Allegato B
Seduta n. 205 del 21/7/2009
TESTO AGGIORNATO AL 22 LUGLIO 2009
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AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE
Interrogazione a risposta immediata:
PALAGIANO, DI PIETRO, DONADI e ANIELLO FORMISANO. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
il turismo rappresenta una fonte inestimabile di lavoro e ricchezza e, soprattutto, un motivo d'orgoglio per l'Italia e, in particolare, per le località che si affacciano
sul Golfo di Napoli, come la costiera sorrentina, Capri, Ischia e la stessa città di Napoli;
nel corso del 2009, dopo il crollo del turismo, imputabile solo in parte alla crisi economica mondiale, ma anche all'emergenza rifiuti ed alla criminalità dilagante, un'altra minaccia incombe sul flusso turistico della Campania e sulla salute dei suoi cittadini, specie di quelli più deboli, i bambini, che nella stagione estiva affollano i lidi balneari del litorale partenopeo: l'inquinamento del mare;
da giorni, ormai, nell'inerzia delle amministrazioni locali, decine di migliaia di metri cubi di liquami putridi, infetti e tossici vengono versati nel Golfo di Napoli, le cui acque sono diventate di colore marrone e la cui superficie è ricoperta da una patina giallastra e da materiale schiumoso;
scarichi fognari abusivi hanno determinato concentrazioni elevatissime di colibatteri, che, secondo i dati dell'Arpac risalenti al 2 luglio 2009, ammonterebbero a 200.000 ogni 100 millilitri, quando il limite di tolleranza è di 2.000. I dati di Legambiente parlano di circa 29 chilometri di costa inquinati sui 45 del litorale casertano. A determinare tale situazione sarebbe la presenza di scarichi fognari abusivi, la mancata ultimazione di alcuni depuratori, gli scioperi del personale addetto alla depurazione delle acque nere, la foce del fiume più inquinato d'Europa, il Sarno, e gli scarichi fognari di Punta Scutolo;
è evidente che questi valori costituiscono un attentato alla salute dei cittadini e pongono seri interrogativi sulla qualità e sulla commestibilità del pescato campano, oltre a ledere gravemente l'immagine del nostro Paese all'estero, con drammatiche conseguenze sul turismo, e, quindi, economiche ed occupazionali;
ad avviso degli interroganti, gli enti finanziati con i soldi dei contribuenti per effettuare il controllo della qualità delle acque risultano troppo spesso inclini a giudizi poco obiettivi nei confronti delle amministrazioni e i sindaci troppo spesso non pongono il necessario divieto di balneazione per evitare ricadute impopolari e negative sulla loro immagine. Ciò costituisce un'emergenza da affrontare, ad avviso degli interroganti, attraverso nuove unità di controllo super partes ed esterne al territorio -:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza della situazione sopra descritta e come intenda intervenire di fronte a questa nuova e gravissima emergenza, che sembra prefigurare un nuovo ed annunciato disastro ambientale, anche in considerazione dell'inadeguatezza degli interventi posti in essere sul territorio.
(3-00611)
Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:
VIII Commissione:
MARIANI e MARAN. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
il Consiglio di Stato, in sede consultiva, in data 22 ottobre 2008 ha espresso il parere sul ricorso straordinario al Capo dello Stato presentato da dieci persone, tutte residenti in comune di Trieste e sottoposte al pagamento della tassa di smaltimento rifiuti - TARSU, contro la delibera della giunta comunale con la quale è stato disposto l'aumento indifferenziato di tutte le tariffe per una percentuale del 27,3 per cento;
il Consiglio di Stato ha formulato il parere che il ricorso straordinario vada accolto e che vada annullato il provvedimento impugnato e il 31 gennaio 2009 ha trasmesso il parere al Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare;
la Direzione generale per la qualità della vita del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, interpellata in merito al ricorso in questione, ha rappresentato, con nota del 13
maggio 2009, «che in data 17 aprile 2009 la scrivente Direzione ha proposto al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare il decreto di decisione del ricorso in oggetto conformemente al parere n. 200802450 del Consiglio di Stato» precisando che «la procedura esige poi la firma del Signor Presidente della Repubblica» e che «sarà cura di questo ufficio notificare il prima possibile il decreto perfetto»;
in data 1o giugno 2009 il Segretariato generale della Presidenza della Repubblica a sua volta informa che «il Decreto decisorio del ricorso straordinario (...) non è ancora pervenuto presso questo ufficio»;
è appena il caso di sottolineare che con l'annullamento della delibera in questione, il comune di Trieste dovrebbe restituire a chi ha pagato il 27,3 per cento di aumento per gli anni 2007, 2008 e 2009 -:
quali siano le ragioni che trattengono il Ministro dall'inviare il decreto decisorio al Presidente della Repubblica per la firma.
