Allegato B
Seduta n. 209 del 27/7/2009

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AFFARI ESTERI

Interrogazioni a risposta scritta:

REGUZZONI. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
il Governo ha accolto in data 10 giugno 2008 l'ordine del giorno a firma Cota, Reguzzoni, Dal Lago (A.C. 9/1094-A-R/2) che recita, tra l'altro:
«il traffico aereo di linea fra due Stati è regolamentato da accordi bilaterali, articolati in base a schemi fissi, sottoscritti dai Governi dei due Paesi interessati; attraverso la stipula di un accordo bilaterale viene sancito un regime regolamentare che definisce la quantità di voli offerti, il numero dei soggetti ammessi ad operare e il numero di destinazioni servite tra i due Paesi;
tali accordi, sottoscritti non soltanto secondo puri criteri commerciali, possono essere di due tipi:
open sky: consentono a tutti i vettori delle due parti di collegare qualsiasi punto del proprio territorio con tutti i punti della controparte, in genere senza limitazioni di frequenze (ad esempio Italia/USA e da marzo 2008 UE/USA);
accordi tradizionali: prevedono il numero di vettori designabili da ciascuna parte e abilitati ad operare i collegamenti tra i due Paesi (designazione singola, designazione multipla); prevedono i punti d'accesso di ciascuna parte presso i quali i vettori designati possono atterrare (ogni compagnia è invece generalmente libera di partire da qualsiasi punto all'interno del proprio Paese); prevedono il numero di frequenze operabili tra i due Paesi, i posti offerti e le tariffe;
l'area di Milano e del Nord Italia, ad esempio, subisce al momento forti limitazioni in termini di accessibilità aerea dovute all'attuale configurazione degli accordi bilaterali vigenti che, di fatto, ostacolano o impediscono il concreto sviluppo del trasporto aereo in tale area, attraverso la predeterminazione del vettore designato (monodesignazione), la limitazione delle frequenze e dei punti di accesso;
il riposizionamento su Roma della maggior parte dei servizi extra europei di Alitalia accentua pesantemente queste limitazioni soprattutto, ma non solo, con riferimento all'aeroporto di Malpensa al quale non sono al momento garantite paritarie condizioni di accessibilità con l'altro principale scalo nazionale pur in presenza di richieste di vettori italiani e stranieri intenzionati ad attivare, nel breve-medio termine, nuovi collegamenti e/o ad incrementare il numero delle frequenze su detto aeroporto; tali richieste, il cui accoglimento è ostacolato dai vigenti accordi bilaterali o dalla concreta attuazione data agli stessi, riguardano:
1) l'accesso su Milano dei seguenti vettori: Belavia (Bielorussia), Malaysia Airlines (Malesia), Korean Air/Asiana (Corea del Sud), Biman (Bangladesh), Air Moldova (Moldova), Gulf Air (Bahrain), Air Astana (Kazakistan), Kuwait Airways (Kuwait), China Airlines/Eva Air (Taiwan);
2) l'incremento di frequenze nei seguenti collegamenti: Riyadh/Milano (Saudi Arabia - Arabia Saudita), Amman/Milano (Royal Jordanian - Giordania), Tripoli/Milano (Lybian Arab/Afriqiyah - Libia), Tunisi/Milano (Tunis Air - Tunisia);
3) l'attivazione di nuovi collegamenti da Milano o incremento degli attuali

da parte dei seguenti vettori nazionali: Air Italy, Blue Panorama, Eurofly/Meridiana, Livingston, Neos verso i seguenti paesi: Argentina, Brasile, Egitto, Ghana, Giappone, Israele, Nigeria, Russia, Tunisia, Venezuela;
inoltre, con riferimento agli altri aeroporti, risultano inevase numerose e fondate richieste miranti a ristabilire per tutti gli aeroporti del Paese regole di libero mercato e condizioni di parità di accesso;
alla luce del riposizionamento di Alitalia sullo scalo di Roma, i vigenti accordi aeronautici bilaterali determinano su Milano e sugli altri aeroporti notevoli elementi di criticità in quanto:
nella maggior parte dei casi il numero delle frequenze previste, pur in presenza di pluridesignazione, è interamente, o quasi interamente, operato da Alitalia (ad esempio Argentina, Algeria, Ghana, Brasile);
le previsioni di monodesignazio- ne limitano alla sola Alitalia il diritto di operare (ad esempio Egitto e Venezuela);
le eventuali previsioni di limitazione dei punti di accesso sono state finora attuate unicamente a favore di Roma»;
il citato ordine del giorno ha impegnato il Governo «ad adottare ogni possibile iniziativa ed impartire ogni necessaria istruzione affinché si pervenga ad un'urgente revisione/ridefinizione dei vigenti accordi bilaterali in modo da garantire, anche su Malpensa e sugli altri aeroporti, l'effettiva liberalizzazione dei diritti di traffico con riguardo al numero dei vettori designati, al numero delle frequenze consentite e al numero dei punti di accesso»;
la fusione Alitalia-Air One con la contestuale privatizzazione della prima, ha creato non solo una situazione di monopolio su alcune rotte, ma anche il pericoloso e non accettabile ruolo di una compagnia privata cui viene affidato in esclusiva il collegamento del nostro paese con alcuni paesi terzi;
tra i paesi citati nell'ordine del giorno vi è il Brasile, paese verso il quale è stato richiesto un incremento del numero di collegamenti aerei;
un nuovo collegamento aereo internazionale da e/o verso il nostro Paese è - tra l'altro - un elemento di positività economica importante nella congiuntura presente, sia per l'occupazione diretta che genera, sia per l'indotto, sia per l'aumento indiretto dell'attività economica -:
se siano stati avviati colloqui finalizzati alla ridefinizione degli accordi bilaterali in tema di collegamenti aerei con il Brasile secondo quanto previsto dall'ordine del giorno Cota, Reguzzoni, Dal Lago sopra citato;
quali siano i contenuti di detti colloqui e i tempi per la loro conclusione.
(4-03738)

