaccinazione antipoliomielitica);
il Ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali, riconoscendo in numerosi e certificati casi, mediante l'organo preposto dalla legge 210 del 1992, l'indennizzo a soggetti coinvolti dalla vaccinazione antipoliomelitica tramite vaccino «Salk», ha di fatto ammesso, non potendo escluderlo, l'esistenza del nesso di causalità tra tale vaccino e la poliomelite associata;
ulteriori disposizioni in materia di indennizzo a favore dei soggetti danneggiati da complicanze di tipo irreversibile a causa di vaccinazioni obbligatorie sono disciplinate dalla legge 29 ottobre 2005, n. 229;
sono attualmente in corso numerosi contenziosi fra i cittadini che hanno contratto la poliomelite in seguito a somministrazione del vaccino «Salk» ed il Ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali;
in molti casi il citato Ministero si rifiuta di procedere al risarcimento per la mancanza del certificato autentico di vaccinazione, rifiutandosi altresì, nonostante si tratti di atti registrati molti decenni fa, di integrare la documentazione con le cartelle cliniche degli ospedali che hanno attestato la malattia e richiedendo adeguati supplementi di istruttoria;
in molti casi il Ministero si rifiuta di procedere ai risarcimento perché la profilassi antipoliomelitica è stata effettuata antecedentemente alle introduzione della vaccinazione obbligatoria in Italia;
la stessa sopracitata sentenza 23-26 febbraio 1998, n. 27 della Corte Costituzionale, che estende il diritto di risarcimento a coloro che siano stati sottoposti a vaccinazione antipoliomielitica nel periodo di vigenza della legge 30 luglio 1959, n. 695, a parere dell'interrogante risulta non ancora coerente con l'introduzione in Italia del vaccino «Salk» (1957) ed, in particolare con la capillare campagna di sensibilizzazione per incentivare la profilassi antipoliomelitica promossa dalla pubblica amministrazione fin dall'anno 1958 -:
quali iniziative o provvedimenti urgenti intenda intraprendere per certificare ufficialmente, a tutti gli effetti di legge e sulla base degli indennizzi fino ad ora riconosciuti, il nesso di causalità tra la somministrazione del vaccino «Salk» e la manifestazione della poliomelite associata;
quali iniziative urgenti intenda intraprendere per includere tra i beneficiari dell'indennizzo in oggetto i cittadini che hanno contratto la poliomelite in seguito a somministrazione del vaccino «Salk» fin dalla sua introduzione in Italia ed in particolare dall'anno 1958 quando il nostro Paese fu colpito da una grave epidemia;
quali iniziative o provvedimenti urgenti intenda intraprendere per permettere di poter integrare la documentazione necessaria presentata dai cittadini che richiedono l'indennizzo in oggetto, qualora fossero non più reperibili atti o certificazioni originali prodotte molti anni fa, anche al fine di non permettere alle Commissioni e gli organi ministeriali competenti di archiviare le relative richieste di indennizzo.
(4-03900)

TESTO AGGIORNATO AL 14 SETTEMBRE 2009

POLITICHE AGRICOLE, ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazione a risposta orale:

