XVI LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di giovedì 2 luglio 2009

TESTO AGGIORNATO AL 15 LUGLIO 2009

ATTI DI INDIRIZZO

Mozioni:

La Camera,
premesso che:
secondo la rilevazione da parte dell'Istat delle forze di lavoro nel nostro paese nel primo trimestre 2009 il numero di occupati risulta pari a 22.966.000 unità, segnalando un dato negativo (-0,9 per cento, pari a -204.000 unità su base annua);
in termini destagionalizzati e in confronto al quarto trimestre 2008, l'occupazione nell'insieme del territorio nazionale registra una flessione pari allo 0,3 per cento. Il tasso di occupazione della popolazione tra 15 e 64 anni scende di nove decimi di punto rispetto al primo trimestre 2008, portandosi al 57,4 per cento. Il numero delle persone in cerca di occupazione registra il quinto aumento tendenziale consecutivo, portandosi a 1.982.000 unità (+221.000 unità, pari al +12,5 per cento rispetto al primo trimestre 2008). Il tasso di disoccupazione passa dal 7,1 per cento del primo trimestre 2008 all'attuale 7,9 per cento. Rispetto al quarto trimestre 2008, al netto dei fattori stagionali, il tasso di disoccupazione aumenta di 3 decimi di punto;
la crisi finanziaria internazionale, come era facile prevedere, si è dunque trasformata in crisi economica e sta facendo sentire i suoi effetti anche nel nostro paese. Diversi importanti istituti di previsione, della Banca d'Italia, della Confindustria, di enti di ricerca indipendenti, indicano un ulteriore aggravamento della crisi in Italia, con una caduta del PIL nel 2009 superiore al 2,5 per cento e un aumento della disoccupazione sopra il 8 per cento;
i Ministri Sacconi e Tremonti hanno messo in discussione i dati dell'Istat sui disoccupati, sostenendo pubblicamente che l'Istat li ricaverebbe da un campione di mille persone, più o meno come quello usato per i sondaggi elettorali;
in merito alle modalità di rilevazione dei dati sulla disoccupazione, l'Istat ha precisato, con un suo comunicato del 26 giugno scorso, quanto segue:
sono 280 mila le famiglie (per un totale di circa 680 mila individui) che in un anno partecipano all'indagine sulle forze di lavoro in qualità di rispondenti. La rilevazione è dunque ampia e affidabile con un tasso di risposta tra i più elevati d'Europa: pari all'88 per cento;
l'indagine è condotta non solo telefonicamente, ma, in circa la metà dei casi presso il domicilio delle famiglie con interviste faccia a faccia, che sono successivamente intervistate telefonicamente. Ciò consente il raggiungimento delle persone senza telefono e quelle che hanno più difficoltà a comprendere l'italiano, come nel caso della popolazione straniera;
per definire una persona disoccupata non viene posta una sola domanda, né viene chiesto se è disoccupata. Al contrario, l'accertamento della condizione di disoccupazione viene fatto in modo stringente, sulla base di un ampio numero di quesiti volti a rilevare la situazione oggettiva della persona e non la percezione. Disoccupato è chi è senza lavoro, lo sta cercando attivamente ed è disponibile a iniziare a lavorare entro due settimane;
l'Istat per la rilevazione applica la metodologia stabilita da Eurostat, l'ufficio statistico dell'Unione europea, e definita con un apposito regolamento. La definizione è la stessa per tutti i Paesi;
se i due autorevoli Ministri ritengono che le informazioni dell'Istat sui disoccupati siano inattendibili dovrebbero intervenire con immediatezza per evitare che siano fornite all'opinione pubblica informazioni false;
ma, disgraziatamente, per il nostro Paese, i dati dell'Istat sono reali, e nessun ottimismo di maniera può occultare questa verità;

nelle piccole imprese, che costituiscono l'80 per cento del totale delle imprese e assorbono il 90 per cento dell'occupazione, sono cominciati i licenziamenti e le cessazioni di attività. Gli ultimi dati resi noti dalla Banca d'Italia, ottenuti applicando il loro consolidato modello econometrico a quanto si rileva nell'andamento del terzo quadrimestre del 2008, dicono che la recessione si aggraverà e proseguirà almeno per tutto il 2009 e per il 2010. Oltre 1,2 milioni di lavoratori perderanno il posto di lavoro nel prossimo biennio, con conseguenze sociali devastanti e con un impatto sui consumi che farà da moltiplicatore della crisi;
nel corso dell'anno 2009 arriveranno a scadenza più di 2 milioni di contratti di lavoro a termine. È impossibile prevedere quanti di questi verranno confermati ma è senza dubbio facile prevedere che la maggioranza di questi non verrà confermato ed in assenza di ammortizzatori sociali si tradurranno in «licenziamenti di fatto»;
nel 2009 le liste di disoccupazione rischiano di essere ingrossate soprattutto da lavoratori precari, per i quali non si può neanche parlare di licenziamento perché semplicemente questi ultimi non si vedranno confermato il contratto, si tratta di lavoratori completamente sprovvisti di qualsiasi forma di ammortizzatore sociale, anche perché al momento non risulta ancora nessun dispositivo attuativo di quegli ammortizzatori in deroga previsti per il 2009, le risorse che dovevano servire a questo scopo previste nel decreto-legge n. 185 del 2008 sono ancora del tutto bloccate. Si tratta di una cospicua somma, otto miliardi di euro, che sarà destinata probabilmente non ai lavoratori più deboli, poiché della loro ripartizione si provvederà in sede di contrattazione. L'indennità di disoccupazione dovrebbe essere ispirata al principio per cui il mantenimento del reddito in caso di perdita o assenza di lavoro costituisca un diritto di tutti e non il risultato della contrattazione tra Governo e parti sociali per i lavoratori dei settori «forti»;
secondo le analisi effettuate da un Osservatorio qualificato come la CGIA di Mestre, i lavoratori precari hanno raggiunto a fine settembre 2008 quota 2.812.700 corrispondenti al 12 per cento del totale degli occupati in Italia con una forte concentrazione nel Mezzogiorno, dal 2004 al settembre scorso sono aumentati del 16,9 per cento, dunque cinque volte di più dell'incremento registrato dai lavoratori dipendenti a tempo indeterminato, cresciuti nello stesso periodo del 3,1 per cento;
i lavoratori «precari» in tutte le loro articolazioni rappresentano dunque una categoria in costante crescita: il 12 per cento dell'occupazione complessiva e quasi l'80 per cento della nuova occupazione;
il mondo del precariato è una realtà complessa e variegata oltre che in costante crescita: ai lavoratori a tempo determinato si affiancano quelli con contratti di somministrazione, i vecchi interinali e poi i lavoratori parasubordinati con tutta la miriade di differenti tipologie contrattuali;
per i cosiddetti contratti di collaborazione, di cui si stima che ne scadranno tra 300 mila e 400 mila all'anno, non c'è ovviamente alcuna possibilità di accesso alla cassa integrazione in deroga e per essi è stato previsto, nel decreto-legge n. 185 del 2008 del Governo, quello del «sostegno all'economia», un sussidio quasi simbolico e di difficile applicazione, pari al 10 per cento del reddito dell'ultimo anno;
le misure attivate dal Governo sono state inefficaci a mettere un argine alla crisi in atto. Gli stanziamenti previsti sono totalmente inadeguati a far fronte alla grave crisi economica ed occupazionale. Non saranno capaci di far fronte neppure alle esigenze di ammortizzatori sociali del primo semestre del 2009. Per di più, con il decreto-legge n. 112 del 2008, convertito dalla legge n. 133 del 2008 e col disegno di legge n. 1167 in Senato, è stato prima smantellato e poi abolito il processo di stabilizzazione del personale precario avviato

con le due leggi finanziarie del Governo Prodi. Ciò, da solo, determinerà la perdita di lavoro di oltre 160 mila lavoratori precari della pubblica amministrazione e della scuola;
i provvedimenti sul mercato del lavoro, contenuti nel «decreto anticrisi» varato dal Governo nella sua riunione di venerdì 26 giugno 2009, alla luce della forte crescita della disoccupazione a inizio 2009, risultano secondo i firmatari del presente atto di indirizzo del tutto inadeguati;
il provvedimento più importante consiste nella proroga della proroga, la possibilità concessa ai lavoratori in Cassa Integrazione di allungare ulteriormente la durata dei trattamenti loro riservati e addirittura rimpinguarli fino al 100 per 100 cento del salario precedente. Questo avverrà frequentando corsi di formazione forniti dalla stessa impresa presso cui operavano. La misura non può certo migliorare le opportunità di impiego di quei lavoratori che sono occupati in quelle tante imprese che non hanno un futuro oltre la crisi;
niente è previsto, viceversa, per quei 400 mila precari, quasi tutti giovani, che non si sono visti rinnovare il contratto dall'inizio della crisi, secondo i dati sin qui disponibili (che si fermano a tre mesi fa);
di questi, nella migliore delle ipotesi, solo uno su tre riceve un sussidio di disoccupazione ordinario per pochi mesi, a fronte di una durata della disoccupazione che nel cinquanta per cento dei casi è superiore ai 12 mesi;
manca di nuovo qualsiasi misura di sostegno a favore dei lavoratori a tempo determinato o parasubordinati, che non hanno diritto a nessun tipo di ammortizzatore sociale in caso di sospensione o cessazione del lavoro;
la stessa Banca d'Italia stima che si tratti di circa 1.600.000 lavoratori, e ci ricorda inoltre che, nelle famiglie in cui sono presenti solo lavoratori «atipici», l'incidenza della povertà è stimata al 47 per cento,

impegna il Governo

ad assumere le opportune iniziative al fine di estendere tutte le tipologie di ammortizzatori sociali, attuali e future, a tutti i lavoratori con contratti a tempo determinato o con altre forme di lavoro precario quando siano stati superati i 36 mesi di lavoro, comunque realizzati, nell'arco degli ultimi 5 anni.
(1-00203)
«Borghesi, Donadi, Evangelisti, Paladini, Porcino, Di Pietro, Di Stanislao».

La Camera,
premesso che:
i tagli, ad avviso dei sottoscrittori del presente atto di indirizzo, indiscriminati e insostenibili di risorse e personale per la scuola (pari ad una riduzione di 8 miliardi di euro e di 132.000 docenti e personale Ata nell'arco di tre anni), previsti dal decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112 (la cosiddetta «manovra d'estate»), convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133, hanno determinato un grave impoverimento della scuola pubblica, privandola delle risorse indispensabili per lo sviluppo dell'azione didattica, educativa, di istruzione e ricerca e smantellandone punti essenziali di qualità;
le opzioni che le famiglie hanno espresso con le iscrizioni all'anno scolastico 2009-2010 hanno evidenziato il mancato apprezzamento per l'ipotesi del maestro unico nell'ambito di 24 ore, previsto dalla suddetta «manovra d'estate 2008», privilegiando, con percentuali che superano il 90 per cento, l'opzione del modulo a 30 ore ed il tempo pieno nella scuola primaria e il tempo prolungato nella scuola secondaria di primo grado;
il larghissimo movimento composto da studenti, insegnanti, personale della scuola e genitori e da una larga parte degli

amministratori locali ha espresso, con numerose e partecipate manifestazioni, una netta contrarietà all'impoverimento e alla dequalificazione della scuola pubblica;
la petizione popolare promossa dal Partito Democratico, che è stata sottoscritta da centinaia di migliaia di cittadini in tutto il Paese, richiede un impegno forte del Parlamento per riformare la scuola con l'obiettivo di realizzare:
a) una scuola pubblica, di qualità, più autonoma e radicata nel territorio;
b) una scuola che valorizzi il merito e non lasci indietro nessuno, capace di educare al rispetto e alla responsabilità e di rendere effettivo il diritto all'istruzione, costituzionalmente garantito per tutti e per ciascuno, e il raggiungimento di un diploma o di una qualifica professionale almeno triennale, come garanzia minima della realizzazione dei diritti di cittadinanza e di accesso ai «gradi più alti degli studi»;
c) una scuola più sicura e qualificata per allievi, insegnanti, dirigenti e personale Ata, con adeguate risorse finanziarie e di personale, con la stabilizzazione dei rapporti di lavoro e con interventi per la sicurezza, la funzionalità e il decoro delle strutture scolastiche;
premesso, inoltre, che per i Comuni e le popolazioni interessati dagli eventi sismici che hanno colpito la regione Abruzzo il 6 aprile 2009, il Partito Democratico ha presentato nel corso dell'esame del disegno di legge A.S. 1534 («Conversione in legge del decreto-legge 28 aprile 2009, n. 39, recante interventi urgenti in favore delle popolazioni colpite dagli eventi sismici nella regione Abruzzo nel mese di aprile 2009 e ulteriori interventi urgenti di protezione civile»), poi approvato in via definitiva (legge 24 giugno 2009, n. 77), una serie di emendamenti finalizzati a garantire il funzionamento ed il proseguimento dell'attività didattica in Abruzzo e la tutela dei livelli occupazionali nelle scuole abruzzesi,

