XVI LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di martedì 16 giugno 2009

ATTI DI CONTROLLO

AFFARI ESTERI

Interrogazione a risposta in Commissione:

MECACCI. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
a seguito dello svolgimento delle elezioni presidenziali iraniane lo scorso 13 giugno 2009, il maggiore candidato contrapposto al Presidente uscente della Repubblica islamica iraniana, Mir Hossein Moussavi, ha denunciato la commissione di brogli elettorali da parte delle autorità iraniane;
nelle ore successive alla chiusura dei seggi elettorali, secondo quanto documentato dai media internazionali, si sono verificate a Teheran, e successivamente anche in altre zone del paese, manifestazioni popolari che denunciavano i brogli elettorali che sono state represse con la violenza da parte delle autorità iraniane;
nelle ultime ore il Governo iraniano ha dichiarato illegali tutte le manifestazioni, sospendendo così la libertà di manifestazione in Iran;
l'associazione iraniana per la libertà di stampa, ha chiesto che: «L'occidente non riconosca la vittoria di Ahmadinejad fino allo sblocco dei media». Quest'ultimo si è reso artefice di una massiccia censura dei mezzi di informazione, da internet ai telefonini, dai giornali alle televisioni straniere. C'è stato il blocco dei cellulari poiché il numero di sms inviato quotidianamente è raddoppiato nei giorni precedenti alle elezioni, passando da una media di 55 milioni a 110 milioni, costituendo una temibile fonte di controinformazione al potere costituito, seguito dalla censura per le televisioni e i siti web, soprattutto quelli di condivisione più popolari - da YouTube a Facebook - dove cominciavano ad apparire sempre più numerosi i video amatoriali ripresi con i cellulari a testimonianza degli scontri in atto. In seguito a ciò a Teheran si denuncia: «Non c'è democrazia senza libera circolazione delle informazioni»;
alcuni paesi europei, ad esempio la Germania, hanno già convocato l'Ambasciatore iraniano per esprimere la loro preoccupazione sulla repressione delle manifestazioni e per chiedere una verifica scrupolosa del rispetto delle norme che garantiscono la democraticità del voto per le presidenziali;
nei mesi scorsi il Governo italiano, e in particolare il Ministro degli esteri Frattini, ha dovuto cancellare per ben due volte un incontro in Iran con il Presidente della Repubblica islamica iraniana, Mahmoud Ahmadinejad, dopo che le date erano state già fissate;
lunedì 15 giugno l'Unione europea ha espresso la sua preoccupazione per le violenze in corso in Iran e ha chiesto la verifica scrupolosa dei rispetto delle leggi elettorali;
lunedì 15 giugno la Guida suprema della Repubblica islamica iraniana, Ali Khamenei, ha invitato Moussavi «ad agire con calma e seguendo le vie legali»;
all'Italia è attualmente attribuita la Presidenza di turno del G8, e cioè del gruppo dei Paesi democratici più sviluppati e industrializzati -:
se non ritenga urgente convocare l'Ambasciatore iraniano a Roma per chiedere l'avvio di un'inchiesta internazionale indipendente per verificare la regolarità e la correttezza dello svolgimento delle elezioni presidenziali iraniane e per chiedere la fine della repressione violenta delle manifestazioni di dissenso politico e ripristinare la libertà di manifestazione;
se non ritenga di dover sospendere qualsiasi attività di preparazione ed abbandonare ipotesi di incontri bilaterali con il Presidente iraniano, Mahmoud Ahmadinejad, in assenza di verifiche serie della regolarità delle elezioni presidenziali.
(5-01517)

DIFESA

Interrogazione a risposta scritta:

CALVISI e MELIS. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
dalle notizia di stampa si apprende che turisti e residenti di San Teodoro e Budoni, sulla costa nordoccidentale della Sardegna, verso le ore 9 del 15 giugno, temendo di aver avvertito scosse di terremoto, si sono rivolti ai Vigili del fuoco e alla Protezione civile;
l'allarme è stato, in realtà, causato dagli effetti di un'esercitazione militare aeronavale tenutasi in quelle stesse ore nell'ambito della operazione militare «Mare aperto 2009» in corso dal 3 al 22 giugno nel Tirreno centrale -:
per quale ragione la popolazione non sia stata informata con sufficiente anticipo del programma dell'esercitazione;
quali misure il Ministro interrogato intenda adottare per evitare in futuro che si ripetano episodi simili al fine di evitare alle popolazioni preoccupazioni e allarmi ingiustificati.
(4-03280)

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ECONOMIA E FINANZE

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:
VI Commissione:

FUGATTI, BITONCI e REGUZZONI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 2-bis del decreto-legge 29 novembre 2008, n. 185, convertito, con modificazioni, dalla legge 29 gennaio 2009, n. 2, in tema di rapporti con le banche, ha reso nulle «le clausole contrattuali aventi ad oggetto la commissione di massimo scoperto se il saldo del cliente risulti a debito per un periodo continuativo inferiore a trenta giorni ovvero a fronte di utilizzi in assenza di fido»;
la disposizione ha dichiarato nulle anche «le clausole, comunque denominate, che prevedono una remunerazione accordata alla banca per la messa a disposizione di fondi a favore del cliente titolare di conto corrente indipendentemente dall'effettivo prelevamento della somma, ovvero che prevedono una remunerazione accordata alla banca indipendentemente dall'effettiva durata dell'utilizzazione dei fondi da parte del cliente, salvo che il corrispettivo per il servizio di messa a disposizione delle somme sia predeterminato, unitamente al tasso debitore per le somme effettivamente utilizzate, con patto scritto non rinnovabile tacitamente, in misura onnicomprensiva e proporzionale all'importo e alla durata dell'affidamento richiesto dal cliente, e sia specificatamente evidenziato e rendicontato al cliente con cadenza massima annuale con l'indicazione dell'effettivo utilizzo avvenuto nello stesso periodo, fatta salva comunque la facoltà di recesso del cliente in ogni momento»;
per i contratti in essere alla data di entrata in vigore della legge n. 2 del 2009, le banche devono recepire le nuove disposizioni entro 150 giorni e, quindi, entro il 28 giugno 2009;
gli istituti di credito hanno effettivamente abolito la commissione di massimo scoperto, ma hanno introdotto nuove spese, con nomi molto fantasiosi: «commissione per istruttoria urgente», «commissione per scoperto di conto», «recupero spese per ogni sospeso», «onere per passaggio a debito nel trimestre», «commissione manca fondi», solo per citarne alcuni;
lo scopo dell'introduzione dell'articolo 2-bis del decreto-legge n. 185 del 2008 era di eliminare l'odioso «balzello» costituito dalla commissione di massimo scoperto per garantire maggiore trasparenza e per ridurre le spese a carico del correntista;

con la direttiva del Ministro dell'economia e delle finanze e del Ministro dell'interno del 31 marzo 2009 sono state dettate le modalità operative per l'attivazione e il funzionamento dell'Osservatorio nazionale e degli speciali Osservatori regionali istituiti nell'ambito degli interventi anti-crisi ai sensi dell'articolo 12, comma 6, del decreto-legge 29 novembre 2008, n. 185;
tra le competenze attribuite al citato Osservatorio nazionale sono inclusi l'analisi dell'andamento del mercato del credito e soprattutto il monitoraggio dello stato di applicazione delle norme;
gli Osservatori regionali, che hanno sede presso le prefetture dei capoluoghi di regione e che sono coordinati dal prefetto, si occupano di monitorare l'andamento dei flussi del credito sul territorio, di analizzare le problematiche che possono sorgere e proporre soluzioni da applicare a livello locale, con riferimento anche alle condizioni applicate a famiglie e imprese -:
se si possa ritenere conforme alla ratio dell'articolo 2-bis del decreto-legge 29 novembre 2008, n. 185, convertito, con modificazioni, dalla legge 29 gennaio 2009, n. 2, il comportamento degli istituti di credito che hanno, di fatto, sostituito la commissione di massimo scoperto con altre spese e commissioni, in molti casi di importo superiore alla commissione di massimo scoperto con metodi di calcolo complicati e fogli informativi poco chiari.
(5-01521)

