Allegato B
Seduta n. 205 del 21/7/2009

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SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazione a risposta immediata:

MELCHIORRE, RICARDO ANTONIO MERLO e TANONI. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
secondo le più recenti rilevazioni Istat, l'andamento dei prezzi conferma un forte rallentamento della corsa, segnando «solo» un più 0,5 per cento rispetto a giugno 2008 (si è ai minimi dal 1968);
nulla di sorprendente se si considera che l'inflazione è addirittura sotto zero nei Paesi dell'Unione europea, ove si registra, in media, un meno 0,1 per cento.
mentre in diversi settori si registrano significativi cali dei prezzi, come nei trasporti aerei, nel settore alimentare e nel turismo, la voce carburanti, che ha fatto finora segnare forti flessioni tendenziali (meno 14 per cento per la benzina e meno 27 per cento per il gasolio), registra preoccupanti segnali di rialzo, con la benzina verde in aumento del 6,4 per cento rispetto a maggio 2009 e il diesel a più 2,2 per cento, a causa della lenta ma inesorabile risalita del prezzo del greggio;
è evidente che tali rincari risulteranno essere particolarmente odiosi per gli automobilisti italiani, alla vigilia dei grandi esodi estivi sulla rete nazionale italiana;
il rischio è che gli italiani che si metteranno in viaggio, già colpiti gravemente dalla crisi economica, possano subire la beffa di aver beneficiato solo parzialmente delle riduzioni sul prezzo dei carburanti, nel momento in cui il prezzo del greggio era precipitato sotto quota 40

dollari all'inizio del 2009 rispetto ai 145 dollari di luglio 2008 (meno 75 per cento), e si accingano, invece, a pagare, questa volta per intero, la risalita del prezzo della benzina a seguito del rincaro del barile di greggio passato ai circa 65-70 dollari attuali, per giunta in un momento particolarmente delicato come quello estivo -:
per quali ragioni, a fronte di consistenti oscillazioni del prezzo del petrolio al barile da luglio 2008 a luglio 2009, non vi sia stato un coerente comportamento del prezzo della benzina, essendosi registrate asimmetrie tra movimenti dei prezzi industriali nazionali e quotazioni del greggio, e quali iniziative intenda adottare, nel breve termine, a tutela degli automobilisti italiani.
(3-00610)

Interrogazione a risposta in Commissione:

PALOMBA. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
l'attuale assetto produttivo industriale di Porto Torres presenta le seguenti filiere, comprese le quantità massime che si possano produrre:
a) Eni Polimeri Europa:
petrolchimica di base con steam cracker ed aromatici: 250 ktn/a di etilene che in parte è utilizzato nel sito per la produzione di politene e in parte viene esportato ad Assemini, via nave, per produrre insieme al cloro, il dicloroetano; 120 ktn/a di propilene utilizzato in larga parte per la produzione del cumene (la quantità eccedente viene esportata e venduta a terzi); 80 ktn/a di «taglio C4», butani, esportato in parte per successive lavorazioni su altri impianti di Polimeri Europa e in parte utilizzato per tenere la fuel gas di stabilimento; 230 ktn/a di benzina pirolitica che viene utilizzata come carica per l'impianto degli aromatici. L'impianto degli aromatici, alimentati dalla benzina pirolitica prodotta sul sito e con l'integrazione di altra proveniente da altri siti Polimeri Europa, produce: 200 ktn/a di benzene utilizzato nel sito per la produzione di Cumene; 65 ktn/a di toluene, venduto a terzi, le cui quantità sono però fortemente variabili; taglio aromatici pesanti come ciclopentano e xilene che vengono esportati per successive lavorazioni in altri siti Polimeri Europa;
impianto cumene: produzione di 470 ktn/a di cumene utilizzato in gran parte nel sito per la produzione di fenolo, con l'eccedenza inviata su altri impianti Polimeri Europa;
impianto fenolo: 230 ktn/a prodotto a Porto Torres e totalmente esportato;
impianto politene alta densità (HDPE): 140 ktn/a di produzione e vendute nel resto d'Italia ed Europa;
impianto gomme nitriliche (NBR): 30 ktn/a di gomme nitriliche prodotte a Porto Torres e vendute nel resto d'Italia e in Europa. Tale impianto, unico in Italia, in Europa ha un unico concorrente. Tale assetto pone la produzione al riparo dalle frequenti crisi di mercato. Ne è esempio l'attuale situazione in cui la crisi di mercato attanaglia tutte le produzioni ad eccezione di tale linea;
servizi ausiliari e logistica: a supporto delle linee produttive menzionate vi sono i servizi ausiliari tra cui: un pontile liquidi dotato di 5 punti di carico/scarico per navi fino a 80 ktn; una centrale termoelettrica per la produzione di energia elettrica e vapore con tre gruppi da 300 tn/h di vapore a 105 ate e 35 MW cadauno. Produzione di vapore a 36 ate, 10 ate e 2,5 ate utilizzato per la marcia degli impianti chimici; produzione di acqua demineralizzata sia per usi termici che per usi chimici con capacità oltre gli 800 mc/h; stoccaggi serbatoi, con volume pari a 800.000 mc;
tecnologia: l'assetto è assai variegato, con tecnologia di alcuni impianti assai obsolete come, purtroppo, il cracking il quale ha necessità di investimenti mirati per l'adeguamento tecnologico, ed altri aventi un livello di aggiornamento tale da essere proposti e venduti da Polimeri Europa sotto licenza sul mercato internazionale

