Allegato B
Seduta n. 199 dell'8/7/2009

TESTO AGGIORNATO AL 2 MARZO 2011

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LAVORO, SALUTE E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta in Commissione:

MIGLIOLI e SANTAGATA. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
da fonti giornalistiche si apprende che i precari che hanno fatto richiesta della indennità prevista dalla legge n. 2 del 2009 sono solo 1.800;
per ottenerla i precari che hanno perso il lavoro prima del 30 maggio devono presentare domanda all'INPS entro il 30 giugno;
per i rapporti cessati dopo il 30 maggio l'interessato ha 30 giorni di tempo per la richiesta;
l'esiguità del numero di domande presentate (1800) rispetto agli aventi diritto stimati in 75000 è un chiaro indicatore della scarsa informazione data al provvedimento e della eccessiva ristrettezza dei termini -:
quali siano i dati ufficiali in possesso dal Ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali;
se il Governo intenda riaprire i termini per la prestazione delle domande;
se il Governo intenda avviare una campagna di informazione in merito alla normativa citata.
(5-01611)

Interrogazioni a risposta scritta:

FARINA COSCIONI, MAURIZIO TURCO, BERNARDINI, BELTRANDI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
il decreto 4 agosto 2004 del Ministro della salute per gli embrioni prodotti prima dell'entrata in vigore della legge n. 40 del 2004, definisce lo stato giuridico degli embrioni abbandonati e le modalità di abbandono. L'articolo 1, comma 2,

stabilisce che «Lo stato di abbandono di un embrione è accertato al verificarsi di una delle seguenti condizioni:
il centro che effettua tecniche di procreazione medicalmente assistita acquisisce la rinuncia scritta al futuro impianto degli embrioni crioconservati da parte della coppia di genitori o della singola donna (nel caso di embrioni prodotti prima della normativa attuale con seme di donatore e in assenza di partner maschile);
il centro che effettua tecniche di procreazione medicalmente assistita documenta i ripetuti tentativi eseguiti, per almeno un anno, di ricontattare la coppia o la donna che ha disposto la crioconservazione degli embrioni; solo nel caso di reale, documentata impossibilità a rintracciare la coppia, l'embrione potrà essere definito come abbandonato»;
tale decreto prevede che: «Gli embrioni definiti in stato di abbandono sono, invece, trasferiti dai centri di procreazione medicalmente assistita unicamente alla Biobanca Nazionale situata presso il Centro trasfusionale e di immunologia dei trapianti dell'Istituto di ricovero e cura a carattere scientifico "Ospedale Maggiore" di Milano, ove sarà attivato in maniera centralizzata un centro di crioconservazione degli embrioni stessi»;
sempre il medesimo decreto prevede che: «Sono a carico di ciascun centro di procreazione medicalmente assistita gli oneri derivanti dal congelamento degli embrioni e gli oneri derivanti, in attesa di futuro impianto, dalla loro crioconservazione»;
secondo la relazione del Ministro della salute al Parlamento sullo stato di attuazione della legge contenente norme in materia di procreazione medicalmente assistita (legge 19 febbraio 2004, n. 40, articolo 15) del 21 giugno 2006, il numero di embrioni crioconservati in stato di abbandono in Italia è di 2.527;
il Sottosegretario di Stato Ferruccio Fazio durante la seduta del 5 novembre 2008 della 12a Commissione permanente (Igiene e sanità) del Senato, rispondendo all'interrogazione 3-00079, in riferimento al censimento degli embrioni abbandonati, precisava come «il censimento non è terminato» e che dunque nell'attesa «il trasferimento non può avere luogo perché devono essere previsti ulteriori stanziamenti calcolabili solo al termine dell'operazione»;
il sottosegretario Eugenia Roccella ha dichiarato (Corriere della Sera del 6 gennaio 2009, pagina 23) che «è troppo caro il trasferimento degli embrioni a Milano. L'operazione è ferma e chissà se potrà mai essere attuata», e ancora esiste un problema giuridico, poiché gli embrioni non possono essere spostati senza l'autorizzazione della coppia;
in una precedente intervista (Avvenire del 9 luglio 2008), lo stesso sottosegretario Roccella anticipava come per gli embrioni abbandonati «certamente il problema del loro destino è bruciante, ma non credo che si possa considerare una soluzione assegnarli alla ricerca, perché sono destinati a morire. Allo stesso modo allora anche persone in stato vegetativo o malati terminali potrebbero finire con l'essere considerati solo materiale per la ricerca. Personalmente sarei favorevole alla soluzione indicata dal Comitato nazionale per la bioetica di una adozione per la nascita, con le opportune garanzie che non si vada incontro a un commercio. L'adozione indicherebbe una volta di più che si tratta di individui umani e non di materiale biologico»;
allo stato attuale per le finalità di cui al decreto 4 agosto 2004, che nelle premesse recita «Considerata la necessità di attivare studi e ricerche sulle tecniche di crioconservazione», si rileva che il censimento degli embrioni prodotti prima dell'entrata in vigore della legge n. 40 del 19 febbraio 2004 è concluso, come testimoniato dalle relazioni al Parlamento. Sono stati spesi 50.000 euro per i compiti di censimento dell'Istituto superiore di sanità e 400.000 euro a favore dell'Istituto di

