XVI LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di mercoledì 29 aprile 2009

Allegato B
Seduta n. 168 del 29/4/2009
TESTO AGGIORNATO AL 5 MAGGIO 2009

ATTI DI INDIRIZZO

Mozione:

La Camera,
premesso che:
i drastici tagli di risorse economiche all'istruzione operati dal Governo con il decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133, mediante la fiducia, e gli altri successivi provvedimenti di riduzione dei fondi approvati con la legge finanziaria per il 2009, hanno determinato un impoverimento di tutta la scuola pubblica, deprivandola di indispensabili risorse per lo sviluppo e la crescita dell'azione didattica, formativa, educativa, di istruzione e di ricerca;
prevedendo un così forte taglio di risorse, ben 8 miliardi di euro nel corso del prossimo triennio, il Governo, secondo i firmatari del presente atto di indirizzo, mina le basi dell'istruzione pubblica di qualità nel nostro Paese e non garantisce ai cittadini l'esercizio del diritto all'istruzione, come costituzionalmente garantito;
in particolare, la legge finanziaria per il 2009 ha decurtato i fondi per il funzionamento amministrativo e didattico delle scuole, facendo così venir meno le risorse necessarie per una loro ordinata funzionalità; tali tagli si vanno ad aggiungere alle annose sofferenze finanziarie delle istituzioni scolastiche autonome, determinate dai numerosi crediti vantati nei confronti dello Stato e che il Governo non ha ancora onorato;
con la legge finanziaria per il 2009 sono stati, altresì, apportati, anche alle scuole paritarie, tagli per circa 134 milioni di euro, solo parzialmente ripristinati: alle stesse non sono stati neanche erogati i 40 milioni di euro dovuti quali residui dei 4/12 del fondo previsto nel bilancio 2008 dal Governo Prodi. Inoltre, il taglio progressivo e lineare previsto dal decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133, alla tabella C, in cui sono stanziate anche le risorse per la scuola paritaria privata e degli enti locali, di fatto dimezza le suddette risorse entro il 2010, aggraverà le spese per l'istruzione delle famiglie che scelgono la scuola paritaria privata e degli enti locali, soprattutto laddove, come nella scuola dell'infanzia, essa copre più della metà del servizio erogato;
la Costituzione, all'articolo 33, dopo aver sancito l'obbligo dello Stato di istituire scuole di ogni ordine e grado, prevede che «enti e privati hanno il diritto di istituire scuole ed istituti di educazione, senza oneri per lo Stato. La legge, nel fissare i diritti e gli obblighi delle scuole non statali che chiedono la parità, deve assicurare ad esse piena libertà e ai loro alunni un trattamento scolastico equipollente a quello degli alunni di scuole statali»;
la legge del 10 marzo 2000, n. 62, «Norme per la parità scolastica e disposizioni sul diritto allo studio e all'istruzione», all'articolo 1 recita: «Il sistema nazionale di istruzione, fermo restando quanto previsto dall'articolo 33, secondo comma, della Costituzione, è costituito dalle scuole statali e dalle scuole paritarie e degli enti locali. La Repubblica individua come obiettivo prioritario l'espansione dell'offerta formativa e la conseguente generalizzazione della domanda di istruzione dall'infanzia lungo tutto l'arco della vita»;
lo Stato non è sempre in grado di garantire la diffusione capillare e l'espansione su tutto il territorio nazionale dell'offerta formativa, in particolare per quanto riguarda la scuola dell'infanzia e primaria e i percorsi formativi finalizzati al recupero e al contrasto della dispersione scolastica;
occorre continuare - secondo quanto fatto dal Parlamento durante il precedente Governo Prodi - a dare corretta attuazione alla legge n. 62 del 2000, tanto nella sua parte giuridica e di valutazione della qualità, come già significativamente avviato dal decreto ministeriale

del 21 maggio 2007 (anagrafe scuole paritarie; regolarizzazione e censimento del loro effettivo funzionamento e degli standard di qualità; le sezioni primavera, che rispondono ad un'esigenza sociale e configurano un progetto educativo sin dalla prima infanzia), quanto nella sua parte economica, anche attraverso il ripristino delle risorse tagliate dal Governo Berlusconi già nel corso della XIV legislatura, al fine, tra l'altro, di garantire l'obbligo d'istruzione ed il diritto allo studio;
per giungere ad una piena ed effettiva attuazione della legge n. 62 del 2000 non pare condivisibile percorrere la strada della «quota capitaria», che, dividendo le risorse in parti uguali tra studenti che si trovano in situazioni profondamente diverse (fare parti uguali tra disuguali è la più grande ingiustizia, come ricordava don Lorenzo Milani), non consente a ciascuna famiglia di scegliere liberamente la scuola migliore per i propri figli, ma quella che può permettersi in base al proprio censo; inoltre, se lo Stato adottasse la «quota capitaria» non si adopererebbe per «rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana», come recita l'articolo 3 della Costituzione, che oggi, a oltre 60 anni, rimane un monito pressante per il Paese;
occorre, pertanto, ritrovare e riproporre soluzioni che rispondano ad una visione alta dell'intero sistema pubblico di istruzione, principale risorsa per la crescita sociale e lo sviluppo del nostro Paese, che non può essere ridotta ad una gestione di mero conto economico,

impegna il Governo:

ad adottare iniziative per ripristinare le somme destinate alla scuola pubblica e decurtate con il decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133, e la legge finanziaria per il 2009, poiché tali riduzioni hanno deprivato l'istruzione di indispensabili risorse per lo sviluppo e la crescita dell'attività didattica, formativa, educativa, di istruzione e di ricerca delle nostre istituzioni scolastiche autonome e impediscono il buon funzionamento delle scuole;
ad adottare iniziative per ripristinare tutte le risorse per le scuole paritarie e degli enti locali (comprese quelle destinate alle sezioni primavera, al diritto allo studio in tutte le sue articolazioni e al contrasto della dispersione scolastica) varate dal Parlamento all'epoca del Governo Prodi, erogandole prioritariamente alle scuole che svolgono il servizio senza fini di lucro e che, comunque, non sono legate a società aventi fini di lucro o da queste controllate;
ad assicurare, in continuità con quanto fatto dal precedente Governo Prodi, una completa e puntuale attuazione della legge n. 62 del 2000, attraverso una coerente attività normativa e amministrativa e certezze di fondi e tempi di erogazione dei finanziamenti, destinati sia alle scuole statali che a quelle paritarie e degli enti locali;
a disporre un approfondito e continuo controllo e monitoraggio, oltre che una puntuale indagine ispettiva in tutta Italia, al fine di individuare ed eventualmente reprimere gli episodi di cattiva gestione di scuole paritarie, che, non rispettando le norme, risultano essere solo dei costosissimi «diplomifici», al fine di debellare così singole pratiche deleterie, che non solo screditano la scuola tutta, ma danneggiano gravemente famiglie, alunni e docenti, oltre che il Paese stesso;
a non proseguire lungo la strada della «quota capitaria», che, dividendo le risorse in parti uguali tra studenti che si trovano in condizioni sociali ed economiche profondamente diverse, non consente a ciascuna famiglia di scegliere liberamente la scuola migliore per i propri figli, ma quella che può permettersi in base al proprio censo;
a potenziare l'autonomia di tutte le istituzioni scolastiche in attuazione della

legislazione vigente, ad attivare un sistema di valutazione nazionale delle scuole, a sostenere e diffondere la cultura e le buone pratiche di autovalutazione.
(1-00160)
«Soro, Sereni, Bressa, Fioroni, Ghizzoni, De Pasquale, De Torre, Coscia, Bachelet, De Biasi, Levi, Lolli, Mazzarella, Nicolais, Pes, Picierno, Rossa, Antonino Russo, Sarubbi, Siragusa, Zampa».

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ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA
DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interpellanza:

La sottoscritta chiede di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, il Ministro dell'interno, il Ministro della giustizia, il Ministro dell'economia e delle finanze, per sapere - premesso che:
già con atto n. 2-00201 del 4 novembre 2008 l'interpellante ha denunziato la pesante e grave situazione, anche sotto l'aspetto finanziario, in cui versa l'intero settore della sanità in Calabria;
nella puntata di Report del 26 aprile 2009, andata in onda su Rai Tre, la citata situazione è apparsa agli italiani in tutta la sua pienezza, aggravata, peraltro, dai contenuti e dai comportamenti di alcuni degli intervistati, ad iniziare da quello del Governatore della Calabria, Agazio Loiero;
il Presidente della Regione Calabria, il quale, peraltro, detiene da mesi la delega al settore della salute, anche nell'inutile tentativo di predisporre un impossibile piano di rientro dal pesante buco finanziario, la cui cifra reale rimane estremamente esosa ma non definita, alla domanda del cronista ha dichiarato, tra l'altro, di non sapere neppure quanti sono i presidi ospedalieri calabresi che risultano a «norma», ha continuato a ribadire che lui fa politica e di fronte ad immagini di strutture sanitarie vuote o eccessivamente colme di personale, si è vantato di avere avviato la programmazione per la costruzione di quattro nuove strutture;
il nuovo direttore generale dell'ASL di Locri, a suo tempo commissariata per infiltrazione mafiosa, e stranamente non inserita dalla giunta regionale nell'ASP di Reggio Calabria, già commissariata per infiltrazione mafiosa, si è rifiutato di mostrare le delibere dei vari acquisti al cronista, il quale aspirava a verificare se il commissariamento aveva portato alla trasparenza della gestione amministrativa;
tra l'altro, proprio nei primi giorni del corrente mese di aprile 2009, un'ispezione dei Carabinieri del Nucleo operativo ecologico di Reggio Calabria e dei militari della compagnia di Locri, ha portato al sequestro dell'impianto di depurazione della struttura sanitaria di quella città ed al ritrovamento di rifiuti, anche pericolosi, nella «sottocentrale termica» e in altri locali;
è stato intervistato, sempre dal cronista di Report, l'ultimo direttore della Fondazione «Campanella» di Catanzaro, struttura per la ricerca oncologica, il quale, pur se arrivato da poco, dopo un alternarsi di dirigenti toccati da vicende giudiziarie, non è riuscito a spiegare che tipo di ricerca viene praticata in quella struttura, che pure ha ricevuto e continua a ricevere ingenti finanziamenti regionali;
le immagini ed i racconti della trasmissione televisiva Report, sicuramente noti a tutti i calabresi, non possono non essere apparsi agli altri cittadini italiani, con la loro drammaticità tutta legata ad una regione, per la quale tardano ad intervenire i dovuti provvedimenti governativi;
da mesi si attende il commissariamento del settore sanità della Calabria,

considerato il notevole disavanzo 2001-2007, difficilmente definito, che non ha registrato inversioni di rotta durante gli anni della giunta Loiero;
nonostante il presidente Loiero continui ad assicurare il Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, sulla riorganizzazione della sanità calabrese e sul riassetto della relativa situazione finanziaria, rimangono al loro posto i manager di alcune Aziende sanitarie provinciali, già nominati pur in mancanza dei titoli prescritti, ma i cui comportamenti amministrativi tendono ad appesantire il già grave debito finanziario;
secondo la notizia riportata su Il Domani della Calabria di lunedì 27 aprile 2009, il dottor Franco Petramala, direttore dell'ASP di Cosenza, da alcune settimane anche alla guida dell'Azienda Ospedaliera della stessa città, dove è stato registrato un buco di ben 140 milioni di euro, sarebbe «l'emissario di Loiero per le Provinciali» e starebbe preparando una lista per le prossime elezioni provinciali, in appoggio al candidato del PD, nella quale uno dei punti di forza sarebbe proprio lo stesso mondo sanitario;
non solo, ma, secondo una lettera del direttore generale dell'Assessorato alla Sanità calabrese, indirizzata a tutti i direttori generali delle aziende sanitarie e ospedaliere della regione, a seguito dell'attività di accertamento del debito del servizio sanitario regionale, si sarebbe rilevato che le risultanze del conto economico degli anni 2001-2006, esistente sulla banca dati sistema informativo del Ministero della salute sono notevolmente differenti dai dati risultanti dal Conto Economico allegato ai bilanci di esercizio approvati con deliberazioni delle Aziende sanitarie ed ospedaliere dei vari anni;
nella relazione del febbraio 2009, il Procuratore della Corte dei conti di Catanzaro, partendo dalla relazione della commissione di indagine nominata dal ministero della salute sulla qualità del servizio sanitario regionale calabrese, ha evidenziato l'emersione di molteplici ipotesi di danno erariale e correlate responsabilità amministrative, tanto da far già intervenire la magistratura contabile;
la settimana scorsa il presidente Loiero ha presentato al consiglio la delibera, approvata dalla giunta regionale, con le linee guida del piano di rientro del deficit sanitario, e nella quale vengono enunciati dati devastanti e preoccupanti, che evidenziano come la spesa sanitaria in Calabria, permanga fuori controllo;
alla voragine di 2,2 miliardi di euro del debito storico 2001-2007, è stato aggiunto, nella delibera della giunta regionale calabrese, un debito di 198 milioni accertato nel 2008, per sopravvenienze passive e insussistenze attive nel 2007;
il piano di rientro presentato dalla giunta regionale, punta decisamente su un incremento della pressione fiscale, ma lascia al proprio posto dirigenti e funzionari delle ASP, in parte responsabili della citata voragine finanziaria, oggi addirittura pronti a gestire la prossima competizione elettorale in favore del presidente Loiero e della sua coalizione politica, nel mentre la Calabria e l'intera Italia sono costrette ad assistere ad immagini e racconti trasmesse dalla trasmissione televisiva Report -:
se non si ritenga indispensabile ed urgente commissariare l'intero Dipartimento della sanità in Calabria;
se non sia noto se ed in quali procure della Calabria siano state avviate inchieste relative alla gestione della sanità e se sia noto quali le risultanze di eventuali inchieste giudiziarie avviate nei territori dove la sanità calabrese risulta o è stata commissariata per infiltrazione mafiosa;
se risulti quali e quanti dei dirigenti o funzionari del settore sanità calabrese, già condannati dalla Corte dei conti, siano tuttora in servizio.
(2-00372) «Angela Napoli».

