Allegato B
Seduta n. 205 del 21/7/2009
INTERROGAZIONI PER LE QUALI È PERVENUTA RISPOSTA SCRITTA ALLA PRESIDENZA
ALESSANDRI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
stanno diventando sempre più insostenibili i disagi che subiscono i viaggiatori, in particolare i pendolari, della linea ferroviaria Roma-Cassino a causa delle disfunzioni che quotidianamente si verificano su questa importante infrastruttura di collegamento;
la linea Roma-Cassino è una delle più frequentate a livello nazionale trasportando migliaia di lavoratori al giorno che dal Lazio Meridionale, dal Molise e dalla Campania si recano a Roma sottoponendosi a gravosi sacrifici soprattutto riguardo agli orari in cui devono utilizzare i treni che collegano i loro territori con la Capitale, coincidenti con le prime ore dell'alba per poi ritornare a notte inoltrata;
a queste inevitabili onerosità logistiche, a danno dei pendolari della tratta Cassino-Roma, si aggiungono ormai con cadenza giornaliera ulteriori ed inaccettabili difficoltà operative, dovendosi trovare di fronte a treni quasi sempre in ritardo, super affollati, non sempre confortevoli ed anzi in cattivo stato sotto l'aspetto della pulizia, dell'integrità dei vagoni, del funzionamento dei servizi igienici;
negli ultimi giorni questi disagi si sono notevolmente aggravati, al punto da portare all'esasperazione gli utenti interessati. A riguardo si segnalano gli ultimi due casi di inefficienza che hanno costretto i pendolari di Cassino e della Provincia di Caserta e di Frosinone a dure prove di sopportazione recando, agli stessi, potenziali danni lavorativi e spreco di tempo con compromissione del corretto svolgimento delle loro giornate professionali;
i casi in oggetto riguardano la soppressione avvenuta nei giorni di martedì 24 e di mercoledì 25 gennaio 2009, del treno regionale n. 2496 Caserta-Cassino-Roma, in partenza da Cassino alle ore 7.11. Questo treno è il principale vettore che i pendolari possono utilizzare per giungere a Roma nella prima mattinata e per questo è anche il più affollato;
il treno regionale n. 2496 spesso è soggetto ad inspiegabili ritardi e il più delle volte viaggia in condizioni di scarso funzionamento delle vetture e dei servizi;
i profili problematici della linea ferroviaria in questione non si limitano ai treni che la percorrono, ma interessano anche l'efficienza delle stazioni ferroviarie più importanti. È il caso della stazione ferroviaria di Cassino in cui si evidenzia, in particolare, la precarietà di specifiche apparecchiature elettroniche che a causa della loro usura non permettono un'efficace gestione delle attività di controllo del traffico ferroviario;
tali emergenze strutturali nelle stazioni, in particolare quella di Cassino, sono state da tempo segnalate agli organi
centrali competenti, ma senza aver ottenuto alcun riscontro -:
quali siano i motivi per cui il treno regionale n. 2496, Caserta-Roma in partenza da Cassino alle ore 7.11, sia stato soppresso in entrambi i giorni 24 e 25 gennaio;
quali iniziative intenda intraprendere per risolvere le gravi criticità che interessano la linea ferroviaria Roma-Cassino in maniera da rendere più dignitoso ed efficiente il trasporto dei pendolari che la utilizzano;
se non intenda attivarsi affinché si provveda a sostituire o a migliorare le strutture operative tecniche ed elettroniche delle stazioni ferroviarie che hanno segnalato la necessità di tali interventi, con particolare riguardo a quella di Cassino.
(4-02166)
Risposta. - In merito all'interrogazione in esame, relativa ai collegamenti ferroviari sulla linea Cassino-Roma occorre premettere che la programmazione dei servizi regionali è di competenza delle singole regioni che regolano i loro rapporti con Trenitalia mediante appositi contratti di servizio nell'ambito dei quali vengono definiti il volume e le caratteristiche dei servizi da effettuare, sulla base delle risorse economiche rese disponibili.
Sulla linea FR 6 Cassino-Roma, avente una lunghezza di 138 chilometri e 20 stazioni, circolano mediamente nell'arco della giornata 84 collegamenti di cui 8 di competenza della regione Molise, 10 della regione Campania e 66 di competenza della regione Lazio che assicurano la mobilità di circa 70.000 passeggeri.
La società Ferrovie dello Stato fa sapere che il servizio ferroviario sulla linea in questione è stato recentemente riorganizzato ponendo una maggiore differenziazione tra i collegamenti regionali Cassino-Frosinone-Roma e i collegamenti metropolitani Colleferro-Roma.
Il materiale rotabile impiegato per i collegamenti di competenza della regione Lazio è costituito prevalentemente da vetture del tipo Vivalto, Doppio Piano, Media Distanza, Ale 801 e Minuetto. L'83 per cento del servizio viene svolto con le nuove vetture Vivalto e Doppio Piano che, essendo quelle con maggiore capacità, offrono un servizio adeguato, anche in termini di comfort di viaggio, su una linea ad intenso traffico come la Roma-Cassino.
La regolarità della circolazione sulla relazione Cassino-Roma è caratterizzata da un graduale progressivo miglioramento; infatti, la percentuale dei treni giunti a destinazione entro i 5 minuti dall'orario previsto si è attestata mediamente intorno al 93 per cento nel 2008 (contro i risultati medi dell'88 per cento nel 2007 e del 78 per cento nel 2006).
Per quanto attiene alla pulizia dei rotabili, si fa presente che allo stato attuale è in fase di aggiudicazione la gara per i nuovi affidamenti del servizio in un primo gruppo di regioni, tra cui il Lazio, la Campania e il Molise. L'obiettivo che Ferrovie dello Stato si è posta con le nuove gare è soprattutto quello di aprire al mercato specializzato, per elevare gli standard di qualità, attraverso capitolati rigorosi, prestazioni facili da verificare e da sanzionare in caso di risultati inadeguati.
Relativamente a quanto segnalato nell'atto ispettivo, circa la soppressione del treno regionale 2496 Cesena-Cassino-Roma nei giorni 24 e 25 gennaio 2009, si evidenzia che il collegamento che rientra nel contratto di servizio della regione Campania nei due giorni citati risulta regolarmente effettuato, peraltro, è giunto a destinazione nella stazione di Roma Termini con circa 3 minuti di anticipo sull'orario di arrivo previsto. Invece, nei giorni successivi, 27 e 28 gennaio 2009, il treno regionale in questione, a causa di un'avaria al materiale rotabile, è stato soppresso nella tratta campana e reso originario da Cassino anziché da Caserta.
Inoltre, si comunica che da tempo è in corso di realizzazione un programma di interventi infrastrutturali che rispondono a obiettivi di sicurezza, efficacia ed efficienza della gestione e della circolazione. In particolare, l'innovazione tecnologica consente di accrescere la sicurezza e la velocità di
trasporto, di aumentare sensibilmente la capacità, di realizzare servizi e funzionalità più aderenti alle necessità del sistema di trasporto.
In questo contesto sulla linea Roma-Napoli, via Cassino, negli ultimi anni sono stati effettuati i seguenti interventi:
blocco automatico banalizzato per incrementare la capacità della relazione tra Cassino e Roma anche in condizioni di circolazione perturbata;
eliminazione di tutti i passaggi a livello (ultimi, in ordine di tempo, quelli in località Fermentino) per migliorare la sicurezza e l'efficienza dell'esercizio ferroviario;
installazione su tutta la linea di un moderno sistema di controllo della marcia del treno, per implementare le già elevate condizioni di sicurezza della circolazione.
Inoltre, si sottolinea che gli apparati di stazione, a cui viene affidata la regolazione dei movimenti dei treni nell'ambito della stazione stessa, sono per la quasi totalità elettrici ad itinerari e permettono di minimizzare i tempi necessari alla predisposizione, in totale sicurezza, degli itinerari per l'arrivo e la partenza dei treni.
Per quanto riguarda, infine, la stazione di Cassino, l'apparato di regolazione dei movimenti dei treni non ha riportato, negli ultimi mesi, significative anomalie di funzionamento. Criticità invece sono state riscontrate sull'impianto di informazione al pubblico, in fase di preesercizio, relativamente al sistema di trasmissione dati che alimenta tale impianto nel periodo compreso tra il 20 ottobre 2008 ed il 10 febbraio 2009.
I malfunzionamenti delle periferiche in stazione ancora presenti, saranno risolti con la specifica campagna di manutenzione straordinaria prevista da Ferrovie dello Stato.
Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti: Altero Matteoli.
BARBATO. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
la Trasversale ferroviaria Orte-Falconara costituisce uno degli assi portanti del sistema ferroviario umbro-marchigiano ed assicura il collegamento tra la dorsale Milano-Roma e la direttrice Adriatica;
al momento su questa linea circolano quotidianamente 80 treni viaggiatori e 10 treni merci. La linea, interamente elettrificata, è per lo più a binario semplice con brevi tratte a binario doppio;
secondo quanto previsto dalla società Cantieri Italia, le tratte a binario doppio attivate fino ad ora sono: Orte-Terni (29 km), Campello-Foligno (15,4 km) e Montecarotto-Jesi-Falconara (26 km); un totale di 70,4 km, pari a circa il 35 per cento dell'intera rete;
il raddoppio delle tratte ancora a semplice binario, con lavori iniziati dal 2001 e attualmente sospesi, sono tra Spoleto e Campello sul Clitunno (km 9,8) e Castelplanio-Montecarotto (km 5,8);
nei progetti affidati con appalto integrato, e all'esame del Ministero, restano la Terni-Spoleto (22 km) e la Foligno-Fabriano (54 km). In particolare la Terni-Spoleto riguarderà un tracciato da realizzarsi prevalentemente in galleria, con posto di incrocio e precedenza intermedio;
l'attuale tracciato è sottoposto a forti limitazioni operative e funzionali a causa di una pendenza massima del 22 per cento, raggi di curvatura minima di 350 m e una conseguente ridotta velocità di esercizio;
il nuovo piano della futura linea prevederà che sul nuovo binario viaggino treni passeggeri veloci e treni merci carichi, mentre sulla linea attuale treni passeggeri e treni merci scarichi;
l'attivazione, dal costo di 529 milioni di euro, è prevista entro il 2014;
risulta che, però, di questi lavori, specie per quanto riguarda il raddoppio del binario unico tra Spoleto e Campello sul Clitunno, i lavori siano bloccati e procedano a rilento dal 2001. Si sono spesi
nel frattempo oltre 103 milioni di euro, senza portare a termine alcun rilevante passo in avanti;
il raddoppio dei binari da Roma ad Ancona è fondamentale anche in prossimità di Spoleto ed Assisi, sia in termini turistici, essendo sedi di importanti flussi, altrimenti costretti a congestionare il traffico stradale locale, che economici, per il passaggio merci, e non da ultimo per il traffico viaggiatori e pendolari -:
quali siano le ragioni di tali ritardi e lungaggini nel portare a termine un tratto relativamente breve, in considerazione anche del fatto che i lavori proseguono a singhiozzo dal 2001, ed in vista dei futuri lavori della Terni-Spoleto e della Foligno-Fabriano;
quali tempi e quali ulteriori spese si prevedano per la conclusione dei lavori del raddoppio relativa alla rete in oggetto, nella speranza e nella convinzione che un sollecito alle Ferrovie dello Stato e alle società incaricate di condurre a termine i lavori possano contribuire a rientrare nei tempi previsti inizialmente.
(4-02804)
Risposta. - In riferimento all'interrogazione in esame, si forniscono i seguenti elementi di risposta.
La linea Orte-Falconara, della lunghezza complessiva di 204 chilometri, costituisce l'asse portante del sistema ferroviario umbro-marchigiano ed assicura il collegamento tra la dorsale Milano-Roma e la direttrice adriatica.
La linea in questione, interamente elettrificata, è prevalentemente a semplice binario; ad oggi sono stati attivati i seguenti tratti a doppio binario: Orte-Terni (29 chilometri), Campello-Foligno (15,4 chilometri e Montecarotto-Jesi-Falconara (26 chilometri), per un totale di 70,4 chilometri, pari a circa il 35 per cento dell'intera estesa.
Gli, interventi per il completamento del raddoppio, articolati in diversi progetti, in relazione al loro stato di attuazione sono previsti nel contratto di programma che Rete Ferroviaria Italiana (RFI) ha sottoscritto con il Ministero delle infrastrutture per una spesa complessiva di oltre 3,3 miliardi di euro, da realizzare per fasi funzionali in relazione agli stanziamenti che saranno resi disponibili da parte dello Stato.
In particolare nell'ambito dell'iter approvativo indicato per i progetti di legge obiettivo sono previste:
la progettazione preliminare del raddoppio PM 228-Castelpiano è stato inoltrata al Ministero delle infrastrutture nel gennaio 2003; l'istruttoria, ad oggi, risulta ancora in corso, in funzione del fatto che la tratta è inserita in tabella D03 (opere previste a completamento del piano) del contratto di programma RFI 2007-2011 - aggiornamento gennaio 2008;
la progettazione preliminare del raddoppio Foligno-Fabriano è stata approvata dal Comitato interministeriale programmazione economica nel marzo del 2006. Il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti è in attesa del progetto definitivo. La tratta è inserita in tabella D03 (opere previste a completamento del piano) del contratto di programma RFI 2007-2011 - aggiornamento gennaio 2008;
la progettazione preliminare del raddoppio Spoleto-Terni è stata approvata dal Comitato interministeriale programmazione economica nel maggio del 2005. Il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti è in attesa del progetto definitivo. La tratta è inserita in tabella B03 (opere prioritarie da avviare) del contratto di programma RFI 2007-2011 - aggiornamento gennaio 2008.
Inoltre è in corso l'adeguamento della progettazione del raddoppio Castelpiano-Montecarotto alle prescrizioni Valutazione impatto ambientale ai fini dell'appalto delle opere civili, nonché le attività realizzative del raddoppio della tratta Fabriano - PM 228.
Infine, a seguito delle criticità connesse a difficoltà economico-organizzative dell'appaltatore delle opere civili per il raddoppio della tratta Spoleto-Campello, a valle di ripetuti tentativi di risoluzione delle stesse, si è proceduto alla rescissione del contratto per gravi inadempienze dello stesso appaltatore.
Sono in corso attività di mantenimento in sicurezza del cantiere e di predisposizione della documentazione per il riappalto del completamento delle opere.
Conclusivamente si riporta di seguito in dettaglio lo stato di attuazione del raddoppio della linea Orte-Falconara:
Falconara-Montecarotto: raddoppio attivato;
Montecarotto-Albacina: lavori da affidare;
Albacina-PM 228: progetto preliminare;
PM 228-Fabriano: lavori in corso;
Fabriano-Foligno: progetto preliminare;
Foligno-Campello: raddoppio attivato;
Campello-Spoleto: lavori avviati da riaffidare;
Spoleto-Terni: progetto preliminare;
Terni-Orte: raddoppio attivato.
Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti: Altero Matteoli.
BERTOLINI. - Al Ministro dell'interno, al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
l'Amministrazione comunale di Modena ha organizzato con la comunità islamica locale, nel mese di aprile 2008, l'iniziativa «Moschee aperte», al fine di promuovere la conoscenza del mondo islamico tra gli studenti delle scuole locali;
oltre alla presenza di autorità politiche e religiose locali, era stato rivolto l'invito a partecipare all'evento anche al discusso presidente dell'Unione delle comunità e organizzazioni islamiche in Italia, (UCOII) Nour Dachan;
tale organizzazione, si è purtroppo contraddistinta in questi anni, per aver diffuso idee fondate sull'odio razziale e religioso, per aver negato il diritto di Israele ad esistere, per aver giustificato l'azione dei kamikaze islamici;
lo stesso Dachan, il quale, nell'ambito di pubbliche dichiarazioni, ha più volte paragonato Israele al nazismo, è ideologicamente legato ai Fratelli Musulmani e ad Hamas, organizzazioni fondamentaliste che predicano l'odio antioccidentale ed antisemita;
a seguito della pubblica denuncia dell'interrogante, l'Amministrazione comunale modenese ha immediatamente revocato l'invito al Presidente dell'Ucoii, ammettendo in tal modo di essere incorsa in un grave errore, sia sotto il profilo istituzionale che sotto il profilo della gestione dell'ordine pubblico;
nonostante le polemiche sollevate dalla vicenda, la comunità islamica ha invitato a partecipare alla manifestazione, in sostituzione di Dachan, un altro discusso esponente dell'Ucoii, il Vicepresidente della comunità islamica di Milano, Rosario Pasquini, anche lui autore di dichiarazioni sconcertanti e violente come: «Il Dio cristiano non esiste e i cristiani sono bestie» o «le donne sono razionalmente inferiori agli uomini»;
il Pasquini è stato accolto con tutti gli onori dal Sindaco e dal Vescovo di Modena;
l'Ucoii, oltre ad essersi rifiutata di firmare la Carta dei valori, stilata dalla Consulta islamica del Ministero dell'Interno, ha tentato in tutti i modi di promuovere la diffusione della poligamia nel nostro Paese, considerata reato dal codice penale italiano;
numerose moschee, in buona parte controllate da esponenti dell'Ucoii, sono state spesso sospettate di essere al centro di attività eversive;
diverse province dell'Emilia Romagna, come Modena, Reggio Emilia e Bologna sono state al centro di indagini riguardanti attività gestite da extracomunitari legati a movimenti radicali islamici
ed a presunti finanziamenti destinati al sostegno della lotta integralista islamica e al finanziamento delle moschee -:
se sia a conoscenza dei fatti come sopraesposti e come li giudichi;
se sia a conoscenza di rapporti che intercorrono tra la pericolosa organizzazione fondamentalista islamica denominata Ucoii ed i luoghi di culto musulmani presenti nel territorio modenese;
se via siano dati certi su quante siano le moschee e le scuole coraniche sul nostro territorio nazionale, da quali organizzazioni siano gestite e quanti siano gli Imam presenti in Italia;
se e quali azioni intenda porre in essere al fine di evitare che le moschee presenti sul territorio nazionale, si trasformino in zone franche per estremisti che predicano l'odio religioso e l'estremismo contro la civiltà occidentale e contro la nostra società;
come giudichi l'iniziativa rivolta ai ragazzi delle scuole di assistere a lezioni presso la moschea modenese (nella circostanza in oggetto, la lezione è stata tenuta dal signor Rosario Pasquini);
se intenda promuovere la piena integrazione culturale dei ragazzi musulmani che frequentano le scuole italiane, anche attraverso specifici percorsi formativi e programmi divulgativi, che permettano loro di conoscere la religione cattolica, i suoi luoghi di culto ed i valori di democrazia e di libertà su cui si fonda il mondo occidentale.
(4-00148)
Risposta. - Sabato 19 aprile 2008, la comunità musulmana di Modena, come ormai da diversi anni, ha organizzato l'iniziativa «Moschee aperte», allo scopo di promuovere la conoscenza del mondo islamico e favorire il dialogo tra le diverse religioni; nell'occasione, varie moschee sono state aperte alla visita delle autorità locali e della cittadinanza.
Alla manifestazione, che ha ottenuto il patrocinio del comune di Modena, era stato, inizialmente, invitato anche il presidente dell'Unione delle comunità ed organizzazioni islamiche in Italia (Ucoii), Nour Dachan.
L'Ucoii è un sodalizio che, nei suoi principi costitutivi, si prefigge di fornire alle comunità di musulmani una serie di servizi in ambito legale e amministrativo e di conseguire obiettivi ritenuti primari, tra cui l'unicità di rappresentanza di fronte allo Stato italiano.
L'Unione - il cui presidente è membro della Consulta per l'islam italiano, istituita con decreto del Ministro dell'interno in data 10 settembre 2005 - vanterebbe una maggiore rappresentatività rispetto alle altre organizzazioni islamiche presenti nel nostro Fioe Paese ed è, a sua volta, aderente alla (Federazione delle organizzazioni islamiche in Europa, la cui sede si trova in Gran Bretagna).
L'Ucoii è un'organizzazione considerata di orientamento talvolta radicale, che si è trovata al centro di polemiche e discussioni dentro e fuori l'ambito islamico. Si pensi, ad esempio, al manifesto pubblicato nell'agosto 2006, che assimilava Israele al nazismo e negava l'unicità della Shoà o, ancora, all'atteggiamento tenuto in occasione dell'approvazione della Carta dei valori. Su tale documento l'Ucoii, dopo ripetute richieste del Consiglio scientifico ai fini dell'assunzione di una posizione ufficiale, ha espresso un consenso parziale e delle riserve esplicite, sminuendone il significato complessivo ed evitando di pronunciarsi in modo adesivo.
Ciò ha posto l'Unione in una posizione polemica con altre associazioni islamiche e con componenti della Consulta che, per le divisioni al suo interno, non è stata, di fatto, più convocata.
La notizia della partecipazione alla manifestazione «Moschee aperte» del presidente dell'Ucoii, Nour Dachan, ampiamente riportata dalla stampa, ha richiamato l'attenzione di esponenti politici locali che hanno espresso riserve e preoccupazione.
Ciò ha indotto la comunità musulmana modenese a revocare l'invito a Dachan e a rivolgerlo, successivamente, al vicepresidente della comunità islamica milanese, il
quale è intervenuto all'evento, intrattenendo rapporti con gli studenti delle scuole di secondo grado.
Secondo quanto riferito dal direttore generale dell'ufficio scolastico regionale per l'Emilia Romagna, la partecipazione dei ragazzi delle scuole all'iniziativa «Moschee aperte» non ha presentato elementi di particolare preoccupazione; peraltro, in occasione delle visite guidate, compresa quella alla moschea, erano presenti insegnanti di religione cattolica, dirigenti scolastici e il parroco della chiesa locale.
Più in generale, le questioni sollevate dall'interrogazione investono la tematica della libertà di religione garantita dalla nostra Carta costituzionale.
È appena il caso di evidenziare, al riguardo, che il diritto di professare la propria religione in tutte le sue manifestazioni, individuali e collettive, è contenuto nella Costituzione: l'articolo 3 sul principio di eguaglianza e di pari dignità sociale, senza distinzioni di sesso, razza, lingua e religioni; l'articolo 8, in tema di eguale libertà di tutte le confessioni religiose; l'articolo 19, relativo alla libertà di esercizio del culto nelle forme individuali o associate, anche come diritto di propaganda della fede religiosa e l'articolo 20 che prescrive che il carattere ecclesiastico e il fine di religione o di culto di una associazione o istituzione non possono essere causa di speciali limitazioni legislative.
Alla tutela costituzionale della libertà di esercizio di culto si ricollega, inoltre, la possibilità di disporre di luoghi da adibire alla celebrazione di riti.
È tuttavia altrettanto evidente che le specifiche problematiche segnalate dall'interrogante impongono di approfondire anche altri aspetti altrettanto rilevanti alla luce dei principi costituzionali.
In tale ambito una posizione sicuramente preminente riveste l'esigenza della tutela della sicurezza nazionale e dei cittadini, a volte insidiata da attività che, dietro il paravento di centri culturali ed aggregazioni di altro genere, di ispirazione religiosa, in realtà mirano ad obiettivi di matrice eversiva e terroristica, come la realtà dei fatti ha più volte dimostrato.
Compito del Ministero dell'interno, quale amministrazione di garanzia dei diritti dei cittadini e della loro sicurezza, è quello individuare in ogni occasione il giusto punto di equilibrio tra l'esercizio della libertà religiosa e la tutela della civile convivenza.
Il Ministero dell'interno, dedica particolare attenzione alle realtà dei luoghi di aggregazione ove, pur con la variabile definizione di centri culturali islamici o moschee, in effetti si fa di tutto: si prega, si fa scuola, si somministra cibo e, come dimostrano alcune recenti indagini della magistratura, anche proselitismo, reclutamento e finanziamento per attività terroristiche.
Questo Ministero svolge, attraverso il dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione, un costante monitoraggio di tutte le realtà religiose - comprese quelle islamiche - finalizzato a rilevare l'intendimento delle varie comunità di integrarsi e svilupparsi, nel tessuto sociale, secondo principi democratici e di civile convivenza.
Occorre precisare, per quanto concerne la realtà islamica, che le moschee esistenti sul territorio nazionale - si qualificano come tali solo quelle dotate di minareto, mihrab (nicchia inserita nel muro orientata in direzione della Mecca) e cupola - sono soltanto due: quelle di Roma e di Segrate. Gli altri luoghi destinati al culto islamico sono sale di preghiera aperte in genere su iniziativa di comunità, associazioni islamiche e centri culturali che si propongono prioritariamente la diffusione della propria cultura e, nell'ambito di tale attività, anche finalità di culto.
Le sale di preghiera sono quasi sempre collocate nella sede del centro culturale o dell'associazione di cui è responsabile, a tutti gli effetti, il rappresentante del centro o dell'associazione e sono in prevalenza costituite da appartamenti, garage e capannoni, anche all'interno di semplici abitazioni private.
Il proliferare di tali luoghi di culto e degli altri luoghi di aggregazione culturale è un tema molto sentito, soprattutto nelle realtà locali e, proprio a questo riguardo, intendo assicurare che il Governo non
trascura qualsiasi segnale, anche minimo, di rischio od allarme.
Ne sono tangibile prova una serie di operazioni di polizia e magistratura, a seguito delle quali si è potuto appurare che all'interno di alcuni luoghi di culto si annidavano attività di propaganda, proselitismo in chiave salafita/jihadista, di raccolta fondi e di reclutamento ed addestramento di militanti jihadisti, come nel caso delle operazioni condotte a Bologna, Milano, Perugia e da ultimo a Bari.
Quest'ultima operazione dimostra ancora una volta quanto sia giusta l'azione che il Governo sta perseguendo per combattere alla radice il fenomeno terroristico, anche attraverso il contrasto all'immigrazione clandestina.
Una attenzione particolare è rivolta alle modalità di finanziamento dei sodalizi che traggono la loro sussistenza dalla raccolta di fondi tra i fedeli - la cosiddetta «zaqat» (che consiste nella contribuzione individuale prevista dal Corano e dalla Shari'a) risulta essere la principale fonte attraverso la quale sono generalmente sostenute le attività dei centri islamici presenti in Italia, nonché gli eventuali acquisti, o locazioni di immobili da destinare a luoghi di culto o a sedi di associazioni.
Attraverso le attività ispettive della Guardia di finanza, una particolare attenzione viene dedicata alle agenzie finanziarie, per verificare l'eventuale utilizzazione dei circuiti di money transfer per finalità di riciclaggio di capitali illeciti e di finanziamento del terrorismo internazionale.
Ricordo, inoltre, che il rischio di infiltrazioni eversive all'interno delle comunità islamiche nel nostro Paese, allorquando è emerso, ha dato anche luogo ai provvedimenti di espulsione, da parte del Ministro dell'interno, per motivi di sicurezza dello Stato.
A partire dal 2002 ad oggi sono stati disposti 58 provvedimenti di espulsione per motivi di ordine pubblico e di pericolo per la sicurezza nazionale, di cui 11 nei confronti di imam. In tali occasioni non si è mancato di valutare anche l'istigazione a delinquere contenuta nelle orazioni con le quali si incitava a non mescolarsi con gli infedeli ebrei e cristiani, inneggiando alla vittoria dell'islam e dei mujahiddin e alla sconfitta dell'apostasia e degli apostati.
Massima attenzione, inoltre, viene dedicata ai rapporti tra il radicalismo di matrice islamica ed il terrorismo internazionale, anche attraverso una consolidata cooperazione internazionale di polizia con tutti i Paesi direttamente e indirettamente interessati, nella considerazione della natura transnazionale del fenomeno.
Questo dicastero è da tempo impegnato nella realizzazione di concrete iniziative tese a favorire l'integrazione dei tanti immigrati che vivono nel nostro Paese, profondendo il massimo impegno affinché sia facilitata la condivisione di quei principi e valori fondamentali che costituiscono la base indefettibile di una serena convivenza civile.
In particolare, si rammenta l'emanazione della «Carta dei valori, della cittadinanza e dell'immigrazione», avvenuta in data 23 aprile 2007, grazie al lavoro svolto da una commissione di esperti, con la consultazione di comunità di immigrati e di comunità religiose.
L'obiettivo è quello di enunciare valori e principi validi per coloro che desiderano risiedere stabilmente nel nostro Paese, nel pieno rispetto delle regole e delle leggi e secondo i principi della Costituzione italiana, delle principali Carte europee e internazionali dei diritti umani. Si tratta di un documento di particolare importanza, concepito e condiviso con soggetti che provengono da esperienze, culture e tradizioni diverse.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Nitto Francesco Palma.
BERTOLINI. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
la Convenzione ONU sui diritti del fanciullo, approvata dall'Assemblea generale delle Nazioni Unite a New York il 20 novembre 1989, obbliga gli Stati che l'hanno ratificata, fra cui l'Italia con legge 27 maggio 1991 n. 176, ad uniformare le norme di diritto interno a quelle della
Convenzione e ad attuare tutti i provvedimenti necessari ad assistere i genitori e le istituzioni nell'adempimento dei loro obblighi nei confronti dei minori;
dagli organi di informazione si è appreso che una bambina di nove anni, Shadia, residente a Rimini con la madre italiana, Katia Pasini, è stata rapita da otto mesi dal padre egiziano;
la bambina era stata affidata alla madre dal Tribunale dei minori di Bologna nell'aprile 2004, mentre il padre aveva la facoltà di tenerla con sé un giorno e mezzo alla settimana, ma aveva il divieto di portarla all'estero;
l'uomo avrebbe richiesto alla ex convivente un riscatto di 50.000 euro, chiedendo il deposito della somma su un conto corrente di una banca egiziana;
le poche telefonate effettuate dalla bambina alla madre arrivano da un cellulare egiziano e, pertanto, è evidente che si trova in Egitto;
la madre ha riferito che la bambina è costretta a lavorare e non frequenta invece la scuola, fatto inquietante ed inaccettabile per un minore;
purtroppo non si tratta di un caso isolato, ma in Italia sono ormai molteplici le situazioni che vedono, nelle unioni miste, sottratti i figli da parte del genitore straniero -:
se il Ministro sia a conoscenza di tale gravissima situazione;
quali iniziative intenda promuovere con urgenza per aiutare la Signora Pasini a riabbracciare al più presto la figlia Shadia;
se non ritenga urgente avviare un'azione diplomatica con l'Egitto per fare in modo che siano garantiti alla bambina minorenne i suoi diritti;
se non ritenga necessario intervenire, anche con nuove norme, per evitare che si verifichino situazioni analoghe, che rischiano di essere sempre più numerose in futuro, visto l'aumento delle unioni miste.
(4-02724)
Risposta. - In merito a quanto rappresentato nell'atto parlamentare, si forniscono i seguenti elementi di risposta.
La minore Shadia è nata a Rimini il 22 settembre 1999, dall'unione di fatto tra la connazionale Katia Pasini ed il cittadino italo-egiziano S.A.K.E.
Il 29 marzo 2004, il tribunale per i minorenni di Bologna ha affidato la minore alla madre con divieto per il padre di portare la figlia all'estero.
Nonostante tale divieto, la minore è stata sottratta dal padre in data 21 giugno 2008, e condotta in Egitto in località finora imprecisata. Da allora la signora è riuscita a parlare al telefono con la figlia solamente poche volte, l'ultima circa due mesi fa.
Il Ministero degli affari esteri ha avuto notizia della sottrazione della piccola il 6 marzo 2009, ed ha immediatamente provveduto ad attivare l'ambasciata d'Italia a Il Cairo ed il consolato generale d'Italia ad Alessandria al fine di cercare una soluzione extragiudiziale della vicenda. L'Egitto infatti non ha firmato la Convenzione dell'Aja del 1980 sugli aspetti civili della sottrazione internazionale dei minori.
A tutt'oggi la nostra Ambasciata a Il Cairo, che ha già informato della vicenda il Ministero degli affari esteri egiziano, non è tuttavia riuscita a contattare il signor S.A.K.E. al fine di effettuare una visita consolare alla piccola Shadia e cercare di convincere il signor S.A.K.E. della necessità di riconsegnare la minore alla madre.
Il Ministero degli affari esteri ha provveduto a portare il caso anche all'attenzione dell'ambasciata di Egitto a Roma.
Il Ministero degli affari esteri, oltre a seguire con la massima attenzione casi di sottrazione internazionale di minore, è da tempo impegnato anche sul fronte della prevenzione, attraverso un'opera di sensibilizzazione del pubblico. Sulla base dell'esperienza acquisita risulta infatti fondamentale diffondere la conoscenza del fenomeno, che costituisce reato ai sensi del codice penale.
Al fine è stato recentemente pubblicato, a cura del ministero degli affari esteri, l'opuscolo «Bambini contesi. Guida per i genitori», che è stato distribuito a tutte le rappresentanze diplomatico-consolari all'estero ed agli operatori istituzionali e non che a vario titolo si occupano del fenomeno (Ministero della giustizia, Ministero dell'interno, tribunali per minorenni, questure, comandi provinciali dei Carabinieri, Interpol, associazioni di genitori di minori sottratti).
Su impulso del Ministro Frattini è altresì in via di costituzione una «task force» congiunta tra il Ministero degli affari esteri, il Ministero della giustizia ed il Ministero dell'interno, la cui presentazione ufficiale è prevista il 22 maggio 2009. L'obiettivo è gestire al meglio ed in maniera coordinata casi di sottrazione internazionale di minori.
Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Alfredo Mantica.
CAPARINI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
in base ad una direttiva ministeriale emanata il 9 maggio 2003 dall'allora Ministro dell'interno Giuseppe Pisanu, la concessione del porto d'armi e il nulla osta al loro acquisto sono subordinati alla sussistenza di una serie di requisiti;
tra i requisiti richiesti ve ne sono alcuni di carattere psico-fisico, da comprovare con certificazione medica prodotta sulla base delle verifiche richieste dal decreto del Ministro della sanità del 28 aprile 1998;
tra i requisiti psico-fisici richiesti i più importanti sono quelli concernenti l'assenza di alterazioni neurologiche, di disturbi mentali, della personalità o comportamentali, e di situazioni di dipendenza da sostanze psicotrope, alcool e stupefacenti;
in base alla medesima direttiva è prevista altresì l'adozione di provvedimenti inibitori in presenza di segnalazioni qualificate di eventi o condotte che possano far dubitare, anche per indizi, del possesso o della permanenza dei requisiti di affidabilità richiesti per la detenzione di armi;
tra i provvedimenti inibitori figurano anche la revoca del porto d'armi e l'imposizione del divieto di detenere armi;
il potere di effettuare le segnalazioni qualificate è stato attribuito al personale delle forze di polizia ad ordinamento civile e militare -:
quale sia l'opinione del Governo in merito ai fatti generalizzati nella premessa e sull'opportunità di modificare la direttiva ministeriale del 9 maggio 2003, o almeno le modalità della sua applicazione;
quale sia il numero delle revoche di porto d'armi effettuate sulla base del predetto atto amministrativo.
(4-02617)
Risposta. - Con la direttiva firmata dal Ministro dell'interno il 9 maggio 2003, è stata richiamata l'attenzione delle Autorità provinciali di pubblica sicurezza sulla necessità di procedere, all'atto del rilascio e del rinnovo di qualsiasi licenza di porto d'armi nonché per ogni nulla-osta all'acquisto di armi, a una verifica dei requisiti psico-fisici del richiedente, attestati da certificazione medica. Nella direttiva si invita a constatare l'assenza di alterazioni neurologiche, disturbi mentali o situazioni di dipendenza da alcool o stupefacenti e a valutare qualsiasi segnalazione qualificata relativa a dubbi sulla permanenza dei requisiti di affidabilità richiesti dalla legge. L'iniziativa di procedere, contestualmente, a una revisione straordinaria delle licenze di porto d'arma aventi validità pluriennale, con verifica caso per caso della sussistenza dei presupposti richiesti dalla legge, ha avuto carattere straordinario e «una tantum».
Complessivamente, sono stati adottati 3.500 provvedimenti di sospensione o di revoca della licenza di porto di fucile per uso di caccia e 1.300 provvedimenti di sospensione o revoca della licenza di porto di fucile per il tiro a volo. Sono state, inoltre, revocate 1.700 licenze di porto
d'armi, per mancata presentazione della certificazione medica richiesta.
Quanto alle segnalazioni rimesse alle forze di polizia, cui, in taluni casi, hanno fatto seguito provvedimenti di divieto di detenzione di armi adottati dai prefetti ai sensi dell'articolo 39 del Testo Unico delle leggi di pubblica sicurezza, esse risultano in linea con la giurisprudenza del Consiglio di Stato, secondo cui l'apprezzamento della capacità di abuso delle armi non è condizionato dalla presenza di comportamenti sanzionati o sanzionabili dal giudice penale, e non è, quindi, limitato alla esistenza di procedimenti penali a carico dell'interessato, ma si estende a tutte le informazioni fornite dagli organi di polizia, da cui emergano comportamenti di non piena affidabilità sul buon uso dell'autorizzazione.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Alfredo Mantovano.
CARLUCCI, SCALERA, DI CAGNO ABBRESCIA, HOLZMANN, ARACRI, RAMPELLI, MONDELLO, FRASSINETTI, SPECIALE, GIULIO MARINI, MAZZONI, PERINA, GAROFALO, PALMIERI, MURGIA, GRANATA, GERMANÀ, GHIGLIA, TOMMASO FOTI, APREA, PILI, VELLA, BARBA, ZACCHERA, RUBEN, DE ANGELIS, VESSA, BARBARESCHI, OSVALDO NAPOLI, BRUNO e STRACQUADANIO. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
i recenti gravi incidenti stradali avvenuti negli ultimi giorni sulla strada statale n. 16 Adriatica, nella zona tra Barletta e Trani, ripropongono drammaticamente l'ormai annoso problema della sicurezza per coloro che percorrono questa fondamentale via di comunicazione;
ad un traffico che nel periodo estivo si fa più consistente per l'afflusso dei turisti devono aggiungersi la crescente mobilità dei cittadini pugliesi e, in prospettiva, la necessità di fornire alla provincia di Barletta-Trani-Andria, appena nata, un adeguato supporto infrastrutturale;
a seguito di numerosi atti di sindacato ispettivo presentati dagli interpellanti nel corso della XIV e XV legislatura presso la Camera dei deputati, l'Anas ha disposto l'adozione di un tappeto drenante nel tratto della strada statale 16-bis compreso tra Barletta e Bisceglie, oltre a lavori di messa in sicurezza degli svincoli di Trani;
evidentemente tali interventi non si sono rivelati risolutivi e necessitano di ulteriori lavori per porre definitivamente in sicurezza questo tratto stradale -:
quali interventi l'Anas intenda prossimamente eseguire per mettere in sicurezza il tratto della strada statale n. 16 Adriatica tra Barletta e Trani, ivi compresi gli svincoli e se i Ministri interpellati non ritengano opportuno assumere iniziative per incrementare la vigilanza delle forze di polizia e provvedere all'installazione di autovelox nei tratti considerati più pericolosi, in considerazione del fatto che la velocità resta il fattore scatenante della gran parte degli incidenti.
(4-03419)
Risposta. - In riferimento all'interrogazione in oggetto, inerente al tema della sicurezza stradale e delle misure necessarie per migliorarla, con specifico riferimento alla strada statale 16, nella zona tra Barletta e Trani, si forniscono i seguenti elementi di risposta.
Il tratto di strada statale 16 compreso tra Barletta e Trani ha una sagoma a doppia carreggiata con spartitraffico centrale. Il tratto in argomento è altresì in rettifilo con assenza di variazioni plano-altimetriche.
L'azienda nazionale autonoma strade (Anas) ha ultimato di recente la pavimentazione, che è del tipo drenante, e proceduto al rifacimento della segnaletica orizzontale. Con tali interventi si sono aumentati notevolmente i già elevati standard di sicurezza, che non possono comunque prescindere da adeguati comportamenti di guida, conformi ai dettami dell'articolo 141 del vigente codice della strada.
Considerato l'attuale stato manutentivo del tratto stradale in argomento, che si ribadisce essere conforme agli attuali standard tecnici, l'Anas non prevede ulteriori interventi.
Per quanto attiene quindi al tema della sicurezza della circolazione e la presenza delle forze dell'ordine preposte alla stessa, il Ministero dell'interno ha ritenuto di fornire le seguenti informazioni.
La strada statale 16, in quanto considerata importante via di comunicazione, è controllata e vigilata con attenzione da parte della polizia stradale mediante l'impiego di 12 pattuglie della specialità provenienti sia dalla sezione di Bari che dalla sottosezione di Barletta. Dette unità operano secondo il piano coordinato dei servizi di vigilanza stradale predisposto dal compartimento della polizia stradale per la Puglia sull'intero arco delle 24 ore.
Le pattuglie svolgono anche i servizi di controllo della velocità con apparecchiature telelaser disponendo il fermo immediato del veicolo e l'identificazione del trasgressore nel caso di rilevazione dell'eccesso.
Ulteriori servizi di controllo della velocità vengono espletati anche dalla polizia municipale di Trani e di Bisceglie ma non prevedono il fermo dei veicoli in quanto il tratto di strada statale 16 compreso tra il chilometro 757 e il chilometro 770+900 è oggetto di decreto del prefetto di Bari del 4 novembre 2002, adottato ai sensi dell'articolo 4 della legge 168 del 2002, che dispone lo svolgimento dei servizi di controllo della velocità senza contestazione immediata dell'infrazione.
Secondo quanto riscontrato dalla specialità stradale della polizia di Stato, il fenomeno infortunistico rilevato sulla statale 16 Adriatica è sostanzialmente scarso. Nell'anno 2008, difatti, sono stati rilevati 2 incidenti con danni e 7 incidenti con feriti, mentre nel primo semestre dell'anno in corso sono stati rilevati 2 incidenti con danni e 2 con feriti.
Si precisa altresì che il tratto riferibile alla ex strada statale 16, ora classificata come strada comunale, viene vigilata dalla polizia stradale in modo saltuario poiché il controllo rientra nelle competenze delle locali polizie municipali.
In materia di sicurezza e prevenzione degli incidenti stradali, la prefettura di Bari ha attivato, d'intesa con l'assessorato regionale ai trasporti che ha contribuito finanziariamente all'iniziativa, nel periodo settembre-dicembre 2008, un'importante campagna di sicurezza stradale con l'impiego di 31.309 uomini delle forze dell'ordine, in servizi straordinari nei fine settimana. Ciò ha consentito di controllare 75.754 autovetture e sottoporre oltre 3.000 persone ai test per la verifica di stati di alterazione in conseguenza dell'assunzione di alcool e droga.
Tali servizi sono stati riprogrammati nell'anno in corso per l'intera regione Puglia sulla base di una nuova convenzione sottoscritta il 1o maggio 2009 con l'assessorato regionale ai trasporti.
È inoltre imminente l'assegnazione, da parte della regione, di ulteriori risorse da destinare alla provincia di Bari per la realizzazione di un piano di controllo che coinvolga in maniera più diretta anche le polizie locali al fine di garantire una maggiore sicurezza stradale.
Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti: Altero Matteoli.
CATANOSO. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
come più volte denunciato dalle organizzazioni sindacali di Polizia, il Commissariato di Polizia di Acireale versa in una situazione drammatica, ivi compreso il personale che vi presta servizio;
nel Commissariato prestano servizio circa 60 uomini e donne, disponibili e indisponibili, che con ampie competenze su un territorio che comprende circa 12 comuni ricadenti nella fascia jonica e pedemontana è costretto a vivere quotidianamente la frustrazione di non poter risolvere efficacemente i problemi dei cittadini che hanno bisogno dell'intervento della Polizia di Stato;
il poliziotto che vi svolge la propria attività è costantemente a contatto con casi umani talvolta di grave rilevanza, con una criminalità sempre più diffusa e violenta, con carichi di lavoro che a malapena può fronteggiare a causa delle note carenze strutturali, logistiche ed organizzative a cui vanno aggiunti i problemi legati al vestiario, ai supporti tecnologici, alle poche e vecchie autovetture a disposizione, ai problemi di salubrità e di sicurezza dei luoghi di lavoro ove peraltro si riceve il pubblico;
la pianta organica del Commissariato è, a giudizio dell'interrogante e delle organizzazioni sindacali, insufficiente e per garantire il servizio di volante per il controllo del territorio sull'intero arco della giornata si rende necessario fare ricorso ai doppi turni;
il Commissariato di Acireale ha in carico anche una vigilanza fissa che rende obbligatorio l'impiego quotidiano di 10 uomini, uomini tolti al servizio della cittadinanza potendo destinare per tale scopo, a giudizio dell'interrogante, i militari nell'attività di vigilanza così da potere recuperare i poliziotti da impiegare nei servizi di specifica competenza;
la conseguenza diretta di questa situazione, a voler tralasciare l'aspetto legato alla tutela della sicurezza e dell'incolumità pubblica, rappresenta una costante compressione dei diritti dei lavoratori della Polizia di Stato che vi prestano servizio, soprattutto per quanto riguarda le materie relative ai cambio turno, all'orario di servizio, alle ferie, ai congedi, all'attribuzione delle mansioni e quant'altro;
nonostante ciò, però, i poliziotti di Acireale continuano a nutrire fiducia nelle istituzioni centrali e, a giudizio dell'interrogante, questa fiducia non può venire a mancare ed il Ministro interrogato, pur nelle ristrettezze del momento e con le difficoltà di bilancio, dovrebbe intervenire per giungere ad una soluzione che renda dignità ai poliziotti e sicurezza agli abitanti di Acireale e del suo comprensorio;
a giudizio dell'interrogante, l'assegnazione dei militari al servizio di vigilanza fissa che libererebbe 10 poliziotti e l'assegnazione di qualche autovettura di servizio migliorerebbe, e di molto, la carenza di uomini e mezzi del Commissariato -:
quali provvedimenti intenda adottare il Ministro interrogato affinché le problematiche descritte in premessa vengano risolte.
(4-01802)
Risposta. - Il commissariato di pubblica sicurezza di Acireale (Catania) è ubicato in un immobile di proprietà dell'amministrazione comunale, il cui contratto di locazione, scaduto lo scorso anno, è in corso di tacito rinnovo. Gli interventi di manutenzione straordinaria e di adeguamento alle disposizioni in materia di sicurezza e salute sui luoghi di lavoro sono posti a carico del proprietario, mentre il dipartimento della pubblica sicurezza, sulla base della normativa vigente, provvede alle opere di manutenzione ordinaria. Relativamente ai veicoli, la questura di Catania e i commissariati dipendenti dispongono, per le proprie esigenze di 60 autovetture, allestite per il controllo del territorio, a fronte delle 46 previste; di 35 autovetture con colori di istituto, per attività ordinarie, a fronte delle 49 previste; di 62 autovetture con colori di serie per servizi info-investigativi a fronte delle 78 previste. Al fine di potenziare il parco veicolare e sostituire le autovetture dichiarate fuori uso, nell'ultimo biennio sono state assegnate alla Questura 19 autovetture Alfa Romeo, allestite per il controllo del territorio, 6 autovetture con colori di istituto per attività ordinarie e 16 autovetture con colori di serie per i servizi info-investigativi. Il commissariato di Acireale ha la disponibilità di cinque autovetture.
In merito alle denunciate carenze relative alla strumentazione tecnologica e alle divise, nel corso del 2008 sono stati destinati per le esigenze del solo commissariato di Acireale 9 personal computer, mentre sono stati assegnati, per le esigenze del personale della questura di Catania e dei commissariati dipendenti, ingenti quantitativi
di capi di vestiario d'ordinanza. Tali approvvigionamenti si aggiungono a quelli che, annualmente, vengono assegnati a ciascuna questura per garantire il graduale rinnovo delle uniformi.
Il commissariato di Acireale, alla data del 1o dicembre 2008, presentava una forza complessiva di 59 unità rispetto alle 68 previste in organico, a cui vanno comunque aggiunti 7 appartenenti all'amministrazione civile dell'interno che contribuiscono alla funzionalità della struttura. Al fine di consentire all'ufficio di assolvere al meglio ai propri compiti istituzionali, recentemente sono stati trasferiti ad Acireale altri due operatori di pubblica sicurezza vi è da aggiungere l'attivazione, dal 1o settembre 2007, di un servizio di vigilanza fissa presso l'abitazione di una personalità a rischio, per la sicurezza della quale vengono impiegati 10 operatori. Tali servizi sono, peraltro, potenziati con l'impiego del reparto prevenzione crimine della polizia di Stato che, dal 1o gennaio 2008 al 30 aprile 2009, ha impegnato 46 equipaggi nell'area del comune. Alla provincia di Catania, inoltre, è stato assegnato un contingente di 90 militari delle forze armate, impiegati nei servizi di perlustrazione e pattuglia.
Le esigenze di potenziamento del commissariato di pubblica sicurezza di Acireale saranno valutate contestualmente alle nuove immissioni in servizio di personale della Polizia di Stato, anche in relazione a quanto previsto dal decreto-legge n. 11 del 2009, che consentirà l'assunzione di 2.500 operatori delle forze di polizia ad avvenuta definizione delle procedure già avviate.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Alfredo Mantovano.
CATANOSO. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
come pubblica il blog «38° parallelo» il 13 aprile scorso, sembrerebbe che sarebbe in procinto di operare in Italia la EFly Ltd. European Airlines, con sede legale a Malta ed il cui azionista di riferimento sembrerebbe Luigi Crispino, già noto per essere stato il presidente dell'Air Sicilia;
questa compagnia aerea avrebbe sede e licenza aeronautica a Malta ma opererebbe con base a Catania;
l'inizio dell'operatività dovrebbe essere per il prossimo 10 maggio, con due BAe-146 configurati con 112 posti -:
se vi sia presso l'Enac una richiesta di licenza di operatore aeronautico presentata dalla EFly e/o da Luigi Crispino;
se vi siano richieste di slot ad Assoclearance presentate da EFly e/o da Luigi Crispino sulle rotte da e per Catania e Malta.
(4-02888)
Risposta. - In riferimento all'interrogazione in esame, si forniscono i seguenti elementi di risposta.
L'Ente nazionale per l'aviazione civile (Enac) ha fatto conoscere che Assoclearence, l'associazione indipendente incaricata della gestione delle bande orarie (slots) sugli aeroporti italiani, non ha mai ricevuto da parte della compagnia EFly Ltd European Airlines alcun tipo di richiesta di slot per il collegamento Catania-Malta. Parimenti, non è pervenuta a detta associazione alcuna richiesta di licenza di esercizio né da parte del vettore EFly Ltd né da parte di Luigi Crispino.
Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti: Altero Matteoli.
