Allegato B
Seduta n. 199 dell'8/7/2009

TESTO AGGIORNATO AL 1° MARZO 2011

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ECONOMIA E FINANZE

Interrogazione a risposta immediata in Commissione:

V Commissione:

BARETTA, FLUVI, CAUSI, DUILIO, BOCCIA, CALVISI, CAPODICASA, GENOVESE, MARCHI, CESARE MARINI, MISIANI, NANNICINI, ANDREA ORLANDO, RUBINATO, VANNUCCI, VENTURA, CARELLA, CECCUZZI, CESARIO, D'ANTONI, DE MICHELI, FOGLIARDI, GASBARRA, GRAZIANO, LOSACCO, MARCHIGNOLI, PIZZETTI, SPOSETTI e STRIZZOLO. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
all'attenzione della pubblica opinione sono state portate alcune vicende legate all'utilizzo di strumenti finanziari derivati da parte di Regioni ed enti locali;
la legge finanziaria per il 2002 ha per la prima volta esteso il ricorso a tali strumenti, legittimandone l'utilizzo da parte di regioni ed enti locali, mentre con la finanziaria per il 2007 sono state introdotte regole di carattere restrittivo ed è stato individuato un apposito procedimento di controllo affidato alla Corte dei conti e nello stesso senso si è quindi orientata la legge finanziaria per il 2009;
in recenti dichiarazioni il Presidente dell'ANCI ha ricordato, correttamente, che anche e soprattutto lo Stato si è avvalso di questi contratti finanziari, prima e ancor più degli enti locali. Tuttavia, l'attenzione dell'opinione pubblica e della stampa si è esclusivamente concentrata sui contratti finanziari di quella tipologia stipulati dagli enti locali;
i Governi che si sono succeduti non hanno fornito alcuna informazione sulla gestione attiva del debito da parte dello Stato tramite contratti derivati;
non è quindi possibile risalire alla data di esecuzione delle specifiche operazioni derivate che ogni anno generano ingenti flussi positivi o negativi all'interno della spesa per interessi;

non è, peraltro, possibile comprendere come si effettua la scelta delle controparti - fra le quali un ruolo importante sembra abbia giocato Lehman Brothers - e come si gestisce il relativo rischio;
dall'aggiornamento del programma di stabilità presentato all'Unione europea emerge una perdita 2007 sui derivati pari a 450 milioni;
nel solo mese di febbraio 2008 vi è stato un maggior onere di interessi sul debito pubblico per circa 1.000 milioni connesso alla politica di gestione del debito;
l'Italia è l'unico dei grandi Paesi dell'area dell'euro con una operatività ancora significativa in derivati (in termini di differenziali, i flussi netti sono stati in media di 700 milioni negli ultimi anni);
l'unico altro grande Paese con flussi da derivati paragonabili, pari in media a circa l'1 per cento della spesa per interessi, la Francia, registra una volatilità dei flussi da derivati pari a circa la metà di quella dell'Italia;
a differenza di Francia e Germania, l'Italia è stato peraltro l'unico grande paese a subire un flusso netto negativo da derivati nel 2007, anno nel quale la spesa per interessi aumentava di circa 12 miliardi;
quindi, non è chiaro se le operazioni finanziarie in questione, ed in particolare gli swap di tasso di interesse, siano state poste in essere a fini prudenziali, e cioè per gestire i rischi connessi con le oscillazioni dei tassi di interesse, riducendo l'impatto di aumenti dei tassi sulla spesa per interessi, e siano quindi effettivamente finalizzate alla riduzione del costo finale del debito e alla riduzione dell'esposizione ai rischi di mercato;
l'attuale Governo ha di fatto cancellato l'operazione SCIP2, determinando un onere per l'erario pari a 1,7 miliardi di euro e con una possibilità assai remota, e che comunque non potrà concretizzarsi a breve, di ottenere dagli enti previdenziali la restituzione del corrispettivo da corrispondere a SCIP attraverso un'anticipazione di tesoreria, evidenziando ancora una volta tutte le incognite connesse alle operazioni di cartolarizzazione, alla luce delle criticità registrate in materia di cartolarizzazione degli immobili e dell'esito disastroso della cartolarizzazione dei proventi futuri dei giochi che ha fatto aumentare il debito per 3 miliardi di euro nel 2001;
quali siano l'entità, la tipologia e il valore di mercato delle operazioni in essere, al fine di verificare l'insussistenza di operazioni speculative o contenenti elementi di finanza strutturata, le modalità con le quali si forma il prezzo di tali operazioni, al fine di verificare l'insussistenza di «commissioni occulte» e come si scelgano le controparti e si gestisca il relativo rischio, anche ai fini della valutazione della necessità di emanare una disciplina generale degli strumenti derivati.
(5-01614)

