XVI LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di martedì 7 luglio 2009

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA
DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):

I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, per sapere - premesso che:
l'8 settembre 2008 il prefetto di Latina dottor Bruno Frattasi, ha fatto pervenire al Ministro dell'interno una dettagliata relazione di 507 pagine, con cui veniva sollecitato lo scioglimento per infiltrazione mafiosa dell'amministrazione comunale di Fondi (Latina);
nel mese di febbraio 2009 il Ministro dell'interno, come ha comunicato lo stesso Ministro nella seduta della Camera dei deputati del 14 maggio 2009, ha provveduto a trasmettere al Consiglio dei ministri la proposta di scioglimento del consiglio comunale di Fondi (Latina) per infiltrazione mafiosa, con parere conforme a quello espresso dal prefetto di Latina;
nella seduta del Consiglio di ministri dell'8 maggio 2009 il Ministro dell'interno ha consegnato a tutti i componenti del Consiglio dei ministri la documentazione che dimostra la fondatezza della richiesta di scioglimento;
in un'operazione della DDA di Roma portata a termine in data 6 luglio 2009 è stato arrestato, con l'accusa di aver procurato vantaggi economici ad affiliati a cosche mafiose in cambio di consensi elettorali, il primo degli eletti, ed ex assessore, della lista di maggioranza del comune di Fondi, lista a cui appartiene anche il sindaco in carica, il quale è stato eletto anche consigliere provinciale di Latina nelle ultime elezioni amministrative;
nella stessa operazione sono stati arrestati numerosi esponenti apicali della struttura tecnico-amministrativa del comune di Fondi -:
quali siano le motivazioni per cui, dopo quasi un anno, non si sia ancora provveduto a decidere in merito alla proposta di scioglimento del comune di Fondi avanzata dal Ministro dell'interno e se il Governo si accinga ad adottare il provvedimento, ai sensi dell'articolo 143 del testo unico degli enti locali che recentemente è stato così modificato «Lo scioglimento è disposto con decreto del Presidente della Repubblica, su proposta del Ministro dell'interno, previa deliberazione del Consiglio dei ministri entro tre mesi dalla trasmissione della relazione con la richiesta di scioglimento, ed è immediatamente trasmessa alle Camere».
(2-00422)
«Soro, Garavini, Amici, Minniti, Touadi, Bressa, Fiano, Quartiani, Rampi, Ferranti, Bossa, Damiano, Strizzolo, Schirru, Piccolo, Pizzetti, Mosca, Picierno, Binetti, Cenni, Castagnetti, Fontanelli, Vannucci, Carella, Tidei, D'Antoni, Luongo, Fedi, Porta, Laganà Fortugno, Ginoble, Giovanelli, Gnecchi, Bratti, Bocci, Migliavacca».

Interrogazione a risposta scritta:

MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
nel mese di settembre 2008 il prefetto di Latina, Bruno Frattasi, ha inviato al Ministro dell'interno una relazione con la quale sosteneva la necessità di intervenire perché il comune di Fondi venisse sciolto ai sensi dell'articolo 143 del decreto legislativo n. 267 del 2000, cioè per infiltrazione mafiosa;
nel mese di febbraio 2009 il Ministro dell'interno, Roberto Maroni, ha inviato alla Presidenza del Consiglio una relazione con allegati tutti i documenti per chiedere che il Consiglio dei ministri deliberasse lo scioglimento del comune di Fondi;
il 14 maggio 2009 il Ministro dell'interno, rispondendo in aula ad una interrogazione

a risposta immediata, affermava che «Il Consiglio dei ministri ha preso atto della mia richiesta ed ha organizzato la discussione su questo tema secondo i tempi definiti dalla Presidenza del Consiglio, non certo dal Ministro dell'interno. Abbiamo cominciato a discuterne nella scorsa seduta del Consiglio dei ministri; essendo una decisione rilevante e assai grave, alcuni Ministri hanno chiesto di approfondire la questione, chiedendo che fosse messa a loro disposizione la documentazione ed a ciò ho provveduto nei giorni scorsi. Quindi, per quanto mi riguarda non ci sono ostacoli a che in una delle prossime sedute il Consiglio dei ministri torni ad affrontare la questione e decida in un senso o nell'altro, per quel che mi concerne naturalmente nel senso dello scioglimento» -:
se non ritenga che sia una fatto grave che, a dieci mesi di distanza dalla relazione del Prefetto al Ministro dell'interno, il Consiglio dei Ministri non abbia ancora preso una decisione;
quali iniziative intenda assumere affinché le domande di scioglimento ai sensi dell'articolo 143 del decreto legislativo n. 267 del 2000 siano esaminate nel più breve tempo possibile;
quando intenda chiudere la discussione e decidere sulla proposta del Ministro dell'interno di sciogliere il Comune di Fondi ai sensi dell'articolo 143 del decreto legislativo n. 267 del 2000.
(4-03471)

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AFFARI ESTERI

Interrogazione a risposta in Commissione:

BARBI. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
dal 2000 ad oggi, il nostro Paese ha fatto della lotta alle pandemie HIV e AIDS, tubercolosi e malaria un settore importante della sua cooperazione, grazie soprattutto ai 790 milioni di euro versati al Fondo Globale. Dopo il G8 del 2001, quando fu annunciato, l'Italia con una quota del 9 per cento sui contributi complessivi versati ad oggi dai Paesi donatori, è diventata il quarto sostenitore finanziario del Fondo. A fronte dei crescenti bisogni finanziari per finanziare la lotta alle pandemia, l'Italia ha progressivamente aumentato il proprio contributo passando da 100 a 130 milioni l'anno dopo il 2005 fino al 2009. Infine, al G8 giapponese, il nostro Paese si è impegnato a finanziare la salute mondiale per 500 milioni di dollari all'anno per i prossimi cinque anni;
il Fondo Globale nasce come uno strumento finanziario per sostenere progetti di elevata qualità provenienti dai soggetti dei paesi più poveri e più colpiti dalle pandemie. Il suo consiglio di amministrazione è composto da Paesi donatori, Paesi partner, settore privato, società civile e rappresentanti dei sieropositivi. La valutazione dell'impatto che le iniziative finanziate dal Fondo Globale hanno avuto sulle tre pandemie è attesa per il 2009 ma è già possibile indicare alcuni risultati ed una tendenza al miglioramento. Grazie anche, al contributo italiano, il Fondo Globale ha finanziato l'accesso alle terapie salvavita per 1,7 milioni di persone sieropositive. Inoltre grazie all'impegno dei paesi partner e della società civile del sud del mondo, l'efficacia e la qualità delle proposte presentate al Fondo Globale è progressivamente aumentata, a tal punto che le proposte approvate all'ultimo Consiglio di amministrazione hanno toccato il massimo di 3 miliardi di dollari. Si tratta di un successo che va oltre le aspettative e che, di fatto, priva il Fondo Globale di tutte le risorse finanziarie, per potere accogliere nuove proposte da finanziare nel 2010;
per l'Italia, la Finanziaria 2009 rende incerto il contributo 2009 mentre i 321 milioni di euro previsti sulla legge n. 49 del 1987 sono una quantità insufficiente per far fronte agli impegni pregressi, il tutto in una situazione di drastici tagli alle risorse della Cooperazione per cui rischia di ripetersi lo scenario del 2006, quando

saltarono i contributi al Fondo Globale, all'Organizzazione Mondiale della Sanità, a UNAIDS oltre ad quelli di altre agenzie delle Nazioni Unite;
l'ambasciatore Massolo, sherpa del Governo italiano per il G8 de L'Aquila, audito dalla Commissione esteri della Camera dei deputati nell'ambito dell'indagine conoscitiva sugli obiettivi del Millennio, ha confermato l'impegno dell'Italia in quanto Presidente del prossimo G8 a insistere sul mantenimento da parte dei Paesi sviluppati, anche di fronte alla crisi economica, degli impegni presi circa l'aiuto pubblico allo sviluppo, rimarcando come i progressi fatti nel raggiungimento degli Obiettivi del Millennio possono essere messi a rischio da questa crisi e anticipando la proposta italiana di un vero e proprio «pacchetto di salvataggio» dei Paesi più poveri nel vertice de L'Aquila;
nel corso dell'audizione l'ambasciatore ha ribadito la centralità per il Governo italiano del perseguimento dei tre obiettivi legati alla sanità e in particolare del sesto obiettivo, mirato al contrasto della diffusione dell'Aids, della tubercolosi e della malaria, finalità di cui è strumento il Fondo globale che l'Italia intende sostenere con il versamento della propria quota annuale di 130 milioni di euro;
lo stesso Ministro interrogato, in occasione della conclusione dei lavori di un seminario internazionale sul ruolo dei Parlamenti per il raggiungimento degli obiettivi del Millennium, ha anticipato l'intenzione dell'Italia di rispettare il proprio impegno per l'anno corrente;
tuttavia, stante la situazione di emergenza della nostra cooperazione, priva dei fondi necessari a portare avanti gli attuali progetti, e più in generale la difficilissima sostenibilità di ulteriori tagli al bilancio della Farnesina, rimangono perplessità sulla effettiva e pronta copertura di tale impegno -:
in che tempi e con quali risorse l'Italia intenda realizzare il versamento del contributo di 130 milioni per il 2009.
(5-01604)

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AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazioni a risposta scritta:

ZAMPARUTTI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
in base a dati forniti dall'ENPA, risulta che è in crescita il fenomeno del massiccio e periodico rastrellamento ed esportazione di animali da compagnia (in particolare cani), prelevati o ceduti da canili o da privati, prevalentemente dell'Europa mediterranea (Spagna, Italia, Grecia) e dell'Europa dell'Est, verso la Germania, la Svizzera e l'Austria con modalità che contravvengono alle norme di legge regionali, italiane ed europee e con finalità non controllabili: tanto da destare ragionevoli sospetti, visti i molti illeciti praticati e gli escamotage usati per la ricerca, il prelievo e il trasporto degli animali;
esisterebbe infatti, sempre secondo l'ENPA, una vera e propria attività di import-export, la cui redditività finale sarebbe garantita dal fatto che la «merce» è gratuita al punto di origine (si potrebbe contare al più una mediazione per i fornitori, talvolta presentata come «aiuto» a rifugi o ad associazioni) e viene di fatto ceduta nei Paesi di destinazione a prezzi che possono raggiungere ufficialmente anche la cifra di 300-350 euro, prezzi che si mascherano sotto la veste del «contributo di protezione animale» (Tierschutzgebühr) o dell'offerta benevola;
infatti nei Paesi di destinazione gli animali figurano adottati da persone fisiche, quasi sempre le stesse, al punto che ciascuna di esse risulta ormai proprietaria di quantità di cani non verosimili; quando non si tratti invece di semplici presta

nome, talvolta inconsapevoli o addirittura inesistenti, ovviamente assenti all'atto dell'adozione. In realtà i cani, spesso già oggetto di ordinazione, sarebbero destinati a punti di stallo o a canili privati esteri, nei quali resterebbero il tempo necessario ad essere ceduti a prezzi prefissati;
al contrario dell'Italia, tali Paesi di destinazione non sarebbero dotati di un'anagrafe canina pubblica, per a discrezione di chi ne è in possesso, ogni animale potrebbe scomparire nel nulla - come di fatto avviene nella quasi totalità dei casi - grazie anche alla scarsa o nulla volontà di collaborazione delle autorità sanitarie e giudiziarie tedesche. E ciò a dispetto del fatto che quelle stesse autorità siano state ormai costrette in più di un caso a prestare attenzione al fenomeno, sia per il crearsi repentino di focolai di zoonosi mediterranee sia per le cattive condizioni di detenzione e l'andirivieni continuo e sospetto di animali in alcuni rifugi privati;
la situazione sarebbe tale da configurare un commercio mascherato da adozione, fatto rispetto al quale va ricordato che una volta venduto l'animale può finire a qualsivoglia destinazione. Ad esempio, la legge tedesca di tutela degli animali (Tierschutzgesetz, paragrafo 11a.4; paragrafo 9.2.7), nonostante l'esistenza riconosciuta di rigidi protocolli quanto a genere e provenienza degli animali usati, permette l'utilizzo a tale fine, in caso di non disponibilità delle specie richieste, di cani e gatti di qualsiasi tipo importati dall'estero; e che le sue norme applicative (Allgemeine Verwaltungsvorschrift zur Durchfuhrung des Tierschutzgesetzes, paragrafo 9.2.1.3.2) permettono la cessione a fini di sperimentazione di animali malati da parte del loro possessore;
non mancano del resto testimonianze sull'uso di animali comuni, presi anche da rifugi o dalla strada, nelle esercitazioni universitarie e di laboratorio, e poco si riflette forse sul gran numero di animali necessario sia a queste sia, in misura ben maggiore, alla sperimentazione industriale. Sembra sintomatico che il Deutscher Tierschutzbund, la federazione ufficiale delle associazioni tedesche di protezione degli animali, usi comunicare ai laboratori i numeri di identificazione degli animali smarriti. Dal punto di vista economico, naturalmente, gli usi per la sperimentazione presentano un'indubbia convenienza rispetto all'acquisto di animali allevati appositamente;
la conclusione di tutto ciò è dunque che animali coperti dalla tutela delle leggi italiane (ai sensi della legge 281/1991, articolo 1) vengono trasferiti - in forti quantità e con qualunque mezzo - in Paesi in cui sono fatti oggetto di un commercio che assume tutte le caratteristiche del traffico e in cui, per qualsivoglia ragione, una tutela equivalente non sussiste o non è esigibile senza contravvenire al rispetto delle specificità normative locali;
è dunque nel nostro Paese che è necessario operare, prima di tutto per il rispetto delle leggi nazionali e poi per la salvaguardia del loro ruolo nel comune contesto di una legislazione europea che si spera indirizzata in futuro verso normative altrettanto avanzate, evitando così anche ricadute negative negli altri Paesi membri di atti e comportamenti illegali perpetrati in Italia;
la legge quadro 281/1991 sulla prevenzione del randagismo, che è la più avanzata d'Europa, è infatti applicata nella parte che vieta la soppressione degli animali dei canili e rifugi, ma lo è poco o per nulla in quella che prescrive l'iscrizione dei cani all'anagrafe pubblica e promuove campagne di sterilizzazione;
si assiste inoltre spesso, da parte di alcune organizzazioni italiane, a un'offensiva programmata di richiesta di sequestri di rifugi o canili - puntualmente definiti «lager» - che, se talvolta necessitano dell'intervento improrogabile delle autorità sanitarie e giudiziarie, in altri casi sono normalissime strutture che necessitano semmai solo di qualche miglioria e i cui responsabili sollecitano anzi i Comuni perché svolgano il loro ruolo. La tecnica praticata è usualmente di ottenerne la

