XVI LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di giovedì 11 giugno 2009

ATTI DI INDIRIZZO

Risoluzioni in Commissione:

La VI e X Commissione,
premesso che:
le negative performance della nuova Alitalia, operativa dal 13 gennaio 2009, occupano le pagine dei quotidiani con notizie di ritardi e disservizi a danno dei passeggeri del trasporto aereo;
la realtà che ha accompagnato la difficile fase di avvio della nuova compagnia aerea era in qualche modo prevedibile, ma non è ammissibile che a pagare i costi più alti di tali inefficienze siano i cittadini;
sono molte, infatti, le denunce provenienti dagli azionisti e dagli obbligazionisti di Alitalia che ancora non hanno ricevuto alcuna rassicurazione da parte degli organi istituzionali competenti circa la sorte dei propri investimenti;
la posizione dei piccoli risparmiatori che abbiano investito in azioni o obbligazioni, emesse o garantite dall'impresa in amministrazione straordinaria è regolata dal comma 2, dell'articolo 3, del decreto-legge 28 agosto 2008, n. 134, convertito con modificazioni in legge 27 ottobre 2008, n. 166, in materia di ristrutturazione di grandi imprese in crisi;
in particolare, gli azionisti che non abbiano esercitato eventuali diritti di opzione aventi ad oggetto la conversione dei titoli in azioni di nuove società, sono indennizzati con le risorse del Fondo istituito nello stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze per i risparmiatori vittime di frodi finanziarie. Il Fondo risulta alimentato dall'importo dei conti correnti e dei rapporti bancari definiti come dormienti all'interno del sistema bancario e del comparto assicurativo e finanziario;
le condizioni e le modalità di attuazione della norma sono, tuttavia, demandate all'adozione di un decreto del Presidente del Consiglio dei ministri che attualmente non è stato ancora promulgato; successivamente all'emanazione del suddetto decreto il Commissario straordinario dovrà comunicare nelle forme di legge, i criteri e le modalità secondo le quali i piccoli risparmiatori potranno accedere all'indennizzo;
con la sospensione del titolo della vecchia compagnia di bandiera, congelato al 4 giugno 2009 al valore di 0,445 euro per un ammontare complessivo di oltre 600 milioni euro in mano ai risparmiatori, le azioni e le obbligazioni convertibili della vecchia Alitalia sono state ritirate dalla Borsa, arrecando un consistente danno economico a decine di migliaia di risparmiatori;
anche gli obbligazionisti, già turbati dalla forte svalutazione dei loro titoli, sono rientrati nel bacino dei creditori successivamente alla cancellazione di oltre 700 milioni di euro sul prestito obbligazionario;
gli oltre 40 mila piccoli risparmiatori che si trovano ad oggi in uno stato di profonda incertezza dovranno quindi attendere l'adozione da parte del Presidente del Consiglio dei ministri del citato decreto per ottenere eventuali indennizzi a carico del fondo per le vittime di frodi finanziarie;
la misura del risarcimento dipenderà dalla ripartizione del fondo tra i diversi beneficiari; ai sensi dell'articolo 1, commi 344 e seguenti, della legge finanziaria 2006, con decreto di natura non regolamentare sono stabilite le quote del Fondo destinate, non solo agli azionisti di Alitalia, ma anche ai risparmiatori di vittime di frodi finanziarie, ai possessori di obbligazioni della repubblica argentina, alla ricerca scientifica e alla carta acquisti;
il Ministro dell'economia e delle finanze in risposta ad una interrogazione a risposta immediata in commissione dell'onorevole

Fugatti ed altri ha fatto presente che solo dopo la data del 31 maggio 2009 sarà possibile determinare l'ammontare delle risorse che affluiranno al citato Fondo e quindi la quota parte da destinare al risarcimento dei risparmiatori di Alitalia;
molti dubbi sono stati da più parti sollevati sulla consistenza delle risorse assegnate al suddetto Fondo. Secondo notizie, dei 2 miliardi di euro previsti, le somme recuperate dai conti correnti dormienti risultano pari ad 800 milioni di euro, cifra comunque lontana dall'assicurare il completo risarcimento dei piccoli risparmiatori;
un rimborso parziale è previsto per possessori di obbligazioni che, ai sensi del decreto-legge 10 febbraio 2009, n. 5, convertito con modificazioni dalla legge 9 aprile 2009, n. 33, possono cedere al Ministero dell'economia e delle finanze i propri titoli in cambio di titoli di Stato di nuova emissione con scadenza al 31 dicembre 2012, per un valore che ammonta a circa il 32 per cento del valore nominale delle obbligazioni, le quali non potranno risultare comunque superiori a 100.000 euro per ciascun obbligazionista,

impegnano il Governo

ad adottare, anche attraverso iniziative normative, misure idonee di integrazione delle risorse a carico del suddetto fondo, tali da garantire il soddisfacimento del diritto al risarcimento dei piccoli risparmiatori di Alitalia.
(7-00177)
«Fava, Fugatti, Allasia, Torazzi».

La X Commissione,
premesso che:
uno degli obiettivi strategici per il nostro Paese in campo energetico ed ambientale, è la ricostruzione di un sistema nucleare nazionale, organizzato ed efficiente, di competenze e di tecnologie, per il rientro del nostro Paese nella produzione elettronucleare;
per tale scopo, il disegno di legge S. 1195, dispone la soppressione dell'attuale ENEA ed al fine di garantire l'ordinaria amministrazione e lo svolgimento delle attività istituzionali fino all'avvio del funzionamento dell'Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l'energia e lo sviluppo economico sostenibile (ENEA), prevede che il Ministro dello sviluppo economico, con proprio decreto, da emanare entro trenta giorni dalla data di entrata in vigore della legge, proceda al commissariamento mediante nomina di un commissario e due sub commissari;
nelle more che il predetto disegno di legge sia definitivamente approvato e nel frattempo che procede il previsto iter parlamentare, si riscontra che la gestione ed il funzionamento dell'ENEA stiano diventando ogni giorno più problematici e controproducenti per l'ente e per il Paese;
sono numerosi gli atti di sindacato ispettivo presentati in Parlamento, soprattutto negli ultimi due mesi, diretti ad evidenziare comportamenti irregolari o non corretti da parte degli organi di vertice dell'ENEA (Consiglio di amministrazione e Presidente), come confermato anche dalle manifestazioni e dalle comunicazioni di dissenso e protesta verso tali organi da parte della maggioranza dei sindacati della pubblica amministrazione interni alla struttura;
il direttore generale dell'ENEA ha rassegnato le dimissioni per essere venuto meno il rapporto fiduciario con il vertice e con i direttori di unità di primo livello, i quali a loro volta hanno presentato, contro l'Ente, un'istanza collettiva alla Direzione provinciale del lavoro per un tentativo obbligatorio di conciliazione che, se accolto, comporterebbe per l'ente stesso costi gravosi e non giustificabili. Tale ricorso avrebbe origine dal fatto che il Presidente ed il Consiglio di amministrazione abbiano deciso di affidare alla dirigenza ENEA ruoli e compiti che il decreto

legislativo n. 257 del 2003 assegna ad una dirigenza di «primo livello» (ovvero dirigenza di area 1 con contratto di valore e durata rapportato alla posizione da ricoprire), ma in carenza della retribuzione e della durata che a questa tipologia di dirigenza è dovuta ai sensi del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165;
il Consiglio di amministrazione nella seduta del 12 marzo 2009 ha nominato un direttore generale facente funzione e la persona designata è stata assunta con contratto a tempo determinato ai sensi dell'articolo 19, comma 6, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165 per funzioni di tipo dirigenziale e quindi senza lo status di dirigente. Al riguardo si evidenzia che il decreto legislativo 3 settembre 2003, n. 257, che attualmente regola l'ENEA, prevede che il direttore generale sia persona con elevata qualificazione tecnico professionale e di comprovata esperienza gestionale e che il suo rapporto sia regolato da un contratto individuale di tipo privatistico, pertanto la procedura seguita da parte del presidente e del consiglio di amministrazione per la designazione del facente funzione direttore generale è stata la stessa che viene prevista per la nomina del direttore generale;
in tali circostanze è del tutto evidente come sia venuto meno il rapporto di fiducia e di reciproco affidamento che devono essere alla base della collaborazione, della dipendenza gerarchica e funzionale della dirigenza con l'alta Direzione e con la Presidenza dell'ENEA proprio nel momento in cui è i pieno svolgimento la discussione sul futuro dell'ente alla luce dell'approvando disegno di legge S. 1195;
l'ENEA ha al momento in corso un'operazione, cosiddetta di progressioni giuridico-economiche relativa al personale, per un nuovo inquadramento nei livelli retributivi del contratto collettivo di lavoro che porterà ad un ulteriore rilevante contenzioso da parte dei dipendenti che si aggiungerà al precedente già in corso. Per la realizzazione della suddetta operazione è stata nominata una commissione che dovrebbe avere il compito di valutare e omogeneizzare le richieste di avanzamento nei livelli retributivi attraverso una scheda descrittiva che viene compilata dai diretti responsabili, dai direttori di dipartimento e direttori centrali, sugli obiettivi e i risultati conseguiti nel periodo 2004-2005. Alla luce dei critici livelli di conflittualità interna all'Ente, procedere alla valutazione delle attività svolte genererebbe, ad avviso del sottoscrittore del presente atto, altri contenziosi, discriminazioni ed in definitiva un gravissimo danno erariale per l'inefficienza che ne deriva;
anche a causa di questi fatti, l'ENEA ed i suoi ricercatori, tecnici e personale amministrativo rischiano di pagare l'operato di una classe dirigente responsabile dello stato di caos nel quale versa l'Ente e gli errori strategici e gestionali dei suoi vertici, a partire dalla loro scelta onerosa di aprire il nuovo corso a favore di un direttore generale e di un capo del personale esterni;
l'ENEA è oggi governata da vertici che non appaiono all'altezza dei ruoli istituzionali che rivestono, da un lato dal presidente che, tra l'altro, in modo quantomeno intempestivo, nel mese di ottobre 2008, sempre mantenendo la carica di presidente dell'ENEA, si è candidato per l'elezione al rettorato dell'Università di Tor Vergata, senza darne adeguata informativa al Ministero vigilante e al personale, ed in tal modo, dopo la bocciatura elettorale nel proprio ateneo, ha mantenuto, come se nulla fosse accaduto, la presidenza dell'ente, dall'altro lato dal Consiglio di amministrazione che, privo di un adeguato profilo scientifico, sta procedendo ad ulteriori ed inopportune nomine, sia interne, sia nelle Società partecipate dall'Ente, con operazioni affrettate, poco trasparenti, fortemente caratterizzate politicamente, e non accompagnate dalla preventiva informazione alle organizzazioni sindacali dell'ente, ciò che rende più difficile la riorganizzazione del nuovo ente ENEA, che dovrà essere ricostituito su basi completamente nuove e diverse;

a tali profili problematici si devono aggiungere il ruolo del Direttore generale cui grava un serio dubbio di regolarità riguardo alla sua nomina e le asperità create da una dirigenza di primo livello, in contrasto con l'ente per il reclamo dei propri compensi, e a sua volta contestata dai quadri intermedi;
va ancora evidenziato il grave danno causato alle competenze dell'ENEA in materia nucleare per la politica di scarsa attenzione da parte del vertice dell'Ente verso il mantenimento delle stesse competenze, testimoniata tra l'altro dall'istituzione da parte della Presidenza di 18 progetti strategici, nessuno dei quali include la fissione nucleare, elemento viceversa caratterizzante il disegno di legge S. 1195 che affida all'ENEA un ruolo specifico nel settore energetico e in particolare in quello del nucleare;
dal quadro generale così delineato emergono un contesto operativo del vertice dell'ENEA altamente conflittuale ed una situazione di caos gestionale tali da determinarne un grave impedimento al regolare svolgimento delle proprie funzioni istituzionali. Si tratta di un contesto critico che rischia di compromettere seriamente il corretto funzionamento dell'Ente e di provocare un grave danno al suo patrimonio di conoscenze e di professionalità;
è indispensabile porre fine al disordine in essere presso l'ENEA e ristabilire nel suo interno un clima di serenità e di corretto funzionamento, soprattutto con la prospettiva di anticipare il regime organizzativo e la missione operativa che il Parlamento auspica per l'Ente, così come nel merito prevede il predetto disegno di legge S. 1195,

impegna il Governo

a valutare la necessità di procedere al commissariamento immediato dell'ENEA.
(7-00179) «Raisi».

La XIII Commissione,
premesso che:
la recente proposta del Ministro per le politiche agroalimentari di destinazione per il 2010 delle somme ricavate dall'applicazione dell'articolo 68 del regolamento (CE) 73/2009 e relativo ai cosiddetti «sostegni specifici» in agricoltura, risulta fortemente penalizzante per gli agricoltori e gli allevatori siciliani oltreché lesiva dei loro diritti, rappresentando per l'intero comparto un vero e proprio scippo quantificabile in 30-40 milioni di euro;
la stessa proposta, nel non prevedere nessun obiettivo strategico nazionale da perseguire, nessun intervento di politiche di valorizzazione della qualità, dei miglioramento della commercializzazione e di compensazione effettiva delle situazioni di svantaggio, si sostanzierebbe esclusivamente in una diversa riallocazione delle risorse, spostandole dal Mezzogiorno a tutto vantaggio del Nord del Paese;
nello specifico la proposta del Ministro interesserebbe soprattutto i comparti della zootecnia (allevamenti bovini e ovicaprini), dell'olivicoltura, il lattiero caseario e la filiera del tabacco, tutti per lo più concentrati nelle regioni del Nord del Paese;
in relazione alle suddette misure proposte dal Ministro, gli agricoltori e gli allevatori del Mezzogiorno finirebbero con il godere di benefici assolutamente marginali pur essendo i principali finanziatori del fondo di cui al suddetto articolo 68, il cui valore si aggira intorno ai 420 milioni di euro e che per oltre il 60 per cento è alimentato dal prelievo operato sui premi per i seminativi, per l'olivicoltura, per gli ovi-caprini e per l'ortofrutta;
secondo la stessa proposta il 50 per cento del fondo servirebbe a finanziare gli interventi sulle assicurazioni, finora a totale carico del bilancio dello Stato, e solo una minima parte ritornerebbe alle aziende agricole del Meridione, mentre oltre 90 milioni di euro dei 146 previsti per gli interventi «accoppiati» è destinato

alle principali produzioni del Nord, quali bovini da carne e bovini da latte, in coerenza con una scelta politica diretta verso interventi che emarginerebbero le regioni del Mezzogiorno, deficitarie proprio in tali produzioni;
per quanto riguarda l'ortofrutticoltura e l'olivicoltura, fortemente rappresentate nel Sud d'Italia, settori che da soli contribuiscono per oltre il 30 per cento all'intero fondo, sarebbe riservata la misera somma di 6 milioni di euro per un incentivo ai soli oli d'oliva Dop e Igp. Mentre gli interventi previsti per il grano duro verrebbero destinati alle misure agro-ambientali prevedendo solo un aiuto agli agricoltori che praticano l'avvicendamento triennale e finalizzato alla copertura dei costi supplementari ed alla perdita di reddito connessa alla pratica colturale;
il danno economico a carico delle aziende agricole e zootecniche siciliane che deriverebbe dall'attuazione della proposta elaborata dal Ministero sulla destinazione del fondo dell'articolo 68 del regolamento (CE) n. 73/2009 è stimato in oltre 30 milioni di euro, in un contesto economico nel quale l'agricoltura dell'isola rischia il tracollo. Su 230 mila imprese, sono oltre 35 mila quelle a rischio chiusura nel 2009, per un totale di circa 3 milioni di giornate lavorative in meno e un taglio di 30 mila posti di lavoro;
nel corso degli ultimi cinque anni l'agricoltura siciliana ha perso oltre 50 mila aziende. Malgrado ciò, rimane ancora vivo un tessuto di circa 230 mila imprese, di cui oltre 110 mila iscritte nei registri delle Camere di commercio dell'isola,

impegna il Governo

ad aprire un confronto, in sede di rinegoziazione con la Conferenza Stato-Regioni, per una distribuzione territoriale più equa dei finanziamenti previsti dall'articolo 68 del regolamento (CE) 73/2009 che, come nello stesso spirito della norma, dovrebbe rappresentare un valido strumento che permetta agli stati membri di migliorare la qualità e la commercializzazione dei prodotti agricoli.
(7-00178)
«Sardelli, Lo Monte, Commercio, Latteri, Lombardo, Belcastro, Iannaccone, Milo».

TESTO AGGIORNATO AL 7 MARZO 2011

...

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA
DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interpellanza:

I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, il Ministro dell'interno, per sapere - premesso che:
secondo quanto riportato dal Sole 24 ore del 12 febbraio 2009 l'Amia, la società che gestisce la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti a Palermo, ha un passivo di oltre 45 milioni di euro, per il quale è stato necessario un intervento dello Stato che ha disposto il trasferimento di 80 milioni di euro per consentire la ricapitalizzazione della società in crisi;
la condizione finanziaria dell'Amia appare molto critica e la presenza di un elevatissimo numero di dipendenti nonché la difficoltà di prevedere l'aumento della tariffa del servizio comporta l'impossibilità di rendere autosufficiente la società, i cui costi gestionali possono essere coperti solo attraverso continui interventi da parte del Comune;
la preoccupante situazione della società di gestione dei rifiuti palermitana viene aggravata dalla denuncia da parte di Roberto Scarpinato, procuratore aggiunto della direzione distrettuale antimafia di Palermo, dell'esistenza di un disegno della criminalità organizzata per aggiudicarsi il

monopolio degli appalti relativi alla discarica di Bellolampo e per la progettazione e realizzazione di un inceneritore;
la stessa Corte dei Conti aveva espresso dubbi sulla correttezza delle gare indette nel 2002 dall'allora commissario Cuffaro per la costruzione di quattro termovalorizzatori e sul rischio che le imprese aggiudicatarie fossero a conoscenza dei bandi prima ancora della loro pubblicazione;
sempre la magistratura contabile aveva criticato la scelta di attribuire agli operatori privati la facoltà di individuare i siti dove ubicare i vari impianti di incenerimento, attribuendo alla Regione un'incomprensibile rinuncia alla funzione pubblica primaria di programmare correttamente l'utilizzazione del territorio, sulla base di valutazioni sociali, economiche, sanitarie ed ambientali;
nonostante il sostanzioso intervento finanziario a beneficio dell'ente locale disposto dal Parlamento e dal Governo a favore del Comune di Palermo, nel capoluogo siciliano si stanno registrando notevoli problemi nel servizio di raccolta dei rifiuti e per molti giorni le strade sono state invase da cumuli di sacchetti di spazzatura, con enormi problemi anche di carattere sanitario, visto che in molti casi sono stati incendiati i mucchi di rifiuti -:
se il Governo non ritenga di vincolare eventuali interventi statali alla positiva soluzione dei problemi concernenti la raccolta dei rifiuti la cui responsabilità, ad avviso degli interpellanti, è in tutta evidenza attribuibile ad una cattiva gestione amministrativa da parte del Comune di Palermo e della società Amia;
se il Governo non ritenga altresì opportuno adottare iniziative finalizzate a verificare la gestione trasparente dei fondi assegnati con il decreto-legge n. 97 del 2008 ai fini della corretta gestione del servizio di smaltimento dei rifiuti della città di Palermo anche in relazione a quanto previsto nell'ordine del giorno 9/1496/21 accolto dal Governo;
quali iniziative il Governo intenda assumere al fine di impedire infiltrazioni della criminalità organizzata all'interno della filiera economica di gestione.
(2-00399)
«Bratti, Mariani, Realacci, Bocci, Braga, Esposito, Ginoble, Iannuzzi, Marantelli, Margiotta, Martella, Mastromauro, Morassut, Motta, Viola, Zamparutti».

Interrogazioni a risposta scritta:

BELLANOVA. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
il Governo italiano ha compiuto la scelta di puntare sull'energia nucleare definendola come una scelta necessaria per l'Italia;
tale scelta è compiuta in controtendenza rispetto alla volontà dimostrata dagli altri Paesi Europei e non solo di diminuire il ricorso all'energia nucleare per ampliare, invece, quello delle cosiddette «energie verdi»;
ricorrere all'energia nucleare potrebbe rappresentare, oggi, non solo un pericoloso passo indietro ma anche la miopia di una scelta che favorisce di fatto investimenti su energie non rinnovabili il cui punto di partenza, nella fattispecie, è rappresentato dall'uranio;
la Regione Puglia ha virtuosamente avviato, come altre regioni d'italia, una pianificazione di sviluppo delle energie rinnovabili che ad oggi hanno raggiunto livelli di efficienza ed eco-compatibilità invidiabili;
il ricorso al nucleare nel nostro Paese non ha visto il coinvolgimento della collettività nazionale che per altro aveva espresso democraticamente, già nel 1987 con un Referendum, una posizione di contrarietà né del largo e maggioritario movimento di opinione che ancora oggi è diffuso in Italia;

mentre ad oggi sembrerebbero in corso da parte del Governo degli studi e delle verifiche sul territorio nazionale per individuare i siti più idonei per un eventuale impianto di centrali nucleari si apprende congiuntamente dai media la volontà auspicata da parte dello stesso Presidente del consiglio di ubicare tali siti in paesi esteri con i quali sembrerebbe già essere stato aperto un discorso al riguardo;
questo nebuloso atteggiamento accompagnato da dichiarazioni contrastanti rischia di generare maggiore incertezza e disorientamento nei cittadini -:
se ilPresidente del Consiglio dei ministri ed il Ministro interrogato non ritengano opportuno chiarire con urgenza ai cittadini italiani se tali asserzioni risultino veritiere, se esistano effettivamente degli accordi stipulati con paesi esteri, di quali paesi si tratti e se le centrali nucleari saranno effettivamente ubicate fuori dal territorio italiano;
se il Presidente del Consiglio dei ministri ed il ministro interrogato non ritengano doveroso illustrare all'intera cittadinanza italiana quali disegni strategici in materia di nucleare il nostro Paese sta avviando anche con altri Paesi al fine di chiarire i punti nodali per ciò che concerne il livello di sviluppo tecnologico del nucleare da adottare e la modalità con la quale le scorie rivenienti verranno smaltite.
(4-03229)

SBAI e CARLUCCI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno, al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
da notizie di stampa, anche da un intervista a Abdellah Mechnoune, imam di Torino, dal titolo «Attenti, l'islam radicale è qui e cresce senza controllo» si sollevano inquietanti interrogativi sulla gestione del patrimonio, sulla provenienza dei fondi per le attuali e le nuove costruzioni di moschee in Italia, sulle inchieste giudiziarie che interessano imam e loro frequentatori assidui. Sono queste le incognite su cui il Ministero dell'interno dovrebbe mirare un intervento per individuare le zone d'ombra dell'islam italiano;
ciò vale, a partire dai finanziamenti alle costruzioni delle moschee, prima fra tutte quella di Colle Val D'Elsa (Siena), che si avvia alla conclusione, senza che gli interessati interpellati, abbiano rivelato i nomi dei finanziatori o fornito qualunque notizia in merito. Secondo Alexandre Del Valle, saggista francese e conoscitore del mondo arabo, sei moschee su dieci, in Italia, sarebbero controllate direttamente o indirettamente dal fondamentalismo islamico. Si legge, infatti, che più del 50 per cento delle moschee italiane è gestito da imam fanatici, legati all'U.C.O.I.I. e ai Fratelli Musulmani», inoltre, spiega lo studioso, «bisognerebbe diffidare anche di iniziative finanziate da stati islamici moderati» parole che alimentano l'insofferenza degli abitanti del quartiere Aurora di Torino, dove la realizzazione di una nuova grande moschea, suscita polemiche e movimenti di opinione della cittadinanza;
altre moschee, sono ferme alla fase di progettazione, come a Bologna, dove l'U.C.O.I.I. non ha fornito i richiesti chiarimenti sui finanziamenti ricevuti;
l'U.C.O.I.I., Unione delle Comunità ed Organizzazioni Islamiche in Italia, nascerebbe, in realtà, con l'intenzione di fornire alla comunità e ai musulmani, attività di orientamento e servizi del tipo: unicità di rappresentanza di fronte alle istituzioni dello Stato; orientamento tecnico legale e amministrativo; organizzazione di attività e mediazioni culturali; convegni, congressi e campeggi; raccolta e distribuzione di informazioni; attività sociali e umanitarie; produzione e distribuzione di materiali stampati e audio-visivi; studio ed elaborazione di programmi e proposte generali nei settori dell'istruzione tradizionale; tecnica e della formazione professionale e così via, che nulla hanno a che vedere con quanto l'Organizzazione sta, nei fatti, dimostrando

di fare. Si proclama come unica associazione che rappresenta gli islamici ma in realtà, molte comunità musulmane come la comunità marocchina, non si sentono rappresentati da loro;
le loro attività sono ambigue, i collegamenti sospetti, organizzano eventi e raccolgono fondi che non si sa da dove vengano e dove finiscano. Come cittadina marocchina e parlamentare colpita da querela per aver manifestato il pensiero sul nefasto ruolo degli integralisti, posso affermare che l'U.C.O.I.I. non è così rappresentativa come vorrebbe far credere, strumentalizzando, in realtà, il ruolo conseguito per dare il via all'estremismo integralista ed a cellule fomentatrici di odio, magari mascherate da moderate. Stessa sorte è toccata a diversi giornalisti, querelati dall'U.C.O.I.I. per aver manifestato il loro pensiero, diritto costituzionalmente sancito;
oltretutto, per l'U.C.O.I.I., si è accesa la disputa della «caccia» all'8 per mille di devoluzione del gettito fiscale dei contribuenti, che sarà possibile, però, solo con un accordo con lo Stato italiano ratificato da apposita legge e questo non può e non deve accadere;
in realtà l'U.C.O.I.I. è dedita ad attività, quale la costruzione di moschee, che attingono a risorse finanziarie di non chiara origine, né si sa da chi provengono, né è dato sapere a che scopo sono stanziate;
fra le moschee della U.C.O.I.I., numerose sono quelle i cui dirigenti in qualche modo si ispirano all'ideologia dei Fratelli Musulmani, e per tali legami, l'associazione è stata aspramente contestata. A sua discolpa, l'associazione sostiene che tale legame è limitato alla militanza di alcuni propri dirigenti nei rispettivi paesi d'origine, in periodi ormai remoti nel tempo e che l'U.C.O.I.I., attualmente, fa piuttosto riferimento al Consiglio Europeo della Fatwa e a sapienti, come il Mufti d'Egitto Ali Goma, all'Islam europeo, a Tariq Ramadan, alle elaborazioni delle femministe islamiche, agli scritti degli affiliati italiani e al lavoro giovanile e studentesco. Tutte argomentazioni da verificare;
molto scalpore e numerose critiche, sono state destate da alcune inserzioni su diversi quotidiani italiani (acquistate nell'estate 2006) nei quali l'U.C.O.I.I. paragonò il bombardamento su Gaza alla strage di Marzabotto. A seguito di tale annuncio, i senatori del Pdl Lucio Malan e Giorgio Stracquadanio, hanno sporto denuncia presso la Procura della Repubblica di Roma per istigazione all'odio razziale, avendo l'Associazione messo sullo stesso piano le stragi naziste compiute in Italia, con gli eccidi compiuti dagli israeliani, con proteste delle comunità ebraiche e apertura del fascicolo giudiziale penale, prova del ruolo nefasto di alimentazione di odio e di sentimenti razzisti e antisemiti, frutto della propaganda antisionista che l'U.C.O.I.I. porta avanti da tempo, con ingiusta strumentalizzazione delle vittime, iniziative abbiette dal punto di vista morale, capaci solo di rivelare un pericoloso giustizialismo ideologico;
la costruzione delle moschee in Italia, in questo contesto, potrebbe avere pericolosi risvolti nel tessuto sociale, economico e politico del Paese, senza contare gli aspetti di grave pericolo per l'ordine pubblico, che il nostro Governo sta tutelando con efficacia e fermezza dall'inizio della Legislatura, sino all'ultimo provvedimento, in materia di sicurezza pubblica, appena licenziato dalla Camera ed ora all'altro ramo del Parlamento;
questa attività sta dilagando e attecchendo un po' in tutta l'Italia: a breve sorgerà nelle campagne senesi la predetta moschea di Colle Val d'Elsa, la più grande d'Italia dopo quella di Roma, ma non certo frutto di accordi col Governo marocchino, né fornita come quest'ultima, di tutti i controlli, del rispetto delle regole, diretta da un imam regolarmente accreditato, un teologo che parli italiano e che sia integrato nel nostro tessuto culturale ordinamentale, per far spazio ad un incerto

approssimativismo radicale. Tutti conoscono le origini di questa vicenda: approfittando del periodo estivo e della situazione di stasi in cui era caduto il progetto di costruire una grande moschea nella zona di Colle Val d'Elsa, i dirigenti dell'U.C.O.I.I., hanno messo a segno un importante colpo per il controllo dei principali centri islamici del Paese. Si sono assunti l'onere della costruzione e della gestione della moschea colligiana. Si tratta di una querelle per gli abitanti della località «Abbadia» che da anni sono uniti in un comitato contro la moschea. Se prima, infatti, il progetto era nelle mani dell'Imam Feras Jabareen, noto per essere moderato e per avere grosse difficoltà nella realizzazione della moschea e, in particolare, nel reperirne i fondi, adesso la situazione è cambiata. Sono intervenuti direttamente i dirigenti dell'Unione delle Comunità islamiche in Italia, U.C.O.I.I. di Nour Dachan che, sotto l'amministrazione assunta da Ezzedin El Zir, rapidamente hanno reperito nuove risorse economiche, che assicurano il completamento della moschea, ma senza fornire i chiarimenti richiesti dai cittadini. Secondo El Zir, il denaro sarebbe stato ottenuto da una millantata raccolta di fondi «straordinaria» promossa nelle moschee. Essi, stanno dimostrando di avere meno difficoltà a trovare i finanziamenti, senza, però, rivelarne l'origine;
in realtà, questa è la prova tangibile del pericoloso problema dei finanziamenti utilizzati dall'U.C.O.I.I. per la costruzione delle moschee. I suoi dirigenti sono di nuovo scesi in campo dopo un periodo di stand-by durato più di un anno, in attesa della sentenza di archiviazione con la quale il Gup di Roma ha evitato a Dachan di andare a processo per istigazione all'odio razziale in seguito alla pubblicazione di un manifesto anti israeliano, di cui alle presenti premesse;
la dirigenza U.C.O.I.I. ha ripreso a lavorare, puntando direttamente sulla moschea di Colle Val d'Elsa. Ad occuparsene direttamente è il portavoce dell'Unione, l'Imam fiorentino Ezzedin el-Zir, di origine palestinese, che è infatti, subentrato nella gestione del progetto e nella guida della comunità colligiana al suo connazionale Feras Jabareen. Quest'ultimo si è reso protagonista di una strana vicenda. In un momento di crisi finanziaria, che vedeva il cantiere della moschea fermo per mancanza di fondi, ha deciso di lasciare l'Italia e rientrare in Israele. Ufficialmente, spiega El-Zir, «è dovuto rientrare in patria per motivi familiari». Fatto sta che ha dovuto lasciare la mano e, anche per questo motivo, il cantiere della moschea, è stato fermo per otto mesi. El-Zir aveva annunciato di aver già incontrato il sindaco di Colle e che la ripresa dei lavori era stato argomento al centro di incontri con l'amministrazione comunale. Il progetto prevede la realizzazione di un minareto di 8.30 metri, di una cupola alta 6, su 3.200 metri quadrati di terreno. Sui lavori pendono anche ricorsi, esposti e un'inchiesta della magistratura di Siena. Per quanto riguarda i finanziamenti, e le annunciate nuove risorse economiche, grazie a una raccolta straordinaria di fondi nelle altre moschee italiane, non si parla di quali moschee si tratti e di chi si sia esposto per questo ma non è difficile immaginare che si tratti dei centri islamici che fanno parte della rete dell'U.C.O.I.I.;
ma questo non basta, il problema dei finanziamenti illeciti è diffuso in gran parte del territorio nazionale, e non da oggi. I servizi indagano da anni anche nelle Marche, dove le campagne di «autofinanziamento» sono purtroppo, una politica assai diffusa. A Porto Recanati, uno dei luoghi dove è attuata con più frequenza, è molto radicato il movimento pakistano Tabligh Eddawa, ma non è possibile dimostrare in che misura l'influenza religiosa possa degenerare in proselitismo politico, magari sulla base di finanziamenti dall'estero: ad esempio, un rapporto di intelligence trasmesso tempo fa alla procura di Torino, frutto della cooperazione tra nuclei antiterroristici italiani e FBI, aveva segnalato l'imam Bouriqui Bouchta - poi espulso - per i collegamenti col movimento palestinese Hamas, per aver organizzato una raccolta fondi per la guerriglia nei territori, indicato come

animatore di un centro di radicalismo nella moschea di via Cottolengo: associazione rappresentativa di un nodo logistico e finanziario dove si raccoglievano fondi e si reclutavano volontari per il fronte ceceno. Bouriqui Bouchta risultava avere contatti anche a Milano, nella moschea di viale Jenner, già oggetto di indagini e di arresti. È stata sgominata una cellula Jihadista che operava in Lombardia (e, anche in data recente, a Milano è stata realizzata un'analoga operazione) radicata sul territorio, come ruolo di collettore islamico internazionale e base operativa pronta ad agire, con possibili attentati nel nostro Paese;
non a caso, il più recente rapporto del Dipartimento Informazioni e Sicurezza della presidenza del Consiglio (Dis), parla della Lombardia come di una delle principali «piazze del radicalismo», insieme con l'hinterland partenopeo. Infatti, la più grande moschea della Campania si è trovata per la quarta volta, dal 2005, al centro di un'indagine giudiziaria. Il centro islamico di San Marcellino, nel Casertano, è stato oggetto di un intervento da parte della Procura della Repubblica, per disarticolare una rete di supporto logistico per immigrati clandestini. Per gli inquirenti, la moschea offriva agli immigrati ospitalità, assistenza economica e documenti contraffatti per rimanere in Italia e spostarsi in area Schengen (Abolizione dei controlli sistematici delle persone alle frontiere interne dello spazio Schengen). Pur se si può definire Schengen come una cooperazione rafforzata all'interno dell'Unione europea;
l'assenza di un drastico intervento istituzionale volto a scoraggiare tale fenomeno, sta portando alla diffusione di uno stato di illegalità in cui le organizzazioni islamiche, di matrice fondamentalista, possono operare in piena libertà. Non dimentichiamo, che il terrorismo internazionale Jihadista ha duramente provato l'Europa con i sanguinari attentati di Madrid dell'11 marzo 2004 e di Londra del 7 luglio 2005. Occorre attivarsi, per scongiurare l'ulteriore proliferare di iniziative che potrebbero portare ad ulteriori atti terroristici di matrice islamica;
l'operazione predetta ha riguardato anche le province di Venezia, Padova, Brescia, Firenze, Como, Cuneo e Trento. Secondo il Dis, infatti, il panorama integralista italiano è molto «fluido», con circuiti estremisti raccolti attorno a «referenti carismatici in grado di influenzare i più giovani». Tra i rischi c'è anche quello di incontrare i cosiddetti «lone terrorist», i cosiddetti jihadisti dell'ultimora, cioè soggetti che agiscono al di fuori di qualsiasi vincolo associativo, seguendo indicazioni tecnico-operative in cui Internet resta una fonte di prima grandezza, cosa che è gia avvenuta nel 2007 a Ponte Felcino (Perugia);
tutto ciò, non può far tacere gravi rischi per la sicurezza, l'incolumità e l'ordinamento pubblici, al di là dei principi costituzionali sulla parità e libertà di culto che il nostro Paese ha dimostrato di rispettare, ora è necessario agire per fare chiarezza e sradicare queste pericolose infiltrazioni, questi, probabilmente illeciti, finanziamenti e cellule eversive annidate nei centri islamici e moschee illegali, in mano ad estremisti, senza controlli adeguati, nonché sulla reale attività in Italia dell'U.C.O.I.I., braccio operativo dei Fratelli Musulmani, anche attraverso la costituzione di un'apposita Commissione parlamentare d'inchiesta, che sia dotata di poteri d'indagine e di iniziativa in sede giudiziaria;
ciò, anche in relazione alle denunce dell'U.C.O.I.I. contro giornalisti, visto che la libertà di stampa, costituzionalmente sancita, è una delle garanzie che un governo democratico, assieme agli organi di informazione (giornali, radio, televisioni, provider internet) dovrebbe garantire ai cittadini ed alle loro associazioni, per assicurare l'esistenza di una stampa libera, con una serie di diritti estesi principalmente ai membri delle agenzie di giornalismo, ed alle loro pubblicazioni;
tutto questo, è un ennesimo anello delle gravi incongruenze della mancanza di adeguato dialogo dell'islam con il nostro Paese. Proliferano moschee dai dubbi finanziamenti (commerci illeciti, riciclaggio

di denaro, sfruttamento dell'immigrazione e della prostituzione eccetera), moschee di enormi dimensioni, oscuro presagio di una costosissima rete di associazioni islamiche in Italia, con il sostegno e la solidarietà delle moschee stesse, quando mancano, proprio sotto il profilo dei finanziamenti, centri culturali, associazioni a tutela delle donne islamiche immigrate vittime dell'analfabetismo e delle violenze più aberranti, pur vivendo in un paese evoluto come il nostro, dove riescono ad infiltrarsi la poligamia, il condizionamento dei principi religiosi e della legge islamica radicata nei Paesi di origine, la violazione delle libertà fondamentali umane e la disparità tra i sessi -:
quali iniziative, nell'ambito della efficace azione intrapresa con diversi interventi messi a segno per la sicurezza pubblica ed in relazione alla recente costruzione della Moschea in Colle Val d'Elsa, intenda intraprendere il Governo per chiarire la provenienza e gli scopi dei finanziamenti utilizzati dall'U.C.O.I.I. per la costruzione delle moschee in Italia, la reale attività dell'Unione, anche in ambito di collegamenti con l'ala integralista, per evitare e sradicare i fenomeni eversivi contro l'Ordine pubblico Nazionale o di natura terroristica, già perpetrati e di cui alle premesse ed a tutela di questo e dell'incolumità pubblica, con controlli nelle competenti sedi.
(4-03241)

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AFFARI ESTERI

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro degli affari esteri, per sapere - premesso che:
lo scorso 11 aprile 2009 nel Golfo di Aden in Somalia, l'imbarcazione di proprietà della Micoperi Marine Contractors Con sede a Ravenna e base logistica ed operativa ad Ortona (Chieti) veniva bloccata da un gruppo di «pirati» presumibilmente di origine somala con sequestro della nave e dell'equipaggio;
sul rimorchiatore oceanico denominato «Buccaneer», che si stava dirigendo in Italia per fare dei lavori di adeguamento nella sede di Ortona, si trovano dieci italiani, un croato e cinque rumeni, dunque il sequestro riguarda non solo un nutrito numero di persone ma in questo caso interessa in modo particolare l'Italia sia per l'elevato numero di ostaggi, sia per la proprietà della nave e sia per i risvolti di carattere internazionale che anche in questo caso fanno capo all'Italia;
da subito il Ministero degli Esteri ha chiesto ai familiari di avere un comportamento definibile di «basso profilo» per evitare che l'evento mediatico potesse compromettere le operazioni di salvataggio;
purtroppo, però, le recenti notizie di questi giorni parlano di un'evoluzione drammatica della situazione, con separazione di alcuni ostaggi portati fuori dall'imbarcazione, di carenza di medicinali e di viveri e dunque non si conosce l'attuale condizione dell'equipaggio che getta nello sconforto i familiari delle vittime del sequestro, che ricevono allarmanti comunicazioni dai propri cari -:
per tutto quanto sopra ricordato e visto lo stato delle cose ed il lungo tempo trascorso, se il Ministro degli affari esteri non ritenga di fornire ogni informazione utile con una certa urgenza sul sequestro della «Buccaneer», sullo stato delle trattative e sulla esistenza di una richiesta di riscatto;
quali iniziative urgenti il Ministro degli affari esteri intenda adottare affinché sia fatto tutto il possibile per restituire i connazionali in ostaggio e il resto dell'equipaggio all'affetto dei propri cari e delle loro cittadinanze.
(2-00400)
«Ginoble, Motta, Bocci, Viola, Mastromauro, Braga, Mario Pepe (PD), Lulli, Agostini,

Realacci, Bellanova, Mariani, Miotto, Margiotta, Pedoto, Bratti, Madia, Marantelli, Razzi, Piffari, Boffa, Cuomo, Ciriello, Luongo, Giovanelli, Iannuzzi, Tenaglia, Mattesini, Ginefra, Lo Moro, Concia, Gnecchi».