Interrogazione a risposta scritta:

DUILIO e MELIS. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
l'Archivio Centrale dello Stato in Roma, in seguito di un cospicuo taglio di fondi è stato costretto a limitare la consultazione del materiale e la possibilità di prelevarlo;
prima della scorsa estate uno studioso che consultasse l'archivio poteva usufruire di quattro prelievi, composti di quattro buste o faldoni al giorno. Progressivamente, i prelievi sono stati ridotti a due e la loro consistenza è stata diminuita: ogni prelievo è composto ora di due sole buste o faldoni. La conseguenza è che il lavoro che prima poteva essere svolto in un solo giorno ne richiede ora almeno quattro;
questo penalizza fortemente tutti gli studiosi e ricercatori, soprattutto quelli provenienti da fuori Roma, italiani e stranieri, i quali hanno visto aumentare non solo le difficoltà nello svolgere il proprio lavoro ma anche le spese;
la situazione non è dovuta al lavoro del personale dell'Archivio, definito da tutti i suoi frequentatori come molto collaborativo e disponibile, ma dal taglio dei fondi che ha portato alla mancanza di assunzioni ed alla riduzione del personale addetto ai prelievi;
oggi si parla spesso di competitività ma un Paese per essere competitivo, prima ancora che di imprese efficienti e produttive, ha bisogno di un sistema scolastico, universitario e di ricerca competitivo. Ha bisogno di attrarre cervelli dall'estero e consentire ai propri di lavorare in patria. Questo genere di tagli rischia quindi di minare una situazione già drammatica -:
quali provvedimenti si intendano adottare per risolvere questa grave situazione e permettere all'Archivio Centrale dello Stato in Roma di riprendere il regolare funzionamento.
(4-02890)

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AFFARI ESTERI

Interrogazione a risposta scritta:

ROSATO e LENZI. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
già dominio della Corona britannica fino al 1948, da decenni lo Sri Lanka è travagliato da una guerra civile che ha provocato almeno 70 mila morti e circa 1 milione e mezzo di sfollati;
l'inizio della guerra civile si fa coincidere con la nascita delle Tigri Tamil (Liberation Tigers of Tamil Eelam, LTTE), un gruppo separatista organizzato militarmente che combatte per la creazione di uno stato indipendente nel nord e nell'est dell'isola dove ha esercitato a lungo un controllo pressoché totale;
le Tigri Tamil - dichiarate organizzazione terroristica da Stati Uniti, Regno Unito, Australia, India e Canada - sorsero negli anni Settanta del Novecento sull'onda della protesta della minoranza etnica tamil (circa il 18 per cento della popolazione), induista e in parte cristiana e musulmana, che si sentiva marginalizzata dal governo centrale dello Sri Lanka, espressione della maggioranza singalese di fede buddhista;
nonostante la stessa presidente dello Sri Lanka, Chandrika Kumarutanga, abbia ammesso all'ONU che profonde sono ancora le discriminazioni radicate nella società singalese, da cui si può generare il terrorismo, finora nessuna azione è stata messa in atto per migliorare le condizioni della popolazione Tamil;
dopo alterne vicende, la mediazione del governo norvegese ha condotto a un cessate il fuoco che si è interrotto alla fine del 2008, quando le truppe del Governo di Colombo hanno ripreso l'iniziativa, giungendo a conquistare tutti i centri abitati controllati della guerriglia Tamil;
il riaccendersi violentissimo degli scontri ha provocato un'emergenza umanitaria senza precedenti, come denunciato

dal direttore delle operazioni della Croce Rossa Pierre Kraehenbuehl, secondo il quale «nei combattimenti sono rimasti uccisi o feriti centinaia di civili, che non hanno o quasi accesso alle cure mediche»;
i membri del Consiglio di sicurezza dell'Onu hanno espresso la loro profonda preoccupazione per la situazione umanitaria e la situazione difficile dei civili intrappolati nella zona di guerra, mentre i ministri degli esteri del G8 hanno condannato il ricorso ai civili come scudi umani da parte delle Tigri Tamil;
il Dipartimento di Stato americano ha chiesto al governo cingalese di autorizzare l'ingresso degli aiuti umanitari nella zona del conflitto, per il momento proibita, come ha rivelato il sottosegretario generale dell'Onu per gli Affari umanitari, Sir John Holmes al termine di una visita di tre giorni in Sri Lanka;
è in programma una visita congiunta del ministro degli esteri britannico David Miliband e del francese Bernard Kouchner, il cui obiettivo è di esercitare pressioni a favore di una tregua umanitaria per permettere ai civili di lasciare la zona dei combattimenti tra l'esercito governativo e i ribelli tamil, sostenendo così gli sforzi dell'Onu per un'azione nella stessa direzione;
il tangibile sostegno dell'Italia alla popolazione dello Sri Lanka ha dei precedenti che risalgono agli interventi seguiti al disastroso maremoto del dicembre 2004 in cui persero la vita circa 40mila persone, quando la protezione civile nazionale con l'azione concreta di tante associazioni di volontariato e del corpo nazionale dei vigili del fuoco grazie ai fondi raccolti con gli sms inviati dagli italiani contribuì in modo importante e apprezzato alla ricostruzione del paese -:
se e quali canali abbia attivato il Ministro degli affari esteri, il quale ha recentemente dichiarato che «non possiamo restare indifferenti a fronte della prospettiva di un ulteriore disastro umanitario in Sri Lanka», affinché le istituzioni italiane siano interessate alla vicenda e si attivino per contribuire a porre fine alle violenze e alla ricerca di una pacificazione in quel Paese;
se sia prevista, allorché le condizioni diplomatiche generali e di sicurezza lo permettano, una partecipazione italiana alle iniziative internazionali, in particolare dell'Unione europea, che potranno essere assunte per portare i necessari aiuti umanitari alla popolazione civile.
(4-02895)

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AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazione a risposta scritta:

REALACCI e MARGIOTTA. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
nel corso della XV Legislatura il Governo diede avvio al nuovo sistema di raccolta e recupero dei rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche - RAEE - come previsto dalla normativa UE (direttiva 2002/96/CE) riportando l'Italia in linea con gli altri paesi dell'Unione Europea;
l'avvio ha visto una prima fase definita transitoria, prevista nel decreto ministeriale n. 185 del 2007, e una partenza definitiva a partire dal 1o gennaio 2008. Detta fase transitoria era stata disciplinata con un accordo di programma sottoscritto dal Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, dall'ANCI e da numerose sigle rappresentanti i diversi soggetti coinvolti nello sviluppo del sistema. Tale accordo prevedeva, tra l'altro, la creazione di nuovi centri di raccolta e l'adeguamento degli esistenti sul territorio italiano in modo da intervenire nelle aree territoriali sprovviste per poter garantire a tutti i cittadini il conferimento dei RAEE;

il decreto ministeriale n. 185 del 2007 ha inoltre istituito il Registro nazionale AEE presso il quale i produttori devono iscriversi fornendo le informazioni relative alla quantità e alle caratteristiche delle apparecchiature immesse sul mercato. Questo Registro risulta essere il perno intorno al quale il sistema si muove consentendo di individuare i soggetti coinvolti, di stabilire la quantità in peso e in pezzi delle apparecchiature immesse sul mercato e di definire le relative quote di mercato dei singoli produttori, cioè la percentuale di responsabilità dei singoli produttori e dei sistemi collettivi;
è stato inoltre istituito, ai sensi della vigente normativa, il Comitato interministeriale di Vigilanza e Controllo e il sistema di autoregolamentazione dei produttori all'interno del Centro di Coordinamento;
sono quindi stati realizzati i primi passi per l'avvio del nuovo sistema di gestione dei rifiuti tecnologici il quale, attraverso i diversi soggetti coinvolti, ha dato sin dall'inizio dimostrazione di grande impegno evidenziando buone potenzialità;
attualmente però risulta che il bando per i centri di raccolta, previsto all'interno dell'accordo di programma per il periodo transitorio e che doveva essere pubblicato entro la fine di agosto 2008, non abbia ancora visto la pubblicazione;
inoltre del decreto attuativo funzionale all'avvio del ritiro 1 contro 1 presso la distribuzione, già predisposto ai tempi del precedente governo e altro elemento fondamentale per incrementare i livelli di raccolta dei RAEE, non se ne hanno più notizie a danno dell'intero sistema in generale e dei consumatori in particolare;
la mancata emanazione del decreto tariffe ha causato l'assenza della necessaria copertura economica di tutte le attività poste in capo alle Amministrazioni Pubbliche nell'ambito del sistema di gestione dei RAEE. L'attuale Comitato di Vigilanza e Controllo è infatti costretto a svolgere le proprie funzioni in totale assenza degli strumenti economici ed organizzativi necessari allo svolgimento delle proprie attività;
la proroga di entrata in vigore del nuovo modello unico di dichiarazione ambientale (MUD) approvata con legge 13 del febbraio 2009 di conversione del decreto-legge 30 dicembre 2008, n. 208, recante misure straordinarie in materia di risorse idriche e di protezione dell'ambiente fa slittare al 2010 l'obbligo di utilizzare la sezione RAEE del MUD producendo l'effetto di non consentire al Comitato di Vigilanza e Controllo e al Ministero l'adempimento degli specifici obblighi di informazione alla Commissione europea come previsto decreto legislativo 151 del 2005 -:
se il Ministro non intenda dare seguito all'emanazione dei due decreti ministeriali necessari a dare avvio al sistema RAEE, specificatamente: il decreto ministeriale per le «Modalità semplificate di gestione dei RAEE da parte dei distributori, degli installatori e dei gestori dei centri di assistenza tecnica» e il decreto ministeriale. «Modalità di finanziamento della gestione dei rifiuti delle apparecchiature di illuminazione» ai sensi dell'articolo 19, comma 4, del citato decreto legislativo n. 151 del 2005 peraltro imposti dalla disciplina comunitaria;
se il Ministro non intenda dare seguito a tutti gli altri impegni previsti dalla vigente normativa, tra cui l'attuazione del citato accordo di programma per il transitorio e i numerosi altri decreti attuativi previsti dal decreto legislativo n. 151 del 2005, al fine di garantire una efficace ed effettiva politica di gestione dei rifiuti elettrici e elettronici.
(4-02892)

DIFESA

Interrogazione a risposta scritta:

CATANOSO. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
il Ministero della Difesa, in seguito alla riforma del servizio militare ed all'istituzione del servizio militare su base volontaria, indice regolarmente dei concorsi per i volontari, in ferma breve o in servizio permanente;
tutti coloro che hanno prestato servizio come volontario, sia in ferma prefissata di un anno che in ferma triennale o quadriennale possono partecipare, successivamente ai concorsi che il ministero dell'interno bandisce per l'assunzione degli agenti di Polizia;
i bandi di concorso citano come condizione essenziale l'aver svolto il servizio militare come volontario per almeno un anno, tacendo dell'eventuale servizio svolto come leva obbligatoria;
a giudizio dell'interrogante, anche in considerazione dell'ormai esiguo numero dei concorrenti che possano vantare i 12 mesi di servizio militare di leva obbligatoria, si tratta di una ingiustizia escludere a priori dei soggetti che hanno fatto il proprio dovere di cittadini con la leva obbligatoria e favorire solo quelli che hanno svolto il servizio volontario di un anno in una delle Forze armate;
a giudizio dell'interrogante non vi sono differenze tra il servizio prestato con la leva obbligatoria e quello prestato come VFP1 ai fini dell'ammissione alle procedure concorsuali del ministero della difesa e dell'interno;
a giudizio dell'interrogante basterebbe che nei bandi di concorso non venissero specificate le modalità di raggiungimento dei 12 mesi di servizio militare ed in tal modo potrebbero partecipare anche coloro che hanno svolto solo il servizio militare di leva -:
quali provvedimenti intenda adottare il ministro interrogato al fine di risolvere le problematiche esposte in premessa.
(4-02887)

TESTO AGGIORNATO AL 4 MAGGIO 2009

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ECONOMIA E FINANZE

Interrogazione a risposta in Commissione:

SIRAGUSA, CARDINALE, SAMPERI, BERRETTA, BURTONE, CAPODICASA e D'ANTONI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
l'assegnazione dei fondi Fas (Fondo per le aree sottoutilizzate) alla Sicilia, come per le altre regioni del sud, attende ancora di essere deliberata in sede Cipe;
nei giorni scorsi alcuni giornali siciliani hanno trattato la questione fornendo interpretazioni diverse di tale ritardo: documentazione incompleta; assegnazione da parte della Regione Sicilia dei fondi in oggetto per il sostegno al lavoro precario, per spesa corrente cioè e non per spesa in conto capitale; dubbi sull'effettiva disponibilità dei fondi assorbiti da spese straordinarie del Governo già effettuate o in programma; strategie di consenso elettorale e di concorrenzialità fra partiti e relative correnti;
in particolare, con riferimento a quest'ultima ipotesi esplicativa, in data, 22 aprile 2009 il Giornale di Sicilia pubblica un articolo dal titolo «Fondi Fas alla Sicilia in ritardo. È scontro fra i berlusconiani»;
nell'articolo si riporta la dichiarazione del Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, onorevole Miccichè, il quale afferma che i «...4 miliardi che dovrebbero ridare ossigeno alle casse regionali sono pronti e solo ostacoli politici impediscono che arrivino subito in Sicilia...» Miccichè spiega altresì, con riferimento alle firme messe sul piano della Regione

per l'utilizzo di queste somme, che «Non manca più nulla. Anzi, diciamoci la verità, alcuni politici siciliani non vogliono che sia io a erogarli in questa fase di campagna elettorale. Serve solo una presa d'atto del Cipe, e dunque il via libera di Berlusconi e Tremonti che però tentennano di fronte alle pressioni di chi vuole mettere in difficoltà il governo Lombardo sperando che cada per le difficoltà nate dalla mancanza di questi fondi... una mia delibera ha già permesso al Cipe di destinare quei fondi senza ombra di dubbio all'Isola... -:
se corrisponda a verità quanto dichiarato dall'onorevole Miccichè;
se non intenda dissipare i dubbi emersi circa il ritardo nell'assegnazione dei fondi Fas alla Regione Sicilia;
se non intenda altresì convocare con urgenza il Cipe per deliberare l'assegnazione dei fondi in oggetto.
(5-01364)

Interrogazioni a risposta scritta:

JANNONE. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
la circolare dell'Agenzia delle entrate del 9 aprile 2009 n. 13/E avente oggetto «prevenzione e contrasto dell'evasione - Anno 2009 - Indirizzi operativi», inserisce le scuole private tra i servizi di lusso, lasciando intendere che l'iscrizione ad esse potrebbe comportare possibili accertamenti fiscali;
tali accertamenti fiscali dovrebbero in particolare riguardare i contribuenti che dichiarano un reddito fiscale non adeguato a spese concernenti a beni di lusso;
è pienamente condivisibile il principio secondo il quale ci deve essere una equa correlazione tra il reddito dichiarato e il tenore di vita del contribuente;
la lotta all'evasione fiscale deve necessariamente comportare adeguati controlli ai contribuenti che palesano consumi eccessivamente onerosi rispetto al reddito dichiarato;
considerato che milioni di famiglie sostengono le spese relative all'istruzione di studenti iscritti a scuole private in Italia;
la scuola parificata non può certo essere considerata un servizio di lusso, ma una libera scelta dei genitori e degli studenti;
le scuole paritarie, secondo la legge n. 620 del 2000, sono parte integrante del sistema nazionale pubblico di istruzione;
la Costituzione stessa garantisce la libertà di istruzione e di libera scelta della scuola da parte delle famiglie;
appare paradossale paragonare l'iscrizione a scuole private a spese per beni superflui quali porti turistici, circoli esclusivi, wellness center, tour operator, eccetera;
l'associazione genitori scuole cattoliche AGESC ha richiesto una tempestiva presa di posizione da parte delle istituzioni competenti -:
quali misure il Ministro intenda intraprendere affinché sia rivisto e modificato con efficacia immediata il contenuto della circolare in oggetto dell'Agenzia delle entrate.
(4-02891)

BERNARDO e CARLUCCI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
nel 1991, il Ministero delle finanze pro tempore ha stipulato con i soggetti già assegnatari un contratto di cessione in proprietà relativo ad alloggi situati nel comune di Grottaferrata, in piazza Giordano Bruno, 2 e largo XXV aprile, 26;
si tratta di alloggi popolari costruiti a totale carico dello Stato, ai sensi del decreto legislativo del Capo Provvisorio dello Stato 10 aprile 1947, n. 261, recante disposizioni per l'alloggio dei rimasti senza

tetto in seguito ad eventi bellici e per l'attuazione dei piani di ricostruzione;
la vendita degli alloggi da parte del Ministero delle finanze è stata disciplinata ai sensi e per gli effetti della legge 8 agosto 1977, n. 513, recante provvedimenti urgenti per l'accelerazione dei programmi in corso e per il finanziamento di un programma straordinario e canone minimo dell'edilizia residenziale pubblica;
come specificato nel contratto di compravendita, infatti, anche il valore dei suddetti alloggi è stato determinato ai sensi dell'articolo 28 della legge 8 agosto 1977, n. 513, e successive modificazioni;
al momento della sottoscrizione del contratto di cessione in proprietà, gli assegnatari hanno versato un acconto e si sono impegnati a corrispondere il resto della somma in cento ottanta rate mensili costanti per un periodo di quindici anni;
nel dicembre 2006 le famiglie assegnatarie hanno ultimato il pagamento degli alloggi in questione, ma - nonostante ciò - il Ministero dell'economia e delle finanze si è rifiutato di fare il passaggio di proprietà -:
per quali motivi si rifiuti di fare il passaggio di proprietà degli alloggi venduti;
quali tempestive iniziative intenda predisporre in favore di coloro che, con regolare contratto di compravendita, hanno acquistato la proprietà dei suddetti alloggi di edilizia residenziale pubblica siti a Grottaferrata, ponendo rimedio in tal modo alla situazione di stallo che si è venuta a creare.
(4-02894)

...