CONCIA. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il giorno 30 agosto alle ore 04.30, lungo via Ostiense in Roma, quattro giovani militanti di sinistra sono stati aggrediti da una decina di persone facenti parte di gruppi di estrema destra;
l'aggressione è avvenuta a pochi metri dal luogo in cui si è svolto il concerto in memoria di Renato Biagetti, militante di sinistra di 26 anni ucciso a coltellate due anni fa a Focene;
nell'aggressione del 30 agosto 2008, gli autori, al grido di «zecche di m...» (appellativo con cui le squadracce usano indicare i militanti di sinistra), hanno colpito con coltelli e bastoni le vittime, che avevano partecipato al suddetto concerto, procurando loro lesioni da arma da taglio e ferite lacero contuse in diverse parti del corpo;
in particolare, uno dei ragazzi aggrediti ha riportato numerose ferite da taglio alle gambe, con prognosi di 7 giorni;
secondo la ricostruzione delle vittime ed alla luce delle prime valutazioni dell'Arma dei Carabinieri, l'aggressione ha una motivazione di natura politica, appartenendo gli aggressori a settori giovanili della destra estrema;
il giorno precedente l'aggressione veniva pubblicato sul sito you tube un video, attualmente rimosso, realizzato da giovani di estrema destra, nel quale inequivocabilmente gli autori dello stesso seguivano gli allenamenti della squadra di rugby «All Reds» (squadra del Centro sociale Acrobax, frequentato da Renato Biagetti - assassinato, come detto, due anni fa a Focene - e luogo di ritrovo di ragazzi della sinistra di movimento della città di Roma): nel video si sentono allusioni minatorie nei confronti dei membri della squadra e di un intero ambiente politico della Sinistra romana;
negli ultimi due anni sono almeno cento le aggressioni a centri sociali, associazioni culturali, centri di cultura omosessuale, aventi matrici politiche riconducibili all'estrema destra;
tra questi episodi occorre ricordarne alcuni: aggressione con bastoni e coltelli presso il Centro sociale Forte Prenestino (giugno 2005), con diversi feriti; assalto con molotov e bombe carta al Centro sociale La Torre in occasione della commemorazione della morte del giovane militante antifascista Valerio Verbano (febbraio 2006); aggressione al concerto di Villa Ada (giugno 2007); aggressione alle famiglie delle case occupate del quartiere Casal Bertone (luglio 2007); aggressione ai danni di un giovane di 20 anni militante di sinistra, nei pressi dell'abitazione di questi a Monte Sacro a pochi giorni dall'anniversario della morte di Valerio Verbano (22 febbraio 1980); irruzione con catene e coltelli in un pub notoriamente frequentato da ragazzi di sinistra (febbraio 2008); aggressione alla sede del circolo di cultura omosessuale «Mario Mieli» da parte di giovani al grido di «viva il Duce» (aprile 2008); aggressione al grido di «lesbica di m...» ad una giovane ragazza lesbica frequentatrice del locale «Coming out»;
tali episodi, ai quali se ne uniscono altri di natura simile nel resto del Paese, spesso vengono catalogati giornalisticamente sotto la dicitura «guerra tra bande», nonostante l'evidente matrice politica -:
quali misure il Ministro dell'interno intenda adottare per evitare che episodi simili a quelli testé ricordati possano ripetersi;
quali verifiche il Ministro abbia avviato per monitorare il livello di attenzione a tutti i livelli della macchina istituzionale sul fenomeno di ritorno della violenza politica di matrice fascista e nazista;
quali misure il Ministro vorrà prendere, in conformità al dettato costituzionale ed alla legislazione vigente, per evitare che luoghi pubblici e privati, siti web, riviste e pubblicazioni di ogni natura, possano fornire possibilità di espressione, di confronto e di propaganda politica a persone e organizzazioni che si ispirano al fascismo e al nazismo e che compiono atti come quelli denunciati da questa interrogazione.
(4-00995)
Risposta. - Alle ore 4,35 del 30 agosto 2008, a Roma, nei pressi del centro sociale Pirateria, sito nella via Ostiense, si è verificata un'aggressione in danno di tre giovani aderenti all'area della sinistra antagonista. Secondo la ricostruzione dell'accaduto, effettuata dai militari dell'Arma dei carabinieri intervenuti, i giovani, dopo aver partecipato a iniziative di commemorazione
dell'anniversario dell'omicidio dell'attivista del centro sociale Acrobax, Renato Biagetti - assassinato, a seguito di una lite, sul litorale romano nel 2006 - sarebbero stati circondati da una decina di ragazzi. Uno degli aggrediti, colpito con un calcio e un colpo di arma da taglio a una coscia, ha riportato lesioni giudicate guaribili in sette giorni, mentre un altro ha riportato lievissime escoriazioni. Il terzo giovane è rimasto illeso. Sull'episodio sono ancora in corso le indagini dei carabinieri.
Con riferimento, invece, agli altri episodi avvenuti nella città di Roma e menzionati nell'interrogazione parlamentare, si riferisce quanto segue:
il 3 giugno 2005 personale della polizia di Stato, si è recato nei pressi del centro sociale Forte prenestino, dove era stata segnalata un'aggressione perpetrata nei confronti di un giovane, che ha riferito che un gruppo di circa 20 persone era penetrato all'interno del centro sociale, aggredendo i presenti. L'aggressione sarebbe stata compiuta da parte di aderenti alla sezione forzanovista «Cecchin Francesco» e al gruppo ultras «Banda Noantri». Al riguardo, non sono stati raccolti ulteriori elementi utili alle indagini;
il 23 febbraio 2006, circa 30 persone simpatizzanti dell'estrema destra, armate di bastoni, hanno tentato di aggredire alcuni giovani di opposta tendenza politica, nei pressi del centro sociale La Torre, allontanandosi prima dell'intervento delle forze dell'ordine. Il pomeriggio successivo, in segno di protesta per l'accaduto, un gruppo di aderenti alla cosiddetta «sinistra antagonista» ha effettuato un corteo non preavvisato, con la partecipazione di circa 300 persone. Nel corso dell'iniziativa, nei pressi di piazza Talenti, alcuni partecipanti hanno lanciato dei petardi in direzione di un gruppo di giovani aderenti all'estrema destra. In quell'occasione, una trentina di giovani sono stati deferiti all'autorità giudiziaria per manifestazione non preavvisata;
il 28 giugno 2007, nei pressi del laghetto di villa Ada, nel corso di un concerto del gruppo musicale «banda bassotti», circa 20/30 giovani, travisati da caschi e armati di bastoni e coltelli, al grido di «viva il duce» ed esplodendo alcuni petardi, hanno aggredito gli spettatori ancora presenti. L'attività di indagine, supportata anche da servizi di intercettazione telefonica, attivati nei confronti di diversi soggetti legati all'estremismo di destra e della tifoseria calcistica violenta, ha consentito all'autorità giudiziaria di emettere 14 ordinanze di custodia cautelare in carcere, nei confronti di alcuni soggetti per aver organizzato e diretto, o comunque partecipato, a un'associazione per delinquere finalizzata alla commissione di reati di lesioni, violenza a pubblico ufficiale, danneggiamento, porto di armi e oggetti atti a offendere;
il 12 luglio 2007, in via Pollio, due gruppi si sono fronteggiati, lanciandosi oggetti contundenti e scatenando una rissa, interrotta dall'intervento di personale della polizia di Stato e dell'Arma dei carabinieri. Nell'occasione, prima che riuscissero a raggiungere la zona degli incidenti, sono stati fermati e identificati dalla Digos cinque attivisti di sinistra, poi deferiti all'autorità giudiziaria per il reato di possesso ingiustificato di armi improprie. A seguito dell'intervento delle forze dell'ordine, gli aderenti al sodalizio di destra si sono allontanati dalla zona, mentre il gruppo della sinistra antagonista, senza alcun preavviso, ha dato vita a un corteo che ha raggiunto la sede del Circolo futurista Casalbertone, dove una cinquantina di persone sono penetrate all'interno della struttura, arrecando danni. L'intervento delle forze dell'ordine ha evitato che il circolo venisse devastato. L'attività di indagine svolta ha permesso di deferire 11 giovani di destra per il reato di rissa e cinque giovani aderenti alla «sinistra antagonista» per il reato di porto ingiustificato di anni improprie;
nella notte tra il 17 e il 18 febbraio 2008, ignoti, hanno versato del liquido all'ingresso del locale Coming Out, in via San Giovanni in Laterano a Roma, provocando un incendio. Le indagini, a causa della mancanza di sistemi di video ripresa
e dell'assenza di testimoni, non hanno permesso di scoprire gli autori del reato;
il 17 febbraio 2008, un giovane attivista della sinistra antagonista, in zona Montesacro, è stato aggredito da due giovani. In sede di denuncia, la vittima ha riferito che i due aggressori, muniti di tirapugni, lo avevano colpito con calci e pugni e che uno dei due indossava un giubbotto di colore scuro, con un adesivo riportante la dicitura «Radio Bandiera Nera», indumento utilizzato soprattutto dai giovani aderenti al movimento di estrema destra Blocco Studentesco. Le indagini non hanno consentito di risalire agli autori dell'aggressione;
nella notte tra il 24 ed il 25 febbraio 2008, un gruppo di persone travisate con maschere bianche e armate di manganelli telescopici in metallo, spranghe e bottiglie, ha fatto irruzione nel pub Sally Brown, luogo di ritrovo di elementi appartenenti al gruppo antagonista dei Rash-Red Anarchist Skin Heads, insultando i presenti e danneggiando le suppellettili Nel corso del raid, un giovane è stato ferito e, successivamente, ricoverato. Le indagini, condotte da personale della Digos hanno permesso di acquisire elementi di responsabilità a carico di quattro elementi gravitanti nell'area dell'estrema destra capitolina, che sono stati arrestati;
il 17 aprile 2008, presso il circolo di cultura omosessuale Mario Mieli, circa 20 ragazzi hanno urlato frasi offensive all'indirizzo dei presenti. L'attività di indagine ha permesso di accertare che, durante l'irruzione del citato gruppo, non si è verificata alcuna aggressione fisica, né interna né esterna al locale, ma esclusivamente lo spostamento di alcune suppellettili nel locale. La mancanza di sistemi di ripresa e l'assenza di utili indicazioni non hanno consentito, nell'immediatezza, di raccogliere elementi significativi. Le indagini non hanno permesso di individuare soggetti noti né di acquisire ulteriori informazioni.
Il Ministero dell'interno e le forze di polizia dedicano massima attenzione all'attività dei gruppi politici più estremisti. In particolare, l'attività di contrasto si sviluppa sia con l'adozione di misure di carattere preventivo sia con indagini di polizia giudiziaria. Sotto il primo profilo, viene attuato il monitoraggio e la raccolta delle informazioni sulla costituzione di nuovi sodalizi e sulle attività dei militanti, anche attraverso l'analisi del contenuto degli statuti e il controllo dei siti internet e dei blog utilizzati dalle frange più estreme.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Alfredo Mantovano.
CONTENTO. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
l'Amministrazione Comunale di Erto e Casso (Pordenone) si è recentemente lamentata della mancata corresponsione ad alcune famiglie del paese dei residui delle provvidenze previste dalla legge n. 1457 del 4 novembre 1963;
trattasi della norma relativa alla ricostruzione delle case private distrutte nella sciagura del Vajont del 9 ottobre 1963;
sostanzialmente, secondo la denuncia del locale Comune, ai cittadini che hanno realizzato le nuove abitazioni non è stato ancora liquidato il saldo del contributo di legge;
la situazione di cui sopra appare particolarmente grave, se si pensa che gli edifici in parola risultano ultimati alla fine degli anni Ottanta -:
se quanto segnalato in premessa corrisponda al vero e, in caso di risposta affermativa, quante siano le famiglie della zona del Vajont interessate a questo mancato riconoscimento di fondi e a quanto ammontino complessivamente le provvidenze ancora da erogare;
se i contributi in questione vadano considerati ormai soggetti a prescrizione e/o a perenzione amministrativa;
quali iniziative intenda assumere il ministro interrogato e secondo quale tempistica per addivenire ad una rapida soluzione del problema.
(4-02502)
Risposta. - In riferimento all'interrogazione in esame, si forniscono i seguenti elementi di risposta.
Si fa presente che il rifinanziamento di lire 10.000.000.000 (euro 5.164.568,99) concesso con l'articolo 139 della legge n. 388 del 2000, per il completamento delle zone devastate dalla catastrofe del Vajont del 9 ottobre 1963, è stato destinato alla ricostruzione delle opere pubbliche e non private.
Detto finanziamento è stato ripartito tra i comuni colpiti dalla catastrofe attraverso un accordo di programma del 20 marzo 2001 approvato con protocollo d'intesa n. 754/a del 27 aprile 2001 tra il Ministero ex lavori pubblici e i comuni interessati. Il rapporto tra il dicastero e i comuni è regolato dal disciplinare 754/b del 27 aprile 2001.
Per quanto riguarda il comune di Erto e Casso, l'importo assegnato è stato di lire 2.590.000.000 (euro 1.337.623,36) che l'amministrazione comunale ha destinato per la realizzazione dei seguenti interventi:
ricostruzione ponte «Cerenton» sul torrente Vajont per un importo di 839.242,45 euro;
realizzazione «Casa per ferie» nel centro storico di Erto per un importo di 420,912,31 euro;
costruzione di un tratto di fognatura nel capoluogo per un importo di 77.468,54 euro.
Ad oggi sono stati accreditati, su richiesta del comune di Erto e Casso, 818.325,96 euro; la restante parte del finanziamento è stata richiesta dal comune in data 11 settembre 2008. A seguito di ciò questo dicastero, il 18 settembre 2008, ha richiesto all'ufficio centrale del bilancio la reiscrizione dei fondi caduti in perenzione, che a tutt'oggi non sono stati ancora reiscritti.
Inoltre, si fa presente che i finanziamenti relativi ai comuni di Longarone, Castellavazzo, Ponte nelle Alpi e Vajont risultano totalmente accreditati.
Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti: Altero Matteoli.
CRISTALDI. - Al Ministro dell'interno, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
con nota prot. generale 52849 del 7 agosto 2008, il dirigente del settore polizia municipale del comune di Mazara del Vallo impartiva una precisa direttiva che, secondo l'interrogante, tendeva a spingere gli operatori della Polizia Municipale ad elevare contravvenzioni nei confronti dei cittadini non tanto per il rispetto che si deve al codice della strada quanto per consentire maggiori introiti alle casse comunali;
il dirigente nella nota citata scrive espressamente: «dai dati trasmessi dal competente ufficio, risulta che l'attività contravvenzionale al codice della strada nel periodo gennaio-luglio 2008 ha registrato una sensibile diminuzione rispetto a quella dello stesso periodo dell'anno 2007, sia per numero di contravvenzioni elevate, sia come importo complessivo dei relativi proventi»;
inoltre nella medesima nota si scrive «in merito non rispondendo quanto sopra alle previsioni e agli obiettivi prefissati, sia relativamente alle esigenze di polizia stradale, sia anche alla minore possibilità di impiego dei proventi contravvenzionali derivanti per l'anno in corso, è necessario che le SS. VV. espletino una maggiore intensificazione dei controlli con una più rigorosa applicazione dell'aspetto sanzionatorio previsto dal codice della strada»;
le sanzioni per la violazione del codice della strada non possono essere preventivamente programmate né nel numero né nelle somme ma devono restare nella logica sanzionatoria dando ai cittadini anche il «diritto di rispettare il codice della
strada» e quindi di non dover pagare una contravvenzione a tutti i costi;
in caso contrario si finirebbe per costruire artificiosamente una sorta di nuova tassa per i cittadini che non sarebbero più soggetti a sanzioni in quanto trasgressori del codice della strada ma in quanto soggetti da «spremere» in favore della spesa del Comune che anziché procedere alla riduzione dei costi inventa, secondo l'interrogante, maggiori entrate in maniera alquanto originale ma in violazione dello spirito e della funzione vera della polizia municipale -:
se in considerazione della discutibile direttiva descritta in premessa non ritengano opportuno assicurare tramite il prefetto un attento vaglio dei probabili ricorsi che saranno proposti dai cittadini di Mazara del Vallo ai sensi dell'articolo 203 del codice della strada onde evitare un utilizzo improprio - per meri scopi di cassa - delle disposizioni concernenti la circolazione stradale;
quali azioni nell'ambito delle proprie competenze, ed in particolare quali iniziative normative il Governo intenda porre in essere per distinguere nettamente le due sfere di azione, quella sanzionatoria e quella impositiva nella materia indicata in premessa.
(4-01282)
Risposta. - La direttiva richiamata nell'interrogazione, adottata dal dirigente della polizia municipale di Mazara del Vallo il 7 agosto 2008, ha come dichiarato obiettivo tecnico-operativo - condiviso dal sindaco di Mazara del Vallo - quello della prevenzione e della repressione delle infrazioni di maggiore allarme per la sicurezza stradale e la pubblica incolumità (rispetto dei limiti di velocità, corretta utilizzazione delle cinture di sicurezza e del casco protettivo, divieto di utilizzazione dei telefoni cellulari). Il prefetto, in considerazione dell'elevato numero di incidenti stradali nella provincia, ha peraltro invitato i sindaci a un ulteriore «potenziamento dei servizi di vigilanza stradale anche attraverso la repressione di condotte di guida imprudenti».
Il riferimento contenuto nella direttiva relativo alla minore possibilità, per l'anno 2008, di introiti provenienti da sanzioni amministrative, si collega alle disposizioni di cui ai commi 4 e 4-bis dell'articolo 208 del codice della strada che prevedono per tali proventi - nella misura di almeno il 50 per cento - un vincolo di destinazione: corsi didattici finalizzati all'educazione stradale, miglioramento della circolazione sulle strade, potenziamento della segnaletica stradale, interventi per garantire la sicurezza stradale. I comuni determinano annualmente, con delibera della giunta comunale, le quote da destinare alle suindicate finalità; tale delibera costituisce atto propedeutico e preparatorio al bilancio preventivo di ciascun comune. Le determinazioni sono comunicate al Ministero dei lavori pubblici (tale obbligo investe i comuni con popolazione superiore a cinquemila abitanti).
È evidente che l'intensificazione delle contravvenzioni non può essere motivata solo da esigenze di bilancio, bensì dall'intento di svolgere, attraverso i controlli, una seria opera di prevenzione.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Alfredo Mantovano.
DE ANGELIS. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
dall'estate 2007 si è propagata sull'intero territorio nazionale una grave infestazione delle palme ad opera di un insetto coleottero detto punteruolo rosso (Rhynchophorus ferrungineus olivier) colpendo numerose zone quali la provincia di Latina, la provincia di Roma, la città di Napoli e la regione Sicilia;
tale fenomeno sta causando ingenti danni sia di carattere ambientale che di carattere economico distruggendo nel contempo un enorme patrimonio storico-culturale come ad esempio nel comprensorio
del Parco nazionale del Circeo ove sono stati abbattuti centinaia di esemplari;
l'associazione culturale «Idee e Valori per la Nuova Italia» ha interessato l'interrogante consegnando anche documentazione fotografica attestante lo scempio venutosi a creare nel comune di Sabaudia;
con decreto 9 novembre 2007 del Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali si è resa obbligatoria la lotta contro il punteruolo rosso nel territorio della Repubblica italiana al fine di contrastarne la diffusione;
la stessa Commissione europea ha stabilito misure d'emergenza sulla questione con decisione del 25 maggio 2007;
il Dipartimento per la sanità pubblica, veterinaria, la nutrizione e la sicurezza degli alimenti dell'ex Ministero della salute ha autorizzato con diverse proroghe l'immissione in commercio e l'utilizzazione in via del tutto sperimentale di prodotti fitosanitari specifici volti alla lotta del parassita;
ad oggi la situazione sembra non essersi ancora arrestata, anzi prosegue senza sosta, continuando a produrre danni e costi -:
se sia stata eseguita una ricognizione precisa sui risultati conseguiti nella lotta al parassita, se non sia il caso di istituire un tavolo tecnico-scientifico interministeriale permanente sull'emergenza «punteruolo rosso» con esperti, e se non sia il caso di prevedere un fondo di risorse finanziarie per i comuni colpiti dalla problematica che stanno affrontando elevatissimi costi di smaltimento delle palme abbattute.
(4-02787)
Risposta. - In riferimento all'interrogazione in esame, per quanto concerne i quesiti posti dall'interrogante in relazione al preoccupante stato delle palme, in particolare della Phenix canariensis, per attacco del coleottero invasivo Rincophorus ferrugineus, si ritiene necessario segnalare quanto segue.
L'interrogazione affronta la problematica relativa alla presenza dell'organismo nocivo Rhynchophorus ferrugineus su piante di palma in diverse aree del territorio nazionale.
Tale insetto, di origine asiatica, si è stabilito in Medio oriente ed in particolare modo in Egitto, da dove presumibilmente è arrivato, tramite l'importazione di palme, prima in Spagna, primo paese di ingresso in Europa, e successivamente in Italia.
Nella riunione del Comitato fitosanitario permanente del 24 aprile 2009 la Commissione europea ha presentato i risultati della sorveglianza effettuata nel 2008 da cui è emersa la presenza dell'organismo nocivo in sette Paesi Membri della Comunità (Cipro, Grecia, Malta, Italia, Francia, Spagna, Portogallo).
Le notizie di ingenti danni al patrimonio ornamentale che provenivano dalla Spagna hanno evidenziato il pericolo fitosanitario rappresentato dall'introduzione di questo insetto altamente dannoso e pertanto, al fine di approfondire la problematica, il Servizio fitosanitario centrale di questo ministero ha, già agli inizi del 2005, istituito uno specifico gruppo di lavoro tecnico costituito da esperti dei Servizi fitosanitari regionali, dell'istituto sperimentale per la zoologia agraria di Firenze, nonché di diverse università.
Considerato che nel 2006, il punteruolo rosso è stato ritrovato oltre che in Spagna ed in Italia, anche in Francia e Grecia, la Commissione europea ha adottato la decisione 2007/365/CE del 25 maggio 2007, che stabilisce le misure d'emergenza per impedire l'introduzione e la diffusione nella Comunità di Rhynchophorus ferrugineus (Olivier), entrate in vigore dal mese di maggio 2007.
Detta decisione è stata recepita con il decreto del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali del 9 novembre 2007, «Disposizioni sulla lotta obbligatoria contro il punteruolo rosso della palma Rhynchophorus ferrugineus (Olivier). Recepimento decisione della Commissione 2007/365/CE».
In seguito alla comparsa del punteruolo nel proprio territorio, varie regioni italiane
hanno emanato specifici provvedimenti regionali per il controllo del parassita e attivato intense campagne pubblicitarie e d'informazione.
Nonostante l'applicazione di detto decreto si è registrata una maggiore diffusione del parassita che ad oggi è stato rinvenuto nelle Regioni Abruzzo, Calabria, Campania, Emilia-Romagna, Lazio, Liguria, Marche, Molise, Puglia, Sardegna, Sicilia, Toscana.
Tale situazione è stata generata dalle notevoli difficoltà incontrate nel realizzare un rapido e generalizzato abbattimento delle piante colpite, unico mezzo attualmente disponibile per il contenimento dell'organismo nocivo.
Nello stesso tempo il gruppo di lavoro tecnico ha continuato i lavori sia per l'adeguamento delle misure fitosanitarie da adottare sul territorio, sia per la definizione delle procedure di abbattimento e di smaltimento che possono essere utilizzate, alla luce del rischio di diffusione che molte delle pratiche attualmente adottate comportano, nonché nella definizione di nuovi metodi di contenimento dell'organismo nocivo.
Contemporaneamente alle attività del Servizio fitosanitario centrale, la scrivente direzione ha attivato uno specifico tavolo tecnico scientifico per l'identificazione dei possibili prodotti fitosanitari da impiegare nella lotta al Rhynchophorus ferrugineus. A detto tavolo partecipano i rappresentanti della «Direzione generale della sicurezza degli alimenti e della nutrizione del Ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali, i rappresentanti dei Servizi fitosanitari regionali, alcuni comuni, i rappresentanti di Agrofarma e le istituzioni scientifiche di cui si allegano le generalità.
Le indicazioni emerse da questo tavolo tecnico hanno permesso al Ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali, ai sensi dell'articolo 8 (autorizzazioni provvisorie o eccezionali) del decreto legislativo 17 marzo 1995, n. 194, di autorizzare con decreti del 1o marzo 2008 numerosi fitofarmaci per un periodo di 120 giorni, uso successivamente prorogato al 26 ottobre 2008 con decreto del 30 giugno 2008.
La lotta al punteruolo rosso delle palme è stata inserita nel «Programma interregionale per il miglioramento qualitativo delle produzioni agricole» relativo allo studio delle colture minori. Diversi studi volti alla valutazione dell'efficacia di alcuni fitofarmaci sono appena terminati ed essendo stati effettuati da centri di saggio riconosciuti, come previsto dal programma succitato, potranno fornire dati ufficiali necessari alla registrazione dei fitofarmaci.
Inoltre alla fine del 2007, questa amministrazione ha promosso il progetto di ricerca DIPROPALM «Difesa nei confronti del punteruolo rosso delle palme, Rhynchophorus ferrugineus», assegnato al CRA - Unità di ricerca per la floricoltura e le specie ornamentali di Sanremo (CRA-FSO) per identificare le aree colpite dell'organismo ed inserirle in un sistema informatizzato, nonché aumentare la conoscenza sulla biologia dell'insetto e sviluppare metodi di lotta.
Nel frattempo diversi Servizi fitosanitari regionali, università ed istituti di ricerca hanno avviato proprie linee di ricerca i cui risultati saranno valutati dal Servizio fitosanitario nazionale non appena disponibili.
Alcune esperienze legate a nuove forme di trattamento con endoterapia delle piante infestate da Rhynchophorus ferrugineus evidenziano interessanti prospettive e questo argomento è già inserito all'ordine del giorno del Comitato fitosanitario nazionale tenutosi nei giorni 28 e 29 maggio 2009.
Infine, in merito alla possibilità di prevedere risorse finanziarie per il sostegno ai comuni interessati, si fa presente che l'articolo 11 del decreto di lotta obbligatoria già prevede la possibilità da parte delle regioni di stabilire interventi di sostegno connessi all'attuazione del provvedimento, al fine di prevenire gravi danni per l'economia, per l'ambiente ed il paesaggio.
Il Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali: Luca Zaia.
DE POLI. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
Alessia Ravarotto cittadina italiana nel 2001 ha stipulato un contratto matrimoniale
con Mohamed Essa Mohamed Abdel Hady cittadino egiziano. Tale modalità di unione ha validità solo in Egitto e serve a convalidare la convivenza tra un egiziano ed una straniera;
nel 2006 il matrimonio è stato regolarizzato a il Cairo e convalidato anche per lo stato Italiano;
il 4 agosto 2005 è nato in Italia Adham figlio della Ravarotto e di Hady conseguendo la duplice nazionalità;
nel 2008, dopo 7 anni di matrimonio, è avvenuta la separazione tra i due coniugi;
il bambino nonostante le difficoltà relazionali tra i due coniugi trascorreva quotidianamente del tempo con il padre e dormiva a casa sua 3 sere alla settimana;
il 2 settembre 2008 il padre ha fatto perdere le sue tracce per 5 giorni portando con sé il bambino. La madre denunciò il fatto alla polizia. Il padre per intercessione della madre, ricondusse il bambino a casa con il patto che la madre ritirasse la denuncia;
ad ottobre 2008 i due coniugi ottennero il divorzio consensuale. La madre non chiese nulla per il suo mantenimento ma solo la condivisione delle spese per il figlio che le era stato momentaneamente affidato;
dopo il divorzio la signora Alessia Ravarotto è stata perseguitata in continuazione con ogni sorta di minaccia dall'ex marito finché il 4 novembre 2008 è scomparso nuovamente portando con sé il bambino;
gli uffici consolari e l'Ambasciata Italiana a il Cairo hanno richiesto prontamente l'intervento delle autorità egiziane. Dopo qualche giorno il Tribunale dei Minori egiziano ha intimato l'immediata restituzione di Adham alla madre;
nonostante le pressioni esercitate dall'ambasciata italiana affinché le autorità locali provvedano alla soluzione di questa insostenibile e illegale situazione, non si hanno tuttora informazioni da parte della polizia egiziana se non qualche notizia spesso contraddittoria e fuorviante;
da fonti ufficiose giunte alla madre del bambino sembra che la polizia lo avrebbe già individuato ma non si sa nulla circa i programmi per individuarlo;
ad ottanta giorni dalla scomparsa del bambino la madre angosciata da un senso di impotenza ha chiesto ufficialmente aiuto alle autorità italiane;
un bambino è costretto a vivere suo malgrado una triste esperienza i cui risvolti psicologici potrebbero segnare per sempre la sua esistenza, essendo stato strappato dalla madre improvvisamente e con l'inganno -:
se e come il Ministro degli affari esteri interverrà presso le autorità egiziane per avere informazioni in merito alla scomparsa;
quali iniziative adotterà per ricongiungere il bambino di nazionalità anche italiana alla madre che per ben due volte si è vista privata del suo diritto di genitorialità.
(4-02373)
Risposta. - In merito a quanto rappresentato dall'interrogante nell'atto parlamentare in esame, si forniscono i seguenti elementi di risposta.
Il minore A. A. di tre anni è stato sottratto dal padre egiziano, Mohamed Essa Mohaed Abdelhady, alla madre italiana, signora Alessia Ravarotto, residente in Egitto da nove anni.
Il 4 novembre 2008 il signor Abdelhady, a due mesi dalla sentenza egiziana di divorzio dalla signora Ravarotto, si è reso irreperibile con il figlio Adham. La madre ha tempestivamente ottenuto dalle autorità giudiziarie locali prima l'affidamento del bambino e successivamente, il 2 dicembre 2008, un provvedimento di immediata riconsegna del minore. Non era tuttavia possibile eseguire tale ordinanza, finché perdurava la condizione di irreperibilità di padre e figlio.
Per poter rintracciare il piccolo Adham, l'ambasciata d'Italia al Cairo è intervenuta a più riprese presso le autorità egiziane (Presidenza del Consiglio, Ministero dell'interno, Ministero delle risorse umane). Ha poi incontrato l'ambasciatore Moushira Khattab, consigliere della signora Mubarak per l'infanzia e segretario generale del Consiglio nazionale egiziano per l'infanzia e la maternità, ottenendone il personale impegno per una soluzione del caso.
Il Ministero degli affari esteri italiano ha anche informato l'Interpol ed è intervenuto presso l'ambasciata d'Egitto a Roma.
Da ultimo, il 5 aprile 2009, grazie all'impegno congiunto italiano ed egiziano, le autorità del Cairo hanno rintracciato e posto in stato di fermo il padre del minore. Il piccolo è stato pertanto riconsegnato alla madre ed entrambi hanno fatto rientro in Italia il giorno stesso, con l'assistenza della nostra Ambasciata.
Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Alfredo Mantica.
FEDI, BUCCHINO, GIANNI FARINA, GARAVINI, NARDUCCI e PORTA. - Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
il comma 507 dell'articolo 1 della legge Finanziaria per il 2007 dispone l'accantonamento di percentualidi somme previste per diverse voci di spesa contenute nei bilanci dei Ministeri per il triennio 2007-2008-2009;
le somme accantonate nell'ambito delle disponibilità del Ministero degli Affari Esteri per l'anno corrente ammontano a 80 milioni, di cui poco meno di 8 milioni riguardanti le politiche migratorie;
il disegno di legge di revisione-assestamento del bilancio 2008, approvato nel Consiglio dei Ministri del 27 giugno 2008, ha previsto per il MAE lo scongelamento di appena 8 milioni su 80, che costituisce il rapporto più sfavorevole degli ultimi anni;
non sono da escludersi altri possibili tagli ai capitoli degli italiani all'estero anche nell'ambito dello scongelamento di 8 milioni di euro;
questi ulteriori tagli si aggiungono a quelli da poco disposti sul bilancio del MAE con il decreto n. 93 recante «Disposizioni urgenti per salvaguardare il potere di acquisto delle famiglie» e portano le riduzioni per il corrente anno ad oltre 100 milioni di euro;
l'incidenza delle riduzioni sulle politiche migratorie, già precedentemente colpite per 17 milioni di euro, stanno portando le risorse in questo campo ad un preoccupante livello di guardia rimettendo in discussione lo sforzo degli ultimi anni di consolidare e, in alcuni campi come l'assistenza, di migliorare la spesa storica;
è indispensabile interrompere la spirale di arretramento della spesa per le politiche migratorie, per non determinare la perdita di iniziative e rapporti difficilmente recuperabili in situazioni caratterizzate da una rapida evoluzione come sono quelle degli italiani, che vivono in diversi contesti sociali e culturali -:
quali determinazioni il Governo intenda assumere per fare in modo che i tagli previsti per il Ministero degli Esteri siano contenuti in limiti che non mettano in discussione il fisiologico svolgimento di alcune sue fondamentali attività;
quali azioni il Ministro degli Affari esteri intenda intraprendere affinché siano completamente salvaguardati gli stanziamenti residui per le politiche rivolte agli italiani all'estero.
(4-00700)
Risposta. - In merito a quanto rappresentato dall'interrogante nell'atto parlamentare in esame, si forniscono i seguenti elementi di risposta.
Per assicurare il rispetto dei parametri imposti in sede internazionale dal patto di stabilità e di crescita e all'interno per l'attuazione della politica di contenimento della spesa pubblica, l'articolo 1, comma 507, della legge n. 296 del 2006 (finanziaria
2007) ha disposto, per il triennio 2007-2009, riduzioni pari a circa il 12,5 per cento delle dotazioni dei capitoli sia di spese correnti (consumi intermedi, trasferimenti, altre uscite correnti), sia di conto capitale di tutte le amministrazioni dello Stato.
Per il Ministero degli affari esteri, l'accantonamento complessivo per l'esercizio finanziario 2008, disposto dall'articolo 1, comma 507, della legge n. 296 del 2006, è risultato pari ad euro 109.594.097, di cui, anche a seguito delle rimodulazioni intervenute all'interno dell'Amministrazione, euro 10.844.000 riguardanti le dotazioni finanziarie destinate alla direzione generale per gli italiani all'estero e le politiche migratorie (Dgit).
Il decreto-legge n. 93 del 2008, recante disposizioni urgenti per salvaguardare il potere di acquisto delle famiglie, ha inoltre disposto sul bilancio della Farnesina una riduzione di 26 milioni di euro. A tale riguardo, si conferma che gli stanziamenti dei capitoli di bilancio della Dgit sono stati interessati da detta riduzione per un importo di euro 7.500.000.
Per il 2009, a norma dell'articolo 60, comma 10, del decreto-legge n. 112 del 2008, gli accantonamenti ex articolo 1, comma 507, della legge n. 296 del 2006 sono stati portati in riduzione delle relative dotazioni di bilancio di inizio anno. Al netto delle riduzioni disposte dal decreto-legge n. 112 del 2008, lo stato di previsione del Ministero degli affari esteri del 2009 prevede, per la Dgit, uno stanziamento complessivo pari a 71,1 milioni di euro.
Nonostante l'accantonamento ex comma 507 della finanziaria 2007 e la riduzione imposta dal decreto-legge n. 93 del 2008, il Ministero degli affari esteri compie ogni sforzo per coordinare, nell'ambito delle risorse disponibili, le politiche a favore delle collettività italiane e dei cittadini temporaneamente all'estero. Nel settore dell'assistenza diretta (che ha subìto, con il decreto-legge n. 93 del 2008, una decurtazione di 5 milioni di euro) i 21,5 milioni di euro disponibili sono stati impiegati - tramite finanziamenti alla rete estera - per convenzioni con ospedali e farmacie, per le polizze assicurative e sanitarie, nonché per i sussidi, i rimpatri ed i prestiti ai connazionali in difficoltà.
Si è cercato di assicurare, ove possibile, l'erogazione di contributi, almeno pari a quelli del 2007, alle sedi che hanno registrato le esigenze più pressanti per l'assistenza ai connazionali, come ad esempio l'America latina.
Le riduzioni hanno riguardato anche il capitolo 3156, istituito nel corrente esercizio finanziario, destinato alle spese per la «Prima conferenza dei giovani italiani o di origine italiana nel mondo».
È stato comunque possibile realizzare l'evento a Roma dal 10 al 12 dicembre 2008, grazie all'integrazione di risorse (400.000 euro) reperite all'interno della stessa direzione generale per gli italiani all'estero e le politiche migratorie (Dgit) del Ministero degli esteri.
Scopo della conferenza è stato quello di individuare strumenti utili per definire una politica di piena valorizzazione delle nuove generazioni e favorire il consolidarsi del loro rapporto con il Paese.
Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Alfredo Mantica.
FEDI. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
ripetutamente l'interrogante ha segnalato le drastiche riduzioni dei capitoli di bilancio relativi al funzionamento della rete diplomatico-consolare, sia nelle ultime finanziarie che nelle manovre aggiuntive e/o di assestamento di bilancio;
la rete diplomatico-consolare è oggi dotata di organici che sono inferiori al minimo previsto e non consentono un'adeguata azione di servizio nei confronti delle nostre comunità;
nell'ultima lista «trasferimenti» 1/4 dei posti esistenti presso le rappresentanze estere non è stato coperto;
la situazione ha raggiunto i livelli dell'emergenza ed in alcune circoscrizioni i Consolati ed i Consolati Generali non
sono in grado di pagare le bollette telefoniche e dell'energia elettrica;
cancellerie consolari, Consolati e Consolati Generali non trasmettono più a mezzo corriere diplomatico gli atti, le certificazioni e le comunicazioni concernenti i rapporti con le pubbliche amministrazioni dello Stato italiano;
il costo della preparazione di certificati a seguito della necessaria apposizione dell'apostille - specifica annotazione che deve essere fatta sull'originale del certificato rilasciato dalle autorità competenti del Paese interessato - è sempre molto elevato e a totale carico dell'utente;
a causa del taglio effettuato sul capitolo delle spese postali, inoltre, chili di posta si stanno accumulando presso gli archivi delle rappresentanze in attesa di una soluzione ad hoc;
questa situazione rischia di tradursi in disservizi e lungaggini burocratiche nei porti con le pubbliche amministrazioni dello Stato italiano, oltre a dare una pessima immagine dell'Italia all'estero;
questa generale precarietà e queste carenze strutturali della rete diplomatico-consolare sono fonte di grave preoccupazione -:
se intenda garantire l'espletamento dei compiti essenziali affidati alla rete diplomatico-consolare italiana nel mondo, tra cui la trasmissione di atti, certificati e comunicazioni concernenti il rapporto tra cittadini-utenti e pubbliche amministrazioni dello Stato italiano;
se intenda dotare la rete diplomatico-consolare di adeguate risorse per far fronte al bisogno crescente di efficienza nell'erogazione di servizi, nel mantenimento delle sedi e nella loro operatività;
se intenda promuovere azioni tese a completare, anche con soluzioni innovative ed assunzioni in loco, gli organici di molti Consolati ed Ambasciate che soffrono di carenze croniche di personale di ruolo e a contratto locale.
(4-02626)
Risposta. - In merito a quanto rappresentato dall'interrogante nell'atto parlamentare in esame, si forniscono i seguenti elementi di risposta.
Il Ministero degli esteri (Mae), in considerazione della nota contrazione delle risorse disponibili, modula l'assegnazione ed il finanziamento agli Uffici all'estero dei fondi di funzionamento sulla base di un'attenta verifica delle concrete esigenze delle sedi, nonché dell'individuazione delle priorità da soddisfare.
Gli strumenti di flessibilità di bilancio offerti dall'attuale normativa - strumenti atti a consentire integrazioni di risorse finanziarie laddove se ne valuti la priorità - hanno permesso di predisporre, a valere sugli appositi fondi (per sopravvenute esigenze sui consumi intermedi e per il rafforzamento delle misure di sicurezza all'estero), già nel primo trimestre di quest'anno, le prime, necessarie variazioni compensative rispetto all'iniziale stanziamento previsto per gli oneri di funzionamento degli Uffici all'estero, in modo da assicurare a questi - pur nell'ottica di massimo contenimento delle spese e di ottimizzazione delle minori risorse disponibili - la prosecuzione delle attività essenziali che sono chiamati a svolgere.
L'articolo 2, comma 593, della legge n. 244 del 2007 (legge finanziaria 2008) ha introdotto, tra le misure di contenimento delle spese di funzionamento, anche notevoli ali alle spese postali sostenute dai ministeri. La circolare n. 31 del 2008 del Ministero dell'economia, dipartimento della ragioneria generale dello Stato, ispettorato generale di finanza, relativa al bilancio di previsione per l'esercizio 2009, ha previsto tra le misure di contenimento delle spese di funzionamento che quelle postali e telefoniche nel 2009 debbano essere inferiori alle spese impegnate per l'esercizio finanziario 2008.
In applicazione di tali disposizioni legislative, il capitolo 1730 sul quale gravano le spese per il corriere diplomatico è passato da una dotazione complessiva di 1.512.667,00 euro per il 2008 a 546.377,00
euro per il corrente esercizio finanziario, con una decurtazione di circa il 65 per cento.
Uguale sorte è toccata al capitolo delle spese postali del Ministero degli affari esteri, capitolo 1707 piano gestionale 4, che ha subìto una riduzione del 90 per cento, passando da uno stanziamento di 1.679.233,00 euro per il 2008 a 168.391,00 euro per il 2009.
In conseguenza di tali tagli le trasmissioni a mezzo corriere diplomatico da e per le sedi estere sono state rimodulate, adattandole alla nuova situazione finanziaria.
Considerata l'esigua dotazione dei sopra specificati capitoli di spesa, che non permette di garantire le spedizioni ordinarie, il Ministero degli affari esteri, consapevole della delicatezza ed essenzialità dei compiti affidati alla rete diplomatico-consolare, cui spetta in primo luogo di assicurare l'esercizio costituzionalmente garantito del diritto di voto agli italiani all'estero, ha provveduto a richiedere, proprio in vista delle prossime consultazioni elettorali, un'integrazione del capitolo per il corriere diplomatico per un importo di 300.000 euro.
D'altra parte, nell'ambito del processo di semplificazione e digitalizzazione della pubblica amministrazione (PA), avviato da tempo, il decreto-legge n. 185 del 2008 - che ha modificato sul punto il codice dell'amministrazione digitale (Cad), introdotto dal decreto legislativo n. 82 del 2005 - dispone che gli enti e gli organismi di diritto pubblico debbano fornirsi degli strumenti idonei alla trasmissione telematica degli atti, anche attraverso caselle di posta elettronica certificata, per le comunicazioni tra le diverse amministrazioni. Nello stesso senso prescrive l'atto Senato n. 1082, del 4 marzo 2009, trasmesso alla Camera dei deputati per la terza lettura ed attualmente in corso di esame in commissione come atto Camera n. 1441-bis. In particolare, tale provvedimento non si limita soltanto a disporre all'articolo 34 misure per lo sviluppo dei servizi informatici per le relazioni tra pubbliche amministrazioni ed utenti, ma prevede forme sanzionatorie per quelle pubbliche amministrazioni che non ottemperino alle prescrizioni del Cad.
In conformità con quanto disposto dalle norme sopra richiamate, per far fronte al bisogno crescente di efficienza ed innovazione nell'erogazione di servizi, i capi missione ed i funzionari responsabili della spesa sono già stati dotati della firma digitale ed è in corso la diffusione della stessa a tutto il personale del Ministero.
È inoltre prevista, entro il maggio 2009, la distribuzione di una casella di posta elettronica certificata a tutte le sedi all'estero. Le direzioni generali ed i servizi dell'amministrazione centrale ne sono già state dotate.
L'impegno da tempo profuso nella dematerializzazione cartacea, nell'istituzione di caselle di posta elettronica certificata e nella trasmissione telematica di atti a firma digitale porterà - non appena anche le altre amministrazioni avranno recepito le innovazioni già attuate al Ministero degli esteri o in via di attuazione entro pochi mesi - se non ad un virtuale azzeramento, quanto meno ad un dimezzamento della mole documentale in transito da un ufficio all'altro.
L'utilizzo di forme innovative di svolgimento dell'attività amministrativa consentirà, oltre ad una maggiore efficienza nell'erogazione dei servizi, l'abbattimento dei costi fissi che gravano sul bilancio del Mae, a tutto beneficio dello svolgimento di attività di istituto da parte della rete diplomatico-consolare all'estero.
Infine, si segnala che, per far fronte alle accresciute necessità della rete diplomatico-consolare, per due volte negli ultimi anni l'intervento del legislatore ha ampliato il contingente del personale a contratto assunto all'estero di cui all'articolo 152 del decreto del Presidente della Repubblica 5 gennaio 1967, n. 18.
L'articolo 1, comma 1317, della legge 27 dicembre 2006, n. 296, ha disposto un primo incremento di 65 unità di tale contingente «per assicurare il rispetto degli obblighi derivanti dagli impegni assunti in sede europea finalizzati al contrasto della criminalità organizzata e dell'immigrazione illegale, per le esigenze connesse alla componente
nazionale del «Sistema di informazione visti».
Successivamente, un ulteriore rafforzamento di 150 unità è stato deciso dall'articolo 14, comma 2, della legge 27 dicembre 2007, n. 246, «per le esigenze connesse al supporto alla gestione in loco dei programmi promossi da fondi, banche e organismi internazionali, nonché all'erogazione di servizi e atti consolari e alla riduzione dei tempi procedimentali».
Si è trattato di un incremento pari nel complesso al 10 per cento circa della dotazione - 2.270 unità - prevista in origine dall'articolo 152, che ha permesso di destinare risorse aggiuntive a sedi con esigenze prioritarie nello svolgimento di compiti essenziali della rete diplomatico-consolari, tra cui quelli menzionati nella presente interrogazione.
Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Alfredo Mantica.
GARAVINI, BUCCHINO, GIANNI FARINA, FEDI, NARDUCCI e PORTA. - Al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione, al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
le parti firmatarie del Contratto Collettivo Nazionale di lavoro del Comparto scuola, sottoscritto in data 29 novembre 2007, hanno concordato all'articolo 126 di rinviare, come previsto dall'Atto di Indirizzo, ad una specifica sequenza contrattuale le necessarie modifiche agli istituti contrattuali riguardanti il personale della scuola in servizio nelle istituzioni scolastiche italiane all'estero;
il suddetto CCNL ha previsto che tale sequenza dovesse essere sottoscritta entro e non oltre tre mesi dall'entrata in vigore dello stesso;
dopo otto mesi dall'entrata in vigore del CCNL scuola l'ARAN non ancora ha convocato le Parti firmatarie per l'avvio della trattativa relativa alla sequenza per il personale della scuola in servizio all'estero;
non hanno avuto esito le numerose sollecitazioni delle organizzazioni sindacali CGIL CISL UIL scuola e SNALS, che negli ultimi mesi hanno ripetutamente sollecitato l'ARAN ad avviare la trattativa, e non vi è alcuna garanzia che tale trattativa possa concludersi prima dell'inizio del prossimo anno scolastico;
le disposizioni contrattuali attualmente in vigore, sui docenti italiani all'estero, risalgono agli anni '90 e necessitano di profonde modifiche riguardo la loro selezione e la loro destinazione, l'attuazione dell'autonomia didattica, organizzativa ed economica alle scuole statali italiane all'estero, la piena applicazione dei diritti al personale docente e ATA di ruolo e con contratto a tempo determinato;
il ritardo dell'ARAN a convocare le Parti firmatarie rischia di fare slittare l'avvio delle lezioni il prossimo mese di settembre, con grave danno per migliaia di studenti italiani all'estero, e di determinare serie disfunzioni ai corsi di lingua e cultura italiani -:
quali iniziative i Ministri interrogati intendano adottare per il rispetto di quanto previsto dall'articolo 126 del vigente CCNL scuola;
se intendano sollecitare l'ARAN a promuovere l'immediato avvio della trattativa della sequenza per il personale all'estero con le organizzazioni sindacali firmatarie del CCNL scuola.
(4-00829)
Risposta. - L'atto di sindacato ispettivo in esame ha ad oggetto la richiesta di chiarimenti in merito al mancato avvio delle trattative, in sede di Agenzia per la rappresentanza negoziale delle pubbliche amministrazioni (Aran) per la sottoscrizione della sequenza contrattuale prevista dall'attuale contratto collettivo nazionale di lavoro per il comparto della scuola, relativamente al personale delle scuole italiane
all'estero. L'interrogante domanda, altresì, quali iniziative si intenda adottare al riguardo, considerati il carattere risalente delle norme attualmente in vigore, la necessità della loro modifica, le sollecitazioni delle organizzazioni sindacali e, infine, la necessità che la nuova disciplina venga concordata in tempi brevi.
Al riguardo si rappresenta quanto segue:
Il Contratto collettivo nazionale di lavoro relativo al comparto scuola, per il quadriennio 2006-2009 ed il primo biennio economico 2006-2007, è stato sottoscritto in data 29 novembre 2007. Il ritardo nella sottoscrizione è stato dovuto principalmente all'esigenza di assicurare una compiuta quantificazione ed allocazione delle risorse per il finanziamento dei rinnovi contrattuali per tutto il settore pubblico. Tali attività hanno, infatti, richiesto due accordi fra Governo e parti sociali, stipulati, rispettivamente, il 6 aprile ed il 27 maggio 2007, con il conseguente slittamento, dell'apertura dei negoziati relativi alla nuova stagione contrattuale 2006-2009;
fra i vari contratti collettivi relativi al periodo in esame, quello della scuola è stato fra i primi ad essere sottoscritti in via definitiva (dopo il Ccnl del comparto ministeri, sottoscritto il 14 settembre 2007); ciò a testimonianza della grande attenzione, dimostrata dal Governo e dall'ARAN, nei confronti del settore dell'istruzione pubblica;
il contratto in questione, tuttavia, proprio per le esigenze connesse ad una sollecita definizione del negoziato che, come sopra chiarito, si è sviluppato in ritardo rispetto ai fisiologici tempi di rinnovo (il precedente contratto era scaduto da quasi 24 mesi), non ha definito tutti gli istituti possibili, devolvendo ad altrettante successive sequenze contrattuali (cosiddette «code contrattuali»), la trattazione di una serie di discipline specifiche. Tra queste, anche quella del personale in servizio nelle istituzioni scolastiche all'estero;
di conseguenza, dopo la sottoscrizione del suddetto contratto relativo al quadriennio normativo 2006-2009, l'ARAN ha portato avanti, senza soluzione di continuità, le trattative con le parti sociali per definire le «code contrattuali» ancora incompiute:
l'8 aprile 2008 sono state sottoscritte le sequenze contrattuali relative alla ripartizione delle risorse per il finanziamento del fondo dell'istituzione scolastica ed alla valorizzazione dei personale docente;
il 28 maggio è stata sottoscritta la sequenza contrattuale prevista dall'articolo 62 dello stesso Ccnl relativa alla mobilità professionale ed alla valorizzazione del personale amministrativo, tecnico ed ausiliario - Ata;
resta, quindi, da sottoscrivere la «coda contrattuale» riguardante il personale della scuola in servizio nelle istituzioni italiane scolastiche all'estero. Ad ogni modo, la scelta dell'ARAN di posporre le suddette trattative appare pienamente giustificata dalla consistenza numerica notevolmente inferiore (circa 1000 addetti) del personale in questione rispetto a quello del comparto scuola (complessivamente oltre un milione di unità);
va, poi, precisato che, nelle more dell'adozione della citata coda contrattuale, al personale scolastico delle scuole italiane all'estero è comunque applicabile una disciplina di natura contrattuale (cfr. gli articoli da 100 a 125 dell'attuale Ccnl Scuola), il che esclude l'esistenza di lacune normative in materia;
si rappresenta, infine, che l'ARAN ha comunicato, per le vie brevi, l'intenzione di avviare quanto prima la trattativa relativa alla sequenza contrattuale per il personale all'estero, completando in tal modo l'attività contrattuale per il periodo di riferimento, così come previsto dall'articolo 126 del Ccnl Scuola.
Il Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione: Renato Brunetta.