REGUZZONI. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
il Governo ha accolto in data 10 giugno 2008 l'ordine del giorno a firma Cota, Reguzzoni, Dal Lago (ac 9/1094-A-R/2) che recita, tra l'altro:
«il traffico aereo di linea fra due Stati è regolamentato da accordi bilaterali, articolati in base a schemi fissi, sottoscritti dai Governi dei due Paesi interessati; attraverso la stipula di un accordo bilaterale viene sancito un regime regolamentare che definisce la quantità di voli offerti, il numero dei soggetti ammessi ad operare e il numero di destinazioni servite tra i due Paesi; (...)
l'area di Milano e del Nord Italia, ad esempio, subisce al momento forti limitazioni in termini di accessibilità aerea dovute all'attuale configurazione degli accordi bilaterali vigenti che, di fatto, ostacolano o impediscono il concreto sviluppo del trasporto aereo in tale area, attraverso la predeterminazione del vettore designato (monodesignazione), la limitazione delle frequenze e dei punti di accesso;

il riposizionamento su Roma della maggior parte dei servizi extra europei di Alitalia accentua pesantemente queste limitazioni soprattutto, ma non solo, con riferimento all'aeroporto di Malpensa al quale non sono al momento garantite paritarie condizioni di accessibilità con l'altro principale scalo nazionale pur in presenza di richieste di vettori italiani e stranieri intenzionati ad attivare, nel breve-medio termine, nuovi collegamenti e/o ad incrementare il numero delle frequenze su detto aeroporto; tali richieste, il cui accoglimento è ostacolato dai vigenti accordi bilaterali o dalla concreta attuazione data agli stessi, riguardano: (...)
2) l'incremento di frequenze nei seguenti collegamenti: Riyadh/Milano (Saudi Arabia - Arabia Saudita), Amman/Milano (Royal Jordanian - Giordania), Tripoli/Milano (Lybian Arab/Afriqiyah - Libia), Tunisi/Milano (Tunis Air - Tunisia); (...)
Inoltre, con riferimento agli altri aeroporti, risultano inevase numerose e fondate richieste miranti a ristabilire per tutti gli aeroporti del Paese regole di libero mercato e condizioni di parità di accesso;
alla luce del riposizionamento di Alitalia sullo scalo di Roma, i vigenti accordi aeronautici bilaterali determinano su Milano e sugli altri aeroporti notevoli elementi di criticità in quanto:
nella maggior parte dei casi il numero delle frequenze previste, pur un presenza di pluridesignazione, è interamente, o quasi interamente, operato da Alitalia (ad esempio Argentina, Algeria, Ghana, Brasile);
le previsioni di monodesignazione limitano alla sola Alitalia il diritto di operare (ad esempio Egitto e Venezuela);
le eventuali previsioni di limitazione dei punti di accesso sono state finora attuate unicamente a favore di Roma»;
il citato ordine del giorno ha impegnato il Governo «ad adottare ogni possibile iniziativa ed impartire ogni necessaria istruzione affinché si pervenga ad un'urgente revisione/ridefinizione dei vigenti accordi bilaterali in modo da garantire, anche su Malpensa e sugli altri aeroporti, l'effettiva liberalizzazione dei diritti di traffico con riguardo al numero dei vettori designati, al numero delle frequenze consentite e al numero dei punti di accesso».
la fusione Alitalia-Air One con la contestuale privatizzazione della prima, ha creato non solo una situazione di monopolio su alcune rotte, ma anche il pericoloso e non accettabile ruolo di una compagnia privata cui viene affidato in esclusiva il collegamento del nostro Paese con alcuni Paesi terzi;
tra i Paesi citati nell'ordine del giorno vi è la Tunisia, destinazione cui sembra necessario incrementare il numero di collegamenti -:
se siano stati avviati colloqui finalizzati alla ridefinizione degli accordi bilaterali in tema di collegamenti aerei con la Tunisia secondo quanto previsto dall'ordine del giorno Cota, Reguzzoni, Dal Lago sopra citato;
quali siano i contenuti delle potenziali intese e i tempi per la loro concreta attuazione.
(4-03740)

MAURIZIO TURCO, FARINA COSCIONI, BELTRANDI, BERNARDINI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
nel mese di luglio 2009 l'Ambasciata della Repubblica di Cipro in Italia ha inviato via fax un «comunicato a tutti gli operatori-agenzie di viaggio-pubblico»;
detto comunicato postato sul sito dell'Ente nazionale per il turismo di Cipro www.turismocipro.it. recita: «Sono stati recentemente offerti sul mercato italiano offerte e/o pacchetti turistici di alcuni Tour Operatori Italiani con l'indicazione "Cipro" o "Cipro Nord", riguardanti alberghi situati nei territori della Repubblica di

