XVI LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di mercoledì 13 maggio 2009

ATTI DI INDIRIZZO

Mozioni:

La Camera,
premesso che:
nei giorni compresi tra il 22 e il 24 aprile 2009, la parte settentrionale della provincia di Foggia, con particolare riferimento alle aree del Preappennino Dauno Nord e dell'Alto Tavoliere, è stata colpita da eventi alluvionali che hanno provocato l'esondazione del fiume Fortore e di tutti i corsi d'acqua minori della zona;
a seguito dell'anomalo afflusso d'acqua si è reso necessario adottare le procedure tecniche di svuotamento della diga di Occhito, con conseguente allagamento di migliaia di ettari di terreno agricolo a valle dell'invaso che sorge al confine tra la Puglia e il Molise;
le esondazioni, oltre ad aver provocato, a più riprese, il blocco della circolazione sulla strada statale n. 17, sull'autostrada A14, sulla linea ferroviaria Adriatica e su numerose altre arterie stradali provinciali, hanno arrecato danni per almeno 50 milioni di euro alle aziende agricole ed alle colture di grano duro, ortaggi e barbabietole, diffuse su migliaia di ettari di terreno negli agri dei Comuni di Chieuti, Lesina e Serracapriola;
le abbondanti piogge e le conseguenti frane hanno distrutto ampi tratti della rete viaria provinciale dell'area, provocando l'isolamento di alcuni centri collinari, e la gran parte del sistema della viabilità rurale di competenza comunale;
la stessa area è stata interessata da eventi alluvionali già nei primi giorni di marzo di questo stesso anno, che provocarono l'esondazione dei corsi d'acqua ed i conseguenti danni alle coltivazioni ed alle infrastrutture logistiche,

impegna il Governo:

a procedere con urgenza al riconoscimento dello stato di calamità naturale per le zone colpite dall'alluvione;
a stanziare un fondo straordinario di 50 milioni da impiegare per interventi in conto capitale e finanziamenti a tasso agevolato in favore delle aziende agricole danneggiate, anche in deroga alle norme che regolano l'intervento dello Stato in casi del genere;
ad assegnare alla Regione Puglia un fondo straordinario di 10 milioni di euro, vincolato agli interventi di ricostruzione e manutenzione straordinaria della rete viaria provinciale e comunale dell'area alluvionata;
a stanziare un fondo straordinario di 10 milioni di euro per la messa in sicurezza dei corsi d'acqua esondati, allo scopo di prevenire ulteriori danni al territorio ed alle comunità.
(1-00175)
«Bordo, Mastromauro, Boccia, Losacco, Bellanova, Gaglione, Servodio, Capano, Gozi, Vico».

La Camera,
premesso che:
il 17 maggio 2009 si terrà la V giornata mondiale contro l'omofobia, una ricorrenza che ha l'obiettivo di promuovere e coordinare eventi internazionali di sensibilizzazione e prevenzione per contrastare il fenomeno dell'omofobia in tutte le sue forme, compresa la transfobia: l'omofobia assume aspetti e manifestazioni di sé differenti a seconda degli spazi geografici e sociali, di conseguenza anche le risposte delle istituzioni rispetto ad essa devono essere diverse tra loro;
sono più di 40 le nazioni che aderiscono con varie iniziative alla giornata contro l'omofobia, e lo scorso anno il supporto è arrivato più riprese anche dal Parlamento europeo;
il 17 maggio 1990 l'Organizzazione mondiale della sanità cancellava l'omosessualità dalla lista delle malattie mentali, definendola come una variante normale della sessualità, e ora il 17 maggio si

celebra in tutto il mondo la giornata mondiale contro l'omofobia, considerata come la paura o l'avversione nei confronti delle persone omosessuali e la loro discriminazione;
i dati più recenti pubblicati nel rapporto del 2009 dell'Agenzia UE per i diritti fondamentali, l'Agenzia che ha sostituito l'Osservatorio europeo dei fenomeni di razzismo e xenofobia, dimostrano che le violenze e le discriminazioni nei confronti degli omosessuali non accennano a diminuire, anzi, sembra che l'omofobia si stia sempre più diffondendo nei paesi europei, denunciando una situazione preoccupante rispetto ai crimini di odio a sfondo omofobico, con un particolare riferimento al bullismo nelle scuole e nelle istituzioni educative, luoghi fondamentali di formazione dell'individuo e della cittadinanza. Stanno aumentando i casi di molestie a scuola e negli uffici, aggressioni e licenziamenti ai danni di omosessuali e, più in generale, si registra una difficoltà sempre maggiore per l'omosessuale di vivere la propria «quotidianità» senza esser vittima di discriminazioni di vario tipo;
l'obiettivo prioritario dell'Agenzia è quello di assicurare assistenza e consulenza in materia di diritti fondamentali sia alle istituzioni competenti della Comunità sia agli Stati membri, tutte le volte in cui si trovino a dover adottare specifiche politiche in materia di diritti, con funzioni di consulenza sia nei confronti dell'Unione che dei singoli Stati membri, e le aree di interesse sono: discriminazioni in base al sesso, razza o origine etnica, religione o credenze, disabilità, età o orientamento sessuale e contro individui appartenenti a minoranze e in ogni caso di discriminazioni multiple; razzismo e xenofobia;
il rapporto constata che in molti paesi, tra i quali purtroppo figura anche l'Italia, le istituzioni governative non fanno abbastanza per combattere queste gravi forme di discriminazione: non solo, spesso la diffidenza nei confronti del mondo omosessuale proviene dalla stessa classe politica, tanto che, recita il rapporto: «gli appelli a un rafforzamento di diritti di lesbiche, gay, bisessuali e omosessuali si siano dovuti scontrare con le risposte ostili di parte del mondo politico»;
le difficoltà per le persone omosessuali hanno spesso inizio sin dalla scuola, dove non sempre vi sono insegnanti «preparati a identificare e affrontare questi problemi» e i programmi scolastici tendono a non affrontare l'argomento;
allo studio della Commissione giustizia delle Camera c'è un testo unificato volto all'introduzione nel codice penale dell'aggravante inerente all'orientamento sessuale della persona offesa dal reato e all'identità di genere, di cui auspichiamo una veloce approvazione: si tratta di una norma che, una volta introdotta nell'ordinamento, potrebbe colmare una grave lacuna, e cioè l'omissione di qualsiasi forma di protezione contro atti o comportamenti dettati dall'omofobia e dalla transfobia, nei delitti motivati dall'odio contro minoranze oggetto di pregiudizi diffusi, e alle conseguenze dell'atto delittuoso, si aggiunge infatti un chiaro intento, che va sanzionato, volto a terrorizzare e ad escludere dalla vita sociale un'intera categoria di individui;
in 13 paesi (Belgio, Germania, Danimarca, Estonia, Spagna, Francia, Irlanda, Lituania, Olanda, Portogallo, Romania, Svezia, Regno Unito) la legislazione penale punisce l'incitamento all'odio, alla violenza, alla discriminazione per motivi di orientamento sessuale. Il Governo inglese ha varato, nel maggio del 2008, il Criminal Justice and Immigration Bill, con il quale ha esteso la fattispecie penale dell'istigazione all'odio per motivi religiosi, introdotta nel 2006, anche a quelle basate sull'orientamento sessuale;
al contrario in altri 12 paesi il cosiddetto hate speech contro persone Lgbt (persone lesbiche, gay, bisessuali e transessuali) non è penalizzato (Austria, Bulgaria, Cipro, Repubblica Ceca, Grecia, Finlandia, Ungheria, Italia, Polonia, Lettonia, Lussemburgo, Slovacchia). Tuttavia all'interno di questo gruppo di ordinamenti le

disposizioni penali in materia sono formulate in maniera tale (spesso si utilizza l'espressione «o un altro gruppo di persone», «o un gruppo comparabile») da poter garantire protezione anche alle persone Lgbt, come avviene nel caso del codice penale di Cipro, della Finlandia, della Repubblica Ceca, dell'Ungheria, del Lussemburgo, della Slovacchia;
dal rapporto emerge, inoltre, una grave mancanza nel nostro Paese di dati statistici utili al fine di valutare l'efficacia e l'impatto delle politiche legislative, mancanza, che pare essere dovuta in parte al fatto che l'orientamento sessuale è ancora un argomento in emersione, sostanzialmente ignorato dal dibattito pubblico;
la lotta all'omofobia non riguarda solo le persone omosessuali e transessuali, ma interessa l'autorità pubblica e la volontà collettiva della società,

impegna il Governo:

ad adottare iniziative utili a far sì che la giornata mondiale contro l'omofobia abbia nel nostro Paese un'adeguata risonanza e veda il massimo coinvolgimento delle istituzioni statali e locali;
a predisporre una vasta campagna comunicativa e socio-culturale volta a contrastare il fenomeno dall'omofobia, rivolta sia ai media che alle istituzioni scolastiche e formative, che preveda iniziative formative nelle scuole, nella pubblica amministrazione, tra le forze dell'ordine nonché nei luoghi di lavoro con specifici programmi di diversità management;
a ripristinare immediatamente i fondi necessari che il Governo Prodi aveva stanziato in favore dell'Istat per il finanziamento dell'indagine contro le discriminazioni per orientamento sessuale, cancellando il taglio apportato per finanziare l'abolizione dell'Ici;
a promuovere l'introduzione nei programmi scolastici di ogni ordine e grado di elementi formativi che conferiscano agli studenti autonomia e capacità d'analisi, nonché spirito critico contro ogni forma di violenza e di discriminazione sessuale, ai fini della promozione di una reale autodeterminazione delle persone e a verificare che le istituzioni scolastiche controllino il materiale scolastico adottato dai docenti affinché non contenga stereotipi sessisti o discriminatori.
(1-00176)
«Soro, Sereni, Bressa, Concia, Amici, Ferranti, Bernardini, D'Antona, Ferrari, Giovanelli, Lo Moro, Minniti, Piccolo, Pollastrini, Maurizio Turco, Zaccaria, Capano, Cavallaro, Cuperlo, Gianni Farina, Melis, Rossomando, Samperi, Tidei, Touadi, Vaccaro, Bordo, Lanzillotta, Ciriello, Naccarato, Bachelet».

Risoluzione in Commissione:

La IV Commissione,
premesso che:
il terremoto che ha colpito L'Aquila e i suoi dintorni ha devastato il territorio e causato numerose vittime e che circa 70 mila abruzzesi vivono tuttora negli accampamenti provvisori;
all'opera ci sono migliaia di volontari che, a riprova di una particolare intesa e sinergia dell'intero Paese, aiutano la popolazione a riprendere una quotidianità interrotta;
significativo è stato il contributo fornito fin dalle prime ore dalle Forze Armate con uomini e mezzi. Oltre 1500 persone, 170 tra escavatori, ruspe, torri di illuminazione, oltre 100 mezzi ruotati, 20 elicotteri e 7 aerei sono stati tempestivamente impegnati sul territorio colpito dal sisma;
i 700 alpini del 9o Reggimento di stanza a L'Aquila, anche loro terremotati, sono scesi in campo per primi ed ora partecipano anche ai controlli anti-sciacallaggio;

le Forze Armate possono concorrere per ripristinare attività importanti per la popolazione terremotata anche con alcune infrastrutture presenti sul territorio;
la caserma Pace sita a Sulmona e la caserma Pasquali sita a L'Aquila, già oggetto di richiesta da parte delle Università degli Studi de L'Aquila e della Amministrazione comunale, possono essere utilmente messe a disposizione, in questo momento di emergenza, per specifiche necessità della popolazione,

impegna il Governo:

ad adoperarsi tempestivamente per assegnare, anche temporaneamente:
la Caserma Pace sita a Sulmona per lo svolgimento di attività didattiche della Università degli Studi de L'Aquila e una parte della Caserma Pasquali de L'Aquila da utilizzare per attività delle Pubbliche Amministrazioni locali.
(7-00159) «Villecco Calipari, Garofani»

TESTO AGGIORNATO AL 20 MAGGIO 2009

...

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA
DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):

I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, per sapere - premesso che:
nella Prima relazione al Parlamento sullo stato di attuazione della legge n. 123 del 14 luglio 2008 «Misure straordinarie per fronteggiare l'emergenza nel settore dei rifiuti nella regione Campania e ulteriori disposizioni di protezione civile» al paragrafo 3.1.1 viene indicato lo stato di realizzazione dei termovalorizzatori ed in particolare viene indicato un cronoprogramma per l'impianto di Acerra. A questo proposito a pagina 8 si legge: Attualmente i lavori procedono nel rispetto dei tempi stabiliti ed in pieno accordo con le integrazioni realizzative concordate tra i rappresentanti della Struttura del Sottosegretario all'emergenza rifiuti in Campania, della Direzione lavori, delle imprese, della Società incaricata della gestione dell'impianto. La progressione temporale delle principali operazioni prevede: l'avvio della linea 1 utilizzando gasolio, l'avvio del parallelo della Linea 1 con relativa produzione di energia elettrica sempre utilizzando gasolio entro la prima metà del mese di febbraio; la produzione di energia elettrica attraverso la combustione di rifiuti sempre sulla linea 1 entro la prima metà del mese di marzo; l'avvio della Linea 2 con combustione dei rifiuti entro la fine del mese di marzo 2009; l'avvio della Linea 3 con combustione dei rifiuti entro il mese di aprile. È quindi possibile ritenere che già nel mese di maggio l'impianto potrà smaltire circa 200/300 tonnellate giornaliere di rifiuti a linea, e che nel mese di giugno funzionerà a pieno regime»;
«entro il mese di luglio è prevista la produzione del certificato di fine lavori da parte della società costruttrice onde così consentire il completamento degli accertamenti da parte della Commissione di collaudo»;
«sono in corso di puntuale verifica gli aspetti connessi alle prescrizioni di impatto ambientale riguardanti l'impianto»;
nel comunicato riportato dall'Osservatorio Ambientale ex articolo 3 OPCM 3730 del 7 gennaio 2009 si legge che: «il termovalorizzatore funziona benissimo» e che la linea 1 sta bruciando 25 tonnellate di rifiuti all'ora pari a 600 t/giorno e quindi si presuppone a pieno regime; il direttore dei lavori ha sottolineato che il termovalorizzatore produrrà energia entro metà maggio e che il collaudo sarà ultimato entro dicembre;

rispetto alle emissioni «i valori previsti per il termovalorizzatore di Acerra sono metà di quelli stabiliti dalla legge»;
sempre secondo il citato comunicato la seconda linea del termovalorizzatore partirà entro il 2 maggio 2009 e la terza entro l'8 maggio 2009 -:
se il cronoprogramma proposto nella relazione al parlamento è stato rispettato, se ci siano stati problemi e, in tal caso, quali siano;
se il termovalorizzatore di Acerra stia funzionando a pieno regime;
quante tonnellate di rifiuti siano termodistrutte realmente e non come capacità teorica e che percentuale rappresentino rispetto alle quantità prodotte, il tutto su base giornaliera;
se esista un monitoraggio in continuo dei fumi all'emissione compreso i PCDD + PCDF e gli IPA e quali sono i valori reali rispetto ai valori garantiti (previsti) e rispetto ai valori stabiliti dalla direttiva 2000/76/CE;
perché i dati relativi all'inquinamento dell'aria riportati dall'Osservatorio riguardino solo quelli delle immissioni rilevate dalle centraline mentre non vi sono dati riguardo alle emissioni a camino, procedura che ad esempio HERA spa segue ormai da mesi mettendo on line questi dati per tutti i suoi impianti dell'Emilia Romagna;
con quale criterio siano state posizionate le centraline di rilevamento attorno all'impianto;

se rispetto all'eventuale impatto dell'impianto, sempre rispetto alla qualità dell'aria, siano state fatte campagne di rilevamento sulla qualità dell'aria ex ante alla costruzione dell'impianto e se se siano state fatte delle comparazioni fra le due situazioni;
se siano previste campagne di rilevamento riguardo al monitoraggio delle Pm 10 e Pm 2,5 sebbene non richieste dalla normativa vigente.
(2-00382)
«Bratti, Mariani, Braga, Motta, Lenzi, Velo, Giovanelli, Marchi, Mogherini Rebesani, Gatti, Mattesini, De Biasi, Pollastrini, Santagata, Concia, Garavini, Froner, Touadi, Mastromauro, Fogliardi, Fiorio, Pedoto, Maran, Vannucci, Iannuzzi, Viola, Marantelli, Cenni, Zucchi, Bossa, Pes, Benamati, Fadda, Oliverio, Melis, Franceschini».

Interpellanza:

Il sottoscritto chiede di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, per sapere - premesso che:
in data 3 dicembre 2008, il comune di Barcellona Pozzo di Gotto (ME) ha inviato al Ministero del lavoro della salute e delle politiche sociali richiesta di contributo per la stabilizzazione dei lavoratori Socialmente utili ai sensi dei commi 550 e 551 dell'articolo 2 della legge 14 dicembre 2007, n. 244;
con una nota del 29 gennaio 2009, il comune di Barcellona Pozzo di Gotto comunicava al Dipartimento della Funzione Pubblica l'«Avvio del procedimento per la stabilizzazione del personale con contratto a tempo determinato» e richiedeva «l'erogazione della somma necessaria per la stabilizzazione del personale»;
la fitta corrispondenza intrapresa dal summenzionato Comune con i vari enti interessati, ivi compresa la Regione Siciliana, ha creato diffuse e crescenti aspettative fra i lavoratori precari, utilizzati a vario titolo dal Comune di Barcellona Pozzo di Gotto;
le numerose richieste avanzate dal Comune riguardavano in un primo momento 47 lavoratori, successivamente 60 lavoratori, ed infine il totale di 130 unità;

i lavoratori socialmente utili del comune di Barcellona di Pozzo di Gotto vivono tale situazione di incertezza con profonda preoccupazione sul loro destino ed hanno anche per questo hanno dichiarato lo stato di agitazione permanente;
come recentemente evidenziato dal ministro per la Pubblica Amministrazione non c'è da parte di questo Governo la volontà di riprodurre moratorie e rinvii -:
quali siano i tempi per la sottoscrizione, i contenuti, anche in termini di risorse, della convenzione da sottoscrivere fra lo Stato e la Regione Siciliana per l'erogazione dei fondi necessari alla stabilizzazione del personale precario;
se e in quale modo si intenda dare risposta alle istanze prodotte dal comune di Barcellona Pozzo di Gotto in merito alla stabilizzazione di personale precario in forza presso l'Amministrazione Comunale;
se il Governo, a fronte della particolare situazione dei «precari» della pubblica Amministrazione, in Sicilia, non intenda mettere a disposizione risorse straordinarie al fine di porre fine alla vicenda dei lavoratori precari degli Enti Locali siciliani.
(2-00383) «Berretta, Genovese».