Interrogazione a risposta in Commissione:

FRONER, GNECCHI, BRUGGER, BRESSA, HOLZMANN, DI CENTA, DE TORRE, DEL TENNO e FUGATTI. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
nella notte fra il 31 maggio e il primo giugno si è inabissato nell'Atlantico un Airbus 330 dell'Air France con 228 persone a bordo, di cui 10 italiani, decollato dall'aeroporto internazionale Tom Jobin di Rio de Janeiro, con destinazione Parigi, scalo Charles de Gaulle, dove era atteso per le 11,10 del primo giugno;
a dieci giorni dal disastro non è stata fatta alcuna chiarezza sulle cause e rimangono aperte tutte le ipotesi, dal guasto tecnico all'atto terroristico;
il recupero di parte dei corpi (al momento 41) e di alcune parti dell'aereo ha permesso di individuare l'area in cui probabilmente è caduto l'aereo e lì si concentrano le ricerche delle scatole nere che consentirebbero di far luce sulle cause del disastro. Un sottomarino della Marina francese, con l'ausilio di due strumenti prestati dal Pentagono, sta scandagliando a questo fine i fondali in un'area di 20 miglia nautiche;
l'Interpol ha annunciato che aiuterà a coordinare gli sforzi internazionali per l'identificazione delle vittime del disastro;
una nota interna di Air France del novembre 2008 avrebbe identificato «un numero significativo di incidenti» legato agli strumenti di misurazione di velocità sugli Airbus 330. Dopo un incontro con i sindacati dei piloti e la direzione della compagnia, dal 9 giugno Air France ha dotato questi aerei di nuovi sensori di velocità, anche se a giudizio del maggior sindacato Snpl il legame tra il dramma e l'avaria di questi strumenti resta ancora solo possibile;
la polizia brasiliana dal canto suo sta esaminando i video di sicurezza dell'imbarco del volo del 31 maggio all'aeroporto internazionale di Rio de Janeiro per raccogliere il massimo di elementi sui passeggeri al fine del riconoscimento delle salme e dell'individuazione di eventuali sospetti;
il Governo non ha finora fornito alcuna comunicazione al Parlamento in merito al disastro -:
quali siano le informazioni in possesso del Governo;
quali iniziative intenda adottare affinché si faccia piena luce su quanto è accaduto, sulle cause e sulle eventuali responsabilità ad ogni livello e per manifestare alle famiglie dei nostri connazionali deceduti la propria vicinanza e solidarietà.
(5-01507)

Interrogazione a risposta scritta:

ANGELI. - Al Ministro degli affari esteri, al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
il decreto-legge n. 112 del 2008, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 133 del 2008, ha previsto all'articolo 20, comma 10, con decorrenza dal 1o gennaio 2009, che l'assegno sociale, in presenza degli altri requisiti richiesti, vale a dire la residenza effettiva, stabile, il requisito economico, la cittadinanza o il possesso dell'idoneo titolo di soggiorno, è corrisposto agli aventi diritto, a condizione che abbiano soggiornato legalmente e invia continuativa, per almeno dieci anni nel territorio nazionale;
il possesso del requisito di almeno dieci anni di permanenza continuativa e

legale in Italia dovrà essere accertato indipendentemente dal periodo dell'arco vitale in cui la stessa si è verificata;
tale disposizione colpisce particolarmente i cittadini italiani residenti all'estero, che anche se vogliano rientrare in Italia o siano già rientrati in Italia, non potranno accedere all'assegno sociale qualora non siano in grado di far valere i dieci anni di residenza in Italia e tutti coloro i quali non possono far valere dieci anni di residenza continuativa -:
quali iniziative normative si intendano predisporre al fine di migliorare la normativa in esame, che, ad avviso dell'interrogante si pone in contrasto con il principio di giustizia sociale e di parità costituzionale dei cittadini.
(4-03237)

TESTO AGGIORNATO AL 29 LUGLIO 2010

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ECONOMIA E FINANZE

Interrogazioni a risposta scritta:

NARO. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
il 4 giugno scorso è stato emesso il provvedimento del Direttore dell'Agenzia delle entrate con cui si approvano i modelli per l'istanza di rimborso Irpef/Ires relativi alla deducibilità del 10 per cento dell'Irap;
secondo il provvedimento la trasmissione telematica dell'istanza può essere effettuata a partire dalle ore 12 del 12 giugno 2009 utilizzando il prodotto di gestione denominato «Rimborsodairap», reso disponibile gratuitamente dall'Agenzia dell'entrate sul sito internet a partire dal 12 giugno 2009;
appare pertanto esiguo il tempo concesso ai professionisti e ai contribuenti per predisporre il modello e per effettuare l'invio;
essendo previsto, poi, il pagamento dei rimborsi secondo l'ordine cronologico di presentazione delle istanze sino a concorrenza dei fondi previsti, c'è il rischio per il contribuente di veder svanire la possibilità di rimborso per una mera questione tempistica -:
se non ritenga di prorogare i termini stabiliti per la presentazione delle domande e di aumentare i fondi stanziati per gli anni 2009, 2010 e 2011 per garantire ai contribuenti ad ai professionisti la tutela di un proprio diritto.
(4-03226)

ANGELI e DI BIAGIO. - Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro degli affari esteri, al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
l'ambasciata d'Italia a Buenos Aires, in conformità a quanto previsto dal decreto legislativo n.163 del 2006 per la contrattazione del servizio di assistenza sanitaria a beneficio di cittadini italiani indigenti residenti in Argentina, ha sottoscritto nel novembre del 2007 con la Swiss Medical S.p.A., contratto di assistenza sanitaria a favore dei cittadini italiani indigenti;
la Swiss Medical S.p.A garantisce con il contratto la copertura di tutte le prestazioni sanitarie incluse nel Piano Medico Obbligatorio (PMO) attualmente vigente nella versione richiamata dalle risoluzioni del Ministero della Salute Pubblica della Repubblica Argentina, oltre che in aggiunta prestazioni offerte dalla società quali varianti migliorative al PMO, espressamente indicate dal contratto;
le prestazioni sanitarie sono garantite a 8230 beneficiari, distribuiti nelle diverse circoscrizioni consolari, così come individuati dagli uffici consolari in Argentina,
il contratto prevede anche un aumento pari al 5 per cento dei beneficiari che necessitano di copertura medica, se individuati e registrati dagli Uffici Consolari;

tale contratto verrà a scadenza in data 30 dicembre 2009, prorogabile per soli altri sei mesi;
analoghe iniziative di copertura sanitaria per i cittadini residenti in America Latina sono state intraprese tra il 2007 e il 2009 -:
se i beneficiari individuati dai Consolati abbiano usufruito delle prestazioni mediche e di quelle aggiuntive garantite dal contratto di copertura sanitaria;
se di tali prestazioni sanitarie abbiano goduto altri beneficiari individuati dagli Uffici Consolari;
se alla scadenza del contratto di assistenza sanitaria a favore di connazionali indigenti, sia stato previsto lo stanziamento di ulteriori fondi per garantire la continuità dell'assistenza sanitaria;
se intendano risolvere e affrontare con altre iniziative, che vadano anche a rafforzare le convenzioni sanitarie stipulate, il problema della assistenza sanitaria ai connazionali indigenti;
se intendano adottare iniziative di monitoraggio delle condizioni socio-economiche dei connazionali indigenti.
(4-03236)

MISIANI e MIOTTO. - Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 43-bis del decreto-legge 30 dicembre 2008, n. 207, recante proroga di termini previsti da disposizioni legislative e disposizioni finanziarie urgenti, convertito con modificazioni dalla legge 27 febbraio 2009, n. 14, ha previsto «in considerazione dell'eccezionale crisi economica internazionale e delle condizioni del mercato immobiliare e dei mercati finanziari» la messa in liquidazione del patrimonio separato relativo alla prima e alla seconda operazione di cartolarizzazione effettuate dalla Società Cartolarizzazione Immobili Pubblici S.r.l. (SCIP);
la scelta di concludere la fallimentare esperienza delle cartolarizzazioni del patrimonio immobiliare degli enti previdenziali pubblici conferiti in Scip2, le cui modalità di attuazione sono definite dal medesimo articolo 43-bis, lascia insoluti una serie di rilevanti quesiti, con particolare riferimento ai contenuti e ai costi dell'operazione di liquidazione;
secondo il comma 4 dell'articolo 43-bis il valore degli immobili è determinato dall'Agenzia del territorio entro e non oltre il 20 marzo 2009, sulla base delle liste contenenti gli elementi identificativi degli immobili in possesso della SCIP;
il comma 6 dell'articolo 43-bis dispone che il trasferimento degli immobili di cui al comma 2 appartenenti al patrimonio separato relativo alla seconda operazione di cartolarizzazione è effettuato per un corrispettivo pari al valore degli immobili stessi determinato ai sensi del comma 4. Tale corrispettivo è versato alla SCIP, al netto dell'eventuale maggiore valore individuato ai sensi del comma 4 rispetto alle passività della società stessa relative alla seconda operazione di cartolarizzazione, per i titoli emessi, i costi ed i finanziamenti assunti, al netto degli incassi disponibili -:
quale sia stata la valutazione finale predisposta dall'Agenzia del territorio ai sensi del comma 4 dell'articolo 43-bis per il conferimento di tutti gli immobili SCIP ancora invenduti;
a quanto ammontino in complesso i corrispettivi versati, ai sensi del comma 6 dell'articolo 43-bis, dagli enti previdenziali alla SCIP;
quali enti abbiano versato effettivamente le somme dovute secondo quanto previsto dalla normativa sopra richiamata;
a quanto ammontino i corrispettivi versati da ciascun ente previdenziale per ricomprare i beni;
in quale forma siano state o verranno poste a bilancio degli enti previdenziali le cifre necessarie al riacquisto degli immobili;

se nel lasso di tempo dalla conversione in legge del decreto-legge siano state alienate unità immobiliari riacquisite dagli enti;
quali valutazioni economiche verranno applicate per la successiva dismissione del patrimonio invenduto, cioè quali prezzi unitari saranno previsti per le vendite e chi dovrà determinarli;
se risponda al vero che gli enti previdenziali, in particolare l'INPS, abbiano chiesto agli affittuari degli immobili classificati di pregio di acquistare ad un prezzo rivalutato, ovvero che gli stessi appartamenti sarebbero messi all'asta nei prossimi mesi con nuove valutazioni totalmente differenti da quelle già da tempo individuate dall'Agenzia, del territorio;
se risponda al vero che esistano contatti formali tra il Ministero dell'economia e delle finanze, il Ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali e i comitati degli inquilini degli stabili di pregio per mettere a punto soluzioni transattive come più volte richiesto dagli stessi inquilini;
se risponda al vero che verrebbero equamente indennizzati quegli inquilini che hanno già acquistato un immobile di pregio e ne mantengano a tutt'oggi la proprietà stante il fatto che essi hanno adempiuto alle prescrizioni della legge e che diverse e più favorevoli condizioni ottenute anche in via transattiva dagli attuali affittuari di immobili di pregio finirebbero per aprire un ulteriore contenzioso negativo con il Ministero dell'economia e gli enti previdenziali;
se gli enti previdenziali pubblici abbiano stilato un business plan di concerto con il Ministero dell'economia e delle finanze e del lavoro, della salute e delle politiche sociali per la totale alienazione degli immobili acquistati o se invece si preveda per quelli non ancora optati una acquisizione al patrimonio, togliendoli di fatto dalla vendita anche in futuro e mantenendoli nella stretta proprietà agli enti stessi.
(4-03239)

POLLEDRI e STUCCHI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
antecedentemente all'introduzione del comma 4 dell'articolo 8 del decreto del Presidente della Repubblica 26 ottobre 1972, n. 633, il trasferimento del plafond all'affittuario in sede di afflitto di azienda non era specificamente regolamentato dalla legge e l'orientamento del Ministero, contenuto in varie risoluzioni a cominciare dal 1975, era di sussistenza del diritto al trasferimento, subordinatamente al verificarsi di determinate condizioni;
poiché le pronunce ministeriali erano parzialmente contraddittorie e si riferivano non solo all'affitto, ma a tutte le fattispecie di trasferimento di azienda, con il comma 5 dell'articolo 1 del decreto-legge 30 dicembre 1991, n. 417, anche a fini interpretativi, come è dato leggere nella relazione al decreto-legge, limitatamente all'affitto di azienda, fu introdotta la normativa attualmente vigente in tema di plafond, che dispone che nel caso di affitto di azienda, perché possa avere effetto il trasferimento del beneficio di utilizzazione della facoltà di acquistare beni e servizi per cessioni all'esportazione, senza pagamento dell'imposta, è necessario che tale trasferimento sia espressamente previsto nel relativo contratto e che ne sia data comunicazione con lettera raccomandata entro trenta giorni all'Ufficio IVA competente per territorio;
il comma 6 dello stesso decreto 417 del 1991 stabiliva che «La disposizione di cui al comma 5 si applica dal trentesimo giorno successivo a quello di entrata in vigore del presente decreto. Per i casi affitto di azienda verificatisi antecedentemente, sono fatti salvi i trasferimenti avvenuti anche senza espressa menzione e sono considerate valide le operazioni effettuate dall'affittuaria nell'esercizio della facoltà di cui al quarto comma dell'articolo 8 del decreto del Presidente della

Repubblica n. 633/1972, introdotto dal comma 5»;
la ratio legis è desumibile dalla relazione tecnica al decreto-legge 30 dicembre 1991, n. 417 nella quale è dato leggere: «La norma prevede il trasferimento del beneficio di acquistare beni e servizi in sospensione d'imposta ai sensi dell'articolo 8 del decreto del Presidente della Repubblica n. 633/72 a favore dell'affittuario dell'azienda. Trattasi di una norma avente carattere interpretativo, conforme all'orientamento già dato dall'Amministrazione Finanziaria. Non si ravvisa nella fattispecie nessuna erosione della base imponibile e quindi nessun effetto sul gettito del bilancio dello Stato»; da quanto sopra appare evidente che di tutte le condizioni richieste nella precedente produzione ministeriale non è fatta alcuna menzione nella legge, e che dignità di legge venne unicamente conferita alla volontà delle parti, che debbono espressamente indicare nel contratto il trasferimento del plafond e all'obbligo di comunicazione al competente Ufficio IVA del trasferimento avvenuto;
successivamente, in contraddizione con quanto espresso dal legislatore pochi mesi prima, il Ministero, con una risoluzione n. 450173 del 1992, dopo aver sancito il carattere derivativo del diritto al trasferimento del plafond nell'affitto di azienda, reintroduce un'ulteriore condizione con le parole «... omissis. .. laddove, ovviamente, viene previsto il trasferimento del beneficio solo se vengono ceduti quantomeno i rapporti con la clientela, oltre all'università costituente l'azienda. ... omissis. ..» -:
se i requisiti richiesti dall'articolo 8, comma 4, del decreto del Presidente della Repubblica 633/72 sopra citato, ovvero la presenza di un contratto di affitto di azienda in cui il trasferimento del beneficio sia espressamente previsto e comunicato entro trenta giorni all'Ufficio IVA competente, siano, non solo necessari, ma anche sufficienti.
(4-03247)

BITONCI, FUGATTI e REGUZZONI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 2-bis del decreto-legge 29 novembre 2008, n. 185, convertito, con modificazioni, dalla legge 29 gennaio 2009, n. 2, in tema di rapporti con le banche, ha reso nulle «le clausole contrattuali aventi ad oggetto la commissione di massimo scoperto se il saldo del cliente risulti a debito per un periodo continuativo inferiore a trenta giorni ovvero a fronte di utilizzi in assenza di fido»;
ha dichiarato nulle anche «le clausole, comunque denominate, che prevedono una remunerazione accordata alla banca per la messa a disposizione di fondi a favore del cliente titolare di conto corrente indipendentemente dall'effettivo prelevamento della somma, ovvero che prevedono una remunerazione accordata alla banca indipendentemente dall'effettiva durata dell'utilizzazione dei fondi da parte del cliente, salvo che il corrispettivo per il servizio di messa a disposizione delle somme sia predeterminato, unitamente al tasso debitore per le somme effettivamente utilizzate, con patto scritto non rinnovabile tacitamente, in misura onnicomprensiva e proporzionale all'importo e alla durata dell'affidamento richiesto dal cliente, e sia specificatamente evidenziato e rendicontato al cliente con cadenza massima annuale con l'indicazione dell'effettivo utilizzo avvenuto nello stesso periodo, fatta salva comunque la facoltà di recesso del cliente in ogni momento»;
per i contratti in essere alla data di entrata in vigore della legge n. 2 del 2009, le banche devono recepire le nuove disposizioni entro 150 giorni e, quindi, entro il 28 giugno 2009;
gli istituti di credito hanno effettivamente abolito la commissione di massimo scoperto, ma hanno introdotto nuove spese, con nomi molto fantasiosi: «commissione

per istruttoria urgente», «commissione per scoperto di conto», «recu pero spese per ogni sospeso», «onere per passaggio a debito nel trimestre», «commissione manca fondi», solo per citarne alcuni;
lo scopo dell'introduzione dell'articolo 2-bis del decreto-legge n. 185 del 2008 era di eliminare l'odioso «balzello» costituito dalla commissione di massimo scoperto per garantire maggiore trasparenza e per ridurre le spese a carico del correntista;
con la direttiva del Ministro dell'economia e delle finanze e del Ministro dell'interno del 31 marzo 2009 sono state dettate le modalità operative per l'attivazione e il funzionamento dell'Osservatorio, nazionale e degli speciali Osservatori regionali istituiti nell'ambito degli interventi anti-crisi ai sensi dell'articolo 12, comma 6, del decreto-legge 29 novembre 2008, n. 185;
tra le competenze attribuite al citato Osservatorio nazionale sono inclusi l'analisi dell'andamento del mercato del credito e soprattutto il monitoraggio dello stato di applicazione delle norme;
gli Osservatori regionali, che hanno sede presso le prefetture dei capoluoghi di regione e che sono coordinati dal prefetto, si occupano di monitorare l'andamento dei flussi del credito sul territorio, di analizzare le problematiche che possono sorgere e proporre soluzioni da applicare a livello locale, con riferimento anche alle condizioni applicate a famiglie e imprese -:
se si possa ritenere conforme alla ratio dell'articolo 2-bis del decreto-legge 29 novembre 2008, n. 185, convertito, con modificazioni, dalla legge 29 gennaio 2009, n. 2, il comportamento degli istituti di credito che hanno, di fatto, sostituito la commissione di massimo scoperto con altre spese e commissioni, in molti casi di importo superiore alla commissione di massimo scoperto con metodi di calcolo complicati e fogli informativi poco chiari.
(4-03248)

GARAVINI, BORDO, BOSSA, BURTONE, GENOVESE, LARATTA, MARCHI, ANDREA ORLANDO e PICCOLO. - Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
in Commissione parlamentare Antimafia, nell'audizione del 25 febbraio 2009, il procuratore nazionale Antimafia Pietro Grasso ha lanciato l'allarme circa il rischio che l'attuale crisi finanziaria possa arricchire ulteriormente la mafia;
una delle cause di questo arricchimento è l'«enorme, illimitata liquidità finanziaria di cui godono le organizzazioni mafiose, in particolare quelle che traggono i maggiori profitti dal traffico internazionale di stupefacenti»;
la mafia - come affermato dal procuratore nazionale antimafia Grasso nella stessa citata sede - può acquistare beni, valori, titoli, materie prime e quant'altro, a prezzi stracciati con denaro in contante e quindi riciclarlo;
secondo il «Rapporto Sos impresa» 2008 la Mafia è una holding criminale con un fatturato complessivo di circa 130 miliardi di euro e un utile che sfiora 70 miliardi al netto degli investimenti e degli accantonamenti;
questo potere economico porta di conseguenza all'occupazione di settori sempre più vasti dell'economia legale «e in un modo decisamente più accentuato rispetto a quanto è avvenuto negli scorsi anni»;
in occasione del 157o anniversario della fondazione della Polizia di Stato, anche il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha rilanciato l'allarme circa l'esistenza del «rischio che le organizzazioni di stampo mafioso possano approfittare dell'attuale crisi per acquisire il controllo di aziende in difficoltà, con una invasiva presenza in tutte le regioni del Paese» (Ansa, 8 maggio 2009) -:
visto il concreto rischio che l'attuale crisi finanziaria possa rafforzare economicamente

le organizzazioni mafiose con il conseguente intensificarsi dell'attività di riciclaggio e dell'infiltrazione in ampi settori dell'economia legale, quali misure siano state adottate per potenziare l'attività di prevenzione e vigilanza sul sistema bancario e finanziario e di contrasto ai reati finanziari e, in particolare, a quello di riciclaggio;
in particolare se sia stato richiesto alla Guardia di finanza di svolgere attività preventive in funzione di individuare movimenti di capitali, acquisti di società, di titoli o azioni dalle quali possano emergere sospetti di infiltrazioni;
se risultino segnalazioni da parte della Consob, dell'Unione Italiana Cambi (UIC) e della Banca d'Italia sulle operazioni, che seppure non tecnicamente sospette, possano necessitare di approfondimenti;
se intenda riferire sulle attività effettuate o messe in cantiere per prevenire i fenomeni di riciclaggio e di infiltrazioni nel mondo dell'economia delle mafie italiane e straniere.
(4-03249)

...

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazione a risposta in Commissione:

CODURELLI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
il 19 dicembre 2008 la sottoscritta ha presentato un'interrogazione al Ministro delle Infrastrutture in seguito ai numerosissimi disagi (treni soppressi, convogli in ritardo, vagoni oltremodo carichi di viaggiatori, perdite delle coincidenze, carrozze obsolete con impianti di condizionamento non funzionanti e vetri bloccati, ecc.) registrati dagli utenti sulla Tratta ferroviaria Sondrio-Lecco-Milano, e non solo gli stessi disagi sono presenti in tutta la Lombardia imputabili sia all'entrata in vigore del nuovo orario ferroviario sia al raddoppio del binario tra Milano e Lecco. Raddoppio che al momento attuale e contrariamente agli impegni assunti, non ha portato alcun aumento di treni locali o miglioramento dei servizi. Come pure stati ignorati i tanti impegni assunti, con i Sindaci e le Istituzioni, da Regione Lombardia e Trenitalia, nel corso di incontri preparatori dei nuovi orari prima dell'entrata in funzione;
il Governo rispondeva che i disagi subiti dai pendolari e dagli utenti erano dovuti alle avverse condizioni meteorologiche e gran parte per la responsabilità della regione Lombardia e invitava quindi la Regione stessa a riorganizzare le stazioni al fine di superare tutte le criticità finora denunciate e si impegnava a partecipare attivamente, in sinergia;
i sindaci della provincia di Lecco hanno, con un'ennesima lettera del 27 maggio 2009 inviata all'assessore alle Infrastrutture della Regione Lombardia Raffaele Cattaneo e alla Direzione Generale Lombardia di Trenitalia, denunciato tutte le inadeguatezze manutentive e gestionali, le mancanze d'informazioni, le composizione dei treni in certi orari, e non ultimi, i gravissimi disagi verificatisi in questi giorni di forte ma non eccezionale caldo (vetture con gli impianti di condizionamento guasti e con finestrini bloccati) che sottopongono i passeggeri di qualsiasi età, a insopportabili disagi ed inutili rischi, che possono essere anche dannosi per la salute. Inoltre da troppo tempo il rinnovo delle nuove carrozze ferroviarie, ad oggi, si ferma agli annunci;
a conferma di quanto sopra esposto, va rilevato l'ennesimo gravissimo disagio (il 4 giugno scorso) dove 5 treni, sulle direttrici Milano-Lecco e Bergamo-Lecco, sono stati soppressi causando forti disagi ai pendolari e a quanti dovevano recarsi nel capoluogo lombardo e di conseguenza gli altri treni hanno viaggiato con fortissimi ritardi, super affollati e con gli impianti dell'aria condizionata non funzionanti. Tutto questo secondo Trenitalia è dovuto ad un generico guasto tecnico);

con l'avvio dell'Alta velocità sulla tratta Milano-Roma, servizio importante che ha ridotto notevolmente i tempi di percorrenza, nessuno si è preoccupato di pensare alle coincidenze dalle varie province lombarde, tra cui la città di Lecco, fatto che ha aumentato i tempi complessivi di percorrenza -:
se non reputi necessario intervenire urgentemente nei confronti di Trenitalia al fine di sollecitare l'immediata sottoscrizione dell'accordo di programma, come già avvenuto in altre regioni, indispensabile per garantire un servizio di qualità;
se non ritenga doveroso affrontare seriamente e definitivamente le croniche carenze strutturali che penalizzano una delle zone più produttive del Paese con un altissimo numero di passeggeri ogni giorno.
(5-01509)

TESTO AGGIORNATO AL 7 MARZO 2011

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INTERNO

Interrogazione a risposta in Commissione:

AMICI, CORSINI e FERRARI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il 2 giugno 2009 nella città di Brescia, come in tutte le città d'Italia, presso la sede della locale Prefettura si è tenuta la celebrazione della festa della Repubblica;
dopo il discorso ufficiale del vice Prefetto vicario, dottor Attilio Visconti, hanno preso la parola il Sindaco della città, onorevole Adriano Paroli, esponente del PdL, l'allora Presidente della provincia architetto Alberto Cavalli esponente del PdL, e il professor Sandro Fontana, esponente del PdL;
il professor Sandro Fontana nel suo intervento ha esposto una serie di considerazioni assai discutibili sulle riforme istituzionali ed in particolare sulla riforma della Costituzione;
alcuni esponenti politici hanno manifestato la loro riprovazione dell'accaduto, abbandonando il luogo della celebrazione, anche in ragione dei giudizi critici espressi sul Capo dello Stato;
la celebrazione della festa della Repubblica dovrebbe costituire un'occasione di incontro unitario e di condivisione ed essere sottratta ad appropriazioni di parte -:
per quale ragione siano stati effettuati interventi oltre a quello ufficiale del vice Prefetto vicario, tenuto conto del fatto che, sin dall'origine della celebrazione della festa della Repubblica a tutto il 2009, mai Sindaco della città, Presidente della provincia o privati cittadini hanno preso la parola;
se, qualora l'invito sia stato rivolto dal vice Prefetto vicario, il Ministro interrogato ritenga corretto il fatto in sé e soprattutto il fatto che sia stata data la parola soltanto ad esponenti del Popolo della Libertà;
se, qualora l'iniziativa del vice Prefetto vicario sia confermata, il Ministro interrogato ritenga compatibile la presenza del vice Prefetto vicario a Brescia con il ruolo super partes che il Prefetto per definizione deve rivestire;
infine, quando il Ministro interrogato procederà alla nomina definitiva del prefetto di Brescia.
(5-01510)

Interrogazioni a risposta scritta:

VANNUCCI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
nei giorni scorsi è stata diffusa sulla stampa la notizia di un possibile piano di riorganizzazione della Polizia stradale che prevederebbe la soppressione di taluni presidi fra i quali sarebbe compreso il distaccamento di Fano in provincia di Pesaro e Urbino;

l'unico criterio che pare essere assunto è quello della dotazione organica a prescindere da altre valutazioni di ordine logistico e di sicurezza;
il distaccamento di Polizia stradale di Fano con un organico effettivo di nove unità svolge un lavoro molto significativo sia in termini di sicurezza per i cittadini, sia per il numero degli interventi effettuati per gli incidenti rilevati;
la città di Fano con 63.000 abitanti è la terza città per popolazione delle Marche con tassi di crescita notevoli;
la grande viabilità ha in Fano un nodo fondamentale di intersezione viaria fra le Marche e le regioni Umbria, Toscana, Emilia Romagna nell'asse Perugia-Roma costituito dalla Flaminia e la statale E45 dalla Fano-Grosseto e nella linea adriatica con la statale e l'Autostrada A14 -:
se la notizia corrisponda al vero e, in tal caso, se sia stato valutato il ruolo strategico e insostituibile del distaccamento di Fano collocato in un nodo viario delicatissimo e se alla luce delle considerazioni di cui sopra non sia opportuno sospendere la decisione al fine di verificare con le istituzioni e gli enti territoriali, fatte le valutazioni del caso, tutte le possibili forme di collaborazione per la garanzia di sicurezza e per il mantenimento dei compiti e delle gestioni del distaccamento in parola.
(4-03227)

MURER. - Al Ministro dell'interno, al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
nei mesi scorsi si sono registrati nel Porto di Venezia diversi casi di respingimento di immigrati clandestini giunti in Italia a bordo di navi provenienti da porti esteri;
gli episodi riguarderebbe stranieri provenienti da paesi in guerra, in particolare l'Afghanistan; molti di essi erano minori che hanno affrontato viaggi lunghi e rischiosi per aspirare ad una vita migliore, fuggendo da territori segnati da conflitti e violenze etniche;
lo scorso mese di maggio la Corte europea dei diritti dell'uomo ha dichiarato ammissibili i ricorsi individuali presentati da 35 stranieri entrati clandestinamente in Italia e respinti ai porti di Venezia e Ancona senza che fosse accertato il loro status di rifugiati;
l'ammissibilità di tali ricorsi mette di fatto l'Italia nelle condizioni di subire un procedimento per violazione dei diritti fondamentali dal momento che non si è offerta agli stranieri la possibilità di affermare le ragioni umanitarie della loro fuga dal paese d'origine e il loro eventuale diritto d'asilo politico;
secondo le denunce di alcune associazioni (Tuttiidirittiumanipertutti e Amnesty International) nel porto di Venezia la Polizia di frontiera tende a respingere tutti gli arrivi di clandestini senza applicare una corretta procedura di identificazione e di verifica della sussistenza dei requisiti per l'asilo politico, sottraendo così allo straniero il diritto riconosciuto ad essere dichiarato rifugiato politico;
l'articolo 33 della Convenzione di Ginevra stabilisce che «nessuno stato espellerà o respingerà, in qualsiasi modo, un rifugiato verso confini di territorio in cui la sua vita o libertà sarebbero minacciate a motivo della sua razza, della sua religione, della sua cittadinanza, della sua appartenenza a gruppo sociale o delle sue opinioni politiche» -:
se i servizi di accoglienza presso i valichi di frontiera, istituiti con decreto Ministro dell'interno ai sensi dell'articolo 24 decreto del Presidente della Repubblica n. 394 del 1999, siano sempre operativi per garantire, attraverso assistenza socio legale e interpretariato, in particolare la richiesta di asilo e di protezione che possa venire presentata da persone in fuga dai loro paesi secondo quanto previsto dalla Convenzione europea sui diritti dell'uomo;

come operi la Polizia di Frontiera al porto di Venezia e se si intenda disporre che siano rispettati e tutelati i diritti umani, tra cui il diritto all'asilo politico, agli stranieri, in modo particolare ai minori, che approdano nel nostro Paese fuggendo da paesi in guerra;
se, in virtù dell'ammissibilità del ricorso individuale di 35 stranieri dichiarata dalla Corte europea dei diritti dell'uomo, non si intenda fermare i respingimenti indiscriminati dei clandestini, dando invece luogo, così come prevedono norme di diritto e di civiltà, all'accertamento, laddove esistente, dello status di rifugiato.
(4-03231)

ANGELA NAPOLI. - Al Ministro dell'interno, al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
la Città di Amantea, situata sul litorale tirrenico cosentino, ha una popolazione di circa 14.000 abitanti che nella stagione estiva raggiunge circa le 35.000 unità;
in quel territorio ci sono 12 alberghi, 7 banche; sono state rilasciate ben 580 licenze commerciali e l'area artigianale occupa 160.000 mq;
con decreto del Presidente della Repubblica del 4 agosto 2008 il Consiglio comunale di Amantea è stato sciolto per infiltrazione mafiosa dopo che, nel dicembre del 2007, l'operazione giudiziaria Nepetia Enigma, condotta dalla Direzione distrettuale antimafia (DDA) di Catanzaro, aveva portato all'arresto di oltre 40 persone presunte appartenenti alle locali cosche della 'ndrangheta Gentile - Africano; tra gli arrestati e risultato anche un assessore della locale amministrazione comunale;
l'inchiesta che ha portato all'operazione Nepetia ha evidenziato la potenzialità degli uomini delle cosche nella gestione del porto di Amantea, ma anche le pressioni che la criminalità organizzata esercita sulle attività legali di quel territorio;
anche dopo i citati arresti e lo scioglimento del civico consesso, purtroppo, la pressione criminale non è diminuita per cui l'intero territorio necessita di maggiore ed adeguato controllo;
le 13 unità di Carabinieri, presenti nella locale caserma, se pur esemplari per attività, non appaiono sufficienti a garantire la sicurezza sull'intero territorio, in particolare nel periodo estivo, anche perché l'orario di copertura quotidiana è previsto dalle 8 alle 22;
non solo, ma la locale caserma dei Carabinieri è situata in un appartamento di soli 100 metri quadrati peraltro all'interno di un condominio -:
se non ritengano necessario ed urgente verificare l'esistenza nella Città di Amantea di qualche edificio confiscato alla mafia per adibirlo a caserma dei Carabinieri o, comunque reperire altro sito idoneo per le locali Forze dell'ordine;
se non ritengano di dover assicurare un aumento della locale dotazione organica dei Carabinieri;
quali urgenti iniziative i Ministri interrogati intendano attuare, per le parti di competenza, al fine di garantire la sicurezza dei cittadini di Amantea ed una più efficiente attività di controllo anche in quella parte del litorale tirrenico cosentino.
(4-03233)

CATANOSO e CARLUCCI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il 28 maggio 2009 un incendio sviluppatosi sulla nave traghetto della società di navigazione Tirrenia «Vincenzo Florio» ha messo ancora una volta in risalto l'insufficiente servizio di prevenzione, sicurezza e soccorso garantito nella parte occidentale della Sicilia dal Corpo nazionale dei vigili del fuoco;

seppur prontamente ed efficacemente impiegati un elicottero del nucleo elicotteri di Catania (unico esistente per garantire soccorso in tutta la regione Sicilia, isole minori, Calabria fino a Lamezia Terme) ed alcune Motobarchepompa intervenute dai Nuclei navali di Palermo, Trapani e Milazzo, la macchina dei soccorsi garantita dalla componente fondamentale del soccorso tecnico urgente ha fatto emergere le lacune che da anni vengono denunciate;
la presenza di un secondo nucleo elicotteri a Palermo per garantire la piena efficienza nelle province della Sicilia Occidentale oltre che per l'arcipelago delle Pelagie e le isole di Ustica, Pantelleria e Lampedusa, il potenziamento della rete di soccorso con apertura di nuovi distaccamenti permanenti nelle province di Palermo, Trapani ed Agrigento, il potenziamento della rete di soccorso nelle isole minori di Pantelleria e Lampedusa con l'apertura di distaccamenti permanenti da associare ai soli distaccamenti aeroportuali che provvedono a garantire la sicurezza agli scali aerei, la dotazione di idonei natanti in quelle isole ad alta vocazione turistica, il potenziamento della Colonna Mobile Regionale e il potenziamento dei mezzi di soccorso e delle attrezzature per garantire la piena autosufficienza nella regione sono, a giudizio dell'interrogante e della Confsal; Vigili del Fuoco, condizioni ormai improcrastinabili;
lo scorso anno è stato presentato un piano regionale redatto dalla Direzione regionale dei vigili del fuoco Sicilia, congiuntamente con le organizzazioni sindacali regionali rappresentative del Corpo ma e ancora in fase di discussione;
negli anni scorsi è stato operato un progetto sperimentale di miglioramento dell'apparato di soccorso garantito dalla componente aerea del Corpo nazionale dei vigili del fuoco in Sicilia che ha previsto per tre mesi, rinnovato di altri tre mesi, la dislocazione di un elicottero proveniente da Catania all'aeroporto militare di Boccadifalco;
proprio in quel periodo a seguito dell'ammaraggio dell'ATR 72 l'intervento dell'elicottero è stato provvidenziale poiché ha consentito di elitrasportare 3 sommozzatori che hanno provveduto a salvare 9 vite umane rimaste incastrate dentro la carlinga dell'aereo;
in quel periodo è stato anche fattivo ed importante il contributo fornito alle squadre a terra dei Comandi provinciali di Palermo, Trapani, Agrigento nella gestione della campagna antincendio boschiva (AIB) particolarmente cruenta grazie all'utilizzo del Bumby-Bucket da 1.000 litri (secchio antincendio cui è dotato l'elicottero, che provvede dall'alto a lanciare acqua o fluido ritardante) coadiuvando le squadre a terra;
subito dopo l'incidente aeronautico della Tuninter, venne assegnata al nucleo navale di Palermo una Motobarcapompa serie RAFF (Rescue and Fire Fight - Ricerca e Soccorso) di tipo veloce per coprire le esigenze di sicurezza in quella provincia;
è in itinere grazie all'intervento del Sottosegretario di Stato, Sen. Nitto Palma, l'assegnazione di una nuova Motobarcapompa Serie RAFF in sostituzione di quella attuale, malfunzionante, e di una più potente Motobarcapompa da 37 metri serie M (M6) con le quale sarà possibile garantire il soccorso a qualsiasi tipo di emergenza;
nel mese di luglio del 2007 è stato sottoscritto un protocollo d'intesa fra il Dipartimento dei vigili del fuoco, la Regione siciliana e il Dipartimento regionale della Protezione civile che prevedeva, per migliorare lo standard di sicurezza erogato dal Corpo nazionale dei vigili del fuoco in Sicilia, specifici finanziamenti atti a consentire: l'acquisto di un elicottero da dislocare a Palermo necessario per far nascere il 2o nucleo elicotteri, la costruzione di nuove sedi dei vigili del fuoco tra cui una a Palermo la costruzione di due presidi di soccorso congiunti Vigili del fuoco, Polizia stradale, 118 e Protezione civile) a Catenanuova (Enna) e Roccalumera (Messina) quali presidi autostradali per la sicurezza nelle autostrade A 18

(Messina-Catania) e A19 (Catania-Palermo) ma siamo ancora nella fase di discussione. Fortunatamente la Protezione Civile siciliana grazie al fattivo contributo dell'ing. Salvatore Cocina collabora da tre anni con il Dipartimento regionale dei vigili del fuoco con l'erogazione di finanziamenti ad hoc;
essi hanno consentito nel periodo estivo (luglio/settembre) la formazione di 13 squadre antincendio aggiuntive a quelle esistenti e l'acquisto di altrettanti mezzi (campagnole con modulo antincendio da 400 litri) necessari alle operazioni antincendio cui il Corpo nazionale è scarsamente provvisto;
è altresì in itinere l'acquisto di ulteriori mezzi antincendio (13+13 campagnole con moduli antincendio e 3 mezzi polisoccorso per incidenti stradali) che saranno assegnati dalla Protezione Civile siciliana, in comodato d'uso gratuito, ai comandi provinciali dei vigili del fuoco siciliani per fronteggiare la forte carenza di mezzi molti dei quali ormai vetusti;
siamo quasi all'inizio della stagione estiva e con essa l'acuirsi degli incendi boschivi, ma ancora non siamo certi se partirà la convenzione AIB 2009 con la Protezione Civile;
a giudizio dell'interrogante si dovrebbe prevedere una riunioni operativa in Sicilia con il Sottosegretario di Stato, il Capo dipartimento dei vigili del fuoco il Capo del Corpo nazionale vigili del fuoco i Direttori regionali dei vigili del fuoco e della Protezione Civile e le organizzazioni sindacali maggiormente rappresentative siciliane per vedere quali azioni possono essere messe in campo. Fra le azioni prioritarie c'è la formazione per il 4o anno consecutivo di squadre aggiuntive (almeno 13 di cui 2 ciascuna per i Comandi di Palermo, Catania, Trapani e Messina ed 1 ciascuna per i comandi di Enna, Siracusa, Ragusa, Caltanissetta ed Agrigento), la formazione di un equipaggio aggiuntivo per garantire l'operatività con un secondo elicottero proveniente da Catania o altro nucleo limitrofo da impiegare per le esigenze operative e di soccorso antincendio nella Sicilia orientale, possibilmente da dislocare a Palermo Boccadifalco superando i problemi di natura logistica esistenti;
è prioritario che il Corpo nazionale dei vigili del fuoco nella regione Sicilia raggiunga la piena autosufficienza operativa attraverso il potenziamento degli organici e la dotazione di mezzi ed attrezzature idonee a fronteggiare le micro e le macro emergenze. È utile ribadire che in Sicilia insistono tre fra i più importanti Poli petrolchimici nazionali (Milazzo, Siracusa e Gela), due vulcani attivi (Etna e Stromboli), arcipelaghi importanti e decine di isole. È una regione circondata dal mare e con un'alta vocazione turistica. Inoltre ha una rete di collegamenti stradali/ferroviari non idonea e loro malgrado, laddove si manifestasse una emergenza i soccorsi dalle altre regioni non potrebbero giungere in tempi ragionevolmente brevi, pertanto è necessario dotarla di uomini, mezzi ed attrezzature sufficienti da garantire un mutuo soccorso. Infatti, quello che è accaduto in Abruzzo, ovvero, la tempestiva risposta in termini di soccorso con l'invio di circa 800 pompieri nelle ore immediatamente successive al terremoto e il conseguimento del pieno regime (2.500 unità) entro le 48 ore successive al sisma non potrà mai accadere in Sicilia;
lo standard (rapporto vigile del fuoco/abitante) è di circa 1 pompiere ogni 2.000 abitanti in Italia, mentre in Sicilia scende ad 1 ogni 2.600 abitanti, mentre lo standard medio nel resto d'Europa e pari ad 1 ogni 1.000 abitanti -:
quali provvedimenti ed iniziative intenda adottare il ministro interrogato per risolvere le problematiche esposte in premessa.
(4-03235)

BERGAMINI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il recente sisma che ha interessato la città dell'Aquila e i comuni circostanti, ha messo in evidenza le capacità operative,

umane e l'abnegazione del Corpo nazionale dei vigili del fuoco ma che ha messo a dura prova l'organizzazione, già caratterizzata dalla carenza degli organici, delle attrezzature e dei mezzi, ed ha evidenziato la totale inadeguatezza del trattamento economico dei vigili del fuoco rispetto alla professionalità, al rischio ed alle difficoltà dell'attività lavorativa svolta;
l'impegno degli operatori del Corpo nazionale dei vigili del fuoco nelle zone terremotate si aggiunge a quello, già gravoso, finalizzato giornalmente alla tutela dell'incolumità dei cittadini dai rischi ordinari e straordinari, impegno che per l'evoluzione delle situazioni di pericolo richiede maggiori risorse umane, finanziarie nonché la valorizzazione professionale degli operatori;
il dipartimento dei vigili del fuoco, del soccorso pubblico e della difesa civile ha più volte manifestato l'esigenza di interventi legislativi finalizzati a risolvere le problematiche sopra evidenziate;
le recenti ordinanze della Presidenza del Consiglio dei ministri - Dipartimento della Protezione civile individuano, per il Corpo nazionale dei vigili del fuoco, un limite di prestazioni straordinarie da effettuarsi nello scenario di emergenza dell'Abruzzo non corrispondente all'impegno lavorativo effettivamente svolto -:
come il Governo intenda provvedere per consentire un adeguamento delle dotazioni organiche, che risultano carenti di oltre 3.000 unità rispetto a quanto previsto, potenziare i mezzi e le attrezzature attraverso l'incremento delle risorse stanziate in bilancio, reperire ulteriori risorse finanziarie per l'incremento dell'indennità operativa del personale dei vigili del fuoco e come intenda intervenire, nei confronti del Dipartimento della protezione civile, per adeguare, in sede di emanazione di ulteriori ordinanze, il limite delle prestazioni straordinarie effettuabili nelle fasi dell'emergenza.
(4-03238)

BURTONE. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
la recente tornata elettorale per le europee e le amministrative hanno evidenziato una serie di problemi che diversi operatori dei servizi elettorali comunali hanno denunciato;
è sicuramente vero che per le elezioni europee la legge impone di partire subito con lo spoglio in quanto per la domenica tutti gli eletti devono essere proclamati;
tuttavia quando queste elezioni si associano a turni amministrativi locali come accaduto i seggi e gli operatori vari sono costretti a tour de force estenuanti con rischi di errore che con il passare delle ore diventano più elevati e con rischi anche per la incolumità fisica di chi dopo un paio di giorni insonni è magari costretto per portare le schede scrutinate al punto di raccolta della prefettura, a macinare diversi chilometri magari in territori orograficamente complicati;
diventa quindi importante affidare queste problematiche allo studio del Ministero in quanto le modalità di scrutinio possano assumere tempi e modalità meno massacranti -:
se il ministro intenda raccogliere queste osservazioni e se non intenda attivare una iniziativa di studio al fine di venire incontro alle istante poste all'attenzione nella premessa di questa interrogazione.
(4-03243)

ANGELA NAPOLI. - Al Ministro dell'interno, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
nei giorni scorsi il GIP del Tribunale di Reggio Calabria ha rinviato a giudizio il boss della 'ndrangheta, Giuseppe Morabito, detto il «tiradritto» ed il genero Giuseppe Pansera, coinvolti, insieme ad altri, nell'ambito del processo «bellu lavuru», su presunte infiltrazioni in alcuni

lavori pubblici nel reggino, in particolare, nei lavori di ammodernamento della Statale jonica reggina;
l'operazione «bellu lavuru», coordinata dalla DDA di Reggio Calabria, ha comprovato la capacità della 'ndrangheta di penetrare in tutti gli appalti pubblici che si attuano nella provincia reggina e di esercitare pressioni estorsive sulle ditte appaltatrici;
all'alba di domenica 7 giugno 2009 sono stati compiuti diversi attentati ai danni dei mezzi delle due imprese «Demoter» di Messina e «Ricciardello costruzioni srl» di Brolo (Messina), appaltatrici dei lavori di alcuni lotti per la realizzazione della strada a scorrimento veloce Bovalino-Bagnara (Reggio Calabria);
la costruenda Bovalino-Bagnara è un'opera di notevole importanza sia per il collegamento tra il Tirreno e lo Jonio reggino sia per togliere dall'isolamento numerosi Comuni pre-aspromontani;
i citati ultimi attentati contro le due imprese messinesi si aggiungono a quelli che nell'ultimo anno sono stati attuati contro le imprese appaltatrici dei lavori di riammodernamento dell'autostrada Salerno-Reggio Calabria, della trasversale Rosarno-Gioiosa Jonica, della trasversale delle Serre e delle Pedemontana Cinquefrondi-Cittanova -:
se non ritengano necessario ed urgente far presidiare da un congruo numero di militari tutti i cantieri al fine di garantire la sicurezza dei lavoratori e quella delle stesse imprese appaltatrici laddove sono in corso lavori pubblici nella provincia di Reggio Calabria;
quali, urgenti iniziative intendano assumere per garantire la celere prosecuzione dei lavori pubblici in atto nella provincia di Reggio Calabria;
quali urgenti iniziative intendano assumere per dare corso ad un'adeguata normativa utile a garantire la pubblica amministrazione in tema di prevenzione dei fenomeni di infiltrazione mafiosa negli appalti.
(4-03244)

CATANOSO e CARLUCCI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
l'attenzione messa in campo dal Governo Berlusconi nel 2004, tra l'altro richiesta a gran voce dalle organizzazioni sindacali rappresentative del Corpo nazionale dei vigili del fuoco, finalizzata a migliorare il servizio antincendio nelle isole minori della Sicilia, ha consentito la presentazione e successiva Commissione del decreto-legge 30 gennaio 2004 n. 24;
con l'articolo 3 del succitato decreto sono state introdotte delle misure in favore delle isole di Pantelleria, Lampedusa e Lipari e finalmente riconosciute le difficoltà di natura economica e meteorologica nelle isole minori della Sicilia;
la norma ha disposto il potenziamento del servizio di soccorso con l'apertura di due distaccamenti misti a Pantelleria (Trapani) e Lampedusa (Agrigento), oltre che la trasformazione di un distaccamento volontario in permanente a Lipari (Messina);
per conseguire tale risultato sono stati banditi dei concorsi riservati ai residenti nelle tre isole e si è provveduto ad autorizzare il trasferimento nelle suddette sedi, in soprannumero, di personale residente nelle tre isole, ma in servizio presso altri comandi;
tale scelta ha contribuito in maniera importante a limitare il fenomeno del doppio pendolarismo e c'è altresì da evidenziare che questo principio rappresenta uno dei punti evidenziati nella «Vertenza Sicilia» denunciata da tutte le Organizzazioni sindacali rappresentative del Corpo siciliano;
nelle more delle prossime auspicabili assunzioni di vigili permanenti finalizzate a coprire la dotazione organica che prevede l'apertura di un distaccamento di città misto a Lampedusa in aggiunta a quello aeroportuale già operante con l'inserimento di 9 unità per raggiungere la

dotazione di 16 unità, sarebbe funzionale, in via transitoria e in soprannumero, il trasferimento dei vigili, sempre in soprannumero rispetto alla pianta organica esistente, residenti a Lampedusa ed attualmente in servizio in altre sedi;
proprio in queste ultime settimane si è concluso il corso di formazione di base del 66o Corso per allievi vigili permanenti (AVP) e con decorrenza 18 maggio le 1.397 unità che formavano il contingente si sono presentate presso i relativi Comandi di assegnazione;
a giudizio dell'interrogante sarebbe auspicabile che il Dipartimento nazionale del Corpo dei vigili del fuoco effettui una ricognizione per verificare se fra codesto personale vi siano residenti a Lampedusa e procedere alla loro assegnazione, in via transitoria e in soprannumero, per colmare il gap esistente e rendere maggiormente funzionale il servizio reso in quella sede anche in previsione dell'ormai imminente stagione estiva;
attualmente sull'isola è attivo un servizio straordinario di potenziamento per migliorare la sicurezza a seguito del continuo flusso di clandestini e, pertanto, sarebbe più funzionale anziché inviare personale dalla terraferma usufruire di codesto personale che a costo zero garantirebbe un servizio continuativo;
a giudizio dell'interrogante e della Confsal Vigili del Fuoco sarebbe opportuna anche la rimodulazione della pianta organica considerando prioritaria la trasformazione dell'istituendo distaccamento misto in permanente e contestualmente l'apertura di un distaccamento permanente anche a Pantelleria;
benché Lampedusa sia considerata come distaccamento dei Vigili del fuoco misto nel decreto-legge 24 del 2004, il distaccamento di Pantelleria è stato incomprensibilmente cancellato nel nuovo progetto di dotazione organica approvato nei mesi scorsi e di prossima pubblicazione in Gazzetta Ufficiale;
anche per Pantelleria risulterebbe che fra i 1397 discenti del 66o Corso AVP ci sono vigili del fuoco residenti che potrebbero essere trasferiti con il medesimo criterio messo in atto per i residenti a Lampedusa -:
se intenda il Ministro interrogato verificare l'opportunità che si proceda all'assunzione degli ultimi 9 + 9 vigili permanenti (VV.PP) idonei al concorso per Lampedusa e Pantelleria per riportare, così come previsto, a 16 unità il personale nelle isole, ovvero prevedere la trasformazione del distaccamento di Lampedusa da misto in permanente con l'innalzamento della dotazione organica da 16 a 28 unità;
se intenda il Ministro interrogato valutare l'opportunità di aprire un distaccamento permanente a Pantelleria per le esigenze di sicurezza richieste da un'isola ad alta vocazione turistica;
se intende il Ministro interrogato valutare altresì l'opportunità di un trasferimento anche in soprannumero rispetto alla dotazione organica di quel comando delle 3 + 3 unità permanenti residenti a Pantelleria e Lampedusa, attualmente assegnate nei comandi del Nord e trasformare il distaccamento di Lampedusa da misto in permanente.
(4-03246)

TESTO AGGIORNATO AL 7 MARZO 2011

...

ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazioni a risposta scritta:

TOMMASO FOTI e CARLUCCI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere:
se sia a conoscenza del fatto che nelle indicazioni applicative relative ai criteri e alle modalità per l'attribuzione dei punteggi che consentono l'accesso alle scuole dell'infanzia statale dell'istituto comprensivo di Pianello Val Tidone (Piacenza) la residenza del bambino che deve necessariamente coincidere con la residenza di

almeno uno dei genitori esercitanti la patria potestà sia stata inopinatamente equiparata alla «dichiarazione di cambio di residenza in corso», ancorché debitamente documentata e presentata nei termini delle iscrizioni;
se sia a conoscenza che detta decisione da parte dell'Istituto comprensivo in questione realizza una inopinata discriminazione tra le famiglia di coloro che da diversi anni risiedono in detto Comune e quelle di coloro che nei fatti non vi hanno mai abitato -:
se detta circostanza sia nota al ministro interrogato e quali siano i suoi interventi in proposito.
(4-03242)

ANGELA NAPOLI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione. - Per sapere - Premesso che:
con avviso pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana, 4a serie speciale n. 70 del 9 settembre 2008, l'Azienda Ospedaliera universitaria «G. Martino» di Messina ha indetto una selezione pubblica, per esami, ad un posto area tecnica, tecnico scientifica ed elaborazioni dati per la categoria D, posizione economica D1;
per l'espletamento di tale prova è stata nominata, con Decreto dirigenziale n. 3176/2008 del 3 settembre 2008, una commissione costituita dai professori Gaetano Barresi (presidente), Giuseppe Speciale e Maddalena Grosso De Meo (componenti) nonché dal direttore Antonino Casablanca (segretario);
tale commissione, come risulta dal verbale n. 1, riunita in via preliminare per l'esame della posizione dei candidati ha rilevato che solamente tre di essi non avevano indicato in domanda la scelta della lingua straniera e, quindi, dopo aver stabilito i criteri a cui si sarebbe attenuta nel corso della prova di esami, ha pubblicato l'elenco dei candidati ammessi a sostenere la stessa;
alla fine degli esami, sostenuti dai candidati con due prove scritte ed una orale, è stata pubblicata la graduatoria relativa al concorso che ha visto al primo posto a pari merito le candidate Gambuzza Maria e Nunnari Carmela Mirella e al terzo posto la candidata Valveri Rosaria;
con Decreto dirigenziale n. 5616/2008 del 19 dicembre 2008 il Direttore amministrativo dell'Università degli studi di Messina ha approvato la graduatoria di merito della «selezione pubblica, per esami, per l'assunzione, con contratto di lavoro subordinato a tempo indeterminato in regime di tempo pieno, a n. 1 posto di categoria D, posizione economica D1, area tecnica, tecnico scientifica, ed elaborazione dati per esperto/a tecnico sanitario di laboratorio biomedico per le esigenze del Dipartimento di patologia umana» dichiarando vincitrice la signora Valveri Rosaria, classificatasi con punti 51,5/60 in luogo di una delle altre due candidate, Gambuzza Maria e Nunnari Carmela Mirella, entrambe classificate con punti 52/60;
la decisione del Direttore amministrativo dell'Università sembra sia stata presa con la giustificazione che alle due concorrenti prime classificate mancasse uno dei requisiti di cui all'articolo 3 del bando di selezione n. 3176/2008 del 3 settembre 2008, ossia «esperienza di almeno due anni in enti Pubblici, Aziende private, e/o Studi Professionali inerenti la responsabilità richiesta oppure possesso del diploma di Specializzazione o del Dottorato di ricerca o del Master Universitario in discipline attinenti il posto messo a concorso»;
la dottoressa Nunnari Carmela Mirella, laureatasi con il punteggio di 110/110 con lode presso la stessa Università in data 9 novembre 2004, già dal gennaio 2005 su incarico del responsabile del Dipartimento di patologia umana e nello specifico nei laboratori di citopatologia e istopatologia dell'Unità operativa complessa

di anatomia patologica presso l'Azienda ospedaliera universitaria «G. Martino» di Messina, ha iniziato ad espletare, ininterrottamente e sino all'indicazione della «selezione pubblica», prestazioni lavorative, e di collaborazione aventi ad oggetto l'esecuzione gratuita di tutti gli esami di laboratorio a beneficio del Dipartimento di patologia umana e nello specifico dei laboratori di citopatologia ed istopatologia dell'Unità operativa complessa di anatomia patologica presso l'Azienda ospedaliera universitaria Policlinico «G. Martino» di Messina stipulando, peraltro, apposita polizza assicurativa n. 109004880 con effetti a far data dal 24 gennaio 2005;
quanto sopra evidenzia in misura sufficiente che la dottoressa Nunnari Carmela Mirella, che peraltro ufficialmente sostituiva nei turni di ferie la dottoressa Bianca, unico tecnico laureato nel laboratorio di citopatologia, aveva ampiamente maturato, oltre ad essersi classificata prima negli esami, il periodo esperienza richiesto all'interno del bando di «selezione pubblica per esami», e che tale esperienza era stata maturata quasi in regime di «sfruttamento» all'interno dello stesso ente Azienda Ospedaliera universitaria che aveva bandito il concorso;
ad avviso dell'interrogante il Decreto dirigenziale con il quale il direttore amministrativo dell'Università degli Studi di Messina ha dichiarato vincitrice la candidata classificatasi terza negli esami di merito, in danno di chi, classificatisi prima possedeva i titoli richiesti, riconosciuti dalla Commissione ad hoc nominata, maturati per giunta avendo prestato anni di lavoro gratuito ma qualificato e riconosciuto come tale presso la stessa struttura che aveva emesso il bando per la selezione pubblica, appare non solo errato ma fortemente sospetto di voler favorire in un modo inopinato, ma non del tutto inusuale presso il Policlinico Universitario di Messina, una candidata meno brava nel merito ma ad avviso dell'interrogante inspiegabilmente favorita rispetto ad un'altra che ha fatto dello studio e dell'impegno sociale i motivi della propria attività di vita;
peraltro, in data 21 aprile 2009, il Consiglio di giustizia amministrativa per la Regione Sicilia in sede giurisdizionale ha accolto la domanda cautelare della dottoressa Nunnari Carmela Mirella -:
se, anche alla luce dei numerosi e manifestati propositi di fare spazio al merito e all'impegno vero, in luogo di vecchi sistemi clientelari e familiari, per le parti di competenza, non intendano intervenire con la massima decisione e urgenza che il caso richiede inviando una immediata ispezione per ristabilire giustizia e verità sulla vicenda, senza tralasciare di accertare e sanzionare duramente eventuali comportamenti di autorità universitarie che avrebbero concorso, a negare ancora una volta il merito.
(4-03250)

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LAVORO, SALUTE E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta in Commissione:

MARCO CARRA. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
le organizzazioni sindacali di Mantova hanno denunciato pubblicamente che 1669 lavoratrici e lavoratori di 283 aziende dell'artigianato non hanno ancora incassato la cassa integrazione in deroga prevista dal 1° marzo 2009;
questi/e dipendenti si trovano in una situazione drammatica, visto che da quasi tre mesi sono senza alcun stipendio;
il 12 febbraio 2009 il Governo ha raggiunto un'intesa con le Regioni per

fronteggiare la crisi occupazionale e che per la Regione Lombardia sono stati stanziati 1,5 miliardi di euro -:
perché non si sia dato corso all'accordo raggiunto con le Regioni e, in particolare, con la Regione Lombardia;
se si intendano stanziare i 1500 milioni di euro previsti per la Regione Lombardia in modo tale da affrontare l'emergenza occupazionale con specifico riferimento ai/alle 1669 dipendenti in cassa integrazione in deroga della provincia di Mantova.
(5-01506)

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POLITICHE AGRICOLE, ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazione a risposta in Commissione:

SIRAGUSA, CARDINALE, CAUSI, BERRETTA, ANTONINO RUSSO. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
il 19 maggio 2009 il Giornale di Sicilia ha pubblicato un articolo dal titolo «Gli agricoltori siciliani: il ministro Zaia ci penalizza»;
l'articolo riporta la denuncia di Cia, Coldiretti e Confagricoltura siciliane, che stimano in diversi milioni di euro il danno economico a carico delle aziende agricole e zootecniche siciliane che deriverebbe dall'attuazione della proposta elaborata dal ministero sulla destinazione del fondo dell'articolo 68 del regolamento Ue 73 del 2009»;
in base a quanto si legge in un documento diffuso dalla Cia siciliana, «l'attuale proposta fortemente caldeggiata dal Ministro Zaia, sposterebbe ingenti risorse prelevate dagli aiuti PAC degli agricoltori e allevatori del Sud verso quelli del Nord del Paese. Per gli agricoltori e allevatori siciliani si tratta di uno scippo quantificabile tra i 30 e i 40 milioni di euro. Il fondo del suddetto articolo 68 che ammonterebbe a 420 milioni di euro, è finanziato attraverso il prelievo del 10 per cento operato sui premi per i seminativi, per l'olivicoltura, per gli ovi-caprini e per l'ortofrutta. Il prelievo così articolato porta al raddoppio di quanto prelevato nell'anno scorso per finanziare l'articolo 69 del regolamento (CE) 1782/2003. Gli agricoltori e allevatori siciliani pur essendo, quindi, tra i principali finanziatori del fondo di cui all'articolo 68, godrebbero di benefici assolutamente marginali dall'attuazione delle misure proposte dal Ministro Zaia che pensa di destinare il 50 per certo del fondo al finanziamento degli interventi sulle assicurazioni, finora a totale carico dei Bilancio dello Stato. Inoltre, più del il 70 per cento della metà rimanente, nelle intenzioni del ministro, dovrebbe essere destinata alle principali produzioni del Nord e cioè bovini da cane e bovini da latte. A completare il quadro antimeridionalistico si aggiunge il fatto che il prelievo sulle risorse dell'Ocm vitivinicolo dovrebbe essere destinato al finanziamento delle assicurazioni dello stesso comparto, confermando, così, la strategia generale di spostamento delle risorse dal Sud al Nord del Paese. Infine l'ortofrutticoltura e l'olivicoltura, che caratterizzano fortemente l'agricoltura siciliana e che contribuiscono notevolmente alla costituzione del fondo dell'articolo 68, subiscono un trattamento veramente umiliante: all'ortofrutticoltura non viene destinato alcun intervento e all'olivicoltura è riservata la misera somma di 6 milioni di euro come incentivi ai soli oli di oliva DOP e IGP. E come se tutto ciò non bastasse, vengono eliminati anche i precedenti interventi sul grano duro, destinando la somma di oltre 40 milioni di euro alle misure agroambientali solo agli agricoltori che praticano l'avvicendamento triennale. È del tutto evidente che la proposta dei Ministro della Repubblica italiana per le Politiche agroalimentari Luca Zaia è lesiva dei diritti degli agricoltori e allevatori della Sicilia e mal cela una più complessiva

azione antimeridionale e un deciso attacco alla dignità degli agricoltori di questa regione» -:
se risponda al vero quanto denunciato dalle organizzazioni degli agricoltori e, in caso di risposta affermativa, se non intenda intervenire attraverso una modifica profonda della proposta di attuazione dell'articolo 68 che elimini o riduca al minimo le penalizzazioni delle aziende siciliane.
(5-01505)

Interrogazioni a risposta scritta:

LO MONTE, COMMERCIO, LATTERI, LOMBARDO, BELCASTRO, IANNACCONE, MILO e SARDELLI. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
la recente proposta del Ministro interrogato di destinazione per il 2010 delle somme ricavate dall'applicazione dell'articolo 68 del regolamento (CE) 73/2009 e relativo ai cosiddetti «sostegni specifici» in agricoltura, risulta fortemente penalizzante per gli agricoltori e gli allevatori siciliani oltreché lesiva dei loro diritti, rappresentando per l'intero comparto un vero e proprio scippo quantificabile in 30-40 milioni di euro;
la stessa proposta, nel non prevedere nessun obiettivo strategico nazionale da perseguire, nessun intervento di politiche di valorizzazione della qualità, del miglioramento della commercializzazione e di compensazione effettiva delle situazioni di svantaggio, si sostanzierebbe esclusivamente in una diversa riallocazione delle risorse, spostandole dal Mezzogiorno a tutto vantaggio del Nord del Paese;
nello specifico la proposta del Ministro interesserebbe soprattutto i comparti della zootecnia (allevamenti bovini e ovicaprini), dell'olivicoltura, il lattiero caseario e la filiera del tabacco, tutti per lo più concentrati nelle regioni del Nord del Paese;
in relazione alle suddette misure proposte dal Ministro, gli agricoltori e gli allevatori del Mezzogiorno finirebbero con il godere di benefici assolutamente marginali pur essendo i principali finanziatori dei fondo di cui al suddetto articolo 68, il cui valore si aggira intorno ai 420 milioni di euro e che per oltre il 60 per cento è alimentato dal prelievo operato sui premi per i seminativi, per l'olivicoltura, per gli ovi-caprini e per l'ortofrutta;
secondo la stessa proposta il 50 per cento del fondo servirebbe a finanziare gli interventi sulle assicurazioni, finora a totale carico del bilancio dello Stato, e solo una minima parte ritornerebbe alle aziende agricole del Meridione, mentre oltre 90 milioni di euro dei 146 previsti per gli interventi «accoppiati» è destinato alle principali produzioni del Nord, quali bovini da carne e bovini da latte, in coerenza con una scelta politica diretta verso interventi che emarginerebbero le regioni del Mezzogiorno, deficitarie proprio in tali produzioni;
per quanto riguarda l'ortofrutticoltura e l'olivicoltura, fortemente rappresentate nel Sud d'Italia, settori che da soli contribuiscono per oltre il 30 per cento all'intero fondo, sarebbe riservata la misera somma di 6 milioni di euro per un incentivo ai soli oli d'oliva Dop e Igp. Mentre gli interventi previsti per il grano duro verrebbero destinati alle misure agro-ambientali prevedendo solo un aiuto agli agricoltori che praticano l'avvicendamento triennale e finalizzato alla copertura dei costi supplementari ed alla perdita di reddito connessa alla pratica colturale;
il danno economico a carico delle aziende agricole e zootecniche siciliane che deriverebbe dall'attuazione della proposta elaborata dal Ministero sulla destinazione del fondo dell'articolo 68 del regolamento (CE) n. 73/2009 è stimato in oltre 30 milioni di euro, in un contesto economico nel quale l'agricoltura dell'isola rischia il tracollo. Su 230 mila imprese, sono oltre 35 mila quelle a rischio chiusura

nel 2009, per un totale di circa 3 milioni di giornate lavorative in meno e un taglio di 30 mila posti di lavoro;
nel corso degli ultimi cinque anni l'agricoltura siciliana ha perso oltre 50 mila aziende. Malgrado ciò, rimane ancora vivo un tessuto di circa 230 mila imprese, di cui oltre 110 mila iscritte nei registri delle Camere di commercio dell'isola -:
se non ritenga che in sede di rinegoziazione con la Conferenza Stato-Regioni, debba aprirsi un confronto per una distribuzione territoriale più equa dei finanziamenti previsti dall'articolo 68 del regolamento (CE) n. 73/2009 che, come nello stesso spirito della norma, dovrebbe rappresentare un valido strumento che permetta agli stati membri di migliorare la qualità e la commercializzazione dei prodotti agricoli.
(4-03228)

TOMMASO FOTI. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
con decreto del Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali emanato in data 8 luglio 2008 veniva riconosciuto a favore di Musile Tanzi Rossella (vedova del sovrintendente Forestale Marchetti Antonello) il «trattamento speciale» per tre anni dalla data della more (13 marzo 1999), nonché la pensione privilegiata indiretta di 1a categoria a vita (a far data dal 13 marzo 2002);
il succitato decreto veniva trasmesso in data 9 luglio 2008 all'Ufficio Centrale o del Bilancio, per il successivo invio alla Corte dei conti, ai fini del controllo e della registrazione, e all'INPDAP per l'esecuzione dei pagamenti;
a tutt'oggi all'avente titolo nessun importo, quantunque dovuto, risulta ancor essere stato liquidato -:
se e quali urgenti iniziative intendano assumere affinché i pagamenti dovuti siano eseguiti con l'urgenza che il caso conclama.
(4-03232)

SARDELLI, LO MONTE, COMMERCIO e IANNACCONE. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
il 19 maggio 2009, per il personale imbarcato sulle navi adibite alla pesca marittima è stato rinnovato il contratto collettivo stipulato tra la Federazione nazionale delle imprese della pesca (Federpesca) e la Fai-Cisl, la Flai-Cgil e la Uila-Uil;
tale contratto contiene ancora una clausola di esclusiva che impegna i contraenti ad astenersi dallo stipulare patti con soggetti estranei, ai quali è concessa unicamente la facoltà di adesione;
l'anzidetta esclusiva ha già prodotto in passato e dunque produrrà ancora conseguenze economiche di rilievo, in quanto si traduce in una sorta di monopolio sull'attività di assistenza contrattuale, riservando l'assegnazione delle relative quote a Federpesca e alle Organizzazioni sindacati stipulanti;
peraltro, i soggetti stipulanti hanno costituito una struttura contrattuale (l'Osservatorio nazionale della pesca) che ha sempre ricevuto consistenti finanziamenti dal Programma triennale della pesca;
tale sistema presenta una notevole capacità di alterazione dell'equilibrio del mercato della rappresentanza e dei servizi alle imprese, creando una invalicabile barriera di entrata che danneggia i nuovi soggetti ostacolati nella loro attività di promozione sul territorio;
anche il nuovo Programma nazionale della pesca contiene finanziamenti all'Osservatorio della pesca -:
se non ritenga di dover modificare il criterio utilizzato, che riserva consistenti finanziamenti all'Osservatorio nazionale della pesca, istituto della contrattazione collettiva settoriale costruito su un meccanismo di esclusione dei soggetti «terzi»;
se non ritenga opportuno subordinare finanziamenti all'osservatorio nazionale della pesca alla condizione che esso

sia aperto anche alle altre componenti dell'armamento, attualmente escluse.
(4-03234)

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PUBBLICA AMMINISTRAZIONE E INNOVAZIONE

Interrogazione a risposta in Commissione:

BRATTI, MARIANI, BRAGA, MASTROMAURO, MOTTA, MORASSUT, MARGIOTTA, REALACCI e DE BIASI. - Al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 28, comma 1, del decreto-legge n. 112 del 2008, convertito con modificazioni dalla legge n. 133 del 2008, recante «Disposizioni urgenti per lo sviluppo economico, la semplificazione, la competitività, la stabilizzazione della finanza pubblica e la perequazione tributaria», al fine di garantire la razionalizzazione delle strutture tecniche statali, ha istituito l'ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale);
l'articolo 28, comma 2, del succitato decreto-legge ha attribuito all'ISPRA le funzioni, con le inerenti risorse finanziarie, strumentali e di personale dell'APAT, dell'INFS e dell'ICRAM, i quali sono soppressi a decorrere dalla data di insediamento dei commissari di cui al comma 5 del medesimo articolo;
l'ISPRA in forza delle suddette norme continua a svolgere le funzioni, con le inerenti risorse finanziarie, strumentali e di personale, dell'Agenzia per la protezione dell'ambiente e per i servizi tecnici di cui all'articolo 38 del decreto legislativo n. 300 del 30 luglio 1999 e successive modificazioni, dell'Istituto Nazionale per la Fauna Selvatica di cui alla legge 11 febbraio 1992, n. 157 e successive modificazioni, e dell'Istituto Centrale per la Ricerca scientifica e tecnologica Applicata al Mare di cui all'articolo 1-bis del decreto-legge 4 dicembre 1993, n. 496, convertito in legge, con modificazioni, dall'articolo 1, comma 1, della legge 21 gennaio 1994, n. 61;
il Ministro Brunetta, in più occasioni, nell'ambito di recenti interviste per la presentazione del suo ultimo libro «Rivoluzione in corso» durante trasmissioni televisive in prima serata (l'ultima «Porta a Porta» del 21 maggio 2009), ha presentato dati relativi alle assenze per malattia del personale ISPRA che mostrerebbero una diminuzione delle stesse del 94 per cento a seguito dell'entrata in vigore delle disposizioni contenute nel decreto-legge n. 112 del 2008, rispetto al periodo febbraio-marzo 2008;
i dati presentati dal Ministro Brunetta porrebbero l'ISPRA tra le amministrazioni pubbliche con la più alta percentuale di assenze per malattia apparentemente «ingiustificate»;
da dati ufficiali forniti in data 27 maggio 2009 dal Commissario ISPRA, Prefetto Vincenzo Grimaldi, alle organizzazioni sindacali, si rileva che mediamente la riduzione (tra il 2008 e il 2009) delle assenze per malattia è, invece, intorno al 48 per cento, come già in precedenza comunicato dalla struttura commissariale di ISPRA al Ministero della Funzione Pubblica -:
se il Ministro interrogato sia al corrente dei fatti riportati e se sia in possesso dei dati reali corretti relativi alle assenze per malattia del personale ISPRA;
se il Ministro interrogato e gli organi commissariali dell'ISPRA intendano fornire chiarimenti e/o smentite rispetto ai numeri presentati dal Ministro Brunetta, che, se non confermati, continuerebbero a ledere ingiustamente l'immagine pubblica di un Istituto, l'ISPRA, che dovrebbe costituire, secondo quanto dichiarato dallo

stesso Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, un punto di riferimento istituzionale per la ricerca e i controlli in campo ambientale oltre che per la programmazione e lo sviluppo delle politiche ambientali nel nostro paese.
(5-01508)

Interrogazione a risposta scritta:

MISITI. - Al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione. - Per sapere - premesso che:
è stato avviato il progetto voluto dal Ministro per la Pubblica amministrazione e l'innovazione denominato «Reti amiche» che si prefigge come obiettivo quello di moltiplicare i punti di contatto tra pubblica amministrazione e i cittadini;
tale progetto darà la possibilità ai cittadini di rinnovare o richiedere il passaporto, pagare il riscatto della laurea, pagare contributi di colf e badanti e rilasciare permessi di soggiorno presso gli uffici postali e i tabaccai;
va aggiunto che dal 2000 lo Stato consente all'utente di pagare presso gli uffici di consulenza automobilistica le tasse automobilistiche e ottenere i documenti di circolazione (Targhe, Carta di Circolazione, e Certificato di proprietà) relativamente alle operazioni di immatricolazione, reimmatricolazione e trascrizione atto di vendita degli autoveicoli, motocicli e, dal 2006, ciclomotori;
le attività predette sono svolte dagli studi di consulenza automobilistica con professionalità e competenza tanto che a tutt'oggi non sono mai stati segnalati casi di gravi irregolarità dagli uffici ispettivi del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti -:
se, tenendo conto della professionalità degli studi di consulenza automobilistica e disponibilità a offrire il loro contributo per la semplificazione nella pubblica amministrazione, il Ministro non ritenga opportuno coinvolgere e inserire anche le suddette agenzie nel progetto «Reti amiche».
(4-03240)

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SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazioni a risposta scritta:

BELLANOVA. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
il Fondo Aree Sottoutilizzate (FAS) istituito con la legge n. 289 del 2002 e modificato con la legge n. 296 del 2006 rappresenta lo strumento di finanziamento delle politiche di sviluppo per le aree sottoutilizzate del Paese;
l'articolo 2, comma 537 della legge 244 del 2007 ha previsto l'ammontare delle risorse FAS per un totale di 64,379 miliardi di euro;
tra il 2008 e il 2009 si è realizzata la pratica di utilizzare le disponibilità in quota FAS a copertura degli oneri di numerose disposizioni legislative, gli stanziamenti FAS nel bilancio dello Stato hanno perciò subito decurtazioni pari a 16,4 miliardi di euro nel periodo 2008-2011;
le risorse del Fondo FAS destinate per il Mezzogiorno sembrerebbero essere state svuotate e dirottate a favore di altri interventi, in quest'ottica, dunque, sembrerebbe non essere stato rispettato neppure il vincolo di territorialità previsto pari all'85 per cento del Fondo da destinare al Mezzogiorno;
la stessa Corte dei Conti nella Relazione sulla tipologia delle coperture adottate e sulle tecniche di quantificazione

degli oneri relative alle leggi pubblicate nel quadrimestre gennaio-aprile 2009 ha asserito che il Governo ha utilizzato il Fondo per le aree Sottoutilizzate per interventi non direttamente connessi con la missione di riequilibrio territoriale e spese ordinarie;
dai media si apprende che il Presidente del Consiglio ed il Ministro per gli Affari Regionali e le Autonomie Locali asseriscono che nessuna risorsa è stata tolta al Mezzogiorno -:
se il Ministro interrogato non ritenga opportuno intervenire con urgenza per chiarire ai cittadini del Mezzogiorno quali siano effettivamente ad oggi le risorse rivenienti dal Fondo FAS a disposizione del Sud Italia, senza le quali si rischia peraltro di compromettere seriamente le residue possibilità del territorio di raggiungere un livello di sviluppo adeguato alle proprie potenzialità.
(4-03230)

DAL MORO. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
è in corso una trattativa tra la Nestlé italiana s.p.a. e la Bauli s.p.a. per la cessione del business dei prodotti dolciari da ricorrenza dello stabilimento di San Martino Buon Albergo (Verona) e dei marchi «Motta» e «Alemagna» ad esso collegati;
il ramo aziendale oggetto del trasferimento è costituito: all'intera unità sita in San Martino Buon Albergo (Verona), Via Cà Nove, 2 - composta da 281 dipendenti (quadri, impiegati, intermedi e operai) - comprensiva delle attività industriali del settore «solubili» a marchio «Orzoro» e «Nescafè»; dalle strutture preposte alla commercializzazione e alla distribuzione dei prodotti nonché dalle strutture di supporto al business oggetto del trasferimento, allocati presso la Sede della Nestlé Italiana s.p.a. Viale G. Richard, 5 - Milano - composta da 28 dipendenti (quadri e impiegati);
il 3 giugno 2009 la Nestlé italiana s.p.a. con una lettera comunicava alla R.S.U. del sito di San Martino Buon Albergo e della sede di Milano che il proprio ramo d'azienda sopracitato a far data dal 1o luglio 2009 sarebbe stato trasferito alla costituenda Motta Srl con sede legale in Milano, Viale Richard, 5, società che sarà in seguito rilevata al cento per cento dalla Bauli s.p.a. con sede legale in Castel d'Azzano (Verona);
stando alla comunicazione della Nestlé italiana s.p.a. tutti i dipendenti del citato ramo d'azienda passeranno senza soluzione di continuità alle dipendenze della Motta Srl con decorrenza 1o luglio 2009;
attualmente lo stabilimento di San Martino Buon Albergo garantisce circa 700 posti di lavoro, ove sono ricompresi dipendenti a tempo indeterminato e dipendenti a contratto a tempo parziale (lavoro stagionale). Per la comunità di San Martino Buon Albergo e per la provincia di Verona lo stabilimento, oltre ad un valore economico e produttivo, ha sempre rivestito un ruolo sociale per centinaia di famiglie. È un patrimonio che deve essere salvaguardato;
allo stato attuale non c'è stata visione da parte dei sindacati della proposta della Bauli s.p.a. tanto appetibile così come indicato da Nestlé italiana s.p.a. nello sviluppo del business, né alcun impegno ufficiale da parte della Bauli s.p.a. a rilevare il 100 per cento della Motta Srl -:
quali provvedimenti il Ministro intenda adottare per monitorare la situazione relativa alla cessione del ramo d'azienda sopra descritto al fine di garantire che lo stabilimento di San Martino Buon Albergo (Verona) mantenga i livelli occupazionali con le medesime condizioni economiche dei lavoratori.
(4-03245)

Apposizione di firme ad interrogazioni.

L'interrogazione a risposta in Commissione Barani n. 5-01480, pubblicata nel- l'allegato B ai resoconti della seduta del 9 giugno 2009, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Di Virgilio.

L'interrogazione a risposta scritta Codurelli e altri n. 4-03224, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 10 giugno 2009, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Fiano.

Trasformazione di un documento del Sindacato Ispettivo.

Il seguente documento è stato così trasformato su richiesta del presentatore:
interrogazione a risposta in Commissione Misiti n. 5-00731 del 4 dicembre 2008 in interrogazione a risposta scritta n. 4-03240.

INTERROGAZIONI PER LE QUALI È PERVENUTA RISPOSTA SCRITTA ALLA PRESIDENZA

BELLOTTI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
la sicurezza stradale è un principio irrinunciabile da perseguire con la massima fermezza, soprattutto considerando l'altissimo numero di morti che si registrano sull'asfalto;
i numeri sono impressionanti e ammontano a diverse migliaia ogni anno, al punto che lo Stato stesso non riesce a contarle con esattezza (6.000-7.000-8.000) e soprattutto non dispone di dati in tempo reale, per poter intervenire a fini di prevenzione;
ciò che è intollerabile, stando a rilevazioni statistiche in tempo reale condotte in alcune province da comitati e associazioni di volontariato che, in questo, da anni si sostituiscono alle istituzioni preposte, è che il 40 per cento degli incidenti avvengono e sono aggravati, con conseguenze tragiche per i malcapitati e le loro famiglie, per cause che non sono legate all'imperizia o ad errori del conducente, ma anche alla scarsa manutenzione e a problemi infrastrutturali e logistici riscontrabili sulle arterie di comunicazione;
a seguito di una missiva dell'associazione no profit - Comitato per la sicurezza stradale «F. Paglierini» con sede nella provincia di Ferrara e tra i firmatari italiani della Carta europea per la sicurezza stradale, l'interrogante è stato sensibilizzato circa le problematiche legate ad una via che risulta, ormai inconfutabilmente, essere la prima per numero di morti in Italia per chilometro, la SS 309 Romea;
i problemi riscontrabili su questa strada sarebbero molteplici e molti erano già noti al sottoscritto interrogante e a chiunque abitasse nella zona interessata dal passaggio della SS 309;
con l'approssimarsi della stagione invernale è quanto mai urgente procedere a celeri miglioramenti e a garantire tempi certi per il rafforzamento dell'arteria con la realizzazione della cosiddetta Romea commerciale, di cui si parla da anni, che vedrà peggiorare la propria situazione con la conclusione dei lavori del passante di Mestre e, per questo, vedrà riversarsi su di essa una quantità enorme di tir provenienti dall'Est europeo che la sceglieranno per assenza di pedaggio; situazione che sconta, per mancata programmazione e lungimiranza nei decenni passati, assenza assoluta di alternative viarie come non si riscontrano sull'intera fascia adriatica, da S. Maria di Leuca a Trieste;
è tuttavia imperativo cominciare già da ora a mettere mano ad interventi che non comporterebbero un'eccessiva spesa ma che potrebbero ridurre la mortalità sulla Romea;
tra gli interventi suggeriti dalla lettera dell'Associazione no profit - Comitato per la sicurezza stradale «F. Paglierini», vi sono quelli di adeguare e, per quanto

possibile, rendere omogenei i limiti di velocità, in modo che la continua variazione degli stessi non porti ad ignorarli;
sarebbe inoltre indispensabile provvedere ad opere di mantenimento, che dovrebbero essere scontate: dalla cura del verde all'eliminazione dei dislivelli di asfalto, dalla sostituzione e revisione dei guard rail al controllo dei numerosi tir di provenienza straniera che solcano quotidianamente e in gran numero l'arteria;
sarebbe opportuno inoltre realizzare rotonde e cavalcavia negli incroci più critici, eliminando la possibilità della svolta a sinistra, operazione che è forse una delle prime cause di incidenti sulla strada in questione;
guardando alla tabella redatta dalla stessa associazione no profit - Comitato per la sicurezza stradale non è possibile fare a meno di rilevare che nella sola provincia di Ferrara, per il periodo del 2008 che va dal suo inizio ad oggi, si sarebbe registrato il numero più alto di deceduti da 4 anni a questa parte: il numero complessivo di morti risalirebbe a 9;
è evidente che la SS 309 Romea versa in uno stato che l'interrogante non stenta a definire di emergenza tanto che la missiva in esame propone addirittura il blocco totale dell'arteria ad opera dei sindaci del territorio interessato dal suo passaggio -:
se sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali misure di propria competenza il Governo intenda adottare per limitare il numero di incidenti sulla SS 309 Romea;
se sia intenzione del Ministero delle infrastrutture procedere alla messa in sicurezza della suddetta arteria adottando alcuni dei suggerimenti esposti in premessa, quali la realizzazione di cavalcavia, rotatorie, adeguamento dei limiti, manutenzione del fondo stradale, cura del verde a bordo strada, revisione o sostituzione dei guard-rail;
a che stato sia la realizzazione della cosiddetta Romea commerciale;
se non s'intenda avvalersi del contributo e dell'esperienza di associazioni di volontariato, come il Comitato per la sicurezza stradale «F. Paglierini» e di altre associazioni analoghe, operanti a livello nazionale e autoriunitisi nel CNOSS (Coordinamento nazionale organismi sicurezza stradale) per esaminare e affrontare in un'ottica diversa rispetto al passato la grave problematica della sicurezza stradale, che rappresenta la prima emergenza in assoluto dell'Italia e sulla quale si rischia, concretamente, di disattendere l'obiettivo europeo della riduzione del 50 per cento delle vittime stradali entro il prossimo 2010.
(4-01958)

Risposta. - In riferimento all'interrogazione in esame, si forniscono i seguenti elementi di risposta.
La realizzazione della «Nuova Romea» è un intervento ricompreso nel più ampio progetto Orte-Mestre, di cui alla proposta presentata dal Gruppo Gefip Holding S.A. più altri, promotore dell'intervento, e dichiarata di pubblico interesse da parte dell'Anas.
Avverso la dichiarazione di pubblico interesse deliberata dal consiglio di amministrazione di Anas nel dicembre 2003 è stato proposto, da parte di un altro aspirante promotore, ricorso accolto dal tribunale amministrativo regionale del Lazio nella seduta del 18 giugno 2008. Il contenzioso si è concluso con un accordo extragiudiziale e, pertanto, il consiglio di amministrazione di Anas ha potuto procedere all'approvazione del progetto preliminare per la realizzazione del Corridoio di viabilità dorsale Civitavecchia-Orte-Mestre - tratta E45-E55 Orte-Mestre.
Nel contempo si sta lavorando, per mettere in sicurezza la strada statale 309 investendo oltre 28 milioni di euro in gran parte aggiuntivi rispetto ai programmi stabiliti.
Tale impegno, assunto con i rappresentanti degli enti locali, fa seguito ad un sopralluogo congiunto effettuato il 19 settembre 2008.


In tale occasione sono stati individuati interventi da attivare nel corso del 2008 per circa 12 milioni di euro che riguarderanno la pavimentazione con asfalto ad alta aderenza, l'installazione di nuove barriere di sicurezza, l'integrazione della segnaletica verticale anche con pannelli a messaggio variabile e l'installazione di puntuali sistemi di controllo della velocità.
Sono tuttora in corso le procedure concorsuali relative alla messa in sicurezza della statale 309 «Romea».
È inoltre in corso di definizione l'analogo progetto relativo al primo stralcio di messa in sicurezza della strada statale in provincia di Ferrara mediante la razionalizzazione delle intersezioni, la realizzazione di rotatorie e di piazzole di sosta riguardante la rotatoria di via dei Tigli a Lido degli Estensi e la razionalizzazione di altre intersezioni con viabilità provinciale.
L'importo complessivo delle opere in fase di appalto lungo la strada statale 309 ammonta a euro 18.372.192,56.
Il programma dei lavori è stato concordato dall'Anas con la Regione Emilia-Romagna e le due Province di Ferrara e di Ravenna che, a loro volta, hanno coinvolto gli enti locali interessati.
La Regione Emilia-Romagna e le due Province di Ferrara e di Ravenna hanno assicurato la massima collaborazione all'Anas, anche in relazione all'acquisizione da parte dei comuni delle aree necessarie per l'esecuzione dei lavori.
Anas conferma che il suo impegno, in accordo con le istituzioni locali, riguarda l'intero tracciato della Romea.
Per quanto riguarda, infine, l'avvalimento inerente i contributi e l'esperienza delle associazioni di volontariato, il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, ferme restando le competenze istituzionali, ha sempre cercato di coinvolgere tutte le parti sociali, ognuno nell'ambito delle specifiche competenze. Ne è prova l'ampio tavolo di concertazione costituito per il rinnovo del Codice della strada e la partecipazione di diverse associazioni alle riunioni tecniche, svoltesi di recente, per identificare, nel modo più condiviso possibile, problematiche e possibili soluzioni all'annosa questione della sicurezza delle barriere stradali.

Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti: Altero Matteoli.