Cipro illegalmente occupati dall'esercito turco dal 1974, e principalmente nelle zone di Famagosta e Kyrenia.
Tali strutture alberghiere sono state sottratte con la violenza ai legittimi proprietari e sono ora sfruttate illegalmente ed abusivamente. Tutte le leggi e le convenzioni nazionali ed internazionali stabiliscono infatti che i proprietari rimangono in possesso dei titoli di proprietà.
Segue elenco completo di tali strutture sfruttate, illegalmente ed abusivamente (non riportate in questa interrogazione).
Si rammenta inoltre che l'aeroporto di Tymbou (chiamato "Ercan") nei territori occupati, funziona illegalmente senza l'autorizzazione dell'ICAO. Giungere a Cipro attraverso questo punto di accesso costituisce specifica violazione delle normative della Repubblica di Cipro e che può addurre ad azioni penali.
Per la normativa della Repubblica di Cipro, infatti, è reato penale l'acquisto, la vendita e lo sfruttamento abusivo di proprietà immobiliari situate nella parte sotto occupazione turca senza il consenso del proprietario. Relativo materiale pubblicitario può essere confiscato e chi ne è in possesso, potrebbe subire azione penale nel caso in cui vi è ragionevole sospetto, che egli sia attivamente coinvolto in promozioni illegali di proprietà o nello sfruttamento abusivo di alberghi che appartengono a proprietari deportati. Recentemente, inoltre, la Corte di Giustizia delle Comunità Europee ha sentenziato che le decisioni dei tribunali ciprioti hanno validità e sono rese esecutive in tutti i Paesi dell'Unione Europea.
Si invitano, pertanto, tutti gli operatori, agenzie di viaggi e pubblico, a prendere visione del Comunicato Ufficiale dell'Ambasciata della Repubblica di Cipro a Roma, di seguito riportato.

Comunicato dell'Ambasciata della Repubblica di Cipro in Italia.
Riportiamo alcune annotazioni sulla situazione politica di Cipro che possono tornare utili ai visitatori.
Nell'estate del 1974 la Turchia, prendendo a pretesto un tentativo di colpo di stato, promosso dal regime militare al potere in Grecia, ha invaso militarmente Cipro.
L'invasione turca e la conseguente occupazione del 36,2 per cento del territorio della Repubblica di Cipro sono stati condannati dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, nonché da tutti gli altri organismi internazionali.
In questi territori occupati è stata, altresì, dichiarata unilateralmente una "Repubblica Turca di Cipro del Nord", che è un'entità illegale e non riconosciuta da alcun paese, con l'unica eccezione della Turchia.
Promuovere quindi il turismo dei territori occupati potrebbe significare favorire e sostenere questo regime illegale, in violazione delle Risoluzioni del Consiglio di Sicurezza n. 541/83 e 550/84, che chiedono la sua dissoluzione e fanno appello a tutti gli stati, a non riconoscerlo e a non favorirlo in nessun modo.
Bisogna inoltre tenere conto del fatto che gran parte degli alberghi e delle altre strutture turistiche, pubblicizzate nei territori occupati, sono proprietà di greco-ciprioti espulsi con la violenza dagli invasori turchi. Tali strutture sono arbitrariamente ed illegalmente occupate e sfruttate, contro la volontà dei legittimi proprietari.
È opportuno aggiungere che, tutti i punti di accesso alla zona sotto occupazione militare turca sin dal 1974 sono stati dichiarati dal governo della Repubblica di Cipro, chiusi al traffico internazionale. Giungere quindi a Cipro attraverso questi punti di accesso - cioè attraverso i porti di Famagosta, Kyrenia e Karavostasi e gli aeroporti di Tymbou ("Ercan") e di Lefkoniko ("Getickale") che funzionano illegalmente nei territori occupati - costituisce specifica violazione delle leggi della Repubblica di Cipro, che può addurre ad azioni penali.
Bisogna anche tenere presente che la situazione vigente nei territori occupati rende difficile l'assistenza medica, diplomatica o consolare in caso di bisogno, mentre è resa invalida anche l'assicurazione in caso di incidente automobilistico.

