XVI LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di giovedì 25 giugno 2009

TESTO AGGIORNATO AL 28 LUGLIO 2009

ATTI DI INDIRIZZO

Mozione:

La Camera,
premesso che:
il settore dell'agricoltura in Italia nella sua natura di comparto appartenente a varie filiere, siano esse filiere produttive come l'agroalimentare, o filiere territoriali, rappresenta come è noto, uno degli asset chiave e prioritari dell'economia nazionale, contribuendo in maniera determinante e positiva alla composizione del prodotto interno lordo;
con quasi 7.000 imprese e 270 mila dipendenti, l'industria agroalimentare italiana, si conferma infatti settore strategico dell'economia nazionale, con una dimensione economica della filiera agroalimentare, che a un mercato interno da 175 miliardi di euro affianca un export di quasi 20 miliardi di euro, presentando in prospettiva notevoli margini di crescita;
il made in Italy del settore agroalimentare rappresenta come noto, il «cuore strategico dello sviluppo» consentendo al nostro Paese di conservare la leadership internazionale nella qualità;
nonostante l'attuale crisi finanziaria ed economica, il comparto agricolo ha le potenzialità per superare la fase recessiva mantenendo una buona performance del ritorno degli investimenti, anche grazie ai benefici rappresentati dagli importanti e significativi interventi introdotti dal Governo a sostegno delle imprese del settore;
infatti a differenza di altri settori che hanno subìto evidenti e gravi ripercussioni, l'agricoltura è la sola cosiddetta «tigre» dell'economia italiana che registra una crescita annuale del 2,4 per cento, come confermato anche dalla Coldiretti, che indica come le imprese agricole italiane siano in grado di produrre un valore aggiunto per il sistema produttivo nazionale;
risulta necessario, inoltre, porre in evidenza l'interesse che l'attività della pesca riveste per l'economia nazionale e di chi concretamente la esercita, nonché l'esigenza della valorizzazione dei prodotti della pesca come parte integrante del patrimonio agroalimentare e delle tradizioni enogastronomiche del Paese;
appare, inoltre, prioritario affrontare questioni di fondamentale importanza quale la tutela della sicurezza alimentare ed in particolare dei prodotti agroalimentari del made in Italy, confrontandoci anche a livello europeo e mondiale, su problematiche essenziali che riguardano il settore agricolo i cui interessi di natura economica, sociale ed ambientale sappiano confrontarsi lealmente in un libero mercato, favorendo un equilibrio dei prezzi che rispetti e salvaguardi i costi di produzione per garantire margini di guadagno per le imprese agricole, sufficienti ad investire in nuove tecnologie, ed in metodi di trasformazione dei prodotti nel rispetto dell'ambiente e della salute dei consumatori;
l'obiettivo etico di tutelare la sicurezza alimentare, costituisce un obbligo per il comparto agroalimentare e va perseguito con la massima determinazione;
in definitiva risulta utile, in considerazione dell'attuale fase economica del Paese, cogliere le opportunità della crisi in atto, nella consapevolezza che opportune riforme a sostegno del comparto agricolo costituiscono un'occasione per il rilancio delle aziende del settore,

impegna il Governo:

ad adottare incisivi interventi per il settore agroalimentare e della pesca, strategici per l'economia italiana, affinché le imprese siano sostenute e non gravate da oneri aggiuntivi che ne limiterebbero la competitività ed in particolare:
a) la detassazione parziale dei redditi e la sospensione degli oneri previdenziali, per almeno sei mesi, al fine di consentire agli operatori agricoli e della

pesca di poter sostenere costi minori e per garantirne quindi una maggiore competitività;
b) la stabilizzazione degli oneri contributivi per le aree montane e svantaggiate e la ridefinizione del regime del credito d'imposta per favorire le attività di internazionalizzazione;
c) l'introduzione di ulteriori interventi, a sostegno della filiera agricola ed in particolare per la competitività del settore agroalimentare e nella pesca per i prodotti del made in Italy;
d) il miglioramento dei meccanismi di gestione del rischio in agricoltura e il potenziamento del ruolo delle polizze assicurative nei riguardi delle emergenze climatiche;
e) l'introduzione di incentivi volti a garantire interventi per l'innovazione degli strumenti e dei macchinari utilizzati dalle imprese agricole per la lavorazione dei prodotti agroalimentari;
f) l'adozione di apposite iniziative normative, l'obiettivo di incentivare l'innovazione al fine di rendere le imprese agricole consapevoli della stretta connessione tra innovazione e competitività consentendo la possibilità di un migliore accesso ai mercati internazionali, in particolare a quelli orientali;
g) l'incremento del Fondo di solidarietà nazionale, con particolare riferimento agli interventi compensativi di cui all'articolo 1, comma 3, lettera b), del decreto legislativo 29 marzo 2004, n. 102;
h) l'introduzione di misure fiscali a sostegno delle produzioni agroalimentari a lunga stagionatura;
i) l'introduzione di misure a sostegno della ristrutturazione dei debiti delle aziende agricole.
(1-00197)
«Beccalossi, Bellotti, Biava, Catanoso, De Camillis, De Girolamo, Di Caterina, Dima, D'Ippolito Vitale, Faenzi, Renato Farina, Gottardo, Nastri, Nola, Romele, Rosso, Taddei, Sardelli».

Risoluzioni in Commissione:

La X Commissione,
premesso che:
la direttiva europea 2003/54/CE prevede l'adozione da parte degli Stati membri di misure di tutela a favore di clienti vulnerabili, tra i quali è opportuno ricomprendere non solo i clienti domestici in condizione di disagio economico, ma anche quelli in gravi condizioni di salute che necessitano dell'utilizzo di apparecchiature medico-terapeutiche necessarie per la loro esistenza in vita ed alimentate da energia elettrica;
la deliberazione 6 agosto 2008 ARG/elt 117/08 dell'Autorità per l'energia elettrica e il gas, non prevedeva sconti fiscali sulle bollette elettriche per gli utenti in condizioni di disagio fisico che fanno uso di macchine elettromedicali;
con l'interrogazione n. 5/00528 del 28 ottobre 2008, i deputati Cimadoro, Merloni e Favia, chiedevano al Ministro dello sviluppo economico di agire nei confronti dell'Autorità per l'energia elettrica e il gas, per la definizione di condizioni di ammissione alla compensazione, a favore dei clienti in stato di disagio fisico che utilizzano apparecchiature elettriche medico-terapeutiche necessarie per la loro esistenza in vita, e di prevedere inoltre che la compensazione, per i medesimi clienti potesse superare i 3 kilowatt di potenza contrattuale;
in risposta alla suddetta interrogazione, il Ministero dello sviluppo, comunicava che il medesimo ministero aveva approvato le modalità proposte dall'Autorità per l'energia elettrica e il gas, per estendere il «bonus» sociale per l'energia elettrica, anche a favore dei cittadini in gravi condizioni di salute che utilizzano apparecchiature medico-terapeutiche ad

elevato consumo di energia elettrica. La compensazione riconosciuta agli aventi diritto, pari a 150 euro annui indipendentemente dal livello di potenza impegnata, veniva stabilita con deliberazione dell'Autorità per l'energia elettrica e il gas ARG/elt/152/08;
nella medesima risposta all'interrogazione, si sottolineava - a fronte della richiesta degli interroganti di prevedere che la compensazione, potesse superare i 3 Kilowatt - che le principali apparecchiature medico-terapeutiche utilizzate presentano prelievi di potenza non superiori a 500 watt, e che più dell'83 per cento degli utenti che utilizzano presso la propria abitazione dette apparecchiature dispone di una potenza non superiore a 3 kilowatt;
esistono in realtà moltissimi casi in cui l'utilizzo dei suddetti macchinari comporta la necessità di impegnare una potenza pari a 6 kilowatt. Ne consegue che un bonus riconosciuto di 150 euro annui, già di per sé inadeguato, diventa del tutto irrisorio a fronte dei molti utenti che abbiano stipulato un contratto con potenza di 6 kilowatt, per evitare che il sovraccarico delle linee possa provocare il continuo distacco per il superamento della potenza disponibile;
va infatti sottolineato che è necessario considerare - alla luce delle particolari esigenze delle utenze in oggetto - il consumo sia diretto che indiretto, che si va ad aggiungere al consumo medio tipico di una utenza domestica. Va infatti considerato:
il consumo per le apparecchiature elettromedicali necessarie per la sopravvivenza, sono spesso collegate ininterrottamente 24 ore su 24;
il consumo per l'apparecchiatura di climatizzazione dell'ambiente occupato dall'utente in gravi condizioni di salute, utilizzata principalmente nei periodi estivi, e che è comunque spesso necessaria per mantenere una temperatura sostanzialmente costante degli ambienti;
un consumo «domestico» comunque superiore alla media, vista la costante nonché forzata permanenza negli ambienti domestici,

impegna il Governo:

a prevedere la gratuità della fornitura elettrica relativamente alle apparecchiature elettriche medico-terapeutiche necessarie per la sopravvivenza di utenti in gravi condizioni di salute;
a riconoscere inoltre una compensazione tariffaria maggiore di quella attualmente prevista, e commisurata ai maggiori consumi domestici comunque prodotti in conseguenza delle esigenze peculiari della suddetta utenza;
a prevedere altresì forme di equiparazione o di compensazione, tra utenti che hanno stipulato contratti di potenza non superiore a 3 kilowatt, e gli utenti che necessitano di apparecchiature elettriche medico-terapeutiche e che, in conseguenza di ciò, necessitano di una potenza contrattualmente impegnata di 6 kilowatt.
(7-00186)
«Monai, Cimadoro, Favia, Rota, Anna Teresa Formisano, Argentin, Porcu, Raisi, Evangelisti, Paglia, Froner, Fava, Merloni, Vignali, Versace, Di Giuseppe, Donadi, Lulli».

La XI Commissione,
premesso che:
il 18 settembre 2008 i lavoratori della sanità privata di tutta Italia hanno tenuto uno sciopero nazionale per protestare contro il mancato rinnovo del contratto nazionale di lavoro scaduto da più di 3 anni;
la sanità privata - che opera in regime d'accreditamento con il Servizio sanitario nazionale - sempre più ha assunto nel nostro Paese una funzione insostituibile in quanto consente di erogare

ai cittadini prestazioni sanitarie programmate in tempi rapidi, contribuendo a snellire le lunghe liste d'attesa;
dopo circa tre anni di complessa e spinosa trattativa, nel corso dei quali i lavoratori interessati giacevano in una situazione di vacanza contrattuale, si era giunti in data 28 febbraio 2007 alla sottoscrizione del rinnovo, da parte delle principali organizzazioni datoriali del settore (AIOP e ARIS), per il biennio economico 2004-2005 del contratto nazionale di lavoro 2002-2005;
nonostante tale svolta positiva datata oltre un anno fa, permangono ancora situazioni di grave vacanza contrattuale per la categoria, ovvero la mancata sottoscrizione del contratto collettivo nazionale di lavoro 2006-2009 e la mancata sottoscrizione del rinnovo per il biennio economico 2008-2009 del contratto collettivo nazionale di lavoro 2006-2009;
è indubbio che tali ritardi e mancanze ricadono negativamente sui circa 150.000 operatori che a vario titolo esercitano la propria attività lavorativa all'interno di tali strutture e che non vedono rivalutato il proprio salario al reale costo della vita;
per monitorare le problematiche relative ai rapporti con l'ospedalità privata, anche al fine di prevenire gravi situazioni di ritardo nei rinnovi contrattuali, è stato istituito in Conferenza Stato-Regioni un tavolo di consultazione permanente;
il 4 dicembre 2008 si è svolto a Roma presso la sede dell'AIOP (principale organizzazione datoriale del settore), un incontro tra i vertici della ospedalità privata e le organizzazioni sindacali, che ha portato ad un nulla di fatto fino alla rottura delle trattative,

impegna il Governo:

a convocare, presso il Ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali, le parti sociali interessate, onde giungere in tempi rapidi alla definizione della vicenda contrattuale in modo da garantire i diritti dei numerosi lavoratori coinvolti.
(7-00187)
«Fedriga, Caparini, Munerato, Bonino, Antonino Foti, Cazzola».

...

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA
DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interpellanza:

Il sottoscritto chiede di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, il Ministro dello sviluppo economico, per sapere - premesso che:
negli accordi siglati, il 31 ottobre 2008 e il 14 novembre 2008, tra la Compagnia Aerea italiana, le organizzazioni sindacali ed i rappresentanti del Governo venivano convenuti i criteri di assunzione a tempo indeterminato ovvero per la stabilizzazione del personale da parte del gruppo CAI;
la CAI starebbe disattendendo i criteri di scelta di personale convenuti negli accordi summenzionati;
in particolare, la CAI starebbe procedendo a non riassumere le lavoratrici in maternità;
per questi motivi la CAI avrebbe ricevuto diffide e messe in mora da parte di lavoratori che si ritengono lesi nei propri interessi legittimi;
alcune sigle sindacali lamenterebbero il mancato rispetto da parte di CAI del criterio della localizzazione per residenza -:
se i fatti suesposti corrispondano al vero;

quali iniziative abbiano assunto per verificare che la CAI rispetti i criteri di assunzione contenuti negli accordi siglati -:
quali iniziative intendano assumere al fine di salvaguardare i diritti delle lavoratrici che, contrariamente a quanto previsto dagli accordi siglati da CAI, non sono stati assunti.
(2-00409)«Berretta».

Interrogazione a risposta in Commissione:

LEVI e GIULIETTI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
la ricerca online promossa da The Nielsen Company, sull'utilizzo dei fondi per la pubblicità istituzionale, a disposizione della Presidenza del Consiglio dei ministri, resa nota il 16 giugno 2009, ha rilevato dei dati che paiono azzerare gli investimenti per la carta stampata, dimezzare quelli per magazines e internet e più che triplicare, invece, i contributi alle Tv private;
la succitata ricerca, mettendo a confronto il primo trimestre 2009 del Governo Berlusconi e il primo trimestre 2008 del governo Prodi, rileva che la presidenza di centrodestra ha incrementato del 237 per cento gli investimenti a beneficio delle Tv private (da 932 mila a 3 milioni 137 mila euro, il 95,5 per cento del budget pubblicitario globale di 3,283 milioni di euro) con azzeramento o quasi di dell'investimento sulla carta stampata che da 369 mila euro del trimestre Prodi passa a 9 mila euro di quello berlusconiano, con un calo del 98 per cento e un peso sull'investimento globale di appena il 2,1 per cento);
tra le cifre riportate, i finanziamenti più consistenti sono quelli erogati in favore del gruppo Mediaset: Canale5 da uno stanziamento di 440 mila nel 2008 passa a oltre 2 milioni di euro nel 2009, Italia1 da 230 mila a 536 mila euro e Rete4 da 163 a 253 mila;
ove le tendenze del primo trimestre non subissero una decisa inversione di rotta, il ruolo della stampa quotidiana e periodica nell'ospitare la pubblicità istituzionale della Presidenza del Consiglio sarebbe praticamente azzerato;
l'articolo 41 del decreto legislativo 31 luglio 2005 n. 177 (Testo Unico della radiotelevisione) prevede che le somme destinate all'acquisto di spazi sui mezzi di comunicazione di massa per fini di comunicazione istituzionale da parte delle amministrazioni pubbliche e degli enti pubblici anche economici, siano impegnate, con riferimento ad ogni esercizio finanziario, per almeno il 50 per cento a favore di giornali quotidiani e periodici;
tale limite, per tutta la fase di transizione delle trasmissioni televisive alla tecnica digitale, quindi fino al 31 dicembre 2012, è elevato al 60 per cento;
tutte le amministrazioni e gli enti pubblici sono obbligati a trasmettere, entro il 31 marzo di ogni anno, una comunicazione all'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni riportante i dati della spesa pubblicitaria dell'anno precedente;
le imprese del settore editoriale segnalano a Governo e Parlamento che moltissime amministrazioni ed enti pubblici disattendono sistematicamente le disposizioni in materia di disciplina della pubblicità istituzionale, con specifico riferimento al rispetto delle quote di riserva a beneficio del comparto editoriale;
i mancati investimenti a favore della stampa quotidiana e periodica appaiono ancora più gravi considerando che l'aumento della quota di riserva a beneficio della stampa, dal 50 al 60 per cento degli investimenti pubblicitari istituzionali, sia stato adottato con la cosiddetta legge Gasparri,

quale misura compensativa delle agevolazioni di cui beneficia (e beneficierà) il settore radiotelevisivo negli anni dello switch-over digitale;
il giudizio sulla situazione appena descritta non può che essere ancora più severo allorché a disattendere le disposizioni di legge siano le Amministrazioni centrali dello Stato ed in primis la Presidenza del Consiglio dei ministri;
tali condotte costituiscono ad avviso degli interroganti la riprova dell'esistenza di un insanabile conflitto di interessi che si sostanzia in un sostegno privilegiato, da parte di dette amministrazioni, al Gruppo radiotelevisivo di proprietà del Presidente del Consiglio, a tutto danno del settore editoriale, cui si nega anche ciò cui avrebbe diritto per legge -:
se e quando la Presidenza del Consiglio abbia trasmesso la dovuta comunicazione annuale all'Agcom con i dati della propria spesa pubblicitaria in comunicazione istituzionale;
in caso affermativo, quali siano i dati che si evincono da tali comunicazioni, ossia l'ammontare complessivo delle spese di pubblicità istituzionale della Presidenza del Consiglio dei ministri e la loro distribuzione tra i diversi mezzi di comunicazione;
quali Ministeri risultino aver correttamente adempiuto agli obblighi di comunicazione all'Agcom;
se non ritenga, la Presidenza del Consiglio dei ministri, che non ha smentito i dati Nielsen sopracitati, di dover adottare sollecitamente misure in grado, almeno in corso d'anno, di sanare la condotta inadempiente rispetto alle disposizioni di legge, assicurando il pieno rispetto delle quote di riserva in materia di investimenti in pubblicità istituzionale e in tal caso, quali misure di riequilibrio intenda precisamente adottare.
(5-01556)