ZAMPARUTTI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
la legge n. 157 del 1992 al comma 5 dell'articolo 18 stabilisce che il numero delle giornate di caccia settimanali non possa essere superiore a tre e le regioni possano consentirne la libera scelta al cacciatore, escludendo i giorni di martedì e venerdì, nei quali l'esercizio dell'attività venatoria resta in ogni caso sospeso;
la medesima legge al comma 6 dell'articolo 18 prevede che, fermo restando il silenzio venatorio nei giorni di martedì e venerdì, le regioni, sentito l'Istituto nazionale per la fauna selvatica e tenuto conto delle consuetudini locali, possano, anche in deroga al comma 5, regolamentare diversamente l'esercizio venatorio da appostamento alla fauna selvatica migratoria nei periodi intercorrenti fra il 1o ottobre e il 30 novembre;
la legge n. 157 del 1992 al comma 5 dell'articolo 1 affida alle regioni e alle province autonome in attuazione delle direttive 79/409/CEE, 85/411/CEE e 91/244/CEE il compito di provvedere ad istituire lungo le rotte di migrazione dell'avifauna, segnalate dall'istituto nazionale per la fauna selvatica, (le cui competenze spettano oggi all'ISPRA) zone di protezione finalizzate al mantenimento ed alla sistemazione, conforme alle esigenze ecologiche, degli habitat interni nonché al ripristino dei biotopi distrutti e alla creazione dei biotopi;
le citate attività concernono particolarmente e prioritariamente le specie di cui all'elenco allegato alla direttiva 79/409/CEE, come sostituito dalle direttive 85/411/CEE e 91/244/CEE;
ancora la legge n. 157 del 1992 preveda che in caso di inerzia delle regioni e delle province autonome, per un anno dopo la segnalazione da parte dell'Istituto nazionale per la fauna selvatica (oggi dell'ISPRA), il Ministro dell'agricoltura e delle foreste e il Ministro dell'ambiente, d'intesa, provvedano con controllo sostitutivo -:
se e quali zone di protezione lungo le rotte di migrazione dell'avifauna siano state istituite dalle province di Perugia e Terni;
se l'Istituto nazionale delle fauna selvatica (oggi ricompreso nell'ISPRA) abbia espresso rilievi sul fatto che il calendario venatorio della regione Umbria consenta per la stagione venatoria 2009/2010 la caccia d'appostamento alla selvaggina migratoria tra il 1o ottobre e il 30 novembre 2009 in tutto il territorio regionale per ulteriori due giornate alla settimana con esclusione del martedì e del venerdì e, in caso contrario, per quali ragioni non l'abbia fatto;
se l'Istituto nazionale della fauna selvatica (oggi ricompreso nell'ISPRA) abbia espresso rilievi sul fatto che il citato calendario anticipi l'esercizio venatorio al 2 e al 6 settembre e consenta la caccia di selezione alle specie ungulate anche in periodi in cui la regione risulta essere soggetta a nevicate.
(3-00640)

Interrogazioni a risposta in Commissione:

CENNI, OLIVERIO, BRANDOLINI, ZUCCHI, SERVODIO, BRATTI e MARCO CARRA. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
è scientificamente provato non solo il ruolo fondamentale che le api hanno in agricoltura, come impollinatori delle principali

piante da frutto, ma anche il loro essere bioindicatori dello stato di salute dell'ambiente in cui vivono e che condividono con l'uomo;
in modo crescente, dalla fine degli anni novanta e specialmente nel corso del biennio 2006-2008, si è assistito ad uno straordinario fenomeno di moria delle api, particolarmente accentuato nelle zone maidicole;
la campagna di monitoraggio attivata nella primavera del 2008 da Regioni, Asl, CRA-api, università presenti nelle regioni a maggior vocazione maidicola (Piemonte, Lombardia, Emilia Romagna, Veneto, Friuli Venezia Giulia) ha evidenziato, nella stragrande maggioranza dei campioni esaminati di api morte, la presenza di principi attivi neurotossici riconducibili all'utilizzo di neonicotinoidi nelle conce dei semi del mais;
in conseguenza di ciò il Ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali, ha adottato il 17 settembre 2008 un decreto cui seguivano i decreti del 26 e del 27 gennaio 2009, determinando la sospensione fino al 20 settembre 2009 dell'autorizzazione d'uso di neurotossici per la conci dei semi di mais;
contestualmente il Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali ha attivato, in collaborazione con il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, l'attività di ricerca «Apenet», con lo stanziamento di un apposito finanziamento di circa 3 milioni di euro;
il progetto «Apenet» prevede, fra le varie iniziative di ricerca, il monitoraggio nelle aree dello sviluppo dei parassiti e dei fitofagi del mais (in particolare per l'anno 2009);
i dati forniti dagli operatori del settore apistico registrano una totale assenza del fenomeno di moria delle api nelle regioni maidicole e contrariamente un aumento drammatico del fenomeno nelle zone agrumicole (in particolare Calabria, Basilicata e Puglia) dove i trattamenti a base di insetticidi, e specificamente anche di neonicotinoidi, per via del particolare andamento stagionale, sono invece stati incrementati soprattutto durante il periodo delle fioriture;
i dati forniti dagli operatori del settore maidicolo indicano preoccupanti aumenti delle infestazioni da diabrotica, in particolare nei territori dove si operano le monocolture maidicole in monosuccessione e dove non sono state adottate adeguate linee guida di buone prassi agronomiche da osservare in via preventiva;
al contrario, nelle aree maidicole dove non si pratica monocoltura in monosuccessione e dove sono state diffuse e osservate linee guida per la prevenzione, la presenza di diabrotica appare decisamente contenuta;
è stato pubblicato in data 30 giugno 2009 il decreto del Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali dell'8 aprile 2009 per la lotta fitosanitaria alla diabrotica che vieta, tra l'altro, la monosuccessione della coltura del mais;
il sopracitato progetto «Apenet» prevede inoltre, fra le varie iniziative di ricerca, il monitoraggio nelle aree maidicole dello sviluppo dei parassiti e fitofagi del mais e in particolare, per l'anno 2009, la costituzione di una rete di campionamento degli insetti ipogei, dimensionata, rispetto a diversi fattori, con un numero minimo di 30 punti per regione ed un massimo di 40, e prelievo dei campioni;
ad avviso degli interroganti, è da ritenersi non conforme alla normativa sull'apicoltura il trattamento insetticida che è stato effettuato durante la fioritura del mais -:
se i Ministri interrogati intendano urgentemente procedere ad un aggiornamento e ad un monitoraggio costante sull'andamento delle ricerche condotte da «Apenet»;
se i Ministri interrogati intendano rendere disponibili urgentemente i dati sul numero di denunce per avvelenamento da