ricovero e cura a carattere scientifico Ospedale Maggiore di Milano. Nella sopracitata risposta all'interrogazione parlamentare il sottosegretario Fazio specificava inoltre come l'Ospedale Maggiore abbia ricevuto e impiegato i 400.000 euro erogati nel 2004 e rendicontati nel 2005: 230.000 euro per la creazione dell'area di criobiologia (un ambiente in cui dovevano essere mantenuti gli embrioni sotto azoto), 96 mila euro per spese di materiale e software e 74.000 per spese di personale -:
quali iniziative il Ministro intenda adottare nei confronti del sottosegretario Eugenia Roccella, che esplicitamente dichiara di non tenere conto del decreto del 4 agosto 2004, che prevede un consenso scritto o tacito per l'abbandono degli embrioni da parte della coppia, ed inoltre ne configura giuridicamente l'utilizzo, e che preannuncia la volontà di non voler dar seguito al decreto stesso;
come mai non sia stato attuato il trasferimento presso l'Ospedale Maggiore di Milano degli embrioni prodotti prima del 2004, per cui risulta conclusa la fase del censimento;
per quali motivi non sia stato ancora emanato il provvedimento tecnico che definisce le modalità di trasferimento degli embrioni abbandonati presso il centro di raccolta di Milano;
se il materiale acquistato e il personale assunto con denaro pubblico, nel rispetto e applicazione di norme di legge dall'Ospedale Maggiore di Milano, che attualmente non viene utilizzato per i fini previsti dal decreto, per quali altri compiti sia utilizzato, e con che tipo di contratto il personale sia stato assunto nel 2004, con quali risorse venga retribuito e quali mansioni svolga attualmente;
se il Governo sia consapevole che da oltre 4 anni gli embrioni abbandonati sono crioconservati presso i centri di procreazione a spese dei centri medesimi, e se intenda prevedere un rimborso;
da quale data possano essere disponibili gli embrioni abbandonati destinati dal decreto ministeriale del 4 agosto 2004 all'attivazione di «studi e ricerche sulle tecniche di crioconservazione», e se si preveda anche l'utilizzo su richiesta di laboratori al di fuori dell'Ospedale Maggiore di Milano.
(4-03491)

MANCUSO e CARLUCCI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
nel 1987 si è costituita la Cooperativa a responsabilità limitata denominata «Italia» con lo scopo di costruire alloggi per il personale delle Forze Armate e Forze dell'Ordine di Vercelli e Biella;
tale cooperativa, come la legge dispone, si è avvalsa di finanziamenti pubblici ed agevolazioni per la costruzione degli alloggi;
negli anni successivi vennero realizzati 67 alloggi (3 a Vercelli, 13 a Santhià e 24 a Biella) tutti con gravi mancanze ed inadeguatezze dal punto di vista abitativo, tali da dover più volte ricorrere ad interventi risanatori con conseguente incremento dei costi;
nel 1993 viene avviata un'inchiesta conclusa nel 2002 in Cassazione con condanne di truffa, corruzione, malversazione ai danni dello Stato;
le famiglie che avevano investito gran parte dei propri risparmi e che avevano già versato gran parte delle quote stabilite per vedere realizzata la casa dei propri sogni, hanno ricevuto l'ingiunzione da parte dell'Inpdap di pagare l'intera cifra per ottenere l'alloggio;
l'Inpdap ha già avviato le procedure per vendere all'asta gli alloggi di Vercelli e Santhià e si appresta a farlo anche per quelli di Biella;
i soci della cooperativa chiedono di poter acquistare a prezzi ragionevoli, considerato

