XVI LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di martedì 19 maggio 2009

ATTI DI INDIRIZZO

Risoluzioni in Commissione:

La XII Commissione,
premesso che:
l'articolo 3 della legge 25 febbraio 1992, n. 210, prevede che la presentazione della domanda di ammissione all'indennizzo avvenga entro tre anni dalla data di conoscenza documentata del danno, nel caso di vaccinazioni o di epatiti post-trasfusionali, e entro dieci anni nei casi di infezioni da HIV;
i ricorsi amministrativi proposti contro la reiezione dell'istanza, pervenuti al Ministero, del lavoro, della salute e delle politiche sociali, soltanto per l'anno 2008, sono quantificabili nell'ordine di circa mille;
l'Accordo Stato-regioni dell'8 agosto 2001 ha trasferito le competenze in materia di indennizzi ex legge n. 210 del 1992 alle regioni a statuto ordinario, ferma restando la competenza ministeriale in materia di contenzioso amministrativo e giurisdizionale;
dal trasferimento legislativo ne è conseguito che i fascicoli relativi ai danneggiati residenti in queste regioni sono stati trasferiti alle relative amministrazioni regionali, mentre le istanze di indennizzo successive al 2001 non sono a conoscenza del Ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali;
il Governo sta già provvedendo a corrispondere l'indennizzo dovuto a tutti i soggetti che si sono visti riconoscere il diritto ai benefici di legge;
va altresì evidenziato che appare limitativo concentrarsi sulla problematica dei soggetti danneggiati da vaccinazioni obbligatorie, senza prendere in considerazione anche quelli danneggiati da emotrasfusioni e da talidomide,

impegna il Governo:

ad avviare un censimento, su tutto il territorio nazionale, con un idoneo coinvolgimento delle Regioni, delle domande pervenute oltre i termini di legge;
ad attivarsi sul fronte della prevenzione, per evitare il ripetersi degli episodi che sono all'origine delle richieste di risarcimento;
ad evitare attraverso il ricorso ad ulteriori interventi normativi di fissare un termine perentorio per la presentazione delle domande di risarcimento in questo ambito, perché le conseguenze di una trasfusione di sangue infetto o di una vaccinazione possono presentarsi anche a distanza di molti anni.
(7-00168)
«Castellani, Barani».

La XIII Commissione,
premesso che:
nell'ultima settimana dello scorso mese di aprile la regione Piemonte è stata interessata da violente ed estese perturbazioni meteoriche che hanno dato luogo a fenomeni di forte intensità e durata, tali da determinare esondazioni e frane che, specie nelle province di Asti, Alessandria e Cuneo, hanno avuto effetti, in molti casi, disastrosi;
i fenomeni di cui sopra hanno provocato danni che, sebbene estesi al complesso delle strutture, infrastrutture ed attività presenti nelle aree interessate, hanno teso a concentrarsi sul comparto agro-alimentare, ossia sulla componente che, maggiormente, caratterizza i territori colpiti;
le imprese agricole operanti nelle aree colpite, oltre a patire ingenti danni diretti, peraltro resi ancora più rilevanti dal particolare momento della stagione in cui gli eventi calamitosi si sono verificati, si trovano, oggi, a fare fronte agli effetti dei numerosi danni strutturali ed infrastrutturali che, nel loro complesso, pre

giudicano la capacità produttiva e reddituale, delle stesse imprese, per gli esercizi futuri;
detti eventi calamitosi costituiscono una evenienza che si presenta con regolarità, ogniqualvolta (la terza negli ultimi dieci mesi) si verificano precipitazioni di forte intensità e ciò appare sicuramente riconducibile alla insufficiente opera di presidio territoriale, da parte delle competenti amministrazioni regionali che, non a caso, erano state oggetto di specifiche segnalazioni da parte delle principali organizzazioni professionali agricole che, nei mesi precedenti, i suddetti disastri avevano avanzato una richiesta scritta agli assessori regionali alla montagna ed all'agricoltura della Regione, affinché provvedessero ai lavori di pulizia dell'alveo di alcuni corsi d'acqua, dai quali, poi si sono verificate le esondazioni di cui sopra;
in ragione di quanto sopra, la gravità della situazione e la regolarità con cui tali emergenze si ripetono appare tale da giustificare il ricorso, non solo a misure straordinarie ed urgenti, finalizzate a favorire la ripresa economica e produttiva, nonché il ripristino delle preesistenti condizioni economiche, produttive e sociali delle imprese agricole colpite, ma anche ad interventi finalizzati a prevenire rischi futuri, attraverso lo svolgimento di attività di manutenzione ordinaria e straordinaria del territorio e dei bacini fluviali,

impegna il Governo:

ad adottare misure urgenti a sostegno delle imprese agricole piemontesi colpite dagli eventi calamitosi di cui in premessa, anche prevedendo, almeno per quanto attiene alle esigenze immediate, il ricorso agli strumenti previsti dalla normativa comunitaria in materia di aiuti di Stato all'agricoltura;
ad adottare, per ciò che riguarda il ripristino delle preesistenti condizioni sociali ed economiche e lo svolgimento delle necessarie attività di manutenzione del territorio e dei bacini fluviali, specifiche iniziative di carattere non contingente, anche attraverso il rifinanziamento e/o la specifica finalizzazione, di preesistenti disposizioni, come quelle di cui al decreto-legge 19 dicembre 1994, n. 691, convertito con modificazioni, dalla legge 16 febbraio 1995, n. 35.
(7-00167)
«Fogliato, Callegari, Negro, Rainieri».

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ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA
DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazione a risposta scritta:

ANGELA NAPOLI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per i rapporti con le regioni, al Ministro della giustizia, al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione. - Per sapere - premesso che:
con atti ispettivi n. 4-05331 del 19 ottobre 2007 e n. 4-06065 del 14 gennaio 2008, l'interrogante ha denunziato l'anomala decisione assunta dal Consiglio Regionale della Calabria, in data 27 settembre 2007, con il Commissariamento del CORECOM ed ha chiesto l'impugnazione, ai sensi dell'articolo 127 della Costituzione, da parte della Presidenza del Consiglio dei ministri, della legge regionale n. 22 del 5 ottobre 2007, contenente appunto il provvedimento di decadenza ed il conseguente commissariamento del CORECOM Calabria;
tra i cinque componenti del CORECOM Calabria commissariato erano nati palesi contrasti in occasione della formulazione della graduatoria per la concessione dei benefici relativi all'anno 2006, poiché la stessa graduatoria era divenuta oggetto di una delibera, datata 16 luglio

2007, a firma del solo Presidente del tempo, ed in disaccordo con quanto deliberato dal Comitato in data 2 luglio 2007;
la scelta del Presidente CORECOM del tempo era subito apparsa ai quattro componenti del Comitato come rispettosa di esigenze formulate dall'Ufficio di Presidenza del Consiglio Regionale, durante una convocazione del 17 marzo 2007, piuttosto che della necessaria trasparenza rispetto alle documentazioni presentate;
sulle ripetute violazioni commesse dal Presidente del Comitato del tempo, i quattro componenti dello stesso comitato hanno presentato vari esposti alla Procura della Repubblica di Reggio Calabria, sottolineando come lo stesso Presidente ed il Dirigente della struttura abbiano omesso di denunziare alcuni rappresentanti legali di imprese private per la violazione del decreto del Presidente della Repubblica 445 del 2000, commessa fornendo dichiarazioni false o mendaci;
a seguito della decadenza ed al conseguente commissariamento del CORECOM Calabria, sono state assegnate le funzioni di delegato alla struttura, proprio allo stesso ex Presidente dell'Organo;
la Procura della Repubblica di Reggio Calabria ha avviato le relative indagini e nello scorso mese di aprile 2009, in chiusura delle stesse, ha ipotizzato nei confronti dell'ex Presidente del CORECOM il grave reato di abuso d'ufficio;
il Presidente del CORECOM Calabria di fatto aveva inserito da solo, nel luglio 2007, nella graduatoria due emittenti, Video Calabria e Tele A 57, che il Comitato aveva escluso per mancanza di separazione contabile ed aveva, tra l'altro, escluso dai finanziamenti emittenti, come Teleuropa e Telespazio, che erano nelle stesse condizioni;
nonostante il citato intervento giudiziario l'ex Presidente del CORECOM Calabria, dottor Umberto Giordano, rimane ancora con l'incarico di Dirigente esterno presso il Consiglio Regionale, pur con un provvedimento di «autosospensione» di quindici giorni, chiesto nei primi del corrente mese di maggio 2009 -:
se degli atti depositati presso il Governo risultino le ragioni per le quali non si sia proceduto all'impugnazione ai sensi dell'articolo 127 della Costituzione, della legge regionale n. 22 del 5 ottobre 2007, varata secondo l'interrogante per definire il Commissariamento del CORECOM Calabria, non garantendo trasparenza ed imparzialità nell'erogazione dei finanziamenti alle emittenti televisive calabresi;
se siano disponibili i dati concernenti il numero dei consulenti della Regione Calabria ed i relativi corrispettivi e se questi siano in linea con la media nazionale e con le normative vigenti.
(4-03057)

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AFFARI ESTERI

Interrogazione a risposta orale:

D'AMICO. - Al Ministro degli affari esteri, al Ministro della giustizia, al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
il 14 maggio 2009, il quotidiano Il Giornale pubblica un articolo sulla triste vicenda della signora Marinella Colombo, colpita da mandato di arresto internazionale per sottrazione di minori dal momento che nel luglio 2008 aveva condotto in Italia i suoi due figli a seguito della rottura del matrimonio con il marito ma senza la dovuta autorizzazione del tribunale tedesco competente;
la mamma italiana aveva fatto rientro con i suoi figli in Italia, dove ha un lavoro stabile, anche perché sapeva con assoluta certezza che le autorità tedesche le avrebbero tolto la custodia dei figli nonostante il suo impegno a ricondurre regolarmente i figli in Germania per vedere il padre;

in Germania, infatti, la tutela e il controllo sui figli di genitori separati è affidato ad un Ufficio per i minorenni (Jugendamt), organo amministrativo preposto alla tutela dei minori, molto discusso a causa di misure discriminatorie ed arbitrarie che spesso vengono adottate e si connotano in una vera e propria ingerenza nei rapporti tra genitori bi-nazionali in fase di separazione, nel senso di impedire che i minori possano lasciare il territorio tedesco e affidare senza indugio l'autorità parentale al genitore di origine tedesca;
nel mese di dicembre il Tribunale dei minori di Milano ha emesso una sentenza per il rimpatrio dei due minori e, venerdì scorso, i due bambini sono stati allontanati dalla loro mamma e ricondotti in Germania, facendo perdere le loro tracce con comprensibile disperazione della madre che non ha più avuto alcun contatto con loro;
si presume che i figli siano stati affidati ad un istituto pubblico, in quanto il padre, già nella sentenza di separazione, a seguito di perizie psicologiche, non era stato ritenuto idoneo ad occuparsi dei figli;
la storia di Marinella Colombo appare paradigmatica sotto il profilo della prassi discutibile adottata dallo Jugendamt in Germania, oggetto di numerosissime segnalazioni presso la Commissione per le Petizioni a livello europeo che ha riconosciuto come in quasi tutti i casi esaminati si siano verificati numerosi abusi dei diritti genitoriali a causa di discriminazioni basate su criteri etnici, nazionali o linguistici, che hanno finito con nuocere agli interessi del minore;
uno dei casi di denuncia dello Jugendamt era stato deferito alla Corte europea dei diritti dell'uomo, la quale ha giudicato all'unanimità che vi era stata violazione dell'articolo 8, recante diritto di rispettare la vita familiare, della Convenzione europea sui diritti dell'uomo e, ai sensi dell'articolo 41 della Convenzione, relativa all'equa soddisfazione, ha concesso agli attori la compensazione per i danni subiti, i costi e le spese. La Corte ha invitato le autorità tedesche a restituire immediatamente i figli alla famiglia, ma finora ben pochi bambini sono ritornati a casa;
sotto questo punto di vista la storia della mamma italiana Marinella Colombo si aggiunge tristemente alla condizione di altre centinaia di genitori per le quali è in corso una indagine del Parlamento europeo sugli enti preposti alla tutela dei minori e solo nel 2008 sono pervenute 34 petizioni sullo Jugendamt;
a dimostrazione del discutibile modus operandi del suddetto organo tedesco appare significativa una petizione pervenuta al parlamento europeo dove si denuncia il caso di un bambino in cui era stato detto dallo Jugendamt che i suoi genitori erano morti e, in seguito a questa comunicazione, il minore si è suicidato -:
se i Ministri interrogati non ritengano doveroso, come rappresentanti dello Stato italiano, tutelare i bambini coinvolti in questa vicenda, ponendo in essere un'azione diplomatica con lo Stato tedesco, al fine di perseguire l'interesse dei minori, ricongiungendoli alla madre naturale, e garantire i loro diritti;
se i Ministri non considerino opportuno, per le numerose situazioni nelle quali sono implicati genitori italiani, che i nostri rappresentanti diplomatici facciano presente alle autorità tedesche, con particolare riferimento allo Jugendamt tedesco, l'esigenza di garantire a tutti i genitori, indipendentemente dalla nazionalità e lingua, il diritto al rispetto dei legami familiari e l'impegno a dare in ogni circostanza priorità ad una piena e compiuta affettività dei minori, vincolando la Germania ad una maggiore coerenza per le azioni messe in essere dalla struttura amministrativa dello Jugendamt.
(3-00535)

BENI E ATTIVITÀ CULTURALI

Interrogazione a risposta in Commissione:

NIZZI. - Al Ministro per i beni e le attività culturali, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
il Comune di Olbia, a seguito di un sopralluogo effettuato dall'Ufficio di Vigilanza del Comune, in data 23 dicembre 2008, ha riscontrato che in località Cugnana-Portisco la società Sardegna Navigando aveva indebitamente dato luogo alla realizzazione di una strada di accesso ad un'area di cantiere in prossimità della battigia marina, finalizzata alla realizzazione di corpi morti in calcestruzzo per l'installazione di un pontile galleggiante;
avendo riscontrato l'assenza dell'Autorizzazione Edilizia e dal N.O. dell'Ufficio Tutela del Paesaggio che legittimava l'inizio dei lavori, gli Istruttori Tecnici dell'Ufficio Vigilanza Edilizia del Comune hanno invitato la società alla sospensione dei lavori ritenendo tali opere abusive, in quanto eseguite su zona demaniale sottoposta a vincolo paesistico ambientale ai sensi del decreto legislativo n. 42 del 2004;
in data 21 gennaio 2009, lo stesso Ufficio di Vigilanza esegue un altro sopralluogo del cantiere accertando, nonostante la precedente ordinanza di sospensione, l'avvenuta prosecuzione dei lavori consistenti nell'esecuzione del gettito di calcestruzzo all'interno dei casseri armati posizionati a terra sull'area di cantiere, realizzando quarantadue plinti oltre a quelli già accatastati (n. 39 dal sopralluogo del 23 dicembre 2008);
nonostante due accertamenti con relative ordinanza di sospensione dei lavori, in data 30 marzo 2009, l'Ufficio di Vigilanza Edilizia esegue un nuovo sopralluogo dal quale è emerso che, malgrado i provvedimenti già emessi dal Comune, la Società Sardegna Navigando, continuava i lavori addirittura procedendo alla messa a mare dei corpi morti e di alcune centinaia di metri lineari di pontili galleggianti sullo specchio acqueo appartenente al demanio marittimo, creando, di fatto, un aggravamento delle condizioni successive al sequestro;
a seguito di un controllo eseguito dall'Ufficio Vigilanza Urbanistica presso gli archivi del settore, è stato accertato che per quanto atteneva alle suddette opere non era stato rilasciato alcun titolo autorizzativo e che la società Sardegna Navigando aveva presentato richiesta di autorizzazione ai lavori quando aveva già realizzato n. 81 corpi morti e iniziato i lavori relativi al posizionamento del pontile, i quali risultavano in tal modo completamente abusivi;
nella relazione di servizio del 17 aprile 2009, redatta dagli Istruttori Tecnici dell'Ufficio Vigilanza Edilizia del Comune di Olbia, si evince che in tale data, a seguito di un ulteriore intervento di accertamento presso il cantiere in oggetto, risultano addirittura violati i sigilli posti nel sito dall'autorità amministrativa;
inoltre, da un ulteriore controllo presso gli Archivi dello Sportello Unico per l'edilizia, è risultato che l'istanza presentata dalla Società Sardegna Navigando per l'installazione di pozzetti prefabbricati era stata respinta in data 17 marzo 2009;
a seguito delle ripetute violazioni perpetrate dalla società Sardegna Navigando a danno del patrimonio Paesaggistico, il 23 aprile 2009 il Settore Urbanistica del Comune di Olbia emette ordinanza la demolizione delle opere edilizie abusive e ordina di ripristinare la situazione quo ante non oltre 90 giorni dalla notifica;
il comma 3, dell'articolo 35 del T.U. sull'Edilizia, fa espresso riferimento al potere di «autotutela» dello Stato, in ipotesi di interventi abusivi realizzati da privati su proprietà dello Stato;
tale potere delle Stato, sulla base di pronunce giurisprudenziali, viene inteso quale potere dello Stato ad intervenire su un bene di sua proprietà per la tutela della

proprietà stessa, come può essere un'intimazione di demolizione dei manufatti abusivi -:
se il Ministro per i beni e le attività culturali non ritenga di dover intervenire tempestivamente al fine di tutelare la zona demaniale soggetta ad abuso, considerando che si tratta di una zona turistica sottoposta a vincolo paesaggistico che risulta essere stata deturpata nonostante i continui controlli e gli ordini a non proseguire i lavori;
quali iniziative il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare intenda assumere, anche nei confronti della società Sardegna Navigando, in relazione al danno ambientale procurato, e se non ritenga opportuno avanzare delle proposte più incisive in materia di sanzioni per le violazioni su territori sottoposti a tutela ambientale e paesaggistica considerando che la società Sardegna Navigando ha potuto continuare il lavoro anche dopo i provvedimenti emessi dal comune causando di fatto un'alterazione della zona protetta.
(5-01436)

TESTO AGGIORNATO AL 20 MAGGIO 2009

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ECONOMIA E FINANZE

Interpellanze urgenti (ex articolo 138-bis del regolamento):

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'economia e delle finanze, per sapere - premesso che:
la legge 449 del 1995 ha stanziato 482,5 milioni di euro a favore di SEA per lo sviluppo infrastrutturale di Malpensa 2000, prevedendo un meccanismo di assegnazione dei fondi;
alla data del 15 marzo 2009 SEA ha maturato crediti verso ENAL per 57,2 milioni di euro, di cui 47,9 milioni sono in attesa del compimento dell'emanazione di un decreto da parte del Ministero dell'economia e delle finanze che consenta la messa a disposizione della competenza e della cassa necessarie ad effettuare i trasferimenti a favore di SEA;
a seguito delle ultime informazioni ricevute dal Dipartimento delle Ragioneria Generale dello Stato (Ispettorato Generale del Bilancio), si segnala che il fondo dedicato alle rassegnazioni per il 2009, già in questa prima fase dell'anno, è quasi esaurito e non potrà accogliere la richiesta SEA di 47,9 milioni di euro presentata a ENAC nel giugno 2008;
il non accoglimento della richiesta è dovuto alla scarsità delle risorse finanziarie disponibili presso il Ministero dell'economia e delle finanze che non ha permesso di stanziare una somma che comprendesse tutte le richieste inevase accumulatesi negli anni precedenti;
il fondo dedicato alle rassegnazioni è stato rifinanziato nel 2009 per un totale di circa 900 milioni di euro, di cui solo 11 milioni a disposizione del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti;
relativamente alla residua quota di crediti SEA presso ENAC vi è una seconda richiesta di rassegnazione per 9,2 milioni di euro in via di evasione da parte di ENAC;
sono in fase di emissione ulteriori richieste SEA ad ENAC per il reintegro di pagamenti effettuati ad appaltatori nel corso del mese di dicembre 2008 per un controvalore di 1,4 milioni di euro e, nel corso del 2009, saranno pagati ad appaltatori ulteriori 10 milioni euro, incrementando il credito SEA verso ENAC di altri 11,4 milioni di euro;
i ritardi nei pagamenti hanno comportato la necessità per SEA di finanziare autonomamente tali esborsi, ricorrendo ad una linea bancaria di anticipazione (garantita dai crediti verso ENAC), il cui costo è pari al tasso Euribor 3 mesi più lo 0,39 per cento e con obbligo di rimborso da parte di SEA entro il 26 aprile 2010 delle somme anticipate non ancora liquidate da ENAC;

al 15 marzo 2009 la linea bancaria di anticipazione risulta utilizzata per 55,9 milioni di euro per cui, se entro aprile 2010, SEA non ottenesse il saldo del credito evidenziato in precedenza dovrebbe procedere all'apertura di nuovi finanziamenti per onorare gli impegni con l'Istituto finanziatore -:
se il Ministro interrogato essendo a conoscenza della situazione, non intenda intervenire in tempi rapidissimi al fine di ripristinare una normale operatività del fondo dato che, dall'emanazione della legge 449 del 1985, il 2009 è il primo anno nel quale si verifica una situazione insostenibile che consiste nel posporre all'anno successivo l'emanazione del decreto di riassegnazione e, nel nuovo anno, nel non effettuarla per mancato rifinanziamento del capitolo di spesa relativamente ai sospesi dell'anno precedente.
(2-00389)«Cota, Crosio».

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'economia e delle finanze, per sapere - premesso che:
nei giorni scorsi sono stati ufficializzati i dati relativi alla pressione fiscale che passerà dal 43 per cento del 2008 al 43,3 per cento nel 2009, tornando così al livello più alto;
manca meno di un mese alla prima scadenza per il pagamento del saldo di Unico e del primo acconto fissato al 16 giugno e non sono ancora disponibili i programmi per la determinazione dei ricavi relativi agli studi di settore sulla base degli indispensabili correttivi conseguenti alla crisi che ha colpito l'economia e alla caduta dei redditi d'impresa;
da mesi si attende l'ufficializzazione delle innovazioni da apportare ai programmi informatici che vanno sotto il nome di GERICO e che dovrebbero dare modo ai contribuenti e ai professionisti di completare i bilanci alla luce dei predetti correttivi;
risulta che il decreto che contiene la copertura ai correttivi degli studi di settore sia da alcuni giorni alla firma del Ministro;
nel frattempo sono state diffuse le voci contenute nei modelli di comunicazione dei dati sugli studi di settore che riportano le righe di registrazione e i codici legati ai correttivi, ma si tratta di bozze senza istruzioni, quindi non ancora ufficiali;
sul sito dell'Agenzia delle entrate sono comparse le specifiche tecniche relative a GERICO al quale manca tuttavia l'applicativo, reso più complesso dall'inserimento di nuove e numerose voci di calcolo dovute all'esplosione della crisi economica e alle conseguenti esigenze di adeguamento;
secondo notizie apprese dalla stampa anche le modifiche all'applicativo sarebbero ancora alla firma del Ministro, e ciò preoccupa in quanto dopo la firma sarà necessario ancora qualche giorno di lavoro da parte della software house;
il ritardo preoccupa contribuenti, professionisti e associazioni di categoria che da tempo chiedono i correttivi agli studi di settore per avvicinarli il più possibile alla realtà attuale delle imprese, tenendo conto del settore di attività, delle condizioni specifiche di ogni singola impresa, dell'aumento dei costi del carburante e delle caratteristiche del territorio;
la situazione fin qui delineata, dovuta anche a inspiegabili lungaggini burocratiche, rischia di spingere molti contribuenti verso la scelta di non adeguarsi per il 2009 agli studi di settori vista l'impossibilità di valutare gli effetti dei nuovi correttivi sulla propria situazione -:
quali siano le ragioni dei suddetti ritardi;
se siano stati valutati gli aggravi procedurali che dovranno affrontare contribuenti, professionisti e associazioni di categoria alla luce dei richiamati ritardi;

quali misure intenda assumere ed in particolare se non ritenga ormai indispensabile far slittare la scadenza dalla prossima dichiarazione e dei relativi versamenti di imposta almeno di 90 giorni a partire dalla data in cui tutti gli strumenti saranno resi effettivamente disponibili ai contribuenti e ai professionisti.
(2-00390)
«Sanga, Lulli, Fluvi, Vico, Fadda, Ceccuzzi, Fogliardi, Sani, Strizzolo».

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

VI Commissione:

FUGATTI, GIDONI e CAPARINI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 1, comma 336, della legge n. 311 del 2004 (legge finanziaria per il 2005) e l'articolo 2, commi 40 e seguenti, del decreto-legge 3 ottobre 2006, n. 262, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 novembre 2006, n. 286, hanno riclassificato catastalmente quelle unità immobiliari che, pur facendo parte di complessi immobiliari adibiti allo svolgimento di particolari servizi (esempio quello di trasporto), non avevano nulla a che fare con tali servizi in quanto dotati di autonomia funzionale e reddituale;
il comma 40 del citato articolo 2 stabilisce che «nelle unità immobiliari censite nelle categorie catastali E/1, E/2, E/3, E/4, E/5, E/6 ed E/9 non possono essere compresi immobili o porzioni di immobili destinati ad uso commerciale, industriale, ad ufficio privato ovvero ad usi diversi, qualora gli stessi presentino autonomia funzionale o reddituale»;
l'Agenzia del territorio, con provvedimento direttoriale del 2 gennaio 2007 ha precisato i concetti di «usi diversi» di autonomia funzionale e reddituale;
l'articolo 1 del provvedimento del 2 gennaio 2007, al comma 2, precisa che per «usi diversi» deve intendersi ogni altra utilizzazione, ancorché diversa da quella commerciale, industriale e di ufficio privato, non strettamente strumentale all'esercizio della destinazione funzionale dell'unità immobiliare principale, censita nella categoria nel gruppo E; considera strumentali gli immobili utilizzati esclusivamente per l'erogazione del servizio pubblico, e, al comma 3, precisa che per autonomia funzionale si intende la possibilità del bene di essere utilizzato autonomamente rispetto alle altre porzioni immobiliari del compendio di cui fa parte, ancorché l'accesso possa avvenire da spazi comuni e nell'ambito di orari e regole stabiliti con disciplinari, regolamenti o similari, aggiungendo che a tale fine i beni devono essere delimitati e, ove necessario, devono essere dotati o dotabili dei servizi di fornitura di energia elettrica, di adduzione idrica, di fognatura, ed altri, ancorché utilizzabili in forma associata; gli stessi beni devono inoltre presentare una stabilità nel tempo, legata alle caratteristiche intrinseche, ancorché la destinazione specifica possa variare nel corso dell'anno; infine, al compia 4, configura l'autonomia reddituale quando il bene è in grado di produrre un reddito indipendente ed autonomo da quello ascrivibile agli altri cespiti ubicati nel compendio;
l'Agenzia del territorio, all'articolo 2, mediante richiamo all'Allegato A, ha definito i «Criteri generali di classamento» delle unità immobiliari, in applicazione dei citati commi 40 e 41 dell'articolo 2 del decreto-legge 3 ottobre 2006, n. 262, e all'articolo 2 ha individuato gli adempimenti di parte che i soggetti titolari di diritti reali entro il 3 luglio 2007 avrebbero dovuto dichiarare come autonome unità immobiliari gli immobili o loro porzioni destinati ad uso commerciale, industriale, ad ufficio privato, ovvero ad usi diversi, ricompresi nell'ambito di unità immobiliari già iscritte nelle categorie catastali E/1, E/2, E/3, E/4, E/5, E/6 ed E/9;
l'allegato «Linee guida per il classamento delle unità immobiliari censibili nelle categorie del «gruppo E» e per