fitofarmaci delle api in Italia registrate nel 2009, anche in relazione ai dati del 2008;
se i Ministri interrogati intendano fornire informazioni sullo stato delle coltivazioni di mais in relazione alle infestazioni da diabrotica;
se i Ministri interrogati siano a conoscenza delle misure intraprese dalle varie regioni e se corrisponda al vero il fatto che siano stati accertati comportamenti divergenti da una regione all'altra in relazione alla applicazione delle linee guida per la difesa fitosanitaria delle coltivazioni di mais dagli attacchi di diabrotica;
quali iniziative urgenti intendano intraprendere i Ministri interrogati in previsione della ormai prossima scadenza del decreto di sospensione dell'utilizzo di sementi di mais conciate con neurotossici e neonicotinoidi e sulla base di quali informazioni;
se i Ministri interrogati intendano avviare urgentemente delle verifiche approfondite e delle ricerche settoriali in modo da studiare e quantificate le esposizioni di api, e altri insetti utili, ai principi attivi neurotossici, evidenziate sia in fase di semina e sia in fase di guttazione delle piantine di mais, al fine di valutare l'accettabilità del rischio;
se i Ministri interrogati intendano considerare concretamente, nelle proprie determinazioni, anche i preoccupanti dati registrati nelle aree agrumicole.
(5-01721)

DE CAMILLIS. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
i contratti di filiera nel settore agroalimentare sono stati introdotti dalla legge n. 289 del 2002 (legge finanziaria per il 2003, articolo 66, commi 1 e 2), che ha assegnato al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali il compito di promuoverne la definizione, al fine di favorire l'integrazione di filiera del sistema agricolo e agroalimentare e il rafforzamento dei distretti agroalimentari nelle aree sottoutilizzate;
tali contratti sono contratti tra soggetti di una specifica filiera agroalimentare ed il Ministero, finalizzati alla realizzazione di un programma di investimenti integrato carattere interprofessionale e avente rilevanza nazionale che, partendo dalla produzione agricola, si sviluppa nei diversi segmenti della filiera agroalimentare in un ambito territoriale multiregionale;
la legge n. 289 del 2002 prevede il contributo dello Stato ai contratti di filiera, nel limite complessivo fissato con deliberazione del CIPE in attuazione degli articoli 60 e 61 della legge medesima, relativi al Fondo per le aree sottoutilizzate;
appare necessario, prima di ogni eventuale modifica della normativa in oggetto, verificarne l'attuazione, con particolare riferimento all'utilizzo delle risorse stanziate -:
quanti e quali siano i contratti di filiera ad oggi stipulati e quale sia il relativo impegno di risorse finanziarie;
quanti e quali siano i contratti in via di definizione e le domande presentate, quale sia lo stato delle relative procedure e quale sia il prevedibile impegno di risorse finanziarie conseguente a tali contratti;
quali e quante risorse siano attualmente disponibili per finanziare i contratti di filiera;
se il Ministro interrogato non ritenga di accelerare le attività volte alla definizione di nuovi contratti, in considerazione dell'urgenza che l'attuale situazione di crisi del settore agroalimentare richiede.
(5-01727)