Dal 20 ottobre 2006 la legislazione della Repubblica di Cipro considera un crimine acquistare, vendere o sfruttare abusivamente proprietà di greco-ciprioti site nei territori occupati. Relativo materiale pubblicitario può essere confiscato e chi ne è in possesso potrebbe subire azione penale nel caso in cui vi è ragionevole sospetto che egli sia attivamente coinvolto in promozioni illegali di proprietà o nello sfruttamento abusivo di alberghi che appartengono a proprietari deportati.
Inoltre, il 28 aprile 2009 la Corte di Giustizia delle Comunità Europee ha emesso una sentenza, secondo la quale le decisioni dei tribunali di Cipro riguardo alle proprietà immobiliari hanno valore legale e possono essere applicate in tutti i paesi membri dell'UE [vedi caso Apostolides vs Orams: (C-420/07) http://curia.europa.eu/jcms/upload/docs/application/pdf/2009-04/cp090039it.pdf) (N.B. Le informazioni contenute nell'informativa non si applicano alle escursioni giornaliere, organizzate dagli operatori, nella zona nord di Cipro - area sotto occupazione turca - purché non coinvolgano pernottamenti in strutture turistiche sfruttate abusivamente ed illegalmente).»;
in realtà il fax originale era di tutt'altro tenore e lo si può rilevare dalla lettura della lettera inviata il 19 giugno 2009 dall'avvocato Gabriele Verzelli all'Ente nazionale per il turismo di Cipro, all'Ambasciata della Repubblica di Cipro e al Ministero degli affari esteri. La lettera avente per oggetto «comunicato 18 giugno 2009 sull'operato Sun&Sea s.r.l.» recita: «La Sun&Sea srl mi ha dato incarico di tutelare i propri interessi in relazione al comunicato che Codesto Ente ha diffuso nella giornata di ieri 18 giugno a tutti gli operatori e le agenzie di viaggi presenti sul territorio nazionale.
Il comunicato, per quanto apparentemente mirato a chiarire taluni aspetti della situazione politica di Cipro, contiene di fatto un gravissimo atto denigratorio che la Sun&Sea intende contestare e respingere con fermezza, e rispetto al quale mi ha conferito l'incarico di reagire con tutti gli strumenti legali a disposizione. Debbo, in effetti, rilevare che il ridetto comunicato, a cui è allegato il Comunicato Ufficiale dell'Ambasciata della Repubblica di Cipro a Roma, contiene due passaggi nei quali si afferma testualmente:
a) "Sono stati di recente offerti sul mercato italiano pacchetti turistici dell'operatore Sun&Sea con la ingannevole indicazione "Cipro" riguardanti gli alberghi "Salamis Bay Conti Resort & SPA della città di Famagosta e Acapulco Resort & SPA della città di Kyrenia";
b) "Per la normativa della Repubblica di Cipro, infatti, è reato penale l'acquisto, la vendita, la locazione e la promozione pubblicitaria di proprietà immobiliari situate nella parte sotto occupazione turca, senza il consenso del proprietario. Recentemente, inoltre, la Corte di Giustizia delle Comunità Europee ha sentenziato che le decisioni dei tribunali ciprioti hanno validità e sono rese esecutive in tutti i Paesi dell'Unione Europea".

Con riguardo al primo punto, la mia assistita non accetta che venga menzionato il suo nome e che Codesto Ente - circostanza assai più grave - esprima un giudizio di valore dal contenuto palesemente diffamatorio laddove etichetti come "ingannevole" l'indicazione "Cipro" fornita da Sun&Sea, gettando discredito nei confronti di un noto tour operator che opera correttamente sul mercato turistico e che fa dell'immagine uno degli aspetti strategici della propria attività imprenditoriale. Cipro è, certamente, prima di tutto una indicazione geografica e non può in nessuna maniera essere considerata ingannevole: i distinguo politici sono argomenti che ai turisti non interessano se non nella misura necessaria al turista a recarsi in piena sicurezza nella meta prescelta; la Sun&Sea fornisce addirittura in carattere evidenziato rosso questa informazione sol che si consulti il suo catalogo alla pagina 28.
Per quanto concerne il secondo aspetto, la mia assistita contesta il contenuto palesemente diffamatorio del comunicato di Codesto Ente laddove con argomentazioni sibilline

ovvero ambigue sulle leggi penali vigenti nella repubblica di Cipro mira ad adombrare una qualche responsabilità penale della Sun&Sea laddove tenti di vendere o solo pubblicizzare un pacchetto turistico riguardante l'isola di Cipro. Premesso che quanto affermato da Codesto Ente al punto sub b) va verificato nonché approfondito nelle sue implicazioni normative e giurisprudenziali, è evidente che il tentativo del già richiamato comunicato è quello di ingenerare nel destinatario la convinzione che la legge della Repubblica di Cipro sia applicabile anche in territorio straniero e per fatti posti in essere in territorio straniero: purtroppo mi riferisce la mia cliente che il tentativo ha già avuto buon esito con danni economici e di immagine incalcolabili al momento. Per contro non sussiste alcuna legittima ragione che consenta a Codesto Ente di intervenire con simili argomentazioni che insinuino nell'interlocutore false e tendenziose aspettative a danno della mia assistita.
Alla luce di quanto esposto, diffido, per conto della Sun&Sea, Codesto Ente dal proseguire con simile condotta ed a rettificare immediatamente con gli stessi strumenti di comunicazione ed ai medesimi soggetti il contenuto del comunicato specificando che l'appellativo "ingannevole" che accompagna l'espressione "indicazione Cipro" non è appropriato e non riguarda in alcuna maniera la condotta della Sun&Sea, nonché a chiarire che, nonostante le leggi della Repubblica di Cipro, né la Sun&Sea né i suoi clienti compiono alcun reato recandosi nei territori occupati.
In difetto di rettifica entro la giornata di domani ho avuto preciso mandato dalla Sun&Sea di agire sia civilmente che penalmente per sanzionare la condotta diffamatoria posta in essere.
Ho, infine, preciso incarico di sollevare formale protesta presso il competente Ministero dello Stato Italiano affinché intervenga a reprimere la condotta di Codesto Ente diretta a danneggiare senza motivazione legittima l'attività commerciale di una impresa italiana con metodi sleali posti in essere da chi può, con ogni probabilità, avvalersi dell'immunità diplomatica.»;
quando l'Ambasciata della Repubblica di Cipro in Italia sostiene che «Nell'estate del 1974 la Turchia, prendendo a pretesto un tentativo di colpo di stato, promosso dal regime militare al potere in Grecia, ha invaso militarmente Cipro», in realtà amputa volontariamente buona parte di quella storia che ha portato la Repubblica Turca non già a invadere militarmente Cipro, ma ad esercitare il legittimo potere di garanzia che gli era stato internazionalmente riconosciuto. Per precisare i fatti intorno al 1974 va ricordato che nel novembre del 1973 salì al potere della giunta militare greca il Brigadiere Dimitrios Ioannides, su posizioni ancora meno tolleranti verso la Turchia, tanto che nell'estate 1974 sembrò sul punto di scoppiare una nuova guerra tra la Grecia e la Turchia. A Cipro la presenza della giunta greca si faceva sentire in particolare con il ruolo della Guardia nazionale, i cui ufficiali erano nominati da Atene: il 2 luglio 1974, il Presidente della Repubblica di Cipro, l'Arcivescovo Makarios - già oggetto di numerosi attentati tutti promossi ed eseguiti da greci o greco ciprioti - rese pubblica una lettera aperta in cui denunciava le manovre dei colonnelli greci per minare la sua autorità utilizzando la Guardia Nazionale ed EOKA-B, un gruppo paramilitare. Il 15 luglio mattina attraverso un vero e proprio colpo di stato militare greco la Guardia nazionale assaltò il palazzo presidenziale, ne prese il controllo e diede l'annuncio della morte di Makarios, che invece riuscì a mettersi in salvo raggiungendo Londra. Lo scopo di questo «golpe» era l'annessione dell'intera isola di Cipro alla Grecia. Venne insediato come Presidente Nicos Samson (la cui unica notorietà era l'efferatezza delle sue azioni contro i turco-ciprioti). Il 20 luglio 1974 la Turchia, dopo consultazioni con l'Inghilterra, intervenne militarmente in soccorso della comunità turco-cipriota nell'esercizio della garanzia riconosciutale dai Trattati (Inghilterra, Grecia e Turchia erano state nominate garanti dell'indipendenza