Interrogazioni a risposta scritta:

MARINELLO, ROMELE, SOGLIA e CARLUCCI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
in data 4 giugno 2009 la Fondazione Luigi Guccione Onlus - Ente Morale Vittime della Strada - ha inviato al Presidente del Consiglio onorevole Berlusconi, al Ministro dell'Economia e delle Finanze onorevole Tremonti ed al Ministro delle Infrastrutture e del Trasporti Senatore Matteoli una lettera dove tra l'altro si denunciava che il «pareggio di bilancio e forse anche un utile, della Società ANAS è «un artificio contabile, ragionieristico» -:
se corrisponda al vero che tale denuncia sia stata fatta;
se non sia opportuno, nelle more dei necessari accertamenti, non procedere alla eventuale riconferma da parte del Ministero dell'economia e delle finanze di tutti od alcuni membri attualmente nel Consiglio della Società ANAS;
se si intenda accertare la veridicità o meno di quanto denunciato;
qualora venissero accertate delle irregolarità nel bilancio della Società se si intenda intraprendere ogni azione legale nei confronti dei responsabili a tutela degli interessi della stessa.
(4-03365)

DI PIETRO, DONADI, EVANGELISTI, BORGHESI, BARBATO, CAMBURSANO, CIMADORO, DI GIUSEPPE, DI STANISLAO, FAVIA, ANIELLO FORMISANO, GIULIETTI, MESSINA, MISITI, MONAI, MURA, LEOLUCA ORLANDO, PALADINI, PALAGIANO, PALOMBA, PIFFARI, PISICCHIO, PORCINO, RAZZI, SCILIPOTI, ROTA e ZAZZERA. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
secondo quanto riportato da diversi organi di stampa nelle residenze private del Presidente del Consiglio diversi degli

accessi riservati agli ospiti non erano controllati, lo stesso Presidente del Consiglio ha dichiarato: «Nessuno dei miei ospiti è stato sottoposto a perquisizione»;
appare evidente il dovere istituzionale che rimane in capo alle principali cariche dello stato di proteggere adeguatamente la propria vita anche nella sfera privata e di tenere sempre e comunque un comportamento consono al proprio ruolo. Non tenere conto di questo dovere appare come una manifesta incapacità di riconoscere l'importanza e la delicatezza, l'onere che comporta il rivestire un ruolo pubblico di rappresentanza popolare in un sistema democratico civile ed evoluto. Mancare a questo preciso dovere evidenzia una scarsa cultura democratica fondata sull'incapacità di distinguere tra vita ed interessi privati e ruoli e doveri pubblici;
sempre secondo quanto riportato dalla stampa appaiono da chiarire le responsabilità degli apparati di sicurezza. Secondo quale criterio: «chi ha l'incarico di proteggere il Premier ha ritenuto di non dover disporre almeno una memoria degli ingressi?». Ed ancora vista la facilità con cui è possibile avvicinare il Presidente del Consiglio nella sua sfera privata, esistono altri nastri o registrazioni di vario tipo magari in chissà quali altri mani?. Non è una questione privata, è una questione che investe direttamente la più alta carica del nostro Governo;
a gestire la sicurezza del Premier sono degli uomini appartenenti all'intelligence interna (Aisi), la quale in questo frangente dovrebbe essere chiamata a dare delle risposte chiare sulle scelte adottate e sulle loro motivazioni di fondo;
in particolare si dovrebbero dare delle risposte a diverse domande: «È vero che i ventiquattro uomini della scorta del Presidente del Consiglio, da gennaio in carico all'Aisi e prima al Cesis, sono ex body guard Fininvest? È vero che sono equiparati, sia dal punto di vista retributivo che normativo, ai funzionari dei nostri servizi segreti che, come prassi consolidata, sono selezionati tra le forze dell'ordine? È vero che, per garantire l'assunzione ai suoi personal body guard il Presidente del Consiglio si è inventato, esclusivamente per loro, una competenza per i Servizi, ovvero l'assunzione per chiamata diretta? È vero che attualmente esiste un nucleo speciale per la scorta del Presidente del Consiglio pagata dai cittadini che con l'attività di intelligence nulla ha a che fare? È vero che a capo di questo nucleo c'è attualmente l'uomo che, alla fine degli anni '80, faceva la sicurezza alla Standa?»;
il Presidente del Consiglio si è sempre fatto vanto di non gravare sulle casse dello Stato per svolgere il suo ruolo istituzionale e per la sua sicurezza personale. Ora, però, a quanto pare sta emergendo un quadro molto diverso. Avendo eletto a residenze istituzionali le sue residenze private, da Villa Certosa a palazzo Grazioli, se le notizie riportate corrispondessero al vero, ci ritroveremmo di fatto a pagare per garantire la sua sicurezza anche in quelle sedi. Non solo. Se così fosse, lo Stato sarebbe costretto a pagare un nucleo speciale che sorveglierebbe la sua sicurezza, peraltro in maniera discutibile -:
se il quadro descritto in premessa risponda al vero e se nel caso lo fosse, come tutto lascia presumere, quali siano le azioni che il Presidente del Consiglio intende adottare per ripristinare il dovuto prestigio della carica che con il suo comportamento ad avviso degli interroganti ha di fatto intaccato, causando anche un grave danno all'immagine del nostro Paese, oltre che alla sicurezza dello Stato;
se non ritenga necessario prendere le opportune precauzioni affinché la sua vita privata non sia confusa e confondibile con il suo ruolo pubblico causando, in questo modo, con comportamenti evidentemente inconciliabili con le proprie responsabilità, un evidente danno al prestigio della carica rivestita e dell'intera collettività rappresentata.
(4-03378)

TESTO AGGIORNATO AL 2 MARZO 2011

AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazioni a risposta in Commissione:

LORENZIN e CARLUCCI. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione. - Per sapere - premesso che:
l'istituto superiore per la Protezione e la ricerca ambientale, (ISPRA), è stato istituito dal decreto-legge n. 112 del 2008, convertito, con modificazioni dalla legge n. 133 del 2008 che ha soppresso i tre Enti di Apat, ICRAM e INFS;
l'ISPRA, procedendo alla conclusione del processo di stabilizzazione del precariato iniziato nel 2007, ha indetto, con bando pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 26 maggio 2009, anche sulla base di quanto stabilito nella legge finanziaria per il 2008, un concorso pubblico a tempo indeterminato per 35 posti a funzionario amministrativo e 34 posti a collaboratore amministrativo;
attualmente dopo l'accorpamento di APAT, ICRAM E INFS, risultano prestare servizio presso l'Ispra circa 400 precari di cui circa 140 con contratto a tempo determinato e il restante con contratto co.co.co.;
il processo di stabilizzazione è avvenuto per tappe e con modalità diverse, prevedendo inizialmente che la trasformazione a tempo indeterminato avvenisse su un numero di precari che risultavano essere stati assunti a chiamata diretta, con il solo requisito previsto di tre anni di servizio presso una Pubblica Amministrazione, senza nessuna procedura concorsuale ma con sola prova selettiva interna basata su un semplice colloquio, cui parteciparono anche dipendenti che non avevano maturato il requisito dei tre anni ma che erano in servizio a tempo determinato il 1o gennaio 2007 presso APAT, ora ISPRA;
in particolare, nel 2005 venne bandito dall'ex APAT un concorso per titoli ed esami per 35 posti da funzionario amministrativo con contratto a tempo determinato di un anno, espletato nel luglio 2006 ma, nonostante la relativa pubblicazione della graduatoria nell'ottobre dello stesso anno, l'Amministrazione procedette alla stipula dei contratti solo il 21 gennaio 2007, non permettendo ai vincitori di rientrare nel processo di stabilizzazione che richiedeva di essere in servizio dal 1o gennaio 2007;
il nuovo bando di concorso pubblicato in Gazzetta Ufficiale n. 40 del 26 maggio 2009, oltre a mettere a disposizione un numero di posti nettamente inferiore al personale impiegato a tempo determinato e, relativamente ai requisiti richiesti, all'equiparato lavoratore co.co.co ISPRA, non prevede nessuna specifica professionale e fissa un tetto massimo per titoli che, inevitabilmente, finisce per livellare le competenze culturali e tecniche dei partecipanti, equiparando, tra l'altro, la laurea specialistica a quella triennale;
in tal modo, si è creata una situazione paradossale, per cui ai trentacinque funzionari a tempo determinato, che hanno vinto un concorso pubblico nazionale e in procinto di maturare i requisiti per dipendenti ISPRA - con la proroga di due anni siglata nel gennaio del 2008, - i tre anni previsti dalla legge, senza contare i pregressi anni di servizio resi presso altre pubbliche amministrazioni con contratti a tempo determinato e/o presso l'Ispra o altra P.A. con forme di contratto non subordinato, non viene riconosciuta né la possibilità di stabilizzazione né tanto meno alcuna riserva di posti;
altri enti come ASI o l'INFS, negli ultimi mesi del 2008, hanno assunto precari che avevano precedentemente superato un concorso nazionale applicando l'articolo 5, comma 2, del CCNL, ora divenuto articolo 24 del nuovo CCNL Ricerca, secondo cui: «qualora l'assunzione a tempo determinato avvenga con le stesse modalità e procedure previste per legge

per i concorsi a tempo indeterminato, l'Ente, potrà, nei limiti stabiliti dal fabbisogno del personale e previo superamento di una ulteriore verifica sull'attività svolta e sulla qualificazione conseguita, trasformare il rapporto a tempo indeterminato» -:
se il Ministro non ritenga di assumere iniziative al fine di sanare la situazione degli oltre 400 precari dell'ISPRA che rischiano di perdere, a partire dal 30 giugno 2009, il loro posto di lavoro, considerato che il bando pubblicato in Gazzetta Ufficiale n. 40 del 26 maggio 2009 prevede in totale solo 69 posti a tempo indeterminato tra funzionari e collaboratori amministrativi;
se ritenga applicabile ai dipendenti precari che hanno già sostenuto e vinto un regolare concorso pubblico nazionale per titoli ed esami l'articolo 5 comma due del CCNL, ora divenuto articolo 24 del CCNL Ricerca sopra citato, riconoscendo a questi lavoratori diritti già acquisiti con il superamento del concorso di Stato e i conseguenti anni di servizio resi da dipendenti presso la pubblica amministrazione, che ne comprovano la richiesta professionalità ovvero, in alternativa, stabilire le quote riservate in seno al bando già emanato.
(5-01553)

MARGIOTTA e BRATTI. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
in data 9 novembre 2004, sulla Gazzetta Ufficiale - Serie Concorsi ed Esami è stato pubblicato l'avviso del Bando di concorso pubblico nazionale per titoli ed esame-colloquio a complessivi 296 posti per laureati con contratto a tempo determinato per la durata di complessivi dodici mesi presso l'APAT, Agenzia per la protezione dell'ambiente e per i servizi tecnici, oggi ISPRA;
le procedure concorsuali sono state regolarmente espletate e con disposizioni n. 1236 e n. 1344 rispettivamente del 30 giugno 2005 e dell'11 ottobre 2005 il direttore generale dell'APAT ha approvato la graduatoria finale di merito del concorso;
in seguito a tali disposizioni sono stati chiamati in servizio a novembre 2005 i vincitori del concorso;
successivamente con disposizione n. 1749 del 6 ottobre 2006 sono stati dichiarati vincitori i candidati utilmente collocati in graduatoria nei limiti dei posti messi a concorso e non ricoperti a seguito della rinuncia dei vincitori originari, e hanno preso servizio a decorrere dal 7 novembre 2006;
questi ultimi quindi sono stati chiamati in servizio ben un anno dopo che i colleghi, vincitori dello stesso concorso, avevano preso servizio ed avevano avuto una proroga di due anni alla scadenza del primo contratto;
le leggi finanziarie per l'anno 2007 e 2008 hanno previsto la possibilità, per le pubbliche amministrazioni, di procedere alla stabilizzazione del personale che maturi 3 anni a tempo determinato entro il 31 dicembre 2009 con contratto stipulato prima del 29 settembre 2007;
tra il 2007 ed il 2009 circa 235 lavoratori assunti a tempo determinato, a seguito del concorso succitato, sono stati con diverse disposizioni commissariali, stabilizzati ed hanno quindi visto trasformato il loro contratto da tempo determinato a tempo indeterminato;
ad oggi i 25 dipendenti dichiarati vincitori (con disposizione commissariale n. 1749 del 6 ottobre 2006) del medesimo concorso che ha permesso la stabilizzazione di 235 lavoratori, si vedono esclusi dalla procedura di stabilizzazione a causa di una interpretazione, da parte dell'amministrazione, restrittiva e discriminatoria della norma;
il Dipartimento della funzione pubblica presso la Presidenza del Consiglio, con nota circolare prot. DFP-3851 del 27 gennaio 2009, ha invitato gli enti di ricerca interessati alla stabilizzazione dei propri

dipendenti, nell'ambito del regime di assunzione stabilito dalla legge e ai fini del rilascio delle relative autorizzazioni, a «presentare una richiesta di assunzioni per l'anno 2009», ammissibile «per coloro che, secondo la normativa vigente, maturano il triennio entro il 31 dicembre 2009». Tale adempimento, posto a carico, tra l'altro, dell'ISPRA, è una condizione necessaria per il rilascio delle autorizzazioni alla successiva stabilizzazione del personale nell'anno in corso;
i 25 dipendenti dell'ISPRA, sinora discriminati in modo così evidente, rientrano certamente in tale categoria di soggetti ammissibili, dal momento che matureranno il triennio di servizio a tempo determinato presso l'ente nel novembre 2009, e hanno perciò titolo ad essere inseriti tra i candidati stabilizzabili;
tuttavia, l'ISPRA ha rifiutato ancora una volta di tenere in considerazione le loro ragioni, senza alcuna motivazione logica o giustificazione giuridica;
tale rifiuto determina ad avviso dell'interrogante un'inammissibile disparità di trattamento, a danno di lavoratori in possesso di tutti i requisiti necessari ai fini della stabilizzazione -:
se il Ministro sia a conoscenza di tale situazione e come intenda procedere per garantire che non si provochi quella che agli interroganti appare una discriminazione tanto palese salvaguardando il diritto dei lavoratori guadagnato in maniera meritocratica.
(5-01554)