Interrogazioni a risposta scritta:

BRIGUGLIO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
in seguito alle eccezionali precipitazioni atmosferiche dei mesi di dicembre 2008 e dei mesi di gennaio, febbraio, marzo, 2009, si è riattivato un movimento franoso, con inaspettata evoluzione, interessando tutte le infrastrutture, stradali, servizi a rete, edifici pubblici e privati dell'abitato della frazione Zappa del Comune di Raccuja (Messina);
il generale dissesto è ampiamente visibile nei fabbricati, nelle strade e nei terreni circostanti alle abitazioni;
con provvedimenti dell'Amministrazione Comunale sono stati attuati tutti i provvedimenti ritenuti opportuni ed immediati per limitare al massimo le infiltrazioni di acqua nel sottosuolo, nonché dalle interruzioni continue della rete fognante e dell'acquedotto;
sono stati dichiarati inagibili vari fabbricati;
a seguito delle segnalazioni sul dissesto sono stati effettuati sopralluoghi dall'Ufficio del Genio Civile, dall'Ufficio Provinciale di Protezione Civile, dall'Ufficio di Protezione Civile Regionale, dall'Ispettorato Dipartimentale delle Foreste e dall'Ufficio Tecnico della Provincia;
con varie note indirizzate all'Ufficio del Genio Civile ed all'Ufficio della Protezione Civile Provinciale e Regionale il Sindaco di Raccuja ha chiesto ulteriori accertamenti al fine di valutare l'opportunità di assumere decisioni a tutela della pubblica e privata incolumità;
i distacchi e i cedimenti del suolo, dovuti al dissesto franoso, sono molto gravi e allarmanti;
detta situazione ha generato allarme e apprensione nei cittadini residenti in quanto temono per la loro incolumità;
l'Amministratore Comunale sta valutando l'opportunità di ordinare lo sgombero del centro abitato;
si rendono necessari interventi immediati per fare fronte alla grave situazione sopra evidenziata -:
se intendano intervenire con la massima urgenza, ai sensi dell'articolo 15 della legge regionale n. 10 del 1991 per il giorno 6 maggio 2009, alle ore 10 per acquisire valutazione in relazione al grado di rischio dovuto al dissesto franoso della frazione Zappa del Comune di Raccuja e sussistendo il pericolo per la pubblica e privata

incolumità tale da dovere procedere allo sgombero dei nuclei abitati della frazione;
se intendano altresì adottare i provvedimenti necessari per il finanziamento degli interventi necessari.
(4-02998)

MECACCI, BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
il 19 febbraio 2003, la Camera dei Deputati ha approvato, con 345 voti a favore e 38 contrari, la Mozione sulla campagna «Iraq Libero, unica alternativa alla guerra», con la quale impegnava il Governo «a sostenere presso tutti gli organismi internazionali e principalmente presso il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, l'ipotesi di un esilio del dittatore iracheno»;
la campagna «Iraq Libero, unica alternativa alla guerra», è stata sostenuta dalla maggioranza assoluta del parlamento tra cui 303 parlamentari di centrodestra, 193 di centrosinistra, 15 membri del Governo italiano e 46 parlamentari europei italiani su 87 e che tale campagna è notoriamente giunta a un passo dal successo -:
se dagli atti depositati presso la Presidenza del Consiglio dei ministri risulti quale sia il contenuto del «Memorandum» trasmesso dal Presidente del Consiglio dei ministri Silvio Berlusconi a Muammar Gheddafi, del quale hanno parlato organi di stampa nel febbraio 2003 e, in particolare, se tale Memorandum contenesse la proposta di esilio per Saddam Hussein;
se corrisponda al vero quanto riportato nei Diari di Aznar desecretati e pubblicati da El Pais sull'incontro del 22 febbraio 2003 a Crawford, quattro settimane prima dell'invasione dell'Iraq, tra il presidente George Bush e l'allora premier spagnolo, al quale il Presidente del Consiglio dei ministri sarebbe stato collegato telefonicamente insieme a Tony Blair e nel corso del quale Bush avrebbe informato Aznar che «Gheddafi ha detto a Berlusconi che Saddam se ne vuole andare» e che esisteva la possibilità dell'esilio;
se non ritenga che il leader libico abbia svolto un ruolo teso non a favorire la soluzione dell'esilio come alternativa alla guerra, ma a determinarne il fallimento, visto il sabotaggio da lui messo in atto nel vertice della Lega Araba di Sharm el Sheik del 1o marzo 2003, che era stato convocato anche per discutere e trovare il consenso sulla proposta di esilio avanzata dagli Emirati Arabi Uniti e che Saddam avrebbe in quel caso accettato, a differenza di quanto più volte dichiarato anche in Parlamento dal Ministro degli affari esteri Frattini.
(4-03006)

TESTO AGGIORNATO AL 16 SETTEMBRE 2009

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BENI E ATTIVITÀ CULTURALI

Interrogazioni a risposta in Commissione:

TOMMASO FOTI e APREA. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
sulla stampa nazionale (Corriere della Sera del 15 aprile 2009, edizione di Roma, Il Tempo del 15 aprile 2009) è apparsa la notizia che l'ex soprintendente Adriano La Regina occuperebbe tutt'ora l'abitazione sul Colle del Palatino allo stesso destinata quando ricopriva il predetto incarico -:
se la notizia risponda al vero, quale sia la natura del contratto in essere con il predetto La Regina e a quanto ammonti il canone annuo dallo stesso pagato per l'utilizzo dell'immobile in questione.
(5-01406)

ZAZZERA. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
da notizie apparse sul settimanale Espresso del 23 aprile 2009, risulterebbe che è in corso un serrato confronto per l'elezione del nuovo presidente dell'Istituto

Luigi Sturzo, ente morale fondato nel 1951 e intitolato a Luigi Sturzo, fondatore nel 1919 del Partito Popolare Italiano, tra gli artefici del primo movimento democratico cristiano;
l'Istituto è finanziato dal Ministero per i beni e le attività culturali;
tra i candidati a ricoprire la carica di Presidente dell'Istituto, indicati nell'articolo, vi sarebbero l'attuale presidente pro tempore Andrea Bixio, e l'ex presidente della Banca popolare di Milano, Roberto Mazzotta;
secondo le medesime informazioni di stampa, vi sarebbe un interesse da parte di alcuni rappresentanti politici, che risultano essere membri dell'Assemblea dell'istituto, a favorire l'elezione del dottor Roberto Mazzotta a presidente dell'Istituto Sturzo;
il dottor Mazzotta risulta essere stato eletto consigliere di amministrazione dell'Istituto solo dal marzo 2009;
vi sono nell'Istituto studiosi di grande rilievo culturale che hanno seguito le attività da molti anni;
la Commissione Cultura ha svolto una utilissima audizione informale del professore Andrea Bixio l'8 gennaio 2009, vertente sull'attività e sulla gestione dell'Istituto Sturzo, nella quale sono state illustrate compiutamente le attività di ricerca e di formazione nel campo delle scienze storiche, sociologiche, politiche ed economiche dell'Istituto che dispone di un ricco patrimonio documentario, conservato nell'archivio storico e nella Biblioteca;
il controllo attento dell'utilizzazione dei finanziamenti dei Ministero dei beni e delle attività culturali è elemento che può contribuire senz'altro al rilancio culturale di cui l'Istituto ha bisogno;
risulta essere convocato per il prossimo 14 maggio 2009, il consiglio di amministrazione ai fini della realizzazione dei dovuti adempimenti statutari -:
quali iniziative anche normative intenda adottare affinché per gli enti come l'Istituto Sturzo per i quali è prevista l'erogazione di finanziamenti da parte del Ministero sia previsto un puntuale controllo del Governo, oltre che sulla destinazione dei finanziamenti, anche sul rispetto delle regole che dovrebbero caratterizzare l'attività dell'istituto, con riferimento a tutti gli adempimenti relativi alla vita del medesimo.
(5-01409)

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DIFESA

Interrogazione a risposta immediata:

LEOLUCA ORLANDO, DONADI, EVANGELISTI e BORGHESI. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
la guerra contro l'estremismo islamico è oramai caratterizzata dalla presenza di più fronti: tra questi uno dei più importanti e strategici è quello del Pakistan;
alla frontiera tra Pakistan ed Afghanistan si trovano le principali basi di Al Qaeda e Osama Bin Laden: in queste aree i jihadisti addestrano i kamikaze;
il Pakistan è il secondo Paese musulmano più popolato del mondo;
fino a poco tempo fa veniva considerato estraneo alla minaccia fondamentalista ed anzi rappresentava uno dei principali alleati per gli occidentali, ora è invece direttamente minacciato dall'espansionismo talebano, in particolare, dopo l'assassinio di Benazir Bhutto, che è stata due volte Premier, nessuno può più sottovalutare la minaccia talebana nel Paese;
non si deve dimenticare che il Pakistan possiede armamenti atomici, voluti, negli anni settanta, dal padre di Benazir, Zulikar Ali Bhutto, all'epoca Primo ministro;
in Pakistan molti ritengono che aree dei servizi interni non siano estranei all'escalation

di violenza portata nel Paese dai talebani e questo renderebbe particolarmente difficile la gestione delle molte crisi in cui si dibatte il Paese: la divisione tra sunniti e sciiti, le tensioni etniche tra punjabi, sindhi, pashtun e immigrati indiani mohair;
la crisi dei principali partiti politici ha favorito la crescita dell'influenza dell'esercito, sia sul piano economico che sul quello politico, e aiutato i partiti islamisti, sostenuti dai militari che li preferiscono ai partiti tradizionali;
in questo contesto si è abbattuta la crisi provocata dall'ondata di profughi in fuga dalle regioni di Swat, Dir, Bruner, dove da diversi giorni l'esercito pakistano ha lanciato una massiccia offensiva contro i talebani;
il Presidente Asif Ali Zardari ha definito questa operazione come «la battaglia decisiva per la sopravvivenza del nostro Paese»;
l'Onu riferisce di oltre mezzo milione di profughi: a «Jalala camp», il principale centro raccolta dei profughi. sono state allestite oltre 200 mila tende;
non si hanno notizie certe ed attendibili dei risultati che questa offensiva militare sta ottenendo, poiché nella zona dei combattimenti non può arrivare nessun osservatore o giornalista. Fonti locali riportano del consenso che attualmente l'offensiva militare sta ottenendo in larghi strati dell'opinione pubblica, ma anche il pericolo rappresentato dalla crescita delle vittime civili, che potrebbe rapidamente annullare questo sostegno;
le truppe americane continuano nella zona il loro impegno bellico. Il Pentagono ha avvertito che non fermerà i suoi attacchi, anche se ha specificato il consigliere per la sicurezza nazionale Jones: «raddoppieremo i nostri sforzi per impedire che degli innocenti siano uccisi». Il generale Petreus sulla stessa linea ha avvertito che «le nostre tattiche non devono compromettere gli obiettivi strategici»;
Richard Perle, ex stratega del presidente Bush, ha invocato l'intervento dell'Europa: «sembrate non capire», ha dichiarato, «che questa è la crisi più grave di tutte, che l'arsenale atomico pachistano potrebbe cadere nelle mani dei fondamentalisti islamici». Secondo Perle bisogna rifornire il Pakistan di massicci aiuti economici e militari;
si è di fronte ad una situazione estremamente critica, esiste oggi il rischio che lo Stato pakistano, uno dei principali alleati del «fronte occidentale», collassi sotto il peso dell'emergenza causata dai profughi a vantaggio del radicamento dei talebani, che già controllano buona parte del territorio afgano;
la campagna militare lanciata dall'amministrazione Bush e sostenuta allora dal nostro Governo si sta rivelando come uno dei peggiori errori commessi a livello internazionale, l'escalation militare non ha prodotto alcun risultato: l'Afghanistan è ancora per buona parte controllato dai talebani, non si hanno prove della morte di Bin Laden, l'Iraq dal canto suo è ancora lontano da una concreta stabilizzazione ed ora anche il Pakistan, lasciato forse troppo solo, rischia il collasso;
la linea del dialogo diplomatico intrapreso dall'amministrazione Obama con l'Iran, invece, apre alla speranza di migliori risultati -:
quale sia al momento lo stato di impegno e coinvolgimento delle truppe italiane presenti sul territorio e se il Governo non ritenga utile promuovere l'affiancamento all'impegno militare di programmi di cooperazione internazionale specifici per l'area, come, ad esempio, la riconversione sistematica dei campi di papaveri, facendo proprio della cooperazione, oltre al necessario intervento militare,

lo strumento principale per contribuire a normalizzare l'area.
(3-00526)

Interrogazione a risposta scritta:

NACCARATO. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
in data 27 aprile 2009 è stato dato grande rilievo sulla stampa locale alla notizia della consegna, tra pochi mesi, di missili terra-aria denominati «SAMP-T» ai Reggimenti della Brigata artiglieria contraerei che ha sede a Padova;
gran parte dei Reparti dell'artiglieria contraerei sono dislocati da tempo nel Nord Italia, in particolare nelle Regioni del Veneto, della Lombardia e dell'Emilia-Romagna e precisamente nelle località di Rovigo, Ravenna, Bologna, Rimini, Mantova e Cremona;
proprio in concomitanza con la notizia della consegna dei missili terra-aria «SAMP-T» alla Brigata artiglieria contraerei di Padova, il personale di tale struttura - in particolare ufficiali, sottufficiali e graduati - è stato informato del progetto di imminente trasferimento di questo Comando a Sabaudia, in provincia di Roma;
la notizia del trasferimento del Comando dell'artiglieria contraerea, da sempre dislocato a Padova e perfettamente integrato nella realtà socio-economica di questa città, ha destato grande preoccupazione nel personale militare in forza a Padova, che è tra i più specializzati dell'Esercito Italiano, soprattutto perché rischia, se confermato, di allontanare il Comando dalle sedi dei suoi Reparti. Pertanto, la scelta del trasferimento non sembra rispondere a particolari esigenze di tipo operativo o logistico;
qualora la decisione del trasferimento a Sabaudia del Comando fosse confermata gran parte del personale oggi attivo presso l'artiglieria contraerei di Padova, optando per continuare a svolgere il proprio lavoro in Veneto, rischia di essere impiegato in altre strutture militari con mansioni che non rispecchiano l'alto grado di specializzazione e professionalità raggiunto in anni di servizio presso il Comando dell'Artiglieria Contraerei -:
se il Ministro sia a conoscenza dei fatti sopra esposti;
se il Ministro possa confermare o meno il progetto di trasferimento a Sabaudia del Comando dell'Artiglieria Contraerei attualmente con sede a Padova;
quali misure il Ministro intenda porre in essere per salvaguardare la professionalità del personale attualmente in forza a tale Comando, in particolare di quanti - se il trasferimento fosse confermato - decideranno di continuare il loro servizio in altre strutture militari del Veneto;
se il Ministro non ritenga utile prevedere il passaggio alle Forze dell'Ordine del personale militare che resterà in Veneto dopo l'eventuale trasferimento del Comando, per valorizzare l'alto grado di specializzazione e competenza raggiunto da questo personale in molti anni di servizio.
(4-02981)

...

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazioni a risposta in Commissione:

FIANO, PELUFFO, DE BIASI, MISIANI, POLLASTRINI, QUARTIANI e ZACCARIA. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
si è svolta l'11 maggio 2009 a Milano la prima riunione del Consiglio di amministrazione di SOGE S.p.A., società di gestione di Expo 2015;
in tale riunione si è discusso della scelta della sede degli uffici di SOGE S.p.A. e sono state valutate due offerte, una presentata dalla Provincia di Milano, la quale ha offerto la sede di Villa Scheibler, con un contratto di comodato a titolo gratuito, la seconda offerta dal Comune di

Milano presso la sede di Palazzo Reale con un contratto di affitto del valore di 1,150 milioni di euro annui;
le cronache giornalistiche riportano che in tale riunione l'Amministratore delegato, onorevole Lucio Stanca, ha respinto la proposta della Provincia, ritenendola non adeguata al prestigio dell'Expo 2015 e ha chiesto di approvare all'unanimità la proposta di Palazzo Reale;
l'amministratore Lucio Stanca avrebbe minacciato le proprie dimissioni qualora non si fosse raggiunta l'unanimità sulla scelta di Palazzo Reale;
il rappresentante del Ministero del tesoro il dottor Leonardo Carioni insieme al dottor Enrico Corali rappresentante della provincia di Milano hanno abbandonato in dissenso profondo dalle proposte dell'onorevole Stanca la riunione del Consiglio di Amministrazione;
sempre le cronache giornalistiche riportano che l'Amministratore Delegato onorevole Stanca vorrebbe presentare una clausola al proprio contratto per garantirsi comunque il premio di produzione - 150.000 euro oltre ai 300.000 fissi - anche qualora gli obiettivi non dovessero essere raggiunti, non per causa propria -:
quali siano, nello specifico, i motivi di dissenso che hanno indotto il rappresentante del Ministero del tesoro ad abbandonare la seduta del C.d.A. di Soge dell'11 maggio 2009;
se, nel caso in cui l'Amministratore Delegato di Soge dovesse mantenere ferma la decisione di optare per la sede di Palazzo Reale, il Ministero del Tesoro, intenda esprimersi in dissenso da tale scelta;
quale sia il giudizio che esprimerà il Ministero del tesoro circa la ventilata ipotesi di consentire all'Amministratore Delegato il percepimento del premio di produzione anche qualora gli obiettivi non dovessero essere raggiunti, non per causa propria.
(5-01404)

TOMMASO FOTI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
Agenzia del territorio, Ministero delle finanze e Sogei hanno pubblicato una ricerca dal titolo «Gli immobili in Italia», presentata in occasione di un incontro svoltosi presso la Sala della Lupa della Camera dei Deputati;
alla pubblicazione cartacea era allegato un CD-ROM, consegnato ai presenti unitamente alla stessa in occasione della citata presentazione, contenente tabelle e grafici sulla distribuzione degli immobili in Italia;
il libero utilizzo e la completa possibilità di diffusione dei dati in questione sarebbe di notevole utilità, contribuendo fortemente alla conoscenza della realtà immobiliare del nostro Paese;
il citato CD-ROM reca la seguente avvertenza: «Il contenuto del CD è di esclusiva proprietà del Ministero dell'Economia e delle Finanze che se ne riserva tutti i diritti» -:
se tale indicazione impedisca la diffusione dei dati contenuti nel CD-ROM, la loro pubblicazione e, comunque, il loro utilizzo.
(5-01407)

Interrogazione a risposta scritta:

BELLANOVA. - Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
la ex Manifattura Tabacchi, di proprietà dell'Agenzia del Demanio e sita in via Stazione a Campi Salentina (Lecce), è uno stabile ormai da decenni in grave stato di abbandono ed incuria;
la cittadinanza ha più volte manifestato, agli Enti preposti, la paura che tale stabile potesse costituire un oggettivo pericolo per la salute e l'incolumità pubbliche;

ciò in virtù delle precarie condizioni igieniche generali in cui versa lo stabile e della massiccia presenza di lastre di cemento-amianto, presenti nella copertura dello stesso e crollate in più punti;
ad oggi alcun lavoro di bonifica è stato avviato, nonostante vi sia stata anche una disposizione del Sindaco di Campi Salentina (n. 10 del 19 marzo 2007) che ordinava all'Agenzia del Demanio di intervenire in tal senso;
l'insieme di questi elementi e le mancate risposte alle varie sollecitazioni hanno creato una preoccupazione fortissima nella cittadinanza di Campi Salentina -:
che cosa i Ministri interrogati intendano fare e se non ritengano doveroso, nell'interesse della cittadinanza tutta, attuare un tempestivo intervento al fine di dare avvio ai lavori di bonifica dell'immobile.
(4-02984)

TESTO AGGIORNATO AL 14 MAGGIO 2009

...