impegna il Governo:

a dare una risposta alle famiglie in merito alle richieste sul tempo scuola (tempo pieno, modula a 30 ore, tempo prolungato), sulla scuola dell'infanzia e sulla qualità della didattica ed a porre in essere misure che rafforzino il patto educativo scuola-famiglie;
ad assegnare risorse adeguate alle scuole, per il loro funzionamento e l'offerta formativa;
ad adottare tutte le iniziative necessarie per ridurre in modo considerevole il taglio degli 87.341 docenti e dei 44.500 lavoratori Ata precari, a partire dall'anno scolastico corrente 2008-2009;
ad attuare un piano straordinario nazionale per la messa a norma degli edifici scolastici, per il risparmio energetico, per la realizzazione di laboratori e attrezzature didattiche, anche con la riduzione dei vincoli del «patto di stabilità» che blocca gli investimenti degli enti locali e lo snellimento delle procedure amministrative;
ad evitare la chiusura delle piccole scuole - in montagna e nelle isole minori - laddove queste costituiscono presidio pubblico insostituibile per l'educazione dei bambini e per la comunità;
ad adottare inoltre iniziative urgenti al fie di modificare in modo sostanziale i provvedimenti che riguardano: a) i tagli di 8 miliardi di curo e di 132.000 lavoratori della scuola attuati con la cosiddetta manovra finanziaria estiva del 2008; b) il piano programmatico e i regolamenti attuativi della predetta manovra finanziaria relativi alla scuola elementare e media, nonché alla chiusura delle scuole; c) le disposizioni relative al maestro unico, all'orario di 24 ore settimanali e all'abolizione delle compresente dei docenti nella scuola elementare;
ad adottare iniziative urgenti e interventi diversificati al fine di garantire la più rapida ripresa delle attività scolastiche nei comuni colpiti dal terremoto in Abruzzo,

tenendo conto che i decreti ministeriali emanati in data 17 aprile 2009 dal Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, on. Gelmini, hanno ad oggetto misure di primo intervento, ancora secondo i firmatari del presente atto di indirizzo largamente insufficienti per dare risposte esaustive e durature alla complessità dei problemi presenti in quei territori duramente colpiti;
a sospendere per la regione Abruzzo, colpita dagli eventi sismici del 6 aprile 2009, le previste riduzioni di organico di personale docente e di personale Ata, congelando gli organici per i prossimi tre anni, in modo da facilitare la riorganizzazione dell'intera rete scolastica;
a riconoscere la validità ad ogni effetto di legge dell'anno scolastico per gli studenti e per tutto il personale della scuola, compreso quello a tempo determinato;
ad assumere iniziative volte a riconfermare tutto il personale a tempo determinato anche per il prossimo anno scolastico;
a rendere disponibili quote aggiuntive di permessi sia per il personale in servizio residente nelle zone colpite dal sisma, che per sostenere eventuali iniziative di volontariato finalizzate all'attività di docenza;
ad intervenire su alcune procedure amministrative in atto che riguardano il personale della scuola, al fine di snellirne al massimo le modalità e di rendere non perentorie le scadenze per coloro che risiedono e/o prestano attività lavorativa nelle zone coinvolte dal sisma;
a garantire, infine, le necessarie forme di flessibilità per i lavoratori attualmente ospitati in strutture lontane dalle sedi di servizio;
a mettere in atto, a seguito di un'approfondita discussione che coinvolga tutte le forze politiche, provvedimenti volti a:
a) garantire per gli studenti il diritto allo studio ed al successo scolastico, finanziando, d'intesa con le regioni e gli enti locali, un piano nazionale straordinario per assicurare borse di studio, libri gratuiti per i dieci anni della scuola dell'obbligo, mense e trasporti; garantire il successo scolastico dei bambini disabili e svantaggiati e la piena integrazione dei bambini immigrati; contrastare la dispersione e l'abbandono scolastico;
b) realizzare un piano straordinaria di aggiornamento in servizio dei docenti, partendo dalla scuola media e dal biennio dell'obbligo, con priorità per la matematica, le discipline scientifiche e linguistiche;
c) attivare un sistema di valutazione delle scuole e dei docenti, gestito da una «autorità esterna», riguardante docenti e dirigenti scolastici e relativo al funzionamento delle scuole e ai risultati di apprendimento conseguiti dai ragazzi, in termini di crescita relativa, al fine di individuare e diffondere le migliori esperienze e di incentivarle e di sostenere le situazioni di svantaggio;
d) assegnare un numero certo e stabile di insegnanti e di personale Ata (organico funzionale) alle scuole sulla base di criteri oggettivi, in modo da garantire continuità didattica e autonomia, per realizzare un piano dell'offerta formativa (POF) di qualità, nel rispetto delle norme nazionali;
e) avviare d'intesa con le regioni, da subito, sperimentazioni in varie province, come già stabilito dalla legge finanziaria per il 2008 del Governo Prodi, per migliorare l'efficacia e l'efficienza della spesa per l'istituzione, lasciando le risorse risparmiate ai territori e alle scuole che le hanno realizzate, premiando cosi le realtà più virtuose;
f) avanzare una proposta di riforma partecipata della scuola superiore, che valorizzi i saperi tecnici scientifici, porti a sistema il meglio delle sperimentazioni realizzate nelle scuole superiori e mantenga l'unitarietà del sistema, inclusi gli istituti professionali di Stato, garantendo

inoltre e rendendo effettivo, secondo la normativa approvata dal Governo Prodi, l'obbligo di istruzione a 16 anni;
g) riconoscere l'apprendimento per tutta la vita come diritto di ogni cittadino, potenziando, a tal fine, il raccordo scuola-università, i centri territoriali per l'educazione degli adulti, la formazione professionale e le università degli adulti e della terza età;
h) stabilizzare dall'anno in corso 50.000 docenti e 10.000 lavoratori Ata, in attuazione del piano di assunzioni previsto dalla legge finanziaria per il 2007 del Governo Prodi, e prorogare tale piano per altre due annualità; attribuire un'indennità di disoccupazione per due anni (pari al 60 per cento della retribuzione nel primo anno e al 50 per cento nel secondo) ai precari, il cui contratto non possa essere assolutamente rinnovato, che hanno lavorato per almeno 180 giorni nell'anno scolastico 2008-2009.
(1-00204)
«Ghizzoni, Coscia, Soro, Sereni, Bressa, Fioroni, Bachelet, De Biasi, De Pasquale, De Torre, Levi, Lolli, Mazzarella, Nicolais, Pes, Picierno, Rossa, Antonino Russo, Sarubbi, Siragusa, Marco Carra».

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ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA
DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazione a risposta scritta:

DI PIETRO, DONADI, EVANGELISTI, BORGHESI, BARBATO, CAMBURSANO, CIMADORO, DI GIUSEPPE, DI STANISLAO, FAVIA, ANIELLO FORMISANO, GIULIETTI, MESSINA, MISITI, MONAI, MURA, LEOLUCA ORLANDO, PALADINI, PALAGIANO, PALOMBA, PIFFARI, PISICCHIO, PORCINO, RAZZI, ROTA, SCILIPOTI e ZAZZERA. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
da notizie di stampa del 1o luglio 2009 si apprende che il Governo sarebbe intenzionato ad apporre il segreto sui voli di Stato;
tale, infatti, sarebbe l'effetto del trasferimento, per motivi di sicurezza e riservatezza, del personale che si occupa dei voli di Stato alla diretta dipendenza del Rud, ufficio che fa capo all'Aise, il servizio segreto militare addetto alle mansioni di vigilanza degli obiettivi;
questa decisione verrebbe presa dal Governo dopo la pubblicazione delle foto che ritraggono ospiti privati del Presidente del Consiglio che sbarcano da aerei con la sigla della «Repubblica Italiana» e dopo che, dagli accertamenti della procura di Bari, sarebbe emerso che anche Gianpaolo Tarantini, indagato dalla stessa procura per induzione alla prostituzione, si spostava tra Roma e Milano a bordo di aerei di Stato;
l'apposizione del segreto implica che le liste dei passeggeri ed i piani di volo, che prima potevano essere acquisiti dall'autorità giudiziaria sia pure con motivato provvedimento, d'ora in avanti saranno coperti da segreto di Stato;
potrebbero, pertanto, essere compromesse le indagini in atto e quelle suscettibili di essere attivate in relazione all'illecito utilizzo degli aerei di Stato con l'impossibilità di perseguire penalmente quei comportamenti che abbiano concretizzato un uso indebito degli stessi o comunque il concorso del personale in questione in simili condotte illecite;
una tale decisione, già di per sé molto discutibile, presa in questo momento alimenta l'inaccettabile sospetto che uno strumento tanto delicato nella vita democratica del Paese, qual è il segreto di Stato, sia usato non per improrogabili e irrinunciabili motivi di sicurezza ma solo per interessi personali del Presidente del Consiglio;

saremmo di fronte ad una decisione secondo gli interroganti di gravità inaudita, che avrebbe l'effetto di opacizzare la necessaria trasparenza degli atti istituzionali e che fa ulteriormente perdere credibilità alla politica -:
se risponda al vero quanto annunciato in premessa e cioè che i voli di Stato saranno affidati ai servizi segreti;
quali siano le ragioni di tale eventuale decisione che ad avviso degli interroganti contrasta con i principi di trasparenza, di correttezza e di buon andamento di ogni pubblica amministrazione.
(4-03445)

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AFFARI ESTERI

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro degli affari esteri, per sapere - premesso che:
a Dakar nel 2000 la Comunità internazionale si è impegnata a realizzare i sei obiettivi dell'Education For All (EFA) affinché l'educazione diventi un diritto universale: espandere e migliorare la cura e l'educazione della prima infanzia; assicurare, entro il 2015, l'istruzione primaria universale obbligatoria e gratuita per ogni bambino e bambina; assicurare l'accesso universale di tutti i giovani e gli adulti alla formazione lungo tutto l'arco della vita; raggiungere un aumento di adulti alfabetizzati del 50 per cento - specie donne - ed un equo accesso all'istruzione primaria e alla formazione continua per tutti gli adulti; eliminare le disparità di genere nell'istruzione primaria e secondaria entro il 2005, ed arrivare alla piena eguaglianza di genere nel settore educativo nel 2015; migliorare la qualità generale dell'istruzione impartita;
la dichiarazione di Dakar impegna, da un lato, i Paesi del Sud del Mondo ad aumentare la quota del loro bilancio pubblico dedicata al settore dell'istruzione, arrivando al 20 per cento e, dall'altro i Paesi del Nord del mondo a destinare maggiori e migliori aiuti al settore dell'educazione globale, e in particolare all'istruzione primaria;
grazie all'impegno della comunità internazionale, in 10 anni i bambini non scolarizzati sono passati da 103 milioni a 75 milioni. Nell'Africa subsahariana il tasso di scolarizzazione è passato dal 56 per cento al 70 per cento, nell'Asia meridionale dal 75 per cento all'86 per cento, nei Paesi arabi dal 78 per cento all'84 per cento;
questi obiettivi sono stati raggiunti anche grazie all'aiuto pubblico allo sviluppo mobilitato dai Governi del Nord del mondo che nel 2002 hanno sostenuto, insieme a Banca internazionale per la ricostruzione e lo sviluppo (banca mondiale) e Unesco, la creazione dell'Education for all fast track initiative (EFA/FTI);
tuttavia, questi progressi sono ancora troppo lenti e parziali per assicurare il raggiungimento degli obiettivi dell'Education for all: per 75 milioni di bambini la scuola è solo un miraggio. L'Africa con i suoi 35,1 milioni di bambine e bambini non scolarizzati è in testa, seguita dall'Asia del Sud (18,2 milioni), l'Asia dell'Est (9,5 milioni), i Paesi arabi (5,7 milioni) e l'America latina (2 milioni). In base alle proiezioni contenute nell'EFA Global Monitoring Report del 2008, basate sulle 134 nazioni che nel 2006 concentravano il 64 per cento dei bambini esclusi dall'accesso all'istruzione primaria, 29 milioni di bambini non andranno ancora a scuola nel 2015, solo in questi Paesi;
dei 75 milioni di bambini e bambine non ancora a scuola, più della metà - circa 40 milioni - vivono in paesi in guerra o appena usciti da un conflitto. II 60 per cento sono bambine: ad oggi l'obiettivo del Millennio di superare le disparità di genere nell'accesso all'istruzione primaria e secondaria non è stato raggiunto;