Interrogazione a risposta scritta:

TRAPPOLINO e ZUCCHI. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
la missione e le finalità di Buonitalia S.p.A., individuate dall'articolo 17 del decreto legislativo 29 marzo 2004, n. 99, sono:
a) la promozione, valorizzazione e diffusione nel mondo della conoscenza del patrimonio agricolo ed agroalimentare italiano, attraverso la creazione di un sistema che permetta di coordinare le diverse attività promozionali;
b) l'erogazione di servizi alle imprese del settore agroalimentare per favorire l'internazionalizzazione dei prodotti italiani;
c) la tutela delle produzioni italiane attraverso la registrazione e la difesa giuridica internazionale dei marchi associati alle produzioni nazionali di origine;
il Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali ha posto in essere una serie di strumenti di controllo delle attività progettate e realizzate da Buonitalia con l'obiettivo da un lato di controllare in modo preventivo le finalità e i piani dei costi e dall'altro di monitorare i risultati raggiunti, l'effettivo svolgimento delle attività programmate e la congruenza economica con i preventivi di spesa presentati;
in relazione alle iniziative e ai progetti intrapresi da Buonitalia S.p.A. dal 2005 a oggi, il Ministero ha reso disponibili risorse per circa 23 milioni di euro;
i progetti finanziati dalla Presidenza attuale, sono prevalentemente rivolti alla regione Veneto, e le rimanenti risorse sono per la maggior parte impiegate per sponsorizzazioni di attività sportive, non collegate però, secondo l'interrogante, ad un costruttivo sistema di promozione integrata del nostro Paese all'estero;
consta all'interrogante che nessuno dei progetti realizzati dall'attuale presidenza di Buonitalia è stato concertato con le associazioni di categoria, con le centrali di cooperazione nazionali, e soprattutto non sembra riguardare le produzioni agroalimentari delle regioni italiane, fatta eccezione per la regione Veneto;
l'attuale Presidenza di Buonitalia si è dimostrata più volte ostile alla collaborazione con gli altri soggetti pubblici deputati all'internazionalizzazione e alla promozione all'estero delle produzioni tipiche nazionali, dando piuttosto l'idea di operare in solitaria autonomia -:
se le iniziative e i progetti che a oggi risultano essere stati finanziati per 8 milioni di euro corrispondano ad una strategia di rilancio coerente con le finalità statutarie assegnate alla società Buonitalia;
se, conseguentemente, il Ministero ritenga il piano delle iniziative presentato da Buonitalia in armonia con gli obiettivi, le strategie e gli indirizzi stabiliti per la promozione di tutto il territorio della Repubblica italiana;
se sia opportuno che si utilizzino le risorse di Buonitalia per la sponsorizzazione di squadre sportive operanti in territorio estero;
a quanto ammonti l'indennità della Presidenza, del ruolo di amministratore delegato, dei consiglieri di amministrazione e del collegio sindacale;
quali benefit aziendali siano concessi all'attuale Presidenza;
se ritenga opportuno procedere ad una approfondita verifica generale sull'operato e l'adeguatezza dell'attuale presidenza di Buonitalia, al fine della salvaguardia delle risorse pubbliche, vista l'imminente allocazione dei restanti 44 milioni di euro a valere sulla legge n. 80 del 2005;
se intenda comunicare la documentazione concernente i progetti presentati al Ministero dalla società Buonitalia (già presentati ed approvati e quelli presentati e da approvare); le procedure per l'assegnazione degli incarichi a soggetti terzi, gli incarichi per ogni progetto in corso con i relativi importi; i bilanci presentati, le delibere del consiglio di amministrazione ed i verbali del collegio sindacale/revisori dei conti, e la struttura aziendale attuale.
(4-03902)

TESTO AGGIORNATO AL 19 LUGLIO 2010

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SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazioni a risposta scritta:

NICOLA MOLTENI, REGUZZONI e STUCCHI. - Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'economia e delle finanze. -