custodia giudiziaria, per poi procedere o a una gestione più redditizia, o anche - e soprattutto - allo smistamento degli animali verso altre mete;
troppi comuni italiani e Asl inoltre sono ancora inadempienti rispetto ai loro obblighi di tutela e di vigilanza come dispongono la circolare n. 600.8/24433/AG./4751 (circolare Garavaglia) diramata dal Ministero della Sanità che intervenne a porre un freno alle oscure operazioni che si celano sotto la veste, di per sé legittima, dell'adozione internazionale, stabilendo criteri di limitazione e controllo degli affidi. Anche se nulla sembra cambiato rispetto alla situazione allora descritta e stigmatizzata, tale atto è tuttora in vigore ed è vincolante per tutti i dipendenti del Ministero della Salute (dunque, per i servizi veterinari delle ASL). Si constata però in proposito una costante disattenzione delle ASL, di fronte a un fenomeno che rappresenta tutto sommato una facile scorciatoia per la riduzione dei problemi derivanti dalla mancata applicazione della legge quadro 281/1991;
ugualmente in vigore e parimenti vincolante è la circolare 5/2001 dello stesso Ministero (circolare Veronesi), attuativa della legge quadro, che estende il concetto di benessere dei cani ospitati nei canili alle «attività dirette al loro affidamento e al relativo controllo», sbarazzando così il campo dalla liceità di qualunque attività di affido della cui impossibilità di diretto, reale e totale controllo ci si renda preliminarmente conto (naturalmente, non sono in alcun modo probanti fotografie e quant'altro non consenta la verifica diretta su tutti gli animali affidati);
è poi stato emanato, con vigore di legge in tutti gli Stati membri, il Regolamento Europeo 998/2003 sui movimenti a carattere non commerciale di animali da compagnia, che non si limita a stabilire norme e requisiti precisi sulla circolazione europea, ma dichiara il proprio fine di prevenzione di commerci mascherati e fuga ogni dubbio definendo «animali da compagnia» i cani, gatti e furetti «accompagnati dal loro proprietario o da una persona fisica che ne assume la responsabilità per conto del proprietario durante il movimento e non destinati alla vendita o al trasferimento di proprietà» (articolo 3 comma 2);
da qualche anno tutto ciò fa però l'oggetto dell'attenzione dell'autorità giudiziaria italiana ed anche, - visti il volume e le modalità delle importazioni in Germania - delle autorità tedesche. Nel nostro Paese stanno lavorando su tali attività le Procure della Repubblica e le forze dell'ordine di varie città italiane, con i NAS dell'Arma dei Carabinieri in prima linea. Dopo Verona, Brescia, Milano, Bolzano, sono in attività le Procure di Napoli e Ancona e dal 2007, in seguito a un esposto presentato dall'ENPA di Perugia, anche la Procura del capoluogo umbro. Recentemente è stato richiesto anche un intervento di controllo della Procura di Lecce;
una pari attenzione si sta via via manifestando presso le amministrazioni regionali, su cui ricade il diritto-dovere dello sviluppo normativo della legge quadro 281/1991, e presso quelle comunali, che ovviano come possono al saccheggio degli animali affidati alla loro gestione e responsabilità. Sta crescendo in particolare il numero dei Comuni che emanano ordinanze di rigida limitazione degli affidi all'ambito territoriale o regionale, in modo da permetterne il controllo prescritto dalla legge;
rimane purtroppo ancora per la massima parte in ombra il vasto ambito del traffico privato, per il quale animali presi in affido presso strutture o prelevati dalla strada e presso altri proprietari (censiti o no dall'anagrafe canina) sono trasferiti rapidamente e in quantità nelle mani delle organizzazioni di cui sopra -:
se corrisponda a verità quanto riportato e quali iniziative il Ministero della Salute intenda adottare al fine di rafforzare una normativa troppo facilmente eludibile e di suffragare tanto l'azione delle amministrazioni locali quanto quella delle forze dell'ordine, che lamentano l'assenza di un atto legislativo specifico sugli affidi;

se non ritenga che il randagismo e i traffici illeciti di animali possano essere combattuti, ridotti e in prospettiva eliminati soltanto attraverso un'opera di sterilizzazione a tappeto che integri il censimento ufficiale della popolazione canina, e se pertanto non ritenga opportuno promuovere nel contingente incentivi all'effettuazione della sterilizzazione da parte dei proprietari privati, che rappresenterebbero un investimento di sicuro effetto a lunga scadenza.
(4-03462)

MADIA e RECCHIA. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 28 del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito dalla legge n. 133 del 2008, prevede la istituzione dell'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra);
l'Ispra svolge le funzioni, con le risorse finanziarie, strumentali e di personale, dell'Agenzia per la protezione dell'ambiente e per i servizi tecnici (Apat) di cui all'articolo 38 del decreto legislativo n. 300 del 30 luglio 1999 e successive modificazioni, dell'Istituto nazionale per la fauna selvatica (Infs) di cui alla legge 11 febbraio 1992, n. 157 e successive modificazioni, e dell'Istituto centrale per la ricerca scientifica e tecnologica applicata al mare (Icram) di cui all'articolo 1-bis del decreto-legge 4 dicembre 1993, n. 496, convertito in legge, con modificazioni, dall'articolo 1, comma l, della legge 21 gennaio 1994, n. 61;
i suddetti istituti (Apat, Icram, Infs) svolgevano e svolgono compiti di rilevanza nazionale quali: controlli ed ispezioni ambientali; raccolta, elaborazione e divulgazione di dati di pubblico interesse sullo stato dell'ambiente; supporto tecnico al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare per la gestione dei procedimenti autorizzatori inerenti Via, Vas, Ippc, Aia, siti contaminati; predisposizione di linee guida tecniche a supporto delle politiche per lo sviluppo sostenibile; espressione sulle materie di competenza, dei pareri tecnico-scientifici richiesti dallo Stato, dalle Regioni e dalle Province, nonché dagli enti locali; diffusione e divulgazione delle conoscenze in campo ambientale; salvaguardia della biodiversità in ambiente terrestre, marino e costiero e nelle politiche per la pesca e la maricoltura sostenibile; censimento del patrimonio costituito dalla fauna selvatica, studio dello stato, dell'evoluzione e dei rapporti con le altre componenti ambientali; controllo e valutazione degli interventi faunistici operati dalle Regioni e dalle Province; supporto allo Stato e alle Regioni per l'applicazione delle convenzioni e direttive internazionali aventi come oggetto la conservazione della fauna selvatica e degli habitat; supporto alle Regioni per la predisposizione dei piani regionali faunistico-venatori;
il progetto sotteso all'istituzione dell'ISPRA è stato esplicitato dallo stesso Ministro in oggetto durante l'audizione alla Commissione VIII ambiente territorio e lavori pubblici della Camera dei deputati il 29 gennaio 2009: «Il rilancio del ruolo dell'Istituto partirà, dalla valorizzazione delle sue molteplici competenze e delle professionalità acquisite, sia sotto il profilo della ricerca sia sotto il profilo operativo. Una volta razionalizzata l'attività dei tre organismi e snellita la struttura di gestione per assicurarne maggiore efficienza per il Ministero dell'ambiente, l'Ispra non potrà che rappresentare un valore aggiunto in termini di autorevolezza, innovazione, apertura al sistema dello sviluppo ecosostenibile, mettendo a frutto l'elevato livello di qualificazione tecnico-scientifica del personale. L'Ispra conserverà le funzioni fondamentali dei tre enti disciolti, con un particolare imprinting per la ricerca, che sarà strettamente connessa alle politiche di sviluppo e conservazione dell'ambiente nazionale, anche in relazione alle numerose competenze operative già affidate all'Apat ed alle funzioni essenziali riconnesse all'Istituto nell'ambito del Servizio nazionale di protezione civile»;

risulta agli interroganti che a 10 mesi dalla nascita dell'Ispra non siano state avviate né una politica di indirizzo istituzionale né un progetto di riorganizzazione delle strutture né una armonizzazione delle risorse umane e delle attività;
è stata effettuata la presentazione del Piano triennale dei fabbisogni (2009-2011) che non presenta il fabbisogno di assunzioni a tempo indeterminato e determinato per il 2010 e 2011;
vi è il mancato rinnovo dei contratti di lavoratori precari impegnati in attività finanziate in gran parte dal Ministero;
la Struttura commissariale, in controtendenza con il comportamento adottato dagli altri E.p.r., ha dichiarato illegittima la prassi adottata di mantenere l'identità progettuale del personale precario ad elevata professionalità e con anzianità pluriennale previa verifica della copertura economica su programmi di ricerca;
il commissario con la comunicazione interna prot. n. 2224/Comm. del 22 aprile 2009 impedisce l'imputazione delle spese di missione del personale precario su diversi progetti di ricerca. Di fatto tale circolare blocca le attività di ricerca in essere impedendo la prosecuzione alla partecipazione di personale precario nei gruppi di lavoro su tematiche istituzionali di interesse dello stesso Ministero vigilante;
la struttura commissariale ha rifiutato collaborazioni con istituzioni internazionali pur di non riconoscere la responsabilità scientifica a personale precario con profilo di ricercatore ad alta professionalità e con anzianità pluriennale;
la struttura commissariale ha, in modo univoco, estromesso dal processo di stabilizzazione numerosi precari dell'ex Apat e dell'ex Icram aprendo di fatto la strada a numerosi contenziosi giuridici da parte del personale precario escluso;
la struttura commissariale ha diramato il seguente comunicato ai capi dipartimento Ispra il 20 Maggio 2009: «Con l'approssimarsi della scadenza del 30 giugno indicata dall'articolo 3, comma 3, della legge 13 gennaio 2009 per il trattenimento in servizio del personale con contratto di collaborazione coordinata e continuativa, diviene urgente, a prescindere da eventuali iniziative normative volte ad un ulteriore trattenimento del predetto personale, definire un piano degli incarichi del personale a tempo indeterminato all'interno di ciascun dipartimento finalizzato a mitigare l'impatto di una eventuale riduzione di personale a decorrere dal 1o luglio 2009. A tal fine le SS.VV. sono invitate a presentare entro il 25 maggio 2009 un piano di utilizzo del personale che tenga conto anche delle recenti procedure di stabilizzazione e assunzione, che hanno portato ad incrementare di complessive 215 unità il numero dei contratti in essere a tempo indeterminato, avendo cura di garantire le attività prioritarie di ciascun Dipartimento»;
il Ministero durante l'incontro con le parti sociali del 20 maggio 2009 ha dichiarato di aver stanziato fondi per il reperimento di una sede unica in cui accorpare lo stesso Ministero, Ispra, Sogesid, Noa e che il dottor Basile del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare ha dichiarato, nella stessa riunione, che successivamente a tale accorpamento vi sarà un cambio di organizzazione della nuova struttura -:
quale sia la politica di indirizzo istituzionale e il progetto di riorganizzazione delle strutture;
quali siano le azioni per evitare che il progetto Ispra si trasformi in un processo di accorpamento all'ex Apat dell'ex Icram e dell'ex Infs impedendo di fatto la prosecuzione delle attività di ricerca in campo ambientale;
quali siano gli atti concreti messi in campo dalla struttura commissariale per razionalizzare la spesa del nuovo istituto posto che ad oggi infatti la struttura organizzativa ed amministrativa è rimasta identica e l'unico taglio di spesa è stato realizzato sui contratti flessibili;

quali siano le azioni messe in atto al fine di garantire la continuità delle attività di Ispra e consentire all'ente di continuare a far fronte agli adempimenti istituzionali, anche in ambito internazionale, in assenza del personale con contratto flessibile che era stato finora preposto allo svolgimento di tali attività;
quale sia il vero progetto legato all'accorpamento in una nuova sede di strutture così dissimili fra loro ed aventi compiti istituzionali così differenti.
(4-03472)

ZAMPARUTTI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
nella tarda nottata di venerdì 3 luglio 2009 un violento incendio è divampato alla Ecorecuperi di Vascigliano di Stroncone (Terni), ditta dedita alla rottamazione di carcasse di autoveicoli a cubetti, ritagli metallici e plastiche, distruggendo completamente un capannone di 2500 quadrati e sprigionando un'enorme e densa nuvola di fumo nero;
nonostante i violenti temporali e l'intervento dei vigili del fuoco di Terni, con nuclei provenienti da Roma e Firenze, l'incendio fino al 5 luglio non risultava domato;
per diversi giorni in una vasta area comprendente Terni, Narni, Stroncone si è avvertito un forte acre aroma di plastica bruciata;
anche se dai primi esami effettuati dall'Arpa dei principali inquinanti gassosi sviluppatisi a seguito della combustione (ossidi di azoto, biossido di zolfo, monossido di carbonio, sostanze organiche volatili) sembra sia stata momentaneamente esclusa la presenza di diossina e di Ipa (idrocarburi policiclici aromatici), permane nella popolazione viva apprensione per la situazione ambientale già pesantemente compromessa nella zona;
la cittadinanza risulta, in particolare, preoccupata per le polveri sottili (Pm10, pm 2,5, nanopolveri) che, se restano a lungo nell'aria, una volta malate, raggiungono gli alveoli polmonari ed entrano nel sangue penetrando da lì nelle cellule recando gravi modificazioni genetiche;
lo stesso comune di Stroncone ha consigliato agli abitanti di tenere bambini e anziani in casa con porte e finestre chiuse fino a quando le esalazioni non siano tornate al di sotto del valore di attenzione;
la stessa azienda aveva già subito due incendi, anni fa nella precedente sede di Maratta e un paio di mesi fa a Vascigliano -:
quali misure di prevenzione e controllo si intendano adottare per impedire il ripetersi di simili episodi in una zona critica dal punto di vista dell'inquinamento e del degrado ambientale;
se si intenda valutare l'opportunità di assumere iniziative volte a vietare lo stoccaggio di materiale altamente infiammabile e pericoloso in prossimità di centri abitati;
se la ditta fosse stata dotata di adeguati sistemi antincendio e, nello svolgimento della propria attività, attuasse le regole e le precauzioni dovute.
(4-03482)

TESTO AGGIORNATO AL 2 MARZO 2011

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DIFESA

Interrogazione a risposta scritta:

MINARDO e CARLUCCI. - Al Ministro della difesa, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il Comune di Scicli, in provincia di Ragusa, necessita di un'adeguata risposta al crescente bisogno di sicurezza dei cittadini;

il suddetto Comune, infatti, registra una popolazione di circa 27.000 abitanti che nel periodo estivo aumenta fino a toccare la cifra delle 70/80.000 presenze, molte delle quali derivanti dallo sbarco di cittadini extracomunitari, spesso irregolari e protagonisti di episodi criminali;
ancora, nel suddetto territorio si registrano numerosi fenomeni delinquenziali di tipo mafioso che colpiscono le attività produttive, quelle commerciali e turistiche, nonché fenomeni di microcriminalità diffusa;
inoltre il Comune di Scicli continua a vivere lo stato di emergenza randagismo, come hanno dimostrato, purtroppo, recenti episodi drammatici che hanno tristemente messo in luce che i cani inselvatichiti vaganti possano costituire un rischio concreto per l'incolumità dei cittadini e per la loro salute;
a far fronte alle innumerevoli istanze di sicurezza e ordine pubblico del territorio, ad oggi, sono chiamati il Corpo di Polizia Municipale ed un esiguo contingente dell'Arma dei Carabinieri, essendo stato da tempo soppresso anche il locale Commissariato di Polizia, che risultano del tutto insufficienti;
considerata la delicata situazione del territorio e la crescente emergenza di ordine pubblico del Comune di Scicli è stato avviato l'iter per l'istituzione di una Tenenza dell'Arma dei Carabinieri;
risulta che il Comando Generale dell'Arma dei Carabinieri abbia già acquisito diversi pareri favorevoli ed abbia istruito la pratica per ottenere i nulla osta definitivi dai competenti Ministeri utili all'elevazione a Tenenza dell'attuale Stazione di Scicli;
contestualmente il Comune di Scicli ha già provveduto ad allestire un immobile moderno e funzionale, dotato di tutti i requisiti di legge, per creare una struttura adatta a diventare la sede della Tenenza dei Carabinieri;
tuttavia si registrano ritardi nell'apertura della suddetta Tenenza -:
se i Ministri interrogati abbiano intenzione di accelerare l'iter procedurale per consentire l'immediata apertura della Tenenza dei Carabinieri nel Comune di Scicli, presidio indispensabile a garantire ordine pubblico e sicurezza ai cittadini.
(4-03480)