dell'isola di Cipro secondo i trattati di Zurigo e Londra rispettivamente del 1959 e del 1960);
e se è vero quanto l'Ambasciata della Repubblica di Cipro in Italia sostiene dicendo che «in questi territori occupati è stata, altresì, dichiarata unilateralmente una "Repubblica Turca di Cipro del Nord", che è un'entità illegale e non riconosciuta da alcun paese, con l'unica eccezione della Turchia», è altrettanto vero quello che - comprensibilmente - tace. A pochi giorni dalla formalizzazione definitiva dell'ingresso nell'Unione europea dell'intera isola, sia i cittadini greco ciprioti che quelli turco ciprioti, sarebbero stati chiamati a votare attraverso un referendum l'adozione del piano dell'ONU, il piano Annan, che avrebbe portato alla riunificazione dell'isola. Il piano era stato negoziato ed approvato dalle due comunità con l'accordo di Grecia e Turchia e con l'apporto della Commissione europea attraverso il commissario all'allargamento Gúnter Verheugen. A pochi giorni dal voto referendario c'è il voltafaccia del Governo o, per dirla con il commissario Verheugen, il tradimento. Emblematici sono alcune affermazioni fatte durante il dibattito del Parlamento europeo il 21 aprile 2004, tre giorni prima del referendum, a tradimento consumato. Pat Cox, presidente del Parlamento europeo: «occorre notare, soprattutto per quanto riguarda le emittenti radiotelevisive di Cipro, che i programmi in onda in prima serata sono chiaramente manipolati; che gli stranieri vengono deliberatamente esclusi, come nel caso del commissario Verheugen, che nelle prossime settimane diventerà un concitoyen européen dei nostri colleghi ciprioti e che questo comportamento ci offre una triste immagine non degna di uno Stato che per altri versi tenta e dovrebbe soddisfare i criteri di Copenaghen». Nulla in confronto di quello che di lì a poco avrebbe detto il commissario Verheugen: «La situazione emersa è la seguente. Il governo del Presidente Papadopoulos della Repubblica di Cipro ha deciso, con totale sconcerto di tutti, per un netto rifiuto del piano di pace proposto dalle Nazioni Unite e ha pertanto chiesto alla comunità greco-cipriota di non votare a favore del piano in questione. Secondo me, si tratta di una situazione oltremodo spiacevole sotto due aspetti. Innanzi tutto, quando nel 1999 abbiamo modificato la nostra strategia nei confronti di Cipro e abbiamo dichiarato al governo greco-cipriota, su insistenza del governo cipriota, che la composizione del conflitto non avrebbe costituito presupposto per l'adesione dell'isola all'Unione europea, era perfettamente chiaro che avremmo fatto tutto il possibile per consentire l'adesione di Cipro, e che, viceversa, il governo della Repubblica di Cipro si sarebbe impegnato per giungere a una soluzione e che in ogni caso il processo di pacificazione non sarebbe fallito per la resistenza opposta dai greco-ciprioti. Ho avuto decine di colloqui con l'ex Presidente Kleridis e con l'attuale Presidente Papadopoulos basati su questi punti. Non può esserci alcun equivoco. Siamo giunti a un accordo preciso, ossia che noi avremmo organizzato l'adesione di Cipro e che loro si sarebbero impegnati a non far naufragare la composizione del conflitto a causa dei greco-ciprioti. Non potevamo parlare per i turco-ciprioti.
Invito il Presidente Papadopoulos a tener fede alla parola data. Il secondo punto che voglio porre in evidenza è che il ciclo di negoziati avviato sotto l'egida del Segretario generale delle Nazioni Unite è stato paralizzato per lunghissimo tempo dalla ferma opposizione dei turco-ciprioti. È anche grazie agli sforzi dell'Unione europea che si è potuto superare questo blocco e, in ogni fase del processo, il governo della Repubblica di Cipro ha ribadito di essere d'accordo sulle linee di principio del piano Annan chiedendo sì che ne venissero modificati alcuni punti secondari, ma nel rispetto delle condizioni definite dal piano stesso. Per citare letteralmente: within the parameters of the plan.
Quanto affermato dal Presidente Papadopoulos dopo la conclusione dei colloqui in Svizzera suona sostanzialmente come un rifiuto dei principi di base di questo piano. Da quanto dichiarato dal Presidente