l'individuazione degli immobili o delle loro porzioni a diversa destinazione funzionale» della circolare n. 4 del 2007 del 13 aprile 2007 dell'Agenzia del territorio, nell'indicare in via esemplificativa le uniti immobiliari suscettibili di permanenza nella categoria E1 e quelle da riclassificare in altre categorie catastali ha stabilito che «non sono da censire nella categoria E/1, gli impianti di risalita quali: funivie, sciovie, seggiovie e simili, quando hanno destinazione esclusivamente o prevalentemente commerciale in quanto non assimilabile a servizio di trasporto, ma al soddisfacimento di fini ricreativi, sportivi o turistico-escursionistici», precisando che «in tale ultima ipotesi, di norma, le stesse vanno censite nella categoria D/8»;
l'esemplificazione contenuta nelle «Linee Guida» contraddice secondo gli interroganti la ratio della normativa di rango superiore, indicando l'assoggettabilità alla revisione catastale degli impianti di risalita che, stando alla normativa comunitaria, nazionale e regionale sono a tutti gli effetti impianti di trasporto;
in altri termini, la normativa sostanziale di riferimento relativa ad un mezzo di trasporto è stata modificata attraverso il mero richiamo ad indimostrabili finalità soggettive (ricreative, turistiche eccetera) dei singoli utenti o di una parte di essi, configurando il malcelato intento di istituire una nuova fonte di entrate tributarie, sottraendo gli impianti di risalita all'esenzione dal pagamento, incrementandone il relativo valore catastale ed individuandone una maggiore base imponibile derivante anche dall'incremento di dati;
la citata previsione opera un'indebita rivisitazione dei criteri di classificazione all'interno delle categorie catastali, nonostante questi fossero già regolamentati in maniera difforme dalla normativa nazionale di rango superiore;
la circolare, e con essa le allegate linee guida, ha natura di atto interno, vincolante per tutti gli uffici ed articolazioni dell'Agenzia del territorio, ai sensi dell'articolo 4, comma 1, lettera b), del relativo statuto;
entro il 3 luglio 2007, in base alle previsioni stabilite nel comma 41 dell'articolo 2 del citato decreto-legge n. 262 del 2006, i soggetti intestatari, degli immobili in questione avrebbero dovuto presentare la dichiarazione di revisione della qualificazione; in mancanza di tale dichiarazione gli uffici competenti avrebbero proceduto d'ufficio all'accertamento coattivo, con conseguente applicazione delle sanzioni di cui all'articolo 31 del regio decreto n. 652 del 1939;
è di tutta evidenza l'estraneità delle strutture in questione all'ambito della riclassificazione catastale prevista dal decreto-legge n.262 del 2006 e dallo stesso provvedimento dell'Agenzia del territorio del 2 gennaio 2007, che ad avviso degli interroganti artatamente crea un collegamento tra la finalità meramente soggettiva dei singoli utenti e la destinazione commerciale dell'impianto, con conseguente aleatoria applicazione degli oneri fiscali e del regime sanzionatorio a carico delle categorie interessate;
la categoria colpita dalla erronea interpretazione del dato normativo (ANEF - Associazione nazionale esercenti funiviari), in rappresentanza di circa 300 aziende, per un totale di 1.500 impianti e oltre 11.000 unità nel periodo di piena attività, sottolineando come alla riclassificazione si aggiunga la questione della retroattività del provvedimento, ha promosso un ricorso al TAR del Lazio con l'ulteriore rilievo che gli effetti pregiudizievoli che si produrrebbero a suo carico darebbero luogo, ad avviso degli interroganti, a profili di incostituzionalità, per disparità di trattamento, sul piano fiscale, e violazione del combinato disposto degli articoli 3, 53 e 97 della Costituzione -:
quali misure il Governo intenda adottare per ricondurre gli impianti di risalita alla classificazione originaria di mezzo di pubblico trasporto in modo da garantire la coerenza e la rispondenza della classificazione all'effettiva destinazione ed utilizzo dell'immobile, eliminando gli effetti negativi della revisione catastale che ha sottratto

gli impianti di risalita all'esenzione del pagamento dell'Ici e ne ha incrementato il valore catastale.
(5-01432)

FLUVI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 17 del decreto legislativo 9 luglio 1997, n. 241, ha introdotto la possibilità di eseguire versamenti unitari delle imposte, dei contributi dovuti all'INPS e delle altre somme a favore dello Stato, delle regioni e degli enti previdenziali, con eventuale compensazione dei crediti, dello stesso periodo, nei confronti dei medesimi soggetti;
l'istituto della compensazione rappresenta una delle principali misure di semplificazione oltre che di civiltà fiscale;
tale norma, tuttavia, si presta a rischi di abuso e per questo gli uffici devono costantemente monitorare l'andamento delle compensazioni tributarie: la forte dinamica delle compensazioni Iva richiede un attento monitoraggio, in quanto i più importanti meccanismi di frode fiscale, ad esempio le cosiddette frodi carosello, consistono nel rendere possibile la detrazione dell'imposta all'acquirente (che vanta quindi un credito), pure a fronte di un'Iva non versata dal venditore;
l'articolo 1, commi da 30 a 32, della legge finanziaria per il 2007 (legge n. 296 del 2006) aveva disciplinato le compensazioni effettuate dai titolari di partita IVA, obbligando questi ultimi a comunicare, per via telematica, all'Agenzia delle entrate l'importo e la tipologia dei crediti oggetto della successiva compensazione, in caso di operazioni di compensazione per importi superiori a 10.000 euro;
l'articolo 16, comma 3, del decreto-legge 29 novembre 2005, n. 185, ha abrogato l'obbligo di comunicazione preventiva per compensare crediti di imposta da parte dei titolari di partita IVA, sul presupposto di una difficoltà ad effettuare il controllo preventivo, costituita dalla mancanza, al momento della ricezione delle comunicazioni, di dati esaustivi utili per riscontro in tempo reale dei crediti da compensare -:
quali siano i dati relativi all'andamento storico delle compensazioni d'imposta.
(5-01433)

Interrogazione a risposta scritta:

PIONATI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
i contributi finalizzati all'erogazione dei servizi a favore dei ciechi e ipovedenti quali la produzione di libri parlati in braille, la produzione di materiale didattici speciali, la prevenzione della cecità, la riabilitazione, e altri hanno perduto il loro potere d'acquisto a causa dell'inflazione e vengono ulteriormente decurtati di circa 1/3 per i tagli alla spesa, con conseguenze facilmente immaginabili;
la Camera dei Deputati ha approvato un ordine del giorno a favore dei portatori di questo handicap, col parere favorevole dei Governo che attende ancor oggi di essere onorato;
la legge 69 del 2000 che stanzia risorse per l'assistenza scolastica ai minorati sensoriali viene disattesa e non applicata, poiché il Ministero dell'economia e delle finanze, continua a dare parere negativo alla bozza di regolamento attuativo, predisposto dal Ministro della pubblica istruzione -:
per conoscere quali provvedimenti urgenti intende adottare per la soluzione dei problemi dei ciechi e degli ipovedenti italiani eliminando così con atti concreti il loro malessere e la loro solitudine.
(4-03048)

TESTO AGGIORNATO AL 20 MAGGIO 2009

GIUSTIZIA

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della giustizia, per sapere - premesso che:
la giustizia minorile rappresenta un fiore all'occhiello della giustizia italiana e del Ministero della giustizia;
agli inizi degli anni '90 il settore ha conseguito una sua prima autonomia, divenuta definitiva con la sua elevazione a Dipartimento;
in virtù di tali passaggi, il settore ha conseguito un suo organico autonomo di personale specializzato in modo da rispondere alla sua altissima missione educativa nei confronti della gioventù;
la specificità del settore minorile è stata costantemente riconosciuta dalla Corte Costituzionale in applicazione degli articoli 30, 2 e 3 della Costituzione e segnatamente dall'articolo 31, secondo il quale la repubblica «protegge la maternità, l'infanzia e la gioventù, favorendo gli istituti necessari a tale scopo»;
tra tali istituti, oltre i Tribunali per i minorenni, ci sono le strutture del Ministero rappresentate dagli stabilimenti e dagli istituti penitenziari minorili, i servizi psico-socio-educatrici ed il personale penitenziario, tutti altamente specializzati ed organizzati in modo da garantire la specificità del settore minorile;
tale specificità è anche garantita sul versante giudiziario dalla totale specializzazione ed esclusività della funzione della magistratura minorile, e sul versante organizzativo dall'esistenza di un Dipartimento specifico per tale settore;
la notizia della sostanziale scomparsa per «svuotamento» della giustizia minorile in un quadro ad avviso degli interpellanti di deprecabile «riorganizzazione» rappresenterebbe, se confermata, un insulto ad un settore che ha curato la protezione dei minori anche in carenza di interventi sociali e rappresenterebbe, per l'ampiezza della tutela dell'infanzia e dell'adolescenza (nei confronti di abusi e di abbandono ed in caso di devianza per un'opera di recupero sociale), un esempio per altri Paesi europei e non, che studiano il nostro sistema e vi si ispirano;
la limitatezza del personale e delle risorse materiali addette al settore (peraltro in continua e grave riduzione, tanto da mettere a rischio lo stesso soddisfacimento di bisogni primari quali l'alimentazione, il vestiario e l'educazione) fa pensare che nessun beneficio deriverebbe alle risorse dei Ministero per il funzionamento della giustizia perché sarebbe pari all'aumento del mare per una goccia d'acqua, mentre nuocerebbe gravemente alla protezione dei minori ed all'immagine dell'Italia nella cultura scientifica internazionale;
la cancellazione del Dipartimento per la giustizia minorile avrebbe anche il significato che i primi ad essere penalizzati sono i deboli, ed in particolare i bambini, che rappresentano invece il nostro futuro;
una recente agenzia ANSA del 12 maggio, dal significativo titolo «Giustizia: Dipartimento Giustizia Minorile è destinato a sparire» ha riportato la notizia che il Dipartimento Giustizia Minorile è destinato a sparire e che i suoi compiti a livello regionale saranno dati all'organizzazione giudiziaria. In tal modo si metterebbe nelle mani di un'organizzazione che non riesce a far funzionare la giustizia (non per propria colpa) un settore che funziona, distruggendo una cultura ed una mentalità di protezione che sarebbe annacquata in una grande organizzazione burocratica che sarebbe inevitabilmente in tutt'altre faccende affaccendata e non potrebbe occuparsi anche dei minori se non del tutto marginalmente;
tale deprecabile ipotesi sembrava incontrare la contrarietà del Ministro della Giustizia il quale, rispondendo ad una domanda del primo firmatario del presente

atto nel corso di un'audizione in commissione in data 27 novembre 2008, affermò testualmente che «posso anticipare di essere contrario all'incorporazione (della giustizia minorile) e invece favorevole alla proiezione esterna più per motivi simbolici, in un mondo in cui la sfida per la rieducazione è aperta (stiamo parlando di soggetti minori), che per pura efficienza. In una logica di pura efficienza, potrebbero infatti valere le ragioni di chi sostiene la tesi dell'incorporazione, ma non in una logica di valore simbolico della giustizia minorile come segmento del tema giustizia non collegabile alle vicende strutturali delle carceri che attengono ai maggiorenni»;
la notizia della cancellazione del Dipartimento e del suo scioglimento in un ramo burocratico che si occupa di adulti e di giustizia malata smentirebbe le convinzioni del Ministro, rappresentando ad avviso degli interpellanti una vittoria della burocrazia sulla politica, della concezione ragionieristica sui valori, e sconfessando l'entusiasmo e la dedizione degli addetti, dalla magistratura minorile agli operatori psico-sociali che tanto impegno civile profondono nella protezione dell'infanzia e dell'adolescenza;
la sostanziale «normalizzazione» di una cultura della protezione ad alta valenza civile incontrerebbe lo sfavore della comunità scientifica italiana e dell'associazionismo specializzato perché disperderebbe una importante acquisizione dei nostra società e rafforzerebbe il disinteresse verso una fascia della popolazione che abbisogna di particolare tutela, mostrando ad avviso degli interpellanti un volto feroce o distratto dell'Italia che non appartiene, invece, alla spiccata attenzione del nostro Paese verso i bambini, dimostrata anche dal fatto che tante intelligenze e sensibilità hanno prestato la loro adesione ad un progetto di un'Italia protesa alla garanzia dei diritti dei minori -:
quale sia l'intendimento del Governo, e segnatamente del Ministro della Giustizia, in merita alla permanenza, ed anzi al potenziamento, del Dipartimento della giustizia minorile, in modo da dire una parola chiara agli operatori ed alla più avvertita cultura italiana.
(2-00391)«Palomba, Donadi, Zamparutti, Vannucci, Touadi, Samperi, Gozi, Tassone, Pezzotta, Tabacci, Maran, Realacci, Verini, Concia, Velo, Fadda, Lo Moro, Colaninno, Ciriello, Binetti, Mosella, Melis, Schirru, Zunino, Argentin, Pes, Duilio, Marrocu, Bernardini, Maurizio Turco, La Forgia, Cuperlo, Pollastrini, Sbrollini, Zaccaria, Arturo Mario Luigi Parisi, Paladini, Nannicini, Lucà, Lanzillotta, Fiano, Rossomando, Rota, Razzi, Di Giuseppe, Messina, Misiti, Scilipoti, Pisicchio, Di Stanislao, Piffari, Barbato, Minniti, Cambursano, Borghesi, Porcino, Delfino, Capitanio Santolini, Palagiano».

Interrogazione a risposta scritta:

GARAGNANI. - Al Ministro della giustizia, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
da varie notizie di stampa, e in particolare della stampa bolognese, del 23 settembre 2008, emerge la notizia del ruolo «anomalo e politico» del garante dei detenuti nominato dalla Giunta comunale di Bologna;
la politica tradizionalmente seguita da molti enti locali a maggioranza di Sinistra, come il Comune di Bologna, interferisce, secondo l'interpellante, con pregiudiziali ideologiche in settori della vita nazionale con la creazione di figure politicamente orientate a svuotare i contenuti della legislazione nazionale che non rientrano negli schemi della sinistra locale;
in questo contesto non può non destare preoccupazione il Coordinamento da poco Costituito tra i garanti di alcune città d'Italia, che potrebbe configurarsi come organismo parallelo agli organi di Stato di fatto destabilizzante rispetto all'attuale legislazione;
va poi considerato che il suddetto organismo, nel caso di Bologna, non osserva, secondo l'interpellante, un profilo rigorosamente istituzionale, posto che svolge l'attività, con personale e fondi del Comune, secondo l'interpellante, per scopi prevalentemente politici e propagandistici;
sembrerebbe, per quanto risulta all'interpellante, che l'attività del suddetto garante si sovrapponga in settori essenziali,

quali la dimensione carceraria e la struttura dei CPT, ai compiti propri dei ministeri competenti -:
se non ritengano di dover svolgere un'attenta attività di monitoraggio sulla diffusione di organismi quali quelli indicati in premessa e circa l'effettiva possibilità per tali organismi di operare senza improprie sovrapposizioni e interferenze con le competenze ministeriali riguardanti settori essenziali attinenti la dimensione carceraria e la struttura dei CPT;
se non ritengano, alla luce di tali verifiche, di promuovere iniziative normative volte a disciplinare la materia, salvaguardando le competenze ministeriali nei settori richiamati.
(4-03045)

...

