Allegato B
Seduta n. 199 dell'8/7/2009

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GIUSTIZIA

Interrogazioni a risposta in Commissione:

PAOLINI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
l'interrogante ha appreso del persistere di criticità all'interno della casa circondariale di Pesaro, che ampio rilievo avevano avuto sulla stampa locale, e che stanno provocando un significativo disagio tra personale della polizia penitenziaria ed iniziative di sensibilizzazione delle autorità preposte;
la criticità principale riguarderebbe la carenza di personale. A fronte di circa 179 unità previste in pianta organica gli operatori presenti sono ormai scesi, anche per effetto di alcuni pensionamenti, a 119;
tale carenza - parametrata sulla pianta organica determinata nel 2001 - è ancor più sensibile laddove si consideri che, negli ultimi anni, la popolazione carceraria è significativamente accresciuta e oggi, a Pesaro, a fronte di una capienza ottimale di 180 unità, sarebbero presenti circa 300 detenuti;
fermo restando che, ad avviso dell'interrogante, la soluzione definitiva di questo e simili casi non può che passare, da un lato, attraverso la realizzazione di nuove, più moderne ed efficienti strutture penitenziarie e/o l'ampliamento di quelle esistenti, e, dall'altro, dalla introduzione di innovazioni ordinamentali che consentano una migliore e più efficiente gestione del personale -:
se e quali iniziative il Ministro intenda assumere per superare in modo strutturale i problemi di carenza di personale e così ristabilire la piena funzionalità e sicurezza della struttura penitenziaria di Pesaro e la serenità lavorativa del personale operante;
se, in via immediata, il Ministro intenda affrontare l'emergenza facendo affluire alla casa circondariale di Pesaro almeno 20 unità di operatori, anche mediante lo strumento tecnico della «missione», che risulterebbe essere stato utilizzato in casi simili.
(5-01609)

LENZI e ZAMPA. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
le interroganti, in data 29 gennaio 2009, hanno presentato un'interrogazione (5-00916) sulle condizioni ambientali e

gestionali del carcere «Dozza» di Bologna alla quale, a tutt'oggi, non è ancora stata data risposta;
nell'interrogazione si denunciavano le gravi condizioni del carcere suddetto, in molte parti fatiscente, ed i problemi di manutenzione straordinaria ed ordinaria degli ambienti e degli impianti;
sono passati 5 mesi e la situazione è rimasta immutata: i gravi problemi di manutenzione straordinaria ed ordinaria degli ambienti e degli impianti, segnalati nel precedente atto, sono stati affrontati solo in misura limitata; infatti, i recenti interventi eseguiti all'interno della struttura hanno riguardato esclusivamente il superamento delle barriere architettoniche e una parziale tinteggiatura dei locali, lavori peraltro già previsti da un'ordinanza del Sindaco di Bologna del 5 dicembre 2007; permangono, pertanto, tutte le altre problematiche impiantistiche e strutturali segnalate, che per natura ed entità incidono gravemente sulla funzionalità e la salubrità della struttura, per la soluzione delle quali nulla è stato fatto e previsto;
in particolare, sono da rilevare le pessime condizioni degli alloggi e dei servizi destinati al personale (di cui circa il 50 per cento vive all'interno della struttura) ospitato nella caserma degli agenti di Polizia penitenziaria. Le stanze sono piccole, gli arredi inadeguati e per lo più fatiscenti; inoltre, negli alloggi del personale femminile le docce sono in comune e sono ospitate in ambienti ristrutturati oltre 20 anni fa; notevoli, infine, sono i problemi di aerazione e di funzionamento degli scarichi, che determinano all'interno degli ambienti il ristagno di odori nauseanti;
la situazione di sovraffollamento, già segnalata nella precedente interrogazione, si è ulteriormente aggravata; infatti, a fronte di una capienza ordinaria per 480 detenuti, presso la struttura nello scorso mese di maggio erano presenti 1.134 detenuti, 100 in più rispetto al mese di dicembre 2008;
a causa dell'assoluta carenza di fondi destinati al pagamento della cosiddetta «mercede», tra i 1.134 detenuti presenti, solo a 113 è consentito l'accesso al lavoro all'interno della struttura; a tal proposito - secondo i dati forniti dalla direttrice del carcere - si apprende che, nonostante il magro bilancio consenta il mantenimento al lavoro di un numero così modesto di detenuti, a fine anno, solo su questa sola voce, si prevede un deficit pari a 111.000 euro; ciò dimostra chiaramente che le risorse destinate all'attuazione della finalità di recupero sociale, costituzionalmente garantita, sono del tutto insufficienti;
infine, la situazione dell'organico di Polizia penitenziaria risulta altrettanto drammatica: infatti, a fronte di un organico di 567 unità, sono attualmente in servizio 384 agenti (di cui 23 in aspettativa al momento della visita) -:
se il Governo abbia acquisito informazioni in merito alle gravi disfunzioni segnalate presso il carcere di Dozza;
se non ritenga necessario adottare misure urgenti volte a rimuovere le disfunzioni segnalate e le carenze presenti nell'istituto di pena in esame, per garantire alle detenute ed ai detenuti del carcere «Dozza» di Bologna, nonché agli agenti di Polizia penitenziaria il rispetto delle condizioni minime di vivibilità della struttura, il rispetto pieno degli standard di sicurezza e funzionalità al fine di garantire l'adeguatezza della struttura alle proprie finalità costituzionali.
(5-01610)