(fenolo e rumene). L'impianto nbr (gomme nitriliche) è unico in Italia per tecnologia;
l'indotto: le presenze medie di imprese terze di manutenzione e logistica sono pari a circa 500 unità. A questi numeri vanno aggiunte altre 3 ditte di trasporti per la movimentazione di circa 500 tonnellate al giorno di prodotti solidi, società che eseguono attività di analisi di laboratorio per conto dello stabilimento e società che eseguono attività legate alla logistica marittima;
b) Vinyls Italia ex Ineos Italia:
impianti di vinil cloruro monomero (vcm) e poli vinil cloruro (pvc): le produzioni di questi impianti completano in Sardegna il ciclo del cloro. Sono produzioni fondamentali in quanto consentono l'utilizzo dell'etilene prodotto a Porto Torres dall'impianto del cracking e quello del dicloroetano prodotto ad Assemini con il cloro. La linea di produzione è interconnessa tra i due stabilimenti e l'uno si integra con l'altro. L'etilene prodotto a Porto Torres viene trasportato ad Assemini, ove, utilizzandosi il cloro prodotto nello stesso sito, si trasforma in dicloroetano (dce). Tale prodotto viene trasportato a Porto Torres e si trasforma in vinil cloruro monomero che a sua volta viene trasformato in poli vinil cloruro, che è l'ultimo anello della catena. Le quantità in gioco sono 150 kt/a di produzione di vinil cloruro monomero e 80 kt/a di poli vinil cloruro. La sostenibilità del progetto industriale a Porto Torres deve necessariamente vedere in marcia questa importante linea di produzione che, oltre a sostenere lo stabilimento di Assemini, ha stretti legami con quello di Porto Marghera. Non si ignora che nell'attuale assetto impiantistico e tecnologico lo stabilimento è esposto a forti perdite economiche nei periodi di crisi che, in modo particolarmente evidente per il settore chimico, sono ciclici. Ma le cause di tale situazione sono da addebitarsi al progressivo disgregamento della struttura produttiva del sito, con una interminabile sequenza di fermate di impianti (fibre, cloro soda, centro ricerche, sasol, per citare gli ultimi dal 1998), senza che vi fosse, salva qualche rara eccezione, un'azione di aggiornamento tecnologico e potenziamento dei volumi degli impianti residui. Le criticità presenti impongono la necessità di conseguenti azioni ed ulteriori opportunità legate alla specificità del sito:
steam cracker: i gap tecnologici di tale impianto, concentrati nei forni e nelle principali macchine, rappresentano, in termini economici, il 55 per cento circa della disefficienza dello stabilimento. L'azione conseguente sarebbe un investimento mirante al rinnovamento dei forni e di ammodernamento dei principali compressori, come già realizzato in tutti gli altri cracker d'Europa. Polimeri, nel suo primo piano industriale, aveva preventivato 100 milioni di euro anche per questo tipo di lavori. Attualmente di tale finanziamento non si sente più parlare;
fenolo: l'impianto presenta un ottimo livello di tecnologia. Il problema in questo caso è di natura esclusivamente commerciale, in quanto nello scenario a breve termine siamo in regime di eccesso di produzione. La soluzione a breve è quindi uno sforzo sul piano commerciale e, a medio termine, l'integrazione con utilizzatori del prodotto, eventualmente con la realizzazione di impianti che ne integrino verticalmente l'utilizzo;
gomme e polietilene: risultano interessanti iniziative di incremento della produzione in modo tale da ridurre l'incidenza dei costi fissi unitari. In aggiunta sono strategici, come detto per il fenolo, integrazioni con utilizzatori del prodotto che installino proprie facilities sul sito;
servizi generali: il costo dell'energia elettrica e del vapore utilizzato nel sito è fortemente penalizzato dalla mancata conversione dei gruppi termoelettrici convenzionali con utilizzo di olio combustibile a basso tenore di zolfo (btz) a turbogas con utilizzo di metano, come realizzato in tutti gli stabilimenti petrolchimici e di raffinazione Eni. Ciò è causato dal mancato collegamento della Sardegna alla rete gas,