Interrogazione a risposta in Commissione:

GIAMMANCO e CARLUCCI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
è opinione generalmente condivisa che, in un periodo di grave crisi economica, sono i più deboli, le persone sole, gli anziani a trovarsi più esposti ad ogni tipo di difficoltà e che, quindi, migliorare la loro qualità della vita vuole dire anche occuparsi della possibilità di consentire loro di poter almeno godere della compagnia, spesso l'unica e l'ultima, di animali d'affezione;
le spese veterinarie, a partire da quelle inerenti alla sterilizzazione e alla messa in opera di microchip, essenziali al controllo demografico e alla lotta al randagismo, possono incidere in modo determinante sulla condizione economica dei proprietari di animali da compagnia; il periodo estivo è purtroppo storicamente segnato dalla piaga degli abbandoni;

in molte nazioni europee è stato già superato il concetto che detenere animali da affezione corrisponda ad avere beni di lusso, tanto è vero che le tasse sugli alimenti dedicati agli animali sono già al 10 per cento -:
se il Ministro interrogato intenda agevolare la vita delle persone meno abbienti, a partire dagli anziani, attivando ogni opportuna iniziativa volta a rendere, ai fini fiscali, totalmente detraibili le spese mediche veterinarie;
se intenda operare come le amministrazioni competenti in altre nazioni europee, promuovendo una riduzione dell'IVA sulle prestazioni veterinarie e sui prodotti alimentari dedicati agli animali dal 20 per cento al 10 per cento, a partire da quelli adottati e da quelli custoditi senza fini di lucro.
(5-01605)

Interrogazioni a risposta scritta:

BELTRANDI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 19 della legge 28 dicembre 2005, n. 262, recante «Disposizioni per la tutela del risparmio e la disciplina dei mercati finanziari», pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 301 del 28 dicembre 2005 - Supplemento ordinario n. 208, prescrive che «Con regolamento da adottare ai sensi dell'articolo 17 della legge 23 agosto 1988, n. 400, è ridefinito l'assetto proprietario della Banca d'Italia, e sono disciplinate le modalità di trasferimento, entro tre anni dalla data di entrata in vigore della presente legge, delle quote di partecipazione al capitale della Banca d'Italia in possesso di soggetti diversi dallo Stato o da altri enti pubblici»;
i tre anni sono trascorsi senza che sia stato adottato il regolamento suddetto -:
per quale motivo il regolamento non sia stato ancora emanato e se non ritenga necessario adottarlo con la massima urgenza, anche in considerazione della particolare gravità della crisi finanziaria mondiale che ha colpito anche il sistema bancario nazionale.
(4-03486)

BENAMATI, TULLO, MELIS, TOUADI, BELLANOVA e PICIERNO. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
da informazioni assunte risulta che molte banche hanno inviato, a ridosso della scadenza del 28 giugno 2009, ai titolari di rapporti di conto corrente una proposta di modifica unilaterale del contratto nelle forme di cui all'articolo 118 del decreto legislativo n. 385 del 1993 (Testo Unico Bancario) per imporre, a pena il recesso del contratto entro 60 giorni, la sostituzione della commissione di massimo scoperto con commissioni a vario titolo rinominate (commissione per mancanza fondi, commissione di disponibilità creditizia, commissione sull'accordato, commissione per istruttoria urgente, eccetera), in molti casi di entità superiore alla CMS e caratterizzate da meccanismi di calcolo complessi e poco chiari;
l'articolo 2-bis del decreto-legge 29 novembre 2008, n. 185, convertito, con modificazioni, dalla legge 29 gennaio 2009, n. 2, in tema di contratti bancari, al comma 1 prevede: «Sono nulle le clausole contrattuali aventi ad oggetto la commissione di massimo scoperto se il saldo del cliente risulti a debito per un periodo continuativo inferiore a trenta giorni ovvero a fronte di utilizzi in assenza di fido»;
il comma 1 del citato articolo 2-bis prosegue poi dichiarando nulle anche «le clausole, comunque denominate, che prevedono una remunerazione accordata alla banca per la messa a disposizione di fondi a favore del cliente titolare di conto corrente indipendentemente dall'effettivo prelevamento della somma, ovvero che prevedono una remunerazione accordata alla banca indipendentemente dall'effettiva durata dell'utilizzazione dei fondi da parte del cliente, salvo che il corrispettivo per il