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazione a risposta immediata:

DE MICHELI, MIGLIAVACCA, BERSANI, SERENI, BRESSA, MARIANI, QUARTIANI, GIACHETTI, BRAGA, BENAMATI, MARCHI, BOCCI, BRATTI, ESPOSITO, GINOBLE, IANNUZZI, MARANTELLI, MARGIOTTA, MARTELLA, MASTROMAURO, MORASSUT, MOTTA, REALACCI e VIOLA. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
il 30 aprile 2009 è ceduta una delle campate del ponte sul Po che sosteneva la strada statale n. 9 via Emilia, asse di collegamento essenziale tra l'Emilia Romagna e la Lombardia, nel territorio dei comuni di Piacenza (Emilia) e S. Rocco al Porto (Lombardia);
risulta da atti del comune di Piacenza che sin dalla alla fine degli anni '80 era stato redatto il progetto di massima, recepito nel protocollo di intesa sottoscritto il 7 giugno 1988 dalle regioni Emilia Romagna e Lombardia, unitamente alle province di Milano e Piacenza ed i comuni di Piacenza, San Rocco al Porto e Guardamiglio, della variante della strada statale n. 9 via Emilia, con nuovo ponte sul Po, e che detta variante risultava recepita negli strumenti di pianificazione degli enti competenti, tra i quali, in primis, l'Anas;
nel novembre 1994, a seguita di una piena, il ponte, ora crollato, fu oggetto di controlli statici;
nell'ottobre 2002 vi fu una successiva imponente piena del fiume, a seguito della quale i tecnici dell'Anas - compartimento di Milano, come si legge nel verbale della riunione alla prefettura di Piacenza del 21 ottobre 2002, prot. 1236 gab., affermavano di aver «individuato una profonda erosione di circa tre metri della spalla su cui poggia il primo pilone del ponte, che comporta l'attuazione di urgenti lavori di consolidamento»;
con un ordine del giorno degli onorevoli Tommaso Foti e Massimo Polledri, accolto dal Governo, veniva indicata la priorità della realizzazione di un secondo ponte sul Po a Piacenza;
nel 2002 una nota dei sindaci di Piacenza e San Rocco al Porto (Lodi) ad Anas - compartimento di Milano richiedeva l'esecuzione di lavori di intervento per messa in sicurezza del ponte sul fiume Po (strada statale n. 9 via Emilia) e di completare le opere previste dal progetto di messa in sicurezza del ponte sul Po;
con l'accordo preliminare del 24 aprile 2002, stipulato da Anas, regione Emilia Romagna, regione Lombardia, provincia di Piacenza, provincia di Lodi, comune di Piacenza, comune di Guardamiglio e comune di San Rocco al Porto, avente ad oggetto «ss. via Emilia variante di Piacenza in complanare all'autostrada A1, con un nuovo ponte sul fiume Po ed interconnessione con l'autostrada A1» si precisava che:
a) l'Anas chiedeva alla regione Emilia Romagna, al comune e alla provincia di Piacenza disponibilità e compartecipazione alle spese tecniche per la progettazione

definitiva del progetto del nuovo ponte sul Po (e interconnessione con autostrada A1);
b) era necessario adottare nuove strutture ed opere pubbliche di particolare interesse per la riduzione dei problemi di traffico;
c) il progetto non era stato realizzato per scarsità di mezzi e personale in dotazione ad Anas («limitatezza delle risorse disponibili»), sebbene tali opere pubbliche fossero state inserite al primo posto della programmazione regionale;
d) il costo complessivo dell'opera era di euro 123.949.656,00;
e) Anas e pubbliche amministrazioni coinvolte si impegnavano a trovare risorse nei rispettivi bilanci;
f) Anas assicurava che avrebbe curato l'affidamento della progettazione definitiva e seguito l'intera fase elaborativa-esecutiva;
g) l'esecuzione delle opere pubbliche sarebbe avvenuta attraverso il reperimento di risorse messe a disposizione dagli enti locali e tramite project financing;
con la nota Anas/comune di Piacenza ed altri (prot. 013254 del 14 maggio 2002) veniva richiesta la disponibilità degli enti interessati a contribuire alle spese per la progettazione definitiva del nuovo ponte sul Po (e il relativo importo di compartecipazione pari ad oggi a 258.000 euro);
la successiva convenzione, sottoscritta in data 3 settembre 2003 tra Anas/regione Lombardia, regione Emilia Romagna, provincia di Piacenza, comune di Piacenza ha previsto, tra l'altro, che entro un anno dalla stipula Anas avrebbe dovuto ultimare le procedure necessarie per l'affidamento dell'incarico di progettazione e che il progetto relativo all'opera avrebbe dovuto essere ultimato entro il termine di 18 mesi dall'aggiudicazione (eccettuato il periodo necessario per il rilascio delle autorizzazioni di legge);
dall'anno 2003 all'anno 2008, tra l'Anas e gli enti interessati è intercorso un cospicuo carteggio volto alla definizione dei progetti preliminari e definitivi per la realizzazione del nuovo ponte sul Po;
la regione Emilia Romagna il 6 ottobre 2008 comunicava all'Anas che, non essendo stati eseguiti i lavori né mantenuti gli impegni a carico della stessa, ex articolo 7 della convenzione 3 settembre 2003, la regione non aveva potuto procedere all'assunzione dell'impegno di spesa (pur restando disponibile ad effettuare un incontro);
tutti gli enti interessati, pur avendo tempestivamente assunto i propri obblighi finanziari, come previsto dalla convenzione doc. 21 (del 3 settembre 2003), hanno dovuto lasciar decadere gli impegni per mancata esecuzione dei compiti assunti da Anas (articolo 7 della convenzione del 2003);
nel frattempo, il 30 aprile 2009, alle ore 12.30, il ponte sul Po è crollato -:
in che tempi e con quali modalità verrà riattivato il collegamento provvisorio e il ripristino del ponte storico che collega le due sponde, a tal fine anche prevedendo l'inserimento degli eventi di piena dei giorni 29 e 30 aprile 2009 e il crollo del ponte sul fiume Po, sito sulla strada statale n. 9, nel decreto sull'emergenza idrogeologica che riguarda la provincia di Piacenza, in vista della costruzione del secondo ponte sul Po, da realizzare mediante la previsione dell'opera nell'ambito della cosiddetta «legge obiettivo», così come stabilito dai molteplici impegni sottoscritti con gli enti territoriali.
(3-00530)

Interrogazione a risposta in Commissione:

MISITI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
l'AMS (Alitalia Maintenance Systems) è una società privata controllata al 60 per

cento da Alitalia Servizi e al 40 per cento dalla tedesca Lufthansa Technik, società che si occupa della manutenzione dei motori degli aerei;
l'AMS (Alitalia Maintenance Systems) è un'azienda sana, conti in attivo e bilancio economico positivo; e proprio dall'ultimo bilancio disponibile relativo all'anno 2007, emerge che AMS ha chiuso i conti in sostanziale pareggio fatturando circa 110 milioni di euro, il tutto in piena crisi Alitalia. Nonostante ciò, AMS rischia di chiudere;
lo scorso anno per salvare la compagnia di bandiera e la maggioranza dei suoi dipendenti, e per «salvaguardare» l'italianità della società, il Ministero dell'economia ha dato mandato al Commissario straordinario di trovare un acquirente per Alitalia. Affinché l'operazione andasse in porto, il Commissario scelse di spezzettare la società. Gli asset produttivi di Alitalia, poi rilevata dalla cordata di imprenditori guidata da Colaninno, vennero messi in vendita mentre, per tutti i debiti e le divisioni in perdita, è stata costituita una bad company, nella quale è finita anche Alitalia servizi e le altre società controllate dalla stessa, quindi anche l'AMS;
in data 30 aprile 2009 è scaduto il bando di gara pubblico di vendita di Alitalia Maintenance Systems ma le offerte presentate, secondo i dipendenti dell'azienda, avevano solo intenti speculativi, privi di alcun interesse circa la valorizzazione della società che vanta tra l'altro il primato italiano per questo genere di manutenzioni, certificata ai più alti livelli internazionali. È inimmaginabile che uni compagnia aerea riesca a volare senza sottoporre a revisione periodico i motori dei propri aerei;
dal 12 gennaio 2009, giorno del passaggio ufficiale di Alitalia a Cai, sono stati mandati in manutenzione soltanto quattro motori. Pare inoltre che la politica di Cai sia volta esclusivamente all'abbattimento dei costi; a dimostrazione di ciò quanto accaduto lo scorso 12 aprile. In tale data, infatti, scaduto il contratto in house con AMS, i vertici della Compagnia Aerea Italiana non hanno provveduto al rinnovo dello stesso;
si è assistito a qualche tentativo di esternalizzare alcuni servizi, ma con scarsissimi risultati, come dimostra quanto avvenuto qualche mese fa, quando Cai ha fatto curare la manutenzione di un aeroplano da una società turca. L'aeromobile è stato mandato in Turchia, con evidenti costi di carburante, ma, non bastasse ciò, ritornato in Italia, l'aereo ha manifestato maggiori guasti di quanti non ne avesse precedentemente, dovendo di conseguenza procedere ad una nuova revisione, ma stavolta in Italia;
mandare all'estero un motore o un aereo in manutenzione presenta notevoli costi. Cominciando dal dover far viaggiare l'aeromobile vuoto, passando per il notevole costo del carburante, fino a giungere ad un intero equipaggio impiegato per tale viaggio. Dunque, in termini economici, risulta evidente quanto sia sconveniente effettuare la manutenzione all'estero;
dal 1o maggio 2009 i 370 dipendenti di AMS sono in Cassa integrazione continuativa e, forse, riprenderanno a lavorare dal 20 maggio con tutte le problematiche che ne conseguono: l'Inps non paga loro i contributi e molti di questi dipendenti, per forza di cose, sono finiti nelle cosiddette black list delle banche;
è da evidenziare che il 14 settembre 2008 il Governo ha sottoscritto con le organizzazioni dei lavoratori Alitalia un accordo con il quale Cai si impegnava a mantenere la continuità delle attività di manutenzione pesante e della relativa occupazione, attraverso l'individuazione da parte del commissario, delle migliori offerte di acquisto e la stipula da parte di Cai di un contratto di fornitura di servizio a condizioni di mercato e, la partecipazione della stessa al capitale della società -:
se il Ministro, a conoscenza della situazione in cui versa Alitalia Maintenance

Systems, intenda assumere iniziative affinché venga rispettato l'accordo, al fine di salvaguardare un'azienda altamente qualificata a livello internazionale in ambito della sicurezza degli aeromobili.
(5-01431)

...

INTERNO

Interrogazioni a risposta scritta:

EVANGELISTI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
nonostante i divieti a diffonderlo sul web, si sta sempre più allargando in internet la platea del «gioco» giapponese RapeLay (da rape: stupro e replay: ripetuto) che consente a chi vi partecipa di simulare uno stupro;
chi vi partecipa prova la violenza e sente i pianti e le suppliche della donna e, malgrado ciò, non consente di vincere perché bisogna costringere le vittime ad abortire altrimenti se ne subisce la vendetta; ovviamente, vince chi riesce a portare a termine ogni tipo di violenza;
il «gioco» non si compra né su eBay né su Amazon perché, dopo grandi polemiche scoppiate in Paesi come Spagna, Irlanda e Germania, ne è stata vietata la vendita mentre Stati Uniti e Gran Bretagna sono riusciti a bandirlo dal web;
in compenso, il «gioco» si può scaricare e, come se non bastasse, anche modificare in modo da renderlo più violento;
unanimi sono le condanne nel frattempo intervenute dalla società civile e non solo -:
quali urgenti iniziative intenda adottare per mettere al bando questo videogioco e ove possibile per oscurare quei siti che ancora consentono di poterlo scaricare.
(4-03047)

LO MONTE, COMMERCIO, LATTERI e LOMBARDO. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
nel comune di Acquedolci (Messina) in data 27 aprile 2009 otto consiglieri comunali di Acquedolci, Benedetto Crivillaro, Benedetto Spitaleri, Giovanni Fontana, Daniela Zingale, Calogero Carcione, Salvatore Natoli, Giovanna Re e Graziella Pintaudi rassegnavano le dimissioni;
la contestualità di dette dimissioni è stata immediatamente contestata dai consiglieri comunali non dimissionari, non ricorrendo i presupposti di cui all'articolo 141 del Testo unico delle leggi degli enti locali (decreto legislativo n. 267 del 2000), e dell'articolo 11 della legge regionale n. 35 del 1997, non sussistendo la fattispecie delle dimissioni contestuali, inoltrando nel contempo richiesta di convocazione urgente del consiglio comunale indirizzata al Presidente del Consiglio comunale ed al Prefetto di Messina;
il Presidente del consiglio comunale ha tempestivamente provveduto alla convocazione del Consiglio;
successivamente l'Assessorato alla famiglia ed alle autonomie locali della Regione siciliana faceva pervenire una nota in data 30 aprile 2009 con la quale si riteneva inibito il Consiglio comunale dal compiere ulteriori adempimenti;
tale nota è stata contestata dai consiglieri comunali, con ulteriore missiva inviata per conoscenza anche al Prefetto di Messina, rimasta senza riscontro;
come sopra detto, il Presidente del consiglio comunale ha proceduto alla convocazione del Consiglio per il 2 e il 3 maggio 2009;
siffatta convocazione parrebbe esser stata ostacolata dai funzionari del Comune di Acquedolci;

