XVI LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di giovedì 16 luglio 2009

TESTO AGGIORNATO AL 23 SETTEMBRE 2009

ATTI DI INDIRIZZO

Mozione:

La Camera,
premesso che:
nell'ottobre del 2003 fu arrestato e successivamente condannato per frode ed evasione fiscale a nove anni di carcere (ridotti ad otto in appello), da scontare presso una prigione del distretto siberiano di Chita, il noto magnate russo Mikahail Khodorkovsky;
Khodorkovsky e la sua compagnia Yukos, prima dell'arresto, avevano finanziato alcuni partiti liberali russi di opposizione e si apprestavano a concludere accordi commerciali che avrebbero reso possibile l'ingresso di capitali esteri nell'azionariato di Yukos;
nel 2007, sono emerse nuove imputazioni a carico dell'ex proprietario della compagnia petrolifera Yukos e del suo socio Platon Lebedev;
la decisione della Procura generale della Federazione russa è apparsa subito quantomeno sospetta, poiché intervenuta quando la legge russa avrebbe permesso a Khodorkovsky la libertà condizionata, avendo scontata la metà della pena;
lo stesso Presidente Obama, ha trovato strano che «le nuove accuse a Khodorkovsky, che sembrano la riedizione delle vecchie accuse, debbano emergere proprio ora, dopo anni di prigione e quando per questi due uomini c'è la possibilità di ottenere un'amnistia»;
dallo scorso febbraio Khodorkovsky e Lebedev sono stati trasferiti in una prigione di Mosca per rispondere a nuove accuse di truffa e riciclaggio che potrebbero condurre ad una ulteriore condanna di ventidue anni;
in particolare, in questo «secondo processo Yukos», le accuse riguarderebbero il furto di 350 tonnellate di greggio e nel riciclaggio di 28 miliardi di dollari grazie all'utilizzo di compagnie off-shore e della ONG «Open Russia», fondata dallo stesso Khodorkovsky;
il nuovo processo si annuncia lungo anche in considerazione dell'elevato numero di testimoni chiamati in causa dalla difesa e dall'accusa;
la concessione della libertà vigilata a Svetlana Bakhmina, ex legale del gruppo Yukos, già condannata a sei anni e mezzo per malversazione sembrerebbe far presagire un atteggiamento più morbido delle autorità russe nell'affrontare la battaglia legale;
tuttavia in un'intervista pubblicata da Il Corriere della Sera il presidente russo Medvedev ha dichiarato che Khodorkovsky può chiedere di essere graziato dal presidente, ma deve prima riconoscere la sua colpevolezza: «la nostra procedura è precisa, chi vuole, si rivolge al presidente, si riconosce colpevole e chiede l'atto di clemenza»;
la vicenda è stata oggetto delle critiche da parte dei leader europei e da parte del Consiglio europeo;
il Governo italiano vanta ottime relazioni bilaterali con la Russia ed è attualmente il terzo partner commerciale al mondo di Mosca, dopo Germania e Cina, ed è nota l'amicizia che lega il Presidente del Consiglio, Berlusconi al Primo Ministro russo Putin,

impegna il Governo

ad attivare tutti i canali diplomatici disponibili affinché venga garantito il rispetto dei diritti umani e del diritto alla difesa di Khodorkovsky e di Lebedev in particolare e dei cittadini russi in generale.
(1-00224) «Casini, Cesa, Vietti, Adornato, Bosi, Buttiglione, Capitanio Santolini, Cera, Ciccanti, Ciocchetti, Compagnon, De Poli, Delfino, Dionisi, Drago, Anna Teresa Formisano, Galletti, Libè, Mannino, Mantini, Mereu, Naro, Occhiuto, Pezzotta,

Pisacane, Poli, Rao, Romano, Ruggeri, Ruvolo, Tabacci, Tassone, Nunzio Francesco Testa, Volontè, Zinzi, Bernardini, Gentiloni Silveri, Lusetti, Oliverio, Guzzanti, Enzo Carra, Colucci, Laratta, Tempestini, Pes, Calgaro, Razzi, Barani, Barbieri, Scilipoti, Fucci, Giachetti, Cavallaro, Pistelli, Rubinato, Toto, Grassi, Castagnetti, Zampa, Capodicasa, Boccia, Raisi, Zeller, Vernetti, Zacchera, Torrisi, Bossa, Rosso, Ferrari, Biancofiore, Vaccaro, Mecacci, Strizzolo».

Risoluzioni in Commissione:

La III Commissione,
premesso che:
nella seduta del 10 giugno 2009 il Governo ha comunicato alle Commissioni affari esteri di Camera e Senato, riunite in seduta congiunta, le linee portanti del processo di razionalizzazione della rete degli uffici consolari all'estero da attuarsi tra la fine del 2009 e il 2011. Il processo di razionalizzazione prevede la chiusura di 18 sedi consolari (13 in Europa, 2 negli Stati Uniti d'America, 2 in Australia, 1 in Sud Africa), la chiusura dell'Ambasciata di Lusaka in Zambia e il declassamento di 4 consolati generali a consolati (Alessandria d'Egitto, Basilea, Gedda, Karachi);
la rete diplomatico-consolare italiana nel mondo è stata sottoposta, in particolare a partire dall'inizio degli anni '90, a successive misure di razionalizzazione che hanno già ridotto (in alcune aree geografiche drasticamente) la presenza dell'amministrazione dello Stato italiano. Il progetto presentato dal Governo, impropriamente denominato 4a fase di ristrutturazione, seguirebbe la manovra di razionalizzazione determinata dalla legge finanziaria 2007 (legge n. 296 del 2006, articolo 1, comma 404) che si è conclusa da poco;
la chiusura dell'elevato numero di rappresentanze consolari previsto dalla manovra costituirebbe un duro colpo per gli interessi strategici italiani nel mondo, in particolare in termini di supporto al nostro sistema economico-imprenditoriale, un compito che non può essere svolto affidandosi, sic et sempliciter, agli strumenti tecnologici di cui oggi disponiamo;
la manovra di razionalizzazione della rete consolare annunciata dal Governo ha suscitato forti perplessità nelle istituzioni e tra le autorità politiche dei Paesi coinvolti dalle chiusure, nei quali sono in gioco rapporti commerciali, culturali ed economici di primo piano per l'Italia. Si segnalano, infatti, le numerose prese di posizione a mezzo stampa di dette autorità, nonché gli appelli indirizzati al nostro Ministero degli affari esteri. Il ridimensionamento delle nostre strutture pubbliche andrebbe a detrimento della proiezione verso la realtà locale, soprattutto in Paesi centrali nel quadro dei nostri rapporti bilaterali (come la Germania), nonché in Paesi la cui struttura federale (Australia, Belgio, Germania, Svizzera, Sudafrica) rende il rapporto con le autorità regionali altrettanto importante rispetto a quello con le autorità centrali e tale da non poter essere assolutamente trascurato. In Germania, ad esempio, i due Consolati generali di prima classe di Francoforte e Monaco ed il Consolato Generale di Stoccarda sono rimasti o saranno presto privi del Vice Console: non si considera che il Baden-Württemberg e la Baviera hanno da soli un interscambio commerciale con l'Italia superiore a quello che il nostro Paese intrattiene con la Cina, e che il quadro degli interessi che vantiamo in questi due Länder li rende centrali per la crescita dell'industria italiana, a cominciare da quella della subfornitura nel settore dell'auto. E non si considera la nostra presenza in Paesi come l'Australia - strategici nell'area Asia-Pacifico - oggi all'avanguardia di importanti progetti internazionali sul versante dell'ambiente e della ricerca scientifica e tecnologica, o la presenza della nostra diplomazia in Paesi di grande interesse del continente africano verso i quali, per altro, l'attenzione internazionale è in forte crescendo;
la promozione del turismo verso l'Italia presuppone anche una rete relazionale di valorizzazione del nostro patrimonio artistico e culturale, un'attribuzione a cui non possono far fronte unicamente gli Istituti italiani di cultura, confrontati, tra l'altro, con i tagli di bilancio posti in essere

con la manovra di finanza pubblica. Inoltre, in due delle sedi minacciate di chiusura (Amburgo e Durban) si registra un importante ruolo dei rispettivi consolati a supporto del traffico mercantile italiano, così come è evidente che il consolato di Detroit, avendo la FIAT acquisito gli asset della Chrysler, diventa un punto chiave della nostra industria automobilistica. In tal senso, sono da considerare di assoluto rilievo le perplessità espresse da molti parlamentari in sede di audizione del Ministro degli affari esteri;
la manovra di razionalizzazione costituisce un duro colpo per le comunità di italiani residenti all'estero e per i servizi ad esse diretti. Ci riferiamo alle comunità calcolate al 31 dicembre 2008 in base ai dati dell'Anagrafe degli italiani all'estero, secondo i quali i cittadini italiani nel mondo sono 4.008.563, di cui 2.169.144 (54,1 per cento) in Europa. Si deve inoltre notare che le rilevazioni trimestrali dei dati anagrafici condotte dagli uffici consolari mostrano un quadro di andamento e di tendenze che non lascia dubbi alle interpretazioni: in svariate aree geografiche europee si assiste ad un notevole incremento delle presenze italiane, riconducibile per lo più alle nuove mobilità professionali transnazionali;
si registrano sempre minor personale e minori risorse finanziarie a disposizione, congiuntamente a procedure amministrative sempre più complesse: questo il quadro destinato a penalizzare il livello dei servizi che la rete diplomatica e consolare sarà in grado di fornire agli italiani residenti all'estero ed il suo contributo alla promozione dei complessivi interessi italiani nel mondo;
le riduzioni delle voci del bilancio tracciate dalla legge finanziaria 2009 hanno penalizzato fortemente la dotazione di personale della rete diplomatica italiana. L'impatto, in termini di organico, è stato pesante soprattutto per gli Uffici consolari, drasticamente ridimensionati tanto nel personale amministrativo quanto in quello diplomatico. Il ridimensionamento del personale ha posto molti consolati in condizioni operative difficili, tenendo conto che la complessità delle norme che regolano il funzionamento dei vari servizi richiede conoscenze tecniche sempre più specifiche e non improvvisabili (è il caso - ad esempio - della funzione notarile, che si è andata col tempo sempre più evolvendo per seguire i sempre più complessi ed articolati rapporti - anche economici - delle nostre comunità con l'Italia). L'attività dei Consolati ne risente fortemente, con l'accumulo di arretrati (ad esempio nella trasmissione degli atti di stato civile ai comuni) e l'allungamento dei tempi di erogazione dei servizi. Il tutto mentre gli uffici sono gravati da compiti aggiuntivi imposti dalla organizzazione delle operazioni elettorali in loco (due solo nel corso di quest'anno, almeno una il prossimo) e dall'aumento dei servizi (per esempio: lo scorso anno con l'emissione della carta d'identità, quest'anno con l'imminente rilascio del passaporto con rilevazione delle impronte digitali);
in aggiunta alle contrazioni d'organico del personale amministrativo ed aggirando la farraginosa convenzione che il Ministro degli affari esteri aveva a suo tempo stipulato con la Conferenza dei rettori universitari italiani, lo stesso Ministero ha dato inoltre istruzione alle sedi estere di porre termine alla prassi di accogliere stagiaire (i partecipanti ai «tirocini formativi e di orientamento» regolati dalla legge n. 196 del 1997, articolo 18 e dal Decreto interministeriale n. 142 del 1998), la maggior parte dei quali erano segnalati da università italiane. Con tale indicazione i consolati hanno quindi perso non solo un apporto lavorativo apprezzato da tutti (personale interno ed utenza esterna), ma anche la carica di innovazione e disponibilità apportata da giovani volontariamente propostisi;
le distanze tra sedi in chiusura e sedi riceventi sono in molti casi un ostacolo insormontabile per i cittadini italiani all'estero. Il Nord-Est della Francia rimarrà completamente privo di servizi consolari e si dovrà far riferimento ad una sede,

quella di Parigi, distante centinaia di chilometri, così come la chiusura delle rappresentanze in Australia - Adelaide e Brisbane - comporterà ore di volo per recarsi alle sedi consolari riceventi (Sydney e Melbourne). Ma la stessa situazione si determinerà anche in Inghilterra a causa delle chiusura della sede di Manchester;
i risparmi derivanti dalla manovra di razionalizzazione, così come comunicati dal Governo, sarebbero irrisori oltre che improbabili: non sono quantificati i costi veramente notevoli derivanti dal trasferimento del personale, degli archivi, del mobilio, del riallineamento delle reti informatiche nelle sedi riceventi, degli spazi insufficienti, e altro. Non vi è un minimo accenno alla lotta agli sprechi né tanto meno si prendono in considerazione misure di razionalizzazione delle procedure amministrative, promesse da anni e mai realizzate. Ci si chiede, in particolare, che fine abbia fatto lo sportello unico. Inoltre non si comprende come si possa realizzare senza gravi danni la chiusura del consolato generale di Losanna, a cui fanno capo oltre 60 mila cittadini italiani registrati all'Anagrafe degli italiani all'estero, per trasferire il tutto al consolato generale di Ginevra, palesemente inadeguato ad accogliere il personale e l'archivio del consolato in chiusura, nonché ad erogare i servizi ad una consistente comunità come quella della città vodese: la concentrazione, in questo caso così come in quello di Charleroi, poggia su un presupposto visibilmente errato;
la fiducia nel cosiddetto «consolato digitale», che dovrebbe sopperire alle strutture materiali, nell'erogazione di determinati servizi, appare concretamente fuori misura. Attualmente è in corso una sperimentazione nel consolato di Bruxelles e, a quanto è dato di capire, il sistema necessita di vari anni (e investimenti cospicui) prima che possa passare a regime. Non vi è dubbio da parte nostra che il forte ricorso alle innovazioni tecnologiche possa costituire una rivoluzione nella rete consolare. Ma smantellare la rete in attesa del divenire appare controproducente e autolesionista: oltre ai già citati interessi del sistema produttivo italiano, occorre sottolineare con forza gli enormi vantaggi economici che l'Italia ricava dalla presenza dei propri cittadini nel mondo, sia per il turismo di ritorno, sia per l'indotto economico, sia per tanti altri aspetti ancora);

impegna il Governo

a congelare per un periodo di tre anni (2010-2012) la manovra di razionalizzazione degli uffici consolari all'estero e ad accelerare nel frattempo il processo di revisione e ammodernamento delle procedure amministrative, nonché l'informatizzazione destinata al funzionamento del «consolato digitale»;
a verificare le modalità transnazionali di accesso alle strutture consolari da parte dei nostri cittadini, per evitare loro di dover percorrere centinaia di chilometri (ad esempio, Mulhouse/Basilea anziché Metz), nonché ad avviare iniziative per il coinvolgimento dei competenti organi parlamentari e degli organismi di rappresentanza delle nostre comunità all'estero nel dibattito sul dimensionamento futuro della rete diplomatico-consolare italiana nel mondo.
(7-00193) «Narducci, Maran, Fedi, Porta, Corsini, Barbi, Tempestini, Mecacci, Garavini, Evangelisti, Di Biagio, Pianetta, Tremaglia, Picchi, Angeli, Biancofiore, Berardi, Bucchino, Gianni Farina, Ricardo Antonio Merlo».

