XVI LEGISLATURA
ATTI DI CONTROLLO
PRESIDENZA
DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI
Interrogazione a risposta in Commissione:
BOBBA. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
il 14 maggio 2009 è stato approvato in Senato il ddl 1195, recante «Disposizioni per lo sviluppo e l'internazionalizzazione delle imprese, nonché in materia di energia», già trasmesso dalla Camera e in attesa dell'ultimo vaglio dalla stessa;
che i siti delle nuove centrali potranno essere localizzati anche contro il parere della Regione che dovrà ospitarli, gli impianti saranno equiparati ad installazioni militari e le informazioni sul loro funzionamento saranno inaccessibili ai cittadini;
il sito di Saluggia ospita tre quarti delle scorie radioattive più pericolose presenti in Italia, sebbene in diverse occasioni sia stato certificato che è una zona del tutto inadatta come luogo di stoccaggio di questa tipologia di rifiuti;
l'Aula del Senato ha bocciato l'ordine del giorno che impegnava il governo «ad individuare rapidamente il sito unico nazionale e a riconoscere l'assoluta inidoneità di Saluggia per questo scopo», nonostante Governo e maggioranza, inizialmente, si erano detti favorevoli all'ordine del giorno e disponibili a trovare una soluzione idonea;
a Saluggia proseguono i lavori per il trattamento delle scorie provvisoriamente immagazzinate, mentre aumenta la preoccupazione dei cittadini di Saluggia, di Trino e della provincia di Vercelli a causa della dichiarazione dell'esecutivo di costruire nuove centrali nucleari, che di fatto destina Saluggia ad ospitare indefinitamente il maggior carico di materiali nucleari d'Italia;
nel sito di Saluggia, oltre alla vicinanza con i pozzi di prelievo dell'acquedotto del Monferrato, vi è localizzato il più importante comprensorio industriale biomedicale italiano (Gruppo SORIN, CID, DIASORIN e GIPHARMA), che occupa nella sola Saluggia 1300 persone, e che rischia di essere penalizzato dalla contiguità con un sito di stoccaggio di materiale nucleare, mentre sta affrontando un'importante fase di crescita, sostenuta anche dalla Regione Piemonte;
il Senato ha approvato, col voto contrario del Partito democratico, il complesso di norme che consentono il ritorno al nucleare in Italia, indicato da molti esponenti del Centro-destra, in particolare dal Ministro dello sviluppo economico, Claudio Scajola, come la panacea per i problemi energetici dell'Italia;
a fronte di vantaggi incerti e discutibili, il ritorno al nucleare porterebbe ad avviso degli interroganti rischi certi: i problemi irrisolti del nucleare legati allo smaltimento delle scorie, ai costi esorbitanti per la realizzazione degli impianti, ai pericoli di proliferazione, alle procedure quasi militari per la localizzazione e la gestione di siti e impianti, la cui scelta potrebbe anche essere fatta contro il parere delle Regioni interessate;
il 24 febbraio 2009 è stato firmato a Villa Madama, a Roma, dal Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi e dal Presidente francese Nicholas Sarkozy, l'accordo di cooperazione sull'energia nucleare tra Italia e Francia, che dovrebbe portare alla costruzione in Italia di almeno quattro centrali nucleari di terza generazione European Pressurized Water Reactor (Epr) entro il 2020;
la localizzazione dei siti delle nuove centrali nucleari è tanto più problematico viste le condizioni geo-morfologiche del territorio italiano, con molte aree ad alta sismicità e un pervasivo dissesto idrogeologico.
Alla pressante richiesta dell'opinione pubblica che chiede di sapere dove sorgeranno le future centrali nucleari, il Governo finora non ha risposto;
nel corso di un'audizione informale svolta il 5 maggio 2009 presso la 13a Commissione permanente (Territorio, ambiente, beni ambientali) del Senato, il professor Enzo Boschi, Presidente dell'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia, ha dichiarato che «per quanto riguarda l'individuazione di una sede per eventuali centrali nucleari, ritengo che la Sardegna possa rappresentare una soluzione, in considerazione delle caratteristiche geologiche dell'isola e dell'assenza di attività sismica. Situazioni analoghe dal punto di vista geologico sono inoltre riscontrabili in Piemonte, in Lombardia, nella parte nord dell'Emilia-Romagna e in alcune zone della Puglia»;
si può ipotizzare che la scelta dei siti delle future centrali riguarderà poche aree del Paese: in Sardegna, la zona di S. Margherita di Pula, la costa orientale fra S. Lucia e Capo Comino o la zona di Lanusei presso la foce del Rio Mannu; in Puglia, la costa di Ostuni; la pianura padana dal vercellese fino al mantovano, dove già erano localizzate le centrali di Trino e di Caorso. Tali ristrette opzioni sono obbligate dal fatto che le centrali hanno bisogno di molta acqua per alimentare i circuiti di raffreddamento del reattore, dunque vanno costruite vicino ai fiumi o al mare -:
se gli interrogati non intendano doveroso fornire chiarimenti sui criteri e le modalità sulla cui base si è deciso di realizzare nuove centrali nucleari nonché sul numero dei siti individuati per la localizzazione degli impianti e dei depositi per le scorie nucleari;
se la pianura padana vercellese, in particolare, e le aree di S. Margherita di Pula, S. Lucia, Lanusei, la Puglia, la zona di Montalto di Castro, siano le aree dove prevedibilmente sorgeranno le future centrali nucleari;
se corrisponde al vero che l'Alto Lazio, la Toscana, le Murge pugliesi e la Basilicata siano le aree destinate ad ospitare i siti di stoccaggio delle scorie nucleari;
se non si ritenga doveroso, dopo anni di indifferenza, dare una risposta chiara ai cittadini di Saluggia circa i tempi ragionevoli per trasferire i rifiuti radioattivi solidi presenti nel deposito 2300 e le migliaia di fusti ad alta radioattività che verranno prodotti dalle operazioni di cementazione, impianto CEMEX, dei rifiuti liquidi presenti nel parco serbatoi del sito EUREX.
(5-01476)
Interrogazioni a risposta scritta:
MAURIZIO TURCO, FARINA COSCIONI, BELTRANDI, BERNARDINI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
presso la Sezione Polizia Stradale di Piacenza lavorano circa 50 operatori della Polizia di Stato;
il citato Ufficio svolge i suoi compiti di prevenzione e repressione degli illeciti relativi alla circolazione stradale e di vigilanza delle arterie stradali di tutta la vasta provincia di Piacenza nonché offre il concorso, in caso di necessità, sugli essenziali tratti autostradali dell'A21 (Brescia-Piacenza-Torino) e dell'A1 (Napoli-Milano);
come segnala la Segreteria Provinciale del Siap di Piacenza i locali attualmente in uso dalla Sezione Polizia Stradale di Piacenza sita in Via Castello 53 di quel capoluogo di provincia versano in una situazione logistica non favorevole e sono causa di riconosciute ed ormai protratte condizioni di discomfort lavorativo per gli operatori e per i cittadini costretti a frequentare luoghi vetusti;
sulla base di una progettualità comune degli Uffici dei Ministeri interrogati, che prevedeva tre fasi esecutive di ristrutturazione, si è individuata, negli anni passati, quale possibile nuova sede degli Uffici e delle pertinenze della Sezione Polizia Stradale proprio una porzione dello stabile ora in disuso;
nel corso del 2004 è stata realizzata la prima fase degli interventi di ristrutturazione che è consistita nel rifacimento del manto di copertura del fabbricato quadrangolare situato nella zona interna del cortile, con una spesa pari a 200.000,00 euro (oltre 30.000,00 euro per somme disposizione dell'Amministrazione del Servizio Infrastrutture e Trasporti dell'Emilia Romagna per IVA e spese tecniche);
nel corso dell'esercizio finanziario del 2008 si è conclusa solamente una parte esigua della seconda fase e cioè dei lavori che riguardano i locali interni situati al piano terra del citato fabbricato quadrangolare che dovevano, per una cifra complessiva preventivata di circa 450.000,00 euro sempre a carico del Servizio Infrastrutture e Trasporti, servire invece alla completa ristrutturazione del piano terra (autorimesse, archivi, realizzazione del nuovo ingresso pedonale in Vicolo San Matteo e la sistemazione dei locali della nuova sala operativa e di collegamento con il primo piano);
i lavori relativi al piano terra sono stati del tutto grossolani, parziali e palesemente incompleti ma nondimeno sono terminati con la posa in opera di un ascensore di collegamento ad uso degli operatori e degli utenti con il primo piano;
nel corso dell'esercizio finanziario del 2009, rispetto ad una spesa preventivata di circa 55.000 euro, si è conclusa anche una fase di lavori urgenti effettuati in economia, con fondi messi a disposizione della locale Prefettura di Piacenza, del tutto insufficienti rispetto alla cifra preventivata e richiesta;
con l'assegnazione parziale si è provveduto solo alla messa in sicurezza di due cisterne di gasolio ormai in disuso e al parziale rifacimento degli spogliatoi per il personale della Polizia di Stato che allo stato non possono essere comunque utilizzati;
soprattutto in relazione ai parziali interventi di ristrutturazione del piano terra con la posa in opera dell'ascensore, evidentemente oggi del tutto inutilizzato e pertanto inutile in assenza della realizzazione delle tre fasi previste per il completamento dei lavori, non si può escludere - con l'andar del tempo e il protrarsi dell'inerzia realizzativa - il configurarsi dell'ipotesi di danno erariale e quindi del conseguente doveroso intervento in sede giurisdizionale della Corte dei conti;
permangono situazioni di discomfort lavorativo e carenze logistiche della Caserma «F. Gazzola» in uso alla Sezione Polizia Stradale che verosimilmente incidono anche sulla qualità e sulla quantità del lavoro svolto -:
se, con quali tempi, modalità e con quali stanziamenti si intendano completare le tre fasi di ristrutturazione dei locali della Sezione Polizia Stradale di Piacenza sita in Via Castello n. 53.
(4-03123)
SCILIPOTI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
l'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (INGV) è un ente di ricerca di diritto pubblico operante sotto la vigilanza del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, presieduto, già da alcuni anni, dal professor Enzo Boschi;
l'Independent Gas Management (IGM) è una società privata che nel 2006 presentava alla Commissione VIA statale italiana richiesta di valutazione di impatto ambientale statale per la realizzazione di un impianto di stoccaggio gas in acquifero profondo in comune di San Felice sul Panaro (provincia di Modena), frazione di Rivara, opera ambiziosa e di costo elevatissimo
alla quale si potrà far fronte solo attraverso l'impiego di ingenti risorse economiche;
sinora il progetto ha ricevuto significativi responsi negativi da parte: dell'apposita Commissione statale per la VIA; della Regione Emilia Romagna; di una Commissione di esperti nominata dalla provincia di Modena e dai comuni della Bassa Modenese; del comune di San Felice sul Panaro;
a ciò si aggiunga che il progetto, che dalle stime effettuate sembrerebbe, tra l'altro, assolutamente inidoneo ad incidere in modo apprezzabile e significativo sul livello occupazionale del territorio, è, non a caso, fortemente e pubblicamente contrastato dalle popolazioni interessate per opera di Comitati assistiti da consulenti competenti e qualificati;
esponenti dell'intero schieramento parlamentare, in modo assolutamente trasversale, si sono dichiarati più volte contrari al progetto, evidenziando tutta una serie di legittime perplessità sulla opportunità di realizzare l'opera;
si rileva la posizione poco coerente del sottosegretario Carlo Giovanardi il quale, antecedentemente, presentava un'interrogazione parlamentare nella quale manifestava una motivata, preoccupata, decisa contrarietà all'impianto, salvo poi, a quanto pare, convertirsi in favore della proposta;
lo stesso sottosegretario Carlo Giovanardi sembrerebbe aver preso parte ad incontri pubblici aventi ad oggetto il progetto in questione, ai quali presenziavano esponenti qualificati della società IGM e stranamente rappresentanti di INVG, quali, per l'appunto, il presidente Enzo Boschi e la responsabile dell'Unità funzionale di geochimica dottoressa Fedora Quattrocchi;
si segnala, tra gli incontri di cui sopra, il convegno organizzato a Mirandola il 9 giugno 2008 durante il quale il presidente Enzo Boschi e la dottoressa Fedora Quattrocchi avrebbero rassicurato l'opinione pubblica sulla sicurezza dell'opera, arrivando peraltro a definire pressoché «sicuro» il sito di Rivara;
per meglio definire i contorni della vicenda, si precisa che il dottor Roberto Bencini, oggi amministratore della IGM, sembrerebbe aver prestato, in passato e per tempo imprecisato, la sua opera professionale presso l'INGV;
in una situazione così come prospettata, l'atteggiamento complessivo del professor Enzo Boschi e della dottoressa Fedora Quattrocchi, che di fatto avrebbero manifestato pubblicamente non contrarietà al progetto di IGM per Rivara, sembrerebbe contrastare con il ruolo istituzionale da essi ricoperto, che prevede sereno e disinteressato distacco nei confronti di una proposta di natura essenzialmente privatistica al centro di polemiche e discussioni sia in sede tecnico-scientifica che in ambito amministrativo e politico;
in effetti, i motivi di opposizione al progetto sono seri e molteplici, potendosi sin d'ora ipotizzare futuri danni dal punto di vista igienico-sanitario e, comunque, esposizione della popolazione interessata al pericolo di incidenti, anche di proporzioni catastrofiche, in un territorio di per sé sismico in cui si sono verificati, anche negli ultimi anni, importanti eventi tellurici;
il presidente di INGV Enzo Boschi, dopo il recente terremoto dell'Abruzzo, contrapponendosi a ricercatori e scienziati anche stranieri di opposta opinione, ha affermato, in più circostanze e dichiarazioni pubbliche, che i terremoti e la loro intensità non sarebbero prevedibili;
preoccupante e stridente contraddizione può dunque rintracciarsi tra le affermazioni del presidente di INGV, professor Enzo Boschi, che ritiene sicuro dal punto di vista sismico il sito di Rivara, nella misura in cui non sarebbero prevedibili terremoti con magnitudo tale da destare preoccupazione di incidenti, mentre
in contesti differenti dichiara la impossibilità di prevedere i terremoti e la loro intensità -:
se il Governo e il Ministro interpellato siano a conoscenza dei fatti di cui sopra e quali iniziative e quali provvedimenti concreti si ritengano di assumere per meglio chiarire i contorni degli accadimenti riferiti nella presente interrogazione, informando se del caso le autorità competenti per i susseguenti provvedimenti del caso.
(4-03133)
MIGLIOLI, GHIZZONI, SANTAGATA e LEVI. - Al Presidente del Consiglio dei Ministri, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
nel corso di una pubblica assemblea tenutasi a Modena il 18 maggio scorso, il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei ministri, Carlo Giovanardi ha dichiarato, affermando di parlare a nome del Governo, la necessità per il territorio della bassa modenese della costruzione del maxi deposito di stoccaggio del gas che la società Indipendent intenderebbe realizzare in località Rivara. Il sottosegretario ha affermato, inoltre che la costruzione dell'impianto «è da sostenere perché eviterebbe il collasso energetico nazionale, tanto più che gli esperti parlano di sicurezza al cento per cento»;
Indipendent gas management (IGM) è una società privata che nel 2006 ha presentato al ministero competente richiesta di valutazione di impatto ambientale per la realizzazione dell'impianto di stoccaggio gas in acquifero profondo nel comune di San Felice sul Panaro (provincia di Modena) frazione di Rivara; tale progetto ha ricevuto fino ad ora responsi negativi da parte dell'apposita commissione statale per la VIA, dalla regione Emilia Romagna, da una commissione di esperti nominata dalla provincia di Modena e dai comuni della bassa modenese. La proposta è fortemente contrastata dalle popolazioni interessate che si sono costituiti in comitati, così come contrarietà alla realizzazione dell'impianto è stata espressa, a più riprese, da rappresentanti delle forze politiche sia di maggioranza sia di minoranza;
il sottosegretario Giovanardi, che, in un periodo in cui non faceva parte del Governo, presentò una interrogazione parlamentare nella quale manifestava una motivata preoccupata e decisa contrarietà all'impianto ha invece cambiato opinione al punto da promuovere incontri pubblici, insieme alla società IGM per perorare e sostenere il progetto con il coinvolgimento dell'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia e della responsabile della unità funzionale di geochimica (convegno organizzato a Mirandola il 9 giugno 2008). Nel corso di tali incontri il Prof. Enzo Boschi, la Dott.ssa Fedora Quattrocchi hanno sostenuto la sicurezza del sito individuato per lo stoccaggio anche in caso di eventi quali i terremoti;
a tale incontro ha partecipato anche il Dott. Roberto Bencini, attuale amministratore dell'IGM, in passato incaricato presso l'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia -:
se le affermazioni del sottosegretario Giovanardi, a fronte di dichiarazioni rilasciata da altri esponenti del Governo oltre che da esponenti locali del centrodestra, di ben differente tenore, siano rese a titolo personale o rappresentino come da lui affermato, la posizione del governo nazionale;
se non reputino atto dovuto oltre che necessario coinvolgere le istituzioni locali sullo stato di avanzamento del progetto di stoccaggio del gas rivara di San Felice;
se il Ministro dell'istruzione della Università e della Ricerca non ritenga che l'avvallo scientifico offerto dal Prof. Boschi e dalla Dott. ssa Quattrocchi reso per sostenere il progetto dell'IGM non contrasti con l'atteggiamento di distacco che la comunità scientifica e in particolare il Presidente di un ente di ricerca di diritto
pubblico vigilato dal MIUR dovrebbero assumere nei confronti di questioni oggetto di dibattito pubblico e politico;
se si sia a conoscenza dei rapporti intercorsi tra il Dott. Roberto Bencini, attuale amministratore dell'IGM e l'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia.
(4-03134)
BRIGUGLIO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
il signor Galati Rando Santo detto Dino ha partecipato alla competizione elettorale per l'elezione del Presidente e del Consiglio della Provincia regionale di Messina, svoltasi in data 15 e 16 giugno 2008, candidandosi nella lista n. 8 (Partito repubblicano italiano), collegio n. 5 - Patti, a ricoprire la carica di Consigliere provinciale;
l'Ufficio elettorale provinciale ha tuttavia proclamato eletto il candidato Natalino Natoli, nato a San Piero Patti l'11 dicembre 1961 ed ivi residente sin dalla nascita e, pertanto al fine di ottenere la correzione del risultato elettorale il signor Galati è stato costretto a proporre ricorso al Tar di Catania;
il Tar ha tuttavia rigettato il ricorso proposto dal signor Galati per un difetto di notificazione presso la residenza della controparte, la quale tuttavia, pochi giorni prima della notificazione del ricorso, aveva trasferito la sua residenza dal Comune di San Piero Patti al Comune di Librizzi, trasferimento poi annullato dal prefetto di Messina, come risulta dalla risposta all'atto di sindacato ispettivo 4-02567, presentato dal sottoscritto interrogante; pertanto il signor Galati Rando ha presentato appello dinanzi al Consiglio di Giustizia Amministrativa per la Regione siciliana, avverso la citata sentenza del Tar Catania;
ai sensi della legge n. 373 del 2003 il Consiglio di giustizia amministrativa ha sede in Palermo ed è composto da due Sezioni, con funzioni, rispettivamente, consultive e giurisdizionali, che costituiscono Sezioni staccate del Consiglio di Stato;
inoltre la medesima legge stabilisce che le disposizioni dell'articolo 31 della legge 27 aprile 1982, n. 186, riguardanti i poteri di vigilanza, si applicano nei confronti di tutti i membri del Consiglio di giustizia amministrativa e dei relativi uffici;
l'articolo 31 della legge n. 186 del 1982 stabilisce inoltre che «Il Presidente del Consiglio dei ministri esercita l'alta sorveglianza su tutti gli uffici e su tutti i magistrati» essendo anche titolare di un potere di promozione dell'azione disciplinare;
a causa di vari problemi organizzativi con particolare riferimento alla carenza di personale il C.G.A. incontra difficoltà ad evadere con rapidità i giudizi pendenti, compresi quelli urgenti quali quelli in materia elettorale;
il caso di Galati Rando è infatti solo esemplificativo di una situazione di oggettiva difficoltà che andrebbe quanto prima sanata -:
quali iniziative di competenza intenda assumere per la soluzione delle problematiche ricordate in premessa, tenuto conto dell'esigenza di celerità e tempestività che emerge in particolare con riferimento alla definizione dei giudizi in materia elettorale.