NICOLA MOLTENI e REGUZZONI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
la realtà penitenziaria italiana si caratterizza per l'elevato sovraffollamento che interessa quasi tutte le 206 strutture penitenziarie presenti nel Paese, oltre che per una diffusa carenza di personale carcerario;
nella regione Lombardia, molti istituti penitenziari hanno oltrepassato il limite di tollerabilità di detenuti presenti;

la situazione è preoccupante anche per la persistente criticità delle condizioni lavorative del personale di polizia penitenziaria, dei luoghi di lavoro, delle insostenibili turnazioni e carichi di lavoro, legati ad una gravissima carenza di organico in molti istituti;
tale situazione di estrema difficoltà riguarda anche la casa circondariale di Como, come hanno ricordato nei giorni scorsi il provveditore regionale dell'amministrazione penitenziaria, dottor Luigi Pagano, e il comandante della polizia penitenziaria, dottor Antonio Boi;
la struttura registra una cronica carenza di organico valutabile in 79 unità sulle 229 previste, il personale femminile è ridotto a 22 unità disponibili, i detenuti presenti superano le 500 unità, in maggioranza stranieri, con punte di 100 detenuti per sezione a fronte di una soglia di tollerabilità fissata a 75 unità;
secondo gli ultimi dati relativi al numero delle presenze, attualmente 320 detenuti scontano una condanna preventiva, 140 sono in attesa del giudizio di primo grado, 100 sono in attesa del giudizio di appello, anche se nell'arco di un anno transitano oltre mille detenuti all'interno del carcere, dove 571 hanno fatto ingresso per privazione della libertà e 497 per trasferimento da altro istituto, mentre 671 sono usciti in libertà, 300 sono stati trasferiti in altre strutture, 177 hanno usufruito di permessi premio e licenze, infine 140 si trovano agli arresti domiciliari;
i numeri riportati, esemplificativi delle dinamiche e dei movimenti all'interno della struttura, confermano la necessità di garantire condizioni di lavoro idonee a tutto il personale in servizio, migliorando al contempo le condizioni di vita dei detenuti -:
quali iniziative il Ministro intenda assumere in relazione alle carenze del personale in servizio presso la casa circondariale di Como, con eventuale implementazione del personale in organico;
se il Ministro, una volta disposte le iniziative tese ad acclarare la reale portata dei problemi segnalati, ritenga possibile l'inserimento della struttura carceraria di Como all'interno del «Piano straordinario carceri 2009».
(5-01613)

Interrogazioni a risposta scritta:

FARINA COSCIONI, MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della giustizia, al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere:
se siano a conoscenza che nel carcere di Sassari, secondo quanto riferito da un recluso la cui testimonianza è stata pubblicata nel bollettino Ristretti Orizzonti, «i detenuti sono in cella con i topi, che uscivano dal gabinetto alla turca. Noi i topi restavamo chiusi in quella cella per 22 ore al giorno»;
quali urgenti iniziative si intendano adottare o promuovere perché tale situazione, pregiudizievole per la salute dei detenuti, sia sanata.
(4-03487)