La III Commissione,
premesso che:
l'urgenza di consolidare il ruolo esterno dell'Europa quale efficace attore di politica internazionale, oltre che di preservare la sicurezza e la stabilità nel cuore del Vecchio Continente, impone di mantenere al vertice delle priorità dell'Italia

in materia di politica estera il processo di integrazione europea dei Paesi dei Balcani occidentali (Croazia, Serbia, Ex Repubblica Jugoslava di Macedonia, Albania, Bosnia Erzegovina, Montenegro e Kosovo), da perseguire con convinzione sia nei rapporti bilaterali che nei diversi fora multilaterali, a partire dalle sedi europee;
in tal senso appare pienamente condivisibile il Piano sui Balcani occidentali articolato in otto punti, predisposto dal Governo italiano e finalizzato a trasmettere ai Paesi coinvolti immediati e credibili segnali circa la determinazione dell'Unione europea a mantenere fede agli impegni assunti a partire dal Consiglio di Copenhagen del 1993 e fino alla risoluzione sul consolidamento della stabilità e della prosperità nei Balcani occidentali, approvata dal Parlamento europeo lo scorso 24 aprile 2009;
in tema di liberalizzazione dei visti, in conformità con il primo degli otto punti previsti dal citato Piano e in considerazione dei sostanziali progressi maturati dai Paesi dell'area nel campo dei diritti fondamentali e dello stato di diritto, appare essenziale procedere fin da subito a rimuovere gli ostacoli che si frappongono alla liberalizzazione dei visti per i cittadini dell'Ex Repubblica Jugoslava di Macedonia, nonché di Serbia e Montenegro, trattandosi di Paesi che hanno compiuto i passi necessari e sono pronti ad affrontare questo passaggio cruciale del loro percorso di avvicinamento all'Unione;
per quanto concerne la richiesta di adesione presentata dal Montenegro nel dicembre 2008, anche alla luce dell'iter di ratifica, in corso presso il Parlamento italiano, dell'Accordo di Stabilizzazione e Accessione, è auspicabile che, anche a seguito dell'invito da parte del Consiglio europeo, la Commissione europea acceleri la presentazione della propria opinione sulla domanda di adesione del Montenegro, oltre che dell'Albania;
ai fini del completamento del percorso di adesione della Croazia all'Unione europea, sospeso dal dicembre 2008 per il veto della Slovenia a causa del contenzioso sul confine marittimo, anche in considerazione dell'ingresso della Croazia nella NATO, avvenuto nel 2009 dopo il superamento di analoghe difficoltà di carattere territoriale, occorre assicurare pieno sostegno alla nuova leadership di Zagabria affinché mantenga inalterato il carattere prioritario dell'obiettivo dell'ingresso nell'Unione europea nel quadro della definizione delle linee direttrici di politica estera;
per quanto concerne la Bosnia Erzegovina, è opportuno operare per il rafforzamento del ruolo svolto dall'Alto Rappresentante UE, alla luce del sostegno che l'Unione europea e gli Stati Uniti hanno dichiarato di garantire per l'integrazione euroatlantica del Paese a condizione che le autorità locali realizzino le condizioni per il completamento della difficile transizione verso la democrazia e per le necessarie riforme costituzionali;
un'ulteriore questione aperta concerne l'entrata in vigore dell'Accordo di Associazione e Stabilizzazione (ASA) tra l'Unione europea e la Serbia. Tale Paese ha avviato da tempo un virtuoso processo di riforme interne finalizzate alla modernizzazione del proprio assetto istituzionale e del tessuto economico, ottenendo la fiducia delle istituzioni finanziarie internazionali; ha inoltre intensificato in modo sensibile la propria collaborazione con il Tribunale dell'Aja. Per tali ragioni è giunto il momento di rimuovere ogni ostacolo che impedisca il celere compimento del percorso di adesione della Serbia all'Unione europea, a partire dalle resistenze opposte da taluni Stati membri all'attuazione dell'Accordo interinale, sospeso dal Consiglio dei ministri dell'Unione sulla base del veto olandese;
alla luce del positivo evolversi dei negoziati in corso presso le Nazioni Unite sulla controversia internazionale in ordine all'impiego della denominazione di «Macedonia», si deve operare per sostenere il definitivo superamento della crisi tra Grecia ed Ex Repubblica Jugoslava di Macedonia

(FYROM) che, come noto, costituisce un ostacolo all'integrazione euroatlantica della FYROM;
in merito all'impegno rivolto ad assicurare adeguato sostegno economico al Kosovo - nuova entità statuale riconosciuta da 22 Stati dell'Unione europea e di recente entrata a far parte della Banca Mondiale e del Fondo Monetario Internazionale - non deve cessare l'impegno europeo finalizzato al consolidamento della pace e della stabilità, anche in considerazione della perdurante fragilità politica concentrata nelle regioni settentrionali del Paese al confine con la Serbia;
vista la rilevanza del processo di integrazione europea dei Balcani occidentali nel quadro complessivo delle relazioni tra Europa e Stati Uniti e del comune impegno per la soluzione delle crisi internazionali, per la stabilizzazione e la pace, appare opportuno promuovere un Vertice UE-Balcani-Stati Uniti, da tenere auspicabilmente entro il 2010,

impegna il Governo:

ad operare attivamente in tutte le sedi internazionali affinché l'Unione europea non venga meno agli impegni presi per l'integrazione di tutti i Paesi dei Balcani occidentali, a partire dai Paesi già candidati all'adesione;
a sollecitare le istituzioni europee a promuovere progressi concreti nella direzione indicata con gli otto punti contenuti nel Piano italiano sui Balcani, anche ai fini della necessità di non disperdere il patrimonio di consenso da parte dei cittadini dei Paesi balcanici nei confronti della prospettiva di adesione all'Unione europea;
a promuovere in particolare il celere completamento del processo di liberalizzazione dei visti per i cittadini dell'Ex Repubblica Jugoslava di Macedonia e della Serbia, nonché a condurre con convinzione un'azione di tipo politico-diplomatico volta a rimuovere i veti posti all'entrata in vigore dell'Accordo interinale concluso contestualmente alla firma dell'Accordo di stabilizzazione e associazione tra l'Unione europea e la Serbia, oltre che ad avviare celermente il percorso di ratifica degli Accordi di stabilizzazione ed associazione già siglati dall'Unione europea a partire da quelli con il Montenegro e la Serbia;
a far sì che sia tempestivamente data risposta alle domande di adesione di Albania e Montenegro, conferendo loro al più presto lo status di Paesi candidati.
(7-00194) «Stefani, Antonione, Maran».

...

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA
DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazione a risposta in Commissione:

LANZILLOTTA. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
da tempo è stata annunciata dal Governo una riorganizzazione del CNIPA, Agenzia che verifica e valida gli acquisti delle amministrazioni pubbliche svolgendo un delicatissimo compito di intermediazione tra domanda pubblica e mercato in un settore in cui si annidano enormi sprechi e potenziali abusi, oltre che concreti rischi di corruzione, elementi che richiedono di conseguenza che al predetto organismo siano preposte ad ogni livello persone dotate di alta competenza professionale e di riconosciuta indipendenza;
il Governo ha dovuto rinunciare a procedere alla riforma del CNIPA mediante la emanazione di un Regolamento stante che la bozza all'uopo predisposta dal Ministro della pubblica amministrazione

e dell'innovazione è stata sommersa dalle critiche e dai rilievi del Consiglio di Stato e pertanto si procederà con l'attuazione della delega legislativa contenuta nell'articolo 24 della legge n. 69 del 2009;
il Governo ha voluto comunque anticipare con effetto immediato, con una specifica disposizione inserita nel decreto-legge n. 78 del 2009, l'aumento del numero dei componenti del CNIPA contraddicendo un indirizzo di riduzione della spesa e degli sprechi da realizzare mediante la generalizzata diminuzione dei componenti di tutti gli organi collegiali;
vuoi per una generale politica di riduzione della spesa che per l'esigenza di inserire ogni eventuale modifica dell'assetto organizzativo e manageriale del CNIPA nel quadro della nuova configurazione che assumerà con l'emanazione del sopracitato decreto delegato di riorganizzazione, ogni decisione relativa all'assunzione di nuovi dirigenti dovrebbe essere posposta rispetto all'emanazione del decreto;
il decreto-legge 26 giugno 2009, n. 78 all'articolo 17, comma 7, ha disposto il divieto, con decorrenza 1o luglio 2009, di procedere a nuove assunzioni di personale a tempo determinato e indeterminato, comprese quelle eventualmente previste da norme speciali;
il Presidente del CNIPA, ingegner Pistella ha invece proposto al Collegio del CNIPA in data 9 luglio 2009 (cioè in data successiva al 1o luglio 2009 data in cui è scattato il divieto di nuove assunzioni) la nomina a Capo dell'area più importante e delicata del CNIPA che sovrintende al Sistema pubblico di connettività la nomina il dottor Mario Dal Co, già diretto collaboratore del Ministro della pubblica amministrazione, per un compenso di 172.000 euro l'anno, nomina che risulta all'interrogante abbia suscitato contrasti all'interno del Collegio;
il dottor Torda, nominato dal Ministro della pubblica istruzione subito dopo la formazione del Governo capo del dipartimento innovazione tecnologica, poi revocato e sostituito dal Capo della segreteria tecnica del medesimo Ministro dottor Turatto, è stato successivamente reintegrato nell'incarico di Capo Dipartimento a seguito dell'accoglimento da parte del TAR del ricorso da lui presentato avverso il provvedimento di revoca;
l'aumento a quattro del numero dei componenti del CNIPA disposto dal decreto-legge n. 78 del 2009 è stato il presupposto che ha consentito di nominare due giorni dopo l'entrata in vigore del decreto - nel Consiglio dei ministri del 3 luglio - il dottor Torda quarto componente del CNIPA con effetto differito a quando sarà esaurito il mandato di uno degli attuali componenti del collegio (provvedimento che sarà presumibilmente sufficiente a convincere il dottor Torda a rinunciare ad essere integrato nel suo posto di capo Dipartimento visto che gli emolumenti di componente del CNIPA ammontano a circa 400.000 euro lordi, importo ben superiore a quello della retribuzione di Capo dipartimento;
il complesso di tali vicende configurano secondo l'interrogante un uso spregiudicato degli incarichi pubblici, un metodo di attribuzione di tali incarichi totalmente in contrasto con i criteri di trasparenza, professionalità e meritocrazia tanto proclamati dal ministro della Pubblica Amministrazione e un inaccettabile spreco di denaro pubblico -:
se non ci siano tutte le ragioni di legittimità e di opportunità per sospendere sia l'assunzione del dottor Dal Co che l'assunzione del dottor Torda evitando tra l'altro di condizionare l'attività di un organismo delicato qual è il CNIPA con nomine che all'interrogante appaiono tutte motivate e caratterizzate dal rapporto fiduciario con il Ministro e di destinare i

conseguenti risparmi all'attività del CNIPA che versa in difficilissime condizioni finanziarie.
(5-01648)

Interrogazioni a risposta scritta:

REGUZZONI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
in queste ore si è abbattuto sulla provincia di Varese un violento nubifragio, che ha provocato - tra l'altro - l'esondazione del fiume Olona;
l'intervento della Protezione civile, dei Vigili del Fuoco e delle altre forze dell'ordine è stato provvidenziale in molte situazioni di pericolo per la vita di persone;
è stato dichiarato lo stato d'emergenza;
si stimano notevoli danni a immobili e cose;
da anni la Provincia di Varese è impegnata pressoché da sola alla costruzione di una vasca di contenimento delle acque del fiume Olona in comune di Malnate, località Gurone, con uno sforzo finanziario notevolissimo per le dimensioni dell'Ente in parola, poiché trattasi di un'opera pubblica del costo di oltre 20 milioni di euro;
detta opera - pur non ancora operativa poiché in fase di ultimazione - ha contribuito a contenere i danni, limitando l'esondazione al solo Comune di Varese ed evitando tracimazioni lungo tutti i comuni della Valle Olona;
presso il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti è stata da tempo inoltrata una richiesta di contributo della Provincia di Varese per la realizzazione della diga di Gurone finora rimasta disattesa -:
quali sia la reale portata dei danni;
se e come si intenda dar corso alla previsione di rimborsi economici ai danneggiati;
se intenda dar corso alla richiesta di aiuto finanziario avanzata dalla Provincia di Varese in ordine alla costruzione di detta importante opera;
se e quali altre opere di contenimento delle esondazioni di fiumi e laghi siano in programma nell'ambito dei bacini alla Provincia di Varese.
(4-03646)

STRIZZOLO, MARAN, ROSATO, MONAI, GOTTARDO, COMPAGNON, CONTENTO, DI CENTA, FOLLEGOT e FEDRIGA. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
secondo quanto contenuto nel comunicato delle Rappresentanze sindacali unitarie e del Comitato di redazione apparso su Il Messaggero Veneto del 13 luglio 2009, il gruppo L'Espresso, editore de Il Piccolo e de Il Messaggero Veneto, (i due quotidiani regionali più diffusi nella Regione Friuli Venezia Giulia), ha comunicato l'intenzione di trasferire, verosimilmente a Padova, la sede delle tipografie;
tale eventualità causerebbe un danno assai grave non solo ai lavoratori delle due testate, attraverso il taglio di posti di lavoro, ma anche ai lettori, che verrebbero privati della possibilità di fruire di quotidiani sempre aggiornati e completi;
in particolare, tale cambio di sede, provocherebbe la chiusura anticipata dei giornali e notevoli incertezze e difficoltà nella distribuzione;
i lavoratori del settore temono che anche l'annunciato cambio di formato dei sopra citati quotidiani in tabloid e l'incremento delle pagine a colori non possano né compensare né garantire lo sviluppo e la diffusione delle testate;

il settore della informazione e della comunicazione riveste sempre di più un ruolo fondamentale per l'affermarsi di un effettivo pluralismo;
sarebbe pertanto preferibile, ad avviso degli interroganti, la realizzazione di un unico centro stampa avente sede in Friuli Venezia-Giulia -:
se siano a conoscenza di un piano industriale comprendente sia lo spostamento delle tipografie dei quotidiani in questione in una sede fuori dalla Regione Friuli Venezia-Giulia che il cambio di formato;
se ritengano opportuno assumere iniziative con il coinvolgimento delle rappresentanze sindacali e dell'editore, al fine di tutelare le professionalità e i livelli occupazionali esistenti nella Regione e il diritto all'informazione dell'utenza.
(4-03648)

TESTO AGGIORNATO AL 26 LUGLIO 2010

...