il fatto che hanno già versato molto denaro per l'acquisto di queste unità immobiliari -:
se il Governo intenda intervenire con urgenza presso l'Inpdap affinché l'ente rinunci a procedere alla vendita all'asta degli alloggi e ad accogliere la richiesta delle famiglie di acquisire gli immobili pignorati a prezzi ragionevoli, tenendo conto delle migliorie e apportate negli anni.
(4-03504)

FUCCI. -Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca scientifica. - Per sapere - premesso che:
nella città di Andria, nel territorio in cui risiede l'interrogante, il «Coordinamento comitati per Andria Città Sana» ha pubblicato uno studio dall'eloquente titolo: «Aumenta l'uso nella nostra città di farmaci abortivi»;
questo studio, effettuato rilevando i dati sulle vendite della cosiddetta «pillola del giorno dopo» nelle 23 farmacie andriesi, auspica «un impegno concreto da parte della ASL affinché vengano pianificate iniziative che coinvolgano la medicina del territorio per elevare il livello di conoscenza dei vantaggi di una vita sessuale consapevole e piena da parte di tutte le donne ed in particolare di quelle giovanissime» e lamenta «una grave carenza di informazione ed educazione ad una corretta sessualità responsabile»;
a parere dell'interrogante, le valutazioni sulla realtà di Andria - che è significativa in quanto si parla di un città di circa 100 mila abitanti che è anche fortemente connessa a Bari, uno dei capoluoghi di provincia italiani più importanti dal punto di vista delle tendenze sociali - possono essere tranquillamente estese al resto del Paese perché la diffusione della «pillola del giorno dopo» è ormai estesa all'intero territorio nazionale così come i dati di vendita registrano un progressivo aumento;
inoltre la necessità di una maggiore opera di informazione, sia da parte delle scuole che da parte delle Asl, per prevenire il rischio ormai reale di un ricorso indiscriminato alla «pillola del giorno dopo» da parte di ragazze sempre più giovani è sentita come attuale da molti genitori in tutto il Paese -:
se i Ministri interrogati, ognuno per il settore di propria competenza, condividano o meno il senso di fondo dell'appello giunto da Andria e se siano in corso o in programmazione iniziative, sia nelle ASL che nelle scuole, che vadano nella direzione auspicata in premessa.
(4-03510)

TOMMASO FOTI e CARLUCCI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
l'Inps continua ad erogare la pensione di reversibilità - spettante in ragione della morte avvenuta il 30 gennaio 1993 del marito Dorini Ernesto - alla Signora Carlotti Marina Maria (nata a Monticelli d'Ongina - Piacenza - il 15 febbraio 1924) deceduta l'8 febbraio 2008 in Argentina, come risulta dal certificado de defuncion de la oficina de Bahia Blanca (ACTA 296, TOMO I, foglio 74 v to, dell'anno 2008) -:
se e quali iniziative intenda assumere al riguardo, anche interessando il consolato italiano con sede a Bahia Blanca, per evitare che gli eredi siano costretti, come oggi accade, a dovere tenere le somme immotivatamente erogate in deposito su di un conto corrente, in attesa di poterle restituire all'Inps.
(4-03516)