GIUSTIZIA

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della giustizia, per sapere - premesso che:
con precedente interpellanza (atto Camera 2/00315) discussa nella seduta del 27 marzo 2009, si rappresentava la situazione relativa ad una inchiesta sulla sanità in corso da parte della Procura della Repubblica di Bari e che il 6 febbraio 2009 aveva portato, sulla base di semplice indiscrezione di agenzia di stampa, alle immediate dimissioni e ad altrettanto immediata sostituzione dell'assessore regionale pugliese alla Sanità, Alberto Tedesco;
all'indomani della sostituzione, l'assessore Tedesco dichiarava alla stampa che «chi ha fatto venir fuori la notizia aveva un obiettivo politico» senza essere un politico; e avrebbe avuto «accesso agli uffici giudiziari e al corso delle indagini» senza essere un magistrato;
nei giorni successivi, la stampa locale ha continuato a pubblicare notizie dettagliate (con tanto di nomi dei presunti indagati) relative ad una inchiesta apparentemente ancora solo presunta e per la quale nessuno sembrava aver ricevuto neanche avvisi di garanzia, tanto da indurre gli investigatori a dichiarare, sempre alla stampa, che quelle fughe di notizie avevano compromesso definitivamente l'inchiesta;
in seguito a tali reiterate pubblicazioni, il coordinatore della Dda di Bari, Marco Dinapoli, inviava una circolare ai pm dell'antimafia raccomandando loro di non ricevere più nei propri uffici i giornalisti e di non parlare con i cronisti neanche nei corridoi del palagiustizia, e il procuratore capo Marzano apriva un apposito fascicolo d'inchiesta per fuga di notizie ipotizzando il reato di rivelazione del segreto d'ufficio;
nella seduta pubblica del 27 marzo scorso alla Camera, il sottosegretario alla Giustizia, Casellati, rispondendo alla nostra interpellanza con cui chiedevamo se il Ministro non ritenesse indispensabile ed urgente avviare iniziative ispettive anche al fine dell'individuazione delle responsabilità

in ordine alla rivelazione di indiscrezioni sull'inchiesta, dichiarava non esservi, all'epoca, spazio per una attività ispettiva del Ministero della Giustizia;
nonostante le iniziative avviate dalla Procura di Bari per tentare di arginare la fuga di notizie relative a questa inchiesta, dalla stampa locale si apprendono ulteriori dettagli in merito a perquisizioni, sequestri di atti, notifica di un avviso di garanzia all'assessore Tedesco. Peraltro la Repubblica Bari pubblica il testo letterale di una intercettazione telefonica tratta dalle indagini, tra l'assessore Tedesco e un imprenditore; ma anche un articolo in cui sono riportate frasi virgolettate attribuite al pm titolare dell'inchiesta, che appaiono chiaramente stralcio di atti investigativi. Allo stato attuale dell'inchiesta, per quanto è dato sapere, sia quelle intercettazioni sia altri atti, dovrebbero essere in possesso solo degli Uffici della Procura -:
se in presenza di reiterate e quotidiane pubblicazioni di ulteriori indiscrezioni sull'inchiesta in oggetto e alla luce della pubblicazione addirittura di intercettazioni telefoniche e contenuti di atti giudiziari che dovrebbero essere noti solo agli Uffici della Procura e su cui lo stesso Procuratore ha avviato un fascicolo per fuga di notizie, non ritenga a questo punto indispensabile ed urgente, avviare iniziative ispettive, anche al fine dell'individuazione delle responsabilità in ordine alla rivelazione di indiscrezioni sull'inchiesta.
(2-00370)
«Distaso, Franzoso, Fucci, Sisto, Lazzari, Cicchitto».

...

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazioni a risposta in Commissione:

BOBBA. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
nel 2003 si costituisce un Raggruppamento Temporaneo di Imprese (RTI), tra la mandataria AnsaldoBreda e la Corifer, la Ferrosud, la Firema, e la Keller, che nell'agosto dello stesso anno stipula un contratto con Trenitalia, del valore di 303 milioni di euro, avente la finalità di ristrutturare e revisionare, in maniera ordinaria, 901 carrozze di varia tipologia per treni intercity;
in particolare la Corifer è un consorzio che riunisce quattro importanti società italiane, tra le quali la Magliola Antonio e figli di Santhià, operante nel vercellese;
il contratto inizialmente prevedeva la riconsegna da parte di RTI di numero 2 treni al mese, formati da 2 carrozze di prima classe, 1 carrozza speciale e 7 carrozze di seconda classe;
nel 2004, a seguito dell'introduzione di nuove e importanti varianti, l'importo è passato a 327 milioni di euro e contestualmente il numero dei treni da riconsegnare si è abbassato da 2 a 1,5 al mese;
la ripartizione dell'importo del contratto con Trenitalia, è divisa all'interno di RTI, attribuendo il 38,70 per cento a AnsaldoBreda, il 38,52 per cento a Corifer, il 10,44 per cento a Ferrosud, l'8,51 per cento a Firema e il 3,83 per cento a Keller, con conseguente ripartizione delle carrozze e delle loro peculiarità, mentre la progettazione è tutta a carico di AnsaldoBreda e la fornitura degli impianti è realizzata sia dalla stessa AnsaldoBreda, sia da Firema;
nel 2004 le carrozze vengono introdotte negli stabilimenti per le attività di cui al contratto stipulato e dall'inizio del 2006 vengono riconsegnati i primi treni;
la ristrutturazione e la revisione, pur dovendo essere questa ordinaria, hanno comportato notevoli difficoltà, in quanto lo stato delle carrozze presentava depredamenti

e vetustà, oggetto normalmente di una revisione straordinaria, i quali hanno implicato il ricorrere a lavori occasionali su quasi tutte le carrozze;
gli adeguamenti normativi e le continue richieste di Trenitalia hanno prodotto l'introduzione di numerose varianti, per un importo maggiorato di 4,5 milioni di euro, mai riconosciuto né corrisposto dalla stessa Trenitalia;
nell'aprile del 2007, Trenitalia ha ipotizzato la possibilità di ridurre drasticamente le carrozze, dalle 901 iniziali a 450, tuttavia a seguito dei conteggi richiesti a RTI per chiudere la commessa, ha ritenuto opportuno di mantenere in essere il contratto così come originariamente stipulato;
a maggio 2008 Trenitalia ha proposto a RTI di modificare la composizione dei treni, con l'intento di realizzare convogli «push-pull», riducendo le carrozze da 901 a 692, ma introducendo 78 carrozze semipilota di origine Z1, per un totale di 770 carrozze, componendo quindi 77 treni da 10 carrozze cadauno e confermando la volontà di proseguire pressoché integralmente la esecuzione del contratto;
seppur il numero complessivo delle carrozze risultava diminuito di 131 unità, tuttavia il valore assoluto del contratto rimaneva invariato per effetto del maggior valore unitario delle carrozze tipo semipilota;
con lettera del 3 novembre 2008, Trenitalia comunicava a RTI il recesso del contratto di ristrutturazione e revisione delle 901 carrozze per treni intercity, motivando la decisione per sopravvenute mutate esigenze di Trenitalia stessa e per inefficienza della climatizzazione dei convogli «nei momenti di maggiore necessità»;
RTI ha sempre rispettato la tempistica del contratto, riconsegnando 1,5 treni al mese;
alla stessa data del 3 novembre 2008, RTI aveva provveduto a riconsegnare 312 carrozze ed il recesso si intenderà effettivo alla consegna della carrozza numero 450;
se la causa predominante del blocco della commessa fosse stata effettivamente determinata da vizi o gravi difetti del prodotto, ciò avrebbe dato luogo alla risoluzione del contratto con effetti immediati e non al recesso con effetti temporali incerti e indeterminati;
le officine di Magliola Antonio e figli di Santhià occupano 180 dipendenti direttamente e si avvalgono di circa altri 100 lavoratori nell'indotto;
il recesso di Trenitalia pregiudicherà in termini produttivi e occupazionali tutte le aziende facenti parte del gruppo RTI e in particolare si prevede il licenziamento di circa 120 dipendenti della Magliola di Santhià e di un'altra ottantina dell'indotto;
per il triennio 2009-2011 si prevede una riduzione generale di circa due milioni di ore di lavoro presso tutti gli stabilimenti interessati;
l'azienda Magliola di Santhià per far fronte all'adempimento del contratto si era adoperata per l'acquisto del materiale atto alla ristrutturazione richiesta (circa 6.000.000 di euro), materiale che rischia di rimanere inutilizzato, incidendo negativamente nel già difficile bilancio della società;
nel Piemonte, in particolare nel Vercellese, la crisi economica ha prodotto, negli ultimi 5 mesi, la chiusura di diverse aziende e la crescita esponenziale della Cassa integrazione, distruggendo la serenità e l'economia di diverse famiglie, il recesso di Trenitalia sarebbe ulteriormente lesivo della già difficile situazione esistente -:
quali iniziative gli interrogati intendano porre in essere al fine di evitare la drastica riduzione del personale dell'azienda Magliola Antonio e figli di Santhià e i relativi effetti sull'indotto occupazionale del vercellese;

quali siano gli intendimenti dei ministri in indirizzo, ciascuno per quanto di propria competenza, in merito alla decisione assunta da Trenitalia;
se non si ritenga opportuno intervenire presso la stessa azienda Trenitalia, affinché possa riconsiderare la decisione di ridimensionare la commessa di revanping di 901 carrozze per il trasporto passeggeri già affidata al RTI capeggiato dalla mandataria AnsaldoBreda;
quali urgenti misure si intenda adottare per far fronte alle gravi ripercussioni economiche ed occupazionali che la decisione assunta da Trenitalia sta già producendo nei confronti dei lavoratori impiegati nelle aziende coinvolte;
se si ritenga opportuno, in sede di definizione delle modalità e dei criteri di erogazione delle risorse previste all'articolo 25, comma 1, del decreto-legge 29 novembre 2008, n. 185, convertito, con modificazioni, dalla legge 28 gennaio 2009, n. 2, istitutivo del fondo per gli investimenti del Gruppo delle Ferrovie dello Stato SpA, prevedere una riserva di risorse da destinare al sostegno delle aziende operanti nell'ambito della costruzione e della ristrutturazione di materiale rotabile;
nell'ambito dell'autorizzazione di spesa di cui all'articolo 25, comma 2, del suddetto decreto-legge, pari a 480 milioni di euro per ciascuno degli anni 2009, 2010 e 2011, quale percentuale si intenda riservare - ai sensi e con le procedure previste dalla predetta disposizione - «all'incremento e al miglioramento del materiale rotabile dedicato al trasporto pubblico ferroviario e all'acquisto di nuovo materiale rotabile», nonché «all'acquisto di nuovo acquisto di nuovo materiale rotabile»;
se si ritenga che la decisione adottata da Trenitalia di ridimensionare la citata commessa sia compatibile con le misure di sostegno all'economia e ai redditi da lavoro che il Governo sta adottando al fine di fronteggiare la grave crisi economica congiunturale;
se, in generale, non si ritenga che la realizzazione di un sistema di mobilità pubblico e moderno, più volte enunciata dal Governo in carica, non passi necessariamente attraverso non solo il potenziamento dell'«Alta-velocità», ma anche attraverso l'adozione di politiche tese a promuovere lo sviluppo del trasporto interregionale, nell'ottica dell'efficienza e della qualità del servizio offerto ai cittadini-utenti;
se non si ritenga indispensabile, in questo contesto, l'attivazione di strategie di salvaguardia ambientale idonee ad attenuare l'impatto del trasporto merci su gomma, attraverso un efficace piano di investimenti a favore del trasporto merci ferroviario.
(5-01361)

LANZARIN, CALLEGARI, FORCOLIN, BITONCI e GUIDO DUSSIN. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
la necessità di politiche energetiche che siano rispettose dell'ambiente e che consentano un contenimento dei costi è generalmente riconosciuta;
l'Autorità Portuale di Venezia ha appaltato i lavori per la sistemazione dell'illuminazione dei piazzali del molo di ponente del porto;
il progetto esecutivo prevede la realizzazione di 15 sistemi a luce indiretta Doppi, dotati ciascuno di 3 o 4 apparecchi illuminanti da 2000W;
tali sistemi illuminanti avrebbero un rendimento del 24 per cento, ossia il 70 per cento inferiore rispetto a quelli normalmente utilizzati, e non sarebbero a quel che consta agli interroganti, conformi al disposto delle leggi nazionali e regionali sul risparmio energetico e sulla prevenzione dell'inquinamento luminoso;
inoltre tali sistemi illuminanti avrebbero una durata tre volte inferiore rispetto a quelli normalmente utilizzati, con notevoli costi di manutenzione;

pertanto, gli impianti non tengono conto delle migliori tecnologie disponibili nel settore e dei sistemi di nuova generazione che potrebbero ridurre a 10 le torri faro installate con potenza installata stimabile massima di 50 kW, contro i circa 180 kW di un sistema tradizionale;
il surplus del costo annuo, a causa dell'incremento del 30-40 per cento dei costi di realizzazione e del triplo dei costi di manutenzione, è pari a 85.000 euro prefigurando così un evidente contrasto con le norme sul risparmio energetico e con il Protocollo di Kyoto -:
se il Ministro sia a conoscenza delle scelte progettuali effettuate dall'Autorità Portuale del Porto di Venezia, e se intenda assumere iniziative, per quanto di propria competenza, volte ad evitare gli aggravi dei costi energetici e di manutenzione esposti in premessa;
quali iniziative s'intendono assumere al fine di promuovere linee-guida con indicazione delle migliori tecniche disponibili nel settore della pubblica illuminazione con particolare riferimento ai profili del risparmio energetico, del rapporto costi-benefici e delle ricadute ambientali in linea generale.
(5-01367)

Interrogazioni a risposta scritta:

CATANOSO. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
come pubblica il blog «38o parallelo» il 13 aprile scorso, sembrerebbe che sarebbe in procinto di operare in Italia la EFly Ltd. European Airlines, con sede legale a Malta ed il cui azionista di riferimento sembrerebbe Luigi Crispino, già noto per essere stato il presidente dell'Air Sicilia;
questa compagnia aerea avrebbe sede e licenza aeronautica a Malta ma opererebbe con base a Catania;
l'inizio dell'operatività dovrebbe essere per il prossimo 10 maggio, con due BAe-146 configurati con 112 posti -:
se vi sia presso l'Enac una richiesta di licenza di operatore aeronautico presentata dalla EFly e/o da Luigi Crispino;
se vi siano richieste di slot ad Assoclearance presentate da EFly e/o da Luigi Crispino sulle rotte da e per Catania e Malta.
(4-02888)