AFFARI ESTERI

Interrogazioni a risposta scritta:

REGUZZONI. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
il Governo ha accolto in data 10 giugno 2008 l'ordine del giorno a firma Cota, Reguzzoni, Dal Lago (a.c. 9/1094-A-R/2), che recita, tra l'altro:
il traffico aereo di linea fra due Stati è regolamentato da accordi bilaterali, articolati in base a schemi fissi, sottoscritti dai Governi dei due Paesi interessati; attraverso la stipula di un accordo bilaterale viene sancito un regime regolamentare che definisce la quantità di voli offerti, il numero dei soggetti ammessi ad operare e il numero di destinazioni servite tra i due Paesi.
Tali accordi, sottoscritti non soltanto secondo puri criteri commerciali, possono essere di due tipi:
open sky: consentono a tutti i vettori delle due parti di collegare qualsiasi punto del proprio territorio con tutti i punti della controparte, in genere senza limitazioni di frequenze (ad esempio Italia/USA e da marzo 2008 UE/USA);
accordi tradizionali: prevedono il numero di vettori designabili da ciascuna parte e abilitati ad operare i collegamenti tra i due Paesi (designazione singola, designazione multipla), prevedono i punti d'accesso di ciascuna parte presso i quali i vettori designati possono atterrare (ogni compagnia è invece generalmente libera di partire da qualsiasi punto all'interno del proprio Paese); prevedono il numero di frequenze operabili tra i due Paesi, i posti offerti e le tariffe;
l'area di Milano e del Nord Italia, ad esempio, subisce al momento forti limitazioni in termini di accessibilità aerea dovute all'attuale configurazione degli accordi bilaterali vigenti che, di fatto, ostacolano o impediscono il concreto sviluppo del trasporto aereo in tale area, attraverso la predeterminazione del vettore designato (monodesignazione), la limitazione delle frequenze e dei punti di accesso;
il riposizionamento su Roma della maggior parte dei servizi extra europei di Alitalia accentua pesantemente queste limitazioni soprattutto, ma non solo, con riferimento all'aeroporto di Malpensa al quale non sono al momento garantite paritarie condizioni di accessibilità con l'altro principale scalo nazionale pur in presenza di richieste di vettori italiani e stranieri intenzionati ad attivare, nel breve-medio termine, nuovi collegamenti e/o ad incrementare il numero delle frequenze su detto aeroporto; tali richieste, il cui accoglimento è ostacolato dai vigenti accordi bilaterali o dalla concreta attuazione data agli stessi, riguardano:
1) l'accesso su Milano dei seguenti vettori: Belavia (Bielorussia), Malaysia Airlines (Malesia), Korean Air/Asiana (Corea del Sud), Biman (Bangladesh), Air Moldova (Moldova), Gulf Air (Bahrain), Air Astana (Kazakistan), Kuwait Airways (Kuwait), China Airlines/Eva Air (Taiwan);

2) l'incremento di frequenze nei seguenti collegamenti: Riyadh/Milano (Saudi Arabia - Arabia Saudita), Amman/Milano (Royal Jordanian - Giordania), Tripoli/Milano (Lybian Arab/Afriqiyah - Libia), Tunisi/Milano (Tunis Air - Tunisia),
3) l'attivazione di nuovi collegamenti da Milano o incremento degli attuali da parte dei seguenti vettori nazionali: Air Italy, Blue Panorama, Eurofly/Meridiana, Livingston, Neos verso i seguenti paesi: Argentina, Brasile, Egitto, Ghana, Giappone, Israele, Nigeria, Russia, Tunisia, Venezuela;
Inoltre, con riferimento agli altri aeroporti, risultano inevase numerose e fondate richieste miranti a ristabilire per tutti gli aeroporti del Paese regole di libero mercato e condizioni di parità di accesso:
alla luce del riposizionamento di Alitalia sullo scalo di Roma, i vigenti accordi aeronautici bilaterali determinano su Milano e sugli altri aeroporti notevoli elementi di criticità in quanto:
nella maggior parte dei casi il numero delle frequenze previste, pur un presenza di pluridesignazione, è interamente, o quasi interamente, operato da Alitalia (ad esempio Argentina, Algeria, Ghana, Brasile);
le previsioni di monodesignazione limitano alla sola Alitalia il diritto di operare (ad esempio Egitto e Venezuela);
le eventuali previsioni di limitazione dei punti di accesso sono state finora attuate unicamente a favore di Roma;
il citato ordine del giorno ha impegnato il Governo «ad adottare ogni possibile iniziativa ed impartire ogni necessaria istruzione affinché si pervenga ad un'urgente revisione/ridefinizione dei vigenti accordi bilaterali in modo da garantire, anche su Malpensa e sugli altri aeroporti, l'effettiva liberalizzazione dei diritti di traffico con riguardo al numero dei vettori designati, al numero delle frequenze consentite e al numero dei punti di accesso.»;
la fusione Alitalia-Air One, con la contestuale privatizzazione della prima, ha creato non solo una situazione di monopolio su alcune rotte, ma anche il pericoloso e non accettabile ruolo di una compagnia privata cui viene affidato in esclusiva il collegamento del nostro Paese con alcuni Paesi terzi;
Tra i Paesi citati nell'ordine del Governo vi è l'Argentina, Paese verso il quale è stato richiesto un incremento del numero di collegamenti aerei e che oggi risulta collegato direttamente solo da Fiumicino;
Un nuovo collegamento aereo internazionale da e/o verso il nostro Paese è - tra l'altro - un elemento di positività economica importante nella congiuntura presente, sia per l'occupazione diretta che genera, sia per l'indotto, sia per l'aumento indiretto dell'attività economica;
l'Argentina rappresenta un importantissimo partner economico e culturale, del nostro Paese ed un monopolio nei fatti di una unica compagnia privata per la realizzazione dei collegamenti aerei appare anacronistica e ingiustificabile -:
se siano stati avviati colloqui finalizzati alla ridefinizione degli accordi bilaterali in tema di collegamenti aerei con l'Argentina, secondo quanto previsto dal citato ordine del giorno Cota, Reguzzoni, Dal Lago sopra citato;
quali siano i contenuti di detti colloqui e i tempi per la loro conclusione;
quali siano i contenuti delle potenziali intese e i tempi per la loro concreta attuazione.
(4-03631)

REGUZZONI. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
il governo ha accolto in data 10 giugno 2008 l'ordine del giorno a firma Cota, Reguzzoni, Dal Lago (AC 9/1094-A-R/2) che recita, tra l'altro:
«il traffico aereo di linea fra due Stati è regolamentato da accordi bilaterali,

articolati in base a schemi fissi, sottoscritti dai Governi dei due Paesi interessati; attraverso la stipula di un accordo bilaterale viene sancito un regime regolamentare che definisce la quantità di voli offerti, il numero dei soggetti ammessi ad operare e il numero di destinazioni servite tra i due Paesi;
tali accordi, sottoscritti non soltanto secondo puri criteri commerciali, possono essere di due tipi:
open sky: consentono a tutti i vettori delle due parti di collegare qualsiasi punto del proprio territorio con tutti i punti della controparte, in genere senza limitazioni di frequenze (ad esempio Italia/USA e da marzo 2008 UE/USA);
accordi tradizionali: prevedono il numero di vettori designabili da ciascuna parte e abilitati ad operare i collegamenti tra i due Paesi (designazione singola, designazione multipla);
prevedono i punti d'accesso di ciascuna parte presso i quali i vettori designati possono atterrare (ogni compagnia è invece generalmente libera di partire da qualsiasi punto all'interno del proprio Paese); prevedono il numero di frequenze operabili tra i due Paesi, i posti offerti e le tariffe;
l'area di Milano e del Nord Italia, ad esempio, subisce al momento forti limitazioni in termini di accessibilità aerea dovute all'attuale configurazione degli accordi bilaterali vigenti che, di fatto, ostacolano o impediscono il concreto sviluppo del trasporto aereo in tale area, attraverso la predeterminazione del vettore designato (monodesignazione), la limitazione delle frequenze e dei punti di accesso;
il riposizionamento su Roma della maggior parte dei servizi extra europei di Alitalia accentua pesantemente queste limitazioni soprattutto, ma non solo, con riferimento all'aeroporto di Malpensa al quale non sono al momento garantite paritarie condizioni di accessibilità con l'altro principale scalo nazionale pur in presenza di richieste di vettori italiani e stranieri intenzionati ad attivare, nel breve-medio termine, nuovi collegamenti e/o ad incrementare il numero delle frequenze su detto aeroporto; tali richieste, il cui accoglimento è ostacolato dai vigenti accordi bilaterali o dalla concreta attuazione data agli stessi, riguardano:
1) l'accesso su Milano dei seguenti vettori: Belavia (Bielorussia), Malaysia Airlines (Malesia), Korean Air/Asiana (Corea del Sud), Biman (Bangladesh), Air Moldova (Moldova), Gulf Air (Bahrain), Air Astana (Kazakistan), Kuwait Airways (Kuwait), China Airlines/Eva Air (Taiwan);
2) l'incremento di frequenze nei seguenti collegamenti: Riyadh/Milano (Saudi Arabia - Arabia Saudita), Amman/Milano (Royal Jordanian - Giordania), Tripoli/Milano (Lybian Arab/Afrigiyah - Libia), Tunisi/Milano (Tunis Air - Tunisia);
3) l'attivazione di nuovi collegamenti da Milano o incremento degli attuali da parte dei seguenti vettori nazionali: Air Italy Blue Panorama, Eurofy/Meridiana, Livingston, Neos verso i seguenti paesi: Argentina, Brasile, Egitto, Ghana, Giappone, Israele, Nigeria, Russia, Tunisia, Venezuela;
inoltre, con riferimento agli altri aeroporti, risultano inevase numerose e fondate richieste miranti a ristabilire per tutti gli aeroporti del Paese regole di libero mercato e condizioni di parità di accesso;
alla luce del riposizionamento di Alitalia sullo scalo di Roma, i vigenti accordi aeronautici bilaterali determinano su Milano e sugli altri aeroporti notevoli elementi di criticità in quanto:
nella maggior parte dei casi il numero delle frequenze previste, pur un presenza di pluridesignazione, è interamente, o quasi interamente, operato da Alitalia (ad esempio Argentina, Algeria, Ghana, Brasile);
le previsioni di monodesignazione limitano alla sola Alitalia il diritto di operare (ad esempio Egitto e Venezuela);

le eventuali previsioni di limitazione dei punti di accesso sono state finora attuate unicamente a favore di Roma»;
il citato ordine del giorno ha impegnato il Governo «ad adottare ogni possibile iniziativa ed impartire ogni necessaria istruzione affinché si pervenga ad un'urgente revisione/ridefinizione dei vigenti accordi bilaterali in modo da garantire, anche su Malpensa e sugli altri aeroporti, l'effettiva liberalizzazione dei diritti di traffico con riguardo al numero dei vettori designati, al numero delle frequenze consentite e al numero dei punti di accesso»;
la fusione Alitalia-Air One con la contestuale privatizzazione della prima, ha creato non solo una situazione di monopolio su alcune rotte, ma anche il pericoloso e non accettabile ruolo di una compagnia privata cui viene affidato in esclusiva il collegamento del nostro Paese con alcuni paesi terzi;
tra i paesi citati nell'ordine del giorno vi è l'Egitto, paese verso il quale è stato richiesto un incremento del numero di collegamenti aerei, superando altresì la monodesignazione, ormai non solo non giustificabile, ma che crea monopoli innaturali che pesano su passeggeri e imprese;
un nuovo collegamento aereo internazionale da e/o verso il nostro Paese è - tra l'altro - un elemento di positività economica importante nella congiuntura presente, sia per l'occupazione diretta che genera, sia per l'indotto, sia per l'aumento indiretto dell'attività economica -:
se siano stati avviati colloqui finalizzati alla ridefinizione degli accordi bilaterali in tema di collegamenti aerei con l'Egitto secondo quanto previsto dall'ordine del giorno Cota, Reguzzoni, Dal Lago sopra citato;
quali siano i contenuti di detti colloqui e i tempi per la loro conclusione.
(4-03634)

NICOLA MOLTENI, RIVOLTA e STUCCHI. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
a dispetto delle rassicurazioni fornite dal Governo al Parlamento il 18 febbraio 2009 il Presidente del Consiglio dei ministri ha offerto al Presidente degli Stati Uniti d'America la disponibilità del nostro Paese ad accogliere sul suo territorio un certo numero di persone attualmente detenute nella prigione militare di Guantanamo;
nella sua risposta scritta all'interrogazione n. 4-02651, risalente al 12 giugno 2009, il Sottosegretario agli affari esteri, Vincenzo Scotti, ha confermato la sussistenza di questa apertura manifestata dal Governo italiano, eludendo peraltro la richiesta specifica che concerneva la posizione particolare di Fathy Sherif El Meshad, cittadino egiziano già residente a Camerlata, nei pressi di Como, catturato in Afghanistan nel dicembre 2001 e tradotto nel febbraio seguente a Guantanamo, dove ha trascorso gli ultimi sette anni;
nulla quindi ancora si sa circa la possibilità che il predetto Fathy Sherif El Meshad rientri nel novero dei prigionieri di Guantanamo destinati ad un imminente trasferimento nel nostro Paese;
ciò malgrado, la stampa locale continua a raccogliere indiscrezioni circa il probabile ritorno di Fathy Sherif El Meshad a Camerlata, dove possiede una casa un suo zio, per quanto sembri che il suo nome non sia compreso nella lista dei primi che giungeranno in Italia -:
se il Governo sia a conoscenza dell'identità e della nazionalità dei prigionieri detenuti a Guantanamo di cui si profila il trasferimento in Italia a breve e medio termine, se ne faccia parte anche il citato Fathy Sherif El Meshad, e quali siano le circostanze che impediscono al Governo di predisporre la successiva estradizione di coloro che giungeranno verso i rispettivi Stati di origine.
(4-03639)

BOSSA. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 36 della legge n. 49 del 1987 sulla nuova disciplina per la cooperazione allo sviluppo prevede l'istituzione presso la direzione generale per la cooperazione allo sviluppo di una banca dati in cui sono inseriti tutti i contratti, le iniziative, i programmi connessi con l'attività di cooperazione disciplinata dalla presente legge e la relativa documentazione, prevedendo che l'accesso alla banca dati è pubblico salvo i limiti previsti dall'ordinamento;
le linee guida dell'OCSE/DAC, approvate nel 1992, prevedono che ogni Paese membro si doti di un'unità di valutazione per le iniziative di cooperazione, le valutazioni siano imparziali e siano rese pubbliche, incoraggiandone la loro diffusione;
l'OCSE/DAC individua nella gestione istituzionale della cooperazione e in particolare nella valutazione dell'impatto degli interventi e nella diffusione dei risultati ai contribuenti, gli elementi che favoriscono l'allocazione delle risorse. I Paesi donatori finanziariamente più impegnati nell'aiuto pubblico allo sviluppo hanno creato strutture per la valutazione sistematica dell'impatto degli interventi. La cooperazione danese, ad esempio, ha una struttura di valutazione separata dall'agenzia che è chiamata ad eseguire gli interventi di cooperazione. La struttura di valutazione è infatti esclusivamente dipendente dal sottosegretario di Stato per la cooperazione allo sviluppo, dispone di uno staff di otto persone e di un bilancio di 3 milioni di dollari all'anno per finanziare valutazioni esterne. La cooperazione svedese ha deciso di seguire l'esempio danese, portando fuori dall'organigramma dell'agenzia di cooperazione (SIDA) l'ufficio di valutazione, attribuendogli uno statuto autonomo, incrementandone lo staff ed il mandato su tutte le risorse che costituiscono l'aiuto pubblico allo sviluppo;
la legge n. 49 del 1987 prevede che il Comitato direzionale disponga di una segreteria e di un nucleo di valutazione tecnica (Articolo 9, comma 6) e che nella direzione generale per la cooperazione allo sviluppo è presente l'unità di ispezione, monitoraggio e verifica delle iniziative di cooperazione che, almeno dal 2002, dovrebbe aver partecipato alla realizzazione delle valutazioni per la direzione generale per la cooperazione allo sviluppo. Tuttavia l'Unità opera solo su specifico mandato del Direttore generale per la Cooperazione ed i suoi membri sono anche coinvolti nell'ideazione e nelle fasi di approvazione delle iniziative, limitandone l'indipendenza del giudizio e creando un implicito conflitto di interessi nel caso di valutazioni d'impatto ex-post. Il nucleo di valutazione è stato ricostituito alla fine del 2008, ma non è ancora stato dotato di un bilancio finanziario proprio che gli permetta di commissionare valutazioni indipendenti;
nelle relazioni annuali sull'attuazione della politica di cooperazione allo sviluppo presentate al Parlamento dal 2002 non c'è alcun riferimento all'attività di monitoraggio svolta annualmente. Secondo quanto affermato dal sito direzione generale per la cooperazione allo sviluppo i progetti finanziati dall'Italia valutati tra il 2004 e il 2006 sono stati 5, ma la documentazione non è pubblicamente accessibile, non è noto il costo delle valutazioni, l'identità dei valutatori e come sia stata garantito l'indipendenza. Inoltre la lista indica solo valutazioni di singoli progetti, senza guardare all'impatto complessivo della cooperazione italiana o per Paesi o per settori definiti prioritari e dove più massiccio è stato l'investimento finanziario italiano. Si tratta di una riduzione sostanziale rispetto al periodo 1986 e il 1997, quando l'Italia ha effettuato un numero consistente di valutazioni e studi: 72 monitoraggi indipendenti di singole iniziative, 8 valutazioni di programmi-paese e 5 valutazioni tematiche;
nel 2004 l'esame della cooperazione italiana realizzato dall'OCSE/DAC, riconosceva che il personale dell'Unità di valutazione era essenzialmente impegnato nella valutazione della conformità dei progetti

in approvazione, trascurando la valutazione dell'impatto delle iniziative realizzate e concluse. Nelle sue conclusioni il DAC raccomandava all'Italia di rendere regolare e pubblica la valutazione dell'impatto delle iniziative realizzate della cooperazione italiana. Nel 2009 questa raccomandazione costituisce un criterio di giudizio della cooperazione italiana nel nuovo esame del DAC -:
quali siano le valutazioni realizzate dal 2004 ad oggi, quale il loro costo e se si intenda renderle accessibili al pubblico, al Parlamento e sul web e come si intenda dare seguito alla raccomandazione DAC, soprattutto dotando l'Unità di valutazione dell'indipendenza d'azione e delle risorse finanziare appropriate.
(4-03643)