GIUSTIZIA

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della giustizia, per sapere - premesso che:
la legge 365 del 2000 prevedeva provvidenze differenziate fra chi avesse subito solo l'alluvione del 2000 rispetto a chi, in Piemonte, avesse subito anche quella del 1994, destinando a questi ultimi provvidenze significativamente diverse;
il Dipartimento della protezione civile emanò una circolare stabilendo che «il criterio della già avvenuta fruizione del contributo, previsto per l'alluvione del 1994, deve ritenersi, sin dall'inizio, l'unico criterio valido ai fini della fruibilità del contributo per i soggetti nuovamente danneggiati dall'alluvione del 2000»;
il criterio di cui alla detta circolare fu pedissequamente recepito dalla circolare regionale 3/LAP;
tale ultima circolare, pur annullata dal TAR Piemonte, fu successivamente dichiarata legittima dal Consiglio di Stato;
in seguito al procedimento penale scaturito da presunte illecite richieste di indennizzo la Regione Piemonte dispose una commissione d'inchiesta che terminò con n. 3 relazioni, concordanti, la cui più specifica, «PALMA», accertò, come le altre, illegittime erogazioni disposte dalla Regione e le elencò analiticamente;
recentemente, a seguito di interrogazione in forma scritta, il Dipartimento della protezione civile ribadì che la circolare da esso emanata, che impegnava l'agire della Regione Piemonte, non era mai stata messa in discussione da alcuno e, quindi, non avrebbe dovuto essere disapplicata dal dirigente regionale responsabile del procedimento amministrativo di erogazione degli indennizzi in questione;
i fatti sopra cennati hanno anche dato luogo a procedimenti penali, per presunte illecite erogazioni di somme, a carico di diversi soggetti ad esclusione del dirigente regionale responsabile del procedimento amministrativo di erogazione degli indennizzi in questione;
tale dirigente regionale, addirittura, è stato solo escusso quale persona informata sui fatti e, benché avesse esposto - nel corso del procedimento - fatti e condotte al medesimo ascrivibili e adombrabili di illegalità, non risulta sia stato sottoposto ad alcun procedimento penale;
dalle relazioni stilate dalle commissioni d'inchiesta regionali, e da quella «PALMA», in particolare, emerge che la Regione Piemonte erogò illegittimamente la complessiva somma di lire 43.564.422.784, certamente in un caso «in cui era conveniente da parte dell'Ufficio» e n. 18 casi «e da parte della Pubblica Amministrazione (udienza 24 febbraio 2006 - teste Cavalletto, Tribunale Torino)», e verosimilmente in un totale di n. 50 casi;

in realtà destano serie perplessità i seguenti fatti:
a) il pubblico ministero impostò l'imputazione di truffa su una falsa prospettazione di mancanza di eventi alluvionali subìti dagli imputati quando il criterio era quello dell'aver o meno percepito le provvidenze statali nel 1994;
b) il pubblico ministero non agì per impedire l'evento limitandosi, invece, a sequestrare solo la somma versata in pagamento della Regione per essendone a conoscenza precedentemente (con il rischio di vedere trattenute quelle somme da parte dell'istituto di credito trattandosi di versamento su conto corrente in istato fortemente debitorio) essendo il dirigente regionale che provvide al pagamento a stretto contatto con quel pubblico ministero nonché amico personale dell'Ufficiale di P.G. in servizio alle dirette dipendenze del prefato pubblico ministero;
c) il pubblico ministero non ritenne di promuovere l'azione penale a carico del dirigente regionale in questione malgrado questi avesse pacificamente ammesso di aver agito almeno in un caso in deroga alla circolare 3/LAP con danno, ancora attuale, pari a circa lire 2.300.000.000 (udienza 20 febbraio 2006 - teste Picaretta, Tribunale Torino; 20 marzo 2006 - teste Palma, Tribunale Torino);
d) il pubblico ministero neppure indagò il dirigente regionale in parola il quale già in precedenti note a sua firma e, in sede giudiziaria, aveva dichiarato «A Moncalieri l'alluvione non arrivò proprio, io so benissimo che li l'alluvione non è mai arrivata» e malgrado ciò aveva disposto l'erogazione di indennizzi;
e) il trattamento riservato dal pubblico ministero ad altri soggetti, per vicende assai meno evidenti, fu, di contro, rigoroso e costellato da richieste di emissioni di misure cautelari personali;
in ogni caso appare evidente agli interpellanti che non appare giuridicamente ipotizzabile la commistione del reato dell'assessore senza il concorso del direttore avendo questi, per legge, assoluta propria autonomia esecutiva -:
se, in relazione alla vicenda giudiziaria penale ricordata in premessa, intenda provvedere, al fine di accertare l'eventuale sussistenza di rilevanti omissioni o trattamenti immotivatamente differenziati addebitabili al pubblico ministero competente, l'effettuazione di un'apposita inchiesta amministrativa a cura dell'Ispettorato Generale presso il Ministero della Giustizia.
(2-00384)
«Lehner, Vanalli, Volpi, Crosio, Fugatti, Munerato, Caparini, Polledri, Bitonci, Lanzarin, Fedriga, Alessandri, Rainieri, Consiglio, Gidoni, Guido Dussin, Sardelli, Bragantini, Comaroli, Renato Farina, Reguzzoni, Laboccetta, Goisis, Landolfi, De Luca, Dima, Lo Presti, Bonino, Nicola Molteni, D'Amico, Torazzi, Fava, Pini, Dal Lago, Barani, Laura Molteni».

Interrogazione a risposta in Commissione:

CONTENTO. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
con atto pervenuto al Tribunale di Bologna il 18 aprile 2008, la Procura di Bologna ha chiesto il rinvio a giudizio nei confronti, tra gli altri, del dottor Pasquale Marchese, all'epoca direttore di filiale e, successivamente, dirigente del vertice presso la società «Poste Italiane S.p.a.»;
agli imputati si addebita il tentativo di truffa aggravata in ordine all'emissione di buoni postali fruttiferi che attraverso un meccanismo, definito dall'accusa di «vera e propria catena di alimentazione della provvista», avrebbe integrato l'esistenza di artifizi e, quindi, di «atti idonei ad indurre in errore i componenti organi della Cassa DD.PP., che avrebbero poi adottato gli atti contabili per la erogazione alla s.p.a. Poste Italiane delle previste commissioni di collocamento con previsto

rilevante ingiusto danno economico per la stessa Cassa DD.PP., nonché ad indurre i competenti organi delle Poste ad accreditare ai dipendenti premi di incentivazione rapportati ai risultati al lordo del collocamento dei buoni»;
ciò avrebbe comportato altresì la falsità ideologica degli atti contabili degli uffici interessati;
lo scopo dell'operazione, sempre secondo l'accusa, andrebbe ravvisato nella volontà di indurre i competenti organi delle poste ad accreditare ai dipendenti premi di incentivazione rapportati ai risultati al lordo del collocamento dei buoni;
la vicenda, stando a notizie di stampa avrebbe coinvolto diversi uffici postali sparsi sul territorio nazionale col rischio di mettere a repentaglio l'affidabilità del risparmio postale;
per quanto riguarda il caso in oggetto dall'indagine affidata alla Procura di Bologna risulterebbe che la notizia di reato fosse stata registrata ancora nel dicembre 2003, nel mentre, dalla lettura ulteriore della richiesta, i fatti risulterebbero accertati «dal sevizio audit territoriale di Bologna» e comunicati «dal direttore centrale» che ne avrebbe riferito «con rapporto pervenuto alla Procura in data 8 giugno 2004»;
tra la registrazione della notizia di reato (10 dicembre 2003) e il deposito della richiesta di rinvio a giudizio (18 aprile 2008), risultano trascorsi oltre 4 anni e ciò nonostante, come riportato, i fatti in questione fossero stati oggetto di un rapporto pervenuto alla Procura in data 8 giugno 2004;
la vicenda avrebbe dovuto trovare, a parere dell'interrogante, più sollecita definizione da parte dell'organo procedente proprio per gli interessi pubblici coinvolti e relativi al servizio della raccolta del risparmio postale;
l'interesse ad ottenere premi di incentivazione rapportati ai risultati al lordo del collocamento rischia di aver coinvolto numerosi uffici e la dimensione del fenomeno potrebbe avere, quindi, rilievo nazionale;
non risulterebbero, tra l'altro, adottate misure cautelari, anche solo interdittive, nei confronti di questi come di altri imputati coinvolti -:
se non ritenga di disporre un'ispezione presso la Procura di Bologna al fine di chiarire le ragioni del lungo tempo trascorso tra la registrazione della notizia di reato o, comunque, dalla trasmissione, da parte della società, del rapporto di cui è cenno nella richiesta di rinvio e il deposito della medesima al Tribunale competente;
se non ritenga, comunque, di chiedere informazioni agli uffici delle Procure presso i Tribunali o Distretti allo scopo di verificare se analoghe situazioni circa i tempi di esercizio dell'azione penale si siano verificate in altre zone del Paese con riferimento a fatti riconducibili alle condotte ipotizzate dalla Procura di Bologna;
se ispezioni o informazioni siano ipotizzabili da parte del Ministro allo scopo di verificare se e quali eventuali misure cautelari, in particolare di tipo interdittivo, risultino richieste dagli uffici di Procura incaricati dello svolgimento di un'indagine di così evidente rilievo per gli interessi del risparmio postale.
(5-01411)

Interrogazioni a risposta scritta:

HOLZMANN. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
nel pomeriggio del 6 maggio 2009 il Consiglio Provinciale di Bolzano ha approvato, a maggioranza, una mozione con la quale viene chiesta la grazia per i terroristi altoatesini degli anni sessanta;
tutti i consiglieri di lingua italiana, ad eccezione di un solo assessore, hanno votato contro la mozione;

il terrorismo degli anni sessanta ha insanguinato l'Alto Adige ed ha causato 15 morti tra gli appartenenti alle Forze Armate e alle Forze dell'Ordine;
gli autori di quegli attentati non hanno mai scontato un solo giorno di carcere e si sono resi irreperibili, riparando all'estero, per sottrarsi a pesanti pene detentive;
nessuna vittima è stata risarcita dei danni materiali e morali conseguenti agli efferati crimini commessi;
nessun ex terrorista si è mai scusato per ciò che ha fatto o ha si è distanziato dal terrorismo come metodo di lotta politica;
la richiesta di grazia che fino ad ora non è mai stata presa in considerazione per gli ultimi terroristi condannati per omicidio e altri gravi reati, non è mai stata avanzata dagli interessati, bensì da terze persone -:
se risulti che siano state adottate o siano in corso iniziative volte alla concessione della grazia nei confronti delle persone indicate in premessa, e quali siano gli orientamenti del Ministro interrogato nell'ambito dei poteri di sua competenza.
(4-02979)

ZAMPARUTTI, BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
in una precedente interrogazione parlamentare (4-01835) a prima firma Rita Bernardini si dava conto delle condizioni di forte degrado in cui aveva trovato la Casa circondariale di Milano «San Vittore» in seguito ad una visita effettuata il 30 novembre 2008;
l'11 maggio 2009, l'interrogante ha effettuato una visita ispettiva presso la Casa circondariale di Milano «San Vittore» e ha avuto modo di constatare la seguente situazione;
secondo i dati forniti dal Direttore Gloria Manzelli vi sono 1427 detenuti maschi per una capienza effettiva di 900 posti (tenuto conto della chiusura di 3 sezioni, una perché crollata e le altre perché in fase di ristrutturazione); vi sono 100 donne per una capienza regolamentare di 100 posti; gli stranieri ed extracomunitari sono in aumento aggirandosi la percentuale della loro presenza tra il 70 e il 75 per cento mentre i tossicodipendenti sono circa 250;
nel reparto destinato ai detenuti comuni, in celle di circa 10 metri quadrati, dove l'interrogante è entrata, ha trovato 9 persone che dormono in letti a castello a due o tre piani; nella cella vi è un lavandino di larghezza di venticinque centimetri che serve contemporaneamente per la pulizia personale (9 persone!!) e il lavaggio di strofinacci del pavimento, piatti personali, bicchieri, pentole ed indumenti. Detto lavandino è posto tra un tavolino, dove i detenuti hanno allestito una sorta di cucina con fornelli da campo ed il water;
non risulta esserci un locale di lavaggio e asciugatura panni e vestiario, il che è in contrasto palese con il massimale mensile di ricevimento pacchi dall'esterno e crea una situazione di uso promiscuo degli spazi (pochi e già di per sé fatiscenti) del lavaggio personale;
i materassi sono di gomma piuma e risultano sporchi e rotti;
anche le coperte e le lenzuola sono sporche e maleodoranti;
manca una fornitura minima di piatti, carta igienica e sapone anche questo in contrasto con la quantità di pacchi ricevuti dall'esterno;
la distribuzione del pranzo e della cena non ha alcuna protezione igienica;
nella stessa cella vi sono detenuti che fumano mentre altri no;
la mancanza di privacy è relativa anche ai rapporti con il personale sanitario

poiché per segnarsi alla visita medica occorre dichiarare ad alta voce le proprie patologie;
i muri sono maleodoranti, sporchi, pieni di buchi con pezzi che visibilmente cadono sul pavimento e con animali e parassiti;
vi sono finestre che non si chiudono -:
se il Ministro sia a conoscenza di quanto descritto in premessa;
se ritenga che il carcere di San Vittore adempie la sua funzione in conformità al principio costituzionale per cui «le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato»;
cosa intenda fare per assicurare in questa struttura il rispetto dei diritti umani dei detenuti, delle norme igienico-sanitarie e della privacy.
(4-02987)

ZAMPARUTTI, BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
l'11 maggio 2009, l'interrogante, ha effettuato una visita ispettiva presso la Casa circondariale di Lecco, riscontrando che tutti i capitoli di bilancio hanno subito dei tagli dell'ordine almeno del 30 per cento ma alcune voci hanno subito più drastiche riduzioni:
a) le risorse per la manutenzione sono state azzerate in questo modo impedendo la riparazione di guasti ai recenti impianti di aerazione nella sala polivalente, nella chiesa e nella sala colloqui ed impedendo altresì l'esecuzione di lavori per risolvere problemi da infiltrazioni d'acqua;
b) la somma per i lavoranti (attualmente 14 detenuti svolgono attività interne) è stata ridotta a 14.000 euro consentendo la retribuzione sostanzialmente di un solo detenuto per un anno;
c) la somma per il carburante è di 700 euro per un anno ed è tale da impedire, tra circa due mesi, la possibilità per il carcere di provvedere alla traduzione dei detenuti nelle aule giudiziarie e ad ogni altro spostamento che dovesse rendersi necessario;
d) la somma per esperti è stata anch'essa drasticamente ridotta tant'è che la Casa circondariale di Lecco dove sono recluse 58 persone - per una capienza regolamentare di 50 - è sprovvista dello psicologo -:
se corrispondano al vero i fatti sopra riferiti e se non ritenga il Ministro che i suddetti tagli pregiudichino la possibilità, per uno dei carceri che poteva essere definito tra i migliori del nostro Paese, di continuare ad operare assicurando condizioni di detenzione dignitose.
(4-02988)

FARINA COSCIONI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
il quotidiano Il Riformista nella sua edizione del 30 aprile ha pubblicato la seguente lettera a firma «Maurizio, dal carcere di Viterbo»: «Mi trovo detenuto da più di un anno e sono in carcere in base a una sentenza della Corte d'Appello di Roma che mi ha condannato a 3 anni e 2 mesi. Il mio principale problema è la salute, o meglio la vista che sto perdendo. Sono infatti affetto da una malattia agli occhi, una maculopatia degenerativa, una grave malattia che mi sta facendo diventare cieco in carcere...all'occhio destro ho una diminuzione della vista del 90 per cento, mentre al sinistro del 40 per cento. In altre parole sto diventando cieco. Si può immaginare le difficoltà che incontro in carcere per curarmi e soprattutto per curare una malattia così complessa. Anche per questa ragione ho chiesto alla Corte di Appello di Roma la concessione degli arresti domiciliari al fine di potermi curare, ma a tutt'oggi nessuno mi ha risposto...I miei reati sono comuni, ovvero né di mafia né reati commessi con violenza, eppure

non mi si consente di essere curato, anzi. Vengo lasciato solo con l'unica prospettiva di diventare cieco in carcere. Non chiedo la libertà ma solo la possibilità di essere curato agli occhi, chiedo solo di non diventare cieco in carcere» -:
se quanto contenuto nella citata lettera corrisponda a verità;
in caso affermativo quali provvedimenti si intendano adottare e sollecitare perché all'autore della lettera sia assicurato e garantito l'elementare diritto alla salute e in particolare si possa curare la vista.
(4-02990)

FARINA COSCIONI. - Al ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
come riferisce l'agenzia ANSA il 2 maggio 2009 un detenuto di nazionalità romena di 21 anni si è suicidato impiccandosi nella sua cella nel carcere di Livorno -:
per quale reato fosse detenuto;
da quando fosse detenuto;
se si trovasse in attesa di giudizio o se era già stato condannato, e in questo caso a quale pena.
(4-02991)

FARINA COSCIONI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
da quanto ha riferito il garante regionale dei diritti dei detenuti del Lazio Angelo Marroni, nel carcere di Viterbo il 21 aprile 2009 un detenuto si sarebbe tolto la vita infilando la testa dentro una busta di plastica e respirando del gas da una bomboletta da campeggio -:
se sia vero quanto si legge nel dispaccio diffuso dall'agenzia AdnKronos delle ore 17,07 del 21 aprile, e in particolare che «secondo le scarne informazioni in possesso dei collaboratori del garante, l'uomo ... da qualche tempo era in chiara difficoltà psicologica»;
quale fosse l'età e la città abituale di residenza del detenuto suicida;
per quale reato si trovasse in carcere;
se scontasse una pena definitiva o se fosse in attesa di giudizio definitivo.
(4-02993)