BORGHESI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
nel Comune di Romano d'Ezzelino, frazione S. Giacomo, vi è un'area denominata «La Salle» (di proprietà della «Provincia di Torino della Congregazione dei fratelli delle Scuole Cristiane», con sede in Paderno del Grappa) in relazione alla quale esiste un «programma integrato di riqualificazione urbanistica La Salle», approvato con deliberazione della giunta regionale veneta del 30 aprile 2003 n. 1251 (B.U.R. n. 49 del 20 maggio 2003);
il programma prevede la realizzazione di ben 64.200 metri cubi con destinazione residenziale (e commerciale, per esercizi fino a 1.000 metri quadrati) e di 81.000 metri cubi con destinazione commerciale e direzionale;
il progettista del «programma» si è ben resto conto dell'impossibilità di realizzare il nuovo insediamento senza radicali modifiche del sistema viario, tant'è che ha previsto la necessità della realizzazione di una viabilità esterna all'ambito della lottizzazione che preveda un collegamento, attraverso una «bretella» e due rotatorie, sia alla statale 248 che alla superstrada 47;
sono le stesse norme di attuazione proposte dalla proprietà a considerare tale nuova viabilità «necessaria all'utilizzo e ad un corretto assetto urbanistico degli ambiti privati di fase a e b» (articolo 1.5, documento 5);
in sostanza è stata la stessa proprietà a ritenere che il nuovo intervento di 145.000 metri cubi (oltre ai 45.000 già esistenti destinati ad uso pubblico) presupponga, per la sua realizzabilità, la costruzione di tale collegamento viario;

in effetti il progetto prevede la costruzione, all'interno dell'ambito dell'intervento, di un tratto di strada destinato a collegarsi attraverso una rotatoria al raccordo con la viabilità statale;
va da sé che il tratto di strada previsto non servirà a nulla se non verranno realizzate dall'ANAS le rotatorie e la bretella di collegamento con le due statali;
trattasi di un collegamento viario di cui si parla da anni e che interessa, come già detto, il territorio di tre comuni (Bassano del Grappa, Romano d'Ezzelino e Cassola) del quale non esiste ancora la progettazione: vi è soltanto un accordo peri il finanziamento della sola progettazione preliminare;
nessuno più della proprietà si è reso conto che vi è la più totale incertezza sia sull'an che sul quando in ordine alla realizzazione della strada, tant'è che ha previsto (articolo 1.5 delle NTA) la «facoltà per i privati proprietari di realizzazione un percorso provvisorio, senza rotatorie, di collegamento alla statale 248 fino a che le opere ANAS non verranno realizzate»;
la Regione Veneto ha affrontato, secondo l'interrogante in maniera assolutamente inadeguata, il problema, riconoscendo la rilevanza che, nell'economia del progetto, assume la viabilità, ma affermando che la viabilità prevista all'interno del progetto consentirebbe un corretto disbrigo interno, a prescindere dalla realizzazione delle opere esterne all'ambito e affermando che lo svincolo sulla tangenziale sarebbe indispensabile solo ai fini della funzionalità dell'ambito in cui trovano collocazione gli usi direzionali e commerciali mentre la stessa proprietà ha dichiarato di ritenere tale realizzazione necessaria anche per l'intervento residenziale, posto che fino alla realizzazione del raccordo, tutto il traffico del migliaio di abitanti previsti è destinato a gravare unicamente su via Madonnetta, stradina assolutamente inadatta a sopportare tale peso;
secondo quanto sancito dal medesimo documento inoltre il progetto risulterebbe inserito con priorità nel triennale ANAS. Tuttavia nella deliberazione del Consiglio regionale 24 luglio 2002 n. 60 (BUR supplemento al n. 116 del 3 dicembre 2002, documento 14) l'opera in questione non soltanto non figura tra quelle finanziate, ma neanche tra gli «interventi ricadenti in area di inseribilità», ma soltanto al n. 2 degli «ulteriori interventi» per un costo stimato di 30 miliardi (di lire);
peraltro nel progetto preliminare ANAS (del 20 aprile 2004, documento e-f) nella variante relativa alla superstrada n. 47 «Valsugana» è sufficiente esaminare la tavola per rendersi conto, che nessuna opera è prevista nel territorio del Comune di Romano d'Ezzelino: i due svincoli con relative rotatorie, la cui realizzazione era auspicata dal Comune e che secondo la Regione dovevano ritenersi «essenziali» ai fini di sopportare il carico del nuovo insediamento, parrebbe che non saranno mai realizzati -:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti sopra riportati e se sia stato confermato da parte dell'ANAS che l'intervento ricordato in premessa non sarà realizzato
(4-01842)

Risposta. - In riferimento all'interrogazione in esame, si forniscono i seguenti elementi di risposta.
Il nuovo intervento, «Opere di connessione alla variante di Bassano del Grappa», inserito nel piano Anas 2007-2011 con appaltabilità 2011, si sviluppa prevalentemente all'interno dei centri abitati di Bassano del Grappa e di Cassola ed è finalizzato al miglioramento della connessione tra la viabilità comunale, la strada statale 47 e la variante di Bassano del Grappa.
L'Anas ha redatto il progetto preliminare dell'intervento che è stato approvato nell'agosto 2008. Il relativo costo previsto è di 29,6 milioni di euro.
Nel mese di settembre 2008, Anas, Regione Veneto ed il Comune di Cassola hanno stipulato una convenzione relativa al

progetto definitivo per regolamentare ed assegnare le varie attività.
In particolare, il progetto definitivo, dell'intervento sarà redatto dal Comune di Cassola con la supervisione tecnica dell'Anas. La società stradale rimborserà al suddetto comune i costi relativi alla progettazione definitiva non appena avrà disponibili i finanziamenti per la realizzazione dell'infrastruttura.
I Comuni di Cassola e di Bassano del Grappa realizzeranno alcune delle opere, valutate nel progetto preliminare in 771.328 euro, tale somma verrà rimborsata da Anas dopo il finanziamento dell'intervento.
Si informa infine che all'esito dei necessari finanziamenti Anas provvederà a bandire la gara per appalto integrato sul progetto definitivo.
In merito allo specifico quesito posto, l'Anas comunica che il progetto preliminare «opere di connessione alla variante di Bassano del Grappa» non comprende alcuna opera nel comune di Romano d'Ezzelino. La realizzazione delle rotatorie nel suddetto comune non fanno difatti parte della convenzione tra Anas ed enti locali ma riguardano l'adeguamento di intersezioni tra strade che sono situate all'interno dell'abitato e, pertanto, gestite dal comune medesimo.

Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti: Altero Matteoli.

BORGHESI. - Al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione. - Per sapere - premesso che:
il 16 agosto 2008 l'Associazione per il Software Libero ha spedito una lettera (ricevuta il 3 settembre 2008) con la quale chiedeva di avere accesso a due protocolli d'intesa sottoscritti dal Ministro Brunetta con Microsoft Italia S.r.l.: quello «per lo sviluppo di soluzioni d'eccellenza tecnologiche e organizzative, in particolare nel settore della scuola» (http://www.microsoft.com/italy/stampa/Speciali/protocollo/intesa.mspx), e quello (sottoscritto anche dal Presidente della Regione Friuli Venezia Giulia) «per la realizzazione di un progetto pilota di ammodernamento e dematerializzazione della gestione documentale degli uffici» (http://www.microsoft.com/italy/stampa/Speciali/protocollo/documentale.msm...);
la notizia di quegli accordi ha destato una certa preoccupazione: in primo luogo perché la P.A. spende ogni anno molti milioni di euro in licenze software (274 nel solo 2003), in secondo luogo perché l'azienda Microsoft è stata condannata in sede europea per abuso di posizione dominante e in terzo luogo perché un Ministro della Repubblica non può ignorare che il software libero offre una valida alternativa e che la legge (articolo 68 del decreto legislativo n. 82 del 2005) impone di realizzare una valutazione comparativa prima d'acquisire il software da utilizzare;
ritardare l'uso del software libero da parte della P.A. danneggia la nostra economia, rende il mercato meno libero e favorisce un gruppo minoritario di aziende che privano il nostro paese di cospicui introiti fiscali. Per esempio, Microsoft (ma analogo discorso vale per molti dei principali produttori di software proprietario) fattura le licenze vendute in Italia esclusivamente dalla filiale Irlandese (per un totale di 750 milioni di euro nel 2003) e quindi comprando licenze di software proprietario si incide negativamente sulla bilancia dei pagamenti -:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti sopra riportati;
quando intenda rispondere all'Associazione del Software Libero affinché possa prendere visione dei protocolli d'intesa emanati;
se non ritenga suo preciso dovere sottoporre atti di così rilevante valore da parte del ministero alla medesima valutazione comparativa prevista in sede di acquisto per qualunque ente locale.
(4-02144)

Risposta. - In relazione all'interrogazione in esame si rappresenta quanto segue.
In primo luogo va chiarito che i due protocolli d'intesa sottoscritti con Microsoft

Italia srl sono accessibili a chiunque sia interessato alla loro consultazione, essendo stati pubblicati sul sito del Ministro della pubblica amministrazione ed innovazione agli indirizzi: http://www.innovazionepa.gov.it/ministro/pdf/protocollo_microsoft_friuli.pdf e http://www.innovazionepa.gov.it/ministro/pdf/protocollo_microsoft_VOIP.pdf ed essendo tutt'ora disponibili nella sezione archivio del medesimo sito. L'Associazione per il software libero può, quindi, prenderne agevolmente: visione senza che sia all'uopo necessario alcun intervento dello scrivente.
In ordine alla negativa incidenza di tali accordi sulla bilancia dei pagamenti va rilevato che, con essi, Microsoft Italia srl si è impegnata a mettere al servizio della pubblica amministrazione, in maniera del tutto gratuita, esperienze e competenze maturate in ambito internazionale. La fruizione di tale beneficio avviene, quindi, in totale assenza di oneri a carico del bilancio dello Stato, cosicché non solo è radicalmente esclusa anche la sola eventualità di un danno all'economia del Paese, ma anzi esso riceve un indubbio vantaggio dall'intera operazione. Per la medesima ragione quest'ultima non è idonea ad alterare in alcun modo i meccanismi di concorrenzialità del mercato o a privilegiare la posizione dell'azienda interessata.
Per quanto concerne, infine, il paventato ritardo nell'uso del
software libero da parte della pubblica amministrazione va premesso che, proprio al fine di promuovere la diffusione della conoscenza e dell'utilizzo di tale strumento nel suo ambito, esistono, presso il Centro nazionale per l'informatica nella pubblica amministrazione (Cnipa), un «Osservatorio open source», che agisce in stretta collaborazione con questo Ministero, ed un portale pubblico che raccoglie testimonianze di esperienze sull'uso di tale tecnologia da parte delle pubbliche amministrazioni.
Va, tuttavia, ricordato che l'articolo 68 del decreto legislativo n. 82 del 2005 recante «Codice dell'amministrazione digitale» prescrive che l'acquisizione di programmi informatici, ivi compresi quelli a codice sorgente aperto, da parte della pubblica amministrazione debba avvenire «a seguito di una valutazione comparativa di tipo tecnico ed economico». Orbene il prodotto a codice sorgente aperto, pur presentando in astratto una maggiore adattabilità ed economicità, richiede in concreto un adeguamento alle specifiche esigenze della singola amministrazione che comporta notevoli costi.
Ulteriori investimenti sono inoltre necessari per la sua manutenzione ed evoluzione senza considerare che, in alcuni casi, i programmi
open source vengono «personalizzati» direttamente dalle aziende al fine di fornire alle pubbliche amministrazioni servizi a pagamento.
Tutto ciò comporta che spesso l'onerosità finale della acquisizione è equivalente a quella di altri sistemi proprietari disponibili sul mercato.
Può, quindi, concludersi che la valutazione comparativa prescritta dalla norma non necessariamente si traduce nella preferenza del prodotto a codice sorgente aperto ed impone, al contrario, un'attenta verifica che tenga conto, caso per caso, delle peculiarità specifiche di ciascuna amministrazione e delle finalità da perseguire con la singola acquisizione del programma informatico.

Il Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione: Renato Brunetta.

CARLUCCI. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
per il prossimo 13 novembre è stata organizzata dalle sigle sindacali SLC CGIL, Fistel CISL, Uilcom UIL una tavola rotonda dal titolo: «Ritorno al non futuro», incentrata sulla questione legata ai tagli al FUS, che si svolgerà nei locali del teatro Valle di Roma;
il teatro Valle rappresenta, accanto al teatro Duse di Bologna, la Pergola di Firenze ed il Quirino di Roma, uno dei più famosi teatri italiani la cui gestione è affidata all'Eti (Ente Teatrale Italiano);
la concessione da parte dell'Eti dei locali del teatro Valle per un convegno di

chiara connotazione politica, organizzato dai sindacati, appare una evidente strumentalizzazione e configura un uso improprio di strutture gestite dall'Eti -:
se il Ministro interrogato non ritenga inopportuna la concessione da parte dell'Eti dei locali del teatro Valle di Roma alle sigle sindacali di cui in premessa per un'iniziativa di carattere chiaramente politico;
in che modo intenda intervenire, nell'ambito dei propri poteri, per evitare l'uso strumentale del teatro Valle, uno dei più importanti teatri del nostro Paese, che dovrebbe rappresentare esclusivamente un luogo deputato alla promozione ed alla diffusione della cultura e dell'arte teatrale.
(4-02112)

Risposta. - Con riferimento alla richiesta dell'interrogante relativa all'utilizzazione, da parte di alcune organizzazioni sindacali, del teatro Valle di Roma, si rappresenta che l'Ente teatrale italiano ha reso noto che il giorno 13 novembre 2008, dalle ore 11 alle ore 15, il predetto teatro è stato concesso in uso, in corrispettivo di pagamento, alla Slc-Cgil, con sede in Roma piazza Sallustio 24, esclusivamente per una manifestazione sulla produzione culturale e lo spettacolo dal vivo, convocata dalle organizzazioni sindacali Slc-Cgil, Fistel-Cisl, Uilcom-Uil, Fials-Cisal, realizzata a sipario chiuso, compatibilmente con l'orario di andata in scena dello spettacolo serale.
Tale concessione a titolo oneroso è stata attuata mediante la stipula di apposita convenzione, nel rispetto di quanto disposto in materia di concessione delle sale teatrali direttamente gestite dall'ente con delibera del consiglio di amministrazione dell'Eti n. 443 dell'8 novembre 2005.

Il Ministro per i beni e le attività culturali: Sandro Bondi.

CASTAGNETTI e MARCHI. - Al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione. - Per sapere - premesso che:
negli ultimi mesi il Ministro stesso ha ripetutamente enunciato con vigore il proprio intendimento di attivare nelle amministrazioni pubbliche un sistema retributivo capace di commisurare significativamente le retribuzioni alla quantità e qualità del lavoro svolto dai singoli uffici e dai singoli dipendenti;
in sconcertante contrasto con tale intendimento, l'articolo 67 del decreto-legge n. 112 del 2008, come modificato dalla legge di conversione n. 133 del 2008, ha drasticamente ridotto gli incentivi speciali destinati ai dipendenti dell'Inps e delle Agenzie delle entrate: si tratta di incentivi legati alla produzione e in particolare a obiettivi via via sempre più avanzati e impegnativi, finanziati mediante un fondo alimentato in riferimento al recupero dell'evasione contributiva per l'Inps, al recupero dell'evasione fiscale per l'Agenzia delle entrate;
ancora in contrasto con l'intendimento enunciato dal Ministro, l'articolo 61-bis, comma 8, del citato decreto-legge n. 112 del 2008, come modificato dalla legge di conversione n. 133 del 2008, ha ridotto drasticamente l'incentivo per l'attività di progettazione e direzione lavori dal già assai ridotto valore del 2 per cento lordo allo 0,50 per cento, col risultato di scoraggiare la disponibilità per tali attività dei dipendenti pubblici con professionalità elevate, costringendo le amministrazioni a fare ricorso ad assai più costose collaborazioni di liberi professionisti esterni -:
come si spieghi la contraddizione tra gli intendimenti enunciati e le misure adottate;
se, inoltre, egli non ritenga, viceversa, necessario intervenire per ripristinare e semmai potenziare le suddette forme di retribuzione incentivante.
(4-01285)

Risposta. - In relazione all'interrogazione in esame si rappresenta quanto segue:
l'atto ispettivo rileva una contraddizione tra quanto più volte sottolineato dal Ministro per la pubblica amministrazione e

l'innovazione in ordine all'esigenza di commisurare in maniera significativa quote di retribuzione alla qualità e quantità del lavoro svolto dagli uffici e dai singoli dipendenti della pubblica amministrazione, e le misure concretamente attuate, in particolare con gli articoli 61 e 67 del decreto-legge n. 112 del 2008;
sul punto, occorre precisare, in via preliminare, che vari provvedimenti legislativi messi a punto dal Governo - ed ancora in fase di esame parlamentare alla data di presentazione della presente interrogazione - hanno già affrontato la questione prospettata dall'interrogante nel senso dallo stesso auspicato;
ci si riferisce in primo luogo, al disegno di legge n. 847 recante «Delega al Governo finalizzata all'ottimizzazione della produttività del lavoro pubblico» volto a dare attuazione alle misure preannunciate con il documento di programmazione economico-finanziario per gli anni 2009-2013 e direttamente collegato alla manovra di finanza pubblica per il 2009; tale provvedimento, approvato definitivamente con la legge n. 15 del 2009, muove dalla convinzione che vi possono essere ampi margini per il recupero di adeguati livelli di efficienza ed efficacia nella pubblica amministrazione, coniugando a tal fine questo obiettivo con la piena valorizzazione dell'impegno e delle professionalità presenti nelle amministrazioni pubbliche del Paese;
nel merito, peraltro, va ricordato che in sede di approvazione del predetto disegno di legge si sono registrati significativi punti di convergenza tra i gruppi parlamentari di maggioranza e di opposizione, sicché il testo finale rappresenta anche l'esito di un percorso condiviso in ordine all'esigenza, più volte sottolineata dallo stesso interrogante anche in sede parlamentare, di coniugare merito, innovazione e riorganizzazione della pubblica amministrazione;
in secondo luogo, in particolare per ciò che attiene la destinazione delle risorse alla premialità dei risultati e delle
performance dei singoli e degli uffici, sebbene vi sia stato un primo intervento, con il decreto-legge n. 112 del 2008, volto a razionalizzare le spese delle amministrazioni pubbliche in ordine all'esigenza di stabilizzare la spesa primaria corrente in rapporto al prodotto interno ai fini del raggiungimento del pareggio di bilancio nel 2011, non è superfluo sottolineare come, successivamente, si è operato attraverso ulteriori provvedimenti con l'intento di riassegnare alla contrattazione collettiva significative risorse finanziarie, proprio per assicurare una maggiore correlazione tra i trattamenti economici accessori e le maggiori prestazioni lavorative, ovvero lo svolgimento di compiti che richiedono particolare impegno e responsabilità;
rientrano in questo ambito le decisioni assunte con la legge n. 203 del 2008 (legge finanziaria per il 2009), ove l'articolo 2, commi 32-34, prevede che a decorrere dal 2009 il trattamento economico accessorio del personale pubblico è corrisposto in base alla qualità, alla produttività e alla capacità innovativa delle prestazioni, utilizzando a tal fine una quota delle risorse provenienti dalle riduzioni di spesa e le maggiori entrate rinvenienti dall'articolo 61 del decreto-legge n. 112 del 2008; tali risorse, devolute al finanziamento della contrattazione integrativa, potranno avere un ulteriore accrescimento per effetto delle eventuali economie aggiuntive derivanti dai processi amministrativi di razionalizzazione e di riduzione dei costi di funzionamento dell'amministrazione pubblica;
queste ultime disposizioni sono state espressamente richiamate in sede di confronto con le organizzazioni sindacali, tant'è che il protocollo d'intesa siglato il 30 ottobre 2008 tra Governo e organizzazioni sindacali impegna l'esecutivo a recuperare, tra l'altro, anche le risorse derivanti dalla disapplicazione di leggi per l'anno 2009 di cui al predetto articolo 67, comma 2 del decreto-legge n. 112 del 2008;
si segnala, al riguardo, che l'articolo 7-
ter, comma 15, del decreto-legge 10 febbraio 2009, n. 5, convertito, con modificazioni, dalla legge 9 aprile 2009, n. 33, recante «Misure urgenti a sostegno dei

settori industriali in crisi», ha disposto che con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, da adottare entro il 30 giugno 2009, su proposta del Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze, sono individuati i criteri, i tempi e le modalità volti a utilizzare, per la contrattazione collettiva integrativa, le risorse derivanti dal processo di riorganizzazione in atto, utilizzando a tal fine anche le maggiori entrate proprie rispetto a quelle del triennio 2005-2007 conseguite per effetto dello svolgimento di attività aggiuntive rispetto a quelle istituzionali; in tal senso si è provveduto nella sostanza al rifinanziamento dei fondi per la contrattazione collettiva delle amministrazioni statali di cui al comma 2 dell'articolo 67 del citato decreto-legge n. 112 del 2008;
quanto, poi, all'articolo 61 del decreto-legge n. 112 del 2008, convertito, con modificazioni dalla legge n. 133 del 2008, in esso sono previste un insieme di misure volte al contenimento e alla riqualificazione della spesa pubblica, coerentemente con l'impianto complessivo del citato decreto, in attuazione degli impegni assunti dal Governo in sede di presentazione al Parlamento del documento di programmazione economico-finanziaria per gli anni 2009-2013;
con il comma 8 del suindicato articolo 61, in particolare, si è inteso rimodulare l'importo del corrispettivo che è ripartito per ogni singola opera o lavoro, con le modalità ed i criteri previsti dalla contrattazione collettiva e assunti in un regolamento adottato dall'amministrazione interessata, tra il responsabile del procedimento e gli incaricati della redazione del progetto, del piano di sicurezza, della direzione dei lavori, nonché del collaudo;
per effetto di tali variazioni lo 0,5 per cento continua ad essere corrisposto con le predette modalità e per le medesime finalità di cui all'articolo 92, comma 5 del decreto legislativo 12 aprile 2006, n. 163, mentre il restante 1,5 per cento dell'importo è destinato all'entrata del bilancio dello Stato;
tale disposizione - il cui ambito di applicazione è richiamato dall'articolo 3 del decreto legislativo 12 aprile 2006, n. 163 recante «Codice dei contratti pubblici» - è stata in un primo tempo abrogata dall'articolo 1, comma 10-
quater, lettera b) del decreto-legge n. 162 del 2008, convertito con modificazioni dalla legge n. 201 del 2008, recante «Interventi urgenti in materia di adeguamento dei prezzi di materiali da costruzione, di sostegno ai settori dell'autotrasporto, dell'agricoltura, e della pesca professionale, nonché di finanziamento delle opere per il G8 e definizione degli adempimenti tributari per le regioni Marche e Umbria colpite dagli eventi sismici del 1997», e successivamente confermata per effetto della reintroduzione della norma in esame con l'articolo 18, comma 4-sexies del decreto-legge n. 185 del 2008, convertito con modificazioni dalla legge n. 2 del 2009, recante «Misure urgenti per il sostegno a famiglie, lavoro, occupazione e impresa, e per ridisegnare in funzione anti-crisi il quadro strategico nazionale»;
rispetto alla formulazione originaria, tuttavia, la suindicata quota dell'1,5 per cento, rinveniente dalla riduzione delle somme non più ripartite tra i vari soggetti indicati all'articolo 92, comma 5 del decreto legislativo n. 163 del 2006, è riassegnata ad incremento del fondo di parte corrente previsto al medesimo articolo 61, comma 17, del decreto-legge n. 112 del 2008.

A tal fine le risorse del predetto fondo, potranno, quindi, essere finalizzate, tra l'altro, con l'obiettivo della riqualificazione della spesa pubblica, alla tutela della sicurezza pubblica e del soccorso pubblico e al finanziamento della contrattazione collettiva integrativa delle amministrazioni dello Stato, delle agenzie, degli enti pubblici non economici, inclusi gli enti di ricerca, nonché le università.
Il Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione: Renato Brunetta.

CICCANTI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
a causa di interventi legislativi non armonizzati nel settore del trasporto conto terzi, è stato vanificato l'intendimento originario del legislatore e si è venuta a creare una criticità per il settore in particolare per quanto riguarda la continuazione dell'attività di trasporto merci conto terzi da parte degli operatori economici che da tempo svolgono l'attività ed in particolare in relazione di requisiti di accesso a partecipare all'esame di idoneità professionale per continuare a svolgere l'attività;
sono presenti criticità che non possono essere sanate con interventi da parte del Ministero attuati peraltro con decreti incompatibili con la normativa;
la tempistica di regolarizzazione degli operatori economici ai nuovi requisiti previsti appare incongrua se rapportata all'attuale situazione in cui si trova il settore del trasporto conto terzi, con pregiudizi rilevanti e non realmente sanabili per quegli operatori che da tempo operano con mezzi che in precedenza erano esenti dal possesso di requisiti particolari (capacità finanziaria e idoneità professionale), quali i mezzi di massa a pieno carico fino a 3,5 tonnellate oggi ridotte a 1,5 tonnellate, requisito che non si riscontra su nessun mezzo di trasporto per merci rinvenibile sul mercato;
è prevedibile, qualora a breve non si proceda ad assumere modifiche dei decreti di cui si tratta una difficoltà dell'intero settore del trasporto merci e quindi di una considerevole parte del sistema economico con una consistente perdita di posti di lavoro stimabile in decine di migliaia in ambito nazionale;
con riferimento alla prima casistica, alcune province, hanno adottato deliberazioni inviate dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti per segnalare la problematica ed allertato l'UPI Nazionale la quale, per quanto di conoscenza, si è fatta anch'essa parte attiva per richiedere al Ministero delle infrastrutture e dei trasporti di provvedere «a risolvere le difformità operative che stanno emergendo sul territorio nazionale in dipendenza della criticabile modifica del decreto legislativo n. 395 del 2000 come da comma 1 dell'articolo 8 del decreto legislativo n. 478 del 2001;
detta criticità sarebbe superabile, ad avviso di molte province, con una semplice sostituzione dell'inciso «di cui al comma 1» del comma 6 dell'articolo 8 del decreto legislativo n. 395 del 2000 con le parole «di cui all'articolo 7 commi 2 e 3» in quanto una modifica operata con il decreto legislativo n. 478 del 2001 ha una incisività tale da essere interpretata rispetto alla ratio del legislatore che promana dall'impianto originario del decreto legislativo n. 365 del 2000, come una successiva volontà espressa dal legislatore di prescrivere che, per la prova di controllo prevista dalla norma in argomento per coloro che da tempo operano nel settore del trasporto merci, i requisiti di partecipazione siano quelli novellati al sesto comma dell'articolo 8, con l'agevolazione di una più favorevole valutazione degli elaborati ai fini del superamento dell'esame;
in riferimento alla seconda casistica, è necessario ed urgente che si provveda a rivedere:
a) la portata dei mezzi per cui la Ditta iscritta all'Albo è esente dal dovere essere in possesso di particolari requisiti (capacità finanziaria e idoneità professionale) riportandola a 3,5 tonnellate come in precedenza;
b) la possibilità, quantomeno, di far operare, senza adeguarsi, quelle ditte che alla data della entrata in vigore del decreto legislativo n. 395 del 2000 erano già iscritti all'albo con la limitazione di peso di 3,5 tonnellate, prescrivendo per queste, solo nel caso di aumento della portata dei mezzi in disponibilità oltre detto tonnellaggio, l'adeguamento alla normativa per quanto ai requisiti detti, logicamente il

limite di 1,5 tonnellate come da attuale previsione può essere operativo per ditte di nuova iscrizione;
c) in subordine rispetto a quanto sopra, la possibilità di traslare nel tempo i termini entro cui le ditte devono adeguarsi ai nuovi requisiti (31 agosto 2009) -:
se non ritenga urgente provvedere a sanare la 1° situazione sopra riportata per quanto riguarda la continuazione dell'attività di trasporto merci conto terzi da parte degli operatori economici che da tempo svolgono l'attività ed in particolare con riferimento ai requisiti di accesso a partecipare all'esame di idoneità professionale per continuare a svolgere l'attività;
se non ritenga, opportuno, in relazione alla 2° situazione sopra riportata, provvedere a rivedere:
a) la portata dei mezzi per cui la ditta iscritta all'Albo è esente dal dovere essere in possesso di particolari requisiti (capacità finanziaria e idoneità professionale) riportandola a 3,5 tonnellate come in precedenza;
b) la possibilità, quantomeno, di far operare, senza adeguarsi, quelle ditte che alla data della entrata in vigore del decreto legislativo n. 395 del 2000 erano già iscritte all'albo con la limitazione di peso di 3,5 tonnellate, prescrivendo per queste, solo nel caso di aumento della portata dei mezzi in disponibilità oltre detto tonnellaggio, l'adeguamento alla normativa per quanto ai requisiti detti facendo si che il limite di 1,5 tonnellate possa essere operativo per le ditte di nuova iscrizione;
c) in subordine rispetto a quanto sopra, se si possano differire i termini entro cui le ditte devono adeguarsi ai nuovi requisiti (31 agosto 2009).
(4-02335)

Risposta. - In riferimento all'interrogazione in esame, si forniscono i seguenti elementi di risposta.
Per quel che concerne le proposte di modifica ai decreti legislativi n. 395 del 2000 e n. 478 del 2001, per il superamento della criticità del settore dell'autotrasporto, si precisa che gli stessi sono frutto della direttiva comunitaria 96/26 modificata dalla 98/76 e determinano la presentazione dei requisiti di capacità professionale e finanziaria per le imprese oltre le 3,5 tonnellate, prevedendo, tuttavia, la possibilità da parte degli Stati membri di abbassare tale limite.
In attuazione del decreto legislativo 395 del 2000 (articolo 2, comma 1), il predetto limite è stato ridotto, con regolamento del Ministro dei trasporti, decreto ministeriale 161 del 2005, a 1,5 tonnellate in seguito alla concertazione ed ai vari protocolli di intesa con le associazioni di categoria.
È inoltre in corso di definizione in sede comunitaria un regolamento per disciplinare, senza la necessità di recepimento, l'intero mondo dell'accesso alla professione di autotrasportatore cose per conto di terzi.
Proprio a fronte delle problematiche del settore ed in attesa della emanazione del predetto regolamento, il decreto-legge n. 207 del 2008, articolo 29, comma 1-
duodecies, convertito dalla legge n. 14 del 2009, ha provveduto a prorogare di 12 mesi il termine di adeguamento requisiti di idoneità professionale stabilito con il predetto decreto ministeriale 161 del 2005.
Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti: Altero Matteoli.

CIMADORO e PIFFARI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
la Regione Lombardia e Rete ferrovie Italia S.p.A. stanno accumulando ritardi e inadempienze riguardo all'attuazione degli interventi previsti e degli impegni assunti nell'Accordo di programma per la definizione del tracciato ferroviario ed il dimensionamento degli elementi infrastrutturali connessi e complementari all'intervento di potenziamento e riqualificazione della linea FS Bergamo-Treviglio Ovest (raddoppio), finanziato con 50 milioni di euro assegnati a suo tempo a RFI SpA con i fondi statali del progetto «Malpensa 2000»;

l'Accordo siglato il 25 settembre 2001 tra Regione Lombardia, Rete ferroviaria Italiana S.p.A., Provincia di Bergamo e Comuni di Bergamo, Stezzano, Levate, Verdello, Verdellino, Arcene e Treviglio è stato ratificato dai predetti Comuni che hanno conseguentemente apportato le debite variazioni ai vigenti strumenti urbanistici generali;
l'Accordo è stato approvato con decreto del Presidente della Regione Lombardia 12 dicembre 2001, n. 31252, pubblicato sul Bollettino ufficiale della Regione Lombardia n. 1, Serie ordinaria, del 2 gennaio 2002, ai sensi e per gli effetti dell'articolo 34, comma 4, del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267 e dell'articolo 6 della legge regionale 15 maggio 1993, n. 14;
nell'articolo 1 comma 5 dell'Accordo si stabilisce che «tutte le parti sottoscrittrici del presente accordo assumono reciproco impegno di porre in essere e condurre a sollecita conclusione - secondo le rispettive competenze e funzioni - gli impegni, procedimenti, iniziative e le attività tutte necessarie per addivenire alla realizzazione dell'intervento ferroviario»;
al successivo comma 6 si stabilisce che «le infrastrutture ferroviarie e le opere connesse e complementari di cui agli allegati progettuali elencati al successivo articolo 7, nonché l'opera viaria di cui al successivo allegato tecnico elencato all'articolo 7 comma 2 punto 1, dovranno essere realizzate nel rispetto dei tempi previsti dall'Accordo di Programma Quadro per un sistema integrato per l'accessibilità stradale e ferroviaria all'aeroporto di Malpensa 2000, quale strumento di attuazione dell'Intesa istituzionale di Programma del 3 marzo 1999»;
il termine per l'ultimazione dei lavori era stato indicato nell'articolo 2 del citato Accordo di programma al 31 dicembre 2004;
il progetto delle opere da realizzare secondo l'Accordo di programma, comprendeva le nuove fermate ferroviarie di Arcene, Levate e Stezzano lungo la linea esistente Bergamo-Milano, nonché le opere di viabilità connesse e complementari per rendere funzionale l'accesso e l'utilizzazione delle predette fermate all'utenza, ivi comprese infrastrutture viarie e parcheggi di interscambio;
con la sottoscrizione dell'Accordo di programma le amministrazioni pubbliche e RFI SpA si erano poste il conseguimento di quattro importanti obiettivi quali la diminuzione dei tempi medi di percorrenza sulla tratta ferroviaria Bergamo-Milano, raddoppio dei treni in servizio, riduzione dell'affollamento delle carrozze ferroviarie in esercizio sulla tratta e inserire tre nuove fermate nei comuni di Stezzano, Levate e Arcene;
nei sette anni trascorsi dalla firma dell'Accordo l'Amministrazione comunale di Arcene ha collaborato con le altre Amministrazioni sottoscrittrici per rispettare i tempi d'attuazione di tutti gli interventi previsti ed ha operato costantemente, anche in proprio, allo scopo di rispettare gli impegni assunti e realizzare le opere assegnate alla propria competenza e responsabilità, sostituendosi peraltro utilmente ai ritardi di altri soggetti;
in particolare l'Amministrazione comunale di Arcene ha posto in essere numerosi interventi provvedendo a dare conformità urbanistica ai progetti delle opere previste dall'accordo apportando le necessarie modifiche allo strumento urbanistico generale all'epoca vigente ed apportandovi una variante a breve, medio e lungo termine acquisendo, a propria cura e spese, le aree necessarie alla realizzazione delle opere connesse e complementari al raddoppio ferroviario (strade e parcheggi);
la stessa Amministrazione ha provveduto a realizzare le opere viabilistiche concordate con l'Amministrazione provinciale di Bergamo e con il Comune di Ciserano, sostituendosi a RFI S.p.A., sulla base di uno specifico accordo convenzionale sottoscritto con la società stessa, nella realizzazione del parcheggio della fermata

e nella definizione bonaria degli accordi con i privati residenti, proprietari di aree da acquisire per le opere del raddoppio ferroviario;
la stessa Amministrazione ha stipulato con la Provincia di Bergamo, il Comune di Ciserano ed il Consorzio di bonifica della bassa pianura bergamasca, un ulteriore accordo di programma per realizzare un manufatto scolmatore delle acque di piena allo scopo di evitare il ripetersi dei fenomeni di esondazione d'acqua nel centro abitato;
l'assolvimento di tutti gli impegni contrattualmente assunti e di quelli ulteriori che, volontariamente o per sostituirsi all'inerzia degli altri attori, i Comuni interessati hanno scelto di effettuare, ha comportato un notevolissimo impiego di tempo e di risorse umane e finanziarie in vista del conseguimento dell'obiettivo che l'Accordo perseguiva;
all'inizio dell'anno l'Amministrazione Comunale di Arcene ha completato l'esecuzione del parcheggio al servizio della fermata sulla vasta area ora trasformata e completata di arredo urbano e con nota protocollo n. 1719 del 22 febbraio 2008;
contestualmente è stato chiesto all'Assessore regionale alle infrastrutture e mobilità, presidente del Collegio di vigilanza dell'Accordo, di adoperarsi per garantire che alla fermata di Arcene possano sollecitamente fermarsi i treni che viaggiano lungo la tratta Bergamo-Milano;
analoghe sollecitazioni, per rimuovere ritardi ed inerzie riguardanti altre parti dell'accordo e per sostenere gli interessi delle altre amministrazioni, sono state rivolte all'Assessore regionale dai Sindaci di Verdellino e Stezzano;
il citato Assessore regionale ha risposto con una nota del 14 luglio 2008 nella quale, nella sostanza, si afferma che le fermate sono state realizzate, ma che alla loro realizzazione non consegue necessariamente la modifica delle corse dei treni sulla tratta e, dunque, la concreta effettiva utilizzazione delle fermate stesse;
i Sindaci del Comune di Arcene, con nota protocollo n. 4269 dell'8 maggio scorso, più volte reiterata fino all'ultima del 17 luglio 2008, nota protocollo n. 7099, ha chiesto la convocazione del Collegio di vigilanza dell'Accordo di programma affinché ci si adoperi «per rimuovere i ritardi dei soggetti, come la Regione Lombardia, rispetto agli obblighi assunti», analoghe richieste sono state trasmesse dai Sindaci di Stezzano e Verdellino;
l'articolo 6 del più volte citato Accordo di programma attribuisce al Collegio di vigilanza la competenza di vigilare sulla piena, sollecita e corretta attuazione dell'accordo di programma; di individuare gli ostacoli di fatto e di diritto che si frappongono all'attuazione dell'Accordo di programma, proponendo le soluzioni idonee alla loro rimozione e di dirimere in via bonaria tutte le controversie che dovessero insorgere tra le parti in ordine all'interpretazione e all'attuazione del presente Accordo di Programma;
lo stesso articolo assegna al Collegio facoltà di disporre, in via esclusiva e in deroga al regime ordinario nei confronti del soggetto obbligato, cui sarà assegnato congruo termine per adempiere, gli interventi sostitutivi che risulteranno indispensabili per rimuovere l'inadempienza, attuandoli anche mediante Commissario ad acta; di definire e stabilire le eventuali necessarie sanzioni;
l'Assessore regionale Cattaneo, dopo un ritardo di sei mesi dal dovuto, ha disposto la convocazione per il pomeriggio del 10 ottobre scorso del Collegio di vigilanza dell'Accordo;
l'esito dei lavori dei Collegio di vigilanza dell'accordo di programma per i lavori del raddoppio svoltasi il 10 ottobre scorso, ha evidenziato inequivocabilmente che la precedente riunione del Collegio risaliva al 18 ottobre 2005, ben tre anni prima e da quella data gli uffici dell'Assessore regionale non si sono preoccupati per nulla di monitorare l'andamento dei lavori e l'adempimento degli impegni presi da ciascuno dei soggetti sottoscrittori dell'Accordo

di programma, omettendo di operare secondo le obbligazioni e gli impegni assunti con la sottoscrizione dell'Accordo di programma;
rispetto ai tempi di ultimazione delle opere poste a carico di RFI Spa, originariamente fissati al 31 dicembre 2004, si è ancora ben lungi dal completamento di quanto progettato e approvato dalle parti e sottoscritto nel 2001;
le opere già ultimate non possono ragionevolmente essere utilizzate per diversi anni a venire, mentre talune delle opere in parte eseguite, abbisognano di costosi interventi di manutenzione e ripristino;
rispetto al finanziato di 50 milioni di euro, sono stati in realtà spesi 69 milioni di euro per i lavori previsti nell'Accordo di programma e che per completare l'opera sono necessari ancora 26 milioni e mezzo di euro - attualmente non disponibili - soprattutto per le opere di mitigazione acustica lungo tutta la tratta;
l'effettivo costo dell'intero accordo di programma è lievitato dai 50 milioni di euro dei 2001, ai 95 milioni e 500 mila di oggi, cui sono da aggiungere i costi non definiti per la sottoscrizione del contratto di servizio biennale tra la Regione Lombardia e Trenitalia per assicurare la percorrenza dei convogli ferroviari sull'importante tratta ferroviaria con relativo slittamento temporale del completamento delle opere dal 2004 al 2012/2013;
le opere eseguite dalle Ferrovie per le fermate di Stezzano e Levate sono state in gran parte mal eseguite e versano in condizioni tali da rendere necessari ulteriori interventi di manutenzione e adeguamento senza essere mai state utilizzate;
non sono stati conseguiti i quattro obiettivi che l'Accordo di programma si proponeva di conseguire e per i quali erano stati destinati i 50 milioni di euro del progetto Malpensa 2000 al contrario i tempi medi di percorrenza dei treni sulla tratta sono aumentati rispetto al 2001 e che sono peggiorate le situazioni di affollamento delle carrozze utilizzate dai pendolari;
infine durante il citato incontro l'Assessore regionale Cattaneo ha chiesto ai comuni della tratta ed alla provincia di Bergamo di finanziare al 50 per cento, circa dieci milioni di euro, il contratto che vorrebbe ora stipulare con Trenitalia per raddoppiare i treni in servizio sulla tratta ed aprire le tre nuove fermate;
a seguito delle notizie di stampa, radio e televisione, nazionali e locali, sulla vicenda è intervenuto anche il Procuratore generale della Corte dei conti della Regione Lombardia dott. Domenico Spadaio che il 21 ottobre scorso ha effettuato un sopralluogo alle fermate e alle opere connesse e complementari che sono state realizzate per accertare se si sono già concretizzate situazioni di danno riconducibili in qualche maniera a comportamenti e responsabilità di amministratori e funzionari pubblici;
giovedì 23 ottobre, nel corso della riunione tra Trenitalia e Regione Lombardia, è stato pianificato il nuovo orario ferroviario che entrerà in vigore il 14 dicembre 2008 che non tiene conto delle reali esigenze, per lo più lavorative, degli utenti;
la cronaca di giornali, radio e televisione nazionali (per citare alcune fonti, si sono occupate della vicenda RAI TRE nazionale e regionale, RAI UNO, il TG5, Radio24; i quotidiani Il Giorno e La Stampa), e locali (Telecity Lombardia, VideoBergamo, TV Bergamo, Telenova, L'Eco di Bergamo, Bergamonews, Il Bergamo), hanno comunque già inequivocabilmente parlato della vicenda come di un altro esempio di sperpero del danaro pubblico;
il ritardo nell'utilizzazione della fermata ferroviaria di Arcene e dei parcheggio di interscambio per l'utenza, comporterà inevitabilmente dei danni per l'Amministrazione

comunale e lascerà di fatto inutilizzato ed al rischio di vandalismi, uno spazio pubblico attrezzato con denaro dei contribuenti -:
se e quando il Governo, in considerazione della rilevanza di tale questione e delle cospicue risorse pubbliche già investite, intenda intervenire assumendo le iniziative necessarie per superare ritardi e inadempienze della Regione Lombardia e di Rete ferrovie Italia S.p.A;
se ci sia la volontà del Governo di intervenire concretamente, dando ascolto all'ormai reiterato disagio di popolazione e Amministrazioni locali, per portare a termine quanto stabilito nell'accordo di programma «Malpensa 2000».
(4-01553)

Risposta. - In riferimento all'interrogazione indicata in oggetto, concernente l'attivazione del servizio ferroviario nelle fermate di Arcene, Levate e Stezzano sulla linea Bergamo-Treviglio, si forniscono i seguenti elementi di risposta.
Lo stato di avanzamento delle opere infrastrutturali - connesse e complementari alla messa in esercizio - come previsto dall'accordo di programma per la realizzazione del raddoppio della tratta Treviglio Ovest-Bergamo, sottoscritto il 25 settembre 2001 tra il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti e la società Rete ferroviaria italiana risulta essere il seguente.
Relativamente alla fermata di Arcene, sono stati realizzati a cura di Rete ferroviaria italiana i marciapiedi, il sottopasso e le rampe per l'accesso dei diversamente abili mentre il parcheggio d'interscambio per circa 300 posti auto è stato realizzato dal Comune di Arcene con il contributo economico di Rete ferroviaria italiana.
Sui marciapiedi sono stati completati i percorsi tattili per gli ipovedenti che verranno posizionati nel sottopasso prima dell'apertura al pubblico.
Le opere di rifinitura quali la tinteggiatura sono già state eseguite mentre gli arredi e gli impianti tecnologici per le informazioni al pubblico saranno collocati contemporaneamente all'attivazione del servizio commerciale nella fermata, con il preciso intento di prevenire ed evitare atti di vandalismo contro la struttura e gli impianti ivi allocati.
Relativamente alla fermata di Levate, sono state completate le opere a carico di Rete ferroviaria italiana interessanti marciapiedi, sottopasso e rampe per l'accesso dei diversamente abili.
Il 25 luglio 2008 il Comune di Levate ha approvato definitivamente il piano regolatore generale e, successivamente, è stato redatto il progetto esecutivo del parcheggio presso la fermata essendo l'area interessata oggetto di variante urbanistica.
Il parcheggio è già finanziato e la sua realizzazione compete a Rete ferroviaria italiana.
Attualmente si sta per bandire la gara per la sua realizzazione con l'inizio dei lavori di realizzazione entro la prossima estate e la conclusione degli stessi entro dicembre 2009.
È comunque già disponibile nei pressi della fermata ferroviaria di Levate, un parcheggio con circa 50 posti auto a disposizione.
Anche nel caso di Levate l'arredo e gli impianti di informazione al pubblico saranno realizzati in contemporanea all'attivazione del servizio commerciale con l'obiettivo di evitare ed eludere atti di vandalismo.
La fermata di Stezzano è stata interessata dai lavori collegati alla realizzazione della quarta corsia dell'autostrada A4 Milano-Bergamo; è stato infatti realizzato un nuovo ponte ferroviario a scavalco della stessa autostrada.
Al termine dello scorso anno, la società Autostrade per l'Italia ha provveduto a riportare la fermata di Stezzano alla sua originaria configurazione con il ripristino dei marciapiedi parzialmente interrotti per i lavori di realizzazione del nuovo ponte.
Il Comune di Stezzano e Rete ferroviaria italiana hanno stipulato una convenzione in cui il comune si impegna a realizzare il parcheggio d'interscambio presso la fermata ferroviaria per il quale Rete ferroviaria italiana partecipa alla realizzazione con un contributo di 1.500.000 euro.