(5-01660)
PIFFARI. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
la stagione invernale appena trascorsa ha registrato notevoli criticità a causa delle ripetute e copiose precipitazioni a carattere nevoso;
i danni legati all'entità e consistenza di tali fenomeni atmosferici sono stati da più parti segnalati durante la stagione invernale;
l'eccezionale ondata di maltempo ha colpito tutto il territorio italiano ma particolari disagi sono stati registrati nelle regioni del nord, in particolare i territori alpini, dolomitici e dell'Appennino settentrionale;
segnalazioni in merito al dissesto subito dal territorio, in particolare nei comuni di Gromo, Gandellino, Valbondione, Valgoglio, Ardesio e Oltressenda Alta, continuano a provenire da cittadini, associazioni ed enti locali proprio nel momento in cui il processo di scioglimento della neve risulta pressoché completato;
i canali valanghivi appaiono, in taluni casi, invasi e ostruiti, parzialmente o totalmente, da «materiale sciolto» o vegetazione;
i sentieri e le strade si presentano interrotte e fortemente rimaneggiate mentre le infrastrutture risultano non pienamente fruibili;
particolarmente preoccupanti, infine, sono i rischi connessi a smottamenti, sradicamenti e schianti, più o meno consistenti e in alcune zone già verificatisi, che minacciano di arrecare ulteriori danni alle popolazioni ed al territorio;
ad oggi il Governo non ha ancora reso note le reali condizioni in cui versano i territori montani particolarmente interessati dalle nevicate dell'inverno appena trascorso, con specifica attenzione all'arco alpino lombardo e alle Orobie bergamasche -:
se, oltre ai programmi di intervento manutentivo e di ripristino delle infrastrutture danneggiate, sia prevista la pianificazione e la progettazione di interventi mirati a prevenire tali emergenze, in modo particolare attraverso la ottimale gestione delle emergenze e delle fasi immediatamente successive, ripristinando al più presto il normale equilibrio idrogeologico dei suddetti territori.
(5-01661)
STRADELLA e GHIGLIA. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
in data 27 e 28 aprile 2009 nell'area geografica del bacino del fiume Tanaro ci sono state forti precipitazioni piovose che hanno determinato esondazioni con danni a strutture e proprietà private;
nella zona urbana di San Michele e Osterietta del Comune di Alessandria la situazione è stata aggravata dallo straripamento del Rio Loreto;
l'esondazione del Rio Loreto è stata determinata in parte dalla insufficiente portata del corso ed in modo determinante dal reflusso nello stesso rio delle acque del fiume Tanaro a causa dell'assenza di una chiavica di impedimento del ritorno;
a margine dell'area alluvionata è in costruzione un tratto di tangenziale che in futuro potrebbe, secondo pareri tecnici, peggiorare la situazione;
l'AIPO, Ente a cui è preposta la sicurezza dei corsi d'acqua del bacino del Po, sostiene di non potere intervenire per carenza di fondi peraltro destinati ad altri interventi che potrebbero essere rinviati a vantaggio della sistemazione delle aree di cui sopra;
la mancata assunzione di provvedimenti urgenti e definitivi mette in pericolo la sicurezza ed il patrimonio abitativo di alcune decine di famiglie colpevoli solo di essere vittime di incuria e di errori passati -:
quali iniziative intenda assumere il Ministero per consentire l'avvio dei lavori di regimazione del Rio Loreto e per il ristoro di danni subiti dai residenti della zona interessata.