BRIGUGLIO. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
la grave situazione in cui versano le strutture custodiali nel distretto della Corte d'Appello di Messina destano grave allarme nella pubblica opinione sugli operatori e da ultimo nella procura generale presso la medesima Corte. Con una documentata analisi riguardanti la Casa Circondariale di Messina (Gazzi), la Casa Circondariale di Mistretta e l'Ospedale Psichiatrico Giudiziario di Barcellona Pozzo di Gotto;
detti istituti penitenziari sono balzati alla ribalta della cronaca a causa di:
strutture in tutto o in parte fatiscenti;
un indice di sovraffollamento molto al di sopra di quella che potrebbe essere la capienza tollerabile;
una gravissima carenza di personale - sia tra gli educatori che tra il personale amministrativo - che diventa drammatica per quanto riguarda l'organico di Polizia penitenziaria;
in particolare, una situazione incandescente si è determinata all'interno del Carcere di Gazzi: a fronte di una capienza regolamentare di 233 unità, la struttura ne ospita attualmente 461. L'intero secondo piano del Reparto denominato «Cellulare» è stato chiuso perché inagibile e i detenuti in esso contenuti sono stati «spalmati» nei restanti due piani, aggravando la già spropositata condizione di sovraffollamento. La situazione di emergenza venutasi a creare è sfociata in una recente protesta attuata dai detenuti, svoltasi in maniera pacifica ma in un contesto sicuramente di grande tensione;

altrettanto drammatica è la carenza di personale - comune a tutti e tre gli Istituti - che determina turni massacranti, condizioni di lavoro ai limiti della tollerabilità, difficoltà nell'assicurare i servizi essenziali, specie traduzioni e piantonamenti;
la Casa Circondariale di Mistretta, ubicata in un antico edificio originariamente sede di un convento, versa in una situazione di degrado strutturale assoluto; i detenuti vivono in celle fatiscenti, prive di servizi igienici dignitosi;
in riferimento alla «Sezione Cellulare» il Direttore della Casa Circondariale di Messina, dovendo fare i conti con gli enormi problemi strutturali e di sovraffollamento dell'istituto, nonché con la ormai conica carenza di personale di Polizia penitenziaria e in particolare, al fine di prevenire ulteriori eventi che potrebbero compromettere l'ordine e la sicurezza all'interno del Carcere, ha richiesto, con nota indirizzata al Ministero della Giustizia e al Provveditorato Regionale dell'Amministrazione Penitenziaria, nonché alla Procura della Repubblica e all'Ufficio di Sorveglianza di Messina:
a) di rivalutare l'ipotesi di sfollamento, già avanzata in data 10 febbraio;
b) di realizzare, nel breve periodo, un programma di decongestionamento della Sezione Cellulare, in modo da prevedere una presenza limitata di detenuti comuni;
c) di considerare, attese le gravissime deficienze strutturali, la possibilità di disporre la chiusura dei restanti due livelli della Sezione Cellulare;
tutto il personale di Polizia penitenziaria quotidianamente opera all'interno della struttura, garantendo con abnegazione e spirito di sacrificio il mantenimento della sicurezza, in un contesto di fortissime tensioni e di reale pericolo;
pur senza presentare problemi così ritenuti, la Sezione «Femminile», che ospita al piano terra 12 detenute comuni, al primo 30 detenute in regime di «Alta Sicurezza», mentre il secondo piano è riservato alle detenute madri con figli inferiori ai tre anni (ne è presente attualmente solo una), per un totale di 43 unità. Questa Sezione presenta però problemi di sovraffollamento e carenze igienico-sanitarie;
situazione aberrante quella suddetta che, con l'eccezione di reclusione per delitti di estrema gravità, dovrebbe essere evitata, ricorrendo a sistemi alternativi al carcere: case famiglia o, come recentemente proposto dal Ministro della giustizia, strutture a custodia attenuata, senza sbarre e con agenti non in divisa;
separata dal blocco delle Sezioni di ordinaria detenzione l'area destinata all'accoglienza dei cosiddetti «Nuovi giunti». Questo settore è stato istituito in origine per ospitare i detenuti appena arrivati, che andrebbero inizialmente tenuti separati dagli altri, per un periodo di circa sette giorni, indispensabile per consentire il loro graduale inserimento nel contesto carcerario, con l'aiuto di un supporto psicologico;
in realtà, a causa della situazione eccezionale di sovraffollamento, aggravata dalla chiusura dell'intero secondo piano della Sezione «Cellulare», le poche celle di questo settore sono stipate all'inverosimile di detenuti che rimangono qui «stagnanti»;
la struttura carceraria di Gazzi, a fronte di una capienza regolamentare di 233 detenuti (e tollerabile di 387), ne ospita attualmente 461, suddivisi secondo la tabella di seguito riportata:
detenuti: 401;
internati: 2;
detenuti C.D.T.: 46;
internati C.D.T.: 0;
semidetenzione e semilibertà: 11;
ricoverati in ospedale: 1;

il gravissimo esubero di presenze determina l'assoluta impossibilità di suddividere i detenuti all'interno delle celle con un particolare criterio di distribuzione. Non è possibile pertanto separarli in base alla posizione giuridica (i condannati a pene definitive dagli imputati ancora in attesa di giudizio), né in base alla tipologia di reato né per età, in violazione di quanto previsto dall'articolo 14 dell'Ordinamento Penitenziario (L. 354/75);
sono ovviamente tenuti separati i detenuti in regime di «Alta Sicurezza» da quelli in «Media Sicurezza», così come i «Protetti» (ex appartenenti alle Forze dell'Ordine, omo/transessuali o condanni e reati di speciale riprovazione sociale);
pur essendosi proceduto ad effettuare una mappatura dei detenuti in base ai clan di appartenenza, evitando così l'inserimento nella stessa cella di detenuti affiliati a clan contrapposti, i cosiddetti «Passeggi», ossia gli spazi comuni esterni destinati all'ora d'aria, non danno invece la possibilità di mantenere i detenuti separati: durante questi momenti di aggregazione è inevitabile, ad esempio, che gli appartenenti ad uno stesso clan si incontrino;
in ordine alla posizione giuridica va rilevato che i detenuti in attesa di giudizio di 1o grado presenti nell'istituto sono attualmente ben 169, mentre 62 sono gli appellanti e 26 i ricorrenti;
il dato è estremamente significativo, tenuto conto che i detenuti con posizione giuridica definitiva sono soltanto 142. In dettaglio:
in attesa di giudizio: 169;
appellanti: 62;
ricorrenti: 26;
posizione giuridica definitiva: 142;
posizione giuridica mista con definitivo: 30;
posizione giuridica mista senza definitivo: 20;
risulta peraltro che:
l'età media dei detenuti presenti è di 42 anni;
la durata media della Custodia Cautelare dalla data d'ingresso alla data odierna di tutti i detenuti tranne i definitivi è di circa 9 mesi;
sono reclusi 7 ergastolani, mentre la struttura non prevede la detenzione di soggetti sottoposti al regime del 41-bis: i due al momento presenti, arrestati da poco, sono in attesa di essere trasferiti altrove;
rilevante il numero di detenuti ristretti per violazione dell'articolo 73 legge n. 309 del 1990 (Produzione e traffico illecito di sostanze stupefacenti o psicotrope), ben 146 di cui 10 stranieri;
i detenuti stranieri sono attualmente 51, il gruppo più numeroso è quello della Romania (8 unità), seguito da Marocco e Nigeria (5) e Tunisia, Albania e Cina (4);
tutte le Sezioni dell'istituto sono dotate di ambulatori. Ma certamente il «cuore» della struttura in ambito sanitario è rappresentato dal C.D.T. (Centro Diagnostico Terapeutico); questo Centro clinico costituisce infatti un importante punto di riferimento per tutti gli istituti penitenziari del Centro-sud: qui affluiscono detenuti non soltanto dal resto della Sicilia, ma anche dalla Calabria o dalla Basilicata, per esservi ricoverati o, comunque, per avvalersi delle prestazioni sanitarie da esso erogate. Ciò, ovviamente, se per un verso costituisce motivo di orgoglio per coloro che vi operano, rappresenta d'altro canto una ulteriore causa di sovraffollamento;
il C.D.T. si compone di due reparti: Medicina, che ospita attualmente 33 detenuti (capienza massima 30); e Chirurgia, dove ne sono ricoverati 13 (capienza massima 15). Si avvalgono invece delle cure del Centro ben 78 detenuti, tra interni ed esterni;
pur non essendosi verificati, nell'anno 2008, nessun caso di suicidio, nessun

omicidio commesso in carcere e nessuna evasione molto significativo appare il fatto che, per la quasi totalità, gli atti di autolesionismo e i tentati suicidi siano stati compiuti da detenuti ancora in attesa di giudizio;
inoltre numerose sono state le manifestazioni di protesta messe in atto da singoli detenuti, quali lo sciopero della fame, il rifiuto di terapie, il danneggiamento di beni dell'Amministrazione; come numerosi risultano pure i tentati suicidi e gli atti di autolesionismo, che però spesso vengono considerati gesti dimostrativi. Sintomo comunque - certamente da non sottovalutare - di uno stato di forte aggressività e disagio tra i detenuti, che pone in pericolo l'ordine e la sicurezza all'interno dell'istituto;
sul fronte del personale la dotazione organica del personale registra, la carenza di Educatori la situazione è però gravissima per quanto riguarda il personale di Polizia penitenziaria;
la pianta organica, risalente al 2001, prevede 293 unità di personale su 283 detenuti. Oggi, nonostante vi siano molti servizi in più effettuati dalla Polizia penitenziaria, le unità di personale sono 260 per 461 detenuti;
la carenza è di circa 100 unità per il personale che lavora all'interno dell'istituto, e di oltre 40 per il Nucleo Traduzioni e Piantonamenti;
questa drammatica carenza di personale - che fa da contraltare in negativo al problema del sovraffollamento dei detenuti - ha come conseguenze dirette turni di lavoro massacranti e un accumulo di lavoro straordinario, con riposi compensativi non facilmente fruibili. Inoltre risulta a volte davvero difficoltoso assicurare il servizio di traduzione dei detenuti, se si considera che solo nel 2008 sono state effettuate 5.138 movimentazioni con un impiego di 12.932 unità di personale;
è veramente encomiabile quello che il personale di Polizia penitenziaria riesce a fare in un contesto così problematico, ed è certamente grazie al profondo senso del dovere di tutti che viene assicurato il regolare svolgimento dei servizi ed il mantenimento della sicurezza nell'istituto;
la struttura carceraria di Mistretta versa in condizioni di estremo degrado strutturale. Sede originariamente - come detto - di un convento, esso è assolutamente inadeguato all'odierna destinazione di istituto di detenzione;
vi sono otto celle per l'ordinaria detenzione e due di isolamento. Appare assolutamente sconcertante il fatto che le celle ordinarie si affaccino tutte direttamente su un cortile all'aperto, che funge anche da luogo di aggregazione, anziché su un normale corridoio interno. Tanto più incredibile se si pensa che il comune di Mistretta è in posizione molto elevata rispetto al livello del mare (circa 900 metri), ed è caratterizzato da inverni molto rigidi con frequenti nevicate, e temperature anche sotto lo zero;
i detenuti sono perciò costretti a stare al freddo se vogliono godere di un po' di luce (le celle hanno solo sulla parete di fondo un minuscolo foro che dà sull'esterno), mentre se piove o nevica le porte restano «sigillate». Una rudimentale tettoia in onduline al di sopra degli ingressi delle celle costituisce un ben misero riparo dalle intemperie;
in questa struttura fatiscente, indegna di un paese civile, sono ammassati attualmente 42 detenuti;
le celle, strette e dal soffitto a volta, piuttosto basso, contengono mediamente tre letti a castello di tre piani ciascuno, diversi armadietti, un tavolo, qualche sedia, un piccolo televisore;
sul limitare di questa sorta di antro, un'arcata dà accesso ad uno spazio di un paio di metri, in cui si trovano, uno appresso all'altro, e senza alcun riparo, un «bagno», un tavolinetto con fornello per riscaldare i pasti, ed un lavandino a parete. Per «bagno» intendasi, per metà delle celle, un semplice water, per le altre quello «alla turca»;

le celle hanno dimensioni diverse: le più piccole contengono mediamente 6 detenuti, in quelle appena più ampie ne sono stipati anche 8-9;
nel cortile, peraltro in condizioni pessime, l'impatto con la realtà di questa struttura è sconvolgente: una umanità avvinghiata alle grate dei cancelli in condizioni di desolante abbruttimento;
le esigenze univocamente rappresentate dai detenuti afferiscono a bisogni primari, tutti denunciano malattie da raffreddamento, lo spazio che li recinge evoca certa filmologia-documento di luoghi di contenzione in Paesi distanti anni luce dalla nostra cultura;
il carcere di Mistretta pertanto non necessita di interventi «migliorativi», che costituirebbero soltanto un inutile spreco. Lo stesso abbisogna, invece, di essere immediatamente chiuso, pena la definitiva mortificazione di chi ci vive da un lato, il discredito delle Istituzioni che lo tollerano, dall'altro;
la struttura carceraria di Mistretta, a fronte di una capienza regolamentare di 35 unità e tollerabile di 47, ospita attualmente 42 detenuti, tutti per reati comuni. Non può accogliere detenuti per reati di tipo associativo né per reati a sfondo sessuale, in quanto manca di reparti «protetti»;
l'età media dei detenuti e di circa 40 anni; molti sono i giovani: ben 13 hanno dai 20 ai 25 anni;
rilevante è la presenza di detenuti stranieri (17) per la maggior parte ristretti per violazione dell'articolo 73 legge n. 309 del 1990 (Produzione e traffico illecito di sostanze stupefacenti o psicotrope);
il personale di Polizia penitenziaria nel carcere di Mistretta è allo stato composto da 27 elementi. Lo stato di obsolescenza della struttura comporta ovviamente anche per loro disagi notevoli, essendo costretti a lavorare in una generale situazione di degrado;
per quel che concerne l'Ospedale Psichiatrico giudiziario di Barcellona Pozzo di Gotto l'interrogante ha trattato la situazione specifica in separato atto ispettivo -:
quali iniziative intenda adottare in relazione al quadro preoccupante, sotto tutti i profili sopra evidenziati, delle strutture custodiali nel distretto della Corte d'Appello di Messina.
(4-02995)

FARINA COSCIONI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
secondo notizie di agenzie di stampa e giornalistiche, il 1o aprile 2009 il signor Gianclaudio Arbola, recluso nel carcere di Marsala, si è ucciso impiccandosi nella sua cella -:
quali siano le modalità del suicidio del signor Gianclaudio Arbola;
da quanto tempo il signor Gianclaudio Arbola si trovasse in carcere.
(4-03005)

...

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazione a risposta orale:

MELIS. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
in data 6 luglio 2000, l'Enac (Ente nazionale per l'aviazione civile) stipulava con la Sogeaal spa una convenzione per realizzare l'ampliamento della aerostazione, della centrale tecnologica, della viabilità e del parcheggio auto dell'aeroporto di Alghero-Fertilia;
tale convenzione prevedeva al punto 4 dell'articolo 11: «le opere realizzate e collaudate verranno consegnate dal soggetto contraente al Ministero dei trasporti e della navigazione, che ne assumerà la titolarità mediante loro iscrizione nel demanio dello Stato [....] per l'assegnazione in uso gratuito all'Ente e per la successiva

consegna da parte di quest'ultimo alla società di gestione aeroportuale in qualità di concessionaria della gestione di aeroporto»;
prevedeva inoltre che, al fine di non penalizzare l'operatività aeroportuale, «fino al trasferimento definitivo delle opere il soggetto contraente, d'intesa con l'Ente, e previa verifica agibilità, al fine di assicurare la continuità del pubblico servizio, potrà utilizzare in tutto o in parte le opere realizzate»;
di conseguenza, a seguito della conclusione parziale delle opere e della prevista dichiarazione di agibilità, le attività svolgentesi nella vecchia aerostazione sono state trasferite sin dal 24 giugno 2003, nel nuovo corpo in allestimento;
in data 22 dicembre 2005, il direttore ad interim dello scalo di Alghero dottor Carlo Luzzatti rilevava l'inesistenza di uno specifico atto concessorio nei confronti della Sogeaal avente per oggetto i beni occupati dalla Air One e destinati da questa a banchi di check in; di ciò il direttore ad interim dava notizia all'Agenzia del demanio;
in data 15 maggio 2006, su istanza di concessione della Sogeaal, l'allora direttore pro tempore dello scalo, nelle more del certificato di collaudo, emanava un provvedimento di concessione dell'intera aerostazione con decorrenza 1° giugno 2006;
tuttavia per il periodo giudicato «scoperto» (2002-2006) l'Agenzia del demanio, a seguito degli atti trasmessi dalla direzione aeroportuale nel 2005, chiedeva alla Sogeaal il rimborso di somme a questa corrisposte dalla Air one pari a circa euro 849.852;
sull'intera vicenda si esprimeva il 30 settembre 2008 una Commissione incaricata dall'Enac;
tale Commissione, dopo un accurato esame degli atti, rilevava:
a) come l'autorizzazione della Sogeaal allo svolgimento del servizio di handling fosse stata in realtà sancita sin dal 1995 da un provvedimento (n. 124870 del 10 maggio di quell'anno) nel quale detta Società veniva autorizzata (ai sensi e per gli effetti dell'articolo 38 del c.n.) all'anticipata occupazione di beni ed aree necessari all'espletamento del servizio di handling;
b) come tale provvedimento condizionasse l'attività all'applicazione di convenzioni di concessione di linea all'epoca stipulate con le compagnie di navigazione aerea e vincolasse il concreto esercizio a preventivi accordi di subconcessione tra le parti;
c) come tale atto prevedesse anche il subentro della Sogeaal nei beni in uso alla ATI spa;
d) come esistesse verbale di constatazione di occupazione dei beni redatto dalla locale direzione aeroportuale in data 11 febbraio 1999 (con espressa menzione dei banchi check in all'epoca concessi in subconcessione da Sogeaal ad Alitalia);
e) come esistesse altro verbale, in data 24 maggio 2003, con il quale la direzione aeroportuale, in considerazione dell'entrata in funzione della nuova aerostazione, riprendeva in consegna dalla Sogeaal i beni di cui sopra, accertati in specifico verbale di consistenza dell'11 febbraio 1999;
La Commissione accertava altresì:
f) l'esistenza di un provvedimento (n. 709 del 29 maggio 2002) col quale la direzione aeroportuale autorizzava Sogeaal alla subconcessione in favore di Air One, frattanto subentrata alla Alitalia, di aree demaniali per servizio di handling in subconcessione (rinnovata con note successive agli atti della Commissione);
g) l'esistenza di una nota (n. 01779 del 9 dicembre 2004) indirizzata al Dipartimento Economia nella quale la direzione aeroportuale, nel trasmettere tabelle relative ai corrispettivi applicati da Sogeaal al vettore Air One, faceva espresso riferimento ai canoni relativi ai banchi check in;

h) l'esistenza di una nota in data 12 aprile 2005 (n. 00445), nella quale la direzione aeroportuale comunicava a Sogeaal come l'accoglimento della richiesta di rinnovo della subconcessione, con decorrenza 29 maggio 2005, risultasse subordinata alla definizione dei rapporti conflittuali con Air One;
pertanto la Commissione concludeva stabilendo:
a) che la autorizzazione della Sogeaal allo svolgimento del servizio di handling era stata certamente sancita dal provvedimento di anticipata occupazione del 1995;
b) che il rapporto di subconcessione Sogeaal-Air One con decorrenza 2002 era ampiamente provato agli atti;
c) che - forse anche per effetto degli spostamenti degli uffici dovuti ai lavori in corso - sembrava «potersi ragionevolmente concludere che in tale situazione [...] sia sfuggito il passaggio formale (articolo 11 della Convenzione lavori stipulata in data 6 luglio 2000)», ma che ciò «nulla ha comportato dal punto di vista sostanziale in merito all'effettiva occupazione ed esercizio dell'aerostazione da parte della Sogeaal»;
la Commissione invitava dunque l'Enac a comunicare subito, «a tutela dell'Ente», l'esito di quanto emerso all'Agenzia del demanio «per le necessarie azioni di competenza»; ciò che a tutt' oggi non risulta avvenuto, con gravi ripercussioni sugli interessi di Sogeaal e sull'intero assetto dell'aeroporto di Alghero-Fertilia;
successivamente la Corte dei conti apriva sull'intera vicenda un procedimento, ciò che rende ancora più urgente l'intervento del Ministro -:
se le notizie sopra riassunte risultino anche al Ministero e, ove lo fossero, quali atti immediati il Ministro intenda adottare, anche sollecitando l'Enac a dare corso senza ulteriori ritardi alla sanatoria del contenzioso con l'Agenzia del demanio;
se non ritenga opportuno fornire rapidamente a Sogeeal l'atto amministrativo conclusivo previsto dalla commissione Enac, onde consentire alla società di gestione dell'aeroporto di Alghero di difendersi nella causa intentatale da Air One per la restituzione dei canoni attualmente pendente presso il Tribunale di Chieti.
(3-00520)

Interrogazione a risposta in Commissione:

TULLO. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
il passaggio operativo alla società Nuova Alitalia non ha ancora permesso alla società Aeroporto di Genova di portare a termine azioni commerciali verso altri vettori che hanno dimostrato interesse ad operare sulla tratta per Roma, per la mancanza di bande orarie (slot) disponibili a Fiumicino;
il volo Genova-Roma delle ore 8.45 del giorno 12 maggio 2009 è stato cancellato senza motivazioni e alcun preavviso creando gravi disagi ai passeggeri in partenza;
nei primi quattro mesi del 2009 sono stati cancellati oltre trenta voli tra cui il volo diretto a Roma del 5 maggio 2009 a seguito di una ispezione da parte dei tecnici dell'ENAC e che oggi è già oggetto di un'interrogazione parlamentare;
i voli da Genova e per Genova sono oggetto spesso di fortissimi ritardi;
il 26 novembre 2008 è stata presentata una interrogazione parlamentare (5-00674) che ancora non ha avuto risposta, in cui si manifestava preoccupazione per il passaggio tra la gestione di Alitalia e Nuova Alitalia sia per il taglio dei voli, che per il ruolo ed il futuro dell'Aeroporto di Genova che determina disagio per chi dalla Liguria e dal basso Piemonte è diretto a Roma, nonché alle attività turistiche e crocieristiche;

permane tra l'altro una pesante eredità economica sulla Società Aeroporto di Genova da parte di Alitalia ed in particolare vi è incertezza per un gruppo di dipendenti che hanno un contratto che scadrà il 13 di luglio 2009 e altri sono in cassa integrazione -:
quali misure intenda assumere nei confronti dei responsabili della Nuova Alitalia per superare una situazione che nei fatti determina un declassamento dell'aeroporto di Genova, che compromette la funzione generale dello stesso, alle attività turistiche e crocieristiche, crea disagi all'utenza ed incertezza ai lavoratori e alle loro famiglie.
(5-01405)