LEOLUCA ORLANDO. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione. - Per sapere - premesso che:
il Codice della Strada dispone, relativamente alla composizione ed al funzionamento delle Commissioni mediche locali per il rilascio delle patenti di guida - che hanno il delicato compito di rilasciare o rinnovare le patenti di guida a soggetti affetti da particolari stati invalidanti e ostativi alla guida -, siano istituite dai Ministeri della Sanità e dei Trasporti;
sono presiedute da un Presidente nominato con decreto dei suddetti Ministeri su designazione del responsabile dell'Unità Sanitaria Locale presso la quale opera la Commissione e sono composte oltre che dal Presidente anche da due membri effettivi e da due supplenti, tutti in attività di servizio designati dalle Amministrazioni competenti ove prestano servizio; i membri partecipanti alle sedute delle Commissioni, effettivi o supplenti, devono appartenere ad Amministrazioni diverse;
qualora l'accertamento medico sia richiesto da mutilati o minorati fisici, la composizione della Commissione è integrata da un ingegnere appartenente a ruolo della carriera direttiva tecnica della Direzione della M.C.T.C., nonché da un medico appartenente ai servizi territoriali della riabilitazione;
per i soggetti affetti da diabete per il conseguimento, la revisione o la conferma delle sole patenti C, D, CE, DE, e

sottocategorie, la Commissione è integrata da un medico specialista diabetologo sia ai fini degli accertamenti relativi alla specifica patologia sia infine ai fini dell'espressione del giudizio finale, mentre per i titolari delle patenti A, B, BE, e sottocategorie, si esclude la presenza del diabetologo in Commissione anche in presenza di altre patologie invalidanti;
qualora siano sottoposti a visita aspiranti conducenti che manifestano comportamenti o sintomi associabili a patologia alcool correlate, la Commissione medica è integrata con la presenza di un medico dei servizi per lo svolgimento delle attività di prevenzione, cura, riabilitazione e reinserimento sociale dei soggetti con problemi e patologie alcool correlate;
la Commissione può avvalersi di singoli consulenti oppure di Istituti medici specialistici appartenenti a strutture, pubbliche, con onere a carico del soggetto esaminato;
le spese per il funzionamento della Commissione medica sono a totale carico degli utenti che ad essa ricorrono e le somme versate alle Unità Sanitarie Locali con destinazione d'uso vincolata per come sancita dal decreto ministeriale 27 dicembre 1994, articolo 3, ripartite per il 10 per cento per le spese di segreteria ed il restante 90 per cento da suddividere in parti uguali, a titolo di compenso a ciascun componente la Commissione in base al numero di visite, effettuate;
si è più volte verificato, secondo quanto risulta all'interrogante, che la Commissione medica locale Patenti di guida di Trapani, qualora ricorrano ad essa utenti sottoposti a provvedimento di revisione per patologie psichiche - per lo più stati d'ansia su segnalazione del medico legale dell'USL a seguito di visite fiscali per assenza dal lavoro -, oppure soggetti sottoposti a provvedimenti di revisione per abuso di sostanze alcoliche, richieda accertamenti specialistici da effettuare presso il centro di salute mentale dell'Azienda Sanitaria non tenendo conto poi del referto emesso dal medico specialista della struttura pubblica quando questi emette un parere favorevole alla guida per l'assenza di patologie limitando, in tal modo, la durata della validità della patente e costringendo a sottoporsi periodicamente agli stessi accertamenti della Commissione, con conseguente aggravio di costi per gli utenti e obbligo per gli stessi a fare ricorso al Ministero dei trasporti per uscire da questo vortice;
la suddetta Commissione medica locale di Trapani viene integrata da un medico del centro di salute mentale in servizio presso il S.E.R.T., mentre il Codice della strada non prevede in Commissione un medico del S.E.R.T., quando l'utente viene demandato ad accertamenti presso strutture pubbliche con onere a suo carico, perché costituirebbe un ulteriore aggravio di spese;
spesso si verifica che all'utente venga richiesto dalla Commissione un certificato rilasciato da uno specialista di una struttura pubblica; certificato che l'utente paga a sue spese ma che viene emesso dallo stesso specialista che il più delle volte ritrova in Commissione;
la Commissione difficilmente esprime parere favorevole per i motivi sopra esposti, negli ultimi tempi si assiste ad una graduale disaffezione degli utenti nei confronti della stessa tanto che non si ricorre quasi più all'Istituto per la scadenza ed il rinnovo della patente -:
se non ritengano, quindi, di dover disporre urgenti controlli al fine di verificare eventuali irregolarità nelle procedure di costituzione della Commissione e richiesta di certificati da parte di questa agli utenti;
se non ritengano opportuno, accertare se il personale amministrativo che opera presso tale Commissione tragga beneficio economico in rapporto al numero di pratiche evase.
(4-02896)

TESTO AGGIORNATO AL 5 MAGGIO 2009

INTERNO

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'interno, per sapere - premesso che:
la Provincia di Barletta-Andria-Trani è una nuova provincia della Puglia settentrionale che attualmente conta 390.010 abitanti. Il capoluogo è congiunto fra le città di Barletta, Andria e Trani;
questa nuova provincia, istituita con Legge n. 148 dell'11 giugno 2004, diventerà definitivamente operativa con le prossime elezioni amministrative che si svolgeranno il 6 e 7 giugno 2009;
la BAT è una delle tre nuove province italiane, insieme a quelle di Monza e Brianza e Fermo, con cui ha condiviso l'iter parlamentare di istituzione;
la provincia di Barletta-Andria-Trani è la sesta della Puglia dopo quelle di Bari, Taranto, Foggia, Lecce e Brindisi. Si tratta del primo caso in Italia di provincia a tre teste;
ai sensi della legge istitutiva, sarà invece lo Statuto provinciale ad individuare la sede legale della nuova provincia;
con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 16 novembre 2007 è stata assegnata la Prefettura alla città di Barletta;
con decreto del Presidente della Repubblica 25 giugno 2008 sono stati definiti i 30 collegi elettorali della nuova provincia;
nonostante le elezioni provinciali siano ormai alle porte la Provincia di Bari non ha ancora provveduto alla ripartizione del patrimonio che spetta per legge alla neo provincia di Barletta, Andria e Trani. Ripartizione che per le province di Monza e Fermo, istituite insieme alla BAT, è stata completata ed ultimata da tempo -:
se non ritenga paradossale che all'istituzione formale della provincia di Barletta, Andria e Trani non sia stata affiancato un contemporaneo trasferimento di risorse assolutamente necessarie per gestire ed amministrare il nuovo ente locale, e quali misure intenda adottare per risolvere tale inaccettabile ritardo burocratico ed istituzionale.
(2-00371)
«Carlucci, Fucci, Distaso, Di Cagno Abbrescia, Lisi, Sisto, Torrisi, Nicolucci, Castiello, Taddei, Divella, De Camillis, Formichella, Dell'Elce, Scalera, Aprea, Pili, Vella, Rampelli, Speciale, Holzmann, Giulio Marini, De Angelis, Bertolini, Ruben, Cicu, Bernardo, Del Tenno, Leo, Lainati, Ascierto, Iapicca, Vessa, Garagnani, Biancofiore».

Interrogazioni a risposta in Commissione:

AMICI, CORSINI e FERRARI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
le organizzazioni di rappresentanza sindacale in più di un'occasione hanno segnalato al Viminale la preoccupante situazione in cui versa la Questura di Brescia, i cui presidi attualmente disponibili non sono sufficienti (per mezzi e organici) a far fronte alle esigenze di una città che presenta, specialmente in quest'ultimo anno, molti elementi di complessità e di rischio sotto il profilo sociale e di gestione/contenimento di un fenomeno criminale sempre più crescente;
il Viminale, attraverso una sua nota, ha dato seguito ad una sollecitazione recentemente avanzata dalla Segreteria Provinciale di Brescia del SAP, ammettendo di fatto che la «questura di Brescia è sotto organico» e che «servono rinforzi»,;
il Ministero dell'Interno riconosce inoltre che «Brescia ha esigenze di incremento dei livelli di sicurezza» ed ancora che «si registra una particolare attenzione,

per un eventuale ulteriore rinforzo del dispositivo esistente nel territorio bresciano»;
gli episodi di delinquenza e criminalità nella città di Brescia ormai si manifestano quasi quotidianamente ed in tutti gli ambiti sociali e territoriali, non solo luoghi pubblici, ma anche e persino in stabili privati;
tutto ciò, oltre a mettere a rischio tranquillità sociale e fiducia nelle istituzioni, rivela una condizione di insicurezza a danno di cittadini inermi, dediti al proprio lavoro;
la città di Brescia, anche dalle note emanate e considerazioni ufficiali esposte dalle istituzioni governative su richiamate, risulta gravemente carente negli organici della polizia di Stato e delle forze dell'ordine in genere;
in data 15 luglio 2008 in occasione della visita alla città di Brescia da parte del Ministro Roberto Maroni, era stato siglato il «Patto Brescia Sicura» che annoverava come primo impegno concreto quello di spostare la Questura di Brescia in «fascia A» dall'attuale fascia inferiore, il che avrebbe significato un aumento consistente di organico e mezzi. Aumento che di fatto avrebbe consentito di soddisfare, con una certa efficienza e rapidità di azione, ogni esigenza/richiesta di sicurezza e intervento che frequentemente viene manifestata da parte dei cittadini, oltre che di meglio presidiare gli ambiti urbani più a rischio in modo da restituirli alla cittadinanza e ad una pacifica convivenza piuttosto che abbandonarli, consegnandoli di fatto alla delinquenza e alle azioni criminali -:
quali misure si intendano assumere ed in quali tempi si intenda adeguare la consistenza delle forze dell'ordine nella città di Brescia alle reali necessità della cittadinanza;
quando verrà di fatto ratificato il passaggio in «Fascia A» della questura di Brescia come promesso dal Ministro Maroni.
(5-01357)

ZAZZERA. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
l'imprenditore edile calabrese Pino Masciari è tra le poche persone che ha avuto il coraggio di denunciare il sistema 'ndranghetista e di ribellarsi alle intimidazioni del racket;
come accade a quanti rischiano la propria vita per la giustizia, Masciari dal 18 ottobre 1997 è stato inserito in un programma di protezione, insieme alla sua famiglia;
Masciari è stato definito dall'ex Procuratore antimafia Vigna «il più importante testimone di giustizia italiano», avendo contribuito alla condanna di pericolosi clan riconducibili agli Arena, Scerbo, Vallelunga;
ciononostante lo Stato ha deciso di revocare il programma di protezione, senza peraltro adottare iniziative per un reinserimento del Masciari nella sua attività lavorativa;
le istituzioni hanno abbandonato a se stesso un uomo che ha sacrificato la sua vita per difendere i propri diritti e per contribuire a smantellare un sistema pericoloso e violento come la 'ndrangheta che miete quotidianamente le sue vittime;
oggi Masciari si sente «all'anticamera della morte fisica e civile», come ha dichiarato all'AGI a gennaio 2008 in occasione della scoperta del piano della 'ndrangheta per uccidere uno dei sostituti procuratori della Dda di Catanzaro: «...temo per la mia vita e per quella dei miei familiari». Del resto, se chi è sotto scorta è comunque a rischio di attentati, a maggior ragione l'incolumità di Masciari è in serio pericolo, visto che ormai è privo di protezione, «Cosa vuole allora lo Stato? - conclude Masciari nell'intervista - Portarmi una corona dopo che mi hanno eliminato? No, grazie, no! Io la mia parte l'ho fatta oltre 10 anni fa quando, nel pieno della mia attività imprenditoriale, mi ribellai e denunciai le 'ndrine di mezza Calabria ed un comitato d'affari parallelo

che mi vessavano con continue richieste estorsive e attentati. Per me fu la fine»;
il 23 gennaio 2009 il Tar del Lazio ha finalmente emesso una sentenza in cui si riconosce al Masciari il ruolo di testimone di giustizia e il suo diritto alla sicurezza, ma nelle relazioni del Ministero dell'interno sui chiarimenti rivolti al Tar Lazio si affermerebbe che le richieste di protezione sarebbero finalizzate «a mantenere un apparato di uomini e mezzi a propria disposizione», come se non esistessero reali motivazioni di sicurezza;
una tale dichiarazione non può che fungere da deterrente alle iniziative di ribellione alla criminalità organizzata da parte dei cittadini -:
se quanto riportato nella presente interrogazione corrisponda al vero e quali iniziative il Ministro intenda adottare al fine di garantire al testimone di giustizia Pino Masciari e famiglia, un adeguato e doveroso sostegno da parte delle istituzioni.
(5-01358)

SIRAGUSA. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il 28 aprile 2009 vengono resi pubblici i dati dell'ultimo rapporto di Save the Children, «L'accoglienza dei minori in arrivo via mare», che denuncia il sovraffollamento delle strutture preposte e il conseguente peggioramento delle condizioni d'accoglienza;
nelle agenzie di stampa che pubblicano i dati di cui sopra si legge che secondo Save the Children, dei 1119 minori fuggiti dalle comunità alloggio solo 65 avevano già ottenuto l'apertura della tutela e 12 erano in possesso del permesso di soggiorno. «Un numero di fughe così elevato è da imputarsi al peggioramento delle condizioni di accoglienza in comunità», ha spiegato Valerio Neri, direttore generale dell'organizzazione, «ma anche alla mancanza d'informazione sulle opportunità che la legge italiana può offrire a questi ragazzi, nonché di chiari percorsi formativi e professionali per i minori». La gestione dell'accoglienza sul territorio siciliano, ha continuato Neri, «deve essere ricondotta ai parametri fissati dalla normativa nazionale e regionale, procedendo alla chiusura delle strutture che non rispettano tali requisiti e al conseguente trasferimento dei minori che vi sono inseriti». Per questo, «è necessario agire su tutti i livelli del sistema, da quello nazionale che è ancora privo di una pianificazione basata sulla previsione degli arrivi, a Prefetture, Comuni e comunità, affinché si possa garantire un'effettiva protezione e garanzia dei diritti dei minori migranti»;
sul medesimo tema è stata presentata dall'interrogante l'interrogazione a risposta scritta 4-01254 che non ha ancora ricevuto risposta -:
se non intenda verificare con urgenza che le strutture di accoglienza presenti nel territorio siciliano rispettino i parametri fissati dalla normativa nazionale e, in caso contrario, procedere alla loro immediata chiusura;
se risponda al vero quanto riportato dalla stampa sull'argomento e già riportato nella precedente interrogazione, circa il proliferare delle case alloggio in Sicilia e circa il grande turn over presso tali centri dei minori che fuggendo lasciano spazio agli altri che subentrano, e cioè che ciò risponde ad un vero e proprio business;
in caso positivo quali iniziative urgenti intenda assumere;
se non intenda infine, alla luce dei dati allarmanti pubblicati da Save the Children avviare un intervento immediato e specifico in Sicilia, territorio particolarmente investito dall'arrivo di minori non accompagnati.
(5-01360)