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ECONOMIA E FINANZE

Interrogazione a risposta immediata in Commissione:
VI Commissione:

FLUVI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
da diverso tempo si susseguono periodicamente, su organi di stampa di rilievo nazionale e di diverso orientamento (dal Secolo XIX al Corriere della Sera a La Repubblica), notizie sul settore del gioco cosiddetto «automatico» (svolto con slot machine), in relazione all'indagine e al procedimento in corso presso la Corte dei Conti su presunti inadempimenti dei concessionari e ad altri aspetti dell'organizzazione del settore;
tali articoli forniscono tuttavia un quadro spesso impreciso in ordine agli accertamenti di natura tributaria svolti nel settore ed alle sanzioni applicate;
tra le fonti citate dei medesimi articoli risulta la relazione stilata nel 2007 dalla commissione d'indagine amministrativa sul settore presieduta dall'allora Sottosegretario Grandi;
tale relazione fornisce dati molto preoccupanti in ordine alla quantificazione del volume d'affari (raccolta di gioco) relativo al settore delle slot machine: sulla base di stime della Guardia di Finanza, questo volume d'affari ammontava infatti, nel 2006, a 43,5 miliardi di

euro, a fronte di un fatturato dichiarato (secondo i dati dell'Amministrazione autonoma dei Monopoli di Stato) di 15,4 miliardi, a cui corrispondeva un ammontare di prelievo erariale unico (PREU) pari a circa 2 miliardi di PREU;
tali dati consentono di ipotizzare un imponibile «evaso» pari a circa 28 miliardi di euro per il solo 2006, mentre i dati relativi al 2008 indicano un volume d'affari nel settore di circa 20 miliardi, sempre ben al di sotto dell'imponibile effettivo segnalato dalla Guardia di Finanza;
sempre in riferimento agli aspetti tributari, la stessa relazione indicava, che, mentre in base ai dati ufficiali dell'Amministrazione autonoma dei Monopoli di Stato, nel 2006 risultavano presenti sul mercato circa 200.000 macchine collegate alla rete, in base all'indagine svolta dalla stessa commissione, suffragata sia da elementi documentali sia dalle audizioni dei rappresentanti di tutti gli operatori coinvolti nel settore, risultava in funzione un numero di apparecchi di gioco pari a circa il doppio di quelli collegati in rete;
da quest'ultimo dato si evince che circa il 50 per cento delle macchine presenti sul mercato, funzionanti ma non «collegate», risultavano, nel 2006, «in evasione d'imposta»;
i citati articoli di stampa forniscono una pessima immagine del settore e della sua gestione, senza che alcun organo di Governo preposto a tale settore sia mai intervenuto a chiarire le affermazioni, talvolta confuse, contenute nei suddetti articoli, né a fornire elementi di garanzia e trasparenza in ordine ai problemi di natura tributaria segnalati nella predetta relazione, che avrebbero invece dovuto essere oggetto di attenzione in sede politico-amministrativa;
al contrario, l'attuale Governo si è finora limitato a dibattere in ordine al possibile aumento del prelievo erariale unico, senza affrontare le questioni relative all'affidabilità del sistema di calcolo dell'imponibile, basato sul collegamento in rete degli apparecchi da gioco, ed all'effettivo versamento dell'imposta dovuta;
a testimonianza della gravità del problema, si è ritenuto di disporre per legge la sostituzione del parco macchine oggi sul mercato con le cosiddette videolottery, presumibilmente in ragione della scarsa affidabilità dell'attuale sistema di collegamento alla rete e del connesso meccanismo di riscossione del PREU -:
quali misure abbia adottato o intenda adottare in ordine alla presunta, imponente evasione d'imponibile nel settore delle slot machine, eventualmente valutando le ipotesi, prospettate nella richiamata relazione della commissione ministeriale, di ridurre l'aliquota del PREU, di introdurre il divieto per i gestori di assumere la veste di concessionari, nonché di utilizzare la SOGEI per effettuare controlli sui dati di gioco, l'imposta conseguentemente dovuta e quella effettivamente dichiarata e versata, e se, considerata la dimensione del problema, non ritenga opportuna una correzione della struttura organizzativa dell'Amministrazione autonoma dei Monopoli di Stato, che preveda, a tutela della stessa amministrazione, l'istituzione di una struttura di audit centrale analoga a quella presente in tutte le Agenzie fiscali.
(5-01603)

...

GIUSTIZIA

Interrogazioni a risposta immediata:

DI PIETRO, DONADI, EVANGELISTI e BORGHESI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
il Ministro interrogato ha rilasciato dichiarazioni sul disegno di legge recante norme in materia di intercettazioni telefoniche, telematiche e ambientali, affermando che il testo in questione esige un approfondimento per apportare quelle

modifiche che «la Commissione giustizia e l'Aula del Senato riterranno opportune»;
tali dichiarazioni del Ministro interrogato mandano chiari segnali «distensivi», ma cozzano con quelle che erano le indicazioni del Ministro interrogato fino a giovedì 2 luglio 2009, quando l'intento sembrava essere quello di approvare il testo già deliberato dalla Camera dei deputati senza dover ricorrere ad un ulteriore passaggio parlamentare, intenzione, peraltro, coerente con la decisione presa dal Governo il 9 giugno 2009 di porre la questione di fiducia in prima lettura alla Camera dei deputati;
con quella decisione, l'Aula di Montecitorio fu privata della possibilità di svolgere quegli approfondimenti che ora il Ministro interrogato ritiene necessari al Senato della Repubblica, nonostante il testo sul quale il Governo aveva posto la fiducia fosse diverso rispetto a quello originariamente assegnato alla Commissione giustizia;
la pratica dell'Esecutivo continua ad essere, ad avviso degli interroganti, quella di negare il dibattito parlamentare anche in merito a riforme che incidono sulla libertà e sulla sicurezza dei cittadini, imponendo testi elaborati al di fuori delle aule parlamentari, con ciò creando un sistema che non rispetta il ruolo che la Carta costituzionale assegna all'istituto parlamentare;
il dibattito parlamentare avrebbe reso evidente al Ministro interrogato, in modo più consono e tempestivo, come il testo attualmente all'esame del Senato della Repubblica avesse bisogno di ampie correzioni, contenendo, ad avviso degli interroganti, norme incongrue rispetto alle finalità della giustizia e di dubbia costituzionalità, in quanto lesive del diritto di informazione -:
quale sia la reale posizione del Governo in materia di intercettazioni e quali siano gli approfondimenti che il Ministro interrogato ravvisa necessari, in particolare riguardo alle limitazioni circa la pubblicabilità delle intercettazioni.
(3-00589)

COTA, LUCIANO DUSSIN, DAL LAGO, REGUZZONI, ALESSANDRI, ALLASIA, BITONCI, BONINO, BRAGANTINI, BRIGANDÌ, BUONANNO, CALLEGARI, CAPARINI, CHIAPPORI, COMAROLI, CONSIGLIO, CROSIO, D'AMICO, DOZZO, GUIDO DUSSIN, FAVA, FEDRIGA, FOGLIATO, FOLLEGOT, FORCOLIN, FUGATTI, GIBELLI, GIDONI, GIANCARLO GIORGETTI, GOISIS, GRIMOLDI, LANZARIN, LUSSANA, MACCANTI, LAURA MOLTENI, NICOLA MOLTENI, MONTAGNOLI, MUNERATO, NEGRO, PAOLINI, PASTORE, PINI, PIROVANO, POLLEDRI, RAINIERI, RIVOLTA, RONDINI, SALVINI, SIMONETTI, STEFANI, STUCCHI, TOGNI, TORAZZI, VANALLI e VOLPI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
la recente riforma del processo civile approvata dal Parlamento contiene rilevanti novità in tema di competenza della magistratura onoraria;
in base alle nuove disposizioni, viene sensibilmente elevata la competenza per valore del giudice di pace, dato che nelle cause relative a beni mobili il limite ratione valoris sostanzialmente raddoppia, passando dagli attuali 2.582 euro a 5.000 euro;
viene, altresì, attribuita al giudice di pace la competenza per materia degli accessori ed interessi su ritardata erogazione di prestazioni previdenziali e assistenziali;
quanto alle cause di risarcimento del danno da incidenti stradali, il nuovo tetto di competenza per il giudice di pace viene elevato dagli attuali 15.493 euro ai 20.000 euro, con applicazione del rito ordinario;
risulta lodevole lo scopo delle innovazioni in oggetto, finalizzate a ridurre il carico di lavoro gravante sui tribunali civili e a valorizzare il ruolo dei giudici non togati, più vicini al cittadino;
l'aumento delle competenze dei giudici di pace - secondo le prime stime - dovrebbe condurre ad un «esodo» di almeno 400.000 procedimenti civili (sud

diviso tra cause ordinarie e decreti ingiuntivi), che dai tribunali affluiranno alle cancellerie dei giudici di pace;
la recente legge sulla sicurezza introduce nell'ordinamento il reato di immigrazione clandestina e permanenza illegale, punendo, a titolo di reato contravvenzionale, non solo l'ingresso, ma anche il soggiorno illegale nel territorio dello Stato, con la previsione di un procedimento imperniato sulla competenza del giudice di pace e finalizzato alla rapida espulsione del clandestino;
per effetto delle descritte innovazioni legislative si realizzerà una significativa valorizzazione del ruolo dei giudici di pace, che già corrispondono con il loro lavoro alla domanda di giustizia proveniente dai cittadini, realizzando, altresì, un'importante deflazione del carico giudiziario gravante sulla magistratura ordinaria -:
quali iniziative il Ministro interrogato intenda adottare, in conseguenza delle nuove competenze attribuite al giudice di pace, al fine di assicurare l'adeguata copertura di magistrati onorari in tutte le sedi giudiziarie, la dotazione di adeguate risorse, l'efficienza e la speditezza dei procedimenti attribuiti alla sua giurisdizione.
(3-00592)

Interrogazioni a risposta scritta:

FARINA COSCIONI, MAURIZIO TURCO, BERNARDINI, BELTRANDI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della giustizia, al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere -:
quale sia la dinamica della morte di un uomo trentenne di nazionalità indiana, detenuto nel carcere di Biliemme (Vercelli) che, secondo quanto riferito dall'agenzia Italia il 22 giugno 2009 è stato trovato morto nella sua cella;
per quali reati il detenuto fosse in carcere;
se fosse in attesa di giudizio o se fosse stato condannato con sentenza definitiva.
(4-03463)

FARINA COSCIONI, MAURIZIO TURCO, BERNARDINI, BELTRANDI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della giustizia, al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere:
quale sia la dinamica della morte di una detenuta di nazionalità italiana, di 35 anni, reclusa nel carcere di Civitavecchia che - secondo quanto riferito dall'agenzia ANSA il 22 giugno 2009 - si sarebbe tolta la vita impiccandosi;
per quali reati la detenuta fosse in carcere;
se fosse in attesa di giudizio o se fosse stata condannata con sentenza definitiva.
(4-03464)

FARINA COSCIONI, MAURIZIO TURCO, BERNARDINI, BELTRANDI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
consta agli interroganti che il Garante per i diritti fondamentali dei detenuti della Sicilia, senatore Salvo Fleres, e il dirigente dell'Ufficio del Garante, avvocato Lino Buscemi, hanno elaborato e trasmesso al Comitato Europeo per la prevenzione della tortura e delle pene o trattamenti inumani o degradanti (Cpt-Strasburgo), un esposto relativo alle condizioni delle carceri in Sicilia sotto il profilo del sovraffollamento, del trattamento dei detenuti, delle condizioni igienico-sanitarie, delle carenze di organico di personale amministrativo, di polizia penitenziaria e delle figure professionali quali mediatori culturali, psicologi e assistenti sociali;
in particolare nell'esposto si evidenziano i gravissimi problemi che affliggono 7 istituti di pena dei quali si chiede l'immediata chiusura -:
quali siano gli intendimenti del Ministro in relazione a tale grave, clamorosa denuncia e iniziativa;

quali iniziative urgenti si intendano promuovere, adottare e sollecitare in ordine alla situazione denunciata dal Garante per i detenuti della Sicilia e dal dirigente dell'Ufficio del Garante.
(4-03466)

FARINA COSCIONI, MAURIZIO TURCO, BERNARDINI, BELTRANDI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della giustizia, al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
il direttore del carcere di Trieste dottor Enrico Briglia ha pubblicamente denunciato che «il sistema penitenziario è vicino al collasso. E se le carceri dovessero arrivare al tracollo, proprio quella sicurezza così spesso invocata dimostrerebbe di essere una sicurezza da straccioni»;
secondo quanto riferito dal quotidiano Il Piccolo nella sua edizione del 22 giugno 2009 il comandante del reparto della Polizia penitenziaria di Trieste, Antonio Marrone «le unità mediamente a disposizione sono 120, a fronte di un organico previsto di 160: una carenza quindi del 25 per cento. Di contro, continua a salire il numero di detenuti, attualmente 251 a fronte di una capienza regolamentare di 160 e di una tollerabilità di 190»;
numeri che costringono a sistemare in una stessa cella anche 10 persone, utilizzando materassi stesi a terra. Un sovraffollamento reso ancor più complicato dalla presenza di un alto numero di detenuti stranieri (mediamente coesistono oltre 30 nazionalità) con culture e abitudini di vita profondamente diverse -:
quali urgenti provvedimenti e iniziative si intendono promuovere, adottare e sollecitare a fronte di una così grave situazione, che ancora non è degenerata solo per la buona volontà e l'abnegazione degli agenti della polizia penitenziaria e dei funzionari del carcere.
(4-03467)

FARINA COSCIONI, MAURIZIO TURCO, BERNARDINI, BELTRANDI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere:
se sia in grado di confermare quanto reso noto dal notiziario Ristretti Orizzonti, secondo il quale nei primi cinque mesi del 2009 nelle carceri italiane si sono verificati 28 casi di suicidio;
in caso affermativo quanti di questi detenuti suicidi fossero di nazionalità italiana e quanti gli stranieri;
quale fosse l'età dei detenuti che si sono tolti la vita;
quale fosse il carcere in cui erano detenuti;
quale fosse il reato per cui si trovavano in carcere;
da quanto tempo si trovassero in carcere;
se fossero stati condannati in sede definitiva o se si trovassero in attesa di giudizio;
se sia vero che dal 1990 ad oggi si sono tolti la vita 957 detenuti;
quanti di questi 957 detenuti suicidi fossero in attesa di giudizio e quanti fossero condannati in sede definitiva;
quanti fossero di nazionalità italiana e quanti gli stranieri.
(4-03468)