per raggiungere l'accesso universale all'istruzione entro il 2015, è necessario che i Paesi donatori eroghino 9 miliardi di dollari ogni anno, più del doppio (4,4 miliardi di dollari) di quanto hanno mobilitato nel mondo per l'educazione in generale nel 2007. Per raggiungere tutti gli obiettivi dell'Education for all il fabbisogno è ancora più ingente: le stime attuali valutano la cifra intorno ai 16 miliardi di dollari all'anno;
per quanto concerne il contributo del nostro Paese, nel biennio 2006-2007 l'aiuto bilaterale italiano, cestinato al sostegno all'educazione dalla cooperazione italiana, è dimezzato rispetto al 2004-2005: un risultato deludente che non risente solo delle ristrettezze finanziarie complessive del bilancio italiano dedicato alla lotta alla povertà, prova ne è che l'educazione ha perso progressivamente peso rispetto ad altri settori. Negli stessi anni, gli altri Paesi del G7 si sono comportati diversamente: la quota di assistenza bilaterale dedicata all'educazione è in media tre volte superiore a quella italiana. Il quadro peggiora se consideriamo le risorse trasferite a sostegno dell'istruzione tenendo conto delle differenze di prodotto interno lordo dei Paesi G7: nel 2007 lo sforzo finanziario della media G7 era pari a otto volte quello italiano;
l'investimento dell'Italia rispetto all'EFA/FTI è stato altalenante. Nel 2004 il nostro Paese versava a sostegno dell'istruzione primaria appena il 17 per cento di quanto avrebbe dovuto fare in relazione al proprio peso nell'economia globale;
nel 2007, in controtendenza, il nostro Paese è riuscito a imprimere una svolta positiva. La quota di finanziamento bilaterale all'educazione è tornata a crescere dopo due anni di continua riduzione: l'Italia ha erogato, alla fine del 2007, 3 milioni di euro a sostegno dell'EFA/FTI triplicando l'impegno mostrato nel 2006, pari a 1,3 milioni di dollari; un trend positivo confermato con lo stanziamento, effettuato a fine 2008, di 10 milioni di euro;
tuttavia, questi positivi segnali rischiano di essere messi in discussione dai tagli alla cooperazione previsti nella manovra economico-finanziaria 2009-2011: l'aiuto pubblico a favore dei paesi in via di sviluppo ha subito un drastico dimezzamento di 170 milioni di euro annui, a decorrere dal 2009, cui va aggiunto il blocco delle risorse destinate alla cooperazione civile nelle aree di crisi internazionali;
pesano, all'interno di questo quadro, anche alcune specifiche insufficienze italiane, circa il finanziamento dell'istruzione primaria e l'impegno in favore della Fast Track Iniziative, nel fornire aiuti di elevata qualità per l'educazione. Secondo il Global School Report: No excuses! del 2008 - il rapporto che valuta l'impegno dei Paesi per assicurare a tutti il diritto all'educazione - l'Italia risulta al 19o posto nella classifica dei donatori;
gli impegni italiani assumono una particolare rilevanza anche in considerazione della proclamazione da parte delle Nazioni Unite del 2009 quale Anno internazionale dell'apprendimento sui diritti umani, che vede l'Italia in una posizione privilegiata rispetto agli altri paesi donatori, per far avanzare l'obiettivo dell'accesso universale all'istruzione primaria e gli altri obiettivi dell'agenda dell'educazione globale. Inoltre, l'Italia, alla quale spetta la presidenza del G8 e che è co-chair dell'Education for all fast Track iniziative, ospiterà in novembre la conferenza di rifinanziamento della Fast track initiative che sarà chiamata a dare una valutazione e a rilanciare gli impegni riguardanti l'educazione;
è attualmente in corso la ristrutturazione della governance del FTI. L'attuale Comitato di gestione, composto da 4 paesi donatori e 3 agenzie multilaterali, 4 paesi partners e 3 rappresentanti della società civile e coordinato da due co-presidenti (1 paese G8 e 1 Paese non G8) a rotazione annuale, verrà sostituito a inizio luglio 2009 da un Consiglio direttivo stabile composto da 6 Paesi donatori, 4 Paesi partners, 4 Agenzie multilaterali e 3 seggi per la società civile. I Paesi donatori scelti saranno:

3 tra i 5 «maggiori donatori» (Paesi Bassi, Regno Unito, Spagna, Olanda e Irlanda); 1 Paese G8; 2 Paesi non G8. I Paesi donatori erano invitati a manifestare o segnalare le loro candidature entro il 30 maggio 2009, ma la decisione dell'Italia non è conosciuta;
essendo noto che la strada per uscire dalla povertà passa proprio per l'educazione e l'istruzione, occorre che i Paesi industrializzati diano seguito agli impegni assunti a livello internazionale affinché non siano vanificati gli obiettivi e i traguardi da raggiungere entro il 2015, allo scopo di assicurare il diritto all'educazione per tutti -:
quale sia il contributo che nei prossimi tre anni il Governo italiano intende versare all'FTI (Fast track initiative), considerando che la programmazione multilaterale del Ministero degli affari esteri indica un trasferimento di 10 milioni di euro relativamente al dicembre 2008, da considerarsi un anticipo sul contributo 2009, e non risultando invece nessun contributo italiano all'EFA/FTI per il 2009;
se il Governo italiano intenda candidarsi per un seggio nel nuovo Consiglio di amministrazione dell'FTI, visto che i Paesi donatori erano invitati a manifestare o segnalare le loro candidature entro il 30 maggio 2009, ma la decisione dell'Italia allo stato non è nota.
(2-00419)
«Sarubbi, Narducci, Zamparutti, Gasbarra, Marco Carra, Garofani, Gentiloni Silveri, Fiano, Bachelet, Bernardini, Touadi, Melis, Duilio, Mosella, Bossa, Cardinale, Sbrollini, Calgaro, Servodio, Villecco Calipari, Realacci, Colombo, D'Antona, Mariani, Mastromauro, Maran, Rossomando, Veltroni, Nicolais, Lanzillotta, Cavallaro, Garavini, Ciccanti, De Poli, Strizzolo, Giulietti, Pezzotta».

TESTO AGGIORNATO AL 17 NOVEMBRE 2009

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AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazione a risposta in Commissione:

ALESSANDRI e TOGNI. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
con delibera ministeriale n. DEC/DDS/2007/1081 del 26 novembre 2007, il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare ha assegnato al Comune di Ponza un finanziamento volto al riassetto idrogeologico della collina del Belvedere. Tale finanziamento era stato deliberato per il solo scopo di tutelare l'ambito territoriale cui era riferito;
sembrerebbe che il Comune di Ponza, contrariamente alle previsioni dettate dalla delibera ministeriale del novembre 2007, nei giorni scorsi abbia deciso di destinare i predetti finanziamenti verso altre e differenti finalità;
in particolare si sarebbe provveduto a dirottare la somma concessa dal ministero ad interventi per il riassetto idrogeologico relativo all'area della spiaggia della «Parata» ed altre zone situate in località totalmente differenti dall'originario sito della «Collina del Belvedere»;
il dirottamento del finanziamento sarebbe stato effettuato nonostante i geologici pro tempore incaricati dell'individuazione delle aree nelle quali applicare i finanziamenti ministeriali, avessero tecnicamente ed incontestabilmente individuato l'area della Collina del Belvedere come zona in dissesto nella quale destinare le citate risorse pubbliche;
si deve rimarcare che la Provincia di Latina ha da sempre attestato e posto in grande evidenza la pericolosità dell'area della Collina del Belvedere dal punto di vista del dissesto idrogeologico;
si specifica altresì che nell'area della cosiddetta spiaggia della «Parata» in cui si

vorrebbe destinare le risorse, non sono presenti civili abitazioni direttamente minacciate dal dissesto idrogeologico, come invece accade nel caso della Collina del Belvedere, e che appunto costituisce uno dei fondamentali motivi che sostennero l'iniziale applicazione delle risorse;
nel caso nel prossimo futuro, a causa della mancata utilizzazione dei fondi alla messa in sicurezza la collina del Belvedere, si determinassero eventi di dissesto che coinvolgessero la citate abitazioni, si prefigurerebbe verosibilmente un caso giudiziario di notevole gravità che chiamerebbe in causa tutti gli enti preposti -:
se sia al corrente di quanto esposto in premessa e se ad ogni modo non intenda chiedere con urgenza al Comune di Ponza se stia utilizzando in maniera conforme alle preordinanti finalità il finanziamento assegnato ai sensi della delibera ministeriale n. DEC/DDS/2007/1081 del 26 novembre 2007 e ove ciò non stesse avvenendo, se non intenda chiedere la restituzione delle somme allo scopo erogate.
(5-01593)

Interrogazione a risposta scritta:

MAURIZIO TURCO, ZAMPARUTTI, MECACCI, FARINA COSCIONI, BELTRANDI e BERNARDINI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
dalle analisi effettuate su operai della raffineria Tamoil di Cremona, sotto inchiesta perché sospettata di aver inquinato le falde acquifere della città, si sono riscontrate quantità di benzene superiore al normale;
il valore del benzene trovato nelle urine dei dipendenti è superiore a quello medio della popolazione; in seguito a ciò, è stato disposto il sequestro di tutte le cartelle sanitarie di tutti i 315 dipendenti della raffineria;
la vicenda del possibile inquinamento provocato dalla Tamoil, risale ad almeno il 3 luglio 2007, quando nel corso della Conferenza di servizio tra Comune, Provincia, Regione, Tamoil e Arpa (Agenzia regionale per la protezione dell'ambiente della Lombardia), è emerso che la falda idrica superficiale di Cremona era inquinata da idrocarburi;
quello di svolgere un attento screening sullo stato di salute dei dipendenti dell'azienda è un provvedimento fortemente voluto dal procuratore della Repubblica, Roberto Di Martino, che, fin dal suo insediamento nella sede di Cremona, ha considerato molto seriamente il problema Tamoil, definendolo «estremamente grave e da risolvere al più presto»;
sempre il procuratore Di Martino, da quanto si apprende da un articolo della giornalista Sara Pizzorni, pubblicato il 26 giugno 2009 sul quotidiano La Cronaca, ha dichiarato che «solitamente la magistratura deve combattere i reati e tutelare i cittadini da essi, ma in questo caso va oltre, anche se la tutela della salute non sarebbe compito dell'ufficio giudiziario, ma della pubblica amministrazione. Nel caso della Tamoil la salute dei lavoratori non è stata tutelata»;
nell'inchiesta di cui è titolare, fin dal 2007, il sostituto procuratore della Repubblica, Cinzia Piccioni, risultano indagati una decina di dirigenti della Tamoil, tra presidenti e componenti dei consiglio di amministrazione dal 1999 al 2007, per avvelenamento di acque e altri reati in materia ambientale;
ad avviso dell'interrogante, appare grave l'affermazione del procuratore Di Martino, secondo il quale la salute dei lavoratori, nel caso della Tamoil, non è stata tutelata, e che la pubblica amministrazione evidentemente non ha fatto tutto quello che avrebbe dovuto fare, dal momento che è dovuta intervenire la procura della Repubblica -:
quali urgenti iniziative i Ministri interrogati, nell'ambito delle proprie competenze, intendano promuovere, sollecitare ed adottare perché, finalmente, sia garantita

la tutela dell'ambiente e, conseguentemente, la salute dei lavoratori della Tamoil e dei cittadini di Cremona.
(4-03440)

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BENI E ATTIVITÀ CULTURALI

Interrogazione a risposta scritta:

LUSSANA. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
il decreto del Presidente della Repubblica 26 novembre 2007, n. 233, recante riorganizzazione del Ministero per i beni e le attività culturali, ha riconosciuto l'Archivio centrale dello Stato «istituto dotato di autonomia speciale». Il relativo regolamento è stato approvato con decreto ministeriale 7 ottobre 2008;
risulta all'interrogante che alla formulazione del predetto Regolamento, abbia contribuito in maniera determinante il Sovrintendente dell'Istituto, prof. Aldo Giovanni Ricci;
in base al disposto del regolamento, la Direzione dell'istituto in parola dovrà ora procedere alla sua applicazione, a cominciare dall'attivazione del consiglio di amministrazione e del consiglio scientifico, nonché alla predisposizione del bilancio. Inoltre dovranno essere avviate tutte le attività accessorie di conservazione (in particolare la novità di costituire in repository gli archivi digitali degli organi centrali dello Stato), di promozione e valorizzazione (attività didattiche e di formazione, attività editoriali) e le attività per conto terzi, come previsto dal nuovo assetto manageriale derivante dall'autonomia speciale del predetto istituto;
non è chiaro quale possa essere l'opportunità di collocare in pensione anticipatamente (settembre 2009) l'attuale Sovrintendente, prof. Aldo Giovanni Ricci, che ha curato la fase preparatoria dell'autonomia e che potrebbe nel modo migliore gestire questa fase di transizione fino alla conclusione del suo contratto (1o dicembre 2010), dal momento che l'attuale riorganizzazione del Ministero nulla muta per quanto attiene all'Archivio centrale dello Stato;
lo stesso atto d'indirizzo del Ministero per i beni e le attività culturali (14 gennaio 2009) per l'applicazione dell'articolo 72 del decreto-legge 6 agosto 2008 n. 112 prevede la risoluzione anticipata del rapporto solo in presenza di «motivate ragioni organizzative e gestionali a seguito del processo di riorganizzazione del Ministero». Tali ragioni non ricorrono, ad avviso dell'interrogante, per quanto concerne l'Archivio centrale dello Stato, non interessato dal processo di riorganizzazione, ma coinvolto invece in una fase di transizione che richiede piuttosto continuità gestionale;
il Sovrintendente Ricci, nel corso degli ultimi anni, ha promosso e curato le più importanti iniziative di valorizzazione nel campo della documentazione contemporanea: edizioni di fonti (I Verbali del Consiglio dei Ministri. 1943-1953 20 volumi; le Opere di Giovanni Giolitti, 3 volumi), mostre documentarie (ultime quelle sul 600 della Costituzione e sulla Grande Guerra: La Guerra della Nazione), trasmissioni didattiche -:
se il Ministro interrogato, anche in previsione del 150o dell'Unità nazionale, non ritenga svantaggioso privarsi delle competenze del Sovrintendente Ricci.
(4-03436)

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DIFESA

Interrogazioni a risposta scritta:

MAURIZIO TURCO, BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
come si legge sul sito istituzionale del ministero della Difesa, il mezzo Veicolo

protetto Iveco RG 12 E 21 è un «veicolo protetto, allestito per i servizi di ordine pubblico, è in grado di trasportare lo operatori con relativo equipaggiamento. Sviluppa una potenza di 209 Cv e raggiunge una velocità di 105 Km/h. Il veicolo, completo di ABS, pneumatici antisgonfiamento e climatizzatore, è dotato di due ganci di traino, rostro sollevabile e 2 botole di osservazione»;
recentemente alcuni di questi mezzi sono stati utilizzati nella sfilata per la commemorazione della festa della Repubblica e, probabilmente, come risulta all'interrogante, sono gli unici ad essere stati effettivamente impiegati sulla pubblica via, seppure per scopi diversi da quelli che ne hanno determinato l'acquisizione;
risulta ancora all'interrogante che presso i reparti dell'Arma dei carabinieri, che li hanno in dotazione, tali mezzi siano totalmente inutilizzati per i servizi di ordine pubblico -:
quanti veicoli di questo tipo siano stati acquistati dal Ministero della difesa, quanto siano costati e come vengano realmente impiegati;
se il Ministro interrogato non ritenga di dover dismettere questi mezzi che, se inutilizzati, rappresentano soltanto un costo per le casse erariali, oppure, diversamente, se abbia in programma di utilizzarli, come appare agli interroganti, militarizzare le città, visto il recente aumento dei contingenti di militari destinati ai servizi di vigilanza.
(4-03438)

MAURIZIO TURCO, BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
numerose testate giornalistiche nazionali hanno riportato, peraltro con scarsa dovizia di particolari, le notizie dei cruenti attacchi subiti dai militari del contingente italiano che opera nella missione di guerra in Afghanistan;
i militari italiani per effettuare i pattugliamenti delle zone sottoposte al loro controllo utilizzano il mezzo Lince che, come si legge sul sito dell'Esercito italiano, «è un Veicolo Tattico Leggero Multiruolo (VTLM) a trazione integrale 4x4, che può essere impiegato in ogni ambiente operativo. È dotato di un elevato livello di sopravvivenza del personale trasportato, grazie al particolare studio della cellula di trasporto ed i kit aggiuntivi di corazzatura.»;
risulta all'interrogante che diversamente da quanto riportato dai media, le cause del ferimento dei militari italiani sarebbero dovute all'inadeguata e soltanto parziale protezione della postazione del cosiddetto mitragliere «ralla» -:
quali siano effettivamente i mezzi di protezione di cui sono dotati tali mezzi, con particolare riferimento alla postazione del mitragliere;
se quanto esposto corrisponda al vero e, nel caso, quali immediate azioni intenda adottare il Ministro interrogato affinché sia garantita la massima protezione ai militari impegnati nelle operazioni di guerra in Afghanistan.
(4-03439)

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ECONOMIA E FINANZE

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'economia e delle finanze, il Ministro dello sviluppo economico, per sapere - premesso che:
l'articolo 1, commi da 280 a 283, della legge 27 dicembre 2006, n. 296 (legge finanziaria 2007), come modificato dall'articolo 1, comma 66, della legge 24 dicembre 2007, n. 244 (legge finanziaria 2008) e dall'articolo 29, comma 10-bis, del decreto-legge 31 dicembre 2007, n. 248, convertito, con modificazioni, dalla legge 28

febbraio 2008, n. 31, prevede l'attribuzione alle imprese di un credito d'imposta in relazione ai costi sostenuti per attività di ricerca e sviluppo, a decorrere dal periodo d'imposta successivo a quello in corso al 31 dicembre 2006 e fino alla chiusura del periodo d'imposta in corso alla data del 31 dicembre 2009;
con decreto 28 marzo 2008, n. 76, del Ministro dello sviluppo economico, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze, sono stati individuati gli obblighi di comunicazione a carico delle imprese per quanto attiene alla definizione delle attività di ricerca e sviluppo agevolabili e le modalità, di verifica ed accertamento delle effettività delle spese sostenute;
a decorrere dall'anno 2009, per fruire del credito d'imposta i soggetti interessati, in conformità all'articolo 29 del decreto-legge 29 novembre 2008, n. 185, convertito, con modificazioni, dalla legge 28 gennaio 2009, n. 2, devono presentare all'Agenzia delle entrate un formulario contenente i dati delle attività di ricerca e sviluppo agevolabili;
ai sensi dell'articolo 29, comma 2, del predetto decreto-legge, l'invio del formulario vale come prenotazione dell'accesso alla fruizione del credito d'imposta e, in particolare:
per le attività di ricerca che, sulla base di atti o documenti aventi data certa, risultano già avviate entro il 28 novembre 2008 (anteriormente alla data di entrata in vigore del decreto-legge n. 185 del 2008), il formulario deve essere inviato in via telematica all'Agenzia delle entrate, a pena di decadenza dal contributo, entro 30 giorni dalla data di attivazione della procedura per la trasmissione del formulario; per le attività di ricerca avviate a partire dal 29 novembre 2009, la prenotazione dell'accesso alla fruizione del credito d'imposta è successiva rispetto a quella riservata alle attività di ricerca avviate prima dell'anzidetta data;

la data originaria di presentazione del formulario (così come risultante dalle istruzioni del modello dell'Agenzia delle entrate) era il 22 aprile 2009 (dalle ore 10:00), procrastinato al giorno 6 maggio 2009 (ore 10:00) con provvedimento del direttore dell'Agenzia delle entrate del 21 aprile 2009, protocollo 61886/2009 (rinvio accordato in considerazione di alcuni chiarimenti interpretativi forniti dal Ministero per lo sviluppo economico con circolare protocollo 46586 del 16 aprile 2009);
dalle notizie pubblicate da autorevoli quotidiani economici, sulla base delle prime risposte ricevute da imprese e intermediari nei giorni scorsi, sembra che il 76 per cento dei contribuenti che hanno partecipato alla competizione siano rimasti esclusi dal beneficio e, in base a quanto emerge dai dati, per la carenza di fondi, andati esauriti in poco più di mezzo minuto, sarebbero oltre 10mila le imprese che alla data del 29 novembre 2008 avevano avviato investimenti in ricerca e sviluppo e ora si sono viste negare l'agevolazione (cfr. Marco Mobili, Alla ricerca manca un miliardo, in Il Sole-24 Ore, 25 giugno 2009, pagina 29). Senza considerare che chi ha avuto «la fortuna di vincere la lotteria» ha ottenuto la possibilità di prenotare il beneficio fiscale sia per l'anno d'imposta 2008 sia per il 2009, mentre chi è rimasto escluso è penalizzato doppiamente;
l'eventuale diniego alla concessione del bonus ricerca da parte dell'Agenzia delle entrate, dal punto di vista tecnico, comporta più di una conseguenza nei confronti di quei soggetti che nel bilancio chiuso al 31 dicembre 2007 e nel modello Unico 2008 avevano provveduto a rilevare l'insorgenza del credito. Alla chiusura dell'esercizio 2007, infatti, i soggetti, che avevano realizzato una parte o l'intero programma di spesa in ricerca e sviluppo avranno contabilizzato un credito verso l'erario e, come contropartita, un contributo in conto esercizio. Tenuto conto che, fino alla compilazione del bilancio relativo al 2007, il bonus ricerca figurava come un aiuto automatico, nell'ipotesi in cui la carenza di fondi abbia determinato la

decadenza anche dal bonus maturato nel 2007 e non ancora speso, il beneficiario avrà la necessità di iscrivere in bilancio una sopravvenienza passiva fra gli oneri straordinari che, di fatto, andrà ad annullare il credito riportato nel bilancio precedente nei confronti dell'erario. Conseguenza di ciò potrebbe essere, soprattutto nei casi in cui l'entità del bonus fosse piuttosto rilevante, anche l'insorgenza di una perdita d'esercizio;
le modalità di prenotazione del beneficio d'imposta sono tali da penalizzare in modo particolare le piccole e medie imprese che non siano in grado di accedere a servizi telematici tecnologicamente più avanzati e performanti;
per quanto esposto appare evidente che il diritto ad ottenere un beneficio fiscale si è affievolito di fatto ad una mera probabilità, una sorta di bando telematico iniquo e non trasparente;
in data 15 gennaio 2009, in sede di conversione alla Camera del decreto-legge n. 185 del 2008, il Governo ebbe ad accogliere l'ordine del giorno n. 9/1972/119 presentato dal Gruppo parlamentare del Partito Democratico che impegnava l'esecutivo «a valutare la possibilità di restituire piena operatività agli strumenti automatici di incentivazione, quale il credito d'imposta sulla ricerca, la cui efficacia risulta vanificata dal ripristino dei tetti finanziari e dagli appesantimenti amministrativi connessi al meccanismo della prenotazione» -:
se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti sopra riportati e quali misure intendano adottare per porre rimedio a tale iniqua situazione;
in particolare se ritengano di disporre la pubblicazione dell'elenco dei contribuenti ammessi al beneficio d'imposta e di quelli esclusi, con l'indicazione dell'ora di presentazione delle domande e dell'importo prenotato a credito, dettagliato per anno di riferimento;
se ritengano di stabilire criteri, modalità e tempistiche per la ridistribuzione delle risorse prenotate dai contribuenti che hanno avuto accesso al beneficio del credito d'imposta e che non ne fruiranno per rinuncia volontaria - totale o parziale - e/o per mancanza di requisiti oggettivi;
se ritengano di provvedere allo stanziamento delle ulteriori risorse necessarie all'erogazione del credito d'imposta ai contribuenti esclusi, in particolare a coloro che sono stati penalizzati dalle modalità introdotte in via retroattiva in violazione dello Statuto del contribuente;
se ritengano, alla luce di quanto occorso, di adottare iniziative per modificare per il futuro le modalità previste per l'erogazione dei crediti d'imposta per gli investimenti in ricerca e sviluppo, ripristinando il meccanismo automatico di incentivazione ed eliminando il tetto finanziario e gli appesantimenti amministrativi connessi al meccanismo della prenotazione;
infine se ritengano, nella non auspicata ipotesi di mantenimento di un tetto alle risorse erogabili e del meccanismo della prenotazione, di adottare iniziative per modificare le modalità previste per l'erogazione dei crediti d'imposta per gli investimenti in ricerca e sviluppo, stabilendo che il beneficio venga distribuito in misura proporzionale tra tutti i contribuenti che ne abbiano diritto.
(2-00418)
«Rubinato, Fogliardi, Lanzillotta, Calearo Ciman, Lulli, Borghesi, Giovanelli, Gnecchi, De Micheli, Dal Moro, Graziano, Cuomo, Minniti, D'Antoni, Iannuzzi, Lo Moro, Gasbarra, Giorgio Merlo, Tempestini, Mattesini, Mazzarella, Mastromauro, Marchi, Pistelli, Froner, Berretta, Trappolino, Baretta, Margiotta, Merloni, Viola, Marco Carra, Tidei, Carella, Realacci, Enzo Carra, Barbi, Ferrari, Miotto, Martella, Servodio, Strizzolo, Lusetti, Fluvi, Pedoto».