Interrogazioni a risposta scritta:

TORRISI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
da notizie di stampa ricorrenti si apprende che la metropolitana di Catania risulta in stato di avanzata realizzazione sia nel tratto interno alla città (stazioni: Borgo-Viale Africa-Stazione Ferroviaria-Piazza Stesicoro-Porto-Aeroporto) sia nel tratto Borgo-Misterbianco (stazioni: Cibali-San Nullo-Nesima-Fontana, Monte Po, Misterbianco Z.I., Misterbianco centro). Risulta in fase di completamento anche il tratto Paternò-Adrano;
non si hanno notizie in ordine al progetto esecutivo ed al finanziamento della parte centrale dell'importante infrastruttura, precisamente per il tratto collegante Misterbianco-Paternò;
inoltre, da diversi anni, su richiesta dell'Ente esecutore della metropolitana, Ferrovia Circumetnea, il Comune di Paternò ha provveduto ad approvare una variante al proprio P.R.G. per localizzare in Zona Ardizzone un progetto per la costruzione di un «Deposito-Officina che avrebbe dovuto ricevere le attuali officine, i depositi automobilistici e ferroviari a scartamento ridotto, nonché le officine e le rimesse del materiale rotabile della metropolitana non appena il processo di realizzazione fosse stato completato fino alla stazione «Paternò Ardizzone»;
di tale opera, da diverso tempo la Circumetnea di Catania è in possesso del progetto esecutivo approvato di euro 15.000.000 pronto per essere finanziato ed appaltato;
si evidenzia, che le istituzioni di Paternò e la classe politica dirigente degli anni '80, furono protagonisti, assieme ad altri, a determinare la volontà politica amministrativa per la realizzazione della Metropolitana Catania-Misterbianco-Paternò-Adrano, perché ritenuta strategica per lo sviluppo economico e sociale dell'area Metropolitana e per risolvere definitivamente i problemi della mobilità dei cittadini delle zone interessate. Per antica aspirazione quindi, i cittadini di Paternò e dintorni, aspettano con ansia notizie rassicuranti in ordine alla realizzazione dell'importante infrastruttura -:
se i finanziamenti in atto esistenti sono sufficienti anche per la costruzione della tratta di metropolitana Misterbianco-Parternò, e se insufficienti, come intenda il Ministro procedere per assicurare i necessari finanziamenti occorrenti per la costruzione della tratta di metropolitana di cui sopra;
considerata l'importanza e l'utilità, perché non si procede all'immediata realizzazione del progetto «Deposito Officina» localizzato in zona Ardizzone del Comune di Paternò, da diverso tempo cantierabile.
(4-02996)

REALACCI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
il dato diffuso l'11 maggio 2009, dall'Associazione Amici Sostenitori della Polizia Stradale è allarmante e sottolinea come alla crescita dell'uso della bicicletta

si contrappongano strade sempre più caotiche e trafficate con gravi pericoli per i ciclisti;
ogni giorno sulle strade italiane perde la vita un ciclista e quaranta rimangono feriti. Nel 2007, secondo l'Istat, nel nostro Paese si sono verificati 15.713 incidenti con coinvolte delle bici, per un drammatico bilancio di 352 ciclisti morti e di 14.535 feriti, in media 40 al giorno: l'82 per cento delle vittime (289) sono uomini e il 18 per cento (63) donne;
va inoltre ricordato che, rispetto al biennio precedente, la mortalità è cresciuta dell'11 per cento. La gravità della questione è ancora più palese se si considera che, fissando il valore medio di mortalità a 1, per le bici la mortalità è 2,18, per le auto è pari a 0,78, per i camion 0,67, per i pullman 0,48, per i ciclomotori 1,06, per i motociclisti 1,96. La percentuale dei ciclisti fra le vittime della strada è salita dal 5,3 per cento del 2004 al 6,9 per cento nel 2007, quella dei feriti dal 3,7 al 4,5 per cento. Gli under 14 che hanno perso la vita in bici, sempre nel 2007, sono stati 12 (11 maschi e 1 femmina): due nella fascia fino a 5 anni (di cui uno trasportato), uno in quella che va da 6 a 9. Le vittime fra gli ultrasessantacinquenni sono invece 170 (141 maschi e 29 femmine), pari al 48 per cento;
non bisogna poi dimenticare che la bicicletta è un mezzo di trasporto al quale ricorrono un numero sempre crescente di cittadini per i trasporti urbani, si sta diffondendo il bike-sharing come proposta di mobilità sostenibile nelle città e il ciclo turismo sta diventando un tipo di vacanza sempre più diffusa tra gli italiani;
una rete di piste ciclabili estesa, percorsi davvero protetti, segnaletica ad hoc, cicloparcheggi, sono senza dubbio presupposti indispensabili per favorire la mobilità in bicicletta, insieme ad un'adeguata politica di sensibilizzazione -:
quali misure intendano avviare i Ministri interrogati per sostenere la mobilità ciclabile attraverso l'estensione dei kilometri di piste ciclabili disponibili, la disincentivazione dell'uso dell'auto privata, favorendo in tale maniera il trasporto non inquinante ed una pacifica convivenza tra mezzi motorizzati e non, utili a combattere l'emergenza traffico e lo smog delle nostre città.
(4-02999)

RONDINI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
le Regioni, nell'ambito di provvedimenti volti al miglioramento della qualità dell'aria e alla riduzione delle emissioni in atmosfera, stabiliscono misure per la limitazione del traffico veicolare su strada;
a tal proposito, la Regione Lombardia ha stabilito, con la Legge Regionale 11 dicembre 2006, n. 24, recante «Norme per la prevenzione e la riduzione delle emissioni in atmosfera a tutela della salute e dell'ambiente», articolo 13, la potestà della Regione a stabilire misure di limitazione alla circolazione dei veicoli, escludendo da tali limitazione alcune categorie di veicoli tra cui «i veicoli storici, purché in possesso dell'attestato di storicità o del certificato di identità/omologazione, rilasciato a seguito di iscrizione negli appositi registri storici» (comma 4, lett. B);
l'articolo 60, comma 4, del decreto legislativo 30 aprile 1992, n. 285 (Codice della Strada), a seguito di modifica apportata dal decreto-legge 27 giugno 2003, n. 151 (convertito in Legge 1o agosto 2003, n. 214) stabilisce che «rientrano nella categoria dei motoveicoli e auto veicoli di interesse storico e collezionistico tutti quelli di cui risulti l'iscrizione in uno dei seguenti registri: ASI, Storico Lancia, Italiano FIAT, Italiano Alfa Romeo, Storico FMI»;
le associazioni i cui registri sono citati dal comma 4 dell'articolo 60 del Codice della Strada sono enti di diritto privato, e non vi è normativa che ne disciplini eventuali requisiti;

il sopraccitato comma del Codice della Strada mette le associazioni citate di fatto in una condizione di monopolio rispetto ad associazioni analoghe che possono fornire agli associati i medesimi servizi;
ne consegue, secondo l'interrogante, che le associazioni citate dall'articolo 60, comma 4 del decreto legislativo 30 aprile 1992, n. 285 si trovino in situazione di privilegio rispetto ad altri club ed associazioni analoghe;
in particolare, laddove la normativa regionale preveda limitazioni al traffico veicolare ed esclusioni da dette limitazioni ai veicoli storici purché iscritti negli appositi registri, i soci dei club e delle associazioni non citati dall'articolo 60, comma 4 del Codice della Strada non possono circolare liberamente a meno di iscriversi alle associazioni sopraccitate e iscrivere i veicoli ai registri di dette associazioni, venendo in questa maniera discriminati;
l'attività delle associazioni e dei club di veicoli storici hanno l'importante funzione di mantenere vivo un patrimonio storico fondamentale, testimonianza del progresso tecnologico e manifatturiero -:
se il Governo intenda assumere iniziative normative, eventualmente definendo i requisiti dei registri automobilistici storici e delle associazioni che li gestiscono, in modo da non legare la normativa stessa a sigle particolari, ma rendendola oggettiva e legata appunto ai requisiti.
(4-03002)

TESTO AGGIORNATO AL 2 AGOSTO 2010

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INTERNO

Interrogazioni a risposta immediata:

PEZZOTTA, VIETTI, BUTTIGLIONE, VOLONTÈ, CAPITANIO SANTOLINI, CICCANTI, COMPAGNON, RAO, MANTINI, TASSONE, NARO, MANNINO e OCCHIUTO. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
nei giorni scorsi circa cinquecento persone, che erano a bordo di barconi provenienti dalle coste africane e dirette in Italia, sono state riaccompagnate in Libia da motovedette della guardia costiera e, da ultimo, dal pattugliatore Spica della Marina militare;
tra le persone riaccompagnate in Libia vi sarebbero molte donne, alcune delle quali anche in gravidanza, e diversi minori;
per la maggior parte si tratterebbe di cittadini nigeriani, oltre a ghanesi, bengalesi, tunisini e marocchini;
l'arrivo di 500 persone in meno di una settimana sta creando una situazione di emergenza nei centri di accoglienza libici;
le autorità di Tripoli hanno consentito ai rappresentanti delle organizzazioni umanitarie di entrare nel centro di Zawia, dove sono state portate tutte le donne e alcuni degli uomini respinti dall'Italia;
secondo Christopher Hein, direttore del Consiglio italiano per i rifugiati, «il sovraffollamento sta raggiungendo livelli drammatici con tutti i rischi sanitari che questo comporta, soprattutto per le donne»;
altre 69 persone, tra cui 16 donne, intercettate in mare sono state recuperate in mare e tradotte a Lampedusa, dopo che le autorità libiche hanno negato l'accesso nel loro Paese;
il rappresentante dell'Organizzazione internazionale delle migrazioni ha riferito che nessuna delle persone trattenute in Libia ha richiesto asilo o protezione umanitaria, anche se la Libia non ha ratificato la Convenzione di Ginevra del 1951 sullo status dei rifugiati e la sua legislazione non contempla norme per l'asilo;
il generale libico, Hamid Issa, capo dell'unità investigativa, ha dichiarato che «chi è stato respinto sarà subito rimpatriato nei Paesi d'origine» e di aver «già contattato i consolati per il rilascio della documentazione»;

l'Alto commissario delle Nazioni Unite per i rifugiati ha rivolto un appello ai Governi di Italia e Malta, affinché continuino ad assicurare l'accesso e l'asilo nei loro Paesi alle persone salvate in mare e bisognose di protezione internazionale;
in occasione dell'approvazione del trattato con la Libia, il Governo aveva accolto come raccomandazione un ordine del giorno (il n. 9/2041/8), con cui si impegnava a vigilare sul rispetto dei diritti umani nell'ambito della sua attuazione, che prevede, a partire da questa settimana, pattugliamenti congiunti delle coste -:
se il Governo, nel quadro della politica complessiva sull'immigrazione, non intenda adottare iniziative, anche in virtù del citato ordine del giorno, affinché sia verificato il rispetto dei diritti umani e delle condizioni di vita in cui versano gli immigrati respinti nei centri di detenzione libici e affinché sia accertato, in particolare, se si siano verificati episodi di violenza ai danni, soprattutto, delle donne e dei bambini.
(3-00521)

AMICI, MINNITI, SERENI, BRESSA, GIACHETTI, QUARTIANI, ZACCARIA e GARAVINI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il Ministro interrogato, nell'audizione tenutasi dinanzi la Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno della mafia e sulle altre associazioni criminali, anche straniere il 2 aprile 2009, ha affermato di aver già provveduto a trasmettere al Consiglio dei ministri la proposta di scioglimento del consiglio comunale di Fondi (Latina) per infiltrazione mafiosa, ritenendo tale atto «doveroso» alla stregua degli elementi acquisiti dalla commissione d'accesso istituita dal prefetto di Latina, ai sensi dell'articolo 143 del testo unico degli enti locali;
più di otto mesi fa, il prefetto di Latina, dottor Bruno Frattasi, ha fatto pervenire al Ministro interrogato una dettagliata relazione di 507 pagine, con cui veniva sollecitato lo scioglimento per infiltrazione mafiosa dell'amministrazione comunale di Fondi;
nella relazione del prefetto di Latina, trasmessa al Ministro interrogato l'8 settembre 2008, si afferma espressamente, secondo quanto riferito sulla stampa locale, che «l'accesso, con evidenza documentale, ha consentito insomma di accertare che le diverse situazioni venute ad emergere, di per sé costituenti gravi, quando non gravissime, violazioni dei principi di imparzialità, trasparenza e buon andamento, non corrispondono ad episodici quanto deprecabili casi di cattiva amministrazione, ma presentano, anche per il fatto di riguardare ogni settore della vita amministrativa, il carattere della sistematicità. La qual cosa, unita all'oggettiva agevolazione di interessi economici di elementi contigui alla criminalità organizzata o da considerare ad essa affiliati, conferisce al quadro di insieme una pericolosità tale da dover essere fronteggiata con gli strumenti di rigore previsti dall'articolo 143 del testo unico»;
l'ultima relazione della direzione nazionale antimafia relativa alle risultanze investigative acquisite nel secondo semestre del 2008, specificamente riferendosi a Fondi e ad altre realtà del sud pontino, segnala come «particolarmente preoccupanti sono le evidenze relative ad accertati rapporti tra amministratori locali ed elementi appartenenti ai citati gruppi criminali», affiliati ad organizzazioni mafiose campane e calabresi;
diversi rapporti informativi stilati dall'Arma dei carabinieri su richiesta della competente direzione distrettuale antimafia rilevano, secondo quanto testualmente riportato dal quotidiano Latina oggi, che presso l'amministrazione comunale di Fondi sarebbe radicata una vera e propria organizzazione criminale composta da soggetti che «avvalendosi della posizione di impiego che alcuni dei sodali rivestono nell'ambito di settori della pubblica amministrazione, attraverso una rete clientelare di scambio di favori e corruzioni,

riescono a gestire e controllare parte dell'attività istituzionale del comune di Fondi, accaparrandosi illeciti vantaggi nell'ambito di altri enti pubblici»;
negli ultimi giorni si sono succeduti una serie di attentati incendiari e di azioni intimidatorie a danno di imprenditori di Fondi, che appaiono riconducibili ad un'ulteriore recrudescenza dell'offensiva della criminalità organizzata sul territorio;
nonostante gli inequivocabili rilievi del prefetto di Latina, della direzione nazionale antimafia, dell'Arma dei carabinieri e del Ministro interrogato, il Governo non si è ancora pronunciato in ordine alla richiesta di scioglimento del consiglio comunale di Fondi per accertata infiltrazione mafiosa;
nella seduta del Consiglio dei ministri tenutasi a L'Aquila il 23 aprile 2009, è stato, invece, prontamente disposto lo scioglimento, ai sensi dell'articolo 143 del testo unico degli enti locali, del consiglio comunale di Villa Literno (Caserta);
l'imminente svolgimento delle elezioni provinciali a Latina non è in alcun modo di ostacolo all'assunzione di una decisione, comunque necessaria per porre fine a tensioni e incertezze che riguardano l'intera comunità provinciale e per ridare al valore della legalità e della trasparenza la sua giusta centralità;
in altri casi nel passato il Consiglio dei ministri ha provveduto allo scioglimento di consigli comunali, pur in concomitanza con il periodo di campagna elettorale -:
quali siano le motivazioni per cui non si sia ancora provveduto a decidere in merito alla proposta di scioglimento del comune di Fondi avanzata dal Ministro interrogato e se il Governo si accinga ad adottare il provvedimento, ai sensi dell'articolo 143 del testo unico degli enti locali.
(3-00522)

COTA, LUCIANO DUSSIN, DAL LAGO, REGUZZONI, ALESSANDRI, ALLASIA, BITONCI, BONINO, BRAGANTINI, BRIGANDÌ, BUONANNO, CALLEGARI, CAPARINI, CHIAPPORI, COMAROLI, CONSIGLIO, CROSIO, D'AMICO, DOZZO, GUIDO DUSSIN, FAVA, FEDRIGA, FOGLIATO, FOLLEGOT, FORCOLIN, FUGATTI, GIBELLI, GIDONI, GIANCARLO GIORGETTI, GOISIS, GRIMOLDI, LANZARIN, LUSSANA, MACCANTI, LAURA MOLTENI, NICOLA MOLTENI, MONTAGNOLI, MUNERATO, NEGRO, PAOLINI, PASTORE, PINI, PIROVANO, POLLEDRI, RAINIERI, RIVOLTA, RONDINI, SALVINI, SIMONETTI, STEFANI, STUCCHI, TOGNI, TORAZZI, VANALLI e VOLPI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
da quanto si apprende dalle notizie riportate dagli organi di stampa la procura di Bari ha notificato in carcere al signor Bassam Ayachi, siriano con passaporto francese, e Raphael Gendron, francese, già detenuti per favoreggiamento all'ingresso di stranieri clandestini nel nostro Paese, un'ordinanza di custodia cautelare in carcere per associazione finalizzata al terrorismo internazionale;
le accuse mosse dalla procura di Bari si basano su un'ampia ricostruzione dei documenti ritrovati in occasione della perquisizione scattata nel momento dell'arresto per favoreggiamento all'immigrazione clandestina e su numerose intercettazioni ambientali e telefoniche;
da quanto si apprende sempre dalle notizie pubblicate dai media i due inquisiti stavano per mettere a punto un attentato di proporzioni devastanti al principale aeroporto di Parigi (Charles De Gaulle);
nel nostro Paese le indagini sul terrorismo internazionale hanno portato a numerosi arresti e hanno dimostrato, senza ombra di dubbio, la presenza in Italia di cellule eversive del terrorismo islamico legate al movimento di Al Qaeda;
mentre oramai è palese che anche in Italia all'interno delle comunità islamiche si annida la presenza di gruppi eversivi, allo stesso tempo non è, invece, facilmente

riscontrabile una collaborazione con le forze dell'ordine e la magistratura da parte di quei musulmani che si dichiarano moderati e che continuano a chiedere diritti, dimostrando la volontà di volersi integrare nella nostra società;
il terrorismo internazionale jihadista ha messo sotto scacco l'Europa con gli attentati terroristici di Madrid dell'11 marzo 2004 e l'ultimo gravissimo episodio avvenuto a Londra il 7 luglio 2005;
la sfida lanciata dal fondamentalismo islamico è particolarmente seria, in quanto affonda il colpo in un'Europa che rifiuta di riconoscere le proprie radici;
è necessario ricordare che più volte il nostro Paese è stato indicato come prossimo obiettivo per un'operazione di terrore, se possibile ancora più eclatante di quelle di Madrid e Londra -:
quali iniziative il Ministro interrogato intenda assumere per contrastare il pericolo terroristico di matrice fondamentalista islamica, oltre alle già numerose espulsioni meritoriamente adottate nei confronti di persone sospettate di essere fiancheggiatori di Al Qaeda.
(3-00523)