(4-03142)
FARINA COSCIONI, MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
in data 14 maggio 2009 è stato approvato, con modifiche, al Senato il disegno di legge di iniziativa governativa recante: «Disposizioni per lo sviluppo e
l'internazionalizzazione delle imprese, nonché in materia di energia» (Atto Senato n. 1195);
lo stesso dovrà tornare alla Camera per l'eventuale approvazione definitiva;
all'articolo 25, comma 1, il medesimo disegno di legge prevede la delega al Governo ad adottare entro 6 mesi dalla sua entrata in vigore «uno o più decreti legislativi di riassetto normativo recanti la disciplina della localizzazione nel territorio nazionale di impianti di produzione di energia elettrica nucleare, di impianti di fabbricazione di combustibile nucleare, dei sistemi di stoccaggio del combustibile irraggiato e dei rifiuti radioattivi nonché dei sistemi per il deposito definitivo dei materiali e rifiuti radioattivi»;
il Ministro Scajola ha dichiarato recentemente che il passaggio alla Camera sarà veloce e senza modifiche;
permanendo i gravissimi problemi industriale, ambientali e dunque economici in tutte le fasi della gestione del processo nucleare sino a quella del trattamento e la conservazione dei materiali e dei rifiuti radioattivi, l'eventuale approvazione del disegno di legge si porrebbe in netto contrasto con la volontà popolare così come esitata dalla tornata referendaria del 1987 che aveva precluso ogni utilizzo dell'energia nucleare in Italia;
a Saluggia (Vercelli) sono ubicati il Centro Eurex (originariamente destinato al trattamento del materiale radioattivo e ora utilizzato come deposito di rifiuti radioattivi) nonché il deposito di Avogadro che contiene circa il 75 per cento delle scorie nucleari liquide d'Italia;
i predetti siti nucleari hanno dato origine - più volte - a casi di contaminazione interne o esterne, con o senza il superamento dei limiti di legge, tra i quali - compresi in quelli conosciuti e più importanti - vanno ricordati:
1. nel giugno del 2004 la Sogin comunicava al Prefetto di Vercelli e al Sindaco di Saluggia (Vercelli) che la piscina dell'impianto Eurex cominciava ad «inumidirsi» dall'esterno;
2. nel maggio del 2006 diverse agenzie di stampa lanciavano la notizia di rilasci liquidi radioattivi in modo incontrollato dall'impianto Eurex che ospitava ancora 52 elementi di combustibile irraggiato proveniente dalla centrale di Trino (poi spostate ad Avogadro con fine lavori nel 2008) con rischio di inquinamento delle falde acquifere;
3. nel marzo del 2007 l'Arpa Piemonte segnalava una contaminazione da «stronzio 90» anche in un pozzo posto in località Casale Benna;
4. da una puntata di Report del 2 novembre 2008 sulla base di una testimonianza anonima di un operatore della Sogin ci sono stati 5 o 6 contaminati ogni tornata e cioè circa 100 contaminati, all'interno, nei due anni precedenti;
i siti di Saluggia (Vercelli) sono posti molto vicino o, addirittura, a ridosso degli argini della Dora Baltea dove le alluvioni sono frequenti tanto che ha seguito di una di queste nel 2000 si sono allagate alcune zone non convenzionali del sito dell'Eurex (mensa ed auditorium) e il premio Nobel Carlo Rubbia affermò che si era sfiorata una «catastrofe planetaria»;
persino l'Apat (Agenzia Protezione dell'Ambiente e per i Servizi Tecnici) nella sua relazione sulla sicurezza del combustibile nucleare afferma relativamente al sito dell'Avogadro che è «l'unico che non abbia i requisiti che oggi dovrebbe avere un deposito nucleare» e sempre dalla puntata di Report del 2 novembre 2008 il signor Fabio Chiaravalli - Responsabile dell'Area Ambiente della Sogin dichiarava che anche la piscina del sito dell'Avogadro «ha delle perdite ... sistematiche dovute agli assestamenti del manufatto che si sono innescati fin dall'origine»;
il 28 settembre 2006 presso la Commissione Ambiente del Senato l'Amministratore delegato della Sogin, Giuseppe Neuci, precisava che comunque il trasferimento
delle 52 barre della piscina dell'Eurex all'Avogadro era semplicemente una fase di transizione in attesa del trasferimento in Francia con ciò, implicitamente, ammettendo l'inidoneità anche del sito dell'Avogadro;
è stato recentemente bocciato un ordine del giorno che impegnava il Governo a individuare rapidamente il Sito unico nazionale e a riconoscere la non idoneità di Saluggia a continuare ad ospitare le scorie liquide nazionali -:
se corrisponda al vero il fatto che è già stata espressa una valutazione di impatto ambientale positiva, per la costruzione di un impianto di solidificazione rifiuti radioattivi liquidi - processo Cemex - e deposito temporaneo di manufatti di III categoria dell'impianto Eurex e, in caso affermativo, sulla base di quali presupposti;
alla luce di quanto riportato in premessa se i Ministri interrogati:
a fronte dei problemi e delle lungaggini evidenziati persino nelle attività di «decommissioning» di strutture ed attrezzature nucleari obsolete, non ritengano di adottare iniziative per il rispetto della volontà popolare espressa chiaramente dai cittadini italiani nel 1987 e non ritengano di escludere tra i siti futuri di lavorazione e stoccaggio del materiale nucleare proprio quello di Saluggia (Vercelli);
cosa intendano fare per mettere, urgentemente, in sicurezza - anche mediante il miglioramento infrastrutturale dei siti esistenti - l'intero comprensorio di Saluggia (Vercelli), compresa la redazione di piani di emergenza, al fine di proteggere la popolazione del comune di Saluggia, dei comuni limitrofi in relazione soprattutto alla presenza in tali aree dei pozzi dell'acquedotto del Monferrato, il quale serve un centinaio di comuni, nel territorio compreso fra Casale, Asti ed Alessandria per un totale di circa 100.000 abitanti.
(4-03143)
MILO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
è sotto gli occhi di tutti i cittadini, operatori commerciali turisti, che gran parte del territorio di Napoli è interessato da un lento e graduale declino con vaste aree caratterizzate da un profondo degrado infrastrutturale, crocevia delle più disparate forme di illegalità;
basti vedere le voragini che interessano i quartieri spagnoli con la precarietà accertata di gran parte degli stessi edifici esistenti che ogni giorno mettono a rischio la vita di centinaia famiglie residenti;
un'eventuale crisi sismica creerebbe effetti devastanti nell'area in argomento da troppi anni abbandonata al proprio destino, spesso sorretto solo da soluzioni alternative e surrogatorie dell'imperizia delle istituzioni tutte;
in verità più volte l'amministrazione comunale ha preannunciato interventi nei quartieri spagnoli con il ricorso ai fondi derivanti dall'economie accertate sulle somme ex legge n. 219 del 1981, ai fini della messa sicurezza dell'area tutta, con il recupero di insediamenti caratterizzati peraltro da un profilo storico-architettonico di rilevante interesse culturale;
ma a parte pochi e isolati interventi provvisionali, a seguito dei noti accadimenti, realizzati nell'ultimo biennio su qualche edificio isolato, concretamente nulla è stato mai programmato e realizzato, ancorché la recente programmazione dei fondi POR 2007/2013 con la misura 6.1. abbia spalancato le porte a tali iniziative;
qualche possibilità poteva essere raccolta, con l'ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri n. 3566 che ha dettato disposizioni «urgenti di protezione civile dirette a fronteggiare l'emergenza determinatasi nel settore del traffico e della mobilità nel territorio della città di Napoli» che richiamava l'esigenza tra l'altro di realizzare anche gli interventi infrastrutturali ritenuti urgenti per migliorare le condizioni di vita della città;
tuttavia è dato leggere dalla stampa cittadina, che l'operatività dell'OPCM è paralizzata dal fatto che i fondi disponibili in termini di riassegnazione, sono inutilizzabili
in quanto l'ente avendoli già spesi, non riesce a reintegrarli in conto cassa, risultando vana ogni forma di progettazione effettuata;
risulta, però, necessario ed urgente predisporre e realizzare un articolato programma di interventi infrastrutturali nelle aree di crisi per garantire un miglioramento significativo e rapido della situazione in atto e favorire il ripristino delle normali condizioni di vita in quanto un eventuale fattore emergenziale comporterebbe necessità di numerosi sgomberi coatti con effetti pericolosi sull'ordine pubblico, per la mole di famiglie interessate all'esodo coatto;
allo stato oltre ai dissesti degli edifici privati si assiste anche ad un continuo degrado delle infrastrutture primarie (strade-piazze) con riverberi sulla vita quotidiana e sulla sicurezza degli spazi comuni generalmente vissuti da anziani e bambini;
l'amministrazione comunale da troppi anni ha prestato attenzione e ha destinato enormi risorse strumentali e finanziarie per attrezzare solo «il salotto cittadino» dimenticando il contesto nel quale vive il sistema città, perseverando anche in opere di recupero architettonico-archeologico (vedi aree esterne al castello del Maschio-Angioino) di notevole profilo culturale ma di scarso impatto sociale;
è venuto il momento, dati i recenti avvenimenti nazionali, di uscire da un'idea di fasi emergenziali per programmare i recuperi delle città approfittando anche dei benefici dei fondi comunitari, che diversamente sarebbero impegnati in progetti di fantasia, utili solo a «pochi» -:
se non ritenga di valutare l'opportunità di procedere alla nomina di un commissario per la cura della sola area di crisi, al quale affidare gli interventi ricordati in premessa con l'impiego dei soli fondi comunitari destinabili per oggetto omogeneo in uno con le residue economie dei fondi ex legge n. 219 del 1981.
(4-03145)
...
AFFARI ESTERI
Interrogazione a risposta in Commissione:
MOTTA e GRIMOLDI. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
il Ministro degli Affari Esteri Franco Frattini si è recato in visita in Marocco il 13 e 14 maggio e ha avuto colloqui con il Primo ministro Abbas El Fassi, il suo omologo marocchino Taib Fassi Fihri, oltre che con il ministro dell'Educazione nazionale e i Presidenti dei due rami del Parlamento;
nel corso della visita la questione del Sahara Occidentale è stata sollevata in particolare durante i colloqui col Primo ministro e il Ministro degli Affari esteri, e sono stati firmati alcuni accordi di cooperazione economica e per lo sviluppo;
a proposito della questione del Sahara Occidentale, il Consiglio di Sicurezza si è nuovamente espresso con la risoluzione 1871 del 30 aprile 2009 a favore di una soluzione condivisa tra le parti, Marocco e Fronte Polisario, in vista dell'autodeterminazione del popolo del Sahara Occidentale;
le Nazioni Unite non hanno mai riconosciuto come legittima l'occupazione, ancorché parziale, da parte marocchina di questo territorio -:
se corrisponda a verità quanto affermato dal comunicato apparso sul sito del Primo ministro Abbas El Fassi secondo il quale il ministro Frattini «ha espresso il sostegno del proprio paese all'iniziativa marocchina per il negoziato di uno statuto d'autonomia nelle province del sud del Regno»;
se nel corso dei colloqui siano stati sollevati dalla parte italiana le violazioni, gravi e ripetute, dei diritti umani nei territori occupati del Sahara Occidentale;
se la parte italiana abbia chiesto, garanzie affinché i fondi destinati allo sviluppo economico non vengano investiti nei territori illegittimamente sotto occupazione marocchina.
(5-01478)
Interrogazioni a risposta scritta:
STRIZZOLO. - Al Ministro degli affari esteri, al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
a Cividale del Friuli, in provincia di Udine, è in attività il Convitto Nazionale «Paolo Diacono», istituzione scolastica fra le più importanti nel settore dell'istruzione in Friuli, conosciuta e apprezzata a livello nazionale ed internazionale, con una frequentazione di circa 1.800 studenti suddivisi tra elementari, medie e ben quattro licei (indirizzo classico, scientifico, psico-pedagogico e linguistico) con l'impegno di 230 tra insegnanti e personale Ata, più 58 educatori; presso il Convitto sono ospitati anche una settantina di studenti stranieri, 48 dei quali provenienti dalla Cina;
il Convitto ha attivato da anni diverse iniziative di scambio e di collaborazione con altre istituzioni scolastiche italiane e straniere collocate in diverse parti del mondo;
sulla base di detti scambi, inseriti in programmi autorizzati dalle autorità scolastiche regionali e nazionali, il Convitto «Paolo Diacono» aveva in calendario una «full immersion» di un gruppo di studenti, accompagnati - oltre che dagli insegnanti - anche da alcuni genitori, presso il prestigioso istituto Yucai School di Pechino con partenza prevista per oggi 26 maggio e rientro il 4 giugno;
il Convitto aveva predisposto tutti gli adempimenti burocratici e amministrativi, anche con esborso di denaro per il costo del viaggio e del soggiorno, quando - con la motivazione del rischio derivato anche in Cina (segnalati 5 casi) dal diffondersi della nuova influenza che ha avuto origine in Messico - dalle autorità cinesi è arrivato, inaspettato e mortificante, il diniego alla partenza e al conseguente arrivo a Pechino delle delegazione friulana composta da 23 persone;
notoriamente, il Friuli non è focolaio della nuova influenza e le stesse persone componenti della delegazione in partenza per la Cina sono perfettamente sane e non hanno effettuato viaggi né in Messico né negli Stati Uniti o in altri Paesi con una presenza significativa di persone colpite dal virus;
in queste ultime settimane si sono notate - specie negli aeroporti italiani anche medio piccoli - persone appartenenti a comitive di turisti di chiara provenienza asiatica (giapponesi, cinesi, eccetera) con vistose mascherine salire a bordo di aerei e transitare nelle stazioni ferroviarie ed aeroportuali destando anche preoccupazione e inquietudine tra i passeggeri e le persone che incrociano nel normale svolgimento delle proprie attività giornaliere -:
quali iniziative intendano assumere con sollecitudine i Ministri competenti per chiarire le effettive ragioni che hanno determinato il blocco - da parte delle autorità cinesi - del programmato viaggio di studio a Pechino della delegazione del Convitto Nazionale «Paolo Diacono» di Cividale del Friuli;
se sia possibile procedere in via amministrativa per risarcire gli studenti e le loro famiglie per il danno determinato dalla decisione delle autorità cinesi;
se intendano verificare la futura affidabilità delle relazioni tra istituzioni scolastiche italiane e cinesi;
se siano note le motivazioni - soprattutto dal punto di vista della tutela della sanità pubblica - per cui diverse persone provenienti dall'area asiatica girano con delle mascherine apposte sulle vie respiratorie denunciando, implicitamente con tale comportamento, l'esistenza di rischi di contagio nel nostro Paese.
(4-03127)
EVANGELISTI. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
il 30 aprile 2009, il Presidente della Colombia Alvaro Uribe Velez è stato ricevuto in visita ufficiale dal Presidente del Consiglio; nell'occasione si è incontrato anche con Papa Benedetto XVI;
l'incontro con il premier italiano è stato incentrato sui temi della sicurezza, della pace e della lotta al terrorismo; Uribe Velez è stato poi formalmente invitato a partecipare al prossimo G8 in Italia come uno degli ospiti dell'America Latina;
importanti accordi economici e commerciali sono in via di definizione tra i due Paesi, come testimoniato anche dal recente viaggio a Medellin del Sindaco di Milano Letizia Moratti e di altri imprenditori italiani, in occasione dei vertice della Banca Interamericana dello Sviluppo;
alcune associazioni onlus denunciano quanto segue:
che in Colombia continua a esserci un conflitto armato interno complesso e dalle molteplici sfaccettature, con evidenti ricadute sul rispetto dei diritti umani della popolazione civile e per la garanzia di una vita dignitosa;
che in Colombia risultano esserci stati circa 300.000 morti negli ultimi 10 anni, metà dei quali avvenuti per mano dei paramilitari, circa 4000 i sindacalisti uccisi negli ultimi 20 anni, migliaia gli indigeni e i contadini sterminati e si contano circa 4 milioni di sfollati;
che dal 2005 al 2007 sono stati denunciati 11.292 casi di uccisioni e sparizioni forzate e che, nello stesso periodo, si è registrata la cifra più alta di investimenti stranieri nella storia della Colombia (si è passati dai 3.786 milioni di dollari del 2005 a 10.085 milioni del 2007);
sembra evidenziarsi un persistente legame tra piani di sviluppo, militarizzazione e violenza;
in questi anni si è registrato il fenomeno dei «Falsos positivos», ovvero civili innocenti uccisi dall'Esercito regolare e presentati come guerriglieri morti in combattimento, secondo quanto riportato diverse associazioni del Paese e non, allo scopo di vedere aumentati i benefici concessi ai soldati (mostrine, permessi, licenze, ricompense in denaro) e per dimostrare i successi del Governo nella lotta contro la guerriglia;
nel paese diverse strutture paramilitari continuano a sopravvive tra cui quella delle AUC (Autodefensas Unidas de Colombia), e l'estradizione di 13 dei più importanti capi paramilitari smobilitati ha messo a serio rischio la possibilità di ricostruire integralmente i fatti in cui questi erano coinvolti e di riconoscere alle vittime il diritto alla verità -:
se non ritenga di voler:
valutare l'opportunità di sospendere la vendita di armi e l'aiuto militare alla Colombia;
monitorare ed eventualmente sospendere la vendita da parte dei Paesi della UE di agenti chimici necessari alla trasformazione della coca in cocaina, nessuno dei quali viene prodotto in Colombia;
attivare una efficace vigilanza sulle risorse destinate alla cooperazione con la Colombia, per garantire che non siano utilizzate per rafforzare la militarizzazione del Paese per lo sfruttamento illegale e illegittimo delle risorse naturali;
condizionare la cooperazione e gli accordi commerciali con la Colombia al rispetto dei diritti umani, soprattutto in occasione del prossimo G8 che si terrà a L'Aquila;
attivare meccanismi che combattano efficacemente la relazione tra le organizzazioni criminali della 'Ndrangheta italiana e paramilitari colombiani particolarmente attive nel traffico di droga e armi tra i due Paesi.