con penalizzazione del costo dei prodotti dello stabilimento anche del 20 per cento rispetto alla concorrenza. In attesa del collegamento dell'isola alla rete del metano proveniente dall'Algeria è indispensabile l'applicazione di un accordo di programma analogo a quanto previsto per Ineos e che veda riconosciuto uno sconto paritetico alla tariffa del chilowattora (75 euro a chilowattora);
il conto economico del petrolchimico di Porto Torres ha avuto un peggioramento nel 2008 rispetto al 2007 di oltre 50 milioni di euro. Con questi dati e senza investimenti seri e certi lo stabilimento è destinato ad incontrare ancor più serie difficoltà, essendo stati i primi quattro mesi del 2009 ancora peggiori. Nell'ultimo incontro avvenuto nel mese di giugno 2009 tra Eni, Governo e organizzazioni di categoria nazionali, la stessa Eni ha confermato per Porto Torres un graduale e drammatico disimpegno;
la mancanza di investimenti (100 milioni di euro promessi e mai investiti), il conto economico negativo e la mancanza di strategia a medio e lungo termine potrebbero, così, portare inesorabilmente alla chiusura di una realtà industriale che per il nord Sardegna rappresenta la sola unica fonte certa di reddito. Senza il petrolchimico di Porto Torres il nord Sardegna entrerebbe nel tunnel del dramma sociale;
l'Eni e la sua consociata Polimeri Europa producono chimica in tutta Italia. In Sardegna Eni, attraverso Polimeri Europa e Syndial, è presente a Porto Torres, Sarroch e Assemini. Lo stabilimento di Porto Torres rappresenta uno dei più grandi d'Italia. La forza lavoro impegnata in questo stabilimento è cosi articolata: Polimeri Europa, 730 lavoratori; Vinyls Italia, 140 lavoratori; Syndial, 30 lavoratori; Asi-Asa, 30 lavoratori. Queste sono solo le principali aziende chimiche insediate nel sito di Porto Torres. Insieme a queste sono presenti: Isolanti italiani (isolamenti per l'edilizia), 30 lavoratori; Poliemme (polistiroli per uso alimentare), 20 lavoratori; Tecnicoop (lavorazione scarti pvc), 10 lavoratori; Turris Espansi (polistiroli per uso alimentare), 30 lavoratori;
oltre a questi lavoratori diretti nello stabilimento di Porto Torres lavorano società di manutenzione (meccanica, elettro-strumentale, coibentazioni-ponteggi, bonifiche), trasporti, servizi per un totale, tra diretti e indotto, di circa 3500 lavoratori;
l'Eni, società controllata dallo Stato, ha deciso di smantellare la chimica italiana, iniziando dallo stabilimento petrolchimico di Porto Torres. In tale disastrosa ipotesi nell'intera provincia di Sassari andrebbero a mancare circa 100 milioni di euro annui. Questa catastrofe sociale porterebbe al crollo totale dell'economia dell'intera provincia. L'intero sistema dei trasporti sia marittimo che terrestre subirebbe un gravissimo danno e la conseguente crisi dei consumi causerebbe la chiusura di decine di attività commerciali, artigianali e di servizi;
si tratterebbe non di avere finanziamenti pubblici, ma che venissero effettivamente disposti gli investimenti già dichiarati dalla società Polimeri Europa e che, in quanto tali, darebbero risultati economici certi;
l'ipotesi di accordo Ineos - Safi (Fiorenzo Sartor imprenditore che voleva rilevare la linea di produzione cloro, cloro derivati, pvc) - ENI che ha portato alla costituzione della società Vinyls Italia con l'intermediazione del Ministero dello sviluppo economico è fallita prima ancora di iniziare. Purtroppo Ineos ha deciso di andare via dall'Italia e non c'è nessun'altro imprenditore serio che abbia deciso di investire in questa linea produttiva;
circa i rapporti tra Safi ed Eni (Polimeri e Syndial) relativi al debito residuo relativo alle forniture al 31 dicembre 2008, pari a circa 77 milioni di euro, si sa che verrà onorato da Safi con un piano di rientro di 10 milioni di euro entro aprile 2009, 5 milioni di euro entro il 31 luglio 2009 e 15 milioni di euro entro gennaio 2010. Dopo tale data resterebbero altre 30