FARINA COSCIONI, MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della giustizia, al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere:
se siano a conoscenza del fatto che - secondo quanto denunciato dall'Associazione «Antigone» e riportato dal bollettino Ristretti Orizzonti, nel carcere di Bolzano dodici detenuti sarebbero stipati in un'unica cella -:
quali iniziative intendano promuovere o sollecitare perché la situazione sia sanata.
(4-03488)

FARINA COSCIONI, MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro

della giustizia, al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
nel carcere dell'Ucciardone a Palermo, secondo quanto riferito dal bollettino Ristretti Orizzonti, «in alcune celle da quattro, dormono anche in dodici, in grappoli di quattro letti a castello. Per dormire si fanno i turni tra il giorno e la notte, e i bagni alla turca sono spesso tappati con bottiglioni di vetro per evitare che i topi che escono dalle fognature fatiscenti invadano le celle -:
se siano a conoscenza di quanto espresso in premessa, se non ritengano una tale situazione pregiudizievole per la salute dei detenuti e quali urgenti iniziative intendano adottare e promuovere perché tale situazione sia sanata.
(4-03493)

ROMELE, MARSILIO e SOGLIA. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
i sindacati della polizia penitenziaria ed in particolare l'UGL, segnalano il forte degrado del servizio mensa per tale corpo di polizia, degrado che deriva, evidentemente, dall'aggiudicazione di gare d'appalto per i servizi mensa con un prezzo base di soli 5 euro e 60 centesimi ridotto poi, a seguito dell'espletamento della gara, a soli 4 euro e 70 centesimi, il che non può che comportare un forte peggioramento della qualità e della quantità del vitto e delle bevande fornite per il servizio mensa;
appare del tutto incongruo far svolgere una gara d'appalto in questi termini nel momento in cui il buono pasto viene rivalutato da 5 a 7 euro ma, evidentemente, non si ha sufficiente attenzione per il benessere degli appartenenti al corpo di polizia penitenziaria che svolgono il loro lavoro in condizioni spesso assai disagiate, sia per la vetustà di molti istituti carcerari, sia per il sovraffollamento degli stessi -:
quali iniziative urgenti si intendano adottare per migliorare il servizio mensa per il corpo di polizia penitenziaria al fine di garantire il benessere di questi servitori dello Stato che svolgono funzioni essenziali per la sicurezza dei cittadini.
(4-03509)

FARINA COSCIONI, MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della Giustizia. - Per sapere:
se sia a conoscenza che il carcere di Villalba, struttura per 140 detenuti (32 celle a due posti, servizi igienici e docce annesse, la cucina per 250 pasti, la lavanderia, la mensa e spazi verdi per i detenuti nonché padiglioni per gli uffici e gli alloggi del personale), inaugurata vent'anni fa e costata all'epoca 8 miliardi di lire, è chiusa dal 1990;
quali siano le ragioni per cui da ben diciannove anni la struttura non viene utilizzata.
(4-03525)

FARINA COSCIONI, MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della giustizia, al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
la polizia penitenziaria di Palmi ha denunciato che «le condizioni di lavoro» presso la Casa Circondariale di Palmi sono «disastrose»; che gli agenti della polizia penitenziaria protesta al fine di rivendicare alcuni diritti fondamentali, come «il diritto alle ferie e turni di lavoro sostenibili». I turni di lavoro, infatti, secondo quanto riferiscono gli interessati, raggiungono addirittura le 12 ore consecutive. Una conseguenza questa, causata dal fatto che le unità in servizio, nella Casa Circondariale, sono 110 a fronte di 240 detenuti. Da qui le condizioni di «massima insicurezza» in cui versa la struttura. Dopo l'astensione al servizio mensa, del 22 giugno scorso, il corpo di Polizia in servizio, ha organizzato una manifestazione

di protesta davanti al Palazzo di Giustizia di Palmi, il 26 giugno, in occasione della Festa Provinciale del Corpo -:
quali iniziative si intendono promuovere, adottare e sollecitare a fronte di una situazione di massima insicurezza che rischia di degenerare, se non ci si preoccuperà di dare rapide e adeguate risposte.
(4-03542)