(4-03137)
AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE
Interrogazione a risposta in Commissione:
ZAMPARUTTI, BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
in Italia esistono ben 23 parchi nazionali, il cui funzionamento è disciplinato dalla legge 6 dicembre 1991 n. 391 - come modificata dalla legge 9 dicembre 1998 n. 426 - che tra le altre cose affida la tutela e la gestione di queste aree protette di interesse nazionale agli enti parco, soggetti di diritto pubblico sottoposti alla vigilanza del Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare;
per le aree che ricadono all'interno di un Parco Nazionale è previsto un regime giuridico speciale in base al quale il controllo sull'esercizio delle attività consentite e la tutela dei valori naturali ed ambientali nonché storici culturali, antropologici tradizionali sono affidati agli enti Parco che a questo scopo sono tenuti, entro termini perentori stabiliti dal legislatore, ad adottare il cosiddetto Regolamento del Parco, di cui all'articolo 11 della legge prima citata e predisporre il Piano del Parco ed il Piano pluriennale economico e sociale, di cui agli articoli 12 e 14 della citata legge;
con la legge 9 dicembre 1998 n. 426 sono state introdotte, tra le altre, delle modifiche all'articolo 12 della legge quadro per definire e precisare l'iter che deve portare dall'approvazione del Piano del Parco da parte del Consiglio Direttivo all'approvazione dello stesso da parte della regione e/o delle regioni nel cui territorio si trova il parco, passando per una preventiva adozione regionale del Piano ed il deposito dello stesso presso le sedi dei Comuni interessati per la presentazione delle osservazioni;
a garanzia dell'espletamento delle diverse fasi del procedimento descritto nell'articolo 12 della legge quadro, il legislatore ha stabilito che all'ente Parco che non predispone il Piano entro 18 mesi dalla costituzione dei suoi organi si sostituisce il Ministro dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, ed alla Regione che non approva il Piano del Parco entro 24 mesi dall'istituzione dell'ente parco si sostituisce un comitato misto costituito dal Ministero di cui sopra e da rappresentanti delle regioni e delle province, incaricato di trovare le necessarie intese, in mancanza delle quali la questione deve essere rimessa dal Ministro direttamente al Consiglio dei Ministri;
il Consiglio di Stato nell'Adunanza Generale del 15 maggio 2003 con il parere n. 4055/03, a fronte delle modifiche operate con la legge costituzionale n. 3 del 18 ottobre 2001 al titolo V della Costituzione si è espresso nel senso di una inalterata sussistenza della possibilità di nomina ministeriale di un commissario ad acta in caso di inadempienza regionale;
in relazione al procedimento penale N. 19680 del 2003 nei confronti dell'allora Ministro Altero Matteoli per l'ipotesi di omissione di atti di ufficio in relazione al mancato esercizio dei poteri sostitutivi previsti dalla legge, l'architetto Diego Martino della Direzione della Protezione della Natura del Ministero, ascoltato dal Comando Carabinieri per la Tutela dell'Ambiente in data 20 marzo 2003, ha riferito che solo il Piano del Parco delle Dolomiti Bellunesi risultava, allora, vigente;
in seno alla stessa attività di indagine è stata acquisito agli atti uno schema riepilogativo sullo stato di avanzamento delle procedure di approvazione del Piano, del Regolamento e dei Piani Pluriennali Economico Sociali (PPES) relativi ai Parchi Nazionali dal quale emergeva che:
per il Parco dell'Arcipelago Toscano il Piano, il Regolamento e P.P.E.S. erano stati redatti e consegnati all'Ente Parco;
per il Parco dell'Aspromonte, la Relazione preliminare del Piano era stata approvata dal Consiglio Direttivo del Parco (C.D.) l'11 gennaio 2001;
per il Parco del Gran Sasso Monti della Laga, il Piano era stato approvato dalla C.D. con delibera n. 35 del 21 dicembre 1999 ed il Regolamento adottato con delibera del C.D. del 21 dicembre 2001, la Regione Lazio aveva richiesto chiarimenti e documenti integrativi il 26 maggio 2000;
per il Parco del Circeo, le procedure per la redazione del Piano erano state avviate con una nota del 27 luglio 2002 e la Relazione Preliminare del P.P.E.S. era stata approvata dalla Comunità del Parco il 28 dicembre 2001;
per il Parco delle Dolomiti Bellunesi, il Piano ed il P.P.E.S erano stato approvati dalla Regione Veneto con delibere nn. 60 e 61 del 15 novembre 2000 e dunque erano in vigore;
per il Parco delle Foreste Casentinesi, il Piano ed il Regolamento erano stati approvati dal C.D. con delibere n. 47 del 27 agosto 2002 e n. 37 dell'8 luglio 2002 e trasmessi alla Comunità del Parco, il P.P.E.S. era stato redatto;
per il Parco del Cilento e Vallo di Diano, il Piano era stato approvato dalla C.D. con delibera n. 86 del 28 dicembre 2001 e adottato dalla Regione Campania con delibera n. 611 del 14 febbraio 2003, la bozza del Regolamento era stata approvata dal C.D. con delibera n. 30 del 10 ottobre 2001 e trasmessa alla Comunità del Parco per il parere di competenza; il P.P.E.S. era stato approvato dalla Regione Campania con delibera n. 1530 del 12 aprile 2001;
per il Parco del Gargano la gara per l'affidamento dell'incarico della redazione del Piano, del Regolamento e del P.P.E.S era stata aggiudicata il 27 giugno 2002;
per il Parco dei Monti Sibillini, il Piano era stato approvato dal C.D. il 18 novembre 2002, il Regolamento era stato redatto ed era all'esame dell'Ente Parco, il P.P.E.S. era stato approvato dalla Comunità del Parco il 17 novembre 2000 e trasmesso alle Regioni Marche e Umbria il 9 agosto 2001;
per il Parco delle Cinque Terre, il Piano era stato approvato dal C.D. in data 17 maggio 2002 e adottato dalla Regione Liguria con delibera n. 488 del 24 maggio 2002, il Regolamento ed il P.P.E.S. erano in fase di redazione;
per il Parco della Val Grande, il Piano era stato approvato dal C.D. e adottato dalla Regione Piemonte nel 1999 e si ipotizzava approvazione prossimo settembre (2003), il Regolamento era stato approvato dal C.D. con delibera n. 40 del 18 giugno 1999 e successivamente ritirato a causa dell'intervenuta modifica della legge, il P.P.E.S era stato redatto ed allora era all'esame dell'Ente Parco;
per il Parco del Gran Paradiso, la gara per l'affidamento dell'incarico della redazione del Piano, del Regolamento e del P.P.E.S era stata pubblicata;
per il Parco del Pollino, il Piano, il Regolamento ed il P.P.E.S erano in fase di redazione e l'attività era stata affidata all'esterno il 27 agosto 1999 e c'erano ritardi nella consegna;
per il Parco dell'Asinara, le Linee programmatiche erano state approvate dal Comitato di Gestione con delibera n. 93 del 14 giugno 2001;
per il Parco del Vesuvio, il Piano ed il Regolamento erano all'esame del C.D.;
per il Parco della Maddalena, il Piano il regolamento ed il P.P.E.S. erano in fase di redazione;
per il Parco dello Stelvio, il Piano era oggetto di valutazione da parte del C.D., il Regolamento ed il P.P.E.S erano in fase di redazione;
per il Parco dell'Abruzzo, Lazio e Molise, il Piano era stato approvato con delibera n. 1 del 10 aprile 2001 come
«Aggiornamento del Piano del Parco» relativo al Piano di Assetto Territoriale del 1980, ma tale aggiornamento non presentava i requisiti previsti della legge 394/1991;
in relazione al procedimento penale n. 10481 del 2005 nei confronti dell'allora Ministro Altero Matteoli - per la stessa ipotesi di reato - il Direttore della Protezione della Natura del Ministero dell'Ambiente, Aldo Cosentino in qualità di persona informata sui fatti, il 19 luglio 2005, di fronte al Collegio per i Reati Ministeriali presso il Tribunale di Roma ha dichiarato che solo il Piano del Parco delle Dolomiti Bellunesi risultava essere approvato;
in seno alla stessa attività di indagine è stata acquisito agli atti uno schema riepilogativo sullo stato di avanzamento delle procedure di approvazione del Piano, del Regolamento e dei Piani Pluriennali Economico Sociali relativi ai Parchi Nazionali dal quale emergeva che:
per il Parco dell'Arcipelago Toscano, il Piano era stato approvato con delibera commissariale n. 111 del 31 maggio 2005 ed il 28 giugno 2005 era stato trasmesso alla Regione Toscana che con nota del 17 agosto 2005 ha contestato il documento trasmesso perché privo del necessario parere della Comunità del Parco;
per il Parco dell'Aspromonte, il Piano era stato approvato dalla C.D. del Parco con delibera n. 22 del 2003 ed il 18 marzo 2004 era stato trasmesso alla Regione Calabria che con delibera n. 115 del 9 febbraio 2005 ha richiesto integrazioni documentali;
per il Parco del Gran Sasso Monti della Laga, il Piano era stato approvato dal C.D. con delibera n. 35 del 21 dicembre 1999, trasmesso alle Regioni Abruzzo, Lazio e Marche in data 10 marzo 2000, adottato dalla Regione Abruzzo con delibera n. 135/11 del 18 maggio 2004 ed era all'esame delle Regioni Lazio e Marche;
per il Parco del Circeo;
per il Parco delle Dolomiti Bellunesi, il Piano era in vigore;
per il Parco delle Foreste Casentinesi, il Piano era stato approvato dal C.D. nel 2002 ed adottato dalla Regione Emilia Romagna e Toscana con delibere nn. 280 del 14 febbraio 2005 e n. 399 del 14 marzo 2005;
per il Parco della Majella, il Piano era stato approvato dal C.D. con delibera n. 26 del 17 maggio 1999 e adottato dalla Regione Abruzzo con delibera n. 164/6 del 13 gennaio 2005; risultava decorso il termine per la presentazione delle osservazioni ed entro il 4 dicembre 2005 doveva essere reso il parere dell'Ente Parco;
per il Parco del Cilento e Vallo di Diano, il Piano era stato adottato dalla Regione Campania con delibera n. 611 del 14 febbraio 2003 e successivamente era stata richiesta un'integrazione cartografica al Parco;
per il Parco del Gargano, il Piano preliminare era stato redatto e nel corso della riunione del C.D. del Parco del 30 ottobre 2003 si era discusso delle osservazioni al suddetto preliminare;
per il Parco dei Monti Sibillini, il Piano era stato approvato dalla C.D. del Parco con delibera n. 59 del 18 novembre 2002 ed era stato trasmesso alle Regioni Marche e Umbria il 18 settembre 2003 ed era all'esame delle Regioni;
per il Parco delle Cinque Terre, il Piano era stato adottato dalla Regione Liguria con delibera n. 488 del 24 maggio 2002 e con una nota della Regione del giugno 2005 si diceva che l'approvazione definitiva sarebbe avvenuta alla fine di quell'anno;
per il Parco della Val Grande, il Piano era stato approvato dal C.D. e adottato dalla Regione Piemonte nel 1999
che ha inviato in data 4 dicembre 2003 una e-mail con richiesta di incontro all'Ente Parco;
per il Parco del Gran Paradiso, il Piano era stato redatto e doveva essere presentato nel Consiglio Direttivo del Parco il 25 novembre 2005;
per il Parco del Pollino, il Piano era stato trasmesso alla Comunità del Parco per il parere con delibera n. 38 del 4 novembre 2004;
per il Parco dell'Asinara, il Piano era stato approvato dal C.D. in data 28 ottobre 2005;
per il Parco del Vesuvio, il Piano era stato approvato dal C.D. con delibera n. 52 del 21 dicembre 2004 ed era stato trasmesso alla Regione Campania 4 giugno 2005 ed era all'esame della Regione;
per il Parco della Maddalena, il Piano era stato predisposto per la parte ambientale mentre era in fase di ultimazione quella tecnico-urbanistica;
per il Parco dello Stelvio, il Piano era stato approvato dal C.D. con delibera n. 22 del 28 luglio 2005;
per il Parco dell'Abruzzo, Lazio e Molise, il Piano Preliminare era stato redatto e consegnato alla Comunità del Parco nell'aprile 2005;
in entrambi i casi sopra richiamati, il Collegio per i Reati Ministeriali presso il Tribunale di Roma, pur disponendo l'archiviazione dei procedimenti dal momento che non sussistevano i presupposti per contestare all'allora Ministro dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare una condotta penalmente rilevante, ha constatato «l'inerzia dell'attuale Ministro dell'Ambiente ad esercitare i poteri sostitutivi previsti dalla normativa applicabile in materia di redazione dei piani di parco»;
ad oggi, da un esame del sito istituzionale del Ministero non è disponibile un aggiornato schema riepilogativo dello stato di attuazione delle procedure di approvazione dei Piani relativi agli Enti Parco Nazionale - analogo a quelli trasmessi dalla citata Direzione del Ministero alla magistratura inquirente - che consenta di verificare se sia stato posto rimedio alla situazione di sistematica disapplicazione delle disposizioni contenute dalla legge quadro sulle aree protette in materia di redazione degli strumenti di pianificazione, emersa nel corso dei procedimenti sopraccitati -:
se il Ministro dispone di informazioni aggiornate sullo stato di avanzamento delle procedure finalizzate all'approvazione dei documenti di pianificazione e gestione delle aree protette nazionali;
se intende dare adeguata pubblicità alle informazioni di cui sopra, fornendo nel sito istituzionale del Ministero un quadro sinottico che contenga l'indicazione degli adempimenti spettanti agli enti diversamente coinvolti nei procedimenti di approvazione del Piano e degli altri strumenti di gestione delle aree protette previsti dalla normativa vigente, ed un'aggiornata descrizione dello stato di avanzamento delle diverse procedure in atto;
se, in presenza di persistenti situazioni contra legem, intenda avvalersi dei poteri sostitutivi previsti dal legislatore nei confronti degli Enti Parco, che non hanno ancora predisposto il Piano, e delle Regioni che tardano ad approvare in via definitiva i Piani in questione di modo da assicurarne una loro piena efficacia.
(5-01473)
Interrogazione a risposta scritta:
SBROLLINI. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
la fonderia «Rossano Fond», con stabilimento a Rossano Veneto (Vicenza) è da diversi anni al centro di indagini ambientali e di accese proteste da parte di istituzioni locali, comitati di cittadini e abitanti della zona interessata;
nel 2007, in seguito a rilevazioni effettuate dall'ARPAV, si rilevava il superamento da parte dell'azienda di ben sette volte il parametro prefissato per le emissioni di polveri in atmosfera (è stata rilevata una concentrazione di polveri totali di 141,5 mg/Nmc a fronte di un limite autorizzato di 20 mg/Nmc);
la provincia di Vicenza aveva imposto alla «Rossano Fond» la sospensione dell'esercizio degli impianti a tutela della Salute pubblica e dell'ambiente, su consiglio dell'ASL e su parere dell'Istituto superiore della sanità;
la «Rossano Fond» fece ricorso al TAR Veneto che accolse l'istanza cautelare contro la provincia di Vicenza e sospese il provvedimento fino alla sentenza definitiva;
la «Rossano Fond» continuò la sua attività dichiarando che il superamento del parametro d'immissione di polveri era contingentato al momento delle rilevazioni e puramente casuale;
il tipo di attività svolta dalla ditta causa problematiche ambientali ed igienico-sanitarie ai residenti nelle aree contigue;
la «Rossano Fond» ancora oggi rifiuta di spostare la sua attività giudicata insalubre o di operare modifiche agli impianti per riportare a livelli normali le sue emissioni;
la fonderia «Rossano Fond» è ubicata in una zona attigua ad aree classificate residenziali -:
se sia a conoscenza della situazione sopra descritta;
se e quali azioni intenda promuovere Governo, in accordo con il comune di Rossano Veneto, la provincia di Vicenza e la regione Veneto, per risolvere la situazione sopra descritta.
(4-03139)
...
BENI E ATTIVITÀ CULTURALI
Interrogazione a risposta in Commissione:
CECCUZZI, CENNI e NANNICINI. - Al Ministro per i beni e le attività culturali, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
l'edificio Podere Molinaccio, con decreto del Direttore Regionale per i Beni culturali e Paesaggistici della Toscana datato 3 aprile 2006, è stato dichiarato bene di interesse particolarmente importante ai sensi dell'articolo 10, comma 3, lettera a), del Codice dei Beni Culturali e sottoposto alle prescritte disposizioni di tutela;
in data 23 marzo 2009 è stata presentata una interrogazione a risposta in Commissione al Ministro per i Beni e le Attività Culturali, a prima firma Franco Ceccuzzi, circa l'esito di una richiesta di vincolo avviato dalla Soprintendenza per i Beni Architettonici e per il Paesaggio per le Province di Siena e Grosseto da apporre al terreno adiacente al «Podere Molinaccio», nel Comune di Torrita di Siena (provincia di Siena). Tale secondo vincolo insiste sul tracciato della variante all'attuale strada provinciale 326 determinante per la realizzazione dell'infrastruttura viaria nei tempi stabiliti;
tale infrastruttura viaria rappresenta uno strumento indispensabile per promuovere la mobilità della Zona della Val di Chiana (che interessa le provincie di Siena ed Arezzo) e di superare molte criticità della rete viaria interregionale deviando i flussi di traffico da molti centri abitati, promuovendo i collegamenti locali con l'autostrada A1 con l'E78 Fano-Grosseto e favorendo il transito verso il Plesso Ospedaliero in località Nottola (nel comune di Montepulciano): un centro sanitario di primo livello moderno e funzionale, che ha sostituito ed accorpato sei ospedali presenti nei territori limitrofi;
se il Ministero scegliesse di apporre il vincolo al terreno circostante «Podere Molinaccio»,
i lavori della variante alla 326 verrebbero di fatto bloccati, causando anche contenziosi fra la pubblica amministrazione e le ditte appaltanti, perdendo finanziamenti pubblici e privati ed impedendo di fatto lo sviluppo sociale, economico, produttivo ed occupazionale di un vasto territorio;
il Governo ha più volte ribadito l'importanza dell'ammodernamento infrastrutturale del paese quale volano insostituibile per il rilancio complessivo dello sviluppo economico e sociale e condannato, in numerose occasioni, gli eccessivi impedimenti ed i contenziosi infondati avanzati da privati come cattivi esempi di egoismi individuali e di intralci procedurali, che hanno rallentato per decenni la realizzazione di infrastrutture del nostro paese relegandolo ad una posizione arretrata rispetto al resto d'Europa;
in data giovedì 21 maggio 2009 il Ministero dei beni culturali ha risposto alla interrogazione presentata dall'onorevole Franco Ceccuzzi. Nel testo si evidenziava come «la Direzione Regionale per i beni culturali e paesaggistici della Toscana, in considerazione della complessità e delicatezza della vicenda nonché dei pareri resi dal locale Comitato Regionale di coordinamento, ha ritenuto necessario investire della problematica la competente Direzione Generale, per le valutazioni e le indicazioni sul caso, ed il Comitato Tecnico Scientifico per i beni architettonici e paesaggistici del Ministero a cui è stato richiesto uno specifico parere di supporto all'adozione del provvedimento conclusivo»;
la risposta del Ministero evidenziava inoltre che «il citato Comitato Tecnico scientifico, riunitosi in data 23 febbraio 2009, ha ritenuto necessario acquisire ulteriori elementi di approfondimento sulla scorta dei quali emetterà il parere che verrà reso nella seduta che si terrà in data 21 maggio 2009 e sul tenore del quale si potrà definire il procedimento in atto» -:
quale parere, rispetto al procedimento in atto, sia stato emesso del sopracitato Comitato Tecnico scientifico e quale sia, in ogni caso, l'orientamento del Governo e del ministero competente rispetto alle problematiche che ostacolano la realizzazione di questa importante infrastruttura e la cantierabilità di un'opera del valore di 38 milioni di euro;
quali iniziative urgenti intenda intraprendere per sbloccare, in tempi brevi, la vicenda e permettere, anche in presenza del vincolo al terreno adiacente all'edificio, la completa e rapida realizzazione della infrastruttura viaria.
(5-01472)
...
DIFESA
Interrogazione a risposta orale:
SANI, RUGGHIA, VILLECCO CALIPARI, VICO, BRESSA e VENTURA. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
la stampa locale della provincia di Grosseto ha riportato, in data odierna, la notizia della visita, apparentemente a fini di campagna elettorale, del Ministro della Difesa, on. Ignazio La Russa, avvenuta il 25 maggio 2009;
il Ministro è atterrato all'aeroporto militare «Baccarini» di Grosseto, a bordo di un aereo Boeing 737 dell'aeronautica militare, scortato da due Eurofighter;
per quanto risulta agli interroganti il carattere ufficiale e istituzionale della visita non emerge con evidenza anche in base alle disposizioni impartite al personale della base;
il carattere dell'iniziativa elettorale è stato inoltre testimoniato dalla presenza, pressoché esclusiva, di esponenti del Pdl, tra cui il candidato del Pdl alla carica di presidente della provincia di Grosseto, Alessandro Antichi, il coordinatore nazionale del Pdl Denis Verdini, il presidente provinciale del Pdl, Luca Agresti, il coordinatore
provinciale di Adc, massimo Ussia, e i parlamentari Faenzi e Mugnai -:
se il Ministro intenda chiarire i motivi e le modalità della sua visita a Grosseto;
se, per tale occasione e, più in generale, per iniziative di campagna elettorale, l'impiego di mezzi e strutture militari sia da ritenersi legittimo e quali iniziative il Governo intenda assumere per ristabilire il loro corretto utilizzo;
quanti voli e quante ore di volo siano stati effettuati per conto di esponenti del Governo sull'aeroporto «Baccarini» nel corso dell'ultimo anno.
(3-00549)
...