TESTO AGGIORNATO AL 28 FEBBRAIO 2011

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BENI E ATTIVITÀ CULTURALI

Interrogazione a risposta in Commissione:

VANNUCCI, BUTTIGLIONE e ANTONINO RUSSO. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
la mostra dedicata a Raffaello inaugurata dal sottosegretario Giro e conclusasi lo scorso 12 luglio 2009 nel Palazzo Ducale di Urbino ha registrato un grande successo di pubblico (150.000 visitatori) ed apprezzamenti generali da tutto il mondo culturale nazionale ed estero;
particolare apprezzamento è venuto per l'impostazione della mostra riferita all'opera del Raffaello giovane, partito da Urbino;
i paralleli in mostra sono così stati riferiti al padre-maestro Giovanni Santi, pittore di grande importanza, venuta in luce in tutta la sua forza ed ad altri grandi autori che hanno influenzato la fase iniziale del giovane Raffaello;
in questo quadro la direzione artistica della mostra ha deciso di esporre, fra le altre, due importanti opere custodite dalla prestigiosa ed antica Accademia Raffaello di Urbino che ha ovviamente concesso l'esposizione e precisamente:
a) Annunciazione di Giovanni Santi - Pala d'Altare;
b) Predella della pala di Montone di Berto di Giovanni;
tali opere di proprietà della Pinacoteca di Brera furono concesse in uso sulla base di specifici accordi fra le due soprintendenze all'Accademia Raffaello già dal 1970 che ha provveduto negli anni al loro restauro, alla loro conservazione, alla loro valorizzazione, attraverso l'esposizione nella casa natale di Raffaello;
la casa di Raffaello aperta al pubblico è gestita dalla Accademia che ha provveduto alla ristrutturazione dell'edificio in funzione museale, visitata da migliaia e migliaia di persone ogni anno;
si apprende da notizie di stampa che la soprintendente della Pinacoteca di Brera, Sandrina Bandera abbia disposto il rientro delle due opere richiamate a Brera direttamente dalla mostra di Urbino assieme ad altre opere prestate alla mostra dalla medesima Pinacoteca;
in città e non solo, dopo la notizia si è diffusa una notevole tensione anche perché sembra che a Brera siano custodite senza titolo la Pala dei Montefeltro, il Dittico dei Duchi di Urbino dipinte da Piero della Francesca che certo avrebbero nel Palazzo Ducale di Urbino, che ospita la Galleria Nazionale delle Marche, la loro sede ideale;
le opere d'arte hanno un'«aura», come ha detto W. Benjamin, che deriva dalla loro storia, dalle modalità del loro venire alla luce e del significato ulteriore che deriva loro dall'inserimento nella storia di una città e di una concreta comunità umana;
ciò vale in modo particolare per le due opere che giustamente la Pinacoteca di Brera ha voluto fossero esposte in Urbino, nella casa natale di Raffaello. Esse

corrispondono esattamente al significato culturale della recente mostra: illustrare le matrici culturali di Raffaello nella sua città, in Urbino e nel Montefeltro. È irrazionale oggi sottrarle a tale collocazione -:
se il Ministro sia stato informato della vicenda;
se intenda intervenire immediatamente per evitare spiacevoli contenziosi fra le istituzioni coinvolte garantendo la permanenza delle opere richiamate in premessa nella loro collocazione naturale nella città di Urbino.
(5-01644)

Interrogazione a risposta scritta:

MARINELLO e CARLUCCI. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
secondo notizie della stampa, nella provincia di Cagliari, a Tuvixeddu, una necropoli punica di enorme importanza sta per essere sepolta da una schiera di palazzi; i lavori sono in corso ed i giudici amministrativi hanno dato ragione al costruttore senza entrare nel merito del danno storico e culturale;
la questione è stata sollevata a Bruxelles dal vicepresidente del Comitato delle regioni, Michelle Dellebarre, il quale intende portare la cosa anche all'attenzione dell'Unesco; ma se ne sono occupati anche il Times ed i giornali tedeschi, alcuni dei quali hanno spedito degli inviati per capire cosa succeda nella citata località della Sardegna, con il consenso del comune ed il silenzio della regione;
l'aggressione al patrimonio archeologico e storico nazionale è quotidiana ed in alcuni casi addirittura impudente; nel Fortore, in provincia di Benevento, le imprese che hanno realizzato impianti eolici persino in aree archeologiche, parlano di «parchi archeologici» senza considerare il fatto che ogni palo eolico ha una fondazione di 800 tonnellate di cemento; come si possa armonizzare questo in un'area archeologica è tutto da comprendere -:
quali provvedimenti intenda adottare il Ministro a tutela della necropoli punita di Tuvixeddu in Sardegna;
quali siano gli intendimenti del Ministro per una maggiore tutela del nostro patrimonio storico archeologico.
(4-03652)

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ECONOMIA E FINANZE

Interrogazione a risposta in Commissione:

ANNA TERESA FORMISANO. -Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
ai sensi dell'articolo 2 del decreto legislativo n. 504 del 30 dicembre 1992 l'ICI si applica ai terreni edificabili considerando tali tutte quelle aree semplicemente individuate come edificabili dai singoli comuni anche in assenza di strumento urbanistico attuativo: è sufficiente che sia classificata come edificabile nello strumento urbanistico generale, anche se non esistono piani di lottizzazione né altri strumenti attuativi;
i proprietari di questi terreni, dunque, si trovano in molti casi, nella condizione di versare l'imposta senza che il loro bene abbia, anche per lunghi periodi, nessuna concreta possibilità di utilizzazione e senza che ne possano disporne pienamente;
inoltre, nel caso di modifica alla destinazione edificatoria del terreno, per effetto di provvedimenti di rettifica emanati dalle Regioni, il contribuente si trova costretto a chiedere il rimborso dell'imposta anticipata, a conferma di quanto assurda sia la pretesa del pagamento dell'imposta indipendentemente dalla presenza di uno strumento urbanistico attuativo;

con l'ordinanza n. 41 del 25 febbraio 2008, la Corte Costituzionale ha confermato l'obbligo del pagamento dell'ICI sull'area individuata come edificabile solo su semplice previsione in uno strumento urbanistico, senza dover attendere la definitiva approvazione del piano o il varo di uno strumento attuativo. In tale modo la Suprema Corte ha stabilito un principio secondo il quale per una singola fattispecie (terreno edificabile) è possibile applicare in modo distinto ed eterogeneo due diritti, quello tributario per il pagamento dell'ICI, solo per la semplice individuazione dell'area come edificabile, e quello urbanistico per il divieto di edificabilità sulla medesima area in assenza di un piano urbanistico regolarmente approvato;
risulta addirittura risibile la possibile riduzione dell'ICI, quando il terreno, definito come edificabile, non può essere soggetto ad edificazione per evidenti ed oggettive ragioni di dimensioni minime per essere edificato, si pensi al giardino di casa con mq. inferiori ai possibili indici di edificazione -:
se non ritenga di provvedere in tempi rapidi ad assumere un'iniziativa normativa che elimini ogni possibile dubbio interpretativo rispetto alla questione citata in premessa.
(5-01646)

Interrogazione a risposta scritta:

PILI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
con l'accordo di programma del 14 luglio 2003 sottoscritto tra la Regione Sardegna, la Presidenza del Consiglio dei ministri, il Ministero dell'economia e delle finanze, il Ministero per le attività produttive, il Ministero dell'ambiente e tutela del territorio, il Ministero del lavoro e delle politiche sociali, Sviluppo Italia spa, l'Osservatorio nazionale per la chimica, l'Osservatorio regionale per la chimica, la provincia di Cagliari, la provincia di Nuoro, la provincia di Sassari, il comune di Assemini, il comune di Ottana, il comune di Porto Torres, il comune di Sarroch, il comune di Uta, le organizzazioni sindacali regionali: CGIL, CISL, UIL, le organizzazioni territoriali: CGIL, CISL, UIL, FULC nazionale, FULC regionale, FULC territoriale, la Confindustria regionale, Confindustria Cagliari, Confindustria Nuoro, Confindustria Sassari, l'Api Sarda, la Federchimica, l'Unionchimica, il Consorzio per l'area di sviluppo industriale di Cagliari, il Consorzio per lo sviluppo industriale della Sardegna centrale, l'area di sviluppo, industriale di Sassari-Porto Torres, Syndial, Polimeri Europa, EVC (European Vinyls Corporation), Montefibre, AES, DOW, SASOL (Italy), Fluorsid, Lorica, Mini Tow, Territorio e Impresa, Endesa si era definito quanto segue:
obiettivo prioritario è quello di promuovere e favorire la riqualificazione dei poli chimici della Sardegna, mantenendo nel tempo condizioni ottimali di coesistenza tra tutela dell'ambiente, consolidamento e trasformazione produttiva del settore chimico;
nell'accordo risultano individuate risorse per un ammontare complessivo di 300 milioni di euro che hanno come missione strategica quella di:
«governare» in termini positivi le emergenze venutesi a creare nelle aree di crisi della Regione;
porre le basi per un immediato piano di consolidamento e sviluppo delle attività chimiche esistenti ed economicamente sostenibili;
avviare, contestualmente, con gli strumenti della programmazione disponibili, un articolato piano di bonifica e reindustrializzazione dei siti chimici per la localizzazione negli stessi di nuove attività industriali;
con l'Accordo, si prevede inoltre di:
a) favorire ed incentivare la realizzazione di piani industriali promossi da

gruppi imprenditoriali in grado di assicurare la salvaguardia ed il potenziamento delle filiere produttive esistenti ed ancora economicamente sostenibili e competitive;
b) incentivare gli investimenti finalizzati alla introduzione di aggiornate tecnologie di processo, al fine di rendere le imprese concorrenziali sul piano internazionale, anche mediante l'abbattimento del differenziale dei costi energetici e di trasporto, nell'ambito della attuale regolamentazione e degli stanziamenti già approvati accelerandone la concreta attuazione, garantendone l'economicità nel tempo ed assicurando il mantenimento e la qualificazione dell'occupazione;
c) promuovere la verticalizzazione del settore chimico attraverso la nascita e lo sviluppo di nuove piccole e medie imprese e/o nuove iniziative;
d) promuovere la fertilizzazione imprenditoriale finalizzata alla produzione di nuove conoscenze scientifiche e tecnologiche nello stesso settore chimico e nei settori immediatamente collegati;
e) risanare e tutelare l'ambiente attraverso azioni di disinquinamento, bonifica e messa in sicurezza dei siti, di riduzione delle emissioni in atmosfera e di prevenzione dei rischi di incidenti rilevanti, non solo con riferimento a quelli previsti dai piani di caratterizzazione ai sensi del decreto legislativo n. 22 del 1997, di competenza delle imprese, ma anche a quelli esterni interessati da fenomeni di inquinamento specifico;
f) avviare processi di reindustrializzazione dei siti bonificati;
nello stesso accordo di programma erano previste azioni integrate per la qualificazione e lo sviluppo dei siti chimici regionali rivolte a favorire il superamento delle criticità relative alla situazione dei poli chimici della Sardegna e in particolar modo:
a) il superamento di barriere strutturali che impediscono alle imprese del settore, ed in particolare a quelle facenti parte integrante di filiere integrate di produzione, di perseguire risultati tali da poter offrire produzioni competitive nel contesto internazionale sia in termini di condizioni di vendita praticate, che di qualità del servizio prestato;
b) il consolidamento e ove possibile lo sviluppo delle filiere produttive ancora economicamente competitive anche con l'attivazione di nuove linee di prodotti e processi;
c) l'avvio di processi di reindustrializzazione prevedendo la ubicazione di nuove attività d'impresa nei siti colpiti dalla crisi e dalla cessazione dell'attività degli impianti produttivi;
nell'accordo di programma le parti firmatarie definirono i seguenti interventi nel rispetto della normativa nazionale e regionale vigente relativamente ai siti indicati:
a) sito di Assemini:
1) mantenimento della filiera dei cloro-cloroderivati per la quale si conferma il costo dell'energia elettrica quale fattore determinante di competitività e quale criticità da risolvere in tempi brevi; ricorrendo alle prerogative di cui all'articolo 35 della legge 12 dicembre 2002, n. 273, così come previsto nell'intesa Governo-Regione Sardegna del 25 febbraio 2003; ove il ciclo fosse ceduto ad altro imprenditore sulla Società cedente graverà l'onere di assicurare l'affidabilità dell'acquirente anche con riferimento alla finalità di consolidamento degli impianti;
2) mantenimento in stato di conservazione dell'impianto acrilonitrile per il periodo di un anno per favorire l'interessamento di possibili acquirenti di settore;
3) reindustrializzazione del sito, con il supporto di Sviluppo Italia, Syndial Polimeri Europa, Territorio e Impresa del Gruppo ENI, Federchimica, Osservatorio nazionale e regionale della chimica, indirizzata prioritariamente alla valorizzazione delle produzioni chimiche esistenti