CICCHITTO, BOCCHINO e BIANCOFIORE. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il 25 aprile 2009, giornata della Liberazione celebrata nel Paese in un clima di forte pacificazione nazionale, il vicesindaco di Bolzano Oswald Ellecosta ha di fatto pubblicamente inneggiato al nazismo;
il sindaco di Bolzano, Luigi Spagnolli, non ha smentito, né condannato tali dichiarazioni;
nel giorno della Liberazione gli schuetzen hanno inneggiato all'odio anti-italiano, esaltato il valore di criminali e terroristi e denigrato i valori nazionali rappresentati dal monumento all'alpino per i caduti;
nei giorni precedenti la giornata del ricordo delle vittime del terrorismo, il consiglio della provincia autonoma di Bolzano ha votato una mozione (con i voti del Südtiroler Volkspartei e del Partito democratico) per la concessione della grazia ai terroristi sudtirolesi degli anni '60, mai pentitisi per gli efferati delitti e equiparati a «combattenti per la libertà» -:
se il Governo intenda condannare con fermezza fatti e comportamenti tanto esecrabili ed aberranti che esasperano la popolazione e minano la convivenza e, in particolare, quali concrete iniziative intenda assumere innanzi a ciò che costituisce, ad avviso degli interroganti, il superamento di ogni limite di decenza e dell'impunità che ne è sempre conseguita.
(3-00524)

Interrogazione a risposta in Commissione:

ZAZZERA. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
Maria Clementina Forleo è un magistrato che ha avuto il coraggio di indagare in modo autonomo e indipendente sulla cosiddetta «Bancopoli» un caso politico-finanziario estremamente complesso e delicato, ricevendo per questo pesanti critiche provenienti anche dall'ordine stesso della magistratura;
la dottoressa Forleo, GIP presso la procura di Milano, si è occupata di numerosi processi balzati agli onori della cronaca, tra cui il processo Unipol - BNL e Antonveneta - Popolare di Lodi. In tali inchieste venivano coinvolte personalità di spicco della politica italiana, dell'economia e persino il Presidente della Banca d'Italia;
durante l'estate del 2004 la banca Olandese ABN Amro chiese alla Banca d'Italia l'autorizzazione per salire dal 12,6 per cento al 20 per cento nella quota di capitale detenuto in Banca Antoniana Popolare Veneta così da diventare il maggiore azionista. Nello stesso periodo la Banca spagnola Banco Bilbao Vizcaya Argentaria (BBVA) deteneva il 15 per cento del capitale della Banca Nazionale del Lavoro (BNL). Il 14 febbraio 2005 la banca Popolare di Lodi (BPL) riceveva il permesso

dalla Banca d'Italia per salire fino al 15 per cento del capitale di Antonveneta. Il 29 marzo dello stesso anno la BBVA lanciò una offerta Pubblica di Acquisto (OPA) per la maggioranza delle azioni della BNL. Il giorno dopo è la ABN Amro a lanciare un'OPA su Antonveneta. Il 29 aprile 2005 la BPL lanciò un'Offerta Pubblica di Scambio (OPS) su Antonveneta, e infine il 19 luglio 2005 fu la volta di Unipol con il lancio di un'OPA sulla BNL;
lo scandalo scoppiò il 25 luglio 2005 con il sequestro, da parte della procura di Milano, dei titoli Antonveneta detenuti dalla Banca Popolare Italiana (BPI che nel frattempo aveva cambiato nome da BPL), a seguito delle indagini iniziate il 2 maggio e condotte da PM Eugenio Fusco e Giulia Perrotti;
dalle intercettazioni pubblicate si rileva l'esistenza di una strategia per l'acquisto di due tra le più importanti banche italiane da parte di BPI e UNIPOL a scapito di ABN Amro e BBVA, dietro alla sapiente regia del Governatore della Banca d'Italia Antonio Fazio. Dalle intercettazioni si rileva il coinvolgimento di noti esponenti della finanza italiana: Giampiero Fiorani Amministratore delegato di BPL; Stefano Ricucci proprietario del Magiste e coinvolto nella scalata a RCS; Emilio Gnutti socio di Silvio Berlusconi in quanto Mediaset e Fininvest partecipano alle società Fingruppo, GP e Hopa di cui lo stesso Gnutti è proprietario; Giovanni Consorte amministratore della compagnia assicuratrice Unipol;
le intercettazioni consentono anche di individuare come il mondo politico abbia seguito oltre le proprie competenze quanto accadeva nel mondo finanziario italiano. Ad essere coinvolti risultano: Vito Bonsignore europarlamentare UDC indagato per aggiotaggio; Piero Fassino, Ugo Sposetti, Nicola Latorre e Massimo D'Alema;
il 2 agosto 2004 il GIP dottoressa Clementina Forleo convalida il sequestro delle azioni in portafoglio ai concertisti e notifica anche la misura interdittiva nei confronti di Fiorani e del Direttore Gianfranco Boni;
in corrispondenza dell'avvio di queste delicate indagini la vita della dottoressa Forleo ha subito un radicale cambiamento a causa di intimidazioni e continue minacce, fino alla perdita dei genitori in uno strano incidente stradale le cui cause restano incerte;
nel 2005 durante il periodo in cui il magistrato svolgeva indagini sul coinvolgimento del Governatore di Banca d'Italia, Antonio Fazio, i genitori ricevettero lettere, telefonate anonime e minacce di morte. In seguito fu incendiata la loro villa di campagna e la tenuta agricola;
la GIP di Milano denunciò prontamente alla Procura di Brindisi gli episodi intimidatori diretti alla sua famiglia;
per scoprire gli autori di quelle telefonate e dunque per cercare di risalire agli autori di quei gravi fatti, si imponeva come di consueto sia un'attività di intercettazione telefonica, sia un'attività di audizione di persone informate sui fatti;
ciononostante, il Pubblico Ministero incaricato dell'indagine, dottor Alberto Santacatterina, si limitò a richiedere alle varie compagnie telefoniche i soli tabulati dell'utenza sulla quale quelle telefonate pervenivano, e nonostante vari formali solleciti, dopo circa due anni, ed esattamente nel maggio del 2007, la dottoressa Forleo venne notiziata dal suo legale, avvocato Vito Epifani, di una nota redatta dai Carabinieri della Compagnia di Francavilla Fontana, delegati a tale atto, che erano pervenuti «solo tabulati TIM» e che ci si riservava di inoltrare quelli delle altre compagnie telefoniche «se inviati»;
data la gravità dei fatti e il reiterarsi nel frattempo di ulteriori missive intimidatorie, la dottoressa Forleo, appena venuta a conoscenza di tale nota che in calce portava il nome del ten. Pasquale Ferrari - ufficiale preposto alla sua sicurezza in Puglia - chiamava lo stesso presso il suo ufficio chiedendogli spiegazioni su tali

inerzie, prospettando l'immediata denuncia di quanto stava accadendo alle autorità competenti. La dottoressa Forleo portava subito a conoscenza della chiamata in questione il superiore del tenente, col. Russo, dal quale il giorno seguente si recava depositando formalmente un esposto. Nel contempo il ten. Ferrari redigeva una relazione di servizio accusando la dottoressa Forleo anche di averlo pesantemente ingiuriato;
tale relazione, come accertato casualmente dalla dottoressa Forleo nel corso del suo procedimento per incompatibilità ambientale innescatosi ex articolo 2 L.G., venne iscritta a mod. 45 dall'allora capo della Procura brindisina, il quale ritenne in data 6 giugno 2007 di archiviare il caso per non sussistere estremi di reato, neppure perseguibili a querela di parte, e qualificando la telefonata della dottoressa Forleo come descritta in tale relazione di servizio, «mero sfogo telefonico»;
nel frattempo però venne archiviato anche il caso sulle minacce ai genitori del giudice, sebbene il GIP avesse chiesto l'approfondimento delle indagini che di fatto non avvenne mai;
quando la Forleo dichiarò apertamente durante la trasmissione Annozero «tentativi di delegittimazione da soggetti istituzionali e forze dell'ordine» fu tacciata di essere una visionaria e addirittura di essersi inventata le minacce ai parenti;
il 20 luglio 2007 il giudice chiese con ordinanza alle Camere l'autorizzazione per l'utilizzo delle intercettazioni relative alle inchieste sulle scalate bancarie, che vedevano coinvolti anche alcuni parlamentari, tra cui D'Alema e Fassino, ritenuti dalla stessa «consapevoli complici di un disegno criminoso di ampia portata»;
dall'accusa di aver usato, nell'ordinanza di cui sopra, «accenti suggestivi e denigratori» in un «abnorme e non richiesto giudizio anticipato», la dottoressa Forleo fu assolta il 27 giugno 2008 dal Csm perché «il fatto non costituisce illecito disciplinare»;
il 14 agosto 2007, proprio durante il periodo di assenza del Procuratore di Brindisi dottor Giannuzzi, il tenente Ferrari presentò una denuncia contro la dottoressa Forleo sempre per l'esclamazione usata durante la telefonata sulle indagini relative ai genitori;
il Pubblico Ministero dottor Negro, nonostante l'archiviazione del caso a lui ben nota, si assegnava il fascicolo in palese violazione dei criteri tabellari e iscriveva la vicenda a mod. 21 per i reati di minaccia a Pubblico Ufficiale ed ingiuria, precisando trattarsi dei medesimi fatti oggetto di tale archiviazione. In altri termini il Pubblico Ministero dottor Negro, di turno per atti urgenti, si assegnava indebitamente il fascicolo senza avvertire il Capo della Procura;
i primi giorni di settembre la dottoressa Forleo veniva informata del forte rilievo mediatico dato alla vicenda dai quotidiani locali, mentre veniva notiziata da terzi - come da sue articolate denunce al riguardo - che il tenente si era determinato a presentare quell'atto sollecitato dal dottor Santacatterina, al fine di «dare una lezione» alla dottoressa Forleo, facendo in modo che l'atto medesimo pervenisse in Procura in un dato giorno, ossia quando era di turno il dottor Negro, amico di entrambi;
l'intento del dottor Santacatterina era evidentemente motivato dall'esigenza di far fronte alle gravi accuse di omissione di atti di ufficio e di falso ideologico che lo potevano coinvolgere, atteso che nella richiesta di archiviazione presentata al GIP il 22 maggio 2007 (ossia lo stesso giorno in cui alla Procura perveniva l'esposto della dottoressa Forleo attraverso il vol. Russo) quel Pubblico Ministero scriveva falsamente che erano pervenuti alla Procura tutti i tabulati richiesti;
che fosse effettivamente vero che era il dottor Negro - persona fino a quel momento completamente sconosciuta alla dottoressa Forleo - il titolare di tale procedimento, la predetta lo apprese il giorno in cui le pervenne l'avviso di conclusione

delle indagini preliminari, dove le veniva contestato addirittura l'abuso della qualifica di magistrato, dal momento che la dottoressa Forleo, chiamando il ten. Ferrari, si era qualificata - come peraltro di consueto - dottoressa Forleo;
va peraltro evidenziato, per lumeggiare il ruolo tenuto dal dottor Negro, che richiesta alla procura generale di Lecce l'avocazione del caso, il predetto magistrato si affrettava a chiudere l'indagine dopo soli quattro giorni, senza attendere l'esito di quell'istanza che dava atto del non luogo a provvedere data l'iniziativa del dottor Negro;
per tali fatti il dottor Santacatterina è stato rinviato a giudizio davanti al tribunale Collegiale di Potenza per omissione di atti di ufficio e per falso ideologico, mentre sia lo stesso magistrato che il dottor Negro e il tenente Ferrari sono allo stato indagati per abuso di ufficio davanti alla procura di Potenza;
la dottoressa Forleo, a seguito del decreto di citazione a giudizio emesso dal dottor Negro, si trova imputata davanti al Tribunale di Brindisi per i reati di cui si è detto, e ciò dopo aver reiteratamente rifiutato ogni tentativo di accettare la remissione di querela da parte del tenente Ferrari, che non è mai riuscito a spiegare come fosse possibile «chiudere la vicenda» in tal modo attesa la contestazione di fatti procedibili di ufficio se non con l'avallo dello stesso dottor Negro;
vale la pena evidenziare anche che i testi chiave dell'accusa, nel procedimento a carico della dottoressa Forleo, sono stati due Carabinieri, tali Galante e Montesardo, che avrebbero ascoltato con il sistema del viva-voce la parte finale della telefonata incriminata, affermando in udienza di non aver chiesto al tenente del perché di quella telefonata e aggiungendo di non sapere che la dottoressa Forleo era sotto la protezione dell'Arma, cadendo infine in numerose contraddizioni anche circa la loro presenza in quegli uffici come peraltro dimostrato da atti di investigazione difensiva prodotti in quel dibattimento dalla difesa della dottoressa Forleo;
nel 2007 è stata recapitata direttamente sulla scrivania della dottoressa Forleo, una busta gialla contenente un proiettile calibro 38 e una foto della stessa con su apposta la scritta «maledetta stronza!»;
il 20 aprile 2009 ha avuto inizio il processo ai Pubblico Ministero dottor Negro e dottor Santacatterina, e al ten. Ferrari da parte della procura di Potenza;
il 21 aprile 2009 agenzie stampa riportano la notizia della decisione di revocare la scorta al magistrato dottoressa Forleo;
le pressioni e le minacce che la dottoressa Forleo subisce con regolarità non soltanto dimostrano che il magistrato necessita del sostegno dello Stato per preservare la sua incolumità ma comprovano che l'attività della dottoressa Forleo ha il pregio di infastidire realmente pericolosi sistemi di potere;
ad avviso dell'interrogante la scorta al magistrato dottoressa Forleo certamente non è meno indispensabile di quella concessa a segretari nazionali di partiti o per esempio a vicepresidenti di autorità indipendenti, soprattutto considerato che quando la dottoressa Forleo si reca in Puglia presso l'abitazione dei suoi genitori nel suo paese di origine, si ritrova in una realtà che nei fatti le è assolutamente ostile;
la dottoressa Forleo non sarebbe adeguatamente protetta dalle Istituzioni, dal momento che la persona addetta a tutelare il magistrato in Puglia è proprio il tenente Ferrari, cioè lo stesso che ad avviso della Procura lucana avrebbe intentato un complotto ai suoi danni -:
quali siano le motivazioni della revoca della scorta al giudice dottoressa Forleo;
come si giustifichi la revoca della protezione alla dottoressa Forleo rispetto alla tutela che continua ad essere garantita

a persone come segretari nazionali di partito o come per esempio a vicepresidenti di autorità indipendenti;
se abbia valutato il fatto che per tutelare la propria sicurezza in eventuale caso di pericolo in Puglia, la dottoressa Forleo dovrà rivolgersi alla stessa persona che risulta aver dichiarato l'intenzione di darle «una lezione».
(5-01410)

Interrogazioni a risposta scritta:

ZAMPARUTTI, BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
l'11 maggio 2009, l'interrogante ha effettuato una vista al Centro di Identificazione ed Espulsione di via Corelli a Milano;
attualmente il Centro di Identificazione ed Espulsione di via Corelli «ospita» 103 uomini e 20 donne mentre il Centro Accoglienza Richiedenti Asilo (CARA) risulta chiuso ed adibito a settore femminile;
all'interno della predetta struttura vi sono situazioni molto diverse tra loro: immigrati che hanno già espiato delle condanne, altri che semplicemente non sono in regola con il permesso di soggiorno e che pertanto non hanno commesso alcun reato, altri ancora che, seppur espulsi, risultano essere anche richiedenti asilo politico. Tutti, senza alcuna distinzione, vengono «allocati» negli stessi spazi, il che, com'è facile immaginare, finisce col penalizzare le persone più deboli e vulnerabili nonché tutti coloro che non hanno commesso alcun reato;
in particolare, nella visita ad un settore del Centro, dove sono ristretti 28 uomini, l'interrogante ha riscontrato la presenza di almeno quattro persone che hanno affermato di aver richiesto asilo: tre cittadini del Gambia Sillah Alahagie Baba, Ebrima Fofana e Samura Lamin ed un salvadoregno Ingles Santos Vidal. Costoro, oltre ad essere, come detto, alloggiati nella stessa struttura ed in condizioni identiche a quelle di chi è trattenuto in attesa di identificazione od espulsione, non risultano avere un adeguato accesso a servizi di orientamento, informazione e tutela;
durante la medesima visita, inoltre, l'interrogante ha riscontrato la presenza di due ragazzi che hanno affermato di avere le famiglie residenti in Italia e che, pochi mesi dopo il compimento del 18o anno di età, allo scadere di un primo permesso di soggiorno, si sono visti fermati e portati al Centro di via Corelli dove rischiano l'espulsione verso i Paesi di origine nei quali però non hanno più alcun legame. Si tratta di Dieng Khadime, nato il 15 agosto 1987 in Senegal e dal 1989 in Italia con la sua famiglia che risulterebbe risiedere regolarmente a Lecco e Soulah Hoosni di origine maghrebina la cui famiglia risiederebbe regolarmente in Toscana a San Martino sul Fiora;
inoltre non risulta esserci più un reparto ad hoc per i transessuali -:
se risulti vero quanto sopra riportato, in particolare quanto riferito da Dieng Khadime e Soulah Hoosni e quali misure intenda assumere per risolvere questi casi;
se all'interno del Centro di identificazione ed espulsione di Milano vengano garantiti i diritti fondamentali in particolare ai richiedenti asilo politico;
quali misure intenda assumere per assicurare ai richiedenti asilo centri di accoglienza ad hoc come previsto dalla legge e per consentire ai transessuali appositi reparti.
(4-02980)

GIORGIO MERLO. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
Giuseppe Masciari, era un imprenditore edile calabrese. Era, perché dal settembre 1994 quando è stato costretto a licenziare gli ultimi 58 operai rimasti a lavorare per la sua impresa, non lo è più. Ha perso il suo lavoro, le sue imprese, la

sua vita di prima. Non vive più in Calabria e la sua vita familiare e relazionale ne è uscita duramente provata;
alla morte del padre nel 1988 Pino Masciari ne eredita la ditta che si occupava di lavori per privati e nella quale già ricopriva il ruolo di amministratore. Il Masciari già possedeva un'altra impresa edile, la «Masciari Costruttori» che invece si occupava di lavori pubblici;
Pino Masciari, non soltanto ha denunciato la 'ndrangheta, ma attraverso questo suo gesto che deve essere definito eroico, ha posto in evidenza le collusioni che la stessa ha intessuto con il mondo della politica. E tutto ciò è stato lo scotto costretto a pagare per essersi ribellato al racket di 'ndrangheta e politica collusa;
per questi motivi ha pagato uno scotto notevole e grave;
il Procuratore Generale Pier Luigi Vigna lo ha definito «il principale testimone di giustizia italiana»;
ad oggi però Pino Masciari non ha ricevuto risposta dalla Commissione Centrale del Ministero dell'Interno, su molte questioni che attengono alla sua reale situazione esistenziale;
la sicurezza, la libertà e il diritto di ricostruire una vita per Pino Masciari, per la moglie e per i suoi due figli, dipende da un ricorso al Tar presentato nel 2004 e che, continuamente, rischiano di perdere la scorta;
la legge n. 45 del 13 febbraio 2001, ad oggi è stata disattesa e non si è rivelata in grado di proteggere i testimoni di giustizia, attualmente trattati alla stregua dei pentiti di mafia, malgrado le rassicurazioni dell'articolo 16-ter della medesima -:
se il Governo nell'immediato, intenda assumere dei provvedimenti al fine di salvaguardare e proteggere la vita del testimone di giustizia Pino Masciari, della moglie e dei figli, assicurando loro anche il lavoro.
(4-02982)