ECONOMIA E FINANZE
Interrogazione a risposta in Commissione:
VANNUCCI e SERENI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
la legge 22 dicembre 2008, n. 201 che ha convertito il decreto-legge 23 ottobre 2008, n. 162, recante, tra l'altro, la definizione degli adempimenti tributari per le regioni Marche ed Umbria, ai sensi dell'articolo 2, comma 109, della legge 24 dicembre 2007, n. 244 (legge finanziaria 2008) ha previsto la restituzione in misura ridotta al 40 per cento dei contributi previdenziali ed assistenziali, nonché delle entrate di natura patrimoniale ed assimilata (cosiddetta «busta pesante») oggetto di sospensione per effetto degli eventi sismici che hanno colpito i territori delle due regioni nel settembre 1997;
la suddetta legge ha previsto altresì che la restituzione debba avvenire in centoventi rate mensili di pari importo da versare entro il giorno 16 di ciascun mese a decorrere da giugno 2009;
tali modalità di restituzione hanno comportato un impegno finanziario significativo per il bilancio statale, ma sono state concepite prima che la recessione emergesse clamorosamente su scala globale e, in particolare per quest'area, prima della crisi dell'Antonio Merloni e delle sue drammatiche conseguenze economiche e sociali;
la ripresa della riscossione a giugno 2009 si realizzerebbe pertanto in un quadro in cui la crisi internazionale e nazionale sopravvenuta sta producendo ulteriori e pesanti effetti negativi rispetto alle già enormi difficoltà provocate dalla crisi dell'Antonio Merloni, costituendo un onere insostenibile per cittadini, famiglie e imprese interessati;
la crisi economica e occupazionale in atto coinvolge anche migliaia di lavoratori dell'indotto di piccole imprese concentrati nell'entroterra di Marche e Umbria ed è per questo motivo che le due Regioni stanno definendo uno specifico Accordo di programma con il Governo, per la difesa ed il rilancio dell'occupazione e della coesione sociale di questi territori;
i presidenti di Umbria e Marche Gian Mario Spacca e Maria Rita Lorenzetti, in una lettera congiunta al presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, al sottosegretario Gianni Letta, al ministro dell'economia Giulio Tremonti, hanno rappresentato il grave stato di crisi e hanno chiesto di rinviare l'inizio della restituzione della «busta pesante» al 2010;
anche numerose associazioni di categoria e organizzazioni sindacali concordano con questa richiesta e sulla stampa locale numerose sono le prese di posizione in questo senso;
in queste ultime ore anche l'Ordine regionale dei commercialisti dell'Umbria sottolinea l'inopportuna collocazione temporale del pagamento della prima rata delle somme sospese e della presentazione dell'istanza, che, sovrapponendosi alla scadenza del pagamento delle imposte 2008, sta creando significativi inconvenienti ai soggetti interessati, ai professionisti coinvolti e anche agli uffici decentrati dell'Amministrazione finanziaria;
la ricostruzione delle posizioni appare piuttosto complicata e le richieste degli uffici tributari oltremodo impegnative sul piano burocratico e tali da richiedere tempo per la impostazione delle pratiche;
appare necessario prevedere una semplificazione delle procedure previste -:
se non ritenga di doversi attivare direttamente, con apposite iniziative normative affinché:
a) a tutela dei lavoratori, delle famiglie e delle imprese provate dalla crisi, venga disposto il rinvio almeno a fine 2010 dell'inizio della restituzione degli oneri sospesi a seguito del sisma del 1997 che ha interessato i territori di Umbria e Marche;
b) si prenda in considerazione, quale efficace misura anti-crisi, semplice e veloce, la possibilità di accrescere la quota di esonero dalla restituzione degli oneri sospesi dal 60 per cento al 90 per cento;
c) sia semplificata la procedura per la ricostruzione delle posizioni e della conseguente restituzione.
(5-01467)
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INFRASTRUTTURE E TRASPORTI
Interrogazione a risposta orale:
CARDINALE, BURTONE e SAMPERI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
a seguito del cedimento, lo scorso 21 maggio 2009, del giunto del viadotto «Geremia 2» della statale 626 Caltanissetta-Gela, completata e inaugurata nel febbraio del 2006, si sono verificati incidenti nei quali due persone sono rimaste ferite;
le cause del cedimento della strada statale 626 sarebbero ancora da individuare e, pertanto, la Procura di Caltanissetta e di Gela hanno aperto un fascicolo e l'Anas ha nominato una commissione di indagine;
da notizie di stampa sembra che le cause siano riconducibili all'utilizzo in alcune opere di calcestruzzo depotenziato, caratterizzato da un'alta percentuale di sabbia rispetto al cemento;
il tratto Butera-Gela della strada statale 626 è stato chiuso dai vigili del fuoco di Mazzarino e di Caltanissetta in quanto il viadotto costituisce grave pericolo per l'incolumità pubblica ed è stato inoltre bloccato dalla Procura di Caltanissetta il traforo Cozzo Minneria sulla A20 fra Messina e Palermo, per potere effettuare nuove verifiche sulla qualità del cemento utilizzato nella costruzione;
questi recenti fatti collegati allo scandalo sul cemento impoverito che ha coinvolto la Calcestruzzi spa per la realizzazione del palazzo di giustizia di Gela e della diga foranea e di un tratto di strada della Gela-Licata stanno allarmando ampie fasce di cittadini -:
quali iniziative intenda adottare per monitorare urgentemente le opere realizzate in provincia di Caltanissetta da alcune imprese sottoposte recentemente ad indagini per avere utilizzato cemento impoverito;
quali provvedimenti intenda assumere per esercitare controlli sistematici e puntuali nell'esecuzione dei futuri lavori.
(3-00548)
Interrogazioni a risposta in Commissione:
TULLO e ROSSA. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
a seguito della costruzione del Porto Prà/Voltri di Genova si è realizzata una Fascia di Rispetto tra le banchine portuali e il quartiere di Genova Prà, al fine di restituire spazi ad uso sociale agli abitanti del quartiere, che hanno visto lo scalo prendere lo spazio delle spiagge. Con il
concorso delle Istituzioni Locali e Nazionali si sono realizzate importanti opere a mare: (Campo di canottaggio di livello Internazionale, una piscina, un Centro Remiero, una darsena riservata alle società nautiche del territorio) e a terra (campo di calcio, tensostruttura per manifestazioni, parco urbano, parcheggio pubblico);
importanti e nuove realizzazioni per un riordino complessivo della Fascia di Rispetto di Prà sono inserite in un progetto, che il Comune di Genova ha avanzato alla Regione Liguria, progetto che è stato ammesso al finanziamento con i fondi europei FESR;
il progetto prevede l'utilizzo delle aree Ferroviarie dismesse, antistanti la Fascia di Rispetto nonché l'edificio della ex stazione di Ge-Prà, che con il Protocollo di intesa per il «potenziamento del sistema Ferroviario di Genova e il riassetto urbanistico delle aree ferroviarie» firmato il 3 ottobre 2008, che sarebbero dovute, entro 60 giorni, passare in comodato gratuito da RFI al Comune di Genova;
nonostante diversi solleciti da parte dell'Amministrazione Comunale ad oggi manca l'atto che trasferisce la titolarità delle aree in oggetto, la piena disponibilità delle aree è requisito fondamentale e dovrà essere dichiarato entro il mese di settembre 2009 al momento della presentazione da parte del Comune di Genova alla Regione Liguria dei progetti preliminari degli interventi previsti, pena l'esclusione dai finanziamenti -:
se sia a conoscenza del protocollo sottoscritto e quali impedimenti ad oggi ne hanno ostacolato la piena applicazione;
quali iniziative può e vorrà assumere al fine di non ritardare o compromettere le realizzazioni previste dall'Amministrazione Comunale di Genova.
(5-01468)
VELO. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
è di questi giorni la notizia che la Toremar, società di navigazione del gruppo Tirrenia, ha deciso, per il periodo estivo, di assicurare per ogni viaggio, l'imbarco ad una sola ambulanza, anziché due, che trasporta malati di minore gravità;
ogni mese, in media, dal porto di Portoferraio, per trasferimenti di malati negli ospedali della Regione per visite specialistiche e controlli di routine, partono circa 200 autoambulanze e automediche;
spesso i trasferimenti sono concentrati nella prima mattinata e il diritto al passaggio gratuito sulle navi della flotta pubblica, qualora i posti sono tutti prenotati, è autorizzato esclusivamente per un solo mezzo, previa prenotazione;
i disagi sono notevoli, soprattutto per le persone disagiate che non possono optare per altre soluzioni e, naturalmente, aumentano durante periodo estivo quando le navi sono sempre piene -:
se e quali azioni intenda porre in essere per garantire la tutela del diritto alla salute dei cittadini elbani nonché il diritto alla mobilità, garantiti dalla nostra Carta costituzionale.
(5-01477)
Interrogazione a risposta scritta:
MISITI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
l'autotrasportatore Carlo Massone residente a Castelletto d'Orbia (Alessandria) è stato coinvolto in una gravissima vicenda che ha compromesso la sua stabilità economica e quella dell'omonima azienda di trasporti;
tale vicenda ha avuto inizio con l'acquisto di 6 automezzi con gru effettuati in epoche diverse (dal 1983 al 1996), tutti apparentemente pronti per essere utilizzati su strada ma poi risultati con documentazione irregolare a seguito di verifiche disposte dallo stesso Massone;
il caso più famoso e più documentato, già oggetto dell'interrogazione
4-05578 dell'8 novembre 2007 alla Camera dei Deputati e della 4-01468 del 7 marzo 2007 al Senato, è quello che riguarda un veicolo Fiat 170/35B. Tale mezzo all'acquisto risultava regolarmente collaudato in tutte le sue parti, completo di attestazioni rilasciate dalla Motorizzazione e dall'Ispesl (Istituto superiore per la prevenzione e la sicurezza del lavoro). Successivamente, dopo la richiesta dello stesso sig. Massone per la verifica della veridicità della documentazione, si ebbe esito negativo da parte della Motorizzazione e della Asl di Alessandria. Il mezzo presentò una serie di anomalie tecniche e strumentali tali da renderlo inutilizzabile;
nel procedimento penale riguardante i fatti esposti e nei confronti dello stesso sig. Massone, egli veniva accusato di aver dolosamente manomesso e modificato le caratteristiche tecniche del mezzo. Tale procedimento si è concluso con una sentenza dell'8 giugno 1999 del Tribunale di Alessandria dove la concessionaria Plura, venditrice del veicolo, è stata condannata ad un risarcimento danni pari a circa 100 milioni del vecchio conio;
in molti altri casi, comunque, dopo l'acquisto presso concessionarie e rivenditori, gli autocarri con gru e piattaforma aerea sono risultati tutti con documenti di revisione e collaudo falsi rilasciate dalle Motorizzazioni civili e dall'Ispesl;
aldilà delle ripercussioni della vicenda in ambito giudiziario, da questa esperienza risulta l'esistenza di gravi irregolarità nelle operazioni di collaudo. Questo è solo il caso più eclatante, ad onta delle forti perdite economiche subite dopo queste tristi esperienze che hanno addirittura portato il sig. Massone a minacciare il suicidio su diversi organi di stampa;
è chiaro che se le esperienze del sig. Massone si verificassero in tutto il territorio italiano ci troveremmo di fronte ad un problema grave che non metterebbe in discussione soltanto la stabilità economica delle aziende operanti nel settore dei trasporti, ma anche la sicurezza di tutti i mezzi che circolano sulle strade italiane, con le conseguenze che ne deriverebbero -:
se il Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti non ritenga opportuno effettuare delle efficaci indagini presso gli Uffici provinciali del Dipartimento dei Trasporti terrestri al fine di verificare lo svolgimento a norma di legge delle trasformazioni dei veicoli e dei relativi collaudi.
(4-03144)
TESTO AGGIORNATO ALL'8 MARZO 2011
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INTERNO
Interrogazione a risposta orale:
SANI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il Ministro dell'Interno ha annunciato la volontà del Governo di realizzare ulteriori dieci Centri di identificazione ed espulsione degli immigrati irregolari, in altrettante regioni;
attraverso alcuni organi di stampa nazionale, si è appreso che, tra le aree idonee alla realizzazione dei nuovi C.I.E., è stata ipotizzata la città di Grosseto;
il contesto sociale ed economico della provincia di Grosseto e, più in generale, della Toscana, non giustifica la realizzazione di un C.I.E. -:
se corrisponda al vero la notizia dell'individuazione della città di Grosseto tra le aree idonee alla realizzazione di un C.I.E. e quali iniziative intenda assumere il Governo in proposito.
(3-00547)
Interrogazione a risposta in Commissione:
SIRAGUSA. - Al Ministro dell'interno, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
il 29 luglio 2008 il Parlamento ha convertito in legge, con modificazioni, il
decreto-legge n. 97 del 2008 cosiddetto «mille proroghe»;
il comma 8 dell'articolo 4-bis recita testualmente: «Considerata l'impossibilità di concludere entro i termini attualmente previsti le procedure finanziarie ed evitare il sorgere di possibili situazioni emergenziali, ai comuni delle aree individuate dall'obiettivo "Convergenza" del regolamento (CE) n. 1083/2006 del Consiglio, dell'11 luglio 2006, aventi popolazione superiore a 500.000 abitanti e che abbiano rilevanti passività nei confronti delle società a partecipazione totalitaria affidatarie del servizio di gestione rifiuti ed igiene ambientale nel territorio comunale, è erogato un contributo in conto capitale di 80 milioni di euro di cui 30 milioni nell'anno 2008, 30 milioni nell'anno 2009 e 20 milioni nell'anno 2010. I conseguenti interventi sono effettuati nei limiti delle risorse di cui al presente comma. Alla corresponsione del contributo provvede il Ministero dell'interno sulla base dei dati comunicati dai comuni interessati, a pena di decadenza, entro due mesi dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto. Sono esclusi i comuni i cui territori abbiano già goduto di analoghi benefici a seguito di commissariamenti o dichiarazioni di stato di emergenza. Il contributo di cui al presente comma è escluso dal computo delle spese rilevanti ai fini del rispetto delle disposizioni del patto di stabilità. Le risorse finanziarie trasferite ai comuni ai sensi del presente comma sono insuscettibili di pignoramento o sequestro»;
tale contributo ha avuto quindi come finalità il risanamento del debito del Comune di Palermo nei confronti della sua azienda partecipata di igiene ambientale (Amia);
l'unico beneficiario dell'articolo della legge citata è il comune di Palermo;
nella stessa data il Governo ha accolto l'ordine del giorno 9/1496/21 presentato dall'interrogante con il quale si è impegnato «a sollecitare gli opportuni controlli da parte dei comuni beneficiari del contributo relativamente all'attività delle società a partecipazione totalitaria affidatarie del servizio di gestione rifiuti ed igiene ambientale»;
come riportato dagli organi di stampa in questi giorni, e in particolare dal quotidiano la Repubblica, il Consiglio comunale di Palermo sta deliberando su un regolamento propedeutico all'aumento della Tarsu del 30 per cento;
tale aumento è funzionale al reperimento di 36 milioni di euro necessari al ripianamento dei conti di Amia, nuovamente sull'orlo del crac;
il 14 maggio 2009, in un articolo pubblicato da la Repubblica, il presidente di Amia, Marcello Caruso, dichiara che «servono 36 milioni di euro in più per aggiornare il contratto di servizio, che arriverebbe a 132 milioni di euro, e ne servono altri tre per stipulare un mutuo che ripiani i debiti. Sulle spalle dell'Amia ci sono 110 milioni di debiti, che - assicura Caruso - quando si è insediato il nuovo presidente ammontavano a 150»;
sempre da notizie di stampa emerge che la situazione igienica della città di Palermo è in questo momento gravissima;
il dissesto finanziario dell'azienda partecipata di igiene ambientale, conseguenza di una gestione amministrativa disastrosa, poco trasparente e clientelare, continua a ricadere sulle spalle e sulle tasche dei cittadini palermitani -:
se l'aumento della tassa sui rifiuti di circa il 30 per cento, a carico dei cittadini e delle imprese, a cui si accinge il Comune di Palermo si concili con le finalità per cui è stato erogato il finanziamento di 80 milioni di euro a carico del bilancio dello Stato, ed in particolare la finalità di superare la situazione emergenziale che invece si è ulteriormente aggravata;
se non ritenga opportuno, anche in relazione a quanto sopra descritto, dare seguito all'impegno assunto con l'accoglimento dell'Ordine del giorno 9/1496/21 e richiedere con urgenza al Comune di Palermo
un'operazione verità sulla gestione passata e presente dell'Azienda, nonché l'applicazione rigorosa dei controlli previsti per le società in house.
(5-01479)
Interrogazioni a risposta scritta:
BUONANNO e STUCCHI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
nel Comune di Crescentino, in Provincia di Vercelli, sono stati recentemente effettuati alcuni arresti di personalità sospettate di appartenere alla criminalità organizzata;
tale circostanza permette di ipotizzare un principio di infiltrazione mafiosa nel territorio comunale di Crescentino;
nel Comune di Crescentino si svolgeranno a breve, il 6 e 7 giugno prossimi, le elezioni per il rinnovo del Sindaco e del Consiglio comunale;
un candidato della «Lista Piolatto-Lega Nord» è stato fermato ed ha subìto gravi intimidazioni e minacce, immediatamente segnalate al Prefetto territorialmente competente -:
quali siano gli intendimenti del Governo circa i fatti generalizzati nella premessa e quali misure ritenga opportuno assumere per respingere le intimidazioni in stile mafioso e garantire la legalità democratica nelle fasi conclusive della campagna elettorale in corso a Crescentino.
(4-03122)
CECCUZZI, CENNI e SANI. - Al Ministro dell'interno, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
nella serata di lunedì 26 maggio un incendio ha coinvolto le tre ciminiere di raffreddamento e il ballatoio di una centrale geotermica Enel di Piancastagnaio (provincia di Siena). La situazione ha richiesto il pronto intervento dei vigili del fuoco, dei tecnici di Enel che hanno fermato l'impianto alimentato dal vapore endogeno e delle forze dell'ordine che hanno isolato la zona circostante;
in un'altra centrale geotermica presente nel comune di Piancastagnaio, sempre di proprietà di Enel (denominata Pc2), non lontana da quella interessata dall'incendio, lo scorso 12 maggio una persona era stata sorpresa all'interno del recinto dal personale di sorveglianza. Durante la fuga lo sconosciuto ha abbandonato una tanica contenente gasolio e un tubo di gomma. I carabinieri, durante le indagini, hanno accertato la manomissione del tappo del serbatoio di un camion lasciato in sosta nel piazzale;
l'episodio accaduto il 12 maggio, sul quale l'inchiesta è ancora in corso, è stato preceduto, come denunciato dall'Assessore all'Ambiente della Regione Toscana, Annarita Bramerini «da alcune minacce ricevute nelle settimane precedenti»;
una lettera anonima contenente minacce, e nella quale si preannunciavano una serie di attentati alle centrali Enel di Piancastagnaio a partire dal 12 maggio, era stata inoltre inviata ai quotidiani locali Corriere di Siena e Nazione Siena;
nelle scorse settimane è stato siglato l'accordo volontario attuativo del protocollo d'intesa del 2007, tra Enel e Regione Toscana per la gestione sostenibile dell'energia geotermica. Tra i contenuti del documento: il rispetto della sicurezza sanitaria della popolazione, della sostenibilità ambientale del territorio e la promozione della crescita sociale, civile, economica e produttiva della comunità locale -:
se siano a conoscenza dei gravi fatti che hanno coinvolto due centrali geotermiche di proprietà dell'Enel presenti nel comune di Piancastagnaio;
quali informazioni abbiano raccolto riguardo tali vicende e quali iniziative urgenti intendano assumere per accertarne le cause al fine di stabilire se si tratti, per quanto riguarda l'episodio del 26 maggio 2009, di un incendio accidentale o doloso;
quali iniziative urgenti intenda intraprendere per accrescere la sicurezza degli impianti, della popolazione residente, del patrimonio naturale locale e per assicurare la sostenibilità ambientale dello sfruttamento della risorsa geotermica su tutto il territorio nazionale ed in particolare nella zona di Piancastagnaio ed in Toscana così come previsto dall'accordo volontario attuativo del sopracitato protocollo d'intesa e se intenda sostenere la sua attuazione, dal momento che la stessa potrà realizzare benefici per Piancastagnaio, l'Amiata e la Regione Toscana.