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazioni a risposta in Commissione:

MONTAGNOLI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
è opinione comune che l'aeroporto di Verona Villafranca rivesta un'importanza strategica nel nord est del Paese, sia per un servizio di clientela business sia per il sistema turistico;
l'avvio dell'iter per il passaggio di status da militare a civile ha creato e sta creando una serie di disagi rilevanti per gli utenti; infatti i ritardi certificati dall'ente aeroportuale sono tali da generare un allarme per il prosieguo dell'operatività dello scalo;
l'attuale operatività dell'aeroporto è garantita da un encomiabile lavoro da parte dei controllori militari, il cui numero si è ridotto dopo il passaggio dello status;
notizie riportano come siano ancora lunghi i tempi per un pieno subentro dell'Ente nazionale per l'assistenza al volo (Enav) nella gestione del traffico aereo;
appare indispensabile ricordare come la gestione del servizio di controllo dei voli non dipenda dalla struttura aeroportuali ma dall'Enav direttamente;
tale situazione sta creando problemi di sicurezza a causa della limitazione degli spazi di manovra degli aerei che affollano le aree di terra in attesa di avere le autorizzazioni al decollo;
la situazione che si è venuta a creare fa prospettare scenari di crisi sia nel breve che nel medio periodo: infatti da un lato basta ricordare come la stagione turistica stia iniziando in questi giorni per il traffico sia in uscita che in entrata e, dall'altro è realistico prevedere che i vettori penalizzati possano lasciare lo scalo;
al verificarsi di tali scenari anche i livelli occupazionali sull'indotto economico del veronese avranno sicuramente contrazioni rilevanti;
la burocrazia che è relativa al passaggio di consegne sta ostacolando anche l'arrivo delle risorse per gli adeguamenti impiantistici, infrastrutturali ed organizzativi -:
se il Ministro sia a conoscenza della situazione e se non intenda intervenire in tempi rapidi sia per risolvere ed eliminare nell'immediato i disagi per l'utenza, sia per provvedere al completamento dell'iter burocratico relativo al subentro dell'Enav all'Aeronautica militare in modo da garantire un'immediata ripartenza a pieno regime dei servizi di controllo aereo e la piena operatività dello scalo, al fine di non penalizzare un territorio che, in un momento di grave crisi economica, ha bisogno di tutte le strutture necessarie per il superamento delle difficoltà e per un pronto rilancio.
(5-01591)

BITONCI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
nel giugno 2007, dopo disservizi l'ENAC ha aperto un procedimento di sospensione della licenza e del certificato di operatore aereo alla Alpi Eagles S.p.A. Il procedimento è stato infine archiviato, ma la compagnia è stata sanzionata;
ciò non ha impedito che nell'agosto 2007 si ripetessero i medesimi disservizi, con violazione, inoltre, di molti articoli del Regolamento (CE) n. 261/04 a tutela dei passeggeri;
la compagnia ha operato successivamente con una licenza temporanea fino al 20 ottobre 2007, essendole stata revocata quella ufficiale a causa di presunte insolvenze finanziarie, sulla cui realtà possono testimoniare molti responsabili aeroportuali (a partire dal Direttore dell'aeroporto di Venezia);

Enrico Marchi, Presidente della SAVE, afferma che la SAVE vanta crediti per 750 mila euro; crediti ne vanta finanche l'Eurocontrol, l'ente pubblico europeo a cui le compagnie devono i diritti di sorvolo;
l'ENAC ha avviato un'indagine sull'esistenza di analoghe situazioni debitorie sugli altri scali utilizzati da Alpi Eagles dalla quale è emerso che, alla fine del mese di settembre 2007, il debito complessivo della Compagnia per i servizi aeroportuali (diritti, canoni, tariffe, eccetera) ammontava a circa 9 milioni di euro. Anche l'analisi del bilancio 2006 e gli accertamenti effettuati presso Eurocontrol hanno evidenziato una rilevante situazione debitoria gravante su Alpi Eagles;
un ricorso al TAR aveva poi sospeso l'esecutività dei provvedimenti ENAC fino al 25 ottobre 2007, in attesa di nuove disposizioni. Il passo successivo è stato quello della richiesta di fallimento da parte dei creditori, depositata nel mese di novembre 2007;
all'inizio del 2008 la compagnia è stata fermata dalle autorità, mentre per il personale si è ricorso alla cassa integrazione, il commissario straordinario ha cercato di preparare un piano di rilancio dell'azienda, la cui presentazione era stata prevista per il mese di aprile 2008;
a partire dal marzo 2008 varie sentenze del tribunale di Venezia hanno interessato l'Alpi Eagles, con la nomina di due diversi commissari governativi destinati all'amministrazione straordinaria della società; questi ultimi stanno seguendo tutti i passi previsti dalle norme per la liquidazione societaria;
durante l'anno trascorso dalla nomina dell'ultimo commissario poco è stato fatto per cercare di riattivare l'operatività della compagnia per uscire da una situazione che grandi disagi ha creato ai dipendenti a cui è stata rinnovata la cassa integrazione;
in data 12 novembre 2008 la Commissione europea ha autorizzato un aiuto al salvataggio in favore di Alpi Eagles SpA. L'aiuto consiste in una garanzia di prestito di 17 milioni di euro per i successivi sei mesi per consentire alla compagnia aerea di riprendere le operazioni di volo;
sul quotidiano il Sole 24 ore del 14 febbraio 2009 viene riportato dal Commissario Straordinario dottor Vidal che «È una situazione incredibile. Nonostante una garanzia sicura come quella dello Stato nessuna banca vuole finanziarci» «un paio di soggetti hanno mostrato interesse a comprare Alpi Eagles. Tutti pongono come condizione pregiudiziale che la compagnia riparta» -:
se il Ministro interrogato non intenda intervenire urgentemente al fine di non depauperare un patrimonio industriale ed umano che ha grandi potenzialità di ripresa.
(5-01592)

TESTO AGGIORNATO AL 2 MARZO 2011

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INTERNO

Interrogazioni a risposta scritta:

GHIZZONI e MIGLIOLI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
al fine di garantire ai cittadini un servizio rapido ed efficace, nella provincia di Modena il sistema di soccorso è stato nel tempo improntato al decentramento dei punti di erogazione e alla collaborazione tra il Comando dei Vigili del Fuoco, gli enti locali e la Regione e il personale stesso dei Vigili;
l'obsolescenza dei mezzi e la carenza di personale, in analogia a quanto accade per il comparto a livello nazionale, rischia di compromettere l'efficacia del sistema sopra citato: del resto, come riconosciuto anche dall'attuale Governo nella risposta alla interrogazione 4-00158: «le gravi carenze finanziarie - di cui soffre il Corpo Nazionale dei Vigili del fuoco - incidono negativamente sulle attività operative, sulle

esigenze strutturali e logistiche e sulle potenzialità organizzative sia in sede centrale che periferica»;
al progressivo ripianamento degli organici del Corpo sono intervenute le disposizioni di cui alle leggi finanziarie per il 2007 e il 2008 e, più recentemente, anche al decreto-legge n. 112 del 2008 convertito, con modificazioni dalla legge n. 133 del 6 agosto 2008. Tuttavia i suddetti interventi normativi non si sono mostrati risolutivi del problema, che resta al centro delle iniziative delle organizzazioni sindacali di questi ultimi mesi;
in particolare, il distaccamento dei Vigili del fuoco di Carpi, istituito nel 1969, si riferisce ad un bacino di utenza di 170 mila persone, poiché l'area di diretta pertinenza comprende i comuni di Carpi, Soliera, Novi, Bomporto, Bastiglia, Correggio, Rio Saliceto, Rolo e l'autostrada A22, ma è giusto ricordare che il personale del distaccamento è coinvolto nelle operazioni di soccorso su tutta la provincia ogni qual volta se ne renda necessario. Il numero annuo di interventi è di circa 1.400;
attualmente il distaccamento, pur essendo classificato come D2, dispone di un organico di soli 31 vigili permanenti - di cui 5 graduati, tra capisquadra e capireparto - e 9 volontari: tale carenza di organico impone, stante l'impossibilità di retribuire gli straordinari, la presenza in servizio effettivo al massimo di 7 unità. Tale situazione non consente la predisposizione contemporanee di due squadre: pertanto in caso di intervento il distaccamento viene chiuso, perché manca il personale per presidiarlo. Al contrario, in considerazione del bacino d'utenza e del comprensorio di competenza, dovrebbero essere garantite due squadre da 5 unità ciascuna;
il distaccamento di Carpi è inoltre caratterizzato da un parco mezzi obsoleto: a titolo di esempio, si ricorda che l'autoscala risale al 1993, l'autobotte al 1988 e l'autogru addirittura al 1982. Peraltro esso non è dotato di mezzi idonei per agire tempestivamente sull'autostrada A22 in quanto troppo ingombranti: la corsia d'emergenza - come segnalato alla direzione dell'autostrada, alla Prefettura di Modena e al Ministero degli Interni - misura 239 cm, mentre il mezzo in dotazione ai VVFF misura 245 cm -:
se il Ministro interrogato, in considerazione del bacino di utenza e del territorio di competenza, non ritenga opportuno elevare il distaccamento del Corpo nazionale dei vigili del fuoco di Carpi da D2 a D3 e procedere con l'assegnazione del relativo personale (48 permanenti), al fine di consentirne il corretto funzionamento a garanzia di un soccorso rapido ed efficace.
(4-03434)

GALATI e CARLUCCI. - Al Ministro dell'interno, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
secondo notizie di stampa, nei giorni scorsi la procura della Repubblica di Lamezia Terme ha posto sotto sequestro il porticciolo «Il Delfino» di Gizzeria Lido di Catanzaro;
il porto ospita gratuitamente da 16 anni le imbarcazioni dei pescatori locali di Gizzeria e Amantea e provvede, a spese proprie, al mantenimento del canale anche nei mesi in cui non c'è diporto, 50 famiglie vivono di sola pesca;
attualmente sono attraccate circa 250 unità diporto. Nei mesi estivi si superano le 350 unità;
oltre agli utenti locali, affluiscono persone dal resto d'Italia e d'Europa creando un circuito economico che garantisce lavoro alle locali aziende di rimessaggio e manutenzione nautica, negozi specializzati, alberghi, ristoranti, stazioni di rifornimento carburante;
molti dei diportisti ormai locano appartamenti e trascorrono le ferie a Gizzeria;

il porticciolo è l'unica garanzia di repentino soccorso in ipotesi di incidenti aerei per il vicino aeroporto. In questi anni sono stati soccorsi con mezzi e spese del porto di Gizzeria, centinaia di imbarcazioni in avaria e recuperato naufraghi, spesso sopperendo alle deficienze delle autorità competenti. Alcuni volontari, basandosi sull'esistenza dell'attracco, hanno fondato associazioni nautiche con scopi di soccorso e ricreativi;
a causa del sequestro, numerosi operatori economici locali (circa 150), diportisti (circa 300) ed imprese associate del settore commerciale, turistico ricettivo, dell'artigianato e dei servizi ricadenti nell'ambito territoriale del porticciolo turistico di Gizzeria Lido, nell'imminenza della stagione estiva, si vedrebbero privati di un indispensabile insediamento, fonte di un sostentamento economico e lavorativo così come di attrattività e di servizio all'utenza marinara professionale e amatoriale;
nella consapevolezza ed in ragione che i fatti appena riferiti non hanno alcun legame in motivo di fatto e di diritto con l'iniziativa giudiziaria in corso ma che, paradossalmente, gli operatori e l'intera comunità rischierebbero di subire le immediate conseguenze negative sul piano economico lavorativo ma anche della salute e dell'incolumità pubblica per l'inerzia con cui gli enti e le istituzioni locali preposte non assicurano il loro tempestivo e responsabile intervento per lenire sul nascere tali problematiche -:
se i Ministri siano a conoscenza di quanto sopra illustrato;
se intendano intervenire e quali tempestive iniziative intendano assumere per evitare che i numerosi operatori economici locali ed i deportisti subiscano le immediate conseguenze negative sul piano economico, lavorativo e sociale.
(4-03443)