rate mensili di pari importo per la differenza rimasta. Questo accordo di fatto sembra saltato ma rimangono sempre esigibili i debiti accumulati a suo tempo da Ineos;
la società Vinyls Italia ha chiesto prima il fallimento e successivamente di essere ammessa all'amministrazione controllata per poter accedere ai benefici della cosiddetta legge «Prodi-bis»;
al momento tutto il personale in cassa integrazione guadagni ordinaria della Polimeri Europa è rientrato al lavoro. Gli impianti sono tutti in marcia tranne quello di cumene per il quale è finita la fase di passivazione e che è in stato di conservazione. Il personale ancora lavora nell'impianto ma da oggi è iniziato lo spostamento di 5 risorse dal cumene all'impianto degli elastomeri in grossa carenza di organico e costretto a fermare per ogni fine settimana;
l'impianto del fenolo è rimasto in marcia fino a giugno;
gli impianti di polivinil cloruro e vinil cloruro monomero di proprietà della società Vinyls sono fermi oramai da 2 mesi e il personale dei due impianti è in sciopero da tre settimane. L'azienda ha chiesto la precettazione del personale da parte dei Prefetto di Sassari. Allo stato attuale i due impianti sono in fase di bonifica. I lavoratori chiedono che l'amministrazione controllata di Vinyls Italia garantisca la continuità produttiva e non precluda la realizzazione degli investimenti necessari per la realizzazione del piano industriale dei ciclo cloro-cloro derivati coi relativi «sbottigliamenti» nel sito di Porto Torres;
secondo quanto risulta nelle relative piattaforme sindacali, i lavoratori rivendicano dal Governo e dall'Eni la riapertura degli impianti degli intermedi ed il rafforzamento del cracking, condizione senza la quale il petrolchimico sarebbe messo nella condizione di chiudere e trascinerebbe nel disastro anche la linea cloro derivati a livello più complessivo a prescindere da eventuali soluzioni positive ad essa dedicate;
ai primi di luglio 2009, in un tavolo ministeriale, l'Eni ha dichiarato al ministro Scajola la decisione di fermare per almeno due mesi l'impianto di etilene di Porto Torres. Dal punto di vista tecnico sia chiaro che ciò significherebbe la fermata di tutto il petrolchimico, ad eccezione di alcuni impianti di servizi, con una tempistica molto aleatoria che non prevede il riavvio. Tale decisione è stata respinta con forza dalle organizzazioni sindacali e dalla politica locale, provinciale e regionale sia di maggioranza sia di opposizione, in quanto ciò costituirebbe il drammatico segno di una volontà effettiva di smantellamento della industria chimica e di ritirata dell'Eni dalla Sardegna, che produrrebbe la desertificazione produttiva e sociale;
l'annuncio è caduto in una situazione di fortissima tensione sociale per la gravissima crisi dell'industria sarda, che ha già visto la chiusura di numerosi impianti nel Sulcis Iglesiente; la grande mobilitazione degli stati generali sardi, dalle forze politiche a quelle sociali, comprese le grandi manifestazioni dei lavoratori anche sulle strade ed a presidio delle fabbriche, sono significative del fortissimo allarme presente in tutta la Sardegna, in cui l'industria è fattore essenziale di stabilizzazione del lavoro, del reddito e dello sviluppo, non essendo assolutamente sufficienti altre attività produttive;
è opinione diffusissima, e lo è certamente dell'interrogante, che quell'infausta e perniciosa decisione debba essere immediatamente revocata e che, comunque, neppure l'immediata revoca della decisione di chiusura sarebbe da sola sufficiente potendo apparire come un temporaneo sollievo al solo scopo di ridurre la tensione, ma al di fuori della decisione generale dell'Eni di confermare la sua volontà di garantire la continuazione dell'impegno nella chimica, almeno in Sardegna, insieme al mantenimento in funzione