(4-03129)
CECCUZZI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il Corpo Nazionale dei Vigili del fuoco nasce con il regio decreto legge del 27 febbraio 1939, successivamente convertito in legge 1570 del 27 dicembre 1941, ed è chiamato inizialmente «a tutelare la incolumità delle persone e la salvezza delle cose, mediante la prevenzione e l'estinzione degli incendi e l'apporto di servizi tecnici in genere, anche ai fini della protezione antiaerea»;
in seguito il decreto legislativo n. 139 dell'8 marzo 2006 stabilisce che: «Il Corpo nazionale dei vigili dei fuoco, è una struttura dello Stato ad ordinamento civile, incardinata nel Ministero dell'interno - Dipartimento dei vigili del fuoco, del soccorso pubblico e della difesa civile, per mezzo del quale il Ministero dell'interno assicura, anche per la difesa civile, il servizio di soccorso pubblico e di prevenzione ed estinzione degli incendi su tutto il territorio nazionale, nonché lo svolgimento delle altre attività assegnate al Corpo nazionale dalle leggi e dai regolamenti, secondo quanto previsto nel presente decreto legislativo»;
sono compresi tra gli interventi tecnici di soccorso pubblico di competenza del Corpo dei Vigili del Fuoco:
l'opera tecnica di soccorso in occasione di incendi, di incontrollati rilasci di energia, di improvviso o minacciante crollo strutturale, di frane, di piene, di alluvioni o di altra pubblica calamità;
l'opera tecnica di contrasto dei rischi derivanti dall'impiego dell'energia nucleare e dall'uso di sostanze batteriologiche, chimiche e radiologiche;
il Corpo dei Vigili del Fuoco, nell'ambito delle proprie competenze istituzionali, in materia di difesa civile, ha assunto altre specifiche qualifiche. Nel dettaglio:
fronteggia, anche in relazione alla situazione internazionale, mediante presidi sul territorio, i rischi non convenzionali derivanti da eventuali atti criminosi compiuti in danno di persone o beni, con l'uso di armi nucleari, batteriologiche, chimiche e radiologiche;
concorre alla preparazione di unità antincendi per le Forze armate;
concorre alla predisposizione dei piani nazionali e territoriali di difesa civile;
provvede all'approntamento dei servizi relativi all'addestramento e all'impiego delle unità preposte alla protezione della popolazione civile, ivi compresa l'attività esercitativa, in caso di eventi bellici;
va rimarcato che l'aumento esponenziale, negli ultimi anni, di eventi emergenziali dovuti a fenomeni naturali e ad episodi di origine dolosa, hanno fatto registrare una domanda crescente di sicurezza da parte dell'opinione pubblica riguardo alla incolumità dei cittadini, della salvaguardia dei beni territoriali e del patrimonio ambientale;
anche alla luce di queste ultime considerazioni va sottolineato che il Corpo dei Vigili del Fuoco è oggi caratterizzato da gravi carenze di organico. Sono infatti 25 mila gli addetti preposti al soccorso. Considerati i quattro turni di servizio, gli infortuni, le malattie e le ferie del personale, è stato stimato che, su tutto territorio italiano, sono presenti contemporaneamente soltanto 4000 unità di agenti;
la carenza di organico è stata indicata, complessivamente, in circa 3500 unità;
anche se tale carenza di organico venisse sanata si raggiungerebbe comunque in Italia la presenza di un vigile del fuoco professionista ogni 2500 abitanti: una cifra molto lontana dagli standard di sicurezza europei che prevedono un agente ogni 1500 abitanti;
tale carenza di organico, secondo quanto reso noto da alcune associazioni sindacali, si aggraverà nei prossimi mesi in virtù dei pensionamenti (1500 unità entro il 2009) e degli avanzamenti di qualifica (1300 entro il 2010);
tale carenza di organico viene in parte alleviata dalla presenza e dall'attività dei cosiddetti «Vigili del Fuoco discontinui». Si tratta di personale richiamato in servizio, ai sensi dell'articolo 70 della legge numero 496 del 1961, inizialmente per far fronte a gravi emergenze, ma oggi utilizzato nei servizi operativi quotidiani;
la principale fonte normativa che regolamenta la categoria dei «Vigili del Fuoco discontinui» è il decreto del Presidente della Repubblica n. 76 del 2004 che, abrogando il precedente decreto del Presidente della Repubblica n. 362 del 2000, elimina ogni diversificazione e distinzione giuridica fra personale «discontinuo» e «volontario» generando e promuovendo di fatto nuovo personale precario, non correttamente formato, e causando comunque un dispendio, non ottimizzato e finalizzato, di risorse finanziarie;
i Vigili del Fuoco «discontinui», il cui numero ha raggiunto oggi le 16.000 unità con una media di servizio di circa 8 anni, sono iscritti in una apposita lista e richiamati temporaneamente per una durata di 20 giorni senza neanche un contratto di lavoro vero e proprio, fino ad un massimo di 160 giorni all'anno. Tali tipologie contrattuali (regolate dal sopracitato decreto del Presidente della Repubblica n. 76 del 2004) presentano garanzie minime per i lavoratori quali, in particolare, la malattia non retribuita, una bassa copertura infortunistica ed il mancato accesso alla formazione ordinaria;
il non accesso ad una occupazione stabile, oltre a ripercuotersi sulla qualità della vita dei lavoratori e dei loro diritti, comporta in questo caso, soprattutto a causa della mancanza di una formazione continua che non permette una adeguata e costante crescita professionale, un aumento inevitabile dei rischi per i vigili e cittadini coinvolti nelle operazioni di soccorso tecnico urgente;
vengono spesi attualmente, per i vigili discontinui, circa 80 milioni di euro all'anno. Con tale cifra potrebbero essere assunti circa 2500 operatori stabili: assicurando un notevole risparmio per le casse dello Stato dal momento che per sostituire annualmente un vigile fisso ne occorrono oltre due discontinui;
nonostante la gravità di organico registrata sono stati emanati, in questi anni, esclusivamente provvedimenti straordinari con il solo obiettivo di tamponare l'emergenza senza risolvere le gravi problematiche in atto;
con la legge Finanziaria 2007 (Legge numero 296 del 2006) e relativamente alla stabilizzazione del personale precario della Pubblica Amministrazione, è stata disposta l'assunzione stabile, tramite concorso, di alcuni Vigili «discontinui» del Corpo dei Vigili del Fuoco. Attraverso i commi 519 e 526, articolo 1, della suddetta legge si è arrivati finalmente alla programmazione di una riqualificazione del personale operativo, prevedendo l'immissione in pianta stabile del personale discontinuo (assorbimento di personale già parzialmente formato e con anni di esperienza): un provvedimento in linea con i principi di efficienza e buon andamento della Pubblica Amministrazione;
secondo le norme introdotte dalla legge Finanziaria 2007 l'assunzione interessa i Vigili del fuoco «discontinui» inscritti, alla data del 1o gennaio 2007, da
almeno tre anni nella apposita lista e che abbiano effettuato non meno di centoventi giorni di servizio;
i criteri, il sistema di selezione, nonché le modalità abbreviate per il corso di formazione per tale assunzione sono stati definiti, secondo quanto sancito dal comma 526, articolo 1, della legge Finanziaria 2007, da un apposito decreto del Ministero dell'Interno (decreto ministeriale n. 3747);
a fronte dei circa 6080 «discontinui» in possesso dei requisiti sopraindicati (inscritti, alla data del 1o gennaio 2007, da almeno tre anni nella apposita lista e che abbiano effettuato non meno di centoventi giorni di servizio) e che hanno fatto domanda per poter accedere ai criteri di selezione per l'assunzione stabile, sono soltanto 1135 i vigili del fuoco che sono già stati assunti in base alle risorse finanziarie reperite fino ad ora;
si tratta quindi di un numero notevolmente inferiore agli aventi diritto, alle necessità comprovate e sopraespresse riguardanti l'operatività del Corpo dei Vigili del Fuoco, nonché alle esigenze della popolazione ed ai parametri europei -:
se sia a conoscenza dei gravi problemi di organico che riguardano il Corpo dei Vigili del Fuoco e che, in moltissime occasioni, i Vigili «discontinui» vengono utilizzati per mansioni differenti rispetto ai sensi dell'articolo 70 della legge numero 496 del 1961, ovvero, in maniera ordinaria per sopperire alle croniche carenze di personale permanente;
quali provvedimenti urgenti intenda intraprendere per assicurare a tutti i vigili del fuoco «discontinui», che abbiano fatto domanda e che rientrano nella graduatoria risultante dalle norme introdotte dal comma 526, articolo 1, della legge Finanziaria 2007, l'effettiva assunzione stabile, una volta superate le prove di idoneità previste dal decreto ministeriale numero 3747;
se non ritenga necessario promuovere il ripristino della diversificazione e distinzione giuridica originaria fra personale «discontinuo» e «volontario» al fine di predisporre due liste separate (così come previsto nel decreto del Presidente della Repubblica abrogato 326 del 2000), in modo da poter procedere alla razionalizzazione delle risorse finanziarie ed alla definizione di competenze e funzioni distinte iscrivendo e indirizzando soltanto il personale «discontinuo» nelle sedi permanenti ma incentivando, al tempo stesso, il «volontario» utilizzandolo in interventi idonei alla propria formazione e motivazione.
(4-03130)
DAL MORO. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il Presidente del Consiglio, il Ministro dell'Interno ed il Ministro della Giustizia hanno presentato un disegno di legge in materia di sicurezza pubblica;
tale disegno di legge è stato approvato dalla Camera dei Deputati lo scorso 14 maggio ed inviato al Senato per l'approvazione definitiva;
le nuove disposizioni in materia di sicurezza pubblica prevedono un ampliamento dei poteri di accesso e accertamento dei prefetti, finalizzati alla prevenzione delle infiltrazioni mafiose negli appalti pubblici;
in particolare, l'articolo 23 del disegno di legge citato, prevede che il prefetto possa disporre accessi ed accertamenti nei cantieri delle imprese interessate all'esecuzione di lavori pubblici, avvalendosi di gruppi interforze;
con il disegno di legge in via di approvazione, il prefetto assume un ruolo determinante nella prevenzione delle infiltrazioni mafiose negli appalti pubblici, posto che l'attuale normativa prevede quale unico strumento preventivo, la sola esibizione della certificazione antimafia;
l'ulteriore ampliamento dei poteri del prefetto - già ampliati con il decreto-legge n. 92 del 2008 convertito con modificazioni dalla legge 125/2008 in materia di
ordine pubblico e sicurezza urbana - segue una precisa volontà di questo Governo volta a rafforzare il ruolo del prefetto quale autorità provinciale di riferimento in materia di pubblica sicurezza;
non va poi dimenticato che le più recenti indicazioni assegnano ai Prefetti anche un altro delicato incarico in questo periodo di crisi economica: il coordinamento ed il controllo del credito sul territorio;
la città di Verona e la sua provincia, da sempre crocevia di scambi commerciali e di interessi non sempre legali, si trova nel periodo estivo ad accogliere un gran numero di turisti provenienti da tutto il mondo e pertanto necessita particolarmente in quel periodo di un maggiore coordinamento delle forze dell'ordine;
in tale contesto, il Ministero dell'Interno non ha ancora provveduto alla nomina del prefetto della provincia di Verona, carica vacante da oramai tre mesi -:
quali iniziative il Ministro dell'Interno intenda assumere con la massima sollecitudine per nominare il nuovo prefetto, e far sì che anche nella provincia di Verona possa garantirsi la massima tutela dei cittadini in materia di sicurezza pubblica.
(4-03132)
ASCIERTO e CARLUCCI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il Decreto legislativo n. 197 del 1995 concernente il «riordino delle carriere del personale non direttivo della Polizia di Stato», all'articolo 13, comma l, lettera d) ha disposto il transito di coloro che svolgevano servizio nel ruolo di Sovrintendenti al ruolo degli Ispettori;
tale riordino, pur perseguendo finalità di riassetto organizzativo e di compattazione verso l'alto di posizioni economiche e funzionali dei Sovrintendenti e dei loro vice, ha determinato un appiattimento delle anzianità di tutto il personale interessato, azzerando la posizione di carriera conquistata negli anni da coloro che avevano maturato la maggiore anzianità nella qualifica di provenienza;
i Sovrintendenti si sono trovati in posizione funzionale identica agli originali Vice sovrintendenti, che hanno potuto ottenere la qualifica di ispettore capo, al pari dei Sovrintendenti;
il Decreto legislativo n. 53 del 2001, all'articolo 14, ha disposto la soppressione del ruolo ad esaurimento istituito con il citato decreto legislativo n. 197 del 1995, ed ha inquadrato il relativo personale nel ruolo ordinario e nella qualifica di ispettore capo, mantenendo l'anzianità di servizio maturata nel ruolo ad esaurimento;
il Decreto legislativo n. 53 del 2001 ha però messo in ruolo il personale di cui sopra, collocandolo in graduatoria dopo l'ultimo degli ispettori capo che al 31 agosto 1995 appartenevano già al ruolo di ispettori, determinando in questo modo uno scavalcamento degli ex ispettori capo in ruolo ad esaurimento rispetto agli ex sovrintendenti, inquadrati nella qualifica di ispettore con decorrenza 1o settembre 1995 e che avevano conseguito con decorrenza 1o settembre 2000 la promozione ad ispettore capo;
mentre tutti gli ex ispettori capo in ruolo ad esaurimento transitati nel ruolo ordinario in virtù del decreto legislativo n. 53 del 2001, hanno conseguito tra il 2001 ed il 2003 la promozione alla qualifica superiore di ispettore superiore (SUPS), sembra che tale promozione non possa essere garantita a tutti gli ex ispettori capo in ruolo ad esaurimento, perché l'attribuzione della qualifica SUPS a tale personale ha ridotto di fatto il numero di posti disponibili, rendendo vane le aspettative create nel personale dalla normativa anteriore all'approvazione del decreto legislativo n. 53 del 2001;
in sede di riordino del personale non direttivo dell'Arma dei Carabinieri, il Legislatore ha invece mantenuto la distinzione fra brigadieri (corrispondenti ai sovrintendenti) e vice brigadieri (corrispondenti
ai vice sovrintendenti), salvaguardando le posizioni di carriera dagli stessi maturate -:
se e come si intenda porre rimedio a tale ingiustificata disparità di trattamento;
se non si ritenga necessario riconoscere, giuridicamente ed economicamente, agli ispettori l'intera maturità di servizio conseguita nel ruolo di sovrintendente prima del Decreto legislativo n. 197 del 1995, ricostruendone le rispettive carriere.
(4-03135)
ASCIERTO e CARLUCCI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
la Casa Circondariale di Padova è sovraffollata, in quanto contiene ben 230 detenuti in luogo del numero massimo di 100;
ormai da dieci anni l'Ospedale Civile è sprovvisto del Reparto cosiddetto «Bunker», per cui i detenuti ammalati vengono ricoverati nei normali reparti di degenza, assieme ad altri liberi cittadini che vivono in prima persona i disagi del piantonamento e di fatto abbassando il livello di sicurezza;
la scarsità di personale della Casa circondariale è cronica ed è improbabile che arrivino nuovi agenti di Polizia penitenziaria -:
se, al fine di evitare il sovraffollamento della struttura detentiva, non si ritenga opportuno trattenere nelle Camere di sicurezza delle Forze di Polizia gli arrestati per i quali è prevista l'applicazione del rito direttissimo di giudizio, conducendo l'arrestato all'Istituto Penitenziario solo ove e dopo che sia stata emessa l'ordinanza di custodia cautelare in carcere;
se non sia più funzionale, per la sicurezza e la tutela dei liberi cittadini ricoverati nei reparti di degenza dell'Ospedale civile di Padova, reintrodurre il cosiddetto Reparto «Bunker», dove ospedalizzare i detenuti ammalati;
se non si reputi di introdurre anche la Casa Circondariale di Padova nella lista degli obiettivi sensibili, in modo che sia possibile farla sorvegliare esternamente dal personale delle Forze armate, rendendo così disponibili al controllo interno anche gli Agenti di Polizia penitenziaria ora addetti a tale compito.
(4-03136)
MINASSO, SCANDROGLIO, BIASOTTI, CASSINELLI, MONDELLO e NIRENSTEIN. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
l'Ufficio elettorale centrale (di seguito «Ufficio») di Savona ha escluso dalle elezioni amministrative per l'elezione del presidente della giunta e del consiglio provinciale di Savona la lista del Popolo delle Libertà PDL, primo partito italiano e, stante i risultati delle ultime elezioni politiche, primo partito della provincia di Savona;
è stato presentato ricorso ai competenti organi di giustizia amministrativa avverso tale decisione;
si ritiene segnalare una serie di fatti e circostanze sul comportamento di detto Ufficio che destano particolare perplessità;
in data 9 maggio l'ufficio emetteva decreto di ricusazione nei confronti della lista della Lega Nord sulla base di un presunto vizio, oggetto, invece, di uno specifico caso di ammissibilità previsto alle pagine 150 e 151 delle istruzioni di codesto ministero per la presentazione e l'ammissione di candidature;
è stato necessario affrontare, per la Lega Nord, l'impatto mediatico profondamente negativo per la propria immagine, conseguente alla momentanea esclusione della lista apparsa su tutti i quotidiani, salvo dovere, successivamente, semplicemente evidenziare all'Ufficio, in sede di riesame, la pagina relativa al caso specifico riportato nel libretto di istruzioni e perfettamente identico a quello che l'Ufficio aveva esaminato;
appare agli interroganti incredibile che un ufficio, proposto a compiti così importanti, non abbia preso cognizione, nell'espletamento delle proprie funzioni, o meglio, in vista di tale attività, delle specifiche istruzioni impartite e pubblicate da codesto ministero escludendo erroneamente la lista della Lega nord;
il giorno sabato 9 maggio, alle ore 23.00, il tribunale di Savona (sede dei lavori dell'ufficio) chiudeva i propri battenti con l'uscita della totalità dei membri dell'ufficio medesimo. Nonostante la presenza dei rappresentanti della lista del PDL, nulla veniva loro notificato. Si evidenzia che, nella medesima giornata, altre liste avevano ricevuto ufficialmente notifiche di contestazioni circa le documentazioni prodotte. I rappresentanti del PDL ricevevano, invece, soltanto il giorno seguente (domenica 10 maggio) all'apertura del tribunale il decreto di ricusazione, datato sabato 9 maggio 2009;
non risulta agli interroganti essere intervenuta alcun tipo di attività all'interno del tribunale tra le ore 23.00 di sabato, 9 maggio e le ore 8 di domenica 10 maggio;
il giorno venerdì 8 maggio 2009 i rappresentanti della lista PDL comparivano innanzi all'ufficio avente una determinata composizione. L'ufficio, nella medesima composizione, emetteva in data 9 maggio i decreti di ricusazione e i provvedimenti relativi alle contestazioni accertate. Le decisioni sul riesame venivano, invece, assunte e quindi comunicate dall'ufficio in una composizione dei membri differente;
appare agli interroganti di dubbia correttezza amministrativa, specie nell'assoluta ristrettezza dei termini che caratterizzano il procedimento elettorale, che a talune liste i provvedimenti di contestazione e/o ricusazione siano stati consegnati in data 9 maggio e ad altre, nonostante la presenza fisica dei destinatari e nonostante la pari data di emissione, siano stati consegnati il giorno successivo;
appare altresì quantomeno irrituale che nel corso di un brevissimo procedimento amministrativo incardinato innanzi ad un organo a composizione collegiale, questo possa mutare nella sua composizione a distanza di un giorno dall'altro, e andrebbe comunque chiarito quali siano le motivazioni per le quali il Presidente dell'Ufficio abbia provveduto a sostituire dei membri all'interno del medesimo;
in data 15 maggio 2009 uno dei delegati alla presentazione della lista PDL, nel frattempo ricusata, chiedeva all'ufficio, con specifica istanza, documenti inerenti il deposito delle liste indicandone l'urgentissima necessità, finalizzata alla presentazione di ricorso e contestuale misura cautelare davanti al competente TAR. Riceveva copia della documentazione a corredo della propria lista dopo oltre 2 ore e mezza dalla richiesta e, alla data 18 maggio 2009, nulla riceveva circa la documentazione richiesta a corredo delle altre liste ammesse;
si sottolinea che in data 15, 16 e 17 maggio il quotidiano locale, Il Secolo XIX, nelle pagine nazionali e locali, dava conto di una serie di interviste rese, a partire dal giorno 14 maggio, da sottoscrittori della lista PDL. Si evidenzia come tali nominativi (gente comune e non militanti o quadri di partito) potessero essere conoscibili solo e soltanto attraverso il diretto accesso alla documentazione in possesso dell'Ufficio;
le decisioni dell'Ufficio elettorale hanno avuto come conseguenza l'esclusione della lista PDL, la modifica radicale del simbolo di una lista ad essa collegata la Nuova DC, detentrice del simbolo dello scudo crociato come rilevato da una sentenza passata in giudicato. A tale lista è stato richiesto di modificare radicalmente il simbolo per confondibilità con quello dell'Unione di Centro Lista Casini, diversamente da quanto deciso da numerosi altri uffici elettorali che hanno esaminato, in questi giorni, contrassegni di liste per elezioni amministrative. Ciò nondimeno l'ufficio ha ritenuto ammissibile il simbolo di una lista civica detta «Lista Civica
Cristiana» che riporta un'immagine di quello stesso scudo crociato il cui uso è stato negato ai legittimi detentori;
l'Ufficio ha ricusato, oltre alla lista del PDL, quella del Partito Comunista dei Lavoratori, anch'essa per presunti vizi formali nell'autenticazione delle firme, commessi, tra l'altro, da ufficiali di stato civile di comuni del savonese. Tale lista è anch'essa alternativa alla coalizione del candidato presidente Boffa, sostenuto dal Partito democratico e dai suoi alleati, tra cui la suddetta «Lista Civica Cristiana»;
le decisioni dell'Ufficio hanno comportato quindi, di fatto, un sensibile vantaggio a favore di una coalizione e la penalizzazione delle alternative ad essa. Continue fughe di notizie sugli atti in deposito presso l'ufficio elettorale hanno scatenato una campagna di stampa che ha indotto la locale procura della Repubblica, a quanto risulta dall'informatissimo Secolo XIX, ad attivare con non comune celerità un accertamento presso tutti i sottoscrittori della Lista PDL, molti dei quali trovano i loro nominativi pubblicati;
tale clima e tali fatti pongono un serio ed insanabile pregiudizio anche per il futuro circa la diffidenza con la quale i simpatizzanti del PDL saranno costretti ad avvicinarsi ai banchetti per la raccolta delle firme, stante l'incapacità delle istituzioni di tutelare la riservatezza della loro dichiarazione di sostegno politico che si manifesta con l'apposizione della firma e che dovrebbero garantire la non conoscenza pubblica di tale adesione;
il clima che si percepisce a Savona e che viene rappresentato dai sottoscritti deputati liguri richiederebbe una pronta e seria verifica dell'accaduto da parte di chi ha la responsabilità di garantire il regolare svolgimento delle elezioni;
appare altresì necessario evitare che ciò che appare come un complotto politico possa condizionare il libero e democratico esercizio delle elezioni amministrative che potrà realizzarsi compiutamente esclusivamente con la partecipazione della lista rappresentativa del primo partito in Italia e in provincia di Savona;
occorre, a fronte della situazione in atto nella provincia di Savona, garantire il pieno e sacrosanto diritto dei cittadini savonesi a partecipare ad elezioni aventi liste rappresentative del tessuto politico e sociale del territorio -:
di quali elementi disponga su quanto segnalato in premessa, se quanto rappresentato risulti conforme alle «istruzioni per la presentazione e l'ammissione delle candidature» elaborate dal ministero dell'interno e se non intenda integrare tali istruzioni alla luce delle problematiche evidenziate.