è stata effettuata una specifica denuncia all'autorità giudiziaria per abuso d'ufficio e falso ideologico contro ignoti;
in data 2 maggio 2009 il Presidente del consiglio comunale è stato contattato dalla Questura di Messina e dal Commissariato di pubblica sicurezza di Sant'Agata di Militello, ed allo stesso è stato notificato un «verbale di diffida a tenere riunione in luogo pubblico ai sensi dell'articolo 18 del TULPS per i giorni 2 e 3 maggio 2009 per non avere dato il dovuto avviso almeno tre giorni prima al signor Questore della Provincia di Messina. In difetto sarà deferito alla competente Autorità Giudiziaria»;
tale provvedimento, emesso dalla Questura di Messina e dal Commissariato di Sant'Agata di Militello, ha come destinatario un cittadino che esercita una pubblica carica e precisamente quella di Presidente del Consiglio comunale di Acquedolci al quale è stato inibito di essere presente alla data di prima convocazione del Consiglio comunale ed alla seconda, nonché di esercitare i diritti riconosciuti dalla Costituzione italiana;
gli altri consiglieri comunali non hanno potuto esercitare il loro mandato elettorale e le loro pubbliche funzioni, in quanto il Municipio è rimasto chiuso nonostante la diramazione degli inviti di convocazione del civico consesso;
gli organi di stampa ed emittenti televisive locali hanno diffuso approfondite notizie sulla vicenda di Acquedolci, ipotizzando che il presunto scioglimento del Consiglio comunale potesse essere stato organizzato dalla maggioranza e dall'amministrazione comunale attiva per eludere ed impedire il controllo istituzionale demandato al Consiglio comunale, il tutto ai danni della minoranza e dell'intera collettività acquedolcese;
tali fatti sembra tendano a sovvertire i principi di diritto e le prerogative democratiche delle Istituzioni locali, con grave danno all'immagine ed alla rilevanza sostanziale delle medesime istituzioni e dello Stato -:
quali siano i fatti ed i provvedimenti adottati dalla Prefettura di Messina, dalla Questura di Messina, e dal Commissariato di Sant'Agata di Militello in riferimento alle dimissioni dei consiglieri comunali di Acquedolci, ai comportamenti ed alle omissioni del personale di Segreteria dell'amministrazione comunale.
(4-03051)

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ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazioni a risposta scritta:

EVANGELISTI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
il personale dell'Istituto Barsanti-Salvetti di Massa è in stato di agitazione per i tagli generalizzati previsti in tutte le scuole come diretta conseguenza della riduzione delle risorse in finanziaria;
in particolare, la preoccupazione maggiore nelle diverse sedi dell'Istituto professionale riguarda i tagli al numero delle classi dei corsi diurni di entrambe le sedi che porterebbe a un conseguente innalzamento del numero di alunni per classe anche in presenza di studenti disabili; l'eliminazione delle classi dei corsi serali, nel disinteresse per le aspettative dei lavoratori che vi ricorrono e che vedrebbero interrotto così il loro percorso formativo e la soppressione delle classi nella sede del locale Istituto di pena -:
se sia a conoscenza dello stato di agitazione e quali provvedimenti intenda adottare per assicurare il riconoscimento del diritto allo studio; se non ritenga che, con particolare riferimento alla disabilità, quanto paventato in premessa non sia in contrasto con tutte le norme di una corretta didattica e di una efficace politica di sicurezza nelle scuole.
(4-03046)

HOLZMANN. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
dall'inizio dell'anno scolastico la scuola in lingua italiana della provincia di Bolzano è priva del sovrintendente scolastico;
la mancata intesa tra il Ministero e la Provincia Autonoma di Bolzano ha portato ad una gestione commissariale della scuola in lingua italiana, affidata ad un funzionario amministrativo;
tale situazione sta causando danni alla scuola di lingua italiana che non ha avviato alcuna innovazione o sperimentazione, limitandosi a rinnovare o prorogare quelle precedenti;
l'ultimo fatto, estremamente grave, è la stampa delle pagelle scolastiche alle quali è stata tolta l'intestazione «Repubblica italiana» ed il relativo stemma, lasciando solo la dicitura «Provincia Autonoma di Bolzano»;
nella predisposizione della relativa delibera della Giunta Provinciale, la Sovrintendenza scolastica in lingua italiana non ha neppure segnalato all'Assessore competente la cancellazione e così la delibera è stata approvata dalla Giunta -:
cosa intenda fare il Ministro in ordine all'intesa con la Provincia Autonoma di Bolzano per giungere alla nomina di un nuovo sovrintendente scolastico;
quali siano gli aspiranti a detto incarico e quale sia la loro esperienza in qualità di dirigenti scolastici;
come intenda comportarsi in relazione alla cancellazione della dicitura «Repubblica Italiana» e del relativo stemma dalle pagelle scolastiche della provincia di Bolzano.
(4-03049)

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LAVORO, SALUTE E POLITICHE SOCIALI

Interrogazioni a risposta immediata:

TABACCI, VIETTI, VOLONTÈ, GALLETTI, RAO, DELFINO, COMPAGNON, CICCANTI, NARO, OCCHIUTO e LIBÈ. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
i dati contenuti nel rapporto 2008 dell'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse) sulla tassazione dei salari e sulle retribuzioni dei Paesi collocano l'Italia al ventitreesimo posto nella classifica delle trenta economie appartenenti all'organizzazione, con un salario annuo netto di 21.374 dollari;
se si considerasse unicamente il salario lordo, la situazione non cambierebbe di molto, posizionando l'Italia al 22o posto, a causa di retribuzioni lorde medie più basse rispetto a quelle francesi o tedesche, per esempio;
il progressivo declino dei salari in Italia rispetto ai Paesi europei, segnalato dall'Ocse (in media la busta paga italiana è circa il 17 per cento più leggera di quella europea), è imputabile ad una serie di fattori: innanzitutto l'onerosità del cuneo fiscale, pari al 46,5 per cento, anche se inferiore a quello di Francia (49,2 per cento) e Germania (52 per cento), che partono, però, da retribuzioni lorde ben più alte;
il minor potere d'acquisto penalizza, soprattutto, le famiglie con figli, che aspettano ancora il quoziente familiare annunciato dal Governo in campagna elettorale, ma di cui si sono perse le tracce;
il dato italiano sconta anche la presenza di situazioni molto diverse tra le aree del Paese: spesso i lavoratori del Nord hanno retribuzioni che sono uguali o superiori a quelle del resto d'Europa, mentre al Sud si registrano cifre molto inferiori;

l'altro fattore determinante è la presenza di una forza lavoro non qualificata, che genera bassa produttività rispetto agli altri Paesi;
per il Ministro interrogato, la colpa del mancato adeguamento dei salari registrata dall'Ocse è «della sinistra e del sindacato ideologizzato», «prigionieri di una borghesia parassitaria e cialtrona»: un'interpretazione riduttiva del fenomeno che andrebbe aggredito con strumenti e risorse adeguati alla sua gravità;
le aspettative degli imprenditori sull'occupazione, intanto, prevedono una riduzione degli organici nei prossimi sei mesi, soprattutto nel comparto metalmeccanico, che rappresenta l'ossatura del sistema industriale italiano -:
quali misure concrete il Governo intenda adottare per sostenere i lavoratori italiani costretti a fronteggiare la crisi economica con redditi inferiori ai loro colleghi europei e con un potere d'acquisto che penalizza, soprattutto, le famiglie con figli.
(3-00531)

PALADINI, BORGHESI, DONADI e EVANGELISTI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
risulta dall'ultimo rapporto dell'Ocse che i redditi da lavoro italiani sono tra i più bassi tra i trenta Paesi più sviluppati, collocandosi al ventitreesimo posto. In Europa occidentale solo in Portogallo esistono salari più bassi;
nell'ambito Ocse, solo i redditi dei salariati dell'Est Europa, dei messicani e dei turchi sono più bassi dei nostri;
lo stipendio netto di un lavoratore single italiano è pari a tre quarti della media dei 15 Paesi della vecchia Unione europea;
nel 1995 il reddito italiano pro capite era superiore di circa il 4 per cento a quello medio relativo ai 15 Paesi dell'Unione europea; nel 2008 è, invece, sceso sotto la media di circa il 10 per cento: in pratica, «l'italiano medio» si è impoverito quasi dell'un per cento all'anno in rapporto agli altri appartenenti all'Unione europea;
senz'altro il «cuneo fiscale», la differenza fra il costo del lavoro per l'azienda e quanto concretamente incassa il lavoratore, incide molto nel nostro Paese, anche per l'alto livello della pressione fiscale che si esercita sui redditi da lavoro, in conseguenza dell'ampiezza dell'evasione fiscale che impone circa 9 punti percentuali di pressione fiscale in più ai contribuenti fiscalmente onesti;
da anni non viene restituito, neanche parzialmente, il drenaggio fiscale, mentre è stato calcolato che nel 2008 la differenza tra quanto il contribuente paga e quanto pagherebbe, senza l'aumento dell'aliquota media indotto dall'inflazione, è pari a 3,7 miliardi di euro;
il mancato recupero del fiscal drag ha pesato, secondo la Banca d'Italia, per 2/3 sulla perdita del potere d'acquisto degli ultimi 5 anni. In altre parole i lavoratori hanno perso 1.182 euro dal 2002 al 2008 (dati Ires Cgil);
la Banca d'Italia, tramite l'indagine sui bilanci delle famiglie italiane, evidenzia che nel 2000-2006 il reddito delle famiglie con capofamiglia dipendente, in termini reali, è rimasto stabile rispetto ad una crescita del 13,6 per cento di quelle con capofamiglia autonomo: vi è, dunque, anche un problema reale di distribuzione dei redditi;
incide altrettanto, se non in misura maggiore, l'esteso utilizzo strumentale delle tipologie di contratti di lavoro cosiddetto «flessibile», che hanno reso precarie le condizioni di vita e salariali di milioni di lavoratori subalterni nel nostro Paese;
per mettere riparo alla crisi finanziaria agli Stati è stato richiesto un intervento di enorme entità a favore degli istituti di credito;

ma la crisi finanziaria è oramai diventata una vera e propria crisi economica: nei tre mesi del 2009 il prodotto interno lordo è diminuito rispetto allo stesso periodo del 2008 del 5,9 per cento;
la crisi economica attuale incide pesantemente sui redditi delle famiglie: in Europa il tasso di disoccupazione si avvia a diventare pari al 10 per cento;
il rilancio dei consumi, invocato dal Presidente del Consiglio dei ministri come principale strumento anticrisi, appare inevitabilmente legato ad una maggiore stabilizzazione del reddito, la cui costante precarizzazione ha contratto in maniera notevole spese ed investimenti, mentre la deregolamentazione del mercato del lavoro, in assenza dei necessari investimenti, non ha generato flessibilità ma precarietà;
il ricorso alla flessibilità non può essere utilizzato come uno strumento per abbassare i costi del lavoro -:
quali iniziative intenda assumere per migliorare i livelli retributivi dei lavoratori italiani tramite misure economiche a favore dei medesimi sia sul piano fiscale, restituendo il fiscal drag e riducendo il cuneo fiscale, sia attraverso l'estensione degli ammortizzatori sociali, sia assumendo iniziative volte a limitare l'utilizzo strumentale delle tipologie di lavoro atipico.
(3-00532)

CICCHITTO, BOCCHINO e SALTAMARTINI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
nella classifica Ocse relativa ai salari medi netti annui dei lavoratori, l'Italia occupa il 23o posto a causa di retribuzioni lorde contenute e, soprattutto, per il forte peso del cuneo fiscale e contributivo sui salari, rispetto al quale il Paese è ai livelli alti della graduatoria;
il preoccupante dato ha sollecitato un serio confronto sui possibili correttivi ad una situazione determinata anche da errate scelte del passato (l'eccessiva centralizzazione del modello contrattuale, ad esempio, ha dato luogo a bassi salari, bassa produttività ed alto costo del lavoro per unità di prodotto);
tra le possibili soluzioni ipotizzate, oltre alle misure di detassazione delle voci retributive riferite alla produttività e alla qualità del lavoro attuate e confermate dal Governo, particolare rilievo sembrano assumere la valorizzazione del nuovo accordo sulla struttura della contrattazione di lavoro e l'individuazione di forme di partecipazione dei dipendenti agli utili d'impresa, che consentirebbero ai lavoratori di vedere riflessa in misura significativa nel proprio salario la parte positiva del rischio d'impresa;
tale soluzione, nel cui ambito un determinante ruolo spetta alle parti sociali, avrebbe effetti positivi sui livelli retributivi, sulla produttività e sulle prospettive di ripresa della nostra economia -:
quali iniziative intenda assumere il Governo per collegare il reddito dei lavoratori ai risultati economici effettivamente conseguiti dalle imprese, al fine di rilanciare lo sviluppo del sistema economico nazionale ed incentivare la produttività del lavoro.
(3-00533)

COTA, LUCIANO DUSSIN, DAL LAGO, REGUZZONI, ALESSANDRI, ALLASIA, BITONCI, BONINO, BRAGANTINI, BRIGANDÌ, BUONANNO, CALLEGARI, CAPARINI, CHIAPPORI, COMAROLI, CONSIGLIO, CROSIO, D'AMICO, DOZZO, GUIDO DUSSIN, FAVA, FEDRIGA, FOGLIATO, FOLLEGOT, FORCOLIN, FUGATTI, GIBELLI, GIDONI, GIANCARLO GIORGETTI, GOISIS, GRIMOLDI, LANZARIN, LUSSANA, MACCANTI, LAURA MOLTENI, NICOLA MOLTENI, MONTAGNOLI, MUNERATO, NEGRO, PAOLINI, PASTORE, PINI, PIROVANO, POLLEDRI,