servizio di messa a disposizione delle somme sia predeterminato, unitamente al tasso debitore per le somme effettivamente utilizzate, con patto scritto non rinnovabile tacitamente, in misura onnicomprensiva e proporzionale all'importo e alla durata dell'affidamento richiesto dal cliente, e sia specificatamente evidenziato e rendicontato al cliente con cadenza massima annuale con l'indicazione dell'effettivo utilizzo avvenuto nello stesso periodo, fatta salva comunque la facoltà di recesso del cliente in ogni momento»;
le nuove commissioni introdotte per aggirare l'eliminazione della commissione di massimo scoperto, o quantomeno la forte limitazione delle sue possibilità applicative, in molti casi vanno a colpire la messa a disposizione di fondi da parte della banca a prescindere dal fatto che gli stessi siano o meno utilizzati, con ciò comportando una forte penalizzazione delle imprese e delle persone fisiche titolari di conti correnti ed una lievitazione del costo del denaro anche nei confronti di soggetti a cui in precedenza non si rendeva applicabile la commissione di massimo scoperto, in un momento di difficoltà economica e finanziaria nel quale il sistema bancario, dopo aver ricevuto aiuti e garanzie pubbliche, si è a più riprese impegnato a favorire la ripresa mediante la concessione di credito;
a seguito dell'introduzione di tali commissioni tante imprese si vedranno costrette a richiedere di ridurre gli affidamenti concessi per non sostenere oneri aggiuntivi inutili, con ciò penalizzando il rilancio della produttività del Paese;
l'applicazione di tali commissioni vuole nella sostanza aggirare una norma di legge introdotta prima dal «decreto Bersani» sulle liberalizzazioni e poi, dopo una vicenda legislativa tormentata, approvata dal Parlamento nell'ambito delle «disposizioni anticrisi» per eliminare un ingiustificato ed iniquo sovracosto del credito determinato in modo non proporzionale né all'importo utilizzato dal cliente né al rischio che egli rappresenta, e con la finalità di ricostituire condizioni di trasparenza ed equità nel sistema bancario italiano;
le misure adottate dalle banche hanno già suscitato reazioni negative nell'opinione pubblica, manifestatasi con varie forme di protesta apparse sui principali mezzi di comunicazione e con una denuncia all'Antitrust da parte di Adusbef e Federconsumatori;
il citato articolo 2-bis del decreto-legge n. 185 del 2008 prevede, al comma 2, che «Gli interessi, le commissioni e le provvigioni derivanti dalle clausole, comunque denominate, che prevedono una remunerazione, a favore della banca, dipendente dall'effettiva durata dell'utilizzazione dei fondi da parte del cliente» dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del citato decreto-legge diventano rilevanti ai fini della determinazione del TAEG e della rilevazione dell'usura, demandando al Ministero dell'Economia e delle Finanze, sentita la Banca d'Italia l'emanazione di istruzioni in merito all'applicazione delle nuove disposizioni nella rilevazione del tasso effettivo globale medio che costituisce il parametro di riferimento su cui calcolare il tasso di usura;
le commissioni per la messa a disposizione di somme indipendentemente dall'effettivo prelevamento delle stesse, recentemente introdotte dagli istituti di credito, sebbene presentino aspetti di commistione tra commissioni applicate per servizi resi dalla banca e commissioni che sono in realtà interessi mascherati quindi costo del credito, sembrano impostate con caratteristiche tali da aggirare anche la comprensione delle stesse nella rilevazione del tasso di usura -:
se quanto in premessa risponda al vero;
quali iniziative intenda assumere per garantire i titolari di conti correnti bancari del rispetto sostanziale e non solo formale da parte degli istituti di credito dell'articolo 2-bis del decreto-legge 29 novembre