(4-03140)
GINEFRA. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il 9 maggio 2008 Vito Daniele, trentasettenne barese, pendolare abituale, come ogni settimana in viaggio da Roma a Bari per esigenze lavorative, ha perso la vita in circostanze a tutt'oggi ancora poco chiare;
l'uomo, giunto con la sua automobile nei pressi di Avellino, sulla A16 al km 65.500 in agro del Comune di Pietradefusi (Avellino), è stato fermato da un tenente in borghese presentatosi come esponente della Guardia di Finanza e invitato ad accostare la sua auto in autostrada, in prossimità di una curva e in assenza di una qualunque zona di sosta o altra corsia d'emergenza;
al termine dei controlli di rito, il signor Daniele si apprestava a raggiungere la sua autovettura quando, proprio in quel momento, sul posto è sopraggiunto un pesante autoarticolato che ha travolto l'uomo lasciandolo esanime sulla carreggiata;
il conducente del mezzo pesante, accortosi dell'incidente, ha fermato il proprio veicolo, di proprietà di una ditta di Benevento, e unitamente all'ufficiale della
Guardia di Finanza, ha provveduto a soccorrere la vittima che da subito mostrava di versare in condizioni critiche;
poiché l'incidente è occorso in ambito stradale, oltre ai rilievi di rito, le comunicazioni del caso e la segnalazione del decesso all'Autorità Giudiziaria competente, individuata nella procura della Repubblica presso il tribunale di Benevento, sono state curate dalla Polizia Stradale intervenuta sul posto;
la dinamica dell'incidente e le responsabilità che hanno causato la terribile morte del signor Vito Daniele sono a tutt'oggi ancora irrisolte e ci sono alcuni punti chiave da chiarire rispetto all'intera faccenda: è buona norma che i posti di blocco delle forze dell'ordine siano effettuati in spazi idonei proprio per non mettere in pericolo sia gli utenti che gli agenti stessi;
inizialmente è stato affermato che a fermare Vito Daniele per un controllo è stata una pattuglia della Guardia di Finanza ma è stato poi appurato che si trattava di un unico agente in borghese, altra strana coincidenza poiché la prassi vorrebbe che gli appostamenti per i controlli siano sempre gestiti da almeno due agenti in divisa;
in un comunicato stampa rilasciato dalla parte del tenente, è stato affermato che la velocità alla quale viaggiava Vito Daniele fosse estremamente elevata, ben oltre il limite consentito dalla legge, ma si è stabilito, tramite l'orario di partenza della vittima da Roma e quello in cui è arrivato sul punto dell'incidente, che sicuramente l'uomo non poteva aver condotto la sua autovettura ad una velocità così sostenuta come affermato dalla controparte;
la vedova del signor Vito Daniele, la signora Maria Zotti, ha inviato una missiva al Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, al Comandante Generale della Guardia di Finanza M.A. Stefano Serafini e al Generale Darrigo, chiedendo che si indagasse sulla tragica vicenda e ha avuto rassicurazioni rispetto al fatto che sarebbe stata fatta chiarezza;
ad oggi, dopo un anno di distanza dal tragico evento, ancora non si conosce l'esito delle indagini (protocollo n. SGPR 10 novembre 2008 0112683 p), fascicolo a modello 21 per il reato di cui agli articoli 113.589 c.p.) -:
se il Ministro intenda approfondire, anche attraverso un'indagine amministrativa, le dinamiche dell'incidente per quanto di competenza, contribuendo così a fare luce su una vicenda che ancora oggi, a distanza di un anno, non ha visto alcuna soluzione e, soprattutto, ha lasciato senza risposte la vedova del defunto, signora Maria Zotti, e i loro tre bambini.
(4-03146)
BIANCOFIORE e CARLUCCI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il 25 aprile 2009, giornata della Liberazione, l'Italia è stata caratterizzata da un clima di pacificazione nazionale frutto dell'azione del Presidente del Consiglio Berlusconi che ha riconosciuto i valori messi in campo dalla Resistenza per la libertà e il rifiuto delle dittature nazi-fasciste, valori fondanti della nostra nazione;
questo clima di pacificazione nazionale, parafrasando Carlo Levi, si è fermato insieme a Cristo al confine dell'Alto Adige, tra Brunico e Bolzano, dove vergognosamente per chi ci vive, si è scoperta una diversa civiltà. È quella degli Schützen con tanto di schioppi o «tiratori scelti», fuori della storia e della ragione progressiva;
i primi infatti - gli Schützen, corpo folcloristico per i turisti e più somigliante ad un'organizzazione dedita all'azione politica - per chi risiede, proprio nel giorno del 25 aprile riunendosi con altri corpi provenienti dall'Austria e dalla Germania, hanno marciato simbolicamente su Brunico per manifestare contro il Monumento all'Alpino eretto in onore degli alpini caduti nella guerra d'Etiopia, attribuendogli
il reiterato significato simbolico della dittatura fascista e dell'invasore italiano. Il motto della manifestazione era «Contro il fascismo per un Tirolo». Un Tirolo - Ein Tirol è non a caso la firma propagandistica dei terroristi irredentisti degli anni '60;
la marcia è stata caratterizzata da striscioni contro il questore che di concerto con la prefettura, ha correttamente evitato che la stessa si svolgesse nella piazza antistante la statua per timore di nuove deflagrazioni, contro la libertà di espressione e di manifestazione che a loro parere l'Italia, secondo le parole del consigliere di Suedtirol Freiheit - Sven Knoll, avrebbe impedito. Nella marcia sono state offese anche le istituzioni militari italiane, i monumenti italiani, ed oltre ciò sono stati elogiati i dinamitardi degli anni caldi. Inoltre ha fatto inorridire la cittadinanza di tutti i gruppi linguistici, a seguito peraltro della pubblicazione da parte del quotidiano di lingua tedesca Zett, lo striscione corredato della svastica nazista ben in evidenza seppur garbatamente barrata e alcune frasi che recitavano: Una marcia, un traguardo: Un Tirolo. L'obiettivo ormai conclamato e incalzante è dunque la secessione dall'Italia. Obiettivo che l'interrogante da anni pone all'attenzione delle istituzioni italiane;
il ricorso alla simbologia nazista è stato adottato inoltre anche dal sito internet ufficiale degli Schützen nel quale gli stessi, oltre ad inneggiare agli attentatori che hanno fatto saltare in aria reiteratamente il monumento, si spingono a glorificare i carri armati della Wermacht per averlo fatto deflagrare;
i contenuti del sito internet degli Schützen anche a seguito di una denuncia della sottoscritta e dei consiglieri del PDL sono al vaglio della Procura della Repubblica di Bolzano;
del Monumento all'alpino di Brunico vi è peraltro da ricordare che rimangono solo il busto e la testa a causa degli innumerevoli attentati di cui è stato oggetto negli anni;
a seguito delle polemiche scaturite dalla marcia degli Schützen, il Vice sindaco SVP di Bolzano capoluogo di provincia a maggioranza italiana, Oswald Ellecosta, non nuovo a dichiarazioni che rasentano il razzismo quali ad esempio «i pakistani meglio degli italiani», rifiutandosi di andare a rendere omaggio al muro del Lager di Bolzano in Via Resia per le celebrazioni della liberazione - lo ha motivato dichiarando che «l'Alto Adige perseguitato dai fascisti fu liberato dai nazisti nel 1943 e dunque non dai partigiani il 25 aprile 1945». Dichiarazione che per quanto risulta all'interrogante il Vice sindaco di Bolzano fece anche in occasione delle celebrazioni per il 60o anniversario della Liberazione nel 2005, ciò a riprova delle sue conclamate convinzioni. Anche questa dichiarazione è oggetto di denuncia alla Procura della Repubblica;
dimenticando storia, alleanze e vere sofferenze del popolo sudtirolese, il Vice sindaco di Bolzano si è dunque reso colpevole - ad avviso dell'interrogante - del reato di apologia del nazismo, salvo poi essere obbligato dal suo partito a sottoscrivere un documento di scuse pubbliche nel quale ha dichiarato - non di prendere le distanze dal nazismo e dalle sue idee in proposito che aveva già espresso in occasione della celebrazione dei 60 anni dalla Liberazione nel 2005, ma semplicemente «che tutte le dittature vanno condannate»;
ancora più grave inoltre, agli occhi della cittadinanza altoatesina è stata la mancata condanna da parte del sindaco di Bolzano, Luigi Spagnolli, delle dichiarazioni del suo vice accompagnata dalla candida ammissione verso i colleghi di maggioranza dei verdi, presentatori di una mozione di sfiducia al vice sindaco, del pericolo della crisi di giunta;
va da sé che in nessuna altra città d'Italia un sindaco, peraltro di centro sinistra, ha mai sorvolato sui valori della resistenza incarnati nella data del 25 aprile, rendendosi complice di dichiarazioni antitetiche a valori universalmente
riconosciuti e oltretutto per evitare la crisi della sua giunta;
se non bastasse quanto sopra esposto, ad avvelenare il clima di pacifica convivenza, mercoledì 6 maggio, nei giorni precedenti alla giornata della memoria di tutte le vittime del terrorismo e della dichiarazione Schumann sull'Unione europea, il consiglio della Provincia Autonoma di Bolzano ha votato una mozione presentato dal consigliere di Suedtirol Freiheit - Sven Knoll, passata con i voti di SVP, PD, SuedtirolFreihiet, Union e Freiheitlichen, per la concessione della grazia ai terroristi degli anni '60 definiti «combattenti per la libertà» che si sarebbero «opposti ai metodi criminali di uno Stato il cui unico obiettivo era quello di sottomettere e italianizzare l'Alto Adige con qualsiasi mezzo»;
vi è da aggiungere che costoro, gli attentatori degli anni '60, non hanno mai chiesto scusa per i delitti commessi, né chiesta la grazia allo Stato italiano, uno Stato che disconoscono;
vi è dunque una seria preoccupazione nel mondo politico altoatesino e nazionale per l'esasperazione della popolazione che chiede chiari segnali del Governo, innanzi a quello che all'interrogante appare il superamento di ogni limite della decenza e dell'impunità che ne è sempre conseguita;
anche di recente infatti, in numerosi articoli di stampa, si è appreso ancora una volta di una deriva tutt'altro che folcloristica, bensì di «presunta attività irregolare» del corpo dei cappelli piumati, così detti Schützen appunto, le cui manifestazioni e vita associativa sono foraggiate dai contributi pubblici messi a disposizione dalla Provincia Autonoma di Bolzano, nonché dallo Stato;
gli stessi tiratori - Schützen del Tirolo del Nord - Austria, nel dicembre 2007 hanno accusato a mezzo stampa, quelli altoatesini di un non ben specificato estremismo di destra addirittura filo-nazista, rinunciando con ciò ad accoglierli sotto un'unica bandiera di una federazione «pantirolese» e di partecipare al tradizionale appuntamento dell'Immacolata nel Comune di Appiano sulla strada del vino, dove ogni anno i tiratori di tutta l'area alpina si ritrovano per commemorare gli irredentisti degli anni '60, in particolare quel Sepp Kerschbaumer condannato a 15 anni e 11 mesi di reclusione per l'organizzazione degli attentati dinamitardi e fondatore nel 1957 del BAS (Befreiungsausschuss Sudtirol - Comitato per la liberazione del Tirolo del Sud) ovvero di un'organizzazione filoterroristica che aveva l'obiettivo della secessione dell'Alto Adige dall'Italia e la riunificazione con il Tirolo e l'Austria;
la magistratura italiana ha avviato un'indagine sull'attività propagandistica filo-nazista anche di alcuni esponenti di punta dei cappelli piumati altoatesini;
a seguire la suddetta presa di posizione degli Schützen del Nord Tirolo, inizialmente incomprensibile considerati i rapporti storici fra le compagnie del nord e del sud Tirolo il quotidiano tedesco Tageszeitung, come riportato da fonti di stampa, ha rivelato che in Alto Adige sarebbe stata costituita una cellula segreta degli Schützen chiamata «Maria Theresia», il cui addestramento avrebbe caratteristiche di tipo paramilitare, e si terrebbe in luoghi lontani da occhi indiscreti prevalentemente in boschi isolati, dove i «camerati» verrebbero istruiti con fini tutt'altro che pacifici addirittura da ex ufficiali dell'esercito tedesco;
in particolare il responsabile culturale degli Schützen Peter Piock, avrebbe addirittura affidato tale indottrinamento all'ex Generalmayor Gerd Schultzen-Rhonhof, salito tristemente alle cronache di tutto il mondo germanico per le sue conferenze negazioniste e revisioniste, le sue idee e opinioni apertamente filo naziste tra le quali la negazione dell'Olocausto, la parificazione tra Wermacht e Waffen SS, l'annessione dell'Austria alla grande Germania, riportate in particolare nella monografia «1939. La guerra che aveva molti padri.»;
poco tempo fa gli Schützen altoatesini hanno oscurato il proprio sito internet per dichiarate infiltrazioni filo naziste ed estremiste;
ritualmente si rendono protagonisti di non ben definiti «onori militari» con spari a salve dei fucili storici dei «tiratori scelti» concessi loro a suo tempo dall'ex Ministro degli interni Enzo Bianco - nei confronti di ex terroristi degli anni '60, come recentemente ai funerali del terrorista altoatesino Heinrich Oberlechner morto ad Innsbruck e seppellito a Molini di Tures. Notizia annunciata - peraltro, dall'associazione di Norimberga che raggruppa personaggi dell'estremismo sudtirolese e pangermanista, guidata da Erhard Hartung, condannato in Italia all'ergastolo;
nel loro statuto si legge che trattasi di un'organizzazione folcloristica popolare e che dunque non sono spiegabili né il maneggio di armi - seppure storiche ma che con lievi modifiche divengono perfettamente funzionanti, né atti come gli annuali festeggiamenti di ex terroristi come quelle che si tengono nel cimitero di San Paolo Appiano;
recentemente gli stessi hanno chiesto la libera circolazione in Europa delle armi (sciabole e fucili) e che gli Schützen di Oltre Brennero potessero entrare in Italia, in Alto Adige, con i fucili di quelle compagnie che parrebbero perfettamente funzionanti, con palese violazione dell'ordinamento giuridico italiano;
più volte innanzi ad interrogazioni a prima firma dell'interrogante manifestanti seria preoccupazione, il Vice Ministro dell'interno del Governo Prodi ha tendenzialmente sminuito la portata degli atti e delle idee professate dagli Schützen e da alcuni partiti locali di lingua tedesca con ciò inducendoli a ritenere di poter rimanere essenzialmente impuniti;
l'articolo 18 della Costituzione italiana recita: «I cittadini hanno diritto di associarsi liberamente, senza autorizzazione, per fini che non sono vietati ai singoli dalla legge penale. Sono proibite le associazioni segrete e quelle che perseguono, anche indirettamente scopi politici mediante organizzazioni di carattere militare»;
gli Schützen svolgono con tutta evidenza, come si può rilevare da 50 anni di rassegna stampa, attività politica organizzata attraverso squadre o corpi da loro stessi chiamati Kameraten, letteralmente «combattenti»;
il Governo italiano, per iniziativa del ministero della giustizia, nella scorsa legislatura stava predisponendo un disegno di legge che puniva con la reclusione coloro che si rendono rei di negare l'Olocausto e la legge Mancino prevede severe sanzioni contro coloro che inneggiano e promuovono ideali e valori legati al nazi-fascismo;
sull'originaria proposta dell'allora Vice Presidente della Commissione europea, Franco Frattini, è stata adottata dalla Presidenza tedesca dell'Unione europea una decisione quadro U.E. diretta ad armonizzare in Europa le azioni e le sanzioni contro il razzismo, l'antisemitismo e la xenofobia sanzionando anche penalmente i relativi comportamenti. Con ciò sottolineando che i valori assoluti dell'Unione europea sono costruiti sul rispetto della vita e delle dignità di ogni persona umana ed è per tali ragioni che ancora oggi la memoria dell'Olocausto, e dei milioni di innocenti della dittatura nazista, deve restare viva presso i cittadini, prevenendo e contrastando anche con punizioni esemplari, i comportamenti volti a negare il genocidio degli ebrei inneggianti l'odio razzista;
secondo gli stessi inquirenti, se si dovesse accertare che corrisponda a verità la costituzione in seno agli Schützen della cellula paramilitare «Maria Theresia» con gli obiettivi sopra descritti, si potrebbe configurare il reato di attentato contro l'unità dello Stato;
alcuni aspetti delle problematiche qui esposte sono già state trattate in occasione dello svolgimento, nella seduta dell'assemblea
della Camera dei deputati del 14 maggio 2009, dell'interrogazione a risposta immediata n. 3-00524, sottoscritta anche dall'interrogante, la quale ha espresso nell'occasione parziale soddisfazione rispetto alla risposta offerta dal Governo, che suscita perplessità per alcuni profili e richiederebbe ulteriori approfondimenti -:
se non intenda verificare la sussistenza di situazioni di rischio sotto il profilo dell'ordine pubblico, con riguardo alle attività svolte anche recentemente dal corpo degli Schützen altoatesini, e se in particolare non intenda intervenire, oscurando il sito e ritirando l'autorizzazione degli Schützen all'uso e al porto d'armi storiche (che peraltro, per quanto risulta all'interrogante, con semplici modificazioni possono divenire perfettamente funzionanti), al fine di rimuovere ogni ostacolo al mantenimento dell'ordine pubblico e della pacifica convivenza così difficilmente raggiunta in Alto Adige.
(4-03147)
TESTO AGGIORNATO AL 2 LUGLIO 2009
...
ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA
Interrogazioni a risposta in Commissione:
COSCIA e GHIZZONI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
negli ultimi mesi è emersa una grave e preoccupante situazione finanziaria che colpisce molti istituti scolastici;
in particolare, nella Regione Lazio gli istituti scolastici corrono il rischio di bloccare l'attività didattica, poiché la mancanza di liquidità impedisce di saldare le spese per le forniture di materiale didattico, di procedere al pagamento dei supplenti che hanno prestato servizio o che sono attualmente impegnati, e pertanto di nominare i sostituti dei docenti assenti, di pagare i corsi di recupero che sono obbligatori. In questa grave situazione occorre aggiungere anche i pesanti tagli al personale docente e al personale ATA che, nel prossimo anno scolastico, nella Regione Lazio ammontano rispettivamente a 3211 unità per il personale docente e a 1388 unità per quello ATA nonostante l'aumento degli alunni iscritti. I tagli, inoltre, produrranno una modifica dell'organizzazione didattica della scuola con l'aumento degli alunni per classe, la riduzione del tempo scuola e delle compresenze, non dando così risposte alle richieste delle famiglie e impedendo, tra l'altro, di coprire buona parte delle supplenze. Anche la situazione già molto critica della manutenzione e della messa a norma degli edifici scolastici rischia di subire un peggioramento per i tagli ai finanziamenti destinati all'edilizia scolastica e agli enti locali. Ci sarà, dunque, un incremento del numero di alunni per classe con il rischio del mancato rispetto dei parametri di sicurezza nella formazione delle classi;
le motivazioni della sofferenza finanziaria degli istituti scolastici risiedono nei tagli e sotto finanziamenti relativi alle leggi finanziarie varate dal Governo Berlusconi nel periodo 2002-06, le cui previsioni hanno decurtato il 72,6 per cento dei fondi per gli esami di Stato (cioè 106,4 milioni), il 46,6 per cento dei fondi per le supplenze brevi (pari a 494,4 milioni) e il 53 per cento dei fondi per il funzionamento amministrativo e didattico (vale a dire 159,8 milioni). Un monitoraggio svolto nel 2007 ha registrato debiti accumulati dalle istituzioni scolastiche per oltre un miliardo di euro, accumulati per far fronte a spese fisse e incomprimibili, quali supplenze e utenze;
per invertire la tendenza di sofferenza delle scuole, nella precedente legislatura il Governo Prodi ha assunto iniziative di carattere straordinario, quali il recupero di fondi giacenti sulle contabilità speciali, e provvedimenti strutturali come l'esenzione del pagamento della tarsu, il pagamento a carico del Ministero delle supplenze per maternità e il reperimento delle risorse per il pagamento delle commissioni per gli esami di Stato, anche per gli anni precedenti;
questi provvedimenti, insieme a risorse aggiuntive per 342 milioni di euro (stanziate nell'ambito del riparto dell'extra-gettito con la legge n. 127 del 2007, di conversione del decreto-legge n. 81 del 2007), di cui 180 milioni di euro destinati al finanziamento delle supplenze brevi del personale docente, amministrativo, tecnico e ausiliare, hanno riportato per l'anno 2007 il rapporto tra fabbisogno e finanziamenti reali in una situazione di sostanziale equilibrio;
nel corso del 2008 e del 2009, le scuole hanno rilevato ritardi insostenibili nelle erogazioni di cassa che fanno temere il ritorno al precedente stato di instabilità poiché già si registra uno scostamento ulteriore tra previsioni di entrate ed erogazioni effettive, che va a sommarsi ai residui attivi accumulati dal 2002 al 2006 dalle istituzioni scolastiche;
negli ultimi tempi, ad aggravare la situazione di sofferenza finanziaria incidono anche le spese che le scuole devono affrontare per le visite fiscali che il decreto 112, convertito con modificazioni dalla legge 6 agosto 2008, n. 133, ha reso obbligatorie anche per un solo giorno di assenza (in media una visita fiscale costa dai 36 ai 50 euro) e per la predisposizione dei corsi di recupero per gli istituti di istruzione secondaria di secondo grado, i cui finanziamenti si sono drasticamente ridotti a soli 58 milioni di euro per l'anno 2009, a fronte dei 288 previsti per l'anno scolastico 2007/2008 e per tutto il 2008;
a fronte di un credito complessivo vantato da tutte le scuole italiane di 560 milioni di euro, il Governo ha dato una risposta del tutto insufficiente stanziando nel decreto-legge n. 112, convertito con modificazioni dalla legge 6 agosto 2008, n. 133, 200 milioni di euro a cui si aggiunge la scelta gravissima, assunta con la finanziaria 2009, di ridurre di ben 50 milioni proprio il fondo per il funzionamento delle istituzioni scolastiche -:
come intenda il Ministro interrogato procedere per consentire agli istituti scolastici l'accertamento formale dei residui attivi che, nel Lazio corrispondono a circa 171 milioni di euro e la regolarizzazione dei bilanci e l'accesso ad anticipazioni di cassa da parte degli istituti di credito;
quali iniziative intenda assumere per garantire per l'anno in corso la corrispondenza tra previsioni accertate in base a norme di legge e disposizioni ministeriali ed entrate effettive, in modo che venga risolta la situazione richiamata in premessa, che sta determinando gravissime difficoltà di funzionamento agli istituti e sta compromettendo l'immagine della scuola di fronte alle famiglie e all'opinione pubblica.
(5-01469)
DE PASQUALE. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
il decreto legislativo n. 286 del 1999 (Riordino e potenziamento dei meccanismi e strumenti di monitoraggio e valutazione dei costi, dei rendimenti e dei risultati dell'attività svolta dalle amministrazioni pubbliche) all'articolo 8, comma 1, stabilisce che «La direttiva annuale del Ministro di cui all'articolo 14, del decreto n. 29, costituisce il documento base per la programmazione e la definizione degli obiettivi delle unità dirigenziali di primo livello. In coerenza ad eventuali indirizzi del Presidente del Consiglio dei Ministri, e nel quadro degli obiettivi generali di parità e pari opportunità previsti dalla legge, la direttiva identifica i principali risultati da realizzare, in relazione anche agli indicatori stabiliti dalla documentazione di bilancio per centri di responsabilità e per funzioni-obiettivo, e determina, in relazione alle risorse assegnate, gli obiettivi di miglioramento, eventualmente indicando progetti speciali e scadenze intermedie»;
una corretta previsione è indispensabile per un'efficace ed efficiente gestione delle risorse pubbliche finalizzate al raggiungimento degli obiettivi ed è, inoltre, il presupposto della attivazione del processo di programmazione - risultati - valutazione,
cui si ispira tutta la più recente legislazione in materia di Amministrazione pubblica;
i principi cardine della attività previsionale dei ministeri sono stati più volte delineati nelle direttive del Presidente del Consiglio dei Ministri, da ultima nella citata Direttiva del 27 dicembre 2004, con la quale sono state cadenzate le operazioni di pianificazione strategica, anticipando l'inizio delle operazioni di pianificazione attraverso una Direttiva del Ministro contenente le priorità politiche;
inoltre, il Ministero dell'Economia e delle Finanze ha emanato la circolare n. 18 del 28 aprile 2006 con la quale ha specificato il contenuto della nota preliminare prevista dalla legge n. 94 del 1997, fornendo un format contenente le indicazioni degli elementi caratterizzanti l'intero processo di programmazione;
in particolare la suddetta Circolare del Ministero dell'Economia e delle Finanze, Dipartimento RGS, n. 18 del 28 aprile 2006, nell'allegato 4 Note preliminari-Linee Guida per la compilazione, recita: «La Nota preliminare si inserisce così all'interno di un più ampio processo di programmazione che prende avvio dalla definizione generale degli obiettivi di Governo, passa attraverso la verifica di compatibilità delle previsioni iniziali con i vincoli e gli obiettivi di finanza pubblica, di competenza della RGS, e si conclude, dopo l'approvazione da parte del Parlamento della Legge di Bilancio, con l'elaborazione della Direttiva annuale emanata dal Ministro»;
in specifico nella Nota preliminare vanno riportate le priorità politiche e gli obiettivi strategici dell'Amministrazione;
le priorità politiche sono indicate da ciascun Ministro sulla base delle scelte programmatiche di politica economica del Governo che tengono conto dello scenario macroeconomico e istituzionale, della legislazione di settore vigente, delle iniziative legislative in itinere o in progetto: tali scelte trovano dapprima formalizzazione nel Documento di programmazione economico-finanziaria (DPEF) e successivamente nel disegno di legge di bilancio e finanziaria;
gli obiettivi strategici sono definiti da ciascun Ministro, supportato dai SECIN, su proposta dei titolari dei Centri di responsabilità amministrativa, in coerenza con le priorità politiche. Gli obiettivi strategici devono essere rappresentativi delle politiche pubbliche di settore di interesse del Ministero prese in considerazione nei documenti programmatici generali del Governo;
le politiche pubbliche di settore, a loro volta, sono rappresentate, all'interno della classificazione funzionale dello Stato, dalle missioni istituzionali;
quindi, gli obiettivi strategici devono essere definiti per l'Amministrazione nel suo complesso e in coerenza con le missioni istituzionali assegnate all'Amministrazione;
il passo in avanti compiuto con le Linee Guida allegate alla Direttiva del Presidente del Consiglio dei ministri del 12 marzo 2007, consiste nell'impostazione di un ciclo integrato di pianificazione strategica e di programmazione finanziaria per il 2008. Intanto nel corso dell'anno 2007 si era avviato un processo insieme di revisione della classificazione del bilancio statale ed un piano di analisi e valutazione dei principali programmi di spesa delle amministrazioni. Lo scopo era quello di identificare obiettivi specifici e di associarvi indicatori di risultato da utilizzare in futuro. Si tratta, pertanto, di un avanzamento su due fronti che faciliterà l'integrazione tra i due cicli;
entro 10 giorni dalla pubblicazione della legge di bilancio il Ministro emana la direttiva generale per l'attività amministrativa e la gestione. Essa stabilizza le proposte dei titolari dei CRA (Centri di responsabilità amministrativa) e indica gli obiettivi strategici da conseguire per la realizzazione delle priorità politiche stabilite all'inizio del processo, compatibilmente
con le risorse finanziarie allocate nel bilancio di previsione approvato dal Parlamento;
gli obiettivi strategici sono quindi declinati dai dirigenti di primo livello in piani d'azione a loro volta esplicitati in obiettivi operativi. Oltre agli obiettivi strategici la Direttiva indica gli obiettivi per il miglioramento dell'attività istituzionale ordinaria da realizzare nel corso dell'anno di riferimento. Sono altresì previsti gli strumenti e i meccanismi di monitoraggio e valutazione della sua attuazione. In questa fase il ruolo del SECIN (Servizio di Controllo interno presente in ogni amministrazione) è quello di controllare la coerenza tra i piani d'azione e gli obiettivi strategici, al fine di dare assicurazione della funzionalità degli obiettivi operativi al raggiungimento dell'obiettivo strategico collegato ad ogni priorità politica;
la Direttiva, al fine di rilevare il grado di realizzazione degli obiettivi e dei relativi piani d'azione indicati nella stessa ed eventualmente di intervenire per una loro rettifica prevede un primo monitoraggio intermedio e uno finale;
il Monitoraggio intermedio avviene in periodi infra-annuali ed è finalizzato a rilevare lo stato di avanzamento dei piani d'azione; identificare gli eventuali scostamenti rispetto ai livelli di realizzazione previsti al fine di introdurre i necessari interventi correttivi; verificare la eventuale necessità di modifica della pianificazione qualora siano intervenute cause oggettive che la giustifichino. Si evidenzia in questo modo la strumentalità dei piani d'azione al raggiungimento degli obiettivi strategici. Sulla base degli esiti del monitoraggio intermedio vengono redatti rapporti periodici di monitoraggio;
invece, il monitoraggio finale si realizza alla fine dell'esercizio ed è finalizzato a rilevare il grado di conseguimento degli obiettivi effettivamente conseguiti nel corso dell'anno, sulla base degli indicatori previsti per ciascun obiettivo, confrontando il livello raggiunto con il livello predefinito. Sulla base del monitoraggio finale viene redatto il rapporto finale, che dà conto del grado di attuazione della direttiva, che viene trasmesso al Ministro. Il rapporto deve evidenziare chiaramente gli obiettivi non conseguiti che si ritiene di abbandonare perché superati o non raggiungibili, e quelli non raggiunti, totalmente o parzialmente, riproposti o rimodulati all'interno del successivo ciclo di programmazione. Inoltre, sulla base delle informazioni derivanti dal monitoraggio finale, viene redatto un rapporto di performance a fini di comunicazione esterna dell'amministrazione. Il rapporto di performance è redatto in un linguaggio semplice ed efficace per rendere conto agli stakeholders dei risultati raggiunti con le risorse assegnate e spese;
la direttiva annuale sull'azione amministrativa e la gestione del ministero della Pubblica Istruzione per l'anno 2008 era stata emanata dal precedente Ministro in data 29 gennaio 2008 e quella del ministero dei beni e delle attività culturali era stata emanata, per l'anno 2008, dal precedente Ministro in data 31 gennaio 2008;
di contro le direttive annuali sull'azione amministrativa e la gestione per l'anno 2009 per i ministeri dell'Istruzione dell'università e della ricerca e dei beni e delle attività culturali ad oggi non risultano ancora emanate -:
per quali motivi i ministri interrogati non abbiano ancora emanato la prescritta direttiva che sta alla base dell'azione politica, finanziaria ed amministrativa di un ministero e che consente la rendicontabilità dell'azione politico-amministrativa che si può realizzare soltanto se si elaborano, con trasparenza, programmi e modalità di realizzazione degli obbiettivi connessi all'uso delle risorse finanziarie, nonché strumenti di misurazione del raggiungimento degli obiettivi stessi affrontando così tematiche che nei paesi democratici sono oramai metabolizzate;
come pensino i Ministri interrogati di portare avanti un'utile azione amministrativa che risponda ai requisiti dell'efficienza,
efficacia, economicità oltre che della trasparenza, contravvenendo alla normativa vigente sopra riportata, in assenza delle prescritte direttive annuali sull'azione amministrativa e la gestione per l'anno 2009, direttive che consentono anche una reale programmazione e di conseguenza un reale controllo del raggiungimento degli obbiettivi, da parte dei dirigenti che nell'amministrazione devono assicurare la realizzazione degli stessi;
inoltre, se i ministri interrogati non ritengano opportuno verificare come mai il Comitato di coordinamento dei SECIN, preposto al controllo e alla vigilanza sulla corretta attività dei SECIN dei singoli ministeri, non abbia ancora rilevato la mancata emanazione delle direttive.
(5-01470)
DI CENTA. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
si sono verificate diverse situazioni relative a docenti che, pur provvisti di abilitazione all'insegnamento, per cause meramente accidentali indipendenti dalla loro volontà, non hanno potuto produrre in tempo utile domanda di aggiornamento ed integrazione delle graduatorie ad esaurimento (già permanenti) del personale docente ed educativo;
il D.D.G. 16 marzo 2007 riguardante l'aggiornamento e l'integrazione delle graduatorie ad esaurimento del personale docente ed educativo per il biennio 2007/2009 prevedeva che, con la riapertura dei termini, fosse consentito per l'ultima volta di iscriversi nelle graduatorie permanenti, trasformate in graduatorie ad esaurimento. Nel successivo biennio scolastico 2009/2011 si potrà solo aggiornare il punteggio o trasferire la propria posizione in altra provincia ma in coda a tutte le fasce e che tutti gli aventi titolo debbono presentare domanda sia per permanere nelle graduatorie, sia per confermare l'iscrizione con riserva, pena la cancellazione definitiva dalle graduatorie medesime;
nel decreto-legge 1 settembre 2008 n. 137, articolo 5-bis, recante disposizioni in materia di graduatorie ad esaurimento, oltre all'aggiornamento, veniva data la possibilità di inserimento a domanda, a coloro che avevano conseguito l'abilitazione sia presso le scuole di specializzazione per l'insegnamento secondario (SSIS) e sia presso i corsi biennali abilitanti di secondo livello ad indirizzo didattico (COBASLID), attivati nell'anno accademico 2007/2008;
ai suddetti corsi non si poteva iscrivere chi fosse già possesso dell'abilitazione all'insegnamento, conseguita con il concorso ordinario per esame e titoli -:
se il Ministro interrogato non ritenga opportuno concedere la possibilità di inserimento nelle graduatorie ad esaurimento anche a tutti quei docenti che, pur provvisti di regolare abilitazione all'insegnamento, per cause del tutto accidentali, non sono riusciti a produrre nei tempi prescritti la domanda di aggiornamento ed integrazione della graduatorie ad esaurimento e quindi sono stati esclusi definitivamente dalle stesse, subendo una situazione di sperequazione ed un grave danno alla propria carriera lavorativa.
(5-01474)
Interrogazioni a risposta scritta:
DI GIUSEPPE. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
in attuazione dello schema di regolamento recante «Norme per la riorganizzazione della rete scolastica e il razionale ed efficace utilizzo delle risorse umane della scuola, ai sensi dell'articolo 64, comma 4, del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133», vengono fissati nuovi parametri per la formazione delle classi, parametri che, prevedono per la composizione di pluriclassi della scuola primaria, un minimo di 8 e un massimo di 18 alunni;
in alcune province italiane si è ingenerata una diversa interpretazione delle norme tra i vari dirigenti scolastici provinciali che hanno utilizzato solo il limite massimo di alunni stabilito dal suddetto Regolamento, formando pluriclassi composte solo ed esclusivamente da 18 studenti;
sempre gli stessi dirigenti scolastici provinciali hanno proceduto alla definizione delle pluriclassi senza sentire gli enti locali come espressamente previsto dalla circolare del Ministero della pubblica istruzione n. 38 del 2 aprile 2009;
il Ministero dell'istruzione università e ricerca da ultimo, sulla scia delle recenti disgrazie in ordine alla questione sicurezza, ha disposto per il solo anno scolastico 2009/2010, il congelamento dei vecchi limiti previsti dall'articolo 15 del decreto ministeriale 25 luglio 1998 n. 331, per le istituzioni scolastiche individuate in un apposito piano di riqualificazione dell'edilizia scolastica adottato dal Ministero dell'istruzione università e ricerca d'intesa con il Ministero dell'economia e finanze -:
quali provvedimenti il Ministro della pubblica istruzione intenda adottare per chiarire definitivamente le differenti interpretazioni date dai dirigenti scolastici provinciali in merito alla formazione delle pluriclassi;
quali parametri intenda utilizzare per la definizione del piano di riqualificazione dell'edilizia scolastica;
quali deroghe ai parametri generali intenda apportare a favore delle aree interne più svantaggiate che vedrebbero un aggravamento dei costi a carico degli enti locali per il trasporto degli alunni, favorendo l'esodo dai piccoli centri, una drastica riduzione dell'organico già fortemente pregiudicato da questa riforma e la soppressione del tempo prolungato con la formazione di pluriclassi.
(4-03125)
PISICCHIO. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
le scelte di politica scolastica compiute dal Ministero dell'Istruzione stanno generando tagli draconiani al personale insegnante, con grave pregiudizio per i lavoratori della scuola e per la didattica;
nel territorio si riverberano disagi conseguenti a quelle scelte che mettono a dura prova le istituzioni scolastiche territoriali;
a Bari, per esempio, si sono registrati tagli per 1200 posti di insegnante in ogni ordine e grado. Alcune di queste posizioni saranno pareggiate dai pensionamenti ma molti insegnanti saranno costretti a chiedere trasferimenti. Si tratta di 63 esuberi nella scuola elementare, 120 nella scuola media, 50 nella sola classe di concorso d'italiano;
né sarà possibile impegnare nuovi supplenti perché quei posti saranno coperti dagli esuberi e quindi da insegnanti di ruolo;
la situazione non è diversa per gli insegnanti di sostegno perché non è più consentito il rapporto in deroga insegnante-bambino, ma sopravvive una didattica di due ore soltanto al giorno per il bambino bisognoso di sostegno -:
se il Ministro non ritenga di dover intervenire con urgenti e idonei provvedimenti per garantire alla scuola pubblica italiana lo svolgimento del suo compito formativo discendente dalla Costituzione, evitando che ai tagli indiscriminati del personale insegnante faccia riscontro anche un depauperamento della qualità della didattica a danno degli studenti e delle future classi dirigenti del paese.
(4-03126)
MONAI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
in Friuli Venezia Giulia migliaia di cittadini hanno sottoscritto una petizione
popolare, presentata il 30 marzo 2009 alla Camera dei deputati e quindi al Senato della Repubblica, oltre che in Regione Friuli Venezia Giulia, per richiedere garanzie sul mantenimento del tempo pieno di qualità nella scuola pubblica, paventando situazioni di degrado della didattica e dell'educazione ed istruzione scolastica che, partendo dalla esperienza ultratrentennale della scuola primaria della cittadina di Aquileia «mater», hanno raggiunto in regione punte di eccellenza nelle classifiche nazionali ed europee;
nondimeno, la riforma del «mastro unico» introdotta con il decreto-legge n. 137 del 2008, in vigore dal 1o settembre 2008 e convertito dalla legge n. 169 del 2008, veniva accompagnata da pubblici annunci e da dichiarazioni rassicuranti a garanzia che il tempo pieno scolastico sarebbe stato ampliato e migliorato grazie alle risorse professionali che sarebbero state liberate dal ritorno all'antico modulo didattico;
al contrario, è di oggi la notizia che una classe primaria di Prodolone di San Vito al Tagliamento (Pordenone) avrà otto maestre nel 2009-2010 a causa dell'organico impoverito di compresenze dei docenti: un modulo didattico che potremmo ribattezzare non tanto del «maestro unico», ma dei «maestri a spezzatino»;
la riduzione degli organici disposta dalla citata normativa colpirà circa un migliaio di docenti precari nel solo Friuli Venezia Giulia e, da stime sindacali, nelle scuole medie non ci saranno insegnanti a disposizione nemmeno per offrire l'alternativa all'ora di religione -:
se sia a conoscenza della citata petizione popolare presentata al Parlamento;
se il ministro interrogato abbia valutato le conseguenze secondo l'interrogante riferisce che l'applicazione della citata normativa procurerà alla qualità del tempo piena scolastico anche nelle scuole dei Friuli Venezia Giulia e se e come intenda ovviare a tali disservizi.