FARINA COSCIONI, MAURIZIO TURCO, BERNARDINI, BELTRANDI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della giustizia, al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere:
se sia vero che nel giro di pochi mesi gli internati nei sei Ospedali psichiatrici giudiziari siano passati da 1.200 internati a 1.600;
in caso affermativo, a cosa sia dovuto tale incremento di ricoveri;

se sia in grado di confermare che la situazione più drammatica ed esplosiva è quella dell'Ospedale psichiatrico giudiziario di Reggio Emilia, dove gli internati sono passati in poco tempo da 180 a 280, seguita da quella del centro di Montelupo Fiorentino, dove si trovano 169 internati.
(4-03469)

BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
la situazione delle carceri italiane è prossima al collasso: il numero dei detenuti è giunto a circa 64.000 unità, ben 20.000 in più rispetto alla capienza regolamentare, e, prevedendo una crescita della popolazione carceraria al ritmo di 800/1000 nuove unità al mese, si rischierà fortemente di arrivare a fine anno a dover contare la spaventosa cifra di 70.000 reclusi;
l'Unione europea prevede che per ogni detenuto vi debbano essere otto metri cubi di spazio, ma a causa degli alti tassi di sovraffollamento carcerario, nel nostro Paese nessuna regione è in linea con questa prescrizione comunitaria;
secondo i dati forniti dal Dipartimento per l'Amministrazione Penitenziaria (Dap), nel Lazio, al 4 maggio 2009, i detenuti reclusi risultavano essere 5.570 (5.146 uomini e 424 donne), a fronte di una capienza regolamentare di 4.765 posti; in quasi tutti gli istituti di pena della predetta Regione le presenze superano la capienza effettiva, in particolare: a Cassino ci sono 219 detenuti, 449 a Frosinone, 169 a Latina, 42 a Paliano, 46 a Rieti, 335 a Rebibbia Reclusione, 358 a Rebibbia femminile, 30 a Rebibbia III Casa, 363 a Velletri;
secondo il Garante dei diritti dei detenuti del Lazio nonché Coordinatore della Conferenza Nazionale dei Garanti, dott. Angiolo Marroni, nel Lazio c'è una vera e propria emergenza sovraffollamento, al punto che i suicidi nelle carceri laziali sono in costante aumento, «eppure il problema potrebbe in parte essere risolto se solo venissero meglio sfruttate strutture moderne sotto utilizzate o, per altro verso, venissero finalmente aperte carceri nuove di zecca, come l'Istituto di Rieti»;
la Casa di Reclusione di Rieti è una struttura penitenziaria completamente nuova finita di costruire appena un anno fa: realizzata su tre piani è in grado di contenere 250 detenuti (400 la tolleranza massima prevista), presenta cucine in ogni reparto (invece di un'unica mensa centralizzata), chiusura elettronica delle porte delle celle e spazi per la socializzazione come un campo di calcio;
a distanza di oltre un anno dalla sua costruzione, nessuno può ancora dire con certezza quando potrà essere aperto questo nuovo istituto di pena, atteso che per farlo occorrerebbe una dotazione di circa 300 agenti di polizia penitenziaria oltre a decine di educatori e psicologi, tutte figure professionali che attualmente non ci sono, senza considerare che sono ancora tutti da costruire i rapporti con le Asl di zona per garantire l'assistenza sanitaria in carcere; tutte questioni che non sembrano di immediata risoluzione anche a causa dei tagli previsti dalla scorsa Finanziaria;
il Ministro interrogato ha affermato l'intenzione dell'esecutivo di costruire nuovi penitenziari per migliorare le condizioni dei carcerati ed il dipartimento dell'amministrazione penitenziaria ha presentato un piano che prevede l'aumento di 18 mila posti letto distribuiti in 18 regioni, di cui 5 mila a regime a partire dal 2010, ma si teme che la disponibilità concreta dei posti non potrà avvenire prima di due anni;
in Italia, in materia di edilizia penitenziaria, si registra, come spesso accade solo da noi, una situazione paradossale, essendoci 40 nuove carceri, come il citato istituto penitenziario di Rieti, inutilizzate o sotto utilizzate e, quindi, condannate a deperire rapidamente per mancanza dei fondi necessari a garantire la loro apertura

(la mappa delle prigioni fantasma va da Pinerolo a Reggio Calabria, da Castelnuovo Daunia a San Valentini in Abruzzo, sono dunque migliaia le celle nuove lasciate marcire o addirittura occupate da barboni e sfrattati, una situazione non a caso definita da qualcuno, «degna del teatro dell'assurdo»), il tutto mentre i vecchi penitenziari scoppiano a causa del sovraffollamento -:
quali spiegazioni intenda dare il Ministro a proposito dello stato di apparente abbandono in cui versa il nuovo carcere di Rieti;
quali provvedimenti siano previsti nel «piano carceri» formulato dal Ministro interrogato e dal DAP per sanare la situazione del carcere di Rieti garantendo la sua immediata apertura e, quindi, per impedire che ulteriore denaro pubblico sia speso inutilmente;
se non intenda armonizzare l'impiego e/o aumentare gli organici degli agenti di polizia penitenziaria in modo da garantire nel più breve tempo possibile l'apertura e/o un migliore utilizzo dei circa 40 istituti di pena già costruiti ma mai aperti o non pienamente utilizzati.
(4-03470)

BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI.- Al Ministro della giustizia, al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione. - Per sapere - premesso che:
la situazione delle carceri italiane è prossima al collasso: il numero dei detenuti è giunto a circa 64.000 unità, ben 20.000 in più rispetto alla capienza regolamentare, e, prevedendo una crescita della popolazione carceraria al ritmo di 800/1.000 nuove unità al mese, si rischierà fortemente di arrivare a fine anno a dover contare la spaventosa cifra di 70.000 reclusi;
il Ministro della giustizia ha affermato l'intenzione dell'esecutivo di costruire nuovi penitenziari per migliorare le condizioni dei carcerati e, di conseguenza, il dipartimento dell'amministrazione penitenziaria ha presentato un piano che prevede l'aumento di 18 mila posti letto distribuiti in 18 regioni, di cui 5 mila a regime a partire dal 2010, ma si teme che la disponibilità concreta dei posti non potrà avvenire prima di due anni;
come da tutti riconosciuto, il cosiddetto «piano carceri», per essere realistico, dovrà essere accompagnato da incisive misure volte all'aumento dell'organico della polizia penitenziaria, le cui carenze già oggi sfiorano le 5 mila unità, come riconosciuto dallo stesso Ministro della giustizia;
attualmente presso i 205 istituti penitenziari dislocati sul territorio del Paese prestano servizio circa 42 mila agenti di Polizia Penitenziaria, che costituiscono la quarta forza di polizia e svolgono una funzione cui sono connaturati elementi di responsabilità e rischio, derivanti dal contatto quotidiano che i medesimi hanno con gli oltre 63 mila detenuti presenti;
sono noti i disagi, le gravi condizioni di lavoro e i problemi che affliggono il Corpo della Polizia Penitenziaria, atteso che la carenza di organico sottopone inevitabilmente gli agenti penitenziari a molte ore di straordinario e a turni di lavoro stressanti; questa situazione, nonostante la grande professionalità acquisita dal corpo della Polizia Penitenziaria, si ripercuote sulla vivibilità degli istituti di pena, dove, spesso, gli agenti sono costretti a far fronte ad un numero elevatissimo di detenuti, da ciò deriva inevitabilmente una drastica riduzione dei tempi di socializzazione per i reclusi ed una difficoltà concreta quando si tratta di intervenire per evitare episodi di autolesionismo o di tentato suicidio o per allentare le tensioni che inevitabilmente sorgono tra gli stessi, soprattutto tra quelli appartenenti ad etnie diverse;
come sottolineato nel comunicato del 25 giugno 2009 da Eugenio Sarno, Segretario Generale della Uil Pa Penitenziari, «la gestione del personale della polizia penitenziaria effettuata dal Ministro della

giustizia e dal Capo del Dap, deriva più da una concezione creativa e ragionieristica che da un disegno organico, atteso che da un lato si annuncia la volontà di perseguire obiettivi di razionalizzazione, senza convocare i sindacati, mentre dall'altro continuano ad essere emanati provvedimenti che sottraggono agenti di polizia penitenziaria dagli istituti per destinarli nei palazzi del potere a ingrossare le fila degli imboscati. Visto l'immobilismo di Alfano, cui pure abbiamo denunciato quanto accade, inoltrerò nei prossimi giorni una lettera al ministro Brunetta per chiedergli di accertare il corretto impiego della polizia penitenziaria in alcune sedi amministrative, anche in considerazione del fatto che noi continuiamo a ritenere che vi sia una sovrabbondanza di poliziotti penitenziari che potrebbero essere destinati all'impiego operativo in prima linea, ovvero nelle carceri»;
allo stato attuale è plausibile parlare di un esubero di agenti di polizia penitenziaria di circa 400 unità al Dap, di almeno 50 al Ministero di Via Arenula e di tanti altri sparsi sull'intero territorio;
secondo stime attendibili, il recupero di tali unità, circa 800, equivarrebbe quasi ad uno di quei piani di assunzioni straordinarie annunciati dal Ministro della giustizia non più tardi di qualche settimana fa volti a sanare l'emergenza organici e a deflazionare le criticità in atto;
negli scorsi giorni la Fp Cgil ha scritto al Capo del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria invitandolo a predisporre con urgenza la convocazione di un incontro in cui si tratti il primo e più importante dei temi da affrontare per dare risposte concrete al grave problema della carenza di personale, ossia il rientro dei distacchi disposti per ragioni di servizio, il tutto allo scopo di dare un segnale tangibile di un nuovo corso nell'agire dell'amministrazione penitenziaria ed un indirizzo più efficace nell'affrontare l'emergenza sovraffollamento;
sottolineato che affrontare le reali cause che hanno portato alla drammatica carenza di personale di polizia penitenziaria che grava sugli istituti di pena non può non comportare la soluzione del problema relativo ai distacchi disposti dall'amministrazione penitenziaria per motivi di servizio e, quindi, del personale in uscita dal carcere ed in entrata verso il Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, i Provveditorati regionali dell'amministrazione penitenziaria, le Scuole di formazione dell'amministrazione penitenziaria e gli Uffici di esecuzione penale esterna -:
a quanto ammonti il numero degli agenti di polizia penitenziaria distaccato presso le altre sedi amministrative, a quali compiti gli stessi risultano adibiti e se non ritenga opportuno e urgente richiamarli in servizio per destinarli all'impiego operativo nelle carceri, vista e considerata la grave carenza di personale di cui attualmente soffre il Corpo della Polizia Penitenziaria, anche alla luce del raffronto tra unità di personale penitenziario e numero di detenuti presenti;
se ed in che modo il Ministro della funzione pubblica intende verificare il corretto impiego degli agenti di polizia penitenziaria presso le sedi amministrative dove gli stessi risultano distaccati.
(4-03477)

BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della giustizia, al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
il 26 giugno 2009 si è svolta a Roma, davanti al Parlamento, la manifestazione nazionale indetta dal Coordinamento esperti ex articolo 80 dell'Ordinamento Penitenziario, ossia di quelle figure professionali (psicologi) istituite dalla legge n. 354 del 1975 con la quale il legislatore ha previsto la consulenza di esperti esterni per l'osservazione dei detenuti;
gli psicologi ex articolo 80, che attualmente sono 452 in tutta Italia a fronte

di una popolazione penitenziaria arrivata ormai a quasi 64 mila detenuti, denunciano da tempo il loro stato di precarietà nello svolgimento della loro funzione di valutazione e trattamento dei detenuti, nonché l'impossibilità di garantire alle persone recluse i livelli essenziali di assistenza sanitaria psicologica, basti pensare al fatto che queste professionalità qualificate dovrebbero essere chiamate a prevenire e gestire le condotte autolesionistiche e suicidiarie all'interno degli istituti di pena, quando in realtà, a causa dei considerevoli tagli di risorse alla loro professione, si vedono costrette a dedicare ad ogni detenuto in media appena da 0,8 minuti a 2,2 ore l'anno (basti pensare che nel penitenziario di Sulmona, tristemente conosciuto come il «carcere dei suicidi» e quindi struttura ad alto rischio, la psicologa di ruolo ha a disposizione 40 ore per 500 detenuti);
il paradosso è dovuto al fatto che nel momento in cui è avvenuto il trasferimento, nell'ambito della medicina penitenziaria, di competenze, funzionari e risorse dal Ministero della Giustizia a quello del Lavoro, della Previdenza e delle Politiche Sociali, agli psicologi ex articolo 80 non è stato riconosciuto il diritto di passare al sistema sanitario, così come invece è avvenuto per gli psicologi di ruolo; il che costringe queste importanti figure professionali all'interno di una situazione di eterno precariato in cui per loro è quasi impossibile lavorare, atteso che gli stessi, pur essendo liberi professionisti, devono sottostare ad orari imposti lavorando a tutti gli effetti come dei dipendenti e a guadagnare appena 17 euro lorde l'ora, una cifra di tutta evidenza irrisoria considerata la loro elevata professionalità;
a San Vittore nell'arco di quattro ore gli psicologi sono costretti a fare circa 30 ore di colloqui, potendo così dedicare solo pochi minuti ad ogni detenuto, a Perugina, come sottolineato dalla psicologa Bruna Babini all'agenzia Dire in data 26 giugno 2009, «lo psicologo ha a disposizione appena 20 ore mensili per 60 detenuti, il che lo costringe a rivolgere l'attenzione solo a quelle persone che si trovano in una situazione particolare, tagliando fuori tutti gli altri, e spesso si tratta del 90 per cento dei detenuti, e questo è particolarmente grave quando riguarda il Servizio Nuovi Giunti, dedicato alle persone che entrano per la prima volta in carcere, perché sono quelle più a rischio suicidio»;
la predetta situazione, che si ripete più o meno allo stesso modo in tutti gli istituti di pena sparsi sul territorio nazionale, oggi è divenuta vieppiù insostenibile sia a causa degli elevatissimi tassi di sovraffollamento presenti nelle nostre carceri, sia perché, come sostiene la dottoressa Maria Caruso, psicologa e psicoterapeuta attiva presso la Casa circondariale di San Vittore a Milano - «il recente decreto di riordino della sanità penitenziaria sottolinea l'obbligatorietà di garantire pari opportunità di cura ai soggetti reclusi rispetto a quelli liberi»;
i tagli all'assistenza psicologica carceraria si verificano mentre cresce inesorabilmente il sovraffollamento negli istituti, con impennata dei detenuti stranieri soprattutto al Nord e dei consumatori di sostanze psicotrope e mentre la grave condizione di vita in carcere aumenta proporzionalmente il rischio di condotte dimostrative e autolesioniste, per non parlare poi del numero dei suicidi, mai così alto come in questi primi sei mesi dell'anno (siamo giunti a quota 28);
è stato calcolato: a) che il tempo medio che ogni psicologo può dedicare ad ogni detenuto oscilla tra i 7 (sette) e i 15 (quindici) minuti al mese, tempo medio che include non solo il contatto diretto, ma anche la consultazione della documentazione, le riunioni di equipe, le relazioni e tutto ciò che ne consegue; peraltro negli ultimi anni il predetto monte ore, già insufficiente, è gradualmente diminuito fino a non rendere più possibile un serio intervento psicologico; b) che l'impegno economico per questa delicatissima attività è ormai la metà della metà di quello utilizzato non più di quattro anni fa;
la circostanza che l'assistenza psicologica nelle carceri italiane, a cominciare

da quella legata alle attività di osservazione e trattamento dei detenuti, risulti essere assolutamente carente e deficitaria, comporta, come naturale conseguenza, che gli istituti di pena siano diventati una istituzione a carattere prevalentemente, se non esclusivamente, affittivo, ciò in palese violazione del dettato costituzionale che affida alla pena finalità rieducative e di risocializzazione;
la vita, la salute e - più in generale - il benessere fisico e psichico sono elementi che meritano una specifica attenzione ed un costante impegno, tanto più se riguardano persone che si trovano in stato di privazione della libertà personale;
l'attuale pianta organica degli psicologi ex articolo 80, il cui numero ammonta ad appena 452 unità a fronte di circa 64.000 detenuti, appare assolutamente inadeguata e sarebbe necessario un forte potenziamento dell'organico di queste professionalità -:
se quanto esposto in premessa corrisponda al vero;
se ed in che misura il Governo intenda predisporre il passaggio dell'inquadramento degli psicologi ex articolo 80 dal Ministero della Giustizia al Sistema Sanitario Nazionale, così come già avvenuto per gli psicologi di ruolo;
quali provvedimenti urgenti il Governo intende comunque adottare al fine di garantire ai detenuti una non effimera attività di valutazione e trattamento, nonché i livelli essenziali di assistenza sanitaria psicologica previsti dalla legge.
(4-03483)

BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della giustizia, al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
il signor Maurizio Russo è attualmente detenuto presso la Casa Circondariale di Napoli Poggioreale, in espiazione pena in relazione alla sentenza della Corte di Assise di Appello di Catania del 13 gennaio 1999 alla pena di anni 30 di reclusione per il reato di omicidio in concorso ed armi;
con la relazione sanitaria redatta il 6 febbraio 2007 dalla Direzione Sanitaria della Casa Circondariale di Poggioreale è stato accertato che il detenuto è affetto da «(...) ipercheratosi plantare familiare, psoriasi ungueale e da sebocistomatosi con presenza di tilomi plantari; cheratodemia plantare con onicodistrofia a causa della quale il soggetto deambula con l'ausilio di due bastoni canadesi e sebocistomatosi, patologia caratterizzata dalla ciclica comparsa di cisti cutanee che possono evolvere in suppurazione (...)»;
da successiva relazione sanitaria del 4 dicembre 2007 è emerso che il detenuto è affetto da «(...) cheratodermia palmoplantare con onicodistrofia, sebocistomatosi diffuse, cardiopatia scleroipertensiva, discopatia dorsolombosacrale, ernia ombelicale, broncopatia cronica, gozzo nodulare, obesità, disturbi del visus, gonalgia bilaterale ed iperlipemia (...)»;
il signor Russo Maurizio è affetto da invalidità riconosciuta al 90 per cento e dalle seguenti patologie: diabete mellito, obesità, dislipidemia mista, discopatia, lombosciatalgia, gonalgia bilaterale, cervicale, statosi epatica, ptosi renale, ernia ombelicale, allergia agli antibiotici, bronchite cronica, ispessimento pneumotoracico; sindrome ansiosa reattiva con episodi di panico; gozzo nodulare tiroideo; ghiandole linfatiche sottomandibolari destra e sinistra; tumefazione linfonodale carotidea; allergia ai cerotti; congiuntivite follicolare cronica; calo visus; rinite allergica cronica; deviazione setto nasale; carie dentarie; emicrania cronica;
in particolare, a causa della cheratodermia plantare e onicodistrofia di cui è affetto, il signor Maurizio Russo è costretto: a) a deambulare con doppio appoggio a bastone canadese, per l'impegno doloroso determinato dalla ipercheratosi plantare in relazione al peso corporeo e

per una lombosciatalgia cronica determinata verosimilmente dalla secondaria alterazione del carico posturale; b) a sottoporsi a interventi podologici con cadenza mensile; interventi che però non possono essere praticati né nel CDT penitenziari, né negli Ospedali Civili, luoghi dove - come certificato dal dirigente sanitario dottor Belmonte e dal direttore della casa circondariale di Napoli nelle relazioni del 29 gennaio 2007 e 4 settembre 2007 indirizzate al Tribunale di Sorveglianza di Napoli - non è prevista la figura del podologo necessaria a questo tipo di cure; sicché ad oggi il signor Russo si è visto costretto a sottoporsi, solo ed esclusivamente a sue spese, ad un numero di interventi podologici sicuramente non adeguato allo stato di avanzamento della sua malattia;
la cheratodermia plantare e onicodistrofica è espressione di un diabete grave ed è espressione di una patologia grave che per essere curata impone una strategia terapeutica coordinata in equipe multidisciplinare che deve essere composta da un diabetologo, da un podologo, da un radiologo interventista e, inoltre, da un angiologo, da un chirurgo vascolare, da un chirurgo ortopedico, da un microbiologo e da personale specializzato; solo una tale organizzazione può ridurre il rischio di amputazioni;
a causa della sebocistomatosi, patologia, come ricordato, caratterizzata dalla ciclica comparsa di cisti cutanee che possono evolvere in suppurazione, il signor Russo è stato sottoposto a ben 150 interventi per asportazioni in seguito ai quali gli sono stati applicati 668 punti di sutura, nonché a successivi 28 interventi per drenaggio atteso il precario quadro clinico, la difesa del detenuto chiedeva il differimento della esecuzione della pena; istanza rigettata in data 16 febbraio 2009 dal Tribunale di Sorveglianza di Napoli in quanto «nel caso di specie il Collegio ritiene che il quadro patologico fisico riscontrato non comporti l'inconciliabilità con il regime detentivo anche alla luce di quanto diagnosticato dall'esperto del Tribunale, dottor Palomba, dopo una visita effettuata al detenuto all'odierna udienza»;
all'interrogante risulta che molto probabilmente, per il cronico e sempre più allarmante problema del sovraffollamento del carcere di Poggioreale, nelle prossime settimane il signor Russo - dopo che per anni proprio in quel carcere e proprio per le sue fragilissime condizioni di salute si è visto assegnare una cella singola - sarà costretto a dividere la cella con un altro detenuto, circostanza questa che potrebbe arrecare ulteriore nocumento al suo stato di salute, atteso che la sebocistomatosi è patologia la cui cura richiede un ambiente asettico, ottimale dal punto di vista igienico-sanitario e privo di possibili focolai infettivi;
la legge 26 luglio 1975, n. 354, recante «Norme sull'ordinamento penitenziario e sull'esecuzione delle misure privative e limitative della libertà», all'articolo 1 prevede che «il trattamento penitenziario deve essere conforme ad umanità e deve assicurare il rispetto della dignità della persona», mentre l'articolo 11 dispone che ogni istituto penitenziario è dotato di servizio medico e di servizio farmaceutico rispondenti alle esigenze profilattiche e di cura della salute dei detenuti e che, ove siano necessari cure o accertamenti diagnostici che non possono essere apprestati nelle infermerie e nei reparti specialistici degli istituti, i detenuti sono trasferiti negli ospedali civici o in altri luoghi esterni di cura»;
allo stato delle risultanze medico-legali, le infermità di cui risulta essere affetto il signor Russo si presentano in forma tale da determinare - soprattutto in considerazione della prospettata condivisione della cella - gravi rischi di un ulteriore peggioramento delle condizioni di salute;
la Costituzione della Repubblica tutela il diritto alla salute e uno Stato in cui prevalga la certezza del diritto non può, e non deve, avallare inumane ingiustizie -:
quali iniziative i Ministri interrogati, negli ambiti di rispettiva competenza, intendano

adottare affinché sia garantito il rispetto dei diritti inviolabili dell'individuo considerando le condizioni di salute del detenuto;
se, in considerazione delle condizioni di salute del signor Russo, il Ministro non intenda assumere iniziative affinché sia garantita l'assegnazione di una cella singola, a tutela della salute del detenuto che potrebbe essere ulteriormente compromessa da scelte dettate dal mero stato di necessità.
(4-03484)

...

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, per sapere - premesso che:
il porto di Taranto, oltre ad avere un'importante valenza sociale e culturale per tutto il territorio jonico, rappresenta certamente una risorsa fondamentale in termini occupazionali e di sviluppo economico;
tale porto, secondo a livello nazionale per il volume di traffici movimentati, ha l'urgente necessità di realizzare nuovi interventi di potenziamento infrastrutturale, al fine di non comprometterne la capacità di reggere la concorrenza della portualità mediterranea e Nord-europea e contribuire a garantire, pertanto, la crescita dell'economia regionale e nazionale;
la problematica dei dragaggi, così come anche sottolineato dal Commissario della competente autorità portuale in una lettera ai ministri interrogati, è necessaria e non più rinviabile atteso che, se non risolta, comporterà certamente l'uscita del porto dai futuri mercati. In assenza dei dragaggi, infatti, non si potranno concretizzare le condizioni per l'espansione del traffico a quelle navi di nuova generazione che, per il loro pescaggio, necessitano di maggiore battente d'acqua;
la bozza di accordo di programma per gli interventi di riqualificazione ambientale del sito di interesse nazionale di Taranto, diramata dal Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare nel dicembre 2008, non è stato ancora sottoscritto dalle amministrazioni coinvolte;
il territorio di Taranto sta attraversando un lungo periodo di grave crisi economico-occupazionale e sociale, ulteriormente aggravato dalle ricadute dell'attuale fase di generale recessione economica e che potrebbe anche avere ripercussioni sulla tenuta sociale;
da notizie di stampa si apprende che il Presidente della Provincia di Taranto - a seguito delle dichiarazioni del Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare in occasione dell'inaugurazione dell'impianto Urea dell'Ilva di Taranto - avrebbe dichiarato che se non si troveranno i finanziamenti per i dragaggi e se il ministero competente non varerà le procedure propedeutiche agli interventi, mobiliterà la città -:
se e come intendano intervenire affinché si individuino con la massima urgenza le soluzioni alla problematica relativa ai dragaggi e i fondi necessari alla loro realizzazione che, per quanto riguarda il porto di Taranto e il suo processo di sviluppo, riveste carattere di estrema e assoluta emergenza.
(2-00420)
«Franzoso, Torrisi, Vitali, Lisi, Scelli, Dell'Elce, Castellani, Lazzari, Formichella, Golfo, Dima, Pelino, De Angelis, Paniz, Patarino, Carlucci, Nicolucci, Di Caterina, Rosso, Sisto, Nastri, De Camillis, D'Ippolito Vitale, Taddei, Cassinelli, Papa, Calabria, Gottardo, Costa, Faenzi, Pescante».

Interrogazione a risposta immediata:

VINCENZO ANTONIO FONTANA. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
la realizzazione dell'aeroporto della provincia di Agrigento è assolutamente indispensabile per colmare l'isolamento di tutta l'area centro-meridionale della Sicilia;
a tal fine è stato già disposto dalla Regione siciliana un finanziamento di 35 milioni di euro, mentre la provincia regionale di Agrigento è stata indicata come soggetto attuatore dell'opera;
le valutazioni finora espresse dall'Enac sul progetto dell'aeroporto non hanno finora evidenziato motivazioni tali da pregiudicare la validità di una progettazione, preceduta da un attento studio, che ha vagliato le diverse ipotesi di allocazione dell'opera -:
quali siano i motivi che hanno finora impedito il pronunciamento definitivo sul progetto dell'aeroporto di Agrigento e quali eventuali modifiche possano consentire di non vanificare il lungo lavoro fin qui svolto e di avviare, in tempi brevi, la realizzazione di questa importante infrastruttura.
(3-00593)

Interrogazioni a risposta scritta:

REGUZZONI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
il mezzo di trasporto ferroviario rappresenta una delle poche soluzioni disponibili per la risoluzione dell'enorme problema del trasporto nell'ambito delle principali direttrici di traffico da e per la Lombardia;
dopo decenni di stallo occorre proseguire con determinazione l'opera di potenziamento della tratta ferroviaria lombarda, costruendo nuove linee e prolungando quelle esistenti;
l'aeroporto di Malpensa - nonostante i precisi e pluridecennali impegni del Governo in tal senso - non è tuttora collegato con la rete ferroviaria nazionale;
è da anni prevista la realizzazione di un collegamento Milano Centrale-Malpensa, sul quale però non paiono chiari gli impegni di RFI e di altri soggetti pubblici coinvolti;
la realizzazione di un collegamento ferroviario Milano Centrale-Malpensa consentirebbe di estendere la possibilità di raggiungere velocemente l'aerostazione ad un pubblico più vasto;
inoltre sarebbe possibile anche per molti cittadini di altre regioni raggiungere lo scalo attraverso l'utilizzo del mezzo ferroviario;
per le ragioni suddette, il collegamento ferroviario Milano Centrale-Malpensa rappresenta una delle opere di maggiore urgenza di tutto il panorama nazionale;
la realizzazione del collegamento Milano Centrale-Malpensa è stata inserita tra le opere prioritarie per la realizzazione dell'Expo 2015 a Milano;
la conclusione dei lavori di detta tratta era inizialmente prevista per il 2010 -:
quali siano gli intendimenti del Governo in merito alla realizzazione del collegamento ferroviario Milano Centrale-Malpensa;
quali siano i motivi di eventuali ritardi accumulati;
quale sia lo stato dell'opera in termini di progetto, appalto e finanziamento;
se l'opera risulti completamente finanziata ovvero sia necessario un ulteriore finanziamento a carico del bilancio pubblico, e se sì di che importo e a quale bilancio dovrà essere posta in carico (dello Stato, della Regione Lombardia, di Trenitalia o di altri soggetti).
(4-03473)

REGUZZONI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
il mezzo di trasporto ferroviario rappresenta una delle poche soluzioni disponibili per la risoluzione dell'enorme problema del trasporto nell'ambito delle principali direttrici di traffico da e per la Lombardia;
dopo decenni di stallo occorre proseguire con determinazione l'opera di potenziamento della tratta ferroviaria lombarda, costruendo nuove linee e prolungando quelle esistenti;
l'aeroporto di Malpensa - nonostante i precisi e decennali impegni del governo in tal senso - non è tuttora collegato con la rete ferroviaria nazionale;
la realizzazione del triplicamento della Linea Rho-Gallarate con la realizzazione di un raccordo a «Y» in prossimità del Comune di Castellanza (Varese) risolverebbe almeno parzialmente i problemi suddetti, consentendo a treni delle Ferrovie dello Stato provenienti da Milano di raggiungere l'aerostazione;
la realizzazione del triplicamento della Linea Rho-Gallarate con la realizzazione del raccordo a «Y» rappresenta una delle opere di maggiore urgenza di tutto il panorama nazionale;
la realizzazione del triplicamento della Linea Rho-Gallarate con la realizzazione del raccordo a «Y» è stata inserita tra le opere prioritarie per la realizzazione dell'Expo 2015 a Milano;
la conclusione dei lavori di detta tratta era inizialmente prevista per il 2012 -:
quali siano gli interventi del Governo in merito alla realizzazione del triplicamento della Linea Rho-Gallarate con la realizzazione del raccordo a «Y»;
quali siano i motivi di eventuali ritardi accumulati;
quale sia lo stato dell'opera in termini di progetto, appalto e finanziamento;
se l'opera risulta completamente finanziata ovvero sia necessario un ulteriore finanziamento a carico del bilancio pubblico, e se sì di che importo e a quale bilancio dovrà essere posta in carico (dello Stato, della Regione Lombardia,di Trenitalia o di altri soggetti).
(4-03474)

