XVI LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di mercoledì 6 maggio 2009

TESTO AGGIORNATO AL 14 MAGGIO 2009

ATTI DI INDIRIZZO

Mozioni:

La Camera,
premesso che:
dal febbraio 2003 nella regione del Darfur, nel nord-ovest del Sudan, gruppi ribelli nati in difesa degli interessi delle comunità locali e milizie arabe si scontrano per il controllo del territorio;
le milizie «Janjaweed», spesso sostenute da bombardamenti aerei con il coinvolgimento di mezzi militari sudanesi, terrorizzano la popolazione del Darfur devastandone i villaggi e seminando morte;
stime ONU parlano di un numero di vittime compreso tra le 200 e le 300 mila e di oltre 2 milioni di sfollati;
la United Nations/African Union Mission in Darfur (UNAMID), autorizzata dalla risoluzione 1769 approvata dall'Onu il 31 luglio 2007 e prorogata il 1o agosto 2008, non ha ancora dispiegato interamente il contingente di 26mila uomini previsti, non riuscendo in tal modo a garantire il controllo dell'area in conflitto anche per la mancata dotazione di elicotteri e altri mezzi fondamentali per la riuscita della missione;
il 4 marzo 2009, la Corte penale internazionale ha spiccato un mandato di arresto per crimini di guerra e crimini contro l'umanità nei confronti del presidente sudanese Omar Al Bashir; questo mandato di cattura si aggiunge a quelli che furono emessi già nel 2007 nei confronti di altri due esponenti del governo sudanese, Ahmad Harun e Ali Kushayb;
il governo sudanese, nonostante le rassicurazioni ribadite più volte in sede Onu e dopo aver messo in atto un ostruzionismo palese per rallentare il dispiegamento della forza di pace UNAMID, ha espulso 13 organizzazioni non governative, a seguito dell'emissione del mandato di arresto per il presidente Bashir. Tali organizzazioni umanitarie rappresentano lo strumento fondamentale per l'assistenza alle popolazioni sfollate del Darfur,

impegna il Governo:

a sostenere con azioni concrete l'applicazione della dottrina della «responsabilità di proteggere», come prescritto peraltro dalla Risoluzione 1674/2006 del Consiglio di Sicurezza ONU;
ad incrementare, alla luce dell'inasprimento della crisi in corso, l'impegno finanziario per aiuti umanitari alla popolazione civile e un maggiore supporto militare all'UNAMID, proseguendo nell'azione già intrapresa con il recente invio di due velivoli per la missione in Darfur, coerentemente con quanto indicato nell'ordine del giorno n. 9/1802/10 approvato all'unanimità il giorno 19 novembre 2008;
ad attivarsi presso le sedi europee ed internazionali, affinché siano messi a disposizione dell'UNAMID strumenti per l'applicazione della no fly zone sul Darfur, prevista, ma mai attuata, dalla risoluzione del Consiglio di Sicurezza ONU 1591/2005;
a chiedere che venga ultimato lo schieramento della forza congiunta UNAMID, al momento dispiegata ancora parzialmente, per aumentare la sicurezza e garantire la protezione dei civili;
a porre in essere ogni azione necessaria per creare un corridoio umanitario che permetta la distribuzione degli aiuti internazionali e garantisca la sicurezza delle Organizzazioni Non Governative ancora presenti in Darfur, che si trovano sotto costante minaccia di ritorsioni da parte del governo sudanese;
a chiedere l'attuazione di un regime di nuove e più ampie sanzioni del Consiglio di sicurezza dell'ONU attraverso ammende economiche mirate;

a intraprendere un'iniziativa diplomatica, che coinvolga altri Paesi dell'Unione Europea, con l'intento di convincere il governo sudanese a collaborare con la Corte Penale Internazionale.
(1-00163)
«Vernetti, Barbieri, Bobba, Bucchino, Calgaro, Capitanio Santolini, Castagnetti, Catone, Cimadoro, Codurelli, Corsini, D'Antona, Delfino, Farinone, Froner, Giulietti, Gottardo, Gozi, Mantini, Marchi, Motta, Oliverio, Leoluca Orlando, Pezzotta, Piccolo, Picierno, Pompili, Raisi, Rossomando, Sbai, Sbrollini, Scilipoti, Strizzolo, Torazzi, Velo, Zaccaria, Zamparutti».

La Camera,
premesso che:
ai sensi della legge 23 dicembre 1997, n. 451, istitutiva della Commissione parlamentare per l'infanzia, la Commissione formula osservazioni e proposte sugli effetti, sui limiti e sull'eventuale necessità di adeguamento della legislazione vigente in materia di infanzia e di adolescenza in particolare per assicurarne la rispondenza alla normativa dell'Unione europea ed in riferimento ai diritti previsti dalla Convenzione sui diritti del fanciullo, fatta a New York il 20 novembre 1989 e ratificata con legge 27 maggio 1991, n.176;
tale Convenzione, ai sensi della quale (articolo 1) sono definiti «bambini» gli individui di età inferiore ai 18 anni, rappresenta lo strumento normativo internazionale più importante e completo in materia di promozione e tutela dei diritti dell'infanzia e dell'adolescenza, tra cui il diritto alla vita (articolo 6), il diritto alla salute e a godere delle prestazioni sanitarie (articolo 24), il diritto ad esprimere la propria opinione (articolo 12) e ad essere informati (articolo 13), il diritto al nome, tramite registrazione anagrafica, nonché alla nazionalità (articolo 17), il diritto all'istruzione (articoli 28 e 29), il diritto al gioco (articolo 31) ed il diritto ad essere tutelati da ogni forma di sfruttamento e di abuso (articolo 34);
alla Convenzione sui diritti dell'infanzia si accompagnano due Protocolli opzionali che l'Italia ha ratificato con la legge 11 marzo 2002, n.46, concernenti rispettivamente la tratta dei bambini, lo sfruttamento a fini di prostituzione e pedopornografia ed il coinvolgimento dei bambini nei conflitti armati;
la Convenzione sui diritti dell'infanzia, negli articoli 22, 30, 32, 34, 35, 36, 38 e 39, prevede una tutela particolare a favore di alcuni gruppi di bambini e adolescenti in considerazione della loro maggiore vulnerabilità: si tratta dei minori in situazioni di emergenza, come i minori rifugiati e i minori impiegati nei conflitti armati; dei minori in condizione di sfruttamento economico, compreso il lavoro minorile; dei minori oggetto di abuso e sfruttamento sessuale; dei minori vittime di tratta o di altre forme di sfruttamento; infine dei bambini e adolescenti appartenenti a minoranze etniche o popolazioni indigene;
nel quadro dell'attività della Commissione infanzia è stata deliberata lo scorso 23 ottobre un'indagine conoscitiva volta ad approfondire la condizione dei minori stranieri non accompagnati, ovvero dei minori immigrati nel territorio italiano ed ivi presenti in assenza di familiari;
tale indagine è volta in particolare a ricostruire il percorso di questi minori, una volta che abbandonano i centri di prima accoglienza per gli immigrati, dopo essere stati identificati come minori e pertanto esclusi dalla procedura di espulsione dal territorio italiano;
con riferimento anche a questo tema la Commissione infanzia ha audito, fra gli altri soggetti: il Ministro dell'Interno, il Ministro degli Affari esteri, il Prefetto di Agrigento, il Presidente del Comitato per i minori stranieri non accompagnati, il delegato dell'ANCI alle politiche migratorie, l'Assessore della regione

Sicilia con delega alla famiglia, politiche sociali e autonomie locali, nonché rappresentanti dell'UNICEF e dell'associazione Save the Children;
secondo i dati forniti dal Comitato per i minori stranieri non accompagnati, i minori stranieri non accompagnati censiti al 31 dicembre 2007 erano in totale 7.548, di cui oltre il 74,6 per cento sprovvisto di documenti di identità; dalla ripartizione per nazionalità di appartenenza di tali minori, emerge che le prime tre nazionalità registrate costituiscono oltre il 50 per cento delle segnalazioni: Marocco 19,8 per cento, Albania 17,2 per cento e Palestina 14 per cento; seguono l'Egitto 10,7 per cento; l'Afghanistan 7,1 per cento, l'Iraq 6 per cento, la Serbia e il Montenegro 3,2 per cento;
nell'audizione presso la Commissione Infanzia del 26 novembre 2008, il prefetto di Agrigento ha affermato che i minori stranieri non accompagnati in Italia rappresentano un fenomeno nuovo, che è andato sensibilmente crescendo negli ultimi anni, passando dai 789 minori del 2006 a 1450 nel 2007; in base ai dati forniti dalle autorità di Pubblica sicurezza, per l'anno 2008 il numero dei minori stranieri non accompagnati ammontava, nel mese di novembre, già a 1712;
nell'ambito della stessa indagine conoscitiva sui minori stranieri non accompagnati, la Commissione Infanzia ha svolto una missione al Centro di identificazione ed espulsione degli immigrati a Lampedusa, allo scopo di verificare le condizioni di prima accoglienza dei minori ivi ospitati;
le risultanze delle citate audizioni e della missione svolta, nonché i ripetuti contatti intercorsi fra la Commissione e gli organismi umanitari operanti nel settore dell'accoglienza agli immigrati, hanno concordemente evidenziato una situazione di grave allarme sociale;
infatti, una larga parte dei minori che vengono rilasciati dai centri di prima accoglienza affrontano un destino incerto, allontanandosi in molti casi senza lasciare traccia dalle comunità alloggio che li ospitano ed esponendosi così a pericoli di sfruttamento da parte della criminalità organizzata o a gravi rischi per la loro stessa incolumità;
a tale proposito, secondo le recenti dichiarazioni del Ministro dell'Interno, alcuni riscontri incrociati fra i dati dell'immigrazione clandestina dei minori e segnalazioni relative ad un possibile traffico di organi internazionale gettano un'ombra inquietante sulla scomparsa di numerosi minori stranieri;
risulta altresì che molte giovani donne arrivino nel nostro Paese in stato di gravidanza, anche a seguito delle ripetute violenze subite durante il viaggio verso l'Italia, e siano spesso costrette ad abbandonare il figlio nel centro di accoglienza dove sono ospitate;
in alcuni casi, l'allontanamento dei minori dalle comunità ospitanti è conseguenza di un ricongiungimento con parenti o conoscenti sul territorio nazionale; in altri casi, l'allontanamento dei minori è principalmente da ricondurre alla insufficienza delle risorse finanziarie poste a disposizione degli enti locali su cui insistono i centri di prima accoglienza; ai Comuni sono infatti, nella grande maggioranza dei casi, affidati i minori con il provvedimento di tutela del magistrato, che segue alla prima accoglienza finanziata dal Ministero dell'Interno;
per finanziare le comunità alloggio in cui vengono ospitati i minori stranieri, infatti, i comuni dei territori limitrofi alle aree di sbarco degli immigrati clandestini subiscono un carico finanziario talvolta insostenibile rispetto alle loro limitate dimensioni, che conduce spesso al dissesto finanziario dell'ente locale;
il fenomeno descritto presenta altresì preoccupanti connessioni con i flussi dell'immigrazione clandestina, gestiti dalla criminalità organizzata, spesso con base al di fuori del territorio italiano, a conferma

dell'esistenza di gravi fenomeni di tratta di esseri umani, finalizzata allo sfruttamento di minori, soprattutto donne;
la gravità sociale dei fenomeni sin qui descritti e l'urgenza di individuare al più presto gli strumenti per una efficace tutela di questi minori e per l'affermazione dei loro diritti, accertando tutte le eventuali responsabilità connesse, induce la Commissione a porre all'attenzione del Governo la complessa problematica ora illustrata;
per una compiuta valutazione delle possibili soluzioni alla problematica testè illustrata, sarebbe utile considerare le conclusioni del 4o Rapporto di aggiornamento sul monitoraggio della Convenzione ONU in Italia, 2007-2008, pubblicato dal Gruppo di lavoro per la Convenzione sui diritti del fanciullo in Italia.
in particolare, nel citato Rapporto si raccomanda, in accordo con i principi e le disposizioni della Convenzione (soprattutto gli articoli 2, 3, 22 e 37), e nel rispetto dei bambini, richiedenti o meno asilo, che l'Italia:
a) incrementi gli sforzi per creare sufficienti centri speciali di accoglienza per minori non accompagnati, con particolare attenzione per quelli che sono stati vittime di traffico e/o sfruttamento sessuale;
b) assicuri che la permanenza in questi centri sia la più breve possibile e che l'accesso all'istruzione e alla sanità siano garantiti durante e dopo la permanenza nei centri di accoglienza;
c) adotti, il prima possibile, una procedura armonizzata nell'interesse superiore del bambino per trattare con minori non accompagnati in tutto lo Stato parte;
d) assicuri che sia previsto il rimpatrio assistito quando ciò corrisponde al superiore interesse del bambino, e che sia garantita a questi stessi bambini l'assistenza per tutto il periodo successivo;
a tale riguardo, sia il Comitato sui diritti dell'infanzia che la Rete europea dei Garanti dell'infanzia hanno raccomandato linee guida esplicite per la gestione delle operazioni di rimpatrio dei minori, secondo le quali il rimpatrio dovrebbe avvenire solo quando è rispondente al «superiore interesse del minore», ovvero dopo opportuna verifica dei fattori di rischio diretto e indiretto;
come la Commissione parlamentare per l'infanzia ha potuto accertare nel corso delle audizioni svolte nell'ambito dell'indagine conoscitiva sui minori stranieri non accompagnati, molte famiglie già affidatarie di minori sarebbero disponibili ad accogliere in affido temporaneo anche minori stranieri non accompagnati,

impegna il Governo:

ad adoperarsi affinché ogni intervento, anche normativo, che influisca sulla condizione dei minori stranieri non accompagnati nel nostro Paese, risulti in armonia con i principi della Convenzione sui diritti dell'infanzia e dell'adolescenza richiamati in premessa, nonché con la normativa dell'Unione europea e con le indicazioni del Consiglio d'Europa in materia;
ad adoperarsi affinché siano destinate adeguate risorse finanziarie a favore dei minori stranieri non accompagnati, anche per assicurare, in accordo con la Conferenza Unificata, la prosecuzione dei progetti e delle iniziative già avviate, quali ad esempio il «Programma nazionale di protezione dei minori stranieri non accompagnati», che il Comitato gestisce con l'Anci;
ad intraprendere idonee iniziative, per definire - anche attraverso l'elaborazione di Linee guida - criteri standard e procedure omogenee per l'identificazione dei minori stessi, la loro presa in carico, anche al fine di favorire la loro integrazione nel tessuto sociale del nostro Paese;

a garantire ai minori stranieri non accompagnati uno status giuridico in grado di poterli maggiormente tutelare;
ad adoperarsi per rendere effettivo l'esercizio del diritto d'asilo dei minori stranieri non accompagnati;
a coordinare, sempre in accordo con la Conferenza Unificata, le opportune iniziative per instaurare una rete di comunità alloggio estesa al territorio nazionale, evitando la concentrazione in alcune Regioni, come la Sicilia, attraverso cui ospitare i minori stranieri non accompagnati all'atto delle dimissioni dai centri di prima accoglienza, per ripartire equamente il carico finanziario di tale ospitalità e per evitare che la permanenza dei minori nell'ambito delle strutture sia condizionata da valutazioni di convenienza economica;
ad intraprendere idonee iniziative volte a verificare e controllare l'operato di tutte le strutture di accoglienza dei minori stranieri non accompagnati;
a promuovere affidamenti familiari temporanei di minori stranieri non accompagnati;
a verificare se i criteri utilizzati per l'adozione dei provvedimenti di tutela dei minori stranieri non accompagnati siano omogenei su tutto il territorio nazionale;
a prevedere un rafforzamento delle funzioni del Comitato minori stranieri non accompagnati presso il Ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali, per fronteggiare in maniera efficace la massiccia e crescente immigrazione clandestina di minori diretti verso il nostro territorio, che si è andata registrando negli ultimi anni.
(1-00164)
«Mussolini, Zampa, Castellani, Carlucci, Capitanio Santolini, Bocciardo, Sbrollini, Di Giuseppe, Mannucci, Lorenzin, Mariarosaria Rossi, Schirru, Calgaro, Malgieri, Renato Farina, Toccafondi, Siragusa, Antonio Pepe, Pugliese».

...