(5-01662)
GUIDO DUSSIN, LUSSANA e ALESSANDRI. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
in data 15 gennaio 2009, nella seduta della VIII Commissione della Camera il Governo ha fornito la risposta all'interrogazione n. 5-00507, relativa alla richiesta di pronuncia di compatibilità ambientale della variante parziale al progetto del
metanodotto originario, quale opera connessa alla centrale termoelettrica di Villa di Serio, nella provincia di Bergamo;
la risposta del Governo ha ripercorso l'intera vicenda che ha caratterizzato l'iter di approvazione dell'opera suddetta, ma non ha fornito una risposta specifica al quesito dell'interrogazione, relativamente alla possibilità di instaurare, in applicazione delle nuove norme del codice ambientale e della normativa comunitaria, un contraddittorio tra le parti interessate, ossia la società Italgen S.p.A. e i cittadini che hanno presentato osservazioni al progetto;
pertanto l'interrogante, onorevole Lussana, si è dichiarata insoddisfatta della risposta ricevuta ed ha invitato il Governo ad un ulteriore approfondimento della questione;
ad oggi non risultano presi nuovi provvedimenti da parte del Governo;
in aggiunta a quanto già esposto nelle premesse dell'interrogazione n. 5-00507, si rileva che in data 22 gennaio 2007 si è tenuta la conferenza di servizi indetta dal Ministero dello sviluppo economico per l'esame di una «nuova ipotesi di tracciato del metanodotto contenuta nella dichiarazione di intenti» approvata dalla Giunta provinciale di Bergamo con delibera n. 5 del 13 gennaio 2007. In tale ambito il rappresentante del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare ha sottolineato che il nuovo progetto da approvare «debba necessariamente riattivare la procedura di Via» e che «la Società dovrà presentare istanza di variante al progetto originario», la quale «formalizzando la rinuncia da parte della Società medesima della ipotesi progettuale originaria, attiverà un nuovo procedimento»;
in data 26 luglio 2007, la società Italgen ha presentato istanza presso il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e presso la regione Lombardia avente per oggetto «Variante al metanodotto nel progetto di ripotenziamento della Centrale termoelettrica di Villa di Serio (Bergamo) - Autorizzazione ai sensi della legge 55 del 2002 - Valutazione impatto ambientale - Richiesta pronuncia di compatibilità ambientale ai sensi dell'articolo 6 della legge 349 del 1986» con i relativi documenti di progetto e studio di impatto ambientale riferiti esclusivamente ad una parte del tracciato del metanodotto originario, non tenendo conto della richiesta, avanzata dalla regione Lombardia e dai funzionari dei Ministeri dell'ambiente e dello sviluppo economico in sede di Conferenza di servizi del 22 gennaio 2007, di presentare un progetto alternativo organico dell'intero tracciato;
in data 27 luglio 2007, la società ha pubblicato sul Corriere della Sera e su Eco di Bergamo l'avviso al pubblico che, secondo gli interroganti, non attua un'applicazione corretta dell'articolo 5, comma 1, del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 10 agosto 1988, n. 377, ai sensi del quale «l'annuncio» da pubblicare deve contenere «l'indicazione dell'opera, la sua localizzazione ed una sommaria descrizione dell'oggetto»; infatti, l'oggetto del suddetto avviso doveva essere il progetto unitario composto dal potenziamento della centrale termoelettrica di Villa di Serio e di tutte le opere connesse, tra cui il «muovo metanodotto», viste le modifiche e la portata del progetto in esame, il cui tracciato interessa anche altri comuni e non solo quelli indicati nell'avviso pubblicato;
pertanto, nonostante la richiesta della conferenza di servizi del 22 gennaio 2007, Italgen ha presentato al Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare ai fini della procedura di Via ed ha pubblicato sui quotidiani una parte del progetto, che corrisponde a soli 16,865chilometri di tracciato di metanodotto su un totale di 43,090 chilometri, e ciò violerebbe le norme sulle modalità di pubblicità dello Studio d'impatto ambientale e disattenderebbe l'esplicita richiesta formulata dal rappresentante del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare;
in data 12 novembre 2008 la Giunta regionale ha approvato la delibera n. VIII/008402 avente come oggetto: «Espressione dei pareri previsti per il rilascio dell'autorizzazione unica ai Ministeri competenti relativa alla Variante al metanodotto nel progetto di ripotenziamento della centrale termoelettrica di Villa di Serio (Bergamo), presentato da Italgen Spa Bergamo (LI. n. 55 del 2002)»; ad avviso dell'interrogante la succitata delibera è assolutamente sfornita di qualsiasi riscontro tecnico e, addirittura, in aperta contraddizione con la precedente pronuncia del 14 luglio 2004 allegata alla DGR.VIV18169, introduce una nuova ed ulteriore variante al tracciato del metanodotto del 27 luglio 2007 (comune di Albano S. Alessandro), ignora le prescrizioni che condizionavano il parere espresso dai comuni interessati in occasione della conferenza di concertazione degli enti del 25 giugno 2008 e viola quanto prescrive il decreto ministeriale 17 aprile 2008 quando afferma che devono essere effettuate indagini preliminari geologiche, geotecniche ed idrogeologiche di dettaglio prima di valutare la fattibilità dell'ipotesi progettuale prospettata dal proponente;