TOUADI e VILLECCO CALIPARI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
l'Italia è firmataria della Convenzione di Ginevra del 1951 che prevede all'articolo 33 comma 1 che: «Nessuno Stato Contraente espellerà o respingerà, in qualsiasi modo, un rifugiato verso i confini di territori in cui la sua vita o la sua libertà sarebbero minacciate a motivo della sua razza, della sua religione, della sua cittadinanza, della sua appartenenza a un gruppo sociale o delle sue opinioni politiche»;
il 7 maggio scorso, 227 migranti a bordo di tre carrette del mare, dopo essere stati soccorsi da unità navali italiane nel Canale di Sicilia sono stati riportati verso le coste libiche;
in base agli accordi internazionali e alle leggi italiane in vigore, i cittadini stranieri hanno il diritto di presentare richiesta d'asilo al momento dell'ingresso nel territorio nazionale;
la Libia non è firmataria della Convenzione di Ginevra del 1951 «Convenzione sullo statuto dei rifugiati» -:
come si sia svolta l'esatta dinamica dei fatti e se è vero che i migranti sono stati trasbordati su navi italiane per il rimpatrio collettivo in Libia;
quali siano le valutazioni che hanno portato al respingimento dei 227 migranti, tra cui 40 donne;
se il Governo abbia ponderato le conseguenze di questa grave violazione del diritto internazionale e del dovere di protezione umanitario;
quali disposizioni intende assumere per evitare di porre il nostro Paese fuori dalla legalità internazionale.
(4-02983)

FARINA COSCIONI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il quotidiano Il Manifesto nella sua edizione del 25 aprile 2009 ha pubblicato

un articolo di Vittorio Longhi, dal titolo «Respinto dall'Italia, rinchiusi in Tunisia»;
nel citato articolo si raccoglie la grave denuncia dell'avvocato Giovanni Iacono, secondo il quale «... la questura di Gorizia ha violato nei fatti le norme sull'asilo politico... a questo punto le autorità italiane dovranno riparare, intervenendo affinché i tunisini possano tornare in Italia»;
i tunisini in questione sono due richiedenti asilo che avevano ricevuto il diniego dopo una sbrigativa analisi da parte della Commissione territoriale di Gorizia, e che sono stati rispediti a Tunisi all'alba di lunedì 30 marzo, un giorno prima che scadessero i termini per presentare il ricorso;
«Avevamo già preparato i documenti firmati dai richiedenti il venerdì precedente e poi, senza essere avvertiti del rimpatrio dalla questura, abbiamo presentato il ricorso la mattina stessa del lunedì - ha spiegato l'avvocato Iacono - ma ancora oggi siamo in attesa che ci comunichino l'avvenuta espulsione»;
la cosa più grave, comunque, è costituita dal fatto che due giorni dopo il rimpatrio il giudice ha accolto il ricorso, decretando la sospensione dell'espulsione, e fissato l'udienza per discutere i casi alla fine di maggio;
secondo notizie giunte al legale sembra che i due siano già stati arrestati appena arrivati nel paese;
nel citato articolo viene pubblicata anche la dichiarazione di Laura Boldrini, portavoce dell'Alto Commissariato dell'ONU per i rifugiati: «Se l'espulsione è avvenuta prima che scadessero i tempi per il ricorso, quei tunisini non avrebbero dovuto essere rimpatriati»;
risulterebbe che i due tunisini espulsi facevano parte di un gruppo di 35 sbarcati all'inizio del 2009 a Lampedusa, e successivamente trasferiti nel Centro di identificazione ed espulsione di Gradisca. Si tratterebbe di operai, sindacalisti e familiari in fuga da una repressione poliziesca e giudiziaria dopo avere partecipato a manifestazioni di protesta;
nei mesi scorsi già altri tunisini avevano tentato di opporsi ai rimpatri, per il rischio di tortura, appellandosi alla Corte europea dei diritti dell'uomo, dopo i dinieghi e il respingimento dei ricorsi. Il Governo italiano aveva proceduto lo stesso con l'espulsione, pur sapendo che li attendeva l'arresto e nonostante la Corte avesse chiesto formalmente la sospensione in attesa di una valutazione;
anche il Commissario per i diritti umani del Consiglio d'Europa, Thomas Hammarberg, nel suo ultimo rapporto sull'Italia si è detto «decisamente contrario» ai rimpatri forzati verso paesi con precedenti di tortura provati e di lunga durata, nonostante le rassicurazioni diplomatiche;
«centinaia, se non migliaia di giovani, tra cui minori, sospettati di essere coinvolti in reati legati al terrorismo sono stati arrestati in Tunisia negli ultimi cinque anni», si legge in un rapporto recente di Amnesty international. Secondo Amnesty International «i metodi di tortura più comunemente utilizzati sono le percosse sul corpo, in particolare sulle piante dei piedi, la sospensione dalle caviglie o in posizioni contorte, scosse elettriche e bruciature con sigarette. Sono state riferite anche false esecuzioni, abusi sessuali, tra cui stupro con bottiglie e bastoni e minacce di abusi sessuali verso le donne della famiglia» -:
se quanto sopra riferito corrisponda verità;
in caso affermativo come si spiega la clamorosa violazione da parte della questura di Gorizia;
quali iniziative si intendano intraprendere e promuovere per accertare le responsabilità per quanto accaduto.
(4-02992)

CATANOSO. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il 1o febbraio scorso, il dottor Giovanni Finazzo, Prefetto di Catania, ha lasciato l'incarico per raggiunti limiti d'età;
gli anni spesi dal dottore Finazzo al servizio di Catania e della sua provincia sono stati un contributo fondamentale nel percorso verso l'affermazione di quei valori di legalità che ancora faticano a trovare compiuta attuazione nei nostri territori;
anche grazie all'impegno di questo ottimo servitore dello Stato la crescita e la maturità civile di Catania non ha conosciuto soste od interruzioni;
alla data odierna, purtroppo, il dott. Finazzo non è stato sostituito ed il suo ruolo è ricoperto dall'attuale prefetto vicario, dirigente apprezzato che svolge al meglio le proprie funzioni ma che, ovviamente, non può avvalersi del peso e dell'autorità che avrebbe il titolare dell'ufficio;
non si comprende cosa impedisca la nomina del nuovo prefetto a 4 mesi dalle dimissioni del prefetto Finazzo;
la città di Catania, un territorio ed un'economia come quella catanese non si possono permettere di vivere nell'incertezza amministrativa -:
quando intenda nominare il nuovo prefetto di Catania il ministro interrogato.
(4-03000)

RONDINI e STUCCHI. - Al Ministro dell'interno, al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
nel territorio del Comune di Pioltello è in corso da alcuni anni l'occupazione abusiva della Cascina Bareggiate da parte di un gruppo di stranieri di etnia rom;
ad oggi è problematico quantificare il numero degli occupanti, che varierebbe in continuazione, tuttavia si stima che questi possano raggiungere anche le 500 unità;
nel mese di marzo è stato registrato un caso di tubercolosi che ha colpito uno degli occupanti;
ancorché le autorità sanitarie abbiano svolto i dovuti controlli e attestato che nessun altro degli occupanti abbia contratto il virus, è tuttavia difficile fugare ogni rischio, dal momento che non è possibile un efficace censimento degli occupanti e una verifica degli ingressi nell'insediamento;
i nomadi si spostano quotidianamente, nei centri abitati vicini, presso il vicino centro commerciale di Vimodrone e, tramite le stazioni della metropolitana di Cascina Burrona e Cernusco sul Naviglio, nel capoluogo e nel resto dell'hinterland, ragion per cui un eventuale focolaio di tubercolosi potrebbe espandersi in maniera incontrollata;
la Cascina Bareggiate è inserita in un Parco Locale di Interesse Sovracomunale denominato Parco delle Cascine, nato per preservare un'ampia porzione di verde agricolo dall'urbanizzazione crescente dell'hinterland milanese, e per salvaguardare le vecchie cascine ivi presenti, testimonianza del passato rurale della Città di Pioltello; l'Amministrazione Comunale di Pioltello ha intrapreso contatti con una società immobiliare, proprietaria della Cascina e di buona parte dell'area verde, volti a valutare la possibilità di creare un nuovo insediamento urbano nell'ambito del Parco, tra cui una cosiddetta «Cittadella dello Sport» e la realizzazione di uno stadio di calcio per una società calcistica di primaria importanza;
la realizzazione di un simile progetto priverebbe i cittadini non solo di Pioltello, ma di tutto l'est milanese, di un polmone verde fondamentale, adducendo come giustificazione a un'operazione immobiliare di così vasta portata la necessità di sgomberare il Parco dagli abusivi;
gli interventi già portati a termine dall'Amministrazione Comunale di abbattimento

di altre cascine dismesse nel Parco per prevenire le occupazioni, hanno provocato la perdita incolmabile di un patrimonio storico della Città -:
se il Governo sia al corrente dell'individuazione di un focolaio di tubercolosi nell'ambito della Cascina Bareggiate di Pioltello occupata dai rom;
quali misure abbia intrapreso ad oggi il Prefetto di Milano, anche in virtù dei poteri assegnatigli in qualità di Commissario Straordinario per la gestione dell'emergenza rom in Lombardia, per risolvere la situazione descritta in premessa;
se e con quali strumenti il Governo intenda intervenire per porre fine all'occupazione della Cascina Bareggiate.
(4-03003)

TOCCAFONDI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
con la legge n. 137 del 4 marzo 1952 in materia di assistenza a favore dei profughi, furono costruiti e assegnati, anche nel comune di Firenze, i primi alloggi per i rimpatriati, senza distinzione di provenienza;
con la Legge n. 560 del 24 dicembre 1993 «norme in materia di alienazione degli alloggi di edilizia residenziale pubblica» si sono creati in sede di attuazione problemi di applicazione del comma 24, che disciplina, all'articolo 1, la cessione in proprietà degli alloggi costruiti a spese dello Stato per fornire l'assistenza ai profughi nel settore alloggiativi;
la legge regionale n. 59, del 2 novembre 2005 che ricalca essenzialmente il comma 24, articolo 1 della legge 24 dicembre 2005, stabilisce all'articolo 1 che «i profughi assegnatari della quota degli alloggi di edilizia loro riservata ai sensi dell'articolo 17 della legge 4 marzo 1952, n. 137 (assistenza a favore dei profughi), ovvero ai sensi dell'articolo 34 della legge 26 dicembre 1981, n. 763 (normativa organica per i profughi), possono chiedere ai comuni la cessione in priorità di tale alloggi entro il 30 giugno 2006, beneficiando delle condizioni di miglior favore di cui all'articolo 3»;
l'articolo 3 della legge sopra citata recita: «Il prezzo di cessione degli alloggi di cui all'articolo 1 è determinato nella misura del 50 per cento del costo di costruzione di ogni singolo alloggio alla data di ultimazione della costruzione della stessa ovvero di assegnazione dell'alloggio se anteriore»;
a seguito delle domande presentate all'ufficio competente del comune, dai profughi dall'Istria e dalla Dalmazia assegnatari degli alloggi, l'8 giugno 2006, il comune stesso risponde con una lettera dove si legge: «Quanto alla legge regionale citata in oggetto, si osserva che essa non può essere applicata sia perché non è stato possibile, ad oggi, verificare la sua asserita qualità di riservatario ex articolo 17 della legge n. 137 del 1952 o articolo 34 della L. N. 763/1981, sia perché la giunta comunale con deliberazione n. 8 del 10 gennaio 2006 ha assunto un atto di indirizzo per i propri uffici disponendo di soprassedere, per il momento, dall'applicazione della legge stante i numerosi profili di illegittimità costituzionale in essa ravvisabili»;
a seguito della comunicazione sopracitata la Regione Toscana si è rivolta al TAR che, con sentenza 296/2006 afferma: «Ritenuto che il provvedimento impugnato, con cui il Comune di Firenze ha ordinato ai propri Uffici di soprassedere dal dare esecuzione alla legge regionale n. 59 del 2005, si sostanzia in un mero atto di indirizzo interno, privo di qualsiasi valenza lesiva degli interessi effettivi e concreti della Regione;
ritenuto, peraltro che tale provvedimento non è idoneo ad impedire agli aventi diritto di presentare al Comune domanda per ottenere la cessione in proprietà degli alloggi popolari di cui è questione, sicché l'eventuale diniego opposto dal Comune potrà essere tutelato nelle competenti sedi giurisdizionali»;
la sentenza menzionata non è mai stata applicata;

ad oggi, nonostante le continue richieste dei profughi di acquistare gli alloggi, il comune di Firenze si è sempre dichiarato contrario alla cessione degli appartamenti;
i profughi dall'Istria e dalla Dalmazia di Firenze, hanno sostenuto e continuano a sostenere cifre considerevoli per affrontare le spese legali, nella ricerca di far rispettare una normativa che garantisce loro il diritto ad acquistare gli alloggi in cui abitano da molti anni -:
quali iniziative, anche normative intenda intraprendere per garantire ai profughi dell'Istria e della Dalmazia la possibilità di acquistare gli alloggi che spettano loro.
(4-03007)

TESTO AGGIORNATO AL 14 MAGGIO 2009

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ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazioni a risposta scritta:

SERVODIO, BINETTI, MASTROMAURO, OLIVERIO, VICO, SCHIRRU, SBROLLINI e MOSELLA. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
con il decreto ministeriale n. 42 dell'8 aprile 2009, con cui il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca ha disposto «l'integrazione e aggiornamento delle graduatorie ad esaurimento del personale docente ed educativo per il biennio 2009/2011» all'articolo 1, comma 6 viene impedito di fatto il trasferimento della propria posizione dalla provincia di precedente inclusione ad altra provincia;
all'articolo 1 comma 11 prevede l'opzione di inserimento in ulteriori tre province, sebbene in coda a tutte le fasce;
l'articolo 15 dello stesso decreto ministeriale richiama le leggi n. 124 del 1999 e n. 331 del 2001, che sanciscono il diritto al trasferimento del personale incluso nelle Graduatorie Permanenti, trasformate ad esaurimento dalla legge n. 296 del 2006, articolo 1, comma 605, lettera c;
il decreto ministeriale n. 42 richiama in premessa l'ordinanza del Consiglio di Stato n. 1525/2009 del 24 marzo 2009, con la quale viene negata la sospensiva della sentenza del TAR del Lazio - sezione III-bis n. 10809/08 del 27 novembre 2008, con la quale, a proposito della legge n. 296 del 2006, si chiarisce che «la riconfigurazione delle graduatorie provinciali, da permanenti a esaurimento, non implica l'immobilità e/o la cristallizzazione di queste ultime nel senso inteso dall'amministrazione scolastica» e, di conseguenza, «non sono dunque ipotizzabili preclusioni di mobilità, anche territoriale, nell'ambito delle distinte graduatorie», nonché che «la collocazione in graduatoria non può quindi essere disposta - se non in evidente contrasto con l'ora riferito principio - sulla base della maggiore anzianità di iscrizione in una medesima e conchiusa graduatoria, ciò in contrasto oltre che con la richiamata normativa primaria di riferimento anche con i principi costituzionali di uguaglianza (articolo 3), di buon andamento della Pubblica Amministrazione (articolo 97), di accesso agli uffici pubblici in condizioni di uguaglianza (articolo 51 comma 1);
la nota di accompagnamento richiama l'ordinanza del Consiglio di Stato «Nelle premesse del decreto ministeriale sono citate le due ordinanze cautelari del Consiglio di Stato, n. 1525/09 e n. 1524/09, concernenti i trasferimenti "in coda" e il divieto di spostamento del bonus di 24 punti da un'abilitazione ad un'altra, a cui l'Amministrazione non ha ritenuto di dare seguito»;
altre precedenti sentenze, mai appellate, del TAR Lazio - sezione III-bis (n. 2799/01 e n. 3309/01), palesano il vizio costituzionale degli inserimenti «in coda»;
il provvedimento evidenzia un contrasto normativo sia nelle premesse che nel disposto delle norme contenute;
è impedita la libera circolazione dei lavoratori, prevista dalle normative comunitarie dell'Unione Europea, penalizzando soprattutto i precari del meridione che

vivono già una difficile situazione, essendo quasi la metà dei tagli agli organici nella scuola concentrata in Campania, Calabria, Sicilia e Puglia;
è impedita di fatto anche una mobilità intra-regionale nelle regioni del Centro e del Nord, che favorirebbe un più rapido assorbimento del precariato ed esaurimento delle Graduatorie docenti, principio base della legge n. 296 del 2006;
si rischia di favorire personale con meno servizio e di conseguenza con meno esperienza, a discapito di docenti con comprovata professionalità;
tali palesi contraddizioni saranno foriere di lunghi, pesanti e destabilizzanti contenziosi amministrativi -:
quali misure il Ministro interrogato intenda adottare per correggere le palesi contraddizioni evidenziate, affinché sia ripristinata e garantita la piena e libera circolazione dei lavoratori su tutto il territorio nazionale, escludendo code e artifici che non reggerebbero l'urto di massicci ricorsi.
(4-02985)

COSENZA. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 7-bis del decreto-legge n. 172 del 2008, convertito in legge con modificazioni dalla legge n. 210 del 2008, prevede l'inserimento, nei programmi scolastici della scuola dell'obbligo, dell'educazione ambientale e afferma che le modalità attuative saranno determinate da un successivo decreto del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, di concerto con il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare;
è decisivo il formarsi di giovani generazioni consapevoli dell'essenzialità di fare la raccolta differenziata dei rifiuti in modo da contribuire alla salubrità dell'ambiente circostante e a una migliore qualità della vita per sé e per le proprie famiglie;
inoltre, in un'ottica di lungo periodo, si potrebbero avere altri virtuosi effetti: si pensi a come, in un Paese quale il nostro in cui il turismo ha una straordinaria importanza economica e sociale, sia davvero essenziale porre le basi per un ambiente pulito in grado di favorire un sempre maggiore afflusso di visitatori dall'estero;
il Governo ha mostrato una sensibilità importante ed altamente apprezzabile nel dare parere favorevole, durante l'esame parlamentare del disegno di legge di conversione del decreto-legge n. 172 del 2008, all'emendamento presentato dall'interrogante e finalizzato appunto all'introduzione dell'articolo 7-bis -:
quali siano i tempi previsti per l'emanazione del decreto attuativo in modo da consentire, nei tempi più veloci possibili, l'avvio dell'insegnamento dell'educazione ambientale.
(4-02994)

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LAVORO, SALUTE E POLITICHE SOCIALI

Interrogazioni a risposta scritta:

GAGLIONE. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
nel 1995 la Procura della Repubblica di Brindisi (sulla base di notizie di reato trasmesse dalla Procura della Repubblica di Venezia) ha avviato una indagine giudiziaria su decessi e malattie professionali nel Petrolchimico del predetto capoluogo e, in particolare, tra gli addetti al reparto di produzione e polimerizzazione del Cloruro di vinile monomero;
l'indagine statistica della coorte (redatta da ricercatori dell'Istituto superiore di Sanità) depositata agli atti della Procura di Brindisi, ha evidenziato eccessi di mortalità per alcune neoplasie tra i lavoratori oggetto di indagine; tuttavia, la medesima indagine, rileva altresì una mortalità generale minore tra i lavoratori esposti al