FOGLIARDI e FLUVI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
il «decreto anticrisi» (articolo 6, comma 1, del decreto-legge 29 novembre 2008, n. 185) ha introdotto a decorrere dal periodo d'imposta in corso al 31 dicembre 2008 la parziale deducibilità, ai fini delle imposte sui redditi (IRPEF e IRES), dell'imposta regionale sulle attività produttive che colpisce il costo del lavoro e gli oneri per interessi sostenuti dalle imprese e dai professionisti, in quanto componenti negativi generalmente non ammessi in deduzione nella determinazione del valore della produzione da assoggettare al tributo regionale;
la deduzione forfetaria, pari al 10 per cento dell'IRAP versata, può essere fatta valere anche per i periodi di imposta precedenti a quello in corso al 31 dicembre 2008 (articolo 6, commi 2 e 3, del decreto-legge 29 novembre 2008, n. 185). In tal caso, al contribuente spetta il rimborso delle maggiori imposte sui redditi versate con riferimento ai suddetti periodi di imposta, per effetto della mancata deduzione dell'IRAP;
l'istanza di rimborso deve essere presentata esclusivamente in via telematica, a partire dalle ore 12 del 12 giugno 2009, e può essere inoltrata utilizzando il prodotto di gestione denominato «Rimborsodairap»;
a tutt'oggi il prodotto informatico non è ancora stato rilasciato, e solo nelle prossime ore dovrebbe essere messo a disposizione degli utenti, con ristrettissimi tempi per le case di software per adeguare gli applicativi che si interfacciano alle contabilità aziendali;
il meccanismo prevede la priorità del rimborso ai primi presentanti, con un ingorgo e modalità di lavoro particolarmente gravose per i professionisti intermediari e conseguente esclusione per molti contribuenti che arriveranno una volta ultimata la dotazione per il bonus 2009, previsto in soli 100 milioni di euro -:
se non ritenga di dover posticipare la scadenza del 12 giugno, al fine di permettere un tempo adeguato alle società di programmazione e agli studi professionali per affrontare tali adempimenti, nonché prevedere modalità di priorità per il rimborso non in base alla presentazione delle istanze, ma sulla base di necessità e/o esigenze specifiche degli interessati fissando criteri precisi, individuando inoltre disponibilità aggiuntive per gli eventuali aventi diritto esclusi.
(5-01522)

INTERNO

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:
I Commissione:

LUCIANO DUSSIN, STEFANI e VANALLI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il servizio di scorta viene assegnato ad alcune personalità che ricoprono incarichi di rilievo istituzionale dietro constatazione della sussistenza di minacce all'integrità fisica del soggetto stesso;
le scorte, composte di uomini, mezzi e strumenti, comportano necessariamente un costo a carico del bilancio dello Stato e la sottrazione delle medesime risorse ad altri impieghi, quali il presidio del territorio ai fini della pubblica sicurezza ed il contrasto alla criminalità;
le scorte dovrebbero essere tempestivamente ritirate ed assegnate ad altro impiego sia al venire meno della minaccia che al venire meno delle ragioni di tipo istituzionale che ne hanno determinato l'assegnazione;
risulta all'interrogante che in Veneto continuino ad essere beneficiarie dell'assegnazione di una scorta persone che al momento dell'assegnazione ricoprivano importanti e delicati incarichi nel mondo dell'associazionismo industriale e che oggi sono passati ad altri incarichi, altrettanto importanti, che tuttavia non sembrano presentare le medesime condizioni di rischio dei precedenti, suscitando sconcerto nella pubblica opinione -:
se non si ritenga opportuno svolgere un attento monitoraggio al fine di verificare che per tutti i soggetti attualmente beneficiari di scorta persistano i presupposti che avevano condotto all'originale assegnazione del beneficio e di informarne tempestivamente il Parlamento.
(5-01519)

AMICI, CORSINI e FERRARI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il 2 giugno 2009 nella città di Brescia, come in tutte le città d'Italia, presso la sede della locale Prefettura si è tenuta la celebrazione della festa della Repubblica;
dopo il discorso ufficiale del vice Prefetto vicario, dottor Attilio Visconti, hanno preso la parola il Sindaco della città, onorevole Adriano Paroli, esponente del PdL, l'allora Presidente della provincia architetto Alberto Cavalli esponente del PdL, e il professor Sandro Fontana, esponente del PdL;
il professor Sandro Fontana nel suo intervento ha esposto una serie di considerazioni assai discutibili sulle riforme istituzionali ed in particolare sulla riforma della Costituzione;
alcuni esponenti politici hanno manifestato la loro riprovazione dell'accaduto, abbandonando il luogo della celebrazione, anche in ragione dei giudizi critici espressi sul Capo dello Stato;
la celebrazione della festa della Repubblica dovrebbe costituire un'occasione di incontro unitario e di condivisione ed essere sottratta ad appropriazioni di parte;
sin dall'origine della celebrazione della festa della Repubblica a tutto il 2009, mai Sindaco della città, Presidente della provincia o privati cittadini hanno preso la parola;
non è comunque accettabile che, nel momento in cui si permettono interventi diversi da quello ufficiale dell'autorità prefettizia, venga data la parola agli esponenti di una sola parte politica, il Popolo della libertà;
ove ciò sia avvenuto su iniziativa del Vice prefetto vicario, il fatto costituirebbe una grave violazione, da parte di quest'ultimo, del dovere dell'autorità prefettizia di mantenere un ruolo super partes -:
per quale ragione siano stati consentiti altri interventi oltre a quello, ufficiale,

del vice Prefetto vicario e, qualora ciò sia avvenuto su iniziativa di quest'ultimo, se ritenga la sua permanenza a Brescia compatibile con il ruolo di istituzione super partes che il prefetto, per definizione, deve rivestire.
(5-01520)

Interrogazioni a risposta scritta:

EVANGELISTI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
la Commissione europea ha aperto due procedure di infrazione contro l'Italia per il cattivo funzionamento del numero di emergenza europeo 112;
la direttiva europea sui servizi universali prevede che in tutta l'Unione europea questo numero garantisca a tutti i servizi di emergenza (polizia, carabinieri, ambulanze, eccetera), che l'assistenza sia disponibile in più lingue e che i soccorritori siano in grado di rintracciare la provenienza della chiamata;
niente di tutto ciò, come afferma l'EENA (European Emergency Number Association), viene attualmente garantito nel nostro Paese;
la prima procedura di infrazione, avviata nel 2008, riguardava proprio la difficoltà del centralino dei Carabinieri di smistare le chiamate al servizio interessato; la seconda, invece, è relativa all'incapacità del servizio di emergenza di rintracciare il luogo da cui la telefonata è partita;
i nostri annosi e irrisolti problemi di apprendimento della lingua inglese, come dato minimo, e di altre lingue europee si riflette anche sul disservizio relativo al "112", visto quanto affermano alcuni turisti che si sono sentiti rispondere, una volta chiamato il numero di emergenza, che era necessario parlare in italiano, laddove risulta che a Londra sono in grado di rispondere in 170 lingue;
scoraggiante è anche la situazione sul fronte della corretta informazione relativa al "112"; risulta, infatti, che, secondo uno studio condotto a Bruxelles, appena 10 italiani su 100 sono a conoscenza di questa importante possibilità per qualsiasi tipo di necessità, quindi gli italiani sono tra i peggio informati in Europa; mentre siamo proprio ultimi, solo 3 italiani su 100, relativamente alla conoscenza del fatto che il "112" si può chiamare da qualsiasi città europea -:
quali iniziative il Ministro interrogato intende adottare per colmare questo gap linguistico e informativo anche in funzione di evitare nuove procedure di infrazione;
se non ritenga utile, quantomeno, avviare una campagna informativa nello stile «pubblicità progresso», prevedere la diffusione di materiale informativo nelle scuole e negli uffici e consentire quindi a sempre più persone di venire a conoscenza di un'informazione che potrebbe salvare loro la vita.
(4-03281)