FARINA COSCIONI, MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della giustizia, al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
le precarie condizioni igienico sanitarie cui versa la Casa circondariale di Reggio Calabria, hanno indotto i detenuti ad avviare una civile manifestazione di protesta;
da qualche giorno i carcerati rifiutano i pasti che vengono forniti dalla mensa e rinunciano alle ore d'aria giornaliere; che la protesta è volta a sensibilizzare l'amministrazione carceraria e i rappresentanti politici di ogni livello, affinché vengano stanziate le necessarie risorse economiche occorrenti per realizzare i lavori di restauro all'interno della struttura penitenziaria;
le carceri di Reggio Calabria entrarono in funzione nel 1932, quindi rispecchiano i canoni dell'edilizia penitenziaria dell'epoca, e la capienza ottimale è di 157 detenuti, quella tollerabile di 244 -:
quali iniziative si intendano promuovere, adottare e sollecitare in relazione alla situazione in cui versa in carcere di Reggio Calabria e in particolare per garantire condizioni igienico sanitarie adeguate per detenuti e agenti di polizia penitenziaria.
(4-03543)

FARINA COSCIONI, MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della giustizia, al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
il segretario generale della UIL Pa Penitenziari, Eugenio Sarno, al termine della visita effettuata il 1o luglio 2009 alla Casa circondariale di Milano San Vittore, assieme ad Angelo Urso della segreteria nazionale e Pasquale Toto, responsabile locale della UIL Penitenziari, ha dichiarato che «le condizioni che abbiamo riscontrato contribuiscono ad annientare la persona umana e non solo la dignità di essa. Credo che San Vittore rappresenti il livello più basso del disastrato sistema penitenziario e può essere eletta a vergogna nazionale. Nei reparti già ristrutturati le condizioni sono ai limiti della legalità. Nel VI raggio, non ancora ristrutturato, le condizioni sono pessime e indegne. In tutto l'istituto le persone sono ammassate nelle celle. Viene, quindi, negato lo spazio fisico e l'unica posizione possibile quando si è in cella è quella orizzontale da stesi sul letto. Analogamente i poliziotti penitenziari sono costretti quotidianamente a lavorare in ambienti insalubri e insicuri a contatto con la disperazione, il dolore e la bruttura che alimentano le aggressività e fomentano le tensioni»;
all'aumento esponenziale dei detenuti corrisponde un proporzionale depauperamento degli organici. A San Vittore sono chiusi due reparti (II e IV raggio) per cui la massima ricettività dovrebbe essere di circa 780 posti. Al 2 luglio 2009 invece i detenuti presenti a San Vittore assommavano a 1.610 (1.503 uomini e 107 donne). I detenuti stranieri sono a 976 (937 uomini e 39 donne). I detenuti con condanna definitiva sono pari a 297 (264 uomini e 33 donne) in attesa di condanna definitiva sono 1.313 (1.239 uomini e 74 donne). I numeri della Polizia Penitenziaria sono ancora più allarmanti. A fronte di circa 1.000 unità assegnate ne risultano presenti circa 620 per i servizi d'istituto e 160 per il servizio traduzioni, circa 200 sono le unità distaccate in altre sedi;
«quanto abbiamo potuto accertare», ha dichiarato il dottor Sarno, «sarà oggetto

di comunicazione con i responsabili del Dipartimento, pur consapevoli che nell'immobilismo che contraddistingue i DAP nessuno, probabilmente, troverà il tempo e la voglia di leggere le nostre denunce. Meno che mai di trovare soluzioni. Non posso, quindi, biasimare chi riferendosi a San Vittore ha parlato di degrado, vergogna e persino di torture» -:
se siano a conoscenza di quanto dichiarato dal dotto Sarno e quali urgenti iniziative si intendano promuovere, adottare e sollecitare a fronte della gravissima situazione in cui versa il carcere milanese di San Vittore.
(4-03544)