ZAZZERA. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
lo sfruttamento nelle campagne di immigrati e clandestini da parte di persone che assoldano, su ordine di imprenditori,

braccianti agricoli trattandoli come schiavi è il terribile fenomeno meglio noto come caporalato;
il caporalato è un fenomeno illegale tipico del Mezzogiorno e che interessa in modo particolare la Puglia;
la maggioranza delle vittime oggi provengono dall'Africa sub-sahariana e dai Paesi dell'Est Europeo;
il trattamento che ricevono queste persone è disumano: sfruttati fino allo svenimento, lasciati lavorare per oltre 10 ore nei campi in condizioni che non si riservano neppure agli animali, privati di ogni diritto sindacale, tenuti la notte in luridi tuguri senza luce né gas;
l'unico sostentamento che ricevono è acqua, poca e non potabile;
la paga è miserrima, e spesso attraverso vili strategie neppure viene corrisposta;
la quasi totalità di queste persone non ha mai avuto accesso a cure mediche, ed alcune si ammalano gravemente a causa delle spaventose condizioni in cui sono costrette a lavorare;
i caporali non mostrano alcun segno di umanità verso i loro schiavi, ma anzi sono pronti a picchiarli, torturali, addirittura ad ucciderli anche soltanto «come esempio» per gli altri;
i caporali non tollerano alcun tipo di reazione da parte degli sfruttati, perché questi devono eseguire, sempre, ed in silenzio, le angherie dei loro superiori;
capita persino che gli «schiavi» debbano portare una donna al caporale perché questi ne abusi sessualmente in cambio di una giornata di lavoro;
nonostante il caporalato non sia degno di una società civile e leda profondamente i diritti umani, è un fenomeno largamente diffuso soprattutto nel Meridione d'Italia;
il 26 marzo 2009 la Corte d'Appello ha confermato una sentenza che per la prima volta in Italia riconosce il reato di induzione in schiavitù per motivi di lavoro: il processo è relativo ad alcune indagini che accertarono lo sfruttamento di manodopera nel foggiano;
dall'inchiesta emerse che in un accampamento denominato «Paradise» molti braccianti immigrati erano costretti alla schiavitù, con compensi di circa 2 euro l'ora per 10-15 ore di lavoro;
gli immigrati erano sorvegliati dai caporali armati, venivano puniti e maltrattati;
dall'inchiesta emersero morti, suicidi sospetti e la scomparsa di decine di immigrati polacchi;
un articolo pubblicato su La Stampa del 21 novembre 2008 riporta la notizia di ritrovamenti di resti umani e di misteriose sparizioni di persone tutte di origine polacca, nel Nord della Puglia;
si tratta di centinaia di donne, uomini e adolescenti che, secondo gli inquirenti polacchi sarebbero vittime della mafia italiana nell'area del Tavoliere d'Italia;
sono moltissime le persone scomparse, tanto che la polizia polacca avrebbe messo a disposizione il proprio sito internet per agevolare le ricerche;
a settembre del 2004 è stato trovato un corpo sotto un ponte in agro di Ascoli Satriano. Dell'uomo di 35 anni rimane solo un orologio;
nel dicembre del 2004 è stata rinvenuta la salma di una donna in un'azienda agricola di proprietà di un foggiano. L'uomo si sarebbe dichiarato datore di lavoro della defunta;
nell'aprile del 2006 è stato ritrovato un cadavere in un casolare di Cerignola. Il medico legale del Policlinico di Bari avrebbe dichiarato che il decesso del ventiseienne non deriva da morte naturale;
tante le macabre scoperte: cadaveri carbonizzati, corpi annegati o impiccati;

l'articolo de La Stampa riporta espressamente le parole di un caporale dell'Est contrariato per la fuga di due schiavi: «Andrò in campagna. Non gli permetterò di comportarsi così. Ho detto che oggi ne ammazzo uno o due come esempio»;
gli investigatori italiani tenterebbe di ricostruire le dinamiche dei violenti decessi, dei suicidi dettati dalla disperazione, degli inspiegabili infortuni e dei pestaggi, mentre i carabinieri del Ros e la Direzione distrettuale antimafia di Bari avrebbero attivato ricerche a tappeto -:
se il Ministro sia a conoscenza di quanto riportato nella presente interrogazione e quali provvedimenti intenda assumere al fine di monitorare e prevenire questo fenomeno di inaudita violenza che si concentra nel territorio pugliese;
quali provvedimenti il Ministro intenda adottare per reprimere drasticamente il fenomeno del caporalato, e quali misure per sostenere le vittime e incentivarle a denunciare i loro sfruttatori.
(5-01363)

Interrogazioni a risposta scritta:

CATANOSO. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
nei giorni scorsi si è svolta la procedura di conciliazione al Ministero dell'interno con i rappresentanti dei lavoratori e quelli del Dipartimento nazionale dei Vigili del Fuoco;
in quella sede i rappresentanti della Confsal-Vigili del Fuoco hanno sollecitato una nuova iniziativa normativa, da tradurre in decreto-legge, che preveda un incremento delle risorse di bilancio, l'adeguamento dell'organico, nonché il legittimo riconoscimento retributivo del personale ed il rinnovamento dei mezzi e delle attrezzature;
in considerazione dello stato critico in cui versa attualmente il Corpo sarebbe opportuno, a giudizio dell'interrogante e della stessa Confsal-Vigili del Fuoco, che il decreto in questione prevedesse la defiscalizzazione delle accise sul carburante per autotrazione, unitamente all'esenzione dell'IVA sulle spese per l'approvvigionamento dei beni e servizi da parte del Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco;
tali misure, infatti, unitamente alla possibilità di stornare i fondi tra capitoli di spesa diversi, consentirebbero nel complesso, a parità di bilancio, di acquisire una maggiore capacità di spesa, corrispondente a qualche centinaia di milioni di euro l'anno, senz'altro utile a compensare le gravi deficienze che da tempo il Corpo lamenta;
queste agevolazioni, a carattere straordinario per il Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco, sono da tempo e a giusto titolo già previste in maniera strutturale per le Forze Armate: Esercito, Carabinieri, Guardia di Finanza, oltre che per aziende come Trenitalia, per il comparto pesca e agricoltura ed per altri enti dello Stato. Si tratta di realtà diverse che hanno però in comune l'elemento di svolgere un servizio essenziale e di pubblica utilità cosa che i Vigili del Fuoco garantiscono 24 ore su 24;
risulta incomprensibile ed ingiusto che i Vigili del Fuoco debbano pagare a prezzo pieno il carburante necessario per prestare soccorso alla popolazione senza poter fruire di alcuna agevolazione e con risorse economiche sempre più limitate -:
se il ministro interrogato abbia intenzione di porre in essere tutte quelle iniziative normative necessarie al fine di risolvere le problematiche esposte in premessa.
(4-02883)

MISITI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
Giuseppe Masciari, detto Pino, era un imprenditore edile calabrese. Era, perché dal settembre 1994 quando è stato costretto a licenziare gli ultimi 58 operai rimasti a lavorare per la sua impresa, non lo è più. Ha perso il suo lavoro, le sue imprese, la sua vita di prima. Non vive più in Calabria e la sua vita familiare e relazionale ne è uscita duramente provata;
alla morte del padre nel 1988 Pino Masciari ne eredita la ditta che si occupava di lavori per privati e nella quale già ricopriva il ruolo di amministratore. Il Masciari già possedeva un'altra impresa edile, la «Masciari Costruzioni» che invece si occupava di lavori pubblici;
Pino Masciari, non soltanto ha denunciato la 'ndrangheta, ma attraverso questo suo gesto che deve essere definito eroico, ha posto in evidenza le collusioni che la stessa ha intessuto con il mondo della politica; rapporti con le banche intralciati e non più limpidi, blocco dei lavori delle sue imprese sia nell'ambito delle opere pubbliche che in quelle private; rallentamento delle pratiche nella pubblica amministrazione in cui si registra infiltrazione mafiosa. E tutto ciò è stato lo scotto costretto a pagare per essersi ribellato al racket di 'ndrangheta e politica collusa;
il 6 per cento alla 'ndrangheta e il 3 per cento alla politica, assunzioni pilotate, rifornirsi di manodopera e di materiali da chi e dove lo decideva il capo-cosca, regali di appartamenti, erano soltanto parte del prezzo che Masciari non ha voluto pagare alla 'ndrangheta;
Pino Masciari, la moglie Marisa e i loro due figli, entrano nel programma di protezione il 18 ottobre 1997. È intuitivo capire quali conseguenze ha avuto questo evento, e soprattutto il dolore personale nel dover scomparire, dalla sera alla mattina dal luogo in cui si è nati, cresciuti e nel quale sì è lavorato per tanto tempo;
scomparire per essere portati in un luogo segreto. Lo stesso procuratore generale Pier Luigi Vigna lo definiva «il principale testimone di giustizia italiano»;
ma le incongruenze e il sentimento di lontananza che la famiglia Masciari prova nei confronti delle istituzioni derivano da vari episodi. Per esempio l'essere accompagnati con veicoli non blindati e recanti la targa della località protetta, essere registrati negli alberghi con il loro vero nome. O ancora l'assistere alla decisione della Commissione Centrale del Ministero degli interni che in data 28 luglio 2004 notifica: «che sussistono gravi ed attuali profili di rischio, che non consentono di poter autorizzare il ritorno del Masciari e del suo nucleo familiare nella località di origine; ritenuto che il rientro non autorizzato nella località di origine potrebbe configurare violazione suscettibile di revoca del programma speciale di protezione»;
ma dopo appena tre mesi, il 27 ottobre 2004, la stessa Commissione Centrale del Ministero dell'interno notifica al Masciari che il programma speciale di protezione è terminato. Tra le motivazioni additate dalla Commissione vi è la presunta conclusione dei processi. Fatto smentito in data 6 febbraio 2006, dalla DDA di Catanzaro che emetteva una delibera in cui attestava che i processi erano in corso di trattazione;
alla decisione della Commissione Centrale del Ministero degli interni, il Masciari fa ricorso al Tar del Lazio, il quale soltanto dopo 50 mesi sebbene la legge n. 45 del 2001 stabilisce un termine di sei mesi, ossia nel gennaio 2009 emette la sentenza stabilendo «l'inalienabilità del diritto alla sicurezza, l'impossibilità di sistemi di protezione o programmi a scadenza temporale predeterminata» e ordina al Ministero di attuare le delibere su sicurezza, reinserimento sociale, lavorativo, risarcimento dei danni, secondo quanto stabilito dall'articolo 16-ter della legge n. 45 del 2001;
ad oggi Pino Masciari non ha ricevuto alcuna risposta dalla Commissione Centrale del Ministero dell'interno;
la sicurezza, la libertà e il diritto di ricostruire una vita per Pino Masciari, per la moglie e per i suoi due figli, dipende da un ricorso al Tar presentato nel 2004 e che, continuamente rischiano di perdere la scorta;
la legge n. 45 del 13 febbraio 2001, ad oggi è stata disattesa e non si è rivelata in grado di proteggere i testimoni di giustizia, attualmente trattati alla stregua dei pentiti di mafia, malgrado le rassicurazioni dell'articolo 16-ter della medesima -:
se il Governo nell'immediato, intenda assumere dei provvedimenti al fine di salvaguardare e proteggere la vita del testimone di giustizia Pino Masciari, della moglie e dei figli, assicurando loro anche il lavoro.
(4-02886)

LARATTA e ANGELA NAPOLI. - Al Ministro dell'interno, al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
il dottor Eugenio Facciolla, magistrato presso la Procura della Repubblica del Tribunale di Paola, è da anni titolare di inchieste molto delicate in Calabria;
lo stesso è attualmente impegnato in un'indagine relativa all'Istituto «Papa Giovanni» di Serra d'Aiello che ha portato alla chiusura dello stesso e ha rivelato aspetti assai oscuri relativi a presunte sparizioni di ammalati e perfino a decessi coperti da mistero e ancora tutti da chiarire;
lo stesso magistrato negli ultimi anni è stato anche vittima di alcune intimidazioni che sono state oggetto di interrogazioni parlamentari;
dà alcuni mesi, il dottor Facciolla non gode più di alcuna forma di protezione e tutela per disposizione degli uffici preposti -:
se il Governo sia a conoscenza di quanto sopra e cosa intenda fare, per quanto di sua competenza, per garantire al dottor Facciolla sicurezza e tranquillità nello svolgimento delle sue funzioni in una terra assai difficile qual è la Calabria.
(4-02889)

ASCIERTO. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il personale in servizio presso il II Reparto Mobile di Padova ha effettuato lavoro straordinario eccedente il monte ore afferenti l'anno 2005, 2006 e 2007;
al riguardo era stata indicata la possibilità, per gli operatori interessati, di monetizzare soltanto il 60 per cento delle ore effettuate oltre il limite assegnato, facendo ricorso - per il residuo 40 per cento - all'istituto del riposo compensativo;
gran parte del suddetto personale ha richiesto di commutare le ore di straordinario in riposi compensativi, come previsto dall'articolo 15, comma 1, dell'Accordo Nazionale Quadro, posto il necessario elemento volontaristico ai fini della fruizione;
al restante personale, invece, è stato imposto, forzatamente, di trasformare le ore di straordinario «emergente» in riposi compensativi;
ai sensi dell'articolo 15, comma 4 del vigente Accordo Nazionale Quadro, l'Amministrazione può trasformare d'imperio le ore di lavoro straordinario in riposo compensativo soltanto se si tratta di lavoro straordinario programmato;
in questo caso si tratta di ore straordinario emergente fatto su strada e quindi da retribuire;
già dallo scorso 22 luglio 2008, sia il Prefetto di Padova che il Dirigente del II Reparto Mobile Locale sono stati informati dal Sindacato Autonomo di Polizia (SAP) della palese violazione delle disposizioni vigenti in materia di riposi compensativi e

delle modalità della relativa fruizione, ma ad oggi non si registra alcun intervento da parte delle autorità interessate -:
quali tempestive iniziative intenda intraprendere al fine di ripristinare la corretta osservanza della normativa contrattuale vigente in materia, procedendo al pagamento dei compensi dovuti al personale interessato.
(4-02893)