EVANGELISTI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
nei giorni scorsi, a un convegno del Movimento Sociale-Destra italiana, sono state presentate a Milano quelle che sono già state definite «ronde nere» e che ricordano in maniera nemmeno velata le ronde già protagoniste di un periodo nefasto della nostra storia, ovvero il ventennio fascista;
la divisa è composta, infatti, da: una camicia grigia, cinturone, spallaccio, cravatta, anfibi, guanti neri, pantaloni grigi con banda nera, basco grigio con tanto di stemma della Guardia nazionale italiana; l'aquila che sovrasta la visiera è quella imperiale romana, al braccio l'altra fascia nera con il simbolo del Partito nazionalista italiano, ovvero il sole nero, lo schwarze sonne di nazionalfascista memoria, anche nota come svastica a dodici braccia, che ha fatto già mostra di sé nel quartier generale delle SS al castello di Wewelsburg;
risulterebbero, a detta dei promotori, già oltre 2000 le richieste finora giunte da

tutta Italia al sito web della sedicente Guardia nazionale italiana che costituisce il braccio paramilitare, per ora armato solo di torce e telefonino, del Partito nazionalista italiano guidato da Gaetano Saya, già rinviato a giudizio nel 2004 per aver diffuso idee fondate sulla superiorità e sull'odio razziale e per aver apertamente dichiarato che gli immigrati sono un pericolo per la nostra razza;
come si apprende dalla stampa di questi giorni, la biografia disponibile di questo Saya ci informa anche, tra le altre cose, di una sua appartenenza alla massoneria e un'attività di presunto agente segreto per la Nato; inoltre, risulta dalle cronache giudiziarie, che, avendo dato vita al Dipartimento studi strategici antiterrorismo (Dssa), la Procura di Milano gli abbia contestato nel 2005 il reato di associazione a delinquere finalizzata all'usurpazione di funzioni pubbliche;
la procura di Milano ha fatto sapere di aver disposto accertamenti da parte di agenti della Digos sulle cosiddette ronde nere;
il decreto attuativo del disegno di legge sulla sicurezza, recentemente licenziato dalla Camera dei deputati e in attesa di approvazione definitiva, per la parte riguardante l'istituzione delle ronde fa esplicito divieto alle associazioni di volontari, ancorché di essere armati, di essere espressione di forze politiche, di organizzazioni sindacali o di tifoserie organizzate;
il segretario nazionale dell'Associazione funzionari di Polizia, Enzo Letizia, a proposito dell'iscrizione delle associazioni di volontari nel registro prefettizio, in un comunicato stampa si chiede se il decreto attuativo delle nuove disposizioni potrà prevedere sanzioni o lo scioglimento delle «ronde» già istituite, altrimenti nessuno potrà impedire le ronde «fai da te»;
ad avviso dell'interrogante, ciò a cui abbiamo assistito finora potrebbe configurare l'ipotesi del reato di apologia del fascismo -:
se il Ministro interrogato non ritenga, in sede di adozione del decreto attuativo delle cosiddette ronde, di definire criteri stringenti al fine di impedire che possano iscriversi nell'apposito elenco associazioni aventi caratteristiche analoghe a quella descritta in premessa e quali garanzie intenda fornire per evitare il proliferare dello spontaneismo nella vigilanza sul territorio.
(4-03282)

TESTO AGGIORNATO AL 16 LUGLIO 2009

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ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazione a risposta in Commissione:

RUVOLO e CIOCCHETTI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
il decreto del Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca 18 novembre 2005, n. 85, in ottemperanza al decreto-legge n. 97 del 2004, istituisce corsi speciali per il conseguimento dell'abilitazione o idoneità all'insegnamento per ogni ordine e grado di scuola, titolo necessario per l'immissione in ruolo;
tali corsi speciali sono riservati a varie categorie di docenti che, oltre al possesso del prescritto titolo di studio, devono aver prestato almeno 360 giorni di servizio nel periodo incluso tra il 10 settembre 1999 e il 6 giugno 2004;
il termine ultimo per la presentazione della domanda per la partecipazione ai corsi speciali è fissato al 22 dicembre 2005, oltre 12 mesi dopo il periodo prescritto per il raggiungimento dell'anzianità di servizio dei 360 giorni;
l'iscrizione a tali corsi permette il conseguente inserimento con riserva, nelle graduatorie permanenti e ad esaurimento, bandite nel 2007 e delle quali allora non si prospettava una nuova riapertura, in quanto il Ministero dell'istruzione prevedeva nuove norme per il reclutamento e la conseguente immissione in ruolo;

alcuni docenti, che avevano accumulato l'anzianità di servizio dei 360 giorni alla data di scadenza fissata per 1'accoglimento della domanda del bando (2005) e non entro il 6 giugno 2004, come previsto dal decreto ministeriale 18 novembre 2005, n. 85, hanno deciso di presentare comunque la loro candidatura;
altri insegnanti, che alla data di chiusura dello stesso bando, possedevano solo alcuni giorni di servizio, ma che prevedevano di arrivare a lavorarne 360 entro la fine del corso e quindi prima del conseguimento della stessa abilitazione, hanno presentato domanda di ammissione ai corsi;
quei docenti che avevano accumulato i 360 giorni di servizio alla data di scadenza del bando, e quelli che entro tale data non possedevano tale requisito, videro respinta la propria domanda di ammissione e fecero conseguentemente ricorso al TAR e presso i Provveditorati, che permisero loro la frequenza dei corsi, seppur con il vincolo della riserva;
un emendamento di recente introduzione ha aggiunto all'articolo 36 del decreto-legge 30 dicembre 2008, n. 207, convertito, con modificazioni, nella legge del 27 febbraio 2009 n. 14, il comma 1-bis, che prevede lo scioglimento della riserva per i docenti «ammessi con riserva ai corsi speciali per il conseguimento dell'abilitazione o idoneità all'insegnamento indetti dal Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, con decreto 18 novembre 2005, n. 85, ai sensi del decreto-legge 7 aprile 2004, n. 97, convertito, con modificazioni, dalla legge 4 giugno 2004, n. 143, che abbiano maturato il requisito di servizio di 360 giorni, reso in qualunque ordine e grado di scuola, entro il termine di presentazione delle domande di partecipazione ai suddetti corsi speciali e che abbiano superato l'esame di Stato», non contemplando, tuttavia, il caso di quei docenti che, seppur ammessi allo stesso corso, non avevano maturato l'anzianità di servizio entro il 22 dicembre 2005;
vanno poi considerati gli adempimenti ai quali, tutti i partecipanti ai suddetti corsi, in possesso o meno del requisito di servizio, hanno dovuto ottemperare, versando una somma di 1750,00 euro a titolo di iscrizione e frequenza, seguendo 600 ore circa di lezioni e sostenendo il relativo esame finale;
inoltre, lo scioglimento della riserva dei corsi abilitanti permette ai docenti l'inserimento a pieno titolo nelle graduatorie permanenti e ad esaurimento e quindi la tanto sospirata scalata verso l'immissione in ruolo -:
quali iniziative il Ministro interrogato intenda adottare per mettere fine alla disparità di trattamento fra gli insegnanti in possesso del requisito di anzianità alla data del 22 dicembre 2005, e quindi comunque non in regola con i requisiti originariamente previsti dal decreto ministeriale 18 novembre 2005, n. 85, e i docenti che non possedevano tale titolo, entro la scadenza del bando fissata al 2005;
conseguentemente, quali iniziative ritenga utili assumere al fine di sanare la posizione del secondo gruppo di docenti che di fatto hanno conseguito l'abilitazione ed hanno accumulato i 360 giorni di anzianità di servizio.
(5-01518)

TESTO AGGIORNATO AL 7 MARZO 2011

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LAVORO, SALUTE E POLITICHE SOCIALI

Interrogazioni a risposta immediata:

MISITI e EVANGELISTI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
secondo quanto riportato da alcune agenzie di stampa, il Ministro interrogato il 13 giugno 2009 avrebbe dichiarato: «I giovani laureati non esitino a svolgere "lavori umili", come l'imbianchino e l'operaio, perché questo può rappresentare una crescita della loro responsabilità e capacità che sarà apprezzata nel tempo del dopo crisi»;