SCHIRRU, MARROCU, CALVISI, FADDA, MARIANI, PES e MELIS. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
il curatore fallimentare della Sardinia Gold Mining S.p.a (SGM), società di proprietà di un gruppo canadese e della Progemisa (Regione Sardegna), con nota del 21 maggio 2009, comunicava a tutti gli organi interessati la rinuncia immediata alla concessione relativa alla miniera aurifera di «Santu Miali» (Furtei). Dal 30 giugno, quindi, l'amministrazione fallimentare non si occuperà più della custodia dei beni, del presidio degli impianti, del controllo dei gravi pericoli ambientali e di conseguenza della sicurezza del territorio e delle persone;
la chiusura dell'attività mineraria ha lasciato una situazione estremamente pericolosa ad altissimo rischio ambientale se non puntualmente controllata, monitorata e bonificata: diga degli sterili: fanghi di lavorazione in soluzione con cianuro. Le infiltrazioni al di sotto della diga sono raccolte nel bacino denominato F25 e ripompate di nuovo in diga prima che si disperdano nell'ambiente; la coppia di pompe deve essere sempre in funzione e manutenzionata; bacini delle acque acide: nei bacini de Is Concas e di Su Masoni le acque di falda che hanno inondato gli scavi della miniera a contatto con le pareti del bacino incrementano la propria acidità e mettono in soluzione metalli pesanti, mercurio, arsenico, ecc. Le piogge persistenti hanno a più riprese rischiato di far tracimare le acque inquinate. A più riprese si è dovuto intervenire a trasferire acque inquinate da un bacino all'altro, con provvedimento in deroga alla legislazione vigente; discariche di materiali di scavo: materiali escavati ricchi in solfuri che in seguito a percolazione di acque meteoriche rischiano di generare un costante inquinamento di acque acide e metalli pesanti; vuoti di escavazione: costante rischio ambientale per il riempimento da acque di falda e meteoriche, rischio frane e conseguente ondata di acque inquinate, pericolo per passanti e per la fauna locale;
parallelamente vi è un serio problema occupazionale, con 42 dipendenti della SGM in liquidazione che, attualmente in cassa integrazione, rischiano il posto di lavoro. In questi mesi gli operai hanno prestato volontariamente e gratuitamente servizio per garantire il presidio del sito minerario e gli interventi di prima urgenza per il controllo dei bacini d'acqua che contengono cianuro, metalli pesanti e

altri prodotti derivati dalle lavorazioni eseguite nella miniera. Si tratta di materiali pericolosi che non dovrebbero fuoriuscire dai bacini e inquinare l'ambiente. Al fine di garantire condizioni di sicurezza è necessario quindi tale presidio continuo dotato di mezzi e attrezzature efficienti, che viene prestato dagli operai che conoscono l'impianto e che procedono a mantenere in esercizio le pompe, le macchine, i canali e gli altri sistemi appositamente predisposti. Tali competenze potrebbero essere reimpiegate per la bonifica ed il ripristino ambientale, per esempio facendoli confluire in IGEA, l'azienda regionale che si occupa appunto di bonifiche e ripristini. Sarebbe la soluzione più semplice anche per impegnare le somme a disposizione che non possono naturalmente essere date ad SGM in quanto ormai fallita;
la gravità della situazione è stata denunciata più volte, da numerosi appelli e manifestazioni dei cittadini, amministratori locali, gruppi politici e associazioni di Furtei, Guasila, Segariu, Serrenti e delle zone limitrofe e il 20 giugno anche da un'interrogazione scritta alla Giunta regionale a cui ancora non è seguita risposta;
ciò che si sta verificando nella Miniera di Furtei è estremamente pericoloso e si rende necessario ed urgente intervenire con mezzi e risorse che non sono nelle disponibilità delle amministrazioni locali;
il 6 maggio 2009 il Comitato provinciale del Medio Campidano per l'ambiente si è riunito a Sanluri per discutere di tali problematiche connesse all'abbandono del sito. La legislazione vigente in materia ambientale prevede, infatti, che i titolari di concessioni o autorizzazioni per attività estrattive debbano annualmente accantonare una somma per il ripristino ambientale. Eventualità che non è stata neppure lontanamente ipotizzata in questa occasione. Al posto delle cave, ora, si vorrebbero far nascere dei polmoni verdi destinati a percorsi turistici volti alla scoperta dell'archeologia mineraria -:
se il Governo sia a conoscenza della situazione d'imminente rischio di disastro ambientale e se non ritenga opportuno fare una verifica ai fini della classificazione e dell'inserimento del sito tra le aree da bonificare di interesse nazionale, promuovendo lo stanziamento di risorse anche per consentire il presidio continuo del sito, gli interventi urgenti per le manutenzioni, nonché le misure necessarie alla bonifica del territorio e alla sua riqualificazione e riconversione;
se sia stato redatto un piano immediato di intervento per la bonifica del luogo al fine di scongiurare il verificarsi di un disastro ecologico e se non si ritenga opportuno intervenire per evitare la perdita dei posti di lavoro dei 42 dipendenti della SGM.
(5-01560)

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BENI E ATTIVITÀ CULTURALI

Interrogazione a risposta in Commissione:

DE PASQUALE. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
il Corriere della Sera di domenica 7 giugno 2009, per l'ennesima volta, ha riportato un articolo a tutta pagina nel quale rappresentava, in modo articolato ed esauriente, le grandi difficoltà nelle quali le nostre due biblioteche nazionali di Firenze e Roma si stanno dibattendo a causa del drastico taglio di risorse che l'attuale Governo ha perpetrato ai loro danni;
già il titolo dell'articolo era molto significativo: «L'abbandono delle biblioteche Nazionali» ed il sottotitolo ancor più esplicito: «A Roma e Firenze 14 milioni di volumi, come a Parigi, ma l'Italia stanzia venti volte meno per la gestione»;
altresì nel corpo dell'articolo stesso il concetto veniva ulteriormente articolato: «Le cifre, nella loro brutalità, dicono già molto. E confrontando, a titolo di esempio, gli stanziamenti dello Stato italiano per le

due biblioteche nazionali centrali, di Roma e Firenze, con quelli francesi per la famosa Bibliothèque Nationale di Parigi, si rimane interdetti (...) per la sola gestione, 4,5 milioni all'anno da noi, contro i cento milioni francesi. Eppure, quanto a dotazione, i due istituti italiani nel loro complesso equivalgono a quello parigino (...). Ma è sulla questione del personale che si sono concentrate le più recenti polemiche italiane dovute alla minacciata (ed in parte già realizzata) chiusura di alcuni servizi al pubblico delle nostre due maggiori biblioteche: meno di 500 impiegati tra Roma e Firenze, 2600 a Parigi. Un rapporto di 1 a 5»;
dopo la biblioteca nazionale di Roma anche quella di Firenze (dove anche la manutenzione ordinaria oltre che straordinaria dell'edificio, la pulizia delle sale, il ricambio generazionale dei dipendenti, la loro formazione e le condizioni di lavoro degli stessi, lasciano molto a desiderare, non si configurano quali condizioni adeguate ad una efficiente ed efficace funzionalità del servizio e ledono la dignità di una istituzione tanto prestigiosa ed importante per la cultura nel nostro Paese) già programma di chiudere da luglio la distribuzione pomeridiana. Diversamente da quanto accade a Parigi, dove il servizio funziona sino a sera inoltrata, tutti i giorni domenica compresa;
la storia delle nostre due biblioteche nazionali ce ne ricorda i fasti e la centralità nella vita culturale europea, centralità che spinse un esercito di volontari provenienti da tutto il mondo a recarsi a Firenze in occasione dell'alluvione del '66 per recuperare il patrimonio ivi disperso e salvare il salvabile;
le nostre due biblioteche, dove è presente tutto il patrimonio librario ed editoriale passato, presente e futuro che così può essere non solo tramandato, ma anche consultato, ospitano giornalmente centinaia di cittadini, studenti, ricercatori, studiosi, garantendo un reale e completo supporto di crescita culturale indispensabile per un Paese che voglia continuare a progredire libero, consapevole e fautore del proprio sviluppo spirituale, umano ed economico;
una Nazione che sappia essere al passo con gli altri Paesi europei investe decisamente in cultura, istruzione, ricerca; fuori da questa scelta politica vi è solo il regresso, il declino culturale e socio-economico -:
quali azioni intenda intraprendere il Ministro interrogato al fine di garantire la piena operatività delle biblioteche nazionali di Firenze e Roma ed il loro sviluppo come motori trainanti e propulsori di formazione culturale del Paese tutto.
(5-01559)

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DIFESA

Interrogazioni a risposta scritta:

MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
gli organi della Rappresentanza militare si distinguono:
a) in un organo centrale, a carattere nazionale ed interforze, articolato, in relazione alle esigenze, in commissioni interforze di categoria - ufficiali, sottufficiali e volontari - e in sezione di forza armata o di corpo armato - Esercito, Marina, Aeronautica, carabinieri e guardia di finanza;
b) in un organo intermedio presso gli alti comandi;
c) in un organo di base presso le unità a livello minimo compatibile con la struttura di ciascuna forza armata o corpo armato;
il consiglio Centrale della Rappresentanza, sezione Carabinieri, annovera tra i suoi membri li colonnello Francesco Azzaro e l'appuntato scelto Giuseppe La Fortuna;

risulta all'interrogante che l'appuntato scelto La Fortuna immediatamente dopo essere stato eletto alla carica di delegato Co.Ce.R fu trasferito, dal Comando Regione Carabinieri Lazio con sede in Roma, ad una caserma con sede in Colleferro;
risulta all'interrogante che il colonnello Francesco Azzaro è stato candidato alle elezioni politiche svoltesi lo scorso anno 2008, per l'elezione del Senato della Repubblica, nella lista del partito politico «La Destra» nel collegio elettorale della regione Lazio, mentre l'appuntato scelto Giuseppe La Fortuna, candidato nelle liste del «Partito delle Libertà» per le elezioni del Consiglio comunale del comune di Roma, nello stesso anno è stato eletto alla carica di Consigliere;
numerosi articoli, tra cui quelli pubblicati sul quotidiano La Repubblica del 24 aprile 2008 e sul sito www.grnet.it, riportano la notizia del comportamento dei predetti militari a seguito dell'incontro del candidato sindaco della Cdl Gianni Alemanno con alcuni esponenti della rappresentanza dell'Arma avvenuto a Roma, all'interno del Comando provinciale dell'Arma dei Carabinieri-:
se il colonnello Azzaro, membro dell'organismo della Rappresentanza militare, sia stato trasferito in una sede ubicata fuori del collegio elettorale nel quale si era candidato e, in caso negativo, quali siano stati i motivi che ne hanno impedito il trasferimento in ossequio ai principi di cui alla legge n. 121 del 1981 che, nella parte in cui impone ai candidati il divieto di svolgere servizio nell'ambito della circoscrizione nella quale si sono presentati come candidati alle elezioni, per un periodo di tre anni dalla data delle elezioni stesse, che si applica anche agli appartenenti dell'Arma dei carabinieri e del Corpo della guardia di finanza;
se l'appuntato scelto La Fortuna svolga i mandati all'interno dei Consigli nei quali è stato eletto, in modo tale da garantire sempre l'assoluta neutralità politica della Forza armata di appartenenza, ovvero se per la partecipazione alle riunioni e alle attività del Consiglio comunale di Roma fruisca di permessi o licenze concessi dall'amministrazione militare di appartenenza, ovvero, nella considerazione che le attività del Consiglio comunale e delle Commissioni consiliari, di cui La Fortuna è membro, svolgono le loro attività in orari tali da consentire a quest'ultimo di parteciparvi solo interrompendo lo svolgimento del proprio servizio, se il trattamento di missione percepito per la partecipazione alle riunioni del Consiglio della rappresentanza Centrale, Sezione Arma dei Carabinieri (Cocer) viene interrotto ogni volta che si presenti per il medesimo militare la necessità di svolgere i compiti connessi al proprio mandato di consigliere comunale, ovvero se nei giorni in cui si sono svolte le riunioni del consiglio comunale di Roma e/o delle Commissioni consiliari, l'appuntato fortuna abbia richiesto o percepito, dalla propria amministrazione militare, le indennità di missione per il servizio prestato presso la sede del Cocer;
se vi siano stati altri casi di militari appartenenti all'Arma dei carabinieri, o di altre Forze armate, che a seguito della candidatura alle elezioni politiche o amministrative, svoltesi nei corso degli ultimi tre anni, siano stati destinatari di un trasferimento presso altre sedi di servizio e se questi siano membri degli organismi della Rappresentanza Militare;
se il Ministro interrogato, al fine di garantire l'assoluta neutralità politica delle Forze armate e degli organismi della Rappresentanza militare, non ritenga opportuno di dover dichiarare l'incompatibilità permanente a ricoprire l'incarico di delegato della rappresentanza militare nei Co.Ce.R., Co.I.R. e Co.Ba.R. dei militari che si siano candidati nelle competizioni politiche, ancorché non eletti, nelle liste di qualsiasi partito o movimento politico;
se non ritenga opportuno assumere iniziative per sospendere dalle funzioni di delegato della rappresentanza militare il colonnello Azzaro e l'appuntato scelto La

Fortuna, in ragione della evidente compromissione della neutralità politica delle Forze armate che risulta evidente dalle dichiarazioni che detti militari, qualificandosi come membri del Co.Ce.R. hanno più volte reso agli organi di stampa.
(4-03374)

MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della difesa, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
gli organi della Rappresentanza militare si distinguono: in un organo centrale, a carattere nazionale ed interforze, articolato, in relazione alle esigenze, in commissioni interforze di categoria - ufficiali, sottufficiali e volontari - e in sezione di forza armata o di corpo armato - esercito, marina, aeronautica, carabinieri e guardia di finanza; in un organo intermedio presso gli alti comandi, in un organo di base presso le unità a livello minimo compatibile con la struttura di ciascuna forza armata o corpo armato;
con un documento allegato alla delibera n. 180, annessa al verbale n. 43 del 20 marzo 2008, il Consiglio intermedio della rappresentanza militare del Comando unità mobili e specializzate dei Carabinieri «Palidoro» affermava che: «La rappresentanza militare con i suoi 40.000.000 di euro di costi annui si è palesata essere un carrozzone che non è in grado di tutelare nemmeno se stessa.»;
alcune note di agenzie di stampa nazionali - Adnkronos e il Velino del 21 e 24 luglio 2008 - hanno riportato la notizia;
in particolare l'Agenzia Adnkronos del 21 luglio 2008, riportava le dichiarazioni di un esponente di un partito politico della maggioranza che, si legge, affermava: «Queste somme potrebbero essere destinate ai miglioramenti economici destinati al personale se, in attesa che il processo di riforma attualmente in discussione presso la 4° Commissione del Senato consenta anche ai militari di godere dei diritti sindacali, i delegati del Cocer durante lo svolgimento delle missioni per la partecipazione alle riunioni dei Consigli fruissero esclusivamente dell'ospitalità delle strutture militari, come, del resto, proprio per la manifestata carenza di fondi, fanno già da molto tempo tutti i loro colleghi quando sono inviati a prestare servizio in altre sedi»;
il Comando generale dell'Arma dei carabinieri, con la nota prot. 6/35/150-1 del 23 aprile 2009 ha richiesto agli enti dipendenti di conoscere gli importi relativi alle spese sostenute per il trattamento economico di missione corrisposto ai delegati della Rappresentanza militare -:
a quanto ammonti l'effettiva spesa sostenuta annualmente dai dicasteri retti dai Ministri interrogati per il funzionamento dei consigli della Rappresentanza militare, degli uffici ad essi dedicati, nonché per il personale che vi è assegnato;
quanti siano membri dei Consigli della Rappresentanza militare che usufruiscono del trattamento economico di missione - c.d. forfettario - dell'importo di 110 euro al giorno e quanti, invece, quelli che optano per il diverso trattamento con costi a carico dell'amministrazione militare;
se i Ministri interrogati, al fine di contenere i costi che gravano sui bilanci dei Ministeri interessati e quindi di poter destinare i risparmi realizzati al miglioramento del trattamento economico del personale militare, non ritengano opportuno che i delegati della Rappresentanza militare siano aggregati, ovvero che ne sia disposto il trasferimento su domanda, presso le strutture dell'Amministrazione militare dove hanno sede i Consigli presso i quali svolgono il loro mandato rappresentativo.
(4-03377)

GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta orale:

CIOCCHETTI e RAO. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
il concorso pubblico per complessivi 133 posti di vice commissario in prova del Corpo di polizia penitenziaria, bandito nel 2006, è giunto al termine nel maggio scorso, dopo un lungo e rigoroso iter selettivo della durata complessiva di tre anni, conclusosi con il conseguimento dell'idoneità da parte di circa trecento giovani laureati;
il Governo sta provvedendo alla predisposizione di un apposito piano organico delle carceri italiane che ha lo scopo di risolvere la questione del sovraffollamento, dato l'esaurimento del cosiddetto «effetto indulto», attraverso la realizzazione di ben ventiquattro nuovi istituti di pena e la predisposizione di nuovi padiglioni detentivi all'interno di istituti preesistenti;
è opportuno notare che sono presenti sul territorio nazionale istituti ultimati dal punto di vista edilizio ma non ancora operativi per carenza di personale;
per questi motivi si renderà necessario far fronte al problema del sovraffollamento, non solo predisponendo nuove strutture, ma anche prevedendo un adeguato e consistente incremento numerico del personale del Corpo della polizia penitenziaria, che già ad oggi risulta essere insufficiente, attesa la lamentata carenza di organico in tutto il territorio nazionale;
in particolare, appare urgente ridefinire le piante organiche del ruolo direttivo ordinario del Corpo, risalenti all'ormai datato decreto legislativo n. 146 del 2000, non solo in funzione del nuovo piano carceri ma anche in considerazione del fatto che esse sono ferme ad un contesto in cui molte delle attuali attività istituzionali del Corpo non erano ancora state assegnate allo stesso;
sarebbe, inoltre, opportuno procedere quanto prima al riallineamento dei funzionari del ruolo direttivo, anche al fine di evitare ogni elemento di sperequazione rispetto ad altri corpi di polizia ad ordinamento civile, quali la Polizia di Stato e il Corpo forestale dello Stato;
infine, il passaggio degli attuali commissari alla qualifica superiore di commissario capo comporterà un'ulteriore carenza di organico. Pertanto, lo svolgimento di un eventuale nuovo concorso, da un lato, produrrebbe un elevato dispendio di risorse economiche (in contrasto con i principi di economicità ed efficienza cui deve ispirarsi l'attività della pubblica amministrazione), nonché il decorso di numerosi anni per l'espletamento delle prove selettive; dall'altro, svilirebbe la professionalità, la preparazione e l'entusiasmo dimostrati dai concorrenti, giudicati già idonei e desiderosi di entrare a far parte quanto prima del ruolo direttivo del Corpo di polizia penitenziaria -:
se non ritenga opportuno, ove non sia possibile un ampliamento che coinvolga tutti gli idonei, adottare provvedimenti finalizzati allo scorrimento della graduatoria definitiva.
(3-00570)