degli impianti; decisione che rappresenta l'unica e vera grande posta in gioco nella straordinaria vertenza in atto;
è parimenti essenziale che Eni confermi ed amplifichi gli investimenti che circa un anno fa aveva previsto per Porto Torres e che erano pari a 100 milioni di euro, senza scambi di carattere industriale. La politica dei due tempi ha sempre portato alla chiusura dell'esistente e alla non realizzazione del promesso: pur se non si ignora che il Governo avrebbe in passato autorizzato l'Eni, nel suo piano industriale, a dismettere la chimica come attività produttiva, si deve tuttavia affermare con forza che lo stesso Governo può invece esercitare ogni intervento, e persino pressione affinché l'Eni stesso mantenga la sua attività nella chimica, almeno in Sardegna, considerato anche che lo stesso Ente ricava importanti profitti dall'attività nel settore dell'energia e che, con adeguati investimenti, può comunque essere competitivo anche nel mercato della chimica;
ancor più tale intervento si appalesa essenziale per evitare la dismissione dell'impegno italiano in un settore altamente strategico quale quello della chimica;
l'interrogante è certo che il Governo sia consapevole che, nel caso in cui l'Eni non dovesse mantenere l'impegno nel settore della chimica in Sardegna, l'isola andrebbe incontro ad una disoccupazione sempre più selvaggia che potrebbe determinare gravi preoccupazioni e conseguenze incalcolabili sulla pace sociale, non essendo il tessuto socioeconomico sardo in grado di assorbire i disoccupati dell'industria e di sopportarne il grave carico umano ed economico: situazione che potrebbe degenerare, dato lo stato di più che comprensibile esasperazione della comunità sarda, pienamente solidale con i lavoratori e le loro famiglie -:
quali siano gli intendimenti del Governo in relazione a quanto riportato in premessa e se intenda esercitare ogni influenza presso l'Eni affinché revochi la decisione di chiudere per due mesi l'impianto del cracking e confermi, invece, la volontà di mantenere il suo impegno nel settore strategico della chimica, almeno in Sardegna;
se il Governo intenda assumere iniziative volte a promuovere e condurre a buon fine un tavolo nazionale sulla chimica presso la sede di palazzo Chigi nel quale assumere decisioni e dare rassicurazioni cogenti per l'Eni.
(5-01658)