2008, n. 185, convertito, con modificazioni, dalla legge 29 gennaio 2009, n. 2, e conseguentemente evitare un ulteriore degrado della trasparenza e della reputazione del sistema bancario italiano e quali provvedimenti intenda adottare per disciplinare l'applicazione delle nuove disposizioni nella rilevazione del tasso effettivo globale medio che costituisce il parametro di riferimento su cui calcolare il tasso di usura con particolare riferimento alla riconducibilità o meno delle spese e commissioni recentemente introdotte dagli istituti di credito in sostituzione della commissione di massimo scoperto all'interno del tasso di usura.
(4-03490)

MARINELLO e CARLUCCI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
il 5 maggio 2009 l'Assessorato della sanità della regione Sicilia ha predisposto il decreto relativo alla stabilizzazione di circa 400 medici veterinari, assunti con contratti di diritto privato, che lavorano da anni in convenzione con le Asl e gli istituti zooprofilattici;
la stabilizzazione di questi professionisti, che prevede la trasformazione del loro rapporto di lavoro da tempo determinato a tempo indeterminato, è attuata in applicazione dell'accordo collettivo nazionale del 23 marzo 2005;
il decreto firmato dall'Assessore regionale alla Sanità ed atteso da tempo dagli interessati, prevede che i medici veterinari, titolari di un contratto con le Asl e gli istituti zooprofilattici, iscritti all'albo professionale ed in possesso dei requisiti richiesti, possano presentare - entro trenta giorni dalla pubblicazione del decreto stesso sulla Gazzetta Ufficiale della regione Sicilia - domanda per la trasformazione del rapporto di lavoro in incarico a tempo indeterminato;
le Asl dovranno dare corso ai nuovi contratti senza aggravi di spesa, utilizzando le somme assegnate per ciascun esercizio finanziario ed attribuendo ai veterinari convenzionati un numero di ore proporzionate alla retribuzione: questo vuol dire che la stabilizzazione non comporterà oneri aggiuntivi per la regione;
sempre il 5 maggio scorso, il decreto è stato inviato a Roma, dove è tuttora all'esame del tavolo tecnico istituito presso il Ministero dell'economia e finanze per le opportune valutazioni -:
quali iniziative intenda porre in essere affinché l'esame del decreto da parte del Tavolo tecnico del Ministero venga ultimato tempestivamente e sia, in tal modo, data una soluzione definitiva alla annosa vicenda di questi professionisti che con il loro impegno quotidiano tutelano la salute pubblica e sono in prima linea nella gestione delle emergenze sanitarie che la regione Sicilia deve affrontare.
(4-03492)

TOMMASO FOTI e CARLUCCI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
da notizie di stampa (Gente, Libero) sarebbe in atto, da parte di alcuni istituti di credito, un vero e proprio aggiramento delle norme in materia di «commissioni di massimo scoperto sui conti correnti» di cui alla legge 28 gennaio 2009, n. 2 -:
se e quali verifiche intenda disporre al riguardo e quali eventuali iniziative intenda assumere nel caso in cui le notizie di stampa in questione trovassero rispondenza nella realtà dei fatti.
(4-03514)

TOMMASO FOTI e CARLUCCI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere: quando a Bottigelli Maurizio (nato a Nibbiano - Piacenza - il 21 settembre 1950 e residente in Piacenza, Via Ricchetti 3/d) verranno rimborsati da parte dell'Agenzia delle entrate i crediti Irpef che vanta a far data dall'anno 2003.
(4-03515)