Successivamente all'approvazione da parte della giunta comunale, si potrà poi procedere alla gara per l'appalto e per la realizzazione del parcheggio che si intende ultimare entro il corrente anno.
Anche per la fermata di Stezzano l'arredo e gli impianti di informazione al pubblico saranno installati contemporaneamente all'attivazione del servizio commerciale nella fermata stessa per prevenire e impedire atti di vandalismo.

Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti: Altero Matteoli.

CIRIELLI. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
la Giunta regionale della Campania unitamente al Comune di Ravello, mediante una Conferenza di Servizi, tenuta il 4 agosto 2003 ha previsto la realizzazione di un Auditorium in un territorio del predetto Comune, in «Zona Territoriale 3», di cui al Piano Urbanistico territoriale dell'Area Sorrentina-Amalfitana di cui alla legge regionale n. 35 del 27 giugno 1987; zona tutelata per presenza di insediamenti antichi, sparsi o per nuclei, la cui salvaguardia è assoluta;
per poter costruire qualunque cosa in tale area è necessaria una legge del Consiglio Regionale di variazione di quella citata n° 35 del 1987, il cosiddetto P.U.T.;
la Giunta regionale della Campania con delibera del 30 dicembre 2004 ha approvato un disegno di legge per tale variazione che non è stato mai approvato dal Consiglio regionale;
incredibilmente l'Assessore regionale all'urbanistica ha approvato l'accordo di programma, previsto dalla Conferenza di servizi, che prevede la realizzazione e il finanziamento dell'opera in questione il 16 ottobre del 2003;
nel frattempo a seguito di elezioni, la nuova amministrazione comunale ha bloccato l'opera per timore di esporre il comune a conseguenze giuridiche ed economiche a seguito di tali atti illegittimi;
la Giunta regionale ha nominato quindi un commissario ad acta per sostituirsi al comune dichiarato inadempiente nella redazione degli atti conseguenti per realizzare l'opera, prevista dal citato accordo di programma;
il commissario ad acta nominato dalla Giunta regionale secondo l'interrogante non avrebbe rispettato il dettato normativo del decreto legislativo n. 163 del 2006 articolo 29, in relazione all'espletamento delle gare d'appalto;
la Giunta regionale, inoltre, non rispetterebbe la normativa dell'accordo di programma di cui all'articolo 34 decreto legislativo n. 267 del 2000 perché sarebbe venuta meno l'efficacia della dichiarazione d'indifferibilità ed urgenza, poiché le opere non hanno avuto inizio entro tre anni, scaduti il 16 ottobre, data riferita all'approvazione dell'Assessore regionale all'urbanistica, del predetto Accordo di programma -:
se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti esposti in premessa e se corrispondenti al vero;
quali iniziative di propria competenza intendano adottare per salvaguardare il sito di Ravello.
(4-01643)

Risposta. - In risposta all'interrogazione parlamentare in esame, con la quale l'interrogante chiede se questo Ministero sia a conoscenza delle vicende circa la realizzazione dell'Auditorium «Oscar Niemeyer» nel comune di Ravello e quali iniziative intenda adottare per salvaguardare il sito di Ravello, si osserva quanto segue.
Il Comune di Ravello, con delibera della giunta comunale 11 luglio 2003, n. 121, ha approvato il progetto preliminare, redatto dall'architetto Oscar Niemeyer, per la realizzazione dell'auditorium in questione nell'area identificata al Foglio 6 - particelle nn. 1479-1485-1476-1486-2168-2170-1474-1481-2169-2171.


Successivamente, l'ufficio tecnico comunale ha redatto il progetto definitivo, in ordine al quale il responsabile unico del procedimento ha proposto al sindaco del comune di Ravello l'indizione della conferenza di servizi per l'acquisizione dei pareri ed autorizzazioni sul progetto medesimo, nonché la stipula dell'accordo di programma con la regione Campania e la comunità montana penisola Amalfitana.
Con decreto n. 5547 del 14 luglio 2003 il Sindaco del comune di Ravello ha indetto la conferenza di servizi, la cui prima riunione è avvenuta il 4 agosto 2003 che si è conclusa con esito favorevole; infatti, la commissione edilizia integrata del comune di Ravello, la commissione tecnica comunale, il comitato tecnico regionale, l'autorità di bacino Destra Sele, l'azienda sanitaria locale SA1 e la soprintendenza per i beni architettonici e per il paesaggio di Salerno si sono pronunciate positivamente.
In particolare quest'ultima si è così espressa: «considerato che l'intervento proposto contribuisce a migliorare l'immagine di Ravello quale città d'arte, cultura e musica; che l'intervento previsto si configura come una importante opera di architettura contemporanea, che non è in conflitto conto il paesaggio e i monumenti della città di Ravello, visto il decreto di autorizzazione paesaggistica n. 38 del 21 luglio 2003 a firma del Sindaco di Ravello, esprime parere favorevole a condizione che la realizzazione delle opere, vista la particolare rilevanza dei luoghi, venga comunque sottoposta all'alta sorveglianza in corso d'opera da parte della stessa Soprintendenza».
Il 16 ottobre 2003 l'assessore regionale all'urbanistica ha approvato l'accordo di programma.
Successivamente l'accordo di programma per la realizzazione dell'auditorium «Oscar Niemeyer» è stato oggetto di ricorso da parte di Italia nostra e del proprietario dell'area da espropriare.
Il tribunale amministrativo regionale Campania, (sezione I, sentenza n. 1792/04), in accoglimento del ricorso proposto, ha annullato i provvedimenti con i quali il comune di Ravello aveva approvato, a seguito della conferenza dei servizi, il progetto relativo alla realizzazione dell'auditorium.
Avverso tale decisione hanno proposto appello il comune di Ravello e la regione Campania.
Il Consiglio di Stato, sezione IV con decisioni 3 maggio 2005 n. 2107, 7 novembre 2006 n. 7014 e 10 novembre 2006 n. 551, ha accolto l'appello del comune di Ravello. Di conseguenza ne è seguita la ripresa della procedura volta alla realizzazione del progetto.

Il Ministro per i beni e le attività culturali: Sandro Bondi.

DELLA VEDOVA. - Al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 61, comma 8, del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, come convertito con modificazioni dalla legge 6 agosto 2008, n. 131, riduce l'importo del corrispettivo e incentivo per la progettazione ex articolo 92, comma 5, del Codice degli appalti di cui al decreto legislativo 12 aprile 2006, n. 163;
in particolare, tale disposizione riduce allo 0,5 per cento l'originaria quota del 2 per cento dell'importo posto a base di gara di un'opera o di un lavoro, prevista come corrispettivo e incentivo massimo per la progettazione e destina il restante 1,5 per cento all'entrata del bilancio dello Stato -:
se, come apparirebbe evidente dal suo tenore, la norma sia da intendersi relativa a tutte le amministrazioni appaltanti sottoposte alla disciplina di cui al decreto legislativo 12 aprile 2006, n. 163;
in tal caso, se nella logica del contenimento e della razionalizzazione della spesa pubblica non fosse preferibile una misura che, riducendo gli incentivi per i dipendenti delle amministrazioni, non comportasse il trasferimento dell'economia così realizzata al bilancio dello Stato;

se non ritenga comunque utile provvedere a chiarire l'interpretazione della norma in oggetto alle amministrazioni interessate.
(4-01357)

Risposta. - In relazione all'interrogazione in esame, si rappresenta quanto segue:
l'articolo 61 del decreto-legge n. 112 del 2008, convertito con modificazioni dalla legge n. 133 del 2008 prevede un insieme di misure volte al contenimento e alla riqualificazione della spesa pubblica, coerentemente con l'impianto complessivo del citato decreto, in attuazione degli impegni assunti dal Governo in sede di presentazione al Parlamento del documento di programmazione economico finanziario per gli anni 2009-2013;
con il comma 8 del suindicato articolo 61, in particolare, si è inteso rimodulare l'importo del corrispettivo che è ripartito per ogni singola opera o lavoro, con le modalità ed i criteri previsti dalla contrattazione collettiva e assunti in un regolamento adottato dall'amministrazione interessata, tra il responsabile del procedimento e gli incaricati della redazione del progetto, del piano di sicurezza, della direzione dei lavori, nonché del collaudo;
per effetto di tali variazioni lo 0,5 per cento continua ad essere corrisposto con le predette modalità e per le medesime finalità di cui all'articolo 92, comma 5 del decreto legislativo 12 aprile 2006, n. 163, mentre il restante 1,5 per cento dell'importo è destinato all'entrata del bilancio dello Stato;
tale disposizione - il cui ambito di applicazione è richiamato dall'articolo 3 del decreto legislativo 12 aprile 2006, n. 163 recante «Codice dei contratti pubblici» - è stata in un primo tempo abrogata dall'articolo 1, comma 10-
quater, lettera b) del decreto-legge n. 162 del 2008, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 201 del 2008, recante «Interventi urgenti in materia di adeguamento dei prezzi di materiali da costruzione, di sostegno ai settori dell'autotrasporto, dell'agricoltura, e della pesca professionale, nonché di finanziamento delle opere per il G8 e definizione degli adempimenti tributari per le regioni Marche e Umbria colpite dagli eventi sismici del 1997», e successivamente confermata per effetto della reintroduzione della norma in esame con l'articolo 18, comma 4-sexies del decreto-legge n. 185 del 2008, convertito con modificazioni, dalla legge n. 2 del 2009, recante «Misure urgenti per il sostegno a famiglie, lavoro, occupazione e impresa, e per ridisegnare in funzione anti-crisi il quadro strategico nazionale»;
rispetto alla formulazione originaria, tuttavia, la suindicata quota dell'1,5 per cento, rinveniente dalla riduzione delle somme non più ripartite tra i vari soggetti indicati all'articolo 92, comma 5 del decreto legislativo n. 163 del 2006, è riassegnata ad incremento del fondo di parte corrente previsto al medesimo articolo 61, comma 17, del decreto-legge n. 112 del 2008;
le risorse del predetto fondo, a tal fine, potranno essere destinate tra l'altro, con l'obiettivo della riqualificazione della spesa pubblica, alla tutela della sicurezza pubblica e del soccorso pubblico e al finanziamento della contrattazione collettiva integrativa delle amministrazioni dello Stato, delle agenzie, degli enti pubblici non economici, inclusi gli enti di ricerca, nonché le università;
sul punto, si segnala, altresì, che le quote dei fondo eccedenti i 200 milioni di euro e non destinate alle predette finalità entro il 31 dicembre di ogni anno costituiranno economie di bilancio, in linea con il piano di stabilizzazione triennale della finanza pubblica avviato con il decreto-legge n. 112 del 2008.

Come emerge dalle modifiche apportate alla formulazione originaria della norma, è, quindi, del tutto evidente che l'intento del Governo, pur nelle criticità del ciclo economico in atto, è quello di assicurare adeguate risorse finalizzate al riconoscimento del merito e della professionalità nella pubblica amministrazione, senza per questo abbandonare l'esigenza del risanamento della finanza pubblica, coerentemente

con quell'azione di «spending-review» in grado di coniugare stabilizzazione e miglioramento della spesa pubblica con meritocrazia, innovazione ed efficienza.
Il Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione: Renato Brunetta.

DIMA. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
nelle scorse settimane, come si apprende da notizie apparse sulla stampa regionale, la Soprintendenza ai Beni Archeologici della Calabria avrebbe provveduto ad avviare l'iter di riorganizzazione dei propri uffici periferici;
la Soprintendenza calabrese avrebbe rideterminato i propri ambiti territoriali addirittura attraverso un'ordinaria contrattazione decentrata con le rappresentanze sindacali interne;
questa ridefinizione degli uffici, se confermata ufficialmente, ridimensionerebbe gravemente le strutture territoriali dell'Ufficio degli scavi di Sibari e del Museo archeologico nazionale della Sibaritide;
l'unità territoriale di Sibari, così composta, ha promosso, sin dal 1970, importanti attività di scavo e di ricerca, ricoprendo un ruolo di primo piano nel panorama delle attività scientifiche legate all'archeologia;
la Soprintendenza archeologica calabrese, con questo provvedimento, smembrerebbe, in maniera irrazionale, le funzioni e le competenze assegnate all'Ufficio degli scavi di Sibari, tanto è vero che ben 93 comuni su 130 dovranno interloquire con l'Ufficio territoriale della Provincia di Crotone e di Catanzaro;
questo provvedimento risulterebbe anche assurdo se si pensa che andrebbe ad incidere negativamente non solo sul criterio della coerenza territoriale, trattandosi di un comprensorio, la Sibaritide, con caratteristiche storiche, archeologiche e geomorfologiche omogenee, ma anche su quello della logica amministrativa, appartenendo tutti i Comuni interessati all'iniziativa della Soprintendenza, alla Provincia di Cosenza;
le conseguenze di questa iniziativa sarebbero dannose per la salvaguardia del sistema archeologico della Sibaritide che, dovendo essere considerato nella sua unità di insieme, soprattutto storica, e culturale, non dovrebbe essere disarticolato attraverso un mero passaggio di competenze che, essendo avulso dal contesto in cui produrrebbe effetti, nuocerebbe alla realizzazione di un complessivo progetto turistico di qualità ed eccellenza che avrebbe la sua punta di diamante proprio nel patrimonio archeologico -:
quali iniziative il Ministro per i beni e le attività culturali intenda intraprendere per evitare che un provvedimento così concepito, che presenta evidenti caratteri di irrazionalità e di illogicità, diventi definitivamente esecutivo.
(4-01617)

Risposta. - Con riferimento all'interrogazione parlamentare in esame, con la quale l'interrogante chiede quali iniziative intenda assumere questo Ministero per ripristinare le competenze territoriali esercitate sin dal 1970 dall'ufficio territoriale scavi di Sibari che attualmente, data la nuova riorganizzazione degli uffici territoriali, sono state ridimensionate, si osserva quanto segue.
La contrattazione sindacale volta alla riorganizzazione degli uffici periferici della soprintendenza per i beni archeologici della Calabria non è stata concordata con le organizzazioni sindacali aziendali, ma si è svolta in vari incontri fra i delegati regionali delle organizzazioni sindacali (Cgil, Cisl, Uil, Unsa Consal, Dirstat) e le rappresentanza sindacale unitaria della soprintendenza della Calabria (Rsu) (entrambi soggetti sindacali titolari della contrattazione, come previsto dal contratto collettivo nazionale del lavoro 1998/2001, capo II, articolo 8, comma 2).


La direzione regionale per i beni culturali e paesaggistici della Calabria, piuttosto che limitarsi ad informare preventivamente le parti sindacali in merito ai criteri generali che intendeva adottare per l'organizzazione del lavoro delle soprintendenze (come previsto dal contratto collettivo nazionale del lavoro citato), ha ritenuto, data la rilevanza del tema in questione e le pregresse e reiterate richieste sindacali in merito, di contrattare l'argomento con le organizzazioni sindacali regionali e con le rappresentanze sindacali unitarie.
In particolare, fra settembre e ottobre 2008 si sono svolti tre incontri, nel corso dei quali i rappresentanti sindacali hanno avuto l'opportunità di formulare le proprie osservazioni circa le proposte avanzate dall'amministrazione, osservazioni che sono state accolte.
Le parti sindacali non solo hanno concordato con l'organizzazione presentata dalla soprintendenza, ma hanno sottolineato la loro soddisfazione per il raggiungimento dell'accordo, stilando un comunicato stampa che è stato firmato da tutti i presenti.
Ciò premesso, non sembra possano sussistere elementi per dubitare della legittimità dell'ordine di servizio che ha definito la nuova organizzazione della Soprintendenza, atto che si fonda su una contrattazione condotta con le organizzazioni sindacali regionali competenti a norma della regolamentazione vigente.
Con riferimento alla delimitazione del territorio afferente l'ufficio territoriale di Sibari, si osserva che inizialmente il territorio assegnato alla sede territoriale di Sibari, avviata nel 1970 e denominata «Ufficio scavi», coincideva, in buona sostanza, con l'intera circoscrizione della provincia di Cosenza.
Tale situazione dipendeva, da un lato, dalla penuria di funzionari archeologi assegnati alla soprintendenza archeologica e, d'altro canto, coincideva con la necessità di dotare una zona della Calabria, molto lontana e difficilmente raggiungibile dalla sede centrale di Reggio Calabria (tenuto anche conto dell'assenza di collegamenti infrastrutturali efficaci), di un presidio fisso posto a tutela di un territorio vasto ed archeologicamente rilevante.
La situazione originaria tra il 1995 e il 1998 e poi ancora di recente nel 2007, si è venuta a modificare in misura consistente, tale esigenza è stata ravvisata come prioritaria per trasparenti motivazioni di tutela tese ad assicurare una maggiore e capillare presenza in aree geografiche dislocate a notevole distanza tanto dalla sede centrale di Reggio quanto dal sito dell'antica fondazione achea.
In primo luogo basti considerare lo scorporo dell'area del Bruzio tirrenico, prospiciente la fascia litoranea e la retrostante dorsale appenninica.
La consistenza topografica assegnata all'ufficio scavi di Sibari fu inoltre nuovamente intaccata con la riorganizzazione varata nel 2007 dal soprintendente
ad interim professor Guzzo, che determinò la nascita dell'ufficio territoriale della Sila, con sede a Crotone e affidato alle cure di altro archeologo responsabile, con l'intento evidente di incrementare (com'è effettivamente accaduto) l'attività di ricerca, tutela e valorizzazione nel comprensorio morfologicamente e storicamente unitario della Sila, a sua volta ben distinta dall'area della Sibaritide.
Rispetto a questa progressiva riduzione territoriale dell'ufficio di Sibari, la riorganizzazione adottata di recente propone un'articolazione territoriale complessivamente ancora più omogenea e calibrata nella dimensione e caratterizzazione delle aree geografiche assegnate ai vari uffici periferici, elementi invero non automaticamente corrispondenti al «numero» dei comuni.
Ciò anche al fine di ovviare ad inaccettabili sperequazioni nel peso e nella natura degli incarichi attribuiti ai diversi funzionari, ritenuti dagli stessi sindacati pesanti fattori di criticità dell'organizzazione del lavoro nella soprintendenza calabrese.
Per tale ragione, il territorio assegnato all'ufficio della Sila è stato implementato dalla direzione regionale per i beni culturali e paesaggistici della Calabria, al fine di individuare in modo coerente tutta l'area silana.


Per la stessa ragione la zona dell'Alto Tirreno cosentino (che peraltro sin dall'inizio ha incluso il sito di Laos - Santa Maria del Cedro - colonia di Sibari ed ultima città della Lucania, secondo il geografo greco Strabone), è stata ulteriormente ritoccata per ricomprendere i versanti del massiccio del Pollino affacciati sul lungo fronte tirrenico.
Nella valutazione obiettiva dei compiti attribuiti ai funzionari responsabili dei diversi uffici territoriali sono inoltre entrati in gioco la quantità delle aree archeologiche e dei musei nazionali (due, nel caso della Sibaritide) inclusi nelle rispettive aree di competenza.
Quanto alle competenze assegnate alle varie sedi periferiche, occorre ribadire che tali uffici costituiscono articolazioni funzionali della Soprintendenza presenti nel territorio, ma non rappresentano strutture tecnico-amministrative dotate di autonomia giuridica.
Per tale ragione il tema del ritenuto rapporto di reciprocità tra circoscrizione provinciale (e/o comunale) e ufficio territoriale periferico non è condivisibile, restando in ogni caso in capo al dirigente della soprintendenza ai beni archeologici, con sede a Reggio Calabria, la responsabilità della ricerca, della tutela e della valorizzazione dell'intero patrimonio archeologico calabrese, in ossequio alle norme di legge vigenti e agli obiettivi fissati contrattualmente.
In relazione a quanto sopra si potrebbe concludere che, sotto il profilo scientifico, l'attuale configurazione del territorio assegnato all'ufficio periferico di Sibari rappresenta la perimetrazione di gran lunga più corrispondente alla reale dimensione storica dell'area convenzionalmente definita come «Sibaritide».
Sibaritide, nell'accezione comune, è il territorio progressivamente sottoposto al controllo della colonia achea di Sybaris, dalla nascita fino alla sua distruzione, avvenuta nel 510 a.C.: «Con tale espressione possiamo intendere, in linea di massima, la vasta pianura che, a sud, confinava con il territorio di Crotone sul Trionto; a nord, con la Siritide all'altezza di capo Spulico, mentre all'interno era delimitata dal massiccio del Pollino, che si stende fin verso la costa e prosegue, a sud, nella serra del Dolce-dorme» (E. Greco,
Magna Grecia, Bari 1981, p. 114).
L'area della Sibaritide, intesa nella sua consistenza storica ed archeologica, comprende, dunque, parte del versante ionico dell'attuale provincia di Cosenza, con l'esclusione delle aree interne della Sila, dell'area del Pollino e del versante ionico meridionale, in antico saldamente in mano a popoli indigeni.
Il confine meridionale di tale zona si colloca, infatti, nel territorio a nord del fiume Neto, da Cirò Marina fino all'odierna Rossano, un territorio che fu sostanzialmente ellenizzato ad opera di Crotone.
Eccessivo appare, perciò, il timore che il ridimensionamento di tale ufficio debba imputarsi a «incomprensione per l'importanza del patrimonio archeologico di Sibari», come paventato dall'interrogante.
Inoltre, non sembra del tutto condivisibile l'affermazione secondo la quale con la nuova organizzazione territoriale della soprintendenza si voglia sottovalutare la rilevanza di Sibari o, peggio, preludere allo smantellamento di quel vasto e ramificato sistema di collaborazioni con università e istituti italiani e stranieri (tra i quali in futuro sarebbe auspicabile includere anche l'Università della Calabria, con sede a Cosenza), cui si deve lo sviluppo della ricerca scientifica nel luogo dell'antica e gloriosa colonia achea.
Quanto ai programmi relativi alla valorizzazione del sito, oltre ai lavori di manutenzione ordinaria e straordinaria (fondi ministeriali, esercizi finanziari 2007 e 2008), è in fase di appalto un notevole intervento per la gestione idrogeologica sperimentale del parco archeologico, che ammonta ad euro 800.000,00 (APQ Calabria, codice SPA23/1), la cui realizzazione progettuale è dei mesi scorsi.
Tra poco saranno avviati gli scavi archeologici condotti, con fondi Arcus, dalla Scuola archeologica italiana di Atene nelle aree del Parco del Cavallo e di Casa Bianca.
Sono infine in corso sopralluoghi congiunti con gli esperti del Ministero dello

sviluppo economico, finalizzati alla redazione di progetti preliminari, conseguenti lo studio di fattibilità realizzato dalla società Sviluppo Italia nell'anno 2005, destinati a convogliare nel vasto bacino di utenza della Sibaritide, e perciò stesso nel territorio provinciale cosentino, ingenti risorse finanziarie per interventi di tipo sia infrastrutturale che scientifico.
Il Ministro per i beni e le attività culturali: Sandro Bondi.

FARINA COSCIONI, MAURIZIO TURCO, ZAMPARUTTI, BERNARDINI e BELTRANDI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro per le pari opportunità. - Per sapere - premesso che:
La Raccomandazione 98/376/CE del Consiglio del 4 giugno 1998 che ha istituito il Contrassegno disabili non è stata ancora recepita dalla Repubblica Italiana. Tale Raccomandazione uniforma il contrassegno disabili a livello UE e garantisce loro certezza dei diritti di cui al contrassegno medesimo in tutta l'UE. Infatti attualmente in Italia il rilascio e la regolamentazione del contrassegno, essendo demandata ai comuni, dà luogo ad una non uniformità dei contrassegni stessi che espone il disabile ad una non certezza dei propri diritti quando si reca in comuni diversi da quello di propria residenza, ovvero quando è in ambito UE dove si assomma anche un problema di comprensione linguistica del contrassegno stesso. Il contrassegno europeo, prevedendo il pittogramma ONU dell'individuo in carrozzina, prescrive l'apposizione del nome e cognome del beneficiario nella parte non visibile dello stesso, ed è, quindi, più in linea con la normativa privacy di quello adottato in Italia, di cui all'articolo 381 del decreto del Presidente della Repubblica 16 dicembre 1992, n. 495 (cosiddetto contrassegno arancione) che prevedeva e formalmente prevede ancora che le generalità del beneficiario siano sul fronte dello stesso sotto al pittogramma. Infatti il Garante della privacy italiano, con provvedimento del 1999 in tema di contrassegno osservava, tra l'altro, che: «...Infatti, l'inclusione nel contrassegno di alcuni dati pure previsti nel modello approvato con il medesimo regolamento, contrasta con l'appena ricordato principio di "pertinenza", specie se rapportata alla funzione amministrativa in concreto esercitabile dall'organo comunale, in sede di controllo sulla liceità e sul corretto utilizzo dei permessi speciali di circolazione e di sosta. Ad assicurare il corretto esercizio di tale funzione, è sufficiente infatti che il contrassegno rechi in evidenza l'indicazione del Comune competente e del numero di autorizzazione dal quale ogni soggetto preposto al controllo può comunque risalire agevolmente al titolare del permesso e alla relativa pratica, ed accertare la genuinità del documento, la validità del permesso e il suo uso conforme alle prescrizioni eventualmente impartite dall'autorità comunale. Peraltro, la stessa dicitura "parcheggio invalidi" può essere ritenuta superflua, in quanto la stampigliatura del disegno che figura sul contrassegno è di per sé sufficiente ad assicurare l'immediata leggibilità del titolo che dà diritto alle facilitazioni. Semmai, le generalità del titolare potrebbero essere riportate sul lato posteriore del contrassegno o, comunque opportunamente celate all'immediata visibilità dall'esterno del veicolo, rendendole comunque immediatamente conoscibili in caso di eventuale richiesta di un pubblico ufficiale»;
tale provvedimento pur essendo diretto al legislatore non ha provocato la modifica del decreto del Presidente della Repubblica di cui sopra, ma è stato di fatto recepito da molti comuni che emettono il contrassegno arancione con le generalità dell'intestatario sul retro, pur continuando nelle delibere a riferirsi come fonte del modello del contrassegno al decreto del Presidente della Repubblica n. 495, come ad esempio la deliberazione n. 21 del 19 febbraio 2007 del Consiglio comunale di Roma;

l'elemento oggettivamente ostativo all'adozione del contrassegno europeo è intervenuto nel 2003, con l'introduzione nel nuovo codice della privacy che, all'articolo 74, comma 1, proibisce espressamente di riportare sul fronte del contrassegno il pittogramma o diciture da cui possa desumersi la qualità di disabile dell'intestatario. In proposito è significativo quanto detto dal Garante della privacy nella relazione per il 2004 al Parlamento subito dopo l'entrata in vigore del Codice: «...A seguito delle novità introdotte dal Codice, nel corso dell'ultimo anno sono pervenute numerose richieste di parere in merito ai contrassegni per la circolazione e la sosta di veicoli a servizio di persone invalide, regolate, in particolare, dall'articolo 188 del Codice della strada (decreto legislativo 30 aprile 1992, n. 285), dall'articolo 381 del relativo regolamento di attuazione (decreto del Presidente della Repubblica 16 dicembre 1992, n. 495) e, da ultimo, dall'articolo 74 del Codice. In relazione al possibile conflitto tra le norme citate, il Garante ha chiarito che, configurandosi l'articolo 74 del Codice norma specifica di rango primario, la stessa deve considerarsi prevalente. Pertanto, i contrassegni da esporre su veicoli devono contenere i soli dati indispensabili ad individuare l'autorizzazione rilasciata e risultare privi di simboli o diciture dai quali possa desumersi la speciale natura dell'autorizzazione. Per il controllo della regolarità del contrassegno è, quindi, sufficiente porre in evidenza l'indicazione del comune competente e del numero di autorizzazione, informazioni dalle quali si può agevolmente risalire al titolare del permesso, oltre a verificare la validità dello stesso e la correttezza del suo utilizzo...»;
è anche importante evidenziare, come l'inequivocabile divieto posto dal richiamato articolo 74, comma 1, del codice, si pone in aperto contrasto anche con i contrassegni che vengono attualmente rilasciati dalla maggioranza dei comuni ancora in base al decreto del Presidente della Repubblica n. 495, con il pittogramma della persona in carrozzina e diciture varie. Quanto sopra connota l'intera disciplina italiana dei permessi disabili, di una forte precarietà causata dall'essere la regolamentazione di cui al citato decreto del Presidente della Repubblica in contrasto con una norma di rango superiore, qual'è l'articolo 74. Tale stato di cose comporta necessariamente una modifica normativa che fornisca alle persone disabili certezza dei propri diritti che garantiscono loro l'effettiva mobilità;
va considerato da ultimo che il divieto posto dall'articolo 74, comma 1, del Codice della privacy, nella parte in cui lascia trasparire che l'essere semplicemente disabile sia un dato sensibile in sé, potrebbe costituire una forzatura, sia rispetto alla stessa normativa privacy e, più in generale, verso gli interessi primari tutelati dal nostro ordinamento. Infatti la mera appartenenza alla categoria dei disabili non si può considerare un «dato sensibile», per come peraltro definito dal codice medesimo il dato sensibile medesimo, viceversa, è tale solo in relazione alla diagnosi della singola persona disabile. Infatti nella maggior parte dei casi la disabilità è un dato evidente insito nel corpo dei disabili medesimi; considerare l'essere disabile come dato sensibile in sé porterebbe, di conseguenza, a conclusioni ed esclusioni assurde ed aberranti dalla vita sociale del disabile medesimo. Per converso, l'essere disabile si può definire correttamente un dato obbiettivo, semmai di appartenenza ad una formazione sociale che l'ordinamento ha come obiettivo fondamentale e tendenziale di porre, sulle stesso piano di tutti gli altri, alla luce degli articoli 2, 3 e 16 della costituzione italiana -:
quali iniziative di carattere normativo intendano tempestivamente intraprendere che consentano, da una parte, l'adozione in Italia del contrassegno disabili previsto dalla Raccomandazione 98/376/CE del Consiglio del 4 giugno 1998 e,

più in generale, di sanare l'attuale precarietà giuridica che grava sulla disciplina italiana dei permessi disabili.
(4-01916)

Risposta. - In riferimento all'interrogazione in esame, si forniscono i seguenti elementi di risposta.
Il Codice della strada ha posto particolare attenzione alle problematiche afferenti la sfera dell'
handicap motorio attraverso una serie di norme che facilitano la mobilità dei diversamente abili e che garantiscono loro un rapporto «attivo» con la strada.
In particolare, l'articolo 188 del Codice della strada e il decreto del Presidente della Repubblica 503 del 1996 prevedono che gli utenti diversamente abili possano usufruire di importanti agevolazioni, esponendo il contrassegno previsto dall'articolo 381 del regolamento di esecuzione del codice della strada.
Il contrassegno, che ha validità nazionale, permette una rapida individuazione da parte degli organi di polizia stradale dei veicoli al servizio della persona diversamente abile ponendo in condizione l'agente accertatore di non rilevare eventuali infrazioni ad obblighi dai quali gli aventi diritto sono esonerati attraverso l'esposizione dell'autorizzazione. Tra le agevolazioni si ricordano, in particolare, il transito nelle corsie preferenziali, la sosta in zone di divieto dove è espressa la deroga, la sosta ed il transito in zone ove vige il divieto ai sensi dell'articolo 7 del codice della strada e la sosta gratuita nelle aree a tariffazione.
Il fine del contrassegno è, pertanto, quello di agevolare la loro mobilità e, nel contempo, garantire loro la possibilità di usufruire delle facilitazioni previste dal codice della strada e dal decreto del Presidente della Repubblica 503 del 1996, al riparo da improprie contestazioni o verbalizzazioni di infrazioni.
Come è noto, le disposizioni del Codice della strada e del suo regolamento prevedono che alle persone invalide, previa visita medica che ne attesti le effettive condizioni, sia concesso il cosiddetto «contrassegno invalidi» o «tagliando arancione», il quale riporta sulla parte visibile il pittogramma dell'uomo in carrozzina, il numero di concessione, il nome dell'intestatario, il suo indirizzo e l'indicazione del comune che ha rilasciato il contrassegno.
La normativa sopracitata risulta oggi in contraddizione con il disposto dell'articolo 74, comma 1, del decreto legislativo 196 del 30 giugno 2003 «Codice in materia di protezione dei dati personali», che non greve e l'esposizione di simboli o diciture dai quali può desumersi la speciale natura dell'autorizzazione, per la sola visione del contrassegno, vanificando in tal modo quanto sopra espresso ed esponendo gli aventi diritto, ad ulteriori difficoltà.
Tale opinione è condivisa anche da alcune importanti associazioni di categoria che non ritengono lesivo della loro dignità l'esposizione del contrassegno attuale, e che ben conoscono le difficoltà che i loro iscritti devono affrontare a causa di un contrassegno del tutto anonimo. Peraltro tale contrassegno non individua, con la sola esposizione, il titolare ma il veicolo al suo servizio, tutelandone di fatto la privacy.
Si aggiunga che sarebbe estremamente complicato predisporre un unico modello di contrassegno che contenga i soli dati indispensabili ad individuare l'autorizzazione rilasciata, privo di simboli o diciture dai quali possa desumersi la speciale natura dell'autorizzazione e che sia riconosciuto all'istante da tutte le forze dell'ordine, senza che questo assuma, di fatto, il significato di «auto al servizio delle persone invalide», vanificando così l'intento del legislatore, per non parlare della facilità con cui tali contrassegni potrebbero essere contraffatti o falsificati.
La questione è stata più volte sottoposta all'attenzione del Garante per la protezione dei dati personali che, purtroppo, non sembra comprendere la difficoltà di adottare un contrassegno che, se realizzato come prescritto, creerebbe ulteriori difficoltà a categorie di persone già duramente provate.
Peraltro, proprio a seguito di quanto previsto dalla legge 196 del 2003, in Italia non è possibile adottare il contrassegno europeo «Parking Card for disabile people», valido nella Comunità europea ed emanato con raccomandazione del Consiglio

del 4 giugno 1998, n. 98/376/CE che permette a tutti i cittadini della Comunità di usufruire in ogni Paese dell'Unione europea delle facilitazioni ivi previste. La citata raccomandazione del Consiglio ha suggerito agli Stati membri di adottare, e poi riconoscere, un contrassegno unico per il parcheggio e la circolazione dei disabili, dando indicazioni sul colore del tagliando e sui dati da riportare nella parte visibile dello stesso.
Pochi Paesi hanno accolto tale indicazione, fra questi la Spagna e l'Austria, mentre l'Italia, come già detto, non ha ancora adeguato la propria normativa per le ragioni di cui sopra.
La situazione attuale necessita, quindi, di un chiarimento nell'interesse della categoria delle persone diversamente abili nel senso auspicato dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti che più volte ha proposto nelle sedi competenti una modifica al richiamato articolo 74, comma 1 del decreto legislativo 196 del 2003 che preveda la soppressione della parte del comma che vieta «l'apposizione di simboli o diciture dai quali può desumersi la speciale natura dell'autorizzazione per effetto, della sola visione del contrassegno», fermi restando i vincoli di tutela dei dati personali. Senza tale modifica preliminare, non è possibile uniformare la normativa nazionale ai criteri contenuti nella raccomandazione 98/376/CE e garantire, di conseguenza, ai soggetti disabili il diritto di circolare liberamente nel territorio dei Paesi dell'Unione europea così come stabilito dall'articolo 18 del trattato che istituisce la Comunità europea.
Da ultimo si fa sapere che il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti si è attivato in tal senso presso la IX Commissione della Camera dei deputati e tale disposizione è stata inserita come articolo 38 dell'A.C. 44 e abbinati recanti «Disposizioni in materia di sicurezza stradale» trasferito in sede legislativa presso la IX Commissione trasporti della Camera.

Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti: Altero Matteoli.

FOGLIARDI. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
l'inverno scorso l'Amministrazione Comunale di Verona annunciava l'importante iniziativa dell'Assessorato alla Cultura, relativa all'organizzazione a Verona di una mostra sul Louvre, da allestire nel Palazzo Congressi della Gran Guardia sulla centralissima Piazza Brà, di fronte all'Arena, per il periodo 19 Settembre 2008-15 Febbraio 2009;
l'organizzazione dell'evento veniva affidata alla Società Linea d'Ombra del dottor Marco Goldin, con sede a Treviso, che con conferenza stampa rispettivamente a Milano e Verona, annunciava ufficialmente tale evento di portata internazionale, definito eccezionale per la selezione delle opere che per la prima volta sarebbero uscite dal famoso museo Parigino, per arrivare a Verona;
lo stesso Sindaco di Verona Flavio Tosi, nel saluto sul dépliant, pubblicato sulle più famose riviste nazionali, definiva l'evento «...un'occasione irripetibile: per la prima volta il museo più importante del mondo da vita ad un accordo esclusivo, scegliendo Verona per ripercorrere in 140 capolavori esposti, cinque secoli di grande pittura, ma anche di scultura e di disegno ... l'evento che presentiamo è la dimostrazione che il nostro sistema cultura è in grado di intrattenere relazioni proficue con i più grandi centri culturali del mondo: con questa mostra Verona riconferma la sua statura internazionale nei circuiti dell'arte e della cultura»;
lo stesso dépliant presentava fotografie dei capolavori, prezzi dei biglietti d'entrata condizioni particolari per convenzioni con scuole, disposizioni per la richiesta di visite guidate, siti internet, call center e non ultimo sponsorizzazioni del calibro: Fondazione Cariverona, Le Fabblier, Rana, RCS, Aia, Negroni, eccetera;
improvvisamente lo scorso mese di maggio veniva annunciato alla stampa

l'annullamento dell'iniziativa per intervenuta indisponibilità da parte della Direzione del museo, per mai ben chiariti motivi;
l'Amministrazione Comunale di Verona, informava dei fatti anche il Ministro per i beni e le attività culturali che a sua volta ha incaricato il Dottor Alain Elkan, di recarsi a Parigi per verificare personalmente con la Direzione del Louvre, la situazione creatasi;
a tutt'oggi nessuna nuova se non un ipotizzato incontro tra le parti a Roma per l'undici Luglio, incontro al quale parteciperà ovviamente il Sindaco di Verona Flavio Tosi, che nel Consiglio Comunale Straordinario convocato all'uopo giovedì 12 Giugno, ha risposto di sentirsi fuori da ogni responsabilità per «non aver firmato alcun contratto»;
non è noto all'interrogante se esistano delibere di incarico del comune di Verona né quali coperture di spesa siano state adottate né, in tale intricata vicenda, se vi sia stata una corrispondenza con la direzione del Louvre e con il dottor Goldin o siano state previste penali e cauzioni come in tutti i contratti si prevedono in caso di inadempienza da parte di uno dei contraenti;
l'impegno sostenuto fino ad oggi è stato rilevante (solo linea d'ombra parla di oltre 300 mila euro già spese) e nonostante ciò ne è derivato un grave danno di immagine per Verona, i suoi commercianti, gli albergatori che, per una triste ironia, avevano visto già annullati i tanti eventi per dar luogo alla mostra «fantasma» -:
quale situazione abbia trovato l'ambasciatore Elkan e quali garanzie abbia ottenuto a seguito della sua missione.
(4-00397)

Risposta. - In merito all'interrogazione in esame con la quale si chiedono notizie relative alla missione a Parigi del dottor Alain Elkan a seguito dell'annullamento della mostra sul Louvre, organizzata dal comune di Verona, da allestire nel Palazzo congressi della Gran Guardia per il periodo 19 settembre 2008, 15 febbraio 2009, si precisa quanto segue.
Il dottor Elkan nel mese di giugno 2008 ha svolto una programmata missione a Parigi durante la quale ha compiuto una serie di visite istituzionali finalizzate al rafforzamento delle relazioni culturali tra la Francia e l'Italia. Nel corso del predetto viaggio ha incontrato una serie di persone, fra le quali anche il presidente e direttore generale del Museo del Louvre Henry Loirette, allo scopo di organizzare un incontro, a Roma, con una delegazione delle istituzioni culturali francesi, per esaminare le prospettive di collaborazione, in diversi ambiti, in vista di un accordo quadro tra i Ministri della cultura dei due paesi; accordo riguardante non solo il Louvre ma anche altri musei francesi, oltre ai settori del teatro e della musica.
In data 11 luglio 2008, in occasione del predetto incontro di Roma, si è svolta anche una riunione con il sindaco di Verona Flavio Tosi, il già citato direttore Loirette, il dottor Elkan e l'assessore alla cultura della città scaligera Erminia Perbellini, durante la quale sono state poste le basi per una nuova collaborazione con il comune di Verona. In particolare sono state fissate le linee generali per la definizione di un accordo riguardante non solo singoli eventi espositivi ma anche un ampio spettro di iniziative con scambi culturali tra le due realtà.
A tal ultimo proposito si evidenzia che, recentemente, è stato firmato un accordo tra il comune di Verona ed il Museo del Louvre, che vede la collaborazione tra le due istituzioni dall'anno 2009 al 2015 ed un'esposizione centrata sulle opere di Paolo Veronese. Il protocollo prevede una serie di iniziative fra cui una mostra sull'impressionismo da allestire nel Palazzo congressi della Gran Guardia.

Il Ministro per i beni e le attività culturali: Sandro Bondi.

FUCCI. - Al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 71 del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito in legge con modificazioni dalla legge 6 agosto 2008, n. 133, prevede che, per i periodi di assenza per malattia dei dipendenti delle pubbliche amministrazioni, nei primi dieci giorni venga corrisposto il trattamento economico fondamentale con esclusione di ogni indennità o emolumento con carattere fisso e continuativo, nonché di ogni altro trattamento accessorio;
questa previsione è coerente con l'impegno di prevenire il fenomeno delle finte malattie tra i dipendenti delle pubbliche amministrazioni;
tuttavia a parere dell'interrogante ci sono alcuni casi in cui essa rischia di penalizzare in modo eccessivo, alla luce della particolare struttura retributiva ad esse riconosciuta, alcune specifiche categorie, come avviene in particolare per il personale medico del Servizio sanitario nazionale che, avendo una complessa struttura retributiva frazionata anche in numerosissime voci di trattamento accessorio, in caso di giustificata assenza per malattia dal luogo di lavoro subirebbe trattenute che decurterebbero il suo stipendio mensile fino al 40 per cento -:
se ritengano opportune e compatibili con i vincoli di bilancio eventuali iniziative normative o regolamentari sulla portata dell'articolo 71 del decreto-legge n. 112 del 2008 in modo da evitare eccessive conseguenze negative sul trattamento economico delle fasce di personale delle pubbliche amministrazioni che registrano la maggiore incidenza di voci accessorie rispetto al loro trattamento economico complessivo.
(4-01587)

Risposta. - In relazione all'interrogazione in esame si rappresenta quanto segue:
l'articolo 71 del decreto legge n. 112 del 2008 ha stabilito che «per i periodi di assenza per malattia, di qualunque durata, ai dipendenti delle pubbliche amministrazioni di cui all'articolo 1, comma 2, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, nei primi dieci giorni di assenza è corrisposto il trattamento economico fondamentale con esclusione di ogni indennità o emolumento, comunque denominati, aventi carattere fisso e continuativo, nonché di ogni altro trattamento accessorio»;
con successiva circolare n. 7 dello stesso anno, indirizzata a tutte le Amministrazioni pubbliche di cui all'articolo 1, comma 2, del decreto legislativo n. 165 del 2001 - e quindi anche alle aziende e agli enti del servizio sanitario nazionale - è stato chiarito che «si considerano rientranti nel trattamento fondamentale le voci del trattamento economico tabellare iniziale e di sviluppo economico, della tredicesima mensilità, della retribuzione individuale di anzianità, ove acquisita, degli eventuali assegni
ad personam per il personale del comparto ministeri e analoghe voci per il personale dipendente da altri comparti»; in ogni caso per la qualificazione delle voci retributive, le amministrazioni dovranno far riferimento alle eventuali definizioni fornite dai contratti collettivi per ciascun comparto o area di riferimento (articolo 45 del decreto legislativo n. 165 del 2001: «Il trattamento economico fondamentale ed accessorio è definito dai contratti collettivi»);
la contrattazione collettiva consente, quindi, di correggere le eventuali conseguenze negative della riforma segnalate dall'interrogante - riguardanti, in particolare, quel personale pubblico il cui trattamento economico registra un maggior numero di voci accessorie nell'ambito del trattamento complessivo - ben potendosi, con l'uso di tale strumento, attrarre alcune di tali voci nel novero del trattamento economico fondamentale, lì ove si ritenga la loro corresponsione compatibile con l'assenza del dipendente.