Interrogazioni a risposta scritta:

MURA. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
il 14 luglio 2009 dalla Slovacchia il Ministro Scajola ha annunciato che a partire dal 2013 nel nostro Paese Enel darà il via alla realizzazione della prima centrale nucleare, specificando nella medesima occasione che i siti di interesse nucleare sul territorio nazionale saranno localizzati entro i prossimi sei mesi;
le dichiarazioni del Ministro Scajola e le considerazioni espresse dall'amministratore delegato di Enel, Fulvio Conti, sono state pubblicate sulle pagine del quotidiano La Stampa del 15 luglio 2009, accompagnate da una mappa dei siti indicati per la realizzazione di centrali atomiche in cui tra gli altri appare anche quello di Caorso a nord di Fidenza in provincia di Parma;
Parma è oggi uno dei più importanti poli agroalimentari d'Europa, nonché sede dell'Autorità europea per la sicurezza alimentare, che fonda sulla qualità dei prodotti e sulla genuinità del made in Italy non solo l'immagine del Paese, ma soprattutto un comparto industriale di fondamentale importanza che ad oggi rappresenta nella provincia l'unico settore produttivo in grado di registrare un trend positivo nonostante la grave crisi economica che da un anno ci colpisce;
la tecnologia nucleare, in particolare quella di terza generazione alla quale accederebbe il nostro Paese, mostra ancora notevoli problemi di sicurezza, di

finitezza delle risorse di uranio (stimate in 50 anni), nonché di gestione delle scorie e del grado di inquinamento, considerato che secondo alcuni studi l'emissione di anidride carbonica prodotta nell'intero processo nucleare è pari a quella di una centrale a ciclo combinato;
alcuni rappresentanti locali nonché il Presidente della provincia di Parma, Vincenzo Bernazzoli, si sono detti all'oscuro di ogni decisione al riguardo e profondamente critici sull'ipotesi di costruire nella provincia emiliana una centrale nucleare secondo cui si minerebbe innanzitutto l'immagine dei prodotti agroalimentari italiani nel mondo;
lo stesso Ministro Scajola, considerando il mancato raggiungimento di un'intesa con le Regioni, ha dichiarato apertamente che il Governo potrà utilizzare dei non meglio definiti «strumenti sostitutivi», lasciando così intendere addirittura l'uso della forza -:
se le informazioni e la mappa dei siti di interesse nucleare apparse sulla stampa locale e nazionale siano da considerarsi ancora valide e con quali modalità il Governo ritenga possibile realizzare nel Paese, e in particolar modo nella provincia di Parma, una centrale nucleare evitando il rischio di compromettere definitivamente l'immagine di alta qualità che il comparto agroalimentare italiano ed emiliano detengono nel mondo proprio grazie alla tutela e alla salvaguardia del territorio finora garantiti.
(4-03668)