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA
DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazioni a risposta scritta:

CAMBURSANO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione. - Per sapere - premesso che:
in data 29 dicembre 2008 sia l'Amministrazione centrale delle dogane che la Direzione regionale delle dogane di Torino, con proprio provvedimento pongono in pensione il Capo area verifiche, controlli e attività antifrode della dogana di Aosta, il dottor Aldo Ruggiero con effetto 1o gennaio 2009, nonostante la prima delle due, cioè l'Amministrazione centrale in data 27 marzo 2008 avesse stabilito che il Ruggiero dovesse restare in servizio sino al 31 dicembre 2010;
nel mese di settembre 2008 un funzionario delle dogane di Torino, il signor Stillavato Leonardo viene assegnato alle dogane di Aosta come dirigente facente funzioni, pur essendo inferiore per grado e anzianità ai direttori tributari già presenti in dogana di Aosta. Detto funzionario, appellandosi all'articolo 72 del decreto-legge n. 112 del 2008 emette parere sfavorevole alla permanenza del Ruggiero sino al 31 dicembre 2010 «in quanto lo stesso poteva essere sostituito da altro funzionario»;
il comma 7 del citato articolo 72 riconosce all'Amministrazione la facoltà di accogliere ovvero di rigettare le istanze presentate per permanere in servizio oltre il sessantacinquesimo anno di età, mentre prima l'amministrazione si limitava a prendere atto della volontà a tal fine espressa dai singoli interessati;
le istanze dovranno essere attentamente valutate «in base alle proprie esigenze organizzative e funzionali in relazione alla particolare esperienza professionale acquisita da richiedente ...»;

la Presidenza del Consiglio dei ministri, Dipartimento della funzione pubblica, il 21 ottobre 2008, con propria circolare n. 10 del 2008 emanava dettagliate istruzioni in merito e chiariva tra l'altro che, in linea con i principi enunciati dalla Corte costituzionale, l'Amministrazione è comunque tenuta ad accogliere la richiesta di trattenimento in servizio per quei dipendenti che non hanno raggiunto il requisito di contribuzione minimo per la maturazione del diritto a pensione;
l'Area centrale personale e organizzazione Ufficio per il coordinamento dello stato giuridico e del reclutamento del personale - con nota n. 38579 del 26 novembre 2008 ha dettato precise istruzioni operative utili a definire il nuovo iter da seguire per la trattazione delle istanze della specie, precisando che potranno essere accolte esclusivamente nei seguenti casi:
1) se il richiedente ricopra un incarico di responsabilità (incarico dirigenziale, incarico temporaneo di funzioni dirigenziali ovvero incarico di rilievo relativo a unità operativa non dirigenziale, cioè il Capo Area);
2) se il richiedente collabora ad operazioni di polizia giudiziaria in corso -:
quali siano le vere ragioni del parere sfavorevole alla permanenza in servizio del funzionario di cui si tratta;
se sia noto quali siano gli accertamenti di operazioni di polizia giudiziaria che il Ruggiero aveva in corso alla data del 29 dicembre 2009 e se esistano collegamenti tra dette indagini e pubblici funzionari.
(4-02927)

MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
il 30 aprile 2009, alle ore 12.34, nel corso di una delle ricorrenti ma non eccezionali piene del fiume Po, è crollata un'intera campata del ponte stradale (S.S. 9) che collega le province di Lodi e Piacenza;
il crollo ha coinvolto quattro autovetture - che stavano, in un ora di punta, attraversando il ponte e che sono precipitate nell'area golenale del Po - nonché provocato il ferimento di tre persone di cui una in modo grave;
il tratto di ponte interessato dal crollo era compreso nella kilometrica tra il 262,390 e il 263,480 ed era interessato - dal 2008 - da verifiche e lavori urgenti per il ripristino statico delle pile del ponte a seguito del danneggiamento provocato dalla piena del fiume durante gli eventi alluvionali del 1994 per un importo totale pari quasi 2.000.000 euro affidati alla ditta E.L.S.E. S.p.a.;
sul portale del Compartimento Anas della Lombardia i citati lavori risultano sospesi in una fase di completamento appena pari al 37,33 per cento mentre il dirigente del medesimo Compartimento ha dichiarato che l'avanzamento era giunto al 60 per cento;
il sindaco di Piacenza, ingegner Roberto Reggi, nell'immediatezza ha definito il crollo del ponte come «disastro annunciato» e ha denunciato un errore di valutazione: «La parte crollata è fuori dal corso principale del fiume, è nella golena. Significa che l'Anas non ha valutato il deterioramento di questi anni» -:
se sia a conoscenza che come riportato da diverse agenzie l'architetto Enzo Trisciatti, cittadino di Codogno nel lodigiano, del Gommone Club segnalò con un esposto già nel 2006 la presenza di una fessura, proprio nell'arcata crollata, così grande che una coppia di piccioni vi aveva nidificato;
se risponda al vero che un importante centro commerciale situato a San Rocco al Porto (Lodi) - proprio al di là del ponte nella sponda lodigiana e che ricava grande parte del fatturato dai residenti nel comune di Piacenza - abbia

parzialmente contribuito alla realizzazione dei citati lavori di verifica e ripristino ottenendo che si svolgessero non nelle ore diurne ma in quelle notturne, così evitando di chiudere il ponte durante l'orario di apertura al pubblico ma creando evidenti difficoltà nonché lungaggini operative e realizzative;
se intenda promuovere l'accertamento di responsabilità interne nella fase di predisposizione e affidamento dell'appalto e dei relativi capitolati tecnici nonché di vigilanza sulla sua esecuzione proprio in ordine ai soprattutto in relazione alla mancata opera di valutazione degli interventi da realizzare;
se intenda adottare interventi - e con quali tempistica e procedure - per ripristinare un collegamento di viabilità ordinaria tra le due province allo stato interrotto.
(4-02932)

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AFFARI ESTERI

Interrogazione a risposta scritta:

SBAI. - Al Ministro degli affari esteri. Per sapere - premesso che:
l'Iran estremista non mostra pentimento e continua ad attuare un genocidio delle donne. È un fatto grave e odioso quello di cui si è macchiato il governo del Presidente della Repubblica Islamica dell'Iran Ahmadinejad. Un fatto illegittimo è stato commesso sul piano dell'etica e del diritto internazionale, che non può essere taciuto: l'esecuzione capitale di Delara Darabi che è l'epilogo di una storia di inganni e soprusi, in cui i giudici hanno agito senza scrupoli;
ci sarebbe da chiedersi, che valore abbia la sottoscrizione di diversi trattati da parte di uno stato come l'Iran il cui Presidente ha fatto dichiarazioni incontestabilmente razziste ed estremiste. Eppure l'Iran è un Paese che ha firmato la Convenzione Internazionale sui diritti civili e politici e quella sui diritti dei bambini (convenzione internazionale sui diritti del fanciullo, di New York del 1989 ratificata qui in Italia con legge n. 176/1991), che gli impedirebbero, come illecito internazionale, di disattenderle, e di applicare la condanna a morte a minori colpevoli, o dichiarati tali, di un qualsivoglia delitto. La Convenzione Internazionale sui Diritti Civili e Politici è un trattato delle Nazioni Unite basato sulla Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo, creato nel 1966 ed entrato in vigore il 23 marzo del 1976. Le nazioni firmatarie sono tenute a rispettarla;
nel solo 2005, nonostante il Comitato delle Nazioni Unite per i diritti dei bambini avesse chiesto all'Iran di sospendere immediatamente questa brutalità, sono stati trucidati dallo Stato iraniano, tanti condannati per reati commessi da minorenni, senza entrare nel merito della legalità del procedimento e della colpevolezza, rilevata;
ci si chiede, anche, che sistema sia quello dei tribunali talebani, che continuano a condannare impunemente a morte le donne, che impiccano una ragazza per l'ipotetico crimine di cui sarebbe discutibilmente colpevole; che Stato sia quello in cui un regime che all'interrogante appare estremista, razzista, intollerante e assolutista, sottoscrive convenzioni internazionali, per poi sedere al tavolo dell'ONU e rilasciare dichiarazioni intrise di rancore xenofobo e misogino. Ciò a maggior ragione, considerando che la Convenzione Internazionale sui Diritti Civili e Politici viene monitorata dalla Commissione per i Diritti Umani che esamina periodicamente relazioni inviate dagli Stati membri riguardanti la loro osservanza del trattato e che le decisioni del Consiglio prese ai sensi del primo protocollo facoltativo, hanno creato la più estesa e complessa giurisprudenza nel sistema ONU dei diritti umani;
il 1o maggio, festa del lavoro e di conquiste civili e sociali, si è consumata, purtroppo, una tragedia umana che rappresenta

un lutto per la conquista di quegli stessi diritti: Delara Darabi 23 anni, scrittrice e pittrice, è stata impiccata di mattina presto, di venerdì, di giorno sacro per gli islamici, di giorno di festa per i diritti del mondo, condannata al patibolo per presunta complicità in un omicidio commesso nel 2003, quando aveva solo 17 anni, è stata giustiziata nella prigione di Rasht, in Iran. È stata appesa dal collo in solitudine, senza che il suo avvocato, né la sua famiglia ne sapessero nulla. Delara non ha potuto chiedere perdono ai familiari della vittima. E ha pagato il vero prezzo del sangue. Un sangue che continua a scorrere in un Iran sempre più estremista e sempre meno tollerante. Un paese che continua a macchiarsi, giorno dopo giorno, di sangue innocente e violato, in spregio dei più elementari principi giuridici e morali;
la morte atroce di Delara deve essere ricordata e commemorata. E dopo il lutto, bisogna agire: non è più accettabile, questo ormai definibile genocidio;
Amnesty International si è schierata contro tale oltraggio ai diritti umani alla notizia dell'impiccagione, avvenuta senza che l'avvocato di Delara Darabi ne fosse stato messo a conoscenza, nonostante la legge preveda che i legali dei condannati a morte debbano essere informati 48 ore prima dell'esecuzione;
il 19 aprile scorso, il Capo dell'autorità giudiziaria, aveva concesso due mesi di sospensione dell'esecuzione che, proditoriamente è avvenuta. Delara Darabi ha scontato la condanna a morte per l'omicidio di un parente, avvenuto nel 2003, quando minorenne, si era inizialmente addossata la responsabilità, con l'intento di salvare dall'impiccagione il suo fidanzato maggiorenne, per poi ritrattare la confessione. La ragazza sapeva di non poter essere mandata a morte;
nel 2006, Amnesty International aveva lanciato una campagna per salvare la sua vita. Secondo l'organizzazione per i diritti umani, il processo terminato con la condanna a morte era stato iniquo, non avendo i giudici preso in considerazione prove che avrebbero potuto scagionarla dall'accusa di omicidio;
il mondo si è scosso alla notizia dell'urlo di Delara Darabi «Mi impiccano fra pochi secondi, aiutatemi!»: così, alle 06.00 del giorno dell'esecuzione, la vittima ha informato per telefono i genitori, che la stavano portando sul patibolo;
ora, la tragica morte della povera Delara Darabi che, per amore del fidanzato, aveva addossato su di sé la responsabilità del reato e, per questo amore, ha pagato con la sua vita, ha posto il grave problema del rispetto degli accordi e trattati internazionali sottoscritti, che non può essere taciuto -:
quali iniziative il Governo intenda porre in essere, anche in sede diplomatica (attraverso l'ambasciatore italiano a Teheran), nei confronti del Governo Iraniano e nelle sedi internazionali, per la grave, inammissibile e reiterata violazione degli accordi internazionali sottoscritti dall'Iran, anche promuovendo la costituzione di una commissione internazionale, che intervenga presso il Governo iraniano, affinché sia fermato questo orribile genocidio.
(4-02933)

TESTO AGGIORNATO AL 7 LUGLIO 2010

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AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazioni a risposta scritta:

MIGLIORI. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
gli uomini del Comando Stazione Forestale e del Comando Stazione Carabinieri di Loro Ciuffenna (Arezzo) hanno denunciato due valdarnesi alla Procura della Repubblica presso il Tribunale Ordinario di Arezzo per avere svolto un'attività non autorizzata di smaltimento di rifiuti pericolosi e non pericolosi;

l'abbandono incontrollato degli stessi è avvenuto in un terreno in Comune di Terranuova Bracciolini;
nel corso di un controllo congiunto, a seguito di alcune segnalazioni di abbandono di rifiuti in alcune località del Valdarno, Forestali e Carabinieri hanno accertato che a Terranuova Bracciolini in località Campolacconi, in un terreno circostante un deposito di attrezzi, era stata abbandonata una notevole quantità di rifiuti provenienti dall'attività edilizia, come materiale di scarto di attività edili, compresi tubi in eternit contenenti amianto, nonché si è evidenziato una flagranza di reato da parte di un fruitore che arrivato con un furgone con i sopra citati materiali si accingeva allo scarico;
il tutto ha portato alla denuncia sia del proprietario del terreno che dell'autista del furgone -:
quali iniziative urgenti e provvedimenti si intende mettere in atto per arginare questi molteplici e ripetuti casi e combattere con forza questo fenomeno che si ripete con frequenza in molte parti d'Italia creando irreparabili danni per il sistema eco-ambientale, paesaggistico e conseguentemente economico (per il ripristino e la bonifica delle aree colpite) nonché per i danni alla salute pubblica e danni di immagine per il turismo.
(4-02934)

ALESSANDRI e STUCCHI. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
il Padule di Fucecchio rientra tra le Riserve Provinciali «Padule di Fucecchio» nelle Province di Pistoia e Firenze ed ha un'estensione di circa 1800 ettari;
il Padule di Fucecchio rappresenta tuttora la più grande palude interna italiana anche se ampiamente ridotto rispetto all'antico lago-padule che un tempo occupava gran parte della Valdinievole meridionale;
dal punto di vista naturalistico, l'area più interessante della riserva è situata prevalentemente nei Comuni di Larciano, Ponte Buggianese e Fucecchio;
ai fini della tutela delle risorse idriche del basso e medio Valdarno e del Padule di Fucecchio, attraverso la riorganizzazione della depurazione del comprensorio del cuoio, è stato stipulato un accordo integrativo con il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare in data 29 luglio 2004, successivamente modificato ed aggiornato tramite l'accordo stipulato in data 28 gennaio 2006;
il bacino del fiume Arno è stato classificato area sensibile ai sensi del piano di tutela delle acque del fiume Arno, approvato con delibera di Consiglio regionale n. 6 del 25 gennaio 2005;
in ragione della riorganizzazione della depurazione civile della Val di Nievole, affinché si potesse assicurare una concreta tutela del Padule di Fucecchio quale area umida di particolare pregio naturale, è stata inizialmente ipotizzata e promossa la realizzazione di due collettori (cosiddetti tuboni) in sostituzione dei depuratori comunali oggi inidonei a garantire gli standard qualitativi previsti dalla normativa vigente per le acque depurate;
nel corso del 2008, tramite un protocollo d'intesa ratificato dalla Giunta regionale Toscana con delibera n. 161 del 3 marzo 2008, è stata prevista la modifica del progetto iniziale mediante la costruzione di un depuratore a Ponte Buggianese in sostituzione di un collettore. Questa scelta ha provocato le proteste della cittadinanza locale che nel merito ritiene che il nuovo progetto sia incompatibile con gli equilibri ambientali dell'area e sospetta che l'opera possa comportare costi eccessivi per gli utenti, ad ogni modo superiori rispetto all'ipotesi dei precedenti collettori;
il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare sembra si sia interessato di questa vicenda, allo scopo esprimendo rilievi sulle portate di acqua

da tenere in considerazione al fine di assicurare il rispetto degli equilibri naturali del Padule -:
se sia a conoscenza della vicenda indicata in premessa e se possa esprimere delle valutazioni tecniche, se del caso e solo per i propri profili di competenza in riferimento al possibile impatto strategico dell'intervento, che siano capaci di chiarire l'effettiva compatibilità del depuratore in questione rispetto alla tutela dell'area naturale ed agli equilibri idrici interessati, in tal senso indicando se l'ipotesi del sistema di collettori non risultasse più efficace rispetto a quella del depuratore.
(4-02937)