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ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, per sapere - premesso che:
tutte le maggiori organizzazione sindacali della scuola della provincia di Reggio Calabria, hanno reso pubblici i dati a loro possesso, dai quali si evince che, da parte dei genitori degli alunni di scuola primaria, sarebbe stato richiesta l'istituzione di 135 nuove classi a tempo pieno;
l'Ufficio scolastico provinciale di Reggio Calabria, non per propria responsabilità, ha ampiamente disatteso le richieste delle famiglie, così come previsto dalla C.M. n. 4 del 15 gennaio 2009, arrecando un grave danno alle stesse che non hanno potuto usufruire di quanto previsto per legge;
tale situazione, secondo la denuncia di genitori e organizzazioni sindacali, sarebbe attribuibile ad una decisione presa dall'ufficio scolastico regionale di ridistribuire ad altre province 110 docenti, con grave danno alla provincia reggina che vede per l'anno scolastico 2009-2010 moltissimi docenti soprannumerari (vedasi decreto U.S.R. prot. N. 5682 del 15/04/2009);
tale situazione ha, come è giusto, creato una forte insofferenza tra i genitori e i docenti che hanno organizzato la loro protesta insieme alle organizzazioni sindacali;
anche la scuola secondaria di secondo grado della provincia di Reggio Calabria si è vista decurtare l'originaria dotazione organica di 2636 posti agli attuali 2519, con una riduzione di ben 121 posti, nonostante ci siano oltre 500 alunni in più rispetto all'anno scolastico precedente;
anche in questo caso i docenti sono stati distribuiti in altre province;

stante la drastica riduzione di personale, non è possibile, nella provincia di Reggio Calabria, garantire agli alunni e alle famiglie che sia fornita la dovuta formazione;
infine, ma non perché sia meno importante e grave, va considerato che la maggior parte degli edifici ospitanti istituti, spesso edilizia privata adibita ad uso scolastico, che gravitano nella provincia non hanno le caratteristiche peculiari afferenti all'edilizia scolastica e che, conseguentemente, non sono rispondenti alle vigenti norme di sicurezza;
tale situazione, in una Regione che dovrebbe fare della formazione dei propri giovani, un elemento trainante e fondante. suscita la giusta indignazione dei genitori, dei docenti e degli alunni che sono stanchi di dovere subire gli effetti devastanti determinati dall'inefficienza e dai ritardi delle amministrazioni locali e nazionali -:
se e come si intenda intervenire al fine di ristabilire un'equa distribuzione del personale docente nella Regione Calabria accogliendo in pieno le richieste, presentante il tal senso, dai docenti, dai genitori e dalle organizzazioni sindacali di categoria;
come, più in generale, si intenda rilanciare il sistema scolastico nel Mezzogiorno a partire dalla costruzione e dall'ammodernamento delle strutture scolastiche che rappresentano l'elemento fondante di ogni progetto di rilancio dello sviluppo nell'intera area.
(2-00417)
«Belcastro, Lo Monte, Brugger».

Interrogazione a risposta scritta:

FUCCI, DIVELLA e NICOLUCCI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
la stampa italiana ha dato ampio risalto al rapporto annuale dell'European School Project on Alcool and Other Drugs da cui risulta che, in Italia, in media un adolescente su dieci utilizzi impropriamente gli psicofarmaci;
un docente universitario di farmacologia, commentando la ricerca, ha affermato: «Il cervello di organismi in via di sviluppo, come può essere quello di un quindicenne, non è ancora formato: il danno tossicologico acuto sul sistema nervoso centrale è certo, inoltre questo tipo di molecole rischia di dare dipendenza» (La Stampa del 6 aprile 2009);
secondo i dati della ricerca, risulterebbe che tra le maggiori cause del ricorso agli psicofarmaci da parte degli adolescenti ci siano l'ansia per i risultati scolastici e la crescente difficoltà di interrelazione tra gli stessi studenti -:
se ritenga opportuno organizzare nelle scuole appositi corsi finalizzati ad illustrare agli studenti, da parte di esperti scientifici e anche in collaborazione con enti pubblici o privati attivi nel settore medico-farmacologico di comprovata esperienza e autorevolezza, i gravi danni causati dall'uso degli psicofarmaci.
(4-03444)

TESTO AGGIORNATO AL 2 MARZO 2011

...

LAVORO, SALUTE E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta orale:

CAPITANIO SANTOLINI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
i piani industriali di Telecom Italia degli ultimi anni hanno avuto impatti estremamente importanti sulla forza lavoro, attraverso il ricorso alla mobilità (legge n. 223 del 1991) da parte di 5000 lavoratori dichiarati in esubero e di migliaia di trasferimenti territoriali;
in passato, al fine di evitare il rischio di lasciare a casa 5000 lavoratori più

giovani con i minori carichi familiari, si giunse ad un accordo che trasformò le mobilità strutturali aziendali in accompagnamenti volontari alla pensione e la Telecom si impegnò a garantire che migliaia delle mobilità professionali previste dal piano non avrebbero comportato trasferimenti territoriali se non volontari;
nonostante ciò, l'ulteriore piano industriale presentato a dicembre 2008 e gennaio 2009 dalla Telecom ha previsto nuovi licenziamenti per 470 lavoratori del reparto Directory Assistance, incidendo, nella sola regione Marche, su ben 35 lavoratori che rischiano di perdere il posto;
la Telecom ha manifestato, inoltre, la volontà di procedere alla chiusura di 187 sedi, causando il trasferimento di molti lavoratori a cui era stata data garanzia, con l'accordo sottoscritto con il Ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali il 19 settembre 2008, di non eseguire mobilità territoriali se non volontarie;
Telecom ha beneficiato di una riduzione occupazionale enorme sin dall'epoca della privatizzazione; infatti, grazie alla mediazione sindacale, la forza lavoro è scesa da 117 mila lavoratori al 1o gennaio 2000, a 53 mila al 1o gennaio 2009, grazie all'adesione volontaria alla legge n. 223 del 1991, mirata ai fini pensionistici;
nonostante tutto, Telecom continua a penalizzare i lavoratori e, nello specifico, le lavoratrici e il personale con problemi sociali evidenti, indirizzandoli in reparti ad hoc destinati allo smantellamento, non badando alla riqualificazione professionale, alla formazione ed al ricollocamento ai fini produttivi -:
quali urgenti iniziative intenda intraprendere al fine di sensibilizzare Telecom Italia affinché sia garantita la corretta applicazione degli impegni assunti dall'azienda, in merito alla riqualificazione professionale dei lavoratori sottoposti a trasferimento, e sia limitata una politica aziendale condotta ai danni del sistema occupazionale italiano e a discapito di un piano industriale, che se correttamente attuato potrebbe incidere positivamente sullo sviluppo di una delle principali aziende italiane.
(3-00580)

Interrogazioni a risposta in Commissione:

FOGLIATO. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
il riconoscimento dell'esposizione all'amianto quale causa di tumori maligni della pleura e del peritoneo ha portato il legislatore a disciplinare, con legge 27 marzo 1992, n. 257, la cessazione dell'impiego di amianto nelle attività produttive di qualsiasi tipo;
l'emergenza amianto non si è tuttavia conclusa con la chiusura delle fabbriche e la cessazione dell'utilizzo di tale sostanza, giacché l'asbestosi ed il mesotelioma pleurico può insorgere anche a distanza di decenni dall'esposizione; peraltro il problema dell'amianto investe non soltanto l'ambiente di lavoro e i soggetti ivi occupati, bensì anche il territorio, considerato che nelle città dove sono stati insediati gli stabilimenti per la lavorazione di tale materiale, i tassi di mortalità per malattie causate dall'amianto si sono rivelate sedici volte superiori alla media, restando coinvolti non solo i lavoratori, ma anche le loro famiglie e i cittadini che si sono trovati nella condizione di inalare le fibre nell'ambiente;
l'articolo 1, commi 20, 21 e 22, della legge n. 247 del 2007, attuativa del Protocollo sul welfare sottoscritto da Governo e parti sociali il 23 luglio 2007 prevede l'accesso ai benefici del pensionamento anticipato di cui all'articolo 13, comma 8, della citata legge n. 257 del 1992, in favore dei lavoratori che hanno presentato domanda entro il 15 giugno 2005;
il citato comma 21 limita i suddetti benefici ai lavoratori cosiddetti «in produzione», escludendo coloro che alla data di entrata in vigore della legge fossero già

titolari di trattamento pensionistico, creando di fatto una discriminazione tra lavoratori delle stesso settore, in violazione del principio costituzionale di eguaglianza;
oltre 500 operai ed ex operai dell'azienda Aspera di Riva del Chieri non hanno presentato domanda per il riconoscimento di tale beneficio per il solo fatto che non ne erano a conoscenza;
il principio «ignorantia legis non excusat» presuppone che non ci sia più nulla da fare per i lavoratori dell'azienda Aspera di Riva del Chieri; tuttavia un'analoga situazione riguarda i lavoratori dello stabilimento Ansaldobreda di Pistoia, i quali si ritrovano esclusi non già per non conoscenza della legge, bensì perché il decreto ministeriale 12 marzo 2008 del Ministero del lavoro e della previdenza sociale limita, ad avviso dell'interrogante, in maniera del tutto arbitraria il periodo coperto dagli atti di indirizzo, così escludendo dal riconoscimento moltissimi lavoratori, tra i quali appunto quelli dello stabilimento di Pistoia -:
quali siano gli intendimenti del Ministro interrogato in merito alla eventualità di rivedere il termine del 15 giugno 2005, previa opportuna e capillare attività di informazione, e più in generale la vigente normativa in materia di accesso al beneficio del pensionamento anticipato per i lavoratori esposti all'amianto, così da poter risolvere la questione degli operai di Aspera di Riva del Chieri e porre fine al lungo e complesso contenzioso circa il riconoscimento del diritto al suddetto beneficio, con interpretazioni giurisprudenziali contraddittorie ed una conseguente applicazione disomogenea della disposizione di cui all'articolo 13 comma 8, della legge n. 257 del 1992.
(5-01594)

FUCCI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
la Medicines and Healthcare Products Regulatory Agency (MHRA) della Gran Bretagna ha pubblicato un lungo elenco di medicine contro la tosse e la febbre che, secondo un ampio studio condotto su di esse in seguito a segnalazioni giunte dalle famiglie, avrebbero effetti più o meno negativi - in particolare disturbi del comportamento, allucinazioni, reazioni allergiche - su bambini fino a dodici anni di età;
l'avvertenza della MHRA (come chiaramente reso pubblico sul suo sito internet www.mhra.gov.uk e sull'edizione del Sunday Telegraph pubblicata il 1o marzo 2009) è che le medicine segnalate non devono essere somministrate a bambini con meno di 6 anni di età, mentre sono necessari estrema cautela e soprattutto il controllo di un medico per la somministrazione ai bambini con meno di 12 anni di età -:
se anche in Italia siano stati compiuti o siano eventualmente in corso, da parte dell'Agenzia italiana del farmaco (AIFA), controlli specifici a proposito di possibili effetti collaterali sui minori da parte delle diffusissime medicine contro la tosse e la febbre;
qualora non siano stati effettuati o non siano in corso tali controlli, se ritenga opportuno valutarne l'avvio.
(5-01595)