Il Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione: Renato Brunetta.

FUCCI. - Al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 10 («Disposizioni particolari») del Contratto collettivo nazionale di lavoro della dirigenza medica e veterinaria recita: «Nel computo dei cinque anni di attività ai fini del conferimento dell'incarico di direzione di struttura semplice ovvero di natura professionale anche di alta specializzazione, di consulenza, di studio e ricerca, ispettivi, di verifica e di controllo indicati nell'articolo 27, comma 1, lettere b) e c) del CCNL dell'8 giugno 2000, rientrano i periodi svolti con incarico dirigenziale a tempo determinato, senza soluzione di continuità»;
a parere dell'interrogante il principio in base al quale, per il computo dei 5 anni di servizio utili per il passaggio al II scaglione dell'indennità di esclusività di rapporto e per l'attribuzione dell'Incarico Professionale, non possano essere utilizzati gli incarichi a tempo determinato se non consecutivi crea una discriminazione oggettiva per due ragioni;
il medico a tempo determinato svolge esattamente almeno il medesimo lavoro dello strutturato di ruolo, se non di più, perché oberato di maggiori turni di guardia e reperibilità;
inoltre in molte regioni, per esempio la Puglia, alcune AUSL pretendono che fra un incarico e l'altro ci sia l'interruzione di 20 giorni proprio per timore di rivendicazioni presso il Giudice dei lavoro in caso di continuità, mentre altre non applicano tale interruzione dando così continuità di incarico al professionista che ha quindi la possibilità di essere immesso in ruolo;
questa situazione pare ancor più incomprensibile considerato che invece, su un altro versante, a fini previdenziali gli incarichi a tempo determinato vengono interamente valutati anche in presenza di interruzione -:
se ritenga, con l'avvicinarsi della scadenza dell'attuale Contratto collettivo nazionale di lavoro della dirigenza medica e veterinaria e dell'avvio delle trattative in vista del rinnovo per il periodo 2010-2014, di assumere iniziative in linea con le posizioni espresse dall'interrogante.
(4-02240)

Risposta. - In relazione all'interrogazione in esame si rappresenta quanto segue:
l'interrogante ha sollecitato questo Ministro, in occasione del prossimo rinnovo contrattuale del comparto della dirigenza medica e veterinaria, ad assumere iniziative idonee ad evitare il perpetrarsi della discriminazione che ritiene attualmente esistente;
essa sarebbe determinata dalla previsione di cui all'articolo 27, comma 1, lettera
b) e c) del contratto collettivo nazionale del lavoro dell'8 giugno 2000, il quale stabilisce che nel computo dei cinque anni di attività, ai fini del conferimento dell'incarico di direzione di struttura semplice ovvero di natura professionale, i periodi con incarico dirigenziale a tempo determinato sono considerati solo se svolti senza soluzione di continuità;
tale regola appare stridente, da un lato, con la natura dell'attività espletata dal medico a tempo determinato, che ha le stesse mansioni dello strutturato di ruolo ed a volte è anche maggiormente oberato dai turni e dalla reperibilità, e dall'altro con il fatto che le regioni italiane si comportano in maniera non univoca rispetto alla questione;
alcune di esse, infatti, pretendono che tra un incarico e l'altro vi sia una interruzione di almeno venti giorni, proprio al fine di evitare rivendicazioni presso il giudice da parte del lavoratore, mentre in altri contesti territoriali vi è continuità nello svolgimento dell'attività, consentendosi così al medico di essere immesso in ruolo;
ulteriore discrasia viene, infine, segnalata in ordine al regime previdenziale, posto che gli incarichi temporanei vengono interamente valutati a tali fini, ancorché si siano verificate delle interruzioni nel corso dell'attività;


tutto ciò premesso, per rispondere al quesito occorre considerare che, ai sensi dell'articolo 47, comma 1, del decreto legislativo n. 165 del 2001, la competenza a definire gli indirizzi per la contrattazione collettiva nazionale spetta ai comitati di settore;
ai sensi dell'articolo 41, comma 3 e 4 del decreto legislativo citato, nel caso di amministrazioni regionali e amministrazioni del servizio sanitario nazionale, per ciascun comparto di contrattazione collettiva, il comitato di settore viene costituito nell'ambito della Conferenza dei Presidenti delle regioni, ed è integrato - per le amministrazioni del servizio sanitario nazionale - da un rappresentante di Governo designato dal Ministro della sanità (
rectius, nell'attuale articolazione organizzativa ministeriale, dal Ministro del lavoro, della sanità e delle politiche sociali);
la competenza del Governo in materia di contrattazione collettiva di amministrazioni diverse dallo Stato è piuttosto limitata dalla normativa vigente ed è regolata dall'articolo 47, commi 1 e 3, del decreto legislativo citato;
esso prevede, da un lato, una valutazione preventiva afferente alla compatibilità degli atti di indirizzo adottati dai comitati di settore con le linee di politica economico-finanziaria nazionale;
raggiunta l'ipotesi di accordo dall'Agenzia per le rappresentanze delle pubbliche amministrazioni, è prescritto che quest'ultima acquisisca un parere dal competente comitato di settore al Presidente del Consiglio dei ministri, che si esprime attraverso il Ministro della funzione pubblica, previa deliberazione del Consiglio dei ministri; tuttavia, in caso di divergenza, spetta al comitato decidere se dare o meno corso all'accordo, salva in ogni caso l'esclusione della copertura finanziaria dello Stato in ordine alle spese su cui sono state formulate osservazioni.

Dal quadro sopra delineato appare chiaro che l'iniziativa, volta ad indirizzare e mutare il tenore della contrattazione collettiva nella materia de qua, spetta ai comitati di settore ai quali non partecipa alcun rappresentante di questa amministrazione.
Tuttavia, in relazione alle proprie generali competenze in materia di personale pubblico, il Dipartimento della funzione pubblica avrà cura di trasmettere al comitato di settore competente, per il tramite del componente designato dal Ministero del lavoro - Dipartimento della salute, le richieste sollecitate dall'interrogante, ciò ai fini di una opportuna valutazione delle stesse nell'ambito della adozione dell'atto di indirizzo per la prossima tornata contrattuale.

Il Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione: Renato Brunetta.

FUCCI. - Al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 18 della legge della Regione Puglia n. 45/2008 afferma: «Il personale laureato non medico in servizio presso le ASL della regione Puglia con la qualifica di educatore professionale a cui è stato riconosciuto il possesso del titolo di laurea magistrale (...) è equiparato alle figure similari laureate (...) ed è inquadrato nella dirigenza sanitaria non medica, di cui all'allegato 2 del decreto del Presidente della Repubblica 20 dicembre 1979, n. 761 (...)»;
ad avviso dell'interrogante, come peraltro segnalato con forte allarme dalla Federazione sindacati indipendenti, questa previsione è discriminatoria nei confronti di altre categorie del personale non medico che, pur essendo assimilabili a quella dell'educatore professionale (per esempio: infermieri, terapisti, tecnici di laboratorio biomedico e sanitari della prevenzione), non godono della stessa possibilità di accedere alla dirigenza sanitaria non medica;

la predetta legge regionale è stata pubblicata sul Bollettino ufficiale della regione Puglia del 29 dicembre 2008 -:
se, alla luce del caso esposto in premessa riguardante la Puglia, sia valutabile da parte del Governo l'ipotesi di sollevare la questione di costituzionalità della citata legge regionale dinanzi alla corte costituzionale, anche in base al principio che sull'intero territorio nazionale non debbano sussistere discriminazioni tra categorie assimilabili del personale sanitario.
(4-02305)

Risposta. - In riferimento all'atto di sindacato ispettivo in esame, si rappresenta quanto segue.
Il Consiglio dei Ministri, nella seduta del 20 febbraio 2009, ha deliberato l'impugnazione dinanzi alla Corte costituzionale della legge della regione Puglia n. 45 del 23 dicembre 2008. In particolare, l'impugnazione si riferisce all'articolo 18 della predetta legge, il quale, laddove prevede l'inquadramento nel ruolo della dirigenza sanitaria non medica degli «educatori professionali» in servizio presso le aziende sanitarie locali della Regione Puglia (inquadrati nella categoria Ds del contratto collettivo nazionale del lavoro del comparto sanità), integra un palese eccesso della competenza legislativa concorrente attribuita alle Regioni in materia di tutela della salute (articolo 117, terzo comma, della Costituzione).
La norma in esame si pone, inoltre, in contrasto con i principi di ragionevolezza, imparzialità e buon andamento della pubblica amministrazione, nonché con il principio del pubblico concorso, di cui agli articoli 3, 51 e 97 della Costituzione. In particolare tale disposizione, nella parte in cui dispone il passaggio di personale dal comparto sanità alla dirigenza senza l'osservanza del requisito del pubblico concorso per titoli ed esami, si pone in stridente distonia con il principio fondamentale di cui all'articolo 6 della legge n. 251 del 2000 (concernente la disciplina per l'accesso alla qualifica unica di dirigente delle professioni sanitarie infermieristiche, della riabilitazione, della prevenzione e della professione di ostetrica), poi specificato con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 25 gennaio 2008. Il citato articolo 6, infatti, nello stabilire la procedura per l'accesso alla dirigenza per i profili professionali del comparto, prevede una procedura concorsuale «alla quale si accede con requisiti analoghi a quella richiesta per l'accesso alla dirigenza del servizio sanitario regionale».
Quanto sopra rappresentato dimostra, pertanto, la correttezza e la legittimità dell'operato del Governo e costituisce una adeguata risposta anche ai fondati dubbi di costituzionalità prospettati dall'interrogante.

Il Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione: Renato Brunetta.

GRIMOLDI. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
l'Orchestra sinfonica e il Coro sinfonico Giuseppe Verdi hanno una valenza artistica, culturale e sociale di indiscussa notorietà e rappresentano l'unica vera formazione sinfonica della città di Milano;
l'orchestra Verdi, dall'anno della sua fondazione nel 1992 ad oggi, ha partecipato a tournée internazionali, ha collaborato con molti teatri del territorio lombardo, ha portato avanti progetti di educazione musicale che hanno coinvolto più di 40.000 ragazzi e si è impegnata in attività sociali all'interno degli ospedali e delle carceri;
l'apporto economico da parte di enti privati, cittadini associati e contributi pubblici non si è dimostrato sufficiente a coprire l'ampiezza delle attività e i programmi promossi a livello nazionale e internazionale dalla fondazione Giuseppe Verdi, che ora rischia di chiudere a causa dell'insufficienza di fondi;
presso la fondazione sono impiegati circa 130 lavoratori in modo stabile e 120

collaboratori che esprimono giustificata preoccupazione sulla loro sorte lavorativa;
la condizione professionale dei musicisti è a dir poco preoccupante data la chiusura a Milano, negli ultimi 15 anni, di due importanti orchestre e data la mancanza di sbocchi professionali per i giovani diplomati presso i conservatori;
l'Orchestra Verdi mette in scena 200 spettacoli all'anno, tutti seguiti da un numeroso pubblico, tanto da vendere circa 5 mila abbonamenti a stagione e incassare un milione cinquecento settantatremila euro;
la quota incassata dall'Orchestra Verdi nell'anno 2006 è paragonabile a quella incassata complessivamente da tutte le 13 orchestre appartenenti all'ICO (istituzioni concertistico orchestrali) italiane;
la Verdi, che ha un pubblico pari a circa il 95 per cento del pubblico di tutte le ICO italiane, riceve 340.000 euro dallo Stato a fronte dei quasi 12 milioni di euro dati alle ICO;
per l'anno 2006, la fondazione Verdi ha ricevuto 90mila euro dalla Regione, 200mila euro dal Comune di Milano e 50mila euro dalla Provincia, per un totale di 340mila euro e cioè il 6 per cento del bilancio dell'Orchestra;
i contributi da parte di enti locali e da parte dello Stato, non superano il 17 per cento dei ricavati propri dell'orchestra;
nel 2006 sono state raccolte quote sociali pari a un milione e 88mila euro, a fronte di 340mila euro di contributi pubblici;
nei 14 anni di vita della fondazione, i soci e gli appassionati hanno contribuito alle casse della fondazione con 10 milioni di euro, a fronte degli 8 milioni e mezzo ricevuti negli stessi anni dallo Stato;
il rapporto fra pubblico e privato sembra quasi paradossale nel caso della fondazione Verdi se si calcola che nel 2006, lo Stato italiano ha contribuito con 340mila euro ai lavori dell'Orchestra, ma l'Orchestra ha versato allo Stato oneri fiscali per 950mila euro, da aggiungere ai 1.600 mila euro versati a Enpals, Inps e Inail;
il ministero per i beni e le attività culturali ha stanziato dei fondi a favore della fondazione, ma essi non sono stati tuttora erogati, in attesa del risanamento dei debiti che la fondazione ha;
i debiti della fondazione, accumulati in 14 anni di attività, ammontano a circa 20 milioni di euro e, secondo indiscrezioni, potrebbero anche superare di molto questa cifra;
il segretario generale Fistel-Cisl, in una recente conferenza stampa ha denunciato la mancanza di impegno da parte delle istituzioni locali, che di fatto impedisce la concretizzazione delle risorse ministeriali formalizzate alla fondazione;
gli orchestrali sono rimasti senza stipendio per diversi mesi e hanno portato la questione all'attenzione delle più alte autorità dello Stato;
sul sito www.laverdi.org si chiede ai sostenitori di sottoscrivere una petizione contro la chiusura della fondazione, indirizzata al Ministro per le attività culturali -:
se il Ministro sia a conoscenza della preoccupante vicenda che coinvolge la fondazione Giuseppe Verdi e se abbia valutato i gravi danni che potrebbero sorgere a causa dell'insufficienza di fondi;
come intenda intervenire per porre rimedio alla situazione e sbloccare i fondi già stanziati dal Ministero;
quali azioni intenda intraprendere per garantire la sopravvivenza anche per il futuro del grande patrimonio artistico rappresentato dall'Orchestra e dal Coro Giuseppe Verdi.
(4-00412)

Risposta. - Con riferimento all'interrogazione parlamentare in esame, con la quale l'interrogante chiede da una parte se il Ministro sia a conoscenza della situazione nella quale gravita la «Fondazione orchestra

sinfonica e coro sinfonico di Milano Giuseppe Verdi» e, dall'altra, quali azioni voglia intraprendere al fine di sbloccare i fondi già stanziati a favore della stessa Fondazione da questo Ministero, si osserva quanto segue.
La Fondazione sopracitata è stata finanziata per la prima volta nell'anno 1996 con un contributo di lire 200.000.000 (poco più di 100.000,00 euro).
Dal 1996 in poi il Ministero ha sempre sostenuto in modo consistente l'attività della Fondazione, nonostante la continua diminuzione del Fondo unico per lo spettacolo (FUS), incrementando i contributi concessi di anno in anno fino ad arrivare ai 365.000,00 euro dell'anno 2005, anno in cui è stata assegnata l'ultima sovvenzione.
A decorrere dal 1999, infatti, la situazione debitoria della Fondazione orchestra sinfonica e coro sinfonico di Milano Giuseppe Verdi nei confronti dell'Ente nazionale di previdenza e di assistenza per i lavoratori dello spettacolo (Enpals) ha raggiunto livelli tali da non permettere la liquidazione di parte dei contributi assegnati.
La Fondazione in questione, dopo vari solleciti ha rateizzato il debito con l'Enpals permettendo così la liquidazione di parte dei contributi.
Successivamente l'Enpals ha sospeso la liquidazione delle restanti sovvenzioni stante l'omissione del pagamento delle rate successive alle prime due.
A quanto consta agli uffici del Ministero, che ha preso visione del bilancio dell'esercizio 2007 e della relazione della società di revisione, il debito complessivo tributario e previdenziale della Fondazione ammonta, a tutt'oggi, a circa 19.252.000,00 euro.
Pertanto, finché la Fondazione non avrà risanato la sua posizione debitoria, in base alla attuali norme, non sarà possibile erogare i saldi dei contributi già concessi attraverso il Fondo unico per lo spettacolo.
Peraltro, l'articolo 6-
quater del decreto legge 31 dicembre 2007, n. 248 (convertito in legge 28 febbraio 2008, n. 31) dispone che «allo scopo di garantire la continuità delle attività di enti e organismi di riconosciuto prestigio operanti nel settore della musica, che versano in condizioni di difficoltà finanziaria, è assegnato a tali enti per l'anno 2008 un contributo complessivo di 5 milioni di euro».
Nei termini previsti dal decreto interministeriale 23 luglio 2008 è pervenuta una sola istanza di contributo; pertanto, con decreto del direttore generale del 16 dicembre 2008 alla Fondazione orchestra sinfonica e coro sinfonico di Milano Giuseppe Verdi è stato assegnato un contributo di cinque milioni di euro, con riserva però di successivo provvedimento all'atto del ricevimento delle necessarie osservazioni del Ministero dell'economia e delle finanze, così come previsto dall'articolo 4 del citato decreto interministeriale 23 luglio 2008.
Infine, preme sottolineare che tra i compiti di questo Ministero non rientra quello della vigilanza sugli enti sovvenzionati in via ordinaria per lo svolgimento delle attività musicali, ma soltanto quello relativo al controllo dei rendiconti per quanto riguarda la giustificazione delle spese e la destinazione delle stesse all'attività sovvenzionata.

Il Ministro per i beni e le attività culturali: Sandro Bondi.

GRIMOLDI. - Al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione. - Per sapere - premesso che:
l'utilizzo dell'informatica nella pubblica amministrazione e nel privato ha assunto negli ultimi anni un'importanza fondamentale per l'espletamento di ogni pratica e per la comunicazione fra persone ed enti;
l'azione di questo Governo è fortemente caratterizzata dall'incentivazione delle nuove tecnologie non solo per consentire un più rapido passaggio delle informazioni, ma anche per ottenere vantaggiosi risparmi economici;
l'utilizzo dei software open source, quali OpenOffice, Firefox e Linux, permette agli utenti finali di accedere ai documenti ed ai programmi senza rendere

necessario l'acquisto delle licenze dei prodotti informatici;
l'open source consente il libero studio e l'apporto di modifiche da parte di altri programmatori indipendenti; inoltre, tale collaborazione rende il prodotto finale più completo e flessibile di quanto potrebbe ottenere un singolo gruppo di lavoro;
l'open source garantisce una maggiore protezione dei dati sensibili e fornisce livelli di sicurezza più elevati;
numerose amministrazioni europee ed italiane (tra le quali i Comuni di Fano e Bollate) hanno già adottato i software open source con consistenti risparmi sui bilanci pubblici e senza riscontrare problemi gestionali -:
se il Ministro non ritenga opportuno attivarsi per incentivare l'utilizzo dei software open source nelle pubbliche amministrazioni.
(4-02509)

Risposta. - In relazione all'interrogazione in esame si rappresenta quanto segue:
già da tempo è all'attenzione di questa amministrazione la questione relativa all'utilizzo dei programmi informatici a codice aperto nelle pubbliche amministrazioni ed al fine di promuovere la diffusione della conoscenza e dell'utilizzo del patrimonio di esperienze
open source è attivo, presso il Centro nazionale per l'informatica nella pubblica amministrazione (Cnipa), un «Osservatorio open source» ed un portale pubblico che raccoglie testimonianze di esperienze sull'uso di tale tecnologia da parte delle pubbliche amministrazioni;
il predetto Osservatorio ha, in particolare, l'obiettivo di:
1) fornire supporto tecnico ed organizzativo alle pubbliche amministrazioni nella scelta delle soluzioni
open source;
2) promuovere lo sviluppo e la crescita dei prodotti
open source, nonché catalizzare le esperienze più significative delle Università in ambito open source;
3) coordinare il
focus group open source comprendente rappresentanti delle pubbliche amministrazioni centrali e locali, nonché di imprese italiane, per identificare e condividere le esigenze e le esperienze comuni e promuovere lo sviluppo collaborativo di software open source;
4) mantenere disponibile un ambiente di sviluppo collaborativo per prodotti
open source rivolti alle esigenze delle pubbliche amministrazioni;
presso il Cnipa risulta, altresì, operativo l'ambiente di sviluppo cooperativo (ASC), basato su
software open source, che offre gli strumenti ordinari per la gestione e lo sviluppo di progetti software; un repository per il versioning del codice sorgente, forum tematici, mailing list, sistema di ticketing per le richieste di nuove funzionalità;
in esso vengono ospitati i progetti
open source pensati per risolvere le esigenze delle pubbliche amministrazioni ed ivi trovano posto sia prodotti cosiddetti «verticali», che componenti riutilizzabili per assemblare applicazioni complesse;
per valutare la diffondibilità di tali sistemi va, tuttavia, considerato che l'articolo 68 del decreto legislativo n. 82 del 2005 recante «Codice dell'amministrazione digitale» prescrive che l'acquisizione di programmi informatici, ivi compresi quelli a codice sorgente aperto, da parte della pubblica amministrazione debba avvenire «a seguito di una valutazione comparativa di tipo tecnico ed economico»; orbene il prodotto «a codice sorgente aperto», pur presentando in astratto una maggiore adattabilità ed economicità, richiede in concreto, quasi sempre, modifiche di adeguamento alle specifiche esigenze della singola amministrazione che comportano notevoli costi;
inoltre ulteriori investimenti sono necessari per la sua manutenzione ed evoluzione senza considerare che, in alcuni casi, i programmi
open source vengono «personalizzati» direttamente dalle aziende al fine di fornire alle pubbliche amministrazioni servizi a pagamento; tutto ciò comporta che

spesso l'onerosità finale della acquisizione è equivalente a quella di altri sistemi proprietari disponibili sul mercato.

Al riguardo è, quindi, opportuno precisare che la valutazione comparativa dei sistemi potenzialmente utilizzabili, valutazione che la pubblica amministrazione è tenuta ad effettuare, non sempre e necessariamente si traduce nella preferenza del prodotto a «codice sorgente aperto» ed impone, al contrario, un'attenta verifica che tenga conto, caso per caso, delle peculiarità specifiche di ciascuna amministrazione e delle finalità da perseguire con la singola acquisizione del programma informatico.
Il Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione: Renato Brunetta.

HOLZMANN. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
il V centro di Mobilitazione della Croce Rossa di Verona è ospitato in una piccola caserma;
tale sistemazione non consente il rimessaggio di tutti i mezzi disponibili che in gran parte sono parcheggiati all'aperto ed esposti al degrado;
esiste a Verona una grande caserma dismessa dove tali problemi potrebbero trovare immediata soluzione e dove sarebbe possibile concentrare anche il Corpo Militare, la centrale operativa, i Volontari del Soccorso e dove vi sarebbero ampi spazi per organizzare foresterie, sale corsi e convegni -:
se la Croce Rossa Italiana abbia già avanzato una richiesta in tal senso e, in caso affermativo, se detta richiesta sia stata presa in considerazione.
(4-00649)

Risposta. - La Croce rossa italiana, nell'ambito della programmazione di riassetto dei propri Centri di emergenza sul territorio nazionale, già nel 2004 aveva inoltrato al Ministero della difesa la richiesta riguardante la concessione d'uso della caserma «Riva di Villasanta», sita in Verona, nella quale poter dislocare i materiali e i mezzi ed effettuare il necessario addestramento al personale impegnato nelle diverse operazioni, così da soddisfare le esigenze operative d'intervento in situazioni emergenziali.
Nell'occasione, non era stato possibile dare riscontro positivo a tale richiesta, in quanto, in un primo momento, l'Esercito aveva ritenuto l'immobile idoneo, per tipologia ed ubicazione, al soddisfacimento delle esigenze alloggiative del personale militare della forza armata.
Successivamente, l'infrastruttura è stata ritenuta non più utile ai fini istituzionali del Ministero della difesa e la stessa - stante il mutato quadro finanziario di riferimento - è stata inserita nell'elenco degli immobili dismissibili allegato al decreto interministeriale 25 luglio 2007, per le finalità dell'articolo 1, comma 263, della legge n. 296 del 2006 (legge finanziaria per il 2007).
Allo stato, quindi, la caserma non è più nella disponibilità del Ministero della difesa, in quanto è stata riconsegnata, in data 20 dicembre 2007, all'Agenzia del demanio - filiale del Veneto.

Il Ministro della difesa: Ignazio La Russa.

HOLZMANN. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
da alcuni anni è attivo a Bolzano un aeroporto che non ha ancora raggiunto i volumi di traffico passeggeri, tali da consentirgli una gestione in pareggio e quindi necessita di continui interventi finanziari da parte degli enti locali;
uno dei fattori che incide negativamente è lo scarso bacino d'utenza, costituito da circa 900.000 abitanti nella regione, una parte dei quali trova più agevole raggiungere l'aeroporto di Innsbruck in Austria, mentre coloro che abitano la

parte meridionale del Trentino possono raggiungere più comodamente l'aeroporto Catullo di Verona;
una soluzione certamente utile per consentire un maggiore volume di passeggeri sarebbe la realizzazione di una fermata del treno nell'aerostazione di Bolzano che dista circa 30 metri dal binario della linea del Brennero e renderebbe più comodo raggiungere l'aeroporto per coloro che sono comunque costretti ad utilizzare l'auto per raggiungere gli aeroporti di Verona ed Innsbruck;
la realizzazione della fermata presuppone la realizzazione di un terzo binario al fine di non costituire intralcio agli altri treni e naturalmente va concordato l'eventuale intervento con la Provincia Autonoma di Bolzano che, tra l'altro, sarebbe interessata alla realizzazione del terzo binario fino alla stazione di Ora per spostare sulla ferrovia i pendolari che quotidianamente raggiungono il capoluogo -:
se le Ferrovie sono interessate ad un investimento, peraltro non eccessivamente oneroso, che avverrebbe comunque con il concorso finanziario degli enti locali, garantendo una maggiore competitività all'aeroporto di Bolzano che, senza aumentare il numero dei voli giornalieri bensì la capacità dei passeggeri, raggiungerebbe il pareggio nella gestione economica e dall'altro lato consentirebbe alle ferrovie un interessante incremento di passeggeri.
(4-02067)

Risposta. - In riferimento all'interrogazione in esame, si forniscono i seguenti elementi di risposta.
L'aeroporto di Bolzano, collocato ai piedi di alti rilievi montuosi e nella piana stessa di Bolzano, è soggetto a frequenti chiusure per problemi meteorologici che ne limitano fortemente la funzionalità. Inoltre, la pista molto corta (1.000 m. utili) consente l'atterraggio solo ad aeromobili di piccolo taglio. Il vettore principale che opera nel suddetto aeroporto è AirAlps la cui flotta è composta da aerei biturboelica da 15-20 posti.
Il bacino di utenza dell'aeroporto è nel complesso limitato a circa 150.000 persone in quanto gli abitanti della provincia di Trento gravitano per i collegamenti aerei sull'aeroporto di Verona che è collegato con Londra, Parigi, Monaco, Francoforte e Roma mentre gli abitanti dell'alta valle dell'Isarco gravitano sugli aeroporti di Innsbruck e Monaco.
Attualmente, nel contratto di programma 2007/2011, strumento di programmazione degli investimenti, sottoscritto da Rete ferroviaria italiana e Ministero delle infrastrutture e dei trasporti non è previsto alcun intervento sull'infrastruttura ferroviaria.
Rete ferroviaria italiana si è resa disponibile ad esaminare eventuali proposte da parte degli enti locali competenti.

Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti: Altero Matteoli.

LAZZARI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per i rapporti con le regioni. - Per sapere - premesso che:
in diversi Comuni situati nella Provincia di Lecce, è attualmente diffuso il griko salentino ovvero un dialetto (o gruppo di dialetti) di tipo neo-greco residuato probabilmente di una più ampia e continua area linguistica ellenofona esistita anticamente nella parte costiera della Magna Grecia;
infatti la minoranza linguistica greca d'Italia, così come riconosciuta dallo Stato italiano, è composta dalle due isole linguistiche della Bovesìa in Calabria e della Grecia Salentina in Puglia, che di fatto costituiscono la totalità delle aree ellenofone esistenti in Italia;
i Comuni precedentemente riportati, hanno beneficiato nel recente passato dei finanziamenti previsti dalla legge del 15 dicembre 1999, n.482 recante: «Norme in materia di tutela delle minoranze linguistiche storiche», che stabilisce una seria di disposizioni a favore di determinati enti locali che promuovono la valorizzazione delle lingue e delle culture diverse;

sembrerebbe tuttavia all'interrogante che alcuni dei Comuni situati nella Provincia di Lecce, abbiano usufruito dei fondi previsti dalla suddetta legge, in maniera quanto meno discutibile in considerazione del fatto che le finalità indicate dalle disposizioni in essa contenute sono differenti rispetto ai criteri utilizzati dagli stessi Comuni interessati -:
quali siano complessivamente i Comuni in Provincia di Lecce che nel passato hanno beneficiato dei finanziamenti previsti dalla legge esposta in premessa;
quale sia stato l'ammontare complessivo delle risorse assegnate e per quali finalità a favore dei medesimi Comuni;
se il Ministro interrogato intenda esaminare i piani di redistribuzione delle risorse previste per i prossimi anni, con i criteri attuali o in caso contrario, se non ritenga opportuno effettuare una redistribuzione dei fondi previsti utilizzando procedure e criteri differenti ed in maniera più rigorosa, nel rispetto delle finalità previste dalla legge precedentemente riportata in premessa;
se nei Comuni in Provincia di Lecce vi siano stati progetti finanziati che non hanno alcuna attinenza con la valorizzazione e la tutela del patrimonio culturale e linguistico della lingua grika salentina e in caso affermativo quali iniziative intenda intraprendere in tal senso per far rispettare in maniera più incisiva le disposizioni previste dalla legge 15 dicembre 1999, n. 482.
(4-01540)

Risposta. - In riferimento all'atto parlamentare di sindacato ispettivo in esame si rappresenta quanto segue.
L'erogazione dei fondi ai comuni della provincia di Lecce ove è insediata la minoranza grecanica (comuni della Grecìa Salentina), è effettuata sulla base di criteri di ripartizione indicati nei decreti del Presidente del Consiglio dei Ministri emanati ai sensi del comma 1 dell'articolo 8 del decreto del Presidente della Repubblica 2 maggio 2001 n. 345 (Regolamento di applicazione).
Annualmente è diramata dal Dipartimento per gli Affari Regionali una circolare applicativa che indica materialmente le caratteristiche che devono avere i progetti con esclusione delle iniziative a carattere folcloristico, delle iniziative relative a convegni e incontri a carattere locale, nonché le voci di spesa non ammesse al finanziamento (spese in conto capitale, acquisto di arredi d'ufficio, spese generali, eccetera).
Dopo l'acquisizione dei progetti viene diramata una seconda circolare che indica le limitazioni al finanziamento al fine di correlare il costo dei progetti con le risorse a disposizione, attraverso tetti di spesa per gli «sportelli linguistici» e per la «formazione linguistica», diminuzioni in percentuale per i progetti a carattere culturale, nonché tetti di spesa per «toponomastica», eccetera. Si tratta, comunque, di misure di contenimento della spesa, previste dalle disposizioni contenute nei citati decreti sui criteri di ripartizione dei fondi.
Per i progetti presentati negli anni 2001 e 2002 non sono state introdotte le limitazioni sopra indicate in quanto il cospicuo finanziamento spendibile scontava l'utilizzo nell'anno 2002 dei fondi pregressi.
A partire dall'anno 2003, quando la legge è andata «a regime» e si poteva utilizzare solo lo stanziamento annuale (euro 9.554.453 sino al 2005), si è ricorso a dette limitazioni, divenute sempre più severe in seguito all'incremento dei comuni delimitati richiedenti ed alle restrizioni finanziarie conseguenti alle manovre di contenimento della spesa pubblica.
Inoltre, si rappresenta che in una prima fase di applicazione della legge (sino al 2004) venivano premiati - nella considerazione che i finanziamenti della legge fossero destinati prevalentemente a favorire l'uso della lingua negli uffici della pubblica amministrazione - gli interventi relativi all'istituzione di sportelli linguistici, ove era garantito tale uso della lingua, ed alla formazione linguistica, ammettendo al finanziamento solo quei progetti a carattere culturale che avessero immediato impatto linguistico (trasmissioni radiofoniche, pubblicazioni e giornali in lingua minoritaria, multimedialità) e, quindi, un effetto sinergico

sull'uso della lingua nella pubblica amministrazione.
Successivamente con il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, relativo al triennio 2005-2007, sono stati riconosciuti finanziabili anche progetti a carattere culturale con impatto più mediato sull'uso della lingua, favorendo i progetti cofinanziati (regione,
sponsor privati eccetera).
Le disponibilità finanziarie più ridotte, che caratterizzano la fase successiva, hanno, comunque, indotto il Comitato tecnico consultivo sulla applicazione della legislazione in materia di minoranze a ricondurre gradualmente il finanziamento verso progetti a carattere culturale che avessero un impatto più immediato sul richiamato uso della lingua.
Il Dipartimento per gli affari regionali, sin dall'inizio della erogazione dei finanziamenti, ha ricevuto annualmente un progetto organico presentato dall'unione dei comuni della Grecìa salentina che riguardava i seguenti comuni: Calimera, Castrignano dei Greci, Corigliano d'Otranto, Martignano, Martano, Melpignano, Soleto, Sternatia e Zollino. Nel 2005 si è aggiunto il comune di Carpignano Salentino e nel 2007 il comune di Cutrofiano.
I finanziamenti erogati sono stati i seguenti:
2001 - Sportello linguistico centrale: euro 60.000 - Sportelli linguistici comunali: euro 135.000 - «Il griko nella radio tv»: euro 180.000 - «Il griko e l'Università di Lecce»: euro 40.000 - «Il griko e il quotidiano di Lecce»: Euro 25.000 - Centro studi sul griko: euro 60.822,85 - «Il griko e la multimedialità»: euro 50.000 - Formazione linguistica: euro 107.536,60. Totale euro 658.358,85;
2002 - Sportello linguistico centrale: euro 60.000 - sportelli linguistici comunali: euro 135.000 - «Il griko nella radio tv»: euro 150.000 - «Il griko e l'Università di Lecce»: euro 25.000 - Centro studi sul griko: euro 35.000 - Formazione linguistica: euro 60.000 - Centro polifunzionale di studi e documentazione della lingua e della cultura della Grecìa salentina»: euro 45.000 - Radio salentina: euro 15.000. Totale euro 525.000;
2003 - Sportello linguistico centrale: euro 50.000 - Sportelli linguistici comunali: euro 135.000 - Formazione linguistica: euro 90.000 - «Il griko nella radio tv»: euro 105.000 - «Il griko e il quotidiano di Lecce»: euro 21.000 - Rivista inerente tutte le lingue minoritarie: euro 49.000 - Radio salentina: euro 14.000 - Periodico bimestrale «Grecìa TA Nea-Ma: euro 23.800. Totale euro 487.800;
2004 - Sportello linguistico centrale: euro 40.000 - Sportelli linguistici comunali: euro 135.000 - Formazione linguistica: euro 72.000 - «Il griko nella radio tv»: euro 105.000 - «Il Griko e il quotidiano di Lecce»: euro 24.500 - Rivista inerente le lingue minoritarie italiane: euro 49.000 - «La radio salentina»: euro 17.500 - Periodico bimestrale «Grecìa Ta Nea-Ma»: euro 3.500. Totale euro 446.500;
2005 - Sportello linguistico centrale: euro 25.000 - Sportelli linguistici comunali: euro 90.000 - «La notte della Taranta»: euro 58.200 - «Il griko nella radio tv»: euro 75.000 - «Il griko e il quotidiano di Lecce»: euro 24.500 - Rivista inerente tutte le minoranze italiane: euro 60.000 - «Rassegna di canti»: euro 49.000. Totale euro 381.700;
2006 - «I Canti di Passione»: euro 72.000 - «La notte della Taranta»: euro 100.000 - «Attività degli sportelli linguistici»: euro 66.500 - «Il griko nella radio tv»: euro 75.000. Totale euro 313.500;
2007 - Sportelli linguistici: euro 90.000 - Rivista inerente tutte le minoranze italiane: euro 50.000 - Radio salentina: euro 21.000. Totale euro 161.000.

Con riferimento al comportamento degli enti locali nella realizzazione dei progetti, si rappresenta che, secondo i protocolli d'intesa stipulati con i presidenti delle regioni, incombe a quest'ultime il compito di verificare la spesa conseguita dagli enti locali

nella realizzazione dei progetti. Le regioni, dopo le suddette verifiche, approvano la rendicontazione e la trasmettono al Dipartimento per gli affari regionali, con allegata una relazione finale sulla congruità e coerenza con le finalità dei progetti.
Le regioni, quando ravvisano dubbi sulla natura delle spese, interpellano il Dipartimento che esprime valutazioni e dà indicazioni. Per le spese non correttamente documentate viene disposta la restituzione delle rispettive somme.
Anche la Regione Puglia ha svolto tale compito e dalle relazioni finora trasmesse risulta che i progetti presentati abbiano avuto una soddisfacente realizzazione.
Si evidenzia, inoltre, che, in seguito ad una raccomandazione della Conferenza dei Presidenti, espressa in sede di parere per i fondi 2006 ed intesa ad assicurare una maggiore presenza degli enti territoriali e locali nello svolgimento dell'istruttoria, è stata istituita, per i fondi 2008, una commissione composta da rappresentanti del Dipartimento per gli affari regionali, da un rappresentante della Conferenza dei Presidenti, uno dell'Unione province italiane, uno dell'Associazione nazionale comuni italiani ed uno del Comitato nazionale federativo per le minoranze linguistiche italiane, che segue le diverse fasi dell'istruttoria.
Nell'ultima riunione del citato Comitato tecnico consultivo è stato dato mandato alla Commissione di ricercare metodologie più oggettive nella valutazione dei progetti a carattere culturale.
Sull'argomento lo scrivente ha impartito direttive volte ad imprimere una maggiore selettività nella valutazione dei progetti ed una maggiore efficacia all'attività di monitoraggio della spesa degli enti locali.

Il Ministro per i rapporti con le regioni: Raffaele Fitto.

MARAN, STRIZZOLO e ROSATO. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
recentemente il ministero per i beni e le attività culturali, per il tramite della Direzione generale per il bilancio e la programmazione economica, la promozione, la qualità e la standardizzazione delle procedure-Servizio II, ha proceduto alla rimodulazione dei fondi assegnati alle singole direzioni regionali;
tale operazione ha comportato l'azzeramento dei fondi relativi ai progetti già finanziati per il Friuli-Venezia Giulia, che risulta - con tutta evidenza - la regione più penalizzata, per un importo pari ad un terzo dell'ammontare dell'intera manovra;
al contrario di tutte le altre Regioni, che hanno visto confermati i fondi Lotto 2007-2009 in una percentuale media del 54 per cento, il Friuli-Venezia Giulia ha subito la cancellazione totale degli stanziamenti già approvati;
non è stata prevista, come per le altre Regioni, una riassegnazione parziale dei fondi revocati, la Direzione regionale ha richiesto il rifinanziamento di alcuni interventi per i quali si era già conclusa la fase di progettazione, alla quale non si è dato seguito alla luce delle indicazioni di astensione dall'avvio delle procedure di evidenza pubblica;
gli interventi per i quali la Direzione regionale ha richiesto il rifinanziamento hanno come oggetto il restauro del Duomo di S. Annunziata a Cividale, lo scavo archeologico e restauro del Foro romano di Aquileia e la manutenzione del complesso museale, il restauro e l'adeguamento del Palazzo Economo e il completamento dei Musei civici di storia ed arte di Trieste, il restauro e musealizzazione del relitto «Julia Felix» del Museo nazionale di archeologia subacquea di Grado, il restauro del castello di Miramare, eccetera -:
quali iniziative intenda assumere il Ministro per riequilibrare uno scenario che, se confermato, rischia di compromettere seriamente il concreto esercizio della tutela e della valorizzazione del patrimonio culturale della Regione Friuli-Venezia Giulia.
(4-01598)

Risposta. - Con riferimento all'interrogazione parlamentare in esame, con la

quale l'interrogante chiede quali iniziative intenda assumere questo Ministero a seguito della rimodulazione dei fondi assegnati alle direzioni regionali che ha comportato l'azzeramento dei fondi relativi ai progetti già finanziati per la regione del Friuli-Venezia Giulia, si osserva quanto segue.
L'articolo 2, commi 615, 616 e 617 legge 24 dicembre 2007 n. 244 (legge finanziaria per il 2008) e l'articolo 60 decreto-legge 25 giugno 2008 n. 112 (convertito in legge 6 agosto 2008 n. 133), a decorrere dal 2008 hanno disposto ingenti tagli alle «dotazioni finanziarie di ciascun Ministero».
Pertanto, è stato necessario effettuare un allineamento delle programmazioni, tra cui anche quella relativa ai fondi provenienti dagli utili derivanti dalle estrazioni del gioco del lotto, alle nuove ridotte disponibilità.
A tal fine, si è effettuata una ricognizione dei programmi e mediante comunicazione trasmessa da tutti i Direttori regionali, si è disposta la revoca dei finanziamenti relativi agli interventi per i quali non erano state avviate le procedure di gara per l'affidamento dei lavori.
Tra queste procedure di gara sono rientrati anche gli interventi proposti dalla Direzione regionale per i beni culturali e paesaggistici del Friuli-Venezia Giulia.
È comunque opportuno rammentare che al fine di assicurare la realizzazione delle opere ritenute più urgenti, il Ministero sta procedendo ad individuare la possibilità di ulteriori modalità di finanziamento per tali interventi, compatibilmente con il quadro delle risorse finanziarie disponibili.

Il Ministro per i beni e le attività culturali: Sandro Bondi.

