Allegato B
Seduta n. 199 dell'8/7/2009

AFFARI ESTERI

Interrogazioni a risposta scritta:

GARAVINI, GIANNI FARINA, FEDI, NARDUCCI e PORTA. - Al Ministro degli affari esteri, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
è stata disposta la riduzione del 65 per cento, corretta poi al 43 per cento da successivi provvedimenti, dei fondi destinati all'assistenza diretta dei connazionali e delle collettività italiane all'estero, previsti al capitolo 3121 dello stato di previsione del Ministero degli esteri per l'anno finanziario 2009, e il taglio del 55 per cento dei fondi destinati all'assistenza per soddisfare le esigenze più dirette degli italiani all'estero in condizione di bisogno;
la ricaduta di tali misure, particolarmente significativa nelle aree in cui è più forte la marginalità sociale, si manifesta in modo preoccupante anche in un contesto, come quello europeo, meno esposto sotto il profilo della tutela sociale;
la riduzione della spesa per le attività di assistenza è stata gestita attribuendo alle Ambasciate di ciascun Paese la facoltà di ridistribuire i tagli sulle singole circoscrizioni consolari, il che in molti casi è stato fatto con direttive piovute dall'alto che, di fatto, hanno espropriato i poteri di controllo e di parere degli istituti di rappresentanza delle nostre comunità, in particolare dei Comites;
in un Paese come la Germania in cui esistono complessi risvolti di ordine assistenziale all'interno della comunità italiana, la ridistribuzione adottata dall'ambasciata ha comportato una riduzione di fondi per le singole circoscrizioni consolari che oscillano dai livelli dell'anno precedente a una diminuzione del 44 per cento, senza che siano stati resi noti i criteri seguiti per una tale operazione;
il sistema adottato lede profondamente due esigenze: quella di una gestione condivisa della distribuzione dei fondi per l'assistenza, con l'intervento soprattutto dei Comites che sono i soggetti più vicini alle situazioni sociali interessate, e quella di una prioritaria tutela delle figure sociali meno protette (in Gran Bretagna, ad esempio, sono stati radicalmente tagliati i fondi per l'assistenza destinati a Bedford e a Manchester, due centri di lavoro operaio) -:
se non si ritenga assolutamente necessario per l'anno 2010 ripristinare almeno il livello storico raggiunto dai fondi per l'assistenza diretta e indiretta fino al 2008, motivando tale richiesta con l'incomprimibilità di queste risorse;
se il ministro degli affari esteri non intenda dare immediate disposizioni perché i criteri adottati per la proiezione dei tagli sulle circoscrizioni consolari, e in particolare su quelle delle Germania, siano resi immediatamente evidenti e discussi con i rappresentanti locali dei Comites e del CGIE.
(4-03502)

REGUZZONI. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
lo Xinjiang, 20 milioni di abitanti e una superficie pari a cinque volte l'Italia, è una regione autonoma situata nel nord ovest della Repubblica popolare cinese. È ricca di petrolio e gas naturale e già nel XIX secolo è stata al centro del «Great Game», la lotta fra la Russia, la Gran Bretagna e il moribondo Impero cinese per il controllo dell'Asia centrale. L'instabilità odierna deriva dai contrasti fra gli uiguri, nativi della regione, che vorrebbero l'indipendenza, e il governo di Pechino, interessato a mantenerne il controllo in chiave strategico-militare e come riserva di materie prime. Lo stesso nome Xinjiang, che in mandarino significa «Nuova frontiera», è ritenuto offensivo dagli uiguri che preferiscono chiamare il loro territorio Turkestan orientale;
gli uiguri sono una minoranza di religione musulmana e turcofona che da secoli abita nello Xinjiang vivendo di pa

storizia e di commercio lungo l'antica Via della Seta. Oggi rappresentano la maggioranza relativa della popolazione, il 46 per cento, mentre il resto degli abitanti della regione sono cinesi di etnia Han (39 per cento) e kazaki;
il governo di Pechino ha agito e agisce con durezza e repressione nei confronti degli indipendentisti arrestando o costringendo all'esilio i loro leader. Molte Organizzazioni non governative accusano Pechino di violare i diritti umani e di reprimere le tradizioni degli uiguri per minare le basi della loro identità. L'ultimo episodio denunciato risale al marzo scorso quando il governo cinese ha annunciato di voler radere al suolo il bazar di Kashgar, luogo simbolo della cultura uigura, e di voler trasferire le 100 mila famiglie che vi abitano nei nuovi palazzi costruiti nella periferia della città. Rispetto alla religione musulmana, Pechino ha sperimentato due strategie: di apertura negli anni Ottanta, di maggiore controllo negli anni più recenti;
le notizie che ci giungono dai media parlano di decine di morti proprio in questi giorni;
tale atteggiamento antidemocratico e statalista dimostra un volto del Governo cinese non conciliabile con i proclami filo-occidentali e liberisti sbandierati nelle sedi economiche internazionali -:
quali siano gli intendimenti del Ministro in relazione a quanto esposto in premessa;
quali azioni intenda intraprendere per protestare con il Governo cinese.
(4-03536)