GARAVINI. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
gli uffici esteri dell'Enit - Agenzia nazionale del turismo svolgono un'importante funzione nel promuovere l'immagine turistica dell'Italia all'estero e nel dare supporto alla commercializzazione dei prodotti turistici italiani nel mondo;
la sede di Berlino dell'Enit è stata fondata nel 1997 a seguito della riunificazione tedesca e del recupero del ruolo di capitale, che fanno di Berlino un nuovo caposaldo nella geografia europea, al fine di offrire un punto di riferimento al settore del turismo (operatori, agenzie, giornalisti) nonché ai singoli viaggiatori presenti a Berlino e nei cinque nuovi Länder;
nel corso della sua attività più che decennale nella capitale tedesca, il suddetto ufficio ha contribuito in modo rilevante a rafforzare il ruolo dell'Italia intesa come meta turistica, sfruttando al meglio anche in concerto con le numerose istituzioni e gli attori italiani e italo-tedeschi presenti sul territorio (l'istituto italiano di cultura, l'Istituto nazionale per il commercio estero, la Camera di commercio italo-germanica e le varie associazioni italiane) - le grandi potenzialità di Berlino, sede del Governo federale, di ambasciate internazionali, di numerose associazioni turistiche e portale verso i Paesi dell'Est Europa e quelli baltici;
agenzie di stampa tedesche hanno di recente diffuso la notizia secondo cui la sede di Berlino dell'Enit, dove attualmente sono impiegate quattro persone, sarà chiusa nell'estate dell'anno in corso;
da voci non confermate si apprende che, compatibilmente ad una logica di contenimento delle risorse, non è previsto il rinnovo dell'attuale contratto di affitto per i locali della struttura, che decade in data 31 luglio 2009;
la funzione finora rivestita dall'Enit non potrà essere adeguatamente svolta dall'Ambasciata, considerando la prospettiva di contenimento dei servizi conseguente alla riorganizzazione della rete consolare;
di fronte alla crisi internazionale che investe l'economia e il settore turistico, la chiusura della sede di Berlino significherebbe rinunciare ad una struttura di alto valore strategico per il rilancio del turismo verso l'Italia e ignorare il notevole potenziale di domanda turistica che caratterizza la capitale tedesca e i cinque nuovi Länder, un territorio che nel complesso conta quasi 20 milioni di abitanti -:
se il Ministro non ritenga opportuno fornire chiarimenti con riferimento al futuro della sede regionale di Berlino dell'Enit-Agenzia nazionale del turismo;
se il Ministro, nel caso che le notizie riportate in questa interrogazione risultino fondate non pensi di intervenire sulla direzione nazionale dell'Enit e sul suo consiglio d'amministrazione per richiedere una più approfondita valutazione in ordine alla chiusura della sede Enit di Berlino.
(4-02708)
Risposta. - In merito a quanto rappresentato dall'interrogante nell'atto parlamentare in esame si forniscono i seguenti elementi di risposta.
Gli uffici dell'Enit (Agenzia nazionale del turismo) in Germania sono attualmente tre e si trovano rispettivamente a Francoforte, dove opera il direttore per la Germania, a Monaco ed a Berlino. L'organico totale dell'agenzia in Germania è di tre funzionari di ruolo italiani (due a Francoforte ed uno a Monaco) e di circa 25 dipendenti locali. Per la sede di Berlino già da qualche anno non si provvede alla nomina del direttore italiano e l'organico è stato ridimensionato a quattro dipendenti, assunti localmente, per svolgere esclusivamente una funzione di raccordo in occasione di manifestazioni realizzate in loco. Va segnalato che anche i principali competitori stranieri, quali ad esempio Grecia, Spagna e Francia, non hanno uffici del turismo a Berlino, poiché la maggior parte degli operatori turistici tedeschi, delle compagnie aeree e delle relative
associazioni di categoria ha sede fra Monaco e Francoforte, città ove si concentrano le presenze degli uffici del turismo degli altri Paesi.
L'11 marzo 2009, in occasione della Borsa internazionale del turismo, la prima fiera mondiale del settore che si svolge a Berlino, l'allora Sottosegretario al turismo presso la Presidenza del Consiglio, onorevole Brambilla, ha dichiarato alla stampa che la rete Enit deve essere adattata ai mercati emergenti (Cina, India, Brasile, Paesi del Golfo, ecc.), ove oggi non è presente alcun ufficio.
Per quanto riguarda l'ufficio Enit a Francoforte il suo direttore aveva effettivamente comunicato alla nostra ambasciata di Berlino la decisione del consiglio di amministrazione di non rinnovare il contratto di affitto del locale ufficio in scadenza a luglio 2009.
Giova comunque ricordare che la normativa vigente non prevede alcun ruolo diretto per il Ministero degli affari esteri nelle decisioni relative alla riorganizzazione della rete Enit.
Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Alfredo Mantica.
GHIZZONI. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
in data 28 ottobre 2008, come denuncia un articolo pubblicato dalla «Stampa» il 30 ottobre 2008, il famoso dipinto del Narciso è stato esposto durante la puntata del programma televisivo «Porta a Porta» dal titolo «Siamo tutti narcisisti»;
il Narciso, dipinto del Caravaggio, è parte integrante del patrimonio culturale nazionale e pertanto deve essere oggetto di tutte le misure e i provvedimenti volti a tutelarne il valore inestimabile e a salvaguardarne la fragilità;
l'intervento richiamato in premessa fa sorgere numerosi dubbi circa l'opportunità o meno di esporre all'interno di uno studio televisivo per finalità tutt'altro che scientifiche un opera di tale valore artistico e culturale;
il Ministro per i Beni e le Attività culturali ha il dovere istituzionale di svolgere attività di tutela e salvaguardia del patrimonio artistico e culturale italiano -:
con quali atti il Ministro interrogato e il Soprintendente speciale per il polo museale romano Prof. Claudio Strinati hanno predisposto il trasferimento del Narciso negli studi televisivi del programma «Porta a Porta» e se, nel predisporre una simile operazione, siano stati valutati tutti gli eventuali rischi e siano stati presi i dovuti accorgimenti onde evitare che un'opera d'arte di tale delicatezza e di inestimabile valore fosse esposta ad eventuali danni;
quali motivazioni scientifiche e culturali sono state addotte per giustificare un simile provvedimento e quali siano stati i costi che il Ministero ha dovuto affrontare per organizzare, predisporre e realizzare il suddetto trasferimento.
(4-01530)
Risposta. - In risposta all'interrogazione parlamentare indicata in oggetto, con la quale l'interrogante chiede con quali provvedimenti sia stato predisposto il trasferimento del dipinto del Narciso dal Museo nazionale di palazzo Barberini agli studi televisivi; se siano stati valutati gli eventuali rischi cui l'opera d'arte veniva esposta; quali motivazioni scientifiche e culturali hanno giustificato un simile provvedimento e quali costi siano stati affrontati per il trasporto, si osserva quanto segue.
La Soprintendenza del polo museale di Roma, incaricata alla tutela del dipinto del Narciso del Caravaggio, per l'esposizione del dipinto nella trasmissione televisiva «Porta a Porta» del 28 ottobre 2008, ha preso tutti gli accorgimenti onde evitare che nel trasporto un'opera d'arte di tale tenore, data la sua delicatezza e l'inestimabile valore, fosse esposta a eventuali danni.
In particolare, l'opera de quibus è stata imballata a norma di legge e assistita dalla squadra di restauratori e tecnici del Museo nazionale di palazzo Barberini che hanno
vigilato tutto il trasporto dal museo agli studi televisivi e infine al rientro al museo.
Preme far presente che l'opera è stata prelevata da museo alle ore 14 del 28 ottobre 2008 ed è stata riportata alle ore 20 dello stesso giorno in perfette condizioni.
Infatti, pochi giorni dopo la trasmissione televisiva, è stato possibile esporre il dipinto, con relativa autorizzazione ministeriale e con il vaglio dell'Istituto centrale del restauro a Milano, alla mostra «Anima dell'acqua».
Quanto alle motivazioni scientifiche e culturali che hanno indotto alla presentazione dell'opera nella trasmissione televisiva, queste sono legate al fatto che, da una parte, la trasmissione era dedicata al tema della «tutela del patrimonio» e del «narcisismo»; in tal modo è stato possibile stimolare l'ammirazione del pubblico puntando proprio sull'importanza e il significato dell'opera.
Dall'altra dalla presenza in trasmissione del sottoscritto che in qualità di Ministro per i beni e le attività culturali era simbolicamente accompagnato dall'insigne capolavoro.
Infine, con riguardo ai costi che sono stati affrontati, si fa presente che il ministero non ha dovuto sopportare alcuna spesa in occasione del trasferimento, in quanto il trasporto è stato assicurato a titolo di sponsorizzazione dalla società Arteria, che è una delle società italiane più importanti nel settore, mentre l'assicurazione è stata integralmente coperta, anche a titolo di sponsorizzazione, dalla società AON che è una delle società di universale fama e di totale affidabilità nel settore.
Il Ministro per i beni e le attività culturali: Sandro Bondi.
GIACHETTI. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
lo scorso 19 gennaio, nel pieno centro di Mosca, un killer ha ucciso la reporter Anastasia Baburova, collaboratrice del quotidiano Novaia Gazeta (la stessa testata per la quale lavorava Anna Politkovskaia, la giornalista uccisa nel 2006) e l'avvocato Stanislav Markelov, che difendeva una ragazza cecena assassinata dall'ex colonnello russo Budanov;
la Baburova è il quinto giornalista ucciso in Russia negli ultimi dodici mesi e Markelov il settimo avvocato in dieci anni;
l'eliminazione di giornalisti e personalità impegnate nella denuncia dei crimini delle forze russe in Cecenia e nella rivendicazione del rispetto dei diritti umani sembra riproporre con tutta la sua drammaticità l'urgenza di affrontare la «questione russa», un Paese che per citare Renzo Foa su Il Giornale del 23 gennaio 2008 «se non è ancora completamente all'interno dei confini dell'Europa, condiziona per le sue risorse, la sua collocazione e la sua potenza il presente e il futuro del continente»;
sembra essere di tutta evidenza all'interrogante che l'Europa, di fronte ai massacri della guerra russo-cecena, abbia abdicato alla volontà di intervenire presso il Governo di Mosca per contribuire a porre un limite ai disastri e alle stragi perpetrate in territorio ceceno;
il Presidente del Consiglio Berlusconi che, come noto, rivendica una forte amicizia con Vladimir Putin, avrebbe indicato tra le priorità al neopresidente degli Stati Uniti Obama il miglioramento dei rapporti con la Russia, nell'ottica di una maggiore stabilità delle relazioni internazionali -:
se il Ministro interrogato non ritenga di promuovere, come Governo, in ambito comunitario e internazionale, una posizione ancora più incisiva nei confronti del Governo russo al fine di chiarire le responsabilità degli omicidi in premessa;
se non ritenga di sollecitare Mosca ad esprimere una chiara volontà politica di non lasciare impuniti gli omicidi ai danni di chi muove critiche ai poteri costituiti, e se non ritenga opportuno, più in generale, chiedere con fermezza e coerenza una piena tutela dei diritti umani.
(4-02120)
Risposta. - In merito a quanto, rappresentato dall'interrogante nell'atto parlamentare in esame, si forniscono i seguenti elementi di risposta.
La situazione dei diritti umani nella Federazione Russa è stata discussa il 4 febbraio 2009 in occasione della Revisione Periodica Universale (UPR) al Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite.
La UPR è un meccanismo in base al quale tutti gli Stati membri delle Nazioni Unite vengono ciclicamente esaminati sotto il profilo del rispetto dei diritti umani. L'esame dello Stato avviene generalmente sulla base di 3 documenti (predisposti rispettivamente dallo Stato in considerazione, dall'ONU e dalle organizzazioni non governative - Ong) e si svolge in un dibattito interattivo, in cui le delegazioni governative e le Ong possono porre domande e fare raccomandazioni sullo stato dei diritti umani.
Dal rapporto predisposto dalle Nazioni Unite in vista della UPR, emerge che la situazione dei diritti umani nella Federazione Russa presenta criticità. Tra gli aspetti che continuano a destare maggiore preoccupazione vi sono le limitazioni alla libertà di espressione e di stampa ed alle Organizzazioni della società civile, il funzionamento del sistema giudiziario e la situazione nel Caucaso del Nord, come testimoniano i recenti omicidi di Anastasia Baburova, giornalista del quotidiano «Novaya Gazeta», e di Stanislav Markelov, avvocato impegnato per la tutela dei diritti civili in Cecenia. A seguito di tali omicidi, l'Unione europea ha emesso, il 20 gennaio 2009, una dichiarazione ove esprime grave preoccupazione per l'aumento degli attacchi nei confronti di difensori dei diritti umani, giornalisti ed attivisti, e per chiedere alle autorità russe di garantire un'indagine completa ed imparziale su tali omicidi.
L'Italia ha ribadito le suddette preoccupazioni in sede di esame periodico universale della Federazione Russa al Consiglio dei diritti umani. Tra le domande e le raccomandazioni rivolte a Mosca, il nostro Paese ha chiesto di fare luce sugli omicidi del difensore dei diritti umani Stanislav Markelov e della giornalista Anastasiya Baburova e di adottare ulteriori misure per garantire la libertà di espressione e proteggere il lavoro dei giornalisti e dei difensori dei diritti umani.
Tali episodi sono stati ricordati anche dal Presidente della Commissione europea in occasione della sua visita a Mosca, insieme ad una delegazione della Commissione, il 6 febbraio 2009. Nel corso di una conferenza stampa con il Primo Ministro Putin, Barroso ha evocato la preoccupazione dell'opinione pubblica europea.
Per quanto riguarda la giornalista Anna Politkovskaia, uccisa il 7 ottobre 2006 a Mosca, il 19 febbraio 2009 si è concluso, con l'assoluzione dei quattro imputati, il processo di primo grado per il suo omicidio, iniziato nel novembre 2008. La giuria ha sentenziato la loro innocenza per insufficienza di prove.
L'ufficio del procuratore generale ha annunciato l'intenzione di ricorrere contro il verdetto di non colpevolezza, denunciando le «quotidiane» violazioni dei principi del giusto processo.
A seguito dell'assoluzione, la corte militare competente ha deciso di restituire il fascicolo sul caso al comitato investigativo presso la Procura generale, al fine di svolgere nuove indagini e far luce sull'episodio criminoso.
Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Alfredo Mantica.
GRIMOLDI, D'AMICO, FEDRIGA, DAL LAGO, VOLPI, CONSIGLIO, NICOLA MOLTENI, TORAZZI, GOISIS, FORCOLIN, GIDONI, BONINO e PINI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
nella giornata di martedì 21 aprile 2009, a Milano, presso l'Università degli Studi, si sono verificati gravi episodi di aggressione nei confronti di militanti della Lega Nord;
in particolare militanti del Movimento Universitario Padano sono stati intimiditi, insultati e malmenati con spinte, pugni e calci da un gruppo organizzato di
ragazzi di sinistra mentre distribuivano, in maniera pacifica e senza arrecare alcun disturbo, materiale di propaganda all'interno della sede di Scienze Politiche in via Conservatorio in vista delle elezioni universitarie del prossimo maggio;
questi episodi si continuano a susseguire da molto tempo ai danni del Movimento Universitario Padano e di altre formazione di centro destra e sono già stati oggetto di interrogazioni parlamentari;
nonostante gli interventi del Rettore e del Preside di Facoltà per garantire la libertà di opinione, le intimidazioni da parte dei collettivi universitari continuano indisturbate;
nei mesi scorsi numerosi quotidiani locali e nazionali hanno raccolto le testimonianze degli scontri;
fatti come quelli riportati sono di estrema gravità e sono intollerabili, perché compromettono la libertà di diffusione del pensiero politico sancita dalla Costituzione;
a tre settimane dalle consultazioni elettorali in università è necessario ristabilire urgentemente le regole fondamentali di democrazia -:
quali iniziative il Governo intenda adottare per evitare il ripetersi degli episodi di violenza, per garantire la libertà di pensiero, per tutelare coloro che esercitano tale diritto e per ristabilire le regole di normale convivenza ai fini del corretto svolgimento delle elezioni universitarie.
(4-02850)
Risposta. - Il 22 aprile 2009 alcuni organi di stampa milanesi hanno riportato la notizia di un'aggressione subita, il giorno precedente, da militanti del Movimento universitario padano. Secondo la ricostruzione giornalistica, l'episodio è avvenuto nei pressi della sede della facoltà di scienze politiche dell'Università statale di Milano, in concomitanza con la distribuzione di materiale informativo da parte di studenti simpatizzanti della Lega Nord, in vista delle elezioni al Senato accademico.
Il responsabile del Movimento Universitario Padano ha poi riferito l'accaduto alle forze di polizia, ridimensionando l'episodio, descritto come un breve contatto fisico tra uno degli attivisti del Movimento e un altro soggetto, presumibilmente dell'area della sinistra antagonista, che aveva gettato per terra alcuni volantini di propaganda elettorale. Nessuno dei due studenti avrebbe riportato danni fisici. Non risulta essere stata presentata denuncia da parte della vittima dell'aggressione.
Sino al 14 maggio 2009 - data ultima delle operazioni di voto universitario - la questura di Milano ha predisposto servizi nelle adiacenze delle sedi universitarie interessate dalle elezioni. Ciò ha consentito il corretto svolgimento delle operazioni di voto, di scrutinio e la successiva proclamazione degli eletti.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Alfredo Mantovano.
IANNACCONE. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
si è appreso, in modo peraltro informale, che verranno ridimensionati, nel quadro dei tagli per la razionalizzazione dei servizi minori dei Carabinieri, i servizi di motovedetta ed unità navali nei porti di Agropoli (Salerno), Torre del Greco (Napoli) e nel casertano;
le motovedette di stanza in questi porti partecipano alle operazioni di soccorso in mare e di controllo della pesca, vigilando sull'assistenza dei bagnanti ed al diporto specialmente durante la stagione estiva;
la costante presenza ed operatività delle unità navali dei Carabinieri, attraverso il coordinamento delle Capitanerie di porto e della Guardia costiera, assicurano quella necessaria attività di prevenzione e di controllo via mare al fine di contrastare il traffico di droga, armi e clandestini -:
quali provvedimenti il Ministro interrogato abbia intenzione di adottare al fine
di evitare l'eventuale soppressione e/o trasferimento delle unità navali lungo le coste della Campania in considerazione dello straordinario lavoro svolto dal Corpo dei Carabinieri.
(4-01913)
Risposta. - In base alle informazioni fornite dalla prefettura di Napoli e dal ministero della difesa, allo stato non è prevista la soppressione dei servizi di motovedetta dei carabinieri dislocati a Torre del Greco (Napoli) e ad Agropoli (Salerno). La prefettura di Salerno ha comunicato, altresì, che il Comando provinciale dell'Arma dei carabinieri, nell'ambito di una razionalizzazione del servizio navale, ha predisposto, a partire dal 10 gennaio 2008, una riorganizzazione dei servizi navali minori, maggiormente rispondente alle esigenze del territorio. È stata effettuata la sostituzione delle motovedette classe 200 in dotazione ai nuclei di Amalfi e Sapri con battelli pneumatici a carena rigida impiegati dal 1o agosto al 31 ottobre di ogni anno, in un periodo più critico a causa dell'alta concentrazione di natanti in quel tratto marino.
L'impiego di queste imbarcazioni è predisposto, in base alle esigenze, dai comandi di compagnia territorialmente competenti ed è regolato dal Comando provinciale, che ha in dotazione anche una motovedetta classe 600 al reparto di Salerno e una motovedetta classe 200 a quello di Acropoli. In provincia di Caserta, infine, è in servizio una motovedetta dei Carabinieri con base a Castel Volturno.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Alfredo Mantovano.
LO MONTE. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 1 comma 265 della legge 296/06 prevede la prelazione a favore degli enti locali e dei soggetti pubblici gestori delle aree protette, nel caso di dismissione di tratte ferroviarie e dei connessi immobili strumentali nonché di pertinenze e accessori, che siano ubicate in aree protette;
la tratta ferroviaria Alcantara-Randazzo è stata dismessa dal 2001 e copre un tratto che va da una zona in prossimità della foce del Fiume Alcantara, tra Taormina e Giardini Naxos, per arrivare fino a Randazzo, la cui stazione terminale si trova a poche centinaia di metri dalla stazione della ferrovia circumetnea;
l'Ente Parco fluviale dell'Alcantara, su sollecitazione del Comune di Motta Camastra, fin dal 27 luglio 2007 si è attivato al fine di avviare le trattative per l'acquisizione della tratta dismessa Alcantara-Randazzo avanzando il diritto di prelazione di cui all'articolo 1 comma 265 della legge n. 296 del 2007;
in data 20 dicembre 2004 è stato firmato un Protocollo d'Intesa finalizzato all'utilizzo della tratta ferroviaria dismessa Alcantara-Randazzo, dai seguenti soggetti: Ente Parco fluviale dell'Alcantara; Assessorato Regione Sicilia Territorio e Ambiente; l'Assessorato Regione Sicilia al Turismo; l'Assessorato Regione Sicilia alla Cooperazione; l'Assessorato Regione Sicilia Beni Culturali e Architettonici; l'Assessorato Regione Sicilia Agricoltura e Foreste; le Province di Catania e Messina e Trenitalia;
l'acquisizione della tratta dismessa in questione consentirebbe non solo una mobilità «dolce» e «sostenibile» per l'ambiente ma anche la valorizzazione delle stazioni interessate che diventerebbero così sia «porte» che «vetrine» del Parco;
il territorio del Comune di Randazzo insiste su tre parchi regionali: dell'Alcantara, dell'Etna e dei Nebrodi;
in data 21 novembre 2008 il Commissario Straordinario dell'Ente Parco fluviale dell'Alcantara in una lettera inviata alla Ferservizi ha riconfermato la volontà di avvalersi del diritto di prelazione come previsto dall'articolo 1 comma 265 della legge n. 296 del 2006 a favore dei soggetti pubblici gestori di aree protette, sottolineando
al contempo la disattenzione di Ferservizi rispetto alla richiesta avanzata fin dal 2007 da parte dell'Ente Parco;
l'Ente Parco fluviale dell'Alcantara, sempre con la lettera inviata a Ferservizi in data 21 novembre 2008, ha diffidato la stessa dall'operare qualsivoglia alienazione in assenza del benestare dell'Ente Parco;
nel Consiglio dell'Ente Parco dell'Alcantara figurano i Sindaci dei Comuni di Giardini Naxos, Taormina, Gaggi, Graniti, Motta Camastra, Francavilla di Sicilia, Mojo, Alcantara, Malvagia, Roccella, Valdemone, Calatabiano, Castiglione di Sicilia e Randazzo, unitamente ai Presidenti delle Province di Messina e Catania, i quali hanno approvato una mozione per l'acquisizione ed il recupero della citata tratta ferroviaria dismessa, impegnando in tal senso l'Ente Parco;
la tratta dismessa Alcantara-Randazzo versa attualmente in uno stato di accentuato e completo abbandono, e costituisce essa stessa un elemento di degrado ambientale per l'area dell'Ente Parco dell'Alcantara -:
quali iniziative intendano intraprendere nei confronti della Ferservizi società del Gruppo Ferrovie dello Stato, al fine di rispondere positivamente, ed in tempi brevi, alla richiesta di acquisizione da parte dell'Ente Parco dell'Alcantara della tratta ferroviaria dismessa Alcantara-Randazzo, tenuto conto del diritto di prelazione disposto dall'articolo 1 comma 265 della legge n. 296 del 2006;
se successivamente alla data del 27 luglio 2007, quindi dopo l'esercizio della prelazione da parte dell'Ente Parco fluviale dell'Alcantara, siano state poste in essere, attivate o perfezionate o concluse alienazioni a titolo oneroso o meno di qualsiasi immobile facente parte, connesso o strumentale della tratta ferroviaria dismessa Alcantara-Randazzo, e in tal caso come sia potuto succedere e per quali motivi sia stato impedito all'Ente Parco di esercitare la prelazione come previsto dalla legislazione vigente.
(4-02808)
Risposta. - In riferimento all'interrogazione indicata in esame, si forniscono i seguenti elementi di risposta.
La tratta ferroviaria Alcantara-Randazzo, con una estesa di circa 37 chilometri, percorre la valle dell'Ancantara situata in un territorio di grande interesse naturalistico ed ambientale compreso nel parco regionale fluviale dell'Alcantara.
Negli anni '90 è stata chiusa all'esercizio e poi dichiarata da Rete ferroviaria italiana (RFI) non più strumentale al proprio servizio ferroviario.
Si precisa che l'iter procedurale di dismissione della tratta in questione era stato avviato dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti con nota in data 6 settembre 2002, prot. 0884, a seguito di richiesta in data 1o agosto 2002 dell'amministratore delegato di Rfi, nel rispetto della procedura prevista dall'articolo 2 dell'atto di concessione per la gestione dell'infrastruttura ferroviaria nazionale (decreto ministeriale 138-T del 31 ottobre 2000) e dal decreto legislativo 11 settembre 2000, n. 296.
Inoltre, si fa presente che successivamente, l'ispettorato logistico dell'esercito ed il Ministero dell'economia e delle finanze avevano comunicato il loro parere favorevole alla dismissione, mentre la Regione Siciliana - assessorato del turismo delle comunicazioni e dei trasporti aveva manifestato l'interesse per un riutilizzo ferroviario della tratta in questione sulla base delle seguenti considerazioni.
La Regione Siciliana, come anche la provincia regionale di Catania, fermo restando la mancanza di interesse di Rfi spa alla continuazione dell'esercizio ferroviario, hanno manifestato interesse, formalizzato con apposita nota inviata proprio alla società Rfi spa, ad un riutilizzo sempre ferroviario della tratta Alcantara-Randazzo mediante però acquisizione della stessa alla infrastruttura di trasporto della ferrovia circumetnea, per consentire a quest'ultima uno sbocco sulla direttrice ferroviaria Messina-Catania-Siracusa nella stazione di Alcantara. A parere della Regione il tracciato, gestito però da Ferrovia circumetnea che si prefigge una missione istituzionale diversa da Rfi, si presterebbe ad una migliore
riscoperta e rilancio turistico in chiave naturalistica dei territori attraversati.
Come affermato dalla regione, l'attuazione del progetto presuppone il compimento del programma di potenziamento dell'intera infrastruttura in una prospettiva di lungo termine. Detto progetto prevede, fra l'altro, oltre alla trasformazione in ferrovia metropolitana delle tratte urbane e suburbane della stessa, anche la riconversione delle restanti tratte del tracciato dallo scartamento metrico a quello ordinario, senza il quale non si potrebbe realizzare la saldatura del binario della ferrovia circumetnea con quello di TUFI.
Infine, la Regione Siciliana, alla luce di una politica di rilancio produttivo dei territori interessati, ritiene opportuno mantenere inalterato l'attuale stato dell'infrastruttura per consentirne una sua riacquisizione alla destinazione trasportistica sia pure con finalità diverse da quelle che ne hanno caratterizzato l'esercizio da parte di Rfi spa.
Pertanto, dalla documentazione agli atti del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, lo stato giuridico e di fatto della linea ferroviaria Alcantara-Randazzo risulterebbe inalterato in attesa che la Regione Siciliana sviluppi il proprio progetto di riqualificazione della linea per il riutilizzo dell'esercizio dei trasporti attraverso il gestore ferrovie circumetnea. L'iter procedurale di dismissione della tratta non risulta ancora formalmente concluso con la emissione del relativo decreto ministeriale del Ministero delle infrastrutture e trasporti.
La proprietà della linea dismessa e delle case cantoniere ad essa connesse è stata trasferita da Rete ferroviaria italiana a Ferrovie real estate per effetto della scissione del 4 agosto 2006 e, da Ferrovie real estate a Ferrovie dello Stato attraverso la scissione totale del 18 maggio 2007. Ferrovie dello Stato ne ha poi affidato la relativa custodia e tutela a Rete ferroviaria italiana.
Le procedure di alienazione del patrimonio di Ferrovie dello Stato, in via generale, prevedono la proposizione al mercato dei singoli beni tramite gare che tengono conto per gli enti locali/soggetti pubblici della possibilità, da parte degli stessi, di esercitare il diritto di prelazione o preferenza ai sensi della legge n. 210 del 1985, ovvero ai sensi della legge n. 296 del 2006 (finanziaria dello Stato per l'anno 2007), e, in via prioritaria, ai sensi del decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42 «Codice dei beni culturali e del paesaggio, ai sensi dell'articolo 10 della legge 6 luglio 2002, n. 137».
Ferservizi spa è gestore dei servizi immobiliari per i beni delle società del gruppo Ferrovie dello Stato e opera in accordo con gli input resi noti dalle società mandatarie.
In data 27 luglio 2007 sulla tratta in questione l'Ente parco dell'Alcantara ha fatto pervenire una nota con la quale ha manifestato l'intenzione di esercitare il diritto di prelazione ai sensi della citata legge 296 del 2006.
Gli enti autorizzati hanno la possibilità di esercitare il diritto di prelazione nel corso dello svolgimento di una normale procedura di gara per alienazione ma, in relazione alla linea dismessa in parola, nessun procedimento di gara è mai stato attivato dal gruppo Ferrovie dello Stato.
Ferrovie dello Stato fa sapere che per quanto riguarda i piani di dismissione, è stata attuata una sola gara relativa alle tre case cantoniere sulla tratta in oggetto, condizione che ha determinato l'attenzione da parte degli enti pubblici locali.
In data 16 aprile 2009 si è tenuta presso il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti una riunione afferente il «recupero ed adattamento della linea ferroviaria Alcantara - Randazzo» in cui è stata condivisa la necessità di interrompere i procedimenti di gara. I procedimenti in questione sono pertanto stati ufficialmente annullati in data 30 aprile 2009.
In merito infine alla dismettibilità della linea, in riferimento anche alla richiesta fatta dall'Ente parco fluviale dell'Alcantara, Ferrovie dello Stato sta verificando le condizioni tecnico/giuridico/amministrative degli aspetti in trattazione.
Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti: Altero Matteoli.
MANCUSO, FRASSINETTI, GIAMMANCO, MANNUCCI e SARUBBI. - Al Ministro della giustizia, al Ministro dell'interno, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro della difesa, al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere, premesso che:
i Corpi della Polizia di Stato, della Guardia di Finanza, dei Carabinieri, del Corpo Forestale dello Stato e della Polizia Penitenziaria, si avvalgono di Nuclei Cinofili e Reparti a Cavallo;
solo recentemente sono state pubblicizzate attività di affidamento dei cani al termine della carriera, a conoscenza dell'interrogante solo dalla Polizia di Stato;
solo recentemente alcuni Corpi, come quello Forestale dello Stato, hanno impiegato cani provenienti da canili-rifugi, svolgendo così anche se nei piccoli numeri, un'ottima azione di riabilitazione per questi quattrozampe sfortunati;
non si possono applicare ad esseri viventi e senzienti regole per la dismissione di automezzi o scrivanie -:
quanti siano i cani e i cavalli impiegati dai diversi Corpi e quale sia la loro provenienza;
se non ritengano di disporre regole nella dismissione dei cani e dei cavalli che tengano conto del loro status di esseri senzienti, senza valutazioni economiche, per evitare situazioni di maltrattamento degli animali stessi e consentire un risparmio per le casse pubbliche.
(4-00863)
Risposta. - I corpi di polizia dello Stato sono dotati di un servizio cinofilo e di un servizio a cavallo, a eccezione della guardia di finanza che utilizza solo i cani, in prevalenza pastori tedeschi. Gli animali, nella maggior parte dei casi, vengono acquistati da allevamenti nazionali e internazionali da commissioni che devono valutare gli aspetti morfologici, fisici e attitudinali, oltre alla congruità del costo. Negli ultimi anni sono stati acquisiti cani provenienti da canili municipali o da donazioni private.
In alcuni casi, essi sono di proprietà degli stessi conduttori e concessi in comodato all'amministrazione di appartenenza, che li mantiene a spese dello Stato. Il loro numero varia a seconda dei corpi di polizia. La polizia penitenziaria è dotato di un servizio cinofili che conta 40 cani operativi antidroga dislocati su 8 regioni e di un servizio a cavallo che dispone di 22 esemplari ospitati in 2 maneggi. L'Arma dei carabinieri dispone di 224 cani e 363 cavalli, mentre la polizia di Stato dispone di 200 cavalli e 227 cani. Il Corpo forestale dello Stato possiede, invece, 33 unità cinofile e 128 cavalli nei 26 reparti ippomontati, mentre la guardia di finanza che, come già detto, utilizza solamente cani, ne possiede circa 400.
L'alienazione degli animali non più idonei al servizio avviene secondo norme previste dai regolamenti dei vari corpi di polizia. Il regolamento dell'Arma dei carabinieri prevede che essa avvenga unicamente a favore di richiedenti che abbiano rilasciato apposita dichiarazione a non macellare o utilizzare per scopi sperimentali o scientifici l'animale, nonché a impiegarlo nel rispetto delle norme che garantiscono la protezione e il benessere degli animali. I cavalli della polizia di Stato, invece, sono ospitati a vita in strutture delle forze armate e delle forze di polizia, ovvero affidati gratuitamente a privati con il vincolo del divieto di macellazione. Una commissione istituita con decreto ministeriale indica in maniera dettagliata i criteri di dismissione dei cavalli vecchi e malati, non più idonei ai servizi istituzionali, prevedendo la cessione a titolo gratuito. A cessione avvenuta, si redige un verbale con il quale si impone al soggetto acquirente il vincolo del mantenimento in vita dei cavalli, prevedendo controlli periodici da parte del Servizio reparti speciali.
La procedura di affidamento degli animali non più idonei ai servizi di istituto prevede la pubblicazione di un avviso pubblico anche sul sito internet della polizia di Stato, accessibile a tutti i cittadini. Per quanto riguarda la guardia di finanza, i cani non più idonei vengono quasi sempre affidati al militare conduttore che ne ha
fatto richiesta, con il quale hanno lavorato per anni. Un'attenzione particolare viene, però, rivolta alle richieste avanzate da privati cittadini che necessitano di attività di pet-therapy, alle amministrazioni pubbliche e alle associazioni dotate di personalità giuridica che operano nel campo della cinofilia e offrono servizi di pubblica utilità. Negli altri casi l'animale viene ceduto a chi ne ha fatto richiesta secondo una graduatoria che tiene conto dell'ordine cronologico della presentazione della domanda. Gli animali che versano in gravi condizioni e che non trovano collocazione vengono trattenuti nella sede di allevamento del Corpo, al fine di garantire loro adeguate terapie.
Per il Corpo della polizia penitenziaria - istituito in tempi relativamente recenti - non si è ancora reso necessario procedere alla riforma dal servizio per i cavalli, mentre per i cani si è provveduto a costituire le commissioni. I cani ritenuti non idonei sono collocati a riposo e si dà avvio alle procedure per il loro affidamento, secondo le previsioni del Regolamento di contabilità generale dello Stato, dando la priorità alle richieste provenienti da chi ha operato con il cane o ad appartenenti al Corpo che, comunque, ne siano stati a contatto.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Alfredo Mantovano.
MARINELLO. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
da un anno sarebbe stata presa la decisione di sopprimere il servizio della motovedetta dei Carabinieri 206 di stanza a Sciacca (Agrigento), nell'ambito di una più generale riorganizzazione e ridimensionamento dei servizi navali dell'Arma;
tale motovedetta è l'unica dei Carabinieri dislocata in tale sito e perlustra una fascia costiera che va da Sciacca a Capo Bianco e da Sciacca a Porto Palo per circa 30 miglia marine, fornendo un servizio di controllo e sorveglianza di grande
utilità, soprattutto durante i mesi estivi, in località balneari come Capo San Marco, Torre Macauda e Secca Grande;
la soppressione del servizio della motovedetta CC 206 di Sciacca causerebbe un vuoto di sicurezza e di controllo, anche per la flotta di pescherecci del luogo, la terza per dimensione in Italia;
per alcuni porti, come Santa Maria di Leuca, elencati insieme a Sciacca per la soppressione del servizio di pattugliamento navale dei Carabinieri in base alla razionalizzazione di cui sopra, la decisione è stata rivista e la motovedetta mantenuta -:
se corrisponda al vero l'intenzione di sopprimere il servizio di vigilanza navale dei Carabinieri dal porto di Sciacca ed in caso affermativo se non si ritenga assolutamente necessario rivedere tale decisione mantenendo l'attività del pattugliamento navale con base nel suddetto porto.
(4-01977)
Risposta. - Il dispositivo navale dell'Arma dei carabinieri, composto da circa 160 motovedette, risulta costituito da unità in gran parte obsolete, in quanto acquisite negli anni settanta/ottanta. Ciò ha comportato, sin dal 1997, la necessità di razionalizzare e snellire l'intero comparto. Il comando generale dell'Arma dei carabinieri, d'intesa con i Ministeri dell'interno e della difesa e sentiti i comandi generale della guardia di finanza e delle capitanerie di porto, ha concordato un piano volto a ridurre l'intero dispositivo in campo nazionale, in modo da evitare la sovrapposizione di motovedette delle diverse forze di polizia sullo stesso territorio di competenza. Nella provincia di Agrigento sono presenti quattro motovedette, di cui una di classe 800 a Lampedusa, una di classe 600 a Porto Empedocle una di classe 500 a Licata e una di classe 200 a Sciacca. Per l'anno 2009 è prevista, in Sicilia, la soppressione di 6 servizi, tra cui quelli di Sciacca e Licata.
Secondo il comando provinciale dell'Arma dei carabinieri sia la motovedetta classe 500 di Licata (costruita nel 1983) sia
la motovedetta classe 200 di Sciacca (costruita nel 1987) risultano di non conveniente riparazione e con modesta attività operativa. La soppressione delle due unità navali consentirà comunque di recuperare 6 unità organiche (4 militari a Licata e 2 a Sciacca) che, impiegate presso le rispettive stazioni carabinieri, contribuiranno a rafforzare l'azione di prevenzione nelle aree interessate.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Alfredo Mantovano.
MECACCI, BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
il 19 febbraio 2003, la Camera dei Deputati ha approvato, con 345 voti a favore e 38 contrari, la Mozione sulla campagna «Iraq Libero, unica alternativa alla guerra», con la quale impegnava il Governo «a sostenere presso tutti gli organismi internazionali e principalmente presso il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, l'ipotesi di un esilio del dittatore iracheno»;
la campagna «Iraq Libero, unica alternativa alla guerra», è stata sostenuta dalla maggioranza assoluta del parlamento tra cui 303 parlamentari di centrodestra, 193 di centrosinistra, 15 membri del Governo italiano e 46 parlamentari europei italiani su 87 e che tale campagna è notoriamente giunta a un passo dal successo -:
se dagli atti depositati presso la Presidenza del Consiglio dei ministri risulti quale sia il contenuto del «Memorandum» trasmesso dal Presidente del Consiglio dei ministri Silvio Berlusconi a Muammar Gheddafi, del quale hanno parlato organi di stampa nel febbraio 2003 e, in particolare, se tale Memorandum contenesse la proposta di esilio per Saddam Hussein;
se corrisponda al vero quanto riportato nei Diari di Aznar desecretati e pubblicati da El Pais sull'incontro del 22 febbraio 2003 a Crawford, quattro settimane prima dell'invasione dell'Iraq, tra il presidente George Bush e l'allora premier spagnolo, al quale il Presidente del Consiglio dei ministri sarebbe stato collegato telefonicamente insieme a Tony Blair e nel corso del quale Bush avrebbe informato Aznar che «Gheddafi ha detto a Berlusconi che Saddam se ne vuole andare» e che esisteva la possibilità dell'esilio;
se non ritenga che il leader libico abbia svolto un ruolo teso non a favorire la soluzione dell'esilio come alternativa alla guerra, ma a determinarne il fallimento, visto il sabotaggio da lui messo in atto nel vertice della Lega Araba di Sharm el Sheik del 1° marzo 2003, che era stato convocato anche per discutere e trovare il consenso sulla proposta di esilio avanzata dagli Emirati Arabi Uniti e che Saddam avrebbe in quel caso accettato, a differenza di quanto più volte dichiarato anche in Parlamento dal Ministro degli affari esteri Frattini.
(4-03006)
Risposta. - Dagli atti del Ministero degli affari esteri non risultano documenti inerenti ad un «memorandum» - che sarebbe stato trasmesso dal Presidente del Consiglio dei Ministri al Leader libico Gheddafi - nel quale si faccia riferimento a una proposta d'esilio per Saddam Hussein.
Per quanto concerne il vertice della Lega araba svoltosi a Sharm el-Sheik il 1o marzo 2003, l'ambasciata d'Italia al Cairo riferì a suo tempo di un esito sostanzialmente positivo, sancito dall'approvazione unanime di un comunicato finale «bilanciato», con il quale i Paesi membri della Lega, tra le altre cose, rivolgevano un appello a tutti i Paesi ad appoggiare gli sforzi arabi miranti ad evitare la guerra, attraverso l'applicazione integrale della risoluzione 1441.
Sulla specifica questione dell'eventuale esilio del presidente iracheno Saddam Hussein, la nostra ambasciata riferí che la relativa proposta avanzata dagli Emirati Arabi Uniti non fu discussa avendo suscitato la violenta reazione della delegazione irachena. Il Ministro Frattini dichiarò, appunto,
in Parlamento che il Governo italiano aveva non solo condiviso, ma anche esplorato la possibilità che si arrivasse ad un esilio di Saddam Hussein. Ma i risultati dei contatti erano stati negativi e la risposta che era stata sempre data era quella di un'indisponibilità del dittatore iracheno a tale prospettiva.
Da successivi colloqui con interlocutori della Lega, la nostra ambasciata al Cairo riferì che le stesse autorità emiratine sarebbero state coscienti che la loro proposta non avrebbe trovato consensi nella maggioranza dei membri della Lega, e questo non già per simpatia per Saddam ma per non stabilire un precedente lesivo di quel sacro principio della Lega araba che è la non ingerenza negli affari interni.
Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Stefania Gabriella Anastasia Craxi.
MELCHIORRE e TANONI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per l'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
nella notte tra venerdì 2 e sabato 3 dicembre 2005 la nave cementiera battente bandiera georgiana Margaret - lunga 84 metri, 2.643 tonnellate di stazza -, diretta verso il porto di Varna in Bulgaria, si è andata ad infrangere contro la diga foranea del porto mercantile di La Spezia;
in occasione di tale incidente l'intero equipaggio fu prontamente tratto in salvo e il carburante fu aspirato dai serbatoi, limitando così il pericolo di fuoriuscita di idrocarburi;
da tale data, il relitto della nave Margaret giace ancora semi-affondato nella medesima posizione assunta al momento della collisione, in acque destinate all'allevamento di molluschi e a poca distanza da un impianto di pescicoltura;
inoltre, nel raggio di poche miglia dal sito di affondamento si trova un'area di tutela marina annessa al Parco regionale di Portovenere, un'area marina protetta annessa al Parco nazionale delle Cinque Terre e numerosi siti di interesse comunitario terrestri e marini (ex direttiva europea habitat);
attualmente, con cadenza settimanale, una unità della flotta antinquinamento del consorzio Castalia-Ecolmar, autorizzata dal Ministero dell'ambiente, è chiamata ad effettuare degli interventi nella rada del porto di La Spezia al fine di prevenire ulteriori danni ambientali;
ad oltre tre anni dall'incidente, nonostante la locale prefettura, la Capitaneria di porto e l'Autorità portuale de La Spezia abbiano riferito in ordine alla volontà di definire interventi volti alla rimozione definitiva del relitto dal luogo del naufragio e il Dipartimento di protezione civile abbia stimato in circa 3 milioni di euro la spesa per la completa rimozione del relitto, ad oggi non sono stati ancora previsti interventi per il definitivo superamento della vicenda che inevitabilmente si riflette negativamente anche sul turismo e sulla nautica da diporto nel Golfo dei Poeti;
inoltre, si segnala che in diverse circostanze, consiglieri comunali di La Spezia hanno sollecitato un intervento risolutivo per la vicenda legata alla Margaret - vedasi anche interrogazione vertente sul medesimo tema presentata in data 28 ottobre 2008 in consiglio comunale di La Spezia -:
quale sia l'ammontare a tutto oggi della spesa sostenuta per trasferire e mantenere in esercizio a La Spezia le unità del consorzio Castalia-Ecolmar da e per i loro porti base;
quali iniziative i Ministri interrogati intendano adottare per porre fine alla situazione in oggetto e se, tra essi, vi sia la previsione della rimozione completa del relitto, in virtù dei costi sostenuti per le attività di prevenzione di ulteriori inquinamenti svolte dalle unità navali di cui sopra.
(4-02395)
Risposta. - Per quanto indicato nell'interrogazione in esame, riguardante l'affondamento della cementiera battente bandiera georgiana Margaret nel porto mercantile di La Spezia, si rappresenta quanto segue.
La motonave di cui trattasi si trova ancora oggi semiaffondata presso la diga foranea del porto Mercantile di La Spezia.
Dal 21 dicembre 2005 al 6 gennaio 2006 la società Neri/Smit, su incarico, della società Ingosstrakh, compagnia assicuratrice della nave, hanno provveduto al recupero di 35 metri cubi di idrocarburi presenti nelle casse combustibili della motonave.
L'intervento ha così assicurato lo svuotamento del bunker, con oneri a carico dell'assicurazione, presente in tutte le casse combustibili.
In conseguenza dell'evento, la Capitaneria di Porto della Spezia, in data 6 dicembre 2005, ha inoltrato alla locale procura della Repubblica sia l'informativa di reato, redatta nei confronti del comandante dell'unità, sia il verbale di sequestro della motonave eseguito a seguito di decreto emesso dal procuratore della Repubblica titolare del procedimento penale che ha disposto anche l'affidamento in custodia del bene al comandante della Capitaneria di porto di La Spezia.
In relazione allo stato del relitto, nei mesi di febbraio e agosto 2008, il 1o reparto operatori subacquei della guardia costiera ha eseguito rilievi visivi del relitto, appurando che:
a) lo scafo della nave appare, rispetto alla posizione registrata il 7 gennaio 2008, ulteriormente inclinato verso la scogliera frangiflutti;
b) nell'area circostante il fondale si è ulteriormente abbassato, sintomo di un fenomeno di scavo tuttora in atto causato dall'azione delle mareggiate;
c) i resti del relitto appaiono ulteriormente affondati nel fondale limaccioso;
d) la struttura della nave risulta priva di buona parte della fiancata sinistra. In particolare, risulta divelta dalla forza del mare l'intera sezione di scafo corrispondente alla stiva di carico, dalla sommità sino al livello del fondo della stiva.
Nonostante la nave sia affondata con decine di migliaia di litri di carburante a bordo, in parte fuoriusciti al momento dell'evento, e benché il sinistro sia avvenuto a poche decine di meni dalla costa spezzina e da impianti di miticoltura, finanche in una zona ad elevato pregio ambientale, nessun danno ambientale permanente è stato ad oggi accertato a seguito dei ripetuti sopralluoghi svolti, tanto in superficie che sott'acqua.
Nelle fasi immediatamente successive all'affondamento dell'unità, è stato autorizzato dal Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare l'intervento delle unità Castalia-Ecolmar, per esigenze di bonifica e di prevenzione di ulteriori danni ambientali, ponendo i relativi costi, pari a euro 1.839.928,77, a carico del responsabile. Tutta la documentazione relativa, finalizzata al recupero di tale somma da parte del Ministero dell'ambiente è stata trasmessa all'Avvocatura generale dello Stato per il seguito di competenza.
Le stesse unità, successivamente, hanno svolto continui controlli nell'area interessata dall'affondamento, con la periodicità prevista per l'ordinaria attività di pattugliamento.
Benché nel corso delle ispezioni non siano emersi segni evidenti di eventuali fuoriuscite di idrocarburi, né in superficie, né sulle parti visionate del relitto, si rileva che i danni della sezione centrale presentano due punti di indebolimento della struttura, che potrebbero portare la motonave a spezzarsi in tre parti.
Quanto alla permanenza del relitto, un recente studio dell'Istituto superiore protezione e ricerca ambientale, commissionato dall'Unione europea, ha censito anche il relitto della Margaret considerandolo, quanto al rischio ambientale, a bassa valenza, alche se, come afferma lo stesso Istituto: «Qualsiasi incidente che causi l'affondamento di una nave determina inquinamento. Gli oli lubrificanti e le pitture antifouling sono esempi di composti tossici rilasciati da un relitto che inquinano l'ambiente circostante».
Sul versante delle misure da porre a carico del responsabile, volte all'eliminazione delle conseguenze del sinistro, a seguito del naufragio la Capitaneria di porto di La Spezia ha provveduto ad emettere nei confronti della società proprietaria della motonave «Amaretto United Corp.» e del comandante della stessa, provvedimenti di diffida: per la bonifica del relitto e degli specchi acquei circostanti, ai sensi degli articoli 11 e 12 della legge 31 dicembre 1982, n. 979, e per la rimozione del relitto, ai sensi dell'articolo 73 del codice della della navigazione.
Tuttavia, nonostante i provvedimenti adottati, nessuna azione concreta risulta posta in essere dalla società proprietaria della nave.
Al momento del sinistro, la motonave Margaret risultava coperta da regolare polizza assicurativa con la società «Ingosstrakh P. & I. di Mosca», la quale comprende, oltre alla copertura per le spese da inquinamento da idrocarburi, anche quella sui costi relativi al recupero del relitto.
Anche per questo aspetto la società assicuratrice e lo studio legale G Vincenzini & associati di Livorno, nella qualità di rappresentante della medesima compagnia assicuratrice, non hanno, ad oggi, fornito alcun riscontro alle richieste della Capitaneria.
Sul fronte delle iniziative volte a conseguire la rimozione d'ufficio del relitto, la competente direzione generale per i porti, con dispaccio n. 3808 del 29 marzo 2009, diretto al Dipartimento per i trasporti, la navigazione e i sistemi informativi e statistici, ha comunicato, che il procedimento per la rimozione d'ufficio potrà proseguire sulla scorta della verifica filale svolta dalla Capitaneria di porto di La Spezia, concernente la sussistenza dei requisiti richiesti dalla legge per la rimozione d'ufficio, in esito alla quale potrà essere inoltrata al Ministero dell'economia e delle finanze la richiesta di assegnazione dei fondi necessari.
Il Sottosegretario di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare: Roberto Menia.