in data 28 novembre 2008 l'avvocato Marco Savoldi ha inviato al Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministero per i beni e per le attività culturali, alla provincia di Bergamo, al comune di Scanzorosciate ed a Italgen S.p.a. alcune osservazioni inerenti il transito del gasdotto nella località Valbona situata nel comune di Scanzorosciate, nelle quali fa presente che la variante al tracciato del gasdotto depositata il 26 luglio 2007 non tiene conto delle gravi problematiche geologiche ed idrogeologiche evidenziate nell'Allegato A approvato dalla delibera n. VII/18169 del 2004 della giunta regionale della Lombardia;
tali criticità non sono più state citate e nemmeno analizzate, in alcun atto successivo alla suddetta delibera regionale e, ciò che è ancor più grave, sono state ignorate da Italgen S.p.a nel progetto di variante al tracciato del gasdotto e nel relativo S.I.A.;
in base ad approfonditi studi geologici ed alle richieste di accesso agli atti presentati al comune di Scanzorosciate e alla provincia di Bergamo è emerso che i due enti territoriali non hanno compiuto alcuna verifica e nemmeno la necessaria indagine geologica sulle aree della località Valbona che giustifichi l'effettivo superamento dei limiti di compatibilità ambientale precedentemente evidenziati dai medesimi enti e poi recepiti dalla Regione nel pronunciamento di non compatibilità ambientale dell'intero progetto del metanodotto allegato alla delibera di giunta succitata;
ulteriori segnalazioni sono state inviate ai Ministeri dell'ambiente e dei beni e delle attività culturali da una serie di soggetti interessati e da associazioni, in cui si sottolineano le contraddizioni che emergono nella serie di deliberazioni e soluzioni proposte dai vari enti interessati al procedimento amministrativo (nel senso che taluni soggetti e/o enti propongono e deliberano soluzioni giudicate non fattibili da altri enti), e soprattutto si rileva che l'avviso al pubblico del 27 luglio 2007 violerebbe l'articolo 5, comma 1 del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 10 agosto 1988, n. 377, in quanto l'oggetto del suddetto avviso doveva riguardare l'intero progetto di potenziamento della centrale termoelettrica di Villa di Serio e le relative opere connesse, compreso il nuovo metanodotto, il cui tracciato interessa anche altri comuni oltre a quelli indicati nell'avviso che è stato pubblicato;
la società Immobiliare Lucrezia srl, proprietaria della parte di Collina di Comonte in Seriate, soggetta a vincolo ambientale-paesaggistico ex articolo 136, decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42, interessata dall'attraversamento del metanodotto, con nota del 29 settembre 2008, ha chiesto al Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare lo
svolgimento di un'inchiesta pubblica e/o in subordine di un contraddittorio con la società proponente il progetto, ai sensi del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, articolo 29, comma 2 e comma 4;
anche se l'istanza è stata avanzata prima dell'entrata in vigore dell'articolo 29, commi 2 e 4, del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, che appunto ha introdotto nell'ordinamento italiano tali strumenti di partecipazione del pubblico nel procedimento di Via, c'è da osservare che lo strumento dell'indagine pubblica fa parte dell'ordinamento comunitario già dal 2001, a seguito della Convenzione di Aarhus, e che il legislatore italiano ha recepito in ritardo tali norme;
attraverso infatti l'approvazione di tale Convenzione sull'accesso alle informazioni, la partecipazione del pubblico e l'accesso alla giustizia in materia ambientale, l'Unione europea ha inteso sensibilizzare e coinvolgere i cittadini nelle questioni ambientali, nonché migliorare l'applicazione della legislazione sull'ambiente;
la direttiva n. 2003/35/CE, del 26 maggio 2003, che prevede la partecipazione del pubblico nell'elaborazione di taluni piani e programmi in materia ambientale, ha successivamente modificato la direttiva 85/337/CEE, inerente la valutazione d'impatto ambientale, proprio per attuare gli obblighi derivanti dalla Convenzione di Arhus;
in virtù di tali norme comunitarie che prevalgono sulla legislazione italiana, secondo gli interroganti, è da ritenere pertanto inusuale un'eventuale negazione da parte del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare della possibilità di un confronto con i cittadini interessati, pur non essendo tale confronto già incluso nel procedimento amministrativo italiano;