RAINIERI, RIVOLTA, RONDINI, SALVINI, SIMONETTI, STEFANI, STUCCHI, TOGNI, TORAZZI, VANALLI e VOLPI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 16 della Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo, adottata in sede Onu il 10 dicembre 1948, definisce la famiglia nucleo fondamentale della società e dello Stato e come tale deve essere riconosciuta e protetta;
il combinato disposto degli articoli della Costituzione 29 (famiglia società naturale fondata sul matrimonio) e 31 (La Repubblica agevola con misure e altre provvidenze la formazione della famiglia (...) con particolare riguardo alle famiglie numerose) enuncia in modo inequivocabile il regime preferenziale che deve avere la famiglia, quale nucleo fondamentale della società;
la famiglia, nonostante in questi ultimi anni abbia subito gli attacchi di una politica tesa alla sua disgregazione, rappresenta sostanzialmente ancora il pilastro su cui si fondano le comunità locali, il sistema educativo, le strutture di produzione di reddito, il contenimento delle forme di disagio sociale;
si è chiamati a prendere esempio dalle politiche messe in atto in questi anni in altri Paesi europei; tra tutti, la Francia che in pochi anni è riuscita ad invertire il trend demografico negativo, grazie ad interventi mirati a considerare la famiglia parte integrante dello Stato, al centro di una politica di sicurezza sociale;
l'autonomia impositiva regionale e locale disegnata dalla nuova legge delega sul federalismo fiscale (legge n. 42 del 2009) è diretta a superare la logica dei trasferimenti vincolati ad alto tasso di burocrazia e a basso tasso d'incidenza sullo sviluppo reale e ad aprire così una nuova stagione anche per la tutela della famiglia. Questa nuova autonomia regionale e locale sarà, infatti, guidata in base ai principi di coordinamento, che, ai sensi dell'articolo 119, secondo comma, della Costituzione, sono elencati all'articolo 2 della legge delega. Tra questi è utile qui ricordare quello del favor familiae, che dispone: «individuazione di strumenti idonei a favorire la piena attuazione degli articoli 29, 30 e 31 della Costituzione, con riguardo ai diritti e alla formazione della famiglia e all'adempimento dei relativi compiti». Si tratta di principi altamente innovativi che connotano questa riforma del federalismo fiscale nella direzione di un maggiore riconoscimento fiscale dei carichi familiari e, quindi, nella direzione di una maggiore attuazione di quel favor familiare, che orienta il nostro dettato costituzionale;
il gruppo parlamentare della Lega Nord ha presentato una proposta di legge (Atto Camera n. 664), che intende affrontare in maniera sistematica la prima e più importante esigenza della famiglia: quella di esistere conferendo piena attuazione all'articolo 31 della Costituzione, il quale sancisce che «la Repubblica agevola con misure economiche e altre provvidenze economiche la formazione della famiglia e l'adempimento dei compiti relativi». È triste ammetterlo, ma tale principio fondamentale sancito dalla Carta costituzionale non ha mai trovato un'appropriata attuazione;
l'obiettivo principale che si intende perseguire con l'approvazione della proposta di legge presentata dal gruppo parlamentare della Lega Nord è, infatti, quello di incentivare la natalità attraverso una serie di strumenti che intervengano nella fascia d'età più delicata del bambino (fino al compimento del terzo anno di età): sostenere la famiglia quale nucleo fondamentale della società; incentivare la natalità attraverso strumenti di sostegno economici; affermare il principio di sussidiarietà orizzontale e verticale e il riconoscimento del ruolo di rappresentanza delle associazioni familiari; riconoscere il concepito quale componente a tutti gli effetti della famiglia; assicurare libertà di scelta alle famiglie nell'individuazione dei servizi per la prima infanzia e per tutti gli altri beni e servizi necessari alla cura e all'assistenza dei figli minori; introdurre un

sistema fiscale basato sul quoziente familiare; riformare i consultori familiari, al fine di dimostrare nei fatti una particolare attenzione e sensibilità ai diritti dei minori e della famiglia, tutelando il valore sociale della genitorialità e del concepito;
nel nostro Paese il sistema fiscale continua ad operare come se la capacità contributiva delle famiglie non sia influenzata dalla presenza di figli e dall'eventuale scelta di uno dei due coniugi di dedicare parte del proprio tempo a curare, crescere ed educare i figli. Mentre di norma in tutti gli altri Paesi europei a parità di reddito la differenza tra chi ha e chi non ha figli a carico è consistente;
il sistema di tassazione deve essere riformulato sulla base del quoziente familiare; tale sistema permetterà, finalmente, di lasciare a disposizione del nucleo familiare una maggiore disponibilità di reddito, ponendo fine all'iniqua penalizzazione a cui è sottoposta dall'attuale sistema fiscale;
investire nelle politiche familiari significa, pertanto, investire sulla qualità della struttura sociale e, di conseguenza, sul futuro stesso della nostra società. Tali interventi richiederanno uno sforzo economico rilevante, ma dovuto poiché prioritario;
nel Libro bianco sul welfare, recentemente pubblicato dal ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali, si afferma: «le politiche di welfare devono favorire la famiglia (...) lo strumento primario dovrà essere una regolazione fiscale premiale e proporzionata alla composizione del nucleo familiare» -:
quali misure concrete il Ministro interrogato intenda assumere, anche alla luce delle linee programmatiche del libro bianco, al fine di adottate in tempi brevi misure dirette al sostegno della natalità e della famiglia, in particolar modo per i nuclei familiari con persone diversamente abili, al fine di invertire il trend demografico negativo che vede l'Italia tra i Paesi europei e mondiali con il più basso tasso di natalità.
(3-00534)

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POLITICHE AGRICOLE, ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

XIII Commissione:

CATANOSO e BECCALOSSI. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
con decreto ministeriale 26 luglio 1995 nasce l'attrezzo di pesca denominato «ferrettara», appartenente al genus delle «reti da posta derivanti»;
con decreto ministeriale 14 ottobre 1998 vengono stabilite le modalità tecniche di utilizzazione dell'attrezzo denominato «ferrettara»;
il decreto ministeriale 16 aprile 2003 statuiva la dismissione della rete di posta derivante e autorizzava, al fine di proseguire l'attività di pesca, l'attrezzo di posta e la ferrettara;
a giudizio degli interroganti questi attrezzi sono, ad oggi, inutilizzabili o inefficaci in quanto, considerate le limitazioni imposte dal decreto ministeriale 24 maggio 2006, la nostra marineria è destinata al fallimento commerciale in quanto non riesce a produrre alcun reddito, nemmeno quello di sopravvivenza;
una soluzione al problema di sopravvivenza della nostra marineria potrebbe essere, a giudizio degli interroganti, quello di rivedere, in termini di interpretazione autentica, l'esatta portata del decreto-legge n.59 del 2008 che specifichi che l'uso dell'attrezzo possa essere consentito ad una distanza dalla costa pari alla limitazione che il mezzo nautico e la licenza implicano;

un segnale rivolto alla nostra marineria potrebbe essere quello di consentire, sia pure in via accidentale, la pesca delle specie ittiche come l'alalunga di cui all'Allegato VIII del Regolamento (CE)894/97 così come novellato dal Regolamento (CE)1239/98;
un ulteriore segnale alla nostra marineria, a giudizio degli interroganti, potrebbe essere, inoltre, quello di consentire l'imbarco di un pezzo di rete soprattutto a quelle imbarcazioni oltre le 10 tonnellate di stazza, pari tino al 30 per cento della lunghezza dell'attrezzo al solo fine di consentire le riparazioni d'urgenza dello stesso -:
quali provvedimenti intenda adottare per venire incontro alle legittime esigenze e richieste della marineria italiana esposte in premessa.
(5-01434)

FIORIO e OLIVERIO. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
nei giorni 27 e 28 aprile 2009 molte zone del Basso Piemonte nelle Province di Cuneo, Asti, Alessandria e della Lombardia, nella provincia di Pavia, ancora una, volta sono state duramente colpite da eventi alluvionali e da un ingente numero di frane e smottamenti con la conseguente distruzione delle colture autunnali e primaverili, perdita delle scorte, danni agli allevamenti, alle strutture, agli impianti, ai macchinari, alle attrezzature e alle abitazioni;
dopo le tragica alluvione del 1994 furono costruite alcune opere per proteggere persone, città e paesi, tuttavia il lavoro di messa in sicurezza di questo territorio è sicuramente insufficiente anche per il numero crescente di situazioni di criticità e di danno che si crea in misura crescente di anno in anno;
questo territorio risulta già fortemente colpito dagli eventi atmosferici e dalle seguenti esondazioni del giugno 2008, dai danni provocati dalle straordinarie nevicate dello scorso gennaio e ora dalle fondazioni e dal grande numero di frane che stanno martoriando le culture in collina;
le aziende agricole di queste terre, fiore all'occhiello delle produzioni agricole e zootecniche del paese rischiano, in una già drammatica crisi economica come mai si è vista negli ultimi cinquant'anni, di non riuscire a far fronte ai danni subiti e dunque di chiudere l'attività;
la Regione Piemonte unitamente alle Organizzazioni di categoria agricole ha chiesto, oltre la dichiarazione immediata dello stato di calamità, al Governo immediati e concreti aiuti;
l'applicazione della legge n. 102 del 2004 che esclude il vincolo della percentuale minima della produzione lorda vendibile come successo nel 1994;
come previsto dallo Statuto del Contribuente all'articolo 9 della legge n. 212 del 2000, la sospensione per un congruo periodo di tempo di tutti i pagamenti relativi a imposte, tasse e tributi sia quelli volontari periodici che quelle coattivi;
la sospensione del pagamento dei contributi previdenziali, assistenziali e del premio delle assicurazioni contro gli infortuni e le malattie professionali;
la sospensione del pagamento delle rate di mutuo e possibilità di rinegoziazione degli stessi, in quanto l'alluvione è causa di forza maggiore;
la rilocalizzazione dei centri aziendali, come è avvenuto nel 1994 nei comparti dell'artigianato, del commercio e dell'industria, con incentivi concreti a fondo perduto; possibilità di ricostruire argini a difesa del centro aziendale; inserimento nell'attuale sistema assicurativo dell'evento catastrofico dell'alluvione limitatamente a queste aree, con significativo contributo della polizza a carico dello Stato; completamento immediato del pagamento delle

indennità di esproprio relative alla costruzione di argini non ancora ultimate dopo il 1994 -:
quale sia l'applicazione e l'estensione della legge n. 35 del 1995 al settore agricolo. Legge peraltro mai utilizzata che istituisce, attraverso l'addizionale all'imposta di bollo sugli invii degli estratti conto bancari, un fondo per la messa in sicurezza del territorio e delle aziende nelle aree individuate da tale legge;
quali siano gli intendimenti del Ministro sui gravi danni provocati da questa ulteriore alluvione, e cosa intenda concretamente fare il Governo per queste terre soggette a continui eventi atmosferici avversi, e, soprattutto con riferimento alle proposte che i territori pongono per un, concreto ed immediato aiuto, anche in considerazione del momento di particolare crisi del settore, nella cornice più generale delle difficoltà economico-finanziarie del Paese.
(5-01435)

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PUBBLICA AMMINISTRAZIONE E INNOVAZIONE

Interrogazioni a risposta scritta:

LUPI. - Al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione. - Per sapere - premesso che:
nel pubblico impiego il criterio di rappresentatività delle organizzazioni sindacali per la partecipazione ai tavoli di contrattazione nazionale e di seguito decentrata viene «pesato», sin dall'anno 1998, attraverso il duplice criterio del dato elettorale delle elezioni RSU che si svolgono ogni tre anni e del dato associativo con il conteggio delle deleghe ogni due anni;
requisito essenziale per il riconoscimento della rappresentatività e quindi per la fruizione delle prerogative sindacali e della partecipazione ai tavoli di trattativa è il raggiungimento della percentuale del 5 per cento mixando il complesso dei due dati soprarichiamati;
attualmente sono in corso le procedure inerenti al biennio economico 2008 - 2009 ed è stata siglata la relativa ipotesi di accordo quadro che deve essere verificato in Consiglio dei ministri e poi vistato dalla Corte dei conti, prima della sottoscrizione definitiva;
in tale contesto si lamenta che nel Comparto Regioni e Autonomie Locali si è proceduto, da parte del comitato paritetico costituito presso l'ARAN e composto dai rappresentanti delle confederazioni sindacali rappresentative oltre che dai funzionari dell'Agenzia, una vera e propria discriminazione a danno del Coordinamento sindacale autonomo (CSA);
gli atti tesi a far mancare al CSA il criterio di organizzazione sindacale maggiormente rappresentativa si sono palesati nel mancato riconoscimento dei passaggi statutari finalizzati come prevede il CCNQ del 24 settembre 2007, che ha integrato il CCNQ del 7 agosto 1998 che, all'articolo 6, ha stabilito che a decorrere dall'accertamento della rappresentatività del biennio 2008-2009, non possono essere tenuti in considerazione patti di affiliazione e altre forme aggregative tra sigle sindacali che non diano luogo alla creazione di un nuovo soggetto (o alla effettiva «incorporazione-fusione» parziale o totale di un soggetto sindacale in un altro);
il CSA, che è sempre stato riconosciuto rappresentativo in tutti i precedenti momenti accertativi a partire dal 1997, ha ottemperato al disposto dell'articolo 6, stabilendo la diretta titolarità delle deleghe in capo al soggetto misurato per la rappresentatività, riunendo le organizzazioni sindacali finora aderenti e procedendo al conferimento delle rispettive deleghe sotto l'unica sigla del CSA, soggetto ormai divenuto unico anche a seguito dell'applicazione delle necessarie modifiche statutarie, peraltro riconosciute dalla stessa ARAN;

se non vi sono stati problemi nell'attribuzione di un dato elettorale alle elezioni di novembre 2007 a favore del CSA pari al 5,50 per cento (con ben oltre 23.000 voti), quindi abbondantemente superiore alla soglia prevista, d'altra parte il Comitato Paritetico ha proceduto ad una «disaggregazione» del dato associativo. In tal modo il CSA, che poteva vedersi certificate almeno 16.000 deleghe provenienti dal computo delle 14 associazioni sindacali definitivamente confluite, ha visto operato un taglio delle stesse valutabile attorno alle 12.000 unità che non ha quindi consentito il raggiungimento della soglia numerica del 5 per cento, requisito essenziale per il riconoscimento della rappresentatività. A parere dell'interrogante le motivazioni addotte dall'Aran appaiono pretestuose e prive di fondamento e tendenti unicamente ad escludere dalle trattative di comparto l'unica Organizzazione Sindacale Autonoma avente i numeri e capacità per la partecipazione alle trattative, lasciando il monopolio del settore unicamente alle tre organizzazioni sindacali «classiche» CGIL - CISL - UIL minando pertanto ogni criterio di pluralità sindacale e i principi di democrazia ai quali lo stesso CSA si è sempre attenuto -:
quali iniziative intenda adottare il Governo per verificare le procedure seguite in ordine al particolare «accanimento» che è stato messo in atto nei confronti del CSA;
come intenda assicurare il rispetto delle regole della democrazia nei confronti di una Organizzazione che ha adempiuto correttamente ai passaggi statutari previsti dal CCNQ del 24 settembre 2007.
(4-03053)