TESTO AGGIORNATO AL 1° LUGLIO 2009

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INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazioni a risposta scritta:

ALESSANDRI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
l'Emilia Romagna costituisce un territorio strategico (un vero e proprio «cuore trasportistico») per il Paese, sia come sistema-cerniera della mobilità Ovest-Est e Nord-Sud, sia come sistema economico e sociale fra i più densi e dinamici dell'intero Paese e nel quadro europeo;
per tali ragioni l'area regionale sostiene un carico di traffico eccezionale, anche sotto il profilo ambientale, e che le

infrastrutture, in vari tratti sono in condizione di vera e propria emergenza;
la struttura produttiva della regione si articola in numerosi e significativi distretti produttivi industriali, agricoli e turistici, e contribuisce a formare circa il 10 per cento del prodotto interno nazionale;
l'economia della regione risulta particolarmente proiettata verso l'esportazione nei mercati nazionali, europei e mondiali, e la competitività di questo sistema si basa significativamente sull'efficienza e sui costi delle infrastrutture e dei sistemi di trasporto;
il reticolo delle comunità urbane e metropolitane della regione si presenta particolarmente ricco e qualificato, sia per il rilievo socio-economico, sia per quello storico-culturale e turistico;
la domanda di trasporto e di attrezzature logistiche, all'interno e all'esterno della regione, non risulta ancora adeguatamente soddisfatta, sia sotto il profilo quantitativo, sia qualitativo, come nel caso della strada statale n. 63 a Reggio Emilia, asse strategico per l'intera comunità montana;
sul territorio della regione Emilia Romagna è dunque indispensabile adeguare, in maniera equilibrata e sostenibile, la dotazione infrastrutturale per la mobilità e per la qualificazione territoriale, così come previsto dal Piano regionale integrato dei trasporti (PRIT) 1998-2010 approvato dal Consiglio regionale il 22 dicembre 1999, anche alla luce del fatto che una parte significativa del deficit infrastrutturale, per il suo rilievo sociale ed economico, riveste carattere di vera e propria «emergenza» e assume pertanto la configurazione di «preminente interesse nazionale». Vi è inoltre un ulteriore fabbisogno infrastrutturale in situazioni di «criticità» e di «priorità» rispetto al quale appare opportuna una cooperazione tra lo Stato e la Regione Emilia Romagna;
in considerazione di tali circostanze, con intesa generale quadro del 23 novembre 2003, è stata sottoscritta una collaborazione tra il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti e la Regione Emilia Romagna, che ha previsto tra le infrastrutture interessanti il territorio emiliano romagnolo comprese nel Programma approvato dal CIPE il 21 dicembre 2001, anche il collegamento, in provincia di Reggio Emilia tra la tangenziale Est cittadina (Variante di Canali) recentemente aperta al traffico (costo 12 milioni di Euro) e la tangenziale Sud di Puianello, in costruzione (costo 8/9 milioni di Euro (tratto definito: Variante alla strada statale n. 63, Puianello-Canali);
tale collegamento centrale, prescelto e approvato dalla Provincia di Reggio Emilia nel 1999, tra numerose opzioni, unendo direttamente la pianura alla collina e alla montagna reggiana, riveste carattere di «preminente interesse strategico», sia a livello nazionale che regionale ed è necessario per l'ammodernamento a valle della strada statale 63 del Valico del Cerreto, per l'allontanamento del traffico dai centri abitati soffocati dai gas, per l'abbattimento dei tempi di percorrenza di migliaia di pendolari e per lo sviluppo dell'economia montana, turismo incluso. Costo dell'opera, indicato sull'intesa generale quadro sopraccitata, 17,3 milioni di Euro del 2003, ma non coperto ai sensi della predetta delibera CIPE;
attualmente la provincia di Reggio Emilia sosterrebbe di non potere costruire quest'opera (fondamentale e davvero di «preminente interesse» per la viabilità al collasso della strada statale n. 63 (nel tratto Puianello/Reggio Emilia) poiché essa sarebbe di esclusiva competenza Anas, cui dunque spetterebbe ogni decisione sulle modalità di realizzazione; per questo il progetto, benché a suo tempo richiese notevoli risorse umane e finanziarie è da tempo congelato;
in alternativa o affiancamento a tale intervento, con analogo intento di decongestionare il traffico proveniente dalla montagna e dalla Pedemontana (aumentato rispettivamente del 62 per cento e 112 per cento in 10 anni), la stessa Provincia

ha posto in essere la progettazione di due tracciati stradali sul lato opposto, (a sinistra) del Crostolo: la Tangenziale Puianello - Forche, lungo il torrente e la bretella nella frazione di Rivalta, tre chilometri più a valle (soluzioni dieci anni prima scartate dagli esperti della Provincia per inefficacia trasportistica ed eccessivo impatto ambientale);
tali opere sarebbero estranee alla Variante della strada statale n. 63 Puianello-Canali (ma di essa palese doppione che, per volontà dichiarata e per caratteristiche progettuali-localizzative, sarebbero destinate a svolgere esclusiva funzione di esclusione di attraversamento delle frazioni di Forche e Rivalta e quindi non di variante alla strada statale n. 63 con i relativi requisiti, come previsto a norma della predetta intesa Stato Regione del 23 novembre 2003, e di cui il territorio ha invece bisogno);
la tangenziale (Puianello Forche), ove realizzata, farebbe confluire un maggior volume di traffico nuovamente sulla vecchia statale, a monte di un tratto congestionato e particolarmente tortuoso, dichiarato delicato e insicuro (per l'incidenza di sinistri) già nel 1995. In effetti, per tale criticità, in quello stesso anno la provincia diede inizio agli studi per l'individuazione del miglior corridoio su cui realizzare (tra Puianello e Reggio) la nuova statale n. 63, terminati a fine 98 appunto con la scelta del tracciato Puianello-Canali, a destra del torrente Crostolo; approvato con delibera provinciale n. 38 del 13 aprile 1999. (Tracciato sulla cui validità tutti concordano ad eccezione del Comune sul cui territorio l'asse stradale dovrebbe transitare, che non ha mai recepito il tracciato sul suo PRG con il tacito consenso della Provincia);
inoltre, la realizzazione della citata struttura viaria sul lato sinistro del torrente Crostolo andrebbe a compromettere l'area di pertinenza fluviale di tale risorsa idrica (principale emergenza ambientale della zona) che per la sua particolare funzione idrogeologica non potrebbe essere distratta dalla sua naturale destinazione e perciò da tutelare da interventi di natura infrastrutturale quali quello di cui trattasi al fine di salvaguardarne al massimo la libertà di divagazione e di ridurre al minimo le interferenze nella dinamica evolutiva del corpo idrico. Tutela ancor più necessaria dopo l'intervento assai invasivo, realizzato nel tratto Puianello Sud, lungo il torrente medesimo, con ampio tratto stradale in area di esondazione in contrasto rispetto alle linee guida indicate dagli esperti della Provincia, ma con permesso di costruire, in deroga, rilasciato dalle autorità territoriali competenti;
si evidenzia in tale contesto che il lembo territoriale in questione è stato indicato a suo tempo dalla Provincia di Reggio Emilia quale risorsa ambientale strategica da riqualificare e inserire all'interno del Parco del Crostolo;
le suddette opere che si vorrebbero ora realizzare in opzione o integrazione al progetto organico e sostenibile allo scopo previsto dall'Intesa Stato Regione del 2003, sono a parere degli interrogante una evidente dissimulazione di un intervento di miglioramento infrastrutturale teso, molto probabilmente ad utilizzare in maniera surrettizia problematiche cogenti della collettività al fine di avvantaggiare interessi di pochi;
una dimostrazione di tale presunta malcelata speculazione si evidenzierebbe chiaramente considerando il fatto che contestualmente alla Tangenziale Puianello Forche, sopra citata, (il cui tracciato, fra l'altro, scorre nei pressi di un sito archeologico di età romana del III secolo D.C.), vi è in programma, come detto, la costruzione, a Rivalta, di una bretella di altrettanto dubbia efficacia nella decongestione dell'ambito viario in questione;
tale bretella, a monte della frazione, devierebbe il traffico della strada statale n. 63, in discesa dalla montagna e dalla collina, a destra della statale, verso Est, per poi, dopo due chilometri, deviare ancora verso nord, fino alla Variante di

Canali (tangenziali Est), attraverso un percorso ad avviso dell'interrogante tortuoso e irrazionale, incapace di risolvere i problemi di mobilità e di congestionamento da anni presenti nell'area, con prevedibili maggiori criticità rispetto alla Variante originale, Puianello Canali ma soprattutto andando a convogliare il traffico su aree tutelate, tra cui quella antistante la Reggia di Rivaltella, bene di rilevante interesse culturale ed architettonico a sua volta sottoposto a tutela paesaggistica, da valorizzare turisticamente non appena l'attività produttiva ivi insediata, verrà delocalizzata -:
se, in considerazione di quanto previsto nella Intesa Generale 19 dicembre 2003, di cui in premessa, il tracciato stradale tra le località di Puianello (Quattro Castella) e Canali (Reggio Emilia) che compare a destra del torrente Crostolo nel PTCP 2008 della Provincia di Reggio Emilia, sia tutt'ora opera di «preminente interesse strategico» o se ad ogni modo l'Anas ne abbia previsto la realizzazione, anche con il suo concorso e quali eventualmente sarebbero i tempi previsti dall'Anas per la realizzazione del tracciato stradale di miglioramento della strada statale n. 63;
se vi siano impegni di spesa o stanziamenti di somme, in particolare da parte dell'Anas oppure del Ministero competente, per l'esecuzione del tracciato;
se siano a conoscenza delle incidenze e degli impatti che gli interventi citati in premessa rischiano di provocare sugli equilibri naturali del territorio allo scopo interessato, con particolare riferimento all'impatto ambientale sulla sponda sinistra del Corpo idrico del Crostolo in località Puianello e all'impatto paesaggistico prodotto dall'incremento del traffico sull'area tutelata antistante il viale di ingresso della Reggia di Rivaltella e dell'intero comprensorio oggetto degli interventi programmati.
(4-03369)

SBROLLINI e CALEARO CIMAN. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro per lo sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
da troppi anni il Nord Est, e il Veneto in particolare, mancano di infrastrutture adeguate all'importanza di un territorio fondamentale per l'intero Paese;
dall'Allegato infrastrutture al Dpef per il 2009/2013 e dalla delibera Cipe del 6 marzo 2009 risulta che il progetto preliminare della tratta Brescia-Verona è stato approvato già nel dicembre 2003, mentre quello della tratta Verona-Padova è stato approvato nel marzo 2006 (seppur suddiviso in 2 fasi);
la delibera Cipe n. 96 del 2006 ha stabilito che l'individuazione della copertura finanziaria sarà effettuata in sede di esame del progetto definitivo;
la regione Veneto ha già inserito, nel proprio piano territoriale regionale di coordinamento, il corridoio infrastrutturale indicato nel 2006 del Cipe;
a detta dei responsabili delle Ferrovie dello Stato mancherebbero i fondi necessari anche per la sola progettazione del tratto Veneto dell'alta velocità;
sembra che nella bozza di aggiornamento 2009 del Contratto di programma tra il ministero delle infrastrutture e Rfi Spa (versione ancora non definitiva) sia presente una ridefinizione delle risorse disponibili assegnate alla linea Alta Capacità Verona Padova;
su queste tematiche si sono già mosse pubblicamente le categorie economiche e sociali del territorio, con prese di posizione ufficiali di esponenti di primo piano, mentre c'è un silenzio assordante degli esponenti locali del centrodestra Veneto -:
a quanto ammontino i finanziamenti complessivi destinati alle infrastrutture dedicate al Veneto e al Nord Est;
quante siano le risorse disponibili per l'anno in corso e quante finanziabile per i futuri;

se esista la volontà politica del Governo di procedere con la realizzazione della tratta dell'alta capacità Verona-Padova;
a che punto sia l'iter di realizzazione dell'opera in oggetto, e quali tempi si possano ipotizzare per la realizzazione.
(4-03371)

REGUZZONI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
la regione Lombardia - principale locomotiva economica del paese - soffre da anni di una situazione difficile dal punto di vista delle infrastrutture stradali;
dopo decenni di stallo occorre proseguire con determinazione l'opera di potenziamento delle infrastrutture lombarde, costruendo nuove strade e migliorando quelle esistenti;
i collegamenti da sud lungo la sponda lombarda del lago Maggiore sono molto carenti ed hanno compromesso per anni lo sviluppo turistico - e spesso economico - del territorio lacuale varesino;
il collegamento Vergiate (Varese) - Luino (Varese) - Zenna (Svizzera) è assicurato da tre tratti: la strada statale 396 Vergiate-Besozzo; il tratto Besozzo-Cittiglio della strada provinciale 1 e la strada statale 394 Cittiglio-confine svizzero;
l'eliminazione dei semafori a tre tempi sulla strada statale 396 Vergiate-Besozzo rappresenta un'opera importante per il sistema viabilistico varesino e lombardo in generale, e come tale è stata prevista e programmata dalla provincia di Varese e dall'Anas e assentita da tutti gli enti coinvolti già da molti anni;
la provincia di Varese ha realizzato un importante intervento che ha visto l'eliminazione di incroci semaforici, la realizzazione di un cavalcavia e di altre infrastrutture che hanno reso agevole e sicura la strada provinciale 1 nel tratto Cittiglio-Gemonio-Besozzo;
l'eliminazione degli incroci a raso attraverso la realizzazione di tratti parziali di bypass di alcuni piccoli centri cittadini sulla strada statale 394 Cittiglio-Luino rappresenta un'opera importante per il sistema viabilistico varesino e lombardo in generale, e come tale è stata prevista e programmata dalla Provincia di Varese e dall'Anas e assentita da tutti gli enti coinvolti già da molti anni;
nonostante i precisi impegni di Governo, enti locali e Anas assunti più volte in tal senso, non tutti gli interventi di competenza dell'Anas sono in fase di realizzazione;
la realizzazione completa delle opere suddette rappresenta un importante passo verso un rilancio turistico ed economico della provincia di Varese -:
quali siano gli intendimenti del Ministro interrogato in relazione a quanto esposto in premessa, con particolare riguardo alla eliminazione dei semafori a tre tempi sulla strada statale 396 Vergiate-Besozzo e all'eliminazione degli incroci a raso attraverso la realizzazione di tratti parziali di bypass di alcuni piccoli centri cittadini, sulla strada statale 394 Cittiglio-Luino;
quali siano i tempi di realizzazione;
quale sia lo stato dell'opera in termini di progetto, appalto e finanziamento;
se l'opera risulti completamente finanziata ovvero sia necessario un ulteriore finanziamento a carico del bilancio pubblico, e se sì di che importo.
(4-03379)

GRIMALDI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
l'ultimo numero della rivista di bordo della nuova Alitalia, Ulisse 2000, ha cancellato la Sicilia dalle carte geografiche dedicate alle rotte internazionali, arrecando un grave danno all'immagine dell'isola;
la rivista Ulisse 2000 è una rivista storica e raggiunge ogni giorno migliaia di passeggeri, potenziali utenti della Sicilia come meta turistica;

la società Alitalia ha definito l'errore meramente tecnico, ma in realtà esso si aggiunge al ridimensionamento degli scali principali ed al costante ritardo con il quale partono e atterrano i voli della nostra compagnia di bandiera -:
se non si ritenga opportuno chiedere ad Alitalia di ritirare immediatamente dagli aeromobili e dalle sale d'attesa l'ultimo numero della rivista Ulisse 2000.
(4-03380)

...