MILO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
con ordinanza del presidente del Consiglio dei Ministri n. 3566 sono state dettate disposizioni «urgenti di protezione civile diretti a fronteggiare l'emergenza determinatasi nel settore del traffico e della mobilità nel territorio della città di Napoli» fissando il termine di scadenza dello stato di emergenza alla data del 31 dicembre 2008 con la nomina di un commissario delegato nella figura del Sindaco di Napoli;
tale provvedimento rispondeva all'esigenza di fronteggiare «la situazione emergenziale in atto nella città di Napoli, relativa al traffico ed alla mobilità» caratterizzante negativamente la qualità della vita, le relazioni sociali ed economiche dei cittadini per i suoi riflessi indotti;
risultava necessario ed urgente predisporre e realizzare un programma di interventi infrastrutturali capaci di garantire un miglioramento significativo e rapido della situazione in atto e favorire il ripristino delle normali condizioni di vita;
con nota del Comune di Napoli del 30 gennaio 2007, sono stati analiticamente individuati gli interventi necessari per il superamento del contesto critico in rassegna, con l'indicazione specifica della relativa copertura finanziaria;
inoltre per realizzare tale programma entro i termini di scadenza dello stato emergenziale il commissario delegato, è stato autorizzato a derogare a gran parte delle disposizioni dettate in materia di lavori pubblici, urbanistica, appalti di servizi e forniture;
attesa la natura complessa delle problematiche del traffico e della mobilità, l'ordinanza ha posto l'accento sulla necessità di procedere a tempi brevi alla:
a) realizzazione di parcheggi, anche a tariffa;
b) alla verifica e integrazione del piano parcheggi al fine di limitare l'accesso dei veicoli all'interno del perimetro
urbano, recante l'individuazione delle aree; alla definizione urgente delle progettazioni e la successiva realizzazione di parcheggi pertinenziali, a rotazione, sostitutivi e di scambio;
c) all'ampliamento e alla riqualificazione di parcheggi già esistenti, consentendone l'acquisizione in diritto di superficie o comunque la disponibilità, anche a privati, anche favorendo la sperimentazione di nuove forme di integrazione fra parcheggi di scambio e zone commerciali al fine di incentivare l'intervento di capitali privati nella realizzazione dei predetti parcheggi;
d) alla realizzazione di parcheggi nell'ambito del centro abitato, al fine di ridurre la sosta dei veicoli sul sedime stradale procedendo prioritariamente con quelli già individuati dalla vigente pianificazione del comune di Napoli e provvedendo ove ritenuto necessario alla modifica della pianificazione stessa, individuando:
1) specifiche aree della città caratterizzate da particolare interesse storico e/o paesaggistico o aventi particolari caratteristiche geomorfologiche, urbanistiche ed edilizie che comportano limitazioni alla realizzazione di parcheggi pertinenziali;
2) siti alternativi da assoggettare al vincolo di pertinenzialità, anche in deroga alle distanze attualmente previste dalla vigente pianificazione di settore;
3) strutture preesistenti da destinare a parcheggio, prevedendo interventi di sostituzione edilizia e/o delocalizzazione delle funzioni ivi svolte, anche prevedendo nuove costruzioni;
allo stato è dato registrare un mancato rispetto delle prerogative dell'OPCM 3566, con il mancato avvio di un percorso di iniziative assunte nel rispetto della vigente pianificazione comunale, ispirate da una modifica della stessa programmazione in deroga, capace di fornire puntuali risposte a tutte le diverse esigenze prospettate nella citata ordinanza;
si constata la sola approvazione di qualche progettazione isolata su iniziativa di alcuni privati, in assenza, secondo l'interrogante, di una concreta integrazione del piano parcheggi, e connessa realizzazione di strutture pertinenziali, a rotazione, sostitutivi e di scambio;
analogamente nulla è stato programmato né avviato, in tema di iniziativa privata su suolo pubblico, con il ricorso alla finanza di progetto, restando tutto inalterato in questi 15 mesi di commissariamento, acuendosi quei punti di crisi del territorio, per la mancata attivazione di iniziative atte a frenare l'afflusso veicolare nei principali nodi del nostro sistema cittadino;
alla data del 31 dicembre 2008 scade il termine dello stato di emergenza fissato dall'Ordinanza 3566 senza accertare alcun beneficio della circolazione stradale, né la realizzazione di interventi infrastrutturali -:
quali iniziative abbia intenzione di assumere al fine di conoscere, a seguito dell'adozione dell'ordinanza 3566, quale programma sia stato adottato dal commissario delegato al riguardo e quali deroghe siano state disposte rispetto alla pianificazione esistente e quali iniziative intenda adottare per conoscere lo stato di attuazione sul territorio del Comune di Napoli, del sistema parcheggi nelle diverse forme ad iniziativa privata su suolo privato, pubblico su suolo pubblico e integrato con il ricorso alla finanza di progetto.
(4-01287)
Risposta. - In riferimento all'atto di sindacato ispettivo in esame si fa presente quanto segue.
L'attività realizzata dalla Struttura commissariale emergenza traffico e mobilità, prevista dall'ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri n. 3566 del 2007, è stata contenuta nei limiti di spesa autorizzati ed ogni intervento è stato interamente finanziato e garantito dai fondi comunali, regionali, statali ed europei, precedentemente assegnati al comune di Napoli.
Per quanto riguarda le opere stradali, incentrate su alcuni importanti assi di scorrimento all'interno del territorio cittadino, queste sono già state finanziate per complessivi 66.016.298,73 euro. Il Commissario ha provveduto, quindi, a rivedere i progetti, laddove sono state riscontrate alcune criticità rispetto al transito dei mezzi pubblici.
Gli interventi hanno riguardato le direttrici di penetrazione di via Marina, corso Umberto (preferenziali), via Foria, via Repubbliche Marinare, via Stadera e via Nuova Poggioreale (queste ultime con l'ampliamento della linea su ferro).
Inoltre, il predetto Commissario ha acquisito il progetto per la realizzazione di un nuovo collegamento viario tra gli assi autostradali e la zona di Capodichino, con l'adeguamento della viabilità esistente ed un nuovo svincolo autostradale per Casoria. L'intervento, pari a 7.523.230,32 euro e finanziato in parte dalla provincia di Napoli, dalla regione Campania e dalla U.S. Navy, è attualmente in corso di verifica per l'approvazione definitiva e per l'avvio delle procedure di esproprio al fine di bandire la gara per l'affidamento dei lavori.
La struttura commissariale ha, altresí, attivato i lavori dei parcheggi per complessivi 10.129.107,00 euro ed è attualmente in procedura di evidenza pubblica la realizzazione del grande parcheggio «Cilea», con un investimento complessivo di 26 milioni di euro di cui, 13 milioni coperti con fondi comunali e il resto in project financing.
Ha, quindi approvato e finito altri parcheggi di interscambio per un totale di 12.000.000,00 euro ed ha completato la procedura per la messa in gara (sistema della concessione di costruzione e gestione) di altri otto parcheggi, con un ulteriore investimento stimato pari a 100 milioni di euro.
Altre tre opere sono in corso di elaborazione da parte della predetta struttura e si attende di ricevere dalla società concessionaria della progettazione e realizzazione della linea 1 della Metropolitana, due rilevanti progetti per parcheggi di interscambio, finalizzati a bloccare il traffico proveniente dall'area orientale verso la città.
Per buona parte degli interventi sono stati utilizzati i poteri di deroga previsti dall'ordinanza 3566 volti ad aggiornare e definire gli strumenti di programmazione (Programma urbano dei parcheggi P.U.P. e il Piano regolatore generale comunale P.R.G.C.) relativi alle aree di sosta.
Infine è stato completato il deposito comunale per gli automezzi prelevati dai carri attrezzi in caso di sosta vietata (investimento pari a 1.395.571,12 euro) che consentirà, tra l'altro, di recuperare altri 543 posti auto per lunga sosta, oggi occupati dai mezzi temporaneamente sequestrati.
In relazione, poi, agli interventi sul sistema dei parcheggi privati, questi ultimi erano di fatto bloccati a causa, tra l'altro, di eccessivi vincoli che la normativa ordinaria imponeva ai parcheggi pertinenziali.
L'attività del Commissario si è, quindi, concretizzata nell'analisi della situazione - che non ha consentito il passaggio dalla programmazione alla realizzazione dei parcheggi - e nella predisposizione di una normativa autonoma che fosse capace di compenetrare le esigenze dell'amministrazione e quelle dei privati, per consentire l'avvio dei lavori.
Il Commissario ha anche analizzato la possibilità di ottenere delle deroghe nei confronti della legislazione regionale, che in una prima fase non erano state concesse; quindi, ha provveduto all'emanazione della nuova normativa e dei prontuari tecnici finalizzati a semplificare sia il lavoro dei progettisti privati (dando maggiori certezze per l'esito positivo dell'iter della pratica), sia degli uffici comunali ed a predisporre il nuovo bando per l'assegnazione delle aree pubbliche.
A conclusione della procedura di bando sono state riscontrate richieste per complessivi 122 parcheggi.
Attualmente si è nella fase di esame delle pratiche che dovrebbe esaurirsi entro il corrente anno, così da avviare una nuova procedura (avviso pubblico) in grado di accogliere anche quei progetti per cui i promotori abbiano già manifestato interesse.
Il Commissario ha ritenuto di riesaminare tutti i progetti in merito al sistema integrato del controllo del traffico che risultavano settoriali e non caratterizzati da unicità.
Alla fine dell'esame, è stato realizzato un capitolato d'appalto che ha dato origine ad un bando per la progettazione e la realizzazione di un sistema integrato caratterizzato dai seguenti sottosistemi: 1. Sottosistema di regolazione semaforica, 2. Sottosistema di controllo accessi, 3. Sottosistema di rilievo infrazioni, 4. Sottosistema di gestione della sosta, 5. Sottosistema di infomobilità, 6. Sottosistema di monitoraggio della qualità dell'aria, 7. Sottosistema di fleet tracking (tracciamento satellitare auto), 8. Sottoinsieme Centrale operativa, 9. Sottoinsieme Software di gestione.
L'importo complessivo posto come base della predetta gara è stato di 12.987.505,15 di euro ed è in corso la procedura valutativa delle offerte da parte di una commissione appositamente nominata.
Vale la pena segnalare che il capitolato contiene l'esplicita previsione di poter utilizzare anche tecnologie sperimentali, in virtù del poteri derogatori concessi dalla citata ordinanza 3566.
In merito al nuovo terminal marittimo di levante ed agli interventi di interconnessione, su gomma e su ferro, con l'area portuale è stata completata la progettazione esecutiva della nuova darsena di levante e, con la fine delle procedure di valutazione dell'impatto ambientale con esito favorevole, è stato concluso il complesso iter, autorizzato con decreto n. 133 del 25 novembre 2008.
Il sindaco commissario ha accettato, sia dal lato tecnico che economico, il progetto esecutivo dei lavori di adeguamento della nuova darsena a terminal contenitori mediante colmata e conseguenti collegamenti - 2o stralcio - strutture cassa colmata e banchina, per un importo posto a base d'appalto pari a 154.000.000,00 di euro, approvando contestualmente la variante allo strumento di pianificazione portuale e ha dato mandato al soggetto attuatore, per le opere e gli interventi di competenza dell'Autorità portuale di Napoli, di avviare la fase di scelta del contraente a mezzo di procedura ristretta, secondo il criterio dell'offerta economicamente più vantaggiosa.
Si sta, inoltre, concludendo l'iter di studio di fattibilità dei collegamenti della nuova darsena con il sistema internodale di trasporto merci (tanto su ferro che su gomma), con il conseguente avvio della conferenza dei servizi che consentirà il completamento del progetto preliminare da parte della struttura commissariale.
Si fa inoltre presente che, con ordinanza n. 3675 del 4 giugno 2008, le attività di completamento degli interventi emergenziali del sottosuolo urbano, previsti dall'ordinanza ministeriale n. 2509 del 1997, sono state trasferite al Commissario per l'emergenza viabilità e traffico.
Attualmente sono in corso azioni di monitoraggio finalizzate alla messa in sicurezza delle cavità esistenti sul territorio della città di Napoli, articolati su 3 lotti, per un importo complessivo di euro 1.408.238,28, nonché interventi di realizzazione di nuovi manufatti fognari, per un valore di 17.125.236,62 euro, di razionalizzazione, rifunzionalizzazione e adeguamento della rete fognaria, per circa 24.712.248,47 euro e di monitoraggio e risanamento dei costoni e dei pendii, per un importo di euro 1.294.049,38.
Inoltre sono state previste attività di risanamento ambientale e igienico sanitario, per 39.347.599,60 euro, di consolidamento statico di cavità, per un importo complessivo di euro 6.500.000,00 e di sistemazione idrogeologica e riduzione del rischio idraulico per 16.342.097,96 euro.
In particolare, il Commissariato emergenza traffico e mobilità ha fornito lo stato di avanzamento dei lavori con la trasmissione, al Dipartimento della protezione civile, dei report secondo la scansione di seguito riportata:
Cronogramma delle attività e degli interventi di competenza del Commissario delegato ex ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri n. 3566/07 - trasmesso con nota prot. n. 5 del 12 aprile 2007;
report delle attività e degli interventi di competenza del Commissario delegato ex ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri 3566/07. Aggiornamento luglio 2007 - recante l'aggiornamento al 12 luglio 2007 dei cronoprogrammi - trasmesso con nota prot. n. 92 del 3 agosto 2007;
report delle attività aggiornato al 30 settembre 2007 - in riscontro a specifica richiesta del centro di riferimento - trasmesso con nota prot. n. 134 del 9 ottobre 2007;
report delle attività e degli interventi di competenza del Commissario delegato ex ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri n. 3566/07. Relazione semestrale e aggiornamento delle attività e degli interventi novembre 2007 - recante l'aggiornamento al 12 novembre 2007 dei cronoprogrammi - trasmesso con nota prot. n. 167 del 14 novembre 2007;
aggiornamento del cronoprogramma delle attività e degli interventi di competenza del Commissario delegato ex ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri n. 3566/07 al 31 gennaio 2008 - trasmesso con nota prot. n. 55 del 13 febbraio 2008;
relazione semestrale e aggiornamento Cronoprogramma delle attività e degli interventi di competenza del Commissario delegato ex ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri n. 3566/07 al 30 aprile 2008 - trasmesso con nota prot. n. 323 del 26 maggio 2008;
aggiornamento cronoprogramma delle attività e degli interventi di competenza del Commissario delegato ex ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri 3566/07 al 30 giugno 2008 - trasmesso con nota prot. 447 del 21 luglio 2008;
aggiornamento cronoprogramma delle attività e degli interventi di competenza del Commissario delegato ex ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri 3566/07 al 31 ottobre 2008.
Il Ministro per i rapporti con il Parlamento: Elio Vito.
MISITI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
l'autotrasportatore Carlo Massone residente a Castelletto d'Orbia (Alessandria) è stato coinvolto in una gravissima vicenda che ha compromesso la sua stabilità economica e quella dell'omonima azienda di trasporti;
tale vicenda ha avuto inizio con l'acquisto di 6 automezzi con gru effettuati in epoche diverse (dal 1983 al 1996), tutti apparentemente pronti per essere utilizzati su strada ma poi risultati con documentazione irregolare a seguito di verifiche disposte dallo stesso Massone;
il caso più famoso e più documentato, già oggetto dell'interrogazione 4-05578 dell'8 novembre 2007 alla Camera dei Deputati e della 4-01468 del 7 marzo 2007 al Senato, è quello che riguarda un veicolo Fiat 170/35B. Tale mezzo all'acquisto risultava regolarmente collaudato in tutte le sue parti, completo di attestazioni rilasciate dalla Motorizzazione e dall'Ispesl (Istituto superiore per la prevenzione e la sicurezza del lavoro). Successivamente, dopo la richiesta dello stesso sig. Massone per la verifica della veridicità della documentazione, si ebbe esito negativo da parte della Motorizzazione e della Asl di Alessandria. Il mezzo presentò una serie di anomalie tecniche e strumentali tali da renderlo inutilizzabile;
nel procedimento penale riguardante i fatti esposti e nei confronti dello stesso sig. Massone, egli veniva accusato di aver dolosamente manomesso e modificato le caratteristiche tecniche del mezzo. Tale procedimento si è concluso con una sentenza dell'8 giugno 1999 del Tribunale di Alessandria dove la concessionaria Plura, venditrice del veicolo, è stata condannata ad un risarcimento danni pari a circa 100 milioni del vecchio conio;
in molti altri casi, comunque, dopo l'acquisto presso concessionarie e rivenditori, gli autocarri con gru e piattaforma aerea sono risultati tutti con documenti di
revisione e collaudo falsi rilasciate dalle Motorizzazioni civili e dall'Ispesl;
aldilà delle ripercussioni della vicenda in ambito giudiziario, da questa esperienza risulta l'esistenza di gravi irregolarità nelle operazioni di collaudo. Questo è solo il caso più eclatante, ad onta delle forti perdite economiche subite dopo queste tristi esperienze che hanno addirittura portato il sig. Massone a minacciare il suicidio su diversi organi di stampa;
è chiaro che se le esperienze del sig. Massone si verificassero in tutto il territorio italiano ci troveremmo di fronte ad un problema grave che non metterebbe in discussione soltanto la stabilità economica delle aziende operanti nel settore dei trasporti, ma anche la sicurezza di tutti i mezzi che circolano sulle strade italiane, con le conseguenze che ne deriverebbero -:
se il Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti non ritenga opportuno effettuare delle efficaci indagini presso gli Uffici provinciali del Dipartimento dei Trasporti terrestri al fine di verificare lo svolgimento a norma di legge delle trasformazioni dei veicoli e dei relativi collaudi.
(4-03144)
Risposta. - In riferimento all'interrogazione in esame, si forniscono i seguenti elementi di risposta.
Le procedure adottate dagli uffici periferici del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti per «garantire lo svolgimento a norma di legge delle trasformazioni dei veicoli e dei relativi collaudi, e la veridicità e la conformità delle carte di circolazione rilasciate» sono esposte nel codice della strada (decreto legislativo 30 aprile 1992, n. 285, articoli 75 e seguenti), nel regolamento di esecuzione del codice della strada (decreto del Presidente della Repubblica 16 dicembre 1992, n. 495) ed in numerose circolari ministeriali che pongono riferimento ai tanti e diversi tipi di allestimenti. Allorché, come nel caso di specie, trattasi della modifica di un veicolo già immatricolato, elemento univoco delle suddette procedure è la presentazione all'ufficio periferico del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti (di norma quello territorialmente competente per la sede dell'allestitore) di una domanda corredata della carta di circolazione, della descrizione delle modifiche apportate e relativi allegati grafici, delle copie dei certificati attestanti l'origine dei componenti utilizzati per l'allestimento e di eventuale ulteriore documentazione specifica del singolo allestimento. La domanda viene esaminata dall'ufficio che, ove nulla osti, autorizza il collaudo. Nel corso di tale operazione si prende atto della corrispondenza del veicolo a quanto riportato nella documentazione, avuto riguardo alle modifiche. Viene infine compilato il «certificato di approvazione» i cui dati saranno stampati sulla carta di circolazione.
Per quanto consta i fatti riferibili all'interrogazione in esame si riepiloga quanto segue.
Il veicolo Fiat 170 Nc 35B targato AL359341 «nasce» con carrozzeria cassone centine e telone ed è immatricolato il 9 febbraio 1978. Detto autocarro è stato allestito a cura della s.p.a. Plura con cassone ribaltabile trilaterale e gru idraulica e, a richiesta di quest'ultima, in data 11 luglio 1989 è stato sottoposto a visita e prova presso l'ufficio periferico di Cuneo di questo Ministro che ha rilasciato il certificato di approvazione n. 02CN234680 a seguito dell'esito favorevole delle prescritte verifiche.
Nel settembre del 1989 il signor Massone ha acquistato il suddetto autocarro e all'atto della consegna da parte della ditta esecutrice dei lavori egli ha rilevato difetti strutturali e funzionali.
In data 4 marzo 1991, il veicolo è stato sottoposto presso l'Ufficio periferico di Alessandria del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti a visita, prescritta dalla normativa (circolare 1242/4382 del 23 maggio 1980), per la conferma del certificato tecnico rilasciato a Cuneo, scaduto per decorrenza temporale. In tale occasione sono stati rilevati una serie di anomalie attribuibili, per la maggior parte, al periodo di inattività del veicolo (circa 2 anni e mezzo) ed è stato chiesto, pertanto, di integrare la
documentazione con nuovo relazione tecnica per la verifica delle mensole del ribaltabile. Integrata la documentazione e rilasciato il nulla osta per la nuova visita al veicolo, gli interessati non hanno più ripresentato il veicolo all'ufficio Motorizzazione civile di Alessandria per la relativa regolarizzazione.
Successivamente, in seguito all'azione risarcitoria intrapresa dal signor Massone nei confronti della s.p.a. Plura commercializzatrice del veicolo, lo stesso ottiene nel 1999 dalla Società una somma a risarcimento dei danni subiti.
Attualmente, non si è a conoscenza se al signor Massone spettino risarcimenti oltre quelli già percepiti, trattandosi di contenziosi avviati nei confronti di ditte operanti nel settore dei veicoli usati.
Nessun adempimento è dovuto dall'ufficio periferico di Alessandria di questo Ministero, né risulta instaurato nei confronti di quest'ultimo alcun contenzioso.
Si specifica che la competenza dei collaudatori degli uffici della motorizzazione di questo Ministero è esclusivamente limitata alla verifica dimensionale e ponderale degli allestimenti in relazione alle masse massime ammissibili a vuoto e a carico sugli assi dei veicoli mentre le operazioni di collaudo e certificazione delle gru idrauliche sono esperite da altro ente. Pertanto le cause della problematica rilevata concernente il signor Massone non sono assolutamente riconducibili sotto alcun profilo e per alcun verso al Ministero delle infrastrutture e dei trasporti.
Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti: Altero Matteoli.
MURER. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
la Legge Finanziaria 296/2006 all'articolo 1, comma 519, ha previsto il diritto alla stabilizzazione per il personale non dirigenziale in servizio a tempo determinato presso una pubblica amministrazione da almeno tre anni e assunto mediante procedure selettive di natura concorsuale. Tale norma prevede, altresì, che le Amministrazioni continuino ad avvalersi del personale in possesso dei requisiti citati nelle more della conclusione delle procedure di stabilizzazione (c.d. continuità contrattuale);
il Ministero dell'Ambiente con proprio Decreto del 14 aprile 2008 ha approvato le graduatorie del personale in servizio che risulta in possesso dei requisiti citati, individuando 133 unità, contrattualizzate nell'ambito del Progetto Operativo Ambiente finanziato anche con Fondi Comunitari. Di queste unità, circa 90 hanno prestato servizio presso le Regioni del Mezzogiorno e le rimanenti presso il Ministero dell'Ambiente;
la Legge Finanziaria 244/2007 all'articolo 3, comma 113, ha dato la possibilità alle Regioni del Mezzogiorno di procedere alla stabilizzazione del personale di cui sopra, tanto che ad oggi, per effetto di questa norma, nella totalità di queste Regioni si è già provveduto alla stabilizzazione degli aventi diritto;
nessun tipo di intervento si è invece messo in campo per il personale del medesimo Progetto Operativo Ambiente del Ministero dell'Ambiente, che non ha ancora dato il via ad alcuna procedura di assunzione;
ad oggi, dunque, vi sono 42 lavoratori precari presso il Ministero dell'Ambiente in possesso dei requisiti ma non ancora stabilizzati, nonostante il Ministero abbia ottenuto l'autorizzazione alla stabilizzazione e la relativa copertura finanziaria per 42 unità (così come da decreto del Presidente della Repubblica 28 dicembre 2007), sulla base delle vacanze in pianta organica tutt'ora esistenti;
questa situazione di disparità rispetto ai lavoratori delle Regioni ha costretto i lavoratori precari del Ministero dell'Ambiente ad avviare un contenzioso legale contro l'Amministrazione. A seguito di ordinanze favorevoli ai lavoratori, l'Amministrazione ha richiesto e ottenuto dal Ministero dell'Economia e delle Finanze,
con Decreto n. 6087 del 17 febbraio 2009, registrato alla Corte dei Conti in data 2 marzo 2009, le risorse necessarie a garantire la continuità contrattuale di un primo gruppo di 14 ricorrenti, segnalando nello stesso tempo che l'Amministrazione avrebbe potuto procedere alla stabilizzazione delle ulteriori 28 unità dì personale a fronte delle 42 previste dal decreto del Presidente della Repubblica 29 dicembre 2007 citato;
invece di procedere in tal senso, però, l'Amministrazione in data 24 marzo 2009 ha annullato le graduatorie da essa stessa approvate un anno prima, motivando tale atto con i contenuti della Circolare n. 5 del 18 aprile 2008, secondo la quale sono esclusi dalla procedura di stabilizzazione i contratti di lavoro sorti nell'ambito di progetti speciali che non rispondono ad esigenze ordinarie dell'Amministrazione mentre, in realtà, come ampiamente dimostrato da atti ufficiali del Ministero, tali lavoratori hanno ampiamente svolto per la maggior parte del tempo ordinaria amministrazione;
il Ministero dell'Ambiente, dall'atto della sua istituzione nel lontano 1986, non ha mai bandito concorsi pubblici per contratti a tempo indeterminato, utilizzando come forza lavoro stabile personale in esubero proveniente da altre Amministrazioni. Manca, quindi, di professionalità tecniche in grado di operare sui temi delicati della tutela dell'ambiente e continuando a non bandire concorsi ad-hoc, il Ministero fa sempre più ampio ricorso a contratti di lavoro flessibile di tutte le tipologie ricorrendo spesso a Convenzioni esterne, tanto che oggi il lavoro tecnico dell'Amministrazione si fonda solo esclusivamente su forza lavoro precaria -:
se quando il Ministro intenda adottare provvedimenti affinché si proceda alla regolarizzazione dei rapporti con i suddetti lavoratori, alcuni dei quali in servizio da oltre 10 anni, avendo le risorse economiche necessarie, la copertura normativa e la disponibilità in pianta organica, evitando così di determinare una odiosa discriminazione tra quanto realizzato dalle Regioni del Mezzogiorno, per le medesime tipologie di lavoratori, e quanto invece avviene per il Ministero per l'Ambiente.
(4-02902)
Risposta. - Con riferimento all'interrogazione parlamentare in esame, relativa alla procedura di stabilizzazione avviata da questa Amministrazione ai sensi dell'articolo 1, comma 519, della legge n. 296 del 27 dicembre 2006 (legge finanziaria 2007), si fa presente quanto segue.
Come conosciuto, l'articolo 1, comma 519, primo periodo della citata legge n. 296 del 27 dicembre 2006, prevede che: «Per l'anno 2007 una quota pari al 20 per cento del fondo di cui al comma 513 è destinata alla stabilizzazione a domanda del personale non dirigenziale in servizio a tempo determinato da almeno tre anni, anche non continuativi, o che consegua tale requisito in virtù di contratti stipulati anteriormente alla data del 29 settembre 2006 o che sia stato in servizio per almeno tre anni, anche non continuativi, nel quinquennio anteriore alla data di entrata in vigore della presente legge, che ne faccia istanza, purché sia stato assunto mediante procedure selettive di natura concorsuale o previste da norme di legge. Alle iniziative di stabilizzazione del personale assunto a tempo determinato mediante procedure diverse si provvede previo espletamento di prove selettive. Le amministrazioni continuano ad avvalersi del personale di cui al presente comma, è prioritariamente del personale di cui all'articolo 23, comma 1, del decreto legislativo 8 maggio 2001, n. 215; e successive modificazioni, in servizio al 31 dicembre 2006, nelle more della conclusione delle procedure di stabilizzazione.
Questa amministrazione, ha, quindi, tempestivamente provveduto ad avviare specifiche azioni volte a dare attuazione alla disposizione normativa di cui all'articolo 1, comma 519, della citata legge, richiedendo a tutte le strutture ministeriali una ricognizione circa il numero delle persone in possesso dei requisiti previsti dalla norma in questione, nonché la trasmissione di tutte le istanze di stabilizzazione loro pervenute
e dei fascicoli afferenti ad ogni singola persona interessata a detta procedura:
Nominata una specifica commissione, volta ad effettuare la ricognizione delle istanze pervenute e a formare la graduatoria di tutti i soggetti in possesso dei requisiti previsti dalla legge, sulla base dei risultati via via comunicati dalla stessa Commissione, al fine di ottenere l'autorizzazione alla stabilizzazione prevista dall'articolo 1, comma 519 della legge n. 296/2006, si inoltrava al dipartimento della funzione pubblica ed alla ragioneria generale dello Stato la richiesta che veniva dimensionata nel contingente massimo disponibile nelle corrispondenti dotazioni organiche relative alle qualifiche interessate dalla stabilizzazione, vale a dire:
posizione economica C1: n. 12 unità;
posizione economica C2: n. 29 unità;
posizione economica C3: n. 1 unità;
Totale n. 42 unità.
Sulla base, peraltro, delle risultanze preliminari della commissione; si rilevava che, il contingente complessivo del personale in possesso dei requisiti previsti dalla legge (n. 112) risultava formato da due differenti gruppi di soggetti, in quella fase non esattamente definiti numericamente, che avevano maturato l'attività lavorativa triennale a tempo determinato o presso il Ministero o presso le amministrazioni regionali e locali meridionali.
Tenuto conto, quindi, di tale differente provenienza e del rilevante numero di soggetti in possesso dei requisiti previsti dalla legge finanziaria 2007 in rapporto alla limitata «capacità» di assorbimento della pianta organica ministeriale nei numeri oggetto della sopra ricordata richiesta (n. 42 unità), questo Ministero, in occasione della predisposizione della legge finanziaria 2008, promuoveva una specifica disposizione normativa che consentiva alle amministrazioni regionali e locali di procedere direttamente alla stabilizzazione del personale inserito nelle graduatorie formate da questo medesimo Ministero.
La proposta del Ministero trovava, quindi, accoglimento nell'articolo 3, comma 113, della legge finanziaria 2008, che recita: «A decorrere dalla data di entrata in vigore della presente legge, gli enti di cui all'articolo 1, comma 557, della legge 27 dicembre 2006, n. 296, nonché le Agenzia regionali per l'ambiente (ARPA), fermo restando il rispetto delle regole del patto di stabilità interno, possono procedere, nei limiti dei posti disponibili in organico, alla stabilizzazione del personale non dirigenziale in possesso dei requisiti previsti dall'articolo 1, comma 519, della medesima legge n. 296 del 2006 selezionato dal Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare ai sensi dell'articolo 118, comma 14, della legge 23 dicembre 2000, n. 388, e presso gli stessi funzionalmente utilizzato per supportare l'attuazione del Progetto operativo «Ambiente» e del progetto operativo «difesa del suolo», nell'ambito del programma operativo nazionale di assistenza tecnica e azioni di sistema (PON ATAS) per il Quadro comunitario di sostegno 2000-2006.
Riguardo, così, alle procedure di stabilizzazione intraprese, con decreto del Presidente della Repubblica 29 dicembre 2007, pubblicato sulla Gazzetta ufficiale della Repubblica italiana serie generale, n. 44 del 21 febbraio 2008, questo Ministero, unico tra tutte le pubbliche amministrazioni, ha visto numericamente accolto in-toto la richiesta formulata ed è stato quindi autorizzato alla assunzione a tempo indeterminato del citato contingente n. 42 unità, così come indicato nella tabella allegata al medesimo decreto del Presidente della Repubblica.
Concluse le procedure, con decreto direttoriale n. IV/I/R/024/2008 del 14 aprile 2008 sono stati approvati gli elenchi del personale interessato al procedimento di stabilizzazione ed individuati i soggetti in possesso dei requisiti previsti dalla stessa disposizione normativa, distinti per singola posizione economica, per un contingente complessivo di n. 133 unità ripartito, come sopra detto, in:
n. 44 unità presso il Ministero;
n. 89 unità presso le amministrazioni regionali e locali.
A tal riguardo, si rileva che tutti i soggetti interessati alla stabilizzazione presso questo Ministero, pur essendo stati assunti con procedure selettive, hanno maturato il requisito temporale dei tre anni sulla esclusiva base di contratti a tempo determinato stipulati con questo medesimo Ministero per entrare a far parte di Task Force specificatamente previste ed istituite per supportare non attività ordinarie e continuative dell'Amministrazione, ma solo l'attuazione del progetto operativo ambiente e del progetto operativo difesa suolo, nell'ambito del programma operativo nazionale di assistenza tecnica e azioni di sistema - PON ATAS per il quadro comunitario di sostegno 2000-2006 e limitatamente al tempo di validità dello stesso progetto, così come espressamente indicato nei singoli contratti a tempo determinato.
Peraltro, la spesa sostenuta per tali contratti è stata finanziata non da fondi allocati sul bilancio di questo Ministero, ma esclusivamente e solo per la durata del progetto, per il 74 per cento da risorse comunitarie e per il restante 26 per cento dal fondo di rotazione di cui alla legge n. 183 del 1987 inserito nel bilancio del Ministero dell'economia e delle finanze e da questo in via esclusiva e diretta gestito.
Successivamente, però, questo dicastero prendeva atto dell'avvenuta emanazione da parte della Presidenza del Consiglio dei Ministri - dipartimento della funzione pubblica della circolare n. 5 del 18 aprile 2008, recante: «Linee di indirizzo in merito all'interpretazione ed all'applicazione dell'articolo 3, commi da 90 a 95 e comma 106, della legge 24 dicembre 2007, n. 244 (legge finanziaria 2008)», che dettava ulteriori specificazioni ed interpretazioni della portata ed applicabilità della normativa contenuta nella legge finanziaria 2007.
Tale circolare, a cui lo scrivente Dicastero, unitamente a tutte le altre pubbliche amministrazioni destinatarie, non poteva che fare doveroso riferimento e dare puntuale attuazione, emanata a più di un anno dalla pubblicazione della precedente circolare esplicativa n. 7 del 30 aprile 2007, nella quale non venivano evidenziate eventuali esclusioni dalla legge delle fattispecie in essere presso questo Ministero, riferite a contratti a tempo determinato legati all'attuazione di progetti europei finanziati da risorse non allocate sul bilancio ministeriale; al punto n. 5, testualmente recita: «Sempre in una logica di lettura complementare delle norme sulla stabilizzazione con l'articolo 36 del decreto legislativo n. 165 del 2001, ed in particolare del suo comma 11, sono esclusi dalla predetta procedura i contratti di lavoro subordinato sorti nell'ambito delle attività e dei finanziamenti ivi previsti. Si tratta di ipotesi in cui l'utilizzo di lavoro flessibile corrisponde ad una necessità oggettiva legata alla temporaneità sia del finanziamento, sia dei progetti o dell'intervento programmato, temporaneità che esclude la possibilità di ricorrere a rapporti di lavoro a tempo indeterminato, non rispondendo ad esigenze rientranti nel fabbisogno ordinario delle amministrazioni contemplate. In questo caso non si generano forme di precariato o aspettative di assunzioni a tempo indeterminato».
Tenuto conto di tale non equivoca direttiva, questo Ministero si trovava costretto ad interrompere la procedura di stabilizzazione ed a respingere le istanze di stabilizzazione, situazione, questa che determinava l'insorgere, come conosciuto, di un quanto mai consistente contenzioso attivato nella sua totalità solo dai soggetti che avevano svolto l'attività lavorativa a tempo determinato presso questo Ministero.
Nell'ambito del contenzioso gestito in via esclusiva e diretta dall'avvocatura generale dello Stato, su espressa indicazione della stessa Avvocatura in ordine alla adozione di un «inequivoco provvedimento che, conformandosi alla citata circolare della funzione pubblica, dichiari la manifesta insussistenza del diritto alla stabilizzazione», con decreto direttoriale n. IV/I/R/025/2009 in data 24 marzo 2009, si provveduto all'annullamento del precedente decreto prot. n. IV/I/R/024/2008 del 14 aprile 2008 di approvazione degli elenchi dei soggetti all'epoca ritenuti destinatari della norma sulla stabilizzazione.
Tale provvedimento, prodotto recentissimamente dinanzi al Giudice amministrativo, ha determinato l'accoglimento della tesi difensiva dell'amministrazione che ha denegato la stabilizzazione non per decisioni autonomamente intraprese, tenuto conto di aver tempestivamente attivato e concluso la procedura di individuazione dei soggetti riienuti «all'epoca» in possesso dei requisiti previsti dalla legge finanziaria 2007, ma solo in relazione a quanto indicato nella circolare della Presidenza del Consiglio dei ministri - Dipartimento della funzione pubblica n. 5 del 18 aprile 2008 «Linee di indirizzo in merito all'interpretazione ed all'applicazione dell'articolo 3, commi da 90 a 95 e comma 106, della legge 24 dicembre 2007, n. 244 (legge finanziaria 2008)».
Giova, in ultimo, rilevare che, del numero complessivo di n. 133 soggetti individuati quali destinatari della stabilizzazione, n. 68 risultano essere stati stabilmente assunti a tempo indeterminato dalle Regioni ed enti periferici sulla base di segnalazioni pervenute dalle regioni ed enti stessi, in applicazione della ricordata disposizione normativa contenuta nell'articolo 3, comma 113, della legge finanziaria 2008.
Il Sottosegretario di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare: Roberto Menia.
MURGIA, NIZZI, CICU, OPPI, PILI, PORCU, TESTONI e VELLA. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
da quanto si evince da articoli di stampa, sembrerebbe che gli eventi meteorologici avversi degli ultimi giorni abbiano causato gravissimi danni alle strutture pubbliche e private della città di Orosei, in Sardegna e, di conseguenza, pare che abbiano determinato forti disagi anche ai suoi cittadini;
dopo il violento nubifragio avvenuto venerdì scorso, la situazione che si è presentata agli occhi dei soccorritori è apparsa drammatica: sulle strade e sui marciapiedi di Orosei e di Sos Alinos, sull'uscio di ogni negozio e sui piazzali dei grossi centri commerciali si accatastavano cumuli di macerie. Insieme al rumore delle motopompe, che continuavano a svuotare case e negozi dall'acqua, si levava il pianto continuo e diffuso della gente comune che aveva perso casa e attività commerciali;
secondo quanto affermato dal Sindaco di Orosei, pare che il maltempo, infatti, abbia danneggiato più di seicento abitazioni lasciando centinaia di famiglie senza casa;
i danni avrebbero interessato anche il 70 per cento degli esercizi commerciali e delle attività produttive presenti nella città che sono stati costretti a chiudere e che hanno, pertanto, registrato ingenti perdite economiche;
gli uffici pubblici e le scuole della cittadina di Orosei risulterebbero, attualmente, inagibili;
gli abitanti della frazione di Sos Alinos sarebbero in questo momento isolati per mancanza di collegamenti agibili col resto del territorio;
attualmente, non è ancora possibile stimare i gravi danni causati alle campagne ed alle attività agricole connesse: infatti, non è stato possibile controllare le serre, le coltivazioni ed i vivai installati poiché l'acqua allaga ed ostruisce ancora tutte le strade di accesso;
risulterebbero centinaia i capi di bestiame morti per affogamento; gli allevatori avrebbero, già da tempo, iniziato a conferire le carcasse alla discarica comunale delle cave, autorizzata all'uopo dal servizio veterinario della asl;
pare che la Protezione civile stia monitorando un intero quartiere a ridosso del costone di Gollei per evitare il rischio di probabili frane -:
se intenda dichiarare lo stato di calamità naturale per la situazione di criticità determinatasi nel territorio della città di Orosei;
quali iniziative di propria competenza intenda adottare per tutelare l'incolumità dei cittadini di Orosei;
se non intenda intraprendere iniziative di propria competenza tese all'urgente monitoraggio degli immobili danneggiati dal maltempo che hanno evidenziato uno stato di grave precarietà strutturale;
ove il monitoraggio evidenzi e riscontri gravi danni alle strutture, se non intenda intraprendere iniziative di propria competenza, di concerto con la Regione Sardegna ed il Comune di Orosei, volte a predisporre un piano di finanziamento straordinario per la messa in sicurezza degli immobili;
se non intenda erogare un contributo a titolo di indennizzo in favore dei titolari delle attività agricole, delle attività commerciali e delle attività produttive costretti ad interrompere la propria attività lavorativa.
(4-01793)
Risposta. - In riferimento all'atto di sindacato ispettivo in esame, si fa presente quanto segue.
A seguito del maltempo che, nei mesi di novembre e dicembre 2008 ha colpito il territorio nazionale, è stato dichiarato, con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 18 dicembre 2008, lo stato di emergenza.
Successivamente, in data 16 gennaio 2009, è stata emanata l'ordinanza di protezione civile n. 3734 recante «Primi interventi urgenti di protezione civile diretti a fronteggiare i danni conseguenti agli eventi atmosferici che hanno colpito il territorio nazionale nei mesi di novembre e dicembre 2008».
Con questa ordinanza i Presidenti delle regioni e delle province autonome di Trento e di Bolzano sono stati nominati Commissari delegati per il superamento dell'emergenza, con il compito di accertare i danni provocati dall'ondata di maltempo, di adottare tutte le necessarie ed urgenti iniziative volte a rimuovere le situazioni di rischio, di assicurare l'indispensabile assistenza alle popolazioni colpite, nonchè di porre in essere ogni utile attività per l'urgente avvio della messa in sicurezza delle aree colpite e per gli interventi di prevenzione.
Lo stesso provvedimento ha previsto, da parte dei Commissari, la quantificazione dei contributi per l'autonoma sistemazione della popolazione colpita, per la ripresa delle attività produttive ed economiche e per il ripristino dei beni immobili danneggiati.
Inoltre, l'articolo 1 ha stabilito che ciascun Commissario delegato, sul proprio ambito regionale, sentiti i comuni e le province interessati, rediga un Piano generale degli interventi indifferibili e urgenti finalizzati al ripristino della viabilità, delle infrastrutture, delle opere e dei servizi pubblici danneggiati, alla pulizia, alla bonifica, alla manutenzione straordinaria degli alvei e delle opere di difesa idraulica dei corsi d'acqua ed alla messa in sicurezza del territorio.
Per quanto riguarda l'aspetto finanziario, si fa presente che con l'articolo 9 del suddetto provvedimento normativo 3734, è stato previsto l'importo di 100 milioni di euro, di cui all'articolo 8 del decreto-legge 30 dicembre 2008, n. 208 relativo alle misure straordinarie in materia di risorse idriche e di protezione dell'ambiente.
Di tale importo, ai sensi dell'articolo 9, comma 2, della predetta ordinanza, 85 milioni di euro sono stati destinati per gli interventi di cui all'articolo 1, comma 3, lettere a), b), c), d) ed e) - concernenti essenzialmente la quantificazione dei danni e dei contributi, nonché la predisposizione del piano degli interventi di cui si è fatto cenno - ed alle spese di cui all'articolo 7, riguardanti il personale di supporto tecnico-amministrativo per le attività del Commissario delegato.
La restante somma di 15 milioni di euro, ai sensi dell'articolo 9, comma 3, del medesimo provvedimento normativo, è stata destinata alle attività poste in essere dal Capo del Dipartimento della protezione civile in qualità di Commissario delegato, nonché per le attività previste dall'articolo 8 della già citata ordinanza relative agli interventi di prevenzione dei rischi connessi gli eventi calamitosi di tipo idrogeologico rivolti ad una maggiore sicurezza per la popolazione.
Si precisa, inoltre, che è stata disposta la ripartizione dei suddetti 85 milioni di euro tra le regioni e le province autonome di Trento e Bolzano sulla base di apposite rendicontazioni e delle determinazioni delle contribuzioni proposte dai Commissari delegati.
Infine si fa presente che, con l'ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri n. 3765 del 7 maggio 2009, la suddetta ripartizione è stata effettuata, destinando alla regione Sardegna la somma di 21.800.553,11 euro per le spese di prima emergenza disposte entro il 23 gennaio 2009 ai sensi dell'articolo 1, comma 3, lettera a), e la somma di 6.875.671,21 euro alle risorse di cui all'articolo 9, comma 2, della predetta ordinanza n. 3734.
Per quanto riguarda l'erogazione dei contributi a titolo di indennizzo per i titolari delle attività agricole, si fa presente che la regione Sardegna ha trasmesso la delibera della giunta regionale al ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali, con la quale ha formalizzato la richiesta di intervento del Fondo di solidarietà nazionale, anche per le piogge alluvionali che hanno interessato la provincia di Nuoro nel mese di novembre 2008.
Il predetto dicastero, esaminata la documentazione tecnica, ha richiesto alla regione Sardegna un supplemento di istruttoria a seguito della quale si provvederà all'emissione del decreto di declaratoria, con conseguente attivazione delle provvidenze previste dal decreto legislativo 29 marzo 2004, n. 102, modificato dal decreto legislativo 18 aprile 2008, n. 82 concernente interventi finanziari a sostegno delle imprese agricole.
Il Ministro per i rapporti con il Parlamento: Elio Vito.
ANGELA NAPOLI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro per i rapporti con le regioni. - Per sapere - premesso che:
l'amministrazione di Trenitalia, ormai da tempo, continua ad assumere decisioni che appaiono sempre più penalizzanti per la Calabria;
mentre vengono via via agevolate le linee ferroviarie del Nord, per la Calabria, al contrario, si registra un costante peggioramento del servizio;
Trenitalia costringe i viaggiatori verso la Calabria ad utilizzare carrozze ferroviarie dismesse sulle linee del Centro-Nord, e, quindi, con servizi di toilette impraticabili, tendine dei finestrini consunte, porte «fuori servizio» ed igiene davvero carente; le carrozze sono vecchie al punto da non risultare idonee ad utilizzare favorevolmente la linea ad alta velocità tra Roma e Napoli;
dai treni per la Calabria è stato recentemente anche eliminato il servizio di benvenuto a bordo, peraltro compreso nel costo del biglietto;
peraltro, l'eurostar, anche questo con carrozze obsolete, messo da Trenitalia il 14 dicembre 2008, sulla tratta Roma-Reggio Calabria, non fa alcuna fermata in provincia nel tratto della provincia reggina, causando grandi difficoltà ai pendolari che settimanalmente rientrano da Roma presso le loro residenze;
ancora, la società Trenitalia, dal mese di dicembre 2008, con il cambio orario, ha programmato un taglio consistente di treni a lunga percorrenza da e per le città del Nord e la eliminazione del personale ferroviario calabrese dai treni eurostar;
ancora, a partire dalla data odierna, è prevista la chiusura totale della tratta ferroviaria Lamezia Terme-Eccellente-Rosarno, per lavori di ristrutturazione per i danni subiti dai recenti eventi calamitosi;
la chiusura, preventivata per ben tre mesi, comporterà una pesante limitazione ai programmi di esercizio del traffico ferroviario nazionale e regionale;
il tutto va ad aggiungersi alle limitazioni di traffico viario a causa dei lavori che interessano la Salerno-Reggio Calabria, nonché al dissesto, dovuto sempre agli ultimi eventi calamitosi, che rende
pericolosissimo il transito della strada statale 18, in particolare, nei tratti dell'Alto Tirreno Cosentino e del Tirreno Reggino;
non da meno l'annosa pesante situazione della strada statale 106, sulla cui situazione l'interrogante ha già presentato l'atto ispettivo n. 2-00240 del 2 dicembre 2008, a tutt'oggi privo di risposta;
non va, altresì, sottaciuto il sottodimensionamento dei collegamenti veloci sullo Stretto di Messina, anche questo già evidenziato dall'interrogante con atto ispettivo n. 4-00804 del 28 luglio 2008;
sempre la società Trenitalia avrebbe determinato un'ulteriore riduzione dell'offerta di trasporto passeggeri e del traffico merci lungo la linea Ionica Reggio Calabria-Locri-Catanzaro Lido-Crotone-Taranto;
ed, ancora, occorre attenzionare l'analogo annoso inadeguato e costoso sistema aereo da e per la Calabria;
tutto quanto sopra evidenzia la netta penalizzazione dei trasporti da e per la Calabria ed il conseguente notevole disagio dei pendolari e dei viaggiatori in genere, nonché l'incidenza negativa sul già penoso sistema economico calabrese -:
quali urgenti interventi intenda attuare su Trenitalia, Anas, Società di trasporto aereo e in accordo con la Regione Calabria, al fine di non consentire che la Calabria continui ad essere penalizzata nel settore dei trasporti e della viabilità ed affinché i viaggiatori calabresi non debbano più continuare ad essere considerati dissimili ai viaggiatori delle altre Regioni d'Italia.
(4-02406)
Risposta. - In riferimento all'interrogazione indicata in esame, si forniscono i seguenti elementi di risposta.
Per quanto attiene la paventata soppressione di alcuni collegamenti ferroviari tra la regione Calabria e diverse città italiane, ferrovie dello Stato sottolinea che con l'orario ferroviario, entrato in vigore il 14 dicembre 2008, non è stato soppresso alcun collegamento ferroviario di media/lunga percorrenza da/per la Calabria.
A partire da dicembre 2008, inoltre, una delle 4 coppie di Eurostar previste nella precedente programmazione tra Reggio Calabria e Roma e viceversa (ES 9372/9377) è stata trasformata in collegamento veloce «Eurostar Fast» effettuato con il nuovo treno ETR 600 «Freccia d'Argento». Il nuovo servizio, prevedendo la soppressione delle fermate con minor volume di traffico e l'utilizzo della nuova linea alta velocità Roma-Napoli, ha consentito di ridurre considerevolmente i tempi di percorrenza complessivi, con un risparmio di circa un'ora, in modo da rispondere all'esigenza, ripetutamente manifestata dalla popolazione calabrese, di ridurre i tempi di percorrenza con Roma. Detta programmazione consente inoltre di attrarre ulteriore traffico su una coppia di collegamenti che opera in regime di mercato e a rischio di impresa.
Le diverse tipologie di materiale rotabile in servizio sono impiegate da Trenitalia su tutta la rete nazionale tenendo conto sia delle caratteristiche dell'infrastruttura sia del tracciato su cui è destinato a circolare. Per quanto riguarda la Calabria, in particolare, da dicembre 2008 tra Roma e Reggio Calabria è circolante il nuovissimo ETR 600 ad assetto variabile, in composizione al collegamento «Eurostar Fast».
Dal 10 febbraio 2009 il servizio di «benvenuto a bordo» è previsto esclusivamente sui treni del segmento alta velocità.
Si evidenzia inoltre che dopo la chiusura della tratta tra Vibo Valentia-Pizzo e Mileto per interventi sull'infrastruttura, dal 18 aprile 2009, in anticipo rispetto ai tre mesi di interruzione preventivata da Ferrovie dello Stato, sulla linea tirrenica è stata ripristinata l'ordinaria programmazione dei treni.
Nel periodo di chiusura della tratta, Ferrovie dello stato ha attuato le soluzioni con il minore impatto sullo svolgimento complessivo del servizio privilegiando il trasporto locale utilizzato soprattutto da lavoratori e studenti, quello di lunghissima percorrenza come i collegamenti della Sicilia, e salvaguardando, comunque, alcuni collegamenti diretti tra Reggio Calabria e Roma.
Per quanto riguarda la rete ferroviaria, si fa presente che il territorio della Calabria è interessato da un intenso programma di potenziamento infrastrutturale e tecnologico. La società Rete ferroviaria italiana è impegnata in numerosi progetti, oggi a diversi stadi di avanzamento, destinati ad aumentare e migliorare la capacità e la funzionalità della rete nella Regione.
Gli interventi di potenziamento infrastrutturale e tecnologico della linea Battipaglia-Reggio Calabria serviranno per elevare gli standard prestazionali, la velocità commerciale, sia per il traffico passeggeri sia per quello merci, e per migliorare il sistema di trazione elettrica.
Nel 2003 è stata elaborata la progettazione preliminare conseguendo, nel 2005, i necessari nulla osta da parte delle gegioni Calabria e Campania interessate dai lavori. È stata avviata la realizzazione dell'intervento di adeguamento della galleria «Coreca» e gli altri interventi programmati sono previsti per fasi con conclusione delle attività entro il 2014. Il contratto di programma include il progetto in tabella A con un costo di 230 milioni di euro.
Per quanto riguarda la linea AV/AC Battipaglia-Paola-Reggio Calabria, si evidenzia che lo studio di fattibilità sviluppato nel 2005 ha individuato una prima fase funzionale dell'intervento, costituito da una variante di tracciato nella tratta più accidentata della linea, tra Ogliastro e Sapri, e da interventi di upgrading e velocizzazione della linea Battipaglia-Reggio Calabria. Tale fase funzionale consentirebbe di percorrere la distanza da Roma a Reggio Calabria in circa 4 ore e 15 minuti con un livello prestazionale analogo a quello del collegamento Milano-Roma. Il costo della variante Ogliastro-Sapri ammonta a 3.270 milioni di euro. Il Contratto di programma include il progetto in Tabella A per la progettazione preliminare, con un costo di 7 milioni di euro, ed in Tabella C, per il completamento progettuale e la realizzazione, con un costo di 3.263 milioni di euro.
La soluzione «a completamento», che prevede un investimento stimato in 18.730 milioni di euro, è inserita nella tabella D relativa alle «Opere previste a completamento del Piano». La pianificazione dell'intervento è condizionata dall'effettiva disponibilità delle risorse finanziarie necessarie alla sua realizzazione.
Un ulteriore intervento riguarda il potenziamento dell'itinerario Gioia Tauro-Sibari-Metaponto-Taranto-Bari.