BOCCI. - Al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 26 del decreto-legge n. 112 del 2008 prevede la soppressione, entro 60 giorni dall'entrata in vigore della legge di conversione, di una lunga serie di enti pubblici non economici con meno di 50 addetti;
in questo lungo elenco figurano molti enti inutili e altri che rappresentano invece da molti anni l'eccellenza del Paese in campo culturale, scientifico e storico;
rischiano in questo modo di scomparire la Fondazione Festival dei Due Mondi di Spoleto, l'Accademia dei Lincei e il Museo storico della Liberazione di Via Tasso a Roma;
saranno esclusi da tale soppressione, ai sensi del citato articolo 26, gli enti indicati in appositi decreti ministeriali -:
quali provvedimenti il Ministro intenda adottare per evitare la soppressione degli enti sopra citati e porre rimedio a questo provvedimento assolutamente discutibile.
(4-03054)

RUVOLO. - Al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione. - Per sapere - premesso che:
il decreto-legge n. 112/2008 avente per oggetto: «Disposizioni urgenti per lo sviluppo economico, la semplificazione, la competitività, la stabilizzazione della finanza pubblica e la perequazione tributaria», convertito dalla legge n. 133/2008, prevede all'articolo 26 lo scioglimento degli enti pubblici con una dotazione organica inferiore alle 50 unità;
con una circolare successiva il Ministero per l'amministrazione pubblica e l'innovazione ha individuato nel 20 novembre la data entro la quale i Ministeri dovevano provvedere al censimento degli enti con meno di 50 dipendenti;
alla data del 20 novembre 2008 sarebbero nove gli enti censiti e per i quali

non si è proceduto alla soppressione e tra questi risulterebbe anche la Fondazione Valore Italia -:
quali siano le finalità della suddetta Fondazione, quali attività essa abbia svolto, con quali risorse e con quale dotazione di organico;
se le stesse finalità possano essere svolte dalla pubblica amministrazione o da altri enti pubblici operanti nel settore e se la Fondazione Valore Italia non debba essere ricompresa tra gli enti da sopprimere come previsto dal decreto-legge 112/2008.
(4-03055)

MONTAGNOLI. - Al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 72 del decreto-legge n.112 del 2008, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 133 del 2008, ha introdotto nel nostro ordinamento il cosiddetto istituto dell'«esonero», ovvero la possibilità, nel triennio 2009-2011, per il pubblico dipendente di essere esonerato dal servizio nel quinquennio antecedente la maturazione dell'anzianità contributiva massima di 40 anni, a fronte di un trattamento economico pari al 50 per cento di quello complessivamente goduto (elevato al 70 per cento se nel medesimo periodo il soggetto svolga in modo continuativo ed esclusivo attività di volontariato, opportunamente documentata e certificata);
il citato articolo 72 recita testualmente che: «Per gli anni 2009, 2010 e 2011 il personale in servizio presso le amministrazioni dello Stato, anche ad ordinamento autonomo, le Agenzie fiscali, la Presidenza del Consiglio dei Ministri, gli Enti pubblici non economici, le Università, le Istituzioni ed Enti di ricerca nonché gli enti di cui all'articolo 70, comma 4, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, può chiedere di essere esonerato dal servizio nel corso del quinquennio antecedente la data di maturazione della anzianità massima contributiva di 40 anni»;
ai sensi dell'articolo 1, comma 2, del testo unico sul pubblico impiego (decreto legislativo n.165 del 2001) «Per amministrazioni pubbliche si intendono tutte le amministrazioni dello Stato, ivi compresi gli istituti e scuole di ogni ordine e grado e le istituzioni educative, le aziende ed amministrazioni dello Stato ad ordinamento autonomo, le Regioni, le Province, i Comuni, le Comunità montane, e loro consorzi e associazioni, le istituzioni universitarie, gli Istituti autonomi case popolari, le Camere di commercio, industria, artigianato e agricoltura e loro associazioni, tutti gli enti pubblici non economici nazionali, regionali e locali, le amministrazioni, le aziende e gli enti del Servizio sanitario nazionale, l'Agenzia per la rappresentanza negoziale delle pubbliche amministrazioni (ARAN) e le Agenzie di cui al decreto legislativo 30 luglio 1999, n. 300»;
in merito è intervenuta la circolare n. 10 del 20 ottobre 2008 della Presidenza del Consiglio - Dipartimento per la funzione pubblica, la quale, pur essendo indirizzata alle Amministrazioni pubbliche di cui all'articolo 1, comma 2, del decreto legislativo n. 165 del 2001, individua quali soggetti legittimati ad utilizzare la predetta facoltà dell'esonero «il personale in servizio presso le amministrazioni dello Stato, anche ad ordinamento autonomo, le agenzie fiscali, la presidenza del Consiglio dei ministri, gli enti pubblici non economici (Inps, Inail e così via), le università, le istituzioni ed enti di ricerca, nonché gli enti di cui all'articolo 70, comma 4, del decreto legislativo n. 165 del 30 marzo 2001»;
un'interpretazione letterale della norma induce a supporre che le amministrazioni interessate siano soltanto quelle indicate espressamente dalla legge relativamente al personale in servizio e che, dunque, sebbene non sia oggetto di esclusione espressa come il personale del comparto Scuola, il personale del comparto Enti locali non possa fruire di tale istituto in quanto tali amministrazioni pubbliche (gli Enti Locali) non sono tra le Amministrazioni

espressamente previste dal citato articolo 72 del decreto n. 112 del 2008 convertito, con modificazioni della legge n. 133 del 2008 -:
se l'interpretazione di cui in premessa è corretta e, in caso di risposta affermativa, per quali motivi il personale degli enti locali sia escluso dalla facoltà di cui all'articolo 72 del decreto n. 112 del 2008 convertito, con modificazioni, dalla legge n. 133 del 2008, tenuto conto che la finalità della norma è quella di consentire alle amministrazioni pubbliche - e dunque anche agli enti locali - una progressiva riduzione del numero dei dipendenti pubblici.
(4-03056)

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SVILUPPO ECONOMICO

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dello sviluppo economico, per sapere - premesso che:
a partire dall'anno 2009 l'Audiradio ha scelto di elevare da 24 a 30 i casi minimi necessari per la pubblicazione dei dati di ascolto rilevato, lasciando invariato il campione, costituito da 120.000 (centoventimila) interviste telefoniche;
come si legge sul comunicato stampa di Radio Lombardia del 23 aprile 2009, sulla scorta di questa considerazione, RCS ha presentato un esposto all'Agcom e all'Antitrust con il quale si chiede di verificare il sistema di rilevazione dei dati di ascolto radiofonici, sulla base della legge n. 249 del 1997 che prevede che la Commissione per i Servizi ed i Prodotti dell'Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni «curi le rilevazioni degli indici di ascolto, vigili sulla correttezza delle indagini ed effettui verifiche sulla congruità delle metodologie»;
tra i profili di illegittimità dell'attuale sistema, secondo RCS srl, sussistono il mancato espletamento della funzione di cura e vigilanza da parte dell'Agcom, la violazione del principio di indipendenza e neutralità tecnologica, poiché l'indagine è affidata a una società di diritto privato, e non da ultimo, un conflitto di interessi, contrario alla disciplina prevista. Gli amministratori della società Audiradio, infatti, sono i principali network radiofonici nazionali e le più importanti agenzie pubblicitarie. Una circostanza che configura un quadro di illegittima e contraddittoria sovrapposizione tra «rilevatori» e «rilevati», non garantendo la necessaria imparzialità;
l'azione intrapresa da RCS ha coinvolto anche l'Antitrust poiché i rilevamenti di ascolto hanno la capacità di determinare la struttura concorrenziale nella raccolta pubblicitaria, creando una posizione sempre più dominante dei network nazionali a scapito dell'emittenza locale -:
se non intenda adottare ogni iniziativa di sua competenza per far sì che sia rispettata, tutelata e valorizzata la preziosità delle emittenti radiofonici locali italiane.
(2-00388)
«Renato Farina, Volpi, Comaroli, Fugatti, Negro, Goisis, Soglia, Di Centa, Crosio, Marinello, Centemero, Laura Molteni, Polledri, Mussolini, Antonione, Vella, Biancofiore, Mazzoni, Galati, Lehner, Pianetta, Picchi, Pelino, Stracquadanio, Bertolini, Zacchera, Polidori, Bernini Bovicelli, Contento, Sbai, Paniz, Ascierto, Mistrello Destro, Bocciardo, Porcu, Paglia, Giammanco, Brigandì, Vanalli, Malgieri, Moles».

Interrogazione a risposta immediata:

COMMERCIO, LO MONTE, BELCASTRO, IANNACCONE, LATTERI, LOMBARDO, MILO e SARDELLI. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
la regione Sicilia da tempo attende che il Cipe trasferisca 4 miliardi di euro derivanti dal fondo per le aree sottoutilizzate;
ancora una volta l'8 maggio 2009 il Cipe ha rinviato senza alcuna motivazione plausibile il trasferimento di risorse essenziali per l'avvio o il completamento di interventi strutturali necessari e improcrastinabili per la Sicilia;
il Ministro interrogato, nei giorni precedenti alla riunione del Cipe, aveva accertato che l'istruttoria era stata completata e che, quindi, non vi erano ostacoli al trasferimento dei fondi per le aree sottoutilizzate alla regione Sicilia;
nel Meridione e, in particolare, in Sicilia l'economia è in ginocchio per una gravissima crisi infrastrutturale e i 4 miliardi di euro rappresenterebbero per gli imprenditori, i giovani e le famiglie, la certezza di programmi di sviluppo che contrastino concretamente l'abbandono della regione per motivi di lavoro;
il presidente della regione Sicilia, onorevole Raffaele Lombardo, nel commentare il mancato trasferimento di 4 miliardi di euro da parte del Cipe, ha parlato di abuso perpetrato nei confronti del popolo siciliano;
già in passato, nel 2007, presidenti di provincia e sindaci hanno dovuto manifestare per il reintegro di risorse destinate ai programmi di viabilità ed ancora oggi sarebbero pronti, insieme alla regione, a tornare a Roma a manifestare per l'immediato trasferimento delle risorse dei fondi per le aree sottoutilizzate alla Sicilia;
non è più ammissibile lo stillicidio nel drenaggio di risorse dei fondi per le aree sottoutilizzate al quale si è assistito in più provvedimenti, fino al decreto-legge per l'emergenza terremoto che destina dai 2 ai 4 miliardi di euro alla ricostruzione dell'Abruzzo -:
quali siano le motivazioni per il rinvio da parte del Cipe del trasferimento di 4 miliardi di euro alla Sicilia di fondi per le aree sottoutilizzate, vista l'improrogabilità del trasferimento delle citate risorse, quale sia la data precisa nella quale i citati fondi saranno trasferiti alla regione Sicilia.
(3-00529)

Interrogazione a risposta in Commissione:

COMPAGNON. - Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
i noti fatti attinenti il trasporto aereo nel nostro Paese stanno delineando una serie di aspetti in senso peggiorativo per i consumatori, per i contribuenti ed in generate per la mobilità dei cittadini, dal momento che appare ormai evidente che la fusione della compagnia Alitalia con il suo principale concorrente, ovvero AirOne, sta determinando - al di là del merito dell'intera operazione - una situazione di monopolio sostanziale e di incrementi tariffari del tutto incompatibili con i principi fondamentali detta disciplina antitrust;
i reiterati scioperi ed i disservizi del personale Alitalia, nonché le continue cancellazioni ed i sistematici ritardi dei voli della ex compagnia di bandiera stanno imprimendo alla predetta situazione di monopolio una inaccettabile accelerazione;
per i creditori e gli oltre quarantamila piccoli azionisti e obbligazionisti Alitalia risultano essere esiziali le conseguenze prima del crollo di oltre il 12 per cento del titolo Alitalia (aprile 2008), poi della sua sospensione dalle contrattazioni (giugno 2008) ed infine della richiesta da parte del Consiglio di amministrazione Alitalia della dichiarazione di insolvenza della medesima compagnia al Tribunale di

Roma (agosto 2008) con la pedissequa ammissione della compagnia stessa alla procedura straordinaria (settembre 2008);
da una decina d'anni non pochi dipendenti Alitalia percepivano le proprie retribuzioni sotto forma di quote in azioni, divenendo quindi azionisti, obbligazionisti o warrantisti non per libera scelta ma per una sostanziale imposizione del management societario;
nel corso di un'intervista rilasciata alla trasmissione Report del 12 ottobre 2008, il Commissario Fantozzi quantificava in 714 milioni di euro il monte obbligazioni Alitalia (più della metà in capo al Tesoro), avanzando forti perplessità circa la loro possibilità di riammissione, dato il numero altissimo di creditori insinuati al passivo della ex compagnia di bandiera;
su questo specifico aspetto si registra - ad opinione dell'interrogante - un'insufficiente attenzione da parte del Governo, il quale sta colpevolmente sottodimensionando tale fenomeno che, al contrario, presenta una notevole estensione e complessità che espone a gravissime ricadute quei risparmiatori che riposero a suo tempo fiducia nelle dichiarazioni rassicuranti del Governo, decidendo di non disinvestire i propri risparmi e che, successivamente alla sospensione del titolo Alitalia, si sono trovati nella più totale incertezza, peraltro aggravata dall'attuale crisi economico-finanziaria;
il passivo di Alitalia è stimato in circa 3,2 miliardi di euro alla data del commissariamento e al netto di incassi e storno debiti si valuta che al Commissario Fantozzi mancherà circa un miliardo e mezzo ai fini del rimborso totale dei creditori (grandi fornitori di carburante, aeroporti nazionali, vari consorzi, personale Alitalia in termini di Tfr, ferie, permessi eccetera) -:
se e con quali strumenti si intenda tutelare le decine di migliaia di incolpevoli cittadini che nel passato hanno acquistato le azioni Alitalia, investendo i propri risparmi di una vita e che hanno diritto di sapere perché questi titoli sono divenuti carta straccia.
(5-01430)