nella stessa occasione il Ministro interrogato, di fronte ai giovani di Confindustria, avrebbe poi aggiunto che: «Non è tempo di riforme strutturali che possono mettere a repentaglio la coesione sociale»;
il nostro Paese vanta un poco apprezzabile record: l'Italia, infatti, figura in fondo alla classifica per numero di giovani laureati, secondo quanto riportato da Eurostat, l'ufficio statistico della Commissione europea. Non solo, sempre dalla ricerca di Eurostat, risulta che la probabilità di conseguire i più alti livelli di istruzione, nel nostro Paese, è ancora fortemente legata alle condizioni della famiglia di provenienza. I giovani, che vivono in contesti familiari contrassegnati da un livello di formazione basso, hanno una probabilità nettamente inferiore di raggiungere la laurea rispetto a coloro che vivono in famiglie con genitori laureati;
il nostro appare, quindi, un Paese in cui le dinamiche sociali sono bloccate;
tra i giovani italiani di età compresa fra i 25 e i 34 anni, soltanto 19 su 100 risultano in possesso di un diploma di laurea. La media europea si colloca attorno al 30 per cento, con Paesi, come Francia, Spagna, Danimarca, Svezia e Regno Unito, attorno al 40 per cento. È noto, inoltre, che la media degli Usa supera di oltre il 50 per cento quella europea;
in Italia si contano poco meno di 15 giovani laureati maschi, contro le 23 donne, su 100. A Cipro sono 42 su 100 i giovani uomini laureati e, a riprova che le dinamiche sociali sono bloccate, vi è il dato per cui i laureati fra i 25 e i 34 anni che provengono da famiglie «a basso livello di formazione», in Italia, sono soltanto il 9 per cento. Nei Paesi europei più sviluppati questa sperequazione tra «ricchi e poveri di cultura» è molto attenuata;
a questo proposito, il mondo universitario si propone di creare entro il 2010 uno «spazio europeo dell'istruzione universitaria» (il cosiddetto «processo di Bologna»). Tra i diversi scopi c'è quello di allargare le possibilità di accesso all'istruzione universitaria per i cittadini europei a fini sociali e occupazionali;
rispetto alla necessità di maggiore flessibilità richiesta ai lavoratori, proprio l'istruzione diventa la base fondamentale su cui investire per garantire maggiori possibilità di mobilità professionale -:
se non intenda rettificare al più presto le sue dichiarazioni, specificando e riconoscendo l'importanza ed il ruolo della formazione universitaria ai fini dell'ottenimento di un impiego, e se non intenda promuovere azioni concrete finalizzate all'affermazione per tutti i cittadini italiani di uguali opportunità, nel rispetto del principio di equità, garantendo nel futuro la realizzazione di una società coesa.
(3-00553)

VIETTI, DELFINO, POLI, VOLONTÈ, COMPAGNON, CICCANTI, NARO, OCCHIUTO, GALLETTI e LIBÈ. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
secondo i dati Istat, nel primo trimestre 2009 le retribuzioni lorde per unità di lavoro a tempo pieno equivalenti (ula), al netto degli effetti stagionali, hanno registrato nel complesso dell'industria e dei servizi un incremento, rispetto al trimestre precedente, dello 0,1 per cento;
per gli indici grezzi è risultato un aumento tendenziale (ovvero rispetto allo stesso trimestre dell'anno precedente) dello 0,6 per cento: tale incremento è il dato più basso dal 2000 ed inferiore al tasso di inflazione del periodo (1,5 per cento);
tale andamento è la naturale conseguenza della crisi economica ed occupazionale, che impone necessariamente l'adozione di politiche per sostenere i redditi, non solo con gli ammortizzatori sociali per chi perde il lavoro, ma anche con una riduzione della pressione fiscale sui salari;

già dal 2001 al 2008 le retribuzioni avevano registrato una crescita minore dell'inflazione che, assieme alla mancata restituzione del fiscal drag, ha determinato una perdita cumulata di potere d'acquisto pari a 2.467 euro, nonostante i successivi recuperi contrattuali: secondo i sindacati alla fine del 2009 un punto in meno porterebbe tale perdita a circa 2.800 euro;
non sarà sufficiente l'applicazione del nuovo modello contrattuale, con l'estensione della contrattazione di secondo livello, aziendale e territoriale, a dare una risposta concreta alle famiglie in termini di un maggior potere d'acquisto dei salari dei lavoratori dipendenti;
le stime sulla busta paga rappresentano una parte dei costi sociali della crisi, destinati a peggiorare, se è vero, come hanno scritto i leader del G8 a Lecce, che la perdita dei posti di lavoro continuerà anche dopo l'auspicata ripresa -:
quali iniziative concrete intenda adottare per fare fronte a questa situazione ed invertire una tendenza che, oltre a colpire l'occupazione, produrrà una forte perdita di potere d'acquisto dei salari dei lavoratori dipendenti e delle famiglie italiane.
(3-00554)

DAMIANO, SERENI, BRESSA, QUARTIANI, GIACHETTI, BELLANOVA, BERRETTA, BOBBA, BOCCUZZI, CODURELLI, GATTI, GNECCHI, LETTA, MADIA, MATTESINI, MIGLIOLI, MOSCA, RAMPI, SANTAGATA e SCHIRRU. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
il decreto-legge 2 luglio 2007, n. 81, convertito, con modificazioni, dalla legge 3 agosto 2007, n. 127, ha stabilito una somma aggiuntiva alla pensione, cosiddetta «quattordicesima dei pensionati», non tassata ed erogata una sola volta l'anno per sostenere i titolari di pensioni basse;
oltre 3 milioni di pensionati hanno beneficiato una prima volta nell'ottobre 2007 di una somma complessiva pari a 926 milioni di euro, per un importo medio di 301,70 euro a pensionato, ed una seconda volta, nel luglio 2008, di una somma complessiva pari a 1 miliardo e 200 milioni di euro, per una cifra media di circa 400 euro a pensionato;
la somma aggiuntiva, che i pensionati hanno trovato con le buste paga del mese di ottobre 2007 e luglio 2008, è stata erogata a fronte di determinati requisiti, in particolare: età pari o superiore a 64 anni, reddito personale non superiore a 8.640,84 euro, escluso quello derivante dalla prima casa, da assegni familiari o indennità di accompagnamento, nonché da trattamenti di fine rapporto; ed è stata calcolata in base all'anzianità contributiva del pensionato stesso: da un minimo di 336 euro ad un massimo di 504, in base agli anni di contributi;
la «quattordicesima» per i pensionati è stata il frutto di un lungo e laborioso lavoro portato avanti dal Governo Prodi, che ha stabilito la priorità del sostegno alle pensioni basse, procedendo, già con la legge di attuazione del protocollo del welfare, ad un intervento mirato a vantaggio delle fasce deboli della società, tramite un'intesa raggiunta con le parti sociali e, in particolare, con i sindacati dei pensionati;
i dati dell'Inps, relativi all'erogazione della «quattordicesima» ai pensionati, hanno dimostrato la possibilità di attuare una vera politica sociale a vantaggio dei redditi, a partire dalle pensioni più basse, tramite un contributo importante a milioni di pensionati: un aiuto concreto alle famiglie a basso reddito, che con la crisi economica in atto rappresentano le fasce a rischio, sempre crescente, di povertà -:
quale sia il numero complessivo dei pensionati (suddiviso tra uomini e donne) ai quali il Governo intende erogare per l'anno 2009, la «quattordicesima», entro quale data e a quanto ammontino le risorse complessive destinate a tale scopo.
(3-00555)

CICCHITTO, BOCCHINO e SCALERA. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
la sanità rappresenta una significativa voce di spesa per la finanza pubblica, e per quella regionale in particolare (circa l'80 per cento), e, quindi, un corretto governo della medesima rappresenta una condizione essenziale per garantire la sostenibilità del sistema e adeguati servizi e livelli di assistenza e sicurezza per il cittadino;
in tale quadro vanno considerati sia la grave situazione economica in ambito sanitario e di qualità dei servizi in molte regioni del Centro-Sud, sia i dati di contabilità economico-finanziaria nelle regioni in grave disavanzo e/o soggette a piani di rientro -:
quali siano le iniziative che il Governo intende assumere per arginare le predette carenze e per invertire la grave tendenza in essere, a tutela dei diritti di assistenza dei cittadini e di buon governo della pubblica amministrazione, nonché per porre rimedio ai deficit di bilancio e alla grave situazione di disservizio e di mancata sicurezza dei servizi erogati, in particolare nelle strutture ospedaliere generaliste di piccola dimensione.
(3-00556)

Interrogazioni a risposta scritta:

CAZZOLA e CARLUCCI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
il signor Sergio Bertonasco nel corso della propria vita lavorativa, effettuava i seguenti periodi contributivi senza soluzione di continuità dal 1975 al 1989 come impiegato presso le Ferrovie dello Stato con versamenti sul Fondo ex-FS poi transitato in INPS, dal 1989 al 1994 come impiegato il Consorzio Trasporti Torinesi; dal 1994 al 2002 presso la Gestione Commissariale Governativa delle Ferrovie Venete; dal 2002 ad aprile 2009 in Trenitalia Spa;
per l'intero periodo dal 1989 al 2009 i relativi versamenti contributivi sono stati effettuati presso il Fondo INPDAI che, dal 2002, è transitato in INPS;
il signor Bertonasco provvedeva, inoltre, al riscatto di 5 anni del corso di laurea in Ingegneria e dei 10 mesi di servizio militare;
nel 1989 il signor Sergio Bertonasco rassegnò le dimissioni da Ferrovie dello Stato per assumere incarico di Dirigente presso Consorzio Trasporti Torinesi;
nello stesso anno l'INPS, d'ufficio, essendo maturati più di 20 anni di contribuzione, deliberava l'erogazione di un trattamento pensionistico in favore del signor Bertonasco, che da allora a tutt'oggi, non è mai stato riscosso dall'interessato, perché incompatibile con il reddito di lavoro dipendente (decreto-legge 17 del 23 gennaio 1983 convertito con la legge 79 del 25 marzo 1983);
il signor Bertonasco, nel 2004, presentava all'INPS la domanda per la ricongiunzione di tutti i periodi contributivi, che veniva respinta dallo stesso Ente -:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti e se intenda assumere iniziative affinché si proceda alla ricongiunzione contributiva, nel caso rappresentato in premessa, al fine di definire un'unica prestazione pensionistica, correlata all'intero periodo contributivo, visti i dubbi profili giuridici della vicenda e allo scopo di evitare un lungo contenzioso dall'esito incerto.
(4-03279)

FARINA COSCIONI, MAURIZIO TURCO, BERNARDINI, BELTRANDI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
secondo informazioni rese note da agenzie di stampa e quotidiani si è scoperta l'ennesima, grave truffa nel mondo della Sanità, questa volta nella regione Lazio;

secondo quanto riferito dagli investigatori, «i pasti venivano "serviti" ad ammalati inesistenti, il servizio di lavanderia funzionava anche per i pazienti che da tempo erano tornati a casa», cosicché invece di sottrarle, si sommavano le «uscite» alle effettive presenze, alterando il dato reale delle spese, e guadagnando ingenti somme di denaro a danno del Servizio sanitario regionale e quindi dell'intera collettività;
la truffa sulla quale si è fatta luce ammonterebbe ad almeno cinque milioni di euro; a tirare le fila della truffa, in atto dal 2002, sarebbe stato il direttore amministrativo del presidio ospedaliero Santa Maria Addolorata, che fa parte dell'azienda ospedaliera S. Giovanni, Franco Cerretti; in particolare Cerretti, con il fattivo coinvolgimento dell'imprenditore Ferdinando Morabito, titolare di aziende operante nei settori della ristorazione e della lavanderia, avrebbe messo in atto un complesso sistema che gonfiava i numeri dei degenti ricoverati per ottenere più denaro dalle casse della Regione Lazio;
per favorire l'imprenditore «amico», Cerretti avrebbe imposto tangenti da centinaia di migliaia di euro;
tra gli arrestati, oltre a Cerretti e Morabito, figurano anche la figlia di Cerretti, Francesca, accusata di favoreggiamento; un altro imprenditore, Emilio Innocenzi, e un funzionario dell'ufficio tecnico dell'ASL Roma C.;
secondo il procuratore aggiunto Giancarlo Capaldo, che ha coordinato l'inchiesta, si può parlare di una vera e propria «ragnatela di corruzione»;
l'indagine è iniziata due anni fa quando i carabinieri arrestarono un imprenditore che per aggiudicarsi un appalto per la sicurezza interna aveva pagato una tangente di 20 mila euro. Da quel fatto i carabinieri sono riusciti a fare luce sulla gestione dei servizi di mensa e lavanderia, accertando così che per anni, d'accordo con i titolari e i rappresentanti delle due società che garantivano questi servizi, il direttore amministrativo avrebbe riscosso tangenti e favorito l'utilizzazione di un metodo di conteggio delle degenze del tutto errato che di fatto generava sistematicamente un aumento considerevole e non rispondente alla realtà del numero delle persone che risultavano ammesse a vitto e sottoposte a ricovero, con la conseguente lievitazione indebita dei dati relativi all'erogazione dei servizi di mensa e lavanderia e degli importi pagati dall'Azienda pubblica alle società private che gestivano i servizi;
altre irregolarità sarebbero state accertate per l'aggiudicazione di un appalto da 2,8 milioni di euro a una cooperativa che fornisce servizi all'Istituto zooprofilattico per la Regione Lazio e Toscana e in relazione alla gestione di alcuni appalti presso gli ospedali «Sant'Eugenio» e il «CTO»;
quest'ultima vicenda, come tutte le distorsioni, le inefficienze, gli sprechi, le carenze di cura, le corruzioni che abbondano nel mondo della Sanità non si manifesterebbero nelle forme che sappiamo - e possiamo leggere quasi ogni giorno sui giornali - se fosse garantita maggiore conoscenza e informazione -:
se i ministri interrogati siano a conoscenza della vicenda, se essa rappresenti un caso isolato o se risulti che condotte analoghe si siano verificate in altre strutture e quali iniziative di competenza, tenuto conto che nel Lazio è in fase di attuazione un piano di rientro del deficit sanitario, intendano assumere al fine di eliminare gli sprechi che dipendono da vicende quali quella ricordata in premessa anche al fine di evitare che i risparmi necessari si ottengono solo attraverso riduzioni dei servizi sanitari regionali;
se siano allo studio iniziative per l'istituzione di un'anagrafe pubblica degli eletti e dei nominati che consenta non solo di conoscere il reddito e i beni patrimoniali di cui dispone chi ricopre una carica pubblica, ma anche i criteri che vengono adottati per la scelta degli amministratori e per l'assunzione delle decisioni.
(4-03284)

FARINA COSCIONI, MAURIZIO TURCO, BERNARDINI, BELTRANDI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
il quotidiano «Libero» ha pubblicato un articolo nel quale si racconta la straziante storia di Alex, «un bimbo che ha quattro anni e una malattia senza nome». Alex è figlio della signora Anna Palladino, una giovane donna «che vuole solo sapere qual è il male che tiene il suo piccolino attaccato a dieci macchinari, sospeso tra la vita e la morte»;
per scoprire il gene impazzito che sta condannando il piccolo Alex, sarebbe sufficiente un esame, «la mappa genomica completa», che però, a quanto risulta non viene effettuata perché «attivare una ricerca scientifica per un solo bimbo è troppo caro. E l'Asl non lo fa»;
il quotidiano riporta anche la toccante dichiarazione della mamma di Alex: «Mi hanno detto che è un costo per la società. Capite? Il mio bambino è un costo, con tutti i soldi che sprecano e che rubano! ... Ricordate Welby? Ecco, Alex è come lui. Vive con il respiratore artificiale, muove solo gli occhi. E io non so perché ... Se potessi farlo, staccherei con le mie mani la spina del respiratore. Alex morirebbe in cinque secondi. Ma non posso, allora lo Stato mi riconosca almeno il diritto di sapere il mio bimbo che cos'ha. Perché così so contro cosa lottare, magari scopro che in America o chissà dove ci sono ospedali specializzati, sperare che un giorno le sue braccine possano muoversi, o che possa alzare una gamba. E perché se dovessi avere un secondo bimbo, so che malattia cercare quando faccio gli esami prenatali»;
il piccolo Alex è nato il 9 gennaio del 2005 a Montebelluna, in provincia di Treviso. Racconta sempre la mamma: «Alex è rimasto dieci giorni in incubatrice. Nessuno mi aveva detto niente. Quando sono andata al nido, ho capito che era diverso dagli altri neonati. Era tutto storto. Avevo fatto l'amniocentesi e diverse ecografie ma nessuno si era accorto di nulla. Se avessi saputo che era tanto malato, avrei certamente abortito. La sua non è vita. Ma anche questo mi è stato negato. Ora quegli stessi camici bianchi che lo hanno condannato a vivere non diagnosticando la sua malattia quando era ancora in pancia, dicono che Alex è un costo per la società e, quindi, mi negano il diritto alla speranza»;
Alex è tornato a casa dopo due anni e mezzo, la culletta «normale» che Anna aveva scelto per lui è stata sostituita da una in ferro. La signora Palladino ha perso il lavoro e fino a pochi mesi fa non riusciva a trovarne un altro «perché nessuno dà un posto a una ragazza madre con un figlio nelle condizioni di Alex. Ora finalmente ne ho trovato uno di tre ore al giorno a 25 chilometri di distanza da casa. Per fortuna, l'Asl mi manda un infermiere per cinque ore così, almeno, posso andare a lavoro tranquilla»;
in tutto questo tempo la signora Palladino ha assistito il suo bimbo come un'infermiera professionale, ha imparato ad aspirare il catarro ogni quarto d'ora, tutti i giorni, tutte le notti: «Prima puntavo la sveglia, ora ho una specie di orologio interno che mi fa svegliare quando serve». Alex non ha mai detto una parola, ma la signora Palladino ha imparato il codice del suo sguardo castano e della sua bocca muta. «Quando si arrabbia, strizza gli occhi. Succede tutte le volte che i figli delle mie amiche prendono i suoi giocattoli; quando invece vuole che gli lavi i denti, li gratta fino a quando non intervengo. Sorride spalancando la bocca quando ascolta le canzoni napoletane e "Sincerità" di Arisa»;
in questi quattro anni la signora Palladino ha combattuto da sola contro un nemico sconosciuto: «Lui capisce tutto, ha un'attività cognitiva ma, mi hanno spiegato, è come se avesse addosso un peso di 200 chili. Ad aiutarla contro questo mostro senza nome c'è stata solo sua madre. Assieme al Movimento Europeo Diversamente Abili la sua vicenda ha cominciato