Il progetto di potenziamento è finalizzato a realizzare un corridoio dedicato per il traffico merci che mette in collegamento il porto di Gioia Tauro con Taranto e Bari e quindi, attraverso la Direttrice Adriatica, con la linea del Brennero, asse fondamentale di penetrazione dal Sud dell'Italia nel Nord del Paese e in Europa. Esso ha l'obiettivo di realizzare una infrastruttura dalle prestazioni omogenee (sagoma, peso assiale, velocità) per alimentare i traffici marittimi da e per i porti di Gioia Tauro e Taranto utilizzando treni porta container di grandi dimensioni. Sono stati previsti interventi articolati in fasi.
Gli interventi di 1o fase che hanno previsto un primo intervento per l'adeguamento del peso assiale della linea tra Rosarno e Taranto e la velocizzazione dei tratti di linea Sibari-Cosenza e Sibari-Metaponto, di fatto sono stati tutti conclusi e sono ancora in corso solo lavori di completamento, la cui ultimazione è prevista entro il mese di luglio del 2009.
Per gli interventi di 2a fase è stato sviluppato uno studio di fattibilità promosso dal CIPE nel 2002, che ha consentito poi di elaborare anche la relativa progettazione preliminare.
L'intervento ha un costo di 792 milioni di euro, di cui 340 milioni di euro, riguardanti la tratta Metaponto-Taranto e 452 milioni di euro quella Metaponto-San Lucido.
Il contratto di programma include il progetto in tabella D, la pianificazione dell'intervento è condizionata dall'effettiva disponibilità delle risorse finanziarie necessarie alla realizzazione.
Per quanto attiene la situazione delle infrastrutture viarie e in particolare in relazione ai danni causati dall'eccezionalità degli eventi meteorologici verificatisi nel periodo compreso tra dicembre 2008 e febbraio 2009, si rammenta che per l'area
calabrese è stato dichiarato lo stato di emergenza con apposito decreto del Presidente del Consiglio dei ministri in data 30 gennaio 2009.
Gli eventi hanno interessato in particolare le statali 18 «Tirrena inferiore» e 106 «Jonica», che costituiscono le principali infrastrutture viarie calabresi insieme all'autostrada A3 Salerno-Reggio Calabria, della quale rappresentano le uniche alternative.
Dette arterie hanno retto complessivamente alla violenza delle persistenti piogge, ad eccezione di alcune tratte.
In dettaglio, la Statale 18, che si sviluppa lungo la fascia tirrenica del cosentino su una lunghezza di circa 110 chilometri compresa tra le chilometriche 243+670 e 353+450, ha subito l'impatto del traffico veicolare, anche pesante, deviato dall'autostrada Salerno-Reggio Calabria per la chiusura della stessa nel tratto fra gli svincoli di Lagonegro ed Altilia.
Il compartimento ANAS per la Calabria è intervenuto nell'immediatezza dell'evento, con personale di esercizio, installando la segnaletica utile ad evidenziare le situazioni di pericolo e provvedendo contestualmente a ripristini puntuali del manto stradale con conglomerato bituminoso a freddo.
Oltre al personale di esercizio, sono state impegnate anche imprese specializzate, che hanno effettuato interventi più estesi sulla pavimentazione ammalorata al fine di ripristinare la circolazione stradale interrotta da frane di colata, che hanno comportato il dilavamento di scarpate stradali. Va sottolineato che la circolazione non è mai stata interrotta e solo in alcuni casi è stato istituito il senso unico alternato.
Al fine di proteggere la piattaforma stradale, sono state attivate due procedure di somma urgenza rispettivamente al chilometro 290+300 a causa di un importante movimento franoso in agro del comune di Bonifati, e al chilometro 330+780 in agro di Fiumefreddo, per caduta massi.
Oltre agli anzidetti provvedimenti di pronto intervento, l'ANAS ha predisposto appositi progetti di manutenzione straordinaria, già inseriti nel piano di appaltabilità 2009 in corso di approvazione, finalizzati al ripristino definitivo delle condizioni ottimali di esercizio.
Tali progetti, già redatti, riguardano in particolare i lavori urgenti per il ripristino del piano viabile ammalorato su tratti saltuari della strada statale 18 dal chilometro 243+670 al chilometro 353+450 danneggiato dalle intense precipitazioni verificatesi nei mesi di dicembre 2008 e gennaio 2009.
Allo stato, è in corso la richiesta di fondi straordinari per danni ed emergenze alla Protezione civile ai sensi del citato decreto del Presidente del consiglio dei ministri 30 gennaio 2009.
Anche la statale 106 «Jonica», che costituisce l'arteria di collegamento longitudinale della Calabria, è stata interessata da forti precipitazioni temporalesche, con conseguenti ammaloramenti del piano viabile, sono stati quindi inseriti nella programmazione aziendale interventi per il risanamento della pavimentazione stradale in tratti saltuari.
L'autostrada Salerno-Reggio Calabria ha retto pienamente alle avversità atmosferiche senza riportare dissesti statici e/o strutturali. Le criticità manifestatesi, una delle quali ha purtroppo avuto effetti funesti con la perdita di due vite umane, sono anche esse imputabili a cause esterne all'ANAS e sempre individuabili nell'uso improprio del territorio, fortemente vulnerabile, come sopra specificato.
Complessivamente, lungo l'autostrada Salerno-Reggio Calabria, nel tratto compreso tra gli svincoli di Cosenza e Reggio Calabria, si sono avuti ben 16 punti di forte criticità che hanno comportato restrizioni al traffico veicolare oltre che attivazione di procedure di somma urgenza per attenuazione dei fenomeni e/o installazione d'urgenza di elementi a protezione della sede autostradale.
Sono sotto continuo monitoraggio altri fenomeni di colate di più piccole dimensioni che attualmente non interessano direttamente la sede autostradale ma su cui occorrerà intervenire.
Gli interventi da effettuarsi lungo l'autostrada al fine di completare quanto già avviato in somma urgenza risultano complessi
e di notevoli proporzioni e il loro ammontare economico si aggira intorno ai 5 milioni di euro.
L'intera attività svolta è stata sempre mirata al mantenimento in esercizio dell'autostrada, sia pure con le limitazioni sopra dette, in quanto trattasi dell'unica arteria di collegamento nord/sud della regione data la vastità dei dissesti idrogeologici che hanno dì fatto colpito la gran parte della viabilità ordinaria.
Per una valutazione di sintesi dell'impegno di ANAS si rileva che sono state impiegate 200 unità/giorno, 30 mezzi operativi, 12.000 quintali di sale, la Sala operativa e l'annesso call-center hanno gestito 4.000 codici di allerta, 60.000 contatti con il pubblico, coordinando 400 interventi di soccorso meccanico e 10 postazioni di pronto intervento sanitario.
Per completezza di informazione si ricorda che l'ANAS ha in corso di realizzazione il piano di ammodernamento della autostrada Salerno-Reggio Calabria, il cui completamento è previsto entro il 2013. Detto piano riguarda la modifica strutturale della geometria dell'autostrada medesima per renderla compatibile alle esigenze conseguenti ai diversi ed accresciuti volumi di traffico.
Allo stato attuale rispetto alla lunghezza complessiva dell'autostrada pari a 443 km, sono stati già ammodernati 190 km, mentre ulteriori 180 km sono in corso di costruzione.
È previsto nei prossimi mesi l'avvio della realizzazione dell'ammodernamento della restante parte delle sede autostradale per la quale dovrà essere definita interamente la copertura finanziaria.
Da ultimo, per quanto riguarda la questione inerente ai collegamenti aerei tra la Regione Calabria con le altre regioni italiane, si fa presente che per le rotte aeree Crotone-Roma e viceversa e Crotone-Milano e viceversa, sono stati imposti, con decreto ministeriale n. 13 del 7 luglio 2005, gli oneri di servizio pubblico ai sensi del regolamento comunitario n. 2408/9/CE, ora sostituito dal citato Regolamento n. 1008/08/CE.
Tali rotte, a seguito di bando di gara, sono state assegnate al vettore Air One, che le ha esercitate fino al 31 marzo 2008.
Dopo tale data, a seguito di indagine di mercato svolta dall'ente nazionale per l'aviazione civile le medesime rotte sono state assegnate al vettore Air Bee il quale, purtroppo, nel mese di ottobre 2008 ha sospeso il servizio.
In conseguenza di ciò, sono state bandite le gare per l'assegnazione in esclusiva dei collegamenti in argomento, per le quali, tuttavia, è stata presentata una sola offerta che si è dovuta in seguito escludere in quanto non conforme a quanto prescritto dai rispettivi capitolati d'oneri.
Al fine di superare tale impasse, il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti ha convocato una apposita riunione alla quale hanno partecipato i rappresentanti della regione Calabria, dell'ente nazionale dell'aviazione civile e della società di gestione dell'aeroporto di Crotone. Da tale riunione è scaturita la proposta di effettuare una nuova imposizione apportando alcune modifiche all'operativo prescelto al fine di consentire un servizio più efficiente, con un numero di posti offerti articolato tra la stagione estiva ed invernale e con un orario di partenza per Milano Linate che consenta di limitare la sosta dell'aereo nello scalo medesimo.
A seguito di quanto qui espresso, in data 4 maggio 2009 è stato firmato il decreto ministeriale per l'imposizione degli oneri di servizio sulle rotte Roma/Crotone/Roma e Crotone/Milano/Crotone.
Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti: Altero Matteoli.
ANGELA NAPOLI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per i rapporti con le regioni, al Ministro della giustizia, al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione. - Per sapere - premesso che:
con atti ispettivi n. 4-05331 del 19 ottobre 2007 e n. 4-06065 del 14 gennaio 2008, l'interrogante ha denunziato l'anomala decisione assunta dal Consiglio Regionale
della Calabria, in data 27 settembre 2007, con il Commissariamento del CORECOM ed ha chiesto l'impugnazione, ai sensi dell'articolo 127 della Costituzione, da parte della Presidenza del Consiglio dei ministri, della legge regionale n. 22 del 5 ottobre 2007, contenente appunto il provvedimento di decadenza ed il conseguente commissariamento del CORECOM Calabria;
tra i cinque componenti del CORECOM Calabria commissariato erano nati palesi contrasti in occasione della formulazione della graduatoria per la concessione dei benefici relativi all'anno 2006, poiché la stessa graduatoria era divenuta oggetto di una delibera, datata 16 luglio 2007, a firma del solo Presidente del tempo, ed in disaccordo con quanto deliberato dal Comitato in data 2 luglio 2007;
la scelta del Presidente CORECOM del tempo era subito apparsa ai quattro componenti del Comitato come rispettosa di esigenze formulate dall'Ufficio di Presidenza del Consiglio Regionale, durante una convocazione del 17 marzo 2007, piuttosto che della necessaria trasparenza rispetto alle documentazioni presentate;
sulle ripetute violazioni commesse dal Presidente del Comitato del tempo, i quattro componenti dello stesso comitato hanno presentato vari esposti alla Procura della Repubblica di Reggio Calabria, sottolineando come lo stesso Presidente ed il Dirigente della struttura abbiano omesso di denunziare alcuni rappresentanti legali di imprese private per la violazione del decreto del Presidente della Repubblica 445 del 2000, commessa fornendo dichiarazioni false o mendaci;
a seguito della decadenza ed al conseguente commissariamento del CORECOM Calabria, sono state assegnate le funzioni di delegato alla struttura, proprio allo stesso ex Presidente dell'Organo;
la Procura della Repubblica di Reggio Calabria ha avviato le relative indagini e nello scorso mese di aprile 2009, in chiusura delle stesse, ha ipotizzato nei confronti dell'ex Presidente del CORECOM il grave reato di abuso d'ufficio;
il Presidente del CORECOM Calabria di fatto aveva inserito da solo, nel luglio 2007, nella graduatoria due emittenti, Video Calabria e Tele A 57, che il Comitato aveva escluso per mancanza di separazione contabile ed aveva, tra l'altro, escluso dai finanziamenti emittenti, come Teleuropa e Telespazio, che erano nelle stesse condizioni;
nonostante il citato intervento giudiziario l'ex Presidente del CORECOM Calabria, dottor Umberto Giordano, rimane ancora con l'incarico di Dirigente esterno presso il Consiglio Regionale, pur con un provvedimento di «autosospensione» di quindici giorni, chiesto nei primi del corrente mese di maggio 2009 -:
se degli atti depositati presso il Governo risultino le ragioni per le quali non si sia proceduto all'impugnazione ai sensi dell'articolo 127 della Costituzione, della legge regionale n. 22 del 5 ottobre 2007, varata secondo l'interrogante per definire il Commissariamento del CORECOM Calabria, non garantendo trasparenza ed imparzialità nell'erogazione dei finanziamenti alle emittenti televisive calabresi;
se siano disponibili i dati concernenti il numero dei consulenti della Regione Calabria ed i relativi corrispettivi e se questi siano in linea con la media nazionale e con le normative vigenti.
(4-03057)
Risposta. - In riferimento all'atto parlamentare di sindacato ispettivo in esame per quanto di competenza, si comunica quanto segue.
Circa la richiesta relativa alle eventuali ragioni per le quali non si sia proceduto all'impugnazione, ai sensi dell'articolo 127 della Costituzione, della legge regionale n. 22 del 5 ottobre 2007, si rappresenta che, all'articolo 19, che modifica l'articolo 5, comma 1, della legge regionale n. 2 del 2001, la citata legge dispone la riduzione dei componenti del CORECOM Calabria da 5 a 3 membri compreso il presidente, nonché le relative indennità. Lo stesso articolo dispone,
inoltre, nelle more della ricostituzione del nuovo organismo e, comunque, per un periodo non superiore a sei mesi, il commissariamento del CORECOM.
La disposizione regionale fa riferimento all'articolo 1, comma 721, della legge finanziaria n. 296 del 2006 (legge finanziaria 2007) che stabilisce l'adozione da parte delle Regioni di provvedimenti normativi o amministrativi volti alla riduzione del numero dei componenti degli organismi politici e degli apparati amministrativi e delle relative indennità e compensi a loro spettanti.
Il successivo comma 722 definisce l'anzidetta disposizione quale principio fondamentale di coordinamento della finanza pubblica, ai fini del rispetto dei parametri stabiliti dal patto di stabilità e crescita dell'Unione europea.
Nella seduta del 29 novembre 2007, il Governo ha quindi ritenuto di non proporre questione di legittimità costituzionale per l'articolo 19 della legge regionale n. 22 del 2007 in quanto, lo stesso, in attuazione delle disposizioni statali su richiamate, è volto al contenimento della spesa pubblica.
La corte costituzionale peraltro, successivamente, con sentenza n. 159/08, ha dichiarato non fondate le questioni di legittimità costituzionale delle citate disposizioni della legge finanziaria del 2007 precisando che: «Dinanzi ad un intervento legislativo statale di coordinamento della finanza pubblica riferito alle Regioni, e cioè nell'ambito di una materia di tipo concorrente, è naturale che ne derivi una, per quanto parziale, compressione degli spazi entro cui possano esercitarsi le competenze legislative ed amministrative di Regioni e Province autonome (specie in tema di organizzazione amministrativa o di disciplina del personale) nonché nella stessa autonomia di spesa loro spettante».
Alla luce della pronuncia appena richiamata, l'intento perseguito dall'articolo 19 della legge regionale n. 22 del 2007 della Regione Calabria è da considerarsi quale volontà di contenere la spesa pubblica riducendo, il numero dei membri del CORECOM Calabria e le indennità loro spettanti in conformità a quanto disposto dall'articolo 1, commi 721 e 722, della legge finanziaria 2007.
Il Ministro per i rapporti con le regioni: Raffaele Fitto.
NICOLAIS. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro per i beni e le attività culturali, al Ministro dell'interno, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
nel comune di Vico Equense (Napoli) sono in corso di esecuzione alcune opere pubbliche attuate sia con finanziamenti pubblici (POR Regione Campania) che con le procedure di project financing;
molte opere pubbliche sono state oggetto, negli ultimi anni, di esposti, denunce e numerosi articoli di stampa che rappresentano un contesto in cui le procedure adottate sembrano viziate da irregolarità come nel caso del parcheggio interrato di Piazza Mercato al centro di numerose denunzie, proteste e numerosi articoli di stampa (si richiama interrogazione parlamentare a risposta scritta n. 4/00171, presentata dall'onorevole Arturo Scotto nella legislatura 15, seduta di annuncio n. 9 del 6 giugno 2006, ancora priva di risposta) ed anche da abusi edilizi commessi durante l'esecuzione delle opere;
alcune opere pubbliche in corso, secondo quanto documentato da alcuni consiglieri comunali, disattendono i pareri e le prescrizioni degli enti di controllo. È emblematico il caso dei lavori di riqualificazione della «Marina di Vico», in corso di esecuzione, nonostante il parere dell'Autorità di bacino del Sarno che, perentoriamente, ha scritto al comune di non eseguire alcune opere perché pericolose per la pubblica incolumità in un'area dichiarata, di «pericolosità molto elevata, secondo il piano stralcio per l'assetto idrogeologico ed interessata dall'evento franoso dell'ottobre 2007»;
nel caso dei lavori di sistemazione di Via Antignano, i consiglieri comunali Marianna
de Martino, Consiglio Cannavale e Pasquale Cardone hanno inviato un dettagliato esposto all'Autorità di vigilanza sui lavori pubblici (senza ricevere alcuna risposta) in cui, denunziano una presunta anomalia nella procedura di gara che consiste, in sintesi, nell'annullamento della prima gara, dove era previsto il ribasso d'asta, per passare successivamente all'aggiudicazione con modalità diverse in cui il fattore ribasso è stato completamente eliminato. È accaduto che i lavori sono stati aggiudicati ad una ditta per l'intero importo posto a base d'asta, mentre la stessa ditta, per la stessa gara, ma con procedura diversa, aveva offerto un ribasso del 32 per cento. È evidente, senza particolari argomentazioni tecniche, il mancato risparmio per il comune di circa 60 mila euro;
sui lavori di Via Antignano, la sezione del WWF penisola sorrentina ha presentato un esposto alla Procura della Repubblica di Torre Annunziata e alla soprintendenza ai beni architettonici e per il paesaggio di Napoli in cui ha denunziato un allargamento abusivo della sede stradale e lo sversamento abusivo di «enormi quantità di materiali provenienti dai lavori di scavo» in un alveo poco distante dalla sede stradale, la cui parziale occlusione potrebbe costituire «un grave pericolo per lo stesso deflusso meteorico delle acque del rivo vernotico»;
sono in corso lavori di «sistemazione e messa in sicurezza della via Raffaele Bosco» che, secondo una nota del progettista, inviata alla stazione dei Carabinieri di Vico Equense, sono «da ritenersi in parte totalmente abusivi ed in parte eseguiti in difformità al progetto»;
tutte le irregolarità riscontrate nell'esecuzione delle opere pubbliche nel comune di Vico Equense sono state portate all'attenzione dell'autorità di vigilanza sui lavori pubblici con ripetute segnalazioni di alcuni consiglieri comunali e reiterate richieste di attivazione di una commissione d'indagine, così come previsto dalle norme del cosiddetto «Codice degli appalti», senza che gli scriventi ricevessero dall'Autorità concreti riscontri;
la vicenda dei lavori alla Raffaele Bosco è caratterizzata anche da una nota della Soprintendenza ai beni architettonici e per il paesaggio di Napoli che, in sostanza, afferma di non essere in grado di controllare le irregolarità segnalate in una denuncia del consigliere comunale Consiglio Cannavale, per «mancanza di una scala metrica adeguata utilizzata per i grafici progettuali» (si ricorda che gli stessi, in fase di esame del progetto, furono ritenuti idonei dallo stesso ufficio che espresse parere favorevole all'esecuzione dei lavori) nonché «per mancanza di personale e strumenti tecnici»;
alcuni dei lavori in esame presentano seri pericoli per l'incolumità pubblica, soprattutto ma non solo a causa di rischi e problemi idrogeologici non adeguatamente considerati -:
se e come intendano intervenire per il tramite dell'autorità di bacino, della competente soprintendenza e di altri organismi governativi eventualmente coinvolti, per risolvere urgentemente i problemi segnalati;
se il Ministro dell'interno ritenga che vi siano i presupposti per intervenire a tutela dell'incolumità pubblica;
se il Ministro dell'economia e delle finanze non intenda attivarsi, per il tramite del comitato di sorveglianza, per verificare se i finanziamenti del POR debbano essere revocati.
(4-01697)
Risposta. - In merito a quanto indicato nell'atto di sindacato ispettivo in esame, relativo all'esecuzione di opere pubbliche nel comune di Vico Equense, sulla scorta di quanto comunicato dalla prefettura di Napoli e dalle altre amministrazioni interessate, si rappresenta quanto segue.
In ordine ai lavori di piazza Mercato, in data 21 gennaio 2009, il responsabile unico del procedimento del servizio lavori pubblici del comune di Vico Equense ha comunicato che i lavori sono stati ultimati e che allo stato era in corso il collaudo tecnico-amministrativo dell'opera a cura
dell'ing. Luigi Vinci, presidente dell'ordine degli ingegneri della provincia di Napoli.
In ordine ai lavori di riqualificazione dei moli esistenti nel Borgo di Marina di Vico, l'assessorato all'ambiente della regione Campania ha comunicato che tale progetto è stato sottoposto a procedura ambientale e costituisce solo una parte, un lotto o stralcio, rispetto al progetto più ampio di lavori di completamento denominato «Interventi per la messa in sicurezza ed adeguamento funzionale del sistema di approdo del Borgo di Marina di Vico».
I progetti sono stati esaminati dalla commissione per la valutazione dell'impatto ambientale della regione Campania nella seduta del 10 novembre 2006 e per entrambi la predetta commissione ha espresso parere favorevole di valutazione di incidenza, subordinato all'acquisizione del parere della direzione regionale per i beni culturali e paesaggistici.
Con i decreti assessorili 307 e 308 del 6 luglio 2007 si è preso atto che il comune di Vico Equense ha trasmesso il parere richiesto della direzione regionale per i beni culturali e paesaggistici e si è confermato il parere della commissione per la valutazione di impatto ambientale del 10 novembre 2006.
L'autorità di bacino del Sarno, nella seduta del 29 ottobre 2007 sul progetto di «Penisola Amalfitana e Sorrentina» progetto «riqualificazione e valorizzazione del Borgo Marina di Vico» e «La Porta del Borgo-Interventi di riqualificazione dell'accesso al borgo di marina di Vico Equense» ha espresso il seguente parere:
per quanto concerne i complessivi aspetti di competenza dell'autorità, a condizione e sotto prescrizione:
che venga delocalizzato il gazebo, attualmente ubicato lungo la passeggiata marina in area P4, all'esterno delle aree di pericolo classificate;
che venga stralciata la realizzazione della gradinata lungo il tratto terminale della Via C. Colombo, in quanto trattasi di un intervento in area P4 non consentito dalle norme di attuazione allegate al PSAI, ai sensi dell'articolo 25 comma 2;
il progetto in esame (lotto a) è compatibile con la vigente pianificazione dell'autorità di bacino del Sarno. Restano escluse dal presente parere, in quanto ubicate in aree non classificate dai vigenti Piani, le strutture rimovibili, previste sull'arenile, che sono comunque soggette a preventivo parere di altri enti».
La citata autorità ha quindi comunicato al comune di Vico Equense che i limiti di cogenza emersi dalle attuali norme di attuazione non fanno che trasferire al comune le responsabilità penali dell'inadempienza consapevole di una norma tecnica chiarissima e inequivoca.
Il segretario generale dell'autorità di Bacino regionale del Sarno ha precisato altresì che, ai sensi dell'articolo 7, comma 1, delle norme di attuazione allegate al piano stralcio per l'assetto idrogeologico, l'autorità di bacino esprime pareri preventivi obbligatori e non vincolanti sulla compatibilità con le norme di attuazione del piano stralcio.
Tale problema burocratico, comunque, attualmente è risolto, in quanto l'autorità di bacino del Sarno ha approvato le nuove norme di attuazione (aggiornamento del piano stralcio per l'assetto idrogeologico) eliminando la formulazione «non vincolante».
In via Antignano i lavori sono stati autorizzati sotto il profilo paesaggistico dal comune di Vico Equense e la soprintendenza per i beni architettonici e paesaggistici non ha ritenuto suscettibile di annullamento il provvedimento relativo. Il citato ufficio, a seguito della denuncia, richiamata nell'interrogazione, presentata dal WWF Italia, ha informato nel contempo le istituzioni competenti e chiesto al comune notizie al riguardo. In data 8 ottobre 2008 l'amministrazione comunale ha comunicato che i materiali di risulta provenienti dai lavori di scavo erano stati rimossi e si sarebbe proceduto ad una accurata manutenzione ordinaria e straordinaria dell'alveo al fine di eliminare la vegetazione spontanea e gli accumuli di materiali lapidei di origine naturale generatisi.
Via Raffaele Bosco è tra gli assi della viabilità fondamentale della penisola e il vigente piano urbanistico territoriale dell'area sorrentina-amalfitana, approvato con legge regionale 35 del 1987, non ne vieta l'adeguamento. Infatti, con decreto n. 145 del 2003 il comune di Vico Equense ha autorizzato ai fini paesaggistici i «lavori di sistemazione e messa in sicurezza di via R. Bosco» relativi a 24 tratti stradali, con opere di manutenzione ordinaria, straordinaria, rettifica del tracciato e tratti in ampliamento della sede stradale, secondo tre tipologie di intervento.
La soprintendenza ha ritenuto che non ricorressero al riguardo motivi per procedere all'annullamento del decreto.
Sempre la soprintendenza, in uno spirito di collaborazione, ha fornito, altresì, indicazioni al comune di Vico Equense per la realizzazione dei lavori, tuttavia tali indicazioni sono state in parte disattese poiché il progetto appaltato non è stato rettificato. Per tali opere il comune ha attivato le procedure, ai sensi dell'articolo 167 del decreto legislativo 42 del 2004, chiedendo alla soprintendenza il parere finalizzato all'accertamento di compatibilità paesaggistica, reso favorevole sulla base di quanto disposto al comma 4, lettera b), del citato articolo 167, che prevede il caso dell'impiego di materiali in difformità all'autorizzazione paesaggistica. Successivamente, il comune ha approvata ai fini paesaggistici il progetto di variante e la soprintendenza ha confermato l'autorizzazione paesaggistica resa, ritenendo che non ricorressero motivi per l'annullamento visto che la nuova proposta progettuale era certamente migliorativa rispetto al progetto del 2003.
L'autorità di bacino del Sarno ha espresso parere favorevole in ordine ai progetti relativi alla sistemazione idrogeologica e consolidamento del versante lato valle della via R. Bosco e la messa in sicurezza di un tratto di via R. Bosco, compreso fra le frazioni Moiano e Ticciano.
In esito alle segnalazioni dell'ing. Cannavale, che ha denunciato «grossi ampliamenti della strada», il responsabile di zona della soprintendenza e un tecnico dell'U.T.C. hanno effettuato due sopralluoghi al fine di verificare quanto denunciato.
La soprintendenza, il 20 settembre 2007, ha comunicato, informando tra l'altro anche la procura della repubblica di Torre Annunziata, che sulla base degli allegati progettuali del 2003, vista anche la genericità del progetto, stante la carenza di strumentazioni tecniche e di personale idoneo (assenza in organico di topografi), non è agevole un puntuale accertamento sugli interventi riguardanti numerosi tratti di tracciato stradale, di consistente estensione planimetrica.
Poiché nel contesto dei lavori avviati dall'amministrazione comunale di Vico Equense sono pervenute alla locale stazione dei carabinieri, sia direttamente che tramite deleghe della procura della Repubblica di Torre Annunziata, vari esposti e denunce, sono tuttora in corso accertamenti a cura dell'autorità giudiziaria.
Riguardo all'utilizzazione di risorse del programma operativo (POR) della regione Campania per la realizzazione delle opere pubbliche, si fa presente che, ai sensi dell'articolo 34 del regolamento (CE) n. 1260/1999, la responsabilità dell'efficacia e della regolarità di attuazione degli interventi, ricade esclusivamente sull'autorità di gestione del programma che, nel caso di specie, è la regione Campania. Pertanto ogni addebito eventualmente scaturente dalle indagini dell'autorità giudiziaria non potrà che far carico alla predetta Regione, che dovrà provvedere ad adottare le necessarie misure correttive.
Per quanto riguarda gli aspetti finanziari, si evidenzia che, qualora dalle indagini dovessero emergere problematiche tali da inficiare l'ammissibilità delle spese ai contributi previsti dal programma, la Commissione europea ha facoltà di adottare le misure previste dall'articolo 39 del citato regolamento (CE) n. 1260/1999 (rettifiche finanziarie), cui potranno seguire analoghe azioni sulla parte di cofinanziamento statale.
Il Sottosegretario di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare: Roberto Menia.
OLIVERIO e LAGANÀ FORTUGNO. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
nell'ambito del potenziamento delle infrastrutture viarie della Regione Calabria, riveste un ruolo di primaria importanza la realizzazione in una nuova sede della strada statale n. 182 - Trasversale delle Serre; infatti, la sua collocazione con orientamento Est-Ovest, nell'area centro-meridionale della Calabria, dove minore è il distanziamento tra la costa tirrenica e la costa ionica, insieme al potenziamento ed ammodernamento delle altre due direttrici costiere, strada statale n. 106 Ionica e Autostrada A3 SA-RC, costituirà il reticolo viario principale per il potenziamento degli interscambi connessi con le attività dell'area montana oggetto dell'intervento;
la nuova strada statale n. 182, ricadente interamente nei territori provinciali di Vibo Valentia e Catanzaro, è suddivisa in cinque tronchi principali che, procedendo dalla costa tirrenica verso la costa jonica sono così definiti:
Tronco 1: dall'autostrada A3 SA-RC svincolo Serre a Vazzano;
Tronco 2: da Vazzano a Vallelonga;
Tronco 3: da Vallelonga al bivio per Montecucco;
Tronco 4: dal bivio di Monte Cucco a Chiaravalle Centrale Tronco 4-bis: dal bivio di Monte Cucco a Serra San Bruno;
Tronco 5: da Ciaravalle Centrale a Soverato;
ciascuno dei tronchi a sua volta è suddiviso in vari lotti;
i lavori - riferisce l'Anas - che riguardano un tratto di arteria di oltre 21 chilometri, rientrano nell'ambito del più ampio e articolato programma di realizzazione dell'intera Trasversale, dallo Jonio al Tirreno;
la progettazione del nuovo tracciato ha richiesto un articolato lavoro ingegneristico, che prevede la realizzazione di 3 gallerie naturali, della lunghezza complessiva di 1.242 metri, 7 gallerie artificiali, della lunghezza complessiva di 1.270 metri e 20 viadotti, della lunghezza complessiva di 3.145 metri;
la realizzazione della suddetta opera toglierà dall'isolamento quelle aree interne - ricche di immense risorse naturalistiche e che per la presenza poi di rinomati luoghi religiosi, tra cui la Certosa di Serra San Bruno, sono state definite il cuore spirituale di questa parte del Mezzogiorno - e renderà l'intero sistema viario calabrese più armonioso;
il 25 gennaio 2006, la stessa Anas ha poi proceduto alla consegna definitiva di tutte le aree interessate dai lavori, prevedendo come termine di consegna di tutti i lavori settembre 2009;
allo stato attuale però, risultano realizzati ed aperti al traffico soltanto 7,1 chilometri del complesso progetto e la conclusione dello stesso sta diventando ormai una vera e propria chimera. L'idea di mettere in cantiere una strada a scorrimento veloce in grado di collegare - attraverso l'altopiano delle Serre - lo Ionio e il Tirreno risale addirittura al 1966, anche se il primo appalto della Trasversale è stato aggiudicato solo nel 1983. Un opera, questa, che rappresenta inoltre il più grosso investimento pubblico finora realizzato nelle Serre e che avrebbe già dovuto concludersi anni orsono, e che invece diverse cause (interruzioni di lavori, ritrovamenti archeologici, minacce ai cantieri, contenziosi interminabili con le imprese che si sono succedute nel tempo) non consentono di immaginare ancora oggi quando i lavori di tutto il tracciato saranno definitivamente conclusi;
i ritardi di completamento dell'opera in questione, stanno determinando per le amministrazioni locali interessate, innumerevoli disagi, vista l'importanza che tale arteria rivestirebbe, in virtù soprattutto della scarsa efficienza delle altre infrastrutture, evitando così ricadute economiche altrettanto negative per le stesse realtà territoriali interessate;
l'interrogante ribadisce l'importanza che il completamento di tale arteria rivestirebbe per lo sviluppo e la crescita economica e sociale dell'intera Calabria -:
quali urgenti iniziative il Governo intenda attuare per garantire in tempi celeri la conclusione dei lavori per i tratti non ancora consegnati, visto che proprio sui lavori pubblici, punta lo stesso Governo per fronteggiare la crisi economia, e se siano state già stanziate le risorse, indispensabili per l'immediata esecuzione degli interventi, necessari a porre finalmente fine all'intera opera ancora incompiuta e molto attesa dall'intero territorio regionale.
(4-02714)
Risposta. - In riferimento all'interrogazione in esame, si forniscono i seguenti elementi di risposta.
Il progetto di ammodernamento della strada statale 182 «Trasversale delle Serre» riguarda la tratta dallo svincolo delle Serre a Soverato e prevede la realizzazione di una infrastruttura di tipo C1, con una corsia per senso di marcia e banchine laterali e larghezza di piattaforma stradale di 10,50 metri, con lunghi tratti in variante e con tracciato di circa 55 chilometri.
L'intervento è stato suddiviso nei seguenti tronchi:
tronco I: dall'autostrada A3 SA-RC svincolo Serre a Vazzano;
tronco II: da Vazzano a Vallelonga;
tronco III: da Vallelonga al bivio per Monte Cucco;
tronco IV: dal bivio di Monte Cucco a Chiaravalle Centrale;
tronco IV-bis: dal bivio di Monte Cucco a Serra San Bruno;
tronco V: da Chiaravalle Centrale a Soverato.
Ciascun tronco a sua volta è suddiviso in lotti.
I seguenti lotti, con uno sviluppo complessivo di 7,1 chilometri, risultano completati ed aperti al traffico:
tronco I - lotto 1 «strada provinciale Fondo Valle Mesima - Vazzano» 1o stralcio «Viadotto Scornari - Vazzano» (sviluppo 2,1 chilometri);
tronco III - lotto 1 «Vallelonga - Cimbello» (sviluppo 2 chilometri);
tronco V - lotto 1 «Chiaravalle - Argusto (sviluppo 1,8 chilometri);
tronco V - lotto 2 «Argusto - strada provinciale per Argusto» (sviluppo 1,2 chilometri).
Risultano in fase di costruzione i seguenti lotti per uno sviluppo complessivo di 22,5 chilometri:
tronco IV «da Monte Cucco a Chiaravalle» (sviluppo 1,4 chilometro);
tronco IV bis «Diramazione per Serra San Bruno» (sviluppo 7 chilometri);
tronco V - lotto 3 bis «Bretella per Petrizzi» (sviluppo 1,5 chilometri).
I lavori relativi al completamento del lotto 3 Tronco V, dalla strada provinciale per Argusto a Gagliato, di circa 2,7 chilometri stanno per essere appaltati, la gara è stata aggiudicata e sono in corso le procedure per la stipula del contratto.
Per i sotto elencati lotti, con uno sviluppo totale 15,7 chilometri e per un costo totale 149,8 milioni di euro, ANAS ha completato i progetti preliminari che, a breve, verranno trasmessi agli enti competenti per la raccolta dei pareri:
tronco I - lotto 2 «A3 svincolo Serre - strada provinciale Fondovalle Mesima»;
tronco I - lotto 1 - 2o stralcio «strada provinciale fondovalle Mesima - viadotto Scornari»;
tronco III - lotto 2 «Zimbello-bivio per Monte Cucco» (sviluppo 6,3 chilometri, costo 44,3 milioni di euro, interamente finanziato con fondi del programma operativo Regione Calabria 2000-2006);
tronco V - lotto 4 - «Gagliato - Satriano, compresa la bretella per Satriano» - stralcio 1o dal chilometro 0+000
al chilometro 3+400 (costo 36,1 milioni di euro, non finanziato);
tronco V - lotto 4 «Gagliato - Satriano, compresa la bretella per Satriano» - stralcio 2o dal chilometro 3+400 a fine lotto chilometro 6+000 (costo 35,7 milioni di euro, non finanziato);
tronco V - lotto 5 «Satriano-Soverato» (sviluppo 3,4 chilometro, costo 33,7 milioni di euro, non finanziato);
il Tronco II da Vazzano a Vallelunga è in fase di progettazione definitiva (sviluppo di 7,7 chilometro, costo di 95 milioni di euro, ancora non finanziato).
In relazione ai tronchi IV e IV bis e alla bretella per Petrizzi, si informa che durante la fase costruttiva sono emerse una serie di criticità che hanno condizionato l'esecuzione dei lavori.
I tronchi V e VI-bis, della lunghezza complessiva di 21.018 metri lineari e per un importo di oltre 123 milioni di euro, collegano lo svincolo di Chiaravalle Centrale fino all'incrocio tra la strada statale 110 e la strada statale 182 presso Montecucco proseguendo con il collegamento per Serra S. Bruno. I lavori in corso su tali Tronchi sono stati consegnati definitivamente il 25 gennaio 2006 ed hanno raggiunto una produzione pari al 65,66 per cento. L'andamento dei lavori è stato condizionato da importanti interferenze (siti archeologici, difficoltà espropriative connesse al comportamento ostativo di alcune ditte, interferenze Snam) alcune già risolte e altre in via di risoluzione. Considerando la produzione media mensile dell'associazione temporanea di imprese esecutrice dei lavori, si prevede l'ultimazione degli stessi entro l'anno 2010.
L'intervento relativo al tronco V - lotto 3-bis consiste nella realizzazione del lotto che collega lo svincolo di Gagliato dell'asta principale della trasversale al comune di Petrizzi, per un importo complessivo pari ad 7,8 milioni di euro. I lavori sono stati consegnati il 14 marzo 2007 ed hanno raggiunto una produzione pari a circa al 40 per cento. L'ANAS, malgrado i solleciti effettuati, avendo constatato il grave ritardo sui lavori accumulato dall'Impresa esecutrice ed il completo stato di abbandono del cantiere, ha avviato la rescissione contrattuale in danno ai sensi dell'articolo 119 della legge n. 109 del 1994. Una volta perfezionato l'atto di rescissione si procederà al sollecito appalto dei lavori di completamento.
Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti: Altero Matteoli.
LEOLUCA ORLANDO e SCILIPOTI. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
l'arcipelago delle isole Eolie è, per ragioni soprattutto geologiche, oppresso da una endemica carenza di acqua, cui si è cercato di ovviare, prima ancora che con rifornimenti da navi cisterne e autobotte, con un rilassatore, costruito a Lipari circa trent'anni fa ad opera della Regione Sicilia;
tale impianto è ormai obsoleto e poco funzionante: con i suoi tre moduli, a pieno regime dovrebbe produrre 6000 metri cubi di acqua potabile al giorno, mentre riesce a produrne a malapena 2000 metri cubi;
l'emergenza acqua, che si somma nelle Eolie a quella dei trasporti, resta altissima ed il costo dell'acqua 4,80 euro al metro cubo per l'acqua desalinizzata, 7 euro per quella approviggionata tramite autobotte, addirittura 13 euro quella rilevata dalla nave cisterna; l'allarme sul deficit d'acqua è stato lanciato, negli ultimi anni, a vari livelli: dal prefetto di Messina; dai sindaci di Lipari, Leni, Malfa, Santa Marina Salma, Milazzo;
si tratta dello stato maggiore che sta regolando i processi di privatizzazione, cui si associa una presenza che nella vicenda delle Eolie assume un rilievo determinante: quella della Sogesid spa.;
nata nel 1994 quale concessionario della gestione di alcuni impianti di depurazione nella Regione Campania, la Sogesid spa si è assunta l'onere di supportare
la Legge Galli, attraverso la redazione dei piani d'ambito e l'attuazione di interventi industriali, in ambito acquedottistico, depurativo e fognario, lungo tutto il territorio nazionale;
per decisione del Ministero dell'Ambiente e del Ministero delle Infrastrutture Sogesid è divenuta dal 2007 uno strumento in house, ma, in ossequio appunto alla legge Galli, ha insistito a muoversi in modo privatistico, tanto da ritrovarsi al centro di un vasto circuito d'interessi;
l'allarme lanciato dal sindaco di Lipari, dai colleghi delle isole minori e dal prefetto di Messina, cui è stato conferito intanto l'incarico di commissario delegato per l'emergenza idrica, non poteva rimanere in realtà inascoltato;
non potendo essere altresì sottovalutati i rischi per il decoro dell'arcipelago, dichiarato dall'Unesco patrimonio dell'umanità, è sortito nel 2007, un superfinanziamento a opera del Ministero dell'Ambiente per circa 38 milioni di euro;
c'è inoltre da attingere a sufficienza dall'amministrazione regionale, che da oltre un decennio riserva alle emergenze della Sicilia un cospicuo capitolo di spese, gestito in prima persona dai commissari straordinari;
la connessione della Sogesid con l'arcipelago, e contestualmente con i vertici della Regione e con l'ARRA, viene comunque perfezionata il 17 febbraio 2009, quando uno dei tre consiglieri d'amministrazione della società, componente della segreteria tecnica del Ministero dell'Ambiente, viene nominato commissario delegato per l'emergenza idrica nelle Eolie;
tale nomina sembra sovrapporsi di fatto, senza alcuna ragione d'interesse pubblico, a quella del prefetto di Messina, che, da rappresentante del governo prima ancora che da commissario, ricopre il competente ruolo Istituzionale ed è stato riconosciuto efficiente ed imparziale nell'affrontare l'emergenza;
sembrerebbero esistere in definitiva i presupposti perché la Sogesid, nota appunto per gli stipendi d'oro di cui godono i suoi dirigenti, possa trarre dall'arcipelago profitti smisurati e duraturi, attingendo a risorse pubbliche a tutti i livelli in cambio di non adeguati benefici per gli abitanti di Lipari e delle altre isole;
come emerge dal progetto, il prezzo dell'acqua desalinizzata verrà mantenuto a 4,80 euro al metro cubo, cioè il più caro d'Italia, addirittura con possibilità di aumenti negli anni a venire;
essendo, altresì, messo nel conto che l'intervento della società non risolverà in via definitiva il deficit idrico delle Eolie, infatti una parte dell'approvvigionamento dell'acqua continuerà ad avvenire per mare, tramite nave cisterna;
come avviene già da quindici anni, dietro richiesta della Regione Siciliana, il 3 dicembre 2008 il Ministero della Difesa ha stipulato infatti con la società Marnavi di Napoli, con procedura negoziata ai sensi dell'articolo 57 del decreto-legge 163/06, un contratto di fornitura idrica all'isola di Lipari per un importo di 26.000.000 euro, iva inclusa, per soli 2 milioni di metri cubi;
in sostanza, gli abitanti dell'arcipelago, sotto l'egida della società in house, dovranno continuare a pagare l'acqua al prezzo, del tutto incongruo, di 13 euro al metro cubo;
la Marnavi è specializzata nel trasporto di sostanze chimiche ed è proprietaria di ventisette navi operanti sul mercato internazionale, otto delle quali adibite al trasporto di acqua e prodotti alimentari per le comunità delle isole italiane;
in questo scenario c'è stato un evento: si tratta dell'entrata in scena di una impresa tedesca, la Aqua Blue di Bubesheim, operante in vari ambiti: la depurazione, gli impianti idrici, l'energia solare;
in tale veste, nel 2007 l'Amministratore Delegato d'Aqua Blue ha presentato
alle autorità territoriali e regionali una proposta di convenzione, ancora ai sensi dell'articolo 57 del decreto-legge 163/06, per la definitiva soluzione dell'emergenza idrica delle Eolie;
con tale proposta l'impresa, in particolare, si è impegnata a installare, a Lipari e nelle isole minori, alcuni moduli di dissalazione di nuova generazione, quindi non ingombranti come gli attuali né inquinanti, atti a risolvere per intero il fabbisogno idrico, a costo zero per lo stato, la regione e i comuni, richiedendo di contro alla parte pubblica, solo a servizio erogato, il pagamento dell'acqua a un costo oscillate fra 1,05 e 1,21 euro, iva esclusa;
tra la tariffa che ha proposto l'amministratore dell'impresa tedesca e i quasi 5 euro richiesti dalla Sogesid, che diventano addirittura 13 con l'intervento della Marnavi, corre evidentemente un abisso, che è in fondo quello che separa due precisi modi d'essere e di rapportarsi al bene pubblico;
dinanzi alla proposta dell'impresa tedesca, il prefetto di Messina, quale commissario delegato per l'emergenza idrica nelle Eolie, si è dimostrato, una volta ancora, conseguente;
nell'incontro per l'esame tecnico della medesima, che si è tenuta il 28 ottobre 2008, presso il Ministero dell'ambiente, ha relazionato infatti favorevolmente;
si è dovuto tuttavia fare i conti con l'opposizione, irriducibile e scontata, dell'ARRA, che, con poche argomentazioni, in quella sede ha decretato impossibile la desalinizzazione dell'acqua marina ai costi garantiti da quella impresa tedesca;
il riferimento ad una specifica azienda tedesca, che ovviamente opera nel mercato e ricerca profitti, è qui riportata soltanto a conferma della circostanza che vi è un'alternativa ben più conveniente per gli utenti e ben più economica nella gestione, che riteniamo debba essere effettivamente pubblica e non pubblica nei costi e privata nei profitti, dell'emergenza idrica -:
se non ritenga che la situazione com'è descritta in epigrafe rappresenti un grave danno per l'economia del territorio locale e nazionale;
se non si ritenga quindi di dover disporre urgenti controlli al fine di verificare le procedure dell'erogazione dell'acqua nelle isole Eolie nonché di considerare i relativi costi e attivare eventuali azioni di responsabilità avanti ogni organo competente;
quale sia la reale situazione in cui opera la Sogesid, che come società pubblica sembra prevedere, per i suoi funzionari, stipendi da società privata, nel caso contravvenendo allo spirito della legge 109 e non producendo alcun risparmio rispetto al mercato e alcuna convenienza tariffaria per gli utenti.
(4-02862)
Risposta. - Con riferimento ai quesiti posti nell'interrogazione in esame, preliminarmente si ritiene necessario inquadrare la Sogesid S.p.A, ed il ruolo dell'avvocato Luigi Pelaggi, nominato dal Presidente del Consiglio dei ministri quale commissario delegato per risolvere l'emergenza idrica delle Isole Eolie.
La Sogesid S.p.A è una società in house del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare con capitale sociale interamente detenuto, come tutte le partecipazioni societarie pubbliche, dal Ministero dell'economia e delle finanze, il cui statuto vieta l'ingresso di società private.
Il consiglio di amministrazione è composto da cinque membri: un rappresentante del Ministero dell'economia e delle finanze, uno del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti e tre del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, mentre il collegio sindacale è composto da tre sindaci effettivi: uno, con funzioni di presidente, è nominato dall'assemblea su designazione del Ministero dell'economia e delle finanze; gli altri due, sempre nominati dall'assemblea, sono designati: uno dal Ministero
dall'ambiente e della tutela del territorio e del mare e l'altro dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti. La società è, altresì, soggetta al controllo della Corte dei Conti.
Come riconosciuto dalla stessa Autorità per la vigilanza sui contratti pubblici di lavoro, servizi e forniture, nel parere del 23 dicembre 2008, la Sogesid S.p.A ha tutti i requisiti per essere considerata una società in house del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, potendo esercitare su Sogesid un controllo analogo a, quello svolto sui propri servizi. Quanto sopra ha trovato esplicito riscontro anche da parte della Commissione europea che, nel novembre 2001, (atto n. 1585 del 16 ottobre 2002) ha archiviato una procedura di infrazione, riconoscendo che «il rapporto tra il Governo Centrale e Sogesid debba essere qualificato da rapporto in house secondo l'orientamento della giurisprudenza Tekal» avendo rilevato: che il 100 per cento del capitale della Sogesid è detenuto dal Governo italiano, che i membri del consiglio di amministrazione e del collegio sindacale sono nominati dal Governo e che gli obiettivi delle attività della Sogesid, così come le attività concretamente effettuate, sono sottoposte all'approvazione preventiva del Governo.
Ne deriva, come necessario corollario, che non vi può essere conflitto di interesse tra la carica di commissario delegato per l'emergenza del comune di Lipari e consigliere di Amministrazione della Sogesid, come sembra trasparire nell'atto di sindacato ispettivo, poiché non vi è un rapporto di terzietà tale da poter giustificare l'insorgere di un conflitto di interesse. In definitiva, in ottica comunitaria, è come se il commissario per l'emergenza del comune di Lipari e la Sogesid fossero due articolazioni del medesimo stato-apparato.
Per quanto attiene alla cosiddetta «connessione della Sogesid con l'arcipelago», noti viene «perfezionata il 17 febbraio 2009 quando uno dei tre consiglieri di amministrazione della Sogesid (ma in realtà sono cinque) componente della segreteria tecnica del Ministero dell'ambiente viene nominato Commissario delegato per l'emergenza idrica delle Isole Eolie», come riportato nell'interrogazione, bensì quando là società stessa è stata chiamata dal Commissario Delegato Sindaco di Lipari - con Convenzione, stata stipulata il 5 ottobre 2007 - per sopportare il commissario delegato quale stazione appaltante per l'esecuzione delle opere programmate e per lo svolgimento degli adempimenti tecnici ed operativi necessari. Le prestazioni della Sogesid hanno, peraltro, consentito di pervenire, in un anno circa, alla progettazione degli interventi ed alla loro approvazione in sede di Conferenza dei servizi in data 29 dicembre 2008.
Si ritiene opportuno ricordare che la situazione emergenziale causata dalle infrastrutture e dall'approvvigionamento idrico del comune di Lipari, oggetto di ordinanza, risale all'anno 2002 e che in cinque anni in cui si sono succeduti diversi commissari delegati, nessuno degli obiettivi è stato raggiunto, eccezion fatta per la predetta Convenzione con Sogesid.
A fronte di questa situazione di gravissimo stallo, si rileva che in soli quattro mesi il nuovo commissario delegato, avvocato Luigi Pelaggi, è riuscito ad approvare il progetto preliminare di tre (dissalatore di Lipari, relativo impianto fotovoltaico e miglioramento delle rete idrica attraverso l'eliminazione delle strozzature) delle cinque opere (oltre alle tre citate, i depuratori di Lipari e Vulcano) «di sua competenza e, a breve, nel pieno rispetto della normativa vigente e segnatamente del decreto legislativo 12 aprile 2006, n. 163 (Codice dei contratti pubblici relativi a lavori, servizi e forniture, in attuazione delle direttive 2004/17/CE e 2004/18/CE), bandirà la gara d'appalto per la realizzazione delle opere sopra citate.
Inoltre, appare opportuno ricordare che la Sogesid garantisce esclusivamente il supporto tecnico alle attività di progettualità e di gara bandite dal commissario e che, di conseguenza, non avrà alcun ruolo nell'esecuzione delle opere da realizzare, le quali verranno affidate dal commissario delegato avvocato Pelaggi a società private attraverso l'emanazione di appositi bandi di gara.