SCILIPOTI. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
via Lauregno è una strada del comune di Roma ubicata in località Infernetto;
in via Lauregno è stato installato un traliccio di trenta metri adibito ad antenna per la trasmissione del segnale di telefonia mobile;
il fenomeno dell'elettrosmog ha rappresentato in questi ultimi anni, uno dei problemi più sentiti dalla popolazione e per il territorio italiano, nel caso specifico dei residenti di via Lauregno e di tutta la località Infernetto;
l'area in cui ricade l'antenna è prossima al Parco di Plinio riserva verde ed acquedotto, zona sottoposta a vincolo, e che quindi fa parte di un comparto nel quale non era consentito la collocazione di nessun manufatto;
l'antenna si erge tra ville ed appartamenti, a pochi metri dai giardini e parchi giochi frequentati da anziani, donne in stato interessante e bambini;
l'angolo di emissione con cui irradiano le antenne e l'altezza dei tralicci su cui sono montate, sono parametri fondamentali per la localizzazione degli impianti stessi;
gli effetti dannosi dell'inquinamento elettromagnetico sulla salute delle persone sono ormai scientificamente dimostrati;
nella risposta all'atto di sindacato ispettivo n. 4-01294, concernente l'installazione di un ripetitore di telefonia mobile nel comune di Napoli, il ministro dello sviluppo economico affermava che avrebbe indirizzato raccomandazioni «agli enti locali affinché, attraverso le proprie agenzie regionali e le aziende sanitarie locali, provvedano a verificare che i vari impianti rispettino sempre le norme vigenti» -:
se non si ritenga opportuno promuovere un tavolo di lavoro con le amministrazioni locali affinché non siano aumentati i livelli di esposizione elettromagnetica e se il governo intenda dar seguito all'impegno riportato nella risposta all'atto di sindacato ispettivo n. 4-01294 ricordato in premessa.
(4-02941)

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BENI E ATTIVITÀ CULTURALI

Interrogazione a risposta scritta:

BORDO. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
il territorio della provincia di Foggia, conosciuto nell'antichità con il nome di Daunia, rappresenta uno dei bacini archeologici più ricchi e, al contempo, poco conosciuti e ancor meno valorizzati della Puglia e dell'Italia meridionale peninsulare;
parte integrante di tale patrimonio è il Ponte Romano di Palino, località del territorio di Sant'Agata di Puglia, maestosa testimonianza delle antiche fortune di questa terra costruito in mattoni e pietra, lungo circa 211 metri ed alto 11;

la sua costruzione si fa risalire al periodo in cui fu realizzata la Aurelia Aeclanensis che da Aeclanum (l'attuale Mirabella Eclano) conduceva ad Herdonia (oggi Ordona) per congiungersi alla via Traiana, che collegava l'Adriatico al Tirreno;
a causa di una frana, nel marzo del 2005 il Ponte è stato gravemente lesionato e da allora è in uno stato di evidente abbandono, ulteriormente aggravato dalle abbondanti piogge cadute localmente questo inverno, che ne hanno gravemente compromesso l'equilibrio statico -:
se e come, valutata la eccezionalità dell'evento calamitoso e l'importanza storica del manufatto, il governo intenda intervenire per scongiurare il rischio del crollo del Ponte Romano di Pelino, che cancellerebbe un pezzo unico del patrimonio storico della provincia di Foggia.
(4-02936)

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DIFESA

Interrogazione a risposta in Commissione:

ZAMPA, FASSINO, LENZI e LA FORGIA. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
la Legge n. 204 del 9 gennaio 1951 «Onoranze ai caduti in guerra» prevede all'articolo 7 che i sepolcreti di guerra siano dati in consegna dal Ministero competente ai Comuni nel cui territorio si trovano, con l'obbligo di mantenerli e custodirli in perpetuo e che i Comuni stessi, anche a seguito di convenzioni, possano richiedere al Ministero contributi per le spese sostenute per la manutenzione e custodia delle opere date in consegna;
il Ministero della Difesa ha affidato, con apposita convenzione, al Comune di Bologna la custodia e la manutenzione ordinaria del verde del Cimitero Militare Polacco, sito in via G. Dozza, impegnandosi a versare un contributo annuo;
in un clima di generale contrazione della spesa pubblica, il Ministero della Difesa ha ventilato la possibilità di una drastica riduzione di questo contributo, tale da non garantire un'adeguata manutenzione e causare un inaccettabile scadimento del decoro che è dovuto al monumento;
il Cimitero Militare Polacco accoglie le spoglie di 1.441 soldati del 2° Corpo d'Armata Polacco, protagonisti dell'offensiva che portò alla liberazione di Bologna il 21 aprile 1945;
lo scorso 23 marzo 2009, su iniziativa della consigliera comunale di Bologna, Maria Delli Quadri, è stato presentato un ordine del giorno teso a sollecitare il Ministero della Difesa a sottoscrivere la convenzione per l'espletamento dei servizi di custodia e manutenzione ordinaria del cimitero Militare Polacco di Bologna -:
se non ritenga doveroso garantire i contributi necessari per il mantenimento ed il decoro del Cimitero Militare Polacco, forte simbolo del valore della libertà e del sangue versato per conquistarla, per continuare ad onorare la memoria dei caduti.
(5-01384)

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ECONOMIA E FINANZE

Interrogazione a risposta scritta:

ANGELI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
l'Argentina, per estensione geografica, e l'ottavo paese più grande del mondo, il secondo dopo il Brasile in America Latina;
dopo la crisi del 2001-2002 si è registrata una ripresa economica, con incrementi nella produzione fino al 93 per cento in alcuni settori, quali la raffinazione del petrolio e i materiali per costruzione;
l'Argentina, già a partire dagli anni '90, ha realizzato un programma di liberalizzazione economica, con la riduzione

delle tariffe doganali e l'introduzione di misure per favorire le esportazioni, aumentate con una media di circa il 32 per cento nei vari settori;
l'economia argentina, per mantenere adeguati livelli di crescita, ha bisogno di un ampliamento ed una modernizzazione dell'industria, con la conseguenza che i relativi investimenti dovranno provenire in larga parte dall'estero;
il Governo italiano, data la massiccia presenza di connazionali in America meridionale e nello specifico in Argentina, ha inserito questo Paese tra i beneficiari di iniziative a credito della cooperazione allo sviluppo in favore delle piccole e medie imprese e delle strutture sanitarie pubbliche argentine;
la Costituzione argentina concede ai cittadini stranieri ed argentini pari diritti, in relazione al lavoro, alla conduzione di affari e agli investimenti -:
quali iniziative, nell'ambito del programma di cooperazione allo sviluppo, siano state realizzate e quali siano i risultati ottenuti;
come il Ministro interessato intenda procedere in merito allo stanziamento dei fondi ancora a disposizione e quali settori intenda privilegiare;
se abbia avviato, o se sia in programma, la creazione di joint-venture in accordo con le regioni per sostenere i progetti di cooperazione di cui in premessa.
(4-02929)

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GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta in Commissione:

NICOLA MOLTENI e RIVOLTA. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
in data 5 maggio 2009 il quotidiano La provincia di Como pubblica un articolo sulla situazione di disagio in cui versa l'ufficio giudiziario del Tribunale di Como, costretto a sospendere il servizio di verbalizzazione e trascrizione degli atti processuali per mancanza di risorse;
nella situazione contingente, per ovviare agli inconvenienti derivanti dal blocco del servizio di stenotipia, si procede alla verbalizzazione dei processi tramite trascrizione manuale garantendo quindi la continuità del servizio ma con evidenti disagi per gli operatori e i cittadini;
risulta evidente come la vicenda segnalata determini gravissimi problemi all'organizzazione complessiva e alla funzionalità degli uffici giudiziari, con ripercussioni sul servizio giustizia secondo un effetto a catena assolutamente deprecabile e continuamente peggiorativo di una situazione che già si era verificata in passato;
la situazione operativa del Tribunale di Como risulta già caratterizzata da significative carenze di organico e risorse, che determinano grave pregiudizio per l'amministrazione della giustizia e l'efficienza del servizio -:
se il Ministero della giustizia sia informato circa la gravità assoluta della situazione sopra ricordata in cui versa il Tribunale di Como, costretto alla sospensione del servizio di stenotipia;
se non ritenga di dover intervenire con assoluta e massima urgenza e quali iniziative intenda adottare al fine di garantire il puntuale svolgimento del servizio di stenotipia, necessario per l'efficiente operatività del sistema giustizia nonché indispensabile per assicurare il corretto svolgimento delle attività processuali di grande rilevanza per la libertà dei cittadini di Como, in quanto solo una giustizia che sappia assicurare tempi certi è una giustizia vera e credibile.
(5-01385)

Interrogazioni a risposta scritta:

ALESSANDRI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
negli ultimi anni si è registrato un aumento esponenziale delle intercettazioni

disposte nel nostro Paese quale strumento di indagine, dovuto ad un ricorso ad avviso dell'interrogante eccessivo da parte della magistratura italiana a tale strumento di indagine, soprattutto se confrontata con le varie autorità giudiziarie straniere;
costituisce un tema scottante quello relativo all'ampiezza dei poteri della magistratura nel disporre controlli telefonici, telematici, ambientali previsti dalle norme processuali;
non esiste alcun dubbio sul fatto che si siano verificate nel corso degli ultimi anni violazioni gravi e ripetute delle norme poste a tutela della privacy dei cittadini, se non addirittura intercettazioni irrituali disposte in violazione delle norme vigenti;
i costi delle intercettazioni sono sicuramente molto elevati e in aumento di anno in anno, circostanza che rende necessario limitare il ricorso alle stesse;
come precisato nella relazione di inaugurazione dell'anno giudiziario in corso, anche nella regione Emilia-Romagna si è registrato un aumento delle intercettazioni disposte nell'anno di riferimento -:
come il Ministro valuti il fenomeno dell'imponente numero di intercettazioni telefoniche disposte dalle procure d'Italia;
se non ritenga che il problema dei costi eccessivi per l'amministrazione statale dovuto al ricorso alle intercettazioni sia tanto più grave ed inaccettabile quando le stesse sono disposte al di fuori dei limiti di legge;
se, a seguito di verifiche disposte dalla Magistratura, abbia notizie del fatto che nella regione Emilia-Romagna si siano verificate violazioni di legge in tema di intercettazioni telefoniche, nel corso degli anni 2006-2007 ed in anni precedenti.
(4-02926)

BELLANOVA, CAPANO, GINEFRA, VICO e MASTROMAURO. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
la legge n. 89 del 24 marzo 2001, cosiddetta legge Pinto, disciplina il diritto ad ottenere un'equa riparazione a favore di chi ha subito un danno patrimoniale o non patrimoniale per la irragionevole durata del processo in violazione della Convenzione per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali, ratificata ai sensi della legge 4 agosto 1955, n. 848;
presso le Corti d'appello di tutta Italia, come anche presso quella di Potenza, competente per il Foro di Lecce, sono pendenti diversi giudizi. Dopo un primo avvio in ordine al rispetto della legge Pinto e fino all'anno 2007 il Ministero della giustizia ha provveduto ad erogare gli indennizzi liquidati agli aventi diritto dalle Corti di appello;
nell'anno 2008 il Ministero della giustizia non ha più provveduto ad erogare le somme risarcitorie, costringendo così in molti casi gli aventi diritto, trattandosi peraltro di provvedimento immediatamente esecutivo, a procedere al pignoramento presso terzi, nel caso di specie presso la Banca d'Italia. Tutto ciò con un aggravio di spese, anche legali, a carico del Ministero;
con il decreto-legge n. 143 del 16 settembre 2008, convertito in legge n. 181 del 13 novembre 2008 sono state rese impignorabili, all'articolo 2, tutte le somme del Ministero della giustizia depositate presso le Poste Italiane S.p.A e presso la Banca d'Italia, pur precisando che in detto articolo vi è la possibilità di ricorrere al fondo depositato presso Equitalia Giustizia S.p.A con sede in Roma;
da diversi studi legali dislocati in tutta Italia sembrerebbe siano state avviate le relative procedure presso Equitalia Giustizia S.p.A. di Roma che però hanno dato esito negativo in ordine alla disponibilità di somme del Ministero della giustizia;

con il decreto Milleproroghe e la legge n. 14 del 27 febbraio 2009 all'articolo 42, nei commi da 7-octies a 7-decies, il Governo è intervenuto sul Fondo unico giustizia rendendo di fatto impignorabili tutte le somme appartenenti al Ministero della giustizia;
allo stato attuale, gli aventi diritto, pur in presenza di un decreto di condanna, peraltro immediatamente esecutivo, sono impossibilitati ad ottenere quanto liquidato dal giudice;
tutto ciò sembrerebbe essere in violazione della legge Pinto e di quanto stabilito dall'articolo 6 paragrafo 1 della Convenzione per la Salvaguardia dei diritti dell'uomo ratificata con legge n. 848 del 4 agosto 1955 -:
se e quali iniziative il Ministro interrogato intenda porre in essere per garantire l'esercizio del diritto ad ottenere la liquidazione delle somme riconosciute dalle Corti di appello quale equa riparazione per la irragionevole durata del processo.
(4-02939)

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INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazione a risposta in Commissione:

CAPARINI e GIDONI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
in base alle vigenti normative riguardanti le strade statali esterne ai centri abitati (decreto legislativo 30 aprile 1992, n. 285 e al comma 23 dell'articolo 55 della legge 449 del 27 dicembre 1997), l'ANAS riscuote annualmente da privati cittadini canoni e corrispettivi per gli accessi denominati «Accessi in genere»;
risulta agli interroganti che con un provvedimento emanato dall'Amministrazione dell'ANAS il 4 agosto 1998, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale in data 21 agosto 1998 n. 194, siano stati modificati i suddetti canoni;
nel gennaio 2008 sono arrivati, agli usufruttuari degli accessi, bollettini di pagamento per l'anno 2007 con importi che vanno ben al di là del semplice adeguamento; ad esempio, per gli accessi commerciali dai circa 100 euro, passano ad oltre 3.000 euro annui;
in un caso di specie dalle fatture emesse risulta che le nuove tariffe siano state applicate su di una superficie di accesso superiore in assenza di reali modifiche (nella fattispecie 16 in luogo di 8 metri autorizzati -:
se sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa;
quali siano le regioni interessate dal provvedimento di adeguamento del canone;
quale sia il gettito delle singole Regioni nel 2007;
quali provvedimenti intenda adottare al fine di contemplare adeguamenti che rispettino lo statuto del contribuente ovvero quantomeno prevedere una riduzione degli importi;
condivisa la necessità di calmierare le tariffe quali misure intenda intraprendere per regolare i canoni pregressi.
(5-01389)

Interrogazione a risposta scritta:

EVANGELISTI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
da oltre 30 anni si attende la realizzazione del progetto di grande viabilità esterna, attraverso la creazione dei due nuovi assi viari est-ovest e nord-sud, condiviso nel marzo 2008 da tutti i comuni della Piana di Lucca, dalla Provincia, dalla Camera di Commercio e dall'Associazione Industriali;

tale opera interesserà vari comuni del lucchese tra cui Capannori, il più importante e popoloso comune della Piana;
il 9 maggio 2009 è previsto l'incontro «infrastrutture viarie e ferroviarie sul territorio lucchese» presso l'auditorium San Girolamo durante il quale verranno illustrati gli investimenti che codesto ministero intende portare avanti per la realizzazione delle citate opere;
a questo incontro non è stato invitato il sindaco di Capannori, sul cui territorio passa il tracciato viario, senza che sia stata fornita alcuna spiegazione;
non è evidentemente accettabile che, dopo avere avviato un percorso condiviso per la realizzazione di queste opere, altri soggetti prendano decisioni che avranno, in ogni caso, pesanti ricadute sulla comunità di Capannori -:
per quali motivi non sia stata prevista all'incontro succitato la presenza di amministratori locali direttamente interessati dalle opere che si intendono realizzare nella zona del lucchese posto che questa decisione appare uno sgarbo istituzionale nei confronti di un'intera comunità.
(4-02924)

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INTERNO

Interrogazioni a risposta scritta:

ANGELA NAPOLI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il Comune di Filandari fa parte della provincia di Vibo Valentia, dove è imperante il potere delle locali cosche della 'ndrangheta e dove queste hanno mostrato di saper indirizzare anche il consenso elettorale verso quei candidati disposti a garantire affari e collusioni;
la cittadina di Filandari vedrà rinnovato il Civico Consiglio durante la tornata elettorale del 6 e 7 giugno 2009;
negli anni passati si sono susseguiti numerosi attentati e atti intimidatori nei confronti degli amministratori pubblici in carica ed anche verso il segretario cittadino del PD;
anche durante la fase di predisposizione delle liste per la prossima competizione elettorale sono stati perpetrati atti intimidatori nei confronti di possibili candidati, creando, di conseguenza, grandi preoccupazioni tra i cittadini tutti e ponendo le basi per una competizione elettorale che si paventa sicuramente poco serena e poco libera;
risulta, peraltro, che presso il Comune di Filandari risiedano noti pregiudicati, in atto agli arresti domiciliari, ma in grado di dettare ordini, anche di carattere elettorale -:
quali urgenti iniziative intenda attuare per far, sì che vengano garantite le dovute libertà di candidature ed elettorali e per far sì che durante la campagna elettorale venga assicurata la libertà e la sicurezza di tutti i candidati.
(4-02925)

DI CATERINA. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
nei giorni scorsi il signor Vincenzo Cuomo, sindaco uscente della città di Portici, in provincia di Napoli, ha denunciato a mezzo stampa, fra gli altri il quotidiano Repubblica del 3 maggio 2009, l'esistenza di forti pressioni, effettuate da alcuni esponenti di clan camorristici operanti sul territorio, atte a condizionare il libero esercizio del diritto di voto in relazione all'elezioni amministrative che si terranno il prossimo mese di giugno nel comune di Portici -:
se il ministro, alla luce di quanto sopra riportato ed attesa la gravità delle esternazioni rese, intenda assumere iniziative idonee a vigilare sulla vicenda al fine di garantire che le prossime elezioni amministrative al Comune di Portici, si svolgano in un clima di assoluta serenità, fuori da qualsivoglia condizionamento esterno

che possa compromettere uno dei fondamentali principi della democrazia e, cioè, il libero esercizio del diritto di voto.
(4-02935)

BITONCI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
in data 22 aprile 2009 un gruppo di no-global di Padova ha insultato, schiaffeggiato ed aggredito il giornalista dell'ANSA e del Corriere del Veneto Alberto Gottardo durante una conferenza stampa indetta da esponenti dell'area disobbediente. Il cronista ha dovuto ricorrere alle cure del pronto soccorso ed ha riportato lesioni guaribili in sette giorni. Solidarietà per Gottardo è stata espressa anche dall'Ordine dei giornalisti del Veneto che ha condannato la brutale aggressione ed ha invitato le forze dell'ordine e la magistratura ad intervenire per evitare il ripetersi di simili episodi;
si tratta dell'ennesimo atto di violenza perpetrato nella città di Padova da parte di individui appartenenti all'area no-global, che da mesi spadroneggiano in città con blocchi, proteste, aggressioni, offensive che impediscono di fatto la libertà di espressione e di parola. Un'escalation di brutalità e violenza che ha registrato un anno e mezzo fa anche il lancio di uova e di una «bomba carta» contro il sottoscritto ed il sindaco di Montegrotto Terme nel corso di un convegno sulla sicurezza, e più recentemente l'occupazione di un edificio in via Beato Pellegrino, il ferimento di alcuni agenti di polizia dopo l'invasione del cortile del municipio, gli scontri durante il giorno del Ricordo dei martiri delle Foibe, ed ancora le aggressioni nel giorno dell'inaugurazione dell'anno accademico, le intimidazioni contro i componenti dell'Associazione «Veneto Sicuro» impegnati in un presidio pacifico a tutela della sicurezza degli utenti delle Ferrovie dello Stato, fino al ferimento del giornalista dell'Ansa;
a tutto ciò va aggiunta una martellante campagna contro le iniziative politiche assunte dalla Lega Nord sul territorio, come è accaduto il 4 marzo 2006 in occasione di un convegno promosso nella Fiera al quale era invitato il deputato europeo Mario Borghezio ed il 24 gennaio 2007 quando il Centro sociale Pedro ha attivato una campagna significativamente intitolata «L'onda che spazza la ronda», in risposta all'annuncio, da parte della Lega Nord, dell'inizio dell'attività delle ronde anticriminalità -:
se il Governo sia a conoscenza dei fatti ricordati nella premessa e quali misure ritenga di dover assumere per garantire a Padova il pieno esercizio della libertà di manifestare il proprio pensiero nelle forme democraticamente consentite.
(4-02938)

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ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazioni a risposta scritta:

ANTONINO FOTI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
il Piano di Dimensionamento Scolastico della Regione Calabria per l'anno scolastico 2009/2010, approvato con le delibere della Giunta Provinciale di Reggio Calabria n. 444 del 30 dicembre 2008 e n. 4 del 12 gennaio 2009 e successive delibere della Giunta Regionale n. 1098 del 31 dicembre 2008 e n. 11 del 19 gennaio 2009 prevede l'istituzione di un terzo Liceo scientifico nella città di Reggio Calabria, peraltro individuandone i locali, presso un edificio di proprietà comunale ex Scuola Ugo Foscolo, e stabilendo che la nuova struttura debba sorgere sottraendo 900 studenti rispettivamente al Liceo Scientifico «Alessandro Volta» ed al Liceo Scientifico «Leonardo da Vinci» entrambi insistenti nella città di Reggio Calabria;
tale Piano è stato fatto proprio dall'Ufficio Scolastico Regionale con Decreto n. 903/P del 21 gennaio 2009, che l'ha reso

operativamente esecutivo nonostante le forti perplessità espresse e presenti nella popolazione scolastica cittadina per le modalità coercitive preannunciate (trasferimento coattivo di ben 900 studenti), per la conclamata mancanza di locali e la tempistica troppo ristretta, essendo ormai a fine gennaio;
il Presidente della Provincia di Reggio Calabria, con nota del 5 febbraio 2009 (prot. 23386/Pres.), indirizzata all'U.S.R. e alla Regione Calabria informa gli Enti dell'impossibilità di far partire il terzo liceo già da quest'anno, per mancanza di una sede che possa ospitarlo e anche a causa della mancanza di criteri di smistamento degli studenti;
nonostante ciò, e nonostante i Consigli d'Istituto del Liceo Scientifico Leonardo da Vinci e del Liceo Scientifico Alessandro Volta di Reggio Calabria, così come i comitati genitori, si siano già espressi con due delibere formali contro qualsiasi ipotesi di esodo coatto degli studenti, in favore di un graduale trasferimento, l'USR persiste nel procedere burocraticamente all'istituzione del Terzo Liceo già dal settembre 2009 su basi coercitive ed inaccettabili, invitando le scuole, a iscrizioni ormai chiuse, a comunicare gli iscritti al fantomatico terzo Liceo (!), e procedendo ad una rideterminazione degli organici, anche questa anacronistica, burocratica, fuori da ogni logica e fonte di confusione nel mondo scolastico;
gli elementi di criticità nell'istituzione del cosiddetto Terzo Liceo, già rilevati dalle Sezioni Provinciali dei sindacati - scuola e dall'Andis, dai genitori degli alunni dei due Licei costituitisi nel Coordinamento Genitori Licei Vinci e Volta e dal Comune di Reggio Calabria, attengono in particolare:
all'allocazione da parte della Provincia presso i locali di proprietà comunale della scuola sec. di I grado «U. Foscolo», la titolarità del cui immobile rientra nel patrimonio del Comune, il quale non può esserne espropriato in virtù di una deliberazione provinciale, anche in relazione alle diverse scelte programmatiche che l'Amministrazione comunale intende effettuare circa lo stesso immobile, e che si è già opposto fermamente a tale ipotesi;
all'esigenza che il dimensionamento avvenga sulla base di un progetto di razionalizzazione progressiva che salvaguardi l'imprescindibile diritto di scelta delle famiglie, che sarebbe pregiudicata dal fatto che gli alunni dei due licei cittadini, contravvenendo alla scelta didattica e logistica effettuata negli scorsi anni, sarebbero obbligati forzosamente a spostarsi nella nuova, fantomatica, scuola già dal settembre 2009;
in data 11 marzo è stato presentato in Consiglio Regionale, consesso elettivo che dovrà ancora approvare il Piano, l'emendamento n. 474, primo firmatario l'on. Cosimo Cherubino, sul quale si sono registrate vaste convergenze sia della maggioranza di centrosinistra sia dell'opposizione di centrodestra, che recependo le legittime preoccupazioni del Comitato genitori del Liceo scientifico «Leonardo da Vinci» e del Liceo Scientifico Alessandro Volta di Reggio Calabria, così recita: «tenuto conto delle oggettive difficoltà derivanti dal trasferimento coattivo di studenti e professori dei Licei scientifici Vinci e Volta, in considerazione del fatto che allo stato attuale non è stata individuata alcuna sede, in relazione ai disagi e alle preoccupazioni che il Comitato Genitori Volta e Vinci ha rappresentato, vista la delibera con la quale la giunta provinciale chiede il rinvio del trasferimento, si ritiene non attuabile in questa fase l'istituzione del terzo liceo scientifico, ed è differita al 2010/2011»;
il Tar di Reggio Calabria, con ordinanza n. 113 del 25 marzo 2009, notificata il 1o aprile 2009, ha disposto la sospensione del piano di dimensionamento relativamente alla provincia di Reggio Calabria, su ricorso del Comune di Reggio Calabria che si è sentito leso nelle sue prerogative anche e soprattutto con l'istituzione frettolosa e priva del dovuto concerto

del Terzo Liceo da parte di una deliberazione della Giunta Provinciale invece che del Consiglio;
nonostante tutto quanto sopra l'Ufficio Scolastico Regionale, venendo meno alle sue prerogative istituzionali di rispetto nei confronti della magistratura nonché della popolazione scolastica e degli enti comune e provincia, da ultimo con lettera del 6 aprile, insiste per l'adozione di un provvedimento in contraddizione con le finalità educative, informative e di trasparenza del Ministero in quanto giunge a iscrizioni ormai chiuse, senza che sia stata data la possibilità di iscriversi spontaneamente a coloro i quali avrebbero avuto interesse, e lesivo dei diritti delle 900 famiglie, che hanno maturato ed effettuato una scelta formativa diversa, poiché, a prescindere dalla sospensiva giurisdizionale che rende illegittime e nulle tutte le attività poste in essere dal 1o aprile ad oggi, l'Ufficio predetto persevera nell'intento ignorando le Scuole e i suoi organi, gli studenti, le famiglie, i sindacati, gli organi comunali e provinciali, rivolgendosi addirittura al Prefetto, non si comprende a che titolo, per un provvedimento nel merito completamente abnorme, poiché ad oggi:
non è stata ancora individuata la sede del terzo liceo;
non si conosce l'offerta formativa;
non si conoscono i docenti;
non è stata effettuata alcuna pubblicità per le iscrizioni spontanee;
l'Ufficio Scolastico Regionale della Calabria, nel rideterminare gli organici dei docenti per la Provincia di Reggio Calabria a fronte di una pressante richiesta dei genitori degli alunni di Scuola Primaria di istituire 135 istituzioni di posti a tempo pieno per la scuola primaria e di n. 500 alunni in più per la Scuola Secondaria di II, con atto del 15 aprile 2009 ha distratto inopinatamente 110 posti per la Scuola Primaria e 117 per la Scuola Secondaria 2o, rispetto ad una prima informativa relativa ai tagli da effettuare per l'anno scolastico 2009/2010 in data 6 e 8 aprile 2009 con la quale si comunicavano per Reggio Calabria n. 2322 posti per la Scuola Primaria e n. 2636 per la Scuola Secondaria di 2o. La dotazione attribuita di 2212 per la Primaria e 2519 per la Secondaria di 2o è palesemente e macroscopicamente insufficiente per la provincia reggina, notoriamente tra le più problematiche d'Europa sotto il profilo socio economico e stretta vieppiù da una criminalità organizzata soffocante, richiede la massima attenzione da parte di tutti gli Enti e soprattutto dalle Agenzie Formative. L'USR colpendo ancora una volta la Provincia di Reggio Calabria con una riduzione della dotazione complessiva di ben 227 posti oltre ai tagli già previsti dal Decreto Gelmini, nel silenzio dell'ente territoriale rappresentativo e con la connivenza o la sudditanza degli altri uffici preposti, aggrava ulteriormente una situazione già insostenibile e crea ancora una volta uno scompenso fortemente negativo per la scuola reggina ingiustificato ed iniquo e soprattutto qualificato, ad avviso dell'interrogante, falsamente come realizzato nel pieno rispetto della circolare ministeriale del MIUR n. 38 del 2 aprile 2009 con il pieno soddisfacimento dei responsabili provinciali scolastici»;
a fronte di percentuali uniformi riportate nella prima Informativa dall'USR, la proposta conclusiva non corrisponde alle effettive esigenze delle varie Provincie e penalizza ancora una volta, nei numeri distribuiti, solo la Provincia di Reggio Calabria. Si rende, infatti, doveroso ed utile rappresentare quanto emerge da dati ufficiali, circa il rapporto alunni/sezioni per l'anno scolastico 2009/2010 nelle tre più grosse province calabresi e che vede quella di Reggio Calabria, non se ne capiscono i motivi, la più penalizzata: (infanzia: CS 19,53 - CZ 19,85 - RC 21,24; primaria: CS 15,41 - CZ 15,75 - RC 16,39; media:CS 19,28 - CZ 19,12 - RC 20,47; superiore: CS 20,05 - CZ 19,96 - RC 21,56);
per avere un esempio concreto la provincia di Milano perde sulla primaria

484 posti, quella di Reggio Calabria 261, le proporzioni e le percentuali parlano da sole);
quanto messo in opera e formalizzato dall'U.S.R. Calabria in data 15 aprile 2009 (Decreto prot. n. A00DRCAL.5682) depaupera ed impoverisce la provincia reggina a favore di supposte ed indimostrate sofferenze di altre provincie arrecando danni immensi all'utenza scolastica (famiglie, alunni, docenti ecc.) in termini di impoverimento dell'offerta formativa, moltissimi docenti perdenti posto per la primaria, mancata garanzia del tempo scuola necessario ad innalzare la qualità dell'offerta scolastica, mancata istituzione dei posti di tempo pieno richiesto -:
se nonostante tutto quanto esposto in premessa il MIUR intenda procedere all'istituzione del terzo Liceo scientifico a Reggio Calabria già dall'anno scolastico 2009/2010, in contrasto con quanto disposto dal Tar e se nel merito delle modalità di avviamento del terzo liceo, in qualunque data esso debba avvenire, premesse le vibrate proteste, le contestazioni e gli atti ufficiali citati che fin ora, non reputi opportuno procedere ad un avvio graduale e volontario delle iscrizioni alla nuova scuola, con un iter che non vedrà più le famiglie espropriate di un loro diritto di scelta, con il rispetto di una tempistica conforme alla normativa vigente, per l'istituzione di un terzo liceo di qualità che dovrà nascere con gradualità, con i tempi giusti, nel rispetto di tutte le componenti, docenti, genitori, studenti, dotato di infrastrutture, uomini e mezzi adeguati, in grado di ampliare l'offerta formativa e rappresentare una valida alternativa ai due licei esistenti e non con l'atto di forza dell'USR della Calabria che all'interrogante appare burocratico, punitivo, illegittimo e controproducente, non in linea con la politica di questo governo;
quali siano le motivazioni ed i criteri oggettivamente determinati in base ai quali l'USR ha operato la suddetta ripartizione di risorse, sia in assoluto con riferimento a quanto esposto in premessa, e sia rispetto alla prima stesura dei dati degli organici comunicata in data 6 e 8 aprile 2009.
(4-02921)