(4-03131)
TESTO AGGIORNATO ALL'8 MARZO 2011
...
LAVORO, SALUTE E POLITICHE SOCIALI
Interrogazioni a risposta scritta:
ZAMPARUTTI, BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
a seguito del primo decreto Bersani sulle liberalizzazioni si è manifestata, con l'apertura di circa 3000 parafarmacie, un'importante realtà sociale, professionale e imprenditoriale che da lavoro a circa 6500 persone;
questa realtà sociale, professionale e imprenditoriale trova in Calabria una delle espressioni più vive, con oltre 200 parafarmacie;
Federfarma, che rivendica di aver finanziato in parti uguali gruppi parlamentari della maggioranza e dell'opposizione al fine di impedire una pur piccola riforma nel sistema distributivo dei farmaci, si oppone a questa riforma che evidenzia l'insostenibilità di una situazione per la quale le farmacie convenzionate appartengano solo ai 17 mila farmacisti titolari che spesso se le tramandano di padre in figlio, lasciando al resto dei farmacisti, quasi 60 mila, la sola possibilità di essere loro dipendenti; Federfarma sta tentando di sopprimere questo fenomeno con tutti i mezzi, anche illeciti, come quello del boicottaggio delle forniture di farmaci da parte delle società di distribuzione;
ne è prova quanto accaduto a Saverio Nisticò, un farmacista della provincia di Reggio, di 38 anni, con una moglie e una bimba di venti mesi, il quale ha colto l'opportunità data dal decreto Bersani per aprire un esercizio «parafarmaceutico» creandosi così un'opportunità di lavoro che diversamente non riusciva a avere e riuscendo ad ottenere dalla Regione Calabria, con decreto n 3112 del 24 marzo 2006, anche l'autorizzazione al commercio all'ingrosso e al dettaglio di medicinali veterinari;
Saverio Nisticò, dopo aver partecipato il 13 maggio ad una trasmissione dell'emittente canale 5 Indignato speciale raccontando le difficoltà economiche in cui incorre a causa della mancata prosecuzione del processo di liberalizzazione della vendita dei farmaci avviata con il decreto Bersani, ha visto peggiorare la sua situazione lavorativa poiché ha iniziato a subire ritorsioni da parte dei depositi che a quanto consta agli interroganti d'accordo con i farmacisti titolari, non forniscono infatti più i farmaci, oppure gli propongono condizioni contrattuali così rigide ed esasperate da non poter essere accettate;
lo Stato, pur avendo il diritto di scegliere quali e quanti soggetti a suo nome sono incaricati di realizzare la distribuzione del farmaco dispensato in regime di convenzione, ad avviso degli interrogati non può - perché contrario ai princìpi di libertà e democrazia economica - impedire a un cittadino laureato e abilitato alla professione di farmacista di aprire un proprio esercizio e dispensare farmaci, la cui vendita prevede comunque l'obbligo di ricetta medica -:
se sia al corrente dei fatti sopra riportati;
se non ritenga opportuno consentire la vendita nelle «parafarmacie» di farmaci della cosiddetta fascia C che, sebbene non siano coperti dal SSN, possono essere oggi venduti solo nelle farmacie convenzionate;
quale sia l'effettivo stato di attuazione della cosiddetta riforma Bersani, se episodi quali quelli accaduti al signor Nisticò siano stati riscontrati altrove e quali iniziative di competenza intenda assumere per porvi rimedio.
(4-03128)
LUPI, DI VIRGILIO, VELLA, CICCIOLI e CARLUCCI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
il direttore generale dell'ASUR della Regione Marche, dottor Roberto Malucelli, con nota del 12 marzo 2009 avente ad oggetto «Pillola del giorno dopo e obiezione di coscienza», inviata ai Direttori delle Zone Territoriali e ai Dirigenti Medici di Presidio» ha sostanzialmente reso obbligatorio prescrivere, da parte dei sanitari, la pillola del giorno dopo, affermando che il rifiuto, vale a dire l'obiezione di coscienza, sarebbe non solo giuridicamente ingiustificabile ma neppure coerente con le disposizioni del codice deontologico dei medici e quindi sanzionabile sotto il profilo penale civile, oltre che come potenziale reato, riferibile a fattispecie di interruzione di pubblico servizio;
tale fatto ha avuto risalto sulla stampa nazionale che ha riportato posizioni molto critiche riguardo i contenuti e i modi dell'intervento del direttore Asur delle Marche;
la libertà di coscienza è tra i diritti umani insopprimibili e che quindi l'obiezione è presidio estremo di libertà doveroso contro la violenza etica;
la libertà del medico nell'esercizio della professione vada sempre tutelata dato che nessuno può obbligare un professionista alla prescrizione di un farmaco, come cita l'articolo 13 del Codice Deontologico: «al medico è riconosciuta autonomia nella programmazione, nella scelta e nella applicazione di ogni presidio diagnostico e terapeutico»;
non è di competenza del ruolo amministrativo o dirigenziale di qualunque Azienda Sanitaria obbligare un medico a prescrizioni di farmaci, che non rientrano tra quelli «salvavita», in contrasto con la sua coscienza personale e clinica così come nessun paziente può obbligare un medico alla prescrizione di ciò che vuole (Codice Deontologico articolo 22);
il comitato di bioetica già nel 2004 aveva sentenziato circa il rispetto della obiezione di coscienza riguardo la pillola del giorno dopo e che in favore si è anche espresso il Consiglio nazionale dei medici Fnomceo nello scorso mese di ottobre;
attualmente non vi sono evidenze scientificamente certe sul meccanismo d'azione del farmaco, come per ammissione delle stesse ditte produttrici, dato che può agire sia con meccanismo d'azione pre-ovulatorio che dopo fecondazione già avvenuta. Né si possono dimenticare i dati che provengono dalla Evidence Base Medicine, guida del medico contemporaneo, che dimostrano che la prevenzione delle gravidanze mediante la contraccezione post-coitale, è inefficace, e che perciò mancando prove certe di efficacia, la diffusione della contraccezione post-coitale può comportare più rischi che benefici;
non si comprende inoltre quale atto di tutela della salute e di responsabilità verso la donna possa rappresentare una prescrizione a tappeto della pillola del giorno dopo. Le politiche di libera diffusione della pillola del giorno dopo attuate in Inghilterra, Francia e Svezia, anche quale strumento per la riduzione del numero di aborti volontari, ha condotto in realtà a risultati opposti, con un aumento cioè del numero di aborti, specialmente tra le donne giovani;
emerge da fonti di stampa che sulla vicenda sono state espresse notevoli perplessità da parte di esponenti del Governo, e specificamente da parte del sottosegretario Eugenia Roccella, con riferimento a problemi di ordine etico e deontologico, e in particolare al fatto che appare discutibile obbligare sostanzialmente un medico a prescrivere un farmaco, posto che il medico deve poter effettuare un'adeguata valutazione clinica che comprende le eventuali controindicazioni -:
quali iniziative intenda adottare il Governo, anche in considerazione delle perplessità espresse e richiamate in premessa, in particolare per assicurare il pieno rispetto della legge 22 maggio 1978, n. 194, a salvaguardia della salute fisica e psicofisica della donna, nonché la piena libertà di coscienza degli operatori sanitari conformemente ai principi deontologici.
(4-03138)
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POLITICHE AGRICOLE, ALIMENTARI E FORESTALI
Interrogazione a risposta in Commissione:
MIGLIOLI. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
la regione Emilia Romagna con delibera n. 556 del 27 aprile del 2009, a seguito delle piogge persistenti che nel periodo dal primo novembre 2008/al cinque marzo 2009 hanno, (come risulta dalle relazioni tecniche allegate) colpito diversi territori della provincia di Modena in particolare i territori compresi nelle Comunità montane Appennino-Modena Ovest, Comunità montana del Fregnano, Comunità montana dell'Appennino Modena Est, ha richiesto, ricorrendo le condizioni previste dal decreto-legge n. 102 del 2004 il provvedimento di dichiarazione del carattere di eccezionalità di tale evento e l'individuazione dell'applicazione dei benefici, e dunque delle risorse previste dalle normative;
numerosi infatti sono stati i danni, principalmente causati da frane arrecati in primo luogo alla viabilità pubblica ma anche alle attività agricole, alle infrastrutture, alla rete acquedottistica la richiesta non ha ad oggi avuto riscontro -:
se il Ministro intenda procedere ad una sollecita valutazione dell'atto e al conseguente accoglimento per rispondere, anche con l'individuazione delle risorse necessarie, ai necessari interventi di ripristino dei danni provocati dalle piogge persistenti.
(5-01475)
Interrogazione a risposta scritta:
BORGHESI. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
il prezzo del latte bovino alla stalla continua a scendere. Gli ultimi valori per il latte crudo spot italiano riportati dalla Commissione della Camera di Commercio
di Lodi, inerenti il mese di aprile, oscillano tra i 24,50 ed i 28,00 euro per 100 litri iva esclusa, 1,5/2 centesimi litro in meno rispetto alle quotazioni del mese precedente;
l'Italia è uno dei Paesi Produttori di Latte dell'UE 25;
il volume della produzione italiana non copre la domanda interna di latte; questa non autosufficienza ne comporta transiti d'importazione da altri produttori europei;
nel maggio del 2004 nuovi Paesi sono entrati a far parte della Comunità Europea e del Mercato Unico: si tratta di Paesi dell'Europa dell'Est (quali, ad esempio, Ungheria, Slovacchia, Repubblica Ceca, Polonia, Romania e Bulgaria), che si sono affiancati ai tradizionali Produttori di latte;
l'allargamento (presente e futuro) della UE comporta effetti diversi: l'apertura di nuovi mercati, ma anche nuovi prezzi del latte con cui confrontarsi, nuove quantità di prodotto (finito e non) in circolazione, nuove quote di mercato sia per l'importazione sia per l'esportazione, la modificazione dei consumi;
la diversità e le variazioni dei prezzi indicano la collocazione dei prezzi del latte dell'Est nella fascia bassa, con ripercussioni sul piano delle esportazioni anche verso l'Italia;
risulta interessante confrontare i dati dei volumi di produzione assegnata con il numero degli abitanti: si evince facilmente quanto la produzione, nei paesi Baltici, sia destinata all'esportazione. In rapporto alla Lombardia, Paesi come Lituania, Lettonia ed Estonia producono ad un costo inferiore;
l'allevatore italiano riceve da 0,30-0,34 euro al litro. L'allevatore tedesco o austriaco ricevono da 0,28-0,29 euro al litro. Il consumatore italiano paga circa 1,20-1,40 euro al litro. Il consumatore tedesco o austriaco circa 0,75 euro al litro;
nel 2009 sono crollate del 12 per cento le quotazioni del latte alla stalla riconosciute agli allevatori ma la riduzione non si è trasferita al consumatore che è costretto a pagare di più i formaggi (+0,2 per cento) per le distorsioni e le inefficienze nel passaggio dalla stalla allo scaffale della GDO (Grande Distribuzione Organizzata);
se il latte fresco viene pagato in media alla stalla 0,34 euro al litro mentre i consumatori lo pagano in media 1,4 euro al litro significa che nel passaggio dalla stalla alla tavola c'è stato un ricarico del 312 per cento;
l'aumento dei prezzi finali colpisce i consumatori costretti a contenere gli acquisti e gli allevatori costretti a chiudere le stalle perché non riescono più a coprire i costi di produzione, ma apre anche le porte agli inganni: la metà delle mozzarelle in vendita sugli scaffali della grande distribuzione sono fatte con latte straniero mentre circa un quarto addirittura da semilavorati industriali (cagliate);
in Italia si producono 11 miliardi di chili di latte ma vengono importati ben 1,3 miliardi di chili di latte sterile, 86 milioni di chili di cagliate e 13 milioni di polvere di latte destinate ad alimentare la vendita di formaggi del finto Made in Italy all'insaputa dei consumatori;
una ambiguità che sfrutta la mancanza di trasparenza sulla quale fa business la grande distribuzione commerciale;
solo un'energica assunzione di responsabilità da parte delle istituzioni, seguita dall'adozione di interventi concreti, può restituire un futuro alla zootecnia da latte italiana e regionale. Anche perché i costi di produzione incidono sui ricavi in misura doppia rispetto ai produttori dell'est, che possono così inondare il mercato italiano con un latte che non ha gli stessi requisiti qualitativi del nostro;
è necessario avviare una strategia sia a livello nazionale che regionale, per conseguire una serie di obiettivi, tra i quali: concordare un prezzo minimo del latte alla stalla; sottoporre a severi controlli il latte importato al fine di verificarne la rispondenza
alle normative; adottare azioni concrete per l'abbattimento dei costi di produzione, anche tenendo conto degli oneri sostenuti dagli allevatori per l'applicazione della Direttiva nitrati, dichiarare ove necessario lo stato di crisi del comparto, qualora la situazione non dovesse migliorare -:
se il Ministro sia a conoscenza dei fatti sopra riportati;
che cosa intenda fare per garantire la sopravvivenza dei produttori italiani di latte;
che cosa intenda fare per garantire trasparenza al mercato;
che cosa intenda fare per far sì che i consumatori italiani siano consapevoli della qualità del latte acquistato e dei suoi derivati.
(4-03124)
...
RAPPORTI CON LE REGIONI
Interrogazione a risposta scritta:
HOLZMANN. - Al Ministro per i rapporti con le regioni, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
in provincia di Bolzano sono recentemente stati installati cartelli segnaletici monolingui sui sentieri, da parte dall'associazione Alpen Verein Sudtirol (AVS);
il fatto non è certo nuovo, della vicenda l'interrogante si era interessato in più occasioni anche quando era consigliere provinciale, sollecitando la Giunta provinciale per rammentarle l'obbligo del bilinguismo previsto dallo statuto di autonomia ma, da parte della Giunta provinciale, era stato risposto che essendo l'associazione alpinistica un soggetto privato, non aveva alcun obbligo del rispetto del bilinguismo;
il Club Alpino Italiano, competente per la segnaletica in altre zone dell'Alto Adige, ha sempre rispettato il bilinguismo, mentre l'Alpen Verein non lo ha mai fatto. Fatto ancora più grave è costituito dagli stanziamenti pubblici da parte della Provincia Autonoma di Bolzano e dell'Unione europea, finiti nelle casse dell'Alpen Verein per questo lavoro di «pulizia linguistica» a danno della comunità di lingua italiana dell'Alto Adige e, più in generale, dei numerosissimi turisti provenienti da altre zone d'Italia che percorrono sentieri di montagna, vie alpinistiche, sentieri attrezzati. Prescindendo dalle valutazioni di opportunità politica e dal manifesto disprezzo nei confronti di norme statutarie poste a presidio della convivenza che vengono furbescamente eluse, è evidente il rischio per l'incolumità pubblica che tale situazione comporta -:
se e quali iniziative di competenza intenda adottare al fine di evitare situazioni di mancato rispetto dal bilinguismo, che peraltro sono tali da comportare anche grave pericolo per la difficoltà di determinati percorsi o in occasioni di condizioni atmosferiche avverse.
(4-03141)
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SVILUPPO ECONOMICO
Interrogazione a risposta in Commissione:
BENAMATI, LENZI, VASSALLO e ZAMPA. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
il gruppo Graziano, appartenente alla multinazionale svizzera OERLIKON che ha come azionista di riferimento la RENOVA del magnate russo Viktor Vekselberg, è una società che opera nel settore degli ingranaggi meccanici di precisione per il settore automobilistico, delle macchine agricole e per il movimento terra;
la Oerlikon-Graziano occupa una posizione di primo piano a livello mondiale
nel settore delle trasmissioni di potenza ed è leader nel settore di sincro per macchine agricole e trattori;
la Oerlikon-Graziano conta undici stabilimenti e due unità di vendita dislocate in tutta Europa (Italia, Repubblica Ceca, Russia e Regno Unito), in Asia (Cina ed India) e nel nord America;
la Oerlikon-Graziano comprende otto dei suoi undici stabilimenti in Italia localizzati a Bari, Cuneo, in Cervere e Garessio, Luserna San Giovanni (To), Cento (Fe) e Porretta Terme (Bo);
la Oerlikon-Graziano, fra le altre cose è primario fornitore del gruppo FIAT e del Gruppo Volkswagen, sta attraversando un momento di crisi collegata alla crisi più generale del settore automobilistico;
a Porretta Terme (Bologna) opera un impianto industriale, ex-DEMM, che impiega 348 persone e che opera nel settore degli ingranaggi per le macchine per movimento terra;
i 348 dipendenti dello stabilimento di Porretta Terme, come gli altri del gruppo, utilizzano oggi periodi variabili di Cassa Integrazione Ordinaria (CIO) con una turnazione tale da effettuare due cinque giorni lavorativi su dieci;
pesanti interventi riorganizzativi sono già stati condotti sugli stabilimenti cechi ed inglesi;
da notizie di stampa si apprende come il gruppo Oerlikon nel suo complesso abbia chiuso il bilancio 2008 con forti perdite ed una riduzione consistente del volume di affari, riduzione che nel settore specifico di interesse della Graziano appare significativo anche nel primo trimestre 2009;
sempre da notizie di stampa sia apprende che a medio termine Oerlikon intenderebbe disimpegnarsi dal settore delle macchine tessili e dai sistemi di trasmissione, in cui si era lanciata nel 2006 e che oggi costituisce oltre la metà delle vendite del gruppo, comparto che comprende anche la Graziano;
la Oerlikon-Graziano recentemente ha annunciato a Fim, Fiom e Uilm, a causa della fortissima crisi del settore automobilistico, 1.370 esuberi su 2.700 addetti in totale che lavorano negli otto stabilimenti italiani;
lo stabilimento di Porretta Terme rappresenta attualmente un polo di eccellenza operativo e costituisce un importante insediamento produttivo per tutta l'area dell'Alto Reno bolognese i cui insediamenti artigianali ed industriali stanno già attraversando un grave momento di difficoltà -:
se quanto riportato corrisponda al vero e se il Ministro interrogato sia a conoscenza degli intenti strategici del gruppo Oerlikon Graziano e delle problematiche di detto gruppo con specifico riferimento allo stabilimento di Porretta Terme;
quali iniziative intenda assumere per favorire, nell'immediato, una concertazione tra i vertici aziendali, le rappresentanze dei lavoratori e gli enti locali affinché vengano adottate adeguate iniziative per la salvaguardia occupazionale nel gruppo, compreso lo stabilimento di Porretta Terme.
(5-01471)
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Apposizione di firme ad interrogazioni.
L'interrogazione a risposta in Commissione Ghizzoni n. 5-00803, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 19 dicembre 2008, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato De Pasquale.
L'interrogazione a risposta in Commissione Fava e altri n. 5-01253, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 2 aprile 2009, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Gidoni.
L'interrogazione a risposta in Commissione Fava e altri n. 5-01254, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 2 aprile 2009, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Gidoni.
L'interrogazione a risposta in Commissione Coscia e Ghizzoni n. 5-01273, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 7 aprile 2009, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato De Pasquale.
L'interrogazione a risposta in Commissione Lenzi e altri n. 5-01282, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta dell'8 aprile 2009, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato De Pasquale.
L'interrogazione a risposta in Commissione Duilio n. 5-01451, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 21 maggio 2009, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Codurelli.
Ritiro di un documento del sindacato ispettivo.
Il seguente documento è stato ritirato dal presentatore:
interrogazione a risposta in commissione Rivolta n. 5-00826 dell'8 gennaio 2009.
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ERRATA CORRIGE
Interrogazione a risposta scritta Paladini n. 4-03036 pubblicata nell'Allegato B ai resoconti della seduta n. 178 del 18 maggio 2009. Alla pagina 5964, prima colonna, alla riga tredicesima, deve leggersi: «PALADINI. - Al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione.» e non: «Al Ministro della difesa.», come stampato.