MANCUSO e CARLUCCI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
il decreto legislativo del 9 aprile 2008, n. 81, (in materia di sicurezza sul lavoro) ha generato molte perplessità nel variegato mondo dello sport, in quanto gli effetti di questa norma coinvolgono in modo indistinto

tutte le figure professionali (pochissime) ed amatoriali (la stragrande maggioranza);
le società sportive sono già gravate da molti oneri e responsabilità a fronte, molto spesso, di attività erogate gratuitamente dagli istruttori, insegnanti, maestri, che operano nelle varie discipline;
il decreto legislativo n. 81 del 2008 trasforma i Presidenti di società in datori di lavoro e i docenti e i loro assistenti in lavoratori, e non è chiaro come si collochino gli atleti, che dovrebbero addirittura utilizzare indumenti e attrezzature di sicurezza;
la realtà sportiva italiana è costituita da una minima parte di società che svolgono attività sportiva di tipo professionale e che coinvolgono qualche migliaio di praticanti e da una massa di decine di migliaia di società sportive che coinvolgono milioni di persone praticanti, di tutte le età; praticamente chiunque potrebbe trovarsi in questa veste;
ovviamente i luoghi ed i locali ove si svolge l'attività sportiva devono essere adeguati e rispettosi di tutte le norme che regolano l'accesso presso luoghi e locali pubblici;
ovviamente le persone che promuovono le attività sportive devono essere informate su tutti gli eventuali rischi connessi con la pratica delle attività medesime ed essere formate attraverso idonei corsi all'uopo predisposti;
gli statuti delle società sportive prevedono già il rappresentate degli istruttori nonché il rappresentante degli atleti -:
quali iniziative intenda adottare il Governo per chiarire quali adempimenti, previsti dal decreto legislativo n. 81 del 2008 debbano essere estesi al settore sportivo, posto che risulta irrealistico chiedere agli atleti di eleggere «il rappresentante dei lavoratori» o di sottoporsi a visite mediche eseguite dal medico del lavoro, quando sono già obbligati a sottoporsi a visite mediche eseguite dal medico sportivo.
(4-03535)

FARINA COSCIONI, MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
l'AIFA, l'Agenzia Italiana per il Farmaco ha precisato che l'immissione in commercio della pillola Ru486 dipende dall'approvazione del nuovo Consiglio di Amministrazione, che tuttavia non si è ancora insediato;
premesso che già il 29 marzo 2007 l'Agenzia Europea del Farmaco (EMEA) ha dato il via libera alla Ru486;
il 20 giugno 2007, facendo proprio il parere dell'EMEA, la Commissione Ue, all'unanimità, ha approvato la Ru486;
il 6 novembre 2007 la Exelgyn ha presentato all'AIFA una richiesta di mutuo riconoscimento della autorizzazione francese alla commercializzazione;
il 27 febbraio 2008 la commissione tecnico-scientifica dell'AIFA ha dato parere favorevole al commercio del farmaco;
la lentezza con cui si trascina la messa in commercio del farmaco abortivo Ru486 rischia, com'è di tutta evidenza, di provocare serie conseguenze sulla salute delle donne che decidono di interrompere la gravidanza, come denunciano numerosi operatori della legge n. 194 del 1978, i quali hanno anche preparato una petizione per chiedere che sia posta la parola fine a quello definiscono «il gioco delle parti, che vede protagoniste le istituzioni preposte a favorire l'utilizzo della Ru486 nelle strutture ospedaliere che praticano l'interruzione volontaria di gravidanza»;
la petizione, indirizzata al neo-presidente del CdA dell'AIFA al ginecologo Sergio Pecorelli, e al DG Guido Rasi, vede tra i primi firmatari i ginecologi Giovanna