FUCCI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
la relazione sull'esercizio dell'attività libero-professionale intramuraria, trasmessa dal Ministro interrogato alla Presidenza della Camera il 17 aprile 2009, analizza la situazione in relazione all'obiettivo del superamento della cosiddetta «intramoenia allargata» prevista dal decreto legislativo n. 254 del 2000;
l'articolo 1-bis del decreto-legge 7 ottobre 2008, n. 154, convertito, con modificazioni, dalla legge 4 dicembre 2008, n. 189, ha prorogato per l'ennesima volta il termine per il definitivo superamento dell'«intramoenia allargata» al 31 gennaio 2010;

la legge 27 dicembre 2006, n. 296 (articolo 1, comma 796, lettera n)) prevede un incremento delle risorse destinate al programma pluriennale di interventi in materia di riqualificazione edilizia e di ammodernamento tecnologico delle strutture sanitarie -:
alla luce di quanto esposto in premessa, se e in quale misura gli interventi attuativi del citato programma di ristrutturazione edilizia abbiano contribuito o possano contribuire alla riduzione della cosiddetta «intramoenia allargata» e se il Ministro interrogato non intenda assumere iniziative al fine di assicurare che l'erogazione di eventuali ulteriori risorse a carico del bilancio dello Stato sia destinata prioritariamente al raggiungimento di tale obiettivo.
(5-01596)

Interrogazioni a risposta scritta:

BITONCI e STUCCHI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
da quattro mesi gli oltre cento dipendenti della DIWAR Spa, azienda di materie plastiche con sede legale a Villanova di Camposampiero e stabilimento produttivo a Campodarsego, non percepiscono lo stipendio, a causa di una permanente assenza di liquidità da parte dell'azienda;
risulta invero all'interrogante che dal punto di vista produttivo l'azienda non versi in cattive condizioni, anzi ha molte commesse e nel 2008 ha registrato un consuntivo di 22 milioni;
l'altro giorno operai ed impiegati dell'azienda hanno proclamato uno sciopero di 24 ore, iniziato alle sei del mattino in via Pontarola a Campodarsego e proseguito a piazza Mercato di Villanova, dove ha sede la casa madre dell'azienda, per concludersi in un picchetto davanti al municipio, chiedendo di essere ricevuti dal Sindaco, figlia del presidente della società;
ad aumentare lo stato di agitazione è la mancanza di certezza circa i tempi di pagamento delle retribuzioni arretrate e future;
la mancanza di stipendio si traduce in rate del mutuo che saltano, bollette non pagate, privazioni quotidiane e famiglie all'improvviso in difficoltà economiche, con l'aggiunta che in un periodo di crisi socio-economica quale quella attuale diviene impossibile accedere al credito -:
se il Governo non ritenga urgente e opportuno attivarsi presso il gruppo DIWAR per addivenire ad una soluzione della crisi e garantire il puntuale pagamento degli stipendi, tutelando così i diritti e la dignità dei lavoratori interessati e dando risposte certe e rassicuranti circa il loro futuro occupazionale.
(4-03437)

ASCIERTO e CARLUCCI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
la Società Giovanni Balestra & Figli S.p.A. di Bassano del Grappa (Vicenza), operante nel settore dell'oreficeria, sta cessando la propria attività ed ha avviato le procedure di licenziamento di tutto il personale per complessivi 43 lavoratori, che saranno messi in mobilità in quanto non risulterebbero applicabili altri ammortizzatori sociali;
il licenziamento dei 43 lavoratori pone gravi problemi sociali in un centro di limitate dimensioni, quale è Bassano del Grappa, e si inserisce in un contesto di difficoltà economiche e sociali in tutta la provincia di Vicenza;
va rilevato che pur incontrando l'azienda predetta evidenti difficoltà di mercato, queste non sarebbero tali da comportare la cessazione dell'attività, anche perché a quanto consta all'interrogante si riscontrano alcune anomalie nei bilanci degli ultimi anni ed in particolare in quello relativo al 2007, che reca la somma di ben 19 milioni e 927 mila euro di crediti verso i soci che, evidentemente,

hanno nuociuto fortemente alla liquidità aziendale, tanto da portare al mancato pagamento degli ultimi stipendi e delle indennità di fine rapporto -:
se sia a conoscenza di questa specifica crisi aziendale e se non ritenga assolutamente indispensabile ed urgente intraprendere ogni azione possibile per il pagamento degli stipendi arretrati e dei TFR a tutela dei diritti dei lavoratori e a salvaguardia dei livelli occupazionali;
se non si ritenga opportuno attivare ogni azione prevista dalla legislazione vigente per concedere adeguati ammortizzatori sociali a questi lavoratori e per ricercare una ricollocazione in aziende del settore, trattandosi di maestranze in larga parte altamente specializzate e la cui professionalità rappresenta un patrimonio che non deve essere disperso.
(4-03441)

FARINA COSCIONI, MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, ZAMPARUTTI e MECACCI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
il 15 giugno 2009 si è verificato all'interno del depuratore di Riva Ligure l'ennesimo incidente sul lavoro, questa volta costato la vita a due operai, i signori Francesco Mercurio di 40 anni, e il signor Gianfranco Lemma, di 36;
secondo una prima ricostruzione dei fatti, i due operai, dopo aver perso i sensi a causa dei gas tossici - probabilmente metano e anidride carbonica, oltre all'assenza di ossigeno - sono caduti tra i fanghi, morendo quindi annegati o soffocati;
il primo a cadere nella cisterna per i fanghi sembra sia stato il signor Mercurio, che si era calato con una scala; un altro operaio che gli era vicino, il signor Mohamed Abidi, sarebbe quindi corso in cerca di aiuto; a questo punto il signor Lemma, senza tuta e senza protezioni, avrebbe tentato una prima operazione di salvataggio, incontrando però lo stesso atroce destino del signor Mercurio; a questo punto il signor Abidi avrebbe chiesto l'intervento del responsabile del depuratore, il signor Marco Marongiu; con il suo aiuto avrebbe indossato un'imbracatura, calandosi nella vasca, ma dopo esser sceso per circa un metro e mezzo avrebbe cominciato a sentirsi male, riuscendo fortunatamente a farsi trarre in salvo; che per proteggersi dalle esalazioni mortali avrebbe utilizzato una semplice mascherina anti-polvere;
in un articolo de La Stampa si riporta il contenuto di un colloquio con un operaio addetto a questo tipo di incombenze, che al giornalista Ferruccio Sansa («Respiro a ogni gradino e prego di tornare vivo», pag. 21 dell'edizione del 17 giugno 2009), racconta come «le grandi società, ma anche gli enti pubblici, non hanno persone che vogliono fare questo lavoro, troppo rischio e pochi soldi, e allora si rivolgono a piccole imprese. Sono appalti da poco e per camparci bisogna adattarsi. A me oggi va abbastanza bene, il mio capo se ci rifiutiamo di scendere non ci caccia via. Ma per tanti colleghi è diverso, ci sono soprattutto gli immigrati che non possono permettersi di storcere troppo il naso... molti di noi non sono preparati, li mettono a fare questi lavori senza che abbiano la minima idea di quello che li aspetta»;
sempre lo stesso operaio, a proposito dei controlli sostiene di non averne mai visto uno in vent'anni di lavoro: «Si fa presto a parlare di lotta agli incidenti sul lavoro, ma quanta ipocrisia... gli ispettori non ci sono e noi continuiamo a morire»;
appare agli interroganti gravissimo che grandi società, ed enti pubblici, per vera o supposta carenza di mezzi, si affidino a piccole imprese che svolgono il lavoro richiesto con personale scarsamente preparato e - nel caso di immigrati - ricattabile;
è altresì gravissimo che l'operaio interpellato dal giornalista della Stampa sostenga che in vent'anni non ha mai assistito ad alcun controllo preventivo da parte degli organi preposti;

nel 2007 si sono verificati oltre 1200 incidenti mortali sul lavoro; e oltre 1100 se ne sono verificati nel 2008: si tratta di un autentico bollettino di guerra;
l'INAIL, ente pubblico non economico, con circa dodicimila dipendenti, ha come scopo quello di tutelare, dal punto di vista assicurativo, le vittime degli infortuni sul lavoro. La normativa prevede l'obbligo di assicurazione contro gli infortuni sul lavoro con l'INAIL. Ferma restando l'obbligatorietà dell'assicurazione, sarebbe tuttavia opportuno il superamento di tale regime di monopolio assicurativo;
ciò potrebbe avviare una dinamica virtuosa relativa alla tendenza di un mercato assicurativo, comunque da regolare e da sorvegliare, a fornire valutazioni di rischio effettivamente connesse al danno, all'ipotesi di concretizzazione del danno: a premi alti infatti, corrisponderebbero rischi alti, poiché le compagnie assicurative dovrebbero immaginare, in tal caso, l'esborso - magari anche plurimo - di risarcimenti molto alti nei confronti dei lavoratori danneggiati o dei loro familiari;
solo in casi percentuali che si contano sulle dita di una mano, l'INAIL è riuscita a rivalersi nei confronti dei datori di lavoro, e cioè a dimostrare una qualsivoglia responsabilità omissiva o commissiva dell'imprenditore o sei suoi alti dirigenti nel mancato rispetto delle regole; alcuni casi paradigmatici e tragici, come quello tristemente noto della Thyssenkrupp confermano la bontà della direzione che si può intraprendere con l'abolizione del monopolio INAIL -:
se quanto sopra riferito corrisponda a verità;
se sia in grado di confermare la dinamica del grave indicente verificatosi all'interno del depuratore di Riva Ligure;
se non si ritenga necessaria e urgente una riforma del sistema che conservi allo Stato un ruolo di regolazione e controllo rispetto i comportamenti dei privati, ma consenta di far fare al mercato regolato quello che lo Stato non sembra riuscire a compiere con efficacia;
se non si ritenga che il superamento dell'obbligo a contrarre con l'INAIL - e cioè l'abolizione del monopolio assicurativo di quest'ultimo - possa portare a dinamiche di tipo virtuoso posto che, ad avviso degli interroganti, un ente pubblico, per quanto bravi possano essere i suoi dirigenti, funzionari e dipendenti, non potrà mai addivenire a una seria e ponderata valutazione dei rischi come possono e debbono fare le compagnie private;
quali iniziative si intendano comunque adottare, promuovere e sollecitare di fronte all'ormai acclarata situazione di un ente - l'INAIL - che, secondo gli interroganti, non riesce più a svolgere in modo soddisfacente le funzioni e ad assolvere i compiti per i quali è stato costituito.
(4-03442)

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POLITICHE AGRICOLE, ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazioni a risposta in Commissione:

PAOLO RUSSO e DI CATERINA. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
il signor D'Angelo Umberto, quale socio della cooperativa agricola Agritel s.r.l., con sede in Vitulazio (Caserta), si era costituito in data 10 settembre 1991 fideiussore della Agritel medesima, in solido e alla pari con gli altri soci fideiussori, a favore del Banco di Napoli, per l'importo di lire 12.000.000.000, versato ad Agritel srl come fido bancario per attività di conferimento-trasformazione di prodotti agroalimentari;
in data l8 novembre 1993 il Tribunale di Santa Maria Capua Vetere ha dichiarato fallita la Agritel srl; a seguito del fallimento di Agritel, il signor D'Angelo