Papadopoulos posso solo trarre la conclusione che il governo della Repubblica di Cipro oggi respinge la soluzione di stampo federale appoggiata dalle Nazioni Unite e dall'intera comunità internazionale intesa ad appianare la questione di Cipro e basata sulla convivenza e sull'uguaglianza con pari diritti tra greco-ciprioti e turco-ciprioti.
Sto per dire qualcosa di non molto diplomatico. Onorevoli deputati, personalmente mi sento tradito dal governo della Repubblica di Cipro. Per mesi e mesi io, al pari di tutti gli altri, credendo in totale buona fede alle promesse del governo greco-cipriota, mi sono prodigato affinché venissero create le condizioni atte a permettere ai grecociprioti di approvare il piano. Purtroppo tutto questo non è accaduto. Il minimo che tuttavia ora si può pretendere da un paese che tra meno di dieci giorni aderirà all'Unione europea è che perlomeno fornisca informazioni veritiere ed equilibrate in merito agli obiettivi e al contenuto del piano. Non era finora accaduto nella storia della Commissione europea che a uno dei suoi membri venisse vietato, in uno Stato membro, di rilasciare una dichiarazione su una questione centrale europea adducendo quale scusa un'eventuale ingerenza negli affari interni. Invito il Presidente Papadopoulos a impegnarsi affinché nel suo paese siano rigorosamente rispettati i principi fondamentali della libertà d'informazione e di espressione e che da oggi in avanti abbia diritto di rivolgersi ai mezzi d'informazione ciprioti chiunque possa formulare una dichiarazione esaustiva e che rispecchia le intenzioni delle Nazioni Unite in merito al piano in oggetto. Personalmente sono, come sempre, disposto a farlo.
Vorrei concludere affermando che qui non si tratta di una transazione commerciale. Mi rattrista molto il fatto che nelle numerose dichiarazioni rilasciate negli ultimi giorni da parte greco-cipriota non siano praticamente mai state pronunciate parole quali "pace", "riconciliazione" o espressioni come "comprensione reciproca" e "coesistenza di culture e appartenenze diverse di comunità religiose differenti", e che in realtà si discuta esclusivamente di aspetti di carattere commerciale (...)». Alla fine del dibattito prese la parola anche il Commissario Chris Patten: «Desidero solo dire poche parole in merito a questo argomento, che non rientra tra quelli su cui di norma mi pronuncio. Innanzi tutto, porgo le scuse a nome del commissario Verheugen, che ha dovuto allontanarsi dall'Aula prima del termine del dibattito. Aveva un altro impegno estremamente importante e, secondo i programmi, la discussione in corso sarebbe dovuta finire ben prima. Nondimeno, capisco il motivo per cui il dibattito si sia protratto così a lungo: suscita sentimenti accesi e un grande interesse nell'intera Aula.
Ci è stato chiesto che cosa accadrebbe se la parte greca dell'isola si esprimesse con un "no" e la comunità turca con un "sì". Faccio presente che la Commissione ha già annunciato che nella disgraziata eventualità che ciò avvenga, e che noi auspichiamo non sia così, presenterà subito una serie di proposte volte ad aiutare la comunità turca. È logico che non possiamo permettere che la comunità turca venga punita in termini economici e sociali a causa di decisioni prese da altri; pertanto dovremo tentare di pervenire a una soluzione del problema dell'isolamento economico di questa parte dell'isola nel modo più efficace e rapido possibile.
Vorrei soffermarmi brevemente sul Consiglio europeo di Helsinki del 1999, il primo Vertice cui ho partecipato. Se non erro, abbiamo sempre riconosciuto che nella politica che perseguivamo all'epoca era insito un elemento di rischio. Non è una sorpresa. Ritenevamo fosse essenziale tentare di separare la questione del conflitto di Cipro dall'integrazione dell'Europa centrale e orientale nell'Unione europea. Penso che si sia adottata la decisione giusta e che fosse il modo corretto di procedere. A fronte di queste premesse, però, e alla luce di alcune delle affermazioni del commissario Verheugen, potrete capire il motivo per cui non sia solo il Commissario a sostenere con forza che gli avvenimenti di questi ultimi giorni e settimane