a essere conosciuta; secondo quanto dichiarato dalla coordinatrice per il Veneto del MEDA, signora Maria Riccelli, «abbiamo organizzato una serata e raccolto un po' di soldi. Il sindaco le ha promesso una casa a piano terra perché Alex, qualche volta, possa uscire di casa. Anna ha ottenuto una riduzione della tassa sui rifiuti»;
recentemente intervistata nell'ambito della trasmissione «Però basta!!!», in onda su Sky, la signora Palladino ha lanciato un semplice: «Devono dare un nome a quel mostro che ha rubato la vita al mio piccolo Alex» -:
all'interrogante appare incivile e inaccettabile per un paese civile che una struttura pubblica quale è la ASL rifiuti una cura «perché attivare una ricerca scientifica per un solo bimbo è troppo caro»;
quali iniziative urgenti intenda promuovere, nei limiti delle proprie competenze, perché il caso sia positivamente affrontato e risolto e comunque quali iniziative intenda adottare per promuovere attività di ricerca e cura delle malattie rare.
(4-03285)

...

POLITICHE AGRICOLE, ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazione a risposta immediata:

SARDELLI, LO MONTE, BELCASTRO, COMMERCIO, IANNACCONE, LATTERI, LOMBARDO e MILO. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
la recente proposta del Ministro interrogato di destinazione per il 2010 delle somme ricavate dall'applicazione dell'articolo 68 del regolamento (CE) n. 73/2009, relativo ai cosiddetti «sostegni specifici» in agricoltura, risulta fortemente penalizzante per gli agricoltori e gli allevatori meridionali, oltre che lesiva dei loro diritti, rappresentando per l'intero comparto un vero e proprio scippo, quantificabile in 30-40 milioni di euro;
la stessa proposta, nel non prevedere nessun obiettivo strategico nazionale da perseguire e nessun intervento di politiche di valorizzazione della qualità, del miglioramento della commercializzazione e di compensazione effettiva delle situazioni di svantaggio, si sostanzierebbe esclusivamente in una diversa allocazione delle risorse, spostandole dal Mezzogiorno a tutto vantaggio del Nord del Paese;
nello specifico la proposta del Ministro interrogato interesserebbe, soprattutto, i comparti della zootecnia (allevamenti bovini e ovicaprini), dell'olivicoltura, il lattiero caseario e la filiera del tabacco, tutti per lo più concentrati nelle regioni del Nord del Paese;
in virtù delle suddette misure proposte dal Ministro interrogato, gli agricoltori e gli allevatori del Mezzogiorno finirebbero con il godere di benefici assolutamente marginali, pur essendo i principali finanziatori del fondo di cui al suddetto articolo 68, il cui valore si aggira intorno ai 420 milioni di euro e che per oltre il 60 per cento è alimentato dal prelievo operato sui premi per i seminativi, per l'olivicoltura, per gli ovicaprini e per l'ortofrutta;
secondo la stessa proposta il 50 per cento del fondo servirebbe a finanziare gli interventi sulle assicurazioni, finora a totale carico del bilancio dello Stato, e solo una minima parte ritornerebbe alle aziende agricole del Meridione, mentre oltre 90 milioni di euro dei 146 previsti per gli interventi accoppiati è destinato alle principali produzioni del Nord, quali bovini da carne e bovini da latte, in coerenza con una scelta politica diretta verso interventi che emarginerebbero le regioni del Mezzogiorno, deficitarie proprio in tali produzioni;
per quanto riguarda l'ortofrutticoltura e l'olivicoltura, fortemente rappresentate nel Sud d'Italia, settori che da soli

contribuiscono per oltre il 30 per cento all'intero fondo, sarebbe riservata la misera somma di 6 milioni di euro per un incentivo ai soli oli d'oliva dop e igp. Mentre gli interventi previsti per il grano duro verrebbero destinati alle misure agro-ambientali, prevedendo solo un aiuto agli agricoltori che praticano l'avvicendamento triennale e finalizzato alla copertura dei costi supplementari ed alla perdita di reddito connessa alla pratica colturale;
il danno economico a carico delle aziende agricole e zootecniche meridionali, che deriverebbe dall'attuazione della proposta elaborata dal ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali sulla destinazione del fondo dell'articolo 68 del regolamento (CE) n. 73/2009, è stimato in oltre 30 milioni di euro, in un contesto economico nel quale l'agricoltura del Sud rischia il tracollo -:
se non ritenga che, in sede di rinegoziazione con la conferenza Stato-regioni, debba aprirsi un confronto per una distribuzione territoriale più equa dei finanziamenti previsti dall'articolo 68 del regolamento (CE) n. 73/2009, che, come nello stesso spirito della norma, dovrebbe rappresentare un valido strumento che permetta agli Stati membri di migliorare la qualità e la commercializzazione dei prodotti agricoli.
(3-00558)

Interrogazione a risposta scritta:

DI GIUSEPPE. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
la Direzione generale del controllo della qualità e dei sistemi di qualità dell'Ispettorato centrale per il controllo della qualità dei prodotti agroalimentari del Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali ha inviato una lettera il 28 maggio scorso, con la richiesta di distacco temporaneo dall'Ufficio di Roma alla Direzione generale della programmazione del coordinamento ispettivo e dei laboratori di analisi dei direttori agrari Domenico Cristinzio e Claudio Russo, per un periodo di un anno a decorrere dal 1o giugno 2009;
l'assemblea del personale dell'Ufficio periferico di Roma del citato Ispettorato, svoltasi il 4 giugno 2009, «relativamente al distacco dei due colleghi Claudio Russo e Domenico Cristinzio presso l'Ufficio PROPE I, ha chiaramente manifestato grande stupore in merito alle modalità e alle motivazioni di tale provvedimento». «La gestione del distacco dei due colleghi presso l'Amministrazione centrale - prosegue il documento approvato da tale assemblea - nei modi e nei tempi in cui essa è stata attuata, ha provocato un profondo malumore, disaffezione e scoramento nel personale tutto, il quale manifesta la propria piena solidarietà ai colleghi stessi (...) si informa che il personale si riserva di comunicare nelle forme dovute, possibili iniziative di disapprovazione e protesta da concordare con le Organizzazioni sindacali»;
con un suo comunicato del 12 giugno 2009, la Funzione pubblica CGIL del Ministero delle politiche agricole, esprimeva l'integrale condivisione dei «contenuti nel verbale della RSU dell'Ufficio periferico di Roma, di resoconto dell'assemblea del personale del 4 giugno 2009, nella quale il personale stesso esprime forti preoccupazioni ed una ferma protesta per il clima lavorativo che si è determinato all'interno dell'Ufficio nonché per l'ingiustificato distacco di due funzionari di comprovata esperienza presso un altro Ufficio. Una decisione (...) che poco ha a che vedere con motivazioni di servizio, se non nei termini di incidenza negativa sulle attività dell'Ispettorato.»;
a quanto consta all'interrogante gli ispettori trasferiti non erano stati consultati in merito;
da tempo l'organico dell'Ufficio di Roma dell'ispettorato, che risulta carente in seguito al pensionamento di ispettori non sostituiti, viene viceversa integrato con personale che proviene proprio dall'Amministrazione

centrale, mentre è previsto a breve il pensionamento di altro personale qualificato;
risulta incomprensibile, dunque, il distacco di due ispettori di comprovata professionalità ed esperienza da un settore delicato e nevralgico quale l'Ispettorato per il controllo della qualità dei prodotti agroalimentari, struttura che, unitamente ai Nuclei antisofisticazione e sanità dei Carabinieri, costituisce valido presidio per la tutela della salute dei cittadini -:
se il Ministro interrogato è a conoscenza di tali fatti e quali iniziative intenda mettere in essere per impedire il depauperamento del capitale umano dell'Ufficio di Roma del citato Ispettorato.
(4-03283)

...