INTERNO

Interrogazioni a risposta in Commissione:

MATTESINI. - Al Ministro dell'interno, al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
da un lettera pervenuta al Sindaco di Arezzo, si apprende che i tre firmatari, Emanuele Lastra, Emanuele Villi, e Elia Cencini, sono stati oggetto di accertamento nella caserma di Nocera inferiore nella notte tra il 10 e 11 maggio 2009, in occasione delta partita Arezzo-Paganese, svoltasi il 10 maggio, a conclusione della quale le tifoserie delle due squadre si fronteggiarono in scontri, che determinano, tra l'altro, il grave danneggiamento del pullman dei tifosi aretini;
il pullman aretino, come hanno denunciato gli oltre 40 occupanti l'automezzo, viene fatto rimanere fermo alle Forze dell'Ordine per oltre due ore nelle vicinanze dello stadio paganese, dove viene fatto oggetto di lancio di sassi, bombe carta ed oggetti contundenti da parte della tifoseria della squadra opposta, che determinano il danneggiamento di tutti i cristalli laterali e quello posteriore dell'automezzo;
dopo due ore di attesa, come denunciato dai presenti, il pullman riparte senza alcuna scorta e per tale motivo viene chiamato il 113 al fine di denunciare l'aggressione ai danni del pullman e richiedere un'assistenza medica;
l'automezzo viene dunque bloccato dai carabinieri all'altezza di Torre Annunziata e tenuto fermo per oltre 3 ore per accertamenti a seguito dei quali vengono fermati Emanuele Lastra, Emanuele Villi e Elia Cencini, e trasferiti prima alla caserma di Torre Annunziata poi a quella di Nocera Inferiore;
sembrerebbe che solo intorno alla mezzanotte sia stato consegnato ai tre fermati qualche genere di conforto - tre panini - e sia stato consentito al signor Lastra di telefonare ai familiari e ad un avvocato; i tre fermati ancora non erano a conoscenza dei reati contestati;
dalle testimonianza riportate sembrerebbe che i tre fermati, oltre ad aver subito l'aggressione da parte della tifoseria paganese, si siano anche adoperati a consegnare oggetti contundenti lanciati dalla tifoseria contraria contro il pullman;
il giorno seguente i ragazzi, sono stati giudicati per direttissima -:
se siano stati effettuati gli accertamenti necessari al fine di verificare lo quali siano i risultati di tali accertamenti;
se siano state avviate indagini sull'episodio della distruzione del pullman su cui viaggiavano i tifosi aretini e quali ne siano stati gli esiti;
quali iniziative intenda adottare al fine di impedire il ripetersi dei fatti sopra riportati.
(5-01555)

SIRAGUSA. - Al Ministro dell'interno, al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
venerdì 29 maggio 2009, alle ore 18:15 presso la palestra della scuola secondaria di primo grado «Vittorio Emanuele III» di Palermo venivano convocati tutti gli alunni impegnati nel concerto musicale di fine anno scolastico;
la manifestazione avveniva in presenza dei compagni di scuola, dei docenti, dei genitori e familiari;

alla manifestazione erano stati invitati anche rappresentanti delle Istituzioni e del territorio;
nel corso dell'evento, in base a quanto dichiarato da alcuni docenti e genitori presenti, il Presidente del Consiglio d'Istituto avrebbe detto: «abbiamo qui un Genitore Importante (si tratta del dottor Iacolino eletto al Parlamento europeo) egli si candida alle elezioni europee» e, «ce la farà senz'altro!», senza che ci sia stata alcuna reazione da parte della dirigente scolastica;
la scuola non è un luogo adibito a propaganda elettorale, ma luogo in cui si è tutti uguali nel rispetto delle diversità e tutti bisognosi di cultura e conoscenza;
in data 22 aprile 2009, l'Ufficio scolastico regionale della Sicilia ha ricevuto una circolare dalla Prefettura di Palermo - Ufficio territoriale del Governo, area II-bis-consultazioni elettorali - avente per oggetto «Elezione dei membri del Parlamento europeo spettanti all'Italia ed elezioni amministrative del 6 e 7 giugno 2009. Divieto per le pubbliche amministrazioni di svolgere attività di comunicazione»;
nella circolare di cui sopra si legge che «il Ministro dell'interno, con circolare n. 16/09, in vista dello svolgimento delle consultazioni elettorali indicate in oggetto, ha ritenuto opportuno richiamare sinteticamente i principali adempimenti prescritti dalla normativa vigente in materia di propaganda elettorale. Ciò premesso, si rappresenta per la parte di interesse, quanto segue: 1) Divieto per le pubbliche amministrazioni di svolgere attività di comunicazione (articolo 9, comma 1, della legge 22 febbraio 2000, n. 28). Si rammenta che, dalla data di convocazione dei comizi elettorali e fino alla conclusione delle operazioni di voto, è fatto divieto a tutte le amministrazioni pubbliche di svolgere attività di comunicazione ad eccezione di quelle effettuate in forma impersonale ed indispensabili per l'efficace assolvimento delle proprie funzioni. Tanto premesso, si precisa che l'espressione «pubbliche amministrazioni» deve essere intesa in senso istituzionale riguardando gli organi che rappresentano le singole amministrazioni e non con riferimento ai singoli soggetti titolari di cariche pubbliche, i quali, se candidati, possono compiere attività di propaganda al di fuori dell'esercizio delle proprie funzioni istituzionali, sempre che, a tal fine, non vengano utilizzati mezzi, risorse, personale e strutture assegnati alle pubbliche amministrazioni per lo svolgimento delle loro competenze. Per quanto riguarda l'ambito oggettivo del divieto, è da ritenersi che, sebbene la norma sia inserita nel corpo di disposizioni per la parità di accesso ai mezzi di informazione, essa trovi applicazione per tutte le forme di comunicazione e non solo per quelle realizzate attraverso i mezzi radiotelevisivi e la stampa. L'ampiezza dei concetti espressi dal legislatore nel citato articolo 9 sembra nascere dall'opportunità di fare affidamento soprattutto sui doveri di equilibrio e di correttezza degli amministratori, sia nella scelta dei contenuti che delle forme della comunicazione. In tale senso vanno letti, a parere di questo ufficio, i riferimenti a «forme impersonali» ed alla «indispensabilità» dell'attività di comunicazione per l'assolvimento delle funzioni proprie. In tale contesto normativo sono certamente consentite le forme di pubblicizzazione necessarie per l'efficacia giuridica degli atti amministrativi»;
in base a quanto sopra riportato si desume che, alla luce della normativa vigente, la scuola non può essere luogo di propaganda elettorale, né consentire discorsi e tanto meno attività di «volantinaggio»;
quanto accaduto espone la scuola secondaria di primo grado «Vittorio Emanuele III» di Palermo al pericolo di denuncia da parte di più di un genitore che si è sentito oltraggiato dallo svolgimento dei fatti -:
se non intendano intervenire, per quanto di loro competenza, al fine di verificare i fatti accaduti ed impedire che si ripetano in futuro.
(5-01561)

Interrogazioni a risposta scritta:

GNECCHI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il termine per la definizione del procedimento per la concessione della cittadinanza italiana a cittadini stranieri residenti in Italia, è prescritto dalla normativa vigente in 730 giorni dalla data di presentazione della domanda corredata dalla documentazione regolare e completa;
una recente sentenza del TAR della Lombardia (n. 913 del 5 maggio 2009) accogliendo un ricorso di un cittadino straniero, ha ribadito che il Ministero ha l'obbligo di pronunciarsi entro il termine previsto di 730 giorni;
pervengono agli interroganti invece costanti segnalazioni di cittadini stranieri che hanno richiesto la cittadinanza, di prolungate attese che superano anche i 4 anni dalla presentazione della domanda, senza aver ricevuto alcuna comunicazione da parte del Ministero competente;
questi colpevoli ritardi non aiutano il processo di integrazione dei cittadini stranieri, ai quali chiediamo giustamente il rispetto delle norme vigenti nel nostro Paese, salvo essere poi la nostra stessa pubblica amministrazione a non rispettare le normative vigenti in materia di cittadinanza -:
stante la sopravvenuta sentenza del TAR ricordata in premessa, come intenda procedere affinché il pronunciamento sulle richieste di cittadinanza, sia espresso dal Ministero nel termine dei 730 giorni previsti per la definizione del procedimento di concessione della cittadinanza.
(4-03366)

MARINELLO, ROMELE e CARLUCCI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
da diversi mesi una o più bande di rapinatori, probabilmente dell'est europeo, stanno perpetrando una serie di rapine violente in appartamenti situati nei quartieri di Roma-Nord. Si tratta di crimini commessi con particolare violenza e nel cuore della notte, che hanno messo in allarme la cittadinanza della zona, data la loro crescente frequenza;
una funzione fondamentale dello Stato è quella di garantire la sicurezza dei cittadini, in particolare quando sono all'interno delle proprie mura domestiche -:
quali misure intenda adottare per rafforzare la prevenzione e la repressione di questi crimini violenti, sia nei quartieri di Roma-Nord, sia in tutto il territorio nazionale.
(4-03367)

LABOCCETTA, TAGLIALATELA, LANDOLFI, PAPA, NICOLUCCI, CASTIELLO, LEHNER, PAGLIA, BRIGANDÌ e MARIO PEPE (PdL). - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
a seguito della presentazione di numerosi esposti alle autorità territoriali, tra le quali il prefetto, le forze dell'ordine e la procura della Repubblica, alla fine del 2006 si insediò presso il comune di Castello di Cisterna (Napoli) una commissione prefettizia di accesso che ha svolto il proprio lavoro per circa due anni;
sono infatti diversi gli elementi che a parere degli interroganti possono essere posti a fondamento di tale attività e che anzi, ad avviso degli interroganti, giustificherebbero lo scioglimento degli organi di governo del comune in considerazione di una gestione politico-amministrativa particolarmente acquiescente ai condizionamenti della criminalità organizzata;
a parte il fatto che parrebbe che un noto esponente della locale criminalità organizzata abbia palesato il proprio sostegno alla lista uscita vincitrice dalla competizione elettorale del maggio 2006, molteplici episodi, come il rilascio di un permesso di costruire in favore della madre di un capoclan o l'elusione delle prescrizioni del piano regolatore generale derivante da rapporti tra un autorevole

esponente della Giunta e un pregiudicato, lasciano supporre, secondo gli interroganti, che l'attività edilizia si sia concretizzata in vantaggi per esponenti della criminalità organizzata o comunque ad essa riconducibili e che al procacciamento di tali vantaggi non sia rimasta estranea l'amministrazione comunale;
sarebbe pure emerso che alcune procedure di gara per lavori pubblici erano caratterizzate da molteplici illegittimità, spesso strumentali all'affidamento a imprese gravitanti nel circuito della criminalità organizzata, come l'affidamento dei servizi cimiteriali o come i contributi economici di natura assistenziale erogati nei confronti di soggetti contigui a gruppi criminali;
appare evidente che le irregolarità e illegittimità amministrative riscontrate si sono tradotte in vantaggi, diretti e indiretti, a soggetti collegati a noti clan locali;
risulterebbe agli interroganti che vi siano stati approfondimenti, richiesti alla competente prefettura di Napoli, in ordine alla sussistenza di collegamenti tra amministratori locali ed esponenti della criminalità organizzata;
esponenti dell'amministrazione avreb bero tra l'altro curato un progetto edilizio per il rilascio di un permesso a costruire in favore di un noto capoclan, nonché i lavori di ristrutturazione di un fabbricato di proprietà della moglie del successore del predetto capoclan;
come già accennato, sono emerse interferenze della criminalità organizzata nelle scelte dell'amministrazione comunale in ordine alla variante del piano regolatore generale, che si sarebbero concretizzate anche in un intervento diretto di un noto capoclan locale e di un esponente della giunta comunale per evitare le presentazione di un ricorso, il cui accoglimento avrebbe potuto stravolgere il detto piano regolatore generale;
il consigliere regionale Conte, arrestato nell'aprile 2009, avrebbe sostenuto con soldi pubblici le spese per il banchetto nuziale di un assessore;
risulta agli interroganti che la moglie di un noto pregiudicato, già capoclan, continua a gestire dal febbraio 2008 un'attività commerciale in Castello di Cisterna, nonostante la Prefettura di Napoli abbia provveduto ad informare il Sindaco dei rapporti di coniugio tra la stessa ed il citato capoclan -:
se sia a conoscenza delle circostanze innanzi esposte;
se risulti che sia stata formulata la proposta di scioglimento e quali conseguenti iniziative abbia posto in essere il prefetto;
se e quali ostacoli di natura burocratica ritardino l'adozione del provvedimento di scioglimento del consiglio comunale di Castello di Cisterna ai sensi dell'articolo 143 del decreto legislativo n. 267 del 2000.
(4-03381)

TAGLIALATELA, LEHNER, LANDOLFI, PAGLIA, BRIGANDÌ, CASTIELLO, FORMICHELLA, NICOLUCCI e PAPA. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
in data 29 aprile 2009, con l'interrogazione a risposta scritta n. 4-02898, sottoscritta dall'onorevole Amedeo Laboccetta e indirizzata al Ministro dell'interno, premesse circostanze di fatto relative a condizionamenti della criminalità organizzata sulla gestione politico-amministrativa del Comune di Castello di Cisterna (Napoli) ed in considerazione dell'attività della Commissione di accesso della prefettura di Napoli, protrattasi per due anni, si chiedeva di conoscere le determinazioni relative all'applicazione della misura prevista dall'articolo 143 del decreto legislativo n. 267 del 2000;
la Commissione avrebbe evidenziato i rapporti tra i vertici del Comune ed esponenti della criminalità organizzata;
esponenti dell'amministrazione avrebbero curato un progetto edilizio per il rilascio di un permesso a costruire in favore di un noto capoclan, nonché i lavori

di ristrutturazione di un fabbricato di proprietà della moglie del successore del predetto capoclan;
sono emerse interferenze della criminalità organizzata nelle scelte dell'amministrazione comunale in ordine alla variante del piano regolatore generale, che si sarebbero concretizzate anche in un intervento diretto di un noto capoclan locale e di un esponente della giunta comunale per evitare le presentazione di un ricorso, il cui accoglimento avrebbe potuto stravolgere il detto piano regolatore generale;
il consigliere regionale Conte, arrestato nell'aprile 2009, avrebbe sostenuto con soldi pubblici le spese per il banchetto nuziale di un assessore;
risulta agli interroganti che la moglie di un noto pregiudicato, già capoclan, continua a gestire dal febbraio 2008 un'attività commerciale in Castello di Cisterna, nonostante la prefettura di Napoli abbia provveduto ad informare il Sindaco dei rapporti di coniugio tra la stessa ed il citato capoclan;
è stato convocato per i giorni 25 e 26 giugno 2009 il consiglio comunale di Castello di Cisterna con un unico punto all'ordine del giorno: «Interrogazione parlamentare dell'onorevole Laboccetta. Determinazioni»;
la inusuale convocazione del citato consesso con all'ordine del giorno le determinazioni su un atto di sindacato ispettivo di un parlamentare, a parere degli interroganti, altro significato non può assumere se non quello di un'indebita pressione nei confronti di un membro del Parlamento;
quest'ultimo fatto si inserisce in un quadro di presupposti ampiamente consolidato che rende, ad avviso degli interroganti, non più procrastinabile l'adozione del provvedimento di scioglimento del consiglio comunale di Castello di Cisterna -:
se sia a conoscenza delle circostanze innanzi esposte;
se e quali ostacoli di natura burocratica ritardino l'adozione del provvedimento di scioglimento del Consiglio comunale di Castello di Cisterna ai sensi dell'articolo 143 del decreto legislativo n. 267 del 2000.
(4-03382)

TESTO AGGIORNATO AL 30 GIUGNO 2009

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ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, per sapere - premesso che:
l'articolo 64 del decreto-legge 25 giugno del 2008 n. 112, convertito con modificazioni dalla legge 6 agosto 2008 n. 133, prevede una serie di interventi e misure volti all'incremento graduale di un punto il rapporto alunni/docente, da realizzare comunque entro l'anno 2011/2012, sulla base delle istruzioni impartite dal «piano programmatico di interventi volti ad una maggiore razionalizzazione dell'utilizzo delle risorse umane e strumentali disponibili» del sistema scolastico, elaborato ai sensi del comma 3 del medesimo articolo. Il suddetto piano programmatico è predisposto dal Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze, sentita la Conferenza Unificata e previo parere delle Commissioni parlamentari competenti per materia e per le conseguenze di carattere finanziario. Il quarto comma del succitato articolo 64 demanda al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze, sentita la Conferenza Unificata, di provvedere alla «puntuale attuazione» del piano programmatico con l'adozione di uno o più regolamenti, da emanare ai sensi dell'articolo 17, comma 2, della legge 23 agosto 1988 n. 400;
lo schema di piano programmatico, trasmesso al Parlamento dal Ministro dell'istruzione,