Interrogazioni a risposta scritta:

ZAZZERA. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
con l'accordo di cooperazione tra Italia e Francia in materia di nucleare e l'approvazione del Disegno di Legge recante disposizioni per lo sviluppo e l'internazionalizzazione delle imprese, nonché in materia di energia, il Governo ha avviato una nuova strategia energetica del Paese;
ai fini dell'attivazione della filiera di produzione di energia atomica, risulta che il Governo stia valutando una mappa ENEA disegnata negli anni 70, che prevede l'installazione di alcune centrali nucleari in Italia; tra queste una nella zona di Ostuni, in Puglia;
ciò desta grande preoccupazione perché, come dichiarato dall'Assessore regionale all'Ecologia Michele Losappio in un articolo del 13 maggio 2009 apparso su La Repubblica di Bari, la Puglia «verrà penalizzata finendo per far pagare di più a famiglie ed imprese l'energia che produce a causa delle carenze della rete di distribuzione del Mezzogiorno», soprattutto considerata l'abolizione della tariffa unica;
la Regione Puglia produrrebbe circa 8.000 Mw di energia, metà della quale da destinare al Paese;
con l'installazione di una centrale nucleare ad Ostuni la salute dei cittadini pugliesi verrebbe fortemente messa a repentaglio a causa del rischio radioattivo, inoltre la stessa si verrebbe a trovare in una delle zone più belle della Puglia per la presenza della città di Ostuni e della valle d'Itria che verrebbero gravemente compromesse, insieme all'indotto economico -:
se corrisponda al vero che il Governo stia valutando l'ipotesi di installare una centrale nucleare ad Ostuni (BR).
(4-03043)

FARINONE. - Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
da mesi il servizio di recapito postale in diversi comuni della nuova provincia di Monza e Brianza è fonte di notevoli problemi per gli utenti e ciò accade nonostante da tempo ormai la società Poste Italiane SpA assicuri, a parole, il proprio impegno per garantire l'efficiente recapito di pacchi, lettere e soprattutto bollette di pagamento;
in alcuni comuni la situazione è di assoluta gravità e numerose sono già state le interrogazioni parlamentari sull'argomento, fatto questo che ha reso ben noto agli interpellati il problema qui evidenziato;
tra i numerosi disagi patiti dai cittadini meritano di essere sottolineati quelli derivanti dalla ritardata o mancata consegna di bollettini e fatture, che produce inevitabili messe in mora e multe conseguenti;
sabato 16 maggio 2009 in un campo nei pressi del cimitero di Lentate sul Seveso alcuni cittadini hanno scoperto la presenza di cataste di corrispondenza abbandonata: centinaia di bollette Enel e Telecom, avvisi bancari, lettere, pacchi postali;
pare che la posta non recapitata avrebbe dovuto essere consegnata dalla società Tnt poste, nell'ambito di un piano di «esternalizzazione» del servizio deciso da Poste Italiane SpA -:
se i Ministri interrogati non intendano verificare in profondità cosa non funziona nella gestione del servizio postale in Brianza;
quali azioni i Ministri interrogati intendano adottare, e in quali tempi, nei confronti di Poste Italiane SpA per rimediare a questa incresciosa situazione che sta realmente ingenerando un forte e motivato senso di sfiducia e rabbia presso i residenti nella nuova provincia.
(4-03044)

EVANGELISTI. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere, premesso che:
è ormai da circa un anno che si teme per la sorte di 800 lavoratori dei Nuovi Cantieri Apuana (NCA), 200 direttamente assunti nei cantieri navali e altri 600 nell'indotto;
il 18 maggio si è tenuto uno sciopero di 24 ore che ne ha bloccato completamente la produzione ma la protesta minaccia di essere portata avanti a oltranza se non interverranno chiarimenti e rassicurazioni sul futuro dei cantieri stessi;
i lavoratori sono particolarmente preoccupati per le voci di una possibile vendita al Gruppo Mariotti di Genova che costruisce, un passaggio di proprietà che potrebbe comportare il licenziamento di 50 dei 200 dipendenti diretti e il passaggio dalla costruzione di navi a quella di imbarcazioni di diporto, eventualità sempre osteggiata dai lavoratori;
la vicenda, annosa e drammatica, deriva dalla decisione di vendere NCA presa da Invitalia (ex Sviluppo Italia), e prevista dalla finanziaria 2007, in quanto maggior azionista dei cantieri per conto del ministero interrogato;
a detta di lavoratori, sindacati e istituzioni, la vendita è dovuta al riassetto societario di Invitalia e non a una crisi dei cantieri ed è da tempo che chiedono di essere ascoltati e ricevere elementi di chiarezza -:
se sia a conoscenza delle importanti implicazioni in termini economici e umani che la vendita comporterebbe e delle concrete potenzialità della Nuovi Cantieri Apuania S.p.A;
quali passi intenda promuovere per favorire un chiarimento su una vicenda che si trascina da troppo tempo e consentire di fugare le voci che preoccupano i lavoratori circa il nuovo assetto societario dei cantieri e gli ipotetici compratori.
(4-03050)

BORGHESI. - Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
alcuni mezzi di informazione hanno pubblicato un rapporto riservato del Gruppo Fiat;
il rapporto riservato contiene il piano che Sergio Marchionne, Amministratore Delegato dei Gruppo, avrebbe presentato ai ministri del governo tedesco, e secondo il quale verrebbe realizzata una razionalizzazione in Europa degli stabilimenti di GM Europe, Opel e Fiat;
tale riorganizzazione, sempre secondo il rapporto, genererebbe una perdita di 18 mila posti di lavoro, con costi per oneri sociali di 950 milioni di euro e, a regime, 480 milioni di euro di risparmi annui;
nell'ambito della stessa sarebbe prevista la chiusura degli stabilimenti di Pomigliano (4800 lavoratori), Termini Imerese (1380) e San Giorgio Canavese (numero di posti di lavoro persi non conosciuto);
nel corso della sua vita il Gruppo Fiat ha conseguito rilevanti aiuti pubblici ed anche recentemente vi è stato un significativo intervento dello Stato sotto forma di bonus per l'acquisto di autoveicoli di nuova produzione -:
se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti narrati;
se ritengano vero e reale il piano pubblicato dai mezzi di informazione;
se non ritengano di convocare immediatamente l'amministratore delegato del Gruppo Fiat Marchionne, per ottenere conferma del rapporto;
se avessero provveduto a stipulare con il Gruppo Fiat idoneo protocollo d'intesa che prevedesse, ai sensi di legge, l'impegno a non chiudere stabilimenti in Italia ed a investire nel nostro Paese a fronte degli aiuti ricevuti;
se non ritengano opportuno rivedere gli aiuti di Stato attualmente in essere a favore del settore automobilistico;
come intendano intervenire al fine di scongiurare una così rilevante perdita di posti di lavoro, specie nel Mezzogiorno, anche alla luce della attuale crisi economica.
(4-03052)

...

Apposizione di una firma ad una mozione e modifica dell'ordine dei firmatari.

La mozione Franceschini ed altri n. 1-00165, pubblicata nell'Allegato B ai resoconti della seduta del 7 maggio 2009, deve intendersi sottoscritta anche dall'onorevole Bersani. Contestualmente, su richiesta del presentatore, l'ordine delle firme viene così modificato: «Franceschini, Soro, Sereni, Bressa, Giacomelli, Lulli, Bersani, Baretta, Fluvi, Damiano, Bellanova, Ventura, Brandolini, Castagnetti, Ceccuzzi, Cenni, Codurelli, De Pasquale, Fontanelli, Froner, Gatti, Ghizzoni, Lanzillotta, Lenzi, Marchi, Marchioni, Martella, Mattesini, Merloni, Miglioli, Motta, Pizzetti, Scarpetti, Velo, Viola, Zucchi, Benamati, Marco Carra».

Apposizione di firme a mozioni.

La mozione Cicchitto e altri n. 1-00171, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta dell'11 maggio 2009, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Cosenza.

La mozione Cicchitto e altri n. 1-00180, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 18 maggio 2009, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Cosenza.

Apposizione di firme ad una interpellanza.

L'interpellanza Renato Farina e altri n. 2-00385, pubblicata nell'allegato B ai

resoconti della seduta del 14 maggio 2009, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Malgieri, Moles.

Pubblicazione di un testo riformulato.

Si pubblica il testo riformulato della interrogazione a risposta in Commissione Tullo n. 5-01377, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 170 del 4 maggio 2009.

TULLO. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
nelle giornate di mercoledì 29 e giovedì 30 aprile 2009 la nave mercantile Jolly Smeraldo della compagnia armatoriale Messina di Genova, con a bordo trenta uomini di equipaggio, è stata obiettivo di un'azione di pirateria a trecentocinquanta miglia sud-ovest di Mogadiscio; mentre sabato 25 aprile stessa sorte era toccata alla nave passeggeri Melody della compagnia MSC, in navigazione verso Genova con a bordo novecentonovanta passeggeri e cinquecentotrentasei marittimi;
questi sono gli ultimi atti di pirateria compiuti nella zona del Golfo di Aden, che vedono attualmente oltre venti navi e almeno trecentocinquanta marittimi, tra cui dieci italiani a bordo del rimorchiatore Buccaner, ostaggio di questi banditi;
attraversare il Golfo di Aden è diventato sempre più pericoloso per l'incolumità del personale di bordo e per quanto riguarda le navi da crociera anche per i turisti;
obiettivo dei pirati sono anche le navi che trasportano aiuti umanitari della Comunità Internazionale verso la Somalia, minando programmi di cooperazione e sviluppo per il tormentato Paese;
l'intensificazione degli attacchi costringe le Compagnie di Navigazione a quattrocento-quattrocentocinquanta miglia dalle coste, aumentando i tempi e i costi del trasporto;
vi sono Gruppi Armatoriali che decidono di evitare il Canale di Suez e navigare sulla rotta di Capo di Buona Speranza, mettendo in discussione l'utilizzo dei porti italiani con conseguenze gravi per la nostra economia marittima, già gravemente colpita dalla crisi economica globale -:
quali iniziative siano state adottate dal Governo per affrontare l'emergenza;
se non ritenga di prendere in considerazione che il nostro Paese, promuova un vertice di carattere internazionale, a partire dall'occasione che vedrà ospitare il G8 del prossimo luglio, per affrontare e trovare risposte al fenomeno della pirateria. (5-01377)

Ritiro di documenti del sindacato ispettivo.

I seguenti documenti sono stati ritirati dai presentatori:
interpellanza Garagnani n. 2-00138 del 25 settembre 2008;
interrogazione a risposta in Commissione Fiorio n. 5-01386 del 6 maggio 2009.

Trasformazione di documenti del sindacato ispettivo.

I seguenti documenti sono stati così trasformati su richiesta dei presentatori:
interrogazione a risposta in Commissione Bocci n. 5-00197 del 9 luglio 2008 in interrogazione a risposta scritta n. 4-03054;
interrogazione a risposta in Commissione Lupi n. 5-00302 del 4 agosto 2008 in interrogazione a risposta scritta n. 4-03053;
interrogazione a risposta scritta Compagnon n. 4-01999 del 12 gennaio 2009 in interrogazione a risposta in Commissione n. 5-01430;

interrogazione a risposta orale Ruvolo n. 3-00317 del 19 gennaio 2009 in interrogazione a risposta scritta n. 4-03055;
interrogazione a risposta in Commissione Montagnoli n. 5-00891 del 27 gennaio 2009 in interrogazione a risposta scritta n. 4-03056;
interpellanza Renato Farina e altri n. 2-00385 del 14 maggio 2009 in interpellanza urgente n. 2-00388.

...

ERRATA CORRIGE

Mozione Cicchitto e altri n. 1-00171 pubblicata nell'Allegato B ai resoconti della seduta n. 174 dell'11 maggio 2009. Alla pagina 5933, le righe dalla quarantaseiesima alla quarantasettesima della prima colonna e le righe dalla prima alla undicesima della seconda colonna si intendono soppresse e sostituite dalle seguenti: «a realizzare nel Mezzogiorno e nelle altre aree svantaggiate, d'intesa con le regioni e gli enti locali, un progetto per «fare impresa» - prioritariamente nei settori del turismo, dei servizi alla persona, dell'hi-tech, del privato sociale - che abbia come principale obiettivo il reinserimento dei disoccupati. Tali iniziative, che devono coinvolgere le associazioni imprenditoriali e il mondo cooperativo, sono finanziate in parte con le risorse degli ammortizzatori sociali, in parte con altre risorse reperibili a livello locale;».

Interpellanza urgente Laboccetta e altri n. 2-00387 pubblicata nell'Allegato B ai resoconti della seduta n. 178 del 18 maggio 2009. Alla pagina n. 5968, prima colonna, dalla riga ventiquattresima alla riga trentasettesima, si intendono soppresse e sostituite dalle seguenti: «(2-00387) Laboccetta, Brigandì, Marinello, Papa, Vitali, Fucci, Lehner, Cristaldi, Biava, Piso, Sbai, Luciano Rossi, Landolfi, Moffa, Pini, Iapicca, Fallica, Ventucci, Taglialatela, Proietti Cosimi, Mazzocchi, Speciale, Aracri, Pugliese, Bianconi, De Angelis, Savino, Martinelli, Nicolucci, Lombardo, Laffranco, Patarino, Renato Farina, Stracquadanio, Pecorella, Gioacchino Alfano, Lo Presti, Bellotti, Consolo, Angelucci, Ciccioli, Lamorte, Milanese».