LABOCCETTA. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
nel maggio 2006, in occasione delle elezioni amministrative per il rinnovo del sindaco e del consiglio comunale di Castello di Cisterna (Napoli) i componenti della lista «L'Aurora» indirizzarono a varie autorità territoriali, tra le quali il Prefetto, le Forze dell'Ordine e la Procura della Repubblica, alcuni esposti con i quali rappresentavano che la campagna elettorale si stava svolgendo in un clima di grande intimidazione;
nel giorno delle consultazioni elettorali le lamentele furono reiterate, in quanto alcuni candidati avevano notato molti pregiudicati aggirarsi nei pressi dei seggi elettorali;
furono anche denunciati episodi di sostituzione di persona nell'esercizio del voto e in particolare, lo spoglio presso la sezione elettorale n. 4 si svolse mentre era in atto un vero e proprio assedio;
molti dei candidati della lista «L'Aurora», rimasta soccombente rispetto alla lista «La Torre», furono escussi dalle Forze dell'Ordine ed in quella sede dettagliarono le circostanze che avevano fatto oggetto dei vari esposti presentati, riferendo anche altri episodi di irregolarità;
peraltro parrebbe che un noto esponente della locale criminalità avrebbe palesato il proprio sostegno alla lista uscita vincitrice dalla competizione elettorale;
nel luglio 2006, in esecuzione di ordinanza di custodia cautelare, venne disarticolato un grande sodalizio criminale operante nel territorio del comune e furono tratti in arresto alcuni dei personaggi che erano stati notati dinanzi ai seggi durante le operazioni di votazione e di spoglio;
alla fine del 2006 si insediò presso il Comune una commissione Prefettizia di accesso, che ha svolto il proprio lavoro per circa 2 anni;
nonostante il Comune di Castello di Cisterna conti solo settemila abitanti, esso vanta il triste primato della convivenza di due distinti clan camorristici, quello dei Rega e quello dei Sarno e numerose ditte provenienti da Casal di Principe sono rimaste aggiudicatarie di lucrosi appalti di lavori per conto dell'Amministrazione Comunale;
l'assessore comunale Giosafatte Nocerino è coinvolto in una vicenda che vede interessato anche il consigliere regionale Roberto Conte che avrebbe pagato, con soldi pubblici, il pranzo di nozze al Nocerino, il quale si è giustificato adducendo, contrariamente al vero, che si trattava di un regalo del suo testimone di nozze;
ancor più rilevante appare il fatto che nel territorio comunale sia stato realizzato un numero considerevole di immobili tanto che oggi vi è un'offerta superiore alla domanda;
molteplici episodi, come il rilascio di un permesso di costruire in favore della madre di un capoclan o l'elusione delle prescrizione del piano regolatore generale derivante da rapporti tra un autorevole esponente della giunta e un pregiudicato, lasciano supporre secondo l'interrogante che tale attività edilizia si sia concretizzata in vantaggi per esponenti della criminalità organizzata o comunque ad essa riconducibili, e che al procacciamento di tali vantaggi non sia rimasta estranea l'amministrazione comunale;
risulta all'interrogante che il vicesindaco del comune, Clemente Sorrentino, progettista in molteplici cantieri edili all'epoca della realizzazione dei suddetti immobili, avrebbe tra l'altro progettato

l'abitazione di un capoclan, poi sottoposta a sequestro, ma risultano anche altri rapporti di familiarità tra esponenti dell'amministrazione comunale e soggetti considerati contigui o appartenenti ai clan locali;
è stata evidenziata una gestione politico-amministrativa particolarmente acquiescente ai condizionamenti della criminalità organizzata, tanto che si è provveduto al rilascio dell'autorizzazione all'apertura di un esercizio commerciale, nelle immediate adiacenze del comune, in favore della moglie di un noto camorrista;
è infine emerso che alcune procedure di gara per lavori pubblici erano caratterizzate da molteplici illegittimità, spesso strumentali all'affidamento a imprese gravitanti nel circuito della criminalità organizzata, come l'affidamento dei servizi cimiteriali, prorogati nel tempo, ad una ditta riconducibile al clan Foria o come i contributi economici di natura assistenziale erogati nei confronti di soggetti contigui ai richiamati gruppi criminali;
appare evidente che le irregolarità e illegittimità amministrative riscontrate si sono tradotti in vantaggi, diretti e indiretti, a soggetti collegati ai clan Rega e Ianuale -:
se sia a conoscenza delle circostanze innanzi esposte;
se sia a conoscenza delle conclusioni della commissione di accesso e se abbia ritenuto sussistenti le condizioni per l'applicazione della misura prevista dall'articolo 143 del decreto legislativo n. 267 del 2000 nei confronti del comune di Castello di Cisterna (Napoli);
se e quali iniziative il prefetto abbia posto in essere per avviare la procedura di scioglimento ed in mancanza, le ragioni di tale comportamento.
(4-02898)

TESTO AGGIORNATO AL 9 LUGLIO 2009

...

ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazione a risposta in Commissione:

SIRAGUSA e ANTONINO RUSSO. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
la Fondazione Istituto Nazionale del Dramma antico (I.n.d.a), nasce nel 1925 come ente morale. Al termine di un lunghissimo periodo di commissariamento, nel 1998 viene emanato il decreto legislativo n. 20, che ne dispone la trasformazione da ente pubblico in fondazione;
la nuova fondazione porta con sé l'elevato disavanzo di amministrazione ereditato dalla gestione precedente;
lo statuto assegna alla Fondazione compiti di grande rilievo: coordinare a livello nazionale, anche mediante accordi con le Regioni e gli enti locali, l'attività teatrale presso i teatri greco-romani, promuovendo la rappresentazione del teatro classico greco e latino, nonché altre attività culturali e artistiche ad esso relative; provvedere alla produzione e alla rappresentazione dei testi drammatici greci e latini; curare la pubblicazione dei testi classici, delle monografie, degli studi specializzati e della rivista della Fondazione; curare la biblioteca, l'archivio già dell'Istituto Nazionale del Dramma Antico e incrementarne le acquisizioni; provvedere al mantenimento e allo sviluppo del Museo e del Centro Studi dell'I.N.D.A. con sede in Siracusa; provvedere al mantenimento e allo sviluppo della Scuola di Teatro «Giusto Monaco» in Siracusa; provvedere all'organizzazione di convegni e altre attività di studi e di ricerca sui temi della classicità greca e latina; attivare le iniziative necessarie al coinvolgimento degli istituti scolastici per la realizzazione di spettacoli del teatro classico greco e latino, anche attraverso apposite rassegne, tra le quali il Festival Internazionale del Teatro Classico dei Giovani di Palazzolo Acreide; promuovere, anche in coordinamento con le università, lo studio dei testi teatrali della classicità greca e latina; agevolare la libera partecipazione di tutti gli interessati alla

propria attività culturale e favorire, anche mediante convenzioni, la circolazione del proprio patrimonio culturale presso enti, istituzioni e associazioni culturali, scuole e università; promuovere la più ampia diffusione delle proprie attività e del proprio patrimonio storico-culturale anche a livello comunitario e internazionale;
nel corso degli anni l'INDA ha modificato il suo assetto e la sua organizzazione sotto la guida dei Presidenti e dei Commissari che si sono avvicendati;
da ultimo il decreto legislativo 22 gennaio 2004 n. 33 che introduce alcune innovazioni: a Roma è rimasta solo la sede legale, completamente svuotata delle sue attività, mentre la sede amministrativa ed operativa è stata trasferita a Siracusa; il Presidente è il Sindaco della città e non più una personalità di alto profilo del mondo della cultura classica e teatrale italiana scelta dal Ministro per i Beni e le attività culturali; sono stati confermati i criteri di composizione del Cda nominato con decreto del Ministro tra esperti di alto profilo del settore (2 designati dal Ministro per i Beni e le Attività culturali di cui uno con funzioni di consigliere delegato, 1 dal Ministro dell'Università e della Ricerca, 1 dalla conferenza unificata, 1 dalla Regione Siciliana, 1 in rappresentanza dei privati partecipanti, con l'aggiunta di 1 della provincia di Siracusa);
è stato abolito il comitato scientifico, che era composto dal presidente, due docenti universitari e due personalità nel campo teatrale, il cui compito era di deliberare sulle attività culturali della fondazione definendo i programmi di attività; mentre le funzioni del consigliere delegato e del sovrintendente (anche questa ex novo con funzioni gestionali ed organizzative), appaiono come una duplicazione e sovrapposizione;
è prevalso quindi l'orientamento di legare l'organo alla città di Siracusa;
la specificità dell'Inda, così come stabilito dalle sue norme statutarie, consiste nella contaminazione tra sperimentazione scenica e indagine scientifica sul corpus teatrale greco e latino;
negli ultimi anni l'Istituto ha tradito le sue finalità cedendo a miopi spinte localistiche che lo hanno rinchiuso in un'angusta dimensione provinciale. L'abbandono di ogni seria prospettiva di ricerca nell'ambito della drammaturgia antica e la rottura con il mondo degli studi e con la riflessione critica hanno di fatto snaturato un Ente che non ha eguali, tradendone la storia e il ruolo straordinario rivestito a lungo anche nel panorama culturale italiano e internazionale;
il venir meno del respiro nazionale ed internazionale ed il progressivo ed esclusivo ritorno all'ambito territoriale siracusano è testimoniato dalla:
a) sicilianizzazione del cda;
b) preminenza della produzione teatrale al teatro greco di Siracusa a discapito delle attività scientifiche e didattiche a livello nazionale;
c) circuitazione nazionale e internazionale limitata ad alcuni teatri siciliani;
con riferimento al cda occorre rilevare che la sua attuale composizione appare inadeguata ai compiti definiti dallo statuto come emerge dalla lettura dei nomi e delle qualifiche professionali dei consiglieri: Centanni (prof.ssa associata di Greco a Venezia - designata dal ministero BB.CC.), Nuzzo (prof. associato di Filologia classica a Palermo) - gli unici due a avere competenza in materia -; Buttafuoco (direttore artistico dello Stabile di Catania BB.CC., secondo l'interrogante, in evidente conflitto di interessi), Portoghese (pensionato siracusano, già docente di Filosofia nella scuola secondaria MIUR), Signorelli (pensionata siracusana, già funzionaria di banca BB.CC.), Trombatore (pediatra di Palazzolo Regione Sicilia), il Sindaco di Siracusa (presidente e ingegnere di professione); infine, è in corso di registrazione la nomina di un architetto pugliese, designato dal ministro Fitto per la commissione Stato-Regioni;

è importante rilevare che l'Indo ha conosciuto anni in cui il cda e il Comitato Scientifico, - soppresso nel 2004 - erano composti da grandi personalità del mondo scientifico e accademico come ad esempio Maurizio Bettini ed Eva Cantarella;
il primo provvedimento che l'attuale cda risulta aver adottato all'atto del suo insediamento, è la soppressione di Dioniso, che, seppure manterrà il nome, d'ora in poi ospiterà soltanto gli Atti dei Convegni che l'INDA riterrà di promuovere, sancendo di fatto la fine della più antica rivista internazionale di studi sul teatro antico;
la rivista Dioniso, dopo un'interruzione protrattasi per alcuni anni, venne rilanciata con un nuovo progetto editoriale illustrato dettagliatamente nell'editoriale della rivista n. 1 del 2002 dal titolo «Progetto Dioniso» a firma del direttore Prof. Giuseppe Picone;
nell'editoriale si legge: «La rivista, che si avvale di una redazione e di un comitato scientifico nuovi, è divenuta un annuale articolato in tre sezioni: la prima ospita contributi scientifici relativi alla drammaturgia greco-latina, la seconda ha per oggetto interventi di riflessione teorica sui problemi della messa in scena di testi teatrali antichi, la terza, di taglio archeologico e museografico, vuole dar conto della ricerca in atto sui monumenti teatrali greci e latini ... Dioniso vuole mantenere e riproporre in forme nuove la sua natura di pubblicazione d'alto profilo scientifico, qualificandosi come luogo programmaticamente destinato al confronto tra approcci diversi alla produzione drammaturgica classica ...A Dioniso si affianca un bollettino on line a carattere prevalentemente divulgativo che, con recensioni e agili schede, mira a dar notizia quanto più possibile completa delle rappresentazioni di testi antichi o di loro rivisitazioni in chiave moderna, ovunque realizzate ...è infine prevista la pubblicazione dei Quaderni di Dioniso, i quali accoglieranno, oltre agli atti dei convegni di studi promossi dalla Fondazione, saggi monografici di giovani studiosi di teatro antico nonché edizioni commentate di testi poco noti che, dal medioevo in poi, costituiscano riscritture significative dei drammi greci e romani»;
in un successivo editoriale dal titolo «Fondazione e Ricerca» pubblicato nel 2008, il Prof. Picone, traccia una sorta di bilancio del progetto di cui sopra e scrive: «...in qualità di direttore ho dovuto assumere la non facile decisione di rivoluzionare la struttura abituale della rivista per ospitare gli Atti del Convegno Internazionale di Studi svoltosi a Siracusa nel 2003 e che avrebbero dovuto dar vita al n.2 dei Quaderni di Dioniso; in quasi cinque anni il Consiglio di Amministrazione dell'Inda non ha mai ritenuto di poter rinvenire tra le pieghe del bilancio la somma, invero assai esigua, necessaria per porre a disposizione della comunità scientifica le relazioni presentate in quella occasione da eminenti studiosi del teatro antico. A ciò si aggiungano la mancata realizzazione del previsto bollettino on line (e, dunque la sostanziale vanificazione del progetto Dioniso...), la sospensione per un quinquennio dei Convegni Internazionali di Studi, il venir meno della Scuola di Teatro Classico Giusto Monaco, la rinuncia, neppure motivata, a un innovativo progetto editoriale: in una parola, l'abbandono di ogni seria prospettiva di ricerca nell'ambito della drammaturgia antica...»;
nel mese di aprile 2009 la comunità scientifica ha chiesto con una lettera appello, firmata tra gli altri da Avezzù, Aloni, Bettini, Barchiesi, Cavarzere, De Nonno, Gamberale, F.Citti, Ferri, Schiesaro, Dionigi, Rosati, Stramaglia, quanto segue: «Noi sottoscrittori, mossi dal desiderio che non si neghi al teatro greco e latino il ruolo e l'importanza che esso realmente ha avuto nella cultura antica e seguita ad avere in quella moderna, ci auguriamo che il nuovo CdA dell'Istituto Nazionale per il Dramma Antico prenda a cuore come noi le due finalità (presenti nello statuto dell'Istituto stesso) relative alla interazione con la comunità scientifica ed alla pubblicazione della rivista della Fondazione,

cioè «Dioniso», che riteniamo una delle risorse più preziose dell'INDA: una risorsa che ha contribuito a fare dello stesso Istituto un punto di riferimento prestigioso per la comunità scientifica nazionale ed internazionale. Quali che siano le determinazioni dell'Inda, la comunità scientifica non potrà comunque consentire il venir meno di uno strumento essenziale per il progresso degli studi sul teatro antico: nel nome stesso della rivista è insita la necessità nel caso la si voglia morta, di una rinascita, così come nel mito risorge Dioniso ucciso dai Titani»;
l'involuzione dell'Inda si è verificata in concomitanza con la soppressione del Comitato scientifico disposta dal sopra citato decreto legislativo del 2004;
nello statuto si legge che «La Fondazione non ha scopo di lucro e in ogni sua attività, principale od accessoria, persegue le proprie finalità secondo criteri di imprenditorialità e nel rispetto delle condizioni di equilibrio patrimoniale, economico e finanziario della gestione e dei vincoli di bilancio»;
la situazione debitoria della fondazione, dopo l'azione di risanamento condotta fino al 2002, torna a presentare segnali preoccupanti come emerge dalla relazione della Corte dei Conti ai bilanci 2003/2006. Nel quadriennio in esame si sono registrate le seguenti perdite di esercizio: 2003, 833.459; 2004, 399.533; 2005, 846.776; 2006, 504.757;
sempre in base alla sopra citata relazione, il costo del personale è quasi raddoppiato nel 2005 essendo passato dai 1.286.965 euro del 2004 ai 2.298.290 euro;
nel 2006 si è avuto un incremento considerevole del patrimonio netto grazie all'entrata straordinaria dovuta al contributo di ARCUS s.p.a., pari a 1.400.000 euro nell'esercizio 2005 ed a 2.000.000 di euro nel 2006;
la Corte dei Conti rileva altresì che «l'attività istituzionale, nel periodo di riferimento non ha interessato tutte le attività elencate tra le finalità dell'ente...» e ancora «Il ruolo che la Fondazione è chiamata a svolgere esige, da una parte, il soddisfacimento della crescente domanda di cultura della collettività e la maggiore e più efficace tutela del patrimonio artistico; sotto altro profilo è necessaria una gestione sana, economica ed equilibrata. La particolare attività svolta dall'Inda, richiede, altresì, adeguate strategie di diffusione, strumentali alla realizzazione dei fini istituzionali...» segue «La Fondazione ha limitato la sua attività teatrale alle rappresentazioni stagionali presso il teatro greco di. Siracusa; omologa attività non risulta essere stata realizzata presso i teatri greco - romani situati nel territorio nazionale (Paestum, Pompei, Benevento e altri)... La descritta carenza di attività, non ha consentito il conseguimento di qualificanti risultati non solo di ordine economico, quali le maggiori entrate derivanti dl riutilizzo degli allestimenti e sceneggiature già prodotte per il teatro di Siracusa, ma anche, e soprattutto, in riferimento a una più proficua diffusione e promozione della cultura classica. Alla attualità le rappresentazioni dei drammi antichi nello scenario del Teatro greco di Siracusa, configurano il vero «core business» ovvero l'attività principale verso la quale vengono profuse risorse e impegni»;
l'Inda non ha proposto tournée di spettacoli nei numerosi teatri grecoromani italiani, né ha promosso la sua attività all'estero, come invece previsto dallo Statuto, limitandosi ad organizzare alcune rare iniziative (dalla sezione rassegna stampa del sito istituzionale: «Canti e suoni dell'Orestea» a Tuscolo, La Sicilia, 6 novembre 2008, e a Paestum, La Repubblica, 2 luglio 2008; «Trachinie» a Paestum, Il Sole 24 ore, 2 luglio 2007; l'unica attività all'estero attestata sul sito è una trattativa non conclusa con Malta, di cui si dava notizia il 6 novembre 2008 su La Sicilia);
tale inattività è stata segnalata anche dalla Corte dei Conti nel 2006, in quanto la mancata promozione delle attività, come previsto peraltro dallo statuto, incide pesantemente sui costi di produzione, che non vengono ammortizzati dalla ripetizione

degli spettacoli in altre sedi, e quindi sui bilanci;
l'attività istituzionale dell'Inda è finanziata prevalentemente da contribuzioni dello Stato e, in misura minore dagli altri enti pubblici (regione e comune di Siracusa);
quanto sopra induce ad alcune considerazioni: la necessità di una maggiore incisività dello Stato nella determinazione delle scelte culturali, gestionali e di controllo della Fondazione, soprattutto nell'ottica della nazionalizzazione e internazionalizzazione dell'attività; un maggiore coinvolgimento economico degli altri partner; la finalizzazione del contributo statale ad alcuni obiettivi individuati da direttive annuali; una nuova composizione del Cda prevedendo la partecipazione del rappresentante del Coordinamento delle Regioni, dell'Anci, dell'Upi, dell'Enit, nonché di un illustre esperto internazionale, fermi restando i rappresentanti siciliani; il ripristino del comitato scientifico per garantire solidità e qualità al progetto -:
se non ritenga opportuno procedere ad una rapida ridefinizione degli assetti organizzativi dell'Inda, al fine di dare pieno seguito alla sua mission statutaria, attraverso una riforma del decreto legislativo del 2004 nel senso sopra richiamato;
se non intenda procedere ad una ispezione sull'attività della fondazione a partire dall'anno 2004;
se non ritenga altresì opportuno procedere al commissariamento degli attuali organi laddove saranno riscontrate irregolarità nell'amministrazione e violazioni alle disposizioni legislative.
(5-01359)