STAGNO D'ALCONTRES, FALLICA, CICU, PAROLI, GRIMALDI, VOLPI e MOLES. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
con il primo concorso indetto a livello nazionale per la copertura di posti di insegnamento della religione cattolica non sono state coperte tutte le cattedre disponibili nelle varie Regioni;
con legge 18 luglio 2003 n.186, pubblicata su Gazzetta Ufficiale n. 170 del 24 luglio 2004, sono state dettate norme specifiche sull'argomento;
in sede di prima applicazione, la legge citata ha previsto, all'articolo 5, comma 1, un concorso per titoli ed esami riservato «agli insegnanti di religione cattolica che abbiano prestato continuamente servizio per almeno quattro anni nel corso...»;
come emerge da un'interpretazione logico-sistematica della disposizione, il legislatore non ha voluto assolutamente ancorare il requisito del servizio ad un periodo determinato, come accaduto in tante altre leggi sul precariato-scuola allorquando è stato normativamente specificato sia il dies a quo, sia il dies ad quem utile per l'ammissione alle procedure concorsuali;
di fatto, il Legislatore ha fissato, in via generale, i criteri per l'ammissione al concorso riservato, lasciando l'Amministrazione libera di indire temporalmente il bando applicativo. In altri termini, il legislatore non ha assolutamente «imposto» alla P.A. di indire il concorso entro una certa data dalla pubblicazione della legge;
in data 2 febbraio 2004 con decreto direttoriale pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale serie Concorsi n. 10 del 6 febbraio 2004 sono stati indetti due distinti concorsi riservati, per esami e titoli, a posti

d'insegnante di religione cattolica compresi nell'ambito territoriale di ciascuna diocesi, l'uno nella scuola dell'infanzia e nella scuola elementare, l'altro nella scuola secondaria di primo e secondo grado. Tali concorsi sono stati indetti per la copertura dei posti che risultino vacanti e disponibili all'inizio di ciascuno degli anni scolastici 2004/2005, 2005/2006 e 2006/2007, determinati a norma dell'articolo 2 della legge 18 luglio 2003, n. 186. Il numero dei posti vacanti e disponibili sarebbe stato precisato, per ciascun anno scolastico, con decreto del Direttore generale dell'Ufficio Scolastico regionale competente, da pubblicare all'albo dell'Ufficio stesso. Lo stesso decreto direttoriale nell'indicare i requisiti necessari per la partecipazione precisava:
l'ammissione ai concorsi è riservata agli insegnanti in possesso del riconoscimento di idoneità, di cui al numero 5, lettera a) del Protocollo addizionale all'Accordo citato in premessa, valevole sia per la diocesi cui partecipano sia per uno dei tipi di scuola cui ciascun concorso si riferisce, i quali siano in possesso dei requisiti o si trovino nelle condizioni personali indicati al successivo comma 2 e che abbiano prestato continuativamente servizio d'insegnamento della religione cattolica, per almeno quattro anni scolastici nelle scuole statali o paritarie dall'anno scolastico 1993/1994 all'anno scolastico 2002/2003, con il possesso dei prescritti titoli, salvo quanto previsto per la categoria di insegnanti di cui alla lettera B, punto 4, del successivo comma 2. Il servizio è considerato come anno scolastico intero se ha avuto la durata di almeno centottanta giorni oppure se sia stato prestato ininterrottamente dal 1o febbraio fino al termine delle operazioni di scrutinio finale. Il servizio è utile anche se prestato in ordini e gradi scolastici diversi purché con il possesso dei titoli o in condizione personale prescritti e per un orario mediamente non inferiore, nel quadriennio continuativo, alla metà di quello d'obbligo. Il servizio prestato nelle scuole paritarie è valido a partire dal 1o settembre 2000;
i docenti interessati, che nel corso dell'anno scolastico 2003-2004 hanno maturato il quarto anno continuativo di servizio entro la data di scadenza del termine per la presentazione delle domande (7 marzo 2004), sono stati, per l'effetto, esclusi dal concorso de quo;
tale esclusione appare illegittima, oltreché contraria al principio di buon andamento dell'Amministrazione, per le seguenti ragioni:
a) la legge-fonte non ha assolutamente specificato (come in tante altre occasioni) il periodo temporale da prendere in considerazione;
b) la previsione del dies ad quem utile si pone in aperto contrasto con il principio fondamentale che regola tutte le procedure concorsuali in base al quale tutti i requisiti devono essere posseduti alla data di scadenza del termine per la presentazione delle domande di partecipazione;
collegando tale principio fondamentale alla data di scadenza del termine prevista dal bando de quo discende la piena valutabilità dell'anno di servizio prestato nel 2003-2004;
sennonché il detto bando presentava un vizio di legittimità perché in contrasto con l'articolo 5 della legge del 2003 n. 186. L'illegittimità (per quanto un decreto direttoriale non può mai essere in contrasto con la legge) è dovuta al fatto che mentre l'articolo 5 della legge specificava che era necessario, per la partecipazione al concorso che si sarebbe bandito, che i candidati avessero svolto almeno quattro anni di insegnamento della religione cattolica negli ultimi dieci anni, il bando limitava i dieci anni non già allo scadere della presentazione delle domande - come sarebbe stato giusto - ma all'anno scolastico 2002/2003. Non vi è dubbio che la ratio ed il contenuto della legge-fonte induce a ritenere che l'Amministrazione avrebbe dovuto correlare il requisito specifico di ammissione al concorso de quo alla data di scadenza del termine per la presentazione

delle domande anche in considerazione del principio - recepito dallo stesso bando - della valutabilità di un anno scolastico in presenza di un servizio prestato per almeno 180 giorni;
data la natura del servizio di insegnamento della religione cattolica, siamo di fronte a nomine con contratto a tempo determinato di durata annuale decorrente, per legge, dal 1o settembre. I Docenti interessati, considerando il periodo temporale intercorso tra il 1o settembre 2003 ed il 7 marzo 2004 (termine della presentazione delle domande di partecipazione), avevano maturato n. 189 giorni di servizio continuativo, con la conseguente piena valutabilità dell'intero anno scolastico 2003-2004. Si sottolinea, a questo punto, come il contenuto del comma 1 dell'articolo 2 contrasti con il comma 1 del successivo articolo 3 dove il possesso dei requisiti generali è richiesto alla data di scadenza del bando, mentre quello dei requisiti specifici, inspiegabilmente, viene contratto di un intero anno scolastico a danno dei docenti in possesso di un servizio continuativo, interamente valutabile per l'anno scolastico 2003;
tale circostanza contrasta con l'esclusione, che sarebbe stata giustificata solo nel caso in cui i giorni di servizio continuativo prestato fossero stati inferiori ai 180 giorni. L'assunzione in servizio dopo il 1o settembre 2003 (come in alcuni casi potrebbe essersi verificato) avrebbe inficiato la valutabilità dell'intero anno scolastico 2003-2004. In effetti, invece, tutti i ricorrenti si trovavano in posizione di servizio utile per la piena valutabilità dell'anno scolastico 2003-2004 e, di conseguenza, per lo scioglimento della riserva;
il motivo della esclusione dalla procedura concorsuale, disposto dall'Amministrazione scolastica, è anche da ricercare nella circostanza della maturazione del servizio richiesto oltre la data fissata dal bando di concorso. Si precisa che il servizio richiesto è stato maturato entro la data di scadenza del bando termine fissato dal bando di concorso. La predetta circostanza, oltre a rispondere perfettamente al principio fondamentale che è alla base di tutte le procedure concorsuali - con riferimento alla data richiesta per il possesso dei requisiti di ammissione richiesti dal bando - rappresenta, indubbiamente, una maggior garanzia per il soddisfacimento del servizio pubblico di insegnamento. Infatti, la (ulteriore) prestazione del servizio di insegnamento svolta oltre la data prefissata dal bando, ma entro la data di scadenza del termine per la presentazione delle domande, non può che rappresentare una indubbia garanzia, per il servizio pubblico, di aderenza ai tempi ed alle problematiche connesse;
in ragione di quanto detto, i candidati, che maturavano esattamente i requisiti voluti dal bando entro il 7 marzo del 2004, hanno ritenuto opportuno presentare domanda di partecipazione al concorso e, al tempo stesso, hanno impugnato il bando di concorso per illegittimità e contrarietà alla legge. Il Tar ha concesso la sospensiva e i candidati di cui sopra sono stati ammessi a svolgere le prove del concorso con riserva;
intanto e da subito, si evidenzia che l'ammissione dei candidati alla partecipazione al concorso, nonostante effettuata con riserva, è stata pronunciata dal Tar, a seguito di delibazione dei requisiti normativamente richiesti sul fumus del ricorso e la sussistenza dei danni gravi ed irreparabili;
già quanto sopra sarebbe sufficiente per equiparare la partecipazione dei candidati con riserva alla partecipazione degli altri candidati, cioè ritenere i candidati con riserva normali candidati al concorso. Quanto sopra sarebbe sufficiente perché il Ministro dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca intervenga a sanare di autorità la situazione prospettata attraverso l'emanazione di un decreto di sanatoria nei confronti dei candidati che, avendo partecipato e superato le prove concorsuali, avevano maturato il requisito del servizio entro la data fissata dal bando concorsuale per la presentazione delle domande di ammissione (7 marzo 2004);

dopo lo svolgimento delle prove concorsuali, i candidati, che sono stati ammessi con riserva, sono risultati vincitori di detto concorso e si sono posizionati con merito nella graduatoria per essere immessi in ruolo;
la predetta assunzione a tempo indeterminato è stata impedita dalle decisioni negative emesse dal Tar del Lazio, in primo grado, e dal Consiglio di Stato, in sede di appello;
con le citate due sentenze la Magistratura Amministrativa si è espressa unicamente attraverso un'interpretazione rigido-letterale della normativa-fonte del bando, omettendo completamente di riconoscere ad avviso degli interroganti - anche per la presente fattispecie - la portata e la rilevanza del principio fondamentale alla base di tutte le procedure concorsuali pubbliche circa la data richiesta per il possesso dei requisiti di ammissione: la data, cioè fissata per la presentazione delle domande;
la stessa Magistratura Amministrativa, omettendo qualsiasi esame e richiamo all'esigenza superiore di ottimizzare il funzionamento della P.A. - così come espressamente invocata negli scritti difensivi - non ha minimamente considerato la circostanza - parimenti evidenziata - che, in diverse diocesi, le graduatorie sono state esaurite e sono rimasti scoperti dei posti da coprire. Ciò determina due conseguenze:
a) che la proposta di immissione in ruolo dei candidati ammessi con riserva non verrebbe a ledere la posizione di altri soggetti perché ormai tutti gli aventi diritto sono stati chiamati all'insegnamento;
b) la proposta di immissione in ruolo dei candidati con riserva determinerebbe, inoltre, un vantaggio per lo stesso Erario, perché riuscirebbe a coprire cattedre vacanti senza la necessità di dover bandire altro concorso, anche in considerazione della circostanza - non irrilevante - che vede tutti gli idonei riservisti al concorso, già impegnati, per l'intero anno scolastico, con contratti a tempo determinato;
risulta inoltre che, in alcune diocesi, ove comunque la graduatoria dei vincitori al concorso di R.C. si era già esaurita, alcuni docenti di religione hanno chiesto il depennamento dalla graduatoria per sopraggiunto contratto a tempo indeterminato in altro ruolo, lasciando un ulteriore numero di posti vacanti per la stipula di contratti a tempo indeterminato per tutti i docenti vincitori di concorso con una riserva che, dalle considerazioni che precedono, potrebbe essere di conseguenza sciolta;
si fa inoltre riferimento, ai fini della efficace soluzione di un problema che coinvolge numerosi docenti con contratto a tempo determinato presso le scuole di ogni ordine e grado di varie regioni italiane, al disegno di legge n. 1848 approvato dalla Camera e trasmesso al Senato l'11 ottobre 2007, all'articolo 1 comma 9 del sopracitato decreto si prevede l'introduzione della interregionalità e intersettorialità nei concorsi già espletati al fine di consentire l'immissione in ruolo del numero massimo consentito dalle vacanze di organico nell'anno scolastico 2008-2009;
i docenti di cui si parla sono al momento attuale, docenti a contratto a tempo determinato; sicché, se si accoglie la presente istanza, sostanzialmente, si verrebbe a rispettare e ad applicare quantomeno la legge finanziaria che vuole la stabilizzazione dei contratti a tempo determinato, perché l'assunzione regolare trasformerebbe l'attuale contratto a tempo indeterminato. Non solo, ma l'assunzione secondo graduatoria del concorso comporterebbe il rispetto anche del Decreto «Milleproroghe» o almeno eviterebbe che situazioni analoghe siano trattate in maniera diversa. Si pensi, a solo titolo di esempio, all'articolo 24 L. n. 31 del 28 febbraio 2008 laddove è detto «[...] gli aspiranti utilmente inclusi nelle rispettive graduatorie, che non conseguono la nomina per carenza di posti nel settore

formativo cui si riferisce la nomina stessa, possono chiedere di essere nominati, nell'ambito della medesima tipologia concorsuale cui hanno partecipato, a posti rimasti eventualmente vacanti e disponibili in un diverso settore formativo, previo inserimento alla fine della relativa graduatoria in ordine di punteggio degli idonei afferenti al primo e al secondo settore formativo, è ammessa anche per la copertura di posti rimasti eventualmente vacanti e disponibili in altra regione. Le graduatorie dei suddetti concorsi sono trasformate in graduatorie ad esaurimento». Perciò, l'immissione in ruolo dei docenti vincitori del concorso con riserva verrebbe a sanare una disparità di trattamento tra le posizioni assunte in favore dei dirigenti e l'esclusione, peraltro in contrasto con quanto già avvenuto nel 1979 in relazione al concorso dirigenziale del 1973-74 (TAR Lazio Sez. III, sentenze n. 472 del 1978 e n. 124 del 1979), dei docenti di religione cattolica che, a «pieno titolo», andrebbero a coprire, con contratto a tempo indeterminato, cattedre altrimenti vacanti;
il «pieno titolo» viene garantito dall'effettiva maturazione di 189 giorni di servizio continuativo nell'anno scolastico 2003-2004, così come documentato in esordio. Il «pieno titolo» viene provato dalle risultanze delle prove concorsuali che hanno acclarato il merito dei docenti di religione cattolica dichiarati vincitori con riserva. Il «pieno titolo» viene riconosciuto dall'attenzione che codesto Governo ha in linea di principio riconosciuto alla necessità di regolamentare l'insegnamento della religione cattolica nello Stato Italiano con professionalità qualificata -:
se si intenda sopperire alla predetta necessità e ovviare all'onere di utilizzazione di personale precario, avvalendosi della possibilità di legittimare tutte le posizioni di quei docenti che inspiegabilmente sono stati esclusi dall'esercizio di un diritto conseguito a «pieno titolo»;
quali provvedimenti questo Ministero intende adottare, dopo l'immissione in ruolo dei candidati del terzo contingente relativo all'anno scolastico 2006/2007, per garantire, limitatamente, alle diocesi nelle quali si è esaurita la graduatoria e vi è vacanza di posti, il pieno rispetto della normativa sopra indicata assicurando l'immissione in ruolo a coloro i quali, docenti di religione cattolica, hanno maturato i requisiti generali, così come pure quelli specifici, nel corso dell'anno scolastico 2003-2004.
(4-02922)

ANGELI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
vi è una carenza totale di docenti in Argentina e nel mondo, dove c'è un risveglio dello studio della lingua italiana;
attualmente la disponibilità finanziaria per il sostegno dei corsi di lingua e cultura italiana nel mondo della 153 del 1971, non è sufficiente e i contributi ministeriali sono destinati oltre che alla formazione/aggiornamento di docenti già in servizio, alle spese per la retribuzione dei docenti, all'acquisto di materiale didattico -:
se intenda incentivare la possibilità di accesso alla cultura e alla lingua di origine, soprattutto qualificando il personale docente assunto in loco;
se intenda migliorare la preparazione degli insegnanti locali già in servizio con l'invio di formatori dall'Italia, ridimensionando pertanto l'invio di personale docente di ruolo presso gli uffici consolari;
se intenda promuovere le azioni necessarie sul piano degli incentivi, programmando interventi di spesa mirati a retribuire l'attività di formazione/aggiornamento in servizio e la realizzazione di progetti di innovazione e sperimentazione didattica, anche attraverso borse di studio per viaggi di perfezionamento in Italia;
se intenda predisporre dei corsi di formazione di nuovi docenti di italiano locali con corsi intensivi durante tutto l'anno scolastico;

se intenda stabilire a quali enti affidare la formazione degli insegnanti, incrementando l'attività degli istituti universitari;
se intenda affrontare il grave problema del modestissimo status degli operatori scolastici e culturali in Sudamerica.
(4-02930)