Per quanto attiene alla situazione descritta in ordine ai costi di produzione di acqua, che rappresenterebbe per l'interrogante «un grave danno per l'economia del territorio locale e nazionale», si sottolinea che il progetto approvato e che a breve sarà oggetto di bando europeo per la scelta dell'impresa appaltatrice consentirà di produrre tutta l'acqua necessaria per Lipari, anche nei momenti di punta estiva (circa 110 litri al secondo). Inoltre, la tecnologia più moderna ed efficiente e l'uso di energia rinnovabile fotovoltaica per l'alimentazione del dissalatore, consentiranno di produrre l'acqua dissalata ad un costo unitario di circa 1,7 - 2,0 euro al metro cubo e non a 4,8 euro al metro cubo come affermato nell'interrogazione.
Infine come già ricordato, il dissalatore che verrà realizzato consentirà di produrre tutta l'acqua necessaria per Lipari, anche nei momenti di punta estiva (circa 110 litri/sec) azzerando così l'approvvigionamento mediante le navi con i relativi enormi costi attualmente a carico dello Stato e che ammontano, secondo quanto dichiarato dall'interrogante, a 13 euro al metro cubo.
Per ciò che concerne l'offerta avanzata dalla società Aqua Blue di Bubesheim, risultano agli atti valutazioni della segreteria tecnica della direzione generale qualità della vita del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare che aveva giudicato poco attendibili i termini della proposta, formulata peraltro fuori dalle procedure di legge che regolano tali attività. Nulla vieta alla società acqua blue, se ne possiede i requisiti di legge, di partecipare alla gara europea che sta per essere bandita. Sarà il mercato a definire le condizioni migliori ed il prezzo per la produzione dell'acqua dissalata. A tale riguardo, si segnala la nota n. DPC/PREA/25287 in data 3 aprile 2009 del Dipartimento della protezione civile della Presidenza del Consiglio dei ministri inviata, tra gli altri, all'amministratore delegato della società acqua blue, con la quale il Capo del Dipartimento, dottor Guido Bertolaso, sottolinea che «codesta società potrà proporsi come partecipante, nel rispetto della disciplina del codice dei contratti pubblici contenuta nel decreto-legislativo n. 163 del 2006, ad eventuali procedure di affidamento ed esecuzione di opere, forniture e servizi ad iniziativa del commissario delegato».
Dal canto suo, il Ministero della difesa ha fatto presente che l'attività di rifornimento idrico delle isole minori della Sicilia non rientra tra i compiti istituzionali della Difesa, essendo classificata come «funzione esterna», prevista per legge.
In passato, il servizio di rifornimento idrico delle isole minori era affidato alla Marina Militare dalle leggi n. 307 del 1950, n. 378 del 1967 e n. 861 del 1978, con lo stanziamento di apposite risorse a favore, della Difesa per la costruzione e l'utilizzo di navi cisterna, ormai in disarmo.
Successivamente, il legislatore ha decentrato il particolare servizio, trasferendo le funzioni del rifornimento idrico delle isole minori alle regioni à statuto ordinario, con il decreto legislativo 112 del 1998 e alle Regioni a statuto speciale, con il decreto legislativo 244 del 1998. Peraltro, le regioni Sicilia e Sardegna, presentato apposito ricorso, hanno ottenuto una sentenza di illegittimità costituzionale del citato decreto legislativo 244 del 1998, per ragioni prevalentemente formali, dovute al mancato rispetto, delle norme degli statuti regionali che prevedono l'emanazione di norme di attuazione per le funzioni oggetto di trasferimento da Stato a Regioni.
Per effetto di tale sentenza, il gravame è, parzialmente, tornato alla Difesa, che, allo stato attuale, provvede solamente per la Sicilia e in quanto le isole minori della Sardegna sono diventate autosufficienti a seguito della realizzazione di condotte sottomarine.
In particolare, la Difesa, sulla base di una specifica attività di programmazione della regione siciliana che quantifica le esigenze non altrimenti fronteggiabili con dissalatori e altre risorse proprie dei comuni interessati, assicura il servizio di rifornimento idrico tramite navi cisterna,
stipulando apposito contratto con società armatrici civili. Tale servizio, nella sua fase esecutiva, entro i volumi totali stabiliti dal contratto è gestito e coordinato dalla stessa Regione, tramite contatti diretti con la società armatrice appaltatrice, stabilendo anche i quantitativi da trasportare mensilmente nelle varie isole, in ragione delle reali esigenze e del previsto flusso turistico.
In tale contesto, sono venuti meno i presupposti della citata legge n. 86 del 1978 che comportavano, da parte della difesa, sia l'intervento diretta con proprio naviglio, sia la necessità di pianificare e organizzare il servizio, sentite le regioni interessate, su tutta l'area nazionale, armonizzando le esigenze con le disponibilità dei mezzi della Marina Militare.
Per quanto concerne, infine, l'aspetto finanziario a carico della Difesa, dopo anni in cui le risorse assegnate risultavano, ampiamente sottodimensionate alle reali esigenze, dando luogo a situazioni emergenziali, a partire dall'esercizio finanziario 2008, lo stanziamento iniziale messo a disposizione, sul competente capitolo di bilancio 1334, pari a 28,98 milioni di euro; appare quantomeno sufficiente, a fronteggiare un fabbisogno annuo di circa 2 milioni di metri cubi d'acqua (di cui circa 1,5 milioni di metri cubi per le sole isole Eolie), in condizioni di normalità, per tutte le isole minori siciliane. Nel contempo, è stata rilanciata l'azione legislativa volta ad attribuire la competenza a svolgere il servizio in argomento alla regione siciliana stessa.
Allo stato, risulta essere stato elaborato uno schema di norme di attuazione dello statuto della regione siciliana in materia di trasferimento delle funzioni relative al rifornimento idrico delle isole minori che, però, non può essere esaminato da parte del Consiglio dei Ministri, in quanto la competente commissione paritetica non si è ancora espressa nel merito.
Il Sottosegretario di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare: Roberto Menia.
LEOLUCA ORLANDO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
la rete ferroviaria siciliana - a binario unico, con pochissime eccezioni - costituisce ancora la più estesa rete ferroviaria insulare del Mediterraneo e dell'Italia, ma è altresì quella con i tracciati più obsoleti e resta, sostanzialmente, quella degli anni Cinquanta, migliorata da brevissimi raddoppi;
le recentissime dichiarazioni del Capo dello Stato sull'utilizzo delle risorse finanziarie Comunitarie destinate alla Sicilia e della forte richiesta di lotta e prevenzione del fenomeno mafioso si legano ad un ritardo drammatico nelle infrastrutture della regione dove vanno immediatamente ridefinite le priorità degli interventi;
la linea ferroviaria Palermo-Messina è fondamentale per lo sviluppo dell'isola, poiché collega direttamente il capoluogo con tutti i Comuni della costa e con il territorio continentale;
i Sindaci e i Presidenti dei Consigli Comunali di Cefalù e delle Madonie unitamente al Comitato Cittadino «Cefalù-Quale Ferrovia», che da 10 anni segue l'iter progettuale e realizzativo per l'inserimento del raddoppio ferroviario nel territorio della cittadina normanna, sono seriamente preoccupati per i malumori e il disappunto della popolazione interessata; sentimenti questi derivanti dal mancato finanziamento da parte del Consiglio dei ministri e dal Cipe attraverso le risorse del Fondo per le Aree Sottoutilizzate - del secondo lotto (Cefalù Ogliastrillo Castelbuono, km 12, euro 540 milioni) della tratta ferroviaria Fiumetorto-Cefalù-Castelbuono;
tale opera è «cantierabile» ed è inoltre inserita tra quelle da realizzare «prioritariamente», come risulta nel programma varato dal Ministero delle infrastrutture il 16 novembre 2006, e come è in parte dimostrato dai lavori in corso di
realizzazione del primo lotto Fiumetorto-Cefalù Ogliastrillo (km 20, euro 420 milioni);
la totale copertura finanziaria della tratta ferroviaria Fiumetorto-Cefalù-Castelbuono (km 32, euro 960 milioni) si fa risalire alla fine del 2004, come ripetutamente asserito da Rete Ferroviaria Italiana (Rfi) e come ha ribadito il ministro delle Infrastrutture pro tempore - il 28 novembre 2006 - rispondendo ad una interrogazione parlamentare presentata dei senatori Ferrante e Fazio;
si sono registrati ripetuti e incomprensibili rinvii nell'espletamento della gara di appalto e quindi nell'inizio dei lavori della Cefalù Ogliastrillo-Castelbuono, nonostante le reiterate assicurazioni (sistematicamente disattese) da parte di Rfi circa l'avvio dell'attività negoziale, prima prevista per il mese di luglio del 2005 e, successivamente, «entro gennaio 2007»;
la mancata contemporanea realizzazione della nuova linea a doppio binario sull'intero territorio della cittadina balneare costituisce di fatto una palese e ingiustificata violazione delle prescrizioni volute dalle Amministrazioni e dai Consigli Comunali pro tempore di Cefalù e inserite nelle delibere di approvazione del Parere sul Progetto di massima - Studio di Fattibilità - (la n. 101 del 17 settembre 2001) e di quella relativa al Progetto definitivo (delibera n. 98 del 15 luglio 2003);
le sopraindicate prescrizioni sono state condivise da Italferr e da Rfi e fatte proprie anche nella Conferenza dei servizi del 3 ottobre 2003, con la sottoscrizione dell'«Atto di Assenso n. 10 - Comune di Cefalù» peraltro interamente reiterate dal Consiglio comunale di Cefalù nella delibera di approvazione della variante al progetto definitivo, assunta nella seduta del 26 luglio 2005, n. 130;
i rinvii nella realizzazione del secondo lotto rispetto al primo non rendono immediatamente e pienamente «funzionale» e fruibile la tratta Fiumetorto-Cefalù-Castelbuono, con considerevoli ulteriori disagi per le popolazioni madonite, creando inoltre insostenibili condizioni di vivibilità per residenti e turisti che gravitano su Cefalù e dintorni, a causa anche dei 4 passaggi a livello che ricadono nel centro abitato e nelle aree di espansione urbana e turistico-residenziali;
che la Cefalù Ogliastrillo-Castelbuono non è un «binario morto» o un semplice, anche se importantissimo, collegamento metropolitano tra Cefalù e le Madonie (in prossimità del confine est della Provincia di Palermo) con Palermo e l'aeroporto di Punta Raisi, ma è inoltre una tratta di fondamentale rilevanza strategica infrastrutturale ed economica per la Sicilia e l'Europa, in quanto lo stesso segmento ferroviario fa parte integrante ed è pertanto coincidente con:
a) il Corridoio Transeuropeo n. 1 Berlino-Palermo;
b) il tracciato del Progetto n. 1 del TEN-T (Trans European Network Transports), adottato nell'aprile del 2004 con decisione della Commissione europea n. 884/2004/EC, asse ferroviario Berlino-Verona/Milano-Bologna-Messina-Palermo;
c) la linea ferrata che si sviluppa lungo la dorsale tirrenica Palermo-Messina;
d) il programmato nuovo doppio binario Palermo-Castelbuono-Catania-Messina;
l'appalto e l'inizio dei lavori della Cefalù Ogliastrillo-Castelbuono, pur essendo «immediatamente cantierabile» e tra le opere da realizzare «prioritariamente» e a fronte di una presunta «copertura finanziaria» che risale alla fine del 2004, in pratica non può realizzarsi perché, ad oggi, gli stessi finanziamenti vengono sistematicamente destinati ad infrastrutture da realizzare altrove -:
se i Ministri interrogati, ciascuno per quanto di competenza, non ritengano di dover intervenire per accertare l'entità dei fondi stanziati e la destinazione di essi, al
fine di rimuovere gli eventuali ostacoli che impediscono la realizzazione della tratta ferroviaria Cefalù-Castelbuono.
(4-03174)
Risposta. - In riferimento all'interrogazione in esame, si forniscono i seguenti elementi di risposta.
Tra i vari progetti di Rete ferroviaria italiana in Sicilia, attualmente a diversi stadi avanzamento destinati ad aumentare e migliorare la capacità e la funzionalità della rete nella regione, è da segnalare sulla linea Palermo - Messina il raddoppio della tratta Fiumetorto-Ogliastrillo-Castelbuono.
Il raddoppio di circa 32 chilometri è previsto parte in affiancamento da Fiumetorto a Lascari, e parte in variante in galleria da Lascari a Castelbuono (Lascari-Cefalù Ogliastrillo di circa 5,7 chilometri e Cefalù Ogliastrillo - Castelbuono di circa 12 chilometri). A Cefalù è prevista la realizzazione della nuova stazione in galleria.
Nel 2005 sono state consegnate le prestazioni al general contractor per la realizzazione degli interventi nella tratta Fiumetorto-Cefalù Ogliastrillo. Dopo lo sviluppo della progettazione esecutiva da parte del general contractor l'apertura dei cantieri è avvenuta il 13 maggio 2008. L'attivazione della tratta Fiumetorto - Ogliastrillo è programmata nel 2011.
Il contratto di programma 2007 - 2011 (aggiornamento 2008), siglato da Ministero delle infrastrutture e dei trasporti e Rete ferroviaria italiana, include il progetto del «raddoppio Palermo - Messina» in tabella A04, «opere in corso», con un costo complessivo di 1.672 milioni di euro circa, di cui:
728 milioni di euro per il raddoppio della tratta Patti - Messina, compreso il sistema di comando e di controllo della circolazione;
414 milioni di euro per la realizzazione della tratta Fiumetorto-Ogliastrillo;
530 milioni di euro per la realizzazione della tratta Ogliastrillo-Castelbuono, compresa la realizzazione della nuova fermata in galleria di Cefalù. Questa tratta, per carenze di finanziamenti in termini di cassa, nel citato contratto è previsto da realizzare oltre l'arco di Piano.
Per dare impulso a tale tratto di raddoppio, nell'ambito dell'aggiornamento 2009 del contratto di programma 2007-2011 si sta verificando la possibilità di anticipare la realizzazione dell'opera, su tale base si può ipotizzare l'affidamento dell'appalto principale nel primo semestre del 2010.
Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti: Altero Matteoli.
PALADINI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
da alcuni anni si sta tentando di introdurre in Italia la guida dei treni ad Agente Solo come dimostrato dal montaggio, su tutti i mezzi a trazione (locomotori ed elettronici), del VACMA, rudimentale dispositivo introdotto già nel 1939 per controllare la presenza dell'unico macchinista alla guida detto Uomo Morto;
per tale progetto sono stati spesi svariati miliardi di Euro (dei contribuenti) senza prima consultare sindacati e ASL che li hanno considerati inutilizzabili perché non rispondenti ai requisiti previsti dalla legge e pertanto successivamente disattivati;
sarebbe intenzione del Governo reintrodurre «l'Agente Solo» lasciando un solo macchinista alla guida dei treni in virtù di un soddisfacente livello di tecnologia raggiunto dalle apparecchiature ETCS/SCMT/SSC considerate sicure;
purtroppo il sistema più diffuso su tutto il nostro territorio è il SCMT che risulta interfacciato, solo su poche linee, con altri sistemi preesistenti SCC in grado di garantire un buon livello di sicurezza;
il VACMA sembrerebbe un apparecchiatura sicura in grado di sostituire il secondo macchinista ma in realtà non è così in quanto non è in grado né di controllare con continuità le condizioni della via e tantomeno di sopperire alle manovre dell'operatore di bloccare la circolazione
in caso di pericolo cortocircuitando i binari -:
quali siano le intenzioni del Ministro riguardo all'utilizzo dell'«Agente solo» considerato che la Procura della Repubblica si è già espressa in merito imponendo il ripristino del doppio macchinista per motivi di sicurezza mentre TRENITALIA non solo non ha proceduto al reintegro del secondo macchinista ma addirittura vorrebbe togliere anche il Capotreno.
(4-02416)
Risposta. - In riferimento all'interrogazione in esame, si forniscono i seguenti elementi di risposta.
Per quanto concerne la sicurezza della circolazione ferroviaria si fa presente che con il decreto legislativo 10 agosto 2007, n. 162 è stata istituita l'Agenzia nazionale per la sicurezza delle ferrovie (ANSF) a cui sono assegnati i compiti di autorità preposta alla sicurezza per il sistema ferroviario italiano. Il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti ha funzioni di indirizzo e sorveglianza dell'agenzia stessa nonché, attraverso apposito organismo investigativo, svolge indagini al fine di fornire eventuali raccomandazioni finalizzate al miglioramento della sicurezza ferroviaria e alla prevenzione di incidenti.
In relazione alle questioni specifiche poste dall'interrogante sull'adozione del dispositivo vacma, la suddetta agenzia ha fornito al riguardo le seguenti informazioni.
Vacma è l'acronimo di Veille automatique par contròle du maintien d'appui (Vigilanza automatica tramite controllo del mantenimento dell'appoggio). Tale dispositivo, denominato in Italia «vigilante» verifica la presenza al posto di guida e lo stato di vigilanza del macchinista, comandando in automatico la frenatura del treno qualora il macchinista stesso non tenga continuamente premuto un pedale (rilevamento della presenza), rilasciandolo ad intervalli non superiori a 55 secondi per non più di 2 secondi e mezzo (rilevamento della vigilanza). Per migliorare l'ergonomia di guida nel corso degli anni sono stati introdotti altri organi di reiterazione come pulsanti, leve o altro.
Il vigilante, previsto dalle specifiche tecniche di interoperabilità (STI) adottate dall'Unione europea, in Italia è regolarmente utilizzato da tanti anni sulle linee in concessione governativa.
Sulle linee gestite da Rete ferroviaria italiana è stato introdotto nel 2002.
La rete gestita da rete ferroviaria italiana è interamente attrezzata con sistemi di protezione della marcia dei treni:
sistema di controllo marcia treno (Scmt);
sistema di supporto allo condotta (Ssc);
sistema europeo interoperabile (Ertms/Etcs) utilizzato al momento sulla linee AC/AV.
In presenza di tali sistemi a terra e dei corrispondenti sistemi a bordo treno, in caso di superamento dei limiti imposti dalla linea percorsa (segnali, velocità massima ammessa, pendenza, rallentamenti, eccetera) e dal materiale rotabile utilizzato (velocità massima, caratteristiche di frenatura, eccetera) viene attivata in automatico la frenatura d'emergenza.
Alcune aziende sanitarie locali hanno evidenziato possibili criticità per la salute e la sicurezza nei luoghi di lavoro legate all'utilizzo del dispositivo Vigilante quali le costrizioni di guida, la frequenza delle operazioni di reiterazione dei comandi, la monotonia dell'esecuzione, richiedendo l'introduzione di alcune migliorie.
Sulla base delle osservazioni formulate dalle ASL, la direttiva del 9 marzo 2006 n. 13 del Ministro dell'infrastrutture e dei trasporti ha richiesto alle imprese ferroviarie di formulare proposte tecniche finalizzate a superare le criticità evidenziate dalle ASL; successivamente, la direttiva ministeriale 44725/2006 del 20 ottobre 2006 ha ammesso che, in presenza dei sistemi di protezione Scmt, Ssc o Ertms/Etcs attivi, fosse possibile l'esclusione della funzione vigilante e che, in caso di assenza di protezione Scmt, Ssc o Ertms/Etcs sia assolutamente indispensabile la presenza in cabina di guida di due agenti. Con l'adozione
di tale direttiva è stato stabilito che la funzione «vigilante» è obbligatoria per i treni merci e passeggeri a lunga percorrenza circolanti nelle ore notturne e non protetti da Scmt, Ssc o Ertms/Etcs anche se in presenza di due agenti in cabina.
Inoltre, per quanto riguarda la possibile reintroduzione del modulo di condotta ad «agente solo» si fa presente che esso è già previsto dalle norme attualmente in vigore in presenza della protezione Scmt, Ssc o Ertms/Etcs è delle altre condizioni richieste. Tale modulo di condotta è lo standard di riferimento in tutta Europa e una sua limitazione in Italia si potrebbe prefigurare come un ostacolo al processo di integrazione e liberalizzazione in atto sulle ferrovie europee, come già denunciato dalle ferrovie tedesche.
Infine, si fa presente che l'adozione del modulo ad agente solo è vincolato alla presenza dei sistemi di protezione della marcia dei treni Scmt, Ssc o Ertms/Etcs e, delle altre condizioni previste dalla normativa vigente. Il dispositivo di cortocircuito, che può essere installato anche da una persona sola, è efficace esclusivamente sulle linee attrezzate con i circuiti di binario (circa 4.000 chilometri su 16.000).
Il dispositivo vigilante, a detta delle più importanti autorità scientifiche, nazionali ed internazionali nel settore della sicurezza, è ancora lo strumento più efficace per la verifica dello stato di vigilanza del personale di sicurezza addetto alla condotta dei treni e a tutt'oggi, nonostante i tentativi e gli studi nel settore, non è ancora «maturo» alcun sistema alternativo.
Da ultimo, si fa presente che allo stato attuale non risultano provvedimenti emessi dalla procura della Repubblica assimilabili a quello citato dall'interrogante e che non risultano in corso iniziative della società Trenitalia volte a modificare la normativa attuale per eliminare sui treni passeggeri la figura del capotreno già previsto per i treni merci.
Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti: Altero Matteoli.
PALADINI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
tra gli anni 2000 e 2007 la società Autostrade spa, in collaborazione con il comune, la prefettura di Genova, la regione Liguria e la divisione DSA del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio, svolgeva uno studio riguardante l'impatto acustico generato da un'infrastruttura viaria di trasporto, a seguito del quale venivano deliberati e iniziati alcuni lavori sul tratto autostradale del nodo di Genova, individuato come «caso pilota» dello studio in questione;
i detti lavori consistono nel rifacimento della copertura del casello di Genova Ovest e si rendono necessari a causa del superamento dei livelli sonori indotti dal traffico veicolare, in corrispondenza di tutti gli edifici prospicienti il tratto autostradale dove era stato possibile stimare il superamento dei valori limite fissati dalla normativa vigente;
sulla stessa tratta, alle problematiche portate dall'inquinamento acustico si aggiungono in maniera sempre più grave quelle addotte dall'inquinamento atmosferico;
con sempre più frequenti casi di patologie respiratorie e tumorali cui sono affetti i residenti in quell'area;
gli avviati lavori di ristrutturazione della copertura già esistente contribuiranno a migliorare le condizioni di vita dei residenti ma non risolveranno del tutto i problemi di fortissimo inquinamento acustico e soprattutto atmosferico;
migliaia di residenti genovesi costretti a vivere a ridosso del casello di Genova Ovest chiedono a gran voce che si provveda alla totale copertura del tratto autostradale in questione e non già al semplice rifacimento della copertura esistente -:
quale tipo di lavori verranno eseguiti e quale la durata prevista;
se il Ministro competente non ritenga opportuno dar luogo ad ulteriori iniziative
finalizzate alla risoluzione del problema dell'inquinamento atmosferico ed acustico a ridosso del tratto autostradale del casello di Genova Ovest;
se il Ministro competente non ritenga opportuno prendere in considerazione l'ipotesi di provvedere alla copertura totale di quel tratto e non soltanto al semplice rifacimento della copertura già esistente.
(4-02792)
Risposta. - In riferimento all'interrogazione in esame, si forniscono i seguenti elementi di risposta.
La società Autostrade per l'Italia, concessionaria dell'autostrada A7, in adesione al programma «Caso pilota Genova» ha completato otto dei sedici interventi previsti.
Dei restanti otto, due sono in corso di realizzazione mentre per gli altri sei si stanno svolgendo le procedure di approvazione o di affidamento lavori.
In particolare, nei pressi del casello di Genova ovest sono in fase di esecuzione o di affidamento lavori di risanamento acustico come di seguito indicato:
tra i chilometri 113+435 e 133+154, ad oggi è presente una copertura a labirinto acustico realizzata nei primi anni novanta. Tale copertura sarà trasformata in una copertura totale che migliorerà le prestazioni antirumore. Si è in attesa della pubblicazione del relativo bando di gara;
tra i chilometri 113+154 e 132+925, sono in corso i lavori per dotare il tratto di una copertura totale simile a quella del punto precedente;
per i chilometri tra il 132+925 ed il 132+859 (ultimo tratto antistante il casello), è in fase di pubblicazione il bando di gara per realizzare la protezione dell'area abitata prospiciente la carreggiata sud attraverso barriere laterali aggettanti e barriere integrate sicurezza-antirumore in spartitraffico.
È in corso di pubblicazione il bando di gara per la realizzazione della protezione acustica con barriere laterali aggettanti tra le gallerie «Promontorio» e «Belvedere».
La conclusione dei lavori già avviati è prevista entro la fine del 2009; entro la metà del 2010 saranno ultimati gli interventi per i quali sono in corso le procedure di affidamento.
Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti: Altero Matteoli.
PALADINI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
presso i vari reparti della Polizia di Stato dislocati sul territorio nazionale prestano servizio 136 operatori della Polizia di Stato con la qualifica di artificiere che hanno frequentato onerosi corsi a carico dell'amministrazione;
risulta che gli stessi operino in assenza di un efficace coordinamento non avendo il dipartimento della P.S. assegnato nemmeno una univoca sigla radio per agevolarne l'immediata identificazione;
il decreto legislativo n. 82 del 2008 prevede la fornitura ai lavoratori di strumenti di protezione individuale e di aggiornamento circa i rischi connessi alla loro attività -:
se detto personale svolga aggiornamento professionale specifico nella delicata materia anche mediante il costante invio di brochure a cura del Dipartimento e con quale periodicità sia avviato a corsi di aggiornamento curati da personale specializzato dell'Esercito italiano;
se il materiale in dotazione sia costantemente rinnovato e sottoposto a manutenzione, quale sia la previsione di spesa a tale scopo per l'anno 2009 e quanto sia stata quella nell'anno 2008.
(4-02794)
Risposta. - Le attività di formazione professionale e di addestramento degli artificieri della polizia di Stato si svolgono nella scuola del Genio militare dell'Esercito di Roma. Il Dipartimento della pubblica sicurezza segnala annualmente le esigenze di qualificazione dei propri operatori allo Stato maggiore dell'Esercito, che, in base al
calendario dei corsi previsti, determina il numero dei posti riservati al personale della polizia di Stato.
La formazione di base qualifica gli operatori come «artificieri ordinari»; parte del personale così specializzato, successivamente, partecipa a un ulteriore corso per il conseguimento della qualifica di «artificiere antisabotaggio». L'attività formativa, di norma, viene poi integrata con la partecipazione ad altri corsi, tra cui quelli di perfezionamento all'impiego di esplosivi, effettuati dall'Aeronautica militare. Dal 1999 al 2003 si sono tenuti 12 corsi di aggiornamento, cui hanno partecipato 85 operatori; soltanto alla fine del 2008, l'Esercito ha iniziato, a titolo sperimentale, brevi corsi, riservati al suo personale, di aggiornamento e verifica delle competenze possedute. La scuola del genio Militare ha ribadito che avvierà dei corsi di aggiornamento per gli artificieri della Polizia di Stato.
Nei nuclei artificieri della polizia di Stato prestano servizio 141 artificieri antisabotaggio e 38 artificieri ordinari, dipendenti dal Servizio reparti speciali della Polizia di Stato, che ne garantisce il coordinamento a livello nazionale e cura il monitoraggio dei dati rilevati nel corso delle attività d'istituto, anche in previsione dell'istituzione di un bomb data center europeo, per il quale il Servizio rappresenterà il focal point italiano.
Il costante aggiornamento professionale degli artificieri viene effettuato anche comunicando tempestivamente ai nuclei le informazioni concernenti le caratteristiche delle nuove sostanze esplosive individuate e le notizie relative a tutti gli interventi condotti dalla polizia di Stato sul territorio nazionale nello specifico settore.
Quanto alle dotazioni logistiche, il Dipartimento della pubblica sicurezza, previo monitoraggio dell'attualità e dello stato d'uso dei materiali essenziali per i nuclei, ha effettuato una pianificazione delle risorse strumentali, garantendo a tutto il personale qualificato, alla luce delle disposizioni del decreto legislativo n. 82 del 2008, strumenti di protezione individuale per l'incisiva risposta ad eventuali attacchi dinamitardi. Nel corso del 2008 sono stati acquistati materiali per un importo complessivo pari a euro 1.461.660,00. Fra tali forniture, alcune delle quali sono ancora in corso di consegna, rientrano tute antiesplosione, zaini antisabotaggio per artificieri, kits tiranteria, cannoncini ad acqua con relative cartucce, contenitori per custodia e trasporto detonatori. Per il 2009 sono state avviate le procedure per acquistare 10 ulteriori tute antiesplosione e 15 apparecchiature radiografiche, per un valore complessivo pari ad euro 894.720,00. È stata, altresì, pianificata l'acquisizione prioritaria di 3 veicoli con comando a distanza per artificieri e di 250 coperte antiustione e 20 tute antiesplosione. Quanto alle esigenze di materiale di rapido consumo ed equipaggiamento, nel corso del 2008, sono stati complessivamente accreditati alle Prefetture delle province ove hanno sede i nuclei artificieri euro 525.902,63. Nel 2009, è stata destinata ai nuclei artificieri la somma di euro 270.000,00.
Per ottimizzare l'attività sul territorio nazionale, è in corso una rivisitazione del settore artificieri della Polizia di Stato, intesa a definire una nuova dislocazione del personale, con la correlata assegnazione di strumentazioni e mezzi. In tale sede potrà essere presa in considerazione l'opportunità di introdurre un comune identificativo per la trasmissioni via radio dei nuclei artificieri.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Alfredo Mantovano.
PALADINI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
la provincia di Viterbo, tra le opere pubbliche da realizzare, ha in avanzato stato progettuale di esecuzione una variante per il traffico pesante sulla strada provinciale «Grottana», nell'immediata
periferia Nord dell'abitato di Grotte Santo Stefano, frazione del Comune di Viterbo;
il progetto ordinario, comunicato alla cittadinanza in una pubblica assemblea nel Settembre 2008, prevedeva la costruzione di un cavalcavia in linea retta sulla Ferrovia elettrificata Attigliano-Viterbo, al Km Fs 17+500;
l'Ufficio del Settore Viabilità della Provincia di Viterbo, diretto dall'Ing. Giovanni Stoppacciaro, ha variato nel Novembre 2008 il progetto, senza coinvolgimento della cittadinanza, ipotizzando l'attraversamento della linea Fs nello stesso punto predetto, ma con un cavalcavia avente non più forma retta, come originariamente previsto, ma di mezzaluna;
il nuovo progetto, più costoso per via dell'allungamento del cavalcavia in questione, coinvolge in misura diversa numerosi terreni, e si rende pertanto necessaria una attenta e giustificata valutazione delle scelte da operarsi, anche alla luce dell'esistenza di un precedente progetto che escludeva l'attraversamento dell'elettrodotto Enel e per di più con minori costi -:
se la modifica del progetto sia stata suggerita o concordata con le Ferrovie dello Stato o, in caso contrario, se siano al Ministro note le ragioni della modifica progettuale.
(4-02820)
Risposta. - In riferimento all'interrogazione indicata in oggetto, sono state chieste informazioni alla società Rete ferroviaria italiana che ha riferito quanto segue.
Il progetto del cavalcaferrovia in linea retta della linea ferroviaria Attigliano-Viterbo non è stato mai sottoposto all'esame di Rete ferroviaria italiana spa da parte della provincia di Viterbo.
Inoltre, non risulta che sia stata indetta apposita conferenza dei servizi.
Pertanto, Rete ferroviaria italiana non ha suggerito né concordato con la provincia di Viterbo alcuna modifica al progetto in questione.
Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti: Altero Matteoli.
PICCHI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
dalla stampa si apprende che Carla Gilberta Bruni Tedeschi, nata a Torino il 23 dicembre 1967, notoriamente residente a Parigi in Francia, si è dichiarata felice di non essere più cittadina italiana;
l'articolo 11 della legge n. 91 del 1992 prevede che il cittadino che acquista una cittadinanza straniera può rinunciare a quella italiana qualora risieda all'estero -:
se e quando avrebbe rinunciato alla cittadinanza italiana;
ed in caso positivo quale procedura formale sarebbe stata seguita per la rinuncia e di fronte a quale autorità sarebbe avvenuta.
(4-01641)
Risposta. - In merito a quanto rappresentato dall'interrogante nell'atto parlamentare in esame, si forniscono i seguenti elementi di risposta.
La signora Carla Gilberta Bruni Tedeschi - sposata, come noto, con il Presidente della Repubblica francese, Sarkozy - in un'intervista apparsa nel novembre 2008 sul quotidiano Le Journal de Dimanche si è dichiarata «felice di non essere più cittadina italiana», a seguito della frase del Presidente del Consiglio dei ministri Silvio Berlusconi, che aveva definito Barack Obama «abbronzato».
Successivamente, però, nel gennaio 2009, durante la trasmissione televisiva «Che tempo fa» condotta da Fabio Fazio, ha anche dichiarato di possedere la doppia cittadinanza e di non aver mai chiesto di rinunciare a quella italiana.
Infatti non risulta che la signora Bruni abbia mai ufficialmente formalizzato la richiesta di rinunciare al nostro «status civitatis».
Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Alfredo Mantica.
POLI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
il Gruppo Ferrovie dello Stato, società per azioni a capitale statale, non può perseguire una strategia imprenditoriale che abbia come unica finalità il profitto, allorché essa percepisce ingenti contributi pubblici ed è tenuta a garantire il servizio universale di base;
potendosi rivolgere alle esigenze quotidiane di pendolari, studenti e lavoratori, il trasporto ferroviario rappresenta una alternativa fondamentale per la riduzione dell'utilizzo dei mezzi privati con tutti gli evidenti benefici in termini di riduzione della congestione del traffico automobilistico e delle relative emissioni inquinanti;
l'attuale orario delle Ferrovie dello Stato predisposto dall'azienda Trenitalia del gruppo Ferrovie dello Stato s.p.a. penalizza lo scalo ferroviario di Arezzo privandola di numerosi collegamenti ad alta velocità, indispensabili per una moderna ed efficiente mobilità;
la penalizzazione del mancato servizio viene aggravata dalle condizioni contrattuali recentemente introdotte, che costringono ad abbonamenti «bidirezionali» per collegamenti realmente percorribili solo all'andata o solo al ritorno;
l'inefficienza del servizio offerto dell'Azienda per la tratta in questione non ha prodotto solo la conseguente diminuzione degli utenti ma anche un evidente progressivo abbandono della stazione stessa il cui pessimo stato generale appare indegno di una città capoluogo di provincia -:
se non ritenga di sollecitare l'azienda Trenitalia del gruppo Ferrovie dello Stato s.p.a. al fine di ripristinare e tutelare il mantenimento di un maggior numero di collegamenti Intercity ed Eurostar da e per Arezzo in un orario realmente compatibile con le esigenze dei lavoratori pendolari;
se non ritenga di sollecitare l'azienda Trenitalia del gruppo Ferrovie dello Stato s.p.a. al fine di effettuare tutti quei lavori di manutenzione anche straordinaria che le stazioni di sua proprietà oggi necessitano.
(4-01816)
Risposta. - In riferimento all'interrogazione in esame, si forniscono i seguenti elementi di risposta.
Ferrovie dello Stato spa fa conoscere che i servizi ferroviari di media e lunga percorrenza comprendono:
il servizio universale che deve garantire la mobilità ai cittadini e il cui sbilancio economico tra ricavi e costi, compreso il costo del capitale investito, è coperto mediante un contratto di servizio con lo Stato;
i servizi a mercato che devono avere caratteristiche di redditività in un contesto competitivo e nell'ambito di un perimetro ben definito; peraltro la quota di servizi a mercato non deve risentire di diseconomie e conflitti per la presenza di servizi che usufruiscono nello stesso ambito di corrispettivi da Stato.
Tenendo conto di questa distinzione, Trenitalia ha avviato, già nel 2008, un programma di riorganizzazione dei servizi ferroviari di media e lunga percorrenza, con provvedimenti di razionalizzazione dell'offerta, con l'obiettivo, tra l'altro, di pervenire progressivamente ad una più marcata differenziazione dei diversi prodotti:
treni Eurostar con funzione di collegamenti veloci tra i grandi nodi metropolitani;
treni Intercity per collegamenti tra i centri di dimensioni intermedie con caratteristiche differenti di servizio in termini di capillarità e tempi di percorrenza;
servizi regionali per la mobilità di corto raggio.
I suddetti provvedimenti di razionalizzazione hanno riguardato treni di media e lunga percorrenza effettuati in regime di mercato che, quindi, devono potersi sostenere esclusivamente con i ricavi da traffico che presentavano un rapporto costi/ricavi notevolmente sbilanciato, con perdite economiche
di rilevante entità, determinate soprattutto dall'inadeguatezza dei relativi volumi di frequentazione che gravano pesantemente sul bilancio di Trenitalia.
Nello specifico, con l'attuale orario in vigore dal 14 dicembre 2008, l'offerta diurna di media/lunga percorrenza della stazione di Arezzo è costituita da 16 treni Intercity/Intercity Plus e 3 treni Eurostar AV che, in direzione sud-nord, coprono la fascia oraria dalle 7,35 del mattino alle 21,57 della sera e, in direzione nord-sud, la fascia oraria dalle 6,29 del mattino alle 22,21 della sera.
A questi si aggiunge, nell'arco completo delle 24 ore, anche un Intercity notte oltre a moltissime soluzioni alternative di viaggio costituite dall'integrazione tra i servizi di media e lunga percorrenza e quelli regionali.
Per quanto riguarda la stazione di Arezzo, si fa presente che questa è caratterizzata complessivamente da un sufficiente livello di decoro; tuttavia, a causa della vetustà dell'impianto e dei numerosi atti vandalici subiti da ignoti, l'edificio necessita di interventi urgenti di manutenzione e ristrutturazione che saranno effettuati nel corso dei lavori di riqualificazione e adeguamento funzionale dell'edificio programmati dalla società Centostazioni e cofinanziati da Rete ferroviaria italiana, il cui inizio è previsto a breve essendo stata già esperita la gara d'appalto.
Il progetto, del valore di 630.000 euro, prevede la ristrutturazione dell'atrio, l'adeguamento a norma degli impianti, la manutenzione delle strutture, il rifacimento dei servizi igienici pubblici secondo il concetto di accessibilità indifferenziata adottato da Centostazioni per tutte le stazioni riqualificate, oltre che l'inserimento di un nuovo impianto d'illuminazione.
Oltre ai suddetti interventi a cura del gestore Centostazioni, sono in atto, da parte di Rete ferroviaria italiana, i seguenti ulteriori lavori:
sostituzione completa della pavimentazione nel sottopasso;
rifacimento/tinteggiatura di pareti e volta, pulizia radicale;
manutenzione delle pensiline, miglioramento degli spazi di attesa con installazione nuove sedute.
Nel periodo gennaio-marzo 2009, è stata installata la nuova segnaletica fissa di stazione di orientamento e sicurezza secondo i nuovi standard Rfi.
Infine, nell'ottica del miglioramento dei servizi al cliente, Centostazioni sta perfezionando accordi commerciali per l'apertura di ulteriori attività già individuate e di primario interesse per i viaggiatori/frequentatori della stazione in questione.
Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti: Altero Matteoli.
POLLEDRI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
il comune di Gragnano Trebbiense (Piacenza) ha recentemente deliberato una modifica al piano regolatore generale, stabilendo, tra l'altro, che un'area classificata come aeroportuale, sulla quale insiste un'aviosuperficie in uso all'Aero Club Piacenza, sia trasformata in parte in zona estrattiva;
è facilmente comprensibile come tale scelta possa produrre effetti negativi in termini di sicurezza con riguardo al decollo e all'atterraggio dei velivoli, posto che la pista di volo confinerebbe con una cava di ghiaia (peraltro in prossimità dell'abitato), con evidenti gravi rischi per l'incolumità delle persone -:
se disponga di elementi in ordine alla possibilità di assicurare in tale contesto lo svolgimento in sicurezza delle attività di volo e quali iniziative di competenza intenda assumere al riguardo, in particolare al fine di scongiurare ogni rischio per l'incolumità delle persone.
(4-02357)
Risposta. - In riferimento all'interrogazione in esame, si forniscono i seguenti elementi di risposta.
La vicenda relativa alle modifiche al piano regolatore comunale del comune di
Gragnano Trebbiense, che prevede la destinazione a zona estrattiva dei terreni prossimi all'aviosuperficie ad uso locale dell'Aero Club Piacenza ha portato l'Enac - Ente nazionale per l'aviazione civile ad effettuare un sopralluogo sull'infrastruttura in questione, al fine di valutare eventuali profili di incompatibilità tra attività estrattiva e attività di volo.
Dalla verifica è emerso che la presenza di una cava in prossimità della pista di volo rischia di penalizzare sensibilmente le misure di sicurezza previste dalla normativa vigente in materia di operazioni di volo sull'aviosuperficie. Secondo quanto riportato dal tecnico incaricato dall'Enac, la realizzazione della cava pregiudicherebbe di fatto l'attività di volo fino alla cessazione dell'attività estrattiva e al conseguente ripristino dell'area alle condizioni di portanza e di drenaggio del suolo preesistenti.
L'Enac ha quindi invitato il comune di Gragnano Trebbiense a prendere atto della situazione per ogni possibile azione successiva da intraprendere sulla questione, precisando, inoltre, che nel caso dovesse essere dichiarata da parte di autorità istituzionali un interesse pubblico sull'aviosuperficie, potrebbero ricorrere le condizioni per un intervento dell'Enac, di assoggettamento a vincoli delle aree in prossimità di aviosuperfici a tutela dell'interesse pubblico, così come disposto dall'articolo 713 del codice della navigazione (decreto legislativo n. 96 del 2005).
Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti: Altero Matteoli.
POLLEDRI, RIVOLTA, LAURA MOLTENI e NEGRO. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
l'attività del Parco Nazionale dell'Arcipelago Toscano di Portoferraio - Isola d'Elba - è regolata dalla legge d'istituzione dell'Ente - decreto del Presidente della Repubblica del 22 luglio 1996 - in particolare dall'articolo 6 dell'allegato A per quanto riguarda le richieste di autorizzazione per cui le stesse «devono essere corredate da tutte le autorizzazioni, i nulla osta, i pareri, comprese le eventuali prescrizioni, da parte degli Enti istituzionalmente competenti per territorio o per materia secondo quanto richiesto dalla normativa vigente»;
conseguentemente il Parco nella corrispondenza con i Comuni richiedenti le autorizzazioni richiama la suddetta condizione di operatività trascrivendo letteralmente la frase di cui sopra (vedi da ultimo lettera Parco protocollo n. 6231 del 5 settembre 2008 al Comune di Rio Marina - pratica Parco n. 108 del 2008);
le autorizzazioni del Parco debbano rispettare la normativa vigente consegue non solo dalla norma suddetta ma dal principio generale di legalità derivante dalla stessa natura giuridica del Parco, senza alcuna altra formalità e pertanto le richieste di autorizzazione devono essere esaminate preliminarmente nella loro rispondenza alla normativa vigente e poi - solo successivamente e se conformi alla normativa - nel merito;
il Parco Nazionale Arcipelago Toscano ha rilasciato l'autorizzazione n. 34 del 17 ottobre 2006 pratica Parco n. 45 del 2006 nonché l'autorizzazione n. 5121 del 22 luglio 2008 pratica Parco 38/08, relative entrambe a lavori riguardanti l'immobile «Cantinone» posto in località Capo d'Arco Comune di Rio Marina, e sta esaminando nel merito la pratica Parco n. 108 del 2008, posto che tutta la località di Capo d'Arco e quindi anche l'immobile «Cantinone» in questione è soggetto alla legge regionale toscana n. 74 del 1984 e alla deliberazione del Consiglio Regionale della Toscana in difformità del 20 gennaio 1990 n. 47 riguardante la determinazione della ricettività turistica legata alla balneazione. Il dimensionamento e la cubatura dei nuovi insediamenti hanno come requisito essenziale il rispetto della ricettività per la balneazione, la cui mancanza determina l'azzeramento della cubatura -:
per quali motivi il Parco abbia così operato e stia ora operando dalla legge
regionale sulla balneazione, cosa che ha già concretizzato finora migliaia di posti letto abusivi, a fronte della capienza massima per tutta la località di Capo d'Arco di 27 posti a mare secondo la stessa Provincia di Livorno (lettera del 23 marzo 2005, prot. n. 14827).
(4-02636)
Risposta. - La questione richiamata nell'atto di sindacato ispettivo in esame, riguarda lavori di ristrutturazione di un immobile denominato «il Cantinone», sito in località Capo d'Orso nel comune di Rio Marina (Livorno) nell'arcipelago toscano dell'isola d'Elba. Si tratta di un edificio di remota costruzione adibito ad uso residenziale per il quale risultano rilasciati titoli autorizzatori (permesso di costruire n. 10 del 23 gennaio 2007 emesso dal comune di Rio Marina e autorizzazioni dell'Ente parco nazionale dell'arcipelago toscano nn. 9033 del 18 ottobre 2006 e 5121 del 22 luglio 2008).
Gli interroganti, posto che sull'immobile risultano pendenti ricorsi amministrativi per presunti vizi di legittimità, estesi agli strumenti urbanistici di Rio Marina (piano particolareggiato d'iniziativa pubblica nel comprensorio di Capo D'Arco approvato con deliberazione consiglio comunale n. 30 del 1o agosto 2008; nuovo piano strutturale approvato con deliberazione consiglio comunale n. 45 del 19 dicembre 2005) chiedono in particolare di conoscere le motivazioni che hanno indotto l'Ente parco nazionale dell'arcipelago toscano al rilascio delle autorizzazioni relative.
Sugli argomenti richiamati nell'interrogazione, questo Ministero aveva già raccolto elementi informativi dalla Direzione generale protezione della natura, competente per materia, a seguito di una segnalazione pervenuta da parte di un cittadino, nonché l'Ente parco sulla vicenda ha fornito le dovute informazioni.
Per ricostruire il quadro della questione, occorre premettere che l'iter amministrativo inerente gli interventi edilizi sul fabbricato di cui trattasi, risale al 1994/95, periodo in cui non era ancora stato istituito il Parco nazionale dell'arcipelago toscano, cosa avvenuta successivamente, con decreto del Presidente della Repubblica del 22 luglio 1996.
Tutto ha inizio con concessione edilizia n. 32, rilasciata dal comune di Rio Marina in data 22 marzo 1995 e scaduta nel 1998, avente ad oggetto i lavori di ristrutturazione, per uso civile, del fabbricato denominato «il Cantinone», il cui progetto prevedeva la realizzazione di n. 12 unità abitative.
Scaduta la concessione, si rese necessario richiederne la proroga. Fu così inoltrata richiesta di nulla osta all'ente parco in data 4 settembre 2000 e dopo un iter durato circa cinque mesi, la cui istruttoria si era conclusa con parere favorevole del capo dell'ufficio tecnico e apposita seduta del consiglio direttivo in data 8 febbraio 2001, il nulla osta fu rilasciato con prescrizioni in data 15 febbraio 2001 a seguito dell'acquisizione di tutti i pareri degli enti competenti (commissione edilizia ed integrata comunale; autorizzazione paesaggistica; nulla osta della soprintendenza dei beni architettonici; autorizzazione provinciale vincolo idrogeologico; unità sanitaria locale, nonché con istruttoria favorevole da parte del Corpo forestale dello Stato).
La proroga fu riconosciuta con nuova concessione edilizia n. 10/2001 da parte del comune.
Successivamente, in fase di attività di vigilanza, furono riscontrate alcune irregolarità perché alcuni lavori interni e di facciata erano iniziati in assenza di parere dell'Ente parco e di provvedimento autorizzatorio comunale, e fu emessa dal comune l'ordinanza dirigenziale n. 07 del 19 febbraio 2005 di demolizione delle opere realizzate abusivamente.
Fu a tal fine presentata apposita variante ai lavori, di cui la richiesta di nulla osta all'Ente parco porta la data del 7 novembre 2005 e riguardava una serie di interventi edilizi di ristrutturazione, assimilabile alla categoria D3, come previsto dalla variante agricola del comune di Rio Marina, proprio insistente sul fabbricato denominato «il Cantinone» ed altri di sistemazione esterna nella pertinenza del fabbricato stesso, compresa la realizzazione del nuovo impianto di smaltimento reflui.
Tale pratica si era trasformata automaticamente in un intervento in parte in sanatoria (ex articolo 13 legge n. 47 del 1985) ed in parte ex novo, conformemente alla variante gia presentata in comune e all'ente parco. Su di essa l'ente parco ha rilasciato la propria autorizzazione con delibera commissariale n. 34 del 17 ottobre 2006.
Riepilogando, la pratica era nata come variante in corso d'opera alla concessione edilizia n. 32/95 e successiva proroga di cui alla concessione edilizia n. 10/2001, rilasciata a seguito di nulla osta dall'Ente parco, e a seguito dell'emissione dell'ordinanza dirigenziale n. 07 del 19 febbraio 2005 di demolizione delle opere realizzate abusivamente (alcuni lavori interni e di facciata erano iniziati in assenza di parere dell'Ente e di provvedimento autorizzativo comunale) si era trasformata automaticamente in un intervento in parte in sanatoria (ex articolo 13 legge n. 47 del 1985) ed in parte ex novo, conformemente alla variante già presentata in comune e all'ente parco.
Nel dettaglio le opere oggetto di parere da parte dell'ente parco per sanatoria (accertamento di conformità ex articolo 13 regge n. 47 del 1985) sono state le seguenti:
1. Lavori di ristrutturazione edilizia finalizzati alla nuova distribuzione interna delle unità immobiliari. Le unita immobiliari da un numero di 12, autorizzate con concessione edilizia n. 10/2001, sono diventate 19, senza comportare aumento di volume, di superfici esistenti, di altezze e profili vari del fabbricato con modifiche prospettiche.
Come attestato dal direttore dei lavori, erano già stati realizzati tutti i lavori previsti dal progetto di variante in corso ad eccezione di quelli relativi ai locali retrostanti il grande porticato a mare, che sono risultati, al momento del sequestro del cantiere da parte del C.F.S-C.T.A., del tutto incompleti.
2. Realizzazione di intonaco strutturale su tutti i muri portanti in pietra del fabbricato e successiva tinteggiatura degli stessi. Tali lavori sono stati realizzati, oltre che in assenza di autorizzazione comunale e nulla osta da parte dell'Ente parco, in violazione della prescrizione impartita da quest'ultimo nel parere di competenza del 15 febbraio 2001, che visto il valore storico ed ambientale del fabbricato), disponeva che le facciate del corpo principale dell'immobile dovessero rimanere in pietra faccia vista. In merito a questo aspetto, a corredo del progetto di variante in corso d'opera è stata depositata una perizia, nella quale e stato messo in evidenza che alla data del luglio 2003 il fabbricato non era in condizioni di sicurezza dal punto di vista statico ed indicava come lavori indispensabili alla messa in sicurezza del fabbricato la formazione di micropali al piede del portico verso mare e l'intonaco strutturale su tutti i muri portanti in pietra. Quindi, i lavori di intonacatura erano stati considerati prioritari e sarebbero stati realizzati non certo per trasgredire alla prescrizione dell'Ente parco ma bensì per eliminare gli evidenti fattori di rischio alle persone.
Per la sanatoria, le opere abusive di cui ai punti 1 e 2 sono state dichiarare, sia dal tecnico progettista che dal responsabile del servizio 3 del comune di Rio Marina, completamente corrispondenti a quelle oggetto di variante in corso d'opera già depositata presso l'ente parco, pertanto verificato che le opere erano da qualificarsi abusive in quanto realizzate in anticipo, ma, comunque, conformi al progetto di variante in itinere, la pratica ha ottenuto tutti i pareri dagli enti competenti (commissione edilizia ed integrata comunale, autorizzazione paesaggistica, autorizzazione Soprintendenza ai beni architettonici di Pisa, autorizzazione provinciale vincolo idrogeologico, unità sanitaria locale) ed ha acquisito anche l'istruttoria favorevole da parte del corpo forestale. L'iter, pertanto, si e concluso con il rilascio del nulla osta con delibera commissariale n. 34 del 17 ottobre 2006 e relativa autorizzazione n. prot. 9033 del 18 ottobre 2006.