Per sapere - premesso che:
sono sempre più numerose le denunce degli utenti sulla scarsa qualità con cui sono distribuiti e venduti sul mercato, da parte di società private, beni e servizi che prima erano di esclusivo appannaggio di società pubbliche;
per quanto concerne, in particolare, il settore elettrico, il decreto legge 18 giugno 2007, n. 73, ha imposto agli operatori l'obbligo di separazione societaria e funzionale tra le attività di distribuzione e quelle di vendita dell'energia elettrica;
le grandi aziende di produzione e vendita, nella realtà, hanno costituito società separate di distribuzione con le quali hanno partecipato alle gare pubbliche per l'assegnazione della concessione, che comunque è rimasta di interesse nazionale, lasciando separata la gestione delle attività di vendita;
le società di gestione sono sottoposte a specifici obblighi e devono garantire l'offerta di servizi di elevata qualità ed efficienza per tutta la durata della concessione, nonostante ai consumatori sia riconosciuta la possibilità di cambiare il proprio fornitore;
dal 1o luglio 2007, infatti, le attività di vendita sono entrate in regime di libero mercato, ed è stato riconosciuto a qualsiasi operatore il diritto di produrre, importare e vendere l'energia nel mercato nazionale;
l'apertura del mercato, se da una parte ha portato ad una maggiore concorrenza a vantaggio dei consumatori finali, che possono usufruire di costi più competitivi, dall'altra ha creato profonde incertezze in merito alle competenze e alle responsabilità riconosciute agli operatori di settore;
i clienti finali non hanno più la certezza di un referente e nei casi in cui si verifichino dei guasti alla rete, non essendo responsabile il venditore del servizio, non sono in grado di individuare agevolmente il soggetto responsabile, rimanendo coinvolti in una lunghissima procedura burocratica;
con l'apertura del mercato possono essere stipulati contratti di fornitura con nuovi operatori che non sempre provvedono a darne comunicazione ai vecchi, come accade anche per gli abbonamenti alla telefonia fissa e mobile, con il rischio di creare infiniti disagi agli utenti del servizio -:
quali reali strumenti di controllo intenda approntare, anche in veste di azionista, nei confronti delle società di gestione dei servizi di energia elettrica;
se non intenda assumere iniziative, nell'ambito delle proprie competenze, affinché vengano adottate da parte dei fornitori regole più chiare e trasparenti per una corretta gestione dei contratti di vendita, a tutela degli utenti finali.
(4-03863)

FOLLEGOT, GUIDO DUSSIN e STUCCHI. - Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
il decreto legislativo 19 agosto 2005, n. 192, relativo all'attuazione della direttiva 2002/91/CE relativa al rendimento energetico nell'edilizia, stabilisce i criteri, le condizioni e le modalità per migliorare le prestazioni energetiche degli edifici al fine di favorire lo sviluppo, la valorizzazione e l'integrazione delle fonti rinnovabili e la diversificazione energetica, contribuire a conseguire gli obiettivi nazionali di limitazione delle emissioni di gas a effetto serra posti dal protocollo di Kyoto, promuovere la competitività dei comparti più avanzati attraverso lo sviluppo tecnologico. In tali circostanze esso introduce e rende obbligatoria la certificazione energetica degli edifici;
il decreto di cui trattasi non è compiutamente attuativo, esso necessita di specifici decreti di attuazione concernenti,