dell'università e della ricerca in data 23 settembre 2008 e annunciato all'Assemblea della Camera in data 1o ottobre 2008, è stato sottoposto a parere parlamentare, espresso dalla VII Commissione in data 27 novembre 2008 e dalla V Commissione in data 26 novembre 2008. L'esito del parere della V Commissione è stato favorevole, quello della VII Commissione favorevole con 20 condizioni e osservazioni;
in data 13 novembre 2008, la Conferenza unificata ha espresso parere negativo sullo schema di piano programmatico;
sulla base del suddetto piano programmatico sono stati approvati dal Consiglio dei ministri;
il 27 febbraio 2009, in seconda lettura, dopo l'acquisizione dei pareri del Consiglio di Stato, della Conferenza unificata e del Consiglio Nazionale della Pubblica Istruzione, due regolamenti rispettivamente per la «revisione dell'assetto ordinamentale, organizzativo e didattico della scuola dell'infanzia e del primo ciclo di istruzione» e per la «riorganizzazione della rete scolastica e il razionale ed efficace utilizzo delle risorse umane della scuola»;
il 28 maggio 2009, il regolamento per la determinazione degli organici del personale amministrativo, tecnico ed ausiliario (ATA) delle istituzioni scolastiche ed educative statali, sul quale hanno espresso parere il Consiglio di Stato e la Conferenza unificata e due schemi di regolamento recanti norme concernenti il riordino rispettivamente degli istituti tecnici e degli istituti professionali;
il 12 giugno 2009, uno schema di regolamento che prevede la «revisione dell'assetto ordinamentale, organizzativo e didattico dei licei», un secondo schema di regolamento recante disposizioni per la razionalizzazione e l'accorpamento delle classi di concorso a cattedre e a posti di insegnamento e un terzo contenente norme generali per la «ridefinizione dell'assetto organizzativo didattico dei Centri d'istruzione per gli adulti, ivi compresi i corsi serali»;
per gli schemi di regolamento riguardanti il riordino degli istituti tecnici, degli istituti professionali e dei licei non si prevede l'acquisizione di alcun parere delle Commissioni parlamentari competenti, nonostante tale eventualità fosse stata esplicitamente espressa dall'articolo 13, comma 1-ter, del decreto-legge n. 7 del 2007 che sta alla base dello stesso provvedimento di riordino;
il 25 giugno 2009 scadono i 12 mesi previsti dall'articolo 64 del decreto-legge n. 112 del 2008 per l'adozione dei regolamenti, ma ad oggi nessuno dei detti atti - anche se approvati in via definitiva dal Consiglio dei ministri - è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale;
anche il decreto interministeriale sulla «determinazione degli organici del personale docente per l'anno scolastico 2009/2010», predisposto sulla base dei criteri previsti dai citati regolamenti per la riorganizzazione e la razionalizzazione della rete scolastica e l'utilizzo delle risorse umane, non è ancora stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale e pertanto non è ancora in vigore. Tuttavia, esso è stato trasmesso senza firma e numero di protocollo agli Uffici scolastici regionali con la circolare ministeriale n. 38 del 2 aprile 2009. Si rileva inoltre che per l'adozione di tale decreto interministeriale è attesa l'acquisizione del parere delle competenti commissioni parlamentari ai sensi dell'articolo 22 comma 2 della legge n. 448 del 2001 che prevede che «il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca definisce con proprio decreto, emanato di concerto con il ministro dell'economia e delle finanze, previo parere delle Commissioni parlamentari competenti, i parametri per l'attuazione di quanto previsto nel comma 1 e provvede alla determinazione della consistenza complessiva degli organici del personale docente ed alla sua ripartizione su base regionale»: ciononostante il previsto parere delle Commissioni parlamentari non è mai stato espresso;

nel parere n. 32 del 6 febbraio 2009 espresso dal Consiglio di Stato sullo schema di regolamento adottato in ordine alla revisione dell'assetto ordinamentale, organizzativo e didattico della scuola dell'infanzia e del primo ciclo di istruzione si afferma che il procedimento di adozione dello schema di regolamento sarebbe rispettoso di tutti i passaggi e delle regole sulla competenza, ai sensi dell'articolo 17, comma 2, della legge 400 del 1988 e dell'articolo 64 del decreto-legge n. 112 del 2008, come, ad esempio, dell'adozione preventiva, da parte del Ministero dell'istruzione del Piano programmatico. Il Consiglio di Stato precisa inoltre che quello che più rileva è la conformità dello schema al Piano programmatico affermando quindi che «si realizza, così, una sequenza di fonti (legge - atto politico di indirizzo - regolamento) in cui il potere regolamentare è risultato conformato non solo alle disposizioni di legge, ma anche ad un atto intermedio, che vale a fissare le linee guida su cui l'esecutivo deve esprimersi, così riducendone la discrezionalità e valorizzandone il ruolo tecnico. Ciò è tanto più da apprezzarsi tenendo conto dell'ampio coinvolgimento degli organi istituzionali realizzato, attesa la partecipazione nell'elaborazione del piano programmatico del Ministro dell'economia e delle finanze, della Conferenza Unificata e delle Commissioni parlamentari competenti (...)». Il Consiglio di Stato dice, inoltre: «Da un punto di vista logico, può, anzi, dirsi che la coerenza con il Piano programmatico appare uno snodo preliminare, atteso che la delega fissa le norme generali regolatrici della materia, mentre è il piano programmatico ad indirizzare le scelte che l'esecutivo deve sviluppare. Poiché è la stessa norma di delega a stabilire che i regolamenti assicurino comunque "la puntuale attuazione del piano di cui al comma 3", si deve ritenere che il Piano assuma il rango di parametro giuridico del potere regolamentare, si da qualificare la sua inosservanza come vizio di legittimità del regolamento». Il parere del Consiglio di Stato è stato espresso favorevolmente con alcune indicazioni, tra le quali, anche, quella di riformulare l'articolo 2, comma 5 del suddetto schema di regolamento. La modifica suggerita, e recepita nello schema di regolamento approvato definitivamente dal Consiglio dei ministri del 27 febbraio 2009, elimina di fatto il riferimento al «come previsto dal piano programmatico, in data 4 settembre 2008» che era invece presente nella stesura presentata al Consiglio dei ministri, in prima lettura, in data 18 dicembre 2008;
occorre peraltro rilevare che l'articolo 64 del decreto-legge n. 112 del 2008 non prevede alcun intervento sulla scuola dell'infanzia, che pertanto risulta arbitrariamente collocata nelle misure inserite nel piano programmatico e nei regolamenti che da esso discendono;
ad oggi il Piano programmatico non è stato adottato attraverso alcun atto formale e ciò è confermato anche dall'ordinanza del TAR del Lazio n. 02569/2009 del 6 giugno 2009, in cui si afferma che «manca il regolamento (...) allo stato soltanto firmato (...) e manca il piano programmatico di interventi allo stato ancora al livello di bozza di decreto interministeriale previsto dall'articolo 64, comma 3, del menzionato decreto-legge n. 112 del 2008»;
è evidente quindi che i regolamenti sino ad ora approvati, in parte già oggetto di circolari ministeriali - di cui alcune già impugnate dinanzi al tribunale amministrativo - basano la loro legittimità giuridica su un atto che ad oggi non è ufficiale e di cui, quindi, non si conosce l'esatto contenuto;
è pendente un ricorso dinanzi alla Corte Costituzionale, riguardante l'articolo 64 del decreto-legge n. 112 del 2008, per carenza dei presupposti di necessità e urgenza per l'adozione del decreto-legge, nonché, nel merito, per il carattere di dettaglio della norma nella materia di competenza concorrente dell'istruzione, per carenza dei presupposti che consentono l'esercizio unitario a livello statale di funzioni amministrative riconducibili a materia di legislazione concorrente, per

carenza di un interesse pubblico prevalente idoneo a giustificare la compromissione delle attribuzioni regionali, per l'assenza di qualsiasi forma di intesa con gli enti coinvolti e per la previsione di poteri sostitutivi al di fuori dell'ambito delimitato dalla Costituzione;
altresì, dal punto di vista didattico, tutti gli interventi citati in premessa colpiscono duramente la scuola statale e sono destinati a produrre un immediato impoverimento dell'offerta formativa e ad acuire le disuguaglianze sociali e territoriali esistenti, colpendo i soggetti e le realtà più deboli e disattendendo le istanze delle famiglie anche in merito alle richieste sul tempo scuola, come dimostrano i dati sulle domande inevase di tempo pieno e tempo a 30 ore nella scuola primaria -:
in quale forma ufficiale e quando sia stato adottato il piano programmatico previsto dall'articolo 64 del decreto-legge 25 giugno 112 del 2008, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133;
quali siano i motivi che ritardano la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale dei regolamenti attuativi del suddetto piano programmatico già approvati in via definitiva dal Consiglio dei ministri;
circa l'emanazione del decreto interministeriale riguardante le dotazioni organiche del personale docente per l'anno scolastico 2009/2010, quali siano le ragioni per le quali non si è rispettato quanto stabilito dall'articolo 22, comma 2, della legge n. 448 del 2001 e quali siano le cause della mancata pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale;
in merito agli schemi di regolamento riguardanti il riordino degli istituti tecnici, degli istituti professionali e dei licei quale sia il motivo per il quale non si attui la previsione dell'articolo 13, comma 1-ter, della legge n. 40 del 2007 circa la sottoposizione per il parere alle Commissioni parlamentari competenti -:
quali urgenti misure intenda assumere il Governo per sanare una situazione che agli interpellanti appaiono di palese illegittimità giuridica degli atti fino ad ora adottati e scongiurare gli inevitabili ricorsi amministrativi, in considerazione anche del termine finale per l'adozione dei regolamenti, citati in premessa, fissato dal comma 3 dell'articolo 64 del decreto-legge n. 112 del 2008 è fissato al 25 giugno 2009;
come il Ministro interpellato intenda intervenire affinché le scuole possano svolgere la propria funzione educativa e d'istruzione nella piena certezza normativa e nella necessaria disponibilità di risorse finanziarie e umane in grado di consentire un'offerta formativa rispondente alle esigenze degli studenti e delle famiglie, che diversamente ne potrebbero pagare il prezzo più alto.
(2-00410)
«Ghizzoni, Coscia, Soro, Bachelet, De Biasi, De Pasquale, De Torre, Levi, Lolli, Mazzarella, Nicolais, Pes, Picierno, Rossa, Antonino Russo, Sarubbi, Siragusa, Mattesini, Velo, Mosca».

Interrogazioni a risposta in Commissione:

GATTI, FONTANELLI, GHIZZONI e DE PASQUALE. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
gli istituti scolastici della provincia di Pisa, al pari del sistema scolastico italiano nel suo complesso, versano in una situazione di profonda crisi finanziaria, aggravata dai drastici tagli di bilancio apportati dal Governo in carica;
quest'anno le istituzioni scolastiche della provincia toscana hanno dovuto approvare i bilanci preventivi senza la normale dotazione finanziaria, indispensabile per il corretto e regolare esercizio dell'attività didattica e amministrativa;
le risorse economiche a disposizione non permettono di finanziarie le supplenze e le visite fiscali, divenute peraltro

obbligatorie; le scuole, per fronteggiare le spese di supplenza, hanno fatto ricorso alla liquidità di cassa assicurata dal fondo di istituto finalizzato al pagamento delle attività aggiuntive del personale, compresi i corsi di recupero e le attività extra-curriculari e dal contributo delle famiglie destinato all'investimento in strumentazioni e al miglioramento dell'offerta didattica;
la scarsezza di risorse finanziarie e di personale induce le istituzioni scolastiche ad accorpare le classi, creando pericolose situazioni di sovraffollamento;
le informazioni ricevute dall'Ufficio scolastico provinciale, riguardanti la determinazione degli organici per l'anno scolastico 2009/2010, permettono di prevedere che nel prossimo anno scolastico nella provincia di Pisa molte classi avranno un numero di iscritti per classe superiore ai parametri previsti dal decreto ministeriale del 26 agosto 1992, recante «Norme di prevenzione incendi per l'edilizia scolastica»;
dal prossimo anno le norme di prevenzione di incendi per l'edilizia scolastica rischiano di essere disapplicate, poiché l'articolo 64, comma 4, del decreto-legge n. 112 del 2008, regolamentando la formazione delle classi, stabilisce parametri che consentono di superare il margine di sicurezza relativo all'affollamento delle stesse;
lo stato di affollamento nelle aule scolastiche impedisce un regolare deflusso nel caso di evacuazione improvvisa dalle aule e aumenta la possibilità di incidenti;
i sindacati confederali ed autonomi provinciali di Pisa hanno investito della delicata situazione il Prefetto di Pisa e, con la collaborazione delle rappresentanze sindacali unitarie (RSU) e dei rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza (RLS), hanno richiesto che sia affisso sulle porte delle aule scolastiche un cartello indicante il numero massimo di alunni che ogni aula scolastica o laboratorio, nel rispetto della normativa vigente, può contenere;
non tutti i dirigenti scolastici della provincia di Pisa hanno adempiuto agli obblighi di cui all'articolo 18, comma 3, del decreto legislativo n. 81 del 2008 in tema di messa a norma degli edifici, inoltre non si è a conoscenza di quanti di loro abbiano chiesto la deroga alle prescrizioni di cui al punto 14 dell'allegato al decreto ministeriale 26 agosto 1992 e quali misure alternative abbiano proposto «al fine di garantire un grado di sicurezza equivalente a quello previsto dalle norme a cui si intende derogare» -:
quali iniziative intenda adottare per tutelare la sicurezza degli studenti, degli insegnanti e del personale tecnico-amministrativo all'interno degli edifici scolastici della provincia di Pisa e per garantire il rispetto delle prescrizioni contenute nel decreto ministeriale 26 agosto 1992, recante «Norme per la prevenzione di incendi per l'edilizia scolastica».
(5-01557)

DE PASQUALE, MATTESINI, FONTANELLI, GATTI, FLUVI, LULLI, CECCUZZI, NANNICINI, MARIANI, VENTURA, GIACOMELLI, RIGONI, CENNI, SCARPETTI, BINDI, VELO, SANI e REALACCI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
il 4 febbraio 2009, il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, rispondendo ad una interrogazione a risposta immediata presentata dall'onorevole Ghizzoni ed altri (atto Camera 3-00350), dichiarava «oggi non si può affermare che vi sia stata una diminuzione delle risorse sul funzionamento e sui servizi, al contrario queste sono state accresciute»;
in base a quanto reso noto dagli organi di stampa, il decreto interministeriale per gli organici 2009-2010 nella scuola conferma integralmente i tagli previsti dalla manovra finanziaria: meno 9.968 posti nella primaria, 15.542 nella scuola di primo grado, 11.347 nella scuola secondaria, meno 245 dirigenti scolastici;

per quanto riguarda i docenti di sostegno il numero rimane sostanzialmente quello dell'anno scolastico in corso (circa 90.500 unità);
per quanto riguarda invece il personale ausiliario tecnico ed amministrativo, l'articolo 64 del decreto-legge n. 112 del 2008, ha dettato i principi ed i criteri generali per il contenimento e la razionalizzazione della spesa per il comparto scuola. In particolare, al comma 2, il legislatore ha disposto che l'amministrazione deve procedere alla revisione dei criteri e dei parametri per la definizione delle dotazioni organiche del personale amministrativo, tecnico ed ausiliario (A.T.A.) in modo da conseguire, nel triennio 2009-2011, una riduzione complessiva del 17 per cento della consistenza numerica della dotazione organica determinata per l'anno scolastico 2007-2008. I dati di seguito riportati indicano la consistenza delle misure di contenimento per i profili professionali interessati. Il dato relativo ai Direttori dei servizi generali e amministrativi tiene conto del dimensionamento comunicato dai Direttori regionali per il 2009/2010:
DSGA, 322; Assistenti amministrativi, 2.939; Assistenti tecnici, 1.126; Collaboratori scolastici, 10.869; Totale detrazioni rispetto al 2007/2008, 15.256.
In totale saranno 42 mila i posti di docente che dovranno essere tagliati dall'organico: 37 mila se ne andranno subito dall'organico di diritto e i restanti 5.000 tra qualche mese in organico di fatto e 15.256 i posti di personale ATA che dovranno essere tagliati in totale dall'organico;
i dati delle previsioni degli alunni rilevano nella scuola primaria un aumento di 4 mila unità, nella secondaria di primo grado un aumento di 10.500 studenti, mentre nella secondaria di secondo grado continua la flessione demografica con un meno 26.700;
in totale in Toscana saranno 1446 i posti di personale docente che saranno tagliati dall'organico e sempre in Toscana 746 i posti tagliati sull'organico del personale ATA;
di contro gli alunni in Toscana sono aumentati, rispetto all'anno scolastico 2008/09, di 1804 unità nella scuola primaria, di 2094 unità nella scuola secondaria di primo grado e di 545 unità nella scuola secondaria di secondo grado;
la scelta delle famiglie nella regione Toscana ha visto prevalere nettamente l'orario scolastico lungo, di 30 e 40 ore, mentre solo una esigua minoranza si è orientata sul tempo corto (di 24 ore);
in Toscana più di settantasette sezioni di scuole per l'infanzia rischiano di non avere insegnanti e personale all'inizio del nuovo anno scolastico; infatti, in sede di assegnazione degli organici per la scuola dell'infanzia, si legge in una nota della regione, i sindacati hanno riferito che il Ministero ha assegnato alla regione Toscana, per l'anno scolastico 2009/10, un organico corrispondente all'organico di diritto dell'anno scolastico 2008/09 e non quello corrispondente all'organico di fatto dello stesso anno;
la prevista riduzione di organico dei docenti, a fronte di un aumento del numero degli alunni iscritti, rischia di creare situazioni di estrema difficoltà in molte provincie della regione Toscana, rendendo impossibile soddisfare le richieste dei genitori ed assicurare, per il prossimo anno alle classi già funzionanti, l'organizzazione e gli orari attualmente in atto;
altresì, l'ulteriore taglio del personale ATA, soprattutto nelle scuole del primo ciclo di istruzione con molti plessi, danneggia gravemente non solo il buon funzionamento dei servizi amministrativi, ma anche il corretto svolgimento degli indispensabili servizi di sorveglianza, pulizia e assistenza agli alunni, che in molte scuole rischiano di rimanere scoperti, con grave pericolo e danno per gli alunni stessi;
si ritiene necessario che la definizione degli organici 2009-2010: rispetti e garantisca le scelte delle famiglie in particolare

per quanto riguarda il tempo scuola (30 ore e tempo pieno nella scuola primaria); riconosca la piena autonomia didattica e organizzativa, come del resto prevista dal decreto del Presidente della Repubblica n. 275 del 1999; garantisca i modelli orari e organizzativi esistenti nelle classi successive alla prima della scuola primaria e nel tempo prolungato della media;
la regione Toscana è tra quelle che hanno già concluso il processo di razionalizzazione della rete scolastica, oltre ad avere registrato, rispetto al precedente anno scolastico, un notevole incremento di numero degli alunni presenti nei diversi ordini e gradi di scuola, e quindi non deve vedere decurtato il proprio organico di personale ATA rispetto a quello già presente nell'anno scolastico 2007/08 -:
se il Ministro interrogato intenda accogliere, come promesso, le richieste dei genitori che hanno iscritto i loro figli chiedendo il tempo scuola di 27, 30 e 40 ore e altresì, come intenda garantire l'inizio dell'anno scolastico per le oltre settantasette sezioni di scuole per l'infanzia che rischiano di non avere insegnanti e personale;
come il Ministro intenda garantire, in Toscana, l'inizio dell'anno scolastico ed il suo regolare e qualificato svolgimento nonostante il fortissimo taglio organico tanto di personale docente, quanto di personale ATA;
come il Ministro interrogato intenda mantenere fede all'impegno assunto con l'accoglimento dell'ordine del giorno n. 9/01386/269 del 23 luglio 2008, con il quale si impegnava il Governo «salve le compatibilità finanziarie, a svolgere un ruolo di controllo e garanzia che assicuri, la vigilanza degli alunni, l'assistenza degli alunni con disabilità e la funzionalità dei servizi amministrativi e tecnici, vigilando affinché i previsti tagli all'organico del personale ATA avvengano in ogni regione secondo l'effettivo incremento delle iscrizioni di alunni e secondo lo stato di raggiunta razionalizzazione della rete scolastica su ogni territorio del Paese; in ogni caso che non vengano disposti tagli nelle regioni che hanno già concluso il processo di razionalizzazione».
(5-01558)