REGUZZONI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
la regione Lombardia - principale locomotiva economica del Paese - soffre da anni di una situazione difficile dal punto di vista delle infrastrutture stradali;
dopo decenni di stallo occorre proseguire con determinazione l'opera di potenziamento delle infrastrutture lombarde, costruendo nuove strade e migliorando quelle esistenti;
la realizzazione del collegamento Malpensa-Boffalora ha costituito una importante passo in avanti per il collegamento viabilistico dell'aerostazione al sistema autostradale lombardo e milanese;
il collegamento della Malpensa-Boffalora alla Tangenziale Ovest rappresenta un'opera importante per il sistema viario milanese e lombardo in generale, e come tale è stata prevista e programmata dalla Regione Lombardia e da tutti gli enti coinvolti;
detta opera, nonostante i precisi impegni di Governo, enti locali e Anas assunti più volte in tal senso, non è tutt'ora in fase di realizzazione;
la realizzazione completa della «prosecuzione della Malpensa-Boffalora alla Tangenziale Ovest» rientra tra le opere prioritarie per la realizzazione dell'Expo 2015 a Milano;
il completamento di tale infrastruttura era inizialmente previsto per il 2014 -:
quali siano gli intendimenti del Governo in merito alla realizzazione del

collegamento della Malpensa-Boffalora alla Tangenziale Ovest attraverso il prolungamento della prima;
se esistono ritardi nel crono-programma originale ed i motivi dei ritardi accumulati;
quale sia lo stato dell'opera in termini di progetto, appalto e finanziamento;
se l'opera risulta completamente finanziata ovvero sia necessario un ulteriore finanziamento a carico del bilancio pubblico, e se sì di che importo e a quale bilancio dovrà essere posta in carico (bilancio dello Stato, della Regione Lombardia, dell'Anas o di altri soggetti pubblici).
(4-03475)

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INTERNO

Interrogazione a risposta scritta:

GIOACCHINO ALFANO. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
sul Corriere della sera del 13 giugno 2009 è apparso, nelle pagine della cronaca milanese, un articolo dal titolo: «funzionaria di Genova alla Mobile, bufera in Questura». Tale articolo riprende una lettera del consigliere comunale del PdL di Milano Carmine Abagnale il quale, almeno da come si evince dall'articolo, dopo l'ennesimo episodio di assegnazioni da parte del dipartimento della Polizia di Stato di funzionari di Polizia direttamente agli uffici della Squadra Mobile e della DIGOS di Milano, ha scritto al Ministro dell'interno, al sindaco, al prefetto ed al questore di Milano evidenziando il malumore dei funzionari di polizia che da anni prestano servizio in quella sede che si vedono, nel momento in cui si rendono vacanti posti nei citati uffici milanesi, scavalcati da loro colleghi inviati direttamente dal dipartimento della Polizia di Stato come funzionari addetti;
nei primi giorni del mese di giugno e stata trasferita, dalla Questura di Genova direttamente alla squadra mobile della Questura di Milano la Vice Questore Aggiunto Mariapia Marinelli in sostituzione del Commissario Capo Alfredo Criscuolo, peraltro, in quella data, non trasferito ma aggregato a Roma;
alla squadra mobile o alla Digos milanese, nel caso di vacanza di posti, si è sempre attinto dal proprio vivaio scegliendo, tra quelli che ne nutrivano aspirazioni, gli elementi migliori che si sono distinti nel corso degli anni;
il personale della Questura di Milano è sempre stato riconosciuto per capacità, professionalità ed impegno come punto di riferimento per gli uffici di Polizia di tutta Italia;
il Questore di Milano ha operato con molta professionalità e competenza proprio avvalendosi di personale altamente qualificato della questura di Milano;
le assegnazioni del personale nei vari uffici, in sostanza, spettano al Questore della città interessata il quale tiene conto dei meriti e delle capacità di ognuno e delle relative potenzialità, premiando gli elementi capaci e meritevoli che hanno posto in evidenza le loro attitudini professionali nel contesto operativo di riferimento;
il caso ha creato demotivazione e malumore nel personale che si è visto scavalcato con grave conseguenze sull'operatività;
episodio analogo è capitato, poco tempo addietro, alla sezione antiterrorismo della Digos di Milano, quando fu assegnato del personale proveniente da altra sede a discapito delle professionalità presenti a Milano -:
quali iniziative intenda adottare per verificare se il sistema di assegnazione dei funzionari della Polizia di Stato sia meritocratico, soprattutto per quanto riguarda gli ambiti incarichi sopracitati, e se tali

episodi si siano verificati anche in altre Questure.
(4-03481)

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ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazione a risposta scritta:

MAURIZIO TURCO, BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca Mariastella Gelmini - intervistata al termine di una manifestazione elettorale tenuta a Imbersago (Lecco) il 31 maggio 2009 - ha dichiarato: «io sono per l'abolizione del valore legale del titolo di studio e per l'abolizione degli ordini professionali» -:
se e quali iniziative normative abbia assunto o intenda assumere a riguardo.
(4-03476)

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LAVORO, SALUTE E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta orale:

FARINA COSCIONI, MAURIZIO TURCO, BERNARDINI, BELTRANDI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
il decreto 4 agosto 2004 del Ministro della salute per gli embrioni prodotti prima dell'entrata in vigore della legge n. 40 del 2004, definisce lo stato giuridico degli embrioni abbandonati e le modalità di abbandono. L'articolo 1, comma 2, stabilisce che «Lo stato di abbandono di un embrione è accertato al verificarsi di una delle seguenti condizioni:
il centro che effettua tecniche di procreazione medicalmente assistita acquisisce la rinuncia scritta al futuro impianto degli embrioni crioconservati da parte della coppia di genitori o della singola donna (nel caso di embrioni prodotti prima della normativa attuale con seme di donatore e in assenza di partner maschile);
il centro che effettua tecniche di procreazione medicalmente assistita documenta i ripetuti tentativi eseguiti, per almeno un anno, di ricontattare la coppia o la donna che ha disposto la crioconservazione degli embrioni; solo nel caso di reale, documentata impossibilità a rintracciare la coppia, l'embrione potrà essere definito come abbandonato»;
tale decreto prevede che: «Gli embrioni definiti in stato di abbandono sono, invece, trasferiti dai centri di procreazione medicalmente assistita unicamente alla Biobanca Nazionale situata presso il Centro trasfusionale e di immunologia dei trapianti dell'Istituto di ricovero e cura a carattere scientifico "Ospedale Maggiore" di Milano, ove sarà attivato in maniera centralizzata un centro di crioconservazione degli embrioni stessi»;
sempre il medesimo decreto prevede che: «Sono a carico di ciascun centro di procreazione medicalmente assistita gli oneri derivanti dal congelamento degli embrioni e gli oneri derivanti, in attesa di futuro impianto, dalla loro crioconservazione»;
secondo la relazione del Ministro della salute al Parlamento sullo stato di attuazione della legge contenente norme in materia di procreazione medicalmente assistita (legge 19 febbraio 2004, n. 40, articolo 15) del 21 giugno 2006, il numero di embrioni crioconservati in stato di abbandono in Italia è di 2.527;
il Sottosegretario di Stato Ferruccio Fazio durante la seduta del 5 novembre

2008 della 12a Commissione permanente (Igiene e sanità) del Senato, rispondendo all'interrogazione 3-00079, in riferimento al censimento degli embrioni abbandonati, precisava come «il censimento non è terminato» e che dunque nell'attesa «il trasferimento non può avere luogo perché devono essere previsti ulteriori stanziamenti calcolabili solo al termine dell'operazione»;
il sottosegretario Eugenia Roccella ha dichiarato (Corriere della Sera del 6 gennaio 2009, pagina 23) che «è troppo caro il trasferimento degli embrioni a Milano. L'operazione è ferma e chissà se potrà mai essere attuata», e ancora esiste un problema giuridico, poiché gli embrioni non possono essere spostati senza l'autorizzazione della coppia;
in una precedente intervista (Avvenire del 9 luglio 2008), lo stesso sottosegretario Roccella anticipava come per gli embrioni abbandonati «certamente il problema del loro destino è bruciante, ma non credo che si possa considerare una soluzione assegnarli alla ricerca, perché sono destinati a morire. Allo stesso modo allora anche persone in stato vegetativo o malati terminali potrebbero finire con l'essere considerati solo materiale per la ricerca. Personalmente sarei favorevole alla soluzione indicata dal Comitato nazionale per la bioetica di una adozione per la nascita, con le opportune garanzie che non si vada incontro a un commercio. L'adozione indicherebbe una volta di più che si tratta di individui umani e non di materiale biologico»;
allo stato attuale per le finalità di cui al decreto 4 agosto 2004, che nelle premesse recita «Considerata la necessità di attivare studi e ricerche sulle tecniche di crioconservazione», si rileva che il censimento degli embrioni prodotti prima dell'entrata in vigore della legge n. 40 del 19 febbraio 2004 è concluso, come testimoniato dalle relazioni al Parlamento. Sono stati spesi 50.000 euro per i compiti di censimento dell'Istituto superiore di sanità e 400.000 euro a favore dell'Istituto di ricovero e cura a carattere scientifico Ospedale Maggiore di Milano. Nella sopracitata risposta all'interrogazione parlamentare il sottosegretario Fazio specificava inoltre come l'Ospedale Maggiore abbia ricevuto e impiegato i 400.000 euro erogati nel 2004 e rendicontati nel 2005: 230.000 euro per la creazione dell'area di criobiologia (un ambiente in cui dovevano essere mantenuti gli embrioni sotto azoto), 96 mila euro per spese di materiale e software e 74.000 per spese di personale -:
quali iniziative il Ministro intenda adottare nei confronti del sottosegretario Eugenia Roccella, che esplicitamente dichiara di non tenere conto del decreto del 4 agosto 2004, che prevede un consenso scritto o tacito per l'abbandono degli embrioni da parte della coppia, ed inoltre ne configura giuridicamente l'utilizzo, e che preannuncia la volontà di non voler dar seguito al decreto stesso;
come mai non sia stato attuato il trasferimento presso l'Ospedale Maggiore di Milano degli embrioni prodotti prima del 2004, per cui risulta conclusa la fase del censimento;
per quali motivi non sia stato ancora emanato il provvedimento tecnico che definisce le modalità di trasferimento degli embrioni abbandonati presso il centro di raccolta di Milano;
se il materiale acquistato e il personale assunto con denaro pubblico, nel rispetto e applicazione di norme di legge dall'Ospedale Maggiore di Milano, che attualmente non viene utilizzato per i fini previsti dal decreto, per quali altri compiti sia utilizzato, e con che tipo di contratto il personale sia stato assunto nel 2004, con quali risorse venga retribuito e quali mansioni svolga attualmente;
se il Governo sia consapevole che da oltre 4 anni gli embrioni abbandonati sono crioconservati presso i centri di procreazione a spese dei centri medesimi, e se intenda prevedere un rimborso;

da quale data possano essere disponibili gli embrioni abbandonati destinati dal decreto ministeriale del 4 agosto 2004 all'attivazione di «studi e ricerche sulle tecniche di crioconservazione», e se si preveda anche l'utilizzo su richiesta di laboratori al di fuori dell'Ospedale Maggiore di Milano.
(3-00587)

Interrogazione a risposta in Commissione:

CAPARINI, FEDRIGA, MUNERATO e BONINO. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
con la nascita nel 2007 del Consorzio Isoposta, il panorama nazionale della distribuzione pubblicitaria door to door registra l'arrivo sul mercato del primo grande gruppo organizzato (Poste Italiane) e l'ingresso di altri competitors internazionali che si pongono il medesimo obiettivo, ovvero il controllo e la spartizione del mercato della distribuzione di materiale pubblicitario a livello nazionale, ricorrendo comunque alla manodopera delle piccole imprese già presenti sul territorio ed alla creazione di consorzi con modalità operative comuni;
è emersa, pertanto, l'esigenza di regolamentare l'attività di volantinaggio, sia per meglio tutelare il personale utilizzato e contrastare il ricorso al lavoro sommerso, sia per impedire elusioni di legge in materia fiscale e non, visto che il settore del volantinaggio coinvolge direttamente tipografie, studi grafici, benzinai, meccanici, venditori automezzi, e altri, sia infine per rimediare a storture normative che finiscono con il penalizzare i lavoratori coinvolti nell'attività in oggetto;
ad esempio, i furgoni generalmente utilizzati per il trasporto di volantini in teoria non potrebbero trasportare alcuna merce se non cose proprie in quanto, pur essendo mezzi commerciali, sono immatricolati come autovetture e come tali sono considerati fiscalmente; diversamente, i furgoni vela che portano i manifesti pubblicitari affissi sopra, pagano una tassa annuale per tale servizio e vengono immatricolati appositamente. Pertanto è fatto divieto a chi guida automezzi di fare pubblicità per terzi, pena una sanzione amministrativa di alcune centinaia di euro;
per limitare l'impiego sommerso e semplificare le operazioni di controllo sul territorio dalle forze dell'ordine, un registro presenze giornaliero ufficiale da compilare prima di cominciare il lavoro ed un cartellino con fotografia recante il nominativo del distributore ed il nome della ditta che distribuisce, potrebbe rappresentare il giusto rimedio;
peraltro, l'attività del distributore di volantini potrebbe essere inserita in una delle tipologie contrattuali di cui al decreto legislativo n. 276 del 2003 (co.co.pro; lavoro intermittente, lavoro occasionale), tenuto conto che si tratta di un lavoro discontinuo e soggetto alle varianti atmosferiche e ambientali -:
se i Ministri interrogati convengano sulla necessità di intervenire nel settore della distribuzione pubblicitaria e quali siano gli intendimenti in merito ai suggerimenti di cui in premessa.
(5-01601)

Interrogazioni a risposta scritta:

FARINA COSCIONI, MAURIZIO TURCO, BERNARDINI, BELTRANDI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
la legge 40 del 2004 sulla procreazione medicalmente assistita all'articolo 11, comma 1, istituisce con «decreto del Ministro della salute, presso l'Istituto superiore di sanità, il registro nazionale delle strutture autorizzate all'applicazione delle tecniche di procreazione medicalmente assistita, degli embrioni formati e dei nati a seguito dell'applicazione delle tecniche medesime»; al comma 2 del medesimo

articolo stabilisce che «l'iscrizione al registro di cui al comma 1 è obbligatoria»;
la stessa legge prevede che «l'Istituto superiore di sanità raccoglie e diffonde, in collaborazione con gli osservatori epidemiologici regionali, le informazioni necessarie al fine di consentire la trasparenza e la pubblicità delle tecniche di procreazione medicalmente assistita adottate e dei risultati conseguiti»;
si stabilisce inoltre che «le strutture sono tenute a fornire agli osservatori epidemiologici regionali e all'Istituto superiore di sanità i dati necessari nonché ogni altra informazione necessaria allo svolgimento delle funzioni di controllo e di ispezione da parte delle autorità competenti»;
il decreto ministeriale 4 agosto 2004 identifica due tipologie di embrioni diversi, abbandonati e in attesa di un futuro impianto, definendone l'utilizzo e le modalità di conservazione; le linee guida sulla legge n. 40 del 2004 prevedono: l'indicazione delle procedure e delle tecniche di procreazione medicalmente assistita; le modalità di conservazione di gameti ed embrioni; i requisiti strutturali dei centri che applicano le tecniche di procreazione medicalmente assistita;
il Ministro del lavoro, salute e politiche sociali, onorevole Maurizio Sacconi, e il Sottosegretario di Stato alla salute, onorevole Eugenia Roccella, hanno presentato il 27 maggio 2009 in una conferenza stampa a palazzo Chigi due nuovi gruppi di lavoro sulla procreazione medicalmente assistita: il primo denominato «Osservatorio sull'applicazione del decreto legislativo n. 191 del 2007 alla procreazione medicalmente assistita»; il secondo è la «Commissione di studio sulle problematiche relative agli embrioni conservati nei centri di Procreazione medicalmente assistita», commissione di esperti con il compito di affrontare le questioni di carattere giuridico, etico e scientifico relative alla conservazione degli embrioni nei centri di procreazione medicalmente assistita, e alla formulazione del consenso informato da parte delle coppie;
i centri di fecondazione assistita sono strutture sanitarie autorizzate dalle Regioni e il Registro nazionale delle strutture autorizzate presso l'Istituto superiore di sanità per le funzioni attribuite dall'articolo 11 della legge n. 40 del 2004, ne raccoglie elenco, dati, applicazione tecniche di PMA e numero di embrioni formati;
il decreto legislativo n. 191 del 2007 detta le norme di qualità e di sicurezza per la donazione, l'approvvigionamento, il controllo, la lavorazione, la conservazione, lo stoccaggio e la distribuzione di tessuti e cellule umani. Tale decreto legislativo nel caso specifico indica i requisiti tecnici anche dei Centri di fecondazione assistita, che in virtù del fatto che trattano gameti ed embrioni, devono garantire degli standard di sicurezza conformi alle normative europee diventando in tal modo istituti dei tessuti;
lo stesso decreto legislativo prevede compiti specifici in base alla tipologia di cellula da trattare e conservare, prevedendo nel rispetto della legge n. 40 del 2004 le competenze dell'Iss e quindi e del Registro nazionale delle strutture autorizzate all'applicazione di tecniche di piccola e media impresa;
i compiti della prima commissione (l'Osservatorio sull'applicazione del decreto legislativo n. 191 del 2007) sono sovrapponibili ai compiti del Registro nazionale sulla fecondazione assistita e non rispettano ad avviso degli interroganti le competenze per materia;
ai sensi dell'articolo 6, comma 3, della legge n. 40 del 2004 il consenso informato deve essere redatto secondo modalità disciplinate da un apposito decreto dei Ministri della giustizia e della salute, mentre invece è stata istituita presso il solo Ministero del lavoro la «Commissione di studio sulle problematiche relative agli embrioni conservati nei centri di Procreazione medicalmente assistita», con il compito di formulare modalità per l'espressione del consenso informato da parte delle coppie e di affrontare le questioni di carattere giuridico, etico e

scientifico relative alla conservazione degli embrioni nei centri di procreazione medicalmente assistita;
la seconda commissione tratta della questione degli embrioni crioconservati e consenso informato, ed è composta in maggioranza da soci fondatori dell'Associazione scienza e vita, perché non sia stata costituita una commissione tecnica per emanare un atto che indichi i requisiti dei centri di procreazione medicalmente assistita (PMA) alla luce delle norme europee (regolamento 2004/23/CE) recepite dal decreto legislativo n. 191 del 2007 e delle direttive europee attuative in recepimento -:
per quale ragione sia stato costituito un Osservatorio che ha i medesimi compiti del Registro nazionale PMA, invece di rispettare le competenze dell'Istituto superiore di sanità presso cui è stato istituito detto Registro nazionale PMA che opera nel settore da 4 anni.
(4-03465)

FARINA COSCIONI, MAURIZIO TURCO, BERNARDINI, BELTRANDI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
la rivista scientifica Nature ha pubblicato un articolo della giornalista Alison Abbott, che tratta del ricorso, presentato il 24 giugno 2009, da tre scienziate italiane (la dottoressa Elisabetta Cerbai farmacologa dell'Università di Firenze; dalla dottoressa Elena Cattaneo, neuro scienziata dell'Università di Milano; e Silvia Garagna, biologa dello sviluppo all'Università di Pavia, le tre scienziate), assistite dall'avvocato Vittorio Angiolini, specializzato in bioetica e diritti umani;
con questa iniziativa i ricorrenti intendono opporsi all'ultima decisione del Governo italiano di escludere le cellule staminali embrionali umane dal bando di finanziamento nel campo della biologia delle cellule staminali;
nel ricorso, riferisce Nature, si sostiene che «escludere le cellule staminali embrionali è contrario alla libertà di ricerca scientifica sancita dalla Costituzione. L'uso nella ricerca delle linee cellulari staminali già derivate dagli embrioni umani è legale in Italia. La bozza originale del bando di finanziamento non escludeva nessun tipo di cellule staminali»; e solo successivamente sarebbe stata aggiunta una frase che invece esclude dal bando di finanziamento le cellule staminali embrionali;
alla giornalista che la interpella, la dottoressa Cerbai dichiara di non sapere «da dove è venuta la frase che è stata aggiunta. Ma noi sospettiamo che un accordo di compromesso potrebbe essere stato fatto ad alti livelli politici»;
l'articolo di Nature ricorda che «il fondo per la ricerca sulle cellule staminali, gestito dal ministro responsabile per la salute, ha un passato turbolento. Nel 2007 l'allora Ministro della salute, Livia Turco, cancellò un fondo di 3 milioni di euro (4.2 milioni di dollari) dopo che alcuni scienziati avevano denunciato che il denaro stava per essere distribuito senza un bando pubblico e senza una peer review appropriata. A quel tempo la Turco si rivolse alle persone che protestavano chiamandoli «criminali», ma accettò di ricominciare daccapo con un fondo di 8 milioni e procedure di revisione trasparenti. Il Governo di centro-sinistra al quale apparteneva la Turco cadde l'anno scorso in primavera. Il giugno seguente il successore della Turco, Ferruccio Fazio, creò una commissione di esperti per elaborare una bozza di bando che - promise - sarebbe stato amministrato in modo trasparente;
sempre Nature pubblica la dichiarazione del professor Giulio Cossu, biologo dello sviluppo all'Istituto scientifico San Raffaele di Milano e uno dei cinque membri di quel comitato: «Il gruppo aveva formulato un testo espresso con cura, che non avrebbe escluso nessun tipo di proposta riguardante le cellule staminali né avrebbe incitato alla controversia»;

tuttavia, ricostruisce Nature, quando quel testo divenne pubblico, si scoprì che «era stata aggiunta una frase che escludeva esplicitamente i progetti con le cellule staminali embrionali umane. Apparve on line dopo l'incontro del 26 febbraio della Conferenza Stato-Regioni, l'organo composto dai rappresentanti delle venti regioni italiane che decide come distribuire i fondi nazionali per la sanità... Nelle interviste ai media di quei giorni, Fazio respinse le voci che la frase era stata aggiunta da qualcuno all'interno del suo ministero. Ha rifiutato di commentare a Nature, ma nelle comunicazioni ai media ha detto che la frase era stata aggiunta dalle Regioni. Comunque il rappresentante della Toscana, Enrico Rossi, affermò pubblicamente che nessun cambiamento era stato fatto o richiesto durante la discussione in conferenza. Angiolini sostiene che «il ministero può modificare il testo del bando solo con il consenso delle Regioni». «Il nostro ricorso è una questione di principio», dice Cerbai. «I politici dovrebbero decidere gli obiettivi strategici della ricerca e lasciare scegliere agli scienziati come meglio raggiungere quegli obiettivi» -:
se i ministri confermino o smentiscano il contenuto dell'articolo pubblicato da Nature;
chi abbia aggiunto la frase che non compariva nella bozza originale del bando, e che - una volta aggiunta - esclude dai finanziamenti le cellule staminali embrionali;
se sia vero che il vice-ministro Ferruccio Fazio abbia sostenuto che l'esclusione deriva da una richiesta fatta dalla Conferenza Stato-Regioni e come si concili detta affermazione con la pubblica, decisa e secca smentita del rappresentante della Regione Toscana Enrico Rossi, che ha negato che sia stata avanzata alcuna richiesta di modifica da parte delle Regioni;
se non si ritenga di dover smentire nel modo più esauriente, chiaro ed il sospetto adombrato dalla dottoressa Cerbai, e autorevolmente ripreso dalla rivista Nature, «che è molto probabile che l'aggiunta della frase sia frutto di compromessi avvenuti "ad alto livello politico"»;
come si spieghi che una commissione ministeriale abbia inizialmente stilato un bando per i finanziamenti alla ricerca sulle staminali, senza divieti relativi a particolari filoni, proprio come si fa nei Paesi in cui la scienza è libera e non è soggetta a preventivi controlli politici, e nella stesura finale del testo questi finanziamenti risultano esclusi;
chi, a che titolo, e per quale ragione, abbia inserito la frase che esclude i finanziamenti alle cellule staminali embrionali;
chi sia stato informato preventivamente, o successivamente, di detta iniziativa, e perché se ne sia dato l'assenso.
(4-03478)

LIVIA TURCO. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
la salute sessuale e riproduttiva è sancita dall'Organizzazione Mondiale della Sanità (2002) come diritto fondamentale di ogni individuo. In Italia si discute ormai da anni sull'opportunità di introdurre l'educazione sessuale nei programmi scolastici. È dall'inizio del secolo che è in corso in varie sedi un ampio dibattito sul tema e da allora quasi niente è cambiato e rispetto agli altri Paesi siamo in netto ritardo;
nonostante il vuoto normativo ancora esistente in Italia, fortunatamente molte scuole italiane, facendo propri i dettami dell'OMS e riconoscendosi il ruolo primario di divulgazione e prevenzione dei rischi, hanno avviato programmi di educazione alla salute, educazione socio affettiva e sessuale, promuovendo la sessualità come un valore positivo e come parte integrante della identità personale, non disgiunta dagli altri fattori di personalità, intellettivi, affettivi e morali;

notizie apparse sull'organo di stampa La Repubblica in data 26 giugno 2009 riportano la seguente notizia: «la ASL vieta ai suoi operatori di fare educazione sessuale agli studenti sotto i sedici anni. Da ora potranno solo istruire mamme e insegnanti, a cui spetterà poi il compito di rispondere alle domande dei giovani. Una circolare, datata 18 giugno, cancella infatti gli incontri fra i ragazzi e gli esperti, chiamati da 30 anni a parlare alle classi senza la presenza degli insegnanti»;
per trent'anni, nelle scuole dell'obbligo di Milano, i ragazzi e le ragazze hanno potuto avvalersi del confronto con esperti e operatori della Asl per accrescere la consapevolezza della propria sessualità e dell'importanza che una sana educazione assume per contrastare la violenza contro le donne e affermare il rispetto reciproco nelle relazioni;
con la circolare del 18 giugno il percorso di crescita individuale e collettiva è stato cancellato in un solo colpo, imprimendo un pesante arretramento rispetto ad una conquista fondamentale e, ciò che è più grave è che la circolare impedisce anche il rapporto diretto con gli operatori dei consultori, che hanno come compito di legge l'educazione sessuale, attività per cui non è certo indicato un limite di età;
la prevenzione delle malattie a trasmissione sessuale, dell'interruzione di gravidanza nelle minorenni, e dei comportamenti a rischio nell'adolescenza, oltre che della violenza sessuale, si effettua anche attraverso la sensibilizzazione delle famiglie, la formazione degli insegnanti e interventi diretti di personale preparato che sappia rispondere a tutte le domande, le curiosità e le provocazioni dei ragazzi. In particolare le visite ai consultori, la loro ubicazione e conoscenza diretta, la percezione di accoglienza e accessibilità, consentono a chi non proseguirà negli studi di essere informato sui servizi disponibili anche per il futuro -:
quante siano attualmente le scuole secondarie di primo e secondo grado, che all'interno della loro autonomia didattica abbiano inserito anche lezioni, incontri con personale esterno esperto nell'insegnamento dell'educazione sessuale;
se non ritenga opportuno emanare direttive uniformi su tutto il territorio nazionale affinché l'educazione sessuale entri in via definitiva tra gli insegnamenti delle scuole secondarie di primo e secondo grado così come già avviene in altri Paesi europei;
se non ritenga opportuno intraprendere una campagna informativa sul ruolo e sull'importanza dei consultori così come istituiti dalla legge n. 405 del 1975 nonché individuare tutte le risorse economiche necessarie affinché tali organismi possano svolgere appieno le loro funzioni così come definite dall'articolo 1 della citata legge.
(4-03479)

TESTO AGGIORNATO 8 LUGLIO 2009

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RAPPORTI CON IL PARLAMENTO

Interrogazioni a risposta immediata:

BRESSA, SERENI, QUARTIANI, GIACHETTI, LIVIA TURCO, AMICI, ARGENTIN, BINETTI, BORDO, BOSSA, BUCCHINO, BURTONE, CALGARO, D'ANTONA, D'INCECCO, FERRARI, FONTANELLI, GIOVANELLI, GRASSI, LANZILLOTTA, LENZI, LO MORO, MINNITI, MIOTTO, MOSELLA, MURER, NACCARATO, PEDOTO, PICCOLO, POLLASTRINI, SBROLLINI, VASSALLO, ZACCARIA e MARCO CARRA. - Al Ministro per i rapporti con il Parlamento. - Per sapere - premesso che:
il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei ministri con delega alla famiglia Carlo Giovanardi, in una dichiarazione all'Ansa di domenica 4 luglio 2009, poi ripresa da diversi organi di informazione, ha dichiarato: «Le nuove norme sulla sicurezza saranno efficaci soltanto se accompagnate da un provvedimento indirizzato agli extracomunitari già in Italia con un rapporto di lavoro in essere che

non possono trasformare in contratto di lavoro in quanto irregolari. Come responsabile delle politiche familiari di questo Governo, chiedo al Presidente del Consiglio dei ministri di mettere all'ordine del giorno del Consiglio dei ministri un provvedimento d'urgenza (...) soprattutto per quanto riguarda l'emergenza colf e badanti (...) Ora si può e si deve risolvere questo problema che riguarda centinaia di migliaia di famiglie italiane e centinaia di migliaia di lavoratori extracomunitari»;
il Ministro Calderoli, che non ha una delega specifica sul tema, ha dichiarato che il Governo è contrario a questo tipo di provvedimento -:
quale sia la linea che il Governo intende adottare, se quella del Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei ministri con delega alla famiglia Giovanardi o quella del Ministro per la semplificazione normativa Calderoli, in merito ai drammatici problemi che centinaia di migliaia di famiglie italiane stanno per affrontare con l'entrata in vigore del cosiddetto «disegno di legge sicurezza», visto l'insostituibile ruolo che le badanti e le colf svolgono a favore dei bambini e degli anziani, e per quali motivi il Governo, in Parlamento, così come proposto dal gruppo del Partito democratico, in sede di approvazione del disegno di legge sulla sicurezza, non abbia neanche provato ad affrontare questo aspetto del provvedimento, che, invece di colpire i criminali, colpisce le famiglie e le persone che quotidianamente per queste lavorano.
(3-00590)