PISICCHIO. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
Poste Italiane, pur essendo stata trasformata in soggetto di diritto privato a seguito della trasformazione in società per azioni, resta, pur sempre, una governance dal momento che «è partecipata dal Ministero dell'economia e delle finanze per il 65 per cento e per il restante 35 per cento dalla Cassa Depositi e Prestiti Spa»;
il management di Poste Italiane, pertanto, è responsabile verso lo Stato della gestione delle risorse pubbliche;
il Ministero dell'economia e delle finanze è tenuto a vigilare sull'operato del management di Poste Italiane ed a intervenire, a tutela dei contribuenti, in caso di mala gestio;
la Corte dei Conti, in persona del magistrato delegato pro tempore, ha il dovere di controllare eventuali operazioni diseconomiche compiute dal management, attivando, all'uopo tutte le misure preventive e repressive utili a prevenire e sanzionare eventuali danni prodotti alle casse dello Stato;
il management di Poste Italiane spa nel solo periodo 1997-2008 ha disposto l'assunzione di decine di migliaia di lavoratori con contratto a tempo determinato, pur versando detta società in una cronica, quanto notoria, condizione di sottodimensionamento dell'organico, specie in relazione alle attività connesse al servizio di recapito (lo Stato italiano, per espressa previsione dell'articolo 23 del decreto legislativo n. 261 del 1999, ha affidato il servizio postale universale per un periodo non superiore a 15 anni e il regime di piena concorrenza andrà in vigore entro il 1o gennaio 2013);
i dati sul contenzioso sollevatosi a seguito di detta scelta «inoculata», quanto illegittima (a detta della giurisprudenza oramai consolidata formatasi sul punto), operata dal management di Poste Italiane, sono stati riferiti dal Presidente della medesima società, Giovanni Ialongo, in occasione dell'audizione del 25 marzo 2009 dinanzi alla Commissione parlamentare di controllo sull'attività degli enti gestori di forme obbligatorie di previdenza e assistenza sociale: «Nel corso degli anni il contenzioso derivante dalla stipulazione dei contratti a tempo determinato è stato pari a 44 mila ricorsi. Di questi, ne sono stati riammessi 25 mila a seguito della pronuncia del giudice, con conseguente trasformazione dei contratti a tempo determinato in contratti a tempo indeterminato. Per depotenziare il contenzioso, l'azienda e le organizzazioni sindacali hanno siglato due accordi sindacali (13 gennaio 2006 e 10 luglio 2008) con i quali sono stati stabilizzati 21 mila lavoratori, dei 25 mila già riammessi con pronuncia giudiziale. Questi 21 mila lavoratori hanno scelto di rendere stabile il rapporto di lavoro rinunciando al contenzioso in essere e restituendo l'importo riconosciuto a titolo di risarcimento per i periodi non lavorati. I restanti 19 mila ricorsi (i 44 mila ricorsi iniziali meno i 25 mila riammessi) sono così ripartiti: 6.500 cause pendenti in primo grado; 2500 cause vinte dall'azienda, in primo grado e già pendenti in secondo grado; 6 mila cause vinte dall'azienda in primo grado con possibilità di appello (è possibile stimare il 50 per cento di prosecuzione del contenzioso); 2 mila cause concluse favorevolmente con rinunce e sentenze definitive di cessazione della materia del contendere; infine, 2 mila cause che sono state positivamente conciliate. Da ciò si evince che il contenzioso attivo è relativo a 15 mila ricorsi, che sono in attesa di pronuncia da parte del giudice.»;
Poste Italiane, pertanto, solo grazie a transazioni strette con i lavoratori risultati vittoriosi in migliaia di cause è riuscita a ottenere dai medesimi la restituzione rateale (mediamente in dieci annualità) delle somme pagate a titolo di risarcimento danni, pari a 203 milioni di euro restituiti dai lavoratori nel 2008, come risulta dai dati del bilancio 2008, con sopravvenienze attive di questo genere che arriveranno a 2 miliardi di euro complessivamente nello spazio dei prossimi dieci anni;