MARSILIO. - Al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione. - Per sapere - premesso che:
risulta all'interrogante che il Presidente dell'Istituto nazionale di Statistica, professor Luigi Biggeri, il cui mandato scadrà tra meno di tre mesi, si stia accingendo a nominare un nuovo direttore generale;
a giudizio dell'interrogante, appare singolare, oltre che scorretto, che un Presidente in scadenza voglia imporre a chi lo sostituirà i nomi dei dirigenti dell'Istituto in modo da assicurare continuità all'azione da lui intrapresa;
il presidente dovrebbe ad avviso dell'interrogante astenersi dal partecipare alla nomina del sostituto dell'attuale direttore generale e affidare la gestione dell'Istituto solo transitoriamente ad una figura di carattere istituzionale in attesa della scadenza, in modo da consentire al nuovo presidente di poter disporre di dirigenti affidabili e comunque non scelti dal predecessore;
sembrerebbe, al contrario, che la scelta del nuovo direttore generale sia affidata - piuttosto che a magistrati indipendenti e di rango come meriterebbe il ruolo e l'importanza dell'ente - ad una commissione composta da membri del Consiglio dell'Istituto -:
se l'autorità vigilante non intenda avviare una indagine sulla questione al fine di ripristinare la correttezza nella gestione dell'ente;
se non intenda verificare la rispondenza delle scelte gestionali fatte nel novembre 2008 con il regolamento dell'ente, in particolare appurando se gli uffici di diretta collaborazione decaduti per legge non siano per caso ricostituiti in violazione del suddetto regolamento;
se non ritenga opportuno procedere ad una riforma vera e integrale dell'ente, nominando un commissario ad acta per sostituire il vertice ormai prossimo alla scadenza;
quali altre iniziative intenda intraprendere per restituire all'Istituto nazionale di Statistica quella dignità, autorevolezza e autonomia che lo avevano caratterizzato sin dalla sua nascita.
(4-02493)

Risposta. - In riferimento all'atto di sindacato ispettivo in esame, concernente la nomina del nuovo direttore generale dell'ISTAT

e le scelte organizzative dell'ente, si rappresenta quanto segue.
In via preliminare, occorre evidenziare che la normativa vigente stabilisce che «il Consiglio prepone all'incarico, su proposta del Presidente, il Direttore generale» e che la predetta funzione, pur implicando un rapporto fiduciario con gli organi di governo ed indirizzo dell'Istituto, è di natura tipicamente amministrativo-gestionale, dovendo essere esercitata con professionalità ed autonomia al fine esclusivo di garantire il buon andamento dell'ente ed al di fuori di ogni valutazione di tipo politico.
Per questo motivo, già nell'ottobre del 2008, seguendo la direttiva del Dipartimento della funzione pubblica n. 10 del 19 dicembre 2007 - che in materia di affidamento degli incarichi dirigenziali prescrive che la nomina dei dirigenti debba scaturire da una trasparente ed oggettiva valutazione delle professionalità e delle caratteristiche individuali - è stata richiesta, con un avviso pubblico, l'acquisizione di dichiarazioni di interesse per potenziali candidati alla funzione di direttore generale dell'istituto.
Tenendo conto della necessità di rispettare i vincoli di trasparenza ed imparzialità ed al tempo stesso di consentire al Presidente di prossima nomina un intervento nel procedimento di scelta del direttore generale dell'Istituto, nel mese di marzo è stato pubblicato sia nel sito istituzionale dell'ente (http://www.istat.it/servizi/concorsi/selezioni/ 17marzo2009.pdf), che su un quotidiano nazionale (
il Sole 24ore), un nuovo avviso pubblico per il conferimento dell'incarico di direttore generale. Ne deriva, pertanto, che appare infondato il rischio prospettato dall'interrogante, avendo il Presidente in carica avviato esclusivamente una procedura informale e non vincolante finalizzata a selezionare professionalità adeguate a ricoprire la posizione di direttore generale dell'Istituto, la cui proposta di nomina al Consiglio spetterà comunque al futuro Presidente dell'Istat.
Quanto, invece, alle affermazioni dell'interrogante circa la presunta ricostituzione degli uffici di diretta collaborazione «in violazione del regolamento» di organizzazione, va premesso che il Consiglio dell'Istituto ha provveduto alla soppressione degli uffici di diretta collaborazione - di cui quattro aventi rango di uffici dirigenziali generali ed uno equiparato a Servizio - muovendo dal presupposto che l'articolo 2, comma 633, della legge n. 244 del 2007 (legge finanziaria per il 2008) si applica anche all'Istat, amministrazione il cui vertice non è, neanche indirettamente, espressione di rappresentanza politica. Ciò premesso, l'istituzione di una nuova struttura dirigenziale generale (Direzione centrale relazioni istituzionali e coordinamento e sviluppo del Sistan) si è resa necessaria al fine di garantire l'esercizio di essenziali compiti assegnati all'Istat dal decreto legislativo n. 322 del 1989 ed ha costituito esercizio di un'autonoma potestà organizzativa dell'ente. Il perseguimento dei fini istituzionali e il raggiungimento dei livelli qualitativi delle prestazioni imposti all'Istituto hanno richiesto, infatti, che l'ente disponesse di strumenti organizzativi idonei a conformare il proprio assetto strutturale alle specifiche e concrete funzioni svolte, le quali, pur di natura istituzionale, erano in gran parte assegnate dalle disposizioni regolamentari ai soppressi uffici di diretta collaborazione.
Quanto sopra chiarito in merito alle richieste dell'interrogante, dimostra il corretto operato del presidente dell'Istat con riguardo alla procedura di selezione finalizzata alla nomina del nuovo direttore generale dell'Istituto e la legittimità delle scelte gestionali operate dall'ente in sede di determinazione della propria struttura organizzativa.

Il Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione: Renato Brunetta.

MIGLIOLI e GHIZZONI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
in data 30 marzo 2008 si è tenuta a San Gemini (Terni) l'assemblea straordinaria delle società della Federazione italiana «Tennis da Tavolo» indetta dal Consiglio Federale FITET per la approvazione della modifica dello Statuto Federale sulla base della proposta di modifica inviata alle società unitamente all'avviso di convocazione;

l'Associazione Sportiva Dilettantistica Tennis Tavolo «Villa D'Oro», con sede a Modena, Via dei Lancillotto n. 10, codice federale numero 34, pur avente diritto alla partecipazione, non era presente in assemblea;
l'approvazione del nuovo Statuto avvenuta in assemblea è illegittima in quanto risultano palesemente violate alcune norme statutarie, prima fra tutte l'articolo 30.2 (Validità delle Assemblee e delle deliberazioni assembleari), disposizione il cui contenuto è ribadito esattamente all'articolo 74.4 (Modifiche allo Statuto), che stabilisce: «Per procedere alla modifica dello Statuto è necessaria, anche in seconda convocazione, la presenza di aventi diritto al voto che rappresentino almeno la metà più uno del totale complessivo dei voti attribuiti ai sensi dell'articolo 29»;
il totale complessivo dei voti della Federazione Tennis da tavolo, sulla base della tabella voti vigente al momento della assemblea in oggetto, è pari a 34.559 voti, distribuiti come segue: 24.027 voti dirigenti, 6.957 voti atleti, 3.575 voti tecnici, per un totale complessivo di 34.559 voti;
pertanto, ai sensi del sopra citato articolo 30.2 dello Statuto, occorreva la presenza, anche in seconda convocazione, di aventi diritto al voto rappresentanti almeno la metà più uno di 34.559 voti, vale a dire 17.280 voti;
dal verbale notarile dell'Assemblea, nonché dal verbale verifica poteri, risulta che al momento della apertura dei lavori in seconda convocazione, erano presenti: 37 società, 67 società per delega, 10 atleti, 10 tecnici, per un totale di voti pari a 13.203;
si legge nel verbale dell'Assemblea che: «...Risulta pertanto possibile costituire l'Assemblea in seconda convocazione, ai sensi dell'articolo 30, comma 2 dello Statuto Federale, per la modifica dello Statuto Federale, in quanto sono presenti aventi diritto al voto che rappresentano almeno la metà più uno del totale complessivo dei voti attribuiti ai sensi dell'articolo 29 dello Statuto e pari a 26.291», il quorum necessario era quindi 13.147;
dal confronto dei numeri qui sopra riportati, emerge chiaramente il gravissimo errore in cui è incorsa la Commissione Verifica Poteri: la violazione della norma che disciplina il raggiungimento del quorum è talmente palese e macroscopica da non richiedere particolari approfondimenti, basta rilevare che la suddetta Commissione si è basata probabilmente sulla colonna dei «voti previsti» (26.291), che non va confusa con quella dei «voti spettanti» (34.559), come si vede nel «Quadro riassuntivo della tabella Voti», allegata all'avviso di convocazione;
i «voti previsti» (s'intende, «previsti» in assemblea) sono quelli che risultano una volta esaurita la procedura stabilita per la partecipazione all'assemblea dei rappresentanti di atleti e tecnici, che, ai sensi degli articoli 31 e 32 dello Statuto, avviene mediante la preventiva elezione dei rispettivi propri rappresentanti in quota atleti e in quota tecnici, pena l'inammissibilità a partecipare all'assemblea con diritto di voto, limitatamente alla quota di voti spettanti a dette due categorie;
i «voti spettanti» sono invece quelli complessivi attribuiti ai sensi dell'articolo 29 dello Statuto, indipendentemente dalle variabili provocate dalla effettiva partecipazione all'assemblea di quote atleti e tecnici;
se lo Statuto ha inteso prevedere un quorum qualificato per l'approvazione delle modifiche allo Statuto stesso, quorum rapportato al totale dei voti di tutte le componenti (dirigenti, atleti e tecnici), quindi indipendentemente dalla concreta partecipazione alla assemblea, sarebbe assurdo ipotizzare che il suddetto quorum possa essere mobile e variare a seconda della volontà delle società di partecipare o meno alle operazioni assembleari per la quota riservata agli atleti e ai tecnici, le società che non intendono nominare il proprio delegato atleta e/o tecnico, vengono sì a «perdere» i relativi voti in

assemblea, ma il monte voti federali complessivi rimane sempre lo stesso;
per concludere si ribadisce che all'assemblea del 30 marzo 2008 non è stato raggiunto il quorum previsto dall'articolo 30.2 dello Statuto, è evidente infatti che la richiesta di una maggioranza qualificata che faccia espresso rinvio al «totale complessivo dei voti attribuiti ai sensi dell'articolo 29» non può che riferirsi, appunto, al totale dei voti risultanti dalla vigente Tabella Voti (comprensiva di voti dirigenti, atleti e tecnici) e nel caso di specie, essendo presenti soltanto 13.203 voti su 34.559, la percentuale dei voti presenti in assemblea è stata pari al 38,2 per cento e quindi di gran lunga inferiore alla metà più uno richiesta dallo Statuto;
pur ritenendo assorbente il motivo sopra argomentato, per completezza, si segnalano altre irregolarità registrate in assemblea che giustificherebbero comunque l'annullamento delle relative delibere delle quali, su richiesta, può essere fornita relativa documentazione -:
se non intenda adoperarsi presso i competenti organi del CONI poiché adottino le iniziative di competenza.
(4-00640)

Risposta. - Con riferimento all'atto di sindacato ispettivo parlamentare in esame, si fa presente che il Comitato olimpico nazionale italiano (Coni), interpellato al riguardo, ha innanzitutto rilevato che nella materia su cui verte l'interrogazione, concernente l'asserita invalidità dell'assemblea straordinaria della Federazione italiana tennis tavolo, tenutasi a Sangemini il 30 marzo 2008, è stato, a suo tempo, presentato un esposto dall'Associazione sportiva dilettantistica tennis tavolo Villa d'Oro, in ordine al quale l'ufficio di vigilanza del Coni ha richiesto urgenti chiarimenti alla Federazione nominata ed ha acquisito presso la stessa copia del verbale notarile dell'assemblea e del verbale della commissione verifica poteri.
Le deduzioni presentate dalla Federazione italiana tennis tavolo, in merito alle presunte violazioni denunciate, sono state poi sottoposte all'esame e alla valutazione della giunta nazionale del Coni che, nella riunione del 6 maggio 2008, aveva ritenuto di condividerle.
La Federazione interessata ha, a sua volta, fatto presente che la censura relativa al mancato raggiungimento del
quorum costitutivo è da considerare infondata, in quanto riferita ad un quorum «astratto» piuttosto che ad un quorum «concreto», pari al totale complessivo dei voti attribuito, ai sensi dell'articolo 29 dello statuto.
Secondo la Federazione tale
quorum è correttamente determinato in base all'applicazione del comma 4 di detto articolo, che prevede per le tre componenti (società, atleti e tecnici sportivi) diverse percentuali dei voti, e dell'articolo 27, che prevede un procedimento per la comunicazione dei rappresentanti delle diverse componenti e la perdita del diritto di partecipazione all'assemblea, in mancanza o ritardo di tale comunicazione. In base a tale sistema, l'assegnazione delle percentuali di voto avviene in funzione della effettiva elezione dei rappresentanti e non in astratto.
La Federazione ha difeso il proprio operato, ritenendolo rispondente a criteri di effettività e di giustizia, come confermato anche dalla verifica di legittimità effettuata dal notaio rogante del verbale assembleare, in virtù delle prerogative ad esso spettanti.
In ordine, infine, alle ulteriori irregolarità che si sarebbero verificate nell'assemblea straordinaria del 30 marzo 2008, si fa presente che, secondo quanto riferito dal Coni, tutte le censure contenute nell'esposto della Associazione sportiva dilettantistica sono state esaminate dalla giunta nazionale nella riunione del 6 maggio 2008, alla luce delle deduzioni presentate dalla Federazione italiana tennis tavolo e ritenute dal medesimo organo infondate.

Il Ministro per i rapporti con il Parlamento: Elio Vito.

MONAI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro degli affari esteri, al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
la Presidenza del Consiglio dei ministri, il Ministero delle infrastrutture e trasporti e l'Iniziativa centro europea hanno più volte formalmente rimarcato l'importanza di continuare e rafforzare le attività del Segretariato permanente del Corridoio V pan-europeo dei trasporti;
i Ministri di numerosi Stati attraversati dal Corridoio V ed i più autorevoli rappresentanti istituzionali della Regione Friuli-Venezia Giulia hanno più volte formalmente manifestato la propria piena soddisfazione per l'attività svolta da questa struttura e dal suo direttore, che ha portato, in pochi anni, ad ottenere importanti finanziamenti per la realizzazione delle tratte di collegamento ferroviario prioritarie per il nord-est italiano;
il Segretariato permanente del Corridoio V ha fattivamente contribuito, coordinando i lavori, alla firma dell'accordo di partenariato fra l'Iniziativa centro europea, la Presidenza della Repubblica di Serbia, 10 Ministeri dei trasporti dei Paesi del Sud-Est Europa (Austria, Slovenia, Grecia, Romania, Bulgaria, Croazia, Bosnia ed Erzegovina, Albania, Ex-Repubblica Iugoslava di Macedonia ed Ucraina), il Ministero dell'ambiente Italiano, l'Osservatorio dei trasporti della Commissione europea per il Sud-Est Europa, Informest, l'Accademia europea di Bolzano ed altri rilevanti partners istituzionali per la definizione, della strategia dei trasporti del Sud-Est Europa, attraverso uno specifico progetto, denominato SEETAC (South East Europe Transport Axis Cooperation);
tale progetto SEETAC dovrà essere finanziato con i fondi messi a disposizione dal Programma di cooperazione transnazionale South East Europe al fine di rafforzare il ruolo dell'Italia per lo sviluppo delle grandi infrastrutture dei trasporti nel Sud-Est Europa, spostando il baricentro dei finanziamenti internazionali verso l'area mediterranea e favorendo un approccio d'asse coerente con le recenti direttive e comunicazioni comunitarie (Rapporto dell'High Level Group, Comunicazione COM2008 125 final) -:
quali iniziative abbiano posto in essere l'Iniziativa centro europea ed il Ministero per gli affari esteri per continuare le attività del Segretariato permanente del Corridoio V e del suo personale che ha fattivamente contribuito al raggiungimento di brillanti risultati per l'Italia, almeno fino all'ottenimento delle necessarie risorse messe a disposizione, attraverso specifici progetti, dai programmi comunitari di cooperazione transfrontaliera e transnazionale;
se il Ministero delle infrastrutture e trasporti ed il Ministero dell'ambiente, il Ministero per gli affari esteri ed il Ministero per lo sviluppo economico intendano sostenere, tramite la loro attiva partecipazione nei rispettivi Comitati nazionali, l'approvazione del progetto SEETAC che prevede il rafforzamento del ruolo di coordinamento dell'Italia nelle strategie di sviluppo del settore dei trasporti per l'intero Sud-Est Europa;
quali iniziative intendano intraprendere il Ministero delle infrastrutture e trasporti ed il Ministero degli affari esteri per garantire il mantenimento del Segretariato permanente del Corridoio V a Trieste, indipendentemente dall'ottenimento dei fondi comunitari, al fine di favorire l'importante ruolo assunto dall'Italia per il coordinamento istituzionale dei progetti prioritari di sviluppo delle infrastrutture del Sud-Est Europa e dell'area mediterranea.
(4-02438)

Risposta. - In riferimento all'interrogazione in esame, si forniscono i seguenti elementi di risposta.
Il Segretariato permanente del Corridoio multimodale paneuropeo V è stato istituito, nel gennaio 2004, sulla base di una convenzione tra il Ministero degli affari esteri, il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti

e il Segretariato esecutivo dell'Iniziativa centro europea (InCE). Originariamente aveva la durata di due anni, ma fu prorogata fino al 31 dicembre 2007.
La convenzione stabiliva che, a valere su fondi della legge 84 del 2001, la direzione generale per la cooperazione allo sviluppo del Ministero degli esteri avrebbe erogato 1.250.000 euro per l'istituzione e il funzionamento del suddetto Segretariato, per attività individuate dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti. Allo stesso tempo indicava che esso sarebbe stato ospitato dal Segretariato dell'InCE a Trieste, cui veniva dato mandato di provvedere ad inquadramento e retribuzione del personale e ad esercitare sorveglianza sulla sua attività amministrativo contabile.
Il problema del reperimento delle risorse finanziare da destinare alle attività di coordinamento del Corridoio V, in aggiunta alle risorse rese disponibili legge 84 del 2001, è stato più volte oggetto di tentativi posti in essere da questo Ministero.
Per quanto riguarda la funzione dei «segretariati», si ricorda che i
Memorandum of understanding dei Corridoi V e VIII, sottoscritti, rispettivamente, a Trieste (1996) e a Bari (2002), prevedono che gli Stati membri, per il raggiungimento degli obiettivi previsti dagli stessi memorandum, possano avvalersi, in base alle norme giuridiche in vigore, di «soggetti di natura privatistica» a supporto delle attività degli Stati membri.
Nel rapporto venutosi a creare con l'amministrazione delle infrastrutture e trasporti si è affermato il principio di affidare ai segretariati suddetti, compiti esclusivamente organizzativi e di supporto, lasciando ogni attività di indirizzo in capo ai rispettivi comitati di pilotaggio, presieduti dai rappresentanti dei Ministeri dei trasporti dei Paesi interessati.
Anche l'interpretazione della Commissione europea, indica i segretariati come strutture incaricate di svolgere attività connesse alla periodica raccolta e diffusione dei dati relativi allo stato di attuazione dei corridoi nei vari Paesi.
In merito, si cita il rapporto (PAN-EUROSTAR), completato nel dicembre 2005, la cui redazione ha richiesto tra l'altro, il diretto coinvolgimento delle strutture del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti sia in fase di raccolta che di revisione dei dati inoltrati alla Commissione europea.
Per quanto riguarda la copertura finanziaria dei segretariati, questa, si è resa possibile, in sede di prima costituzione, nei fondi resi disponibili dalla legge 84 del 2001 pari a euro 1.250.000 per ciascun Corridoio ed hanno riguardato il periodo 2005/2007.
L'ultima riunione dello
Steering Committees del Corridoio V, si è tenuta a Roma presso il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti in data 20 dicembre 2007 e non risulta che nel corso della predetta riunione, il rappresentante del Ministero dei trasporti della Repubblica di Slovenia abbia dichiarato la propria disponibilità a sostenere finanziariamente le attività del segretariato con propri fondi di bilancio.
Per quanto riguarda la possibilità di utilizzare i fondi strutturali, è stata inoltre, esplorata la possibilità di prevedere la copertura finanziaria all'interno di progetti relativi alla programmazione 2007-2013. Sentito al riguardo il Ministero per lo sviluppo economico, è apparso evidente che detti fondi strutturali, per la loro caratteristica intrinseca di aggiuntività, non si prestano ad essere impiegati all'interno di progetti ove sia preponderante, tra le voci di spesa, quella relativa al finanziamento di spese ordinarie di gestione e di funzionamento.
Relativamente al progetto SEETAC (South East European Transport Axis Cooperation) questo Ministero ha sottoscritto l'accordo di partenariato ritenendo che detto progetto si inquadri nella politica di cooperazione per specifici progetti infrastrutturali di trasporto nei paesi appartenenti all'Europa Sud-orientale e che lo stesso possa altresì concorrere all'obiettivo di costituire una «Comunità dei trasporti» nei Balcani, ricadendo all'interno dell'iniziativa diplomatica assunta di recente dall'Unione europea.
Dal 31 dicembre 2007, l'attività del Segretariato del Corridoio V ha continuato a fare capo al Segretariato dell'InCE, che ne

ospitava la struttura assicurandone anche la gestione del personale, tramite un finanziamento straordinario della Regione Friuli-Venezia Giulia disposto per la realizzazione di una serie di iniziative ed eventi per la promozione del Corridoio V. Parallelamente, il Segretariato del Corridoio V ha contribuito ad attività connesse al progetto «PORTUS», finanziato nella programmazione comunitaria 2000/2006.
Tale attività è da ricollegare ad una partecipazione del Segretariato dell'InCE a programmi comunitari nel quadro della politica di cooperazione regionale promossa dalla stessa InCE nella sua area di riferimento, per conto anche del Segretariato del Corridoio V.
Il Ministero degli affari esteri si è adoperato fin dal 2006 per verificare con le altre Amministrazioni interessate la possibilità di reperire risorse adeguate, tra cui quelle comunitarie, onde evitare il blocco delle attività del Segretariato del Corridoio V, una volta conclusa la Convenzione del gennaio 2004. Come soluzione transitoria veniva prospettato di individuare risorse sul bilancio nazionale, tentativo questo cui non è stato possibile dare seguito per la politica di contenimento della spesa pubblica.

Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti: Altero Matteoli.

LEOLUCA ORLANDO. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
non c'è giorno che gruppi di pendolari non protestino contro le Ferrovie dello Stato per le condizioni di viaggio, per i ritardi, per la qualità, la sicurezza e la pulizia del materiale rotabile;
quotidianamente basta sintonizzarsi sulla frequenza radio 103'300 (Isoradio Rai) per ascoltare più volte al giorno notiziari a cura di Trenitalia dai quali emergono in modo sistematico interruzioni di linea, rotture di locomotori, guasti sulle linee aeree eccetera;
a questo si aggiungono livelli di arroganza burocratica spesso al limite della sopportazione. Martedì 16 aprile il treno EN 234 Allegro Tosca in partenza alle 19,10 da Roma Termini per Monaco a causa di rottura della linea aerea tra Roma e Orte, veniva dirottato sulla cosiddetta linea lenta arrivando ad Orvieto con oltre 1 ora di ritardo;
mercoledì 17 settembre il treno IC plus 579 Arno delle 7,30 veniva annunciata ad Orvieto con 55 minuti di ritardo per un guasto ad un vagone. A fronte del ritardo annunciato, e consapevoli che il treno seguente in transito delle 7,57 Allegro Tosca 235 E.N., proveniente da Monaco con solo 2 carrozze passeggeri non avrebbe potuto ospitare gli oltre 300 pendolari fermi ad Orvieto, chiedevano una fermata straordinaria dell'E.S. 9423 partito da Firenze alle 7,52 senza peraltro avere alcuna risposta positiva in tal senso;
decine e decine di persone si vedevano costrette a prendere la propria auto e recarsi alla stazione di Orte, a oltre 50 chilometri da Orvieto, per poter prendere un treno proveniente da Perugia o Ancona;
alcuni pendolari riuscivano a prendere l'ES 9324 delle 8,15 proveniente da Perugia; ma al danno si aggiungeva la beffa di vedersi contestare dal bigliettaio (n. matricola AT0070526) l'assenza del titolo di viaggio per l'Eurostar e pretendere il pagamento del supplemento più la contravvenzione. A fronte delle proteste e della richiesta del capotreno, il bigliettaio chiedeva prima di regolarizzare la situazione e poi di procedere a contattare il capotreno, a questo punto i pendolari si sono dichiarati disponibili a presentare l'abbonamento solo in presenza del capotreno, il quale sopraggiungeva poco dopo accompagnato da un poliziotto in borghese. Era proprio quest'ultimo, a chiedere al bigliettaio e al capotreno di assumere un atteggiamento meno burocratico e di cercare una soluzione ragionevole al problema anche in considerazione che nel frattempo si era giunti a Roma Termini;
queste situazioni si ripetono in modo sistematico, quasi ogni giorno e su tutti treni pendolari. È del 17 settembre 2008,

la notizia di una signora punta da pulci sul treno Roma-Agrigento, e di pochi giorni fa la vera e propria odissea dei viaggiatori del treno E.S. 9376 Reggio Calabria-Roma partito alle 14 e che sarebbe dovuto arrivare a Roma alle 20,16 rimasti bloccati per oltre 15 minuti senza poter uscire dal treno tra le stazioni di Fuscaldo e Cetraro, senza aria condizionata e con le porte chiuse; alcune decine di persone riuscivano a scendere per poter respirare e nessuno li avvertiva però della ripartenza del treno lasciando a terra 50 persone circa;
i più volte annunciati miglioramenti sulla qualità, sicurezza, pulizia dei treni pendolari e degli IC non solo non si vedono, ma la situazione sembra ulteriormente peggiorare;
a questo si aggiunga la possibile soppressione di alcuni IC o la loro messa in rete sulle linee lente per permettere all'alta velocità, e ai vettori privati che ne hanno fatto richiesta di usare le tracce sulla direttissima. Il quadro che avremo di fronte nei primi mesi del 2009 sarà drammatico, con possibili problemi di esasperazione tali da investire come già accaduto in alcuni casi un vero e proprio problema di ordine pubblico -:
perché Ferrovie dello Stato e Trenitalia non si confrontino con le rappresentanze dei pendolari, come peraltro accadeva sino a qualche anno fa;
se non ritenga di dover intervenire sui vertici Ferrovie dello Stato e Trenitalia per richiamarli ad un diverso atteggiamento nei confronti dell'utenza pendolare che rappresenta la parte più consistente delle entrate in bilancio delle Ferrovie dello Stato;
se non creda di dover verificare fino in fondo, anche attraverso la costituzione di una commissione d'inchiesta nella quale garantire la presenza dell'utenza pendolare, lo stato del servizio peraltro monopolistico offerte da Ferrovie dello Stato e Trenitalia;
se il contratto di servizio stipulato tra il Tesoro e Ferrovie dello Stato sia totalmente attuato dall'azienda;
se non intenda presentare al Parlamento una relazione concernente dati cifre, percentuali, legate alla circolazione dei treni su tutto il territorio nazionale, la puntualità la qualità del servizio, la sua sicurezza d'esercizio, nonché il numero delle rotture ed interruzioni del servizio dovute a cause tecniche o rotture dei vettori nei primi sei mesi del 2007.
(4-01080)

Risposta. - In riferimento all'interrogazione in esame, nella quale si rappresenta una situazione generalizzata di disservizio per ritardi, qualità, sicurezza e pulizia del materiale rotabile riguardante i collegamenti ferroviari utilizzati dai pendolari, si forniscono i seguenti elementi di risposta.
Per quanto riguarda la puntualità, i dati 2008, riferiti alle varie tipologie di collegamenti ferroviari, sono i seguenti:
treni Eurostar - il livello medio di puntualità (fascia 0'-15' - intera rete) nel 2008 è migliorato rispetto a quello dell'anno precedente (sfiorando il 2 per cento, contro l'89 per cento del 2007);
treni Intercity - il livello medio di puntualità (fascia 0'-15' - intera rete), nel 2008 si è attestato su valori sostanzialmente simili a quelli del 2007 (87 per cento contro l'86 per cento del 2007);
treni regionali - il livello medio di puntualità (fascia 0'-5' - intera rete), nel 2008 si è attestato su valori analoghi a quelli del 2007.

Per quanto concerne la pulizia del materiale rotabile, sono attualmente in fase di aggiudicazione le nuove gare per l'affidamento dei servizi di pulizia (Lombardia, Liguria, Lazio, Campania, Puglia, Molise e Basilicata, a cui seguono a breve distanza quelle riguardanti le altre regioni) con l'obiettivo di elevare gli standard di qualità, attraverso capitolati rigorosi, prestazioni facili da verificare e da sanzionare in caso di risultati inadeguati.


Relativamente alla sicurezza, è opportuno sottolineare che gli indicatori, convenuti in sede internazionale (Uic), per il monitoraggio della sicurezza delle ferrovie europee fanno registrare per le ferrovie italiane migliori valori in assoluto rispetto alle altre principali reti ferroviarie europee nonché un progressivo
trend di miglioramento a partire dagli anni '90.
In ordine, infine, ai due specifici aspetti rilevati nell'atto parlamentare di cui trattasi, si osserva che nessuna penalizzazione deriva nei confronti dei collegamenti pendolari ad opera dell'Alta velocità sia per quanto riguarda la formazione degli orari e per gli attestamenti sia per l'utilizzo dell'infrastruttura.
Per i collegamenti a valenza pendolare, vengono effettuate costantemente, ad iniziativa delle regioni interessate alle quali compete la programmazione dei servizi regionali, riunioni periodiche con i comitati e le associazioni di pendolari, allo scopo di monitorare l'andamento del servizio e valutare eventuali richieste e proposte finalizzate all'adozione di interventi migliorativi o a soddisfare specifiche esigenze.

Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti: Altero Matteoli.

PALADINI. - Al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione. - Per sapere - premesso che:
all'articolo 61, comma 8 del decreto-legge n. 112 del 2008 convertito con modificazioni in legge n. 133 del 2008 viene ridotto l'incentivo alla progettazione interna per i tecnici della pubblica amministrazione dal 2 per cento allo 0.50 per cento;
al medesimo articolo, al comma 9, è riportata una riduzione del 50 per cento sui compensi spettanti ai collaudatori ed ai componenti dei collegi arbitrali che svolgono tali funzioni in seno alla pubblica amministrazione -:
come intenda premiare il tanto auspicato lavoro dei dipendenti pubblici volenterosi dal momento che il provvedimento legislativo comporterebbe per gli incentivi previsti dall'articolo 92, comma 5, decreto legislativo 16312007, i seguenti tagli:
a) del 75 per cento per le progettazioni delle OO.PP.;
b) del 50 per cento per i collaudi e gli arbitrati.
(4-01758)

Risposta. - In relazione all'interrogazione in esame, per quanto di competenza, si rappresenta quanto segue:
l'atto di sindacato ispettivo si riferisce all'articolo 61 del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133, con il quale si prevedono un insieme di misure volte al contenimento e alla riqualificazione della spesa pubblica, coerentemente con l'impianto complessivo del citato decreto, in attuazione degli impegni assunti dal Governo in sede di presentazione al Parlamento del documento di programmazione economico-finanziario per gli anni 2009-2013;
con il comma 8 del citato articolo 61, in particolare, si è inteso rimodulare l'importo del corrispettivo che è ripartito per ogni singola opera o lavoro, con le modalità ed i criteri previsti dalla contrattazione collettiva e assunti in un regolamento adottato dall'amministrazione interessata, tra il responsabile del procedimento e gli incaricati della redazione del progetto, del piano di sicurezza, della direzione dei lavori, nonché del collaudo;
per effetto di tali variazioni lo 0,5 per cento continua ad essere corrisposto con le predette modalità e per le medesime finalità di cui all'articolo 92, comma 5 del decreto legislativo 12 aprile 2006, n. 163, mentre il restante 1,5 per cento dell'importo è destinato all'entrata del bilancio dello Stato;
tale disposizione - il cui ambito di applicazione è richiamato dall'articolo 3 del decreto legislativo 12 aprile 2006, n. 163 recante «Codice dei contratti pubblici» - è stata in un primo tempo abrogata dall'articolo 1, comma 10-
quater, lettera b) del

decreto-legge n. 162 del 2008, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 201 del 2008, recante «Interventi urgenti in materia di adeguamento dei prezzi dei materiali da costruzione, di sostegno ai settori dell'autotrasporto, dell'agricoltura, e della pesca professionale, nonché di finanziamento delle opere per il G8 e definizione degli adempimenti tributari per le regioni Marche e Umbria colpite dagli eventi sismici del 1997», e successivamente confermata per effetto della reintroduzione della norma in esame con l'articolo 18, comma 4-sexies del decreto-legge n. 185 del 2008, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 2 del 2009, recante «Misure urgenti per il sostegno a famiglie, lavoro, occupazione e impresa, e per ridisegnare in funzione anti-crisi il quadro strategico nazionale»;
rispetto alla formulazione originaria, tuttavia, la suindicata quota dell'1,5 per cento, rinveniente dalla riduzione delle somme non più ripartite tra i vari soggetti indicati all'articolo 92, comma 5 del citato decreto legislativo n. 163 del 2006, sono riassegnate ad incremento del Fondo di parte corrente previsto al medesimo articolo 61, comma 17, del decreto-legge n. 112 del 2008;
di conseguenza le risorse del predetto fondo potranno essere finalizzate, tra l'altro, con l'obiettivo della riqualificazione della spesa pubblica, alla tutela della sicurezza pubblica e del soccorso pubblico e al finanziamento della contrattazione collettiva integrativa delle amministrazioni dello Stato, delle agenzie, degli enti pubblici non economici, inclusi gli enti di ricerca, nonché le università.

Come emerge dalle modifiche apportate alla formulazione originaria della norma è evidente che l'intento del Governo, pur nelle criticità del ciclo economico in atto, è quindi quello di assicurare adeguate risorse finalizzate al riconoscimento del merito e della professionalità nella pubblica amministrazione, senza per questo abbandonare l'esigenza del risanamento delle finanze pubbliche, coerentemente con quell'azione di spending-review in grado di coniugare stabilizzazione e miglioramento della spesa pubblica con meritocrazia, innovazione ed efficienza.
Il Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione: Renato Brunetta.

PICCHI. - Al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione. - Per sapere - premesso che:
è stato recentemente comunicato al Parlamento l'andamento delle assenze degli impiegati delle amministrazioni centrali, delle regioni e degli enti locali, nonché degli enti sanitari locali;
il dato relativo al ministero degli affari esteri (MAE) è correttamente indicato secondo la metodologia statistica in maniera aggregata come per gli altri ministeri;
all'interno del dato del MAE sarebbe tuttavia importante rilevare il dato puntuale relativo alla rete diplomatica e consolare, gli istituti di cultura ed enti affini, considerandone la specificità di pubblica amministrazione al servizio dei cittadini italiani residenti all'estero, troppo spesso oggetto di critica per i disservizi e l'assenza di personale da parte dei nostri connazionali;
anche le regioni, il ministero per lo sviluppo economico e l'Enit, hanno una massiccia presenza di dipendenti all'estero, dei quali, pur interagendo con le comunità italiane all'estero, sia nell'ambito dell'associazionismo, che della promozione imprenditoriale, turistica e culturale, ben poco è noto in termini di presenza sul posto di lavoro svolto e assenze per malattia -:
quale sia il dato relativo alle assenze per malattia del personale delle reti diplomatiche e consolari, degli istituti di cultura, e di altri enti pubblici se presenti e dipendenti del MAE e, qualora questo dato non fosse disponibile, se non ritenga opportuno iniziarne la rilevazione;

se non ritenga opportuno attivare un monitoraggio della presenza italiana all'estero dei dipendenti pubblici non appartenenti al MAE.
(4-02503)

Risposta. - In relazione all'interrogazione in esame si rappresenta quanto segue:
con la previsione di cui all'articolo 71 del decreto-legge n. 112 del 2008, convertito nella legge 133 del 2008, il Governo ha adottato alcune misure atte a ridurre il fenomeno dell'assenteismo per malattia nell'ambito pubblico; a tal fine sono state previste importanti misure in materia di trattamento economico, nonché modalità più stringenti in tema di controllo e certificazione;
è chiaro intento del Governo quello di proseguire nell'attività di monitoraggio, già avviata, in ordine al rilevamento delle presenze del personale pubblico, e di estendere la suddetta attività ad altri ambiti di verifica, quali la rilevazione dei permessi usufruiti in base alla legge 104 del 1992 e la rilevazione delle presenza del personale presso le amministrazioni che hanno uffici all'estero;
in tale ottica è allo studio del Dipartimento della funzione pubblica l'opportunità di creare, così come sollecitato dall'interrogante, uno specifico
focus proprio sul tema delle assenze dal posto di lavoro dei dipendenti pubblici in servizio presso paesi stranieri.
Il Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione: Renato Brunetta.

PILI, NIZZI e VELLA. - Al Ministro della difesa, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro per i rapporti con le regioni. - Per sapere - premesso che:
da notizie riportate dal quotidiano l'Unione Sarda risulterebbe che il progetto Sky X per la progettazione dell'aereo senza pilota verrebbe spostato dalla Sardegna ad altre regioni italiane con la gravissima perdita di un'opportunità scientifica, tecnologica, finanziaria e occupazione di grandissimo rilievo per l'isola;
la rinuncia al progetto di sperimentazione degli aerei senza pilota sarebbe diretta conseguenza dei ritardi accumulati per la realizzazione di una pista polifunzionale da 2.500 metri nelle aree del Poligono del Salto di Quirra;
i ritardi accumulati sarebbero riconducibili a quelli che l'interrogante considera reiterati e pretestuosi veti del Presidente della Regione contro la realizzazione della pista;
il progetto predisposto da Finmeccanica, che prevedeva un investimento di cinque milioni di euro per realizzare a Monte Cardiga la struttura di volo necessaria per completare la sperimentazione dell'aereo europeo a guida remota Sky X e avviare quella nel prototipo Neuron, sarebbe in procinto di essere avviata in altre regioni italiane;
lo scorso 13 settembre Finmeccanica e le regioni di Piemonte, Campania e Puglia hanno firmato il protocollo che segna la nascita del Metadistretto dell'Aerospazio: un progetto da 4,5 miliardi di euro di fatturato che vede coinvolte 300 imprese con 23mila addetti;
la società Alenia ha trasferito 150 addetti civili del gruppo prove di volo dall'aeroporto di Decimomannu ad altre sedi nella penisola;
l'ipotesi di un quadrilatero di sperimentazione composto dai Poligoni del Salto di Quirra, Capo San Lorenzo, Decimo ed Elmas appare, dunque destinato ad essere smantellato a favore del triangolo Piemonte-Puglia-Campania;
lo Sky X è il prodotto di una tecnologia «dual use» in quanto il velivolo può essere utilizzato invariabilmente sia per scopi militari che civili (avvistamento degli incendi, monitoraggio ambientale...), con copertura del servizio 24 ore su 24 e bassi costi d'esercizio data l'assenza del pilota;

il progetto Neuron ha terminato la fase di definizione e sta entrando in quella di sviluppo, in modo da poter volare intorno al 2010-2011;
con il definitivo spostamento dello Sky X in Puglia, il Poligono del Salto di Quirra perde l'opportunità di una riconversione massiccia verso la sperimentazione civile, mentre ai territori dell'Ogliastra e del Sarrabus viene a mancare l'occasione di nuovi posti di lavoro qualificato e di un indotto di fondamentale importanza;
nella bozza d'intesa concordata tra Finmeccanica e Ministero della Difesa, la pista di volo di Monte Cardiga avrebbe dovuto rappresentare la messa in rete di quattro poligoni sperimentali sardi (Perdasdefogu, Capo San Lorenzo, Elmas e Decimomannu) collegati tra loro da un corridoio aereo esclusivo: in analogia con quello realizzato, senza intoppi e veti pregiudiziali, tra la Puglia e la Sicilia;
la Finmeccanica aveva anche avanzato la possibilità di realizzare in Sardegna una linea di montaggio per lo Sky X;
il trasferimento di 150 tecnici civili da Decimomannu (alcuni di loro erano presenti da oltre 20 anni) sta ad indicare con chiarezza che quella prospettiva è definitivamente tramontata;
alla permanenza in Sardegna dello Sky X era legato anche il progetto pilota di monitoraggio e recupero ambientale con sede nel Poligono del Salto di Quirra;
i grandi scenari futuri della tecnologia del settore aerospaziale sembrano invece destinati ad avere come riferimento il Metadistretto dell'Aerospazio nato dalla sinergia tra Finmeccanica e le regioni di Piemonte, Campania e Puglia;
il Poligono Sperimentale del Salto di Quirra e i territori di Ogliastra e Sarrabus sembrano destinati a svolgere un ruolo sempre più marginale nonostante le attese legittime delle popolazioni a fronte di un patrimonio da 12 mila ettari vincolato per le sperimentazioni, destinate a restare solo militari -:
se il Governo sia a conoscenza dei motivi che abbiano escluso la Sardegna da questo progetto scientifico e tecnologico;
già destinato all'Ogliastra e al Sarrabus e se il Governo non ritenga di dover intervenire per ripristinare l'originario progetto;
se il Governo non ritenga di dover intervenire presso Finmeccanica affinché la Sardegna mantenga la titolarità del progetto;
se il Governo non ritenga di dover intervenire, qualora le condizioni tecniche lo consentissero, affinché alcune sperimentazioni per Sky X vengano portate avanti nell'aeroporto di Tortolì - dove già opera Cira - in attesa che venga completata la pista di volo di Monte Cardiga con il contestuale via libera del Ministero al corridoio di volo Perdasdefogu-Decimomannu;
se il Ministero della difesa non intenda assumere le opportune iniziative anche nei confronti della regione Sardegna in modo da evitare la definitiva cancellazione di centinaia di posti di lavoro oltre che la perdita di una grande occasione di riconversione civile delle aree militari.
(4-01368)

Risposta. - Con riferimento alle preoccupazioni manifestate dagli interroganti sul fatto che «il progetto SKY X per la progettazione dell'aereo senza pilota verrebbe spostato dalla Sardegna ad altre regioni italiane con la gravissima perdita di un'opportunità scientifica, tecnologica, finanziaria e occupazione di grandissimo rilievo per l'isola», desidero sottolineare quanto segue.
Presso lo Stato maggiore dell'aeronautica, su disposizione del Capo di stato maggiore della difesa, ha operato un gruppo di lavoro
ad hoc (Gruppo integrato di progetto - GIP) per valutare la fattibilità di una riconfigurazione del poligono interforze di Salto di Quirra (PISQ), per la cui

gestione è stata proposta la costituzione di una società mista.
Tale gruppo di lavoro ha valutato positivamente l'ipotesi di costituzione di una società partecipata pubblico/privata-Difesa/industria (
new company - società mista), per la gestione dei servizi di conduzione del PISQ.
Finora, le notizie sugli sviluppi della problematica in esame - in ragione delle eventuali, particolari, ripercussioni per i dipendenti del PISQ oltre che per l'economia locale - non sono state rese note pubblicamente nei dettagli, limitando le informazioni diffuse ad elementi di assicurazione circa gli intendimenti di promozione di ogni iniziativa utile a rafforzare l'efficacia e l'efficienza del PISQ e dei suoi rapporti con la comunità locale.
Riguardo, poi, alle attività relative alla realizzazione della striscia tattica polifunzionale presso il poligono interforze del Salto di Quirra, si evidenzia che, nonostante il parere contrario espresso dalla componente regionale del comitato misto paritetico della Sardegna, il Ministro della difesa
pro-tempore, onorevole Parisi, in data 24 aprile 2008, avvalendosi della facoltà riconosciutagli dalla legge 898 del 1976, ha autorizzato la realizzazione di una striscia tattica polifunzionale destinata alla sperimentazione di «velivoli senza pilota».
Contro tale decisione si è schierato il presidente della Regione autonoma della Sardegna
pro tempore, onorevole Renato Soru, che ne ha chiesto l'annullamento al Presidente del Consiglio dei ministri.
In tale contesto, in piena adesione alle esigenze manifestate in tal senso dalle autorità locali (segnatamente i sindaci dei comuni interessati), ho condiviso la decisione assunta dal mio predecessore onorevole Parisi e ne ho chiesto conferma al Consiglio dei Ministri che si è espresso nel senso auspicato dalla Difesa in data 25 luglio 2008, relativamente alla realizzazione di una striscia tattica polifunzionale nel poligono interforze del Salto di Quirra in Sardegna.
Pertanto, la notizia circa l'esclusione della Sardegna da progetti ad alta valenza scientifica e tecnologica non risulta avere, per quanto d'interesse e a conoscenza della Difesa, alcun fondamento.
Per opportuna informazione, inoltre, vorrei aggiungere che:
la sperimentazione dello Sky X non è mai stata svolta - né tantomeno prevista - in Sardegna, ma in Nord Europa da dove solo recentemente è stata spostata presso l'Aeroporto Militare pugliese di Amendola (Foggia);
di contro, in Sardegna è prevista la sperimentazione del programma Neuron. Il Neuron è un programma europeo per la progettazione di un velivolo da combattimento senza pilota (UCAV
Unmanned Combat Air Vehicle) dalle accentuate caratteristiche stealth per il quale, allo stato attuale, è ipotizzabile la sperimentazione nel PISQ a partire dal 2011;
le attività svolte dal gruppo integrato di progetto per accelerare la definizione tecnico operativa della realizzazione della
striscia tattica polifunzionale al PISQ, inquadrata in una cornice di co-finanziamento Difesa/Industria, procedono senza sosta in modo sinergico con l'industria nazionale.