RAPPORTI CON IL PARLAMENTO

Interrogazione a risposta immediata:

COTA, LUCIANO DUSSIN, DAL LAGO, REGUZZONI, ALESSANDRI, ALLASIA, BITONCI, BONINO, BRAGANTINI, BRIGANDÌ, BUONANNO, CALLEGARI, CAPARINI, CHIAPPORI, COMAROLI, CONSIGLIO, CROSIO, D'AMICO, DOZZO, GUIDO DUSSIN, FAVA, FEDRIGA, FOGLIATO, FOLLEGOT, FORCOLIN, FUGATTI, GIBELLI, GIDONI, GIANCARLO GIORGETTI, GOISIS, GRIMOLDI, LANZARIN, LUSSANA, MACCANTI, LAURA MOLTENI, NICOLA MOLTENI, MONTAGNOLI, MUNERATO, NEGRO, PAOLINI, PASTORE, PINI, PIROVANO, POLLEDRI, RAINIERI, RIVOLTA, RONDINI, SALVINI, SIMONETTI, STEFANI, STUCCHI, TOGNI, TORAZZI, VANALLI e VOLPI. - Al Ministro per i rapporti con il Parlamento. - Per sapere - premesso che:
nei giorni scorsi, il forte vento, i nubifragi, le violente prolungate grandinate e una devastante tromba d'aria hanno distrutto cose mobili e immobili, colpito le attività produttive e le infrastrutture pubbliche e messo in ginocchio le colture e gli allevamenti in Veneto e Friuli Venezia Giulia, soprattutto nelle province di Treviso, Vicenza e Pordenone, ove i danni, in particolare alle coltivazioni di frutta, viti e olive, si sono aggiunti a quelli già provocati dalle ondate di maltempo delle scorse settimane;
il Governo ha promesso il proprio sostegno alle imprese agricole danneggiate e, pertanto, l'ispettorato all'agricoltura ha dato corso alle verifiche dei danni;
in particolare, la tromba d'aria del 6 giugno 2009 ha devastato il territorio di Riese Pio X e la frazione di Vallà, con la forza simile ad un terremoto, creando numerosi feriti, scoperchiando case e colpendo attività produttive, infrastrutture pubbliche, viarie e a rete, capannoni, industrie, edifici pubblici e privati, automobili e servizi;
i tecnici, provinciali e comunali, stanno effettuando un censimento preciso delle abitazioni, degli stabilimenti e dei beni danneggiati, con la stessa metodologia già convalidata per il terremoto dell'Abruzzo, per verificare i numerosi edifici inagibili e per conteggiare i danni, rilevando la necessità di un numero elevato di 500 interventi, che complessivamente si stimano tra i 400 e i 500 milioni di euro;
la regione Veneto ha chiesto lo stato di emergenza per tutta l'area interessata dal pesantissimo evento meteorologico, promettendo il sostegno alle famiglie e alle aziende rimaste danneggiate;
i danni a seminativi, frutteti, vigneti ed allevamenti si calcolano in circa 60 milioni di euro; i danni alle colture, che in certi casi hanno superato il 150 per cento, hanno compromesso le piante anche per la buona riuscita della fioritura del prossimo anno; in particolare, i danni ai frutteti, divelti dalla tromba d'aria, hanno messo a repentaglio il lavoro di cinque stagioni, colpendo in modo irreparabile gli agricoltori;
la provincia di Treviso, di concerto con il comune di Riese Pio X, si è attivata

per coordinare l'emergenza, riuscendo a ripristinare il traffico in gran parte della rete viaria, a ripristinare la corrente elettrica e a sistemare i circa 200 sfollati nelle strutture ricettive;
occorre mettere in sicurezza le costruzioni danneggiate, ripristinare le infrastrutture pubbliche colpite, assicurare l'alloggio agli sfollati e permettere la ripresa delle attività economiche, delle aziende manifatturiere e delle aziende agricole e, a tal fine, occorrono nell'immediato idonee risorse economiche per far fronte al ripristino dei territori colpiti e, in particolare, alla ricostruzione del territorio di Riese Pio X, devastato dalla violenta tromba d'aria -:
quali iniziative il Governo intenda assumere per assicurare i finanziamenti necessari per far fronte ai danni e alle emergenze esposte in premessa e, in particolare, con riguardo alla ricostruzione del territorio di Riese Pio X.
(3-00557)

...

Pubblicazione di un testo riformulato.

Si pubblica il testo riformulato della mozione Mogherini Rebesani n. 1-00174, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 175 del 12 maggio 2009.

La Camera,
premesso che:
la diffusione di armi nucleari - nonostante siano trascorsi quasi 40 anni dall'entrata in vigore del Trattato di non proliferazione nucleare e, nel frattempo, si sia registrata l'adesione di gran parte degli Stati del mondo dotati di armi nucleari e non - rappresenta ancora oggi una delle più grandi minacce alla pace e alla sicurezza internazionale;
l'attuale quadro internazionale richiede un attento monitoraggio ed una forte iniziativa che tenga conto delle differenti dimensioni del problema: la condotta di Paesi «proliferanti» aderenti o non al Trattato di non proliferazione nucleare; le forme di controllo e di garanzie internazionali sugli arsenali nucleari esistenti; l'inadeguata rispondenza all'impegno enunciato nel Trattato di non proliferazione della cessazione della corsa agli armamenti nucleari e del disarmo nucleare da parte dei Paesi sottoscrittori dello stesso trattato;
la prossima conferenza del riesame del Trattato di non proliferazione delle armi nucleari nel 2010, infatti, dovrà assicurare un serio confronto sulla mancanza di progressi significativi - riassunti nelle «13 azioni pratiche da adottare per arrivare all'eliminazione completa degli armamenti nucleari», già adottati nella conferenza del 2000 - e sulla possibilità di assumere impegni condivisi e concreti, tanto più alla luce di minacce crescenti di proliferazione delle armi nucleari e di loro disponibilità da parte di organizzazioni criminali e reti terroristiche;
proprio in relazione ad un rinnovato impegno della comunità internazionale nella direzione del disarmo e della non proliferazione nucleare, significative sono state le testimonianze pubbliche di ispirazione bipartisan, promosse negli Stati Uniti da Henry Kissinger, George P. Shultz, William J. Perry e Sam Nunn, nel Regno Unito da Hurd, Rifkind, Owen e Robertson tra gennaio 2007 e gennaio 2008 e in Germania da Helmut Schmidt, Richard von Weizsäcker, Egon Bahr e HansDietrich Genscher nel gennaio 2009;
la campagna internazionale «zero globale», promossa di recente da Michail Gorbaciov e da autorevoli esponenti della società civile internazionale, ha raccolto numerose adesioni in pochi mesi, indicando come l'obiettivo del totale disarmo nucleare debba essere considerato parte integrante e scelta di fondo di una nuova strategia di sicurezza globale;
su questo argomento anche in Italia è stato pubblicato il 24 luglio 2008 un appello pubblico su Il Corriere della Sera, firmato da alcuni autorevoli esponenti politici