Cassellati, responsabile del reparto IVG del San Camillo di Roma; Mirella Parachini, presidente della Federazione Internazionale degli Operatori Professionisti di Aborto e Contraccezione; e Silvio Viale, responsabile del day hospital IGV del Sant'Anna di Torino;
nella petizione, tra l'altro, si sostiene: «Ormai è passato più di un anno e mezzo da quando la domanda di mutuo riconoscimento è stata posta all'Italia. Noi operatori della legge 194 riteniamo che tale comportamento, che giuridicamente è in piena violazione delle norme per l'Autorizzazione all'immissione in commercio (AIC) con procedura di mutuo riconoscimento, produca un danno alla salute delle donne che qualora debbano interrompere una gravidanza sono costrette a sottoporsi a procedure maggiormente invasive. Ricordiamo ancora una volta come venga in tal modo disatteso l'articolo 15 della legge 194/78 che prevede «l'aggiornamento del personale sanitario ... sull'uso delle tecniche più moderne dell'integrità fisica e psichica della donne e meno rischiose per l'interruzione della gravidanza». La mancata autorizzazione della Rg486 non ha alcun fondamento scientifico o giuridico di tutela della salute delle donne ma al contrario corrisponde a una precisa scelta politica non compatibile con il diritto alla salute. Quali medici coinvolti nell'assistenza alle pazienti che si rivolgono a noi in base a una legge dello Stato denunciamo questo ritardo come un'inaccettabile interferenza con il nostro dovere di mettere in atto la «pratica clinica». Per questo chiediamo che l'AIFA concluda con la massima celerità l'iter della messa in commercio della Ru486 in Italia» -:
quali provvedimenti urgenti intenda promuovere, adottare e comunque sollecitare affinché il CdA dell'AIFA finalmente concluda l'iter della messa in commercio della Ru486 in Italia.
(4-03540)

FARINA COSCIONI, MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
il 30 giugno 2009 il Corriere della Sera ha pubblicato un articolo a firma Enrico Marro, nel quale si sostiene che per quanto riguarda le pensioni di invalidità civile diventa competente l'INPS, e che ciò è previsto dall'articolo 20 del decreto-legge anticrisi approvato dal Consiglio dei Ministri;
il detto articolo 20 «Contrasto alle frodi in materia di invalidità civili» accentra l'intera gestione di questo capitolo, dalla presentazione delle domande alle visite mediche, sotto l'INPS;
le pensioni d'invalidità sono circa 2,6 milioni, per una spesa annua di quasi 15 miliardi di euro (in media, l'assegno è attorno ai 450 euro al mese). Nonostante le ricorrenti campagne di controllo il numero delle invalidità civili è in costante crescita: circa il 30 per cento in più rispetto al 2004, tanto che la spesa prevista per il 2009 è di 16,2 miliardi. La diffusione sul territorio di queste pensioni presenta notevoli differenze. La massima concentrazione si raggiunge nella provincia di Nuoro dove risulta invalido quasi il 9 per cento della popolazione. Tassi elevati anche a Benevento e Lecce, col 6 per cento, mentre per esempio a Milano, Verona o Bergamo non si supera il 2,5 per cento. Da tre mesi l'Inps sta effettuando una campagna di verifiche mediche, prevista dall'ultima legge finanziaria, su un campione di 200 mila titolari di questa prestazione. Finora sono già state revocate il 13 per cento delle pensioni, con punte di quasi il 22 per cento in Sardegna e Sicilia, del 19 per cento in Calabria e del 15,5 per cento in Campania e Puglia. Anche se lo stesso Inps spiega che le revoche sono spesso dovute al venir meno dei requisiti sanitari (regresso della malattia invalidante in seguito a cure mediche) restano non pochi casi dove l'annullamento del beneficio è dovuto a una valutazione che era stata troppo generosa da parte delle Als, cui la legge ha affidato finora le visite per la concessione di questo tipo di pensioni.