ciò, anche in considerazione della situazione delicata che si è creata sul territorio interessato dal passaggio del metanodotto, non solo per questioni di merito, che riguardano il rischio geologico e idrogeologico, il pericolo di frana, la distruzione di coltivazioni pregiate di vigneti D.O.C. (anche di recente reimpianto) e l'infondatezza della realizzazione di una dorsale di distribuzione del gas in contrasto con il programma energetico regionale e con il nuovo piano d'azione per l'energia 2007, come ampiamente descritto nelle premesse della citata interrogazione 5-00507, ma anche per questioni formali emerse, riguardanti la presentazione dell'istanza;
tenuto conto che, ad oggi, risultano ancora inevase le fondamentali questioni relative: all'opportunità di avviare, prima della conclusione del procedimento di Via della variante al tracciato di metanodotto presentata da Italgen S.p.A., un'inchiesta pubblica o quantomeno un contraddittorio tra il proponente e i soggetti che hanno presentato pareri o osservazioni, ai sensi della vigente normativa nazionale e comunitaria; alla possibilità di ritenere applicabile al progetto originario e alla variante la procedura stabilita dalla legge n. 55 del 2002; all'opportunità che il Ministero si adoperi al fine di indurre la società Italgen S.p.a. ad attivare un'unica ed autonoma procedura di Via riguardante l'intero progetto in questione -:
se il Ministro non intraveda l'opportunità di autorizzare ad Italgen S.p.A. la sola ristrutturazione della centrale esistente, attraverso l'impiego delle migliori tecnologie disponibili, conservando l'attuale potenza autorizzata di 90 Mwe, ciò in conformità con la motivazione contenuta nel parere della Commissione tecnica di verifica impatto ambientale Via/Vas n. 77 del 31 luglio 2008 che ha espresso parere negativo al progetto della società ATEL Srl di Stezzano-Bergamo (decreto DSADEC - 2009-00098 del 9 febbraio 2009), in coerenza con il punto n. 2 del piano d'azione per l'energia approvato dalla Giunta regionale lombarda il 15 giugno 2007, con delibera VII/4916, secondo cui «ad oggi il parco impiantistico installato, è in grado di soddisfare appieno il fabbisogno regionale» e che «operando assunzioni realistiche sulle ore di funzionamento degli impianti esistenti, riferendosi
ai dati di fabbisogno 2005, gli impianti lombardi potrebbero produrre energia in surplus».
(5-01663)
Interrogazione a risposta in Commissione:
ZAMPARUTTI, BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
per ciò che riguarda il potenziale energetico accessibile per il solare fotovoltaico, Domenico Coiante sostiene che «basterebbe l'utilizzo di 3.700 km2 (cioè il 19 per cento dei terreni marginali abbandonati del centro-sud, o l'1,2 per cento del territorio nazionale) per produrre l'intero fabbisogno elettrico nazionale (circa 310 TWh)». Ora, pur trattandosi di un esercizio puramente teorico, visto che in termini pratici esistono varie problematicità di ordine sia tecnico (problemi di connessione in rete, accumulo e altro) che economico che ad oggi ancora frenano in misura non piccola l'espandersi di questa avanzatissima tecnologia energetica rinnovabile, questa constatazione contribuisce a consolidare la consapevolezza di quanto questa fonte sia promettente e quanto risultino giustificati gli incentivi destinati al suo sviluppo;
tuttavia da un'intervista dei 28 gennaio 2009 all'ingegnere Montanino, direttore tecnico del GSE, pubblicata su www.rinnovabili.it risulta che, in un confronto dell'Italia con la Germania, a quasi tre anni dall'avvio del sistema di incentivazione italiano, la situazione italiana non differisce da quella tedesca in termini di potenza cumulativa installata, mentre rimangono differenze relative ai prezzi degli impianti - che in Germania risulterebbero essere mediamente pari a 4.400 euro per kW di potenza nominale installata, fonte BSW Solar 2008 - German solar industry association, a fronte di oltre 6.000 euro in kW in Italia, dato rilevato da GSE su quanto dichiarato in sede di richiesta degli incentivi - ed inoltre differenze relative alla stabilità «normativa» e alle barriere di ordine amministrativo per le autorizzazioni e per le connessioni alla rete;
ad avviso degli interroganti la differenza sui prezzi che si registra tra Italia e Germania è dovuta al fatto che nel nostro Paese venditori e installatori di pannelli solari fotovoltaici spesso incamerano, oltre ai normali, ragionevoli ricavi e guadagni, anche un extra-profitto non giustificato, costituito da una parte non piccola dell'incentivo economico pubblico assicurato dallo Stato, che quindi, a questo punto, potrebbe essere notevolmente ridotto a beneficio della finanza pubblica e della capacità del nostro Paese di finanziare ulteriori future espansioni di questa fonte energetica così importante -:
se corrisponda al vero quanto sopra riferito;
quali iniziative i Ministri interrogati intendano adottare per contenere i costi degli impianti, per assicurare una maggiore informazione dei cittadini sulle novità dell'energia solare fotovoltaica, sullo stato del mercato relativo a questa tecnologia a livello sia italiano che europeo che mondiale e sul corretto funzionamento degli incentivi economici governativi e per assicurare una effettiva stabilità «normativa».
(5-01655)