ci hanno profondamente delusi. Si tratta di una sensazione che domina all'interno dell'Esecutivo e al di fuori di esso. Spero ancora che non verremo delusi. Tuttavia, non si può ignorare il fatto che si ha comunque l'impressione di essere stati traditi.»;
il referendum che ebbe luogo il 24 aprile 2004, contestualmente ma separatamente, vide il 75,83 per cento dei greco-ciprioti esprimersi contro e il 64,9 per cento dei turco ciprioti a favore del «piano Annan» che avrebbe riunificato l'isola di Cipro dopo mezzo secolo di angherie, tentati omicidi, omicidi, perpetrati dai greco ciprioti nei confronti di tutti coloro che puntavano alla riunificazione di Cipro -:
se sia già a conoscenza dei fatti esposti e quali iniziative abbia preso o intenda prendere nei confronti dell'Ambasciata di Cipro per la diffusione di notizie, ad avviso degli interroganti, false e tendenziose, atte a turbare l'attività degli operatori e delle agenzie di viaggio nonché a limitare la libertà di movimento di cittadini italiani che intendessero recarsi a Cipro Nord;
se non ritenga di farsi promotore all'interno dell'Unione europea di una soluzione che punti all'adozione piena del «piano Annan», già votato dai cittadini turco ciprioti, attraverso l'indizione di un referendum nella parte greco-cipriota come estremo tentativo di dialogo.
(4-03754)

HOLZMANN. - Al Ministro degli affari esteri, al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
il precedente Governo ha deciso, con il voto del Parlamento, d'inviare un contingente militare in Libano, come forza d'interposizione, per porre fine al conflitto armato tra le diverse fazioni;
uno dei principali presupposti per l'intervento del nostro contingente UNIFIL era il rispetto della risoluzione ONU n. 1701 che prevede, tra l'altro, il disarmo della componente armata degli Hezbollah;
all'interrogante non risulta che tale disarmo sia effettivamente avvenuto dal momento che un deposito di missili Katiusha è esploso a breve distanza da un nostro comando -:
se vi siano atti formali con i quali gli Hezbollah si sono impegnati a consegnare le armi in loro possesso;
se sussistano pericoli di natura diversa, rispetto alle condizioni iniziali, per il nostro contingente militare;
se il disarmo degli Hezbollah stia avvenendo e, in caso contrario, quali siano le condizioni per il mantenimento della nostra presenza militare in Libano.
(4-03758)

RAZZI. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
già nel corso di una audizione del Sottosegretario di Stato onorevole Alfredo Mantica, alla Camera dei deputati in data 10 giugno 2009, erano state prospettate misure, da parte del Ministero degli affari esteri tendenti alla soppressione di diverse sedi consolari italiane all'estero: il tutto nell'ottica delle esigenze di razionalizzazione dei servizi e di risparmio di risorse finanziarie;
tra le sedi consolari interessate dalla chiusura vi è anche quella di Norimberga, la cui apertura (come vice consolato) risale al lontano 1967;
il Consolato di Norimberga ha giurisdizione su un territorio che si estende per 23.000 chilometri quadrati ed assiste una popolazione di quasi 29.000 connazionali residenti (dei quali circa 10.000 abitano nella sola zona di Norimberga Fürth-Erlangen);
nella veste e qualità di deputato eletto nella circoscrizione Estero - Europa come già segnalato al Sottosegretario Mantica nel corso della richiamata audizione parlamentare, l'interrogante si trova concorde

con le esigenze di risparmio, a condizione che si salvaguardi comunque il diritto dei connazionali italiani residenti all'estero alla fruizione di servizi e di funzioni consolari;
si rende quindi inevitabile coniugare i due aspetti a cui si è fatto cenno, tenendo primariamente in grande evidenza quella fascia di connazionali deboli (purtroppo sempre più numerosa) che, per età e/o per condizioni economiche non abbienti, verrebbe penalizzata dalla programmata soppressione della sede consolare di Norimberga;
la chiusura del consolato di Norimberga creerebbe gravi disagi e molte difficoltà a tutta la collettività italiana residente in Franconia, appesantendo la situazione dei rapporti con l'Italia che si ripercuoterebbe negativamente anche sotto il profilo economico-commerciale: per tacere del fatto che i connazionali lì residenti dovrebbero sobbarcarsi oneri di trasferta insopportabili (se si pensa che costoro dovranno, in futuro, recarsi al Consolato generale d'Italia a Monaco di Baviera, che dista complessivamente circa 800 chilometri (viaggio di andata e di ritorno);
ben si comprende come i risparmi ottenuti con la chiusura della sede consolare di Norimberga non compenserebbero il danno d'immagine che si arrecherebbe al nostro Paese, i disagi enormi ai connazionali e, sicuramente, una difficoltà anche sotto il profilo delle relazioni commerciali tra la Franconia e l'Italia;
proprio su quest'ultimo aspetto, quello delle relazioni commerciali, l'interrogante intende richiamare l'attenzione del Ministro interrogato: in ambito europeo, l'Italia è il primo partner della Baviera per le esportazioni ed il secondo partner per le importazioni, dopo la Repubblica d'Austria. Perno di tale ingranaggio è sicuramente la città di Norimberga, seconda - per importanza - nel Land Baviera, dopo Monaco. Grazie alla sua posizione geografica ed alla sua forza economica, Norimberga ha ottenuto ufficialmente - già dal 2005 - il riconoscimento quale regione europea metropolitana;
il centro fiere di Norimberga occupa, per importanza, il settimo posto in Germania (150 milioni di euro di fatturato per il 2008), addirittura precedendo Stoccarda; ed è tra i primi 20 a livello mondiale;
l'importanza del polo fieristico di Norimberga, a livello internazionale è dato dal fatto che il 51 per cento degli espositori proviene dall'estero; il Centro fiere occupa pertanto il sesto posto nella scala dei piazzamenti in Europa;
grazie alla sua posizione geografica strategica (al centro della Germania, nel cuore d'Europa) Norimberga è, già fin dal Medio Evo, il crocevia di grandi arterie di comunicazione e di traffici internazionali, con funzione di «collegamento» anche con i Paesi nuovi membri dell'Unione europea;
si riscontra, a Norimberga, un alto numero di espositori fieristici e visitatori italiani (in media 200 per la fiera del giocattolo; 300 per il salone dei prodotti biologici, 190 per la fiera del Marmo e delle pietre naturali, 90 per la fiera delle bevande, 90 per la fiera delle armi e dello sport, 100 per la interzoo);
tale dimensione fa sì che alla città di Norimberga, ed al suo polo fieristico, venga riconosciuto un primario livello e ruolo a livello mondiale ed europeo (ricordano, anche se non in maniera esaustiva, la fiera del giocattolo, la biofach; la IWA & outdoor classics; la brau-Beviale; la stone-tech; la interzoo; la IKK e la consumenta);
il Centro fiere di Norimberga si estende su una superficie di 160.000 metri quadrati e vede, tra i soci istituzionali la presenza paritaria (nel capitale sociale) tanto del comune di Norimberga quanto del Land Baviera (in misura paritaria del 49,96 per cento);
dopo gli espositori tedeschi gli italiani costituiscono, per tutte le manifestazioni