La prosecuzione dei lavori ha riguardato poi la realizzazione di opere di sistemazione esterna e lievi modifiche prospettiche al fabbricato (il cantinone), in sostituzione al progetto approvato (di cui alla pratica edilizia
n. 5762/V, permesso a costruire n. 10/07). Anche in questo caso la pratica ha ottenuto tutti i pareri dagli enti competenti (collegio dei membri in materia paesaggistica, autorizzazione paesaggistica, autorizzazione soprintendenza ai beni architettonici di Pisa, autorizzazione comunale vincolo idrogeologico), l'ente parco ha acquisito l'istruttoria favorevole da parte del corpo forestale e l'iter si e concluso con il rilascio dell'autorizzazione prot. n. 5121 del 22 luglio 2008, pratica parco n. 38/08.
La vicenda ha poi investito la regolarità degli strumenti urbanistici del comune di Rio Marina, ed in particolare il piano strutturale approvato con deliberazione del consiglio comunale n. 45 del 19 dicembre 2005.
A tal proposito la provincia di Livorno, dovendo procedere a verificare la conformità del nuovo piano strutturale del comune di Rio Marina alle prescrizioni del PTC (Piano Territoriale di Coordinamento), per quanto concerne le problematiche legate alla ricettività turistica delle coste interessate dalle previsioni dell'Unità territoriale organica elementare Capo d'Arco, con nota del 23 marzo 2005, prot. n. 14827 aveva presentato delle osservazioni in merito a quanto riportato negli studi preliminari del piano strutturale con richiesta di chiarimenti circa il soddisfacimento dei requisiti previsti nella delibera della Giunta regionale n. 47/90.
Il comune di Rio Marina, a sua volta, con nota prot. n. 5073 del 14 giugno 2005, aveva risposto positivamente alla Provincia di Livorno producendo la documentazione integrativa richiesta, ed a seguito di ciò l'amministrazione provinciale, con delibera di consiglio n. 204 del 29 luglio 2005, espresse il proprio parere favorevole al piano strutturale del comune di Rio Marina.
In questo contesto l'ente parco, chiamato in causa per verificare il rispetto delle disposizioni regionali contenute nella delibera di giunta regionale n. 47 del 20 gennaio 1990, in ottemperanza al combinato disposto dalla legge n. 394 del 1991 e decreto del Presidente della Repubblica 22 luglio 1996, solo ed esclusivamente per le aree ricadenti nel perimetro del Parco nazionale dell'arcipelago toscano, ha provveduto ad esprimere il proprio parere favorevole al piano strutturale del comune di Rio Marina, redatto ai sensi dell'articolo 25 della legge regione Toscana n. 5 del 1995, con delibera commissariale n. 221 del 13 agosto 2005.
Il comune di Rio Marina ha infine approvato il Piano strutturale con deliberazione del consiglio comunale n. 45 del 19 dicembre 2005, e nel suddetto piano all'interno dell'unità territoriale organica elementare (U.T.O.E.) di Capo d'Arco risulta prevista l'edificazione di un complesso alberghiero, così come appurato anche dal Corpo forestale dello Stato.
L'attuazione complessiva delle previsioni del piano strutturale può essere effettuata tramite la redazione e l'approvazione di un piano attuativo convenzionato, aderente ai dettami del regolamento urbanistico. Attualmente sull'area in questione, nel comprensorio di Capo D'Arco, opera apposito piano particolareggiato d'iniziativa pubblica approvato dal comune di Rio Marina con deliberazione consiglio comunale n. 30 del 1o agosto 2008.
Come citato in premessa, sugli strumenti urbanistici indicati, sono stati presentati, da parte di privati cittadini, alcuni ricorsi amministrativi al tribunale amministrativo regionale per la Toscana contro il comune di Rio Marina, nei confronti dei proprietari interessati, nonché verso la regione Toscana e la provincia di Livorno.
Tali ricorsi, attualmente ancora pendenti, individuano diverse presunte illegittimità, dovute al mancato rispetto:
della legge forestale regionale n. 39 del 21 marzo 2000, e successive modifiche ed integrazioni;
del decreto del Presidente della giunta regionale 8 agosto 2003, n. 48;
della normativa comunitaria regionale in materia di tutela ambientale relativa alla
valutazione di impatto ambientale e valutazione ambientale strategica.
Occorrerà attendere gli esiti dell'esame giurisdizionale.
Fermo restando tale assunto, con riferimento alle attività di controllo in materia, va posto in evidenza che il Corpo forestale dello Stato svolge una intensa attività di prevenzione e repressione dei reati in materia urbanistica ed ambientale, sulla base delle relative competenze di polizia giudiziaria come Forza di polizia specializzata nella difesa del patrimonio agro-forestale, e nella tutela dell'ambiente e del territorio.
Le indagini svolte dal Corpo hanno consentito spesso l'avvio di numerosi procedimenti penali, alcuni dei quali attualmente in corso di esecuzione, di notevole rilevanza sia a livello locale che in un ambito più ampio, che hanno comportato, di conseguenza, un notevole effetto di deterrenza nei confronti delle violazioni commesse in materia. Inoltre, sulla base del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 5 luglio 1996, il Corpo forestale dello Stato e tenuto a collaborare con l'Ente parco nazionale dell'arcipelago toscano per l'espletamento di alcune attività, tra cui l'effettuazione di sopralluoghi istruttori ed il rilascio dei relativi pareri tecnici rispetto ad alcune pratiche in materia urbanistico-edilizia trasmesse in seguito all'ente stesso per le relative determinazioni in merito.
Nel corso dell'anno 2008 il Corpo forestale dello Stato - coordinamento territoriale per l'ambiente di Portoferraio (Livorno) ha svolto l'attività di controllo su ben 32 pratiche edilizie. Anche in merito alle problematiche oggetto dei ricorsi al Tribunale amministrativo regionale sopra citati, che risultano attualmente in fase di esame, il Corpo forestale dello Stato ha provveduto a svolgere i relativi accertamenti sulle presunte illegittimità ed a relazionare in merito alla Procura della Repubblica presso il tribunale di Livorno.
Il Sottosegretario di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare: Roberto Menia.
POLLEDRI. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
da alcuni anni è stato descritto l'insediamento di una piccola colonia di lupi all'interno del Parco regionale dei «Gessi Bolognesi e Calanchi dell'Abbadessa», (prov. di Bologna), a riprova che tale area sebbene si trovi nelle immediate vicinanze di un'area fortemente antropizzata, presenti ancora al suo interno un ambiente incontaminato;
purtroppo in questi ultimi tempi almeno tre esemplari sono deceduti arrotati dagli autoveicoli in località «Cavaliera» del Comune di S. Lazzaro di Savena (Bologna), mentre tentavano di attraversare la fondovalle Idice per abbeverarsi al vicino fiume;
l'Autorità di gestione del Parco avrebbe ipotizzato il riutilizzo di vecchi tunnel stradali già esistenti, lungo le rotte abituali seguite dagli animali, per consentire loro un attraversamento in sicurezza e all'interno dei quali sarebbero convogliati attraverso il posizionamento di reti a monte e a valle dei varchi suddetti -:
ove quanto sopra scritto corrisponda al vero, se il ministro interrogato di concerto con la Regione Emilia-Romagna, la Provincia di Bologna, ed il Parco dei Gessi voglia contribuire ad approntare tali infrastrutture di tutela della fauna selvatica.
(4-02682)
Risposta. - Con riferimento all'atto di sindacato ispettivo in esame, dove si pone in risalto la pericolosità per la fauna selvatica nell'attraversamento stradale del fondovalle luce, in località Cavaliera, nel comune di San Lazzaro di Savena (Bologna), che spesso si tramuta nel decesso degli animali per investimento automobilistico, si rappresenta quanto segue.
Va in premessa posto in evidenza che il miglioramento delle condizioni ambientali, da un lato, e l'attività di informazione da rendere in forma ampia al fine di fornire elementi che implementino la coscienza degli abituali frequentatori della rotabile
provinciale «Fondovalle Idice», dall'altra, rientrano nelle competenze locali, dunque costituiscono prerogative dell'ente Parco e degli enti locali.
Sono state assunte informazioni dalla regione Emilia Romagna, e sulla scorta di quanto comunicato, è emerso che il fenomeno degli investimenti di fauna selvatica, soprattutto di grosse dimensioni, come cinghiali, caprioli e lupi, in particolare lungo le strade provinciali delle valli dello Zena e dell'Idice, è di grossa portata, il che rappresenta un grave problema, sia sotto il profilo degli animali, che per quanto riguarda la sicurezza degli automobilisti.
Pertanto con l'obiettivo di risolverlo, il Parco regionale dei Gessi Bolognesi, in collaborazione con la Provincia di Bologna, intende presentare uno specifico progetto nell'ambito del piano di azione ambientale 2008-2010, relativamente alla conservazione della biodiversità.
Il progetto dovrebbe, appunto, prevedere la realizzazione di sottopassi per agevolare la fauna selvatica, sfruttando i passaggi già esistenti al di sotto delle strade e la sistemazione del terreno, a monte e a valle, per creare dei passaggi particolari capaci di indurre gli animali a utilizzarli.
Non appena il progetto verrà presentato alle strutture regionali competenti, sarà esaminato con la dovuta attenzione e nello spirito volto a dare risposte positive ai problemi e rischi evidenziati.
Il Sottosegretario di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare: Roberto Menia.
RAISI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il III Reparto Volo della Polizia di Stato di Bologna, recentemente ha dovuto cedere al VII Reparto Volo di Abbasanta (Oristano) l'elicottero quadri canale «AB 212 PS 82» dotato di verricello idraulico di recente costruzione ed idoneo, ad esempio, al recupero di persone infortunate sia in montagna che in mare;
in cambio del suddetto elicottero, il Reparto Volo di Abbasanta ha ceduto a quello di Bologna un elicottero «AB 212 PS 55» il quale - però - non è dotato di verricello idraulico, ma di un semplice verricello elettrico di vecchia costruzione, peraltro in riparazione presso una ditta esterna da molto tempo in quanto ormai non si trovano più pezzi di ricambio essendo un modello molto datato, tanto che pare che la recente normativa in materia aeronautica non ne consenta più l'impiego;
nella giornata di sabato 4 aprile 2009 anche l'altro elicottero quadri canale «AB 212 PS 101» è stato ceduto da quello di Bologna al II Reparto Volo di Milano, in cambio di un modello analogo a quello ricevuto dal VII Reparto Volo di Abbasanta;
tali tipi di elicottero sono però presenti - anche con più unità - presso i Reparti Volo di Milano, Abbasanta, Roma, Napoli, Pescara, Reggio Calabria e Palermo;
Bologna nel giro di alcuni giorni si trova privata degli unici due elicotteri quadri canale (cioè abilitati al volo notturno) e di elicotteri provvisti di idoneo verricello idraulico e, di conseguenza, i voli notturni e/o di soccorso in montagna o in mare saranno impossibili per tutta la regione Emilia Romagna, poiché gli elicotteri disponibili per tali emergenze più vicini saranno a Milano oppure a Roma, essendone sprovvisti sia il Reparto di Firenze che quello di Venezia;
interventi per avvenimenti di ordine pubblico, come ad esempio gli incontri di calcio, oppure per il trasporto urgente di organi umani destinati al trapianto non potranno essere svolti in orario notturno poiché gli attuali elicotteri presenti presso il III Reparto Volo di Bologna non sono abilitati a tale pratica;
l'addestramento al verricello idraulico, effettuato in tanti anni da specialisti e piloti con il soccorso alpino per il recupero in montagna e l'addestramento
effettuato con i sommozzatori del centro di La Spezia, sarà di colpo vanificato poiché tali tipi di volo necessitano di una regolare attività di aggiornamento ed addestramento professionale da parte dei piloti e degli specialisti che da adesso in poi non sarà più possibile;
tale mancanza di addestramento avrà gravi ripercussioni sull'operatività del reparto e di conseguenza anche per quei cittadini che non potranno più contare su un insostituibile soccorso in caso di emergenze;
da tali dotazioni di mezzi e relative pratiche di addestramento dipendono la sicurezza di tanti cittadini di un'area vasta come quella dell'Emilia Romagna che include sia numerosi chilometri di coste che di area appenninica -:
se ritenga che la decisione di sottrarre al III Reparto Volo di Bologna anche il secondo elicottero «AB 212» per fornirlo a quello di Milano ove pare che siano ben tre (3) gli elicotteri abilitati al volo notturno e dotati di verricello idraulico, non penalizzi duramente un'area geografica piuttosto vasta, densamente abitata e sede dei più importanti snodi autostradale e ferroviario italiani;
se ritenga che non sia oltremodo rischioso privare il predetto territorio anche in relazione dell'approssimarsi della stagione calda che vedrà l'attività in Emilia Romagna di un gran numero di escursionisti e sub;
se ritenga che l'attuale distribuzione di elicotteri «AB 212» e cioè quelli de quo non sia sufficientemente omogenea sul territorio, considerato che tali mezzi aerei sono presenti - ad esempio - sia a Roma che a Pescara distanti tra loro meno di 160 chilometri, mentre - ad esempio - in caso di necessità a Rimini l'elicottero quadri canale proveniente da Milano dovrebbe percorrere circa 308 chilometri, da Pescara 222 chilometri con un'evidente aggravio di tempo che andrebbe ad incidere sulla sicurezza;
se ritenga che privando il III Reparto Volo di Bologna di tutti gli elicotteri quadri canale non venga disperso il prezioso patrimonio addestrativo e professionale di piloti e specialisti in forza a quel Reparto della Polizia di Stato.
(4-02778)
Risposta. - Nel quadro dei provvedimenti emanati per una funzionale assegnazione di aeromobili ai reparti volo della polizia di Stato, il dipartimento della pubblica sicurezza ha valutato le diverse priorità operative in relazione ai servizi richiesti dai vari uffici territoriali e all'organizzazione degli stessi reparti volo. È in via di sviluppo un programma di riconfigurazione degli elicotteri serie AB212, in dotazione ai reparti volo della polizia di Stato, che prevede l'installazione di un nuovo apparato di comunicazione sulle frequenze operative delle forze dell'ordine, nonché l'acquisizione di ulteriori sistemi di videoripresa delle immagini da bordo.
In tale prospettiva e in considerazione dell'attuale, esigua disponibilità di elicotteri dotati del sistema di videoripresa e trasmissione di immagini, si è stabilito di assegnare temporaneamente l'elicottero del 3o Reparto volo di Bologna al 2o Reparto volo di Milano Malpensa, per consentire alla ditta Agusta di Varese di effettuare una prima riconfigurazione, consistente nella installazione del nuovo apparato di comunicazione e nelle conseguenti modifiche al sistema di trasmissione immagini. Al termine di tali interventi tecnologici, il velivolo è stato restituito al Reparto volo di Bologna, prevedendone, comunque, l'impiego presso altri reparti ove la prospettata esigenza di trasmissione di immagini dovesse verificarsi.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Alfredo Mantovano.
REGUZZONI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
nell'aeroporto di Fiumicino continuano a verificarsi disagi ai passeggeri circa la gestione dei voli, come già segnalato in una precedente interrogazione;
in data 14 maggio, sono stati «accorpati» numerosi voli Roma-Milano e viceversa con conseguente tensione dei passeggeri che venivano invitati da esponenti di rilievo della Compagnia Aerea Italiana ad «avere pazienza» in quanto venivano addotte delle generiche necessità di «razionalizzazione»;
preoccupa la logica condivisibile dell'interesse privato di una compagnia aerea in contrasto con l'interesse pubblico del sistema Paese -:
se intenda intervenire finalmente e con decisione per risolvere tale situazione.
(4-03030)
Risposta. - In riferimento all'interrogazione indicata in oggetto, si forniscono i seguenti elementi di risposta. In data 14 maggio 2009, è stato cancellato 1 volo su 79 sulla tratta Fiumicino-Linate-Fiumicino, registrando una regolarità del 98,8 per cento ed una puntualità dell'87,3 per cento.
Più in generale, nel periodo 1o-24 maggio sulla stessa tratta sono stati effettuati 1.455 voli e sono stati cancellati 12 voli, con una regolarità pari al 99,2 per cento ed una puntualità del 87,6 per cento.
Come noto, l'Ente nazionale per l'aviazione civile a fronte dei reclami inerenti ai disservizi della compagnia CAI - Alitalia, è prontamente intervenuta convocando i vertici societari, ottenendo i richiesti chiarimenti e le assicurazioni del caso come dimostrano, peraltro, i dati migliorativi dei servizi offerti dalla società Alitalia nell'ultimo periodo.
Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti: Altero Matteoli.
RONDINI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
nel 2009 si disputeranno i Campionati mondiali di Baseball, la cui organizzazione coinvolge diversi paesi europei e in particolare l'Italia, che ricoprirà il ruolo principale ospitando metà delle gare della seconda fase (28 partite), la totalità delle gare della terza fase (16 partite) e la fase finale (4 partite tra cui quella per il primo posto);
il Comitato promotore Italia 2009 Baseball World Cup è composto dai Ministri degli affari esteri, della difesa, dell'ambiente, nonché dal Sindaco di Roma e dai Sottosegretari di Stato alla Presidenza del Consiglio, onorevole Letta e onorevole Crimi;
le gare della seconda fase dei Campionati saranno ospitate da impianti sportivi collocati nell'area settentrionale del territorio italiano, e in particolare vi saranno candidate le città di Bollate (Milano), Bologna, Firenze, Godo (Ravenna), Macerata, Milano, Modena, Novara, Parma, Piacenza, Reggio Emilia, Rimini, Ronchi dei Legionari (Gorizia), San Marino (Repubblica di San Marino), Torino, Verona e Vicenza;
le gare della terza fase e delle fasi finali, più prestigiose, saranno invece ospitate da impianti sportivi collocati nell'area centrale e meridionale del territorio nazionale, e in particolare vi saranno candidate le città di Anzio (Roma), Caserta, Chieti, Grosseto, Matino (Lecce), Messina, Nettuno (Roma), Palermo, Reggio Calabria, Roma e Spoleto (Perugia), mentre la finale per il primo posto si disputerà a Roma;
nonostante 6 delle 8 squadre iscritte al massimo campionato italiano siano squadre di città dislocate nel Nord (Rimini, San Marino, Bologna, Redipuglia, Parma e Godo) e le altre 2 squadre siano del Centro (Grosseto e Nettuno), le gare più importanti del campionato non si svolgeranno al Nord;
questa disparità di trattamento era stata applicata anche nell'organizzazione degli ultimi campionati mondiali disputati in Italia, quelli del 1998, durante i quali le fasi finali vennero ospitate da Nettuno (6 gare, tra cui la finale) e Grosseto (6 gare), mentre le partite del primo turno vennero così suddivise: 21 gare disputate a Palermo, 7 a Messina, 5 a Bologna, 5 a
Vicenza, 5 a Rimini, 4 a Modena, 4 a Firenze, 4 a Parma, 1 a Milano;
con ogni probabilità, in occasione dei Campionati mondiali di Baseball verranno stanziate delle risorse destinate all'ammodernamento degli impianti sportivi e, presumibilmente, degli impianti scelti per ospitare gli eventi più importanti;
scelte che privilegiano gli impianti sportivi collocati in aree diverse rispetto a quelle settentrionali si verificano anche in altre discipline sportive, come il rugby, per il quale tutte le partite della Nazionale vengono invariabilmente giocate allo Stadio Flaminio di Roma nonostante delle dieci squadre del massimo campionato solo due siano del Centro, mentre le altre sono del Nord, e come il ciclismo, in cui la conclusione del Giro d'Italia del 2009 avverrà a Roma anziché, come tradizione, a Milano -:
se non ritenga che l'attuale organizzazione dei Campionati mondiali di Baseball 2009 perpetri, nei fatti, una discriminazione nei confronti degli impianti sportivi del Nord in merito alla distribuzione geografica delle gare ufficiali più importanti a livello sportivo e mediatico;
se non ritenga doveroso, nel caso venissero stanziate risorse pubbliche per l'organizzazione dei Campionati di Baseball 2009, vigilare affinché tali risorse vengano destinate in modo equo e paritario a tutti gli impianti sportivi che ospitino le gare dei medesimi Campionati.
(4-01676)
Risposta. - Con riferimento all'atto di sindacato ispettivo parlamentare in esame, si fa presente quanto segue, sulla base delle notizie acquisite dal Comitato olimpico nazionale italiano presso la Federazione italiana baseball softball (Fibs).
La International baseball federation (Ibaf) ha assegnato alla Federazione italiana baseball softball l'organizzazione della seconda e della terza fase del XXXVIII campionato del mondo di baseball.
La presenza di rappresentanti del Governo italiano nel comitato promotore testimonia la volontà di sostenere l'evento sportivo, anche attraverso importanti iniziative collaterali destinate a dare ampio respiro e carattere istituzionale all'intero progetto.
Per quanto concerne la scelta delle città ospitanti, la Federazione italiana baseball ha precisato che le sedi vengono individuate tenendo conto dei seguenti parametri:
la valutazione sull'impiantistica effettuata dalla federazione internazionale sulla base dei requisiti richiesti per tale manifestazione, a seguito di una serie di sopralluoghi;
la collaborazione offerta dalle società di baseball presenti sul territorio;
l'opportunità di operare una concentrazione territoriale per fasi, a causa dell'intenso calendario delle partite (48 nella seconda fase e 20 nella terza fase) e della volontà di coinvolgere nel Mondiale il maggior numero possibile di città.
La scelta di concentrare al centro-nord gli incontri della seconda fase ed al centro-sud quelli della fase finale del campionato, da quanto risulta, è stata determinata da una precisa indicazione e richiesta della Federazione internazionale assegnataria dei giochi, dalla maggiore iniziativa delle società sportive locali e degli enti locali interessati ed, infine, dalla volontà della stessa Federazione italiana, di utilizzare il mondiale per sviluppare la disciplina in questione, promuovendola in una zona del Paese da sempre sensibile ai grandi eventi sportivi.
Comunque, dalla Fisb è stato sottolineato che le gare previste nel centro-nord hanno la stessa valenza tecnica e la medesima importanza di quelle disputate nel centro-sud.
Con riguardo allo stanziamento di risorse pubbliche, si fa presente che è stata concessa, a carico del Fondo per gli eventi sportivi di rilevanza internazionale (di cui alla legge n. 296 del 27 dicembre 2006, articolo 1, comma 1291) su richiesta della Fisb, la somma di euro 330.000,00 per la fase italiana della Baseball world cup 2009. Tale importo è, peraltro, destinato alla
parziale copertura dei costi per l'organizzazione dell'evento, per il quale è previsto un budget di spesa pari ad euro 2.800.000,00.
Da quanto risulta, nessun investimento sarà effettuato dalla Federazione italiana o dal comitato organizzatore Italia 2009 Baseball world cup per la costruzione o l'ammodernamento degli impianti che ospiteranno le gare. Investimenti questi che competono invece agli enti locali proprietari o, eventualmente, alle Società sportive concessionarie degli impianti stessi.
Il Coni ha, infine, precisato che la Federazione italiana baseball softball, per promuovere la manifestazione e lo sviluppo dell'impiantistica del baseball, ha sottoscritto una convenzione con l'istituto per il credito sportivo che prevede una disponibilità di euro 15.000,00 a favore dei soggetti proprietari o gestori degli impianti o comunque interessati alla costruzione degli stessi.
Il Ministro per i rapporti con il Parlamento: Elio Vito.
ROSATO. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
qualsiasi fondata valutazione sullo sviluppo più auspicabile dello scenario geopolitico comprendente gli Stati della ex Jugoslavia prevede e richiede un rapido ingresso nell'unione europea della Repubblica di Croazia, prodromico a quello degli altri Stati dei Balcani occidentali;
all'ingresso nella UE della Croazia hanno a lungo ostato ragioni connesse con le riforme richieste dal processo di adesione ma soprattutto con le difficoltà della normalizzazione seguita alle recenti guerre balcaniche, e tuttora sembrano frapporsi divergenti esigenze avanzate dalla Repubblica di Slovenia, stato membro della UE;
la legittima aspirazione della Croazia a un ingresso accelerato nella UE, la stessa positiva operosità diplomatica espressa in tal senso dall'Italia - indipendentemente dall'orientamento politico dei governi - la quale fu tra i primi stati a riconoscere l'indipendenza della neonata Repubblica sorta dallo smembramento della Jugoslavia, rischiano di far scivolare definitivamente in secondo piano l'annosa e dolorosa questione dei beni abbandonati dagli esuli;
attraverso la consultazione di centinaia di documenti catastali, l'Unione degli istriani è riuscita a predisporre, e a far pervenire al Ministro degli affari esteri, un elenco aggiornato delle proprietà immobiliari situate nella parte croata dell'ex zona B ancora disponibili, cioè ancora nel possesso dello stato croato o dei diversi comuni del territorio;
l'elenco presentato alla Farnesina contiene il dettaglio delle proprietà immobiliari divise per località e comune di appartenenza, da cui risulta che 487 sono le proprietà ancora libere nel Comune di Buie (Buie, Collalto, Castelvenere, Momiano, Carsette, Cuccibreg, Merischie e Tribano), 115 nel Comune di Cittanova (Cittanova, Businia, Daila e villaggi limitrofi), 375 nel Comune di Grisignana (Grisignana, Piemonte, Terre Bianche, Losari, Villa Gardossi, Vergnacco Cuberton, Castagna, Ceppi, Sterna, Villamorosa e villaggi limitrofi), 336 nel Comune di Umago (Petrovia, Villania, San Lorenzo, Madonna del Carso, Zambrattia, San Giovanni della Cornetta, Salvore) e 98 nel Comune di Verteneglio (Verteneglio, Carigador, Radini, Fiorini e Villanova del Quieto);
si è in attesa della sentenza della Suprema Corte croata, la quale dovrebbe sciogliere almeno in parte la questione della denazionalizzazione dei beni, con la modifica di una norma in seguito alla quale sarebbe esteso anche agli stranieri, quindi, anche agli esuli italiani, il diritto alla restituzione da parte della Croazia -:
se il Ministro degli affari esteri condivida il parere che il completamento del processo di riconciliazione e la definitiva integrazione sociale-culturale-economica di Italia, Slovenia e Croazia sotto l'egida della UE debba essere compiuto anche attraverso l'ascolto, l'interlocuzione e il coinvolgimento delle associazioni rappresentative
degli esuli, in primo luogo l'Unione degli istriani, i quali sono ancora in attesa di un atto di giustizia, ancorché morale, che ne risarcisca il sacrificio pagato in nome e per conto dell'Italia uscita sconfitta dalla Seconda guerra mondiale;
se il Ministro degli affari esteri ritenga opportuno, utile e doveroso promuovere l'istituzione di una commissione di studio che valuti le modalità attraverso cui, nel rispetto dei percorsi diplomatici avviati, gli esuli che ne abbiano il diritto, possano ottenere la restituzione dei loro beni, in tal modo offrendo una specifica e qualificata sponda istituzionale cui far giungere istanze e problematiche in materia.
(4-02020)
Risposta. - In merito a quanto rappresentato dall'interrogante nell'atto parlamentare in esame, si forniscono i seguenti elementi di risposta.
La questione della restituzione dei beni costituisce uno degli aspetti della più ampia problematica riguardante gli esuli istriani, fiumani e dalmati dai territori ceduti alla ex-Jugoslavia a seguito del trattato di pace del 1947 e dei successivi accordi.
L'intera problematica è all'attenzione di un apposito tavolo di concertazione tra il Governo italiano e le Associazioni degli esuli. Io stesso ho partecipato, in rappresentanza del Ministero degli affari esteri (Mae), alla sua ultima riunione, che ha avuto luogo il 5 febbraio scorso a palazzo Chigi sotto la presidenza del Sottosegretario Gianni Letta. Erano rappresentati a livello politico anche tutti i Ministeri coinvolti, tra cui interno, economia e finanze, lavoro, salute e politiche sociali, infrastrutture e trasporti. Sono stati esaminati tutti gli aspetti di rilievo: indennizzi, anagrafe e cittadinanza, case popolari, previdenza sociale, tutela del patrimonio culturale, nonché restituzione degli immobili e preservazione delle sepolture italiane, due aspetti tradizionalmente di competenza del Ministero degli affari esteri. A conclusione dei lavori, il Sottosegretario Letta ha confermato i compiti di ciascun Ministero e dei relativi tavoli tecnici.
Il 21 aprile ed il 20 maggio 2009 ho presieduto alla Farnesina il tavolo tecnico Mae - esuli. È stata fra l'altro discussa anche la tematica della restituzione dei beni.
Alla luce di quanto precede, pur senza escludere la possibilità di valutare in futuro anche la proposta dell'onorevole Rosato, si considera necessario conferire centralità ai lavori del tavolo istituito presso la Presidenza del Consiglio dei ministri (che tornerà a riunirsi l'11 giugno 2009) e dei gruppi di lavoro in parola, curandone la continuità ai fini dell'individuazione di soluzioni che possano tener conto delle richieste degli esuli.
Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Alfredo Mantica.
SALVINI e REGUZZONI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il 13 ottobre 2008 è iniziato il 66° corso di formazione destinato a 1.351 Vigili del Fuoco in prova;
gli allievi sono stati assegnati a nove centri distribuiti sul territorio nazionale;
in particolare, alla Scuola di Polizia di Alessandria ne sono stati destinati 224, fra i quali gli otto provenienti da Sondrio, i quattro da Varese ed i quattro da Lecco, mentre alla Scuola di Formazione di Base situata a Roma dovranno recarsi, tra gli altri, tutti gli allievi del Veneto e del Friuli, inclusi i nove provenienti da Trieste e i 18 da Udine, così come i Vigili del Fuoco in prova selezionati dalla Sicilia;
di contro, i 79 campani sono stati concentrati a Napoli, i 98 pugliesi a Bari, i 118 calabresi a Lamezia Terme, i 46 da Cagliari nel capoluogo sardo, i 37 provenienti da Oristano e Sassari ad Olbia ed i 33 nuoresi nella propria città-:
quali siano le ragioni che hanno indotto ad adottare questa ripartizione geografica dei Vigili in prova tra i vari centri formativi, che appare particolarmente punitiva per gli allievi veneti e friulani, costretti a recarsi a Roma, e
secondo gli interroganti ingiustificatamente favorevole ai Vigili in prova provenienti dalla Campania, dalla Puglia, dalla Calabria e dalla Sardegna.
(4-01515)
Risposta. - Il corso di formazione per allievi vigili del fuoco, avviato recentemente da questa Amministrazione, ha visto la partecipazione di 1.353 unità.
Considerato il numero elevato dei frequentatori, non è stato possibile utilizzare soltanto le strutture della Scuola di formazione di base, ubicata a Roma in località Capannelle.
Pertanto, il dipartimento dei vigili del fuoco, del soccorso pubblico e della difesa civile, a partire dal mese di luglio 2008, ha avviato un'indagine conoscitiva su tutto il territorio nazionale, per verificare l'esistenza di poli didattici del Ministero dell'interno che potessero risultare idonei ad ospitare tutti i partecipanti.
In considerazione delle difficoltà gestionali che ne sarebbero conseguite (a causa della complessa articolazione delle verifiche, dell'organizzazione delle docenze degli istruttori, degli esami finali, dell'esigenza di trasferimento di tutti gli allievi alla Scuola di formazione operativa di Montelibretti), non è stato possibile provvedere ad una frammentazione del corso presso più poli provinciali di minori dimensioni.
Pertanto, è stato individuato un numero limitato di sedi didattiche che presentavano la disponibilità contestuale di posti letto e di aule:
a) la scuola per la formazione di base, sede istituzionale della formazione del personale dei vigili del fuoco, in Roma Capannelle;
b) i poli periferici di Napoli e Bari, idonei a contenere 80-90 unità in almeno 3 aule;
c) le scuole della Polizia di Stato idonee ad accogliere almeno 200-250 allievi e situate ad Alessandria (Nord), Spoleto (Centro) e Lamezia Terme (Sud).
Inoltre, anche in ragione dell'obbiettivo di un maggior contenimento delle spese, si è ritenuto opportuno evitare lo spostamento presso le predette sedi degli allievi provenienti dalle regioni insulari.
In particolare, per quanto riguarda la Sicilia - cui fa riferimento l'interrogante - è stato istituito un polo territoriale articolato su tre sedi didattiche presso i comandi provinciali dei vigili del fuoco di Enna, Messina e Trapani, che ha consentito agli allievi di poter essere ospitati in sedi vicine ai rispettivi luoghi di provenienza.
È risultato possibile ospitare presso la scuola di polizia di Alessandria solo 220 allievi del corpo nazionale provenienti dalle regioni del Nord, essendo la struttura didattica già in parte occupata per corsi riservati al solo personale della Polizia di Stato.
I rimanenti allievi del Nord Italia sono stati sistemati presso la scuola per la formazione di base a Roma-Capannelle, considerate le maggiori difficoltà di spostamento che essi avrebbero incontrato nella sede di Spoleto.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Nitto Francesco Palma.
SARUBBI. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
da vari media è stato enfaticamente pubblicizzato che il 17 ottobre 2008 al Safari Park d'Abruzzo, in contrada Scalzino a Rocca S. Giovanni (Lanciano-Chieti), sono venuti alla luce tre esemplari di leontigre, e che una nota dell'azienda che gestisce lo zoo definisce i leontigre, «animali assai rari e mai nati prima d'ora nel nostro paese»;
la nascita è avvenuta per incrocio tra il leone Sultan di tre anni, proveniente dalla Germania, e la tigre del bengala Messalina di quattro anni, entrambi detenuti dal Safari Park d'Abruzzo, specie (Panthera Leo e Panthera Tigris), entrambe inscritte nell'allegato A del regolamento CE 338/97;
non sono state date spiegazioni in merito alla fortuità dell'accoppiamento nel mentre testimonianze fotografiche ottenute in tempi diversi mostrano i due animali sia in recinti attigui sia nel medesimo recinto, fatto, quest'ultimo, che fa inevitabilmente pensare ad una precisa volontà di fare accoppiare i due animali;
nel 2007 la tigre aveva partorito altri due cuccioli senza che nessun altro felino maschio fosse presente all'interno della struttura;
la asserita rarissima specie «leontigre» non è inserita né negli allegati alla Convenzione di Washington né negli allegati alla Direttiva CE 338/97 e non esiste in nomenclatura ufficiale una specie di felino denominata «leontigre», in quanto in natura non esiste tale specie, le tigri stanno con i tigri, le leonesse con i leoni. Sono le condizioni artificiali della cattività, che rendono possibili certi incontri ravvicinati. Sembrerebbe, secondo quanto risulta agli interroganti che l'incrocio sia stato voluto dai responsabili della struttura mantenendo i due esemplari insieme nella stessa gabbia;
con decreto legislativo del 21 marzo 2005, n. 73, è stata data attuazione alla direttiva 1999/22/CE relativa alla custodia degli animali selvatici nei giardini zoologici;
i giardini zoologici, per poter essere in funzione, devono ottenere una apposita licenza, dal Ministero dell'ambiente di concerto con i Ministri della salute e delle politiche agricole e forestali, sentita la Conferenza unificata (articolo 3 del decreto legislativo n. 73 del 2005);
l'articolo 3. - Requisiti del giardino zoologico - prevede tra l'altro:
«a) partecipare a ricerche scientifiche, in Italia o all'estero, da cui risultino vantaggi per la conservazione delle specie; (...)
d) rinnovare ed arricchire il pool genetico delle popolazioni animali custodite ex situ attraverso piani di scambi e prestiti per riproduzione, senza ricorrere a pratiche di modificazione genetica...»;
il Safari Park, gestito dalla ditta «Embell Riva», proprietaria anche dell'omonimo circo, pur essendo stabilmente e territorialmente stabile - come previsto dall'articolo 2 del decreto legislativo n. 73 del 2005 - risulta essere in possesso di licenza per l'esercizio di «spettacoli circensi con mostra faunistica itinerante» rilasciata e rinnovata dal comune di Rocca San Giovanni (Chieti) e, come tale, si è sempre sottratta agli obblighi derivanti dalla condizione di giardino zoologico;
con l'articolo 8-octies del decreto-legge 8 aprile 2008, n. 59, convertito, con modificazioni, dalla legge di conversione 6 giugno 2008, n. 101, si è provveduto a modificare l'articolo 2, comma 1 del decreto legislativo n. 73 del 2005, che così cita:
«Art. 2. - (Definizioni e ambito di applicazione). - Ai fini del presente decreto, per giardino zoologico si intende qualsiasi struttura pubblica o privata con carattere permanente e territorialmente stabile, aperta e amministrata per il pubblico almeno sette giorni all'anno, che espone e mantiene animali vivi di specie selvatiche, anche nati e allevati in cattività, appartenenti, in particolare ma non esclusivamente, alle specie animali di cui agli allegati al regolamento (CE) n. 338/97 del Consiglio, del 9 dicembre 1996, e successive attuazioni e modificazioni, alla legge 11 febbraio 1992, n. 157, e successive modificazioni, nonché al regolamento di cui al decreto del Presidente della Repubblica 8 settembre 1997, n. 357, e successive modificazioni.»;
riconducendo qualsiasi struttura, della portata di specie animali quale il Safari Park, al ruolo di giardino zoologico con tutti gli obblighi derivanti dal decreto legislativo in questione;
ci si trova quindi di fronte quindi ad una serie di evidenti e gravi, contraddizioni e anomalie:
a) da una parte una struttura che pur rientrando nei parametri tassativi fissati dal decreto legislativo n. 73 del 2005 è legalmente considerata spettacolo viaggiante sfuggendo così alle prescrizioni di legge;
b) dall'altra, una struttura definita spettacolo viaggiante che effettua spericolati incroci tra specie diverse ottenendo ibridi pubblicizzati come inesistenti «specie rarissime», intervenendo nel campo della gestione della biodiversità, appropriandosi illegittimamente di prerogative spettanti a strutture diverse e di fatto eludendo la legge;
c) ancora, una struttura presentata come «luogo di sosta» - e quindi di riposo - utilizzata invece come mostra di animali, spettacolo con animali, luogo di riproduzione di animali di specie protette, luogo di manipolazione genetica di specie protette;
recentissimamente l'Unione Europea ha aperto una procedura di infrazione nei confronti della Spagna per mancata attuazione della Direttiva Zoo non avendo proceduto al rilascio delle previste licenze -:
se al Safari Park d'Abruzzo sia stata rilasciata la prevista licenza di giardino zoologico;
se, quantomeno, tale struttura rientri tra quelle che hanno presentato istanza per ottenere la licenza;
se tale struttura sia sottoposta a controlli circa l'attività di salvaguardia delle specie a rischio;
entro quale specifico progetto scientifico di salvaguardia abbia potuto eseguire l'incrocio;
se, al contrario e come appare evidente, il Ministro non ritenga che l'incrocio sia avvenuto solo a puro scopo di lucro, per ottenere un «monstrum» da esibire a pagamento con ciò contravvenendo alla lettera e allo spirito del Regolamento CE 338/97 e del citato decreto legislativo n. 73 del 2005;
se il Ministro non ritenga opportuno valutare che cosa succeda agli esemplari che continuano a nascere ma non rimangono a lungo nelle strutture, valutando la possibilità che questi siano poi impiegati nei circhi, con ulteriore grave violazione dei dettami del decreto legislativo n. 73 del 2005;
se il Ministro non ritenga di dover intervenire sanzionando lo zoo in questione per infrazione alla normativa vigente;
se il Ministro non ritenga di dover assumere specifiche iniziative normative volte a vietare l'incrocio tra specie diverse;
se il Ministro non ritenga di dover intervenire disponendo severi controlli sul territorio per rilevare e sanzionare le strutture che stanno surrettiziamente evadendo le disposizioni di legge;
se sia noto al Ministro quante e quali strutture abbiano chiesto la licenza di cui all'articolo 4 del decreto legislativo n. 73 del 2005 e se non ritenga di dover rendere pubblici questi dati;
se sia noto al Ministro quante licenze siano state rilasciate e quante rifiutate e se non ritenga di dover rendere pubblici questi dati.
(4-01432)
Risposta. - Con riferimento all'interrogazione di cui all'oggetto, nella quale si richiedono chiarimenti riguardo alle problematiche relative al Safari Park d'Abruzzo, si rappresenta quanto segue.
Si premette che presso la struttura in questione sono stati effettuati più sopralluoghi (uno in data 18 giugno 2008 e un altro in data 28 ottobre 2008) dal personale forestale, sia facente capo al servizio CITES territoriale di Pescara sia al comando della stazione forestale di Lanciano (Chieti) competente per territorio, nonché con l'ausilio del Servizio Veterinario della Azienda sanitaria locale, al fine di verificare la conformità ai dettami del Regolamento (CE) n. 338/97 della detenzione degli animali appartenenti alle specie inserite nei relativi allegati, così come la rispondenza al decreto
ministeriale 19 aprile 1996 e successive modifiche e integrazioni, circa il possesso di animali appartenenti alle specie che possono costituire pericolo per la salute e l'incolumità pubblica.
A seguito di tali accertamenti, che hanno coinvolto anche altri servizi CITES territoriali come quello di Bari, sono state riscontrate alcune irregolarità, sia di carattere amministrativo che penale, che hanno portato al sequestro di tre esemplari di ibrido di Leone per Tigre, avvenuto nei primi mesi di febbraio 2009.
L'evento della nascita in cattività dei cuccioli ibridi di leone per tigre era stato regolarmente denunciato presso il servizio CITES centrale di Roma ma, dovendosi ritenere i suddetti ibridi inclusi nell'allegato A del Regolamento (CE) n. 338/97, secondo quanto dettato dall'articolo 2, comma 1, lettera t), si è provveduto ad informare la competente autorità giudiziaria per accertare i profili penali connessi.
Ai sensi della legge 150/92, articolo 6, che disciplina i reati relativi all'applicazione in Italia della convenzione sul commercio internazionale delle specie animali e vegetali in via di estinzione (CITES), è fatto espresso divieto a chiunque di detenere esemplari vivi di mammiferi e rettili di specie selvatica ed esemplari vivi di mammiferi e rettili provenienti da riproduzioni in cattività che costituiscano pericolo per la salute e per l'incolumità pubblica; sono esclusi dall'applicazione di tale norma:
a) i giardini zoologici, le aree protette, i parchi nazionali, gli acquari e delfinari, dichiarati idonei dalla commissione scientifica CITES;
b) i circhi e le mostre faunistiche permanenti o viaggianti, dichiarati idonei dalle autorità competenti in materia di salute e incolumità pubblica, sulla base dei criteri generali fissati preventivamente dalla commissione scientifica.
Per completezza di informazione si precisa che l'elenco di specie, riportato nel decreto ministeriale 19 aprile 1996 e successive modificazioni, include sia le specie P.tigris che le P.leo, e pertanto la struttura in parola deve aver richiesto apposita idoneità alla detenzione ai competenti organi come previsto al punto b) sopra riportato quale mostra faunistica permanente.
Le strutture che hanno presentato istanza per il rilascio della licenza di giardino zoologico, ai sensi del decreto legislativo 21 marzo 2005, n. 73, sono in totale 79. Per queste strutture è in atto la fase istruttoria volta a verificare l'esistenza dei requisiti previsti all'articolo 3 del decreto legislativo.
Relativamente al riconoscimento del «Safari Park d'Abruzzo» quale giardino zoologico, così come definito dal decreto legislativo n. 73 del 2005, non risulta essere stata presentata al Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare l'apposita istanza di riconoscimento prevista dall'articolo 4, né la richiesta di «licenza» in deroga (per numero e specie di animali ritenuti non significativi) prevista dall'articolo 2, comma 2, del richiamato decreto legislativo.
Tra l'altro, l'articolo 2 comma 2, del decreto legislativo n. 73 del 2005, così come modificato dal decreto legislativo n. 192 del 2006, non pone termini per la presentazione di tale ultima istanza, né risulta ancora emanato il relativo decreto ministeriale per la concessione di tali deroghe.
Il Sottosegretario di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare: Roberto Menia.
SARUBBI, BOSSA, FRASSINETTI, MANCUSO, GIAMMANCO, MANNUCCI, BIANCOFIORE e MOSELLA. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
lo zoo di Napoli è stato più volte oggetto di intervento di sindacato ispettivo da parte di onorevoli colleghi che hanno messo più volte in luce situazioni non regolari; la stessa autorità scientifica del Ministero dell'ambiente (Commissione Cites), istituita ai sensi del comma 2, articolo 4, della legge n. 150 del 1992, è più volte
intervenuta in modo particolare per la mancanza di autorizzazioni a detenere animali pericolosi di cui all'articolo 6 della sopra citata legge n. 150;
nel novembre 2004, già in stato di fallimento, lo zoo di Napoli, rilevato da una nuova gestione, è stato inaugurato ed aperto al pubblico;
in data 7 dicembre 2004 il Ministero dell'ambiente, sentito il parere favorevole della Commissione CITES, ha rilasciato allo zoo l'idoneità alla detenzione di animali pericolosi ai sensi dell'articolo 6 legge 150/92. La Commissione ha però richiesto allo zoo di:
a) migliorare la struttura che ospita le tigri;
b) migliorare e arricchire lo spazio occupato dagli orsi;
c) sostituire il cancello interno della struttura che ospita l'elefantessa;
d) installare un recinto più rigido per il cervo nobile;
e) un controllo efficace delle nascite dei felini ed un loro eventuale ricollocamento in strutture idonee;
in data 5 ottobre 2004 il comune di Napoli ha concesso il nulla osta all'esercizio dello zoo;
in data 12 novembre 2005 con istanza firmata dal legale rappresentante di «Parks and Leasures», gestore dello zoo di Napoli, viene richiesto il rilascio della licenza di giardino zoologico di cui all'articolo 4 del decreto legislativo n. 73/2005;
lo zoo di Napoli risulta di proprietà della Società OSAI, cui appartiene anche il parco di divertimenti Edenlandia, e che ha, tra i vari scopi societari, anche l'organizzazione, la gestione e l'allestimento di attività turistiche in genere, in proprio e per conto di enti locali (comuni, province, regioni) e centrali (Ministeri);
ai sensi del decreto legislativo 73/2005, per ottenere la licenza di giardino zoologico, le strutture devono essere in possesso di specifici requisiti previsti dal decreto legislativo stesso; le strutture in esercizio alla data di entrata in vigore del decreto legislativo avrebbero dovuto essere in regola entro il 17 maggio 2007. Di conseguenza lo zoo di Napoli, per tale data, avrebbe dovuto adeguarsi al rispetto dei prescritti requisiti e, in ogni caso, alle prescrizioni della Commissione CITES;
ad oggi lo zoo, nonostante abbia presentato domanda, non è in possesso della licenza di cui sopra, che si ritiene ancora in fase istruttoria;
nel corso del 2007 e nel giugno 2008 la LAV ha effettuato una visita allo zoo di Napoli riportando e documentando fotograficamente, tra l'altro:
1) la struttura appare in uno stato mediocre di conservazione; in alcune gabbie l'intonaco è scrostato, in giro si avverte comunque un senso di abbandono, dai viali poco curati ai cartelli mancanti;
2) non sono stati notati cartelli che indicassero le vie di fuga e i punti di raccolta;
3) i previsti arricchimenti ambientali sono costituiti soltanto, dove presenti, da basse cataste di legno (dovrebbero servire per consentire agli animali di ripararsi e nascondersi, secondo il cartello descrittivo, ma sono di dimensioni troppo ridotte per assolvere le loro funzioni) e/o da residui edili;
4) in nessun caso si è riscontrata la presenza di una corretta ricostruzione ambientale in funzione della specie ospitata;
5) presso alcune gabbie non sono presenti neppure i cartelli illustrativi;
6) le tigri presenti sono in evidente stato di stress, con percorsi rituali ininterrotti che durano per ore. Impossibile restare ad osservarle anche solo per 5 minuti senza raccapriccio. Queste sono rinchiuse in minimi spazi di solo cemento e piastrelle a dimostrazione che le prescrizioni ministeriali del 2004, nel 2008, sono ancora disattese;
7) all'interno dello zoo è presente una zona definita la «fattoria» all'interno della quale sono presenti asinelli e caprette nane di varie razze. L'area è riservata ai bambini, che possono entrare e giocare con gli animali, talvolta strapazzandoli. L'accesso sarebbe regolamentato da un collaboratore del parco, ma di fatto entra chi vuole senza restrizioni di sorta, in alcuni momenti è presente un vero assembramento senza alcun tipo di sorveglianza;
8) il pubblico viene addirittura invitato ad acquistare il cibo per gli animali;
9) durante le visite gli animali non si possono nascondere o riparare in quanto gli ingressi delle stabulazioni vengono volutamente chiusi;
10) gli orsi vivono in un recinto completamente di cemento;
nel luglio 2008 un articolo del quotidiano Corriere del Mezzogiorno intitolato «una giornata allo zoo, che choc» ben evidenziava l'assoluta mancanza di attenzione verso gli animali reclusi il cui benessere era completamente subordinato alle esigenze di restauro, tanto da far legittimamente pensare che il restauro non riguardi solo le strutture ma anche uno spiccio rinnovo del «parco animali»;
la consulente del nuovo zoo di Napoli, dottoressa Svampa, risulta tuttora essere componente della stessa Autorità scientifica del Ministero dell'ambiente (Commissione Cites);
a risposta all'interrogazione a risposta scritta 4-12541 del 24 gennaio 2005 l'allora Ministro dell'ambiente ha dichiarato tra l'altro, riferendosi al doppio incarico rivestito dalla dottoressa Svampa di consulente in Commissione Cites e consulente dello zoo di Napoli, «Per quanto riguarda infine la incompatibilità tra l'incarico di consulente privato per qualsivoglia struttura zoologica e la nomina a membro della Commissione Scientifica CITES, ...è possibile che essi svolgano autonoma attività di consulenza professionale.» -:
se, allo stato attuale, ed indipendentemente dagli eventuali progetti futuri di ampliamento che dovrebbero produrre un miglioramento delle condizioni di detenzione degli animali detenuti, lo zoo di Napoli sia da considerare fuori da ogni contesto nel rispetto dei requisiti di cui al citato decreto legislativo 73/2005 e alle prescrizioni della Commissione CITES del 2004;
se il Ministro non ritenga opportuno non rilasciare la licenza di cui al decreto legislativo 73/2005 per totale mancanza di requisiti, oltreché sospendere ogni autorizzazione fornita, provvedendo al trasferimento degli animali attualmente nello zoo presso altre strutture idonee ed attendendo quantomeno la fine dei lavori di ristrutturazione prima di riesaminare le istanze;
se, la Commissione scientifica CITES abbia, dopo il 2005, effettuato controlli ed abbia emanato ulteriori prescrizioni;
se la Commissione CITES abbia fatto eseguire controlli dopo il maggio 2007;
se veramente, e al di là di ogni correttezza solo formale, si ritenga che non esista incompatibilità tra l'incarico di consulente nell'autorità scientifica CITES (controllore) e consulenze fornite ad enti, sottoposti ad attività ispettive da parte dello stesso Ministero dell'ambiente e se, per il futuro, non sia da applicare quantomeno il principio di cautela;
se, visti i fatti pregressi, il Ministro non ritenga di dover verificare se risultino intercorsi, tra la società OSAI ed il Ministero o altri enti dallo stesso vigilati, rapporti a titolo oneroso o gratuito relativamente all'organizzazione, la gestione e l'allestimento di attività turistiche in genere, in proprio e per conto di enti locali (comuni, province, regioni) e centrali (Ministero);
se risultino in esecuzione, considerata la peculiarità territoriale, i previsti controlli «antimafia»;
se non ritenga il Ministro, per dare sostanziale esecuzione alla direttiva europea 22/99, di non dover provvedere alla urgente istituzione di una adeguata ed apposita struttura ove ricoverare animali provenienti da sequestri o dalla provvisoria chiusura di giardini zoologici dichiarati inidonei.