VIETTI, BUTTIGLIONE, VOLONTÈ, COMPAGNON, CICCANTI, PEZZOTTA, NARO, GALLETTI, LIBÈ e OCCHIUTO. - Al Ministro per i rapporti con il Parlamento. - Per sapere - premesso che:
in una dichiarazione rilasciata alle agenzie di stampa alcuni giorni fa, il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei ministri con delega alla famiglia, ha affermato che «le nuove norme sulla sicurezza saranno efficaci soltanto se accompagnate da un provvedimento indirizzato agli extracomunitari già in Italia con un rapporto di lavoro in essere che non possono trasformare in contratto di lavoro in quanto irregolari», chiedendo al Presidente del Consiglio dei ministri di mettere all'ordine del giorno del Consiglio dei ministri un provvedimento d'urgenza, come quello del 2002, soprattutto per quanto riguarda l'emergenza colf e badanti, «un problema che riguarda centinaia di migliaia di famiglie italiane e centinaia di migliaia di lavoratori extracomunitari»;
il provvedimento del 2002 permise la regolarizzazione di oltre 700 mila immigrati, evitando gravi danni alle famiglie italiane, ma oggi la situazione rischia di essere ancora più grave;
secondo le stime di alcune delle organizzazioni impegnate per i diritti degli immigrati, come la Caritas italiana e le Acli-colf, sarebbero non meno di 500 mila le colf e badanti irregolari in Italia;
la presenza delle badanti costituisce una risorsa importante non solo per l'assistenza che danno a malati, anziani e bambini, ma anche per lo Stato, che, grazie al loro impegno, riesce a risparmiare annualmente decine di miliardi di euro, che graverebbero sul bilancio del servizio sanitario qualora tutte le persone assistite dovessero ricorrere esclusivamente alle strutture pubbliche;
la regolarizzazione della posizione delle badanti irregolari, attualmente impiegate, inoltre, produrrebbe un'entrata per lo Stato di circa 800 milioni di euro derivante dal pagamento di tasse e contributi;
oltre mezzo milione di colf e badanti, che aiutano le nostre famiglie ad andare avanti in attesa che il Governo si ricordi del quoziente familiare, sono numeri straordinari che travolgeranno il reato di clandestinità imposto dalla maggioranza;
grazie al pacchetto sulla sicurezza, mezzo milione di badanti e colf e i rispettivi datori di lavoro sono passibili di

una condanna penale, rischiando di ingolfare definitivamente il nostro sistema giudiziario e di far «collassare» gli uffici dei giudici di pace e dei tribunali italiani -:
se il Governo non ritenga, alla luce delle pesanti ricadute sui versanti previdenziale, sanitario, occupazionale e giudiziario, di adottare provvedimenti urgenti volti a regolarizzare la posizione di badanti e colf, anche per dare un aiuto concreto alle famiglie, atteso che nel cosiddetto «provvedimento anti-crisi» non vi è traccia né di disposizioni in loro favore, né tanto meno del quoziente familiare.
(3-00591)

TESTO AGGIORNATO AL 2 MARZO 2011

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SVILUPPO ECONOMICO

Interpellanze urgenti (ex articolo 138-bis del regolamento):

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dello sviluppo economico, per sapere - premesso che:
nonostante gli impegni presi in più sedi dal Governo Berlusconi, gli impegni diretti sottoscritti dall'ad dell'ENI, Scaroni, con il Governo, la costante attenzione rivolta al problema sia dal Ministro delle sviluppo economico che dalla Regione Sardegna, nonostante la positiva conclusione del Tavolo della chimica nel dicembre 2008, i vertici dell'ENI hanno annunziato al presidente della Regione Sardegna Cappellacci, l'intenzione di chiudere per due mesi a partire dal 1o agosto 2009, l'impianto cracking di Porto Torres, già bloccato nel 2008 e riavviato nel gennaio 2009;
l'impianto di cracking di porto Torres costituisce il cuore dello stabilimento, ma anche il motore principale dell'intera chimica isolana; pertanto la decisione si ripercuote su tutta la filiera della chimica sarda, con pesanti ripercussioni su migliaia di posti di lavoro; il fermo in questione riguarda circa 450 addetti, che dovrebbero essere collocati in cassa integrazione per due mesi;
il Presidente della regione ha correttamente osservato che l'ENI non può considerarsi una mera espressione delle forze del libero mercato, ma è un'azienda di rilievo internazionale del settore energetico, contemporaneamente partecipata dallo Stato e punta di diamante dell'industria italiana; pertanto dovrebbe avere obblighi di trasparenza con le istituzioni per quel che riguarda l'attuazione delle proprie politiche industriali;
conclusivamente, nella generale crisi dell'economia mondiale e nazionale l'ENI ha registrato positivi risultati negli ultimi anni, sia in termini di bilancio, che in termini di rafforzamento delle posizioni di mercato, come dimostrano i recenti accordi con la Russia e con la Libia -:
se non ritenga convocare urgentemente i vertici dell'ENI per un confronto trilaterale con il Governo e la Regione Sardegna al fine di richiedere la rinuncia al fermo dell'impianto di cracking dello stabilimento di Porto Torres, per i danni che tale decisione può arrecare a tutto il comparto chimico isolano;
quale sia lo stato di erogazione degli stanziamenti previsti per la chimica sarda, ivi compresi quelli previsti dai diversi accordi di programma di settore, stipulati tra Governo, Regione e imprese di settore, per la riqualificazione e per il rilancio delle produzioni competitive nei diversi poli chimici della Sardegna ed in particolare a Porto Torres.
(2-00421)
«Cicu, Vella, Baldelli, Testoni, Nizzi, Porcu, Murgia, Abrignani, Versace, Fallica, Moles».

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dello sviluppo economico, il Ministro dell'economia e delle finanze, per sapere - premesso che:
la compagnia aerea di linea italiana Alpi Eagles fu fondata nel 1996 a Venezia.

Dal 10 giugno 1996, con il volo inaugurale Venezia-Roma, Alpi Eagles iniziò ad operare quale vettore privato per il trasporto aereo di linea nazionale (collegando principalmente il Nord-Est a destinazioni del Sud e delle isole) ed internazionale (con collegamenti verso la Spagna, l'Est Europeo e il Nord Europa);
questo progetto commerciale prese vita da una idea del comandante Soddu, che riuscì a reperire nel fondo tessuto veneto le risorse economiche necessarie per dare vita alla nuova compagnia. Presero parte all'iniziativa nomi ben conosciuti del motore economico veneto quali «Diesel», «Marzotto», «Stefanel»;
con sentenza 7 marzo 2008 del Tribunale di Venezia la Alpi Eagles s.p.a. è stata dichiarata insolvente e successivamente ammessa alla procedura di Amministrazione Straordinaria ex decreto legislativo n. 270 del 1999;
con decreto ministeriale del 25 giugno 2008 è stato nominato Commissario Straordinario il dottor Gianluca Vidal;
in data 8 agosto 2008 quest'ultimo presentava presso la Comunità economica europea-direzione trasporti, a mezzo del Ministero dello sviluppo economico, domanda per ottenere il nulla osta all'Aiuto per il salvataggio della compagnia aerea Alpi Eagles spa, attraverso l'erogazione di garanzia di Stato ai sensi dell'articolo 85, paragrafo 3, del Trattato CE per l'ammontare di 17 milioni di euro sulla scorta del Programma (ex articolo 27 decreto legislativo n. 270 del 1999) contestualmente presentato al Ministero per lo sviluppo economico;
la commissione trasporti UE in data 12 novembre 2008 ha deliberato positivamente in merito alla succitata domanda;
il Commissario, con l'ausilio tecnico di un advisor, ha avviato un tender bancario al fine di raccogliere le offerte per un finanziamento coperto da «Garanzia di Stato» privo di alcun rischio;
a fine dicembre 2008 stante la situazione creatasi nel frattempo a seguito degli sconvolgimenti mondiali del mondo finanziario, la procedura non aveva avuto alcun riscontro positivo; tre le principali motivazioni addotte:
assenza di liquidità del sistema e la necessità di superare il dicembre 2008 per i ratios degli istituti bancari coinvolti;
lo scarso appeal della proposta stante che la norma interna italiana disponeva quale tasso massimo sul finanziamento l'Euribor a 3 mesi più 20 bp;
lo scarso interesse politico e di sistema alla proposta, stante la situazione del «settore volo» in Italia, appena sconvolto dalla vicenda CAI-Alitalia;
un ultimo diniego è pervenuto in data 15 maggio 2009 a causa di una posizione negativa del servizio legale della Banca intenzionata a soddisfare la richiesta dovuta ad un'apparente discrasia tra la norma comunitaria e la previsione interna tale da lasciare dubbi, più formali che sostanziali, sull'interpretazione del la decorrenza del termine semestrale;
la stagnazione della trattativa tesa a reperire il prestito determina l'imminente perdita delle residue potenzialità economiche dell'azienda (a causa della non permanente possibilità di mantenere gli slots da Assoclearance, del COA da Enac, le professionalità dei dipendenti in CIGS, la disponibilità dei lessors dei velivoli e dei manutentori internazionali per poter disporre nuovamente del parco degli aeromobili), con grave danno dei creditori e delle circa 250 famiglie dei lavoratori coinvolti dalla cessazione dell'attività aziendale -:
se non si ritenga necessario intervenire, attraverso le opportune iniziative di competenza, al fine di tutelare una realtà produttiva come quella di Alpi Eagles, anche ribadendo la ratio degli interventi e della disponibilità offerta a sostegno di diverse banche italiane e la necessità che il sostegno assicurato al sistema bancario

si concretizzi in un effettivo beneficio per realtà produttive del Paese che si trovino in situazione di difficoltà;
se non si ritenga necessario apportare al regolamento del Ministero dell'economia e delle finanze che regola le pratiche di garanzia al finanziamento quelle modifiche atte a renderlo più efficace e tempestivo nel gestire situazioni in cui l'emergenza finanziaria è la norma;
se non si ritenga di dover adottare iniziative per una interpretazione autentica circa la decorrenza dei termini temporali che la legge applica alle pratiche in questione.
(2-00423) «Donadi, Borghesi, Monai».

Interrogazione a risposta immediata:

COMMERCIO, LO MONTE, BELCASTRO, IANNACCONE, LATTERI, LOMBARDO, MILO e SARDELLI. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
è indubbio che la Fiat rappresenta un segmento fondamentale del nostro sistema produttivo. Ciò è particolarmente vero nel Sud d'Italia, dove, ad esempio, lo stabilimento di Termini Imerese e il suo indotto rappresentano una forte realtà economica ed occupazionale, che dovrebbe essere valorizzata e ulteriormente sviluppata;
in tal senso appare non condivisibile la dichiarazione dell'amministratore delegato della Fiat, dottor Marchionne, quando afferma che lo stabilimento di Termini Imerese sarà oggetto di riconversione, escludendo la possibilità che si possa continuare a produrre auto, gettando una luce oscura sull'effettivo futuro dello stabilimento;
l'accordo del 9 aprile 2008 affidava allo stabilimento di Termini Imerese la prosecuzione della missione produttiva di auto;
in alternativa alla riconversione dello stabilimento si dovrebbero creare le condizioni affinché lo stabilimento continui nella produzione di auto, tenuto conto che è stato finanziato il porto, fondamentale per l'utilizzo della via del mare, il raddoppio della linea ferroviaria e l'autostrada, tutti presupposti fondamentali per far diventare Termini Imerese una grande area industriale strategica;
in particolare, la presenza del porto commerciale, in grande sviluppo, può rappresentare attraverso «le autostrade del mare» la base necessaria per rafforzare la presenza, abbattendo i costi di trasporto, del prodotto italiano nei mercati europei e più complessivamente nei Paesi che si affacciano sul Mediterraneo;
il Governo, stante questa situazione, ha il dovere di tutelare gli stabilimenti Fiat e, in particolare, quelli ubicati nel Sud, chiedendo ai vertici della Fiat la garanzia che a Termini Imerese si continui la produzione di auto oltre il termine del 2011, fissato come termine per la produzione del modello Ipsilon;
i lavoratori della Fiat di Termini Imerese e dell'indotto hanno manifestato con assemblee e scioperi tutta la loro preoccupazione per i livelli occupazionali a rischio, se si dovesse procedere ad una riconversione che potrebbe assumere caratteristiche traumatiche per lo stabilimento, ma anche per l'intero territorio termitano e madonita;
il Presidente della Regione siciliana, al fine della prosecuzione della produzione auto nello stabilimento di Termini Imerese, ha confermato la disponibilità della regione ad intervenire con un importante sostegno economico per le infrastrutture e le innovazioni, così come definito dall'accordo del 9 aprile 2008;
a ciò si aggiunge il via libera, da parte del Cipe, allo stanziamento di 300 milioni per le «aree crisi» della Fiat, in particolare per Pomigliano e Termini Imerese;
in tal senso risulta positivo la convocazione, che, secondo notizie di agenzie, si svolgerebbe, in concomitanza con la seduta di interrogazioni a risposta immediata

di mercoledì 8 luglio 2009, da parte del Governo dei vertici della Fiat, della regione Sicilia e delle organizzazioni sindacali sul futuro dello stabilimento di Termini Imerese;
in tale sede, si augurano gli interroganti, andrà chiarito ai vertici della Fiat che eventuali interventi di sostegno economico nel settore auto saranno decisi solo ed esclusivamente sulla base del mantenimento delle produzioni e dei livelli occupazionali in Italia, in particolare per produzioni ubicate nel Mezzogiorno -:
come si intenda, tenuto conto oltretutto del gravoso impegno economico sostenuto sia dalla Regione siciliana che dal Governo centrale, intervenire al fine di salvaguardare e incrementare le attuali produzioni e i livelli occupazionali negli stabilimenti Fiat di Termini Imerese, evitando così una grave crisi economica per migliaia di famiglie siciliane e per l'intero territorio circostante.
(3-00588)

Interrogazione a risposta in Commissione:

CONTENTO e CARLUCCI. - Al Ministro per lo sviluppo economico, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
recenti notizie di stampa hanno evidenziato come lo scorso mese di maggio siano pervenute all'agenzia delle entrate circa 45.000 domande per beneficiare del credito d'imposta introdotto a favore delle imprese che intendono investire in ricerca e sviluppo;
stando alla ricostruzione effettuata dai mezzi di comunicazione, le risorse disponibili, pari a 1,6 miliardi, sarebbero state attribuite alle imprese che hanno inoltrato la domanda nei primi 35 secondi dall'avvio dell'invio telematico;
in breve, in quella manciata di secondi, circa 7.000 imprese avrebbero avuto accesso ai fondi mentre le rimanenti risulterebbero escluse e, tra di esse, anche molte che avevano già avviato investimenti in ricerca e sviluppo;
indipendentemente dall'ovvia considerazione che le dimensioni dell'esclusione destano preoccupazione soprattutto in un momento in cui la qualità degli investimenti appare importante per assicurare efficienza e concorrenzialità al sistema produttivo e, in particolare, a quei settori che si misurano con il mercato internazionale, si ritiene opportuno assicurare la massima trasparenza ai risultati dell'operazione di prenotazione dei fondi -:
quante imprese risultino escluse dall'attribuzione del credito di imposta per gli investimenti in ricerca e sviluppo e per quale ammontare dei medesimi e quante e quali imprese risultino beneficiarie dell'aiuto e per quale volume di investimenti con riferimento a ciascuna area regionale.
(5-01602)

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Apposizione di una firma ad una interrogazione.

L'interrogazione a risposta in Commissione Bocci n. 5-01091, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 9 marzo 2009, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Benamati.