BORDO. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
a seguito dell'entrata in vigore dell'articolo 8 della legge 124 del 1999, il personale ATA della scuola è stato trasferito dagli Enti Locali allo Stato;
le norme attuative di tale trasferimento non prevedevano il riconoscimento, economico e giuridico, dell'anzianità maturate nell'ente locale di provenienza, dando così origine ad una vertenza sull'intero territorio nazionale approdata, dopo molte sentenze, favorevoli ai lavoratori, dei giudici di I e II grado, al definitivo riconoscimento del diritto in questione da parte della Corte di Cassazione (tra le altre, sentenza n. 3356/05);
con la Legge Finanziaria del 2006 (articolo 1, comma 218 della legge n. 266 del 2005) il Parlamento ha offerto una «interpretazione autentica» della norma oggetto della vertenza, modificando l'articolo 8, comma 2, della legge n. 124 del 1999;
la Corte Costituzionale, con sentenza n. 434 del 18 giugno 2007, ha dichiarato la legittimità della norma di interpretazione autentica di cui all'articolo 1, comma 218, della Legge Finanziaria per il 2006;
nel gennaio 2008 la Corte di Cassazione, Sezione Lavoro, ha pubblicato una serie di sentenze di rigetto della richiesta di riconoscimento dell'anzianità dei lavoratori transitati dagli enti locali allo Stato, mutando il precedente orientamento alla luce della citata sentenza della Corte Costituzionale e concludendo la vertenza sul piano legale in senso sfavorevole ai lavoratori;
la Corte di Cassazione ha escluso, inoltre, eventuali ricorsi alla Corte di Giustizia Europea, ritenendo che «il legislatore nazionale è rimasto entro i limiti consentitigli dalla Convenzione europea»;
a seguito di tali sentenze il Ministero dell'Istruzione ha attivato le procedure di recupero degli arretrati versati ai dipendenti sulla base delle originarie pronunce della Corte di Cassazione;
il mutamento dell'orientamento della Corte di Cassazione ha determinato l'insorgere di un diverso trattamento giuridico ed economico riservato a lavoratori della medesima categoria, come rilevato anche in sede parlamentare con l'approvazione della legge n. 244 del 2007 (la Legge Finanziaria per il 2008) il cui articolo 3, comma 147 prevede che: «in sede di rinnovo contrattuale del personale della scuola relativo al biennio economico 2008-2009 viene esaminata anche la posizione giuridico-economica del personale ausiliario, tecnico e amministrativo trasferito dagli enti locali allo Stato in attuazione della legge 3 maggio 1999, n. 124»;
prima dell'approvazione della citata norma, la Camera dei Deputati aveva approvato un ordine del giorno (9/3256/64), fatto proprio dal Governo, con cui «impegna il Governo: valutare la possibilità di inserire nella definizione dell'atto di indirizzo per il rinnovo contrattuale disposizioni volte al reperimento delle risorse necessarie per affrontare compiutamente in tale biennio il riconoscimento dell'anzianità di servizio del personale in oggetto»;
per effetto della Legge Finanziaria per il 2008, la normativa di cui si tratta dovrà essere ridefinita in sede di rinnovo del contratto collettivo nazionale di lavoro relativo al biennio 2008-09;
le organizzazioni sindacali confederali hanno chiesto al Ministero per l'Istruzione di adottare provvedimenti straordinari

idonei a sospendere la restituzione degli arretrati già percepiti e di avviare l'esatta ricognizione delle anzianità possedute al momento del passaggio del personale ATA dagli enti locali allo Stato -:
se e come il Governo intenda intervenire per evitare che, nelle more della definizione del CCNL, i lavoratori protagonisti della vertenza ed i loro eredi siano obbligati a restituire quanto legittimamente percepito a seguito delle sentenze della Corte di Cassazione che hanno definito a loro favore i giudizi a suo tempo intentati.
(4-02931)

...

LAVORO, SALUTE E POLITICHE SOCIALI

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

XII Commissione:

BARANI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
i casi di febbre suina - virus A/H1N1 - segnalati aumentano e siamo ormai a livelli di allerta internazionale pari al livello 5 (su un massimo di 6);
l'innalzamento del livello di allerta sanitario mondiale significa che il contagio si sta diffondendo e trasmettendo in comunità localizzate, ma che non ha ancora raggiunta una forza tale da essere descritto come realmente pandemico;
sono 1490 i casi di nuova influenza acclamati in 21 Paesi del Mondo, in Messico i casi confermati di infezione da A/H1N1 sono 822, 29 i decessi mentre negli Stati Uniti i casi di infezione sono 403, un decesso, secondo quanto riferito dall'Organizzazione mondiale della Sanità (Oms);
l'Istituto Superiore di Sanità evidenzia, sul suo portale, che i dati epidemiologici sono in rapida evoluzione quindi non è possibile finora stabilire un reale tasso di trasmissione e una relativa incidenza della malattia e della mortalità;
l'aspetto più critico riguarda la capacità di provocare infezioni gravi, secondo quanto riportato in Messico, in giovani adulti, ciò lo differenzierebbe dai comuni virus influenzali stagionali, che in genere provocano danni maggiori solo nei bambini più piccoli e nelle persone anziane e/o debilitate;
il virus, inoltre, sembra essere per ora sensibile a farmaci antivirali, quali gli inibitori della neuraminidasi, che potrebbero rappresentare un utile ausilio nei casi accertati;
la mappa dei contagi per il virus della cosiddetta «Nuova Influenza» si allarga ogni giorno e si registrano nuovi casi in tutto il mondo;
in Italia, finora, sono 5 i casi verificati, il 2 maggio il primo caso in Toscana (Ospedale di Massa), poi 3 casi a Roma e l'ultimo ancora in Toscana (Ospedale Careggi di Firenze);
l'innalzamento del livello di allerta sanitario mondiale significa che il contagio si sta diffondendo e trasmettendo in comunità localizzate;
in alcune realtà locali, come nel caso del primo paziente, in provincia di Massa Carrara ad Aulla, le autorità locali invece di prevenire il contagio hanno lasciato un certo lassismo e tempo, che nel caso di un virus veramente letale, poteva costare caro alla salute dei cittadini;
risulta che il Sindaco di Aulla invece di predisporre i protocolli di prevenzioni consoni in caso di allerta a livello 5, ha, con i massimi dirigenti dell'ASL e della direzione del settore igiene e sanità pubblica, organizzato incontri pubblici per discutere o meno dell'opportunità di chiudere le scuole;
tale atteggiamento, risulta in antitesi con quanto sta avvenendo nel resto del mondo, ed ha portato la popolazione locale ad esporsi ad eventuali complicazioni

o contagi del virus H1N1, visto che in questi casi è prassi evitare adunanze pubbliche, che sono il primo vettore dell'influenza, come qualsiasi altro luogo di aggregazione di massa quale scuole, chiese, esercizi commerciali, eccetera;
risulta positivo sia il coordinamento Ue nell'affrontare l'emergenza della febbre suina a livello Comunitario sia le modalità con cui il Ministero del Welfare ha istituito un numero di pubblica utilità dove rispondono medici ed esperti del dicastero appositamente formati;
sin dal 24 aprile il Ministero ha riunito in seduta permanente una task force di esperti e continua a monitorare ora per ora l'evolversi della situazione in collegamento con gli organismi europei e internazionali;
inoltre è confortante e rassicurante che il nostro Paese possieda scorte sufficienti di farmaci antivirali -:
quali iniziative il Ministro interrogato intenda assumere per rafforzare le misure di prevenzione sanitaria fino ad ora messo in campo, per evitare che casi come quello di Aulla possano riaccadere e generare, nel caso in cui la virulenza del virus dovesse crescere, nuovi casi, ed inoltre quale sia la reale situazione nel nostro Paese in termini di casi sospetti di trasmissione diretta sul suolo italiano.
(5-01392)

PALAGIANO e MURA. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
ogni giorno milioni di italiani fanno uso di bevande energizzanti, prima di fare sport, per mantenere attenzione durante lo studio o la guida o semplicemente per il piacere di berle;
la più venduta in Italia è l'austriaca Red Bull, ma ne esistono in commercio molte altre come la Bum, la Red Devil, la Drinkoff;
tutte queste bevande, comunemente denominate Energy drink, nel nostro Paese sono in vendita in tutti i normali supermercati e possono essere acquistate e consumate anche dai bambini;
tali bevande energizzanti sono composte, nella maggior parte dei casi, da diversi ingredienti; innocui se presi singolarmente ma probabilmente pericolosi se assunti in quantità elevate o in mix con altre sostanze simili: tra queste la caffeina, l'aminoacido taurina, il glucuronolattone e l'inositolo;
in particolare la taurina (ogni lattina di Red Bull ne contiene circa 1.000 mg) è un aminoacido che aiuta a generare impulsi nervosi e a migliorare le prestazioni cardiache, e per questo livelli troppo alti di tale sostanza, potrebbero essere causa di ipertensione. Il glucuronolattone (carboidrato) stimola la memoria e la concentrazione. Infine l'inositolo, che è una vitamina che serve ad alzare rapidamente l'umore e a fare in modo che il cervello usi meglio la serotonina. Questo meccanismo d'azione è simile a quello di molti farmaci antidepressivi come lo zoloft e il prozac;
queste sostanze, naturali poiché in larga parte prodotte dal nostro stesso organismo o contenute in cibi consumati quotidianamente, concentrate in un solo prodotto potrebbero dare vita ad effetti collaterali non prevedibili e soprattutto variabili da individuo ad individuo;
alcune di queste sostanze potrebbero provocare reazioni nel corpo dell'uomo paragonabili a quelle di un medicinale antidepressivo;
le bevande energizzanti, dovrebbero e potrebbero essere consumate solo se necessarie, ad esempio prima di uno sforzo fisico notevole o di una prova importante che implichi un alto grado di concentrazione e di memoria;
la stessa casa che produce la Red Bull, ad esempio, si raccomanda di associare il consumo della stessa, specie durante le attività sportive, ad elevate quantità di acqua («...consigliamo alle persone impegnate in attività sportive di bere anche molta acqua durante l'intenso esercizio

fisico...»), a causa dell'associazione dei suoi ingredienti, infatti, la Red Bull potrebbe disidratare l'organismo;
in alcuni Paesi Europei come Danimarca e Norvegia la vendita e il consumo della bevanda energizzante Red Bull è proibito;
in Francia (solo dal 2008) o in Gran Bretagna la Red Bull può essere venduta, ma esclusivamente con un etichetta che ne sconsigli fortemente l'uso ai bambini, alle donne in gravidanza e alle persone con problemi cardiovascolari;
recentemente diversi studi presentati dall'American Heart Association hanno dimostrato un incremento significativo della pressione sanguigna e del battito cardiaco dopo aver consumato due energy drink al giorno per una settimana;
in Italia, negli ultimi anni, sono stati inventati dei veri e propri cocktail alcolici a base di Red Bull o di altri energy drink;
nel nostro Paese mischiare l'energy drink all'alcool sta diventando un modo nuovo, diverso e probabilmente più semplice di assumere alcolici e superalcolici, specie tra giovani e giovanissimi;
i rischi derivanti dall'assunzione simultanea di bevande energizzanti e alcool consistono, secondo quanto riportato da un documento della Società Italiana di Farmacologia del 2007, nella possibilità concreta che soggetti che non hanno una sufficiente percezione del loro stato di ebbrezza possano essere responsabili di incidenti e nella mancata percezione degli effetti sgradevoli dell'alcool, tale da indurne l'assunzione di quantità eccessive e di conseguenza aumentare le probabilità di sviluppo di dipendenza da alcool -:
se intenda promuovere una campagna di sensibilizzazione per disincentivare il consumo di bevande energizzanti mescolate ad alcolici o superalcolici, abitudine diffusa specialmente tra i giovani ed i giovanissimi e predisporre, così come diffuso in un comunicato del 4 agosto 2008, un intervento che imponga un'etichetta su tali bevande che ne sconsigli l'uso a minori, donne in stato di gravidanza, cardiopatici ed ipertesi, così come avviene in Francia e Gran Bretagna.
(5-01393)

Interrogazioni a risposta in Commissione:

MIOTTO, MILANATO, NACCARATO, ZORZATO, BITONCI, MISTRELLO DESTRO e MIGLIOLI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
in questi giorni è stato comunicato alle rappresentanze sindacali dei lavoratori della EMERSON NETWORK POWER di Piove di Sacco (Padova) che la proprietà intenderebbe ridimensionare l'attività produttiva dell'Azienda chiudendo tre delle quattro linee di produzione ed ha annunciato il probabile licenziamento di 144 lavoratori sui 330 dipendenti. Fra gli esuberi, ben 112 dovrebbero essere operai, sui 150 ora dipendenti;
Emerson è una multinazionale con sede negli USA, presente in tutto il mondo con oltre 140.000 dipendenti, fornisce soluzioni, prodotti e servizi per la protezione dell'alimentazione elettrica, il condizionamento di precisione, la connettività dedicate a datacenter, reti di telecomunicazioni, applicazioni industriali e medicali;
Emerson realizza la mission aziendale attraverso alcuni marchi fra i quali Emerson Network Power di Piove di Sacco (Padova) che rappresenta anche il quartier generale di Emerson per l'Europa, il Medio Oriente ed Africa;
nella sede di Piove di Sacco si producono impianti di condizionamento di precisione oltre ad attività di ricerca, sviluppo, service, marketing e vendite;
l'azienda nasce a metà degli anni sessanta per iniziativa dell'ingegner Claudio Rossi che fonda HIROSS e si afferma per una spiccata apertura internazionale, alta specializzazione, realizza elevata produttività e produce utili. Diventa la capofila

del distretto «del freddo» che aggrega decine di aziende della filiera produttiva nell'area territoriale del Piovese e della Saccisica e contribuisce a far raggiungere al Veneto il primato della maggior concentrazione di aziende del settore in Europa, con una capacità produttiva di quasi il 60 per cento del totale. Nel 1998 Hiross viene ceduta ad Emerson e continua a realizzare performance positive;
ora, la scelta aziendale non è dettata da difficoltà del mercato e non è influenzata dalla crisi mondiale che ha colpito il gruppo in maniera marginale, ma è prevalentemente ispirata dalla strategia di delocalizzare la produzione nello stabilimento a Nove Mesto in Slovacchia al fine di ridurre il costo del lavoro;
è fonte di grande preoccupazione la prospettiva del ridimensionamento della Emerson Network Power, sia perché non è ipotizzabile il ricollocamento degli esuberi, ma soprattutto per le conseguenze che la delocalizzazione produrrà sull'indotto, indebolendo l'intero distretto «del freddo» ed impoverendo enormemente l'intera struttura produttiva ed occupazionale del Piovese -:
quali iniziative il Ministro interrogato intenda assumere per scongiurare la annunciata drastica riduzione dell'attività produttiva nello stabilimento Emerson Network Power di Piove di Sacco (Padova) e come intenda salvaguardare i livelli occupazionali.
(5-01387)

BRANDOLINI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 9, comma 5, della legge 11 marzo 1988, n. 67 e successive modificazioni prevede la concessione di agevolazioni contributive per i lavoratori agricoli delle zone di montagna o svantaggiate;
il pagamento in misura ridotta dei contributi relativi ai lavoratori agricoli delle cooperative che svolgono attività di trasformazione ai sensi della legge n. 240 del 1984 operanti nelle zone non rientranti nelle agevolazioni contributive, relativamente ai conferimenti dei soci aventi aziende situate in zone di montagna o svantaggiate, è stato riconosciuto dall'INPS sulla base della circolare ex SCAU n. 28 del 20 giugno 1985, tutt'ora vigente;
l'INPS non provvede a liquidare tempestivamente le cooperative di pianura alle quali sono state riconosciute le agevolazioni, che hanno, quindi, accumulato notevoli ritardi nel recupero dei maggiori importi pagati;
la direzione nazionale dell'INAIL a tutt'oggi non ha ancora riconosciuto le agevolazioni contributive alle suddette cooperative, pertanto, restano pendenti le richieste di recupero relative ai maggiori importi pagati a partire dal 1996 -:
se non ritenga opportuno sollecitare l'INAIL a riconoscere al più presto il diritto al recupero dei maggiori importi contributivi corrisposti dalle cooperative di cui in premessa;
se non intenda impartire all'INPS e all'INAIL precise disposizioni affinché le cooperative che hanno diritto di usufruire delle agevolazioni contributive vengano autorizzate a recuperare la maggiore contribuzione - senza essere costrette a richiederne il rimborso - attraverso compensazione in sede di pagamento dei contributi.
(5-01388)

Interrogazioni a risposta scritta:

EVANGELISTI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
sono tanti i casi di pazienti italiani che, a quanto pare, hanno affidato le loro speranze di guarigione, perché affette da diverse patologie, al rinomato centro terapeutico di Lauderdale-by-the-sea, nei pressi di Miami, in Florida;
dal sito http://paniscus.splinder.com/ si apprendono una serie di informazioni: nel citato centro sembra si pratichi una

sedicente rivoluzionaria tecnica riabilitativa, non riconosciuta, però, da nessuna legislazione di altri Paesi, basata sull'esposizione ripetuta e intensiva del paziente a ossigenoterapia in camera iperbarica; naturalmente, perché possano verificarsi progressi è necessario un lungo lasso di tempo per la degenza e un relativo dispendioso soggiorno per i parenti;
le spese necessarie per sostenere questi cosiddetti «viaggi della speranza» vengono quasi sempre assicurati tramite colletta pubblica attraverso l'utilizzo di diversi mezzi (sottoscrizioni, lotterie di beneficenza, biglietti solidali);
in una di queste camere iperbariche, nei giorni scorsi, si è consumata una tragedia che ha visto coinvolto un bambino di 4 anni, originario della provincia di Caserta, affetto da tetraparesi spastica, accompagnato dalla nonna;
nel corso di una seduta, infatti, è scoppiato un incendio all'interno della camera iperbarica che ha ucciso la nonna e gravemente ustionato il bambino, e non si sa ancora se riuscirà a cavarsela;
sulla validità scientifica e sull'efficacia terapeutica della camera iperbarica nei casi di paralisi cerebrali infantili o di alterazioni cromosomiche o mitocondriali non esistono prove sufficienti e i risultati sono ancora oggetto di indagini;
in merito al centro di Lauderdale, sembra non si tratti di una vera e propria clinica ma di un semplice studio privato, un ambulatorio non in grado di ospitare degenti fissi e dove il grosso del lavoro pare sia svolto sostanzialmente da fisioterapisti e altro personale non medico; insomma, si tratterebbe di una struttura non attrezzata per le emergenze e i cui criteri di accettazione dei pazienti appaiono quanto meno vaghi;
a quanto pare, non risultano disponibili alcun tipo di rapporto medico affidabile, né stilato negli Stati Uniti né in Italia che documenti la riuscita delle cure e l'entità dei progressi;
risulta che tra quanti abbiano già tentato di intraprendere questo «viaggio della speranza» in America, la grande maggioranza provenga da due regioni: la Puglia e la Campania;
inoltre, risulterebbe sempre dal sito web citato che a indirizzare questi pazienti verso la struttura di Lauderdale sia un medico originario della provincia di Caserta, Gaudenzio Garozzo, il cui curriculum (lo si trova sul sito web www.mingmen.it/garozzo) appare un pout-pourri di corsi di aggiornamento e specializzazioni assai varie;
a volerci vedere chiaro, una associazione battagliera di famiglie di disabili (sito web http://genitoritosti.blogspot.com) afferma di aver segnalato con lettera al ministero interrogato i dubbi in merito alla validità dei citati metodi, anche relativamente alla raccolta fondi; il ministero ha fatto sapere che avrebbe seguito la vicenda;
GenitoriTosti rimarca il fatto che troppo spesso in questi casi vengono diffuse informazioni scorrette e non veritiere, illudendo troppi genitori ed esponendo dei bambini ad abusi nonché alla messa in repentaglio della loro vita; inoltre, sul loro sito fanno sapere che il nostro Servizio Sanitario Nazionale rimborsa le cure all'estero in Istituti di alta specializzazione, qualora non disponibili in Italia o non adeguate al caso clinico, o non disponibili nei termini stabiliti espressamente dal decreto ministeriale 3 novembre 1989 e decreto ministeriale 1o dicembre 2000, in ragione dei quali le raccolte fondi non avrebbero motivo di essere fatte -:
quali siano le notizie in suo possesso su tutta la vicenda evidenziata in premessa;
se abbia avuto riscontro in merito alle segnalazioni dell'associazione GenitoriTosti relative tanto alla inefficacia delle costose cure d'oltreoceano quanto sulla raccolta fondi;

di quali dati disponga relativamente alla richiesta di rimborso per le citate cure soprattutto per le regioni Campania e Puglia.
(4-02923)

DIMA. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
il 4 maggio 2009 nella città di Rossano, in provincia di Cosenza, si è verificato un incidente automobilistico che ha coinvolto un anziano pensionato del luogo immediatamente trasportato presso il locale presidio ospedaliero dagli operatori del 118;
le sue condizioni di salute sono apparse immediatamente precarie tanto che gli operatori sanitari hanno riscontrato un politrauma ed uno shock emorragico così gravi da richiedere l'immediato intervento dell'elisoccorso per favorire il trasporto, il più rapido possibile, dall'ospedale di Rossano a quello di Cosenza, meglio attrezzato per prestare le cure alle ferite riportate dall'anziano;
il servizio di trasporto è stato rifiutato dalla società Elitaliana che cura il soccorso aereo in Calabria tanto che, alla fine, l'anziano pensionato è deceduto nell'ospedale rossanese;
la motivazione del mancato trasporto in elicottero sarebbe da addebitare alla mancanza, dal 16 aprile scorso, della convenzione per i cosiddetti soccorsi di tipo secondario, ovvero quelli che interessano i trasferimenti da ospedale ad ospedale, mentre invece sono garantiti solo gli interventi primari, quelli cioè che riguardano il trasporto dal luogo dell'incidente al primo ospedale utile;
da una prima ricostruzione dell'accaduto sembrerebbe che la centrale dell'elisoccorso del 118 di Catanzaro, che ha il controllo regionale di questo tipo di soccorso, avrebbe escluso questo tipo di intervento adducendo, nonostante la gravità della situazione, la presunta mancanza della convenzione;
il direttore generale dell'ASP (Azienda Sanitaria Provinciale) di Cosenza ha dichiarato di aver immediatamente scritto alla Regione Calabria per chiedere che il servizio di elisoccorso nella provincia di Cosenza sia reso al più presto indipendente -:
quali iniziative, il Ministro della salute, intende porre in essere per far luce sull'ennesimo episodio di malasanità che ha provocato la perdita di una vita umana.
(4-02928)

RAISI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
in data 18 novembre 2008 è stata presentata una interrogazione a risposta immediata in Commissione (5-00623 a firma Caparini, Polledri e Fedriga) nella quale si chiedeva, tra l'altro: «Se sia nell'intenzioni del Ministro adottare opportune iniziative per la revisione dell'articolo 71 del decreto legislativo n. 81 del 2008, al fine di prevedere, nei termini dell'articolo 13 del suddetto decreto legislativo, che le verifiche e la riqualificazione periodica delle attrezzature di lavoro possano essere affidate a soggetti privati riconosciuti, fermo restando l'esercizio di controllo da parte di ISPESL e delle ASL»;
nella risposta fornita dal Ministero interrogato, si affermava tra l'altro: «Sono in corso di elaborazione, nel rispetto dei princìpi e criteri direttivi fissati dall'articolo 1, comma 6 della legge n. 123 del 2007 le disposizioni integrative e correttive del decreto legislativo n. 81 del 2008. In quell'ambito verrà valutata, dal gruppo tecnico, allo scopo costituito, anche la rivisitazione delle disposizioni concernenti l'uso delle attrezzature di lavoro (Titolo III) la questione delle verifiche periodiche delle attrezzature a pressione... Omissis»;
sembrerebbe, tuttavia, da una lettura della bozza di provvedimento presentata

per l'esame del Consiglio dei ministri, che le previsioni di disposizioni integrative e correttive, contenute nel Titolo III ed allegato VII-bis, vadano nel senso di inasprire alcune procedure relative a verifiche periodiche;
a quanto sopra citato, si aggiungono la segnalazione al Parlamento e al Governo, ai sensi dell'articolo 21 della legge n. 287 del 1990, dell'Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (rif. AS 275) del 12 febbraio 2004 concernente il decreto del Presidente della Repubblica 22 ottobre 2001, n. 462, recante il Regolamento di semplificazione del procedimento per la denuncia di installazioni e dispositivi di protezione contro le scariche atmosferiche, di dispositivi di messa a terra di impianti elettrici e di impianti elettrici pericolosi, in Boll. 7/2004, con la quale si evidenzia:
a) «una situazione distorsiva della concorrenza e del corretto funzionamento del mercato» quando l'espletamento di verifiche periodiche, che costituisce prestazione d'opera professionale, è attività privatistica posta in concorrenza con attività istituzionale delle ASL;
b) «una situazione di incompatibilità» quando si consente lo svolgimento delle attività di verifica alle stesse autorità (ASL) alle quali nel contempo sono riservate ex lege le funzioni di vigilanza e controllo circa l'ottemperanza all'obbligo di esecuzione delle verifiche stesse;
determinando le due cose, come affermato dalla precitata Autorità «l'affidamento della funzione di controllore ad un soggetto, che può contemporaneamente operare sul mercato in concorrenza con altre imprese, può assumere rilevanza, sotto il profilo concorrenziale, in relazione al pericolo che ciò conferisca allo stesso soggetto un ingiustificato vantaggio» dovuto al fatto che «gli utilizzatori saranno incentivati ad avvalersi del soggetto istituzionalmente preposto all'esercizio di tale funzione, anziché rivolgersi alle imprese concorrenti, nella ragionevole aspettativa di precostituirsi un rapporto privilegiato con il controllore». Continua la stessa Autorità «Peraltro, la previsione di un siffatto duplice ruolo in capo ad un soggetto appare limitare l'efficacia stessa dell'attività di controllo e certificazione, potendo le stesse risultare condizionate da un potenziale conflitto d'interessi e di conseguenza essere svolte non in rispetto del fondamentale requisito dell'imparzialità»;
dello stesso tenore appaiono sia la segnalazione dell'11 aprile 2002 AS 235 Normative regionali istitutive delle Agenzie regionali per la protezione dell'ambiente, in Boll. 16/2002 sia quella inviata al Ministro per lo sviluppo economico, Ministro del lavoro e previdenza sociale e Ministro della sanità del 27 settembre 2006 AS 362, Norme per la messa in servizio ed utilizzazione delle attrezzature a pressione e degli insiemi di cui all'articolo 19 del decreto legislativo n. 93 del 2000, in Boll. 38/2006-:
se sia nelle intenzioni del Ministro adottare opportune iniziative per una reale revisione dell'articolo 71 del decreto legislativo n. 81 del 2008 al fine di:
a) rivedere le previsioni delle disposizioni integrative e correttive contenute nella bozza di provvedimento in esame al Consiglio dei ministri, in particolare alle funzioni e competenze delle ASL e dell'ISPESL, anche sulla base delle segnalazioni dell'Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato sopra riportate, in particolare la AS 275;
b) rivedere le previsioni delle disposizioni integrative e correttive contenute nella bozza di provvedimento in esame al Consiglio dei ministri, esplicitando, nel rispetto delle competenze del Ministero dello sviluppo economico, esclusivamente la procedura di raccordo tra l'operatività degli Organismi di verifica, già operanti in materia, con quella degli Enti di vigilanza.
(4-02940)

POLITICHE AGRICOLE, ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazione a risposta in Commissione:

FIORIO, ZUCCHI, LOVELLI, RAMPI, DAMIANO, BOBBA, GIORGIO MERLO, OLIVERIO, CENNI, SERVODIO, SANI, AGOSTINI, MARCO CARRA, MARROCU, TRAPPOLINO, MARIO PEPE (PD), DAL MORO e BRANDOLINI. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
nei giorni 27 e 28 aprile 2009 molte zone del Basso Piemonte nelle Province di Cuneo, Asti, Alessandria e della Lombardia, nella provincia di Pavia, ancora una volta sono state duramente colpite da eventi alluvionali e da un ingente numero di frane e smottamenti con la conseguente distruzione delle colture autunnali e primaverili, perdita delle scorte, danni agli allevamenti, alle strutture, agli impianti, ai macchinari, alle attrezzature e alle abitazioni;
dopo le tragica alluvione del 1994 furono costruite alcune opere per proteggere persone, città e paesi, tuttavia il lavoro di messa in sicurezza di questo territorio è sicuramente insufficiente anche per il numero crescente di situazioni di criticità e di danno che si crea in misura crescente di anno in anno;
questo territorio risulta già fortemente colpito dagli eventi atmosferici e dalle seguenti esondazioni del giugno 2008, dai danni provocati dalle straordinarie nevicate dello scorso Gennaio e ora dalle fondazioni e dal grande numero di frane che stanno martoriando le culture in collina;
le aziende agricole di queste terre, fiore all'occhiello delle produzioni agricole e zootecniche del paese rischiano, in una già drammatica crisi economica come mai si è vista negli ultimi cinquant'anni, di non riuscire a far fronte ai danni subiti e dunque di chiudere l'attività;
la Regione Piemonte unitamente alle Organizzazioni di categoria agricole ha chiesto, oltre la dichiarazione immediata dello stato di calamità, al Governo immediati e concreti aiuti:
l'applicazione della legge 102/2004 escludendo il vincolo della percentuale minima della produzione lorda vendibile come successo nel 1994;
come previsto dallo Statuto del Contribuente all'articolo 9 della legge n. 212 del 2000, la sospensione per un congruo periodo di tempo di tutti i pagamenti relativi a imposte, tasse e tributi sia quelli volontari periodici che quelle coattivi;
la sospensione del pagamento dei contributi previdenziali, assistenziali e del premio delle assicurazioni contro gli infortuni e le malattie professionali;
la sospensione del pagamento delle rate di mutuo e possibilità di rinegoziazione degli stessi, in quanto l'alluvione è causa di forza maggiore;
la rilocalizzazione dei centri aziendali, come è avvenuto nel 1994 nei comparti dell'artigianato, del commercio e dell'industria, con incentivi concreti a fondo perduto: possibilità di ricostruire argini a difesa del centro aziendale; inserimento nell'attuale sistema assicurativo dell'evento catastrofico dell'alluvione limitatamente a queste aree, con significativo contributo della polizza a carico dello Stato; completamento immediato del pagamento delle indennità di esproprio relative alla costruzione di argini non ancora ultimate dopo il 1994;
si chiede inoltre l'applicazione e l'estensione della Legge 35 del 1995 al settore agricolo. Legge peraltro mai utilizzata che istituisce, attraverso l'addizionale all'imposta di bollo sugli invii degli estratti conto bancari, un fondo per la messa in sicurezza del territorio e delle aziende nelle aree individuate da tale Legge -:
quali siano gli intendimenti del Ministro sui gravi danni provocati da questa

ulteriore alluvione, e cosa intenda concretamente fare il Governo per queste terre soggette a continui eventi atmosferici avversi, e, soprattutto con riferimento alle proposte che i territori pongono per un concreto ed immediato aiuto, anche in considerazione del momento di particolare crisi del settore, nella cornice più generale delle difficoltà economico-finanziarie del Paese.
(5-01386)

...