DE PASQUALE. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
il decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133, introduce i libri di testo scaricabili da internet, mentre il decreto-legge n. 137 del 2008, convertito dalla legge n. 169 del 2008, sancisce l'obbligo per le istituzioni scolastiche di scegliere i propri libri di testo ogni cinque anni, mantenendo invariati per detta durata i testi adottati dalle scuole di ogni ordine e grado;
la circolare ministeriale n. 16 del 10 febbraio 2009 «Adozione dei libri di testo per l'anno scolastico 2009/2010», inviata alle istituzioni scolastiche, esemplifica l'applicazione della nuova normativa;
la suddetta circolare, al punto 3, indica i vincoli secondo i quali le adozioni dei testi devono rispettare: a) la cadenza pluriennale (ogni cinque anni per la scuola primaria e ogni sei per la scuola secondaria di I e di II grado) per l'adozione dei libri di testo; b) la non modificabilità delle scelte da parte degli insegnanti e della scuola nell'arco dei due periodi previsti; c) la restrizione della scelta ai libri di testo a stampa per i quali l'editore si sia impegnato a mantenere invariato il contenuto per un quinquennio, fatta salva la possibilità per l'editore di trasformare il medesimo libro di testo nella versione on line;
l'adozione dei libri di testo costituisce un momento particolarmente significativo dell'attività della scuola, definito dall'articolo 4 del regolamento sull'autonomia il quale stabilisce che la scelta, l'adozione e l'utilizzazione delle metodologie e degli strumenti didattici debbono essere coerenti

con il Piano dell'offerta formativa e attuate con criteri di trasparenza e tempestività;
invece, gli insegnanti al momento della scelta si sono trovati di fronte a molti dubbi;
non si comprende, in particolar modo, il vincolo per le scuole primarie dal momento che i libri di testo hanno tutti un prezzo ministeriale e sono distribuiti gratuitamente a tutti gli alunni senza alcun aggravio per le famiglie;
risulta, altresì, inadeguata e inapplicabile la possibilità di trasformare il libro di testo in una versione on line scaricabile da internet. È, infatti, una realtà che non tutti i bambini hanno a disposizione un computer come è una realtà che le scuole, oltre a non avere le risorse per la stampa a colori dei materiali, non possiedono un'aula di informatica; non si comprende su chi ricadranno i costi della gestione di queste scelte normative come, ad esempio, i costi di tali aggiornamenti on line: sulle famiglie? Sulle scuole? E se ricadranno sulle scuole, quali scuole potranno avere fondi a disposizione per aggiornare i libri di testo? E quelle che non potranno farlo?;
in particolare, per quanto riguarda i libri di testo adottati nella scuola primaria e più precisamente in riferimento al punto 3.3a e 3.3b della circolare ministeriale n. 16 del 10 febbraio 2009 «Adozione dei libri di testo per l'anno scolastico 2009/10», non si comprende se la scelta degli insegnanti che nell'anno scolastico 2009/10 si trovano ad adottare libri di testo, ad esempio per il ciclo prima-seconda-terza, sarà vincolante per tutte le classi suddette fino al 2015;
qualora l'interpretazione sopra espressa fosse corretta, vincolando i libri di testo per cinque anni, non si comprenderebbe come ciò sarebbe compatibile con la possibilità di scelta degli insegnanti, con la libertà dell'insegnamento e con la libertà decisionale del collegio dei docenti;
non si comprende altresì come sarà possibile adeguare il sussidio didattico ai diversi livelli di apprendimento, alle molteplici modalità didattiche poste in essere nelle singole classi, alla libera iniziativa degli insegnanti dettata dalla diversa modalità di svolgimento del programma ministeriale nel pieno rispetto della libertà d'insegnamento e alle varie composizioni sociali e culturali delle diverse classi;
non si comprende inoltre se, come più volte rappresentato anche dal Partito Democratico durante la conversione in legge del decreto-legge n. 112 del 2008, si è tenuto di conto delle conseguenze di tipo economico, di ricerca e aggiornamento pedagogico-didattico-disciplinare di tali direttive sull'editoria scolastica;
infatti, le case editrici che non vedranno adottati i loro libri di testo per 5 anni non avranno certamente stimoli per il miglioramento dei loro prodotti, e di conseguenza in seguito la qualità dei testi scolastici sarà notevolmente penalizzata;
tale normativa andrebbe a diminuire le motivazioni per la ricerca didattica in campo librario, impoverendo l'offerta formativa che risulta sempre più ricca e completa laddove è data la possibilità di diversificare e creare concorrenzialità;
risulta inoltre evidente che al termine del quinquennio gli alunni si troveranno ad apprendere con strumenti obsoleti e non aggiornati;
tali vincoli, ad avviso dell'interrogante, mettono fortemente a rischio la libertà di insegnamento e l'autonomia scolastica sia sotto il profilo culturale e didattico sia sotto il profilo giuridico (lesione della libertà di insegnamento e dell'autonomia scolastica);
tale normativa costringe i docenti della scuola primaria ad avvalersi di strumenti di lavoro scelti da altri colleghi, rinunciando ad una propria linea educativa e didattica e non tenendo conto che ogni classe ha una propria identità dalla quale è necessario partire per la progettazione dei percorsi di apprendimento, dei quali il libro di testo rappresenta uno strumento;

da una valutazione attenta, risulta che con questa normativa, ogni cinque anni, sarebbero sempre gli stessi docenti a scegliere i libri di testo; questo fatto potrebbe esporli a condizionamenti delle case editrici -:
se il Ministro interrogato non ritenga indispensabile chiarire i suddetti punti e se non ritenga necessario intervenire, anche con iniziative normative, al fine di ovviare alle sopra menzionate incongruenze relative all'adozione dei libri di testo nella scuola primaria facendo in modo che siano stanziate opportune e mirate risorse che consentano di non aggravare ulteriormente le scuole e le famiglie.
(5-01562)

Interrogazioni a risposta scritta:

COMPAGNON. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
dall'indagine 2008 in materia di uso di tabacco, alcol e droghe illegali condotta dal dipartimento delle dipendenze dell'Azienda sanitaria numero 3 dell'Alto Friuli su tutte le classi seconde e quarte delle medie superiori di Gemona, Tolmezzo e Tarvisio risulta che, nel corso dell'anno, un adolescente su quattro abbia assunto cannabis ed uno su 13 inalanti (solventi, trielina, gas);
dalla predetta indagine condotta con 1084 questionari validi emergono dati significativi anche circa l'uso di cocaina (2,3 per cento, almeno una volta nel corso del 2008), eroina ed ecstasy (0,7 per cento);
dalle statistiche di cui sopra risulta che l'uso delle bevande alcoliche da parte degli adolescenti predilige i superalcolici e le cosiddette alcopops, ovvero le nuove bibite alcoliche aromatizzate alla frutta, sulle quali si sono concentrate predatorie strategie di marketing destinate specificamente ai giovani e giovanissimi;
il consumo di sostanze stupefacenti e di bevande alcoliche rappresenta un elevato fattore di rischio per la salute dei consumatori;
le istituzioni scolastiche rappresentano la sede eletta per educare, a cominciare dalla scuola primaria, alla prevenzione di tale fenomeno -:
se e quali iniziative intenda adottare al fine di inserire nei Piani dell'offerta formativa iniziative volte alla prevenzione del fenomeno del consumo di sostanze stupefacenti e di bevande alcoliche da parte di preadolescenti e adolescenti, e se intenda prevedere, anche nell'ambito della prossima sessione di bilancio, adeguate risorse per la necessaria formazione dei docenti volta a trasmettere ai giovani la conoscenza e la consapevolezza della pericolosità degli effetti nocivi che tale consumo arreca alla salute fisica e psichica.
(4-03368)

PICCOLO. - A1 Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
nel comune di Vico Equense per l'anno scolastico 2008-2009, per quanto concerne la scuola dell'obbligo, sono risultati iscritti 2400 alunni della scuola pubblica e 150 delle scuole materne paritarie;
la giunta comunale di Vico Equense, con delibera n. 223 del 31 ottobre 2008, poi tradotta nella delibera del Consiglio comunale n. 57 del 28 novembre 2008, ha redistribuito tale platea scolastica in due istituzioni cui dovrebbero afferire rispettivamente 1247 e 1170 alunni, in contrasto con gli attuali parametri legislativi in ordine alla presenza massima di studenti negli istituti scolastici;
la scelta di accorpare gli studenti in due sole strutture (delle quali una ubicata in zona periferica e, peraltro, soggetta a seri problemi di viabilità - 15 chilometri di strada dissestata ed insicura, la R. Bosco, da Pagognano a S.Andrea) è stata

fortemente osteggiata dalla comunità locale, in particolar modo dai genitori degli studenti;
le delibere in questione, prevedendo la soppressione di plessi scolastici ridotti in luogo di macro-strutture, non hanno tenuto in considerazione le esigenze di ricettività delle strutture di accoglienza, i problemi di viabilità, la totale assenza di strutture per l'attesa degli scuolabus, e così via;
non risulta allegato alle delibere in oggetto il programma di adeguamento alla normativa vigente delle strutture che dovrebbero accogliere gli alunni dei plessi soppressi, con particolare riferimento alla ricettività di tali strutture e alle conseguenti opportunità formative;
nonostante la regione e la provincia non abbiano approvato la delibera di ridimensionamento, il Sindaco ha deciso di attuarla per la parte riguardante la soppressione dei punti di erogazione;
secondo il riordino previsto, ad esempio, 80 alunni delle scuole medie dovrebbero spostarsi da Arola, dove ci sono 8 aule e due laboratori, a Fomacelle, dove invece ci sono cinque aule per cinque classi, profilandosi - pertanto - per il prossimo anno seri rischi di doppi turni, disagi nel sistema di trasporto e soprattutto peggioramento dell'offerta formativa;
le frazioni di Montechiaro e Ticciano hanno presentato ricorso al Tar avverso la delibera del Consiglio comunale n. 57 del 28 novembre 2008 e la frazione di Arola si è rivolta direttamente al Presidente della Repubblica;
l'accorpamento dei plessi scolastici si traduce in un grave deficit di garanzia di adeguati standard dell'offerta formativa e determini, altresì, forti disagi agli studenti, causando anche oggettive difficoltà nella viabilità di accesso alle strutture scolastiche -:
se con riferimento alla scelta di accorpamento dei plessi scolastici nel comune di Vico Equense sia stata raggiunta l'intesa con le competenti istituzioni scolastiche ai sensi dell'articolo 4, comma 2, del decreto del Presidente della Repubblica n. 223 del 1998.
(4-03376)

TESTO AGGIORNATO AL 2 MARZO 2011

...

LAVORO, SALUTE E POLITICHE SOCIALI

Interrogazioni a risposta scritta:

MANCUSO, FRASSINETTI, GIAMMANCO, MANNUCCI, REPETTI, CECCACCI RUBINO e CARLUCCI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
dagli organi di informazione si apprende che l'ennesimo canile lager è stato scoperto questa volta in provincia di Matera;
dei 220 cani che fino a pochi mesi fa vivevano nel canile di Bernalda (Matera) solo 134 sono stati trovati vivi all'atto del sequestro (ed i sopravvissuti presentano tutti grave malnutrizione e malattie di ogni genere);
è noto che ogni anno si sviluppi un giro d'affari impressionante attorno ai cani accalappiati provenienti da sovvenzioni pubbliche per il mantenimento dei canili, che diventano un fine e non un mezzo per risolvere la piaga del randagismo -:
se il Governo intenda incrementare i controlli verso queste strutture, ed in particolare sul canile di Bernalda, che sulla carta dovrebbero risolvere il problema dei cani randagi, mentre accade che si trasformino in posti dove si praticano sistematicamente maltrattamenti verso gli animali e si lucra sulla precaria esistenza di queste povere creature viventi senzienti.
(4-03364)

LIVIA TURCO, PES, SCHIRRU, FADDA e MELIS. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
la legge 25 febbraio 1992, n. 210 e successive modificazioni ed integrazioni, prevede un indennizzo economico a favore dei soggetti lesi in seguito a trasfusioni con sangue o da somministrazioni di emoderivati infetti;
il decreto-legge n. 159 del 1° ottobre 2007, recante interventi urgenti in materia economico-finanziaria, per lo sviluppo e l'equità sociale, convertito dalla legge 29 novembre 2007 n. 222, all'articolo 33 prevede uno stanziamento di 150 milioni di euro per l'anno 2007 per le transazioni con soggetti danneggiati e promotori di risarcimento tuttora pendenti;
la legge finanziaria per il 2008 (legge n. 244 del 2007), all'articolo 2, comma 361, concede per le transazioni da stipulare con soggetti talassemici, affetti da altre emoglobinopatie o da anemie ereditarie, emofiliaci ed emotrasfusi occasionali danneggiati da trasfusione con sangue infetto o da somministrazione di emoderivati infetti e con soggetti danneggiati da vaccinazione obbligatorie che abbiano instaurato azioni di risarcimento danni tuttora pendenti, una spesa 180 milioni di euro annui a decorrere dall'anno 2008;
lo stesso articolo 2 sopracitato, al comma 362, prevede l'adozione di un decreto da parte del Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze per la definizione dei criteri in base ai quali i soggetti titolati possano accedere ai risarcimenti previsti e, al comma 363, l'estensione dell'indennizzo di cui all'articolo 1 della legge 29 ottobre 2005, n. 229 ai soggetti effetti da sindrome da talidomide, determinata dalla somministrazione dell'omonimo farmaco, nelle forme dell'amelia, dell'emimelia, della focomelia e della macromelia;
si apprende che il decreto attuativo relativo alle leggi n. 222 e n. 244 del 2007, è all'esame del Ministro competente;
più volte la FedEmo (Federazione delle associazioni emofiliaci onlus) e altre associazioni di tutela delle persone contagiate hanno chiesto un incontro al Ministro interrogato per potersi confrontare sul testo -:
se il Ministro non ritenga opportuno riconsiderare attentamente il complesso della materia pervenendo a criteri procedurali non punitivi per coloro che hanno già seri motivi di preoccupazione per il proprio stato di salute;
se in questa delicata materia il Governo ritenga di dotarsi non di un criterio meramente contabile ma di una più forte e concreta attenzione alle condizioni psicologiche, fisiche e materiali di tanti pazienti che confidano in scelte diverse da quelle che paiono profilarsi come punitive (facendosi portatore di una soluzione di natura politica ed extragiudiziale);
se non sia opportuno, conseguentemente, procedere ad una riscrittura sostanziale della bozza di decreto (con l'eliminazione di qualsiasi riferimento alla prescrizione), diversa da quella preannunciata dagli organi di stampa e anticipata in alcune sue linee essenziali da pronunciamenti di esponenti del Governo.
(4-03370)

CIOCCHETTI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
la società Telecom Italia ha recentemente comunicato ai propri dipendenti l'intenzione di avviare una procedura di mobilità nei confronti di 470 lavoratori del settore Directory Assistance per esigenze tecnico-amministrative, con la relativa chiusura di 22 sedi operative;
i motivi che l'azienda fornisce, a giustificazione dell'intervento di riduzione del personale per eccedenza, sono una progressiva perdita di quote di mercato e un calo dei volumi di traffico negli ultimi anni;
tale comportamento risulta essere estremamente in disaccordo con quanto auspicato sia dalle organizzazioni sindacali

che dalla stessa azienda, alla luce dell'accordo siglato il 19 settembre 2008;
la sottoscrizione dell'accordo prevedeva la messa in mobilità di 5000 dipendenti fino al 2010, mentre, dopo solo tre mesi, l'azienda ha presentato un nuovo piano industriale con ulteriori 4500 esuberi da realizzare negli anni 2009, 2010 e 2011;
in un momento di forte crisi come quello che stiamo vivendo, una scelta simile risulta essere estremamente dannosa per il futuro di numerosi dipendenti, che potrebbero essere reimpiegati all'interno dell'azienda stessa, se questa si facesse carico di una giusta e doverosa responsabilità, finalizzata alla salvaguardia dell'occupazione di centinaia di lavoratori che per primi hanno contribuito al suo sviluppo;
alla luce di quanto descritto, si ritiene opportuno superare l'attuale stato di crisi con una moratoria sui licenziamenti previsti dal nuovo piano industriale attuato dall'azienda Telecom Italia -:
se è a conoscenza della questione sopra esposta e quali urgenti iniziative in suo potere intenda adottare al fine di fronteggiare gli effetti pregiudiziali per i lavoratori del piano di licenziamento messo in atto dall'azienda Telecom Italia, quantomeno in attesa della verifica della sua concreta inevitabilità.
(4-03375)

...