ed alla individuazione di produzioni nel settore della chimica intermedia e fine che possano essere sviluppate nell'area;
b) sito di Porto Torres:
1) potenziamento delle filiere esistenti aumentando la capacità produttiva della linea clorurati e pvc in funzione della disponibilità di intermedi nell'area; questo aumento consentirà inoltre la marcia al massimo della capacità produttiva dell'impianto steam cracking;
2) attivazione di contratti bilaterali fra le principali imprese energivore del sito industriale e la società proprietaria della centrale termoelettrica di Fiumesanto (ENDESA), nel quadro degli accordi per l'utilizzo del carbone quale combustibile della stessa centrale;
3) reindustrializzazione del sito, sulla base di specifici accordi tra il Ministero dell'ambiente, Syndial e Sviluppo Italia, con il supporto di Sviluppo Italia, Syndial Polimeri Europa, Territorio e Impresa del Gruppo ENI, Federchimica, Osservatorio nazionale e regionale della chimica, indirizzata prioritariamente alla valorizzazione delle produzioni chimiche esistenti ed alla individuazione di produzioni nel settore della chimica intermedia e fine che possano essere sviluppate nell'area;
4) sulla base di specifici accordi tra Ministero dell'ambiente, Syndial e Sviluppo Italia - valorizzazione delle strutture esistenti dell'ex Centro Ricerca per corrispondere all'interesse manifestato dal Consorzio Interuniversitario alla creazione di un Centro Ricerca finalizzato a sostenere le attività produttive nell'ottica della migliore compatibilità ambientale;
c) sito di Ottana:
1) garanzia di continuità della produzione di energia elettrica e di vapore, creando le condizioni per il repowering della centrale AES prefigurando forme di autoproduzione per l'abbattimento dei costi energetici delle imprese energivore del sito o altre forme di accordo bilaterale;
2) reindustrializzazione del sito, con il supporto di Sviluppo Italia, Syndial Polimeri Europa, Territorio e Impresa del Gruppo ENI, Federchimica, Osservatorio nazionale e regionale della chimica, indirizzata prioritariamente alla valorizzazione delle produzioni chimiche esistenti ed alla individuazione di produzioni nel settore della chimica intermedia e fine che possano essere sviluppate nell'area;
3) sbottigliamento dell'impianto PTA e PET come previsto dalla proposta industriale del Gruppo DOW - INCA, da realizzarsi mediante contratto di programma;
4) sviluppo impianti chimici esistenti;
5) creazione delle condizioni per il mantenimento della produzione delle fibre acriliche: favorire l'interessamento di possibili acquirenti da individuare mediante una capillare azione di scouting tra i principali produttori a livello internazionale ed a tal fine mantenimento in stato di conservazione dell'impianto per un periodo minimo di un anno;
per gli interventi indicati si individuarono, come principali strumenti di attuazione: il contratto di programma per gli investimenti che salvaguardano e sviluppano le filiere produttive esistenti; i contratti d'area e i contratti di localizzazione e le agevolazioni derivanti dall'estensione alle aree di crisi dei benefici previsti dalla legge n. 181 del 1989 per gli interventi di reindustrializzazione;
nello specifico per il sito di Ottana, il Governo, a seguito dell'incontro del 4 luglio 2003 presso la Presidenza del Consiglio dei ministri, si impegna a dotare gli strumenti già in essere, o altri che verranno appositamente individuati (per esempio la legge n. 181 del 1989, contratti di localizzazione), di complessivi 100 (cento) milioni di euro aggiuntivi e finalizzati a tale scopo;

per quanto riguarda il tema della tutela dell'ambiente lo stesso accordo prevedeva:
a) lo smantellamento degli impianti dismessi e la messa in sicurezza e/o bonifica dei siti;
b) l'individuazione dei piani di miglioramento sui temi dell'ambiente e della sicurezza;
c) la messa a punto di linee guida per la definizione del piano di sicurezza;
d) la promozione di linee guida per ridurre i rischi nella movimentazione delle merci;
e) la promozione di accordi volontari per la certificazione ambientale delle industrie chimiche;
f) la creazione di un sistema integrato per il monitoraggio ambientale e la gestione del rischio industriale e delle emergenze;
sono state molteplici le decisioni dell'Eni di disattendere tali accordi e soprattutto di ignorare gli obblighi che gli derivano dall'essere un soggetto a rilevante capitale pubblico, quali ad esempio:
a) la decisione di bloccare gli impianti di Porto Torres causando rilevanti danni sul piano industriale agli impianti stessi per via del preannunciato blocco del cracking;
b) l'irresponsabilità sociale di decidere repentinamente la chiusura di impianti senza preoccuparsi delle gravissime e inaccettabili ricadute occupazionali;
c) la mancata attuazione di un piano di riqualificazione dei poli chimici sardi previsto nell'accordo richiamato del luglio 2003;
d) la discutibile e anomala definizione della vendita di un asset importante della chimica italiana che si è mostrata colpevolmente fallimentare e per la quale non sarebbe deprecabile un'indagine apposita;
secondo la documentazione predisposta dagli organi regionali, nazionali e comunitari i danni causati e i costi per la necessaria, obbligatoria e opportuna riqualificazione ambientale, paesaggistica e infrastrutturale dei territori oggetto di interventi industriali abbandonati, dalle attività minero-metallurgiche a quelle chimiche non sono inferiori a 10 miliardi di euro -:
se non ritengano i ministri interrogati opportuno avviare una puntuale azione di verifica dell'accordo di programma richiamato al fine di individuare le inadempienze sia pubbliche che private che hanno impedito la realizzazione della riqualificazione dei poli chimici sardi e l'eventuale riprogrammazione degli interventi finanziari e la individuazione di nuovi soggetti privati interessati alla riqualificazione;
se non ritengano i ministri per quanto di propria competenza avviare di concerto con la stessa Regione Sardegna un'azione risarcitoria ai danni dei soggetti che si fossero resi responsabili di inquinamenti ambientali e di degrado territoriale a partire dalla stessa società Eni;
se non ritenga di dover valutare anche alla luce dei recenti provvedimenti approvati in materia energetica e industriale di addivenire all'individuazione dei siti industriali della Sardegna come quelli prioritariamente destinatari delle nuove forme di programmazione negoziata in capo al ministero dello sviluppo economico.
(4-03647)

TESTO AGGIORNATO AL 28 FEBBRAIO 2011

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GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta in Commissione:

CONTENTO e CARLUCCI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
le disposizioni in materia di sicurezza pubblica appena promulgate hanno, tra l'altro, modificato l'articolo 135 del codice

penale, prevedendo il nuovo criterio di ragguaglio fra pene pecuniarie e pene detentive nella misura di 250 euro per un giorno di pena detentiva;
tale criterio rileva, però, anche al fine della sostituzione delle pene detentive brevi prevista dalla legge 24 novembre 1981 n. 689 e, in particolare, è richiamata dall'articolo 53 ove si precisa che «il valore giornaliero non può essere inferiore alla somma indicata dall'articolo 135 del codice penale e non può superare di dieci volte tale ammontare»;
l'aumento, pari a ben oltre sei volte il valore precedente, potrebbe avere effetti negativi circa l'intento di deflazione che ha animato il legislatore negli ultimi anni oltre a rendere più difficile il compito del giudice nella valutazione della «condizione economica complessiva dell'imputato e del suo nucleo familiare» nonché a poter riflettere ulteriori effetti sul sistema carcerario in casi, nei quali, almeno astrattamente, meno rilevanti potrebbero risultare le esigenze di privazione della libertà -:
se abbia tenuto in debita considerazione gli effetti di tale modifica la normativa e quali eventuali iniziative intenda assumere per monitorarne le conseguenze ovvero limitarle.
(5-01642)

Interrogazione a risposta scritta:

MINNITI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
il Tribunale Amministrativo Regionale del Lazio, sezione prima, ha annullato (udienza del 28 gennaio 2009) il decreto interministeriale del 30 novembre 2006 con cui era stata trasferita l'ubicazione della Scuola superiore della magistratura dalla provincia di Catanzaro alla provincia di Benevento;
la decisione del Tribunale amministrativo regionale del Lazio ha aperto finalmente la strada all'istituzione della Scuola superiore di magistratura nella sede naturale di Catanzaro per il distretto del Sud Italia, così come previsto dal combinato disposto dell'articolo 1 (commi, 2, 3 e 5) del decreto legislativo 30 gennaio 2006, n. 26 di riordino complessivo dell'ordinamento giudiziario, e del decreto interministeriale del 27 aprile 2006, col quale si è stabilito che «(...) la Scuola superiore della magistratura per i distretti ricompresi nelle regioni Campania, Puglia, Basilicata, Calabria e Sicilia avrà sede nella provincia di Catanzaro»;
la sentenza del Tribunale amministrativo regionale del Lazio non è stata in alcun modo appellata;
è immediatamente disponibile la sede di Palazzo Doria per ospitare la Scuola superiore della magistratura a Catanzaro;
le amministrazioni locali (Comune di Catanzaro, Provincia di Catanzaro e Regione Calabria) sono pronte a sostenere l'insediamento nel Capoluogo della prestigiosa struttura -:
quali misure urgenti di sua competenza il Ministro in indirizzo intenda promuovere nelle opportune sedi per far ottemperare l'ordinanza del Tar del Lazio, ai fini del ripristino della decisione del citato decreto interministeriale del 27 aprile del 2006, permettendo, in tal modo, che la Scuola superiore della magistratura venga istituita a Catanzaro, capoluogo della Calabria.
(4-03641)

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INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazioni a risposta in Commissione:

BONAVITACOLA, TULLO e VELO. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
il Sistema informativo dei demanio marittimo (SID), nato nel 1993 e fondato su nuova base cartografica catastale metricamente esatta e amministrativamente

corretta di tutte le coste (oltre 7500 chilometri), è capace di identificare con certezza i beni costituenti il demanio marittimo rappresentandone le caratteristiche geometriche ed il suo stato d'uso;
a suo tempo l'Autorità per l'informatica nella pubblica amministrazione (AIPA) (oggi Cnipa), definì il SID, sistema territoriale fortemente orientato alla costituzione ed alla condivisione di basi di dati di interesse per larghi settori della pubblica amministrazione e degli enti locali;
l'articolo 104, comma 1, lettera qq), del decreto legislativo n. 112 del 1998 riserva allo Stato le competenze in materia di gestione del SID;
per lo Stato il SID rappresenta insieme:
a) strumento operativo di concreto supporto sia alla gestione integrata del demanio marittimo (secondo procedure rispettose delle competenze, ma omogenee su scala nazionale), sia al suo aggiornamento automatico e diretto (senza oneri aggiuntivi né per l'Amministrazione né per i cittadini);
b) fulcro di un modello di gestione condivisa tra Stato ed enti locali che, nel dare attuazione alle previsioni del decreto legislativo n. 112 del 1998, rende già operative le linee strategiche in materia di incremento dei livelli di efficienza/trasparenza della pubblica amministrazione e di informatizzazione/smaterializzazione dei processi amministrativi;
c) base immediatamente utilizzabile, come peraltro rilevato anche dalla Corte dei conti, per un capillare controllo del corretto e puntuale pagamento dei canoni;
d) possibile riferimento, nel contesto del federalismo fiscale, di modelli di cooperazione amministrativa basati sulla condivisione di strumenti informatici centralizzati;

il SID è attualmente utilizzato da oltre 210 utenti istituzionali (Capitanerie di porto, Autorità portuali, regione Siciliana, regione Puglia, regione Sardegna, regione Marche, decine di Comuni, Magistrato alle Acque, Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, Direzione centrale e Filiali costiere dell'Agenzia del Demanio, Nucleo Speciale, Entrate della Guardia di Finanza, eccetera) e riceve quotidianamente richieste di nuove connessioni, soprattutto da parte di regioni, comuni e privati, con conseguente necessità di garantire, senza soluzione di continuità, la fruibilità del Sistema;
il Ministero dei trasporti (oggi confluito nel Ministero delle infrastrutture e dei trasporti), ha indetto nel novembre 2007 una gara europea per l'assegnazione della gestione del SID e per il riordino della dividente demaniale, progetto che potrebbe garantire il recupero di un gettito una tantum per l'erario stimato nell'ordine di 2,5-5 miliardi di euro e comunque l'autofinanziamento grazie ad un incremento di entrate annuali - ICI, TARSU, IRPEF, canoni concessori, eccetera quantificate in circa 50 milioni di euro l'anno;
il mancato avvio della gestione del SID comporterebbe, fra le tante occorrenze negative: grave confusione amministrativa, con rischio di paralisi, per tutte le pubbliche amministrazioni che, avendo legiferato in tal senso, hanno posto il Sistema al centro del proprio processo di gestione amministrativa; pesanti disagi per i concessionari nella predisposizione delle istanze relative alle varie tipologie di pratiche; immediata paralisi dei flussi di aggiornamento dei dati amministrativi; blocco del sistema di interscambio con l'Agenzia del territorio e quindi dell'importazione nel SID degli aggiornamenti introdotti dagli uffici provinciali dell'Agenzia del territorio;
la gara avviata dall'ex Ministero dei trasporti non risulta né sospesa né revocata;
il decreto del Presidente della Repubblica 3 dicembre 2008, n. 211, di organizzazione

del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, attribuisce alla Direzione generale dei porti la gestione del SID;
il Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione ha ritenuto di premiare il SID quale iniziativa di e-government nell'ambito del progetto «Lavoriamo insieme»;
il mantenimento del SID rappresenta non una scelta, ma un obbligo imposto dal decreto legislativo n. 112 del 1998 nel quadro dei corretti rapporti istituzionali tra Stato, Regioni ed enti locali -:
se corrisponda al vero che il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, per mancanza di fondi, si trova nell'impossibilità di prorogare l'attuale contratto di gestione provvisoria e quindi di assicurare la fruibilità del Sistema anche a quegli utenti istituzionali che hanno incentrato le rispettive norme per la gestione del demanio marittimo sull'utilizzo del SID;
se sia stata quantificata l'entità delle risorse fin qui investite e che sarebbero definitivamente vanificate in casi di mancata proroga e mancata gestione del SID;
quali iniziative normative ed amministrative il Ministro intenda assumere allo scopo di assicurare la gestione ed il funzionamento del Sistema informativo del demanio marittimo che potrebbe generare risorse finanziarie utili al Paese.
(5-01641)