Ribadisco, infine, che la Difesa non ha mai trascurato l'attività militare di sviluppo sui poligoni sardi che, viceversa, è stata sempre contrastata dall'ex Presidente della Regione Sardegna, Renato Soru.
Al riguardo, relativamente alle iniziative da assumere «anche nei confronti della regione Sardegna», è appena il caso di sottolineare che la Difesa non ha alcun potere di influenzare le decisioni «sovrane» della giunta regionale sarda sulla gestione del territorio.
Tuttavia, come ho già evidenziato in premessa, ben due Ministri della difesa, tra cui lo scrivente, avvalendosi delle prerogative riconosciute dalla legge 898 del 1976 in materia di difesa e sicurezza nazionale, hanno deciso, in difformità al parere della Regione Sardegna, di procedere alla realizzazione della striscia tattica polifunzionale,

al fine di ampliare le possibilità di sperimentazione sul PISQ e, conseguentemente, le capacità occupazionali del territorio.
Il Ministro della difesa: Ignazio La Russa.

RUBINATO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione, al Ministro per i rapporti con le regioni. - Per sapere - premesso che:
il 12 giugno 2008 il Consiglio regionale della regione Veneto approvava un provvedimento legislativo che stabilizza circa seicento-ottocento lavoratori precari con ruolo dirigenziale (dirigenti di ruolo sanitario, medici e veterinari) assunti dopo regolare concorso;
la lettera b) del comma 94 dell'articolo 3 della legge 24 dicembre 2007 (legge finanziaria per il 2008) escludeva dalle procedure di stabilizzazione il personale già in servizio presso gli organi politici (Assessori e/o Gruppi Consiliari) utilizzato con contratti a tempo determinato;
l'articolo 96 della legge regionale della regione Veneto 27 febbraio 2008, n. 1 (Legge finanziaria regionale per l'esercizio 2008) autorizzava alla stabilizzazione del personale non dirigenziale in servizio a tempo determinato da almeno tre anni, purché assunto mediante procedure selettive di natura concorsuale;
la direttiva del Ministro per le riforme e le innovazioni nella pubblica amministrazione del 30 aprile 2007 (relativamente alla finanziaria per il 2007) e la Circolare della Presidenza del Consiglio dei ministri, Dipartimento della funzione pubblica n. 3 del 2008 (relativa all'applicazione della Finanziaria per li 2008) ribadiva la inapplicabilità della stabilizzazione alle figure di diretta collaborazione del personale politico;
nonostante tale normativa nazionale e regionale, il Consiglio regionale della regione Veneto, con interpretazione estensiva, includeva secondo l'interrogante surrettiziamente nella stabilizzazione dei lavori a tempo determinato anche circa cinquanta collaboratori precari (cosiddetti «portaborse») assunti con chiamata diretta dai Gruppi politici del Consiglio regionale e dagli assessori con conseguente consolidamento della spesa corrente del bilancio regionale;
la stabilizzazione del personale politico in parola provocava il netto dissenso delle Organizzazioni Sindacali CGIL, CISL e UIL, nonché dello stesso presidente della giunta regionale del Veneto, Giancarlo Galan, e l'assessore competente in materia, Flavio Silvestrin, il quale non partecipava alla votazione del predetto provvedimento -:
se non si intenda dare coerentemente seguito agli impegni governativi annunciati in materia di modernizzazione della pubblica amministrazione italiana in direzione della promozione del merito, dell'efficienza, dell'efficacia e dell'economicità dell'azione amministrativa e, quindi, se intenda conseguentemente impugnare il provvedimento legislativo approvato lo scorso 12 giugno 2008 dal Consiglio regionale delta regione Veneto per la parte attinente la stabilizzazione delle cinquanta unità di diretta collaborazione del personale politico.
(4-00504)

Risposta. - In riferimento all'atto di sindacato ispettivo in esame ed acquisiti idonei elementi dal Dipartimento per gli affari regionali, si rappresenta quanto segue.
In data 1o agosto 2008 il Consiglio dei Ministri ha deliberato l'impugnativa innanzi alla Corte costituzionale della legge regionale del Veneto n. 3 del 26 giugno 2008, censurando in particolare le disposizioni di cui all'articolo 4, commi 1, 2 e 4 della citata legge, le quali dispongono, attraverso una procedura selettiva riservata, l'applicabilità dell'articolo 96 della legge regionale n. 1 del 2008 - riguardante il completamento del processo di stabilizzazione dei lavoratori precari della Regione Veneto - anche al personale degli uffici di diretta collaborazione degli organi politici

(uffici del consiglio e della giunta regionale, nonché dei gruppi consiliari) assunto ai sensi degli articoli 178 e 179 della legge regionale n. 12 del 1991 e degli articoli 8 e 19 della legge regionale n. 1 del 1997. Le predette disposizioni sembrano, infatti, porsi in stridente contrasto, per un verso, con le disposizioni statali di cui all'articolo 1, commi da 513 a 543, della legge n. 296 del 2006 ed all'articolo 3, comma 94, della legge n. 244 del 2007, che escludono l'applicabilità delle procedure di stabilizzazione al personale di diretta collaborazione degli organi politici; per altro verso, con gli articoli 3, 51, comma 1, e 97, commi 1 e 3, della Costituzione, che stabiliscono l'accesso agli impieghi nella pubbliche amministrazioni mediante concorso pubblico e non riservato.
In particolare, come affermato dalla costante giurisprudenza costituzionale, la trasformazione a tempo indeterminato del rapporto di lavoro del personale degli uffici posti alle dirette dipendenze degli organi politici regionali si risolve in una deroga ingiustificata alla regola del concorso pubblico, la quale è posta a garanzia del buon andamento e della imparzialità dell'amministrazione. Peraltro, l'articolo 4, comma 4, della legge regionale impugnata adotta per la stabilizzazione del personale precario un criterio temporale difforme rispetto alla disciplina di cui all'articolo 1, comma 519, della legge n. 296 del 2006, consentendo di computare nel periodo utile ai fini della stabilizzazione anche quello trascorso presso i gruppi consiliari e gli uffici di diretta collaborazione del presidente del Consiglio regionale e del presidente della Giunta regionale.
Alle predette censure va, infine, aggiunta quella mossa dal Governo all'articolo 1 della medesima legge regionale, laddove estende la stabilizzazione del personale precario del Servizio sanitario regionale, oltre che ai medici ed ai veterinari, anche a tutti i profili professionali di livello dirigenziale del ruolo sanitario.
Quanto sopra chiarito in merito alle richieste dell'interrogante, dimostra il corretto operato del Governo, indirizzato chiaramente alla valorizzazione del merito, dell'efficienza e dell'efficacia dell'azione della pubblica amministrazione.

Il Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione: Renato Brunetta.

SALVINI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
dallo scorso settembre i pendolari del Basso Piemonte sono tornati ad essere vittime degli stessi inconvenienti concernenti i treni da loro quotidianamente utilizzati per recarsi a lavoro;
molti viaggiatori quotidianamente subiscono seri e gravi ritardi sui treni del mattino soprattutto lungo la direttrice per Asti/Torino e, anche se in misura minore, lungo la direttrice per Alessandria e Genova;
a causa di malfunzionamento dei passaggi a livello tra Nizza Monferrato e Castelnuovo Calcea (problema già verificatosi anche la settimana scorsa), tutti i treni della mattina della linea di Asti hanno spesso ritardi variabili tra i 20 e 30 minuti con il diretto per Torino arrivato a destinazione con circa 45 minuti di ritardo;
sulla linea di Alessandria, si segnala l'ormai cronico ritardo del treno 10270 in partenza da Acqui per Alessandria alle 7.03 arrivato a destinazione con 13 minuti di ritardo;
i treni tutti soffrono di ritardi cronici, incompletezza dei convogli e sporcizia -:
se i Ministri essendo a conoscenza della situazione non ritengano opportuno adoperarsi affinché Trenitalia si impegni a svolgere in modo soddisfacente la propria missione industriale cioè trasportare in condizioni dignitose, di sicurezza e puntualmente

i pendolari, cioè i propri clienti, che quotidianamente percorrono la tratta del sud del Piemonte.
(4-02074)

Risposta. - In riferimento all'interrogazione in esame, si forniscono i seguenti elementi di risposta.
La programmazione dei servizi regionali è, come noto, di competenza delle singole regioni i cui rapporti con Trenitalia sono disciplinati da specifici contratti di servizio nell'ambito dei quali vengono definiti il volume e le caratteristiche dei servizi da effettuare, sulla base delle risorse economiche rese disponibili.
Ferrovie dello Stato ha quindi fatto conoscere che, in assenza di indicazioni specifiche sui treni per i quali l'interrogante segnala ritardi di particolare frequenza, si può solo far riferimento all'andamento generale della puntualità - nel corso del 2008 - dei collegamenti sulle direttrici Torino-Alessandria e Torino-Genova che è risultato sostanzialmente allineato su standard costanti, senza evidenziare flessioni di rilievo, ad eccezione di un lieve calo verificatosi alla fine dell'anno 2008 a causa delle condizioni meteorologiche avverse del periodo.
Al riguardo, si pone peraltro in rilievo che, proprio a causa delle condizioni meteorologiche particolarmente critiche (presenza di neve e gelo, che hanno caratterizzato la prima parte della stagione invernale nel sud del Piemonte), si sono verificate situazioni di indisponibilità di mezzi leggeri (tipo Ale e TAF), che, per carenza di materiale, hanno comportato talvolta una riduzione della composizione di alcuni convogli.
I livelli di puntualità dei treni regionali registrati sulla direttrice Torino-Genova evidenziano, nei primi 3 mesi del corrente anno, un progressivo miglioramento con una percentuale di circa l'87 per cento dei treni giunti a destinazione entro i 5 minuti dall'orario di arrivo previsto contro poco più dell'83 per cento rilevato nel mese di dicembre 2008.
Per quanto concerne, in particolare, il treno regionale 10270, si precisa che gli insoddisfacenti indici di puntualità segnalati, sono riferibili al periodo precedente all'entrata in vigore del nuovo orario e dovuti principalmente ad una interferenza nella circolazione di questo treno regionale da parte di un altro treno (R 4617, Alessandria-Acqui Terme).
Con l'orario in vigore da dicembre 2008, sono state attuate - d'intesa con la Regione Piemonte e le associazioni pendolari - alcune modifiche alle tracce orarie dei treni circolanti nella fascia interessata a seguito delle quali è migliorata sensibilmente anche la regolarità del treno regionale R10270 che, nella prima decade di marzo, ha raggiunto una puntualità (arrivi a destinazione entro i 5 minuti dall'orario di previsto) pari al 100 per cento.

Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti: Altero Matteoli.

SCILIPOTI. - Al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione. - Per sapere - premesso che:
negli ultimi mesi il Ministro stesso ha ripetutamente enunciato con vigore il proprio intendimento di attivare nelle amministrazioni pubbliche un sistema retributivo capace di commisurare significativamente le retribuzioni alla quantità e qualità del lavoro svolto dai singoli uffici e dai singoli dipendenti;
in sconcertante contrasto con tale intendimento, l'articolo 67 del decreto-legge n. 112 del 2008, come modificato dalla legge di conversione n. 133 del 2008, ha drasticamente ridotto gli incentivi speciali destinati ai dipendenti dell'Inps e delle Agenzie delle entrate: si tratta di incentivi legati alla produzione e in particolare a obiettivi via via sempre più avanzati e impegnativi, finanziati mediante un fondo alimentato in riferimento al recupero dell'evasione contributiva per l'Inps, al recupero dell'evasione fiscale per le Agenzie delle entrate;
ancora in contrasto con l'intendimento enunciato dal Ministro, l'articolo 61-bis, comma 8, del citato decreto-legge n. 112 del 2008, come modificato dalla

legge di conversione n. 133 del 2008, ha ridotto drasticamente l'incentivo per l'attività di progettazione e direzione lavori dal già assai ridotto valore del 2 per cento lordo allo 0,50 per cento, col risultato di scoraggiare la disponibilità per tali attività dei dipendenti pubblici con professionalità elevate, costringendo le amministrazioni a fare ricorso ad assai più costose collaborazioni di liberi professionisti esterni -:
come si spieghi la contraddizione tra gli intendimenti enunciati e le misure adottate;
inoltre se egli non ritenga, viceversa, necessario intervenire per ripristinare e semmai potenziare le suddette forme di retribuzione incentivante.
(4-01318)

Risposta. - In relazione all'interrogazione in esame si rappresenta quanto segue:
l'atto ispettivo rileva una contraddizione tra quanto più volte sottolineato dal Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione in ordine all'esigenza di commisurare in maniera significativa quote di retribuzione alla qualità e quantità del lavoro svolto dagli uffici e dai singoli dipendenti della pubblica amministrazione, e le misure concretamente attuate, in particolare con gli articoli 61 e 67 del decreto-legge n. 112 del 2008;
sul punto, occorre precisare, in via preliminare, che vari provvedimenti legislativi messi a punto dal Governo - ed ancora in fase di esame parlamentare alla data di presentazione della presente interrogazione - hanno già affrontato la questione prospettata dall'interrogante nel senso dallo stesso auspicato;
ci si riferisce, in primo luogo, al disegno di legge n. 847 recante «Delega al Governo per l'ottimizzazione del lavoro pubblico» volto a dare attuazione alle misure preannunciate con il documento di programmazione economico-finanziaria per gli anni 2009-2013 e direttamente collegato alla manovra di finanza pubblica per il 2009; tale provvedimento, approvato definitivamente con la legge n. 15 del 2009, muove dalla convinzione che vi possono essere ampi margini per il recupero di adeguati livelli di efficienza ed efficacia nella pubblica amministrazione, coniugando a tal fine questo obiettivo con la piena valorizzazione dell'impegno e delle professionalità presenti nelle amministrazioni pubbliche del Paese;
nel merito, peraltro, va ricordato che in sede di approvazione del predetto disegno di legge si sono registrati significativi punti di convergenza tra i gruppi parlamentari di maggioranza e di opposizione, sicché il testo finale rappresenta anche l'esito di un percorso condiviso in ordine all'esigenza, più volte sottolineata dallo stesso interrogante anche in sede parlamentare, di coniugare merito, innovazione e riorganizzazione della pubblica amministrazione;
in secondo luogo, in particolare per ciò che attiene la destinazione delle risorse alla premialità dei risultati e delle
performance dei singoli e degli uffici, sebbene vi sia stato un primo intervento, con il decreto-legge n. 112 del 2008, volto a razionalizzare le spese delle amministrazioni pubbliche in ordine all'esigenza, di stabilizzare la spesa primaria corrente in rapporto al prodotto interno ai fini del raggiungimento del pareggio di bilancio nel 2011, non è superfluo sottolineare come, successivamente, si è operato attraverso ulteriori provvedimenti con l'intento di riassegnare alla contrattazione collettiva significative risorse finanziarie, proprio per assicurare una maggiore correlazione tra i trattamenti economici accessori e le maggiori prestazioni lavorative, ovvero lo svolgimento di compiti che richiedono particolare impegno e responsabilità;
rientrano in questo ambito le decisioni assunte con la legge n. 203 del 2008 (legge finanziaria per il 2009), ove l'articolo 2, commi 32-34, prevede che a decorrere dal 2009 il trattamento economico accessorio del personale pubblico è corrisposto in base alla qualità, alla produttività e alla capacità innovativa delle prestazioni, utilizzando a tal fine una quota delle risorse provenienti dalle riduzioni di spesa e le maggiori entrate

rivenienti dall'articolo 61 del decreto-legge n. 112 del 2008; tali risorse, devolute al finanziamento della contrattazione integrativa, potranno avere un ulteriore accrescimento per effetto delle eventuali economie aggiuntive derivanti dai processi amministrativi di razionalizzazione e di riduzione dei costi di funzionamento dell'amministrazione pubblica;
queste ultime disposizioni sono state espressamente richiamate in sede di confronto con le organizzazioni sindacali, tant'è che il protocollo d'intesa siglato il 30 ottobre 2008 tra Governo e organizzazioni sindacali impegna l'Esecutivo a recuperare, tra l'altro, anche le risorse derivanti dalla disapplicazione di leggi per l'anno 2009 di cui al predetto articolo 67, comma 2 del decreto-legge n. 112 del 2008;
si segnala, al riguardo, che l'articolo 7-
ter, comma 15, del decreto-legge 10 febbraio 2009, n. 5, convertito, con modificazioni, dalla legge 9 aprile 2009, n. 33, recante «Misure urgenti a sostegno dei settori industriali in crisi», ha disposto che con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, da adottare entro il 30 giugno 2009, su proposta del Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze, sono individuati i criteri, i tempi e le modalità volti a utilizzare, per la contrattazione collettiva integrativa, le risorse derivanti dal processo di riorganizzazione in atto, utilizzando a tal fine anche le maggiori entrate proprie rispetto a quelle del triennio 2005-2007 conseguite per effetto dello svolgimento di attività aggiuntive rispetto a quelle istituzionali; in tal senso si è provveduto nella sostanza al rifinanziamento dei fondi per la contrattazione collettiva delle amministrazioni statali di cui al comma 2 dell'articolo 67 del citato decreto-legge n. 112 del 2008;
quanto, poi, all'articolo 61 del decreto-legge n. 112 del 2008, convertito, con modificazioni dalla legge n. 133 del 2008, in esso sono previste un insieme di misure volte al contenimento e alla riqualificazione della spesa pubblica, coerentemente con l'impianto complessivo del citato decreto, in attuazione degli impegni assunti dal Governo in sede di presentazione al Parlamento del documento di programmazione economica e finanziaria per gli anni 2009-2013;
con il comma 8 del suindicato articolo 61, in particolare, si è inteso rimodulare l'importo del corrispettivo che è ripartito per ogni singola opera o lavoro, con le modalità ed i criteri previsti dalla contrattazione collettiva e assunti in un regolamento adottato dall'amministrazione interessata, tra il responsabile del procedimento e gli incaricati della redazione del progetto, del piano di sicurezza, della direzione dei lavori, nonché del collaudo;
per effetto di tali variazioni lo 0,5 per cento continua ad essere corrisposto con le predette modalità e per le medesime finalità di cui all'articolo 92, comma 5 del decreto legislativo 12 aprile 2006, n. 163, mentre il restante 1,5 per cento dell'importo è destinato all'entrata del bilancio dello Stato;
tale disposizione - il cui ambito di applicazione è richiamato dall'articolo 3 del decreto legislativo 12 aprile 2006, n. 163 recante «Codice dei contratti pubblici» - è stata in un primo tempo abrogata dall'articolo 1, comma 10-
quater, lettera b) del decreto-legge n. 162 del 2008, convertito con modificazioni dalla legge n. 201 del 2008, recante «Interventi urgenti in materia di adeguamento dei prezzi dei materiali da costruzione, di sostegno ai settori dell'autotrasporto, dell'agricoltura, e della pesca professionale, nonché di finanziamento delle opere per il G8 e definizione degli adempimenti tributari per le regioni Marche e Umbria colpite dagli eventi sismici del 1997», e successivamente confermata per effetto della reintroduzione della norma in esame con l'articolo 18, comma 4-sexies del decreto-legge n. 185 del 2008, convertito con modificazioni dalla legge n. 2 del 2009, recante «Misure urgenti per il sostegno a famiglie, lavoro, occupazione e impresa, e per ridisegnare in funzione anti-crisi il quadro strategico nazionale»;
rispetto alla formulazione originaria, tuttavia, la suindicata quota dell'1,5 per

cento, rinveniente dalla riduzione delle somme non più ripartite tra i vari soggetti indicati all'articolo 92, comma 5 del decreto legislativo n. 163 del 2006, è riassegnata ad incremento del fondo di parte corrente previsto al medesimo articolo 61, comma 17, del decreto-legge n. 112 del 2008.

A tal fine le risorse del predetto fondo, potranno, quindi, essere finalizzate, tra l'altro, con l'obiettivo della riqualificazione della spesa pubblica, alla tutela della sicurezza pubblica e del soccorso pubblico e al finanziamento della contrattazione collettiva integrativa delle amministrazioni dello Stato, delle agenzie, degli enti pubblici non economici, inclusi gli enti di ricerca, nonché le università.
Il Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione: Renato Brunetta.

TOCCAFONDI. - Al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione. - Per sapere - premesso che:
da notizie di stampa sulle valutazioni attribuite dal Comune di Firenze a: dirigenti, posizioni organizzative e dipendenti per la corresponsione del premio incentivante previsto dalla contrattazione decentrata, su 4469 dipendenti esaminati solo 264 sono stati esclusi dalla percezione del premio incentivante a seguito di valutazioni negative o per aver compiuto assenze in numero elevato;
i lavoratori di ruolo presso il Comune di Firenze sono 5.165 e dopo alcune esclusioni a norma di contratto (dirigenti, posizioni organizzative, dipendenti scolastici e addetti alle segreterie degli assessori e dei gruppi consiliari), il premio incentivante spetta a 4.418 di loro e contando anche i dipendenti che sono andati in pensione nel corso dell'anno, il numero sale a 4.469, per un premio complessivo di cinque milioni e centomila euro;
il premio di produttività dell'ente Comune di Firenze fa parte del salario accessorio e risulta strutturato: per il 20 per cento assegnato sulla base della produttività di sistema, cioè al raggiungimento degli obiettivi generali della macchina comunale e per l'80 per cento è legato a obiettivi specifici, quelli che all'inizio dell'anno vengono stabiliti nel Peg, il piano economico di gestione, dai dirigenti;
per come è stato calcolato al premio, non ha diritto chi non ha lavorato in un anno almeno settanta giorni. È poi necessario, per la quantificazione del premio, superare una «valutazione» che viene fatta dal dirigente del settore e dalle Posizioni organizzative che tengono conto di almeno quattro campi di valutazione. Capacità di rapporto con l'utenza. Aggiornamenti eseguiti. Valutazione sulla assunzione di responsabilità nello svolgimento del lavoro. E alla fine i "voti" possibili sono quattro: Limitato, Sufficiente, Buono e Ottimo. Dei 4.205 dipendenti esaminati, 6 sono stati classificati come «limitati», 23 si sono dimostrati «sufficienti», 140 devono accontentarsi di un dignitoso «buono» e in 4.036 si sono invece assicurati un bell'«ottimo»;
fra coloro che hanno preso ottimo ci sono 91 impiegati dalla categoria A (gli addetti ai servizi generali), per loro il premio sarà di 980 euro lordi (con una percentuale di tasse abbastanza alta), poi ci sono 329 appartenenti alla categoria B1 (gli esecutivi polivalenti) che in busta paga avranno 1.029 euro. Poi ci sono 524 impiegati B3 (addetti amministrativi) e per loro il premio sarà di 1.174 euro. Nella categoria C (la prima fascia tecnica, i diplomati) in 890 avranno 1.296 euro. I laureati da premio nella categoria D1 sono 856 e avranno in busta 1.500 euro. In fine i 30 funzionari (D3), per loro fra le voci dello stipendio ci sono 1.912 euro -:
se esistono linee guida nazionali alle quali gli enti locali sono tenuti ad attenersi per la valutazione dei dipendenti e la corresponsione dei premi incentivanti;

se le valutazioni e i criteri adottati dal Comune di Firenze per il premio incentivante previsto dalla contrattazione decentrata siano in linea con tali linee guida.
(4-00342)

Risposta. - Con l'atto di sindacato ispettivo in esame, si chiedono chiarimenti in merito alla corresponsione dei premi incentivanti previsti dalla contrattazione decentrata, a dirigenti, posizioni organizzative e dipendenti del comune di Firenze.
Al riguardo si rappresenta quanto segue:
i compensi per produttività, di cui al Contratto collettivo nazionale del lavoro del comparto regioni-autonomie locali, sono regolati dall'articolo 37 del Contratto collettivo nazionale del lavoro del 22 gennaio 2004, in cui si afferma che i compensi incentivanti sono strettamente correlati ad effettivi incrementi della produttività ed all'effettivo miglioramento qualitativo e quantitativo dei servizi, con riferimento «al risultato aggiuntivo apprezzabile rispetto al risultato atteso dalla normale prestazione lavorativa»;
inoltre, ai sensi dell'articolo 35 del Contratto collettivo nazionale del lavoro suindicato, il livello di conseguimento degli obiettivi deve essere certificato dal servizio di controllo interno dell'ente, previsto dal decreto legislativo n. 286 del 1999;
tali previsioni, avendo carattere cogente, costituiscono una regola inderogabile, che esplica la sua forza vincolante anche per gli enti locali. Al riguardo, preme evidenziare che l'articolo 40, comma 3, del decreto legislativo n. 165 del 30 marzo 2001, prevede che i contratti integrativi sono inficiati
ex lege da nullità, allorché deroghino alle prescrizioni dettate dai contratti nazionali. Il singolo ente locale, pertanto, può adottare regole specifiche e di dettaglio per consentire l'effettiva applicazione del Contratto collettivo nazionale del lavoro, adeguandola allo specifico contesto organizzativo e funzionale locale. Tale adattamento, però, deve avvenire nel rispetto delle prescrizioni di cui al Contratto collettivo nazionale del lavoro.

Ciò posto, l'interrogante lamenta che il Comune di Firenze ha erogato l'incentivo e la valutazione massima con carattere di sostanziale generalità. Tale circostanza, però, da sola non è idonea a provare, con certezza ed in maniera univoca, l'esistenza di una palese violazione, da parte del sistema adottato dall'ente locale de quo, delle prescrizioni del Contratto collettivo nazionale del lavoro. Si evidenzia, comunque, che l'Ispettorato per la funzione pubblica ha provveduto ad informare della situazione de qua la Procura della Corte dei conti di Firenze, per le determinazioni di competenza.
Inoltre, si rappresenta che, di recente, questa Amministrazione ha contribuito in maniera rilevante al raggiungimento degli obiettivi di razionalizzazione, selettività e meritocrazia - tutte finalità la cui attuazione è sottintesa nell'interrogazione in oggetto - come emerge da quanto di seguito precisato. Innanzitutto, con specifico riferimento al tema
de quo, il decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito con modificazioni dalla legge 6 agosto 2008, n. 133, reca disposizioni urgenti per lo sviluppo economico, la semplificazione, la competitività, la stabilizzazione della finanza pubblica e la perequazione tributaria. In particolare, l'articolo 67 detta norme in materia di contrattazione integrativa e di controllo dei contratti nazionali ed integrativi ed al comma 8 prevede, in attuazione dei principi di responsabilizzazione e di efficienza della pubblica amministrazione, che le amministrazioni hanno l'obbligo di trasmettere alla Corte dei conti, tramite il Ministero dell'economia e delle finanze - Dipartimento della Ragioneria generale dello Stato, entro il 31 maggio di ogni anno, specifiche informazioni sulla contrattazione integrativa, certificate dagli organi di controllo interno. Al riguardo, il successivo comma 9 dispone che, d'intesa con la Corte dei conti e la Presidenza del Consiglio dei ministri - Dipartimento della funzione pubblica, il Ministero dell'economia e delle finanze - Dipartimento della ragioneria generale dello Stato, integra le informazioni annualmente richieste, predisponendo un'apposita scheda con le ulteriori informazioni

di interesse della Corte dei conti volte tra l'altro ad accertare, oltre al rispetto dei vincoli finanziari previsti dalla vigente normativa in ordine alla consistenza delle risorse assegnate ai fondi per la contrattazione integrativa ed all'evoluzione della consistenza dei fondi e della spesa derivante dai contratti integrativi applicati, anche la concreta definizione ed applicazione di criteri improntati alla premialità, al riconoscimento del merito ed alla valorizzazione dell'impegno e della qualità della prestazione individuale, con riguardo ai diversi istituti finanziati dalla contrattazione integrativa, nonché a parametri di selettività, con particolare riferimento alle progressioni economiche.
La Corte dei conti utilizza tali informazioni, unitamente a quelle trasmesse ai sensi del titolo V del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, ai fini del referto sul costo del lavoro e propone, in caso di esorbitanza delle spese dai limiti imposti dai vincoli di finanza pubblica e dagli indirizzi generali assunti in materia in sede di contrattazione collettiva nazionale, interventi correttivi.
Sempre in attuazione dei princìpi di responsabilizzazione e di efficienza della pubblica amministrazione la legge finanziaria per il 2009 stabilisce che il trattamento economico accessorio dei dipendenti delle pubbliche amministrazioni è corrisposto in base alla qualità, produttività e capacità innovativa della prestazione lavorativa. Infine, nella legge 4 marzo 2009, n. 15, recante «delega al Governo finalizzata all'ottimizzazione della produttività del lavoro pubblico e alla efficienza e trasparenza delle pubbliche amministrazioni», all'articolo 3 vengono enunciati, fra i princìpi di delega, quello di prevedere «adeguate forme di pubblicizzazione ai fini della valutazione, da parte dell'utenza, dell'impatto della contrattazione integrativa sul funzionamento evidenziando le richieste e le previsioni di interesse per la collettività» nonché quello del rafforzamento del regime dei controlli sui contratti integrativi.

Il Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione: Renato Brunetta.

TOCCAFONDI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
dalla risposta - pubblicata lunedì 24 novembre 2008, in allegato al resoconto della seduta n. 91 - all'interrogazione n. 4-00188, si prende atto che, in riferimento al progetto relativo al Nodo di Firenze compreso nella linea ferroviaria Milano-Napoli: «La realizzazione delle opere, in prevalenza previste in sotterraneo, è stata pianificata in modo da garantire, in ogni fase di lavoro, l'operatività delle linee di attraversamento del nodo e della stazione di Santa Maria Novella e, pertanto, si conferma che i treni manterranno la fermata di Firenze»;
l'interpellante segnala che ad oggi, sono undici, le corse giornaliere ad Alta Velocità che, in partenza da Milano, percorrono Milano/Roma senza fermare a Firenze: ore 06:15, 06:45, 07:15, 07:45, 08:15, 14:15, 16:15, 17:15, 18:15, 18:45, 20:15;
risultano, invece, dieci le corse giornaliere ad Alta Velocità in partenza da Roma che arrivano a Milano e non effettuano fermate a Firenze: ore 06:15, 06:45, 07:15, 07:49, 08:15, 14:15, 15:15, 16:15, 17:15, 18:15 -:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza di quanto descritto in premessa e, se per i suddetti treni, non sia stata prevista la fermata a Firenze, a causa dell'eccessivo tempo che richiede la manovra d'ingresso alla stazione di Santa Maria Novella;
quali iniziative intenda intraprendere il Governo per garantire il mantenimento delle fermate dei treni ad alta velocità a Firenze, durante il periodo dei lavori per la costruzione della nuova stazione che si dimostra urgente.
(4-02147)

Risposta. - In riferimento all'interrogazione in esame, si forniscono i seguenti elementi di risposta.
Con l'entrata in vigore del nuovo orario ferroviario del 14 dicembre 2008, l'offerta di

collegamenti Eurostar e Alta velocità interessanti la stazione di Santa Maria Novella è stata confermata nei volumi precedentemente previsti; pertanto, il servizio Eurostar in tale stazione, anche se con una lieve rimodulazione degli orari di arrivo e partenza nell'arco della giornata, non ha subìto alcuna riduzione.
In coincidenza con l'apertura al traffico della tratta ferroviaria ad Alta velocità Milano-Bologna è stata programmata, invece, l'effettuazione di nuovi treni
no stop tra Roma e Milano denominati «AV Fast» che collegano Roma al capoluogo lombardo in 3 ore e 30 minuti.
Tali collegamenti costituiscono, comunque, servizi aggiuntivi rispetto all'offerta Eurostar preesistente.

Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti: Altero Matteoli.

MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
sulla Gazzetta Ufficiale n. 281 del 1o dicembre 2008 è stato pubblicato il decreto del Ministero delle infrastrutture del 5 novembre 2008, riparto delle risorse del fondo nazionale per il sostegno all'accesso alle abitazioni in locazione relative al 2008, la cui disponibilità è di euro 205.568.967,29;
dette risorse vengono ripartite tra le regioni e le province autonome di Trento e Bolzano;
le regioni e le province autonome ripartiscono le quote di propria spettanza a norma del comma 7 del predetto articolo 11 della legge 9 dicembre 1998, n. 431, come integrato dall'articolo 1, comma 2, della legge 8 febbraio 2001, n. 21;
i comuni, sulla base delle risorse loro assegnate e nel rispetto dei requisiti minimi stabiliti dal decreto del Ministro dei lavori pubblici del 7 giugno 1999, definiscono la graduatoria tra i soggetti in possesso dei predetti requisiti -:
per ciascun anno a partire dal 2000 a) se e quali controlli siano stati effettuati; b) quanti siano i Comuni che abbiano avuto assegnate risorse; c) quanti siano i soggetti che abbiano ricevuto contributi; d) quale sia il contributo medio mensile; e) se quanti siano i soggetti che hanno ricevuto contributi per più anni.
(4-02368)

Risposta. - In riferimento all'interrogazione in esame, si forniscono i seguenti elementi di risposta.
Come è noto, il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti procede annualmente, sulla base dei criteri fissati ai sensi del decreto ministeriale 14 settembre 2005 concernente i criteri di riparto del Fondo (connessi ad indicatori statistici descrittivi del disagio abitativo e alle risorse aggiuntive messe a disposizione dalle regioni e dai comuni) al riparto delle disponibilità assegnate dalla legge finanziaria al fondo nazionale di sostegno per l'accesso alle abitazioni in locazione di cui all'articolo 11 della legge 9 dicembre 1998, n. 431.
Al fine di poter predisporre la proposta di ripartizione, il Ministero acquisisce esclusivamente dalle regioni e province autonome, ai sensi del citato decreto ministeriale del 14 settembre 2005, i dati relativi all'entità dei fondi aggiuntivi iscritti nei bilanci regionali per l'annualità cui si riferisce il riparto e degli enti locali riferiti all'anno precedente.
Con riferimento ai contenuti specifici dell'interrogazione in oggetto, si rappresenta che il Ministero, al fine di effettuare una ricognizione complessiva sull'utilizzo delle risorse erogate preliminarmente al riparto delle risorse assegnate al Fondo nazionale per l'annualità 2009 dalla legge 22 dicembre 2008, n. 203 (legge finanziaria per il 2009), pari a euro 161.399.903,04, ha richiesto alle regioni e province autonome l'invio, entro il termine del 31 marzo 2009, di un prospetto riepilogativo dei provvedimenti di riparto in favore dei comuni adottati dalle stesse con riferimento a tutte le annualità precedenti.


Alla data odierna, sono pervenute le informazioni richieste, ad eccezione di quella relative alle regioni Abruzzo e Calabria, in base alle quali risultano sostanzialmente trasferite ai comuni le risorse già attribuite dallo Stato.
Si provvederà a richiedere alle regioni e province autonome, già a partire dal riparto 2010, un completo quadro conoscitivo sull'utilizzo di tali risorse anche con riferimento al numero dei soggetti beneficiari.

Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti: Altero Matteoli.

VIETTI. - Al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione. - Per sapere - premesso che:
la normativa riguardante il compenso integrativo per le attività di progettazione e project management, in senso lato, dei professionisti tecnici della pubblica amministrazione ha subito nel corso di un anno una tripla modifica che rischia di penalizzarne fortemente il loro ruolo all'interno della pubblica amministrazione;
l'iniziale decurtazione dei compensi dal 2 all'0,5 per cento dell'importo posto a base di gara, infatti, introdotta dal comma 8 dell'articolo 61 del decreto-legge n. 112 del 2008, e momentaneamente corretta e reintegrata dal comma 10-quater dell'articolo 1 del decreto-legge n. 162 del 2008, è poi ritornata alla sua versione identica a quella del citato decreto-legge 112 del 2008 con l'approvazione del comma 4-sexies dell'articolo 18 del decreto-legge, 185 del 2008;
ad aggravare la situazione, poi, ha sicuramente contribuito l'emanazione della circolare 36 del 2008 della Ragioneria generale, con cui si specifica che la riduzione si applica a «tutta l'attività progettuale non ancora remunerata a tale data»;
tale circolare sembrerebbe rendere applicabile la decurtazione degli incentivi relativi anche agli interventi che alla data del 1o gennaio 2009 erano già avviati;
nonostante i propositi del Governo di volere salvaguardare i saldi della finanza pubblica, tale novella al codice degli appalti pubblici rischia di produrre un effetto contrario per il sicuro ricorso ad attività esternalizzate oltre ad affossare la professionalità riconosciuta dei tecnici progettisti -:
se non ritenga necessario chiarire, innanzitutto, in maniera definitiva la irretroattività della norma citata e valutare anche l'opportunità di modificare l'entità della decurtazione dei compensi effettuata, che rischia di penalizzare i tecnici interessati e di non tutelare adeguatamente la qualità dei servizi offerti ai cittadini.
(4-02573)

Risposta. - In relazione all'interrogazione in esame, si rappresenta quanto segue:
con riferimento a quanto esposto dall'interrogante circa l'importo del corrispettivo e incentivo per la progettazione dei professionisti tecnici della pubblica amministrazione, ai sensi dell'articolo 92, comma 5, del Codice degli appalti, di cui al decreto legislativo 12 aprile 2006, n. 163, si sottolinea, in premessa, che le disposizioni introdotte con l'articolo 61, comma 8, del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133, rientrano in un insieme di misure volte al contenimento e alla riqualificazione della spesa pubblica, in attuazione degli impegni assunti dal Governo in sede di presentazione al Parlamento del documento di programmazione economico-finanziaria per gli anni 2009-2013;
le citate disposizioni, in un primo tempo abrogate dall'articolo 1, comma 10-
quater, lettera b) del decreto-legge 23 ottobre 2008, n. 162, convertito, con modificazioni, dalla legge 22 dicembre 2008, recante «Interventi urgenti in materia di adeguamento dei prezzi dei materiali da costruzione, di sostegno ai settori dell'autotrasporto, dell'agricoltura e della pesca professionale, nonché di finanziamento

delle opere per il G8 e definizione degli adempimenti tributari per le regioni Marche e Umbria colpite dagli eventi sismici del 1997», sono state successivamente reintrodotte, con modificazioni, dall'articolo 18, comma 4-sexies del decreto-legge 29 novembre 2008 n. 185, convertito, con modificazioni, dalla legge 29 gennaio 2009, n. 2, recante «Misure urgenti per il sostegno a famiglie, lavoro, occupazione e impresa e per ridisegnare in funzione anti-crisi il quadro strategico nazionale»;
rispetto alla formulazione originaria della norma che destinava l'1,5 per cento dei suindicati compensi all'entrata del bilancio dello Stato, tuttavia, tale percentuale - rinveniente dalla riduzione dei compensi non più destinati alle finalità di incentivo di cui all'articolo 92, comma 5, del predetto decreto legislativo n. 163 del 2006 - è destinata, dal 1o gennaio 2009, al capitolo n. 3493, capo X, del bilancio dello Stato ai fini dell'integrazione del fondo di parte corrente di cui al comma 17 dell'articolo 61 del predetto decreto-legge 112 del 2008; al riguardo, una quota delle risorse di detto fondo potrà essere destinata al finanziamento della contrattazione collettiva integrativa delle amministrazioni dello Stato, delle agenzie, degli enti pubblici non economici, inclusi gli enti di ricerca, nonché le università, ovvero alla corresponsione del trattamento economico accessorio dei dipendenti delle amministrazioni pubbliche in base alla qualità, produttività e capacità innovativa delle prestazioni lavorative;
per quanto concerne l'ambito applicativo delle norme in esame, si evidenzia che la «rimodulazione» dei citati corrispettivi e incentivi, stante la portata dell'articolo 92, comma 5, del citato decreto legislativo 163 del 2006, si riferisce a tutte le somme corrisposte, a decorrere dal 1o gennaio 2009, per ogni singola opera o lavoro e, conseguentemente - come peraltro già evidenziato nella circolare n. 36 del 23 dicembre 2008 del Ministero dell'economia e delle finanze, Dipartimento della ragioneria generale dello Stato - da ritenersi applicabile a tutte le attività svolte di progettazione e tecnico-amministrative non ancora remunerate alla data del 1o gennaio 2009.

Come emerge dalle modifiche apportate alla formulazione originaria del comma 8 dell'articolo 61 del citato decreto-legge n. 112 del 2008, infine, è evidente che l'intento del Governo, pur nelle criticità dell'odierno ciclo economico, è stato quello di assicurate adeguate risorse finalizzate al riconoscimento del merito e della professionalità del personale di cui al comma 5 dell'articolo 92 del citato decreto legislativo n. 163 del 2006, senza per questo abbandonare l'esigenza del risanamento delle finanze pubbliche, coerentemente con quell'azione di spending-review in grado di coniugare stabilizzazione e miglioramento della spesa pubblica con meritocrazia, innovazione ed efficienza.
Il Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione: Renato Brunetta.

VOLONTÈ. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
il Festival dei Due mondi è considerato, ormai da tempo, uno degli eventi culturali più importanti ed innovativi a livello internazionale;
tuttavia, sulla manifestazione è ormai calato il silenzio, silenzio che riguarda soprattutto i bilanci dell'ultima edizione del Festival, la cinquantunesima;
su rendiconti e bilanci della passata edizione, infatti, ad oggi si sono seguite solo voci di un ammanco di alcune centinaia di migliaia di euro che lasciano nell'attesa e nella preoccupazione i membri del comitato di gestione;
da fine luglio, nessuno ha più parlato ufficialmente della manifestazione ed il presidente e direttore artistico, Giorgio Ferrara non si è più visto in città, facendo montare in tal modo la tensione intorno a questa delicata faccenda -:
quali misure intenda prendere per risolvere un fatto che coinvolge una intera

città e che rischia di gettare ombre su una manifestazione che nel suo genere è unica in Italia.
(4-02108)

Risposta. - Con riferimento all'interrogazione in esame, si precisa che la manifestazione Festival dei Due Mondi si è regolarmente svolta, come tutti gli anni nel periodo estivo, sempre nella sua sede storica, Spoleto. Tutto ciò, nonostante un contenzioso insorto tra la Fondazione Festival dei Due Mondi e l'Associazione Festival dei Due Mondi, quest'ultima finanziata dal Ministero per i beni e le attività culturali fino all'anno 2007.
Infatti nel 2008, considerato che lo Statuto impone alla Fondazione di assicurare la continuità alla manifestazione spoletina, la Fondazione stessa ha provveduto direttamente alla realizzazione dell'evento, in considerazione delle difficoltà economiche in cui versava l'Associazione.
Pertanto il Ministero non ha preso in considerazione la domanda di contributo presentata dall'Associazione, essendo carente dei requisiti sostanziali prescritti dalla normativa vigente; in particolare l'istanza non era corredata da un preventivo artistico dei concerti previsti.
Il Ministero, invece, proprio allo scopo di dare continuità al Festival dei Due Mondi, ha accolto la richiesta di finanziamento presentata dalla Fondazione, il cui direttore artistico è Giorgio Ferrara, ed allo stesso organismo ha assegnato il contributo finalizzato alla realizzazione dell'evento in argomento.
Infine si porta a conoscenza dell'interrogante che l'importo complessivo del contributo assegnato dallo Stato per le attività musicali spoletine per l'anno 2007 è stato di 1 milione di euro mentre per il 2008 è stato portato ad 1 milione 235 mila euro.

Il Ministro per i beni e le attività culturali: Sandro Bondi.