(4-02236)
Risposta. - Per quanto indicato nell'atto di sindacato ispettivo in esame, dove si pongono in evidenza le problematiche relative allo zoo di Napoli, si rappresenta quanto segue.
Con atto di cessione d'azienda del 19 luglio 2004, il complesso aziendale «Giardino Zoologico» di Napoli, dichiarato fallito con sentenza del Tribunale di Napoli n. 317/2003, veniva acquisito dalla O.S.A.l. s.r.l. alla quale, successivamente, è subentrata la «Parks and Leisure s.r.l.».
Questo Ministero, in data 7 dicembre 2004, su parere della commissione scientifica CITES e a seguito di sopralluogo, aveva rilasciato alla società O.S.A.I. l'idoneità, con prescrizioni, per la detenzione di animali pericolosi, ai sensi dell'articolo 6 della legge n. 150 del 1992 e successive modificazioni e integrazioni; successivamente, intervenuta la nuova disciplina sui giardini zoologici dettata dal decreto legislativo n. 73 del 2005, lo zoo di Napoli il 18 novembre del 2005 presentava a questa amministrazione l'istanza per il rilascio della licenza prevista all'articolo 4 comma 1, del citato decreto legislativo 73 del 2005.
Poiché la documentazione allegata all'istanza, utile all'accertamento del possesso dei requisiti di cui all'articolo 3 del decreto legislativo n. 73 del 2005, è risultata carente, con nota del 10 agosto 2007, ne è stata richiesta integrazione sospendendo, nel contempo, i termini del procedimento amministrativo.
A tutt'oggi si è in attesa di quanto richiesto al fine di portare a termine la prima fase dell'istruttoria a cui seguirà, ai sensi dell'articolo 6 del decreto legislativo n. 73 del 2005, apposita ispezione in loco.
L'ispettorato generale del Corpo forestale dello Stato, a seguito di quanto denunciato nell'atto di sindacato ispettivo in esame, ha richiesto al servizio CITES l'effettuazione di un sopralluogo che si è svolto, unitamente ai veterinari della Azienda sanitaria locale competente, il 27 febbraio 2009.
Tale operazione ha permesso di appurare che, dopo la cessione dello zoo alla società OSAI, non sono state apportate modifiche sostanziali alle strutture, restando inottemperate le prescrizioni dettate dal Ministero dell'ambiente, in particolare in relazione al miglioramento delle strutture che ospitano le tigri e al miglioramento e arricchimento dello spazio occupato dagli orsi, consistiti finora unicamente nel posizionamento di tronchi; va considerato che non sono emerse condizioni di maltrattamento a carico degli animali ospiti della struttura zoologica.
In merito alla consistenza degli esemplari, dai censimenti risulta che, dal momento della cessione dell'azienda, risalente al 2004, il numero degli animali è progressivamente diminuito. Risulta ridotta anche la consistenza degli esemplari di specie CITES, sia di quelli inclusi nell'allegato A al Regolamento (CE) 338/96 e successive modificazioni, con eccezione dei fenicotteri rosa per i quali vi è stato un incremento, sia degli specimen di allegato B, in conseguenza di decessi e variazione di custodia giudiziaria. Per le tigri, tutte tenute in singole gabbie, il numero degli esemplari è passato da 14 a 11.
Per quanto riguarda l'istituzione di strutture adeguate per il ricovero di animali provenienti da provvisoria chiusura di giardini zoologici dichiarati non idonei, si rammenta che il decreto legislativo n. 73 del 2005 prevede all'articolo 3, comma 2, la stipula da parte delle strutture che presentano istanza come giardino zoologico, di apposita convenzione con altre strutture adeguate a mantenere gli animali in condizioni conformi a quelle previste dal decreto, in caso di chiusura delle stesse.
Da ultimo, si fa presente che la dottoressa Svampa, indicata come consulente del nuovo zoo di Napoli, dal giugno 2006,
non è più componente della commissione scientifica CITES.
Il Sottosegretario di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare: Roberto Menia.
SBAI. - Al Ministro degli affari esteri. Per sapere - premesso che:
l'Iran estremista non mostra pentimento e continua ad attuare un genocidio delle donne. È un fatto grave e odioso quello di cui si è macchiato il governo del Presidente della Repubblica Islamica dell'Iran Ahmadinejad. Un fatto illegittimo è stato commesso sul piano dell'etica e del diritto internazionale, che non può essere taciuto: l'esecuzione capitale di Delara Darabi che è l'epilogo di una storia di inganni e soprusi, in cui i giudici hanno agito senza scrupoli;
ci sarebbe da chiedersi, che valore abbia la sottoscrizione di diversi trattati da parte di uno stato come l'Iran il cui Presidente ha fatto dichiarazioni incontestabilmente razziste ed estremiste. Eppure l'Iran è un Paese che ha firmato la Convenzione Internazionale sui diritti civili e politici e quella sui diritti dei bambini (convenzione internazionale sui diritti del fanciullo, di New York del 1989 ratificata qui in Italia con legge n. 176/1991), che gli impedirebbero, come illecito internazionale, di disattenderle, e di applicare la condanna a morte a minori colpevoli, o dichiarati tali, di un qualsivoglia delitto. La Convenzione Internazionale sui Diritti Civili e Politici è un trattato delle Nazioni Unite basato sulla Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo, creato nel 1966 ed entrato in vigore il 23 marzo del 1976. Le nazioni firmatarie sono tenute a rispettarla;
nel solo 2005, nonostante il Comitato delle Nazioni Unite per i diritti dei bambini avesse chiesto all'Iran di sospendere immediatamente questa brutalità, sono stati trucidati dallo Stato iraniano, tanti condannati per reati commessi da minorenni, senza entrare nel merito della legalità del procedimento e della colpevolezza, rilevata;
ci si chiede, anche, che sistema sia quello dei tribunali talebani, che continuano a condannare impunemente a morte le donne, che impiccano una ragazza per l'ipotetico crimine di cui sarebbe discutibilmente colpevole; che Stato sia quello in cui un regime che all'interrogante appare estremista, razzista, intollerante e assolutista, sottoscrive convenzioni internazionali, per poi sedere al tavolo dell'ONU e rilasciare dichiarazioni intrise di rancore xenofobo e misogino. Ciò a maggior ragione, considerando che la Convenzione Internazionale sui Diritti Civili e Politici viene monitorata dalla Commissione per i Diritti Umani che esamina periodicamente relazioni inviate dagli Stati membri riguardanti la loro osservanza del trattato e che le decisioni del Consiglio prese ai sensi del primo protocollo facoltativo, hanno creato la più estesa e complessa giurisprudenza nel sistema ONU dei diritti umani;
il 1° maggio, festa del lavoro e di conquiste civili e sociali, si è consumata, purtroppo, una tragedia umana che rappresenta un lutto per la conquista di quegli stessi diritti: Delara Darabi 23 anni, scrittrice e pittrice, è stata impiccata di mattina presto, di venerdì, di giorno sacro per gli islamici, di giorno di festa per i diritti del mondo, condannata al patibolo per presunta complicità in un omicidio commesso nel 2003, quando aveva solo 17 anni, è stata giustiziata nella prigione di Rasht, in Iran. È stata appesa dal collo in solitudine, senza che il suo avvocato, né la sua famiglia ne sapessero nulla. Delara non ha potuto chiedere perdono ai familiari della vittima. E ha pagato il vero prezzo del sangue. Un sangue che continua a scorrere in un Iran sempre più estremista e sempre meno tollerante. Un paese che continua a macchiarsi, giorno dopo giorno, di sangue innocente e violato, in spregio dei più elementari principi giuridici e morali;
la morte atroce di Delara deve essere ricordata e commemorata. E dopo il lutto, bisogna agire: non è più accettabile, questo ormai definibile genocidio;
Amnesty International si è schierata contro tale oltraggio ai diritti umani alla notizia dell'impiccagione, avvenuta senza che l'avvocato di Delara Darabi ne fosse stato messo a conoscenza, nonostante la legge preveda che i legali dei condannati a morte debbano essere informati 48 ore prima dell'esecuzione;
il 19 aprile scorso, il Capo dell'autorità giudiziaria, aveva concesso due mesi di sospensione dell'esecuzione che, proditoriamente è avvenuta. Delara Darabi ha scontato la condanna a morte per l'omicidio di un parente, avvenuto nel 2003, quando minorenne, si era inizialmente addossata la responsabilità, con l'intento di salvare dall'impiccagione il suo fidanzato maggiorenne, per poi ritrattare la confessione. La ragazza sapeva di non poter essere mandata a morte;
nel 2006, Amnesty International aveva lanciato una campagna per salvare la sua vita. Secondo l'organizzazione per i diritti umani, il processo terminato con la condanna a morte era stato iniquo, non avendo i giudici preso in considerazione prove che avrebbero potuto scagionarla dall'accusa di omicidio;
il mondo si è scosso alla notizia dell'urlo di Delara Darabi «Mi impiccano fra pochi secondi, aiutatemi!»: così, alle 06.00 del giorno dell'esecuzione, la vittima ha informato per telefono i genitori, che la stavano portando sul patibolo;
ora, la tragica morte della povera Delara Darabi che, per amore del fidanzato, aveva addossato su di sé la responsabilità del reato e, per questo amore, ha pagato con la sua vita, ha posto il grave problema del rispetto degli accordi e trattati internazionali sottoscritti, che non può essere taciuto -:
quali iniziative il Governo intenda porre in essere, anche in sede diplomatica (attraverso l'ambasciatore italiano a Teheran), nei confronti del Governo Iraniano e nelle sedi internazionali, per la grave, inammissibile e reiterata violazione degli accordi internazionali sottoscritti dall'Iran, anche promuovendo la costituzione di una commissione internazionale, che intervenga presso il Governo iraniano, affinché sia fermato questo orribile genocidio.
(4-02933)
Risposta. - Come noto, l'impegno per l'abolizione della pena di morte rappresenta una delle priorità della politica estera dell'Italia e dell'Unione europea. L'azione contro la pena di morte si è sviluppata tanto con iniziative alle Nazioni Unite (le risoluzioni per la moratoria delle esecuzioni capitali approvate dall'Assemblea generale nel 2007 e nel 2008) quanto attraverso un costante monitoraggio accompagnato da prese di posizione in relazione a casi individuali di condanne a morte.
Con riferimento all'Iran, l'Italia segue con attenzione la generale situazione dei diritti umani nel Paese, sia nei fora internazionali deputati al rispetto dei diritti umani sia con i partner dell'Unione europea.
Tale impegno è stato confermato anche nei negoziati sulla risoluzione relativa alla situazione dei diritti umani in Iran, approvata dall'Assemblea generale lo scorso dicembre. La risoluzione è stata presentata dal Canada e cosponsorizzata dall'Italia e dai partner comunitari, i quali hanno avuto un ruolo fondamentale nel garantire il successo dell'iniziativa. L'Unione europea, infatti, ha svolto un'importante azione di sensibilizzazione presso la membership dell'ONU, riuscendo a vincere le l'esistenze di alcuni Paesi all'approvazione del testo. Il documento, nel condannare con fermezza le gravi forme di tortura e di trattamenti inumani e degradanti nonché l'alta incidenza di condanne eseguite senza il rispetto degli standard internazionali, chiede alle autorità di Teheran di abolire le forme più crudeli di esecuzione capitale, come le esecuzioni pubbliche, e ogni altra sentenza effettuata in disprezzo delle garanzie internazionalmente riconosciute.
In linea con questo impegno, l'Italia si è da subito attivata, insieme ai partner dell'Unione europea, per scongiurare l'esecuzione di Delara Darabi. La Presidenza ha innanzitutto, effettuato dei passi a nome di tutti i partner il 17 e il 19 aprile 2009, per chiedere alle autorità iraniane di rivedere la condanna a morte e di permettere una revisione del processo in modo conforme alle convenzioni internazionali in materia, ratificate anche dall'Iran (come la Convenzione sui diritti del fanciullo e il Patto internazionale sui diritti civili e politici). Tale pressione ha contribuito alla decisione iniziale di sospendere la condanna. Nonostante questo parziale successo e consapevole della delicatezza della questione, l'Italia ha continuato a seguire con estrema attenzione il caso, chiedendo - primi tra i partner Ue - alla Presidenza ceca, sia a livello capitali sia tramite la nostra ambasciata in loco, di effettuare un nuovo passo presso le autorità governative a Teheran.
L'Italia ha reagito all'improvvisa esecuzione di Delara Darabi (avvenuta in maniera del tutto inattesa il 1° maggio 2009), sollecitando la Presidenza ceca ad una ferma presa di posizione europea e condividendone le parole di ferma condanna (contenute in una dichiarazione della presidenza del 2 maggio 2009) e di richiesta all'Iran perché ottemperi ai precisi obblighi derivanti dall'Adesione alla Convenzione internazionale dei diritti dei minori, che vieta l'esecuzione di persone minorenni all'epoca dei fatti loro imputati.
L'Italia, forte del suo impegno in tale campo, continuerà a lavorare in stretto raccordo con i partner Ue per evitare che altre esecuzioni di minori possano aver luogo in Iran.
Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Stefania Gabriella Anastasia Craxi.
SCHIRRU e PES. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
come si apprende dalla stampa, la Sogeaor, la società di gestione dell'aeroporto di Fenosu conta quasi 510 mila euro di passivo nell'ultimo esercizio finanziario, 700 mila euro le perdite del bilancio certificate nel 2007, sette milioni spesi per ampliare la struttura e 18 dipendenti nell'organico per un aeroporto che non è mai decollato;
in una delle ultime sedute il presidente della società ha inserito all'ordine del giorno, oltre a una serie di adempimenti burocratici di fine anno, con la voce «provvedimenti e determinazioni», la richiesta di 25 nuove assunzioni di addetti da destinare alla sicurezza dello scalo;
le risorse per supportare questo sforzo finanziario arriverebbero anche dalla recentissima ricapitalizzazione della Società in gestione, decisa di recente anche dall'amministrazione provinciale di Oristano;
il Consiglio provinciale il 9 marzo 2009, con il solo voto della maggioranza, ha deciso l'aumento di capitale del SIL, stabilendo di impegnare una somma pari a centomila euro senza fornire alcune informazioni ed alcuni elementi conoscitivi in merito alla conduzione ed alla gestione della sopraccitata società;
l'amministrazione provinciale detiene già un pacchetto azionario pari al 37,02 per cento, impegno finanziario che mal si concilia con le disposizioni contenute nella finanziaria, laddove si dispone che «le amministrazioni pubbliche non possono costituire società aventi per oggetto attività di beni e servizi non strettamente necessarie per il perseguimento delle proprie attività istituzionali, né assumere direttamente o indirettamente partecipazioni, anche di minoranza in tali società»;
secondo alcune indiscrezioni la Società in gestione per assumere nuovi dipendenti si rifarebbe a un'apposita circolare dell'Enac che renderebbe queste norme obbligatorie per motivi legati proprio alla sicurezza; sarebbe però, un paradosso l'assunzione di così tante persone per gestire la sicurezza di uno scalo che non ha l'autorizzazione al funzionamento.
Basti pensare, a questo proposito, che al «Costa Smeralda» di Olbia, aeroporto internazionale, il servizio di vigilanza viene gestito da una cooperativa, esterna, di 45 persone. Se fossero vere queste indiscrezioni, questi nuovi accessi raddoppierebbero di fatto non solo l'organico dei dipendenti ma le stesse spese di gestione;
secondo i dati del traffico, nel 2007, lo scalo ha realizzato un risultato positivo, registrando un incremento del 68 per cento rispetto all'anno precedente, partendo però da un livello bassissimo. I 489 aerei privati transitati a Fenosu avevano trasportato complessivamente 733 passeggeri, esclusi gli equipaggi (più 648 per cento rispetto al 2006) -:
se le informazioni riportate dalla stampa sarda corrispondono alla verità e se non ritenga opportuno richiedere all'Enac l'autorizzazione al funzionamento dell'aeroporto al fine anche di superare la palese contraddizione dell'assunzione di personale.
(4-02751)
Risposta. - In riferimento all'interrogazione in esame, occorre premette che la società di gestione aeroporti oristanesi (SOGEAOR) è destinataria di un provvedimento di anticipata occupazione numero 132719 del 18 marzo 1992, secondo quanto previsto dal codice della navigazione.
La suddetta società ha richiesto, nel corso del 2008, l'applicazione dell'articolo 17 della decreto-legge n. 67 del 1977, al fine di introitare i diritti aeroportuali impiegandoli per opere e servizi connessi all'attività aeroportuale.
Pertanto, la questione non riguarda la security propriamente intesa come attività di screening su passeggeri e bagagli in quanto l'aeroporto Fenosu di Oristano non è interessato da attività di aviazione commerciale, per cui non è al momento necessario effettuare i controlli previsti dalla norme vigenti per i passeggeri in partenza su questa tipologia di voli.
Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti: Altero Matteoli.
TIDEI. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
l'ambasciata d'Italia in Egitto, si avvale di un call-center per lo smistamento delle telefonate dirette agli uffici per avere informazioni su pratiche varie;
il predetto call-center, è tariffato a carico del richiedente con costo di 0,30 centesimi di euro al minuto, con il risultato che chiunque telefoni agli uffici deve sottostare al pagamento di una vera e propria tassa, prima di poter colloquiare con l'ufficio e l'impiegato interessato;
tale prassi, risulta particolarmente onerosa in alcune fasce orarie colpendo indiscriminatamente cittadini italiani e stranieri che richiedono informazioni ed assistenza -:
chi sia il soggetto gestore del call-center;
in base a quale analisi quantitativa e qualitativa si sia proceduto a tale installazione;
quali siano i vantaggi per l'amministrazione pubblica che derivano da tale procedura;
se sia possibile che per poter colloquiare con la pubblica amministrazione, si debba soggiacere ad una prassi in uso per i numeri commerciali a pagamento;
se sia possibile mettere a punto un sistema di accesso telefonico che non sia dispendioso e che possa aumentare le capacità operative degli uffici a favore dell'utenza.
(4-02408)
Risposta. - In merito a quanto rappresentato dall'interrogante nell'atto parlamentare, in esame si forniscono i seguenti elementi di risposta.
Tra le innovazioni che hanno consentito di abbattere, in molte sedi, i tempi di attesa per il rilascio dei visti e di ottenere un netto miglioramento del servizio vi è il ricorso ad agenzie esterne, tra cui i «call center», che coadiuvano gli uffici nella gestione di alcune procedure, propedeutiche o connesse al rilascio dei visti. Nella maggioranza dei
casi, il ricorso ai «call center» riguarda solo la prenotazione dell'appuntamento dei richiedenti presso gli Uffici dell'Ambasciata o del Consolato. Tale procedura consente alle Sedi di dedicarsi con maggiore speditezza ed efficacia all'esame delle pratiche e alla vera e propria concessione dei visti. Resta comunque assicurata la possibilità per i richiedenti di rivolgersi, se lo desiderano, direttamente agli uffici per fissare un appuntamento o per avere informazioni.
Il costo dell'utilizzo dei «call center» è a carico dei richiedenti.
Testi normativi comunitari, ed in particolare il nuovo codice comunitario sui visti, che dovrebbe essere approvato nei prossimi mesi, prevedono esplicitamente la possibilità di far ricorso ad agenzie esterne per la gestione di parte delle procedure connesse al rilascio di visti.
In merito a quanto richiesto dall'interrogante circa il rilascio di visti presso l'ambasciata d'Italia a Il Cairo, ed in particolare in relazione all'utilizzo del «call center» gestito dalla società Vodafone, si segnala che il ricorso ad esso non è obbligatorio, dal momento che gli appuntamenti vengono fissati anche direttamente dall'ufficio visti della cancelleria consolare agli utenti che vi si rivolgono per fax, posta elettronica o telefono.
Gli utenti che si rivolgono alla cancelleria consolare rappresentando l'esigenza di anticipare un appuntamento ottenuto tramite «call center» ricevono riscontro, con comunicazione telefonica o di posta elettronica, direttamente dall'ufficio. Esiste inoltre la possibilità per gli operatori economici inseriti in un'apposita lista di accedere all'ufficio visti senza necessità di previo appuntamento.
Per rendere più chiare al pubblico le modalità secondo cui è possibile richiedere un appuntamento presso l'ufficio visti (che esamina direttamente le richieste, ricevendo al contempo gli interessati), è stato inserito nel sito internet dell'ambasciata un avviso che specifica il carattere non esclusivo, né obbligatorio del ricorso al «call center».
Per quanto concerne in particolare il costo ed i tempi di attesa delle chiamate al «call center» Vodafone (che viene utilizzato attualmente da 11 Ambasciate di paesi Schengen a Il Cairo), verifiche dirette periodiche vengono condotte sia con la stessa società Vodafone che con le altre rappresentanze dei paesi Schengen. Nelle ultime settimane, il funzionario capo della cancelleria consolare ha personalmente effettuato verifiche supplementari. Attualmente, il costo al minuto del servizio in parola è, per tutte le ambasciate che ne usufruiscono, di 2 lire egiziane, pari al cambio attuale a circa 21 centesimi di euro. Per le chiamate da telefono fisso, vi è comunque un tetto massimo di spesa, dichiarato dalla Vodafone, di 20 lire egiziane (circa 2,1 euro), indipendentemente dalla durata della conversazione.
Quanto ai tempi medi di attesa, da verifiche effettuate in loco essi risultano variare tra i 30 ed i 90 secondi, dal momento della richiesta di colloquio all'effettiva risposta dell'operatore. Tale durata è garantita dalla Vodafone e viene periodicamente monitorata dalla Cancelleria Consolare. Il «call center» Vodafone risulta finora l'unico operatore ad offrire sul mercato il servizio in questione.
Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Alfredo Mantica.
TORRISI. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
il connazionale Francesco Cavallaro nato a Paternò il 3 gennaio 1965 da Salvatore Cavallaro e Rosa Messina, già deceduta nel 1986, dopo avere assolto agli obblighi di leva, si trasferiva stabilmente in Germania alla ricerca di una attività lavorativa. Dopo un lungo peregrinare in territorio tedesco, giungeva a Moenchengladbach (Germania occidentale), dove ha svolto l'attività di pizzaiolo, regolarizzando la propria posizione di emigrato attraverso l'iscrizione all'A.I.R.E.;
nel corso dell'ultimo ventennio il Cavallaro tornava in Italia sempre meno spesso e ad intervalli di tempo assai lunghi, mantenendo con la sua famiglia di origine rapporti epistolari e telefonici. Va
precisato che costui non si è mai sposato e non ha mai avuto figli;
il 12 settembre 2008 il Padre Salvatore Cavallaro scopre dalla lettura di uno stato di famiglia, richiesto al Comune di Paternò per altri motivi, che Francesco è deceduto in Germania il 10 aprile 2005, ne è conseguito un notevole choc per tutta la famiglia la quale, pur essendo abituata ai lunghi periodi di assenza di Francesco, era a lui molto legata;
immediatamente il signor Cavallaro si attiva per capire il motivo per cui nessuno della famiglia era mai stato avvertito della morte del proprio congiunto da parte delle Autorità, chiedendo spiegazioni prima al Comune di Paternò, ma senza nessun riscontro, e poi recandosi direttamente presso il luogo della morte del figlio. Ivi ha appreso dalle Autorità tedesche che Francesco è deceduto per cause naturali e non violente, come è emerso dall'autopsia e che il cadavere è stato identificato per mezzo delle impronte digitali. Apprendeva inoltre che il corpo del proprio figlio era stato addirittura cremato in mancanza di ogni presupposto autorizzativo e che le sue ceneri giacevano presso il cimitero di Monchengladbach in una tomba senza foto né nome, contrassegnata solamente da un anonimo numero;
al rientro in Italia, si metteva subito in contatto con il Ministero degli Affari Esteri il quale indicava come Consolato competente per territorio quello di Colonia. Quest'ultimo, interpellato sulla vicenda, non forniva risposte esaurienti, scaricando la responsabilità ora sulle autorità tedesche ora sul comune di Paternò in ordine al mancato avviso alla famiglia dell'avvenuto decesso nonché riguardo alla cremazione certamente non voluta né dal defunto né dalla sua famiglia;
attualmente le ceneri di Francesco si trovano ancora in Germania, nonostante il padre abbia fatto tutto quanto necessario dal punto di vista burocratico per il trasferimento in Italia delle ceneri;
il Consolato d'Italia in Colonia, sebbene interessato della vicenda e sollecitato diverse volte, tuttora non ha fatto nulla di quanto in suo potere per il rimpatrio delle ceneri di Francesco, negando ogni aiuto e mostrando un completo disinteresse a questa triste storia, nonostante l'interessamento dei mezzi di informazione a questo caso singolare;
la famiglia del defunto insiste innanzitutto nel volere restituito ciò che resta del proprio congiunto, in modo che le sia data la possibilità di provvedere ad una adeguata sepoltura presso il cimitero di paternò, oltre un adeguato risarcimento dei danni subiti sia sul piano morale e religioso sia sulle ripercussioni che la vicenda ha avuto sullo stato di salute dell'anziano padre -:
quali iniziative il Ministero degli Esteri intenda intraprendere per la soluzione di questa incresciosa vicenda.
(4-02501)
Risposta. - In merito a quanto rappresentato nell'atto parlamentare, in esame si forniscono i seguenti elementi di risposta sull'operato del Consolato Generale d'Italia a Colonia in merito al caso del connazionale Francesco Cavallaro, nato a Paternò il 3 gennaio 1965, residente in Germania e deceduto a Moenchengladbach, il 10 aprile 2005.
Il suddetto consolato, in data 19 aprile 2005, ricevette dalle competenti autorità tedesche il certificato di morte del signor Cavallaro per il successivo inoltro al comune di Paternò, come previsto dalla vigente normativa sulla trasmissione degli atti di stato civile. Non risulta agli atti dell'Ufficio consolare alcuna precedente comunicazione da parte tedesca in merito a tale decesso, né alla necessità di risalire ad eventuali parenti del connazionale. Nulla risulta inoltre in merito ad eventuali richieste dei familiari dello stesso di rintracciare il loro congiunto.
La ricezione del certificato di morte a cremazione e tumulazione già avvenute, senza una richiesta di avvisare eventuali familiari dell'accaduto, rendeva implicito
che questi ultimi fossero stati rintracciati e informati dalle autorità locali, cui tale compito spetta sulla base della normativa tedesca in materia.
Contattato dai familiari del signor Cavallaro l'8 ottobre 2008, il nostro consolato generale a Colonia è prontamente intervenuto presso le autorità locali al fine di ottenere chiarimenti circa le cause del decesso del connazionale e le ragioni che condussero alla cremazione della salma. Dette autorità hanno risposto che il signor Cavallaro, senza fissa dimora, era stato ritrovato morto, sdraiato su una panchina di un parco con un tasso alcolemico nel sangue assai elevato e che era stato riconosciuto dalla locale Polizia per mezzo delle impronte digitali. Inoltre, poiché non era stato possibile rintracciare alcun parente, era stata disposta la cremazione del cadavere, così come previsto dalla normativa tedesca in materia.
Quanto al rimpatrio delle ceneri, il consolato generale è venuto a conoscenza delle difficoltà dei familiari ad ottenere il rientro in Italia dei resti del signor Cavallaro solo il 13 febbraio 2009, a seguito del rilievo assunto dal caso sui mezzi di informazione, non avendo gli stessi familiari avanzato richiesta di assistenza al riguardo.
Reiterati interventi sono stati da allora svolti affinché le competenti autorità locali autorizzassero quanto prima la traslazione dell'urna cineraria e rinunciassero ad imputare ai congiunti del connazionale i costi di manutenzione della tomba. Anche grazie ai passi svolti, l'autorizzazione è giunta il 3 marzo 2009, ed alla famiglia Cavallaro non è stato addebitato alcun costo se non quello relativo alla spedizione dell'urna al comune di Paternò, avvenuta il 27 marzo 2009.
Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Alfredo Mantica.
MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il 21 gennaio 2009, nel corso del question time che è svolto alla Camera dei deputati, il Ministro degli Interni Roberto Maroni - riferendosi alla preghiera di centinaia di musulmani in piazza Duomo a Milano durante una manifestazione su Gaza avvenuta alcuni giorni prima - ha concluso il suo intervento sostenendo che «Per meglio regolamentare queste manifestazioni, assicurando il diritto di manifestare, ma anche il diritto dei cittadini a fruire pacificamente degli spazi della propria città, ho predisposto una direttiva che sarà emanata nei prossimi giorni a tutti i prefetti perché fatti come quelli denunciati dall'interrogante, e in particolare le manifestazioni davanti al Duomo di Milano, non abbiano più a ripetersi».
secondo informazioni apparse sui media, la direttiva proibirà manifestazioni davanti a luoghi di culto, supermercati e centri commerciali, monumenti e siti di interesse pubblico, nonché gli organizzatori potrebbero dover pagare una cauzione come garanzia per eventuali danni, come annunciato al Senato nel corso di un'audizione in commissione Affari Costituzionali -:
se abbia valutato il fatto che, se emanata, tale circolare violerebbe la libertà d'espressione e di manifestazione come garantita dalla Convenzione europea sui diritti umani, dalla relativa giurisprudenza, dalla Carta europea dei diritti fondamentali e dall'articolo 6 del trattato sull'unione europea, e metterebbe l'Italia a rischio di condanne da parte delle Corti di Strasburgo e Lussemburgo;
se abbia valutato il fatto che il divieto generalizzato di compiere manifestazioni davanti a determinati edifici, (religiosi, commerciali, simbolici) o istituzioni senza che vi sia un reale rischio o pericolo, sia un modo surrettizio di impedire l'espressione del dissenso, che non rispetta i principi di proporzionalità e di necessità in una società democratica.
(4-02142)
Risposta. - La direttiva del Ministro dell'interno, emanata il 23 gennaio 2009, e inviata a tutti i prefetti, è volta a regolamentare le manifestazioni pubbliche, indicando
i criteri che devono essere seguiti da prefetti e questori per lo svolgimento di esse. In particolare, viene indicata la necessità di limitare l'accesso ad alcune aree particolarmente sensibili, «individuate in zone a forte caratterizzazione simbolica per motivi sociali, culturali o religiosi (ad esempio cattedrali, basiliche o altri importanti luoghi di culto) o che siano caratterizzate anche in condizioni normali - da un notevole afflusso di persone o nelle quali siano collocati obiettivi critici.
La direttiva, lungi dal costituire ostacolo alla libertà religiosa, al diritto di riunione e al diritto di libertà espressione in luogo pubblico, mira invece a rendere compatibile il loro esercizio con gli altri diritti costituzionalmente garantiti (il diritto allo studio, al lavoro, alla mobilità) e con le norme che disciplinano l'ordinata convivenza civile.
La direttiva - che richiama le disposizioni già contenute nel Testo Unico delle leggi di pubblica sicurezza - invita i prefetti, d'intesa con i Sindaci e sentito il Comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica, a stabilire regole per sottrarre alcune aree alle manifestazioni e a prestare forme di garanzia per gli eventuali danni.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Alfredo Mantovano.
MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
recentemente la segreteria di un deputato europeo del partito radicale ha ripetutamente provato ad acquistare un biglietto aereo per la giornata di domani 5 marzo da Roma a Bruxelles senza al momento potervi riuscire dalla biglietteria telefonica di Alitalia;
in un primo momento, la motivazione fornita riguardava una disfunzione del servizio carte di credito Mastercard del gruppo Intesa San Paolo;
successivamente anche il tentativo di acquisto con una carta di credito American Express non è andato a buon fine;
infine la biglietteria telefonica, dopo che era stata proposta la carta di credito KBC e dopo un'attesa di oltre dieci minuti, ha comunicato che tutti i circuiti di carte di credito, nazionali od esteri erano al momento inservibili;
non appare chiaro se la carta dei diritti del passeggero, redatta dall'ENAC, preveda forme di tutela per i cittadini che, a seguito di problemi come quelli sopra riportati, subiscano dei danni;
pare comunque agli interroganti che il servizio fornito dalla compagnia aerea Alitalia, recentemente privatizzata, non garantisca, in questo ed in altri casi, gli standard minimi necessari al servizio di trasporto pubblico nel nostro Paese -:
se disponga di elementi, anche tramite l'ENAC, con riferimento alla frequenza di disservizi quali quelli ricordati in premessa, e quali iniziative intenda assumere, anche in sede di revisione ed aggiornamento della carta dei diritti del passeggero, al fine di tutelare i cittadini che subiscano danni in ragione di disservizi come quelli ricordati in premessa.
(4-02519)
Risposta. - In riferimento all'interrogazione indicata in oggetto, si forniscono i seguenti elementi di risposta.
Si premette che la carta dei diritti del passeggero non si occupa di eventuali disservizi di biglietteria, tra i quali quelli relativi alla prenotazione telefonica, offerti dalle compagnie aeree. La carta stessa prevede, difatti, la prenotazione e l'acquisto del biglietto a mezzo telefono o internet ma non garantisce l'effettuazione dì dette operazioni in caso di guasto delle reti telefoniche o telematiche.
Peraltro, le modalità di acquisto dei biglietti aerei non rientrano nell'attività di vigilanza operata da ENAC - Ente nazionale aviazione civile.
Per quanto riguarda invece il disservizio citato nell'interrogazione inerente alla mancata prenotazione da parte di Alitalia dovuta
al presunto malfunzionamento del circuito interbancario delle carte di credito, si fa presente che tale disservizio, antecedente ed indipendente dall'atto stesso della prenotazione, non può essere imputato ai vettori e l'eventuale tutela ed il diritto al risarcimento dovranno essere eventualmente garantiti dai gestori delle rispettive reti di credito interessate.
Per quanto attiene invece ai disservizi di carattere più generale rilevatisi negli ultimi mesi relativamente ai voli operati da Alitalia, si osserva che l'ENAC ha istituito un apposito comitato tecnico per l'analisi della regolarità e della puntualità dei voli di Alitalia.
Il giorno 19 maggio 2009, si è svolto un ulteriore incontro presso l'ENAC di detto comitato nel quale la compagnia Alitalia ha presentato dati che hanno evidenziato un miglioramento delle percentuali di puntualità e regolarità dei voli.
Nel corso della riunione, il vettore ha presentato le soluzioni introdotte per risolvere le problematiche che avevano comportato un abbassamento dei parametri di qualità del servizio.
Tra le azioni messe in atto dall'Alitalia vi sono l'arrivo in flotta di nuovi aeromobili, l'adeguamento del numero degli assistenti di volo ai nuovi volumi di traffico, la riorganizzazione delle attività di manutenzione negli scali scelti come basi operative della compagnia.
Nell'ambito della manutenzione, un ulteriore incremento di regolarità e di puntualità è previsto con l'implementazione a regime delle basi operative.
In merito ai ritardi in partenza presso l'aeroporto di Fiumicino, principale base della compagnia, sono stati esaminati i fattori di criticità, dipendenti soprattutto dai servizi di assistenza a terra forniti dalla compagnia e da terzi, nonché le soluzioni adottate o proposte dall'Alitalia che saranno oggetto di approfondimento nei prossimi giorni con Alitalia, la società di gestione di Fiumicino e le altre società interessate.
L'ENAC, nel prendere atto del miglioramento conseguito dall'Alitalia, ha garantito di voler mantenere un costante monitoraggio istituzionale dei servizi forniti da Alitalia soprattutto in previsione dell'aumento di traffico che giungerà con la piena estate.
Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti: Altero Matteoli.
VACCARO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
in data 18 settembre 2008, nel corso della seduta della Camera n. 52, il sottoscritto ha illustrato l'interpellanza urgente n. 2-00119, concernente l'iter del procedimento amministrativo relativo al nuovo sistema di modulazione tariffaria differenzia da introdurre lungo l'autostrada Napoli-Pompei-Salerno;
in particolare, il sottoscritto interrogante ha richiesto di conoscere i tempi per la concreta attivazione del sistema differenziato, che consentirebbe il pagamento per tratta effettivamente percorsa, in luogo dell'attuale sistema di pagamento in misura forfettaria;
il Governo, nella persona del sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti, Giuseppe Maria Reina, ha risposto all'interpellanza dichiarando che lungo la suddetta tratta sono in corso i lavori per la predisposizione di un nuovo sistema che consenta di gestire le operazioni di esazione di pedaggi differiti, consistenti in sconti di pedaggio per le autovetture munite di telepass proporzionati ai percorsi effettuati, precisando che l'attrezzaggio dell'intera infrastruttura stradale è previsto che abbia termine entro l'anno in corso, ovvero entro il termine del 2008;
l'interrogante, in sede di replica ha dichiarato che avrebbe verificato l'attivazione del suddetto sistema di esazione entro la fine del 2008 e, ad esito negativo della verifica, avrebbe presentato una interrogazione;
dalle verifiche effettuate dall'interrogante non risulta ancora attivato il sistema di modulazione tariffaria differenziata -:
per quali ragioni il sistema di modulazione tariffaria differenziata non è stato ancora attivato e quali provvedimenti intenda prendere il Governo per far fronte agli impegni assunti.
(4-02679)
Risposta. - In riferimento all'interrogazione indicata in oggetto, relativa al sistema tariffario applicato sull'autostrada Napoli-Pompei-Salerno, in concessione alla società autostrade meridionali SpA (SAM), si forniscono i seguenti elementi di risposta.
La società concessionaria ha confermato che sta dando attuazione al piano di lavoro consistente nella progettazione, acquisizione e posa in opera di portali telepass e sta predisponendo un nuovo sistema informativo che consenta di gestire le operazioni di esazione dei pedaggi differiti, consistenti in sconti per le autovetture di classe «A» munite di telepass proporzionali ai percorsi effettuati.
Il primo portale telepass è stato installato allo svincolo di Scafati e sono stati effettuati i test di funzionamento propedeutici all'estensione delle installazioni per complessivi n. 27 varchi di uscita, e per n. 66 postazioni in totale.
I progetti dei restanti varchi sono pronti e sono in corso le necessarie opere civili, per cui si prevede l'ultimazione di tutte le postazioni entro il corrente mese di maggio.
Le attrezzature necessarie al sistema sono state tutte acquistate e sono in buona parte già disponibili presso la Sam o in fase di prossima consegna.
È in corso, altresì, l'adeguamento del sistema tariffario di gestione del credito, necessario per gli accrediti dello sconto maturato dagli automobilisti forniti di telepass.
Si prevede che tutto il sistema (hardware e software) possa entrare in funzione il 1o luglio 2009.
Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti: Altero Matteoli.
VICO. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
vi è un diffuso senso di insicurezza nel nostro Paese, anche a seguito delle informazioni di micro e macro reati che interessano particolarmente le città capoluogo e nelle grandi aree urbane, e che di recente hanno visto tragicamente vittime donne, bambini e categorie disagiate;
a fronte di tale emergenza la risposta di questo Governo ha riguardato l'istituzione di corpi volontari di controllo del territorio, più genericamente denominate «ronde»: gruppi di cittadini delegati al ruolo di sentinella di alcune aree e senza alcun compito di repressione o intervento;
lo stesso ex Ministro degli interni, Pisanu, autorevole componente dell'attuale maggioranza di Governo, ha avuto da ridire sull'istituzionalizzazione di tale servizio, considerando le ronde un «vulnus all'unitarietà e all'efficienza del nostro sistema di sicurezza»;
a fronte di tale provvedimento assistiamo inermi al blocco delle riparazioni per i mezzi di servizio delle forze dell'ordine e alla cancellazione di alcuni presidi di sicurezza e rappresentanza dello Stato in realtà con grande bisogno di legalità;
tale circostanza si è verificata anche a Taranto, città dalle forti contraddizioni e dai forti contrasti socio-economici;
l'istituzione della nuova Questura nella zona del quartiere Salinella, ha di fatto svuotato la vecchia sede ubicata nel centro della città e consentito il concentramento di mezzi e uomini in una zona periferica del territorio. Stesso dicasi per il distretto della Bestat che attualmente ospita la Squadra Volante, ma che presto sposterà la sua sede operativa sempre nel nuovo plesso del quartiere Salinella;
se tale provvedimento risponde a criteri di accorpamento e risparmio è pur vero che la cancellazione di tali presidi farà mancare la presenza di forze dell'ordine in quartieri ad alto tasso di pericolosità;
tale politica risulta fuori luogo anche in zone altamente popolose come il quartiere di Talsano-Lama-San Vito, che con i suoi 50.000 abitanti comprende circa 1/4 dell'intera popolazione tarantina;
la chiusura in questa zona del Commissariato di Polizia è un ulteriore tassello della politica di assoluto allontanamento dello Stato e delle Forze dell'ordine dal quotidiano bisogno di sicurezza dei cittadini;
così a fronte di fondi insufficienti per le Forze dell'ordine e per il mantenimento dei presidi, si istituiscono ronde di volontari secondo l'interrogante sempre più simili, vedi i casi di alcune città del Nord, a «milizie di partito», prediligendo la legge fai da te alla più opportuna e salutare presenza dello Stato -:
quali azioni il ministero dell'interno intenda mettere in atto per rispondere alle necessità di sicurezza dei cittadini di Taranto e più specificatamente quali strumenti intenda adottare per scongiurare la cancellazione dei presidi Borgo, Bestat e Talsano-Lama-San Vito anche alla luce delle sempre più ridotte disponibilità economiche che riguardano i mezzi di servizio delle forze di polizia.
(4-02445)
Risposta. - Gli uffici della questura di Taranto, fino a pochi mesi fa dislocati nel palazzo del Governo e in altri edifici della città, sono stati trasferiti in una nuova sede, di proprietà demaniale, che garantisce funzionalità e sicurezza, e che ho personalmente inaugurato insieme con il capo della polizia. Contestualmente è stato istituito il posto fisso di polizia «Borgo», ubicato nella ex sede della questura, al fine di mantenere un presidio nel centro storico cittadino, ed è stato disposta la soppressione del commissariato «Talsano-Lama-San Vito», poiché la nuova sede della questura si trova distante a circa un chilometro dallo stesso.
Nella città di Taranto tale risistemazione logistica ha permesso di ottimizzare - senza ridurre i servizi assicurati in precedenza - l'impiego delle risorse, con positivi sviluppi per le esigenze di sicurezza. Infatti, le due pattuglie dell'ex commissariato «Talsano-Lama-San Vito» sono mantenute per la prevenzione generale e controllo della zona già interessata dal servizio, mentre il posto di polizia «Borgo» dispiega nel centro cittadino due pattuglie automontate giornaliere, in aggiunta a quelle già operanti nell'area. Considerato che nel palazzo del Governo insistono altre due articolazioni della questura, di natura non immediatamente operativa, circa cinquanta operatori della Polizia di Stato permarranno nel centro cittadino. Il nuovo assetto consente di recuperare alle attività operative anche il personale già impiegato per la vigilanza delle diverse strutture.
Relativamente alle «disponibilità economiche riguardanti i mezzi di servizio delle forze di polizia», nei primi quattro mesi dell'esercizio finanziario in corso è stato possibile assegnare alla questura di Taranto euro 21.014,76 per le esigenze relative alla manutenzione dei mezzi della Polizia di Stato, con riserva di successivi accreditamenti entro il 2009.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Alfredo Mantovano.
ZACCHERA. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
nella scorsa legislatura il sottoscritto interrogante ebbe ad occuparsi del problema dei cittadini italiani detenuti all'estero, che risulterebbero essere circa 3.000;
il Parlamento ebbe anche ad approvare un ordine del giorno (9/03256/14) a firma dell'odierno interrogante - recepito dal Governo - per la istituzione di un «numero verde» ove potessero rivolgersi i cittadini italiani temporaneamente all'estero od ivi residenti in caso di «urgenze» giudiziarie, per esempio per segnalare il loro arresto, eventuali pressioni indebite di pubbliche autorità locali o qualche personale situazione particolare,
onde permettere un più rapido intervento della nostra rete consolare -:
quali siano gli intendimenti del ministero in questa prospettiva e quali eventuali iniziative si intendano prendere per seguire meglio i nostri connazionali;
quale sia il giudizio sulla attuazione dei protocolli di Strasburgo per la reciprocità nell'espiare la pena nei paesi di residenza;
se si ritengano adeguati i fondi messi a disposizione dei Consolati per l'assistenza ai nostri connazionali detenuti.
(4-00757)
Risposta. - In merito a quanto rappresentato dall'interrogante nell'atto parlamentare in esame, si forniscono i seguenti elementi di risposta.
Come già ricordato dall'interrogante, a margine delle votazioni degli emendamenti al disegno di legge concernente la legge finanziaria 2008 nella precedente legislatura, la Camera dei deputati aveva approvato un ordine del giorno, a cura dello stesso onorevole Zacchera, concernente l'istituzione di un numero verde di emergenza per le situazioni giudiziarie.
Il Ministero degli affari esteri ha provveduto ad effettuare uno studio sulla fattibilità del progetto e sulla sua realizzabilità pratica, le cui conclusioni si riportano di seguito.
Si premette che, al 31 marzo 2009, i connazionali detenuti all'estero risultano essere 2712 (2194 in Europa, 419 in America, 43 nel Mediterraneo e Medio Oriente, 6 nell'Africa Sub-sahariana e 50 in Asia e Oceania). Di questi, 982 sono in attesa di giudizio, mentre 1730 sono già stati condannati. Le rilevazioni fanno riferimento indistintamente a connazionali residenti e non residenti, cioè arrestati mentre si trovavano temporaneamente nel Paese straniero. Le richieste di assistenza di questi ultimi assumono particolare rilevanza, in quanto si tratta di persone non aventi legami con il Paese di detenzione, la cui famiglia e rete di connessioni sociali rimangono in Italia e che spesso non parlano la lingua del paese. I reati più frequenti sono, in ordine di maggiore diffusione: consumo, spaccio e traffico di stupefacenti; reati sessuali; violazione della normativa sull'immigrazione; a seguire, truffa, rapina, violenza, omicidio ed altri.
Alla delicata e complessa materia della tutela dei connazionali detenuti, la Farnesina attribuisce particolare rilevanza, perché si tratta di persone costrette a vivere - soprattutto in alcuni paesi - in condizioni umane, sanitarie e psico-fisiche difficili. Il diritto consolare attribuisce al console poteri specifici di assistenza del cittadino detenuto, sia nella fase istruttoria e processuale, sia quando la condanna è passata in giudicato. Naturalmente tali poteri debbono essere esercitati nell'osservanza dell'ordinamento locale e nel rispetto del sistema giudiziario del Paese ospite. Il Ministero degli affari esteri, in tale quadro, assicura il coordinamento con le sedi, fornendo periodicamente istruzioni e pareri di carattere generale, nonché intervenendo puntualmente sui singoli casi, per i quali svolge azione propulsiva e mantiene costanti contatti sia con i familiari dei detenuti in Italia, sia con i loro legali difensori.
In via generale, l'attuazione dell'ordine del giorno proposto nell'interrogazione parlamentare potrebbe costituire un ausilio all'attività istituzionale svolta in materia, perché permetterebbe di avere segnalazioni immediate da parte dei connazionali in difficoltà o dei loro familiari. L'esperienza dimostra infatti che un corretto approccio iniziale ed un tempestivo coinvolgimento dell'autorità consolare possono rivelarsi risolutori, soprattutto nei casi meno complessi, ovvero nei casi di non residenti al di fuori dell'Unione europea.
L'istituzione di un servizio di numero verde gratuito, tuttavia, non risolverebbe il problema di fondo relativo alla collaborazione necessariamente richiesta al Paese straniero in caso di arresto di un cittadino italiano. In molti Paesi infatti non è possibile telefonare nelle prime ore (spesso giornate) successive all'arresto; nei posti di polizia periferici è raro aspettarsi che i locali funzionari conoscano la Convenzione di Vienna sulle relazioni consolari e informino
il cittadino straniero che è suo diritto rivolgersi al consolato del proprio Paese. Inoltre le difficoltà di comunicazione in lingua straniera rendono spesso impossibile al connazionale far capire la propria volontà di mettersi immediatamente in contatto con il consolato. A ciò si deve aggiungere il problema che il numero verde, per avere reale efficacia, dovrebbe formare oggetto di una massiccia campagna pubblicitaria affinché tutti i connazionali lo portino con sé al momento di varcare la frontiera. Il numero dovrebbe inoltre essere pubblicizzato anche presso tutti i posti di polizia stranieri.
Con la collaborazione delle strutture tecniche della Farnesina è stata effettuata con due compagnie telefoniche un'indagine sugli eventuali costi per la fornitura del servizio gratuito. È emerso che - considerando una tariffa media rispetto alle zone e alle fasce orarie e prevedendo quattro telefonate di quindici minuti l'una all'anno per circa 4.000 persone in stato di necessità e i loro familiari (2800 detenuti + 1200 persone la cui situazione si risolve nel corso dell'anno) - si arriva a una probabile spesa di circa 156.000 euro. Il servizio non sarebbe comunque possibile in tutti i Paesi del mondo e sarebbe utilizzabile solo mediante chiamata da telefono fisso. I costi aumenterebbero notevolmente nel caso di chiamate anche da telefono mobile.
Il competente ufficio del Ministero degli affari esteri - potenziato di almeno due unità aggiuntive - potrebbe far fronte al servizio in questione limitatamente al normale orario d'ufficio. Nel caso in cui il servizio dovesse essere invece attivo per 24 ore tutti i giorni, compresi i festivi, si dovrebbe ricorrere a una società di servizi, che fornisca l'adeguato supporto di personale. Al riguardo, una ditta specializzata, appositamente contattata, ha stimato una spesa di circa 300/350 mila euro l'anno per la prestazione del servizio mediante sei unità, che assicurerebbero le opportune turnazioni.
A tali oneri occorrerebbe aggiungere i costi (non stimati) di pubblicizzazione dell'iniziativa.
L'Amministrazione degli affari esteri non dispone comunque al momento delle risorse per istituire tale servizio.
Si ricorda che il problema dell'informazione tempestiva dell'autorità consolare si pone soprattutto per i connazionali non residenti all'estero e che vengono tratti in arresto al di fuori dell'Europa (quindi un residuo numero rispetto al totale di 2.712).
Il servizio, tuttavia, non potrebbe differenziare da detenuto a detenuto e sarebbe utilizzato da tutti i connazionali che si trovano in tali condizioni e che per di più lo utilizzerebbero anche per comunicazioni successive alla prima segnalazione, con notevole aumento dei costi.
I fondi disponibili per l'assistenza ai detenuti (sussidi erogati ai connazionali nei casi di comprovata indigenza e contributi alle spese legali necessarie per la difesa in casi eccezionali) gravano su un apposito capitolo, che è però di portata generale, in quanto riguardante l'intera assistenza direttamente erogata ai connazionali all'estero da parte degli Uffici della rete diplomatico consolare.
Si ricorda infine che, su impulso del Ministero degli affari esteri, il problema dei detenuti europei all'estero è attualmente al centro dei lavori del Consiglio dell'Unione europea in seno al gruppo Cocon (cooperazione consolare). Si sta procedendo ad una classificazione dei Paesi stranieri in cui sussistono i maggiori problemi relativamente alle condizioni detentive, con l'intento di effettuare passi o iniziative comuni per trovare intese tra l'Unione europea ed il Paese terzo interessato.
Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Alfredo Mantica.