le assunzioni a tempo determinato effettuate da Poste Italiane sono risultate, in virtù di decine di migliaia di pronunce della magistratura, il frutto di una scelta gestionale non conforme alla normativa vigente ancor prima che inopportuna. Tale gravissimo quadro gestionale è stato aggravato dall'ulteriore infelice scelta di affidare la difesa di Poste Italiane a legali esterni alla società, pur potendo la medesima contare su professionisti dipendenti, i quali, avuto riguardo alla rilevante soccombenza documentata dallo stesso Presidente Ialongo, difficilmente avrebbero potuto ottenere risultati meno negativi;
ulteriore dato allarmante per le casse dello Stato è determinato dal fatto che Poste Italiane nel 2003 ha costituito appositamente una società per azioni con socio unico - Postetutela spa -, destinata ad occuparsi come oggetto principale della «vigilanza e della sicurezza nei luoghi di lavoro» per conto e in favore della controllante, ma anche, come oggetto secondario, di «servizi legali». Per questo servizio la società paga oltre 74 milioni di euro e, ad avviso dell'interrogante, la cosa davvero inquietante - se non addirittura illegittima - è che Postetutela spa non ha dipendenti propri e opera con pochi lavoratori distaccati da Poste. Dunque, un altro dato di mala gestio del danaro pubblico sul quale sia il Ministro dell'economia e delle finanze e sia la Corte dei Conti devono fare chiarezza;
al solo fine di porre un argine e un rimedio all'enorme contenzioso, il Governo Berlusconi ha operato due interventi normativi che, secondo l'interrogante, sono di dubbia conformità al dettato costituzionale e in contrasto con la normativa comunitaria;
il Governo Berlusconi III ha emanato l'articolo 2, comma 1-bis del decreto legislativo 6 settembre 2001, n. 368, introdotto con l'articolo 1, comma 558, della legge finanziaria per il 2006 (Legge n. 266 del 2005). Con tale norma il Governo Berlusconi ha conferito a Poste Italiane spa il potere di assumere migliaia di lavoratori a tempo determinato senza la necessaria specificazione, per iscritto, delle ragioni alla base dell'apposizione del termine, così come espressamente previsto dall'articolo 1 del citato decreto legislativo n. 368 del 2001;
l'opera di salvataggio è stata completata dal Governo Berlusconi IV con l'articolo 21 del decreto-legge n. 112 del 2008, convertito con modificazioni, dalla legge n. 133 del 2008, che ha introdotto l'articolo 4-bis nel decreto legislativo n. 368 del 2001, subito definita dai mass-media «norma ammazza-precari», con il quale, per stessa ammissione dell'attuale Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, Maurizio Sacconi, nonché dello stesso management di Poste Italiane spa, è stata introdotta una misura sanzionatoria transitoria, ma con efficacia retroattiva, tesa a evitare alla stessa Società la condanna, da parte dei giudici, alla conversione di migliaia di contratti da tempo determinato a tempo indeterminato e alla corresponsione di miliardi di euro in favore dei lavoratori riammessi a titolo di risarcimento del danno derivante dalla mancata accettazione delle energie lavorative dai medesimi offerte all'atto dell'impugnazione del termine;
entrambe le norme citate sono in queste ore al vaglio della Corte costituzionale (relatore Mazzella) a seguito della discussione svoltasi in data 23 giugno 2009 e dalla quale dipendono le sorti di decine di migliaia (per la precisione 15 mila stando ai dati riferiti dallo stesso Presidente Ialongo nella citata audizione del 25 marzo 2009) di lavoratori assunti da Poste Italiane con contratto a termine; inoltre, davanti alla Corte di giustizia delle Comunità europee Poste italiane spa e lo Stato italiano sono stati chiamati da un giudice nazionale (causa C-98/09) a rispondere della correttezza delle norme create in favore di Poste e del corretto adempimento agli obblighi comunitari, cominciando ad emergere, anche in sede comunitaria, che le regole interne sono precarie e incerte perché, fingendo di regolamentare la generalità dei rapporti di lavoro a