Cvm e Pvc rispetto alla popolazione generale brindisina, evidenziando una situazione di fatto sorprendente ed inverosimile;
già nel 2001, una analogo risultato, emerso nel corso di una indagine statistica affine su un gruppo di lavoratori esposti al Cvm e Pvc nel Petrolchimico di Porto Marghera, ha indotto la Procura della Repubblica di Venezia alla richiesta di rianalisi della mortalità di quella coorte lavorativa sulla base di diversi presupposti scientifici;
è infatti accertato (Rianalisi della mortalità tra i lavoratori di un petrolchimico per la produzione di cloruro di vinile monomero (CVM) e policloruro di vinile (PVC) Valerio Gennaro, Marcello Ceppi, Fabio Montanaro) che un quadro più verosimile emerge dal confronto fra gruppi di lavoratori esposti con gruppi di lavoratori, del medesimo stabilimento, ma meno esposti o affatto esposti alle sostanze oggetto di indagine e non già fra i lavoratori esposti e la popolazione generale; questa rinnovata prospettiva di confronto, applicata alla rianalisi della coorte di lavoratori di Porto Marghera, ha prodotto un ribaltamento dei risultati iniziali, evidenziando una mortalità generale superiore negli esposti -:
quali iniziative intenda assumere per avviare la rianalisi e l'aggiornamento degli studi delle coorti lavorative del Petrolchimico di Brindisi al fine di restituire alla popolazione un quadro epidemiologico privo di sottostime del rischio e favorire azioni di prevenzione nei confronti di lavoratori non più esposti ai predetti cancerogeni ma a rischio di contrarre neoplasie.
(4-02986)

BRIGUGLIO. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
la Cantieri Navali Rodriquez rappresenta uno storico caposaldo dell'economia cittadina ed una prestigiosa realtà della Città di Messina sin dalla fine del 1800;
all'interno della Cantieri Navali Rodriquez lavorano 94 dipendenti e circa 150 costituiscono l'indotto di tale attività produttiva;
tale maestranza qualificata rappresenta un vanto per la Città di Messina;
il compatto della cantieristica navale viene considerato in tutta Italia come settore in costante espansione, e le istituzioni locali dovrebbero essere consapevoli che Messina rappresenta da sempre un punto di riferimento qualificato avendo sempre ricoperto una posizione di leadership di mercato a livello mondiale;
sia la Giunta Comunale come anche il Consiglio Comunale hanno espresso grave preoccupazione per la situazione in cui versa l'azienda;
l'azienda ha avviato la procedura per la messa in cassa integrazione straordinaria dei lavoratori;
in assenza di un Piano Industriale ci sono tutte le condizioni per ritenere che l'Azienda si stia preparando alla dimissione;
tale forza lavoro può a ragion veduta essere considerata l'ultimo pezzo di storia della cantieristica messinese;
la Città di Messina continua a perdere attività produttive il cui rilancio dovrebbe invece essere la premessa per una rinascita economica del territorio;
in data 18 febbraio 2004, è stato siglato un protocollo d'intesa tra i segretari generali di Cgil, Cisl e Uil, l'allora Commissario Straordinario della Città di Messina, il Presidente della provincia Regionale pro tempore, l'Assessore Regionale all'Industria, il Commissario ad acta dell'Ente Porto, l'Università di Messina il CNEL, finalizzato alla creazione di un «Distretto della Cantieristica» che avrebbe dovuto comprendere le aree della zona falcata dei bacini di carenaggio, della stazione di degassifica e delle infrastrutture dell'Ente Porto e delle aree limitrofe destinate all'attività navale;

con il protocollo di cui sopra istituzioni, enti e sindacati si sono impegnati ad avviare tutti i provvedimenti necessari alla realizzazione di iniziative cantieristiche che garantiscano lo sviluppo di un polo d'eccellenza della nautica oltre che la creazione di un tavolo di monitoraggio che avrebbe dovuto verificare tutti i passaggi necessari per arrivare alla creazione del Distretto;
tale Distretto sarebbe stato anche una tutela per tutti i lavoratori del comparto -:
se intendano assumere tutte le iniziative necessarie a tutela dei lavoratori della Cantieri Navali Rodriquez;
se in particolare intendano provvedere alla convocazione di un tavolo alla presenza della parte datoriale della Cantieri Navali Rodriquez al fine di impedire che la cantieristica possa lasciare definitivamente Messina;
se intendano far ripartire le iniziative necessarie per la costituzione dei poli di eccellenza per la creazione del Distretto della Cantieristica.
(4-02997)

SIRAGUSA. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
diverse strutture destinate ad asilo nido, appena ristrutturate, nel Comune di Palermo non sono state ancora aperte al pubblico e si trovano in uno stato di totale abbandono e la richiesta di posti nei nidi e nelle scuole materne comunali supera di gran lunga l'attuale offerta;
il 6 aprile 2009, il quotidiano Epolis Palermo, ha pubblicato un articolo dal titolo «Insegnanti vincono il concorso ma la stabilizzazione non arriva»;
come si evince dall'articolo di cui sopra si tratta di un gruppo di 11 insegnanti precarie, cinque educatrici di asilo nido e sei docenti della scuola dell'infanzia che da diversi anni prestano servizio, con contratti annuali, nelle scuole materne e nei nidi comunali;
nelle more della definizione del procedimento di stabilizzazione, le insegnanti in oggetto hanno ricoperto incarichi annuali fino a settembre 2008 presso gli asili nido e poi non sono state più richiamate poiché l'amministrazione avrebbe detto loro che era necessario accantonare fondi per la loro stabilizzazione, che sarebbe dovuta avvenire entro il 31 dicembre;
sempre secondo l'articolo le insegnanti, pur essendo in possesso dei requisiti temporali e normativi richiesti dalle leggi finanziarie 2007 (legge n. 296 del 2006 articolo 1, comma 558) e 2008 (legge n. 244 del 2007 articolo 3 comma 90), attendono ancora di essere stabilizzate da oltre tre anni;
in effetti consta all'interrogante che le citate insegnanti fossero state utilizzate dall'amministrazione comunale ai sensi dell'articolo 3, comma 92 della legge finanziaria che consentiva agli enti locali di avvalersi del personale di cui al comma 90 «nelle more del processo di stabilizzazione»;
dall'interpretazione sistematica delle due norme parrebbe pertanto potersi evincere il principio che sia proprio l'avvio del processo di stabilizzazione a rendere possibile l'utilizzo del personale ai sensi del comma 92 dell'articolo 3 della legge finanziaria per il 2008;
il Comune di Palermo avrebbe invece sostenuto la tesi dell'insussistenza di un vero e proprio obbligo di assunzione sebbene l'amministrazione comunale di Palermo abbia inserito le insegnanti nel piano triennale delle assunzioni per ben due volte, a maggio 2007 e ad aprile 2008, con ciò rendendo possibile il proseguimento del rapporto ai sensi dell'articolo 3 comma 92 sopra citato;
peraltro dal settore Pubblica Istruzione siano partite diverse richieste per il suddetto personale accompagnate anche dall'individuazione delle somme necessarie

alla loro stabilizzazione (Documento protocollo n. 4763); il settore Risorse Umane ha approvato la determinazione n. 154 del 29 gennaio 2008, che stabilisce di avvalersi del personale precario, che abbia prestato servizio presso l'amministrazione Comunale con i requisiti previsti dalla Legge Finanziaria per far fronte alle esigenze operative; il settore Pubblica Istruzione ha approvato la determinazione dirigenziale n. 36 dell'11 febbraio 2008, dell'ufficio organizzativo per la chiusura della concertazione sulla modifica della programmazione triennale dei fabbisogni Risorse umane per il 2008/2010; il Consiglio Comunale si è espresso all'unanimità a favore della stabilizzazione delle insegnanti con una mozione -:
se ritenga opportuno chiarire, anche, ove necessario, mediante una norma di interpretazione autentica il rapporto tra i commi 90 e 92 della legge finanziaria per il 2008 facendo riferimento a quanto indicato in premessa.
(4-03001)

FARINA COSCIONI e MAURIZIO TURCO. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
il 12 maggio 2009 i quotidiani La Cronaca di Cremona e La Provincia di Cremona riportavano la notizia di una cinquantina di pazienti sotto osservazione, il 70 per cento per l'esposizione all'asbesto; e che il sindaco di Romanengo Marco Cavalli ha rilasciato una dichiarazione allarmata nella quale si dice che «tutti in paese sono colpiti da questa tragedia»:
a) in particolare si riferisce che «la paura amianto torna a Cremona». Cinquanta lavoratori di Offanengo e Romanengo, in provincia di Cremona, sono venuti a contatto con l'amianto: il 70 per cento ha registrato alterazioni polmonari. «Abbiamo fatto segnalazione di malattia professionale», ha detto il direttore di Pneumologia dell'ospedale Maggiore di Crema. «Dei 50, 27 presentano malattie compatibili con l'esposizione all'amianto»;
b) il sindaco di Romanengo, Marco Cavalli denuncia che «da inizio anno in paese, quattro donne sono morte per motivi riconducibili all'asbestosi (il tumore da amianto). Erano tutte operaie che avevano lavorato all'ex INAR, fabbrica chiusa nel 2004, specializzata nella produzione di tessuti in fibra di amianto. Ma sappiamo che questa patologia si presenta anche dopo anni. Non c'è nessuno in paese che può dire di non essere stato colpito da queste morti»;
c) la stessa famiglia del sindaco ha sofferto direttamente della tragedia amianto: una zia, dipendente della fabbrica incriminata per 24 anni, è morta nel marzo scorso stroncata da un tumore ai polmoni;
d) il direttore del dipartimento di Pneumologia Luciano Gandola ha rilasciato una dichiarazione non meno allarmante: «A rischio anche le mogli degli operai... Tutti gli ex lavoratori vengono monitorati costantemente. Li controlliamo almeno una volta all'anno. Sono pazienti di età compresa tra i 45 e i 65 anni. Non mancano le donne, o lavoratrici, o le mogli di chi, tornando dalla fabbrica, portava sui vestiti le fibre di amianto»;
e) il sindaco di Romanengo ricorda bene la storia dell'Inar: «Fino al '91 lavoravano l'amianto. Poi, quando è scoppiato lo scandalo, l'azienda si è riconvertita in lavorazioni non pericolose. La fabbrica è rimasta aperta fino a cinque anni fa quando l'ultimo titolare, erede di una famiglia tedesca, ha deciso di fermare la produzione. I 25 dipendenti sono stati ricollocati in altre aziende e l'area industriale bonificata: i proprietari vorrebbero trasformarla in un quartiere residenziale» -:
se quanto sopra descritto, e che riprende la grave situazione denunciata dalla stampa di Cremona corrisponda a verità;
in caso affermativo, quali iniziative si intendano adottare e promuovere, a fronte di una così grave situazione che coinvolge un gran numero di cittadini;

quali iniziative si intendano adottare affinché si effettui la bonifica dell'area.
(4-03004)

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POLITICHE AGRICOLE, ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazione a risposta immediata:

ZELLER e BRUGGER. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
l'ippodromo di Merano è il principale ippodromo d'Italia per corse ad ostacoli e rappresenta un pezzo di storia dell'ippica italiana, che necessita urgentemente di interventi di ristrutturazione;
in data 1o agosto 2007 viene sottoscritto il protocollo d'intesa tra il ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali, l'Unire, la provincia autonoma di Bolzano e il comune di Merano, con il quale le parti concordano di avviare i lavori di ristrutturazione dell'impianto con un progetto di circa 25.000.000,00 di euro. Il ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali si è impegnato a concorrere per 6.500.000,00 di euro circa, l'Unire per un totale di euro 3.600.000,00 e gli enti locali per la residua quota di euro 15.000.000,00;
nella legge finanziaria per l'anno 2008 un emendamento della componente delle Minoranze linguistiche ha elevato da 6,5 milioni a 7,5 milioni di euro i fondi destinati al ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali e, con l'accordo integrativo del 1o agosto 2008, il ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali e l'Unire si impegnano a destinare all'ippodromo di Merano i maggiori fondi;
il ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali ha conseguentemente elaborato il decreto annuale di riparto dei fondi stanziati per il 2008, pari a 2 milioni di euro destinati all'Unire;
attualmente è in corso l'iter di un secondo decreto di riparto 2008, che riguarda le disponibilità residue dello stanziamento del capitolo 2.200 per l'anno 2008, destinando la cifra di 93.892,50 euro all'Unire, sempre per l'ippodromo di Merano;
la provincia autonoma di Bolzano, al fine di dare completa attuazione al protocollo d'intesa del 2007 con il ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali, con l'Unire e con il comune di Merano, ha stanziato con la legge provinciale 9 aprile 2009, n 1, i 15 milioni di euro di sua competenza;
da contatti informali con il ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali si apprende che il nuovo decreto di riparto del capitolo 2.200 per il 2009, firmato venerdì 8 maggio 2009 dal Ministro interrogato, non prevede alcuno stanziamento per l'ippodromo di Merano;
si ricorda che in sede di approvazione della legge 22 dicembre 2008, n. 203 (legge finanziaria per il 2009), il Governo ha accolto un ordine del giorno (9/1713/5), con il quale si è impegnato ad «adottare le misure necessarie per mantenere gli impegni già assunti dal ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali» -:
se non ritenga il Ministro interrogato di dover intervenire al fine di tenere fede agli impegni assunti dal Governo nei confronti della provincia di Bolzano, dell'Unire e del comune di Merano.
(3-00525)

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SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazione a risposta in Commissione:

CODURELLI e LULLI. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
il Ministro dello sviluppo economico, senza avvisare preventivamente gli organi e le istituzioni competenti in materia, tra

cui l'Ente Parco, ha autorizzato la società Po Valley, multinazionale australiana, ad avviare l'iter di VIA regionale per un progetto che prevede di effettuare trivellazioni per la ricerca di idrocarburi in un'area di 30 chilometri quadrati in gran parte inserita nel Parco di Montevecchia Valle del Curone, uno tra i più grandi polmoni verdi della Brianza, percorso ogni domenica da migliaia di turisti, famiglie e comitive;
la società titolare dell'autorizzazione ha identificato i due possibili siti di realizzazione dei pozzi di ricerca nel cuore del Parco, annunciando che in caso di successo dovranno essere realizzati ulteriori pozzi per l'estrazione degli idrocarburi;
la Provincia di Lecco e i sindaci del territorio sono in stato di massima allerta: non solo si profila un grave affronto agli enti locali che, a loro insaputa, vedono concretizzarsi il rischio che un'area preservata da numerosi vincoli, esclusa dalle attività industriali e caratterizzata da attività agricole e ricettive di alta qualità, venga deturpata dall'arrivo delle trivelle per l'estrazione di metano e petrolio, ma si teme un disastro ecologico;
l'estrazione degli idrocarburi metterebbe a rischio quelle attività che hanno puntato proprio sulla bellezza, sulla tranquillità e sulla salubrità dell'area quali garanzie della bontà del prodotto offerto e che, con la loro presenza, garantiranno per i prossimi decenni la manutenzione di parti significative di territorio;
pochi anni fa un'identica ipotesi di perforazione situata nella stessa area era stata rigettata dal Ministero e archiviata, dopo una lunga e determinata battaglia dei Comuni e del Parco di Montevecchia, proprio per la sua insostenibilità. Infatti già Eni ipotizzava di realizzare una trivellazione obliqua che dalle zone sopra individuate raggiungesse obliquamente gli ipotetici giacimenti. Po Valley, per accorciare i tempi, ha acquistato gli studi dall'Eni ed è ipotizzabile che proporrà la stessa «rotta» di trivellazione;
giovedì 7 maggio 2009, nel corso della Conferenza dei servizi, in Regione, alla quale hanno preso parte sindaci e assessori del territorio interessato, esprimendo il proprio dissenso in merito, è stato ribadito che il Ministero ha agito in totale autonomia senza comunicare agli enti locali interessati questa operazione e che la Regione Lombardia ha assunto una posizione diametralmente opposta a quella dei cittadini e si è resa disponibile ad assistere la Po Valley nel processo di Valutazione di Impatto Ambientale regionale per la realizzazione del pozzo di ricerca -:
se non ritenga doveroso sospendere tale decisione e ristabilire un dialogo con gli enti locali delle zone interessate, dopo lo «strappo istituzionale» avvenuto, al fine di impegnarsi per uno sviluppo eco-sostenibile ed valorizzazione turistica del territorio, nel rispetto delle esigenze dei cittadini e dell'ambiente.
(5-01408)

Interrogazione a risposta scritta:

CALVISI, FADDA, MARROCU, MELIS, ARTURO MARIO LUIGI PARISI, PES e SCHIRRU. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
secondo notizie apparse sul quotidiano La Repubblica, il Governo intenderebbe collocare una centrale nucleare in Sardegna e sarebbero già state individuate a tal fine tre diverse opzioni: 5. Margherita di Pula a sud, la costa orientale fra S. Lucia e Capo Comino o la foce del Rio Mannu davanti a Lanusei;
per la localizzazione delle centrali sarebbe stata utilizzata la mappa dei possibili siti che il Cnen - divenuto successivamente Enea - disegnò negli anni '70, senza considerare che nel frattempo molte cose sono cambiate e che il riscaldamento globale rende ancora più problematico reperire in un Paese geologicamente complesso e ad alta densità abitativa com'è l'Italia, siti in grado di fornire con certezza, anche in futuro, molta acqua per raffreddare i reattori;

il Ministro ha sempre precisato, dopo la scelta del Governo e della maggioranza di percorrere la strada della costruzione di nuove centrali nucleari in Italia, che non risultavano ancora individuati i siti nucleari e che, in ogni caso, le decisioni sarebbero state assunte anche attraverso il coinvolgimento e il necessario consenso delle parti interessate a livello locale, senza perdere di vista la necessità di garantire la tutela della salute, delle popolazioni ed il rispetto dell'ambiente e del territorio;
la Sardegna sopporta già una presenza eccezionale di basi militari sul proprio territorio, circa l'ottanta per cento del totale, una situazione che allarma le popolazioni a causa di malattie collegabili alla presenza di siti contenenti uranio impoverito;
l'eventuale scelta di localizzare in Sardegna una centrale nucleare sarebbe percepita dalla comunità sarda come una grave ed inaccettabile imposizione, a causa del mancato coinvolgimento ed assenso delle popolazioni e delle istituzioni;
il territorio della Sardegna è assolutamente inadatto all'installazione di centrali nucleari e all'eventuale stoccaggio di residui radioattivi, ipotesi già respinta nel 2003 grazie alla forte mobilitazione della comunità sarda;
il Presidente della Regione Sardegna ha assunto in campagna elettorale precisi impegni riguardo al fatto che il territorio sardo, non sarebbe stato in alcun caso individuato tra i siti di produzione dell'energia nucleare;
dopo il cambiamento di collocazione del G8, il taglio delle risorse per la Olbia-Sassari, i mancati finanziamenti per le bonifiche del Sulcis, l'assoluta assenza di interventi per arginare la crisi industriale, non sarebbe in alcun modo accettabile che il Governo «regalasse» alla Sardegna una centrale nucleare -:
se il Ministro sia in grado di smentire le notizie di stampa secondo le quali sarebbe intenzione del Governo installare centrali nucleari in Sardegna e se una tale ipotesi sia comunque allo studio.
(4-02989)

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Apposizione di una firma ad una mozione.

La mozione Franceschini e altri n. 1-00165, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 7 maggio 2009, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Bellanova.

Apposizione di una firma ad una interrogazione.

L'interrogazione a risposta orale Ceccuzzi e Trappolino n. 3-00511, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 4 maggio 2009, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Mattesini.

Ritiro di un documento di indirizzo.

Il seguente documento è stato ritirato dal presentatore:
mozione Palumbo n. 1-00124 del 26 febbraio 2009.

Trasformazione di un documento del sindacato ispettivo.

Il seguente documento è stato così trasformato su richiesta del presentatore:
interrogazione a risposta in Commissione Cosenza n. 5-01028 del 18 febbraio 2009 in interrogazione risposta scritta n. 4-02994.