di rilievo, il secondo gruppo per importanza e presenza, con un numero di visitatori che, nell'anno 2007, ha raggiunto la cifra di 1,24 milioni di presenze;
per tacere del fatto che le manifestazioni commerciali a Norimberga sono divenute centro di aggregazione e di partecipazione anche per i Paesi dell'Est Europa;
in Franconia sono presenti numerose filiali tedesche di ditte italiane, tra esse la FINSEDA di Neuhaus, sede centrale per la Germania della nota impresa napoletana (D'Amato). Le ditte italiane con sede principale in Franconia sono circa 800 se si considerano anche il settore gastronomico, del design e della moda. Le ditte tedesche con rapporti import-export con l'Italia sono alcune migliaia tra cui la INA-Schaeffler, l'ADIDAS e la PUMA di Herzogenaurach. Le ditte tedesche con filiali in Italia sono 80, tra cui la DATEV di Norimberga, la prima azienda tedesca nel campo del software per scopi contabili;
date le affinità in alcuni settori produttivi e la vicinanza geografica, da alcuni anni è stato avviato, su iniziativa dell'assessorato all'economia del comune di Norimberga, un proficuo rapporto di collaborazione tra le città di Norimberga e Verona: in tal proposito, il Consolato ha contribuito in maniera decisiva alla riuscita degli incontri ed al progressivo sviluppo ed ampliamento delle relazioni in tale ambito;
analoga progettualità è stata instaurata, dalla locale camera di commercio con la città di Trieste: anche su questo progetto si è potuto riscontrare un ruolo significativo del Consolato generale italiano;
questi dati hanno carattere esemplificativo, a dimostrazione dell'importanza che una sede consolare italiana in quel di Norimberga continui ad esistere e sussistere; e non è un caso che una recente visita ispettiva del Ministro degli affari esteri abbia pubblicamente attestato la funzionalità, l'efficienza della rete e servizi consolari erogati, per la comunità italiana e non;
l'interrogante si rende conto che sia opportuno e necessario, viste le condizioni di finanza pubblica del nostro Stato e la recente crisi mondiale che ha interessato tutti i Paesi, intervenire sul fronte delle spese, razionalizzandole;
ciò però non deve avvenire a discapito di un servizio pubblico essenziale per l'italianità all'estero, come è quello reso da una sede consolare: ed è quindi necessario intervenire, qualora si confermasse la chiusura della sede consolare di Norimberga, con una pronta attività sostitutiva, ad avviso dell'interrogante creando in loco una sede consolare a titolo onorario;
l'interrogante è conscio dei limiti normativi che incontra la figura del Console onorario in termini di funzioni (articoli 45, 47 e 50 del decreto del Presidente della Repubblica 5 gennaio 1967, n. 18 recante «Ordinamento dell'amministrazione degli affari esteri»; convenzione di Vienna sulle convenzioni consolari del 24 aprile 1963, articoli 5 e 58; decreto del Presidente della Repubblica 5 gennaio 1967, n. 200) rispetto alla figura classica, tradizionale, del Console di carriera: pur tuttavia, la presenza sul territorio di Norimberga di una sede consolare onoraria andrebbe sicuramente a vantaggio dei locali connazionali, che, in caso contrario, sarebbero costretti a recarsi per la fruizione di servizi, presso la sede del Consolato generale d'Italia di Monaco di Baviera, con dispendio di energia e tempo;
un Consolato onorario assolverebbe a questo compito sostitutivo di raccordo, per quanto attiene ai servizi consolari, tra le legittime esigenze della collettività italiana e l'erogazione di servizi consolari, procurando, ad avviso dell'interrogante, il vantaggio, per lo Stato italiano, di non doversi accollare alcun onere finanziario per il funzionamento della struttura onorifica, la quale sarebbe esclusivamente a carico

della designanda persona (sia esso agente consolare, o viceconsole, o console, o console generale onorario) -:
quali siano gli intendimento del Ministro interrogato in ordine a quanto rappresentato in premessa.
(4-03765)