PUBBLICA AMMINISTRAZIONE E INNOVAZIONE

Interrogazione a risposta in Commissione:

REGUZZONI. - Al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
stante la vigente normativa in materia di conferimento di incarichi individuali da parte delle pubbliche amministrazioni, le stesse, ivi comprese le regioni, le province e i comuni, possono conferire, ai sensi dell'articolo 7, comma 6, del decreto legislativo n. 165 del 2001, ex articolo 7 del decreto legislativo n. 29 del 1993, incarichi individuali ad esperti di «comprovata specializzazione» per «esigenze cui non possono far fronte con personale in servizio»;
è indubbio, pertanto, che le pubbliche amministrazioni possano conferire incarichi esterni al ricorrere di condizioni eccezionali e singolari;
tuttavia, l'articolo 1, comma 557, della finanziaria per il 2005 (legge n. 311 del 2004), prevede che «I Comuni con popolazione inferiore ai 5 mila abitanti, i consorzi tra enti locali gerenti servizi a rilevanza non industriale, le comunità montane e le unioni di comuni possono servirsi dell'attività lavorativa di dipendenti a tempo pieno di altre amministrazioni locali purché autorizzati dall'amministrazione di provenienza»;
il citato comma 557, pertanto, consente di fatto per i dipendenti che già prestano servizio presso un'amministrazione pubblica il cumulo di più rapporti di lavoro presso enti locali diversi, allo scopo - si presume - di colmare temporaneamente dei posti lasciati vuoti in organico;
la predetta norma ha suscitato non pochi problemi di interpretazione e di compatibilità con il principio di esclusività del rapporto di lavoro e di onnicomprensività del trattamento economico nel pubblico impiego, tanto è che sul punto è intervenuta la circolare n. 2 del 21 ottobre 2005 del Ministero dell'interno - Dipartimento per gli affari interni e territoriali - Direzione centrale per le autonomie, che ha considerato tale disposizione di legge come norma speciale, derogatoria del principio di esclusività ed unicità del rapporto di lavoro dei pubblici dipendenti (così anche il Consiglio di Stato con parere n. 141 del 2005);
in base all'interpretazione della citata circolare n. 2 del 2005, il comma 557

dell'articolo 1 della legge finanziaria per il 2005 non può, pertanto, considerarsi abrogato dal successivo intervento legislativo di cui all'articolo 3, comma 79, della legge finanziaria per il 2008 (legge n. 244 del 2007), in virtù del principio che «lex posterior generalis non derogat priori speciali»;
resta, tuttavia, da chiarire in quale tipologia di lavoro sarebbero inquadrabili gli incarichi conferiti ai sensi del comma 557 e sul punto si è espressa la Corte dei Conti - Sezione regionale di controllo per il Veneto, a seguito della richiesta di parere proveniente dal Comune di Sanguinetto (Verona), la quale, con deliberazione 017/2008, ha precisato che «poiché l'articolo 1 comma 557 della legge n. 311 del 2004 ha introdotto un istituto assimilabile al comando, il rapporto di lavoro non può che essere di tipo subordinato» e che la stipula di un contratto di lavoro «(...) non sia necessaria in quanto la formula organizzativa introdotta dall'articolo 1, comma 557 non altera la titolarità del rapporto di lavoro con il soggetto interessato, che resta comunque dipendente dell'amministrazione di provenienza.»;
risulta all'interrogante che la comunità montana Valceresio, con determinazioni n. 324, n. 325 e n. 334 del 30 dicembre 2008, ha conferito a tre diversi dipendenti comunali - rispettivamente di Arcisate, di Tradate e di Bisuschio - incarichi professionali di consulenza, ovvero di collaborazione coordinata e continuativa, senza vincolo di subordinazione e con tanto di sottoscrizione di contratto che contempla la durata dell'incarico, il compenso pattuito e le modalità di erogazione delle prestazioni -:
quali siano gli intendimenti dei Ministri interrogati in ordine a quanto esposto in premessa e se non ritengano di adottare specifiche iniziative anche normative, volte a meglio precisare le modalità di applicazione dell'articolo 1, comma 557, della legge n. 311 del 2004, specificatamente con riguardo alla tipologia di lavoro con cui utilizzare personale di altre amministrazioni.
(5-01563)

...

RAPPORTI CON LE REGIONI

Interrogazione a risposta scritta:

GNECCHI. - Al Ministro per i rapporti con le regioni. - Per sapere - premesso che:
il decreto del Presidente della Repubblica n. 670 del 1972, Approvazione del testo unico delle leggi costituzionali concernenti lo statuto speciale per il Trentino-Alto Adige, prevede una commissione paritetica Stato-provincia autonoma per elaborare le disposizioni di attuazione previste dalla norma costituzionale;
tali norme di attuazione vengono elaborate dalla «commissione dei sei», qualora si tratti di competenze della provincia autonoma di Bolzano, quando, invece, le norme di attuazione concernono competenze di entrambe le province (Bolzano e Trento) o della Regione Trentino-Alto Adige, allora è la commissione dei dodici ad elaborarle. Le proposte delle commissioni, qualora accettate dal Governo, entrano in vigore con decreto del Presidente della Repubblica o con decreto legislativo;
la commissione dei sei è composta da tre membri nominati dalla Provincia autonoma di Bolzano e dal Consiglio regionale e da tre membri nominati dal Governo;
il consiglio della Provincia autonoma di Bolzano e il Consiglio regionale hanno eletto i componenti di propria competenza già in febbraio 2009, ma a causa delle mancate nomine da parte del Governo le commissioni paritetiche non hanno ancora iniziato i propri lavori;
già nei primi mesi del 2008 la commissione dei sei della provincia di Bolzano aveva elaborato un elenco di titoli equipollenti all'attestato per la conoscenza

delle due e tre lingue, cosiddetto «patentino» previsto per l'accesso al pubblico impiego e per la progressione di carriera di chi è già in servizio (decreto del Presidente della Repubblica n. 752 del 1976);
tale elenco di equipollenza si era reso necessario al fine di ottemperare alla sentenza della Corte di giustizia europea del 6 giugno 2000 nella causa n. 281/98 che dava ragione al cittadino europeo Roman Angonese, che non era stato ammesso alla partecipazione ad un concorso per assunzione presso la cassa di risparmio di Bolzano, pur essendo perfettamente bilingue ma non in possesso dell'attestato di bilinguismo (italiano-tedesco) rilasciato dalla relativa commissione d'esame che rilascia gli attestati di bilinguismo in provincia di Bolzano;
va anche sottolineato che ammettere vari titoli per riconoscere la conoscenza della lingua italiana e tedesca permetterebbe una possibilità di risparmio di risorse umane nella pubblica amministrazione di Bolzano riducendo il lavoro delle commissioni, questo dovrebbe suscitare l'interesse e quindi il sostegno anche del Ministro Brunetta;
ultimamente, tra la domanda di partecipazione all'esame per il conseguimento del cosiddetto patentino e la possibilità di sostenerlo passano anche 7/8 mesi e ciò penalizza l'accesso al lavoro di coloro che potrebbero far valere già il possesso di un titolo o di un criterio di equipollenza di conoscenza delle due lingue, così come individuati nell'elenco predisposto dalla precedente commissione dei sei, nominata dal Governo Prodi, che aveva svolto un significativo lavoro di indagine e valutazione, nonché di mediazione tra le diverse idee;
l'accordo trovato rispondeva finalmente alla sentenza della Corte di giustizia europea oltre ad una pressante richiesta da parte di tanti cittadini -:
quali siano i motivi che impediscono la promulgazione della norma già elaborata e licenziata dalla precedente commissione dei sei.
(4-03363)

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SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazioni a risposta scritta:

SANGA e MISIANI. - Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
nei siti di Lenna e Presezzo della Valbrem Spa, azienda nata trent'anni fa e che oggi fa capo al gruppo multinazionale svizzero Ronal, leader europeo nella produzione di ruote in lega, lavorano complessivamente 160 dipendenti che saranno investiti, entro la fine del prossimo mese di luglio, dalla cassa integrazione straordinaria per un anno;
nel momento di massima attività, la produzione della Valbrem Spa si era assestata su circa 720.000 ruote annue, di cui 600.000 per auto e 120.000 per veicoli industriali e fino a pochi mesi fa, pur registrando difficoltà crescenti nel reggere la concorrenza sulla produzione di ruote per automobili, si era convinti che almeno la produzione di ruote per veicoli industriali potesse reggere alla crisi;
il perdurare della caduta di ordinativi ha invece coinciso con i piani di riconversione delle attività della Valbrem Spa dalla produzione di cerchioni per il settore auto a cerchioni trucks ovvero per veicoli industriali, con un investimento di 8 milioni nel 2008, che potrebbe avere come conseguenza l'aggravamento delle prospettive future dell'azienda;
dall'inizio dell'anno, i lavoratori sono in cassa integrazione ordinaria, una scelta organizzativa necessaria per far fronte al calo di commesse correlato alla cattiva congiuntura internazionale che, ha rallentato in maniera evidente tutte le attività produttive e, in particolare, quelle legate al settore automobilistico;

i processi di investimento, in particolare sull'impianto di verniciatura nello stabilimento di Presezzo, sono stati sospesi, l'attuale cassa ordinaria terminerà nella prima metà di luglio e ad oggi l'azienda lavora intorno al 30 per cento delle potenzialità, ma da più parti si teme che il progetto di riorganizzazione che starebbe alla base della richiesta di cassa straordinaria preveda la riduzione di un terzo dell'attuale forza lavoro;
la Valbrem Spa è un insediamento produttivo collocato in una zona montana che, oltre alla crisi mondiale, vive una situazione problematica e di disagio per la quale è necessario si dia corso a interventi specifici, anche attivando strumenti di agevolazione per coloro che intendono restare o rilanciare attività produttive in loco;
l'età media dei dipendenti della Valbrem di Lenna è di poco superiore ai quarant'anni, la maggior parte dei quali capifamiglia monoreddito e inoltre in alta valle Brembana dopo la delocalizzazione della Freni Brembo di S. Giovanni Bianco si sta assistendo a un vero e proprio processo di desertificazione del comparto produttivo con effetti devastanti sulla tenuta del tessuto sociale;
le istituzioni locali, comuni e comunità montana, hanno garantito facilitazioni a chi si insediava nella zona, utilizzando fondi regionali ed europei, realizzando le opere di urbanizzazioni, non ultimo il nuovo ponte di Lenna a servizio dell'area industriale, attivando corsi di formazione professionale, acquisendo e mettendo a disposizione le aree a prezzi contenuti;
la totalità degli operai dipendenti del gruppo Valbrem sono residenti nei 20 comuni dell'alta valle, ed hanno dimostrato professionalità e alta qualità nelle prestazioni oltre che massima disponibilità e flessibilità nell'assecondare le varie fasi e vicissitudini della vita dell'azienda, costituendo quindi una risorsa preziosa che non va dispersa -:
quali misure intendano assumere per concordare con gli enti locali e le parti sociali un programma di valorizzazione della Valle Brembana già profondamente provata da una situazione di difficoltà caratteristica delle aree montane ed in particolare per bloccare i processi di delocalizzazione delle attività dell'area;
quali iniziative intendano assumere per evitare la prospettiva di un ridimensionamento occupazionale alla luce della crisi della Valbrem Spa anche attivando strumenti di agevolazione per le aziende che intendono restare o rilanciare le attività produttive a difesa dell'occupazione e per evitare il complessivo spopolamento delle zone montane.
(4-03372)

SANGA. - Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
la Frattini Spa di Seriate è un'azienda familiare rappresentativa di un'imprenditoria bergamasca che ha sempre cercato di anticipare il mercato, con continue evoluzioni, puntando su investimenti, innovazione e tecnologia;
l'azienda metalmeccanica, che attualmente occupa 194 lavoratori e produce macchine per la deformazione di contenitori cilindrici, nei suoi ottant'anni di vita ha affrontato e superato altre crisi, affermandosi, anche a livello internazionale, grazie a un forte spirito innovativo che l'ha portata ad essere leader mondiale nelle macchine per la costruzione di bombole aerosol e contoterzista nella produzione di costruzioni meccaniche, nonché fornitrice per le grandi macchine perforatrici di tunnel;
le crescenti difficoltà per il contoterzismo italiano, dovute soprattutto alla concorrenza sul prezzo da parte di Paesi emergenti e alla delocalizzazione dei committenti, hanno ridotto progressivamente il peso delle produzioni conto terzi, fino ad arrivare nel 2008 ad un fatturato di circa 20 milioni, dimezzato rispetto all'anno precedente;

a seguito dei rilevanti investimenti fatti negli ultimi anni e a causa del picco negativo di ordini e fatturato dovuto alla crisi, oltre che per l'insolvenza di un importante cliente, il 4 giugno 2009 l'azienda ha depositato in Tribunale la domanda di concordato preventivo con richiesta di esercizio provvisorio fino al 31 agosto, per smaltire il lavoro già in essere, con la volontà di pagare integralmente i debitori privilegiati e nella misura del 37,41 per cento la massa chirografaria;
la domanda è stata ammessa l'11 giugno, con la nomina del giudice delegato e del commissario giudiziale, e la speranza dei lavoratori e dei sindacati si rivolge ora alla ricerca di un possibile acquirente e investitore in grado di dare una prospettiva industriale e occupazionale alla Frattini -:
quali iniziative intendano assumere per sostenere gli enti locali, i lavoratori e la loro rappresentanza sindacale nella ricerca di un possibile acquirente, evitando in tal modo che 200 famiglie rimangano senza reddito ed in particolare se non ritenga urgente convocare un tavolo per affrontare la crisi della Frattini;
quali iniziative intendano assumere per abbreviare in generale il tempo di attesa per l'utilizzo della cassa integrazione e degli ammortizzatori sociali, onde evitare che i lavoratori implicati nelle crisi rimangano completamente senza reddito per molti mesi.
(4-03373)

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Apposizione di firme ad interrogazioni.

L'interrogazione a risposta in commissione Villecco Calipari e altri n. 5-01397, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta dell'11 maggio 2009, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Siragusa.

L'interrogazione a risposta in Commissione Schirru e altri n. 5-01414, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 14 maggio 2009, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Siragusa.

L'interrogazione a risposta immediata in Commissione Toccafondi e Lupi n. 5-01551, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 24 giugno 2009, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Bitonci, Franzoso.

L'interrogazione a risposta scritta Vannucci e altri n. 4-03355, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 24 giugno 2009, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Marco Carra.

Ritiro di un documento del sindacato ispettivo.

Il seguente documento è stato ritirato dal presentatore:
interrogazione a risposta in Commissione Misiti n. 5-01162 del 19 marzo 2009.

Ritiro di una firma da una interrogazione.

Interrogazione a risposta scritta Misiani e Sanga n. 4-03359, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 24 giugno 2009: è stata ritirata la firma del deputato Sanga.

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ERRATA CORRIGE

Interrogazione a risposta immediata in Commissione Bitonci e altri n. 5-01552 pubblicata nell'Allegato B ai resoconti della Seduta n. 192 del 24 giugno 2009. Alla pagina 6506, seconda colonna, dalla riga trentaquattresima alla riga trentasettesima deve leggersi: «Bitonci, Nicola Molteni, Rivolta e Volpi. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:» e non «Bitonci, Laura Molteni, Rivolta e Volpi. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:», come stampato.