PILI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
nelle ultime settimane è stato impossibile poter viaggiare verso la Sardegna dagli aeroporti di Milano e Roma, verso Cagliari, Alghero e Olbia;
quasi tutti i voli in partenza da Milano e Roma risultano non disponibili in quanto tutti i posti sarebbero stati venduti;
tale situazione, come è avvenuto nel passato, poteva essere prevista con largo anticipo ed evitata con la definizione di nuovi voli in grado di soddisfare la domanda;
risultano venduti biglietti aerei a cittadini sardi residenti per la tratta Roma-Cagliari, di cui l'interrogante è in possesso, alla cifra di 222 euro;
tale vendita è fuori da qualsiasi regola e viola, ad avviso dell'interrogante, tutti i principi della continuità territoriale, se si considera soprattutto che tale volo doveva essere venduto a 49 euro;
tale atteggiamento delle compagnie risulta incontrollabile e viene omesso il principio che vieta di limitare il numero dei posti per i residenti e conseguentemente le tariffe applicabili;
la mancata attuazione di questa norma comporta obbligatoriamente un addebito formale o un provvedimento di revoca della stessa convenzione;
da documentazione in possesso dell'interrogante si evince, infatti, che le compagnie non abbiano in alcun modo proposto tariffe scaglionate;
non esiste nessuna dimostrazione su un prezzo di vendita significativamente inferiore alla tariffa non agevolata massima;
le compagnie si riservano, in maniera che all'interrogante appare arbitraria, la definizione di eventuali sconti che vengono eventualmente decisi solo come rimedio estremo a possibili posti vacanti disponibili;
al punto 4.3 del bando è scritto che la tariffa agevolata è senza limitazioni, e che ad essa non sarà applicabile alcuna restrizione, né alcuna penale per cambio data/ora/biglietto, né alcuna penale per il rimborso;
da documenti in possesso dell'interrogante, in data 28 maggio 2009, è stata

effettuata una prenotazione e un'emissione di biglietto Cagliari-Roma per 222 euro per la sola andata;
a norma delle disposizioni dell'articolo 4, paragrafo 1, lettera a), del regolamento (CEE) n. 2408/92 del Consiglio, del 23 luglio 1992, sull'accesso dei vettori aerei della comunità alle rotte aeree intracomunitarie, il Governo italiano, conformemente alla proposta formulata dalla Regione autonoma della Sardegna, ha deciso di imporre oneri di servizio pubblico riguardo ai servizi aerei di linea su alcune rotte fra gli scali aeroportuali della Sardegna ed i principali aeroporti nazionali;
le tariffe onerate agevolate massime indicate nel bando, rispettivamente di 49 e 59 euro, sono comprensive di IVA e sono al netto delle tasse ed oneri aeroportuali e della crisis surcharge dell'importo massimo consentito di 6 euro. Alle tariffe sopra indicate non può essere applicata alcuna altra maggiorazione a nessun titolo, qualunque sia la terminologia con la quale viene indicata;
i biglietti a tariffa onerata agevolata per le tratte soggette ad obblighi di servizio pubblico sono privi di limitazioni, e ad essi non è applicabile alcuna restrizione, né alcuna penale per cambio di data/ora/itinerario, né alcuna penale per il rimborso, salvo nei casi di no show ingiustificato;
il bando prevede per i non residenti «una tariffa non agevolata massima che è quella massima applicabile a tutti i passeggeri non appartenenti a categorie agevolate»;
i vettori che accettano gli oneri si impegnano ad articolare questa tariffa secondo differenti scaglioni, garantendo la messa in vendita di un numero congruo di biglietti speciali e scontati, tali da conseguire un prezzo medio di vendita significativamente inferiore alla tariffa non agevolata massima -:
se i Ministri interrogati, anche tramite gli enti vigilanti sul trasporto aereo, non ritengano di convocare immediatamente i soggetti responsabili di questa situazione, che provoca un danno economico e una privazione della libertà di movimento da e per la Sardegna, al fine di verificarne la gravità e di provvedere a rimuovere ogni ulteriore limite alla regolare attuazione della continuità territoriale da e per la Sardegna;
se non intenda assumere le necessarie iniziative atte a verificare se nell'emissione di biglietti a 222 euro non si possano riscontrare fenomeni speculativi che rischiano di provocare un grave danno non solo al popolo sardo ma a tutti coloro che volessero recarsi in Sardegna;
se le violazioni contrattuali delle compagnie aeree in tema di «continuità territoriale» con la Sardegna non costituiscano un indebito arricchimento delle compagnie stesse;
se i Ministri interrogati non intendano adottare urgenti e opportuni provvedimenti per impedire che le compagnie aeree vengano lasciate indisturbate a regolare come meglio credono le tariffe per i non residenti, traendo per loro il massimo vantaggio ma producendo il massimo costo per i fruitori dei voli per la Sardegna, secondo l'interrogante in totale violazione della norma che prevede l'articolazione preventiva delle tariffazioni;
se i Ministri intendano attivarsi affinché si accerti se le responsabilità delle compagnie aeree, le violazioni ed inadempienze contrattuali da esse perpetrate in regime di continuità territoriale, costituiscano elementi sufficienti per revocare i contratti vigenti e promuovere un nuovo regime di continuità territoriale più rispettosa dei diritti della Sardegna a veder riconosciuta una effettiva continuità territoriale;
se i Ministri non ritengano necessario adoperarsi con provvedimenti urgenti e straordinari da adottarsi di concerto con il Presidente del Consiglio dei Ministri ed il Ministro dell'interno, affinché la continuità territoriale sia effettivamente realizzata garantendo così contestualmente la

tutela dell'ordine pubblico, anche di recente turbato, a causa dei disservizi del trasporto aereo fra la Sardegna e il continente.
(5-01647)

Interrogazioni a risposta scritta:

REALACCI e MARIANI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
l'assistenza e la presenza di strutture di aiuto ai diversamente abili è uno dei segnali di civiltà più evidenti di un paese moderno;
da tempo l'Italia si è dotata di una legislazione a tutela dei diritti delle persone portatrici di handicap fisici e mentali al fine di garantire la migliore qualità della vita possibile ai cittadini con disabilità;
in particolare nella regione Toscana è in vigore, da anni, una delle più avanzate ed efficaci legislazioni sulla tutela dei diritti alle persone portatrici di handicap e sull'eliminazione della barriere architettoniche;
tali norme spesso vengono disattese, come nel caso della stazione ferroviaria di Signa (Firenze) dove non esistono, ad oggi, condizioni che rendono possibili a persone su una carrozzina di usufruire del servizio ferroviario, mancando, come segnalato da numerosi cittadini, sia l'assistenza del personale di Trenitalia sia percorsi e strutture per il superamento delle barriere architettoniche -:
quali misure concrete intendano prendere, i Ministri interrogati, per sollecitare il gestore RFI a mettere a norma le strutture della sopraccitata stazione importante per il collegamento con il capoluogo regionale, Firenze, ma anche per le città di Pisa e Livorno.
(4-03636)

GIORGIO MERLO. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
sono ormai mesi, dall'inizio dell'unificazione di Alitalia con Airone nella nuova società Alitalia CAI (fine marzo), che continuano i pesanti disservizi all'utenza dell'Aeroporto Torino Caselle con gravi conseguenze per i singoli cittadini e per il sistema aeroportuale torinese nel suo complesso. Disagi che hanno caratterizzato molti scali italiani, ma che hanno visto in Torino uno dei casi peggiori;
Cai ha infatti sì individuato l'Aeroporto di Torino-Caselle fra le sue sei basi nazionali (a Torino era comunque già presente una delle principali basi di Airone) ma le promesse di forti investimenti e del miglioramento del servizio si sono scontrate con una realtà quasi opposta;
i ritardi, anche di numerose ore, le frequenti cancellazioni, molte per «misteriose» ragioni tecniche (o forse per riempimenti «load factor» degli aerei non ritenuti sufficienti) hanno pesantemente danneggiato le due tratte nazionali più importanti da Torino: il Torino-Roma e il Torino-Napoli;
numerosi sono stati i casi arrivati alla ribalta dalla cronaca nazionale che hanno coinvolto migliaia di cittadini (danneggiati sia per gli aspetti privati sia per le attività economiche che rappresentano) e i cosiddetti «vip» che hanno portato alle prime deboli risposte da parte della compagnia:
a) la promessa di sostituire i non giovanissimi aeromobili 737 con nuovi airbus 320 (risolveranno alcuni problemi tecnici causa di ritardi, ma probabilmente le cause dei disservizi sono anche altre);
b) il trasferimento di ulteriore personale tecnico manutentivo da Roma a Torino (non ben precisato);
c) finalmente l'unificazione dei check-in Alitalia e Airone;
proprio l'ultimo punto è un segnale della difficile integrazione delle due compagnie che in questi mesi hanno stentato a trovare una soluzione, mantenendo per lungo tempo doppie strutture (appunto check-in, sale vip, eccetera) e doppi costi;

a questo si aggiunge che la soluzione dell'italianità di CAI ha portato all'inesigibilità dei crediti da parte di gran parte dei fornitori, fra cui i principali aeroporti italiani. Solo Torino ha «praticamente perso» circa 7 milioni di euro (la bad company Alitalia versa in pessime condizioni finanziarie);
infine, mentre continuano le trattative con la Sagat (la società di gestione dell'Aeroporto di Torino, che fra l'altro ha nel suo principali azionista privato Sintonia-Gruppo Benetton, uno dei principali azionisti di Alitalia, a cui si aggiunge anche Intesa-San Paolo) e la Regione per nuove rotte internazionali da Torino, continua il calo del traffico sia in genere per l'Aeroporto (-10 per cento circa nei primi mesi, più o meno in linea con il calo italiano ed europeo -9 per cento) sia soprattutto per la tratta Torino-Roma, in parte fortunatamente coperta da nuove compagnie low-cost e in parte aggredita dalla maggiore concorrenza del treno;
alla luce di queste considerazioni, emerge una domanda che richiede una risposta immediata per evitare di aggravare ulteriormente la situazione che caratterizza attualmente lo scalo torinese -:
quali iniziative concrete il Ministero intenda attivare per alleviare il pesante disservizio e la persistente penalizzazione dello scalo di Torino che si abbatte non solo sui cittadini ma sull'intero sistema delle imprese piemontesi che già versano in una situazione di crisi e di difficoltà endemiche.
(4-03645)

PILI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
conta all'interrogante che un cittadino sardo malato, costretto in barella, in data 15 giugno 2009 per effettuare la tratta aerea Cagliari-Milano solo andata ha dovuto pagare n. 4 biglietti, tre biglietti non residenti e uno per residente, per un totale, per la sola andata, di 761,68 euro;
l'interrogante dispone dei vergognosi titoli di viaggio e del preventivo dell'agenzia di viaggi cagliaritana;
si tratta di un fatto talmente grave che nega i più elementari diritti di movimento e di libertà di circolazione con l'aggravio che tali limiti vengono ulteriormente aggravati per una persona malata;
tale procedura adottata dalle compagnie aeree per i malati costretti in barella costituisce un atteggiamento lesivo dei diritti e della dignità dei cittadini sardi;
ad avviso dell'interrogante risulta inaccettabile che un cittadino sardo debba pagare 4 biglietti, di cui tre per non residenti, per poter andare a curarsi in un centro specializzato e che lo stesso sia un caso emblematico di una continuità territoriale che deve essere radicalmente modificata senza ulteriori ritardi;
il caso del cittadino cagliaritano costretto a pagare tre biglietti da 228 euro e uno da 78 per recarsi in un centro specializzato di Milano per un delicato intervento chirurgico determina un delicato problema di libertà di movimento dei cittadini sardi, che si trovano costretti ad affrontare i collegamenti con il resto del Paese, senza veder garantito il diritto di muoversi a pari condizioni di tutti gli altri cittadini;
il modello di continuità territoriale in vigore in Sardegna continua a diventare sempre di più un ostacolo piuttosto che un riequilibrio;
il caso del malato sardo costretto ad un esborso senza precedenti rappresenta una palese violazione della carta del passeggero e del malato;
appare impossibile all'interrogante che una clausola così vessatoria possa essere contenuta in atti sottoscritti tra le compagnie aeree e l'Ente nazionale per l'aviazione civile;
risulta arbitrario questo atteggiamento delle compagnie che operano in dispregio della più elementare nozione di servizio pubblico;

quello che all'interrogante appare un misfatto nei confronti di un passeggero malato, che per tre quarti del suo biglietto non è più sardo, diventa ancora più esemplare se per un'altra compagnia, secondo il preventivo formalizzato da un'agenzia di viaggi cagliaritana, avrebbe dovuto pagare per essere trasportato in barella ben 4 biglietti a tariffa piena ed uno a tariffa residenti;
in questo caso, come si legge nel documento, la tariffa piena sarebbe stata di 299 euro per quattro biglietti più uno residente di 86,72 euro per un totale di 122,72;
risultano insostenibili tariffe non residenti, che raggiungono cifre inaccettabili da regime monopolistico;
non risulta accettabile che si emettano biglietti per fa stessa tratta, con oscillazioni dai 228 euro ai 299, per un viaggio di solo andata tra Cagliari e Milano;
risultano essere in vigore tariffe che costituiscono un'indebita sottrazione di risorse ai danni dei sardi costretti ad utilizzare senza valide alternative i collegamenti aerei per raggiungere il continente -:
se i Ministri, anche tramite gli appositi enti vigilanti sul trasporto aereo, non intendano fare luce sull'accaduto;
se non ritengano di assumere iniziative volte a regolamentare i diritti dei passeggeri barellati e a verificare la correttezza dell'operato delle compagnie aeree;
se non ritengano di avviare una profonda rivisitazione della continuità territoriale da e per la Sardegna al fine assicurare il legittimo diritto di lasciare e raggiungere l'isola con il pieno rispetto degli oneri del servizio pubblico.
(4-03649)

TESTO AGGIORNATO AL 23 GIUGNO 2010

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INTERNO

Interrogazione a risposta orale:

ANNA TERESA FORMISANO. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il centro C.A.R.A. (Centro accoglienza richiedenti asilo) degli Altipiani di Arcinazzo (Trevi), istituito il 1o ottobre 2008 presso l'hotel Caminetto è stato oggetto di numerose contestazioni da parte dei residenti, delle amministrazioni limitrofe e di molti operatori turistici;
già nell'ottobre 2008 con un'interpellanza parlamentare al Ministro dell'interno si chiedeva la chiusura del centro stesso prima dell'inizio della stagione estiva, ma a riguardo non venivano prese iniziative in merito alla chiusura, anzi su espressa richiesta del sindaco di Trevi il Dipartimento per la libertà civile e l'immigrazione del Ministero dell'interno trasferiva al predetto centro nuovi immigrati provenienti dal centro di Follonica, chiuso dal sindaco perché non gradiva tale struttura durante il periodo estivo;
tra questi nuovi immigrati erano presenti alcuni malati di tubercolosi, già in terapia presso l'Asl di Arezzo. Questo fatto, insieme a nuovi casi verificatisi ad Altipiani, ha nuovamente infiammato i residenti, che malgrado altre numerose contestazioni e richieste di chiusura, connesse all'emergenza sanitaria, non hanno visto iniziative di nessun genere;
l'amministrazione nella persona del sindaco ha sempre ribadito la propria autonomia decisionale e la convinzione della scelta: tutto questo contro il parere della Prefettura di Frosinone che da giugno 2009 aveva preventivato la chiusura del centro;
giovedì 9 luglio 2009, da notizie apparse sui giornali locali e nazionali, nonché da comunicati stampa delle forze dell'ordine, si apprende che è stata depositata una denuncia per tentata violenza sessuale ai danni di una minorenne di

Altipiani da parte di un ospite del centro, un nigeriano di 26 anni, subito fermato e trasferito in altro centro di Roma;
dopo la notizia il sindaco ha diramato un comunicato stampa riferendo sull'accaduto e ribadendo che l'evento, malgrado la sua gravità, rappresenta l'errore di un singolo e non mette in discussione la correttezza e la responsabilità degli altri ospiti chiusi da mesi in questa struttura;
a quanto consta all'interrogante, domenica 12 luglio 2009, durante una seduta del consiglio comunale, quattro membri della maggioranza hanno chiesto al sindaco di riferire sull'accaduto e sulle eventuali iniziative in merito alla sicurezza dei cittadini: il sindaco che ha tentato di sminuire il problema (durante la notte il centro è privo di controlli da parte delle Forze dell'ordine, almeno fino a domenica 12 luglio 2009), ma è stato duramente contestato ed ha abbandonato la seduta;
è di questi giorni una pesantissima contestazione all'attività dell'amministrazione circa il C.A.R.A.;
il problema è costantemente all'ordine del giorno per più motivi, dalla sicurezza all'aspetto sanitario, dalla mancanza di possibili integrazioni alla triste vicenda del turismo locale che precipita giorno per giorno;
i residenti sono esausti per non essere né ascoltati né considerati e mettono in conto iniziative forti contro le scelte dell'amministrazione comunale che per altro sembra vacillare proprio sotto il peso delle responsabilità che si è assunta in maniera diretta in merito al centro di accoglienza con il rinnovo della convenzione tra il Ministero dell'interno, il comune e l'Arciconfraternita del Santissimo Sacramento di San Trifone che gestisce la struttura -:
se non ritenga, alla luce dei fatti suesposti di avviare iniziative finalizzate alla chiusura del centro dando una risposta largamente attesa dai residenti, che senza volerlo sono stati investiti da problematiche delicate.
(3-00604)

Interrogazione a risposta in Commissione:

VIOLA. - Al Ministro dell'interno, al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
il bacino turistico rappresentato dai comuni del litorale veneziano da Bibione a Caorle, da Eraclea a Jesolo, da Cavallino Treporti a Chioggia Sottomarina, è uno dei primi in Italia per presenze turistiche e quindi rappresenta dal punto di vista della sicurezza un territorio molto delicato;
in base al Protocollo d'intesa sulla sicurezza siglato nel 2003 tra le Amministrazioni delle località turistiche balneari e l'Ufficio del Governo di Venezia lo Stato garantisce un congruo numero di forze dell'ordine di rinforzo estivo e che a fronte di questo impegno le amministrazioni locali si impegnano a garantire l'ospitalità gratuita ai rinforzi assegnati dal Ministero dell'interno;
nel 2008 erano stati drasticamente ridotti lungo tutto il litorale tali rinforzi con gravi rischi per la sicurezza degli ospiti e dei residenti e più in generale per il sistema economico che gravita attorno all'industria del turismo;
su questo tema era stato chiesto al Ministro dell'interno con una interrogazione in Commissione (5-00165) di garantire una presenza più adeguata delle forze dell'Ordine;
le continue notizie di gravi episodi di cronaca a carico di persone e cose e in modo particolare le violenze di questi giorni a Jesolo con una persona costretta in ospedale per le violenze subite, sono state accompagnate dalla evidente carenza di forze dell'ordine presenti ad oggi su quei territori;

in particolare sulla stampa si evidenzia che solo oggi arriveranno 5 aggregati e che altri 23 dovrebbero farlo solo entro la fine del mese -:
quali siano stati effettivamente i rinforzi estivi (carabinieri e poliziotti) assegnati sul litorale veneziano e se corrispondano al vero le notizie di cui sopra e cioè, che a stagione ampiamente inoltrata ancora non si sono concretizzate;
se non ritengano i ministri interrogati che, vista la delicata situazione che si sta creando sul litorale della Provincia di Venezia sulle questioni della sicurezza, non sia il caso di prevedere un incremento stabile della presenza delle forze dell'ordine, con un congruo aumento di personale e di mezzi per poterla affrontare con maggior efficacia garantendo i cittadini e ai turisti più sicurezza.
(5-01643)

Interrogazioni a risposta scritta:

REGUZZONI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il Governo ha avviato importanti e condivise riforme sia riguardo all'immigrazione, sia riguardo al sistema universitario;
l'apertura di «finestre» e «canali agevolati» nel nostro Paese è purtroppo stata usata spesso in passato per aggirare le leggi e le normative;
emerge da più parti l'ipotesi di poter prevedere canali «speciali» e «agevolati» per gli studenti, i ricercatori e i docenti stranieri nelle nostre università;
sull'argomento si vedano anche le affermazioni del rettore del Politecnico di Milano, prof. Ing. Giulio Ballio, apparse sul Corriere della Sera il 14 luglio 2009;
in altri Paesi, come ad esempio la Confederazione elvetica, esistono norme che agevolano l'arrivo di personalità e «cervelli» da tutto il mondo, senza al contempo snaturare le regole rigide sui permessi di soggiorno -:
se e come sia possibile dare risposte alle istanze del mondo accademico, rispettando al contempo la linea di rigore adottata dal Governo in tema di immigrazione.
(4-03633)

ZINZI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
nonostante siano trascorsi numerosi anni, non è stata trovata ancora una soluzione alla vicenda relativa alla graduatoria degli idonei del concorso a 184 posti di vigile del fuoco bandito nel marzo del 1998;
all'esito delle prove selettive di quel concorso risultarono idonei 5050 unità che non furono però assorbite nel corso degli anni; anzi, occorre evidenziare che furono stilate ulteriori cinque graduatorie, operando in difformità da quelli che sono i più consolidati orientamenti giurisprudenziali in tema di bandi di concorso ed emanazione delle successive e relative graduatorie;
dal 2002 al 2005 furono fatte oltre 2.500 assunzioni, insufficienti a coprire il turn over del personale posto in quiescenza, ma si è proceduto attingendo alle varie graduatorie senza un criterio di anzianità rispetto ai bandi di uscita;
la graduatoria del 1998 non risulta ancora estinta, tanto che, nel solo 2008 delle 1396 assunzioni solo 52 sono state riservate alla graduatoria dei 184 posti (meno del 4 per cento);
la legge n. 14 del 2009 ha disposto l'ennesima proroga della graduatoria al 31 dicembre 2009;
in totale gli idonei ancora in attesa risulterebbero pari a 1200 unità, anche se il numero degli interessati è di gran lunga inferiore a causa delle rinunce, tanto che quello effettivo dovrebbe essere pari alla metà -:
se non ritenga, nel quadro degli interventi finalizzati a destinare nuove risorse al Corpo dei vigili del fuoco e in

considerazione della perdurante carenza di organico del Corpo medesimo, di avviare iniziative volte all'assunzione dei circa 600 giovani presenti nelle graduatorie, che attendono da anni di poter mettere al servizio della comunità la loro professione ed il loro impegno.
(4-03638)

CALLEGARI e STUCCHI. - Al Ministro dell'interno, al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
il 10 luglio 2009 circa settanta giovani appartenenti al movimento dei disobbedienti e legati ai centri sociali dell'area veneta hanno inscenato una dimostrazione nell'area del porto di Venezia normalmente chiusa al pubblico e riservata alle operazioni di imbarco e sbarco dei passeggeri;
stando a quanto affermato da Luca Casarini, loro intento dichiarato era quello di protestare contro il respingimento dei profughi di guerra provenienti dal porto greco di Patrasso, peraltro notoriamente utilizzato per tentare di entrare illegalmente in Italia;
invece a quel che consta all'interrogante la totalità dei respingimenti riguarda immigrati clandestini;
la manifestazione ha comportato l'intimidazione delle Forze dell'ordine del presidio portuale veneziano e la violazione di tutta una serie di divieti, in primo luogo quelli che impediscono ai cittadini di intralciare le operazioni di sbarco ed imbarco concernenti navi passeggeri e, soprattutto, l'eventuale respingimento dei clandestini che tentassero di entrare nel territorio nazionale -:
quali misure il Governo intenda adottare per garantire il rispetto della legalità nell'area portuale di Venezia e se il Governo non ritenga altresì opportuno esigere dalle autorità greche incaricate di presidiare gli accessi al porto di Patrasso maggior rigore nel controllo delle zone di imbarco dei traghetti diretti verso il nostro Paese.
(4-03650)

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ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazioni a risposta scritta:

REGUZZONI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
il Governo ha avviato un'importante e condivisa riforma del sistema universitario;
in una intervista al «Corriere della Sera» apparsa il 14 luglio 2009, il rettore del Politecnico di Milano esprime l'opinione che «sarebbe giusto che ci venisse riconosciuto uno status particolare, (...) soprattutto agli Atenei che hanno pochi docenti rispetto al numero degli studenti»;
il Politecnico di Milano rappresenta - sotto molti aspetti - una realtà eccellente nel panorama italiano ed europeo-:
quali siano gli intendimenti del Governo in merito alla citata richiesta;
quali altre misure agevolative possano essere attivate a sostegno di una delle realtà universitarie più importanti del Paese, anche alla luce dei prossimi importanti appuntamenti legati a Expo 2015.
(4-03632)

GNECCHI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 24-quinquies del decreto-legge n. 248 del 2007, convertito con modificazioni dalla legge n. 31 del 2008, ha introdotto per gli aspiranti dirigenti la possibilità di inserimento in graduatorie concorsuali per dirigenti scolastici di altre regioni;
tale opportunità è stata di fatto preclusa ai candidati della provincia di Bolzano, che hanno superato il corso-concorso per dirigente scolastico e che erano

disponibili, ad essere inseriti in graduatorie concorsuali per dirigenti scolastici in altre regioni;
per sanare suddetta situazione già nel novembre 2008, il Direttore della Direzione Generale per il Personale scolastico - Ufficio II - indirizzava lettera all'Ufficio legislativo e al Capo dipartimento per Istruzione (prot. n. AOODGPER 18181 del 6 novembre 2008), esprimendo parere favorevole per un intervento legislativo integrativo che consentisse di superare questa evidente disparità;
ad oggi, non ci risulta sia stato prodotto alcun intervento normativo atto a correggere le previsioni previste dalla citata disposizione normative, che di fatto esclude la provincia di Bolzano;
se non ritenga il Ministro, stante anche la disponibilità espressa dalla Sovrintendenza Scolastica della Provincia di Bolzano e così come proposto dal Dirigente dello stesso Ministero, di assumere un'iniziativa normativa integrativa, per sanare una oggettiva disparità di trattamento.
(4-03635)

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LAVORO, SALUTE E POLITICHE SOCIALI

Interrogazioni a risposta scritta:

MURA. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
il decreto-legge n. 185 del 2008, convertito con modificazioni dalla legge n. 2 del 28 gennaio 2009 all'articolo 19 potenzia lo strumento degli ammortizzatori sociali in deroga e estende la portata di norme già in vigore a favore di determinate categorie di lavoratori;
il comma 1 dell'articolo 19 del citato decreto-legge prevede a favore dei lavoratori sospesi di qualsiasi settore, la disponibilità di risorse finanziarie del Fondo per l'occupazione, attraverso la concessione di determinati istituti di tutela del reddito. Le lettere a), b) e c) del comma 1 definiscono i principi per la concessione del trattamento di tutela del reddito, anche se alcuni aspetti sono rimandati all'emanazione di un decreto attuativo interministeriale di cui al comma 3 dello stesso articolo;
la lettera a) del comma 1 dell'articolo 19 del decreto-legge n. 185 del 2008 stabilisce che per il trattamento di disoccupazione con requisiti normali nel caso di sospensione del lavoro la durata della sospensione indennizzabile è aumentata da 65 a 90 giornate annue. La causale della sospensione può essere «crisi aziendali» o «occupazionali». La concessione del trattamento è subordinata ad intervento integrativo, pari almeno al 20 per cento, a carico di un ente bilaterale;
la lettera b) del comma 1 dell'articolo 19 del decreto-legge n. 185 del 2008 introduce un'indennità ordinaria di disoccupazione con requisiti ridotti per i lavoratori dipendenti sospesi per crisi aziendali. La durata massima del trattamento non può superare le 90 giornate annue di indennità. La concessione del trattamento è subordinata ad intervento integrativo, pari almeno al 20 per cento, a carico di un ente bilaterale;
la lettera c) del comma 1 dell'articolo 19 del decreto-legge n. 185 del 2008 prevede per il periodo 2009-2011 un trattamento pari all'indennità di disoccupazione a requisiti normali per gli apprendisti assunti alla data del 29 novembre 2008 e con almeno 3 mesi di servizio presso l'azienda, nei casi di sospensione per crisi aziendali od occupazionali o in caso di licenziamento. La durata massima del trattamento non può superare le 90 giornate annue di indennità. La concessione del trattamento è subordinata ad intervento integrativo, pari almeno al 20 per cento, a carico di un ente bilaterale;
poiché gli aspetti applicativi della disciplina sono rimandati al decreto attuativo

interministeriale di cui sopra le indennità di cui alle lettere da a) a c) del comma 1 dell'articolo 19 del decreto-legge n. 185 del 2008 possono essere corrisposte direttamente anche se manca l'intervento integrativo da parte degli enti bilaterali;
in data 23 marzo 2009 l'Associazione dei Commercianti, degli Operatori turistici e dei servizi della Provincia di Bologna, la Filcams Cgil, la Fisascat Cisl e la Uiltucs Uil, hanno stipulato un accordo denominato «Accordo Territoriale di secondo livello settore terziario per la gestione degli effetti della crisi nella Provincia di Bologna»;
tale accordo ha la finalità di fronteggiare la crisi economica, che sta producendo i suoi effetti negativi nel territorio bolognese, cercando di difendere i livelli occupazionali nel settore terziario. A tal fine l'accordo prevede la destinazione di risorse economiche degli enti bilaterali all'integrazione del reddito dei lavoratori sospesi a causa della crisi economica;
il Presidente dell'Ascom Enrico Postacchini, come riportato dal quotidiano il Resto del Carlino del 15 luglio 2009, ha denunciato che l'INPS, che inizialmente aveva dato seguito all'invito ad erogare tempestivamente le indennità previste in caso di sospensione del rapporto di lavoro, ha bloccato il pagamento delle indennità di disoccupazione nei confronti di lavoratori sospesi dal lavoro;
a seguito di tale sospensione da parte dell'INPS circa 230 dipendenti del settore commercio sono senza stipendio dallo scorso mese di aprile. Se si considerano anche altri settori economici quali industria e artigianato i lavoratori rimasti senza retribuzione sarebbero circa 2.200;
una simile situazione arreca un danno gravissimo ai lavoratori e alle loro famiglie privandoli del principale reddito economico in un momento in cui la crisi sta producendo i suoi effetti maggiori proprio nel territorio di Bologna e Provincia. Inoltre in caso di mancato sblocco da parte dell'INPS del pagamento delle indennità di disoccupazione molte piccole aziende in crisi saranno costrette alla risoluzione dei contratti di lavoro, con la conseguente impossibilità per i loro dipendenti di avvalersi degli ammortizzatori sociali in deroga -:
quali siano le motivazioni che impediscono all'INPS di erogare ai lavoratori sospesi di cui in premessa le indennità previste dall'articolo 19 comma 1 lettere a), b) e c) del decreto-legge n. 185 del 2009;
quali iniziative urgenti intenda adottare il Ministro per risolvere quanto prima questa situazione che arreca un grave danno economico ai lavoratori privati dello stipendio e alle aziende che potrebbero procedere alla risoluzione definitiva dei contratti.
(4-03642)

FARINA COSCIONI, MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
il settimanale L'Espresso, nella sua edizione del 16 luglio 2009, ha pubblicato a pagina 15 un articolo siglato OP («San Raffaele, aiutaci tu»), nel quale si legge: «Un pool di avvocati pronti alla battaglia, una schiera di donne che invita a boicottare l'ospedale. In mezzo, il San Raffaele di Milano, accusato di non rispettare la sentenza della Consulta che modifica la legge 40 sulla fecondazione assistita. Sparito il tetto massimo per il congelamento degli embrioni, nel nosocomio di don Verzé, secondo le pazienti in cura, si continua a fare come prima: tre embrioni per ogni trattamento. La rivolta parte del Web: sul sito cercounbimbo.net, 30mila visitatori registrati, le testimonianze sono circostanziate: «Ho firmato il consenso informato per il congelamento di tre ovuli, come se la sentenza non ci fosse mai stata», e ancora: «La dottoressa mi ha detto che non mi congelano gli embrioni, perché il loro comitato etico lo ha vietato». Federica Casidei del portale sull'in

fertilità: «Se così fosse, i nostri avvocati, che sono tra quelli che hanno sollevato il caso alla Corte costituzionale, faranno causa all'ospedale. Chi non si adegua alla sentenza crea un danno anche all'erario». Il costo di un trattamento per la fecondazione è tra i 4 e i 5mila euro, farmaci esclusi. Le pazienti del San Raffaele sono circa mille ogni anno, con rimborsi milionari dal servizio sanitario. Augusto Ferrari, direttore della clinica ostetrico-ginecologica: «Rispettiamo la sentenza: non diciamo no al congelamento in assoluto, ma a quello considerato come una strategia di gestione della coppia infertile» -:
se il Ministro interrogato ritenga, anche in relazione all'attività di monitoraggio e raccolta di dati finalizzata alla presentazione della relazione annuale al Parlamento di cui all'articolo 15 della legge n. 40 del 2004, di acquisire elementi su quanto rappresentato in premessa, con specifico riferimento alla corretta applicazione della normativa sulla fecondazione assistita, verificando a tal fine se si continuino a congelare tre embrioni per ogni trattamento, nonostante il cosiddetto tetto massimo sia venuto meno e, in particolare, se ciò avvenga all'ospedale San Raffaele di Milano;
se sia vero che alle pazienti si continua a far firmare il consenso informato per il congelamento di tre ovuli, con specifico riguardo all'attività dell'ospedale San Raffaele di Milano;
a quanto ammontino in media i rimborsi che nel 2008 il servizio sanitario nazionale ha erogato per i costi sostenuti per i trattamenti di fecondazione e se i rimborsi corrisposti al San Raffaele siano in linea con tale media;
quanti siano stati i dinieghi al congelamento opposti nel 2008 e i trattamenti per la fecondazione effettuati nello stesso anno, con particolare riguardo ai dati concernenti l'ospedale San Raffaele di Milano.
(4-03651)