Per non parlare delle vere e proprie truffe. Non a caso l'Inps incrocerà la propria banca dati con quella della Motorizzazione civile per scovare, per esempio, i ciechi con la patente;
dal 1o gennaio 2010, come stabilisce la norma, le commissioni mediche delle Asl che visitano i cittadini che presentano domanda di «invalidità civile, cecità civile, sordità civile, handicap e disabilità», saranno «integrate da un medico dell'Inps quale componente effettivo ... In ogni caso l'accertamento definitivo è effettuato dall'Inps, che avrà quindi l'ultima parola, attraverso i suoi medici, sulla concessione o meno del sussidio;
sarà sempre l'istituto di previdenza a accertare «la permanenza dei requisiti sanitari» nelle visite di richiamo per i titolari delle invalidità. In caso di revoca per insussistenza degli stessi requisiti, in cui vengano rilevati elementi di responsabilità per danno erariale, i prefetti sono tenuti ad inviare copia del provvedimento alla Corte dei conti per le eventuali azioni di sua competenza. Le domande di pensione non si presenteranno più all'Asl ma all'Inps, che poi le trasmetterà, «in tempo reale e per via telematica», alle Aziende sanitarie locali. Le modalità attraverso le quali l'Inps prenderà in carico la gestione delle invalidità civili saranno contenute in un accordo tra il ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali e la Conferenza Stato-Regioni da concludere entro novanta giorni»;
nei sessanta giorni successivi le regioni stipuleranno con l'Inps le necessarie convenzioni per dare attuazione alla riforma;
le cause pendenti sulle invalidità civili sono ben 320 mila. Si stabilisce che nel caso in cui il giudice nomini un consulente tecnico d'ufficio, per esempio per valutare chi abbia ragione sulla sussistenza o meno dei requisiti sanitari, alle indagini assista sempre anche un medico legale dell'Inps;
la cosiddetta vera stretta sulle invalidità civili potrebbe arrivare dall'ultimo comma dell'articolo: entro trenta giorni è nominata dal Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, di concerto con l'Economia, «una Commissione con il compito di aggiornare le tabelle indicative delle percentuali dell'invalidità civile, già approvate con decreto del ministro della Sanità del 5 febbraio 1992, e successive modificazioni» -:
se quanto sopra riportato corrisponda al vero;
le ragioni che hanno indotto ad attribuire, come riassume efficacemente il Corriere della Sera Pieni poteri ai medici INPS;
quali criteri verranno adottati per la composizione della Commissione che avrà il compito di aggiornare le tabelle indicative delle percentuali di invalidità.
(4-03545)

FARINA COSCIONI, MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
da una denuncia di Alessandra Ribaldi, assessore al lavoro, pari opportunità e politiche giovanili della Regione Lazio, ripresa anche dal comunicato della Federazione italiana per il superamento dell'handicap (F.I.S.H.) del 30 marzo 2009, dal titolo «La CAI esclude i lavoratori con disabilità», risulta che:
la nuova Alitalia (CAI) «In base alla normativa vigente all'interno delle 7924 persone assunte dalla società nella provincia di Roma vi dovrebbero essere 323 disabili, ossia il 7 per cento dei 4613 dipendenti che formano la base di computo ai fini del collocamento obbligatorio, invece gli invalidi effettivamente assunti sono solo 45»;
l'assessore Ribaldi denuncia inoltre che «Per questo motivo chiedo ai vertici aziendali di regolarizzare, con la massima urgenza, la situazione occupazionale del personale dipendente» e che «Le inadempienze

della Cai in merito alle assunzioni dei disabili sono gravissime ed inaccettabili. Sicuramente non sono in linea con il profilo di un'azienda seria, che ambisce a ricoprire il ruolo di società di bandiera nazionale. La vecchia Alitalia, con cui esiste una continuità di fatto e sostanziale da parte della Cai, rispettava in pieno la normativa sulle assunzioni del personale disabile» -:
se rispondano al vero i dati numerici di cui sopra, che evidenziano una situazione di palese non conformità alle normative vigenti della nuova Alitalia rispetto agli adempimenti, cui è tenuta, in tema di collocamento al lavoro delle persone con disabilità, dettati dalla legge n. 68 del 1999, nel presupposto che il Ministero del lavoro, quale organo chiamato a vigilare sulla corretta applicazione di tale normativa, deve, ex articolo 15 della legge medesima, avere la precisa contezza periodica del numero delle persone con disabilità occupate in una data azienda, in rapporto all'intera forza lavoro occupata da quella stessa data azienda.
(4-03546)