Umberto, unitamente agli altri soci fideiussori, è restato obbligato personalmente verso il Banco di Napoli;
l'articolo 1 comma 1-bis, del decreto-legge n. 149 del 1993 convertito, con modificazioni, dalla legge n. 23 del 1999, statuisce quanto segue: «Le garanzie concesse, prima della data di entrata in vigore del presente decreto, da soci di cooperative agricole, a favore delle cooperative stesse, di cui sia stata previamente accertata l'insolvenza, sono assunte a carico del bilancio dello Stato»;
con decreto del Ministero delle politiche agricole le garanzie prestate dai soci di Agritel srl sono state considerate ammissibili all'accollo da parte dello Stato;
il Ministero delle Politiche agricole, con decreto ministeriale Prot. 48134 - Posiz. 68/237, ha conseguentemente disposto «il pagamento dell'importo di euro 6.512.823,15 (pari a lire 12.610.584.087), ai sensi dell'articolo 1 comma 1-bis della legge 19 luglio 1993, n. 237, a favore di «Società per la Gestione di Attività - S.G.A. Spa» con sede in Napoli, creditrice della Cooperativa Agritel per garanzie fideiussorie prestate dal socio istante e dagli altri soci garanti;
l'articolo 126, commi 3 e 4, della legge n. 388 del 2000 dispone che l'intervento dello Stato di cui all'articolo 1, comma 1-bis del decreto-legge n. 149 del 1993 convertito, con modificazioni dalla legge n. 237 del 1993 «determina la liberazione di tutti i soci garanti» e che «le procedure esecutive nei confronti dei soci garanti ... per l'escussione delle garanzie sono sospese sino alla comunicazione da parte dell'amministrazione della messa a disposizione della somma spettante»;
il Tribunale di Santa Maria Capua Vetere, con sentenza 1263/03, ha dichiarato nulla la fideiussione prestata dai soci Agritel ed avverso detta sentenza è stato presentato appello da parte del San Paolo IMI-Banco di Napoli;
sulla base della pronuncia 1263/03 il Ministero delle Politiche agricole ha annullato il decreto di liquidazione e revocato il pagamento, in attesa di conoscere l'esito del giudizio circa la legittimità della pretesa creditizia vantata dal Banco di Napoli;
la Corte di Appello di Napoli, con sentenza 441/06, ha annullato la sentenza di primo grado 1263/03, del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere, ripristinando la validità degli atti ingiuntivi e del diritto di credito vantato dal Banco di Napoli nei confronti dei soci garanti, per lire 6.025.420.000;
Intesa San Paolo s.p.a., quale mandataria della S.G.A. spa, ha intrapreso azione esecutiva nei confronti del signor Umberto D'Angelo, quale assunto fideiussore della Società Cooperativa Agricola «AGRITEL s.r.l.», aggredendone il patrimonio immobiliare, al punto che presso il Tribunale di Santa Maria Capua Vetere pende, in danno del D'Angelo medesimo, la procedura esecutiva immobiliare R.E. 119/08, nel cui ambito è già stata presentata istanza di vendita;
il giudice dell'esecuzione del tribunale di Santa Maria Capua Vetere, a dispetto del citato comma 4 dell'articolo 126 della legge n. 388 del 2000, non ha inteso sospendere la procedura esecutiva;
il Ministero delle Politiche agricole e forestali, pur sollecitato in tal senso da parte del D'Angelo, non ha ancora provveduto al pagamento degli importi dovuti al Banco di Napoli a titolo di accollo ex lege 237 del 1993, adducendo di voler attendere, da un lato, gli sviluppi dei giudizi riguardanti la sussistenza del diritto di credito nei confronti dei soci garanti e, dall'altro, indicazioni da parte dei propri organi consultivi;
si è creata la situazione che agli interroganti pare assurda per cui è in corso una procedura esecutiva contro il patrimonio immobiliare del signor Umberto D'Angelo, per effetto di una garanzia fideiussoria che il legislatore ha invece voluto espressamente trasferire al bilancio

dello Stato e che lo stesso Ministero delle politiche agricole ha riconosciuto ammissibile a tale trasferimento -:
se il Ministro interrogato sia al corrente dei fatti esposti e quali provvedimenti il Ministro interrogato intenda adottare per garantire che il signor D'Angelo Umberto possa concretamente accedere ai benefici che il legislatore, con l'articolo 1 comma 1-bis del decreto-legge n. 149 del 1993, e lo stesso Ministero delle politiche agricole gli hanno riconosciuto;
quali urgenti provvedimenti il Ministro interrogato intenda adottare per scongiurare un grave ed irreparabile nonché ingiusto danno, quale verrebbe a configurarsi se, per effetto dell'evoluzione della situazione in corso, i beni del D'Angelo venissero sottoposti ad asta giudiziaria.
(5-01589)

CENNI, OLIVERIO, SANI, AGOSTINI e TRAPPOLINO. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
nel 2003 ha preso avvio la importante riforma della Politica Agricola Comunitaria (Pac). Una riforma radicale che ha introdotto una nuova modalità di sostegno al settore agricolo: il pagamento unico per azienda (PUA), disaccoppiato dalla produzione (disaccoppiamento), subordinato al rispetto di norme di gestione ambientale e del territorio (condizionalità);
questi indirizzi sono stati perseguiti e promossi dal Governo italiano di centrodestra e dall'allora Ministro delle politiche agricole Gianni Alemanno;
la riforma della PAC varata nel 2005 prevedeva una valutazione per determinarne l'efficacia e che, a questo proposito il 20 novembre 2007 la Commissione europea presentava al Parlamento europeo la comunicazione COM (2007) 722 «In preparazione dello stato di salute della PAC riformata»;
sulla base delle indicazioni evidenziate dalla comunicazione della Commissione europea e dell'esperienza maturata nell'ambito dell'applicazione del Regolamento (CE) n. 1782/2003 del Consiglio del 29 settembre 2003 è emersa la necessità di adeguare diverse disposizioni al fine di accelerare la riforma avviata nel 2003 e di produrre un nuovo regolamento: il Regolamento (CE) n. 73/2009 del Consiglio del 19 gennaio 2009, che stabilisce norme comuni relative ai regimi di sostegno diretto agli agricoltori nell'ambito della politica agricola comune e istituisce taluni regimi di sostegno a favore degli agricoltori;
il titolo V del citato regolamento (CE) n. 73/2009 (articoli 68-72) disciplina il sostegno specifico che gli Stati membri possono concedere agli agricoltori che rispettano determinate condizioni;
in merito all'applicazione dell'articolo 69 del Reg. CE 1782/2003 (ora articolo 68 del Reg. CE 73/2009) il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali ha ammesso che, fino ad oggi, le soluzioni adottate non sono state sufficientemente selettive snaturandone le finalità;
l'articolo 68 del citato regolamento dispone le norme generali per l'erogazione dei sostegni finanziari;
la proposta tecnica avanzata dal Ministero delle politiche agricole e forestali, come è emerso da numerosi organi di informazione, presenta numerose ed evidenti criticità e carenze;
tra i contenuti della sopracitata proposta tecnica, oggetto di critiche, si evidenzia che: la parte dell'articolo 68 destinata ad aiuti accoppiati (pari al massimo al 3,5 per cento degli aiuti diretti totali) viene utilizzata per intero contraddicendo le politiche finora perseguite dall'Italia, politiche che si erano basate fin dall'inizio su una applicazione drastica dei disaccoppiamento totale di quasi tutte le produzioni; la parte di sostegno definita «accoppiata» è redatta nel dettaglio mentre l'articolo 68 del Regolamento Ce (CE) n. 73/2009 non presenta nessuna proposta relativa all'utilizzo della parte cosiddetta

«disaccoppiata»; i finanziamenti previsti per la parte disaccoppiata, inizialmente preposti per sostenere le assicurazioni agricole, andrebbero a sostituire i fondi statali decurtati con la legge finanziaria 2009, dal «Fondo di Solidarietà nazionale». Risulta quindi evidente che dal 2010 saranno gli agricoltori a pagare direttamente le assicurazioni tramite le decurtazioni dei propri premi Pac; il sostegno al comparto del grano duro viene limitato esclusivamente alle zone meridionali; non sono presenti sostegni mirati per la promozione e la valorizzazione dell'olio di oliva di qualità e certificato; non esiste alcuna simulazione da parte del Ministero che indichi quale sarà la ricaduta territoriale delle proposte avanzate: se la decurtazione degli aiuti diretti operata su agricoltori di alcune regioni e province autonome andranno cioè a beneficio di agricoltori di altre regioni e province autonome;
la proposta tecnica avanzata dal Ministero è stata criticata dalle associazioni di categoria e da alcune regioni che hanno invitato lo stesso Ministro Luca Zaia a rivederne i contenuti attraverso maggiore un percorso di concertazione e confronto con i soggetti interessati -:
se i contenuti e gli indirizzi programmatici presenti nella nota tecnica sull'utilizzo dei sostegni disciplinati dal titolo V del citato regolamento (CE) n. 73/2009 (articoli 68-72) corrispondano al vero e quali siano stati i principi che ne hanno ispirato le linee guida;
se queste decisioni, una volta confermate, non rimettano di fatto in discussione la scelta del disaccoppiamento compiuta dal nostro paese e dall'allora Ministro Gianni Alemanno, causando di fatto gravi problematiche, soprattutto in un momento di crisi economica generale, nei confronti delle aziende agricole che hanno programmato in questi anni la propria attività in relazione ai precedenti parametri per gli aiuti comunitari;
se queste decisioni, una volta confermate, rappresentino di fatto la rinuncia definitiva ad ogni stanziamento finanziario del Governo per incrementare il Fondo di Solidarietà nazionale nonostante gli impegni presi negli ultimi giorni dal Presidente del Consiglio dei ministri Silvio Berlusconi e dallo stesso Ministro Luca Zaia;
se queste decisioni, una volta confermate, non costituiscano per la loro frammentazione un forte aumento degli adempimenti burocratici sugli agricoltori;
per quale motivo il Ministero competente non abbia, fino ad ora, tenuto in considerazione le richieste giunte da importanti regioni agricole che contestavano, ad esempio, l'esclusione di buona parte d'Italia dal sostegno sul grano duro;
se il Ministro sia consapevole che gli indirizzi programmatici presenti nella nota tecnica, una volta confermati, promuovendo in maniera prioritaria la zootecnia da latte ed escludendo settori e produzioni strategiche come l'olio di qualità, penalizzano fortemente le regioni, a tradizionale vocazione agricola, dell'Italia centrale.
(5-01590)

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SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazione a risposta scritta:

GAROFALO. - Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
da tempo, organi di stampa locale evidenziano la grave situazione di continua e prolungata inefficienza in cui versa il servizio postale nel territorio messinese, più volte denunciata a gran voce da utenti, sindacati, consiglieri comunali, circoscrizionali e provinciali;
tale situazione sembrerebbe determinata soprattutto da una carenza di personale, conseguenza della scelta di Poste italiane s.p.a. di ridurre l'organico avallata,

nello scorso mese di settembre, da un accordo stipulato tra la medesima azienda ed un gruppo di sindacati presenti all'interno della stessa;
a causa dei predetti tagli di personale, compiuti peraltro dall'azienda Poste italiane senza dar conto di tale decisione agli enti locali, molti uffici dell'hinterland messinese sono stati costretti a chiudere il turno pomeridiano e altri sono oggi costretti a lavorare con poche unità, con conseguenti notevoli inconvenienti per l'utenza; inoltre anche la distribuzione della posta non è effettuata in tempi celeri e rispettosi della carta dei servizi, e ciò causa disagi di varia natura, fino all'impossibilità, per gli utenti, di pagare in tempo le utenze dell'energia elettrica, del gas o altro, con spiacevoli ed onerose conseguenze;
a tali gravi carenze si aggiungono disfunzioni organizzative, quali locali non idonei che, a detta del personale di Poste italiane, non consentono agli utenti, in ragione delle norme di sicurezza, di attendere il proprio turno all'interno degli uffici postali costringendoli a fare la fila all'esterno in balìa delle condizioni climatiche;
la situazione, peraltro, rischia di divenire insostenibile a causa dell'accavallarsi dei tempi di riscossione delle pensioni e della scadenza dei vari pagamenti, oltre che dell'approssimarsi del periodo di ferie estive, che come è giusto, i dipendenti hanno diritto di godere -:
quali urgenti iniziative i Ministri interrogati intendano adottare al fine di risolvere la situazione in cui versa il servizio postale nella città di Messina e nel suo hinterland, e se non ritengano opportuno intervenire con la massima urgenza presso la società Poste italiane per ripristinare un servizio conforme allo standard stabilito dalla normativa vigente con misure immediate e, se necessario, con assunzione di ulteriore personale seppur a tempo determinato.
(4-03435)

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Apposizione di firme ad interrogazioni.

L'interrogazione a risposta in commissione Capitanio Santolini n. 5-01143, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 17 marzo 2009, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Aprea.

L'interrogazione a risposta in commissione Ruvolo e Capitanio Santolini n. 5-01416, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 14 maggio 2009, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Aprea.

L'interrogazione a risposta in commissione Mecacci n. 5-01422, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 14 maggio 2009, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato De Pasquale.

L'interrogazione a risposta in commissione Coscia n. 5-01469, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 27 maggio 2009, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Ghizzoni.

Trasformazione di documenti del sindacato ispettivo.

I seguenti documenti sono stati così trasformati su richiesta dei presentatori:
interrogazione a risposta scritta Bitonci n. 4-03195 del 9 giugno 2009 in interrogazione a risposta in commissione n. 5-01592;
interrogazione a risposta scritta Montagnoli n. 4-03417 del 1o luglio 2009 in interrogazione a risposta in commissione n. 5-01591.