di entrambi gli schieramenti, tra cui gli ultimi Ministri degli affari esteri, della difesa e degli affari europei, in favore di una totale eliminazione delle armi nucleari, nel solco di una consolidata tradizione politica nazionale che portò l'Italia a ratificare il Trattato di non proliferazione nucleare già nel 1975;
molte sono le iniziative in corso in tutto il mondo a sostegno degli obiettivi di non proliferazione nucleare e disarmo, guidate dalla campagna «Mayors for peace», promossa dai sindaci di Hiroshima e Nagasaki insieme ai numerosi altri enti locali - sostenitori della proposta del «Protocollo Hiroshima-Nagasaki» e della Convenzione sulle armi nucleari, che raccolga sotto un unico «protocollo quadro» tutte le convenzioni/trattati, perché siano tutte in armonia e concorrano al fine comune del disarmo totale - e dalla coalizione «Abolition now!», animata da più di 2000 associazioni e organizzazioni non governative;
il Parlamento europeo ha approvato il 5 giugno 2008 una risoluzione sull'attuazione della strategia europea in materia di sicurezza, di cui, al paragrafo 26, dichiara che è del parere che la ricorrenza, il 1o luglio 2008, del 40o anniversario del Trattato di non proliferazione debba essere vista come un'opportunità per l'Unione europea di promuovere la necessità di un disarmo nucleare nella sua strategia contro la proliferazione delle armi di distruzione di massa, in vista della commissione preparatoria della prossima conferenza di riesame del Trattato di non proliferazione, e «ribadisce al riguardo» la necessità che le potenze nucleari «riconosciute» presentino iniziative di disarmo volte a rendere l'Europa un'area denuclearizzata e a concludere una convenzione universale sulla messa al bando delle armi nucleari;
il Consiglio europeo del 13 dicembre 2008 ha approvato un documento di revisione della strategia di sicurezza europea (Report on the implementation of the European security strategy - Providing security in a changing world), che pone nuovamente la proliferazione di armi di distruzione di massa in testa alle 5 minacce alla sicurezza internazionale, ma, soprattutto, che offre, nell'ambito di una strategia di prevenzione, indicazioni specifiche su come conseguire avanzamenti concreti attraverso le Nazioni Unite e nuovi accordi internazionali, a partire da negoziati per la conclusione di un trattato multilaterale di messa al bando della produzione di materiale fissile per le armi nucleari;
è stata presentata la proposta di convenzione sulle armi nucleari, come documento di lavoro dalla Costa Rica e dalla Malaysia alla prima sessione del comitato preparatorio per la conferenza di riesame del Trattato di non proliferazione del 2010 e all'Assemblea generale delle Nazioni Unite;
il Segretario generale delle Nazioni Unite Ban Ki-moon ha presentato il 24 ottobre 2008 a New York, in occasione delle celebrazioni per la Giornata delle Nazioni Unite per il disarmo nucleare, un piano in 5 punti, che include un invito alla piena applicazione del Trattato di non proliferazione mediante accordi e convenzioni specifiche sulle armi nucleari;
il 5 dicembre 2008 la Presidenza di turno francese dell'Unione Europea ha indirizzato una lettera al Segretario generale delle Nazioni Unite Ban Ki-moon, sollecitando la programmazione di un ampio dibattito dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite sulle questioni relative al disarmo nucleare;
l'8 dicembre 2008 il Segretario di Stato per gli affari esteri britannico, David Miliband, ha ribadito, dalle colonne del quotidiano The Guardian, la scelta strategica del disarmo come elemento fondamentale per combattere la proliferazione nucleare;
il 9 dicembre 2008 l'Alto rappresentante per la politica estera e di sicurezza europea Javier Solana ha esplicitamente appoggiato le posizioni espresse dai

Governi francese e britannico, nel corso di un suo intervento pronunciato nell'ambito della conferenza su «Pace e disarmo: un mondo senza armi nucleari»;
l'elezione di Barack Obama a nuovo Presidente degli Stati Uniti d'America è stata accompagnata da una serie di impegnative dichiarazioni ufficiali della nuova amministrazione statunitense, che indicano nel disarmo nucleare uno degli obiettivi prioritari dei prossimi anni, da perseguire attraverso una revisione generale della dottrina strategica nazionale e aprendo una nuova stagione di dialogo internazionale, a partire da una più forte collaborazione con la Federazione russa, che favorisca il superamento dello stato di pronto uso dei missili balistici statunitensi e russi e la drastica riduzione dei depositi di armi e materiale nucleare;
il trattato per la riduzione delle armi strategiche (Start I) tra Usa e Federazione russa scadrà, infatti, nel dicembre 2009 e - come recentemente annunciato dai Presidenti Obama e Medvedev - prenderanno presto avvio negoziati tra i due Paesi per giungere, sul tema della riduzione degli arsenali nucleari, alla conclusione di un nuovo trattato vincolante;
il 5 aprile 2009, il Presidente degli Stati Uniti d'America, parlando a Praga, in piazza Hradčani, davanti a trentamila persone, ha indicato alla comunità internazionale l'obiettivo di «un mondo senza armi nucleari», descrivendo un percorso concreto da seguire, dalla riduzione degli arsenali nucleari alla messa al bando globale dei test nucleari, dalla moratoria della produzione dei materiali fissili utilizzati per la costruzione di armi nucleari al rafforzamento dell'autorità preposta alle ispezioni internazionali, fino al ripensamento della cooperazione nucleare a scopi civili;
in preparazione del vertice annuale del G8 del mese di luglio 2009 a L'Aquila, l'Italia potrà concorrere in misura significativa, in qualità di Paese che detiene la presidenza di turno, alla definizione dell'agenda e delle priorità del summit, con l'opportunità di dare centralità al tema della non proliferazione e del disarmo nucleare e di collocarlo nell'ambito di una più generale discussione sulla governance mondiale e sulle politiche per la sicurezza e la pace internazionale,

impegna il Governo:

a favorire, in occasione della presidenza di turno del G8, l'inserimento di impegni rilevanti e concreti nella dichiarazione finale del summit, in relazione all'obiettivo dell'eliminazione totale degli arsenali nucleari e all'effettivo perseguimento dei già citati «13 practical steps to nuclear disarmament», adottati dalla conferenza del riesame del Trattato di non proliferazione del 2000, con particolare riferimento alla messa al bando totale dei test nucleari, alla negoziazione di un trattato internazionale per la messa al bando della produzione di materiale fissile per gli armamenti nucleari, alla riaffermazione del principio di «irreversibilità» delle riduzioni degli arsenali militari, all'innalzamento dell'efficacia delle verifiche e del regime internazionale di ispezione;
a incoraggiare in tutte le sedi internazionali, a partire dal vertice G8 de L'Aquila, ogni sforzo teso a perseguire la riduzione sostanziale e unilaterale degli arsenali militari, a deplorare ogni azione intrapresa dagli Stati in possesso di armamenti nucleari per ampliare o rinnovare la propria dotazione di armamento nucleare, così come a sostenere ogni sforzo teso alla conclusione positiva dei colloqui già avviati per giungere entro il 2009 - in vista della scadenza del trattato Start I - alla firma di un nuovo trattato sulla riduzione delle armi strategiche;
ad assumere in ogni sede multilaterale, in vista della conferenza del riesame del Trattato di non proliferazione del 2010, la proposta di modello di convenzione sulle armi nucleari, già fatta propria dal Segretario generale dell'Onu, e «che potrebbe fornire il quadro delle misure da adottare nell'ambito di un processo di

disarmo giuridicamente vincolante», come invita a fare la risoluzione del 9 marzo 2005 del Parlamento europeo;
a stimolare in sede Nato una riflessione sulla necessità di ripensare il ruolo e il valore fin qui assegnato alle armi nucleari e a promuovere, più in generale, un dialogo costruttivo con tutti i Paesi in possesso di armi nucleari per favorire, in coerenza con l'articolo VII del Trattato di non proliferazione, la possibilità di costituire aree regionali libere da armi nucleari, e indicando come, in tal senso, possa operare la stessa Europa occidentale, in una più generale prospettiva di perseguimento dell'«opzione zero», già indicata dall'articolo VI del Trattato di non proliferazione.
(1-00174)
(Nuova formulazione) «Mogherini Rebesani, Fassino, Sereni, Concia, Farinone, Fontanelli, Ginefra, Graziano, La Forgia, Laganà Fortugno, Marchi, Mariani, Mattesini, Motta, Pistelli, Pizzetti, Realacci, Rosato, Rossomando, Samperi, Sarubbi, Sbrollini, Siragusa, Villecco Calipari, Marco Carra».

Ritiro di un documento di indirizzo.

Il seguente documento è stato ritirato dal presentatore: risoluzione in Commissione Raisi n. 7-00179 dell'11 giugno 2009.

Ritiro di documenti del sindacato ispettivo.

I seguenti documenti sono stati ritirati dai presentatori:
interrogazione a risposta scritta Lo Monte n. 4-03228 dell'11 giugno 2009;
interrogazione a risposta scritta Bitonci n. 4-03248 dell'11 giugno 2009;
interrogazione a risposta in Commissione Amici n. 5-01510 dell'11 giugno 2009;
interrogazione a risposta in Commissione Raisi n. 5-01512 del 15 giugno 2009.