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazioni a risposta in Commissione:

SCHIRRU. - Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
Poste Italiane Spa si trova all'interno del lungo processo di riorganizzazione seguito alle privatizzazioni di metà anni Novanta. Una privatizzazione che però ha spesso trascurato il valore pubblico del servizio postale, preferendo logiche di profitto e di diversificazione dell'offerta, che lentamente hanno trasformato gli uffici in punti vendita commerciali, che propongono dai prodotti finanziari, ai libri, ai cd, fino alle schede di telefonia;
i cittadini sardi lamentano preoccupanti disservizi per quanto riguarda le funzioni basilari alle quali Poste Italiane è storicamente chiamata ad adempiere e cioè, l'attività di sportello ed il recapito domestico della corrispondenza;
come si apprende dal quotidiano L'Unione Sarda, nella provincia del Sulcis Iglesiente, stanchi di trovare le cassette delle lettere vuote, un centinaio di abitanti ha sottoscritto una petizione popolare che poi ha inviato al direttore dell'Ufficio postale di piazza Rinascita a Carbonia, segnalando: «Spettabili Poste Italiane, i cittadini residenti nei palazzi della zona di via Sanzio chiedono che il servizio di recapito della posta, sospeso da settimane, riprenda nel più breve tempo possibile;
appunto, per quanto riguarda il servizio di corrispondenza arrivano numerose segnalazioni di cittadini che ricevono anche comunicazioni importanti, quali avvisi di pagamento convocazioni ad appuntamenti o assemblee, con troppo ritardo, tanto da dover pagare poi la mora o non poter partecipare all'evento. La realtà, è che non esiste più la vecchia figura del postino che instaura un rapporto personale con i clienti, poiché l'azienda manda sul territorio lavoratori precari, che quindi fanno pesare la propria scarsa conoscenza delle vie dei paesi sulla qualità del servizio. Su tutto questo gravano poi le pesanti carenze di personale, l'applicazione della flessibilità operativa e inevitabilmente la difficoltà di fruire delle ferie, che porta alla richiesta costante di straordinario e a carichi di lavoro troppo elevati. Situazioni più volte denunciate dai rappresentanti sindacali;
da tempo si registrano in numerosi uffici rilevanti carenze d'organico, anche in centri di una certa rilevanza, ponendo grossi limiti all'utenza e costringendo spesso a code per poter accedere ai servizi. Ultimo esempio, un atto gravissimo sul fronte delle tutele delle madri lavoratrici e dei diritti dei bambini, che si è verificato in Ogliastra ai danni di una dipendente di Poste italiane, neo mamma in allattamento. La donna ha ricevuto dall'azienda la seguente comunicazione: «per consentire la lavorazione di tutta la corrispondenza, la S.V. è autorizzata, fino a nuovo ordine, a completare lo smistamento della corrispondenza nel proprio domicilio. Il trasporto della corrispondenza da smistare dovrà avvenire con cassetta postale gialla chiusa con il relativo coperchio.». La lavoratrice, per concessione dell'azienda è stata autorizzata a lavorare anche a casa durante l'allattamento, per un periodo che va dal terzo mese dopo il parto e dura nove mesi nel quale la neo mamma dovrebbe lavorare quattro ore al giorno. In questo caso, un tempo non sufficiente per sbrigare le sue incombenze. Servirebbero

due ore in più. Il problema sarebbe risolto se la neomamma potesse appunto portare il lavoro a casa. Un tentativo di limitare tutele al diritto delle lavoratrici neo mamme, che in questa maniera sarebbero costrette a togliere tempo al proprio figlio;
deve essere garantita la certezza della consegna delle bollette e fatture energetiche o addirittura le pensioni, occorre inoltre garantire i diritti dei lavoratori al fine di non far ricadere le carenze organizzative delle Poste Italiane sui consumatori o sui dipendenti -:
se il Ministro sia a conoscenza dei fatti evidenziati e se non intenda adottare opportune iniziative, e quali, per contrastare il fenomeno dei disservizi postali imputati a Poste Italiane SpA;
se intenda intervenire per far garantire un servizio migliore per i cittadini nelle due funzioni essenziali coperte da Poste Italiane come le attività di sportello ed il recapito della corrispondenza, al fine di tutelare gli utenti e gli stessi lavoratori.
(5-01390)

MARIANI, VELO, LULLI, REALACCI, BOCCI, BRAGA, BRATTI, ESPOSITO, GINOBLE, IANNUZZI, MARANTELLI, MARGIOTTA, MARTELLA, MASTROMAURO, MORASSUT, MOTTA, SCHIRRU, VICO, VIOLA e ZAMPARUTTI. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
il Comitato di Sorveglianza del programma straordinario nazionale per il recupero economico e produttivo dei siti industriali inquinati si è riunito per stabilire le linee di azione in merito agli interventi da avviare;
i siti individuati - sia a carattere nazionale, sia a carattere regionale - sono complessivamente 26, 18 dei quali nelle regioni del centro-nord e 8 nel sud, a cui sono state dedicate porzioni più consistenti di finanziamento; secondo quanto stabilito dalla delibera CIPE n. 166 del 2007 - nell'ambito del quadro strategico nazionale 2007-2013 - le risorse da ripartire negli interventi di bonifica sarebbero dovute ammontare a 3009 milioni di euro, a valere sul fondo aree sottosviluppate;
il Governo, con la delibera del 6 marzo 2009, ha completamente cancellato l'attribuzione delle risorse alle bonifiche, lasciando un generico conferimento ai fondi FAS, la cui destinazione finale dovrà essere oggetto di un'apposita riprogrammazione;
le richieste di intervento di bonifica erano state complessivamente 116, 60 delle quali sono state dichiarate ammissibili ai sensi della normativa vigente e solo 26 di esse sono state inserite nell'elenco degli interventi previsti;
al momento sembra che siano stati individuati appena tre siti per i quali si intendono avviare in tempi rapidi gli interventi di bonifica per un importo complessivo pari a 50 milioni di euro: Fidenza (Parma) sito nazionale; Ravenna sito regionale e Massamartana (Umbria) sito regionale;
appare molto grave la scelta di escludere importantissimi già segnalati dalle regioni, tra cui i siti della Toscana - Livorno, Piombino e Massa Carrara - e quelli del Mezzogiorno come, ad esempio, il sito di Priolo (Siracusa), il sito di Bussi in Abruzzo, i siti di Taranto e Brindisi in Puglia, il sito di Portovesme in Sardegna;
secondo quanto affermato dal Governo in risposta ad una precedente interrogazione, gli interventi previsti nell'ambito del «Programma straordinario per il recupero economico e produttivo dei siti industriali inquinati», approvato dal CIPE con la delibera 2 aprile 2008, n. 61, potranno essere finanziati, su proposta del Ministero dello sviluppo economico, a valere sulle risorse del predetto «Fondo strategico per il Paese a sostegno dell'economia reale», secondo procedure e modalità che saranno indicate dalla Presidenza del Consiglio dei ministri ed oggetto di ulteriore delibera da parte del CIPE;

durante il Tavolo nazionale sulla chimica tenutosi a Roma il 22 aprile 2009 il Ministro Scajola ha dichiarato di voler intervenire per rilanciare il comparto della chimica, anche attraverso interventi di tutela dell'ambiente e del territorio, di riqualificazione dei processi produttivi e di bonifica e reindustrializzazione dei siti inquinati -:
se il Ministro interrogato intenda confermare l'impegno assunto al Tavolo della chimica e quali provvedimenti concreti intenda prendere per l'attività di bonifica e di messa in sicurezza ambientale dei siti di interesse nazionale e regionale e per stabilire una tempistica degli interventi che verranno avviati, individuando, per ognuno di essi, le risorse finanziarie che saranno stanziate;
quali risorse pubbliche il Governo complessivamente intenda stanziare per gli esercizi finanziari 2009 e 2010;
se e quante risorse si sia riusciti a mettere a disposizione da parte dei privati per i siti di interesse nazionale per gli anni 2009 e 2010.
(5-01391)

...

Apposizione di una firma ad una interpellanza.

L'interpellanza urgente Cota e altri n. 2-00368, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 28 aprile 2009, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Laura Molteni.

Apposizione di firme ad interrogazioni.

L'interrogazione a risposta in Commissione Lo Presti n. 5-01340, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 23 aprile 2009, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Cazzola.

L'interrogazione a risposta scritta Scilipoti n. 4-02909, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 30 aprile 2009, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Cimadoro.

Pubblicazione di un testo riformulato.

Si pubblica il testo riformulato della mozione Di Giuseppe n. 1-00159, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 167 del 28 aprile 2009.

La Camera,
premesso che:
l'articolo 33 della Costituzione italiana stabilisce che: «L'arte e la scienza sono libere e libero ne è l'insegnamento. La Repubblica detta le norme generali sull'istruzione ed istituisce scuole statali per tutti gli ordini e gradi». Specificando, in particolare, al terzo comma, che: «Enti e privati hanno il diritto di istituire scuole ed istituti di educazione, senza oneri per lo Stato». Inoltre, al quarto comma si aggiunge che: «La legge, nel fissare i diritti e gli obblighi delle scuole non statali che chiedono la parità, deve assicurare ad esse piena libertà e ai loro alunni un trattamento scolastico equipollente a quello degli alunni di scuole statali.»;
l'articolo 34 della Costituzione specifica al primo comma che: «La scuola è aperta a tutti». Ed al terzo comma che: «I capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi». Di conseguenza, all'ultimo comma, sempre dell'articolo 34, la Costituzione italiana stabilisce che: «La Repubblica rende effettivo questo diritto con borse di studio, assegni alle famiglie ed altre provvidenze, che devono essere attribuite per concorso»;
i principi costituzionali, dunque, mirano alla creazione di un sistema educativo inteso come strumento principale di equità e giustizia sociale, di promozione e di sviluppo individuale e collettivo. Il sistema scolastico e formativo è inteso dal

Costituente come strumento e manifestazione della volontà di riconoscere nella nostra Repubblica pari opportunità a tutti i cittadini, distinguendoli in base al merito. Tale impostazione è in perfetta armonia con il primo comma dell'articolo 1 dei principi fondamentali della nostra Costituzione: «L'Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro»;
in questi mesi la nostra Costituzione è stato oggetto e continua ad esserlo di forzature interpretative, che inevitabilmente ne stanno mettendo in discussione il ruolo di riferimento politico, istituzionale e sociale: questo ruolo va, invece, difeso e ribadito, anche nell'ottica di una volontà riformatrice per la quale esistono forme e tempi che devono essere rispettati;
nel nostro Paese esiste, non solo concettualmente, un'effettiva libertà di educazione. Lo Stato, in quanto espressione della comunità nazionale, della nostra collettività, unico possibile rappresentante del vincolo sociale che unisce i cittadini italiani, ne è garante, esecutore ed organizzatore, tendendo, secondo lo spirito costituzionale, ad elevare i propri livelli di inclusività anche a tutti coloro che vivono nel nostro Paese senza possedere lo status di cittadino;
la scuola, la formazione, come l'assistenza sanitaria, sono garantite e rivolte dallo Stato italiano non solo nei confronti del cittadino, ma direttamente nei confronti dell'essere umano. Solo lo Stato, in quanto espressione dell'intera comunità nazionale, può farsi relatore ed esecutore di tale esigenza;
tale impostazione si sviluppa nella massima libertà possibile di formazione e di educazione, che non può che essere concepita in senso generale ed universale, evitando di cadere in particolarismi e settorializzazioni, che metterebbero in discussione la coesione e l'integrazione sociale;
in una società frammentata e plurale come quella attuale, caratterizzata nel nostro Paese da una crescente immigrazione di popolazioni con diverse culture, è fondamentale mantenere e sviluppare riferimenti costanti di integrazione ed armonizzazione. La scuola intesa come sistema formativo, omogeneo, universale è sicuramente uno strumento fondamentale di integrazione e di sviluppo;
all'interno di tale sistema è possibile ed auspicabile, certamente utile, riconoscere la massima libertà possibile all'iniziativa privata, che può, come avviene nel nostro Paese, essere incentivata e sostenuta, nell'ottica del perseguimento di un sistema formativo sempre più efficiente;
gli elementi unificanti su cui investire nel prossimo futuro per vincere le sfide di civiltà e di modernità che la nostra democrazia è chiamata ad affrontare sono: la scuola (per una formazione coerente ed omogenea, estesa e riconosciuta a tutti); la legge (uguale per tutti); la sanità (come assistenza e aiuto a chi ne ha bisogno);
attualmente in Italia le scuole non statali ricevono denaro pubblico sotto forma di sussidi diretti, per la gestione di scuole dell'infanzia e primarie (ex parificate), finanziamenti di progetti finalizzati all'elevazione di qualità ed efficacia delle offerte formative di scuole medie e superiori, contributi alle famiglie denominati «buoni scuola» e disponibili solo per la scuola dell'obbligo. Questi sono stati introdotti dal Governo Berlusconi e non più erogati dal Governo Prodi;
per quanto concerne i sussidi diretti, il decreto ministeriale n. 261 del 1998 ed il decreto ministeriale n. 279 del 1999 (Ministro della pubblica istruzione Luigi Berlinguer) ed il testo unico, «Concessione di contributi alle scuole secondarie legalmente riconosciute e pareggiate», costituiscono il presupposto per la successiva sistematica e regolare concessione di finanziamenti alle scuole private;
il Governo D'Alema II, con la legge n. 62 del 2000, sancisce l'entrata a pieno

titolo nel sistema di istruzione nazionale delle scuole private, che pertanto devono essere trattate «alla pari», anche sul piano economico. La legge prevede anche: l'applicazione alle scuole paritarie del trattamento fiscale riservato agli enti senza fini di lucro; l'istituzione di fatto dei buoni scuola statali (stanziamento di 300 miliardi di lire a decorrere dal 2001); l'aumento di 60 miliardi di lire dello stanziamento per i contributi per il mantenimento di scuole elementari parificate; l'aumento di 280 miliardi di lire dello stanziamento per le spese di partecipazione alla realizzazione del sistema prescolastico integrato; lo stanziamento di un fondo di 7 miliardi di lire per favorire l'inserimento dei disabili nelle scuole private e la costruzione delle strutture necessarie;
il Governo Berlusconi (Ministro Letizia Moratti), con il decreto ministeriale n. 27 del 2005, abbassa la soglia di alunni per classe (da 10 a 8) per l'accesso ai contributi, innalza i livelli massimi dei contributi (12.000 euro per una scuola media inferiore, 18.000 per una scuola media superiore), raddoppia i finanziamenti per i progetti formativi (da circa 6 milioni di euro ad oltre 13 milioni);
nel 2005 l'ammontare dei contributi alle scuole non statali è di circa 500 milioni di euro;
i buoni scuola vengono istituiti nel 2000 dal Governo di centrosinistra, sempre con la legge n. 62 del 2000 sulla parità scolastica, con un piano straordinario di finanziamento, attuato poi dal Governo di centrodestra, con la legge n. 289 del 2002, che prevede un tetto di 30 milioni di euro per il triennio 2003-2005;
la legge finanziaria per il 2004 del Governo Berlusconi (Ministro Letizia Moratti) aumenta il tetto per il 2005 a 50 milioni di euro, con accesso ai buoni per tutte le famiglie che entrano in graduatoria in base al reddito. La legge sulla parità non prevede alcuna incompatibilità dei buoni statali con eventuali buoni regionali, previsti, infatti, da Veneto, Emilia-Romagna, Friuli-Venezia Giulia, Lombardia, Liguria, Toscana, Sicilia, Piemonte, per cui buoni statali e regionali risultano cumulabili;
i «tagli» previsti dalle ultime manovre finanziarie hanno coinvolto anche le scuole private, oltre che ridimensionare in maniera evidente le risorse a disposizione della scuola pubblica, penalizzando nel complesso l'intera offerta formativa del nostro sistema scolastico. Nei giorni scorsi, peraltro, la conferenza Stato-regioni ha dato via libera al decreto interministeriale che stanzia 120 milioni per le scuole paritarie, ripristinando, anche se non integralmente, il finanziamento che era stato loro assegnato;
la libertà di scelta formativa da parte delle famiglie non può, però, mettere a rischio la coesione e l'integrazione sociale. Questo obiettivo del nostro sistema formativo deve essere sempre garantito: in una società multietnica e multiculturale i livelli di inclusione sociale devono essere comunque prioritariamente garantiti dalla scuola pubblica,

impegna il Governo:

a promuovere una politica di sostegno del sistema scolastico nazionale, al fine di garantire a tutti una base formativa ed educativa, in modo tale che sia il merito a distinguere il percorso di ogni singolo cittadino, secondo quanto stabilito dai principi fondamentali della nostra Costituzione;
a mettere in atto tutti gli investimenti e le risorse economiche necessarie per far sì che il sistema scolastico nazionale sviluppi le sue potenzialità di aggregazione ed integrazione sociale, culturale, economica e politica, nel rispetto dei medesimi principi costituzionali.
(1-00159)
(Nuova formulazione) «Di Giuseppe, Donadi, Evangelisti, Borghesi».

Ritiro di documenti del sindacato ispettivo.

I seguenti documenti sono stati ritirati dai presentatori:
interrogazione a risposta in Commissione Centemero n. 5-00876 del 22 gennaio 2009;
interpellanza urgente Cota n. 2-00368 del 28 aprile 2009;
interrogazione a risposta immediata in Commissione Barani n. 5-01365 del 29 aprile 2009.

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ERRATA CORRIGE

Interpellanza urgente Cota e altri n. 2-00368 pubblicata nell'Allegato B ai resoconti della Seduta n. 167 del 28 aprile 2009. Alla pagina 5576, seconda colonna, si intendono soppresse le righe dalla trentatreesima alla quarantottesima; alla pagina 5577, prima colonna, si intendono soppresse le righe dalla prima alla terza.