TESTO AGGIORNATO AL 19 LUGLIO 2010

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SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazioni a risposta scritta:

MARGIOTTA. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
il Governo intende costituire un fondo alimentato dal 3 per cento delle royalties sulle produzioni di idrocarburi liquidi e gassosi;
avrebbero diritto di usufruire di questo Fondo non solo i residenti nelle regioni interessate dalle estrazioni, ma anche i residenti in regioni ove si svolgono attività di rigassificazione;
ciò comporterebbe, ad esempio, che dei soldi derivanti dalle royalties rivenienti dalle estrazioni petrolifere in Basilicata, regione nella quale si estrae la quantità di gran lunga maggiore di petrolio in Italia, beneficeranno, per lo sconto sulla benzina, anche i cittadini veneti, come sostenuto, tra gli altri, dai Senatori della Lega Nord -:
se il Governo abbia valutato appieno gli effetti che tale misura comporta per l'economia di alcune regioni svantaggiate, come la Basilicata, e non intenda viceversa individuare idonee soluzioni alternative.
(4-03637)

SANGA e MISIANI. - Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
le vicissitudini che riguardano la Toora Spa, azienda specializzata nella produzione di cerchi in lega che ha sede a San Paolo d'Argon e impianti anche a Carobbio degli Angeli e Costa di Mezzate in provincia di Bergamo, partono da lontano, la Toora è stata infatti messa in liquidazione volontaria nel settembre 2007;

dopo la messa in liquidazione volontaria, nel mese di dicembre del 2007 è stato ufficializzato il nome della società (Raco Group) che ha sottoscritto un contratto d'affitto biennale per il ramo d'azienda a San Paolo d'Argon e un contratto di fornitura di 24 mesi per le attività svolte a Carobbio degli Angeli;
il 10 giugno 2008 è stata approvata dal Ministero dello sviluppo economico la richiesta di Cassa integrazione guadagni straordinaria (CIGS), Toora Spa in liquidazione;
la cassa straordinaria è stata approvata per un massimo di 161 lavoratori e per una durata di dodici mesi, ma sono stati posti in cassa integrazione i circa settanta lavoratori rimasti dopo che una novantina era stata assunta dal Gruppo Raco e precisamente dalla società FP Gravity Casting srl nello stabilimento di S. Paolo D'Argon mentre altri 75 sono invece gli operai «in affitto» a Carobbio per la medesima società;
l'azienda è andata in amministrazione straordinaria nel 2008 e il 23 febbraio 2009 è stato siglato in Regione Lombardia l'accordo per la richiesta di un ulteriore anno di cassa integrazione straordinaria alla Toora Spa, il provvedimento ha coinvolto 176 persone (su 180 dipendenti) per un totale di tre stabilimenti (San Paolo d'Argon, Costa di Mezzate e Carobbio degli Angeli);
la cassa integrazione straordinaria era già in corso per 161 addetti dalla fine di febbraio 2008 con scadenza 23 febbraio 2009, l'accordo fra azienda e sindacati era già stato firmato alla fine del mese di gennaio 2009 ed è stato formalizzato con l'accordo siglato in Regione;
nei giorni scorsi è stata concessa una proroga della Cassa integrazione straordinaria che coprirà il periodo dallo scorso 22 febbraio al 14 ottobre 2009 nonostante i sindacati avessero chiesto una proroga di 12 mesi fino al mese di febbraio del 2010;
attualmente al lavoro sono solo 15-20 persone nello stabilimento di Carobbio e una mezza dozzina di impiegati a Costa di Mezzate, l'attività alla sede di San Paolo d'Argon è in affitto come ramo d'azienda al gruppo Raco (FP Gravity) dove i lavoratori utilizzati sono una novantina;
tra i compiti dell'amministrazione straordinaria c'è anche quello di far ripartire l'azienda ma nell'attuale situazione di difficoltà dell'intero settore industriale questa prospettiva appare scarsamente realizzabile, essendo in atto un esercizio provvisorio fino a ottobre;
nel frattempo resta pieno d'incognite il futuro dell'azienda, basti dire che il gruppo Toora contava, fino a qualche anno fa, circa 600 persone, in tale situazione il sindacato ha chiesto un incontro con il commissario per capire quali saranno gli scenari futuri e quali strumenti sarà possibile utilizzare per scongiurare i licenziamenti;
molte sono ormai le situazioni ai limiti della disperazione fra i lavoratori della Toora Spa e le loro famiglie che si trovano a dover fare i conti con un futuro dai contorni sempre più incerti;
in considerazione della loro situazione economica, è necessario che le banche intervengano per sospendere le rate di mutui o prestiti, anche tenendo conto del protocollo d'intesa sottoscritto il 24 dicembre scorso alla Camera di commercio di Bergamo da diversi istituti di credito con Cgil, Cisl e Uil;
le difficoltà congiunturali si stano aggravando e le aziende risentono sempre più di debolezze finanziarie e carenze di liquidità ed è necessaria un'assunzione di responsabilità da parte di tutti;
con l'aumentare dell'utilizzo della Cassa integrazione straordinaria, aumentano infatti le aziende che non riescono più a far fronte agli anticipi, di conseguenza le indennità vengono erogate direttamente dall'Inps, ma le procedure autorizzative rischiano di svilupparsi in lunghi mesi;

la situazione di Toora Spa è ancora più complicata perché la società è in procedura concorsuale ed essendo gli organi della procedura sotto il controllo del Tribunale si ravvisa un atteggiamento più prudente per quanto riguarda eventuali anticipi della Cassa;
ciò vale anche per le banche che hanno siglato nei mesi scorsi il patto di anticipo ai lavoratori del trattamento di Cassa, occorre invece, nei casi come quelli della Toora, che la liquidazione dell'anticipo scatti già dal momento dell'accordo tra sindacati e organi della procedura per la richiesta di Cassa, al fine di aiutare concretamente i lavoratori;
occorre stimolare un maggior impegno del sistema bancario sia nell'accelerare le intese finalizzate all'erogazione degli anticipi di Cassa, sia nel sospendere le rate dei mutui e dei prestiti bancari dei lavoratori in cassa integrazione -:
quali iniziative intendano assumere anche in sinergia con gli enti locali in una situazione di tale gravità, a sostegno dei lavoratori e della loro rappresentanza sindacale nella ricerca di possibili alternative, evitando che centinaia di famiglie rimangano senza reddito;
quali iniziative intendano assumere per abbreviare il tempo di attesa per l'utilizzo della cassa integrazione e degli ammortizzatori sociali, onde evitare che i lavoratori implicati nelle crisi rimangano completamente senza reddito per molti mesi.
(4-03640)

BUONANNO e STUCCHI. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
il collegamento alla rete internet è importante per tutti i cittadini, ed è assolutamente indispensabile per gli esercizi commerciali, le aziende e i professionisti che utilizzano quotidianamente strumenti informatici e telematici nello svolgimento della propria attività;
internet, la posta elettronica, la linea per gli accessi rapidi sulla rete e sugli accessi sono diventati per gli imprenditori e per le piccole e grandi aziende uno strumento indispensabile, senza il quale si rimane esclusi dalla competizione commerciale;
gli abitanti e i commercianti del territorio valsesiano sono costretti a fare a meno della linea Adsl nello svolgimento delle proprie attività, subendo per questo numerosi disagi e danni economici;
nel territorio in questione sono presenti aziende di importanza mondiale, che hanno la necessità di ammodernare i propri sistemi di comunicazione, a vantaggio di tutta l'economia nazionale;
la popolazione ha inoltrato numerose telefonate di protesta verso la compagnia telefonica Telecom Italia, sottolineando la propria insoddisfazione e i disagi subiti nella propria vita personale e professionale, senza ricevere alcuna garanzia sulla realizzazione di ammodernamenti alla linea;
gli utenti della zona lamentano anche frequenti disservizi relativi alla rete telefonica fissa e mobile, tanto da rimanerne sprovvisti anche per intere settimane, situazione particolarmente grave per le persone che vivono sole in queste zone di montagna e per le strutture sanitarie presenti sul territorio;
i numerosi hotel e le strutture di ricezione turistica presenti sul territorio, che utilizzano le linee telefoniche e internet come strumento base per la propria attività, vengono danneggiate da questi disservizi, che disincentivano fra l'altro l'afflusso di turisti;
gli utenti della Valsesia pagano regolarmente il canone alla Telecom Italia, anche per mantenere ed ammodernare la rete Telefonica, ma la compagnia telefonica ad oggi vede il 15-20 per cento delle sue centrali impossibilitate ad erogare i servizi Adsl a causa di apparecchiature limitanti;

gli utenti esigono di vedere tutelati i propri diritti e pretendono che, a fronte del canone da loro pagato, la compagnia telefonica eroghi un servizio adeguato e provveda a fornire l'adeguato servizio Adsl anche nel territorio Valsesiano -:
quali interventi il Ministro, per quanto di sua competenza, intenda mettere in atto, tutelando i diritti degli utenti consumatori, fra cui anche gli abitanti dei comuni della Valsesia che hanno subito e continuano a subire disagi nella propria vita personale e professionale e al fine di superare il Digital devide in questa importante area territoriale connotata, tra l'altro dalla presenza di importanti imprese.
(4-03644)

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TURISMO

Interrogazione a risposta in Commissione:

MARCHIONI e FRONER. - Al Ministro per il turismo. - Per sapere - premesso che:
i buoni vacanza sono uno strumento finalizzato a favorire l'accesso al turismo delle categorie più deboli ed è molto utilizzato nei Paesi europei, specialmente in Francia;
in Italia, la possibilità di emettere buoni vacanza è contenuta nell'articolo 10 della legge n. 135 del 2001, «riforma della legislazione nazionale del turismo che recita testualmente che il Fondo per il prestito e il risparmio turistico eroga «agevolazioni finalizzate al sostegno di pacchetti vacanza relativi al territorio nazionale e preferibilmente localizzati in periodi di bassa stagione, in modo da concretizzare strategie per destagionalizzare i flussi turistici». Nello stesso articolo 10, è previsto un successivo decreto del Ministro dell'industria per specificare la tipologia delle agevolazioni, i servizi erogati ed i soggetti che possono usufruire delle agevolazioni;
dopo che la legge finanziaria per il 2008 (articolo 2, comma 193, lettera b) della legge n. 244 del 2007, ha ribadito che l'erogazione delle risorse previste dall'articolo 10 della legge 135 del 2001, sono destinate al finanziamento per i buoni vacanza dei meno abbienti, nell'ottobre 2008 il sottosegretario Brambilla ha emanato il decreto con il quale si definiscono le modalità per l'erogazione dei buoni vacanza da destinare alle fasce sociali più deboli e per favorire la destagionalizzazione dei flussi turistici, prevedendo che ai relativi oneri si provveda a carico del bilancio della Presidenza del Consiglio dei ministri (Sviluppo e competitività del turismo);
per gestire l'acquisto e la distribuzione dei buoni, il decreto prevede che il Dipartimento per lo sviluppo e la competitività del turismo, possa stipulare convenzioni con l'ANCI e con le associazioni non profit che abbiano esperienza nel settore;
già dall'autunno scorso, il Sottosegretario al turismo ha annunciato l'avvio ufficiale dei buoni vacanza che, oltre ad aiutare le famiglie più deboli, avrebbero dovuto contribuire a rilanciare il settore. Si trattava di aiuti economici da 250 a 500 euro, a seconda del reddito e del numero dei figli e la prima tranche avrebbe dovuto riguardare 20.000 famiglie. Il contributo statale avrebbe dovuto coprire una percentuale fra il 20 e il 40 per cento della spesa sostenuta per il soggiorno. I buoni validi per un anno, da spendere nelle strutture turistiche convenzionate, in tutti i periodi dell'anno, escluso luglio, agosto, e vacanze di Natale, dovevano essere richiesti nel proprio comune di residenza. Le richieste sono infatti partite dal mese di maggio. Lo stanziamento previsto per il 2009 è di 5 milioni di euro. Si tratta, a giudizio degli interroganti, di una dotazione insufficiente, che non tiene conto della crisi in atto e del depauperamento di una più larga fascia di famiglie italiane;

i ripetuti annunci del Governo sulla disponibilità dei buoni vacanze hanno creato legittime aspettative soprattutto in quelle famiglie che non hanno altre possibilità di vacanze e che ritenevano di poter usare di questi buoni già dalla primavera 2009;
solo il 3 luglio di quest'anno è però stata firmata la convenzione che affida all'associazione no-profit «Buoni Vacanza Italia» la gestione dei buoni vacanze;
l'organizzazione della raccolta delle richieste degli utenti e della distribuzione dei buoni a tutt'ora non risulta partita;
i comuni vengono tempestati dalle richieste delle famiglie alle quali non sono in grado di rispondere -:
quando il Ministro preveda che i buoni vacanza diventino realmente operativi;
se ritenga che per il 2010 possa essere aumentata la dotazione economica dei ticket, finora fissata in cinque milioni di euro;
se il criterio di priorità cronologica, previsto per l'erogazione, sia adeguato a tener conto della reale situazione delle famiglie richiedenti il bonus;
da quali fonti sia tratto il dato di una crescita delle vacanze degli italiani dell'11 per cento, a fronte del calo documentato da tutte le associazioni del settore, citato dal Ministro Brambilla a mezzo stampa nei giorni scorsi.
(5-01645)

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Apposizione di firme ad interrogazioni.

L'interrogazione a risposta in Commissione Ghizzoni n. 5-01083, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 26 febbraio 2009, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato De Pasquale.

L'interrogazione a risposta in Commissione Capitanio Santolini n. 5-01298, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 20 aprile 2009, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Ciocchetti.

L'interrogazione a risposta in Commissione Ruvolo n. 5-01518, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 16 giugno 2009, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Ciocchetti.

L'interrogazione a risposta scritta Cenni n. 4-03581, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 13 luglio 2009, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato De Biasi.

Ritiro di documenti del sindacato ispettivo.

I seguenti documenti sono stati ritirati dai presentatori:
interrogazione a risposta in Commissione Lussana n. 5-01150 del 18 marzo 2009.
interrogazione a risposta in Commissione Stradella n. 5-01581 del 1o luglio 2009.
interrogazione a risposta scritta Marinello n. 4-03574 del 13 luglio 2009.
interrogazione a risposta in Commissione Mariani n. 5-01636 del 15 luglio 2009.

Ritiro di una firma da una mozione.

Mozione Benamati e altri n. 1-00189, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 10 giugno 2009, è stata ritirata la firma del deputato Osvaldo Napoli.

Trasformazione di un documento del sindacato ispettivo.

Il seguente documento è stato così trasformato su richiesta del presentatore: interrogazione a risposta in Commissione Margiotta n. 5-01441 del 20 maggio 2009 in interrogazione a risposta scritta n. 4-03637.