Interrogazioni a risposta scritta:

ASCIERTO, ZORZATO, MILANATO e MISTRELLO DESTRO. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
nelle ultime settimane si è organizzato un «movimento spontaneo» di sindaci, su iniziativa del comune di Albignasego in provincia di Padova, che ora si sta allargando a macchia d'olio coinvolgendo tutte le province venete, con lo scopo di sostenere la Regione affinché ottenga dal Ministero della pubblica istruzione il corpo docente necessario a mantenere anche per il prossimo anno scolastico 2009- 2010 il tempo prolungato nella scuola primaria;
dai contatti assunti con la Regione del Veneto, sembra che già in sede di Conferenza Stato-Regioni del 7 marzo, si possa addivenire alla ridistribuzione dell'organico dei docenti in tutte le Regioni, da qui, l'urgenza di sostenere ad ogni livello quanto richiesto dai Comuni, che in questi giorni stanno approvando in tutti i Consigli comunali un ordine del giorno a sostegno del tempo prolungato nella scuola primaria;
è il caso di sottolineare come la questione investa esclusivamente questa Regione che si sempre dimostrata Regione virtuosa anche nella scuola, fra l'altro qualitativamente dalle rilevazioni Ocse Pisa 2006 risulta che la scuola veneta nella classifica europea è ai primi, posti, precedendo addirittura la Francia, la Germania e il Regno Unito;
il tempo prolungato nella scuola primaria (30 ore settimanali di lezione frontale + il tempo mensa), attivo nel Veneto da quasi 20 anni, si caratterizza per la presenza, a scuola degli alunni per un orario che varia dalle 35 alle 38 ore settimanali, generalmente distribuito su 5 giorni dal lunedì al venerdì, sul modello del tempo pieno (40 ore settimanali con servizio di mensa);
il modello del tempo lungo nasce dalla necessita di dare una risposta efficace alla forte richiesta di tempo pieno delle famiglie venete, spesso con entrambi i genitori lavoratori, vista l'impossibilità di istituire nuovi tempi pieni, congelati dalla legge n. 148 del 1990 al numero di quelli già esistenti nell'anno scolastico 1989-1990;

senza oneri aggiuntivi per lo Stato, il tempo lungo è stato attivato dalle scuole della nostra Regione (circa 1.220 classi) - in modo particolare nella provincia di Padova - grazie al «sacrificio» delle ore di compresenza dei docenti, previste dall'organizzazione a modulo delle classi a tempo normale (3 docenti su 2 classi). Dette ore di compresenza sono state utilizzate essenzialmente per l'assistenza agli alunni durante la mensa;
in conseguenza dell'emanazione della recente legge n. 169 del 2008, con l'azzeramento delle compresenze e l'assegnazione dell'organico sulla base delle sole ore di docenza frontale, tutte le classi organizzate con i modelli a 24-27-30 ore settimanali non hanno alcuna possibilità di effettuare un tempo scuola disteso con rientri pomeridiani e mensa. Resta ancora questa possibilità solo per le classi attualmente a tempo pieno, che, però, in base alle norme vigenti non potranno aumentare di numero;
fra l'altro negli ultimi anni la popolazione scolastica del Veneto è cresciuta di 55.738 unità, a cui però non è seguita una corrispettiva crescita degli, organici del, personale della scuola (riconoscendo negli ultimi 6 anni un docente più ogni 78 nuovi alunni) - al contrario di altre regioni italiane nelle quali gli insegnanti sono aumentati a fronte di un notevole calo del numero degli alunni frequentanti - ;
va considerata la sempre più crescente richiesta delle famiglie venete di tempo lungo-pieno alla scuola primaria (documentata dalle priorità espresse dai genitori dei bambini che in questi giorni si iscrivono alla classe prima e dalle centinaia di richieste individuali scritte inoltrate dai genitori delle classi successive alla prima) tale per cui se nel prossimo anno scolastico non fosse riconosciuto oltre 25.000 famiglie del Veneto non saprebbero come far conciliare l'orario lavorativo con quello scolastico dei figli, aumentando in questo modo il disagio sociale, già compromesso dalla pesante crisi economica che stiamo vivendo;
i Comuni del Veneto per consentire il tempo lungo con il neutro pomeridiano hanno investito centinaia di milioni di euro per adeguare le scuole con nuove mense a norma per la refezione scolastica dei bambini, realizzando cucine per la preparazione dei pasti, ampliando le scuole con aule di laboratorio didattico finalizzate alle attività pomeridiane, tutti investimenti buttati al vento se non fosse confermato il modello del tempo lungo -:
se non si ritenga necessario adeguare l'organico dei docenti della scuola primaria che verrà assegnato alla Regione Veneto alla reale specificità organizzativa delle scuole, al fine di consentire la continuazione dei modelli a tempo prolungato ove esistenti, ovvero la trasformazione degli stessi nel modello a tempo pieno (40 ore settimanali, mattina e pomeriggio con servizio mensa), nel rispetto delle richieste e delle esigenze delle famiglie.
(4-02881)

FARINONE. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
il TG1 Rai delle ore 20 dello scorso 25 aprile ha proposto un servizio giornalistico nel quale diversi ragazzi frequentanti scuole superiori intervistati su cosa si celebri il 25 aprile non hanno saputo rispondere. Alcuni non hanno saputo dire in quale anno l'evento ricordato si fosse svolto;
di fronte a tanta clamorosa ignoranza nei confronti di una Festa Nazionale così importante per il nostro Paese c'è da chiedersi cosa mai insegni la scuola ai nostri adolescenti, soprattutto con riferimento agli anni più recenti della storia patria -:
cosa intenda fare affinché tali gravi carenze, che paiono largamente diffuse, vengano colmate attraverso un adeguato e certo insegnamento della storia recente dell'Italia.
(4-02885)

LAVORO, SALUTE E POLITICHE SOCIALI

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

XII Commissione:

BARANI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
i casi di febbre suina - virus A/H1N1 - segnalati aumentano e siamo ormai a livelli di allerta internazionale pari al livello 4 (su un massimo di 6);
i casi di influenza suina causati dal nuovo virus A/H1N1, che in questi giorni hanno colpito Messico e Stati Uniti sono riconducibili a un ceppo del sottotipo H1N1 del tutto nuovo, diverso da quelli già circolanti nei suini e questo fa sì che non si possa prevedere con esattezza l'evoluzione della diffusione del virus;
l'Istituto Superiore di Sanità evidenzia, sul suo portale, che i dati epidemiologici sono in rapida evoluzione quindi e non è possibile finora stabilire un reale tasso di trasmissione e una relativa incidenza della malattia e della mortalità;
l'aspetto più critico riguarda la capacità di provocare infezioni gravi, secondo quanto riportato in Messico, in giovani adulti, ciò lo differenzierebbe dai comuni virus influenzali stagionali, che in genere provocano danni maggiori solo nei bambini più piccoli e nelle persone anziane e/o debilitate;
il virus, inoltre, sembra essere per ora sensibile a farmaci antivirali, quali gli inibitori della neuraminidasi, che potrebbero rappresentare un utile ausilio nei casi accertati;
la mappa dei contagi per il virus dell'influenza da suini si allarga e nuovi casi sono stati confermati in Europa (Spagna, Germania e Francia), Medio Oriente e Oceania e segnalazioni di possibili contagi arrivano anche dall'Asia;
a quanto riferisce l'ISS non è stato ancora confermato alcun caso di influenza suina H1N1, né in uomini né tantomeno in animali, in Italia;
l'innalzamento del livello di allerta sanitario mondiale significa che il contagio si sta diffondendo e trasmettendo in comunità localizzate, ma che non ha ancora raggiunta una forza tale da essere descritto come pandemico;
risulta positivo sia il coordinamento Ue nell'affrontare l'emergenza della febbre suina a livello Comunitario sia le modalità con cui il Ministero del Welfare ha istituito un numero di pubblica utilità dove rispondono medici ed esperti del dicastero appositamente formati;
sin dal 24 aprile 2009 il Ministero ha riunito in seduta permanente una Task force di esperti e continua a monitorare ora per ora l'evolversi della situazione in collegamento con gli organismi europei e internazionali;
inoltre è confortante e rassicurante che il nostro Paese possieda scorte sufficienti di farmaci antivirali -:
quali iniziative il Ministro interrogato intenda assumere per rafforzare le misure di prevenzione sanitaria e di igiene alimentare fino ad ora messo in campo, nel caso in cui la virulenza del virus dovesse crescere e non rispondere alle cure attuali, quale è la reale situazione nel nostro Paese in termini di casi sospetti.
(5-01365)

LIVIA TURCO, BINETTI, PEDOTO e MURER. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
la mancanza di un coordinamento e di una omogeneità a livello nazionale, in Italia, sulle cure palliative è un vero e proprio problema sociale;

la dignità del fine vita ed eguaglianza di fronte alla sofferenza, è diventato un aspetto fondamentale della nostra società ed è incontestabile quanto siano ancora inadeguate le risposte che il nostro sistema sanitario è in grado di offrire per garantire al meglio la qualità della vita in tutte le fasi della malattia, comprese quelle di accompagnamento alla morte;
stando ai dati del Ministero della salute, sono 250 mila i malati terminali che ogni anno necessitano di cure palliative: 160 mila oncologici e 90 mila con altre patologie (cardiache, respiratorie, neurologiche, infettive);
attualmente solo il 40 per cento dei malati oncologici ha accesso al programma di cure palliative e, purtroppo, meno dell'1 per cento di quelli non oncologici;
per questo l'istituzione dei Lea è fondamentale: sono necessari per superare le disomogeneità tra regione e regione, che rappresentano uno dei più grossi limiti di questa medicina;
la disomogeneità tra nord e sud del Paese è sempre più marcata. I finanziamenti previsti dalla legge 39 del 26 febbraio 1999, ripartiti tra le regioni sulla base dei tassi regionali di mortalità per neoplasie, hanno comportato che le Regioni programmassero la numerosità e collocazione delle strutture hospice sul loro territorio. Quello che si sta delineando è una notevole diversità interregionale nello stato di realizzazione della rete degli hospice e, più in generale, della rete per le cure palliative. Vi è un andamento decrescente da Nord a Sud sia nel numero degli hospice attivi e da attivare, sia nel numero dei posti letto: fatto preoccupante, questa tendenza si manterrà nel tempo -:
quali iniziative intenda adottare e quali risorse finanziarie aggiuntive rispetto a quelle attualmente destinate alla sanità il governo intenda concretamente impegnare affinché tutti coloro che necessitano di cure palliative possano essere assistiti nel migliore dei modi.
(5-01366)

Interrogazioni a risposta in Commissione:

BELLANOVA e AMICI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
l'11 settembre 2002, usufruendo della normativa sulle dismissioni immobiliari, 124 famiglie hanno acquistato gli immobili di proprietà dell'INPDAP siti in Roma, a via Montecassino n. 78;
quando gli inquilini sono stati chiamati ad esprimere la loro opzione sulla proposta di acquisto, erano a conoscenza che negli appartamenti del complesso erano presenti alcuni difetti limitati ai balconi e ai lastrici solari, che, come era stato loro assicurato, erano stati causati dall'assestamento degli immobili e per i quali lo stesso Ente si impegnava, nell'atto di compravendita, al loro ripristino;
gli inquilini però non erano stati informati che qualche mese prima della vendita, l'allora consiglio di amministrazione dell'INPDAP, a seguito dell'esito di una verifica statica degli immobili, commissionata a professionisti esterni, aveva considerato l'eventualità di emettere una direttiva cautelare di sgombero degli appartamenti per la loro pericolosità;
vi sono ben tre perizie, di cui due eseguite dall'INPDAP, e una dal condominio, che di fatto rivelano la lacunosità e la discutibilità dal punto di vista tecnico delle scelte progettuali, nonché errori di realizzazione, carenza di ferro e utilizzo di materiali scadenti;
risulta agli scriventi che l'INPDAP non accetta alcun confronto con gli inquilini e cerca di imporre lavori che deprezzano molto le case (puntellando le palazzine con ben 250 tonnellate di ferro) e che non risolvono i problemi che hanno causato i cedimenti;
l'8 luglio 2008 è stata presentata al Ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali un'interrogazione parlamentare sull'argomento (atto della Camera dei deputati n. 5-00184), ma tale ministero non ha ancora risposto;

considerato che nel frattempo la situazione in cui versano gli stabili di via Montecassino 78 si è ulteriormente aggravata anche a causa dell'eco del terrificante sisma che ha colpito l'Abruzzo, tanto che le opere temporanee di puntellamento eseguite dall'INPDAP per rendere agibili i balconi sono stati violentemente spostati a seguito della torsione subita dai palazzi sotto l'azione della scossa -:
quali urgenti iniziative intenda assumere, nell'ambito del proprio potere di vigilanza, affinché l'INPDAP risolva definitivamente la messa in sicurezza degli stabili di via Montecassino 78 a Roma, in cui vivono più di 700 persone.
(5-01356)