FARINA COSCIONI, MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
il Giornale dell'Umbria, nella sua edizione del 30 giugno 2009 riferiva, a proposito dell'allarme relativo al pellet radioattivo, di decine di sequestri di ceneri risultate positive alla presenza di Cesio 137 e dei relativi sacchetti di prodotto non bruciato effettuati nella provincia di Perugia;
la lista dei cittadini che hanno segnalato nelle proprie case la presenza del combustibile in trucioli proveniente dalla Lituania (il Naturkraft 6 mm) è piuttosto lunga, e gli uomini del nucleo NBCR (nucleare, batteriologico, chimico e radiologico) riescono a smaltire tra le 5 e le 7 richieste di sopralluogo in appartamenti ogni giorno, a fronte di centinaia di segnalazioni;
per quanto riguarda le ceneri i vigili del fuoco hanno invitato la popolazione a non rimuovere da soli i residui, ma ad isolare le stufe con buste di plastica o pellicola e ad attendere l'arrivo degli esperti;
la sostanza in questione, a detta degli esperti, diventa pericolosa per la salute dopo un'esposizione prolungata, in caso di inalazione o di inserimento delle ceneri;
comunque, una volta completato il recupero del materiale a «rischio» c'è il problema dello smaltimento -:
se non ritenga di dover accertare le reali dimensioni del fenomeno;
come ritenga di risolvere il problema dello smaltimento delle «ceneri», dal momento che in Umbria non esistono impianti di smaltimento di rifiuti speciali pericolosi.
(4-03547)

FARINA COSCIONI, MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
il sindacato Fials ha denunciato a proposito del Policlinico Umberto I di Roma che si sarebbe riscontrata la presenza di amianto in ben nove reparti: patologia generale, V clinica medica, III padiglione, V padiglione, II clinica chirurgica, ortopedia; e per quanto riguarda le sole canne fumarie, III padiglione, II clinica chirurgica, cardiologia; e nello sportello bancario interno all'ospedale;
la situazione dei nove reparti e dello sportello bancario risulta inoltre dalla più completa mappatura che sia stata realizzata sul Policlinico Umberto I, risalente al 1999, e redatta dalla «Ecogeo Action»;

il sindacato Fials sostiene di aver presentato anche numerose diffide, senza tuttavia aver mai ricevuto risposta dai responsabili dell'ospedale;
i sindacati lanciano anche l'allarme sulle condizioni di alcuni locali tecnici non censiti nel 1999, «Siamo stati testimoni», riferiscono i sindacalisti, «di sopralluoghi e di sanzioni da parte dell'Asl. Perché? Non si può più tacere alla vista di lamiere ormai corrose dal tempo su padiglioni dove non si vedono operai al lavoro, né avvisi d'avvio d'opera» -:
se sia a conoscenza dei fatti e se risulti sia stata avviata la bonifica dell'amianto in tale struttura e, in caso contrario, per quale motivo non si sia proceduto.
(4-03550)