BERGAMINI. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
il Comune di Siena, con delibera di Giunta comunale n. 892 del 15 dicembre 1999, ha fatto realizzare da Telecom s.p.a. verso corrispettivo, grazie ad un prevalente contributo iniziale della banca Monte dei Paschi, una rete via cavo ibrida che gestisce ed ha gestito in passato, tramite la società interamente partecipata dal comune Siena Innovazione s.r.l., oggi in via di liquidazione e sostituita nelle sue funzioni di gestore dal Consorzio Terrecablate - interamente partecipato dagli enti locali della provincia di Siena. Il duplice obiettivo perseguito è quello di eliminare, per motivi estetici, dai tetti delle case di Siena parabole ed antenne, e di entrare nel settore della teleradiodiffusione, dando luogo ad una vera e propria televisione della pubblica amministrazione;
attraverso tale rete via cavo, dal 2002, il comune di Siena distribuisce per otto ore al giorno il programma, a tutti gli effetti generalista, «canale civico CCS cable tv», prodotto dall'ente comunale con finalità che avrebbero dovuto essere di mera comunicazione istituzionale, poi disattese;
il Comune, dopo aver vietato con regolamento edilizio l'installazione delle parabole e demolito a proprie spese, mediante delibera, decine di migliaia di antenne dai tetti delle case della città - unico mezzo di ricezione dei programmi via etere terrestre -, ha deciso di ritrasmettere nella rete via cavo, assieme al proprio «CCS cable tv», un numero limitato di programmi di emittenti teleradiodiffusive locali e nazionali e della RAI, senza un unanime e formale consenso, pur se già irradiati correttamente a Siena via etere terrestre. Consta all'interrogante che detti programmi sono stati selezionati arbitrariamente dal comune e da Siena Innovazione s.r.l. senza corresponsione di compenso alcuno per diritto d'autore ed in evidente dispregio dei principi di «neutralità tecnologica», leale concorrenza e «libertà d'antenna»;
in alcuni casi la qualità del segnale cablato è risultata, a seguito di apposita certificazione, inferiore a quella del segnale irradiato dagli impianti di trasmissione via etere terrestre, ricevuto precedentemente tramite le antenne site sugli immobili. Ciò è dovuto al fatto che parte dell'utenza è ancora oggi fornita di apparecchi ricevitori in commercio non in grado di attuare appieno la nuova sintonizzazione, per cui la stessa è stata penalizzata;

alla rete via cavo nella città di Siena non è garantito libero accesso, essendo necessario il consenso del Comune sia per gli aspetti tecnici, di qualità del segnale sia per la scelta dei programmi da inserirvi;
la decisione del Comune di Siena di dotarsi di una propria rete televisiva è in palese violazione:
a) dell'articolo 16, comma 12, della stessa legge, in base al quale «la concessione non può essere rilasciata ad enti pubblici, anche economici, a società a prevalente partecipazione pubblica e ad aziende ed istituti di credito»;
b) del decreto legislativo 31 luglio 2005, n. 177, recante «Testo unico della radiotelevisione», il cui articolo 5, comma 1, lettera b) stabilisce: «fatto salvo quanto previsto per la società concessionaria del servizio pubblico generale radiotelevisivo, le amministrazioni pubbliche, gli enti pubblici, anche economici, le società a prevalente partecipazione pubblica e le aziende ed istituti di credito non possono, né direttamente né indirettamente, essere titolari di titoli abilitativi per lo svolgimento delle attività di operatore di rete o di fornitore di contenuti»;
in virtù di tale comportamento del Comune di Siena, che risulta non conforme alla normativa vigente, il 30 gennaio 2006 ed il 23 novembre 2006 l'Ispettorato territoriale della Toscana del Ministero dello sviluppo economico, già Ministero delle comunicazioni, ha diffidato la società Siena innovazione s.r.l. prima ed il Comune di Siena poi dal continuare nell'esercizio non autorizzato di apprensione dall'etere e di distribuzione via cavo dei segnali irradiati via etere dalle emittenti legittimamente concessionarie del servizio di radiodiffusione televisiva;
in data 11 luglio 2008 lo stesso Ispettorato territoriale del Ministero dello sviluppo economico ha fatto sapere che il dicastero ha avviato un nuovo ulteriore procedimento amministrativo nei confronti del Comune di Siena, tuttora in fase di istruttoria, a tutela delle emittenti legittimamente esercenti in quanto concessionarie -:
se il Ministro non ritenga opportuno, nel rispetto delle prerogative e dell'indipendenza dell'ente comunale senese, assumere le necessarie iniziative al fine di ristabilire le condizioni di piena legittimità nel sistema teleradiodiffusivo locale, tutelando così le emittenti locali concessionarie operanti nell'area di Siena, la cui attività - come il Ministero ha già accertato - è stata penalizzata dalla rimozione delle antenne e dalla concorrenza svolta da soggetti finanziati dal comune di Siena, assolutamente carenti di titolo per svolgere l'attività di teleradiodiffusione a Siena.
(4-03669)