CAZZOLA. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
il Ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali, con la nota 9PP/80907/AG-V180 del 24 settembre 2002, ha precisato che i giornalisti assunti alle dipendenze della pubblica amministrazione - sia a tempo determinato che a tempo indeterminato - con affidamento di incarico giornalistico, ovvero che svolgano attività di lavoro riconducibile alla professione giornalistica, devono essere obbligatoriamente iscritti presso l'Inpgi;
il Ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali ha fondato il proprio convincimento sulla disposizione contenuta nell'articolo 76 della legge n. 388 del 2000 (legge finanziaria per l'anno 2001), che ha incluso tra gli iscritti all'Inpgi anche i pubblicisti a far data dal 1° gennaio 2001;
di conseguenza, a decorrere dal 1° gennaio 2001, sono obbligatoriamente iscritti all'Inpg, per l'assicurazione Ivs (invalidità, vecchiaia e superstiti), a prescindere dal Ccnl ad essi applicato, i giornalisti per i quali concorrano le seguenti condizioni:
a) iscrizione all'albo dei giornalisti: registro praticanti, elenco professionisti ed elenco pubblicisti;
b) svolgimento di attività lavorativa subordinata di natura giornalistica;
per i giornalisti dipendenti dalla pubblica amministrazione, i cui rapporti di lavoro sono regolati dal Ccnl del comparto pubblico di appartenenza, l'obbligo di iscrizione all'Inpgi - come precisato dal Ministero del lavoro - decorre dal 1° gennaio 2001, ovvero dalla data di assunzione, se successiva;
per i lavoratori interessati del comparto della pubblica amministrazione, così come quelli del settore privato, già dipendenti con rapporto di lavoro subordinato alla data del 31 dicembre 2000, il mutamento di iscrizione contributiva, da altro ente all'Inpgi, non ha interrotto il rapporto di lavoro né modificato gli elementi costitutivi e fondamentali del rapporto di lavoro stesso che pertanto è proseguito con le medesime caratteristiche, senza soluzione di continuità;
a seguito del cambio di iscrizione previdenziale è sorto un problema in merito alla definizione della futura prestazione pensionistica dei lavoratori obbligati in forza di legge all'iscrizione all'Inpgi;
in un primo tempo l'Inpdap ha sostenuto che gli interessati dovevano trasferire i contributi versati fino al 31 dicembre 2000 all'Inps (con conseguenze sulla misura del trattamento pensionistico), successivamente, con la nota n. 5781 del 19 gennaio 2007 indirizzata a Inpdap ed a Inpgi, il Ministero del lavoro e della previdenza sociale chiariva che: «è ammissibile l'erogazione della pensione a carico dell'Inpdap a favore dei giornalisti dipendenti da pubbliche amministrazioni che pur continuando a prestare servizio con iscrizione all'Inpgi, potevano far valere i requisiti contributivi per il diritto a pensione ed abbiano raggiunto i requisiti anagrafici successivamente, in costanza di iscrizione all'Inpgi, previa ovviamente cessazione dal servizio». Tale determina ministeriale, che sembrava avere risolto la posizione dei giornalisti dipendenti di pubbliche amministrazioni che si erano venuti a trovare nella condizione esaminata, non

considerava il problema del calcolo del trattamento di quiescenza. Infatti, a tal fine il decreto legislativo n. 42 del 2 febbraio 2006 che detta disposizioni in materia di totalizzazione dei periodi assicurativi, all'articolo 4, comma 3, cita: «Per gli enti previdenziali privatizzati ai sensi del decreto legislativo 30 giugno 1994, n. 509, la misura del trattamento è determinata con le regole del sistema di calcolo contribuivo»;
l'Inpdap con circolare n. 5 del 25 gennaio 2007 e relativa alle norme sulla totalizzazione dispone che: «Nell'ipotesi in cui il requisito anagrafico si acquisisca non in costanza di iscrizione a questo Istituto, il trattamento pensionistico derivante da totalizzazione viene determinato con il sistema di calcolo interamente contributivo»;
i giornalisti che alla data del 31 dicembre 1995 avevano maturato 18 anni di contribuzione e che, come iscritti Inpdap avrebbero goduto di un trattamento di quiescenza calcolato con le norme del sistema retributivo, con il mutamento obbligatorio di iscrizione - che comporta l'obbligatorio accesso alla pensione mediante totalizzazione dei contributi - risultano oggi penalizzati dall'applicazione del sistema interamente contributivo, rispetto agli altri lavoratori ai quali, con analoghi requisiti, si applica il sistema retributivo -:
se il Ministro interrogato intenda adottare, ed in caso contrario perché, gli opportuni provvedimenti al fine di evitare che coloro che siano transitati da altri enti in costanza di rapporto di lavoro passando per obbligo di legge all'Inpgi, potendo far valere più di 18 anni di contribuzione al 31 dicembre 1995 nella gestione precedente il passaggio all'Inpgi, mantengano il diritto al trattamento liquidato secondo le regole del sistema retributivo senza penalizzazioni e senza che il costo del ricongiungimento dei periodi contributivi (altri enti + Inpgi) ricada sui lavoratori.
(5-01362)

...

PUBBLICA AMMINISTRAZIONE E INNOVAZIONE

Interrogazione a risposta scritta:

DELFINO. - Al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 72, comma 11, del decreto-legge n. 112 del 2008, aveva attribuito alle amministrazioni pubbliche la facoltà di risolvere il rapporto di lavoro del personale dipendente con almeno 40 anni di anzianità contributiva, ad esclusione di magistrati e professori universitari (ai quali tale disposizione non era applicabile);
in sede di esame del progetto di legge - di iniziativa del Governo - sulla riforma del pubblico impiego (A.C. 2031), il Senato ha approvato un emendamento, che ha modificato tale disposizione, estendendo la deroga dei 40 anni anche ai primari ospedalieri;
con un voto dell'Assemblea della Camera, la citata disposizione è stata soppressa e sostituita da una ulteriore disposizione, la quale - intervenendo sempre sull'articolo 72, comma 11, del decreto-legge n. 112 - ha previsto che la facoltà di risoluzione del rapporto di lavoro riguardasse i dipendenti con 40 anni di anzianità effettiva (e non solo contributiva);
la norma citata è, nel frattempo, divenuta legge (articolo 6, comma 3, della legge n. 15 del 2009), con ciò modificando in via definitiva il testo del decreto-legge originario;
il comma 3 dell'articolo 6, come modificato nel corso dell'esame da parte della Camera, stabilisce infatti che, al comma 11 dell'articolo 72 del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133, non sia più previsto che al compimento dell'anzianità massima contributiva di 40 anni del personale dipendente, le pubbliche amministrazioni di cui all'articolo 1,

comma 2 del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, possano risolvere, fermo restando quanto previsto dalla disciplina vigente in materia di decorrenze dei trattamenti pensionistici, il rapporto di lavoro con un preavviso di sei mesi, bensì che tale facoltà valga, invece, solo in presenza del requisito dei 40 anni di effettivo servizio prestato dal dipendente interessato;
a decorrere dalla data di entrata in vigore della norma, risulta che talune amministrazioni abbiano interpretato le nuove disposizioni come «interdittive» delle procedure di soluzione del rapporto di lavoro già avviate prima dell'approvazione della legge n. 15 (sospendendo, di fatto, le procedure di soluzione del rapporto di lavoro), mentre altre amministrazioni avrebbero affermato che i procedimenti già avviati non siano in alcun modo influenzabili dalle nuove disposizioni: in questo secondo caso, dunque, le procedure di soluzione del rapporto di lavoro già instaurate dalle amministrazioni competenti andrebbero avanti -:
se sia intenzione del Ministro rendere - come da più parti invocato - un'interpretazione autentica della disposizione di cui all'articolo 6, comma 3, della legge n. 15 del 2009, anche mediante l'eventuale adozione, per quanto di competenza, di un apposito atto amministrativo.
(4-02884)

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SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazioni a risposta scritta:

BURTONE, SAMPERI e BERRETTA. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
la Numonyx, nata dall'intesa STM e Intel, avrebbe dovuto realizzare, nel sito di Catania, il completamento dell'investimento sul modulo M6 per la produzione di memorie;
nei mesi scorsi, presso il Ministero dello sviluppo economico, cofinanziatore di un finanziamento da 464 milioni di euro, è stato sottoscritto un protocollo d'intesa garantito da un piano industriale e dall'avvio dell'attività produttiva, ancora oggi totalmente disatteso;
il ventilato accordo tra STM, Sharp ed Enel, sul fotovoltaico, ampiamente pubblicizzato, sembra non preveda l'inserimento di personale Numonyx;
oltre 400 lavoratori etnei, tutti altamente qualificati, ex dipendenti STM, conferiti alla Numonyx sulla base di un preciso progetto industriale, vivono nella totale incertezza sul futuro;
il 30 aprile dovrebbe essere presentato in Confindustria a Catania, nell'ulteriore incontro tra la Numonyx e i sindacati, il definitivo piano industriale -:
se dovesse essere ribadita dalla Numonyx l'intenzione di non fare produzione industriale, nei siti italiani, per insufficienza di risorse finanziare, nonostante la disponibilità di 464 milioni di euro, quali iniziative intenda promuovere per la reintegrazione dei 400 lavoratori, altamente qualificati, nella STM.
(4-02882)

MELCHIORRE, RICARDO ANTONIO MERLO e TANONI. - Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione, al Ministro per i rapporti con le regioni. - Per sapere - premesso che:
in una situazione di crisi economica globale tutte le società stanno attraversando un periodo di crisi;
in particolare, tra le diverse tipologie di società, quelle con patrimonio pubblico, segnatamente le cosiddette ex municipalizzate, oggi classificate quali multiutility, risentono della particolare normativa che le disciplina (cosiddetta Letta-Lanzillotta);
è noto infatti che tale problema interessa, trasversalmente, diverse realtà del

nostro Paese. Basti pensare, a titolo esemplificativo, alla grave crisi che stanno attraversando società come l'Amia, ente partecipato del Comune di Palermo che nel 2008 ha perso qualcosa come 3,6 milioni di euro al mese, con rischi per l'occupazione di quasi tremila lavoratori o alle note e recenti difficoltà di natura finanziaria attraversate dalla società Ama, società per azioni, con capitale sociale interamente di proprietà del Comune di Roma, che occupa oltre 6000 dipendenti;
inoltre, da diverso tempo si ha contezza che il Gruppo ACAM di La Spezia, con ivi sede in via Picco n. 22, sta attraversando una crisi particolarmente profonda, attese le perdite di oltre euro 232.000.000;
nonostante tale ingente posizione debitoria, l'ente bancario Unicredit ha corrisposto un ulteriore prestito di euro 6.000.000,00;
ad oggi, risulta che vi siano trattative in corso con la società HERA, con sede in Bologna, anche essa multiutility, del settore energetico, per la fusione e/o aggregazione del Gruppo ACAM;
le stime di esubero del personale individuate da HERA sarebbero nell'ordine di oltre 300 unità e ciò in contrasto con il piano aziendale approvato di recente dai comuni proprietari del gruppo ACAM -:
se e quali iniziative siano allo studio dei Ministri interrogati per evitare che gestioni aziendali ad avviso degli interroganti dissennate possano mettere in difficoltà economiche le migliaia di famiglie dei dipendenti di tali tipologie di società denominate multiutility e, più in generale, possano arrecare danno alle collettività su cui territorialmente insistono.
(4-02897)

...

Apposizione di firme ad una mozione.

La mozione Franceschini e altri n. 1-00148, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 7 aprile 2009, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati Schirru, Codurelli.

Apposizione di una firma ad una risoluzione.

La risoluzione in Commissione Causi e altri n. 7-00112, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 28 gennaio 2009, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Graziano.

Pubblicazione di un testo riformulato.

Si pubblica il testo riformulato della interrogazione a risposta in Commissione Miglioli n. 5-01321, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 164 del 22 aprile 2009.

MIGLIOLI e GHIZZONI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
ai sensi del testo unico 81/08 «l'Istituzione Superiore per la Prevenzione e Sicurezza sul Lavoro (ISPESL) è un Ente di diritto pubblico nel settore della ricerca, dotato di autonomia scientifica, organizzativa, patrimoniale, gestionale e tecnica»;
l'ISPESL è organo tecnico scientifico del servizio nazionale di ricerca, sperimentazione, controllo, consulenza, assistenza, alta formazione, informazione e documentazione in materia di prevenzione degli infortuni e malattie professionali, sicurezza sul lavoro e di promozione e tutela della salute negli ambienti di vita e di lavoro, del quale si avvalgono gli organi centrali dello Stato preposti ai settori della salute e dell'ambiente, del lavoro e della produzione, le Regioni e le province autonome di Trento e Bolzano;
il tema della sicurezza del lavoro nel nostro Paese registra ogni anno un'altissima

percentuale di morti e di incidenti e secondo gli interroganti l'Ente sopraccitato nonostante compiti, funzioni e risorse svolge in maniera limitata e carente la propria attività di istituto per quanto attiene alla prevenzione degli infortuni, alla sicurezza sui luoghi di lavoro;
l'Istituto è da oltre un anno commissariato determinando di fatto una sostanziale paralisi dell'attività del medesimo;
a svolgere i compiti di commissario è stato chiamato il professor Moccaldi già presidente dell'Istituto ininterrottamente da oltre vent'anni a cui è stato affiancato un sub commissario nella persona del precedente direttore generale dottor Sacerdote - sia il commissario che il sub commissario sono prossimi alla scadenza dell'ulteriore proroga avuta;
le sedi territoriali dell'ISPESL vivono una situazione di abbandono a causa della mancanza di una corretta programmazione di risorse nonostante le stabilizzazioni recentemente effettuate (nei 36 dipartimenti territoriali presta servizio soltanto un terzo del personale complessivo dell'Ente), con la conseguente riduzione dei controlli tecnici nei luoghi di lavoro;
il personale impiegato in tutto l'Istituto ammonta a circa 850 lavoratori di ruolo, a cui sono da aggiungere oltre 450 collaboratori coordinati, che svolgono una quota rilevante dell'attività dell'Ente nonostante la maggioranza di questi contratti siano previsti con scadenza a giugno 2009 -:
quali misure intenda adottare il Ministro atte a ripristinare una corretta funzionalità dell'Ente rispetto agli obblighi che questo è chiamato a svolgere in materia di sicurezza sul lavoro;
se si intenda superare l'attuale fase di commissariamento e procedere alla nomina degli organismi dell'Istituto per consentirne il ripristino e il rilancio della propria funzione;
che misure si intendano intraprendere per regolarizzare l'attuale precariato con un serio piano del reclutamento del personale teso al rafforzamento dei dipartimenti territoriali e all'incremento dell'attività nel territorio e al rilancio delle attività di ricerca nel campo della sicurezza del lavoro e dei luoghi di vita. (5-01321)

Ritiro di un documento del sindacato ispettivo.

Il seguente documento è stato ritirato dal presentatore: interpellanza Distaso n. 2-00366 del 23 aprile 2009.

Trasformazione di documenti del sindacato ispettivo.

I seguenti documenti sono stati così trasformati su richiesta dei presentatori:
interrogazione a risposta scritta Cazzola n. 4-01893 del 17 dicembre 2008 in interrogazione a risposta in Commissione n. 5-01362;
interrogazione a risposta in Commissione Ascierto e altri n. 5-01049 del 24 febbraio 2009 in interrogazione a risposta scritta n. 4-02881.

...

ERRATA CORRIGE

Interrogazione a risposta in Commissione Gatti e altri n. 5-01256 pubblicata nell'Allegato B ai resoconti della seduta n. 158 del 2 aprile 2009. Alla pagina 5243, prima colonna, dalla riga trentaquattresima alla riga trentacinquesima, deve leggersi: «aziende quali Magna, TWR, Pierburg, Inalfa, Delphi, Breovedani, Eaton, la GKN, solo» e non «aziende quali Maga, TWR, Pierburg, Inalfa, Delphi, Breovedani, Eaton, la GNK, solo», come stampato.