FARINA COSCIONI, MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
il signor Gustavo Fraticelli, ha denunciato, attraverso pubbliche lettere ai giornali quello che definisce «un grave ed illegittimo episodio di diniego al trasporto da parte delle Ferrovie delle Stato» nei confronti di una persona che, in quanto disabile, per spostarsi usa la propria sedia a rotelle;
il giorno 19 giugno 2009, volendo partecipare all'Assemblea organizzata dal Partito Radicale a Chianciano dal 26 al 28 giugno 2009, il signor Fraticelli ha acquistato, tramite il sito di Trenitalia i biglietti di andata e ritorno per Chiusi-Chianciano da Roma (Codice Biglietto BDRHM9 e SMXNF9), avendo avuto cura, ovviamente, nella scelta, di individuare quei treni abilitati per il trasporto di persone in sedia a rotelle;
una volta perfezionato, con il pagamento, il relativo acquisto dei biglietti e, seguendo le istruzioni riportate sul sito nella sezione apposita, il signor Fraticelli ha inviato una e-mail alla sala blu di Roma di richiesta-notifica di assistenza;
per inciso il signor Fraticelli fa presente che il «Numero unico nazionale di Assistenza clienti con disabilità» (199 30 30 60), «tanto è in bella mostra sul sito, quanto è irraggiungibile o perché occupato e, quando raramente libero, dopo qualche squillo cade la linea»;
dopo estenuanti insistenze, finalmente al signor Fraticelli viene comunicato dalla Sala Blu di Roma «che non è possibile organizzare il suo viaggio, in quanto il carrello elevatore a Chiusi risulta fuori servizio», risposta che giustamente il signor Fraticelli respinge come «del tutto offensiva per la sua dignità, ed illegittima anche da un punto di vista civilistico. Infatti la transazione fatta tramite il sito Internet di Trenitalia, per l'acquisto dei biglietti di cui sopra, sostanzia la formale conclusione, ai sensi dell'articolo 1326 del codice civile, di un contratto che, oltre al generico trasporto ferroviario, contiene una particolare obbligazione sulla modalità del trasporto, altrettanto cogente per il vettore ferroviario; vale a dire, che il trasporto stesso deve essere idoneo per una persona con la carrozzina; peculiarità questa garantita in modo specifico ed evidente con la presenza, accanto ai treni da me scelti, del pittogramma dell'uomo in sedia a rotelle tra la descrittiva dei servizi offerti dai treni medesimi»;
opportunamente il signor Fraticelli fa presente che «la motivazione adottata ("il carrello elevatore a Chianciano risulta fuori servizio") è un dato inidoneo giuridicamente ad esentare dalla particolare modalità di trasporto assunta nei suoi confronti; per essere giuridicamente idoneo, viceversa, questo elemento del funzionamento o meno dei carrelli elevatori, avrebbe dovuto essere riportato a monte sul sito condizionando l'offerta di treni per il trasporto di persone in sedia a rotelle. II fatto che così non sia, non può che significare che i carrelli elevatori sono apparati del tutto fungibili con altri, e che, in caso di normale manutenzione e/o prevedibili

guasti, un'organizzazione, come quelle Ferrovie dello Stato, è tenuta ad assicurare la loro pronta sostituzione»;
il signor Fraticelli, inoltre, fa presente che sul piano pubblicistico la Società Ferrovie dello Stato, è obbligata in qualità di operatore del trasporto passeggeri su ferro, a garantire l'attuazione del diritto costituzionale alla mobilità sancito dall'articolo 16, che, nel caso delle persone con disabilità, è presupposto indispensabile per la piena attuazione nei loro confronti del principio uguaglianza ex articolo 3 sempre della Costituzione;
il Signor Fraticelli, al fine di avere un'interlocuzione diretta con i Responsabili delle Ferrovie dello Stato, il giorno 25 giugno 2009, si è dovuto recare sotto la sede della società, stazionando per circa 2 ore in sedia a rotelle con un cartello al collo in cui si protestava il suo diritto a recarsi a Chianciano, anche a nome dell'Associazione Luca Coscioni per la libertà di ricerca scientifica, della quale è Consigliere Generale;
solo all'esito di tale stazionamento il Signor Fraticelli, ha potuto parlare con i responsabili delle FS che, pur con giustificazioni (lavori alla stazione di Chiusi), in patente contraddizione con la motivazione originaria addotta dalla Sala Blu di Roma per il perentorio diniego al trasporto (carrello elevatore fuori servizio), hanno garantito il trasporto ferroviario come programmato dal Signor Fraticelli;
tale episodio appare agli interroganti grave e discriminatorio;
l'atteggiamento di Trenitalia pare agli interroganti volto a negare sia il diritto inalienabile alla mobilità del signor Fraticelli come di chiunque altro si trovi nella sua condizione fisica -:
quali iniziative urgenti si intendano promuovere, sollecitare e comunque adottare perché quel diritto sia prontamente garantito a tutte le persone con disabilità, senza dovere ricorrere a presidi vari, mediante l'adozione da parte delle Ferrovie dello Stato di procedure chiare, trasparenti e facilmente conoscibili per il trasporto delle persone con disabilità che, prevedano, tra le altre cose, reali forme di interlocuzione dirette con le strutture territoriali delle FS deputate all'assistenza della clientela con disabilità, al fine di evitare che, oltre alle barriere architettoniche, possano persistere barriere organizzative delle Ferrovie dello Stato, che, nei fatti, scoraggiando le persone con disabilità a viaggiare, precludano il loro diritto alla mobilità.
(4-03551)