tempo determinato, finiscono per favorire solo l'impresa pubblica;
il Gruppo dei deputati dell'Italia dei Valori ha già presentato l'interrogazione a risposta scritta n. 4/00972, a firma dell'onorevole Scilipoti, che non ha mai avuto risposta -:
se il Ministro dell'economia e delle finanze non ritenga di assumere iniziative concrete per porre fine allo sperpero di denaro pubblico determinatosi con l'affidamento della difesa di Poste italiane ad avvocati esterni, senza neanche ricorrere a procedure di evidenza pubblica, nonostante la stessa legge finanziaria n. 266 del 2005 limitasse moltissimo il ricorso delle pubbliche amministrazioni e delle imprese pubbliche a consulenti legali esterni;
se non ritenga di assumere utili iniziative volte a chiarire le ragioni della costituzione di Poste-Tutela spa e delle modalità con cui Poste italiane spa liquida anche o soltanto i compensi ai legali della controllante che si occupano del contenzioso sui contratti a termine e in che misura;
se non ritenga di assumere iniziative volte a chiarire perché non si è agito contro il management che ha provocato danni così rilevanti alle casse dello Stato con la stipulazione di decine di migliaia di contratti a termine non conformi alla normativa vigente;
se non ritenga di assumere iniziative volte a chiarire perché la società, anziché continuare a stipulare contratti a termine, non decide di assumere personale stabile una volta per tutte;
se il ministro intenda assumere iniziative volte a rendere possibile la restituzione ai lavoratori precari delle somme da loro percepite per i periodi di fermo lavorativo e restituite a Poste Italiane spa con l'intento di stabilizzare i rapporti di lavoro dopo aver vinto il contenzioso con la società, a seguito dell'accordo sindacale del 10 luglio 2008.
(4-03532)

FOGLIARDI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 10 del decreto-legge 27 aprile 1990 n. 90, ha istituito un'imposta erariale in aggiunta ai diritti di approdo e decollo degli aeromobili la cosiddetta «tassa rumore». L'accertamento, la riscossione e il versamento (come da decreto del Presidente della Repubblica 26 agosto 1993, n. 434) era demandato alle stesse società di gestione degli scali aeroportuali che svolgevano pertanto la funzione di sostituto d'imposta;
dal 1o gennaio 2001 l'imposta erariale di cui sopra è stata sostituita dall'imposta regionale sulle emissioni sonore degli aeromobili;
come risulta da una circolare dell'ENAC pubblicata per estratto nella Gazzetta Ufficiale riportante la legge 21 novembre 2000, n. 342 istitutiva dell'imposta regionale, il soggetto obbligato al pagamento è l'esercente dell'aeromobile (compagnia aerea). All'articolo 90, comma 4, si richiedeva un decreto al Ministro delle finanze di concerto con il Ministro dei Trasporti e della navigazione e quello dell'Ambiente per stabilire le modalità applicative dell'imposta. A quanto consta all'interrogante, il decreto è stato preparato dal Ministero delle finanze già dal maggio 2001 ed inviato agli uffici legislativi degli altri due ministeri senza, a tutt'oggi, aver avuto alcuna risposta;
pertanto, l'Aeroporto Catullo di Verona ha continuato (per quelle compagnie che non abbiano inviato comunicazione scritta di disapplicazione del tributo) a conteggiare e riscuotere l'imposta sino al 31 dicembre 2008, costituendo all'uopo uno specifico fondo vincolato, in attesa di ricevere precise istruzioni sulle modalità di trasmissione di tali somme agli Enti competenti per le relative assegnazione. In questa procedura la posizione del Valerio

Catullo è dunque meramente di sostituto d'imposta -:
a che punto sia l'iter per stabilire le modalità applicative dell'imposta;
se i ministri siano a conoscenza del grave ritardo accumulato (8 anni dal decreto preparato dal Ministero delle finanze) e cosa intendano fare affinché gli Enti competenti possano godere quanto prima delle somme accantonate dall'aeroporto.
(4-03533)

LARATTA. - Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
l'imprenditore calabrese Antonino De Masi ha presentato una dettagliata e documentata denuncia sulla presenza di «un cartello bancario finalizzato all'illecito arricchimento ai danni delle imprese e dei cittadini calabresi attraverso l'applicazione di interessi usurai e la distorsione del libero mercato»;
quanto denunciato dal signor De Masi è veramente grave e pone il Governo del Paese e tutte le istituzioni democratiche davanti alla necessità di verificare e decidere, per quanto di competenza, in merito a quanto denunciato -:
se sia a conoscenza della denuncia dell'imprenditore Antonino De Masi e quali iniziative intenda assumere al riguardo.
(4-03549)