in particolare, l'adozione di criteri generali, di una metodologia di calcolo ed i requisiti della prestazione energetica. Ad oggi sono stati emanati solo gli atti relativi alla definizione della procedura di certificazione energetica e le linee guida;
il decreto stabilisce ad ogni modo che provvedono all'attuazione dello stesso le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano. In tali circostanze alcune regioni italiane e la provincia di Bolzano, hanno adottato propri sistemi di certificazione;
le regioni che non dispongono ancora di proprie norme sul metodo di certificazione dovranno adottare le predette linee guida;
in Friuli Venezia Giulia si è provveduto a fare propri, adattandoli alle prerogative locali, i criteri recati da Casa Clima in vigore nella provincia autonoma di Bolzano, la cui adozione è volontaria da parte dei privati ed utilizzando il metodo di calcolo il software denominato Xclima. Ciò ha permesso a professionisti ed imprese di acquisire conoscenze e buone pratiche utili a non rimanere esclusi da un mercato dell'efficienza energetica in edilizia in piena crescita ed espansione, ma ha anche assicurato alle amministrazioni locali di garantire ad ogni modo un passo avanti nel senso indicato dalla Commissione Europea, includendo nei propri strumenti di programmazione gli aspetti relativi ad un uso razionale ed efficiente dell'energia;
il decreto sulle linee guida nazionali per la certificazione energetica degli edifici, DM 26 giugno 2009, prescrive che tutti i software di calcolo in uso per la certificazione energetica debbano fare riferimento ad un foglio di calcolo pubblicato dal Comitato Termotecnico Italiano (CTI), che costituisce il riferimento applicativo delle norme in materia, ossia le UNI EN 11300-2800. In tale ambito il CTI dovrà certificare la conformità di tutti i software in uso per la certificazione energetica alla norma UNI EN 11300-2800. La conformità risulta da uno scostamento dei risultati pari al +/- 5 per cento rispetto allo strumento di calcolo di riferimento per la verifica;
risulterebbe che il CTI non disponga di strumenti informatici atti alla verifica dei software e pertanto essa si dovrebbe effettuare solo sulla base dei supporti cartacei recati dalle norme di Unificazione Internazionale. Ciò crea il dubbio di come si possa effettuare la verifica di conformità dei software di calcolo oggi esistenti in quanto i calcoli dettati dalle norme UNI sono eccessivamente complessi per uno svolgimento manuale e neppure risulterebbero metodi alternativi di calcolo;
esiste ad oggi un solo software commerciale certificato dal CTI e pertanto si è costretti a certificare solo con tale software;
gli altri software esistenti potrebbero essere utilizzati sulla base di una autocertificazione, ma non esistendo ne un foglio di calcolo, né una procedura alternativa di valutazione con criteri pubblici e trasparenti, ciò costituisce uno stato di caos e di arbitrarietà eccessive -:
se non intenda assumere le opportune iniziative per rendere pienamente efficace l'obbligo della certificazione energetica degli edifici;
se tutte le disposizioni contenute nel decreto ministeriale 26 giugno 2006 risultino applicabili ed applicate in concreto.
(4-03886)

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Apposizione di firme ad una mozione.

La mozione Casini e altri n. 1-00224, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 16 luglio 2009, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Bernardini, Gentiloni Silveri, Lusetti, Oliverio, Guzzanti, Enzo Carra, Colucci, Laratta, Tempestini, Pes, Calgaro, Razzi, Barani, Barbieri, Scilipoti, Fucci, Giachetti, Cavallaro, Pistelli, Rubinato, Toto, Grassi, Castagnetti,

Zampa, Capodicasa, Boccia, Raisi, Zeller, Vernetti, Zacchera, Torrisi, Bossa, Rosso, Ferrari.

Apposizione di una firma ad una interrogazione.

L'interrogazione a risposta scritta Palagiano e Di Pietro n. 4-03723, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 24 luglio 2009, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Giulietti.

Ritiro di documenti di indirizzo.

I seguenti documenti sono stati ritirati dai presentatori:
risoluzione in Commissione Carlucci n. 7-00191 del 9 luglio 2009;
risoluzione in Commissione De Biasi n. 7-00192 del 14 luglio 2009.

Ritiro di documenti del sindacato ispettivo.

I seguenti documenti sono stati ritirati dai presentatori:
interpellanza urgente Codurelli n. 2-00434 del 22 luglio 2009;
interpellanza urgente Ceccacci Rubino n. 2-00440 del 28 luglio 2009.

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ERRATA CORRIGE

Interpellanza urgente Pezzotta e altri n. 2-00433 pubblicata nell'Allegato B ai resoconti della seduta n. 205 del 21 luglio 2009. Alla pagina 7076, prima colonna, le righe dalla ventiquattresima alla ventinovesima si intendono soppresse e sostituite dalle seguenti: «se non ritengano di avviare iniziative concrete volte a dare una soluzione rapida alle problematiche sopra esposte, garantendo il rispetto dei diritti dei lavoratori e delle normative vigenti sulla sicurezza e sulla salute dei medesimi, eliminando quelle che agli interpellanti appaiono evidenti».

Interrogazione a risposta in commissione Cazzola e Giulio Marini n. 5-01705 pubblicata nell'Allegato B ai resoconti della seduta n. 211 del 29 luglio 2009. Alla pagina n. 7338, prima colonna alla riga seconda, deve leggersi: «CAZZOLA. - Al» e non «CAZZOLA e GIULIO MARINI. - Al» come stampato.